Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di sir
A.C.Doyle, Moffatt, Gatiss BBC ecc.; questa storia è stata
scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento e
spero che non ne ricordi altre, in tal caso non sarebbe voluto, ma
fatemelo sapere!
Cari
amici di EFP, è un periodo strano, ultimamente sono sempre
meno sul sito e mi spiace. Può essere una fase,
non lo so, ma ho sempre pensato che se avessi scritto una storia di
addio o quantomeno arrivederci, sarebbe stata una commedia gialla e
ironica che avrebbe ripreso proprio il tema delle fanfiction, per cui
mi sono seduta al pc e il prologo è uscito da sé.
Sono
quasi tre anni, tra pochissimi giorni, che scrivo su efp di Sherlock,
non credevo avrei scritto così tanto, non credevo nemmeno
che qualcuno avrebbe letto un crossover tra Sherlock e gli X-men,
invece eccoci qui. Approfitto per rivelarvi un curiosità, il
mio nickname: perché una che scrive solo Johnlock si chiama
adlerlock? Perché avevo aperto l’account
“solo lettore” per leggere una storia a
rating rosso che mi interessava e ho messo il primo nick che mi
è venuto in mente (da fan della Irene letteraria e di Rachel
McAdams). Il resto, ormai, è storia.
Si
parla di fanfiction in questa fanfiction, ogni riferimento a fatti e
persone è puramente casuale ma se qualcuna si riconoscesse
in uno dei personaggi, sappiate che è soltanto un attestato
di stima.
Un
grande abbraccio e buona lettura.
Prologo
John
Watson era seduto, mezzo addormentato, nella consueta poltrona rossa,
teatro di lunghe conversazioni con l’unico consulente
investigativo al mondo. Era da poco tornato a vivere a Baker Street
assieme a Rosie e un’apparente calma regnava
nell’appartamento. John aveva il dubbio che Sherlock stesse
trattando qualche caso di nascosto, lontano dalla loro mura domestiche
per non mettere in pericolo Rosie e mantenere un clima sereno, in modo
che i Watson potessero superare le emozioni degli ultimi mesi e
sentirsi, appunto, a casa.
Soprattutto
nell’ultima settimana era apparso particolarmente sfuggente;
quando era nell’appartamento era sempre chino sul pc in
interminabili ricerche, altrimenti spariva per ore per poi tornare con
una faccia tra il pensoso e il preoccupato. John aveva deciso di
lasciargli i suoi tempi, sapeva che forzarlo a parlare non sarebbe
stato utile; oltretutto, da quando era scoppiata questa apparente
calma, si sentiva più stanco di quando non aveva avuto un
secondo libero per respirare. Probabilmente mesi sotto tensione si
stavano ora vendicando con stanchezza e sonno e questa condizione non
era esattamente l'ideale per iniziare una discussione con il detective,
per cui avrebbe atteso ancora qualche giorno prima di fargli il terzo
grado sulle sue recenti attività.
La
piccola Watson dormiva tranquilla nel lettino che momentaneamente si
trovava in mezzo al soggiorno, collocato lì da John per
permettergli di mettere un po’ a posto il consueto caos che
restava dopo il passaggio di Sherlock senza dover dipendere dal baby
monitor, aggeggio che non apprezzava particolarmente.
Era
intento a ripiegare la vestaglia di Sherlock gettata in malo modo sulla
sedia, quando fu come investito dal profumo tipico del detective, un
odore che era attaccato a quell’indumento e a John faceva
venire in mente soltanto la parola “casa”.
“Senza di me, so cosa potreste
diventare”
Ogni
volta che la mente di John vagava, ritornava a quelle parole che Mary
aveva lasciato sul DVD e ancora gli sembravano poco chiare, non era
certo di cosa intendesse e a dirla tutta troppe volte Mary aveva
intuito cose che per lui erano rimaste un mistero. Cosa sarebbero
potuti diventare? Aveva come la sensazione che qualunque
fosse la risposta, quel treno era partito da troppo tempo.
La porta
d’ingresso si aprì lentamente, Sherlock aveva
imparato a sue spese che disturbare il sonno di Rosie significava
passare le successive ore a cullarla e raccontare storie e da quanto
sembrava, la bimba era molto affascinata dalla voce del detective per
cui toccava sempre a lui prendere in mano il libro di fiabe, che
leggeva non mancando di commentare le scelte razionalmente discutibili
dei protagonisti: “si sposa uno appena conosciuto che veste
con la calzamaglia?” “perché i pirati si
fanno mettere sotto da quattro marmocchi volanti?”.
John
bisbigliò un “ciao”
all’ingresso del detective nel soggiorno, facendo un cenno
con il capo verso il lettino e la piccola Rosie. Sherlock
annuì ma John poteva vedere che nascondeva la tipica gioia
di un nuovo caso, uno molto interessante. Fremeva, voleva parlarne,
fece due passi verso la finestra prima di fare un cenno a John di
spostarsi nel pianerottolo. L’amico fece per alzarsi ma un
gridolino dal lettino di Rosie mise fine al gioco dei mimi.
«
E’ sveglia »
«
Ma non sta piangendo, è solo sveglia »
commentò Sherlock allegro, guardando la piccola Rosie che si
agitava nel lettino.
«
Bene, racconta tutto » fece John, prendendo la piccola in
braccio e mettendosi comodo in poltrona.
«
Quattro morti e ora un biglietto, John! Sembra Natale! »
Il
dottore si guardò attorno smarrito « E’
un déjà-vu o hai battuto la testa ed è
di nuovo il 2010? »
«
Non essere sciocco, John. Hai mai sentito parlare del sito JFP?
»
John
scosse la testa, incuriosito, mentre il detective parlava frenetico.
«Johnlock
Fanfiction Planet. E’ un sito dove autori per hobby, o alcuni
per professione, scrivono storie sulla loro coppia preferita, che poi
saremmo noi due »
«
Come noi due? » rispose, scatenando una reazione infastidita
di Rosie che non aveva apprezzato il tono di voce più alto
di un’ottava. John mimò silenziosamente con le
labbra “johnlock” rendendosi conto che era la somma
dei loro nomi.
«
Sono persone che seguono le nostre avventure tramite il tuo blog e i
giornali, credono così di conoscerci e fantasticano su di
noi come coppia, ma non è questo il punto rilevante,
è soltanto un curioso dettaglio »
«
Chiamalo curioso dettaglio » bofonchiò John,
chiedendosi esattamente quale fosse il tenore di quelle storie e
perché degli sconosciuti immaginassero loro due
più che amici.
“Senza di me, so cosa potreste
diventare” La voce di Mary si ripropose nella
sua testa mentre il detective piroettava per la stanza, incapace di
contenere la felicità per il nuovo caso.
«
Un ragazza, autrice di fanfiction, è morta tre settimane fa,
aveva annunciato su twitter che non avrebbe più scritto
storie perché aveva intenzione di farla finita. Non
è stata presa sul serio, credevano fosse un modo per
aumentare i follower o i lettori, invece si sono perse le sue tracce
dopo quel tweet. Ci sono dei filmati di lei vicino al Tamigi e una foto
di un passante che l’hai vista buttarsi, ma il corpo non
è mai stato trovato »
«
Perché non credi al suicidio? »
«
Ci sto arrivando, John. Due settimane fa un’altra ragazza
scrive su JFP che si sente minacciata, ha ricevuto dei messaggi privati
da parte di un utente e teme per la sua vita. Gli amministratori del
sito non sono intervenuti, almeno non prontamente. La ragazza il giorno
dopo è andata all’Università e non
è mai più tornata »
«
Ok, la terza? »
«
Il terzo, John. Racconta in un gruppo privato su facebook che vuole a
tutti i costi incontrarci perché la prossima storia che
scriverà deve essere più realistica.
L’ho incontrato una settimana fa ma ho capito subito che non
aveva alcun caso da propormi così l’ho mandato via
» Sherlock fece un respiro prima di continuare «
Quando ho letto sul giornale l’appello dei genitori che
chiedevano notizie del figlio, mi sono torturato tutta la settimana
pensando che fosse stata colpa mia la sparizione o addirittura il
suicidio, che non lo avessi ascoltato attentamente o che mi fosse
sfuggito qualcosa; ho iniziato a indagare e ho scoperto tutto quello di
cui ti sto parlando. Lestrade non credeva ci fosse un collegamento
invece, oggi, un cadavere John. Un’altra scrittrice
di fanfiction e sta volta c’è un biglietto
»
Concluse,
esibendo il messaggio che aveva ricevuto da parte di Lestrade:
Dieci
piccoli autori di fanfiction
Se ne
andarono per Londra
Una cadde
nel fiume
Nove solo
ne restarono.
Nove
piccoli autori di fanfiction
Credevano
nell’amministrazione del sito
Una
andò all’Università
Otto solo
ne restarono
Otto
piccoli autori di fanfiction
Volevano
conoscere i loro eroi
Uno venne
cacciato
Sette
solo ne restarono
Sette
piccoli autori di fanfiction
Vegliarono
sui loro amici
Una cadde
addormentata
Sei solo
ne restarono”
«
E’ inquietante » commentò John sgomento.
«
Cita “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie.
Capisci? Sono non sono suicidi, non si tratta di coincidenze,
c’è qualcuno che sta giocando con noi! »
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