Cronache della luce e delle tenebre

di Fuoco_Cremisi_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1: LA PRINCIPESSA ALATA ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2: IL LORD DEI DEMONI ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1: LA PRINCIPESSA ALATA ***


CAPITOLO 1: LA PRINCIPESSA ALATA. << Più veloce, più veloce! >> gridava la fanciulla aggrappata alla schiena del suo compagno centauro, mentre un fulmine squarciava la bufera gelida. << Corro più veloce che posso! >> gridò l’uomo bestia galoppando affannosamente e con diverse ferite. Due elfi oscuri gli stavano alle calcagna, incappucciati in modo da sembrare quasi ombre minacciose e armati di letali balestre. In lontananza si intravvedeva una fortezza, la sola speranza di salvezza per la principessa in quel momento. All’improvviso uno dei due inseguitori scoccò un dardo che colpì il centauro ad una coscia, facendolo crollare al suolo e disarcionando la ragazza, che cadde rovinosamente sulla neve. I due inseguitori scesero da cavallo e sguainarono i pugnali. Uno di essi si avvicinò al centauro e lo afferrò per i capelli. << Principessa, mettetevi in …>> non riuscì nemmeno a finire la frase che il pugnale gli recise la gola, tingendo la neve di rosso sotto gli occhi terrorizzati della sua protetta. << Ora tocca a te. >> sogghignò l’elfo dirigendosi verso di lei con il pugnale ancora intriso di sangue. << È la fine.>> mormorò avvilita la ragazza. Ma quando l’assassino sollevò l’arma pronto a colpirla, un fendente fulmineo mozzò di netto il suo braccio e lo congelò, seguito da un disperato urlo di dolore. Apparve un uomo a cavallo, armato di uno spadino la cui lama brillava di un azzurro ghiaccio, seguito da due soldati con delle lance, che finirono il nemico con un colpo al torace. Quando il fantino si voltò per caricare l’ultimo assassino rimasto, questo tentò di colpirlo con la sua balestra, ma egli deviò il dardo con la sua arma e quando il suo bersaglio fece per saltargli addosso per trafiggerlo col pugnale, il fantino rispose prontamente fermandosi di colpo e, contemporaneamente, piantandogli lo spadino nel torace, congelando il corpo senza vita dell’assassino che, un secondo più tardi, andò in frantumi. << Come sta la ragazza? >> chiese ai suoi compagni rinfoderando l’arma. << È svenuta, ma è ancora viva, ha delle brutte ferite all’addome e a una gamba, dobbiamo portarla in fretta al castello e… aspettate, guardate lord Eraphim! >> sobbalzò il soldato che rigirando il corpo della giovane notò una strana pietra appesa al collo. Eraphim scese da cavallo e si avvicinò. << Aspetta un momento, queste pietre mi sembra di averle già viste, non sarà che questa fanciulla… >> ordinò poi ai suoi uomini di scostarle il mantello e ciò che videro li lasciò a bocca aperta. << Ali?! >> disse la guardia con tono sorpreso. << Come immaginavo, questa è una Donna Drago della famiglia Zarkril, e quella che ha al collo è una pietra drago , la stessa famiglia capeggiata dal Drago Demone, non pensavo che ci fossero stati sopravvissuti dopo la caduta del loro regno. >> rispose il lord. << Allora abbandoniamola qui a morire di freddo, questi esseri ci hanno portato solo sofferenza! >> sbottò una delle due guardie. << No, se era inseguita da questi elfi oscuri, dubito che sia anche lei un nemico. Portiamola al sicuro, potrebbe anche chiarirci alcune cose. >> replicò il cavaliere. << Sissignore. >> La fanciulla venne caricata a cavallo e portata alla fortezza di Lord Eraphim, il Castello dell’orso bianco, lì venne curata e lasciata riposare. Eraphim nel frattempo era nel suo alloggio ad esaminare la pietra drago, poi entrò un servitore che gli porse un altro oggetto trovato tra gli effetti personali della ragazza: una punta di lancia biforcuta spezzata. Si trattava di uno strumento di lodevole fattura, con un foro al centro della lama irradiato di una debole aura magica. Qualche ora dopo, mentre Eraphim era intento ad esaminare l’oggetto, una guardia andò ad informarlo che la fanciulla si era svegliata, così, andò subito da lei. Finalmente lei poté incontrare il suo salvatore faccia a faccia: era un uomo dal fisico atletico e slanciato. I capelli erano leggermente lunghi e ricci, una barba incolta incorniciava il volto, i cui occhi erano di un castano intenso. << Ben svegliata signorina. >> disse il lord. << Dove mi trovo? >> chiese la ragazza. << Al sicuro, nella fortezza dell’Orso Bianco, al centro delle terre di Syderis. A proposito, io sono Eraphim di casa Crion, e voi, avete un nome mia cara? >> chiese lui. << Mi chiamo Valthira. >> rispose lei. << Siete una Zarkril, ho indovinato? >> << Come fate a saperlo? >> Eraphim tirò fuori il medaglione che era in suo possesso. << La mia pietra drago! Ridammela! >> sbottò lei e tentò di riprenderselo, ma una fitta dolorosa proveniente dalle sue ferite la fermò. << Anche se non vi ho considerata una nemica, non vi ho salvata solo per gentilezza, ma anche perché ho alcune cose da chiedervi, e nel farlo volevo assicurarmi che non causaste guai. >> << E cosa vorreste sapere? >> << Per prima cosa, il motivo per cui siete venuta qui a nord, e secondo, come sia possibile che la stirpe del drago sia ancora viva dopo la caduta del Re Infernale. >> << Chi mi garantirà che una volta che vi avrò risposto non verrò rigettata al gelo della tormenta o segregata da qualche parte? >> << Hai la mia parola d’onore in qualità di lord di Syderis. >> << Molto bene. Ma vi avverto, sarà ina storia assai lunga. >> << Interessante, credo che mi divertirò. >> pensò il Lord.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2: IL LORD DEI DEMONI ***


CAPITOLO 2: IL LORD DEI DEMONI. Molto tempo prima di questi eventi, nei 4 continenti di Atlar, Isole Orya, Mercurea, e Bythantius, vi fu un’era conosciuta come Età degli antichi re, un’era di pace e prosperità, dove videro la luce le nove grandi casate che dominano ancora oggi queste quattro terre. Questo periodo di serenità durò per oltre tre secoli, almeno fino al nefasto giorno in cui la casata più nobile di tutte, la casa Zarkril, decise di muovere battaglia contro i nove regni, sotto il comando di lord Barash e un esercito di demoni al suo seguito, con l’intento di conquistarli tutti. Tale casa viveva nel continente di Mercurea, in una fortezza chiamata Reggia del drago, situata nella regione di Tarynica, sull’Altopiano d’ossidiana. Essa era costituita da uomini drago, esseri dall’aspetto umano ma con sangue, occhi e ali draconiche. Erano anch’essi grandi conoscitori delle arti magiche, con la sola differenza che la magia è infusa nel loro corpo, poiché, stando a ciò che dicono le varie storie su di loro, il capostipite della loro famiglia fu un drago che sposò un’umana. Il loro vessillo è una spada con l’elsa draconica che trapassa una mezza luna ed il loro detto è: la nostra fiamma spazzerà via i nemici. Tuttavia quando lord Barash iniziò la conquista, il loro simbolo divenne una runa a forma di teschio demoniaco dipinta col sangue e il motto cambiò in “Tutti cadranno”. Il lord cominciò conquistando i territori limitrofi di Mercurea, partendo dalla vicina regione di Ertir, dove si trova l’immenso bosco del Reame di Smeraldo, al cui interno si trova la reggia di Gran Quercia, rifugio della casata Sylvanium, costituita da elfi silvani che vivono in armonia con la natura e praticanti del druidismo, un ramo della magia che consente loro di controllare piante e animali e di comunicare con la natura, il cui simbolo è una driade dorata e il loro motto recita “Forti come querce”. Seguì poi dalla regione a nord est di Trarnul, in cui si trovano invece le montagne della Catena dell’ariete, dove nel picco più alto, il Monte Corno, i nani di casa Uron vi costruirono la loro sede, considerata una fortezza pressoché inespugnabile. Questa casa vantava una certa ricchezza, per via delle miniere d’oro e pietre preziose situate sotto la montagna. Il loro detto è “Furia e coraggio”. Uno a uno, i nove regni caddero sotto la potenza della casa Zarkril, un tempo pacifica. Nessuno sapeva di come i demoni fossero giunti nel mondo terreno, né il motivo che avesse spinto l’uomo drago a dare battaglia, sta di fatto che ciò che i soldati dei vari eserciti videro nelle varie battaglie fu orribile: un’orda demoniaca di creature ripugnanti assetata di sangue che andava seminando morte e distruzione sul campo di battaglia, ma la cosa di sicuro più spaventosa era lord Barash. Aveva l’aspetto tipico della sua razza, con la differenza che era provvisto di quattro ali rispetto agli altri suoi simili, indossava un’armatura nera ornata d’oro che presentava sulla schiena due lunghe zanne a cui appendeva le ossa dei nemici sconfitti, sotto di essa indossava una tunica rossa. In testa portava una corona d’acciaio nero con un’ametista al centro. Oltre ad essere uno stregone molto potente combatteva con un’arma infusa di energia demoniaca capace di rubare le anime dei caduti sotto di essa, sembrava quasi fatta di roccia ardente e l’elsa presentava un orrendo occhio vivente di color viola; ma la cosa più spaventosa era il suo volto: sotto quei lunghi capelli bianchi, si esibiva in un ghigno diabolico una bocca con due canini inferiori sporgenti e i suoi occhi arancioni fissavano le sue vittime con uno sguardo ricolmo di furia omicida. A dimostrare questa sua crudeltà vi è il fatto che in una delle battaglie venne sfidato da un campione della fazione avversaria, un abile combattente senza dubbio ma che non poté quasi nulla di fronte alla sua magia. I due si studiarono per un momento quasi interminabile, mentre un vento secco vorticava intorno a loro, poi all’improvviso il campione partì alla carica sferrando potenti stoccate con la sua lancia, ma Barash parò facilmente ogni suo attacco. Il combattimento infuriò a lungo, almeno finché il lord non respinse l’ultimo colpo dell’avversario e con una voce diabolica disse: << Finiamo qui questa inutile sceneggiata.>> Il lord tese il suo braccio sinistro in avanti e privò il guerriero delle sue forze colpendolo con delle scariche di energia oscura, facendogli cadere le armi. Una volta fatto cadere in ginocchio gli piantò la sua spada nell’addome, per poi farlo fluttuare in aria e strappare via la lama facendola tornare nella sua mano; ricadendo, un demone impalò al volo la testa del corpo ormai senza vita, inorridendo tutti gli altri soldati. Quello che seguì dopo fu un massacro accompagnato dalle urla disperate dei soldati e i ruggiti dei demoni assetati di sangue. Gli uomini drago erano noti anche per i talismani che avevano con loro, le pietre drago, gemme speciali chiamate in questo modo perché generate da un frammento della loro anima alla loro nascita che consentivano loro di canalizzare il potere magico del loro sangue draconico e di trasformarsi in queste maestose creature raddoppiando notevolmente la loro grande potenza. Barash a prima vista non sembrava possederne una, dato che era consuetudine dei membri della famiglia incastonarle in un gioiello, ma a dimostrare il contrario fu un altro aneddoto delle sue sanguinose campagne: mentre stava combattendo nelle terre gelate di Atlar, egli venne più volte colpito da diverse magie di ghiaccio lanciate da alcuni maghi che sembrarono sortire un minimo di effetto, riuscendo a congelargli il braccio che impugnava la spada e bloccargli le gambe e, apparentemente stremato, venne ben presto circondato da altri soldati. Attorno a lui intanto, i demoni erano in difficoltà. << Il tuo cammino di conquista finisce qui, arrenditi e sarai giustiziato velocemente. >> gli intimò uno di loro. << Poveri illusi. >> sogghignò il lord. In quel momento, sotto gli occhi increduli dei guerrieri, il ghiaccio che lo bloccava si frantumò e generò un’onda d’urto colpendo il terreno con un pugno carico di energia magica che respinse i nemici sbigottiti. Poi sotto lo sgomento di tutti, si pugnalò il torace con la spada demoniaca, emettendo una riecheggiante ed agghiacciante risata. Il suo corpo venne pervaso da una miriade di fulmini violacei, seguiti poi da una violenta esplosione di energia oscura che travolse e fece a pezzi i malcapitati coinvolti. Dopo un momento di silenzio inquietante ciò che videro i guerrieri e i maghi mentre il fumo si diradava fu a dir poco terrificante: dall’interno della cortina si intravedeva una gigantesca ombra minacciosa con sei paia di occhi rosso ardente con al centro un settimo enorme occhio di colore viola luminoso dalla pupilla felina che, scrutando gli avversari terrorizzati, si strinse ancora di più. Poi dalla nube emerse una lunga coda biforcuta dal colore violaceo, seguite da due enormi paia di ali che con un solo battito dispersero il fumo, rivelando un essere mostruoso. Era una specie di drago privo di zampe posteriori e con tre teste dalle corna ricurve in avanti verso il basso, quasi a formare delle corone, il muso era allungato con delle fauci irte di denti ricurvi e con canini sporgenti che si esibirono in un terrificante ruggito stridente, rinvigorendo le truppe demoniache che iniziarono a combattere con maggiore ferocia. Con una serie di fiammate di colore verdastro la creatura finì atrocemente i soldati che avevano osato sfidarla. Delle vittime non rimase che qualche osso bruciacchiato e il metallo fuso delle loro armature. Udendo le urla strazianti dei propri compagni ormai prossimi alla morte e vedendo l’orrore scatenato da quella creatura, i soldati di Atlar furono costretti alla ritirata. << Scappate, scappate pure branco di insignificanti vermi, tanto non vi servirà a nulla. Ormai le vostre terre appartengono a me, così come le vostre stesse vite! >> urlò sogghignante il mostro con una voce rimbombante. Dopo questa terribile sconfitta, per i nove regni ebbe inizio l’era conosciuta come l’Età del re oscuro: un’era di schiavitù e terrore.

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