Ma come può un nome solo contenerti mai?

di Itsamess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** FN-2187 ***
Capitolo 2: *** Finn ***
Capitolo 3: *** Storia del tuo nuovo cognome ***



Capitolo 1
*** FN-2187 ***


FN-2187
 


Le vostre sigle sono scelte a caso.
È una questione di sicurezza – si vuole evitare che qualcuno del fronte dei Ribelli penetri nelle file del Primo Ordine fingendosi uno Stormtrooper.
Dopotutto non è poi così difficile procurarsi un'armatura, mentre lo è riuscire ad azzeccare la corrispondente sigla identificativa, quindi non appena un supervisore si accorge di un comportamento anomalo da parte di uno di voi gli ordina immediatamente di dichiarare il proprio codice.
Qualsiasi errore o esitazione nel rispondere fanno scattare lo stato di allerta.
 
Per questo che non c'è nessun criterio logico dietro ai vostri nomi.
La sigla non è una targa, la cifra non è una data. È una semplice sequenza alfanumerica generata da un algoritmo randomico.
Il ragazzo che dorme nel letto accanto al tuo non si chiama come te più uno, eppure vi hanno reclutati nella stessa notte.
Il suo nome è FN-2003, ma sarebbe benissimo potuto essere qualsiasi altro numero, per quello che vale.
 
Tu impari a riconoscerlo dal taglio degli occhi.
Ha degli occhi sottili, allungati. Grigio scuro, ma non potresti giurarlo dato che sono sempre nascosti dal casco.
 
Ce l'ha indosso anche quando muore davanti a te, allungando una mano sporca di sangue verso il tuo viso e sfiorandoti la testa in un gesto che sembrerebbe quasi una carezza, se solo sapessi cos’è.
 
---
 
Il suo ricordo continua a tormentarti anche una volta finito tutto, anche dopo essere entrato nella Resistenza – e per davvero, stavolta, e non solo a parole, come quando hai mentito a Rey perché hai la lingua lunga e volevi fare colpo sulla prima persona che ti dedicava un briciolo di attenzione.
 
Lo rivedi ogni volta che chiudi gli occhi, come se fosse una punizione per non aver chiuso i suoi. Non lo conoscevi sul serio, eppure fa comunque male cercare di pregare per lui e non trovare le parole per farlo.
 
Guardarlo morire è stato rendersi conto che gli Stormtrooper non hanno tombe perché sulla lapide non ci sarebbe nessuna iscrizione: nessuna famiglia da confortare, nessun nome da ricordare, solo una sigla identificativa da cancellare dal database.
Se sei l’eccezione alla regola è soltanto merito di Poe.
 
Quando lo hai liberato non ti ha fatto molte domande sul tuo improvviso cambio di casacca – non ti ha chiesto da cosa stessi scappando o perché – tutto quello che voleva sapere era il tuo nome.
 
Era una domanda semplice.
Eri stato addestrato a rispondere il più in fretta e più chiaramente possibile, per cui hai subito detto: «FN-2187»
Poe non riusciva neanche a tenerlo a mente, quindi hai aggiunto: «È l’unico nome che mi hanno mai dato»
Ti sbagliavi.
 
«FN… Finn! Ti chiamerò Finn, per te va bene?»
 
Ripensandoci, Poe ha inventato un nome per te con la schietta semplicità con cui ti ha detto che potevi tenere la sua giacca: in entrambi i casi ti ha regalato qualcosa di suo, che però ti si adattava alla perfezione.
 
(Una parte di te ora vorrebbe svegliarlo per chiedergli di inventare un nome anche per FN-2003, uno qualsiasi, per favore)
 







Angolo dell'autrice
Questa è la prima volta che scrivo nel fandom di Star Wars, quindi spero di non aver fatto troppi errori di caratterizzazione o ambientazione... ho fatto del mio meglio :)
La raccolta sarà composta da tre flashfic, che prometto di pubblicare il prima possibile (ovvero, quando sarò in casa da sola e la mia identità segreta di Wannabe Scrittrice di EFP sarà al sicuro)

Ringrazio chiunque sia arrivato a leggere fin qui e chi avrà voglia di farmi sapere cosa ne pensa.

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Capitolo 2
*** Finn ***


Finn
 
Quando arrivi la cerimonia è già iniziata.
Intorno al Generale Organa, in piedi davanti ad una nave lucida e scintillante come quelle del Primo Ordine, si è riunito un folto drappello di persone. Alcune indossano la tenuta arancione da pilota, altre vestiti comuni. C'è un leggero brusio che ti impedisce di sentire con chiarezza quello che Leila sta dicendo e non ti aiuta neanche la sua espressione, perché se le labbra sono incurvate in un sorriso, gli occhi sembrano lucidi.
 
Per fortuna scorgi il profilo di Poe, poco più avanti.
Lui saprà cosa sta succedendo – lo sa sempre.
Ti fai largo nella folla mormorando delle scuse impacciate, ma la gente ti fa a malapena attenzione.
«Eccoti» ti sussurra lui sorridendo «Stavi per perdertelo»
 
«Che cosa?»
 
Poe non fa in tempo a risponderti.
D’improvviso il mormorio generale si placa e tu hai la sensazione di stare per assistere a qualcosa di sacro, perché qualcuno ha chiuso gli occhi e abbassato il capo in segno di rispetto.
Lo sguardo del Generale indugia per ancora un istante sul portellone della nave, poi Leila torna a guardare avanti a sé e solleva fieramente una bottiglia.
Sei ufficialmente confuso.
 
«Che cosa sta facendo ora?»
 
«Dà un nome alla nave» bisbiglia Poe, inclinandosi leggermente verso di te «È una tradizione antichissima. Gli umani lo chiamavano varo»
 
La bottiglia si infrange sulla nave con la solenne ferocia di un’onda contro uno scoglio, in una pioggia di cristalli e schizzi di champagne.
Leila tiene la testa alta mentre scandisce con voce ferma: «Solo»
 
---
 
Alla fine quella rotta dal Generale non era l’unica bottiglia di champagne, quindi ora state tutti bevendo alla salute di un mezzo di trasporto, giusto perché le tradizioni dei Ribelli non erano abbastanza strane (chissà che anche il pavimento su cui state camminando non abbia un nome di battesimo di cui dovresti essere informato).
 
«Poe, se posso chiedertelo…» esiti «Questa cosa del varo delle navi, perché la fate?»
Gli hai già fatto molte domande idiote e Poe probabilmente è stanco di dover risolvere ogni tuo minimo dubbio, ma non potevi non chiederglielo.
Lo guardi aggrottare la fronte. La domanda non deve essere così stupida.
«Credo che sia perché quando dai un nome ad una cosa la rendi tua» abbozza poi scrollando le spalle «La reclami come tua»
 
«Quindi quando mi hai chiamato Finn… è questo che hai fatto? Mi hai reclamato come tuo?»
Non c'è accusa nella tua voce, solo smarrimento.
 
«No, Forza, no!» esclama lui, accigliandosi improvvisamente «Cosa ti salta in mente?»
 
Ti prende da parte, prendendoti con fermezza per le spalle e fissando i suoi occhi scuri nei tuoi.
Non sei mai stato tanto vicino a nessuno prima d’ora.
 
«Finn... » (c'è sempre un'inaspettata dolcezza quando pronuncia il tuo nome, come se Poe stesse cercando di smussare gli spigoli delle lettere solo con il proprio tono di voce) «Qui nessuno appartiene a nessuno. Non ci sono né padroni né schiavi. Sei libero di andartene quando vuoi»
 
«Non voglio» ti trovi a rispondere prima ancora di potertene rendere conto.
È poco più di un sussurro ma non hai mai detto niente di tanto sincero in vita tua.




 
Angolo autrice
(Premetto che non ho idea se nell'universo di Star wars il varo sia una tradizione possibile, quindi voi prendetela come una licenza poetica)
Vorrei soltanto ringraziare chi ha recensito il primo capitolo e augurarvi una buona estate - anche se il prossimo e ultimo aggiornamento dovrebbe arrivare già lunedì.
un abbraccio a todos

Itsamess

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Capitolo 3
*** Storia del tuo nuovo cognome ***



Storia del tuo nuovo cognome



 
In un’altra vita – una in cui non gira per la Galassia a bordo di astronavi scalcagnate – Poe Dameron sarebbe un cantastorie.

È l’unica spiegazione possibile per la fantasia con cui inventa quello che ancora non hai, sia una parola o un ricordo o una data.
Non sei tu a chiederglielo – lo fa spontaneamente, riempiendo i buchi del tuo passato con la semplicità con cui uno incastra le ultime tessere di un puzzle: ti regala un nome vero quando sei solo un codice alfanumerico; è il tuo primo  bacio quando gli riveli di non averne mai dato uno; ti chiede quando è il tuo compleanno e dato che non lo sai sceglie una data sul calendario e ci scrive dentro il tuo nome.
Per la prima volta ti senti intero, quasi come una persona vera.

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I nomi continuano a confonderti. 
Al Quartier generale incontri imperatrici che ne hanno cinque e alieni che apparentemente non ne hanno nessuno, perché parlano fra loro telepaticamente e non hanno bisogno di etichette fatte di lettere.
Ti danno da firmare dei documenti ed è tutto a posto finché non noti che il tuo nome è troppo corto per riempire tutto lo spazio vuoto, ma non sai cos'altro scrivere perché un cognome è qualcosa che ancora non hai. 
Devi ricordarti di chiederne uno a Poe, uno di questi giorni.

È sempre così gentile con te che continui ad aspettare il momento in cui vorrà qualcosa in cambio, ma non arriva mai. 
Non riesci a spiegarti come puoi sentirti legato a lui senza appartenergli davvero, per questo gli domandi di nuovo perché ti abbia dato un nome, se non per reclamarti come suo.
 
«Non lo so... Perché ce lo hanno tutti, immagino»

«C-3PO non ce l'ha. E neanche R2D2» obbietti, sempre più confuso.

«Che c'entra? Loro sono droidi!» 

Davanti agli occhi rivedi la maschera di polimero e acciaio che hai indossato ogni singolo giorno della tua vita da Stormtrooper e ti chiedi se alla fine ci sia davvero tanta differenza, ma per Poe sembra esserci e tu hai bisogno di credergli.


Qualche settimana dopo, il Primo Ordine sferra un attacco contro una delle vostre basi, ma tu non riesci a sparare un solo colpo contro la falange nemica.

Poe ti trova nascosto in un angolo, scosso dai singhiozzi.

«Non posso- io non posso, capisci? Sono Stormtrooper, come me»

«Hey, guardami. Tu eri  uno Stormstrooper. Adesso sei Finn, semplicemente Finn»

Come al solito ti perdi a guardare il modo in cui le sue labbra si muovono nel pronunciare il tuo nome, prima toccandosi e poi separandosi di nuovo, come in un bacio - o almeno credi, ne hai dato solo uno.

«Dillo di nuovo»

«Che cosa?»

«Il mio nome. Per favore»

«Finn. Finn. Fin-»

Se lo baci una seconda volta è per scoprire che sapore ha il tuo nome sulle sue labbra, mentre cancelli quello di lacrime dalle tue.

----



Una sera qualsiasi, Poe nota i moduli da firmare sul tuo comodino e ti chiede se hai bisogno di una mano a compilarli.
«Di cognome» aggiunge, ostentando nonchalance «Puoi usare il mio»

«Dameron?»

«Sí» annuisce mordendosi appena il labbro «Finn Dameron, ti dona»



 
Angolo dell'autrice

Eccoci arrivati al terzo ed ultimo capitolo della raccolta, se volete quello un po' più fluff dei tre.
Ringrazio chiunque abbia seguito finora - grazie mille per le vostre parole gentili, risponderò a tutti prestissimo, promesso - e un abbraccione enorme.

Itsamess

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