Dieci piccoli autori di fanfiction

di Lory221B
(/viewuser.php?uid=660415)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ami Mizuno e Hot Slash ***
Capitolo 3: *** Mightytrek e omegaverse ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di sir A.C.Doyle, Moffatt, Gatiss BBC ecc.; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento e spero che non ne ricordi altre, in tal caso non sarebbe voluto, ma fatemelo sapere!

Cari amici di EFP, è un periodo strano, ultimamente sono sempre meno sul sito e mi spiace.  Può essere una fase, non lo so, ma ho sempre pensato che se avessi scritto una storia di addio o quantomeno arrivederci, sarebbe stata una commedia gialla e ironica che avrebbe ripreso proprio il tema delle fanfiction, per cui mi sono seduta al pc e il prologo è uscito da sé.
Sono quasi tre anni, tra pochissimi giorni, che scrivo su efp di Sherlock, non credevo avrei scritto così tanto, non credevo nemmeno che qualcuno avrebbe letto un crossover tra Sherlock e gli X-men, invece eccoci qui. Approfitto per rivelarvi un curiosità, il mio nickname: perché una che scrive solo Johnlock si chiama adlerlock? Perché avevo aperto l’account “solo lettore”  per leggere una storia a rating rosso che mi interessava e ho messo il primo nick che mi è venuto in mente (da fan della Irene letteraria e di Rachel McAdams). Il resto, ormai, è storia.
Si parla di fanfiction in questa fanfiction, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale ma se qualcuna si riconoscesse in uno dei personaggi, sappiate che è soltanto un attestato di stima.
Un grande abbraccio e buona lettura.


Prologo

John Watson era seduto, mezzo addormentato, nella consueta poltrona rossa, teatro di lunghe conversazioni con l’unico consulente investigativo al mondo. Era da poco tornato a vivere a Baker Street assieme a Rosie e un’apparente calma regnava nell’appartamento. John aveva il dubbio che Sherlock stesse trattando qualche caso di nascosto, lontano dalla loro mura domestiche per non mettere in pericolo Rosie e mantenere un clima sereno, in modo che i Watson potessero superare le emozioni degli ultimi mesi e sentirsi, appunto, a casa.

Soprattutto nell’ultima settimana era apparso particolarmente sfuggente; quando era nell’appartamento era sempre chino sul pc in interminabili ricerche, altrimenti spariva per ore per poi tornare con una faccia tra il pensoso e il preoccupato. John aveva deciso di lasciargli i suoi tempi, sapeva che forzarlo a parlare non sarebbe stato utile; oltretutto, da quando era scoppiata questa apparente calma, si sentiva più stanco di quando non aveva avuto un secondo libero per respirare. Probabilmente mesi sotto tensione si stavano ora vendicando con stanchezza e sonno e questa condizione non era esattamente l'ideale per iniziare una discussione con il detective, per cui avrebbe atteso ancora qualche giorno prima di fargli il terzo grado sulle sue recenti attività.

La piccola Watson dormiva tranquilla nel lettino che momentaneamente si trovava in mezzo al soggiorno, collocato lì da John per permettergli di mettere un po’ a posto il consueto caos che restava dopo il passaggio di Sherlock senza dover dipendere dal baby monitor, aggeggio che non apprezzava particolarmente.

Era intento a ripiegare la vestaglia di Sherlock gettata in malo modo sulla sedia, quando fu come investito dal profumo tipico del detective, un odore che era attaccato a quell’indumento e a John faceva venire in mente soltanto la parola “casa”.

Senza di me, so cosa potreste diventare

Ogni volta che la mente di John vagava, ritornava a quelle parole che Mary aveva lasciato sul DVD e ancora gli sembravano poco chiare, non era certo di cosa intendesse e a dirla tutta troppe volte Mary aveva intuito cose che per lui erano rimaste un mistero. Cosa sarebbero potuti diventare?  Aveva come la sensazione che qualunque fosse la risposta, quel treno era partito da troppo tempo.

La porta d’ingresso si aprì lentamente, Sherlock aveva imparato a sue spese che disturbare il sonno di Rosie significava passare le successive ore a cullarla e raccontare storie e da quanto sembrava, la bimba era molto affascinata dalla voce del detective per cui toccava sempre a lui prendere in mano il libro di fiabe, che leggeva non mancando di commentare le scelte razionalmente discutibili dei protagonisti: “si sposa uno appena conosciuto che veste con la calzamaglia?” “perché i pirati si fanno mettere sotto da quattro marmocchi volanti?”.

John bisbigliò un “ciao” all’ingresso del detective nel soggiorno, facendo un cenno con il capo verso il lettino e la piccola Rosie. Sherlock annuì ma John poteva vedere che nascondeva la tipica gioia di un nuovo caso, uno molto interessante. Fremeva, voleva parlarne, fece due passi verso la finestra prima di fare un cenno a John di spostarsi nel pianerottolo. L’amico fece per alzarsi ma un gridolino dal lettino di Rosie mise fine al gioco dei mimi.

« E’ sveglia »

« Ma non sta piangendo, è solo sveglia » commentò Sherlock allegro, guardando la piccola Rosie che si agitava nel lettino.

« Bene, racconta tutto » fece John, prendendo la piccola in braccio e mettendosi comodo in poltrona.

« Quattro morti e ora un biglietto, John! Sembra Natale! »

Il dottore si guardò attorno smarrito « E’ un déjà-vu o hai battuto la testa ed è di nuovo il 2010? »

« Non essere sciocco, John. Hai mai sentito parlare del sito JFP? »

John scosse la testa, incuriosito, mentre il detective parlava frenetico.

«Johnlock Fanfiction Planet. E’ un sito dove autori per hobby, o alcuni per professione, scrivono storie sulla loro coppia preferita, che poi saremmo noi due »

« Come noi due? » rispose, scatenando una reazione infastidita di Rosie che non aveva apprezzato il tono di voce più alto di un’ottava. John mimò silenziosamente con le labbra “johnlock” rendendosi conto che era la somma dei loro nomi.

« Sono persone che seguono le nostre avventure tramite il tuo blog e i giornali, credono così di conoscerci e fantasticano su di noi come coppia, ma non è questo il punto rilevante, è soltanto un curioso dettaglio »

« Chiamalo curioso dettaglio » bofonchiò John, chiedendosi esattamente quale fosse il tenore di quelle storie e perché degli sconosciuti immaginassero loro due più che amici.

Senza di me, so cosa potreste diventare” La voce di Mary si ripropose nella sua testa mentre il detective piroettava per la stanza, incapace di contenere la felicità per il nuovo caso.

« Un ragazza, autrice di fanfiction, è morta tre settimane fa, aveva annunciato su twitter che non avrebbe più scritto storie perché aveva intenzione di farla finita. Non è stata presa sul serio, credevano fosse un modo per aumentare i follower o i lettori, invece si sono perse le sue tracce dopo quel tweet. Ci sono dei filmati di lei vicino al Tamigi e una foto di un passante che l’hai vista buttarsi, ma il corpo non è mai stato trovato »

« Perché non credi al suicidio? »

« Ci sto arrivando, John. Due settimane fa un’altra ragazza scrive su JFP che si sente minacciata, ha ricevuto dei messaggi privati da parte di un utente e teme per la sua vita. Gli amministratori del sito non sono intervenuti, almeno non prontamente. La ragazza il giorno dopo è andata all’Università e non è mai più tornata »

« Ok, la terza? »

« Il terzo, John. Racconta in un gruppo privato su facebook che vuole a tutti i costi incontrarci perché la prossima storia che scriverà deve essere più realistica. L’ho incontrato una settimana fa ma ho capito subito che non aveva alcun caso da propormi così l’ho mandato via » Sherlock fece un respiro prima di continuare « Quando ho letto sul giornale l’appello dei genitori che chiedevano notizie del figlio, mi sono torturato tutta la settimana pensando che fosse stata colpa mia la sparizione o addirittura il suicidio, che non lo avessi ascoltato attentamente o che mi fosse sfuggito qualcosa; ho iniziato a indagare e ho scoperto tutto quello di cui ti sto parlando. Lestrade non credeva ci fosse un collegamento invece, oggi, un cadavere John. Un’altra  scrittrice di fanfiction e sta volta c’è un biglietto »

Concluse, esibendo il messaggio che aveva ricevuto da parte di Lestrade:

Dieci piccoli autori di fanfiction
Se ne andarono per Londra
Una cadde nel fiume
Nove solo ne restarono.

Nove piccoli autori di fanfiction
Credevano nell’amministrazione del sito
Una andò all’Università
Otto solo ne restarono

Otto piccoli autori di fanfiction
Volevano conoscere i loro eroi
Uno venne cacciato
Sette solo ne restarono

Sette piccoli autori di fanfiction
Vegliarono sui loro amici
Una cadde addormentata
Sei solo ne restarono”

« E’ inquietante » commentò John sgomento.

« Cita “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie. Capisci? Sono non sono suicidi, non si tratta di coincidenze, c’è qualcuno che sta giocando con noi! »

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ami Mizuno e Hot Slash ***


Ami Mizuno e Hot slash

Il viaggio in taxi verso la destinazione indicata da Lestrade fu piuttosto imbarazzante. John aveva deciso di scoprire cosa scrivessero su di loro nel sito JFP e, come temeva, capì presto che avrebbe preferito non saperlo. C’erano diverse storie, alcune sembravano innocui racconti gialli ma gli cadde presto l’occhio su strani avvertimenti relativi ai contenuti delle trame. C’erano parole che non comprendeva come “slash”, “omegaverse” e “angst”, mentre “erotico” e “bondage” non lasciava molta fantasia. Era finito nella sezione a rating rosso e non aveva idea di cosa lo aspettasse al di là di quegli avvertimenti.

« C’è anche Irene Adler in queste storie? »

Sherlock, che a tutto stava pensando tranne alla Donna, scosse la testa stranito prima di capire che John aveva completamente equivocato le indicazioni della storia che stava guardando.

« Come ti dicevo sono storie “johnlock”, ci sono altri siti per storie in cui ci immaginano in compagnia femminile e sono davvero pochi a dir la verità » buttò lì l’ultima frase quasi con noncuranza, ma si ritrovò a sbirciare la reazione di John, sperando per una volta di non sentire la litania del “non sono gay”.

« Quindi noi due… » rispose soltanto, grattandosi stranito la testa.

Nelle ultime ore aveva appreso che c’era un gruppo di persone che inventava storie con loro come protagonisti ma non aveva capito quante di queste storie sfociassero in incontri erotici, addirittura bondage e la cosa lo lasciò più che perplesso. Si morse un labbro, chiedendosi chi dei due avrebbe legato l’altro e se almeno nelle storie riuscisse a zittirlo, quando un gesto rapido e altrettanto infastidito della mano di Sherlock che si era spostata sul ginocchio di John per attirare la sua attenzione, salvo poi ritrarla quasi shockato da quello che aveva fatto, lo riportò nella grigia realtà.
« Perché continui a tirare fuori Irene Adler? »

« E tu perché continui ad ignorarla? » rispose John, non del tutto certo di cosa volesse sentirsi dire al termine di quella conversazione.

Sherlock lo fissò, sta volta con sguardo stanco e un po’ rassegnato che a John provocò una misteriosa fitta alla pancia « Sai, a volte credo che la prima impressione che ebbi di te era quella corretta »

« Ovvero? »

« Sei un idiota »

John rimase in silenzio ad osservare ancora per un po’ l’espressione dell’amico. Era l’ennesima volta che avevano una discussione su Irene Adler e per l’ennesima volta Sherlock aveva negato ogni interesse per lei. Il detective aveva più volte elencato i motivi per cui un incontro sentimentale era fuori discussione e John, nonostante cercasse di spingerlo in ogni modo verso una relazione romantica con lei, tirava ogni volta un sospiro di sollievo, quasi lo provocasse solo per controllare che il rapporto con la rediviva Irene non si fosse evoluto.

Il taxi svoltò verso una strana ben nota ma che John non frequentava da tanti anni, forse per evitare che la sua vera natura, quella di ex militare drogato di adrenalina e capace di ogni azione, gli venisse sbattuta in faccia.

« Ironico, non è vero? » fece il detective, mentre l’inconfondibile palazzo dove il tassista serial killer lo aveva trascinato per la resa dei conti, apparve davanti ai loro occhi.

« Dici che è solo una coincidenza? »

« Non credo, era nel tuo blog quel caso, no? » rispose Sherlock, certo che difficilmente poteva essere una coincidenza e John iniziò a chiedersi con cosa si stessero confrontando, quale mente potesse prendere di mira degli autori di fanfiction e cosa c’entrassero loro due.

Scesero dal taxi e per John fu quasi in un déjà-vu, un battito di ciglia e davanti a loro c’erano ambulanze e una coperta, il ricordo di come tutto era iniziato e di come la sua vita fosse cambiata per sempre; erano passati sette anni eppure erano ancora là, assieme.

Superarono lo sbarramento di poliziotti giusto in tempo per assistere ad una feroce discussione tra Lestrade e il nuovo responsabile della scientifica. Quando l’ispettore notò l’arrivo di Sherlock e John, si preparò a sentirsi dare dell’idiota incompetente, ben sapendo che non poteva proprio evitarlo vista la situazione. Sospirò e lasciò l’agente a riflettere sui suoi errori, affrettando il passo verso il consulente investigativo.

« È imbarazzante » affermò mesto, spostando le mani nelle tasche.

« Cosa, dov’è il corpo? » chiese il detective, notando le facce stranite di tutti gli agenti che si erano recati sul luogo del delitto.

« Non c’è » rispose soltanto, osservando mesto  l’espressione di puro stupore sulla faccia di Sherlock « Questo è imbarazzante » aggiunse, preparandosi alla raffica di insulti che sarebbero usciti dalla bocca del detective.

« Hai assunto di nuovo Anderson? Perché non vedo altre ragioni per cui un corpo dovrebbe sparire » rispose, agitandosi per il luogo e cercando di capire cosa potesse essere successo. John, che aveva ancora il taccuino in mano e stava per annotare i dettagli che si aspettava sarebbero presto arrivati da Lestrade, rimase con la penna a mezz’aria.

« Avevamo finito di fare i rilievi e scattato le foto della scena della scena del crimine. Siamo usciti tutti per controllare il resto delle stanze; c’eravamo solo noi, non potevo pensare che il cadavere sarebbe scomparso nel nulla »

« Come è morta? » chiese John, sperando di avere almeno qualche informazione in più.

« Barbiturici » risposero in coro Sherlock e Lestrade.

« Il biglietto diceva “cadde addormentata” » rispose il detective notando l’espressione stupita, ancora dopo tanti anni, che John aveva lanciato alla sua deduzione.

« Sì, non aveva alcun segno di violenza fisica e se non fosse abbastanza chiaro accanto a lei c’era una boccetta vuota di Luminal »

« Chi era comunque? »

« Ami Mizuno » fece Sherlock anticipando l’ispettore.

« Chi? No, non si chiamava così »

« Mi hai scritto che si chiamava Maggie Main, segretaria di uno studio legale ma il suo nome su JFP era Ami Mizuno, autrice di punta del sito e molto famosa per una raccolta di storie hot » snocciolò le informazioni senza tradire alcun interesse sul fatto che esistesse un sito dove perfetti sconosciuti, tra cui questa Ami Mizuno, inventavano storie su di loro. E alcune storie sembravano essere sfacciatamente hot. John aveva sentimenti contrastanti sul punto: da un lato era quasi onorato di essere così interessante da diventare il protagonista di storie scritte da fans, ma dall’altra parte non avrebbe mai immaginato che le storie avrebbero preso determinate pieghe.

Lestrade sembrò finalmente ricongiungere tutte le informazioni che Sherlock gli aveva fornito per telefono, quando gli aveva blaterato di fanfiction, finti suicidi e siti di loro ammiratori « Ok, le fanfiction di cui mi parlavi per telefono. Immagino vorrai vedere il biglietto »

« Quello almeno c’è ancora? » rispose il detective, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di John e un sospiro frustrato di Lestrade. « Prima vorrei vedere il luogo del presunto delitto »

« Seguitemi »

La ragazza era stata ritrovata proprio nella sala dove anni prima Sherlock e il tassista avevano avuto la loro “amabile” conversazione. A terra era disegnata con il nastro bianco, la sagoma di Maggie Main in arte Ami Mizuno, distesa su un fianco e il porta pillole a pochi centimetri dalla mano della vittima.

Sherlock si aggirò per la sala, non c’era assolutamente niente di rilevante, solo normale polvere e quello che lui definiva il “caos lasciato dalla scientifica”.  Passarono poi ad osservare l’unica prova, la filastrocca storpiata di “Dieci piccoli indiani” che elencava  quello che era accaduto, o almeno così sembrava, alle prime quattro vittime.

Dopo aver analizzato ogni minimo dettaglio del misterioso biglietto lasciato sul luogo del delitto e aver riscontrato che non c’era alcuna impronta, che il biglietto era stato scritto a computer e che la carta era della banalissima carta, Sherlock e John ritornarono frustrati nel loro appartamento, con il fascicolo di Lestrade sotto il braccio e la certezza che il detective sarebbe stato più indisponente del solito.

Rosie li aspettava seduta davanti ad un piano giocattolo, inaspettato regalo lasciato da Mycroft  in una delle ultime visite. La signora Hudson era più che felice di occuparsi della piccola quando Sherlock e John uscivano per un caso, ma con il passare degli anni stava diventando sempre più sentimentale e la preoccupazione di andarsene un giorno, lasciando i due “testoni” in uno strano limbo, più che amici, già una famiglia ma non ancora quel qualcosa che lei aveva intuito da tempo, l’aveva indotta a spingere un po’ le cose in una certa direzione. Spesso li convinceva a lasciare Rosie con lei solo perché potessero uscire a cena “per distrarsi”; le capitava di commentare con John quanto Sherlock avesse imparato ad aprirsi negli ultimi tempi e già che c’era, buttava distrattamente commenti sulla perfetta forma fisica del detective, fatto che aveva lasciato John non poco perplesso.

I protagonisti delle speranze della signora Hudson rincasarono ad ora di cena con una busta del take away per John e unicamente il fascicolo delle indagini per Sherlock, che salutò distrattamente la padrona di casa e si chiuse in camera a pensare.

« Non è andata bene? » fece la signora Hudson, osservando l’espressione un po’ stanca del detective.

« Insomma, il cadavere è scomparso »

« E questo non lo ha esaltato? »

« No, credo volesse qualche risposta, invece abbiamo solo domande » rispose prendendo in braccio la figlia e spostandola sul seggiolone per darle da mangiare. « A proposito di domande, lei ha mai sentito parlare del sito JFP? »

La signora Hudson tossicchiò prima di negare di aver mai sentito quell’acronimo e sparire al piano di sotto.

« Direi che era un sì » commentò John, strizzando l’occhio a Rosie che rise di rimando. Dato che Sherlock non accennava ad uscire dalla propria camera, John riprese in mano il cellulare per leggere le storie che li riguardavano. Cercò in particolare l’ultima vittima, Ami Mizuno per leggere la famosa raccolta di storie hot, certo che nulla lo avrebbe sconvolto.

Si sbagliava.

Nella prima storia la sciarpa di Sherlock, da innocuo indumento sempre presente attorno al collo del detective, si trasformava in utile mezzo per legare Sherlock per i polsi alla testata del letto.

A John cadde letteralmente la mascella, incerto se proseguire o meno, ma c’era una parte di lui che era estremamente curiosa di sapere come sarebbe proseguita la storia. Riprese in mano il cellulare mordendosi un labbro.

Al primo gesto di passione seguiva un lento spogliarello e una descrizione molto accurata del corpo del detective, al punto che a John venne il dubbio che l’autrice fosse davvero in possesso di sue foto nudo o che li spiasse dal palazzo accanto. C’era la pelle d’avorio, c’erano i suoi muscoli e c’era il suo alter ego letterario che lo metteva sotto in tutti i sensi possibili.

Riprese fiato prima di continuare a leggere di baci roventi e pelle tremante, ma niente lo avrebbe preparato a quello che sarebbe successo dopo. Per buona parte della narrazione, il detective lo chiamava “capitano” e John presto si accorse che la cosa non lo lasciava per niente indifferente.

La storia proseguiva poi in maniera sempre più hot, finché John non chiuse di scatto il cellulare e si diresse in cucina per prepararsi un tè, dopo aver preso un lungo respiro. Era un uomo adulto ma mai avrebbe pensato di ritrovarsi a leggere di bondage e posizioni erotiche con il suo coinquilino, migliore amico, rompiscatole con cui stava crescendo la figlia.

Come se tu non ci avessi mai pensato” Gli fece eco una voce nella testa, sempre meno simile a quella di Mary e molto più simile alla propria.

Stava fissando il bollitore dell’acqua aumentare il calore e soprattutto il rumore, cercando di cancellare le ultime immagini dalla testa che a breve lo avrebbero costretto ad una doccia fredda, quando una mano si appoggiò sulla sua spalla, facendo saltare per aria. La reazione militare che seguì a quell’innocuo gesto fu però inaspettata: anni di esercito e di “campo di battaglia” assieme a Sherlock avevano esageratamente acuito i suoi riflessi, così meccanicamente il suo braccio bloccò la mano di Sherlock, lo fece voltare e immobilizzò il detective contro il tavolo della cucina.

« Sei impazzito? » fece Sherlock, colto di sorpresa dalla reazione insensata dell’amico.

« Scusami » John era paonazzo, con Sherlock piegato sul tavolo e le parole della fanfiction ancora nella testa;  l’unica cosa che gli venne in mente di fare fu sparire in bagno per darsi una calmata, lasciando il bollitore sulla fiamma, Rosie che emetteva versetti dal seggiolone, e Sherlock intento a massaggiarsi il braccio, chiedendosi cosa diavolo fosse preso a John.

« Maledetta Ami Mizuno » commentò John al suo riflesso  nello specchio.

Pochi minuti dopo il detective bussò con circospezione alla porta del bagno « Ci sono novità » annunciò restando al di là della porta. Normalmente non si sarebbe fatto problemi a spalancarla senza remore per parlare del nuovo caso ed era un fatto alquanto insolito che avesse deciso di rispettare la privacy dell’amico.

« Arrivo » fu la laconica risposta del dottore che, dopo aver finito di ricomporsi, riapparì nel soggiorno dove il detective già passeggiava frenetico.

« Davvero grosse novità, John. Hanno ritrovato nel Tamigi il corpo della prima autrice scomparsa e Lestrade mi ha assicurato che la sorveglieranno finché non saremo lì. Niente più rischi che si alzi miracolosamente sparendo dalla scena » aggiunse con un sorriso disarmante.

« Scusa per prima, non volevo. Scusa » balbettò soltanto John, che non riusciva a togliersi dalla testa di aver reagito violentemente dopo che si era ripromesso con non avrebbe più avuto reazioni scomposte da quella volta all’obitorio.

« Non preoccuparti, è stata una reazione incondizionata da capitano Watson »

John si congelò sul posto. Era un caso o aveva volutamente scelto quel preciso momento per chiamarlo “capitano”? Doveva assolutamente scoprire di cosa parlavano il resto delle storie.


***** * ****

Angolo autrice
Scusate il ritardo e grazie mille a chi sta già leggendo, seguendo e commentando. Siete splendidi come sempre.
Un abbraccio!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Mightytrek e omegaverse ***


Cap. 3 -  Mightytrek e omegaverse


« Becky Burns, “Miss conspiracy” su JFP » fece Lestrade, spostando il telo che nascondeva il corpo della prima vittima di quello strano gioco mortale collegato al sito di fanfiction. Sul letto giaceva una ragazza di circa venti  anni, bionda ossigenata, minuta e dalla pelle resa bianchissima dai giorni trascorsi nelle acque del Tamigi.

John era ancora stranito dalla situazione: non solo c'era una persona pericolosa che aveva preso di mira innocui autori di fanfiction ma oltretretutto lui e Sherlock erano stati ridotti a sogni romantici ed erotici di adolescenti e non più adolescenti. Questi autori, ora tutti in pericolo, avevano riversato queste idee "johnlock" nelle storie e da quel poco aveva letto, John poteva affermare che avevano una fervida fantasia.

Quando lui e Sherlock erano arrivati a Scotland Yard per ispezionare il corpo di Becky, gli agenti avevano continuato a fissarli soffocando delle risatine e lui era certo che ormai Lestrade aveva avvisato tutti che i casi di omicidio erano collegati con il mondo di JFP e inevitabilmente erano andati a vedere di cosa si trattasse. Il fatto di essere l'oggetto dei pettegolezzi di Scotland Yard lo metteva particolarmente in imbarazzo mentre Sherlock sembrava non aver notato o non aver dato peso agli sguardi e ai sorrisetti, soprattutto di Donovan.

John, invece, non riusciva a passarci sopra. Già in troppi li ritenevano una coppia a tutti gli effetti ed ora c'erano anche delle storie a "confermare" quello che tutti pensavano. "Sicuro che tu non abbia fomentato questa idea negli altri, John? Non dico volontariamente, ma magari alcuni slanci nei suoi confronti non sembravano proprio da amici" fece la solita voce di Mary nella sua testa, che John scacciò con un gesto brusco della mano.

« John, sei tra noi? »

La voce di Sherlock riportò John alla realtà; nonostante tutto quello che poteva pensare e il caos che avevano scatenato nella sua testa quelle storie, c’era un caso da risolvere e una povera ragazza sul tavolo dell’obitorio.

« Non credo ci siano dubbi sul fatto che sia morta annegata » commentò Lestrade, titubante nonostante l’affermazione piuttosto perentoria. Era abituato al fatto che ogni certezza venisse puntualmente smentita da qualche deduzione di Sherlock, ma il detective rimase in silenzio, segno che o stava pensando a quanti errori erano stati fatti oppure, incredibilmente, era d’accordo.

« E’ rimasta in acqua troppo a lungo per poter ricavare qualcosa di utile da lei » commentò scuotendo la testa e John provò un gran senso di fastidio per lo scarso tatto di Sherlock, quasi fosse colpa della povera Becky se continuavano a brancolare nel buio. L’atteggiamento del detective non era tanto diverso dal solito modo di comportarsi sulla scena del crimine, ma da quando era diventato padre, John  si sentiva più sensibile nei confronti delle vittime e, come se non bastasse, quello che aveva letto nelle fanfiction lo aveva turbato ad un livello che ancora non riusciva ad interpretare.

« In ogni caso » continuò il detective « è evidente che l’annegamento è la causa della morte » ammise con espressione indecifrabile. « Credo dovremo scoprire le vere identità delle autrici del sito » aggiunse, seguendo il filo dei suoi pensieri.

« Ma sono centinaia, Sherlock! » rispose l’ispettore frustrato.

Il detective ignorò il commento inutile di Lestrade e riprese ad esporre le successive mosse « Contatteremo l’amministratrice del sito, magari sa qualcosa che a noi sta sfuggendo. Non occorre controllare tutte le identità, punteremo sul cercare le vittime, quindi le autrici più famose: Mightytrek per cominciare. Ho visto che ha discusso con un altro utente nel forum riguardo a delle storie omegaverse » Così dicendo estrasse il cellulare, prima di lasciare la stanza senza aggiungere alcuna parola.

« Ma che gli prende? » chiese l’Ispettore, fissando la porta dell’obitorio che era stata sbattuta con forza dal detective, prima di ricoprire la povera Becky, vittima ignara della follia di qualcuno.

Anche John era un po' perplesso dai modi improvvisamente bruschi e lunatici del detective « Credo si senta in colpa per non aver collegato tutto subito ed è anche un po’ frustrato dalla scarsezza di indizi »

John si aspettava un cenno di assenso da Greg o un commento pertinente, invece l’ispettore sembrava non aver ascoltato niente di quello che aveva detto l'amico, ma che si stesse trattenendo dal dire qualcosa.

« Greg? »

« Scusa, è solo che da quando sono andato su questo sito mi sembra tutto così strano »

« Dillo a me » rispose John, cercando di sembrare spiritoso.

« Insomma… hai letto le storie di Mightytrek? »

« Emh…no. Perché? » chiese preoccupato che potessero essere più spinte delle ultime che gli erano capitate tra le mani.

« Ecco, è un’autrice che scrive prevalentemente omegaverse, come ha detto prima Sherlock »

« Dovrei sapere cosa vorrebbe dire “omegaverse”? »

Lestrade si trattene dal ridere in faccia al pover John « Dai un’occhiata, fallo per il caso »


**** * ****

Tornare alla tranquilla Baker Street e riabbracciare Rosie fu molto piacevole, quantomeno per John che per il momento si era ben guardato da scoprire cosa succedesse nelle storie omegaverse.

Sherlock, invece, era inquieto. Si era fatto spedire da Lestrade tutte le informazioni possibili sulle prime quattro vittime, compresi gli interrogatori di amici e familiari, eppure nulla lasciava trasparire qualcosa che potesse aiutarlo ad individuare il colpevole. Non avevano amicizie comuni, non sembravano frequentare gli stessi posti, non avevano nemmeno la stessa età. L’unica cosa che univa i quattro scrittori era proprio il sito di fanfiction e la passione per le storie johnlock.

Parlare con l’amministratrice del sito sembrava ogni minuto più necessario ma, al momento, Lestrade stava inutilmente seguendo un indirizzo IP e nient’altro. A quanto pareva l’amministratrice del sito aveva nascosto la propria identità molto bene.

« Sherlock, ho l’impressione che te la stia prendendo più del solito » commentò John, guardando l’amico passeggiare nervosamente per il corridoio, avanti e indietro come una tigre in gabbia.

« Non trovi fastidioso che qualcuno ci stia così apertamente sfidando, John? Scrivevano di noi e stanno morendo »

« Magari è solo qualcuno che aveva qualcosa da ridire nei confronti del sito, non vuol dire per forza che la sfida sia per noi.»

« Parlano di noi. Siamo per forza collegati » rispose, lanciando un lungo, intenso sguardo a John, che per un attimo trasalì, ripensando alle storie di Ami Mizuno e quanto era sexy lo Sherlock letterario intento a spogliarsi per lui.

Per distrarsi allungò la mano verso il cellulare, sperando in un messaggio o qualcosa che lo rendesse meno paonazzo, ma quando riaprì lo smartphone, la pagina Internet e le storie Hot Slash erano ancora lì a deridere la sua convinta presa di posizione sull’eterosessualità.

« Quindi questa Mightytrek? » chiese con voce malferma.

« Lestrade sta lavorando per farci avere la sua identità. Sulla base di quello che ha scritto di sé posso dirti che è una appassionata di fantascienza, credo attorno ai 40 o 50 anni e se fossimo nel periodo del Comicon l’avremmo trovata lì »

« E riguardo a quello che scrive, cosa sappiamo? » chiese John.

 « Sono storie interessanti,  dense di colpi di scena, “Angst” come genere »

John scrisse tutto sul suo taccuino, ringraziando che per il momento non erano emersi particolari per cui non avrebbe più potuto guardare in faccia Sherlock. Il detective, però, sembrò intuire i pensieri di John e con un sorrisetto strafottente riprese a descrivere le storie di Mightytrek. « Sai, le omegaverse sono storie molto particolari. Gli omega restano incinti, anche gli uomini » buttò lì, con noncuranza, ma John alzò la testa di scatto, temendo i dettagli che presto avrebbe appreso.

« Se resto incinto non lo voglio sapere, Sherlock »

« Quindi non vuoi sapere di nostro figlio Hamish? » Il detective rise, prima di ricevere un cuscino in faccia. « E’ sgarbato da parte tua, dovresti leggere quante difficoltà dobbiamo superare prima di arrivare all’happy ending »

Sherlock affermò quell’ultima frase con leggerezza, prima di riflettere su quello che aveva detto e di quanto, ora, quel cuscino sembrasse più un pugno in faccia che qualcosa di divertente. John sentì l’impulso di fare qualcosa, come se volesse alzarsi per abbracciarlo ma il “per niente provvidenziale” squillo del cellulare di Sherlock interruppe ogni possibile azione.

« E’ un messaggio di Lestrade, con due notizie, una buona e un cattiva »

« Ok, spara »

« La buona notizia è che ha rintracciato l’Amministratrice, vive fuori Londra ed è disposta ad incontrarci » 

« Ottimo! E l’altra? » 

« Nessuno ha più sentito Mightytrek, vero nome Monica Roman, da tre giorni. Non è andata al lavoro ma sembra avesse preso ferie, anche se aveva avvertito soltanto il giorno prima che si sarebbe assentata »

« Potrebbe essere soltanto andata fuori Londra per qualche tempo » fece John, sperando che si trattasse di una coincidenza.

« Sulla porta di casa sua la vicina ha trovato un biglietto: “Sei piccoli autori di fanfiction - Si sentivano braccati  - Una scappò di casa - Cinque solo ne restarono” »


***** * *****
Angolo autrice
E’ un capitolo un po’ corto, di trnsizione. Spero vi sia piaciuto e chi stava seguendo non abbia rinunciato per la lentezza degli aggiornamenti.
Un abbraccio

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3710575