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Damon corre sul suo skate, ha le ginocchia
sbucciate e sua madre si arrabbierà tantissimo quando vedrà come ha ridotto
l’ennesima maglietta, i pantaloni non si disturba più a comprarli nuovi tanto
la moda di quel tempo prevede che sia più cool tagliarli e lasciarli
strappati.
E lui è bravo a strappare i vestiti,
perché Damon è così.
Testardo.
Istintivo
Sempre spinto al limite.
L’infanzia è il momento in cui inizia ad emergere il carattere, il nocciolo di quello che sarà un giorno un adulto.
E quel bambino dai capelli nerissimi e gli
occhi così chiari che anche le maestre hanno
difficoltà a guardarlo dritto, ha già i tratti di chi sarà un domani.
Così Lily, rassegnata, osserva il maggiore
dei suoi figli che grida divertito per aver battuto
Tyler, il vicino di casa figlio del Sindaco Lockwood
e dopo aver dato il cinque al complice della gara, Niklaus
Mikaelson, raccolgono lo skateboard e corrono verso di lei.
Sono le cinque e Lily ha
preparato loro la merenda.
Accarezza i capelli di suo figlio che le
sfreccia accanto superandola ed entrando dalla porta sul retro seguito da Klaus
e dal piccolo sconfitto Tyler.
-Avrai la tua rivincita-
Lily gli sorride e il ragazzino fa
spallucce raggiungendo gli amici al tavolo da pranzo.
-Prima lavatevi le mani-
Damon ha 10 anni
e la scuola è finita da qualche giorno.
Suo padre tornerà tardi con una notizia
importante per la famiglia.
-Steftieni!-
Damon allunga una fetta di pane con la
marmellata al bambino di 5 anni seduto a capotavola
che non bada ai bambini grandi, intento a disegnare qualcosa per la mamma.
Lily lo affianca osservandolo dolcemente e
lui quando si accorge di lei alza gli occhi verdi nascosti sotto ad un ciuffo biondo.
***
Elena ha 5 anni, scende
dall'auto del padre mentre sente sua madre chiamarla.
-Attenta Elena stai
lontana dalla strada!-
Miranda toglie il piccolo Jeremy dal
seggiolino e tiene gli occhi su sua figlia mentre Grayson scarica le prime
valige.
Sono tornati nella loro città dopo lungo
tempo.
Miranda è felice di poter far crescere i
suoi figli proprio lì dove lei ha i suoi ricordi più belli e osserva speranzosa
la nuova casa nel quartiere residenziale di Mystic Falls.
Chissà se le sue amiche sono tutte ancora qua, di alcune ne è certa e sa già che entro
sera piomberanno da lei a trovarla.
Sorride mentre fantastica sui pomeriggi in
cui Elena giocherà con Caroline, la figlia di Liz o
magari con Rebeka Mikaelson.
Quanta emozione ed
aspettative per la loro nuova vita.
Sono quasi le cinque ed Elena ha corso per
tutta la casa saltellando e agitando le code castane e lisce con quella risata
spensierata che, sua madre, spera non perda mai.
-Mamma posso
andare in giardino?-
-Si va bene, ma non andare
per strada-
La piccola spalanca il sorriso un po’
sdentato e corre fuori dove Grayson è intento a dare
istruzioni al camion dei traslochi appena arrivato.
Ed è una volta fuori che lei sente delle
urla di bambini che corrono per strada.
Si ferma sul marciapiede e li vede
sfrecciare su una tavola con le ruote.
È una bambina curiosa Elena, con i suoi
profondi occhi scuri che scrutano il mondo desiderosi
di scoprirlo tutto.
-Ho vinto!-
Volta lo sguardo su un bambino dai capelli
nerissimi, non ha mai visto dei capelli così scuri pensa.
Sembrano dipinti coi
pennarelli, proprio come quelli che usava lei all'asilo per colorare.
Poi spariscono
oltre la curva.
Salve a tutti, questo è un esperimento non so dove andrà a finire.
E non sto nemmeno a descriverla perché l’unica cosa che posso chiedervi è
di provarea
leggerla e vedere che effetto vi fa, se vi incuriosisce, se vi va di
continuare!
Damon osserva sua madre immersa nelle mille scatole che affollano casa
loro.
Non ha ben capito perché devono andare via così in fretta, ma la mamma ha assicurato loro che la nuova città sarà bellissima.
Stefan continua a porgere a sua madre i vestiti che toglie dal cassetto e
lui non può evitare di fargli presente che sta buttando tutto all’aria invece
che aiutare e gli occhi verdi di suo fratello si allargano dispiaciuti perché
lo sa Damon che Stefan adora aiutare la loro mamma, a differenza sua.
E Lily insegna una nuova lezione ai suoi figli, di cui spera, come tutte le
cose che dice loro, che si ricorderanno e faranno buon uso.
Perché “è importante il tentativo, il provare a far quello che sentiamo giusto;
non importa se è imperfetto o se cadiamo, infondo solo chi non ama non
sbaglia.”
Di nuovo, come ogni volta, gli occhi celesti si allargano totalmente
conquistati dal volto dolce della sua mamma e accolgono le sue parole
pronunciate come un incantesimo, qualcosa di prezioso e segreto che Damon
ripone attentamente nella mente e il cuore.
Ha solo dieci anni, ma la sua mamma ha il potere di farlo sentire già un
ometto grande, capace di ascoltare quello che dice loro.
-Mamma perché tu sai sempre tutto?-
Stefan le porge l’ennesimo maglioncino.
Farà più freddo dove andranno.
-In realtà non so tutto tesoro, ma le mamme hanno un dono speciale e
riescono a capire le cose….imparerete anche voi-
-Ma noi siamo maschi non possiamo diventare mamme-
Ride Lily, mentre sistema le valigie dei figli.
Partiranno tra meno due settimane, c’è davvero tanto da fare e lei ha
organizzato tutto in quei primi giorni da quando Giuseppe ha
annunciato loro di aver ottenuto un incarico importante, solo in un altro Stato
e con effetto immediato.
-Anche gli uomini possono essere svegli come le mamme, ma solo se le
ascoltano sin da piccoli-
-Allora noi lo diventeremo perchè ti ascoltiamo
sempre-
-Oh, sul serio? Allora mi prometti di non correre in mezzo alla strada?-
-Ma papà dice che i maschi lo possono fare!-
Ammonisce teneramente Damon e poi lo vede afferrare lo skate e partire
veloce, ha già sentito il trillo delle bici dei suoi
amici come richiamo segreto del gruppetto.
Lo lascia fare, sa che quelli sono gli ultimi giorni che passerà con loro.
Più tardi passerà a salutare Miranda Gilbert, sono arrivati da qualche
giorno e si stanno sistemando.
Non credeva che sarebbero tornati in città proprio ora che loro devono
partire.
Magari Stefan potrà giocare con la piccola Elena, hanno la stessa età.
Damon corre in giardino, una nuova sfida per la strada di quartiere gli
attende, soprattutto sono curiosi di sapere chi si è trasferito nella casa che
era sempre vuota e pensava- Damon- che fosse abitata dai fantasmi.
Invece c’è una famiglia, con dei bambini, proprio come tutte le famiglie
normali.
E i fantasmi non sono mica normali, affermerà più tardi Klaus.
Vedono un signore in giardino intento a montare, sotto il portico, un
dondoloe poco lontano da lui una bambina
giocare con una palla.
-Oh una femmina-
-Non ce ne sono tante in questa strada-
-A parte tua sorella Bekah-
-Ma lei è super piccola, ha 5 anni-
-Come Stefan…e come quella bambina-
-Come fai a sapere quanti anni ha?-
Tyler osserva Klaus, ha quella sua faccia da saputello mentre stringe gli
occhi chiari e fissa Damon in segno di sfida.
Pensa già se scommettere delle figurine o le gomme che sua madre non vuole
che mangi e che comprano di nascosto e lui ha quasi finito la sua scorta.
-E’ bassa come tua sorella!-
-Magari è solo bassa-
-Va bene, secondo me ha 5 anni-
-Secondo me no!-
Damon punta gli occhi cerulei in quelli dell’amico.
-Chiediamoglielo-
-Tu lo fai, io non parlo con le femmine-
-Ma se hai una sorella!-
-E’ diverso!-
Il corvino fa una smorfia scocciato e posa lo
skate.
-Bene vado io, ma se ho ragione mi dai cinque
gomme-
-Andata-
Si battono il pugno da veri uomini e poi si
voltano verso la bambina che scorrazza nel prato.
Guardano quello che deve essere suo padre come se fissassero una guardia di
un tesoro e aspettano il momento adatto per farsi avanti.
E mentre attendonoDamon pensa che la loro casa è molto
carina e quel dondolo deve essere divertente.
Lui non ha dondoli a casa, in realtà suo padre non
vuole che ci siano troppi giochi a giro per casa e non si può toccare mai
niente.
Pensa che deve essere bello avere una casa piena
di giochi dove puoi toccare le cose, magari anche correre scalzo o con le
scarpe sporche.
Perché quella bambina che ride come una pazza dietro una palla sembra
proprio il tipo che da un momento all’altro potrebbe entrare in casa con le
scarpe.
Chissà perché la osserva meglio, a lui non
piacciono le femmine, sono appiccicose e piangono sempre, soprattutto la
sorellina di Klaus quando loro travolgono le sue barbie con la bici.
Odia tutto quello che riguarda le femmine, tranne la sua mamma
ovviamente.
Perché le femmine non corrono, o saltano, o si sporcano.
Le sue compagne di scuola sono così antipatiche, come quella tizia - Kathrine-
che lo spinge sempre perché lui ha osato macchiarle il vestito preferito per
sbaglio.
E pensa, Damon, che questa bambina sembra più un
maschiaccio.
Eppure ha i capelli lunghi e vestiti da femmina.
Ma corre e ride.
Che strano.
Una spallata di Klaus lo sveglia come segnale del fatto che l’uomo è
entrato in casa un attimo e lui può andare da lei.
Si avvicina cauto, lei non sembra notarlo all’inizio troppo occupata a
colpire quel pallone.
-Ehi tu!-
Si ferma, ad un certo punto, e si volta verso
quella voce sconosciuta.
La palla rotola fino alle scarpe da ginnastica di lui che si china a
raccoglierla.
Adesso la vede Damon e pensa, per la prima volta, che quella bambina sembra
davvero una bambina.
E non prova quella sensazione di disgusto che ha sempre invece con le femmine.
Ha gli occhi grandi e scuri, davvero scuri, perché lui è uno che sta molto
attento ai particolari, soprattutto agli occhi.
Perché la sua mamma gli ripete sempre che gli occhi sono lo specchio
dell’anima e lui le persone, di qualunque età o altezza, deve sempre guardarle
negli occhi.
E si sa ormai, Damon si fida ciecamente di sua
madre.
Anche se spesso le disubbidisce.
Ma è un maschio, deve farlo ogni tanto.
Lei lo osserva stranita, non urla, non gli dice nulla, ma fa un passo
curiosa.
-Tieni-
Allunga la palla verso di lei, forse non sa parlare.
Ma Stefan ha 5 anni e parla come lui.
Lei la afferra continuando a guardarlo circospetta e Damon si sente un po’
a disagio.
E’ una sensazione nuova, solo con gli adulti gli capita, perché non sai mai
quello che potrebbero dire o fare, gli adulti ne sanno sempre più di un bambino
di 10 anni.
Ad un tratto, chissà perchè,
gli sorride.
Le si illumina tutto il volto e gli sorride.
E Damon continua a non sapere come comportarsi, che bambina strana pensa.
-I tuoi capelli sono nerissimi, come mai?-
-Come?-
-Io non li ho mai visti così neri, anche il mio papà li ha neri, ma i tuoi
lo sono di più-
-Oh...magari li aveva così da piccolo-
La bambina lo fissa.
-Tu chi sei?-
-Abito qua infondo-
Gli indica la strada con il dito e lei segue appena l’indicazione.
-E ti sei perso?-
-No, volevo solo sapere quanti anni hai-
-Perché?-
-Perché sono curioso-
-La mia mamma dice che le persone curiose sono
intelligenti, lo sapevi?-
Lui cruccia lo sguardo, davvero la bambina più strana del mondo.
-No, lo chiederò alla mia mamma, lei sa molte cose-
-E tu quanti anni hai?-
-Te l’ho chiesto prima io, puoi dirmelo?-
-Sì, ne ho 5!-
Lo sguardo azzurro si allarga e sorride.
Elena pensa che i suoi occhi sono come il cielo,
ma lei non ha un pennarello di quel colore.
-Lo sapevo!-
-Davvero? E perché me lo hai chiesto-
Si indispettisce, cosa vuole questo ragazzino dai colori
strani?
-Non ero sicuro, grazie ora devo andare-
Lo osserva allontanarsi e vorrebbe tanto chiedergli il suo nome perché
altrimenti non saprà cosa scrivere sotto al disegno
che ha intenzione di fare, sta imparando a scrivere i nomi delle persone che
disegna.
E ora Elena ha proprio voglia di usare il pennarello azzurro e quello nero.
Non li ha mai usati insieme, quando disegna il cielo col sole
usa l’azzurro e su un altro foglio usa il nero quando fa il cielo di notte con
la luna.
Non pensava che potessero stare nello stesso foglio.
E mentre lui saltella verso altri due bambini, Elena molla la palla e corre
in casa.
Magari il nome glielo chiederà un’altra volta, anche se ancora non sa che
dovrà passare molto tempo prima di rivedere quel bambino e, soprattutto, per
ricordarsi di lui.
Elena esce di
casa, un tiepido primo pomeriggio di Aprile soleggiato la accarezza e già può
allentare i bottoni della giacchetta blu.
Attraversa il vialetto rovistando in borsa
certa di non aver scordato il suo cellulare e quando rialza lo sguardo è già sul bordo del marciapiede e un camion oscura
la visuale facendola sussultare per la sorpresa.
Cruccia lo sguardo e lo segue curiosa,
stessi occhi marroni ora un po' truccati, ma sempre
inconsapevoli del potere che esercitano su chiunque ci finisca dentro.
È un camion della ditta di traslochi, c’è
qualcuno nuovo in città e pensa che forse andranno proprio ad abitare alla
pensione Salvatore, si diceva in giro che la famiglia stesse tornando a Mystic
Falls.
Non li ha mai conosciuti Elena, si sono
trasferiti due settimane dopo il loro arrivo; ricorda solo una volta che sua
madre aveva passato il pomeriggio a chiacchierare con una signora dai capelli
rossi e gli occhi azzurri, forse lei aveva perfino giocato con uno dei loro
figli ma era troppo piccola per ricordare.
Non sa dire come mai le sia rimasta così
impressa lei invece.
Distoglie lo sguardo quando il suono di un
messaggio la sveglia.
Deve muoversi o rimarrà a piedi.
Tra qualche mese compirà 16, questo significa patente.
Piccolo traguardo per i passi verso
l’indipendenza
Caroline la sta pressando, meglio
sbrigarsi non vede l’ora di sentire cosa ha combinato con Tyler.
Di Caroline amica è diventata e rimasta,
con Rebeka si sono allontanate dopo le scuole medie.
Mentre si volta in direzione opposta al
camion, sfreccia qualcos’altro di insolito che rapisce
un po’ più prepotentemente il suo sguardo.
Un’auto azzurra.
Dal tettuccio nero.
Colori familiari pensa,
ma non riesce a sforzarsi per rincorrere qualche recondito pensiero al
riguardo.
Non sa che modello sia quell’auto,
sicuramente vecchia, magari degli anni ‘60.
Non è un’esperta di macchine Elena e a 15 anni non si è ancora mai fidanzata quindi non ha potuto
sviluppare conoscenze su settori di competenza puramente maschile, non badando
certo alle cose ‘da uomini’ che fanno Jeremy e suo padre in garage.
Pensa che un azzurro così, per la
carrozzeria di una macchina, lei non l’ha mai visto e
un po’ come la signora che ha ricordato poco prima, sente che non se lo
scorderà mai.
Sono di quei ricordi che ti si stampano
dentro senza un reale motivo, non c’è un fatto affettivo che li lega a te,
semplicemente lasciano un’impronta e a Elena sembra che sia come sfiorare
qualcosa che non sei destinato a incontrare e te ne resta appena l’ombra.
Scuote la lunga chioma scura, Caroline
direbbe che “sono un mucchio di pensieri da psicanalisi e forse dovresti
fare la psicologa un domani”, Bonnie invece la
reputa “troppo riflessiva e che quindi è bene tu ti decida ad accettare
quell’uscita dopo scuola che ti ha proposto Matt Donovan.”
Lei, invece, prova solo ad
essere Elena.
***
Gli affari di suo padre li hanno riportati
in città e non solo quelli.
Sua madre ha una
malattia -nome complicato quanto le conseguenze che ne derivano- e lui non ha
voglia di pensarci.
Sa solo che deve aiutarli col trascolo e
dopo potrà ripartire per il college, gli esami di fine anno si avvicinano e lui
lo ha promesso a sua madre.
Deve diventare un uomo Damon, ha solo 20 anni, ma Lily gli ha affidato suo fratello Stefan che di
anni ne ha 15 e ancora poche preoccupazioni.
Suo padre Giuseppe è un buon padre, un po’ burbero e l’incapacità di abbracciare l’ha
presa da lui.
Sua madre ci ha provato ad addolcirlo, ma
a Damon non piacciono le smancerie, non gli sono mai piaciute.
Guida la sua Camaro, con Stefan di
fianco che si diverte a riassumere per la centesima volta la storia di
quell’auto, lasciata in eredità al nipote maggiore dal nonno. Sembrano due
bambini la mattina di Natale e, per un istante, Damon riesce a non pensare al
fatto che sua madre stia morendo.
Non sa quanto le resta, i dottori sono le
persone meno certe della terra soprattutto in situazioni come questa.
Chissà come vivono senza affidarsi a
qualcosa o qualcuno.
Ogni tanto Damon se lo chiede, come si chiede cosa ne sarà di loro quando lei non ci sarà più.
Perché sua madre ha questo strano potere
di rendere suo padre un uomo dolce e affettuoso, di rallegrare Stefan e di
ammorbidire pure lui.
Il figlio anaffettivo.
Eppure Damon non crede di amare qualcuno
più di sua madre e di Stefan.
Quindi sfreccia rapido perché lui e suo fratello
penseranno al trasloco mentre i suoi genitori si sono fermati all’ospedale di
Mystic Falls per registrarla così da poterla portare tranquillamente ogni due
settimane per controlli e cure di routine.
Sa che suo padre e Stefan non capiranno, ma lui deve lasciarli e continuare il college
anche se questo comporterà stare lontano da casa, stare lontano da sua madre e
perdere gli ultimi anni con lei.
Ma quando gli occhi azzurri di Lily si fanno di
ghiaccio, Damon sa che non sta lasciando spazio di scelta.
E l’ultima cosa che vuole è deluderla,
finirà il college, si occuperà di suo fratello e, in qualche modo, di suo
padre.
E’ una bella giornata e guardandosi
intorno si ricorda vagamente della sua infanzia passata con i suoi amici a
correre sullo skate.
Prima di ripartire passerà a trovare il
solo con cui è rimasto in contatto.
Klaus.
Frequentano pure lo stesso college, lui lo
raggiungerà nel fine settimana.
Sua madre potrà riposarsi meglio in quel
luogo calmo e soleggiato e la strada di casa loro è tranquilla, la zona è molto
bella.
La sensazione di calore se la ricordava.
Distrattamente le iridi azzurre, un po’
più ferite dalla vita, vagano per il paesaggio della via mentre la voce di suo
fratello funge da sottofondo e, per un attimo, una figura femminile attira lo
sguardo.
La perde subito, non sa perché si trova a
rallentare la corsa e la studia, prima che sparisca, dallo specchietto
retrovisore.
Non l’ha vista in volto, che lo ha chinato in basso, pensa solo che dei capelli così
lunghi, lisci e illuminati dalla luce naturale non credeva potessero esistere;
non sa perché gli brucino le mani mentre stringe il volante e stupidamente
pensa che sarebbe una sensazione curiosa toccare dei capelli così.
Perché tutte le ragazze che ha frequentato nella vecchia città erano esagerate in tutto,
il trucco, l’abbigliamento, le acconciature.
Damon ha 20 anni,
deve ancora scoprire tanto della vita, ma sente che c’è qualcosa di naturale
nell’aria attorno a lui che gli fa quasi venire voglia di restare e infrangere
quella promessa.
Sente che l’ombra di luce di quello strano
primo pomeriggio di aprile gli sfuggirà e tornerà alla sua vita lontano da casa e questo, un po’, segnerà il suo animo.
Salve
a tutti!
Anzitutto
come sempre grazie mille a chiunque abbia dato una possibilità alla mia storia,
prometto che i prossimi capitoli saranno più corposi.
Questo
è un po’ di passaggio, per spiegare a che punto sono
delle loro vite e come queste sono nuovamente destinate a incrociarsi. Sono
cresciuti, i Salvatore stanno tornando in città anche
se Damon ripartirà subito per il college, quindi il loro incontro si post porrà
ancora un po’. Diciamo che mi piace l’idea di qualcuno che c’è sempre stato
nella tua vita, in qualche modo, ma non era mai il momento giusto per incontrarlo!
L’estate si avvicina insieme alla fine della scuola, c’è il falò di fine
anno e ovviamente Elena è andata insieme alle sue amiche e Stefan, il suo
amico/vicino di casa con cui ormai ha stretto un bel rapporto.
Ci ha messo un po’ Stefan a sciogliersi e farsi conoscere, e da subito lei lo ha trovato adorabile, gentile. Un po’ sulle sue, forse
per via della situazione di sua madre della quale non
parla molto.
L’ha vista poche volte la signora dagli occhi chiari e i capelli rossi che ricordava così bene; ogni tanto quando sua madre torna da
averle fatto visita, le racconta qualcosa.
Ma Elena adesso è presa dalla sua “Matt
Donovan-situazione”.
Perché alla fine ha accettato il consiglio di Bonnie ed è uscita con lui,
una, due, tre volte; così ha finito per definirlo il mio
ragazzo, ma adesso non lo sa più.
Sembra già passato tutto, le farfalle, il trovarlo così carino ed
emozionarsi per quando le prendeva la mano al cinema.
Caroline parla a mille all’ora di come Tyler abbia sbandierato la sua “perdita
di verginità” per i corridoi della scuola senza fare nomi, ma potrebbe
scommettere tranquillamente su quella tossica di Vicky.
Non si è mai spiegata come lei e Matt possano
avere lo stesso patrimonio genetico.
E Stefan sorseggia la sua coca cola mentre, da dietro il bicchiere, scruta
Elena che tenta di arginare la furia della bionda senza davvero ascoltare
quello che dice.
Dov’è Bonnie quando serve?
Ah giusto, si becca l’influenza.
Sospira e la sua mente vaga altrove, non vede l’ora che arrivi il famoso sconosciuto
fratello di Stefan a prenderli, così da riportarli a casa.
Si è offerto di dar loro uno strappo dato che è
tornato quel pomeriggio dal college.
Non si è mai visto per un intero anno, Elena almeno non lo
ha ancora visto.
Ha messo piede ancora poche volte in quella villa che sa
di casa di fantasmi dove vive il suo amico e compagno di banco.
Non ha mai pensato a Stefan in modo diverso, ma non è stupida e vede come
lui la guarda o meglio, Caroline lo vede per lei e la deride continuamente.
Eppure a lei invece sembra che il ragazzo abbia uno sguardo tutto
particolare per Care.
Non si è mai ritenuta una esperta in materia,
questo lo dimostra.
Sorseggia pure lei la coca cola e poi lo sguardo di Matt, dietro all’amica,
attira la sua attenzione.
Il biondo dei suoi capelli spicca avvolto da quella notte particolarmente
nera.
Già, Elena si trova di nuovo ad associare un colore in maniera così netta a
un momento.
Chissà perché è sempre il nero.
O l’azzurro, pensa.
E’ proprio il pensiero di quel colore che le fa realizzare
che deve chiuderla qua, non è innamorata di Matt e non è giusto.
Lei ha sempre troppe domande e poche risposte, una volta tanto che una
risposta certa l’ha trovata se la deve spendere fino
infondo. Non può fare la codarda.
Alza le iridi scure su Caroline.
-Devo parlare con lui-
La bionda la guarda come se fosse pazza, leggermente confusa e cerca
risposte negli occhi verdi di Stefan che le trasmettono lo stesso
interrogativo.
-Di che parli-
-Di Matt-
-E vuoi farlo adesso?-
-Soprattutto, nel bel mezzo di una festa?-
Elena si morde un labbro e Stefan estrae il cellulare.
-Mio fratello sta arrivando-
-Tanto meglio-
-Oh così dopo puoi fuggire-
La bionda l’ammonisce.
-Esatto-
-Molto maturo-
-Ho 16 anni, nessuno si aspetta che io sia matura-
Molla il bicchiere all’amico che sobbalza e supera Caroline.
Gli occhi azzurrissimi tornano su Stefan che fa spallucce.
-Stasera c’è troppa agitazione in giro, vieni consola una povera ragazza
Salvatore-
Ride, perché solo Caroline riesce a rendere tutto molto comico e lui trova che sia estremamente adorabile nel suo goffo modo.
Un altro bip.
Suo fratello è arrivato.
Non è che glielo scrive come le persone normali,
glielo fa comunque capire.
“La bionda o la mora? Sono troppo lontano per giudicare”
“Ci vediamo tra poco”
Lo ignora, ma ride di nuovo.
Un po’ perché Damon ha un senso dell’umorismo tutto particolare e ogni tanto lui ci prova a imitarlo, fallendo, e un po’ perché è
contento che suo fratello sia in città, si è visto solo a Natale, lo sa che
deve studiare molto ma c’è bisogno di lui a casa.
E’ un conflitto quello che si porta dentro Stefan, ancora però sa gestirlo
e gli consente di non arrabbiarsi con Damon e confrontarsi con lui sulle
questioni da maschi.
Chissà quale delle due gli direbbe di
scegliere.
Ma Damon è nella fase “non ho tempo, devo laureami”
sembra quasi che lo rincorra il tempo, come per paura di essere battuto dalle
lancette che corrono insieme alla vita della loro mamma.
Scuote la testa un attimo e si fa intrattenere da Caroline mentre Elena
molla Matt, cosa che si trova a condividere con piacere.
-Mi dispiace Matt io non sono innamorata di te-
-Gli hai detto davvero così?-
Elena si stringe tra le proprie braccia, sta passeggiando nel prato che
porta alla strada, lontana dalla festa, dagli occhi blu feriti di Matt e dai
rumori che sanno di un’allegria che ora non le appartiene.
Mollare qualcuno è un atto tirannico, non è che
lei si diverte a ghigliottinare il cuore dei ragazzi.
Tiene stretto il suo prezioso cellulare che le consente di parlare con
Bonnie ed aggiornarla delle sue decisioni.
-Gli ho detto la verità, secondo te ho fatto
male?-
Si guarda i piedi avvolti nelle converse nere
mentre dà piccoli calci ad un sassolino, giusto per tenersi occupata mentre
ascolta il parere dell’amica, nemmeno si accorge di essere già sul marciapiede.
-Dipende, ti senti sollevata?-
-Oh si tantissimo...certo mi dispiace però….dai
Bon l’amore non può essere solo questo, insomma io non lo so cosa voglio, ma di
certo non è lui-
Sbotta, respirando a pieni polmoni la libertà riconquistata.
Sei davvero una brutta persona Elena.
-Allora hai fatto bene Elena, e sono certa che lo capirà anche lui-
-Speriamo-
-Ora devo andare, mi scoppia la testa...ti
chiamo domani-
-Passo io da te per vedere come stai-
-Ok, notte-
Saluta Bonnie e fissa un secondo lo schermo, poi chiude il cellulare e un
colpo di tosse le fa alzare la testa di scatto.
Nero.
Azzurro.
***
La prima cosa che trova dal suo ritorno dal college è sua madre intenta a
preparare la cena che più piace a lui, suo fratello che lo accoglie
supplicandolo di andarlo a prendere ad una festa e suo padre che gli batte una mano sulla
spalla, accompagnato dalla battuta consueta “il ritorno del figliol prodigo”.
Lo sa che Giuseppe in parte non condivide quello che sta facendo, è felice
che stia lavorando sodo ma allo stesso tempo sente la
mancanza del figlio dovendo occuparsi di sua moglie e di Stefan che, per
fortuna, non da problemi.
Ma è un uomo che inizia ad essere stanco e
scaricare la frustrazione sul maggiore è inevitabile.
Damon non lo capisce molto suo padre, ma i loro rapporti non sono male se
non fosse per il fatto che gli rinfaccia di non
tornare abbastanza spesso o farsi sentire abbastanza spesso.
Eppure lui sta facendo tutto questo, sta sacrificando gli ultimi anni che potrebbe passare con sua madre per frequentare un college
che si trova sulla costa lontano ore di volo da casa solo per lui e Stefan.
Parla un po’ con sua madre e poi scappa in doccia, è stato un lungo viaggio
e ha bisogno di riposare.
Parleranno a cena e dopo farà un salto a prendere una birra con Klaus che è
rientrato da qualche giorno, in modo da allungare l’orario fin quando non dovrà
andare a prendere Stefan.
Non conosce le usanze giovanili del posto, sono tornati a Mystic Falls ma
lui non ci ha mai vissuto praticamente.
Sa solo che è una festa del liceo piena di ragazzini e suo fratello ci
andava con due amiche.
“Ehi, non mi diventerai mica l’amico delle ragazze, giusto? Quello del
gruppo che poi rimane sempre senza donne” “mi mancavano
i tuoi consigli fraterni” “i Salvatore non si fanno friendzonare
ricordalo”.
Era stato il tenore della loro conversazione prima che il minore sparisse
per correre dalla vicina di casa, che abitava all’inizio della strada, per
andare insieme alla festa.
Klaus lo aspetta con una birra già pronta per lui e si siede sorridendogli
complice. Chiacchierano del più e del meno fin quando non vede l’ora e congeda
l’amico per andare a svolgere i suoi doveri di fratello maggiore.
Ferma la Camaro al bordo della strada che separa il prato dal luogo della
festa e getta un occhio curioso cercando suo fratello.
Lo intravede, illuminato dal falò intento a
parlare con due ragazze, una mora e una bionda e gli scappa un sorriso.
Le ragazze in quel posto sembrano tutte così semplici, chissà con quale se
la intende davvero Stefan, così glielo chiede per sms.
Fa piuttosto caldo quella sera di Maggio e lui decide di reclinare il
sedile in attesa dei ragazzini festaioli, cosa che dovrebbe essere anche lui
infondo ha solo 21 anni.
Può finalmente bere a differenza loro.
Piega le mani dietro la testa e getta gli occhi cerulei verso il cielo
nero, illuminato dalle stelle e si accorge solo ora di quanto aveva già intuito
tempo prima.
Quella città è così naturale.
Non esiste vedere così le stelle dove vive lui per la maggior parte
dell’anno, e adesso sembrano talmente vicine che potrebbe quasi toccarle.
Uno spettacolo incredibile che lo fa sentire quasi privilegiato e sente quel vuoto che affligge il suo cuore riempirsi appena
un po’, perché lo capisce che l’universo è fatto per essere guardato proprio
dai suoi occhi.
Cose così belle sono create solo per questo, per riempire lo sguardo di un
uomo.
Per spalancare il senso di infinito dentro ognuno
di noi.
E lui, ora, si sente infinito.
Ma la poesia è interrotta da una voce singolare,
femminile, bassa e dolce.
Con qualche nota roca.
C’è un silenzio di tomba intorno a lui quindi non gli è
difficile carpire la conversazione della sconosciuta, anche non volendo.
Si alza appena, attirato dalla curiosità di dare un volto ad un suono che sembra così, di nuovo, naturale.
Si chiede se il mondo in cui vive sia finto rispetto a tutto questo.
Vede una ragazzina a telefono che si fissa le scarpe e passeggia sul
marciapiede, è così buio in quel tratto di strada e la luce della luna, fredda
e bianca, si riflette sulla chioma.
Una chioma che gli è familiare, cerca di inseguire
un ricordo nella sua testa.
Ma decide di arrestarsi al pensiero che quella ragazza
ha dei capelli bellissimi.
Lunghi, lisci, castani con riflessi argentei ora.
Decide di scendere, non sa perché ma ha una strana curiosità addosso che lo
spinge a raggiungerla e spiarla.
Non è tanto alta, magra e ha delle curve dolci da ragazzina pronta a
sbocciare in unadonna.
Quando si volta nella sua direzione non lo ha
ancora visto, intenta a chiudere il cellulare pensierosa e già intravede la
sottile linea del naso e pensa che, se dovesse diventare cieco in quel momento,
sarebbe un piacevole ricordo il suo profilo.
Da un colpo di tosse, appoggiandosi casualmente contro la Camaro e attira
la sua attenzione.
Non aveva previsto questo.
Sussulta appena.
Non lei, ma lui.
E Damon non sussulta mai, non si scompone, non sembra colpirlo mai niente.
Trova due occhi da cerbiatta, neri come la notte, incorniciati da lunghe
ciglia e un volto tondo da bambola, con la pelle di porcellana e due labbra
rosse che si schiudono stupite. E gli sembra di seguire una linea che traccia i
contorni di lei come se una penna invisibile la stesse
disegnando davanti ai suoi occhi, proprio per lui.
E’ bella questa piccola ragazzina, è come
l’universo.
Non sembra fatta che per essere guardata, osservata in tutta questa sua
semplice bellezza.
Che pensiero sciocco, decisamente sentimentale per
uno che non ha mai sentimenti o pensieri di questo tipo sul sesso femminile.
Perché per ora è questo che gli è stato offerto.
Sesso.
Freddo, svuotante, utile all’occorrenza.
E invece ci sono due occhioni sorpresi e curiosi che lo scrutano,
diffondendogli un calore imprevisto.
Una strana curiosità di andare un po’oltre le chiacchiere da bar che
finiscono per condurre alla camera della sconosciuta di turno.
E ha già diversi interrogativi ad affollare la testa scura, e si ricorda
che sua madre gli ripete che la vita è grande solo se è una domanda costante.
Si lecca le labbra involontariamente per riattivare la salivazione e
tornare il ragazzo sicuro di sé.
Che poi Damon dentro è un ragazzino spaventato che lotta
disperato contro l’inesorabilità della vita che scorre e muore.
E pensa che quella sembrava solo un’altra notte da
passare a fissare la luna, come tante altre e invece.
Invece c’è lei a tenere accese le stelle. Sorride beffardo, cercando di
tirare fuori le sue armi di seduzione che ormai sa bene come usare, ma si sente
un ragazzino che tenta un approccio per la prima volta mentre arriccia il lato
destro del labbro e la guarda sghembo.
-Scusa, non volevo origliare….ma è stato inevitabile-
La vede incurvare appena un labbro in risposta e
una cosa insolita accade lì, al centro del suo petto.
Qualcosa lo stringe.
Un brivido.
E striscia sotto pelle l’interesse crescente di sapere qualcosa di lei,
come si chiama, come le piace il gelato.
Smettila Damon, si ammonisce. Fallendo miseramente.
-Em, ecco io...beh parlavo
con un’amica-
Si tortura l’orlo della manica, è impacciata e le sue guance si colorano.
Arrossisce e lui vorrebbe morire ora per questa cosa del tutto inaspettata
e irresistibile, non può proprio smettere di guardarla mentre registra ogni
curva, linea, tratto di lei gentilmente illuminata dalla luna e un disagio lo
stordisce appena.
-Tranquilla, non volevo impicciarmi-
-Oh no, è che pensavo di essere sola e...comunque,
insomma non è nulla di particolare, ho solo mollato il mio ragazzo-
Adesso sorride stupito Damon, tanto per cominciare buono a sapersi che ha
mollato qualche liceale rammollito; e la sua espressione buffa gli fa intuire
che non ne stia soffrendo così tanto.
Questo pensiero lo rallegra, unito alla faccia enigmatica di lei che lo fa
sorridere ancor di più, non può più trattenersi dal farlo lei lo rende
inevitabile e lui si stacca appena dall’auto facendo un passo verso di lei.
Non sa da quanto tempo si sentiva così, senza ombre sul volto e la
tristezza ad appannare le iridi azzurre.
-Non dovresti essere...che so, in lacrime?-
Ora è lei che sorride, piegando appena la testa di lato. Sembra quasi
voglia schernirlo per quella sua battutina, incrocia appena le braccia sotto il
seno sul quale, pensa, attira per forza il suo sguardo
e accade che i pantaloni iniziano ad essere un leggero ostacolo alla sua
libertà.
In tutto questo lei non ha percezione del casino fisico che gli sta
procurando, questo suo pallore di innocenza non fa che
aumentare il brivido che gli stuzzica la pelle.
Non solo è bella, ma lo è in modo del tutto genuino. Incosciente
dell’effetto che ha su di lui ora che ridacchia e alza un sopracciglio.
Sta flirtando con lui?
-Bè si, se fossi innamorata di lui, ma credo che
questo ne sia la conferma-
-Conta solo se è quello che vuoi-
-Sì decisamente e credimi, non so mai cosa voglio-
Allarga gli occhi neri e sospira in modo impercettibile. Sembra quasi voglia regalargli qualcosa di sé, una piccola
informazione sulle sue insicurezze, quando è Damon a sentirsi terribilmente
insicuro davanti allo smarrimento che prova.
Chissà cosa c’entra questa ragazzina con l’infinità che si spalanca lassù,
sopra le loro teste.
Ma sente che le cose sono perfettamente collegate, che
forse quel cielo e questa ragazzina lo stanno facendo sentire più vivo, più
capace di sentire tutto.
E i mille interrogativi si concentrano in un unico chissà?
Perché ora lei è questo, un piccolo mistero che spalanca.
Eccomi qua, sono stata fin troppo veloce ma ho pensato che non so per
quanto potrò postare quindi vi lascio con un capitolo
un po’ più corposo che racconta del loro tanto atteso primo incontro
consapevole…ovviamente non è finito qua!!
Spero di avere presto anche i vostri incoraggianti e commoventi commenti, o
anche solo letture silenziose!!!
Elena
non capisce come quei due colori così decisi, verso i quali prova una insolita affezione, possano definire una persona.
Il nero, come i capelli corvini di questo
sconosciuto misterioso che sembrano soffici come le piume di un uccello.
Non
ha mai pensato di toccare i capelli di un ragazzo, con Matt non le è mai
successo, anche se lo ha fatto concretamente.
E
invece vorrebbe farlo con lui, con il ragazzo dagli occhi di un celeste
indefinibile; chissà se nella vasta gamma dei colori c’è un nome per il suo azzurro.
Ha
sussultato quando ha tirato su lo sguardo, richiamata dal colpo di tosse e ha
visto come prima cosa l'auto dalla carrozzeria azzurra che aveva già incontrato
una volta.
E
se la ricorda Elena, come gli occhi e i capelli di Lily Salvatore.
D'istinto
poi sposta lo sguardo su quello che deve essere il proprietario, gli chiederà
che modello è quella macchina d'epoca.
E
forse lui la spiazza più dell'auto.
Perché
sotto a una massa nera disordinata ci sono due specchi d'acqua incastrati da un
cipiglio furbo e ironico.
Nero
Azzurro
Stanno
diventando davvero i suoi colori preferiti.
Lo
sconosciuto sorride appena, le chiede della conversazione telefonica e lei
sente una strana paura che sa di eccitazione, di ignoto.
Non
capisce, Elena, tutte queste curiose sensazioni che attanagliano il suo stomaco
quando il timbro basso comincia a diventare familiare alle sue orecchie.
Non
sa dire perché quella fossetta spuntata sulla guancia di lui
le sembra un solco che si forma anche sul suo cuore.
E
lei risponde cercando di non sembrare quello che è, una ragazzina insicura che
non sa cosa aspettarsi dalla vita.
Ne
parla con lui di questo, forse perché vuole conoscerlo, vuole sapere Elena
quali storie quelle labbra morbide, su cui si trova ad
indugiare, possono raccontarle.
-E
cosa vuoi in questo momento?-
Glielo
domanda facendo un passo e il suo cuore ha la stessa reazione come dopo un
pomeriggio passato a saltellare con Caroline e Rebeka al campo scolastico per
gli allenamenti con le cheerleader.
Batte
velocefino a martellarle le tempie.
Una
risposta le balena rapida e questo la spaventa.
E
la eccita.
In
balia di tutte queste sensazioni nuove e vive, sente il sangue arrivarle fino
in volto e colorirle appena le guance mentre il suo stesso corpo sprigiona calore
al pensiero che la sfiora.
Vorrebbe
lui, vorrebbe sapere di lui.
Cerca
di raccogliere delle parole che si agitano nella sua testa.
-Vorrei
sapere il tuo nome-
Lui
si prende un istante in cui volta la testa di lato sorridendo ed Elena sa per
certo che il bianco dei suoi denti rientrerà tra i colori indimenticabili, così
come il sentirsi viva in modo tanto palpabile da percepire il suo stesso corpo
vibrare, tutto a causa del sorriso di questo bellissimo sconosciuto.
-Sono
Damon-
-Elena-
-Vedi,
lo sai cosa vuoi Elena-
-Era
una domanda facile questa-
-Non
temere hai tutta una vita per trovare quello che cerchi-
Lei
lo guarda enigmatica e allo stesso tempo estremamente
affascinata, mentre ora che è più vicino può registrare il suo odore.
È
questo il profumo di un uomo?
Perché
Elena pensa che lei, a parte suo padre, un uomo non lo ha mai
conosciuto.
E
Damon- oddio adesso sa pure il suo nome- Damon odora di buono, di quelle
mattine fredde di domenica in cui le piace restare a letto e da fuori entra
l’aria invernale a svegliarla.
-E
cosa cerco,Damon?-
Calca
appena il suo nome, vuole sapere che effetto fa averlo sulle labbra.
Modellarle
seguendo la forma delle sue lettere.
Nota
il leggero stupore che gli accende le iridi chiare, lo ha
preso in contropiede ribaltando la domanda, una piacevole vittoria che la fa
sentire meno bambina e più donna.
Perché
Elena ha solo 16 anni e Damon sembra averne qualcuno
in più e intuisce una promessa di qualcosa di grande dietro quegli occhi che la
fanno sentire così viva.
-Cerchi
un amore che ti consumi-
Fa
un passo e lei nemmeno si accorge della vicinanza perché l'unica cosa che
percepisce è lui che le sta scoppiando dentro il cuore.
-Vuoi
passione, avventura....e perfino un pizzico di
pericolo-
È
totalmente persa nell'uomo più bello che abbia mai visto.
Nei
lineamenti decisi marcati da una barba accennata.
E
preme nel petto l’urgenza di sapere se lui tutto questo lo ha
trovato.
Glielo
deve chiedere.
-E
tu Damon, tu cosa cerchi?-
Le
sue iridi si accendono.
Non
si è mai sentita guardata così prima d’ora.
Eppure
Elena lo sa che i ragazzi la osservano, ma lui ha un modo di farlo che non sa
definire come se fosse pieno di lei, come se in lei ci fosse tutto un mondo che
Elena stessa non conosce o non vede.
Ma può vederlo e vedersi attraverso lui.
Prende
consistenza, forma, nello sguardo di Damon.
Lui
si prende del tempo per rispondere come quando si sta per dire qualcosa di importante e si sceglie bene le parole.
-Io
vorrei che tu trovassi quello che cerchi-
Boccheggia
sorpresa, ed è così piena di lui che questo la spaventa.
E
intuisce appena, come un piccolo zampillo d'acqua sorgiva, la promessa di
eternità racchiusa in quegli occhi.
Come
se Damon fosse un blocco di marmo e lei non desiderasse che iniziare a scolpire
per tirare fuori quello che ha intravisto.
Una
voce spezza la loro magia.
-Eccoti
ti ho cercata ovunque-
Si
voltano entrambi verso Stefan e lo fissano confusi.
-Vedo
che hai trovato mio fratello-
-Tuo
fratello?-
-Si
esatto, ti stava importunando?-
Scherza
ridacchiando mentre affianca Elena e Damon tira una smorfia maligna.
-Non
ti preoccupare Steffy sono un gentiluomo-
I
due si avviano agli sportelli seguiti da una titubante Elena.
Damon
ha gli occhi di sua madre, pensa questo Elena mentre
il vento insolitamente caldo le accarezza il volto, seduta dietro su quell’auto
che tanto la affascina.
Mentre
osserva i capelli neri scompigliati e pensa che lui ha
i colori dell'universo che di notte è nero
e di giorno azzurro.
Non
si stupirebbe di scoprire che anche il suo cuore abbia tutte le sfumature
dell'infinito.
Non
può ancora credere che loro due siano fratelli, che quegli occhi li abbia visti
a cinque anni nel volto di una donna che conosce a mala pena, di essere su
quell’auto.
Si
sente stordita dalle emozioni che in poco tempo l'hanno investita.
Di
essere così viva e sorridere in modo incontrollato al pensiero di essere li,
nessun posto le sembra più giusto di quello.
***
Passa
due mesi a casa con sua madre e non ha più visto la ragazzina -Elena- dallo sguardo penetrante e il sorriso di chi ha
voglia di scoprire il mondo e lui vorrebbe farlo con lei.
Suo
fratello ha detto qualcosa circa dei parenti che ha in Irlanda e che va
abitualmente a trovare d’estate.
Magari
la beccherà prima di ripartire, ma ormai manca davvero poco e ogni tanto si è
chiesto, passando fuori casa sua, se Elena sia solo
scivolata tra le sue dita come sabbia, sfiorando la sua vita senza poterla
trattenere.
Ma adesso deve pensare a sua madre che si sta aggravando
e pare voglia resistere solo per vederlo laurearsi.
Inizierà
il suo ultimo anno al college, si prospetta pieno di aspettative
sia per lui che per Stefan che dovrà decidere cosa fare dopo il diploma, ma sta
già iniziando a studiare per entrare alla facoltà di medicina.
Forse
ora potrà capirlo di più.
Carica
la Camaro, saluta sua madre che lo abbraccia e si raccomanda in mille modi, dà
una pacca a Stefan ricordandogli che aspetta presto una chiamata che contenga
le parole "ragazza" e "appuntamento", va bene anche se si tratta della biondina esagitata cui Klaus
ha tentato per tutta l’estate di strappare un bacio, fallendo.
Suo
padre lo ha salutato quella mattina prima che uscisse
per andare a lavoro.
Così
parte, diretto verso casa Mikaelson per prelevare l'amico con cui dirigersi al
college.
Quando
svolta la curva e prosegue dritto vede una Jeep grigia fermarsi in prossimità
della casa di Elena e rallenta provando a sbirciare nell’auto.
La
vede per un istante mentre si ravvia i capelli e fissa
la strada.
Così
incrocia per un solo momento gli occhi marroni
scoprendosi di non aver fatto altro per tutta l’estate che aspettare di
ritrovare quelle iridi scure che adesso si allargano stupite e lo seguono
mentre lui la supera.
E
sorride appena Damon, perché trova comico che loro due continuino a sfiorarsi
senza mai toccarsi davvero.
E
la cosa ancora più divertente è che non si è mai sentito così intimo con una
ragazza senza neppure averla avuta.
È
fine Agosto e Damon ancora non sa che la sua vita sta per cambiare.
Accadrà
tra qualche giorno quando, uscendo dall'ora di statistica, risponderà al
telefono e Stefan gli comunicherà che ha chiesto alla loro vicina di
uscire per un appuntamento.
-Pensavo
ti piacesse la bionda-
Esordirà,
cercando di ignorare quella strana fitta fastidiosa che affligge il suo stomaco
al pensiero di suo fratello che bacia quelle labbra morbide color fragola.
-Non lo so, ora mi interessa
Elena-
Interessa
anche a me e forse, inconsapevolmente, da molto prima di te.
Ma non glielo dirà mai e farà il bravo fratello
incoraggiandolo a provarci.
E
quando chiuderà la conversazione non si accorgerà di
aver camminato a testa bassa per i corridoi del college, cercando di scacciare
quel groppo lì al centro del petto e così colpirà in pieno qualcuno.
Quel
qualcuno sarà il primo grande cambiamento di Damon e, come tutte le circostanze
inevitabili della vita, lo guiderà per una strada che lo porterà comunque dove
è destinato ad andare.
Ciao a tutte!!!
Grazie mille per i bellissimi
commenti e perdonate l’attesa!!
Rieccomi qua con un nuovo capitolo, a
questo punto Damon ed Elena hanno concluso il loro
primo incontro –consapevole- e scopriamo che Stefan si è deciso, a fine estate,
di provarci con Elena mentre Damon farà un incontro interessante proprio mentre
apprende la notizia che un po’ lo infastidisce.
Ma lui ed Elena si sono parlati il
tempo di un soffio quindi questa cosa per lei rimarrà latente per molto tempo.
La tazza di caffè della sconosciuta si riversa sulla maglia e anche sui
libri di entrambi, soprattutto su quelli di lei dato che
lui ha alzato in tempo il braccio salvandoli dall’incidente che ha causato la
sua distrazione.
Quando Damon alza la testa trova due specchi
azzurri che lo fissano indispettiti.
È colpa sua, troppo intento a gestire le proprie emozioni per guardare dove
stesse andando.
Il volto candido, incorniciato da dei capelli rossi che gli ricordano un
istante quelli di sua madre, non sembra distendersi al sorriso sghembo che le
regala per cercare di sistemare quel pasticcio.
-Davvero perdonami è colpa mia-
Lei esita un istante come valutando se perdonarlo o meno
e poi osserva i propri libri intrisi di caffè.
Sospira sconsolata frugando in borsa in cerca di un pacchetto di fazzoletti
e ne estrae alcuni porgendoli a lui e iniziando a tamponare i libri.
-C’è un modo in cui io mi possa far perdonare?-
Prova a cercare il suo sguardo con una voce seriamente dispiaciuta, lei
alza la testa rossa di scatto stringendo i libri contrariata.
-Ce li hai 70 dollari?-
Damon rimane senza parole.
Poche ragazze hanno saputo rimbeccarlo quanto basta
per tenergli testa e lei sta entrando dritta in quella ristretta cerchia.
-Posso almeno offrirti un caffè….-
Fa un cenno con la mano per invitarla a dirgli il suo nome e lei si trova a
ruotare gli occhi con fare esasperato.
Sembra che voglia solo liberarsi di lui e questo comincia a dargli
fastidio.
-Puoi sparire quello sì-
-Ehi sto provando a scusarmi, cerca di venirmi in
contro-
Apre le braccia in un gesto teatrale e lei per un istante lo fissa come se
non lo avesse davvero guardato fino a quel momento.
Ed è così che scoppia a ridere, spiazzandolo di nuovo.
-Ok, ti perdono...adesso me ne vado eh-
Scuote la testa esterrefatta dall’arroganza
comica del tipo dagli occhi chiari almeno quanto i suoi e lo supera
dirigendosi a lezione, ma lo sente camminare svelto dietro di lei e pensa,
Rose, che infondo non le dispiace poi tanto che i suoi libri si siano intrisi
di caffè.
Da quel giorno Damon ci impiegherà un po' ma alla fine riuscirà ad offrire un caffè alla ragazza dai capelli rossi che
proprio non vuole dirgli come si chiama.
E solo dopo la festa di Halloween deciderà di lasciargli il suo numero e
farsi, così, portare a cena fuori.
***
Iniziano le vacanze di Natale ed è tempo di rientrare a casa; Rose è
partita per l’Inghilterra -la ragazza inglese che si è
avventurata oltre i confini dell’Europa-e tornerà per l’inizio dei corsi a fine
gennaio.
Sta bene con lei Damon, in quei tre mesi da quanto ha provato a
conquistarla e ci è riuscito, ha scoperto che un po’ sua madre aveva ragione. Il
tuo cuore si allarga più che lasci qualcuno entrare e più si apre all’amore,
più tocca con mano la felicità e lui si sente un po’ più felice da quando lei
colora e incasina le sue giornate.
Non sa bene se quello sia davvero l’amore infondo
non sa bene che forma o colore abbia, lui che non ha mai avuto la prima storia
romantica che tutti hanno di solito al liceo, quindi non ha molti metri di
paragone sicuramente ora capisce di più tutte quelle cose che riteneva
ridicole, descritte nei film. Dalle ginocchia che tremano, al non aver fame o
il semplice desiderio di sentire quella persona a fine
giornata.
Forse si sta innamorando di Rose, ma è come se mancasse ancora qualcosa.
Forse è semplicemente troppo presto per dirlo.
Mentre parcheggia la Camaro nel vialetto di casa
si domanda invece se suo fratello porterà davvero a cena a casa quella sera
stessa Elena per presentarla come la sua ragazza.
Prova a rimanere indifferente a questo fatto che non lo riguarda e pensa
agli occhi chiari di Rose varcando la soglia di casa, perché non c’è ragione
per sentire un disagio sotto pelle al punto da dover sgranchirsi il collo come
per scrollare via quella sensazione dispettosa.
E’ la prima volta che la porta a cena, dai racconti di Stefan pare che lei
abbia fatto molta resistenza intavolando palesi scuse tipo “non voglio
rovinare la nostra amicizia” “non voglio che il gruppo
si sciolga” e lui non ha mai avuto il coraggio di dire a suo fratello che
gli parevano proprio questo, patetiche scuse per sfuggirgli.
E un po’ si è gongolato Damon nella pia illusione che lei non demordesse
dalla sua strana posizione, poi evidentemente vinta dalla costanza e
perseveranza di Stefan.
Pensa questo mentre si getta sotto la doccia cercando di sbrigarsi per dare
una mano a sua madre, non vede l’ora di passare del tempo con lei.
Ed è a sua madre che invece prova a pensare per scacciare il groviglio
confuso di ansie che catturano lo stomaco al pensiero che lei stia per
arrivare.
Eppure Elena non è altro che la sua vicina dagli occhi vispi e le labbra
che sanno di promesse taciute.
Sospira infastidito, Elena è la ragazza di suo fratello e c’è Rose ora che
riempie gli spazi vuoti.
Tuttavia, nonostante tutta la ragione cui fa appello, non può non sentirsi
agitato e anche un po’ eccitato.
Scende in salotto e trova suo fratello e suo padre che parlano
di vini.
-Eccoti, bentornato-
-Grazie fratellino...vedo che hai finito il gel
per capelli-
Gli scombina il ciuffo morbido facendolo irritare.
-Ehi-
-Tranquillo la tua ragazza ti troverà comunque adorabile-
-Invece se tu continui così non troverai nessuno-
La voce di Giuseppe si inserisce nel battibecco
tra i figli che si voltano di scatto.
Gli occhi di Damon si fanno gelidi e si morde la lingua per non rifilargli
qualche risposta tagliente, mentre suo padre lo fissa neutro.
Stefan intuisce la situazione e prende il padre per un braccio.
-Andiamo in cantina dobbiamo scegliere il vino-
Lo tira via, ma questo non impedisce a Damon di soffiare un commento
maligno prima di entrare in cucina da sua madre.
-Chissà da chi ho preso-
Si dilegua seccato e sua madre capisce subito che qualcosa non va quando
incontra il suo sguardo da sopra i fornelli.
-Ciao tesoro...tu e tuo padre potete provare ad
andare d’accordo?-
-E’ lui che fa lo stronzo-
La affianca sbirciando il contenuto delle varie pentole sui fuochi.
-Lo so, ma è molto stanco-
-Chissenefrega...tu piuttosto non dovresti
sforzarti!-
Lily ride intenerita dalla sincera preoccupazione del figlio.
-Lasciami fare le cose che mi rendono felice, come preparare una cena per i
miei splendidi ragazzi-
Gli accarezza teneramente il volto e Damon sente qualcosa incrinarsi.
Perché l’amore di sua madre è l’unica cosa che lo tiene in piedi e lo fa
camminare, non può pensare che potrebbe venir meno in
qualunque momento.
Il campanello suona e Damon fa appello al suo buon senso per non
irrigidirsi, trova lo sguardo di sua madre che lo incinta
a fare gli onori di casa ed accogliere l’ospite. Lei deve finire di preparare e
Stefan non ha sentito essendo sceso in cantina: tocca a lui quindi.
Così si avvia alla porta sfoderando la sua maschera di indifferenza
e un sorrisetto da canaglia per destabilizzarla, giusto quanto basta per
sopprimere quel pungolo che gli ha stretto appena lo stomaco.
Ma come apre la porta è costretto a sussultare e
ogni sfrontatezza ostentata si infrange miseramente contro due occhi marroni
leggermente sorpresi.
Elena, pelle di porcellana e sguardo confuso, se ne sta sulla porta col
cappotto blu notte e un po’ di neve a imbiancare la stoffa, con un adorabile
cappello di lana a contenere i suoi capelli di seta e stringe un po’ più forte
la porta Damon, reprimendo il malsano istinto di allungare una mano e scoprire
di cosa sappia Elena, quale sia la sua consistenza.
Cade uno strano silenzio riempito dagli sguardi di entrambi che si studiano
curiosi e d’un tratto la sua voce roca lo risveglia.
-La cena si svolge sul portico?-
Stringe a fessura le iridi azzurre registrando le sue parole e provando a
dare loro un senso.
-No vicina, stavo solo guardando
quanto sei cresciuta-
Lei arrossisce di colpo e incrocia le braccia al petto, offesa da quel
commento infantile.
-Mi fai entrare?-
Sibila cercando di contenere il fastidio provato, all’improvviso si sente
così sciocca Elena perché pensava di ritrovare lo stesso misterioso ragazzo che
le aveva fatto battere il cuore un po’ più forte.
Forse è davvero solo una ragazzina volubile e le fa quasi scandalo pensare
che infondo, mentre fino a mezz’ora fa era in camera a
provarsi mille vestiti, una vocina fastidiosa e malvagia nella sua testa continuava
a suggerirle di sceglierne uno che avrebbe potuto colpire due iridi azzurre.
Si era così arrabbiata con se stessa per quel pensiero evidentemente
sbagliato che aveva gettato via tutte le opzioni
troppo azzardate optando per qualcosa di casto e semplice.
-Allora hai deciso?-
Miranda era entrata in camera facendosi spazio nel mucchio di abiti
lanciati un po’ ovunque, cercando di reprimere l’istinto materno ed evitare per
un attimo di sgridarla per il disordine.
-No-
Era sbottata nervosa e Miranda aveva raccolto qualche vestito valutando le opzioni. La vedeva troppo agitata per una semplice cena.
-Tesoro li conosci già, perché sei così nervosa?-
-Non sono nervosa, solo priva di ispirazione-
Invece sapeva benissimo cosa le era accaduto.
Stefan l’aveva chiamata mezz’ora prima per dirle che Damon era riuscito a
partire in tempo per essere a cena e d’un tratto le si era
aperta una strana piccola voragine in mezzo allo stomaco al pensiero dei suoi
occhi azzurri cui si era ritrovata a pensare ogni tanto.
E da quel pensiero, nel giro di mezz’ora, nella sua testa si erano affollate mille domande e sensazioni su chissà lui che avesse
fatto tutti quei mesi, se si sarebbe ricordato di lei, se per caso gli
piacevano i vestiti appariscenti o era più tipo da converse e senza
accorgersene si era trovata totalmente condizionata dai gusti di qualcuno che
non era il suo ragazzo.
Senza fare assolutamente niente si era – o meglio, l’aveva- trasformata in
una squallida, traditrice, nevrotica e complessata.
Come era accaduto?
E la rabbia per tutto questo sciocco siparietto l’aveva fatta vergognare al
punto da non voler più andare.
-D’accordo…metti questo-
Elena aveva guardato con sospetto sua madre che le porgeva un vestito
semplice, di maglia color cipria con qualche filo più argentato a illuminare la
lana. Continuava a fissarlo come se fosse stato uno straccio.
-Io opterei per un abito più elegante , ma alla fine
hai 17 anni edè una cena intima in
famiglia, non importa che ti metti troppo in tiro…magari lo impreziosisci con
una mia collana dato che non è scollato e ti presto anche la borsa nera…-
Miranda le fece l’occhiolino vedendo sua figlia illuminarsi al pensiero di
quella borsa.
La pochette di Chanel che suo padre le aveva regalato per l’anniversario e
che lei, puntualmente, agognava di poterci fare anche solo il giro dell’isolato.
Le sorrise riacquistando l’autocontrollo perso e dando la
colpa al fatto che l’adolescenza è davvero un periodo ormonalmente terribile.
L’avrebbe potuta definire come il vampirismo, nel suo telefilm preferito si
diceva che amplifica le emozioni umane, bè l’adolescenza è proprio come il
vampirismo.
Amplifica tutto, troppo.
Sbatte gli occhi Elena, trattenendo il respiro ora che il suo “vampirismo”
sta tentando di acuire quell’ansia provocata dall’impatto visivo di Damon.
Lui si sposta dalla porta e le fa un cenno plateale con la mano, così lei
entra e lo supera non mollando i suoi occhi per un istante e fissandolo con
sospetto.
-Immagino che tu conosca già la casa...o per lo
meno la stanza di Steffy-
Non sa perché ha voglia di provocarla,succede
prima che il suo cervello gli ricordi quanto sia fuori luogo e maleducato, ma
lei ha quello sguardo fiero e risentito che rende irresistibile l’idea di
sfidarla.
Lei sgrana gli occhi scuri e tira le labbra in una smorfia disgustata.
-Non tutti i ragazzi mi portano subito in camera da letto,
Damon-
Scocca la freccia con l’intento preciso di offenderlo, ma lui contrattacca.
-Oh sono scioccato, vuoi dire che Stefan è ancora vergine?-
Il volto di Elena si colora di cinquanta sfumature di rosso e gli tira un
pugno sulla spalla.
Quando ha trovato il coraggio di essere subito così in confidenza con lui?
-Scemo!-
-Ouch...mio fratello lo
sa che sei violenta?-
Lei cerca di fare la seria, ma ottiene solo un sorriso divertito da lui che
di nuovo la destabilizza.
E si ricorda che la sua prima impressione era stata giusta, lui ha più
sfumature dell’universo stesso.
Ma lei non vuole cedere a quello che vede e si ricompone
iniziando a togliersi il cappotto; lui la studia divertito e poi le sfila il
berretto dalla testa facendola sussultare.
Elena lo guarda e sente qualcosa muoversi al centro dello stomaco che
stringe la presa e la costringe a schiudere le labbra ora che lui è davvero
troppo vicino.
Le prende il cappotto dalle mani e il suo sorriso da canaglia la scuote.
-Grazie-
-Sono un galantuomo signorina-
Le scappa un piccolo sorriso e lo segue in salotto borbottando qualcosa.
-Su questo ho i miei dubbi-
-Potresti darmela una possibilità non credi?-
Alza un sopracciglio burlandosi di lei che di rimando gli fa una smorfia.
-Violenta e pure maleducata...-
-Ehi!-
Lui scoppia a ridere mente Elena tenta di mantenere una posizione risoluta,
ma in realtà non riesce a smettere di guardare quel sorriso illuminare tutto e
lasciarsi cullare e accendere da lui.
Per un istante è questo che sono, solo loro due
senza che importi veramente il perché siano li.
L’incantesimo è rotto da Lily che i due non hanno visto, ma che si è
affacciata all’ingresso del salotto quando le loro voci sono giunte alle sue
orecchie e si è fermata in silenzio ad osservarli
perché lei la risata di suo figlio non se la ricorda più, o forse non
l’ha mai sentita in modo così limpido e cristallino.
Chissà.
E’ stato l’unico pensiero formulato prima di far notare la propria presenza
e salutare la figlia di Miranda, tale e quale a sua madre, che la ricambia
calorosamente e solo allora Damon nota che tiene un
sacchetto tra le mani e lo porge a sua madre.
Sono carine insieme; sua madre sorride, accarezza
dolcemente la ragazza con la stessa premura che ha verso i suoi figli e per un
istante gli piacerebbe che lei conoscesse anche Rose, noterebbe sicuramente la
somiglianza di colori.
Salve a
tutti!!!
Rieccomi perdonate il ritardo ma sono stata un po’ impegnata!!
Allora
eravamo rimasti a Damon che ritorna al college, siamo a settembre e apprende
per telefono che suo fratello ha chiesto ad Elena di
uscire.
Mentre
conversa con lui si scontra con una ragazza…Rose! Ora
ho dedicato poco spazio al loro incontro ma la loro storia verrà
raccontata via via, comunque è poco tempo che si frequentano ed è la prima
volta che qualcuna gli interessa davvero, troppo preso dal college e dalle
preoccupazioni per sua madre.
Diciamo che
Rose sarà importante anche per il rapporto poi tra gli stessi Damon ed Elena.
Comunque ora
siamo alla cena pre Natale
in casa Salvatore, abbiamo appreso che Alaric è lo
zio dei ragazzi e li raggiungerà tra qualche giorno mentre Stefan decide di
presentare la ragazza in modo ufficiale, non che non si sapesse che stanno
insieme ma lei ha fatto un po’ di resistenze.
Mi farebbe
piacere come sempre sapere cosa ne pensate! Ovviamente siamo solo a inizio
della cena…alla quale dedicherò anche il prossimo capitolo!
Più tardi sono tutti a
tavola, i suoi genitori seduti agli estremi, lui da un lato e Stefan ed Elena
dall’altro.
Ce l’ha proprio davanti, scorgendo le sue
smorfie ed espressioni - da sopra le bottiglie e il centro tavola di pine e
alloro- il modo in cui ride, in cui si sorprende.
E passa delle ore a
guardarla senza volere, perché Elena è semplicemente bella e soprattutto estremamente buffa quando intercetta il suo sguardo e gli
regala risposte diverse.
Talvolta irritata,
talvolta scherzosa.
Talvolta un sorriso che
gli graffia il respiro.
Elena, per tutta la
cena, non ha fatto altro che inseguire lui con quegli occhi profondi e non il
proprio fidanzato.
E’ rimasta spesso in
silenzio osservando le dinamiche della famiglia con cui siede a tavola curiosa
di scoprire di più di quei volti che in qualche modo
le stanno così a cuore.
Non solo i due figli in
modi diversi, ma anche coloro che gli hanno dato la
vita.
E’ una famiglia decisamente insolita, tutti molto composti nei loro
silenziosi drammi, capaci di vivere la gioia e il dolore in segreto non
svelando mai davvero quali emozioni avvincano i loro cuori.
-Ah dimenticavo, ha chiamato zio Ric verrà anche
lui per Natale-
-Che è tipo tra due giorni-
-Deve sbrigare delle cose e parte domani-
-Bene sono contento è un po’ che non lo vediamo-
Stefan sorride e poi
spiega ad Elena che Alaric è
il fratello minore di sua madre. Hanno vissuto nella città
dove lui lavora quando si sono trasferiti da piccoli.
-Allora Dam, tu invece
quando ci farai conoscere questa misteriosa ragazza ?-
Il corvino alza le iridi
chiare sul fratello che sta mangiando divertito e la sua faccia si contrae in
una smorfia. Cade uno strano silenzio, rotto da Elena che di colpo lascia
andare la forchetta sul piatto attirando gli occhi curiosi dei presenti.
E l’imbarazzo le
colorisce il volto mentre si ravvia i capelli.
Che le prende?
Soprattutto da quando
Damon ha una ragazza?
Una fitta le attraversa
il centro dello stomaco improvvisamente chiuso, perché quel disagio?
Perché Stefan non l’ha
preparata?
Preparata a cosa poi?
Gli occhi marroni sbattono varie volte per riacquistare la
concentrazione e scacciare i pensieri che affollano la testa e il cuore, si
sente così stupida mentre si muove sulla sedia, punta da un fastidio che non
riesce a scrollarsi di dosso.
-Se te la presento che
mistero è?!-
Risponde secco al
fratello, ma non sono i suoi occhi che ora cerca.
Vede Elena agitarsi in
modo insolito sulla sedia.
-Anche io voglio sapere di lei, non mi hai mai portato una nuora-
-Mamma direi che è presto per questo!-
Sua madre ride
lanciandogli un’occhiata furba, la diverte vedere suo figlio imbarazzato lasciando
andare la maschera dura dietro la quale si nasconde troppo spesso.
-Non è mai presto
per l’amore tesoro-
Sua madre e le sue frasi
ad effetto.
Intercetta l’occhiata
azzurra e pensa che può anche prenderlo in giro se
questo serve a distenderla e distrarre tutti dal problema della malattia, ma
suo padre ama invece guastare la festa.
Giuseppe da un colpo di
tosse come per riportare un’aria seria cercando gli occhi di sua moglie intenta
ad ignorarlo per evitare rimproveri inutili davanti
all’ospite, se suo marito è cocciuto peggio per lui, quella sera basta
schematismi e atteggiamenti rigidi.
Sono quasi a fine cena e
Lily si alza per iniziare a togliere i piatti del secondo, aiutata da Elena
bisognosa di aria e di fuggire dalla sala.
Damon la segue con lo
sguardo, quanto basta per capire se sta bene e si
ritrova a resistere all'impulso di rincorrerla per indagare su quel velo di
turbamento malcelato; ma è una sensazione conflittuale il suo istinto che lotta
per due occhi neri quando il suo cuore e la sua mente gli ricordano che sono
altri i colori che ora dominano nella sua vita e di smettere di temporeggiare
dietro a futili flirt inadeguati.
Da quando è diventato
quel genere di ragazzo?
Lui che non è mai stato
il ragazzo di nessuna adesso sembra non poter fare a meno di corteggiare due
occhi belli?
Non è sbagliato guardare
le altre, ci sono tante cose belle al mondo pensa Damon, è sbagliato invece
quello che gli si agita nel petto quando sente Elena scherzare con sua madre
facendola ridere e scaldando l'aria sempre troppo fredda di casa loro, è sbagliato
perdersi sulla linea della sua schiena e scivolare lungo l'abito di maglia che
indossa, un misto tra una donna acerba e la ragazzina che è ancora, ai suoi 17 anni appena compiuti.
Lily torna in sala da
pranzo e Stefan e Giuseppe si dirigono a scegliere gli alcolici in sala - Damon
ha sempre ritenuto assurdo che suo fratello e suo padre comunichino attraverso
la valutazione dei liquori che possiedono, ma almeno con lui prova ad averlo un
rapporto- così lui decide di aiutare a sparecchiare e porta in cucina le ultime
cose, dove trova Elena intenta e prendere i piattini da dolce.
-Dimenticavo prima, auguri in ritardo ragazzina-
Lei sobbalza appena
colta alla sprovvista e si volta verso di lui enigmatica.
Ci mette un po’ prima di
capire che Stefan deve avergli detto che è stato il suo compleanno qualche mese
prima, chissà perché a lui è venuto in mente adesso.
Un po’ la infastidisce
quell’appellativo anche se è Damon ad usarlo o forse
per questo, perché non vuole sentirsi inadeguata ai suoi occhi, come se fosse
una bambina da trattare teneramente e non una donna.
E si maledice Elena per
quel pensiero stupido di cui dovrebbe vergognarsi, che le importa se lui la
vede come una ragazzina?
Per quanto provi a non
sentire il disagio strisciarle lungo la colonna vertebrale, sa che c’è qualcosa
che la attira a lui come una falena con la luce.
E questo le fa paura,
non dovrebbe sentire queste cose per lui, quel brivido, l’agitazione a farle
fremere le mani. Sono tutte vibrazioni involontarie del suo corpo, non lo fa di
proposito, semplicemente accadono.
-Grazie uomo di mondo-
Lui ridacchia
leggermente divertito, affiancandola davanti all’isola della cucina.
-Allora....ogni tanto torni a casa-
-Ogni tanto-
-Cosa farai dopo la laurea?-
Damon alza un
sopracciglio perplesso, rispondendole sarcastico.
-Penso che andrò a fare
il biologo marino-
Elena di tutta risposta
gli lancia un’occhiata torva.
-Ah ah...lo so che fai economia-
-Che fai prendi informazioni sul mio conto?-
Gongola
involontariamente dentro di sé, soddisfatto, quando per l’ennesima volta le sue
guance avvampano e gli occhi si sgranano offesi.
-Può capitare che Stefan
parli di te!-
Si giustifica scocciata
per quell’insinuazione e lui invece è più che intenzionato a continuare a
schernirla con quella sua faccia da farabutto.
-Ne sono lusingato, ma
voi due non dovreste fare altro invece che parlare di
me?-
Elena si volta appena
trovando il suo ghigno malizioso proprio ad un palmo
dalla sua spalla, la sovrasta mentre tiene le mani sull’sola,
impercettibilmente vicine alle sue che si trovano a stringere i piattini.
E lotta con tutta se stessa per arrestare il formicolio lungo le braccia,
tanto da farle prudere le mani.
E’ troppo vicino, di
nuovo, e la punta come un falco piantando le iridi chiare nei suoi occhi;
vorrebbe non trovarsi a trattenere il respiro e fissargli le labbra ma una
forza più grande di lei la calamita su di lui.
-Non sono affari tuoi-
Incespica un tentativo
di risposta, cercando inutilmente di scappare da quegli occhi azzurri in cui la
sta intrappolando.
Poi un lampo di serietà
muta il colore in un celeste più tenue.
Quel ragazzo è un
mistero.
-La vera domanda è cosa farai tu dopo il diploma-
Esita un istante di
troppo sul volto di lui, nei suoi occhi, sulle labbra
in attesa di risposte e il suo cervello va in confusione, provando a
riconcorrere un pensiero ed allacciarsi a quello.
E un po’ di disagio sale
a stringerle la gola perché quello è davvero un interrogativo senza risposta,
come le mille domande sul suo futuro che sta accuratamente evitando a
differenza delle sue amiche così certe del loro domani.
Di nuovo una paura,
stavolta più profonda, a farle mancare la terra sotto ai
piedi.
Si ravvia
i capelli tornando con lo sguardo sui piattini per riconquistare un
briciolo di lucidità.
-Ancora non lo so...cioè ho qualche idea-
-Mm tipo? Cercare di conquistare il mondo?-
La schernisce
teneramente perché non ci vuole mica una laurea per capire che quella domanda
le preme e la mette in seria difficoltà.
E lui ci è passato dal
grande interrogativo sulla propria vita.
Elena sembra rilassarsi
un secondo, grata per la tregua scherzosa che gli concede lui come se avesse
intuito la sua difficoltà nel rispondere.
-Stasera sei davvero
spiritoso-
Lo ammonisce fintamente
risentita, crucciando lo sguardo che finisce per far sorridere, di nuovo,
Damon.
Sembra brava, almeno in
questo.
Ed è una gran cosa
pensa, far sorridere Damon.
E’ come l’aria
crepuscolare del mattino che si prepara all’alba e d’improvviso il sole trionfa
e investe tutto di luce.
Ed una sensazione strana si impadronisce di lei,
un desiderio di abbracciarlo che la spaventa ed emoziona al contempo,
perché non si può certo desiderare di abbracciare il fratello del tuo
ragazzo che conosci appena.
Si volta di scatto verso
la torta come punta da una vespa e provando a scacciare l’imbarazzo che trapela
dalle guance arrossate.
Sente il cuore battere
confuso, vibrante di qualcosa che ora può vagamente riconoscere.
La stessa emozione di
mesi prima, la sera in cui lo aveva incontrato e non erano
nessuno e tutto sembrava possibile, pieno di promesse, senza limiti o
proibizioni.
E’ ora di allontanarsi
da questo pericoloso groviglio di cose che non dovrebbero sussistere in lei,
afferra il piatto e alza la testa rapida, ma nel farlo una ciocca di capelli
scappa da dietro l’orecchio e lei già si immagina come
finiranno sul dolce combinando l’ennesimo disastro.
Tutto perché la presenza
di Damon la agita troppo.
Lo stesso Damon che ora,
istintivamente, allunga una mano per prendere il ciuffo lungo evitando
l’incidente e lei nemmeno lo sente arrivare tanto è rapido, ma dentro lo
ringrazia sospirando.
Ma il respiro si rompe nel momento in cui il pollice
sfiora la pelle del suo orecchio e indugia più del dovuto lasciando scorrere i
capelli tra le dita in un gesto lento e calcolato; il suo corpo è un fascio
sottile di brividi quasi impercettibili che si perdono lungo il suo collo fino
al centro dello stomaco.
Elena alza lentamente gli
occhi su di lui, sente il pericolo in quel gesto ma lo fa comunque e trova due
specchi azzurri fermi e luminosi che la osservano attenti.
Non sa se lui sia mai
stato così vicino a lei prima d’ora, ma sa che ha una visuale completa e più
nitida di quelle labbra sfrontante.
Non vorrebbe che il suo
cuore battesse così forte o che il respiro si facesse sconnesso, non vorrebbe
proprio che fosse a causa sua che l’aria intorno diventa improvvisamente carica
e soffocante.
Non vorrebbe che fossero
proprio quegli occhi a farle tremare le gambe.
Damon sfiora appena i
capelli di Elena, morbidi e setosi più di quanto avesse
immaginato, che scivolano perfettamente tra le dita provando una sensazione
piacevole al contatto e ancor di più quando si trova a toccare la pelle dell'orecchio
soffermandosi un pericoloso istante di troppo su di lei, sui lineamenti del
volto, il tratto del collo, la mandibola fino a quelle labbra che associa ad un
precipizio in cui sprofondare.
Elena scopre così quanto l'orecchio sia per lei un punto estremamente
sensibile.
Perché le brucia la
pelle?
Perché il suo cuore
batte così forte per quel tocco che le è sembrato incredibilmente intimo?
Eppure Stefan fa spesso
quel gesto dei capelli.
Eppure Elena non ha mai
sentito la vita scorrerle nelle vene come in quel momento.
Elena e Damon si sono
carnalmente sfiorati, per la prima volta.
***
L’ingresso di Lily, di
nuovo, rompe il contatto e svuota l'aria di qualcosa che non sanno definire,
che allarga gli sguardi e scalda gli animi.
Elena svelta e rapida
afferra il dolce e si defila fuori dalla cucina, riservando a Lily un sorriso
imbarazzato.
Non è proprio cortese
farsi beccare a flirtare col figlio sbagliato.
Così lascia Damon allo
sguardo indagatore di sua madre che lo punta curiosa, tra loro certe occhiate
hanno più significato di qualunque parola.
-Ho per caso interrotto
qualcosa?-
Lily avanza verso suo
figlio che afferra i piattini, pronto a scappare.
-No, ho solo evitato che
i capelli di Elena facessero da contorno al dessert-
Non risponde mai
risentito a sua madre, non l’ha mai fatto, ma lei l’ha colto in castagna anche se in realtà non stava facendo nulla di
strano.
Lei lo guarda curiosa.
-D’accordo…raggiungi gli
altri, vorrei che tuo padre non bevesse più del dovuto sta…-
Non finisce la frase, un
leggero mancamento la coglie e lui scatta subito verso di lei.
-Mamma-
Lily si tiene il petto
respirando affannosamente.
Ogni tanto le succede,
in realtà più spesso di quanto faccia credere o mostri ai suoi ragazzi.
Lo sa che il tempo sta
finendo, lo sente nella pelle, dentro le ossa, nelle sue lunghe notti passate
da sveglia ad osservare suo marito, come temendo di
non poter più ricordare il volto dell’uomo che ama.
Si appoggia al tavolo e
lui la sostiene gentilmente mentre si ricompone.
-Sto bene tesoro-
-Dovresti sdraiarti, chiamo il dottore-
-Damon è normale-
Lui la guarda
preoccupato, vorrebbe andare subito ad avvertire suo fratello, ma lo trattiene
per un braccio.
-Mi siedo un attimo, passa tutto…è l’effetto delle
medicine-
-Mamma…-
Non ha mai pianto Damon,
se non di nascosto rare volte, in camera sua o sotto la doccia in cui le
lacrime si mescolano all’acqua calda e può sembrare che in realtà siano solo
gocce che non escono dai suoi occhi.
Eppure ora che la vede
più sofferente del solito vorrebbe piangere, vorrebbe
tornare ad essere quel bambino che si sbucciava le ginocchia e si lasciava
andare tra le sue braccia quando la ferita faceva troppo male per fare l’uomo
duro.
Ma sa che deve essere
lui la roccia salda per sua madre e trattiene le lacrime, mentre la paura lo assale stringendogli il petto in una morsa
spietata.
La vede così fragile e
debole, potrebbe spezzarsi tra le sue braccia da un momento all’altro e un
forte senso di colpa lo investe se pensa che potrebbe aver passato momenti
anche peggiori di questo e lui non c’è mai stato.
Non era lì a sollevarla,
a sostenerla, ad aiutarla a superare le crisi.
Che razza di figlio è?
Un tarlo spietato gli
divora la coscienza e il cuore, ma sua madre sembra sempre capirlo prima di
chiunque.
Forse è semplicemente la
forza e il potere delle madri, nascondere in un angolo il proprio dolore,
fisico o morale, e mettere avanti a tutto i figli e la preoccupazione istintiva
che prende il sopravvento.
Gli sfiora il volto
rimettendosi dritta, pronta per tornare in sala da pranzo.
-Ehi, va tutto bene. Io
sono fiera di te, di poter dire che tu sei mio figlio, non devi scordarlo mai Damon-
Gli occhi azzurri
deglutiscono il veleno che sta per fuori uscire e trovano gli stessi specchi d’acqua
di Lily che lo cullano e calmano, proprio come quando era piccolo.
E la stringe appena, con
la paura che si possa sgretolare nel suo abbraccio in qualunque momento con le
mani che tremano e il cuore che sanguina.
Vorrebbe rimanere così,
con il calore e l’odore di sua madre a placare i suoi demoni, ma questo non
sarà possibile ancora a lungo.
Ok
perdonatemi sono stupida, nello scorso capitolo nelle note finali vi ho spoilerato di Alaric non
ricordando che fosse in questo capitolo, sono pessima lo so chiedo perdono!!!!
Eccoci
alla seconda parte della cena, in cui oltre che al rapporto bizzarro che si sta
instaurando tra Damon ed Elena, vediamo anche le prime avvisaglie della
situazione di Lily che sta volgendo verso una direzione precisa….
Spero
vi sia piaciuto, attendo con ansia i vostri commenti…!
In quelle vacanze Damon
ha modo di imbattersi in po' più spesso in Elena, di solito la sera quando
Stefan la lascia a casa oppure quando sta tornado da qualche serata con le
amiche e lui è di ritorno da qualche uscita con Klaus.
Per tre volte la becca
intenta a cercare le chiavi e per tre volte la coglie alla sprovvista
spaventandola.
E si trovano a
chiacchierare ancora semplicemente -naturalmente
penserà Damon- riprendendo il filo di quanto interrotto in cucina la sera della
cena.
Mystic Falls è immersa nella neve e
lei cammina cauta verso casa sua, l’ha vista passeggiare dall’inizio della
strada probabilmente era dalla sua amica Bonnie che sta poco lontano da loro,
come gli ha detto una volta Stefan.
Così la affianca con l’auto lentamente
e la vede sobbalzare quando si accorge di lui.
E la faccia contratta tra lo
spavento e l’agitazione gli strappano un piccolo
sorriso.
-Lo sai che non è molto consono sbucare alle
spalle delle persone?-
-"Consono"?-
Imbroncia le labbra
in segno di rimprovero e dopo un attimo di esitazione riprende il suo incedere
verso casa, con l’auto azzurra che fedelmente la scorta.
La osserva avvolta nel suo piumino lungo
color petrolio e i guanti che trafficano in borsa in cerca delle chiavi.
-Dove te ne vai a quest’ora, con questo freddo?-
-Importuno le vicine di casa sbadate che perdono
le chiavi-
Lei ogni tanto gli lancia qualche
occhiata furtiva e parlano per quei brevi minuti che li separano da casa
Gilbert, finchè non gli da la
buonanotte e la vede rientrare, senza prima essersi voltata un istante
verso l’auto e soprattutto verso quelle iridi blu avvolte nella notte plumbea.
***
La
seconda sera ferma l'auto, la trova a telefono stavolta come quando l’ha
incontrata la prima volta e sembra stia parlando di qualcosa con Caroline, lo
capisce dal fatto che va in su e giù spazientita
mentre si stringe nel cappotto e frega con la mano libera un braccio.
Scende
cauto dall’auto, quasi annoiato mentre ogni tanto fissa il cielo nero acceso
dalle solite stelle troppo luminose a far vibrare i suoi occhi e con le mani in
tasca raggiunge il lato del marciapiede e si appoggia contro l’auto, aspettando
che lei abbia finito.
Elena
lo ha visto arrivare da dietro la curva, in realtà
quando Stefan l’ha scesa di macchina e ha visto il messaggio di Caroline “ho
una cosa troppo importante da raccontarti non ci crederai mai” avrebbe
potuto pure liquidarla con un “domani mi racconti”, ma si era trovata a
guardarsi intorno sperando che lui sbucasse e chiamare l’amica le era sembrata
la scusa giusta per prendere tempo.
Ok,
decisamente un atteggiamento discutibile, ma infondo
cosa c’era di male a voler fare due chiacchiere col fratello maggiore del suo
ragazzo?
Lo
stridere degli specchi su cui si arrampica è quasi imbarazzante.
Alla
fine Caroline l’ha trattenuta anche troppo e sta congelando, se non fosse stato
per il balzo del suo cuore quando due fari bassi e una carrozzeria azzurra
hanno svoltato nella strada, facendo salire in un sol colpo la temperatura.
E
di nuovo Elena si è sentita stupida.
Finalmente
la liquida e cercando di celare l’imbarazzo alza gli occhi scuri verso il
corvino che la sta osservando divertito.
E
dopo istanti fatti di battute casuali, Elena ringrazia che faccia freddo così
che le sue guance sembrino arrossate dall’aria
pungente di Dicembre e non infiammate da due iridi azzurre che si stanno
facendo uno strano spazio tra le crepe del suo cuore.
Lui
si stacca dall’auto e l’accompagna alla porta prima
che si congeli del tutto e nei cinque minuti in cui procedono lentamente verso
il portico parlano di tutto.
Del
perché secondo Elena le stelle sembrino incredibilmente vicine quella sera,
anche se lei adora la luce viola sprigionata dal cielo plumbeo per le nubi
cariche quando si prepara a una nevicata.
Delle
mille professioni su cui fantasticava da bambina scrivendosele su un quaderno.
E
lui le chiede se nella lista di “cosa vuoi fare da grande”- Elena però
quel quaderno lo ha perso e molte cose che ci aveva
scritto non le ricorda- ci aveva messo anche l’astronoma.
-Era un buon metodo per scoprire cosa vorresti
fare....eliminare quello che non ti interessa-
-Tu hai fatto così?-
Gli
rigira sempre la domanda, lo spiazza di continuo e lui si prende il tempo
impiegato da lei per inserire la chiave nella toppa per rispondere.
-La
vita va dove domandi che vada, ma talvolta ci sono circostanze inevitabili
che ti conducono dove non ti saresti aspettato-
Elena
lo guarda con quegli occhi da bambina che vede il mondo per la prima volta,
come se le stesse raccontando a piccoli frammenti una storia più grande di
quanto possa immaginare.
E
vorrebbe saperne di più, ma il tempo è contro di loro.
Curioso,
pensa Damon mentre guida la sua Camaro verso casa dopo averle dato la
buonanotte, lui non fa che rincorrere il tempo con sua madre e vivere fino
all’ultimo battito quello che gli è dato in quei giorni strani con Elena.
***
La
terza sera scende di nuovo dall’auto, sembra quasi che entrambi si stessero
aspettando senza cercare troppe scuse, lui sapeva che era con Stefan, gliel’ha
detto suo fratello quando un’ora prima gli ha scritto casualmente per sapere a
che ora sarebbe rientrato.
La
raggiunge dal lato passeggero mentre la vede posare la borsa sul cofano
innevato rovistando scocciata.
-Ehi la mia Camaro non è tavolo signorina-
-Ho perso le chiavi Damon! Mio padre mi uccide
stavolta-
Ormai
il livello di formalità è stato decisamente superato,
se mai davvero lo avessero avuto.
E’
così semplice parlare con Damon, trattarlo come se fosse nella sua vita da
sempre, ma con quell’ombra di mistero, di ignoto a
incuriosirla.
Come
se ci fosse sempre uno spazio, una sfumatura che crede di aver colto e in
realtà ha molto di più da raccontare.
-Tuo
padre ti ama troppo...il mio sì che potrebbe uccidere
per una cosa del genere-
L'affiancata
con le mani in tasca ed Elena alza lo sguardo un po’ colpevole ammorbidendo il
volto, si vede che c'è tensione in casa -Stefan non ne parla mai, quello per
assurdo è il primo accenno diretto da parte di un membro della famiglia
Salvatore e non glielo ha confidato il suo ragazzo- ma Elena sente di essere
entrata negli occhi di Damon abbastanza da cogliere il dolore nelle pieghe del
suo sarcasmo.
E
di nuovo non si accorge di essersi persa in lui che all'improvviso alza un dito
sventolando del metallo davanti a lei.
Sbatte
le lunghe ciglia scure, stupita.
-Le
mie chiavi! Me le hai rubate?-
-Cosa? No! Non faccio il borseggiatore nel tempo
libero...-
Risponde
offeso da quell’insinuazione mentre lei tiene le mani sui fianchi in una posa
irritata.
-Chissà
perché non ti credo-
Lui
rotea gli occhi azzurri al cielo.
-Ti
sono cadute nella neve e non te ne sei accorta!-
Le
guarda, accorgendosi che sono bagnate.
Fa
una smorfia dubbiosa e poi allunga una mano per prenderle, ma Damon la ritrae.
-Ah! no no
signorina....mi hai dato del ladro, dovrai guadagnartele-
-Non fare il
bambino!-
-Ah io sarei
il bambino!-
Elena mette su il broncio e gli
soffia delle scuse che le sono costate l’orgoglio, con lui non riesce ad essere la ragazzina compassionevole e gentile, tira fuori
questo lato da guerriera sfrontata che la sorprende.
-Tieni ragazzina vai in casa, non voglio essere responsabile dell'influenza che avrai domani-
-Disse quello col giubbotto di pelle-
Le
porge le chiavi e lei le afferra con diffidenza tirando via la mano, ma lui cambia
idea e non le lascia andare, trattenendo la stretta.
Il
gesto di resistenza attira l’attenzione degli occhi Elena che si sgranano confusi e si trova a pensare che ancora una volta
lui è troppo vicino.
E’
una sensazione strana quella del suo respiro caldo contro il viso infreddolito,
eppure a guardarlo bene Damon sembra un tipo freddo,
sia dai colori che dal contatto umano; invece lei sente solo un forte calore
sprigionare dalla sua vicinanza, potrebbe quasi prender fuoco per quegli occhi cerulei
fiammeggianti, così chiari in contrasto col buio che li avvolge.
Lei
che ancora non capisce come l'azzurro possa dominare, immerso nel nero
della notte.
-Non
smettere di cercare quello che desideri davvero, Elena-
Le
iridi scure di lei vibrano appena, sussultando in modo impercettibile mentre
registra quelle parole e cerca di contestualizzarle anche se è difficile con
quel subbuglio di ansie che avvolgono il suo stomaco e bloccano il respiro.
Il
tono di voce di Damon è basso e serio, come i suoi occhi.
Lei
allarga le pupille nere come se volesse tentare di contenerlo tutto, ora che
invade il suo campo visivo imponendo la sua presenza su di lei.
Molla
la presa d’un tratto, forse scottato da quel contatto
troppo ravvicinato, molla lei lì, un po' scossa, sotto il cielo plumbeo che
tanto le piace e sale sull’auto lanciandole un’ultima occhiata furtiva.
Rimane
immobile Elena, osservando la Camaro- perché sì una volta di quelle sere strane
glielo ha chiesto che macchina fosse e lui aveva risposto che "non è un
modello, è la Camaro, ha una sua personalità così la offendi" Damon le
cose in modo normale proprio non sapeva dirle- sparire oltre la curva,
portandosi via inconsapevolmente un pezzo del suo respiro.
Ciao a
tutti,
perdonate il ritardo
e per la brevità del capitolo.
Damon ed
Elena hanno un po’ di momenti insieme in queste impreviste vacanze di Natale in
cui poi prossimamente verrà introdotto anche il personaggio
di Alaric!
Mi farebbe
piacere sapere cosa ne pensate, anche se non vi piace o avete consigli da darmi!!!
È una splendida giornata di maggio quando
Damon si laurea alla facoltà di economia e commercio
-non l’ha amata, le sue passioni solo altre, ma questo gli permetterà di
seguire suo padre e stargli accanto anche se lui ora lo odia- e osserva la
folla di parenti che applaude e qualcosa si incrina in lui anche se sta
imparando a gestire la voragine di tristezza che attanaglia il suo cuore.
Non c’è nessuno della sua famiglia dato che Stefan si diplomerà il giorno dopo e suo padre è
troppo incupito per pensare di festeggiare i suoi figli che tagliano insieme
traguardi importanti.
Ma cerca di non farci caso mentre Ester
Mikaelson lo tira nella foto di famiglia perché "tu Damon sei parte di
noi così come lo era tua madre che sarà sicuramente orgogliosa di te".
Ha mantenuto la promessa
anche se gli è costata cara soprattutto nel rapporto con suo padre. Non
è stato un bel momento, la litigata il giorno del funerale, non lo è stato per nessuno dei tre.
Invece di ricordarla e stringersi attorno
a lei in cordoglio si sono trovati ad azzannarsi
davanti a tutti con l’inutile tentativo di Stefan di dividerli e Grayson
Gilbert a trascinare Giuseppe in giardino e calmarlo.
E lui avrebbe solo voluto piangerla in
pace, ma no suo padre ha dovuto bere e iniziare a lamentarsi e umiliarlo
davanti a tutti.
Damon vorrebbe provare compassione per
lui, come gli fa sempre notare la sua Rose, ognuno vive il dolore a modo suo e
non si può fare nulla per questo se non comprendere quando ti accorgi che
l’altro non riesce ad affrontare la perdita.
Perché lui ha lei-il porto sicuro in cui
si è rifugiato da quel giorno, per colmare i silenzi di suo fratello, le
occhiate di suo padre, la pericolosa vicinanza di due occhi troppo scuri- e suo
padre invece è un uomo solo.
Deglutisce Damon e cerca proprio gli occhi
azzurri della sua ragazza che spiccano sotto al tocco
e sorridono ai parenti per la laurea conquistata.
Anche lei si è laureata insieme a lui, ha scelto lettere la sua Rose e pensa che quando
sorride gli ricorda sua madre.
E questo ogni
tanto è bello, ogni tanto fa un male indescrivibile.
Sa che ora, mentre la stringe e lei gli
ridacchia contro l’orecchio, non dovrebbe pensare al funerale di sua madre, ma
è una ferita troppo fresca.
Troppo sanguinante che si riapre nei
momenti di gioia, quando lei dovrebbe essere con lui a sorridere e tenere uniti
i suoi ragazzi, loro che ormai non sembrano più una famiglia.
Perché dal funerale lui e Giuseppe non si
parlano.
Sa che ha detto cose in preda al dolore,
ma fa comunque male.
-Ehi stai bene?-
La voce delicata lo risveglia dal flusso
rapido di ricordi.
Perché pensare agli ultimi momenti con sua
madre lo Riporta non solo a brutti ricordi, ma anche a
quelli belli.
Ha percorso quella strada strana che lo
riporta lì, involontariamente, a percorrere la via di casa e intercettare in
modo tangenziale la vita di una ragazzina che tiene
sveglio il suo animo e che gli ha permesso di non sfaldarsi, di non crollare in
quei giorni di dolore.
-Certo, andiamo a festeggiare-
-Non puoi bere troppo domani devi essere a Mystic Falls per Stefan-
-Mi dispiace lasciarti sola-
Gli occhi chiari si celano di tristezza
perché lui non vorrebbe mai lasciarla sola.
Specialmente ora, ma dovrà prendere
l’aereo in serata e lei non può.
-Non sarò sola, c'è mia madre abbiamo un
mucchio di cose da fare...e tu devi parlare con tuo
padre da solo...devi fargli capire-
-Che voglio aiutarlo lo so, ma lui....-
-Ha bisogno di te e potremo vivere là
vicino a lui soprattutto ora che tuo fratello partirà per il college-
Damon sbuffa ma sa che lei ha ragione.
E dopo averle posato un bacio a fior di labbra pensa che Rose sia proprio la donna della sua vita e
non vede l’ora di spendere ogni momento con lei, la sua famiglia.
***
Elena sistema la toga a Caroline che si
agita troppo per poter controllare cosa fanno i suoi
capelli sotto al tocco. Ovviamente il loro ultimo momento in quella
scuola lo passano in bagno, luogo di racconti, lacrime
versate e litigi.
-Care calmati-
-Lo so scusa ma stasera c e la festa e
ancora non abbiamo finito i preparativi-
-Ci stiamo per diplomare, direi che ora la
festa è l’ultima preoccupazione-
-Abbiamo tutto il tempo per finire-
Bonnie porge alle ragazze il lucida labbra e le tre si voltano verso lo specchio.
E fa strano pensare che ce
l’hanno fatta, che anche questo percorso, come tutti quelli precedenti,
lo concluderanno insieme loro tre.
Elena si chiede quante probabilità ci
siano di non perderle lungo la strada della vita, ma è certa che questi due
volti in particolare saranno comunque con lei anche a distanza di kilometri e
nuove amicizie a rubare il loro tempo.
Si abbracciano per segnare quel momento e
sfatare la paura che assale i loro cuori.
Al tempo stesso vorrebbero piangere un po'
di felicità e un po' di tristezza perché quel posto è così pieno di loro, dei
loro ricordi.
E sente l’emozione crescere Elena mentre
sale sul palco quando viene chiamata e cerca la sua
famiglia tra il pubblico.
Un mondo pieno di novità l’aspetta e si chiede, voltandosi verso le amiche che
l’hanno preceduta, se questa sensazione durerà per sempre.
Cerca Stefan alla fine della cerimonia per
stringerlo, perché sì Elena in qualche modo si è innamorata di lui e del suo
fare premuroso, lo trova confortante, una certezza in un mare di ignoto.
Sa che per lui quella giornata è molto più
difficile da vivere, ha fatto tardi quella mattina litigando con Giuseppe che
come al solito ha bevuto troppo e lo aveva trovato
riverso sulle carte nello studio.
Alla fine ha rinunciato a vederlo
comparire alla cerimonia accanto all’altro figlio che ha compiuto un passo
importante proprio il giorno prima.
Elena non gli ha chiesto se ha lasciato
Giuseppe a dormire ubriaco sulle scartoffie del suo lavoro.
Stesse carte di cui in quei mesi si è un po' occupata Miranda e un po' Carol Lockwood
perché Stefan è solo e non sa come gestire i conti e i clienti di suo padre.
Per fortuna lo zio Rick è riuscito a
sbrigare tutte le pratiche per potersi trasferire a Mystic Falls e prendere in
mano tutte le questioni lavorative del cognato, fungendo anche da supporto a
Stefan. Sa che sono sempre stati legati a questo zio.
Soprattutto Damon non ha mai perso i
contatti nonostante lavorasse dall’altra parte dello Stato, Stefan le ha
raccontato di come l’unica cosa che lo confortasse fosse sapere che Ric era un punto fermo per suo fratello.
E si è chiesta Elena, dal giorno del
funerale di Lily a inizio gennaio, se tornerà mai Damon a raccogliere i cocci
della sua famiglia, se si occuperà lui di Giuseppe consentendo a Stefan di
partire.
Pensare che lei non lo
vede proprio da quei giorni difficili.
Si è laureato ieri e avrebbe voluto
chiedere il suo numero per scrivergli qualcosa, ma tanto è certa che lo
scorgerà tra i parenti perché non si perderebbe mai il diploma di suo fratello.
C'è un momento però
in cui le si chiude lo stomaco e il cuore punge se pensa che Damon alla sua
laurea era certamente solo.
Senza suo fratello e suo padre.
Senza sua madre.
E stringe ancora più forte le spalle del
suo ragazzo per timore di cadere in quella voragine che il solo pensiero di
Damon e del suo dolore le hanno spalancato.
Chissà se i suoi occhi sono sempre
azzurri, quali nuove sfumature ci siano dentro dopo mesi di sofferenza, come
possono averlo segnato le crude parole di un padre ferito dalla perdita della
moglie che scarica sul figlio tutto il peso del dolore.
Perché
era lì quel triste giorno Elena, accanto a Caroline vicino al buffet, con gli
occhi puntati su Stefan che cercava di togliere l’ennesimo bicchiere di bourbon
dalle mani stanche di suo padre e Damon che gironzolava provando a mantenere un
controllo fragile.
Gennaio 2006- funerale di Lily Salvatore
In molti avrebbero detto che era stato un
bel funerale, una funzione intesa, sentita, commemorativa di una donna e madre
parte di una comunità a cui aveva dato il suo
contributo nel suo modo sempre molto riservato.
I quattro uomini della sua vita sedevano
nella prima panca, ognuno con uno sguardo particolare, una postura carica di
dolore, un dolore composto duro da mantenere e difatti quando Stefan si era
alzato per dire due parole per sua madre, Ric ed
Elena avevano temuto qualche strana reazione da
Giuseppe, con la testa china stretta tra le mani e un odore di whisky aleggiante
su di lui.
Aveva retto il tempo del ritorno a casa
dal cimitero, dopo la sepoltura, per chiudersi in studio a bere e Stefan aveva
provato a farlo uscire in mille modi.
Elena era rimasta in disparte per tutta la
veglia, come se la vita non l’avesse preparata a comportarsi in un momento
simile, a dare un conforto che non sapeva elaborare. Nonostante sua madre le
accarezzasse gentilmente un braccio suggerendole di star dietro al fidanzato
anche se a distanza.
E quando Giuseppe si era deciso a
raggiungere tutti nel salone di casa Salvatore, si era scontrato con Damon
iniziando a rinfacciargli le sue assenze e il ragazzo ci aveva provato ad ignorare le parole al vetriolo come sale sulle ferite.
Lo aveva visto, Elena, con le nocche
bianche per lo sforzo di trattenere un pugno e gli occhi liquidi di dolore e
dentro di lei si era scatenata una lotta furiosa tra il bisogno incontrollato
di stringerlo e la necessaria formalità richiesta dal loro rapporto.
E aveva pensato che i formalismi in
situazioni come questa sono delle stronzate perché il
bisogno di consolazione è più vero di tutto il resto. Damon era così fragile,
così sofferente e solo nel suo dolore che questo le faceva male al cuore, le faceva fisicamente sentire il petto stringersi.
E aveva fatto un passo verso di lui perché
voleva tirarlo via da lì e proteggerlo da quelle parole ingiuste - pur essendo
comprensibile il dolore di Giuseppe - ma ingiuste verso un figlio umiliato
davanti ai cari e agli amici, tanto che Elena stessa avrebbe voluto colpire
quell’uomo testardo con le sue mani.
Lei che non provava moti di violenza verso
nessuno.
-Certo torna al college cosa te ne frega
di tua madre? O di tuo fratello?-
-Papà non è il momento adatto-
-Oh perché quando lo è con te? Domani parti cosa ti importa di quello che ti lasci alle spalle? Lo
hai fatto per anni-
-Lo sai bene quanto mi sia costato-
-Tutto l’amore di tua madre... è così che
la ripaghi?-
Come poteva dire questo?
Elena deglutì provando a cercare quelle
iridi cerulee ferite nella speranza di attrarlo lontano dalla violenza che gli veniva scagliata contro.
Damon era così bello, così umanamente
bello che lei si chiedeva come proprio lui, suo padre,
potesse non vederlo.
Stava cercando di trattenersi continuando
lentamente ad avvicinarsi guidata da questo istintivo bisogno di salvarlo, ma
si era fermata quando Stefan era sbucato dal nulla a dividerli.
E la situazione rischiava di degenerare,
ma suo padre e Rick erano apparsi a tirare via Giuseppe prima che potesse
esagerare. Li aveva visti portarlo verso il giardino a sbollire la rabbia e la
sbronza, mentre la voce acuta di sua madre Miranda provava a spostare
l’attenzione dei presenti altrove.
Elena invece, affiancata da Caroline,
arrivò a pochi passi dai fratelli, col cuore a mille e la speranza di veder
risollevare la situazione.
-Dam lascia stare-
-Come sempre Stef-
-Ehi stiamo soffrendo tutti-
-Lo so-
-E’ stato difficile, tu non c’eri e lo so
che dovevi studiare ma...-
-Non posso tornare indietro Stefan, non posso cambiare le scelte che ho fatto, convivo ogni giorno
con le mie decisioni-
-Però prova a capire papà, tutte le notti
che lei piangeva per il dolore fisico o quando io la trovavo svenuta, ogni
volta che papà aveva paura che lei non si svegliasse e passava la notte a
vegliarla e finiva per addormentarsi sulla poltrona-
Elena provava compassione per Stefan, per
quegli occhi tristi e stanchi e anche un po’ rabbiosi perché sapeva
quanto era stata dura- non parlano molto i Salvatore, ma i loro occhi dialogano
con lei continuamente- e sapeva il peso che aveva portato il suo ragazzo.
Ma non poteva, non riusciva Elena, pur non
sapendo tutta la storia, non poteva avercela con Damon.
Non riusciva a sintonizzarsi sul dolore
del suo fidanzato che adesso riversava in modo meno violento ma egualmente
ingiusto, tutta la sofferenza sul fratello maggiore. Bastava fermarsi a
guardare gli occhi di Damon per capire quanto si sentisse colpevole.
Lo vedeva anche ora che si batteva contro
il dolore di suo fratello, un fiume in piena di situazioni taciute, che c’era
qualcosa, una fermezza risoluta di chi ha sacrificato molto per uno scopo.
Ma questo nessuno poteva vederlo, tranne lei
le cui mani bruciavano dal desiderio di sostenerlo in qualche modo ora che gli
sembrava così solo.
Eppure era la ragazza di Stefan, ma il
passo verso di lui quasi in lacrime che si sfogava con suo fratello lo aveva
fatto Caroline, sfrecciandole istintivamente accanto per raggiungere l’amico e
prenderlo gentilmente per un braccio nella speranza di calmarlo
Ed Elena si era trovata a muovere i piedi
subito dietro all’amica per mettersi tra Damon e Stefan, non dovevano litigare
anche loro due, sarebbe stato troppo.
Si era rivolta a Damon e aveva posato le mani
sui suoi avambracci quasi in un gesto inconsapevole, attirando il suo sguardo
su di lei.
Azzurro.
Ora
spento,
quasi grigio, velato di una tristezza che non sapeva come alleviare.
Nero.
Come l’abito che non si sarebbe più messo.
E i suoi occhi continuavano a sorprenderla
e raccontarle di sé, stavolta di un dolore difficile da nascondere, colmo di
sacrifici e paure mai condivise.
-Stefan andiamo a
prendere un po’ d’aria-
Elena sentì a mala pena la voce flebile di
Care che richiamava l’amico cercando di portarlo via da li, c’era già
abbastanza dolore e le due non volevano che si dicessero cose di cui pentirsi.
Ora più che mai avevano bisogno l’uno
dell’altro.
Era una bella amicizia quella tra la
bionda svampita e il suo ragazzo, era colpita dalla libertà che c’era e non ne
riusciva ad essere gelosa e per un qualche motivo
Elena si sentiva sollevata.
Come se Caroline avesse raccolto il suo
senso di inadeguatezza, di incapacità nello stare
vicino al ragazzo di cui, comunque, entrambe erano amiche.
Le aveva sorriso grata annuendole quando
la bionda le aveva fatto un cenno per farle intendere
che poteva pensarci lei a Stefan.
E libera da quel pensiero si era subito
riconcentrata su Damon.
-Damon-
Lui aveva chiuso un istante
gli occhi, forse nel tentativo di non piangere.
Perché Damon non piangeva.
D’istino fece scivolare una mano lungo il
braccio trovando la sua ancora stretta a pugno e si chiese se non si fosse già ferito la carne; al tocco gentile di lei l’aveva schiusa
accogliendo quella stretta totalmente inaspettata e lei lo aveva tirato via
dagli sguardi pieni di una pietà che adesso non serviva.
E lo aveva portato in camera sua -non
era mai stata nella camera di Damon- ma le gambe avevano agito in autonomia dal
cervello con la testa che martellava per l’ansia e il cuore pronto a scoppiare
di dolore per lui.
L’unica cosa che voleva Elena era
trasmettergli un po’ del bene che sentiva per lui, era provare a fargli sentire
che lei ci sarebbe stata.
Quando si erano seduti sul bordo del letto non le aveva lasciato la mano, continuava solo a
fissare il vuoto, la mascella serrata e lo sguardo perso, abbandonandosi ad una
sola lacrima.
E lei aveva sussultato, perché non ti
aspetti che questi occhi chiari possano incrinarsi, non ti aspetti che
l’impatto delle sue lacrime sulla tua pelle bruci più dell’acido.
Non ti aspetti una tale
empatia col suo dolore.
Elena aveva scoperto in quel momento il
significato del senso di impotenza. Tutta
l’urgenza di prendere un po’ del suo peso, di poter essere, per un istante, il
suo sollievo.
E aveva provato a dirglielo,
questa ragazzina dagli occhi grandi e un cuore colmo di bene.
-Non importa, tu sai quanto sia immenso
l’amore di tua madre-
E lui finalmente aveva sprofondato gli
occhi in lei.
-Lei forse non saprà mai del mio-
-Per amare qualcuno non devi
sempre afferrarlo con le parole o coi fatti-
-Ma qualche volta c’è bisogno di dirlo-
E le venne da stringerla un po’ più forte
la sua mano, accarezzandola con l’altra come a proteggerlo con il suo stesso
corpo.
Non si era mai sentita così coraggiosa Elena,
così mossa da qualcosa più grande e potente di lei.
-Forse….ma qualche volta basta solo che
quel bene ti tenga vivo. Lei lo sente...come tu puoi
sentire me-
Il marrone caldo degli occhi di Elena aveva
preso a sciogliere quel nodo li alla bocca dello
stomaco, ad attorcigliarli tutto dentro e soffocare il respiro.
E questo faceva paura.
Facevano paura quelle parole decise sussurrare
con timore, quegli occhi accesi, quell’urgenza febbrile di lasciarsi andare a
lei.
-Non dovresti essere qui-
-Sono
dove ho
bisogno di stare-
Così
abbattè tutto, per la durata di un respiro, tirando
giù i solidi muri e la lasciandola entrare, lasciandosi andare a lei e al suo
conforto.
Elena lo aveva capito quando la sua spalla
si era fatta più pesante perché la testa nera vi si era posata sopra. E non
credeva che dei capelli potessero avere un odore così, non di shampoo
semplicemente di qualcosa di buono, di pulito.
Damon era come la neve, non potevi
carpirne i tratti ma ti avvolgeva semplicemente.
Ed Elena amava la neve.
Per
questo sentiva stringersi un po’ il cuore mentre la guancia toccava i capelli e
i loro respiri rallentavano, solo così per il tempo di un battito, fin quando
il caldo non fosse tornato a sciogliere la neve e a dividerli ancora.
Salve a tutti
Scusate l’immenso ritardo, rieccomi
con un nuovo capitolo.
Allora non so se si è capito ma c’è stato un salto temporale, siamo alla cerimonia
di laurea e diploma dei Salvatore e in questa occasione apprendiamo che Elena e
Stefan sono sempre insieme così come Rose e Damon.
Da un ricordo di Elena ritorniamo a
quell’inverno, dopo i giorni passati insieme Lily
muore a inizio Gennaio e scopriamo cosa è accaduto quel giorno. Non so se sono
riuscita a rendere il conflitto di Elena come avrei voluto,
è stato piuttosto difficile perché lei si sente in dovere verso Stefan e soffre
molto per lui ma è come se sapesse che comunque lui sarà consolato mentre
quando guarda Damon vede un ragazzo solo, che ha contro il padre e non ha il
conforto del fratello.
Sente Stefan che la allontana dolcemente
dalla sua stretta riportandola al presente.
-Ehi, senti adesso raggiungo Damon e Rick,
ci sentiamo dopo-
Elena gli
sorride appena osservandolo sparire
nella folla con la stessa foga di chi corre a prepararsi per la guerra.
E d’istinto sbircia quella stessa folla
guidata dal desiderio inconscio di vederlo.
Vorrebbe solo sapere che sta bene, che
adesso va meglio, che non è solo perché saperlo addolorato
è qualcosa che Elena non pensa di poter sopportare, non senza cercare di dargli
conforto.
Hanno concluso il
liceo e si prepareranno al college ed Elena si chiede cosa ne sarà di lei e del
suo ragazzo se dovesse entrare davvero alla Stanford, dove sorprendentemente è
entrata Caroline alla facoltà di economia e commercio.
Si chiede se lei stessa se è pronta a
lasciare Mystic Falls.
Ma ha tutta l’estate per pensarci, ora
deve concentrarsi sulle direttive di Care per la grande festa al lago e per la
cena di famiglia che l’attende.
***
È una cena silenziosa inizialmente, Ric ha eliminato tutto l'alcool presente in casa ma sa che
Giuseppe se lo procura comunque. Vorrebbe solo che quella cena tra uomini, dove
provano a festeggiare due ragazzi forti e intelligenti, non si trasformasse nell’ennesima battaglia.
Perché queste sono lotte da cui tutti
escono sconfitti, tutti perdono.
E lui vorrebbe che suo cognato vedesse che
ragazzi in gamba hanno cresciuto lui e sua sorella.
È un dolore composto quello di Alaric, un tratto della famiglia Saltzman
che hanno ereditato anche Damon e Stefan in modi
diversi, così come lo aveva Lily.
Sa che Damon vorrebbe dire a suo padre che
tornerà definitivamente a casa, che se lui è disposto a insegnargli, imparerà
il suo lavoro e si occuperà di tutto.
Ma ha paura delle parole che potrebbe riservagli anche se si finge immune.
MaRic lo conosce
suo nipote e vede in quegli occhi il desiderio umano di un figlio che chiede
solo di essere amato.
E sa che la cosa che fa più male a
Giuseppe non sono le assenze, le mancanze di Damon.
Più di tutto lui non riesce a guardare le
iridi chiare che gli ricordando ogni istante gli occhi della donna che ama e
che non c è più.
-Allora Stefan questa busta grande
arriva?-
-Non portare male zio-
-Sono sicuro che ti prenderanno-
Damon gli sorride.
-Speriamo-
-E tu ora cosa pensi di fare?-
Si irrigidiscono tutti quando la voce bassa e
roca di Giuseppe si direziona verso il capotavola opposto, verso suo figlio
maggiore.
-Vorrei tornare qua, come ho sempre
pensato di fare-
-Mm...e per qua
intendi questa casa?-
Gli occhi verdi di suo padre si stringono
enigmatici e la tensione si taglia col coltello.
Stefan deglutisce appena mentre guarda Ric che sospira, sperano entrambi che Giuseppe non stia
provocando Damon.
Il ragazzo posa la forchetta sul bordo del
piatto e alza gli occhi chiari sul padre.
-So di non essere il benvenuto quindi no,
stavo pensando di guardare qualche appartamento-
-Damon non essere stupido è anche casa
tua-
-No tuo fratello ha ragione....adesso è grande può badare a se stesso...oppure ti
servono ancora i soldi di questa famiglia?-
-Giuseppe deve iniziare a lavorare come
puoi pensare che si mantenga da solo?-
-Ric lascia
stare-
-Questa famiglia non è una banca-
Continuano a guardarsi, ma Damon batte
ciglio e Stefan cerca suo fratello con fare implorante.
Vuole che resista.
E lo farà Damon.
Ma solo prendendo le dovute distanze.
-Questa non è più una famiglia-
Si alza e lascia la stanza perché non potrebbe tollerare un secondo di più le sue accuse, le
parole graffianti che trafiggono il cuore.
Stefan lo imita ammonendo Giuseppe con
un’occhiata torva e raggiunge suo fratello lasciando Ric
a gestire quello stronzo di suo padre.
Perché sì, Stefan lo sa che suo padre è
crudele con Damon, anche se sta soffrendo.
Lo trova fuori a fissare le stelle,
poggiato contro la colonna di pietra del porticato e si trova a pensare che gli sembrano così grandi le spalle di suo fratello, sempre a
sostenere il peso della loro casa.
Al contempo gli sembra così fragile e
solo.
Sa che ha una fidanzata- di cui non parla
mai- Damon non dice nulla di sè
anche se lui ogni tanto gli racconta qualcosa di Elena.
Ci prova sempre a cercare una connessione
con lui, ma sembra che qualcosa si sia spezzato, che lui non riesca ad aprirsi
con quelli della famiglia.
Così si limita ad affiancarlo e restano lì
insieme a fissare il cielo.
-Riparto domattina, ma tornerò presto...-
-Sai che puoi stare qui-
-Onestamente non so se verrò a vivere qui...almeno non adesso-
-E il lavoro? Come farai?-
-Ho trovato uno studio in cui iniziare...ora sarei inutile a Ric-
-Lo so che papà è stronzo, ma forse se tu
facessi lo sforzo di stargli accanto-
-Lo farò Stefan, ma non oggi...te lo prometto-
Si sorridono appena.
Damon mantiene le sue promesse, lo sa
bene.
-Allora, sbaglio o a telefono mi avevi
detto che hai una cosa importante da dirmi?-
Damon ride riacquistando il buonumore e si
stacca dal muro.
Ma in quel momento suona il cellulare a suo
fratello.
-Ehi, si no certo...d’accordo
calmati ci penso io....si Care chiamo io Matt-
Chiude.
-Scusa, Caroline è nel panico perché “chi
di dovere” si è scordato di ordinare il ghiaccio, devo passare al grill a
prenderlo, Matt lo sta preparando-
-Tranquillo fratellino, vai a salvare la
festa prima che a Barbie venga un colpo-
-Ok, ma ne parliamo poi-
-Certo-
Stefan sorride e poi corre in casa a
prendere le chiavi e scappare al Grill.
Damon si chiede come farà a rientrare in
quella casa adesso, ma fa questo ennesimo sforzo e trova Rick che sta
sparecchiando.
-Mm vedo che sei
rimasto solo-
-Tuo padre si è chiuso nel suo solito
silenzio e io devo andare a vigilare alla festa,
ordini dello sceriffo-
-Da quando fai la baby sitter?-
Ric alza un sopracciglio il
verso il nipote.
-Non mi pare di avere mai smesso-
-Giusto-
-Perché non vieni anche tu? Ti svaghi un
po’ e domattina riparti-
-No credo che farò due passi, tanto a
Stefan ci pensi tu-
Gli dà una pacca sulla spalla e lo supera.
MaRic lo richiama
quando è già con un piede sulla porta.
-Dovremmo anche parlare di quella cosa,lo sai vero?-
-Domattina a colazione-
-Vedi di presentati-
La sua voce lo segue mentre fa un gesto
con la mano come per dire "certo" e sparisce oltre la porta della
sala da pranzo.
Damon ha solo 23
anni, ma a guardarlo sembra averne molti di più.
Infondo è ancora un ragazzo che indossa i
panni di un uomo cresciuto troppo in fretta.
***
Ha bisogno di fare due passi e lasciarsi
accompagnare dalle stelle che brillano ancor di più questa sera.
Come sempre a Mystic Falls.
E si trova a chiedersi, Damon, cosa c’entri
con le stelle tutto questo perché se cioè che vive non lo apre, non lo spalanca
alla vita allora qualcosa non funziona.
E’ questo il grande errore di suo padre.
Non vuole ridursi come lui, ha bisogno di
sapere che può essere un uomo migliore, un fratello migliore.
La migliore versione di sé, con tutto il
dramma che ha dentro.
E mentre pensa questo, mani in tasca e
sguardo da ragazzino sconsolato, tira un calcio ad un
piccolo sasso, lì su quel marciapiede del quartiere perfettamente curato dove
nulla sembra fuori posto e tutto invece è sbagliato.
Pensa questo ora che alza
la testa attirato da un rumore di passi seguiti da una voce familiare che lo fa
un attimo sussultare.
E la vede.
Dopo quel giorno, quel momento, quel
conforto.
Ha la testa reclinata di lato forse a
sostenere il cellulare tra la spalla e l’orecchio, i capelli sono mossi appena
e fruga in borsa come suo solito.
-No ti pare che mi metto quel top senza
maniche, siamo sul lago fa un freddo cane la sera….va
bene, va bene a dopo-
Gli sembra di respirare dopo tanto tempo,
i muscoli si tendono e gli occhi si allargano in attesa che lei si accorga di
lui.
Come quando l’ha conosciuta, intenta a
parlare con qualcuno e camminare distratta.
E gli scappa un sorriso timido, tossendo
appena per richiamare la sua attenzione esattamente come quella volta.
Elena tira su il naso dal telefono e Damon
pensa che quella ragazza è una piccola certezza nel
suo essere sorprendentemente lei.
Sente il cuore e lo sguardo allargarsi e
colmarsi di qualcosa che non sa definire ora che gli occhioni neri, più
truccati di quanto ricordasse, lo fissano con altrettanto stupore.
-Damon-
E’ una sensazione strana ritrovarla ora,
dopo tutto questo tempo.
Si ravvia i
capelli e fa un passo verso di lui sopprimendo l’istinto che le grida di
corrergli incontro e stringerlo.
-Sei...sei qui-
-Così sembra...sai
c’era un certo evento di famiglia-
Lei gli sorride appena, di quei sorrisi
che scappano incontrollati alle sue labbra che si arricciano.
-Beh così sembra….e a proposito...congratulazioni-
-Siamo in due se non sbaglio-
La vede torturare imbarazzata il laccio
della borsa, ma anche lui non è da meno, ciondolando sulle
gambe tese.
-Sei sempre a caccia di stelle?-
Stavolta è lui che ride e abbassa appena
la testa.
E’ leggero ora
Damon e pensa che troppe cose ultimamente lo stanno appesantendo, perfino
quelle belle perché non è facile quando portano anche tanta paura e
insicurezza.
E gli serviva questa boccata d’aria fresca,
la spensieratezza di Elena con gli stessi occhi curiosi e quelle labbra marcate
da un rossetto che è strano su di lei.
Ma non può più pensare alle labbra di altre,
lo sa bene ora mentre cerca di spostare lo sguardo altrove, ma Elena sembra riempire
il suo campo visivo.
-E tu, sei sempre in cerca della tua
strada?-
Torna sempre lì ad
indagare sulla sua vita avvolto da un senso di familiarità che non sembra
abbandonarlo mai quando si tratta di lei.
Ciao
a tutte!!
Rieccomi
qua perdonate il ritardo ma la Shonda
ha messo a dura prova la mia volontà di shipper
uccidendomi definitivamente ogni grammo di speranza.
Motivo
in più per non smettere di sognare e desiderare attraverso il Delena.
Prima
di tutto dedico questo capitolo con un grande abbraccio colmo di gratitudine a
Chiara e alla sua bambina che mi hanno supportata e
accompagnata lungo questo percorso!
Venendo
a noi, dopo il flashback sul funerale di Lily torniamo al presente ed Elena e
Stefan si preparano entrambi a festeggiare il giorno del diploma con le
rispettive famiglie. Soprattutto quest’ultimo che lo vediamo coinvolto in una insolita cena a quattro uomini in cui si confrontano sul
futuro dei ragazzi.Apprendiamo inoltre
che Damon deve comunicare qualcosa che lo riguarda alla sua famiglia
ma i litigi con Giuseppe disincentivano ogni sforzo di riavvicinamento, nell’occasione
del suo ritorno non poteva non incontrare Elena!
Mi
raccomando attendo con ansia i vostri commenti! (siete
ancora vive dopo l’episodio di questa settimana, ShondaCrimes a parte?)
Non se lo aspettava più Elena, quando ha
incrociato dei cieli azzurri per un attimo pensava di
aver preso un abbaglio.
Ma la voce roca e bassa, seguita da quel
nodo che le aggroviglia lo stomaco le hanno confermato
quanto sia concreto invece.
Damon.
Quanto lo ha
pensato?
Quanto si è preoccupata per lui?
Eppure, cos’hanno
condiviso?
Mezz’ora di dolore, ma è stato come se
Elena avesse assorbito qualcosa di lui, senza volerlo.
Con Damon non deve quantificare la
quantità, ma la qualità di tempo trascorso.
E’ così semplice sentirsi vibrare davanti
a lui.
E’ naturale, involontario.
E pensa che la cosa curiosa con lui continua ad essere questo sfiorarsi, più lo guarda e meno sa
spiegarsi che giro faccia Damon per apparire e sparire in certi momenti nella
sua vita.
Rincorre un pensiero, una sensazione.
E’ come agganciata
a lui.
E sparirà tra poco, lo sa.
Lo vede da come si molleggia sulle gambe,
non è pronto per restare e forse è meglio così.
Perché Elena sta bene con Stefan, ma ha
questa paura di quello che le agita dentro il ragazzo dai capelli troppo neri e
gli occhi troppo chiari.
E non si sente in grado di gestire ora la
cosa che si muove sotto pelle, per ora è meglio evitare.
Ma vuole sapere come sta.
-Per ora ho trovato una strada da seguire-
-Mm quale lavoro è rimasto sulla lista?-
-Te lo dirò se riesco ad arrivare alla
fine-
Lui fa una smorfia con le labbra come
accentando quella proposta.
-E tu
invece?-
Si prende un
istante per risponderle –strano pensa Elena- grattandosi il mento con fare
pensieroso.
-Per adesso
mi diverto a far arrabbiare Stefan e Giuseppe-
Lo sguardo
di Elena si vela impercettibilmente di tristezza ed ecco che riaffiora
prepotente il desiderio di allungare anche solo una mano verso di lui e invece
si limita a stringere la borsa. E Damon pensa che nella sua compassione
impacciata riesca a pulire per un po’ il dolore che macchia il suo cuore e
vuole rivederlo quel sorriso che tanto gli piace.
-Che fai a giro tutta sola piuttosto?-
-Sto andando a una festa-
-A piedi? Di buio?-
-Scusa papino non credevo
mi servisse il tuo permesso-
Iniziano a camminare sul
marciapiedi, pochi metri a dividerli, lei sa dove sta andando ma lui che
direzione segue?
Lo guarda Elena e gli sembra sempre lo
stesso, forse più stanco.
-Per questo non manderò mai mia figlia
fuori da sola prima dei 30 anni-
-Credevo di aver incontrato un mio amico,
non mio nonno!-
Sono amici loro due?
Beh possono senza dubbio rientrare nella
categoria dei quasi amici bizzarri.
Chissà se lui la pensa come lei, sa solo
che vorrebbe sempre sapere qualcosa di più di lui
perché sì il suo ignoto è più rassicurante e attraente di tutti i rapporti
certi che ci sono nella sua vita, ma questo forse dipende dal fatto che è solo
una ragazza curiosa.
Perché lui è Damon, il suo strano amico
con cui si trova a parlare sempre di sera, in modo inaspettato e con cui
camminerebbe per ore.
Damon è anche il fratello del suo ragazzo
e non sa perché il pensiero di un legame familiare con lui la manda in
agitazione.
-Allora se tutti i tuoi amici sono come me posso stare tranquillo-
Elena gli dà una piccola spinta e lui se la ride.
-Vedo che sei sempre la solita violenta,
che fine ha fatto la ragazzina curiosa e gentile che ho conosciuto?-
-Si sta facendo le unghie per affrontare
il mondo!-
-Tuo padre lo sa che ti trucchi?-
Arrossisce mentre lui si sporge verso di
lei per scrutarla meglio ora che passano sotto un lampione. Cerca di contente i
battiti del suo cuore accelerati dal volto di lui così
vicino.
Poi torna con lo sguardo sulla strada.
-Davvero divertente!-
-Io lo dico per te, ci sono tanti
ragazzacci al mondo d’oggi e tu hai degli occhi pericolosi signorina-
-Pericolosi?-
Adesso Damon si volta verso di lei e
pianta le iridi azzurre dentro i pozzi neri indispettiti. Sembra prendersi
qualche istante per riflettere anche se la sua faccia
assume i tratti di chi pensa di aver detto una cosa banale e le soffia serafico
sul volto obbligandola a trattenere il respiro.
-L'infinito spaventa Elena, ma sono sicuro
che molti sono attratti dalla sua profondità-
Lei ammutolisce cercando di dare un senso alle sue parole, Damon non è romantico o smielato.
Lui dice le cose con una
oggettività disarmante che non lascia spazio ad ambiguità e non ha mai
pensato che i suoi occhioni da cerbiatta potessero contenente l’infinito.
Vorrebbe tanto che il suo cuore non fosse
la colonna sonora di quel momento ora che batte come un tamburo.
-Beh, per fortuna non tutti i ragazzi sono
come te Salvatore-
-Esatto, non tutti i ragazzi sono come me-
Lei scuote la testa facendo roteare gli occhi,
ma non sorridere è impossibile con lui.
E ora l'imbarazzo si trasforma in una
strana eccitazione mentre Elena si chiede cosa sia quel calore che divampa dal centro del suo petto fino alle guance,
sentendo il fiato farsi corto.
Perché gli occhi di Damon sono di un
azzurro chiarissimo ora che loro due si sono fermati all’angolo della strada e
la luce del lampione batte su di loro.
Pensa che il tempo sia sempre lo stesso,
ma Damon plasma tutto, i colori, la luce, i suoi respiri...persino
la sua percezione del tempo.
Come se tutto fosse sempre uguale, ma
improvvisamente più vivo, più palpabile.
Ed è diverso dal concetto di amore che
conosce lei, delle farfalle, del vedere tutto rosa e bello.
Damon invece le mostra il mondo per quello
che è senza falsarlo, rendendolo terribilmente invitante.
Tutto è una promessa di qualcosa di
grande, anche due passi sotto al cielo.
Deve ricordarsi un attimo che lei ama
Stefan, anche se partiranno per i due lati opposti del
paese e lei ogni tanto si chiede quanto dureranno.
Non se lo chiede mai con Damon, quando lo rivede è come se il filo invisibile che li lega
prendesse colore, ma Elena non si preoccupa che si possa spezzare.
Sa che a un certo punto riapparirà nella
sua vita.
-Allora mi ritengo una ragazza fortunata
ad avere incontrato solo te-
Le sfugge involontaria quell’affermazione
che porta dentro più di quello che avrebbe voluto dire.
Ma Damon sembra non farci caso e la guarda,
nelle iridi azzurre si sta muovendo una lotta interiore che rimarrà dentro di
lui.
Perché Damon non sembra il tipo che
tradisce, magari se stesso ma non gli altri.
-Può dirlo…-
Elena trattiene per un istante il respiro
e sembra rincorrere un pensiero mentre inciampa nelle sue stesse paure.
-Ti tratterrai un po’ di più stavolta?-
-Ripartirò domani-
-Oh..-
Gli sembra di scorgere del dispiacere
nelle iridi scure e decide di ignorare il pungolo al centro del petto,
involontariamente fa un passo verso di lei mangiando quei pochi centimetri come
barriere altissime tra loro due.
-Devi davvero odiarla questa città-
-No in realtà mi piace più di quanto
pensi-
-Ma…-
Non sa perché il suo cuore batta così
forte eppure non stanno facendo niente se non parlarsi troppo vicini, così vicini che Elena lo sente il suo respiro sulla pelle e uno
strano formicolio sotto pelle.
E non riesce a non guardare quelle labbra
imbronciate.
-Ma ci sono troppe cose….-
Non finisce la frase interrotto da due
fari di un'auto che li illumina e si voltano di scatto.
È arrivata Bonnie a prenderla per andare
alla festa. Elena torna con lo sguardo su Damon adesso leggermente più lontano
da lei e sente solo freddo intorno a sé.
Ma i suoi cieli azzurri sono sempre li.
- Buona notte Elena-
-Al prossimo incontro Damon-
Gli sorride in quel modo spontaneo e un
po' infantile e non sa perché Damon si ricorda ora che quel sorriso lo ha visto quando aveva dieci anni e curiosava nel giardino
dei vicini.
Prenderà quel caffè con Rick la mattina
dopo per parlargli di quella certa cosa è ripartirà dopo qualche giorno.
Ciao a tutte!!!
Come sempre grazie mille a chiunque legga o recensisca
(anche se siete poche!) per me è comunque importante!!!
Scusate l’attesa
infinita ma è stata una settimanaccia e poi avevo il
groppone per TVD che vi dirò mi ha stupita ed
emozionata!!!!
Tornando a noi questa
è la seconda parte dell’incontro tra Damon ed Elena e so che finirete per
odiarmi, sono un po’ lenta ma ci arriveremo a dove voglio portarvi, purtroppo
ho una trama in mente e non riesco ad accelerare il passo!!!
Attendo come sempre i
vostri commenti e grazie a Chiara per il suo sostegno!!!
Capitolo 12 *** Non so cosa hai fatto l'estate scorsa. ***
Non so cosa hai fatto l’estate scorsa.
***
Stefan è rientrato a casa dopo aver
passato due settimane a Luglio a trovare Damon a New York; adesso invece è
tempo di organizzare tutti i bagagli per il college anche se
non sa bene da che parte rifarsi.
Era sua madre quella che si occupava di
gestire queste cose.
Ricaccia indietro ricordi amari e anche un
po’ dolci e torna a fare quello che stava facendo,
cioè nulla.
E ripensa, mentre se ne sta sdraiato a
letto a fissare il messaggio della sua fidanzata oltre oceano con cui gli
comunica che "il volo è stato cancellato qui c'è un uragano che sta
facendo danni e siamo piantate dentro l'aeroporto", a quelle due
settimane con suo fratello che non sono proprio andate come avrebbe voluto.
Getta il telefono sul comodino e si passa
le mani sul viso.
Sbuffa Stefan perché non pare faccia altro
che litigare con le uniche due persone importanti della sua vita e, per un
attimo, è grato all’idea di andare al college.
Perché non può pensare che i suoi affetti
si contino sulla punta delle dita, non può pensare che non ci sia un di più, un mondo oltre l’ottusità di suo padre e la
testardaggine di suo fratello.
Per non parlare della compassione di
Elena.
Che tu guarda si era "scordata" di dirgli che avrebbe passato praticamente
tutta l’estate in Europa, prima dai parenti e poi raggiunta da Bonnie e
Caroline per andare a spasso per ostelli.
Stavano mettendo via i soldi tipo dal
primo anno di liceo, si erano fatte questa promessa di risparmiare per il
viaggio della maturità ed ovviamente era stata
Caroline la tesoriera del trio.
La più organizzativamente affidabile.
Intanto lui era stato totalmente rimosso dall’equazione coppia+estate.
***
Giugno.
Stefan
arrivò in piazza dove Elena lo aspettava per passare
il pomeriggio insieme e non vedeva l'ora di progettare qualche viaggetto
insieme a lei.
Avevano
tutta l'estate davanti era l'ideale per consolidare il rapporto visto che da agosto sarebbero stati divisi dall’intero paese
–più o meno.
Ma
non ci voleva pensare ora mentre la guardava trafficare in borsa in cerca del
cellulare, coi capelli legati a crocchia sulla testa e
le sue bellissime gambe in mostra avvolte in un paio di shorts.
E
gli veniva naturalmente da sorridere perché in quei mesi cupi e difficili Elena
era stata la sua luce, il faro che lo guidava nella notte.
Aveva
bisogno di partire con lei dato che non aveva fatto
altro che stare dietro a suo padre e discutere con Damon.
Almeno
per il loro diploma erano riusciti a non litigare sull’ennesima questione del
"quando torni qui
c'è bisogno di te", sapeva che un po’ voleva sistemarsi la
coscienza non poteva partire per il college sapendo che suo padre sarebbe stato
solo, ma non poteva nemmeno costringere suo fratello.
Per
fortuna lo zio Ric li aveva aiutati molto e un
incentivo a restare era stato dato da una dottoressa che aveva assistito
Giuseppe quando un giorno era stato ricoverato dopo essere svenuto in salotto causa il troppo alcool.
E
la bella Josephine – Jo- Parker
si era presa un po’ a cuore il Salvatore anziano iniziando a scambiare quattro
chiacchiere con il cognato.
L’amore
è proprio l’arma più potente che ci sia.
Pensava
questo mentre salutava con un dolce bacio la sua fidanzata e sorridendole la prendeva per mano conducendola a prendere un gelato.
Ma
il loro idillio era stato presto interrotto dalla chioma ondeggiante e gli
occhi vispi della loro amica che, non appena li aveva visti uscendo da un
negozio, li aveva puntati come un falco.
-Elena!
Bene mi risparmio di chiamarti-
I due
la guardarono enigmatici.
-Dobbiamo
parlare di questa estate-
La
faccia di Elena si era contratta agitata in una smorfia di panico e aveva
provato a sgranare gli occhi cercando di mandare dei segnali all’amica mentre
Stefan ridacchiava.
-A
meno che tu non voglia dare una cosa a tre, Elena è mia questa estate. Almeno
quando tornerà dall’Irlanda-
La
mora vide gli occhi azzurri contrarsi.
Tanto
valeva arrendersi alla bomba che stava per sganciare.
-Oh
certo spiritoso davvero, sai che abbiamo organizzato questa cosa da una vita!-
-Quale
cosa?-
Stefan
vagava con gli occhi da lei ad Elena che rimase muta
fingendo che non stesse accadendo quello temeva.
Aveva
rimandato questo momento ed era arrivato troppo tardi.
Caroline
d’un tratto parve capire e le si colorirono le guance
mentre sbatteva le ciglia con fare innocente.
-Bene
io ho da fare, vi lascio alla vostra non-imbarazzante conversazione-
Tutta
agitata aveva mimato uno "scusa"
all’amica defilandosi colpevole.
In
realtà neanche più di tanto, non era nel suo stile.
Una
volta che Caroline si fu allontana lasciò la mano del
ragazzo mettendosi completamente davanti a lui.
-Cosa
devi dirmi-
-Ecco,
ti ricordi che ti dissi che Caroline era la tesoriera del gruppo?-
Le
pagliuzze verdi la fissavano enigmatiche.
-Be
lo so che avrei dovuto dirtelo prima e onestamente pensavo lo sapessi insomma ne abbiamo parlato tempo fa…-
Le
sue mani continuavano a torturare il laccio della borsa.
-Elena
mi dici che succede?-
-Noi...io, Care e Bonnie avevamo questo progetto sin da piccole
di risparmiare e viaggiare per l’Europa dopo il diploma-
Stefan
iniziava ad assumere un'espressione indecifrabile mista tra lo sgomento e la
rabbia e lui non si arrabbiava mai.
-E...quanto dovrebbe durare?-
***
Così si era trovato senza fidanzata per
quasi tutta l’estate e ripensa alla situazione di suo fratello mentre resta
sdraiato sul letto.
Suo fratello che non sa dirle le cose, ti
ci piazza semplicemente davanti.
Suo fratello che gli ha presentato questa
famosa fidanzata -Rose- e sì per un attimo il suo
cuore di figlio è balzato nel petto per l’incredibile somiglianza con sua
madre.
Fidanzata che non poteva certo nascondere
sotto al vestitino estivo la pancia.
E gli occhi azzurri di suo fratello gli
hanno confermato i suoi sospetti.
Rose è incinta.
Damon entro ottobre sarà padre e lui zio.
E non gli ha mai detto nulla.
Non ha pensato di condividere un fatto
così grande con lui.
Hanno litigato nel modo tipico dei Salvatore
frecciatine, sguardi al vetriolo, rabbia contenuta.
E anche se Stefan ha provato a capire suo
fratello sulla scelta di non dirglielo per telefono o quando si erano visti per
il diploma, non ha potuto perdonargli di non voler tornare a casa.
Di lasciare tutto.
Quella è stata la goccia che ha fatto
esplodere tutti i paletti e i silenzi fino a spingere Stefan a salire sul primo
aereo e tornare a casa.
Non ha detto nulla a suo padre, ma ha
capito dallo sguardo comprensivo di Ric che lui sa.
E forse pure Giuseppe al quale non deve
importare nulla.
Eppure pensa, Stefan, che Rose potrebbe
fare bene alla loro famiglia più di quanto Damon si renda conto.
Eppure non capisce perché non dica nulla,
non faccia nulla nemmeno Ric.
Ma non ha più voglia di pensare s tutte
queste cose e si tira su per andare al Grill e organizzare qualcosa con Matt visto che Elena non tornerà prima di domani.
***
Quando Elena trova Stefan sulla soglia di casa è contenta di vederlo pur sentendo un certo disagio
strisciarle sotto pelle.
Quando è partita
si erano salutati con un certo fastidio addosso a causa della lite sulle
vacanze taciute.
E lui in perfetto stile Salvatore aveva
finto di non essere arrabbiato, di non provare fastidio.
E lei non si era peritata a farsi
perdonare, così arginati entrambi dietro i loro muri
si sono sentiti a morsi e bocconi anche se sì, Elena, un po’ in colpa si sente
perché lui ha perso sua madre a inizio anno e forse sarebbe potuta restare.
Ma Miranda le ha ricordato che per amare
qualcuno bisogna prima essere capaci di amare se stessi, se non hai chiaro
perché rinunci a qualcosa per qualcuno allora è bene
che tu non lo faccia altrimenti finirai col tempo per ritenerlo colpevole.
Anche per una cosa stupida come rinunciare
a un viaggio che lei e le sue due amiche stanno organizzando da una vita.
Ma vuole provare a recuperare Elena, per
questo lo ha invitato da lei - se non fosse stato per
Caroline che ha deciso di tenere una conferenza con tanto di diapositive
proiettate sul muro del salotto di casa Gilbert invitando tutti i loro amici.
E Stefan non ha molto gradito, lo ha capito dal volto tirato quando la bionda squillante è
apparsa alle spalle della sua ragazza spostandola di lato e abbracciando il suo
migliore amico.
Passano tutto il pomeriggio con gli amici
a vedere le foto che le tre hanno scattato durante la loro avventura europea ed
Elena e Stefan non si scambiano mezza parola.
Lui è così infastidito che non risponde
nemmeno alle tre chiamate di suo zio.
-Allora ragazzi vi abbiamo
portato dei pensierini dal nostro viaggio!-
-Esatto! Ovviamente gli ha scelti tutti Care-
Bonnie ridacchia colpendo l’amica ed Elena
afferra le mille buste iniziando a distribuire i doni.
Quando tocca a Stefan, Caroline gli
allunga il suo pacchetto.
-Ah ah....a patto
che tu la smetta di avercela con Elena-
La moretta guarda prima Care, sgranando i
suoi profondi occhi per riportarli in quelli verdi del fidanzato.
Lui sembra esitare un attimo, ma poi
guardando lo sguardo azzurro risoluto si distende in un lieve sorriso.
-D’accordo-
Caroline si illumina
e lascia i due da soli.
Elena sembra un po’ titubante, ma dentro
non sa se essere grata all’amica oppure no.
Comunque Stefan si avvicina a lei e le sfiora una guancia con la mano.
-Mi dispiace-
-No è colpa mia-
-Possiamo saltare questa parte e passare a
quella in cui ti bacio?-
Le scappa un sorriso perché un po’ le era
mancato Stefan.
Un po’ tanto forse e si lascia cullare dal
suo abbraccio.
Ma il cellulare squilla di nuovo.
Ciao
a tutte rieccomi qua!!
Come
sempre grazie a chiunque passi, legga, commenti la mia storia!
Allora
so che forse mi odierete o –non so- qualche altra cosa brutta per la brutta giocata che ho inserito in questo capitolo che per la
prima volta è Stefan pov. Avevo bisogno di trattare
la questione attraverso gli occhi del giovane Salvatore e raccontare un po’ di
come si sentisse lui difronte alla situazione di Damon e di Rose.
Si
lei è incinta avete capito bene.
Cosa
ne pensate? Mi odiate? Vi è indifferente? Pensate sia una cazzata??
Sta
tenendo tra le braccia un minuscolo fagottino di un colore rosa violaceo e leggermente
pesto, tutto grinzoso.
Detta
così sembrerebbe qualcosa di orribile, ma in realtà non c’è niente di più bello
a questo mondo, pensa Damon.
Una
piccola creatura dormicchia beata avvolta nella copertina rosa e lui non riesce
a smettere di guardarla, è più forte di lui.
Non
ha mai provato nulla di simile prima d’ora.
Rose
dorme stremata nel letto del reparto maternità e lui
ormai è diverse ore che si gusta sua figlia.
Sua figlia.
Che
strano, eppure ora che la tiene tra le braccia gli
sembra impossibile che fino a poche ore prima lui ancora non sapesse come fosse
fatta, quanto fosse bella.
Come
se ci fosse da sempre nella sua vita.
Ed
è come se tutte le vecchie paure segretamente covate in quei mesi, estorte ogni
tanto da Ric in qualche conversazione sfuggente per
telefono, si fossero dissolte.
Troppo
giovani, troppo soli.
Troppo
lontani dalle loro famiglie.
Troppa
la paura di sbagliare, di amare.
Di
essere uomini fino in fondo.
Perché
da un sì come questo non si torna indietro.
Non
che siano nel suo stile, le vie di mezzo.
E’
uno radicale Damon.
Se
prende una posizione la tiene fino alla fine, con
tutti i dubbi che intasano la mente il cuore.
Eppure.
Prima
sembrava tutto sbagliato, troppi i bilanci negativi.
“Non
sono pronto per essere padre, avrei dovuto sposarmi, laurearmi, trovare un
lavoro.
Essere sicuro di quello che
provo.
Non sono fatto per essere padre,
non so se voglio esserlo, non ci ho mai pensato.
Nessuno mi ha insegnato come si
fa.”
Quante
volte queste angosce lo hanno svegliato nel cuore
della notte, quante volte si è alzato spaventato sperando che fosse solo un
incubo.
Il
frenetico cercare casa in quei mesi grazie ad alcuni agganci di Ric, le visite mediche, i soldi che ha
iniziato a risparmiare.
Se
la ricorda ancora la chiacchierata con Ric, la
mattina dopo la cena del diploma di Stefan davanti a una tazza di caffè seduti
sulla panchina del parco cittadino.
Si ricorda di come suo zio sia rimasto a lungo
in silenzio e poi gli abbia detto semplicemente che lui ci sarebbe stato in
ogni caso.
Ma lui non è padre e non può
dargli consigli in quel senso e un po’ gli dispiace che quello che dovrebbe
farlo al suo posto sia fuori uso, si sia perso.
Perché
se c’è una cosa che fa paura a Damon - più di sentire la propria vita stretta
in quattro pareti da cui non può scappare - è l’ombra di suo padre.
Di
diventare come lui.
Magari
non oggi, ma un giorno lontano quando un qualunque evento lo potrà ferire o destabilizzare.
Reagirà
come Giuseppe?
Finirà
per incolpare qualcuno del suo male?
Poi
- stranamente - la sera stessa in cui sarebbe ripartito per New York aveva
trovato Giuseppe sulla porta.
Dalla
sua espressione in volto Damon aveva capito che Ric
aveva cantato e chissà qualche cattiveria gli avrebbe rifilato a questo giro.
E
in quel momento il pensiero di suo padre pronto a elargire sprezzanti commenti
sul piccolo esserino di quattro mesi appena, abbozzato dentro il ventre della
sua ragazza, gli aveva instillato una curiosa rabbia innescata da uno spirito
protettivo -paterno forse?- nei suoi confronti che lo aveva sorpreso.
Ma Giuseppe si era limitato a
guardarlo negli occhi con quel suo alito un po’ meno alcolico della sera prima
e lo aveva fermato.
-Ho
parlato con Ric-
-Le notizie volano in fretta-
-Ogni
mio commento risulterebbe inopportuno-
Damon
aveva osservato suo padre sospirare e avrebbe giurato di vedere un barlume di
vergogna negli occhi vitrei.
-Su
questo sono d’accordo-
Lo
aveva superato per uscire di casa, ma suo padre non
era intenzionato a mollar così la presa.
Da
qualcuno la testardaggine l’aveva ereditata.
-Non
si torna indietro Damon-
Il
ragazzo si era fermato sulla porta senza voltarsi.
-Ho
deciso mesi fa, da solo, di esserci
in questa cosa-
-Questa
non è una cosa. E’ tuo figlio-
Proprio
lui voleva impartirgli lezioni di morale paterna?
Si
era voltato con la furia negli occhi, ma non aveva fatto in tempo a sputare
veleno che suo padre aveva ripreso il suo discorso.
-Qualunque
cosa tu scelga o faccia, tu sei comunque un padre e lo sarai per tutta la vita,
lo sei diventato prima ancora di saperlo-
Damon
ricorda di aver trattenuto il fiato come in una lunga apnea e ti esser risalito
in superfice solo quando Giuseppe era sparito oltre le scale.
E
in qualche modo le parole di suo padre lo hanno
accompagnato e sostenuto nei momenti di crisi.
Niente
avrebbe cambiato il fatto che Damon fosse padre. Ma
lui poteva scegliere se esserci o meno per questo
bambino, se lottare o meno contro una vita che non si era scelto e non era
sicuro di volere.
Perché
Damon si è innamorato di Rose, ma non ha avuto il tempo per dirle ti amo.
Non
ha avuto la calma di costruire, solidificare, cementare
quel sentimento
Non
ha avuto il tempo di sentirsi l’amore addosso, sulla pelle, incollato al cuore.
Ma forse è questo l’amore, questo
bene smisurato, questa devozione, questo istinto protettivo che ha nutrito per
Rose son dal primo istante.
Perché
gli sembra molto simile a quello che ha visto tante volte negli occhi di suo
padre quando lo vedeva ridere con sua madre.
Ma Damon non ha molti metri di
paragone.
Lei
è la prima che ha lasciato entrare e alla quale ha fatto spazio.
Forse
è questo l’amore.
Forse.
***
All’ospedale
nel giro di alcune ore sono arrivati anche Stefan e Ric.
Lo ha chiamato quando si sono rotte
le acque a Rose perché la loro piccola Lily Grace aveva deciso di conoscere il
mondo prima del previsto.
E
così un nuovo membro si è aggiunto alla famiglia Salvatore e ha visto una sorta
di comprensione negli occhi verdi di suo fratello quando per la prima volta ha
preso in braccio la nipote.
-Rose
come sta?-
-Provata...deve risposare i dottori dicono che ha perso molto
sangue-
Sono
tutti e tre in corridoio, l’orario di visite e quasi finito.
-Si
riprenderà-
-E
poi verrete a casa...-
-Stefan-
-Damon
sono sicuro che papà vorrà conoscerle entrambe-
Il
ragazzo è troppo stanco per discutere.
-Ne
riparleremo poi-
D’un tratto il cellulare di Stefan
squilla e trova tre chiamate perse di Elena.
È
partito senza avere avuto il tempo di spiegarle.
-E’
Elena, torno subito-
Si
allontana uscendo in sala d’aspetto.
-Ehi-
-Ehi che è successo? Dove sei?-
-Scusa
io e Ricsiamo dovuti
partire subito-
-Ma per dove?-
-New
York-
-New York???Ma-
-Si
tratta di Damon, lui...-
-Sta bene??E’
successo qualcosa??-
-Si
si, sta bene solo che …ecco ho scoperto una cosa
questa estate-
-Stefan smettila di fare il misterioso mi
spaventi-
-Ha
avuto una bambina-
Ciao a tutte!!
Come sempre grazie a chiunque
recensisca, legga, dia credito alla mia storia!!Siete
decisive per me!
Mi scuso in anticipo perché so
che questo capitolo è un po’ fiacco, di passaggio, anche se in realtà c’è un momento fondamentale e cioè la nascita della bambina –LilyGrace- dove vediamo come si sente Damon rispetto a
questo evento e chi sono le persone che hanno in qualche modo influito sulla sua
scelta di esserci per Rose e la bambina.
Alla fine scopriamo che Stefan
ha messo al corrente Elena di quanto accaduto e
vedremo questo come si ripercuoterà su di lei e sul suo rapporto con il giovane
Salvatore!
Elena sta sistemando le ultime valige per
il college mentre Caroline è seduta sul suo letto a farsi le mani perché lei ha
già preparato tutto, ovviamente, da tempo.
Il pensiero di partire ora che ha saputo
cosa è accaduto a Damon un po’ la angoscia, soprattutto quando Stefan le ha detto
che farà di tutto per convincerlo a tornare a casa e non vorrebbe avere lo
stomaco stretto al pensiero di lui, la sua ragazza e
la loro bambina che passeggiano felici per il quartiere.
Che cosa
stupida Elena.
Sbuffa provando a trarre beneficio dai
profondi respiri che prende, proprio come le ha insegnato suo padre per calmare
un po’ quel bruciore di stomaco.
-Stai bene? Sei strana-
Alza distratta lo sguardo sull’amica che
stende il liquido corallo con una precisione invidiabile.
-Si certo…sono solo agitata...insomma la partenza per il college è un momento
importante-
-Si, ma partiamo tra una settimana-
La bionda muove i suoi boccoli insieme
alla mano smaltata per far asciugare il prodotto.
Elena intanto continua la sua valutazione
su cosa portarsi dietro.
-Sei sicura che questo tuo strano
atteggiamento-
-Non ho nessuno strano atteggiamento-
-Elena, davvero vuoi fare questo gioco con
me???-
Gli occhi azzurri lampeggiano un "seriamente" grosso come una
casa.
-Perché dovrei avere qualcosa?-
-Oh non lo so fammi pensare....forse perché il tuo ragazzo non ti ha raccontato una
cosa importante come il fatto di aspettare una nipotina-
-Beh...posso
capirlo...avevamo non-litigato-
Caroline sospira e inizia a passarsi la
seconda mano di smalto.
-Appunto, puoi capirlo e poi lui non l’ha
presa bene insomma - ok che non te lo ha detto - ma Damon
ha fatto la stessa cosa con lui, è molto più grave! Non si sono parlati per un
mese!-
La mora alza lo sguardo fermando un istante le sue operazioni e fissa l’amica leggermente
confusa.
-Tu lo sapevi?-
-Beh...sì-
Sbatte le lunghe ciglia innocenti, non
capendo quale sia il problema.
-E come mai?-
-Perché quando eri in Irlanda e io ero qua – attendendo il momento in cui saremo partire
per raggiungerti-Stefan è andato a New York a trovare Damon e quando è
riapparso dopo nemmeno tre giorni gli ho chiesto cosa fosse accaduto-
-E non hai pensato di dirmelo quando sei
venuta in Europa?-
La bionda alza gli occhi al cielo con
sufficienza e percepisce le guance arrossarsi, sentendosi per qualche strano
motivo come messa sotto accusa da Elena.
-Pensavo lo sapessi! Non tengo di certo il
conto delle confidenze che vi fate!-
La mora sospira e alza le mani in segno di
resa, non ha certo voglia di litigare con lei su questo
argomento, così torna a piegare vestiti e torturarsi il labbro.
-Va bene, ho capito-
-Lui ora l’ha perdonato importa questo...quel ragazzo lo faranno santo-
Elena alza leggermente gli occhi sull’amica
intenta a fissarsi le unghie compiaciuta e aggrotta la
fronte.
-Perché?-
-Come perché...Elena
hai presente quanto soffra Stefan per come si comporta Damon?-
-Scusa e tu che ne sai di Damon?-
-Perché me lo racconta Stefan e poi non c’è
mai e guarda in che situazione si è messo, dai!-
Già in che situazione.
Si vede che la ama così
tanto da farci un figlio.
Buon per lui.
Anche se sono giovani, che fretta avevano?
Che poi lei non ha capito se non era voluto, oppure era cercato.
E non ha neanche molta voglia di indagare
perché ha un po’ paura di quel piccolo parassita che ha sotto pelle e le
irrigidisce i muscoli, teme che prenda forma e si trasformi in quello che non
dovrebbe essere -minuscola punta di fastidiosa gelosia- perché lei sta con
Stefan e Damon diventerà padre.
Ed è tutto molto sbagliato.
-Non spetta a noi giudicare e poi non sai
cosa ha passato Damon-
-Da quando sei team Damon?-
Carolina sbotta lievemente scocciata e si
allunga verso il beauty aperto sul letto di Elena che – dopo averle lanciato un’occhiata
torva - si rimette frenetica a piegare alcuni vestiti in modo confuso e
agitato.
-Io non sono in nessun team-
-Dovresti...quello
del tuo ragazzo per l’esattezza-
-Non si tratta di prendere una posizione o
di schierarsi-
-Elena, se un mio amico soffre
mi preoccupo per lui....-
-Ma questo non ti autorizza ad avercela
con lui-
-Come mai ci tieni così
tanto a tutelarlo proprio non lo capisco-
-Non lo sto tutelando-
-In tutta sincerità non mi
interessa dei problemi di suo Damon-
-Beh a me si!-
Il respiro si Elena è accelerato
come il cuore che batte più svelto di quanto dovrebbe e sente il calore
imporporare le guance.
Le due si guardano per istante in cui Caroline
sembra studiarla come se fosse qualche raro esemplare in via di estinzione
mentre la brunetta deglutisce riavviandosi i capelli.
Ok la conversazione ha preso una piega
strana.
Gli occhioni azzurri sbattono veloci.
-Sarà meglio raggiungere Bon Bon in piazza-
-Si decisamente-
-Ti aspetto di sotto-
Ed Elena pensa -mentre segue con lo
sguardo la bionda ondeggiante- che la vergogna provata
davanti all’ultima occhiata di Caroline sia
sufficientemente eloquente su quanto si stia dimostrando una fidanzata pessima.
Eppure non le sembrava sbagliato il suo
punto di vista.
Eppure lei vede, sa, quanto dolore ci sia
dietro quei mari artici che, forse ora, con la sua nuova vita si scioglieranno
un po'.
E si domanda se anche Stefan si sia accorto
che qualcosa in lei non va perché di Damon -con lei- si sarà lamentato o
confidato forse due volte, non di più.
Eppure un tempo erano amici.
Ma Elena non è brava a pressare le persone,
a tirar fuori i drammi altrui, non come Caroline.
Almeno, come Caroline con Stefan.
Ma accantona il senso affliggente di inadeguatezza che emerge talvolta quando pensa al suo
ragazzo e decide di scendere dall’amica.
***
Novembre
I primi due mesi di college sono stati duri,
non tanto per la lontananza da casa visto che il Withmore College - dove frequenta psicologia insieme a
Bonnie- dista solo un’ora da Mystic Falls.
Quelli davvero lontani sono il suo ragazzo e la
sua migliore amica bionda e non vede l’ora che sia Natale per
poter rivederli.
Per ora si è goduta qualche festa organizzata
da una confraternita e le sbronze dei compagni di corso.
Ogni tanto si chiede come invece stia Damon con
la sua nuova famiglia.
Stefan le ha detto che sono andati alcune volte
a Mystic Falls e che Giuseppe si sta stranamente comportando bene.
Di quanto questa ragazza -Rose-
sia un toccasana per Damon e per i rapporti con suo padre che è comunque freddo
col figlio, ma meno incline a denigrarlo.
Ed Elena è grata di essere al college, lontana
da tutto.
Non è amante della distanza Elena perché non
riesce mai a sentire le persone che ama avvolte dalla
frenesia del college, come è giusto che sia.
Ma almeno non deve fare i conti coi suoi demoni interiori e quel pungolo lì, alla bocca
dello stomaco, se pensa alla sua vita e a quanto senta tutto fuori posto.
Stefan e Caroline distanti.
La mente che torna costantemente a due occhi
troppo azzurri.
I suoi genitori dai quali non è mai stata
troppo lontana.
La facoltà di Stefan -medicina-
è impegnativa tanto che non riuscirà a tornare a casa per il Ringraziamento e
alla fine è contenta di sapere che Caroline resterà con lui.
Anche se, tra tutti e due,
lo sforzo di farsi sentire di più potrebbero farlo, sembra che solo loro siano
studenti impegnati in facoltà serie.
Ma come cerca sempre di ricordarle Bonnie la loro
università non dista un’ora di macchina da Mystic Falls e dovrebbero perdere
troppi giorni, tra un mese c’è pur sempre Natale.
Se non fosse tranquilla
potrebbe pensare che quei due la stanno evitando ultimamente, non li sente mai
se non per messaggio ogni tanto, ma non ci pensa mentre ora esce da lezione e
si dirige al dormitorio dove Bonnie l’aspetta per sistemare le cose nella sua
auto e partire per casa.
Staranno via solo il giorno di festa, ma ha
bisogno di tornare a casa sua.
Nel nido della sua intimità.
Apre la porta tutta trafelata e sobbalza quando
una chioma familiare si alza dal letto e si volge verso di lei.
-Care-
Per una frazione di secondo tutti i fastidi di
questi mesi si vanificano contro lo sguardo azzurro dell’amica.
È venuta a trovarle.
Ma il sorriso sul volto di Elena scema, frenando
la sua corsa per abbracciarla quando scorge una tristezza che non aveva notato
subito.
-Ehi, ma che succede?-
Bonnie le affianca e passa una mano sul braccio
di Caroline.
-Io intanto vado a portare le borse in
macchina-
Esce dalla stanza sotto lo sguardo confuso di Elena
che poggia la tracolla coi libri sul letto, iniziando
a togliersi la sciarpa.
-Come mai sei qui? Va tutto bene?-
Gli occhi chiari, un po’ meno truccati del
solito, si riempiono di lacrime che iniziano a preoccupare Elena.
-Ehi-
-No Elena-
Caroline retrocede per sfuggire all’abbraccio
dell’amica, che sta succedendo?
La vede trafficare con le mani provando a
cancellare le lacrime, ma sono più forti di lei e inizia a singhiozzare.
-Mi dispiace Lena, tu non sai quanto….io...noi...non-
Gli occhi scuri vagano confusi, di cosa sta
parlando?
-Caroline mi stai spaventando adesso…ti prego
dimmi cos’hai-
-Devi capire che sono stati mesi strani e io….bè avevamo bevuto e poi...oddio Elena non volevo
ferirti, non avrei mai voluto che accadesse-
Le lacrime di Caroline scendono abbondanti
sulle gote arrossate dallo sforzo di trattenerle e la stanza si riempie solo
dei respiri rotti e sconnessi di lei.
Elena resta immobile, piantata sul posto mentre
una serie di domande e anche risposte affollano la sua
testa.
E la sente quella sensazione di vertigine
affliggerle lo stomaco, lo sente il sapore amaro del tradimento.
-Io e Stefan…-
Alza la mano di scatto per fermare quella che -
un tempo - era la sua migliore amica e che ora non riesce nemmeno a guardare
negli occhi. Non vuole sentire altro adesso, non le interessano i particolari
raccapriccianti di come la sua fiducia sia stata così miseramente tradita.
-Vai via per favore-
-Ma…-
-Ti prego Caroline, prima che io possa dire
qualcosa di cui mi pentirei...vattene-
Sente gli occhi bruciare di rabbia e tende il
collo sospirando, appena la ragazza la supera a testa bassa ed esce incrociando
Bonnie, in attesa fuori dalla porta.
La moretta le sorride mestamente e la stringe.
-Ti chiamo dopo che ho parlato con lei, va bene?-
La sente annuire contro le sue spalle e dopo la
allontana gentilmente.
Qui non si tratta di scegliere una fazione, ma
solo di provare col tempo a ricucire uno strappo enorme nella stoffa della loro
amicizia.
Quando Bonnie rientra
trova Elena in piedi a fissare un punto indistinto fuori dalla finestra.
-Possiamo non parlarne, per ora?-
-Certo, prendo le ultime cose e partiamo ok?-
Elena annuisce silenziosa e poi afferra la
borsa uscendo da quella stanza che adesso la opprime più del solito.
Ciao
a tutte!!!!!
Allora
innanzi tutto come sempre un grazie immenso a tutte voi che recensite,
preferite, seguite, leggete nel silenzio!!!!
Seconda
cosa perdonate il ritardo ma sto ancora gestendo la
vagonata di feeling post delena 6x22 (quanto possono
essere belli e perfetti???).
Tornando
a noi, abbiamo due momenti importanti: il primo vediamo come Elena sta gestendo
la notizia della bambina di Damon e si confronta con Caroline su questo. E la
seconda parte….si ho fatto la bastardata lo so ma ehi,
mica possono essere sempre i delena a tradire
qualcuno – Stefan di solito- è una piccola rivincita a parti invertite! Magari
un po’ pericolosa, come diverse mie scelte ma sarei
davvero davvero curiosa e anche bisognosa di sapere
cosa ne pensate!!! Prometto di postare il prossimo un po’ prima!!!!
Passeranno settimane prima che Elena trovi il coraggio di rispondere a un sms di Stefan - ha
provato a chiamarla ininterrottamente da quando Caroline è partita col primo
aereo per volare da Elena e si è presentata al dormitorio.
Accetterà di vederlo quando rientreranno
per le vacanze di Natale.
Per ora va bene fare finta che non sia
successo nulla, fingere che tutto questo sia fuori da lei, non la tocchi.
Perché Elena è una persona riflessiva e
butta giù, analizza il dolore, lo spezzetta e ricompone fin quando non si sente
pronta a gestirlo.
Lei che ha vissuto sofferenze parziali,
altrui.
Ancora non lo aveva provato sulla pelle lei,
la ragazzina dagli occhi da cerbiatta e la famiglia perfetta.
Perciò ha deciso di fare i conti a modo
suo con la sua prima grande delusione della vita - le piccolezze su cui era
inciampata nell’adolescenza non erano state niente a confronto.
Ma non era nulla rispetto al dolore amaro di Damon, alle
crepe negli occhi di Stefan.
Eppure non riusciva ad
odiarlo Stefan, era ferita sì.
Delusa, anche.
Ma era come se una parte
di lei, infondo, lo avesse già perdonato.
Perché lui aveva sperimentato il dolore
molto più di lei e questo lo rendeva –ai suoi occhi-
inevitabilmente più fragile, più vulnerabile.
Meritevole di comprensione.
In perfetto Elena style, avrebbe detto Caroline.
Ed ecco la vera fitta di dolore.
Ma Caroline…
Di lei proprio non voleva parlare.
Il silenzio di tomba in cui si è chiusa ha preoccupato Bonnie nell’ultimo periodo di lezione, ma
comunque non ha insistito perché sa come è fatta Elena e prima o poi butterà
fuori la rabbia e allora, forse, ci sarà modo di ripartire.
***
Natale
Al suo arrivo a casa trova sua madre -alla
quale ha severamente vietato di parlare dei Salvatore
o di Caroline - che sta sistemando la tavola su cui ha cenato la sua
famiglia e sente Jeremy che litiga con Grayson per l’ultima convocazione a
scuola dove lo avvisano che il ragazzo è a rischio bocciatura.
“Beccato
a fumarsi uno spinello in bagno, seriamente?”
Li sente parlare dal piano superiore a
toni risentiti, sua madre invece se ne sta lì con fare rassegnato ed Elena non
può che respirare il disagio aleggiante sulla sua famiglia insolitamente più
cupa.
-Wow è bello tornare a casa-
-Tuo fratello si è beccato l’ennesima
punizione, non sappiamo più come fare con lui-
La vede passarsi una mano tra i capelli
scuri e si accorge che è più stanca di quanto ricordasse, è stata così presa
dai suoi problemi che ha trascurato tutto e tutti.
Sono quasi le dieci di sera, lei e Bonnie
sono partite tardi e non hanno avuto nemmeno il tempo di fermarsi a mangiare un
boccone, ma non ha fame - insolitamente - dato che
tutto l’entusiasmo per il rientro a casa e il bisogno pressante di stare con la
famiglia si è frantumato contro gli occhi cerchiati di sua madre e le
discussioni degli uomini di casa.
E’ stato un viaggio stancante, indolenzita
dall’umidità e il peso degli esami che incombono.
Ha lasciato le valige in corridoio
togliendosi il cappotto e vede Miranda che le viene incontro.
-Stai bene mamma?-
-Si, sono solo un po’ stanca-
-E papà?-
Miranda afferra la borsa coi panni sporchi della figlia e le fa cenno di seguirla in lavanderia.
-Stiamo bene, certo Jeremy ci
preoccupa….ma tu, come va invece?-
Elena fa spallucce.
-Và-
-Tesoro...c’è una
cosa che si dovrebbe fare quando si soffre-
-Sarebbe?-
-Piangere, mettersi il pigiama, mangiare
gelato e guardare film in bianco e nero-
-Dovrei abbrutirmi insomma?-
-Esatto-
-Stanno dando le repliche di GilmoreGirlssulla
TV via cavo?-
Le scocca un’occhiata divertita e Miranda
ridacchia complice, sua figlia la conosce bene.
-Prendo spunto da altre mamme-
-Comunque no grazie, non fa per me-
Caricano la lavatrice e poi sua madre si
volta verso la figlia con un’espressione un po’ più seria.
-Ci siamo passati tutti dalle delusioni di
cuore...e ti assicuro che è un buon metodo-
-Ci penserò-
-E….Caroline?
Le pozze scure si riflettono in quelle più
grandi e sagge.
-Mamma-
-D’accordo…cambiamo argomento ti va?-
-Decisamente…che c’è di nuovo?-
Elena vede il suo volto tendersi appena,
un velo di tristezza sembra adombrarle lo sguardo e si trova a trattenere il
respiro.
-Beh…c’è una cosa che non ti ho
detto….visto il veto che hai imposto e anche perché non mi sembrava il caso di
farlo per telefono-
-Sarebbe?-
****
Il cielo è nero
quella sera.
Non ci sono stelle e potrebbe percepire l’odore di
neve se solo la luce viola, che le piace tanto, lo illuminasse e punge un
piccolo frammento nella sua memoria di una conversazione casuale rubata di
nascosto a un ragazzo dagli occhi chiari circa la sua passione per la neve.
Si fissa un attimo le punte degli stivali immersi nel
candore freddo che avvolge il porfido antico.
Non sa bene come comportarsi Elena, di nuovo sente di affogare in qualcosa
più grande di lei, ma improvvisamente tutta la rabbia inespressa, il senso di
tradimento, sono stati sostituiti da un più compreso
dolore.
Subito riconnessa a una realtà ultimamente
estranea a lei che vagava per il campus come uno zombie.
Questa famiglia non sembra che destinata a
soffrire, pensa.
Anche se è nata
una nuova vita è comunque accompagnata dal dolore; vorrebbe che non stringesse
così la presa sul suo giovane e inesperto cuore.
Bussa alla porta leggermente, con
titubanza, quasi con paura di quello che potrebbe attenderla dietro ad essa.
Non sa nemmeno se lui sia già rientrato,
se c’è qualcuno in casa, se disturba.
Sono le dieci di sera e lei non si è ancora potuta fare una doccia; ha gli stessi vestiti di
quella mattina e si maledice pure perché questo non è davvero il momento per
pensare all’aspetto devastato.
Dopo la chiacchierata con sua madre in
lavanderia l’ha lasciata lì precipitandosi a casa Salvatore.
Ma vorrebbe essere solo in grado - per un breve istante
- di fare qualcosa, di raccogliere un grammo di coraggio e sfondare il dolore,
una breccia di aria calda.
E chissà come mai Elena ritrova se stessa
attraverso il bisogno che muove i suoi piedi in quella direzione, lungo quella
strada, verso quella porta.
E’ accaduto di nuovo prima di ogni
pensiero, di ogni valutazione, solo d’istinto spinta
da quel respiro indefinibile che la costringe a nuotare fino alla superficie celeste
e trovare l’aria che sa di azzurro sopra la sua testa.
-Ti sei persa piccola scout?-
Una voce che non sentiva da tanto, troppo
tempo le accarezza la schiena attraversandole la colonna vertebrale.
La voce che aspettava.
Lo capisce da come il freddo defluisce
dalle sue ossa e si spalma in uno strato di calore fino a ustionarle la pelle
ed Elena si volta di scatto trovando lui.
Damon.
Sempre sotto il solito cielo c’è un
azzurro terso che la fissa e deve sforzarsi per metterlo a fuoco lì, immerso
nel buio della notte alle sue spalle.
E non sa dire con certezza se l’oscurità lo stia disegnando lentamente davanti ai suoi
occhi, ora che prende forma mentre si avvicina di un passo, oppure se sia lui
stesso a permettere alle tenebre di avvolgerlo.
Guardandolo meglio, mentre il suo cuore
corre impazzito e il dispiacere le brucia le mani strette a pugno per la
tensione, può vedere che non è lo stesso ragazzo di
mesi prima.
Che poi, lei chi è per dire che lo
conosce?
Per un attimo il discorso sul team Damon riaffiora alla sua memoria e
sente un sottile sorriso premere per uscire.
Più lo scorre con il suo velluto scuro più
raccoglie piccole informazioni su di lui, su quanto sembri più stanco, più cupo
eppure sempre con quel mezzo sorriso furbo a increspare le sue labbra.
Lui fa un altro passo, due, verso di lei
totalmente imbambolata e incapace di reagire.
-Elena...-
Il suo nome sembra riscuoterla e spinta da un qualche sconosciuto coraggio muove i piedi,
brucia le distanze e lo avvolge tra le sue elisili braccia.
Sta tremando per lo sforzo fisico, l’intensità
delle emozioni che la percuotono.
Non cercava Stefan.
Cercava lui.
Damon rimane un attimo spiazzato mentre il
profumo familiare di lei gli riempie i polmoni; non si aspettava nulla di tutto
ciò né di trovarsela davanti casa -ha capito che deve essere successo qualcosa
con suo fratello - né tanto meno che lei lo abbracciasse.
E lui non è molto abituato a queste cose.
Semmai è un disabituato.
Non sa perché quel piccolo corpo gli sembri però un sollievo, come se Elena stesse abbracciando e
accogliendo tutto il suo dolore.
E prova a resistere un istante,
irrigidendosi come a rifiutarla, ma lei –anche questa volta- non lo molla.
E ha paura Damon, ha paura
di sentire ancora.
Di respirare ancora l’amore di qualcuno.
Ma questa ragazzina scoglie le sue catene
in qualche modo e accoglie il conforto inaspettato ricambiando la stretta;
porta le sue mani sulla schiena di lei toccandola con
una strana titubanza.
Si trova a stringere Elena, a sentire il
suo corpo aderire contro il suo, a respirare il suo profumo, a lasciare che lei
per un po’ culli il suo cuore.
Avverte le sue forme, il calore della
pelle sotto la stoffa del cappotto.
Sembra che debba fare questo
Elena, raccogliere i suoi pezzi.
-Mi dispiace-
La voce dolce esce tremante come a
contente un pianto che Elena sente fuori luogo da parte sua, non è suo il dolore.
La perdita.
-Mi dispiace, se avessi saputo-
Non sarebbe cambiato nulla, sono frasi di circostanza.
Sarebbero, se lei non le caricasse di quella sfumatura roca e
calda, rendendole un leggero balsamo.
E capisce che a lui interessa poco di
quando e come, basta che sia lì ora.
Lo capisce da come la stringe un po' di
più, da come nasconde il volto nei suoi capelli soffici, da come lo sente
tremare appena provando a trattenere quelle lacrime che chissà se ha mai
versato.
Se era solo questa volta o forse suo padre
e suo fratello sono stati il sostegno di cui aveva bisogno.
E rimangono sospesi così per un tempo
indefinito col calore dei loro respiri addensati dall’aria fredda di dicembre e
il loro ormai sfondo di tenebra come spettatore, incapace di inghiottire la
luce che emanano insieme.
Solo lo squillo del telefono di Damon li
obbliga a dividersi ed Elena si scosta lievemente imbarazzata per permettergli
di estrarre il cellulare di tasca.
-Ehi Ric...no non
mi sono perso, sono qua fuori-
Chiude e torna su Elena.
-Vuoi entrare ragazzina? Credo che ti serva un po’ di latte
e biscotti-
Elena sorride, alzando gli occhi al cielo.
-In effetti non ho cenato-
-Lo vedi? Anche io
posso offrirti qualcosa-
E capisce quanta gratitudine ci sia a
dietro queste parole, lui che non riesce ad esprimersi
come le persone normali.
E così la guida verso quella casa che
sembra un po’ lo scenario triste di un funerale senza fine.
Ok
odiatemi pure, per il ritardo, perché sono una persona crudele.
Immagino
abbiate intuito qualcosa, mi dispiace se questo capitolo è frammentato in vari
passaggi giuro solennemente che il prossimo arriverà a brevissimo è già pronto!!!
E accetterò
come sempre ogni commento, critica, disapprovazione o silenzio che vorrete
concedermi!!!!
Quando entrano in casa Elena trova Ric in salotto, le luci soffuse e un interfono acceso
posato sul mobile di fianco al divano.
Lui si volta appena li sente entrare.
-Ehi Elena-
Si alza raggiungendola.
-Visto
cosa ho
trovato fuori dalla porta?-
Ric lancia un’occhiata torva a suo nipote e
poi torna sulla ragazza.
-Come stai?-
-Bene-
-Sarai dei nostri per Natale?-
Lei sbatte gli occhi, imbarazzata.
-Ecco io-
-Ric grazie ci
penso io adesso, tu vai pure-
Alaric osserva per un istante Damon, poi gli
porge l’interfono e dopo aver salutato Elena prende la
giacca ed esce.
-Ma dove va a quest’ora?-
-A prendere la sua fidanzata-
-Fidanzata?-
Damon posa dolcemente una mano sulla parte
bassa della schiena di Elena per sospingerla verso la cucina e lei si trova a sussultare
per il gesto improvviso.
E d’un tratto le
sue guance si colorano di un rosso acceso facendo sorridere Damon.
-E’ una dottoressa, l’ha conosciuta questa
estate-
-Oh-
-Si merita pure lui di farsi una vita,
dopo tutto-
Elena si appoggia contro l’isola della
cucina su cui lui ha messo l’interfono.
E chissà perché il pensiero che in una
qualche stanza della casa ci sia una bambina, la suabambina, la agita un po’.
Mentre lui le prepara latte e biscotti -e
pensa che è davvero assurdo tutto questo- Elena lo
osserva meglio e nota quanta stanchezza e forza al contempo ci siano dietro
quegli occhi azzurri, sulle sue spalle larghe un po’ più piegate sotto al peso
della sofferenza che continua a nascondere.
Spostando lo sguardo intorno si accorge
che la fredda e composta cucina Salvatore si è trasformata in un mini asilo, con sterilizzatori, biberon, ciucci e bavagli
ovunque.
E sembra tutto così surreale, qualcosa che
non assoceresti mai a uno come Damon.
Qualcosa che invece le sembra così giusto,
così al suo posto. Come se stessa che lo aspetta, che lo vede osservala di
sottecchi e prenderla in giro per il percorso di studi scelto o di come le sue
orecchie siano sempre tese a cogliere anche il più piccolo suono dallo
strumento bianco in mezzo a loro.
E non gli chiede niente della sua
situazione, non servono parole e lui non sembra pronto a parlare della perdita
di Rose.
Ma lo può respirare Elena il dolore
inespresso, come se Damon se lo stesse quasi negando.
E si chiede se un giorno lo affronterà
mai, o farà come lei post ponendo il momento in cui dovrà lasciarsi avvolgere,
sopraffare e poi riemergere.
Ma infondo Elena non sa niente del dolore.
-Allora... chi eri venuta a cercare
stasera?-
Alza lentamente gli occhi su di lui,
studiandolo.
-Perché Stefan non c'è...-
Lascia la frase –e anche lei- in sospeso
obbligandola come un’onda silenziosa a lasciare per un attimo riaffiorare il suo
malessere, improvvisamene appannato dalla notizia di Damon e cerca di cacciarlo
da qualche parte dato che lamentarsi della sua vita sarebbe
estremante fuori luogo adesso.
-Cercavo te-
Forse è solo la luce calda sopra le loro
teste o la stanchezza che inizia a farsi sentire, ma ad
Elena sembra di vedere un lieve tremore nelle iridi liquide. E ancora si sente
così coraggiosa, spinta da qualcosa che non sa
definire, ma che giace li da qualche parte dentro di lei.
Vorrebbe riempire quel vuoto di mesi, vorrebbe conoscere meglio le ferite di Damon, il perché con
suo padre le cose non siano mai andate bene, cosa invece stia cambiando, se è
solo tornato per Natale o sarà qui fisso.
Stringe il bicchiere di latte tra le mani
per non sprofondare nella voragine che gli occhi di Damon hanno spalancato
sotto ai suoi piedi e le fragili barriere dietro cui
ha nascosto il disagio di quei mesi sembrano sgretolarsi a poco poco vinte dall’umanità bruciante di quest’uomo.
D’un tratto però il volto niveo si tende
appena mettendo delle distanze tra loro.
-Non che siano affari miei, ma...dubito che ti vedremo per cena giusto?-
Elena boccheggia leggermente stupita e si ravvia i capelli.
-Beh no...cioè
dovrei parlare con Stefan quando tornerà ma...non credo sia il caso-
Lui annuisce mentre la vede bere d’un sorso per nascondere l’imbarazzo.
-Rilassati matricola, non ho intenzione di
fare il consulente di coppia...-
Si alza dallo sgabello e prende la tazza
vuota di lei per riporla nel lavandino.
Lei fa una smorfia di disapprovazione,
anche nel dolore non perde quella punta di sarcasmo.
-Sono cose che lascio a te...ovviamente quando avrai strizzato abbastanza cervelli per
sapere cosa c’è dentro-
-Non strizziamo cervelli....li
studiamo e tu saresti un ottimo elemento su cui fare pratica-
Anche lei si alza imitandolo.
Lui afferra il suo fedele interfono e la
conduce in salotto per mettersi comodi, gli fa piacere la compagnia di Elena è
un tiepido raggio di sole nelle sue giornate difficili.
-Nessuno può entrare nella mia testa
matricola...sono troppo complicato-
Lei alza gli occhi al cielo lasciandosi
sfuggire una risatina mentre lo segue verso il divano.
-Quanto ti piacerà fingere di esserlo
Salvatore-
Lui si volta e per poco Elena non va a
sbattergli contro sussultando.
Ora la guarda con una faccia divertita e
lei si sente improvvisamene priva di difese.
Come riesce a prenderla sempre in contro
piede?
-Ah sì? Sentiamo Gilbert cosa puoi dirmi?-
Il suo piccolo cuore sta galoppando così
forte che la temperatura corporea sale e le guance si scaldando, tutto perché
lui la guarda in quel modo liquido e provocatorio, perché le respira
contro e il suo odore le annebbia la vista. Deglutisce Elena, provando a
frugare nella sua testa.
Perché lei di cose da dire ne avrebbe, ma
non perché sia brava a decifrare le persone o perché sappia analizzare il
prossimo.
Vuoi un po' per il suo animo empatico,
vuoi che Elena affogherebbe volentieri nel suo mare
azzurro, ma è come se lo sentisse sotto pelle Damon non riuscendo ancora a
trovare le giuste parole che lo definiscano.
Non che nel vocabolario esistano termini
tanto adeguati per lui, ma percepisce tutto quello che è lui, nel suo modo di
fare, di porsi, nel modo in cui risponde.
È come se fosse uno sparito con le note e
nessuno finora fosse stato in grado di leggerlo e lei invece ne conosce la
melodia, ma ancora non ha provato a suonare.
Elena ci prova a dire qualcosa, ma l’interfono
si intromette e una vocina sommessa si lamenta appena
attirando l’attenzione di entrambi.
Damon la porta all’orecchio e poi guarda
l’ora.
-E’ ora della cena-
-Oh....allora non
ti disturbo oltre-
-Non c'è fretta, si sveglierà tra dieci
minuti il tempo di metterle su il latte-
-Posso aiutarti in qualche modo?-
E’ combattuta perché non se ne vorrebbe
andare, ha pure la curiosità di vederla questa bambina soprattutto tra le braccia di lui.
Al tempo stesso non vuole essere invadente
e superare confini pericolosi.
E un po' lo vede lo stesso conflitto in
lui.
I lamenti iniziando a crescere e Damon la
guarda.
-Te la senti di andare a prenderla? Mio
padre è fuori città e-
-Certo-
-E’ nella mia stanza-
Elena annuisce e mentre lui va in cucina,
lei si dirige dalla bambina a passo svelto, ma anche un po' titubante.
È brava con i bambini, ha uno spiccato
spirito materno ed è stata la baby sitter di tutto il
vicinato, ciò non toglie che una certa ansia sta iniziando a salirle.
Quando arriva in camera di Damon -strana
sensazione entrare lì- vede la luce soffusa della abat-jour
illuminare tenuemente la stanza e intravede la culla dove sta la piccola.
Quando si avvicina
la trova sveglia, due occhioni blu che si guardano attorno preoccupati.
Una serie di emozioni vanno
a confondere il cuore e lo stomaco di Elena che sorride alla bambina e la
solleva gentilmente parlandole con voce bassa e cullandola appena per evitare
il classico attacco isterico da fame.
Arrivata in cucina
trova Damon intento a saggiare la temperatura del latte ed alza lo sguardo su
Elena rimanendo per un istante immobile.
Qualcosa dentro si incrina,
perché diciamolo pure che dopo Rose l’unica donna ad aver cullato la bambina è
stata Jo.
Quindi è strano e anche doloroso rivedere una
figura femminile gironzolare per casa e tenere sua figlia.
Lui che si è impegnato molto per prendere
tutta la sofferenza di quell’ultimo anno e cacciarla in profondità, sepolta
così bene che potrebbe quasi sembrare credibile.
Ora lui non può davvero permettersi di
crollare, di soffrire, deve essere ancora una volta quello forte.
E ha paura, Damon, di esplodere un giorno, di non contenere il peso stavolta.
Ma sua figlia si sta rivelando un valido
calmante, anche se certe notti non sa da che parte
rifarsi per calmarla o non sempre intuisce subito i suoi bisogni.
Prende la piccola Lily dalle braccia di
Elena che titubante si ricompone facendo qualche passo indietro e non può
evitare di guardarlo mentre si destreggia con quella bambina minuscola,
trattandola come la persona più delicata e preziosa sulla terra.
C’è uno struggimento,
una nostalgia dolce amara di qualcosa che non conosce che le afferra lo stomaco
mentre si perde in lui, in tutta la bellezza che è Damon Salvatore.
Oh sì, più Elena lo guarda, più non si
spiega come possa essere così bello anche con gli occhi cerchiati da una
stanchezza che sa di notti in bianco e paure nascoste -di nuovo l’ignoto abisso
azzurro che si spalanca davanti a lei- e l'emozione si mescola al senso di inadeguatezza, all’amaro che resta li a infastidire la
bocca dello stomaco, perché ora lui sembra sempre più irraggiungibile che mai.
Sbatte gli occhi confusa
e riprendere aderenza alla realtà.
-Io...io devo
andare-
Le pietre azzurre si alzano su di lei.
-Oh certo....ti
accompagno-
-No, non ti preoccupare conosco la strada-
Afferra in fretta il piumino lasciato
sullo sgabello della cucina e corre fuori da quella casa, dall’angoscia che le
opprime i polmoni e quando l’aria gelida di dicembre le sferza la pelle respira a fondo, scoppiando a piangere.
Senza saperlo lui ha premuto il suo tasto,
il punto fragile che ha rotto l’equilibrio delicato che si era creata.
Il suo punto di frattura e il muro è crollato, il tentativo pallido di celare il turbine di
incidenti emotivi dentro lei si è infranto dolorosamente contro il ghiaccio di
Damon.
Non lo può più controllare, gestire,
sopprimere.
Un pianto ferito, disperato.
Viscerale, liberatorio.
E respira sconnessa, scossa dai singhiozzi
che investono i polmoni e bruciano gli occhi.
Piange Elena, come una bambina ferita.
Perché tutto è sbagliato.
Stefan e Caroline.
Il loro
tradimento.
Damon e lei.
Il
suo tradimento.
Il dolore pressante che aleggia su tutti
loro in dosi diverse...un po’ troppo massicce su Damon.
La vena di vita che le pulsa dentro quando
lui la guarda, il bisogno incosciente di respirarlo solo per farsi strappare un
pezzetto di pelle.
E quell’inadeguatezza cresce prepotente
perché nessun posto, nessun rapporto le sembra più
suo.
Al suo posto.
Soffre per le cose sbagliate, le persone
sbagliate.
Ed Elena non sa più quale sia il suo posto
nel mondo.
Ciao
a tutte!!!!!
Come
sempre mille mille grazie
per l’appoggio e il sostegno! Come farei senza di voi? Comunque eccoci qua ho
postato ora perché in settimana so già che sarò molto impegnata; siamo al secondo
round dell’incontro Delena, lei conosce la bambina
finalmente e invece di consolare o confortare Damon è lui che inconsapevolmente
aiuta Elena, a modo suo, a sbloccarla dalla situazione di empasse nella quale
si è rinchiusa pur di non dover guardare in faccia la realtà.
Vedremo
nel capitolo dopo cosa accadrà….sappiamo già che dovrà confrontarsi anche con
Stefan!
Aspetto
come sempre i vostri commenti e ringrazio le splendide ragazze (e una mamma
speciale con la sua bambina) che non mi mollano!!!
Si sente un po’ come un vaso rotto Elena e
si fissa allo specchio chiedendosi da dove cominciare a raccogliere i pezzi,
ricomporre le fratture, mettere la colla.
Intanto averli raccolti, aver realizzato
di essere rotta è stato un primo respiro, anche se non avrebbe voluto che
accadesse con tutta questa irruenza.
Ma si è presa la settimana di Natale per riflettere e rifarsi da una parte,
uscire dal tunnel della negazione è già stato un grande passo infondo.
Dopo aver evitato accuratamente casa
Salvatore e i suoi abitanti, con Bonnie che ha tentato
in tutti i modo di farla incontrare con Caroline, ha deciso che a Stefan -vista
la situazione- un confronto in qualche modo glielo deve.
Anche solo per sapere come sta, se è
vicino a suo fratello.
Cosa sia successo in quei mesi a Damon.
E torna sempre lì, nello stesso tempo
cerca di scacciare il subbuglio interiore e respirare a fondo.
Soprattutto ora che passeggia nervosa per
la piazza cittadina -ha bisogno di spazio e di aria Elena- con gli scarponcini
immersi nella neve e aspetta Stefan.
E un po' in colpa si sente, perché in quel
mese e mezzo di silenzio, dal Ringraziamento, la vita di Stefan è stata
trafitta da un nuovo dolore e lei non c’era, non ha voluto sapere.
Sentire.
È frustrante non sentirsi nemmeno in
diritto di essere arrabbiata, ferita.
Perché la ferita di lui
è più grande della sua.
Elena ha solo 18
anni, ma addosso se ne sente molti di più.
Il sole sta scendendo morbido colorando il
cielo azzurro e freddo di un tepore violaceo e si chiede se succeda anche agli
occhi di Damon di scaldarsi così, quando cala la sera.
Scuote la testa rimproverandosi, deve
smetterla di collegare tutto a lui, soprattutto ora che sta per vedere suo
fratello.
Quando Stefan arriva, scatta come un
soldatino sull’attenti e la faccia di lui è pressoché
irriconoscibile.
Sembra uno che ha perso tutto.
Sicuramente la sua ragazza e forse la sua
migliore amica.
Perché da quel poco che le dice Bonnie
anche tra lui e Caroline la situazione è difficile.
-Ehi-
-Ehi-
Ha le mani in tasca e lo sguardo verde
spento ed Elena la sente la morsa al suo stomaco.
-Ho saputo...di
tuo fratello...mi dispiace-
-Grazie...Ric mi ha detto che sei passata prima di Natale-
-Già-
Si ravvia in capelli.
-Ti va se parliamo camminando? Mi sento a
disagio così-
Lei annuisce e si avviano lungo la strada
che porta al loro quartiere.
-Elena....mi
dispiace davvero-
Lei si stringe nel cappotto rosso senza
dire nulla.
-E so che non vuoi sapere ma...io ho bisogno di spiegarti-
-Non ci tengo ai dettagli-
-Elena-
Si fermano.
-E’ stato un periodo strano...e Caroline mi è stata vicina, ma quello che è successo
non dipende da te o da noi...non è che mi sia innamorato di lei-
Alza una mano per fermarlo.
-Non importa più...qualunque
sia la motivazione noi non-
Sospira scuotendo la testa appena.
E lo realizza lei stessa.
Non ha voglia di lottare per questo
rapporto Elena.
Lei ha amato il modo in cui si sentiva
protetta con lui, in cui la guardava, ha amato le sicurezze che le dava.
Poi tutto questo è sparito d’un colpo e ci ha fatto di conti, almeno col suo cuore.
Elena ha amato tutto di Stefan.
Ma forse non amava lui, non abbastanza da partire e andare a prenderlo a
schiaffi.
Non abbastanza da rinunciare alla sua
estate, alla voglia di indipendenza.
E forse potrà perdonarlo - lui.
Con Caroline è un’altra storia.
-Ma dammi la possibilità di rimediare-
-Tu davvero vorresti tornare con me?
Questo mese di silenzio a cosa è servito?-
-A me per capire i miei sbagli....mi manchi Elena, mi manca sentirti, raccontarti-
-Raccontarmi cosa? Non ti confidavi più
con me, non sapevo nulla di Damon, non...-
Scaccia le lacrime amare della sua
solitudine.
-Non sono più io la tua persona da un po' e
la colpa in parte è mia, è cambiato qualcosa da questa estate e non siamo
riusciti a ripartire davvero-
-Quindi credi che non ci sia possibilità?-
-Non vedo niente da ricostruire...sicuramente non in quel senso tra noi due-
-No Elena, non è
come pensi io e Caroline...-
Lui fa un passo per prenderle una mano, ma
lei si ritrae.
-Stefan non è quello che penso...ma è quello che ora non sento....non sento di voler
lottare per qualcosa che non c’è più-
Il dolore che schiarisce
le iridi verdi le strozza la gola.
-Quindi ti ho persa
per sempre?-
Lei scuote la testa.
-Siamo stati anche amici....e
questo forse un giorno...ma non adesso, io ora non posso farlo Stefan ci vorrà
del tempo-
E si accorge per la prima volta che gli
occhi del ragazzo di cui è stata innamorata sono di un verde diverso da come li
ricordava.
Ma non sa descriverli.
Questa è la sua ennesima mancanza.
Eppure ha trovato mille sfumature, gradazioni,
somiglianze, per gli occhi di Damon.
Eppure ci si è persa delle ore a
paragonarli al cielo d’agosto o al mare d’inverno.
Ma più guarda le iridi chiare di Stefan e meno le sente sue.
Sotto pelle.
-Ho capito...-
Deglutisce Stefan e prova a trattenere il
dolore e la vergogna, ma è troppo limpido, pulito per mettere su qualche maschera
rubata al maggiore di casa più bravo a nascondersi.
-Ma io ci sono Elena...se
vorrai...io ci sono-
Non riesce a dire nulla perché ora le
lacrime premono violente e lei potrebbe strozzarsi nello sforzo.
-Anche io-
Lui annuisce silenzioso, comprendendo il
significato delle sue parole; sospira amareggiato e fa un passo indietro. Lo
vede girarsi e allontanarsi lentamente verso la strada di casa mentre lei resta
lì in piedi, nemmeno si è accorta che il sole è calato e il tepore del
pomeriggio sta svanendo inghiottito dall’umidità dell’aria nevosa.
Alza un attimo lo sguardo verso il cielo
Elena e respira mentre un nodo si scioglie e libera il cuore.
Almeno un po'.
Un messaggio di Bonnie la scuote,
ricordandole che almeno per l’ultimo dell’anno -esattamente il giorno dopo - lei
vuole stare con le sue amiche.
E pensa che, forse, può
trovare la forza di affrontare anche Caroline.
Soprattutto perché saranno alla serata di
gala di capodanno organizzata dal Consiglio dei Fondatori -come tutti gli anni-
a casa Lockwood a cui partecipano solo le famiglie
fondatrici e pochi altri, ma loro non ci sono mai andate, di solito è un evento
per gli adulti.
Ma adesso non vanno più al liceo e quindi niente più festa organizzata dal
comitato studentesco come gli altri anni.
Così Elena si è fatta convincere da sua
madre ad andare, ma solo perché ci sarebbe stata anche Bonnie.
Gilbert, Fell,
Lockwood, Salvatore, Mikaelson e Bennet.
Più Caroline, invitata in
quanto figlia dello sceriffo.
E già Elena sente l’ansia salirle a gola.
***
Sua madre l’ha trascinata per negozi tutto
il giorno mollandola al grill dove si sarebbe trovata con Bonnie per pranzo.
Quando la brunetta si è seduta davanti a lei aveva quella sua espressione da “dobbiamo parlare di come tu e Care vi relazionerete stasera” che
già le aveva dato fastidio.
Così dopo un pranzo a sentirla elencare
tutte le ragioni per le quali avrebbe dovuto parlarle,
si era potuta finalmente dirigere a casa se non fosse stato per la simpatica
bufera di neve pomeridiana abbattutasi su Mystic Falls.
E’ ferma Elena, rannicchiata nel suo
piumino che valuta le opzioni fuori dalla porta del
Grill e si pente amaramente di non aver accettato il passaggio di Bonnie.
Quando gli occhioni si alzano verso la
piazza, attraverso l’aria densa del respiro infreddolito, incrocia un colore
troppo familiare per non notarlo.
L’azzurro
della Camaro di Damon ed è subito una stretta allo
stomaco soprattutto se ripensa alla fuga della settimana precedente e del
pianto disperato nel suo vialetto che spera proprio lui non abbia
sentito.
Mentre si perde sui colori di quell’auto
che non solo conosce nel modello e nelle caratteristiche, ma che ha imparato ad
amare, Elena non si accorge che qualcuno invece ha notato lei.
-Non è in vendita, sappilo-
Sobbalza colta alla sprovvista da lui - il
proprietario dagli occhi ghiacciati e la faccia divertita- e non riesce a
evitare di arrossire nonostante il freddo le congeli la faccia.
-Prima o poi la smetterai di sbucarmi alle
spalle!-
-Tecnicamente ti sono arrivato di lato...mi avresti visto se non fossi impegnata a provarci con la
mia auto-
-Beh ha decisamente
più fascino di te!-
Lo sguardo di Damon si incurva
di lato come un felino che studia la sua preda per giocarci ed Elena vorrebbe
sprofondare sotto terra in quell’esatto momento.
Possibile che con lui dica sempre cose
idiote e fuori luogo?
Sposta l’attenzione lontano dalle iridi
troppo chiare e si accorge che ha una busta in mano.
-Hai fatto acquisti?-
-Oh sai, le solite cose...tu
che fai qui impalata come un ghiacciolo?-
-Ero andata a far compere per stasera-
-Il grande evento del Consiglio-
Dal tono derisorio Elena capisce che lui
non sia propriamente un fan di questa serata e si domanda se verrà, fa parte di
una delle famiglie fondatrici infondo.
-Esatto…-
-Sono curioso di vedere come ci arriverai,
vestita da fiocco di neve?-
-Perché?-
Cruccia lo sguardo
offesa.
-Se resti qui al freddo ancora un po’ lo
diventerai-
-Beh lanciarmi nella tormenta non mi
sembra un’idea migliore-
-Vuoi per caso un passaggio a casa,
matricola?-
E Damon deve trattenere un sorriso - non
che purtroppo gli riesca- quando la faccia infantile di lei si
illumina come la mattina di Natale, ma non vorrebbe lasciarsi cullare
dalla tenerezza di Elena.
Eppure non ha resistito a trattenerla con
sé qualche istante di più.
Il viaggio in macchina - quindici minuti
in condizioni meteo normali, ma mezz’ora con la bufera- è alternato
da pessime scelte musicali di lei alla radio mal funzionante a causa del tempo
e che Damon decide di spegnere e le battute offese che lei gli rifila,
scoppiando improvvisamente a ridere per qualche espressione di lui.
-Allora mio fratello non ti ha rubato il
sorriso-
Elena si ricompone subito ravviandosi una
ciocca scappata dal berretto di lana. Si tortura i guanti provando a sfuggire
dal disagio che le cresce nel petto per quella sua affermazione, chissà Damon
cosa sa di loro due.
-Non sono arrabbiata con Stefan, abbiamo parlato-
-Lo so…-
Lei lo guarda di sfuggita ricevendo
un’occhiata complice.
Certo che lo sa, sono fratelli.
-Non che lui mi abbia detto niente, ma
sicuramente è qualcosa di cui non va fiero sennò sarebbe
stato ore a lamentarsi…-
Elena fa spallucce.
-Sono cose che capitano-
-Dobbiamo fare il gioco dei riferimenti
ambigui o condivi il suo sporco segreto con me?-
E per la prima volta non sa dire se nelle
pozze azzurre ci sia ironia o una leggera nota di preoccupazione per lei,
celata dietro al suo solito sorriso da canaglia.
Si morde un labbro come a valutare come
dirglielo perché si sente totalmente libera in modo strano con lui, ma Stefan è
pur sempre suo fratello.
-Diciamo che il college ci ha fatti allontanare-
-Se non vuoi dirmelo va bene Elena, ma
almeno non raccontarmi cazzate-
-Beh scusa magari può sembrare poco carino
dirti “ehi sai tuo fratello si è fatto la mia migliore amica”!-
Sbotta agitando le mani convulsamente e
nemmeno si accorge che lui sta accostando fuori casa
sua. Poi sgrana gli occhioni da bambi quando lui - imprevedibilmente- scoppia a
ridere.
-Non era una battuta!-
Ma niente, Damon è riverso sul volante a trattenersi la pancia e lei proprio
non capisce cosa stia succedendo; si sarebbe aspettata di tutto, ma non una
reazione simile e sente l’imbarazzo arrossarle il volto e scaldarle la pelle.
Un po’ perché la risata cristallina di
Damon è una ventata d’aria calda che avvolge il suo cuore freddo e perché
quando ride -e quanto tempo era che non lo vedeva così - è di una bellezza che
la lascia senza parole, oscurando il resto del mondo e catalizzando
completamente la sua attenzione.
Difatti Damon non realizza
subito che Elena si è bloccata in un silenzio carico di emozione e lo sta osservando
rapita.
-Ok ok scusa...ora mi riprendo ma...devi ammetterlo Stefan e la barbie
sono estremamente esilaranti-
Si rilassa contro il seggiolino e fa vagare le iridi azzurre fino a trovare le pozze scure di
lei ora meno insicure nel fronteggiarlo e restano così - Elena affogherebbe
volentieri in questo mare dalla superficie che riflette il cielo azzurro e gli
abissi neri come l’ignoto - per un istante infinto, semplicemente a raccontarsi
in silenzio il peso del tradimento, l’amaro in bocca, l’angosciante solitudine
che affligge in modi diversi entrambi.
Non ha bisogno di indagare su come lei si
senta, non è un tipo da confidenze e carezze gentili.
Gli basta solo sapere che non ha perso il
suo bellissimo sorriso.
-Comunque adesso le cose con lui sono
chiarite...-
-Quindi non devo picchiarlo-
-Certo che no-
Sorride timida colpendolo con un piccolo
pugno sulla spalla.
-Sappi che se dovesse farti piangere
allora non potrei più esimermi dal farlo...-
Non capisce mai davvero quale sia il
confine tra lo scherzo e la realtà con Damon.
-Beh si dice che il pianto faccia gli
occhi belli-
-I tuoi li preferisco quando sorridi-
Resta in silenzio, di nuovo, almeno la sua
voce perché il cuore le martella furioso nel petto rimbombando nell’aria e i
respiri si spezzano sotto lo sguardo serafico di lui, scevro da ombre di ammiccamenti
o malizia.
Solo una fredda constatazione che a lei
invece infiamma la pelle.
E ha paura dell’aria che le manca e
l’agitazione a roderle le mani, così paura che deve scappare da lui e dai suoi
occhi.
-Grazie del passaggio-
La osserva fuggire dall’auto in preda al
panico gettandosi sotto la neve e correre verso casa, non senza prima essersi voltata un’ultima volta.
E sospira profondamente Damon, perché
Elena è una costante estremamente pericolosa nella sua
vita e forse dovrebbe seriamente allontanarla.
Ciao
a tutte!
Questa
settimana mi sento generosa e produttiva quindi eccomi qua con un nuovo
capitolo, ringrazio ovviamente chiunque legga, commenti e anche silenziosamente
si emozioni per la mia storia!
In
questo capitolo abbiamo un’altra interazione delena e
vediamo come lei si rapporti con Stefan, realizzando per la prima volta che il
suo rapporto con lui è finito. Ci sarebbe arrivata lo
stesso ma il fattaccio di Caroline ha accelerato i tempi!
E
scopriamo una cosa importante ….la festa per l’ultimo dell’anno! Chi
parteciperà?
Elena respira provando a scacciare l’ansia che
attanaglia lo stomaco, ma la voce di sua madre la obbliga a scendere per
partire.
Ha un vestito da principessa lungo, blu cobalto e i
capelli appena mossi lasciati sciolti; si sente un po’ impacciata in un vestito
del genere tuttavia sa bene quanto le famiglie
fondatrici ci tengano che sia rispettata la tradizione di eleganza tipica di
questo evento.
Sua madre le sorride compiaciuta mentre le porge il
cappotto - sa già che dovrà fare attenzione a non scivolare sul vialetto
ghiacciato.
Intanto a casa Salvatore un altrettanto agitato Stefan
si fa sistemare il cravattino da Ric.
-Beh sono contento che almeno uno dei miei nipoti presenzi a questo evento...siete voi che portate questo
cognome infondo-
-Tu fai parte della famiglia-
-E poi il nostro cognome non fa più tendenza-
Damon li guarda divertito, poggiato allo stipite della
porta di camera di suo fratello -Lily ha appena cenato
e dorme tranquilla per ora, spera.
-C’è un abito anche per te, lo sai-
-No grazie, sai che odio questi eventi e in ogni caso
non lascio Lily-
Damon guarda suo zio facendo spallucce.
-Andiamo, devo passare a prendere Jo-
-Ok-
Scendono tutti al piano di sotto
dove trovano Giuseppe che legge alcuni documenti sul divano.
-Vedo che siete pronti-
-Si noi andiamo...possiamo
lasciarvi soli?-
Giuseppe e Damon si guardano stranamente complici.
-Cercate di non tornare sbronzi…-
Quando escono Damon scuote la testa ridacchiando tra
se.
-Dovresti
andare anche tu-
-Come?-
-Intendo...stasera-
Gli azzurri trovano quelli freddi e un po’ meno duri
del solito di suo padre.
Anche lui avrebbe dovuto partecipare, ma da quanto
ricorda Damon suo padre non è mai andato ad un solo
evento senza sua madre e non avrebbe iniziato adesso; sa bene che
Giuseppe non è mai stato amante di queste feste, solo Lily riusciva a
convincerlo.
Può intuirlo, comprenderlo –sorprende che senta una affinità dolorosa con suo padre – il disagio sottile nel
dover muoversi nel mondo, nelle cose di sempre, di tutti i giorni portano il
velo del lutto, come un corpo mancante di un pezzo.
La morte di Rose lo ha
cambiato ancora, plasmando la sua testardaggine e rabbia verso suo padre in una
strana tristezza, portandolo quasi a simpatizzare per l’alone di oscurità che
aleggia costantemente su di lui. Eppure Damon non ha amato Rose come suo padre
ha amato sua madre.
E non per una questione di tempo o di qualità, il buco
è sempre li al centro del suo petto; ma è stato
semplicemente tutto troppo veloce – conoscerla, innamorarsi un po’ dei suoi
capelli rossi e la lingua pungente, scoprire della gravidanza, diventare padre,
i problemi cardiaci di lei- per aver avuto il tempo di lasciarla entrare sotto
pelle fino a sentirne la mancanza insopportabile.
Ed è come se un po’ Rose fosse stata il link, l’anello che serviva a Damon per ricollegarsi, per
sintonizzarsi col cuore di suo padre.
Se lo chiede se lo scopo ultimo di averla conosciuta
non fosse proprio per schiarire quelle tenebre paterne e irradiare la sua vita
con un inaspettato sorriso di una bambina dai colori di lei
e di sua madre al punto da poter riconquistare anche Giuseppe.
Scuote la testa appena come per scrollarsi di dosso le
intuizioni avute e torna con lo sguardo su suo padre.
Non capisce bene il motivo per cui lo
stia incoraggiando ad andare a una festa piena di gente che entrambi mal
sopportano, quasi preoccupato che il figlio passi l’ultimo dell’anno a casa con
lui.
-Ho mia figlia-
-Ci sono io...hai il
cellulare dietro-
-Perché vuoi che vada?-
-Non c’è bisogno di fare i solitari in due, questa
sera-
-E’ la mia natura-
Un po’ lo vuole provocare perché non capisce Damon
quale tranello si nasconda dietro i modi affabili di suo padre.
-Sarai comunque solo Damon, domattina....ma ogni tanto puoi provare a riempire quel vuoto, io non
ho saputo farlo…-
***
Il salone di casa Lockwood è illuminato e adornato a festa,
il grande albero di Natale campeggia nell’atrio circolare
dove un signore prende i cappotti degli ospiti ed Elena si guarda
intorno titubante seguendo i suoi genitori.
Vede sua madre salutare i Fell, poi Carol che si complimenta per l’abito porpora che
ha scelto e suo padre conversa allegramente con Richard mentre un cameriere
sbuca alle mie spalle e offre ai suoi genitori dei flutè
di champagne.
Arrivata in sala vede che c’è
una parte adibita per la cena a sedere, con una fila di tavoli rotondi e un tavolo
con il bere; gli ospiti già presenti chiacchierano mischiando il brusio delle
voci con la musica di sotto fondo - classica naturalmente - accarezzando l’aria
intorno e solo quando intravede Bonnie dietro a Mason -zio troppo giovane, ma
anche tanto fico- Lockwood si rincuora e la raggiunge.
-Ehi-
-Wow Elena, sei bellissima-
-Anche tu!-
-Merito di mia nonna...mi ha
portata lei ha comprare questo vestito-
-Decisamente non da noi-
Ridono,
smorzando i toni formali.
Ed è allora che appare Caroline avvolta in un abito
azzurro come i suoi occhi e i capelli raccolti.
È stupenda ed Elena per un istante vorrebbe dirglielo,
ma la fitta del tradimento è sempre lì che punge.
La vede avvicinarsi timidamente e non sa bene come
comportarsi, forse avrebbe dovuto parlarci prima di questa serata, forse
avrebbe potuto rispondere ad almeno uno dei suoi mille messaggi o chiamate.
-Ehi ragazze-
-Ehi Care sei un incanto-
-Grazie Bon, anche voi siete perfette-
Le iridi celesti tremano contro le profondità ferite
di Elena, non riesce a dire nulla eppure le manca terribilmente.
Ma una lotta sottile quella che le serpeggia sotto
pelle tra l’orgoglio, la rabbia e le mancanze perché Elena di passi verso
Stefan ne ha fatti, ma verso la bionda che la osserva
nervosa è ancora ferma allo stadio della rabbia inespressa.
Pericolosa, densa e amara. Una scintilla in attesa di
essere innescata.
***
Stefan fa il suo ingresso insieme a Ric e Jo salutando i padroni di
casa e cercando, tra i presenti, le due persone che vorrebbe
evitare - ma per una sorta di ultimo masochismo - anche vedere; le due ragazze
che gli agitano il sonno e la mente.
Si liscia la giacca provando a non scomporsi troppo
quando Rebekah Mikaelson lo avvicina sorridente.
-Oh, il futuro dottore è rientrato tra noi comuni
mortali-
-Rebekah-
Stefan deglutisce intento a gestire lo sguardo azzurro
lascivo; sa bene che la ragazza lo ha puntato per tutto il liceo.
-Come stai?-
-Me la cavo-
-Che ne dici di accompagnarmi al bar?-
Gli lancia uno sguardo piuttosto ambiguo e sente il
colpo di tosse/incoraggiamento di Ric alla sua
destra. Inserire una terza variabile non sarebbe proprio l’ideale, ma anche il
pensiero di mettere piede nella sala da solo non lo mette a suo agio.
-Perché no-
Le porge il braccio e la guida tra gli ospiti.
Intravede Klaus ed Elijah e poco più in là Matt e Kol che raggiungerà appena se la
sarà scollata di dosso.
Quando Elena vede Ric ne approfitta per scappare dalla non-conversazione
che stanno avendo lei Bonnie e Caroline e respirare così almeno un istante. Ha intravisto
Stefan parlare con Rebekah così può muoversi indisturbata, ha la netta
sensazione che sarà un gioco ad evitare l’altro tutta
la sera.
-Elena!-
-Ciao Ric-
-Mi fa piacere vedere che ci sei anche tu-
-Beh si, non avevo molte
alternative-
Arrossisce appena e poi Ric
posa una mano sulla schiena della donna al suo fianco per introdurla.
È davvero una bella donna, due occhi azzurrissimi e i
capelli neri - quanta ironia nel ritrovare sempre quei colori attorno alla
famiglia Salvatore -Elena pensa che sia una di quelle persone che ti mettono
subito a tuo agio grazie alla propria innata dolcezza.
E’ felice per Ric.
-Ti presento Josette...la mia
fidanzata-
-Chiamami pure Jo-
Le stringe la mano e li osserva guardarsi con amore.
-Non avevi ancora detto...fidanzata-
-Beh mi sembrava un ottimo proposito per l’anno nuovo-
Parlano dirigendosi nel salone e ringrazia di quella
piccola tregua dai rapporti imbarazzanti concentrati nella casa.
-Vedo che voi giovani ci siete proprio tutti-
-Direi quasi…Giuseppe non verrà?-
-No è rimasto a casa con Damon e la bambina...lui era solito venire con mia sorella a questo evento-
Elena sembra rabbuiarsi appena, un po' perché quel
pensiero le mette tristezza -di un uomo che ricorderà sempre uno dei periodi
più piacevoli come uno dei più brutti visto che tra
una settimana sarà il primo anniversario della morte di Lily - un po' perché inconsciamente
sperava di vedere Damon.
Eppure lo sapeva che lui non sarebbe venuto, ma il
pungolo al centro del petto che le strappa un po’ il respiro le conferma quanto
stupidamente ci avesse in qualche modo pensato, anche a casa, mentre si
osservava allo specchio con l’abito lungo, mentre si truccava
un po’ più audacemente gli occhi o si spruzzava il profumo fantasticando sui
balli principeschi. Non si era mai ritenuta una ragazzina romantica e invece
eccola qua intenta a ricamare una realtà troppo rosa e scintillante per essere
vera.
Una finzione che lascia l’amaro in bocca e che Elena
preferirebbe tinteggiare di nero e di azzurro, ma il suo destino sembra andare
in una direzione diversa.
E questo disagio allenta ancora, a tratti, le catene
che imprigionano la sua frustrazione.
***
Nel frattempo la serata si è animata e gli ospiti iniziano
a sedersi ai vari tavoli tra cui ovviamente c’è il tavolo "giovani" che comprende tutti loro.
La prima parte della cena procede senza troppe
tragedie, anche se Bonnie non è la persona più contenta della terra, anzi tutta
l’allegria iniziale sta lasciando il posto ad una
forte irritazione che molto presto si trasformerà in rabbia.
Sembra il party delle persone arrabbiate.
A metà serata - prima del dolce e delle danze -tira un
inquietante bilancio della situazione, nella quale sa che esploderà a breve.
Seduta in mezzo a Elena e Caroline con la bionda che
ha tentato di parlare alla mora la quale, proverbialmente, la ignorava o
cambiava argomento e si sa che Care è una persona poco paziente.
Di fronte ha uno Stefan che rifugge le occhiate,
soprattutto dell’amica con la quale sa bene non aver risolto nulla e intanto si
lascia annoiare da Reb mentre Klaus si è divertito
per tutta la cena a passare dal loro tavolo, stuzzicando Caroline e agitando un
non per niente tranquillo Stefan.
Insomma la tensione è palpabile, per questo approfitta
di un momento di vuoto al proprio tavolo per parlare con le sue amiche.
O meglio, sbottare.
-Adesso basta! Sono stufa di mediare tra voi due,
siamo persone grandi si presume-
-Abbiamo solo 18 anni non
possiamo nemmeno bere-
Gli occhi verdi indispettiti si scontrano con quelli
azzurri di Caroline che si morde la lingua.
-Io me ne vado, vedete di risolvere la situazione
perché siete ridicole...entrambe-
Così facendo fulmina anche Elena e la sua faccia finta
indifferente e dopo aver afferrato il proprio bicchiere si alza per raggiungere
Matt che sta parlando con Kol, ottimo modo per
distrarsi.
Rimaste sole -Stefan sta
parlando con Ric mentre Rebekah sta discutendo con
suo fratello Klaus, quei due litigano per tutto- entrambe esitano prima di
parlare. Elena continua a torturarsi il braccialetto che le ha prestato sua
madre mentre Care sorseggia dell’acqua con non curanza, ma sanno che Bonnie ha
ragione.
-Ok, parlo io-
Elena alza gli occhioni scuri sulla ragazza.
-Elena mi dispiace, mi dispiace per tutto e sono una
persona orribile...mi sono scusata in mille modi,
lettere, mail, patetici messaggi in segreteria non c’è bisogno che te lo
riassuma...se non vuoi parlarmi più va bene, lo capisco, ma siamo amiche da una
vita e almeno la possibilità di spiegarti… beh me la devi-
Elena continua a guardarla pensierosa, non ha voglia
di litigare, ma la risolutezza di Caroline che la intenerisce e la irrita al
tempo stesso, sembra convincerla a mettere le carte in tavola.
-Va bene....spiegami quali
oscuri motivi hanno portato la mia migliore amica a rotolarsi in un letto col
mio fidanzato tanto per cominciare!-
-Te l’ho detto! Avevamo bevuto troppo alla festa della
confraternita e lui si lamentava dei suoi problemi io dei miei e non lo so è
successo! Elena credimi se potessi tornare indietro-
-Ma non puoi-
Caroline si ammutolisce, non sta urlando, sta solo palesando la cruda verità.
-E se vuoi che le cose si sistemino...devi
darmi tempo, il problema non è Stefan, ma il fatto che tu, tra tutte le
persone, ti sei scelta il mio ragazzo e tu eri la mia migliore amica Caroline-
Così facendo Elena si alza, lasciandola sola ad osservare desolata il piatto con il dolce portole dal
cameriere che rimarrà sicuramente intoccato perché lei non ha decisamente più
fame.
Stefan torna verso il tavolo, ma si ferma quando nota
Elena allontanarsi da Caroline che invece siede da sola al tavolo, sul punto di
piangere e anche se vorrebbe evitarla -come lei ha
fatto con lui per tutto il tempo- alla fine non ci riesce e la raggiunge,
lisciandosi invisibili pieghe della giacca.
Una sottile angoscia mista a rabbia si agita dentro di
lui, sia per la testardaggine della bionda a non voler parlare con lui, sia per
il suo senso di impotenza nel non poter sistemare le
cose tra lei ed Elena.
-Capisco il tuo disappunto avresti preferito un
sorbetto dopo un menù così impegnativo-
La iridi chiare, pronte a sfociare in un pianto, si alzano
titubanti sul ragazzo in piedi accanto a lei.
-Sarebbe stato meglio un bicchiere di alcool, ma sai
com’è meglio evitare-
-Caroline dovremmo-
-Parlare? Lo so sembra il trend della serata-
Continua a fissare il piatto scappando dagli occhi
verdi che la mettono in difficoltà non solo perché le ricordando i suoi errori,
ma anche perché scavano in profondità in quella parte di lei che adesso
vorrebbe solo soffocare.
-immagino che con Elena non sia andata bene...-
La ragazza di alza di scatto
con una furia ritrovata negli occhi chiari. E’ furiosa perché ha rovinato tutto
e non ha più armi, più mezzi per recuperare Elena e il suo affetto, la sua
amicizia e dentro di sé incolpa di questo anche Stefan. Sente il cuore pulsare
veloce mentre le gote si colorano per lo sforzo.
-Immagini bene-
-Caroline…-
-Beh, evidentemente me lo merito-
E con gli occhi carichi di rabbia se ne va anche lei
dalla sala; Bonnie, che ha visto tutta la scena, la segue sospirando
profondamente nel tentativo di ritrovare una perduta tranquillità perché lo sa
che di questo passo si prospetta una serata che non può che peggiorare.
Ciao a tutte!!!
Un grazie anzitutto immenso a tutte voi che
mi supportate e non mollate la presa!
Eccoci al capitolo
dedicato alla prima parte della festa dell’ultimo dell’anno di Casa Lockwood
dove le famiglie fondatrici trascorrono una serata un
po’…rabbiosa. Troppi gli animi agitati presenti in sala e le questioni che
scottano tra le loro mani. Vediamo
finalmente un primo confronto tra Care –Elena e Stefan in questa sorta di non-triangolo.
Le cose per ora sembrano
solo andare peggio tra i tentativi della bionda di recuperare il rapporto con
Elena e la frustrazione di Stefan che non riesce a comunicare con nessuna delle
due e non sa più come fare, tanto che usa per un po’ Rebekah come scudo.
Damon rallenta il
movimento ritmico appena capisce, dal respiro e dal braccino paffutello che
cade mollemente, che la piccola si è finalmente addormentata.
Ancora gli ci vuole un
po’ per far sì che crolli senza troppe storie, prova sempre ad
imitare quello che vedeva fare a Rose nei primi e unici due mesi in cui ha
potuto fare la mamma e addormentare lei la loro bambina.
Se la ricorda ancora a
piedi scalzi che girottolava per la stanza del
piccolo appartamento preso in affitto a New York, tutta concentrata ad
accarezzare la piccola mentre lui sussultava ogni volta che il volto dolce di
Rose si faceva un po' più bianco o affaticato.
E lei per distrarlo gli
dava la bambina provando a spiegargli come fare.
All’inizio era titubante
nell’agitarla così tanto non capendo come potesse
addormentarsi, ma poi quando aveva imparato il ritmo -canticchiando nella
sua testa una filastrocca di quando era piccolo- aveva compreso il potere del
moto ondulatorio.
Si dirige verso la culla
e la posa con delicatezza senza staccarla dal suo petto fin quando non trova
totalmente contatto col materasso.
Ha capito che staccarla
in modo repentino la sveglierebbe e così procede sempre con la massima cautela,
ma sono piccoli indizi che sta raccogliendo ora dopo i
primi mesi di smarrimento.
La guarda beatamente
avvolta dal sonno, i respiri leggeri le piccole
braccia alzate ai lati della testa e non può non sorridere quando fa delle
piccole smorfiette dolci; non credeva Damon che il suo cuore potesse struggersi
così per qualcuno.
Invece è completamente
perso per sua figlia.
Resterebbe delle ore a
guardarla mentre dorme, ma si solleva appena riportando l’attenzione sull’abito
blu appeso alla porta timidamente illuminato dalla luce soffusa della lampada
sul comodino, quasi a suggerirgli di riprendere in considerazione l’opzione festa.
È combattuto Damon,
perché ora che sua figlia dorme una leggera, sottile curiosità si affaccia
negli occhi azzurri e guarda l’orologio realizzando
che sono appena le dieci e mezzo.
Lilian dovrebbe svegliarsi
tra quattro ore e lui si potrebbe prendere giusto quel tempo per svagarsi un
po'.
Sospira profondamente e
si dirige da suo padre.
***
Elena si è diretta dal
lato opposto del salone, verso lo studio di Richard Lockwood nel quale non
entra da quando aveva 13 anni e lei, Caroline e Rebekah
si ubriacarono, dopo essersi imbucate alla festa organizzata da Tyler e i suoi
amici liceali per halloween, con una bottiglia di gin trovata per caso dietro
uno scaffale.
Attraversa il grande
atrio circolare superando l’albero imponente dove alcune persone stanno dialogano e tira dritta a testa bassa sperando
che i suoi non la vedano, ma sbatte contro qualcosa o meglio.
Qualcuno.
Alza il naso e un
profumo familiare la investe, compromettendo il suo
già precario equilibrio emotivo.
Damon.
Ed è quasi esasperata
Elena dal fiume di sensazioni che la tormentano nell’esatto momento in cui incontra
le iridi cerulee risaltate dal completo blu notte.
Lui la osserva crucciato
come a cogliere qualche elemento che gli permetta di capire perché ha quello
sguardo da cerbiatto impaurito.
-Damon...sei...sei
arrivato-
-Così sembra-
-M...ma....adesso?-
-Preferisco sempre i
dopo cena-
Lei lo
fissa confusa col il battito cardiaco che aumenta veloce, è troppo instabile
per reggere il loro consueto scambio di battute e lui sembra accorgersi del suo
disagio.
E’ rimasto bloccato sulla
porta di villa Lockwood nel momento esatto in cui ci ha messo piede e -dopo le
varie sensazioni di disagio e claustrofobia per quel posto – l’ha vista
apparire dalla sala principale e camminare a testa bassa.
Si è mosso in direzione
di lei tentando si sopprimere quei brividi sottili di felicità che si sono
impadroniti di lui come la stretta attorno alla bocca dello stomaco - e si è
dovuto sistemare il colletto della camicia per tentare di ricomporsi e non
farsi sovrastare dalla strana fibrillazione che l’esile e morbida figura di
Elena gli ha scatenato.
Così le
si è parato davanti pensando che lei lo avrebbe visto, invece lo ha
stupito travolgendo fisicamente. E si sarebbe stupidamente perso sullo scollo
generoso dell’abito che mostra i profili pallidi dei suoi seni se gli occhioni
da bambina non lo avessero subito rapito, facendolo preoccupare.
-Dove correvi
signorina?-
-Io…-
Inizia a balbettare
arrossendo e di nuovo Damon avverte quel barlume di dolcezza pizzicare il
cuore.
Non vorrebbe che tutte
queste cose gli si scatenassero dentro come l’incontenibile voglia di sorridere
che lei sa suscitargli, non vorrebbe sentire quel contrasto tra la sua vita, la
sua realtà e gli abissi di cioccolato di Elena così vivi e caldi.
-E’ per caso giunto il
momento di rimettere in riga qualcuno?-
Lei lo osserva inebetita
e poi le scappa un mezzo sorriso appena capisce la battuta ammorbidita dal tono
soffice e basso.
Eccolo il suo pericolo
più grande, quel labbro color pesca che s’incurva un po' da entrambi i lati
solcando una timida riga sulle gote di lei. E Damon si
chiede, senza riuscire ad arrestare i pensieri, che sapore abbia Elena.
-No, non è per Stefan…-
-Perfetto...allora andiamo-
Le afferra la mano in un
gesto tanto istintivo quanto studiato ed Elena non può che sussultare sentendo
la sua pelle rabbrividire per quel contatto così intimo, possibile che la mano
di Damon che stringe la sua con quel tocco gentile ma solido la possa imbarazzare
tanto?
Non si è nemmeno accorta
che nella sala sono state avviate le danze e in molti stanno già scaldando la
pista e non capisce cosa stia facendo Damon conducendola al centro della sala.
Si fermano
l’uno davanti all’altra osservandosi di sottecchi e Damon tira su una mano.
-Balla con me, Miss
Gilbert?-
Elena annuisce senza
riuscire a spiccicare parola e si lascia guidare da lui; grandioso, lei ha un
vagone di sentimenti agitati e inespressi che mettono in subbuglio il suo
stomaco - ne ha accumulati anche troppi in una sola sera- e lui ha la brillante idea di stringerla con discrezione e farla
volteggiare.
Proprio il perfetto
contributo per farla esplodere.
La mano sulla schiena,
una che stringe la sua, il respiro che si infrange
sulla pelle, l’odore pungente del dopo barba che sa di sere d’estate dopo un
temporale.
Potrebbe dirsi quasi
ubriaca e forse lo è, forse non è normale sentirsi così tra le braccia di Damon.
***
Poco più in là una
rediviva Caroline, che ha inghiottito i suoi disagi, arriva con Bonnie ai
margini della pista da ballo e osserva la folla di ballerini sospirando pesantemente;
quando vede l’amica invitata da Kol le sorride appena,
ma in realtà vorrebbe fuggire via.
Lei, la regina
indiscussa di ogni evento che si rispetti vorrebbe essere il più lontano
possibile da questo posto che la opprime e soffoca.
Si gira per andarsene,
ma qualcuno le si para davanti.
-Andavi da qualche
parte, love?-
Il tono di voce roco la
investe obbligandola ad alzare gli occhi chiari già indispettiti - perché sa
benissimo chi è- seguiti da uno sbuffo.
-Sì, ma non che la cosa
ti riguardi-
Le labbra furbe di Klaus
si incurvano in quella sua tipica smorfia sorniona.
-Mi interessa se si
tratta di te-
Lei incrocia le braccia
al petto provando a fare un passo indietro e riappropriarsi dello spazio che
lui le sta rubando. E come tutte le volte -tutte le estati passate a fuggire
dai suoi attentati- ha paura di perdere la sua
proverbiale parlantina davanti agli occhi curiosi che la osservano.
Prova a trattenere il
calore che le divampa sulle guance, fallendo miseramente.
-Klaus non ho tempo né voglia per le nostre battaglie verbali-
Sbuffa cercando di
essere il più risoluta possibile, ma dentro è solo un cumulo
di emozioni disordinate.
E questo non va bene.
Lui tira su una mano col
palmo riverso verso l’alto e la guarda con il suo migliore sguardo
ammaliatore/comprensivo.
-Per un ballo?-
Caroline sente la sua
voce accarezzarla dolcemente e deve trattenere l’aria per qualche istante
mentre si morde il labbro e passa gli occhi chiari dalla mano alle iridi di lui come valutando le possibili conseguenze di quel
gesto.
-Solo uno-
-Non chiedo di meglio-
Alza gli occhi al cielo e
posa la mano su quella del ragazzo lasciandosi condurre in mezzo alla pista;
non sa perché sente che potrebbe cacciarsi in qualche guaio, ma ad ora Klaus rappresenta l’unico rapporto a parte Bonnie che
non la fa soffocare tra quelle mura.
***
Elena sta trattenendo il
fiato mentre Damon la dondola mollemente a ritmo di musica e ci pensa a quanto
sia dannatamente perfetto anche come ballerino, a quanto la sua disarmante
bellezza la inchiodi come una cretina nei suoi occhi.
Non sa nemmeno che
musica stia suonando in sottofondo, non sa nemmeno se ci sia della musica
perché adesso il campo visivo di Elena è totalmente riempito da questo azzurro
striato di nero che invade tutto il suo mondo.
"I've waited a hundred
years,
But I'd wait a million more
for you,
Nothing prepare me for
Of the privilege of being yours
would do"
Damon invece sta
sentendo fin troppo bene le parole di quella che riterrebbe senza dubbio una
canzone sdolcinata, ma le cui parole sembrano raccontare proprio di lei, della
piccola brunetta un po’ più donna del solito che ondeggia leggera tra le sue
braccia.
"If I had only felt the
warmth within your touch
If I had only seen how you
simile when you blush
Or how curl your lips when you
concentrate enough
Well I would have known
What I was living for all
along
What I've been living for"
Le fa fare una serie di
giravolte su quei tacchi troppo alti sui quali è fin troppo semplice perdere
l’equilibrio e due volte rischia di cadere se non
fosse che le sue mani forti sono sempre li, a sorreggerla per la schiena;
quando non prende bene le misure gli finisce letteralmente addosso.
E sussulta per
l’eccessiva vicinanza, sospesa a due battiti di cuore dalle labbra intense di
Damon e gli occhi liquidi pigramente affondati dentro lei.
E per la prima volta,
coscientemente, Elena desidera baciare Damon.
“Your love is my turning page
Where only the sweetest words remain
Every kiss is a cursive line
Every touch is a redefining phrase”
Lo realizza fino a far
diventare quel desiderio palpabile - le sente le proprie labbra schiudersi, la
carne bruciare, le mani pruderle mentre stringe la persa sulla spalla di lui-
quasi doloroso.
Come avverte la vergogna
serrarle la gola quando una terza voce si intromette a
spezzare il ballo e sente i suoi piedi, prima sulle punte ancora sospesa
nell’atto finale della giravolta, assestarsi sul pavimento.
-Posso rubartela?-
Grayson Gilbert osserva
tranquillo il ragazzo -ormai uomo- che tiene stretta sua
figlia totalmente persa nel groviglio di emozioni.
Quando è che il tempo ha
smesso di scorrere?
Elena sbatte le ciglia
per mettere a fuoco la figura di suo padre ed arrestare
il proprio battito cardiaco e, spera, anche l’imbarazzo che le colora
vistosamente la pelle.
-Certamente-
Da un’ultima occhiata a
Damon e se non fosse in panne direbbe quasi che anche
lui sembra disorientato. Lo vede lisciarsi la giacca e sparire nella folla
portandosi via un pezzo della sua dignità.
Di contro trova le iridi
nere e severe di suo padre che la fissano con quel velo che sa di ramanzina, ma Elena non sa proprio dire perché dovrebbe
rimproverarla.
***
La lascia a suo padre e
sparisce.
Perché lui ha una figlia
a casa che lo aspetta e non può più giocare a fare il ragazzino.
Non dopo Rose.
E il dolore torna sordo,
infido, latente a lacerare la carne e nutrite le colpe della sua incapacità,
del suo non aver saputo amarla come avrebbe meritato.
Sospira e si dirige al
tavolo degli alcolici dove Richard Lockwood sta
parlando con Logan Fell e già gli sale la nausea.
Uno perché non li
sopporta, soprattutto da quando è morto Fell senior e il figlio - un emerito
imbecille - ha preso il posto nel Consiglio cittadino
iniziando a creare solo problemi, secondo perché non hanno gradito che da
qualche mese lui iniziasse ad affiancare Ric nell’amministrazione
del Consiglio al posto di suo padre che ormai da tempo non ne voleva più
sapere.
Sa bene che Lockwood e
Fell sono le due famiglie pianta grane, quindi se può
li evita ma in questo caso, essendo in casa di uno dei due, è pressoché
impossibile.
Quando ordina da bere
già sente il momento in cui gli rivolgeranno parola.
-Damon Salvatore….non ti ho visto alla cena-
-Perché non c’ero-
-Vedo che hai deciso di presenziare ad almeno un evento del Consiglio-
Prende il bicchiere di bourbon
dal barman e torna con lo sguardo su Logan Fell.
“Le
persone vanno sempre guardate negli occhi” ripeteva sua madre, e
lui ora dovrebbe aggiungere “anche gli
imbecilli”.
-Vorrei cercare di
portare avanti qualche buon proposito-
C’è anche fin troppo
sarcasmo nel suo tono, quanto basta a Logan per
scambiarsi un’occhiata con Richard.
Intanto Ric che li ha notati si è avvicinato.
-E tuo padre?-
-E’ rimasto a casa-
-Oh suppongo a fare il
nonno-
-Beh d’altronde lo è-
-E tu ti fidi? Insomma
visti gli amici di bottiglia...o magari adesso è
diventato bravo sul serio-
Le iridi di Damon si
stringono a fessura come nel tentativo di strozzare il collo di Logan con lo sguardo, ma Richard posa una mano sulla spalla di
quest’ultimo.
-Quello che Logan vuole
dire….è che ci auguriamo che non ci siano più spiacevoli incidenti-
Porta l’attenzione sul
padre di Tyler.
-E’ stato un periodo
difficile-
-E il Consiglio lo ha capito, ma adesso basta stronzate. Altrimenti tuo
padre è fuori, non tutti quelli a cui muore la moglie
diventano degli alcolizzati-
-Attento a come parli
della mia famiglia Richard-
-Ti ricordo che sono il
Sindaco di questa città-
-Dovresti dare il buon
esempio allora, non affossare i tuoi amici-
-Tuo padre si è
macchiato di vergogna e noi abbiamo fatto il possibile per coprirlo, non mi interessano i suoi problemi, non più almeno….i Salvatore
sono diventati la feccia del Consiglio cittadino-
Ed è un attimo quello in
cui Damon scatta verso il Sindaco e lo avrebbe certamente colpito se Alaric non lo avesse afferrato mettendosi in mezzo.
Gli animi si stanno
agitando anche troppo.
-Damon lascia stare-
Vengono attirati gli sguardi dei presenti e
Grayson si avvicina, seguito da Elena.
-Che succede qui-
-Niente-
-Alaric porta tuo nipote via...ci penso io-
Damon ha una faccia scura in volto in un modo in cui Elena
non lo ha mai visito e osserva Ric
condurlo fuori dalla sala verso l’ingresso, seguito a ruota da Stefan.
-Grayson-
-Richard ma che diavolo ti prende, è solo un ragazzo ti
sembra il caso di metterlo in difficoltà davanti a tutti-
-Dovevo chiarire le cose-
-Oh, non temere hai chiarito benissimo tutto-
Elena sobbalza, poche volte ha
sentito suo padre così furioso con qualcuno.
Sa bene che lui e Richard sono amici da tanto tempo e ha
capito che, in quanto medico chirurgo della città, ha
una certa influenza ma non credeva così tanta.
Non sa cosa sia successo, ma è preoccupata per Damon; si
volta in direzione dell’uscita percercarli quando vede passare Caroline
con il volto in lacrime e qualcosa le si spezza dentro.
Finalmente si sblocca e decide di andare da lei.
Ciao a tutte!!!!
Chiedo scusa per il ritardo è stata
una settimana pesante e ancora siamo all’inizio!!!
Ovviamente ringrazio tutte voi
adorabili ragazze che mi leggete, recensite e supportate, come farei senza di
voi??
Venendo alla storia…eccoci alla
seconda parte della serata (no ancora non si è conclusa)
dove vediamo gli animi che si agitano un po’ e soprattutto vediamo Damon che
arriva alla festa e prova a distrarre Elena da qualunque pensiero la tormenti.
E’ un capitolo un po’ più leggero e
meno di passaggi importanti tra i personaggi, nel prossimo tireremo le somme
della serata…scopriamo inoltre che Damon sta interagendo con i membri del
consiglio cittadino e che i loro rapporti non sono propriamente rosei….
La canzone smielata –lo so ci voleva
altro ma ho scritto il capitolo con in sottofondo un
video delena (pazzia vieni a me) con Turningpages degli Sleeping at last e non ho resistito!
Ovviamente attendo le vostre più
spassionate opinioni in merito!!!
Dopo
il ballo con Klaus, Caroline si è trovata faccia a faccia
sulla pista con Stefan e hanno iniziato a ballare imbarazzati fin quando la
voce soffice di lui non l’ha supplicata di poter parlare e recuperare la loro
amicizia, ma è stato in quel momento che la ragazza ha realizzato che fin
quando non avesse sistemato le cose con Elena, si sarebbe sempre sentita di non
poter ricominciare con lui.
Gli
occhi verdi si sono allargati leggermente feriti e lei ha visto, come una
voragine senza fine, la ferita aprirsi e sanguinare insieme a tutto quel che
resta della loro amicizia.
E
questo l’ha spezzata definitivamente costringendola a fuggire dalla sua stretta
e stavolta non è stata la rabbia a farla muovere, ma il dolore della perdita, l’amara
constatazione delle ceneri di un bene che sembra irrecuperabile.
Per
questo ha fatto un passo indietro andandosene con il volto in lacrime e i singhiozzi
a scuoterle il petto, lasciandolo incapace di parlare sulla pista.
-Care-
Sente
la voce di Elena che la chiama, sta aspettando che il signore del guardaroba
recuperi il suo cappotto e si stringe nelle spalle esausta. Non può sostenere
uno scontro anche con lei, non adesso che è provata da Stefan.
-Elena
…ti prego-
-Cosa
è successo?-
-Non
credevo ti importasse-
-Ehi-
La prende
leggermente per un polso invitandola a guardarla negli occhi.
-Anche
se sono arrabbiata o ferita non vuol dire che non ti voglia
bene o non mi preoccupi per te-
Caroline
scioglie per un istante la tensione notando lo sguardo sinceramente preoccupato
della sua non più amica con la quale avrebbe un disperato bisogno di parlare e annuisce
provando a trattenere un singhiozzo; a quel punto Elena la sorprende tirandola
nel suo abbraccio e accarezzandole i capelli.
-Andrà
tutto bene, risolveremo tutto-
Ha bisogno, Elena, di mettere a posto i pezzi sparsi della sua
vita.
***
-Damon
ma che ti è preso? Attaccare il Sindaco in casa sua, alla sua festa-
-Mi
ha provocato, ha offeso la nostra famiglia-
Alaric,
Stefan e Damon sono nell’ampio parcheggio davanti a Villa Lockwood, tutti e tre
in giacca a morire di freddo dato cheRic ha trascinato suo nipote a prendere un po’ d’aria e
vedere di calmarsi.
Stefan,
dopo il disastroso ballo con Caroline, ha visto la scena tra suo fratello e
alcuni membri del Consiglio così lo ha raggiunto
provando per un attimo a scacciare il peso delle sue colpe e perché no,
riversarlo inconsciamente sulla bravata di Damon.
-Si
ma tu non devi rispondere alle sue provocazioni-
Ha
una faccia furibonda, non che gli interessi di tutelare suo
padre intendiamoci, ma non sopporta che si facciano commenti sulla sua famiglia
o sul modo in cui hanno affrontato la morte di Lily, nessuno può parlare di sua
madre.
-Sono
degli stronzi, lo sappiamo. Ma sono riuscito a sistemare le cose, ora
subentrerai tu...il loro voto è importante-
-Ah
me ne sbatto del loro voto, Ric. Apparteniamo a questa città quanto loro e se
non gli sta bene che si fottano!-
-Lo
sai che non funziona così-
Respira
come dopo una corsa e si aggiusta la giacca scombinata dalla presa di Ric.
Intanto
Elena e Caroline sono uscite, viste le condizioni di
trucco e lacrime la mora ha proposto di andare a casa dell’amica e dopo
aver avvertito i suoi sono uscite.
Bonnie
le raggiungerà da Care quando avrà finito di ripassarsi Kol nella camera degli
ospiti.
E
trovano gli uomini- che stanno incasinando le loro vite- a discutere
animatamente nel piazzale, probabilmente di quanto accaduto poco prima con
quelli del Consiglio.
-Damon
ti prego non sputtanare tutto il lavoro di Ric-
-Non
ti preoccupare Stefan, sto facendo quello che ti ho sempre detto avrei fatto-
-Certo,
facendo scenate e prendendo a pugni il Sindaco, vuoi farti denunciare? Sei
padre dannazione!-
Questo
non avrebbe dovuto dirlo, Ric lo capisce dal lampo
che attraverso gli occhi gelidi del maggiore mentre brucia le distanze
raggiungendo il fratello minore.
-Ragazzi
adesso basta-
-Lo
so fin troppo bene quello che sono e se le mie scelte non le condividi girati
dall’altra parte-
-Fai
come vuoi, tanto è sempre così...o si fa come vuole
Damon oppure andiamo tutti all’inferno!!-
-Oh
scusa se non sono Santo Stefan, ah dimenticavo...nemmeno
tu sei così bravo come dici, almeno io non mi nascondo sotto le gonne altrui-
E
nell’esatto momento in cui pronuncia quelle parole, incrocia nella penombra del
parcheggio le iridi scure di Elena che si spostano scottate e imbarazzate.
Grandioso.
Suo
fratello segue il suo sguardo notando le due ragazze insieme e sembra capire,
dopo un attimo di confusione, a cosa si riferisca Damon.
Amarezza,
fastidio, perplessità.
Perché
Elena si sarebbe confidata con lui?
-Ci
vediamo a casa...io recupero Jo
e dopo ne riparliamo-
Ric
richiama l’attenzione e tentativamente anche l’ordine; li indica entrambi con
lo sguardo proprio come un padre autoritario che rimbrotta i figli che
bisticciano per la bici.
Appena
rientra, Stefan sospira.
-Vado
a prendere i cappotti, aspettami qui-
Dà
le spalle a suo fratello e lancia appena un’occhiata a Caroline che lo evita
mentre Elena lo guarda dispiaciuta.
E
un po’ le sembra di averlo tradito perché dalla faccia di Stefan capisce che
non ha gradito che abbia spifferato a Damon dei loro problemi.
Sente
la vergogna colorirle le guance e sospira appena, tornando a cercare le pozze
chiare del ragazzo dai capelli neri che ora fissa scocciato il cielo sopra di
sé.
Elena
si volta verso Caroline cercando le parole giuste per dirle che vorrebbe andare
a parlare con lui, senza sembrare un’idiota impanicata, ma l’amica la precede.
-Vado
a prendere la macchina intanto-
Annuisce
e per un istante è grata di vedere che la conosce così bene, nonostante tutto,
da capire ancora i suoi bisogni.
Si
avvicina lentamente a Damon tentando di non scivolare sui tratti ghiacciati del
porfido e sulla propria agitazione.
Non
sa bene cosa dirgli, ma vuole sapere cosa sta
succedendo.
-Se
avessi saputo che queste feste sono così noiose sarei rimasto a casa-
Le
scappa un sorriso. E’ sempre il solito buffone.
-Beh,
Richard Lockwood è uno stronzo-
Gli
occhi cerulei si spostano finalmente su di lei, piccola, impacciata e
infreddolita.
Vorrebbe
chiederle scusa, ma non lo farà perché quello che ha detto lo pensa davvero,
anche se forse non avrebbe dovuto usarlo per ferire suo fratello.
-Non
volevo metterti in mezzo-
Sono dentro a tutto quello
che ti riguarda e ci sono fino al collo.
Pensa
questo, Elena, mentre avanza verso di lui.
-Mi
stai chiedendo scusa?-
-No,
semplicemente non volevo metterti in mezzo-
-Damon
tutto questo non ti tocca…-
Fa
un passo traballante, le fanno male i piedi e ha un
disperato bisogno di piangere o urlare.
Di
sfogarsi.
-Cosa
te ne importa di cosa pensano gli altri?-
-Mi
sembra evidente che non me ne importi nulla-
-Invece
mi sembra il contrario...e non perché rischi di
giocarti il Consiglio, ma perché tu non devi dimostrargli niente-
Continua
a percorrerla lentamente, registrando le sue parole, le sue espressioni, la
dolcezza della voce, gli occhi che si crucciano e si chiede da dove derivino il
coraggio e la libertà che sfodera fiera nell’affrontarlo.
E
vorrebbe allontanarla, ferirla, costringerla ad
odiarlo perché non può sopportare il modo in cui lo sta guardando come se lei
si accorgesse di qualcosa che lui non vede.
Di
un barlume di luce, di possibilità di bene che Damon non può permettersi di
sentire.
-Non
stavo cercando di dimostrare qualcosa, se vuoi farmi la paternale
raggiungi pure Stefan-
-Capisco
che tu sia arrabbiato e infastidito, ma non permettergli di distruggere quello
che hai costruito-
C’è
una sottile e palpabile differenza tra le parole di suo fratello "non sputtanare il lavoro di Ric" e quelle di Elena "non permettergli di distruggere quello che hai costruito",
lei sposta sempre il punto, cambia la prospettiva e sembra l’unica in grado di
vedere le fondamenta della casa che sta provando a metter su da anni.
Gli
occhi supplichevoli di Elena lo lasciano ancora senza parole; ma la presenza di
Stefan alle spalle della ragazza lo costringe a spostare lo sguardo turbato oltre lei.
Suo
fratello lo raggiunge e in quel momento l’auto di Caroline la affianca
illuminandoli coi fari.
Elena
si morde un labbro non volendo mollare la presa su di lui, ma la situazione si
sta facendo troppo pesante.
-Buonanotte
Elena-
Deglutisce
e li osserva dirigersi verso la Camaro.
E le pare assurdo aver sostenuto una conversazione simile con
lui, di essere stata così sfrontata nel dirgli tutto quello che pensa, ma non
può tollerare tutte le ingiustizie che sembrano continuamente abbattersi su di
lui e il bruciante bisogno di proteggerlo e mostrargli il suo stesso cuore sono
più potenti di ogni struttura mentale che si possa imporre per tenerlo lontano.
Ma
ormai Damon è entrato sotto pelle ed Elena non sa più se potrà tirarlo via.
***
-Non
è stato decisamente il miglior ultimo dell’anno di
sempre-
-Parlate
per voi-
Bonnie
ridacchia mentre si toglie le scarpe e si slaccia l’ingombrante
abito per sdraiarsi sul letto insieme alle altre già in versione palla di
capelli e pigiama.
-Che
pensi di fare?-
Bonnie
ed Elena alzano gli occhi sulla bionda intenta a sgranocchiare liquirizie rosse.
-Pensavo
di unirmi a voi-
-Prima
fatti una docci,a non ti presto
un pigiama fin quando non ti sarai tolta Kol Mikaelson dalla pelle-
-E’
una persona pulita-
-Oh
non ne dubito, ma sai della sua acqua di colonia nauseante e soprattutto di sesso-
Elena
scoppia a ridere e Bonnie, indispettita, salta sul letto e abbraccia Caroline
che inizia a urlare scacciandola.
La
bionda si riprende mentre la brunetta euforica riprende
a infilarsi il pigiama, poi si volta verso Elena che ridacchia ancora.
-Elena-
La
mora alza gli occhioni leggeri in quelli azzurri ora un po’ più seri.
Le
afferra le mani in un gesto solenne per attirare la sua attenzione.
-Ti
prometto che nessun ragazzo ci dividerà mai più...-
-Care-
-Lo
so che non è del tutto risolto ma...mi farò perdonare
da te-
Le
iridi scure si inteneriscono ed Elena si limita ad
annuire senza dir nulla, ma sa già che in cuor suo è tutto perdonato.
-Le
amiche prima dei ragazzi-
Bonnie
le raggiunge posando anche lei le mani su quelle delle amiche e dopo un istante
di serietà afferra un cuscino e inizia a colpirle.
E
passano la serata così a ridere e recuperare tutto il tempo perduto.
Ciao a tutte!!!
Chiedo perdono perché nei capitoli precedenti non ho mai spiegato il
titolo scelto da dove derivasse.
Hoes
over bros (One Three Hill docet) è un’espressione usata per esprimere il concetto del “le amiche prima dei ragazzi” ed è la promessa da cui le
tre –soprattutto Elena e Caroline- ripartono per rimettere in sesto il loro
rapporto.
Nel frattempo Damon si confronta con suo fratello e Ric
riguardo l’accaduto con Logan Fell e il sindaco e come
sempre sono condividono il suo modo di agire. Si sa che Damon è istintivo ma la
preoccupazione maggiore è che possa compromettere il lavoro di Ric.
Preoccupazione espressa in modo diverso dagli uomini Salvatore.
Elena entra in gioco in seconda battuta per provare a calmare Damon o
sapere almeno come sta e ribalta il suo punto di vista rispetto a quello di
Stefan.
E qui vediamo che anche gli altri, in modo sottile –Grayson, ora Stefan
e un po’ Caroline- si accorgono di un rapporto misteriosamente nato tra la
ragazza e Damon.
Ringrazio come sempre le bellissime recensioni che mi lasciate! E ne
attendo altre…e prometto che cercherò di accelerare un po’ gli eventi!
Damon
posa la piccola Lilian Grace nella sdraietta in
salotto lasciandola alle amorevoli cure di Jo e si
dirige in camera per togliersi l abito scuro.
Si
slaccia la cravatta per allentarsi i bottoni della camicia.
Sono
stati al cimitero i quattro uomini, Jo e lei, la
piccola creatura che ancora non capisce il significato della vita o della
morte.
Il
primo anniversario della morte di Lily lascia un profondo senso di amarezza,
acuito ancor di più dalla ferita troppo fresca della perdita di Rose che Damon non
può nemmeno andare a trovare dato che i genitori di
lei l’hanno voluta seppellire in Inghilterra.
Certo
a lui è rimasto il ricordo più vivido e carnale della loro bambina, ma è
comunque stato uno squarcio in mezzo al suo petto già lacero di vecchie e nuove
ferite.
Sospira,
lasciandosi andare sul letto e passandosi una mano tra i capelli; ed è troppo
stanco Damon, non sa come farà ora che Stefan riparte per il college, Ric e Jo passeranno fuori l’ultima
settimana delle vacanze natalizie e tornerà ad essere
lui da solo con suo padre che vaga per casa tipo ombra di se stesso.
-Ehi
tra poco vado via scendi a salutarmi?-
Stefan
-già cambiato e trolley alla mano- si affaccia alla sua
stanza e si chiede da quanto Damon stia vegetando pensieroso sul letto.
O
forse solo terribilmente stanco.
-Si
si mi faccio la doccia e arrivo-
Suo
fratello annuisce e torna a finire gli ultimi preparativi.
Si toglie le scarpe svogliatamente e si alza sfilando la
giaccia lanciata con disattenzione sul letto quando sente suonare il campanello
e la voce di Stefan trafelata che si offre di aprire.
Non
ha voglia della commiserazione di nessun vicino, si getterà in doccia per
distrarsi e ignorare chiunque ci sia.
***
Elena
non capisce perché sua madre abbia voluto per forza spedirla a disturbare i Salvatore proprio in un giorno simile.
Secondo
Miranda portare loro qualcosa per pranzo è un modo per aiutare una famiglia di
uomini difficili a stare insieme in un giorno in cui ognuno di loro vorrebbe
solo rinchiudersi da qualche parte e questo, in un
ambiente dove c'è una bambina piccola, non va bene.
Da
una parte ammira la saggezza e il coraggio di sua madre, dall’altra vorrebbe
scappare.
E
se ne sta lì come sempre -pare non faccia altro che presidiare l’ingresso di
casa Salvatore immersa nella neve- a fissare la porta in attesa che qualcuno la
apra.
Ha
accettato di andare perché così potrà salutare Stefan che parte per il college (e magari vedere Damon, ma questo pensiero finge che non
le bruci lo stomaco) e non lo vedrà fino alle vacanze di primavera e perché
Elena è già in preda a una crisi di pianto interiore per tutto il dolore
aleggiante su questa famiglia.
Ed
è proprio il giovane Salvatore ad aprile la porta accogliendola di buon grado.
-Ehi-
-Pasta
al forno-
Alza
il sacchetto in cui è avvolta la teglia sospesa sui suoi guanti azzurri e la
mostra con un sorriso impacciato.
-Entra
dai-
La
fa accomodare e Giuseppe quando la nota le va incontro con un sorriso insolito
dipinto sul volto ed Elena rimane un attimo spiazzata.
Non
le ha mai rivolto più di due parole e pensava di trovarlo di pessimo umore,
invece sembra tranquillo.
-Grazie
per essere passata e ringrazia tua madre-
Elena
sorride timida e impacciata mentre Stefan le afferra la teglia dalle mani e le
fa cenno di seguirlo in cucina.
È
un po’ imbarazzata Elena e sente il bisogno di dire qualcosa dopo la sera dell’ultimo
del anno.
-Ehi....senti mi dispiace...sai per aver detto a Damon di noi-
-Non
ti preoccupare-
Posa
la teglia e si volta verso di lei.
-In
realtà direi che sono io quello più nel torto...sono
solo rimasto sorpreso, non sapevo che tu e Damon foste così amici-
A
quel pensiero, Elena sente le guance arrossarsi e si ravvia
i capelli goffamente.
-Beh….
amici è una parola un po' forte..-
-Ho
capito che, in un modo che non mi spiego, tieni a lui-
È
la fine, adesso mi sotterro viva.
Si
morde un labbro inciampando nel suo stesso imbarazzo.
-Non
tengo a Damon!!!... Cioè non è un tenere tenere...nel
senso di legame particolare... diciamo che parliamo e siamo amichevoli...si
esatto amichevoli-
Ingoia
il fiume sconnesso di parole e l’ultimo grammo di dignità davanti agli occhi
verdi che la fissano straniti.
Dopo
un attimo di esitazione Stefan si fa serio.
-Comunque
ti chiedo scusa, Damon è istintivo e spesso dice cose che non pensa finendo per
ferire le persone-
-Non
lo ha fatto ....lui…non è cattivo-
-Certo
che no, ma...non si preoccupa molto delle conseguenze
delle sue azioni-
-Io
credo che si muova semplicemente per quelli che ama e questo salva le
conseguenze negative-
C’è
un attimo di silenzio sospeso tra loro due ed Elena può sente il cuore battere
come a ricordarle che sta lasciando uscire da se stessa qualcosa di
profondamente radicato che urge di sgorgare come una sorgente.
E’
Stefan che rompe il silenzio sorridendole appena e invitandola a tornarein sala.
Lui
torna su a prendere le ultime cose e la lascia a Jo e
suo padre.
Si
volta verso il salotto dove la voce dolce di Jo attira la sua attenzione e la vede intenta a giocare con
la bambina.
Giuseppe
la nota.
-Vieni Elena ti faccio
conoscere mia nipote-
Vorrebbe
dirgli che ha già avuto il piacere, ma lo asseconda osservandolo che si impegna a fare il nonno ed è una strana sensazione essere
in mezzo a questa insolita famiglia. Si guarda un attimo intorno come a
cercare qualcuno, ma Stefan riappare poco dopo.
-Io
finisco di caricare l’auto di Ric-
-Parti
subito?-
-Si
ho il volo devo proprio andare-
-Certo-
-Ma
tu Elena trattieniti a pranzo con noi-
-Esatto
almeno avrò un supporto femminile-
-Io
sono bravo a sparecchiare-
Jo sorride a Giuseppe e la
ragazza pensa davvero di essere finita in una realtà parallela. Che sia l’effetto
della piccola bambina che sorride buffa al nonno?
Perché
a giudicare da come il suo sguardo si illumina
potrebbe davvero aver fatto il miracolo di far breccia nel ghiaccio che avvolge
da anni il cuore di quest’uomo.
-Ecco
io-
-Dai Elena resta con loro...papà
non è che chiameresti Damon? Io devo proprio andare-
Osserva
Stefan portare l’ultima valigia verso la porta.
-Oh,
te lo chiamo io dov’è?-
Per
un attimo si pente mentre le guance pizzicano dal calore per il troppo
entusiasmo tanto che Stefan la scruta per qualche secondo velatamente
perplesso.
-E’
su in camera sua...-
Lei
annuisce mordendosi un labbro e si dirige per le scale.
Dio Elena quanto sei idiota!
Perché
si trasforma in una dodicenne imbranata?
Percorre
il corridoio in direzione della camera di Damon -pensare che lo stava facendo
anche un anno fa- calibrando il passo ritmato dai
battiti del cuore e iniziando inconsciamente a sbottonarsi il cardigan a causa
del calore che sta bruciando la sua pelle per l’agitazione e vede la porta
aperta.
Arrivata
sulla soglia bussa sul legno dello stipite, affacciandosi
con la testa e chiedendo permesso.
Nota
una giacca nera gettata per terra e storce il naso con disappunto chinandosi a
raccoglierla.
Oh
mio Dio, sto diventando mia madre.
Si
alza scuotendo la giacca che emana l’inconfondibile odore di Damon e se la
porta inconsciamente al petto.
Lui
dov’è? E così alza gli occhi verso il letto chiamandolo.
-Ehi
Damon, Stefan....-
Ma la voce le muore in
gola, non ha sentito il fruscio leggero dei suoi passi e lui si è
materializzato dal nulla.
Elena
sgrana gli occhi e rimane immobile il tempo necessario per diventare di cinque
sfumature di rosso.
Damon
- di schiena - si sta passando un asciugamano tra i capelli mentre un altro è
attorno alla vita. Si perde due secondi di
troppo sui dorsali definiti, la pelle nivea su cui scorrono piccole gocce
d’acqua e l’odore familiare del suo bagnoschiuma riempie l’aria attorno a lei.
Le
braccia sono sollevate sulla testa ed osserva i
bicipiti guizzare tendendosi in una danza armonica man mano che li muove.
Le
gira la testa a causa della temperatura salita in modo vertiginoso e crede che
potrebbe svenire mentre stringe la giacca imbarazzata.
Quando
lui si volta di tre quarti rimane un istante senza
parole, non aspettandosi quella visita inaspettata.
Gli
occhi di Elena si allargano imbarazzati e schiude la bocca abbassando lo
sguardo per terra.
-Em io...ecco St-stefan, lui...-
Dannazione Elena, che diavolo volevi
dirgli??
Sente
la corsa disperata del suo cervello che tenta di mettere insieme- fallendo
miseramente- due parole, una frase, ma il cuore le batte troppo forte nelle
tempie.
Damon
getta l’asciugamano sul letto e afferra una maglia avanzando verso di lei.
-Stefan
cosa?-
Adesso
che è a pochi passi da lei torna con gli occhi su di lui e lo osserva infilarsi
la maglietta e si domanda per una frazione di secondo se per caso abbia
intenzione di togliersi pure l’asciugamano legato in vita - e diamine Elena
leva subito gli occhi da lì- può respirare più a fondo il suo odore, può
sentire il sangue arrivarle al cervello e infiammarle il volto mentre la gola
annaspa per un po’ di ossigeno.
E’
rigida come un pezzo di legno sotto il suo sguardo di ghiaccio che la squadra,
forse domandandosi se sia pazza o solo terribilmente goffa.
-Lui
sta partendo…-
Deglutisce
come una scema mentre le labbra ruvide di lui si incurvano
di lato.
-Scendo
subito...comunque se la mia giacca ti piace tanto puoi
tenerla-
La
osserva andare in confusione mentre gli occhi si accendono perplessi, come una
piccola bambi accecata dai fari di un'auto e gli scappa un piccolo sorriso
quando lei realizza a cosa si riferisca e gli allunga la giacca con uno scatto.
La
sente balbettare qualcosa e poi si volta per fuggire via.
Ma Damon non fa in tempo a
fermarla che Elena - preda dell’agitazione ha calcolato male le distanze- è già
con la fronte stampata contro lo stipite della porta.
Il
tonfo sordo che ne segue rimbomba per la stanza seguito dal mugolio sommesso e
una serie di imprecazioni di lei.
Lui
fa un passo per accertarsi che stia bene provando a non scoppiare a ridere.
-Ti
sei fatta male?-
Lei
si volta di lato tenendosi la fronte e agitando una mano.
-No
no ora vado a scavare una buca...sarò in Cina per
mezzanotte-
-Stai
delirando...fammi vedere-
Allunga
una mano afferrandole un polso, ma la ragazza protesta.
-Che??? No, non importa io-
-Elena-
Il
tono di rimprovero lascia poca scelta e così abbassa la mano ancora stretta da
lui che sposta la sua attenzione sulla fronte arrossata su cui si è aperto un
minuscolo taglio.
Lei
lo osserva di sottecchi che scruta la sua ferita, le pulsa la testa e si sente
come in mezzo al mare non solo perché un oceano azzurro la sta investendo, ma
perché la botta le duole più di quanto dica.
Damon
porta una mano sulla fronte per capire l'entità del colpo ed Elena sobbalza
quando le sfiora la pelle e di nuovo il suo dannato cuore corre così veloce che
per un istante non sente più il dolore, ma solo il prepotente calore scottarle
la pelle.
E
Damon è di nuovo così pericolosamente vicino come le
labbra imbronciate in una smorfia preoccupata su cui lei si perde.
-Ti
medico questo taglio, è piccolo nulla di grave-
-Non
importa io-
-Hai
appena battuto la testa non provare a protestare-
La
guarda dritta negli occhi ed Elena si chiede se la sua vicinanza
lo lasci indifferente o lo mandi in confusione come è lei adesso.
Le
lascia il polso e le indica il letto.
-Siediti
lì, arrivo subito-
Non
fa in tempo a replicare che lui è già sparito in bagno dopo aver afferrato un
paio di pantaloni.
Due
minuti dopo Damon -completamente vestito per la salute mentale di Elena- e
ricurvo sulla ragazza mentre le disinfetta il taglio.
-Dopo
ci mettiamo anche del ghiaccio prima che si gonfi troppo-
-Avanti...lo so che vuoi ridere-
-Io?
Per chi mi hai preso matricola…sono una persona
sensibile-
Ridacchia
posando il cotone sul comodino.
Si
sente così piccola Elena, seduta su quel letto morbido, incastrata tra le gambe di lui in piedi a prendersi cura di lei. E vorrebbe
tanto non sentirsi cullata e anche un po' viva sotto gli occhi azzurri perché
sa che se lasciasse crescere quel tepore che la spaventa, finirebbe per
cacciarsi in un vicolo cieco a senso unico.
Il
tocco di Damon è gentile, si potrebbe definire quasi la carezza di un padre.
-Andiamo ragazzina, riesci a camminare
o pensi che mi sverrai?-
-Spiritoso
non sono mica invalida-
-Hai
battuto la testa potresti avere una commozione cerebrale-
Fa
un passo indietro per consentirle di alzarsi e le porge la mano in segno d’aiuto.
-Adesso
non esagerare-
Elena
ignora il gesto gentile e si alza di scatto stizzita, ma è una pessima idea la sua testa è pesante e indolenzita e si deve tenere
un attimo al letto se non fosse che Damon ricopre subito le distanze
afferrandola saldamente per la vita.
Elena
si trova con il naso contro il petto di Damon e quel suo profumo ormai impresso
sulla pelle le invade le narici.
-Che
dicevi sul non esagerare? Andiamo ti tengo io-
La
sostiene per la vita sorridendole divertito mentre si avviano alle scale.
-Ok
ora faccio da me-
-Come
vuoi, ma se cadi e mi sporchi il parquet dovrai
ripagarmi il piastrellista...il sangue macchia-
Lei trattiene una risata provando a sembrare infastidita
e dopo averlo guardato coraggiosamente in quei suoi occhi chiari quasi ad
accertarsi che lui stia bene, che questo giorno non lo
stia spezzando troppo, sospira e si accingono a scendere.
Perché
in realtà era questa la sua principale preoccupazione,
di non trovarlo riverso nel suo dolore, e se la botta in testa ha contribuito
in qualche modo ad allentare i lucchetti che arginano il suo bisogno di
comprensione Elena è più che contenta di avere un mega livido sulla fronte.
Ciao a tutti!!!!!
Chiedo immensamente perdono per il
mostruoso ritardo ma ho avuto un periodo allucinante a lavoro e altre varie
questioni e non riuscivo mai fisicamente a sedermi e scrivere!!!
Allora questo è un capitolo di passaggio,
volevo un attimo assestare le cose e poi eravamo alle porte dell’anniversario
della morte di mamma Salvatore e mi piaceva mostrare come in un anno la
famiglia avesse camminato anche grazie ad Elena e alla
sua influenza sui figli.
Che ne pensate??Come sempre ringrazio le splendide ragazze
che mi seguono e commentano e prometto di non far più aspettare così tanto!!!!
Un bacione
Elia è più che contenta di avere un mega livido sulla fronte. llentare i
lucchetti che arginano il suo bisogno di comprensione Ele
Dopo
dieci minuti -le dovute spiegazioni sulla ferita, il
ghiaccio sulla fronte e i saluti a Stefan con Ric che
lo accompagna- Jo da la bambina a Damon e si dirigono
tutti in sala da pranzo per sistemare in attesa che Ric
torni.
Giuseppe
ha spiegato al figlio che la ragazza si unirà a loro e così lancia un'occhiata perplessa
ad una Elena ancora stordita che rifugge il suo
sguardo.
Quando
Ric finalmente ritorna
possono sedersi tutti; è un pranzo a tratti tranquillo a tratti divertente che
raggiunge il culmine dell’imbarazzo quando Giuseppe -osservando Elena più rilassata
che tiene la piccola Lily mentre Damon le prepara il latte -ha la brillante
idea di proporre la ragazza come baby sitter della
piccola.
-Ecco
io-
-Ovviamente
quando sei qua in zona libera dal college-
-Ho
già una bambina di cui occuparmi, inoltre se sbatte contro tutto
quello che c'è in casa dovremmo ristrutturare-
Elena
e gli altri si voltano verso la cucina e lei gonfia la faccia lanciandogli uno
sguardo carico d’odio facendo ridere i presenti.
-Che
ti avevo detto?-
Gli
occhioni scuri si contraggono in una smorfia subito ammorbidita dal sorriso
inaspettato di Damon.
E
rieccolo quel brivido che riaffiora e ustiona. Si fa piccola sulla sedia e
osserva Damon spostare lo sguardo su suo padre.
-E
poi dubito che Elena voglia passare il suo tempo libero lavorando-
-Oh,
ma la pagheresti-
Gli
occhi cerulei si incurvano indispettiti mentre
Giuseppe se la ride per l’espressione del figlio.
-Oh
no, io non potrei mai accettare dei soldi-
-Lo
proponevo solo perché immagino che a uno studente del college faccia sempre bene
metter via un po' di soldi-
Maledizione,
Giuseppe è bravo ad argomentare le sue tesi. Elena tortura il bordo della
tutina di Lily che se ne sta comodamente spalmata su di lei.
-Certo
non voglio metterti in difficoltà-
-Assolutamente,
anzi grazie è un'offerta allettante-
E
si morde la lingua, infelice scelta di parole.
Ma la
verità è che per quanto impazzirebbe all’idea di avere una scusa per entrare in
quella casa, allo stesso tempo vuole capire se anche a Damon vada bene,
soprattutto affidarle sua figlia.
Ecco Elena ricordati che lui è padre e non ha tempo
per te.
E
quel pensiero le stringe il cuore in una morsa rabbuiandole il volto.
Sente
gli occhi indagatori di Ric su di se che osserva la
scena in silenzio non ben convinto di quel che stia succedendo.
-Per
me va bene...se Elena è d’accordo-
La
voce ruvida di Damon- adesso che ha ripreso posto a capotavola con Elena alla
sua destra- le arriva dritta addosso e la scuote dai bui pensieri in cui si
stava già perdendo.
Lo
guarda di sfuggita provando a capire che intenzioni abbi,a ma la sua bellissima maschera di indifferenza non
lascia trapelare niente.
-Certo-
-Bene
allora lasciagli il tuo numero così può chiamarti all’occorrenza-
Bene,
se fino a quel momento aveva provato a nascondersi adesso il rossore visibile
che le colora la pelle al pensiero di scambiarsi i numeri di telefono si rende
palese a tutti.
Così
estraggono entrambi i cellulari ed Elena sente il battito accelerare ora che le
sue dita digitano il nome di "Damon"
sul display. Il ragazzo poi prende sua figlia per darle il latte, liberando la
ragazza dalla piccola.
-Quando
rientri al college?-
-Tra
una settimana-
Ringrazia
mentalmente Ric per avere cambiato argomento,
ma Giuseppe sembra ormai lanciato.
-Oh
beh se ti va potresti iniziare questa settimana stessa anche perché Alarice Jo
stasera partono e io devo andare via due giorni per sistemare alcune questioni-
-Papà
ti avevo detto che potevo pensarci io-
-Sono
clienti storici Damon, devo essere io a definire il passaggio a te...-
Si
fissano per qualche istante e Damon non capisce a che gioco stia giocando suo padre.
Risultato,
Elena la mattina seguente si trova in casa Salvatore coi
libri in mano appallottolata sul letto di Damon e la piccola che dorme serena.
C’è
voluta tutta la buona volontà del ragazzo per convincerla che poteva studiare
sul suo letto mentre la piccola se la dormiva.
E
un po' le fa strano e un po' le piace essere così dentro le sue cose, nella sua
intimità, tra l’odore di dopo barba e il pungete
retrogusto del legno vecchio della mobilia.
C’è
una pace incredibile che le consente di studiare con il dolce e calmo respiro
di Lilian Grace in sottofondo.
Chissà
perché Grace. Magari glielo chiederà a Damon.
E
ci sta bene Elena, così bene che più tardi decide - dopo aver cambiato Lily ed
essere scesa con lei per prepararle il latte- di metter su qualcosa per pranzo
per Damon.
E
le sfugge un sorrisetto incontrollato per questa
immagine da mogliettina perfetta.
Smettila subito sei fuori luogo!
Scuote
la testa e riprende a preparare da mangiare, anche se il frigo non lascia molto
spazio all’immaginazione.
Mezz’ora
più tardi dopo che Lily ha preso il latte e sta cedendo al sonno -la bambina più tranquilla che Elena abbia mai avuto il
piacere di guardare- ne approfitta per apparecchiare la tavola e sente la porta
aprirsi.
Lo
sente in corridoio ed emozionata come al primo appuntamento viene
assalita dall’agitazione che era scomparsa da qualche parte per tutta la
mattina.
-Ehi-
-Ehi-
La
guarda con quei suoi occhi troppo azzurri ora che Elena sta tornando verso i
fornelli per girare il sugo. Vede la bambina nell’ovetto addormentata e col volto
paonazzo ubriaco di latte e le posa un bacio delicatamente, non lasciandosi
sfuggire le occhiate curiose della ragazzina dai
capelli lunghi che gironzola per la sua cucina.
E
sa quanto sia pericolosa questa sensazione di casa, di
calore che sprigionano gli occhioni profondi di Elena.
Soprattutto
ora che la affianca per sbirciare il suo operato e la
prende in giro "pensavo di aver
assunto una baby sitter non una colf""non preoccuparti non te lo metto in
conto" "ma sarà commestibile?"
E
con questa banale scusa l’ha fatta rimanere a pranzo. Hanno parlato del suo
esame, dei pericoli in cui una giovane matricola inesperta può incorrere alle
feste del college e dei capelli di Stefan.
-Senti
oggi hai da fare?-
La
ragazza posa i piatti nell’acquaio e si volta enigmatica e sì infondo un po’
speranzosa che ci sia altro dietro quella domanda
casuale.
-Beh...studiare...e niente-
-Perché
se non è troppo disturbo pensavo che potresti...ecco
magari solo due ore guardarmi Lily se non sei troppo stanca-
Una
sottile delusione contrae i muscoli facciali di Elena che sfodera di contro un
sorriso gentile annuendo.
-Certo-
-Ho
bisogno solo dalle sei alle otto, prima di lascio libera se vuoi andare-
-Se
non ti servo…-
-Non
vorrei approfittare di te-
Lui
le fa un sorriso complice, finge di non aver notato attenuarsi la luce calda
dei suoi occhi. Ma deve tenerla lontana in qualche modo,
la piccola ragazzina bella e profumata per soffermarsi troppo su di lei.
-Va
bene, torno alle sei-
Si
volta verso i piatti cominciando a pulirli.
-Lascia
stare hai fatto tanto oggi-
-Oh
si certo, per vedere se stasera li trovo tutti incrostati-
-Ehi,
sono una perfetta donna di casa-
Elena
scoppia a ridere. E con lei scoppia un po’ anche il cuore di Damon che si
avvicina lentamente affiancandola.
-Ok
non era una battuta molto da maschi-
-Oh
lo era eccome Miss casalinga disperata-
-Smettila-
-Posso
chiamarti Donna Reed?-
-Ehi-
Damon
mette una mano sotto il getto d’acqua e schizza Elena.
-Damon!!-
-Così
impari-
-Ma
se hai fatto tutto da solo-
Ed
Elena alza una mano insaponata e la porta di scatto sul viso del ragazzo che prontamente
la evita afferrandole il polso.
-Non
provarci matricola-
-E’
la giusta punizione-
E’
un istante quello in cui il corpo di lei si sbilancia
e si fa- ancora una volta- pericolosamente vicino a quello di Damon.
L’odore del sapone per i piatti alla lavanda stuzzica l’olfatto e si
mischia all’ormai troppo familiare odore di lei, di vaniglia e zucchero; il
respiro caldo, i capelli sciolti che cadono confusi sulla fronte e lui non può
proprio resistere dallo spostarli, accarezzando dolcemente la pelle della
guancia arrossata per le risate e la temperatura vertiginosamente salita. Ed è
come toccare il fuoco e sentire la pelle scaldarsi dopo essere stato troppo
tempo esposto al freddo.
E’
così bella e invitante, con le labbra rosee piene e incurvate appena, gli occhi
troppo profondi che lo avvolgono e il respiro sconnesso che Damon per un solo
istante abbassa le difese e lascia che un filo sottile di luce filtri dalle pareti spesse del suo cuore, lasciandosi guidare da
quell’invisibile campo magnetico che lo attira verso di lei.
Pochi
centimetri da bruciare, il tempo di un battito di ciglia e il baratro delle
labbra di Elena mai come ora così terribilmente attraenti, si schiude sotto di lui.
Il
tempo di lasciare fuori i demoni del suo presente, il tempo di provare a farsi
cullare dal calore che sprigiona la forte e intrepida ragazzina avvolta nella
sua stretta.
Basterebbe
solo un attimo, ora che i loro nasi sono così vicini e i loro occhi calamitati,
vinti dall’altro.
Ma un
gemito proveniente dalla sala da pranzo li riporta bruscamente alla realtà e
Damon molla Elena visibilmente scossa.
Lui si volta raggiungendo la bambina che si è svegliata e
lei resta lì, paralizzata, poggiando le mani sul bordo del lavandino per non
svenire ora che le gambe si fanno terribilmente molli.
Dannazione.
In che guaio ti sei cacciata?
Respira Elena.
Poco
dopo la ragazza afferra la borsa coi libri ed esce da
casa Salvatore nella quale dovrà rientrare dopo poche ore con molta meno voglia
di quella mattina.
Farà
da baby sitter altri due giorni - con più imbarazzo e
distacco - prima di ripartire per il college e proprio l’ultimo pomeriggio Lily
viene colta da un attacco di pianto inarrestabile che
preoccupa Elena tanto da chiamare sua madre.
Dopo
averle elencato tutti i suoi tentativi, Miranda si propone di andare da lei ma
Elena non vuole fallire. Non può.
-Va bene…allora… per caso ha la pancina un
po' gonfia?-
-Non
lo so hanno sempre la pancia gonfia!-
-Elena devi calmarti-
-E
come faccio-
-Rimettila un attimo nell’ovetto anche perché
con tutti questi strilli non ti sento-
Elena
a malincuore mette la piccola che piange come un’ossessa nell’ovetto
osservandola preoccupata.
-Forse
dovrei chiamare Jo-
-Ascoltami, ora respira e dimmi se tira le
gambe-
-Tira?-
-Si come se scalciasse-
La
guarda un istante e in effetti continua a piegarle e
poi tenderle.
-Si-
-Potrebbe avere delle coliche o un po’ d’aria
in pancia-
-E
che faccio???-
-Te la metti sdraiata su un braccio con la
pancia in giù e con l’altra mano le massaggi la pancia così si rilassa e l’aiuti a buttare fuori l’aria-
-Ok
aspetta-
Mette
il viva voce e poggia il cellulare afferrando la
piccola in lacrime. La volta facendole posare la faccina bagnata di
pianto sul braccio e con l altra mano le massaggia
piano piano la pancia.
Rilassati Elena.
Respira
a fondo per calmarsi e piano piano anche la piccola sembra placare il pianto.
-Sta funzionando-
-Grazie
mamma-
-Chiamami più tardi-
Chiude
la telefonata e si concentra sulla bambina stremata che sente abbandonarsi su
di lei soprattutto quando un rumore inequivocabile le fa capire che si è
liberata.
Sale
le scale arrivando in camera di Damon -anche Elena è stanca- prende la coperta
di lana dalla culla e afferra i due cuscini sul letto di Damon mettendoli
da un lato tipo barriera e si sdraia dolcemente con la piccola posandola al
centro del letto matrimoniale.
Poi
si distende su un fianco osservandola dormire beatamente e la copre con la
copertina.
E
lentamente scivola nel sonno.
***
Quando
Damon rientra verso le otto, trova la casa totalmente immersa nel silenzio tranne per il ticchettio fastidioso dell’orologio a pendolo
nel corridoio. Prima o poi lo romperà di nuovo come
quella volta che lo manomise da piccolo ficcandoci dentro una forchetta e
facendo imbestialire sua madre.
Si
guarda intorno cercando tracce delle due signorine e scrollandosi di dosso il
freddo di gennaio si leva il giubbotto lasciandolo sulla sedia in sala da
pranzo dove si è affacciato a cercare Elena.
Dopo
l’ispezione al piano inferiore sale su, magari è andata a cambiare la piccola,
ma il silenzio continua fino a che non arriva in camera e vede la figura di
Elena stesa sul letto, dandogli la schiena. Non dice nulla se non rimanere ad osservala mentre avanza verso il letto con una
stretta di tenerezza intorno al cuore appena fa il giro e vede Elena che dorme
beata insieme a Lily.
Qualcosa
dentro di lui si incrina ancor di più perdendosi sui
dolci lineamenti rilassati della ragazza la cui mano delicatamente tiene quella
della bambina addormentata al suo fianco.
Sposta
i cuscini che Elena ha messo come barriera si sdraia accanto a sua figlia, cullato
dal respiro lento e regolare di entrambe, e per la prima volta dopo tanto tempo
il sonno lo prende rapido con sé.
***
Nel tempo che Elena trascorre al college farà rientro un po’ più spesso nei week end
approfittando di essere a inizio del secondo semestre e di avere ritmi meno
frenetici. In questo modo giocherà a fare la baby sitter
e potrà vedere Damon anche se i suoi rientri e l’animo ballerino hanno iniziato
a destare i sospetti di Bonnie che ne parla spesso con Care.
Elena intanto continua a fingere che
non sia frustrante avere il tempo contato con Damon per poi tornare al campus e
logorarsi nell’attesa di lui.
Se non fosse per il curioso scambio
costante di messaggi che partono sempre da scuse tipo: "Allora dovrei rientrare questo week end"
"Ah bene stavo già
pensando di rimpiazzarti matricola”
"Non vedo l’ora
sia settembre così vediamo se sarò ancora
matricola!"
"Troverò un altro
soprannome calzante"
"Elena proprio non
ti piace"
Elena non vivrebbe così intensamente
le sue giornate.
"Oh no ti sbagli
ragazzina, le cose importanti vanno usate bene"
Le guance di Elena si dipingono di
rosso anche di fronte allo schermo del cellulare insieme al sorriso imbarazzato
e gli occhioni limpidi che brillano.
Sobbalza quando Bonnie le sfiora un
braccio.
-Elena il professore ti stava
guardando-
Le bisbiglia piano gettando l’occhio
al docente alla cattedra intento a scrivere qualcosa sulla grande lavagna.
-Ops…-
-Posso sapere a chi scrivi con tanto ardore?-
Arrossisce ravviandosi i capelli.
-Niente a -
-E non dire Caroline perché non
saresti credibile-
Interrompono il dialogo quando il
professore si volta.
Non potrà sfuggire per sempre all’interrogatorio
dell’amica.
Intanto si avvicinano le vacanze di
primavera ed Elena sa che Bonnie la vorrà convincerla ad andare con alcuni
ragazzi del corso al lago poco fuori il campus dato che
il mare è troppo lontano e loro hanno solo qualche giorno di stacco.
-Ragazze
che tristezza che non saremo insieme! Ma farò tante
foto per voi e voi dovrete fare lo stesso!!-
Camminando in corridoio raggiungono
la mensa. Elena ride mente Bonnie tiene il cellulare in viva voce vicino ad entrambe e la voce squillante di Caroline si confonde col
vocio in sottofondo.
-Certo non ti preoccupare-
-E
per favore trovatevi dei ragazzi con cui rende memorabile le nostre prime
vacanze di primavera-
-Care lo sai Bonnie è tutta presa
dalla sua relazione a distanza con Kol...-
-Ew ma quando ti deciderai a mollarlo?-
-Ehi!-
Scoppiano a ridere, per ora non è
nulla di serio ma Bonnie sembra stranamente presa.
-Piuttosto
Elena vedi di togliere la cintura di castità…o nel
caso lo avessi già fatto punta a quelli della tua età-
-Che vorresti dire-
-Smettila
di correre dietro a Damon-
-Cosa io-
-E tu Care come sei organizzata?-
Bonnie, che vorrebbe incalzare Elena
quanto Caroline, decide di interromperle perché sa che non è il momento per
parlarne.
-Ho
già un bel gruppetto coi compagni ricorso-
-E Stefan?-
Le cose tra loro sono sempre al
livello guerra fredda e la bionda non ne parla mai. Quando Elena lo ha sentito qualche giorno fa lui le ha raccontato dei
loro dialoghi molto formali tra i corridoi e spera che l’occasione delle vacanze
sia un momento per parlare a Caroline. Ovviamente Elena ha sconsigliato l’alcool.
Così una settimana dopo si trovano sulla riva del lago con la musica che risuona ad
ogni angolo e i ragazzi e le ragazze che bevono e diventano un tutt’uno.
Non il massimo in realtà.
La seconda sera Elena la passa al
cellulare, ha mandato un messaggio a Damon e alla fine l’ha chiamata e la sta
deridendo perché fa l’adulta bacchettona invece che divertirsi e lei lo ha gelato con una domanda caduta nel vuoto "vorresti davvero che mi sbronzassi e
lasciassi che uno qualunque di questi ragazzini approfittasse di me?"
E lui non glielo ha certo detto che
le mani gli prudono e che sta sopprimendo l’istinto di salire in auto e andare
a prenderla per portarla via. Perché Damon è stato al College, sa bene cosa accade
in queste situazioni e non riesce a tollerare il pensiero di un qualunque scemo
che la tocchi o la guardi soltanto e questo lo preoccupa perché non dovrebbe
essere geloso di Elena.
Devono salutarsi quando Bonnie le
presenta un suo amico di un anno più grande, un tale Liam che sembra molto
gradire Elena e così li lascia al loro dialogo.
Ma Elena non sa perché senta un
disagio strisciarle sotto pelle, più si sforza di sorridere e provare ad interessarsi al ragazzo, più è distratta e tutti i suoi
pensieri corrono a quel cielo blu sopra le loro teste che le ricorda troppo i
colori di Damon e di nuovo la voglia di sentire quella sua voce irritante o
vedere il sorriso beffardo increspargli le labbra le ustiona lo stomaco.
E allora butta giù uno, due, tre bicchieri di qualunque brodaglia alcolica stiano
servendo a giro per la festa pur di sopprimere il vuoto che l’attanaglia e
tentare di guardare di più il moretto presentatole da Bonnie.
Ed è quando il suo telefono vibra pee un messaggio “divertiti
e non bere troppo matricola, mi piaci sobria” che Elena impazzisce del
tutto e molla il tipo in mezzo alla folla e si butta verso il bosco cercando la
linea e chiama Damon.
Cosa fa sveglio a quell’ora? Le risponderà?
Perché le scrive? Come si permette di dirle come si deve comportare? Perché la
tratta come una bambina?
Fa partire la chiamata ma scatta
subito a segreteria telefonica ed è come uno schiaffo.
Riprova di nuovo con un fiume di
pensieri che preme sul suo cuore.
-Damon sono io, sappi che non è
corretto da parte tua mandarmi certi messaggi come se tu fossi il mio
sorvegliante che mi controlla. Sono grande abbastanza per
divertirmi e…beh si sai in queste circostanze si possono trovare molti ragazzi che
ci provano, che non mi vedono come la ragazzina piccola da tutelare e assumere
come bambinaia…ho anche un lato femminile che tu beh...si tu non sei
giustamente interessato a scoprire…-
Mentre procede col suo sproloquio passeggia nervosa e non si accorge che Bonnie,
che ha visto Liam da solo, è andata a cercarla trovandola ad agitare il
bicchiere rosso di plastica e a farneticare contro il cellulare.
-Quindi fai come ti pare….continua
pure a trattarmi come se non fossi all’altezza perché forse non lo sono
davvero, non ho dubbi che non potrei mai piacerti se
non come ti può piacere una adorabile bambina cui accarezzare i capelli! Ma per tua informazione sono una donna! Adeguati!-
Butta giù la conversazione e per un
istante si sente leggera come una piuma, non prima di
alzare gli occhi lucidi di alcool e il volto paonazzo per lo sforzo su una
Bonnie perplessa che la osserva.
Allora qualcosa si rompe e una
lacrima di rabbia scappa dagli occhioni scuri che viene
subito cancellata col dorso della mano e fugge verso la propria stanza
ignorando la voce di Bonnie che la chiama.
Elena cara, la situazione è più grave
di quanto pensassi.
Salveeeeee
Non so come scusarmi
per il mio ritardo e chiedo come sempre scusa inoltre ringrazio infinitamente
le pazienti ragazze che coraggiosamente mi seguono.
Questo capitolo è più
lungo visto il mio ritardo ho voluto metterci più cose dentro e velocizzare i
tempi perché so che vi sto facendo impazzire, ma prometto che ci arriveremo al dunque!
In questo capitolo
riprendiamo dalla scena dello stipite della porta in faccia e vediamo che
Giuseppe, che un po’ ci vede lungo, getta la proposta di far fare ad Elena da baby sitter alla
piccola Lilian dato che Damon rimarrà per un po’ da solo e questo li porta a
passare un po’ di tempo insieme e protrarranno questo rapporto di lavoro anche
oltre le vacanze.
Elena così non farà che
alimentare i suoi sentimenti per lui tanto che proprio durante le vacanze di
primavera (che in America se non sbaglio si tengono a
marzo; è un momento di pausa tra i corsi) lei scoppierà!
Vedremo cosa accadrà
quando Damon sentirà la segreteria!
Spero nonostante il
tempo, di trovarvi sempre qui!!!
Lily dorme beata nel suo lettino –regalo di Jo
che gli ha fatto notare come a sette mesi non potesse più stare nella culla –
nella classica posizione da quattro di spade e Damon la osserva un ultimo
istante prima di dirigersi al piano di sotto e continuare la sua conversazione
per sms con l’impertinente baby sitter/vicina di casa
che si è fatta spazio nella sua vita e lui nemmeno se n’è accorto.
Elena sta trascorrendo le sue prime vacanze di primavera al college,
momento di perdizione soprattutto per le matricole inesperte che si approcciano
all’alcool grazie ai ragazzi più grandi e lui cerca di pensare il meno
possibile ai tipi in cui sicuramente si imbatteranno
quegli occhi profondi, attirando sulle curve morbide e calde non solo sguardi,
ma anche mani.
Scuote la testa e decide di chiamarla direttamente, prendendola in giro
quando scopre che se ne sta a fare –per sua grande gioia- la solitaria in riva
al lago lontano dai pericoli.
E non può fingere, Damon, che la voce timida contro la cornetta, i
sospiri leggeri e le risatine che le sfuggono non gli procurino un po’ di
disagio lì al centro dello stomaco, che l’ascolterebbe
parlare per ore e si lascerebbe cullare volentieri da tutti i suoi buffi
racconti, mentre la schernisce e lei si offende risentita. Non è nato ieri
Damon, sa perfettamente che si è insinuata sotto la sua pelle, nelle sue cose,
tra le ore della sua giornata in modo indelebile e lui ha bisogno di sapere che
sta combinando.
Ha bisogno della luce che filtra tra le crepe nei suoi solidi muri.
Vuole sentirlo, quel calore sotto pelle che lo scalda e la dolcezza di
Elena che gli fa ritrovare un desiderio di bene e di amore capaci di allargargli
il cuore.
Chi non desidera questo?
Chi non vorrebbe, una volta assaporato un bene, averne di più? Che lo
spiraglio si apra e lasci i raggi scaldare il buio?
E allo stesso tempo spaventa, fa paura l’idea di dipendere da quello che
lei gli trasmette, da come lo fa sentire, Damon non vuole avere bisogno di lei.
Perché tutto ha una fine e lui non sa se può affrontare tutto da capo,
soprattutto questo nuovo e sconosciuto sentimento mai provato prima che gli
incendia la pelle se pensa a Elena, ai suoi occhi, al sorriso, a come scoppi a
ridere.
Alle buffe espressioni.
E qualcosa si incrina, schiaffeggiandolo
duramente quando il frastuono in sotto fondo prende il posto della voce di
Bonnie che le dice che le vuole presentare un tipo. Damon sa che deve lasciarla andare, scottato dalla realtà
stessa che gli ricorda come lei si sia appena affacciata alla vita, che deve
sperimentare tutto e non può certo stare dietro a un ragazzo/padre pieno di
problemi.
Ma non può smettere di pensare, una volta
diretto a letto, a lei e quel tizio e così le scrive per ricordarle i suoi
principi morali e comportarsi bene, in un egoistico tentativo di tenerla a sé.
Spenge il cellulare e lo lascia sul comodino provando a dormire, ma
scoprendosi più agitato di prima.
***
-Elena-
Quando Bonnie entra nella loro stanza si era
preparata a vederla in lacrime sul letto o in modalità indifferenza totale,
invece la trova intenta a fare la valigia.
-Che stai facendo-
-Torno al campus…o…o a casa-
-Elena-
Si avvicina provando a fermare il suo frenetico rassettare.
-Ehi guardami-
Finalmente si ferma.
-Mi dici che succede?-
-Succede che ho lasciato un patetico messaggio in segreteria e vorrei
andare a distruggere le prove, ma sarà comunque troppo tardi-
Piega con violenza un povero vestitino da mare.
-Ok, e che vorresti fare esattamente?-
-Andare al college e morire lì oppure correre a Mystic Falls-
-Ma a questo punto non puoi aspettare domattina?-
-No voglio andarmene da qui-
-Ok però vedila così, ora o domani non cambia e adesso sei stanca,
arrabbiata, con una discreta dose di alcool in corpo e decisamente
non l’età per bere-
-Certo perché io sono piccola!-
Bonnie contrae lo sguardo decidendo di ignorare i suoi farneticamenti.
-Vuoi che la prossima telefonata sia a tuo padre perché sei finita in
prigione??-
Gli occhi neri si scontrano con quelli verdi e piuttosto espliciti dell’amica che costringono Elena a fermarsi e
constatare la verità di quelle parole.
-Se domattina vuoi andare via, ti porto personalmente a casa Salvatore,
addormentiamo Damon gli rubiamo il cellulare e gli facciamo credere di aver fatto un brutto sogno-
Elena fa una smorfia di gratitudine e si lascia abbracciare da Bonnie.
-Adesso andiamo a letto-
-Ma tu eri a divertiti-
-Ah, questa festa è noiosissima e a me manca Kol-
Si sorridono e la ringrazia.
-Bon, so che dovremo…-
-Quando sarai pronta me ne parlerai-
E così Elena posa la valigia e si calma.Per ora.
***
Alle 9 di mattina Damon si trova come sempre
presso la sede del Consiglio, deve incontrarsi con alcuni fondatori per delle
questioni relative al bilancio della Fondazione, sta sistemando tutto il lavoro
di suo padre e rimettendo in sesto il periodo di vuoto lasciato di cui si è
occupato Ric.
Tra l’altro è proprio con Ric che si vedrà a
pranzo.
Ha lasciato la bambina con suo padre ed è uscito di
fretta, ha visto che c’è un messaggio sulla segreteria ma ancora non ha avuto
modo di sentire di cosa si tratta.
Nessuna risposta da Elena, ha provato a non pensare che abbia potuto concludere la serata diversamente da come si immagina
lui.
Una volta finito il meeting si è rimesso a studiare i vari documenti e ci
sono ancora molte cose che non tornano, ma prima di sollevare sospetti o
polemiche ne deve parlare con Ric
che, puntualmente, lo aspetta a casa come stabilito e lo trova intento a
sfogliare una rivista di edilizia. Ha comprato una piccola villetta che lui e Jo stanno ristrutturando dato che
a Giugno si sposeranno e per allora vorrebbero che fosse pronta.
-Ci sono delle cose che non tornano-
-Lo so-
-Te n’eri accorto anche tu?-
Damon si siede dopo aver dato la pappa a sua figlia. Suo padre sta
riposando, provato da una intera mattinata con la
bambina.
-Diciamo che lo stavo intuendo, quando sono entrato io al posto di Giuseppe le cose erano in regola, certo alcuni numeri mi
lasciavano perplesso ma comunque erano elementi nel limite legale…anche perché
non vengono certamente maneggiate cifre astronomiche-
-Si ma…-
Damon gli allunga una serie di fogli e aspetta che Ric
li legga.
-Ora, non voglio fare quello odioso che pensa subito male - cosa che, per
inciso, le persone dovrebbero invece fare sempre- ma
non noti qualcosa di strano?-
-Mancano dei soldi-
-Diversi soldi-
-E non c’è nessuna voce cui collegarli?-
-Mmm fammi pensare…ho ristretto la rosa dei
candidati a uno-
Ric alza gli occhi azzurri dai fogli al nipote
in attesa della sua risposta.
-Logan Fell-
-Damon-
-No Ric coincide con quando ha preso la quota
di suo padre-
-Ti servono prove-
-Non ho mica detto che vado a gridare “è
una strega”-
-Stai attento Damon-
-Non temere-
Il pranzo continua senza troppe discussioni e decidono di non dire niente
a Giuseppe per non agitarlo più del dovuto, almeno fin quando i sospetti di
Damon non avranno una solida base su cui poggiare. Ric
è molto orgoglioso di suo nipote, di come stia gestendo tutto
anche se lo vede così solo per quanto lui cerchi di fingersi sempre a
posto. Un po’ lo preoccupa la sua amicizia con Elena e al tempo stesso è grato
che lei, a modo suo, riesca a farlo sorridere, ad avere un ascendente positivo;
lo sa che lei ha fatto breccia nel muro spesso che ha issato.
Il resto del pomeriggio lo passa a lavorare da casa, sentendo suo
fratello che lo chiama come fa ogni tanto per avere novità sulla nipote
preferita.
-Ehi fratellino, ti sei sbronzato a dovere?-
-No, non temere-
-Oh invece temevo proprio di trovarti sobrio….visti i precedenti sapevo
che ti saresti astenuto-
-Lo prendo come un consiglio
fraterno-
-Devi divertirti Stef, tu che puoi-
-Mi sto divertendo….la mia
principessa che fa?-
-La tua cosa??-
-Sai vero che quando raggiungerà
l’età della ragione io sarò il suo super zio preferito??-
-Bravo allora non bere, e comunque prima di te ci sono
io-
-Cos’hai
12 anni?-
-Senti chi parla….Insomma che hai combinato??Barbie
mania del controllo è sempre frigida?-
-Damon-
-Dai forza, tanto è di quello che vuoi parlare…-
-E’ che non so che fare, perché ha fatto pace con Elena e non con me?-
-Oh fratellino ti devo spiegare tutto….a parte
che queste sono considerazioni da femmine quindi smettila subito-
Se lo immagina Stefan durante le serate di vacanza col ciuffo per aria,
un paio di discutibili jeans per un luogo che richiede il costume e la faccia
crucciata di un 40enne mentre gli altri si divertono.
-E in ogni caso…la biondina prova qualcosa per te non ci vuole una laurea
per capirlo-
-Cosa? No, non credo proprio-
-Hai chiesto il parere dell’esperto, te l’ho dato-
-Ok…poniamo che tu abbia ragione-
-E’ così-
-Cosa dovrei
fare?-
-Che si fa di solito se ci piace una ragazza? La prendi e la baci-
-Che? Ma
io non ho mai detto-
-Ah-ah non mentirmi-
-Puoi essere serio?-
-Lo sono, basta una piccola crepa e la sua barriera crollerà…ora devo
andare-
-Cosa…no Dam aspetta…-
-Ciao fratellino torna prima che Lily compia 18
anni ok?-
Lo saluta e ritorna al suo lavoro ridacchiando per la situazione con
Caroline e per un istante gli viene in mente Elena; era riuscito a non pensarla
per tutto il giorno e non l’ha mai sentita forse per un inconscio tentativo di
non sapere cosa abbia combinato. E poi si ricorda di un messaggio non ascoltato
in segreteria, così afferra il cellulare notando che sono già le cinque.
E infatti Lilian si sveglia reclamando la
merenda, ha dormito più del previsto. Lascia il telefono, lo ascolterà più
tardi.
****
Sono le nove di sera quando Elena si trova davanti casa Salvatore con la
solita ansia ad attanagliarle lo stomaco e il dito sul campanello, provando a
controllare il tremolio della mano.
Non sa come si comporterà, cosa dirà, se Damon abbia ascoltato o meno il suo patetico messaggio che molto probabilmente
determinerà il suo licenziamento; non sa dire Elena cosa ci sia dietro la porta
massiccia di casa Salvatore, ma sa che prima di tutto loro due sono amici, o
almeno così si sono sempre trattati e sente che deve spiegare perché ha
sragionato in preda all’alcool infamandolo.
Qualcuno in casa c’è sicuramente, vede le luci filtrare dalle tende
chiare della sala da pranzo e spera vivamente di non aver svegliato Lily che a
quell’ora o sta dormendo o facendo impazzire Damon. Ma adesso poco importa,
ormai ha agito di impulso, come sempre quando si
tratta di lui,si è fatta lasciare da Bonnie fuori casa
Salvatore –lei e il suo trolley blu- senza nemmeno passare da casa, ma l’orario
era già poco consono senza bisogno di attardarsi ancora.
Respira per cercare di rallentare il battito cardiaco e spera che il suo
cervello elabori frasi di senso mentre attende che qualcuno le apra la porta.
Non sa che Damon sta uscendo dallo studiolo – una delle molte stanze
della casa che la ragazza ancora non ha visitato- e
col cellulare all’orecchio si sta dirigendo a quella stessa porta.
Quando il volto di Elena appare dietro la porta, Damon rimane interdetto
e lentamente abbassa il telefono chiudendo un messaggio ancora in attesa di
essere ascoltato.
-Ciao-
-Elena-
-Scusa…ho svegliato la bambina?-
-No…-
Le iridi chiare si allargano per metterla più a fuoco, piccola com’è,
stretta in se stessa al buio dell’ingresso di casa Salvatore. La scruta,
notando che deve essere appena approdata dalle sue –in teoria non ancora concluse – vacanze di primavera; come mai è qui?
-Che fai qui?-
E il colorito che le scalda le guance gli conferma che deve essere
confusa tanto quanto lo è lui.
Rieccolo lo spiraglio di luce; c’è una crepa in ogni cosa ed Elena solo
respirando la sua stessa aria, sembra che lo stia letteralmente trapanando il
suo muro.
-Io…avevo bisogno di parlarti...-
Abbassa per un istante gli occhioni scuri non sapendo bene come spiegare,
giustificare la sua comparsata senza sembrare più patetica di quanto già non
sia.
-Nel mezzo della notte? Delle tue vacanze?-
-Non erano così decisive-
-Oh, beh deve essere importante per averti fatto mollare qualche
spasimante in attesa…-
Cruccia lo sguardo scocciato, o forse più infastidito, e nota come l’espressione di lei muti rapidamente da imbarazzata a
irritata e per un solo secondo si pente del tono aspro.
-Non ero mica ad un’orgia…per chi mi hai presa-
-Sono cose che capitano a feste di questo genere, ci sono passato-
Lui infila il cellulare in tasca e incrocia le braccia al petto.
-Sai che c’è? Sono davvero una stupida ad aver solo pensato di passare e
avere una conversazione civile con te!-
Sbotta di colpo e afferra il trolley per fuggire.
Dannazione.
Damon sbuffa e poi fa un passo seguendola e afferrandola.
-Aspetta-
Quando Elena si volta deve contare fino a dieci
per non colpirlo, o per non arrossire violentemente per l’intensità con cui i
suoi occhi, troppo vicini, la stanno guardando.
-Cosa? Che tu possa deridermi ancora?-
Si divincola dalla sua presa imbronciata e per lui è quasi impossibile
non farsi scappare un sorriso alla vista delle sue labbra indispettite e lo
sguardo crucciato.
-Oh bene, ora mi ridi direttamente in faccia-
-Beh, non sono bravo a trattare le piccole boyscout
arrabbiate-
-Non ho cinque anni…-
-Lo so Elena-
Non sa perché lo sguardo di Damon si sia fatto così serio e denso di
significato, come a volerle comunicare qualcosa che lei ancora una volta non
riesce, o forse non vuole, cogliere fino infondo.
-E...e allora...perché…-
-Perché così è meno pericoloso…-
-Per…ma…-
Le trema la voce, la bocca, il respiro.
Damon invade e pervade l’aria, il suo spazio vitale e non sa come fare
Elena per riprendere a pensare, ad agire come una persona normale. Alle volte la realtà è semplicemente più grande di noi e
adesso la coscienza di quello che lui le sta spiegando, tra le righe, le fa
paura; non ha mai fino infondo pensato davvero a cosa provi per lui, a cosa
voglia, di cosa abbia bisogno. Perché, quando è con Damon, Elena non ha bisogno
di tanti ragionamenti, accade semplicemente di essere felice, di essere
spostata da se stessa mentre il suo cuore si allarga e colma.
E Damon ha usato un aggettivo piuttosto calzante per tutto il caos che le
fa girare la testa: pericoloso.
Se si forma una crepa, se la luce filtra, se l’acqua passa a nutrire la
terra, i muri verranno giù, il fiume si ingrosserà ed
Elena teme di essere invasa e trascinata via da tutto quello che sta tenendo
chiuso dentro.
O forse più che paura è solo un profondo e ribelle desiderio di poter
vivere quello che si trova addosso.
Alza gli occhi confusi su di lui e si impossessa
del suo sguardo.
-Io non ho paura di te Damon, nasconditi pure…ma io non me ne vado,
buonanotte-
Si volta e sospira così forte che realizza di aver trattenuto fino a quel
momento il respiro; per un attimo gli occhi si chiudono e il cuore si fa più
leggero. E per ora questo le basta,
dirgli che lei ci sarà sempre anche se la spinge via,
se la tratta come una bambina, se prova a mettere dei paletti Elena non ha
intenzione di allontanarsi da lui e d’improvviso il tremore del suo cuore si
trasforma in forza.
“Che si fa, di solito, se ci piace
una ragazza? La prendi e la baci”.
Damon la osserva e non sa perché, ma la determinazione di questa
ragazzina, un po’ più donna di quella in cui si era imbattuto
una sera di qualche anno prima quando si fissava la punta delle converse e
confessava timidamente di non avere paura di lasciare andare qualcuno di cui
non era certa, lo scrollano al punto da fargli muovere un passo, due verso di
lei.
-Elena…-
E non le lascia il tempo di
chiedere cosa voglia dirle perché quando si volta verso di lui, Damon ha già
bruciato tutte quelle insopportabili distanze che per qualche motivo si sono
frapposte tra loro sin dal primo istante e lascia che le sue mani affondino nei
lunghi e soffici capelli per raggiungere la base del collo e tirarla a se.
E la bacia.
Ciao
a tutte!!!!!!!!
Non
so in quante lingue dovrò scusarmi con tutte voi per la mia mostruosa assenza,
inutile dirvi che ho avuto un giga enorme blocco (vuoi che più che si avvicina ottobre, più la consapevolezza che non avremo
più il delena mi ha come devitalizzata) che non sono
certa di avere del tutto superato nonostante nella mia testa la storia sia
praticamente scritta!!
Prometto
solennemente di non farvi più attendere così tanto e
dedico questo capitolo in particolare a beagle e a setsuna
per la pazienza e il supporto a me offerti, e ovviamente a tutte le altre
meravigliose persone che mi hanno attesa e seguita finora!
Spero
possiate perdonarmi!
Venendo
alla storia… eravamo rimasti a una Elena irritata e un
po’ alticcia alla festa che sbraita contro la segreteria di Damon e scopriamo
che mentre lei parte in fretta e furia, lui non ha mai tempo per fermarsi e
ascoltare il suo messaggio…ma comunque giungono a un confronto che porta al
tanto atteso e sospirato primo bacio.
Il
titolo è ripreso da una canzone di Leonard Cohen “Anthem” che parla appunto di
una crepa che c’è in ogni cosa.
So
che non posso pretenderli, ma i commenti anche di rabbia sono ben graditi!
E’ una sera di marzo, la primavera alle porte inizia a farsi percepire dai
colori che cambiano, dagli odori che si addolciscono e un’aria lievemente più
tiepida che porta con sé ancora un retrogusto d’inverno.
Non è un mese che si aspetta con trepida attesa, forse più aprile,
sicuramente maggio che segna la fine dei corsi e preannuncia
l’estate.
A Marzo Elena ha sempre pensato che non accadesse nulla di
importante, ogni mese porta con sé un’attesa, alcuni però –collocati
così come riempitivi- scorrono
silenziosi senza lasciare traccia.
E questo Marzo poteva avere un sapore diverso vuoi per le sue prime vacanze
libertine al college, perché è comunque il suo primo anno; ma Elena non avrebbe
mai, mai pensato che Marzo potesse rientrare nei mesi da ricordare, di quelli
che ti stampi nella memoria, sotto pelle come un profumo familiare, un oggetto
che richiama un ricordo.
E invece Marzo improvvisamente è impresso dentro di lei.
Perché una sera di Marzo, fuori casa Salvatore con
l’aria timida di un inverno che finisce e il calore che risveglia e fa fiorire
tutto, il suo mondo ha il sapore di Damon e il profumo della sua pelle.
Delle labbra fredde come il vino, delle sue mani grandi avvolte intorno al
viso, del respiro soffiato, della gola chiusa e il cuore che martella le
tempie.
Elena non ha mai sentito il mondo girare così mentre dei brividi sottili le
puntellano la carne fino a stordire i sensi, il calore di un semplice bacio
carico di attesa ed emozione che si irradia dalle
labbra e si dipana sotto pelle infiammandole ogni cellula.
Damon è dentro di lei, in ogni fibra in modo quasi insopportabile.
Ed è così che si sente quando lentamente lui si stacca dalle sue labbra
lasciandola nel suo vortice aggrovigliato di emozioni.
Le gira la testa.
E’ l’effetto Damon.
E Damon potrebbe chiamarlo effetto Elena quel buco enorme che lo sta
divorando dal centro dello stomaco ora che il calore delle labbra piene e
morbide su cui, troppe volte, ha indugiato, lo riempie e infiamma.
E si trova a respirarla, a cercare in lei quel bisogno incolmabile di pace
e di vita che ha perduto da tempo nelle pieghe del suo
dolore nel corso degli anni e non sente il bisogno di afferrarla, di divorarla;
sta lasciando ancora una volta che Elena gentilmente curi un po’ le sue ferite.
Quando Damon si stacca -resistendo all’impulso di approfondire il bacio - inciampa in qualcosa di ancor più destabilizzante cioè gli occhi
vibranti e pieni di Elena che lo osservano, schiudendosi leggermente sorpresi e
sì, questo lo fa impercettibilmente sorridere dentro.
Ma prima che il tempo
riprenda a scorrere e il mondo a ricordargli le sue colpe, le sfiora appena una
guancia e poi si allontana con calma da lei.
-Buonanotte Elena-
Quando la veda inebetita afferrare il suo trolley
blu – vorrebbe accompagnarla a casa ma teme che potrebbe non trattenersi
dall’assaggiarla di nuovo- e dirigersi verso la strada, una piccola stretta gli
afferra il cuore e le sue labbra bruciano ancora di lei. C’è tempo prima che i
fantasmi del suo passato bussino alla porta della coscienza, per ora vuole solo
fissare l’immagine di quel volto che si gira verso di lui un’ultima volta
sorridendo timido prima di riprendere i suoi passi.
***
1997
Damon si chiude la
porta di camera alle spalle con troppo slancio attirando inevitabilmente la
curiosità di sua madre che lo ha sentito rientrare e
lo ha visto correre in camera sua a gran velocità. Sa già che si tratta di lei
quando il tocco gentile si infrange contro la porta
chiara e una voce cauta si fa largo da dietro di essa.
-Tesoro, tutto bene?-
-Si mamma-
Lo zaino è stato
lanciato per terra e alcuni libri ne sono usciti, lo sguardo crucciato fissa un
punto indefinito del soffitto sospirando pesantemente e dal silenzio che
proviene dal corridoio, capisce che sua madre è ancora li
che aspetta.
Dopo un attimo di
esitazione la porta scatta e una massa rossa si mostra.
-Mamma ti ho detto che
sto bene-
-Beh mi piace
controllare di persona-
Lui si volta appena
verso di lei e non sa perché un certo imbarazzo lo assale; sarà che a sua madre
non è mai riuscito a nascondere niente e questa è una cosa che vorrebbe decisamente mascherare. Afferra il cuscino e se lo porta in
viso.
-Voglio stare solo-
-Ok, immagino che sia
accaduto qualcosa che ti ha turbato…a scuola magari?-
La sente avvicinarsi,
ha un passo così leggero –come Stefan- che potrebbe fare la ladra di mestiere.
-Non voglio parlarne
mamma-
Lily sorride tra sé e
un po’ è fiera di vedere che il suo imperturbabile ragazzo ogni tanto mostra il
fianco ferito. Si siede sul bordo del letto valutando sul modo in cui scavare e
sul quando togliergli quel cuscino dalla faccia.
-Non vuoi parlane con me
perché sono la tua mamma o perché sono una donna?-
Il sospiro ovattato le conferma che sì, suo figlio ha un problema da maschi con
un qualche ragazzina. Che poi Lily è circondata da uomini e nel tempo ha
scoperto che hanno le stesse reazioni e gli stessi disagi del gentil sesso,
solo che le nascondono meglio o almeno ci provano.
E Damon ha 13 anni, inizia adesso la parte in cui dovrà affrontare il mondo
dei rapporti con l’altro fronte, estremamente complicato e indecifrabile, e
vista la sensibilità e la cocciutaggine di suo figlio, Lily già sa che avrà
parecchie grane con le donne.
-Mamma non posso dirtelo-
-Mm, lo capisco…insomma
le ragazzine sono complicate-
Suo figlio si toglie di
scatto il cuscino.
-Come sai che c’entra
una ragazza?-
Lily si deve trattenere
dal ridere per la buffa espressione di Damon, sa che non la prenderebbe bene.
-Me lo hai appena detto
tu!-
-Dannazione-
-Ehi, modera le parole-
-Mamma mi vergono, non
posso parlarne con te!-
-Prova, giuro che non
riderò-
Damon non teme che sua
madre lo derida, si fida cecamente di lei, senza alcuna riserva e le ha sempre
raccontato, a modo suo, tutto. Ma questa cosa lo
imbarazza troppo e non sa come fare, soprattutto perché è con i padri che di
solito i maschi si confrontano, ma il suo è preso dal lavoro e non è facile
parlare con Giuseppe di qualcosa che non sia la scuola.
-Non so come fare!-
-Vediamo, cerco di
aiutarti…c’è una ragazza che ti piace-
Suo figlio arrossisce
appena mentre si mette seduto col cuscino tra le mani e gli occhi azzurri nascosti
sotto al ciuffo troppo lungo.
-Le ragazze sono stupide e non mi
piacciono!-
-Mm beh, da come
reagisci direi il contrario-
-Mamma no, non mi interessano io ho altro da fare che pensare alle loro
cose sciocche-
-Fammi qualche esempio-
-Perché dobbiamo per
forza mangiare un gelato solo insieme? Io ne voglio uno tutto mio, e poi perché
devo prenderle la mano? Non sa camminare da sola?-
La faccia di Lily è estremamente perplessa e divertita.
-Beh, vedi tesoro a noi
femmine queste cose piacciono, ci fanno capire che ci volete bene-
-Ma cospargere uno di saliva non è voler bene! I baci sono una cosa schifosa-
Lily rimane in silenzio
e non sa come fare per non ridere come una pazza, suo figlio deve avere avuto
un primo bacio molto traumatico. La prima cosa che viene in mente di solito è “umido” visto l’insolito scambio di salive che viene posto in
atto e uno non se lo aspetta, ci sono passati tutti e ora è il turno di
Damon.Lei gli accarezza dolcemente i
capelli.
-Posso dirti che dal
terzo le cose migliorano-
-Senti mamma non è
possibile che nei film tutti si bacino senza provare disgusto. Io non voglio la
saliva di Haley e soprattutto il suo appiccicoso lucidalabbra alla fragola
pieno di brillantini, mi hanno preso in giro tutti a scuola perché ero pieno!-
Ecco il nome della
ragazza incriminata.
-Ti assicuro tesoro che
quando avrai un po’ più esperienza e avrai trovato la persona giusta, dopo il
primo bacio non vedrai l’ora di farti appiccicare di lucida
labbra-
-Scusa, quanti primi baci devo dare?-
Lily sorride di cuore.
-Ogni bacio con una
persona diversa sarà il primo…spero che tu non ne debba dare troppi, ma che tu
possa trovare quella che ti farà venire i brividi
sotto pelle e ti farà desiderare di averli tutta la vita-
-Per te è così con
papà?-
-Qualcosa del genere-
Sua madre si alza e si
dirige alla porta.
-Mamma non dire a
nessuno che ho baciato una ragazza-
-Certo che no, sarà il nostro
segreto-
E ne ha dati tanti di primi baci Damon, anche
di secondi o terzi e fino a Rose si potevano chiamare tutte Haley per
l’importanza che avevano avuto per lui. Con lei è stato differente, bello, piacevole anche se non ci ha pensato, l’ha baciata e basta;
e l’ha ribaciata e gli è piaciuto così tanto che alla fine Rose è diventata la
sua ragazza.
E
ora che scotta e rabbrividisce al pensiero del contatto con Elena, di come
quelle labbra soffici e delicate avessero aderito a lui, del suo sapore, del
profumo del suo shampoo alla vaniglia, Damon si trova a ripensare a sua madre e
a quei brividi sotto pelle che a lui sapevano di febbre e adesso invece ha
capito a cosa si riferisse. Per questo ha paura e sospira pesantemente
lasciandosi andare sul letto; per questo il cuore batte troppo forte e lui
pensa solo che Elena invade tutto e lui non sa più
cosa fare per tenerla lontana, per espellerla.
Non
dovrebbe, ci sono mille miliardi di motivi che si ripetono come una cantilena
nella sua testa, una lunga lista di ragioni per cui tutto questo è
terribilmente sbagliato.
E
in preda ai suoi pensieri si addormenta.
***
Elena
e Bonnie il mattino seguente sono sul letto della
prima – computer alla mano – collegate via Skype con
una non tanto sobria Caroline che ha la faccia rigata di mascara e i capelli
scaruffati. Non l’hanno mai vista in quelle condizioni e non sanno se ridere o
piangere.
Dopo aver raccontato loro delle sue vacanze
all’insegna del divertimento, è stata un’altrettanta mezz’ora a lamentarsi di Stefan-noiosissimo-Salvatore-rovinafeste.
-Scusa
ma c’era bisogno di schiaffeggiarlo?-
-E
perché hai pianto?-
-Cosa
non avete capito della frase “mi ha baciata?”-
Le
due si rivolgono un’occhiata perplessa e tornano sull’immagine
pixel dell’amica.
-Perché
non ti sei ancora fatta una doccia?-
-Sentite…una
notevole dose di alcool è ancora nel mio corpo e posso dunque affermare di non
essere totalmente padrona di me stessa ma….una cosa la
so, lui non DOVEVA permettersi di fare una cosa del genere!!! Noi ci odiamo,
non siamo amici, non ci parliamo e lui che fa????Mi bacia???? Che tentativo di
riconciliazione sarebbe????-
-Care,
forse a modo suo ma…è evidente al mondo che lui fa tutto tranne che odiarti-
-Oh
certo allora lo odio io e adesso ancora di più, che cavolo di problemi ha??????In quella famiglia sono tutti fuori di testa-
-Adesso
calmati-
-Oh
sicuramente avrà chiesto un parere a suo fratello, già lo vedo che “Mister
Damon- non posso più spendere il mio charme per conquistarle tutte perché sono
padre- Salvatore” avrà dato qualche dritta assurda, maschilista a Stefan, che
poi vai proprio da lui? Cioè è un ragazzo padre che non può rifarsi una vita
sentimentale perché il suo unico amore è morto, è chiaro che ti consiglia di
cogliere l’attimo-
Mentre
nell’aria si diffonde la risata di Bonnie, il cuore di Elena si vela di una
nota amara che si fa spazio fino ad adombrarle lo sguardo. E in un battito di
ciglia la realtà la schiaffeggia macchiandole il volto di vergogna.
Fino
a cinque minuti prima, fino alla sera precedente, se ne stava con la sua faccia
da ebete sospesa su una nuvola azzurra continuando a ripensare a quel bacio
impresso su di lei e si era trattenuta dallo scrivere a Bonnie come per
conservare gelosamente quel piccolo tesoro inaspettato.
Ma
Caroline le aveva appena ricordato quello che aveva evitato,
la realtà.
Damon
è padre, ha perso la persona che amava e ha cercato un conforto in lei, d’un
tratto la parola “rimpiazzo” lampeggia negli occhi scuri che si
incurvano scappando dallo schermo e dai toni accesi delle amiche nel
vano tentativo di deglutire e scacciare il retrogusto aspro di una bugia che si
era raccontata fino a quel momento.
-Ehi,
Lena che pensi?-
-Io…niente,
se quello che ha fatto ti ha infastidita hai fatto
bene-
-Grazie…ma
la verità è che mi manca il mio migliore amico-
Caroline
si rotola sul letto sparendo un attimo dallo schermo da cui le due vedono solo
due gambe svolazzare e si guardano perplesse provando a non ridere.
-Senti
Care…ma se ti manca, perché non fate pace e ripartite?-
-Secondo
te non c’ho provato?-
Schizza
seduta sul letto punta sul vivo.
-Non
abbastanza o non nel giusto modo-
-Che
proponi Bon?-
-Ripartite
da zero, se lui è confuso e tu sei confusa l’unico modo è dissipare le
ambiguità e ricominciare…vi volete bene e prima di tutto siete amici, avete
bisogno di questo rapporto-
Cala
un attimo di silenzio mentre le due ragazze riflettono, per motivi differenti,
sulle sagge parole di Bonnie, dopo di ché si salutano
con la promessa di scriversi non appena Caroline si sia fatta una doccia e
sistemata.
Bonnie abbassa lo schermo del pc e si volta
interrogativa verso Elena.
-Che ti succede?-
-Niente-
-Non mi hai detto di ieri sera-
-Beh... ecco non...non
abbiamo parlato del messaggio-
-Cioè non sai se lo ha
ascoltato?-
Bonnie alza un sopracciglio
interdetta, tutta quella strada fatta per niente? Certo lei ha rivisto Kol,
ma lo scopo principale era risolvere la situazione di Elena con Damon.
Che poi nessuno ha ancora capito cosa ci sia tra loro
due.
-Non era esattamente importante-
-Non ti seguo... Che è
successo?-
Le guance della ragazza si colorano al solo ricordo di
quel bacio ed Elena si morde un labbro, chiaro segno
che stia tentennando.
Ma il telefono di Bonnie squilla e lei lo afferra per
avere conferma che si tratti di Kol il quale l’attende
fuori casa Gilbert per portarla a pranzo al Grill. Ed Elena
un po’ la invidia, Bonnie non ha molta voglia di definire il tipo di
rapporto ma l’intensità del modo in cui si cercano, si aspettano parla
abbastanza; quando lei attende un suo messaggio è euforica e non ha
quell’espressione ansiogena da "chissà se mi scriverà" perché sa che
lo farà.
Mentre lei sì che fissa in modo autistico lo schermo
del suo telefono nella vana speranza che si illumini e
che faccia illuminare lei.
Invece Damon da ieri sera non si è fatto sentire, non
che lei lo abbia cercato ma per una questione di orgoglio vorrebbe che fosse lui
a scriverle. Ed è certa che le sue amiche obietterebbero con un "ti ha baciata direi
che il passo grosso lo ha fatto lui", peccato che lei non abbia il coraggio
di dire ad alta voce quello che è successo.
Non se ne vergogna tutt’altro, ma la situazione con Damon
è troppo delicata, troppo complicata per trattarla come una cotta qualsiasi.
Quindi è questo che sei Elena? Cotta di lui? Eppure ne hai
avute di cotte e nessuna ti ha mai logorata così, ne
tanto meno ti è durata la bellezza di quasi tre anni.
Perché sì lei, Damon, non se lo toglie dalla testa dal
momento esatto in cui è entrato nella sua vita.
-Devo andare...ti scrivo
quando parto di casa-
-Ok-
Dopo pranzo, quando Bonnie avrà finito di
sbaciucchiarsi Kol in ogni angolo della città, ripartiranno per il college ed
Elena non sa come fare per rivedere Damon. Perché ora non avrà più occasioni
per tornare fino a fine maggio quando termineranno gli esami; solo una volta
dovrà rientrare per scegliere il vestito per il matrimonio di Rica meno che non lo trovi in
zona campus.
Sorride a Bonnie che la fissa come per ammonirla che
avranno tutto il viaggio di ritorno per parlare della sera precedente.
Quando la ragazza esce, Elena si butta sul letto
sospirando pesantemente.
****
Credeva che Jo, essendo
medico, sapesse gestire l’ansia e invece Damon si trova con due mesi di
anticipo a fare le prove d’abito da testimone con Ric
su ordine della futura sposa. Stefan l’ha scampata, ma
dovrà rientrare appositamente i primi di aprile per la
prova.
La piccola in braccio al nonno, seduto sui divanetti
del negozio più elegante di Mystic Falls, osserva suo padre sorridendogli
allegra.
Mentre Damon fa impazzire la sarta e Ric si scruta agitato, Giuseppe si
alza per uscire fuori e fare due passi, non ne può più di questa attesa .
-Allora tuo fratello quando rientra?-
-Credo che passerà i primi di aprile, tranquillo-
-Anche perché Jo sarebbe
capace di andarlo a prendere-
-Si questo lo immagino-
-A proposito lo hai sentito? Le sue prime vacanze di
primavera al college?-
-Ho visto un messaggio di stanotte, ho provato a
richiamarlo ma credo che dormisse o forse non aveva le palle di dirmi cosa ha combinato-
-Perché?-
-Problemi rosa-
Ric sospira ridacchiando mentre la sarta gli fa alzare le
braccia.
-Donne-
-Già
Poi si volta curioso verso il nipote intento a
fissarsi il dietro del abito.
-A proposito di donne…tu devi dirmi nulla?-
Gli occhi azzurri si sollevano distratti verso lo zio.
-Riguardo?-
-Beh, circa una brunetta dai capelli lunghi e gli
occhi da bambina sperduta-
-Se non fosse per i capelli potrei pensare che parli
di Stefan-
Ric lo ammonisce con lo sguardo e Damon sbuffa.
-C’ero anche io in casa ieri
sera, so che era da noi-
-Bene allora non c’è nulla da dire-
Proprio quando Ric tenta di
controbattere la porta scampanella di nuovo e Giuseppe
entra nel negozio.
-Guardare chi ho trovato qua fuori-
I due volgono lo sguardo verso l’uomo dietro al quale
sbuca Elena che tiene in collo la piccola Lily ben felice di vederla. E Damon
sussulta quanto basta per sentire l’equilibrio
precario sostenerlo sulla pedana rialzata; questo fa spazientire ulteriormente
la sarta ormai arresa al fatto che non riuscirà a prendergli le misure come si
deve.
-Ehi Elena-
-Ciao Ric-
-Scenderei a salutarti ma non mi sembra il caso-
-Non ti preoccupare…vedo che ti stai facendo bello-
-Si ci proviamo-
-Approfitto di Elena per andare a scegliere l’abito-
Giuseppe si defila con il proprietario del negozio a
vedere alcuni abiti lasciando i tre da soli con la bambina.
E in quel momento gli occhioni scuri si spostano sul
vicino di pedana finendo per inciampare in un cielo che la scruta curioso.
Elena si trova a trattenere il respiro e sente il sangue salirle in volto
quando gli occhi chiari di Damon si imbattono nei
suoi.
-Ehi-
-Ehi-
-Ciao-
-Ciao-
Ric li osserva sospetto non capendo che cosa prenda a
entrambi; hanno i volti tesi e sembrano leggermente imbarazzati.
-Che succede qui?-
Chiederlo è sempre meglio che stare a indagare.
-Niente-
-Ci siamo baciati-
Alaric sbianca sfoderando il miglior sguardo da “che cazzo
stai facendo” verso un noncurante Damon che per tutta risposta fa spallucce,
strappando un grugnito alla sarta che era quasi riuscita a fermare la misura
delle braccia, fallendo.
Il volto di Elena invece si colora di mille sfumature
di rosso e anche velatamente di rabbia, trattenuta solo a causa della presenza
della piccola ancora nella sua stretta.
-Posso parlarti un attimo?-
Lo soffia tra i denti lanciando maledizioni mentali
all’eccessivamente bello e odioso ragazzo dagli occhi azzurri che la tiene
sveglia di notte.
-Elena non vedi che sono
impegnato?-
-Oh no la prego, vada a fare
due passi prima che io decida di conficcarle l’intero set di spilli nella gola-
La signora con gli occhiali sulla punta del naso, il
metro intorno al collo e uno spillo in mano lo fissa
contrariata e seriamente provata dal cliente troppo agitato per i suoi gusti.
Damon fa una smorfia offesa e poi lentamente scende
dalla pedana raggiungendo Elena che mette temporaneamente la piccola
nell’ovetto e poi segue il ragazzo fuori dal negozio, mentre Ric li studia assai perplesso.
-Si può sapere che ti salta in mente?-
-E’ Ric non c’è bisogno di
farne un dramma-
-Beh ma è una cosa intima, personale, potresti evitare
di sbandierarla-
-E’ solo un bacio Elena-
La guarda dritta in quei suoi occhi neri come
l’ignoto, se mai l’ignoto possa avere un colore che lo definisce, ma Damon è
convinto che potrebbe perdersi dentro le profondità
delle pozze di Elena che adesso sono leggermente ferite. La vede trattenere l’orgoglio
e ingoiare in silenzio quella piccola stilettata che è uscita peggio di quanto volesse davvero.
Ma lui non è pronto per farsi troppe domande su quanto è
accaduto. Non ancora.
-Bene, ottimo, io riparto per il college buon
proseguimento-
E stizzita fa per voltarsi perché non gli darà la
soddisfazione di vederla piangere.
Ma Damon ancora una volta la prende in contro piede e le
afferra un polso richiamandola.
-Aspetta…-
Quando lei si volta, lo sguardo adombrato e le labbra
imbronciate, lui sente di nuovo la terra farsi troppo instabile sotto ai piedi e allenta la presa scottato dalla pelle di Elena.
-Io…non posso baciarti ancora…-
Ed è un istante- come spesso accade- che il volto, lo
sguardo di Damon cambiano completamente, da arrogante
strafottente improvvisamente si fa serio e velato quasi di commozione mentre prova
a confessarle tra le righe che una lotta interiore lo sta divorando, che non sa
come starle lontano, come fare a non desiderarla, come non toccarla perché lui
ora non può farlo.
Non adesso.
E dentro di se sente una voragine allargarsi sempre di
più, perché lo capisce, comprende pienamente il suo tormento così di riflesso
il volto teso si ammorbidisce in una smorfia triste.
-Lo so…-
Adesso le pozze chiare si allargano ferme e
determinate.
-Ma non posso nemmeno perderti-
E non ci sono molte altre parole con lui lei possa
definire il senso di vertigine, quel vuoto incolmabile che talvolta le toglie
il respiro colmarsi appena un po’ solo per il modo in cui la guarda.
-Non lo farai…adesso devo andare-
-Sei ancora la mia baby sitter?-
Le scappa un sorriso incontrollato mentre i capelli
scendono a coprirle il volto imbarazzato.
-Non sei un po’ grande?-
-Non abbastanza-
E dopo aver annuito, incapace di elaborare qualche
parola in più, Elena si allontana con il cuore leggero e un sorriso ebete
stampato sul volto, desiderando di portare con sé quel momento per i mesi
successivi.
Ciao a tutte!!!!!!
Innanzitutto grazie a tutte voi splendide fanciulle che mi aspettate con pazienza e che mi recensite
ancora, non del tutto scoraggiate!
Questo capitolo è più lungo degli altri ma avevo
troppe cose da raccontare e spero di averlo fatto bene; vediamo come Elena e
Damon si comportano dopo il tanto sospirato primo
bacio e scopriamo che pure Stefan ha preso sul serio il consiglio fraterno,
vedremo nel prossimo capitolo un bel confronto Steroline
al riguardo!
Apprendiamo che si stanno preparando per il matrimonio
di Ric che si terrà a giugno mentre le ragazze devono
fare ritorno al college per gli ultimi due mesi!
Chissà cosa accadrà ancora!
Spero di trovarvi sempre qui, vi ringrazio per l’immenso
affetto e affezione che mi dimostrate!
Caroline chiude il pc tirando un profondo respiro e si alza dal letto,
sobbalzando poi quando trova il proprio riflesso devastato nello specchio.
Non è da lei ridursi così come se un treno l’avesse investita, non è da lei
perdere il controllo dei rapporti, delle situazioni.
Con movimenti precisi e la fierezza di chi non si vergogna di essere caduta
inizia a rimuovere il trucco con una salvietta e si accorge che lo stupido
tizio figo con cui ha pomiciato, prima di litigare con Stefan, le ha lasciato
un vistoso segno sul collo.
Sospira valutando la gravità del livido violaceo e getta la salvietta nel
cestino con stizza per poi accendere l'acqua della doccia.
Tutto quello che vorrebbe fare è chiamare proprio
l’unica persona che ha deciso di tagliare fuori e raccontargli di come il suo
delicatissimo collo sia stato marchiato da un deficiente tutto muscoli e che
ora dovrà fare un'accurata ricerca sui rimedi per attenuare il pesto prima che
ricomincino i corsi.
Un altro sospiro mentre entra in doccia e ripensa alle parole delle sue
amiche.
Elena ha perdonato lei, ha perdonato Stefan e
allora perché non le riesce fare lo stesso?
Perché Caroline infondo non ha perdonato se stessa
e lui è il promemoria vivente del suo sbaglio.
E come se non bastasse Stefan pensa che baciandola
possa rimediare.
Chiude gli occhi reprimendo la rabbia, lasciando che l’acqua scorra a
calmare le sue inquietudini.
Quello scemo non sa proprio comportarsi a volte.
Ma Bonnie ed Elena hanno ragione, l’unico modo - se lei davvero vuole
recuperare - è ripartire da zero e lui almeno ha provato in qualche modo a fare
un passo, certo confuso, sconsiderato, ma se lei non lo aiuta
non andranno molto lontano.
Così una volta lavata via quella notte di pianti, di rabbia e follie esce
dalla doccia e tornata in camera afferra il telefono sedendosi sul letto.
Esita un attimo, ma poi si fa coraggio e scorre la rubrica trovando il nome
di Stefan.
È incerta se chiamarlo o scrivergli, ma starà dormendo visto
che non regge l’alcool è meglio scrivergli, così valuterà attentamente
le sue richieste.
"Ho bisogno di
parlarti, dove possiamo vederci?"
Può andare.
Inviato.
Andata.
Si lascia andare sul letto fissando il soffitto. Ora non le resta che
aspettare.
***
Quando gli occhi abbottonati di Stefan si aprono, vengono
colpiti dalla luce del giorno filtrante dalle finestre della stanza che
condivide con altri tre suoi amici per le vacanze di primavera più orribili di
sempre.
Ok sono le sue prime vacanze quindi non ha molto con cui paragonarle, ma
hanno fatto decisamente schifo.
Si stropiccia gli occhi desideroso di rimanere a
letto insieme al mal di testa che gli ricorda come lui non sia decisamente il
tipo da sbronze e bravate, ma poi un trillo del telefono lo induce a
girarsi per afferrarlo.
Non lo trova sul comodino e realizza con orrore che è nella tasca dei
pantaloni - su cui ricorda vagamente di aver vomitato - abbandonati da qualche
parte sul pavimento.
Alla fine lo raggiunge e risponde a suo fratello trovandosi la bocca
impastata e la voce che fatica ad uscire.
-Dimmi-
-Uh che bella
voce da oltretomba...ti sei sbronzato fratellino-
-Ah ah-
-Non è da te dormire fino a tardi...-
-Mm…non sono da me tante cose ma le faccio comunque-
-Questa sì che è una risposta degna
del cognome che porti…sono fiero di te-
-Mi hai chiamato….esattamente per cosa?-
-Per comunicare al mio fratellino
ubriacone che dovrà venire a farsi prendere le misure per l’abito che ti ho scelto stamattina -
-Ma che bravo ...che altro c'è? Altrimenti torno a
dormire-
-Non vuoi nemmeno sapere di che
colore te l’ho preso?-
-Hai battuto la testa di recente?-
-E’ antracite, risalta le sfumature
dei tuoi occhi...volevo sentire Caroline ma..-
-Quanto sei stronzo!-
-Ma come… io mi preoccupo per mio
fratello e tu mi tratti così? Dove è finito il rispetto per il maggiore?-
-Dam...sei pessimo come fratello maggiore-
-Dal tono velatamente risentito deduco
tu abbia fatto qualche cazzata-
-Succede di solito quando seguo un tuo consiglio-
-Non essere acido Steffy
e dimmi che è successo-
-Ho baciato Caroline….e lei mi ha schiaffeggiato-
Damon, seduto alla sua scrivania intento a
giocherellare con una penna, per poco non ribalta dalla poltrona in pelle di
suo padre.
-Non ridere!!-
-Io ti do i consigli, ma non posso
fare il lavoro per te…tipo insegnarti a baciare-
-Sto per riattaccare, ora scusa ma vado a imbottirmi di aspirina-
Mentre Damon se la ride di gusto, Stefan sbuffa spazientito.
-Sono certo che questo comunque
smuoverà la situazione-
-Intanto ha smosso la mia mascella…ti saluto-
Si salutano e il corvino non può resistere alla tentazione di scrivere a
Elena per commentare la cosa.
Quando Stefan chiude la chiamata vede, tra i vari
messaggi, uno in particolare che lo fa riprendere di botto e cautamente
risponde.
"Che ne dici della nostra
caffetteria domani quando rientriamo al college?"
Lascia cellulare sul letto e si butta in doccia, poco dopo arriva la
risposta che gli alleggerirà il cuore.
"Di sabato fanno i muffin alla
cannella e panna ...quindi direi che è perfetto"
E sorriderà quando intuirà che Caroline è disposta a fare un piccolo passo.
***
Elena passa il sabato pomeriggio a sistemare le sue cose al dormitorio dopo
aver ascoltato, per un'ora, il resoconto del fatidico incontro tra Stefan e
Caroline. E non ha resistito alla tentazione di scrivere a Damon per sapere se
fosse stato aggiornato.
Adesso si trova sdraiata sul letto, le ultime maglie da piegare e un
sorriso a trentadue denti mentre giocherella con una cioccia di capelli,
sospirando contro il cellulare.
-Le mie tattiche funzionano sempre-
-Damon si è preso uno schiaffo-
-Ma ora hanno fatto pace e finalmente
potranno ricominciare le avventure di Ken e Barbie-
Elena ride.
Non potrebbe fare altrimenti quando lo sente e lui è tutto allegro e
contento di parlare con lei.
-Ma così è più noioso, ora che si sono riappacificati
non possiamo più spettegolare sui loro battibecchi-
-Senti senti...anche
la piccola e candida Gilbert nasconde un animo crudele-
-Ehi, non sono crudele!-
-Comunque non temere, sono certo che
troveranno qualcosa su cui bisticciare-
-Mm vedremo...-
-E tu dove sei ragazzina?-
-Sul letto, ma ora devo alzarmi e andare con Bonnie in centro a comprare il
necessario per la festa di domani-
-Che festa? Dovresti studiare invece
di stare sempre a folleggiare!-
-Scusa papino non credevo di doverti chiedere il permesso...in ogni caso è la
festa delle lanterne-
C’è un attimo di silenzio, come se la comunicazione di Elena fosse caduta
nel vuoto.
-Ehi...-
-L’età massima è cinque anni? Potrei portare
Lily-
-Cretino...è una tradizione qui al college!-
-Oh non ne dubito...ottime
scuse per rimorchiare le ragazzine romantiche-
-Quando hai finito di fare il guastafeste
proseguiamo...-
-Per cosa la accendi la lanterna?-
-Non lo so....c’è un motivo per cui accenderla?-
-Mia madre diceva sempre questa cosa…
che se uno la costruisce per farla volare può legare alla lanterna un desiderio,
una speranza-
Stavolta è Elena a rimanere in silenzio perché Damon non parla mai di sé o
di sua madre a meno che l’occasione non sia d’obbligo
per ricordarla. E sorride, stavolta timida, peccato che lui non possa vedere
quel bagliore nelle iridi scure commosse per la voce fintamente neutra, quando
lei sente benissimo le note fragili e i sospiri carichi di nostalgia del
ragazzo.
E il suo piccolo cuore emozionato si stringe un po' di più.
-Allora ne terrò di conto...qual era l’occasione?-
-Di cosa-
-In cui tua madre ti parlava delle lanterne-
-Quando ero piccolo a Mystic Falls la festa d’estate non era solo il falò dei liceali, ma
era la notte delle lanterne...-
-Me la ricordo, ma hanno smesso di far volare le lanterne quando io avevo 12 anni per un brutto incidente con alcune che hanno preso
fuoco…-
-Lei amava molto questa festa e mi
portava sempre ogni anno finché abbiamo vissuto a Mystic Falls...-
-Facevate insieme le lanterne?-
-Si mi obbligava a colorarla di
azzurro, come i nostri occhi diceva....tutti
partecipavano, ricordo i ragazzi più grandi che corteggiavano le femmine-
Elena scoppia a ridere felice sia del fatto che
lui stia condividendo con lei così tante cose di sé, sia per come le racconta.
-Ti fa tanto ridere?-
-No è che ...hai detto femmine con un tale disprezzo-
-Non mi piacevano....da
piccolo-
-Ottima precisazione Salvatore-
-Le mie compagne alle elementari erano insopportabili...come
la sorella di Klaus-
-Ma se lei è più piccola di te! Quanto mai l’avrai frequentata…e comunque
non era male, fino alle medie almeno-
-C’era solo una bambina...che mi aveva colpito-
-Ah si?-
La curiosità di Elena si accende ancora di più.
-Ricordo solo che giocava con una
palla e aveva le codine-
-Come tutte le bambine-
-Mi pare che vivesse...-
-Ehi Lena, sei pronta?-
La voce di Bonnie irrompe nella stanza, facendo capolino da dietro la
porta.
-Sì eccomi-
Si tira seduta sul letto.
-Devi andare-
-Già-
-Beh buona caccia allora matricola-
Lo saluta sotto lo sguardo attento di una Bonnie più che intenzionata a
torchiarla di domande.
***
Sabato mattina.
Caroline è arrivata in
anticipo e sbuffa per questa sua mossa sbagliata, così decide di rimanere al di là della strada attendendo che arrivi Stefan. Non può
far vedere che lo sta aspettando, gli darebbe troppo “potere” e così sorveglia
con pazienza l’ingresso del caffè molleggiando sul posto e arricciandosi una
ciocca bionda.
Sì, è agitata e anche
molto, perché le cose -quando sono importanti davvero- non ti lasciano
indifferente e Caroline ci tiene a Stefan, le preme recuperare quanto perduto.
E per quanto sia la prima a ricordare sempre agli altri che non bisogna
“preoccuparsi” ma “occuparsi” delle cose, adesso una paura di
fondo le striscia sotto pelle.
Sospira guardando
l’ora, ormai dovrebbe essere arrivato.
-Beccata Miss-le-donne-devono-farsi-attendere-
Sobbalza colta alla
sprovvista dalla roca voce del suo amico sbucato
scorrettamente -dirà lei- alle sue spalle.
Stefan, solito ciuffo e
mani nelle tasche dei jeans, la osserva divertito.
-Davvero spiritoso
Salvatore, noto che l’influsso negativo di Damon aleggia su di te-
-Dai puoi dirlo che ti
ho sorpresa-
Caroline incrocia le
braccia sotto al seno mentre le sue guance si colorano
di rosso contro la sua volontà, nel tentativo di mantenere una certa aplomb.
-Andiamo? Ho fame-
-Dopo di te-
Con un gesto le indica
il locale dall’altra parte della strada e attraversano in un silenzio denso di
timori e speranze.
-Care io….mi dispiace
sono un idiota-
-Puoi dirlo….come ti è venuto in mente di baciarmi?-
-E’ che, tutta questa situazione
mi confonde e io…io non so…non dovevo seguire i
consigli di Damon-
-Ah! Lo sapevo!-
Caroline punta il menù
verso Stefan fiera di sé e un attimo dopo lo riabbassa mentre vede arrivare la
cameriera.
Il contegno prima di
tutto.
Dopo che la ragazza ha
preso l’ordine, lo sguardo verde implorante torna sulla sua amica, che di
contro tortura il lembo della tovaglietta di carta colorata, con impresso il
nome del caffè.
-Puoi perdonarmi?-
-E’ difficile Stefan-
-Lo so, credimi lo so-
E di nuovo uno strano
silenzio piomba tra di loro.
Quando finalmente, a
metà del muffin con le labbra inumidite dal doppio frappuccino
dal nome impronunciabile, Caroline alza gli occhioni azzurri su Stefan, capisce
che infondo non ci sono molte cose da dire se non la voglia e lo sforzo di
ripartire insieme.
-Allora…lo hai comprato
l’abito per il matrimonio? Oh no aspetta, Elena mi ha
detto che lo ha scelto Damon sono già preoccupata-
Sventola una mano con
fare teatrale rubando un sorriso a Stefan e alleggerendolo di un peso che lo stava
letteralmente schiacciando.
-Quindi....siamo ancora amici?-
La ragazza muta
espressione presa in contro piede; Elena ha ragione i
Salvatore hanno questa strana capacità di destabilizzarti. Abbassa lo sguardo
che si vela di amarezza per brevi istanti per poi tornare fiero sugli occhi
verdi, carichi di attesa, del suo amico.
-Mi manchi Stef, ho bisogno del mio migliore amico….quindi ripartiamo
da zero-
E il volto del ragazzo si illumina, non è tipo da grandi sorrisoni,
ma Caroline conosce bene quella luce negli occhi chiari quando qualcosa lo
tocca profondamente.
Si schiarisce la voce
sentendo sciogliersi il groviglio di tensione e paure stretto attorno al cuore.
-Lo ha preso antracite-
Lei invece si lascia
sfuggire un sorriso che è un misto tra l’imbarazzo e
la felicità, Stefan le ha appena confermato che sì, anche lui ha bisogno di
lei.
Recupera la sua
proverbiale compostezza.
-Antracite? Ho bisogno
di vederlo, non credo che tuo fratello sappia definire i colori delle stoffe...e poi perché di questo colore? Non poteva prenderlo blu?
Oh no immagino che blu se lo sia preso per sé, anche
se dovreste essere vestiti uguali insomma siete i testimoni…-
E tra un muffin e una
risata, Stefan resta in un tranquillo silenzio riempito dalla voce squillante
che gli era tanto mancata.
****
Quando
Damon chiude la conversazione con Elena ha ancora un
sorriso compiaciuto stampato in volto e non si accorge di Ric
poggiato contro lo stipite della porta.
-Era
Elena?-
-Dio
Ric...non si bussa più?-
Lo
zio del ragazzo alza un sopracciglio e si stacca dallo stipite.
-La
senti spesso ultimamente-
-Che
fai mi spii?-
-Deduco
che stiate diventando…intimi-
-Avevi
bisogno di qualcosa?-
Damon
conosce suo zio, così come conosce bene le tecniche di
evasione da discorsi scomodi in stile Salvatore, ma capisce che non potrà
evitare per sempre quella conversazione.
-Che
stai combinando con Elena?-
-Non
sono affari tuoi-
-L’hai
baciata….devo ricordarti che ha 19 anni e tu hai una
figlia?-
Gli
occhi azzurri si piantano risoluti in quelli di suo zio.
-Siamo
amici, non c’è altro-
-Non
prendermi in giro-
-Non
ho intenzione di parlarne, Elena è mia amica, sai di quelle che non ti
giudicano-
Si
alza dalla sedia agitando le mani, allusivo.
-Damon
finirete per farvi male-
-Nessuno
farà niente, ho avuto un attimo di debolezza in cui mi sono lasciando andare,
vuoi sentirti dire questo? Va bene, le starò alla larga-
-Non
ho detto questo...ti chiedo di stare attento, lei è
una ragazzina, tu no. Regolati di conseguenza-
Poche
parole, dritte al punto.
Potrebbe
quasi sembrare più il fratello di suo padre invece che di sua madre.
Sospira
pesantemente mentre lo osserva uscire dallo studio e reprime l’impulso di
colpire qualcosa.
Perché
ha ragione.
Ha
trovato in lei il conforto di cui ha bisogno, ma Elena
è appena una donna che si affaccia ora alla vita, che cambierà idea altre mille
volte su ciò che vuole, su quello che cerca, su dove andrà dopo il college; la
sua è una strada tutta da scoprire mentre lui….la sua vita ormai è scritta.
Ha
una figlia da crescere, a cui garantire stabilità e
serenità, che ha perso già molto senza ancora nemmeno saperlo e lui deve essere
attento, delicato nell’introdurre nella sua giovane vita altre variabili.
Sì
Damon è padre e uomo, ma ha ancora così tanto da
imparare e suo zio vuole fargli capire proprio questo.
Ed
ecco che quel barlume di gioia apparsa poco prima, sul suo volto niveo,
sparisce inghiottita dall’ombra amara della realtà.
***
Il
periodo pre-esami è piuttosto frenetico e intenso
tanto che Elena non riesce nemmeno a trovare il tempo per turbarsi e domandarsi
come mai senta Damon meno del solito.
Ignora
il problema mentre corre per i corridoi post colazione per raggiungere il
gruppo di studio che l’aspetta, è in ritardo -di
nuovo- perché ha studiato tutta la notte; un cappuccino in una mano e la
tracolla carica di appunti appesa alla spalla quando il cellulare inizia a
squillare.
-Dannazione...pronto?-
-Ehi Elena ciao-
-Ehi
Stef! Come va?-
-Ansiato, stanco...insomma la condizione che condividiamo-
-Sì
lo immagino-
-Senti volevo dirti una cosa perché poi
finirò per scordarmene dato che gli esami finali si
avvicinano-
-Dimmi-
-Il 28 maggio è il compleanno di Damon-
Elena,
pronta ad aprire la porta che annette al cortile interno dove si trova coi compagni, si blocca di colpo.
-Oh,
non lo sapevo-
Lo
constata con una certa amarezza.
-Pensavo di fare una cena...ovviamente
nel week end in cui saremo tutti rientrati-
-Certo-
-Dato che Ric sta
impazzendo dietro al matrimonio puoi darmi una mano te?-
-Va
bene-
-Così mio fratello non si arrabbierà-
-Perché
dovrebbe vuoi organizzarli una cena con gli amici…-
Riprende
a camminare.
-Mmm…in effetti conoscendolo non
gradirebbe, odia queste cose-
-Non è per quello ma…da quando nostra madre
si è aggravata negli ultimi anni Damon non ama
festeggiare...-
-Oh…no certo, ho capito-
-Allora conto su di te-
Lo
saluta cercando di nascondere quella piccola voragine apertasi al centro del
suo petto.
Il
compleanno di Damon, non si era mai curata di sapere quando fosse nato.
Che
poi Damon le ha sempre dato l’idea dell’inverno e invece è nato a primavera.
Questo
porta inevitabilmente alla questione successiva: cosa regalargli? Non è certo
tipo da regali, da biglietti che suonano quando li apri o da candeline.
E
improvvisamente tutta l’ansia per gli esami è stata sostituita dal disagio da
compleanno.
Ciao
a tutte!!
Rieccomi qua con un capitolo un po’
riempitivo che finalmente da una svolta al rapporto tra Caroline e Stefan.
Dopo tutto il caos creatosi tra loro capiscono che l’unica
cosa sensata da fare è ripartire da zero, per recuperare l’amicizia che adesso
è la cosa che veramente conta per loro.
In
questo capitolo inoltre le interazioni dei personaggi avvengono spesso al
telefono visto che si trovano tutti in posti diversi e
questo era l’unico modo per farli comunicare, anche perché siamo nel pieno
periodo di studio intenso, a Maggio in America è il periodo dei finals, gli esami di fine corso.
E
scopriamo un altro elemento importante, il compleanno di Damon.
Vedremo
poi quando si ritroveranno tutti insieme come Damon
affronterà Elena alla luce della conversazione con Ric.
Mi
scuso per il ritardo e ringrazio chiunque legga e recensisca la mia storia!
Elena è finalmente rientrata a casa dopo
gli esami, non può ancora credere di aver concluso il
primo anno di college. Il tempo passa davvero in fretta e finalmente potrà
rivedere Damon.
Prova a non arrossire al solo pensiero di
quando si incontreranno quella sera stessa per la cena
che gli stanno organizzando e sospira felice, attirando lo sguardo curioso di
Caroline, intenta a scegliere un mascara nella profumeria cittadina.
-Allora, dove dobbiamo andare dopo?-
-A comprare l’occorrente per la sorpresa
che sto organizzando-
Elena si presenta un rossetto allo
specchio, ha voglia di comprarsi qualcosa per la serata e sospira profondamente
come per calmare quelle fitte allo stomaco che le ricordano di quanto sia
elettrizzata, pur non volendolo ammettere fino infondo
perché vorrebbe dire dare un potere a Damon su di lei, un potere che potrebbe
renderla felice quanto distruggerla.
E mentre si perde nei pensieri, che per un
solo istante le adombrano il volto, non si accorge dello sguardo attento di
Caroline.
-Mm…Elena sai vero che prima
o poi dovrai dirci cosa succede tra te e Damon?-
La brunetta alza gli occhi di sfuggita e
si ravvia i capelli.
-Non succede niente, siamo molto amici-
-Uh, e questo molto da dove salta fuori?-
-Bè se ti dico
“solo” amici hai da ridire-
-Certo che sì, se ne è
accorto anche il cassiere che mi stai mentendo-
Caroline ammicca eloquente scatenando una
risata di Bonnie.
-Comunque per ora quella che qui ha
qualcosa di interessante da raccontare è Bonnie-
-Bel tentativo di deviare il discorso Gilbert,
ma non finisce qui…allora?-
La bionda si volta di scatto verso l’amica
mora che se ne sta lì ad arrossire.
-Beh niente di che, io e Kol abbiamo
finalmente ufficializzato quello che sapete-
-Dunque state insieme?-
Elena è super felice.
-Uh Bon, e io che
speravo che tu non ti facessi contaminare dai Mikaelson…-
-Eddai Care non
fare l’antipatica-
-A proposito…..non
ci sarà per caso Klaus stasera?-
Lo sguardo azzurro, allarmato,
vaga da Elena a Bonnie.
-Certo che sì, è il migliore amico di
Damon-
-Dio ricordatemi perché ho deciso di
partecipare a questo stupido evento-
-Perché stai ricostruendo il tuo rapporto
con Stefan…-
Elena mette sul banco della cassa il
rossetto.
-Perché come segno di amicizia ti sei offerta di aiutarlo-
Bonnie fa lo stesso con un profumo e una
maschera per il viso.
-Perché sono una santa, ecco perché!-
E Caroline mette il suo cestino strapieno
di trucchi.
-Adesso paghiamo e muoviamoci prima che
cambi idea-
Le due ridono divertite e riprendono i
loro misteriosi giri.
E passano il pomeriggio a sistemare,
chiamando Stefan per i dettagli.
Damon è bloccato tutto il pomeriggio ad una riunione di una società di cui gestisce il bilancio e
non rientrerà a casa prima di sera, così quando Elena e le altre arrivano a
casa Salvatore per aiutare il ragazzo con l’apparecchiatura, lo trovano in
salotto a rincorrere una piccola gattonatrice particolarmente
svelta che se la ride di gusto.
-Da
da!!Da da!-
Le ragazze sorridono intenerite dalla
scena di Stefan che quasi piange a sentire sua nipote che lo chiama con le sue
prime parole incomprensibili. Appoggiano le buste della spesa sul tavolo del
salotto ed Elena lo raggiunge.
-Ciao
piccolina!-
Solleva la piccola Lily da terra e la
riempie di baci.
-Mi sa che dovrai farti un bel bagnetto
per stasera-
-Ha praticamente
pulito tutto il pavimento con la tutina, suo padre mi ucciderà-
-Suo padre ha un set di magliette nere
inquietanti identiche, direi che non dovrebbe commentare le decisioni altrui-
Care sbotta mentre osserva i due fare
tutt’altro che aiutarla.
-Mm ciao Care ben arrivata-
-Allora…cominciamo? Vedi di non irritarmi
Salvatore, ci pensa già quell’odioso di Enzo-
Bonnie ed Elena si voltano curiose verso
l’amica.
-Enzo?-
-E chi sarebbe?-
-Oh, un amico di Maggie, la mia tutor…un essere insopportabile dall’accento europeo-
-E per cui Care sbava-
Stefan sogghigna dando un buffetto a sua
nipote che si sta letteralmente ciucciando una mano a causa dei denti che le
danno fastidio.
-Io non sbavo proprio per nulla!!!!E’ lui che è estremamente inopportuno!-
La rabbia della ragazza fa scoppiare una
risata generale.
-Ok io do la merenda a questa signorina,
mentre voi iniziate ad allestire la tavola-
Il cibo ovviamente è stato tutto ordinato
al ristorante preferito di Damon.
Quando è finalmente giunta l’ora di andare
a casa per cambiarsi, le ragazze salutano Stefan e la bambina ed Elena carica
in auto una scatola che tirerà fuori solo alla fine della serata.
***
Quando Damon rincasa
più tardi trova suo fratello intento a finire di sistemare alcune cose; gli ha
detto della cena di compleanno, se gli avesse fatto una sorpresa adesso sarebbe
probabilmente morto.
Così lui lo ha
lasciato fare anche perché la sua testa era troppo presa dal lavoro e perché
adesso che Stefan è rientrato dal
College è diventato il baby sitter a cui affidare sua
figlia in sostituzione di Elena.
Non sapeva come fare a dirle che forse non
è il caso che continui a tenergli sua figlia se lui ha intenzione di prendere
le distanze, quindi la scusa dello zio libero gli è sembrata ottima, se mai lei
dovesse fargli domande al riguardo.
Ma la verità è che non sa proprio come
comportarsi.
Lo sa che sta facendo lo stronzo con lei e
forse la frenesia del periodo degli esami finali non le ha dato modo di
indagare sul suo comportamento, ma le osservazioni fatte da Ric sono lì che lo
puntellano come un coltello alla gola e per quanto sarebbe più bello e semplice
lasciarsi andare a lei, alle sue cure, a quella inspiegabile
tenerezza, sa che non deve farlo.
E l’unico modo che lui conosca per tenere
lontano una persona è trattarla male.
Sorride a sua figlia, una volta che si è
lavato e vestito può finalmente coccolarla un po’.
-Ehi ma da dove arriva questo grazioso
vestitino? -
-E’ stata Elena-
Damon alza lo sguardo azzurro su suo
fratello che lo scruta come per esaminare le sue reazioni a quel nome, si
chiede se abbia parlato con Ric, suo zio potrà pur essere un rompiscatole, ma
non violerebbe mai la sua privacy.
-Oh, bè ha buon gusto-
Mette la bambina nel seggiolone per andare
poi a prepararle la cena.
E’ tutto pronto mancano
solo gli ospiti e il campanello inizia già a suonare; suo padre osserva curioso
i suoi figli e ogni tanto gli sembra strano quel clima che si è creato.
Ci sono certi momenti in cui la moglie gli
manca terribilmente e la bottiglia sembra l’unico alleato valido, ma da quando
c’è sua nipote, che assomiglia tanto alla nonna, riesce a sentire quel vuoto enorme
ridursi un po’ e non finire così per scaraventare la sua ira sui figli.
Sa di aver fatto molto male ai suoi ragazzi
e ogni tanto, quando è sera, ha come un pungolo dentro che lo porta a voler
rinfacciare a Damon certe cose, ma poi lo vede con la bambina e qualcosa dentro
di lui si muove e gli impedisce di essere arrabbiato con lui.
Soprattutto da quando, grazie anche ad Elena, quella casa in certi momenti è un luogo vivo e
caldo rispetto al gelo che per anni ha pervaso casa Salvatore.
Pensa tutto questo mentre vede Ric e la sua futura sposa che ridono contenti, mentre Damon saluta
Klaus e la bella ragazza che lo accompagna.
E soprattutto pensa che vorrebbe per suo
figlio un destino diverso dal suo ora che osserva i
suoi occhi illuminarsi quando Elena entra in salotto e lo vede dirigersi nella
sua direzione per salutarla.
E non è difficile capire perché l’azzurro
del suo sguardo si scaldi, mentre lei sorride ai presenti, saluta
Ric e Jo, si sposta una ciocca dei lunghi capelli e
le labbra più scure del solito si curvano.
-Ciao-
Lei sorride timida, provando a mascherare
un’emozione che è evidente a tutti nella stanza tranne che a loro due.
Si accorge che suo figlio invece sembra
più distaccato, quasi contenuto.
-Ciao-
-Allora…pare che oggi tu invecchi di un
anno-
-Già….non si
vede?-
-In
effetti hai una ruga in più-
La ragazza abbassa divertita lo sguardo e
vorrebbe allungare una mano, sfiorarlo, stringerlo, invece tiene salda la presa
sulla borsetta mentre cerca un contatto con lui.
Damon invece sembra distante, forse è solo
agitato con tutte queste persone presenti, ma c’è qualcosa che non va.
-Scusa vado a
salutare gli altri-
La supera andando ad abbracciare Klaus,
mentre lo sente fare una battuta a Kol che accompagna Bonnie. E non vorrebbe
davvero sentire un imbarazzo amaro bruciarle le guance mentre lo stomaco si
accartoccia su se stesso; non vorrebbe proprio Elena sentirsi umiliata e
colpita come se Damon l’avesse asfaltata senza pietà.
Non le ha detto nulla di strano, ma lo
conosce ormai da sapere quando la tratta con indifferenza e prende un sospiro
profondo dirigendosi da Caroline.
-Elena, tutto bene? Hai una faccia-
-Sì certo-
-Senti ma quando la smetterai di ….e
quella chi cavolo è???-
Elena sobbalza colta alla sprovvista dal
repentino cambio di espressione di Caroline e segue gli occhi azzurri diretti
alle sue spalle, voltandosi in direzione della porta da cui sono entrati Klaus e una ragazza molto bella.
Non che le
importi, ma tra donne si sa che si crea una sorta di tensione da territorio,
specialmente quando la persona in questione se ne sta a braccetto di Klaus
Mikaelson.
-Ovviamente solo Klaus poteva portarsi dietro
una appena rimorchiata dalla strada-
-Care!-
Elena l’ammonisce
per il tono di voce più che per altro e poi torna ad osservare la nuova ospite
mentre saluta Damon, non potendo evitare proprio di sentire un pungolo al centro dello stomaco.
-Che c’è…hai visto come è
vestita? E’ una festa di compleanno con minore annesso, poteva evitare quei
tacchi o quello scollo…e quel rossetto poi-
Bonnie le raggiunge in quel momento,
crucciando lo sguardo perplessa per la faccia
infastidita di Caroline.
-Se continui finirò per pensare che tu sia
gelosa-
-Ti prego Elena, cerca qualcosa di più
originale da dire…ora se volete scusarmi vado a dire a
Stefan di tirare fuori il cibo-
Durante la cena scoprono che la tipa in
questione si chiama Kathrine, ha frequentato la scuola con Klaus e Damon ed è
da poco tornata in città, ma non sa quanto si tratterrà.
Klaus è stato così gentile da accoglierla e Caroline non si è fatta sfuggire l’occasione per tirargli qualche frecciatina. “D’altronde
Klaus raccatta tutti i gatti randagi del quartiere” è stata la frase che le è
valsa un calcio da parte di Elena da sotto al tavolo e
un colpo di tosse divertito di Kol.
Non sa cosa la infastidisca esattamente,
se il fatto che questa tizia ci provi praticamente con
tutti solo sbattendo le ciglia o per il fatto che Klaus è tutto preso da lei e
non stia direzionando la sua attenzione su Care.
Sa di non provare nulla di particolare
verso il biondino irriverente che ogni tanto, mentre ride a qualche aneddoto di
Kathrine e tiene un braccio sulla spalliera della sua sedia, le lancia sguardi
eloquenti, ma le faceva piacere, per quanto le costi ammetterlo, che la
stuzzicasse.
Klaus ha sempre avuto il potere di farla
arrossire, di farla sentire un po’ più viva.
E dopo tutto il casino con Stefan avrebbe
proprio voglia di distrarsi un po’, di lasciarsi andare senza troppi pensieri. Si
era fatta qualche piccolo film mentale quel pomeriggio
dopo che aveva saputo che lui sarebbe venuto alla cena e ora si sente sciocca
per questo.
In tutto questo Stefan ha notato lo strano
comportamento di Caroline, fingendo di non essere un po’ confuso da lei; sa di
essersi chiarito con se stesso, che non è innamorato di lei, ma non può non
provare un po’di fastidio per il suo
svolazzare da un ragazzo ad un altro.
Intanto Elena, seduta davanti a Damon, ha
provato tutta la sera a cercare un contatto visivo con lui, a parlargli, ma lui
è stato sfuggente e strano; non riesce a capire cosa sia successo dal loro
ultimo dialogo sembrava andare tutto bene, le mille telefonate che si sono
scambiati, quel bacio sul quale ha decisamente
fantasticato troppo, la loro complicità crescente.
Che si sia sognata tutto?
-Così voi frequentate ancora il college?-
Kathrine si rivolge alle ragazze con aria
superiore.
-Sì, è bello essere ancora giovani-
Caroline muove la sua massa bionda fiera
della propria risposta ed evitando lo sguardo di Klaus.
-Mm, certo è un periodo intenso, godetevi
questo momento protette dalla vita vera-
-Ragazze da brave, se continuate così dovrò mettervi in punizione-
Damon scuote la testa per la battuta
infelice dell’amico che non sa regolarsi nemmeno davanti a sua figlia che
intanto inizia a ciondolare per il sonno. Ha fatto uno strappo alla regola e l’ha
tenuta con loro fino a tardi, così si alza e la prende da Jo
che la stava coccolando.
-Ok io porto questa signorina a dormire,
vedete di non fare troppi danni-
Quando Damon prende le scale, Caroline
richiama i presenti all’ordine per sparecchiare e prendere il dolce.
Anche Elena aiuta, tutto pur di occupare
la mente dai dubbi che la stanno torturando da tutta la sera.
-Ehi Care, che bel dolce-
-Beh modestamente ho buon gusto…io-
La ragazza direziona
lo sguardo azzurro su Klaus, entrato un attimo prima in cucina per prender e i
bicchieri da spumante, e a lui non sfugge certo la petulante frecciatina.
-Su questo concordo con te, tesoro-
-Non è carino chiamarmi tesoro, la tua
ragazza potrebbe risentirsi-
-Non è la mia ragazza-
Klaus arriva al fianco della bionda,
sistemando i bicchieri sull’isola della cucina; intanto Stefan ed Elena li
guardano curiosi e divertiti.
-Senti, dove sono le candeline?-
-E soprattutto quante ne hai prese?-
-Le ho prese a
forma di numero state calmi-
Caroline estrae da un cassetto un
pacchetto colorato e cerca le forbici per tagliare la confezione.
-Lascia fare a me, non vorrei ti ferissi
colta dall’emozione-
-Come prego?-
Lei si volta indispettita verso Klaus non
realizzando subito quanto lui sia vicino e non potendo fare a meno di arrossire
per il caldo quando il suo profumo pungente le stuzzica l’olfatto e lei è una molto attenta all’odore di un uomo.
Lascia che il ragazzo le sfili le forbici
e il pacchetto di mano per poi procedere alla sua apertura sotto il suo sguardo
silenzioso.
-Ok, allora io porto i bicchieri, Elena
vai tu a chiamare Dam?-
La brunetta, persa ad
osservare la strana coppia bisticciare su come posizionare le due candeline
sulla torta, viene risvegliata dalla voce di Stefan che vuole evidentemente
prendere le distanze da quel siparietto troppo carico di tensione sessuale e
risponde un po’ incerta alla sua richiesta.
-Em, certo…-
Così Elena si avvia per le scale in cerca
di Damon con una strana agitazione dentro, come presentendo nell’aria il
pericolo di una loro litigata anche se a lei non è chiaro il motivo.
Lo vede arrivare dal corridoio non appena
fa l’ultimo scalino e rimane ferma ad attenderlo.
Quando Damon si accorge della sua timida presenza tira la mascella leggermente imbarazzato.
-Ehi-
-Ehi-
-Em…volevamo
sapere se…se sei pronto-
-Per spengere le candeline? Certo-
Il tono di stizza le fa mordere un labbro
per resistere all’impulso solito di chiedergli che problemi abbia, ma si limita
a sbuffare sottovoce.
-Ma certo andiamo pure-
-Che c’è?-
-Cosa?-
Lui alza di sfuggita lo sguardo su di lei.
-Hai detto qualcosa-
-Niente, lascia perdere-
-Come vuoi-
Elena lo osserva tentando disperatamente
di trattenersi, ma è tutta la sera che lui la tratta con freddezza e non
tollererà oltre una situazione del genere.
-Si può sapere che ti prende?-
Arrivano in fondo alle scale e lui
finalmente si volta verso di lei.
-Niente Elena, non impazzisco per le feste…ti
sorprende?-
-No, ma potresti almeno provare a fare finta, ad apprezzare tutto questo-
-Credimi lo sto facendo-
-Beh impegnati di più! Stefan si è dato
tanto da fare…-
-Allora che faccia la cena per sé!-
Elena cruccia lo sguardo
indispettita.
-Perché ti comporti così, lo abbiamo fatto
per te-
-Per me? Se volevi fare una cosa per me,
certamente non davi una cena!-
-Scusa tanto se volevamo farti felice e-
-Perché all’improvviso sembrate sapere tutti cosa mi renda felice?-
Adesso i toni sono più risentiti e lo
sguardo di Damon si fa così freddo che d’improvviso Elena sente una corrente
gelida sfiorarle la pelle scoperta.
-Io non lo so cosa ti rende felice, ma tu
certo non aiuti a capirlo-
-E perché è così importante per te
capirlo?-
Elena rimane immobile con il cuore ferito
e un’improvvisa vergogna che le sale su per la gola fino a infiammarle gli
occhi. Perché per lei è importante? Perché non riesce a pensare a niente di più
bello dello sguardo limpido e felice di Damon, perché quando lui le sorride, la
prende in giro o solo la guarda con una intensità tale
da trapassarle la pelle, Elena si sente viva.
Perché egoisticamente ha bisogno per se
stessa, di vedere Damon lieto.
E solo ora realizza con dolore che è tutto
suo il problema, che lui probabilmente non ha nemmeno tanta voglia di averla
sempre tra i piedi, di dover tollerare la sua ingerenza nella sua vita e
vorrebbe solo sprofondare per l’amarezza che sente crescere dentro.
-Se continui così finirai per rimanere
solo….è questo che vuoi?-
Gli occhi di Damon si allargano colmi di una ovvietà straziante. Proprio lei che gli ha promesso che
non si sarebbe mai allontanata ora lo ricatta con l’ultimatum di lasciarlo? E
poi lasciarlo in quale senso se loro due non sono niente? Cosa
poteva pretendere da una ragazzina di soli 19 anni?
Ric ha ragione, aveva già capito come
sarebbero andate le cose e per quanto per un po’ abbia voluto credere che Elena
potesse vedere dentro di lui e amare anche le parti più oscure, più ruvide del
suo cuore, adesso capisce quanto fosse una sua bieca
speranza.
Serra le labbra in una smorfia amara.
-Beh, in tal caso vorrebbe dire che il
mondo è tornato sul suo asse, non credi?-
Le iridi scure della ragazza sono colme di
rabbia e vorrebbe gridargli che è un maledetto stupido, che lei non può
smettere di tenere a lui, di preoccuparsi, di provare a mostrargli quello che
lei stessa vede, ma in quel momento potrebbe solo schiaffeggiarlo e quando Jo accapa alle loro spalle interrompendoli, Elena sente una
lacrima furiosa sfuggire al suo controllo così si volta verso la porta
principale ed esce per evitare di scoppiare in lacrime.
-Che succede?-
Stefan lo raggiunge cercando Elena con lo
sguardo.
-Chi è uscito? Dov’è Elena?-
-E’ andata fuori, non so
cosa sia accaduto-
Jo abbassa appena lo sguardo e torna in sala
dagli altri lasciando soli i due fratelli.
-Damon-
-Non adesso Stefan-
-Che le hai detto?-
-Oh certo, il mostro della situazione sono
sempre io…andiamo a chiudere questa serata-
-No, non chiudiamo proprio niente senza
Elena…-
Suo fratello gli si mette davanti per
impedirgli di continuare verso la sala da pranzo.
-Stefan non mi sembra il momento-
-Beh, ma a te è sembrato per far scappare
lei-
Gli occhi azzurri roteano verso il
soffitto, pronti a ricevere la paternale di Stefan.
-Le passerà-
-Damon, non so cosa ci sia tra voi….-
-Non c’è niente-
-Ma so che tieni abbastanza a lei da avere
le palle per seguirla e riportarla qui-
Stefan lo guarda dritto negli occhi, sa
bene quanto lui sia orgoglioso e non ammetta mai i suoi sbagli, quanto costi a Damon chiedere scusa o piegarsi a rincorrere
una persona, ma si è anche accorto di che potere abbia Elena su di lui e di
come riesca a plasmarlo e a tirare fuori - insieme a sua figlia - la parte più
profonda e bisognosa di affetto che lui si ostina a chiudere dietro un enorme
muro di indifferenza.
Dopo qualche istante di silenzio tra i
due, Damon sbuffa scocciato e poi cambia direzione uscendo di
casa e non sa che un piccolo sorriso ha increspato le labbra di Stefan.
***
Elena cammina indispettita nel piazzale di
Casa Salvatore, senza nemmeno sapere bene dove dirigersi, vuole solo sfogare la
rabbia e una bella camminata è quello che sembra fare per lei.
Così imbocca la strada principale provando
a scacciare quella solitaria odiosa lacrima inopportuna che le ha fatto fare la figura della bambina idiota agli occhi di quel
cretino di Damon.
E prova un attimo di sollievo ora che la
sua mente sta partorendo una serie di appellativi di dubbia cortesia da affibbiare
al corvino e che non avrà mai il coraggio di dirglieli a voce.
E mentre cammina furibonda a braccia
incrociate, non si accorge subito di essere seguita fin quando una voce fastidiosamente
familiare non la chiama.
-Elena-
-Lasciami in pace-
-Elena fermati-
Si sente afferrare per un braccio e per poco
non salta per aria. Prende subito le distanze e lo guarda estremamente
risentita.
-Cosa vuoi-
-Voglio….beh
voglio scusarmi-
Sembra aver attirato la sua attenzione,
anche se rimane arrabbiata è curiosa di sapere cosa ha a dire.
-Mi…mi dispiace, davvero…ok tu volevi fare
una cosa gentile e io…è che noi…insomma dai torniamo
alla cena-
Elena fa scorrere lentamente le sue iridi
scure sul ragazzo impacciato davanti a lei e deve trattenere una risata anche se l’istinto di picchiarlo è sempre lì.
Gli occhi azzurri si arcuano in quel suo
sguardo da cucciolo ferito che spesso l’ha intenerita, ma non stavolta.
Se c’è una cosa che non tollera
è essere presa in giro.
-No-
-Come-
-Non accetto le tue scuse e non torno alla
cena-
-Elena-
-Non ci credi nemmeno te
in quello che mi stai dicendo, e onestamente offendi la mia e la tua intelligenza
dicendomi che ti dispiace e che apprezzi le belle cose che abbiamo organizzato
per te-
Adesso lui è senza parole, non sembra
arrabbiata o ferita, ma più scocciata e stringe appena gli
occhi stupito, non sapendo cosa dire.
Elena lo ha
spiazzato, ancora.
-Non mi importa
delle tue scuse, lo so cosa pensi ed è vero io non posso sapere cosa ti renda
felice ed è piuttosto patetico che ci sia venuto in mente di fare un gesto
carino come organizzarti una cena, insomma è come regalare un paio di scarpe ad
un cavernicolo non saprebbe nemmeno cosa sono!-
Damon allarga lo sguardo.
-Oh io sarei un cavernicolo-
-Certo che lo sei! Perché dovresti
imparare a dire quello che pensi senza distruggere chi hai davanti, o provare
ad accettare che le persone provino a dimostrarti il loro amore a modo loro che
può non coincidere col tuo-
-Mi sono appena scusato e a te non è
andato bene-
-Ti sei scusato per quello che hai detto, per
l’unica cosa sensata per cui non dovresti chiedere scusa-
-E allora cosa avrei dovuto dire-
Apre le braccia confuso ed esasperato
perché davvero fa fatica a seguire questa ragazza che continua a sorprenderlo.
Elena non sbaglia, il problema di Damon è imparare ad accettare che ognuno
possa spendere un tentativo di affetto nei suoi confronti a modo proprio, e
provare a non respingere costantemente tutto.
-Potevi non trattarmi come se non
esistessi, potevi avere la decenza di dirmi cosa non andava perché evidentemente
“facciamo sentire Elena
una stronza” era il gioco della serata-
-B…beh, sì ti volevo tenere a distanza
ok?-
-No! Non è ok per niente Damon!
Soprattutto perché sono tua amica e so quando qualcosa non va, quando le cose
ti feriscono o ti preoccupano-
L’aria della sera umida si appiccica alla pelle,
appesantisce i respiri ed Elena sente ogni grammo di rabbia defluirle fuori dal
corpo, ora abbandonato alla stanchezza di questa lotta interiore che porta
avanti da quando lui è entrato nella sua vita.
Non è mai stata una tipa particolarmente
risentita dal comportamento altrui o che si dia tanto da fare per resistere all’impulso
di fuggire, perché in ogni altra situazione avrebbe già chiuso tutti i rapporti
interpretando il comportamento dell’altro come un chiaro desiderio di non
volerla nella propria vita.
Eppure con Damon non ci riesce. Non può
smettere di mettere in gioco tutta se stessa, di mettersi in discussione e
andare oltre l’orgoglio o l’imbarazzo di essere rifiutata.
Così sospira sconsolata, improvvisamente
desiderosa solo di poterlo abbracciare e vede che anche lo sguardo di Damon
adesso cambia, è meno freddo o arrabbiato, ma quasi desolato, con una incolmabile tristezza di fondo.
-Vieni con me in un posto-
Damon cruccia lo sguardo perplesso e dopo
un attimo di esitazione la affianca e camminano in silenzio fino al parco
cittadino in mezzo al quale c’è il laghetto.
-Ehi non ti vorrai mica approfittare di me
in questo luogo appartato?-
Lei lo fulmina con lo sguardo.
-Stupido-
La segue fino al pontiletto
di legno e vede una scatola poggiata a terra.
-Che fai?-
-Prendo una cosa per te-
-Beh, non credo di meritarla-
Lui alza gli occhi con fare drammatico.
-No direi di no, ma per tua fortuna i
regali non si fanno certo per meriti-
-Sai essere davvero crudele Gilbert-
-E tu un perfetto idiota Salvatore-
Elena estrae dalla scatola qualcosa che fa
sussultare Damon.
E’ una lanterna, semplice senza nessun
disegno, di colore azzurro. Lei lo guarda lievemente imbarazzata, ringraziando
di avere l’oscurità a favore che nasconde il rossore delle sue gote.
-Io…beh non sei una persona facile a cui fare un regalo e mi era rimasto impresso il tuo
racconto su tua madre, di quando te le faceva fare per la festa delle lanterne
e ho pensato che mi sarebbe piaciuto farne volare una per lei, insieme…sia
chiaro non l’ho fatto per renderti felice, non oserei mai-
Il tono ironico non gli sfugge e non
riesce proprio a trattenere un sorriso mentre la osserva tenere in mano la
lanterna in attesa di un suo cenno.
Elena continua a capovolgere il suo mondo,
smontare le sue regole, cambiare le carte in tavola. E Damon non sa quanto
ancora potrà tenerla a distanza, perché per quanto ci provi
è come se lei trovasse una breccia nel suo muro e riuscisse a sgattaiolargli
nel cuore.
Così decide di lasciarsi andare almeno per
quella sera e sorride con quel suo sorrisetto storto che sa che a lei piace
tanto, afferra l’accendino che la ragazza gli passa e accendono la lanterna
lasciandola volare nel cielo stellato, nel buio del lago, insieme.
-Andiamo a spengere le mie candeline
Gilbert?-
Lei guarda l’orologio al polso, fintamente
sdegnata.
-Solo perché è ancora il tuo compleanno-
Damon allunga un braccio con fare
impacciato e afferrandole un polso la tira a se per stringerla, accarezzandole
i capelli. Sente il suo respiro caldo nascosto nell’incavo del collo mentre lo
stringe forte fino quasi a volerlo ferire con le unghie.
Le bosa un bacio sulle tempie e poi
leggermente si allontana, tenendo un braccio intono
alle sue spalle mentre si dirigono a casa.
Ciao a tutti!!!!
Ok inutile scusarsi, no anzi le scuse sono più che
doverose perché sono una persona orribile.
Spero possiamo ancora avere il desiderio di leggere la
mia storia nonostante sia mesi che non la aggiorno per svariati motivi.
In tal caso vi lascio un piccolo previously
forse inutile alla fine del capitolo ma in ogni caso lo scrivo.
Eravamo rimasti con Elena e Stefan intenti ad organizzare il compleanno di Damon, il quale invece di
contro si è trovato a discutere con Ric riguardo la sua amicizia stringente con
Elena; lo zio ha manifestato la propria preoccupazione inculcando il tarlo del
dubbio nel ragazzo che si trova a prendere le distanze da lei.
In questo capitolo vediamo che si ritrovano tutti a
cena, scopriamo che Klaus si è portato dietro una vecchia amica e Caroline è
piuttosto infastidita da questa invasione di territorio, la ragazza ora che ha
risolto con Stefan si sente più libera di lasciarsi andarea qualche momento di leggerezza ma la
mossa di Klaus la disturba più del previsto.
Damon ed Elena….beh sono
Damon ed Elena, senza una dose di dramma che gusto c’è? Lui fa tutto il freddo perché
le parole di Ric lo torturano e fa di tutto per avere conferma che suo zio ha
ragione, che Elena è troppo piccola e non è giusto né per lei né per Lily
coinvolgerla troppo nelle loro vite, ma la ragazza lo spiazza nuovamente con le
sue parole e la sorpresa finale….
Che ne pensate???
Spero possiate perdonarmi e spero di trovare qualche
piccolo commento anche negativo!!!
Il telefono di Damon squilla e lo estrae dalla tasca
per rispondere, piuttosto sicuro di sapere chi sia che lo chiama mentre esce
dall’edificio del Consiglio cittadino.
-Ciao fratellino-
-Ehi Dam, allora
per stasera-
-Sì si lo so che non sei bravo come me ad organizzare cose divertenti-
-Vuoi che smetta
di farti favori proprio adesso??-
-Ok d’accordo dimmi-
-Dunque ho
chiamato tutti, passi tu a prendere Ric come stabilito?-
-Sì-
-Non dimenticartelo-
-Stai calmo…devo solo tornare qui in ufficio per una
cosa e poi vengo-
-Damon-
-Stefan è un addio al celibato non un esame…non
importa essere puntuali…comunque torno a casa a preparare la borsa per portare
Lily dai Gilbert, cosa combina la mia principessa?-
-Oh beh ha
pianto mezz’ora, penso a causa dei denti e alla fine sono riuscita a calmarla
portandola un po’ fuori e Jo mi ha suggerito di comprarle un affare di gomma
per morderlo-
-Potevi chiamarmi!-
-Aveva
solo male ai
denti non stava morendo!-
-Ora arrivo-
-Dovresti essere
così premuroso anche per il resto delle altre cose-
-Lo sono per ciò che serve-
Stefan rotea gli occhi al cielo, vorrebbe aggiungere
un nome a quella lista ma evita di stuzzicare oltre suo fratello, è di buon
umore e non vuole discutere.
Damon lo ha incaricato dell’aspetto
organizzativo della serata, porteranno Ric a mangiare fuori e poi a bere, una
cosa tranquilla visto che non possono andare troppo lontani per via della
bambina.
Dato che sia loro che le ragazze saranno occupati coifuturi
sposi, Miranda si è offerta di tenere la piccola Lily da loro per la serata.
E Stefan spera di far sciogliere suo fratello
abbastanza da potergli fare qualche domanda su Elena.
Ormai tutti sanno che qualcosa tra loro sta
non-succedendo ed è giunta l’ora di dare una piccola spinta
di aiuto.
Damon invece, in quel preciso momento, ha in mente
solo le sue indagini personali su Logan Fell e qualunque cosa stia combinando coi fondi del Consiglio.
Lo ha osservato alla
riunione da cui sono appena usciti e ha buttato qualche domanda per stanarlo,
ma sa bene che gode della protezione del Sindaco, pertanto dovrà muoversi con
discrezione.
Ha approfittato per parlare anche con Liz dei suoi dubbi e lei gli ha suggerito di raccogliere
prove, intanto gli strani buchi nel bilancio sono un inizio, ma non ha ancora
nulla di concreto per poterli attribuire a Fell. Così
stasera, quando saranno tutti insieme –sì suo fratello ha avuto la simpatica
idea di invitare pure Logan in quanto vecchio compagno di classe di Ric- lui
potrà passare all’ufficio e cercare un po’ di prove.
***
Anche le ragazze sono intente ad
organizzare una cosa tranquilla a casa di Jo; lei si è trasferita da appena un
anno a Mystic Falls e non ha fatto molte conoscenze, se non con un medico dell’ospedale,
la sorella di Logan, Meredith Fell.
Così saranno loro più lei, Caroline ovviamente è l’addetta
all’organizzazione della cena e dopo andranno fuori.
Elena è a casa a scegliere cosa mettersi e come suo
solito, al pensiero di incontrare Damon quando verrà tra qualche ora a portare
la piccola Lily a sua madre, si agita da morire.
Non riesce a smettere di pensare a come stiano andando
le cose tra loro, alle mille volte in cui ha lottato contro il desiderio
pressante di baciarlo, di cercarlo.
Perché ha una paura incredibile di quello che prova,
ma allo stesso tempo ha così bisogno di mostrare a Damon il bene che gli vuole.
Perché lui invece ha sempre questa inclinazione all’auto distruzione, lo capisce
che possa avere mille dubbi, ma quando sono insieme
non riesce a pensare che loro due siano sbagliati.
Sospira sconsolata mentre osserva l’armadio ed in quel momento sua madre entra.
-Ehi, allora come vanno i preparativi?-
-Oh, bene-
Miranda cruccia lo sguardo osservando sua figlia.
-Dramma da vestito?-
-Sì beh non è che devo mettermi chissà cosa, siamo tutte donne-
-Allora qual è il problema?-
-Non c’è nessun problema-
Sua madre annuisce poco convinta.
-Senti, devo sapere qualcosa sulla piccola Lily? Ormai
di lei sei più esperta te-
-Beh no, è una bambina molto tranquilla, immagino
abbia preso dallo zio-
-E con il padre invece come va?-
Elena cruccia la fronte perplessa e si alza dal letto
ravviandosi i capelli.
-Bene, cioè normala, insomma…non c’è motivo per cui non debba andare bene-
Arrossisce appena e inizia a frugare nel cassetto
delle maglie per sceglierne una.
Miranda si appoggia allo stipite della porta
osservandola divertita, sua figlia è ermetica ma i suoi comportamenti parlano
per lei.
-Sì certo, come no….comunque
arriveranno qui per le otto, tu sarai già uscita?-
Attende di scorgere la reazione di sua figlia che si
volta di scatto.
-Le otto? Em, beh credo di
sì…ecco dipende da Caroline-
-Oh, capisco…nel caso te lo saluto-
-Non importa-
Miranda ridacchia tra sé e poi esce dalla stanza
lasciandola immersa nel suo panico da abbigliamento.
Non che non la preoccupi l’idea di sua figlia
innamorata di un uomo che è anche padre, ma sa bene che quando si ama qualcuno
non si può semplicemente smettere perché le cose sono complicate.
Comunque per ora non sembra succedere niente di certo
tra i due e vuole aspettare che sia Elena a dirle qualcosa.
In ogni caso al matrimonio potrà osservarli meglio.
***
Come previsto, Elena è uscita prima a causa delle
mille telefonate di Caroline per andare ad aiutarla ad allestire la cena, per
poi rispedirla al market –l’unico presente- che chiude
alle otto a comprare delle cose che si è dimenticata.
Così non ha potuto incrociare, per sua amarezza, Damon
che comunque vedrà al matrimonio tra due giorni.
E proprio mentre si dirige al supermercato, correndo svelta
attraverso la piazza cittadina, vede la Camaro di Damon accostare vicino alle
poste.
Rallenta il passo aguzzando la vista e lo osserva scendere
dall’auto e dirigersi verso la sede del Consiglio.
Chissà che sta combinando lì, non dovrebbe essere con
gli altri?
Si liscia la gonna del vestito morbido a tubino e d’improvviso
la cintura in vita le blocca la respirazione, così cerca di tranquillizzarsi e,
traballando un po’ sui suoi stivaletti col tacco, attraversa la piazza in
direzione dell’uomo di spalle quasi alla porta della
sede del Consiglio.
-Lo sai che sei terribilmente sospetto??-
Damon sobbalza e si volta di scatto verso la voce alle
sue spalle.
C’è ancora un filo di luce nel cielo, fa buio tardi
adesso e il tepore del crepuscolo illumina appena Elena, avvolta nel suo
vestitino che mette in risalto quelle gambe che scopre
troppo poco.
Per sua fortuna.
Rimane un attimo fermo ad
osservarla, con quel trucco in più sulle labbra, gli occhi più carichi e il
profumo pericoloso di chi ha tutta l’intenzione di far girare la testa a
qualche ragazzo.
Piega appena la testa di lato e i capelli di
cioccolato scendono su una spalla mentre gli occhi azzurri continuando a
percorrere il suo bellissimo profilo.
Damon deve concentrarsi un attimo per ricordarsi che
cosa stava facendo, sbattendo gli occhi troppo pieni di lei.
-Lo sai che non sta bene arrivare alle spalle delle
persone?-
-Che stai facendo?-
-Gli affari miei-
Elena incrocia le braccia e lo osserva tornare a
trafficare con la porta del vecchio palazzo.
-Non dovresti essere da Ric?-
-E tu non dovresti essere da Jo?-
-Infatti
stavo andando-
-E allora che aspetti?-
-Ehi!-
Damon si volta realizzando cosa le ha appena detto e
dalla sua espressione offesa non l’ha presa bene.
-Elena devo fare una cosa da
grandi, quindi…-
Fa scattare la serratura e sfila le chiavi aprendo la
porta. La ragazza fa un passo verso di lui, quando una macchina passa alle loro
spalle lo sguardo di Damon si allarga allarmato e le
afferra un polso tirandola dentro il palazzo con lui e chiudendo la porta.
-Che cavolo…-
Dentro è buio, ma non così tanto
da non vedere nulla ed Elena ancora un po’ stordita dal repentino cambiamento
di Damonsi guarda intorno.
Sono nell’atrio della sede del Consiglio, la conosce
bene ma non capisce perché Damon si stia comportando in modo così strano. Sa
che lavora lì quindi perché sembra preoccupato?
-Devo fare una cosa, ora però
sei con me quindi stai buona e non fare confusione-
Lei imbroncia lo sguardo,
quando smetterà di trattarla comeuna
bambina? In compenso la sua mano è ancora avvolta attorno al suo polso e non
può proprio dire che le dispiaccia.
Gli occhi di entrambi si trovano e scendono lentamente
sulla stretta di lui che si allenta d’improvviso
mentre cerca di recuperare una sorta di contegno, appena vacillato al contatto
con lei.
-Andiamo-
Lei lo segue per il corridoio, intanto lui continua a
guardarsi intorno con fare sospetto.
-Senti ma perché sei venuto a quest’ora?-
-Ho dimenticato una cosa-
-E non potevi tornare domani?-
-Mi serve ora-
-Perché sei così strano? Lavori qui, invece sembri
venuto a rubare-
Salgono le scale, quando Damon si volta verso di lei.
-Sono sotto processo?-
-Beh direi!-
-Puoi cortesemente abbassare la voce?-
-No, se non mi dici che sta succedendo-
Quanto è testarda quando vuole. Damon riprende a
salire e arrivano al primo piano, imboccando il corridoio che porta agli uffici
di Fell e Lockwood, nonché di Damon stesso.
Fuori è ormai completamente buio e all’improvviso, nel
silenzio, il cellulare di Elena inizia a squillare.
Entrambi sobbalzano, la ragazza arrossisce pronta a
sorbirsi una partaccia dal ragazzo che la fulmina attraverso l’oscurità del
corridoio.
-Elena dannazione!!-
Detto fatto, una bella infamata sibilata a bassa voce.
-Scusa io…-
Fruga svelta in borsa e lo estrae chiudendo la
chiamata e mettendo il silenzioso.
-Se tu la smettessi di fare il misterioso…-
Damon alza gli occhi scocciato e proprio mentre sta
per risponderle sente la porta principale sbattere.
Allarmato si
guarda intorno, poi afferra nuovamente Elena e la trascina nella propria stanza
di fronte a quella di Fell.
La ragazza fa per protestare ma lui la spinge con la
schiena contro il muro accanto alla porta e mette due dita sulle labbra.
Elena capisce che la situazione è più seria del
previsto soprattutto mentre, nella penombra della stanza, scorge le pozze
chiare di Damon tese a cogliere i passi che si avvicinano.
Mentre lui è tutto concentrato su altro, il suo corpo
e la sua testa invece sono totalmente in balia del suo odore dannatamente
buono, delle sue dita che premono contro le sue labbra sulle quali lei non
riesce a non infrangere il proprio respiro irregolare, del calore sulle sue
guance se solo pensa al corpo di Damon che avvolge totalmente il suo,
intrappolandola.
Perché è vero che si sono baciata, abbracciati, ma non
è mai stata così tanto a contatto con lui, sentendo il
proprio seno compresso contro il petto di lui ogni volta che si gonfia in preda
ai ritmi sconnessi del suo cuore, i bacini che si sfiorano mandandola
completamente in tilt, con le labbra di lui all’altezza dei suoi occhi ora che
con i tacchi è un po’ più alta.
E basterebbe davvero poco per raggiungerle.
L’attenzione torna sulla situazione quando riconosce
la voce di Logan Fell a telefono con qualcuno mentre apre la porta della stanza
davanti a quella in cui si trovano loro due, e nota come Damon sia intento ad
ascoltare la conversazione telefonica.
Solo quando lo sentono uscire di
nuovo ed avviarsi alle scale, Damon torna con lo sguardo dentro gli occhi della
ragazza totalmente spalancati e pieni di lui; contrae la mascella mentre
lentamente fa scendere le iridi limpide sulle labbra che libera lentamente
dalle proprie dita, rimanendo contro di lei per qualche istante e sembra
scodarsi, per un momento, cosa stesse facendo.
Elena è così vicina da farlo traballare, troppo incollata
a lui, col calore dei loro corpi che si sprigiona generando una strana tensione
densa delle loro emozioni.
Deglutisce e quando sente il portone principale
chiudersi fa appena un passo indietro per respirare, sentendo un senso di vuoto
coglierlo.
Non dicono niente, lei si limita semplicemente a deglutire
e seguirlo lentamente e in silenzio fuori dalla stanza per poi entrare in
quella di Fell.
Lo osserva cercare qualcosa tra i cassetti.
-Cosa cerchiamo?-
-Come?-
-In due magari facciamo prima-
-Dubito che tenga qui quello che cerco…in ogni caso…-
D’un tratto la sua mano,
intenta a tastare il fondo dei cassetti, sente qualcosa.
-C’è un doppio fondo, ma è chiuso con una serratura….astuto…-
-Quindi?-
-Quindi….-
Damon estrae dalla tasca una torcia con cui illumina l’interno
del cassetto ed Elena si china accanto a lui.
-Beh senza chiave non si apre-
-No, posso provare a far scattare la serratura però-
Le porge la torcia e poi estrae due bastoncini di
metallo, osservandolo perplessa.
-Che roba è-
-I tuoi amici a scuola non
si divertivano a scassinare l’armadietto dei professori?-
-Scusa se non sono cresciuta nel Bronx-
Damon ride divertito e tramesta nella
serratura concentrato, quando finalmente questa scatta ed entrambi si
guardano eccitati.
Alza lentamente il fondo del cassetto e trova una
penna usb blu.
-Interessante-
-Guardiamo cosa c’è dentro?-
-No, ci vorrebbe troppo…non vorrei
che tornasse per qualche motivo…la guardo a casa e la riporto domattina presto-
Richiude tutto senza far scattare la serratura, nel
caso in cui non dovesse avere una seconda possibilità di scassinarla.
-Andiamo adesso-
Afferra la torcia dalla mano di Elena e la spenge, non
vuole rischiare che dalle finestre passi la luce, così prende la ragazza per
mano e se la tira dietro nel buio del palazzo.
***
Damon accosta davanti alla palazzina dove abita Jo e
spegne il motore, lasciando intuire ad Elena che vuole
parlare di quanto appena successo. La ragazza lo guarda di profilo, intento a
meditare su qualcosa, hanno ancora l’adrenalina in
circolo per la pazzia appena commessa.
-Non farò la spia non temere-
-Uh, ho una complice-
Le sorride sghembo ed Elena lo ricambia con una
smorfia incrociando le braccia sotto al seno.
-Ma pretendo una spiegazione-
-Ah Elena-
-No Elena
niente, il mio silenzio te lo devi guadagnare-
-Sei peggio di quanto
pensassi, addirittura siamo passati ai ricatti-
-Beh mi sottovaluti come sempre Salvatore-
Lui si addolcisce e la guarda serio.
Poi scende dalla macchina aumentando l’irritazione
della ragazza che lo imita e lo affianca minacciosa percorrendo il vialetto che
porta al portone del palazzo.
-Ti accompagno -
-Posso andarci da sola, ma rispondi alla mia domanda-
-Certo che sei insistente-
-Se mai dovessero arrestarmi voglio sapere se ne è valsa la pena-
Lui si ferma a metà vialetto e si volta verso di lei
ancora tutta agitata con le mani sui fianchi, gli occhioni neri si velano di
confusione; lo sa Damon che Elena è destabilizzata dai
suoi repentini cambi di umore e averla trascinata nel suo piccolo furto ha
certamente aggravato le cose, lei non è il tipo da mettersi nei guai e viverla
serenamente come lui.
-Sto cercando di capire se Logan Fell sta portando
avanti una serie di cose che non mi convincono-
-Puoi essere più specifico?-
-No Elena non posso perché
per adesso sono sospetti...buchi di bilancio che non tornano, uscite di soldi
non autorizzare-
-E gli altri che dicono?-
-Non posso muovere accuse senza prove-
-Per questo ti serviva la penna usb-
-Esatto-
-Ma perché non ne parli con il Sindaco? O con mio
padre?-
-In via del tutto confidenziale l’ho accennato a Liz-
La ragazza cruccia lo sguardo
perplessa.
Lui riprende a camminare verso l’ingresso del palazzo.
-Ti basta per ora?-
-Sì...ma non credere che non
ti terrò d’occhio-
-Cosa non hai capito del
fatto che non sono io il cattivo?-
-Certo che no, ma giochi con il fuoco Damon-
-Non ho bisogno della balia-
Si fermano davanti al portone in
ferro, appena illuminati dalla luce posta sopra l’ingresso. L’aria fresca di
giugno li sfiora sciogliendo l’adrenalina ed Elena lo osserva intenerita.
-No, hai bisogno di un’amica che ti faccia presente
quando potresti farti male...-
Gli occhi azzurri si allargano sorpresi e la scruta
come per capire se lo stia prendendo in giro.
-Perché t’importa tanto?-
Ed eccola li, la realtà che preme, pungola il cuore,
toglie il respiro.
Perché t’importa Elena? Lo sai perché.
E la guarda con quelle pozze infinite come i cieli d’Irlanda
delle sue mille estati di ragazzina -dove non andrà quest’anno perché il
college costa, ha bisogno di lavoretti estivi e così ha la scusa per stare con
Damon - sdraiata sui prati verdi di casa di sua nonna, sfiorando l’erba di una
morbidezza quasi surreale e lasciando che il vento le accarezzasse la pelle.
Ed è così che si sente con Damon, quando d’un tratto
una nuvola copriva il sole lasciando un velo d’ombra sul volto e spalancando un
senso di ignoto dentro di lei, di nostalgia di quel
sole.
Boccheggia Elena, con la bocca schiusa, i muscoli
rigidi e i battiti troppo veloci con lui che le ruba il respiro a due passi da
lei.
Le trema la voce in gola che tentenna in attesa di
uscire e rivelare quella parte di sé così faticosamente soppressa e taciuta di
cui ha paura.
-Perché mi preoccupo per te...-
Le sta scavando dentro una voragine profonda e non può
evitare di vedere spalancarsi tutto l’ignoto dentro di sé.
Damon fa un solo passo con gli occhi troppo lucidi
perché Elena possa sopportare oltre di essere guardata così intensamente.
-Perché tengo a te e....e ho
paura che tu possa ferirti e non voglio perderti-
Lui rimane fermo a fissare quegli occhi color
cioccolata densi come l’oblio nel quale vorrebbe sprofondare.
-Ti ringrazio-
-Perché è così importante per te saperlo?-
Fa per muoversi e prendere le distanze da lei quando
la sua voce graffiante lo blocca.
Damon si ferma distogliendo un istante
lo sguardo, riflettendo sulla sua domanda forse più pericolosa di quella
che lui le ha rivolto.
Perché un po’ non se lo spiega perché Elena lo abbia
così a cuore e vorrebbe sapere che non è perché è terribilmente buona e
compassionevole e un po’ Damon invidia quell’audacia e forza che la rendono
così coraggiosa, mentre lui non fa che nascondersi.
E stavolta rimane in silenzio deglutendo la paura e i
dubbi, cercando ancora di mettere le distanze tra loro.
Distanze fatte di cose non dette, di
scelte difficili, di amare consapevolezze. Sa Damon che dirle
tutto, tirare fuori i grandi interrogativi, le montagne insormontabili
potrebbero allontanarla da lui. Ci si è logorato per settimane sulle famose
parole di Ric, ma l’unica verità, l’unica cosa certa è che nemmeno lui vuole
perderla, ha un bisogno disperato di Elena nella sua vita.
La ragione gli imporrebbe di alzare di nuovo una
barriera tra lui e quegli occhi neri, tra lui e quelle labbra imploranti da cui
non sa staccare lo sguardo.
Di cui conosce il sapore rubato fugacemente quella
sera di marzo e non essendo riuscito più a levarselo dalla festa.
Ed è forse l’aria tiepida serale di giungo,
il primo cicalio in sottofondo o il buio che li avvolge, ma è come catapultato
al loro primo incontro quando tutto era semplice e possibile.
-Perché sei entrata nella mia vita Elena...e questo mi fa molta paura-
Il tono di Damon potrebbe sembrare neutrale, quasi
indifferente se solo i suoi occhi azzurri non fossero spalancati e lucidi.
Perché deve essere così crudo e lapidario?
Non dice le cose con la faccia sognante o da ragazzino
emozionato, c’è una carnalità, una concretezzaspietata
che non lascia possibilità di fraintendimenti e che mette a nudo le paure e
debolezze di entrambi.
-Buonanotte Elena-
Damon la guarda un ultimo istante e si volta in
direzione dell’auto.
Ed Elena è lì, così piena delle sue parole che
bruciano il cuore e lo stomaco che non si accorge nemmeno che le gambe tremanti
si stanno muovendo incerte ma coraggiose, che le sue corde vocali risuonano la
melodia del suo nome, che le sue mani afferrano i capelli corvini e le sue
labbra si premono fameliche contro quelle di Damon.
E stavolta tutta la passione e il desiderio covati da
entrambi esplodono, le mani di Damon si posano sulla schiena
di lei per tirarla contro di sé mentre le bocche si schiudono concedendo
finalmente alle loro lingue di trovarsi in un bacio carnale.
Se Damon non la stesse sostenendo per la schiena Elena certamente cadrebbe a causa delle gambe tremanti; le
sue mani vagano per i suoi capelli fino a scendere lungo il collo niveo ed
afferrare le spalle solide, se il suo mondo dovesse collassare l’unica certezza
solida sarebbe lui.
E continuando a
baciarsi famelici e bisognosi dell’altro fin quando il cellulare di Damon non
inizia a vibrare furiosamente nella tasca dei suoi jeans risuonando nell’aria
carica dei loro respiri corti e affannati.
-Credo tu debba rispondere-
La fronte di Damon si poggia contro quella
della ragazza, aprendo gli occhi nei suoi, vibranti di passione.
Sfila il telefono dalla tasca senza mollare la presa
su di lei.
-Ehi Ric-
-Damon, dimmi
che non ti hanno arrestato-
-Sto arrivando tranquillo…-
-Muoviti-
Chiude la telefonata e poi passa una mano tra i
capelli un po’ scompigliati di lei.
Ed è terribilmente bella con le guance arrosate e gli
occhi lucidi, le sfiora gentilmente una guancia sorridendo felice.
-Buona
serata ragazzina-
Elena arrossisce appena mordendosi un labbro, lui
rompe il contatto fisico con lei e si allontana verso l’auto mentre lo sguardo di lei lo segue silenzioso.
Si sente una sciocca mentre sorride tra se e pensa che
abbiano decisamente fatto un passo avanti.
Finalmente.
***
Quando Elena entra nell’appartamento
di Jo – con una notevole ora di ritardo- trova una furiosissima Caroline ad
attenderla mentre Jo, già abbastanza allegra, la
abbraccia ridendo.
-Si può sapere dove
cavolo eri??? Ero preoccupatissima, perché non
rispondevi????-
Elena la guarda
realizzando sia l’orario sia che non ha meditato scuse
da propinarle.
-Io…beh ecco, stavo
andando al supermercato quando-
-Vuoi dire che non hai
comprato le cose che ti avevo commissionato??-
-Suvvia Caroline, siamo
qui per bere e divertirci!-
La bionda osserva infastidita
Jo nel suo tentativo di dissuaderla dall’interrogatorio.
-Sto aspettando una scusa
valida-
-Mi si è scaricato il
telefono e…-
D’un tratto scorge Bonnie, dietro la
chioma di Care, agitarsi facendole dei segni strani.
-Bonnie sta cercando di
dirti che hai il rossetto tutto sbavato-
Elena sbianca e si porta
una mano alla bocca mentre Bonnie scuote la testa ridendo e il generale Forbes sbuffa scocciatissima.
-Non voglio sapere…per
adesso…ora sistemati e vieni a bere-
-D’accordo-
Caroline si direziona in cucina e Bonnie le si avvicina ridendo come una
pazza.
-Dovevi vedere la tua
faccia mentre pensavi a una scusa-
-Lasciamo perdere-
-Sai vero che adesso non
hai più scuse per non raccontarci che sta succedendo?-
-Prima ho bisogno di una
consistente dose di alcool-
E ridendo come due
ragazzine si chiudono in bagno a parlare.
Salve a tutti!!
Stavolta sono stata brava
e ho aggiornato presto! Relativamente insomma….ringrazio tutte le persone che
hanno letto la mia storia dandole una possibilità!
Sul capitolo….beh direi
che aspetto i vostri commenti!!
Siamo giunti a un punto
di svolta per i nostri delena….e ancora deve arrivare
il tanto atteso matrimonio di Ric, intanto loro due si danno ai furti!
E’ un tiepido pomeriggio di
giugno, l’aria conserva ancora il tepore primaverile, scaldata dal sole alto e
lento a calare man mano che l’estate avanza.
La cerimonia è stata incantevole,
Jo è super radiosa e l’abito avorio si sposa con la sua pelle diafana, mentre
Ric ha uno sguardo che Damon non crede di aver mai visto prima sul volto di suo
zio e si è trovato a pensare che l’amore sia capace di illuminare la vita in un
modo che gli ha fatto provare un moto di invidia.
Lui ha la sua bellissima bambina,
avvolta come una bomboniera in un delizioso abito panna con rifiniture
lilla - regalo di Miranda Gilbert - che allevia le sue giornate anche se
talvolta una strana inquietudine torna a bussare al suo sonno.
E’ stata bravissima per tutta la
cerimonia e adesso lui le sta dando da mangiare al tavolo mentre Stefan si è
andato a procurare un aperitivo; c’è praticamente
tutta la città, tra cui anche il suo obiettivo principale Logan Fell; ma ha
promesso di lasciar correre almeno per oggi, sia a Ric che ad Elena. E a
proposito della ragazzina dagli occhi scuri che lo ha
letteralmente assaltato due sere prima e alla quale non ha più saputo opporre resistenza, la cerca furtivo con lo sguardo
attraverso i vari invitati individuandola subito per quella sua inconfondibile
risata. Non si è nemmeno accorto delle persone che la circondando, tranne per qualche volto sconosciuto, probabilmente parenti
di Jo tra cui un ragazzo molto bello che le sta un po’ troppo addosso.
Ma d’altronde la
sua Elena è impossibile non
guardarla.
Sua?
Dannazione Damon, stai correndo troppo.
Le lamentele della bambina che protesta
per il cucchiaino rimasto a mezz’aria lo riscuotono e subito riporta
l’attenzione su di lei, provando a cacciare quella strana sensazione agrodolce
al pensiero della ragazza.
Non si sono ancora parlati, ma
sono state molte le occhiate intense che si sono scambiati
durante la cerimonia o mentre arrivavano al giardino dove si svolge il
ricevimento ed ha tutta l’intenzione di rubarle un ballo più tardi.
Elena sta provando a concentrarsi
da circa dieci minuti su quello che le racconta Kai, il fratello minore di Jo,
un ragazzo bellissimo dagli occhi di un colore indefinito e dal modo di fare un
po’ sfrontato che ci sta provando con lei senza troppo mascherarlo, ma
evidentemente ignaro che i sorrisi di circostanza della ragazza servono a
deviare l’attenzione da ciò verso cui in realtà è direzionato
il suo sguardo e i suoi pensieri.
Un dolce e sexy padre che, tutto
elegante nel suo smoking, imbocca sua figlia.
Elena non riesce proprio ad evitare di cercarlo, di guardarlo, di chiamarlo con gli
occhi quasi implorante di un contatto, seppur timido e discreto, con lui; non
dopo che il loro turbolento e intenso bacio le brucia ancora le labbra ogni
volta che ci pensa, lasciandole piccoli brividi lungo la colonna vertebrale.
C’è una tensione densa e
piacevole aleggiante tra di loro, più lo guarda più sente crescere dentro il bisogno di lui e vorrebbe che questo non facesse così paura
anche se, adesso, più che spaventata Elena si sente eccitata come una
ragazzina.
E non vede l’ora che Kai si
allontani così da avvicinarsi casualmente al suo tavolo e parlarci.
Tuttavia Caroline, ansiata per
l’organizzazione, la intercetta prima che possa anche solo azzardare un passo
verso di lui e la trascina al loro tavolo blaterando mille cose su come il
catering che ha scelto sia perfetto e su come il deejay stesse per darle buca
all’ultimo, facendole prendere un infarto.
La cena procede lenta e allegra,
come ogni matrimonio pieno di ragazzi giovani, e gli sposi girano tra i tavoli
parlando con gli invitati quando finalmente qualcuno inizia a battere sui
bicchieri invocando il tradizionale brindisi agli sposi.
Il primo è di Liv,
la sorella minore di Jo, che ricorda la loro infanzia e i vari aneddoti facendo
sorridere gli invitati, mentre il secondo è di Damon.
-Elena vedi
di non liquefarti sulla sedia per favore-
La brunetta si volta verso
Caroline che sta sorseggiando l’ennesimo bicchiere di vino sorridendole
ironica, ma stasera niente può scalfirla, tranne due pezzi di ghiaccio che
adesso guardano in direzione di Ric.
Damon si alza dal suo posto e si
sistema la cravatta tenendo in mano il bicchiere e tutti sono molto curiosi, in
un silenzio carico di attesa, di sentire le sue parole dato
che è notoriamente un tipo taciturno.
-Beh dunque, non sono proprio la
persona più indicata per fare questo genere di discorsi. Insomma avevo chiesto
a Stefan di scriverlo per me ma si è opposto, dall’alto della sua integrità morale-
Gli occhi degli invitati si direzionano verso il minore dei Salvatore che alza appena il
calice verso suo fratello, sorridendo leggermente.
-E così ho dovuto pensare a
qualcosa di appropriato che non fosse troppo sarcastico e che non mettesse in imbarazzo
Ric, anche se ormai mia cara Jo te lo sei sposato e noi non vogliamo resi-
Tutti i presenti ridono appena e
Jo, stretta a Ric, lo guarda complice.
-Comunque, in ogni caso, non
credo ti convenga farlo perché Alaric Saltzman è un uomo raro da trovare al giorno d’oggi. E so che sono un po’ di parte perché per
me Ric non è solo uno zio - il fratello di mia madre - ma è stato un modello e
soprattutto un amico, di quelli che ti dicono anche le cose più scomode che non
vorresti sentirti dire…-
Adesso guarda suo zio dritto
negli occhi con un moto di riconoscenza profonda.
-Ma sempre senza giudicarti e
lasciandoti libero di sbagliare, pur continuando a rimanere al tuo fianco. Quindi Jo sono sicuro che in questo percorso che state
iniziando tu abbia trovato una delle persone migliori per camminare insieme
tutta la vita e posso solo dirti che per me siete un chiaro esempio di amore e
dedizione. Esattamente come lo sono stati i miei genitori; non sempre i figli
capiscono fino infondo il rapporto tra due persone …–
Giuseppe abbassa appena lo
sguardo, sta tenendo in braccio sua nipote e si scopre terribilmente commosso
dalle parole di suo figlio; non si è mai preoccupato di quello che i suoi figli
potessero pensare del rapporto che aveva con sua moglie, è sempre stato un
padre un po’ freddo ma a modo suo un marito molto affettuoso. E capisce, osservandolo
spostare il proprio sguardo verso Elena, che suo figlio sta covando ormai un
sentimento profondo verso la ragazza, pur consapevole delle difficoltà che ci
sono tra loro.
-Che è qualcosa di così profondo
e misterioso che sfugge alle logiche razionali, ma è evidente quando prevale
una stima e un bene che ti permette di abbracciare i limiti, le diversità …e
credo che questo sia possibile perché prima di tutto uno è amico della persona
che ama -
Elena, intenta a farsi versare
dello spumante da Kol, rialza gli occhi su Damon venendo
travolta dalla sua onda azzurra, carica di significato. Poi lo osserva estrarre
un pezzo di carta e leggere alcune righe.
“Well, it seems to me that the best relationships - the ones that last -
are frequently the ones that are rooted in friendship. You know, one day you
look at the person and you see something more than you did the night before. Like a switch has been flicked somewhere. And the person who
was just a friend is... suddenly the only person you can ever imagine yourself
with.”
(G. Anderson)
“Beh, credo che le relazioni
migliori – quelle che durano – siano spesso quelle che sono fondate sull’amicizia.
Sai, un giorno guardi quella persona e scorgi qualcosa di più della sera prima.
Come se un interruttore fosse stato premuto da qualche parte.
E la persona che era solo un
amico…è improvvisamente l’unica con cui tu riesca ad immaginare
te stesso.”
-Come lo siete stati voi due, all’inizio
eri l’amica dottoressa che veniva a casa a visitare mio padre e ho visto
crescere il vostro rapporto fino a diventare qualcosa di molto più profondo....-
Elena si domanda se lui non stia
parlando per di lei adesso che la osserva intensamente, senza malizia o
vergogna, quasi a volerle comunicare silenziosamente la sua gratitudine per
averla nella sua vita. E lei passerebbe il resto della sua vita dentro gli
occhi di Damon, lasciandosi scrutare in profondità, tra i respiri incerti e i
bisbigli timidi. Perché quelle parole descrivono esattamente quello che le è
accaduto con lui, non sa bene identificare il momento, forse quando si era
ritrovata a consolarlo per il funerale di sua madre, o quando hanno parlato
ininterrottamente molte sere delle loro vite, o ancora quando si è trovata a
stringerlo dopo aver saputo di Rose, ma il suo interruttore è stato premuto e i
suoi occhi hanno iniziato a vederlo sotto un’altra luce, con un altro amore.
Poi l’attenzione torna sugli
sposi dopo un lungo momento sospeso e Damon alza il calice.
-Perciò….brindiamo a voi ragazzi-
Tutti alzano i propri bicchieri
brindando e Ric sorride commosso guardando suo nipote in un gesto di assenso.
Dopo il taglio della torta gli sposi aprono le danze, sono i primi a ballare e al
termine della canzone inviteranno gli ospiti ad unirsi a loro; intanto Damon ha
messo la piccola Lily, che si è addormentata, nella carrozzina coprendola con
una copertina.
Miranda è passata al suo tavolo
per coccolarla un po’ ed è riuscita ad addormentarla, così lui potrà rubare
giusto un ballo ad Elena e poi andrà a casa.
E sempre Miranda è rimasta con la
piccola quando Damon si è alzato per andare a parlare con alcune persone del Consiglio.
-Adesso fai la baby sitter?-
Grayson si siede accanto a sua
moglie che gli sorride.
-Forse sarei più una nonna, vista
l’età-
-Adesso non esagerare-
-E’ una bambina buonissima-
-Infatti, strano visto il padre-
Miranda gli tira un piccolo colpo
sulla spalla in segno di rimprovero.
-Potrei dire lo stesso per i tuoi
figli-
-Stasera si sono comportati bene-
-Sono sempre bravi i nostri
ragazzi, Jeremy si sta un po’ calmando-
-Per forza con tutte le punizioni
che gli abbiamo dato… anche se Elena è un po’ strana, non trovi?-
La donna alza un
sopracciglio perplessa.
-In che senso?-
-Nel senso che gironzola troppo a
casa Salvatore?!-
-Che fai la spii?-
L’uomo si appoggia contro la
sedia con una faccia offesa.
-Certo che no, ma sono sicuro che
tu sai più cose di me, va bene che sono il padre e non
mi accorgo mai di niente ma…lo vedo che ci sono certi sguardi strani-
-Non fare il geloso-
-Non sono geloso, sono
preoccupato-
Sua moglie sorride appena e poi
porta lo sguardo verso la pista su cui stanno iniziando a farsi avanti alcune coppie,
tra cui Bonnie e Kol, Stefan e Rebeka ed altri ospiti.
-Certo, preoccupato….-
-Non avevo problemi con
Stefan….ma Damon-
-Grayson non cominciare-
Adesso guarda di nuovo suo marito
che, di contro, sta cercando tra la folla la sua bambina
ormai cresciuta e la trova al tavolo che tenta di respingere le avance di Kai;
è lo scotto da pagare per avere un figlia così bella, assistere a tutta questa
gente che la corteggia. Non è mai stato un padre iper
protettivo e non le ha mai negato niente, ma se c’è una cosa su cui non può
proprio transigere è che sua figlia si cacci in
qualcosa di troppo grosso che non fa per lei, come un ragazzo padre.
-Vuoi dirmi davvero che non sta
succedendo niente? E che non ti impensierisce la
situazione?-
Miranda volta gli occhi verso di
sua figlia, la quale adesso si alza quando vede Damon andare nella sua
direzione.
E non ci sono molte parole che
possano provare ad attenuare i loro timori, perché lei quella luce sul suo
volto leggermente teso, il collo tirato e gli occhi scuri adesso più grandi e
limpidi, non glieli ha mai visti prima.
***
Dopo aver fatto i soliti
convenevoli con i membri del Consiglio, si è voltato a cercarla e l’ha trovata,
di nuovo, presidiata da quel Kai che rischia seriamente di prendersi un
cazzotto. Così, abbottonandosi la giacca, si è avviato verso di lei che, non
appena lo ha visto arrivare, ha scansato Kai e si è
alzata, strappandogli un sorriso compiaciuto.
-Ehi-
-Ehi-
-Bel discorso-
-Oh, lo hai sentito?-
Elena cruccia lo
sguardo confusa.
-Visto quanto eri
impegnata col fratellino di Jo
pensavo non avessi prestato attenzione-
Le scappa un sorriso divertito
davanti all’evidente gelosia del ragazzo, molto contenta di questa sua
inaspettata reazione. Si sposta una cioccia sfuggita dalla treccia e torna con
lo sguardo dentro al suo.
-E’ tutta colpa tua-
-Ah sì? Non mi pare di avergli
detto di darti noia-
-No, ma ci hai messo tanto a
venire qui e parlarmi-
-Touché-
Entrambi sorridono imbarazzati,
fissandosi incerti sul da farsi, così Damon le porge cortesemente una mano.
-Balliamo?-
Lei non riesce a trattenere il
lampo di felicità che le attraversa gli occhi limpidi ed
annuisce prendendo la sua mano e lasciandosi condurre sulla pista, tra la
folla.
-Temevo non me lo avresti chiesto-
Nell’esatto momento in cui sono
l’uno di fronte all’altra, per Elena e Damon è come se non ci fosse più nessuno
intorno a loro, dominati totalmente dalla presenza dell’altro.
-Sei bellissima, ovviamente-
-Grazie-
La mano di lui
scorre gentilmente lungo la colonna vertebrale per posizionarsi a metà ed Elena
spera che le sue gambe reggano al suo contatto; con una leggera pressione la
induce ad avvicinarsi appena lasciandosi investire dal suo profumo coi respiri
che si sfiorano, le guance di lei che si scaldano appena e quelle labbra a
portata di occhi.
Damon adesso, ancora e più
intensamente se possibile, la guarda dritta nelle sue pozze di cioccolato
confondendosi e mischiandosi a lei, al suo sapore, ai battiti del suo cuore.
Tutto questo accade sotto lo
sguardo di alcuni genitori attenti e qualche amico premuroso.
-Dicevi tesoro? Non succede
niente?-
Miranda sospira.
-Ha 19
anni, può scegliere da sola-
-Lui ha una figlia Miranda, un
padre di cui prendersi cura e un carattere difficile, ti sembra il caso che
Elena si addossi la bambina di un altro?-
-Stai esagerando-
-Dovresti essere tu a fare questi
discorsi…e sai che ho ragione-
-Ascolta Grayson…ho perfettamente
presente quello in cui va incontro Elena, ma pensi davvero di dissuaderla? Hai
visto come si guardano? Pensi che le tue preoccupazioni la allontaneranno da
lui? Se la conosci un po’ tua figlia sai che è una che non rinuncia facilmente
a ciò che desidera-
L’uomo guarda attentamente sua
moglie e poi sua figlia, sulla pista da ballo, stretta tra le braccia dell’uomo
di cui è fin troppo evidentemente innamorata.
Lui aveva da
tempo sospetti circa il loro rapporto, ma non era mai accaduto nulla che
lui sapesse almeno, invece adesso è fin troppo palese che il loro rapporto si
stia evolvendo. E come ha detto saggiamente sua moglie, non può contrastarli,
ma questo non lo fermerà dall’esprimere anche a sua figlia il suo pensiero al
riguardo.
***
Intanto Caroline si è diretta al
tavolo degli alcolici per farsi servire un cocktail, un po’ appesantita da
tutto quell’amore che fluttua nell’aria e, come sempre, una figuraelegante le si avvicina silenzioso.
-Ottima scelta per il menù,
suppongo ci sia dietro il tuo zampino-
Klaus, bellissimo nel suo abito
scuro, le allunga un bicchiere già pronto cercando il suo sguardo; gli occhi
azzurri scorrono dalla mano davanti a lei risalendo fino alle pozze chiare.
-Che c’è la tua amichetta ti ha
dato buca e ripieghi su di me?-
La bionda, stizzita, torna con lo
sguardo sul cameriere che attende istruzioni sul da farsi.
-Era qui per una visita, siamo
amici da tanto tempo ed è ripartita…-
-Oh e ti ha mandando in bianco?-
Klaus si lascia sfuggire un mezzo sorrisoritirando il bicchiere.
-No, era venuta per Elijah…loro
due…beh..-
Fa un gesto eloquente col
sopracciglio e la ragazza di contro arrossisce leggermente stupita.
-Oh-
-E’ una storia tormentata-
-Molto da Mikaelson-
-Cosa vorresti
dire, io sono un tipo semplice-
-Ti prego-
Caroline fa roteare lo sguardo
fintamente scocciata e poi allunga la mano afferrando
il bicchiere portole prima da Klaus, voltandosi poi verso la pista da ballo.
Sorseggia appena il drink e si stupisce che lui abbia perfettamente azzeccato
cosa le piaccia bere, ma non gli darà questa soddisfazione.
Anche lui si volta osservando le
coppie.
-Bel matrimonio,
bel brindisi-
-Sì beh, devo ammetterlo Damon mi
ha quasi commossa-
-Chissà magari è stato…ispirato-
-Oh questo è chiaro, qualcuno dovrebbe dire loro di essere più discreti-
-Direi che era anche l’ora…-
-Cosa?-
-Che qualcosa si rendesse palese,
non trovi?-
-Speriamo anche che qualcosa
accada perché siamo un po’ stufi di “Non sta succedendo niente”-
Klaus ride divertito e poi la
ragazza si volta sbattendo le sue lunghe ciglia.
-Allora? Che aspetti?-
Lui la osserva enigmatico, così
lei inarca le sopracciglia provando a mascherare l’imbarazzo.
-Devi girarci intorno ancora
molto per chiedermi un ballo?-
Prova a controllare il tepore che
le colora appena la pelle chiara, strappando un sorriso intenerito a Klaus che
abbassa appena lo sguardo e dopo lo rialza, afferrando il suo bicchiere e
posandolo sul tavolo.
-Mi concedi questo ballo?-
Caroline a questo punto non può
più trattenere un sorriso complice e si lascia condurre da lui sulla pista,
raggiungendo così Damon ed Elena che intanto sono presi l’uno dall’altra.
-Vai da qualche parte questa
estate?-
-No…sarò da queste parti-
Damon si morde un labbro di
sfuggita, poi seguendo il ritmo della canzone le fa fare
una leggera giravolta tirandola poi di nuovo a sé.
-Allora…potrò disturbarti-
-Sempre che tu non sia troppo
impegnato a farti tirare fuori di prigione-
Lui cruccia lo sguardo divertito.
-Uh, che brutto atteggiamento-
-Sono totalmente indifferente-
Lei chiude appena gli occhi con
stizza, direzionando lo sguardo oltre le sue spalle
per sfuggirgli fintamente risentita.
-Non sei granché come bugiarda,
ragazzina-
Elena lo fulmina con lo sguardo.
-In ogni caso potresti
controllarmi…-
-E in quale modo?-
-Beh, intanto potresti…ecco,
venire a cena fuori con me…domani sera-
-Domani sera-
-Domani sera-
Il volto niveo si tende appena
nel tentativo di deglutire la saliva che gli impasta la bocca a causa
dell’agitazione arrecatagli dallo sforzo di farle una simile proposta.
Da fuori sembrerebbe il solito
Damon, a tratti ironico, ma Elena, adesso che le sue braccia sono sulle spalle di lui circondandogli il collo e potendolo osservare
più da vicino, vede chiaramente quanto si siano fatti più blu i suoi occhi
quasi a volerla assorbire totalmente.
Lo sguardo di
lei, prima un po’ stizzito, cambia vertiginosamente lasciando che le sue
stesse iridi scure si riempiano di emozione, di lui; che gli occhi si facciano
più liquidi, il cuore più leggero, i battiti più veloci e le labbra schiuse in un
sorriso incapace di liberarsi in tutta la sua pienezza a colorarle il volto.
-Non…non dovrei avere impegni…-
Arrossisce leggermente lasciandosi
scappare un sorriso.
-Bene, allora passo a prenderti
alle sette-
Rimangono sospesi nel tempo,
nemmeno rendendosi conto che la canzone sia finita e ne sia partita un’altra.
Non quando sono così immersi nell’altro.
-Sta succedendo-
-Sta succedendo-
Elena sorride timida, poi Damon la
fa volteggiare di nuovo e si avvicina appena al suo orecchio.
-Buonanotte Elena, cerca di non
concedere troppi balli a quel tipo-
La ragazza rabbrividisce a causa
del suo respiro contro la pelle e sente un vuoto affliggerla quando Damon si
allontana da lei, tornando al tavolo per prendere la bambina, suo padre e poi
salutare gli sposi.
E resta per qualche istante lì,
finché Stefan non la intercetta per il ballo successivo, scuotendola dal suo
torpore.
***
A fine
serata
Caroline si lascia convincere da Klaus ad accompagnarla a casa e mentre
camminano, lungo il viale illuminato del suo quartiere, iniziano a parlare di
diverse cose e la ragazza si trova a scoprire lati del ragazzo che ignorava completamente.
Come il fatto che ami l’arte,
dipingere, o i cavalli per la loro innata fiducia nell’uomo e totale incapacità
nel tradirti e inizia a comprendere che, forse, il turbolento rapporto col
padre sia ciò che ha determinato l’innalzarsi di quel muro fatto di
sfrontatezza e arroganza.
E capisce come mai lui e Damon
siano così amici, perché molto simili a tratti; così come intuisce cosa possa
aver colpito Elena di un tipo come Damon.
Anche se lei preferisce i tipi
sicuri, bravi, corretti - tipi come Stefan - Klaus ha sfaccettature ed ombre da cui lei si sente inevitabilmente attratta, tanto
che, senza quasi rendersi conto, ha riso per la maggior parte della loro chiacchierata
sviluppando una sorta di empatia col ragazzo.
-Allora ogni tanto sono capace di
strapparti qualche sorriso, Miss Forbes-
-Ogni tanto, ma non illuderti
Mikaelson non basta questo per conquistarmi-
-Oh lo so, ed è
per questo che mi piaci-
Gli occhi chiari affondano
profondi nei suoi, lasciando lo spazio ad un sorriso
meno malizioso e più complice, a tratti teneramente ironico.
La ragazza rimane per un attimo
con le labbra schiuse e il fiato trattenuto.
-Beh, ti ringrazio per avermi scortata fino a casa-
-E’ così che mi hanno educato-
-Dovresti mostrare più spesso
questo tuo lato-
-Sarebbe?-
Caroline adesso lo osserva con
dolcezza.
-La tua
umanità-
Lui sorride.
-Lo prendo come un complimento-
Lei lo colpisce leggera.
-Lo era-
Klaus afferra gentilmente la sua
mano posandovi sopra un bacio che le ustiona letteralmente la pelle e non
vorrebbe che il suo cuore corresse così veloce a pensieri che si era ripromessa
di non avere su di lui.
-Buonanotte Caroline, grazie per
la piacevole chiacchierata-
-Beh, potremo…-
-Oh sicuramente, lo rifaremo-
Lui resta immobile davanti a lei,
attendendo che entri in casa senza staccarle gli occhi di dosso per un solo istante
e Caroline, in un silenzio carico di significato, apre la porta continuando a
cercare il suo sguardo. Vorrebbe comunicargli molte cose, ma in quel momento il
suo piccolo sorriso basta a colmare il bisogno di parole.
Quando chiude la porta si lascia andare a un profondo respiro per recuperare
un po’ di contengo e dopo estrae il cellulare per chiamare Elena.
Ha assolutamente bisogno di
condividere tutta quella marea di emozioni con qualcuno prima che la tirino
sott’acqua; certo non sa bene da che parte si potrà rifare per affrontare il
discorso, ma sente il bisogno di farlo.
Così magari la incentiverà
a parlarle di Damon.
Come abbassa gli occhi sullo
schermo vede un messaggio in entrata di Elena e lo apre curiosa e le viene un
po’ da sorridere per la comicità della situazione.
“Damon mi ha
chiesto di uscire domani sera, io ho accettato…è d’obbligo la tua presenza per
la scelta dell’abito e ok ti concedo un “te l’avevo detto”, ma solo uno!”
Può attendere domani pomeriggio
per raccontarle di Klaus, per adesso vuole andare a dormire con ancora uno
strano sorriso ad incurvarle le labbra.
Buon anno a
tutti!!!
Come sempre
ringrazio chi legge o recensisce la mia storia, sto cercando di essere meno
ritardataria nel postare nuovi capitoli!!
Per ora mi
sto concedendo una serie di momenti molto soft per i nostri delena….ma si sa
che il dramma è sempre in agguato, quindi godetevi questa dose di miele in
arrivo per l’anno nuovo!
Venendo al
capitolo, siamo al matrimonio di Alaric e finalmente Damon ed Elena si stanno
lasciando un po’ andare ai loro sentimenti tanto che lui trova il coraggio per
chiederle un tanto atteso appuntamento.
La frase che
Damon cita è di Gillian Anderson (Scully di X-Files) e l’ho ripresa perché è stata usata in un video delena di cui vi posto il link perché merita molto secondo
me https://www.youtube.com/watch?v=uvJgTLNY_no.
Ho voluto inserire anche il punto di vista dei
genitori di Elena e i loro pensieri circa quanto stia accadendo tra la figlia e
il Salvatore più grande, dato che di certo non è una
situazione che accetteranno serenamente, più che altro Grayson.
Caroline
invece sta ormai cedendo al fascino di Klaus, vedremo questa cosa
dove li porterà!
La sveglia suonerà esattamente entro
sei minuti e lei ha gli occhi sgranati da tipo un’ora; non ha dormito
dall’agitazione per il suo appuntamento con Damon.
Si tira il lenzuolo sulla faccia
sperando che il sonno riprenda inutilmente per almeno sei minuti illudendosi
che basti ad evitarle due belle occhiaie. Ha fatto tardi al matrimonio e non si
è riposata abbastanza per avere una faccia presentabile per quello che è
sicuramente l’appuntamento più teso e atteso della sua vita.
Il suo criceto non ha fatto altro che
correre tutta la notte sulla ruota provando a meditare una “soluzione vestito”
appropriata, senza tirare fuori nulla di sensato ed è piuttosto inutile
pensarci adesso, si concentrerà nel pomeriggio quando Caroline e Bonnie
verranno a darle una mano.
Sbuffa desolata e abbassa il lenzuolo
per spegnere la sveglia prima che suoni, poi prende il telefono nella vana
speranza che lui le abbia scritto
qualcosa dopo il loro ballo della sera prima, ma niente, così decide finalmente
di alzarsi ha un mucchio di cose da fare, tra cui l’appuntamento con il
direttore del campo estivo della scuola elementare di Mystic Falls per
confermare la sua disponibilità a lavorare per l’intera estate. Ha bisogno di
soldi e poi il prossimo anno avrà un sacco di esami sulla psicologia infantile,
sarà utile dover gestire delle piccole iene per l’estate.
Si alza e si raccoglie i capelli
guardandosi allo specchio; ok poteva andare peggio, è così radiosa che anche se
non avesse dormito tutta la notte trasuderebbe comunque felicità. Adesso ci
vuole solo una bella colazione.
****
9.40
Damon si è preso il giorno libero,
hanno appena salutato Jo e Ric pronti per partire per la luna di miele e ha
deciso che, dopo una colazione abbondante, porterà fuori la piccola Lily in
attesa di sapere dove si è cacciato suo fratello.
Non pretendeva che tornasse presto
insieme a lui e Giuseppe, ma per lo meno che tornasse a dormire. E poi deve
dirgli che dovrà stare a casa quella sera per tenergli Lily visto che lui ha un
appuntamento con una ragazzina dagli occhi profondi; questo gli ricorda che
deve ancora decidere dove ha pensato portarla, non è bravo con gli appuntamenti
Damon e si è fatto consigliare un posto da Klaus quando non era occupato a
corteggiare Caroline.
Chissà che stanno combinando quei
due, sembra che l’estate stia agitando troppi animi.
Una volta posizionata Lily
nell’ovetto è pronto ad uscire di casa.
-Allora signorina, andiamo a farci un
bel giro prima che faccia troppo caldo-
Lei gli sorride balbettando cose
senza senso con la sua bocca sdentata su cui si stanno affacciando i due denti
inferiori.
-Mm vedo che qui procede bene…-
Le abbassa il labbro per controllare
che le sue gengive non siano infiammate e la piccola gli afferra la mano con
l’intento di mordicchiarla.
-Ehi, non devi mangiare me, ma questo
coso che ti ha comprato quel disgraziato di tuo zio-
Gli occhioni azzurri lo fissano
curiosi e poi Damon, prima di liquefarsi sul parquet preda della tenerezza
dello sguardo adorante di sua figlia, afferra dalla borsa il dischetto di gomma
per i denti dandolo in mano a Lily.
-Andiamo principessa-
Apre la porta di casa e si trova
davanti suo fratello, con le chiavi in mano e l’aria di chi stava agendo come
un ladro.
-Uhm, bene bene, guarda chi abbiamo
qui tesoro-
Stefan alza gli occhi verdi dalla
nipote a suo fratello che non riesce proprio a trattenere la sua faccia
compiaciuta per averlo beccato. Sapeva che avrebbe comunque dovuto sorbirsi il
suo divertente interrogatorio sulla sua sparizione notturna, tanto valeva
togliersi il pensiero così da farsi una doccia e infilare di corsa a letto.
-Dam-
Entra superandolo, dopo aver dato un
buffetto sulla guancia di Lily e sente Damon che lo segue con lo sguardo.
-Ti sei perso la partenza di Ric-
-Gli manderò una cartolina di scuse-
-Mm, risposta interessante…tipica di
chi ha combinato qualcosa e non vuole parlarne-
Stefan si volta verso Damon.
-Beh ho imparato dal migliore-
-Touché…adesso, posso sapere dove sei
stato tutta la notte? Oh, ovviamente lungi da me giudicarti-
Allarga ironico le iridi azzurre e si
prepara a farsi una grassa risata, lo diverte troppo vedere Stefan sulle spine.
-Niente di illegale se è questo che
intendi-
-Oh no pensavo piuttosto a cose tipo
“mi sono sbronzato e ho dormito sulla panchina del parco”-
-Niente di tutto ciò e comunque ora
sono troppo stanco ti racconterò più tardi-
Damon fa per controbattere ma Lily
inizia ad agitarsi, ricordando a suo padre della sua esistenza.
-Mmm….ti è
andata bene, ringrazia tua nipote per essere tua complice…ma non è finita qui-
Stefan ammicca soddisfatto e sparisce
lungo il corridoio sentendo suo fratello borbottare qualcosa con la bambina.
Non è che non voglia dirgli cosa ha
combinato, è solo che gongolerebbe troppo e non ha certo voglia di sorbirsi le
sue domande sulla sua avventura notturna. Che poi è tutta colpa dei suoi amici
che lo hanno abbandonato con Rebeka Mikaelson che, doveva proprio ammetterlo,
al matrimonio era di una bellezza da mancare il fiato. Sembrava proprio
incapace di resistere al fascino delle bionde, e dopo Elena aveva perso il
tocco del bravo ragazzo, stava diventando come Damon.
Bene, aveva decisamente bisogno di
dormire.
***
10.30
Elena entra nella sua vecchia scuola
elementare dove vaghi ricordi del passato riaffiorano più che avanza per il
corridoio, improvvisamente più piccoli di quanto ricordasse; gli armadietti
bassi, le pareti colorate, le porte delle classi con le maniglie ad altezza
bambino. E’ in quei corridoi, tra quei piccoli banchi, che è diventata amica di
Bonnie e Caroline e, per un certo periodo anche di Rebeka, ed è sempre in quei
corridoi che Matt le regalò la confezione di pastelli che poi le ruppe suo
fratello Jeremy.
Mentre avanza attraverso la scuola in
direzione della classe del professore responsabile del campo estivo a cui
lavorerà, estrae il cellulare che ha iniziato a vibrare e sicuramente sarà
Caroline che le chiede per che ora dovrà palesarsi da lei.
Deve spostare l’attenzione altrove
altrimenti finirà per logorarsi per l’ansia; spera che vada tutto bene, lei e
Damon non sono proprio fortunati con le situazioni romantiche, finisce sempre
che qualcuno o qualcosa si mette in mezzo e non concludo mai niente. E
d’improvviso arrossisce al pensiero che la situazione possa spingersi oltre,
insomma non che lei si fermerebbe per questo, cioè tutt’altro anche se non si
ritiene una con molta esperienza mentre lui…scuote la testa provando
inutilmente a fermare l’adrenalina che sale ad incendiarle la pelle e respira a
fondo ora che si trova davanti alla porta del professor Loockwood.
Mason, lo zio di Tyler, è
l’insegnante di educazione fisica praticamente in tutte le scuole di Mystic
Falls, dalle elementari al liceo ed è anche colui che si occupa
dell’organizzazione del campo estivo. In una cittadina piccola come la loro non
è che ci sia bisogno di chissà quale corpo docenti.
Bussa appena sulla porta a vetri e
sente la voce dall’interno che la invita ad entrare, così cautamente si fa
avanti e trova Mason alla scrivania intento a compilare alcuni moduli.
Lo zio figo di Tyler ha conservato
tutta la sua bellezza, anzi più invecchia, più è affascinante. Elena ha sempre
subito il suo fascino, soprattutto da ragazzina quando lui usciva con sua zia
Jenna e lei gli sbirciava sbaciucchiarsi sul portico.
Gli occhi chiari si allargano in un
sorriso appena la riconoscono e la invita ad accomodarsi sulla sedia davanti a
lui.
-Allora, questi sono i moduli che
dovresti compilare per la tua assunzione stagionale-
-Oh d’accordo-
Elena li afferra ed inizia a leggerli
distrattamente mentre lui le spiega più nel dettaglio come si svolgono le
attività estive e le consegna anche il programma con una serie di promemoria ed
una guida.
-Tra una settimana iniziamo
ufficialmente, per adesso c’è solo da completare le iscrizioni, finire di
allestire il campo al lago…ma non ti preoccupare ti troverai bene-
-Beh ne sono sicura-
Alza gli occhi scuri su di lui che si
alza e si dirige ad una scatola posata poco distante alla scrivania tornando
poi da lei, stavolta mettendosi in piedi al suo fianco.
-Dovrai indossare questi, è la divisa
del campo estivo per riconoscere gli assistenti e animatori-
-Oh-
-Non sono proprio alla moda, ma
almeno se si sporcano non ti dispererai-
-Oh ne dubito fortemente-
Elena afferra la busta osservano le
magliette e pantaloncini con le scritte del campo estivo.
Poi sussulta quando Mason le mette in
testa il berretto da baseball con la visiera.
-Non scordare il cappellino per il
sole Gilbert-
-Questo sì che è umiliante-
-Sei bella anche con una la tenuta da
quinta elementare…non ti preoccupare-
Elena arrossisce lievemente e si
toglie il capello scappando da quel complimento troppo esplicito. Sua zia lo ha
lasciato proprio per questo suo modo troppo farfallone di approcciarsi alle
ragazze, sicuramente averlo beccato con Meredith Fell era stato un duplice
incentivo.
Intanto lui si è seduto nuovamente al
suo posto e ha preso i moduli compilati dalla ragazza.
-Allora Elena…quindi sarai in città
per tutta l’estate-
-Già-
-Beh mi fa piacere, insomma non ti si
vede molto in giro-
-Sono quasi sempre al college-
-E poi non frequento più casa tua-
-Direi proprio di no-
Lui ridacchia complice davanti
all’occhiata esplicita di lei.
-Dai Jenna mi avrà perdonato, è
passato tanto tempo-
-Jenna è felicemente fidanzata e si
sposa l’anno prossimo-
-Oh, quindi vive stabilmente a New
York-
-Sì, credo che tornerà per Natale-
-Allora salutamela se capita-
Elena raccoglie le sue cose e si
alza.
-Se capita-
-Ci vediamo al campo estivo allora…
-Sì-
-E anche in giro…se capita-
Lei smorza un sorriso e con
incertezza esce dalla sua stanza, sospirando.
Non si era accorta di aver trattenuto
il respiro per tutto il tempo, lui è sempre riuscito a metterla in soggezione;
sicuramente non saranno settimane tanto distese se il tenore delle loro
conversazioni deve essere questo. Non ha certo intenzione di dire a Damon che
il suo capo è un marpione di prima categoria, non che a lui importi particolarmente,
ma non vuole creare situazioni di attrito proprio ora che sono agli inizi.
E così esce dalla scuola afferrando
il telefono, pronta per sfogarsi con Caroline dell’imbarazzante flirt in cui ha
tentato di coinvolgerla Mason Loockwood.
***
14.30
Caroline esce dalla doccia e si
dirige in camera intenta a cantare a squarciagola; sua madre è fuori e lei ama
cantare come una pazza quando è sola, inoltre sa di avere una bella voce e si
sente libera di dare sfogo alle sue ambizioni inespresse sul suo palcoscenico
personale: la sua camera e il suo bagno.
Il cellulare squilla proprio quando
stava per intonare un acuto e sbuffando abbassa la musica per rispondere a
Stefan.
-Ehi mi hai interrotta in un momento
decisivo-
-Che
fai stasera?-
-Perché?-
-Perché
ho bisogno di una compagna per baby sitter-
-Come? Vorresti venir meno ai tuoi
doveri di zio?-
-Non
ho detto che te la lascio, ma mio padre è andato via due giorni per vedere dei
clienti a New York e Damon è con Elena…-
-E io che dovrei fare scusa-
-Farmi
compagnia!?-
-Cosa mi stai nascondendo?-
Mentre parlano, Caroline girella per
casa avvolta nell’asciugamano coi capelli raccolti, fa caldo e ha bisogno di
bere qualcosa prima di vestirsi, sta ancora trasudando il calore della doccia.
Scende in cucina per prendersi un succo mentre indaga sul comportamento di
Stefan.
-Niente,
perché lo pensi?-
-Perché sai che preferirei uscire
struccata piuttosto che fare da baby sitter per quanto buona e adorabile sia la
bambina in causa-
-Ok…potrei
avere qualcosa da raccontarti!-
-AH!!Lo sapevo-
-Va
bene….allora vieni?-
-Sì certo, quando si tratta di un
pettegolezzo non mi tiro mai indietro lo sai-
Stefan ridacchia, la ragazza intanto
si è versata del succo e osserva allegra la porta della cucina dai cui vetri
filtra il sole lucente del primo pomeriggio.
Ma la sua tranquillità si infrange
quando, per l’imbarazzo, per poco le scappa il bicchiere di mano.
-Em, allora
ci vediamo alle sette e mezzo-
-Grazie
Care-
Butta giù e d’istinto si tiene
l’asciugamano mentre lentamente si avvicina alla porta, alla quale poco prima
ha fatto la sua comparsa Klaus in persona. E vorrebbe non essere così agitata, non
solo perché è quasi nuda, ma perché è struccata, coi capelli scomposti e
appiccicati sulla fronte, insomma non è assolutamente presentabile.
Si sposta appena un ciuffo e
tenendosi l’asciugamano apre la porta titubante.
-Cosa ci fai qui?-
-Ciao anche a te, love-
-Non si bussa più?-
-Beh, dipende, se la persona che è in
casa non tenesse la musica a tutto volume improvvisando un assolo degno di un
musical di Broadway….sì, suonerei alla porta principale-
La ragazza arrossisce visibilmente.
L’ha sentita?
-Che cosa vuoi?-
-Posso entrare?-
-Non sono in condizioni di riceverti
Klaus-
-Sei comunque bellissima, se è questo
che ti preoccupa-
Gli occhi chiari si dilatano in un
sorriso sornione di chi sa esattamente di aver fatto centro, anche se lei non
gli darà mai la soddisfazione di ammetterlo.
Caroline cerca di trattenere un
contegno, ma lui ha questo strano potere di farle sentire la terra mancarle sotto
ai piedi, come se non potesse alzare barriere o maschere, le toglie il
controllo di tutto, lei che invece ha un bisogno costante di poter gestire e
avere il comando.
-Grazie ma…insomma posso sapere come
aiutarti?-
-Pensavo che, se sei libera, potremmo
andare a fare un giro…-
Gli occhi azzurrissimi di lei si
perdono per qualche istante dentro ai suoi senza sapere bene cosa dire,
vorrebbe cercare una scusa plausibile tipo che deve andare da Elena o qualcos’altro,
ma l’ha presa in contro piede e non sa che dire. Non che non voglia uscire con
lui solo che…non sa perché abbia questo senso di estrema vulnerabilità che la
fa fuggire da lui come la peste.
E deve scegliere, nel piccolo sì che
le trema sulle labbra, Caroline deve scegliere se cogliere i venti del mare e
navigare con lui.
-Dammi il tempo di vestirmi-
-Ti aspetto qua-
-No entra pure…mi fai venire l’ansia,
accomodati in salotto-
Sbatte le ciglia scappando dal suo
sguardo troppo limpido e fugge per le scale una volta che Klaus si è seduto in
salotto. E respirerà solo quando si sarà chiusa la porta di camera alle spalle
sentendo le proprie labbra incurvarsi in un sorriso pericoloso.
***
18.00
Elena finisce di asciugarsi i capelli
mentre Bonnie, sdraiata sul suo letto, continua a ridacchiare felice contro lo
schermo del suo cellulare. Deve dedurne che le cose tra lei e Kol vadano a
gonfie vele, chi lo avrebbe mai detto, lui è troppo farfallone ci ha provato
sia con lei che con Caroline quando andavano a scuola; ha pure due anni meno di
loro ed è amico di Jeremy, ma è sempre stato molto più sveglio di suo fratello.
D’altronde è un Mikaelson, in quella
famiglia oltre all’incredibile patrimonio genetico hanno anche una certa vena
vispa e pungente; forse è per questo che Caroline adesso è in ritardo. Le ha
scritto un messaggio sospetto: scusa
Klaus mi ha importunata arriverò un po’ in ritardo, che tradotto significa
“ci sono cascata in pieno”.
Anche perché Caroline non è mai in
ritardo, a meno che non accada un cataclisma di proporzioni cosmiche.
-Bonnie invece di flirtare col tuo
ragazzo potresti aiutarmi a rendermi presentabile per stasera??-
-Oh Elena, Damon è innamorato di te
gli vai bene anche con un sacco di iuta addosso-
La ragazza posa la spazzola
arrossendo.
-Lui non è…io…-
Bonnie la guarda di sottecchi come
per farle intuire che qualunque suo tentativo di sminuire la cosa non
funzionerebbe.
Lui innamorato di lei… ok sicuramente
gli piace su questo non ci piove, ma essere innamorato. Insomma è una cosa
grossa, è un coinvolgimento più profondo, più intimo. E lei non è sicura che
Damon possa provare questo per lei, hanno questo strano legame, un modo di
parlarsi e di guardarsi, una intesa tutta loro, lo sente quel filo sottile che
li incatena.
Lo sente da sempre.
Da quando lo ha conosciuto e i suoi
colori hanno invaso il campo visivo di Elena alterando la sua percezione di
tutto, quasi come due lenti che le hanno permesso di mettere a fuoco il mondo,
di renderne nitidi i contorni, più vividi i colori e allo stesso tempo
lasciando come un’ombra di ignoto, di mistero.
E talvolta le fa paura quello che
sente dentro per lui perché è qualcosa di più grande di lei al punto tale che
teme di venirne risucchiata, sovrastata. Lei che fa di tutto per proteggersi
dalle intemperie e lui sembra sempre sfidarla a prendere il mare e attraversa
la tempesta insieme; Damon è il rischio che Elena sente di voler correre, ma
sarà così anche per lui?
Tutto questo per due cieli azzurri.
-Elena???-
La ragazza si riprende e trova la
faccia preoccupata di Bonnie che la osserva.
-Come?-
-Questo?-
Le porge un vestito che ha preso dal
suo armadio e lo osserva tentando di riprendersi. Lo afferra scettica e se lo
presenta, ma si sente orribile con tutto.
Finalmente il campanello suona e
segna l’arrivo di Caroline.
-Salve Mr. Gilbert-
-Ciao Caroline entra pure, Elena e
Bonnie sono su-
-Grazie-
Caroline entra scortata da Grayson fino
all’inizio delle scale.
-Allora, serata tra ragazze?-
-Oh semmai soccorso da amiche-
Lui incurva lo sguardo perplesso, i
padri certe cose propri non le capiscono.
-Facciamo assistenza femminile per
l’uscita di Elena-
La ragazza sorride pimpante e sale in
fretta le scale lasciando perplesso l’uomo che, dopo un attimo di esitazione,
si dirige in cucina dove sua moglie sta mettendo via la spesa.
-Ehi-
-Ehi-
-Ma Elena esce stasera?-
-Credo di sì, si sta preparando con
le ragazze-
-Beh da quel che mi ha detto ora
Caroline, non uscirà con loro-
Lo sguardo profondo di Miranda si
solleva dalle buste trovando quello allarmato di suo marito e sospira, questa
lotta non finirà mai.
-Grayson non iniziare, ne abbiamo già
parlato-
-Esce con lui allora-
-Smettila-
-Sono suo padre, posso non essere
d’accordo con le sue scelte?-
-Certo che puoi, ma finché non sono
pericolose o dannose per lei non devi metterti in mezzo, intensi?-
Lui si morde la lingua e sospira.
-D’accordo, per stavolta non dirò
niente, ma se la farà soffrire ed è quello che accadrà, allora avrò tutto il
diritto di intromettermi-
Volta le spalle a sua moglie che
sbuffa sconsolata. Non arriveranno mai a un compromesso.
-Allora, dove sei stata finora?-
Elena lancia una frecciatina a
Caroline al suo fianco, intenta a suggerirle l’abbinamento gonna/maglia.
-Beh ecco Klaus si è presentato a
casa mia oggi e…-
-A casa tua?-
-Come… si è presentato?-
-Lo avevi invitato tu?-
-Ehi ehi
ferme!!Primo, no non l’ho invitato io, secondo, mi ha solo chiesto di fare due
passi non fatevi venire idee strane-
-Vedi che adesso anche tu inizi a
capire il fascino dei Mikaelson-
Bonnie le strizza l’occhio mentre
porge ad Elena gli orecchini che si dovrà mettere, suscitando la risata della
mora e lo sdegno della bionda.
-Adesso non esagerare, fascino è una
parola grossa…-
-Care puoi ammetterlo…non ti
giudichiamo mica-
Elena si mette il mascara scrutando
la faccia dell’amica nel riflesso dello specchio, lo vede che Caroline è
trattenuta e la può capire anche fin troppo bene; quanto si è trattenuta lei
con Damon? Quanto ha lottato con disperazione contro l’attrazione, il brivido,
l’intesa, i loro sospiri perennemente sospesi? Quante volte si è imposta di
mantenere le distanze? E poi ad un certo punto qualcosa è scattato e lei non ha
più potuto fare niente per contrastarlo, nonostante ci sia voluto così tanto
tempo per accettarlo, per accogliere il desiderio di lui, il bisogno di lui.
E ancora adesso è totalmente incapace
di dirlo ad alta voce perché se dovesse perderlo, non sa davvero come potrebbe
sopravvivere.
Gli occhi marroni si velano di
inquietudine per un istante e si morde un labbro sospirando.
Poi il suo cellulare squilla
facendola sobbalzare.
Non si è accorta che sono già le
sette e mezzo.
-E’ arrivato-
-Oh scendiamo con te, tanto io devo
andare da Stefan, ha combinato qualcosa…poi vi dirò-
Caroline le supera aprendo la strada
alle altre due, Elena afferra la borsa e le segue spegnendo la luce di camera
sua con una strana angoscia a morderle lo stomaco.
Escono da casa Gilbert dopo aver
salutato Miranda e Grayson che non si è risparmiato un’occhiataccia alla
figlia, decisa tuttavia ad ignorarlo.
Le sue amiche si defilano subito sul
vialetto lasciando ad Elena la sua intimità con Damon che la sta aspettando....su
una motocicletta.
Lei rimane un attimo imbambolata
mentre lo osserva col suo chiodo nero, nonostante il caldo la sera fa ancora
fresco, con i piedi poggiati a terra e le mani sul casco che tiene davanti a
se, con la luce del crepuscolo che gli accarezza gentilmente i capelli neri
perdendosi attraverso di essi, in un miscuglio di colori che la lasciano senza
fiato.
Ed Elena ripensa come le cose belle
siano fatte per riempire il cuore degli esseri umani, così come ora, guardando
lui, sente colmarsi il suo.
Trattiene il respiro ed insieme ad
esso un leggero sorriso misto di eccitazione ora che le pozze chiare trovano le
sue, affogando nella sua oscurità. Avanza lentamente stringendo il laccio della
sua borsa al punto tale da far diventare le nocche bianche.
-Buonasera Miss Gilbert-
-Ehi…questa non è la Camaro-
-Un punto per il tuo spirito di
osservazione-
Elena reclina la testa di lato in una
smorfia infantile e avvicinandosi sempre di più osserva la vecchia motocicletta
di cui ignora modello e marca, sobbalzando quando lui scende e si mette davanti
a lei.
Ed è così vicino che Elena potrebbe
perdere i sensi per quanto è bello, il cuore le batte così veloce che lo sente
nella testa martellarla con insistenza; Damon le regala quel suo mezzo sorriso
sul quale i suoi occhi si trovano ad indugiare troppo e potrebbe
tranquillamente saltare tutta la cena per arrivare direttamente al dessert.
Sospira imbarazzata tentando di distogliere lo sguardo, quando lui si volta
svelto afferrando un casco e si gira di nuovo per metterglielo in testa.
Lei sobbalza appena, cercando di non
pensare alle due ore sprecate a lisciarsi i capelli.
-Come sei carina col casco, dovrei
farti una foto-
-Scemo-
Gli tira appena un colpo scatenando
la sua bellissima risata e il tempo sembra di nuovo sospeso tra loro.
Damon sale sulla motocicletta togliendo
il cavalletto in attesa di lei, infondo non fa che aspettarla e osservandola in
tutta la sua pulita bellezza di ragazzina, capisce che Elena forse la aspetterebbe
tutta la vita.
-Andiamo matricola…prendi il mare
insieme a me-
Lei esita un istante, poi si fa
coraggio e sale dietro di lui facendo leva sulle sue spalle; si regge salda e
si maledice per non essersi messa i jeans dato che probabilmente morirà di freddo,
ma ne varrà la pena pur di stare stretta a lui.
***
20.30
Stefan da l’ultimo cucchiaio di pappa
alla piccola Lily che se lo è sparso un po’ ovunque mentre ride a suo zio.
-Principessa sei adorabile, ma dopo
dovrò cancellare tutte le tracce altrimenti tuo padre mi uccide-
-Oh io posso sceglierle il pigiama…quello
so farlo-
-Non ti preoccupare Care, non la lavo
adesso che ha mangiato, sennò le viene una congestione-
La bionda rotea gli occhi come per
dire “lo so, cosa credi” e poi si mette a finire di apparecchiare per loro due.
-Allora, quando hai intenzione di
sputare il rospo?-
-Non davanti alla bambina-
-Oh ti prego non essere assurdo,
voglio sapere…la suspense mi uccide lo sai-
Stefan ridacchia mentre riempie il
biberon con l’acqua e lo da alla piccola.
-E tu non hai niente da dire?-
-L’hai fatta così grossa?-
Caroline mette una mano su un fianco
con fare risoluto osservandolo pulire la faccia alla piccola, toglierle il
bavaglio e poi darle un gioco così che loro due possano iniziare a mangiare.
-Prendo la carne e l’insalata-
Caroline lo segue tipo ombra in su e
giù per la cucina con fare indagatore e petulante come suo solito non riuscendo
però a scucirgli nulla di interessante, così decide di passare all’attacco
martellandolo di domande e vedere se trapela qualcosa dalle sue espressioni,
non è un noto bugiardo anzi lo capisce sempre quando gli mente.
-Allora ci siamo visti al matrimonio
di Ric, quindi deve essere successo qualcosa lì altrimenti non si spiega,
insomma non c’è stato altro prima, me lo avresti detto…-
Lo osserva mettere il cibo nei
piatti, lui incurva appena un sopracciglio.
-Ah! Ho ragione…dunque vediamo, che
può essere accaduto…insomma non ti ho avuto molto presente, abbiamo fatto
qualche ballo, il brindisi…-
-Come potevi avermi presente se eri
tutta “uh, Klaus vai via, no fammi
ballare, no ci guardano, ah mi porti tu a casa”-
Stefan scimmiotta la voce della
bionda che stizzita afferra il coltello per tagliare la carne facendolo
scoppiare a ridere.
-Colpita e affondata!-
-Ah ma smetti, non vale…sei tu che
dovresti parlarmi di te, non viceversa-
-Siamo amici, dovrebbe essere uno
scambio alla pari-
-Sei tu che volevi parlarmi!-
-Dammi tempo-
Caroline contrae lo sguardo,
decidendo per un attimo di abbassare le armi e iniziano a mangiare, ma non si
arrenderà ora che gli ha instillato la curiosità di sapere, certamente non
uscirà da quella casa senza risposte. E così inizia a ripercorrere tutto il
matrimonio di Ric sperando che la sua attenzione abbia catturato anche un solo
indizio su quel che potrebbe avere combinato.
Ed è in un istante che le iridi
azzurre si allargano, la forchetta rimane a mezz’aria e a bocca spalancata si
volta di scatto verso Stefan.
-OH...MIO…DIO…HAI FATTO SESSO CON
REBEKA-
Stefan sbianca incapace totalmente di
mentire, perfino Lily, che ridacchiava con i suoi giochi, inizia a
mordicchiarli assumendo un’espressione preoccupata mentre fa vagare gli occhi
innocenti da suo zio alla bionda, incapace di capire cosa stia accadendo.
-Credo sia l’ora di cambiare Lily-
Lui si alza afferrando la bambina,
mentre sente la sedia di Caroline che si sposta e la sua voce civettuola che lo
insegue puntellandolo senza tregua. Ormai è fregato.
***
21.15
Damon ed Elena sono seduti al tavolo
di legno in cima al lago, poco fuori Mystic Falls; lui ha imbastito una sorta
di pic-nic notturno, con tanto di coperte visto l’umido che riempie l’aria
intorno.
-Sai vero che vedrò questo posto per
tipo tutta l’estate?-
Lei sorseggia il suo vino rosso
osservandolo curiosa.
-Certo, ma tra una settimana questo
posto diventerà il tuo incubo, vedrai fango, ginocchia sbucciate, urla di
bambini impossessati…e altre cose disgustose…-
-Wow, tu si che sai tirare fuori il
meglio di questo lavoro-
Damon sorride leggero.
-Volevo farti avere un bel ricordo,
così quando qualche ragazzino ti avrà spinta nel lago e avrai voglia di
ucciderlo, basterà ripensare a questa serata e lo odierai un po’ meno-
Lei lo guarda di sottecchi
lasciandosi scappare un sorriso complice, wow Damon ha davvero cambiato le
carte in tavola con questo discorso dolcissimo, cosa a cui non è molto
preparata da lui e un po’ è tesa. Si sono a mala pena sfiorati, prima hanno
provato a prendere nello stesso momento la bottiglia e per poco non è schizzata
come se avesse preso la scossa.
-Beh, chissà magari funzionerà-
Lui le versa un altro po’ di vino poi
torna a guardarla attraverso il tiepido calore delle candele posizionate tra
loro.
-Hai scoperto chi è che gestisce il
campo?-
D’improvviso deglutire il vino sembra
un’impresa, ora che la domanda casuale di Damon la irrigidisce appena.
-Em, sì è
Mason Loockwood-
Elena spera che lui non si accorga
del disagio che le procura fare quel nome, non che ci sia nulla di male, ma
appunto, Mason ha la sua reputazione discutibile e lei non vuole che Damon
pensi cose che non esistono.
-Oh, attenta ha il brutto vizio di
provarci con le belle ragazze…soprattutto se sono degli altri-
La butta lì in modo totalmente
casuale, fin quando Elena non alza lentamente gli occhi su di lui. Non c’era
nessun riferimento, ma la sua testolina non può fare a meno di domandarsi se in
quel “se sono degli altri” lui non si
stesse riferendo a lei, che l’abbia appena definita la sua ragazza e la cosa le
fa salire la temperatura tutta insieme. Non crede che lui se ne sia reso molto
conto, è un uomo, ma il suo cuore ha iniziato una corsa folle che le ha chiuso
lo stomaco per l’agitazione.
-Non ti preoccupare so badare a me
stessa-
-Sì ma se ti da noia….sappi che non
sarai tu a finire nel lago-
-Damon-
Lo ammonisce teneramente, colpita
dalla leggera punta di gelosia nelle sue parole. Poi Damon si alza e gira intorno
al tavolo raggiungendola e sedendosi cavalcioni davanti a lei.
-Allora ragazzina, che mi dici di
questa serata in riva al lago umido e freddo di Mystic Falls?-
Gli occhi scuri si accendono di
eccitazione ora che sente l’odore di Damon stordirla leggermente e la sua mano
ruvida scostarle una ciocca dal volto, indugiando sulla sua pelle improvvisamente
calda sotto al suo tocco; Elena boccheggia appena ora che l’attenzione si
sposta lentamente dalle pozze cerulee alle labbra di lui, rese più scure dal
vino e si chiede che sapore abbiano adesso.
-Mi domandavo quanto tempo ci avresti
messo per venire qui da me-
Torna di nuovo su di lui, immergendo
i propri occhi nel mare artico che si illumina e vibra al contatto con l’oscurità
di Elena. E per quanto voglia fare lo spaccone o il ragazzaccio, Damon quando è
con lei si sente un bambino insicuro, perso nel buio in cerca di quel bagliore
capace di guidarlo attraverso le tenebre.
Osserva Elena in tutta la sua
bellezza, dagli occhi grandi e profondi, al suo naso all’insù, alle labbra piene
su cui c’è rimasta traccia del rossetto consumato, al collo fine e si domanda
come possa un volto di bambina fargli così tanta paura ora che si trova a un
respiro da lei, dalle sue labbra invitanti.
Sorride incontrollato, di quei
sorrisi timidi e impacciati che gli illuminano tutto il volto, di quelli che
fanno sbucare entrambe le fossette nelle guance velando gli occhi di un incerto
imbarazzo e quando rialza lo sguardo su di lei la trova ad attenderlo.
Così senza pensarci due volte si allunga,
affogando sulle labbra di fragola e rubandole il respiro perdendosi per un
tempo indefinito in un bacio desideroso e atteso, carico di tutto quello che
ancora non sono pronti a dirsi, ma che rimane sospeso sui loro cuori, nel
silenzio dei loro sospiri che, per ora, bastano a colmare lo spazio tra loro.
Peccato che lo squillo del cellulare
di Damon interrompa la magia.
-Fratellino dammi un buon motivo per
non ucciderti-
-Damon
Lily non sta bene-
La voce leggermente allarmata lo
colpisce facendogli velare lo sguardo di preoccupazione tanto che la stessa
Elena si riprende dal torpore di eccitazione in cui stava scivolando, in attesa
di capire cosa stia succedendo.
Ciao a tutte!!!
Perdonatemi vi prego per il mostruoso
ritardo, ho davvero avuto problemi su come gestire questo capitolo….sono
terribile lo so e ormai anche poco credibile, lo avete capito che sono un po’
schiava della mia stessa ispirazione!!!!
Spero che comunque questo non vi
fermi dal leggerlo e farmi sapere cosa pensate di questo primo appuntamento tra
Damon ed Elena,di Klaus e Caroline e
della bravata notturna di Stefan che evidentemente quando beve è un po’ come lo
Stefan che beve sangue e squarta la gente….insomma fa disastri!!!!
Si susseguono una serie di flash
confusi nella testa di Damon, come dopo una brutta sbronza in cui ci si ricorda
vaghi frammenti della sera precedente.Attimi frenetici nella corsa sulla strada verso l’ospedale, scanditi dal
suono della velocità e forse dal proprio battito cardiaco accelerato; il passo irruento
nel caos del pronto soccorso cercando di capire dove andare, cosa fare, con chi
parlare.
Tutte quelle voci in sottofondo,
pianti di bambini, persone che si lamentano, telefoni che squillano e lui che
cerca un appiglio mentre gli gira la testa ora che le parole “Lily ha avuto un incidente” continuano a
ronzargli quasi incomprensibili. Finalmente il tocco leggero della sua
silenziosa e turbata compagna lo riporta un attimo alla realtà e si getta verso
l’accettazione, impaziente di sapere dove si trovi sua figlia. Dopo una leggera
insistenza riescono a farsi accompagnare dall’infermiera indispettita attraverso
il reparto, lungo il corridoio, fino all’ascensore che li condurrà al quarto
pianto a pediatria.
Lì dovrà discutere con un’altra
infermiera con degli animali disegnati sul camice, fin quando alla domanda “siete i genitori?” e il sì frenetico di
Damon, non vengono scortati alla stanza 4 dove trovano Stefan e Caroline con la
piccola.
Ed è solo quando gli occhi azzurri
vispi e arrossati per un evidente pianto trovano quelli identici del padre, che
il sorriso imbronciato si allarga in un nuovo pianto disperato appena lui si
avvicina.
-Ehi amore, sono qui-
-Lei è il padre?-
-Sì…-
Damon risponde confuso alla
dottoressa che non aveva notato subito, troppo concentrato a prendere in
braccio sua figlia.
-Cosa è successo?-
Ora lo sguardo azzurro vaga allarmato
in cerca di risposte da Stefan alla dottoressa. E Caroline si fa più in
disparte mentre lascia che gli spieghino come la piccola abbia battuto il mento
scivolando nel tentativo di tirarsi su da sola aggrappandosi al tavolino da
caffè del loro soggiorno. Lui osserva con attenzione il mento su cui è stato
applicato un grosso cerotto bianco, la voce della dottoressa che lo rassicura
sulla entità lieve della sbucciatura, del periodo di guarigione, dando loro
istruzioni su come pulirle la ferita e assicurarsi il più possibile che non si
gratti.
Elena e Caroline sono in corridoio,
davanti la stanza, poggiate alla parete in attesa che i due Salvatore si
ricordino di loro. La bionda continua a torturarsi una ciocca di capelli mentre
osserva la silenziosa ragazzina al suo fianco, intenta a studiare le proprie
scarpe evidentemente.La mora potrebbe
giurare di sentire gli occhi azzurri dell’amica tentare di farle un buco nel
cervello fino a scavarle dentro e scoprire cosa stia pensando; la realtà è che
Elena non sta molto pensando. Sta solo lottando contro quel contrasto folle di
emozioni che le si agitano nello stomaco, bloccandole la digestione e
logorandole la pelle.
Può ancora sentire il vento freddo
sferzarle il volto, l’adrenalina accelerare il battito cardiaco fino ad
esplodere in un sussulto quando hanno letteralmente inchiodato davanti all’ospedale;
la corsa dentro il pronto soccorso, il senso angosciante di smarrimento sul
volto di Damon che faceva da contraltare alla sua di angoscia, ma di altra
natura rispetto alla preoccupazione del ragazzo. Elena la potrebbe definire
inadeguatezza, un disagio sinistro e un po’egoistico dettato dal sentirsi
all’improvviso piccola e pressoché invisibile; non le importa che l’appuntamento
sia stato interrotto ci mancherebbe, anche lei era preoccupata per la piccola,
ma è come se l’apprensione di Damon avesse fatto venire a galla quelle sue
oscure paure serpeggianti sotto pelle, tenute ben sotto controllo, che se ne
stavano trepidanti in attesa di emergere.
Paura che il mondo possa aver
ragione.
Perché lei si è sentita terribilmente
fuori posto nella loro corsa in ospedale, su per le scale, nel suono ovattato
della voce agitata di Damon, in quella domanda dell’infermiera “siete voi i genitori?” cui ha seguito un
sì distratto di lui che l’ha
disorientata, fino a farle salire la nausea.
Non perché lei non la senta un po’
sua, quella bambina.
Ma perché semplicemente non lo
è,non è lei la madre, non è lei che
avrebbe dovuto stare lì.
Ed Elena di colpo, come uno schiaffo
arrivato dritto da suo padre con quel suo sguardo severo mentre la osservava
uscire proprio quella sera con Damon, andando contro la sua volontà, quasi
sfidando la sua cocciutaggine, ha sentito quanto ora tutto questo sembri così
sbagliato. Perché lei non è nessuno, non può competere – non che lo voglia- con
Lily o tanto meno con Rose, colei di cui non si parla mai, ma non sa se si
sente in grado, capace, di poter assumere quel ruolo, provarea raccoglierne l’eredità. E non perché lui
l’abbia chiusa fuori o si sia dimenticato di lei, ma perché non è quello il
posto che deve occupare Elena, o forse che dovrebbe ma non sa esserne capace,
ancora non sa desiderarlo.
Almeno, non adesso.
Perché non lo ha sentito il senso di
nausea, l’ansia ad attanagliare la gola o il terrore mandarla nel panico; non
lo ha sentito come l’ha sentito Damon e intuisce, sa, che questa mancanza prima
o poi andrà a pesare sul piccolo bocciolo in fiore che è ora il loro amore.
Damon, con in braccio Lily, e Stefan
escono dalla stanza consegnando il foglio di dimissioni e lei e Caroline li
seguono in religioso silenzio lungo il corridoio fin quando Stefan non si volta
per spiegare a Care cosa ha detto il dottore e la bionda lo tranquillizza
materna; lei non sembra scossa, almeno non nel modo in cui lo è Elena. Ha più
la faccia da “l’avevo detto che io non
sono portata per fare la baby sitter, che non ti venga in mente di incolparmi”.
E mentre gli animi si distendono, l’adrenalina scende e la stanchezza tende
i volti, Elena se ne resta in disparte come un’ombra.
Viene bruscamente riportata coi piedi
per terra dagli stessi occhi chiari che hanno generato un tale tumulto
silenzioso in lei, quando d’improvviso richiama la sua attenzione allungando il
braccio libero e afferrandole la mano. Elena alza gli occhi vuoti sul mare
azzurro che la cerca bisogno, mettendo a tacere, per ora, i suoi fantasmi.
Perché è questo il punto di
congiunzione, ciò che li ha fatti avvicinare fin dal principio; quel bisogno
espresso da un richiamo senza voce a cui Damon può dar sollievo solo in lei. Le
dita si incrociano, unendosi più salde ora che lei lo affianca timida, mentre
la piccola Lily ha già il capo abbandonato sulla spalla paterna, stremata dai
pianti e dalla botta.
Stefan prende la moto di Damon che
invece prende la macchina per portare a casa Lily ed Elena, sentendo le
lamentele di Caroline perché l’amico le ha dato della fifona senza palle che ha
paura di una moto e un po’ di vento nei capelli. Lei di contro lo ha minacciato
col casco che le ha dato Elena e sono saliti sulla moto partendo verso casa Forbes.
***
Il viaggio in auto è stato
tranquillo, silenzioso, ma lui non ha smesso per un istante di tenerle la mano,
non sa se perché abbia intuito i suoi pensierio solo perché ha bisogno di conforto. Infondo siamo tutti un po’ dei
bambini che quando si sbucciano le ginocchia hanno bisogno della mamma che ci
consoli, anche da adulti dopo uno spavento, un momento di tensione, abbiamo
bisogno di quel volto, di quella voce in cui trovare riposo.
E la mano di Elena avvinghiata alla
sua rappresenta questo.
Non hanno detto niente nemmeno mentre
lo aiutava a cambiare la piccola, provando a non svegliarla, mentre la metteva
nel lettino lasciando accesa la luce del comodino o quando lo ha fatto sedere sul
divano stappando due birre prese dal frigo e porgendogli un pezzo della torta
che probabilmente aveva portato Caroline per cena. Lei ha aspettato che fosse
lui a parlare, a confidarle la sua stanchezza mentre la tirava tra le sue
braccia, obbligandola a togliersi le scarpe e sdraiarsi entrambi, rimanendo
stretti con le labbra di lui che si perdono tra i capelli soffici di lei.
Ed è li, col naso immerso nell’odore
di vaniglia, le mani a scorrere leggere sulle braccia avvolte ancora nel
giacchetto di pelle, le loro gambe intrecciate, che Damon ha sussurrato un
timido grazie carico di significato.
Ed Elena ha alzato la testa dal petto sul quale si stava lasciando andare,
distendendo i muscoli, cullata dal respiro di lui ormai regolare, trovando due
limpide pozze in attesa di lei.
-Vorrà dire che mi devi un altro
primo appuntamento Salvatore….-
Lui sorride complice, ritrovando la
tranquillità iniziale.
-Oh ma ne stavo progettando un
secondo, un terzo…e anche il modo per sabotarli tutti-
-Molto divertente-
-Beh se poi finiscono con te tra le
mie braccia…direi che ho raggiunto l’obiettivo-
Elena finalmente libera un sorriso
che scalda il cuore di Damon.
-Questo era quello di cui avevo
bisogno-
E sono poche parole, ma bastano a
rubarle il respiro e cancellare le paure; così dopo qualche istante in cui si è
persa totalmente nel cielo azzurro di lui, si allunga per baciarlo leggera finché,
forse l’adrenalina, forse Damon che riesce ad alzare la temperatura solo respirando,
forse il caldo improvviso, la testa
quasi le gira ora che lui approfondisce il loro bacio facendole schiudere la
bocca ed esplorandola con la lingua. Ed Elena si alza appena per raggiungerlo
meglio ed affondare una mano tra i suoi capelli tirandolo contro di sé,
permettendogli di far insinuare le mani di lui sotto al giubbotto di pelle e
sfiorare la stoffa leggera dell’abito. E la pelle inizia a scottare in ogni
singolo punto su cui lui respira, tocca, bacia.
Si sono sfiorati tutta la vita, loro
due.
Con gli occhi, le parole, i respiri,
i silenzi, gli sguardi, le risate. Senza saperlo, essendo sconosciuti, poi
amici, poi qualcosa in più. Avvinandosi, ma mai quanto bastava per toccarsi,
raggiungersi, tanto che Elena era così piena emozioni e sensazioni in potenza,
di quel che avrebbe potuto essere che quasi temeva di rimanere delusa. E invece
lui le toglie l’ossigeno fino a farle girare la testa e sentirsi mancare più
che la bacia, la stringe, la tocca, percorre in una danza sapiente e timida le
sue curve in una ricerca un po’ impacciata dell’orlo del suo vestito aiutato da
lei che si tira sempre più su bisognosa di sentire i polpastrelli di Damon
sulla pelle bollente.
Ed è quando i loro polmoni supplicano
aria e la mano di lui arriva all’orlo, sfiorando la pelle della coscia di lei,
che si stacca da Elena posando la fronte sulla sua.
Raccoglie quel poco di lucidità che
gli resta sforzando le parole ad uscire dalla bocca.
-Elena…quando Stefan tornerà….ti
dovrò riportare a casa…-
Lei ci mette qualche secondo a
ricostruire il senso della frase, nel tentativo di far ripartire il proprio
cervello annebbiato da lui. Lo capisce quello che vuol dire, proprio perché
anche per lui c’è quel di più in gioco che gli fa tremare la voce, chiudere la
gola, che sa che devono fermarsi ora e concludere la serata sospesi nei loro
respiri.
****
Quando la moto si ferma davanti al
vialetto di Casa Forbes, l’aria tranquilla del
quartiere si ricolma del rombo del motore. Stefan mette la moto sul cavalletto
non appena la sua coraggiosa passeggera è scesa e la osserva togliersi il
casco, già preoccupata che i suoi soffici boccoli si siano spettinati, come se
dovesse andare da qualche parte a quell’ora della sera.
Resta in silenzio, posando le mani
sul casco davanti a lui, in attesa che lei dica o faccia qualcosa a parte
fargli pesare la corsa in moto blaterando cose sul conto da pagare dal
parrucchiere.
La vede tentennare incerta su come
dire quello che si tiene dentro da quando sono stati interrotti prima dalla
caduta della piccola Lily, perché se c’è una cosa che Stefan sa per certo è che
Caroline Forbes ha sicuramente qualcosa da dire sulla
faccenda Rebeka.
-Ok, non c’è nessuno…niente
interruzioni, niente divagazioni…sono pronto-
-Per cosa?-
Gli occhioni azzurri si sgranano
innocenti e velati d’imbarazzo,perché
ha avuto tempo di fagocitare i fatti, farsi turbare da Damon ed Elena,
riflettere sul grande elefante nella stanza chiamato “figlia” e in un certo senso, mentre la osservava farsi piccola nel
corridoio dell’ospedale, ha provato un modo di invidia verso la sua amica che
coraggiosamente si è buttata nel mondo complicato di Damon.
Perché a 19 anni a cosa vuoi pensare
se non al college, a conoscere ragazzi, a capire dove andare nella vita? Certo
non ad un figlio.
Ma Elena è così innamorata di Damon
da provare, nel suo modo goffo, a far parte della sua vita, accogliendo
l’ingombrante bagaglio che si porta dietro.
E un po’ vorrebbe chiederle cosa si
prova.
Così si è detta che non può certamente
giudicare Stefan per aver voluto svagare la mente - e anche qualcos’altro- con
Rebeka Mikaelson.
Prima di tutto conosce, sa, il fascino
che sono capaci di esercitare quei cinque fratelli; secondo lo vede che lui ha
bisogno di una distrazione, di allentare le redini della sua vita anche
buttandosi su una come Rebeka che infondo non è così male come persona.
E molto di più perché deve
ammetterecon una punta di amarezza che
lei è molto più codarda dei suoi amici che non hanno paura di rischiare e
sbagliare, per quando l’abisso sembri profondo e spaventi, loro preferiscono
prendere i venti del destino invece che rimanersene sul porto ad osservare l’acqua
incresparsi.
-Ok…diciamo che…non mi sarei molto aspettata
che tu cedessi proprio con lei…ma posso capirlo-
Un leggero rossore le colora la pelle
nivea suscitando un sorriso carico di stupore sul volto del suo migliore amico.
-Caroline Forbes…-
-Ah, ah, non farmene pentire…potrei
non essere sempre così buona-
-D’accordo-
Lei allunga il casco per
restituirglielo.
-Comunque, ogni tanto Care, va bene
lasciarsi andare…-
Lo sguardo complice le strappa una
piccola smorfia mentre attende che lui metta in moto e parta alla volta di
casa; lo sa di cosa sta parlando e proprio perché lo sa, i suoi occhi si
spostano lentamente dalla strada su cui ha osservato sparire la motocicletta
inghiottita dall’oscurità fino ad incrociare il bivio che conduce verso casa Mikaelson.
Si morde un labbro incerta e poi sfila il cellulare di tasca provando a
chiamare il suo numero.
E’ tardi, lo sa bene, ma un
tentativo, anche solo per sentire quella voce roca sbeffeggiarla un po’, lo
vuole fare.
Magari potrà usare l’incidente della
piccola Lily come scusa per averlo disturbato. Il vento ancora fresco delle
prime sere di giugno si fa improvvisamente carico di speranze e novità per la
loro estate.
****
Durante le prime settimane del campo
estivo Elena e Damon si sono visti pochissimo, un po’ perché lui è stato preso
da tutte le sue indagini segrete su Logan Fell, un po’ perché lei la sera
crolla sempre morta sul letto, sfinita dai ragazzini che la fanno confondere
tutto il santo giorno, inoltre sta diventando sempre più impegnativo schivare le
battute pessime di Mason Loockwood.
E per ora è riuscita ad evitare che
Damon scopra dei comportamenti del suo capo.
Finalmente potrà stare con lui per la
festa del 4 luglio, quando ci sarà la festa in città e tutti i ragazzi saranno
impegnati ad aiutare a montare la fiera estiva, dove lei e Damon porteranno
Lily.
E’ in camera sua adesso Elena,
intenta a scegliere cosa mettersi, quando sente sua madre rientrare in casa;
non passa molto tempo con lei ultimamente e soprattutto non racconta niente
della sua vita amorosa. O meglio sua madre prova a chiedere, ma suo padre finge
che non stia accadendo niente e per adesso va bene così.
Si vedrà anche con Caroline e Bonnie
per passare la serata tutti insieme.
-Tesoro?-
-Sono in camera!!!-
Miranda arriva in camera di sua
figlia, trovandola a truccarsi allo specchio.
-Ehi, sei pronta per la serata?-
-Quasi….tu e papà venite?-
-Sì appena rientra dalle ultime
visite, mangiamo qualcosa qua a casa e poi veniamo-
-D’accordo, allora ci vediamo là-
Miranda prende una maglia abbandonata
sul letto della figlia, che la scruta di sfuggita nel riflesso dello specchio,
e la piega prendendo tempo.
-Come va al campo estivo?-
-Bene…impegnativo-
-E’ una cosa positiva però-
-Sì, suppongo-
-E il resto?-
Elena si volta per dirigersi al porta
gioie e scegliere gli orecchini, guardando distrattamente sua madre.
-Bene-
-Mm…-
-Mamma…che c’è?-
-Volevo sapere di te, mi racconti così
poco-
-Ti racconto poco…di lui, perché so che non condividete-
-Tesoro, possiamo anche non condividere,
ma questo non significa che non mi interessi-
Elena si mette gli orecchini,
tergiversando qualche istante fin quando non alza lo sguardo su sua madre.
-Beh non so che dirti…di quello che
facciamo... -
Si morde un labbro non capendo come
mai parlare di lui la imbarazzi tanto.
-Sei felice?-
-Sì…tanto quanto sono spaventata-
Lo confessa in un soffio e Miranda
allarga lo sguardo attenta; vede chiaramente la preoccupazione sul volto di sua
figlia, tipica di una ragazza innamorata e consapevole delle difficoltà di un
rapporto.
-Lo capisco, ma non mi sembra il tipo
che farebbe mai niente per ferirti-
Elena resta in silenzio abbassando lo
sguardo, in realtà non ne è così sicura, non che lui gliene farebbe intenzionalmente,
ma Damon è imprevedibile e il senso di vulnerabilità che le da stare con lui la
fa sentire così esposta, così priva di protezione che lo sente il rischio di
venire ferita da quegli occhi di ghiaccio. Sa, perché un po’ lo ha provato,
quando doloroso e graffiante possa essere lo sguardo impassibile di lui.
Respira indecisa sul rispondere, ma
il rumore della porta d’ingresso accompagnato dalla voce di suo padre, sposta l’attenzione
di entrambe.
***
Più tardi Elena si trova con le altre
alla festa cittadina che sta iniziando a prendere vita, Damon Lily e Stefan
arriveranno dopo, così che le ragazze possano mangiare qualcosa insieme e
spettegolare. Ha già incrociato Mason due volte e per due volte non si è
risparmiato velati riferimenti ad Elena e al fatto che vorrebbe offrirleda bere.
-Dio non ti molla un secondo! Un vero
cane con l’osso!-
-Te l’ho detto-
-E Damon che dice?-
Le tre sono sedute ad uno dei tavoli
posti vicino alle bancarelle del cibo, ed Elena beve un sorso della sua coca
cola temporeggiando sulla risposta, quando Carolina sbuffa.
-Oh non ci credo, non glielo hai
detto?-
-E che avrei dovuto dire esattamente?
Ehi Damon il mio capo- che per inciso tu
odi- ci prova con me tutti i santi giorni….a quale pro?-
-Elena siamo in una piccola città,
capiterà che lo incontriate insieme o che Mason faccia battute davanti a lui…-
-E quindi?-
-Quindi forse Caroline vuole dirti
che è bene che tu preallerti il tuo ragazzo prima che
finisca male-
-Intanto…non sono proprio sicura che
io e Damon-
-Oh ti prego non ricomincerai con
questa storia-
Caroline ruba una patatina fritta a
Bonnie mentre osserva la brunetta indispettirsi.
-Quale storia….io ancora non lo so se
posso definirmi la sua ragazza, non
abbiamo proprio parlato dei dettagli-
-Queste sono speculazioni certo che
lo sei-
-Concordo con Care-
-E poi lui è un tantino grande per
barrare la casella “vuoi metterti con me?”
come alle elementare-
Bonnie scoppia a ridere, suscitando
il fastidio di Elena.
-Terzo, certo che state insieme, non
c’è nemmeno bisogno di dirlo…vi ronzate intorno da anni santo cielo e avete
avuto più appuntamenti, è ufficiale ormai-
-Io e Kol non ci siamo detti niente, poi
una volta mi ha chiamata la sua ragazza
davanti ad un suo amico e lì ho capito che per lui era ufficiale-
-La solita classe dei Mikaelson-
Bonnie fulmina Caroline.
-Vogliamo parlare di Klaus?-
-No, stavamo parlando di Elena!!-
Il volto diafano di Caroline
raggiunge 20 tonalità di rosso, suscitando la reazione ilare delle amiche.
-In ogni caso Elena, se capiterà l’occasione
non mentire a Damon riguardo le avance di Mason-
La mora sospira sconsolata, spera
davvero che non debba farlo quella sera.
Damon e Stefan, poco più tardi,
passeggiano tra la folla cittadina insieme a Lily che si guarda intorno coi
suoi occhioni azzurri curiosi, entrambi intenti a cercare qualcuno in
particolare.
-Allora…..hai qualche appuntamento misterioso
stasera fratellino? Posso non aspettarti alzato?-
Stefan tira una smorfia ignorando suo
fratello.
-Tu piuttosto dove hai lasciato
Elena?-
-La stiamo raggiungendo….puoi anche
dirmi che il dopo serata lo dedichi a Barbie-Klaus mica mi offendo-
-Non so cosa farò più tardi Dam, ora
sto cercando Matt e gli altri…sai gli amici con cui passare questi momenti-
-Non fare il tipo ombroso Stefan non
ti si addice con quel ciuffo…-
-Ah-ah…oh ecco Caroline e gli altri….se
vuoi scusarmi li raggiungo-
Damon sposta lo sguardo verso la
direzione che sta prendendo Stefan dove scorge il gruppo suo e di Elena intenti
a ridere. E si perde qualche istante su quel sorriso allegro che le illumina il
volto.
La vede tirare una leggera spinta a Kol
che di sicuro avrà detto qualcosa di stupido, e poi si sposta una ciocca di
capelli.
Dio, potrebbe passare il resto della
sua vita a guardala.
E il pensiero lo culla e lo spaventa
al tempo stesso, perché Elena è giovane e ancora curiosa di scoprire il mondo,
mentre lui vede solo lei nel suo futuro. Poi la ragazza volta lo sguardo nella
sua direzione quando Stefan li raggiunge e finalmente trova il suo sguardo,
soffiando via per qualche istante le sue inquietudini. E gli scappa un piccolo
sorriso come lei subito cambia espressione e con fare emozionato saluta i suoi
amici prendendo la strada per raggiungerlo.
-Ehi-
Come si ferma davanti a lui, una
terza voce si inserisce; e lui già presente l’enorme fastidio.
Mason Loockwood.
-Elena, Damon-
-Mason-
La ragazza si mette al fianco di
Damon, ravviandosi i capelli imbarazzata.
-Anche tu da queste parti-
-Sì, sai sono stati i miei ragazzi ad
aiutare-
-Ma che bravi-
-Beh, grazie anche all’aiuto di Elena…ancora
non ti ho ringraziata per l’ottimo lavoro svolto-
Sposta i suoi occhi furbi sulla
moretta in estremo disagio, accidenti a Caroline e a tutte le paranoie che le
ha messo addosso.
-Non devi, è lavoro-
-Oh, non è da tutti metterci tutta
questa passione….ricordami che ti devo offrire da bere-
-Elena ha 19 anni, non credo che tu
voglia farti arrestare per averle comprato dell’alcool-
Mason sposta lo sguardo di sfida su
Damon, mentre quest’ultimo avverte gli occhi scuri di lei sgranarsi con un velo
di offesa; ci penserà più tardi a scusarsi, ora vuole solo liberarsi di Mason
che è fin troppo invadente e insistente.
-Credo che questo lo faremo decidere
a lei…vero Elena?-
Di nuovo trova gli occhi della
ragazza, che imbarazzata apre la bocca per parlare, ma – di nuovo- Damon lo fa
per lei.
-Non dovresti andare a controllare….le
tue cose da bravo supervisore?-
Mason esita un istante, poi decide di
allontanarsi, non senza aver lanciato un’ultima occhiata inequivocabile ad entrambi.
Elena si volta verso Damon intento a
sistemare Lily, incrociando le braccia sotto al senso.
-Cosa mi rappresenta?-
-Di che parli?-
-Del tuo atteggiamento da padre
iperprotettivo….lei non può bere???-
-Elena non fare così, serviva solo
per mandarlo via…-
-Io non faccio così…ma so difendermi
da sola-
-Oh non ne dubito…se vuoi per
scusarmi ti compro lo zucchero filato-
Lei lo guarda in cagnesco per qualche
istante, poi decide di godersi la serata e ingoia quel nodo fastidioso che le
si è formato dentro, provando a fare la superiore.
-Solo se è rosa però-
Lui sorride e poi le fa cenno di
seguirlo, iniziando a spingere il passeggino.
Il resto della serata scorre veloce,
mentre il momento dei fuochi d’artificio si avvicina e Caroline e gli altri si
sono un po’ divisi a giro per la fiera cittadina. D’un tratto, mentre è intenta
ad osservare alcuni braccialetti in pietra azzurra fatti dalla nonna di Bonnie,
rabbrividisce quando un respiro caldo le sfiora il collo.
-Quello risalterebbe molto i tuoi
occhi-
La ragazza sente le proprie gote colorarsi e posa
il braccialetto tentando di recuperare la sua proverbiale parlantina,
sottrattale come sempre dalla magia oscura di Klaus.
-Sicuramente-
Si volta leggermente trovandolo ad un
soffio da lei.
-Ti sei unito un po’ tardi alla festa…-
-Non sono amante delle folle….ma so
che si possono fare anche incontri piacevoli-
Lei sbatte gli occhi civettuola e lo
supera come per invitarlo a seguirla.
-Rischiavi di perderti i fuochi…-
-Adesso sono qui…ti va di condurmi e
mostrarmi le meraviglie di questa serata?-
Caroline sembra prendere tempo per
tenerlo sulle spine fin quando non si lascia andare a un sincero sorriso e
afferra il braccio che lui le sta offrendo, iniziando insieme a camminare tra
le bancarelle, parlando di tutto.
E sì, qualche sguardo curioso lo
stanno attirando, ma chissà perché, stavolta non le interessa.
***
Quando finalmente si avvicina il
momento dei fuochi, le persone si radunano al centro della piazza dove sarà
acceso il grande falò e da cui potranno tutti assistere allo spettacolo
pirotecnico.
Lily dorme beatamente ed Elena ha
finito il suo zucchero filato rosa, e Damon spera che i botti non sveglino la
bambina.
-Vado a prendere da bere, tu vuoi
qualcosa?-
-Se te la vendono….una birra-
-Cretino-
Lei gli tira una piccola spinta e poi
si allontana verso la bancarella delle bevande, mentre incrocia Stefan che
raggiunge Damon.
-Ehi, si è addormentata-
-Sì è crollata da un po’-
-Ho sentito zio Ric, mi ha detto che
partono domani da Roma-
-Ottimo, la luna di miele più lunga
della storia-
-Gli serviva-
-Papà invece dorme come un picchio…l’ho
sentito alle 10 e stava andando a letto-
-Ok-
-Quindi evita di fare troppo rumore
stanotte, sai che alle cinque si sveglia e gironzola tipo spettro per casa-
-E’ inutile che tenti, non farò nulla
di strano-
-Certo, quindi la biondina
sovraeccitata che sta parlando con Bonnie e Vicky
laggiù non aspetta te…-
Stefan segue lo sguardo azzurro in direzione
del gruppetto di ragazze, incrociando per un istante lo sguardo verde di
Rebeka.
-Davvero divertente….e tu dove hai
lasciato la tua ragazza?-
Damon lo guarda come se avesse detto
una parolaccia, crucciando lo sguardo.
-Che c’è….mica ti spaventa l’idea che
sia la tua ragazza…perché è quello che è, no?-
-Non mi piace fare speculazioni sul
tema-
Stefan scuote la testa disapprovando
suo fratello, poi gli occhi azzurrissimi vagano nella folla in direzione di lei
e la, trova, di nuovo, presidiata da Mason Loockwood.
-Oh, però devo dargli atto di essere
perseverante-
Stefan cruccia la fronte non capendo
di cosa parli, poi Damon si volta verso di lui.
-Resta un attimo con Lily-
Lo osserva andare in direzione di
Elena e Mason.
-Oh-oh-
Bonnie sbuca al fianco di Stefan.
-Ehi…di cosa parlate tutti, si può
sapere?-
-Di Elena, Damon ….e Mason-
-Io non vorrei dover dire che…l’avevo
detto-
Anche Caroline, accompagnata da
Klaus, li ha raggiunti.
-Cosa c’entra Elena con Mason?-
-Dai ragazzi, lui ci prova con lei un
giorno sì e un giorno …sì!-
-E quindi?-
-E quindi Damon lo ha capito-
-E non finirà bene…-
I tre si voltano verso Klaus che,
dopo un’occhiata eloquente, si avvia in direzione di Damon.
-Allora lo compri l’alcool…-
Elena sobbalza colta alla sprovvista
dal suo stalker figo; perché per quanto Mason la
irriti non può certo negare che abbia un certo fascino. Paga da bere e afferra
il resto mettendolo in tasca.
-Non è per me-
-Oh certo…ti fai sempre trattare come
una ragazzina?-
-Era una battuta Mason-
-Lo so…solo che, dai non è stato
molto cavalleresco…dovresti pretendere più rispetto dai tuoi amici Elena-
Elena afferra la birra e la
bottiglietta d’acqua, poi si volta perplessa verso Mason. Cavolo, la gente non
ha capito che lei e Damon stanno insieme? La cosa le da alquanto fastidio, perché
sì Elena come tutte le ragazze vuole sentire di appartenere alla persona che
ama.
Wow, sta decisamente correndo troppo.
-Scusa, ora devo andare-
-Allora….quando mi concederai una
uscita come si deve?-
Lei arrossisce appena, aprendo la
bocca per rispondere. Ma, con un tempismo a dir poco scientifico, eccolo che
appare.
-Tu non ti arrendi mai vero?-
Entrambi volgono lo sguardo al
ragazzo arrivato in quel momento, che non ha nessuna intenzione di mascherare
il proprio fastidio.
-E tu non smetti mai di impicciarti-
Damon sfila la birra dalla mano di
Elena sussurrandole un grazie, di contro riceve un’occhiata irritata dalla
ragazza che non si sente per niente a suo agio in quella situazione.
-Beh, sai com’è sono una persona
molto curiosa e mi piace conoscere le intenzioni altrui, soprattutto capire
cosa ti spinga a ronzarle sempre intorno-
-Di un po’, qual è il tuo problema
Salvatore?-
Ora lo sguardo di Damon si accende in
modo che Elena non ha mai visto, e non è solo pura provocazione maschile e
bisogno di marcare il territorio, ma è rabbia.
-E il tuo invece?-
-Damon….andiamo…-
Lei tenta di chiamarlo, ma la
comunicazione e il buon senso ormai sono perduti nelle profondità del suo ego.
-Credo che Elena sia perfettamente in
grado di parlare con me senza un supervisore-
-Credo che tu debba lasciarla perdere….Elena-
Anche lo sguardo di Mason si fa più
intenso, e la ragazza non sa come gestire questa ridicola situazione.
-E per quale motivo? Non è mica tua
proprietà-
Gli occhi di Damon si fanno a
fessura, pronto a scattare come un felino rabbioso.
-Non sono affari tuoi Mason-
-Perché non lo lasciamo decidere a
lei?-
-Smettetela! Damon….stavamo solo
parlando-
-Infatti Damon…stavo solo concordando
con Elena quando portarla a cena fuori-
Eccoci. Parte il primo fuoco d’artificio
e il rombo dei botti copre le grida di lei che tenta di fermare Damon dal
picchiare Mason, ma per fortuna Klaus lo tira via in tempo, mettendosi in
mezzo.
-Calmati!!Fermi!-
-Vedi di starle lontano….!-
-Chi sei, suo padre? Hai perso la
testa Salvatore!!!-
-Presto la perderai tu se ti vedo
ancora intorno a lei-
-Direi che non ti riguarda quello che
faccio con lei-
-Invece direi che mi riguarda eccome
quello che fai con la mia ragazza, quindi stalle alla larga-
Il tono crudo passa in secondo piano
lasciando il posto ad uno strano silenzio riempito da quelle tre parole “la mia ragazza” che risuonano nell’aria
estiva, lasciando basiti i presenti. Anche lo stesso Mason, che non si fa molti
problemi con le fidanzate altrui, rimane stupito da Damon, vuoi per la severità
del suo sguardo o l’intensità della foga con cui lo ha rimarcato o perché è qualcosa
di totalmente inaspettato e sente quasi di dover fare un passo indietro per
evitare che tutta quella tensione lo schiacci. Così, dopo aver distolto lo
sguardo portandolo su Elena, li liquida ricordando alla ragazza che si vedranno
a lavoro.
Quanto Mason si è allontanato, è
Klaus, egualmente sorpreso,a fare un
passo indietro per controllare se il suo amico si sia calmato; non può dire che
sia sereno e disteso, ma sicuramente non picchierà nessuno, così intuendo di
dover dare spazio ai due, fa un cenno ad Elena e raggiunge gli altri in trepida
attesa di sapere cosa è accaduto.
Elena invece è rimasta imbambolata,
con la sua bottiglietta d’acqua mai stappata stretta tra le mani, un brivido di
freddo a correrle lungo la colonna vertebrale e un subbuglio di emozioni
contrastanti ad accartocciarle lo stomaco. Perché certo che le ha fatto effetto
sentirgli dire ad alta voce, davanti al mondo, che lei è la sua ragazza, certo
che ha sentito il cuore correrle a colorarle le guance e una strana sensazione
di leggerezza riempirle i polmoni, ma al tempo stesso, osservando la schiena
forte del suo ragazzo – ora può
dirlo- percepisce una estraneità di fondo con lui, lo vede che Damon sta
alzando le barriere che così bruscamente, sotto attacco, ha dovuto abbassare. E
le rialza più solide e più forti, chiudendola fuori ancora.
Lo sa che adesso come farà un passo
verso di lui desiderosa di abbracciarlo, di fargli sentire quanto desideri e
abbia bisogno di sentirsi sua, lui la respingerà; lo sente lo stomaco in fiamme
per l’ansia corrosiva di un suo rifiuto, di un suo brusco distacco che la
ferirebbe.
E’ la sua voce bassa a distoglierla
dai suoi labirinti introspettivi, riportandola alla realtà.
-Devo portare Lily a casa…-
-Oh…oh, ce-certo….-
Ingoia la fiele amara della
delusione. Cosa diceva sulla sua imprevedibilità? Che sarebbe stata quella a
ferirla, e difatti è accaduto. Lui è riuscito a farle vibrare le corde del
cuore tanto da commuoverla e lacerarla al contempo.
Continua a darle le spalle, senza
fare nulla e lei vorrebbe solo piangere e picchiarlo, Dio quanto gli fa rabbia
quando fa così e quanto le da fastidio di se stessa di non riuscire a
ribellarsi e arrabbiarsi con lui.
-Ti chiamo domani, buonanotte-
Se ne va, si allontana diretto verso
gli altri senza voltarsi un solo istante. Ora Damon si è scoperto, troppo e ha
messo un punto, un paletto grosso come un lampione a delineare, definire il
loro rapporto.
Forzato dalla situazione si è esposto
su qualcosa di cui forse, pensa Elena, non era sicuro, e improvvisamente una
profonda tristezza si fa largo al centro del suo cuore.
Ciao !!!
Ormai lo sapete che sono lenta come
la morte a scrivere, perdonatemi se potete!
E spero che qualcuno abbia ancora
voglia di leggere questa storia….scusate se faccio capitoli lunghi e rari, so
che appesantisco la lettura e me ne dispiaccio…ho provato a pensare di
dividerlo ma non sapevo come …in ogni caso spero mi possiate lasciare qualche
commento se vi va!
Siamo alla festa del 4 luglio, Damon
ed Elena hanno avuto i loro appuntamenti e il loro rapporto sta prendendo una
direzione ma si sa, le cose si agitano sempre. E stavolta ci pensa Mason a
spingere la situazione al punto che Damon sbotta e si trova a prendere –
finalmente- posizione sul suo rapporto con Elena….e alla fine la chiude fuori.
Non so se è stato un passaggio
chiaro, ma Damon avrebbe voluto poterlo dire a lei, guardandola negli occhi,
trattando la cosa con delicatezza ed in privato, perché sa la portata di un’affermazione
simile, ma le cose sono andate diversamente….vedremo come affronteranno insieme
la cosa!
Lo sguardo
di Elena è perso nel vuoto mentre la voce di sua madre continua a risuonare in
sottofondo come un fastidioso ronzio.
Non la sta
assolutamente ascoltando mentre le elenca per la centesima volta la lista del
cibo nel congelatore, i numeri utili, il programma della lavatrice, come far
ripartire la caldaia se va in blocco e un mucchio di altre informazioni di cui
non se ne farà assolutamente niente in quelle quattro settimane di solitudine in
cui i suoi genitori e un arrabbiato Jeremy trascorreranno come di consueto in
Irlanda.
Quest’anno
hanno posticipato a luglio la partenza per via del dopo scuola punitivo e di
recupero cui è stato obbligato Jer dal Preside per
salvarlo da una quasi sicura bocciatura e come ulteriore punizione non potrà
restare sotto la custodia della sorella maggiore, ma partirà con i loro
genitori.
Grayson
carica l’ultima valigia e guarda suo figlio, musica alle orecchie e sguardo contrito
poggiato contro l’auto in attesa che sua madre e sua sorella concludano i
saluti; vorrebbe dirgli qualcosa per provare ad abbattere il muro di silenzio
che si è innalzato tra di loro nell’ultimo anno al punto che non fanno
praticamente che litigare, hanno anche abbandonato il lavoro sulla vecchia auto
di suo padre per poi passarla a suo figlio per i suoi 18 anni tanto che non si
parlano.
Sono una
famiglia di testardi, nel bene e nel male, in misure, modi e su questioni
diverse, ma quando un Gilbert si argina nella propria posizione è dura che
possa mollarla. E in questo momento i maschi di casa hanno avviato una Guerra
Fredda dura da fermare; lo sguardo scuro di Grayson dopo un attimo di tenerezza
verso il 16 enne torna torvo e risoluto mentre lo invita ad aiutarlo a caricare
l’auto, ricevendo un grugnito infastidito in tutta risposta.
-Wow…ti
attende un viaggio niente male mamma-
Miranda
sospira mentre osserva i propri ragazzi, perché suo marito adesso sta facendo
il ragazzino come suo figlio e lei spera davvero che quella vacanza possa
aiutarli a trovare di nuovo un punto di comunicazione.
-Non ne
parliamo…-
-Inutile
che ti chieda se sei davvero convinta di portarlo con voi e non lasciarlo qui
con me-
-Inutile
che ti dica che non sono persuasa nemmeno all’idea di lasciare te da sola-
Elena rotea
gli occhi sbuffando.
-Mamma non
sarò sola…Caroline ha già deciso che si stabilirà qui fissa per innumerevoli
pigiama party, Bonnie ha una lunga di lista di film arretrati da vedere e…-
-…E sono
sicura che il tuo ragazzo veglierà su di te-
Le iridi
scure trovano imbarazzate quelle materne che la guardano tra il severo e il
divertito.
-Sono tua
madre Elena, non una suora….-
-Oh guarda
papà ti chiama-
-Tesoro….per
me va bene che Damon resti da te qualche volta, ma ti prego fai attenzione-
-Mamma-
-Ok?-
Elena esita
un istante e poi sospira annuendo appena; dopo la scenata della sera precedente
pensare che Damon possa aver voglia di passare qualche sera da lei le sembra
alquanto improbabile e poi ha una figlia, non dormirebbe mai lontano da lei per
andare a trovare la sua ragazza che abita in fondo alla strada, la stessa a cui
dovrebbe telefonare ma che ancora, nonostante sia già metà pomeriggio, non ha
chiamato. E a quel pensiero, per qualche istante, il suo sguardo si vela di
tristezza.
-Miranda
andiamo?-
Grayson
arriva alle spalle di sua moglie richiamandola e da un bacio a sua figlia
ricordandole di comportarsi per bene in loro assenza. Inutile dire che la minaccia
“ho detto a Liz
di tenerti d’occhio”, l’ha fatta più ridere che intimorire.
Osserva l’auto
dei suoi genitori partire e quando spariscono oltre la curva torna verso casa
per morire sul divano in attesa di un telefono che non squillerà.
Almeno non
per la chiamata di un certo ragazzo dagli occhi azzurri.
-Ehi Care-
-Sono partiti?-
-Sì-
-Wow…da domani inauguriamo le serate pazze a
casa Gilbert!-
-Mm…grazie
per la tregua di una sera-
-Beh Elena….stasera c’è la serata cinema
all’aperto nell’anfiteatro del Museo cittadino e visto che tu non sei mai da
queste parti d’estate mi sembrava giusto proporti di uscire ed andarci…ci
saranno un po’ tutti…-
-Quindi non
mi stai dando la serata libera-
-A me no che tu non debba intrattenerti col
tuo ragazzo…no certo che no –
-Beh
ecco…veramente…-
Elena,
appollaiata sul divano con la tv accesa sul canale che da le repliche della
terza stagione di GilmoreGirls, esita
un istante a rispondere. Non ha nessuna serata in programma, ma potrebbe se solo lui chiamasse, ma lui non chiama,
però potrebbe ancora farlo, potrebbe proporle qualcosa.
Se solo
chiamasse.
Alza lo
sguardo verso il televisore, stanno trasmettendo la 3x15, l’episodio in cui Rory non esce perché sta ad aspettare le telefonate di Jess
passando l’intera serata a pulire la tastiera del pc,facendo compiti e mangiando solo perché lui
le aveva detto che l’avrebbe chiamata e non lo ha fatto. La scena in questione,
per l’esattezza, è quella in cui Lorelai la chiama e la sprona ad uscire perché
non può certo essere la “ragazza che sta
a casa arrabbiata perché lui non la chiama e poi appena si presenta lo perdona!”.
-Elena????Sei morta?-
-Come? No…no
è che ancora non so….-
-Stai guardando le Gilmore?
Le sento in sottofondo-
-Sì esatto-
-Pure io…sto aspettando che asciughi lo smalto….ma
non ho capito se ti vedi con Damon o meno….-
-Non lo so
Care-
-Che vuol dire che non lo sai…sono le sei!-
-Beh
ecco..-
-Che sta succedendo? Mi sembri tanto Rory-
-Leva pure
il “sembri”-
-Che ha combinato? Lo devo picchiare?-
-Non vorrei
ti sciupassi lo smalto-
-Dai spara-
-Ma no niente…-
-Elena….devo
ripeterti la battuta di Lorelai? Non starai ad aspettarlo anche perché Damon
non si presenterà d’un tratto alla tua porta con i biglietti per il concerto
di….Ed Sheeran-
-Non erano i Distillers?-
-Pensavo
a qualcuno che potesse piacere a te!-
-Non ce lo vedo proprio che mi compra
dei biglietti per Ed Sheeran-
-Sicuramente
no….magari qualche band di nicchia che piace a lui…-
-Cosa sono
le band di nicchia?-
-Gruppi ricercati….sai la musica che non
ascoltiamo noi povere persone mediocri…-
-Adesso ho
perso il filo del discorso-
-Ignorami, sono cose che dice Klaus….allora
Gilbert alle otto da me e…niente storie-
Quando
chiude si trova a sospirare lasciandosi andare contro al divano e torna con lo
sguardo all’episodio, adesso alla scena in cui Rory va
alla partita di Hockey con Lane come gesto di ribellione da Jess che nel
frattempo è arrivato a casa di Rory e lo accoglie una
sarcastica Lorelai.
E sa che
Lorelai e Caroline hanno ragione, non ha intenzione di stare a casa ad
aspettare lui e i suoi comodi. Non è quello il modo di fare il fidanzato, che
vada al diavolo.
Così scatta
sul posto e corre a farsi una doccia e pensare a cosa mettersi per il cinema
all’aperto.
***
Damon e
Stefan hanno scortato gli sposini di ritorno dalla Luna di miele a casa nuova,
aiutandoli con le valige e ascoltando un po’ dei loro racconti, per poi
salutarli con la promessa di averli a cena la sera dopo quando saranno riposati
e sistemati; in compenso i due fratelli sono stati assoldati per aiutarli col
trascolo e alcuni lavoretti che dovranno fare a casa nuova.
-Stasera
non ci sono a cena-
-Uh,
interessante-
Stefan alza
un sopracciglio infastidito in direzione del fratello mentre scendendo dalla
Camaro e si incamminano sul porfido verso la porta di casa.
-Non
cominciare-
-Rebeka
deve essere molto avvincente quando non parla-
-Quanto sei
idiota, vado al cinema con gli altri-
-Infatti al
cinema non si parla-
Damon se la
ride e apre la porta di casa seguito dal minore.
-Tu
piuttosto, non ti vedi con Elena?-
Già, Elena.
No che non
si è scordato di lei, sì che invece è stato tutto il giorno a fissare il suo
nome sulla rubrica telefonica indeciso se chiamarla o meno, per poi dirle cosa?
Scusa sono
un maledetto orso che dice le cose in un modo orribile?
Ci ha
provato, ma poi tra il lavoro, le sue indagini e Lily ha rimandato quella
chiamata e adesso è un po’ tardi per rimediare.
Liquida suo
fratello, che lo guarda sospetto prima di avviarsi al piano di sopra per farsi
una doccia veloce e scappare al cinema con il gruppo, per poi dirigersi in
cucina da suo padre e la piccola che come sempre gli sorride balbettando parole
che non hanno assolutamente senso.
***
Elena
continua a sgranocchiare annoiata i suoi pop corn attendendo
l’inizio della pubblicità; è seduta sulle sedie pieghevoli dell’anfiteatro
all’aperto facente parte della struttura del Museo di Mystic Falls e ciondola
una gamba accavallata concentrandosi sullo schermo ancora nero, mentre sente i
suoi amici sistemarsi intorno a lei.
Bonnie le
siede accanto e immancabilmente subito vicino a lei c’è Kol, Caroline dovrebbe
sederle dall’altro lato se solo chiudesse la sua telefonata flirt con Klaus che
si è certo ben guardato dall’unirsi al loro gruppo, mentre Matt e Rebeka
litigano come loro solito su qualunque cosa.
Elena ha
sempre pensato che si sarebbero messi insieme loro due, lo pensa da sempre, da
quando alle elementari lui le curò un ginocchio che si era sbucciata cadendo
nel giardino della scuola.
Ma niente,
era arrivato Stefan e lei dal liceo non aveva avuto occhi che per lui e
finalmente era riuscita in qualche modo ad entrare almeno nel suo letto.
Rabbrividisce
appena al pensiero, mentre continua ad osservare la scena quando arriva Stefan
e si fa per sedere con la bionda spumeggiante che lo invita a mettersi vicino a
lei e si chiede, Elena, come abbia pensato di averlo amarlo.
Non perché
non gli abbia voluto bene, tutt’altro, ma quello che provava per lui era ben
lontano dall’innamoramento più profondo, più maturo.
E anche più
doloroso.
La loro
amicizia era diventata qualcosa di più come talvolta può accadere, ma in realtà
nessuno dei due aveva ben chiaro cosa fosse l’amore.
Ed Elena lo
sta ben scoprendo a sue stesse spese visto quanta sofferenza riesce ad arrecarle
il maggiore dei Salvatore.
Perché non
era questione solo di pensarlo di continuo o provare brividi lungo la schiena;
si era semplicemente ritrovata addosso, sotto pelle, nello stomaco, nelle
viscere, lui.
E’ più
difficile avere a che fare con Damon rispetto a Stefan, è una seccatura
talvolta per il suo carattere o perché c’è una bambina di mezzo, ma Elena si
sente così libera di parlare di sé, così bisognosa di un confronto, di
raccontargli cosa le accade, di osservarlo, di respirarlo che alla fine arriva
quasi ad amare anche la fatica che fa nel rapporto con lui.
Anche se
adesso vorrebbe ucciderlo o picchiarlo, Damon continua a crescerle nel cuore.
Sospira
amareggiata da quel senso di nausea e dispiacere che le provoca il pensiero di
essere in un momento tanto bello del rapporto- in cui si definisce, assume una
forma il loro amore –e allo stesso tempo essere già a litigare, o non-litigare.
E’ così persa
nei suoi pensieri che non si accorge del film che sta iniziando, ma non lo
seguirà punto, troppo persa con la mente altrove.
Rebeka si è
fatta molto prendere da quel film horror che sono andati a vedere e ne ha
approfittato per stringersi un po’ di più a Stefan che, di contro, sembra un
po’ a disagio in tutta quella situazione. Non ha intenzione di avere niente di
serio con lei, gli piace, è leggera, divertente, ma non ha voglia di relazioni
adesso.
Solo che la
ragazza sembra un po’ troppo presa e sa bene che è una situazione che potrebbe
finire male.
Ma la sua
mente da ventenne smette di ragionare quando le mani di lei iniziano a
percorrergli l’avambraccio scoperto – è una sera particolarmente calda e lui
sente la temperatura salire di colpo- mentre ogni tanto posa i capelli
profumati sulla spalla del giovane, stuzzicandogli la pelle del collo.
-Rebeka….mi
stai un po’ distraendo-
-Oh scusa-
Lo osserva con
quei suoi occhi verdi da gattina affettuosa e non può che sorridere leggermente
eccitato.
-Vuoi che
smetto?-
Lui tiene
più che può gli occhi fissi sul film senza davvero guardarlo. Prova a fare il
tipo serio, integro, ma le pulsioni maschili che lei è riuscita a
risvegliargli, e talvolta a fargli scoprire del tutto, gli bruciano la pelle.
-No…voglio
andare via-
Lei sorride
trionfante, era quello alla fine il suo scopo.
-Allora
andiamo-
Stefan la
fissa dritta negli occhi limpidi, ora più scuri nel buio dell’anfiteatro e
senza farselo ripetere troppe volte le afferra la mano e bisbiglia qualcosa a
Matt, alzandosi poi e tirandosela dietro.
Care ed
Elena li seguono con lo sguardo scuotendo la testa e gli osservano allontanarsi
furtivi per sparire chissà dove.
-Stef sta diventando come il tuo fidanzato-
Elena volge
lo sguardo confuso verso Caroline.
-Intendo
dire un po’ più libertino e sregolato-
-Ehi, Damon
non è libertino-
-Sai che
intendo-
-No non lo
so-
La brunetta
si imbroncia rannicchiandosi sulla sedia, cavolo già ha le sue turbe non c’è
bisogno che Caroline le aumenti. Così bofonchia in risposta al tentativo della
bionda di chiederle scusa e ritorna a guardare il film.
***
Nel
frattempo Damon ha messo a dormire la piccola e scende in sala da pranzo per
sistemare la cucina, quando trova suo padre intento a leggere in salotto.
-Papà sei
sempre sveglio?-
-Beh si, mi
annoio-
-Dovresti
uscire…perché non raggiungi gli altri al club?-
Damon si
siede davanti a lui e lo osserva; da quando ha perso sua moglie non esce più,
ha smesso di bere finalmente e la nipotina lo ha cambiato, ma ha tagliato fuori
i suoi vecchi amici e pensa solo al lavoro e alle sue letture.
Lo vede che
è molto stanco, ma viaggiare, riprendere in mano certe pratiche, il rapporto
coi clienti lo hanno aiutato un po’ a calmare i tormenti che lo affliggono
talvolta.
Così Damon
pensa che forse parlargli dei suoi sospetti su Fell potrebbe aiutarlo un po’,
non parlano molto loro due, sono molto simili e tutte le difficoltà degli
ultimi anni hanno innalzato un muro che è ancora bello spesso e difficile da
abbattere.
Ma suo
padre lo prende in contro piede.
-Elena dove
è stasera?-
Il ragazzo
lo fissa un po’ spiazzato ed esita a rispondere.
-Oh Damon,
credi davvero che non sappia che state facendo?-
-Beh ecco…-
-Lo sai che
io la adoro…mi piaceva anche quando stava con Stefan anche se io e tua madre
non ci credevamo molto nel loro rapporto-
-Che vuol
dire-
-Sai era
tua madre quella che osservava e commentava…io….beh io non ti prestavo molta
attenzione-
Lo osserva
abbassarsi gli occhiali quasi con imbarazzo, immaginando la sua difficoltà nel
dover ammettere a lui stesso quanto lo abbia ferito e quanto abbia sbagliato
come padre.
Il
confessare, ammettere i propri errori è una umiliazione, una mortificazione che
al tempo stesso aiuta a ripartire.
-Comunque
lei aveva questa sua teoria, che Elena e Stefan avessero un po’…beh, confuso –diciamo-
il loro rapporto per qualcosa di più e che in realtà lei avesse una cotta per
te….e le piaceva vederla con te perché ti faceva sorridere…e tu non sorridevi
mai-
Gli occhi
azzurri si alzano lentamente, con un velo di titubanza, su quelli verdi del
padre che lo scruta per capire l’effetto della sua affermazione su di lui.
E’ testardo
Damon, orgoglioso, fiero e a tratti sono molto simili loro due, hanno sempre
bisogno di qualcuno al loro fianco che stemperi e addolcisca le loro ombre;lo scorge nello sguardo di ghiaccio quanto
gli faccia paura avere bisogno di lei. Accorgersi, scoprire, di esserne
dipendente.
Di essere
bisognoso.
Lui che
vive sempre con quell’aria da ragazzino ferito che mette il broncio come per
sostenere che lui può farcela da solo, che nessuno gli ha mai promesso niente
nella vita.
E allora
perché vive come se stesse aspettando qualcosa?
-Papà….non
è che potresti….-
-Guardare
Lily?...Vai pure…
Damon
sorride timido a suo padre e si alza per dirigersi fuori e vedere di rattoppare
l’ennesimo strappo arrecato al cuore di Elena.
Prima di
andare da lei passa a prendere alcune cose e nel frattempo le manda un
messaggio sperando che lei risponda; non ha assolutamente idea di dove sia,
probabilmente a casa dato che Stefan non gli ha menzionato che fosse con lui e
gli altri, forse è sul divano a fissare il cellulare in attesa che lui mantenga
la sua promessa e il pensiero che se ne stia li, da sola, ad aspettarlo lo
intenerisce un po’.
In effetti
non è che può piombarle così in casa, sa che i suoi sono partiti ed è sola, ma
potrebbe prenderle un colpo vista l’ora.
Quando si
ferma nella piazza cittadina vede di sfuggita le sagome di Rebeka e Stefan che
salgono sulla moto di lui e sfrecciano chissà dove; non si accorge che gli sta
spuntato un sorriso divertito a vedere il suo bravo e composto fratellino darsi
un po’ ai bagordi con la bionda e manda subito un messaggio a Klaus per
punzecchiarlo su Barbie.
“Scusa ma non ci tieni alla sua vita?”
“Oh sa difendersi da tua sorella”
“Parlavo di me…non è saggio dirmi certe cose”
“E che vuoi fare? Rubargli il gel? Spettinargli il
ciuffo? …è Stefan, è innocuo..”
“Tu piuttosto che ci fai in centro a quest’ora? Dove
hai lasciato tua figlia?”
“Sono venuto a prendere una cosa…e la tua, di bionda,
dove l’hai lasciata?”
“In teoria al cinema con tuo fratello…ma a questo
punto potrebbe essere ovunque…”
“Uh…capisco”
“?”
“Conosco il tuo uso della punteggiatura”
“Sarebbe”
“Sarebbe che sei geloso…peccato che ci sia uno schermo
a dividerci, ucciderei per vederti ora”
“Scusa non ti seguo…”
“Lo hai rifatto…perdi colpi amico”
“E tu deliri”
“Ok come vuoi”
“Torna alle tue cose…io ho da fare”
“Certo…immagino che non ti troverò fuori dal cinema
tra poco…”
“Buona notte Damon”
Damon
ridacchia immaginandosi Klaus che abbandona la sua cena di lavoro per saltare
in macchina e correre a vedere con chi si sta consolando Caroline e la cosa lo
diverte da morire; risale sulla Camaro decisamente più di buon umore e non vede
l’ora di trovare gli occhi scuri e caldi della sua Elena.
***
-Questo
film è orribile-
-Lo hai
scelto tu-
-Si ma non
pensavo fosse così…orribile-
-Ma se lo
abbiamo visto cinquecento volte-
-Mi scordo
sempre l’effetto che mi fa-
-Dai, si
vede che non avevi di meglio…-
Elena e
Bonnie si lanciano uno sguardo complice scrutando Caroline nell’oscurità del
cinema, che fissa sconvolta una scena truce di Alien. La bionda di tutta risposta per distogliere l’attenzione
inizia a spippolare al cellulare che ha preso a vibrarle e da come le si
illuminano gli occhi possono ben immaginare di chi si tratti.
Dopo un
buon quarto d’ora, alza la testa.
-Quanto
manca?-
-Adesso non
fare come i bambini-
-Eddai Elena-
-Non lo
so…forse venti minuti-
-Ok-
Riprende a
scrivere tutta eccitata per poi tornare con gli occhi chiari sullo schermo; ma
Elena la conosce abbastanza bene da vederla fremere per qualcosa…o
meglio...qualcuno.
-Si può
sapere che ti prende-
-Niente-
-Care…-
Il tono
cantilenante sommesso la fa sbuffare e ruotare il volto verso la brunetta tutta
accartocciata sulla sedia che raschia il fondo dei pop corn.
-Klaus…è
qui…-
Pur essendo
buio può giurare di averla vista arrossire nell’oscurità e per un istante sente
una punta di gelosia verso l’amica; tutti sembrano avere qualcuno che li
aspetta tranne lei.
-Qui dove-
-Qui….fuori
dal cinema-
-E?-
-E…beh
lui…ecco mi sta aspettando-
Gli occhi
azzurri scappano titubanti da quelli indagatori dell’amica, quasi terrorizzati
all’idea di far trapelare qualche emozione; non vuole mollare Elena lì da sola,
ma allo stesso tempo vorrebbe andare da Klaus e la ragazzina sembra intuirlo
tanto che la sua faccia, prima grave, si distende in un sorriso tenero di
comprensione.
-Cosa fai
ancora qui? Vai da lui-
Caroline
punta gli occhi azzurri in quelli scuri.
-No Elena,
sono venuta con te e-
-Ti prego
Care…basto io a fare la depressa per entrambe….vai a goderti…beh…non so, quello
che è insomma…vai da Klaus-
-Ma-
Elena le
punta un dito contro con fare risoluto.
-Niente
ma…vai prima che cambi idea-
La bionda
le sorride grata e poi afferra la borsa lanciando un’occhiata a Bonnie; esita
un attimo prima di alzarsi, ma lo sguardo severo di Elena la incita ad alzarsi
e sgattaiolare fuori dal cinema lasciando la sua amica a tormentarsi un po’.
Non c’è cosa più crudele e allo stesso tempo lenitiva del rendere felice uno
quando si è feriti.
Così
sospira e torna a perdersi nelle immagini del film in attesa che finisca.
Come aveva
previsto meno di mezz’ora dopo sono fuori dal cinema con Bonnie che tenta inutilmente
di convincerla a restare o perlomeno di farsi accompagnare da Matt a casa, ma
lei ha voglia di fare due passi e sgranchirsi le idee. Così totalmente
amareggiata e sovrappensiero arriva a casa sua e non si accorge subito di
un’ombra sotto al portico.
E’ quando
varca il cancellino e imbocca il vialetto che finalmente lo vede, seduto sugli
scalini con una busta in mano che la osserva curioso.
Damon.
***
Quando ha
capito che lei non era in casa ha tirato un respiro profondo per calmare la
rabbia contro se stesso per essere stato così stupido...e un po' contro di lei
perché sì, ci ha sperato che la dolce e compassionevole Elena fosse ad
attenderlo a casa come farebbe la moglie di un marine in ritorno dalla guerra.
Ed in
effetti è stato un po' presuntuoso pensarlo da parte sua.
Si è
voltato verso il cielo limpido e stellato sopra casa Gilbert, quello stesso
cielo, quello stesso portico testimone del fiorire del loro amore, delle loro
chiacchiere condivise segretamente immersi nella notte ed è tanto che lui ed
Elena non tornano così semplici, al loro inizio.
Si siede
sulle scale pensieroso, ma soprattutto più pacificato dalla quiete di quel
portico familiare e dall’oscurità che lo avvolge, bisognoso di avere un momento
per se lontano da tutte le preoccupazioni della giornata.
Sovrappensiero
sfila il cellulare di tasca e vede che non c’è nessun suo messaggio; beh se lo
merita infondo, tornerà domani a farsi perdonare.
Proprio
quando decide di alzarsi sente dei passi diffondersi nell’aria, tipico rumore
di “scarpe da femmina” –come le chiama lui- che battono sull’asfalto del
marciapiede, e vede una figura avanzare lentamente verso casa Gilbert.
Ed è
incredibile come quella stessa sensazione di curiosità ed eccitazione si
riaffacci come un brivido sulla pelle quando intuisce che è lei.
Elena.
Damon.
Di nuovo
loro due, un pezzo di strada e una notte blu ad inghiottire le loro avversità.
In un
instante che dura un respiro, un leggero sorriso di stupore le segna le guance
-sì adesso sa cosa abbia provato Rory trovando Jess
fuori dalla palestra di hockey ad attenderla - ma subito lotta per reprimerlo e
lasciare il posto a tutta l’arrabbiatura che ha covato dentro di se per tutto
il giorno.
Si avvicina
cauta litigando col cuore che- contrariamente al suo orgoglio- le urla di
correre da lui e placare il suo bisogno disperato, affondando tra le sue
braccia; quando finalmente si trova a quella distanza di sicurezza che credeva
di aver potuto abbattere, lui si alza facendola sussultare e lo osserva in
tutta la sua stanca bellezza.
-Ciao
ragazzina-
-Cosa ci
fai qui?-
È
arrabbiata.
Vede il
cipiglio scuro indispettirsi e incrocia le braccia sotto al seno attirando la
sua attenzione su quel top bordeaux che le mette in risalto le forme invitando,
con la collana lunga, l’occhio esterno a seguire la linea del suo scollo.
-Facevo due
passi…-
Fa
spallucce con finta indifferenza ed Elena nota che tiene una busta in mano.
-Beh allora
prosegui pure-
Con un
gesto di stizza afferra la borsa per cercare le chiavi di casa e si avvicina a
lui per superarlo, ma Damon le si para davanti.
Una gara fra
testoni orgogliosi.
-Elena...ok
sono venuto per vedere te, per chi vuoi che sia venuto?-
Lei alza di
scatto lo sguardo furibondo.
-Adesso mi
hai vista, ora scusa ma sono stanca-
-Ho provato
a cercarti-
-Ah sì? E quando?-
Lui si
gratta la testa imbarazzato.
-Ecco-
Elena lo
scruta severa. Poi lui sembra riprendersi e solleva la busta.
-Ti ho
portato una cosa-
Gli
occhioni imbronciati si spostano da lui alla busta con fare interrogativo.
-Del gelato,
che per inciso sarà ormai sciolto e...ti presento Joe
Black-
-Ma tu lo
odi quel film-
-Non lo
odio...è solo troppo lento, e poi piace a te -
Lei sente
la tensione scivolarle via da sotto pelle mentre si scontra con le pozze chiare
imploranti il suo perdono.
E cederebbe
anche subito se una vocina nella testa non le ricordasse di non fare la Rory della situazione ed ecco che subito riscatta come
rimonta la rabbia.
Indurisce
il volto e lo supera.
-Grazie ma
non ho fame..-
Sente che
lui la segue fino a portico.
-Elena…-
Inserisce
le chiavi nella toppa e apre la porta.
-Dai aspetta-
A quel
punto la ragazza si gira verso di lui con lo sguardo impossessato.
-Aspettarti?
E’ quello che faccio tipo…beh forse da sempre, ma no…che t’importa tu devi fare
l’orgoglioso che mi tratta da schifo…-
-Elena..-
-….E senza
peraltro informarmi che mi considera la sua ragazza, ma infondo io che ne so di
queste cose sono una ragazzina che non si sa difendere dalle avance di un
cavernicolo qualsiasi…ah no, certo visto che sto con uno di loro!-
La faccia
paonazza per lo sforzo per poco non lo fa scoppiare a ridere e questo la
manderebbe ancora di più in bestia, ma non può evitare di pensare che sia
davvero bella tutta furente come lo è adesso.
-O forse
non stiamo nemmeno insieme perché tu non mi parli, lo dici a terze persone e la
cosa mi fa così arrabbiare…e ancor di più il non riuscire ad arrabbiarmi con te…-
-Beh…lo stai
facendo ades….-
-E me ne
sono stata l’ a fissarti che mi davi le spalle-
Non riesce
proprio a fermare il suo fiume di parole e gesticolare con le chiavi di casa in
mano, li sulla soglia aperta di casa.
-Avrei
dovuto chiedertelo…se eri d’accordo e-
-No Damon,
non c’è da chiedere nulla…non si chiede come a scuola “ehi ma stiamo insieme”? Ad
un certo punto si fa qualcosa per farlo capire-
-Lo sai che
non sono molto bravo con queste cose-
-E sai
anche che non me ne importa un accidente delle definizioni…sai bene che mi
importa solo di te….sono così…così innamorata di te, mi definisci, mi ferisci a
tal punto che non mi serve avere un’etichetta….non adesso-
-Cosa hai
detto?-
Gli occhi
azzurri si allargano impercettibilmente illuminandosi a tal punto da riuscire a
zittire Elena e privarla per pochi istanti del respiro; la guarda intensamente
stupito, emozionato, come forse può fare un bambino la mattina di Natale.
Improvvisamente
le muore in gola tutto il coraggio e la sfacciataggine sentendo le gambe
tremare più che realizza di averlo detto per la prima volta ad alta voce.
Schiude le
labbra per respirare Elena, per riappropriarsi dell’ossigeno che i fuochi
azzurri stanno bruciando via e vorrebbe poter dire o fare qualunque cosa anziché
ardere tra le fiamme di Damon.
Damon fa un
passo capace di scuotere le fondamenta del suo cuore ed Elena deglutisce appena
recuperando un barlume di lucidità mentale.
Ha bisogno di
dirlo, di liberarsi il cuore, di rendere ancor più vero quel cova dentro da
anni per lui al punto che le fa male fisicamente il petto, la opprime come
macigno.
-Io…sono
innamorata di te Damon-
E per un
istante sente le spalle più leggere mentre finalmente gli dona il pezzo più
importante di se stessa.
Per un
istante si sente felicemente egoista per aver gettato su di lui il peso di
quella rivelazione, tanto che non le interessa sapere se lui provi lo stesso,
non è quello il motivo per cui glielo ha detto.
E Damon
lascia cadere la busta per liberarsi le mani e afferrarle il volto e baciarla.
Baciarla
come non ha mai fatto prima, senza remore, freni, senza la paura ad ottenebrargli
i sensi o intasare la mente ed il cuore.
Ha bisogno
di sentirlo quell’amore corrodergli la pelle, scavargli dentro, ha bisogno che
la luce di Elena, di quelle semplici parole perforanti, gli invadano le tenebre
e scaldino la carne.
Ha bisogno
di lei.
E continua
a baciarla spingendola leggermente dentro casa, chiudendosi la porta alle
spalle, percorrendo ogni centimetro del suo volto mentre le mani di Elena
scorrono timide e coraggiose fino all’orlo della maglia di lui sfilandola –finalmente
– via.
Labbra che
si fondono, respiri che si perdono, ansimi che rotolano sulla pelle del collo
di Elena, lungo la linea del petto nudo di lui teneramente percorso dalle
labbra calde intervallate da leggeri morsi che le gli lascia; mani che si
cercano ora che lui la solleva di peso e lascia che allacci le proprie gambe ai
suoi fianchi.
Mentre la
conduce al piano di sopra, nel letto da ragazzina insicura, nell’intimità della
sua stanza dove lui, in effetti, non è mai entrato,le accarezza le cosce scoperte da quella
gonna troppo corta e lascia che Elena gli morda le labbra, tiri i capelli.
Che lo
divori.
E
continuano quella nuova avventura volta a conoscere ogni centimetro nascosto
dalle stoffe, dalla lucee dai timori,
ogni fibra di pelle, scoprire quanto corra veloce il cuore emozionato ed
eccitato di lei, o come lui sorrida sbilenco quando sente i capelli e le labbra
di lei pizzicargli la pancia.
Damon
registra tutto, i suoi versi, i lamenti, lo sguardo carico e vibrante come forse
non lo aveva mai visto prima d’ora. E sicuramente ricorderà tutta la vita il
volto teso e felice nel momento in cui è entrato dentro di lei rubandole un
respiro rotto, musica per le sue orecchie.
Non hanno
contato le volte in cui hanno continuato ad amarsi quella notte finché la
fronte di lui non si è posata stremata sulla spalla di Elena che dolcemente ha
posato un bacio tra le piume corvine, accarezzandogli la schiena scolpita.
Dio, se non
è ancor più bello di prima il suo Damon.
Sente la
felicità scoppiarle da ogni poro, perforandole lo stomaco e quel momento in cui
il peso di lui la schiaccia un po’ lo potrebbe definire la perfezione.
Il respiro
irregolare di lui si calma, cullato dalle sue amorevoli carezze fin quando non
gira la testa in cerca di quegli occhi chiari che tanto ama.Damon si è tirato più su posando la testa sul
cuscino e voltandosi di profilo per trovare il suo sguardo assonato e
soddisfatto.
-Ciao-
-Ciao-
Con una
mano le sposta la sua solita cioccia dispettosa, ma non smette di accarezzarle
il resto del volto con tutto l’amore che ancora ha paura di gridarle.
Sono diversi
adesso gli occhi di Damon, più azzurri, più intensi, più profondi e le fanno
quasi paura se non fosse che ormai Elena adora quell’oscurità che lo
accompagna. Lui respira profondamente come dopo una lunga apnea mentre a lei
scappa un piccolo sbadiglio.
-Ehi,
qualcuno qui ha sonno-
-Mm…un po’-
Le palpebre
si fanno pesanti, ma Elena è così rilassata e al sicuro che lasciarsi andare al
sonno è terribilmente invitante, tra le braccia del suo ragazzo.
-Allora
dormi-
La tira
meglio tra le sue braccia e le posa un bacio in fronte sentendola abbandonarsi
a lui e per adesso Damon non ha davvero bisogno di altro.
Ok…lo so….due
mesi….sono pazza, imperdonabile….sappiate anzitutto carissime adorate
lettrici/recensore se così si dice che non abbandonerò mai questa storia, la
porterò a fine e so già nella mia testa come andranno le cose, è tutto scritto,
solo che va messo nero su bianco e per farli fatti bene questi capitoli mi ci
vuole un sacco di tempo (più si cresce meno tempo si ha) ed anche
ispirazione!!!
Quindi
tranquille che non vi mollo, ma ho bisogno anche della vostra già abusata
pazienza e fedeltà per andare avanti!!!
Siete
fantastiche!
Sul capitolo….beh
spero si commenti da solo, sappiate solo che la 7x22 mi ha iniettato una dose
di ispirazione notevole, fanno più 5 secondi di scena “dedicata” al delena (non
aggiungo altro per chi non avesse visto), di una stagione intera di riferimenti
e assenze.
Quindi
andiamo avanti e aspettiamo il momento in cui li riavremo carnalmente insieme!!
La
luce del tiepido mattino filtra dalle tende color crema dissolvendo l’oscurità
della notte appena trascorsa, ma non è quello a svegliare Elena dal suo sonno
riposante ora che si sente leggera come una piuma; è piuttosto l’odore
invitante di caffè che le fa pigramente aprire un occhio lottando contro il
desiderio di dormire visto che è domenica e non ha il campo estivo.
Dopo
un profondo sospiro allunga una mano tra le lenzuola nella parte destra del
letto e il vuoto che trova le stringe lo stomaco facendole aprire gli occhi del
tutto.
Damon
non c’è.
Si
alza lentamente facendo leva sulle braccia e sposta i capelli strofinandosi gli
occhi appiccicati fin quando non si è abituata alla luce e si guarda intorno.
La sveglia sul comodino segna le otto.
Forse
è giù a prepararle la colazione; è tentata di piombare di nuovo sul cuscino
speranzosa che lui salga col vassoio, ma non è un film romantico di quelli
diabetici che piacciono tanto a Caroline e Damon non è tipo da colazione a
letto.
Così
si alza, afferra la camicia da notte finita per terra da qualche parte e infila
rapida in bagno giusto per sciacquarsi il viso e darsi un tono. Non che a lui
importi particolarmente del suo aspetto mattutino, ma visto che può evitare di
farsi vedere proprio appena sveglia con le cispe ad appiccicarle gli occhi e i
capelli arruffati, ne approfitta.
Quando
scende finalmente giù prova a chiamarlo e si dirige in cucina dove l’odore di
caffè si fa più intenso.
Ma
lui non c’è.
In
compenso sul tavolo vede un bicchiere da asporto e un sacchetto di carta del
suo bar preferito e sorride appena.
Muffin
e cappuccino.
D’improvviso
squilla il telefono di casa e si dirige a rispondere.
-Pronto Elena?-
-Liz…ciao-
-Senti Caroline ha dormito da te? Stamattina
quando mi sono svegliata non l’ho trovata nel suo letto ed ha il telefono spento-
La
ragazza traballa un attimo, maledizione a lei poteva dirle che avrebbe dovuto
coprirla, è andata via con Klaus, avrà passato la notte con lui.
-S...sì
ecco ora sta ancora dormendo, ci siamo addormentate guardando un film da me e
si vede che le si è scaricato il telefono-
-Ah…meno male, grazie Elena-
La
sente sospirare sollevata.
-Fammi chiamare appena si sveglia e dille che
saranno guai seri per lei!-
Quando
chiude sospira a fondo maledicendo mentalmente Caroline e sperando vivamente
che stia davvero bene e che sia con Klaus; inutile provare a chiamarla se ha il
telefono spento ma potrebbe chiamare lui.
Più
che altro a quell’ora avrebbe dovuto essersi già svegliata in preda al panico.
Sbuffa
e torna in cucina a contemplare la sua solitaria colazione, mordendosi un
labbro indecisa, così fa le scale in fretta per recuperare il cellulare e
mandare un messaggio a Damon per farsi mandare il numero di Klaus.
E a
proposito di Damon, ora che invia il messaggio con una certa fretta senza un
neanche “grazie per la nottata…e la
colazione” sente quella punta di fastidio morderle un po’ lo stomaco.
Forse
è dovuto andare da sua figlia, ma poteva svegliarla invece di sgattaiolare via
come un ladro. Sospira a fondo e poi si siede contemplando la tazza chiusa
ancora fumante e dopo qualche attimo di incerta amarezza si decide a magiare
pur essendole passato l’appetito.
Solo
lei, il suo cappuccino, il muffine il telefono in attesa di risposta.
Unasituazione piuttosto triste.
****
La sera prima
Quando
è uscita dal cinema, la sera prima, aveva quel sorriso incontrollato che ha
provato con tutte le sue forze a reprimere al solo pensiero che lui si fosse
liberato dalla cena di lavoro per presentarsi come un ragazzino, da lei.
Perché a quale ragazza
non farebbe piacere, non lusingherebbe, che un uomo mollasse tutto e tutti per
passare una serata insieme?
Eppure
lei non lo stava nemmeno aspettando, il che è bizzarro tra loro dove non
sembrano mai cercarsi o attendersi, eppure si trovano sempre.
E visto
che detesta quel film, dopo il benestare di Elena si è sentita libera di
correre da lui. Beh non correre davvero perché le vere signore non corrono
verso il proprio cavaliere; ed è così che si sente al fianco di Klaus, una
principessa.
Sarà
per quel suo fascino europeo o l’accento british che
la sua famiglia, pur da qualche generazione ormai in America non sembra aver
perso; sarà per la sua eleganza e cortesia così inusuali per un ragazzo del
loro tempo, ma lui ha un modo di fare che la irrita e attira al tempo stesso.
E per
adesso ha deciso di buttarsi e scoprire cosa può offrirle, così si liscia
immaginarie pieghe del vestito giallo pallido e schiarendosi la gola si fa
avanti verso di lui quando lo scorge fuori dalla macchina ad attenderla con
quel suo dannato sorriso compiaciuto.
-Buona
sera tesoro-
-Come
mai da queste parti?-
-Beh….girava
voce che ci fosse una fanciulla annoiata e così ho pensato di salvare la tua
serata…-
-Molto
cavalleresco-
-Sai
quanto sia attento a queste cose-
Lei
sorride divertita e sfugge per un istante ai suoi occhi chiari.
-E
come pensavi di salvarmi?-
Klaus
si scosta leggermente dalla macchina ed apre lo sportello invitandola a salire.
-Lascia
che te lo mostri-
Dopo
un breve istante di esitazione, Caroline si decide a salire in auto e si lascia
guidare da lui appena fuori dalla città.
-Dove
stiamo andando?-
-In
un posto che ti piacerà-
-Ok…continua
a fare il misterioso….piuttosto come è andata la tua cena?-
-Mmm diciamo…che è andata, soci noiosi di mio padre ai quali
devo rispondere del mio lavoro…-
-E
lui c’era?-
Azzarda
quella domanda vedendo la sua mascella irrigidirsi appena.
-Come
sempre, immancabile-
-Capito…-
-D’altronde
è il Presidente della nostra società-
-Certo,
beh come ha reagito alla tua fuga dalla cena?-
-Le
cose importanti erano già state dette, non preoccuparti….-
-Non
voglio metterti nei guai con lui-
Hanno
parlato, qualche volta, di lui e di come Mikael non
sia esattamente un padre amorevole; Caroline non riesce a capire il motivo e
vorrebbe alle volte che Klaus si aprisse di più con lei, ma devono essere passi
che lui deciderà di compiere spontaneamente.
-Oh
tesoro, credo che tu saresti davvero il male minore nelle nostre litigate-
-D’accordo…-
Lo
sguardo azzurro si riaccende di allegria e torna verso la strada.
-Allora??Vuoi
dirmi dove mi porti??-
-Sei
impaziente…aspetta…e vedrai-
Alla
fine l’ha portata ai confini della vasta proprietà dei Mikaelson, hanno ettari
di terreno nella periferia cittadina, tra bosco e prateria è così vasto che
Caroline e Elena, quando andavano a giocare da Rebeka da piccole, dovevano
girare in bici per poterlo attraversare tutto.
Hanno
un antico fienile dove ci sono i loro cavalli, qualche volta lei ed Elena
avevano potuto montarli insieme a Finn, il maggiore
dei fratelli che insegnava a Rebeka.
In
effetti gli anni di amicizia con la bionda erano stati belli fin quando non si
erano allontanate al liceo.
-Siamo
a casa tua-
-Beh
siamo nel mio territorio…ma la casa è più lontana-
-Oh
sì ricordo qualcosa…-
Klaus
parcheggia l’auto dentro al piazzale all’imbocco del prato gettato
completamente nel buio della notte, se non fosse per alcune luci in lontananza.
Caroline
gli si avvicina mentre lo osserva, una volta scesi, prendere qualcosa dal
bagagliaio.
-Un
campo isolato, tu che apri il bagagliaio….chi dobbiamo uccidere?-
-Per
adesso, solo la noia love-
Klaus
accende la torcia e afferrando la mano di Caroline se la tira dietro per i
campi fin quando non arrivano in prossimità del fienile.
-Avete
ancora i cavalli-
-Si
certo…se vuoi una volta andiamo a fare una cavalcata-
Le si
illumina il volto al solo pensiero; poi lo osserva stendere una coperta sul
prato e con un cenno della mano la invia a sdraiarsi. La bionda ovviamente
esita prima di stendersi, ma lo sguardo limpido di lui la convince più di tutto
il resto e così se ne restano sdraiati con lui che le racconta delle
costellazioni, dell’universo e di quanto tutto lo stupisca ed è questo forse
ciò che la affascina di più di lui, quando abbassa le difese e le consente di
scorgere tutto quello che argina dietro ai suoi muri.
Hanno
parlato per diverse ore fin quando Klaus non si è fatto coraggio e si è sporto
verso di lei alla ricerca del suo sguardo e delle sue labbra.
E
Caroline è rimasta come paralizzata appena il caldo respiro di lui le ha
sfiorato la bocca fin quando non ha sentito la pelle fresca toccarla e per la
prima volta, dopo tanto tempo, ha finalmente sentito il cuore galopparle nel
petto.
Il
bacio è stato approfondito con le mani intente a cercarsi, e forse sarebbero
arrivati più a fondo se d’improvviso non fosse partito l’annaffiamento
cogliendogli alla sprovvista.
Dopo
il primo istante fatto di urla di Caroline e risate di Klaus, i due si sono
alzati in fretta.
-Oh
mio Dio!!!-
Per
Klaus la vista di lei zuppa che strepita per il mascara che inizia a colare è troppo
esilarante tanto che la sua risata gli impedisce quasi di muoversi.
-Cosa
cavolo ridi!!!!!-
-Sei….sei-
Sta
quasi piangendo dal ridere e questo gli costa un pungo di lei sull’avambraccio
anche se la faccia di Klaus le genera dal nulla un sorriso finendo per
scoppiare a ridere.
-Tu
sei pazzo!!-
-Mai
quanto te-
-Oh
di sicuro lo sarò non appena ti avrò ucciso!!
-Beh…se
ancora non lo sai…mi piacciono le tipe fuori di testa…Caroline-
Lui
le prende un polso tirandola leggermente a sé e affondando nuovamente sulle sue
labbra umide dimenticando l’acqua che si infrange contro di loro o quel leggero
brivido causato dalla brezza serale.
E tra
un bacio, una risata rotta a fior di labbra e la pelle d’oca per la troppa
emozione traboccante si sono ritrovati nel fienile dove hanno finito per
addormentarsi.
****
Quando
ad Elena è arrivato il messaggio di Damon contenente semplicemente il contatto
di Klaus, senza alcuna parola in aggiunta, ha dovuto reprimere l’istinto
omicida nei suoi confronti per gestire prima di tutto la questione “sparizione”
di Caroline; così deglutisce l’amarezza di quell’ansia che l’afferra ogni volta
che si ricorda di avergli urlato di essere innamorata di lui e di averci fatto
l’amore per ricevere silenzio e assenza in cambio.
Forse
è quasi peggio di un visualizzato senza risposta.
Elena
sospira e fa il numero di Klaus sentendo squillare a vuoto fin quando una voce
impastata e confusa non risponde.
-Klaus,
puoi passarmi la bionda che è al tuo fianco e che sta per fare una brutta
fine?-
Dopo
qualche istante di silenzio e un “è per
te” in sottofondo, riconosce finalmente la voce dell’amica che nel sonno le
risponde quasi distratta.
-Elena….-
-Ah
buongiorno a te! Ringrazia che ho avuto la prontezza di coprirti con tua madre
che…-
Non
fa in tempo a finire la frase che uno strillo dall’altra parte del telefono le
sfonda quasi il timpano.
Bene
si è svegliata.
-Oh mio Dio ma che ore sono???Dov’è il mio
telefono?-
-Care
stai calm…-
-Elena che ti ha detto mia madre? Che le hai
detto? Mi ucciderà-
-Ehi ti porto a casa ma-
-No sei pazzo portami da Elena subito, se torno
a casa in queste condizioni lo capirà-
Elena
intanto continua a rimanere attaccata al telefono in silenzio, sorbendosi quel
fastidioso siparietto tra i due piccioncini aspettando che finiscano di
bisticciare; e in quell’attesa la sua testa torna lì, al vuoto allo stomaco
causato dalla fuga mattutina di Damon. Quando finalmente hanno deliberato che
Klaus porterà Care a casa di Elena, la mora attacca e fissa lo schermo del cellulare
senza notifiche di nessun tipo.
Sbuffa
di nuovo e lascia andare la testa sul tavolo sconfortata, sarà una nuova lunga
giornata.
***
-Non
so se voglio sapere-
Elena
è seduta sul proprio letto a fissare il soffitto mentre ascolta Caroline che
dalla sua doccia le narra della sua nottata con Klaus. La bionda ha chiamato
sua madre dal fisso di Elena così da tranquillizzarla e le ha promesso di farsi
trovare a casa per quando smonterà il turno; arriva in camera dell’amica coi
capelli avvolti in un asciugamano e si tampona con l’accappatoio.
-E
quando è partito l’impianto di irrigazione….è stato strano, insomma sai quanto
tempo io dedichi a farmi i capelli eppure…eppure in quel momento non mi
importava-
Elena
si tira seduta osservando l’amica perdersi trasognante nel ricordo di quella
sera e pensa di non averla mai vista così.
-Wow…Klaus
ti piace proprio tanto eh…-
-Cosa?
Adesso non esageriamo su...insomma….si certo è affascinante e…e mi trovo bene
e…-
Elena
ridacchia osservando la sua faccia colorirsi e l’agitazione prenderla, poi la
bionda per stemperare la tensione inizia a vestirsi.
-E ti
piace-
-Sì
ok mi piace! Ma questo non significa nulla di più…adesso voglio solo divertirmi
e passare una bella estate, infondo lui è stato perseverante e se lo è
meritato!-
Ed
ecco che di nuovo Elena sente quella punta di invidia che tenta di mascherare,
ma la bionda non si lascia sfuggire niente.
-E
te? Mi dici cosa è successo?-
-Niente-
-Elena,
pensavo avessimo fatto un patto…basta fare le misteriose-
Gli
occhi scuri si perdono di nuovo sulle pareti della camera, ma Caroline ha
ragione, sono amiche e deve poterle confidare anche quando Damon la ferisce.
-Avevamo
“non litigato” alla festa-
-Sì
me lo ricordo…non per dire ma…te l’avevo detto che con Mason sarebbe finita
così-
Elena
fa una smorfia poi riprende il suo racconto.
-Non
si era fatto sentire tutto il giorno e ieri sera, dopo il cinema, quando sono
rientrata a casa…me lo sono trovato sul portico con gelato e dvd per me-
-Tsk….tipico dei Salvatore….sanno sempre quali carte
giocarsi-
-Si e
io come una scema ci casco sempre-
-E
poi?-
-E
poi….beh mi sono arrabbiata, gli ho detto quello che pensavo tra cui che sono
innamorata di lui…-
Caroline
rimane in silenzio a fissarla.
-E?-
Gli
occhi azzurri si allargano incitandola a proseguire e riceve di contro
un’occhiata torva.
-Come
sarebbe “e”….hai sentito che ho detto?-
-Certo
non sono sorda! Ma poi che è successo?-
-Come
che è successo…gli ho detto che sono innamorata di lui!!!-
-Elena…non
mi stai dicendo nulla di nuovo scusami se non salto sul letto-
-Si
ma dirlo a lui è diverso-
-Se
ancora non lo sapeva è proprio scemo…come te del resto-
-Oh,
tante grazie-
-Insomma
mi dici che è successo dopo?-
-Abbiamo
fatto l’amore-
-OHHHHHHHHHHH!-
Elena
sobbalza per lo spavento.
-Ma
che ti prende???-
-Finalmente!!!!!Temevo
di morire prima di assistere a questo momento-
-Tu
non hai assistito-
-Beh
hai capito che intendo…insomma….come è stato?-
Elena
arrossisce di colpo e si ravvia i capelli nel suo tipico gesto imbarazzato.
-Beh….è
stato…ecco-
Si
fissa le mani ripercorrendo la sera prima e si scopre quasi a tremare.
-Io
sono innamorata di lui Caroline, questo rende il rapporto fisico….diverso, non
mi sono mai sentita…così…però stamattina lui non c’era più-
-Che
significa non c’era più????-
-Sei
un po’ lenta stamani…-
-No
sei tu che sei criptica…avanti!-
-Significa
che non c’era…mi aveva lasciato la colazione sul tavolo della cucina-
Caroline
sembra perplessa e poi sospira sedendosi accanto all’amica.
-Ok,
sai che non sono proprio team Damon ma….Elena dirò una cosa…o forse due,
comunque cose che non dico spesso su di lui-
Elena
la guarda come se fosse tipo preda di qualche impossessamento strano.
-Damon
è un padre, non può passare la notte con te e non preoccuparsi per la
figlia….vedrai che è andato da lei anche perché sennò non si spiega la
colazione che ti ha lasciato-
-Mm…-
La
mora imbroncia leggermente lo sguardo.
-E lo
pensi anche tu, sei sempre la prima a difenderlo!-
-Lo
so ma-
-E
poi sono appena le otto e mezzo del mattino….dagli tempo…comunque io te l’avevo
detto-
-Caroline-
-Se stai
con uno che ha una figlia ti prendi anche tutti i contro di questo, incluso il
fatto che lei avrà sempre e giustamente la precedenza…il che significa che
potrebbe passare molto tempo prima che tu e lui possiate passare una intera
notte insieme, sicuramente dovrà accadere a casa sua per farlo stare
tranquillo-
-Ma che stai dicendo-
-Sto immaginando lo scenario di un rapporto con uno che in un certo senso è già
impegnato-
-Lily
non è mai stata un problema per me, sai che la adoro è quasi come una-
-Oh
ti prego non dire quella parola, non finire questa frase almeno non fino a
quando non compirai 25 anni-
Caroline
si alza dal letto e riafferra le sue cose.
-Ok
adesso vado a prendermi una partaccia da mia madre….ti chiamo più tardi-
Quando
l’amica esce di casa, Elena avverte l’urgenza di buttarsi sul letto e rimanerci
fino a un tempo indefinito.
Se non
fosse che il campanello suona di nuovo.
Apre
la porta controvoglia e con sua grande sorpresa, di nuovo, eccolo lì.
Damon,
stavolta con in braccio la piccola Lily che tra un mese compirà un anno e le
sorride balbettando parole a caso.
-Buongiorno
principessa-
-Ehi-
Lui
le sorride e fa un passo avanti quando Lily butta le braccia verso la ragazza
che si illumina alla vista della piccola e la prende in collo parlandole
dolcemente, poi si volta un po’ più scura in volto verso il padre della
bambina.
-Cosa
ci fai qui?-
-Siamo
venuti a prenderti-
Elena
cruccia lo sguardo.
-A
prendermi?-
-Sì
andiamo al mare….noi tre-
Lei
sembra non capire, al mare dove? E perché è piombato adesso dal nulla? Tutte le
volte che pensa di averlo capito, ecco che fa qualcosa che stravolge tutto.
Forse
è per questo che lo ama, o forse non sa davvero dire quale sia il motivo è
proprio quello il punto.
-Ma….ci
vuole un sacco di tempo, almeno due ore-
-Non
guiderai tu-
-Intendevo
dire che è distante-
-C’è
sempre un sacrificio da compiere per qualcosa di meglio, no?-
Elena
fa per protestare, ma Damon si allunga verso di lei baciandola dolcemente e poi
prende Lily dirigendosi in salotto.
-Vai
a prendere le tue cose, se ti sbrighi per le undici siamo in spiaggia-
-Devo
prendere molte cose lo sai spero-
-Tipo?
Costume e….boh telo-
-Damon
andiamo al mare, mi serve la borsa da spiaggia, il costume, il ricambio, un
cappello, il telo, la crema solare, il bagnoschiuma….-
-Cosa
te ne fai di tutte queste cose???-
Lei
incrocia le braccia perplessa.
-Cosa
ti sei portato per la bambina?-
-Beh…ovviamente….la
sua borsa con pannolini, salviette, il biberon-
-E un
costumino? Vorrai farle fare il bagno, e poi tutta quella sabbia…-
-Sono
bambini, possono stare senza-
Lei
alza gli occhi al cielo.
-E la
crema solare con la protezione alta per bambini? Un bagnoschiuma per lavarla?
Un cappellino? Una maglina da metterle se c’è troppo sole??-
-D’accordo
signorina Rotterhmeier!!! Per strada mi fai una lista e ci fermiamo a prendere
queste cose ma adesso muoviti!-
Lei
sorride divertita e scappa per le scale facendo già la lista di tutto quello
che deve prendere. Si arrangerà vista la fretta; ma adesso è troppo contenta
anche se vorrebbe comunque menarlo.
Mezz’ora
dopo, con Damon che si è curato di chiudere casa Gilbert visto che fosse per
Elena lascerebbe aperto con tanto di invito per i ladri, sono in viaggio lungo
le assolate strade della Virginia a finestrini aperti e un sorriso complice.
Lily si sta addormentando ed Elena si è appuntata tutto quello che devono
prendere per la piccola non appena si fermeranno vicino al centro commerciale
per fare benzina.
E
Damon si è un po’ lasciato cullare dalla sua impeccabile attenzione al
dettaglio, respirando la sensazione di completezza che gli dona avere accanto
una persona che si occupi di sua figlia, di lui, che riempia quegli spazi che
lui non sa riempire, che semplicemente ci sia nel modo dolce, un po’ goffo e
genuino in cui c’è Elena.
Anche
adesso che la guarda con la piccola in collo mentre le mostra dei graziosi
costumi, lui che non ci aveva nemmeno pensato al fatto che potessero esistere
costumi da bambini così piccoli, o mentre sceglie con cura la crema solare, e
pensa che è così tremendamente bella nel suo abito leggero da mare e sorride
spensierata a Lily che ha appena fatto qualche faccia buffa.
Adesso
lascia che il suo cuore si riempia di lei e di quell’amore che ancora non sa
esprimerle, forse per la paura folle di perdere pure lei, la sua Elena.
Sospira
a fondo e la incita a sbrigarsi ricevendosi una frecciatina che nasconde un’amarezza
la cui origine indagherà più tardi.
****
Damon
le ha portate in una piccola baia in uno dei punti della costa più agilmente
raggiungibili in poche ore da Mystic Falls, la spiaggia è a ridosso della
vegetazione brulla tipica delle coste della Virginia e ci sono file di piccole
case a schiera che danno direttamente sul mare, tutte di colori pastello.
L’aria
è piacevole con un filo di vento e la ragazza respira quell’odore salmastro che
non ha occasione di percepire così spesso.
-Adoro
il mare-
-Bene…-
Damon
slaccia Lily dal seggiolino e la ragazza lo raggiunge prendendo la piccola
mentre lui afferra le loro borse e lo segue lungo il vialetto fino ad una delle
case a schiera sul mare.
-Dove
stiamo andando?-
-Vedrai-
Damon
estrae le chiavi di tasca e apre la porta.
-Hai
affittato una casa per un giorno?-
-No-
-E
come fai ad avere le chiavi????-
-Perché
questa casa è di famiglia Elena…-
-Cosa?-
Quante
cose non sa di lui? Stefan non le ha mai parlato di una casa al mare, forse una
volta di un posto dove andavano da piccoli ma non pensava lo avessero ancora.
-Non
ci veniamo mai, Ric la usa abbastanza, ma penso che potrebbe essere carino
portarci Lily d’estate, come facevamo io e Stefan da bambini-
Lui
apre finestre e tende per cambiare l’aria, la casa è arredata in modo semplice,
si vede che c’è tocco di sua madre e lei gironzola sperando di scorgere qualche
vecchia foto.
-Allora?
Andiamo in spiaggia-
Ma
Damon la richiama e annuisce.
-Prima
lascia che io e questa signorina ci sistemiamo, credo che lei inizi ad avere
fame-
-Ok
allora le preparo un piccolo spuntino-
Elena
sorride e va in cerca della camera in cui poter cambiare lei e poi la piccola
che ormai strepita per poter camminare, fa progressi ogni giorno, adesso le
basta tenersi con una sola mano e va velocissima.
Mette
Lily sul letto che si stropiccia gli occhi chiari, alla fine non ha dormito
molto in macchina e sono le 11, l’ora per farsi una dormitina.
-Ehi,
qui qualcuno ha sonno-
Approfitta
della tranquillità momentanea della piccola per estrarre il costume dalla borsa
e cambiarsi, ma non fa in tempo a rimettersi il vestito che Lily vuole essere
presa in collo, ulteriore segno della sua stanchezza.
Così
Elena con molta pazienza cerca di farla addormentare e stranamente non ci vuole
tanto visto gli sbadiglioni della piccola.
Quando
Damon sale su a cercarle, trova Elena in costume e per un attimo deve sforzarsi
di mantenere una certa calma alla vista del suo bellissimo corpo in vista, che
sta mettendo la piccola al centro del lettone con i cuscini ai lati. Si volta
lentamente trovandolo alle sue spalle.
-Si è
addormentata-
-Lo
vedo-
Torna
con lo sguardo sulla sua ragazza e posa le mani sui suoi fianchi freschi,
sentendola rabbrividire per quel contatto.
-Mi
sa che dovremo posticipare il mare….-
-Beh…ci
sono diversi modi in cui ammazzare il tempo….-
Le
iride nere si allargano curiose.
-Ad
esempio?-
Il
sorriso complice di Damon rotola sulla pelle di Elena adesso che avvicina le
labbra al suo collo scoperto, gustandosi i suoi respiri sommessi.
Poi
le afferra gentilmente una mano e se la tira dietro scendendo al piano di
sotto, va bene tutto ma non può pensare di fare con lei quello che desidera, in
presenza di Lily.
-Dove
stiamo andando?-
Si ferma
nell’ampio soggiorno in cui spicca un largo divano grigio chiaro su cui corrono
veloci gli occhi chiari di lui.
-Qui…in
modo che io possa fare questo-
La
bacia dolcemente poi si allontana di qualche centimetro per bearsi dello
sguardo carico di lei.
-O
questo-
Affonda
di nuovo sulle sue labbra con più vigore forzandola a schiuderle per lui.
-Damon…-
-Cosa…-
Lei
fa una leggera pressione per allontanarlo.
-Che
succede-
-Niente
solo che…non lasciarmi sola stavolta-
Damon
la guarda perplesso come non capendo subito il collegamento, ma poi osservando
il suo sguardo leggermente timido e triste, capisce che si sta riferendo alla
sua fuga mattutina. E se solo potesse descriverle quanto avrebbe voluto tenerla
stretta a se al suo risveglio, a quando alle cinque il primo tiepido calore del
mattino ha fatto capolino dalle tende chiare svegliandolo e si era trovato a
respirare il profumo di Elena rannicchiata nel suo abbraccio, a come si sia sentito
a doverla lasciare senza volerla svegliare perché egoisticamente in quel
momento per lui non c’era niente di più perfetto di lei addormentata e felice.
Se solo
potesse, forse capirebbe.
Ma
non è giusto perché è un suo sacrificio, è per sua figlia e non vuole usarla
come scusa o peggio come ostacolo tra loro.
-Te
lo prometto Elena, non ti lascerò più-
E l’intensità
di quell’azzurro tornato a splendere limpido per lei smuove ancora qualcosa
dentro il suo giovane cuore, portandola a tentare di controllare quell’amore
straripante che vorrebbe gridargli con tutta se stessa, ma riesce solo ad
alzarsi in punta di piedi e baciarlo ancora, provando a raccontargli tutto il
suo amore attraverso i loro baci, i loro respiri.
Damon
l’afferra gentilmente e la conduce sul divano dove consumano altre ore di amore
e stavolta Elena sa che sarà al suo fianco.
Così
la loro giornata passa tra mille baci, passione esplosa durante i sonnellini
della piccola e riuscendo anche a stare il pomeriggio al mare con Lily che
impazzisce al primo contatto con la sabbia ritraendo inizialmente i piedini per
la strana sensazione fin quando non scopre, dopo qualche esitazione, il mare e
starà tutto il tempo con Elena e Damon a giocare con le formine in riva.
E la
sera Damon le propone di rimanere a dormire al mare, potranno ripartire
domattina presto.
Lily
è tra loro due non avendo il suo lettino dormirà con loro, è già crollata e
loro due si studiano nell’oscurità della stanza, bisbigliando per non
svegliarla.
-Lo
sai vero che non posso fare tardi-
-Ho
messo cinque sveglie e non ti preoccupare che Lily già alle sei rompe-
-Alle
sei?-
-Sono
bambini, hanno ritmi diversi-
-Accidenti-
-Già….comunque…pensavo…potremmo
tornarci tutto il prossimo fine settimana-
-Mi
sembra una buona idea-
-Comprerò
un lettino-
-Ci
sono da campeggio, l’ho visto al centro commerciale
-Perfetto-
-Cosa
vuoi fare per il compleanno di Lily?-
-Dobbiamo
parlarne adesso?-
-Beh
sei voluto andare a dormire come i vecchi io non ho sonno-
-Sei
tu che ti sei messa a letto-
-Si
ma per addormentare Lily-
-Pensavo
fossi stanca….vista la molta attività fisica-
Si
lanciano uno sguardo complice e lui per poco non scoppia a ridere per la sua
faccia imbarazzata.
-Non
dire queste cose davanti alla bambina-
-Non ho
detto nulla-
-Cretino-
-Ehi,
non dire queste cose davanti alla bambina-
Elena
vorrebbe colpirlo, ma Lily ostacola i suoi movimenti, così allunga un piede
sotto le lenzuola per pizzicarlo.
-Se
fai così sarò costretto a trascinarti fuori dal letto-
-Ah sì?-
Lei
lo stuzzica un altro po’ ridacchiando sommessa per la sua faccia in difficoltà.
-Elena….-
-Non
pensavo di farti tutto questo effetto-
-Non
lo avevi ancora notato?-
-Beh
sì ho visto che hai un certo debole per me-
Lui
scuote la testa, allungando una mano sopra le loro teste per sfiorare i
capelli.
-Se
ancora non lo sai Elena, non ho solo un certo debole per te-
-Ah
no?-
Lei
continua a deriderlo, ma lo sguardo di Damon nella penombra della stanza si fa
improvvisamente grave, bloccandole il respiro gelato dai mari artici che la
scrutano in profondità.
-Se
ancora non lo sai….io sono innamorato di te, Elena-
Salve
salve gente che gran caldo e io sono sempre in super in ritardo, lo so!!!
E’
inevitabile lo sapete, le mie ore a disposizione per scrivere sono sempre meno
è quasi impossibile e a lavoro ho un periodo pieno per non parlare del fatto
che adesso mi devo rimettere a studiare!!!!!!! Sarà un vero incubo, però forse
mi darà di nuovo tempo per scrivere e partorire tutti i pensieri melensi che mi
girano per la testa, sarà colpa dei troppi video delena
che mi sparo per trarre ispirazione per le mie storie, visto che TVD ha remato
contro di noi in ogni modo in questa ultima stagione.
Comunque
sappiate che questa cosa di Nina che è tornata a prestare la sua voce mi ha
intenerita troppo e credo che ci scriverò qualcosa sopra, se trovassi il
tempo!!!!
Bando
ai discorsi, questo capitolo è l’apoteosi della dolcezza, stucca pure me
rileggerlo però ci stava, ne sentivo il bisogno soprattutto di dare un po’ di
spazio ai klaroline e a questo particolare momento
che si stanno vivendo mentre i delena…beh non c’è
verso rubano comunque la scena.
Ma
siccome il dramma è sempre in agguato godetevi questa iniezione di insulina!!!!
Vi
aspetto e vi ringrazio come sempre della vostra immensa pazienza, vi adoro
tutte!!!
“Non c'è nessuno che ama la luna come le stelle del ciel. Non c'è nessuno che ama la riva come le onde del mar! Anch'io ti amo lo sai: vorrei sempre restare con te e invece devo partir ma l'amore non deve finir. Anch'io ti amo lo sai: vorrei sempre restare con te anche se tu partirai resteremo insieme perché Quando tramonta lontano la luna resta l'attesa nel ciel; quando scompare lontano la riva resta l'attesa sul mar”
(Non c’è nessuno-
Guido Clericetti)
Non c’è nessuno
-Come fa quella canzoncina che canti sempre a Lily?-
La voce assonnata di Damon risuona sommessa dal ticchettio
della pioggia battente contro le vetrate della finestra di camera loro nella
casa al mare, fuori è in atto un tipico temporale estivo che passa come una
furia nel cuore della notte lasciando al mattino un’aria rinfrescata e la
sabbia scura zuppa di acqua.
Elena, accoccolata sul suo petto intenta a disegnare, nella
penombra della stanza, invisibili cerchi sul petto nudo del suo ragazzo, alza
leggermente la testa per cercare gli occhi chiari persi nell’oscurità.
Le dita di Damon scorrono gentili tra i fili di seta color
cioccolato nei quali ogni tanto lascia dei baci sospirati.
-Quella della luna e del mare?-
-Sì quella…è molto dolce-
-Me la cantava mia madre-
-Ti piace molto…-
Elena si sistema meglio alzando la testa e posando il mento
sulle mani giunte sul petto di Damon per cercare il suo sguardo e lo trova ad
attenderla, lui si inclina appena per baciarle la punta del naso.
-Si infatti-
-E come mai…?-
-Beh, un po’ perché è un ricordo d’infanzia…un po’ per quello
che dice-
-E che cosa dice-
-Come mai tutte queste domande?-
Un sorriso leggero incurva le labbra di Elena e le iridi
scure si accendono curiose.
-Perché piace a te, mi interessa tutto quello che ti
riguarda, Elena-
Il sorriso si spegne lasciando il posto ad un immenso stupore
per l’intensità delle sue parole. Reclina la testa vinta da una piccola vena di
imbarazzo coi capelli che scivolano sul volto abbronzato e Damon prontamente
solleva la ciocca e le sfiora dolcemente i lineamenti per poi afferrarle il
mento e portare le labbra sulle sue. Poi si stacca in attesa di lei.
-Parla dell’attesa, un’attesa intessuta nel tempo che
riflette l’amore. Non c’è nessuno che ama
la luna come le stelle del ciel…significa questo, la natura delle stelle è
tutta tesa verso la luna, infatti conclude dicendo che quando tramonta lontano la luna resta l’attesa nel ciel…perché è
questo che accade quando si ama, c’è una ultima attesa che tiene vivo l’amore…mi
piace per questo, perché descrive nel modo più semplice il concetto di amore-
Le palpebre di Damon si fanno pesanti per qualche istante,
cullate dalla voce roca di Elena che lo osserva intenerita. Sorride quando le
iridi azzurre si riaprono attente su di lei.
Lui stringe la presa intoro a lei tirandola più contro di sé.
-Vieni qui…luna…-
Lei sorride divertita da quel nomignolo carico di significato
e posa un bacio sul petto di Damon facendolo sussultare a causa dei capelli che
lo accarezzano. Sente già l’aria cambiare, la temperatura salire e un
formicolio conosciuto svegliare i sensi pigri; così cerca i suoi occhi e trova
quelle labbra profonde come gli abissi del mare nelle quali affogare ed Elena
le schiude consentendo alla sua lingua di intrecciarsi e accarezzare la sua
mentre le mani scorrono sulla pelle di velluto scendendo lungo la schiena fino
a sfiorarle i glutei e issarla sopra di sé.
Sono già pronti entrambi, ma Elena lo bacia tutto lasciando
una scia di baci e sospiri lungo il collo, nell’incavo delle sue bellissime
clavicole, sul petto fino a sfiorare l’ombelico per poi ritornare su e farsi
afferrare da lui che ribalta i ruoli adagiando svelto la sua Elena con la
schiena sul materasso. Trova i suoi occhi e vi affonda dentro mentre le mani
spostano i capelli, scendono verso i seni sfiorandoli e rubandole un respiro
strozzato con la schiena che si incurva per invitarlo a stringere la presa e
farla sua.
E dopo attimi di torture languide fatte di carezze, piccoli
morsi, baci famelici e risate strozzate Damon è affondato dentro di lei inghiottito
dal loro amore consumato, per poi riaddormentarsi vinti dalla stanchezza.
***
E’ stata un’estate intensa e bellissima.
Luglio passato ogni fine settimana alla casa al mare che è
tornata ad essere più vissuta, più viva a dimensione di famiglia, ma anche di
amici. Qualche weekend si sono uniti Stefan, Caroline e Bonnie, con i fratelli
Mikaelson che li raggiungevano la prima sera; qualche volta solo lui, Elena e
Lily.
E l’aver ricordato ai Salvatore dell’esistenza di quella casa
ha fatto sì che a turno la sfruttassero pure Ric e Jo,
e Stefan che ci portava non più tanto di nascosto Rebeka, oppure per fare
qualche giorno al mare con i suoi amici. Insomma è stata un po’ il punto di
pace per ognuno di loro in cerca di riposo e svago.
E le prime due settimane di Agosto invece si sono
praticamente trasferiti là portando anche Giuseppe che ha acconsentito, dopo
varie resistenze, per stare con loro una settimana intera. E l’uomo può dire di
non aver mai visto suo figlio così felice, così sereno e per la prima volta da
dopo la malattia di sua moglie, da quando aveva deciso che lui fosse il capro
espiatorio su cui addossare e riversare la sua rabbia, Giuseppe si scopre
felice nel vedere Damon brillare per l’amore di questa ragazzina imprevista.
E lui deve ammettere di essersi anche divertito con sua
nipote che proprio a fine Agosto, il 26, compie un anno, nel portarla sulla
spiaggia, nell’aiutarla in quelle cose che non gli erano mai interessate
neppure coi suoi figli come fare le formine di sabbia o ridere sulla riva
mentre scappavano dall’acqua del mare quando s’infrangeva sulla battigia.
Sono rientrati dopo ferragosto, i genitori di Elena tornano
il 20 ed inoltre lei deve iniziare a sistemare le sue cose dato che il 23
agosto deve tornare al college, è in un nuovo dormitorio e lei e Bonnie
dovranno fare il consueto trascolo. Ma tornerà per il compleanno della piccola
Lily ovviamente.
Così l’ultima sera al mare, il 19, Giuseppe si era offerto di
badare alla piccola per lasciare che i due potessero andare a cena fuori nel
ristorante di pesce con la terrazza che dava sul mare che in quel mese era
diventato il loro preferito.
19 Agosto
E’ una serata calda, non particolarmente
umida, con la brezza marina che odora di sale in arrivo dalle scure acque
dell’oceano filtrante dalle finestre aperte della camera dove dormono Damon,
Elena e la piccola Lily. La ragazza si sta mettendo gli orecchini mentre Damon
l’attende al piano di sotto, non sa perché abbia una certa agitazione addosso,
ogni tanto se si ferma a pensarci le sembra quasi impossibile che lei e Damon
stiano insieme.
Ufficialmente sono due mesi, ma a
guardare indietro alla loro storia è da tutta una vita che lo cerca, che lo
aspetta, che si sente così legata a lui; un amore cresciuto nel silenzio del
tempo tessuto dall’attesa, con pazienza, come se la sua natura stessa consistesse
nel vivere in attesa di lui.
Le viene in mente quando canta una ninna
nanna a Lily che parla dell’amore delle stelle per la luna, come delle onde del
mare per la riva, entrambe in attesa del loro ritorno per sentirsi complete.
Sorride tra sé e afferra la borsetta a tracolla per raggiungere il suo Damon.
Al piano di sotto, intanto, Damon ha
appena finito di dare da mangiare a Lily e le sta pulendo il volto sporco di
gelato di cui la piccola va pazza e ogni tanto dopo pranzo o cena, le da un biscotto
ripieno di gelato alla cioccolata e fior di latte. La prende dal seggiolone e
le da il biberon con l’acqua per poi metterla a terra e osservarla mentre
ciondola nel suo precario equilibrio per camminare verso il nonno, seduto in
sala ad ascoltare il telegiornale.
-Bravissima principessa…ehi, piano!-
Gli viene da ridere alla vista del
sorriso di sua figlia alla quale l’impresa di camminare, per noi adulti così
banale, sembra una gigantesca conquista che la diverte più di qualunque altro
gioco. Sono in corridoio e Damon la segue a pochi passi leggermente inclinato
per afferrarla in tempo nel caso dovesse sbilanciarsi e cadere; si è già
sbucciata diverse volte nella sua impresa difficile di imparare a camminare. Non
vede l’ora Damon di vederla correre, saltellare, di ascoltare quella sua vocina
acuta pronunciare più scanditamente le parole, gli si stringe il cuore ogni
volta che lo chiama balbettando un “daddy” impacciato
che emerge dai suoi piccoli polmoni quando il suo bisogno del proprio padre le
esplode negli occhi chiari.
-Mi sembra giusto facciamo una piccola
pausa…ecco bevi prima di riprendere a camminare, prendo io questo-
Lily beve cercando di rimanere in piedi
con le gambe leggermente divaricate per mantenere la stabilità e vorrebbe anche
camminare, ma intuisce di non essere pronta per fare due cose così complicate
insieme. Damon le afferra dalle mani il biberon con l’acqua per poi lasciarla
libera di continuare il suo impacciato incedere quando il rumore dei tacchi dei
sandali avorio di Elena attira il suo sguardo verso le scale alla sua destra.
Da prima scorge le caviglie nude dalle
quali lentamente sale lungo il profilo perfetto delle sue gambe avvolte in una
gonna nera di velo lunga con uno spacco generoso che mostra, nella sua
trasparenza, la linea delle cosce e sopra un top fine color senape, fino ad
incontrare le labbra piene rese ancor più invitanti dal rossetto mat scuro per trovare finalmente la strada di casa, verso
gli occhi scuri che brillano non appena incrociano i suoi, incantati da lei.
Esita un attimo Elena, sul penultimo scalino come se il potente ghiaccio del
suo amore l’avesse paralizzata; poi sorride timida e riprende a scendere
raggiungendolo ora che si è tirato su scordandosi per un attimo di sua figlia.
-Ehi-
-Ehi-
Damon fa un passo coprendo
l’insopportabile distanza che li divide portando le sue mani sul volto di
Elena, timoroso di sfiorarla con la paura quasi di rovinare il bellissimo fiore
schiuso sotto ai suoi increduli occhi.
-Sono pronta-
-Lo vedo-
-Posso avere un bacio?-
-Temevo di sciuparti il rossetto-
Elena rotea gli occhi al cielo arrossendo
visibilmente, riesce sempre a fare il buffone e porta le proprie mani intorno
al collo per farsi più vicina.
-Ma è quello che voglio-
Lui porta una mano a spostarle una ciocca
e torna con le iridi artiche dentro le sue che si illuminano limpide.
-Mi basta poterti guardare Elena-
Un brivido caldo sfiora la pelle di Elena
facendola rabbrividire per l’intensità delle sue parole e della fredda dolcezza
che le riempie il cuore. Si sente leggera e felice come non mai, così si
allunga lentamente per posare un leggerissimo bacio sulle labbra di Damon e
sorride per poi staccarsi quando sente la voce di Giuseppe che parla allegro
con la nipotina arrivata da sola dal nonno. Damon si riprende e si volta verso
il salotto.
-Accidenti, Lily mi è sgattaiolata via-
-Andiamo…-
Ridono entrambi e si dirigono a salutare
Giuseppe e la piccola per poi uscire.
La cena è stata semplice, bella, il
tavolo vista mare e loro due sempre più innamorati con Damon stranamente
allegro e in vena di battute, hanno parlato del compleanno della piccola, della
festa per il primo anno che Elena vorrebbe organizzarle e lui che ha tentato di
dissuaderla perché il college è più importante. E poi c’è anche il suo di
compleanno, è un’estate di festeggiamenti la loro e lei ha insistito per non
far nulla di particolare, solo stare con lui. E’ tutto ciò che Elena vorrebbe, e
più ci pensa più le fa male il cuore, il petto, al pensiero di una qualunque
cosa che potrebbe frapporsi tra loro.
Ogni tanto, in quelle sere d’estate al
mare quando le capitava di sentire Lily agitarsi nel lettino e si alzava di
soppiatto senza svegliare Damon, la trovava sveglia a fissare l’oscurità e la prendeva
in braccio canticchiandole la canzone che parlava delle stelle e del mare e
rimaneva così talvolta con la piccola addormentata in collo e lei seduta sul
letto accanto al bellissimo uomo di cui è innamorata chiedendosi se lui
l’avrebbe amata davvero per tutta la vita, perché in quei momenti a Elena non
sembrava possibile vivere senza di lui.
Dopo cena sono andati a fare una
passeggiata per le vie del centro e poi Damon l’ha trascinata sulla spiaggia
costringendola a togliersi i tacchi e tornare a farsi piccola di fianco a lui;
hanno camminato in direzione di casa loro da cui si accede anche dalla spiaggia
e hanno riso come due pazzi guardando quel cielo pieno di stelle, intente a
brillare attorno alla luna. Ed Elena ripensa a quella canzone che canticchia a
Lily “quando tramonta lontano la luna, resta l’attesa del ciel” e voltandosi
verso Damon si sente così, in attesa di lui per tornare a brillare.
-Ma tu sei matto!-
-Cosa? No di certo-
-Damon….non puoi continuare ad indagare
in questo modo su Fell, scopri le tue carte! O parlane con mio padre-
-Tuo padre? Il mio più grande fan,
giusto?-
Elena lo ammonisce con lo sguardo mentre
le loro mani intrecciate molleggiano in un gioco di strattoni e avvicinamenti.
-Cosa farai quando non sarò qui a sorvegliarti?
Lo rapisci e lo torturi per farlo confessare?-
-Vedi perché siamo una bella squadra?
Perché sei matta come me!-
Allarga quelle iridi troppo azzurre che
si perdono nell’oscurità della battigia e lo colpisce con la borsetta.
-Non fare lo scemo! Non voglio finire a
venire a portarti le arance in carcere-
-Non esagerare-
-Damon, io non ti voglio perdere-
Lui si ferma all’improvviso e con una
mossa secca la tira a sé prendendole il volto tra le mani e osservandola grave.
-Questo non accadrà, mai-
-Allora ti prego….stai attento…-
-Tranquilla ragazzina, ti amo troppo per
liberarmi di te-
-E io ti amo troppo per perderti-
Lui sorride felice e affonda le labbra
sulle sue in un bacio covato ed atteso da tutta la sera; l’ardore e la passione
scaldano la pelle e infiammano i cuoi al punto che le mani di Damon iniziano a
vagare più furtive lungo la figura di Elena, perdendosi tra i capelli, i
sospiri, le mani che si cercano, le labbra che supplicano.
Lei si fa sempre più incollata a lui, con
quella brezza marina da brividi in un contrasto sottile tra il calore dei loro
corpi e l’umidità del mare, e non ci vuole molto affinché la passione li divori
al punto dal finire per rotolarsi su quella stessa spiaggia e fare l’amore fin
quando ne avranno la forza.
***
Passano compleanni, estate, mare e spensieratezza.
Le ragazze sono tornate al college, Elena si è rattristata ed
entusiasmata al tempo stesso, non è stato facile salutare Damon che l’ha
accompagnata all’auto di Bonnie senza staccarle le labbra di dosso per un solo
istante sotto lo sguardo annoiato, ma anche felice della brunetta intenta ad
attendere l’amica.
Caroline invece si è trovata a mordersi la lingua per non
chiedere o non fare promesse a Klaus che non si sente in grado di
mantenere,perché lui le piace da morire
ma sta andando lontano e per quanto possa illudersi, loro due sono spiriti
liberi, troppo per affrontare le distanze ed il tempo. Sarà una bellissima
parentesi estiva la loro, che ricorderà sempre, ma non può, non vuole chiedere
ad entrambi un impegno per adesso troppo grande.
Anche se si è trovata a non sapere come fare per salutarlo,
come fare a staccarsi da lui, dai suoi sorrisi beffardi, come fare a rinunciare
alle loro serate improvvisate fatte di avventure, racconti e progetti
completamente stravolti da lui arrivando a rendere ormai una specie di sfida
quella di scombinarle l’esistenza.
Tanto che, per quanto ci provi, non può fingere che non le
mancherà quel suo “hi, love” che le
ha fatto vibrare il cuore per tutta l’estate.
Stefan invece sembra più spensierato che mai, è riuscito in
modo tutto suo a mantenere Rebeka a quella giusta distanza che gli ha permesso
di volerle bene, ma non arrivare a superare un pericoloso confine che avrebbe
compromesso quell’equilibrio piacevole in cui sono rimasti sospesi tutta
l’estate. E si sente un po’ diverso, un po’ più vivo, più coraggioso. E va bene
così, lo aspetta il secondo anno di college, altre nuove possibilità, persone
da conoscere e non vede l’ora dopo quello strano e confuso primo anno.
Per ciascuno di loro, in modo diverso, si schiude un anno di
novità e possibilità.
***
Damon continua le sue indagini su Fell e finalmente si lascia
convincere da Ric ed Elena a parlarne anche con Grayson Gilbert in un
pomeriggio di settembre a casa loro.
E’ stato un sì restio quello di Grayson, convinto solo dal
tenore “lavorativo” della cena, a differenza di Miranda che invece ha colto
subito l’occasione per studiare più da vicino quella famiglia che conosce da
tanto tempo, ma solo dall’esterno. Sono sempre state delle mura impenetrabili,
quelle dei Salvatore, anche quando c’era ancora Lilian Miranda parlava con la
vicina amica con una distanza ultima di fondo, e si era sempre chiesta come
avesse fatto sua figlia ad intrufolarsi nei loro cuori, prima Stefan poi
Damon…o forse chissà…era sempre stato Damon.
Anche Giuseppe e Ric avevano un debole per lei, tutti i
Salvatore si erano lasciati toccare, abbagliare, dall’innocente animo di sua
figlia. E solo per questo valeva la pena conoscerli meglio e scoprire, capire,
cosa vi fosse in tutti loro di così interessante da affascinare Elena.
Così dopo mezz’ora di discussione aveva convinto suo marito
ad accettare, nonostante le sue polemiche da padre geloso fino all’ultimo non
del tutto persuaso.
Anche sulla porta di casa Salvatore poco prima di suonare era
stato scettico.
-Ricordami perché abbiamo accettato-
-Perché devi parlare di affari e perché è il ragazzo di
nostra figlia-
Miranda sorregge la torta al cioccolato che ha portato, certa
che Lily ne andrà pazza. Le è mancato quel piccolo cucciolo dolce, soprattutto
ora che i suoi figli sono grandi e stanno lasciando il nido inizia a sentire il
vuoto farsi spazio nel suo cuore di mamma.
-Non mi sembra professionale invitarmi a casa a cena-
-Oh, ma smettila Grayson, e sii gentile… ci interessa
conoscere chi rende felice nostra figlia, o sbaglio?-
L’uomo incurva appena lo sguardo verso quello ammonitore di
sua moglie sbuffando leggermente.
-D’accordo-
Borbotta strappandole un sorriso compiaciuto mentre si
appresta a suonare il campanello di casa Salvatore, tentando di reprimere il
suo istinto paterno e seguire i consigli di sua moglie per quanto difficile.
Lo hanno invitato a cena insieme a Miranda in modo che lei, Jo e la piccola si intrattengano insieme mentre gli uomini
parlano davanti a un bicchiere di whisky.
La cena è scorsa tranquilla, ci sono stati attimi di rigida
conversazione, occhiate torve trattenute ma alla fine gli uomini di Elena si
sono comportati bene e adesso si trovano seduti nello studio di Giuseppe a bere
e parlare della situazione del Consiglio.
-Beh…non è affatto una situazione piacevole…-
Grayson poggia il fascicolo sul tavolo ovale nello studio di
Giuseppe.
Ric fa roteare il bicchiere contenente il liquido ambrato e
solleva gli occhi su di lui.
-Possiamo far mettere ai voti una proposta di indagine…questo
non farebbe sollevare sospettie Fell
non si sentirebbe minacciato-
-Perché non accusarlo direttamente?-
-Perché così insabbierebbe le prove…dobbiamo essere cauti-
Giuseppe sorseggia il suo thè, ha chiuso con l’alcool da
quando la piccola Lily ha iniziato a essere sempre più presente.
-Ma gode della protezione del Sindaco-
-Noi contiamo per tre voti-
-Credo che una richiesta per capire cosa stia succedendo non
verrà rifiutata-
-No, lo credo anche io…-
Giuseppe annuisce verso Grayson.
-In ogni caso…Damon ti sconsiglio di continuare a reperire in
modo non proprio pulito certe informazioni, rischi di metterti nei guai…e non
mi pare il caso…-
L’occhiata eloquente di Grayson fa irrigidire Damon sul
posto, al quale riserverebbe una risposta al vetriolo se non si trattasse del
padre di Elena e non avesse ragione. L’uomo si alza imitato dagli altri e
tornano in sala da Jo e Miranda che stanno
chiacchierando con la piccola Lily crollata addormentata sul divano.
Damon li saluta ringraziandoli e prende cautamente la piccola
per poterla portare a letto, sotto lo sguardo attento di Grayson che osserva
ogni suo minimo movimento.
-Grazie per la bella cena-
-Grazie a te per il dolce e per la compagnia Miranda-
Lei sorride dolcemente a Giuseppe sfiorandogli un braccio e
si volta ad afferrare il cappotto portole da Ric. Grayson si infila il suo e si
volta verso Giuseppe.
-Non abbiamo mai avuto modo di parlare….dei ragazzi…-
-Beh, c’è poco da dire-
-Non ti nascondo che sono preoccupato-
Giuseppe sorride lieve, mettendo in risalto le rughe che
affliggo la pelle stanca e raccontano dei dolori dell’uomo invecchiato forse
troppo in fretta. Alza gli occhi verdi un po’ meno spenti di un tempo sull’amico
di vecchia data.
-Non ti nascondo che lo capisco…ma Damon….sa prendersi cura
di chi ama-
Grayson traballa un istante sul posto se ripensa a tutte le
volte in cui Giuseppe si è scagliato sul figlio, in cui lo ha maltrattato e
umiliato e non si era mai fermato, fino infondo, a riflettere sul profondo
cambiamento del loro rapporto, su come abbiano tentato faticosamente di
ricucire le ferite, la carne lacerata. Hanno trovato un insolito punto di
incontro loro due e si chiede se sua figlia non abbia in qualche modo
contribuito, e per quanto non condivida ed abbia paura del loro rapporto non
può evitare di sentire un moto di orgoglio paterno.
Sorride appena per quelle parole inaspettate e poi si volta
verso sua moglie in attesa di lui, incitandola ad uscire non appena data la
buona notte a tutti.
****
-Quindi è andato tutto liscio come l’olio?-
Elena sfoglia alcuni libri, si trova in libreria e sta
valutando i libri da acquistare per il nuovo semestre appena cominciato; la
sera precedente c’è stata la tanto attesa cena con i suoi genitori a cui lei
mancava, ma alla fine era più un cena di affari. Così il mattino seguente
mentre si dirigeva nella libreria del campus, lo ha chiamato per sapere come è
andata.
-Sì, così pare…adesso
dobbiamo portare la questione all’attenzione del Consiglio-
-Ecco, questo mi sembra molto più sensato del tuo piano!-
-Questo era sempre
stato il mio piano, amore mio-
Elena sorride inevitabilmente contro il cellulare al suono di
quelle parole.
-Non mi risulta, in ogni caso sono contenta che tu ne abbia parlato
con tutti loro…-
-Vedremo come andrà a
finire, dubito che ne tireremo fuori qualcosa di buono, ma sicuramente avremo
tuo padre dalla nostra parte-
-Si è comportato bene?-
-Sì è comportato da
padre-
-E cioè? Che ti ha detto?-
-Nulla Elena, nulla su
noi due almeno…anche se detta francamente qualche occhiataccia me l’ha tirata-
-Occhiataccia? In che senso?-
-E’ stato gentile non
agitarti…e la torta di tua madre, ottima…-
-Quale ti ha fatto? Quella alle pesce o
quella al cioccolato?-
-Cioccolato…tu la sai
fare?-
-Sì certo! Non mi viene bene come la sua
ma…-
-Allora posso anche sposarti-
Elena si blocca sul posto, con il libro che ha perso di
interesse e le mani che le tremano attorno ad esso. Perché era una battuta,
giusto? Lui ne fa così tante che spesso non ci fa nemmeno più caso, se non
fosse che stavolta si è sbilanciato su un terreno scivoloso e il respiro le
strozza la gola.
-Ovviamente prima
dovresti fare un corso di cucina perché tutto il resto ragazzina non sai
proprio farlo e mi faresti morire di fame-
Damon continua il suo sproloquio ironico, ignaro del
turbamento arrecato nella sua giovane fidanzata. Perché certo che ha
fantasticato mille volte sul loro futuro, ma dalla fantasia alla realtà ce ne
corre ed Elena è tutto tranne che pronta per un passo del genere. Così sospira
e riprende ad ascoltare il racconto del suo ragazzo, con una strana ombra di
preoccupazione ad oscurarle il cuore.
Ciao a tutte!!
Rieccomi tornata finalmente in pista e quindi più libera che
mai di rimettermi a scrivere e continuare tutte le mie storie, in questo
periodo pieno avevo dovuto dare la precedenza solo ad una di queste lasciando
le altre indietro. Ma prometto che adesso recupero tutto e non vi mollo più.
Ho inserito un nuovo capitolo che è un momento di passaggio
conclusivo dell’estate e dei mille avvenimenti che ci sono stati, in primis il
più importante Damon ed Elena stanno finalmente insieme!!! C’è voluto un sacco
di tempo, pazienza (soprattutto vostra) ma ce l’hanno fatta e adesso vediamo
come se la caveranno con la vita di coppia. L’estate è passata in fretta, ricca
di tanti momenti, ma la vita vera con cui dovranno scontrarsi rinizia adesso con il college e i problemi di ogni giorno.
Scopriamo anche che Damon ha scoperto le sue carte con
Grayson e gli altri sui problemi legati al Consiglio, non del tutto persuaso
che la via “giusta” sia anche la più efficace, ma vuol provare a dare credito
ai suggerimenti degli altri.
Insomma ho messo un po’ un punto ad alcune situazioni che
verranno sviluppate nei prossimi capitoli. Spero davvero che, nonostante la
lunga attesa, possiate ancora tornare ad emozionarvi e seguire questa storia.
Manca meno di una
settimana ad halloween, ma il campus assume già i colori tetri tipici della
festa profana di fine ottobre. Le prime decorazioni, volantini che promuovono
party di ogni genere, case delle confraternite già in allestimento e compagni
di corso che spippolano su internet a caccia di idee sensazionali per le
maschere più originali.
Elena, invece, più che
alle feste pensa a studiare e fantastica su come passare Halloween con Damon e
Lily, potrebbe meditare un costume a tema per loro tre anche se dubita
fortemente che lui si vestirebbe mai. Ma forse può tentare di convincerlo, o
perlomeno coinvolgerlo in qualche modo.
Bonnie non tornerà a
Mystic Falls con lei, verrà a trovarla Kol al campus e andranno a qualche festa
insieme, mentre lei deve pensare alla spesa per la cena che organizzerà dai
Salvatore e non riesce a smettere di sorridere tra sé al pensiero di intagliare
zucche, cucinare insieme a Damon e stare il più tempo possibile a rotolarsi nel
letto e fare l’amore.
-Elena, perché stai
arrossendo?-
La brunetta allarga gli
occhi scuri volgendo il volto imbarazzato verso Liam, suo compagno
di corso. Si ravvia i capelli sorridendo lievemente.
-Fa un po’ caldo qua
dentro….-
Bisbiglia per non farsi
sentire dal professore e riprende l’attenzione sulla lezione.
Sì, pensare a Damon le fa
sempre alzare la temperatura corporea e il fatto che abbia ripreso il college e
si vedano meno aumenta l’attesa e la passione per quando finalmente torna da
lui.
A fine lezione, quando
esce, sfila il telefono di tasca per chiamare il suo fidanzato e sentire la sua
voce. Squilla a vuoto intanto che Elena si dirige in corridoio per raggiungere
la caffetteria, seguita da Liam ed un altro ragazzo
con cui segue le lezioni e studia.
-Allora Elena, vieni con
noi alla festa della confraternita?-
-No torno a casa,
halloween cade di sabato è perfetto-
Rimette il cellulare in
borsa volgendo distrattamente lo sguardo verso Peter, il ragazzo che Bonnie le
aveva presentato durante le vacanze di primavera. Sono diventati buoni amici
una volta che si sono guardati negli occhi capendo subito che il tentativo di
Bonnie di sistemarli insieme non avrebbe funzionato e così hanno scoperto che
avrebbero seguito lo stesso corso a settembre.
-Dai ma non si torna a
casa per halloween, i party del campus sono i migliori-
-Cosa farai? Ti vestirai
da principessa e ti farai portare in giro da tuo padre?-
Elena fa una smorfia
colpendo leggermente Peter sulla spalla; si allenta la pashmina
azzurra e grigia per scoprire il collo provando a distrarsi dal fatto che Damon
non le abbia risposto, ma può darsi che sia impegnato con un cliente. E’ dal
giorno prima che non lo sente e vorrebbe solo esorcizzare quella strana
sensazione che la sta affliggendo; i suoi amici si accorgono del suo sguardo
perso appena si fermano davanti alla caffetteria del cortile per ordinare da
bere.
-Elena?-
-Eh?-
-A che pensavi?-
-Forse al suo fidanzato
immaginario-
-Non è immaginario-
Si ravvia i capelli
frugando in borsa in cerca del portafogli.
-Fermi oggi tocca a me
offrire…-
Allarga le braccia per
spostare i due amici che se la ridono.
-E comunque esiste, lo
sapete!-
-Ma non lo abbiamo mai
visto-
Liam alza un sopracciglio
scuro in approvazione all’osservazione di Peter che sorseggia il suo caffè
ridendosela con quei suoi occhi grigi pericolosi.
-Beh perché non ha mai
tempo per venire qua…-
-Perché non lo inviti al
campus?-
-Perché ha una figlia, ve
l’ho detto-
-Questa cosa mi sconvolge
tutte le volte che lo dici-
I tre si avviano per il
cortile con i rispettivi bicchieri per raggiungere la prossima aula di lezione;
Elena si sente sempre protetta con loro due che le aprono la strada, Peter più
alto di Liam, con quella sua aria da ragazzino
dispettoso a tratti un po’ le ricorda Damon, ha i capelli più chiari ed il
volto pulito, ma nasconde un animo decisamente particolare, quasi matto. Liam invece è il classico bravo ragazzo, più alla Stefan ma
decisamente più sicuro di sé; si trova bene con entrambi anche se non fanno che
deriderla sulla sua situazione con Damon –ragazzo padre- fidanzato sempre
assente. E’ che loro hanno appena vent’anni, è chiaro che non si rendano conto
degli impegni di un uomo che lavora, con una figlia a carico che è solo.
Sospira sconsolata
provando a scacciare ancora il pungolo di preoccupazione che la tormenta.
-Dai Elena, ti perdoniamo
perché preferisci i vecchi a noi…ma alla festa di novembre non puoi mancare-
Le scappa un sorriso quando
sente le braccia dei loro amici avvolgerle le spalle e si lascia trascinare
dentro la palazzina verso l’aula.
****
-Vorrei ovviamente andare al super party della confraternita dei DZK, ma
abbiamo un esame gigante, anatomia 2 e Stefan è tutto ansiato, mi sta agitando!!!-
-Dai ma un salto puoi
farcelo anche senza Stefan, vuoi dirmi che non conosci nessuno?-
-Lo so, infatti ci andrò ma non voglio che Stef
resti al dormitorio a fare lo studente depresso-
-Non hai modo di
convincerlo?-
Bonnie sta esaminando i
vari vestiti del negozio di costumi per Halloween dove sono andata lei ed Elena
quello stesso pomeriggio dopo lezione, vuole cercare qualcosa per folgorare Kol
che verrà a trovarla proprio per l’occasione; è così felice, anche perché Elena
tornerà a Mystic Falls lasciandole la stanza libera e lei, per quanto adori i
suoi amici, aveva davvero voglia di vedere Kol.
Lo ha già presentato a Liam e Peter che lo hanno trovato simpatico, e sicuramente
passeranno una bella serata. Caroline l’ha chiamata per sapere cosa avesse
scelto per mascherarsi, iniziando così a lamentarsi della sua situazione.
-Figurati, forse solo la sorella del tuo ragazzo potrebbe tirarlo
fuori dai libri-
-Si sentono ancora?-
-Se per “si sentono” intendi se Rebeka lo stalkera
con mille messaggi su whatsapp il giorno, cui lui non sa evitare di rispondere
a causa della sua indole da cavaliere, allora sì, si stanno sentendo-
-Wow, finiranno insieme-
-Ti prego, già devo tollerarti con Kol-
-Disse quella che non ha passato tutta l’estate a rotolarsi con
Klaus….a proposito con lui come va???-
-Non stavamo parlando dei costumi?-
-Dai Care, avanti…sono
passati due mesi, so che ogni tanto si fa sentire, no?-
-E’ da fine settembre che non ci sentiamo-
-Cosa? E come mai?-
-Lo sai perché-
-Care….lui ti piace…non
allontanarlo-
Bonnie prende un costume
da catwoman e lo osserva per poi cercare il
cartellino del prezzo, se lo proverà appena finita la telefonata ed alza gli
occhi cercando Elena nel negozio, anche lei intenta a trovare un costume per se
stessa e Lily; a Damon prenderà giusto qualche accessorio. Poi sospira
riportando l’attenzione alla conversazione con l’amica.
-Bon, non può funzionare, io devo studiare, il college è un
momento intenso e non posso permettermi di perdere tempo a pensare a Klaus!
Inoltre non mi pare che si sia certamente ammazzato dallo sforzo di
cercarmi…quindi non è destino-
-Senti non voglio
insistere, ma non voglio nemmeno che tu ti penta perché ti incaponisci sulle
tue posizioni quindi non ti dirò più nulla…ma ti prego di rifletterci-
-Lo farò-
-Ehi Bon, che cosa hai trovato?-
Bonnie solleva le iridi
verdi in direzione della voce di Elena, giunta da lei con in mano una serie di
costumi, da principesse a fate, a canguri. Le viene un po’ da sorridere nel
vedere la sua migliore amica che gioca a fare la mammina tutta raggiante, si
domanda se lei se ne stia rendendo conto del terreno scivoloso ed impervio su
cui si sta avventurando con tanta leggerezza. La mora poi sposta i suoi occhioni
innocenti sul telefono che stringe Bonnie e la guarda curiosa.
-E’ Care?-
Bonnie annuisce e a quel
punto Elena si sporge verso il telefono.
-Ciao bionda!!!-
Bonnie toglie il cellulare
per portarlo in mezzo a lei ed Elena.
-Ciao Lena!!!!Cosa hai preso??-
-Sto valutando un po’ di
cose, principesse, fate-
-Vuoi far mascherare Damon da principe???Ma di azzurro ha solo gli
occhi-
Elena alza lo sguardo al
cielo trattenendo una risata che invece lascia uscire libera Bonnie.
-Valuta altre opzioni-
-Ok, ci penserò….ma tu che
combini?-
-Niente….medito sul da farsi per halloween-
-Ti vedrai con Klaus?-
-Dio Elena non mettertici anche tu ti prego-
-Va bene…ma quando ci
vedremo per il Ringraziamento, non potrai sfuggirci-
-E’ così lontanoooo-
-Lo so Care…tanto ci sentiamo sempre-
-Adesso vi lascio che mi stanno chiamando le altre per andare a
lezione-
Si salutano pimpanti e poi
le due tornano con l’attenzione sui vestiti da provare. Alla fine Bonnie
prenderà il costume da Catwoman mentre Elena prenderà
per Lily un vestito da ape e per se stessa dovrà ancora valutare.
Non vede l’ora di
mostrarlo a Damon.
Sospira trasognante e poi
vanno alla cassa per pagare l’affitto dei costumi.
-Hai già mostrato una foto
a Damon del costume di Lily?-
-No, lo vedrà direttamente
quando tornerò a casa tanto a lui queste cose non interessano-
-Concordo-
-Detesterà l’idea di
qualunque costume io sceglierò per lui-
-Dai ti prego, non puoi
seriamente pensare di farlo mascherare-
Attraversano la strada per
arrivare al dormitorio con le buste contenenti i loro acquisti.
-Beh ci voglio provare-
Mentre parlano Elena sfila
il telefono di tasca per vedere se ci fosse qualche messaggio o chiamata in
entrata.
Ma niente.
Si morde un labbro
valutando se provare a richiamarlo o meno, ma decide che farà un nuovo
tentativo prima di cena. Adesso deve andare a studiare in tutti i modi, anche
perché Liam e Peter le stanno aspettando.
*****
L’aria di ottobre rende
Mystic Falls estremamente suggestiva, con l’autunno che si insinua tra i colori
delle foglie ingiallite, il vento più pungente e i toni della natura sempre più
caldi ad ammantare i contorni della cittadina.
Quando la sveglia suona,
Damon in realtà è già sveglio da un po’ pungolato da quel peso sepolto infondo
ai mari azzurri adesso che si schiudono nella penombra della camera da letto
ancora gettata nella notte.
Si rigira e tende le
orecchie per cogliere il minimo verso da parte di Lily, ma quando sente il
respiro della piccola ancora pesante provenire dal lettino in legno chiaro
situato infondo al letto, rilascia l’aria che gli opprime i polmoni allargando
le braccia.
Non è un buon giorno
quello.
Non lo è affatto e
l’amarezza sale a gola, stringendo il petto e seccando gli occhi, un disagio
ancor di più acuito dal display del telefono sul comodino che si illumina.
Allunga un braccio per
raggiugerlo stringendo gli occhi chiari accecati dalla fredda luce del display
quando trova una chiamata persa della sera prima e un messaggio, entrambi di
Elena.
“Buongiorno, ti ho chiamato ieri sera ma forse già dormivi…ci sentiamo
più tardi? Ti amo”
Avrebbe sorriso, e lo
avrebbe voluto fare anche quella stessa mattina, ma quel tarlo insopportabile
torna a disturbarlo al punto che rimette il telefono sul comodino e si
abbandona tra i guanciali sperando inutilmente di riprendere sonno e non
svegliarsi mai più.
Ma Lily non sente quello
stesso fardello nei suoi appena quattordici mese, così inizia a mugolare e non
appena Damon alza il busto per guardare verso il lettino, la trova in piedi in
esso, con le mani paffutelle a stringere il bordo delle sbarre e gli occhi
azzurri brillare nella penombra in cerca del padre.
Fa dei versi balbettando
parole senza senso una volta che si è abituata all’oscurità potendo così
trovare due specchi d’acqua identici ai suoi dall’altra parte della stanza.
“atte” insieme a “daddo” sono le uniche due parole più comprensibili che sta
iniziando a dire, rispettivamente per indicare il latte e suo padre, anche se
la seconda la usa abbastanza per chiamare chiunque.
Damon non è certo il tipo
che sta li dieci ore al giorno a ripeterle “papà” nella speranza che lei lo
ridica, anche se quando ha detto la sua prima parola per chiamarlo si è un po’
commosso.
Si avvicina al lettino e
lei mordicchia l’orecchio del coniglietto di peluche che gli regalò Stefan per
la sua nascita e dal quale lei non si separa mai. La solleva dolcemente
prendendola tra le braccia e posandole dei baci leggeri sulla nuca, poi afferra
una copertina in cui la avvolge prima di uscire dalla stanza per passare nel
corridoio un po’ meno caldo della camera.
La casa è gettata ancora
nel silenzio, suo padre dorme nonostante siano le sette e di solito si sveglia
molto prima, sostiene che le persone invecchiando dormano di meno. Tra l’altro,
tra un mese compirà 65 anni, non è propriamente vecchio, ma dalla perdita di
sua moglie sembra avere dieci anni in più sulle spalle per quanto la nipotina
riesca un po’ a restituirgli il sorriso perduto.
Damon tira un profondo
sospiro mentre sistema Lily nel seggiolone e si appresta a preparare la
colazione ad entrambi. Mette a scaldare il latte, tira fuori i biscotti
preferiti della piccola, fa il caffè e poi afferra il laptop grigio
accendendolo; nell’attesa che sia pronta la colazione apre la posta per cercare
la mail della compagnia aerea, si sposta velocemente con il pc verso lo studio
in cui accende la stampante che connette al pc.
Dopo aver stampato quanto
gli occorre torna in cucina da sua figlia e le prepara il biberon che la
piccola divora avidamente guardando i cartoni che lui mette in tv.
Una volta finito entrambi
di mangiare tornano in camera e trova suo padre sveglio, in corridoio, intento
a legarsi la vestaglia.
-Ehi-
-Buongiorno-
-Sei già in partenza?-
-No, tra un’ora…devo
finire la valigia-
-Vuoi che tenga Lily?-
-La vesto e te la porto,
tu fai pure colazione-
Giuseppe lo osserva di
sfuggita sparire in camera con l’ansia di chi non vuol parlare troppo, ha preso
da lui, gli ha insegnato lui a nascondere, a mascherare quello che lo agita,
che lo preoccupa e vorrebbe parlargli, domandargli alcune cose, ma non ha
voglia di litigare con lui, soprattutto ora che si appresta a prendere un
aereo.
Lilian sosteneva sempre
che non si dovesse affrontare una discussione con qualcuno che sta per
intraprendere un viaggio, una curiosa idea di sua moglie sul non potersi
pentire se qualcosa dovesse succedere. Gli era sempre parso assurdo, ma da
quando l’aveva persa aveva iniziato a prendere più seriamente quei piccoli
consigli.
Così lascia perdere, per
adesso.
Più tardi, mentre tiene in
braccio Lily e Damon carica l’auto, lo osserva sulla porta.
-Cosa devo dirle?-
Gli occhi cerulei si
voltano interrogativi, una volta chiuso il bagagliaio.
-A chi?-
Giuseppe reclina la testa
di lato con rimprovero, possibile suo figlio sia così testardo?
-Ad Elena…quando chiamerà
cercandoti-
-Cosa ti fa pensare che
lei non sappia?-
-Lo sa?-
L’occhiata ironica di chi
ne sa molto più di lui lo colpisce in pieno, costringendolo a reprimere una
smorfia ora che si avvicina a suo padre per prendere Lily e metterla in auto.
-Quello che ti pare-
-Damon-
-Adesso non ho voglia di
discuterne-
L’uomo sospira,
sopprimendo le mille repliche a quel suo insensato comportamento, infondo lo
capisce, ma allo stesso tempo spera sempre che Damon possa essere migliore, la
versione migliore di lui.
-Scrivimi subito, appena
atterrate, intesi?-
-Certo papà…tu riposa-
Sale in macchina dopo
avergli lanciato un’occhiata di intesa e mette in moto per partire verso l’aeroporto.
****
-Ehi Ric-
-Stef-
-Sono partiti?-
Stefan attraversa il
corridoio della palazzina dove si trova la biblioteca in cui si sigilla a
studiare sotto esame; deve finire il programma che si era imposto e adesso sta andando
a pranzo in mensa, dove una minacciosa Caroline lo attende per fargli una testa
così su Halloween. Non è riuscito a sentire Damon prima della sua partenza,
così ha preferito chiamare Ric.
-Sì, due ore fa-
-A che ora dovrebbero atterrare?-
-Credo verso le sette, qui-
-Ok….ma tu hai capito
quanto pensa di restare la?-
-Credo qualche giorno, perché?-
-Halloween incluso?-
-E’ tuo fratello, ma vi parlate?-
-Sai quanto è vago Damon
quando vuole-
-E a me cosa dovrebbe dire di più specifico?-
-Molto più di quello che
dice a me che sono a miglia di distanza-
-Beh, per quel che ne so io, dovrebbe tornare domenica….è un viaggio
lungo, qualche giorno dovrà pure rimanerci-
-Già…-
-Che succede?-
-Ancora nulla…ma non ho un buon presentimento, ti chiamo appena ne
so di più-
-Adesso parli come tuo fratello!-
-Per capirlo, devo ragionare come lui-
-Richiamami quando ti sarai Damon-izzato-
Stefan fa una smorfia
contro il telefono che Ric non può vedere e chiude la conversazione una volta
arrivato davanti alla mensa. Sapeva da Caroline che Elena stava cercando i
vestiti per lei, Damon e la piccola Lily, per questo non capisce cosa stia
succedendo e solo Care più dargli risposte che non mandino nel panico tutti.
Entra in mensa e la trova
in fila ad aspettarlo facendogli cenno di raggiungerlo, prendendosi così
qualche infamata dagli altri che sono in fila da prima di lui.
-Mi farai uccidere-
-Per così poco, sarebbero
proprio dei poveracci-
-Care-
-Allora…parliamo ora, o
vuoi aspettare?-
-Almeno fammi prendere da
mangiare-
-D’accordo….allora nel
mentre potremmo parlare di Rebeka la stalker che
secondo le mie fonti –Bonnie – Kol- non assolutamente Klaus perché come sai non
lo sento da un mese…-
-E la cosa non ti tocca
eh-
Lo sguardo verde resta
puntato oltre la testa bionda, verso la fila mentre casualmente infierisce sull’amica.
Che opta per ignorarlo nel
suo stile migliore.
-Potrebbe sbucare da un
momento all’altro qui al campus-
-Ma che dici? Come le
viene in mente?-
-Beh sono solo supposizioni,
ma a forza di darle corda alla fine ti ci stai strozzando-
-Bel gioco di parole, c’hai
pensato tutta la notte?-
Fa una smorfia
provocatoria mentre la fila avanza e si avvicinano alla cassa per pagare.
-Ridi pure Salvatore, ma
quando verrai da me a piangere perché non saprai come sbarazzartene allora
quella stessa corda te la legherò io intorno al collo!-
Stefan ridacchia, pagano e
si avviano al bancone con i vassoi per prendere da mangiare.
-Allora, quale altro
argomento carico di angoscia vuoi affrontare?-
-La festa a cui tu non
vuoi venire, e che per la cronaca potrebbe essere la tua salvezza da Rebeka-
-E come mai?-
-Potresti conoscere una
ragazza, come speri di trovarne una stando sempre rintanato in biblioteca-
Afferrano i vassoi e si
dirigono in cerca di un tavolo libero nella grande sala mensa, individuandone
uno vicino alle ampie vetrate dell’antico edificio.
-Cosa dovrebbe risolvere
trovare una ragazza? E poi ce ne sono in biblioteca, cosa credi?-
-Oh, alla fine scopro che
ci vai per rimorchiare invece che studiare!-
Caroline stappa la lattina
di coca cola light mentre Stefan prende una patatina fritta e la punta verso l’amica.
-Può darsi-
Ridono entrambi, quando
Stefan cambia leggermente tono.
-Allora, le tue amiche
invece come lo passano halloween?-
-Vedi quanto sei asociale,
nemmeno sai cosa fanno i tuoi amici-
-Per questo ci sei tu…il
mio link con il mondo-
-Spiritoso Salvatore, l’adulazione
ti porterà lontano…comunque Bon starà con Kol al campus, vanno insieme ad una
festa-
Gli occhi azzurri si
allargano, rimarcando con la voce squillante la parola “festa” come una sorta
di messaggio subliminale rivolto all’amico.
-Mm, ed Elena?-
-Lei torna a Mystic Falls,
si è messa in testa questa cosa di fare un halloween stile famiglia americana,
vuole far mascherare tuo fratello…-
-Bella impresa-
-In cui forse solo lei può
riuscire-
-E Dam, cosa ne pensa?-
-Cielo non sai proprio
nulla…-
-No, dai aggiornami-
-Niente, Elena ieri è
andata a caccia di costumi non so se poi gli ha comunicato le sue idee, so solo
che nei loro programmi era di stare insieme…poi mica ascolto le loro
conversazioni-
Stefan alza le
sopracciglia comprensivo e riporta lo sguardo sul piatto cercando di scacciare
il disagio per quella situazione. Ha una bomba in mano ma non sa come e quando
farla esplodere; il problema è che Caroline non regge niente e se lui si
confrontasse con lei sui suoi dubbi, è certo del fatto che lei correrebbe
subito a raccontarlo ad Elena.
A meno che non la ricatti
con qualcosa.
La ragazza osserva l’amico
in silenzio, non capendo come mai abbia mutato espressione. Sembra quasi
preoccupato e lo conosce abbastanza bene da sapere che qualcosa lo turba.
-Avanti, che succede?-
-Mm-
-Stef
ti prego, non ho voglia ne tempo di giocare all’interrogatorio…lo vedo che ti
sta passando qualcosa per la testa e tu devi dirmelo…se vuoi ovviamente-
-Oh quanta comprensione-
-Dai avanti-
-Ok…ma tu devi
promettermi-
Le punta un dito contro
aggrottando la fronte con fare serio e ricevendo in risposta un’occhiata
azzurra che rotea quasi scocciata per aria.
-Di non farne parola con
nessuno ok ok conosco questa parte-
-Sai che quando dico con
nessuno-
-I tuoi giuramenti sono
pericolosi, finisco sempre per litigare con le miei amiche-
-Beh prendere o lasciare-
Caroline si morde un
labbro indecisa, la curiosità la sta divorando e il fatto che lui non abbia
contro battuto significa che molto probabilmente la cosa che vuole dirle
riguarda le sue amiche; sicuramente Elena.
-Che ha fatto Damon?-
Lo sguardo verde si
acciglia stupito, come ha fatto a capirlo? La bionda si lascia andare contro lo
schienale della sedia e incrocia le braccia sotto il seno, quasi infastidita
dall’ovvietà della sua stessa rivelazione.
-Come lo hai capito?-
-Perché ti conosco…avanti
spara-
-Ok….ma lo hai promesso-
Lei alza le mani in segno
di resa.
-Prometto non dirò niente
ad Elena….a meno che non sia una cosa grave ovviamente-
-Definisci grave…-
-Tipo, che so, che l’ha
tradita o altro…-
-Prima di correre da lei e
imbracciare i forconi proviamo prima a capirci qualcosa-
-Lo farei se tu mi dicessi
che ha combinato stavolta-
Stefan socchiude un attimo
gli occhi e prende un profondo respiro prima di sputare fuori il suo segreto.
Che poi, non avrebbe dovuto essere un segreto, che poi magari Elena sa già
tutto e lui si sta facendo un gigantesco film, ma conosce Elena e conosce
Caroline, se Damon lei avesse detto quello che voleva fare lei lo avrebbe
tranquillamente condiviso con le amiche e il fatto stesso che al giorno della
partenza la bionda non sappia nulla è una conferma ulteriore.
-Lui…è partito per l’Inghilterra
con Lily, stamani-
Ciao a tutte!
Rieccomi anche qui con il
mio solito tragico ritardo, tra lavoro e salute che mi sta abbandonando io non
riesco a trovare mai un momento degno per scrivere, quindi comprenderò il
vostro odio!!!
Spero abbiate passato
delle belle feste!
Venendo a noi, avevamo
lasciato i Delena nel capitolo precedente ad
amoreggiare per tutta l’estate, finalmente stanno insieme ed hanno il loro
momento di massimo romanticismo. Finita l’estate si torna sui banchi di scuola,
o meglio, al college, e vediamo che le cose si sono assestate con loro due che
si sentono e vedono quando possono, Kol e Bonnie che procedono – prometto che
scriverò qualcosa di più sostanzioso su loro due- Caroline che è Caroline,
quindi issa i muri contro tutto ciò che può sfuggire al suo controllo. Si era
lasciata andare durante l’estate consapevole che in vacanza uno può anche
svagarsi, ma ha subito alzato le barriere quando ha capito che poteva farsi
male con Klaus, tagliandolo fuori prima che lui potesse ferirla. Non gli ha
dato il tempo di mostrarle altro.
Stefan si è reimmerso
nella sua dimensione da studioso con Beka
virtualmente alle costole che non sappiamo se prima o poi mollerà.
In questo capitolo
scopriamo che si stanno tutti preparando per Halloween, quindi siamo quasi a fine
ottobre, le cose fra i Delena vanno bene finchè per un motivo che ancora non vi rivelerò Damon fa
una cosa apparentemente folle. Va in Inghilterra con la piccola.
Il prossimo sarà un
capitolo difficile, proprio perché questa cosa verrà trattata da più
angolazioni.
Vi ringrazio della
pazienza e spero di ritrovarvi ancora.
La luce rossa del segnale delle cinture brilla
sopra la testa di Damon che, attirato dal suono che ne accompagna l’accensione,
alza lo sguardo e poi lo riporta sulla piccola che dorme nel sedile accanto al
suo, avvolta in una coperta.
La voce all’altoparlante del comandante informa
che a breve inizierà la manovra per prepararsi all’atterraggio all’Aeroporto di
London Heathrow, pertanto tutti i passeggeri sono
invitati a collocare le borse negli appositi scomparti, mettersi seduti,
allacciare le cinture e seguire le istruzioni del personale di bordo. Sospira a
fondo Damon, stordito dal sonno, dal jet leg che
incombe e soprattutto dall’angoscia per quello che ha lasciato in America e per
cosa troverà al suo ritorno.
Ma doveva farlo, ne aveva bisogno. Sa
bene che poteva essere fatto in maniera diversa, che lei avrebbe sicuramente capito. Tuttavia, non ha trovato il
coraggio, non ha saputo condividere il dolore, il tormento, non ha saputo,
ancora una volta, aprirsi a lei.
Accarezza dolcemente i capelli della
piccola al suo fianco mentre l’assistente di volo gli chiede se le ha messo la
cintura e che dovrebbe metterla seduta in modo corretto per l’atterraggio; così
Damon annuisce e prova a sollevarla piano senza svegliarla, ma gli occhi chiari
si spalancano sui suoi e gli sorridono assonnati.
Una volta atterrati scendono dall’aereo
e avvolge la piccola per ripararla dal vento freddo mentre si avviano insieme
agli altri passeggeri al ritiro bagagli. C’è la solita frenesia tipica degli
aeroporti, aspettano la valigia al nastro trasportatore con Lily che lo osserva
desiderosa di salirci sopra mentre suo padre la tiene per il cappotto per
impedirle di farsi male. Sta imparando a camminare, ormai va da sola, ma non ha
ancora una grande stabilità, tutt’altro.
Quando arriva la valigia la prende, afferra
anche il passeggino per poi aprirlo e metterci sopra Lily che protesta un po’
finché non si calma e non escono tirandosi dietro la valigia. Fuori
dall’aeroporto cerca con lo sguardo la fermata dei taxi e si dirige a prenderne
uno, lasciando che il tassista lo aiuti col bagaglio per poi partire ed entrare
nel cuore di Londra, attraversando tutta la periferia fino alla zona di
Kensington dove è diretto.
Osserva la città scorrergli negli occhi
e una insolita nostalgia afferrargli il petto più che si immagina lei, Rose,
nascere e crescere tra quelle vie, in quel luogo. Sospira a fondo nel tentativo
di placare il cuore e frenare i fantasmi quando l’autista afferma di essere
arrivati all’indirizzo.
*****
Elena si siede sul letto con le braccia
abbandonate sulle gambe e il cellulare penzoloni dalle mani ancora incerte sul
se lanciarlo per la rabbia o buttarsi lei stessa dalla finestra. Sono due
giorni che non sente Damon e si sta francamente preoccupando. Non vuole fare la
fidanzata pressante, ma passare dal sentirsi tutti i giorni, almeno mattina e
sera, al silenzio totale è fin troppo sospetto e lei impazzirà.
Alza gli occhi sconsolati verso la porta
della stanza che si apre e dietro la quale sbuca una pimpante Bonnie,
noncurante subito dell’amica, fin quando dopo averla salutata e aver posato lo
zaino si è resa conto di aver ricevuto solo un mugolio in risposta, voltandosi
più concentrata su di lei.
-Che hai fatto?-
Le iridi scure percorrono imbronciate la
figura dell’amica, per poi riversarsi verso il soffitto e seguirlo mentre si
lascia andare di schiena sul letto.
-Elena?-
-Voglio urlare-
Bonnie si avvicina svelta sedendosi al
suo fianco.
-Che è successo?-
La brunetta teme sempre di rivolgerle
quella domanda, perché quando si è trovata a farlo era sempre per una tragedia
imminente causata da Damon; e adesso che parevano aver trovato tutte – più o
meno – il loro equilibrio, non sa se abbia davvero lo stomaco per affrontare
qualunque cosa turbi Elena.
-Avanti dimmi-
-Damon non mi risponde…da due giorni,
niente messaggi, niente chiamate…mi sto preoccupando Bonnie…esagero?-
-Considerando quanto siete ossessivi e
smielati….no…-
Elena si alza di scatto poggiando il
peso del proprio corpo sui gomiti con i capelli scompigliati che le scivolano
lungo il corpo.
-E quindi…?-
-Quindi…dico solo che Damon è uno che ha
molto da fare, ma appena ha un momento ti cerca…-
Le iridi verdi si contraggono scettiche
nel tentativo di spiegare all’amica il proprio ragionamento, perché cavolo sarà
sparito?
-Avevate litigato?-
-Ma che stai dicendo…-
Lo sguardo mogio e afflitto di Elena le
fa capire che la cosa sia più grave del previsto.
-Hai chiamato Stefan? Lui magari l’ha
sentito-
-Sono passate a malapena 48 ore…penserà
che sono pazza-
-Per la polizia sono sufficienti per
denunciare una scomparsa…vuoi recarti lì per halloween?-
Il tono allusivo fa inarcare il cipiglio
scuro offeso, invogliato così a tirarsi su e prendere in mano la situazione.
Sotto lo sguardo severo di Bonnie cerca nella rubrica il numero di Stefan e lo
chiama, attendendo di avere risposta fin quando non parte la segreteria.
-Nulla, una congiura dei Salvatore-
Bonnie si alza sospirando.
-Chiama Caroline, lei saprà dove è
Stefan….poi chiama a casa Salvatore…ti risponderà almeno Giuseppe…o chiama
Ric…basta che la smetti di lagnarti e agisci…io vado a farmi una doccia, quando
torno pretendo risultati-
L’espressione risoluta fa sorridere
Elena per la tenerezza con cui si è imposta su di lei, provando a riscuoterla.
Se sta lì a piangersi addosso non potrà capire che diavolo sta succedendo.
Segue pensierosa i movimenti automatici di Bonnie che si prepara per andare in
bagno e farsi la doccia, provando a raccogliere il coraggio e scrivere alla sua
migliore amica bionda per sapere dove si trovi Stefan, visto che non riesce a
rintracciarlo.
Un messaggio di Caroline la risveglia
dall’apatia in cui stava scivolando.
“Siamo
a lezione…ti chiamo io dopo, promesso”
Almeno qualcuno che le risponde.
****
-Dammi una spiegazione razionale, una
solida e valida ragione per cui io adesso non debba prendere un aereo ed andare
in Inghilterra a spaccare la faccia a tuo fratello!!!!!!-
Stefan alza entrambe le mani con quel
suo sguardo da cucciolo colpevole, cercando di invitare Caroline alla calma;
sta sbraitando da un quarto d’ora abbondante nella stanza di lui in cui sono
andati ad affrontare l’argomento che il ragazzo, con scarso tatto, aveva
casualmente lanciato a mensa e lì lei non poteva certo esprimere a pieni
polmoni la sua rabbia.
Il suo animo inverecondo non poteva essere
arrestato dalla presenza di diecimila persone.
-Ok…ma se tu mi facessi spiegare-
-Non c’è niente da spiegare Stefan! E’
un coglione, non me ne importa niente delle motivazioni…doveva dirglielo…Elena
è convinta che andranno insieme a fare la famiglia felice per le vie di Mystic
Falls mentre quello se ne sta seduto dall’altra parte dell’oceano…ti rendi
conto??????E’ ORRIBILE!!! Dovrei chiamare la polizia!!!!!-
Le gote infiammate dalla furia omicida
si gonfiano in un sospiro preso per recuperare energia, nel suo vagare per
l’appartamento di Stefan con una tale ostinazione da consumargli il pavimento.
Il ragazzo non sa come fare, lei ha ragione, ma Damon è pur sempre suo fratello
e nel suo modo contorto, lo capisce.
Immagina perché non abbia detto niente
ad Elena, quale perverso meccanismo si sia mosso nella sua testa bacata e quali
tragiche conseguenze innescherà.
-Caroline ci sono milioni di ragioni…ha
sbagliato siamo d’accordo…ma il motivo per cui lui è andato la…-
-Il motivo l’ho capito ed è tutto molto
ragionevole, onorevole….è chiaro è giusto …ma doveva dirlo ad Elena! E’ questo
il problema Stefan-
All’improvviso il cellulare di Stefan
squilla attirando lo sguardo azzurro increspato dall’aria di tempesta. Si
affretta ad estrarlo di tasca, sbiancando di colpo.
-Cosa c’è adesso, è lui?-
Fa per muoversi svelta, pronta a
sferrare l’attacco, ma si arresta quando Stefan le mostra il nome di Elena che
campeggia innocente sul display ed entrambi gelano sul posto.
-Non rispondere-
-Ma-
-Ancora non ho pensato a come
presentarle la cosa…NON RISPONDERE-
-Ok ok-
Lui mette il muto e posa il cellulare
sulla scrivania prendendo aria e distanze dalla furia bionda nella stanza.
Prima che Caroline possa anche solo
pensare alla sua successiva invettiva è il suo, di telefono, a trillare e lo
sfila dalla tasca posteriore dei jeans.
-Mi ha scritto se la posso chiamare….lo
sa-
Sbuffa esasperata mentre si affretta a
digitare una balla per temporeggiare, sotto lo sguardo perplesso di Stefan.
-Cosa dovrebbe sapere????-
-Che qualcosa non va!! Prima chiama te,
poi scrive a me con una evidente urgenza….non ci vuole la scienza per capire
che qualcosa la turbi…e credo di sapere cosa….-
-Beh….come ci comportiamo??-
Il ragazzo dilata le iridi verdi
speranzose di avere una risposta che plachi le preoccupazioni, cercandola nelle
pozze chiare altrettanto spaventate e consapevoli. Caroline chiude per un
istante gli occhi prendendo fiato, perché sa già cosa devono fare.
-Tu non devi fare niente, la chiamerò
io…tra un po’….e le dirò la verità-
La bionda scappa con lo sguardo in
estrema difficoltà per cercare di placare le lacrime graffianti; così afferra
in fretta la borsa poggiata per terra e fa per superare l’amico che, di contro,
le blocca il passaggio.
-Ehi Care, no devo dirglielo io, posso
farle capire come pensa Damon e-
-Elena purtroppo sa benissimo come
ragiona Damon-
-Si ma lascia che le parli io-
-No Stefan, sei il suo migliore amico
ma….sei anche il fratello di Damon, spetta a me farlo, perché è di me che avrà
bisogno e non mi odierà come potrebbe fare con te…-
-Ma ambasciator non porta pena…-
-Sì ma fai Salvatore di cognome…-
-Care…-
-Ti tengo aggiornato, prometto….tu prova
a sentire Dam ok?-
Lui annuisce colpevole, infilando le
mani nelle tasche dei jeans quasi come se fosse stato lui a ferire Elena e non
suo fratello. Non sa bene che dire è in estrema difficoltà per quella
situazione; ha solo vent’anni, si sente un ragazzino che prova a rattoppare gli
errori altrui aprendo falle ancor più grosse. Così si sposta lasciando passare
Caroline che fugge via assorbita da mille domande.
****
Damon si fa aiutare dal tassista a
scaricare la valigia ed il passeggino, Lilian si è addormentata e la sua
piccola testa riposa sulla spalla paterna, completamente abbandonata alla sua
stretta sicura.
Quando sente l’auto partire il suo
sguardo chiaro accarezza titubante l’aria pungente londinese, meno umida di
quanto si aspettasse; osserva pensieroso, forse più per trovare il coraggio, il
palazzo in stile vittoriano dai colori sporchi che lasciano quella sensazione
di Rivoluzione industriale, carbone e fumi tipicamente inglesi.
Il quartiere è silenzioso, passano poche
auto e già a quell’ora gli abitanti avranno già consumato il loro pasto, scorge
le tiepide luci filtrare dalle vetrate della palazzina e prende un respiro
profondo prima di suonare il campanello. Si trova proprio davanti al portone in
ferro battuto e vetri satinati, quando la luce dietro la porta si accende ed un
rumore metallico accompagna lo scatto della serratura.
Spinge il portone pesante con la mano
libera e quando è sufficientemente aperto lo blocca col corpo per tirare dentro
la valigia ed il passeggino in una mossa poco agevole; quando riesce a farsi
largo nell’atrio stretto ed illuminato lascia andare il portone che si chiude
lentamente e si concede un secondo di riposo per osservare l’ambiente elegante
di quel corridoio principale che conduce ad un un’unica porta in legno chiaro. E’
più tiepida l’aria rispetto a fuori, ma non è un ambiente riscaldato, segno che
si tratti di una parte esterna alla casa e la conferma gli proviene dalla porta
stessa che si apre, rivelando una donna sulla cinquantina che per un istante
blocca la corsa del suo cuore.
Ha i capelli rossi, un po’ sbiaditi,
raccolti dietro la nuca in un piccolo chignon basso, orecchini di perle che
risaltano in contrasto col colore dei capelli e della pelle diafana da cui si
evincono i segni di una sofferenza precoce che l’ha fatta invecchiare prima del
tempo.
E poi trova gli occhi chiari, di
quell’azzurro un po’ più ghiaccio del suo che rende impossibile giudicare se
sia la stessa tonalità ereditata dalla piccola che gli dorme in braccio, e si
fa coraggio avanzando verso la donna che – dopo istanti di esitazione – si apre
ad un incerto e timido sorriso. Poco dietro di lei compare un uomo circa della
sua età, stessi occhi, capelli già grigi, ben curato e vestito in tweed da vero
inglese.
Entrambi sussurrano un “salve” titubante
e raggiungono Damon per aiutarlo con la valigia ed il passeggino mentre lui li
segue imbarazzato dentro l’abitazione dalle tinte chiare.
Mezz’ora più tardi, dopo aver messo a
letto Lily ed essersi dato una rinfrescata post lungo viaggio, Damon è seduto
nel salotto inglese, sul divano damascato davanti ai coniugi Famil che sorseggiano imbarazzati del thè.
Hanno contatti occasionali, per lo più
per sapere della bambina, lui manda continuamente foto e video per email in
modo da permettere loro di vedere come cresce. Si sente in colpa Damon, perché
lo legge nei loro occhi chiari sfuggenti che un po’ lo odiano e i motivi,
giusti o sbagliati che siano, sono umanamente comprensibili.
Rose si era trasferita in America per
studiare, ma con l’intento un giorno di tornare a Londra con il titolo di studi
preso all’estero, o comunque, questo è ciò che speravano i suoi genitori.
Era figlia unica e ciò rendeva ancor più
forte il loro legame con lei. Non era stato facile accettare che fosse rimasta
incinta, senza essere sposata, di un ragazzo americano e che fossero
intenzionati a vivere a New York anziché tornare a casa, in Inghilterra.
E non era stato assolutamente semplice
fare i conti con la sua malattia e poi la sua morte. In quei mesi i coniugi Famil, dalla nascita di Lily, erano rimasti per un po’ in America
per stare vicino alla figlia e alla nipote, provando in tutti i modi a
convincerla a tornare a Londra, così da poter passare più tempo con loro.
Ma la morte era sopraggiunta prima
ancora che Rose potesse anche solo trovare il tempo per avere quelle normali
liti sulle sue decisioni da donna adulta e da madre, portandolo loro via per
sempre.
Il loro dolore composto, educato,non dissimile dal modo dei Salvatore, aveva
molto colpito Damon che, tuttavia, si era sentito profondamente responsabile.
Se lui non l’avesse messa incinta forse Rose non si sarebbe aggravata.
-Allora….come è …come è stato il volo?-
-Tranquillo-
La tensione nell’aria si taglia a fette,
d’altronde è naturale vista la situazione delicata in cui si trovano tutti,
troppe cose non dette che affliggono cuore e mente soprattutto da parte dei
genitori di Rose.
-Immagino tu sia stanco…per il lungo
viaggio-
-Sì ma…non è un problema-
Robert, il padre di Rose, è rimasto in
silenzio a fissarsi le mani stanche, percependo sua moglie Marion trattenere la
propria agitazione facendo thé e torturandosi le
maniche del golf in un gesto che, per un istante, a Damon ricorda Elena. E quel
pensiero lo brucia fino a lacerargli il cervello, bevendo un sorso del liquido
caldo nel tentativo di rimuoverlo.
Perché adesso è concentrato su questa
casa, sui fantasmi seduti davanti a lui che gli ricordano teneramente la
ragazzina nei corridoio del college in cui si era imbattuto. In realtà per
Damon è praticamente impossibile dimenticare Rose, Lilian le somiglia ogni
giorno sempre di più e questo ogni tanto fa male, ogni tanto gli calma il cuore
tormentato. In tutto questo non si è mai dato veramente modo di dare ad Elena
il giusto spazio né di perdonare se stesso per aver “tradito” Rose.
-Marion, porta in camera il ragazzo…c’è
tempo per le domande-
Entrambi volgono lo sguardo sull’uomo
silenzioso che si alza facendo leva con le mani sulle ginocchia e si mette
dritto in attesa che gli altri due lo imitino. Cosa che accade e Damon
trattiene il respiro nervoso.
-Ma certo…seguimi pure Damon…-
-Buonanotte-
-Buonanotte-
Annuisce lieve e poi segue Marion in
corridoio; salgono le scale che hanno fatto anche prima quando hanno portato
Lily in camera, ma in quel momento era concentrato troppo su sua figlia per
notare le fotografie affisse sulla parete lungo le scale sulle quali indugia un
momento, sentendo il cuore stringersi in una morsa via via che scorre le varie
fasi della vita di Rose, da una bambina appena nata in braccio ai genitori,
fino alla foto della laurea. Sono cinque foto: battesimo, primo giorno di
scuola, medie, diploma di liceo e laurea. C’è un ultimo spazio, vuoto che
attira la sua attenzione rallentando ancor di più il suo passo incerto; non si
accorge che Marion ha notato la sua esitazione e resta ferma in cima alle scale
con le mani in grembo.
-Abbiamo fatto stampare una foto di lei
con la bambina…ma ancora non sono riuscita a trovare la cornice giusta-
La voce consumata tradisce un fremito di
dolore che attira gli occhi chiari verso l’alto. Annuisce comprensivo e
riprende a camminare fino a raggiungere la stanza dove dormiranno lui e Lily.
Marion si dirige al mobile in legno scuro in corridoio e prende gli asciugamani
che vi aveva collocato sopra pe poi portarli a Damon.
-Il bagno è l’ultima porta infondo al
corridoio….buonanotte e per qualunque cosa ti prego, non esitare-
-Grazie-
Marion sorride impacciata e riprende le
scale per tornare da suo marito al piano di sotto. Damon sospira a fondo e poi
entra nella stanza degli ospiti. Per un istante si domanda quale sia la camera
in cui è cresciuta la piccola Rose, dove è diventata grande, vorrebbe proprio
vederla, respirare il suo odore, essere nelle sue cose, in quello spaccato di
lei che non ha mai potuto conoscere.
Rose rimarrà per l’eternità un piccolo
mistero per lui, non c’è stato il tempo di esplorarlo, conoscerlo a fondo, ma
avrà per sempre un pezzo di lei nei tratti della loro bambina. Entra in camera
e si prepara per andare a dormire quando prende il telefono che aveva acceso
per avvertire a casa di essere arrivato; trova mille messaggi di suo fratello
tutti consistenti in allarmanti richieste di spiegazioni ad Elena.
E il suo cuore codardo si nasconde
nell’affanno, spengendo tutto e dirigendosi in bagno.
***
Caroline ha chiamato Bonnie, le ha
risposto al quinto tentativo supplicandola di allontanarsi da Elena per poterle
parlare un momento. La ragazza, stranita dal comportamento dell’amica, si è
diretta in giardino fuori dallo studentato ascoltando cosa avesse da dirle di
così delicato da non poterlo fare con Elena presente; e le sono bastate poche
parole per saltare per aria.
Dopo vari improperi contro Damon, Bonnie
ha preso fiato, ha salutato Caroline promettendole che sarebbe stata pronta al
capezzale di Elena ed è rientrata al dormitorio dando così modo alla bionda di
chiamare l’amica e parlarle.
Hanno discusso un quarto d’ora
abbondante su chi avrebbe dovuto dire ad Elena di Damon, se Bonnie in modo da
affrontarla di persona, provare a spiegarle quel cumulo di giustificazioni
passate di bocca in bocca da Stefan fino a lei, filtrandole, rimodellandole in
modo da indorarle la pillola, oCaroline
attraverso il telefono nel tentativo di rendere più astratto, quasi irreale,
quel fatto.
Alla fine hanno optato per Caroline, in
grado di riportare meglio la sua conversazione con Stefan, spiegando all’amica
che Damon non avesse nemmeno dato una spiegazione al fratello o in generale
alla famiglia.
Adesso Bonnie è seduta al fianco di una
smarrita e inerme moretta, intentaa
fissare il vuoto una volta chiusa la conversazione con Caroline. Non ha detto niente
è rimasta in silenzio ascoltando le spiegazioni della bionda, ha sussultato due
volte sgranando gli occhi, con le parole morte in gola e lo sguardo perso
chissà dove.
Bonnie è seriamente preoccupata per
questa sua non reazione alla quale non sa dare un nome; sembra sotto shock ed è
proprio di ciò che potrebbe trattarsi, ma non è sicura.
-Elena…-
E’ il terzo tentativo che fa, chiama
l’amica seduta al suo fianco sul letto in uno stato catatonico, le sfiora
dolcemente la mano e ottiene solo silenzio.
-Elena ti prego…parlami,
piangi…ridi…basta che reagisci….-
Lo vede che non è pronta a parlare, che
la vergogna per l’umiliazione scotta la sua pelle e vela gli occhi impegnati a
scappare ovunque e mascherare tutto il panico che le si sta scatenando dentro
al cuore. Ma è una tempesta che non può ancora manifestarsi, deve maturare,
Elena è fatta così Bonnie lo sa, come sa che dovrà starle accanto per impedirle
di farsi trascinare via dal vento.
-Devo andare a studiare…-
Si alza di scatto facendo sussultare
l’amica ancor più perplessa, la osserva dirigersi alla scrivania, afferra i
libri e li mette in fretta nella tracolla prima di ravviarsi i capelli
scivolati sul volto nella fretta.
-Elena…-
-La biblioteca è aperta fino alle 22,
cenerò fuori prima di andare non ti preoccupare-
Bonnie la raggiunge nel tentativo di
fermarla.
-Fermati un attimo-
-Bonnie ti prego-
Alza leggermente la voce non volendo
contro l’amica, voltandosi con lo sguardo supplicante una tregua da
quell’umiliante momento.
-Ho bisogno di …di andarmene…-
-D’accordo….ma…-
La richiama prima che possa scappare, ma
non fa in tempo a finire la frase che la ragazza è già sparita oltre la porta.
Ciao a tutte!!!
Perdonatemi il profondo ritardo, non è
stato semplice scrivere questo capitolo che deve essere di passaggio, una sorta
di quiete prima della tempesta.
Ritroviamo Damon in Inghilterra, adesso
sappiamo che è andato a trovare i genitori di Rose con la piccola, cosa più che
lecita. Non ha detto nulla ad Elena per tutti i suoi complessi mentali
derivanti soprattutto da quei sensi di colpa che Damon cova da tempo ma che non
ha mai espresso, neanche ad Elena ed è proprio ciò che li tiene in un certo
senso distanti, come se ci fosse un’ultima zona d’ombra in cui lui non le
consente di accedere perché lui stesso, per prima, non sa guadarci dentro.
E vediamo come i loro amici si
barcamenano per capire come palleggiarsi quell’informazione scottante e a chi
toccherà comunicarlo ad Elena. La scelta ricade ovviamente su Caroline, si
sente la più adeguata sia per tutelare Stefan, sia perché essendo distante l’amica
non si scaglierà contro Bonnie che potrà così starle accanto.
Vedremo cosa accadrà, prometto di essere
più svelta a postare il prossimo,
Elena non ha parlato di quanto
accaduto, sono arrivate ad Halloween nel silenzio più totale. Sua madre si è
dovuta accontentare di una secca spiegazione “non torno, restiamo qua” “ma
Damon?” “anche lui” bugie su
bugie. Per non pensare, per non sentire, per non subire i suoi impliciti “te l’avevo detto” e continuare
furiosamente, istintivamente, a proteggere lui e quel loro amore che forse è
solo suo, di lei.
Non vuole parlarne, non riesce la sua
testa, il suo cuore, nemmeno a mettere in fila le parole e forzarle ad uscire
per confrontarsi con Bonnie, come se la vergogna e il dispiacere avessero
ottenebrato ogni capacità cognitiva.
I suoi amici se ne sono accorti tanto
che hanno chiesto a Bonnie cosa fosse successo e lei si è limitata a rispondere
un generico “ha litigato col ragazzo”
e così l’hanno convinta ad andare con loro alla festa di Halloween; inutile
stare a piangersi addosso visto che non riesce nemmeno a fare quello.
E mentre Elena si aggroviglia nel suo
silenzio impenetrabile, Caroline tampina Bonnie per avere notizie della
sciagurata amica.
*******
Le giornate di Damon e Lily a Londra
si sono svolte all’insegna del turismo leggero a misura di bambino, pomeriggi
passati al parco coi nonni e serate tese a parlare di Rose, sfogliare vecchi
album di famiglia, provare a stabilire un contatto.
Ed è stata proprio una di quelle sere
che si è fatto coraggio, ha ingoiato il suo disagio ed ha sinceramente parlato
con loro. Seduti a cena al tavolo di ciliegio scuro nell’ampia ed elegante sala
da pranzo dai colori caldi, con il rumore dell’orologio a pendolo in sottofondo
talvolta coperto dal baccano di Lilian intenta a scoprire la sottile arte del
tamburello con forchetta sul ripiano del seggiolone.
Lui lascia che sia Marion ad
occuparsi di lei, le si legge sul volto ferito il desiderio lacerante di
coccolarla, parlarle, lasciarsi conoscere dalla piccola, entrare in rapporto
con lei. All’ inizio è stata discreta sia perché la bambina poteva essere naturalmente
diffidente, sia per non violare l’autorità paterna.
Ma poi le cose si sono evolute
naturalmente e adesso la nonna è lì che imbocca la bambina ridendo con lei.
Damon ha raccontato loro dei suoi
progressi nella crescita accettando di buon grado qualche consiglio della nonna
materna, per poi far scorrere le iridi cerulee su entrambi e deglutire la paura
asfissiante prendendo la parola.
-Io...em...io
avrei bisogno di dirvi una cosa-
L’attenzione di entrambi torna adulta
e vigile, non senza scambiarsi una rapida occhiata che strizza lo stomaco per
l’ansia.
-Ecco volevo...vorrei davvero
scusarmi con voi per...beh sia per aver trattenuto Rose in America e...per non
avervi portato Lily prima, per la malattia di -
-Va tutto bene-
E’ Robert ad interromperlo, non ci
vuole un genio per leggere il dolore e l’imbarazzo che soffocano il ragazzo
seduto al lato opposto della tavola.
-No io-
-Damon, ti prego. Siamo stati
arrabbiati è vero, ma non con te...credo che da genitore tu possa comprendere
che tipo di dolore sia, anche solo pensare di perdere tua figlia. Ma abbiamo
sbagliato anche noi a non venire a trovarti, non avete avuto il tempo di
decidere niente della vostra famiglia e tu hai dovuto fare tutto da solo-
Lo sguardo grigio si sposta
lentamente verso la moglie, colmo di una gratitudine unica.
-Io onestamente, senza Marion, non so
se sarei stato un buon padre. Tu lo sei, nonostante la situazione...quindi non
scusarti, ti prego-
Damon annuisce col volto in fiamme
per quello strano sentimento mai provato prima: il senso di stima, di essere
guardato come un uomo, con un valore. O meglio, un po’ lo ha provato con Elena.
E di nuovo la stretta dell’errore
logora la carne costringendolo a distogliere lo sguardo.
-C’è una cosa che...vorrei
chiedervi...ne ho bisogno ma, non riesco a trovare il coraggio-
E’ incredibile come riesca a mettersi
a nudo con loro, senza provare vergogna per le sue debolezze e asperità.
-Ho bisogno di andare a
trovarla…prima di partire…-
Entrambi si guardano inteneriti e
visibilmente commossi.
-Domattina andiamo tutti insieme, poi
vi accompagneremo all’aeroporto-
Il sorriso timido che si sprigiona
sul volto di Damon genera un’incredibile atmosfera di intimità e serenità, una
pace interiore che lo stesso Damon non avrebbe mai immaginato di provare con
loro e riprende a mangiare più disteso.
****
Ric chiude l’auto e si dirige verso
l’ingresso del supermarket quando incrocia Miranda Gilbert intenta a spingere
il carello per il parcheggio.
-Ehi-
-Ciao Ric-
-Grande cena?-
Lei abbassa lo sguardo sul carrello
colmo di sacchetti.
-Sì beh, sai non ho più molte
caramelle a casa da quando i ragazzi sono cresciuti e devo fare le scorte per i
bambini del quartiere-
-Giusto-
-Voi organizzate qualcosa?-
-Oh no...Jo
ha il turno in ospedale così pensavo di raggiungerla per aiutare i volontari ad
intrattenere i bambini di pediatria-
-E’ davvero un bel gesto-
Sorride commossa da un simile
pensiero, non da tutti.
-Grazie…-
-Allora ti lascio alla tua spesa-
Lui annuisce col capo e la supera
quando si ricorda una cosa, così la richiama rallentando il passo.
-Ah puoi dire a Grayson che dobbiamo
parlare della questione...che stiamo curando io, lui e Damon...se può chiamarmi
così ci incontriamo settimana nuova-
-Oh certo, volete vedervi da noi?
-Possiamo fare anche in studio da
Giuseppe a casa Salvatore, è più intimo e non ti invadiamo casa-
-Ma non è un problema...così posso
tenere io Lily, mi farebbe piacere avervi tutti a cena…non solo per motivi di
lavoro-
Le si illuminano gli occhi all’idea
di stare con quella bambina che adora. Ric sorride imbarazzato.
-Beh non so se Damon ci sarà, ma
comunque lo comunicherò agli altri-
-Non torna domenica?-
-In verità non lo so…-
Si scambiano entrambi uno sguardo
confuso per motivi diversi e Miranda vorrebbe tanto non aver colto una nota
stonata nel tono incerto di Ric. Lei annuisce lasciando correre e si salutano
definitivamente.
Mentre Ric entra nel supermercato
sfila il cellulare di tasca e scrive a suo nipote minore per sapere se allora
Elena lo sa, qui nessuno ci sta capendo più nulla. Come fa Miranda a sapere che
Damon è via?
La risposta negativa di Stefan lo
rende ancor più perplesso, fin quando il ragazzo gli spiega che probabilmente
Elena deve aver detto a sua madre che Damon non c’era.
Suo nipote continua a fare casino e
in questo modo finirà per perdere Elena stessa, che è la cosa migliore insieme
a Lily. Sospira logorato dalle preoccupazioni e decide di rimandare quella
conversazione a quando lui tornerà.
Allo stesso tempo si chiede come stia
andando in Inghilterra. Doveva farlo, avrebbe dovuto farlo anche prima, ma
senza nasconderlo alla sua ragazza.
****
-Sarà un vero disastro, lo sai vero? Cosa farà tuo
fratello?-
-Lo ignoro e onestamente ho deciso di
disinteressarmi….-
-Molto maturo-
-Care…abbiamo fatto quanto potevamo…a questo punto è
una cosa che riguarda solo loro-
La bionda sospira mentre finisce di sistemarsi il
trucco; Stefan è passato a prenderla, alla fine non poteva rifiutare di andare
alla festa della Confraternita, non dopo tutto il casino con Damon, Care se lo
era meritato. La osserva guardarsi nello specchio della propria stanza, lui
poggiato allo stipite della porta nel suo look alla Danny Zucco di Grease in
attesa della sua bionda Sandy, stretta in una tutina nera in grado di fargli
tornare a galla tutte le tensioni adolescenziali represse negli anni.
Ha sempre trovato Care molto attraente, altrimenti non
avrebbe incasinato tutto un anno prima con la sua relazione con Elena per
baciare l’amica, sbronzi proprio ad Halloween.
Così per riprendere la concentrazione torna a pensare
a suo fratello e a tutto il gigantesco guaio da cui davvero non sa come tirarlo
fuori. Elena non risponde alle loro chiamate e Bonnie ha detto loro che lei e i
ragazzi sono riusciti a convincerla per lo meno ad andare alla festa del loro
campus e distrarsi un po’. Sfila il cellulare di tasca per vedere se Damon si è
degnato di rispondere ai suoi messaggi; Ric lo sta tampinando a sua volta per
avvertirlo che Miranda non sa niente di tutta questa storia e che se lo venisse
a sapere Grayson potrebbe reagire molto male e, viste le tensioni al Consiglio,
sarebbe bene non farlo indisporre.
Insomma c’è un’ansia generale e lui ha decisamente
bisogno di svagarsi ad una festa.
Proprio quando sta per rimettere il cellulare in tasca
arriva una notifica di Rebeka e sospira annoiato.
“Spero di aver
scelto la giusta combinazione di vestito”
“Giusta….rispetto a cosa?”
“A te ovviamente”
“Sono confuso”
Lei
invia una serie di faccine sorridenti, destando un brivido di freddo nel
ragazzo i cui occhi verdi fluttuano sullo schermo illuminato, dimenticandosi
per un istante di Caroline la cui voce in sottofondo risuona lontana.
Rebeka
è una specie di droga per lui, non ne sente la mancanza, o il bisogno di
scriverle, ma quando lo cerca è come se fosse in grado di stabilire con lui una
connessione capace di scollegarlo da tutto e confonderlo. Che sia una strega?
“Allora presto tutto ti sarà
chiaro…”
“Presto?”
“Abbi pazienza Salvatore…..”
“Di che stai parlando?”
-Stefan
mi stai ascoltando?????-
Il
tono acuto dell’amica lo riscuote costringendolo ad alzare lo sguardo confuso
su di lei e sobbalza quando se la trova a pochi passi da lui, tutta infervorata
con quel rossetto troppo rosso a risaltarle le labbra.
Ok,
deve avere qualche problema, tutto questo biondo lo scombussola rintontendolo
come un adolescente qualunque.
Saranno
gli ormoni, sarà che è così stufo di rispettare le regole e occuparsi di
riparare ai pasticci di Damon, ma ha una indescrivibile voglia di libertà e
sregolatezza che gli scalda la pelle e inqueta lo sguardo verde.
-Come?
Certo-
-Chi
è???? E’ lei???-
-Dai,
adesso basta….prendi la borsa e andiamo-
Ruota
sui talloni delle scarpe nere e si dirige alla porta per scappare dai cieli
indagatori e quelle ciglia cariche di mascara che stasera, non sa come mai,
sembrano più pericolose del solito.
Arrivano
alla festa della Confraternita insieme, trovandosi anche con altri amici con
cui avevano fissato ed entrano lasciandosi avvolgere e stordire dagli addobbi
macabri, la musica commerciale che fa correre i battiti e l’euforia
universitaria che scalda l’aria e rallegra gli animi. Iniziano a bere,
chiacchierano, fin quando Care non si fa scattare una foto da mandare a Bonnie
nella speranza di riceverne una in ritorno con una Elena più allegra.
E
non tarda ad arrivare: Bonnie vestita da strega, Kol da Mr. Hide,
Kai e Peter da angeli e nel mezzo a loro due una
Elena con gli occhiali da sole, le labbra imbronciante messe in risalto da un
rossetto troppo scuro e quella che ha tutta l’aria di essere una vestaglia a
quadri sotto la quale sbuca una sottoveste.
Caroline
scrive all’amica per chiedere spiegazioni su quello strano trio e lei le
racconta di come i due si siano inventati di essere, per quella serata, gli
angeli custodi di Elena, la quale, vista la situazione, poteva mascherarsi da
diva in riabilitazione che se ne va in giro in vestaglia e ciabatte gridando
“dove sono le mie pillole”.
“Almeno è uscita dalla reclusione”
“E l’aria depressa le
consente di entrare perfettamente nel personaggio”
“Falla bere….ma non troppo”
“La tengono d’occhio i
ragazzi”
“Digli a Kai
che le ali non gli donano”
“Le ha prese da sua nipote, le aveva usate
per il saggio di danza”
“Dai….sta peggiorando”
“Almeno fa ridere Elena”
“In questo caso…il look da miliardaria depressa le dona”
“Glielo farò sapere…dalle
tue parti come va?”
“Bene dai…Stefan è
lanciatissimo!”
“In generale o…”
“In questo istante verso una
mora, dopo chissà”
-Ciao
love-
La
mano di Caroline, intenta ad inviare il messaggio, si blocca quando gli specchi
azzurri si sollevano distratti verso la folla festosa; le occorrono alcuni
secondi affinché riconosca quella voce e il suo cervello elabori l’informazione
collegando un suono ad un nome. Si volta di scatto, esterrefatta, alla propria
destra provando a trattenere quel brivido che le corre rapido lungo la colonna
vertebrale facendole drizzare i peli.
-Klaus-
Il
rumore ovattato della musica in sottofondo sparisce, sovrastato dal battito
furioso del suo cuore la cui velocità aumenta l'apporto di sangue al volto,
scaldandolo di rosso.
Klaus
se ne sta lì, bello forse più di come lo ricordava, coi capelli cenere appena
più lunghi, la barba corta, il sorriso da canaglia incurvato dal lato sinistro
del volto e le mani giunte dietro la schiena a dargli quel tocco autoritario e
saggio come se lui non conoscesse né il tempo né l’attesa.
-Cos…cosa
ci fai qui?-
Se
non fosse per la sua capacità di cogliere solo dalla sfumatura della sua voce
le sue preoccupazioni, con quel frastuono non avrebbe potuto udire il timbro
flebile della ragazza in difficoltà anche solo a parlare. Caroline sta facendo
appello a tutto il suo autocontrollo per non lasciarsi andare ai mille pensieri
contraddittori che le affollano la sua testolina bionda, dimentica del telefono
che le vibra tra le mani, delle sue amiche, dei problemi. Klaus ha sempre avuto
il potere di oscurare tutto, forse anche troppo.
E’
lui a fare un passo verso di lei, bruciando le distanze che gli separano per
farsi più vicino e guardarla meglio in tutto il suo candore imbarazzato che ha
sempre trovato adorabile.
Oh
sì, le era mancata. In tutta la sua altezzosa mania di controllare qualsiasi
cosa, la fierezza del suo sguardo, il desiderio malcelato di sentirsi
semplicemente amata, nascosto tra le righe della sua pungente ironia e dei
confini che Caroline traccia marcatamente, per impedire a chiunque di
incasinare il suo perfetto ma fragile giardino interiore.
-Ho
sentito che una piccola Sandy si aggirava da sola per feste piene di sciocchi
ragazzini…e ho pensato di passare a vedere come se la stesse cavando-
Lei
mette il telefono nella pochette che penzola allacciata al polso e prova a
contenere il suo turbamento.
-Non
ho bisogno della balia-
Si
sente a disagio, piccola e indifesa, lo sguardo indagatore che la sonda
spogliandola di ogni sicurezza anche adesso che scappa dai suoi occhi e
incrocia le braccia per proteggersi da lui, o forse per contenere quella
tempesta di emozioni adolescenziali pronte ad affogarla.
-Di
questo ne sono certo…andiamo-
Lei
schiude le labbra interrogativa, ma non le viene dato il tempo che Klaus ha già
fatto scivolare la propria mano sul suo polso per sciogliere la presa stretta
intorno a se stessa e la tira dietro di sé, conducendola tra la folla, fuori
dalla casa della Confraternita, lontano da tutto ciò che in quel momento a
Caroline non interessa.
*****
Bonnie
è immersa tra i pensieri e i messaggi di Caroline, che improvvisamente ha
smesso di scriverle, quando un bicchiere grande, rosso e pieno di liquido
colorato le viene sventolato sotto al naso all’insù, facendola sussultare. Le
iridi verdi roteano ammorbidendosi verso il ragazzo moro al suo fianco, che
l’aspetta sorridente.
Kol
le ha preso da bere sperando di distrarla dai suoi mille pensieri e riportarla
nella festa in cui sembra divertirsi pure una stravagante Elena.
-Un
drink per i tuo pensieri-
-Oh,
niente stavo scrivendo a Care e mi ero….persa un momento-
-Mm…meglio
una bionda di un biondo-
Bonnie
sorride tirandogli un colpetto sul braccio in segno di rimprovero. I Mikaelson
hanno un fascino bastardo e dolce tutto particolare ed il suo Kol sembra
esserne la quintessenza.
Incredibile
come solo Elena sia rimasta immune a quella famiglia, catturata invece da
un’altra testa calda; c’è un’alta concentrazione di ragazzi problematici nella
loro piccola cittadina, ed è contenta di averne scoperto tutto il potenziale.
Lei e Kol sembrano i più stabili di tutti, non si è mai sentita così con nessuno;
in realtà a parte Luka, un ragazzo conosciuto al campo estivo in prima liceo,
non ha mai davvero avuto un fidanzato e questo fa di lui il suo primo, grande,
amore. E spera che sia per sempre, si è trovata ad avere tutte quelle
sensazioni tipiche del folle innamoramento tanto da aver scritto i loro nomi in
un cuore praticamente su tutti i quadernidel primo anno di college, quando avevano appena cominciato a
frequentarsi dopo la festa di capodanno a casa Loockwood. E non può credere che
tra due mesi ricorrerà il loro primo anniversario, anche se non è esattamente
il giorno in cui si sono messi insieme, ma sicuramente quello in cui è
cominciato tutto.
-Allora
Miss Bennett, me lo concedi un ballo oppure vuoi stare qui a cercare un modo
per salvare la tua amica dalle sue sofferenze? Anche perché mi sembra che
stasera….la ragazza si stia finalmente sfogando-
-D’accordo
d’accordo…-
Bonnie
beve un sorso della bevuta che gli ha portato Kol e poi la posa per dirigersi
con lui in mezzo alla folla, dove Elena si sta facendo ciondolare sulle spalle
la vestaglia, con i capelli un po’ arruffati, il rossetto lievemente sbiadito e
gli occhiali da sole calati sul naso in modo da far trapelare dall’alto lo
sguardo vuoto e ferito, che in tutta la sua magnetica sofferenza potrebbe
sedurre anche il più morigerato dei ragazzi.
E
Bonnie sa che Peter e Kai non azzarderebbero mai una
sola mossa, ma sono pur sempre due ragazzi di diciannove anni, belli, energici
e con gli occhi abbastanza sani da vedere la bellezza della brunetta alterata
dall’alcool che fluttua in una dimensione tutta sua, lì in mezzo a loro due.
Soprattutto quando quella vestaglia ridicola a quadri, troppo grande, presa in
prestito dallo stesso Kai, le scivola pericolosamente
sugli avambracci scoprendo le spalle e la scollatura candida avvolta in una
misera sottoveste bianca.
L’hanno
notata tutti quelli che sono in corso con loro presenti alla festa, chiunque
abbia visto o conosciuto Elena Gilbert in vesti da brava studentessa, con quel
suo angelico fascino capace di addolcire anche il cuore più ostico è rimasto
piacevolmente folgorato dalla versione tormentata che si è presentata alla
festa.
Kai e Peter hanno dovuto
scacciare un consistente numero di potenziali pretendenti, intenzionati a
volteggiarle intorno e rubarle un bacio o anche solo il numero di telefono,
tutelandola come ordinato da Bonnie, ma lo avrebbero fatto comunque. Elena
ispira un naturale senso protettivo, come un uccellino caduto dal nido che va
aiutato a volare ancora e loro due le sono sinceramente affezionati, anche se è
sempre un confine sottile quando si è giovani, un po’ allegri e soprattutto
belli.
Anche
Elena, adesso che Peter fa cenno di andare a prendere da bere per tutti e tre e
Kai annuisce rimanendole al fianco, ha dato l’ordine
loro di lasciarla essere senza pensieri e svagarsi. Così ora che lei si volta,
persa nei suoi balli senza ritmo e senza senso, con i capelli ad oscurarle la
vista e quegli occhiali da sole che rischiano di caderle per terra, alza lo
sguardo languido sull’amico e le scappa un sorriso divertito.
-Oh
attenzione, la signorina sorride-
-Beh….visto
che hai un paio di ali rubate a una bambina, una coroncina da angioletto e una
bacchetta da fata….cosa dovrei fare? Ma poi gli angeli da quando hanno le bacchette?-
Si
mangia qualche parola con la bocca impastata dall’alcool, non ne ha bevuto
troppo, ma abbastanza da lasciare il freno a mano tirato con cui va sempre in
giro e porta le mani in alto ad aggiustare l’aureola sulla testa dell’amico, in
procinto di piegarsi. Kai solleva gli occhi grigi per
seguire le manovre dell’amica, per poi abbassarli su di lei, troppo intenta a
sistemarlo per notare come lui adesso la stia guardando; come provi con
difficoltà a trattenere quel lampo di desiderio sfuggito al suo controllo in
questa strana sera.
-Fatto!-
Fiera
del suo operato riporta gli occhi neri dentro a quelli grigi, fattisi di cera
al contatto coi suoi ed il tempo sembra fermarsi improvvisamente. Hanno smesso
di ballare, molleggiano sul posto col profumo di fiori e di alcool di lei che
si mischia all’aria pesante ed affollata, le mani di Kai
si sollevano per toglierle i ciuffi disordinati dalla fronte, afferrano gli
occhiali da sole per collocarli sulla testa e si trova a dover resistere a
quella nuova voglia di sfiorarle la pelle del volto, di assaggiare le labbra
imbronciate.
Elena
continua a fissarlo persa, vorrebbe credere che ci sia altro dietro le ciglia
troppo truccate, ma la conosce abbastanza per cogliere il pensiero sempre
presente di questo ragazzo che le incupisce lo sguardo e ruba il cuore. Questo
Damon che chissà se si rende conto di cosa abbia per le mani. Se fosse la sua,
di ragazza, col cavolo che la lascerebbe vagare senza stretta sorveglianza.
Sposta
di sfuggita lo sguardo oltre la testa della ragazza, e gli occhi interrogativi
di Bonnie a pochi passi da loro lo scottano, costringendolo a rompere la strana
aria fluttuante tra loro e si affretta protettivo a sollevare i lembi della sua
vestaglia per riportarli sulle spalle della ragazza per coprirla.
Sarà
una lunga serata, soprattutto quando Peter sparirà con una tizia del corso di
letteratura americana e Kol convincerà Bonnie a dormire con lui nella stanza
che ha preso in albergo, visto che l’inaspettata permanenza di Elena lo ha
privato dell’alloggio gratuito in camera loro; coì toccherà a Kai, dietro attente istruzioni di Bonnie, assicurarsi che
la loro amica arrivi sana e salva al dormitorio.
La
riporterà al sicuro, nella sua stanza e lei troppo cotta dalla stanchezza e
rintontita dalle troppe bevute, crollerà sul letto afferrando la manica della
giacca di Kai e biascicandogli un “non mi lasciare sola” che avrà l’effetto
di corromperlo quanto basta per sedersi al suo fianco e lasciare che lei si
accoccoli tra le sue braccia piombando in un sonno che non condividerà col
ragazzo che, di contro, se ne starà sveglio ed irrequieto ad accarezzarle
goffamente una spalla e controllare il battito agitato dal profumo di buono e
di casa di lei.
****
Rose
è stata sepolta nella sua terra d’origine, con profondo dolore di Damon che non
può farle visita mai, non che forse sarebbe comunque andato a trovarla visto
quanta fatica faccia anche solo per andare al cimitero da sua madre e lasciar
fluire fuori il dolore della perdita, ma averla vicina sarebbe sicuramente
diverso.
Si
è ripromesso di portare Lily almeno una volta l’anno a trovare sua madre e
soprattutto i nonni, in modo che non perda il contatto con loro e adesso che
osserva la lapide in marmo chiaro con inciso il suo nome riscopre uno strano
senso di pace, che solo Rose era in grado di ispirargli; e ne sente la
mancanza, arriva tutto d’un colpo come un’ondata amara che toglie il respiro.
E’
rimasto in piedi ad osservarla, ha ascoltato i suoceri parlare di lei, hanno
fatto collocare a Lily i fiori e poi lo hanno lasciato da solo un momento, ma
prima di allontanarsi, Marion si è avvicinata a lui lasciando la piccola al
nonno.
-Damon…c’è
una cosa che ti devo dare…per conto di Rose-
Lui
la guarda interrogativo infilare le mani nel cappotto color tortora ed estrarne
una busta leggermente piegata ed esita un secondo prima di allungarla a lui
chel’afferra titubante, alzando lo
sguardo azzurro enigmatico sulla suocera.
Lei
gli sorride mestamente e si allontana lasciandolo contemplare quella busta
bianca su cui a mano è scritto semplicemente il suo nome.
Respira
a fondo, non sicuro di quello che voglia fare, non se la sente di aprirla in
quel momento; così si volta, si abbassa sfiorando leggermente la lapide con a
mano proprio come quando le accarezzava il volto e sorride, di quei rari e
sinceri sorrisi che ogni tanto sfuggono al suo autoritario controllo.
-Ciao
rossa….ti prometto che tornerò presto, per farti vedere quanto cresce la nostra
piccola peste e…mi manchi-
Una
volta arrivati in aeroporto si sono salutati con Marion che ha provato a
trattenere le lacrime per il dispiacere di salutare la piccola, ma Damon ha
promesso di chiamarli più spesso, ha installato loro Skype
e fatto vedere come si usa ed ha lasciato che i nonni abbracciassero la
piccola, dando a Damon una intera valigia di cose che le hanno comprato e che
ha imbarcato. Vestiti, giocattoli, fotografie di loro e di sua madre, e alcune
cose che appartenevano a Rose come un braccialettino d’oro con le palline di
corallo rosso e un ciondolo a pesce che le regalarono per il battesimo.
Una
volta decollati con Lily crollata nel sonno profondo, Damon ha preso la lettera
e finalmente l’ha aperta per leggerla, con le mani tremanti a stringere il
foglio stropicciato.
Caro Damon,
Questo è il quinto tentativo. Approfitto del momento visto che ti sei
appena addormentato con Lily, fiero di essere riuscito nell’impresa di cullarla
fino allo sfinimento.
Non ho molto tempo, in tutti i sensi, e ho bisogno di essere essenziale
perché potrei iniziare a piangere su questo stesso foglio.
Tre cose, amore mio.
La prima è un grazie per essere entrato nella mia vita, so che pensi di
essere stato una disgrazia, di avermi rovinata, ma invece Damon mi hai regalato
l’anno più bello della mia vita e il dono più prezioso che avrei mai potuto
desiderare. Nostra figlia.
Non avere paura di quello che pensano gli altri, o dei miei genitori, sii
disponibile e paziente con loro.
La seconda riguarda Lilian, vorrei che tu la battezzassi; te ne parlerò
anche a voce, ma se non ne avessi il tempo ho bisogno di sapere che lo farai.
La fede per me è ed è stata fondamentale per affrontare tutto questo e
vorrei che Lilian potesse conoscere questa strada. Ricorda sempre che sei un
padre incredibilmente umano.
In questo, non vergognarti mai di chiedere aiuto, torna da tuo padre,
recupera i rapporti, fatti sostenere da Ric ed apriti a tuo fratello, si vede
che ti guarda con ammirazione.
La terza e, forse, la più semplice in realtà è una richiesta espressa che
ti faccio e riguarda te.
Apriti amore mio, apri il tuo cuore.
Col tempo che ti occorrerà, ma se accadrà e io già so che è così perché
come si può non amarti, lasciala entrare chiunque lei sia.
Permetti ad un’altra persona di farsi spazio dentro di te, di prendersi
cura di te e di nostra figlia; ho bisogno di sapere che qualcun altro assolverà
ai miei compiti. Ho sempre saputo di essere di passaggio nella tua vita, anche
se non avrei mai immaginato come, ma non eri destinato a me, non in quel senso.
Per questo ti prego Damon non chiudere il mondo fuori e non sentirti in
colpa, non pensare che mi stai tradendo.
Al contrario mi onorerai, molto egoisticamente ho bisogno di sapere che
starai bene.
Sii felice, per me.
Con amore
Rose
****
Toc,
toc, toc.
Bussano
una, due, tre volte con insistenza. Kai non sente
subito il tonfo sulla porta, si è addormentato ad un certo punto e adesso sente
il corpo intorpidito svegliarsi per il rumore in sottofondo. Il collo e la
parte sinistra gli fanno male, un po’ per la posizione scomoda, un po’ perché
Elena gli ha impedito ogni movimento e non capisce come facesse Napoleone a
dormire seduto. Si passa una mano sul volto strofinandosi gli occhi e realizza,
quando il rumore arriva finalmente alle sue orecchie, che Bonnie gli ha dato la
chiave della stanza per sicurezza, nel caso in cui Elena avesse perso la sua
viste le condizioni. Così abbassa lo sguardo accecato dalla luce filtrante
dalle tende che si è scordato di tirare e prova a muoversi per sgusciare fuori
dal letto senza svegliare Elena che mormora lamentele nel dormiveglia.
Il
ragazzo si trascina alla porta provando ad aprire gli occhi appiccicati dal
sonno e finalmente apre la porta, pronto ad infamare Bonnie per tutta quella
molestia.
-E
tu chi sei?-
Due
occhi azzurri lo fissano enigmatici.
-Scusa
io…non è la stanza di Elena Gilbert?-
Elena,
che riconosce la voce, si alza con un respiro di terrore che la sveglia tutta
insieme e spalanca gli occhi.
Damon.
Scusate
il ritardo, è un periodo nero a lavoro. Posto ora che sono le due di notte e
domani non mi alzerò mai in orario ma questo capitolo stava qui in giacenza da
troppo tempo, non riuscivo mai a concluderlo e rileggerlo.
Grazie
come sempre a tutte coloro che mi leggono e recensiscono, siamo a un punto di
svolta in cui abbiamo visto Damon alle prese coi suoceri e la lettera di Rose,
che serviva come punto di chiusura di tutti i suoi turbamenti e dell’altra
Elena e il suo modo personale di affrontare il dispiacere. So che è un po’
lungo spero mi perdoniate.
Nel
prossimo darò spazio anche agli altri personaggi, ma avevo troppo materiale delena e non potevo sprecarlo.
La musica copre i pensieri fattisi liquidi tra alcool e balli,
qualche risata coi compagni di corso e uno shot di
troppo che annebbia la vista, al punto che Stefan pensa di avere le
allucinazioni quando scorge una criniera bionda appuntata di lato in un’acconciatura
retrò ad incorniciare un volto diafano e due occhi chiari persi ad attenderlo
tra la folla. Solo la stretta fraterna di un amico che gli avvolge le spalle
bisbigliando curioso la domanda “ehi chi
è quello schianto che ti fissa?” lo riporta coi piedi per terra e gli
consente di riconnettersi con la realtà circostante.
Stefan sbatte le ciglia più volte e si libera dal ragazzo con un
non curante “torno subito” per
dirigersi, attraverso la folla, verso la versione più sexy di una Jackie Kennedy.
Si inumidisce istintivamente le labbra, infila le mani nelle tasche e prova a
reprimere un sorriso orgoglioso mentre si ferma a pochi passi dalla biondina e
la osserva stranamente imbarazzato.
Perché un po’ le era mancata Rebeka; non che si scambino considerazioni
su chissà quale argomento profondo o si rivolga a lei per consigli o
quant’altro, ma hanno stabilito una sorta di contatto, un legame che Stefan
fatica a recidere. Lascia scorrere le iridi chiare lungo la figura di lei per
esaminare il tailleur confetto nella quale si è avvolta, con le mani unite in
grembo a tenere una borsetta rettangolare e reclina la testa per sollevarla di
nuovo.
-Beh…come
decennio ci siamo-
-Mm
forse tu sei un po’ più vecchio-
-Dipende…sei
la Jackie prima o dopo la Presidenza?-
Lei
rotea lo sguardo liquido meditando la risposta.
-E’
più interessante se sei l’amante segreto della Fist Lady, non credi?-
Lei fa un altro passo sorridendogli provocatoria, perché Rebeka
sta investendo più emozioni del previsto su quel ragazzo e non finirà bene. Lo
sa, ma per adesso le va bene così.
Stefan la ascolta, le da spazio e non finisce per rimanere sfocata
come nel grande caos della sua numerosa famiglia, dove per ciascun figlio è
difficile emergere ed avere le giuste attenzioni.
-Allora…lasci
che le offra da bere, lontano dagli sguardi di curiosi e giornalisti-
Le allunga il braccio strizzandole l’occhio e Rebeka lo afferra
con una finta noncuranza, provando a celare quel tiepido calore che si irradia
al centro del suo petto adesso che si stringe a lui e nulla sembra avere più
importanza.
“Oh I know that this love is pain
But we can't cut it from out these veins, no”
(Oh, lo so che questo amore è
sofferenza
ma non lo possiamo tirare via
dalle vene, no)
Caroline sente la pelle del polso scottare per il contatto recente
con la mano di Klaus, intento a trascinarla via dalla festa; adesso stanno
passeggiando lontano dal frastuono festoso e dagli sguardi indiscreti di amici
e conoscenti. Non ha avuto il tempo di pensare a niente, di cercare Stefan o
chiamare Bonnie perché Klaus ancora una volta ha plasmato l’aria, cambiandone
il sapore, la percezione. Potrebbe essere qualunque ora o giorno, lei non
saprebbe dirlo.
Buttando al vento la sua maniacale organizzazione.
L’umido della sera di fine ottobre la costringe a raccogliersi in
un brivido trattenuto, non ha avuto nemmeno modo di prendere la propria giacca
di pelle che chissà se ritroverà mai e lui prontamente si toglie la propria per
posargliela sulle spalle, rubandole un sospiro imbarazzato.
-Grazie-
-E’ il minimo…visto come ti ho trascinata via-
-Che ci fai qui Klaus?-
Le sono occorsi alcuni minuti per riprendere possesso di se stessa
e rifugiarsi nella fortezza di controllo da cui l’aveva tirata fuori.E adesso sta rimettendo quelle distanze che
si era imposta perché nell’estate passata si era sentita molto, troppo
coinvolta da Klaus, ma qualcosale aveva
impedito di lasciar crescere e dar frutto a quei sentimenti indefiniti.
-Un viaggio di lavoro da queste parti…e ho pensato di venire a
farti un saluto-
-Beh ..non era necessario-
-Sono poche…le cose necessarie Caroline, l’ho fatto perché volevo-
Hanno rallentato il passo attraverso le vie del campus e gli occhi
azzurrissimi di lei si sono persi per istanti infiniti dentro il mare
misterioso e inquieto che le toglie il respiro. Deglutisce la saliva sbattendo
le ciglia scure, distanze che crollano, certezze che si sgretolano.
-Bene, grazie per la visita-
Si sfila la giacca per restituirgliela in un gesto stizzito e poi
si volta di scatto verso la notte che li avvolge per scappare da lui che, di
contro, la trattiene senza sfiorarla.
-Voglio te Caroline, voglio quello che avevamo questa
estate….questi mesi sono stati…insopportabili….-
Un sospiro che la inchioda.
-Klaus-
-E so che è la stessa cosa per te-
Lui le si avvicina di un passo senza mai abbandonare quei mari
caldi di cui ha sentito la mancanza.
-Io…-
-So che la distanza è un problema, che tu sei al college…che hai
tante esperienze da vivere davanti…-
La iridi si accendono illuminate da questo fuoco sconosciuto e
familiare che sì, deve ammetterlo, le era mancato. Le era mancato il timbro
profondo e marcato della sua voce, quel palpabile desiderio di intrufolarsi tra
le sue cose, nella sua vita in modo differente da come potrebbe fare un amico,
le loro lunghe camminate notturne fatte di racconti, confidenze, voltea costruire una intimità che fosse solo loro.
Fa un altro passo accorciando le distanze e respirare il suo
inconfondibile profumo zuccherino che lo avrebbe nauseato in ogni altra
circostanza, se non si fosse trattato di lei.
“So I'll hit the lights and you lock the doors
We ain't leaving this room
'til we bust the mold
Don't walk away, don't roll your eyes
They say love is pain, well darling, let's hurt
tonight”
(Allora io accenderò le luci e tu
chiuderai le porte
Non lasceremo questa stanza
finché non avremo rimosso la muffa
Non andartene, non roteare gli
occhi,
dicono che l’amore sia
sofferenza, beh cara, feriamoci stanotte)
-Ma
sono disposto a rischiare…se tu lo sei-
Un
alito di vento leggero si porta con se i profumi dell’autunno accarezzando i
capelli cotonati Caroline, ma quel brivido elettrico lungo la schiena è dovuto
al calore degli occhi di Klaus.
“When, when you came home
Worn to the bones
I told myself, "this could be rough"
(Quando tornavamo a casa,
logoro fino alle ossa
Dicevo a me stesso: potrebbe
essere dura)
Damon.
-Scusa io…non è la stanza di
Elena Gilbert?-
Quando Elena ha riconosciuto il timbro di voce di Damon si è
svegliata di colpo tirandosi seduta così in fretta che la testa ha cominciato a
girarle, accompagnata da un senso forte di nausea con la bocca impastata ed un
disorientante cerchio a trafiggerle i sensi ancora offuscati dai postumi degli
eccessi della sera precedente. Si è alzata di fretta, sussultando per il
contatto dei piedi nudi col pavimento freddo e non si è data il tempo di
constatare con orrore che fosse ancora vestita come la sera precedente.
-Sì
è la sua stanza…ma adesso lei-
Kai
non fa in tempo a finire la frase che la porta semi aperta, che sta tenendo con una mano, si spalanca
rendendo visibile una scombussolata Elena coi capelli arruffati, il mascara ad
annerirle le occhiate e una vestaglia troppo grande a coprirla. Il ragazzo le
fa spazio osservandola in tutta la sua fragilità mentre gli occhi si allargano
imbarazzati verso lo sconosciuto piantato immobile in corridoio.
E con quel gesto dentro di sé sa già di aver mollato la sua
posizione ferma di odio verso il proprio ragazzo, facendo un passo per un
chiarimento.
-Damon…-
La voce scappa tremante dalle labbra secche facendo sussultare lo
stesso Kai il cui sguardo confuso sembra distendersi
in un punto esclamativo adesso che ha ricollegato un nome ad un volto. I due
sembrano essersi dimenticati di lui;Damon fissa Elena lasciando che un torrente di emozioni confuse lo tirino
sott’acqua, dallo stupore e calore iniziali ad un più serrato amaro senso di
tradimento e gelosia più che la guarda tutta scomposta e realizza che deve aver
passato la notte con un altro verso cui curva lo sguardo ferito. Ed infine la
colpa, perché tutta questa orribile situazione l’ha creata lui e se ne vergogna
al punto da voler sparire e piangere.
-Cosa
ci fai qui...quando sei tornato-
-Adesso…ma
improvvisamente non importa più-
Elena
ci mette qualche secondo a ricollegare il tono incrinato alla presenza del
ragazzo al suo fianco e sbarra gli occhi indolenziti in sua difesa.
-Io-
-Divertitevi-
Il tono sprezzante le sega la gola e fa per uscire dalla camera
col volto impallidito, il cuore a mille e un senso di nausea ad attanagliarle
lo stomaco adesso che lo vede fare un passo indietro e voltarsi per riprendere
il corridoio.
E le muore quel briciolo di coraggio sulle labbra, gli occhi
inumiditi e l’avvilente umiliazione di essere mollata ancora una volta senza
nemmeno la possibilità di parlare, di spiegare, di avere una qualche voce in
capitolo. Lui che l’ha trattata così male e lei che stava già calpestando il
proprio orgoglio pur di riaverlo tra le sue braccia, adesso si sente così
piccola e senza significato di fronte a quel mare gelido che l’ha trafitta.
Kai
è rimasto in silenzio, tentato per un attimo, pur di non vederla piangere e in
quello stato pietoso, di chiamare quell’idiota del suo ragazzo e picchiarlo, ma
il singhiozzo mal trattenuto che è scappato dalle labbra di lei lo ha bloccato
sul posto obbligandolo a volgere la sua attenzione all’amica e offrirle una
spalla su cui piangere.
Più tardi lo stesso Kai, dopo mille
telefonate, è riuscito a svegliare una scocciata Bonnie che in men che non si
dica, all’udire il racconto surreale di quella mattina, si è precipitata al
dormitorio con una faccia sconvolta, seguita di un Kol altrettanto frastornato
per il brusco risveglio.
-Ok
io lo picchio, lo ammazzo….gli voglio bene ma…adesso lo sto odiando-
Elena se ne sta a fissare il vuoto mentre tampona i propri capelli
con un asciugamano; si è fatta una doccia dopo aver tranquillizzato Kai ed averlo convinto a tornare al suo dormitorio finché
non è arrivata Bonnie a dar voce ai suoi stessi pensieri.
Dopo lo sfogo di un quarto d’ora con la brunetta infervorata che
ha lasciato un messaggio in segreteria a Caroline, diventata stranamente
irreperibile da ieri sera, Kol ha provato a prendere la parola.
-Io
avrei da dire una cosa-
-Adesso
non è davvero il momento-
-Beh
se mi permetti….-
Volge
lo sguardo scuro su Elena.
-Ti
porto a Mystic Falls e ci parli, festa finita-
Bonnie ancora rossa in volto per l’agitazione, fissa enigmatica il
proprio fidanzato calibrando il senso delle sue parole. Vorrebbe controbattere
mille cose, ma infondo lui ha ragione. Così si volta di scatto verso Elena addolcendo
lo sguardo e svestendo i panni di una qualunque Caroline in preda a una crisi
di nervi.
-Sai,
ha stranamente ragione…pur essendo un uomo-
Scappa a tutti e tre un sorriso ed anche un’occhiata di
gratitudine di Bonnie verso il suo ragazzo.
-Ma
Bonnie domani abbiamo lezione e-
-Che
vuoi che succeda, dirò a Kai di prendere appunti per
noi…ora asciugati i capelli e partiamo-
-Kai….dovrei chiamarlo per ringraziarlo-
-No
non chiami proprio nessuno, lo sa che gli sei grata….su-
Bonnie frena quella sua malsana idea, non è nata ieri, ha capito
che il ragazzo si sta un po’ troppo coinvolgendo ed è bene che mantenga le
distanze; ringraziarlo lo renderebbe ancora più vicino verso un confine che non
deve superare dato che sanno tutti che Elena ama troppo Damon e lui finirebbe
per farsi male.
-D’accordo-
La moretta annuisce non del tutto convinta di quel tentativo
finale, anche perché è talmente ferita e devastata interiormente che non sa
dove trovare la voglia e la forza di affrontare Damon. Al tempo stesso deve a
se stessa la possibilità di dire la sua in quella storia.
****
“Oh, I know you're feeling insane
Tell me something that I can explain, oh”
(Oh, so che ti senti di impazzire
Dimmi qualcosa che possa
spiegare, oh)
Damon che, di contro, ha guidato preda di una furia ceca
lasciandosi dietro tutto il suo malessere. Aveva calcolato tutto, tornato
dall’aeroporto era passato a lasciare Lily a casa da suo padre ed era corso,
stanco morto, da Elena per parlarle, per scusarsi, voleva raccontarle di quei
giorni in Inghilterra, della difficoltà di aprirsi, darle la lettera di Rose.
Farle capire che ci sarebbe stato, davvero stavolta.
E invece, invece lei aveva fatto presto a dimenticarlo, ma come
biasimarla? Elena è una ragazzina di 19 anni lo sa bene che ha una vita davanti
per divertirsi, di cosa si stupisce, e anche se non fosse successo niente chi
diavolo era quel tipo? Lui non ne sapeva niente, da dove sbucava? Quante cose
lei gli aveva nascosto? E poi quello sguardo, le condizioni devastate. Era così
a causa sua? Come era stata senza di lui?
Una sequela assurda di ragionamenti gli offuscano il cervello e
stringono il cuore al punto tale che è costretto ad accostare e, per la prima
volta dopo tanto tempo, rompersi in un pianto carico di dolore e frustrazione.
Un pianto che non si era mai concesso.
Più tardi a casa si è chiuso in camera nel suo solito silenzio,
rifiutando di parlare con chiunque e di rispondere alle mille telefonate di suo
fratello e di suo zio, poi piombato a casa pronto a metterlo alla gogna.
-Ti
ha detto come è andata in Inghilterra?-
Ric
sta giocando in salotto con la piccola Lily mentre Giuseppe gli porge una tazza
di tè. Non tocca più alcool da quando c’è la piccola in giro per casa.
-Beh,
no, avrei detto bene visto che aveva una faccia sollevata e mi ha lasciato
Lilian dicendo che doveva fare una cosa…è andato via…onestamente ho pensato
fosse andato da Elena-
-Si
vede che il tentativo di riappacificazione non è andato a buon fine-
-Con
me non parla molto…se vuoi tentare tu…-
-Adesso
vado…ah tra l’altro ieri ho incontrato Miranda Gilbert, dice che possiamo
organizzare una cena a casa loro in settimana per parlare del Consiglio-
-Mi
ha chiamato Liz, mi ha detto che in via confidenziale
sta richiedendo i tabulati telefonici di Fell-
-E’
molto rischioso…-
-Già
ma senza aprire una vera indagine non può averli e questo vorrebbe
dire…sollevare sospetti su di lui e anche lei è nel Consiglio-
-Speriamo
che serva a qualcosa-
-Dillo
anche a lei di questa cena-
-Assolutamente-
Ric posa la tazza sul tavolino mentre Lily si ciondola per il
sonno, le ci vorrà un po’ a riprendersi dal fuso orario. Si alza pronto per
dirigersi da Damon quando suonano al campanello e dopo essersi scambiato
un’occhiata perplessa con Giuseppe, si dirige ad aprire trovando una piccola e
indifesa Elena che lo guarda come se avesse visto un fantasma.
-Elena….ciao-
Non si aspettava certo di vederla. Lei si tortura l’orlo della
manica con quella faccia troppo pallida che esita a trovare le parole.
-Lui...lui
c’è?-
Ric
sospira, capendo che non è il momento per i convenevoli ed annuisce facendole
spazio per entrare.
-E’
di sopra-
-Grazie-
Annuisce timidamente e attraversa il corridoio lanciando un esile
saluto a Giuseppe, intento a sollevare una Lily ormai addormentata. Si dilegua
su per le scale lasciando i due giù ed arriva alla porta di quella camera che
l’ha ospitata in tanti momenti della loro storia, esitando per un attimo sul da
farsi. Coraggio Elena.
Bussa in attesa che arrivi una risposta da dentro, ma nessuna voce
si pronuncia così deglutisce fissando la maniglia per trovare il coraggio di
aprirla quando la porta si spalanca facendola sussultare e due occhi stupiti la
trovano ad attenderla.
E di nuovo Damon, quando incontra gli occhi da cerbiatta ferita ad
una zampa, non può che sentirsi sprofondare.
Trattiene il respiro osservandola molleggiare sul posto mentre
stringe forte i lembi della pashmina; così si sposta di lato lasciandole libero
il passaggio ed invitandola ad entrare.
La guarda girare impacciata per la stanza allentandosi il collo
per respirare e passano secondi lunghissimi di imbarazzo in cui nessuno dei due
sa da dove cominciare. Elena prende un respiro profondo facendo scorrere le
iridi scure fino a trovare le pozze azzurre in attesa di lei.
-Non
è successo niente-
Lui
serra la mascella provando a non colpire niente.
-Kai è un amico…un compagno di corso e….beh mi ha fatto da …da
baby sitter in assenza di Bonnie…lui non…-
-Non
mi devi spiegazioni-
-Te
le voglio dare, perché non è successo proprio niente e non voglio che ti fai
strane idee e…-
Sente la pelle avvamparle più che ripercorre con la mente le
immagini offuscate della sera precedente e rabbrividisce al pensiero di lei che
si ubriaca e abbrutisce davanti a Kai. E poi ripensa
al perché si sia ridotta in quello stato, cosa l’abbia portata a vagare come
una derelitta e la rabbia affievolitasi rimonta tutta insieme.
-E
sai che c’è sei tu che dovresti darmi delle spiegazioni, non dovrei essere
quella che si giustifica o…o si sente in colpa e …e deve stare qui a
convincerti che non ha combinato nulla!-
Il repentino cambiamento di umore lo destabilizza un attimo,
portandolo ad arcuare le sopracciglia folte e nere esprimendo il suo stupore.
La gelosia si trasforma lentamente in vergogna e disappunto, mentre il febbrile
desiderio di stringerla comincia ad ustionargli la pelle delle mani.
-Tu mi devi delle scuse, cosa cavolo ti è passato per la testa???
Non c’è un solo motivo sensato…e c’ho pensato a lungo, mi sono logorata a cercare
di capire per quale folle ragione avessi deciso di tenermi nascosto questo tuo
viaggio, piantandomi come una scema da sola!!!-
La rabbia serpeggiante le esplode in volto e si sbriga a
sganciarsi il giubbotto di pelle per respirare. Le iridi fiammeggianti iniziano
a bruciare come ferite cosparse di sale.
-Posso
parlare adesso?-
Elena serra le labbra reprimendo quel sospiro agognato dai polmoni
scossi e ferma nella sua posizione, con le braccia incrociate per proteggersi
dalle schegge azzurre; annuisce con un gesto secco della testa in attesa che
lui prenda la parola.
Nessuno
dei due ha intenzione di lasciare la stanza, riconciliati o dilaniati, non se
ne andranno finché non si saranno detti tutto.
“I'll hit the lights and you lock the doors
Tell me all of the things that you couldn't before”
(Accenderò le
luci e tu chiuderai le porte
Dimmi tutte le cose che non
potevi dirmi prima)
Lo osserva lentamente, calibrando quei suoi impercettibili gesti, segno
di titubanza, che solo lei potrebbe riconoscere, come il modo in cui si inumidisce
le labbra increspate, o il particolare taglio riflessivo della fronte crucciata,
solcata da sottili rughe a rimarcare quel dolore trattenuto così duramente
dentro di sé, gli occhi che si fanno d’acqua, nostalgici come il mare
d’inverno.
Dio, quanto lo ama anche adesso, carica di rabbia e frustrazione.
Finalmente trova il coraggio di portare lo sguardo ferito dentro
il suo, che lo accoglie sussultando.
-Non ho pensato Elena, non ho riflettuto. Ho solo agito, per
non…per non sentire il dolore…io dovevo andare-
-Questo lo so-
-Dovevo affrontarlo da solo-
-Ma perché non dirmelo….avrei capito!-
-Lo so Elena, so che avresti capito, che mi avresti lasciato
andare senza farmi storie perché sei una persona straordinaria, sei la migliore
versione di me ed io…-
Iniziano ad alzare i toni incrinati dal troppo non detto, incupire
gli sguardi e scaldare l’aria. Elena è confusa, non riesce ad orientarsi nel
labirinto dei tormenti di Damon e si sente sopraffatta da tutto questo.
-Smettila di…di trattarmi come se fossi perfetta!!-
Le esce quasi disgustata, come se il solo pensiero di essere messa
su di un piedistallo lontana da lui la terrorizzasse.
-Io non sono un uomo degno di te e vedere come ti ho ridotta…non
sono scappato perché temessi il tradimento, ma perché mi vergognavo per averti
spezzata…non è questo che meriti, non meriti uno come me-
Le lacrime si riempiono d’improvviso negli occhi scuri angosciati,
con le labbra strette che tremano nello sforzo di contenere un singhiozzo.
-Damon no…-
-Non posso cambiare quello che sono-
Lei d’istinto fa un passo verso di lui, presagendo il muro che si
sta alzando violentemente per chiuderla fuori.
-Non te lo sto chiedendo…perché è questo l’uomo che amo…-
“Don't walk away, don't roll your eyes
They say love is pain, well darling, let's hurt
tonight
If this love is pain, well darling, let's hurt, oh
tonight”
(Non andartene, non ruotare lo
sguardo
Dicono che l’amore sia sofferenza,
beh cara, allora feriamoci stanotte,
Se questo l’amore è sofferenza,
beh cara, feriamoci, oh stanotte)
-E non ti permetterò di nasconderti dietro queste scuse, se vuoi…-
Ferma un singhiozzo carico di rabbia. Non le importa, non smetterà
di lottare per loro.
-Se vuoi lasciarmi dovrai farlo tu, non userai me o….o le tue
difficoltà per andartene-
La fierezza di quegli occhi sconfinati, supplicanti di un amore
che non sa come donarle gli stringono il cuore in una fitta amara al punto da
rendere insopportabile anche l’aria che li divide.
-Se vuoi essere così codardo allora vattene, ma io non andrò da
nessuna parte-
La paura asfissiante le assale il volto, chiude lo stomaco, secca
la gola; la paura terribile che lui possa davvero lasciarla, ma è disposta a
rischiare tutto pur di fargli capire quanto disperatamente lo ami.
E sono istanti fatti di vetro che taglia e ferisce quelli in cui
Damon tentenna sul posto, quasi indeciso sul da farsi, infinitesimali frazioni
di secondo capaci di lacerare la carne fin quando solo pochi passi gli
consentono di bruciare tutto e riempire i lori spazi vuoti trovando le labbra
di Elena ad attenderlo.
Affoga in lei, senza rabbia, ma con quel bisogno terribile capace
di fargli vibrare le pareti interne dello stomaco.
Un bacio che cresce e assale la pelle, infiamma, esplodere nei
loro sospiri, nelle mani che si cercano ripercorrendosi dopo troppo tempo di
distanze e silenzi, di paure taciute; un misto di baci, lacrime, abbracci con
quel febbrile desiderio di fondersi nell’altro totalmente.
Ed è come la pioggia d’estate, dopo una torrida e soffocante
giornata che torna a rinfrescare ed ossigenare.
In attesa che torni ancora una volta il sereno.
“So you hit the lights and I'll lock the doors
Let's say all of the things that we couldn't before
Won't walk away, won't roll my eyes
They say love is pain, well darling, let's hurt
tonight
If this love is pain, then honey let's love tonight”
(Così tu spegni
le luci e io chiuderò le porte
Diciamoci tutte quelle cose che
non potevamo dirci prima
Non voglio andarmene, non roteo
gli occhi
Dicono che l’amore sia
sofferenza, beh cara, feriamoci stanotte
Se l’amore è sofferenza, allora
tesoro amiamoci stanotte)
Inutile chiedervi scusa. Ho avuto un periodo folle a lavoro con
una media di 5 ore a notte se andava bene, ora sto rallentando e posso
riprendere un po’ a scrivere.
Eccomi qua, non ho nemmeno voglia di commentare la pietosa fine di
TVD perché comunque è un telefilm che mi ha dato molto, che ho amato e come si
fa con unbuon amico quando fa le
stronzate, lo si perdona e si prende per come è.
Sorvolo su Ian, sulla pietosa recitazione, sul fatto che gli
venisse bene infamare Kathrine ma peggio di una purga baciare la Dobrev (che
poi fosse un cesso a pedali….ma è la dobrev) Sono diventata
Stelena l’ultimo episodio ragazze…un addio
commovente, dolce, un Paul sinceramente commosso e una scena toccante.
Non che tra i delena ci fosse molto da
dire, intendiamoci, si erano sicuramente detti tutto ma DOPO DUE ANNI di attesa
un bacio DECENTE ce lo meritavamo. Lo abbiamo mandato avanti noi questo show.
Ovviamente gli Steroline mi sono
piaciuti esattamente al matrimonio, un attimo prima che me li rovinassero….sono
proprio una shipper del #mainagioia.
Sorvolo sul fatto che mi hanno dato uno screen time di 50 mila
minuti ai DONOVAN che manco si fosse stati a C’è posta per te, sorvolo sulle
interviste post finale dove Julie sarebbe stata da prendere a male parole oltre
che manate e perché no per farle un torto iscriverla a un campo estivo per
bambini obesi, perché come DIAVOLO ti viene in mente (Kevin incluso) di dirmi
che: 1. Se avessi avuto Nina per tutta l’ottava mi avresti ridato lo stelena, ma io ti verso una colata di cemento; 2. Che avete
girato la proposta di matrimonio Delena ma non
avevate abbastanza screen riempito con inutilissime scene Donovan e quant’altro…ma
dai.
Ma state zitti fate meglio.
Venendo al capitolo, finalmente i nostri delena
si ritrovano per un confronto e le note di Let’sHurttonight degli One Republic mi sembravano più che adeguate.
Vediamo anche l’arrivo dei nostri Mikaelson preferiti e vedremo la
loro presenza come sarà gestita da Care e Stefan.
Il
tepore del vento sottile autunnale accarezza i bruni capelli lasciati sciolti
ad infastidire piacevolmente l’uomo che l’avvolge da dietro. Seduti sotto al
porticato del retro di Casa Salvatore, si perdono negli istanti di una giornata
volta al finire della sera.
Hanno
trascorso quella domenica particolare insieme, dopo il bacio riappacificatore,
spossati dagli spiriti inquieti sempre in lotta, si sono concessi una piccola
tregua. Elena ha pranzato con i Salvatore, Lilian è crollata ancora stordita
dal jet lag e loro due si messi fuori sul patio, seduti su di una sdraio
in legno biondo, lei poggiata al petto di lui ad osservare il tempo scorrere
fluido dentro al racconto accorato di Damon, sentitamente intenzionato a farla
entrare anche in quell’angolo buio del suo cuore.
Ha
cominciato semplicemente a descriverle come abbia conosciuto Rose, come sia
rimasto colpito da lei, della loro insolita amicizia – confessandole con
discreto imbarazzo del suo indugiare ogni volta che, tornando a Mystic Falls,
ritrovava Elena e quell’inspiegabile pungolo gli rendeva difficile cedere a
Rose – di come alla fine abbia dato una possibilità alla rossa impertinente
rimanendone poi affascinato.
“il
natale a casa mia, dove eri stata introdotta definitivamente come la fidanzata
di mio fratello, ho capito che non c’era spazio per me…”
“Che
vuol dire…tu..”
“Beh…io
non avrei mai osato…mentre stavi con Stefan ma…ammetto di averci pensato”
“Perché
non me lo hai detto?”
“Vuoi
davvero farmi credere che non avessi sentito niente nemmeno la prima volta che
ci siamo conosciuti?”
Oh,
sì che lo aveva sentito Elena, quelle sfumature di nero e di azzurro le erano
entrate così sottopelle da rischiare una infezione. Ma quanto le ci era voluto
per prenderne anche solo coscienza.
“Ok,
ammetto che spesso mi trovavo in profondo imbarazzo!”
I
sorrisi, le risate libere nel confessarsi finalmente quanto ancora non erano stati
in grado di maturare, di valutare. Di tutto l’amore nato e fiorito nel
silenzio, senza bisogno di grandi proclami. Le ha rimarcato la sua gratitudine
per esserci stata per lui quando morì sua madre, di come fosse rimasto stupito
che Elena avesse sostenuto il suo fianco dolente, lo avesse accolto e
abbracciato ricordandogli quanto bisognoso di essere amato fosse. E questo lo
aveva spinto a prendere seriamente la sua storia con Rose al suo ritorno dalle
vacanze e sì, poi era accaduto quello che avrebbe cambiato per sempre le loro
vite: era rimasta incinta.
E
lui era più che determinato a costruirsi una famiglia ed essere l’uomo che sua
madre aveva cresciuto.
“Ci
sono rimasta di sale quando l’ho scoperto, Stefan non mi aveva detto nulla fino
alla nascita della bambina”
Bisbiglierà
lei, vergognandosi quasi di tutto quel tumulto di sentimenti contrastanti di
cui sente il vago ricordo di amaro; era stato un periodo surreale che adesso le
sembra tanto lontano eppure è così vicino.
Damon
le poggia un bacio tra i capelli aumentando la presa mentre le mani si cercano
furtive tra la stoffa del maglione ampio di lei, le gambe si intrecciano di più
e i loro respiri perdono di leggerezza.
“Parlami
di lei…dell’amore che provavi per lei…”
La
voce dolente lo rende dubbio, ma capisce il bisogno di Elena di andare a fondo,
e così prova a spiegarle come non avesse mai avuto un metro di paragone, non si
fosse mai innamorato prima, di come non sapesse esattamente che sapore, che
forma avesse l’amore. Di come Rose avesse rappresentato il primo passo, il
punto di rottura ed apertura nel suo cuore indurito dal tempo e dal dolore.
Della sua gratitudine verso una ragazza che gli aveva stravolto la vita introducendone
la più grande e alta forma di amore: quella di un padre verso una figlia.
Senza
Rose forse il suo cuore non sarebbe mai tornato di carne, al punto di essere
capace di sanguinare, di soffrire ma anche di gioire. Ed è questo che si
porterà sempre dentro, per lei.
Attraverso
l’amore puro di Rose, Damon ha trovato Elena. Rose gli ha insegnato cosa sia
l’amore, cosa voglia dire prendersi cura di qualcuno, di dar la vita per chi si
ama e senza questo non avrebbe mai avuto lo sguardo, la disponibilità a
lasciare entrare lei.
Mentre
quelle parole traboccano libere come non mai, lui non può vedere gli occhi
cioccolata di Elena liquefarsi e riempirsi di lacrime dolci amare, commosse per
il cuore palpitante dell’uomo meraviglioso che la sta stringendo.
Poi
le ha parlato della malattia, delle paure che lo hanno assalito, della fatica e
del senso di vuoto profondo per un’altra perdita subita troppo presto proprio
nel momento in cui aveva più bisogno. Ma di nuovo Rose gli aveva fatto un
immenso regalo, riconsegnandogli il rapporto con suo padre ed educandolo alla
paternità.
Tuttavia,
il dolore per la sua perdita avrebbe richiesto più tempo del previsto e Damon è
così, si chiude, seppellisce ogni grammo di sofferenza nel profondo fin quando
la pressione non è tale da far saltare tutto per aria. E sotto l’anniversario
del primo anno dalla morte di Rose era stato sopraffatto dal dolore, dal senso
di colpa per ogni volta che non l’aveva ricordata, che aveva in qualche modo
infangato la sua memoria e così aveva deciso di tornare là e scoprire qualcosa
in più di lei, della sua famiglia, dove era cresciuta, quale storia l’avesse
fatta diventare Rose.
Le
descrive della loro permanenza in Inghilterra, dei nonni materni, di quanto
Lily si sia immediatamente legata a loro al punto da balbettare qualche parola
in più e questo lo abbia sollevato perché Lilian ha 14 mesi ormai, dovrebbe
saper dire qualcosa per quanto storpiato e Damon teme che possa dipendere da
lui anche se, sia Jo che Miranda, gli hanno più volte ribadito che ogni bambino
ha i suoi tempi.
Eppure
lui freme dal desiderio di sentirsi chiamare da sua figlia come per avere la
conferma di essere un buon padre. Vive con questo peso che gli schiaccia il
cuore e aveva bisogno almeno del perdono dei genitori di Rose.
Perdono
che non è mai stato necessario chiedere - lo ha capito poi - non a loro. Voleva
quello di Rose, voleva trovare un modo per farle capire non la stava tradendo.
E
così è arrivata la lettera.
Elena
non domanda, certa di avere risposte a breve e difatti il fruscio della carta
che viene estratta dalla tasca posteriore dei jeans neri è una conferma. Le
batte leggermente il cuore, timorosa di conoscerne il contenuto, non più certa
di voler sentire tutto ciò che non la riguarda, che appartiene alla loro
intimità.
E’
sempre stata spaventata dal fantasma di Rose, non perché volesse che Damon la
dimenticasse, ma che si sentisse in qualche modo- appunto – di tradirla.
Ma
il fatto che la voglia introdurre in quell’angolo cieco del suo cuore finora celatole
la risolleva, pur trovandosi comunque timorosa al punto da chiudere forte gli
occhi per qualche istante, trattenendo il fiato. Non proferisce parola,
ricordandosi del passo enorme che sta compiendo lui condividendo con lei quel
momento particolare, personale, intimo.
Una
cosa che era anche giusto che rimanesse tra lui e Rose.
Si
rimprovera anche solo per quella sensazione inusuale di gelosia, per il
bruciore allo stomaco dato dalla tensione, da bisogno anche un po’ masochista
di sapere, di conoscere il contenuto della lettera.
Caro Damon,
Questo è il quinto tentativo. Approfitto del momento visto
che ti sei appena addormentato con Lily, fiero di essere riuscito nell’impresa
di cullarla fino allo sfinimento.
Elena si lascia sfuggire un sorriso nascosto, perché ha
perfettamente presente lo sguardo carico di soddisfazione di Damon le prime
volte che lo vedeva addormentare Lily.
Non ho molto tempo, in tutti i sensi, e ho bisogno di essere
essenziale perché potrei iniziare a piangere su questo stesso foglio.
Tre cose, amore mio.
La prima è un grazie per essere entrato nella mia vita, so
che pensi di essere stato una disgrazia, di avermi rovinata, ma invece Damon mi
hai regalato l’anno più bello della mia vita e il dono più prezioso che avrei
mai potuto desiderare. Nostra figlia.
Non avere paura di quello che pensano gli altri, o dei miei
genitori, sii disponibile e paziente con loro.
Non potrebbe essere più d’accordo, dal primo sguardo è sempre
stata certa della bellezza del cuore di Damon ed addolorata perché il mondo non
riuscisse a coglierla come faceva lei. Ed anche Rose lo aveva capito.
La seconda riguarda Lilian, vorrei che tu la battezzassi; te
ne parlerò anche a voce, ma se non ne avessi il tempo ho bisogno di sapere che
lo farai.
La fede per me è ed è stata fondamentale per affrontare tutto
questo e vorrei che Lilian potesse conoscere questa strada. Ricorda sempre che
sei un padre incredibilmente umano.
In questo, non vergognarti mai di chiedere aiuto, torna da
tuo padre, recupera i rapporti, fatti sostenere da Ric ed apriti a tuo
fratello, si vede che ti guarda con ammirazione.
Anche adesso non può che provare un moto di commozione e
ammirazione verso di lei, così solida anche nel momento più doloroso di
consapevolezza della propria condizione. Non osa immaginare il dolore al
pensiero di doversi dividere dalla propria bambina, di non poterle stare
accanto e vederla crescere. Prova a reprimere quelle lacrime sempre più
incalzanti e stringe forte la presa alla mano di Damon salda alla sua, mentre
la sua voce ruvida accarezza la pelle.
La terza e, forse, la più semplice in realtà è una richiesta
espressa che ti faccio e riguarda te.
Apriti amore mio, apri il tuo cuore.
Col tempo che ti occorrerà, ma se accadrà e io già so che è
così perché come si può non amarti, lasciala entrare chiunque lei sia.
Permetti ad un’altra persona di farsi spazio dentro di te, di
prendersi cura di te e di nostra figlia; ho bisogno di sapere che qualcun altro
assolverà ai miei compiti. Ho sempre saputo di essere di passaggio nella tua
vita, anche se non avrei mai immaginato come, ma non eri destinato a me, non in
quel senso.
Per questo ti prego Damon non chiudere il mondo fuori e non
sentirti in colpa, non pensare che mi stai tradendo.
Al contrario mi onorerai, molto egoisticamente ho bisogno di
sapere che starai bene.
Sii felice, per me.
Con amore
Rose
Cala
un silenzio di tomba, non c’è imbarazzo o turbamento, ma solo il bisogno che le
parole di Rose solidifichino, diventino di granito, inscalfibili fino a rendere
forti i loro cuori. Prende aria Elena, respira a fondo fin quando non si da una
leggera spinta per alzarsi e mettersi seduta, lasciando che la sensazione di
vuoto che la coglie la stordisca per un istante.
Fa
leva sulle mani posandole tra le gambe sul legno della sdraio per potersi
alzare del tutto e voltarsi in cerca del mare azzurro stranamente calmo; lui la
studia enigmatico fin quando Elena non allunga una mano verso di lui,
accompagnando quel gesto da un sospiro liberatorio che lascia spazio ad un
incerto sorriso risoluto. Senza proferire parola, fidandosi, Damon afferra le
dita affusolate in attesa di lui e si solleva trovandosi in piedi davanti a
lei, adesso così piccola ma allo stesso tempo così fiera, con una luce
rinnovata nello sguardo infantile.
Lascia
che lei lo sorprenda ancora, mentre con un passo ultimo brucia le distanze e lo
tira a se, avvolgendolo in una stretta volta a comunicare tutto quello che
nessuna parola del suo personale e ricco vocabolario potrebbe mai descrivere.
Vuole solo stringerlo, sentirlo contro di se, sulla sua pelle, tra i suoi
vestiti.
Vuole
essere degna, all’altezza della richiesta di Rose.
E
Damon, intuendo alla perfezione il desiderio della sua Elena, lascia che le
labbra si increspino in un sorriso e ricambia quell’abbraccio, baciandole i
capelli e sfiorandole gentilmente la schiena, fin quando Elena non stacca il
volto dall’incavo sicuro in cui si era rintanata per poi alzare lo sguardo
scuro in cerca del suo mare e affogarvici dentro.
Si
apre in un sorriso nuovo, carico di promesse, contagiando inevitabilmente lui,
le cui labbra disegnano una curva intenerita e innamorata; passano instanti che
sanno di eternità fin quando quel bagliore limpido non si accende in entrambi,
accelerando battiti e respiri, ferendo la pelle bruciante di desiderio
dell'altro, al punto che l’aria intorno a loro si fa più tiepida, pesante,
carica dei loro sospiri trattenuti, delle mani che scorrono silenziose lungo i
profili della schiena, delle spalle, trovando ad arcuarsi verso l’altro,
respirandosi contro.
E
non passa altro tempo umanamente sopportabile prima che Damon si allunghi per
affogare sulle labbra di Elena, in attesa di lui.
Così,
tra un bacio, una risata e un sospiro in più arrivano senza rendersene conto in
camera da letto di lui dove finalmente si consumano nel loro amore.
****
-Dovrei
scommettere del denaro su quei due-
-Che?-
Stefan
volge lo sguardo carico di interrogativo sulla amica bionda seduta al suo
fianco sul letto della sua camera al dormitorio, intenta a tuffarsi nell’enorme
vasca di gelato che lui le ha procurato dopo averla trovata in lacrime qualche
ora prima, ad attenderlo sul pianerottolo.
La
osserva buttare giù il gelato per poi ripetere il concetto.
Bonnie
le ha mandato un messaggio per farle sapere che Damon ed Elena hanno fatto pace
e chissà perché lei non era sorpresa.
-Sono
la classica coppia stabile del telefilm, quella che tanto non verrà mai
abbattuta da niente…come…che so…Donna e David o…Nathan e Haley…Monica e
Chandler-
-Continuo
a non seguirti, ma non è una novità-
Il
biondo affonda il proprio cucchiaio nella vaschetta collocata tra le gambe di
Caroline per poi riportare lo sguardo allo schermo davanti a loro dove stanno
scorrendo le immagini di una serie tv che piace a Caroline.
Dawson’s
Creek.
A
lui è sempre piaciuta Joey, ma in realtà anche Jen non era male. Mentre Care
era salita letteralmente su un panzer quando gli autori alla fine avevano
ucciso Jen e permesso a Joey di fare il bello e il cattivo tempo coi due
protagonisti maschili.
-Insomma,
avrei detto forse più Bonnie e Kol, questo capodanno è un anno che si
frequentano, è tanto….però a livello di conflitti e intemperie Damon ed Elena
li battono…dovremmo trovargli un nome…che so tipo i problematici…-
Di
nuovo, le sopracciglia di Stefan si arcuano perplesse, perse nei farneticamenti
della bionda a cui evidentemente non riesce mai ad abituarsi, ne trova sempre
di nuovi.
-Ok…e
con questo…ancora non mi hai detto che è successo ieri sera con Klaus-
-E
tu dove diavolo eri invece?-
Lo
sguardo azzurro accusatorio sta evidentemente cercando un modo per sfuggirgli.
-Te
l’ho già detto, Rebeka mi ha circuito per diverse ore…è stato piacevole-
-Che
intenzioni hai con lei? Non penserai davvero di poter andare avanti ancora per
molto così-
-Finché
a lei sta bene-
-A
lei non sta bene Stef, le si legge in volto che ci soffre, ma pur di tenerti
stretto se la fa andare bene così-
-Ma
di che parli-
-Oh
cielo quanto siete stupidi-
La
mossa plateale dell’alzata di sguardo accompagnata dalle mani che gesticolano
per poco non fa volare il gelato sul letto .
-Trovami
una sola donna giovane, sala, intelligente, bella e soprattutto umana che
veramente vuole solo una storia di sesso e non si sta semplicemente
accontentando! Una Stefan, perché anche quando le mie compagne di corso
blaterano scemenze come…”ah ma io a lui l’ho detto…una notte e via” gli si
legge in volto che si stanno letteralmente prostituendo pur di avere uno che le
stringa per una notte!-
Stefan
rimane immobile al suo posto, sa bene ormai che quando lo sguardo azzurro si
sgrana assumendo una preoccupante colorazione simile a quella degli White
Walkers di Game of thrones o dei coyote di Teen Wolf è bene non contraddirla.
-E
io NON HO intenzione di fare così, piuttosto sola…e tu non dovresti trattare
così Rebeka-
-Aspetta…Klaus
ti ha proposto una relazione di solo sesso?-
-Ma
certo che no! Solo che è quello che sarebbe visto quanto viviamo lontani e lui andrebbe
a sfarfallare ovunque in ogni caso e non ci penso proprio a stare li ad
angosciarmi per lui-
-Care…ti
angosci comunque…succede quando ti piace uno….fosse anche un prete che ti
tratta nel rispetto delle regole di nostro Signore-
L’arco
sopracciliare della bionda si incurva stupito per quel riferimento biblico non
da lui che di contro fa spallucce tornando a fissare la tv.
-Era
per estremizzare il concetto-
Lei
si rilassa un attimo sotto lo sguardo verde titubante.
-E
tu…non sei innamorato di Rebeka-
-No,
non credo proprio….però se come dici te le sto facendo male allora…ci penserò
prima di fare qualunque altra cosa…ma tu….dovresti parlare con Klaus e dargli
una possibilità, perché mi pare che quando vi vedete facciate tutto tranne
sesso-
Cala
una strana atmosfera riempita dai pensieri scalpitanti di Caroline e le
paranoie da eroe di Stefan, finendo così per rimanere immobili a fissare delle
immagini su uno schermo e interrogarsi su quello che stanno davvero combinando
e che realmente desiderano.
E’
stato un periodo difficile per me il foglio bianco di word, ci siamo fissati
con ostilità per mesi finché non ho dovuto farmi violenza e scrivere, non si
può lasciare le cose a metà io per prima mi sfastidisco quando accade. Ma ho
davvero un gigantesco blocco dello scrittore o-forse- dell’aspirante.
Comunque
sono riuscita per lo meno a concludere questa parte della storia, no tranquille
non è finita qui, solo che il delena finito, i nian che ci hanno del tutto
salutati e boh…era come se mi avessero derubata di quell’insano angst doloroso
che mi aveva accompagnata per 8 lunghi anni alimentando le mie fantasie da
fanwriter. Ci sono ragazze, non vi mollo. Datemi una sorta di lungo e
incalcolabile tempo, ma troverò altra fonte di ispirazione (chissà magari anche
i miei personali fallimenti sentimentali) per tornare ad essere carica di
tristezza, emozione, frustrazione, panico, attesa…e tutto quello che una ship
scritta a regola d’arte può fornire per alimentare l’animo malato di chi
necessita poi sfogare il tutto nero su bianco.
Ad
ora vi lascio con la riconciliazione delena e le turbe degli steroline…ma
presto spero di allietarvi con quello che accadrà ora che tutto sempre essere
tornato a posto.
Elena sospira contro lo smarthphone
adagiato al suo orecchio, con gli occhi languidi persi verso il soffitto della
camera del suo dormitorio al college.
Ormai è passata una settimana da quando le cose con Damon sono
tornate sui giusti binari, infondo lo ha compreso. Come sempre.
Lui è stato super presente ed affettuoso dopo la lite post
Inghilterra, certo un po’ meno contenti sono stati i suoi genitori che, pur non
sapendo nulla dell’accaduto, hanno capito che avesse litigato pesantemente col
ragazzo.
Lo sa bene cosa pensano, ma ora non le interessa. Non vede l’ora
che sia il giorno del Ringraziamento per passare quattro giorni a casa e vedere
lui. Un po’ di paura ce l’ha ogni volta che lui non le risponde a un messaggio,
perché pur avendo condiviso quella lettera, gli aspetti più cupi e sofferenti
nel racconto del rapporto con Rose, resta sempre dentro di lei un ultimo
dubbio, un’ombra ad intimorirla.
Sa bene che non può vivere con l’idea del fantasma della donna nel
suo rapporto con Damon, ma è difficile levarsi quella sensazione di dosso.
-Bene, sono contenta-
Sente il fruscìo dei vestiti di Caroline, intenta a girellare per
la camera del proprio dormitorio per vestirsi per andare a lezione.
-Anche io-
-Ma hai parlato con….come si
chiama...Kai?-
Le sopracciglia di Elena si inarcano perplesse, dubbiose, mentre
scorre le immagine imbarazzanti della serata di Halloween. No, il povero Kai, dopo averla assistita gentilmente, dopo averle fatto
compagnia durante la notte, essersi preso sguardi raggelanti da Damon, aver
tentato di gestire le sue crisi di pianto, non ha ricevuto nemmeno un grazie.
Non da lei almeno.
Avrebbe voluto, ma Bonnie ha detto di lasciar perdere, che ci
aveva già pensato lei, che forse non era il caso. E poi lei ha visto Damon, ha
passato la settimana con lui perennemente presente al campus e per l’appunto
proprio in quella settimana non ha avuto un solo corso con Kai.
Ma sa che deve scrivergli.
La voce dall’altra parte la riporta alla realtà.
-Elena? Ci sei?-
-Sì eccomi...no io...forse dovrei parlarci-
-Decisamente.. è stato
davvero gentile e premuroso mentre ti impegnavi ad interpretare la bambina
dell’esorcista-
-Hai ragione...più tardi lo chiamo-
-Brava-
-Senti e di Stef che mi dici?-
-Lui sta bene...deve capire
come chiudere con Rebeka...l’ho fatto ragionare - come sempre- e ha capito che
non si stava proprio comportando bene con lei-
-Tu si che sai come convincerlo-
-Ho un forte ascendente-
-Trovagli un bravo medico scusa...una di quelle tutte precise che
non si sporcano mai i capelli...una da Grey’sAnatomy-
-Ma se muoiono tutti!-
-Mer no! Dai una tipo April…-
-Ti prego Elena non ho una
vita sentimentale….figurati se penso a sistemare lui! Dopo non potrò più fare
come mi pare-
-Non può mica stare single a vita-
-Solo fin
quando non mi sistemo io-
Elena scoppia a ridere. La solita altruista Caroline.
Si salutano felici di vedersi per il Ringraziamento, sono due mesi
che sono lontane.
Dopo Elena resta un attimo immobile a fissare il cellulare,
indecisa sul se scrivere qualcosa a Kai o meno.
Sospira di nuovo, lasciandosi andare per un attimo alle mille opzioni quando
poi il telefono squilla di nuovo.
Damon.
E tutto il resto si offusca e perde di significato.
Ci è voluto un po’, piccoli passi, qualche caduta, un bernoccolo
in fronte, un po’ di lacrime, coraggio. Ma poi ci è riuscita. Lily ha fatto quattro
passi verso suo padre tutta da sola; occhi azzurri concentrati e divertiti, con
le piccole braccia protese in avanti verso di lui per raggiungerlo e dietro il
nonno ad incoraggiarla, pronto ad afferrarla se dovesse cadere.
Le risate ed applausi per quella grossa conquista risuonano per il
cortile dove la piccola ha finalmente compiuto un passo fondamentale, indicativo
della propria futura indipedenza. E se ne rende conto Damon, ora che la osserva
ritentare il percorso inverso in direzione di Giuseppe, che sua figlia è già
grande, che tra non molto non avrà più bisogno di lui.
Il pungolo amaro si acquieta quasi subito, prima ancora che possa
pronunciare parola quando scorge una chioma scura sbucare dal vialetto per raggiungerli.
Elena ha sentito le loro voci ed è passata dal giardino, sorridendo per quella
scena.
-Ehi, vieni a vedere cosa fa Lily-
La prende dolcemente per l’avambraccio e la tira con se facendola
collocare al suo posto e prendendole la teglia che ha in mano.
-Lily guarda chi c’è-
-Ciao piccolina-
-Da da-
Si volta sempre un po’ traballante con quei suoi occhi cerulei
verso la dolce voce alle sue spalle, aprendosi in un sorriso gengivale quando
riconosce il volto di Elena.
La indica col dito paffutello, fino a qualche istante prima
intento a toccarsi una gengiva infastidita dal nuovo molate trepidante di
uscire.
-Da da-
-Vieni da me amore?-
Elena si piega sulle ginocchia sporgendo le mani verso di lei in
modo da incoraggiarla e la piccola si guarda un attimo intorno mettendosi in
posizione per poi buttarsi impetuosa verso la ragazza.
-Ma sei bravissima!!-
Piccoli passi incerti, ma fieri. Ed Elena non riesce a trattenere
la commozione per quel momento dolcissimo soprattutto quando le mani di Lily si
aggrappano al suo ginocchio, sollevando lo sguardo trionfante su di lei. La
afferra e si solleva sui tacchi degli stivali di camoscio nero, attenta a non
cadere mentre sistema il cappottino di lana bordeaux della bambina, leggermente
sollevatosi quando l’ha presa in braccio.
-Siamo diventate grandi ormai...vero?-
Damon deglutisce, stranamente pacificato dal dialogo complice tra
le due donne della sua vita e sa, dentro di se, che questo è quello che
desidera per il resto della sua vita. Che quel pungolo, quel bisbiglio di
intuizione appena accennata, osservando quella ragazzina crescere fino a
prendere le forme della donna che vorrebbe al suo fianco, è sempre più chiaro e
nitido. S
ospira
però anche scottato da quel pensiero, consapevole della giovane età della
ragazza.
Il flusso di pensieri viene interrotto da Jo
che richiama tutti dentro casa per mettersi a tavola.
Durante il pranzo hanno parlato di tante cose, con Giuseppe
intento a tempestare Elena di domande sul college, su come stia procedendo il
secondo anno, su cosa farà per le vacanze di Natale che a lei, presa dall’ansia
crescente degli esami, sembrano così lontane.
Di come Caroline in realtà stia già pianificando qualcosa, una
specie di settimana bianca tra amiche, come ai vecchi tempi e sì, per un
attimo, lo sguardo ceruleo rilassato si contrae al suono di quelle parole.
Perché insinuano quel dubbio, di lei ancora ragazzina desiderosa
di avere le sue avventure ed alla quale non può chiedere ancora di rinunciare a
tutto questo per accasarsi con lui e sua figlia.
Le ombre rendono più cupo il suo volto, costretto però a tendersi
di una forzata gioia quando inaspettatamente Rick e Jo
annunciano che la donna è incinta, al terzo mese, e che si tratta di due
gemelli.
Il resto del pranzo viene assorbito dal lieto evento, con Stefan
intento a far domande su esami del sangue, ecografie e tutto quello che un
aspirante medico assetato di conoscenza potrebbe recepire per imparare qualcosa
e mettersi alla prova.
In tutto quel clamore generale ad Elena tuttavia non è sfuggito lo
sguardo del suo ragazzo e spera che non sia nulla di grave perché quella stessa
sera gli aspetta la cena del Ringraziamento a casa Gilbert con le famiglie
Forbes e Bennett, come da tradizione, e lui, Lily e Stefan sono invitati
speciali.
Dopo pranzo si sono collocati tutti in salotto per parlare e
riprendersi dalle tonnellate di cibo preparate da Joe,
Damon è a mettere a dormire la piccola crollata quasi subito mentre Elena sta
aiutando Stefan in cucina.
-Hai visto che progressi mia nipote? Impressionante come cresca-
-Sono d’accordo….ma è lo zio che parla o un ipotetico futuro
pediatra?-
Lo schernisce mentre finisce di caricare la lavapiatti, lui si
volta intento a lavare i bicchieri da vino e fa una smorfia risentita.
-Divertente… non hai ancora il titolo per psicanalizzarmi-
-Non lo sto facendo…per quello hai già Caroline…-
-Vero-
Il rumore di piatti e bicchieri fa da sfondo a quelle piacevoli
chiacchiere che i due era troppo tempo che non si scambiavano.
-Con lei tutto bene?-
-Sì’ certo…anche se tu da amica dovresti dirle qualcosa su Klaus…-
-Oh lo sai che è irremovibile…è inutile convincerla.. e poi siamo
giovani, ha tutto il tempo del mondo per decidere che fare con lui-
-Facile parlare così per una che la sente solo a telefono e non ce
l’ha che gli presidia la camera con film smielati e tonnellate di gelato con
cui mi sporca i libri-
Elena scoppia a ridere immaginandosi la scena e poi apre lo
sportello sotto il lavandino facendo spostare l’amico per cercare il sapone.
-Non ti invidio…ma dalle tempo-
-Ma io le dico che troverà la sua metà…deve solo tranquillizzarsi-
-Certo che lo troverà… e anche tu-
Lei allarga allusiva le iridi marroni, attendendo una risposta
dall’amico che si riposiziona dopo che si è spostata per mettere il sapone
nella lavapiatti e darle il via.
-Comunque…sono contento…sai insomma…non ne abbiamo mai parlato
ma…sono contento che tu e Damon vi siate trovati, tu gli fai molto bene-
-E lui ne fa a me…-
-Ed anche a Lily-
Lei cambia impercettibilmente espressione, girando il volto di
sfuggita per afferrare una spugna e ripulire l’isola di legno.
-Già…non sono una mamma però ecco…io-
-Oh no chiaro…ma sei una presenza che fa bene anche a lei…questo
dicevo…-
Nel non percepire risposta, Stefan comprende l’agitazione
avvicinandosi all’amica.
-Elena, non devi sentirti in obbligo, tu le vuoi bene ed è di
questo che si ha bisogno, di affetto e amore…non di ruoli-
Lei smette per un attimo di rassettare alzando lo sguardo
sconsolato su quello verde così tenero e comprensivo. E ritrova di colpo il suo
amico, il compagno di banco fedele a cui aveva voluto immediatamente bene il
secondo anno di liceo quando si erano conosciuti alla lezione di storia.
Sorride sincera e scuote la testa come per scacciare indietro la
commozione pronta ad afferrarle lo sguardo scuro e lascia che l’amico
l’abbracci.
-Non pensare di rubarmi il lavoro come strizzacervelli-
Lo sente ridere leggero contro i suoi capelli per poi staccarsi e
tornare a sistemare mentre chiacchierano di cose sul college.
******
-Siamo arrivati a raccogliere abbastanza prove, ho i dati
dell’usb, ho i registri contabili, gli estratti conto, i versamenti fatti a
conti off shore…..beh suppongo siano stati fatti a
conti off shore-
Damon gesticola mentre elenca tutti gli scenari possibili di dove
possano essere finiti i soldi che Fell sta sottraendo al fondo della
Fondazione.
Si trova in salotto con Grayson intento a versare a tutti un
prosecco, Liz che guarda che le figlie non la
ascoltino e Rick che sorride da lontano a Jo, presa a
raccontare a Miranda della gravidanza.
-Questo basta per convocare una riunione straordinaria…-
Grayson passa un flûte a Liz.
-Grazie…ma il mio timore è che il Sindaco sarà dalla sua parte-
-Anche se fosse, siamo in maggioranza…-
-Esatto-
-Credo che dovremo studiare bene come impostare la cosa… i Fell
sono sempre stati dei gran bastardi-
-Chi ci dice che i Lockwood non siano
coinvolti?-
Si voltano tutti verso Damon che beve un sorso di prosecco tutto
tranquillo.
-Insomma, magari lui e quel delinquente di Logan hanno qualche
investimento poco pulito in atto e di certo se tiriamo fuori i buchi di
bilancio lui sarà costretto a prendere posizione-
-E’ una accusa pesante Damon-
-Lo so Rick…ma va valutata-
-Sono d’accordo con Damon…-
Tutti gli sguardi stupiti adesso curvano verso il possibile futuro
suocero Gilbert, che gli osserva fintamente stupito.
-Beh è una possibilità…anche perché Richard è il Presidente,
nonché il firmatario del conto…-
-Ma non tiene lui l’amministrazione, l’ha sempre gestita Giuseppe
e ….beh dopo tutti i suoi probelmi l’ha presa Logan appena è subentrato a suo
padre, può darsi che Richard non abbia la minima idea…-
-Tu te ne sei accorto perché sei rientrato per riprendere la quota
dei Salvatore-
-Esatto…non possiamo permettergli di frodare così la Fondazione-
-Tracciare del denaro è difficile, quando non hai i sistemi
dell’FBI sicuramente-
-Allora non abbiamo scelta, possiamo sollevare la cosa come
interrogativo, niente accuse-
Annuiscono tutti, concordi nel convocare un’assemblea
straordinaria il lunedì dopo il Ringraziamento.
Nel frattempo in cucina le donne sono impegnate tra i fornelli e
le ragazze finiscono di sistemare la tavola, con Elena che tiene in braccio
Lily in attesa di darle da mangiare la minestra che le sta preparando Miranda.
-Ah vieni topolina, adesso ti diamo noi la pappa che tuo padre è
troppo preso dai discorsi misteriosi da maschi-
Intenerisce il tono di voce, chiacchierandole in falsetto mentre
la piccola ride e osserva la minestra che viene versata nella sua scodella.
Miranda l’ha presa ad Elena, lo vede che sua madre adora quella bambina e la
tratta come se fosse sua nipote. Lei le mette il bavaglio e poi si dirigono in
tavola per collocarla sul seggiolone.
-Ok Elena glielo do io…tu vai a vedermi il tacchino…ah e giratemi
il sugo!-
Elena alza gli occhi sapendo quanto sia inutile discutere e la
lascia a giocare a fare la nonna. E di nuovo una certa ansia l’assale.
Quando arriva in cucina trova Abby e Sheila che controllano i
fornelli mentre Care e Bonnie preparano i crostini e le verdure dell’antipasto
-Ehi-
-Eccoti-
-Credevamo ti dileguassi con la scusa della figlia acquisita-
-Non usare questa espressione-
Contrae lo sguardo infastidita e si mette a spalmare il pane con
la salsa per i crostini.
-Stai bene?-
-Perché ti sei turbata-
-Niente…cambiamo argomento va bene?-
Le due si scambiano uno sguardo perplesso, Bonnie fa spallucce
verso Caroline e decidono di assecondare l’amica.
-Allora…visto che siamo in tempo e possiamo far le cose per bene
pensavo per la settimana Natale-Capodanno di prendere una casa…a Mountain Hill
sono molto carine-
-Sarebbe fantastico…non ci andiamo dalle medie quando si fece la
vacanza con le famiglie-
-Sì ricordiamo bene…il tuo primo bacio con il ragazzino del
rifugio-
Bonnie arrossisce ricordando quell’aneddoto di molti anni prima.
-Oh mio Dio…Billy Flinc!-
-Billy ecco come si chiamava!-
-Ma aveva l’apparecchio?-
-No mia cara…quello era suo cugino Timothy-
-Tim sorriso d’acciaio-
-Smettetela-
-Non abbiamo detto nulla-
Bonnie ed Elena ridacchiano, Timothy aveva perseguitato per tutte
le vacanze di Natale Caroline. Gli attirava come miele i casi umani. Era stata
la prima del gruppo a sviluppare ed assumere contorni più femminili, da
adolescente, e questo era sufficiente ad attrarre qualunque soggetto di sesso
maschile. Elena e Bonnie all’epoca invece erano ancora degli esili grilli
scalpitanti, anche se Bonnie, grazie al suo piglio sbarazzino, riusciva ad
ottenere discreti consensi.
-Già so quello che direte per questo vi fermo prima-
Scuote i boccoli oro e afferra un vassoio pronto per portarlo in
sala da pranzo a tavola, lasciando le due con fare risentito a ridacchiare su
di lei.
-Allora… ho scritto a Kai-
Bonnie volge lo sguardo su Elena, non sapendo bene se allarmarsi
od altro e rimane in silenzio in attesa che la ragazza finisca il racconto.
-Sai…per ringraziarlo e lui come sempre è stato carino – e idiota
– dicendo che ha messo da parte del materiale per ricattarmi, così si è
garantito un intero anno di appunti presi da me-
-Non succedeva comunque?-
-Sì ma così per lui è più divertente-
-Bene-
Elena osserva di sottecchi l’amica che con noncuranza sembra aver
bypassato l’argomento.
-Che c’è Bon?-
-Niente-
-Dai…ti conosco-
-Niente Elena solo che…non so… credo che dovresti mantenere certi
confini-
Gesticola allusiva, ottenendo di contro solo un’occhiata perplessa
della mora prima di riprendere l’operazione crostini.
-Di che parli-
-Del fatto che gli piaci…certo è tuo amico ti vuole bene ma…un
debole per te lo ha e ti prego smetti prima ancora di iniziare la scena in cui
fai la stupita-
La ragazza allarga lo sguardo esterrefatta, confusa ed
imbarazzata, ma non fa in tempo a dir nulla che appare Miranda in cucina e da
direttive per mettersi tutti a tavola, finendo così per far cadere la
conversazione. Almeno con Bonnie, ma non nel cuore di Elena.
E quel tarlo, quel dubbio, si insinua.
Eccomi, in ritardo, ma ci sono.
Ringrazio tutti quanti, chi legge, chi commenta…anche chi mi odia.
Troviamo i nostri al giorno del ringraziamento, certi equilibri si assestano,
un po’ di dubbi si insinuano…vedremo come evolveranno le cose….!
Le è servita
una settimana per digerire pranzo e cena del Ringraziamento con amici e
parenti, anche se in realtà i suoi problemi di stomaco mal funzionante sono attualmente
dovuti forse più ad una certa ansia che ultimamente le da quella strana
pressione esterna esercitata da chi la circonda in merito alla questione “madre surrogata di Lily”.
Non sa perché
si stia fissando con questa preoccupazione di cui tra l’altro il povero Damon
non è assolutamente artefice, ma si rende conto - deve almeno provarci - che
questa è una possibile strada. Certo, ha gli occhi a cuore da ragazza
innamorata quindi è ovvio che fantastichi sul suo futuro con lui, sul domani,
su cosa farà dopo il college, ma sono pensieri leggeri, lontani che per la sua
età adesso non le interessano, non sono impellenti.
Sospira
attirando l’attenzione del suo compagno di banco che si sporge appena verso di
lei abbassando il tono della voce e lo sguardo, tenendo sempre la coda
dell’occhio puntata verso il docente alla cattedra. Sono a lezione e lei è
seduta in mezzo a Kai e Peter, al cui fianco si
trovano Liam e poi Bonnie.
Ormai loro
cinque sono diventati inseparabili.
-Uno shottino per i tuoi pensieri-
Elena rotea lo
sguardo ammonitore verso quello troppo chiaro di Kai,
intento a deriderla.
-Ah - ah-
-Eddai Gilbert, ora dovrai sopportarmi a lungo, lo sai-
Lei si
rannicchia contro la spalliera della sedia scuotendo piano la criniera scura,
ma non potendo evitare di farsi scappare un minuscolo sorriso. Kai riesce a distrarla dalle sue inquietudini ed è una cosa
positiva; anche se quando si sofferma troppo a pensare le tornano in mente le
parole di Bonnie secondo la quale lei piacerebbe a Kai.
Si certo, come
amica, ma non le sembra in altro modo.
Ok la
situazione con lui è piuttosto curiosa considerando che ha scoperto che fosse
lo stesso ragazzo che ci aveva provato con lei al matrimonio di Jo e Rick, invitato in qualità di fratello della prima ed
Elena in un primo momento, a settembre quando se lo era ritrovato in classe,
non lo aveva riconosciuto.
Era stato lui a
fare quel collegamento, infondo lo aveva visto solo al matrimonio in mezzo a
mille altri parenti della sposa.
Ci avevano riso
su ed era stata la molla che aveva fatto scattare la loro neonata amicizia,
rendendoli un po’ più complici rispetto agli altri del gruppo.
Forse dovrebbe
osservarlo meglio per capire se qualcosa le stia sfuggendo e così piega lo
sguardo imbronciando appena le labbra e con fare indagatore lo spia di
sottecchi ogni volta che lui è voltato altrove.
E’
indubbiamente un bel ragazzo, uno dei più ambiti del corso; si è posta quella
domanda una volta in sala mensa quando due ragazze le avevano attaccato bottone
solo per avere informazioni su di lui e sperare così di avvicinarlo. Una le
aveva perfino chiesto se stessero insieme.
Persa nel suo
vagare non si accorge subito dello sguardo di rimprovero di Bonnie, sporta
verso di lei per chiederle una penna, che l’ha beccata assorta nei suoi
pensieri a fissare il ragazzo e distoglie subito gli occhi con fare colpevole.
Non finirà
bene.
***
13 Dicembre
Su queste note
un po’ incerte hanno proseguito fino ai test di fine semestre ed alle vacanze
di Natale, senza troppi intoppi tranne per il fatto che Liam e Peter hanno
lanciato la proposta cena di Natale di corso prima della fine di tutto.
-E così
rientri il 15-
-Sì domani sera
abbiamo questa cena coi ragazzi.. Sai per salutarsi prima delle vacanze di
Natale…-
-Umh e chi sareste?-
-Beh...i
soliti-
Elena
tergiversa insolitamente agitata al pensiero di elencare al proprio ragazzo i
nomi dei presenti, forse perché Kai è la persona che
ha passato la notte a reggerle la fronte mentre rimetteva dopo aver bevuto
troppo a causa della sparizione di Damon, ed è lo stesso che la mattina del suo
arrivo lo ha trovato in camera di Elena. O quello che ci provava al matrimonio
di Rick.
-E posso
sapere chi sono questi soliti?-
Dal tono
irritato capisce che lui abbia compreso il suo gioco e si stia infastidendo.
-Bonnie, Liam, Kai e Peter-
Sente un
istante di silenzio dall’altra parte dell’apparecchio seguito da un sospiro
malcelato.
-Dove andate
a cena?-
Elena esita un
momento, cercando di capire se lui si sta facendo violenza per non arrabbiarsi
oppure sia genuinamente interessato.
-Ancora non lo
sappiamo…Ma penso in una pizzeria tranquilla qui appena fuori dal campus anche
perché con tutta questa neve anche se le strade sono pulite non ha senso
avventurarsi troppo fuori-
-Stai
attenta...e se non te la senti vengo io a prenderti domani l’altro-
-No ma sono con
Bon-
-Beh non mi
fido di nessuna delle due alla guida-
-Oh molto
carino...per fortuna che ti amo-
-Questo mi
sembra il minimo-
Respira più
tranquilla Elena, ora che sente Damon rilassarsi sotto il tocco di quelle
parole. Come può fargli capire che tutto quello che vuole, che vede nel suo
futuro è lui e nessun altro, che tutto l’amore del mondo sembra racchiuso nel
suo giovane e scalpitante cuore, che è stata giorni a tormentarsi su cosa
regalargli per Natale, a lui che sembra avere tutto e non aver bisogno di
nulla.
Alla fine ha
optato per un weekend a sorpresa; ha chiesto ai suoi la casa sul lago per due
giorni, ottenuta dopo un lungo sguardo torvo di suo padre, per poter
trascorrere un weekend con Damon e Lily la cui presenza ha avuto il potere di
calmare le gelosie paterne all’idea della bambina piccola in quello che avrebbe
potuto sembrare ai suoi occhi un fine settimana di perdizione. Tutto questo
perché non sa come abbiano trascorso la loro estate, altrimenti saprebbe che
non sarà certo la piccola a dissuaderla dal rotolarsi tutta la notte sotto le
lenzuola con lui.
Ha pensato a
tutto: li porterà la e al loro arrivo gli farà già trovare la casa pronta per
la cena, candele ovunque - oh perfetto deve metterle in alto per evitare che
Lily si bruci - il caminetto acceso, lenzuola pulite.
Certo dovrà
praticamente fare doppio viaggio, andare la mattina a preparare tutto a sua
insaputa e ripartire in tempo per arrivare a Mystic Falls per prenderli. Dovrà
spendere i suoi risparmi in benzina visto che ci vogliono due ore per
arrivarci, ma ne varrà la pena. Andranno il week end dopo Natale, sperando che
le strade siano abbastanza sgombre dalla neve.
Sorride tra sé
e poi torna attenta sulla conversazione con lui. Continua così fino al suo
arrivo sulla soglia della mensa dove la attende Bonnie. Sono tra le ultime
reduci del campus.
-Ehi-
-Eccomi scusa
ero a telefono con Damon-
La fila scorre
che è un piacere vista la scarsa quantità di studenti e le due riempiono i
rispettivi vassoi in fretta per poi pagare e dirigersi al tavolo.
-Allora, come
va?-
-Bene, gli
stavo raccontando della cena-
-Oh...e come
l’ha presa?-
Bonnie stappa
l’acqua mentre osserva divertita l’amica che si ravvia i capelli con una certa
tensione.
-Bene bene…-
-Ah sì?!-
-Giuro, è stato
molto tranquillo-
-Beh è un
fidanzato comprensivo-
-Bon quando ti
convincerai che non c’è nulla-
-Di strano nel
volersi mettere una gonna a pieghe lo so-
Elena schiude
la bocca guardandola come si fa con un pazzo o un fantasma, quando hanno
cambiato argomento? Ma la voce alle loro spalle le fa fare un veloce
collegamento e gli occhioni verdi sgranati di Bonnie la indicono a proseguire
balbettando fesserie sulla moda. Peter e Kai sono
appena comparsi al loro tavolo.
-Allora
fanciulle abbiamo pensato-
-Dove andare a
cena-
-Pet ha prenotato da Joe appena
fuori il campus-
Come supponeva
Elena.
-Che ci
crediate o no, è strapieno domani sera-
-Assurdo-
-Già, si vede
che le cene di corso non sono una nostra idea e basta-
-Comunque
vestitevi arroganti che dopo andiamo a ballare al Wood-
Le due sgranano
gli occhi voltandosi verso i ragazzi. Il Wood è un locale, l’unico assimilabile
ad una discoteca che ci sia dalle parti del campus e che di solito viene preso
in affitto dalle confraternite per farci le feste.
Bonnie si volta
interdetta.
-E questa cosa
quando sarebbe stata decisa-
Peter afferra
il sandwich e lo porta alla bocca per addentarlo, sollevando di sfuggita gli
occhi verdi sull’amica.
-Adesso-
Elena e Bonnie
si scambiano un’occhiata preoccupata, consapevoli entrambe che a nessuno dei
loro fidanzati andrà bene questa ipotesi.
-Beh ma ragazzi
con così poco preavviso-
-Noi dobbiamo
partire presto la mattina dopo e-
-Ah ma che
avete 500 anni?-
-E poi è
festa...anche se fosse che partite presto non andate a lavorare ma a casa a
dormire-
-Si ma-
Tentano
inutilmente di dissuaderli e sabotare la serata, perché queste sono le
classiche situazioni in cui una delle due si caccia nei guai e loro vogliono
star tranquille, tra un po‘ è Natale non ci devono essere problemi.
-Non fate le
solite guasta feste-
-Piuttosto
vedete di tirare fuori la grinta di halloween...magari però con me alcool in
circolo Elena-
Peter addenta
un altro morso lanciando una frecciatina all’amica che di rimando si rannicchia
imbarazzata sulla sedia dove vorrebbe scomparire; Bonnie prova a smorzare una
risata e Kai per tutta risposta tipa una pacca sulla
testa dell’amico.
-Eddai non dire scemenze-
-Stavo
scherzando!-
-Dai lasciatelo
in pace ha ragione!-
-E noi che
prendevamo inutilmente le sue difese-
-Non ci merita-
Bonnie e Kai scoppiano a ridere bofonchiando infamate all’amica che
sembra essersi tirata su di morale e tutti e quattro proseguono il pranzo
rivangando con ironia quei momenti tragici della festa. Le due amiche sanno che
dovranno trovare il modo di svicolarsi dalla serata, ma hanno tempo e possono
opporsi.
***
Gli occhi
azzurri pensierosi fluttuano sullo schermo del laptop ed una mano va ad
intrufolarsi nella chioma nera per grattare, con fare riflessivo, la cute.
Sta aspettando
con impazienza la mail di convocazione della riunione straordinaria che dovrà
indire Grayson, in qualità di Segretario della Fondazione. Hanno presentato
formale richiesta al Consiglio per poter convocare una riunione i primi di
gennaio per discutere di alcune importanti questioni che alcuni consiglieri
vorrebbero portare all’attenzione del Consiglio.
In allegato
alla mail di accompagnamento, oltre alla convocazione, spiccherà anche il
foglio con le sottoscrizioni dei soci richiedenti. E Damon è tra quelli.
Risponde ad
alcuni clienti per varie pratiche che sta gestendo e poi sospira gettandosi
all’indietro sullo schienale della poltrona ergonomica portandosi le mani
incrociate dietro la nuca e sposta lo sguardo verso la finestra alla sua destra,
da cui filtra il buio freddo della notte in cui si perde per qualche istante.
Non deve fare
tardi, è più di una settimana che non riesce ad andare a dormire prima di
mezzanotte, ma tutta questa faccenda lo preoccupa molto. Sa bene che l’intera
famiglia conta su di lui e non può permettersi errori o sciocchezze che possano
compromettere il benessere suo, della bambina e di suo padre. Ed anche di
Stefan; è con la quota percepita dalla Fondazione che suo padre ha costituito
il loro fondo per il college e lui non deve rovinare tutto il suo lavoro; ma è
proprio per questo, per dare dignità all’opera svolta dalla sua famiglia negli
ultimi 150 da quando esiste la Fondazione che gestisce l’intero patrimonio
storico e culturale di Mystic Falls, che lui deve portare avanti il suo piano.
Sospira a fondo
per poi abbassare lo sguardo velato di stanchezza sul cellulare che non ha
vibrato più da quando ha salutato Elena poche ore prima per darsi la buonanotte
e apprendere con fastidio che hanno confermato il ristorante dove andrà a cena
con i suoi amici; ed in questo momento le sembra così distante, così fuori
dalla sua vita.
Lei che è
giovane, spensierata e la sua occupazione maggiore riguarda il prossimo esame o
come vestirsi carina quando fa troppo freddo. Tutte cose giuste, ma che creano come
delle sottili ed invisibili distanze tra loro. Lui che invece si sta
incasinando in una questione delicata, che deve spicciare le beghe dei suoi
clienti in modo da costruire il fondo per sua figlia se mai un domani volesse
andare la college; lui che deve ricordarsi di portarla a fare il terzo ciclo di
vaccini il giorno seguente, che deve ricomprare i pannolini, che se non le fa
spazio nell’armadio non sa come fare a metter via le tonnellate di abiti
invernali che le regala sistematicamente Miranda. Lo vede che cerca di
aiutarlo, che da madre sa bene quanto per un padre solo, con zero esperienza in
fatto di bambini, possa essere difficile anche solo pensare che ad una bambina
di un anno e mezzo occorrano calze pesanti, stivaletti imbottiti, maglioncini
di lana da abbinare sia a gonne sia a pantaloni.
E così quasi
come una cosa casuale ogni tanto compare con qualche acquisto perché: sai l’ho visto e non ho resistito, sai ho
ritrovato questo tra le cose di Elena e mi piacerebbe lo avesse Lily, beh oggi
le è uscito un nuovo dente ci vuole un pensierino per festeggiare.
E con queste
scuse lo sta aiutando molto, in modo discreto e silenzioso, con quella stessa
premura che ha trasmesso anche alla figlia.
E’ consapevole
che ci sono mille cose che lui non sa, che non sa fare, a cui non pensa. Perché
devono mettersi tutte quelle mollette in testa? Perché devono avere tutte
queste scarpe? Perché sono bambine e lui vorrebbe che sua figlia tutte queste
cose da qualcuno le imparasse, ma non può pretenderlo da Elena; così nel tempo
ha lasciato che Miranda trasmettesse queste piccole accortezze alla piccola.
Certo Elena è molto più attenta di lui e quando c’è è bravissima, ma ha il
college e non è sempre presente.
Tanto che Lily
non è sempre agile nel correre da lei quando la vede dopo magari un mese.
Capisce dallo
sbadiglio che gli spalanca le labbra che deve proprio andare a letto e che forse
la stanchezza gli arreca anche una eccessiva malinconia, nociva per il cuore e
la mente.
***
-Allora
andrete anche a ballare?-
-Dopo quello
che mi ha detto Kol è chiaro che andremo-
Bonnie getta la
borsa sulla sedia della camera e si avvia verso l’armadio per finire la valigia
iniziata quella mattina. Tiene il cellulare tra l’orecchio e la spalla per
proseguire la sua conversazione adirata con Caroline.
-Mi spieghi per favore che è successo?-
-Abbiamo
litigato-
-Fin qui c’ero arrivata-
Care dal canto
suo è seduta al pc sul letto di Stefan, lui è uscito da mezz’ora per l’ultimo
test della sessione invernale e lei si è appropriata del suo laptop con la
scusa di prenotare ad entrambi il volo di rientro. Cosa che sta facendo,
insieme a del sano shopping online.
-Di un po’, da quando un paio di stivali
costano così tanto?-
-Oh vedo che ti
interessa molto…-
-Si scusa sono tutta orecchie-
Sente l’amica
sospirare contro la cornetta, così distoglie per un istante lo sguardo dal pc
come se Bonnie fosse davanti a lei e si concentra.
-Dai Bon, mica avrete discusso per la
questione della discoteca-
-Certo!!! Dimmi
quale fidanzato sano di mente sarebbe tranquillo nel mandare la propria ragazza
a ballare con tre uomini?-
-Tre uomini e due ragazze-
-Si hai capito-
-Direi uno che si fida della persona con cui
sta...ma parliamo di Kol ha due anni meno di te-
-Cosa c’entra
adesso-
-Ok, lo sai che non ho mai patteggiato per
voi due all’inizio...poi mi sono abituata-
-Oh davvero… no
perché approvi tutti i ragazzi delle tue amiche di solito-
Bonnie sgrana
gli occhi per enfatizzare il concetto mentre piega le ultime maglie e le ripone
nella valigia. Elena non c’è, è in biblioteca a fotocopiare a Kai gli appunti dell’ultima lezione visto che non è
intenzionata a scriverli a pc per mandarglieli.
-Touché...però a questo giro mi sento di
difenderlo… in parte…perché lui è all’ultimo anno di liceo, non sa come
funziona il college, avere amici maschi con cui si convive così strettamente… e
poi non vi vedete mai.. Non puoi pretendere una certa maturità-
-Mi stai
dicendo che sto con un ragazzino?-
-Puoi negarlo?-
Le amiche sono
l’arma più potente, lapidarie e caustiche quando occorre, ti dicono la verità a
costo di ferirti o di perderti. E per quanto d’istinto Bonnie vorrebbe
arrabbiarsi, infamare Care, dirle che è una stronza ingiusta, in realtà sa che
ha ragione.
Almeno sul
fatto che la differenza di condizioni di vita si sta iniziando a far sentire,
ma l’anno prossimo Kol andrà al college e andrà meglio. Lo sa.
-E poi lui ce
le ha le amiche...quella Davina ad esempio-
-Chi la tipa che gli presta sempre gli
appunti? La sta friendzonando per scopi scolastici,
non è onorevole-
-Hai finito con
il verdetto? Possiamo procedere all’esecuzione della sentenza eh-
-Scusa hai ragione, non volevo
esagerare...dico solo che posso comprendere-
Bonnie chiude
la valigia sbuffando. La cena è quella sera e lei deve decidere che fare.
-Sentirò Elena
e decideremo insieme-
-Oh sono sicura che il maturissimo Damon
acconsentirà-
-Eddai Care-
-Lui sì che avrebbe dei motivi...vista la
situazione con Kai-
-Lei non vuole
vedere…-
-Lasciala fare, deve capirlo da se-
Bonnie sorride.
-E tu, donna
saggia, che combini?-
-Io ho ….finalmente comprato il volo! E
non combino niente..-
-Sei
preoccupata per quando rivedrai Klaus?-
-In questo momento cerco di non
pensarci...sai credo che andremo avanti così tutta la vita-
La sente
chiudere il laptop e dal fruscio capisce che si è alzata dal letto di Stefan.
-Mi auguro per
te di no.. sai che strazio… hai bisogno di trovarti un fidanzato-
Caroline si
rimette le scarpe e cerca il proprio piumino abbandonato sulla sedia di Stefan.
Sospira sconsolata sapendo che la sua condizione non cambierà molto presto.
-Vedremo.. allora come pensi di vestirti
stasera?-
-Con le uniche
cose decenti mettibili con questo freddo-
Sulle note
smorzate da Caroline proseguono la chiacchierata tra amiche in attesa di
salutarsi.
***
-La tua lite
con Kol conferma che non è una buona idea andare a ballare con loro-
Elena reclina
la testa verso Bonnie lasciando che le lunghe ciocche scure scorrano sul
piumino blu nel quale si sta stringendo provando a far fluire le parole oltre la
sciarpa pesante dove nasconde il volto infreddolito.
Si stanno
dirigendo verso la strada dove i ragazzi le attendono con la macchina di Liam.
Fa un freddo cane ed Elena doveva optare tra il mettere il cappotto, fare la figa
e morire di freddo oppure vestirsi più carina sotto e mettere il piumino sopra.
Camminano come
se fossero sulle uova con le gambe avvolte nelle calze scure che tremano e si
stringono l’un l’altra. Nella fretta di prepararsi non hanno concordato cosa
fare nel post serata.
Sicuramente a
cena ne riparleranno.
-Semmai
conferma che sono grande e posso decidere come mi pare-
Il respiro si
addensa in una nuvola opaca, sospirando entrambe quando scorgono la macchina di
Liam accesa che le attende.
Sul sedile
passeggero c'è Peter mentre Kai si è messo dietro in
mezzo.
Hanno già fatto
viaggi in auto e sanno che nessuna delle due ha intenzione di stare seduta in
mezzo con la gonna e i tacchi.
Anche se più
che tacchi hanno stiletti di camoscio con un tacco un po’ più sostenuto.
Quando aprono
gli sportelli si fiondano dentro, Elena ha le mani ancora in tasca e si
affloscia sul sedile chiudendo gli occhi in attesa che il sangue riprenda a
scorrere ed il calore le faccia ritornare il dono della parola.
-Wow sembrate
due pinguini-
In una perfetta
sincronia tirano una gomitata ciascuna a Kai suscitando
l’ironia generale.
-Fa freddo-
-Lo sento anche
io Gilbert-
Kai si sporge verso di lei per stuzzicarla, ma la ragazza cruccia lo sguardo
spaventava di qualunque tipo di gesto lui possa avere nei suoi confronti. Perché
è donna e la sua migliore amica ha avanzato insinuazioni su di lui.
Forse la
soluzione migliore è davvero non andare a ballare.
Arrivati in
pizzeria si siedono e la serata scorre tranquilla, soprattutto grazie
all’assenza di alcool che in quanto non ancora ventunenni non possono ordinare,
così si dilettano in chiacchiere, risate che allietano tutti e battute varie.
Solo a metà cena Elena riceve un sms da Damon che le chiede come stia andando e
così in attesa che il cameriere prenda le ordinazioni del dolce si alza per
chiamarlo, suscitando le battute dei ragazzi.
-Ehi-
-Ehi-
-Come va?-
Elena arriva
nel piccolo atrio della pizzeria dove si susseguono i clienti che arrivano o
vanno via; si rannicchia in un angolo poggiandosi allo stipite della porta di
entrata e prova a nascondersi nel maglione lungo in cui è avvolta per far
fronte agli spifferi di freddo. Abbassa la voce comunque sommersa dal brusio
generale del locale.
-Bene, siamo
quasi al dolce-
-Era buona la pizza?-
Non è da Damon
chiedere queste cose, non è da lui interessarsi ad una stupida pizza. Ma non si
vedono da quasi tre settimane, lei è a cena con un tizio che non gli piace e
quindi scatta quella naturale ed istintiva possessività.
-Non ti sarebbe
piaciuta-
-Come fai a dirlo-
-Perché conosco
i tuoi gusti?!-
-Oh...beh in tal caso…-
-Tu invece?-
-Ho avuto un interessantissimo incontro con
un nuovo tipo di pasta…che Lily ha disapprovato lanciandomela addosso-
-Come?-
-Si sai ha preso il piatto l’ha rovesciato sul
ripiano del seggiolone, ha afferrato con le sue mani un po’ di pasta e me l’ha letteralmente
lanciata contro ridendosela di gusto con quella sua bocca sdentata-
Elena sorride
contro il telefono immaginandosi la scena.
-Come fanno ad essere così svelti?-
-Perché sono
piccoli, istintivi, non è che riflettono…-
-Oh una fatica immensa-
-Con la tua
pazienza poi-
-Ehi..-
Chiacchierano
un altro po’, poi Elena prova a salutarlo perché gli altri la staranno già
infamando.
-Sai…mi manchi ragazzina-
-Mi manchi
anche te-
-Fai a modo stasera…perché domani sarai tutta
mia-
-Non vedo l’ora-
Si salutano tra sospiri e
sorrisi malcelati, con una Elena tutta trasognante che ritorna in sala dagli
amici e non sa perché quando incrocia le iridi grigie di Kai
scorge una impercettibile nota di disagio.
*****
-E così anche la ferrea Bon
Bon ha ceduto al fascino dell’alcool di scarsa qualità
di una qualunque discoteca da campus-
Caroline affianca il letto
dove giace in stato comatoso l’amica bruna, nascosta sotto le coperte.
-Puoi evitare di urlare-
La voce sommessa dal
piumone arriva soffocata alla bionda che si tende portando una mano all’orecchio.
-Come dici prego-
-Ho detto che non c’è bisogno
di urlare!-
Bonnie sbuca da sotto il
piumone con una faccia stravolta, il mascara effetto panda e i capelli tutti
scombussolati. Afferra la bottiglia di acqua che le ha lasciato Elena di fianco
al letto e ne beve un lungo sorso, sperando che depuri in fretta il suo organismo.
Sì alla fine sono finite al
Wood, lei ha discusso per messaggio con Kol e da diciannovenne qualsiasi ha
reagito nel classico modo per cui pentirsene: bevendoci su.
Deve la propria presenza
nel suo letto, nella sua casa a Mystic Falls, ad Elena che ha ricambiato il
favore di Halloween accudendo l’amica fin quando non è arrivata Care a darle il
cambio e permetterle di andare a casa.
Caroline muove per aria una
mano facendole cenno di farle spazio e si toglie le scarpe per poi collocarsi
nel letto insieme a lei. Restano istanti a fissare la parete davanti al letto
fin quando la bionda non si decide a voltarsi e abbassa il tono, facendosi più
comprensiva.
-Mi dici che è successo…sei
troppo stravolta per aver solo preso un sbronza e litigato con Kol-
Bonnie si passa le mani tra
i capelli per poi lasciarle andare mollemente sul piumone seguito da uno sbuffo
sconsolato.
-Ho baciato Kai-
Salve salvesalve in stra ritardo!
Allora prima di tutto
grazie a chiunque ancora si appresti a leggere questa faticosissima long, sto
provando davvero a reingranare la marcia!!!
Quindi grazie della
pazienza, davvero.
Venendo al capitolo mi sono
accorta – tra i tanti- di un grosso errore narrativo e cioè Kai
che lo avevo già introdotto al matrimonio di Rick e Joe
in quanto suo fratello, poi l’ho messo come amico di corso di Elena, quindi per
mettere una toppa ho ricostruito che si erano ritrovati insieme all’università
e in un retro pensiero di lei si scopre che sono diventati amici proprio
parlando di quelle persone che hanno in comune.
Elena e Damon per ora vanno
a gonfie vele a parte lanaturale e
controllata gelosia di lui, mentre non va bene per Bon e Kol….tanto che alla
fine….danni!!!!