Nous voulons plus

di CapitanCivettictis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nous voulons plus

 

Capitolo 1

 

-Lucky charm!

Ladybug creò una saponetta.

-Beh, almeno puoi...- era già partita all’attacco prima che potessi dire qualsiasi cosa. Non era importante. Aveva già messo la saponetta in bocca ad Acquatica -Chat Noir!- mi chiamò. Corsi intorno ad Acquatica che girò su se stessa sempre più rapida creando un vortice nel suo corpo fatto interamente d’acqua. La saponetta girava vorticosamente creando piccole bolle di schiuma che venivano a galla sulla superficie di Acquatica. Dopo neanche un minuto si era trasformata in un ammasso informe di schiuma.

Ladybug sorridendo trionfante si avvicinò a dove doveva trovarsi la faccia di Acquatica e soffiò. Gli occhialini che portava sulla testa caddero a terra e Ladybug li calpestò con un piede rompendo le lenti.

L’akuma volò fuori, e a quel punto sapevo che il mio compito era finito, non mi rimaneva altro che guardare.

Era il mio momento preferito: la grazia dei suoi movimenti, l’euforia della vittoria, era bellissima.

Mi girava un po’ la testa, di sicuro perché avevo corso in cerchio intorno ad Acquatica, ma mentre Ladybug si avvicinava a me non potevo fare a meno di domandarmi se fosse realmente quello il motivo.

-Bien joué!-

Ci guardammo negli occhi per un breve istante, prima che Ladybug distogliesse lo sguardo per soccorrere la giovane nuotatrice.

La polizia si stava già avvicinando, e Ladybug stava per trasformarsi.

-Te ne occupi tu?

-Certo My Lady- dissi, e Ladybug fuggì.

Raccontai in fretta alla polizia cos’era successo, ma non vedevo l’ora di andare a farmi una doccia.

La parte più noiosa spettava sempre a me, Ladybug usava sempre i suoi poteri, ma il mio non era necessario come il suo, quindi quando potevo dovevo occuparmi della parte burocratica.

Una noia da morire.

La stampa era la parte peggiore, ma anche la più divertente in fondo.

-Sì Acquatica non aveva scampo, quando siamo insieme io e Ladybug siamo imbattibili-

I giornali adoravano questo tipo di commenti.

Fuggire dalla calca tuttavia era difficile, il flash delle macchine fotografiche era particolarmente fastidioso per i miei occhi quando ero Chat Noir.

Quando riuscii a districarmi dalla folla fuggii.

Entrai dalla finestra in camera mia pregustando la doccia bollente che mi sarei fatto di lì a poco, ma il mio riflesso sul vetro attirò la mia attenzione.

Era facile scordarmi chi fossi quando ero Chat Noir, quando ero libero di andare dove volevo e fare quello che mi andava di fare. Era strano vedere l’eroe che appariva nei giornali stare in piedi in camera mia, era buffo. Ma c’era una cosa di me che rimaneva sempre invariata: quando sorridevo, non importava chi fossi, la forma della mia bocca ricordava quella di mia madre.

Mi separai da Plagg e sorrisi allo specchio. Era rassicurante avere quel sottile collegamento tra le mie due personalità: non importava quanta pressione Adrian sentiva sulle spalle, Chat Noir avrebbe sempre fatto parte di lui.

Plagg blaterava proteste perché era affamato, gli lanciai la scatola di camembert che tenevo nel piccolo frigo vicino alla scrivania e fui subito investito dall’odore pungente del formaggio.

Mi tappai il naso e mi rifugiai in bagno. Doveva esserci una soluzione migliore per sfamare Plagg, magari Brie, Raclette, qualsiasi cosa che puzzasse di meno.

Aprii l’acqua calda, il vapore cominciò a riempire la stanza e ad appannare i vetri, e mentre ero avvolto dal profumo del bagnoschiuma pensavo al breve momento dopo ogni battaglia in cui io e Ladybug ci guardiamo negli occhi.

Gli occhi di un profondo colore azzurro di Ladybug erano così familiari, come se la conoscessi da quando sono nato.

Richiamai alla memoria tutti quei momenti dopo le nostre battaglie, e nel frattempo costruivo come in un collage il momento perfetto che non era mai successo.

Quando, in una nuvola di vapore, uscii dal bagno, trovai Plagg con la pancia gonfia sul divano.

-Belli gli effetti speciali, risparmi anche sulla macchina del fumo!- disse.

-Hey Plagg, pensi che tutti gli Chat noir della storia abbiano la stessa anima?

-Non ci sono prove, ma di sicuro il potere della distruzione ti calza a pennello.

-Che intendi dire?- lo guardai storto, ma sapevo che non intendeva niente di malizioso.

-Dico solo che sembra che ti trovi a tuo agio, no?

Sorrisi, in effetti dal primo momento che Plagg mi aveva trasformato avevo sentito che ero nato per quel ruolo. Ma non era una risposta alla sua domanda.

-E le ladybug? Hanno tutte la stessa anima?

-Non lo so, ma perché me lo chiedi? Ricordi qualcosa di una vita passata?

-No, ma quando guardo Ladybug…

Plagg sorrise malizioso -I prescelti che hanno il potere della creazione e quello della distruzione hanno sempre avuto molta affinità tra loro, questo te lo posso dire. Tu e Ladybug siete lo yin e lo Yang, la luce e il buio, e come sai gli opposti si attraggono.

Mi sentii il volto arrossire leggermente, quel pensiero mi riempiva di un calore dolce. Ma contemporaneamente non potevo far altro che soffrire per la lontananza che mi divideva da Ladybug: tra noi c’era un muro spesso quanto una maschera.

-Ed è mai successo che una Ladybug e un Chat Noir si innamorassero?- al solo pensiero non riuscivo a trattenere un sorriso.

Plagg invece si rabbuiò.

-Quasi sempre-disse.

Sentii il sorriso morirmi sulle labbra, non avevo bisogno di chiedere altro.

Quasi sempre si innamorano, ma la storia non aveva mai un lieto fine. Lo sapevo già, non ero così stupido, ma quanto era bello avere la speranza. Magari avrebbe potuto stare insieme a Ladybug solo durante i brevi periodi in cui si trasformavano, ma era già abbastanza.

Mi vestii lentamente e con gesti meccanici, pensavo a quando sarei stato un gattaccio vecchio e malandato, a quando con una vecchia e ancora aggraziatissima Ladybug avremmo continuato a salvare il mondo.

Mi sentivo così rilassato ed ero invaso da una dolce malinconia.

Accesi lo stereo a volume basso e mi misi a studiare, con Plagg accanto che dormiva tra le mie penne.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

-Dopo scuola io e Alya vogliamo andare a prendere una crepe in quel posto che ti piace, perché non venite anche tu e Marinette?

Guardai Alya e Marinette, ma Marinette era paonazza e faceva di tutto per non guardarmi negli occhi.

-Sì, e poi potremmo andare a fare una passeggiata al parco!- disse Alya.

-Sembra un’idea fantastica! Ma mio padre mi ha chiesto...-

-Oh andiamo- Nino interruppe -Qualsiasi cosa ti abbia chiesto tuo padre può aspettare giusto un’oretta, no? Da quant’è che non passi un po’ di tempo con i tuoi amici?-

Controllai la data sul mio telefono. Oggi mio padre sarebbe rimasto fuori per lavoro fino a tardi, mi aveva chiesto di tornare a casa per le quattro, ma in effetti avevo un po’ di tempo per me stesso dopo la fine delle lezioni. Inoltre, se mio padre non era a casa non poteva sapere per certo a che ora fossi tornato.

Annuii e Nino esultò e batté il pugno con Alya. Marinette non aveva aperto bocca. Ma stava sorridendo.

Mi piaceva parlare con lei: era una ragazza molto dolce, ma lei pareva preferire Chat Noir a me.

A quel punto suonò la campanella che segnava la fine della pausa e ci spostammo per andare nel laboratorio di chimica.

La professoressa Mendeleiev stava parlando di come si forma l’ossidiana.

-Quando la lava viene raffreddata improvvisamente dal contatto con l’acqua…

Qualcosa mi colpì sulla nuca, un bigliettino accartocciato rotolò accanto al mio piede.

Lo raccolsi.

Mentre stavo per aprirlo sentii una voce chiamarmi alle mie spalle.

-Adrian!- era Alya -Passalo a Nino!- feci come diceva, senza leggerlo.

Nino scrisse una risposta, accartocciò di nuovo il bigliettino e lo lanciò verso Alya.

Lei lo lesse e se lo mise in tasca.

La professoressa Mendeleiev si schiarì la gola. Andò alla postazione di Alya e Marinette e porse la mano.

-Avrete tutto il tempo di comunicare dopo scuola, signorina Césaire.

Alya si scusò sottovoce e diede il bigliettino alla professoressa, che accese un becco di Bunsen e lo bruciò.

La professoressa Mendeleiev sembrava avere una vera ossessione per il fuoco.

Anche Kim sembrò averlo notato, lo sentii che mormorava un commento ironico a Max.

-Silenzio! Possibile che per dieci minuti non riusciate a stare zitti? La lezione è quasi finita!

Non passò molto che la penna di Rose finì l’inchiostro e dovette chiederne un’altra in prestito a Juleka.

-Bene! Se non avete intenzione di ascoltare fate pure! Domani test sul capitolo 4, immagino siate pronti se potete permettervi di sprecare una lezione a blaterare tra voi!

Prese la sua valigetta ed uscì dalla classe.

Tutti si guardarono esterrefatti, mi voltai verso Nino, e poi verso Alya e Marinette, tutti avevano un’espressione incredula.

Poco dopo la campanella suonò.

 

Mentre andavamo verso la creperia, parlavamo della reazione della professoressa.

-Di solito è antipatica, ma così antipatica? Non era mai successo!- disse Nino.

-Tenere a bada una classe di adolescenti non è facile- commentai.

-Ma non è quello che l’ha fatta sbottare. Ho sentito che suo marito la vuole lasciare- rispose Alya.

-Marito? Sono solo voci di corridoio, al massimo uno dei suoi diciassette gatti vuole divorziare.

Ridemmo tutti alla battuta di Nino, anche Marinette che era stata stranamente in silenzio. Aveva una risata chiara e acuta, solo sentirla metteva allegria.

Alya e Nino ora erano davanti a me e Marinette e parlavano tra loro a voce bassa.

-Cosa avevano da dirsi di tanto importante da rischiare la rabbia della Mendeleiev?- chiesi, giusto per iniziare una conversazione.

-Non saprei- rispose Marinette, -Non mi ha lasciato leggere il bigliettino.

Seguì un attimo leggermente imbarazzante di silenzio.

Marinette era mia amica, ma di tanto in tanto era difficile comunicare con lei.

-Oh, ho comprato Ultimate Mecha Strike IV, ma non ho nessuno contro cui giocare, magari possiamo provarlo insieme!

Il volto di Marinette si illuminò -Di già? Ho letto che ci sono delle nuove skin per i mecha come delle armature da samurai! L’artista si è ispirato alle armature dell’epoca sengoku, e ci sono anche dei nuovi livelli a tema…

Cominciammo a parlare di videogiochi e del nuovo design e per un attimo vidi Alya sorridere maliziosamente, e mi sembrò di averla vista sbirciare verso di Marinette con la coda dell’occhio.

Arrivati alla creperia ordinammo delle crepe da mangiare mentre passeggiavamo per il parco: Nino prese una crepe con banana e nutella, Alya ne prese una con gelato e burro di arachidi e Marinette ne prese una con le fragole e pezzetti di cioccolato.

Ordinai la mia con una palla di gelato alla liquirizia e sciroppo di cioccolato bianco, e ci incamminammo verso il parco.

Mi sedetti su una panchina e ad un tratto Alya prese Nino per il polso.

-Oh no, mi sono dimenticata le cannucce!

-Le cannucce?- chiese Nino. -Ma se non abbiamo neanche preso una bibita.

-Oh nooo! Mi sono dimenticata anche le bibite!- con un gesto drammatico Alya si diede un colpetto sulla fronte.

-Cosa volete? Voi restate pure qui, io e Nino andiamo a prenderle-

-Un latte al cioccolato per me!- dissi io. Marinette si mise a ridere

-Davvero?- chiese.

-È così strano?- domandai.

-No, è solo… Adorabile?- si fece rossa in volto e distolse lo sguardo.

-Io prendo un tè al limone… Se vuoi vengo con te!

Alya scosse la testa -Nooo no no no, tu stai qui a fare compagnia ad Adrian- disse facendole l’occhiolino -Io e Nino dobbiamo dirci le cose dolci da fidanzatini

-Che cose dolci da...?- Chiese Nino, ma fu interrotto da Alya con una gomitata nel fianco.

-Ah sì, quelle, tesoruccio mio.

Alya fece una faccia disgustata e si trascinò dietro Nino.

Io e Marinette fummo soli, e di nuovo venne il silenzio imbarazzante.

Per un po’ mangiammo le nostre crepe, poi le chiesi se aveva disegnato niente di nuovo.

-Sì, ma niente di che, non ho neanche il blocco da disegno con me adesso…

-Capisco- dissi.

Aaaah, odiavo quei momenti di silenzio, non ero ancora abbastanza intimo con Marinette perché potessimo goderci un momento senza parlare, era solo estremamente imbarazzante.

Sul fondo della crepe era rimasto un sacco di sciroppo di cioccolato bianco, era la mia parte preferita.

-Mmm, delizioso- dissi.

Guardai Marinette negli occhi, erano di un bell’azzurro profondo, non li avevo mai notati.

-Sì… sei delizio- Marinette si morse il labbro inferiore -Cioè sì, è deliziosa… La crepe, sai? Buonissima.

Mi guardava di sbieco, c’era qualcosa nei suoi occhi… Qualcosa di familiare.

Sentii il rumore metallico di un bidone della spazzatura che si rovescia, uno schiocco e un grido.

Un uomo corse attraverso il parco, seguito da una donna con i capelli viola e un camice verde acido con delle enormi spalline.

-ELIO!- gridò la donna. Il grido dell’uomo si fece sempre più acuto ed era veramente buffo da sentire, l’uomo stesso si mise a ridere e a ridere e a ridere sempre di più finché si sollevò da terra. Le sue grida di paura venivano interrotte da risate isteriche, ma il suono andava affievolendosi man mano che l’uomo si sollevava in aria.

Marinette si era alzata in piedi -Io… Io devo andare a cercare Alya e Nino! Nasconditi!

Balbettai un “Sì” e corsi a cercare un posto dove trasformarmi.

Finii in un vicolo vicino ad un bar, non c’era nessuno nei dintorni.

-Plagg! Trasformami!-

 

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