P.S. I Love You

di Hil 89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


P.S. I LOVE YOU

 
PROLOGO


 
Derek Hale si svegliò di colpo e mosse il braccio verso la parte destra del letto.
Il suo cuore mancò un battito quando si accorse che era vuota e fredda.
La consapevolezza si abbatté su di lui in modo atroce e senza pietà.
Gli occhi divennero subito lucidi, il respiro iniziò a farsi irregolare e il cuore prese a battergli talmente forte da fargli quasi provare dolore.
Si passò entrambe le mani tra i capelli, prima di coprirsi il viso ormai fradicio di lacrime.
Stiles non c’era più.
Il suo ragazzino era morto. 



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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



Capitolo 1



Erano passate due settimane dalla morte di Stiles.
Derek si muoveva come un fantasma nel loro piccolo appartamento.
L’avevano comprato con i loro risparmi, appena il più piccolo aveva finito il liceo. Il padre di Stiles non era stato molto convinto della loro scelta, lasciare Beacon Hills per trasferirsi a New York, ma l’esuberanza e i buoni propositi del figlio alla fine erano riusciti a convincere lo sceriffo a lasciarli partire.
Derek ancora ricordava il sorriso a trentadue denti dipinto sul volto del suo ragazzo quando ricevettero le chiavi dell’appartamento. I suoi occhi d’ambra brillavano di felicità e quando si voltò verso di lui, la sua contentezza fu talmente contagiosa, che lo sollevò da terra senza fatica facendogli fare un mezzo giro prima di baciarlo sulle labbra.
Lo sguardo di Derek cadde sul mazzo di chiavi abbandonato sul tavolino vicino all’ingresso, lo prese con dita tremanti e se lo strinse al petto.
La casa era buia, silenziosa, spenta. Esattamente come la sua vita prima di incontrare quel ragazzino logorroico ed iperattivo. Si lasciò cadere sul divano, le chiavi ancora strette nel pugno, le spalle curve ed il respiro tremolante.
Come avrebbe fatto ad andare avanti senza di lui?
Non poteva.
Si sentiva vuoto, solo.
Il silenzio surreale venne interrotto dal suono del telefono, Derek alzò lo sguardo verso il ricevitore, ma non mosse un muscolo.
Non voleva parlare con nessuno. Non voleva sentire la voce dell’ennesima persona che gli faceva le condoglianze, che gli diceva che avrebbe dovuto reagire al dolore, che ci sarebbe stata se avesse avuto bisogno di qualcosa.
Lui non aveva bisogno di niente.
Voleva solamente rimanere chiuso in casa, circondato dai ricordi e dagli oggetti che gli riportavano alla mente il suo Stiles.
Si passò le mani sul volto, e non fu affatto sorpreso di trovarlo umido.
Succedeva spesso ormai.
Lui non aveva mai pianto così tanto.
Nemmeno quando i suoi genitori e sua sorella Laura morirono a causa di una fuga di gas, che causò l’incendio che bruciò la sua vecchia casa.
Ora invece, i suoi occhi non facevano altro che lacrimare.
E lui non aveva più la forza per contrastare tutto quel dolore, tutta quell’amarezza, tutto quella rabbia che lo avvolgeva da quel maledetto giorno.
Il suo sguardo cadde su una foto appesa vicino all’ingresso: lui e Stiles erano seduti su una panchina di Central Park, Derek leggeva un libro, una mano sulla caviglia di Stiles che teneva le gambe stesse sulle sue e lo guardava con sguardo sognante.
Quel giorno nessuno dei due sapeva che quello sarebbe stato l’ultimo giorno completamente spensierato.
Il giorno seguente infatti, Stiles iniziò ad accusare dei forti mal di testa, che diventavano sempre più frequenti e devastanti, fino a che non rivelarono la triste verità: un tumore al cervello.
Un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra, seguito subito da un altro. Si accasciò sul divano e chiuse gli occhi, crollando in un sonno tormentato e senza sogni.

BAM BAM BAM

Derek si svegliò di soprassalto, si guardò intorno ancora assonnato e notò i raggi del sole filtrare dalla finestra, aveva dormito sul divano tutta la notte.
Si passò la mano sul volto stanco quando quel rumore fastidioso si ripeté, si alzò di malavoglia e si avvicinò alla porta, guardò nello spioncino e sospirò prima di aprire.
“Der, finalmente. Mi stavo preoccupando”  il viso delicato di sua sorella Cora lo squadrava con attenzione, “Hai un aspetto orribile fratellone” continuò la ragazza accarezzandogli piano una guancia coperta dalla barba, Derek si sottrasse dal suo tocco e si spostò per farla entrare.
“Cora, cosa ci fai qui?” chiese senza realmente voler sapere la risposta.
“Sono venuta a controllare come procedeva la tua autodistruzione, Derek”
“Simpatica” disse semplicemente mentre tornava a sedersi sul divano, Cora dette un rapido sguardo all’interno dell’appartamento ed iniziò a recuperare alcuni piatti sparsi per il salotto.
Derek si passò le dita tra i capelli, prima di parlare: “Cora, lascia stare. Ci penso io”.
La ragazza si voltò verso di lui e gli regalò un sorriso dolce: “Der. Sei il mio fratello preferito, lo sai. Ma mi spiace dirti che al momento non sei in grado di pensare a te stesso. Guardati intorno, c’è un vero e proprio casino qui. E tu sei in condizioni ancora peggiori. Da quando non ti fai una doccia?” disse avvicinandosi e prendendogli entrambe le mani l’aiutò ad alzarsi, “Che ne dici di approfittarne? Io sistemo un po’ mentre tu ti fai una doccia? Poi ci beviamo un caffè insieme”
Derek annuì appena e si fece baciare una guancia dalla sorella, prima di trascinarsi verso il bagno in silenzio. Si chiuse la porta alle spalle e si guardò allo specchio: era pallido, profonde occhiaie gli incorniciavano gli occhi verdi dandogli un aspetto malaticcio e la barba incolta lo faceva sembrare un barbone.
Si spogliò e si buttò sotto il getto dell’acqua beandosi di quella sensazione di leggero benessere. Si lavò con cura, chiuse il rubinetto e si avvolse i fianchi con un asciugamano, tornò davanti allo specchio e sistemò la barba tagliando quella in eccesso, si passò la mano tra i capelli per dargli un senso ed uscì dal bagno per andare ad indossare dei vestiti puliti.
Quando tornò dalla sorella, la trovò concentrata a preparare due tazze di caffè, si guardò intorno e notò che la ragazza aveva pulito l’intero appartamento. 
“Ehi” lo richiamò Cora, andandogli incontro con una tazza in mano, “Grazie” sussurrò lui mentre la seguiva sul divano. Si sedettero vicini, in silenzio, sorseggiando la bevanda calda.
“Che ne diresti di venire a cena da noi, stasera?”
“Cora…”
“Lo so che ti manca. Che non è giusto che sia morto. Che avevate una vita da vivere. E che ora vorresti solo stare solo...”
“Cora…”
“Stiles non vorrebbe vederti rinchiuso qui dentro per sempre”
Gli occhi di Derek si sbarrarono, si voltò verso la sorella con uno sguardo tra il furioso ed il disperato, ma dalla sua bocca non uscì un suono.
Cora gli tolse la tazza dalla mano e gliela strinse, facendogli un altro sorriso, “Pensaci, ok? Ti aspettiamo per le 19.30” detto questo si alzò e si diresse verso porta, prima di uscire si voltò verso il fratello e disse: “Stamattina è arrivata una lettera per te a casa mia. Non c’è il mittente. Ma sopra il mio indirizzo c’è scritto Sourwolf. A stasera” Cora gli sorrise un’ultima volta e poi se ne andò.
Derek rimase in silenzio ad osservare il vuoto.
Sourwolf
Solo una persona lo chiamava così: Stiles
Com’era possibile?
Il destino maledetto aveva deciso di prendersi gioco ancora una volta di lui.
Cosa doveva fare?
Rimanere chiuso in quella casa ricca di ricordi passati, oppure uscire ed andare incontro a quella piccola speranza?
Chiuse gli occhi, lasciandosi cadere tra i cuscini del divano.

“Avanti, Sourwolf! Cosa aspetti? Buttati!”
Stiles era di fronte a lui, il volto cosparso di nei era illuminato dai raggi del sole, gli occhi d’ambra brillavano e le sue labbra morbide erano piegate in un meraviglioso sorriso.
“Fidati di me!” il ragazzo gli dette le spalle e si tuffò dalla scogliera.
Derek lo osservò e fece qualche passo in avanti per guardare oltre il precipizio.
La risata di Stiles riempì l’aria, lo vide nuotare verso la riva fino alla spiaggia, poi alzò lo sguardo verso di lui e lo salutò con la mano.

Derek riaprì gli occhi, si guardò intorno leggermente spaesato, la sua attenzione venne attirata dall’orologio elettronico del forno: 19.15.
Si alzò ed afferrò la sua giacca di pelle, osservò ancora per un attimo la foto appesa vicino alla porta, prima di aprirla e chiudersela alle spalle.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2



Derek arrivò davanti al palazzo di Cora dieci minuti dopo essere uscito di casa.
La sua sorellina, dopo il matrimonio con Isaac aveva deciso di trasferirsi vicino a lui perché era tutto quello che le era rimasto della sua famiglia. E lui ne era stato felice. Anche ora, nonostante tutto, era contento di averla vicino.
Suonò al campanello ed il portone si aprì. Salì le scale lentamente, ed istintivamente un lieve sorriso nacque sulle sue labbra quando sentì dei piccoli passi raggiungerlo, alzò lo sguardo e lo incrociò con quello azzurro di una bambina di circa tre anni, il visino da bambola era incorniciato da fini capelli neri.
“Zio Der” sorrise lei allungando le manine verso di lui, Derek la prese tra le braccia e le baciò una guancia paffuta, “Ciao principessa” la bimba rise “La tua baba mi fa fastidio. E mi fa il soletico” disse la piccola mentre gli allacciava le braccine intorno al collo, l’uomo le accarezzò la schiena e riprese a salire le scale.
“Mi sei mancato, zio Der” continuò la bambina, “Anche tu mi sei mancata, Laura” rispose stringendolo un pochino di più. La bambina soddisfatta della risposta, si accoccolò sulla sua spalla. Derek fece gli ultimi gradini, prima di incrociare lo sguardo della sorella, appoggiata alla stipite della porta, “Ciao fratellone” lo salutò con un sorriso, “Ciao Cora” rispose lui sfiorandole la fronte con un bacio.
Laura si mosse tra le sue braccia e l’uomo la fece scendere,  entrambi i fratelli Hale l’osservarono sparire dietro il muro del soggiorno e poi si guardarono in viso, nessuno dei due parlò, ma Cora si avvicinò al maggiore e lo abbracciò stretto, Derek ricambiò il gesto restando in silenzio.
“Sono contenta che tu abbia deciso di venire. Ho fatto le lasagna di mamma” disse la ragazza contro il suo petto, “Le mie preferite” sussurrò il moro tra i suoi capelli. Si separarono ed entrarono in casa, Derek seguì la sorella in cucina e trovò Isaac intento ad apparecchiare la tavola.
Vedendoli arrivare, appoggiò l’ultimo bicchiere e si avvicinò al cognato, “È bello vederti, Derek” gli disse stringendogli una spalla, “Ti trovo bene. Grazie dell’invito” risposte l’uomo sfiorandogli il braccio.
“Mancano pochi minuti, vuoi un bicchiere di vino od una birra?” chiede Cora,
“Una birra va benissimo”
Derek si appoggiò al mobile sorseggiando la bevanda, Laura entrò in cucina con un foglio in mano, “Zio Derek, questo l’ho fatto per te” disse la bimba circolandosi sui piedi, l’uomo si accovacciò per poter essere alla sua altezza e prese il disegno, “Grazie piccola. È bellissimo” le sorrise e notò il luccichio negli occhi della nipote.
Isaac scompigliò i capelli della figlia, prima di prenderla in braccio, “Bene signorina, sediamoci che è pronto!” disse sistemando la bambina nel seggiolone.
Derek prese posto al tavolo ed aspettò la sorella, che si sedette al suo fianco.
Mangiarono in un clima tranquillo, parlando del più e del meno ed ascoltando i racconti di Laura, fiera delle sue prime settimane all’asilo. Terminata la cena, Cora e Derek si spostarono in salotto, mentre Isaac portava la piccola, che ne frattempo si era addormentata, nella sua stanza.
Il maggiore si sedette sul divano e si passò le mani sui jeans, mentre la sorella si avvicinava ad un mobile per prendere un pacchetto.
Si avvicinò al fratello e glielo porse, Derek lo prese con dita tremanti e lo osservò attentamente.
Non c’era il mittente e l’indirizzo della sorella era stato scritto al computer.
La sua totale attenzione venne catturata dalla scritta a penna: Sourwolf.
Era la sua scrittura, disordinata e leggermente incrinata. L’avrebbe riconosciuta tra mille.
Sfiorò con i polpastrelli l’inchiostro verde e si perse per un attimo nei suoi pensieri.
“Der…” Cora gli sfiorò una spalla, “Sto bene” rispose il fratello stringendo il pacchetto mentre alzava a gli occhi verso la sorella, “Stranamente sto bene” ripeté quasi per convincere più se stesso, che lei. Ma era vero.
Quel piccolo segno, gli diede un briciolo di speranza.
Stiles era ancora al suo fianco.
Non l’aveva lasciato del tutto.
Non sapeva esattamente come, ma quello era un piccolo segno.
Si alzò dal divano e sorridendo verso la ragazza disse: “Scusami, ma non l’aprirò qui. Ho bisogno di casa mia” le baciò una guancia, scompigliandole i capelli. Cora lo seguì con lo sguardo mentre si infilava velocemente la giacca, si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla spalla, “Der..” il tono della sua voce era dolce.
“Ti chiamo domani”,
“Va bene. Ma sappi chiese se non mi telefoni domani mattina, vengo a buttare giù la porta!” l’uomo le sorrise, poi uscì dalla porta dell’appartamento.
Cora sospirò, mentre chiudeva quest’ultima a chiave.

Derek fece tutto il tragitto di corsa, il pacchetto stretto in una mano, con il cuore che gli batteva forte nel petto. Arrivò a casa con il fiato corto e per la prima volta non si fece scoraggiare dal silenzio surreale che regnava in quel luogo, lasciò cadere su una sedia la giacca di pelle, scalciò le scarpe e si sedette a gambe incrociate sul divano.
Le dita gli tremavano leggermente mentre scartava la carta, aprì con malcelata calma il pacchetto e versò il contenuto accanto a lui: all’interno c’era una lettera e dieci buste più piccole.
Prese la lettera tra le mani e l’aprì.
Trattenne il fiato per un istante, quando riconobbe la scrittura di Stiles, ed il suo sguardo si fece leggermente lucido, prese un respiro profondo prima di leggere.

Ciao Sourwolf,
se hai ricevuto questa lettera vuol dire che sei uscito di casa, e questo non può che rendermi felice.
Ricordi quando mi hai detto che non saresti riuscito a superare questa situazione? Beh, non è vero. Tu ce la farai, eccome se c’è la farai!
Perché tu, amore mio, sei una delle persone più forti che io conosca.
Tu hai riempito la mia esistenza dei gioia, amore e serenità.
E sono più che orgoglio di essere stato il tuo compagno, ma io non sono altro che un capitolo della tua vita.
Tieniti stretto i ricordi, ma createne anche  di nuovi.
So che all’inizio non sembrerà semplice, e non pensare che lasciarti sia stato facile, ma tu ce la farai.
Ti aiuterò io.
D’altronde, ti fidi di me, giusto?
Ascoltami, ho un progetto per te, amore.
Le buste che hai trovato insieme a questa lettere, hanno un mese scritto sopra. Dovrai aprirle una per volta, nei mesi giusti.
Non provare ad ingannarmi perché ti tengo d’occhio!
Ora ti devo salutare.
Ti amo.

Derek tirò su col naso e si asciugò una lacrima, gli occhi fissi su quelle poche righe disordinate, ma che erano riuscite, per pochi momenti, a fargli sentire la vicinanza di Stiles.
Sorrise lievemente, mentre ripiegata con cura la lettera, nonostante tutto quello che gli era capitato, Stiles aveva trovato la forza di pensare a lui anche quando la vita lo stava inesorabilmente abbandonando.
D’altronde, fino agli ultimi istanti, il suo ragazzino aveva cercato di sembrare immune a tutto quel dolore che sicuramente provava.
Fin dalla prima diagnosi, aveva sviluppato un atteggiamento determinato ed ironico, cercando di far ridere chiunque gli stesse attorno. Solo in pochi momenti si lasciava sopraffare dallo sconforto, ma dopo un breve sfogo, tornava ad essere il giovane, allegro e spensierato ragazzo dagli occhi d’ambra, del quale si era irrimediabilmente innamorato.
Perfino il giorno maledetto che li aveva separati non era riuscito a togliergli il sorriso, seppure debole e tirato, dalle labbra.
Derek lo ricordava come se fosse passato da un solo minuto, Stiles gli aveva accarezzato un guancia, aveva sfiorato le sue labbra con il pollice ed aveva sorriso prima di sussurrargli un lieve “Ti amo”, poi con un sospiro aveva chiuso gli occhi per sempre.
Derek prese le varie buste tra le mani e le osservò, su ognuna c’era scritto un mese.
Le mise in ordine e scoprì che iniziavano da marzo fino a dicembre.
Corse a controllare il calendario, era rimasto chiuso in casa per settimane e non sapeva neanche quale giorno fosse: 28 febbraio.
Doveva aspettare poche ore, poi avrebbe potuto aprire la busta di marzo e sentire nuovamente la presenza di Stiles al suo fianco.
Dispose con attenzione le varie buste sul tavolino di fronte al divano e si sedette ad osservarle fino a che il sonno non lo colse. 








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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***



Note iniziali: Scusate per il ritardo nell'aggiornamento. Crisi da foglio bianco. Ringrazio chi ha deciso di seguire questa storia e chi le vorrà dedicare parte del suo tempo. Spero di non deludervi! Commenti e suggerimenti sono gratitissimi! Saluti, HiL


Capitolo 3
 


Derek era sdraiato nel letto, il petto scosso dei fremiti e gli occhi leggermente umidi, le risate stavano diventando quasi dolorose, Stiles di fronte a lui stava improvvisando uno striptease: muoveva i fianchi in modo sexy e lo guardava con uno sguardo carico di malizia.
“La tua risata è qualcosa di unico, Sourwolf. Adesso sarò costretto a fare questo teatrino tutte le sere” esclamò con un tono di voce basso, mentre appoggiava un ginocchio sul materasso.
Derek si sistemò meglio tra le lenzuola ed incrociò le braccia sul petto nudo: “Non cercare di corrompermi, ragazzino. Stasera tocca a te spegnere la luce!” disse con piccolo ghigno, Stiles si morse il labbro mentre prese a gattonare lentamente verso di lui, “E se facessi questo…” sussurrò sedendosi a cavalcioni sulle gambe del moro, incrociò le braccia intorno al suo collo e si avvicinò alle sue labbra, sfiorò quelle di Derek in modo timido, prima di passare la lingua sul labbro inferiore per poi baciarlo in modo profondo ed irruente.
La risposta del maggiore non si fece attendere molto, le sue mani andarono a stringere i fianchi stretti di Stiles per attirarlo di più contro il suo corpo, poi con un colpo di reni inverti le posizioni e lo pressò contro il letto.
Dalle labbra del più giovane sfuggì un gemito, che venne subito catturato dalla bocca di Derek, che lo baciò ancora con più intensità.
Stiles si ancorò alla sua schiena con le dita e gli circondò i fianchi con le gambe, impedendogli i movimenti. Il moro appoggiò le mani ai lati della sua testa per potersi alzare leggermente da lui, per non gravarlo troppo del suo peso.
Si guardarono negli occhi per qualche istante, Stiles gli accarezzò una guancia coperta da un leggero strato di barba e gli sorrise: “Ti amo, Sourwolf”
Derek lo baciò a fior di labbra, “Anch’io” sussurrò contro la sua pelle.
“Ora, però da bravo…vai a spegnere la luce, sei tu quello più vicino!” esclamò Stiles allargando le braccia sul materasso e guardandolo con uno sguardo vispo, Derek inarcò un sopracciglio e scosse la testa: “Piccolo ingannatore” disse pizzicandogli un fianco prima di uscire dal letto per andare a spegnere la maledetta luce.
“Questa me la paghi, comunque!” continuò toccando l’interruttore, Stiles rise mentre il buio invadeva la stanza.
Derek camminò a tentoni verso il letto, “Ridi, ridi… la prossima volta non mi farò abbindolare…”
SBAM!
Le parole gli morirono in gola quando tirò un calcio allo spigolo del mobile.
“Cazzo! Che male!” esclamò afferrandosi il piede ferito mentre si lasciava cadere sul letto.
Stiles si avvicinò, incapace di non ridere, “Dai Sourwolf, fammi vedere!”
“Maledizione, che dolore!” continuò a lamentarsi Derek, stringendo la parte lesa e strizzando gli occhi.
Il più giovane era a pochi centimetri da lui e gli sfiorò le dita, si lasciò sfuggire un altro risolino, che venne sostituito da un grido poco mascolino in quanto Derek lo aveva afferrato per i fianchi per invertire le loro posizioni ed inchiodarlo tra il suo corpo ed il materasso.
Le loro labbra erano a pochi millimetri le une dalle altre, i loro fiati si mischiavano ed i loro petti erano in perfetto contatto, Derek sfiorò la parte sensibile del collo di Stiles con il proprio naso per poi mordergliela lievemente con i denti, causando un piccolo gemito al più piccolo.
“Adesso non ridi più, vero ragazzino…” gli sussurrò sensualmente contro la pelle, iniziando poi a cospargere di baci l’epidermide dell’orecchio fino alla gola.
Stiles incrinò la testa per lasciargli più spazio ed un sussurro lasciò le sue labbra schiuse.
Derek alzò il capo e lo guardò negli occhi, sfiorò il suo naso con il proprio, per poi chinarsi verso le sue labbra e baciarlo profondamente.
“Dovremmo decidersi a comprare una lampada” disse il maggiore dopo qualche minuto, Stiles lo baciò a fior di labbra per poi sorridere apertamente, “Naaa”
Derek scoppiò a ridere scuotendo nuovamente la testa, prima di ricongiungere nuovamente le loro labbra.

 


Derek venne svegliato da un raggio di sole che filtrava dalla finestra del soggiorno, si senti un po’ indolenzito dopo l’ennesima notte trascorsa sul divano, ma dopo la morte di Stiles, dormire nel loro letto si era fatto sempre più difficile. Sentiva la sua mancanza ogni secondo, ma ogni sera, quando il suo sguardo incontrava quel letto vuoto, il dolore diventava ancora più forte e se si stendeva tra quelle lenzuola fredde era impensabile per lui riuscire a prendere sonno. 
Si sfregò gli occhi e si guardò interno, la sua attenzione venne catturata da alcune buste sparse sul tavolino da caffè di fronte al divano.
Il ricordo della lettera di Stiles lo fece scattare a sedere e le mani corsero a cercare la busta con scritto “Marzo”
Si passò una mano tra i capelli, prima di sfiorare con dita tremanti la calligrafia di Stiles sulla carta, fece un respiro profondo prima di aprire la busta.
 
Sourwolf,
ho sempre venerato il tuo corpo, lo sai.
E’ semplicemente meraviglioso.
Quindi non posso sopportare di vederlo danneggiato a causa della mancanza di luce.
E’ ora di comprare una lampada.
Sono sempre accanto a te, amore. Cerca un segno.
P.S. Ti amo

 
Un sorriso storto nacque sulle labbra di Derek.
Scosse appena la testa mentre appoggiava con cura la lettera di Stiles sul tavolo, di fianco a quella che aveva letto la sera precedente.
Si alzò dal divano per andare a sciacquarsi il viso, decise poi di farsi una rapida doccia e vestirsi con abiti comodi.
Prese il telefono e compose il numero di Cora, la ragazza rispose dopo poco squilli
“Fratellone?”
“Ciao sorellina…”
“Allora?”
“Devo andare a comprare una lampada, mi accompagni?”

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