It's all about stars

di eli_s
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1994 ***
Capitolo 2: *** How old are you? ***
Capitolo 3: *** 2004 ***
Capitolo 4: *** It's just another night ***
Capitolo 5: *** Black and blue ***
Capitolo 6: *** Coffee and... ***
Capitolo 7: *** ...and Christmas ***
Capitolo 8: *** Three times ***
Capitolo 9: *** Take me back to the start ***
Capitolo 10: *** Here we are again ***
Capitolo 11: *** Goodnight Elena ***
Capitolo 12: *** Non so cosa hai fatto l'estate scorsa. ***
Capitolo 13: *** Il mestiere di padre ***
Capitolo 14: *** Why you care? ***
Capitolo 15: *** Five steps. ***
Capitolo 16: *** Punto di rottura ***
Capitolo 17: *** A piccoli pezzi ***
Capitolo 18: *** Look back in anger ***
Capitolo 19: *** Dirty dancing ***
Capitolo 20: *** Hoes over bros ***
Capitolo 21: *** Amichevolmente amici ***
Capitolo 22: *** Little girls ***
Capitolo 23: *** C'è una crepa in ogni cosa. ***
Capitolo 24: *** Primi baci ***
Capitolo 25: *** Se telefonando ***
Capitolo 26: *** The Birthday ***
Capitolo 27: *** Bonnie&Clyde ***
Capitolo 28: *** Sta succedendo ***
Capitolo 29: *** Il primo appuntamento ***
Capitolo 30: *** Speculazioni ***
Capitolo 31: *** Not waiting for you ***
Capitolo 32: *** Se ancora non lo sai ***
Capitolo 33: *** Non c'è nessuno ***
Capitolo 34: *** Prima della tempesta ***
Capitolo 35: *** Who will tell her? ***
Capitolo 36: *** With love ***
Capitolo 37: *** Let's hurt tonight ***
Capitolo 38: *** About her ***
Capitolo 39: *** Ombre ***
Capitolo 40: *** Solo amici ***



Capitolo 1
*** 1994 ***


 

 

1994.

 

That summer.

 

Damon corre sul suo skate, ha le ginocchia sbucciate e sua madre si arrabbierà tantissimo quando vedrà come ha ridotto l’ennesima maglietta, i pantaloni non si disturba più a comprarli nuovi tanto la moda di quel tempo prevede che sia più cool tagliarli e lasciarli strappati.

 

E lui è bravo a strappare i vestiti, perché Damon è così.

Testardo.

Istintivo

Sempre spinto al limite.

 

L’infanzia è il momento in cui inizia ad emergere il carattere, il nocciolo di quello che sarà un giorno un adulto.

E quel bambino dai capelli nerissimi e gli occhi così chiari che anche le maestre hanno difficoltà a guardarlo dritto, ha già i tratti di chi sarà un domani.

 

Così Lily, rassegnata, osserva il maggiore dei suoi figli che grida divertito per aver battuto Tyler, il vicino di casa figlio del Sindaco Lockwood e dopo aver dato il cinque al complice della gara, Niklaus Mikaelson, raccolgono lo skateboard e corrono verso di lei.

 

Sono le cinque e Lily ha preparato loro la merenda.

Accarezza i capelli di suo figlio che le sfreccia accanto superandola ed entrando dalla porta sul retro seguito da Klaus e dal piccolo sconfitto Tyler.

 

-Avrai la tua rivincita-

 

Lily gli sorride e il ragazzino fa spallucce raggiungendo gli amici al tavolo da pranzo.

 

-Prima lavatevi le mani-

 

Damon ha 10 anni e la scuola è finita da qualche giorno.

Suo padre tornerà tardi con una notizia importante per la famiglia.

 

-Stef tieni!-

 

Damon allunga una fetta di pane con la marmellata al bambino di 5 anni seduto a capotavola che non bada ai bambini grandi, intento a disegnare qualcosa per la mamma.

Lily lo affianca osservandolo dolcemente e lui quando si accorge di lei alza gli occhi verdi nascosti sotto ad un ciuffo biondo.

 

 

***

 

 

Elena ha 5 anni, scende dall'auto del padre mentre sente sua madre chiamarla.

 

-Attenta Elena stai lontana dalla strada!-

 

Miranda toglie il piccolo Jeremy dal seggiolino e tiene gli occhi su sua figlia mentre Grayson scarica le prime valige.

 

Sono tornati nella loro città dopo lungo tempo.

 

Miranda è felice di poter far crescere i suoi figli proprio lì dove lei ha i suoi ricordi più belli e osserva speranzosa la nuova casa nel quartiere residenziale di Mystic Falls.

 

Chissà se le sue amiche sono tutte ancora qua, di alcune ne è certa e sa già che entro sera piomberanno da lei a trovarla.

Sorride mentre fantastica sui pomeriggi in cui Elena giocherà con Caroline, la figlia di Liz o magari con Rebeka Mikaelson.

 

Quanta emozione ed aspettative per la loro nuova vita.

 

Sono quasi le cinque ed Elena ha corso per tutta la casa saltellando e agitando le code castane e lisce con quella risata spensierata che, sua madre, spera non perda mai.

 

-Mamma posso andare in giardino?-

-Si va bene, ma non andare per strada-

 

La piccola spalanca il sorriso un po’ sdentato e corre fuori dove Grayson è intento a dare istruzioni al camion dei traslochi appena arrivato.

 

Ed è una volta fuori che lei sente delle urla di bambini che corrono per strada.

 

Si ferma sul marciapiede e li vede sfrecciare su una tavola con le ruote.

È una bambina curiosa Elena, con i suoi profondi occhi scuri che scrutano il mondo desiderosi di scoprirlo tutto.

 

-Ho vinto!-

 

Volta lo sguardo su un bambino dai capelli nerissimi, non ha mai visto dei capelli così scuri pensa.

Sembrano dipinti coi pennarelli, proprio come quelli che usava lei all'asilo per colorare.

 

Poi spariscono oltre la curva.

 

 

Salve a tutti, questo è un esperimento non so dove andrà a finire.

E non sto nemmeno a descriverla perché l’unica cosa che posso chiedervi è di provare  a leggerla e vedere che effetto vi fa, se vi incuriosisce, se vi va di continuare!

Grazie!

Eli

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Capitolo 2
*** How old are you? ***


 

II.  How old are you?

 

Damon osserva sua madre immersa nelle mille scatole che affollano casa loro.

Non ha ben capito perché devono andare via così in fretta, ma la mamma ha assicurato loro che la nuova città sarà bellissima.

 

Stefan continua a porgere a sua madre i vestiti che toglie dal cassetto e lui non può evitare di fargli presente che sta buttando tutto all’aria invece che aiutare e gli occhi verdi di suo fratello si allargano dispiaciuti perché lo sa Damon che Stefan adora aiutare la loro mamma, a differenza sua.

 

E Lily insegna una nuova lezione ai suoi figli, di cui spera, come tutte le cose che dice loro, che si ricorderanno e faranno buon uso.

Perché “è importante il tentativo, il provare a far quello che sentiamo giusto; non importa se è imperfetto o se cadiamo, infondo solo chi non ama non sbaglia.”

 

Di nuovo, come ogni volta, gli occhi celesti si allargano totalmente conquistati dal volto dolce della sua mamma e accolgono le sue parole pronunciate come un incantesimo, qualcosa di prezioso e segreto che Damon ripone attentamente nella mente e il cuore.

 

Ha solo dieci anni, ma la sua mamma ha il potere di farlo sentire già un ometto grande, capace di ascoltare quello che dice loro.

 

-Mamma perché tu sai sempre tutto?-

 

Stefan le porge l’ennesimo maglioncino.

Farà più freddo dove andranno.

 

-In realtà non so tutto tesoro, ma le mamme hanno un dono speciale e riescono a capire le cose….imparerete anche voi-

-Ma noi siamo maschi non possiamo diventare mamme-

 

Ride Lily, mentre sistema le valigie dei figli.

 

Partiranno tra meno due settimane, c’è davvero tanto da fare e lei ha organizzato tutto in quei primi giorni da quando Giuseppe ha annunciato loro di aver ottenuto un incarico importante, solo in un altro Stato e con effetto immediato.

 

-Anche gli uomini possono essere svegli come le mamme, ma solo se le ascoltano sin da piccoli-

-Allora noi lo diventeremo perchè ti ascoltiamo sempre-

-Oh, sul serio? Allora mi prometti di non correre in mezzo alla strada?-

-Ma papà dice che i maschi lo possono fare!-

 

Ammonisce teneramente Damon e poi lo vede afferrare lo skate e partire veloce, ha già sentito il trillo delle bici dei suoi amici come richiamo segreto del gruppetto.

Lo lascia fare, sa che quelli sono gli ultimi giorni che passerà con loro.

 

Più tardi passerà a salutare Miranda Gilbert, sono arrivati da qualche giorno e si stanno sistemando.

Non credeva che sarebbero tornati in città proprio ora che loro devono partire.

Magari Stefan potrà giocare con la piccola Elena, hanno la stessa età.

 

 

Damon corre in giardino, una nuova sfida per la strada di quartiere gli attende, soprattutto sono curiosi di sapere chi si è trasferito nella casa che era sempre vuota e pensava- Damon- che fosse abitata dai fantasmi.  

 

Invece c’è una famiglia, con dei bambini, proprio come tutte le famiglie normali.

E i fantasmi non sono mica normali, affermerà più tardi Klaus.

 

Vedono un signore in giardino intento a montare, sotto il portico, un dondolo  e poco lontano da lui una bambina giocare con una palla.

 

-Oh una femmina-

-Non ce ne sono tante in questa strada-

-A parte tua sorella Bekah-

-Ma lei è super piccola, ha 5 anni-

-Come Stefan…e come quella bambina-

-Come fai a sapere quanti anni ha?-

 

Tyler osserva Klaus, ha quella sua faccia da saputello mentre stringe gli occhi chiari e fissa Damon in segno di sfida.

Pensa già se scommettere delle figurine o le gomme che sua madre non vuole che mangi e che comprano di nascosto e lui ha quasi finito la sua scorta.

 

-E’ bassa come tua sorella!-

-Magari è solo bassa-

-Va bene, secondo me ha 5 anni-

-Secondo me no!-

 

Damon punta gli occhi cerulei in quelli dell’amico.

 

-Chiediamoglielo-

-Tu lo fai, io non parlo con le femmine-

-Ma se hai una sorella!-

-E’ diverso!-

 

Il corvino fa una smorfia scocciato e posa lo skate.

 

-Bene vado io, ma se ho ragione mi dai cinque gomme-

-Andata-

 

Si battono il pugno da veri uomini e poi si voltano verso la bambina che scorrazza nel prato.

Guardano quello che deve essere suo padre come se fissassero una guardia di un tesoro e aspettano il momento adatto per farsi avanti.

 

E mentre attendono  Damon pensa che la loro casa è molto carina e quel dondolo deve essere divertente.

Lui non ha dondoli a casa, in realtà suo padre non vuole che ci siano troppi giochi a giro per casa e non si può toccare mai niente.

 

Pensa che deve essere bello avere una casa piena di giochi dove puoi toccare le cose, magari anche correre scalzo o con le scarpe sporche.

Perché quella bambina che ride come una pazza dietro una palla sembra proprio il tipo che da un momento all’altro potrebbe entrare in casa con le scarpe.

 

 

 

Chissà perché la osserva meglio, a lui non piacciono le femmine, sono appiccicose e piangono sempre, soprattutto la sorellina di Klaus quando loro travolgono le sue barbie con la bici.

 

Odia tutto quello che riguarda le femmine, tranne la sua mamma ovviamente.

 

Perché le femmine non corrono, o saltano, o si sporcano.

Le sue compagne di scuola sono così antipatiche, come quella tizia - Kathrine- che lo spinge sempre perché lui ha osato macchiarle il vestito preferito per sbaglio.

 

E pensa, Damon, che questa bambina sembra più un maschiaccio.

Eppure ha i capelli lunghi e vestiti da femmina.

 

Ma corre e ride.

Che strano.

 

Una spallata di Klaus lo sveglia come segnale del fatto che l’uomo è entrato in casa un attimo e lui può andare da lei.

 

Si avvicina cauto, lei non sembra notarlo all’inizio troppo occupata a colpire quel pallone.

 

-Ehi tu!-

 

Si ferma, ad un certo punto, e si volta verso quella voce sconosciuta.

La palla rotola fino alle scarpe da ginnastica di lui che si china a raccoglierla.

 

 

Adesso la vede Damon e pensa, per la prima volta, che quella bambina sembra davvero una bambina.

E non prova quella sensazione di disgusto che ha sempre invece con le femmine.

 

Ha gli occhi grandi e scuri, davvero scuri, perché lui è uno che sta molto attento ai particolari, soprattutto agli occhi.

Perché la sua mamma gli ripete sempre che gli occhi sono lo specchio dell’anima e lui le persone, di qualunque età o altezza, deve sempre guardarle negli occhi.

 

E si sa ormai, Damon si fida ciecamente di sua madre.

Anche se spesso le disubbidisce.

Ma è un maschio, deve farlo ogni tanto.

 

Lei lo osserva stranita, non urla, non gli dice nulla, ma fa un passo curiosa.

 

-Tieni-

 

Allunga la palla verso di lei, forse non sa parlare.

Ma Stefan ha 5 anni e parla come lui.

 

Lei la afferra continuando a guardarlo circospetta e Damon si sente un po’ a disagio.

E’ una sensazione nuova, solo con gli adulti gli capita, perché non sai mai quello che potrebbero dire o fare, gli adulti ne sanno sempre più di un bambino di 10 anni.

 

Ad un tratto, chissà perchè, gli sorride.

 

Le si illumina tutto il volto e gli sorride.

E Damon continua a non sapere come comportarsi, che bambina strana pensa.

 

-I tuoi capelli sono nerissimi, come mai?-

-Come?-

-Io non li ho mai visti così neri, anche il mio papà li ha neri, ma i tuoi lo sono di più-

-Oh...magari li aveva così da piccolo-

 

La bambina lo fissa.

 

-Tu chi sei?-

-Abito qua infondo-

 

Gli indica la strada con il dito e lei segue appena l’indicazione.

 

-E ti sei perso?-

-No, volevo solo sapere quanti anni hai-

-Perché?-

-Perché sono curioso-

-La mia mamma dice che le persone curiose sono intelligenti, lo sapevi?-

 

Lui cruccia lo sguardo, davvero la bambina più strana del mondo.

 

-No, lo chiederò alla mia mamma, lei sa molte cose-

-E tu quanti anni hai?-

-Te l’ho chiesto prima io, puoi dirmelo?-

-Sì, ne ho 5!-

 

Lo sguardo azzurro si allarga e sorride.

Elena pensa che i suoi occhi sono come il cielo, ma lei non ha un pennarello di quel colore.

 

-Lo sapevo!-

-Davvero? E perché me lo hai chiesto-

 

Si indispettisce, cosa vuole questo ragazzino dai colori strani?

 

-Non ero sicuro, grazie ora devo andare-

 

Lo osserva allontanarsi e vorrebbe tanto chiedergli il suo nome perché altrimenti non saprà cosa scrivere sotto al disegno che ha intenzione di fare, sta imparando a scrivere i nomi delle persone che disegna.

 

E ora Elena ha proprio voglia di usare il pennarello azzurro e quello nero.

 

Non li ha mai usati insieme, quando disegna il cielo col sole usa l’azzurro e su un altro foglio usa il nero quando fa il cielo di notte con la luna.

Non pensava che potessero stare nello stesso foglio.

 

E mentre lui saltella verso altri due bambini, Elena molla la palla e corre in casa.

 

Magari il nome glielo chiederà un’altra volta, anche se ancora non sa che dovrà passare molto tempo prima di rivedere quel bambino e, soprattutto, per ricordarsi di lui.

 

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Capitolo 3
*** 2004 ***


2004.

 

 

Elena esce di casa, un tiepido primo pomeriggio di Aprile soleggiato la accarezza e già può allentare i bottoni della giacchetta blu.

Attraversa il vialetto rovistando in borsa certa di non aver scordato il suo cellulare e quando rialza lo sguardo è già sul bordo del marciapiede e un camion oscura la visuale facendola sussultare per la sorpresa.

 

Cruccia lo sguardo e lo segue curiosa, stessi occhi marroni ora un po' truccati, ma sempre inconsapevoli del potere che esercitano su chiunque ci finisca dentro.

 

È un camion della ditta di traslochi, c’è qualcuno nuovo in città e pensa che forse andranno proprio ad abitare alla pensione Salvatore, si diceva in giro che la famiglia stesse tornando a Mystic Falls.

 

Non li ha mai conosciuti Elena, si sono trasferiti due settimane dopo il loro arrivo; ricorda solo una volta che sua madre aveva passato il pomeriggio a chiacchierare con una signora dai capelli rossi e gli occhi azzurri, forse lei aveva perfino giocato con uno dei loro figli ma era troppo piccola per ricordare.

 

Non sa dire come mai le sia rimasta così impressa lei invece.

 

Distoglie lo sguardo quando il suono di un messaggio la sveglia.

Deve muoversi o rimarrà a piedi.

Tra qualche mese compirà 16, questo significa patente.

Piccolo traguardo per i passi verso l’indipendenza

 

Caroline la sta pressando, meglio sbrigarsi non vede l’ora di sentire cosa ha combinato con Tyler.

Di Caroline amica è diventata e rimasta, con Rebeka si sono allontanate dopo le scuole medie.

 

Mentre si volta in direzione opposta al camion, sfreccia qualcos’altro di insolito che rapisce un po’ più prepotentemente il suo sguardo.

 

Un’auto azzurra.

Dal tettuccio nero.

 

Colori familiari pensa, ma non riesce a sforzarsi per rincorrere qualche recondito pensiero al riguardo.

 

Non sa che modello sia quell’auto, sicuramente vecchia, magari degli anni ‘60.

Non è un’esperta di macchine Elena e a 15 anni non si è ancora mai fidanzata quindi non ha potuto sviluppare conoscenze su settori di competenza puramente maschile, non badando certo alle cose ‘da uomini’ che fanno Jeremy e suo padre in garage.

 

Pensa che un azzurro così, per la carrozzeria di una macchina, lei non l’ha mai visto e un po’ come la signora che ha ricordato poco prima, sente che non se lo scorderà mai.

 

Sono di quei ricordi che ti si stampano dentro senza un reale motivo, non c’è un fatto affettivo che li lega a te, semplicemente lasciano un’impronta e a Elena sembra che sia come sfiorare qualcosa che non sei destinato a incontrare e te ne resta appena l’ombra.

 

Scuote la lunga chioma scura, Caroline direbbe che “sono un mucchio di pensieri da psicanalisi e forse dovresti fare la psicologa un domani”, Bonnie invece la reputa “troppo riflessiva e che quindi è bene tu ti decida ad accettare quell’uscita dopo scuola che ti ha proposto Matt Donovan.”

 

Lei, invece, prova solo ad essere Elena.

 

***

 

Gli affari di suo padre li hanno riportati in città e non solo quelli.

 

Sua madre ha una malattia -nome complicato quanto le conseguenze che ne derivano- e lui non ha voglia di pensarci.

Sa solo che deve aiutarli col trascolo e dopo potrà ripartire per il college, gli esami di fine anno si avvicinano e lui lo ha promesso a sua madre.

 

Deve diventare un uomo Damon, ha solo 20 anni, ma Lily gli ha affidato suo fratello Stefan che di anni ne ha 15 e ancora poche preoccupazioni.

 

Suo padre Giuseppe è un buon padre, un po’ burbero e l’incapacità di abbracciare l’ha presa da lui.

Sua madre ci ha provato ad addolcirlo, ma a Damon non piacciono le smancerie, non gli sono mai piaciute.

 

Guida la sua Camaro, con Stefan di fianco che si diverte a riassumere per la centesima volta la storia di quell’auto, lasciata in eredità al nipote maggiore dal nonno. Sembrano due bambini la mattina di Natale e, per un istante, Damon riesce a non pensare al fatto che sua madre stia morendo.

 

Non sa quanto le resta, i dottori sono le persone meno certe della terra soprattutto in situazioni come questa.

Chissà come vivono senza affidarsi a qualcosa o qualcuno.

 

Ogni tanto Damon se lo chiede, come si chiede cosa ne sarà di loro quando lei non ci sarà più.

 

Perché sua madre ha questo strano potere di rendere suo padre un uomo dolce e affettuoso, di rallegrare Stefan e di ammorbidire pure lui.

 

Il figlio anaffettivo.

 

Eppure Damon non crede di amare qualcuno più di sua madre e di Stefan.

 

Quindi sfreccia rapido perché lui e suo fratello penseranno al trasloco mentre i suoi genitori si sono fermati all’ospedale di Mystic Falls per registrarla così da poterla portare tranquillamente ogni due settimane per controlli e cure di routine.

 

Sa che suo padre e Stefan non capiranno, ma lui deve lasciarli e continuare il college anche se questo comporterà stare lontano da casa, stare lontano da sua madre e perdere gli ultimi anni con lei.

Ma quando gli occhi azzurri di Lily si fanno di ghiaccio, Damon sa che non sta lasciando spazio di scelta.

 

E l’ultima cosa che vuole è deluderla, finirà il college, si occuperà di suo fratello e, in qualche modo, di suo padre.

 

E’ una bella giornata e guardandosi intorno si ricorda vagamente della sua infanzia passata con i suoi amici a correre sullo skate.

 

Prima di ripartire passerà a trovare il solo con cui è rimasto in contatto.

Klaus.

Frequentano pure lo stesso college, lui lo raggiungerà nel fine settimana.

 

Sua madre potrà riposarsi meglio in quel luogo calmo e soleggiato e la strada di casa loro è tranquilla, la zona è molto bella.

La sensazione di calore se la ricordava.

 

Distrattamente le iridi azzurre, un po’ più ferite dalla vita, vagano per il paesaggio della via mentre la voce di suo fratello funge da sottofondo e, per un attimo, una figura femminile attira lo sguardo.

 

La perde subito, non sa perché si trova a rallentare la corsa e la studia, prima che sparisca, dallo specchietto retrovisore.

 

Non l’ha vista in volto, che lo ha chinato in basso, pensa solo che dei capelli così lunghi, lisci e illuminati dalla luce naturale non credeva potessero esistere; non sa perché gli brucino le mani mentre stringe il volante e stupidamente pensa che sarebbe una sensazione curiosa toccare dei capelli così.

 

Perché tutte le ragazze che ha frequentato nella vecchia città erano esagerate in tutto, il trucco, l’abbigliamento, le acconciature.

 

Damon ha 20 anni, deve ancora scoprire tanto della vita, ma sente che c’è qualcosa di naturale nell’aria attorno a lui che gli fa quasi venire voglia di restare e infrangere quella promessa.

 

Sente che l’ombra di luce di quello strano primo pomeriggio di aprile gli sfuggirà e tornerà alla sua vita lontano da casa e questo, un po’, segnerà il suo animo.

 

 

 

­­­­­­­­­­­­­­­

Salve a tutti!

Anzitutto come sempre grazie mille a chiunque abbia dato una possibilità alla mia storia, prometto che i prossimi capitoli saranno più corposi.

Questo è un po’ di passaggio, per spiegare a che punto sono delle loro vite e come queste sono nuovamente destinate a incrociarsi. Sono cresciuti, i Salvatore stanno tornando in città anche se Damon ripartirà subito per il college, quindi il loro incontro si post porrà ancora un po’. Diciamo che mi piace l’idea di qualcuno che c’è sempre stato nella tua vita, in qualche modo, ma non era mai il momento giusto per incontrarlo!

Spero possiate gradire!

Eli

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Capitolo 4
*** It's just another night ***


 

 

 

2005

 

 

L’estate si avvicina insieme alla fine della scuola, c’è il falò di fine anno e ovviamente Elena è andata insieme alle sue amiche e Stefan, il suo amico/vicino di casa con cui ormai ha stretto un bel rapporto.

 

Ci ha messo un po’ Stefan a sciogliersi e farsi conoscere, e da subito lei lo ha trovato adorabile, gentile. Un po’ sulle sue, forse per via della situazione di sua madre della quale non parla molto.

L’ha vista poche volte la signora dagli occhi chiari e i capelli rossi che ricordava così bene; ogni tanto quando sua madre torna da averle fatto visita, le racconta qualcosa.

 

Ma Elena adesso è presa dalla sua “Matt Donovan-situazione”.

Perché alla fine ha accettato il consiglio di Bonnie ed è uscita con lui, una, due, tre volte; così ha finito per definirlo il mio ragazzo, ma adesso non lo sa più.

Sembra già passato tutto, le farfalle, il trovarlo così carino ed emozionarsi per quando le prendeva la mano al cinema.

 

Caroline parla a mille all’ora di come Tyler abbia sbandierato la sua “perdita di verginità” per i corridoi della scuola senza fare nomi, ma potrebbe scommettere tranquillamente su quella tossica di Vicky.

Non si è mai spiegata come lei e Matt possano avere lo stesso patrimonio genetico.

 

E Stefan sorseggia la sua coca cola mentre, da dietro il bicchiere, scruta Elena che tenta di arginare la furia della bionda senza davvero ascoltare quello che dice.

 

Dov’è Bonnie quando serve?

Ah giusto, si becca l’influenza.

 

Sospira e la sua mente vaga altrove, non vede l’ora che arrivi il famoso sconosciuto fratello di Stefan a prenderli, così da riportarli a casa.

Si è offerto di dar loro uno strappo dato che è tornato quel pomeriggio dal college.

 

Non si è mai visto per un intero anno, Elena almeno non lo ha ancora visto.

Ha messo piede ancora poche volte in quella villa che sa di casa di fantasmi dove vive il suo amico e compagno di banco.  

 

Non ha mai pensato a Stefan in modo diverso, ma non è stupida e vede come lui la guarda o meglio, Caroline lo vede per lei e la deride continuamente.

Eppure a lei invece sembra che il ragazzo abbia uno sguardo tutto particolare per Care.

Non si è mai ritenuta una esperta in materia, questo lo dimostra.

 

Sorseggia pure lei la coca cola e poi lo sguardo di Matt, dietro all’amica, attira la sua attenzione.

Il biondo dei suoi capelli spicca avvolto da quella notte particolarmente nera.

Già, Elena si trova di nuovo ad associare un colore in maniera così netta a un momento.

 

Chissà perché è sempre il nero.

O l’azzurro, pensa.

 

E’ proprio il pensiero di quel colore che le fa realizzare che deve chiuderla qua, non è innamorata di Matt e non è giusto.

Lei ha sempre troppe domande e poche risposte, una volta tanto che una risposta certa l’ha trovata se la deve spendere fino infondo. Non può fare la codarda.

Alza le iridi scure su Caroline.

 

-Devo parlare con lui-

 

La bionda la guarda come se fosse pazza, leggermente confusa e cerca risposte negli occhi verdi di Stefan che le trasmettono lo stesso interrogativo.

 

-Di che parli-

-Di Matt-

-E vuoi farlo adesso?-

-Soprattutto, nel bel mezzo di una festa?-

 

Elena si morde un labbro e Stefan estrae il cellulare.

 

-Mio fratello sta arrivando-

-Tanto meglio-

-Oh così dopo puoi fuggire-

 

La bionda l’ammonisce.

 

-Esatto-

-Molto maturo-

-Ho 16 anni, nessuno si aspetta che io sia matura-

 

Molla il bicchiere all’amico che sobbalza e supera Caroline.

Gli occhi azzurrissimi tornano su Stefan che fa spallucce.

 

-Stasera c’è troppa agitazione in giro, vieni consola una povera ragazza Salvatore-

 

Ride, perché solo Caroline riesce a rendere tutto molto comico e lui trova che sia estremamente adorabile nel suo goffo modo.

 

Un altro bip.

Suo fratello è arrivato.

Non è che glielo scrive come le persone normali, glielo fa comunque capire.

 

“La bionda o la mora? Sono troppo lontano per giudicare

“Ci vediamo tra poco”

 

Lo ignora, ma ride di nuovo.

Un po’ perché Damon ha un senso dell’umorismo tutto particolare e ogni tanto lui ci prova a imitarlo, fallendo, e un po’ perché è contento che suo fratello sia in città, si è visto solo a Natale, lo sa che deve studiare molto ma c’è bisogno di lui a casa.

 

E’ un conflitto quello che si porta dentro Stefan, ancora però sa gestirlo e gli consente di non arrabbiarsi con Damon e confrontarsi con lui sulle questioni da maschi.

 

Chissà quale delle due gli direbbe di scegliere.

 

Ma Damon è nella fase “non ho tempo, devo laureami” sembra quasi che lo rincorra il tempo, come per paura di essere battuto dalle lancette che corrono insieme alla vita della loro mamma.

Scuote la testa un attimo e si fa intrattenere da Caroline mentre Elena molla Matt, cosa che si trova a condividere con piacere.

 

-Mi dispiace Matt io non sono innamorata di te-

-Gli hai detto davvero così?-

 

Elena si stringe tra le proprie braccia, sta passeggiando nel prato che porta alla strada, lontana dalla festa, dagli occhi blu feriti di Matt e dai rumori che sanno di un’allegria che ora non le appartiene.  

Mollare qualcuno è un atto tirannico, non è che lei si diverte a ghigliottinare il cuore dei ragazzi.

 

Tiene stretto il suo prezioso cellulare che le consente di parlare con Bonnie ed aggiornarla delle sue decisioni.

 

-Gli ho detto la verità, secondo te ho fatto male?-

 

Si guarda i piedi avvolti nelle converse nere mentre dà piccoli calci ad un sassolino, giusto per tenersi occupata mentre ascolta il parere dell’amica, nemmeno si accorge di essere già sul marciapiede.

 

-Dipende, ti senti sollevata?-

-Oh si tantissimo...certo mi dispiace però….dai Bon l’amore non può essere solo questo, insomma io non lo so cosa voglio, ma di certo non è lui-

 

Sbotta, respirando a pieni polmoni la libertà riconquistata.

Sei davvero una brutta persona Elena.

 

-Allora hai fatto bene Elena, e sono certa che lo capirà anche lui-

-Speriamo-

-Ora devo andare, mi scoppia la testa...ti chiamo domani-

-Passo io da te per vedere come stai-

-Ok, notte-

 

Saluta Bonnie e fissa un secondo lo schermo, poi chiude il cellulare e un colpo di tosse le fa alzare la testa di scatto.

 

Nero.

Azzurro.

 

***

 

La prima cosa che trova dal suo ritorno dal college è sua madre intenta a preparare la cena che più piace a lui, suo fratello che lo accoglie supplicandolo di andarlo a prendere ad una festa e suo padre che gli batte una mano sulla spalla, accompagnato dalla battuta consueta “il ritorno del figliol prodigo”.

 

Lo sa che Giuseppe in parte non condivide quello che sta facendo, è felice che stia lavorando sodo ma allo stesso tempo sente la mancanza del figlio dovendo occuparsi di sua moglie e di Stefan che, per fortuna, non da problemi.

Ma è un uomo che inizia ad essere stanco e scaricare la frustrazione sul maggiore è inevitabile.

 

Damon non lo capisce molto suo padre, ma i loro rapporti non sono male se non fosse per il fatto che gli rinfaccia di non tornare abbastanza spesso o farsi sentire abbastanza spesso.

Eppure lui sta facendo tutto questo, sta sacrificando gli ultimi anni che potrebbe passare con sua madre per frequentare un college che si trova sulla costa lontano ore di volo da casa solo per lui e Stefan.

 

Parla un po’ con sua madre e poi scappa in doccia, è stato un lungo viaggio e ha bisogno di riposare.

Parleranno a cena e dopo farà un salto a prendere una birra con Klaus che è rientrato da qualche giorno, in modo da allungare l’orario fin quando non dovrà andare a prendere Stefan.

 

Non conosce le usanze giovanili del posto, sono tornati a Mystic Falls ma lui non ci ha mai vissuto praticamente.

Sa solo che è una festa del liceo piena di ragazzini e suo fratello ci andava con due amiche.

“Ehi, non mi diventerai mica l’amico delle ragazze, giusto? Quello del gruppo che poi rimane sempre senza donne” “mi mancavano i tuoi consigli fraterni” “i Salvatore non si fanno friendzonare ricordalo”.

 

Era stato il tenore della loro conversazione prima che il minore sparisse per correre dalla vicina di casa, che abitava all’inizio della strada, per andare insieme alla festa.

 

Klaus lo aspetta con una birra già pronta per lui e si siede sorridendogli complice. Chiacchierano del più e del meno fin quando non vede l’ora e congeda l’amico per andare a svolgere i suoi doveri di fratello maggiore.

 

Ferma la Camaro al bordo della strada che separa il prato dal luogo della festa e getta un occhio curioso cercando suo fratello.

Lo intravede, illuminato dal falò intento a parlare con due ragazze, una mora e una bionda e gli scappa un sorriso.

 

Le ragazze in quel posto sembrano tutte così semplici, chissà con quale se la intende davvero Stefan, così glielo chiede per sms.

 

Fa piuttosto caldo quella sera di Maggio e lui decide di reclinare il sedile in attesa dei ragazzini festaioli, cosa che dovrebbe essere anche lui infondo ha solo 21 anni.

Può finalmente bere a differenza loro.

 

Piega le mani dietro la testa e getta gli occhi cerulei verso il cielo nero, illuminato dalle stelle e si accorge solo ora di quanto aveva già intuito tempo prima.

 

Quella città è così naturale.

 

Non esiste vedere così le stelle dove vive lui per la maggior parte dell’anno, e adesso sembrano talmente vicine che potrebbe quasi toccarle.

Uno spettacolo incredibile che lo fa sentire quasi privilegiato e sente quel vuoto che affligge il suo cuore riempirsi appena un po’, perché lo capisce che l’universo è fatto per essere guardato proprio dai suoi occhi.

 

Cose così belle sono create solo per questo, per riempire lo sguardo di un uomo.

Per spalancare il senso di infinito dentro ognuno di noi.

 

E lui, ora, si sente infinito.

 

Ma la poesia è interrotta da una voce singolare, femminile, bassa e dolce.

Con qualche nota roca.

 

C’è un silenzio di tomba intorno a lui quindi non gli è difficile carpire la conversazione della sconosciuta, anche non volendo.

 

Si alza appena, attirato dalla curiosità di dare un volto ad un suono che sembra così, di nuovo, naturale.

 

Si chiede se il mondo in cui vive sia finto rispetto a tutto questo.

 

Vede una ragazzina a telefono che si fissa le scarpe e passeggia sul marciapiede, è così buio in quel tratto di strada e la luce della luna, fredda e bianca, si riflette sulla chioma.

 

Una chioma che gli è familiare, cerca di inseguire un ricordo nella sua testa.

Ma decide di arrestarsi al pensiero che quella ragazza ha dei capelli bellissimi.

Lunghi, lisci, castani con riflessi argentei ora.

 

Decide di scendere, non sa perché ma ha una strana curiosità addosso che lo spinge a raggiungerla e spiarla.

 

Non è tanto alta, magra e ha delle curve dolci da ragazzina pronta a sbocciare in una  donna.

Quando si volta nella sua direzione non lo ha ancora visto, intenta a chiudere il cellulare pensierosa e già intravede la sottile linea del naso e pensa che, se dovesse diventare cieco in quel momento, sarebbe un piacevole ricordo il suo profilo.

 

Da un colpo di tosse, appoggiandosi casualmente contro la Camaro e attira la sua attenzione.

 

Non aveva previsto questo.

 

Sussulta appena.

Non lei, ma lui.

E Damon non sussulta mai, non si scompone, non sembra colpirlo mai niente.

 

Trova due occhi da cerbiatta, neri come la notte, incorniciati da lunghe ciglia e un volto tondo da bambola, con la pelle di porcellana e due labbra rosse che si schiudono stupite. E gli sembra di seguire una linea che traccia i contorni di lei come se una penna invisibile la stesse disegnando davanti ai suoi occhi, proprio per lui.

 

E’ bella questa piccola ragazzina, è come l’universo.

Non sembra fatta che per essere guardata, osservata in tutta questa sua semplice bellezza.

 

Che pensiero sciocco, decisamente sentimentale per uno che non ha mai sentimenti o pensieri di questo tipo sul sesso femminile.

 

Perché per ora è questo che gli è stato offerto.

Sesso.

Freddo, svuotante, utile all’occorrenza.

 

E invece ci sono due occhioni sorpresi e curiosi che lo scrutano, diffondendogli un calore imprevisto.

Una strana curiosità di andare un po’oltre le chiacchiere da bar che finiscono per condurre alla camera della sconosciuta di turno.

E ha già diversi interrogativi ad affollare la testa scura, e si ricorda che sua madre gli ripete che la vita è grande solo se è una domanda costante.

 

Si lecca le labbra involontariamente per riattivare la salivazione e tornare il ragazzo sicuro di sé.

 

Che poi Damon dentro è un ragazzino spaventato che lotta disperato contro l’inesorabilità della vita che scorre e muore.

E pensa che quella sembrava solo un’altra notte da passare a fissare la luna, come tante altre e invece.

 

Invece c’è lei a tenere accese le stelle. Sorride beffardo, cercando di tirare fuori le sue armi di seduzione che ormai sa bene come usare, ma si sente un ragazzino che tenta un approccio per la prima volta mentre arriccia il lato destro del labbro e la guarda sghembo.

 

-Scusa, non volevo origliare….ma è stato inevitabile-

 

La vede incurvare appena un labbro in risposta e una cosa insolita accade lì, al centro del suo petto.

Qualcosa lo stringe.

Un brivido.

E striscia sotto pelle l’interesse crescente di sapere qualcosa di lei, come si chiama, come le piace il gelato.

Smettila Damon, si ammonisce. Fallendo miseramente.

 

-Em, ecco io...beh parlavo con un’amica-

 

Si tortura l’orlo della manica, è impacciata e le sue guance si colorano.  

Arrossisce e lui vorrebbe morire ora per questa cosa del tutto inaspettata e irresistibile, non può proprio smettere di guardarla mentre registra ogni curva, linea, tratto di lei gentilmente illuminata dalla luna e un disagio lo stordisce appena.

 

-Tranquilla, non volevo impicciarmi-

-Oh no, è che pensavo di essere sola e...comunque, insomma non è nulla di particolare, ho solo mollato il mio ragazzo-

 

Adesso sorride stupito Damon, tanto per cominciare buono a sapersi che ha mollato qualche liceale rammollito; e la sua espressione buffa gli fa intuire che non ne stia soffrendo così tanto.

Questo pensiero lo rallegra, unito alla faccia enigmatica di lei che lo fa sorridere ancor di più, non può più trattenersi dal farlo lei lo rende inevitabile e lui si stacca appena dall’auto facendo un passo verso di lei.

 

Non sa da quanto tempo si sentiva così, senza ombre sul volto e la tristezza ad appannare le iridi azzurre.

 

-Non dovresti essere...che so, in lacrime?-

 

Ora è lei che sorride, piegando appena la testa di lato. Sembra quasi voglia schernirlo per quella sua battutina, incrocia appena le braccia sotto il seno sul quale, pensa, attira per forza il suo sguardo e accade che i pantaloni iniziano ad essere un leggero ostacolo alla sua libertà.

In tutto questo lei non ha percezione del casino fisico che gli sta procurando, questo suo pallore di innocenza non fa che aumentare il brivido che gli stuzzica la pelle.

 

Non solo è bella, ma lo è in modo del tutto genuino. Incosciente dell’effetto che ha su di lui ora che ridacchia e alza un sopracciglio.

Sta flirtando con lui?

 

-Bè si, se fossi innamorata di lui, ma credo che questo ne sia la conferma-

-Conta solo se è quello che vuoi-

-Sì decisamente e credimi, non so mai cosa voglio-

 

Allarga gli occhi neri e sospira in modo impercettibile.
Sembra quasi voglia regalargli qualcosa di sé, una piccola informazione sulle sue insicurezze, quando è Damon a sentirsi terribilmente insicuro davanti allo smarrimento che prova.

Chissà cosa c’entra questa ragazzina con l’infinità che si spalanca lassù, sopra le loro teste.

Ma sente che le cose sono perfettamente collegate, che forse quel cielo e questa ragazzina lo stanno facendo sentire più vivo, più capace di sentire tutto.

 

E i mille interrogativi si concentrano in un unico chissà?

Perché ora lei è questo, un piccolo mistero che spalanca.

 

 

Eccomi qua, sono stata fin troppo veloce ma ho pensato che non so per quanto potrò postare quindi vi lascio con un capitolo un po’ più corposo che racconta del loro tanto atteso primo incontro consapevole…ovviamente non è finito qua!!

Spero di avere presto anche i vostri incoraggianti e commoventi commenti, o anche solo letture silenziose!!!

 

A presto

Eli

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Capitolo 5
*** Black and blue ***


 

 

 

 

Black and blue.

 

 

 

Elena non capisce come quei due colori così decisi, verso i quali prova una insolita affezione, possano definire una persona.

 

 

Il nero, come i capelli corvini di questo sconosciuto misterioso che sembrano soffici come le piume di un uccello.

 

Non ha mai pensato di toccare i capelli di un ragazzo, con Matt non le è mai successo, anche se lo ha fatto concretamente.

 

 

E invece vorrebbe farlo con lui, con il ragazzo dagli occhi di un celeste indefinibile; chissà se nella vasta gamma dei colori c’è un nome per il suo azzurro.

 

 

Ha sussultato quando ha tirato su lo sguardo, richiamata dal colpo di tosse e ha visto come prima cosa l'auto dalla carrozzeria azzurra che aveva già incontrato una volta.

 

 

E se la ricorda Elena, come gli occhi e i capelli di Lily Salvatore.

 

 

D'istinto poi sposta lo sguardo su quello che deve essere il proprietario, gli chiederà che modello è quella macchina d'epoca.

 

 

E forse lui la spiazza più dell'auto.

 

 

Perché sotto a una massa nera disordinata ci sono due specchi d'acqua incastrati da un cipiglio furbo e ironico.

 

Nero

Azzurro

 

Stanno diventando davvero i suoi colori preferiti.

 

 

Lo sconosciuto sorride appena, le chiede della conversazione telefonica e lei sente una strana paura che sa di eccitazione, di ignoto.

 

Non capisce, Elena, tutte queste curiose sensazioni che attanagliano il suo stomaco quando il timbro basso comincia a diventare familiare alle sue orecchie.

 

Non sa dire perché quella fossetta spuntata sulla guancia di lui le sembra un solco che si forma anche sul suo cuore.

 

 

E lei risponde cercando di non sembrare quello che è, una ragazzina insicura che non sa cosa aspettarsi dalla vita.

 

Ne parla con lui di questo, forse perché vuole conoscerlo, vuole sapere Elena quali storie quelle labbra morbide, su cui si trova ad indugiare, possono raccontarle.

 

 

-E cosa vuoi in questo momento?-

 

 

Glielo domanda facendo un passo e il suo cuore ha la stessa reazione come dopo un pomeriggio passato a saltellare con Caroline e Rebeka al campo scolastico per gli allenamenti con le cheerleader.

 

Batte veloce fino a martellarle le tempie.

 

Una risposta le balena rapida e questo la spaventa.

E la eccita.

 

In balia di tutte queste sensazioni nuove e vive, sente il sangue arrivarle fino in volto e colorirle appena le guance mentre il suo stesso corpo sprigiona calore al pensiero che la sfiora.

 

Vorrebbe lui, vorrebbe sapere di lui.

Cerca di raccogliere delle parole che si agitano nella sua testa.

 

 

-Vorrei sapere il tuo nome-

 

 

Lui si prende un istante in cui volta la testa di lato sorridendo ed Elena sa per certo che il bianco dei suoi denti rientrerà tra i colori indimenticabili, così come il sentirsi viva in modo tanto palpabile da percepire il suo stesso corpo vibrare, tutto a causa del sorriso di questo bellissimo sconosciuto.

 

 

-Sono Damon-

-Elena-

-Vedi, lo sai cosa vuoi Elena-

-Era una domanda facile questa-

-Non temere hai tutta una vita per trovare quello che cerchi-

 

 

Lei lo guarda enigmatica e allo stesso tempo estremamente affascinata, mentre ora che è più vicino può registrare il suo odore.

 

È questo il profumo di un uomo?

 

 

Perché Elena pensa che lei, a parte suo padre, un uomo non lo ha mai conosciuto.

E Damon- oddio adesso sa pure il suo nome- Damon odora di buono, di quelle mattine fredde di domenica in cui le piace restare a letto e da fuori entra l’aria invernale a svegliarla.

 

 

-E cosa cerco, Damon?-

 

 

Calca appena il suo nome, vuole sapere che effetto fa averlo sulle labbra.

Modellarle seguendo la forma delle sue lettere.  

Nota il leggero stupore che gli accende le iridi chiare, lo ha preso in contropiede ribaltando la domanda, una piacevole vittoria che la fa sentire meno bambina e più donna.

 

 

Perché Elena ha solo 16 anni e Damon sembra averne qualcuno in più e intuisce una promessa di qualcosa di grande dietro quegli occhi che la fanno sentire così viva.

 

 

-Cerchi un amore che ti consumi-

 

 

Fa un passo e lei nemmeno si accorge della vicinanza perché l'unica cosa che percepisce è lui che le sta scoppiando dentro il cuore.

 

 

-Vuoi passione, avventura....e perfino un pizzico di pericolo-

 

 

È totalmente persa nell'uomo più bello che abbia mai visto.

Nei lineamenti decisi marcati da una barba accennata.

 

E preme nel petto l’urgenza di sapere se lui tutto questo lo ha trovato.

Glielo deve chiedere.

 

 

-E tu Damon, tu cosa cerchi?-

 

 

Le sue iridi si accendono.

 

Non si è mai sentita guardata così prima d’ora.

Eppure Elena lo sa che i ragazzi la osservano, ma lui ha un modo di farlo che non sa definire come se fosse pieno di lei, come se in lei ci fosse tutto un mondo che Elena stessa non conosce o non vede.

 

Ma può vederlo e vedersi attraverso lui.

 

Prende consistenza, forma, nello sguardo di Damon.

 

 

Lui si prende del tempo per rispondere come quando si sta per dire qualcosa di importante e si sceglie bene le parole.

 

 

-Io vorrei che tu trovassi quello che cerchi-

 

 

Boccheggia sorpresa, ed è così piena di lui che questo la spaventa.

 

 

E intuisce appena, come un piccolo zampillo d'acqua sorgiva, la promessa di eternità racchiusa in quegli occhi.

 

Come se Damon fosse un blocco di marmo e lei non desiderasse che iniziare a scolpire per tirare fuori quello che ha intravisto.

 

 

 

Una voce spezza la loro magia.

 

 

-Eccoti ti ho cercata ovunque-

 

 

Si voltano entrambi verso Stefan e lo fissano confusi.

 

 

-Vedo che hai trovato mio fratello-

-Tuo fratello?-

-Si esatto, ti stava importunando?-

 

 

Scherza ridacchiando mentre affianca Elena e Damon tira una smorfia maligna.

 

 

-Non ti preoccupare Steffy sono un gentiluomo-

 

 

I due si avviano agli sportelli seguiti da una titubante Elena.

 

 

Damon ha gli occhi di sua madre, pensa questo Elena mentre il vento insolitamente caldo le accarezza il volto, seduta dietro su quell’auto che tanto la affascina.

Mentre osserva i capelli neri scompigliati e pensa che lui ha i colori dell'universo che di notte è nero e di giorno azzurro.

 

Non si stupirebbe di scoprire che anche il suo cuore abbia tutte le sfumature dell'infinito.

 

 

Non può ancora credere che loro due siano fratelli, che quegli occhi li abbia visti a cinque anni nel volto di una donna che conosce a mala pena, di essere su quell’auto.

Si sente stordita dalle emozioni che in poco tempo l'hanno investita.

 

Di essere così viva e sorridere in modo incontrollato al pensiero di essere li, nessun posto le sembra più giusto di quello.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Passa due mesi a casa con sua madre e non ha più visto la ragazzina -Elena- dallo sguardo penetrante e il sorriso di chi ha voglia di scoprire il mondo e lui vorrebbe farlo con lei.

 

Suo fratello ha detto qualcosa circa dei parenti che ha in Irlanda e che va abitualmente a trovare d’estate.

 

Magari la beccherà prima di ripartire, ma ormai manca davvero poco e ogni tanto si è chiesto, passando fuori casa sua, se Elena sia solo scivolata tra le sue dita come sabbia, sfiorando la sua vita senza poterla trattenere.

 

 

Ma adesso deve pensare a sua madre che si sta aggravando e pare voglia resistere solo per vederlo laurearsi.

 

Inizierà il suo ultimo anno al college, si prospetta pieno di aspettative sia per lui che per Stefan che dovrà decidere cosa fare dopo il diploma, ma sta già iniziando a studiare per entrare alla facoltà di medicina.

 

 

Forse ora potrà capirlo di più.

 

 

Carica la Camaro, saluta sua madre che lo abbraccia e si raccomanda in mille modi, dà una pacca a Stefan ricordandogli che aspetta presto una chiamata che contenga le parole "ragazza" e "appuntamento", va bene anche se si tratta della biondina esagitata cui Klaus ha tentato per tutta l’estate di strappare un bacio, fallendo.

 

Suo padre lo ha salutato quella mattina prima che uscisse per andare a lavoro.

 

 

Così parte, diretto verso casa Mikaelson per prelevare l'amico con cui dirigersi al college.

 

Quando svolta la curva e prosegue dritto vede una Jeep grigia fermarsi in prossimità della casa di Elena e rallenta provando a sbirciare nell’auto.

 

 

La vede per un istante mentre si ravvia i capelli e fissa la strada.

 

 

Così incrocia per un solo momento gli occhi marroni scoprendosi di non aver fatto altro per tutta l’estate che aspettare di ritrovare quelle iridi scure che adesso si allargano stupite e lo seguono mentre lui la supera.

 

 

E sorride appena Damon, perché trova comico che loro due continuino a sfiorarsi senza mai toccarsi davvero.

 

E la cosa ancora più divertente è che non si è mai sentito così intimo con una ragazza senza neppure averla avuta.

 

 

È fine Agosto e Damon ancora non sa che la sua vita sta per cambiare.

 

 

Accadrà tra qualche giorno quando, uscendo dall'ora di statistica, risponderà al telefono e Stefan gli comunicherà che ha chiesto alla loro vicina di uscire per un appuntamento.

 

 

-Pensavo ti piacesse la bionda-

 

 

Esordirà, cercando di ignorare quella strana fitta fastidiosa che affligge il suo stomaco al pensiero di suo fratello che bacia quelle labbra morbide color fragola.

 

 

-Non lo so, ora mi interessa Elena-

 

 

Interessa anche a me e forse, inconsapevolmente, da molto prima di te.

 

Ma non glielo dirà mai e farà il bravo fratello incoraggiandolo a provarci.

 

 

E quando chiuderà la conversazione non si accorgerà di aver camminato a testa bassa per i corridoi del college, cercando di scacciare quel groppo lì al centro del petto e così colpirà in pieno qualcuno.

 

Quel qualcuno sarà il primo grande cambiamento di Damon e, come tutte le circostanze inevitabili della vita, lo guiderà per una strada che lo porterà comunque dove è destinato ad andare.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!

 

Grazie mille per i bellissimi commenti e perdonate l’attesa!!

 

Rieccomi qua con un nuovo capitolo, a questo punto Damon ed Elena hanno concluso il loro primo incontro –consapevole- e scopriamo che Stefan si è deciso, a fine estate, di provarci con Elena mentre Damon farà un incontro interessante proprio mentre apprende la notizia che un po’ lo infastidisce.

Ma lui ed Elena si sono parlati il tempo di un soffio quindi questa cosa per lei rimarrà latente per molto tempo.

 

Spero commentiate ancora!!! Fatemi sapere!!!

 

Baci

Eli

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Capitolo 6
*** Coffee and... ***


 

***

 

 

-Ehi guarda dove vai!-

-Scusami!-

 

La tazza di caffè della sconosciuta si riversa sulla maglia e anche sui libri di entrambi, soprattutto su quelli di lei dato che lui ha alzato in tempo il braccio salvandoli dall’incidente che ha causato la sua distrazione.

 

Quando Damon alza la testa trova due specchi azzurri che lo fissano indispettiti.

È colpa sua, troppo intento a gestire le proprie emozioni per guardare dove stesse andando.  

Il volto candido, incorniciato da dei capelli rossi che gli ricordano un istante quelli di sua madre, non sembra distendersi al sorriso sghembo che le regala per cercare di sistemare quel pasticcio.

 

-Davvero perdonami è colpa mia-

 

Lei esita un istante come valutando se perdonarlo o meno e poi osserva i propri libri intrisi di caffè.

Sospira sconsolata frugando in borsa in cerca di un pacchetto di fazzoletti e ne estrae alcuni porgendoli a lui e iniziando a tamponare i libri.

 

-C’è un modo in cui io mi possa far perdonare?-

 

Prova a cercare il suo sguardo con una voce seriamente dispiaciuta, lei alza la testa rossa di scatto stringendo i libri contrariata.

 

-Ce li hai 70 dollari?-

 

Damon rimane senza parole.

 

Poche ragazze hanno saputo rimbeccarlo quanto basta per tenergli testa e lei sta entrando dritta in quella ristretta cerchia.

 

-Posso almeno offrirti un caffè….-

 

Fa un cenno con la mano per invitarla a dirgli il suo nome e lei si trova a ruotare gli occhi con fare esasperato.

Sembra che voglia solo liberarsi di lui e questo comincia a dargli fastidio.

 

-Puoi sparire quello sì-

-Ehi sto provando a scusarmi, cerca di venirmi in contro-

 

Apre le braccia in un gesto teatrale e lei per un istante lo fissa come se non lo avesse davvero guardato fino a quel momento.

Ed è così che scoppia a ridere, spiazzandolo di nuovo.

 

-Ok, ti perdono...adesso me ne vado eh-

 

Scuote la testa esterrefatta dall’arroganza comica del tipo dagli occhi chiari almeno quanto i  suoi e lo supera dirigendosi a lezione, ma lo sente camminare svelto dietro di lei e pensa, Rose, che infondo non le dispiace poi tanto che i suoi libri si siano intrisi di caffè.

 

Da quel giorno Damon ci impiegherà un po' ma alla fine riuscirà ad offrire un caffè alla ragazza dai capelli rossi che proprio non vuole dirgli come si chiama.

 

E solo dopo la festa di Halloween deciderà di lasciargli il suo numero e farsi, così, portare a cena fuori.

 

 

 

 

***

 

 

Iniziano le vacanze di Natale ed è tempo di rientrare a casa; Rose è partita per l’Inghilterra -la ragazza inglese che si è avventurata oltre i confini dell’Europa-e tornerà per l’inizio dei corsi a fine gennaio.

 

Sta bene con lei Damon, in quei tre mesi da quanto ha provato a conquistarla e ci è riuscito, ha scoperto che un po’ sua madre aveva ragione. Il tuo cuore si allarga più che lasci qualcuno entrare e più si apre all’amore, più tocca con mano la felicità e lui si sente un po’ più felice da quando lei colora e incasina le sue giornate.

Non sa bene se quello sia davvero l’amore infondo non sa bene che forma o colore abbia, lui che non ha mai avuto la prima storia romantica che tutti hanno di solito al liceo, quindi non ha molti metri di paragone sicuramente ora capisce di più tutte quelle cose che riteneva ridicole, descritte nei film. Dalle ginocchia che tremano, al non aver fame o il semplice desiderio di sentire quella persona a fine giornata.

 

Forse si sta innamorando di Rose, ma è come se mancasse ancora qualcosa. Forse è semplicemente troppo presto per dirlo.

 

Mentre parcheggia la Camaro nel vialetto di casa si domanda invece se suo fratello porterà davvero a cena a casa quella sera stessa Elena per presentarla come la sua ragazza.

Prova a rimanere indifferente a questo fatto che non lo riguarda e pensa agli occhi chiari di Rose varcando la soglia di casa, perché non c’è ragione per sentire un disagio sotto pelle al punto da dover sgranchirsi il collo come per scrollare via quella sensazione dispettosa.

 

E’ la prima volta che la porta a cena, dai racconti di Stefan pare che lei abbia fatto molta resistenza intavolando palesi scuse tipo “non voglio rovinare la nostra amicizia” “non voglio che il gruppo si sciolga” e lui non ha mai avuto il coraggio di dire a suo fratello che gli parevano proprio questo, patetiche scuse per sfuggirgli.

E un po’ si è gongolato Damon nella pia illusione che lei non demordesse dalla sua strana posizione, poi evidentemente vinta dalla costanza e perseveranza di Stefan.

 

Pensa questo mentre si getta sotto la doccia cercando di sbrigarsi per dare una mano a sua madre, non vede l’ora di passare del tempo con lei.

Ed è a sua madre che invece prova a pensare per scacciare il groviglio confuso di ansie che catturano lo stomaco al pensiero che lei stia per arrivare.

 

Eppure Elena non è altro che la sua vicina dagli occhi vispi e le labbra che sanno di promesse taciute.

Sospira infastidito, Elena è la ragazza di suo fratello e c’è Rose ora che riempie gli spazi vuoti.   

 

Tuttavia, nonostante tutta la ragione cui fa appello, non può non sentirsi agitato e anche un po’ eccitato.

 

Scende in salotto e trova suo fratello e suo padre che parlano di vini.

 

-Eccoti, bentornato-

-Grazie fratellino...vedo che hai finito il gel per capelli-

 

Gli scombina il ciuffo morbido facendolo irritare.

 

-Ehi-

-Tranquillo la tua ragazza ti troverà comunque adorabile-

-Invece se tu continui così non troverai nessuno-

 

La voce di Giuseppe si inserisce nel battibecco tra i figli che si voltano di scatto.

Gli occhi di Damon si fanno gelidi e si morde la lingua per non rifilargli qualche risposta tagliente, mentre suo padre lo fissa neutro.

Stefan intuisce la situazione e prende il padre per un braccio.

 

-Andiamo in cantina dobbiamo scegliere il vino-

 

Lo tira via, ma questo non impedisce a Damon di soffiare un commento maligno prima di entrare in cucina da sua madre.

 

-Chissà da chi ho preso-

 

Si dilegua seccato e sua madre capisce subito che qualcosa non va quando incontra il suo sguardo da sopra i fornelli.

 

-Ciao tesoro...tu e tuo padre potete provare ad andare d’accordo?-

-E’ lui che fa lo stronzo-

 

La affianca sbirciando il contenuto delle varie pentole sui fuochi.

 

-Lo so, ma è molto stanco-

-Chissenefrega...tu piuttosto non dovresti sforzarti!-

 

Lily ride intenerita dalla sincera preoccupazione del figlio.

 

-Lasciami fare le cose che mi rendono felice, come preparare una cena per i miei splendidi ragazzi-

 

Gli accarezza teneramente il volto e Damon sente qualcosa incrinarsi.

Perché l’amore di sua madre è l’unica cosa che lo tiene in piedi e lo fa camminare, non può pensare che potrebbe venir meno in qualunque momento.

 

Il campanello suona e Damon fa appello al suo buon senso per non irrigidirsi, trova lo sguardo di sua madre che lo incinta a fare gli onori di casa ed accogliere l’ospite. Lei deve finire di preparare e Stefan non ha sentito essendo sceso in cantina: tocca a lui quindi.

 

Così si avvia alla porta sfoderando la sua maschera di indifferenza e un sorrisetto da canaglia per destabilizzarla, giusto quanto basta per sopprimere quel pungolo che gli ha stretto appena lo stomaco.

 

Ma come apre la porta è costretto a sussultare e ogni sfrontatezza ostentata si infrange miseramente contro due occhi marroni leggermente sorpresi.

 

Elena, pelle di porcellana e sguardo confuso, se ne sta sulla porta col cappotto blu notte e un po’ di neve a imbiancare la stoffa, con un adorabile cappello di lana a contenere i suoi capelli di seta e stringe un po’ più forte la porta Damon, reprimendo il malsano istinto di allungare una mano e scoprire di cosa sappia Elena, quale sia la sua consistenza.

 

Cade uno strano silenzio riempito dagli sguardi di entrambi che si studiano curiosi e d’un tratto la sua voce roca lo risveglia.

 

-La cena si svolge sul portico?-

 

Stringe a fessura le iridi azzurre registrando le sue parole e provando a dare loro un senso.

 

-No vicina, stavo solo guardando quanto sei cresciuta-

 

Lei arrossisce di colpo e incrocia le braccia al petto, offesa da quel commento infantile.

 

-Mi fai entrare?-

 

Sibila cercando di contenere il fastidio provato, all’improvviso si sente così sciocca Elena perché pensava di ritrovare lo stesso misterioso ragazzo che le aveva fatto battere il cuore un po’ più forte.

Forse è davvero solo una ragazzina volubile e le fa quasi scandalo pensare che infondo, mentre fino a mezz’ora fa era in camera a provarsi mille vestiti, una vocina fastidiosa e malvagia nella sua testa continuava a suggerirle di sceglierne uno che avrebbe potuto colpire due iridi azzurre.

 

Si era così arrabbiata con se stessa per quel pensiero evidentemente sbagliato che aveva gettato via tutte le opzioni troppo azzardate optando per qualcosa di casto e semplice.

 

-Allora hai deciso?-

 

Miranda era entrata in camera facendosi spazio nel mucchio di abiti lanciati un po’ ovunque, cercando di reprimere l’istinto materno ed evitare per un attimo di sgridarla per il disordine.

 

-No-

 

Era sbottata nervosa e Miranda aveva raccolto qualche vestito valutando le opzioni. La vedeva troppo agitata per una semplice cena.

 

-Tesoro li conosci già, perché sei così nervosa?-

-Non sono nervosa, solo priva di ispirazione-

 

Invece sapeva benissimo cosa le era accaduto.

Stefan l’aveva chiamata mezz’ora prima per dirle che Damon era riuscito a partire in tempo per essere a cena e d’un tratto le si era aperta una strana piccola voragine in mezzo allo stomaco al pensiero dei suoi occhi azzurri cui si era ritrovata a pensare ogni tanto.

 

E da quel pensiero, nel giro di mezz’ora, nella sua testa si erano affollate mille domande e sensazioni su chissà lui che avesse fatto tutti quei mesi, se si sarebbe ricordato di lei, se per caso gli piacevano i vestiti appariscenti o era più tipo da converse e senza accorgersene si era trovata totalmente condizionata dai gusti di qualcuno che non era il suo ragazzo.

 

Senza fare assolutamente niente si era – o meglio, l’aveva- trasformata in una squallida, traditrice, nevrotica e complessata.

Come era accaduto?

E la rabbia per tutto questo sciocco siparietto l’aveva fatta vergognare al punto da non voler più andare.

 

-D’accordo…metti questo-

 

Elena aveva guardato con sospetto sua madre che le porgeva un vestito semplice, di maglia color cipria con qualche filo più argentato a illuminare la lana. Continuava a fissarlo come se fosse stato uno straccio.

 

-Io opterei per un abito più elegante , ma alla fine hai 17 anni ed  è una cena intima in famiglia, non importa che ti metti troppo in tiro…magari lo impreziosisci con una mia collana dato che non è scollato e ti presto anche la borsa nera…-

 

Miranda le fece l’occhiolino vedendo sua figlia illuminarsi al pensiero di quella borsa.

La pochette di Chanel che suo padre le aveva regalato per l’anniversario e che lei, puntualmente, agognava di poterci fare anche solo il giro dell’isolato.

Le sorrise riacquistando l’autocontrollo perso e dando la colpa al fatto che l’adolescenza è davvero un periodo ormonalmente terribile.

 

L’avrebbe potuta definire come il vampirismo, nel suo telefilm preferito si diceva che amplifica le emozioni umane, bè l’adolescenza è proprio come il vampirismo.

 

Amplifica tutto, troppo.  

 

Sbatte gli occhi Elena, trattenendo il respiro ora che il suo “vampirismo” sta tentando di acuire quell’ansia provocata dall’impatto visivo di Damon.

 

Lui si sposta dalla porta e le fa un cenno plateale con la mano, così lei entra e lo supera non mollando i suoi occhi per un istante e fissandolo con sospetto.

 

-Immagino che tu conosca già la casa...o per lo meno la stanza di Steffy-

 

Non sa perché ha voglia di provocarla,  succede prima che il suo cervello gli ricordi quanto sia fuori luogo e maleducato, ma lei ha quello sguardo fiero e risentito che rende irresistibile l’idea di sfidarla.

 

Lei sgrana gli occhi scuri e tira le labbra in una smorfia disgustata.

 

-Non tutti i ragazzi mi portano subito in camera da letto, Damon-

 

Scocca la freccia con l’intento preciso di offenderlo, ma lui contrattacca.

 

-Oh sono scioccato, vuoi dire che Stefan è ancora vergine?-

 

Il volto di Elena si colora di cinquanta sfumature di rosso e gli tira un pugno sulla spalla.

Quando ha trovato il coraggio di essere subito così in confidenza con lui?

 

-Scemo!-

-Ouch...mio fratello lo sa che sei violenta?-

 

Lei cerca di fare la seria, ma ottiene solo un sorriso divertito da lui che di nuovo la destabilizza.

 

E si ricorda che la sua prima impressione era stata giusta, lui ha più sfumature dell’universo stesso.

Ma lei non vuole cedere a quello che vede e si ricompone iniziando a togliersi il cappotto; lui la studia divertito e poi le sfila il berretto dalla testa facendola sussultare.

Elena lo guarda e sente qualcosa muoversi al centro dello stomaco che stringe la presa e la costringe a schiudere le labbra ora che lui è davvero troppo vicino.

Le prende il cappotto dalle mani e il suo sorriso da canaglia la scuote.

 

-Grazie-

-Sono un galantuomo signorina-

 

Le scappa un piccolo sorriso e lo segue in salotto borbottando qualcosa.

 

-Su questo ho i miei dubbi-

-Potresti darmela una possibilità non credi?-

 

Alza un sopracciglio burlandosi di lei che di rimando gli fa una smorfia.

 

-Violenta e pure maleducata...-

-Ehi!-

 

Lui scoppia a ridere mente Elena tenta di mantenere una posizione risoluta, ma in realtà non riesce a smettere di guardare quel sorriso illuminare tutto e lasciarsi cullare e accendere da lui.

Per un istante è questo che sono, solo loro due senza che importi veramente il perché siano li.

 

L’incantesimo è rotto da Lily che i due non hanno visto, ma che si è affacciata all’ingresso del salotto quando le loro voci sono giunte alle sue orecchie e si è fermata in silenzio ad osservarli perché lei la risata di suo figlio non se la ricorda più, o forse non  l’ha mai sentita in modo così limpido e cristallino.

 

Chissà.

 

E’ stato l’unico pensiero formulato prima di far notare la propria presenza e salutare la figlia di Miranda, tale e quale a sua madre, che la ricambia calorosamente e solo allora Damon nota che tiene un sacchetto tra le mani e lo porge a sua madre.

 

Sono carine insieme; sua madre sorride, accarezza dolcemente la ragazza con la stessa premura che ha verso i suoi figli e per un istante gli piacerebbe che lei conoscesse anche Rose, noterebbe sicuramente la somiglianza di colori.

 

 

 

 

 

Salve a tutti!!!

 

Rieccomi perdonate il ritardo ma sono stata un po’ impegnata!!

Allora eravamo rimasti a Damon che ritorna al college, siamo a settembre e apprende per telefono che suo fratello ha chiesto ad Elena di uscire.

 

Mentre conversa con lui si scontra con una ragazza…Rose! Ora ho dedicato poco spazio al loro incontro ma la loro storia verrà raccontata via via, comunque è poco tempo che si frequentano ed è la prima volta che qualcuna gli interessa davvero, troppo preso dal college e dalle preoccupazioni per sua madre.

 

Diciamo che Rose sarà importante anche per il rapporto poi tra gli stessi Damon ed Elena.

Comunque ora siamo alla cena pre Natale in casa Salvatore, abbiamo appreso che Alaric è lo zio dei ragazzi e li raggiungerà tra qualche giorno mentre Stefan decide di presentare la ragazza in modo ufficiale, non che non si sapesse che stanno insieme ma lei ha fatto un po’ di resistenze.

 

Mi farebbe piacere come sempre sapere cosa ne pensate! Ovviamente siamo solo a inizio della cena…alla quale dedicherò anche il prossimo capitolo!

 

Un bacio

Eli

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Capitolo 7
*** ...and Christmas ***


 

 

Più tardi sono tutti a tavola, i suoi genitori seduti agli estremi, lui da un lato e Stefan ed Elena dall’altro.

 

Ce l’ha proprio davanti, scorgendo le sue smorfie ed espressioni - da sopra le bottiglie e il centro tavola di pine e alloro- il modo in cui ride, in cui si sorprende.

 

E passa delle ore a guardarla senza volere, perché Elena è semplicemente bella e soprattutto estremamente buffa quando intercetta il suo sguardo e gli regala risposte diverse.

Talvolta irritata, talvolta scherzosa.

Talvolta un sorriso che gli graffia il respiro.

 

 

Elena, per tutta la cena, non ha fatto altro che inseguire lui con quegli occhi profondi e non il proprio fidanzato.

E’ rimasta spesso in silenzio osservando le dinamiche della famiglia con cui siede a tavola curiosa di scoprire di più di quei volti che in qualche modo le stanno così a cuore.

Non solo i due figli in modi diversi, ma anche coloro che gli hanno dato la vita.

 

E’ una famiglia decisamente insolita, tutti molto composti nei loro silenziosi drammi, capaci di vivere la gioia e il dolore in segreto non svelando mai davvero quali emozioni avvincano i loro cuori.

 

-Ah dimenticavo, ha chiamato zio Ric verrà anche lui per Natale-

-Che è tipo tra due giorni-

-Deve sbrigare delle cose e parte domani-

-Bene sono contento è un po’ che non lo vediamo-

 

Stefan sorride e poi spiega ad Elena che Alaric è il fratello minore di sua madre. Hanno vissuto nella città dove lui lavora quando si sono trasferiti da piccoli.

 

-Allora Dam, tu invece quando ci farai conoscere questa misteriosa ragazza ?-

 

Il corvino alza le iridi chiare sul fratello che sta mangiando divertito e la sua faccia si contrae in una smorfia. Cade uno strano silenzio, rotto da Elena che di colpo lascia andare la forchetta sul piatto attirando gli occhi curiosi dei presenti.

 

E l’imbarazzo le colorisce il volto mentre si ravvia i capelli.

Che le prende?

Soprattutto da quando Damon ha una ragazza?

Una fitta le attraversa il centro dello stomaco improvvisamente chiuso, perché quel disagio?

Perché Stefan non l’ha preparata?

Preparata a cosa poi?

 

Gli occhi marroni sbattono varie volte per riacquistare la concentrazione e scacciare i pensieri che affollano la testa e il cuore, si sente così stupida mentre si muove sulla sedia, punta da un fastidio che non riesce  a scrollarsi di dosso.

 

-Se te la presento che mistero è?!-

 

Risponde secco al fratello, ma non sono i suoi occhi che ora cerca.

Vede Elena agitarsi in modo insolito sulla sedia.

 

-Anche io voglio sapere di lei, non mi hai mai portato una nuora-

-Mamma direi che è presto per questo!-

 

Sua madre ride lanciandogli un’occhiata furba, la diverte vedere suo figlio imbarazzato lasciando andare la maschera dura dietro la quale si nasconde troppo spesso.

 

-Non è mai presto per l’amore tesoro-

 

Sua madre e le sue frasi ad effetto.

 

Intercetta l’occhiata azzurra e pensa che può anche prenderlo in giro se questo serve a distenderla e distrarre tutti dal problema della malattia, ma suo padre ama invece guastare la festa.

Giuseppe da un colpo di tosse come per riportare un’aria seria cercando gli occhi di sua moglie intenta ad ignorarlo per evitare rimproveri inutili davanti all’ospite, se suo marito è cocciuto peggio per lui, quella sera basta schematismi e atteggiamenti rigidi.

 

 

 

Sono quasi a fine cena e Lily si alza per iniziare a togliere i piatti del secondo, aiutata da Elena bisognosa di aria e di fuggire dalla sala.

 

Damon la segue con lo sguardo, quanto basta per capire se sta bene e si ritrova a resistere all'impulso di rincorrerla per indagare su quel velo di turbamento malcelato; ma è una sensazione conflittuale il suo istinto che lotta per due occhi neri quando il suo cuore e la sua mente gli ricordano che sono altri i colori che ora dominano nella sua vita e di smettere di temporeggiare dietro a futili flirt inadeguati.

 

 

Da quando è diventato quel genere di ragazzo?

 

 

Lui che non è mai stato il ragazzo di nessuna adesso sembra non poter fare a meno di corteggiare due occhi belli?

 

Non è sbagliato guardare le altre, ci sono tante cose belle al mondo pensa Damon, è sbagliato invece quello che gli si agita nel petto quando sente Elena scherzare con sua madre facendola ridere e scaldando l'aria sempre troppo fredda di casa loro, è sbagliato perdersi sulla linea della sua schiena e scivolare lungo l'abito di maglia che indossa, un misto tra una donna acerba e la ragazzina che è ancora, ai suoi 17 anni appena compiuti.

 

Lily torna in sala da pranzo e Stefan e Giuseppe si dirigono a scegliere gli alcolici in sala - Damon ha sempre ritenuto assurdo che suo fratello e suo padre comunichino attraverso la valutazione dei liquori che possiedono, ma almeno con lui prova ad averlo un rapporto- così lui decide di aiutare a sparecchiare e porta in cucina le ultime cose, dove trova Elena intenta e prendere i piattini da dolce.

 

-Dimenticavo prima, auguri in ritardo ragazzina-

 

Lei sobbalza appena colta alla sprovvista e si volta verso di lui enigmatica.

 

Ci mette un po’ prima di capire che Stefan deve avergli detto che è stato il suo compleanno qualche mese prima, chissà perché a lui è venuto in mente adesso.

 

Un po’ la infastidisce quell’appellativo anche se è Damon ad usarlo o forse per questo, perché non vuole sentirsi inadeguata ai suoi occhi, come se fosse una bambina da trattare teneramente e non una donna.

E si maledice Elena per quel pensiero stupido di cui dovrebbe vergognarsi, che le importa se lui la vede come una ragazzina?

 

Per quanto provi a non sentire il disagio strisciarle lungo la colonna vertebrale, sa che c’è qualcosa che la attira a lui come una falena con la luce.

E questo le fa paura, non dovrebbe sentire queste cose per lui, quel brivido, l’agitazione a farle fremere le mani. Sono tutte vibrazioni involontarie del suo corpo, non lo fa di proposito, semplicemente accadono.

 

-Grazie uomo di mondo-

 

Lui ridacchia leggermente divertito, affiancandola davanti all’isola della cucina.

 

-Allora....ogni tanto torni a casa-

-Ogni tanto-

-Cosa farai dopo la laurea?-

 

Damon alza un sopracciglio perplesso, rispondendole sarcastico.

 

-Penso che andrò a fare il biologo marino-

 

Elena di tutta risposta gli lancia un’occhiata torva.

 

-Ah ah...lo so che fai economia-

-Che fai prendi informazioni sul mio conto?-

 

Gongola involontariamente dentro di sé, soddisfatto, quando per l’ennesima volta le sue guance avvampano e gli occhi si sgranano offesi.

 

-Può capitare che Stefan parli di te!-

 

Si giustifica scocciata per quell’insinuazione e lui invece è più che intenzionato a continuare a schernirla con quella sua faccia da farabutto.

 

-Ne sono lusingato, ma voi due non dovreste fare altro invece che parlare di me?-

 

Elena si volta appena trovando il suo ghigno malizioso proprio ad un palmo dalla sua spalla, la sovrasta mentre tiene le mani sull’sola, impercettibilmente vicine alle sue che si trovano a stringere i piattini.

E lotta con tutta se stessa per arrestare il formicolio lungo le braccia, tanto da farle prudere le mani.

 

E’ troppo vicino, di nuovo, e la punta come un falco piantando le iridi chiare nei suoi occhi; vorrebbe non trovarsi a trattenere il respiro e fissargli le labbra ma una forza più grande di lei la calamita su di lui.

 

-Non sono affari tuoi-

 

Incespica un tentativo di risposta, cercando inutilmente di scappare da quegli occhi azzurri in cui la sta intrappolando.

 

Poi un lampo di serietà muta il colore in un celeste più tenue.

 

Quel ragazzo è un mistero.

 

-La vera domanda è cosa farai tu dopo il diploma-

 

Esita un istante di troppo sul volto di lui, nei suoi occhi, sulle labbra in attesa di risposte e il suo cervello va in confusione, provando a riconcorrere un pensiero ed allacciarsi a quello.

E un po’ di disagio sale a stringerle la gola perché quello è davvero un interrogativo senza risposta, come le mille domande sul suo futuro che sta accuratamente evitando a differenza delle sue amiche così certe del loro domani.

 

Di nuovo una paura, stavolta più profonda, a farle mancare la terra sotto ai piedi.

 

Si ravvia  i capelli tornando con lo sguardo sui piattini per riconquistare un briciolo di lucidità.

 

-Ancora non lo so...cioè ho qualche idea-

-Mm tipo? Cercare di conquistare il mondo?-

 

La schernisce teneramente perché non ci vuole mica una laurea per capire che quella domanda le preme e la mette in seria difficoltà.

E lui ci è passato dal grande interrogativo sulla propria vita.

 

Elena sembra rilassarsi un secondo, grata per la tregua scherzosa che gli concede lui come se avesse intuito la sua difficoltà nel rispondere.

 

-Stasera sei davvero spiritoso-

 

Lo ammonisce fintamente risentita, crucciando lo sguardo che finisce per far sorridere, di nuovo, Damon.

Sembra brava, almeno in questo.

Ed è una gran cosa pensa, far sorridere Damon.

E’ come l’aria crepuscolare del mattino che si prepara all’alba e d’improvviso il sole trionfa e investe tutto di luce.

 

Ed  una sensazione strana si impadronisce di lei, un desiderio di abbracciarlo che la spaventa ed emoziona al contempo,  perché non si può certo desiderare di abbracciare il fratello del tuo ragazzo che conosci appena.

 

Si volta di scatto verso la torta come punta da una vespa e provando a scacciare l’imbarazzo che trapela dalle guance arrossate.

Sente il cuore battere confuso, vibrante di qualcosa che ora può vagamente riconoscere.

 

La stessa emozione di mesi prima, la sera in cui lo aveva incontrato e non erano nessuno e tutto sembrava possibile, pieno di promesse, senza limiti o proibizioni.

 

 

E’ ora di allontanarsi da questo pericoloso groviglio di cose che non dovrebbero sussistere in lei, afferra il piatto e alza la testa rapida, ma nel farlo una ciocca di capelli scappa da dietro l’orecchio e lei già si immagina come finiranno sul dolce combinando l’ennesimo disastro.

 

 

Tutto perché la presenza di Damon la agita troppo.

 

 

Lo stesso Damon che ora, istintivamente, allunga una mano per prendere il ciuffo lungo evitando l’incidente e lei nemmeno lo sente arrivare tanto è rapido, ma dentro lo ringrazia sospirando.

 

Ma il respiro si rompe nel momento in cui il pollice sfiora la pelle del suo orecchio e indugia più del dovuto lasciando scorrere i capelli tra le dita in un gesto lento e calcolato; il suo corpo è un fascio sottile di brividi quasi impercettibili che si perdono lungo il suo collo fino al centro dello stomaco.

 

 

Elena alza lentamente gli occhi su di lui, sente il pericolo in quel gesto ma lo fa comunque e trova due specchi azzurri fermi e luminosi che la osservano attenti.

Non sa se lui sia mai stato così vicino a lei prima d’ora, ma sa che ha una visuale completa e più nitida di quelle labbra sfrontante.

 

Non vorrebbe che il suo cuore battesse così forte o che il respiro si facesse sconnesso, non vorrebbe proprio che fosse a causa sua che l’aria intorno diventa improvvisamente carica e soffocante.

Non vorrebbe che fossero proprio quegli occhi a farle tremare le gambe.

 

Damon sfiora appena i capelli di Elena, morbidi e setosi più di quanto avesse immaginato, che scivolano perfettamente tra le dita provando una sensazione piacevole al contatto e ancor di più quando si trova a toccare la pelle dell'orecchio soffermandosi un pericoloso istante di troppo su di lei, sui lineamenti del volto, il tratto del collo, la mandibola fino a quelle labbra che associa ad un precipizio in cui sprofondare.

 

Elena scopre così quanto l'orecchio sia per lei un punto estremamente sensibile.

Perché le brucia la pelle?

Perché il suo cuore batte così forte per quel tocco che le è sembrato incredibilmente intimo?

 

Eppure Stefan fa spesso quel gesto dei capelli.

Eppure Elena non ha mai sentito la vita scorrerle nelle vene come in quel momento.

 

Elena e Damon si sono carnalmente sfiorati, per la prima volta.  

 

 

 

***

 

 

 

L’ingresso di Lily, di nuovo, rompe il contatto e svuota l'aria di qualcosa che non sanno definire, che allarga gli sguardi e scalda gli animi.

 

Elena svelta e rapida afferra il dolce e si defila fuori dalla cucina, riservando a Lily un sorriso imbarazzato.

Non è proprio cortese farsi beccare a flirtare col figlio sbagliato.

 

 

Così lascia Damon allo sguardo indagatore di sua madre che lo punta curiosa, tra loro certe occhiate hanno più significato di qualunque parola.

 

-Ho per caso interrotto qualcosa?-

 

Lily avanza verso suo figlio che afferra i piattini, pronto a scappare.

 

-No, ho solo evitato che i capelli di Elena facessero da contorno al dessert-

 

Non risponde mai risentito a sua madre, non l’ha mai fatto, ma lei l’ha colto in castagna anche se in realtà non stava facendo nulla di strano.

Lei lo guarda curiosa.

 

-D’accordo…raggiungi gli altri, vorrei che tuo padre non bevesse più del dovuto sta…-

 

Non finisce la frase, un leggero mancamento la coglie e lui scatta subito verso di lei.

 

-Mamma-

 

Lily si tiene il petto respirando affannosamente. 

Ogni tanto le succede, in realtà più spesso di quanto faccia credere o mostri ai suoi ragazzi.

Lo sa che il tempo sta finendo, lo sente nella pelle, dentro le ossa, nelle sue lunghe notti passate da sveglia ad osservare suo marito, come temendo di non poter più ricordare il volto dell’uomo che ama.

 

Si appoggia al tavolo e lui la sostiene gentilmente mentre si ricompone.

 

-Sto bene tesoro-

-Dovresti sdraiarti, chiamo il dottore-

-Damon è normale-

 

Lui la guarda preoccupato, vorrebbe andare subito ad avvertire suo fratello, ma lo trattiene per un braccio.

 

-Mi siedo un attimo, passa tutto…è l’effetto delle medicine-

-Mamma…-

 

Non ha mai pianto Damon, se non di nascosto rare volte, in camera sua o sotto la doccia in cui le lacrime si mescolano all’acqua calda e può sembrare che in realtà siano solo gocce che non escono dai suoi occhi.

 

Eppure ora che la vede più sofferente del solito vorrebbe piangere, vorrebbe tornare ad essere quel bambino che si sbucciava le ginocchia e si lasciava andare tra le sue braccia quando la ferita faceva troppo male per fare l’uomo duro.

 

Ma sa che deve essere lui la roccia salda per sua madre e trattiene le lacrime, mentre la paura lo assale stringendogli il petto in una morsa spietata.

 

La vede così fragile e debole, potrebbe spezzarsi tra le sue braccia da un momento all’altro e un forte senso di colpa lo investe se pensa che potrebbe aver passato momenti anche peggiori di questo e lui non c’è mai stato.

 

Non era lì a sollevarla, a sostenerla, ad aiutarla a superare le crisi.

 

Che razza di figlio è?

 

Un tarlo spietato gli divora la coscienza e il cuore, ma sua madre sembra sempre capirlo prima di chiunque.

Forse è semplicemente la forza e il potere delle madri, nascondere in un angolo il proprio dolore, fisico o morale, e mettere avanti a tutto i figli e la preoccupazione istintiva che prende il sopravvento.

 

Gli sfiora il volto rimettendosi dritta, pronta per tornare in sala da pranzo.

 

-Ehi, va tutto bene. Io sono fiera di te, di poter dire che tu sei mio figlio, non devi scordarlo mai Damon-

 

Gli occhi azzurri deglutiscono il veleno che sta per fuori uscire e trovano gli stessi specchi d’acqua di Lily che lo cullano e calmano, proprio come quando era piccolo.

E la stringe appena, con la paura che si possa sgretolare nel suo abbraccio in qualunque momento con le mani che tremano e il cuore che sanguina.

 

Vorrebbe rimanere così, con il calore e l’odore di sua madre a placare i suoi demoni, ma questo non sarà possibile ancora a lungo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok perdonatemi sono stupida, nello scorso capitolo nelle note finali vi ho spoilerato di Alaric non ricordando che fosse in questo capitolo, sono pessima lo so chiedo perdono!!!!

 

Eccoci alla seconda parte della cena, in cui oltre che al rapporto bizzarro che si sta instaurando tra Damon ed Elena, vediamo anche le prime avvisaglie della situazione di Lily che sta volgendo verso una direzione precisa….

Spero vi sia piaciuto, attendo con ansia i vostri commenti…!

 

Eli

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Capitolo 8
*** Three times ***


 

Three times.

 

 

 

In quelle vacanze Damon ha modo di imbattersi in po' più spesso in Elena, di solito la sera quando Stefan la lascia a casa oppure quando sta tornado da qualche serata con le amiche e lui è di ritorno da qualche uscita con Klaus.

 

Per tre volte la becca intenta a cercare le chiavi e per tre volte la coglie alla sprovvista spaventandola.

 

E si trovano a chiacchierare ancora semplicemente -naturalmente penserà Damon- riprendendo il filo di quanto interrotto in cucina la sera della cena.

 

 

Mystic Falls è immersa nella neve e lei cammina cauta verso casa sua, l’ha vista passeggiare dall’inizio della strada probabilmente era dalla sua amica Bonnie che sta poco lontano da loro, come gli ha detto una volta Stefan.

Così la affianca con l’auto lentamente e la vede sobbalzare quando si accorge di lui.

 

E la faccia contratta tra lo spavento e l’agitazione gli strappano un piccolo sorriso.  

 

-Lo sai che non è molto consono sbucare alle spalle delle persone?-

-"Consono"?-

 

Imbroncia le labbra in segno di rimprovero e dopo un attimo di esitazione riprende il suo incedere verso casa, con l’auto azzurra che fedelmente la scorta. 

La osserva avvolta nel suo piumino lungo color petrolio e i guanti che trafficano in borsa in cerca delle chiavi.

 

-Dove te ne vai a quest’ora, con questo freddo?-

-Importuno le vicine di casa sbadate che perdono le chiavi-

 

Lei ogni tanto gli lancia qualche occhiata furtiva e parlano per quei brevi minuti che li separano da casa Gilbert, finchè non gli da la buonanotte e la vede rientrare, senza prima essersi voltata un istante verso l’auto e soprattutto verso quelle iridi blu avvolte nella notte plumbea.

 

 

 

***

 

 

 

La seconda sera ferma l'auto, la trova a telefono stavolta come quando l’ha incontrata la prima volta e sembra stia parlando di qualcosa con Caroline, lo capisce dal fatto che va in su e giù spazientita mentre si stringe nel cappotto e frega con la mano libera un braccio.

 

Scende cauto dall’auto, quasi annoiato mentre ogni tanto fissa il cielo nero acceso dalle solite stelle troppo luminose a far vibrare i suoi occhi e con le mani in tasca raggiunge il lato del marciapiede e si appoggia contro l’auto, aspettando che lei abbia finito.

 

Elena lo ha visto arrivare da dietro la curva, in realtà quando Stefan l’ha scesa di macchina e ha visto il messaggio di Caroline “ho una cosa troppo importante da raccontarti non ci crederai mai” avrebbe potuto pure liquidarla con un “domani mi racconti”, ma si era trovata a guardarsi intorno sperando che lui sbucasse e chiamare l’amica le era sembrata la scusa giusta per prendere tempo.

 

Ok, decisamente un atteggiamento discutibile, ma infondo cosa c’era di male a voler fare due chiacchiere col fratello maggiore del suo ragazzo?

 

Lo stridere degli specchi su cui si arrampica è quasi imbarazzante.

 

Alla fine Caroline l’ha trattenuta anche troppo e sta congelando, se non fosse stato per il balzo del suo cuore quando due fari bassi e una carrozzeria azzurra hanno svoltato nella strada, facendo salire in un sol colpo la temperatura.

 

E di nuovo Elena si è sentita stupida.

 

 

Finalmente la liquida e cercando di celare l’imbarazzo alza gli occhi scuri verso il corvino che la sta osservando divertito.

E dopo istanti fatti di battute casuali, Elena ringrazia che faccia freddo così che le sue guance sembrino arrossate dall’aria pungente di Dicembre e non infiammate da due iridi azzurre che si stanno facendo uno strano spazio tra le crepe del suo cuore.

 

Lui si stacca dall’auto e l’accompagna alla porta prima che si congeli del tutto e nei cinque minuti in cui procedono lentamente verso il portico parlano di tutto.

 

Del perché secondo Elena le stelle sembrino incredibilmente vicine quella sera, anche se lei adora la luce viola sprigionata dal cielo plumbeo per le nubi cariche quando si prepara a una nevicata.

 

Delle mille professioni su cui fantasticava da bambina scrivendosele su un quaderno.

 

E lui le chiede se nella lista di “cosa vuoi fare da grande”- Elena però quel quaderno lo ha perso e molte cose che ci aveva scritto non le ricorda- ci aveva messo anche l’astronoma.

 

-Era un buon metodo per scoprire cosa vorresti fare....eliminare quello che non ti interessa-

-Tu hai fatto così?-

 

Gli rigira sempre la domanda, lo spiazza di continuo e lui si prende il tempo impiegato da lei per inserire la chiave nella toppa per rispondere.

 

-La vita va dove domandi che vada,  ma talvolta ci sono circostanze inevitabili che ti conducono dove non ti saresti aspettato-

 

Elena lo guarda con quegli occhi da bambina che vede il mondo per la prima volta, come se le stesse raccontando a piccoli frammenti una storia più grande di quanto possa immaginare.

 

E vorrebbe saperne di più, ma il tempo è contro di loro.

 

Curioso, pensa Damon mentre guida la sua Camaro verso casa dopo averle dato la buonanotte, lui non fa che rincorrere il tempo con sua madre e vivere fino all’ultimo battito quello che gli è dato in quei giorni strani con Elena.

 

 

 

***

 

 

 

La terza sera scende di nuovo dall’auto, sembra quasi che entrambi si stessero aspettando senza cercare troppe scuse, lui sapeva che era con Stefan, gliel’ha detto suo fratello quando un’ora prima gli ha scritto casualmente per sapere a che ora sarebbe rientrato.

 

La raggiunge dal lato passeggero mentre la vede posare la borsa sul cofano innevato rovistando scocciata.

 

-Ehi la mia Camaro non è tavolo signorina-

-Ho perso le chiavi Damon! Mio padre mi uccide stavolta-

 

Ormai il livello di formalità è stato decisamente superato, se mai davvero lo avessero avuto.

 

E’ così semplice parlare con Damon, trattarlo come se fosse nella sua vita da sempre, ma con quell’ombra di mistero, di ignoto a incuriosirla.

Come se ci fosse sempre uno spazio, una sfumatura che crede di aver colto e in realtà ha molto di più da raccontare.

 

-Tuo padre ti ama troppo...il mio sì che potrebbe uccidere per una cosa del genere-

 

L'affiancata con le mani in tasca ed Elena alza lo sguardo un po’ colpevole ammorbidendo il volto, si vede che c'è tensione in casa -Stefan non ne parla mai, quello per assurdo è il primo accenno diretto da parte di un membro della famiglia Salvatore e non glielo ha confidato il suo ragazzo- ma Elena sente di essere entrata negli occhi di Damon abbastanza da cogliere il dolore nelle pieghe del suo sarcasmo.

 

E di nuovo non si accorge di essersi persa in lui che all'improvviso alza un dito sventolando del metallo davanti a lei.

 

Sbatte le lunghe ciglia scure, stupita.

 

-Le mie chiavi! Me le hai rubate?-

-Cosa? No! Non faccio il borseggiatore nel tempo libero...-

 

Risponde offeso da quell’insinuazione mentre lei tiene le mani sui fianchi in una posa irritata.

 

-Chissà perché non ti credo-

 

Lui rotea gli occhi azzurri al cielo.

 

-Ti sono cadute nella neve e non te ne sei accorta!-

 

Le guarda, accorgendosi che sono bagnate.

Fa una smorfia dubbiosa e poi allunga una mano per prenderle, ma Damon la ritrae.

 

-Ah! no no signorina....mi hai dato del ladro, dovrai guadagnartele-

-Non fare il bambino!-

-Ah io sarei il bambino!-

 

Elena mette su il broncio e gli soffia delle scuse che le sono costate l’orgoglio, con lui non riesce ad essere la ragazzina compassionevole e gentile, tira fuori questo lato da guerriera sfrontata che la sorprende.

 

-Tieni ragazzina vai in casa, non voglio essere responsabile dell'influenza che avrai domani-

-Disse quello col giubbotto di pelle-

 

Le porge le chiavi e lei le afferra con diffidenza tirando via la mano, ma lui cambia idea e non le lascia andare, trattenendo la stretta.

Il gesto di resistenza attira l’attenzione degli occhi Elena che si sgranano confusi e si trova a pensare che ancora una volta lui è troppo vicino.

 

E’ una sensazione strana quella del suo respiro caldo contro il viso infreddolito, eppure a guardarlo bene Damon sembra un tipo freddo, sia dai colori che dal contatto umano; invece lei sente solo un forte calore sprigionare dalla sua vicinanza, potrebbe quasi prender fuoco per quegli occhi cerulei fiammeggianti, così chiari in contrasto col buio che li avvolge.

 

Lei che ancora non capisce come l'azzurro possa dominare, immerso nel nero della notte.

 

-Non smettere di cercare quello che desideri davvero, Elena-

 

Le iridi scure di lei vibrano appena, sussultando in modo impercettibile mentre registra quelle parole e cerca di contestualizzarle anche se è difficile con quel subbuglio di ansie che avvolgono il suo stomaco e bloccano il respiro.

 

Il tono di voce di Damon è basso e serio, come i suoi occhi.

 

Lei allarga le pupille nere come se volesse tentare di contenerlo tutto, ora che invade il suo campo visivo imponendo la sua presenza su di lei.

 

Molla la presa d’un tratto, forse scottato da quel contatto troppo ravvicinato, molla lei lì, un po' scossa, sotto il cielo plumbeo che tanto le piace e sale sull’auto lanciandole un’ultima occhiata furtiva.

 

Rimane immobile Elena, osservando la Camaro- perché sì una volta di quelle sere strane glielo ha chiesto che macchina fosse e lui aveva risposto che "non è un modello, è la Camaro, ha una sua personalità così la offendi" Damon le cose in modo normale proprio non sapeva dirle- sparire oltre la curva, portandosi via inconsapevolmente un pezzo del suo respiro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti,

perdonate il ritardo e per la brevità del capitolo.

 

Damon ed Elena hanno un po’ di momenti insieme in queste impreviste vacanze di Natale in cui poi prossimamente verrà introdotto anche il personaggio di Alaric!

 

Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, anche se non vi piace o avete consigli da darmi!!!

 

Intanto Buona Pasqua a tutti voi!!!

 

Eli

 

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Capitolo 9
*** Take me back to the start ***


Take me back to the start.

 

Maggio 2006

 

È una splendida giornata di maggio quando Damon si laurea alla facoltà di economia e commercio -non l’ha amata, le sue passioni solo altre, ma questo gli permetterà di seguire suo padre e stargli accanto anche se lui ora lo odia- e osserva la folla di parenti che applaude e qualcosa si incrina in lui anche se sta imparando a gestire la voragine di tristezza che attanaglia il suo cuore.  

 

Non c’è nessuno della sua famiglia dato che Stefan si diplomerà il giorno dopo e suo padre è troppo incupito per pensare di festeggiare i suoi figli che tagliano insieme traguardi importanti.

Ma cerca di non farci caso mentre Ester Mikaelson lo tira nella foto di famiglia perché "tu Damon sei parte di noi così come lo era tua madre che sarà sicuramente orgogliosa di te".

 

Ha mantenuto la promessa anche se gli è costata cara soprattutto nel rapporto con suo padre. Non è stato un bel momento, la litigata il giorno del funerale, non lo è stato per nessuno dei tre.

 

Invece di ricordarla e stringersi attorno a lei in cordoglio si sono trovati ad azzannarsi davanti a tutti con l’inutile tentativo di Stefan di dividerli e Grayson Gilbert a trascinare Giuseppe in giardino e calmarlo.

E lui avrebbe solo voluto piangerla in pace, ma no suo padre ha dovuto bere e iniziare a lamentarsi e umiliarlo davanti a tutti.

 

Damon vorrebbe provare compassione per lui, come gli fa sempre notare la sua Rose, ognuno vive il dolore a modo suo e non si può fare nulla per questo se non comprendere quando ti accorgi che l’altro non riesce ad affrontare la perdita.

 

Perché lui ha lei-il porto sicuro in cui si è rifugiato da quel giorno, per colmare i silenzi di suo fratello, le occhiate di suo padre, la pericolosa vicinanza di due occhi troppo scuri- e suo padre invece è un uomo solo.

 

Deglutisce Damon e cerca proprio gli occhi azzurri della sua ragazza che spiccano sotto al tocco e sorridono ai parenti per la laurea conquistata.

Anche lei si è laureata insieme a lui, ha scelto lettere la sua Rose e pensa che quando sorride gli ricorda sua madre.

E questo ogni tanto è bello, ogni tanto fa un male indescrivibile.

 

Sa che ora, mentre la stringe e lei gli ridacchia contro l’orecchio, non dovrebbe pensare al funerale di sua madre, ma è una ferita troppo fresca.

Troppo sanguinante che si riapre nei momenti di gioia, quando lei dovrebbe essere con lui a sorridere e tenere uniti i suoi ragazzi, loro che ormai non sembrano più una famiglia.

 

Perché dal funerale lui e Giuseppe non si parlano.

Sa che ha detto cose in preda al dolore, ma fa comunque male.

 

-Ehi stai bene?-

 

La voce delicata lo risveglia dal flusso rapido di ricordi.

 

Perché pensare agli ultimi momenti con sua madre lo Riporta non solo a brutti ricordi, ma anche a quelli belli.

Ha percorso quella strada strana che lo riporta lì, involontariamente, a percorrere la via di casa e intercettare in modo tangenziale la vita di una ragazzina che tiene sveglio il suo animo e che gli ha permesso di non sfaldarsi, di non crollare in quei giorni di dolore.

 

-Certo, andiamo a festeggiare-

-Non puoi bere troppo domani devi essere a Mystic Falls per Stefan-

-Mi dispiace lasciarti sola-

 

Gli occhi chiari si celano di tristezza perché lui non vorrebbe mai lasciarla sola.

Specialmente ora, ma dovrà prendere l’aereo in serata e lei non può.

 

-Non sarò sola, c'è mia madre abbiamo un mucchio di cose da fare...e tu devi parlare con tuo padre da solo...devi fargli capire-

-Che voglio aiutarlo lo so, ma lui....-

-Ha bisogno di te e potremo vivere là vicino a lui soprattutto ora che tuo fratello partirà per il college-

 

Damon sbuffa ma sa che lei ha ragione.

E dopo averle posato un bacio a fior di labbra pensa che Rose sia proprio la donna della sua vita e non vede l’ora di spendere ogni momento con lei, la sua famiglia.

 

 

 

***

 

 

 

 

Elena sistema la toga a Caroline che si agita troppo per poter controllare cosa fanno i suoi capelli sotto al tocco.  Ovviamente il loro ultimo momento in quella scuola lo passano in bagno, luogo di racconti, lacrime versate e litigi.

 

-Care calmati-

-Lo so scusa ma stasera c e la festa e ancora non abbiamo finito i preparativi-

-Ci stiamo per diplomare, direi che ora la festa è l’ultima preoccupazione-

-Abbiamo tutto il tempo per finire-

 

Bonnie porge alle ragazze il lucida labbra e le tre si voltano verso lo specchio.

E fa strano pensare che ce l’hanno fatta, che anche questo percorso, come tutti quelli precedenti, lo concluderanno insieme loro tre.

Elena si chiede quante probabilità ci siano di non perderle lungo la strada della vita, ma è certa che questi due volti in particolare saranno comunque con lei anche a distanza di kilometri e nuove amicizie a rubare il loro tempo.

 

Si abbracciano per segnare quel momento e sfatare la paura che assale i loro cuori.

Al tempo stesso vorrebbero piangere un po' di felicità e un po' di tristezza perché quel posto è così pieno di loro, dei loro ricordi.

 

E sente l’emozione crescere Elena mentre sale sul palco quando viene chiamata e cerca la sua famiglia tra il pubblico.

Un mondo pieno di novità l’aspetta e si chiede, voltandosi verso le amiche che l’hanno preceduta, se questa sensazione durerà per sempre.

 

Cerca Stefan alla fine della cerimonia per stringerlo, perché sì Elena in qualche modo si è innamorata di lui e del suo fare premuroso, lo trova confortante, una certezza in un mare di ignoto.

Sa che per lui quella giornata è molto più difficile da vivere, ha fatto tardi quella mattina litigando con Giuseppe che come al solito ha bevuto troppo e lo aveva trovato riverso sulle carte nello studio.

Alla fine ha rinunciato a vederlo comparire alla cerimonia accanto all’altro figlio che ha compiuto un passo importante proprio il giorno prima.

Elena non gli ha chiesto se ha lasciato Giuseppe a dormire ubriaco sulle scartoffie del suo lavoro.

 

Stesse carte di cui in quei mesi si è un po' occupata Miranda e un po' Carol Lockwood perché Stefan è solo e non sa come gestire i conti e i clienti di suo padre.

Per fortuna lo zio Rick è riuscito a sbrigare tutte le pratiche per potersi trasferire a Mystic Falls e prendere in mano tutte le questioni lavorative del cognato, fungendo anche da supporto a Stefan. Sa che sono sempre stati legati a questo zio.

Soprattutto Damon non ha mai perso i contatti nonostante lavorasse dall’altra parte dello Stato, Stefan le ha raccontato di come l’unica cosa che lo confortasse fosse sapere che Ric era un punto fermo per suo fratello.

 

E si è chiesta Elena, dal giorno del funerale di Lily a inizio gennaio, se tornerà mai Damon a raccogliere i cocci della sua famiglia, se si occuperà lui di Giuseppe consentendo a Stefan di partire.

 

Pensare che lei non lo vede proprio da quei giorni difficili.

 

Si è laureato ieri e avrebbe voluto chiedere il suo numero per scrivergli qualcosa, ma tanto è certa che lo scorgerà tra i parenti perché non si perderebbe mai il diploma di suo fratello.

 

C'è un momento però in cui le si chiude lo stomaco e il cuore punge se pensa che Damon alla sua laurea era certamente solo.

Senza suo fratello e suo padre.  

Senza sua madre.

 

E stringe ancora più forte le spalle del suo ragazzo per timore di cadere in quella voragine che il solo pensiero di Damon e del suo dolore le hanno spalancato.

 

Chissà se i suoi occhi sono sempre azzurri, quali nuove sfumature ci siano dentro dopo mesi di sofferenza, come possono averlo segnato le crude parole di un padre ferito dalla perdita della moglie che scarica sul figlio tutto il peso del dolore.

 

Perché era lì quel triste giorno Elena, accanto a Caroline vicino al buffet, con gli occhi puntati su Stefan che cercava di togliere l’ennesimo bicchiere di bourbon dalle mani stanche di suo padre e Damon che gironzolava provando a mantenere un controllo fragile.

 

Gennaio 2006- funerale di Lily Salvatore

 

In molti avrebbero detto che era stato un bel funerale, una funzione intesa, sentita, commemorativa di una donna e madre parte di una comunità a cui aveva dato il suo contributo nel suo modo sempre molto riservato.

 

I quattro uomini della sua vita sedevano nella prima panca, ognuno con uno sguardo particolare, una postura carica di dolore, un dolore composto duro da mantenere e difatti quando Stefan si era alzato per dire due parole per sua madre, Ric ed Elena avevano temuto qualche strana reazione da Giuseppe, con la testa china stretta tra le mani e un odore di whisky aleggiante su di lui.  

 

Aveva retto il tempo del ritorno a casa dal cimitero, dopo la sepoltura, per chiudersi in studio a bere e Stefan aveva provato a farlo uscire in mille modi.

 

Elena era rimasta in disparte per tutta la veglia, come se la vita non l’avesse preparata a comportarsi in un momento simile, a dare un conforto che non sapeva elaborare. Nonostante sua madre le accarezzasse gentilmente un braccio suggerendole di star dietro al fidanzato anche se a distanza.

 

E quando Giuseppe si era deciso a raggiungere tutti nel salone di casa Salvatore, si era scontrato con Damon iniziando a rinfacciargli le sue assenze e il ragazzo ci aveva provato ad ignorare le parole al vetriolo come sale sulle ferite.

 

Lo aveva visto, Elena, con le nocche bianche per lo sforzo di trattenere un pugno e gli occhi liquidi di dolore e dentro di lei si era scatenata una lotta furiosa tra il bisogno incontrollato di stringerlo e la necessaria formalità richiesta dal loro rapporto.

 

E aveva pensato che i formalismi in situazioni come questa sono delle stronzate perché il bisogno di consolazione è più vero di tutto il resto. Damon era così fragile, così sofferente e solo nel suo dolore che questo le faceva male al cuore, le faceva fisicamente sentire il petto stringersi.

 

E aveva fatto un passo verso di lui perché voleva tirarlo via da lì e proteggerlo da quelle parole ingiuste - pur essendo comprensibile il dolore di Giuseppe - ma ingiuste verso un figlio umiliato davanti ai cari e agli amici, tanto che Elena stessa avrebbe voluto colpire quell’uomo testardo con le sue mani.

 

Lei che non provava moti di violenza verso nessuno.

 

-Certo torna al college cosa te ne frega di tua madre? O di tuo fratello?-

-Papà non è il momento adatto-

-Oh perché quando lo è con te? Domani parti cosa ti importa di quello che ti lasci alle spalle? Lo hai fatto per anni-

-Lo sai bene quanto mi sia costato-

-Tutto l’amore di tua madre... è così che la ripaghi?-

 

Come poteva dire questo?

Elena deglutì provando a cercare quelle iridi cerulee ferite nella speranza di attrarlo lontano dalla violenza che gli veniva scagliata contro.

Damon era così bello, così umanamente bello che lei si chiedeva come proprio lui, suo padre, potesse non vederlo.  

Stava cercando di trattenersi continuando lentamente ad avvicinarsi guidata da questo istintivo bisogno di salvarlo, ma si era fermata quando Stefan era sbucato dal nulla a dividerli.

 

E la situazione rischiava di degenerare, ma suo padre e Rick erano apparsi a tirare via Giuseppe prima che potesse esagerare. Li aveva visti portarlo verso il giardino a sbollire la rabbia e la sbronza, mentre la voce acuta di sua madre Miranda provava a spostare l’attenzione dei presenti altrove.

Elena invece, affiancata da Caroline, arrivò a pochi passi dai fratelli, col cuore a mille e la speranza di veder risollevare la situazione.  

 

-Dam lascia stare-

-Come sempre Stef-

-Ehi stiamo soffrendo tutti-

-Lo so-

-E’ stato difficile, tu non c’eri e lo so che dovevi studiare ma...-

-Non posso tornare indietro Stefan, non posso cambiare le scelte che ho fatto, convivo ogni giorno con le mie decisioni-

-Però prova a capire papà, tutte le notti che lei piangeva per il dolore fisico o quando io la trovavo svenuta, ogni volta che papà aveva paura che lei non si svegliasse e passava la notte a vegliarla e finiva per addormentarsi sulla poltrona-

 

Elena provava compassione per Stefan, per quegli occhi tristi e stanchi e anche un po’ rabbiosi perché sapeva quanto era stata dura- non parlano molto i Salvatore, ma i loro occhi dialogano con lei continuamente- e sapeva il peso che aveva portato il suo ragazzo.

 

Ma non poteva, non riusciva Elena, pur non sapendo tutta la storia, non poteva avercela con Damon.

Non riusciva a sintonizzarsi sul dolore del suo fidanzato che adesso riversava in modo meno violento ma egualmente ingiusto, tutta la sofferenza sul fratello maggiore. Bastava fermarsi a guardare gli occhi di Damon per capire quanto si sentisse colpevole.

 

Lo vedeva anche ora che si batteva contro il dolore di suo fratello, un fiume in piena di situazioni taciute, che c’era qualcosa, una fermezza risoluta di chi ha sacrificato molto per uno scopo.

Ma questo nessuno poteva vederlo, tranne lei le cui mani bruciavano dal desiderio di sostenerlo in qualche modo ora che gli sembrava così solo.

 

Eppure era la ragazza di Stefan, ma il passo verso di lui quasi in lacrime che si sfogava con suo fratello lo aveva fatto Caroline, sfrecciandole istintivamente accanto per raggiungere l’amico e prenderlo gentilmente per un braccio nella speranza di calmarlo

 

Ed Elena si era trovata a muovere i piedi subito dietro all’amica per mettersi tra Damon e Stefan, non dovevano litigare anche loro due, sarebbe stato troppo.

Si era rivolta a Damon e aveva posato le mani sui suoi avambracci quasi in un gesto inconsapevole, attirando il suo sguardo su di lei.

 

Azzurro.

Ora spento, quasi grigio, velato di una tristezza che non sapeva come alleviare.

 

Nero.

Come l’abito che non si sarebbe più messo.

 

E i suoi occhi continuavano a sorprenderla e raccontarle di sé, stavolta di un dolore difficile da nascondere, colmo di sacrifici e paure mai condivise.

 

-Stefan andiamo a prendere un po’ d’aria-

 

Elena sentì a mala pena la voce flebile di Care che richiamava l’amico cercando di portarlo via da li, c’era già abbastanza dolore e le due non volevano che si dicessero cose di cui pentirsi.

Ora più che mai avevano bisogno l’uno dell’altro.

Era una bella amicizia quella tra la bionda svampita e il suo ragazzo, era colpita dalla libertà che c’era e non ne riusciva ad essere gelosa e per un qualche motivo Elena si sentiva sollevata.

 

Come se Caroline avesse raccolto il suo senso di inadeguatezza, di incapacità nello stare vicino al ragazzo di cui, comunque, entrambe erano amiche.

Le aveva sorriso grata annuendole quando la bionda le aveva fatto un cenno per farle intendere che poteva pensarci lei a Stefan.

E libera da quel pensiero si era subito riconcentrata su Damon.

 

-Damon-

 

Lui aveva chiuso un istante gli occhi, forse nel tentativo di non piangere.

Perché Damon non piangeva.

 

D’istino fece scivolare una mano lungo il braccio trovando la sua ancora stretta a pugno e si chiese se non si fosse già ferito la carne; al tocco gentile di lei l’aveva schiusa accogliendo quella stretta totalmente inaspettata e lei lo aveva tirato via dagli sguardi pieni di una pietà che adesso non serviva.

 

E lo aveva portato in camera sua -non era mai stata nella camera di Damon- ma le gambe avevano agito in autonomia dal cervello con la testa che martellava per l’ansia e il cuore pronto a scoppiare di dolore per lui.

 

L’unica cosa che voleva Elena era trasmettergli un po’ del bene che sentiva per lui, era provare a fargli sentire che lei ci sarebbe stata.  

 

Quando si erano seduti sul bordo del letto non le aveva lasciato la mano, continuava solo a fissare il vuoto, la mascella serrata e lo sguardo perso, abbandonandosi ad una sola lacrima.

 

E lei aveva sussultato, perché non ti aspetti che questi occhi chiari possano incrinarsi, non ti aspetti che l’impatto delle sue lacrime sulla tua pelle bruci più dell’acido.

Non ti aspetti una tale empatia col suo dolore.

 

Elena aveva scoperto in quel momento il significato del senso di impotenza. Tutta l’urgenza di prendere un po’ del suo peso, di poter essere, per un istante, il suo sollievo.  

E aveva provato a dirglielo, questa ragazzina dagli occhi grandi e un cuore colmo di bene.

 

-Non importa, tu sai quanto sia immenso l’amore di tua madre-

 

E lui finalmente aveva sprofondato gli occhi in lei.

 

-Lei forse non saprà mai del mio-

-Per amare qualcuno non devi sempre afferrarlo con le parole o coi fatti-

-Ma qualche volta c’è bisogno di dirlo-

 

E le venne da stringerla un po’ più forte la sua mano, accarezzandola con l’altra come a proteggerlo con il suo stesso corpo.

Non si era mai sentita così coraggiosa Elena, così mossa da qualcosa più grande e potente di lei.

 

-Forse….ma qualche volta basta solo che quel bene ti tenga vivo. Lei lo sente...come tu puoi sentire me-

 

Il marrone caldo degli occhi di Elena aveva preso a sciogliere quel nodo li alla bocca dello stomaco, ad attorcigliarli tutto dentro e soffocare il respiro.

 

E questo faceva paura.

 

Facevano paura quelle parole decise sussurrare con timore, quegli occhi accesi, quell’urgenza febbrile di lasciarsi andare a lei.

 

-Non dovresti essere qui-

-Sono dove ho bisogno di stare-

 

Così abbattè tutto, per la durata di un respiro, tirando giù i solidi muri e la lasciandola entrare, lasciandosi andare a lei e al suo conforto.

 

Elena lo aveva capito quando la sua spalla si era fatta più pesante perché la testa nera vi si era posata sopra. E non credeva che dei capelli potessero avere un odore così, non di shampoo semplicemente di qualcosa di buono, di pulito.

Damon era come la neve, non potevi carpirne i tratti ma ti avvolgeva semplicemente.

 

Ed Elena amava la neve.

 

Per questo sentiva stringersi un po’ il cuore mentre la guancia toccava i capelli e i loro respiri rallentavano, solo così per il tempo di un battito, fin quando il caldo non fosse tornato a sciogliere la neve e a dividerli ancora.

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti

Scusate l’immenso ritardo, rieccomi con un nuovo capitolo.

Allora non so se si è capito ma c’è stato un salto temporale, siamo alla cerimonia di laurea e diploma dei Salvatore e in questa occasione apprendiamo che Elena e Stefan sono sempre insieme così come Rose e Damon.

Da un ricordo di Elena ritorniamo a quell’inverno, dopo i giorni passati insieme Lily muore a inizio Gennaio e scopriamo cosa è accaduto quel giorno. Non so se sono riuscita a rendere il conflitto di Elena come avrei voluto, è stato piuttosto difficile perché lei si sente in dovere verso Stefan e soffre molto per lui ma è come se sapesse che comunque lui sarà consolato mentre quando guarda Damon vede un ragazzo solo, che ha contro il padre e non ha il conforto del fratello.

Se vi va commentate, ne sarei davvero felice!

Eli

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Capitolo 10
*** Here we are again ***


 

Here we are again.

 

 

 

Sente Stefan che la allontana dolcemente dalla sua stretta riportandola al presente.

 

-Ehi, senti adesso raggiungo Damon e Rick, ci sentiamo dopo-

 

Elena gli sorride appena osservandolo sparire nella folla con la stessa foga di chi corre a prepararsi per la guerra.

E d’istinto sbircia quella stessa folla guidata dal desiderio inconscio di vederlo.

 

Vorrebbe solo sapere che sta bene, che adesso va meglio, che non è solo perché saperlo addolorato è qualcosa che Elena non pensa di poter sopportare, non senza cercare di dargli conforto.

 

Hanno concluso il liceo e si prepareranno al college ed Elena si chiede cosa ne sarà di lei e del suo ragazzo se dovesse entrare davvero alla Stanford, dove sorprendentemente è entrata Caroline alla facoltà di economia e commercio.

 

Si chiede se lei stessa se è pronta a lasciare Mystic Falls.

 

Ma ha tutta l’estate per pensarci, ora deve concentrarsi sulle direttive di Care per la grande festa al lago e per la cena di famiglia che l’attende.

 

 

 

 

***

 

 

 

È una cena silenziosa inizialmente, Ric ha eliminato tutto l'alcool presente in casa ma sa che Giuseppe se lo procura comunque. Vorrebbe solo che quella cena tra uomini, dove provano a festeggiare due ragazzi forti e intelligenti, non si trasformasse nell’ennesima battaglia.  

 

Perché queste sono lotte da cui tutti escono sconfitti, tutti perdono.

 

E lui vorrebbe che suo cognato vedesse che ragazzi in gamba hanno cresciuto lui e sua sorella.

È un dolore composto quello di Alaric, un tratto della famiglia Saltzman che hanno ereditato anche Damon e Stefan in modi diversi, così come lo aveva Lily.

 

Sa che Damon vorrebbe dire a suo padre che tornerà definitivamente a casa, che se lui è disposto a insegnargli, imparerà il suo lavoro e si occuperà di tutto.

Ma ha paura delle parole che potrebbe riservagli anche se si finge immune.

 

Ma Ric lo conosce suo nipote e vede in quegli occhi il desiderio umano di un figlio che chiede solo di essere amato.

E sa che la cosa che fa più male a Giuseppe non sono le assenze, le mancanze di Damon.

 

Più di tutto lui non riesce a guardare le iridi chiare che gli ricordando ogni istante gli occhi della donna che ama e che non c è più.

 

-Allora Stefan questa busta grande arriva?-

-Non portare male zio-

-Sono sicuro che ti prenderanno-

 

Damon gli sorride.

 

-Speriamo-

-E tu ora cosa pensi di fare?-

 

Si irrigidiscono tutti quando la voce bassa e roca di Giuseppe si direziona verso il capotavola opposto, verso suo figlio maggiore.

 

-Vorrei tornare qua, come ho sempre pensato di fare-

-Mm...e per qua intendi questa casa?-

 

Gli occhi verdi di suo padre si stringono enigmatici e la tensione si taglia col coltello.

Stefan deglutisce appena mentre guarda Ric che sospira, sperano entrambi che Giuseppe non stia provocando Damon.

 

Il ragazzo posa la forchetta sul bordo del piatto e alza gli occhi chiari sul padre.

 

-So di non essere il benvenuto quindi no, stavo pensando di guardare qualche appartamento-

-Damon non essere stupido è anche casa tua-

-No tuo fratello ha ragione....adesso è grande può badare a se stesso...oppure ti servono ancora i soldi di questa famiglia?-

-Giuseppe deve iniziare a lavorare come puoi pensare che si mantenga da solo?-

-Ric lascia stare-

-Questa famiglia non è una banca-

 

Continuano a guardarsi, ma Damon batte ciglio e Stefan cerca suo fratello con fare implorante.

Vuole che resista.

 

E lo farà Damon.

Ma solo prendendo le dovute distanze.

 

-Questa non è più una famiglia-

 

Si alza e lascia la stanza perché non potrebbe tollerare un secondo di più le sue accuse, le parole graffianti che trafiggono il cuore.

Stefan lo imita ammonendo Giuseppe con un’occhiata torva e raggiunge suo fratello lasciando Ric a gestire quello stronzo di suo padre.

 

Perché sì, Stefan lo sa che suo padre è crudele con Damon, anche se sta soffrendo.

 

 

Lo trova fuori a fissare le stelle, poggiato contro la colonna di pietra del porticato e si trova a pensare che gli sembrano così grandi le spalle di suo fratello, sempre a sostenere il peso della loro casa.

 

Al contempo gli sembra così fragile e solo.

 

Sa che ha una fidanzata- di cui non parla mai- Damon non dice nulla di anche se lui ogni tanto gli racconta qualcosa di Elena.

Ci prova sempre a cercare una connessione con lui, ma sembra che qualcosa si sia spezzato, che lui non riesca ad aprirsi con quelli della famiglia.

 

Così si limita ad affiancarlo e restano lì insieme a fissare il cielo.

 

-Riparto domattina, ma tornerò presto...-

-Sai che puoi stare qui-

-Onestamente non so se verrò a vivere qui...almeno non adesso-

-E il lavoro? Come farai?-

-Ho trovato uno studio in cui iniziare...ora sarei inutile a Ric-

-Lo so che papà è stronzo, ma forse se tu facessi lo sforzo di stargli accanto-

-Lo farò Stefan, ma non oggi...te lo prometto-

 

Si sorridono appena.

Damon mantiene le sue promesse, lo sa bene.

 

-Allora, sbaglio o a telefono mi avevi detto che hai una cosa importante da dirmi?-

 

Damon ride riacquistando il buonumore e si stacca dal muro.  

Ma in quel momento suona il cellulare a suo fratello.

 

-Ehi, si no certo...d’accordo calmati ci penso io....si Care chiamo io Matt-

 

Chiude.

 

-Scusa, Caroline è nel panico perché “chi di dovere” si è scordato di ordinare il ghiaccio, devo passare al grill a prenderlo, Matt lo sta preparando-

-Tranquillo fratellino, vai a salvare la festa prima che a Barbie venga un colpo-

-Ok, ma ne parliamo poi-

-Certo-

 

Stefan sorride e poi corre in casa a prendere le chiavi e scappare al Grill.

 

Damon si chiede come farà a rientrare in quella casa adesso, ma fa questo ennesimo sforzo e trova Rick che sta sparecchiando.

 

-Mm vedo che sei rimasto solo-

-Tuo padre si è chiuso nel suo solito silenzio e io devo andare a vigilare alla festa, ordini dello sceriffo-

-Da quando fai la baby sitter?-

 

Ric alza un sopracciglio il verso il nipote.

 

-Non mi pare di avere mai smesso-

-Giusto-

-Perché non vieni anche tu? Ti svaghi un po’ e domattina riparti-

-No credo che farò due passi, tanto a Stefan ci pensi tu-

 

Gli dà una pacca sulla spalla e lo supera.

Ma Ric lo richiama quando è già con un piede sulla porta.

 

-Dovremmo anche parlare di quella cosa, lo sai vero?-

-Domattina a colazione-

-Vedi di presentati-

 

La sua voce lo segue mentre fa un gesto con la mano come per dire "certo" e sparisce oltre la porta della sala da pranzo.

 

Damon ha solo 23 anni, ma a guardarlo sembra averne molti di più.

Infondo è ancora un ragazzo che indossa i panni di un uomo cresciuto troppo in fretta.

 

 

***

 

 

Ha bisogno di fare due passi e lasciarsi accompagnare dalle stelle che brillano ancor di più questa sera.

Come sempre a Mystic Falls.

 

E si trova a chiedersi, Damon, cosa c’entri con le stelle tutto questo perché se cioè che vive non lo apre, non lo spalanca alla vita allora qualcosa non funziona.

E’ questo il grande errore di suo padre.

 

Non vuole ridursi come lui, ha bisogno di sapere che può essere un uomo migliore, un fratello migliore.

La migliore versione di sé, con tutto il dramma che ha dentro.  

 

E mentre pensa questo, mani in tasca e sguardo da ragazzino sconsolato, tira un calcio ad un piccolo sasso, lì su quel marciapiede del quartiere perfettamente curato dove nulla sembra fuori posto e tutto invece è sbagliato.

 

Pensa questo ora che alza la testa attirato da un rumore di passi seguiti da una voce familiare che lo fa un attimo sussultare.

 

 

E la vede.

Dopo quel giorno, quel momento, quel conforto.

 

Ha la testa reclinata di lato forse a sostenere il cellulare tra la spalla e l’orecchio, i capelli sono mossi appena e fruga in borsa come suo solito.

 

-No ti pare che mi metto quel top senza maniche, siamo sul lago fa un freddo cane la sera….va bene, va bene a dopo-

 

Gli sembra di respirare dopo tanto tempo, i muscoli si tendono e gli occhi si allargano in attesa che lei si accorga di lui.

 

Come quando l’ha conosciuta, intenta a parlare con qualcuno e camminare distratta.

 

E gli scappa un sorriso timido, tossendo appena per richiamare la sua attenzione esattamente come quella volta.

 

 

Elena tira su il naso dal telefono e Damon pensa che quella ragazza è una piccola certezza nel suo essere sorprendentemente lei.

Sente il cuore e lo sguardo allargarsi e colmarsi di qualcosa che non sa definire ora che gli occhioni neri, più truccati di quanto ricordasse, lo fissano con altrettanto stupore.

 

-Damon-

 

E’ una sensazione strana ritrovarla ora, dopo tutto questo tempo.

Si ravvia i capelli e fa un passo verso di lui sopprimendo l’istinto che le grida di corrergli incontro e stringerlo.

 

-Sei...sei qui-

-Così sembra...sai c’era un certo evento di famiglia-

 

Lei gli sorride appena, di quei sorrisi che scappano incontrollati alle sue labbra che si arricciano.

 

-Beh così sembra….e a proposito...congratulazioni-

-Siamo in due se non sbaglio-

 

La vede torturare imbarazzata il laccio della borsa, ma anche lui non è da meno, ciondolando sulle gambe tese.

 

-Sei sempre a caccia di stelle?-

 

Stavolta è lui che ride e abbassa appena la testa.

 

E’ leggero ora Damon e pensa che troppe cose ultimamente lo stanno appesantendo, perfino quelle belle  perché non è facile quando portano anche tanta paura e insicurezza.

E gli serviva questa boccata d’aria fresca, la spensieratezza di Elena con gli stessi occhi curiosi e quelle labbra marcate da un rossetto che è strano su di lei.

 

Ma non può più pensare alle labbra di altre, lo sa bene ora mentre cerca di spostare lo sguardo altrove, ma Elena sembra riempire il suo campo visivo.

 

-E tu, sei sempre in cerca della tua strada?-

 

Torna sempre lì ad indagare sulla sua vita avvolto da un senso di familiarità che non sembra abbandonarlo mai quando si tratta di lei.

 

 

 

 

 

­­­­­­­­­­­­­­

 

Ciao a tutte!!

 

Rieccomi qua perdonate il ritardo ma la Shonda ha messo a dura prova la mia volontà di shipper uccidendomi definitivamente ogni grammo di speranza.

 

Motivo in più per non smettere di sognare e desiderare attraverso il Delena.

 

Prima di tutto dedico questo capitolo con un grande abbraccio colmo di gratitudine a Chiara e alla sua bambina che mi hanno supportata e accompagnata lungo questo percorso!

 

Venendo a noi, dopo il flashback sul funerale di Lily torniamo al presente ed Elena e Stefan si preparano entrambi a festeggiare il giorno del diploma con le rispettive famiglie. Soprattutto quest’ultimo che lo vediamo coinvolto in una insolita cena a quattro uomini in cui si confrontano sul futuro dei ragazzi.  Apprendiamo inoltre che Damon deve comunicare qualcosa che lo riguarda alla sua famiglia ma i litigi con Giuseppe disincentivano ogni sforzo di riavvicinamento, nell’occasione del suo ritorno non poteva non incontrare Elena!

 

Mi raccomando attendo con ansia i vostri commenti! (siete ancora vive dopo l’episodio di questa settimana, Shonda Crimes a parte?)

 

Baci

Eli

 

 

 

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Capitolo 11
*** Goodnight Elena ***


 

Goodnight Elena

 

 

***

 

 

Non se lo aspettava più Elena, quando ha incrociato dei cieli azzurri per un attimo pensava di aver preso un abbaglio.

Ma la voce roca e bassa, seguita da quel nodo che le aggroviglia lo stomaco le hanno confermato quanto sia concreto invece.

 

Damon.

 

Quanto lo ha pensato?

Quanto si è preoccupata per lui?

 

Eppure, cos’hanno condiviso?

Mezz’ora di dolore, ma è stato come se Elena avesse assorbito qualcosa di lui, senza volerlo.

 

Con Damon non deve quantificare la quantità, ma la qualità di tempo trascorso.

E’ così semplice sentirsi vibrare davanti a lui.

E’ naturale, involontario.

 

E pensa che la cosa curiosa con lui continua ad essere questo sfiorarsi, più lo guarda e meno sa spiegarsi che giro faccia Damon per apparire e sparire in certi momenti nella sua vita.

Rincorre un pensiero, una sensazione.

E’ come agganciata a lui.

E sparirà tra poco, lo sa.

 

Lo vede da come si molleggia sulle gambe, non è pronto per restare e forse è meglio così.

 

Perché Elena sta bene con Stefan, ma ha questa paura di quello che le agita dentro il ragazzo dai capelli troppo neri e gli occhi troppo chiari.

E non si sente in grado di gestire ora la cosa che si muove sotto pelle, per ora è meglio evitare.

 

Ma vuole sapere come sta.

 

-Per ora ho trovato una strada da seguire-

-Mm quale lavoro è rimasto sulla lista?-

-Te lo dirò se riesco ad arrivare alla fine-

 

Lui fa una smorfia con le labbra come accentando quella proposta.

 

-E tu invece?-

 

Si prende un istante per risponderle –strano pensa Elena- grattandosi il mento con fare pensieroso.

 

-Per adesso mi diverto a far arrabbiare Stefan e Giuseppe-

 

Lo sguardo di Elena si vela impercettibilmente di tristezza ed ecco che riaffiora prepotente il desiderio di allungare anche solo una mano verso di lui e invece si limita a stringere la borsa. E Damon pensa che nella sua compassione impacciata riesca a pulire per un po’ il dolore che macchia il suo cuore e vuole rivederlo quel sorriso che tanto gli piace.

 

-Che fai a giro tutta sola piuttosto?-

-Sto andando a una festa-

-A piedi? Di buio?-

-Scusa papino non credevo mi servisse il tuo permesso-

 

Iniziano a camminare sul marciapiedi, pochi metri a dividerli, lei sa dove sta andando ma lui che direzione segue?

Lo guarda Elena e gli sembra sempre lo stesso, forse più stanco.

 

-Per questo non manderò mai mia figlia fuori da sola prima dei 30 anni-

-Credevo di aver incontrato un mio amico, non mio nonno!-

 

Sono amici loro due?

Beh possono senza dubbio rientrare nella categoria dei quasi amici bizzarri.

 

Chissà se lui la pensa come lei, sa solo che vorrebbe sempre sapere qualcosa di più di lui perché sì il suo ignoto è più rassicurante e attraente di tutti i rapporti certi che ci sono nella sua vita, ma questo forse dipende dal fatto che è solo una ragazza curiosa.

 

Perché lui è Damon, il suo strano amico con cui si trova a parlare sempre di sera, in modo inaspettato e con cui camminerebbe per ore.

 

Damon è anche il fratello del suo ragazzo e non sa perché il pensiero di un legame familiare con lui la manda in agitazione.

 

-Allora se tutti i tuoi amici sono come me posso stare tranquillo-

 

Elena gli dà una piccola spinta e lui se la ride.

 

-Vedo che sei sempre la solita violenta, che fine ha fatto la ragazzina curiosa e gentile che ho conosciuto?-

-Si sta facendo le unghie per affrontare il mondo!-

-Tuo padre lo sa che ti trucchi?-

 

Arrossisce mentre lui si sporge verso di lei per scrutarla meglio ora che passano sotto un lampione. Cerca di contente i battiti del suo cuore accelerati dal volto di lui così vicino.

 

Poi torna con lo sguardo sulla strada.

 

-Davvero divertente!-

-Io lo dico per te, ci sono tanti ragazzacci al mondo d’oggi e tu hai degli occhi pericolosi signorina-

-Pericolosi?-

 

Adesso Damon si volta verso di lei e pianta le iridi azzurre dentro i pozzi neri indispettiti. Sembra prendersi qualche istante per riflettere anche se la sua faccia assume i tratti di chi pensa di aver detto una cosa banale e le soffia serafico sul volto obbligandola a trattenere il respiro.

 

-L'infinito spaventa Elena, ma sono sicuro che molti sono attratti dalla sua profondità-

 

Lei ammutolisce cercando di dare un senso alle sue parole, Damon non è romantico o smielato.

Lui dice le cose con una oggettività disarmante che non lascia spazio ad ambiguità e non ha mai pensato che i suoi occhioni da cerbiatta potessero contenente l’infinito.

 

Vorrebbe tanto che il suo cuore non fosse la colonna sonora di quel momento ora che batte come un tamburo.

 

-Beh, per fortuna non tutti i ragazzi sono come te Salvatore-

-Esatto, non tutti i ragazzi sono come me-

 

Lei scuote la testa facendo roteare gli occhi, ma non sorridere è impossibile con lui.

 

E ora l'imbarazzo si trasforma in una strana eccitazione mentre Elena si chiede cosa sia quel calore che divampa dal centro del suo petto fino alle guance, sentendo il fiato farsi corto.

 

Perché gli occhi di Damon sono di un azzurro chiarissimo ora che loro due si sono fermati all’angolo della strada e la luce del lampione batte su di loro.

Pensa che il tempo sia sempre lo stesso, ma Damon plasma tutto, i colori, la luce, i suoi respiri...persino la sua percezione del tempo.

 

Come se tutto fosse sempre uguale, ma improvvisamente più vivo, più palpabile.

Ed è diverso dal concetto di amore che conosce lei, delle farfalle, del vedere tutto rosa e bello.

 

Damon invece le mostra il mondo per quello che è senza falsarlo, rendendolo terribilmente invitante.

Tutto è una promessa di qualcosa di grande, anche due passi sotto al cielo.

 

Deve ricordarsi un attimo che lei ama Stefan, anche se partiranno per i due lati opposti del paese e lei ogni tanto si chiede quanto dureranno.

 

Non se lo chiede mai con Damon, quando lo rivede è come se il filo invisibile  che li lega prendesse colore, ma Elena non si preoccupa che si possa spezzare.

 

Sa che a un certo punto riapparirà nella sua vita.

 

-Allora mi ritengo una ragazza fortunata ad avere incontrato solo te-

 

Le sfugge involontaria quell’affermazione che porta dentro più di quello che avrebbe voluto dire.

Ma Damon sembra non farci caso e la guarda, nelle iridi azzurre si sta muovendo una lotta interiore che rimarrà dentro di lui.

 

Perché Damon non sembra il tipo che tradisce, magari se stesso ma non gli altri.

 

-Può dirlo…-

 

Elena trattiene per un istante il respiro e sembra rincorrere un pensiero mentre inciampa nelle sue stesse paure.

 

-Ti tratterrai un po’ di più stavolta?-

-Ripartirò domani-

-Oh..-

 

Gli sembra di scorgere del dispiacere nelle iridi scure e decide di ignorare il pungolo al centro del petto, involontariamente fa un passo verso di lei mangiando quei pochi centimetri come barriere altissime tra loro due.

 

-Devi davvero odiarla questa città-

-No in realtà mi piace più di quanto pensi-

-Ma…-

 

Non sa perché il suo cuore batta così forte eppure non stanno facendo niente se non parlarsi troppo vicini, così vicini che Elena lo sente il suo respiro sulla pelle e uno strano formicolio sotto pelle.

E non riesce a non guardare quelle labbra imbronciate.

 

-Ma ci sono troppe cose….-

 

Non finisce la frase interrotto da due fari di un'auto che li illumina e si voltano di scatto.

 

È arrivata Bonnie a prenderla per andare alla festa. Elena torna con lo sguardo su Damon adesso leggermente più lontano da lei e sente solo freddo intorno a sé.

 

Ma i suoi cieli azzurri sono sempre li.

 

- Buona notte Elena-

-Al prossimo incontro Damon-

 

Gli sorride in quel modo spontaneo e un po' infantile e non sa perché Damon si ricorda ora che quel sorriso lo ha visto quando aveva dieci anni e curiosava nel giardino dei vicini.

 

Prenderà quel caffè con Rick la mattina dopo per parlargli di quella certa cosa è ripartirà dopo qualche giorno.

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!

 Come sempre grazie mille a chiunque legga o recensisca (anche se siete poche!) per me è comunque importante!!!

Scusate l’attesa infinita ma è stata una settimanaccia e poi avevo il groppone per TVD che vi dirò mi ha stupita ed emozionata!!!!

Tornando a noi questa è la seconda parte dell’incontro tra Damon ed Elena e so che finirete per odiarmi, sono un po’ lenta ma ci arriveremo a dove voglio portarvi, purtroppo ho una trama in mente e non riesco ad accelerare il passo!!!

 

Attendo come sempre i vostri commenti e grazie a Chiara per il suo sostegno!!!

Baci

Eli

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Capitolo 12
*** Non so cosa hai fatto l'estate scorsa. ***


 

Non so cosa hai fatto l’estate scorsa.

 

***

 

 

Stefan è rientrato a casa dopo aver passato due settimane a Luglio a trovare Damon a New York; adesso invece è tempo di organizzare tutti i bagagli per il college anche se non sa bene da che parte rifarsi.

Era sua madre quella che si occupava di gestire queste cose.

Ricaccia indietro ricordi amari e anche un po’ dolci e torna a fare quello che stava facendo, cioè nulla.

 

E ripensa, mentre se ne sta sdraiato a letto a fissare il messaggio della sua fidanzata oltre oceano con cui gli comunica che "il volo è stato cancellato qui c'è un uragano che sta facendo danni e siamo piantate dentro l'aeroporto", a quelle due settimane con suo fratello che non sono proprio andate come avrebbe voluto.

 

Getta il telefono sul comodino e si passa le mani sul viso.

 

Sbuffa Stefan perché non pare faccia altro che litigare con le uniche due persone importanti della sua vita e, per un attimo, è grato all’idea di andare al college.

 

Perché non può pensare che i suoi affetti si contino sulla punta delle dita, non può pensare che non ci sia un di più, un mondo oltre l’ottusità di suo padre e la testardaggine di suo fratello.

 

Per non parlare della compassione di Elena.

 

Che tu guarda si era "scordata" di dirgli che avrebbe passato praticamente tutta l’estate in Europa, prima dai parenti e poi raggiunta da Bonnie e Caroline per andare a spasso per ostelli.

Stavano mettendo via i soldi tipo dal primo anno di liceo, si erano fatte questa promessa di risparmiare per il viaggio della maturità ed ovviamente era stata Caroline la tesoriera del trio.

 

La più organizzativamente affidabile. Intanto lui era stato totalmente rimosso dall’equazione coppia+estate.

 

 

***

 

 

Giugno.

 

Stefan arrivò in piazza dove Elena lo aspettava per passare il pomeriggio insieme e non vedeva l'ora di progettare qualche viaggetto insieme a lei.

 

Avevano tutta l'estate davanti era l'ideale per consolidare il rapporto visto che da agosto sarebbero stati divisi dall’intero paese –più o meno.

 

Ma non ci voleva pensare ora mentre la guardava trafficare in borsa in cerca del cellulare, coi capelli legati a crocchia sulla testa e le sue bellissime gambe in mostra avvolte in un paio di shorts.

E gli veniva naturalmente da sorridere perché in quei mesi cupi e difficili Elena era stata la sua luce, il faro che lo guidava nella notte.

Aveva bisogno di partire con lei dato che non aveva fatto altro che stare dietro a suo padre e discutere con Damon.

Almeno per il loro diploma erano riusciti a non litigare sull’ennesima questione del "quando torni qui c'è bisogno di te", sapeva che un po’ voleva sistemarsi la coscienza non poteva partire per il college sapendo che suo padre sarebbe stato solo, ma non poteva nemmeno costringere suo fratello.

 

Per fortuna lo zio Ric li aveva aiutati molto e un incentivo a restare era stato dato da una dottoressa che aveva assistito Giuseppe quando un giorno era stato ricoverato dopo essere svenuto in salotto causa il troppo alcool.

E la bella JosephineJo- Parker si era presa un po’ a cuore il Salvatore anziano iniziando a scambiare quattro chiacchiere con il cognato.

 

L’amore è proprio l’arma più potente che ci sia.

 

Pensava questo mentre salutava con un dolce bacio la sua fidanzata e sorridendole la prendeva per mano conducendola a prendere un gelato.

Ma il loro idillio era stato presto interrotto dalla chioma ondeggiante e gli occhi vispi della loro amica che, non appena li aveva visti uscendo da un negozio, li aveva puntati come un falco.

 

-Elena! Bene mi risparmio di chiamarti-

 

I due la guardarono enigmatici.

 

-Dobbiamo parlare di questa estate-

 

La faccia di Elena si era contratta agitata in una smorfia di panico e aveva provato a sgranare gli occhi cercando di mandare dei segnali all’amica mentre Stefan ridacchiava.

 

-A meno che tu non voglia dare una cosa a tre, Elena è mia questa estate. Almeno quando tornerà dall’Irlanda-

 

La mora vide gli occhi azzurri contrarsi.

Tanto valeva arrendersi alla bomba che stava per sganciare.

 

-Oh certo spiritoso davvero, sai che abbiamo organizzato questa cosa da una vita!-

-Quale cosa?-

 

Stefan vagava con gli occhi da lei ad Elena che rimase muta fingendo che non stesse accadendo quello temeva.

Aveva rimandato questo momento ed era arrivato troppo tardi.

Caroline d’un tratto parve capire e le si colorirono le guance mentre sbatteva le ciglia con fare innocente.

 

-Bene io ho da fare, vi lascio alla vostra non-imbarazzante conversazione-

 

Tutta agitata aveva mimato uno "scusa" all’amica defilandosi colpevole.

In realtà neanche più di tanto, non era nel suo stile.

 

Una volta che Caroline si fu allontana lasciò la mano del ragazzo mettendosi completamente davanti a lui.

 

-Cosa devi dirmi-

-Ecco, ti ricordi che ti dissi che Caroline era la tesoriera del gruppo?-

 

Le pagliuzze verdi la fissavano enigmatiche.

 

-Be lo so che avrei dovuto dirtelo prima e onestamente pensavo lo sapessi insomma ne abbiamo parlato tempo fa…-

 

Le sue mani continuavano a torturare il laccio della borsa.

 

-Elena mi dici che succede?-

-Noi...io, Care e Bonnie avevamo questo progetto sin da piccole di risparmiare e viaggiare per l’Europa dopo il diploma-

 

Stefan iniziava ad assumere un'espressione indecifrabile mista tra lo sgomento e la rabbia e lui non si arrabbiava mai.

 

-E...quanto dovrebbe durare?-

 

 

 

***

 

Così si era trovato senza fidanzata per quasi tutta l’estate e ripensa alla situazione di suo fratello mentre resta sdraiato sul letto.

 

Suo fratello che non sa dirle le cose, ti ci piazza semplicemente davanti.

Suo fratello che gli ha presentato questa famosa fidanzata -Rose- e sì per un attimo il suo cuore di figlio è balzato nel petto per l’incredibile somiglianza con sua madre.

 

Fidanzata che non poteva certo nascondere sotto al vestitino estivo la pancia.

 

E gli occhi azzurri di suo fratello gli hanno confermato i suoi sospetti.

 

Rose è incinta.

 

Damon entro ottobre sarà padre e lui zio.

 

E non gli ha mai detto nulla.

Non ha pensato di condividere un fatto così grande con lui.

Hanno litigato nel modo tipico dei Salvatore frecciatine, sguardi al vetriolo, rabbia contenuta.  

E anche se Stefan ha provato a capire suo fratello sulla scelta di non dirglielo per telefono o quando si erano visti per il diploma, non ha potuto perdonargli di non voler tornare a casa.

 

Di lasciare tutto.

 

Quella è stata la goccia che ha fatto esplodere tutti i paletti e i silenzi fino a spingere Stefan a salire sul primo aereo e tornare a casa.

 

Non ha detto nulla a suo padre, ma ha capito dallo sguardo comprensivo di Ric che lui sa.

E forse pure Giuseppe al quale non deve importare nulla.

 

Eppure pensa, Stefan, che Rose potrebbe fare bene alla loro famiglia più di quanto Damon si renda conto.

Eppure non capisce perché non dica nulla, non faccia nulla nemmeno Ric.

 

Ma non ha più voglia di pensare s tutte queste cose e si tira su per andare al Grill e organizzare qualcosa con Matt visto che Elena non tornerà prima di domani.



***



Quando Elena trova Stefan sulla soglia di casa è contenta di vederlo pur sentendo un certo disagio strisciarle sotto pelle.

Quando è partita si erano salutati con un certo fastidio addosso a causa della lite sulle vacanze taciute.

 

E lui in perfetto stile Salvatore aveva finto di non essere arrabbiato, di non provare fastidio.

E lei non si era peritata a farsi perdonare, così arginati entrambi dietro i loro muri si sono sentiti a morsi e bocconi anche se sì, Elena, un po’ in colpa si sente perché lui ha perso sua madre a inizio anno e forse sarebbe potuta restare.

 

Ma Miranda le ha ricordato che per amare qualcuno bisogna prima essere capaci di amare se stessi, se non hai chiaro perché rinunci a qualcosa per qualcuno allora è bene che tu non lo faccia altrimenti finirai col tempo per ritenerlo colpevole.

 

Anche per una cosa stupida come rinunciare a un viaggio che lei e le sue due amiche stanno organizzando da una vita.

 

Ma vuole provare a recuperare Elena, per questo lo ha invitato da lei - se non fosse stato per Caroline che ha deciso di tenere una conferenza con tanto di diapositive proiettate sul muro del salotto di casa Gilbert invitando tutti i loro amici.

 

E Stefan non ha molto gradito, lo ha capito dal volto tirato quando la bionda squillante è apparsa alle spalle della sua ragazza spostandola di lato e abbracciando il suo migliore amico.

 

Passano tutto il pomeriggio con gli amici a vedere le foto che le tre hanno scattato durante la loro avventura europea ed Elena e Stefan non si scambiano mezza parola.

 

Lui è così infastidito che non risponde nemmeno alle tre chiamate di suo zio.

 

-Allora ragazzi vi abbiamo portato dei pensierini dal nostro viaggio!-

-Esatto! Ovviamente gli ha scelti tutti Care-

 

Bonnie ridacchia colpendo l’amica ed Elena afferra le mille buste iniziando a distribuire i doni.

Quando tocca a Stefan, Caroline gli allunga il suo pacchetto.

 

-Ah ah....a patto che tu la smetta di avercela con Elena-

 

La moretta guarda prima Care, sgranando i suoi profondi occhi per riportarli in quelli verdi del fidanzato.

Lui sembra esitare un attimo, ma poi guardando lo sguardo azzurro risoluto si distende in un lieve sorriso.

 

-D’accordo-

 

Caroline si illumina e lascia i due da soli.

 

Elena sembra un po’ titubante, ma dentro non sa se essere grata all’amica oppure no.

Comunque Stefan si avvicina a lei e le sfiora una guancia con la mano.

 

-Mi dispiace-

-No è colpa mia-

-Possiamo saltare questa parte e passare a quella in cui ti bacio?-

 

Le scappa un sorriso perché un po’ le era mancato Stefan.

Un po’ tanto forse e si lascia cullare dal suo abbraccio.

Ma il cellulare squilla di nuovo.



 

 

Ciao a tutte rieccomi qua!!

Come sempre grazie a chiunque passi, legga, commenti la mia storia!

Allora so che forse mi odierete o –non so- qualche altra cosa brutta per la brutta giocata che ho inserito in questo capitolo che per la prima volta è Stefan pov. Avevo bisogno di trattare la questione attraverso gli occhi del giovane Salvatore e raccontare un po’ di come si sentisse lui difronte alla situazione di Damon e di Rose.

Si lei è incinta avete capito bene.

 

Cosa ne pensate? Mi odiate? Vi è indifferente? Pensate sia una cazzata??

Commentate commentate!

Grazie

Eli

 

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Capitolo 13
*** Il mestiere di padre ***


Il mestiere di padre

 

***

 

Damon non può ancora crederci.

 

Sta tenendo tra le braccia un minuscolo fagottino di un colore rosa violaceo e leggermente pesto, tutto grinzoso.

Detta così sembrerebbe qualcosa di orribile, ma in realtà non c’è niente di più bello a questo mondo, pensa Damon.

 

Una piccola creatura dormicchia beata avvolta nella copertina rosa e lui non riesce a smettere di guardarla, è più forte di lui.

Non ha mai provato nulla di simile prima d’ora.

 

Rose dorme stremata nel letto del reparto maternità e lui ormai è diverse ore che si gusta sua figlia.

 

Sua figlia.

 

Che strano, eppure ora che la tiene tra le braccia gli sembra impossibile che fino a poche ore prima lui ancora non sapesse come fosse fatta, quanto fosse bella.

Come se ci fosse da sempre nella sua vita.

 

Ed è come se tutte le vecchie paure segretamente covate in quei mesi, estorte ogni tanto da Ric in qualche conversazione sfuggente per telefono, si fossero dissolte.

 

Troppo giovani, troppo soli.

Troppo lontani dalle loro famiglie.

Troppa la paura di sbagliare, di amare.

Di essere uomini fino in fondo.

Perché da un sì come questo non si torna indietro.

Non che siano nel suo stile, le vie di mezzo.

 

E’ uno radicale Damon.

Se prende una posizione la tiene fino alla fine, con tutti i dubbi che intasano la mente il cuore.

Eppure.

Prima sembrava tutto sbagliato, troppi i bilanci negativi.

 

“Non sono pronto per essere padre, avrei dovuto sposarmi, laurearmi, trovare un lavoro.

Essere sicuro di quello che provo.

Non sono fatto per essere padre, non so se voglio esserlo, non ci ho mai pensato.

Nessuno mi ha insegnato come si fa.”

 

Quante volte queste angosce lo hanno svegliato nel cuore della notte, quante volte si è alzato spaventato sperando che fosse solo un incubo.

Il frenetico cercare casa in quei mesi grazie ad alcuni agganci di Ric, le visite mediche, i soldi che ha iniziato a risparmiare.

 

Se la ricorda ancora la chiacchierata con Ric, la mattina dopo la cena del diploma di Stefan davanti a una tazza di caffè seduti sulla panchina del parco cittadino.

 Si ricorda di come suo zio sia rimasto a lungo in silenzio e poi gli abbia detto semplicemente che lui ci sarebbe stato in ogni caso.

 

Ma lui non è padre e non può dargli consigli in quel senso e un po’ gli dispiace che quello che dovrebbe farlo al suo posto sia fuori uso, si sia perso.

 

Perché se c’è una cosa che fa paura a Damon - più di sentire la propria vita stretta in quattro pareti da cui non può scappare - è l’ombra di suo padre.

 

Di diventare come lui.

 

Magari non oggi, ma un giorno lontano quando un qualunque evento lo potrà ferire o destabilizzare.

 

Reagirà come Giuseppe?

Finirà per incolpare qualcuno del suo male?

 

Poi - stranamente - la sera stessa in cui sarebbe ripartito per New York aveva trovato Giuseppe sulla porta.

Dalla sua espressione in volto Damon aveva capito che Ric aveva cantato e chissà qualche cattiveria gli avrebbe rifilato a questo giro.

E in quel momento il pensiero di suo padre pronto a elargire sprezzanti commenti sul piccolo esserino di quattro mesi appena, abbozzato dentro il ventre della sua ragazza, gli aveva instillato una curiosa rabbia innescata da uno spirito protettivo -paterno forse?- nei suoi confronti che lo aveva sorpreso.

 

Ma Giuseppe si era limitato a guardarlo negli occhi con quel suo alito un po’ meno alcolico della sera prima e lo aveva fermato.

 

-Ho parlato con Ric-

-Le notizie volano in fretta-

-Ogni mio commento risulterebbe inopportuno-

 

Damon aveva osservato suo padre sospirare e avrebbe giurato di vedere un barlume di vergogna negli occhi vitrei.

 

-Su questo sono d’accordo-

 

Lo aveva superato per uscire di casa, ma suo padre non era intenzionato a mollar così la presa.

Da qualcuno la testardaggine l’aveva ereditata.

 

-Non si torna indietro Damon-

 

Il ragazzo si era fermato sulla porta senza voltarsi.

 

-Ho deciso mesi fa, da solo, di esserci in questa cosa-

-Questa non è una cosa. E’ tuo figlio-

 

Proprio lui voleva impartirgli lezioni di morale paterna?

Si era voltato con la furia negli occhi, ma non aveva fatto in tempo a sputare veleno che suo padre aveva ripreso il suo discorso.

 

-Qualunque cosa tu scelga o faccia, tu sei comunque un padre e lo sarai per tutta la vita, lo sei diventato prima ancora di saperlo-

 

Damon ricorda di aver trattenuto il fiato come in una lunga apnea e ti esser risalito in superfice solo quando Giuseppe era sparito oltre le scale.

 

E in qualche modo le parole di suo padre lo hanno accompagnato e sostenuto nei momenti di crisi.

Niente avrebbe cambiato il fatto che Damon fosse padre. Ma lui poteva scegliere se esserci o meno per questo bambino, se lottare o meno contro una vita che non si era scelto e non era sicuro di volere.

 

Perché Damon si è innamorato di Rose, ma non ha avuto il tempo per dirle ti amo.

Non ha avuto la calma di costruire, solidificare, cementare quel sentimento

 

Non ha avuto il tempo di sentirsi l’amore addosso, sulla pelle, incollato al cuore.

Ma forse è questo l’amore, questo bene smisurato, questa devozione, questo istinto protettivo che ha nutrito per Rose son dal primo istante.

 

Perché gli sembra molto simile a quello che ha visto tante volte negli occhi di suo padre quando lo vedeva ridere con sua madre.

 

Ma Damon non ha molti metri di paragone.

Lei è la prima che ha lasciato entrare e alla quale ha fatto spazio.

 

Forse è questo l’amore.

Forse.

 

 

 

***

 

 

 

All’ospedale nel giro di alcune ore sono arrivati anche Stefan e Ric.

Lo ha chiamato quando si sono rotte le acque a Rose perché la loro piccola Lily Grace aveva deciso di conoscere il mondo prima del previsto.

 

E così un nuovo membro si è aggiunto alla famiglia Salvatore e ha visto una sorta di comprensione negli occhi verdi di suo fratello quando per la prima volta ha preso in braccio la nipote.

 

-Rose come sta?-

-Provata...deve risposare i dottori dicono che ha perso molto sangue-

 

Sono tutti e tre in corridoio, l’orario di visite e quasi finito.

 

-Si riprenderà-

-E poi verrete a casa...-

-Stefan-

-Damon sono sicuro che papà vorrà conoscerle entrambe-

 

Il ragazzo è troppo stanco per discutere.

 

-Ne riparleremo poi-

 

D’un tratto il cellulare di Stefan squilla e trova tre chiamate perse di Elena.

È partito senza avere avuto il tempo di spiegarle.

 

-E’ Elena, torno subito-

 

Si allontana uscendo in sala d’aspetto.

 

-Ehi-

-Ehi che è successo? Dove sei?-

-Scusa io e Ric siamo dovuti partire subito-

-Ma per dove?-

-New York-

-New York???Ma-

-Si tratta di Damon, lui...-

-Sta bene??E’ successo qualcosa??-

-Si si, sta bene solo che …ecco ho scoperto una cosa questa estate-

-Stefan smettila di fare il misterioso mi spaventi-

-Ha avuto una bambina-

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!

Come sempre grazie a chiunque recensisca, legga, dia credito alla mia storia!!Siete decisive per me!

 

Mi scuso in anticipo perché so che questo capitolo è un po’ fiacco, di passaggio, anche se in realtà c’è un momento fondamentale e cioè la nascita della bambina –LilyGrace- dove vediamo come si sente Damon rispetto a questo evento e chi sono le persone che hanno in qualche modo influito sulla sua scelta di esserci per Rose e la bambina.

 

Alla fine scopriamo che Stefan ha messo al corrente Elena di quanto accaduto e vedremo questo come si ripercuoterà su di lei e sul suo rapporto con il giovane Salvatore!

 

Aspetto come sempre un vostro parere in merito!

Baci

Eli

 

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Capitolo 14
*** Why you care? ***


 

Why you care?

 

 

 

Elena sta sistemando le ultime valige per il college mentre Caroline è seduta sul suo letto a farsi le mani perché lei ha già preparato tutto, ovviamente, da tempo.

Il pensiero di partire ora che ha saputo cosa è accaduto a Damon un po’ la angoscia, soprattutto quando Stefan le ha detto che farà di tutto per convincerlo a tornare a casa e non vorrebbe avere lo stomaco stretto al pensiero di lui, la sua ragazza e la loro bambina che passeggiano felici per il quartiere.

 

Che cosa stupida Elena.

Sbuffa provando a trarre beneficio dai profondi respiri che prende, proprio come le ha insegnato suo padre per calmare un po’ quel bruciore di stomaco.

 

-Stai bene? Sei strana-

 

Alza distratta lo sguardo sull’amica che stende il liquido corallo con una precisione invidiabile.

 

-Si certo…sono solo agitata...insomma la partenza per il college è un momento importante-

-Si, ma partiamo tra una settimana-

 

La bionda muove i suoi boccoli insieme alla mano smaltata per far asciugare il prodotto.

Elena intanto continua la sua valutazione su cosa portarsi dietro.

 

-Sei sicura che questo tuo strano atteggiamento-

-Non ho nessuno strano atteggiamento-

-Elena, davvero vuoi fare questo gioco con me???-

 

Gli occhi azzurri lampeggiano un "seriamente" grosso come una casa.

 

-Perché dovrei avere qualcosa?-

-Oh non lo so fammi pensare....forse perché il tuo ragazzo non ti ha raccontato una cosa importante come il fatto di aspettare una nipotina-

-Beh...posso capirlo...avevamo non-litigato-

 

Caroline sospira e inizia a passarsi la seconda mano di smalto.

 

-Appunto, puoi capirlo e poi lui non l’ha presa bene insomma - ok che non te lo ha detto - ma Damon ha fatto la stessa cosa con lui, è molto più grave! Non si sono parlati per un mese!-

 

La mora alza lo sguardo fermando un istante le sue operazioni e fissa l’amica leggermente confusa.

 

-Tu lo sapevi?-

-Beh...sì-

 

Sbatte le lunghe ciglia innocenti, non capendo quale sia il problema.

 

-E come mai?-

-Perché quando eri in Irlanda e io ero qua – attendendo il momento in cui saremo partire per raggiungerti-Stefan è andato a New York a trovare Damon e quando è riapparso dopo nemmeno tre giorni gli ho chiesto cosa fosse accaduto-

-E non hai pensato di dirmelo quando sei venuta in Europa?-

 

La bionda alza gli occhi al cielo con sufficienza e percepisce le guance arrossarsi, sentendosi per qualche strano motivo come messa sotto accusa da Elena.

 

-Pensavo lo sapessi! Non tengo di certo il conto delle confidenze che vi fate!-

 

La mora sospira e alza le mani in segno di resa, non ha certo voglia di litigare con lei su questo argomento, così torna a piegare vestiti e torturarsi il labbro.

 

-Va bene, ho capito-

-Lui ora l’ha perdonato importa questo...quel ragazzo lo faranno santo-

 

Elena alza leggermente gli occhi sull’amica intenta a fissarsi le unghie compiaciuta e aggrotta la fronte.

 

-Perché?-

-Come perché...Elena hai presente quanto soffra Stefan per come si comporta Damon?-

-Scusa e tu che ne sai di Damon?-

-Perché me lo racconta Stefan e poi non c’è mai e guarda in che situazione si è messo, dai!-

 

Già in che situazione.

 

Si vede che la ama così tanto da farci un figlio.

Buon per lui.

 

Anche se sono giovani, che fretta avevano?

Che poi lei non ha capito se non era voluto, oppure era cercato.

E non ha neanche molta voglia di indagare perché ha un po’ paura di quel piccolo parassita che ha sotto pelle e le irrigidisce i muscoli, teme che prenda forma e si trasformi in quello che non dovrebbe essere -minuscola punta di fastidiosa gelosia- perché lei sta con Stefan e Damon diventerà padre.

 

Ed è tutto molto sbagliato.

 

-Non spetta a noi giudicare e poi non sai cosa ha passato Damon-

-Da quando sei team Damon?-

 

Carolina sbotta lievemente scocciata e si allunga verso il beauty aperto sul letto di Elena che – dopo averle lanciato un’occhiata torva - si rimette frenetica a piegare alcuni vestiti in modo confuso e agitato.

 

-Io non sono in nessun team-

-Dovresti...quello del tuo ragazzo per l’esattezza-

-Non si tratta di prendere una posizione o di schierarsi-

-Elena, se un mio amico soffre mi preoccupo per lui....-

-Ma questo non ti autorizza ad avercela con lui-

-Come mai ci tieni così tanto a tutelarlo proprio non lo capisco-

-Non lo sto tutelando-

-In tutta sincerità non mi interessa dei problemi di suo Damon-

-Beh a me si!-

 

Il respiro si Elena è accelerato come il cuore che batte più svelto di quanto dovrebbe e sente il calore imporporare le guance.

 

Le due si guardano per istante in cui Caroline sembra studiarla come se fosse qualche raro esemplare in via di estinzione mentre la brunetta deglutisce riavviandosi i capelli.

 

Ok la conversazione ha preso una piega strana.

Gli occhioni azzurri sbattono veloci.

 

-Sarà meglio raggiungere Bon Bon in piazza-

-Si decisamente-

-Ti aspetto di sotto-

 

Ed Elena pensa -mentre segue con lo sguardo la bionda ondeggiante- che la vergogna provata davanti  all’ultima occhiata di Caroline sia sufficientemente eloquente su quanto si stia dimostrando una fidanzata pessima.

 

Eppure non le sembrava sbagliato il suo punto di vista.

Eppure lei vede, sa, quanto dolore ci sia dietro quei mari artici che, forse ora, con la sua nuova vita si scioglieranno un po'.

 

E si domanda se anche Stefan si sia accorto che qualcosa in lei non va perché di Damon -con lei- si sarà lamentato o confidato forse due volte, non di più.

Eppure un tempo erano amici.

 

Ma Elena non è brava a pressare le persone, a tirar fuori i drammi altrui, non come Caroline.

 

Almeno, come Caroline con Stefan.

 

Ma accantona il senso affliggente di inadeguatezza che emerge talvolta quando pensa al suo ragazzo e decide di scendere dall’amica.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Novembre

 

 

 

I primi due mesi di college sono stati duri, non tanto per la lontananza da casa visto che il Withmore College - dove frequenta psicologia insieme a Bonnie- dista solo un’ora da Mystic Falls.

Quelli davvero lontani sono il suo ragazzo e la sua migliore amica bionda e non vede l’ora che sia Natale per poter rivederli.

Per ora si è goduta qualche festa organizzata da una confraternita e le sbronze dei compagni di corso.

 

Ogni tanto si chiede come invece stia Damon con la sua nuova famiglia.

Stefan le ha detto che sono andati alcune volte a Mystic Falls e che Giuseppe si sta stranamente comportando bene.

Di quanto questa ragazza -Rose- sia un toccasana per Damon e per i rapporti con suo padre che è comunque freddo col figlio, ma meno incline a denigrarlo.

 

Ed Elena è grata di essere al college, lontana da tutto.

 

Non è amante della distanza Elena perché non riesce mai a sentire le persone che ama avvolte dalla frenesia del college, come è giusto che sia.

Ma almeno non deve fare i conti coi suoi demoni interiori e quel pungolo lì, alla bocca dello stomaco, se pensa alla sua vita e a quanto senta tutto fuori posto.

 

Stefan e Caroline distanti.

La mente che torna costantemente a due occhi troppo azzurri.

I suoi genitori dai quali non è mai stata troppo lontana.

 

La facoltà di Stefan -medicina- è impegnativa tanto che non riuscirà a tornare a casa per il Ringraziamento e alla fine è contenta di sapere che Caroline resterà con lui.

Anche se, tra tutti e due, lo sforzo di farsi sentire di più potrebbero farlo, sembra che solo loro siano studenti impegnati in facoltà serie.

 

Ma come cerca sempre di ricordarle Bonnie la loro università non dista un’ora di macchina da Mystic Falls e dovrebbero perdere troppi giorni, tra un mese c’è pur sempre Natale.

 

Se non fosse tranquilla potrebbe pensare che quei due la stanno evitando ultimamente, non li sente mai se non per messaggio ogni tanto, ma non ci pensa mentre ora esce da lezione e si dirige al dormitorio dove Bonnie l’aspetta per sistemare le cose nella sua auto e partire per casa.

Staranno via solo il giorno di festa, ma ha bisogno di tornare a casa sua.

Nel nido della sua intimità.

 

Apre la porta tutta trafelata e sobbalza quando una chioma familiare si alza dal letto e si volge verso di lei.

 

-Care-

 

Per una frazione di secondo tutti i fastidi di questi mesi si vanificano contro lo sguardo azzurro dell’amica.

È venuta a trovarle.

 

Ma il sorriso sul volto di Elena scema, frenando la sua corsa per abbracciarla quando scorge una tristezza che non aveva notato subito.

 

-Ehi, ma che succede?-

 

Bonnie le affianca e passa una mano sul braccio di Caroline.

 

-Io intanto vado a portare le borse in macchina-

 

Esce dalla stanza sotto lo sguardo confuso di Elena che poggia la tracolla coi libri sul letto, iniziando a togliersi la sciarpa.

 

-Come mai sei qui? Va tutto bene?-

 

Gli occhi chiari, un po’ meno truccati del solito, si riempiono di lacrime che iniziano a preoccupare Elena.

 

-Ehi-

-No Elena-

 

Caroline retrocede per sfuggire all’abbraccio dell’amica, che sta succedendo?

La vede trafficare con le mani provando a cancellare le lacrime, ma sono più forti di lei e inizia a singhiozzare.

 

-Mi dispiace Lena, tu non sai quanto….io...noi...non-

 

Gli occhi scuri vagano confusi, di cosa sta parlando?

 

-Caroline mi stai spaventando adesso…ti prego dimmi cos’hai-

-Devi capire che sono stati mesi strani e io….bè avevamo bevuto e poi...oddio Elena non volevo ferirti, non avrei mai voluto che accadesse-

 

Le lacrime di Caroline scendono abbondanti sulle gote arrossate dallo sforzo di trattenerle e la stanza si riempie solo dei respiri rotti e sconnessi di lei.

Elena resta immobile, piantata sul posto mentre una serie di domande e anche risposte affollano la sua testa.

E la sente quella sensazione di vertigine affliggerle lo stomaco, lo sente il sapore amaro del tradimento.

 

-Io e Stefan…-

 

Alza la mano di scatto per fermare quella che - un tempo - era la sua migliore amica e che ora non riesce nemmeno a guardare negli occhi. Non vuole sentire altro adesso, non le interessano i particolari raccapriccianti di come la sua fiducia sia stata così miseramente tradita.

 

-Vai via per favore-

-Ma…-

-Ti prego Caroline, prima che io possa dire qualcosa di cui mi pentirei...vattene-

 

Sente gli occhi bruciare di rabbia e tende il collo sospirando, appena la ragazza la supera a testa bassa ed esce incrociando Bonnie, in attesa fuori dalla porta.

La moretta le sorride mestamente e la stringe.

 

-Ti chiamo dopo che ho parlato con lei, va bene?-

 

La sente annuire contro le sue spalle e dopo la allontana gentilmente.

Qui non si tratta di scegliere una fazione, ma solo di provare col tempo a ricucire uno strappo enorme nella stoffa della loro amicizia. 

 

Quando Bonnie rientra trova Elena in piedi a fissare un punto indistinto fuori dalla finestra.

 

-Possiamo non parlarne, per ora?-

-Certo, prendo le ultime cose e partiamo ok?-

 

Elena annuisce silenziosa e poi afferra la borsa uscendo da quella stanza che adesso la opprime più del solito.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!!!

 

Allora innanzi tutto come sempre un grazie immenso a tutte voi che recensite, preferite, seguite, leggete nel silenzio!!!!

 

Seconda cosa perdonate il ritardo ma sto ancora gestendo la vagonata di feeling post delena 6x22 (quanto possono essere belli e perfetti???).

 

Tornando a noi, abbiamo due momenti importanti: il primo vediamo come Elena sta gestendo la notizia della bambina di Damon e si confronta con Caroline su questo. E la seconda parte….si ho fatto la bastardata lo so ma ehi, mica possono essere sempre i delena a tradire qualcuno – Stefan di solito- è una piccola rivincita a parti invertite! Magari un po’ pericolosa, come diverse mie scelte ma sarei davvero davvero curiosa e anche bisognosa di sapere cosa ne pensate!!! Prometto di postare il prossimo un po’ prima!!!!

 

Baci

Eli

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Capitolo 15
*** Five steps. ***


 

***

Five steps.

 

1. Denial

 

 

 

Passeranno settimane prima che Elena trovi il coraggio di rispondere a un sms di Stefan - ha provato a chiamarla ininterrottamente da quando Caroline è partita col primo aereo per volare da Elena e si è presentata al dormitorio.

 

Accetterà di vederlo quando rientreranno per le vacanze di Natale.

Per ora va bene fare finta che non sia successo nulla, fingere che tutto questo sia fuori da lei, non la tocchi.

 

Perché Elena è una persona riflessiva e butta giù, analizza il dolore, lo spezzetta e ricompone fin quando non si sente pronta a gestirlo.

 

Lei che ha vissuto sofferenze parziali, altrui.

 

Ancora non lo aveva provato sulla pelle lei, la ragazzina dagli occhi da cerbiatta e la famiglia perfetta.

Perciò ha deciso di fare i conti a modo suo con la sua prima grande delusione della vita - le piccolezze su cui era inciampata nell’adolescenza non erano state niente a confronto.

 

Ma non era nulla rispetto al dolore amaro di Damon, alle crepe negli occhi di Stefan.

 

Eppure non riusciva ad odiarlo Stefan, era ferita .

Delusa, anche.

Ma era come se una parte di lei, infondo, lo avesse già perdonato.

 

Perché lui aveva sperimentato il dolore molto più di lei e questo lo rendeva –ai suoi occhi- inevitabilmente più fragile, più vulnerabile.

Meritevole di comprensione.

 

In perfetto Elena style, avrebbe detto Caroline.

Ed ecco la vera fitta di dolore.

 

Ma Caroline…

Di lei proprio non voleva parlare.

 

Il silenzio di tomba in cui si è chiusa ha preoccupato Bonnie nell’ultimo periodo di lezione, ma comunque non ha insistito perché sa come è fatta Elena e prima o poi butterà fuori la rabbia e allora, forse,  ci sarà modo di ripartire.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

Natale

 

 

 

Al suo arrivo a casa trova sua madre -alla quale ha severamente vietato di parlare dei Salvatore o di Caroline -  che sta sistemando la tavola su cui ha cenato la sua famiglia e sente Jeremy che litiga con Grayson per l’ultima convocazione a scuola dove lo avvisano che il ragazzo è a rischio bocciatura.

 

“Beccato a fumarsi uno spinello in bagno, seriamente?”

 

Li sente parlare dal piano superiore a toni risentiti, sua madre invece se ne sta lì con fare rassegnato ed Elena non può che respirare il disagio aleggiante sulla sua famiglia insolitamente più cupa.

 

-Wow è bello tornare a casa-

-Tuo fratello si è beccato l’ennesima punizione, non sappiamo più come fare con lui-

 

La vede passarsi una mano tra i capelli scuri e si accorge che è più stanca di quanto ricordasse, è stata così presa dai suoi problemi che ha trascurato tutto e tutti.

 

Sono quasi le dieci di sera, lei e Bonnie sono partite tardi e non hanno avuto nemmeno il tempo di fermarsi a mangiare un boccone, ma non ha fame - insolitamente - dato che tutto l’entusiasmo per il rientro a casa e il bisogno pressante di stare con la famiglia si è frantumato contro gli occhi cerchiati di sua madre e le discussioni degli uomini di casa.

 

E’ stato un viaggio stancante, indolenzita dall’umidità e il peso degli esami che incombono. 

Ha lasciato le valige in corridoio togliendosi il cappotto e vede Miranda che le viene incontro.

 

-Stai bene mamma?-

-Si, sono solo un po’ stanca-

-E papà?-

 

Miranda afferra la borsa coi panni sporchi della figlia e le fa cenno di seguirla in lavanderia.

 

-Stiamo bene, certo Jeremy ci preoccupa….ma tu, come va invece?-

 

Elena fa spallucce.

 

--

-Tesoro...c’è una cosa che si dovrebbe fare quando si soffre-

-Sarebbe?-

-Piangere, mettersi il pigiama, mangiare gelato e guardare film in bianco e nero-

-Dovrei abbrutirmi insomma?-

-Esatto-

-Stanno dando le repliche di Gilmore Girls sulla TV via cavo?-

 

Le scocca un’occhiata divertita e Miranda ridacchia complice, sua figlia la conosce bene.

 

-Prendo spunto da altre mamme-

-Comunque no grazie, non fa per me-

 

Caricano la lavatrice e poi sua madre si volta verso la figlia con un’espressione un po’ più seria.

 

-Ci siamo passati tutti dalle delusioni di cuore...e ti assicuro che è un buon metodo-

-Ci penserò-

-E….Caroline?

 

Le pozze scure si riflettono in quelle più grandi e sagge.

 

-Mamma-

-D’accordo…cambiamo argomento ti va?-

-Decisamente…che c’è di nuovo?-

 

Elena vede il suo volto tendersi appena, un velo di tristezza sembra adombrarle lo sguardo e si trova a trattenere il respiro.

 

-Beh…c’è una cosa che non ti ho detto….visto il veto che hai imposto e anche perché non mi sembrava il caso di farlo per telefono-

-Sarebbe?-

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Il cielo è nero quella sera.

 

Non ci sono stelle e potrebbe percepire l’odore di neve se solo la luce viola, che le piace tanto, lo illuminasse e punge un piccolo frammento nella sua memoria di una conversazione casuale rubata di nascosto a un ragazzo dagli occhi chiari circa la sua passione per la neve.

 

Si fissa un attimo le punte degli stivali immersi nel candore freddo che avvolge il porfido antico.

 

Non sa bene come comportarsi Elena, di nuovo sente di affogare in qualcosa più grande di lei, ma improvvisamente tutta la rabbia inespressa, il senso di tradimento, sono stati sostituiti da un più compreso dolore.

 

Subito riconnessa a una realtà ultimamente estranea a lei che vagava per il campus come uno zombie.

 

Questa famiglia non sembra che destinata a soffrire, pensa.

 

Anche se è nata una nuova vita è comunque accompagnata dal dolore; vorrebbe che non stringesse così la presa sul suo giovane e inesperto cuore.

 

Bussa alla porta leggermente, con titubanza, quasi con paura di quello che potrebbe attenderla dietro ad essa.

Non sa nemmeno se lui sia già rientrato, se c’è qualcuno in casa, se disturba.

Sono le dieci di sera e lei non si è ancora potuta fare una doccia; ha gli stessi vestiti di quella mattina e si maledice pure perché questo non è davvero il momento per pensare all’aspetto devastato.

Dopo la chiacchierata con sua madre in lavanderia l’ha lasciata lì precipitandosi a casa Salvatore.

 

Ma vorrebbe essere solo in grado - per un breve istante - di fare qualcosa, di raccogliere un grammo di coraggio e sfondare il dolore, una breccia di aria calda.

 

E chissà come mai Elena ritrova se stessa attraverso il bisogno che muove i suoi piedi in quella direzione, lungo quella strada, verso quella porta.

E’ accaduto di nuovo prima di ogni pensiero, di ogni valutazione, solo d’istinto spinta da quel respiro indefinibile che la costringe a nuotare fino alla superficie celeste e trovare l’aria che sa di azzurro sopra la sua testa.

 

-Ti sei persa piccola scout?-

 

Una voce che non sentiva da tanto, troppo tempo le accarezza la schiena attraversandole la colonna vertebrale.

 

La voce che aspettava.

 

Lo capisce da come il freddo defluisce dalle sue ossa e si spalma in uno strato di calore fino a ustionarle la pelle ed Elena si volta di scatto trovando lui.

 

Damon.

 

Sempre sotto il solito cielo c’è un azzurro terso che la fissa e deve sforzarsi per metterlo a fuoco lì, immerso nel buio della notte alle sue spalle.

E non sa dire con certezza se l’oscurità lo stia disegnando lentamente davanti ai suoi occhi, ora che prende forma mentre si avvicina di un passo, oppure se sia lui stesso a permettere alle tenebre di avvolgerlo.

 

Guardandolo meglio, mentre il suo cuore corre impazzito e il dispiacere le brucia le mani strette a pugno per la tensione, può vedere che non è lo stesso ragazzo di mesi prima.

 

Che poi, lei chi è per dire che lo conosce?

Per un attimo il discorso sul team Damon riaffiora alla sua memoria e sente un sottile sorriso premere per uscire.

 

Più lo scorre con il suo velluto scuro più raccoglie piccole informazioni su di lui, su quanto sembri più stanco, più cupo eppure sempre con quel mezzo sorriso furbo a increspare le sue labbra.

 

Lui fa un altro passo, due, verso di lei totalmente imbambolata e incapace di reagire.

 

-Elena...-

 

Il suo nome sembra riscuoterla e spinta da un qualche sconosciuto coraggio muove i piedi, brucia le distanze e lo avvolge tra le sue elisili braccia.

 

Sta tremando per lo sforzo fisico, l’intensità delle emozioni che la percuotono.

 

Non cercava Stefan.

Cercava lui.

 

Damon rimane un attimo spiazzato mentre il profumo familiare di lei gli riempie i polmoni; non si aspettava nulla di tutto ciò né di trovarsela davanti casa -ha capito che deve essere successo qualcosa con suo fratello - né tanto meno che lei lo abbracciasse.

 

E lui non è molto abituato a queste cose.

Semmai è un disabituato.

 

Non sa perché quel piccolo corpo gli sembri però un sollievo, come se Elena stesse abbracciando e accogliendo tutto il suo dolore.

 

E prova a resistere un istante, irrigidendosi come a rifiutarla, ma lei –anche questa volta- non lo molla.

 

E ha paura Damon, ha paura di sentire ancora.

Di respirare ancora l’amore di qualcuno.

 

Ma questa ragazzina scoglie le sue catene in qualche modo e accoglie il conforto inaspettato ricambiando la stretta; porta le sue mani sulla schiena di lei toccandola con una strana titubanza.

 

Si trova a stringere Elena, a sentire il suo corpo aderire contro il suo, a respirare il suo profumo, a lasciare che lei per un po’ culli il suo cuore.

Avverte le sue forme, il calore della pelle sotto la stoffa del cappotto.

 

Sembra che debba fare questo Elena, raccogliere i suoi pezzi.

 

-Mi dispiace-

 

La voce dolce esce tremante come a contente un pianto che Elena sente fuori luogo da parte sua, non è suo il dolore.

La perdita.

 

-Mi dispiace, se avessi saputo-

 

Non sarebbe cambiato nulla, sono frasi di circostanza.

Sarebbero, se lei non le caricasse di quella sfumatura roca e calda, rendendole un leggero balsamo.

 

E capisce che a lui interessa poco di quando e come, basta che sia lì ora.

 

Lo capisce da come la stringe un po' di più, da come nasconde il volto nei suoi capelli soffici, da come lo sente tremare appena provando a trattenere quelle lacrime che chissà se ha mai versato.

Se era solo questa volta o forse suo padre e suo fratello sono stati il sostegno di cui aveva bisogno.

 

E rimangono sospesi così per un tempo indefinito col calore dei loro respiri addensati dall’aria fredda di dicembre e il loro ormai sfondo di tenebra come spettatore, incapace di inghiottire la luce che emanano insieme.

 

 

Solo lo squillo del telefono di Damon li obbliga a dividersi ed Elena si scosta lievemente imbarazzata per permettergli di estrarre il cellulare di tasca.

 

-Ehi Ric...no non mi sono perso, sono qua fuori-

 

Chiude e torna su Elena.

 

-Vuoi entrare ragazzina? Credo che ti serva un po’ di latte e biscotti-

 

Elena sorride, alzando gli occhi al cielo.

 

-In effetti non ho cenato-

-Lo vedi? Anche io posso offrirti qualcosa-

 

E capisce quanta gratitudine ci sia a dietro queste parole, lui che non riesce ad esprimersi come le persone normali.

E così la guida verso quella casa che sembra un po’ lo scenario triste di un funerale senza fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok odiatemi pure, per il ritardo, perché sono una persona crudele.

 

Immagino abbiate intuito qualcosa, mi dispiace se questo capitolo è frammentato in vari passaggi giuro solennemente che il prossimo arriverà a brevissimo è già pronto!!!

 

E accetterò come sempre ogni commento, critica, disapprovazione o silenzio che vorrete concedermi!!!!

 

Grazie

Eli

 

 

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Capitolo 16
*** Punto di rottura ***


 

Punto di rottura

 

***

 

 

 

Quando entrano in casa Elena trova Ric in salotto, le luci soffuse e un interfono acceso posato sul mobile di fianco al divano.

Lui si volta appena li sente entrare.

 

-Ehi Elena-

 

Si alza raggiungendola.

 

-Visto cosa ho trovato fuori dalla porta?-

 

Ric lancia un’occhiata torva a suo nipote e poi torna sulla ragazza.

 

-Come stai?-

-Bene-

-Sarai dei nostri per Natale?-

 

Lei sbatte gli occhi, imbarazzata.

 

-Ecco io-

-Ric grazie ci penso io adesso, tu vai pure-

 

Alaric osserva per un istante Damon, poi gli porge l’interfono e dopo aver salutato Elena prende la giacca ed esce.

 

-Ma dove va a quest’ora?-

-A prendere la sua fidanzata-

-Fidanzata?-

 

Damon posa dolcemente una mano sulla parte bassa della schiena di Elena per sospingerla verso la cucina e lei si trova a sussultare per il gesto improvviso.

E d’un tratto le sue guance si colorano di un rosso acceso facendo sorridere Damon.

 

-E’ una dottoressa, l’ha conosciuta questa estate-

-Oh-

-Si merita pure lui di farsi una vita, dopo tutto-

 

Elena si appoggia contro l’isola della cucina su cui lui ha messo l’interfono.

E chissà perché il pensiero che in una qualche stanza della casa ci sia una bambina, la sua bambina, la agita un po’.

 

Mentre lui le prepara latte e biscotti -e pensa che è davvero assurdo tutto questo- Elena lo osserva meglio e nota quanta stanchezza e forza al contempo ci siano dietro quegli occhi azzurri, sulle sue spalle larghe un po’ più piegate sotto al peso della sofferenza che continua a nascondere.

 

Spostando lo sguardo intorno si accorge che la fredda e composta cucina Salvatore si è trasformata in un mini asilo, con sterilizzatori, biberon, ciucci e bavagli ovunque.

 

E sembra tutto così surreale, qualcosa che non assoceresti mai a uno come Damon.

Qualcosa che invece le sembra così giusto, così al suo posto. Come se stessa che lo aspetta, che lo vede osservala di sottecchi e prenderla in giro per il percorso di studi scelto o di come le sue orecchie siano sempre tese a cogliere anche il più piccolo suono dallo strumento bianco in mezzo a loro.

 

E non gli chiede niente della sua situazione, non servono parole e lui non sembra pronto a parlare della perdita di Rose.

Ma lo può respirare Elena il dolore inespresso, come se Damon se lo stesse quasi negando.

E si chiede se un giorno lo affronterà mai, o farà come lei post ponendo il momento in cui dovrà lasciarsi avvolgere, sopraffare e poi riemergere.

 

Ma infondo Elena non sa niente del dolore.

 

-Allora... chi eri venuta a cercare stasera?-

 

Alza lentamente gli occhi su di lui, studiandolo.

 

-Perché Stefan non c'è...-

 

Lascia la frase –e anche lei- in sospeso obbligandola come un’onda silenziosa a lasciare per un attimo riaffiorare il suo malessere, improvvisamene appannato dalla notizia di Damon e cerca di cacciarlo da qualche parte dato che lamentarsi della sua vita sarebbe estremante fuori luogo adesso.

 

-Cercavo te-

 

Forse è solo la luce calda sopra le loro teste o la stanchezza che inizia a farsi sentire, ma ad Elena sembra di vedere un lieve tremore nelle iridi liquide. E ancora si sente così coraggiosa, spinta da qualcosa che non sa definire, ma che giace li da qualche parte dentro di lei.

 

Vorrebbe riempire quel vuoto di mesi, vorrebbe conoscere meglio le ferite di Damon, il perché con suo padre le cose non siano mai andate bene, cosa invece stia cambiando, se è solo tornato per Natale o sarà qui fisso.

Stringe il bicchiere di latte tra le mani per non sprofondare nella voragine che gli occhi di Damon hanno spalancato sotto ai suoi piedi e le fragili barriere dietro cui ha nascosto il disagio di quei mesi sembrano sgretolarsi a poco poco vinte dall’umanità bruciante di quest’uomo.

 

D’un tratto però il volto niveo si tende appena mettendo delle distanze tra loro.

 

-Non che siano affari miei, ma...dubito che ti vedremo per cena giusto?-

 

Elena boccheggia leggermente stupita e si ravvia i capelli.

 

-Beh no...cioè dovrei parlare con Stefan quando tornerà ma...non credo sia il caso-

 

Lui annuisce mentre la vede bere d’un sorso per nascondere l’imbarazzo.

 

-Rilassati matricola, non ho intenzione di fare il consulente di coppia...-

 

Si alza dallo sgabello e prende la tazza vuota di lei per riporla nel lavandino.

Lei fa una smorfia di disapprovazione, anche nel dolore non perde quella punta di sarcasmo.

 

-Sono cose che lascio a te...ovviamente quando avrai strizzato abbastanza cervelli per sapere cosa c’è dentro-

-Non strizziamo cervelli....li studiamo e tu saresti un ottimo elemento su cui fare pratica-

 

Anche lei si alza imitandolo.

Lui afferra il suo fedele interfono e la conduce in salotto per mettersi comodi, gli fa piacere la compagnia di Elena è un tiepido raggio di sole nelle sue giornate difficili.

 

-Nessuno può entrare nella mia testa matricola...sono troppo complicato-

 

Lei alza gli occhi al cielo lasciandosi sfuggire una risatina mentre lo segue verso il divano.

 

-Quanto ti piacerà fingere di esserlo Salvatore-

 

Lui si volta e per poco Elena non va a sbattergli contro sussultando.

Ora la guarda con una faccia divertita e lei si sente improvvisamene priva di difese.

 

Come riesce a prenderla sempre in contro piede?

 

-Ah sì? Sentiamo Gilbert cosa puoi dirmi?-

 

Il suo piccolo cuore sta galoppando così forte che la temperatura corporea sale e le guance si scaldando, tutto perché lui la guarda in quel modo liquido e provocatorio, perché le respira contro e il suo odore le annebbia la vista. Deglutisce Elena, provando a frugare nella sua testa.

 

Perché lei di cose da dire ne avrebbe, ma non perché sia brava a decifrare le persone o perché sappia analizzare il prossimo.

Vuoi un po' per il suo animo empatico, vuoi che Elena affogherebbe volentieri nel suo mare azzurro, ma è come se lo sentisse sotto pelle Damon non riuscendo ancora a trovare le giuste parole che lo definiscano.

 

Non che nel vocabolario esistano termini tanto adeguati per lui, ma percepisce tutto quello che è lui, nel suo modo di fare, di porsi, nel modo in cui risponde.

 

È come se fosse uno sparito con le note e nessuno finora fosse stato in grado di leggerlo e lei invece ne conosce la melodia, ma ancora non ha provato a suonare.

 

Elena ci prova a dire qualcosa, ma l’interfono si intromette e una vocina sommessa si lamenta appena attirando l’attenzione di entrambi.

Damon la porta all’orecchio e poi guarda l’ora.

 

-E’ ora della cena-

-Oh....allora non ti disturbo oltre-

-Non c'è fretta, si sveglierà tra dieci minuti il tempo di metterle su il latte-

-Posso aiutarti in qualche modo?-

 

E’ combattuta perché non se ne vorrebbe andare, ha pure la curiosità di vederla questa bambina soprattutto tra le braccia di lui.

Al tempo stesso non vuole essere invadente e superare confini pericolosi.

E un po' lo vede lo stesso conflitto in lui.

 

I lamenti iniziando a crescere e Damon la guarda.

 

-Te la senti di andare a prenderla? Mio padre è fuori città e-

-Certo-

-E’ nella mia stanza-

 

Elena annuisce e mentre lui va in cucina, lei si dirige dalla bambina a passo svelto, ma anche un po' titubante.

 

È brava con i bambini, ha uno spiccato spirito materno ed è stata la baby sitter di tutto il vicinato, ciò non toglie che una certa ansia sta iniziando a salirle.

Quando arriva in camera di Damon -strana sensazione entrare lì- vede la luce soffusa della abat-jour illuminare tenuemente la stanza e intravede la culla dove sta la piccola.

Quando si avvicina la trova sveglia, due occhioni blu che si guardano attorno preoccupati.

 

Una serie di emozioni vanno a confondere il cuore e lo stomaco di Elena che sorride alla bambina e la solleva gentilmente parlandole con voce bassa e cullandola appena per evitare il classico attacco isterico da fame.

 

Arrivata in cucina trova Damon intento a saggiare la temperatura del latte ed alza lo sguardo su Elena rimanendo per un istante immobile.

 

Qualcosa dentro si incrina, perché diciamolo pure che dopo Rose l’unica donna ad aver cullato la bambina è stata Jo.

Quindi è strano e anche doloroso rivedere una figura femminile gironzolare per casa e tenere sua figlia.

Lui che si è impegnato molto per prendere tutta la sofferenza di quell’ultimo anno e cacciarla in profondità, sepolta così bene che potrebbe quasi sembrare credibile.  

Ora lui non può davvero permettersi di crollare, di soffrire, deve essere ancora una volta quello forte.

 

E ha paura, Damon, di esplodere un giorno, di non contenere il peso stavolta.

Ma sua figlia si sta rivelando un valido calmante, anche se certe notti non sa da che parte rifarsi per calmarla o non sempre intuisce subito i suoi bisogni.

 

Prende la piccola Lily dalle braccia di Elena che titubante si ricompone facendo qualche passo indietro e non può evitare di guardarlo mentre si destreggia con quella bambina minuscola, trattandola come la persona più delicata e preziosa sulla terra.

 

C’è uno struggimento, una nostalgia dolce amara di qualcosa che non conosce che le afferra lo stomaco mentre si perde in lui, in tutta la bellezza che è Damon Salvatore.

 

Oh sì, più Elena lo guarda, più non si spiega come possa essere così bello anche con gli occhi cerchiati da una stanchezza che sa di notti in bianco e paure nascoste -di nuovo l’ignoto abisso azzurro che si spalanca davanti a lei- e l'emozione si mescola al senso di inadeguatezza, all’amaro che resta li a infastidire la bocca dello stomaco, perché ora lui sembra sempre più irraggiungibile che mai.

 

Sbatte gli occhi confusa e riprendere aderenza alla realtà.

 

-Io...io devo andare-

 

Le pietre azzurre si alzano su di lei.

 

-Oh certo....ti accompagno-

-No, non ti preoccupare conosco la strada-

 

Afferra in fretta il piumino lasciato sullo sgabello della cucina e corre fuori da quella casa, dall’angoscia che le opprime i polmoni e quando l’aria gelida di dicembre le sferza la pelle respira a fondo, scoppiando a piangere.

 

Senza saperlo lui ha premuto il suo tasto, il punto fragile che ha rotto l’equilibrio delicato che si era creata.

Il suo punto di frattura e il muro è crollato, il tentativo pallido di celare il turbine di incidenti emotivi dentro lei si è infranto dolorosamente contro il ghiaccio di Damon.

 

Non lo può più controllare, gestire, sopprimere.

Un pianto ferito, disperato.

Viscerale, liberatorio.

E respira sconnessa, scossa dai singhiozzi che investono i polmoni e bruciano gli occhi.

Piange Elena, come una bambina ferita.

 

Perché tutto è sbagliato.

 

Stefan e Caroline.

Il loro tradimento.

Damon e lei.

Il suo tradimento.

 

Il dolore pressante che aleggia su tutti loro in dosi diverse...un po’ troppo massicce su Damon.

 

La vena di vita che le pulsa dentro quando lui la guarda, il bisogno incosciente di respirarlo solo per farsi strappare un pezzetto di pelle.

 

E quell’inadeguatezza cresce prepotente perché nessun posto, nessun rapporto le sembra più suo.

Al suo posto.

Soffre per le cose sbagliate, le persone sbagliate.

 

Ed Elena non sa più quale sia il suo posto nel mondo.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!!!

 

Come sempre mille mille grazie per l’appoggio e il sostegno! Come farei senza di voi? Comunque eccoci qua ho postato ora perché in settimana so già che sarò molto impegnata; siamo al secondo round dell’incontro Delena, lei conosce la bambina finalmente e invece di consolare o confortare Damon è lui che inconsapevolmente aiuta Elena, a modo suo, a sbloccarla dalla situazione di empasse nella quale si è rinchiusa pur di non dover guardare in faccia la realtà.

Vedremo nel capitolo dopo cosa accadrà….sappiamo già che dovrà confrontarsi anche con Stefan!

Aspetto come sempre i vostri commenti e ringrazio le splendide ragazze (e una mamma speciale con la sua bambina) che non mi mollano!!!

A presto

Eli

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Capitolo 17
*** A piccoli pezzi ***


 

A piccoli “pezzi”

 

Si sente un po’ come un vaso rotto Elena e si fissa allo specchio chiedendosi da dove cominciare a raccogliere i pezzi, ricomporre le fratture, mettere la colla.

Intanto averli raccolti, aver realizzato di essere rotta è stato un primo respiro, anche se non avrebbe voluto che accadesse con tutta questa irruenza.

Ma si è presa la settimana di Natale per riflettere e rifarsi da una parte, uscire dal tunnel della negazione è già stato un grande passo infondo.

 

Dopo aver evitato accuratamente casa Salvatore e i suoi abitanti, con Bonnie che ha tentato in tutti i modo di farla incontrare con Caroline, ha deciso che a Stefan -vista la situazione- un confronto in qualche modo glielo deve.

Anche solo per sapere come sta, se è vicino a suo fratello.

Cosa sia successo in quei mesi a Damon.

 

E torna sempre lì, nello stesso tempo cerca di scacciare il subbuglio interiore e respirare a fondo.

 

Soprattutto ora che passeggia nervosa per la piazza cittadina -ha bisogno di spazio e di aria Elena- con gli scarponcini immersi nella neve e aspetta Stefan.

E un po' in colpa si sente, perché in quel mese e mezzo di silenzio, dal Ringraziamento, la vita di Stefan è stata trafitta da un nuovo dolore e lei non c’era, non ha voluto sapere.

Sentire.

 

È frustrante non sentirsi nemmeno in diritto di essere arrabbiata, ferita.

Perché la ferita di lui è più grande della sua.

Elena ha solo 18 anni, ma addosso se ne sente molti di più.

 

Il sole sta scendendo morbido colorando il cielo azzurro e freddo di un tepore violaceo e si chiede se succeda anche agli occhi di Damon di scaldarsi così, quando cala la sera.

Scuote la testa rimproverandosi, deve smetterla di collegare tutto a lui, soprattutto ora che sta per vedere suo fratello.

 

Quando Stefan arriva, scatta come un soldatino sull’attenti e la faccia di lui è pressoché irriconoscibile.

Sembra uno che ha perso tutto.

Sicuramente la sua ragazza e forse la sua migliore amica.

 

Perché da quel poco che le dice Bonnie anche tra lui e Caroline la situazione è difficile.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

Ha le mani in tasca e lo sguardo verde spento ed Elena la sente la morsa al suo stomaco.

 

-Ho saputo...di tuo fratello...mi dispiace-

-Grazie...Ric mi ha detto che sei passata prima di Natale-

-Già-

 

Si ravvia in capelli.

 

-Ti va se parliamo camminando? Mi sento a disagio così-

 

Lei annuisce e si avviano lungo la strada che porta al loro quartiere.

 

-Elena....mi dispiace davvero-

 

Lei si stringe nel cappotto rosso senza dire nulla.

 

-E so che non vuoi sapere ma...io ho bisogno di spiegarti-

-Non ci tengo ai dettagli-

-Elena-

 

Si fermano.

 

-E’ stato un periodo strano...e Caroline mi è stata vicina, ma quello che è successo non dipende da te o da noi...non è che mi sia innamorato di lei-

 

Alza una mano per fermarlo.

 

-Non importa più...qualunque sia la motivazione noi non-

 

Sospira scuotendo la testa appena.

E lo realizza lei stessa.

 

Non ha voglia di lottare per questo rapporto Elena.

Lei ha amato il modo in cui si sentiva protetta con lui, in cui la guardava, ha amato le sicurezze che le dava.

 

Poi tutto questo è sparito d’un colpo e ci ha fatto di conti, almeno col suo cuore.

 

Elena ha amato tutto di Stefan.

Ma forse non amava lui, non abbastanza da partire e andare a prenderlo a schiaffi.

Non abbastanza da rinunciare alla sua estate, alla voglia di indipendenza.

 

E forse potrà perdonarlo - lui.

 

Con Caroline è un’altra storia.

 

-Ma dammi la possibilità di rimediare-

-Tu davvero vorresti tornare con me? Questo mese di silenzio a cosa è servito?-

-A me per capire i miei sbagli....mi manchi Elena, mi manca sentirti, raccontarti-

-Raccontarmi cosa? Non ti confidavi più con me, non sapevo nulla di Damon, non...-

 

Scaccia le lacrime amare della sua solitudine.

 

-Non sono più io la tua persona da un po' e la colpa in parte è mia, è cambiato qualcosa da questa estate e non siamo riusciti a ripartire davvero-

-Quindi credi che non ci sia possibilità?-

-Non vedo niente da ricostruire...sicuramente non in quel senso tra noi due-

-No Elena, non è come pensi io e Caroline...-

 

Lui fa un passo per prenderle una mano, ma lei si ritrae.

 

-Stefan non è quello che penso...ma è quello che ora non sento....non sento di voler lottare per qualcosa che non c’è più-

 

Il dolore che schiarisce le iridi verdi le strozza la gola.

 

-Quindi ti ho persa per sempre?-

 

Lei scuote la testa.

 

-Siamo stati anche amici....e questo forse un giorno...ma non adesso, io ora non posso farlo Stefan ci vorrà del tempo-

 

E si accorge per la prima volta che gli occhi del ragazzo di cui è stata innamorata sono di un verde diverso da come li ricordava.

Ma non sa descriverli.

 

Questa è la sua ennesima mancanza.

 

Eppure ha trovato mille sfumature, gradazioni, somiglianze, per gli occhi di Damon.

Eppure ci si è persa delle ore a paragonarli al cielo d’agosto o al mare d’inverno.

 

Ma più guarda le iridi chiare di Stefan e meno le sente sue.

Sotto pelle.

 

-Ho capito...-

 

Deglutisce Stefan e prova a trattenere il dolore e la vergogna, ma è troppo limpido, pulito per mettere su qualche maschera rubata al maggiore di casa più bravo a nascondersi.

 

-Ma io ci sono Elena...se vorrai...io ci sono-

 

Non riesce a dire nulla perché ora le lacrime premono violente e lei potrebbe strozzarsi nello sforzo.

 

-Anche io-

 

Lui annuisce silenzioso, comprendendo il significato delle sue parole; sospira amareggiato e fa un passo indietro. Lo vede girarsi e allontanarsi lentamente verso la strada di casa mentre lei resta lì in piedi, nemmeno si è accorta che il sole è calato e il tepore del pomeriggio sta svanendo inghiottito dall’umidità dell’aria nevosa.

 

Alza un attimo lo sguardo verso il cielo Elena e respira mentre un nodo si scioglie e libera il cuore.

Almeno un po'.

 

Un messaggio di Bonnie la scuote, ricordandole che almeno per l’ultimo dell’anno -esattamente il giorno dopo - lei vuole stare con le sue amiche.

E pensa che, forse, può trovare la forza di affrontare anche Caroline.

 

Soprattutto perché saranno alla serata di gala di capodanno organizzata dal Consiglio dei Fondatori -come tutti gli anni- a casa Lockwood a cui partecipano solo le famiglie fondatrici e pochi altri, ma loro non ci sono mai andate, di solito è un evento per gli adulti.

 

Ma adesso non vanno più al liceo e quindi niente più festa organizzata dal comitato studentesco come gli altri anni.

Così Elena si è fatta convincere da sua madre ad andare, ma solo perché ci sarebbe stata anche Bonnie.

Gilbert, Fell, Lockwood, Salvatore, Mikaelson e Bennet.

 

Più Caroline, invitata in quanto figlia dello sceriffo.

 

E già Elena sente l’ansia salirle a gola.

 

 

 

 

***

 

 

 

Sua madre l’ha trascinata per negozi tutto il giorno mollandola al grill dove si sarebbe trovata con Bonnie per pranzo.

Quando la brunetta si è seduta davanti a lei aveva quella sua espressione da “dobbiamo parlare di come tu e Care vi relazionerete stasera” che già le aveva dato fastidio.

Così dopo un pranzo a sentirla elencare tutte le ragioni per le quali avrebbe dovuto parlarle, si era potuta finalmente dirigere a casa se non fosse stato per la simpatica bufera di neve pomeridiana abbattutasi su Mystic Falls.

 

E’ ferma Elena, rannicchiata nel suo piumino che valuta le opzioni fuori dalla porta del Grill e si pente amaramente di non aver accettato il passaggio di Bonnie.  

Quando gli occhioni si alzano verso la piazza, attraverso l’aria densa del respiro infreddolito, incrocia un colore troppo familiare per non notarlo.

 

L’azzurro della Camaro di Damon ed è subito una stretta allo stomaco soprattutto se ripensa alla fuga della settimana precedente e del pianto disperato  nel suo vialetto che spera proprio lui non abbia sentito.

 

Mentre si perde sui colori di quell’auto che non solo conosce nel modello e nelle caratteristiche, ma che ha imparato ad amare, Elena non si accorge che qualcuno invece ha notato lei.

 

-Non è in vendita, sappilo-

 

Sobbalza colta alla sprovvista da lui - il proprietario dagli occhi ghiacciati e la faccia divertita- e non riesce a evitare di arrossire nonostante il freddo le congeli la faccia.

 

-Prima o poi la smetterai di sbucarmi alle spalle!-

-Tecnicamente ti sono arrivato di lato...mi avresti visto se non fossi impegnata a provarci con la mia auto-

-Beh ha decisamente più fascino di te!-

 

Lo sguardo di Damon si incurva di lato come un felino che studia la sua preda per giocarci ed Elena vorrebbe sprofondare sotto terra in quell’esatto momento.

Possibile che con lui dica sempre cose idiote e fuori luogo?

Sposta l’attenzione lontano dalle iridi troppo chiare e si accorge che ha una busta in mano.

 

-Hai fatto acquisti?-

-Oh sai, le solite cose...tu che fai qui impalata come un ghiacciolo?-

-Ero andata a far compere per stasera-

-Il grande evento del Consiglio-

 

Dal tono derisorio Elena capisce che lui non sia propriamente un fan di questa serata e si domanda se verrà, fa parte di una delle famiglie fondatrici infondo.

 

-Esatto…-

-Sono curioso di vedere come ci arriverai, vestita da fiocco di neve?-

-Perché?-

 

Cruccia lo sguardo offesa.

 

-Se resti qui al freddo ancora un po’ lo diventerai-

-Beh lanciarmi nella tormenta non mi sembra un’idea migliore-

-Vuoi per caso un passaggio a casa, matricola?-

 

E Damon deve trattenere un sorriso - non che purtroppo gli riesca- quando la faccia infantile di lei si illumina come la mattina di Natale, ma non vorrebbe lasciarsi cullare dalla tenerezza di Elena.

 

Eppure non ha resistito a trattenerla con sé qualche istante di più.

 

Il viaggio in macchina - quindici minuti in condizioni meteo normali, ma mezz’ora con la bufera- è alternato da pessime scelte musicali di lei alla radio mal funzionante a causa del tempo e che Damon decide di spegnere e le battute offese che lei gli rifila, scoppiando improvvisamente a ridere per qualche espressione di lui.

 

-Allora mio fratello non ti ha rubato il sorriso-

 

Elena si ricompone subito ravviandosi una ciocca scappata dal berretto di lana. Si tortura i guanti provando a sfuggire dal disagio che le cresce nel petto per quella sua affermazione, chissà Damon cosa sa di loro due.

 

-Non sono arrabbiata con Stefan, abbiamo parlato-

-Lo so…-

 

Lei lo guarda di sfuggita ricevendo un’occhiata complice.

Certo che lo sa, sono fratelli.

 

-Non che lui mi abbia detto niente, ma sicuramente è qualcosa di cui non va fiero sennò sarebbe stato ore a lamentarsi…-

 

Elena fa spallucce.

 

-Sono cose che capitano-

-Dobbiamo fare il gioco dei riferimenti ambigui o condivi il suo sporco segreto con me?-

 

E per la prima volta non sa dire se nelle pozze azzurre ci sia ironia o una leggera nota di preoccupazione per lei, celata dietro al suo solito sorriso da canaglia.

Si morde un labbro come a valutare come dirglielo perché si sente totalmente libera in modo strano con lui, ma Stefan è pur sempre suo fratello.

 

-Diciamo che il college ci ha fatti allontanare-

-Se non vuoi dirmelo va bene Elena, ma almeno non raccontarmi cazzate-

-Beh scusa magari può sembrare poco carino dirti “ehi sai tuo fratello si è fatto la mia migliore amica”!-

 

Sbotta agitando le mani convulsamente e nemmeno si accorge che lui sta accostando fuori casa sua. Poi sgrana gli occhioni da bambi quando lui - imprevedibilmente- scoppia a ridere.

 

-Non era una battuta!-

 

Ma niente, Damon è riverso sul volante a trattenersi la pancia e lei proprio non capisce cosa stia succedendo; si sarebbe aspettata di tutto, ma non una reazione simile e sente l’imbarazzo arrossarle il volto e scaldarle la pelle.

Un po’ perché la risata cristallina di Damon è una ventata d’aria calda che avvolge il suo cuore freddo e perché quando ride -e quanto tempo era che non lo vedeva così - è di una bellezza che la lascia senza parole, oscurando il resto del mondo e catalizzando completamente la sua attenzione.

 

Difatti Damon non realizza subito che Elena si è bloccata in un silenzio carico di emozione e lo sta osservando rapita.

 

-Ok ok scusa...ora mi riprendo ma...devi ammetterlo Stefan e la barbie sono estremamente esilaranti-

 

Si rilassa contro il seggiolino e fa vagare le iridi azzurre fino a trovare le pozze scure di lei ora meno insicure nel fronteggiarlo e restano così - Elena affogherebbe volentieri in questo mare dalla superficie che riflette il cielo azzurro e gli abissi neri come l’ignoto - per un istante infinto, semplicemente a raccontarsi in silenzio il peso del tradimento, l’amaro in bocca, l’angosciante solitudine che affligge in modi diversi entrambi.

 

Non ha bisogno di indagare su come lei si senta, non è un tipo da confidenze e carezze gentili.

Gli basta solo sapere che non ha perso il suo bellissimo sorriso.

 

-Comunque adesso le cose con lui sono chiarite...-

-Quindi non devo picchiarlo-

-Certo che no-

 

Sorride timida colpendolo con un piccolo pugno sulla spalla.

 

-Sappi che se dovesse farti piangere allora non potrei più esimermi dal farlo...-

 

Non capisce mai davvero quale sia il confine tra lo scherzo e la realtà con Damon.

 

-Beh si dice che il pianto faccia gli occhi belli-

-I tuoi li preferisco quando sorridi-

 

Resta in silenzio, di nuovo, almeno la sua voce perché il cuore le martella furioso nel petto rimbombando nell’aria e i respiri si spezzano sotto lo sguardo serafico di lui, scevro da ombre di ammiccamenti o malizia.

 

Solo una fredda constatazione che a lei invece infiamma la pelle.

E ha paura dell’aria che le manca e l’agitazione a roderle le mani, così paura che deve scappare da lui e dai suoi occhi.

 

-Grazie del passaggio-

 

La osserva fuggire dall’auto in preda al panico gettandosi sotto la neve e correre verso casa, non senza prima essersi voltata un’ultima volta.

 

E sospira profondamente Damon, perché Elena è una costante estremamente pericolosa nella sua vita e forse dovrebbe seriamente allontanarla.

 

 

 

 

Ciao a tutte!

Questa settimana mi sento generosa e produttiva quindi eccomi qua con un nuovo capitolo, ringrazio ovviamente chiunque legga, commenti e anche silenziosamente si emozioni per la mia storia!

In questo capitolo abbiamo un’altra interazione delena e vediamo come lei si rapporti con Stefan, realizzando per la prima volta che il suo rapporto con lui è finito. Ci sarebbe arrivata lo stesso ma il fattaccio di Caroline ha accelerato i tempi!

E scopriamo una cosa importante ….la festa per l’ultimo dell’anno! Chi parteciperà?

Siete tutte invitate….al prossimo capitolo!!!

Attendo commenti come sempre!!

 

Un bacio

Eli

 

 

 

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Capitolo 18
*** Look back in anger ***


***

2. Anger



Elena respira provando a scacciare l’ansia che attanaglia lo stomaco, ma la voce di sua madre la obbliga a scendere per partire.

Ha un vestito da principessa lungo, blu cobalto e i capelli appena mossi lasciati sciolti; si sente un po’ impacciata in un vestito del genere tuttavia sa bene quanto le famiglie fondatrici ci tengano che sia rispettata la tradizione di eleganza tipica di questo evento.

 

Sua madre le sorride compiaciuta mentre le porge il cappotto - sa già che dovrà fare attenzione a non scivolare sul vialetto ghiacciato.

 

Intanto a casa Salvatore un altrettanto agitato Stefan si fa sistemare il cravattino da Ric.

 

-Beh sono contento che almeno uno dei miei nipoti presenzi a questo evento...siete voi che portate questo cognome infondo-

-Tu fai parte della famiglia-

-E poi il nostro cognome non fa più tendenza-

 

Damon li guarda divertito, poggiato allo stipite della porta di camera di suo fratello -Lily ha appena cenato e dorme tranquilla per ora, spera.

 

-C’è un abito anche per te, lo sai-

-No grazie, sai che odio questi eventi e in ogni caso non lascio Lily-

 

Damon guarda suo zio facendo spallucce.  

 

-Andiamo, devo passare a prendere Jo-

-Ok-

 

Scendono tutti al piano di sotto dove trovano Giuseppe che legge alcuni documenti sul divano.

 

-Vedo che siete pronti-

-Si noi andiamo...possiamo lasciarvi soli?-

 

Giuseppe e Damon si guardano stranamente complici.

 

-Cercate di non tornare sbronzi…-

 

Quando escono Damon scuote la testa ridacchiando tra se.

 

-Dovresti andare anche tu-

-Come?-

-Intendo...stasera-

 

Gli azzurri trovano quelli freddi e un po’ meno duri del solito di suo padre.

 

Anche lui avrebbe dovuto partecipare, ma da quanto ricorda Damon suo padre non è mai andato ad un solo evento senza sua madre  e non avrebbe iniziato adesso; sa bene che Giuseppe non è mai stato amante di queste feste, solo Lily riusciva a convincerlo.

Può intuirlo, comprenderlo –sorprende che senta una affinità dolorosa con suo padre – il disagio sottile nel dover muoversi nel mondo, nelle cose di sempre, di tutti i giorni portano il velo del lutto, come un corpo mancante di un pezzo. 

La morte di Rose lo ha cambiato ancora, plasmando la sua testardaggine e rabbia verso suo padre in una strana tristezza, portandolo quasi a simpatizzare per l’alone di oscurità che aleggia costantemente su di lui. Eppure Damon non ha amato Rose come suo padre ha amato sua madre.

E non per una questione di tempo o di qualità, il buco è sempre li al centro del suo petto; ma è stato semplicemente tutto troppo veloce – conoscerla, innamorarsi un po’ dei suoi capelli rossi e la lingua pungente, scoprire della gravidanza, diventare padre, i problemi cardiaci di lei- per aver avuto il tempo di lasciarla entrare sotto pelle fino a sentirne la mancanza insopportabile.

 

Ed è come se un po’ Rose fosse stata il link, l’anello che serviva a Damon per ricollegarsi, per sintonizzarsi col cuore di suo padre.

 

Se lo chiede se lo scopo ultimo di averla conosciuta non fosse proprio per schiarire quelle tenebre paterne e irradiare la sua vita con un inaspettato sorriso di una bambina dai colori di lei e di sua madre al punto da poter riconquistare anche Giuseppe.

 

Scuote la testa appena come per scrollarsi di dosso le intuizioni avute e torna con lo sguardo su suo padre.

Non capisce bene il motivo per cui lo stia incoraggiando ad andare a una festa piena di gente che entrambi mal sopportano, quasi preoccupato che il figlio passi l’ultimo dell’anno a casa con lui.

 

-Ho mia figlia-

-Ci sono io...hai il cellulare dietro-

-Perché vuoi che vada?-

-Non c’è bisogno di fare i solitari in due, questa sera-

-E’ la mia natura-

 

Un po’ lo vuole provocare perché non capisce Damon quale tranello si nasconda dietro i modi affabili di suo padre.

 

-Sarai comunque solo Damon, domattina....ma ogni tanto puoi provare a riempire quel vuoto, io non ho saputo farlo…-

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Il salone di casa Lockwood è illuminato e adornato a festa, il grande albero di Natale campeggia nell’atrio circolare dove un signore prende i cappotti degli ospiti ed Elena si guarda intorno titubante seguendo i suoi genitori.

Vede sua madre salutare i Fell, poi Carol che si complimenta per l’abito porpora che ha scelto e suo padre conversa allegramente con Richard mentre un cameriere sbuca alle mie spalle e offre ai suoi genitori dei flutè di champagne.

Arrivata in sala vede che c’è una parte adibita per la cena a sedere, con una fila di tavoli rotondi e un tavolo con il bere; gli ospiti già presenti chiacchierano mischiando il brusio delle voci con la musica di sotto fondo - classica naturalmente - accarezzando l’aria intorno e solo quando intravede Bonnie dietro a Mason -zio troppo giovane, ma anche tanto fico- Lockwood si rincuora e la raggiunge.

 

-Ehi-

-Wow Elena, sei bellissima-

-Anche tu!-

-Merito di mia nonna...mi ha portata lei ha comprare questo vestito-

-Decisamente non da noi-

 

Ridono, smorzando i toni formali.

Ed è allora che appare Caroline avvolta in un abito azzurro come i suoi occhi e i capelli raccolti.

È stupenda ed Elena per un istante vorrebbe dirglielo, ma la fitta del tradimento è sempre lì che punge.

La vede avvicinarsi timidamente e non sa bene come comportarsi, forse avrebbe dovuto parlarci prima di questa serata, forse avrebbe potuto rispondere ad almeno uno dei suoi mille messaggi o chiamate.

 

-Ehi ragazze-

-Ehi Care sei un incanto-

-Grazie Bon, anche voi siete perfette-

 

Le iridi celesti tremano contro le profondità ferite di Elena, non riesce a dire nulla eppure le manca terribilmente.

Ma una lotta sottile quella che le serpeggia sotto pelle tra l’orgoglio, la rabbia e le mancanze perché Elena di passi verso Stefan ne ha fatti, ma verso la bionda che la osserva nervosa è ancora ferma allo stadio della rabbia inespressa.

Pericolosa, densa e amara. Una scintilla in attesa di essere innescata.

 

 

***

 

 

Stefan fa il suo ingresso insieme a Ric e Jo salutando i padroni di casa e cercando, tra i presenti, le due persone che vorrebbe evitare - ma per una sorta di ultimo masochismo - anche vedere; le due ragazze che gli agitano il sonno e la mente.

Si liscia la giacca provando a non scomporsi troppo quando Rebekah Mikaelson lo avvicina sorridente.

 

-Oh, il futuro dottore è rientrato tra noi comuni mortali-

-Rebekah-

 

Stefan deglutisce intento a gestire lo sguardo azzurro lascivo; sa bene che la ragazza lo ha puntato per tutto il liceo.

 

-Come stai?-

-Me la cavo-

-Che ne dici di accompagnarmi al bar?-

 

Gli lancia uno sguardo piuttosto ambiguo e sente il colpo di tosse/incoraggiamento di Ric alla sua destra. Inserire una terza variabile non sarebbe proprio l’ideale, ma anche il pensiero di mettere piede nella sala da solo non lo mette a suo agio.

 

-Perché no-

 

Le porge il braccio e la guida tra gli ospiti.

Intravede Klaus ed Elijah e poco più in là Matt e Kol che raggiungerà appena se la sarà scollata di dosso.

 

Quando Elena vede Ric ne approfitta per scappare dalla non-conversazione che stanno avendo lei Bonnie e Caroline e respirare così almeno un istante. Ha intravisto Stefan parlare con Rebekah così può muoversi indisturbata, ha la netta sensazione che sarà un gioco ad evitare l’altro tutta la sera.

 

-Elena!-

-Ciao Ric-

-Mi fa piacere vedere che ci sei anche tu-

-Beh si, non avevo molte alternative-

 

Arrossisce appena e poi Ric posa una mano sulla schiena della donna al suo fianco per introdurla.

È davvero una bella donna, due occhi azzurrissimi e i capelli neri - quanta ironia nel ritrovare sempre quei colori attorno alla famiglia Salvatore -Elena pensa che sia una di quelle persone che ti mettono subito a tuo agio grazie alla propria innata dolcezza.

E’ felice per Ric.

 

-Ti presento Josette...la mia fidanzata-

-Chiamami pure Jo-

 

Le stringe la mano e li osserva guardarsi con amore.

 

-Non avevi ancora detto...fidanzata-

-Beh mi sembrava un ottimo proposito per l’anno nuovo-

 

Parlano dirigendosi nel salone e ringrazia di quella piccola tregua dai rapporti imbarazzanti concentrati nella casa.

 

-Vedo che voi giovani ci siete proprio tutti-

-Direi quasi…Giuseppe non verrà?-

-No è rimasto a casa con Damon e la bambina...lui era solito venire con mia sorella a questo evento-

 

Elena sembra rabbuiarsi appena, un po' perché quel pensiero le mette tristezza -di un uomo che ricorderà sempre uno dei periodi più piacevoli come uno dei più brutti visto che tra una settimana sarà il primo anniversario della morte di Lily - un po' perché inconsciamente sperava di vedere Damon.

 

Eppure lo sapeva che lui non sarebbe venuto, ma il pungolo al centro del petto che le strappa un po’ il respiro le conferma quanto stupidamente ci avesse in qualche modo pensato, anche a casa, mentre si osservava allo specchio con l’abito lungo, mentre si truccava un po’ più audacemente gli occhi o si spruzzava il profumo fantasticando sui balli principeschi. Non si era mai ritenuta una ragazzina romantica e invece eccola qua intenta a ricamare una realtà troppo rosa e scintillante per essere vera.

 

Una finzione che lascia l’amaro in bocca e che Elena preferirebbe tinteggiare di nero e di azzurro, ma il suo destino sembra andare in una direzione diversa.

E questo disagio allenta ancora, a tratti, le catene che imprigionano la sua frustrazione.

 

***

 

 

Nel frattempo la serata si è animata e gli ospiti iniziano a sedersi ai vari tavoli tra cui ovviamente c’è il tavolo "giovani" che comprende tutti loro.

La prima parte della cena procede senza troppe tragedie, anche se Bonnie non è la persona più contenta della terra, anzi tutta l’allegria iniziale sta lasciando il posto ad una forte irritazione che molto presto si trasformerà in rabbia.

 

Sembra il party delle persone arrabbiate.

 

A metà serata - prima del dolce e delle danze -tira un inquietante bilancio della situazione, nella quale sa che esploderà a breve.

Seduta in mezzo a Elena e Caroline con la bionda che ha tentato di parlare alla mora la quale, proverbialmente, la ignorava o cambiava argomento e si sa che Care è una persona poco paziente.

Di fronte ha uno Stefan che rifugge le occhiate, soprattutto dell’amica con la quale sa bene non aver risolto nulla e intanto si lascia annoiare da Reb mentre Klaus si è divertito per tutta la cena a passare dal loro tavolo, stuzzicando Caroline e agitando un non per niente tranquillo Stefan.

 

Insomma la tensione è palpabile, per questo approfitta di un momento di vuoto al proprio tavolo per parlare con le sue amiche.

O meglio, sbottare.

 

-Adesso basta! Sono stufa di mediare tra voi due, siamo persone grandi si presume-

-Abbiamo solo 18 anni non possiamo nemmeno bere-

 

Gli occhi verdi indispettiti si scontrano con quelli azzurri di Caroline che si morde la lingua.

 

-Io me ne vado, vedete di risolvere la situazione perché siete ridicole...entrambe-

 

Così facendo fulmina anche Elena e la sua faccia finta indifferente e dopo aver afferrato il proprio bicchiere si alza per raggiungere Matt che sta parlando con Kol, ottimo modo per distrarsi.

 

Rimaste sole -Stefan sta parlando con Ric mentre Rebekah sta discutendo con suo fratello Klaus, quei due litigano per tutto- entrambe esitano prima di parlare. Elena continua a torturarsi il braccialetto che le ha prestato sua madre mentre Care sorseggia dell’acqua con non curanza, ma sanno che Bonnie ha ragione.

 

-Ok, parlo io-

 

Elena alza gli occhioni scuri sulla ragazza.

 

-Elena mi dispiace, mi dispiace per tutto e sono una persona orribile...mi sono scusata in mille modi, lettere, mail, patetici messaggi in segreteria non c’è bisogno che te lo riassuma...se non vuoi parlarmi più va bene, lo capisco, ma siamo amiche da una vita e almeno la possibilità di spiegarti… beh me la devi-

 

Elena continua a guardarla pensierosa, non ha voglia di litigare, ma la risolutezza di Caroline che la intenerisce e la irrita al tempo stesso, sembra convincerla a mettere le carte in tavola.

 

-Va bene....spiegami quali oscuri motivi hanno portato la mia migliore amica a rotolarsi in un letto col mio fidanzato tanto per cominciare!-

-Te l’ho detto! Avevamo bevuto troppo alla festa della confraternita e lui si lamentava dei suoi problemi io dei miei e non lo so è successo! Elena credimi se potessi tornare indietro-

-Ma non puoi-

 

Caroline si ammutolisce, non sta urlando, sta solo palesando la cruda verità.

 

-E se vuoi che le cose si sistemino...devi darmi tempo, il problema non è Stefan, ma il fatto che tu, tra tutte le persone, ti sei scelta il mio ragazzo e tu eri la mia migliore amica Caroline-

 

Così facendo Elena si alza, lasciandola sola ad osservare desolata il piatto con il dolce portole dal cameriere che rimarrà sicuramente intoccato perché lei non ha decisamente più fame.

 

Stefan torna verso il tavolo, ma si ferma quando nota Elena allontanarsi da Caroline che invece siede da sola al tavolo, sul punto di piangere e anche se vorrebbe evitarla -come lei ha fatto con lui per tutto il tempo- alla fine non ci riesce e la raggiunge, lisciandosi invisibili pieghe della giacca.

Una sottile angoscia mista a rabbia si agita dentro di lui, sia per la testardaggine della bionda a non voler parlare con lui, sia per il suo senso di impotenza nel non poter sistemare le cose tra lei ed Elena.

 

-Capisco il tuo disappunto avresti preferito un sorbetto dopo un menù così impegnativo-

 

La iridi chiare, pronte a sfociare in un pianto, si alzano titubanti sul ragazzo in piedi accanto a lei.

 

-Sarebbe stato meglio un bicchiere di alcool, ma sai com’è meglio evitare-

-Caroline dovremmo-

-Parlare? Lo so sembra il trend della serata-

 

Continua a fissare il piatto scappando dagli occhi verdi che la mettono in difficoltà non solo perché le ricordando i suoi errori, ma anche perché scavano in profondità in quella parte di lei che adesso vorrebbe solo soffocare.

 

-immagino che con Elena non sia andata bene...-

 

La ragazza di alza di scatto con una furia ritrovata negli occhi chiari. E’ furiosa perché ha rovinato tutto e non ha più armi, più mezzi per recuperare Elena e il suo affetto, la sua amicizia e dentro di sé incolpa di questo anche Stefan. Sente il cuore pulsare veloce mentre le gote si colorano per lo sforzo.

 

-Immagini bene-

-Caroline…-

-Beh, evidentemente me lo merito-

 

E con gli occhi carichi di rabbia se ne va anche lei dalla sala; Bonnie, che ha visto tutta la scena, la segue sospirando profondamente nel tentativo di ritrovare una perduta tranquillità perché lo sa che di questo passo si prospetta una serata che non può che peggiorare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!

Un grazie anzitutto immenso a tutte voi che mi supportate e non mollate la presa!

 

Eccoci al capitolo dedicato alla prima parte della festa dell’ultimo dell’anno di Casa Lockwood dove le famiglie fondatrici trascorrono una serata un po’…rabbiosa. Troppi gli animi agitati presenti in sala e le questioni che scottano tra le loro mani.  Vediamo finalmente un primo confronto tra Care –Elena e Stefan in questa sorta di non-triangolo.

Le cose per ora sembrano solo andare peggio tra i tentativi della bionda di recuperare il rapporto con Elena e la frustrazione di Stefan che non riesce a comunicare con nessuna delle due e non sa più come fare, tanto che usa per un po’ Rebekah come scudo.

 

Ovviamente la serata non è finita!

Attendo i vostri commenti!

 

Eli

 

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Capitolo 19
*** Dirty dancing ***


Dirty dancing

 

***

 

 

Damon rallenta il movimento ritmico appena capisce, dal respiro e dal braccino paffutello che cade mollemente, che la piccola si è finalmente addormentata.

 

Ancora gli ci vuole un po’ per far sì che crolli senza troppe storie, prova sempre ad imitare quello che vedeva fare a Rose nei primi e unici due mesi in cui ha potuto fare la mamma e addormentare lei la loro bambina.

 

Se la ricorda ancora a piedi scalzi che girottolava per la stanza del piccolo appartamento preso in affitto a New York, tutta concentrata ad accarezzare la piccola mentre lui sussultava ogni volta che il volto dolce di Rose si faceva un po' più bianco o affaticato.

E lei per distrarlo gli dava la bambina provando a spiegargli come fare.

 

All’inizio era titubante nell’agitarla così tanto non capendo come potesse addormentarsi,  ma poi quando aveva imparato il ritmo -canticchiando nella sua testa una filastrocca di quando era piccolo- aveva compreso il potere del moto ondulatorio.

 

Si dirige verso la culla e la posa con delicatezza senza staccarla dal suo petto fin quando non trova totalmente contatto col materasso.  

 

Ha capito che staccarla in modo repentino la sveglierebbe e così procede sempre con la massima cautela, ma sono piccoli indizi che sta raccogliendo ora dopo i primi mesi di smarrimento.

La guarda beatamente avvolta dal sonno, i respiri leggeri le piccole braccia alzate ai lati della testa e non può non sorridere quando fa delle piccole smorfiette dolci; non credeva Damon che il suo cuore potesse struggersi così per qualcuno.

 

Invece è completamente perso per sua figlia.

Resterebbe delle ore a guardarla mentre dorme, ma si solleva appena riportando l’attenzione sull’abito blu appeso alla porta timidamente illuminato dalla luce soffusa della lampada sul comodino, quasi a suggerirgli di riprendere in considerazione l’opzione festa.

 

È combattuto Damon, perché ora che sua figlia dorme una leggera, sottile curiosità si affaccia negli occhi azzurri e guarda l’orologio realizzando che sono appena le dieci e mezzo.

Lilian dovrebbe svegliarsi tra quattro ore e lui si potrebbe prendere giusto quel tempo per svagarsi un po'.

 

Sospira profondamente e si dirige da suo padre.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Elena si è diretta dal lato opposto del salone, verso lo studio di Richard Lockwood nel quale non entra da quando aveva 13 anni e lei, Caroline e Rebekah si ubriacarono, dopo essersi imbucate alla festa organizzata da Tyler e i suoi amici liceali per halloween, con una bottiglia di gin trovata per caso dietro uno scaffale.  

Attraversa il grande atrio circolare superando l’albero imponente dove alcune persone stanno dialogano e tira dritta a testa bassa sperando che i suoi non la vedano, ma sbatte contro qualcosa o meglio.

Qualcuno.

 

Alza il naso e un profumo familiare la investe, compromettendo il suo già precario equilibrio emotivo.

 

Damon.

 

Ed è quasi esasperata Elena dal fiume di sensazioni che la tormentano nell’esatto momento in cui incontra le iridi cerulee risaltate dal completo blu notte.  

Lui la osserva crucciato come a cogliere qualche elemento che gli permetta di capire perché ha quello sguardo da cerbiatto impaurito.

 

-Damon...sei...sei arrivato-

-Così sembra-

-M...ma....adesso?-

-Preferisco sempre i dopo cena-

 

Lei lo fissa confusa col il battito cardiaco che aumenta veloce, è troppo instabile per reggere il loro consueto scambio di battute e lui sembra accorgersi del suo disagio.

E’ rimasto bloccato sulla porta di villa Lockwood nel momento esatto in cui ci ha messo piede e -dopo le varie sensazioni di disagio e claustrofobia per quel posto – l’ha vista apparire dalla sala principale e camminare a testa bassa.

 

Si è mosso in direzione di lei tentando si sopprimere quei brividi sottili di felicità che si sono impadroniti di lui come la stretta attorno alla bocca dello stomaco - e si è dovuto sistemare il colletto della camicia per tentare di ricomporsi e non farsi sovrastare dalla strana fibrillazione che l’esile e morbida figura di Elena gli ha scatenato.

 

Così le si è parato davanti pensando che lei lo avrebbe visto, invece lo ha stupito travolgendo fisicamente. E si sarebbe stupidamente perso sullo scollo generoso dell’abito che mostra i profili pallidi dei suoi seni se gli occhioni da bambina non lo avessero subito rapito, facendolo preoccupare.

 

-Dove correvi signorina?-

-Io…-

 

Inizia a balbettare arrossendo e di nuovo Damon avverte quel barlume di dolcezza pizzicare il cuore.

Non vorrebbe che tutte queste cose gli si scatenassero dentro come l’incontenibile voglia di sorridere che lei sa suscitargli, non vorrebbe sentire quel contrasto tra la sua vita, la sua realtà e gli abissi di cioccolato di Elena così vivi e caldi.

 

-E’ per caso giunto il momento di rimettere in riga qualcuno?-

 

Lei lo osserva inebetita e poi le scappa un mezzo sorriso appena capisce la battuta ammorbidita dal tono soffice e basso.

Eccolo il suo pericolo più grande, quel labbro color pesca che s’incurva un po' da entrambi i lati solcando una timida riga sulle gote di lei. E Damon si chiede, senza riuscire ad arrestare i pensieri, che sapore abbia Elena.

 

-No, non è per Stefan…-

-Perfetto...allora andiamo-

 

Le afferra la mano in un gesto tanto istintivo quanto studiato ed Elena non può che sussultare sentendo la sua pelle rabbrividire per quel contatto così intimo, possibile che la mano di Damon che stringe la sua con quel tocco gentile ma solido la possa imbarazzare tanto?

Non si è nemmeno accorta che nella sala sono state avviate le danze e in molti stanno già scaldando la pista e non capisce cosa stia facendo Damon conducendola al centro della sala.

Si fermano l’uno davanti all’altra osservandosi di sottecchi e Damon tira su una mano.

 

-Balla con me, Miss Gilbert?-

 

Elena annuisce senza riuscire a spiccicare parola e si lascia guidare da lui; grandioso, lei ha un vagone di sentimenti agitati e inespressi che mettono in subbuglio il suo stomaco - ne ha accumulati anche troppi in una sola sera- e lui ha la brillante idea di stringerla con discrezione e farla volteggiare.

Proprio il perfetto contributo per farla esplodere.

 

La mano sulla schiena, una che stringe la sua, il respiro che si infrange sulla pelle, l’odore pungente del dopo barba che sa di sere d’estate dopo un temporale.  

Potrebbe dirsi quasi ubriaca e forse lo è, forse non è normale sentirsi così tra le braccia di Damon.

 

 

 

 

***

 

 

 

Poco più in là una rediviva Caroline, che ha inghiottito i suoi disagi, arriva con Bonnie ai margini della pista da ballo e osserva la folla di ballerini sospirando pesantemente; quando vede l’amica invitata da Kol le sorride appena, ma in realtà vorrebbe fuggire via.

 

Lei, la regina indiscussa di ogni evento che si rispetti vorrebbe essere il più lontano possibile da questo posto che la opprime e soffoca.

Si gira per andarsene, ma qualcuno le si para davanti.

 

-Andavi da qualche parte, love?-

 

Il tono di voce roco la investe obbligandola ad alzare gli occhi chiari già indispettiti - perché sa benissimo chi è- seguiti da uno sbuffo.

 

-Sì, ma non che la cosa ti riguardi-

 

Le labbra furbe di Klaus si incurvano in quella sua tipica smorfia sorniona.

 

-Mi interessa se si tratta di te-

 

Lei incrocia le braccia al petto provando a fare un passo indietro e riappropriarsi dello spazio che lui le sta rubando. E come tutte le volte -tutte le estati passate a fuggire dai suoi attentati- ha paura di perdere la sua proverbiale parlantina davanti agli occhi curiosi che la osservano.

Prova a trattenere il calore che le divampa sulle guance, fallendo miseramente.

 

-Klaus non ho tempo né voglia per le nostre battaglie verbali-

 

Sbuffa cercando di essere il più risoluta possibile, ma dentro è solo un cumulo di emozioni disordinate.

E questo non va bene.

Lui tira su una mano col palmo riverso verso l’alto e la guarda con il suo migliore sguardo ammaliatore/comprensivo.

 

-Per un ballo?-

 

Caroline sente la sua voce accarezzarla dolcemente e deve trattenere l’aria per qualche istante mentre si morde il labbro e passa gli occhi chiari dalla mano alle iridi di lui come valutando le possibili conseguenze di quel gesto.

 

-Solo uno-

-Non chiedo di meglio-

 

Alza gli occhi al cielo e posa la mano su quella del ragazzo lasciandosi condurre in mezzo alla pista; non sa perché sente che potrebbe cacciarsi in qualche guaio, ma ad ora Klaus rappresenta l’unico rapporto a parte Bonnie che non la fa soffocare tra quelle mura.

 

 

 

***

 

 

 

Elena sta trattenendo il fiato mentre Damon la dondola mollemente a ritmo di musica e ci pensa a quanto sia dannatamente perfetto anche come ballerino, a quanto la sua disarmante bellezza la inchiodi come una cretina nei suoi occhi.

 

Non sa nemmeno che musica stia suonando in sottofondo, non sa nemmeno se ci sia della musica perché adesso il campo visivo di Elena è totalmente riempito da questo azzurro striato di nero che invade tutto il suo mondo.

 

"I've waited a hundred years,

But I'd wait a million more for you,

Nothing prepare me for

Of the privilege of being yours would do"

 

Damon invece sta sentendo fin troppo bene le parole di quella che riterrebbe senza dubbio una canzone sdolcinata, ma le cui parole sembrano raccontare proprio di lei, della piccola brunetta un po’ più donna del solito che ondeggia leggera tra le sue braccia.

 

"If I had only felt the warmth within your touch

If I had only seen how you simile when you blush

Or how curl your lips when you concentrate enough

Well I would have known

What I was living for all along

What I've been living for"

 

Le fa fare una serie di giravolte su quei tacchi troppo alti sui quali è fin troppo semplice perdere l’equilibrio e due volte rischia di cadere se non fosse che le sue mani forti sono sempre li, a sorreggerla per la schiena; quando non prende bene le misure gli finisce letteralmente addosso.  

E sussulta per l’eccessiva vicinanza, sospesa a due battiti di cuore dalle labbra intense di Damon e gli occhi liquidi pigramente affondati dentro lei.

 

E per la prima volta, coscientemente, Elena desidera baciare Damon.

 

“Your love is my turning page

Where only the sweetest words remain

Every kiss is a cursive line

Every touch is a redefining phrase”

 

Lo realizza fino a far diventare quel desiderio palpabile - le sente le proprie labbra schiudersi, la carne bruciare, le mani pruderle mentre stringe la persa sulla spalla di lui- quasi doloroso.

 

Come avverte la vergogna serrarle la gola quando una terza voce si intromette a spezzare il ballo e sente i suoi piedi, prima sulle punte ancora sospesa nell’atto finale della giravolta, assestarsi sul pavimento.

 

-Posso rubartela?-

 

Grayson Gilbert osserva tranquillo il ragazzo -ormai uomo- che tiene stretta sua figlia totalmente persa nel groviglio di emozioni.

Quando è che il tempo ha smesso di scorrere?

Elena sbatte le ciglia per mettere a fuoco la figura di suo padre ed arrestare il proprio battito cardiaco e, spera, anche l’imbarazzo che le colora vistosamente la pelle.

 

-Certamente-

 

Da un’ultima occhiata a Damon e se non fosse in panne direbbe quasi che anche lui sembra disorientato. Lo vede lisciarsi la giacca e sparire nella folla portandosi via un pezzo della sua dignità.

Di contro trova le iridi nere e severe di suo padre che la fissano con quel velo che sa di ramanzina, ma Elena non sa proprio dire perché dovrebbe rimproverarla.

 

***

 

 

La lascia a suo padre e sparisce.

Perché lui ha una figlia a casa che lo aspetta e non può più giocare a fare il ragazzino.

Non dopo Rose.

 

E il dolore torna sordo, infido, latente a lacerare la carne e nutrite le colpe della sua incapacità, del suo non aver saputo amarla come avrebbe meritato.

 

Sospira e si dirige al tavolo degli alcolici dove Richard Lockwood sta parlando con Logan Fell e già gli sale la nausea.

Uno perché non li sopporta, soprattutto da quando è morto Fell senior e il figlio - un emerito imbecille - ha preso il posto nel Consiglio cittadino iniziando a creare solo problemi, secondo perché non hanno gradito che da qualche mese lui iniziasse ad affiancare Ric nell’amministrazione del Consiglio al posto di suo padre che ormai da tempo non ne voleva più sapere.

 

Sa bene che Lockwood e Fell sono le due famiglie pianta grane, quindi se può li evita ma in questo caso, essendo in casa di uno dei due, è pressoché impossibile.

Quando ordina da bere già sente il momento in cui gli rivolgeranno parola.

 

-Damon Salvatore….non ti ho visto alla cena-

-Perché non c’ero-

-Vedo che hai deciso di presenziare ad almeno un evento del Consiglio-

 

Prende il bicchiere di bourbon dal barman e torna con lo sguardo su Logan Fell.

“Le persone vanno sempre guardate negli occhi” ripeteva sua madre, e lui ora dovrebbe aggiungere “anche gli imbecilli”.

 

-Vorrei cercare di portare avanti qualche buon proposito-

 

C’è anche fin troppo sarcasmo nel suo tono, quanto basta a Logan per scambiarsi un’occhiata con Richard.

Intanto Ric che li ha notati si è avvicinato.

 

-E tuo padre?-

-E’ rimasto a casa-

-Oh suppongo a fare il nonno-

-Beh d’altronde lo è-

-E tu ti fidi? Insomma visti gli amici di bottiglia...o magari adesso è diventato bravo sul serio-

 

Le iridi di Damon si stringono a fessura come nel tentativo di strozzare il collo di Logan con lo sguardo, ma Richard posa una mano sulla spalla di quest’ultimo.

 

-Quello che Logan vuole dire….è che ci auguriamo che non ci siano più spiacevoli incidenti-

 

Porta l’attenzione sul padre di Tyler.

 

-E’ stato un periodo difficile-

-E il Consiglio lo ha capito, ma adesso basta stronzate. Altrimenti tuo padre è fuori, non tutti quelli a cui muore la moglie diventano degli alcolizzati-

-Attento a come parli della mia famiglia Richard-

-Ti ricordo che sono il Sindaco di questa città-

-Dovresti dare il buon esempio allora, non affossare i tuoi amici-

-Tuo padre si è macchiato di vergogna e noi abbiamo fatto il possibile per coprirlo, non mi interessano i suoi problemi, non più almeno….i Salvatore sono diventati la feccia del Consiglio cittadino-

 

Ed è un attimo quello in cui Damon scatta verso il Sindaco e lo avrebbe certamente colpito se Alaric non lo avesse afferrato mettendosi in mezzo.

Gli animi si stanno agitando anche troppo.

 

-Damon lascia stare-

 

Vengono attirati gli sguardi dei presenti e Grayson si avvicina, seguito da Elena.

 

-Che succede qui-

-Niente-

-Alaric porta tuo nipote via...ci penso io-

 

Damon ha una faccia scura in volto in un modo in cui Elena non lo ha mai visito e osserva Ric condurlo fuori dalla sala verso l’ingresso, seguito a ruota da Stefan.

 

-Grayson-

-Richard ma che diavolo ti prende, è solo un ragazzo ti sembra il caso di metterlo in difficoltà davanti a tutti-

-Dovevo chiarire le cose-

-Oh, non temere hai chiarito benissimo tutto-

 

Elena sobbalza, poche volte ha sentito suo padre così furioso con qualcuno.

Sa bene che lui e Richard sono amici da tanto tempo e ha capito che, in quanto medico chirurgo della città, ha una certa influenza ma non credeva così tanta.

 

Non sa cosa sia successo, ma è preoccupata per Damon; si volta in direzione dell’uscita per  cercarli quando vede passare Caroline con il volto in lacrime e qualcosa le si spezza dentro.

 

Finalmente si sblocca e decide di andare da lei.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!!

 

Chiedo scusa per il ritardo è stata una settimana pesante e ancora siamo all’inizio!!!

Ovviamente ringrazio tutte voi adorabili ragazze che mi leggete, recensite e supportate, come farei senza di voi??

 

Venendo alla storia…eccoci alla seconda parte della serata (no ancora non si è conclusa) dove vediamo gli animi che si agitano un po’ e soprattutto vediamo Damon che arriva alla festa e prova a distrarre Elena da qualunque pensiero la tormenti.

E’ un capitolo un po’ più leggero e meno di passaggi importanti tra i personaggi, nel prossimo tireremo le somme della serata…scopriamo inoltre che Damon sta interagendo con i membri del consiglio cittadino e che i loro rapporti non sono propriamente rosei….

La canzone smielata –lo so ci voleva altro ma ho scritto il capitolo con in sottofondo un video delena (pazzia vieni a me) con Turning pages degli Sleeping at last e non ho resistito!

 

Ovviamente attendo le vostre più spassionate opinioni in merito!!!

Il prossimo non tarderà ad arrivare prometto!

 

Baci

Eli

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Capitolo 20
*** Hoes over bros ***


Hoes over bros

 

***

 

 

 

Dopo il ballo con Klaus, Caroline si è trovata faccia a faccia sulla pista con Stefan e hanno iniziato a ballare imbarazzati fin quando la voce soffice di lui non l’ha supplicata di poter parlare e recuperare la loro amicizia, ma è stato in quel momento che la ragazza ha realizzato che fin quando non avesse sistemato le cose con Elena, si sarebbe sempre sentita di non poter ricominciare con lui.

 

Gli occhi verdi si sono allargati leggermente feriti e lei ha visto, come una voragine senza fine, la ferita aprirsi e sanguinare insieme a tutto quel che resta della loro amicizia.

E questo l’ha spezzata definitivamente costringendola a fuggire dalla sua stretta e stavolta non è stata la rabbia a farla muovere, ma il dolore della perdita, l’amara constatazione delle ceneri di un bene che sembra irrecuperabile.

 

Per questo ha fatto un passo indietro andandosene con il volto in lacrime e i singhiozzi a scuoterle il petto, lasciandolo incapace di parlare sulla pista.

 

-Care-

 

Sente la voce di Elena che la chiama, sta aspettando che il signore del guardaroba recuperi il suo cappotto e si stringe nelle spalle esausta. Non può sostenere uno scontro anche con lei, non adesso che è provata da Stefan.

 

-Elena …ti prego-

-Cosa è successo?-

-Non credevo ti importasse-

-Ehi-

 

La prende leggermente per un polso invitandola a guardarla negli occhi.

 

-Anche se sono arrabbiata o ferita non vuol dire che non ti voglia bene o non mi preoccupi per te-

 

Caroline scioglie per un istante la tensione notando lo sguardo sinceramente preoccupato della sua non più amica con la quale avrebbe un disperato bisogno di parlare e annuisce provando a trattenere un singhiozzo; a quel punto Elena la sorprende tirandola nel suo abbraccio e accarezzandole i capelli.

 

-Andrà tutto bene, risolveremo tutto-

 

Ha bisogno, Elena, di mettere a posto i pezzi sparsi della sua vita.

 

 

 

***

 

 

 

-Damon ma che ti è preso? Attaccare il Sindaco in casa sua, alla sua festa-

-Mi ha provocato, ha offeso la nostra famiglia-

 

Alaric, Stefan e Damon sono nell’ampio parcheggio davanti a Villa Lockwood, tutti e tre in giacca a morire di freddo dato che Ric ha trascinato suo nipote a prendere un po’ d’aria e vedere di calmarsi.

Stefan, dopo il disastroso ballo con Caroline, ha visto la scena tra suo fratello e alcuni membri del Consiglio così lo ha raggiunto provando per un attimo a scacciare il peso delle sue colpe e perché no, riversarlo inconsciamente sulla bravata di Damon.

 

-Si ma tu non devi rispondere alle sue provocazioni-

 

Ha una faccia furibonda, non che gli interessi di tutelare suo padre intendiamoci, ma non sopporta che si facciano commenti sulla sua famiglia o sul modo in cui hanno affrontato la morte di Lily, nessuno può parlare di sua madre.

 

-Sono degli stronzi, lo sappiamo. Ma sono riuscito a sistemare le cose, ora subentrerai tu...il loro voto è importante-

-Ah me ne sbatto del loro voto, Ric. Apparteniamo a questa città quanto loro e se non gli sta bene che si fottano!-

-Lo sai che non funziona così-

 

Respira come dopo una corsa e si aggiusta la giacca scombinata dalla presa di Ric.

 

Intanto Elena e Caroline sono uscite, viste le condizioni di trucco e lacrime la mora ha proposto di andare a casa dell’amica  e dopo aver avvertito i suoi sono uscite.

Bonnie le raggiungerà da Care quando avrà finito di ripassarsi Kol nella camera degli ospiti.

 

E trovano gli uomini- che stanno incasinando le loro vite- a discutere animatamente nel piazzale, probabilmente di quanto accaduto poco prima con quelli del Consiglio.

 

-Damon ti prego non sputtanare tutto il lavoro di Ric-

-Non ti preoccupare Stefan, sto facendo quello che ti ho sempre detto avrei fatto-

-Certo, facendo scenate e prendendo a pugni il Sindaco, vuoi farti denunciare? Sei padre dannazione!-

 

Questo non avrebbe dovuto dirlo, Ric lo capisce dal lampo che attraverso gli occhi gelidi del maggiore mentre brucia le distanze raggiungendo il fratello minore.

 

-Ragazzi adesso basta-

-Lo so fin troppo bene quello che sono e se le mie scelte non le condividi girati dall’altra parte-

-Fai come vuoi, tanto è sempre così...o si fa come vuole Damon oppure andiamo tutti all’inferno!!-

-Oh scusa se non sono Santo Stefan, ah dimenticavo...nemmeno tu sei così bravo come dici, almeno io non mi nascondo sotto le gonne altrui-

 

E nell’esatto momento in cui pronuncia quelle parole, incrocia nella penombra del parcheggio le iridi scure di Elena che si spostano scottate e imbarazzate.

 

Grandioso.

 

Suo fratello segue il suo sguardo notando le due ragazze insieme e sembra capire, dopo un attimo di confusione, a cosa si riferisca Damon.

Amarezza, fastidio, perplessità.

 

Perché Elena si sarebbe confidata con lui?

 

-Ci vediamo a casa...io recupero Jo e dopo ne riparliamo-

 

Ric richiama l’attenzione e tentativamente anche l’ordine; li indica entrambi con lo sguardo proprio come un padre autoritario che rimbrotta i figli che bisticciano per la bici.

Appena rientra, Stefan sospira.

 

-Vado a prendere i cappotti, aspettami qui-

 

Dà le spalle a suo fratello e lancia appena un’occhiata a Caroline che lo evita mentre Elena lo guarda dispiaciuta.

E un po’ le sembra di averlo tradito perché dalla faccia di Stefan capisce che non ha gradito che abbia spifferato a Damon dei loro problemi.

Sente la vergogna colorirle le guance e sospira appena, tornando a cercare le pozze chiare del ragazzo dai capelli neri che ora fissa scocciato il cielo sopra di sé.

 

Elena si volta verso Caroline cercando le parole giuste per dirle che vorrebbe andare a parlare con lui, senza sembrare un’idiota impanicata, ma l’amica la precede.

 

-Vado a prendere la macchina intanto-

 

Annuisce e per un istante è grata di vedere che la conosce così bene, nonostante tutto, da capire ancora i suoi bisogni.  

 

Si avvicina lentamente a Damon tentando di non scivolare sui tratti ghiacciati del porfido e sulla propria agitazione.

Non sa bene cosa dirgli, ma vuole sapere cosa sta succedendo.

 

-Se avessi saputo che queste feste sono così noiose sarei rimasto a casa-

 

Le scappa un sorriso. E’ sempre il solito buffone.

 

-Beh, Richard Lockwood è uno stronzo-

 

Gli occhi cerulei si spostano finalmente su di lei, piccola, impacciata e infreddolita.

Vorrebbe chiederle scusa, ma non lo farà perché quello che ha detto lo pensa davvero, anche se forse non avrebbe dovuto usarlo per ferire suo fratello.

 

-Non volevo metterti in mezzo-

 

Sono dentro a tutto quello che ti riguarda e ci sono fino al collo.

Pensa questo, Elena, mentre avanza verso di lui.

 

-Mi stai chiedendo scusa?-

-No, semplicemente non volevo metterti in mezzo-

-Damon tutto questo non ti tocca…-

 

Fa un passo traballante, le fanno male i piedi e ha un disperato bisogno di piangere o urlare.

Di sfogarsi.

 

-Cosa te ne importa di cosa pensano gli altri?-

-Mi sembra evidente che non me ne importi nulla-

-Invece mi sembra il contrario...e non perché rischi di giocarti il Consiglio, ma perché tu non devi dimostrargli niente-

 

Continua a percorrerla lentamente, registrando le sue parole, le sue espressioni, la dolcezza della voce, gli occhi che si crucciano e si chiede da dove derivino il coraggio e la libertà che sfodera fiera nell’affrontarlo.

 

E vorrebbe allontanarla, ferirla, costringerla ad odiarlo perché non può sopportare il modo in cui lo sta guardando come se lei si accorgesse di qualcosa che lui non vede.

Di un barlume di luce, di possibilità di bene che Damon non può permettersi di sentire.

 

-Non stavo cercando di dimostrare qualcosa, se vuoi farmi la paternale raggiungi pure Stefan-

-Capisco che tu sia arrabbiato e infastidito, ma non permettergli di distruggere quello che hai costruito-

 

C’è una sottile e palpabile differenza tra le parole di suo fratello "non sputtanare il lavoro di Ric" e quelle di Elena "non permettergli di distruggere quello che hai costruito", lei sposta sempre il punto, cambia la prospettiva e sembra l’unica in grado di vedere le fondamenta della casa che sta provando a metter su da anni.

 

Gli occhi supplichevoli di Elena lo lasciano ancora senza parole; ma la presenza di Stefan alle spalle della ragazza lo costringe a spostare lo sguardo turbato oltre lei.

 

Suo fratello lo raggiunge e in quel momento l’auto di Caroline la affianca illuminandoli coi fari.

 

Elena si morde un labbro non volendo mollare la presa su di lui, ma la situazione si sta facendo troppo pesante.

 

-Buonanotte Elena-

 

Deglutisce e li osserva dirigersi verso la Camaro.

E le pare assurdo aver sostenuto una conversazione simile con lui, di essere stata così sfrontata nel dirgli tutto quello che pensa, ma non può tollerare tutte le ingiustizie che sembrano continuamente abbattersi su di lui e il bruciante bisogno di proteggerlo e mostrargli il suo stesso cuore sono più potenti di ogni struttura mentale che si possa imporre per tenerlo lontano.

 

Ma ormai Damon è entrato sotto pelle ed Elena non sa più se potrà tirarlo via.

 

 

 

***

 

 

 

-Non è stato decisamente il miglior ultimo dell’anno di sempre-

-Parlate per voi-

 

Bonnie ridacchia mentre si toglie le scarpe e si slaccia l’ingombrante abito per sdraiarsi sul letto insieme alle altre già in versione palla di capelli e pigiama.

 

-Che pensi di fare?-

 

Bonnie ed Elena alzano gli occhi sulla bionda intenta a sgranocchiare liquirizie rosse.

 

-Pensavo di unirmi a voi-

-Prima fatti una docci,a non ti presto un pigiama fin quando non ti sarai tolta Kol Mikaelson dalla pelle-

-E’ una persona pulita-

-Oh non ne dubito, ma sai della sua acqua di colonia nauseante e soprattutto di sesso-

 

Elena scoppia a ridere e Bonnie, indispettita, salta sul letto e abbraccia Caroline che inizia a urlare scacciandola.

 

La bionda si riprende mentre la brunetta euforica riprende a infilarsi il pigiama, poi si volta verso Elena che ridacchia ancora.

 

-Elena-

 

La mora alza gli occhioni leggeri in quelli azzurri ora un po’ più seri.

Le afferra le mani in un gesto solenne per attirare la sua attenzione.

 

-Ti prometto che nessun ragazzo ci dividerà mai più...-

-Care-

-Lo so che non è del tutto risolto ma...mi farò perdonare da te-

 

Le iridi scure si inteneriscono ed Elena si limita ad annuire senza dir nulla, ma sa già che in cuor suo è tutto perdonato.

 

-Le amiche prima dei ragazzi-

 

Bonnie le raggiunge posando anche lei le mani su quelle delle amiche e dopo un istante di serietà afferra un cuscino e inizia a colpirle.

 

E passano la serata così a ridere e recuperare tutto il tempo perduto.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!

 

Chiedo perdono perché nei capitoli precedenti non ho mai spiegato il titolo scelto da dove derivasse.

 Hoes over bros (One Three Hill docet) è un’espressione usata per esprimere il concetto del “le amiche prima dei ragazzi” ed è la promessa da cui le tre –soprattutto Elena e Caroline- ripartono per rimettere in sesto il loro rapporto.

Nel frattempo Damon si confronta con suo fratello e Ric riguardo l’accaduto con Logan Fell e il sindaco e come sempre sono condividono il suo modo di agire. Si sa che Damon è istintivo ma la preoccupazione maggiore è che possa compromettere il lavoro di Ric.

Preoccupazione espressa in modo diverso dagli uomini Salvatore.

Elena entra in gioco in seconda battuta per provare a calmare Damon o sapere almeno come sta e ribalta il suo punto di vista rispetto a quello di Stefan.

E qui vediamo che anche gli altri, in modo sottile –Grayson, ora Stefan e un po’ Caroline- si accorgono di un rapporto misteriosamente nato tra la ragazza e Damon.

 

Ringrazio come sempre le bellissime recensioni che mi lasciate! E ne attendo altre…e prometto che cercherò di accelerare un po’ gli eventi!

 

Baci

Eli

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Capitolo 21
*** Amichevolmente amici ***


***

5 gennaio. Anniversario di Lily Salvatore.

 

Damon posa la piccola Lilian Grace nella sdraietta in salotto lasciandola alle amorevoli cure di Jo e si dirige in camera per togliersi l abito scuro.

 

Si slaccia la cravatta per allentarsi i bottoni della camicia.

Sono stati al cimitero i quattro uomini, Jo e lei, la piccola creatura che ancora non capisce il significato della vita o della morte.

 

Il primo anniversario della morte di Lily lascia un profondo senso di amarezza, acuito ancor di più dalla ferita troppo fresca della perdita di Rose che Damon non può nemmeno andare a trovare dato che i genitori di lei l’hanno voluta seppellire in Inghilterra.

 

Certo a lui è rimasto il ricordo più vivido e carnale della loro bambina, ma è comunque stato uno squarcio in mezzo al suo petto già lacero di vecchie e nuove ferite.

 

Sospira, lasciandosi andare sul letto e passandosi una mano tra i capelli; ed è troppo stanco Damon, non sa come farà ora che Stefan riparte per il college, Ric e Jo passeranno fuori l’ultima settimana delle vacanze natalizie e tornerà ad essere lui da solo con suo padre che vaga per casa tipo ombra di se stesso.

 

-Ehi tra poco vado via scendi a salutarmi?-

 

Stefan -già cambiato e trolley alla mano- si affaccia alla sua stanza e si chiede da quanto Damon stia vegetando pensieroso sul letto.

O forse solo terribilmente stanco.

 

-Si si mi faccio la doccia e arrivo-

 

Suo fratello annuisce e torna a finire gli ultimi preparativi.

 

Si toglie le scarpe svogliatamente e si alza sfilando la giaccia lanciata con disattenzione sul letto quando sente suonare il campanello e la voce di Stefan trafelata che si offre di aprire.

 

Non ha voglia della commiserazione di nessun vicino, si getterà in doccia per distrarsi e ignorare chiunque ci sia.

 

 

***

 

 

Elena non capisce perché sua madre abbia voluto per forza spedirla a disturbare i Salvatore proprio in un giorno simile.

 

Secondo Miranda portare loro qualcosa per pranzo è un modo per aiutare una famiglia di uomini difficili a stare insieme in un giorno in cui ognuno di loro vorrebbe solo rinchiudersi da qualche parte e questo, in un ambiente dove c'è una bambina piccola, non va bene.

 

Da una parte ammira la saggezza e il coraggio di sua madre, dall’altra vorrebbe scappare.

 

E se ne sta lì come sempre -pare non faccia altro che presidiare l’ingresso di casa Salvatore immersa nella neve- a fissare la porta in attesa che qualcuno la apra.

Ha accettato di andare perché così potrà salutare Stefan che parte per il college (e magari vedere Damon, ma questo pensiero finge che non le bruci lo stomaco) e non lo vedrà fino alle vacanze di primavera e perché Elena è già in preda a una crisi di pianto interiore per tutto il dolore aleggiante su questa famiglia.

 

Ed è proprio il giovane Salvatore ad aprile la porta accogliendola di buon grado.

 

-Ehi-

-Pasta al forno-

 

Alza il sacchetto in cui è avvolta la teglia sospesa sui suoi guanti azzurri e la mostra con un sorriso impacciato.

 

-Entra dai-

 

La fa accomodare e Giuseppe quando la nota le va incontro con un sorriso insolito dipinto sul volto ed Elena rimane un attimo spiazzata.

Non le ha mai rivolto più di due parole e pensava di trovarlo di pessimo umore, invece sembra tranquillo.

 

-Grazie per essere passata e ringrazia tua madre-

 

Elena sorride timida e impacciata mentre Stefan le afferra la teglia dalle mani e le fa cenno di seguirlo in cucina.

È un po’ imbarazzata Elena e sente il bisogno di dire qualcosa dopo la sera dell’ultimo del anno.

 

-Ehi....senti mi dispiace...sai per aver detto a Damon di noi-

-Non ti preoccupare-

 

Posa la teglia e si volta verso di lei.

 

-In realtà direi che sono io quello più nel torto...sono solo rimasto sorpreso, non sapevo che tu e Damon foste così amici-

 

A quel pensiero, Elena sente le guance arrossarsi e si ravvia i capelli goffamente.

 

-Beh…. amici è una parola un po' forte..-

-Ho capito che, in un modo che non mi spiego, tieni a lui-

 

È la fine, adesso mi sotterro viva.

Si morde un labbro inciampando nel suo stesso imbarazzo.

 

-Non tengo a Damon!!!... Cioè non è un tenere tenere...nel senso di legame particolare... diciamo che parliamo e siamo amichevoli...si esatto amichevoli-

 

Ingoia il fiume sconnesso di parole e l’ultimo grammo di dignità davanti agli occhi verdi che la fissano straniti.

Dopo un attimo di esitazione Stefan si fa serio.

 

-Comunque ti chiedo scusa, Damon è istintivo e spesso dice cose che non pensa finendo per ferire le persone-

-Non lo ha fatto ....lui…non è cattivo-

-Certo che no, ma...non si preoccupa molto delle conseguenze delle sue azioni-

-Io credo che si muova semplicemente per quelli che ama e questo salva le conseguenze negative-

 

C’è un attimo di silenzio sospeso tra loro due ed Elena può sente il cuore battere come a ricordarle che sta lasciando uscire da se stessa qualcosa di profondamente radicato che urge di sgorgare come una sorgente.

 

E’ Stefan che rompe il silenzio sorridendole appena e invitandola a tornare  in sala.

Lui torna su a prendere le ultime cose e la lascia a Jo e suo padre.

 

Si volta verso il salotto dove la voce dolce di Jo attira la sua attenzione e la vede intenta a giocare con la bambina.

Giuseppe la nota.

 

-Vieni Elena ti faccio conoscere mia nipote-

 

Vorrebbe dirgli che ha già avuto il piacere, ma lo asseconda osservandolo che si impegna a fare il nonno ed è una strana sensazione essere in mezzo a questa insolita famiglia.  Si guarda un attimo intorno come a cercare qualcuno, ma Stefan riappare poco dopo.

 

-Io finisco di caricare l’auto di Ric-

-Parti subito?-

-Si ho il volo devo proprio andare-

-Certo-

-Ma tu Elena trattieniti a pranzo con noi-

-Esatto almeno avrò un supporto femminile-

-Io sono bravo a sparecchiare-

 

Jo sorride a Giuseppe e la ragazza pensa davvero di essere finita in una realtà parallela. Che sia l’effetto della piccola bambina che sorride buffa al nonno?

Perché a giudicare da come il suo sguardo si illumina potrebbe davvero aver fatto il miracolo di far breccia nel ghiaccio che avvolge da anni il cuore di quest’uomo.

 

-Ecco io-

-Dai Elena resta con loro...papà non è che chiameresti Damon? Io devo proprio andare-

 

Osserva Stefan portare l’ultima valigia verso la porta.

 

-Oh, te lo chiamo io dov’è?-

 

Per un attimo si pente mentre le guance pizzicano dal calore per il troppo entusiasmo tanto che Stefan la scruta per qualche secondo velatamente perplesso.

 

-E’ su in camera sua...-

 

Lei annuisce mordendosi un labbro e si dirige per le scale.

 

Dio Elena quanto sei idiota!

Perché si trasforma in una dodicenne imbranata?

 

Percorre il corridoio in direzione della camera di Damon -pensare che lo stava facendo anche un anno fa- calibrando il passo ritmato dai battiti del cuore e iniziando inconsciamente a sbottonarsi il cardigan a causa del calore che sta bruciando la sua pelle per l’agitazione e vede la porta aperta.

 

Arrivata sulla soglia bussa sul legno dello stipite, affacciandosi con la testa e chiedendo permesso.

Nota una giacca nera gettata per terra e storce il naso con disappunto chinandosi a raccoglierla.

 

Oh mio Dio, sto diventando mia madre.

 

Si alza scuotendo la giacca che emana l’inconfondibile odore di Damon e se la porta inconsciamente al petto.

Lui dov’è? E così alza gli occhi verso il letto chiamandolo.

 

-Ehi Damon, Stefan....-

 

Ma la voce le muore in gola, non ha sentito il fruscio leggero dei suoi passi e lui si è materializzato dal nulla.

Elena sgrana gli occhi e rimane immobile il tempo necessario per diventare di cinque sfumature di rosso.

 

Damon - di schiena - si sta passando un asciugamano tra i capelli mentre un altro è attorno alla vita.  Si perde due secondi di troppo sui dorsali definiti, la pelle nivea su cui scorrono piccole gocce d’acqua e l’odore familiare del suo bagnoschiuma riempie l’aria attorno a lei.

Le braccia sono sollevate sulla testa ed osserva i bicipiti guizzare tendendosi in una danza armonica man mano che li muove.

Le gira la testa a causa della temperatura salita in modo vertiginoso e crede che potrebbe svenire mentre stringe la giacca imbarazzata.

 

Quando lui si volta di tre quarti rimane un istante senza parole, non aspettandosi quella visita inaspettata.

 

Gli occhi di Elena si allargano imbarazzati e schiude la bocca abbassando lo sguardo per terra.

 

-Em io...ecco St-stefan, lui...-

 

Dannazione Elena, che diavolo volevi dirgli??

Sente la corsa disperata del suo cervello che tenta di mettere insieme- fallendo miseramente- due parole, una frase, ma il cuore le batte troppo forte nelle tempie.

Damon getta l’asciugamano sul letto e afferra una maglia avanzando verso di lei.

 

-Stefan cosa?-

 

Adesso che è a pochi passi da lei torna con gli occhi su di lui e lo osserva infilarsi la maglietta e si domanda per una frazione di secondo se per caso abbia intenzione di togliersi pure l’asciugamano legato in vita - e diamine Elena leva subito gli occhi da lì- può respirare più a fondo il suo odore, può sentire il sangue arrivarle al cervello e infiammarle il volto mentre la gola annaspa per un po’ di ossigeno.

E’ rigida come un pezzo di legno sotto il suo sguardo di ghiaccio che la squadra, forse domandandosi se sia pazza o solo terribilmente goffa.

 

-Lui sta partendo…-

 

Deglutisce come una scema mentre le labbra ruvide di lui si incurvano di lato.

 

-Scendo subito...comunque se la mia giacca ti piace tanto puoi tenerla-

 

La osserva andare in confusione mentre gli occhi si accendono perplessi, come una piccola bambi accecata dai fari di un'auto e gli scappa un piccolo sorriso quando lei realizza a cosa si riferisca e gli allunga la giacca con uno scatto.

La sente balbettare qualcosa e poi si volta per fuggire via.

Ma Damon non fa in tempo a fermarla che Elena - preda dell’agitazione ha calcolato male le distanze- è già con la fronte stampata contro lo stipite della porta.

 

Il tonfo sordo che ne segue rimbomba per la stanza seguito dal mugolio sommesso e una serie di imprecazioni di lei.

 

Lui fa un passo per accertarsi che stia bene provando a non scoppiare a ridere.

 

-Ti sei fatta male?-

 

Lei si volta di lato tenendosi la fronte e agitando una mano.

 

-No no ora vado a scavare una buca...sarò in Cina per mezzanotte-

-Stai delirando...fammi vedere-

 

Allunga una mano afferrandole un polso, ma la ragazza protesta.

 

-Che??? No, non importa io-

-Elena-

 

Il tono di rimprovero lascia poca scelta e così abbassa la mano ancora stretta da lui che sposta la sua attenzione sulla fronte arrossata su cui si è aperto un minuscolo taglio.

 

Lei lo osserva di sottecchi che scruta la sua ferita, le pulsa la testa e si sente come in mezzo al mare non solo perché un oceano azzurro la sta investendo, ma perché la botta le duole più di quanto dica.

 

Damon porta una mano sulla fronte per capire l'entità del colpo ed Elena sobbalza quando le sfiora la pelle e di nuovo il suo dannato cuore corre così veloce che per un istante non sente più il dolore, ma solo il prepotente calore scottarle la pelle.

E Damon è di nuovo così pericolosamente vicino come le labbra imbronciate in una smorfia preoccupata su cui lei si perde.

 

-Ti medico questo taglio, è piccolo nulla di grave-

-Non importa io-

-Hai appena battuto la testa non provare a protestare-

 

La guarda dritta negli occhi ed Elena si chiede se la sua vicinanza lo lasci indifferente o lo mandi in confusione come è lei adesso.

Le lascia il polso e le indica il letto.

 

-Siediti lì, arrivo subito-

 

Non fa in tempo a replicare che lui è già sparito in bagno dopo aver afferrato un paio di pantaloni.

 

Due minuti dopo Damon -completamente vestito per la salute mentale di Elena- e ricurvo sulla ragazza mentre le disinfetta il taglio.

 

-Dopo ci mettiamo anche del ghiaccio prima che si gonfi troppo-

-Avanti...lo so che vuoi ridere-

-Io? Per chi mi hai preso matricola…sono una persona sensibile-

 

Ridacchia posando il cotone sul comodino.

 

Si sente così piccola Elena, seduta su quel letto morbido, incastrata tra le gambe di lui in piedi a prendersi cura di lei. E vorrebbe tanto non sentirsi cullata e anche un po' viva sotto gli occhi azzurri perché sa che se lasciasse crescere quel tepore che la spaventa, finirebbe per cacciarsi in un vicolo cieco a senso unico.

 

Il tocco di Damon è gentile, si potrebbe definire quasi la carezza di un padre.

 

-Andiamo ragazzina, riesci a camminare o pensi che mi sverrai?-

-Spiritoso non sono mica invalida-

-Hai battuto la testa potresti avere una commozione cerebrale-

 

Fa un passo indietro per consentirle di alzarsi e le porge la mano in segno d’aiuto.

 

-Adesso non esagerare-

 

Elena ignora il gesto gentile e si alza di scatto stizzita, ma è una pessima idea la sua testa è pesante e indolenzita e si deve tenere un attimo al letto se non fosse che Damon ricopre subito le distanze afferrandola saldamente per la vita.

 

Elena si trova con il naso contro il petto di Damon e quel suo profumo ormai impresso sulla pelle le invade le narici.

 

-Che dicevi sul non esagerare? Andiamo ti tengo io-

 

La sostiene per la vita sorridendole divertito mentre si avviano alle scale.

 

-Ok ora faccio da me-

-Come vuoi, ma se cadi e mi sporchi il parquet dovrai ripagarmi il piastrellista...il sangue macchia-


Lei trattiene una risata provando a sembrare infastidita e dopo averlo guardato coraggiosamente in quei suoi occhi chiari quasi ad accertarsi che lui stia bene, che questo giorno non lo stia spezzando troppo, sospira e si accingono a scendere.

Perché in realtà era questa la sua principale preoccupazione, di non trovarlo riverso nel suo dolore, e se la botta in testa ha contribuito in qualche modo ad allentare i lucchetti che arginano il suo bisogno di comprensione Elena è più che contenta di avere un mega livido sulla fronte.

 

 

 

­­­

 

Ciao a tutti!!!!!

 

Chiedo immensamente perdono per il mostruoso ritardo ma ho avuto un periodo allucinante a lavoro e altre varie questioni e non riuscivo mai fisicamente a sedermi e scrivere!!!

Allora questo è un capitolo di passaggio, volevo un attimo assestare le cose e poi eravamo alle porte dell’anniversario della morte di mamma Salvatore e mi piaceva mostrare come in un anno la famiglia avesse camminato anche grazie ad Elena e alla sua influenza sui figli.

 

Che ne pensate??  Come sempre ringrazio le splendide ragazze che mi seguono e commentano e prometto di non far più aspettare così tanto!!!!

 

Un bacione

Elia è più che contenta di avere un mega livido sulla fronte. llentare i lucchetti che arginano il suo bisogno di comprensione Ele

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Capitolo 22
*** Little girls ***


Little girls

 

***

 

Dopo dieci minuti -le dovute spiegazioni sulla ferita, il ghiaccio sulla fronte e i saluti a Stefan con Ric che lo accompagna- Jo da la bambina a Damon e si dirigono tutti in sala da pranzo per sistemare in attesa che Ric torni.

Giuseppe ha spiegato al figlio che la ragazza si unirà a loro e così lancia un'occhiata perplessa ad una Elena ancora stordita che rifugge il suo sguardo.

 

Quando Ric finalmente ritorna possono sedersi tutti; è un pranzo a tratti tranquillo a tratti divertente che raggiunge il culmine dell’imbarazzo quando Giuseppe -osservando Elena più rilassata che tiene la piccola Lily mentre Damon le prepara il latte -ha la brillante idea di proporre la ragazza come baby sitter della piccola.

 

-Ecco io-

-Ovviamente quando sei qua in zona libera dal college-

-Ho già una bambina di cui occuparmi, inoltre se sbatte contro tutto quello che c'è in casa dovremmo ristrutturare-

 

Elena e gli altri si voltano verso la cucina e lei gonfia la faccia lanciandogli uno sguardo carico d’odio facendo ridere i presenti.

 

-Che ti avevo detto?-

 

Gli occhioni scuri si contraggono in una smorfia subito ammorbidita dal sorriso inaspettato di Damon.

E rieccolo quel brivido che riaffiora e ustiona. Si fa piccola sulla sedia e osserva Damon spostare lo sguardo su suo padre.

 

-E poi dubito che Elena voglia passare il suo tempo libero lavorando-

-Oh, ma la pagheresti-

 

Gli occhi cerulei si incurvano indispettiti mentre Giuseppe se la ride per l’espressione del figlio.

 

-Oh no, io non potrei mai accettare dei soldi-

-Lo proponevo solo perché immagino che a uno studente del college faccia sempre bene metter via un po' di soldi-

 

Maledizione, Giuseppe è bravo ad argomentare le sue tesi. Elena tortura il bordo della tutina di Lily che se ne sta comodamente spalmata su di lei.

 

-Certo non voglio metterti in difficoltà-

-Assolutamente, anzi grazie è un'offerta allettante-

 

E si morde la lingua, infelice scelta di parole.

Ma la verità è che per quanto impazzirebbe all’idea di avere una scusa per entrare in quella casa, allo stesso tempo vuole capire se anche a Damon vada bene, soprattutto affidarle sua figlia.

 

Ecco Elena ricordati che lui è padre e non ha tempo per te.

 

E quel pensiero le stringe il cuore in una morsa rabbuiandole il volto.

Sente gli occhi indagatori di Ric su di se che osserva la scena in silenzio non ben convinto di quel che stia succedendo.

 

-Per me va bene...se Elena è d’accordo-

 

La voce ruvida di Damon- adesso che ha ripreso posto a capotavola con Elena alla sua destra- le arriva dritta addosso e la scuote dai bui pensieri in cui si stava già perdendo.

Lo guarda di sfuggita provando a capire che intenzioni abbi,a ma la sua bellissima maschera di indifferenza non lascia trapelare niente.

 

-Certo-

-Bene allora lasciagli il tuo numero così può chiamarti all’occorrenza-

 

Bene, se fino a quel momento aveva provato a nascondersi adesso il rossore visibile che le colora la pelle al pensiero di scambiarsi i numeri di telefono si rende palese a tutti.

Così estraggono entrambi i cellulari ed Elena sente il battito accelerare ora che le sue dita digitano il nome di "Damon" sul display. Il ragazzo poi prende sua figlia per darle il latte, liberando la ragazza dalla piccola.

 

-Quando rientri al college?-

-Tra una settimana-

 

Ringrazia mentalmente Ric per avere cambiato argomento, ma Giuseppe sembra ormai lanciato.

 

-Oh beh se ti va potresti iniziare questa settimana stessa anche perché Alaric  e Jo stasera partono e io devo andare via due giorni per sistemare alcune questioni-

-Papà ti avevo detto che potevo pensarci io-

-Sono clienti storici Damon, devo essere io a definire il passaggio a te...-

 

Si fissano per qualche istante e Damon non capisce a che gioco stia giocando suo padre.

 

Risultato, Elena la mattina seguente si trova in casa Salvatore coi libri in mano appallottolata sul letto di Damon e la piccola che dorme serena.

C’è voluta tutta la buona volontà del ragazzo per convincerla che poteva studiare sul suo letto mentre la piccola se la dormiva.

E un po' le fa strano e un po' le piace essere così dentro le sue cose, nella sua intimità, tra l’odore di dopo barba e il pungete retrogusto del legno vecchio della mobilia.

 

C’è una pace incredibile che le consente di studiare con il dolce e calmo respiro di Lilian Grace in sottofondo.

 

Chissà perché Grace. Magari glielo chiederà a Damon.

 

E ci sta bene Elena, così bene che più tardi decide - dopo aver cambiato Lily ed essere scesa con lei per prepararle il latte- di metter su qualcosa per pranzo per Damon.

 

E le sfugge un sorrisetto incontrollato per questa immagine da mogliettina perfetta.

 

Smettila subito sei fuori luogo!

 

Scuote la testa e riprende a preparare da mangiare, anche se il frigo non lascia molto spazio all’immaginazione.

Mezz’ora più tardi dopo che Lily ha preso il latte e sta cedendo al sonno -la bambina più tranquilla che Elena abbia mai avuto il piacere di guardare- ne approfitta per apparecchiare la tavola e sente la porta aprirsi.

 

Lo sente in corridoio ed emozionata come al primo appuntamento viene assalita dall’agitazione che era scomparsa da qualche parte per tutta la mattina.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

La guarda con quei suoi occhi troppo azzurri ora che Elena sta tornando verso i fornelli per girare il sugo. Vede la bambina nell’ovetto addormentata e col volto paonazzo ubriaco di latte e le posa un bacio delicatamente, non lasciandosi sfuggire le occhiate curiose della ragazzina dai capelli lunghi che gironzola per la sua cucina.

 

E sa quanto sia pericolosa questa sensazione di casa, di calore che sprigionano gli occhioni profondi di Elena.

Soprattutto ora che la affianca per sbirciare il suo operato e la prende in giro "pensavo di aver assunto una baby sitter non una colf" "non preoccuparti non te lo metto in conto" "ma sarà commestibile?"

 

E con questa banale scusa l’ha fatta rimanere a pranzo. Hanno parlato del suo esame, dei pericoli in cui una giovane matricola inesperta può incorrere alle feste del college e dei capelli di Stefan.

 

-Senti oggi hai da fare?-

 

La ragazza posa i piatti nell’acquaio e si volta enigmatica e sì infondo un po’ speranzosa che ci sia altro dietro quella domanda casuale.

 

-Beh...studiare...e niente-

-Perché se non è troppo disturbo pensavo che potresti...ecco magari solo due ore guardarmi Lily se non sei troppo stanca-

 

Una sottile delusione contrae i muscoli facciali di Elena che sfodera di contro un sorriso gentile annuendo.

 

-Certo-

-Ho bisogno solo dalle sei alle otto, prima di lascio libera se vuoi andare-

-Se non ti servo…-

-Non vorrei approfittare di te-

 

Lui le fa un sorriso complice, finge di non aver notato attenuarsi la luce calda dei suoi occhi. Ma deve tenerla lontana in qualche modo, la piccola ragazzina bella e profumata per soffermarsi troppo su di lei.

 

-Va bene, torno alle sei-

 

Si volta verso i piatti cominciando a pulirli.

 

-Lascia stare hai fatto tanto oggi-

-Oh si certo, per vedere se stasera li trovo tutti incrostati-

-Ehi, sono una perfetta donna di casa-

 

Elena scoppia a ridere. E con lei scoppia un po’ anche il cuore di Damon che si avvicina lentamente affiancandola.

 

-Ok non era una battuta molto da maschi-

-Oh lo era eccome Miss casalinga disperata-

-Smettila-

-Posso chiamarti Donna Reed?-

-Ehi-

 

Damon mette una mano sotto il getto d’acqua e schizza Elena.

 

-Damon!!-

-Così impari-

-Ma se hai fatto tutto da solo-

 

Ed Elena alza una mano insaponata e la porta di scatto sul viso del ragazzo che prontamente la evita afferrandole il polso.

 

-Non provarci matricola-

-E’ la giusta punizione-

 

E’ un istante quello in cui il corpo di lei si sbilancia e si fa- ancora una volta- pericolosamente vicino a quello di Damon.  L’odore del sapone per i piatti alla lavanda stuzzica l’olfatto e si mischia all’ormai troppo familiare odore di lei, di vaniglia e zucchero; il respiro caldo, i capelli sciolti che cadono confusi sulla fronte e lui non può proprio resistere dallo spostarli, accarezzando dolcemente la pelle della guancia arrossata per le risate e la temperatura vertiginosamente salita. Ed è come toccare il fuoco e sentire la pelle scaldarsi dopo essere stato troppo tempo esposto al freddo.

 

E’ così bella e invitante, con le labbra rosee piene e incurvate appena, gli occhi troppo profondi che lo avvolgono e il respiro sconnesso che Damon per un solo istante abbassa le difese e lascia che un filo sottile di luce filtri dalle pareti spesse del suo cuore, lasciandosi guidare da quell’invisibile campo magnetico che lo attira verso di lei.

Pochi centimetri da bruciare, il tempo di un battito di ciglia e il baratro delle labbra di Elena mai come ora così terribilmente attraenti, si schiude sotto di lui.

Il tempo di lasciare fuori i demoni del suo presente, il tempo di provare a farsi cullare dal calore che sprigiona la forte e intrepida ragazzina avvolta nella sua stretta.

Basterebbe solo un attimo, ora che i loro nasi sono così vicini e i loro occhi calamitati, vinti dall’altro.

 

Ma un gemito proveniente dalla sala da pranzo li riporta bruscamente alla realtà e Damon molla Elena visibilmente scossa.

Lui si volta raggiungendo la bambina che si è svegliata e lei resta lì, paralizzata, poggiando le mani sul bordo del lavandino per non svenire ora che le gambe si fanno terribilmente molli.

 

Dannazione.

In che guaio ti sei cacciata?

Respira Elena.

 

Poco dopo la ragazza afferra la borsa coi libri ed esce da casa Salvatore nella quale dovrà rientrare dopo poche ore con molta meno voglia di quella mattina.  

 

Farà da baby sitter altri due giorni - con più imbarazzo e distacco - prima di ripartire per il college e proprio l’ultimo pomeriggio Lily viene colta da un attacco di pianto inarrestabile che preoccupa Elena tanto da chiamare sua madre.

Dopo averle elencato tutti i suoi tentativi, Miranda si propone di andare da lei ma Elena non vuole fallire. Non può.

 

-Va bene…allora… per caso ha la pancina un po' gonfia?-

-Non lo so hanno sempre la pancia gonfia!-

-Elena devi calmarti-

-E come faccio-

-Rimettila un attimo nell’ovetto anche perché con tutti questi strilli non ti sento-

 

Elena a malincuore mette la piccola che piange come un’ossessa nell’ovetto osservandola preoccupata.

 

-Forse dovrei chiamare Jo-

-Ascoltami, ora respira e dimmi se tira le gambe-

-Tira?-

-Si come se scalciasse-

 

La guarda un istante e in effetti continua a piegarle e poi tenderle.

 

-Si-

-Potrebbe avere delle coliche o un po’ d’aria in pancia-

-E che faccio???-

-Te la metti sdraiata su un braccio con la pancia in giù e con l’altra mano le massaggi la pancia così si rilassa e l’aiuti a buttare fuori l’aria-

-Ok aspetta-

 

Mette il viva voce e poggia il cellulare afferrando la piccola in lacrime.  La volta facendole posare la faccina bagnata di pianto sul braccio e con l altra mano le massaggia piano piano la pancia.

Rilassati Elena.

Respira a fondo per calmarsi e piano piano anche la piccola sembra placare il pianto.

 

-Sta funzionando-

-Grazie mamma-

-Chiamami più tardi-

 

Chiude la telefonata e si concentra sulla bambina stremata che sente abbandonarsi su di lei soprattutto quando un rumore inequivocabile le fa capire che si è liberata.

 

Sale le scale arrivando in camera di Damon -anche Elena è stanca- prende la coperta di lana dalla culla e afferra i due cuscini sul letto di Damon mettendoli da un lato tipo barriera e si sdraia dolcemente con la piccola posandola al centro del letto matrimoniale.

Poi si distende su un fianco osservandola dormire beatamente e la copre con la copertina.

 

E lentamente scivola nel sonno.

 

***

 

Quando Damon rientra verso le otto, trova la casa totalmente immersa nel silenzio tranne per il ticchettio fastidioso dell’orologio a pendolo nel corridoio. Prima o poi lo romperà di nuovo come quella volta che lo manomise da piccolo ficcandoci dentro una forchetta e facendo imbestialire sua madre.

 

Si guarda intorno cercando tracce delle due signorine e scrollandosi di dosso il freddo di gennaio si leva il giubbotto lasciandolo sulla sedia in sala da pranzo dove si è affacciato a cercare Elena.

Dopo l’ispezione al piano inferiore sale su, magari è andata a cambiare la piccola, ma il silenzio continua fino a che non arriva in camera e vede la figura di Elena stesa sul letto, dandogli la schiena. Non dice nulla se non rimanere ad osservala mentre avanza verso il letto con una stretta di tenerezza intorno al cuore appena fa il giro e vede Elena che dorme beata insieme a Lily.

 

Qualcosa dentro di lui si incrina ancor di più perdendosi sui dolci lineamenti rilassati della ragazza la cui mano delicatamente tiene quella della bambina addormentata al suo fianco.

Sposta i cuscini che Elena ha messo come barriera si sdraia accanto a sua figlia, cullato dal respiro lento e regolare di entrambe, e per la prima volta dopo tanto tempo il sonno lo prende rapido con sé.

 

***

 

Nel tempo che Elena trascorre al college farà rientro un po’ più spesso nei week end approfittando di essere a inizio del secondo semestre e di avere ritmi meno frenetici. In questo modo giocherà a fare la baby sitter e potrà vedere Damon anche se i suoi rientri e l’animo ballerino hanno iniziato a destare i sospetti di Bonnie che ne parla spesso con Care.

Elena intanto continua a fingere che non sia frustrante avere il tempo contato con Damon per poi tornare al campus e logorarsi nell’attesa di lui.

 

Se non fosse per il curioso scambio costante di messaggi che partono sempre da scuse tipo: "Allora dovrei rientrare questo week end"

"Ah bene stavo già pensando di rimpiazzarti matricola

"Non vedo l’ora sia settembre così vediamo se sarò ancora matricola!"

"Troverò un altro soprannome calzante"

"Elena proprio non ti piace"

 

Elena non vivrebbe così intensamente le sue giornate.

 

"Oh no ti sbagli ragazzina, le cose importanti vanno usate bene"

 

Le guance di Elena si dipingono di rosso anche di fronte allo schermo del cellulare insieme al sorriso imbarazzato e gli occhioni limpidi che brillano.

Sobbalza quando Bonnie le sfiora un braccio.

 

-Elena il professore ti stava guardando-

 

Le bisbiglia piano gettando l’occhio al docente alla cattedra intento a scrivere qualcosa sulla grande lavagna.

 

-Ops…-

-Posso sapere a chi scrivi con tanto ardore?-

 

Arrossisce ravviandosi i capelli.

 

-Niente a -

-E non dire Caroline perché non saresti credibile-

 

Interrompono il dialogo quando il professore si volta.

Non potrà sfuggire per sempre all’interrogatorio dell’amica.

Intanto si avvicinano le vacanze di primavera ed Elena sa che Bonnie la vorrà convincerla ad andare con alcuni ragazzi del corso al lago poco fuori il campus dato che il mare è troppo lontano e loro hanno solo qualche giorno di stacco.

 

-Ragazze che tristezza che non saremo insieme! Ma farò tante foto per voi e voi dovrete fare lo stesso!!-

 

Camminando in corridoio raggiungono la mensa. Elena ride mente Bonnie tiene il cellulare in viva voce vicino ad entrambe e la voce squillante di Caroline si confonde col vocio in sottofondo.

 

-Certo non ti preoccupare-

-E per favore trovatevi dei ragazzi con cui rende memorabile le nostre prime vacanze di primavera-

-Care lo sai Bonnie è tutta presa dalla sua relazione a distanza con Kol...-

-Ew ma quando ti deciderai a mollarlo?-

-Ehi!-

 

Scoppiano a ridere, per ora non è nulla di serio ma Bonnie sembra stranamente presa.

 

-Piuttosto Elena vedi di togliere la cintura di castità…o nel caso lo avessi già fatto punta a quelli della tua età-

-Che vorresti dire-

-Smettila di correre dietro a Damon-

-Cosa io-

-E tu Care come sei organizzata?-

 

Bonnie, che vorrebbe incalzare Elena quanto Caroline, decide di interromperle perché sa che non è il momento per parlarne.

 

-Ho già un bel gruppetto coi compagni ricorso-

-E Stefan?-

 

Le cose tra loro sono sempre al livello guerra fredda e la bionda non ne parla mai. Quando Elena lo ha sentito qualche giorno fa lui le ha raccontato dei loro dialoghi molto formali tra i corridoi e spera che l’occasione delle vacanze sia un momento per parlare a Caroline. Ovviamente Elena ha sconsigliato l’alcool.

 

Così una settimana dopo si trovano sulla riva del lago con la musica che risuona ad ogni angolo e i ragazzi e le ragazze che bevono e diventano un tutt’uno.

Non il massimo in realtà.

 

La seconda sera Elena la passa al cellulare, ha mandato un messaggio a Damon e alla fine l’ha chiamata e la sta deridendo perché fa l’adulta bacchettona invece che divertirsi e lei lo ha gelato con una domanda caduta nel vuoto "vorresti davvero che mi sbronzassi e lasciassi che uno qualunque di questi ragazzini approfittasse di me?"

 

E lui non glielo ha certo detto che le mani gli prudono e che sta sopprimendo l’istinto di salire in auto e andare a prenderla per portarla via. Perché Damon è stato al College, sa bene cosa accade in queste situazioni e non riesce a tollerare il pensiero di un qualunque scemo che la tocchi o la guardi soltanto e questo lo preoccupa perché non dovrebbe essere geloso di Elena.  

 

Devono salutarsi quando Bonnie le presenta un suo amico di un anno più grande, un tale Liam che sembra molto gradire Elena e così li lascia al loro dialogo.

Ma Elena non sa perché senta un disagio strisciarle sotto pelle, più si sforza di sorridere e provare ad interessarsi al ragazzo, più è distratta e tutti i suoi pensieri corrono a quel cielo blu sopra le loro teste che le ricorda troppo i colori di Damon e di nuovo la voglia di sentire quella sua voce irritante o vedere il sorriso beffardo increspargli le labbra le ustiona lo stomaco.

E allora butta giù uno, due, tre bicchieri di qualunque brodaglia alcolica stiano servendo a giro per la festa pur di sopprimere il vuoto che l’attanaglia e tentare di guardare di più il moretto presentatole da Bonnie.

 

Ed è quando il suo telefono vibra pee un messaggio “divertiti e non bere troppo matricola, mi piaci sobria” che Elena impazzisce del tutto e molla il tipo in mezzo alla folla e si butta verso il bosco cercando la linea e chiama Damon.

 

Cosa fa sveglio a quell’ora? Le risponderà? Perché le scrive? Come si permette di dirle come si deve comportare? Perché la tratta come una bambina?

 

Fa partire la chiamata ma scatta subito a segreteria telefonica ed è come uno schiaffo.

Riprova di nuovo con un fiume di pensieri che preme sul suo cuore.

 

-Damon sono io, sappi che non è corretto da parte tua mandarmi certi messaggi come se tu fossi il mio sorvegliante che mi controlla. Sono grande abbastanza per divertirmi e…beh si sai in queste circostanze si possono trovare molti ragazzi che ci provano, che non mi vedono come la ragazzina piccola da tutelare e assumere come bambinaia…ho anche un lato femminile che tu beh...si tu non sei giustamente interessato a scoprire…-

 

Mentre procede col suo sproloquio passeggia nervosa e non si accorge che Bonnie, che ha visto Liam da solo, è andata a cercarla trovandola ad agitare il bicchiere rosso di plastica e a farneticare contro il cellulare.

 

-Quindi fai come ti pare….continua pure a trattarmi come se non fossi all’altezza perché forse non lo sono davvero, non ho dubbi che non potrei mai piacerti se non come ti può piacere una adorabile bambina cui accarezzare i capelli! Ma per tua informazione sono una donna! Adeguati!-

 

Butta giù la conversazione e per un istante si sente leggera come una piuma, non prima di alzare gli occhi lucidi di alcool e il volto paonazzo per lo sforzo su una Bonnie perplessa che la osserva.

Allora qualcosa si rompe e una lacrima di rabbia scappa dagli occhioni scuri che viene subito cancellata col dorso della mano e fugge verso la propria stanza ignorando la voce di Bonnie che la chiama.

 

Elena cara, la situazione è più grave di quanto pensassi.

 

 

 

Salveeeeee

 

Non so come scusarmi per il mio ritardo e chiedo come sempre scusa inoltre ringrazio infinitamente le pazienti ragazze che coraggiosamente mi seguono.

Questo capitolo è più lungo visto il mio ritardo ho voluto metterci più cose dentro e velocizzare i tempi perché so che vi sto facendo impazzire, ma prometto che ci arriveremo al dunque!

 

In questo capitolo riprendiamo dalla scena dello stipite della porta in faccia e vediamo che Giuseppe, che un po’ ci vede lungo, getta la proposta di far fare ad Elena da baby sitter alla piccola Lilian dato che Damon rimarrà per un po’ da solo e questo li porta a passare un po’ di tempo insieme e protrarranno questo rapporto di lavoro anche oltre le vacanze.

Elena così non farà che alimentare i suoi sentimenti per lui tanto che proprio durante le vacanze di primavera (che in America se non sbaglio si tengono a marzo; è un momento di pausa tra i corsi) lei scoppierà!

Vedremo cosa accadrà quando Damon sentirà la segreteria!

 

Spero nonostante il tempo, di trovarvi sempre qui!!!

 

Grazie mille

Eli

 

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Capitolo 23
*** C'è una crepa in ogni cosa. ***


C’è una crepa in ogni cosa.

 

 

***

 

 

Lily dorme beata nel suo lettino –regalo di Jo che gli ha fatto notare come a sette mesi non potesse più stare nella culla – nella classica posizione da quattro di spade e Damon la osserva un ultimo istante prima di dirigersi al piano di sotto e continuare la sua conversazione per sms con l’impertinente baby sitter/vicina di casa che si è fatta spazio nella sua vita e lui nemmeno se n’è accorto.

 

Elena sta trascorrendo le sue prime vacanze di primavera al college, momento di perdizione soprattutto per le matricole inesperte che si approcciano all’alcool grazie ai ragazzi più grandi e lui cerca di pensare il meno possibile ai tipi in cui sicuramente si imbatteranno quegli occhi profondi, attirando sulle curve morbide e calde non solo sguardi, ma anche mani.

Scuote la testa e decide di chiamarla direttamente, prendendola in giro quando scopre che se ne sta a fare –per sua grande gioia- la solitaria in riva al lago lontano dai pericoli.

 

E non può fingere, Damon, che la voce timida contro la cornetta, i sospiri leggeri e le risatine che le sfuggono non gli procurino un po’ di disagio lì al centro dello stomaco, che l’ascolterebbe parlare per ore e si lascerebbe cullare volentieri da tutti i suoi buffi racconti, mentre la schernisce e lei si offende risentita. Non è nato ieri Damon, sa perfettamente che si è insinuata sotto la sua pelle, nelle sue cose, tra le ore della sua giornata in modo indelebile e lui ha bisogno di sapere che sta combinando.

 

Ha bisogno della luce che filtra tra le crepe nei suoi solidi muri.

Vuole sentirlo, quel calore sotto pelle che lo scalda e la dolcezza di Elena che gli fa ritrovare un desiderio di bene e di amore capaci di allargargli il cuore.

Chi non desidera questo?

Chi non vorrebbe, una volta assaporato un bene, averne di più? Che lo spiraglio si apra e lasci i raggi scaldare il buio?

 

E allo stesso tempo spaventa, fa paura l’idea di dipendere da quello che lei gli trasmette, da come lo fa sentire, Damon non vuole avere bisogno di lei.

Perché tutto ha una fine e lui non sa se può affrontare tutto da capo, soprattutto questo nuovo e sconosciuto sentimento mai provato prima che gli incendia la pelle se pensa a Elena, ai suoi occhi, al sorriso, a come scoppi a ridere.

Alle buffe espressioni.

 

E qualcosa si incrina, schiaffeggiandolo duramente quando il frastuono in sotto fondo prende il posto della voce di Bonnie che le dice che le vuole presentare un tipo. Damon sa che deve lasciarla andare, scottato dalla realtà stessa che gli ricorda come lei si sia appena affacciata alla vita, che deve sperimentare tutto e non può certo stare dietro a un ragazzo/padre pieno di problemi.

Ma non può smettere di pensare, una volta diretto a letto, a lei e quel tizio e così le scrive per ricordarle i suoi principi morali e comportarsi bene, in un egoistico tentativo di tenerla a sé.

 

Spenge il cellulare e lo lascia sul comodino provando a dormire, ma scoprendosi più agitato di prima. 

 

 

***

 

 

-Elena-

 

Quando Bonnie entra nella loro stanza si era preparata a vederla in lacrime sul letto o in modalità indifferenza totale, invece la trova intenta a fare la valigia.

 

-Che stai facendo-

-Torno al campus…o…o a casa-

-Elena-

 

Si avvicina provando a fermare il suo frenetico rassettare.

 

-Ehi guardami-

 

Finalmente si ferma.

 

-Mi dici che succede?-

-Succede che ho lasciato un patetico messaggio in segreteria e vorrei andare a distruggere le prove, ma sarà comunque troppo tardi-

 

Piega con violenza un povero vestitino da mare.

 

-Ok, e che vorresti fare esattamente?-

-Andare al college e morire lì oppure correre a Mystic Falls-

-Ma a questo punto non puoi aspettare domattina?-

-No voglio andarmene da qui-

-Ok però vedila così, ora o domani non cambia e adesso sei stanca, arrabbiata, con una discreta dose di alcool in corpo e decisamente non l’età per bere-

-Certo perché io sono piccola!-

 

Bonnie contrae lo sguardo decidendo di ignorare i suoi farneticamenti.

 

-Vuoi che la prossima telefonata sia a tuo padre perché sei finita in prigione??-

 

Gli occhi neri si scontrano con quelli verdi e piuttosto espliciti dell’amica che costringono Elena a fermarsi e constatare la verità di quelle parole.

 

-Se domattina vuoi andare via, ti porto personalmente a casa Salvatore, addormentiamo Damon gli rubiamo il cellulare e gli facciamo credere di aver fatto un brutto sogno-

 

Elena fa una smorfia di gratitudine e si lascia abbracciare da Bonnie.

 

-Adesso andiamo a letto-

-Ma tu eri a divertiti-

-Ah, questa festa è noiosissima e a me manca Kol-

 

Si sorridono e la ringrazia.

 

-Bon, so che dovremo…-

-Quando sarai pronta me ne parlerai-

 

E così Elena posa la valigia e si calma.  Per ora.

 

 

***

 

 

Alle 9 di mattina Damon si trova come sempre presso la sede del Consiglio, deve incontrarsi con alcuni fondatori per delle questioni relative al bilancio della Fondazione, sta sistemando tutto il lavoro di suo padre e rimettendo in sesto il periodo di vuoto lasciato di cui si è occupato Ric.

Tra l’altro è proprio con Ric che si vedrà a pranzo.

Ha lasciato la bambina con suo padre ed è uscito di fretta, ha visto che c’è un messaggio sulla segreteria ma ancora non ha avuto modo di sentire di cosa si tratta.

 

Nessuna risposta da Elena, ha provato a non pensare che abbia potuto concludere la serata diversamente da come si immagina lui. 

 

Una volta finito il meeting si è rimesso a studiare i vari documenti e ci sono ancora molte cose che non tornano, ma prima di sollevare sospetti o polemiche ne deve parlare con Ric che, puntualmente, lo aspetta a casa come stabilito e lo trova intento a sfogliare una rivista di edilizia. Ha comprato una piccola villetta che lui e Jo stanno ristrutturando dato che a Giugno si sposeranno e per allora vorrebbero che fosse pronta.

 

-Ci sono delle cose che non tornano-

-Lo so-

-Te n’eri accorto anche tu?-

 

Damon si siede dopo aver dato la pappa a sua figlia. Suo padre sta riposando, provato da una intera mattinata con la bambina.

 

-Diciamo che lo stavo intuendo, quando sono entrato io al posto di Giuseppe le cose erano in regola, certo alcuni numeri mi lasciavano perplesso ma comunque erano elementi nel limite legale…anche perché non vengono certamente maneggiate cifre astronomiche-

-Si ma…-

 

Damon gli allunga una serie di fogli e aspetta che Ric li legga.

 

-Ora, non voglio fare quello odioso che pensa subito male - cosa che, per inciso, le persone dovrebbero invece fare sempre- ma non noti qualcosa di strano?-

-Mancano dei soldi-

-Diversi soldi-

-E non c’è nessuna voce cui collegarli?-

-Mmm fammi pensare…ho ristretto la rosa dei candidati a uno-

 

Ric alza gli occhi azzurri dai fogli al nipote in attesa della sua risposta.

 

-Logan Fell-

-Damon-

-No Ric coincide con quando ha preso la quota di suo padre-

-Ti servono prove-

-Non ho mica detto che vado a gridare “è una strega”-

-Stai attento Damon-

-Non temere-

 

Il pranzo continua senza troppe discussioni e decidono di non dire niente a Giuseppe per non agitarlo più del dovuto, almeno fin quando i sospetti di Damon non avranno una solida base su cui poggiare. Ric è molto orgoglioso di suo nipote, di come stia gestendo tutto anche se lo vede così solo per quanto lui cerchi di fingersi sempre a posto. Un po’ lo preoccupa la sua amicizia con Elena e al tempo stesso è grato che lei, a modo suo, riesca a farlo sorridere, ad avere un ascendente positivo; lo sa che lei ha fatto breccia nel muro spesso che ha issato.

 

Il resto del pomeriggio lo passa a lavorare da casa, sentendo suo fratello che lo chiama come fa ogni tanto per avere novità sulla nipote preferita.

 

-Ehi fratellino, ti sei sbronzato a dovere?-

-No, non temere-

-Oh invece temevo proprio di trovarti sobrio….visti i precedenti sapevo che ti saresti astenuto-

-Lo prendo come un consiglio fraterno-

-Devi divertirti Stef, tu che puoi-

-Mi sto divertendo….la mia principessa che fa?-

-La tua cosa??-

-Sai vero che quando raggiungerà l’età della ragione io sarò il suo super zio preferito??-

-Bravo allora non bere, e comunque prima di te ci sono io-

-Cos’hai 12 anni?-

-Senti chi parla….Insomma che hai combinato??Barbie mania del controllo è sempre frigida?-

-Damon-

-Dai forza, tanto è di quello che vuoi parlare…-

-E’ che non so che fare, perché ha fatto pace con Elena e non con me?-

-Oh fratellino ti devo spiegare tutto….a parte che queste sono considerazioni da femmine quindi smettila subito-

 

Se lo immagina Stefan durante le serate di vacanza col ciuffo per aria, un paio di discutibili jeans per un luogo che richiede il costume e la faccia crucciata di un 40enne mentre gli altri si divertono.

 

-E in ogni caso…la biondina prova qualcosa per te non ci vuole una laurea per capirlo-

-Cosa? No, non credo proprio-

-Hai chiesto il parere dell’esperto, te l’ho dato-

-Ok…poniamo che tu abbia ragione-

-E’ così-

-Cosa dovrei fare?-

-Che si fa di solito se ci piace una ragazza? La prendi e la baci-

-Che? Ma io non ho mai detto-

-Ah-ah non mentirmi-

-Puoi essere serio?-

-Lo sono, basta una piccola crepa e la sua barriera crollerà…ora devo andare-

-Cosa…no Dam aspetta…-

-Ciao fratellino torna prima che Lily compia 18 anni ok?-

 

Lo saluta e ritorna al suo lavoro ridacchiando per la situazione con Caroline e per un istante gli viene in mente Elena; era riuscito a non pensarla per tutto il giorno e non l’ha mai sentita forse per un inconscio tentativo di non sapere cosa abbia combinato. E poi si ricorda di un messaggio non ascoltato in segreteria, così afferra il cellulare notando che sono già le cinque.

E infatti Lilian si sveglia reclamando la merenda, ha dormito più del previsto. Lascia il telefono, lo ascolterà più tardi.

 

 

****

 

Sono le nove di sera quando Elena si trova davanti casa Salvatore con la solita ansia ad attanagliarle lo stomaco e il dito sul campanello, provando a controllare il tremolio della mano.

Non sa come si comporterà, cosa dirà, se Damon abbia ascoltato o meno il suo patetico messaggio che molto probabilmente determinerà il suo licenziamento; non sa dire Elena cosa ci sia dietro la porta massiccia di casa Salvatore, ma sa che prima di tutto loro due sono amici, o almeno così si sono sempre trattati e sente che deve spiegare perché ha sragionato in preda all’alcool infamandolo.

 

Qualcuno in casa c’è sicuramente, vede le luci filtrare dalle tende chiare della sala da pranzo e spera vivamente di non aver svegliato Lily che a quell’ora o sta dormendo o facendo impazzire Damon. Ma adesso poco importa, ormai ha agito di impulso, come sempre quando si tratta di lui,  si è fatta lasciare da Bonnie fuori casa Salvatore –lei e il suo trolley blu- senza nemmeno passare da casa, ma l’orario era già poco consono senza bisogno di attardarsi ancora.

 

Respira per cercare di rallentare il battito cardiaco e spera che il suo cervello elabori frasi di senso mentre attende che qualcuno le apra la porta.

Non sa che Damon sta uscendo dallo studiolo – una delle molte stanze della casa che la ragazza ancora non ha visitato- e col cellulare all’orecchio si sta dirigendo a quella stessa porta.

 

Quando il volto di Elena appare dietro la porta, Damon rimane interdetto e lentamente abbassa il telefono chiudendo un messaggio ancora in attesa di essere ascoltato.

 

-Ciao-

-Elena-

-Scusa…ho svegliato la bambina?-

-No…-

 

Le iridi chiare si allargano per metterla più a fuoco, piccola com’è, stretta in se stessa al buio dell’ingresso di casa Salvatore. La scruta, notando che deve essere appena approdata dalle sue –in teoria non ancora concluse – vacanze di primavera; come mai è qui?

 

-Che fai qui?-

 

E il colorito che le scalda le guance gli conferma che deve essere confusa tanto quanto lo è lui.

Rieccolo lo spiraglio di luce; c’è una crepa in ogni cosa ed Elena solo respirando la sua stessa aria, sembra che lo stia letteralmente trapanando il suo muro.

 

-Io…avevo bisogno di parlarti...-

 

Abbassa per un istante gli occhioni scuri non sapendo bene come spiegare, giustificare la sua comparsata senza sembrare più patetica di quanto già non sia.

 

-Nel mezzo della notte? Delle tue vacanze?-

-Non erano così decisive-

-Oh, beh deve essere importante per averti fatto mollare qualche spasimante in attesa…-

 

Cruccia lo sguardo scocciato, o forse più infastidito, e nota come l’espressione di lei muti rapidamente da imbarazzata a irritata e per un solo secondo si pente del tono aspro.

 

-Non ero mica ad un’orgia…per chi mi hai presa-

-Sono cose che capitano a feste di questo genere, ci sono passato-

 

Lui infila il cellulare in tasca e incrocia le braccia al petto.

 

-Sai che c’è? Sono davvero una stupida ad aver solo pensato di passare e avere una conversazione civile con te!-

 

Sbotta di colpo e afferra il trolley per fuggire.

Dannazione.

Damon sbuffa e poi fa un passo seguendola e afferrandola.

 

-Aspetta-

 

Quando Elena si volta deve contare fino a dieci per non colpirlo, o per non arrossire violentemente per l’intensità con cui i suoi occhi, troppo vicini, la stanno guardando.

 

-Cosa? Che tu possa deridermi ancora?-

 

Si divincola dalla sua presa imbronciata e per lui è quasi impossibile non farsi scappare un sorriso alla vista delle sue labbra indispettite e lo sguardo crucciato.

 

-Oh bene, ora mi ridi direttamente in faccia-

-Beh, non sono bravo a trattare le piccole boyscout arrabbiate-

-Non ho cinque anni…-

-Lo so Elena-

 

Non sa perché lo sguardo di Damon si sia fatto così serio e denso di significato, come a volerle comunicare qualcosa che lei ancora una volta non riesce, o forse non vuole, cogliere fino infondo.

 

-E...e allora...perché…-

-Perché così è meno pericoloso…-

-Per…ma…-

 

Le trema la voce, la bocca, il respiro.

Damon invade e pervade l’aria, il suo spazio vitale e non sa come fare Elena per riprendere a pensare, ad agire come una persona normale. Alle volte la realtà è semplicemente più grande di noi e adesso la coscienza di quello che lui le sta spiegando, tra le righe, le fa paura; non ha mai fino infondo pensato davvero a cosa provi per lui, a cosa voglia, di cosa abbia bisogno. Perché, quando è con Damon, Elena non ha bisogno di tanti ragionamenti, accade semplicemente di essere felice, di essere spostata da se stessa mentre il suo cuore si allarga e colma.

E Damon ha usato un aggettivo piuttosto calzante per tutto il caos che le fa girare la testa: pericoloso.

Se si forma una crepa, se la luce filtra, se l’acqua passa a nutrire la terra, i muri verranno giù, il fiume si ingrosserà ed Elena teme di essere invasa e trascinata via da tutto quello che sta tenendo chiuso dentro.

 

O forse più che paura è solo un profondo e ribelle desiderio di poter vivere quello che si trova addosso.

Alza gli occhi confusi su di lui e si impossessa del suo sguardo.

 

-Io non ho paura di te Damon, nasconditi pure…ma io non me ne vado, buonanotte-

 

Si volta e sospira così forte che realizza di aver trattenuto fino a quel momento il respiro; per un attimo gli occhi si chiudono e il cuore si fa più leggero.  E per ora questo le basta, dirgli che lei ci sarà sempre anche se la spinge via, se la tratta come una bambina, se prova a mettere dei paletti Elena non ha intenzione di allontanarsi da lui e d’improvviso il tremore del suo cuore si trasforma in forza.

 

“Che si fa, di solito, se ci piace una ragazza? La prendi e la baci”.

 

Damon la osserva e non sa perché, ma la determinazione di questa ragazzina, un po’ più donna di quella in cui si era imbattuto una sera di qualche anno prima quando si fissava la punta delle converse e confessava timidamente di non avere paura di lasciare andare qualcuno di cui non era certa, lo scrollano al punto da fargli muovere un passo, due verso di lei.

               

-Elena…-

 

E non le lascia il tempo di chiedere cosa voglia dirle perché quando si volta verso di lui, Damon ha già bruciato tutte quelle insopportabili distanze che per qualche motivo si sono frapposte tra loro sin dal primo istante e lascia che le sue mani affondino nei lunghi e soffici capelli per raggiungere la base del collo e tirarla a se.

 

E la bacia.

 

 

 

Ciao a tutte!!!!!!!!

Non so in quante lingue dovrò scusarmi con tutte voi per la mia mostruosa assenza, inutile dirvi che ho avuto un giga enorme blocco (vuoi che più che si avvicina ottobre, più la consapevolezza che non avremo più il delena mi ha come devitalizzata) che non sono certa di avere del tutto superato nonostante nella mia testa la storia sia praticamente scritta!!

Prometto solennemente di non farvi più attendere così tanto e dedico questo capitolo in particolare a beagle e a setsuna per la pazienza e il supporto a me offerti, e ovviamente a tutte le altre meravigliose persone che mi hanno attesa e seguita finora!

Spero possiate perdonarmi!

Venendo alla storia… eravamo rimasti a una Elena irritata e un po’ alticcia alla festa che sbraita contro la segreteria di Damon e scopriamo che mentre lei parte in fretta e furia, lui non ha mai tempo per fermarsi e ascoltare il suo messaggio…ma comunque giungono a un confronto che porta al tanto atteso e sospirato primo bacio.

Il titolo è ripreso da una canzone di Leonard Cohen “Anthem” che parla appunto di una crepa che c’è in ogni cosa.

So che non posso pretenderli, ma i commenti anche di rabbia sono ben graditi!

Un bacio di scuse

Eli

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Capitolo 24
*** Primi baci ***


Primi baci.

 

***

 

E’ una sera di marzo, la primavera alle porte inizia a farsi percepire dai colori che cambiano, dagli odori che si addolciscono e un’aria lievemente più tiepida che porta con sé ancora un retrogusto d’inverno.

Non è un mese che si aspetta con trepida attesa, forse più aprile, sicuramente maggio che segna la fine dei corsi e preannuncia l’estate.

 

A Marzo Elena ha sempre pensato che non accadesse nulla di importante, ogni mese porta con sé un’attesa, alcuni però –collocati così come riempitivi-  scorrono silenziosi senza lasciare traccia.

E questo Marzo poteva avere un sapore diverso vuoi per le sue prime vacanze libertine al college, perché è comunque il suo primo anno; ma Elena non avrebbe mai, mai pensato che Marzo potesse rientrare nei mesi da ricordare, di quelli che ti stampi nella memoria, sotto pelle come un profumo familiare, un oggetto che richiama un ricordo.

 

E invece Marzo improvvisamente è impresso dentro di lei. 

 

Perché una sera di Marzo, fuori casa Salvatore con l’aria timida di un inverno che finisce e il calore che risveglia e fa fiorire tutto, il suo mondo ha il sapore di Damon e il profumo della sua pelle.

 

Delle labbra fredde come il vino, delle sue mani grandi avvolte intorno al viso, del respiro soffiato, della gola chiusa e il cuore che martella le tempie.

Elena non ha mai sentito il mondo girare così mentre dei brividi sottili le puntellano la carne fino a stordire i sensi, il calore di un semplice bacio carico di attesa ed emozione che si irradia dalle labbra e si dipana sotto pelle infiammandole ogni cellula.  

Damon è dentro di lei, in ogni fibra in modo quasi insopportabile.

 

Ed è così che si sente quando lentamente lui si stacca dalle sue labbra lasciandola nel suo vortice aggrovigliato di emozioni.

Le gira la testa.  

E’ l’effetto Damon.

 

E Damon potrebbe chiamarlo effetto Elena quel buco enorme che lo sta divorando dal centro dello stomaco ora che il calore delle labbra piene e morbide su cui, troppe volte, ha indugiato, lo riempie e infiamma.

E si trova a respirarla, a cercare in lei quel bisogno incolmabile di pace e di vita che ha perduto da tempo nelle pieghe del suo dolore nel corso degli anni e non sente il bisogno di afferrarla, di divorarla; sta lasciando ancora una volta che Elena gentilmente curi un po’ le sue ferite.

 

Quando Damon si stacca -resistendo all’impulso di approfondire il bacio - inciampa in qualcosa di ancor più destabilizzante cioè gli occhi vibranti e pieni di Elena che lo osservano, schiudendosi leggermente sorpresi e sì, questo lo fa impercettibilmente sorridere dentro.

Ma prima che il tempo riprenda a scorrere e il mondo a ricordargli le sue colpe, le sfiora appena una guancia e poi si allontana con calma da lei.

 

-Buonanotte Elena-

 

Quando la veda inebetita afferrare il suo trolley blu – vorrebbe accompagnarla a casa ma teme che potrebbe non trattenersi dall’assaggiarla di nuovo- e dirigersi verso la strada, una piccola stretta gli afferra il cuore e le sue labbra bruciano ancora di lei. C’è tempo prima che i fantasmi del suo passato bussino alla porta della coscienza, per ora vuole solo fissare l’immagine di quel volto che si gira verso di lui un’ultima volta sorridendo timido prima di riprendere i suoi passi.

 

 

 

***

 

 

1997

 

Damon si chiude la porta di camera alle spalle con troppo slancio attirando inevitabilmente la curiosità di sua madre che lo ha sentito rientrare e lo ha visto correre in camera sua a gran velocità. Sa già che si tratta di lei quando il tocco gentile si infrange contro la porta chiara e una voce cauta si fa largo da dietro di essa.

 

-Tesoro, tutto bene?-

-Si mamma-

 

Lo zaino è stato lanciato per terra e alcuni libri ne sono usciti, lo sguardo crucciato fissa un punto indefinito del soffitto sospirando pesantemente e dal silenzio che proviene dal corridoio, capisce che sua madre è ancora li che aspetta.

Dopo un attimo di esitazione la porta scatta e una massa rossa si mostra.

 

-Mamma ti ho detto che sto bene-

-Beh mi piace controllare di persona-

 

Lui si volta appena verso di lei e non sa perché un certo imbarazzo lo assale; sarà che a sua madre non è mai riuscito a nascondere niente e questa è una cosa che vorrebbe decisamente mascherare. Afferra il cuscino e se lo porta in viso.

 

-Voglio stare solo-

-Ok, immagino che sia accaduto qualcosa che ti ha turbato…a scuola magari?-

 

La sente avvicinarsi, ha un passo così leggero –come Stefan- che potrebbe fare la ladra di mestiere.

 

-Non voglio parlarne mamma-

 

Lily sorride tra sé e un po’ è fiera di vedere che il suo imperturbabile ragazzo ogni tanto mostra il fianco ferito. Si siede sul bordo del letto valutando sul modo in cui scavare e sul quando togliergli quel cuscino dalla faccia.

 

-Non vuoi parlane con me perché sono la tua mamma o perché sono una donna?-

 

Il sospiro ovattato le conferma che sì, suo figlio ha un problema da maschi con un qualche ragazzina. Che poi Lily è circondata da uomini e nel tempo ha scoperto che hanno le stesse reazioni e gli stessi disagi del gentil sesso, solo che le nascondono meglio o almeno ci provano.

E Damon ha 13 anni, inizia adesso la parte in cui dovrà affrontare il mondo dei rapporti con l’altro fronte, estremamente complicato e indecifrabile, e vista la sensibilità e la cocciutaggine di suo figlio, Lily già sa che avrà parecchie grane con le donne.

 

-Mamma non posso dirtelo-

-Mm, lo capisco…insomma le ragazzine sono complicate-

 

Suo figlio si toglie di scatto il cuscino.

 

-Come sai che c’entra una ragazza?-

 

Lily si deve trattenere dal ridere per la buffa espressione di Damon, sa che non la prenderebbe bene.

 

-Me lo hai appena detto tu!-

-Dannazione-

-Ehi, modera le parole-

-Mamma mi vergono, non posso parlarne con te!-

-Prova, giuro che non riderò-

 

Damon non teme che sua madre lo derida, si fida cecamente di lei, senza alcuna riserva e le ha sempre raccontato, a modo suo, tutto. Ma questa cosa lo imbarazza troppo e non sa come fare, soprattutto perché è con i padri che di solito i maschi si confrontano, ma il suo è preso dal lavoro e non è facile parlare con Giuseppe di qualcosa che non sia la scuola.

 

-Non so come fare!-

-Vediamo, cerco di aiutarti…c’è una ragazza che ti piace-

 

Suo figlio arrossisce appena mentre si mette seduto col cuscino tra le mani e gli occhi azzurri nascosti sotto al ciuffo troppo lungo.

 

-Le ragazze sono stupide e non mi piacciono!-

-Mm beh, da come reagisci direi il contrario-

-Mamma no, non mi interessano io ho altro da fare che pensare alle loro cose sciocche-

-Fammi qualche esempio-

-Perché dobbiamo per forza mangiare un gelato solo insieme? Io ne voglio uno tutto mio, e poi perché devo prenderle la mano? Non sa camminare da sola?-

 

La faccia di Lily è estremamente perplessa e divertita.

 

-Beh, vedi tesoro a noi femmine queste cose piacciono, ci fanno capire che ci volete bene-

-Ma cospargere uno di saliva non è voler bene! I baci sono una cosa schifosa-

 

Lily rimane in silenzio e non sa come fare per non ridere come una pazza, suo figlio deve avere avuto un primo bacio molto traumatico. La prima cosa che viene in mente di solito è “umido” visto l’insolito scambio di salive che viene posto in atto e uno non se lo aspetta, ci sono passati tutti e ora è il turno di Damon.  Lei gli accarezza dolcemente i capelli.

 

-Posso dirti che dal terzo le cose migliorano-

-Senti mamma non è possibile che nei film tutti si bacino senza provare disgusto. Io non voglio la saliva di Haley e soprattutto il suo appiccicoso lucidalabbra alla fragola pieno di brillantini, mi hanno preso in giro tutti a scuola perché ero pieno!-

 

Ecco il nome della ragazza incriminata.

 

-Ti assicuro tesoro che quando avrai un po’ più esperienza e avrai trovato la persona giusta, dopo il primo bacio non vedrai l’ora di farti appiccicare di lucida labbra-

-Scusa, quanti primi baci devo dare?-

 

Lily sorride di cuore.

 

-Ogni bacio con una persona diversa sarà il primo…spero che tu non ne debba dare troppi, ma che tu possa trovare quella che ti farà venire i brividi sotto pelle e ti farà desiderare di averli tutta la vita-

-Per te è così con papà?-

-Qualcosa del genere-

 

Sua madre si alza e si dirige alla porta.

 

-Mamma non dire a nessuno che ho baciato una ragazza-

-Certo che no, sarà il nostro segreto-

 

 

 E ne ha dati tanti di primi baci Damon, anche di secondi o terzi e fino a Rose si potevano chiamare tutte Haley per l’importanza che avevano avuto per lui. Con lei è stato differente, bello, piacevole anche se non ci ha pensato, l’ha baciata e basta; e l’ha ribaciata e gli è piaciuto così tanto che alla fine Rose è diventata la sua ragazza.

 

E ora che scotta e rabbrividisce al pensiero del contatto con Elena, di come quelle labbra soffici e delicate avessero aderito a lui, del suo sapore, del profumo del suo shampoo alla vaniglia, Damon si trova a ripensare a sua madre e a quei brividi sotto pelle che a lui sapevano di febbre e adesso invece ha capito a cosa si riferisse. Per questo ha paura e sospira pesantemente lasciandosi andare sul letto; per questo il cuore batte troppo forte e lui pensa solo che Elena invade tutto e lui non sa più cosa fare per tenerla lontana, per espellerla.

Non dovrebbe, ci sono mille miliardi di motivi che si ripetono come una cantilena nella sua testa, una lunga lista di ragioni per cui tutto questo è terribilmente sbagliato.  

E in preda ai suoi pensieri si addormenta.

 

 

 

***

 

 

 

Elena e Bonnie il mattino seguente sono sul letto della prima – computer alla mano – collegate via Skype con una non tanto sobria Caroline che ha la faccia rigata di mascara e i capelli scaruffati. Non l’hanno mai vista in quelle condizioni e non sanno se ridere o piangere.

 Dopo aver raccontato loro delle sue vacanze all’insegna del divertimento, è stata un’altrettanta mezz’ora a lamentarsi di Stefan-noiosissimo-Salvatore-rovinafeste.

 

-Scusa ma c’era bisogno di schiaffeggiarlo?-

-E perché hai pianto?-

-Cosa non avete capito della frase “mi ha baciata?”-

 

Le due si rivolgono un’occhiata perplessa e tornano sull’immagine pixel dell’amica.

 

-Perché non ti sei ancora fatta una doccia?-

-Sentite…una notevole dose di alcool è ancora nel mio corpo e posso dunque affermare di non essere totalmente padrona di me stessa ma….una cosa la so, lui non DOVEVA permettersi di fare una cosa del genere!!! Noi ci odiamo, non siamo amici, non ci parliamo e lui che fa????Mi bacia???? Che tentativo di riconciliazione sarebbe????-

-Care, forse a modo suo ma…è evidente al mondo che lui fa tutto tranne che odiarti-

-Oh certo allora lo odio io e adesso ancora di più, che cavolo di problemi ha??????In quella famiglia sono tutti fuori di testa-

-Adesso calmati-

-Oh sicuramente avrà chiesto un parere a suo fratello, già lo vedo che “Mister Damon- non posso più spendere il mio charme per conquistarle tutte perché sono padre- Salvatore” avrà dato qualche dritta assurda, maschilista a Stefan, che poi vai proprio da lui? Cioè è un ragazzo padre che non può rifarsi una vita sentimentale perché il suo unico amore è morto, è chiaro che ti consiglia di cogliere l’attimo-

 

Mentre nell’aria si diffonde la risata di Bonnie, il cuore di Elena si vela di una nota amara che si fa spazio fino ad adombrarle lo sguardo. E in un battito di ciglia la realtà la schiaffeggia macchiandole il volto di vergogna.

Fino a cinque minuti prima, fino alla sera precedente, se ne stava con la sua faccia da ebete sospesa su una nuvola azzurra continuando a ripensare a quel bacio impresso su di lei e si era trattenuta dallo scrivere a Bonnie come per conservare gelosamente quel piccolo tesoro inaspettato.

Ma Caroline le aveva appena ricordato quello che aveva evitato, la realtà.

 

Damon è padre, ha perso la persona che amava e ha cercato un conforto in lei, d’un tratto la parola “rimpiazzo” lampeggia negli occhi scuri che si incurvano scappando dallo schermo e dai toni accesi delle amiche nel vano tentativo di deglutire e scacciare il retrogusto aspro di una bugia che si era raccontata fino a quel momento.

 

-Ehi, Lena che pensi?-

-Io…niente, se quello che ha fatto ti ha infastidita hai fatto bene-

-Grazie…ma la verità è che mi manca il mio migliore amico-

 

Caroline si rotola sul letto sparendo un attimo dallo schermo da cui le due vedono solo due gambe svolazzare e si guardano perplesse provando a non ridere.

-Senti Care…ma se ti manca, perché non fate pace e ripartite?-

-Secondo te non c’ho provato?-

 

Schizza seduta sul letto punta sul vivo.

 

-Non abbastanza o non nel giusto modo-

-Che proponi Bon?-

-Ripartite da zero, se lui è confuso e tu sei confusa l’unico modo è dissipare le ambiguità e ricominciare…vi volete bene e prima di tutto siete amici, avete bisogno di questo rapporto-

 

Cala un attimo di silenzio mentre le due ragazze riflettono, per motivi differenti, sulle sagge parole di Bonnie, dopo di ché si salutano con la promessa di scriversi non appena Caroline si sia fatta una doccia e sistemata.

 

Bonnie abbassa lo schermo del pc e si volta interrogativa verso Elena.

 

-Che ti succede?-

-Niente-

-Non mi hai detto di ieri sera-

-Beh... ecco non...non abbiamo parlato del messaggio-

-Cioè non sai se lo ha ascoltato?-

 

Bonnie alza un sopracciglio interdetta, tutta quella strada fatta per niente? Certo lei ha rivisto Kol, ma lo scopo principale era risolvere la situazione di Elena con Damon.

Che poi nessuno ha ancora capito cosa ci sia tra loro due.

 

-Non era esattamente importante-

-Non ti seguo... Che è successo?-

 

Le guance della ragazza si colorano al solo ricordo di quel bacio ed Elena si morde un labbro, chiaro segno che stia tentennando.

 

Ma il telefono di Bonnie squilla e lei lo afferra per avere conferma che si tratti di Kol il quale l’attende fuori casa Gilbert per portarla a pranzo al Grill. Ed Elena un po’ la invidia, Bonnie non ha molta voglia di definire il tipo di rapporto ma l’intensità del modo in cui si cercano, si aspettano parla abbastanza; quando lei attende un suo messaggio è euforica e non ha quell’espressione ansiogena da "chissà se mi scriverà" perché sa che lo farà.

Mentre lei sì che fissa in modo autistico lo schermo del suo telefono nella vana speranza che si illumini e che faccia illuminare lei.

 

Invece Damon da ieri sera non si è fatto sentire, non che lei lo abbia cercato ma per una questione di orgoglio vorrebbe che fosse lui a scriverle. Ed è certa che le sue amiche obietterebbero con un "ti ha baciata direi che il passo grosso lo ha fatto lui", peccato che lei non abbia il coraggio di dire ad alta voce quello che è successo.

Non se ne vergogna tutt’altro, ma la situazione con Damon è troppo delicata, troppo complicata per trattarla come una cotta qualsiasi.

 

Quindi è questo che sei Elena? Cotta di lui? Eppure ne hai avute di cotte e nessuna ti ha mai logorata così, ne tanto meno ti è durata la bellezza di quasi tre anni.

Perché sì lei, Damon, non se lo toglie dalla testa dal momento esatto in cui è entrato nella sua vita.

 

-Devo andare...ti scrivo quando parto di casa-

-Ok-

 

Dopo pranzo, quando Bonnie avrà finito di sbaciucchiarsi Kol in ogni angolo della città, ripartiranno per il college ed Elena non sa come fare per rivedere Damon. Perché ora non avrà più occasioni per tornare fino a fine maggio quando termineranno gli esami; solo una volta dovrà rientrare per scegliere il vestito per il matrimonio di Ric a meno che non lo trovi in zona campus.

 

Sorride a Bonnie che la fissa come per ammonirla che avranno tutto il viaggio di ritorno per parlare della sera precedente.

Quando la ragazza esce, Elena si butta sul letto sospirando pesantemente.

 

 

 

****

 

 

 

Credeva che Jo, essendo medico, sapesse gestire l’ansia e invece Damon si trova con due mesi di anticipo a fare le prove d’abito da testimone con Ric su ordine della futura sposa. Stefan l’ha scampata, ma dovrà rientrare appositamente i primi di aprile per la prova.

La piccola in braccio al nonno, seduto sui divanetti del negozio più elegante di Mystic Falls, osserva suo padre sorridendogli allegra.

Mentre Damon fa impazzire la sarta e Ric si scruta agitato, Giuseppe si alza per uscire fuori e fare due passi, non ne può più di questa attesa .

 

-Allora tuo fratello quando rientra?-

-Credo che passerà i primi di aprile, tranquillo-

-Anche perché Jo sarebbe capace di andarlo a prendere-

-Si questo lo immagino-

-A proposito lo hai sentito? Le sue prime vacanze di primavera al college?-

-Ho visto un messaggio di stanotte, ho provato a richiamarlo ma credo che dormisse o forse non aveva le palle di dirmi cosa ha combinato-

-Perché?-

-Problemi rosa-

 

Ric sospira ridacchiando mentre la sarta gli fa alzare le braccia.

 

-Donne-

-Già

 

Poi si volta curioso verso il nipote intento a fissarsi il dietro del abito.

 

-A proposito di donne…tu devi dirmi nulla?-

 

Gli occhi azzurri si sollevano distratti verso lo zio.

 

-Riguardo?-

-Beh, circa una brunetta dai capelli lunghi e gli occhi da bambina sperduta-

-Se non fosse per i capelli potrei pensare che parli di Stefan-

 

Ric lo ammonisce con lo sguardo e Damon sbuffa.

 

-C’ero anche io in casa ieri sera, so che era da noi-

-Bene allora non c’è nulla da dire-

 

Proprio quando Ric tenta di controbattere la porta scampanella di nuovo e Giuseppe entra nel negozio.

 

-Guardare chi ho trovato qua fuori-

 

I due volgono lo sguardo verso l’uomo dietro al quale sbuca Elena che tiene in collo la piccola Lily ben felice di vederla. E Damon sussulta quanto basta per sentire l’equilibrio precario sostenerlo sulla pedana rialzata; questo fa spazientire ulteriormente la sarta ormai arresa al fatto che non riuscirà a prendergli le misure come si deve.

 

-Ehi Elena-

-Ciao Ric-

-Scenderei a salutarti ma non mi sembra il caso-

-Non ti preoccupare…vedo che ti stai facendo bello-

-Si ci proviamo-

-Approfitto di Elena per andare a scegliere l’abito-

 

Giuseppe si defila con il proprietario del negozio a vedere alcuni abiti lasciando i tre da soli con la bambina.

E in quel momento gli occhioni scuri si spostano sul vicino di pedana finendo per inciampare in un cielo che la scruta curioso. Elena si trova a trattenere il respiro e sente il sangue salirle in volto quando gli occhi chiari di Damon si imbattono nei suoi.

 

-Ehi-

-Ehi-

-Ciao-

-Ciao-

 

Ric li osserva sospetto non capendo che cosa prenda a entrambi; hanno i volti tesi e sembrano leggermente imbarazzati.

 

-Che succede qui?-

 

Chiederlo è sempre meglio che stare a indagare.

 

-Niente-

-Ci siamo baciati-

 

Alaric sbianca sfoderando il miglior sguardo da “che cazzo stai facendo” verso un noncurante Damon che per tutta risposta fa spallucce, strappando un grugnito alla sarta che era quasi riuscita a fermare la misura delle braccia, fallendo.

Il volto di Elena invece si colora di mille sfumature di rosso e anche velatamente di rabbia, trattenuta solo a causa della presenza della piccola ancora nella sua stretta.

 

-Posso parlarti un attimo?-

 

Lo soffia tra i denti lanciando maledizioni mentali all’eccessivamente bello e odioso ragazzo dagli occhi azzurri che la tiene sveglia di notte.

 

-Elena non vedi che sono impegnato?-

-Oh no la prego, vada a fare due passi prima che io decida di conficcarle l’intero set di spilli nella gola-

 

La signora con gli occhiali sulla punta del naso, il metro intorno al collo e uno spillo in mano lo fissa contrariata e seriamente provata dal cliente troppo agitato per i suoi gusti.

Damon fa una smorfia offesa e poi lentamente scende dalla pedana raggiungendo Elena che mette temporaneamente la piccola nell’ovetto e poi segue il ragazzo fuori dal negozio, mentre Ric li studia assai perplesso.

 

-Si può sapere che ti salta in mente?-

-E’ Ric non c’è bisogno di farne un dramma-

-Beh ma è una cosa intima, personale, potresti evitare di sbandierarla-

-E’ solo un bacio Elena-

 

La guarda dritta in quei suoi occhi neri come l’ignoto, se mai l’ignoto possa avere un colore che lo definisce, ma Damon è convinto che potrebbe perdersi dentro le profondità delle pozze di Elena che adesso sono leggermente ferite. La vede trattenere l’orgoglio e ingoiare in silenzio quella piccola stilettata che è uscita peggio di quanto volesse davvero.

Ma lui non è pronto per farsi troppe domande su quanto è accaduto. Non ancora.

 

-Bene, ottimo, io riparto per il college buon proseguimento-

 

E stizzita fa per voltarsi perché non gli darà la soddisfazione di vederla piangere.

Ma Damon ancora una volta la prende in contro piede e le afferra un polso richiamandola.

 

-Aspetta…-

 

Quando lei si volta, lo sguardo adombrato e le labbra imbronciate, lui sente di nuovo la terra farsi troppo instabile sotto ai piedi e allenta la presa scottato dalla pelle di Elena.

 

-Io…non posso baciarti ancora…-

 

Ed è un istante- come spesso accade- che il volto, lo sguardo di Damon cambiano completamente, da arrogante strafottente improvvisamente si fa serio e velato quasi di commozione mentre prova a confessarle tra le righe che una lotta interiore lo sta divorando, che non sa come starle lontano, come fare a non desiderarla, come non toccarla perché lui ora non può farlo.

Non adesso.

E dentro di se sente una voragine allargarsi sempre di più, perché lo capisce, comprende pienamente il suo tormento così di riflesso il volto teso si ammorbidisce in una smorfia triste.

 

-Lo so…-

 

Adesso le pozze chiare si allargano ferme e determinate.

 

-Ma non posso nemmeno perderti-

 

E non ci sono molte altre parole con lui lei possa definire il senso di vertigine, quel vuoto incolmabile che talvolta le toglie il respiro colmarsi appena un po’ solo per il modo in cui la guarda.

 

-Non lo farai…adesso devo andare-

-Sei ancora la mia baby sitter?-

 

Le scappa un sorriso incontrollato mentre i capelli scendono a coprirle il volto imbarazzato.

 

-Non sei un po’ grande?-

-Non abbastanza-

 

E dopo aver annuito, incapace di elaborare qualche parola in più, Elena si allontana con il cuore leggero e un sorriso ebete stampato sul volto, desiderando di portare con sé quel momento per i mesi successivi.

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!!!!

 

Innanzitutto grazie a tutte voi splendide fanciulle che mi aspettate con pazienza e che mi recensite ancora, non del tutto scoraggiate!

Questo capitolo è più lungo degli altri ma avevo troppe cose da raccontare e spero di averlo fatto bene; vediamo come Elena e Damon si comportano dopo il tanto sospirato primo bacio e scopriamo che pure Stefan ha preso sul serio il consiglio fraterno, vedremo nel prossimo capitolo un bel confronto Steroline al riguardo!

Apprendiamo che si stanno preparando per il matrimonio di Ric che si terrà a giugno mentre le ragazze devono fare ritorno al college per gli ultimi due mesi!

 

Chissà cosa accadrà ancora!

Spero di trovarvi sempre qui, vi ringrazio per l’immenso affetto e affezione che mi dimostrate!

 

Baci

Eli

 

 

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Capitolo 25
*** Se telefonando ***


Se telefonando…

 

 

 

Caroline chiude il pc tirando un profondo respiro e si alza dal letto, sobbalzando poi quando trova il proprio riflesso devastato nello specchio.

Non è da lei ridursi così come se un treno l’avesse investita, non è da lei perdere il controllo dei rapporti, delle situazioni.

 

Con movimenti precisi e la fierezza di chi non si vergogna di essere caduta inizia a rimuovere il trucco con una salvietta e si accorge che lo stupido tizio figo con cui ha pomiciato, prima di litigare con Stefan, le ha lasciato un vistoso segno sul collo.

Sospira valutando la gravità del livido violaceo e getta la salvietta nel cestino con stizza per poi accendere l'acqua della doccia.

 

Tutto quello che vorrebbe fare è chiamare proprio l’unica persona che ha deciso di tagliare fuori e raccontargli di come il suo delicatissimo collo sia stato marchiato da un deficiente tutto muscoli e che ora dovrà fare un'accurata ricerca sui rimedi per attenuare il pesto prima che ricomincino i corsi.

 

Un altro sospiro mentre entra in doccia e ripensa alle parole delle sue amiche.

Elena ha perdonato lei, ha perdonato Stefan e allora perché non le riesce fare lo stesso?

Perché Caroline infondo non ha perdonato se stessa e lui è il promemoria vivente del suo sbaglio.

E come se non bastasse Stefan pensa che baciandola possa rimediare.

 

Chiude gli occhi reprimendo la rabbia, lasciando che l’acqua scorra a calmare le sue inquietudini.

Quello scemo non sa proprio comportarsi a volte.

 

Ma Bonnie ed Elena hanno ragione, l’unico modo - se lei davvero vuole recuperare - è ripartire da zero e lui almeno ha provato in qualche modo a fare un passo, certo confuso, sconsiderato, ma se lei non lo aiuta non andranno molto lontano.

 

Così una volta lavata via quella notte di pianti, di rabbia e follie esce dalla doccia e tornata in camera afferra il telefono sedendosi sul letto.

Esita un attimo, ma poi si fa coraggio e scorre la rubrica trovando il nome di Stefan.

È incerta se chiamarlo o scrivergli, ma starà dormendo visto che non regge l’alcool è meglio scrivergli, così valuterà attentamente le sue richieste.

 

"Ho bisogno di parlarti, dove possiamo vederci?"

 

 

Può andare.

Inviato.

Andata.

 

Si lascia andare sul letto fissando il soffitto. Ora non le resta che aspettare.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Quando gli occhi abbottonati di Stefan si aprono, vengono colpiti dalla luce del giorno filtrante dalle finestre della stanza che condivide con altri tre suoi amici per le vacanze di primavera più orribili di sempre.

Ok sono le sue prime vacanze quindi non ha molto con cui paragonarle, ma hanno fatto decisamente schifo.

 

Si stropiccia gli occhi desideroso di rimanere a letto insieme al mal di testa che gli ricorda come lui non sia decisamente il tipo da sbronze e bravate, ma poi un trillo del telefono  lo induce a girarsi per afferrarlo.

Non lo trova sul comodino e realizza con orrore che è nella tasca dei pantaloni - su cui ricorda vagamente di aver vomitato - abbandonati da qualche parte sul pavimento.

 

Alla fine lo raggiunge e risponde a suo fratello trovandosi la bocca impastata e la voce che fatica ad uscire.

 

-Dimmi-

-Uh che bella voce da oltretomba...ti sei sbronzato fratellino-

-Ah ah-

-Non è da te dormire fino a tardi...-

-Mm…non sono da me tante cose ma le faccio comunque-

-Questa sì che è una risposta degna del cognome che porti…sono fiero di te-

-Mi hai chiamato….esattamente per cosa?-

-Per comunicare al mio fratellino ubriacone che dovrà venire a farsi prendere le misure per l’abito che ti ho scelto stamattina -

-Ma che bravo ...che altro c'è? Altrimenti torno a dormire-

-Non vuoi nemmeno sapere di che colore te l’ho preso?-

-Hai battuto la testa di recente?-

-E’ antracite, risalta le sfumature dei tuoi occhi...volevo sentire Caroline ma..-

-Quanto sei stronzo!-

-Ma come… io mi preoccupo per mio fratello e tu mi tratti così? Dove è finito il rispetto per il maggiore?-

-Dam...sei pessimo come fratello maggiore-

-Dal tono velatamente risentito deduco tu abbia fatto qualche cazzata-

-Succede di solito quando seguo un tuo consiglio-

-Non essere acido Steffy e dimmi che è successo-

-Ho baciato Caroline….e lei mi ha schiaffeggiato-

 

Damon, seduto alla sua scrivania intento a giocherellare con una penna, per poco non ribalta dalla poltrona in pelle di suo padre.

 

-Non ridere!!-

-Io ti do i consigli, ma non posso fare il lavoro per te…tipo insegnarti a baciare-

-Sto per riattaccare, ora scusa ma vado a imbottirmi di aspirina-

 

Mentre Damon se la ride di gusto, Stefan sbuffa spazientito.

 

-Sono certo che questo comunque smuoverà la situazione-

-Intanto ha smosso la mia mascella…ti saluto-

 

Si salutano e il corvino non può resistere alla tentazione di scrivere a Elena per commentare la cosa.

 

Quando Stefan chiude la chiamata vede, tra i vari messaggi, uno in particolare che lo fa riprendere di botto e cautamente risponde.

 

"Che ne dici della nostra caffetteria domani quando rientriamo al college?"

 

Lascia cellulare sul letto e si butta in doccia, poco dopo arriva la risposta che gli alleggerirà il cuore.

 

"Di sabato fanno i muffin alla cannella e panna ...quindi direi che è perfetto"

 

E sorriderà quando intuirà che Caroline è disposta a fare un piccolo passo.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Elena passa il sabato pomeriggio a sistemare le sue cose al dormitorio dopo aver ascoltato, per un'ora, il resoconto del fatidico incontro tra Stefan e Caroline. E non ha resistito alla tentazione di scrivere a Damon per sapere se fosse stato aggiornato.

Adesso si trova sdraiata sul letto, le ultime maglie da piegare e un sorriso a trentadue denti mentre giocherella con una cioccia di capelli, sospirando contro il cellulare.

 

-Le mie tattiche funzionano sempre-

-Damon si è preso uno schiaffo-

-Ma ora hanno fatto pace e finalmente potranno ricominciare le avventure di Ken e Barbie-

 

Elena ride.

Non potrebbe fare altrimenti quando lo sente e lui è tutto allegro e contento di parlare con lei.

 

-Ma così è più noioso, ora che si sono riappacificati non possiamo più spettegolare sui loro battibecchi-

-Senti senti...anche la piccola e candida Gilbert nasconde un animo crudele-

-Ehi, non sono crudele!-

-Comunque non temere, sono certo che troveranno qualcosa su cui bisticciare-

-Mm vedremo...-

-E tu dove sei ragazzina?-

-Sul letto, ma ora devo alzarmi e andare con Bonnie in centro a comprare il necessario per la festa di domani-

-Che festa? Dovresti studiare invece di stare sempre a folleggiare!-

-Scusa papino non credevo di doverti chiedere il permesso...in ogni caso è la festa delle lanterne-

 

C’è un attimo di silenzio, come se la comunicazione di Elena fosse caduta nel vuoto.

 

-Ehi...-

-L’età massima è cinque anni? Potrei portare Lily-

-Cretino...è una tradizione qui al college!-

-Oh non ne dubito...ottime scuse per rimorchiare le ragazzine romantiche-

-Quando hai finito di fare il guastafeste proseguiamo...-

-Per cosa la accendi la lanterna?-

-Non lo so....c’è un motivo per cui accenderla?-

-Mia madre diceva sempre questa cosa… che se uno la costruisce per farla volare può legare alla lanterna un desiderio, una speranza-

 

Stavolta è Elena a rimanere in silenzio perché Damon non parla mai di sé o di sua madre a meno che l’occasione non sia d’obbligo per ricordarla. E sorride, stavolta timida, peccato che lui non possa vedere quel bagliore nelle iridi scure commosse per la voce fintamente neutra, quando lei sente benissimo le note fragili e i sospiri carichi di nostalgia del ragazzo.

E il suo piccolo cuore emozionato si stringe un po' di più.

 

-Allora ne terrò di conto...qual era l’occasione?-

-Di cosa-

-In cui tua madre ti parlava delle lanterne-

-Quando ero piccolo a Mystic Falls la festa d’estate non era solo il falò dei liceali, ma era la notte delle lanterne...-

-Me la ricordo, ma hanno smesso di far volare le lanterne quando io avevo 12 anni per un brutto incidente con alcune che hanno preso fuoco…-

-Lei amava molto questa festa e mi portava sempre ogni anno finché abbiamo vissuto a Mystic Falls...-

-Facevate insieme le lanterne?-

-Si mi obbligava a colorarla di azzurro, come i nostri occhi diceva....tutti partecipavano, ricordo i ragazzi più grandi che corteggiavano le femmine-

 

Elena scoppia a ridere felice sia del fatto che lui stia condividendo con lei così tante cose di sé, sia per come le racconta.

 

-Ti fa tanto ridere?-

-No è che ...hai detto femmine con un tale disprezzo-

-Non mi piacevano....da piccolo-

-Ottima precisazione Salvatore-

-Le mie compagne alle elementari erano insopportabili...come la sorella di Klaus-

-Ma se lei è più piccola di te! Quanto mai l’avrai frequentata…e comunque non era male, fino alle medie almeno-

-C’era solo una bambina...che mi aveva colpito-

-Ah si?-

 

La curiosità di Elena si accende ancora di più.

 

-Ricordo solo che giocava con una palla e aveva le codine-

-Come tutte le bambine-

-Mi pare che vivesse...-

-Ehi Lena, sei pronta?-

 

La voce di Bonnie irrompe nella stanza, facendo capolino da dietro la porta.

 

-Sì eccomi-

 

Si tira seduta sul letto.

 

-Devi andare-

-Già-

-Beh buona caccia allora matricola-

 

Lo saluta sotto lo sguardo attento di una Bonnie più che intenzionata a torchiarla di domande.

 

 

 

 

***

 

 

Sabato mattina.

 

Caroline è arrivata in anticipo e sbuffa per questa sua mossa sbagliata, così decide di rimanere al di là della strada attendendo che arrivi Stefan. Non può far vedere che lo sta aspettando, gli darebbe troppo “potere” e così sorveglia con pazienza l’ingresso del caffè molleggiando sul posto e arricciandosi una ciocca bionda.

Sì, è agitata e anche molto, perché le cose -quando sono importanti davvero- non ti lasciano indifferente e Caroline ci tiene a Stefan, le preme recuperare quanto perduto. E per quanto sia la prima a ricordare sempre agli altri che non bisogna “preoccuparsi” ma “occuparsi” delle cose, adesso una paura di fondo le striscia sotto pelle.

 

Sospira guardando l’ora, ormai dovrebbe essere arrivato.

 

-Beccata Miss-le-donne-devono-farsi-attendere-

 

Sobbalza colta alla sprovvista dalla roca voce del suo amico sbucato scorrettamente -dirà lei- alle sue spalle.

Stefan, solito ciuffo e mani nelle tasche dei jeans, la osserva divertito.

 

-Davvero spiritoso Salvatore, noto che l’influsso negativo di Damon aleggia su di te-

-Dai puoi dirlo che ti ho sorpresa-

 

Caroline incrocia le braccia sotto al seno mentre le sue guance si colorano di rosso contro la sua volontà, nel tentativo di mantenere una certa aplomb.

 

-Andiamo? Ho fame-

-Dopo di te-

 

Con un gesto le indica il locale dall’altra parte della strada e attraversano in un silenzio denso di timori e speranze.

 

-Care io….mi dispiace sono un idiota-

-Puoi dirlo….come ti è venuto in mente di baciarmi?-

-E’ che, tutta questa situazione mi confonde e io…io non so…non dovevo seguire i consigli di Damon-

-Ah! Lo sapevo!-

 

Caroline punta il menù verso Stefan fiera di sé e un attimo dopo lo riabbassa mentre vede arrivare la cameriera.

Il contegno prima di tutto.

Dopo che la ragazza ha preso l’ordine, lo sguardo verde implorante torna sulla sua amica, che di contro tortura il lembo della tovaglietta di carta colorata, con impresso il nome del caffè.

 

-Puoi perdonarmi?-

-E’ difficile Stefan-

-Lo so, credimi lo so-

 

E di nuovo uno strano silenzio piomba tra di loro.   

 

Quando finalmente, a metà del muffin con le labbra inumidite dal doppio frappuccino dal nome impronunciabile, Caroline alza gli occhioni azzurri su Stefan, capisce che infondo non ci sono molte cose da dire se non la voglia e lo sforzo di ripartire insieme.

 

-Allora…lo hai comprato l’abito per il matrimonio? Oh no aspetta, Elena mi ha detto che lo ha scelto Damon sono già preoccupata-

 

Sventola una mano con fare teatrale rubando un sorriso a Stefan e alleggerendolo di un peso che lo stava letteralmente schiacciando.

 

-Quindi....siamo ancora amici?-

 

La ragazza muta espressione presa in contro piede; Elena ha ragione i Salvatore hanno questa strana capacità di destabilizzarti. Abbassa lo sguardo che si vela di amarezza per brevi istanti per poi tornare fiero sugli occhi verdi, carichi di attesa, del suo amico.

 

-Mi manchi Stef, ho bisogno del mio migliore amico….quindi ripartiamo da zero-

 

E il volto del ragazzo si illumina, non è tipo da grandi sorrisoni, ma Caroline conosce bene quella luce negli occhi chiari quando qualcosa lo tocca profondamente.

Si schiarisce la voce sentendo sciogliersi il groviglio di tensione e paure stretto attorno al cuore.

 

-Lo ha preso antracite-

 

Lei invece si lascia sfuggire un sorriso che è un misto tra l’imbarazzo e la felicità, Stefan le ha appena confermato che sì, anche lui ha bisogno di lei.

Recupera la sua proverbiale compostezza.

 

-Antracite? Ho bisogno di vederlo, non credo che tuo fratello sappia definire i colori delle stoffe...e poi perché di questo colore? Non poteva prenderlo blu? Oh no immagino che blu se lo sia preso per sé, anche se dovreste essere vestiti uguali insomma siete i testimoni…-

 

E tra un muffin e una risata, Stefan resta in un tranquillo silenzio riempito dalla voce squillante che gli era tanto mancata.

 

 

 

 

****

 

 

 

Quando Damon chiude la conversazione con Elena ha ancora un sorriso compiaciuto stampato in volto e non si accorge di Ric poggiato contro lo stipite della porta.

 

-Era Elena?-

-Dio Ric...non si bussa più?-

 

Lo zio del ragazzo alza un sopracciglio e si stacca dallo stipite.

 

-La senti spesso ultimamente-

-Che fai mi spii?-

-Deduco che stiate diventando…intimi-

-Avevi bisogno di qualcosa?-

 

Damon conosce suo zio, così come conosce bene le tecniche di evasione da discorsi scomodi in stile Salvatore, ma capisce che non potrà evitare per sempre quella conversazione.

 

-Che stai combinando con Elena?-

-Non sono affari tuoi-

-L’hai baciata….devo ricordarti che ha 19 anni e tu hai una figlia?-

 

Gli occhi azzurri si piantano risoluti in quelli di suo zio.

 

-Siamo amici, non c’è altro-

-Non prendermi in giro-

-Non ho intenzione di parlarne, Elena è mia amica, sai di quelle che non ti giudicano-

 

Si alza dalla sedia agitando le mani, allusivo.

 

-Damon finirete per farvi male-

-Nessuno farà niente, ho avuto un attimo di debolezza in cui mi sono lasciando andare, vuoi sentirti dire questo? Va bene, le starò alla larga-

-Non ho detto questo...ti chiedo di stare attento, lei è una ragazzina, tu no. Regolati di conseguenza-

 

Poche parole, dritte al punto.

Potrebbe quasi sembrare più il fratello di suo padre invece che di sua madre.

Sospira pesantemente mentre lo osserva uscire dallo studio e reprime l’impulso di colpire qualcosa.

Perché ha ragione.

 

Ha trovato in lei il conforto di cui ha bisogno, ma Elena è appena una donna che si affaccia ora alla vita, che cambierà idea altre mille volte su ciò che vuole, su quello che cerca, su dove andrà dopo il college; la sua è una strada tutta da scoprire mentre lui….la sua vita ormai è scritta.

Ha una figlia da crescere, a cui garantire stabilità e serenità, che ha perso già molto senza ancora nemmeno saperlo e lui deve essere attento, delicato nell’introdurre nella sua giovane vita altre variabili.

 

Sì Damon è padre e uomo, ma ha ancora così tanto da imparare e suo zio vuole fargli capire proprio questo.

 

Ed ecco che quel barlume di gioia apparsa poco prima, sul suo volto niveo, sparisce inghiottita dall’ombra amara della realtà.

 

 

 

***

 

 

 

Il periodo pre-esami è piuttosto frenetico e intenso tanto che Elena non riesce nemmeno a trovare il tempo per turbarsi e domandarsi come mai senta Damon meno del solito.

Ignora il problema mentre corre per i corridoi post colazione per raggiungere il gruppo di studio che l’aspetta, è in ritardo -di nuovo- perché ha studiato tutta la notte; un cappuccino in una mano e la tracolla carica di appunti appesa alla spalla quando il cellulare inizia a squillare.

 

-Dannazione...pronto?-

-Ehi Elena ciao-

-Ehi Stef! Come va?-

-Ansiato, stanco...insomma la condizione che condividiamo-

-Sì lo immagino-

-Senti volevo dirti una cosa perché poi finirò per scordarmene dato che gli esami finali si avvicinano-

-Dimmi-

-Il 28 maggio è il compleanno di Damon-

 

Elena, pronta ad aprire la porta che annette al cortile interno dove si trova coi compagni, si blocca di colpo.

 

-Oh, non lo sapevo-

 

Lo constata con una certa amarezza.

 

-Pensavo di fare una cena...ovviamente nel week end in cui saremo tutti rientrati-

-Certo-

-Dato che Ric sta impazzendo dietro al matrimonio puoi darmi una mano te?-

-Va bene-

-Così mio fratello non si arrabbierà-

-Perché dovrebbe vuoi organizzarli una cena con gli amici…-

 

Riprende a camminare.

 

-Mmmin effetti conoscendolo non gradirebbe, odia queste cose-

-Non è per quello ma…da quando nostra madre si è aggravata negli ultimi anni Damon non ama festeggiare...-

-Oh…no certo, ho capito-

-Allora conto su di te-

 

Lo saluta cercando di nascondere quella piccola voragine apertasi al centro del suo petto.

 

Il compleanno di Damon, non si era mai curata di sapere quando fosse nato.

 

Che poi Damon le ha sempre dato l’idea dell’inverno e invece è nato a primavera.

Questo porta inevitabilmente alla questione successiva: cosa regalargli? Non è certo tipo da regali, da biglietti che suonano quando li apri o da candeline.

E improvvisamente tutta l’ansia per gli esami è stata sostituita dal disagio da compleanno.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!

 

Rieccomi qua con un capitolo un po’ riempitivo che finalmente da una svolta al rapporto tra Caroline e Stefan. Dopo tutto il caos creatosi tra loro capiscono che l’unica cosa sensata da fare è ripartire da zero, per recuperare l’amicizia che adesso è la cosa che veramente conta per loro.

 

In questo capitolo inoltre le interazioni dei personaggi avvengono spesso al telefono visto che si trovano tutti in posti diversi e questo era l’unico modo per farli comunicare, anche perché siamo nel pieno periodo di studio intenso, a Maggio in America è il periodo dei finals, gli esami di fine corso.

E scopriamo un altro elemento importante, il compleanno di Damon.

 

Vedremo poi quando si ritroveranno tutti insieme come Damon affronterà Elena alla luce della conversazione con Ric.

Mi scuso per il ritardo e ringrazio chiunque legga e recensisca la mia storia!

 

Baci

Eli

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Capitolo 26
*** The Birthday ***


28 Maggio.

 

Elena è finalmente rientrata a casa dopo gli esami, non può ancora credere di aver concluso il primo anno di college. Il tempo passa davvero in fretta e finalmente potrà rivedere Damon.

Prova a non arrossire al solo pensiero di quando si incontreranno quella sera stessa per la cena che gli stanno organizzando e sospira felice, attirando lo sguardo curioso di Caroline, intenta a scegliere un mascara nella profumeria cittadina.

 

-Allora, dove dobbiamo andare dopo?-

-A comprare l’occorrente per la sorpresa che sto organizzando-

 

Elena si presenta un rossetto allo specchio, ha voglia di comprarsi qualcosa per la serata e sospira profondamente come per calmare quelle fitte allo stomaco che le ricordano di quanto sia elettrizzata, pur non volendolo ammettere fino infondo perché vorrebbe dire dare un potere a Damon su di lei, un potere che potrebbe renderla felice quanto distruggerla.

E mentre si perde nei pensieri, che per un solo istante le adombrano il volto, non si accorge dello sguardo attento di Caroline.

 

-Mm…Elena sai vero che prima o poi dovrai dirci cosa succede tra te e Damon?-

 

La brunetta alza gli occhi di sfuggita e si ravvia i capelli.

 

-Non succede niente, siamo molto amici-

-Uh, e questo molto da dove salta fuori?-

-Bè se ti dico “solo” amici hai da ridire-

-Certo che sì, se ne è accorto anche il cassiere che mi stai mentendo-

 

Caroline ammicca eloquente scatenando una risata di Bonnie.

 

-Comunque per ora quella che qui ha qualcosa di interessante da raccontare è Bonnie-

-Bel tentativo di deviare il discorso Gilbert, ma non finisce qui…allora?-

 

La bionda si volta di scatto verso l’amica mora che se ne sta lì ad arrossire.

 

-Beh niente di che, io e Kol abbiamo finalmente ufficializzato quello che sapete-

-Dunque state insieme?-

 

Elena è super felice.

 

-Uh Bon, e io che speravo che tu non ti facessi contaminare dai Mikaelson…-

-Eddai Care non fare l’antipatica-

-A proposito…..non ci sarà per caso Klaus stasera?-

 

Lo sguardo azzurro, allarmato, vaga da Elena a Bonnie.

 

-Certo che sì, è il migliore amico di Damon-

-Dio ricordatemi perché ho deciso di partecipare a questo stupido evento-

-Perché stai ricostruendo il tuo rapporto con Stefan…-

 

Elena mette sul banco della cassa il rossetto.

 

-Perché come segno di amicizia ti sei offerta di aiutarlo-

 

Bonnie fa lo stesso con un profumo e una maschera per il viso.

 

-Perché sono una santa, ecco perché!-

 

E Caroline mette il suo cestino strapieno di trucchi.

 

-Adesso paghiamo e muoviamoci prima che cambi idea-

 

Le due ridono divertite e riprendono i loro misteriosi giri.

E passano il pomeriggio a sistemare, chiamando Stefan per i dettagli.

 

Damon è bloccato tutto il pomeriggio ad una riunione di una società di cui gestisce il bilancio e non rientrerà a casa prima di sera, così quando Elena e le altre arrivano a casa Salvatore per aiutare il ragazzo con l’apparecchiatura, lo trovano in salotto a rincorrere una piccola gattonatrice particolarmente svelta che se la ride di gusto.

 

-Da da!!Da da!-

 

Le ragazze sorridono intenerite dalla scena di Stefan che quasi piange a sentire sua nipote che lo chiama con le sue prime parole incomprensibili. Appoggiano le buste della spesa sul tavolo del salotto ed Elena lo raggiunge.

 

-Ciao piccolina!-

 

Solleva la piccola Lily da terra e la riempie di baci.

 

-Mi sa che dovrai farti un bel bagnetto per stasera-

-Ha praticamente pulito tutto il pavimento con la tutina, suo padre mi ucciderà-

-Suo padre ha un set di magliette nere inquietanti identiche, direi che non dovrebbe commentare le decisioni altrui-

 

Care sbotta mentre osserva i due fare tutt’altro che aiutarla.

 

-Mm ciao Care ben arrivata-

-Allora…cominciamo? Vedi di non irritarmi Salvatore, ci pensa già quell’odioso di Enzo-

 

Bonnie ed Elena si voltano curiose verso l’amica.

 

-Enzo?-

-E chi sarebbe?-

-Oh, un amico di Maggie, la mia tutor…un essere insopportabile dall’accento europeo-

-E per cui Care sbava-

 

Stefan sogghigna dando un buffetto a sua nipote che si sta letteralmente ciucciando una mano a causa dei denti che le danno fastidio.

 

-Io non sbavo proprio per nulla!!!!E’ lui che è estremamente inopportuno!-

 

La rabbia della ragazza fa scoppiare una risata generale.

 

-Ok io do la merenda a questa signorina, mentre voi iniziate ad allestire la tavola-

 

Il cibo ovviamente è stato tutto ordinato al ristorante preferito di Damon.

 

Quando è finalmente giunta l’ora di andare a casa per cambiarsi, le ragazze salutano Stefan e la bambina ed Elena carica in auto una scatola che tirerà fuori solo alla fine della serata.

 

 

 

***

 

 

Quando Damon rincasa più tardi trova suo fratello intento a finire di sistemare alcune cose; gli ha detto della cena di compleanno, se gli avesse fatto una sorpresa adesso sarebbe probabilmente morto.

Così lui lo ha lasciato fare anche perché la sua testa era troppo presa dal lavoro e perché adesso che Stefan  è rientrato dal College è diventato il baby sitter a cui affidare sua figlia in sostituzione di Elena.

Non sapeva come fare a dirle che forse non è il caso che continui a tenergli sua figlia se lui ha intenzione di prendere le distanze, quindi la scusa dello zio libero gli è sembrata ottima, se mai lei dovesse fargli domande al riguardo.

Ma la verità è che non sa proprio come comportarsi.

Lo sa che sta facendo lo stronzo con lei e forse la frenesia del periodo degli esami finali non le ha dato modo di indagare sul suo comportamento, ma le osservazioni fatte da Ric sono lì che lo puntellano come un coltello alla gola e per quanto sarebbe più bello e semplice lasciarsi andare a lei, alle sue cure, a quella inspiegabile tenerezza, sa che non deve farlo.

 

E l’unico modo che lui conosca per tenere lontano una persona è trattarla male.

 

Sorride a sua figlia, una volta che si è lavato e vestito può finalmente coccolarla un po’.

 

-Ehi ma da dove arriva questo grazioso vestitino? -

-E’ stata Elena-

 

Damon alza lo sguardo azzurro su suo fratello che lo scruta come per esaminare le sue reazioni a quel nome, si chiede se abbia parlato con Ric, suo zio potrà pur essere un rompiscatole, ma non violerebbe mai la sua privacy.

 

-Oh, bè ha buon gusto-

 

Mette la bambina nel seggiolone per andare poi a prepararle la cena.

E’ tutto pronto mancano solo gli ospiti e il campanello inizia già a suonare; suo padre osserva curioso i suoi figli e ogni tanto gli sembra strano quel clima che si è creato.

 

Ci sono certi momenti in cui la moglie gli manca terribilmente e la bottiglia sembra l’unico alleato valido, ma da quando c’è sua nipote, che assomiglia tanto alla nonna, riesce a sentire quel vuoto enorme ridursi un po’ e non finire così per scaraventare la sua ira sui figli.

Sa di aver fatto molto male ai suoi ragazzi e ogni tanto, quando è sera, ha come un pungolo dentro che lo porta a voler rinfacciare a Damon certe cose, ma poi lo vede con la bambina e qualcosa dentro di lui si muove e gli impedisce di essere arrabbiato con lui.

Soprattutto da quando, grazie anche ad Elena, quella casa in certi momenti è un luogo vivo e caldo rispetto al gelo che per anni ha pervaso casa Salvatore.

 

Pensa tutto questo mentre vede Ric e la sua futura sposa che ridono contenti, mentre Damon saluta Klaus e la bella ragazza che lo accompagna.

E soprattutto pensa che vorrebbe per suo figlio un destino diverso dal suo ora che osserva i suoi occhi illuminarsi quando Elena entra in salotto e lo vede dirigersi nella sua direzione per salutarla.

E non è difficile capire perché l’azzurro del suo sguardo si scaldi, mentre lei sorride ai presenti, saluta Ric e Jo, si sposta una ciocca dei lunghi capelli e le labbra più scure del solito si curvano.

 

-Ciao-

 

Lei sorride timida, provando a mascherare un’emozione che è evidente a tutti nella stanza tranne che a loro due.

Si accorge che suo figlio invece sembra più distaccato, quasi contenuto.

 

-Ciao-

-Allora…pare che oggi tu invecchi di un anno-

-Già….non si vede?-

-In effetti hai una ruga in più-

 

La ragazza abbassa divertita lo sguardo e vorrebbe allungare una mano, sfiorarlo, stringerlo, invece tiene salda la presa sulla borsetta mentre cerca un contatto con lui.

Damon invece sembra distante, forse è solo agitato con tutte queste persone presenti, ma c’è qualcosa che non va.

 

-Scusa vado a salutare gli altri-

 

La supera andando ad abbracciare Klaus, mentre lo sente fare una battuta a Kol che accompagna Bonnie. E non vorrebbe davvero sentire un imbarazzo amaro bruciarle le guance mentre lo stomaco si accartoccia su se stesso; non vorrebbe proprio Elena sentirsi umiliata e colpita come se Damon l’avesse asfaltata senza pietà.

Non le ha detto nulla di strano, ma lo conosce ormai da sapere quando la tratta con indifferenza e prende un sospiro profondo dirigendosi da Caroline.

 

-Elena, tutto bene? Hai una faccia-

-Sì certo-

-Senti ma quando la smetterai di ….e quella chi cavolo è???-

 

Elena sobbalza colta alla sprovvista dal repentino cambio di espressione di Caroline e segue gli occhi azzurri diretti alle sue spalle, voltandosi in direzione della porta da cui sono entrati Klaus e una ragazza molto bella.

Non che le importi, ma tra donne si sa che si crea una sorta di tensione da territorio, specialmente quando la persona in questione se ne sta a braccetto di Klaus Mikaelson.

 

-Ovviamente solo Klaus poteva portarsi dietro una appena rimorchiata dalla strada-

-Care!-

 

Elena l’ammonisce per il tono di voce più che per altro e poi torna ad osservare la nuova ospite mentre saluta Damon, non potendo evitare proprio  di sentire un pungolo al centro dello stomaco.

 

-Che c’è…hai visto come è vestita? E’ una festa di compleanno con minore annesso, poteva evitare quei tacchi o quello scollo…e quel rossetto poi-

 

Bonnie le raggiunge in quel momento, crucciando lo sguardo perplessa per la faccia infastidita di Caroline.

 

-Se continui finirò per pensare che tu sia gelosa-

-Ti prego Elena, cerca qualcosa di più originale da dire…ora se volete scusarmi vado a dire a Stefan di tirare fuori il cibo-

 

Durante la cena scoprono che la tipa in questione si chiama Kathrine, ha frequentato la scuola con Klaus e Damon ed è da poco tornata in città, ma non sa quanto si tratterrà.

Klaus è stato così gentile da accoglierla e Caroline non si è fatta sfuggire l’occasione per tirargli qualche frecciatina. “D’altronde Klaus raccatta tutti i gatti randagi del quartiere” è stata la frase che le è valsa un calcio da parte di Elena da sotto al tavolo e un colpo di tosse divertito di Kol.

Non sa cosa la infastidisca esattamente, se il fatto che questa tizia ci provi praticamente con tutti solo sbattendo le ciglia o per il fatto che Klaus è tutto preso da lei e non stia direzionando la sua attenzione su Care.

Sa di non provare nulla di particolare verso il biondino irriverente che ogni tanto, mentre ride a qualche aneddoto di Kathrine e tiene un braccio sulla spalliera della sua sedia, le lancia sguardi eloquenti, ma le faceva piacere, per quanto le costi ammetterlo, che la stuzzicasse.

 

Klaus ha sempre avuto il potere di farla arrossire, di farla sentire un po’ più viva.

E dopo tutto il casino con Stefan avrebbe proprio voglia di distrarsi un po’, di lasciarsi andare senza troppi pensieri. Si era fatta qualche piccolo film mentale quel pomeriggio dopo che aveva saputo che lui sarebbe venuto alla cena e ora si sente sciocca per questo.

 

In tutto questo Stefan ha notato lo strano comportamento di Caroline, fingendo di non essere un po’ confuso da lei; sa di essersi chiarito con se stesso, che non è innamorato di lei, ma non può non provare un po’  di fastidio per il suo svolazzare da un ragazzo ad un altro.

 

Intanto Elena, seduta davanti a Damon, ha provato tutta la sera a cercare un contatto visivo con lui, a parlargli, ma lui è stato sfuggente e strano; non riesce a capire cosa sia successo dal loro ultimo dialogo sembrava andare tutto bene, le mille telefonate che si sono scambiati, quel bacio sul quale ha decisamente fantasticato troppo, la loro complicità crescente.

Che si sia sognata tutto?

 

-Così voi frequentate ancora il college?-

 

Kathrine si rivolge alle ragazze con aria superiore.

 

-Sì, è bello essere ancora giovani-

 

Caroline muove la sua massa bionda fiera della propria risposta ed evitando lo sguardo di Klaus.

 

-Mm, certo è un periodo intenso, godetevi questo momento protette dalla vita vera-

-Ragazze da brave, se continuate così dovrò mettervi in punizione-

 

Damon scuote la testa per la battuta infelice dell’amico che non sa regolarsi nemmeno davanti a sua figlia che intanto inizia a ciondolare per il sonno. Ha fatto uno strappo alla regola e l’ha tenuta con loro fino a tardi, così si alza e la prende da Jo che la stava coccolando.

 

-Ok io porto questa signorina a dormire, vedete di non fare troppi danni-

 

Quando Damon prende le scale, Caroline richiama i presenti all’ordine per sparecchiare e prendere il dolce.

Anche Elena aiuta, tutto pur di occupare la mente dai dubbi che la stanno torturando da tutta la sera.

 

-Ehi Care, che bel dolce-

-Beh modestamente ho buon gusto…io-

 

La ragazza direziona lo sguardo azzurro su Klaus, entrato un attimo prima in cucina per prender e i bicchieri da spumante, e a lui non sfugge certo la petulante frecciatina.

 

-Su questo concordo con te, tesoro-

-Non è carino chiamarmi tesoro, la tua ragazza potrebbe risentirsi-

-Non è la mia ragazza-

 

Klaus arriva al fianco della bionda, sistemando i bicchieri sull’isola della cucina; intanto Stefan ed Elena li guardano curiosi e divertiti.

 

-Senti, dove sono le candeline?-

-E soprattutto quante ne hai prese?-

-Le ho prese a forma di numero state calmi-

 

Caroline estrae da un cassetto un pacchetto colorato e cerca le forbici per tagliare la confezione.

 

-Lascia fare a me, non vorrei ti ferissi colta dall’emozione-

-Come prego?-

 

Lei si volta indispettita verso Klaus non realizzando subito quanto lui sia vicino e non potendo fare a meno di arrossire per il caldo quando il suo profumo pungente le stuzzica l’olfatto e lei è una molto attenta all’odore di un uomo.

Lascia che il ragazzo le sfili le forbici e il pacchetto di mano per poi procedere alla sua apertura sotto il suo sguardo silenzioso.

 

-Ok, allora io porto i bicchieri, Elena vai tu a chiamare Dam?-

 

La brunetta, persa ad osservare la strana coppia bisticciare su come posizionare le due candeline sulla torta, viene risvegliata dalla voce di Stefan che vuole evidentemente prendere le distanze da quel siparietto troppo carico di tensione sessuale e risponde un po’ incerta alla sua richiesta.

 

-Em, certo…-

 

Così Elena si avvia per le scale in cerca di Damon con una strana agitazione dentro, come presentendo nell’aria il pericolo di una loro litigata anche se a lei non è chiaro il motivo.

 

Lo vede arrivare dal corridoio non appena fa l’ultimo scalino e rimane ferma ad attenderlo.

Quando Damon si accorge della sua timida presenza tira la mascella leggermente imbarazzato.

 

-Ehi-

-Ehi-

-Em…volevamo sapere se…se sei pronto-

-Per spengere le candeline? Certo-

 

Il tono di stizza le fa mordere un labbro per resistere all’impulso solito di chiedergli che problemi abbia, ma si limita a sbuffare sottovoce.

 

-Ma certo andiamo pure-

-Che c’è?-

-Cosa?-

 

Lui alza di sfuggita lo sguardo su di lei.

 

-Hai detto qualcosa-

-Niente, lascia perdere-

-Come vuoi-

 

Elena lo osserva tentando disperatamente di trattenersi, ma è tutta la sera che lui la tratta con freddezza e non tollererà oltre una situazione del genere.

 

-Si può sapere che ti prende?-

 

Arrivano in fondo alle scale e lui finalmente si volta verso di lei.

 

-Niente Elena, non impazzisco per le feste…ti sorprende?-

-No, ma potresti almeno provare a fare finta, ad apprezzare tutto questo-

-Credimi lo sto facendo-

-Beh impegnati di più! Stefan si è dato tanto da fare…-

-Allora che faccia la cena per sé!-

 

Elena cruccia lo sguardo indispettita.

 

-Perché ti comporti così, lo abbiamo fatto per te-

-Per me? Se volevi fare una cosa per me, certamente non davi una cena!-

-Scusa tanto se volevamo farti felice e-

-Perché all’improvviso sembrate sapere tutti cosa mi renda felice?-

 

Adesso i toni sono più risentiti e lo sguardo di Damon si fa così freddo che d’improvviso Elena sente una corrente gelida sfiorarle la pelle scoperta.

 

-Io non lo so cosa ti rende felice, ma tu certo non aiuti a capirlo-

-E perché è così importante per te capirlo?-

 

Elena rimane immobile con il cuore ferito e un’improvvisa vergogna che le sale su per la gola fino a infiammarle gli occhi. Perché per lei è importante? Perché non riesce a pensare a niente di più bello dello sguardo limpido e felice di Damon, perché quando lui le sorride, la prende in giro o solo la guarda con una intensità tale da trapassarle la pelle, Elena si sente viva.

Perché egoisticamente ha bisogno per se stessa, di vedere Damon lieto.

E solo ora realizza con dolore che è tutto suo il problema, che lui probabilmente non ha nemmeno tanta voglia di averla sempre tra i piedi, di dover tollerare la sua ingerenza nella sua vita e vorrebbe solo sprofondare per l’amarezza che sente crescere dentro.

 

-Se continui così finirai per rimanere solo….è questo che vuoi?-

 

Gli occhi di Damon si allargano colmi di una ovvietà straziante. Proprio lei che gli ha promesso che non si sarebbe mai allontanata ora lo ricatta con l’ultimatum di lasciarlo? E poi lasciarlo in quale senso se loro due non sono niente? Cosa poteva pretendere da una ragazzina di soli 19 anni?

Ric ha ragione, aveva già capito come sarebbero andate le cose e per quanto per un po’ abbia voluto credere che Elena potesse vedere dentro di lui e amare anche le parti più oscure, più ruvide del suo cuore, adesso capisce quanto fosse una sua bieca speranza.

Serra le labbra in una smorfia amara.

 

-Beh, in tal caso vorrebbe dire che il mondo è tornato sul suo asse, non credi?-

 

Le iridi scure della ragazza sono colme di rabbia e vorrebbe gridargli che è un maledetto stupido, che lei non può smettere di tenere a lui, di preoccuparsi, di provare a mostrargli quello che lei stessa vede, ma in quel momento potrebbe solo schiaffeggiarlo e quando Jo accapa alle loro spalle interrompendoli, Elena sente una lacrima furiosa sfuggire al suo controllo così si volta verso la porta principale ed esce per evitare di scoppiare in lacrime.

 

-Che succede?-

 

Stefan lo raggiunge cercando Elena con lo sguardo.

 

-Chi è uscito? Dov’è Elena?-

-E’ andata fuori, non so cosa sia accaduto-

 

Jo abbassa appena lo sguardo e torna in sala dagli altri lasciando soli i due fratelli.

 

-Damon-

-Non adesso Stefan-

-Che le hai detto?-

-Oh certo, il mostro della situazione sono sempre io…andiamo a chiudere questa serata-

-No, non chiudiamo proprio niente senza Elena…-

 

Suo fratello gli si mette davanti per impedirgli di continuare verso la sala da pranzo.

 

-Stefan non mi sembra il momento-

-Beh, ma a te è sembrato per far scappare lei-

 

Gli occhi azzurri roteano verso il soffitto, pronti a ricevere la paternale di Stefan.

 

-Le passerà-

-Damon, non so cosa ci sia tra voi….-

-Non c’è niente-

-Ma so che tieni abbastanza a lei da avere le palle per seguirla e riportarla qui-

 

Stefan lo guarda dritto negli occhi, sa bene quanto lui sia orgoglioso e non ammetta mai i suoi sbagli, quanto costi a Damon chiedere scusa o piegarsi a rincorrere una persona, ma si è anche accorto di che potere abbia Elena su di lui e di come riesca a plasmarlo e a tirare fuori - insieme a sua figlia - la parte più profonda e bisognosa di affetto che lui si ostina a chiudere dietro un enorme muro di indifferenza.

 

Dopo qualche istante di silenzio tra i due, Damon sbuffa scocciato e poi cambia direzione uscendo di casa e non sa che un piccolo sorriso ha increspato le labbra di Stefan.

 

 

***

 

 

Elena cammina indispettita nel piazzale di Casa Salvatore, senza nemmeno sapere bene dove dirigersi, vuole solo sfogare la rabbia e una bella camminata è quello che sembra fare per lei.

Così imbocca la strada principale provando a scacciare quella solitaria odiosa lacrima inopportuna che le ha fatto fare la figura della bambina idiota agli occhi di quel cretino di Damon.

E prova un attimo di sollievo ora che la sua mente sta partorendo una serie di appellativi di dubbia cortesia da affibbiare al corvino e che non avrà mai il coraggio di dirglieli a voce.

 

E mentre cammina furibonda a braccia incrociate, non si accorge subito di essere seguita fin quando una voce fastidiosamente familiare non la chiama.

 

-Elena-

-Lasciami in pace-

-Elena fermati-

 

Si sente afferrare per un braccio e per poco non salta per aria. Prende subito le distanze e lo guarda estremamente risentita.

 

-Cosa vuoi-

-Voglio….beh voglio scusarmi-

 

Sembra aver attirato la sua attenzione, anche se rimane arrabbiata è curiosa di sapere cosa ha a dire.

 

-Mi…mi dispiace, davvero…ok tu volevi fare una cosa gentile e io…è che noi…insomma dai torniamo alla cena-

 

Elena fa scorrere lentamente le sue iridi scure sul ragazzo impacciato davanti a lei e deve trattenere una risata anche se l’istinto di picchiarlo è sempre lì.

Gli occhi azzurri si arcuano in quel suo sguardo da cucciolo ferito che spesso l’ha intenerita, ma non stavolta.

Se c’è una cosa che non tollera è essere presa in giro.

 

-No-

-Come-

-Non accetto le tue scuse e non torno alla cena-

-Elena-

-Non ci credi nemmeno te in quello che mi stai dicendo, e onestamente offendi la mia e la tua intelligenza dicendomi che ti dispiace e che apprezzi le belle cose che abbiamo organizzato per te-

 

Adesso lui è senza parole, non sembra arrabbiata o ferita, ma più scocciata e stringe appena gli occhi stupito, non sapendo cosa dire.

Elena lo ha spiazzato, ancora.

 

-Non mi importa delle tue scuse, lo so cosa pensi ed è vero io non posso sapere cosa ti renda felice ed è piuttosto patetico che ci sia venuto in mente di fare un gesto carino come organizzarti una cena, insomma è come regalare un paio di scarpe ad un cavernicolo non saprebbe nemmeno cosa sono!-

 

Damon allarga lo sguardo.

 

-Oh io sarei un cavernicolo-

-Certo che lo sei! Perché dovresti imparare a dire quello che pensi senza distruggere chi hai davanti, o provare ad accettare che le persone provino a dimostrarti il loro amore a modo loro che può non coincidere col tuo-

-Mi sono appena scusato e a te non è andato bene-

-Ti sei scusato per quello che hai detto, per l’unica cosa sensata per cui non dovresti chiedere scusa-

-E allora cosa avrei dovuto dire-

 

Apre le braccia confuso ed esasperato perché davvero fa fatica a seguire questa ragazza che continua a sorprenderlo. Elena non sbaglia, il problema di Damon è imparare ad accettare che ognuno possa spendere un tentativo di affetto nei suoi confronti a modo proprio, e provare a non respingere costantemente tutto.

 

-Potevi non trattarmi come se non esistessi, potevi avere la decenza di dirmi cosa non andava perché evidentemente “facciamo sentire Elena una stronza” era il gioco della serata-

-B…beh, sì ti volevo tenere a distanza ok?-

-No! Non è ok per niente Damon! Soprattutto perché sono tua amica e so quando qualcosa non va, quando le cose ti feriscono o ti preoccupano-

 

L’aria della sera umida si appiccica alla pelle, appesantisce i respiri ed Elena sente ogni grammo di rabbia defluirle fuori dal corpo, ora abbandonato alla stanchezza di questa lotta interiore che porta avanti da quando lui è entrato nella sua vita.

 

Non è mai stata una tipa particolarmente risentita dal comportamento altrui o che si dia tanto da fare per resistere all’impulso di fuggire, perché in ogni altra situazione avrebbe già chiuso tutti i rapporti interpretando il comportamento dell’altro come un chiaro desiderio di non volerla nella propria vita.

Eppure con Damon non ci riesce. Non può smettere di mettere in gioco tutta se stessa, di mettersi in discussione e andare oltre l’orgoglio o l’imbarazzo di essere rifiutata.

 

Così sospira sconsolata, improvvisamente desiderosa solo di poterlo abbracciare e vede che anche lo sguardo di Damon adesso cambia, è meno freddo o arrabbiato, ma quasi desolato, con una incolmabile tristezza di fondo.

 

-Vieni con me in un posto-

 

Damon cruccia lo sguardo perplesso e dopo un attimo di esitazione la affianca e camminano in silenzio fino al parco cittadino in mezzo al quale c’è il laghetto.

 

-Ehi non ti vorrai mica approfittare di me in questo luogo appartato?-

 

Lei lo fulmina con lo sguardo.

 

-Stupido-

 

La segue fino al pontiletto di legno e vede una scatola poggiata a terra.

 

-Che fai?-

-Prendo una cosa per te-

-Beh, non credo di meritarla-

 

Lui alza gli occhi con fare drammatico.

 

-No direi di no, ma per tua fortuna i regali non si fanno certo per meriti-

-Sai essere davvero crudele Gilbert-

-E tu un perfetto idiota Salvatore-

 

Elena estrae dalla scatola qualcosa che fa sussultare Damon.

E’ una lanterna, semplice senza nessun disegno, di colore azzurro. Lei lo guarda lievemente imbarazzata, ringraziando di avere l’oscurità a favore che nasconde il rossore delle sue gote.

 

-Io…beh non sei una persona facile a cui fare un regalo e mi era rimasto impresso il tuo racconto su tua madre, di quando te le faceva fare per la festa delle lanterne e ho pensato che mi sarebbe piaciuto farne volare una per lei, insieme…sia chiaro non l’ho fatto per renderti felice, non oserei mai-

 

Il tono ironico non gli sfugge e non riesce proprio a trattenere un sorriso mentre la osserva tenere in mano la lanterna in attesa di un suo cenno.

Elena continua a capovolgere il suo mondo, smontare le sue regole, cambiare le carte in tavola. E Damon non sa quanto ancora potrà tenerla a distanza, perché per quanto ci provi è come se lei trovasse una breccia nel suo muro e riuscisse a sgattaiolargli nel cuore.

 

Così decide di lasciarsi andare almeno per quella sera e sorride con quel suo sorrisetto storto che sa che a lei piace tanto, afferra l’accendino che la ragazza gli passa e accendono la lanterna lasciandola volare nel cielo stellato, nel buio del lago, insieme.

 

-Andiamo a spengere le mie candeline Gilbert?-

 

Lei guarda l’orologio al polso, fintamente sdegnata.

 

-Solo perché è ancora il tuo compleanno-

 

Damon allunga un braccio con fare impacciato e afferrandole un polso la tira a se per stringerla, accarezzandole i capelli. Sente il suo respiro caldo nascosto nell’incavo del collo mentre lo stringe forte fino quasi a volerlo ferire con le unghie.

Le bosa un bacio sulle tempie e poi leggermente si allontana, tenendo un braccio intono alle sue spalle mentre si dirigono a casa.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!!!!

Ok inutile scusarsi, no anzi le scuse sono più che doverose perché sono una persona orribile.

Spero possiamo ancora avere il desiderio di leggere la mia storia nonostante sia mesi che non la aggiorno per svariati motivi.

 

In tal caso vi lascio un piccolo previously forse inutile alla fine del capitolo ma in ogni caso lo scrivo.

Eravamo rimasti con Elena e Stefan intenti ad organizzare il compleanno di Damon, il quale invece di contro si è trovato a discutere con Ric riguardo la sua amicizia stringente con Elena; lo zio ha manifestato la propria preoccupazione inculcando il tarlo del dubbio nel ragazzo che si trova a prendere le distanze da lei.

In questo capitolo vediamo che si ritrovano tutti a cena, scopriamo che Klaus si è portato dietro una vecchia amica e Caroline è piuttosto infastidita da questa invasione di territorio, la ragazza ora che ha risolto con Stefan si sente più libera di lasciarsi andare  a qualche momento di leggerezza ma la mossa di Klaus la disturba più del previsto.

Damon ed Elena….beh sono Damon ed Elena, senza una dose di dramma che gusto c’è? Lui fa tutto il freddo perché le parole di Ric lo torturano e fa di tutto per avere conferma che suo zio ha ragione, che Elena è troppo piccola e non è giusto né per lei né per Lily coinvolgerla troppo nelle loro vite, ma la ragazza lo spiazza nuovamente con le sue parole e la sorpresa finale….

 

Che ne pensate???

Spero possiate perdonarmi e spero di trovare qualche piccolo commento anche negativo!!!

 

Vi abbraccio

A presto

Eli

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Capitolo 27
*** Bonnie&Clyde ***


Bonnie&Clyde

 

***

 

Il telefono di Damon squilla e lo estrae dalla tasca per rispondere, piuttosto sicuro di sapere chi sia che lo chiama mentre esce dall’edificio del Consiglio cittadino.

 

-Ciao fratellino-

-Ehi Dam, allora per stasera-

-Sì si lo so che non sei bravo come me ad organizzare cose divertenti-

-Vuoi che smetta di farti favori proprio adesso??-

-Ok d’accordo dimmi-

-Dunque ho chiamato tutti, passi tu a prendere Ric come stabilito?-

-Sì-

-Non dimenticartelo-

-Stai calmo…devo solo tornare qui in ufficio per una cosa e poi vengo-

-Damon-

-Stefan è un addio al celibato non un esame…non importa essere puntuali…comunque torno a casa a preparare la borsa per portare Lily dai Gilbert, cosa combina la mia principessa?-

-Oh beh ha pianto mezz’ora, penso a causa dei denti e alla fine sono riuscita a calmarla portandola un po’ fuori e Jo mi ha suggerito di comprarle un affare di gomma per morderlo-

-Potevi chiamarmi!-

-Aveva solo male ai denti non stava morendo!-

-Ora arrivo-

-Dovresti essere così premuroso anche per il resto delle altre cose-

-Lo sono per ciò che serve-

 

Stefan rotea gli occhi al cielo, vorrebbe aggiungere un nome a quella lista ma evita di stuzzicare oltre suo fratello, è di buon umore e non vuole discutere.

Damon lo ha incaricato dell’aspetto organizzativo della serata, porteranno Ric a mangiare fuori e poi a bere, una cosa tranquilla visto che non possono andare troppo lontani per via della bambina.

Dato che sia loro che le ragazze saranno occupati coi  futuri sposi, Miranda si è offerta di tenere la piccola Lily da loro per la serata.

E Stefan spera di far sciogliere suo fratello abbastanza da potergli fare qualche domanda su Elena.

Ormai tutti sanno che qualcosa tra loro sta non-succedendo ed è giunta l’ora di dare una piccola spinta di aiuto.

 

Damon invece, in quel preciso momento, ha in mente solo le sue indagini personali su Logan Fell e qualunque cosa stia combinando coi fondi del Consiglio.

Lo ha osservato alla riunione da cui sono appena usciti e ha buttato qualche domanda per stanarlo, ma sa bene che gode della protezione del Sindaco, pertanto dovrà muoversi con discrezione.

 

Ha approfittato per parlare anche con Liz dei suoi dubbi e lei gli ha suggerito di raccogliere prove, intanto gli strani buchi nel bilancio sono un inizio, ma non ha ancora nulla di concreto per poterli attribuire a Fell. Così stasera, quando saranno tutti insieme –sì suo fratello ha avuto la simpatica idea di invitare pure Logan in quanto vecchio compagno di classe di Ric- lui potrà passare all’ufficio e cercare un po’ di prove.

 

 

***

 

Anche le ragazze sono intente ad organizzare una cosa tranquilla a casa di Jo; lei si è trasferita da appena un anno a Mystic Falls e non ha fatto molte conoscenze, se non con un medico dell’ospedale, la sorella di Logan, Meredith Fell.

Così saranno loro più lei, Caroline ovviamente è l’addetta all’organizzazione della cena e dopo andranno fuori.

 

Elena è a casa a scegliere cosa mettersi e come suo solito, al pensiero di incontrare Damon quando verrà tra qualche ora a portare la piccola Lily a sua madre, si agita da morire.

Non riesce a smettere di pensare a come stiano andando le cose tra loro, alle mille volte in cui ha lottato contro il desiderio pressante di baciarlo, di cercarlo.

 

Perché ha una paura incredibile di quello che prova, ma allo stesso tempo ha così bisogno di mostrare a Damon il bene che gli vuole. Perché lui invece ha sempre questa inclinazione all’auto distruzione, lo capisce che possa avere mille dubbi, ma quando sono insieme non riesce a pensare che loro due siano sbagliati.

 

Sospira sconsolata mentre osserva l’armadio ed in quel momento sua madre entra.

 

-Ehi, allora come vanno i preparativi?-

-Oh, bene-

 

Miranda cruccia lo sguardo osservando sua figlia.

 

-Dramma da vestito?-

-Sì beh non è che devo mettermi chissà cosa, siamo tutte donne-

-Allora qual è il problema?-

-Non c’è nessun problema-

 

Sua madre annuisce poco convinta.

 

-Senti, devo sapere qualcosa sulla piccola Lily? Ormai di lei sei più esperta te-

-Beh no, è una bambina molto tranquilla, immagino abbia preso dallo zio-

-E con il padre invece come va?-

 

Elena cruccia la fronte perplessa e si alza dal letto ravviandosi i capelli.

 

-Bene, cioè normala, insomma…non c’è motivo per cui non debba andare bene-

 

Arrossisce appena e inizia a frugare nel cassetto delle maglie per sceglierne una.

Miranda si appoggia allo stipite della porta osservandola divertita, sua figlia è ermetica ma i suoi comportamenti parlano per lei.

 

-Sì certo, come no….comunque arriveranno qui per le otto, tu sarai già uscita?-

 

Attende di scorgere la reazione di sua figlia che si volta di scatto.

 

-Le otto? Em, beh credo di sì…ecco dipende da Caroline-

-Oh, capisco…nel caso te lo saluto-

-Non importa-

 

Miranda ridacchia tra sé e poi esce dalla stanza lasciandola immersa nel suo panico da abbigliamento.

Non che non la preoccupi l’idea di sua figlia innamorata di un uomo che è anche padre, ma sa bene che quando si ama qualcuno non si può semplicemente smettere perché le cose sono complicate.

Comunque per ora non sembra succedere niente di certo tra i due e vuole aspettare che sia Elena a dirle qualcosa.

In ogni caso al matrimonio potrà osservarli meglio.

 

 

***

 

 

Come previsto, Elena è uscita prima a causa delle mille telefonate di Caroline per andare ad aiutarla ad allestire la cena, per poi rispedirla al market –l’unico presente- che chiude alle otto a comprare delle cose che si è dimenticata.

Così non ha potuto incrociare, per sua amarezza, Damon che comunque vedrà al matrimonio tra due giorni.

E proprio mentre si dirige al supermercato, correndo svelta attraverso la piazza cittadina, vede la Camaro di Damon accostare vicino alle poste.

 

Rallenta il passo aguzzando la vista e lo osserva scendere dall’auto e dirigersi verso la sede del Consiglio.

Chissà che sta combinando lì, non dovrebbe essere con gli altri?

Si liscia la gonna del vestito morbido a tubino e d’improvviso la cintura in vita le blocca la respirazione, così cerca di tranquillizzarsi e, traballando un po’ sui suoi stivaletti col tacco, attraversa la piazza in direzione dell’uomo di spalle quasi alla porta della sede del Consiglio.

 

-Lo sai che sei terribilmente sospetto??-

 

Damon sobbalza e si volta di scatto verso la voce alle sue spalle.

C’è ancora un filo di luce nel cielo, fa buio tardi adesso e il tepore del crepuscolo illumina appena Elena, avvolta nel suo vestitino che mette in risalto quelle gambe che scopre troppo poco.

Per sua fortuna.

 

Rimane un attimo fermo ad osservarla, con quel trucco in più sulle labbra, gli occhi più carichi e il profumo pericoloso di chi ha tutta l’intenzione di far girare la testa a qualche ragazzo.

Piega appena la testa di lato e i capelli di cioccolato scendono su una spalla mentre gli occhi azzurri continuando a percorrere il suo bellissimo profilo.

Damon deve concentrarsi un attimo per ricordarsi che cosa stava facendo, sbattendo gli occhi troppo pieni di lei.

 

-Lo sai che non sta bene arrivare alle spalle delle persone?-

-Che stai facendo?-

-Gli affari miei-

 

Elena incrocia le braccia e lo osserva tornare a trafficare con la porta del vecchio palazzo.

 

-Non dovresti essere da Ric?-

-E tu non dovresti essere da Jo?-

-Infatti stavo andando-

-E allora che aspetti?-

-Ehi!-

 

Damon si volta realizzando cosa le ha appena detto e dalla sua espressione offesa non l’ha presa bene.

 

-Elena devo fare una cosa da grandi, quindi…-

 

Fa scattare la serratura e sfila le chiavi aprendo la porta. La ragazza fa un passo verso di lui, quando una macchina passa alle loro spalle lo sguardo di Damon si allarga allarmato e le afferra un polso tirandola dentro il palazzo con lui e chiudendo la porta.

 

-Che cavolo…-

 

Dentro è buio, ma non così tanto da non vedere nulla ed Elena ancora un po’ stordita dal repentino cambiamento di Damon  si guarda intorno.

Sono nell’atrio della sede del Consiglio, la conosce bene ma non capisce perché Damon si stia comportando in modo così strano. Sa che lavora lì quindi perché sembra preoccupato?

 

-Devo fare una cosa, ora però sei con me quindi stai buona e non fare confusione-

 

Lei imbroncia lo sguardo, quando smetterà di trattarla come  una bambina? In compenso la sua mano è ancora avvolta attorno al suo polso e non può proprio dire che le dispiaccia.

Gli occhi di entrambi si trovano e scendono lentamente sulla stretta di lui che si allenta d’improvviso mentre cerca di recuperare una sorta di contegno, appena vacillato al contatto con lei.

 

-Andiamo-

 

Lei lo segue per il corridoio, intanto lui continua a guardarsi intorno con fare sospetto.

 

-Senti ma perché sei venuto a quest’ora?-

-Ho dimenticato una cosa-

-E non potevi tornare domani?-

-Mi serve ora-

-Perché sei così strano? Lavori qui, invece sembri venuto a rubare-

 

Salgono le scale, quando Damon si volta verso di lei.

 

-Sono sotto processo?-

-Beh direi!-

-Puoi cortesemente abbassare la voce?-

-No, se non mi dici che sta succedendo-

 

Quanto è testarda quando vuole. Damon riprende a salire e arrivano al primo piano, imboccando il corridoio che porta agli uffici di Fell e Lockwood, nonché di Damon stesso.

Fuori è ormai completamente buio e all’improvviso, nel silenzio, il cellulare di Elena inizia a squillare.

Entrambi sobbalzano, la ragazza arrossisce pronta a sorbirsi una partaccia dal ragazzo che la fulmina attraverso l’oscurità del corridoio.

 

-Elena dannazione!!-

 

Detto fatto, una bella infamata sibilata a bassa voce.

 

-Scusa io…-

 

Fruga svelta in borsa e lo estrae chiudendo la chiamata e mettendo il silenzioso.

 

-Se tu la smettessi di fare il misterioso…-

 

Damon alza gli occhi scocciato e proprio mentre sta per risponderle sente la porta principale sbattere.

Allarmato si guarda intorno, poi afferra nuovamente Elena e la trascina nella propria stanza di fronte a quella di Fell.

 

La ragazza fa per protestare ma lui la spinge con la schiena contro il muro accanto alla porta e mette due dita sulle labbra.

 

Elena capisce che la situazione è più seria del previsto soprattutto mentre, nella penombra della stanza, scorge le pozze chiare di Damon tese a cogliere i passi che si avvicinano.

Mentre lui è tutto concentrato su altro, il suo corpo e la sua testa invece sono totalmente in balia del suo odore dannatamente buono, delle sue dita che premono contro le sue labbra sulle quali lei non riesce a non infrangere il proprio respiro irregolare, del calore sulle sue guance se solo pensa al corpo di Damon che avvolge totalmente il suo, intrappolandola.

Perché è vero che si sono baciata, abbracciati, ma non è mai stata così tanto a contatto con lui, sentendo il proprio seno compresso contro il petto di lui ogni volta che si gonfia in preda ai ritmi sconnessi del suo cuore, i bacini che si sfiorano mandandola completamente in tilt, con le labbra di lui all’altezza dei suoi occhi ora che con i tacchi è un po’ più alta.

 

E basterebbe davvero poco per raggiungerle.

 

L’attenzione torna sulla situazione quando riconosce la voce di Logan Fell a telefono con qualcuno mentre apre la porta della stanza davanti a quella in cui si trovano loro due, e nota come Damon sia intento ad ascoltare la conversazione telefonica.

Solo quando lo sentono uscire di nuovo ed avviarsi alle scale, Damon torna con lo sguardo dentro gli occhi della ragazza totalmente spalancati e pieni di lui; contrae la mascella mentre lentamente fa scendere le iridi limpide sulle labbra che libera lentamente dalle proprie dita, rimanendo contro di lei per qualche istante e sembra scodarsi, per un momento, cosa stesse facendo.

Elena è così vicina da farlo traballare, troppo incollata a lui, col calore dei loro corpi che si sprigiona generando una strana tensione densa delle loro emozioni.

 

Deglutisce e quando sente il portone principale chiudersi fa appena un passo indietro per respirare, sentendo un senso di vuoto coglierlo.

 

Non dicono niente, lei si limita semplicemente a deglutire e seguirlo lentamente e in silenzio fuori dalla stanza per poi entrare in quella di Fell.

Lo osserva cercare qualcosa tra i cassetti.

 

-Cosa cerchiamo?-

-Come?-

-In due magari facciamo prima-

-Dubito che tenga qui quello che cerco…in ogni caso…-

 

D’un tratto la sua mano, intenta a tastare il fondo dei cassetti, sente qualcosa.

 

-C’è un doppio fondo, ma è chiuso con una serratura….astuto…-

-Quindi?-

-Quindi….-

 

Damon estrae dalla tasca una torcia con cui illumina l’interno del cassetto ed Elena si china accanto a lui.

 

-Beh senza chiave non si apre-

-No, posso provare a far scattare la serratura però-

 

Le porge la torcia e poi estrae due bastoncini di metallo, osservandolo perplessa.

 

-Che roba è-

-I tuoi amici a scuola non si divertivano a scassinare l’armadietto dei professori?-

-Scusa se non sono cresciuta nel Bronx-

 

Damon ride divertito e tramesta nella serratura concentrato, quando finalmente questa scatta ed entrambi si guardano eccitati.

Alza lentamente il fondo del cassetto e trova una penna usb blu.

 

-Interessante-

-Guardiamo cosa c’è dentro?-

-No, ci vorrebbe troppo…non vorrei che tornasse per qualche motivo…la guardo a casa e la riporto domattina presto-

 

Richiude tutto senza far scattare la serratura, nel caso in cui non dovesse avere una seconda possibilità di scassinarla.

 

-Andiamo adesso-

 

Afferra la torcia dalla mano di Elena e la spenge, non vuole rischiare che dalle finestre passi la luce, così prende la ragazza per mano e se la tira dietro nel buio del palazzo.

 

 

***

 

 

Damon accosta davanti alla palazzina dove abita Jo e spegne il motore, lasciando intuire ad Elena che vuole parlare di quanto appena successo. La ragazza lo guarda di profilo, intento a meditare su qualcosa, hanno ancora l’adrenalina in circolo per la pazzia appena commessa.

 

-Non farò la spia non temere-

-Uh, ho una complice-

 

Le sorride sghembo ed Elena lo ricambia con una smorfia incrociando le braccia sotto al seno.

 

-Ma pretendo una spiegazione-

-Ah Elena-

-No Elena niente, il mio silenzio te lo devi guadagnare-

-Sei peggio di quanto pensassi, addirittura siamo passati ai ricatti-

-Beh mi sottovaluti come sempre Salvatore-

 

Lui si addolcisce e la guarda serio.

Poi scende dalla macchina aumentando l’irritazione della ragazza che lo imita e lo affianca minacciosa percorrendo il vialetto che porta al portone del palazzo.

 

-Ti accompagno -

-Posso andarci da sola, ma rispondi alla mia domanda-

-Certo che sei insistente-

-Se mai dovessero arrestarmi voglio sapere se ne è valsa la pena-

 

Lui si ferma a metà vialetto e si volta verso di lei ancora tutta agitata con le mani sui fianchi, gli occhioni neri si velano di confusione; lo sa Damon che Elena è destabilizzata dai suoi repentini cambi di umore e averla trascinata nel suo piccolo furto ha certamente aggravato le cose, lei non è il tipo da mettersi nei guai e viverla serenamente come lui.

 

-Sto cercando di capire se Logan Fell sta portando avanti una serie di cose che non mi convincono-

-Puoi essere più specifico?-

-No Elena non posso perché per adesso sono sospetti...buchi di bilancio che non tornano, uscite di soldi non autorizzare-

-E gli altri che dicono?-

-Non posso muovere accuse senza prove-

-Per questo ti serviva la penna usb-

-Esatto-

-Ma perché non ne parli con il Sindaco? O con mio padre?-

-In via del tutto confidenziale l’ho accennato a Liz-

 

La ragazza cruccia lo sguardo perplessa.

Lui riprende a camminare verso l’ingresso del palazzo.

 

-Ti basta per ora?-

-Sì...ma non credere che non ti terrò d’occhio-

-Cosa non hai capito del fatto che non sono io il cattivo?-

-Certo che no, ma giochi con il fuoco Damon-

-Non ho bisogno della balia-

 

Si fermano davanti al portone in ferro, appena illuminati dalla luce posta sopra l’ingresso. L’aria fresca di giugno li sfiora sciogliendo l’adrenalina ed Elena lo osserva intenerita.

 

-No, hai bisogno di un’amica che ti faccia presente quando potresti farti male...-

 

Gli occhi azzurri si allargano sorpresi e la scruta come per capire se lo stia prendendo in giro.

 

-Perché t’importa tanto?-

 

Ed eccola li, la realtà che preme, pungola il cuore, toglie il respiro.

Perché t’importa Elena? Lo sai perché.

E la guarda con quelle pozze infinite come i cieli d’Irlanda delle sue mille estati di ragazzina -dove non andrà quest’anno perché il college costa, ha bisogno di lavoretti estivi e così ha la scusa per stare con Damon - sdraiata sui prati verdi di casa di sua nonna, sfiorando l’erba di una morbidezza quasi surreale e lasciando che il vento le accarezzasse la pelle.

Ed è così che si sente con Damon, quando d’un tratto una nuvola copriva il sole lasciando un velo d’ombra sul volto e spalancando un senso di ignoto dentro di lei, di nostalgia di quel sole.

 

Boccheggia Elena, con la bocca schiusa, i muscoli rigidi e i battiti troppo veloci con lui che le ruba il respiro a due passi da lei.

Le trema la voce in gola che tentenna in attesa di uscire e rivelare quella parte di sé così faticosamente soppressa e taciuta di cui ha paura.

 

-Perché mi preoccupo per te...-

 

Le sta scavando dentro una voragine profonda e non può evitare di vedere spalancarsi tutto l’ignoto dentro di sé.

Damon fa un solo passo con gli occhi troppo lucidi perché Elena possa sopportare oltre di essere guardata così intensamente.

 

-Perché tengo a te e....e ho paura che tu possa ferirti e non voglio perderti-

 

Lui rimane fermo a fissare quegli occhi color cioccolata densi come l’oblio nel quale vorrebbe sprofondare.

 

-Ti ringrazio-

-Perché è così importante per te saperlo?-

 

Fa per muoversi e prendere le distanze da lei quando la sua voce graffiante lo blocca.

Damon si ferma distogliendo un istante lo sguardo, riflettendo sulla sua domanda forse più pericolosa di quella che lui le ha rivolto.

Perché un po’ non se lo spiega perché Elena lo abbia così a cuore e vorrebbe sapere che non è perché è terribilmente buona e compassionevole e un po’ Damon invidia quell’audacia e forza che la rendono così coraggiosa, mentre lui non fa che nascondersi.

 

E stavolta rimane in silenzio deglutendo la paura e i dubbi, cercando ancora di mettere le distanze tra loro.  

Distanze fatte di cose non dette, di scelte difficili, di amare consapevolezze. Sa Damon che dirle tutto, tirare fuori i grandi interrogativi, le montagne insormontabili potrebbero allontanarla da lui. Ci si è logorato per settimane sulle famose parole di Ric, ma l’unica verità, l’unica cosa certa è che nemmeno lui vuole perderla, ha un bisogno disperato di Elena nella sua vita.

La ragione gli imporrebbe di alzare di nuovo una barriera tra lui e quegli occhi neri, tra lui e quelle labbra imploranti da cui non sa staccare lo sguardo.

Di cui conosce il sapore rubato fugacemente quella sera di marzo e non essendo riuscito più a levarselo dalla festa.

Ed è forse l’aria tiepida serale di giungo, il primo cicalio in sottofondo o il buio che li avvolge, ma è come catapultato al loro primo incontro quando tutto era semplice e possibile.

 

-Perché sei entrata nella mia vita Elena...e questo mi fa molta paura-

 

Il tono di Damon potrebbe sembrare neutrale, quasi indifferente se solo i suoi occhi azzurri non fossero spalancati e lucidi.

Perché deve essere così crudo e lapidario?

Non dice le cose con la faccia sognante o da ragazzino emozionato, c’è una carnalità, una concretezza  spietata che non lascia possibilità di fraintendimenti e che mette a nudo le paure e debolezze di entrambi.

 

-Buonanotte Elena-

 

Damon la guarda un ultimo istante e si volta in direzione dell’auto.

 

Ed Elena è lì, così piena delle sue parole che bruciano il cuore e lo stomaco che non si accorge nemmeno che le gambe tremanti si stanno muovendo incerte ma coraggiose, che le sue corde vocali risuonano la melodia del suo nome, che le sue mani afferrano i capelli corvini e le sue labbra si premono fameliche contro quelle di Damon.

 

E stavolta tutta la passione e il desiderio covati da entrambi esplodono, le mani di Damon si posano sulla schiena di lei per tirarla contro di sé mentre le bocche si schiudono concedendo finalmente alle loro lingue di trovarsi in un bacio carnale.

 

Se Damon non la stesse sostenendo per la schiena Elena certamente cadrebbe a causa delle gambe tremanti; le sue mani vagano per i suoi capelli fino a scendere lungo il collo niveo ed afferrare le spalle solide, se il suo mondo dovesse collassare l’unica certezza solida sarebbe lui.

 

 E continuando a baciarsi famelici e bisognosi dell’altro fin quando il cellulare di Damon non inizia a vibrare furiosamente nella tasca dei suoi jeans risuonando nell’aria carica dei loro respiri corti e affannati.

 

-Credo tu debba rispondere-

 

La fronte di Damon si poggia contro quella della ragazza, aprendo gli occhi nei suoi, vibranti di passione.

Sfila il telefono dalla tasca senza mollare la presa su di lei.

 

-Ehi Ric-

-Damon, dimmi che non ti hanno arrestato-

-Sto arrivando tranquillo…-

-Muoviti-

 

Chiude la telefonata e poi passa una mano tra i capelli un po’ scompigliati di lei.

Ed è terribilmente bella con le guance arrosate e gli occhi lucidi, le sfiora gentilmente una guancia sorridendo felice.

 

-Buona serata ragazzina-

 

Elena arrossisce appena mordendosi un labbro, lui rompe il contatto fisico con lei e si allontana verso l’auto mentre lo sguardo di lei lo segue silenzioso.

Si sente una sciocca mentre sorride tra se e pensa che abbiano decisamente fatto un passo avanti.

Finalmente.

 

 

***

 

 

Quando Elena entra nell’appartamento di Jo – con una notevole ora di ritardo- trova una furiosissima Caroline ad attenderla mentre Jo, già abbastanza allegra, la abbraccia ridendo.

 

-Si può sapere dove cavolo eri??? Ero preoccupatissima, perché non rispondevi????-

 

Elena la guarda realizzando sia l’orario sia che non ha meditato scuse da propinarle.

 

-Io…beh ecco, stavo andando al supermercato quando-

-Vuoi dire che non hai comprato le cose che ti avevo commissionato??-

-Suvvia Caroline, siamo qui per bere e divertirci!-

 

La bionda osserva infastidita Jo nel suo tentativo di dissuaderla dall’interrogatorio.

 

-Sto aspettando una scusa valida-

-Mi si è scaricato il telefono e…-

 

D’un tratto scorge Bonnie, dietro la chioma di Care, agitarsi facendole dei segni strani.

 

-Bonnie sta cercando di dirti che hai il rossetto tutto sbavato-

 

Elena sbianca e si porta una mano alla bocca mentre Bonnie scuote la testa ridendo e il generale Forbes sbuffa scocciatissima.

 

-Non voglio sapere…per adesso…ora sistemati e vieni a bere-

-D’accordo-

 

Caroline si direziona in cucina e Bonnie le si avvicina ridendo come una pazza.

 

-Dovevi vedere la tua faccia mentre pensavi a una scusa-

-Lasciamo perdere-

-Sai vero che adesso non hai più scuse per non raccontarci che sta succedendo?-

-Prima ho bisogno di una consistente dose di alcool-

 

E ridendo come due ragazzine si chiudono in bagno a parlare.

 

 

 

 

Salve a tutti!!

 

Stavolta sono stata brava e ho aggiornato presto! Relativamente insomma….ringrazio tutte le persone che hanno letto la mia storia dandole una possibilità!

Sul capitolo….beh direi che aspetto i vostri commenti!!

 

Siamo giunti a un punto di svolta per i nostri delena….e ancora deve arrivare il tanto atteso matrimonio di Ric, intanto loro due si danno ai furti!

 

Spero in vostre recensioni!

Un bacio

Eli

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Capitolo 28
*** Sta succedendo ***


 

Sta succedendo.

 

 

E’ un tiepido pomeriggio di giugno, l’aria conserva ancora il tepore primaverile, scaldata dal sole alto e lento a calare man mano che l’estate avanza.

La cerimonia è stata incantevole, Jo è super radiosa e l’abito avorio si sposa con la sua pelle diafana, mentre Ric ha uno sguardo che Damon non crede di aver mai visto prima sul volto di suo zio e si è trovato a pensare che l’amore sia capace di illuminare la vita in un modo che gli ha fatto provare un moto di invidia.

Lui ha la sua bellissima bambina, avvolta come una bomboniera in un delizioso abito panna con rifiniture lilla - regalo di Miranda Gilbert - che allevia le sue giornate anche se talvolta una strana inquietudine torna a bussare al suo sonno.

 

E’ stata bravissima per tutta la cerimonia e adesso lui le sta dando da mangiare al tavolo mentre Stefan si è andato a procurare un aperitivo; c’è praticamente tutta la città, tra cui anche il suo obiettivo principale Logan Fell; ma ha promesso di lasciar correre almeno per oggi, sia a Ric che ad Elena. E a proposito della ragazzina dagli occhi scuri che lo ha letteralmente assaltato due sere prima e alla quale non ha più saputo opporre resistenza, la cerca furtivo con lo sguardo attraverso i vari invitati individuandola subito per quella sua inconfondibile risata. Non si è nemmeno accorto delle persone che la circondando, tranne per qualche volto sconosciuto, probabilmente parenti di Jo tra cui un ragazzo molto bello che le sta un po’ troppo addosso.

 

Ma d’altronde la sua Elena è impossibile non guardarla.

Sua? Dannazione Damon, stai correndo troppo.

 

Le lamentele della bambina che protesta per il cucchiaino rimasto a mezz’aria lo riscuotono e subito riporta l’attenzione su di lei, provando a cacciare quella strana sensazione agrodolce al pensiero della ragazza.

Non si sono ancora parlati, ma sono state molte le occhiate intense che si sono scambiati durante la cerimonia o mentre arrivavano al giardino dove si svolge il ricevimento ed ha tutta l’intenzione di rubarle un ballo più tardi.

 

 

 

Elena sta provando a concentrarsi da circa dieci minuti su quello che le racconta Kai, il fratello minore di Jo, un ragazzo bellissimo dagli occhi di un colore indefinito e dal modo di fare un po’ sfrontato che ci sta provando con lei senza troppo mascherarlo, ma evidentemente ignaro che i sorrisi di circostanza della ragazza servono a deviare l’attenzione da ciò verso cui in realtà è direzionato il suo sguardo e i suoi pensieri.

 

Un dolce e sexy padre che, tutto elegante nel suo smoking, imbocca sua figlia.

 

Elena non riesce proprio ad evitare di cercarlo, di guardarlo, di chiamarlo con gli occhi quasi implorante di un contatto, seppur timido e discreto, con lui; non dopo che il loro turbolento e intenso bacio le brucia ancora le labbra ogni volta che ci pensa, lasciandole piccoli brividi lungo la colonna vertebrale.

C’è una tensione densa e piacevole aleggiante tra di loro, più lo guarda più sente crescere dentro il bisogno di lui e vorrebbe che questo non facesse così paura anche se, adesso, più che spaventata Elena si sente eccitata come una ragazzina.

 

E non vede l’ora che Kai si allontani così da avvicinarsi casualmente al suo tavolo e parlarci.

Tuttavia Caroline, ansiata per l’organizzazione, la intercetta prima che possa anche solo azzardare un passo verso di lui e la trascina al loro tavolo blaterando mille cose su come il catering che ha scelto sia perfetto e su come il deejay stesse per darle buca all’ultimo, facendole prendere un infarto.

 

La cena procede lenta e allegra, come ogni matrimonio pieno di ragazzi giovani, e gli sposi girano tra i tavoli parlando con gli invitati quando finalmente qualcuno inizia a battere sui bicchieri invocando il tradizionale brindisi agli sposi.

 

Il primo è di Liv, la sorella minore di Jo, che ricorda la loro infanzia e i vari aneddoti facendo sorridere gli invitati, mentre il secondo è di Damon.

 

-Elena vedi di non liquefarti sulla sedia per favore-

 

La brunetta si volta verso Caroline che sta sorseggiando l’ennesimo bicchiere di vino sorridendole ironica, ma stasera niente può scalfirla, tranne due pezzi di ghiaccio che adesso guardano in direzione di Ric.

Damon si alza dal suo posto e si sistema la cravatta tenendo in mano il bicchiere e tutti sono molto curiosi, in un silenzio carico di attesa, di sentire le sue parole dato che è notoriamente un tipo taciturno.

 

-Beh dunque, non sono proprio la persona più indicata per fare questo genere di discorsi. Insomma avevo chiesto a Stefan di scriverlo per me ma si è opposto, dall’alto della sua integrità morale-

 

Gli occhi degli invitati si direzionano verso il minore dei Salvatore che alza appena il calice verso suo fratello, sorridendo leggermente.

 

-E così ho dovuto pensare a qualcosa di appropriato che non fosse troppo sarcastico e che non mettesse in imbarazzo Ric, anche se ormai mia cara Jo te lo sei sposato e noi non vogliamo resi-

 

Tutti i presenti ridono appena e Jo, stretta a Ric, lo guarda complice.

 

-Comunque, in ogni caso, non credo ti convenga farlo perché Alaric Saltzman è un uomo raro da trovare al giorno d’oggi. E so che sono un po’ di parte perché per me Ric non è solo uno zio - il fratello di mia madre - ma è stato un modello e soprattutto un amico, di quelli che ti dicono anche le cose più scomode che non vorresti sentirti dire…-

 

Adesso guarda suo zio dritto negli occhi con un moto di riconoscenza profonda.

 

-Ma sempre senza giudicarti e lasciandoti libero di sbagliare, pur continuando a rimanere al tuo fianco. Quindi Jo sono sicuro che in questo percorso che state iniziando tu abbia trovato una delle persone migliori per camminare insieme tutta la vita e posso solo dirti che per me siete un chiaro esempio di amore e dedizione. Esattamente come lo sono stati i miei genitori; non sempre i figli capiscono fino infondo il rapporto tra due persone …

 

Giuseppe abbassa appena lo sguardo, sta tenendo in braccio sua nipote e si scopre terribilmente commosso dalle parole di suo figlio; non si è mai preoccupato di quello che i suoi figli potessero pensare del rapporto che aveva con sua moglie, è sempre stato un padre un po’ freddo ma a modo suo un marito molto affettuoso. E capisce, osservandolo spostare il proprio sguardo verso Elena, che suo figlio sta covando ormai un sentimento profondo verso la ragazza, pur consapevole delle difficoltà che ci sono tra loro.

 

-Che è qualcosa di così profondo e misterioso che sfugge alle logiche razionali, ma è evidente quando prevale una stima e un bene che ti permette di abbracciare i limiti, le diversità …e credo che questo sia possibile perché prima di tutto uno è amico della persona che ama -

 

Elena, intenta a farsi versare dello spumante da Kol, rialza gli occhi su Damon venendo travolta dalla sua onda azzurra, carica di significato. Poi lo osserva estrarre un pezzo di carta e leggere alcune righe.

 

“Well, it seems to me that the best relationships - the ones that last - are frequently the ones that are rooted in friendship. You know, one day you look at the person and you see something more than you did the night before. Like a switch has been flicked somewhere. And the person who was just a friend is... suddenly the only person you can ever imagine yourself with.”

(G. Anderson)

“Beh, credo che le relazioni migliori – quelle che durano – siano spesso quelle che sono fondate sull’amicizia. Sai, un giorno guardi quella persona e scorgi qualcosa di più della sera prima. Come se un interruttore fosse stato premuto da qualche parte.

E la persona che era solo un amico…è improvvisamente l’unica con cui tu riesca ad immaginare te stesso.”

 

-Come lo siete stati voi due, all’inizio eri l’amica dottoressa che veniva a casa a visitare mio padre e ho visto crescere il vostro rapporto fino a diventare qualcosa di molto più profondo....-

 

 

Elena si domanda se lui non stia parlando per di lei adesso che la osserva intensamente, senza malizia o vergogna, quasi a volerle comunicare silenziosamente la sua gratitudine per averla nella sua vita. E lei passerebbe il resto della sua vita dentro gli occhi di Damon, lasciandosi scrutare in profondità, tra i respiri incerti e i bisbigli timidi. Perché quelle parole descrivono esattamente quello che le è accaduto con lui, non sa bene identificare il momento, forse quando si era ritrovata a consolarlo per il funerale di sua madre, o quando hanno parlato ininterrottamente molte sere delle loro vite, o ancora quando si è trovata a stringerlo dopo aver saputo di Rose, ma il suo interruttore è stato premuto e i suoi occhi hanno iniziato a vederlo sotto un’altra luce, con un altro amore.

 

Poi l’attenzione torna sugli sposi dopo un lungo momento sospeso e Damon alza il calice.

 

-Perciò….brindiamo a voi ragazzi-

 

Tutti alzano i propri bicchieri brindando e Ric sorride commosso guardando suo nipote in un gesto di assenso.

Dopo il taglio della torta gli sposi aprono le danze, sono i primi a ballare e al termine della canzone inviteranno gli ospiti ad unirsi a loro; intanto Damon ha messo la piccola Lily, che si è addormentata, nella carrozzina coprendola con una copertina.

 

Miranda è passata al suo tavolo per coccolarla un po’ ed è riuscita ad addormentarla, così lui potrà rubare giusto un ballo ad Elena e poi andrà a casa.

E sempre Miranda è rimasta con la piccola quando Damon si è alzato per andare a parlare con alcune persone del Consiglio.

 

-Adesso fai la baby sitter?-

 

Grayson si siede accanto a sua moglie che gli sorride.

 

-Forse sarei più una nonna, vista l’età-

-Adesso non esagerare-

-E’ una bambina buonissima-

-Infatti, strano visto il padre-

 

Miranda gli tira un piccolo colpo sulla spalla in segno di rimprovero.

 

-Potrei dire lo stesso per i tuoi figli-

-Stasera si sono comportati bene-

-Sono sempre bravi i nostri ragazzi, Jeremy si sta un po’ calmando-

-Per forza con tutte le punizioni che gli abbiamo dato… anche se Elena è un po’ strana, non trovi?-

 

La donna alza un sopracciglio perplessa.

 

-In che senso?-

-Nel senso che gironzola troppo a casa Salvatore?!-

-Che fai la spii?-

 

L’uomo si appoggia contro la sedia con una faccia offesa.

 

-Certo che no, ma sono sicuro che tu sai più cose di me, va bene che sono il padre e non mi accorgo mai di niente ma…lo vedo che ci sono certi sguardi strani-

-Non fare il geloso-

-Non sono geloso, sono preoccupato-

 

Sua moglie sorride appena e poi porta lo sguardo verso la pista su cui stanno iniziando a farsi avanti alcune coppie, tra cui Bonnie e Kol, Stefan e Rebeka ed altri ospiti.

 

-Certo, preoccupato….-

-Non avevo problemi con Stefan….ma Damon-

-Grayson non cominciare-

 

Adesso guarda di nuovo suo marito che, di contro, sta cercando tra la folla la sua bambina ormai cresciuta e la trova al tavolo che tenta di respingere le avance di Kai; è lo scotto da pagare per avere un figlia così bella, assistere a tutta questa gente che la corteggia. Non è mai stato un padre iper protettivo e non le ha mai negato niente, ma se c’è una cosa su cui non può proprio transigere è che sua figlia si cacci in qualcosa di troppo grosso che non fa per lei, come un ragazzo padre.

 

-Vuoi dirmi davvero che non sta succedendo niente? E che non ti impensierisce la situazione?-

 

Miranda volta gli occhi verso di sua figlia, la quale adesso si alza quando vede Damon andare nella sua direzione.

E non ci sono molte parole che possano provare ad attenuare i loro timori, perché lei quella luce sul suo volto leggermente teso, il collo tirato e gli occhi scuri adesso più grandi e limpidi, non glieli ha mai visti prima.

 

 

***

 

 

Dopo aver fatto i soliti convenevoli con i membri del Consiglio, si è voltato a cercarla e l’ha trovata, di nuovo, presidiata da quel Kai che rischia seriamente di prendersi un cazzotto. Così, abbottonandosi la giacca, si è avviato verso di lei che, non appena lo ha visto arrivare, ha scansato Kai e si è alzata, strappandogli un sorriso compiaciuto.

 

-Ehi-

-Ehi-

-Bel discorso-

-Oh, lo hai sentito?-

 

Elena cruccia lo sguardo confusa.

 

-Visto quanto eri impegnata col fratellino di Jo pensavo non avessi prestato attenzione-

 

Le scappa un sorriso divertito davanti all’evidente gelosia del ragazzo, molto contenta di questa sua inaspettata reazione. Si sposta una cioccia sfuggita dalla treccia e torna con lo sguardo dentro al suo.

 

-E’ tutta colpa tua-

-Ah sì? Non mi pare di avergli detto di darti noia-

-No, ma ci hai messo tanto a venire qui e parlarmi-

-Touché-

 

Entrambi sorridono imbarazzati, fissandosi incerti sul da farsi, così Damon le porge cortesemente una mano.

 

-Balliamo?-

 

Lei non riesce a trattenere il lampo di felicità che le attraversa gli occhi limpidi ed annuisce prendendo la sua mano e lasciandosi condurre sulla pista, tra la folla.

 

-Temevo non me lo avresti chiesto-

 

Nell’esatto momento in cui sono l’uno di fronte all’altra, per Elena e Damon è come se non ci fosse più nessuno intorno a loro, dominati totalmente dalla presenza dell’altro.

 

-Sei bellissima, ovviamente-

-Grazie-

 

La mano di lui scorre gentilmente lungo la colonna vertebrale per posizionarsi a metà ed Elena spera che le sue gambe reggano al suo contatto; con una leggera pressione la induce ad avvicinarsi appena lasciandosi investire dal suo profumo coi respiri che si sfiorano, le guance di lei che si scaldano appena e quelle labbra a portata di occhi.

Damon adesso, ancora e più intensamente se possibile, la guarda dritta nelle sue pozze di cioccolato confondendosi e mischiandosi a lei, al suo sapore, ai battiti del suo cuore.

 

Tutto questo accade sotto lo sguardo di alcuni genitori attenti e qualche amico premuroso.

 

-Dicevi tesoro? Non succede niente?-

 

Miranda sospira.

 

-Ha 19 anni, può scegliere da sola-

-Lui ha una figlia Miranda, un padre di cui prendersi cura e un carattere difficile, ti sembra il caso che Elena si addossi la bambina di un altro?-

-Stai esagerando-

-Dovresti essere tu a fare questi discorsi…e sai che ho ragione-

-Ascolta Grayson…ho perfettamente presente quello in cui va incontro Elena, ma pensi davvero di dissuaderla? Hai visto come si guardano? Pensi che le tue preoccupazioni la allontaneranno da lui? Se la conosci un po’ tua figlia sai che è una che non rinuncia facilmente a ciò che desidera-

 

L’uomo guarda attentamente sua moglie e poi sua figlia, sulla pista da ballo, stretta tra le braccia dell’uomo di cui è fin troppo evidentemente innamorata.

Lui aveva da tempo sospetti circa il loro rapporto, ma non era mai accaduto nulla che lui sapesse almeno, invece adesso è fin troppo palese che il loro rapporto si stia evolvendo. E come ha detto saggiamente sua moglie, non può contrastarli, ma questo non lo fermerà dall’esprimere anche a sua figlia il suo pensiero al riguardo.

 

***

 

 

 

Intanto Caroline si è diretta al tavolo degli alcolici per farsi servire un cocktail, un po’ appesantita da tutto quell’amore che fluttua nell’aria e, come sempre, una figura elegante le si avvicina silenzioso.

 

-Ottima scelta per il menù, suppongo ci sia dietro il tuo zampino-

 

Klaus, bellissimo nel suo abito scuro, le allunga un bicchiere già pronto cercando il suo sguardo; gli occhi azzurri scorrono dalla mano davanti a lei risalendo fino alle pozze chiare.

 

-Che c’è la tua amichetta ti ha dato buca e ripieghi su di me?-

 

La bionda, stizzita, torna con lo sguardo sul cameriere che attende istruzioni sul da farsi.

 

-Era qui per una visita, siamo amici da tanto tempo ed è ripartita…-

-Oh e ti ha mandando in bianco?-

 

Klaus si lascia sfuggire un mezzo sorriso  ritirando il bicchiere.

 

-No, era venuta per Elijah…loro due…beh..-

 

Fa un gesto eloquente col sopracciglio e la ragazza di contro arrossisce leggermente stupita.

 

-Oh-

-E’ una storia tormentata-

-Molto da Mikaelson-

-Cosa vorresti dire, io sono un tipo semplice-

-Ti prego-

 

Caroline fa roteare lo sguardo fintamente scocciata e poi allunga la mano afferrando il bicchiere portole prima da Klaus, voltandosi poi verso la pista da ballo. Sorseggia appena il drink e si stupisce che lui abbia perfettamente azzeccato cosa le piaccia bere, ma non gli darà questa soddisfazione.

Anche lui si volta osservando le coppie.

 

-Bel matrimonio, bel brindisi-

-Sì beh, devo ammetterlo Damon mi ha quasi commossa-

-Chissà magari è stato…ispirato-

-Oh questo è chiaro, qualcuno dovrebbe dire loro di essere più discreti-

-Direi che era anche l’ora…-

-Cosa?-

-Che qualcosa si rendesse palese, non trovi?-

-Speriamo anche che qualcosa accada perché siamo un po’ stufi di “Non sta succedendo niente”-

 

Klaus ride divertito e poi la ragazza si volta sbattendo le sue lunghe ciglia.

 

-Allora? Che aspetti?-

 

Lui la osserva enigmatico, così lei inarca le sopracciglia provando a mascherare l’imbarazzo.

 

-Devi girarci intorno ancora molto per chiedermi un ballo?-

 

Prova a controllare il tepore che le colora appena la pelle chiara, strappando un sorriso intenerito a Klaus che abbassa appena lo sguardo e dopo lo rialza, afferrando il suo bicchiere e posandolo sul tavolo.

 

-Mi concedi questo ballo?-

 

Caroline a questo punto non può più trattenere un sorriso complice e si lascia condurre da lui sulla pista, raggiungendo così Damon ed Elena che intanto sono presi l’uno dall’altra.

 

-Vai da qualche parte questa estate?-

-No…sarò da queste parti-

 

Damon si morde un labbro di sfuggita, poi seguendo il ritmo della canzone le fa fare una leggera giravolta tirandola poi di nuovo a sé.

 

-Allora…potrò disturbarti-

-Sempre che tu non sia troppo impegnato a farti tirare fuori di prigione-

 

Lui cruccia lo sguardo divertito.

 

-Uh, che brutto atteggiamento-

-Sono totalmente indifferente-

 

Lei chiude appena gli occhi con stizza, direzionando lo sguardo oltre le sue spalle per sfuggirgli fintamente risentita.

 

-Non sei granché come bugiarda, ragazzina-

 

Elena lo fulmina con lo sguardo.

 

-In ogni caso potresti controllarmi…-

-E in quale modo?-

-Beh, intanto potresti…ecco, venire a cena fuori con me…domani sera-

-Domani sera-

-Domani sera-

 

Il volto niveo si tende appena nel tentativo di deglutire la saliva che gli impasta la bocca a causa dell’agitazione arrecatagli dallo sforzo di farle una simile proposta.

Da fuori sembrerebbe il solito Damon, a tratti ironico, ma Elena, adesso che le sue braccia sono sulle spalle di lui circondandogli il collo e potendolo osservare più da vicino, vede chiaramente quanto si siano fatti più blu i suoi occhi quasi a volerla assorbire totalmente.

Lo sguardo di lei, prima un po’ stizzito, cambia vertiginosamente lasciando che le sue stesse iridi scure si riempiano di emozione, di lui; che gli occhi si facciano più liquidi, il cuore più leggero, i battiti più veloci e le labbra schiuse in un sorriso incapace di liberarsi in tutta la sua pienezza a colorarle il volto.

 

-Non…non dovrei avere impegni…-

 

Arrossisce leggermente lasciandosi scappare un sorriso.

 

-Bene, allora passo a prenderti alle sette-

Rimangono sospesi nel tempo, nemmeno rendendosi conto che la canzone sia finita e ne sia partita un’altra. Non quando sono così immersi nell’altro.

 

-Sta succedendo-

-Sta succedendo-

Elena sorride timida, poi Damon la fa volteggiare di nuovo e si avvicina appena al suo orecchio.

 

-Buonanotte Elena, cerca di non concedere troppi balli a quel tipo-

 

La ragazza rabbrividisce a causa del suo respiro contro la pelle e sente un vuoto affliggerla quando Damon si allontana da lei, tornando al tavolo per prendere la bambina, suo padre e poi salutare gli sposi.

 

E resta per qualche istante lì, finché Stefan non la intercetta per il ballo successivo, scuotendola dal suo torpore.

 

 

***

 

 

A fine serata Caroline si lascia convincere da Klaus ad accompagnarla a casa e mentre camminano, lungo il viale illuminato del suo quartiere, iniziano a parlare di diverse cose e la ragazza si trova a scoprire lati del ragazzo che ignorava completamente.

Come il fatto che ami l’arte, dipingere, o i cavalli per la loro innata fiducia nell’uomo e totale incapacità nel tradirti e inizia a comprendere che, forse, il turbolento rapporto col padre sia ciò che ha determinato l’innalzarsi di quel muro fatto di sfrontatezza e arroganza.

E capisce come mai lui e Damon siano così amici, perché molto simili a tratti; così come intuisce cosa possa aver colpito Elena di un tipo come Damon.

Anche se lei preferisce i tipi sicuri, bravi, corretti - tipi come Stefan - Klaus ha sfaccettature ed ombre da cui lei si sente inevitabilmente attratta, tanto che, senza quasi rendersi conto, ha riso per la maggior parte della loro chiacchierata sviluppando una sorta di empatia col ragazzo.

 

-Allora ogni tanto sono capace di strapparti qualche sorriso, Miss Forbes-

-Ogni tanto, ma non illuderti Mikaelson non basta questo per conquistarmi-

-Oh lo so, ed è per questo che mi piaci-

 

Gli occhi chiari affondano profondi nei suoi, lasciando lo spazio ad un sorriso meno malizioso e più complice, a tratti teneramente ironico.

La ragazza rimane per un attimo con le labbra schiuse e il fiato trattenuto.

 

-Beh, ti ringrazio per avermi scortata fino a casa-

-E’ così che mi hanno educato-

-Dovresti mostrare più spesso questo tuo lato-

-Sarebbe?-

 

Caroline adesso lo osserva con dolcezza.

 

-La tua umanità-

 

Lui sorride.

 

-Lo prendo come un complimento-

 

Lei lo colpisce leggera.

 

-Lo era-

 

Klaus afferra gentilmente la sua mano posandovi sopra un bacio che le ustiona letteralmente la pelle e non vorrebbe che il suo cuore corresse così veloce a pensieri che si era ripromessa di non avere su di lui.

 

-Buonanotte Caroline, grazie per la piacevole chiacchierata-

-Beh, potremo…-

-Oh sicuramente, lo rifaremo-

 

Lui resta immobile davanti a lei, attendendo che entri in casa senza staccarle gli occhi di dosso per un solo istante e Caroline, in un silenzio carico di significato, apre la porta continuando a cercare il suo sguardo. Vorrebbe comunicargli molte cose, ma in quel momento il suo piccolo sorriso basta a colmare il bisogno di parole.

 

Quando chiude la porta si lascia andare a un profondo respiro per recuperare un po’ di contengo e dopo estrae il cellulare per chiamare Elena.

Ha assolutamente bisogno di condividere tutta quella marea di emozioni con qualcuno prima che la tirino sott’acqua; certo non sa bene da che parte si potrà rifare per affrontare il discorso, ma sente il bisogno di farlo.

Così magari la incentiverà a parlarle di Damon.

Come abbassa gli occhi sullo schermo vede un messaggio in entrata di Elena e lo apre curiosa e le viene un po’ da sorridere per la comicità della situazione.

 

“Damon mi ha chiesto di uscire domani sera, io ho accettato…è d’obbligo la tua presenza per la scelta dell’abito e ok ti concedo un “te l’avevo detto”, ma solo uno!”

 

Può attendere domani pomeriggio per raccontarle di Klaus, per adesso vuole andare a dormire con ancora uno strano sorriso ad incurvarle le labbra.

 

 

 

 

 

 

Buon anno a tutti!!!

 

Come sempre ringrazio chi legge o recensisce la mia storia, sto cercando di essere meno ritardataria nel postare nuovi capitoli!!

Per ora mi sto concedendo una serie di momenti molto soft per i nostri delena….ma si sa che il dramma è sempre in agguato, quindi godetevi questa dose di miele in arrivo per l’anno nuovo!

 

Venendo al capitolo, siamo al matrimonio di Alaric e finalmente Damon ed Elena si stanno lasciando un po’ andare ai loro sentimenti tanto che lui trova il coraggio per chiederle un tanto atteso appuntamento.

La frase che Damon cita è di Gillian Anderson (Scully di X-Files) e l’ho ripresa perché è stata usata in un video delena di cui vi posto il link perché merita molto secondo me https://www.youtube.com/watch?v=uvJgTLNY_no.

 Ho voluto inserire anche il punto di vista dei genitori di Elena e i loro pensieri circa quanto stia accadendo tra la figlia e il Salvatore più grande, dato che di certo non è una situazione che accetteranno serenamente, più che altro Grayson.

Caroline invece sta ormai cedendo al fascino di Klaus, vedremo questa cosa dove li porterà!

Attendo come sempre commenti!

Buon anno ancora!

Eli

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Capitolo 29
*** Il primo appuntamento ***


Il primo appuntamento

 

 

8.54

 

La sveglia suonerà esattamente entro sei minuti e lei ha gli occhi sgranati da tipo un’ora; non ha dormito dall’agitazione per il suo appuntamento con Damon.

Si tira il lenzuolo sulla faccia sperando che il sonno riprenda inutilmente per almeno sei minuti illudendosi che basti ad evitarle due belle occhiaie. Ha fatto tardi al matrimonio e non si è riposata abbastanza per avere una faccia presentabile per quello che è sicuramente l’appuntamento più teso e atteso della sua vita.

Il suo criceto non ha fatto altro che correre tutta la notte sulla ruota provando a meditare una “soluzione vestito” appropriata, senza tirare fuori nulla di sensato ed è piuttosto inutile pensarci adesso, si concentrerà nel pomeriggio quando Caroline e Bonnie verranno a darle una mano.

Sbuffa desolata e abbassa il lenzuolo per spegnere la sveglia prima che suoni, poi prende il telefono nella vana speranza che lui le abbia scritto qualcosa dopo il loro ballo della sera prima, ma niente, così decide finalmente di alzarsi ha un mucchio di cose da fare, tra cui l’appuntamento con il direttore del campo estivo della scuola elementare di Mystic Falls per confermare la sua disponibilità a lavorare per l’intera estate. Ha bisogno di soldi e poi il prossimo anno avrà un sacco di esami sulla psicologia infantile, sarà utile dover gestire delle piccole iene per l’estate.

 

Si alza e si raccoglie i capelli guardandosi allo specchio; ok poteva andare peggio, è così radiosa che anche se non avesse dormito tutta la notte trasuderebbe comunque felicità. Adesso ci vuole solo una bella colazione.

 

 

****

 

9.40

 

Damon si è preso il giorno libero, hanno appena salutato Jo e Ric pronti per partire per la luna di miele e ha deciso che, dopo una colazione abbondante, porterà fuori la piccola Lily in attesa di sapere dove si è cacciato suo fratello.

Non pretendeva che tornasse presto insieme a lui e Giuseppe, ma per lo meno che tornasse a dormire. E poi deve dirgli che dovrà stare a casa quella sera per tenergli Lily visto che lui ha un appuntamento con una ragazzina dagli occhi profondi; questo gli ricorda che deve ancora decidere dove ha pensato portarla, non è bravo con gli appuntamenti Damon e si è fatto consigliare un posto da Klaus quando non era occupato a corteggiare Caroline.

Chissà che stanno combinando quei due, sembra che l’estate stia agitando troppi animi.

 

Una volta posizionata Lily nell’ovetto è pronto ad uscire di casa.

 

-Allora signorina, andiamo a farci un bel giro prima che faccia troppo caldo-

 

Lei gli sorride balbettando cose senza senso con la sua bocca sdentata su cui si stanno affacciando i due denti inferiori.

 

-Mm vedo che qui procede bene…-

 

Le abbassa il labbro per controllare che le sue gengive non siano infiammate e la piccola gli afferra la mano con l’intento di mordicchiarla.

 

-Ehi, non devi mangiare me, ma questo coso che ti ha comprato quel disgraziato di tuo zio-

 

Gli occhioni azzurri lo fissano curiosi e poi Damon, prima di liquefarsi sul parquet preda della tenerezza dello sguardo adorante di sua figlia, afferra dalla borsa il dischetto di gomma per i denti dandolo in mano a Lily.

 

-Andiamo principessa-

 

Apre la porta di casa e si trova davanti suo fratello, con le chiavi in mano e l’aria di chi stava agendo come un ladro.

 

-Uhm, bene bene, guarda chi abbiamo qui tesoro-

 

Stefan alza gli occhi verdi dalla nipote a suo fratello che non riesce proprio a trattenere la sua faccia compiaciuta per averlo beccato. Sapeva che avrebbe comunque dovuto sorbirsi il suo divertente interrogatorio sulla sua sparizione notturna, tanto valeva togliersi il pensiero così da farsi una doccia e infilare di corsa a letto.

 

-Dam-

 

Entra superandolo, dopo aver dato un buffetto sulla guancia di Lily e sente Damon che lo segue con lo sguardo.

 

-Ti sei perso la partenza di Ric-

-Gli manderò una cartolina di scuse-

-Mm, risposta interessante…tipica di chi ha combinato qualcosa e non vuole parlarne-

 

Stefan si volta verso Damon.

 

-Beh ho imparato dal migliore-

-Touché…adesso, posso sapere dove sei stato tutta la notte? Oh, ovviamente lungi da me giudicarti-

 

Allarga ironico le iridi azzurre e si prepara a farsi una grassa risata, lo diverte troppo vedere Stefan sulle spine.

 

-Niente di illegale se è questo che intendi-

-Oh no pensavo piuttosto a cose tipo “mi sono sbronzato e ho dormito sulla panchina del parco”-

-Niente di tutto ciò e comunque ora sono troppo stanco ti racconterò più tardi-

 

Damon fa per controbattere ma Lily inizia ad agitarsi, ricordando a suo padre della sua esistenza.

 

-Mmm….ti è andata bene, ringrazia tua nipote per essere tua complice…ma non è finita qui-

 

Stefan ammicca soddisfatto e sparisce lungo il corridoio sentendo suo fratello borbottare qualcosa con la bambina.

Non è che non voglia dirgli cosa ha combinato, è solo che gongolerebbe troppo e non ha certo voglia di sorbirsi le sue domande sulla sua avventura notturna. Che poi è tutta colpa dei suoi amici che lo hanno abbandonato con Rebeka Mikaelson che, doveva proprio ammetterlo, al matrimonio era di una bellezza da mancare il fiato. Sembrava proprio incapace di resistere al fascino delle bionde, e dopo Elena aveva perso il tocco del bravo ragazzo, stava diventando come Damon.

Bene, aveva decisamente bisogno di dormire.

 

***

 

 

10.30

 

Elena entra nella sua vecchia scuola elementare dove vaghi ricordi del passato riaffiorano più che avanza per il corridoio, improvvisamente più piccoli di quanto ricordasse; gli armadietti bassi, le pareti colorate, le porte delle classi con le maniglie ad altezza bambino. E’ in quei corridoi, tra quei piccoli banchi, che è diventata amica di Bonnie e Caroline e, per un certo periodo anche di Rebeka, ed è sempre in quei corridoi che Matt le regalò la confezione di pastelli che poi le ruppe suo fratello Jeremy.

 

Mentre avanza attraverso la scuola in direzione della classe del professore responsabile del campo estivo a cui lavorerà, estrae il cellulare che ha iniziato a vibrare e sicuramente sarà Caroline che le chiede per che ora dovrà palesarsi da lei.

Deve spostare l’attenzione altrove altrimenti finirà per logorarsi per l’ansia; spera che vada tutto bene, lei e Damon non sono proprio fortunati con le situazioni romantiche, finisce sempre che qualcuno o qualcosa si mette in mezzo e non concludo mai niente. E d’improvviso arrossisce al pensiero che la situazione possa spingersi oltre, insomma non che lei si fermerebbe per questo, cioè tutt’altro anche se non si ritiene una con molta esperienza mentre lui…scuote la testa provando inutilmente a fermare l’adrenalina che sale ad incendiarle la pelle e respira a fondo ora che si trova davanti alla porta del professor Loockwood.

 

Mason, lo zio di Tyler, è l’insegnante di educazione fisica praticamente in tutte le scuole di Mystic Falls, dalle elementari al liceo ed è anche colui che si occupa dell’organizzazione del campo estivo. In una cittadina piccola come la loro non è che ci sia bisogno di chissà quale corpo docenti.

 

Bussa appena sulla porta a vetri e sente la voce dall’interno che la invita ad entrare, così cautamente si fa avanti e trova Mason alla scrivania intento a compilare alcuni moduli.

Lo zio figo di Tyler ha conservato tutta la sua bellezza, anzi più invecchia, più è affascinante. Elena ha sempre subito il suo fascino, soprattutto da ragazzina quando lui usciva con sua zia Jenna e lei gli sbirciava sbaciucchiarsi sul portico.

Gli occhi chiari si allargano in un sorriso appena la riconoscono e la invita ad accomodarsi sulla sedia davanti a lui.

 

-Allora, questi sono i moduli che dovresti compilare per la tua assunzione stagionale-

-Oh d’accordo-

 

Elena li afferra ed inizia a leggerli distrattamente mentre lui le spiega più nel dettaglio come si svolgono le attività estive e le consegna anche il programma con una serie di promemoria ed una guida.

 

-Tra una settimana iniziamo ufficialmente, per adesso c’è solo da completare le iscrizioni, finire di allestire il campo al lago…ma non ti preoccupare ti troverai bene-

-Beh ne sono sicura-

 

Alza gli occhi scuri su di lui che si alza e si dirige ad una scatola posata poco distante alla scrivania tornando poi da lei, stavolta mettendosi in piedi al suo fianco.

 

-Dovrai indossare questi, è la divisa del campo estivo per riconoscere gli assistenti e animatori-

-Oh-

-Non sono proprio alla moda, ma almeno se si sporcano non ti dispererai-

-Oh ne dubito fortemente-

 

Elena afferra la busta osservano le magliette e pantaloncini con le scritte del campo estivo.

Poi sussulta quando Mason le mette in testa il berretto da baseball con la visiera.

 

-Non scordare il cappellino per il sole Gilbert-

-Questo sì che è umiliante-

-Sei bella anche con una la tenuta da quinta elementare…non ti preoccupare-

 

Elena arrossisce lievemente e si toglie il capello scappando da quel complimento troppo esplicito. Sua zia lo ha lasciato proprio per questo suo modo troppo farfallone di approcciarsi alle ragazze, sicuramente averlo beccato con Meredith Fell era stato un duplice incentivo.

Intanto lui si è seduto nuovamente al suo posto e ha preso i moduli compilati dalla ragazza.

 

-Allora Elena…quindi sarai in città per tutta l’estate-

-Già-

-Beh mi fa piacere, insomma non ti si vede molto in giro-

-Sono quasi sempre al college-

-E poi non frequento più casa tua-

-Direi proprio di no-

 

Lui ridacchia complice davanti all’occhiata esplicita di lei.

 

-Dai Jenna mi avrà perdonato, è passato tanto tempo-

-Jenna è felicemente fidanzata e si sposa l’anno prossimo-

-Oh, quindi vive stabilmente a New York-

-Sì, credo che tornerà per Natale-

-Allora salutamela se capita-

 

Elena raccoglie le sue cose e si alza.

 

-Se capita-

-Ci vediamo al campo estivo allora…

-Sì-

-E anche in giro…se capita-

 

Lei smorza un sorriso e con incertezza esce dalla sua stanza, sospirando.

Non si era accorta di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo, lui è sempre riuscito a metterla in soggezione; sicuramente non saranno settimane tanto distese se il tenore delle loro conversazioni deve essere questo. Non ha certo intenzione di dire a Damon che il suo capo è un marpione di prima categoria, non che a lui importi particolarmente, ma non vuole creare situazioni di attrito proprio ora che sono agli inizi.

E così esce dalla scuola afferrando il telefono, pronta per sfogarsi con Caroline dell’imbarazzante flirt in cui ha tentato di coinvolgerla Mason Loockwood.

 

***

 

14.30

 

Caroline esce dalla doccia e si dirige in camera intenta a cantare a squarciagola; sua madre è fuori e lei ama cantare come una pazza quando è sola, inoltre sa di avere una bella voce e si sente libera di dare sfogo alle sue ambizioni inespresse sul suo palcoscenico personale: la sua camera e il suo bagno.

Il cellulare squilla proprio quando stava per intonare un acuto e sbuffando abbassa la musica per rispondere a Stefan.

 

-Ehi mi hai interrotta in un momento decisivo-

-Che fai stasera?-

-Perché?-

-Perché ho bisogno di una compagna per baby sitter-

-Come? Vorresti venir meno ai tuoi doveri di zio?-

-Non ho detto che te la lascio, ma mio padre è andato via due giorni per vedere dei clienti a New York e Damon è con Elena…-

-E io che dovrei fare scusa-

-Farmi compagnia!?-

-Cosa mi stai nascondendo?-

 

Mentre parlano, Caroline girella per casa avvolta nell’asciugamano coi capelli raccolti, fa caldo e ha bisogno di bere qualcosa prima di vestirsi, sta ancora trasudando il calore della doccia. Scende in cucina per prendersi un succo mentre indaga sul comportamento di Stefan.

 

-Niente, perché lo pensi?-

-Perché sai che preferirei uscire struccata piuttosto che fare da baby sitter per quanto buona e adorabile sia la bambina in causa-

-Ok…potrei avere qualcosa da raccontarti!-

-AH!!Lo sapevo-

-Va bene….allora vieni?-

-Sì certo, quando si tratta di un pettegolezzo non mi tiro mai indietro lo sai-

 

Stefan ridacchia, la ragazza intanto si è versata del succo e osserva allegra la porta della cucina dai cui vetri filtra il sole lucente del primo pomeriggio.

Ma la sua tranquillità si infrange quando, per l’imbarazzo, per poco le scappa il bicchiere di mano.

 

-Em, allora ci vediamo alle sette e mezzo-

-Grazie Care-

 

Butta giù e d’istinto si tiene l’asciugamano mentre lentamente si avvicina alla porta, alla quale poco prima ha fatto la sua comparsa Klaus in persona. E vorrebbe non essere così agitata, non solo perché è quasi nuda, ma perché è struccata, coi capelli scomposti e appiccicati sulla fronte, insomma non è assolutamente presentabile.

Si sposta appena un ciuffo e tenendosi l’asciugamano apre la porta titubante.

 

-Cosa ci fai qui?-

-Ciao anche a te, love-

-Non si bussa più?-

-Beh, dipende, se la persona che è in casa non tenesse la musica a tutto volume improvvisando un assolo degno di un musical di Broadway….sì, suonerei alla porta principale-

 

La ragazza arrossisce visibilmente. L’ha sentita?

 

-Che cosa vuoi?-

-Posso entrare?-

-Non sono in condizioni di riceverti Klaus-

-Sei comunque bellissima, se è questo che ti preoccupa-

 

Gli occhi chiari si dilatano in un sorriso sornione di chi sa esattamente di aver fatto centro, anche se lei non gli darà mai la soddisfazione di ammetterlo.

Caroline cerca di trattenere un contegno, ma lui ha questo strano potere di farle sentire la terra mancarle sotto ai piedi, come se non potesse alzare barriere o maschere, le toglie il controllo di tutto, lei che invece ha un bisogno costante di poter gestire e avere il comando.

 

-Grazie ma…insomma posso sapere come aiutarti?-

-Pensavo che, se sei libera, potremmo andare a fare un giro…-

 

Gli occhi azzurrissimi di lei si perdono per qualche istante dentro ai suoi senza sapere bene cosa dire, vorrebbe cercare una scusa plausibile tipo che deve andare da Elena o qualcos’altro, ma l’ha presa in contro piede e non sa che dire. Non che non voglia uscire con lui solo che…non sa perché abbia questo senso di estrema vulnerabilità che la fa fuggire da lui come la peste.

E deve scegliere, nel piccolo sì che le trema sulle labbra, Caroline deve scegliere se cogliere i venti del mare e navigare con lui.

 

-Dammi il tempo di vestirmi-

-Ti aspetto qua-

-No entra pure…mi fai venire l’ansia, accomodati in salotto-

 

Sbatte le ciglia scappando dal suo sguardo troppo limpido e fugge per le scale una volta che Klaus si è seduto in salotto. E respirerà solo quando si sarà chiusa la porta di camera alle spalle sentendo le proprie labbra incurvarsi in un sorriso pericoloso.

 

 

***

 

18.00

 

 

Elena finisce di asciugarsi i capelli mentre Bonnie, sdraiata sul suo letto, continua a ridacchiare felice contro lo schermo del suo cellulare. Deve dedurne che le cose tra lei e Kol vadano a gonfie vele, chi lo avrebbe mai detto, lui è troppo farfallone ci ha provato sia con lei che con Caroline quando andavano a scuola; ha pure due anni meno di loro ed è amico di Jeremy, ma è sempre stato molto più sveglio di suo fratello.

D’altronde è un Mikaelson, in quella famiglia oltre all’incredibile patrimonio genetico hanno anche una certa vena vispa e pungente; forse è per questo che Caroline adesso è in ritardo. Le ha scritto un messaggio sospetto: scusa Klaus mi ha importunata arriverò un po’ in ritardo, che tradotto significa “ci sono cascata in pieno”.

Anche perché Caroline non è mai in ritardo, a meno che non accada un cataclisma di proporzioni cosmiche.

 

-Bonnie invece di flirtare col tuo ragazzo potresti aiutarmi a rendermi presentabile per stasera??-

-Oh Elena, Damon è innamorato di te gli vai bene anche con un sacco di iuta addosso-

 

La ragazza posa la spazzola arrossendo.

 

-Lui non è…io…-

 

Bonnie la guarda di sottecchi come per farle intuire che qualunque suo tentativo di sminuire la cosa non funzionerebbe.

 

Lui innamorato di lei… ok sicuramente gli piace su questo non ci piove, ma essere innamorato. Insomma è una cosa grossa, è un coinvolgimento più profondo, più intimo. E lei non è sicura che Damon possa provare questo per lei, hanno questo strano legame, un modo di parlarsi e di guardarsi, una intesa tutta loro, lo sente quel filo sottile che li incatena.

Lo sente da sempre.

Da quando lo ha conosciuto e i suoi colori hanno invaso il campo visivo di Elena alterando la sua percezione di tutto, quasi come due lenti che le hanno permesso di mettere a fuoco il mondo, di renderne nitidi i contorni, più vividi i colori e allo stesso tempo lasciando come un’ombra di ignoto, di mistero.

E talvolta le fa paura quello che sente dentro per lui perché è qualcosa di più grande di lei al punto tale che teme di venirne risucchiata, sovrastata. Lei che fa di tutto per proteggersi dalle intemperie e lui sembra sempre sfidarla a prendere il mare e attraversa la tempesta insieme; Damon è il rischio che Elena sente di voler correre, ma sarà così anche per lui?

Tutto questo per due cieli azzurri.

 

-Elena???-

 

La ragazza si riprende e trova la faccia preoccupata di Bonnie che la osserva.

 

-Come?-

-Questo?-

 

Le porge un vestito che ha preso dal suo armadio e lo osserva tentando di riprendersi. Lo afferra scettica e se lo presenta, ma si sente orribile con tutto.

Finalmente il campanello suona e segna l’arrivo di Caroline.

 

-Salve Mr. Gilbert-

-Ciao Caroline entra pure, Elena e Bonnie sono su-

-Grazie-

 

 Caroline entra scortata da Grayson fino all’inizio delle scale.

 

-Allora, serata tra ragazze?-

-Oh semmai soccorso da amiche-

 

Lui incurva lo sguardo perplesso, i padri certe cose propri non le capiscono.

 

-Facciamo assistenza femminile per l’uscita di Elena-

 

La ragazza sorride pimpante e sale in fretta le scale lasciando perplesso l’uomo che, dopo un attimo di esitazione, si dirige in cucina dove sua moglie sta mettendo via la spesa.

 

-Ehi-

-Ehi-

-Ma Elena esce stasera?-

-Credo di sì, si sta preparando con le ragazze-

-Beh da quel che mi ha detto ora Caroline, non uscirà con loro-

 

Lo sguardo profondo di Miranda si solleva dalle buste trovando quello allarmato di suo marito e sospira, questa lotta non finirà mai.

 

-Grayson non iniziare, ne abbiamo già parlato-

-Esce con lui allora-

-Smettila-

-Sono suo padre, posso non essere d’accordo con le sue scelte?-

-Certo che puoi, ma finché non sono pericolose o dannose per lei non devi metterti in mezzo, intensi?-

 

Lui si morde la lingua e sospira.

 

-D’accordo, per stavolta non dirò niente, ma se la farà soffrire ed è quello che accadrà, allora avrò tutto il diritto di intromettermi-

 

Volta le spalle a sua moglie che sbuffa sconsolata. Non arriveranno mai a un compromesso.

 

-Allora, dove sei stata finora?-

 

Elena lancia una frecciatina a Caroline al suo fianco, intenta a suggerirle l’abbinamento gonna/maglia.

 

-Beh ecco Klaus si è presentato a casa mia oggi e…-

-A casa tua?-

-Come… si è presentato?-

-Lo avevi invitato tu?-

-Ehi ehi ferme!!Primo, no non l’ho invitato io, secondo, mi ha solo chiesto di fare due passi non fatevi venire idee strane-

-Vedi che adesso anche tu inizi a capire il fascino dei Mikaelson-

 

Bonnie le strizza l’occhio mentre porge ad Elena gli orecchini che si dovrà mettere, suscitando la risata della mora e lo sdegno della bionda.

 

-Adesso non esagerare, fascino è una parola grossa…-

-Care puoi ammetterlo…non ti giudichiamo mica-

 

Elena si mette il mascara scrutando la faccia dell’amica nel riflesso dello specchio, lo vede che Caroline è trattenuta e la può capire anche fin troppo bene; quanto si è trattenuta lei con Damon? Quanto ha lottato con disperazione contro l’attrazione, il brivido, l’intesa, i loro sospiri perennemente sospesi? Quante volte si è imposta di mantenere le distanze? E poi ad un certo punto qualcosa è scattato e lei non ha più potuto fare niente per contrastarlo, nonostante ci sia voluto così tanto tempo per accettarlo, per accogliere il desiderio di lui, il bisogno di lui.

E ancora adesso è totalmente incapace di dirlo ad alta voce perché se dovesse perderlo, non sa davvero come potrebbe sopravvivere.

 

Gli occhi marroni si velano di inquietudine per un istante e si morde un labbro sospirando.

Poi il suo cellulare squilla facendola sobbalzare.

Non si è accorta che sono già le sette e mezzo.

 

-E’ arrivato-

-Oh scendiamo con te, tanto io devo andare da Stefan, ha combinato qualcosa…poi vi dirò-

 

Caroline le supera aprendo la strada alle altre due, Elena afferra la borsa e le segue spegnendo la luce di camera sua con una strana angoscia a morderle lo stomaco.

Escono da casa Gilbert dopo aver salutato Miranda e Grayson che non si è risparmiato un’occhiataccia alla figlia, decisa tuttavia ad ignorarlo.

 

Le sue amiche si defilano subito sul vialetto lasciando ad Elena la sua intimità con Damon che la sta aspettando....su una motocicletta.

Lei rimane un attimo imbambolata mentre lo osserva col suo chiodo nero, nonostante il caldo la sera fa ancora fresco, con i piedi poggiati a terra e le mani sul casco che tiene davanti a se, con la luce del crepuscolo che gli accarezza gentilmente i capelli neri perdendosi attraverso di essi, in un miscuglio di colori che la lasciano senza fiato.

Ed Elena ripensa come le cose belle siano fatte per riempire il cuore degli esseri umani, così come ora, guardando lui, sente colmarsi il suo.

 

Trattiene il respiro ed insieme ad esso un leggero sorriso misto di eccitazione ora che le pozze chiare trovano le sue, affogando nella sua oscurità. Avanza lentamente stringendo il laccio della sua borsa al punto tale da far diventare le nocche bianche.

 

-Buonasera Miss Gilbert-

-Ehi…questa non è la Camaro-

-Un punto per il tuo spirito di osservazione-

 

Elena reclina la testa di lato in una smorfia infantile e avvicinandosi sempre di più osserva la vecchia motocicletta di cui ignora modello e marca, sobbalzando quando lui scende e si mette davanti a lei.

Ed è così vicino che Elena potrebbe perdere i sensi per quanto è bello, il cuore le batte così veloce che lo sente nella testa martellarla con insistenza; Damon le regala quel suo mezzo sorriso sul quale i suoi occhi si trovano ad indugiare troppo e potrebbe tranquillamente saltare tutta la cena per arrivare direttamente al dessert. Sospira imbarazzata tentando di distogliere lo sguardo, quando lui si volta svelto afferrando un casco e si gira di nuovo per metterglielo in testa.

Lei sobbalza appena, cercando di non pensare alle due ore sprecate a lisciarsi i capelli.

 

-Come sei carina col casco, dovrei farti una foto-

-Scemo-

 

Gli tira appena un colpo scatenando la sua bellissima risata e il tempo sembra di nuovo sospeso tra loro.

Damon sale sulla motocicletta togliendo il cavalletto in attesa di lei, infondo non fa che aspettarla e osservandola in tutta la sua pulita bellezza di ragazzina, capisce che Elena forse la aspetterebbe tutta la vita.

 

-Andiamo matricola…prendi il mare insieme a me-

 

Lei esita un istante, poi si fa coraggio e sale dietro di lui facendo leva sulle sue spalle; si regge salda e si maledice per non essersi messa i jeans dato che probabilmente morirà di freddo, ma ne varrà la pena pur di stare stretta a lui.

***

 

20.30

 

Stefan da l’ultimo cucchiaio di pappa alla piccola Lily che se lo è sparso un po’ ovunque mentre ride a suo zio.

 

-Principessa sei adorabile, ma dopo dovrò cancellare tutte le tracce altrimenti tuo padre mi uccide-

-Oh io posso sceglierle il pigiama…quello so farlo-

-Non ti preoccupare Care, non la lavo adesso che ha mangiato, sennò le viene una congestione-

 

La bionda rotea gli occhi come per dire “lo so, cosa credi” e poi si mette a finire di apparecchiare per loro due.

 

-Allora, quando hai intenzione di sputare il rospo?-

-Non davanti alla bambina-

-Oh ti prego non essere assurdo, voglio sapere…la suspense mi uccide lo sai-

 

Stefan ridacchia mentre riempie il biberon con l’acqua e lo da alla piccola.

 

-E tu non hai niente da dire?-

-L’hai fatta così grossa?-

 

Caroline mette una mano su un fianco con fare risoluto osservandolo pulire la faccia alla piccola, toglierle il bavaglio e poi darle un gioco così che loro due possano iniziare a mangiare.

 

-Prendo la carne e l’insalata-

 

Caroline lo segue tipo ombra in su e giù per la cucina con fare indagatore e petulante come suo solito non riuscendo però a scucirgli nulla di interessante, così decide di passare all’attacco martellandolo di domande e vedere se trapela qualcosa dalle sue espressioni, non è un noto bugiardo anzi lo capisce sempre quando gli mente.

 

-Allora ci siamo visti al matrimonio di Ric, quindi deve essere successo qualcosa lì altrimenti non si spiega, insomma non c’è stato altro prima, me lo avresti detto…-

 

Lo osserva mettere il cibo nei piatti, lui incurva appena un sopracciglio.

 

-Ah! Ho ragione…dunque vediamo, che può essere accaduto…insomma non ti ho avuto molto presente, abbiamo fatto qualche ballo, il brindisi…-

-Come potevi avermi presente se eri tutta “uh, Klaus vai via, no fammi ballare, no ci guardano, ah mi porti tu a casa”-

 

Stefan scimmiotta la voce della bionda che stizzita afferra il coltello per tagliare la carne facendolo scoppiare a ridere.

 

-Colpita e affondata!-

-Ah ma smetti, non vale…sei tu che dovresti parlarmi di te, non viceversa-

-Siamo amici, dovrebbe essere uno scambio alla pari-

-Sei tu che volevi parlarmi!-

-Dammi tempo-

 

Caroline contrae lo sguardo, decidendo per un attimo di abbassare le armi e iniziano a mangiare, ma non si arrenderà ora che gli ha instillato la curiosità di sapere, certamente non uscirà da quella casa senza risposte. E così inizia a ripercorrere tutto il matrimonio di Ric sperando che la sua attenzione abbia catturato anche un solo indizio su quel che potrebbe avere combinato.

Ed è in un istante che le iridi azzurre si allargano, la forchetta rimane a mezz’aria e a bocca spalancata si volta di scatto verso Stefan.

 

-OH...MIO…DIO…HAI FATTO SESSO CON REBEKA-

 

Stefan sbianca incapace totalmente di mentire, perfino Lily, che ridacchiava con i suoi giochi, inizia a mordicchiarli assumendo un’espressione preoccupata mentre fa vagare gli occhi innocenti da suo zio alla bionda, incapace di capire cosa stia accadendo.

 

-Credo sia l’ora di cambiare Lily-

 

Lui si alza afferrando la bambina, mentre sente la sedia di Caroline che si sposta e la sua voce civettuola che lo insegue puntellandolo senza tregua. Ormai è fregato.

 

***

 

21.15

 

Damon ed Elena sono seduti al tavolo di legno in cima al lago, poco fuori Mystic Falls; lui ha imbastito una sorta di pic-nic notturno, con tanto di coperte visto l’umido che riempie l’aria intorno.

 

-Sai vero che vedrò questo posto per tipo tutta l’estate?-

 

Lei sorseggia il suo vino rosso osservandolo curiosa.

 

-Certo, ma tra una settimana questo posto diventerà il tuo incubo, vedrai fango, ginocchia sbucciate, urla di bambini impossessati…e altre cose disgustose…-

-Wow, tu si che sai tirare fuori il meglio di questo lavoro-

 

Damon sorride leggero.

 

-Volevo farti avere un bel ricordo, così quando qualche ragazzino ti avrà spinta nel lago e avrai voglia di ucciderlo, basterà ripensare a questa serata e lo odierai un po’ meno-

 

Lei lo guarda di sottecchi lasciandosi scappare un sorriso complice, wow Damon ha davvero cambiato le carte in tavola con questo discorso dolcissimo, cosa a cui non è molto preparata da lui e un po’ è tesa. Si sono a mala pena sfiorati, prima hanno provato a prendere nello stesso momento la bottiglia e per poco non è schizzata come se avesse preso la scossa.

 

-Beh, chissà magari funzionerà-

 

Lui le versa un altro po’ di vino poi torna a guardarla attraverso il tiepido calore delle candele posizionate tra loro.

 

-Hai scoperto chi è che gestisce il campo?-

 

D’improvviso deglutire il vino sembra un’impresa, ora che la domanda casuale di Damon la irrigidisce appena.

 

-Em, sì è Mason Loockwood-

 

Elena spera che lui non si accorga del disagio che le procura fare quel nome, non che ci sia nulla di male, ma appunto, Mason ha la sua reputazione discutibile e lei non vuole che Damon pensi cose che non esistono.

 

-Oh, attenta ha il brutto vizio di provarci con le belle ragazze…soprattutto se sono degli altri-

 

La butta lì in modo totalmente casuale, fin quando Elena non alza lentamente gli occhi su di lui. Non c’era nessun riferimento, ma la sua testolina non può fare a meno di domandarsi se in quel “se sono degli altri” lui non si stesse riferendo a lei, che l’abbia appena definita la sua ragazza e la cosa le fa salire la temperatura tutta insieme. Non crede che lui se ne sia reso molto conto, è un uomo, ma il suo cuore ha iniziato una corsa folle che le ha chiuso lo stomaco per l’agitazione.

 

-Non ti preoccupare so badare a me stessa-

-Sì ma se ti da noia….sappi che non sarai tu a finire nel lago-

-Damon-

 

Lo ammonisce teneramente, colpita dalla leggera punta di gelosia nelle sue parole. Poi Damon si alza e gira intorno al tavolo raggiungendola e sedendosi cavalcioni davanti a lei.

 

-Allora ragazzina, che mi dici di questa serata in riva al lago umido e freddo di Mystic Falls?-

 

Gli occhi scuri si accendono di eccitazione ora che sente l’odore di Damon stordirla leggermente e la sua mano ruvida scostarle una ciocca dal volto, indugiando sulla sua pelle improvvisamente calda sotto al suo tocco; Elena boccheggia appena ora che l’attenzione si sposta lentamente dalle pozze cerulee alle labbra di lui, rese più scure dal vino e si chiede che sapore abbiano adesso.

 

-Mi domandavo quanto tempo ci avresti messo per venire qui da me-

 

Torna di nuovo su di lui, immergendo i propri occhi nel mare artico che si illumina e vibra al contatto con l’oscurità di Elena. E per quanto voglia fare lo spaccone o il ragazzaccio, Damon quando è con lei si sente un bambino insicuro, perso nel buio in cerca di quel bagliore capace di guidarlo attraverso le tenebre.

Osserva Elena in tutta la sua bellezza, dagli occhi grandi e profondi, al suo naso all’insù, alle labbra piene su cui c’è rimasta traccia del rossetto consumato, al collo fine e si domanda come possa un volto di bambina fargli così tanta paura ora che si trova a un respiro da lei, dalle sue labbra invitanti.

Sorride incontrollato, di quei sorrisi timidi e impacciati che gli illuminano tutto il volto, di quelli che fanno sbucare entrambe le fossette nelle guance velando gli occhi di un incerto imbarazzo e quando rialza lo sguardo su di lei la trova ad attenderlo.

Così senza pensarci due volte si allunga, affogando sulle labbra di fragola e rubandole il respiro perdendosi per un tempo indefinito in un bacio desideroso e atteso, carico di tutto quello che ancora non sono pronti a dirsi, ma che rimane sospeso sui loro cuori, nel silenzio dei loro sospiri che, per ora, bastano a colmare lo spazio tra loro.

 

Peccato che lo squillo del cellulare di Damon interrompa la magia.

 

-Fratellino dammi un buon motivo per non ucciderti-

-Damon Lily non sta bene-

 

La voce leggermente allarmata lo colpisce facendogli velare lo sguardo di preoccupazione tanto che la stessa Elena si riprende dal torpore di eccitazione in cui stava scivolando, in attesa di capire cosa stia succedendo.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!

 

Perdonatemi vi prego per il mostruoso ritardo, ho davvero avuto problemi su come gestire questo capitolo….sono terribile lo so e ormai anche poco credibile, lo avete capito che sono un po’ schiava della mia stessa ispirazione!!!!

 

Spero che comunque questo non vi fermi dal leggerlo e farmi sapere cosa pensate di questo primo appuntamento tra Damon ed Elena,  di Klaus e Caroline e della bravata notturna di Stefan che evidentemente quando beve è un po’ come lo Stefan che beve sangue e squarta la gente….insomma fa disastri!!!!

 

Vi aspetto!

Eli

  

 

 

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Capitolo 30
*** Speculazioni ***


Speculazioni

 

Si susseguono una serie di flash confusi nella testa di Damon, come dopo una brutta sbronza in cui ci si ricorda vaghi frammenti della sera precedente.  Attimi frenetici nella corsa sulla strada verso l’ospedale, scanditi dal suono della velocità e forse dal proprio battito cardiaco accelerato; il passo irruento nel caos del pronto soccorso cercando di capire dove andare, cosa fare, con chi parlare.

 

Tutte quelle voci in sottofondo, pianti di bambini, persone che si lamentano, telefoni che squillano e lui che cerca un appiglio mentre gli gira la testa ora che le parole “Lily ha avuto un incidente” continuano a ronzargli quasi incomprensibili. Finalmente il tocco leggero della sua silenziosa e turbata compagna lo riporta un attimo alla realtà e si getta verso l’accettazione, impaziente di sapere dove si trovi sua figlia. Dopo una leggera insistenza riescono a farsi accompagnare dall’infermiera indispettita attraverso il reparto, lungo il corridoio, fino all’ascensore che li condurrà al quarto pianto a pediatria.

Lì dovrà discutere con un’altra infermiera con degli animali disegnati sul camice, fin quando alla domanda “siete i genitori?” e il sì frenetico di Damon, non vengono scortati alla stanza 4 dove trovano Stefan e Caroline con la piccola.

 

Ed è solo quando gli occhi azzurri vispi e arrossati per un evidente pianto trovano quelli identici del padre, che il sorriso imbronciato si allarga in un nuovo pianto disperato appena lui si avvicina.

 

-Ehi amore, sono qui-

-Lei è il padre?-

-Sì…-

 

Damon risponde confuso alla dottoressa che non aveva notato subito, troppo concentrato a prendere in braccio sua figlia.

 

-Cosa è successo?-

 

Ora lo sguardo azzurro vaga allarmato in cerca di risposte da Stefan alla dottoressa. E Caroline si fa più in disparte mentre lascia che gli spieghino come la piccola abbia battuto il mento scivolando nel tentativo di tirarsi su da sola aggrappandosi al tavolino da caffè del loro soggiorno. Lui osserva con attenzione il mento su cui è stato applicato un grosso cerotto bianco, la voce della dottoressa che lo rassicura sulla entità lieve della sbucciatura, del periodo di guarigione, dando loro istruzioni su come pulirle la ferita e assicurarsi il più possibile che non si gratti.

 

Elena e Caroline sono in corridoio, davanti la stanza, poggiate alla parete in attesa che i due Salvatore si ricordino di loro. La bionda continua a torturarsi una ciocca di capelli mentre osserva la silenziosa ragazzina al suo fianco, intenta a studiare le proprie scarpe evidentemente.  La mora potrebbe giurare di sentire gli occhi azzurri dell’amica tentare di farle un buco nel cervello fino a scavarle dentro e scoprire cosa stia pensando; la realtà è che Elena non sta molto pensando. Sta solo lottando contro quel contrasto folle di emozioni che le si agitano nello stomaco, bloccandole la digestione e logorandole la pelle.

 

Può ancora sentire il vento freddo sferzarle il volto, l’adrenalina accelerare il battito cardiaco fino ad esplodere in un sussulto quando hanno letteralmente inchiodato davanti all’ospedale; la corsa dentro il pronto soccorso, il senso angosciante di smarrimento sul volto di Damon che faceva da contraltare alla sua di angoscia, ma di altra natura rispetto alla preoccupazione del ragazzo. Elena la potrebbe definire inadeguatezza, un disagio sinistro e un po’egoistico dettato dal sentirsi all’improvviso piccola e pressoché invisibile; non le importa che l’appuntamento sia stato interrotto ci mancherebbe, anche lei era preoccupata per la piccola, ma è come se l’apprensione di Damon avesse fatto venire a galla quelle sue oscure paure serpeggianti sotto pelle, tenute ben sotto controllo, che se ne stavano trepidanti in attesa di emergere.

 

Paura che il mondo possa aver ragione.

 

Perché lei si è sentita terribilmente fuori posto nella loro corsa in ospedale, su per le scale, nel suono ovattato della voce agitata di Damon, in quella domanda dell’infermiera “siete voi i genitori?” cui ha seguito un distratto di lui che l’ha disorientata, fino a farle salire la nausea.

Non perché lei non la senta un po’ sua, quella bambina.

Ma perché semplicemente non lo è,  non è lei la madre, non è lei che avrebbe dovuto stare lì.

 

Ed Elena di colpo, come uno schiaffo arrivato dritto da suo padre con quel suo sguardo severo mentre la osservava uscire proprio quella sera con Damon, andando contro la sua volontà, quasi sfidando la sua cocciutaggine, ha sentito quanto ora tutto questo sembri così sbagliato. Perché lei non è nessuno, non può competere – non che lo voglia- con Lily o tanto meno con Rose, colei di cui non si parla mai, ma non sa se si sente in grado, capace, di poter assumere quel ruolo, provare  a raccoglierne l’eredità. E non perché lui l’abbia chiusa fuori o si sia dimenticato di lei, ma perché non è quello il posto che deve occupare Elena, o forse che dovrebbe ma non sa esserne capace, ancora non sa desiderarlo.

 

Almeno, non adesso.

Perché non lo ha sentito il senso di nausea, l’ansia ad attanagliare la gola o il terrore mandarla nel panico; non lo ha sentito come l’ha sentito Damon e intuisce, sa, che questa mancanza prima o poi andrà a pesare sul piccolo bocciolo in fiore che è ora il loro amore.

 

Damon, con in braccio Lily, e Stefan escono dalla stanza consegnando il foglio di dimissioni e lei e Caroline li seguono in religioso silenzio lungo il corridoio fin quando Stefan non si volta per spiegare a Care cosa ha detto il dottore e la bionda lo tranquillizza materna; lei non sembra scossa, almeno non nel modo in cui lo è Elena. Ha più la faccia da “l’avevo detto che io non sono portata per fare la baby sitter, che non ti venga in mente di incolparmi”. E mentre gli animi si distendono, l’adrenalina scende e la stanchezza tende i volti, Elena se ne resta in disparte come un’ombra.

 

Viene bruscamente riportata coi piedi per terra dagli stessi occhi chiari che hanno generato un tale tumulto silenzioso in lei, quando d’improvviso richiama la sua attenzione allungando il braccio libero e afferrandole la mano. Elena alza gli occhi vuoti sul mare azzurro che la cerca bisogno, mettendo a tacere, per ora, i suoi fantasmi.

Perché è questo il punto di congiunzione, ciò che li ha fatti avvicinare fin dal principio; quel bisogno espresso da un richiamo senza voce a cui Damon può dar sollievo solo in lei. Le dita si incrociano, unendosi più salde ora che lei lo affianca timida, mentre la piccola Lily ha già il capo abbandonato sulla spalla paterna, stremata dai pianti e dalla botta.

 

Stefan prende la moto di Damon che invece prende la macchina per portare a casa Lily ed Elena, sentendo le lamentele di Caroline perché l’amico le ha dato della fifona senza palle che ha paura di una moto e un po’ di vento nei capelli. Lei di contro lo ha minacciato col casco che le ha dato Elena e sono saliti sulla moto partendo verso casa Forbes.

 

 

***

 

 

Il viaggio in auto è stato tranquillo, silenzioso, ma lui non ha smesso per un istante di tenerle la mano, non sa se perché abbia intuito i suoi pensieri  o solo perché ha bisogno di conforto. Infondo siamo tutti un po’ dei bambini che quando si sbucciano le ginocchia hanno bisogno della mamma che ci consoli, anche da adulti dopo uno spavento, un momento di tensione, abbiamo bisogno di quel volto, di quella voce in cui trovare riposo.

E la mano di Elena avvinghiata alla sua rappresenta questo.

 

Non hanno detto niente nemmeno mentre lo aiutava a cambiare la piccola, provando a non svegliarla, mentre la metteva nel lettino lasciando accesa la luce del comodino o quando lo ha fatto sedere sul divano stappando due birre prese dal frigo e porgendogli un pezzo della torta che probabilmente aveva portato Caroline per cena. Lei ha aspettato che fosse lui a parlare, a confidarle la sua stanchezza mentre la tirava tra le sue braccia, obbligandola a togliersi le scarpe e sdraiarsi entrambi, rimanendo stretti con le labbra di lui che si perdono tra i capelli soffici di lei.

 

Ed è li, col naso immerso nell’odore di vaniglia, le mani a scorrere leggere sulle braccia avvolte ancora nel giacchetto di pelle, le loro gambe intrecciate, che Damon ha sussurrato un timido grazie carico di significato. Ed Elena ha alzato la testa dal petto sul quale si stava lasciando andare, distendendo i muscoli, cullata dal respiro di lui ormai regolare, trovando due limpide pozze in attesa di lei.

 

-Vorrà dire che mi devi un altro primo appuntamento Salvatore….-

 

Lui sorride complice, ritrovando la tranquillità iniziale.

 

-Oh ma ne stavo progettando un secondo, un terzo…e anche il modo per sabotarli tutti-

-Molto divertente-

-Beh se poi finiscono con te tra le mie braccia…direi che ho raggiunto l’obiettivo-

 

Elena finalmente libera un sorriso che scalda il cuore di Damon.

 

-Questo era quello di cui avevo bisogno-

 

E sono poche parole, ma bastano a rubarle il respiro e cancellare le paure; così dopo qualche istante in cui si è persa totalmente nel cielo azzurro di lui, si allunga per baciarlo leggera finché, forse l’adrenalina, forse Damon che riesce ad alzare la temperatura solo respirando, forse il caldo improvviso,  la testa quasi le gira ora che lui approfondisce il loro bacio facendole schiudere la bocca ed esplorandola con la lingua. Ed Elena si alza appena per raggiungerlo meglio ed affondare una mano tra i suoi capelli tirandolo contro di sé, permettendogli di far insinuare le mani di lui sotto al giubbotto di pelle e sfiorare la stoffa leggera dell’abito. E la pelle inizia a scottare in ogni singolo punto su cui lui respira, tocca, bacia.

 

Si sono sfiorati tutta la vita, loro due.

 

Con gli occhi, le parole, i respiri, i silenzi, gli sguardi, le risate. Senza saperlo, essendo sconosciuti, poi amici, poi qualcosa in più. Avvinandosi, ma mai quanto bastava per toccarsi, raggiungersi, tanto che Elena era così piena emozioni e sensazioni in potenza, di quel che avrebbe potuto essere che quasi temeva di rimanere delusa. E invece lui le toglie l’ossigeno fino a farle girare la testa e sentirsi mancare più che la bacia, la stringe, la tocca, percorre in una danza sapiente e timida le sue curve in una ricerca un po’ impacciata dell’orlo del suo vestito aiutato da lei che si tira sempre più su bisognosa di sentire i polpastrelli di Damon sulla pelle bollente.

 

Ed è quando i loro polmoni supplicano aria e la mano di lui arriva all’orlo, sfiorando la pelle della coscia di lei, che si stacca da Elena posando la fronte sulla sua.

Raccoglie quel poco di lucidità che gli resta sforzando le parole ad uscire dalla bocca.

 

-Elena…quando Stefan tornerà….ti dovrò riportare a casa…-

 

Lei ci mette qualche secondo a ricostruire il senso della frase, nel tentativo di far ripartire il proprio cervello annebbiato da lui. Lo capisce quello che vuol dire, proprio perché anche per lui c’è quel di più in gioco che gli fa tremare la voce, chiudere la gola, che sa che devono fermarsi ora e concludere la serata sospesi nei loro respiri.

 

 

 

****

 

 

Quando la moto si ferma davanti al vialetto di Casa Forbes, l’aria tranquilla del quartiere si ricolma del rombo del motore. Stefan mette la moto sul cavalletto non appena la sua coraggiosa passeggera è scesa e la osserva togliersi il casco, già preoccupata che i suoi soffici boccoli si siano spettinati, come se dovesse andare da qualche parte a quell’ora della sera.

Resta in silenzio, posando le mani sul casco davanti a lui, in attesa che lei dica o faccia qualcosa a parte fargli pesare la corsa in moto blaterando cose sul conto da pagare dal parrucchiere.

La vede tentennare incerta su come dire quello che si tiene dentro da quando sono stati interrotti prima dalla caduta della piccola Lily, perché se c’è una cosa che Stefan sa per certo è che Caroline Forbes ha sicuramente qualcosa da dire sulla faccenda Rebeka.

 

-Ok, non c’è nessuno…niente interruzioni, niente divagazioni…sono pronto-

-Per cosa?-

 

Gli occhioni azzurri si sgranano innocenti e velati d’imbarazzo,  perché ha avuto tempo di fagocitare i fatti, farsi turbare da Damon ed Elena, riflettere sul grande elefante nella stanza chiamato “figlia” e in un certo senso, mentre la osservava farsi piccola nel corridoio dell’ospedale, ha provato un modo di invidia verso la sua amica che coraggiosamente si è buttata nel mondo complicato di Damon.

Perché a 19 anni a cosa vuoi pensare se non al college, a conoscere ragazzi, a capire dove andare nella vita? Certo non ad un figlio.

Ma Elena è così innamorata di Damon da provare, nel suo modo goffo, a far parte della sua vita, accogliendo l’ingombrante bagaglio che si porta dietro.

 

E un po’ vorrebbe chiederle cosa si prova.

Così si è detta che non può certamente giudicare Stefan per aver voluto svagare la mente - e anche qualcos’altro- con Rebeka Mikaelson.

Prima di tutto conosce, sa, il fascino che sono capaci di esercitare quei cinque fratelli; secondo lo vede che lui ha bisogno di una distrazione, di allentare le redini della sua vita anche buttandosi su una come Rebeka che infondo non è così male come persona.

E molto di più perché deve ammettere  con una punta di amarezza che lei è molto più codarda dei suoi amici che non hanno paura di rischiare e sbagliare, per quando l’abisso sembri profondo e spaventi, loro preferiscono prendere i venti del destino invece che rimanersene sul porto ad osservare l’acqua incresparsi.

 

-Ok…diciamo che…non mi sarei molto aspettata che tu cedessi proprio con lei…ma posso capirlo-

 

Un leggero rossore le colora la pelle nivea suscitando un sorriso carico di stupore sul volto del suo migliore amico.

 

-Caroline Forbes…-

-Ah, ah, non farmene pentire…potrei non essere sempre così buona-

-D’accordo-

 

Lei allunga il casco per restituirglielo.

 

-Comunque, ogni tanto Care, va bene lasciarsi andare…-

 

Lo sguardo complice le strappa una piccola smorfia mentre attende che lui metta in moto e parta alla volta di casa; lo sa di cosa sta parlando e proprio perché lo sa, i suoi occhi si spostano lentamente dalla strada su cui ha osservato sparire la motocicletta inghiottita dall’oscurità fino ad incrociare il bivio che conduce verso casa Mikaelson. Si morde un labbro incerta e poi sfila il cellulare di tasca provando a chiamare il suo numero.

 

E’ tardi, lo sa bene, ma un tentativo, anche solo per sentire quella voce roca sbeffeggiarla un po’, lo vuole fare.

Magari potrà usare l’incidente della piccola Lily come scusa per averlo disturbato. Il vento ancora fresco delle prime sere di giugno si fa improvvisamente carico di speranze e novità per la loro estate.

 

 

****

 

 

Durante le prime settimane del campo estivo Elena e Damon si sono visti pochissimo, un po’ perché lui è stato preso da tutte le sue indagini segrete su Logan Fell, un po’ perché lei la sera crolla sempre morta sul letto, sfinita dai ragazzini che la fanno confondere tutto il santo giorno, inoltre sta diventando sempre più impegnativo schivare le battute pessime di Mason Loockwood.

 

E per ora è riuscita ad evitare che Damon scopra dei comportamenti del suo capo.

Finalmente potrà stare con lui per la festa del 4 luglio, quando ci sarà la festa in città e tutti i ragazzi saranno impegnati ad aiutare a montare la fiera estiva, dove lei e Damon porteranno Lily.

 

E’ in camera sua adesso Elena, intenta a scegliere cosa mettersi, quando sente sua madre rientrare in casa; non passa molto tempo con lei ultimamente e soprattutto non racconta niente della sua vita amorosa. O meglio sua madre prova a chiedere, ma suo padre finge che non stia accadendo niente e per adesso va bene così.

Si vedrà anche con Caroline e Bonnie per passare la serata tutti insieme.

 

-Tesoro?-

-Sono in camera!!!-

 

Miranda arriva in camera di sua figlia, trovandola a truccarsi allo specchio.

 

-Ehi, sei pronta per la serata?-

-Quasi….tu e papà venite?-

-Sì appena rientra dalle ultime visite, mangiamo qualcosa qua a casa e poi veniamo-

-D’accordo, allora ci vediamo là-

 

Miranda prende una maglia abbandonata sul letto della figlia, che la scruta di sfuggita nel riflesso dello specchio, e la piega prendendo tempo.

 

-Come va al campo estivo?-

-Bene…impegnativo-

-E’ una cosa positiva però-

-Sì, suppongo-

-E il resto?-

 

Elena si volta per dirigersi al porta gioie e scegliere gli orecchini, guardando distrattamente sua madre.

 

-Bene-

-Mm…-

-Mamma…che c’è?-

-Volevo sapere di te, mi racconti così poco-

-Ti racconto poco…di lui, perché so che non condividete-

-Tesoro, possiamo anche non condividere, ma questo non significa che non mi interessi-

 

Elena si mette gli orecchini, tergiversando qualche istante fin quando non alza lo sguardo su sua madre.

 

-Beh non so che dirti…di quello che facciamo... -

 

Si morde un labbro non capendo come mai parlare di lui la imbarazzi tanto.

 

-Sei felice?-

-Sì…tanto quanto sono spaventata-

 

Lo confessa in un soffio e Miranda allarga lo sguardo attenta; vede chiaramente la preoccupazione sul volto di sua figlia, tipica di una ragazza innamorata e consapevole delle difficoltà di un rapporto.

 

-Lo capisco, ma non mi sembra il tipo che farebbe mai niente per ferirti-

 

Elena resta in silenzio abbassando lo sguardo, in realtà non ne è così sicura, non che lui gliene farebbe intenzionalmente, ma Damon è imprevedibile e il senso di vulnerabilità che le da stare con lui la fa sentire così esposta, così priva di protezione che lo sente il rischio di venire ferita da quegli occhi di ghiaccio. Sa, perché un po’ lo ha provato, quando doloroso e graffiante possa essere lo sguardo impassibile di lui.

 

Respira indecisa sul rispondere, ma il rumore della porta d’ingresso accompagnato dalla voce di suo padre, sposta l’attenzione di entrambe.

 

 

***

 

Più tardi Elena si trova con le altre alla festa cittadina che sta iniziando a prendere vita, Damon Lily e Stefan arriveranno dopo, così che le ragazze possano mangiare qualcosa insieme e spettegolare. Ha già incrociato Mason due volte e per due volte non si è risparmiato velati riferimenti ad Elena e al fatto che vorrebbe offrirle  da bere.

 

-Dio non ti molla un secondo! Un vero cane con l’osso!-

-Te l’ho detto-

-E Damon che dice?-

 

Le tre sono sedute ad uno dei tavoli posti vicino alle bancarelle del cibo, ed Elena beve un sorso della sua coca cola temporeggiando sulla risposta, quando Carolina sbuffa.

 

-Oh non ci credo, non glielo hai detto?-

-E che avrei dovuto dire esattamente? Ehi Damon il mio capo- che per inciso tu odi- ci prova con me tutti i santi giorni….a quale pro?-

-Elena siamo in una piccola città, capiterà che lo incontriate insieme o che Mason faccia battute davanti a lui…-

-E quindi?-

-Quindi forse Caroline vuole dirti che è bene che tu preallerti il tuo ragazzo prima che finisca male-

-Intanto…non sono proprio sicura che io e Damon-

-Oh ti prego non ricomincerai con questa storia-

 

Caroline ruba una patatina fritta a Bonnie mentre osserva la brunetta indispettirsi.

 

-Quale storia….io ancora non lo so se posso definirmi la sua ragazza, non abbiamo proprio parlato dei dettagli-

-Queste sono speculazioni certo che lo sei-

-Concordo con Care-

-E poi lui è un tantino grande per barrare la casella “vuoi metterti con me?” come alle elementare-

 

Bonnie scoppia a ridere, suscitando il fastidio di Elena.

 

-Terzo, certo che state insieme, non c’è nemmeno bisogno di dirlo…vi ronzate intorno da anni santo cielo e avete avuto più appuntamenti, è ufficiale ormai-

-Io e Kol non ci siamo detti niente, poi una volta mi ha chiamata la sua ragazza davanti ad un suo amico e lì ho capito che per lui era ufficiale-

-La solita classe dei Mikaelson-

 

Bonnie fulmina Caroline.

 

-Vogliamo parlare di Klaus?-

-No, stavamo parlando di Elena!!-

 

Il volto diafano di Caroline raggiunge 20 tonalità di rosso, suscitando la reazione ilare delle amiche.

 

-In ogni caso Elena, se capiterà l’occasione non mentire a Damon riguardo le avance di Mason-

 

La mora sospira sconsolata, spera davvero che non debba farlo quella sera.

 

Damon e Stefan, poco più tardi, passeggiano tra la folla cittadina insieme a Lily che si guarda intorno coi suoi occhioni azzurri curiosi, entrambi intenti a cercare qualcuno in particolare.

 

-Allora…..hai qualche appuntamento misterioso stasera fratellino? Posso non aspettarti alzato?-

 

Stefan tira una smorfia ignorando suo fratello.

 

-Tu piuttosto dove hai lasciato Elena?-

-La stiamo raggiungendo….puoi anche dirmi che il dopo serata lo dedichi a Barbie-Klaus mica mi offendo-

-Non so cosa farò più tardi Dam, ora sto cercando Matt e gli altri…sai gli amici con cui passare questi momenti-

-Non fare il tipo ombroso Stefan non ti si addice con quel ciuffo…-

-Ah-ah…oh ecco Caroline e gli altri….se vuoi scusarmi li raggiungo-

 

Damon sposta lo sguardo verso la direzione che sta prendendo Stefan dove scorge il gruppo suo e di Elena intenti a ridere. E si perde qualche istante su quel sorriso allegro che le illumina il volto.

La vede tirare una leggera spinta a Kol che di sicuro avrà detto qualcosa di stupido, e poi si sposta una ciocca di capelli.

Dio, potrebbe passare il resto della sua vita a guardala.

 

E il pensiero lo culla e lo spaventa al tempo stesso, perché Elena è giovane e ancora curiosa di scoprire il mondo, mentre lui vede solo lei nel suo futuro. Poi la ragazza volta lo sguardo nella sua direzione quando Stefan li raggiunge e finalmente trova il suo sguardo, soffiando via per qualche istante le sue inquietudini. E gli scappa un piccolo sorriso come lei subito cambia espressione e con fare emozionato saluta i suoi amici prendendo la strada per raggiungerlo.

 

-Ehi-

 

Come si ferma davanti a lui, una terza voce si inserisce; e lui già presente l’enorme fastidio.

Mason Loockwood.

 

-Elena, Damon-

-Mason-

 

La ragazza si mette al fianco di Damon, ravviandosi i capelli imbarazzata.

 

-Anche tu da queste parti-

-Sì, sai sono stati i miei ragazzi ad aiutare-

-Ma che bravi-

-Beh, grazie anche all’aiuto di Elena…ancora non ti ho ringraziata per l’ottimo lavoro svolto-

 

Sposta i suoi occhi furbi sulla moretta in estremo disagio, accidenti a Caroline e a tutte le paranoie che le ha messo addosso.

 

-Non devi, è lavoro-

-Oh, non è da tutti metterci tutta questa passione….ricordami che ti devo offrire da bere-

-Elena ha 19 anni, non credo che tu voglia farti arrestare per averle comprato dell’alcool-

 

Mason sposta lo sguardo di sfida su Damon, mentre quest’ultimo avverte gli occhi scuri di lei sgranarsi con un velo di offesa; ci penserà più tardi a scusarsi, ora vuole solo liberarsi di Mason che è fin troppo invadente e insistente.

 

-Credo che questo lo faremo decidere a lei…vero Elena?-

 

Di nuovo trova gli occhi della ragazza, che imbarazzata apre la bocca per parlare, ma – di nuovo- Damon lo fa per lei.

 

-Non dovresti andare a controllare….le tue cose da bravo supervisore?-

 

Mason esita un istante, poi decide di allontanarsi, non senza aver lanciato un’ultima occhiata inequivocabile ad entrambi.

Elena si volta verso Damon intento a sistemare Lily, incrociando le braccia sotto al senso.

 

-Cosa mi rappresenta?-

-Di che parli?-

-Del tuo atteggiamento da padre iperprotettivo….lei non può bere???-

-Elena non fare così, serviva solo per mandarlo via…-

-Io non faccio così…ma so difendermi da sola-

-Oh non ne dubito…se vuoi per scusarmi ti compro lo zucchero filato-

 

Lei lo guarda in cagnesco per qualche istante, poi decide di godersi la serata e ingoia quel nodo fastidioso che le si è formato dentro, provando a fare la superiore.

 

-Solo se è rosa però-

 

Lui sorride e poi le fa cenno di seguirlo, iniziando a spingere il passeggino.

 

Il resto della serata scorre veloce, mentre il momento dei fuochi d’artificio si avvicina e Caroline e gli altri si sono un po’ divisi a giro per la fiera cittadina. D’un tratto, mentre è intenta ad osservare alcuni braccialetti in pietra azzurra fatti dalla nonna di Bonnie, rabbrividisce quando un respiro caldo le sfiora il collo.

 

-Quello risalterebbe molto i tuoi occhi-

 

La  ragazza sente le proprie gote colorarsi e posa il braccialetto tentando di recuperare la sua proverbiale parlantina, sottrattale come sempre dalla magia oscura di Klaus.

 

-Sicuramente-

 

Si volta leggermente trovandolo ad un soffio da lei.

 

-Ti sei unito un po’ tardi alla festa…-

-Non sono amante delle folle….ma so che si possono fare anche incontri piacevoli-

 

Lei sbatte gli occhi civettuola e lo supera come per invitarlo a seguirla.

 

-Rischiavi di perderti i fuochi…-

-Adesso sono qui…ti va di condurmi e mostrarmi le meraviglie di questa serata?-

 

Caroline sembra prendere tempo per tenerlo sulle spine fin quando non si lascia andare a un sincero sorriso e afferra il braccio che lui le sta offrendo, iniziando insieme a camminare tra le bancarelle, parlando di tutto.

E sì, qualche sguardo curioso lo stanno attirando, ma chissà perché, stavolta non le interessa.

 

 

***

 

Quando finalmente si avvicina il momento dei fuochi, le persone si radunano al centro della piazza dove sarà acceso il grande falò e da cui potranno tutti assistere allo spettacolo pirotecnico.

Lily dorme beatamente ed Elena ha finito il suo zucchero filato rosa, e Damon spera che i botti non sveglino la bambina.

 

-Vado a prendere da bere, tu vuoi qualcosa?-

-Se te la vendono….una birra-

-Cretino-

 

Lei gli tira una piccola spinta e poi si allontana verso la bancarella delle bevande, mentre incrocia Stefan che raggiunge Damon.

 

-Ehi, si è addormentata-

-Sì è crollata da un po’-

-Ho sentito zio Ric, mi ha detto che partono domani da Roma-

-Ottimo, la luna di miele più lunga della storia-

-Gli serviva-

-Papà invece dorme come un picchio…l’ho sentito alle 10 e stava andando a letto-

-Ok-

-Quindi evita di fare troppo rumore stanotte, sai che alle cinque si sveglia e gironzola tipo spettro per casa-

-E’ inutile che tenti, non farò nulla di strano-

-Certo, quindi la biondina sovraeccitata che sta parlando con Bonnie e Vicky laggiù non aspetta te…-

 

Stefan segue lo sguardo azzurro in direzione del gruppetto di ragazze, incrociando per un istante lo sguardo verde di Rebeka.

 

-Davvero divertente….e tu dove hai lasciato la tua ragazza?-

 

Damon lo guarda come se avesse detto una parolaccia, crucciando lo sguardo.

 

-Che c’è….mica ti spaventa l’idea che sia la tua ragazza…perché è quello che è, no?-

-Non mi piace fare speculazioni sul tema-

 

Stefan scuote la testa disapprovando suo fratello, poi gli occhi azzurrissimi vagano nella folla in direzione di lei e la, trova, di nuovo, presidiata da Mason Loockwood.

 

-Oh, però devo dargli atto di essere perseverante-

 

Stefan cruccia la fronte non capendo di cosa parli, poi Damon si volta verso di lui.

 

-Resta un attimo con Lily-

 

Lo osserva andare in direzione di Elena e Mason.

 

-Oh-oh-

 

Bonnie sbuca al fianco di Stefan.

 

-Ehi…di cosa parlate tutti, si può sapere?-

-Di Elena, Damon ….e Mason-

-Io non vorrei dover dire che…l’avevo detto-

 

Anche Caroline, accompagnata da Klaus, li ha raggiunti.

 

-Cosa c’entra Elena con Mason?-

-Dai ragazzi, lui ci prova con lei un giorno sì e un giorno …sì!-

-E quindi?-

-E quindi Damon lo ha capito-

-E non finirà bene…-

 

I tre si voltano verso Klaus che, dopo un’occhiata eloquente, si avvia in direzione di Damon.

 

-Allora lo compri l’alcool…-

 

Elena sobbalza colta alla sprovvista dal suo stalker figo; perché per quanto Mason la irriti non può certo negare che abbia un certo fascino. Paga da bere e afferra il resto mettendolo in tasca.

 

-Non è per me-

-Oh certo…ti fai sempre trattare come una ragazzina?-

-Era una battuta Mason-

-Lo so…solo che, dai non è stato molto cavalleresco…dovresti pretendere più rispetto dai tuoi amici Elena-

 

Elena afferra la birra e la bottiglietta d’acqua, poi si volta perplessa verso Mason. Cavolo, la gente non ha capito che lei e Damon stanno insieme? La cosa le da alquanto fastidio, perché sì Elena come tutte le ragazze vuole sentire di appartenere alla persona che ama.

Wow, sta decisamente correndo troppo.

 

-Scusa, ora devo andare-

-Allora….quando mi concederai una uscita come si deve?-

 

Lei arrossisce appena, aprendo la bocca per rispondere. Ma, con un tempismo a dir poco scientifico, eccolo che appare.

 

-Tu non ti arrendi mai vero?-

 

Entrambi volgono lo sguardo al ragazzo arrivato in quel momento, che non ha nessuna intenzione di mascherare il proprio fastidio.

 

-E tu non smetti mai di impicciarti-

 

Damon sfila la birra dalla mano di Elena sussurrandole un grazie, di contro riceve un’occhiata irritata dalla ragazza che non si sente per niente a suo agio in quella situazione.

 

-Beh, sai com’è sono una persona molto curiosa e mi piace conoscere le intenzioni altrui, soprattutto capire cosa ti spinga a ronzarle sempre intorno-

-Di un po’, qual è il tuo problema Salvatore?-

 

Ora lo sguardo di Damon si accende in modo che Elena non ha mai visto, e non è solo pura provocazione maschile e bisogno di marcare il territorio, ma è rabbia.

 

-E il tuo invece?-

-Damon….andiamo…-

 

Lei tenta di chiamarlo, ma la comunicazione e il buon senso ormai sono perduti nelle profondità del suo ego.

 

-Credo che Elena sia perfettamente in grado di parlare con me senza un supervisore-

-Credo che tu debba lasciarla perdere….Elena-

 

Anche lo sguardo di Mason si fa più intenso, e la ragazza non sa come gestire questa ridicola situazione.

 

-E per quale motivo? Non è mica tua proprietà-

 

Gli occhi di Damon si fanno a fessura, pronto a scattare come un felino rabbioso.

 

-Non sono affari tuoi Mason-

-Perché non lo lasciamo decidere a lei?-

-Smettetela! Damon….stavamo solo parlando-

-Infatti Damon…stavo solo concordando con Elena quando portarla a cena fuori-

 

Eccoci. Parte il primo fuoco d’artificio e il rombo dei botti copre le grida di lei che tenta di fermare Damon dal picchiare Mason, ma per fortuna Klaus lo tira via in tempo, mettendosi in mezzo.

 

-Calmati!!Fermi!-

-Vedi di starle lontano….!-

-Chi sei, suo padre? Hai perso la testa Salvatore!!!-

-Presto la perderai tu se ti vedo ancora intorno a lei-

-Direi che non ti riguarda quello che faccio con lei-

-Invece direi che mi riguarda eccome quello che fai con la mia ragazza, quindi stalle alla larga-

 

Il tono crudo passa in secondo piano lasciando il posto ad uno strano silenzio riempito da quelle tre parole “la mia ragazza” che risuonano nell’aria estiva, lasciando basiti i presenti. Anche lo stesso Mason, che non si fa molti problemi con le fidanzate altrui, rimane stupito da Damon, vuoi per la severità del suo sguardo o l’intensità della foga con cui lo ha rimarcato o perché è qualcosa di totalmente inaspettato e sente quasi di dover fare un passo indietro per evitare che tutta quella tensione lo schiacci. Così, dopo aver distolto lo sguardo portandolo su Elena, li liquida ricordando alla ragazza che si vedranno a lavoro.

 

Quanto Mason si è allontanato, è Klaus, egualmente sorpreso,  a fare un passo indietro per controllare se il suo amico si sia calmato; non può dire che sia sereno e disteso, ma sicuramente non picchierà nessuno, così intuendo di dover dare spazio ai due, fa un cenno ad Elena e raggiunge gli altri in trepida attesa di sapere cosa è accaduto.

 

Elena invece è rimasta imbambolata, con la sua bottiglietta d’acqua mai stappata stretta tra le mani, un brivido di freddo a correrle lungo la colonna vertebrale e un subbuglio di emozioni contrastanti ad accartocciarle lo stomaco. Perché certo che le ha fatto effetto sentirgli dire ad alta voce, davanti al mondo, che lei è la sua ragazza, certo che ha sentito il cuore correrle a colorarle le guance e una strana sensazione di leggerezza riempirle i polmoni, ma al tempo stesso, osservando la schiena forte del suo ragazzo – ora può dirlo- percepisce una estraneità di fondo con lui, lo vede che Damon sta alzando le barriere che così bruscamente, sotto attacco, ha dovuto abbassare. E le rialza più solide e più forti, chiudendola fuori ancora.

 

Lo sa che adesso come farà un passo verso di lui desiderosa di abbracciarlo, di fargli sentire quanto desideri e abbia bisogno di sentirsi sua, lui la respingerà; lo sente lo stomaco in fiamme per l’ansia corrosiva di un suo rifiuto, di un suo brusco distacco che la ferirebbe.

 

E’ la sua voce bassa a distoglierla dai suoi labirinti introspettivi, riportandola alla realtà.

 

-Devo portare Lily a casa…-

-Oh…oh, ce-certo….-

 

Ingoia la fiele amara della delusione. Cosa diceva sulla sua imprevedibilità? Che sarebbe stata quella a ferirla, e difatti è accaduto. Lui è riuscito a farle vibrare le corde del cuore tanto da commuoverla e lacerarla al contempo.

Continua a darle le spalle, senza fare nulla e lei vorrebbe solo piangere e picchiarlo, Dio quanto gli fa rabbia quando fa così e quanto le da fastidio di se stessa di non riuscire a ribellarsi e arrabbiarsi con lui.

 

-Ti chiamo domani, buonanotte-

 

Se ne va, si allontana diretto verso gli altri senza voltarsi un solo istante. Ora Damon si è scoperto, troppo e ha messo un punto, un paletto grosso come un lampione a delineare, definire il loro rapporto.

Forzato dalla situazione si è esposto su qualcosa di cui forse, pensa Elena, non era sicuro, e improvvisamente una profonda tristezza si fa largo al centro del suo cuore.

 

 

 

Ciao !!!

Ormai lo sapete che sono lenta come la morte a scrivere, perdonatemi se potete!

E spero che qualcuno abbia ancora voglia di leggere questa storia….scusate se faccio capitoli lunghi e rari, so che appesantisco la lettura e me ne dispiaccio…ho provato a pensare di dividerlo ma non sapevo come …in ogni caso spero mi possiate lasciare qualche commento se vi va!

Siamo alla festa del 4 luglio, Damon ed Elena hanno avuto i loro appuntamenti e il loro rapporto sta prendendo una direzione ma si sa, le cose si agitano sempre. E stavolta ci pensa Mason a spingere la situazione al punto che Damon sbotta e si trova a prendere – finalmente- posizione sul suo rapporto con Elena….e alla fine la chiude fuori.

Non so se è stato un passaggio chiaro, ma Damon avrebbe voluto poterlo dire a lei, guardandola negli occhi, trattando la cosa con delicatezza ed in privato, perché sa la portata di un’affermazione simile, ma le cose sono andate diversamente….vedremo come affronteranno insieme la cosa!

 

Attendo speranzosa

Baci

Eli

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Capitolo 31
*** Not waiting for you ***


Not waiting

 

Lo sguardo di Elena è perso nel vuoto mentre la voce di sua madre continua a risuonare in sottofondo come un fastidioso ronzio.

Non la sta assolutamente ascoltando mentre le elenca per la centesima volta la lista del cibo nel congelatore, i numeri utili, il programma della lavatrice, come far ripartire la caldaia se va in blocco e un mucchio di altre informazioni di cui non se ne farà assolutamente niente in quelle quattro settimane di solitudine in cui i suoi genitori e un arrabbiato Jeremy trascorreranno come di consueto in Irlanda.

 

Quest’anno hanno posticipato a luglio la partenza per via del dopo scuola punitivo e di recupero cui è stato obbligato Jer dal Preside per salvarlo da una quasi sicura bocciatura e come ulteriore punizione non potrà restare sotto la custodia della sorella maggiore, ma partirà con i loro genitori.

Grayson carica l’ultima valigia e guarda suo figlio, musica alle orecchie e sguardo contrito poggiato contro l’auto in attesa che sua madre e sua sorella concludano i saluti; vorrebbe dirgli qualcosa per provare ad abbattere il muro di silenzio che si è innalzato tra di loro nell’ultimo anno al punto che non fanno praticamente che litigare, hanno anche abbandonato il lavoro sulla vecchia auto di suo padre per poi passarla a suo figlio per i suoi 18 anni tanto che non si parlano.

 

Sono una famiglia di testardi, nel bene e nel male, in misure, modi e su questioni diverse, ma quando un Gilbert si argina nella propria posizione è dura che possa mollarla. E in questo momento i maschi di casa hanno avviato una Guerra Fredda dura da fermare; lo sguardo scuro di Grayson dopo un attimo di tenerezza verso il 16 enne torna torvo e risoluto mentre lo invita ad aiutarlo a caricare l’auto, ricevendo un grugnito infastidito in tutta risposta.

 

-Wow…ti attende un viaggio niente male mamma-

 

Miranda sospira mentre osserva i propri ragazzi, perché suo marito adesso sta facendo il ragazzino come suo figlio e lei spera davvero che quella vacanza possa aiutarli a trovare di nuovo un punto di comunicazione.

 

-Non ne parliamo…-

-Inutile che ti chieda se sei davvero convinta di portarlo con voi e non lasciarlo qui con me-

-Inutile che ti dica che non sono persuasa nemmeno all’idea di lasciare te da sola-

 

Elena rotea gli occhi sbuffando.

 

-Mamma non sarò sola…Caroline ha già deciso che si stabilirà qui fissa per innumerevoli pigiama party, Bonnie ha una lunga di lista di film arretrati da vedere e…-

-…E sono sicura che il tuo ragazzo veglierà su di te-

 

Le iridi scure trovano imbarazzate quelle materne che la guardano tra il severo e il divertito.

 

-Sono tua madre Elena, non una suora….-

-Oh guarda papà ti chiama-

-Tesoro….per me va bene che Damon resti da te qualche volta, ma ti prego fai attenzione-

-Mamma-

-Ok?-

 

Elena esita un istante e poi sospira annuendo appena; dopo la scenata della sera precedente pensare che Damon possa aver voglia di passare qualche sera da lei le sembra alquanto improbabile e poi ha una figlia, non dormirebbe mai lontano da lei per andare a trovare la sua ragazza che abita in fondo alla strada, la stessa a cui dovrebbe telefonare ma che ancora, nonostante sia già metà pomeriggio, non ha chiamato. E a quel pensiero, per qualche istante, il suo sguardo si vela di tristezza.

 

-Miranda andiamo?-

 

Grayson arriva alle spalle di sua moglie richiamandola e da un bacio a sua figlia ricordandole di comportarsi per bene in loro assenza. Inutile dire che la minaccia “ho detto a Liz di tenerti d’occhio”, l’ha fatta più ridere che intimorire.

Osserva l’auto dei suoi genitori partire e quando spariscono oltre la curva torna verso casa per morire sul divano in attesa di un telefono che non squillerà.

Almeno non per la chiamata di un certo ragazzo dagli occhi azzurri.

 

-Ehi Care-

-Sono partiti?-

-Sì-

-Wow…da domani inauguriamo le serate pazze a casa Gilbert!-

-Mm…grazie per la tregua di una sera-

-Beh Elena….stasera c’è la serata cinema all’aperto nell’anfiteatro del Museo cittadino e visto che tu non sei mai da queste parti d’estate mi sembrava giusto proporti di uscire ed andarci…ci saranno un po’ tutti…-

-Quindi non mi stai dando la serata libera-

-A me no che tu non debba intrattenerti col tuo ragazzo…no certo che no

-Beh ecco…veramente…-

 

Elena, appollaiata sul divano con la tv accesa sul canale che da le repliche della terza stagione di Gilmore Girls, esita un istante a rispondere. Non ha nessuna serata in programma, ma potrebbe se solo lui chiamasse, ma lui non chiama, però potrebbe ancora farlo, potrebbe proporle qualcosa.

 

Se solo chiamasse.

 

Alza lo sguardo verso il televisore, stanno trasmettendo la 3x15, l’episodio in cui Rory non esce perché sta ad aspettare le telefonate di Jess passando l’intera serata a pulire la tastiera del pc,  facendo compiti e mangiando solo perché lui le aveva detto che l’avrebbe chiamata e non lo ha fatto. La scena in questione, per l’esattezza, è quella in cui Lorelai la chiama e la sprona ad uscire perché non può certo essere la “ragazza che sta a casa arrabbiata perché lui non la chiama e poi appena si presenta lo perdona!”.

 

-Elena????Sei morta?-

-Come? No…no è che ancora non so….-

-Stai guardando le Gilmore? Le sento in sottofondo-

-Sì esatto-

-Pure io…sto aspettando che asciughi lo smalto….ma non ho capito se ti vedi con Damon o meno….-

-Non lo so Care-

-Che vuol dire che non lo sai…sono le sei!-

-Beh ecco..-

-Che sta succedendo? Mi sembri tanto Rory-

-Leva pure il “sembri”-

-Che ha combinato? Lo devo picchiare?-

-Non vorrei ti sciupassi lo smalto-

-Dai spara-

-Ma no niente…-

-Elena….devo ripeterti la battuta di Lorelai? Non starai ad aspettarlo anche perché Damon non si presenterà d’un tratto alla tua porta con i biglietti per il concerto di….Ed Sheeran-

-Non erano i Distillers?-

-Pensavo a qualcuno che potesse piacere a te!-

-Non ce lo vedo proprio che mi compra dei biglietti per Ed Sheeran-

-Sicuramente no….magari qualche band di nicchia che piace a lui…-

-Cosa sono le band di nicchia?-

-Gruppi ricercati….sai la musica che non ascoltiamo noi povere persone mediocri…-

-Adesso ho perso il filo del discorso-

-Ignorami, sono cose che dice Klaus….allora Gilbert alle otto da me e…niente storie-

 

Quando chiude si trova a sospirare lasciandosi andare contro al divano e torna con lo sguardo all’episodio, adesso alla scena in cui Rory va alla partita di Hockey con Lane come gesto di ribellione da Jess che nel frattempo è arrivato a casa di Rory e lo accoglie una sarcastica Lorelai.

E sa che Lorelai e Caroline hanno ragione, non ha intenzione di stare a casa ad aspettare lui e i suoi comodi. Non è quello il modo di fare il fidanzato, che vada al diavolo.

Così scatta sul posto e corre a farsi una doccia e pensare a cosa mettersi per il cinema all’aperto.

 

***

 

Damon e Stefan hanno scortato gli sposini di ritorno dalla Luna di miele a casa nuova, aiutandoli con le valige e ascoltando un po’ dei loro racconti, per poi salutarli con la promessa di averli a cena la sera dopo quando saranno riposati e sistemati; in compenso i due fratelli sono stati assoldati per aiutarli col trascolo e alcuni lavoretti che dovranno fare a casa nuova.

 

-Stasera non ci sono a cena-

-Uh, interessante-

 

Stefan alza un sopracciglio infastidito in direzione del fratello mentre scendendo dalla Camaro e si incamminano sul porfido verso la porta di casa.

 

-Non cominciare-

-Rebeka deve essere molto avvincente quando non parla-

-Quanto sei idiota, vado al cinema con gli altri-

-Infatti al cinema non si parla-

 

Damon se la ride e apre la porta di casa seguito dal minore.

 

-Tu piuttosto, non ti vedi con Elena?-

 

Già, Elena.

No che non si è scordato di lei, sì che invece è stato tutto il giorno a fissare il suo nome sulla rubrica telefonica indeciso se chiamarla o meno, per poi dirle cosa?

Scusa sono un maledetto orso che dice le cose in un modo orribile?

Ci ha provato, ma poi tra il lavoro, le sue indagini e Lily ha rimandato quella chiamata e adesso è un po’ tardi per rimediare.

Liquida suo fratello, che lo guarda sospetto prima di avviarsi al piano di sopra per farsi una doccia veloce e scappare al cinema con il gruppo, per poi dirigersi in cucina da suo padre e la piccola che come sempre gli sorride balbettando parole che non hanno assolutamente senso.

 

 

***

 

 

Elena continua a sgranocchiare annoiata i suoi pop corn attendendo l’inizio della pubblicità; è seduta sulle sedie pieghevoli dell’anfiteatro all’aperto facente parte della struttura del Museo di Mystic Falls e ciondola una gamba accavallata concentrandosi sullo schermo ancora nero, mentre sente i suoi amici sistemarsi intorno a lei.

Bonnie le siede accanto e immancabilmente subito vicino a lei c’è Kol, Caroline dovrebbe sederle dall’altro lato se solo chiudesse la sua telefonata flirt con Klaus che si è certo ben guardato dall’unirsi al loro gruppo, mentre Matt e Rebeka litigano come loro solito su qualunque cosa.

 

Elena ha sempre pensato che si sarebbero messi insieme loro due, lo pensa da sempre, da quando alle elementari lui le curò un ginocchio che si era sbucciata cadendo nel giardino della scuola.

Ma niente, era arrivato Stefan e lei dal liceo non aveva avuto occhi che per lui e finalmente era riuscita in qualche modo ad entrare almeno nel suo letto.

 

Rabbrividisce appena al pensiero, mentre continua ad osservare la scena quando arriva Stefan e si fa per sedere con la bionda spumeggiante che lo invita a mettersi vicino a lei e si chiede, Elena, come abbia pensato di averlo amarlo.

Non perché non gli abbia voluto bene, tutt’altro, ma quello che provava per lui era ben lontano dall’innamoramento più profondo, più maturo.

E anche più doloroso.

La loro amicizia era diventata qualcosa di più come talvolta può accadere, ma in realtà nessuno dei due aveva ben chiaro cosa fosse l’amore.

Ed Elena lo sta ben scoprendo a sue stesse spese visto quanta sofferenza riesce ad arrecarle il maggiore dei Salvatore.

Perché non era questione solo di pensarlo di continuo o provare brividi lungo la schiena; si era semplicemente ritrovata addosso, sotto pelle, nello stomaco, nelle viscere, lui.

E’ più difficile avere a che fare con Damon rispetto a Stefan, è una seccatura talvolta per il suo carattere o perché c’è una bambina di mezzo, ma Elena si sente così libera di parlare di sé, così bisognosa di un confronto, di raccontargli cosa le accade, di osservarlo, di respirarlo che alla fine arriva quasi ad amare anche la fatica che fa nel rapporto con lui.

Anche se adesso vorrebbe ucciderlo o picchiarlo, Damon continua a crescerle nel cuore.

 

Sospira amareggiata da quel senso di nausea e dispiacere che le provoca il pensiero di essere in un momento tanto bello del rapporto- in cui si definisce, assume una forma il loro amore –e allo stesso tempo essere già a litigare, o non-litigare.

E’ così persa nei suoi pensieri che non si accorge del film che sta iniziando, ma non lo seguirà punto, troppo persa con la mente altrove.

 

Rebeka si è fatta molto prendere da quel film horror che sono andati a vedere e ne ha approfittato per stringersi un po’ di più a Stefan che, di contro, sembra un po’ a disagio in tutta quella situazione. Non ha intenzione di avere niente di serio con lei, gli piace, è leggera, divertente, ma non ha voglia di relazioni adesso.

Solo che la ragazza sembra un po’ troppo presa e sa bene che è una situazione che potrebbe finire male.

Ma la sua mente da ventenne smette di ragionare quando le mani di lei iniziano a percorrergli l’avambraccio scoperto – è una sera particolarmente calda e lui sente la temperatura salire di colpo- mentre ogni tanto posa i capelli profumati sulla spalla del giovane, stuzzicandogli la pelle del collo.

 

-Rebeka….mi stai un po’ distraendo-

-Oh scusa-

 

Lo osserva con quei suoi occhi verdi da gattina affettuosa e non può che sorridere leggermente eccitato.

 

-Vuoi che smetto?-

 

Lui tiene più che può gli occhi fissi sul film senza davvero guardarlo. Prova a fare il tipo serio, integro, ma le pulsioni maschili che lei è riuscita a risvegliargli, e talvolta a fargli scoprire del tutto, gli bruciano la pelle.

 

-No…voglio andare via-

 

Lei sorride trionfante, era quello alla fine il suo scopo.

 

-Allora andiamo-

 

Stefan la fissa dritta negli occhi limpidi, ora più scuri nel buio dell’anfiteatro e senza farselo ripetere troppe volte le afferra la mano e bisbiglia qualcosa a Matt, alzandosi poi e tirandosela dietro.

Care ed Elena li seguono con lo sguardo scuotendo la testa e gli osservano allontanarsi furtivi per sparire chissà dove.

 

-Stef sta diventando come il tuo fidanzato-

 

Elena volge lo sguardo confuso verso Caroline.

 

-Intendo dire un po’ più libertino e  sregolato-

-Ehi, Damon non è libertino-

-Sai che intendo-

-No non lo so-

 

La brunetta si imbroncia rannicchiandosi sulla sedia, cavolo già ha le sue turbe non c’è bisogno che Caroline le aumenti. Così bofonchia in risposta al tentativo della bionda di chiederle scusa e ritorna a guardare il film.

 

 

***

 

 

Nel frattempo Damon ha messo a dormire la piccola e scende in sala da pranzo per sistemare la cucina, quando trova suo padre intento a leggere in salotto.

 

-Papà sei sempre sveglio?-

-Beh si, mi annoio-

-Dovresti uscire…perché non raggiungi gli altri al club?-

 

Damon si siede davanti a lui e lo osserva; da quando ha perso sua moglie non esce più, ha smesso di bere finalmente e la nipotina lo ha cambiato, ma ha tagliato fuori i suoi vecchi amici e pensa solo al lavoro e alle sue letture.

Lo vede che è molto stanco, ma viaggiare, riprendere in mano certe pratiche, il rapporto coi clienti lo hanno aiutato un po’ a calmare i tormenti che lo affliggono talvolta.

Così Damon pensa che forse parlargli dei suoi sospetti su Fell potrebbe aiutarlo un po’, non parlano molto loro due, sono molto simili e tutte le difficoltà degli ultimi anni hanno innalzato un muro che è ancora bello spesso e difficile da abbattere.

Ma suo padre lo prende in contro piede.

 

-Elena dove è stasera?-

 

Il ragazzo lo fissa un po’ spiazzato ed esita a rispondere.

 

-Oh Damon, credi davvero che non sappia che state facendo?-

-Beh ecco…-

-Lo sai che io la adoro…mi piaceva anche quando stava con Stefan anche se io e tua madre non ci credevamo molto nel loro rapporto-

-Che vuol dire-

-Sai era tua madre quella che osservava e commentava…io….beh io non ti prestavo molta attenzione-

 

Lo osserva abbassarsi gli occhiali quasi con imbarazzo, immaginando la sua difficoltà nel dover ammettere a lui stesso quanto lo abbia ferito e quanto abbia sbagliato come padre.

Il confessare, ammettere i propri errori è una umiliazione, una mortificazione che al tempo stesso aiuta a ripartire.

 

-Comunque lei aveva questa sua teoria, che Elena e Stefan avessero un po’…beh, confuso –diciamo- il loro rapporto per qualcosa di più e che in realtà lei avesse una cotta per te….e le piaceva vederla con te perché ti faceva sorridere…e tu non sorridevi mai-

 

Gli occhi azzurri si alzano lentamente, con un velo di titubanza, su quelli verdi del padre che lo scruta per capire l’effetto della sua affermazione su di lui.

E’ testardo Damon, orgoglioso, fiero e a tratti sono molto simili loro due, hanno sempre bisogno di qualcuno al loro fianco che stemperi e addolcisca le loro ombre;  lo scorge nello sguardo di ghiaccio quanto gli faccia paura avere bisogno di lei. Accorgersi, scoprire, di esserne dipendente.

Di essere bisognoso.

Lui che vive sempre con quell’aria da ragazzino ferito che mette il broncio come per sostenere che lui può farcela da solo, che nessuno gli ha mai promesso niente nella vita.

E allora perché vive come se stesse aspettando qualcosa?

 

-Papà….non è che potresti….-

-Guardare Lily?...Vai pure…

 

Damon sorride timido a suo padre e si alza per dirigersi fuori e vedere di rattoppare l’ennesimo strappo arrecato al cuore di Elena.

Prima di andare da lei passa a prendere alcune cose e nel frattempo le manda un messaggio sperando che lei risponda; non ha assolutamente idea di dove sia, probabilmente a casa dato che Stefan non gli ha menzionato che fosse con lui e gli altri, forse è sul divano a fissare il cellulare in attesa che lui mantenga la sua promessa e il pensiero che se ne stia li, da sola, ad aspettarlo lo intenerisce un po’.

In effetti non è che può piombarle così in casa, sa che i suoi sono partiti ed è sola, ma potrebbe prenderle un colpo vista l’ora.

 

Quando si ferma nella piazza cittadina vede di sfuggita le sagome di Rebeka e Stefan che salgono sulla moto di lui e sfrecciano chissà dove; non si accorge che gli sta spuntato un sorriso divertito a vedere il suo bravo e composto fratellino darsi un po’ ai bagordi con la bionda e manda subito un messaggio a Klaus per punzecchiarlo su Barbie.

 

Scusa ma non ci tieni alla sua vita?”

“Oh sa difendersi da tua sorella”

“Parlavo di me…non è saggio dirmi certe cose”

“E che vuoi fare? Rubargli il gel? Spettinargli il ciuffo? …è Stefan, è innocuo..”

“Tu piuttosto che ci fai in centro a quest’ora? Dove hai lasciato tua figlia?”

“Sono venuto a prendere una cosa…e la tua, di bionda, dove l’hai lasciata?”

“In teoria al cinema con tuo fratello…ma a questo punto potrebbe essere ovunque…”

“Uh…capisco”

“?”

“Conosco il tuo uso della punteggiatura”

“Sarebbe”

“Sarebbe che sei geloso…peccato che ci sia uno schermo a dividerci, ucciderei per vederti ora”

“Scusa non ti seguo…”

“Lo hai rifatto…perdi colpi amico”

“E tu deliri”

“Ok come vuoi”

“Torna alle tue cose…io ho da fare”

“Certo…immagino che non ti troverò fuori dal cinema tra poco…”
“Buona notte Damon”

 

Damon ridacchia immaginandosi Klaus che abbandona la sua cena di lavoro per saltare in macchina e correre a vedere con chi si sta consolando Caroline e la cosa lo diverte da morire; risale sulla Camaro decisamente più di buon umore e non vede l’ora di trovare gli occhi scuri e caldi della sua Elena.

 

***

 

-Questo film è orribile-

-Lo hai scelto tu-

-Si ma non pensavo fosse così…orribile-

-Ma se lo abbiamo visto cinquecento volte-

-Mi scordo sempre l’effetto che mi fa-

-Dai, si vede che non avevi di meglio…-

 

Elena e Bonnie si lanciano uno sguardo complice scrutando Caroline nell’oscurità del cinema, che fissa sconvolta una scena truce di Alien. La bionda di tutta risposta per distogliere l’attenzione inizia a spippolare al cellulare che ha preso a vibrarle e da come le si illuminano gli occhi possono ben immaginare di chi si tratti.

Dopo un buon quarto d’ora, alza la testa.

 

-Quanto manca?-

-Adesso non fare come i bambini-

-Eddai Elena-

-Non lo so…forse venti minuti-

-Ok-

 

Riprende a scrivere tutta eccitata per poi tornare con gli occhi chiari sullo schermo; ma Elena la conosce abbastanza bene da vederla fremere per qualcosa…o meglio...qualcuno.

 

-Si può sapere che ti prende-

-Niente-

-Care…-

 

Il tono cantilenante sommesso la fa sbuffare e ruotare il volto verso la brunetta tutta accartocciata sulla sedia che raschia il fondo dei pop corn.

 

-Klaus…è qui…-

 

Pur essendo buio può giurare di averla vista arrossire nell’oscurità e per un istante sente una punta di gelosia verso l’amica; tutti sembrano avere qualcuno che li aspetta tranne lei.

 

-Qui dove-

-Qui….fuori dal cinema-

-E?-

-E…beh lui…ecco mi sta aspettando-

 

Gli occhi azzurri scappano titubanti da quelli indagatori dell’amica, quasi terrorizzati all’idea di far trapelare qualche emozione; non vuole mollare Elena lì da sola, ma allo stesso tempo vorrebbe andare da Klaus e la ragazzina sembra intuirlo tanto che la sua faccia, prima grave, si distende in un sorriso tenero di comprensione.

 

-Cosa fai ancora qui? Vai da lui-

 

Caroline punta gli occhi azzurri in quelli scuri.

 

-No Elena, sono venuta con te e-

-Ti prego Care…basto io a fare la depressa per entrambe….vai a goderti…beh…non so, quello che è insomma…vai da Klaus-

-Ma-

 

Elena le punta un dito contro con fare risoluto.

 

-Niente ma…vai prima che cambi idea-

 

La bionda le sorride grata e poi afferra la borsa lanciando un’occhiata a Bonnie; esita un attimo prima di alzarsi, ma lo sguardo severo di Elena la incita ad alzarsi e sgattaiolare fuori dal cinema lasciando la sua amica a tormentarsi un po’. Non c’è cosa più crudele e allo stesso tempo lenitiva del rendere felice uno quando si è feriti.

Così sospira e torna a perdersi nelle immagini del film in attesa che finisca.

 

Come aveva previsto meno di mezz’ora dopo sono fuori dal cinema con Bonnie che tenta inutilmente di convincerla a restare o perlomeno di farsi accompagnare da Matt a casa, ma lei ha voglia di fare due passi e sgranchirsi le idee. Così totalmente amareggiata e sovrappensiero arriva a casa sua e non si accorge subito di un’ombra sotto al portico.

 

E’ quando varca il cancellino e imbocca il vialetto che finalmente lo vede, seduto sugli scalini con una busta in mano che la osserva curioso.

 

Damon.

 

***

 

Quando ha capito che lei non era in casa ha tirato un respiro profondo per calmare la rabbia contro se stesso per essere stato così stupido...e un po' contro di lei perché sì, ci ha sperato che la dolce e compassionevole Elena fosse ad attenderlo a casa come farebbe la moglie di un marine in ritorno dalla guerra.

Ed in effetti è stato un po' presuntuoso pensarlo da parte sua.

 

Si è voltato verso il cielo limpido e stellato sopra casa Gilbert, quello stesso cielo, quello stesso portico testimone del fiorire del loro amore, delle loro chiacchiere condivise segretamente immersi nella notte ed è tanto che lui ed Elena non tornano così semplici, al loro inizio.

 

Si siede sulle scale pensieroso, ma soprattutto più pacificato dalla quiete di quel portico familiare e dall’oscurità che lo avvolge, bisognoso di avere un momento per se lontano da tutte le preoccupazioni della giornata.

Sovrappensiero sfila il cellulare di tasca e vede che non c’è nessun suo messaggio; beh se lo merita infondo, tornerà domani a farsi perdonare.

Proprio quando decide di alzarsi sente dei passi diffondersi nell’aria, tipico rumore di “scarpe da femmina” –come le chiama lui- che battono sull’asfalto del marciapiede, e vede una figura avanzare lentamente verso casa Gilbert.

Ed è incredibile come quella stessa sensazione di curiosità ed eccitazione si riaffacci come un brivido sulla pelle quando intuisce che è lei.

 

Elena.

Damon.

 

Di nuovo loro due, un pezzo di strada e una notte blu ad inghiottire le loro avversità.

In un instante che dura un respiro, un leggero sorriso di stupore le segna le guance -sì adesso sa cosa abbia provato Rory trovando Jess fuori dalla palestra di hockey ad attenderla - ma subito lotta per reprimerlo e lasciare il posto a tutta l’arrabbiatura che ha covato dentro di se per tutto il giorno.

 

Si avvicina cauta litigando col cuore che- contrariamente al suo orgoglio- le urla di correre da lui e placare il suo bisogno disperato, affondando tra le sue braccia; quando finalmente si trova a quella distanza di sicurezza che credeva di aver potuto abbattere, lui si alza facendola sussultare e lo osserva in tutta la sua stanca bellezza.

 

-Ciao ragazzina-

-Cosa ci fai qui?-

 

È arrabbiata.

Vede il cipiglio scuro indispettirsi e incrocia le braccia sotto al seno attirando la sua attenzione su quel top bordeaux che le mette in risalto le forme invitando, con la collana lunga, l’occhio esterno a seguire la linea del suo scollo.

 

-Facevo due passi…-

 

Fa spallucce con finta indifferenza ed Elena nota che tiene una busta in mano.

 

-Beh allora prosegui pure-

 

Con un gesto di stizza afferra la borsa per cercare le chiavi di casa e si avvicina a lui per superarlo, ma Damon le si para davanti.

Una gara fra testoni orgogliosi.

 

-Elena...ok sono venuto per vedere te, per chi vuoi che sia venuto?-

 

Lei alza di scatto lo sguardo furibondo.

 

-Adesso mi hai vista, ora scusa ma sono stanca-

-Ho provato a cercarti-

-Ah sì? E quando?-

 

Lui si gratta la testa imbarazzato.

 

-Ecco-

 

Elena lo scruta severa. Poi lui sembra riprendersi e solleva la busta.

 

-Ti ho portato una cosa-

 

Gli occhioni imbronciati si spostano da lui alla busta con fare interrogativo.

 

-Del gelato, che per inciso sarà ormai sciolto e...ti presento Joe Black-

-Ma tu lo odi quel film-

-Non lo odio...è solo troppo lento, e poi piace a te -

 

Lei sente la tensione scivolarle via da sotto pelle mentre si scontra con le pozze chiare imploranti il suo perdono.

E cederebbe anche subito se una vocina nella testa non le ricordasse di non fare la Rory della situazione ed ecco che subito riscatta come rimonta la rabbia.

Indurisce il volto e lo supera.

 

-Grazie ma non ho fame..-

 

Sente che lui la segue fino a portico.

 

-Elena…-

 

Inserisce le chiavi nella toppa e apre la porta.

 

-Dai aspetta-

 

A quel punto la ragazza si gira verso di lui con lo sguardo impossessato.

 

-Aspettarti? E’ quello che faccio tipo…beh forse da sempre, ma no…che t’importa tu devi fare l’orgoglioso che mi tratta da schifo…-

-Elena..-

-….E senza peraltro informarmi che mi considera la sua ragazza, ma infondo io che ne so di queste cose sono una ragazzina che non si sa difendere dalle avance di un cavernicolo qualsiasi…ah no, certo visto che sto con uno di loro!-

 

La faccia paonazza per lo sforzo per poco non lo fa scoppiare a ridere e questo la manderebbe ancora di più in bestia, ma non può evitare di pensare che sia davvero bella tutta furente come lo è adesso.

 

-O forse non stiamo nemmeno insieme perché tu non mi parli, lo dici a terze persone e la cosa mi fa così arrabbiare…e ancor di più il non riuscire ad arrabbiarmi con te…-

-Beh…lo stai facendo ades….-

-E me ne sono stata l’ a fissarti che mi davi le spalle-

 

Non riesce proprio a fermare il suo fiume di parole e gesticolare con le chiavi di casa in mano, li sulla soglia aperta di casa.

 

-Avrei dovuto chiedertelo…se eri d’accordo e-

-No Damon, non c’è da chiedere nulla…non si chiede come a scuola “ehi ma stiamo insieme”? Ad un certo punto si fa qualcosa per farlo capire-

-Lo sai che non sono molto bravo con queste cose-

-E sai anche che non me ne importa un accidente delle definizioni…sai bene che mi importa solo di te….sono così…così innamorata di te, mi definisci, mi ferisci a tal punto che non mi serve avere un’etichetta….non adesso-

-Cosa hai detto?-

 

Gli occhi azzurri si allargano impercettibilmente illuminandosi a tal punto da riuscire a zittire Elena e privarla per pochi istanti del respiro; la guarda intensamente stupito, emozionato, come forse può fare un bambino la mattina di Natale.

Improvvisamente le muore in gola tutto il coraggio e la sfacciataggine sentendo le gambe tremare più che realizza di averlo detto per la prima volta ad alta voce.

Schiude le labbra per respirare Elena, per riappropriarsi dell’ossigeno che i fuochi azzurri stanno bruciando via e vorrebbe poter dire o fare qualunque cosa anziché ardere tra le fiamme di Damon.

 

Damon fa un passo capace di scuotere le fondamenta del suo cuore ed Elena deglutisce appena recuperando un barlume di lucidità mentale.

Ha bisogno di dirlo, di liberarsi il cuore, di rendere ancor più vero quel cova dentro da anni per lui al punto che le fa male fisicamente il petto, la opprime come macigno.

 

-Io…sono innamorata di te Damon-

 

E per un istante sente le spalle più leggere mentre finalmente gli dona il pezzo più importante di se stessa.

Per un istante si sente felicemente egoista per aver gettato su di lui il peso di quella rivelazione, tanto che non le interessa sapere se lui provi lo stesso, non è quello il motivo per cui glielo ha detto.

E Damon lascia cadere la busta per liberarsi le mani e afferrarle il volto e baciarla.

Baciarla come non ha mai fatto prima, senza remore, freni, senza la paura ad ottenebrargli i sensi o intasare la mente ed il cuore.

Ha bisogno di sentirlo quell’amore corrodergli la pelle, scavargli dentro, ha bisogno che la luce di Elena, di quelle semplici parole perforanti, gli invadano le tenebre e scaldino la carne.

Ha bisogno di lei.

 

E continua a baciarla spingendola leggermente dentro casa, chiudendosi la porta alle spalle, percorrendo ogni centimetro del suo volto mentre le mani di Elena scorrono timide e coraggiose fino all’orlo della maglia di lui sfilandola –finalmente – via.

Labbra che si fondono, respiri che si perdono, ansimi che rotolano sulla pelle del collo di Elena, lungo la linea del petto nudo di lui teneramente percorso dalle labbra calde intervallate da leggeri morsi che le gli lascia; mani che si cercano ora che lui la solleva di peso e lascia che allacci le proprie gambe ai suoi fianchi.

Mentre la conduce al piano di sopra, nel letto da ragazzina insicura, nell’intimità della sua stanza dove lui, in effetti, non è mai entrato,  le accarezza le cosce scoperte da quella gonna troppo corta e lascia che Elena gli morda le labbra, tiri i capelli.

Che lo divori.

 

E continuano quella nuova avventura volta a conoscere ogni centimetro nascosto dalle stoffe, dalla luce  e dai timori, ogni fibra di pelle, scoprire quanto corra veloce il cuore emozionato ed eccitato di lei, o come lui sorrida sbilenco quando sente i capelli e le labbra di lei pizzicargli la pancia.

Damon registra tutto, i suoi versi, i lamenti, lo sguardo carico e vibrante come forse non lo aveva mai visto prima d’ora. E sicuramente ricorderà tutta la vita il volto teso e felice nel momento in cui è entrato dentro di lei rubandole un respiro rotto, musica per le sue orecchie.

 

Non hanno contato le volte in cui hanno continuato ad amarsi quella notte finché la fronte di lui non si è posata stremata sulla spalla di Elena che dolcemente ha posato un bacio tra le piume corvine, accarezzandogli la schiena scolpita.

Dio, se non è ancor più bello di prima il suo Damon.

Sente la felicità scoppiarle da ogni poro, perforandole lo stomaco e quel momento in cui il peso di lui la schiaccia un po’ lo potrebbe definire la perfezione.

Il respiro irregolare di lui si calma, cullato dalle sue amorevoli carezze fin quando non gira la testa in cerca di quegli occhi chiari che tanto ama.  Damon si è tirato più su posando la testa sul cuscino e voltandosi di profilo per trovare il suo sguardo assonato e soddisfatto.

 

-Ciao-

-Ciao-

 

Con una mano le sposta la sua solita cioccia dispettosa, ma non smette di accarezzarle il resto del volto con tutto l’amore che ancora ha paura di gridarle.

Sono diversi adesso gli occhi di Damon, più azzurri, più intensi, più profondi e le fanno quasi paura se non fosse che ormai Elena adora quell’oscurità che lo accompagna. Lui respira profondamente come dopo una lunga apnea mentre a lei scappa un piccolo sbadiglio.

 

-Ehi, qualcuno qui ha sonno-

-Mm…un po’-

 

Le palpebre si fanno pesanti, ma Elena è così rilassata e al sicuro che lasciarsi andare al sonno è terribilmente invitante, tra le braccia del suo ragazzo.

 

-Allora dormi-

 

La tira meglio tra le sue braccia e le posa un bacio in fronte sentendola abbandonarsi a lui e per adesso Damon non ha davvero bisogno di altro.

 

 

 

 

 

Ok…lo so….due mesi….sono pazza, imperdonabile….sappiate anzitutto carissime adorate lettrici/recensore se così si dice che non abbandonerò mai questa storia, la porterò a fine e so già nella mia testa come andranno le cose, è tutto scritto, solo che va messo nero su bianco e per farli fatti bene questi capitoli mi ci vuole un sacco di tempo (più si cresce meno tempo si ha) ed anche ispirazione!!!

Quindi tranquille che non vi mollo, ma ho bisogno anche della vostra già abusata pazienza e fedeltà per andare avanti!!!

Siete fantastiche!

 

Sul capitolo….beh spero si commenti da solo, sappiate solo che la 7x22 mi ha iniettato una dose di ispirazione notevole, fanno più 5 secondi di scena “dedicata” al delena (  non aggiungo altro per chi non avesse visto), di una stagione intera di riferimenti e assenze.

Quindi andiamo avanti e aspettiamo il momento in cui li riavremo carnalmente insieme!!

 

A presto

Eli

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Capitolo 32
*** Se ancora non lo sai ***


Se ancora non lo sai

 

 

La luce del tiepido mattino filtra dalle tende color crema dissolvendo l’oscurità della notte appena trascorsa, ma non è quello a svegliare Elena dal suo sonno riposante ora che si sente leggera come una piuma; è piuttosto l’odore invitante di caffè che le fa pigramente aprire un occhio lottando contro il desiderio di dormire visto che è domenica e non ha il campo estivo.

Dopo un profondo sospiro allunga una mano tra le lenzuola nella parte destra del letto e il vuoto che trova le stringe lo stomaco facendole aprire gli occhi del tutto.

 

Damon non c’è.

 

Si alza lentamente facendo leva sulle braccia e sposta i capelli strofinandosi gli occhi appiccicati fin quando non si è abituata alla luce e si guarda intorno. La sveglia sul comodino segna le otto.

Forse è giù a prepararle la colazione; è tentata di piombare di nuovo sul cuscino speranzosa che lui salga col vassoio, ma non è un film romantico di quelli diabetici che piacciono tanto a Caroline e Damon non è tipo da colazione a letto.

 

Così si alza, afferra la camicia da notte finita per terra da qualche parte e infila rapida in bagno giusto per sciacquarsi il viso e darsi un tono. Non che a lui importi particolarmente del suo aspetto mattutino, ma visto che può evitare di farsi vedere proprio appena sveglia con le cispe ad appiccicarle gli occhi e i capelli arruffati, ne approfitta.

 

Quando scende finalmente giù prova a chiamarlo e si dirige in cucina dove l’odore di caffè si fa più intenso.

 

Ma lui non c’è.

 

In compenso sul tavolo vede un bicchiere da asporto e un sacchetto di carta del suo bar preferito e sorride appena.

Muffin e cappuccino.

 

D’improvviso squilla il telefono di casa e si dirige a rispondere.

 

-Pronto Elena?-

-Liz…ciao-

-Senti Caroline ha dormito da te? Stamattina quando mi sono svegliata non l’ho trovata nel suo letto ed ha il telefono spento-

 

La ragazza traballa un attimo, maledizione a lei poteva dirle che avrebbe dovuto coprirla, è andata via con Klaus, avrà passato la notte con lui.

 

-S...sì ecco ora sta ancora dormendo, ci siamo addormentate guardando un film da me e si vede che le si è scaricato il telefono-

 

-Ah…meno male, grazie Elena-

 

La sente sospirare sollevata.

 

-Fammi chiamare appena si sveglia e dille che saranno guai seri per lei!-

 

Quando chiude sospira a fondo maledicendo mentalmente Caroline e sperando vivamente che stia davvero bene e che sia con Klaus; inutile provare a chiamarla se ha il telefono spento ma potrebbe chiamare lui.

Più che altro a quell’ora avrebbe dovuto essersi già svegliata in preda al panico.

Sbuffa e torna in cucina a contemplare la sua solitaria colazione, mordendosi un labbro indecisa, così fa le scale in fretta per recuperare il cellulare e mandare un messaggio a Damon per farsi mandare il numero di Klaus.

 

E a proposito di Damon, ora che invia il messaggio con una certa fretta senza un neanche “grazie per la nottata…e la colazione” sente quella punta di fastidio morderle un po’ lo stomaco.

Forse è dovuto andare da sua figlia, ma poteva svegliarla invece di sgattaiolare via come un ladro. Sospira a fondo e poi si siede contemplando la tazza chiusa ancora fumante e dopo qualche attimo di incerta amarezza si decide a magiare pur essendole passato l’appetito.

 

Solo lei, il suo cappuccino, il muffin  e  il telefono in attesa di risposta.

Una  situazione piuttosto triste.

 

 

 

****

 

La sera prima

 

Quando è uscita dal cinema, la sera prima, aveva quel sorriso incontrollato che ha provato con tutte le sue forze a reprimere al solo pensiero che lui si fosse liberato dalla cena di lavoro per presentarsi come un ragazzino, da lei.

Perché a quale ragazza non farebbe piacere, non lusingherebbe, che un uomo mollasse tutto e tutti per passare una serata insieme?
 

Eppure lei non lo stava nemmeno aspettando, il che è bizzarro tra loro dove non sembrano mai cercarsi o attendersi, eppure si trovano sempre.

E visto che detesta quel film, dopo il benestare di Elena si è sentita libera di correre da lui. Beh non correre davvero perché le vere signore non corrono verso il proprio cavaliere; ed è così che si sente al fianco di Klaus, una principessa.

Sarà per quel suo fascino europeo o l’accento british che la sua famiglia, pur da qualche generazione ormai in America non sembra aver perso; sarà per la sua eleganza e cortesia così inusuali per un ragazzo del loro tempo, ma lui ha un modo di fare che la irrita e attira al tempo stesso.

 

E per adesso ha deciso di buttarsi e scoprire cosa può offrirle, così si liscia immaginarie pieghe del vestito giallo pallido e schiarendosi la gola si fa avanti verso di lui quando lo scorge fuori dalla macchina ad attenderla con quel suo dannato sorriso compiaciuto.

 

-Buona sera tesoro-

-Come mai da queste parti?-

-Beh….girava voce che ci fosse una fanciulla annoiata e così ho pensato di salvare la tua serata…-

-Molto cavalleresco-

-Sai quanto sia attento a queste cose-

 

Lei sorride divertita e sfugge per un istante ai suoi occhi chiari.

 

-E come pensavi di salvarmi?-

 

Klaus si scosta leggermente dalla macchina ed apre lo sportello invitandola a salire.

 

-Lascia che te lo mostri-

 

Dopo un breve istante di esitazione, Caroline si decide a salire in auto e si lascia guidare da lui appena fuori dalla città.

 

-Dove stiamo andando?-

-In un posto che ti piacerà-

-Ok…continua a fare il misterioso….piuttosto come è andata la tua cena?-

-Mmm diciamo…che è andata, soci noiosi di mio padre ai quali devo rispondere del mio lavoro…-

-E lui c’era?-

 

Azzarda quella domanda vedendo la sua mascella irrigidirsi appena.

 

-Come sempre, immancabile-

-Capito…-

-D’altronde è il Presidente della nostra società-

-Certo, beh come ha reagito alla tua fuga dalla cena?-

-Le cose importanti erano già state dette, non preoccuparti….-

-Non voglio metterti nei guai con lui-

 

Hanno parlato, qualche volta, di lui e di come Mikael non sia esattamente un padre amorevole; Caroline non riesce a capire il motivo e vorrebbe alle volte che Klaus si aprisse di più con lei, ma devono essere passi che lui deciderà di compiere spontaneamente.

 

-Oh tesoro, credo che tu saresti davvero il male minore nelle nostre litigate-

-D’accordo…-

 

Lo sguardo azzurro si riaccende di allegria e torna verso la strada.

 

-Allora??Vuoi dirmi dove mi porti??-

-Sei impaziente…aspetta…e vedrai-

 

Alla fine l’ha portata ai confini della vasta proprietà dei Mikaelson, hanno ettari di terreno nella periferia cittadina, tra bosco e prateria è così vasto che Caroline e Elena, quando andavano a giocare da Rebeka da piccole, dovevano girare in bici per poterlo attraversare tutto.

Hanno un antico fienile dove ci sono i loro cavalli, qualche volta lei ed Elena avevano potuto montarli insieme a Finn, il maggiore dei fratelli che insegnava a Rebeka.

In effetti gli anni di amicizia con la bionda erano stati belli fin quando non si erano allontanate al liceo.

 

-Siamo a casa tua-

-Beh siamo nel mio territorio…ma la casa è più lontana-

-Oh sì ricordo qualcosa…-

 

Klaus parcheggia l’auto dentro al piazzale all’imbocco del prato gettato completamente nel buio della notte, se non fosse per alcune luci in lontananza.

Caroline gli si avvicina mentre lo osserva, una volta scesi, prendere qualcosa dal bagagliaio.

 

-Un campo isolato, tu che apri il bagagliaio….chi dobbiamo uccidere?-

-Per adesso, solo la noia love-

 

Klaus accende la torcia e afferrando la mano di Caroline se la tira dietro per i campi fin quando non arrivano in prossimità del fienile.

 

-Avete ancora i cavalli-

-Si certo…se vuoi una volta andiamo a fare una cavalcata-

 

Le si illumina il volto al solo pensiero; poi lo osserva stendere una coperta sul prato e con un cenno della mano la invia a sdraiarsi. La bionda ovviamente esita prima di stendersi, ma lo sguardo limpido di lui la convince più di tutto il resto e così se ne restano sdraiati con lui che le racconta delle costellazioni, dell’universo e di quanto tutto lo stupisca ed è questo forse ciò che la affascina di più di lui, quando abbassa le difese e le consente di scorgere tutto quello che argina dietro ai suoi muri.

 

Hanno parlato per diverse ore fin quando Klaus non si è fatto coraggio e si è sporto verso di lei alla ricerca del suo sguardo e delle sue labbra.

E Caroline è rimasta come paralizzata appena il caldo respiro di lui le ha sfiorato la bocca fin quando non ha sentito la pelle fresca toccarla e per la prima volta, dopo tanto tempo, ha finalmente sentito il cuore galopparle nel petto.

Il bacio è stato approfondito con le mani intente a cercarsi, e forse sarebbero arrivati più a fondo se d’improvviso non fosse partito l’annaffiamento cogliendogli alla sprovvista.

Dopo il primo istante fatto di urla di Caroline e risate di Klaus, i due si sono alzati in fretta.

 

-Oh mio Dio!!!-

 

Per Klaus la vista di lei zuppa che strepita per il mascara che inizia a colare è troppo esilarante tanto che la sua risata gli impedisce quasi di muoversi.

 

-Cosa cavolo ridi!!!!!-

-Sei….sei-

 

Sta quasi piangendo dal ridere e questo gli costa un pungo di lei sull’avambraccio anche se la faccia di Klaus le genera dal nulla un sorriso finendo per scoppiare a ridere.

 

-Tu sei pazzo!!-

-Mai quanto te-

-Oh di sicuro lo sarò non appena ti avrò ucciso!!

-Beh…se ancora non lo sai…mi piacciono le tipe fuori di testa…Caroline-

 

Lui le prende un polso tirandola leggermente a sé e affondando nuovamente sulle sue labbra umide dimenticando l’acqua che si infrange contro di loro o quel leggero brivido causato dalla brezza serale.

E tra un bacio, una risata rotta a fior di labbra e la pelle d’oca per la troppa emozione traboccante si sono ritrovati nel fienile dove hanno finito per addormentarsi.

 

 

****

 

Quando ad Elena è arrivato il messaggio di Damon contenente semplicemente il contatto di Klaus, senza alcuna parola in aggiunta, ha dovuto reprimere l’istinto omicida nei suoi confronti per gestire prima di tutto la questione “sparizione” di Caroline; così deglutisce l’amarezza di quell’ansia che l’afferra ogni volta che si ricorda di avergli urlato di essere innamorata di lui e di averci fatto l’amore per ricevere silenzio e assenza in cambio.

 

Forse è quasi peggio di un visualizzato senza risposta.

 

Elena sospira e fa il numero di Klaus sentendo squillare a vuoto fin quando una voce impastata e confusa non risponde.

 

-Klaus, puoi passarmi la bionda che è al tuo fianco e che sta per fare una brutta fine?-

 

Dopo qualche istante di silenzio e un “è per te” in sottofondo, riconosce finalmente la voce dell’amica che nel sonno le risponde quasi distratta.

 

-Elena….-

-Ah buongiorno a te! Ringrazia che ho avuto la prontezza di coprirti con tua madre che…-

 

Non fa in tempo a finire la frase che uno strillo dall’altra parte del telefono le sfonda quasi il timpano.

Bene si è svegliata.

 

-Oh mio Dio ma che ore sono???Dov’è il mio telefono?-

-Care stai calm…-

-Elena che ti ha detto mia madre? Che le hai detto? Mi ucciderà-

-Ehi ti porto a casa ma-

-No sei pazzo portami da Elena subito, se torno a casa in queste condizioni lo capirà-

 

Elena intanto continua a rimanere attaccata al telefono in silenzio, sorbendosi quel fastidioso siparietto tra i due piccioncini aspettando che finiscano di bisticciare; e in quell’attesa la sua testa torna lì, al vuoto allo stomaco causato dalla fuga mattutina di Damon. Quando finalmente hanno deliberato che Klaus porterà Care a casa di Elena, la mora attacca e fissa lo schermo del cellulare senza notifiche di nessun tipo.

 

Sbuffa di nuovo e lascia andare la testa sul tavolo sconfortata, sarà una nuova lunga giornata.

 

 

 

***

 

 

 

-Non so se voglio sapere-

 

Elena è seduta sul proprio letto a fissare il soffitto mentre ascolta Caroline che dalla sua doccia le narra della sua nottata con Klaus. La bionda ha chiamato sua madre dal fisso di Elena così da tranquillizzarla e le ha promesso di farsi trovare a casa per quando smonterà il turno; arriva in camera dell’amica coi capelli avvolti in un asciugamano e si tampona con l’accappatoio.

 

-E quando è partito l’impianto di irrigazione….è stato strano, insomma sai quanto tempo io dedichi a farmi i capelli eppure…eppure in quel momento non mi importava-

 

Elena si tira seduta osservando l’amica perdersi trasognante nel ricordo di quella sera e pensa di non averla mai vista così.

 

-Wow…Klaus ti piace proprio tanto eh…-

-Cosa? Adesso non esageriamo su...insomma….si certo è affascinante e…e mi trovo bene e…-

 

Elena ridacchia osservando la sua faccia colorirsi e l’agitazione prenderla, poi la bionda per stemperare la tensione inizia a vestirsi.

 

-E ti piace-

-Sì ok mi piace! Ma questo non significa nulla di più…adesso voglio solo divertirmi e passare una bella estate, infondo lui è stato perseverante e se lo è meritato!-

 

Ed ecco che di nuovo Elena sente quella punta di invidia che tenta di mascherare, ma la bionda non si lascia sfuggire niente.

 

-E te? Mi dici cosa è successo?-

-Niente-

-Elena, pensavo avessimo fatto un patto…basta fare le misteriose-

 

Gli occhi scuri si perdono di nuovo sulle pareti della camera, ma Caroline ha ragione, sono amiche e deve poterle confidare anche quando Damon la ferisce.

 

-Avevamo “non litigato” alla festa-

-Sì me lo ricordo…non per dire ma…te l’avevo detto che con Mason sarebbe finita così-

 

Elena fa una smorfia poi riprende il suo racconto.

 

-Non si era fatto sentire tutto il giorno e ieri sera, dopo il cinema, quando sono rientrata a casa…me lo sono trovato sul portico con gelato e dvd per me-

-Tsk….tipico dei Salvatore….sanno sempre quali carte giocarsi-

-Si e io come una scema ci casco sempre-

-E poi?-

-E poi….beh mi sono arrabbiata, gli ho detto quello che pensavo tra cui che sono innamorata di lui…-

 

Caroline rimane in silenzio a fissarla.

 

-E?-

 

Gli occhi azzurri si allargano incitandola a proseguire e riceve di contro un’occhiata torva.

 

-Come sarebbe “e”….hai sentito che ho detto?-

-Certo non sono sorda! Ma poi che è successo?-

-Come che è successo…gli ho detto che sono innamorata di lui!!!-

-Elena…non mi stai dicendo nulla di nuovo scusami se non salto sul letto-

-Si ma dirlo a lui è diverso-

-Se ancora non lo sapeva è proprio scemo…come te del resto-

-Oh, tante grazie-

-Insomma mi dici che è successo dopo?-

-Abbiamo fatto l’amore-

-OHHHHHHHHHHH!-

 

Elena sobbalza per lo spavento.

 

-Ma che ti prende???-

-Finalmente!!!!!Temevo di morire prima di assistere a questo momento-

-Tu non hai assistito-

-Beh hai capito che intendo…insomma….come è stato?-

 

Elena arrossisce di colpo e si ravvia i capelli nel suo tipico gesto imbarazzato.

 

-Beh….è stato…ecco-

 

Si fissa le mani ripercorrendo la sera prima e si scopre quasi a tremare.

 

-Io sono innamorata di lui Caroline, questo rende il rapporto fisico….diverso, non mi sono mai sentita…così…però stamattina lui non c’era più-

-Che significa non c’era più????-

-Sei un po’ lenta stamani…-

-No sei tu che sei criptica…avanti!-

-Significa che non c’era…mi aveva lasciato la colazione sul tavolo della cucina-

 

Caroline sembra perplessa e poi sospira sedendosi accanto all’amica.

 

-Ok, sai che non sono proprio team Damon ma….Elena dirò una cosa…o forse due, comunque cose che non dico spesso su di lui-

 

Elena la guarda come se fosse tipo preda di qualche impossessamento strano.

 

-Damon è un padre, non può passare la notte con te e non preoccuparsi per la figlia….vedrai che è andato da lei anche perché sennò non si spiega la colazione che ti ha lasciato-

-Mm…-

 

La mora imbroncia leggermente lo sguardo.

 

-E lo pensi anche tu, sei sempre la prima a difenderlo!-

-Lo so ma-

-E poi sono appena le otto e mezzo del mattino….dagli tempo…comunque io te l’avevo detto-

-Caroline-

-Se stai con uno che ha una figlia ti prendi anche tutti i contro di questo, incluso il fatto che lei avrà sempre e giustamente la precedenza…il che significa che potrebbe passare molto tempo prima che tu e lui possiate passare una intera notte insieme, sicuramente dovrà accadere a casa sua per farlo stare tranquillo-

-Ma che stai dicendo-
-Sto immaginando lo scenario di un rapporto con uno che in un certo senso è già impegnato-

-Lily non è mai stata un problema per me, sai che la adoro è quasi come una-

-Oh ti prego non dire quella parola, non finire questa frase almeno non fino a quando non compirai 25 anni-

 

Caroline si alza dal letto e riafferra le sue cose.

 

-Ok adesso vado a prendermi una partaccia da mia madre….ti chiamo più tardi-

 

Quando l’amica esce di casa, Elena avverte l’urgenza di buttarsi sul letto e rimanerci fino a un tempo indefinito.

Se non fosse che il campanello suona di nuovo.

 

Apre la porta controvoglia e con sua grande sorpresa, di nuovo, eccolo lì.

Damon, stavolta con in braccio la piccola Lily che tra un mese compirà un anno e le sorride balbettando parole a caso.

 

-Buongiorno principessa-

-Ehi-

 

Lui le sorride e fa un passo avanti quando Lily butta le braccia verso la ragazza che si illumina alla vista della piccola e la prende in collo parlandole dolcemente, poi si volta un po’ più scura in volto verso il padre della bambina.

 

-Cosa ci fai qui?-

-Siamo venuti a prenderti-

 

Elena cruccia lo sguardo.

 

-A prendermi?-

-Sì andiamo al mare….noi tre-

 

Lei sembra non capire, al mare dove? E perché è piombato adesso dal nulla? Tutte le volte che pensa di averlo capito, ecco che fa qualcosa che stravolge tutto.

Forse è per questo che lo ama, o forse non sa davvero dire quale sia il motivo è proprio quello il punto.

 

-Ma….ci vuole un sacco di tempo, almeno due ore-

-Non guiderai tu-

-Intendevo dire che è distante-

-C’è sempre un sacrificio da compiere per qualcosa di meglio, no?-

 

Elena fa per protestare, ma Damon si allunga verso di lei baciandola dolcemente e poi prende Lily dirigendosi in salotto.

 

-Vai a prendere le tue cose, se ti sbrighi per le undici siamo in spiaggia-

-Devo prendere molte cose lo sai spero-

-Tipo? Costume e….boh telo-

-Damon andiamo al mare, mi serve la borsa da spiaggia, il costume, il ricambio, un cappello, il telo, la crema solare, il bagnoschiuma….-

-Cosa te ne fai di tutte queste cose???-

 

Lei incrocia le braccia perplessa.

 

-Cosa ti sei portato per la bambina?-

-Beh…ovviamente….la sua borsa con pannolini, salviette, il biberon-

-E un costumino? Vorrai farle fare il bagno, e poi tutta quella sabbia…-

-Sono bambini, possono stare senza-

 

Lei alza gli occhi al cielo.

 

-E la crema solare con la protezione alta per bambini? Un bagnoschiuma per lavarla? Un cappellino? Una maglina da metterle se c’è troppo sole??-

-D’accordo signorina Rotterhmeier!!! Per strada mi fai una lista e ci fermiamo a prendere queste cose ma adesso muoviti!-

 

Lei sorride divertita e scappa per le scale facendo già la lista di tutto quello che deve prendere. Si arrangerà vista la fretta; ma adesso è troppo contenta anche se vorrebbe comunque menarlo.

Mezz’ora dopo, con Damon che si è curato di chiudere casa Gilbert visto che fosse per Elena lascerebbe aperto con tanto di invito per i ladri, sono in viaggio lungo le assolate strade della Virginia a finestrini aperti e un sorriso complice. Lily si sta addormentando ed Elena si è appuntata tutto quello che devono prendere per la piccola non appena si fermeranno vicino al centro commerciale per fare benzina.

 

E Damon si è un po’ lasciato cullare dalla sua impeccabile attenzione al dettaglio, respirando la sensazione di completezza che gli dona avere accanto una persona che si occupi di sua figlia, di lui, che riempia quegli spazi che lui non sa riempire, che semplicemente ci sia nel modo dolce, un po’ goffo e genuino in cui c’è Elena.

Anche adesso che la guarda con la piccola in collo mentre le mostra dei graziosi costumi, lui che non ci aveva nemmeno pensato al fatto che potessero esistere costumi da bambini così piccoli, o mentre sceglie con cura la crema solare, e pensa che è così tremendamente bella nel suo abito leggero da mare e sorride spensierata a Lily che ha appena fatto qualche faccia buffa.

 

Adesso lascia che il suo cuore si riempia di lei e di quell’amore che ancora non sa esprimerle, forse per la paura folle di perdere pure lei, la sua Elena.

 

Sospira a fondo e la incita a sbrigarsi ricevendosi una frecciatina che nasconde un’amarezza la cui origine indagherà più tardi.

 

 

****

 

 

Damon le ha portate in una piccola baia in uno dei punti della costa più agilmente raggiungibili in poche ore da Mystic Falls, la spiaggia è a ridosso della vegetazione brulla tipica delle coste della Virginia e ci sono file di piccole case a schiera che danno direttamente sul mare, tutte di colori pastello.

L’aria è piacevole con un filo di vento e la ragazza respira quell’odore salmastro che non ha occasione di percepire così spesso.

 

-Adoro il mare-

-Bene…-

 

Damon slaccia Lily dal seggiolino e la ragazza lo raggiunge prendendo la piccola mentre lui afferra le loro borse e lo segue lungo il vialetto fino ad una delle case a schiera sul mare.

 

-Dove stiamo andando?-

-Vedrai-

 

Damon estrae le chiavi di tasca e apre la porta.

 

-Hai affittato una casa per un giorno?-

-No-

-E come fai ad avere le chiavi????-

-Perché questa casa è di famiglia Elena…-

-Cosa?-

 

Quante cose non sa di lui? Stefan non le ha mai parlato di una casa al mare, forse una volta di un posto dove andavano da piccoli ma non pensava lo avessero ancora.

 

-Non ci veniamo mai, Ric la usa abbastanza, ma penso che potrebbe essere carino portarci Lily d’estate, come facevamo io e Stefan da bambini-

 

Lui apre finestre e tende per cambiare l’aria, la casa è arredata in modo semplice, si vede che c’è tocco di sua madre e lei gironzola sperando di scorgere qualche vecchia foto.

 

-Allora? Andiamo in spiaggia-

 

Ma Damon la richiama e annuisce.

 

-Prima lascia che io e questa signorina ci sistemiamo, credo che lei inizi ad avere fame-

-Ok allora le preparo un piccolo spuntino-

 

Elena sorride e va in cerca della camera in cui poter cambiare lei e poi la piccola che ormai strepita per poter camminare, fa progressi ogni giorno, adesso le basta tenersi con una sola mano e va velocissima.

Mette Lily sul letto che si stropiccia gli occhi chiari, alla fine non ha dormito molto in macchina e sono le 11, l’ora per farsi una dormitina.

 

-Ehi, qui qualcuno ha sonno-

 

Approfitta della tranquillità momentanea della piccola per estrarre il costume dalla borsa e cambiarsi, ma non fa in tempo a rimettersi il vestito che Lily vuole essere presa in collo, ulteriore segno della sua stanchezza.

Così Elena con molta pazienza cerca di farla addormentare e stranamente non ci vuole tanto visto gli sbadiglioni della piccola.

 

Quando Damon sale su a cercarle, trova Elena in costume e per un attimo deve sforzarsi di mantenere una certa calma alla vista del suo bellissimo corpo in vista, che sta mettendo la piccola al centro del lettone con i cuscini ai lati. Si volta lentamente trovandolo alle sue spalle.

 

-Si è addormentata-

-Lo vedo-

 

Torna con lo sguardo sulla sua ragazza e posa le mani sui suoi fianchi freschi, sentendola rabbrividire per quel contatto.

 

-Mi sa che dovremo posticipare il mare….-

-Beh…ci sono diversi modi in cui ammazzare il tempo….-

 

Le iride nere si allargano curiose.

 

-Ad esempio?-

 

Il sorriso complice di Damon rotola sulla pelle di Elena adesso che avvicina le labbra al suo collo scoperto, gustandosi i suoi respiri sommessi.

Poi le afferra gentilmente una mano e se la tira dietro scendendo al piano di sotto, va bene tutto ma non può pensare di fare con lei quello che desidera, in presenza di Lily.

 

-Dove stiamo andando?-

 

Si ferma nell’ampio soggiorno in cui spicca un largo divano grigio chiaro su cui corrono veloci gli occhi chiari di lui.

 

-Qui…in modo che io possa fare questo-

 

La bacia dolcemente poi si allontana di qualche centimetro per bearsi dello sguardo carico di lei.

 

-O questo-

 

Affonda di nuovo sulle sue labbra con più vigore forzandola a schiuderle per lui.

 

-Damon…-

-Cosa…-

 

Lei fa una leggera pressione per allontanarlo.

 

-Che succede-

-Niente solo che…non lasciarmi sola stavolta-

 

Damon la guarda perplesso come non capendo subito il collegamento, ma poi osservando il suo sguardo leggermente timido e triste, capisce che si sta riferendo alla sua fuga mattutina. E se solo potesse descriverle quanto avrebbe voluto tenerla stretta a se al suo risveglio, a quando alle cinque il primo tiepido calore del mattino ha fatto capolino dalle tende chiare svegliandolo e si era trovato a respirare il profumo di Elena rannicchiata nel suo abbraccio, a come si sia sentito a doverla lasciare senza volerla svegliare perché egoisticamente in quel momento per lui non c’era niente di più perfetto di lei addormentata e felice.

 

Se solo potesse, forse capirebbe.

Ma non è giusto perché è un suo sacrificio, è per sua figlia e non vuole usarla come scusa o peggio come ostacolo tra loro.

 

-Te lo prometto Elena, non ti lascerò più-

 

E l’intensità di quell’azzurro tornato a splendere limpido per lei smuove ancora qualcosa dentro il suo giovane cuore, portandola a tentare di controllare quell’amore straripante che vorrebbe gridargli con tutta se stessa, ma riesce solo ad alzarsi in punta di piedi e baciarlo ancora, provando a raccontargli tutto il suo amore attraverso i loro baci, i loro respiri.

Damon l’afferra gentilmente e la conduce sul divano dove consumano altre ore di amore e stavolta Elena sa che sarà al suo fianco.

 

Così la loro giornata passa tra mille baci, passione esplosa durante i sonnellini della piccola e riuscendo anche a stare il pomeriggio al mare con Lily che impazzisce al primo contatto con la sabbia ritraendo inizialmente i piedini per la strana sensazione fin quando non scopre, dopo qualche esitazione, il mare e starà tutto il tempo con Elena e Damon a giocare con le formine in riva.

 

E la sera Damon le propone di rimanere a dormire al mare, potranno ripartire domattina presto.

Lily è tra loro due non avendo il suo lettino dormirà con loro, è già crollata e loro due si studiano nell’oscurità della stanza, bisbigliando per non svegliarla.

 

-Lo sai vero che non posso fare tardi-

-Ho messo cinque sveglie e non ti preoccupare che Lily già alle sei rompe-

-Alle sei?-

-Sono bambini, hanno ritmi diversi-

-Accidenti-

-Già….comunque…pensavo…potremmo tornarci tutto il prossimo fine settimana-

-Mi sembra una buona idea-

-Comprerò un lettino-

-Ci sono da campeggio, l’ho visto al centro commerciale

-Perfetto-

-Cosa vuoi fare per il compleanno di Lily?-

-Dobbiamo parlarne adesso?-

-Beh sei voluto andare a dormire come i vecchi io non ho sonno-

-Sei tu che ti sei messa a letto-

-Si ma per addormentare Lily-

-Pensavo fossi stanca….vista la molta attività fisica-

 

Si lanciano uno sguardo complice e lui per poco non scoppia a ridere per la sua faccia imbarazzata.

 

-Non dire queste cose davanti alla bambina-

-Non ho detto nulla-

-Cretino-

-Ehi, non dire queste cose davanti alla bambina-

 

Elena vorrebbe colpirlo, ma Lily ostacola i suoi movimenti, così allunga un piede sotto le lenzuola per pizzicarlo.

 

-Se fai così sarò costretto a trascinarti fuori dal letto-

-Ah sì?-

 

Lei lo stuzzica un altro po’ ridacchiando sommessa per la sua faccia in difficoltà.

 

-Elena….-

-Non pensavo di farti tutto questo effetto-

-Non lo avevi ancora notato?-

-Beh sì ho visto che hai un certo debole per me-

 

Lui scuote la testa, allungando una mano sopra le loro teste per sfiorare i capelli.

 

-Se ancora non lo sai Elena, non ho solo un certo debole per te-

-Ah no?-

 

Lei continua a deriderlo, ma lo sguardo di Damon nella penombra della stanza si fa improvvisamente grave, bloccandole il respiro gelato dai mari artici che la scrutano in profondità.

 

-Se ancora non lo sai….io sono innamorato di te, Elena-

 

 

 

 

 

Salve salve gente che gran caldo e io sono sempre in super in ritardo, lo so!!!

 

E’ inevitabile lo sapete, le mie ore a disposizione per scrivere sono sempre meno è quasi impossibile e a lavoro ho un periodo pieno per non parlare del fatto che adesso mi devo rimettere a studiare!!!!!!! Sarà un vero incubo, però forse mi darà di nuovo tempo per scrivere e partorire tutti i pensieri melensi che mi girano per la testa, sarà colpa dei troppi video delena che mi sparo per trarre ispirazione per le mie storie, visto che TVD ha remato contro di noi in ogni modo in questa ultima stagione.

Comunque sappiate che questa cosa di Nina che è tornata a prestare la sua voce mi ha intenerita troppo e credo che ci scriverò qualcosa sopra, se trovassi il tempo!!!!

 

Bando ai discorsi, questo capitolo è l’apoteosi della dolcezza, stucca pure me rileggerlo però ci stava, ne sentivo il bisogno soprattutto di dare un po’ di spazio ai klaroline e a questo particolare momento che si stanno vivendo mentre i delena…beh non c’è verso rubano comunque la scena.

Ma siccome il dramma è sempre in agguato godetevi questa iniezione di insulina!!!!

 

Vi aspetto e vi ringrazio come sempre della vostra immensa pazienza, vi adoro tutte!!!

Baci

Eli

 

 

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Capitolo 33
*** Non c'è nessuno ***


“Non c'è nessuno che ama la luna
come le stelle del ciel.
Non c'è nessuno che ama la riva
come le onde del mar!
Anch'io ti amo lo sai:
vorrei sempre restare con te
e invece devo partir
ma l'amore non deve finir.
Anch'io ti amo lo sai:
vorrei sempre restare con te
anche se tu partirai
resteremo insieme perché
Quando tramonta lontano la luna
resta l'attesa nel ciel;
quando scompare lontano la riva
resta l'attesa sul mar”

(Non c’è nessuno- Guido Clericetti)

 

Non c’è nessuno

-Come fa quella canzoncina che canti sempre a Lily?-

La voce assonnata di Damon risuona sommessa dal ticchettio della pioggia battente contro le vetrate della finestra di camera loro nella casa al mare, fuori è in atto un tipico temporale estivo che passa come una furia nel cuore della notte lasciando al mattino un’aria rinfrescata e la sabbia scura zuppa di acqua.

Elena, accoccolata sul suo petto intenta a disegnare, nella penombra della stanza, invisibili cerchi sul petto nudo del suo ragazzo, alza leggermente la testa per cercare gli occhi chiari persi nell’oscurità.

Le dita di Damon scorrono gentili tra i fili di seta color cioccolato nei quali ogni tanto lascia dei baci sospirati.

 

-Quella della luna e del mare?-

-Sì quella…è molto dolce-

-Me la cantava mia madre-

-Ti piace molto…-

 

Elena si sistema meglio alzando la testa e posando il mento sulle mani giunte sul petto di Damon per cercare il suo sguardo e lo trova ad attenderla, lui si inclina appena per baciarle la punta del naso.

 

-Si infatti-

-E come mai…?-

-Beh, un po’ perché è un ricordo d’infanzia…un po’ per quello che dice-

-E che cosa dice-

-Come mai tutte queste domande?-

 

Un sorriso leggero incurva le labbra di Elena e le iridi scure si accendono curiose.

 

-Perché piace a te, mi interessa tutto quello che ti riguarda, Elena-

 

Il sorriso si spegne lasciando il posto ad un immenso stupore per l’intensità delle sue parole. Reclina la testa vinta da una piccola vena di imbarazzo coi capelli che scivolano sul volto abbronzato e Damon prontamente solleva la ciocca e le sfiora dolcemente i lineamenti per poi afferrarle il mento e portare le labbra sulle sue. Poi si stacca in attesa di lei.

 

-Parla dell’attesa, un’attesa intessuta nel tempo che riflette l’amore. Non c’è nessuno che ama la luna come le stelle del ciel…significa questo, la natura delle stelle è tutta tesa verso la luna, infatti conclude dicendo che quando tramonta lontano la luna resta l’attesa nel ciel…perché è questo che accade quando si ama, c’è una ultima attesa che tiene vivo l’amore…mi piace per questo, perché descrive nel modo più semplice il concetto di amore-

 

Le palpebre di Damon si fanno pesanti per qualche istante, cullate dalla voce roca di Elena che lo osserva intenerita. Sorride quando le iridi azzurre si riaprono attente su di lei.

Lui stringe la presa intoro a lei tirandola più contro di sé.

 

-Vieni qui…luna…-

 

Lei sorride divertita da quel nomignolo carico di significato e posa un bacio sul petto di Damon facendolo sussultare a causa dei capelli che lo accarezzano. Sente già l’aria cambiare, la temperatura salire e un formicolio conosciuto svegliare i sensi pigri; così cerca i suoi occhi e trova quelle labbra profonde come gli abissi del mare nelle quali affogare ed Elena le schiude consentendo alla sua lingua di intrecciarsi e accarezzare la sua mentre le mani scorrono sulla pelle di velluto scendendo lungo la schiena fino a sfiorarle i glutei e issarla sopra di sé.

Sono già pronti entrambi, ma Elena lo bacia tutto lasciando una scia di baci e sospiri lungo il collo, nell’incavo delle sue bellissime clavicole, sul petto fino a sfiorare l’ombelico per poi ritornare su e farsi afferrare da lui che ribalta i ruoli adagiando svelto la sua Elena con la schiena sul materasso. Trova i suoi occhi e vi affonda dentro mentre le mani spostano i capelli, scendono verso i seni sfiorandoli e rubandole un respiro strozzato con la schiena che si incurva per invitarlo a stringere la presa e farla sua.

E dopo attimi di torture languide fatte di carezze, piccoli morsi, baci famelici e risate strozzate Damon è affondato dentro di lei inghiottito dal loro amore consumato, per poi riaddormentarsi vinti dalla stanchezza.

 

 

***

 

 

E’ stata un’estate intensa e bellissima.

Luglio passato ogni fine settimana alla casa al mare che è tornata ad essere più vissuta, più viva a dimensione di famiglia, ma anche di amici. Qualche weekend si sono uniti Stefan, Caroline e Bonnie, con i fratelli Mikaelson che li raggiungevano la prima sera; qualche volta solo lui, Elena e Lily.

E l’aver ricordato ai Salvatore dell’esistenza di quella casa ha fatto sì che a turno la sfruttassero pure Ric e Jo, e Stefan che ci portava non più tanto di nascosto Rebeka, oppure per fare qualche giorno al mare con i suoi amici. Insomma è stata un po’ il punto di pace per ognuno di loro in cerca di riposo e svago.

 

E le prime due settimane di Agosto invece si sono praticamente trasferiti là portando anche Giuseppe che ha acconsentito, dopo varie resistenze, per stare con loro una settimana intera. E l’uomo può dire di non aver mai visto suo figlio così felice, così sereno e per la prima volta da dopo la malattia di sua moglie, da quando aveva deciso che lui fosse il capro espiatorio su cui addossare e riversare la sua rabbia, Giuseppe si scopre felice nel vedere Damon brillare per l’amore di questa ragazzina imprevista.

E lui deve ammettere di essersi anche divertito con sua nipote che proprio a fine Agosto, il 26, compie un anno, nel portarla sulla spiaggia, nell’aiutarla in quelle cose che non gli erano mai interessate neppure coi suoi figli come fare le formine di sabbia o ridere sulla riva mentre scappavano dall’acqua del mare quando s’infrangeva sulla battigia.

 

Sono rientrati dopo ferragosto, i genitori di Elena tornano il 20 ed inoltre lei deve iniziare a sistemare le sue cose dato che il 23 agosto deve tornare al college, è in un nuovo dormitorio e lei e Bonnie dovranno fare il consueto trascolo. Ma tornerà per il compleanno della piccola Lily ovviamente.

Così l’ultima sera al mare, il 19, Giuseppe si era offerto di badare alla piccola per lasciare che i due potessero andare a cena fuori nel ristorante di pesce con la terrazza che dava sul mare che in quel mese era diventato il loro preferito.

 

19 Agosto

 

E’ una serata calda, non particolarmente umida, con la brezza marina che odora di sale in arrivo dalle scure acque dell’oceano filtrante dalle finestre aperte della camera dove dormono Damon, Elena e la piccola Lily. La ragazza si sta mettendo gli orecchini mentre Damon l’attende al piano di sotto, non sa perché abbia una certa agitazione addosso, ogni tanto se si ferma a pensarci le sembra quasi impossibile che lei e Damon stiano insieme.

Ufficialmente sono due mesi, ma a guardare indietro alla loro storia è da tutta una vita che lo cerca, che lo aspetta, che si sente così legata a lui; un amore cresciuto nel silenzio del tempo tessuto dall’attesa, con pazienza, come se la sua natura stessa consistesse nel vivere in attesa di lui.

 

Le viene in mente quando canta una ninna nanna a Lily che parla dell’amore delle stelle per la luna, come delle onde del mare per la riva, entrambe in attesa del loro ritorno per sentirsi complete. Sorride tra sé e afferra la borsetta a tracolla per raggiungere il suo Damon.

 

Al piano di sotto, intanto, Damon ha appena finito di dare da mangiare a Lily e le sta pulendo il volto sporco di gelato di cui la piccola va pazza e ogni tanto dopo pranzo o cena, le da un biscotto ripieno di gelato alla cioccolata e fior di latte. La prende dal seggiolone e le da il biberon con l’acqua per poi metterla a terra e osservarla mentre ciondola nel suo precario equilibrio per camminare verso il nonno, seduto in sala ad ascoltare il telegiornale.

 

-Bravissima principessa…ehi, piano!-

 

Gli viene da ridere alla vista del sorriso di sua figlia alla quale l’impresa di camminare, per noi adulti così banale, sembra una gigantesca conquista che la diverte più di qualunque altro gioco. Sono in corridoio e Damon la segue a pochi passi leggermente inclinato per afferrarla in tempo nel caso dovesse sbilanciarsi e cadere; si è già sbucciata diverse volte nella sua impresa difficile di imparare a camminare. Non vede l’ora Damon di vederla correre, saltellare, di ascoltare quella sua vocina acuta pronunciare più scanditamente le parole, gli si stringe il cuore ogni volta che lo chiama balbettando un “daddy” impacciato che emerge dai suoi piccoli polmoni quando il suo bisogno del proprio padre le esplode negli occhi chiari.

 

-Mi sembra giusto facciamo una piccola pausa…ecco bevi prima di riprendere a camminare, prendo io questo-

 

Lily beve cercando di rimanere in piedi con le gambe leggermente divaricate per mantenere la stabilità e vorrebbe anche camminare, ma intuisce di non essere pronta per fare due cose così complicate insieme. Damon le afferra dalle mani il biberon con l’acqua per poi lasciarla libera di continuare il suo impacciato incedere quando il rumore dei tacchi dei sandali avorio di Elena attira il suo sguardo verso le scale alla sua destra.

 

Da prima scorge le caviglie nude dalle quali lentamente sale lungo il profilo perfetto delle sue gambe avvolte in una gonna nera di velo lunga con uno spacco generoso che mostra, nella sua trasparenza, la linea delle cosce e sopra un top fine color senape, fino ad incontrare le labbra piene rese ancor più invitanti dal rossetto mat scuro per trovare finalmente la strada di casa, verso gli occhi scuri che brillano non appena incrociano i suoi, incantati da lei. Esita un attimo Elena, sul penultimo scalino come se il potente ghiaccio del suo amore l’avesse paralizzata; poi sorride timida e riprende a scendere raggiungendolo ora che si è tirato su scordandosi per un attimo di sua figlia.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

Damon fa un passo coprendo l’insopportabile distanza che li divide portando le sue mani sul volto di Elena, timoroso di sfiorarla con la paura quasi di rovinare il bellissimo fiore schiuso sotto ai suoi increduli occhi.

 

-Sono pronta-

-Lo vedo-

-Posso avere un bacio?-

-Temevo di sciuparti il rossetto-

 

Elena rotea gli occhi al cielo arrossendo visibilmente, riesce sempre a fare il buffone e porta le proprie mani intorno al collo per farsi più vicina.

 

-Ma è quello che voglio-

 

Lui porta una mano a spostarle una ciocca e torna con le iridi artiche dentro le sue che si illuminano limpide.

 

-Mi basta poterti guardare Elena-

 

Un brivido caldo sfiora la pelle di Elena facendola rabbrividire per l’intensità delle sue parole e della fredda dolcezza che le riempie il cuore. Si sente leggera e felice come non mai, così si allunga lentamente per posare un leggerissimo bacio sulle labbra di Damon e sorride per poi staccarsi quando sente la voce di Giuseppe che parla allegro con la nipotina arrivata da sola dal nonno. Damon si riprende e si volta verso il salotto.

 

-Accidenti, Lily mi è sgattaiolata via-

-Andiamo…-

 

Ridono entrambi e si dirigono a salutare Giuseppe e la piccola per poi uscire.

 

La cena è stata semplice, bella, il tavolo vista mare e loro due sempre più innamorati con Damon stranamente allegro e in vena di battute, hanno parlato del compleanno della piccola, della festa per il primo anno che Elena vorrebbe organizzarle e lui che ha tentato di dissuaderla perché il college è più importante. E poi c’è anche il suo di compleanno, è un’estate di festeggiamenti la loro e lei ha insistito per non far nulla di particolare, solo stare con lui. E’ tutto ciò che Elena vorrebbe, e più ci pensa più le fa male il cuore, il petto, al pensiero di una qualunque cosa che potrebbe frapporsi tra loro.

 

Ogni tanto, in quelle sere d’estate al mare quando le capitava di sentire Lily agitarsi nel lettino e si alzava di soppiatto senza svegliare Damon, la trovava sveglia a fissare l’oscurità e la prendeva in braccio canticchiandole la canzone che parlava delle stelle e del mare e rimaneva così talvolta con la piccola addormentata in collo e lei seduta sul letto accanto al bellissimo uomo di cui è innamorata chiedendosi se lui l’avrebbe amata davvero per tutta la vita, perché in quei momenti a Elena non sembrava possibile vivere senza di lui.

 

Dopo cena sono andati a fare una passeggiata per le vie del centro e poi Damon l’ha trascinata sulla spiaggia costringendola a togliersi i tacchi e tornare a farsi piccola di fianco a lui; hanno camminato in direzione di casa loro da cui si accede anche dalla spiaggia e hanno riso come due pazzi guardando quel cielo pieno di stelle, intente a brillare attorno alla luna. Ed Elena ripensa a quella canzone che canticchia a Lily “quando tramonta lontano la luna, resta l’attesa del ciel” e voltandosi verso Damon si sente così, in attesa di lui per tornare a brillare.

 

-Ma tu sei matto!-

-Cosa? No di certo-

-Damon….non puoi continuare ad indagare in questo modo su Fell, scopri le tue carte! O parlane con mio padre-

-Tuo padre? Il mio più grande fan, giusto?-

 

Elena lo ammonisce con lo sguardo mentre le loro mani intrecciate molleggiano in un gioco di strattoni e avvicinamenti.

 

-Cosa farai quando non sarò qui a sorvegliarti? Lo rapisci e lo torturi per farlo confessare?-

-Vedi perché siamo una bella squadra? Perché sei matta come me!-

 

Allarga quelle iridi troppo azzurre che si perdono nell’oscurità della battigia e lo colpisce con la borsetta.

 

-Non fare lo scemo! Non voglio finire a venire a portarti le arance in carcere-

-Non esagerare-

-Damon, io non ti voglio perdere-

 

Lui si ferma all’improvviso e con una mossa secca la tira a sé prendendole il volto tra le mani e osservandola grave.

 

-Questo non accadrà, mai-

-Allora ti prego….stai attento…-

-Tranquilla ragazzina, ti amo troppo per liberarmi di te-

-E io ti amo troppo per perderti-

 

Lui sorride felice e affonda le labbra sulle sue in un bacio covato ed atteso da tutta la sera; l’ardore e la passione scaldano la pelle e infiammano i cuoi al punto che le mani di Damon iniziano a vagare più furtive lungo la figura di Elena, perdendosi tra i capelli, i sospiri, le mani che si cercano, le labbra che supplicano.

Lei si fa sempre più incollata a lui, con quella brezza marina da brividi in un contrasto sottile tra il calore dei loro corpi e l’umidità del mare, e non ci vuole molto affinché la passione li divori al punto dal finire per rotolarsi su quella stessa spiaggia e fare l’amore fin quando ne avranno la forza.

 

 

***

 

Passano compleanni, estate, mare e spensieratezza.

 

Le ragazze sono tornate al college, Elena si è rattristata ed entusiasmata al tempo stesso, non è stato facile salutare Damon che l’ha accompagnata all’auto di Bonnie senza staccarle le labbra di dosso per un solo istante sotto lo sguardo annoiato, ma anche felice della brunetta intenta ad attendere l’amica.

 

Caroline invece si è trovata a mordersi la lingua per non chiedere o non fare promesse a Klaus che non si sente in grado di mantenere,  perché lui le piace da morire ma sta andando lontano e per quanto possa illudersi, loro due sono spiriti liberi, troppo per affrontare le distanze ed il tempo. Sarà una bellissima parentesi estiva la loro, che ricorderà sempre, ma non può, non vuole chiedere ad entrambi un impegno per adesso troppo grande.

Anche se si è trovata a non sapere come fare per salutarlo, come fare a staccarsi da lui, dai suoi sorrisi beffardi, come fare a rinunciare alle loro serate improvvisate fatte di avventure, racconti e progetti completamente stravolti da lui arrivando a rendere ormai una specie di sfida quella di scombinarle l’esistenza.

Tanto che, per quanto ci provi, non può fingere che non le mancherà quel suo “hi, love” che le ha fatto vibrare il cuore per tutta l’estate.

 

Stefan invece sembra più spensierato che mai, è riuscito in modo tutto suo a mantenere Rebeka a quella giusta distanza che gli ha permesso di volerle bene, ma non arrivare a superare un pericoloso confine che avrebbe compromesso quell’equilibrio piacevole in cui sono rimasti sospesi tutta l’estate. E si sente un po’ diverso, un po’ più vivo, più coraggioso. E va bene così, lo aspetta il secondo anno di college, altre nuove possibilità, persone da conoscere e non vede l’ora dopo quello strano e confuso primo anno.

 

Per ciascuno di loro, in modo diverso, si schiude un anno di novità e possibilità.

 

 

***

 

Damon continua le sue indagini su Fell e finalmente si lascia convincere da Ric ed Elena a parlarne anche con Grayson Gilbert in un pomeriggio di settembre a casa loro.

E’ stato un sì restio quello di Grayson, convinto solo dal tenore “lavorativo” della cena, a differenza di Miranda che invece ha colto subito l’occasione per studiare più da vicino quella famiglia che conosce da tanto tempo, ma solo dall’esterno. Sono sempre state delle mura impenetrabili, quelle dei Salvatore, anche quando c’era ancora Lilian Miranda parlava con la vicina amica con una distanza ultima di fondo, e si era sempre chiesta come avesse fatto sua figlia ad intrufolarsi nei loro cuori, prima Stefan poi Damon…o forse chissà…era sempre stato Damon.

Anche Giuseppe e Ric avevano un debole per lei, tutti i Salvatore si erano lasciati toccare, abbagliare, dall’innocente animo di sua figlia. E solo per questo valeva la pena conoscerli meglio e scoprire, capire, cosa vi fosse in tutti loro di così interessante da affascinare Elena.

Così dopo mezz’ora di discussione aveva convinto suo marito ad accettare, nonostante le sue polemiche da padre geloso fino all’ultimo non del tutto persuaso.

 

Anche sulla porta di casa Salvatore poco prima di suonare era stato scettico.

 

-Ricordami perché abbiamo accettato-

-Perché devi parlare di affari e perché è il ragazzo di nostra figlia-

 

Miranda sorregge la torta al cioccolato che ha portato, certa che Lily ne andrà pazza. Le è mancato quel piccolo cucciolo dolce, soprattutto ora che i suoi figli sono grandi e stanno lasciando il nido inizia a sentire il vuoto farsi spazio nel suo cuore di mamma.

 

-Non mi sembra professionale invitarmi a casa a cena-

-Oh, ma smettila Grayson, e sii gentile… ci interessa conoscere chi rende felice nostra figlia, o sbaglio?-

 

L’uomo incurva appena lo sguardo verso quello ammonitore di sua moglie sbuffando leggermente.

 

-D’accordo-

 

Borbotta strappandole un sorriso compiaciuto mentre si appresta a suonare il campanello di casa Salvatore, tentando di reprimere il suo istinto paterno e seguire i consigli di sua moglie per quanto difficile.

Lo hanno invitato a cena insieme a Miranda in modo che lei, Jo e la piccola si intrattengano insieme mentre gli uomini parlano davanti a un bicchiere di whisky.

La cena è scorsa tranquilla, ci sono stati attimi di rigida conversazione, occhiate torve trattenute ma alla fine gli uomini di Elena si sono comportati bene e adesso si trovano seduti nello studio di Giuseppe a bere e parlare della situazione del Consiglio.

 

-Beh…non è affatto una situazione piacevole…-

 

Grayson poggia il fascicolo sul tavolo ovale nello studio di Giuseppe.

Ric fa roteare il bicchiere contenente il liquido ambrato e solleva gli occhi su di lui.

 

-Possiamo far mettere ai voti una proposta di indagine…questo non farebbe sollevare sospetti  e Fell non si sentirebbe minacciato-

-Perché non accusarlo direttamente?-

-Perché così insabbierebbe le prove…dobbiamo essere cauti-

 

Giuseppe sorseggia il suo thè, ha chiuso con l’alcool da quando la piccola Lily ha iniziato a essere sempre più presente.

 

-Ma gode della protezione del Sindaco-

-Noi contiamo per tre voti-

-Credo che una richiesta per capire cosa stia succedendo non verrà rifiutata-

-No, lo credo anche io…-

 

Giuseppe annuisce verso Grayson.

 

-In ogni caso…Damon ti sconsiglio di continuare a reperire in modo non proprio pulito certe informazioni, rischi di metterti nei guai…e non mi pare il caso…-

 

L’occhiata eloquente di Grayson fa irrigidire Damon sul posto, al quale riserverebbe una risposta al vetriolo se non si trattasse del padre di Elena e non avesse ragione. L’uomo si alza imitato dagli altri e tornano in sala da Jo e Miranda che stanno chiacchierando con la piccola Lily crollata addormentata sul divano.

Damon li saluta ringraziandoli e prende cautamente la piccola per poterla portare a letto, sotto lo sguardo attento di Grayson che osserva ogni suo minimo movimento.

 

-Grazie per la bella cena-

-Grazie a te per il dolce e per la compagnia Miranda-

 

Lei sorride dolcemente a Giuseppe sfiorandogli un braccio e si volta ad afferrare il cappotto portole da Ric. Grayson si infila il suo e si volta verso Giuseppe.

 

-Non abbiamo mai avuto modo di parlare….dei ragazzi…-

-Beh, c’è poco da dire-

-Non ti nascondo che sono preoccupato-

 

Giuseppe sorride lieve, mettendo in risalto le rughe che affliggo la pelle stanca e raccontano dei dolori dell’uomo invecchiato forse troppo in fretta. Alza gli occhi verdi un po’ meno spenti di un tempo sull’amico di vecchia data.

 

-Non ti nascondo che lo capisco…ma Damon….sa prendersi cura di chi ama-

 

Grayson traballa un istante sul posto se ripensa a tutte le volte in cui Giuseppe si è scagliato sul figlio, in cui lo ha maltrattato e umiliato e non si era mai fermato, fino infondo, a riflettere sul profondo cambiamento del loro rapporto, su come abbiano tentato faticosamente di ricucire le ferite, la carne lacerata. Hanno trovato un insolito punto di incontro loro due e si chiede se sua figlia non abbia in qualche modo contribuito, e per quanto non condivida ed abbia paura del loro rapporto non può evitare di sentire un moto di orgoglio paterno.

Sorride appena per quelle parole inaspettate e poi si volta verso sua moglie in attesa di lui, incitandola ad uscire non appena data la buona notte a tutti.

 

 

****

 

-Quindi è andato tutto liscio come l’olio?-

 

Elena sfoglia alcuni libri, si trova in libreria e sta valutando i libri da acquistare per il nuovo semestre appena cominciato; la sera precedente c’è stata la tanto attesa cena con i suoi genitori a cui lei mancava, ma alla fine era più un cena di affari. Così il mattino seguente mentre si dirigeva nella libreria del campus, lo ha chiamato per sapere come è andata.

 

-Sì, così pare…adesso dobbiamo portare la questione all’attenzione del Consiglio-

-Ecco, questo mi sembra molto più sensato del tuo piano!-

-Questo era sempre stato il mio piano, amore mio-

 

Elena sorride inevitabilmente contro il cellulare al suono di quelle parole.

 

-Non mi risulta, in ogni caso sono contenta che tu ne abbia parlato con tutti loro…-

-Vedremo come andrà a finire, dubito che ne tireremo fuori qualcosa di buono, ma sicuramente avremo tuo padre dalla nostra parte-

-Si è comportato bene?-

-Sì è comportato da padre-

-E cioè? Che ti ha detto?-

-Nulla Elena, nulla su noi due almeno…anche se detta francamente qualche occhiataccia me l’ha tirata-

-Occhiataccia? In che senso?-

-E’ stato gentile non agitarti…e la torta di tua madre, ottima…-

-Quale ti ha fatto? Quella alle pesce o quella al cioccolato?-

-Cioccolato…tu la sai fare?-

-Sì certo! Non mi viene bene come la sua ma…-

-Allora posso anche sposarti-

 

Elena si blocca sul posto, con il libro che ha perso di interesse e le mani che le tremano attorno ad esso. Perché era una battuta, giusto? Lui ne fa così tante che spesso non ci fa nemmeno più caso, se non fosse che stavolta si è sbilanciato su un terreno scivoloso e il respiro le strozza la gola.

 

-Ovviamente prima dovresti fare un corso di cucina perché tutto il resto ragazzina non sai proprio farlo e mi faresti morire di fame-

 

Damon continua il suo sproloquio ironico, ignaro del turbamento arrecato nella sua giovane fidanzata. Perché certo che ha fantasticato mille volte sul loro futuro, ma dalla fantasia alla realtà ce ne corre ed Elena è tutto tranne che pronta per un passo del genere. Così sospira e riprende ad ascoltare il racconto del suo ragazzo, con una strana ombra di preoccupazione ad oscurarle il cuore.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!

Rieccomi tornata finalmente in pista e quindi più libera che mai di rimettermi a scrivere e continuare tutte le mie storie, in questo periodo pieno avevo dovuto dare la precedenza solo ad una di queste lasciando le altre indietro. Ma prometto che adesso recupero tutto e non vi mollo più.

 

Ho inserito un nuovo capitolo che è un momento di passaggio conclusivo dell’estate e dei mille avvenimenti che ci sono stati, in primis il più importante Damon ed Elena stanno finalmente insieme!!! C’è voluto un sacco di tempo, pazienza (soprattutto vostra) ma ce l’hanno fatta e adesso vediamo come se la caveranno con la vita di coppia. L’estate è passata in fretta, ricca di tanti momenti, ma la vita vera con cui dovranno scontrarsi rinizia adesso con il college e i problemi di ogni giorno.

Scopriamo anche che Damon ha scoperto le sue carte con Grayson e gli altri sui problemi legati al Consiglio, non del tutto persuaso che la via “giusta” sia anche la più efficace, ma vuol provare a dare credito ai suggerimenti degli altri.

 

Insomma ho messo un po’ un punto ad alcune situazioni che verranno sviluppate nei prossimi capitoli. Spero davvero che, nonostante la lunga attesa, possiate ancora tornare ad emozionarvi e seguire questa storia.

 

Vi ringrazio tantissimo

A presto

Eli

 

 

 

 

 

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Capitolo 34
*** Prima della tempesta ***


Prima della tempesta

 

Ottobre

 

Manca meno di una settimana ad halloween, ma il campus assume già i colori tetri tipici della festa profana di fine ottobre. Le prime decorazioni, volantini che promuovono party di ogni genere, case delle confraternite già in allestimento e compagni di corso che spippolano su internet a caccia di idee sensazionali per le maschere più originali.

Elena, invece, più che alle feste pensa a studiare e fantastica su come passare Halloween con Damon e Lily, potrebbe meditare un costume a tema per loro tre anche se dubita fortemente che lui si vestirebbe mai. Ma forse può tentare di convincerlo, o perlomeno coinvolgerlo in qualche modo.

Bonnie non tornerà a Mystic Falls con lei, verrà a trovarla Kol al campus e andranno a qualche festa insieme, mentre lei deve pensare alla spesa per la cena che organizzerà dai Salvatore e non riesce a smettere di sorridere tra sé al pensiero di intagliare zucche, cucinare insieme a Damon e stare il più tempo possibile a rotolarsi nel letto e fare l’amore.

 

-Elena, perché stai arrossendo?-

 

La brunetta allarga gli occhi scuri volgendo il volto imbarazzato verso  Liam, suo compagno di corso. Si ravvia i capelli sorridendo lievemente.

 

-Fa un po’ caldo qua dentro….-

 

Bisbiglia per non farsi sentire dal professore e riprende l’attenzione sulla lezione.

Sì, pensare a Damon le fa sempre alzare la temperatura corporea e il fatto che abbia ripreso il college e si vedano meno aumenta l’attesa e la passione per quando finalmente torna da lui.

A fine lezione, quando esce, sfila il telefono di tasca per chiamare il suo fidanzato e sentire la sua voce. Squilla a vuoto intanto che Elena si dirige in corridoio per raggiungere la caffetteria, seguita da Liam ed un altro ragazzo con cui segue le lezioni e studia.

 

-Allora Elena, vieni con noi alla festa della confraternita?-

-No torno a casa, halloween cade di sabato è perfetto-

 

Rimette il cellulare in borsa volgendo distrattamente lo sguardo verso Peter, il ragazzo che Bonnie le aveva presentato durante le vacanze di primavera. Sono diventati buoni amici una volta che si sono guardati negli occhi capendo subito che il tentativo di Bonnie di sistemarli insieme non avrebbe funzionato e così hanno scoperto che avrebbero seguito lo stesso corso a settembre.

 

-Dai ma non si torna a casa per halloween, i party del campus sono i migliori-

-Cosa farai? Ti vestirai da principessa e ti farai portare in giro da tuo padre?-

 

Elena fa una smorfia colpendo leggermente Peter sulla spalla; si allenta la pashmina azzurra e grigia per scoprire il collo provando a distrarsi dal fatto che Damon non le abbia risposto, ma può darsi che sia impegnato con un cliente. E’ dal giorno prima che non lo sente e vorrebbe solo esorcizzare quella strana sensazione che la sta affliggendo; i suoi amici si accorgono del suo sguardo perso appena si fermano davanti alla caffetteria del cortile per ordinare da bere.

 

-Elena?-

-Eh?-

-A che pensavi?-

-Forse al suo fidanzato immaginario-

-Non è immaginario-

 

Si ravvia i capelli frugando in borsa in cerca del portafogli.

 

-Fermi oggi tocca a me offrire…-

 

Allarga le braccia per spostare i due amici che se la ridono.

 

-E comunque esiste, lo sapete!-

-Ma non lo abbiamo mai visto-

 

Liam alza un sopracciglio scuro in approvazione all’osservazione di Peter che sorseggia il suo caffè ridendosela con quei suoi occhi grigi pericolosi.

 

-Beh perché non ha mai tempo per venire qua…-

-Perché non lo inviti al campus?-

-Perché ha una figlia, ve l’ho detto-

-Questa cosa mi sconvolge tutte le volte che lo dici-

 

I tre si avviano per il cortile con i rispettivi bicchieri per raggiungere la prossima aula di lezione; Elena si sente sempre protetta con loro due che le aprono la strada, Peter più alto di Liam, con quella sua aria da ragazzino dispettoso a tratti un po’ le ricorda Damon, ha i capelli più chiari ed il volto pulito, ma nasconde un animo decisamente particolare, quasi matto. Liam invece è il classico bravo ragazzo, più alla Stefan ma decisamente più sicuro di sé; si trova bene con entrambi anche se non fanno che deriderla sulla sua situazione con Damon –ragazzo padre- fidanzato sempre assente. E’ che loro hanno appena vent’anni, è chiaro che non si rendano conto degli impegni di un uomo che lavora, con una figlia a carico che è solo.

Sospira sconsolata provando a scacciare ancora il pungolo di preoccupazione che la tormenta.

 

-Dai Elena, ti perdoniamo perché preferisci i vecchi a noi…ma alla festa di novembre non puoi mancare-

 

Le scappa un sorriso quando sente le braccia dei loro amici avvolgerle le spalle e si lascia trascinare dentro la palazzina verso l’aula.

 

 

****

 

 

 

-Vorrei ovviamente andare al super party della confraternita dei DZK, ma abbiamo un esame gigante, anatomia 2 e Stefan è tutto ansiato, mi sta agitando!!!-

-Dai ma un salto puoi farcelo anche senza Stefan, vuoi dirmi che non conosci nessuno?-

-Lo so, infatti ci andrò ma non voglio che Stef resti al dormitorio a fare lo studente depresso-

-Non hai modo di convincerlo?-

 

Bonnie sta esaminando i vari vestiti del negozio di costumi per Halloween dove sono andata lei ed Elena quello stesso pomeriggio dopo lezione, vuole cercare qualcosa per folgorare Kol che verrà a trovarla proprio per l’occasione; è così felice, anche perché Elena tornerà a Mystic Falls lasciandole la stanza libera e lei, per quanto adori i suoi amici, aveva davvero voglia di vedere Kol.

Lo ha già presentato a Liam e Peter che lo hanno trovato simpatico, e sicuramente passeranno una bella serata. Caroline l’ha chiamata per sapere cosa avesse scelto per mascherarsi, iniziando così a lamentarsi della sua situazione.

 

-Figurati, forse solo la sorella del tuo ragazzo potrebbe tirarlo fuori dai libri-

-Si sentono ancora?-

-Se per “si sentono” intendi se Rebeka lo stalkera con mille messaggi su whatsapp il giorno, cui lui non sa evitare di rispondere a causa della sua indole da cavaliere, allora sì, si stanno sentendo-

-Wow, finiranno insieme-

-Ti prego, già devo tollerarti con Kol-

­-Disse quella che non ha passato tutta l’estate a rotolarsi con Klaus….a proposito con lui come va???-

­-Non stavamo parlando dei costumi?-

­-Dai Care, avanti…sono passati due mesi, so che ogni tanto si fa sentire, no?-

­-E’ da fine settembre che non ci sentiamo-

-Cosa? E come mai?­-

-Lo sai perché-

-Care….lui ti piace…non allontanarlo-

 

Bonnie prende un costume da catwoman e lo osserva per poi cercare il cartellino del prezzo, se lo proverà appena finita la telefonata ed alza gli occhi cercando Elena nel negozio, anche lei intenta a trovare un costume per se stessa e Lily; a Damon prenderà giusto qualche accessorio. Poi sospira riportando l’attenzione alla conversazione con l’amica.

 

-Bon, non può funzionare, io devo studiare, il college è un momento intenso e non posso permettermi di perdere tempo a pensare a Klaus! Inoltre non mi pare che si sia certamente ammazzato dallo sforzo di cercarmi…quindi non è destino-

-Senti non voglio insistere, ma non voglio nemmeno che tu ti penta perché ti incaponisci sulle tue posizioni quindi non ti dirò più nulla…ma ti prego di rifletterci-

-Lo farò-

­-Ehi Bon, che cosa hai trovato?-

 

Bonnie solleva le iridi verdi in direzione della voce di Elena, giunta da lei con in mano una serie di costumi, da principesse a fate, a canguri. Le viene un po’ da sorridere nel vedere la sua migliore amica che gioca a fare la mammina tutta raggiante, si domanda se lei se ne stia rendendo conto del terreno scivoloso ed impervio su cui si sta avventurando con tanta leggerezza. La mora poi sposta i suoi occhioni innocenti sul telefono che stringe Bonnie e la guarda curiosa.

 

-E’ Care?-

 

Bonnie annuisce e a quel punto Elena si sporge verso il telefono.

 

-Ciao bionda!!!-

 

Bonnie toglie il cellulare per portarlo in mezzo a lei ed Elena.

 

-Ciao Lena!!!!Cosa hai preso??-

-Sto valutando un po’ di cose, principesse, fate-

-Vuoi far mascherare Damon da principe???Ma di azzurro ha solo gli occhi-

 

Elena alza lo sguardo al cielo trattenendo una risata che invece lascia uscire libera Bonnie.

 

-Valuta altre opzioni-

-Ok, ci penserò….ma tu che combini?-

­-Niente….medito sul da farsi per halloween-

-Ti vedrai con Klaus?-

Dio Elena non mettertici anche tu ti prego-

-Va bene…ma quando ci vedremo per il Ringraziamento, non potrai sfuggirci-

-E’ così lontanoooo-

­-Lo so Care…tanto ci sentiamo sempre-

-Adesso vi lascio che mi stanno chiamando le altre per andare a lezione-

 

Si salutano pimpanti e poi le due tornano con l’attenzione sui vestiti da provare. Alla fine Bonnie prenderà il costume da Catwoman mentre Elena prenderà per Lily un vestito da ape e per se stessa dovrà ancora valutare.

Non vede l’ora di mostrarlo a Damon.

Sospira trasognante e poi vanno alla cassa per pagare l’affitto dei costumi.

 

-Hai già mostrato una foto a Damon del costume di Lily?-

-No, lo vedrà direttamente quando tornerò a casa tanto a lui queste cose non interessano-

-Concordo-

-Detesterà l’idea di qualunque costume io sceglierò per lui-

-Dai ti prego, non puoi seriamente pensare di farlo mascherare-

 

Attraversano la strada per arrivare al dormitorio con le buste contenenti i loro acquisti.

 

-Beh ci voglio provare-

 

Mentre parlano Elena sfila il telefono di tasca per vedere se ci fosse qualche messaggio o chiamata in entrata.

Ma niente.

Si morde un labbro valutando se provare a richiamarlo o meno, ma decide che farà un nuovo tentativo prima di cena. Adesso deve andare a studiare in tutti i modi, anche perché Liam e Peter le stanno aspettando.

 

 

 

*****

 

 

L’aria di ottobre rende Mystic Falls estremamente suggestiva, con l’autunno che si insinua tra i colori delle foglie ingiallite, il vento più pungente e i toni della natura sempre più caldi ad ammantare i contorni della cittadina.

Quando la sveglia suona, Damon in realtà è già sveglio da un po’ pungolato da quel peso sepolto infondo ai mari azzurri adesso che si schiudono nella penombra della camera da letto ancora gettata nella notte.

Si rigira e tende le orecchie per cogliere il minimo verso da parte di Lily, ma quando sente il respiro della piccola ancora pesante provenire dal lettino in legno chiaro situato infondo al letto, rilascia l’aria che gli opprime i polmoni allargando le braccia.

 

Non è un buon giorno quello.

Non lo è affatto e l’amarezza sale a gola, stringendo il petto e seccando gli occhi, un disagio ancor di più acuito dal display del telefono sul comodino che si illumina.

Allunga un braccio per raggiugerlo stringendo gli occhi chiari accecati dalla fredda luce del display quando trova una chiamata persa della sera prima e un messaggio, entrambi di Elena.

 

Buongiorno, ti ho chiamato ieri sera ma forse già dormivi…ci sentiamo più tardi? Ti amo”

 

Avrebbe sorriso, e lo avrebbe voluto fare anche quella stessa mattina, ma quel tarlo insopportabile torna a disturbarlo al punto che rimette il telefono sul comodino e si abbandona tra i guanciali sperando inutilmente di riprendere sonno e non svegliarsi mai più.

Ma Lily non sente quello stesso fardello nei suoi appena quattordici mese, così inizia a mugolare e non appena Damon alza il busto per guardare verso il lettino, la trova in piedi in esso, con le mani paffutelle a stringere il bordo delle sbarre e gli occhi azzurri brillare nella penombra in cerca del padre.

 

Fa dei versi balbettando parole senza senso una volta che si è abituata all’oscurità potendo così trovare due specchi d’acqua identici ai suoi dall’altra parte della stanza.

“atte” insieme a “daddo” sono le uniche due parole più comprensibili che sta iniziando a dire, rispettivamente per indicare il latte e suo padre, anche se la seconda la usa abbastanza per chiamare chiunque.

Damon non è certo il tipo che sta li dieci ore al giorno a ripeterle “papà” nella speranza che lei lo ridica, anche se quando ha detto la sua prima parola per chiamarlo si è un po’ commosso.

 

Si avvicina al lettino e lei mordicchia l’orecchio del coniglietto di peluche che gli regalò Stefan per la sua nascita e dal quale lei non si separa mai. La solleva dolcemente prendendola tra le braccia e posandole dei baci leggeri sulla nuca, poi afferra una copertina in cui la avvolge prima di uscire dalla stanza per passare nel corridoio un po’ meno caldo della camera.

La casa è gettata ancora nel silenzio, suo padre dorme nonostante siano le sette e di solito si sveglia molto prima, sostiene che le persone invecchiando dormano di meno. Tra l’altro, tra un mese compirà 65 anni, non è propriamente vecchio, ma dalla perdita di sua moglie sembra avere dieci anni in più sulle spalle per quanto la nipotina riesca un po’ a restituirgli il sorriso perduto.

 

Damon tira un profondo sospiro mentre sistema Lily nel seggiolone e si appresta a preparare la colazione ad entrambi. Mette a scaldare il latte, tira fuori i biscotti preferiti della piccola, fa il caffè e poi afferra il laptop grigio accendendolo; nell’attesa che sia pronta la colazione apre la posta per cercare la mail della compagnia aerea, si sposta velocemente con il pc verso lo studio in cui accende la stampante che connette al pc.

Dopo aver stampato quanto gli occorre torna in cucina da sua figlia e le prepara il biberon che la piccola divora avidamente guardando i cartoni che lui mette in tv.

Una volta finito entrambi di mangiare tornano in camera e trova suo padre sveglio, in corridoio, intento a legarsi la vestaglia.

 

-Ehi-

-Buongiorno-

-Sei già in partenza?-

-No, tra un’ora…devo finire la valigia-

-Vuoi che tenga Lily?-

-La vesto e te la porto, tu fai pure colazione-

 

Giuseppe lo osserva di sfuggita sparire in camera con l’ansia di chi non vuol parlare troppo, ha preso da lui, gli ha insegnato lui a nascondere, a mascherare quello che lo agita, che lo preoccupa e vorrebbe parlargli, domandargli alcune cose, ma non ha voglia di litigare con lui, soprattutto ora che si appresta a prendere un aereo.

Lilian sosteneva sempre che non si dovesse affrontare una discussione con qualcuno che sta per intraprendere un viaggio, una curiosa idea di sua moglie sul non potersi pentire se qualcosa dovesse succedere. Gli era sempre parso assurdo, ma da quando l’aveva persa aveva iniziato a prendere più seriamente quei piccoli consigli.

Così lascia perdere, per adesso.

 

Più tardi, mentre tiene in braccio Lily e Damon carica l’auto, lo osserva sulla porta.

 

-Cosa devo dirle?-

 

Gli occhi cerulei si voltano interrogativi, una volta chiuso il bagagliaio.

 

-A chi?-

 

Giuseppe reclina la testa di lato con rimprovero, possibile suo figlio sia così testardo?

 

-Ad Elena…quando chiamerà cercandoti-

-Cosa ti fa pensare che lei non sappia?-

-Lo sa?-

 

L’occhiata ironica di chi ne sa molto più di lui lo colpisce in pieno, costringendolo a reprimere una smorfia ora che si avvicina a suo padre per prendere Lily e metterla in auto.

 

-Quello che ti pare-

-Damon-

-Adesso non ho voglia di discuterne-

 

L’uomo sospira, sopprimendo le mille repliche a quel suo insensato comportamento, infondo lo capisce, ma allo stesso tempo spera sempre che Damon possa essere migliore, la versione migliore di lui.

 

-Scrivimi subito, appena atterrate, intesi?-

-Certo papà…tu riposa-

 

Sale in macchina dopo avergli lanciato un’occhiata di intesa e mette in moto per partire verso l’aeroporto.

 

 

 

****

 

 

 -Ehi Ric-

-Stef-

-Sono partiti?-

 

Stefan attraversa il corridoio della palazzina dove si trova la biblioteca in cui si sigilla a studiare sotto esame; deve finire il programma che si era imposto e adesso sta andando a pranzo in mensa, dove una minacciosa Caroline lo attende per fargli una testa così su Halloween. Non è riuscito a sentire Damon prima della sua partenza, così ha preferito chiamare Ric.

 

-Sì, due ore fa-

-A che ora dovrebbero atterrare?-

-Credo verso le sette, qui-

­-Ok….ma tu hai capito quanto pensa di restare la?-

-Credo qualche giorno, perché?-

­-Halloween incluso?-

-E’ tuo fratello, ma vi parlate?-

-Sai quanto è vago Damon quando vuole-

-E a me cosa dovrebbe dire di più specifico?-

-Molto più di quello che dice a me che sono a miglia di distanza-

-Beh, per quel che ne so io, dovrebbe tornare domenica….è un viaggio lungo, qualche giorno dovrà pure rimanerci-

­-Già…-

-Che succede?-

-Ancora nulla…ma non ho un buon presentimento, ti chiamo appena ne so di più-

-Adesso parli come tuo fratello!-

-Per capirlo, devo ragionare come lui-

-Richiamami quando ti sarai Damon-izzato-

 

Stefan fa una smorfia contro il telefono che Ric non può vedere e chiude la conversazione una volta arrivato davanti alla mensa. Sapeva da Caroline che Elena stava cercando i vestiti per lei, Damon e la piccola Lily, per questo non capisce cosa stia succedendo e solo Care più dargli risposte che non mandino nel panico tutti.

Entra in mensa e la trova in fila ad aspettarlo facendogli cenno di raggiungerlo, prendendosi così qualche infamata dagli altri che sono in fila da prima di lui.

 

-Mi farai uccidere-

-Per così poco, sarebbero proprio dei poveracci-

-Care-

-Allora…parliamo ora, o vuoi aspettare?-

-Almeno fammi prendere da mangiare-

-D’accordo….allora nel mentre potremmo parlare di Rebeka la stalker che secondo le mie fonti –Bonnie – Kol- non assolutamente Klaus perché come sai non lo sento da un mese…-

-E la cosa non ti tocca eh-

 

Lo sguardo verde resta puntato oltre la testa bionda, verso la fila mentre casualmente infierisce sull’amica.

Che opta per ignorarlo nel suo stile migliore.

 

-Potrebbe sbucare da un momento all’altro qui al campus-

-Ma che dici? Come le viene in mente?-

-Beh sono solo supposizioni, ma a forza di darle corda alla fine ti ci stai strozzando-

-Bel gioco di parole, c’hai pensato tutta la notte?-

 

Fa una smorfia provocatoria mentre la fila avanza e si avvicinano alla cassa per pagare.

 

-Ridi pure Salvatore, ma quando verrai da me a piangere perché non saprai come sbarazzartene allora quella stessa corda te la legherò io intorno al collo!-

 

Stefan ridacchia, pagano e si avviano al bancone con i vassoi per prendere da mangiare.

 

-Allora, quale altro argomento carico di angoscia vuoi affrontare?-

-La festa a cui tu non vuoi venire, e che per la cronaca potrebbe essere la tua salvezza da Rebeka-

-E come mai?-

-Potresti conoscere una ragazza, come speri di trovarne una stando sempre rintanato in biblioteca-

 

Afferrano i vassoi e si dirigono in cerca di un tavolo libero nella grande sala mensa, individuandone uno vicino alle ampie vetrate dell’antico edificio.

 

-Cosa dovrebbe risolvere trovare una ragazza? E poi ce ne sono in biblioteca, cosa credi?-

-Oh, alla fine scopro che ci vai per rimorchiare invece che studiare!-

 

Caroline stappa la lattina di coca cola light mentre Stefan prende una patatina fritta e la punta verso l’amica.

 

-Può darsi-

 

Ridono entrambi, quando Stefan cambia leggermente tono.

 

-Allora, le tue amiche invece come lo passano halloween?-

-Vedi quanto sei asociale, nemmeno sai cosa fanno i tuoi amici-

-Per questo ci sei tu…il mio link con il mondo-

-Spiritoso Salvatore, l’adulazione ti porterà lontano…comunque Bon starà con Kol al campus, vanno insieme ad una festa-

 

Gli occhi azzurri si allargano, rimarcando con la voce squillante la parola “festa” come una sorta di messaggio subliminale rivolto all’amico.

 

-Mm, ed Elena?-

-Lei torna a Mystic Falls, si è messa in testa questa cosa di fare un halloween stile famiglia americana, vuole far mascherare tuo fratello…-

-Bella impresa-

-In cui forse solo lei può riuscire-

-E Dam, cosa ne pensa?-

-Cielo non sai proprio nulla…-

-No, dai aggiornami-

-Niente, Elena ieri è andata a caccia di costumi non so se poi gli ha comunicato le sue idee, so solo che nei loro programmi era di stare insieme…poi mica ascolto le loro conversazioni-

 

Stefan alza le sopracciglia comprensivo e riporta lo sguardo sul piatto cercando di scacciare il disagio per quella situazione. Ha una bomba in mano ma non sa come e quando farla esplodere; il problema è che Caroline non regge niente e se lui si confrontasse con lei sui suoi dubbi, è certo del fatto che lei correrebbe subito a raccontarlo ad Elena. 

A meno che non la ricatti con qualcosa.

La ragazza osserva l’amico in silenzio, non capendo come mai abbia mutato espressione. Sembra quasi preoccupato e lo conosce abbastanza bene da sapere che qualcosa lo turba.

 

-Avanti, che succede?-

-Mm-

-Stef ti prego, non ho voglia ne tempo di giocare all’interrogatorio…lo vedo che ti sta passando qualcosa per la testa e tu devi dirmelo…se vuoi ovviamente-

-Oh quanta comprensione-

-Dai avanti-

-Ok…ma tu devi promettermi-

 

Le punta un dito contro aggrottando la fronte con fare serio e ricevendo in risposta un’occhiata azzurra che rotea quasi scocciata per aria.

 

-Di non farne parola con nessuno ok ok conosco questa parte-

-Sai che quando dico con nessuno-

-I tuoi giuramenti sono pericolosi, finisco sempre per litigare con le miei amiche-

-Beh prendere o lasciare-

 

Caroline si morde un labbro indecisa, la curiosità la sta divorando e il fatto che lui non abbia contro battuto significa che molto probabilmente la cosa che vuole dirle riguarda le sue amiche; sicuramente Elena.

 

-Che ha fatto Damon?-

 

Lo sguardo verde si acciglia stupito, come ha fatto a capirlo? La bionda si lascia andare contro lo schienale della sedia e incrocia le braccia sotto il seno, quasi infastidita dall’ovvietà della sua stessa rivelazione.

 

-Come lo hai capito?-

-Perché ti conosco…avanti spara-

-Ok….ma lo hai promesso-

 

Lei alza le mani in segno di resa.

 

-Prometto non dirò niente ad Elena….a meno che non sia una cosa grave ovviamente-

-Definisci grave…-

-Tipo, che so, che l’ha tradita o altro…-

-Prima di correre da lei e imbracciare i forconi proviamo prima a capirci qualcosa-

-Lo farei se tu mi dicessi che ha combinato stavolta-

 

Stefan socchiude un attimo gli occhi e prende un profondo respiro prima di sputare fuori il suo segreto. Che poi, non avrebbe dovuto essere un segreto, che poi magari Elena sa già tutto e lui si sta facendo un gigantesco film, ma conosce Elena e conosce Caroline, se Damon lei avesse detto quello che voleva fare lei lo avrebbe tranquillamente condiviso con le amiche e il fatto stesso che al giorno della partenza la bionda non sappia nulla è una conferma ulteriore.

 

-Lui…è partito per l’Inghilterra con Lily, stamani-

 

 

 

­­­­­­­­­­­­­­­

 

 

Ciao a tutte!

Rieccomi anche qui con il mio solito tragico ritardo, tra lavoro e salute che mi sta abbandonando io non riesco a trovare mai un momento degno per scrivere, quindi comprenderò il vostro odio!!!

 

Spero abbiate passato delle belle feste!

 

Venendo a noi, avevamo lasciato i Delena nel capitolo precedente ad amoreggiare per tutta l’estate, finalmente stanno insieme ed hanno il loro momento di massimo romanticismo. Finita l’estate si torna sui banchi di scuola, o meglio, al college, e vediamo che le cose si sono assestate con loro due che si sentono e vedono quando possono, Kol e Bonnie che procedono – prometto che scriverò qualcosa di più sostanzioso su loro due- Caroline che è Caroline, quindi issa i muri contro tutto ciò che può sfuggire al suo controllo. Si era lasciata andare durante l’estate consapevole che in vacanza uno può anche svagarsi, ma ha subito alzato le barriere quando ha capito che poteva farsi male con Klaus, tagliandolo fuori prima che lui potesse ferirla. Non gli ha dato il tempo di mostrarle altro.

Stefan si è reimmerso nella sua dimensione da studioso con Beka virtualmente alle costole che non sappiamo se prima o poi mollerà.

 

In questo capitolo scopriamo che si stanno tutti preparando per Halloween, quindi siamo quasi a fine ottobre, le cose fra i Delena vanno bene finchè per un motivo che ancora non vi rivelerò Damon fa una cosa apparentemente folle. Va in Inghilterra con la piccola.

 

Il prossimo sarà un capitolo difficile, proprio perché questa cosa verrà trattata da più angolazioni.

 

Vi ringrazio della pazienza e spero di ritrovarvi ancora.

Baci

Eli

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Capitolo 35
*** Who will tell her? ***


Who will tell her?

 

La luce rossa del segnale delle cinture brilla sopra la testa di Damon che, attirato dal suono che ne accompagna l’accensione, alza lo sguardo e poi lo riporta sulla piccola che dorme nel sedile accanto al suo, avvolta in una coperta.

La voce all’altoparlante del comandante informa che a breve inizierà la manovra per prepararsi all’atterraggio all’Aeroporto di London Heathrow, pertanto tutti i passeggeri sono invitati a collocare le borse negli appositi scomparti, mettersi seduti, allacciare le cinture e seguire le istruzioni del personale di bordo. Sospira a fondo Damon, stordito dal sonno, dal jet leg che incombe e soprattutto dall’angoscia per quello che ha lasciato in America e per cosa troverà al suo ritorno.

 

Ma doveva farlo, ne aveva bisogno. Sa bene che poteva essere fatto in maniera diversa, che lei avrebbe sicuramente capito. Tuttavia, non ha trovato il coraggio, non ha saputo condividere il dolore, il tormento, non ha saputo, ancora una volta, aprirsi a lei.

Accarezza dolcemente i capelli della piccola al suo fianco mentre l’assistente di volo gli chiede se le ha messo la cintura e che dovrebbe metterla seduta in modo corretto per l’atterraggio; così Damon annuisce e prova a sollevarla piano senza svegliarla, ma gli occhi chiari si spalancano sui suoi e gli sorridono assonnati.

 

Una volta atterrati scendono dall’aereo e avvolge la piccola per ripararla dal vento freddo mentre si avviano insieme agli altri passeggeri al ritiro bagagli. C’è la solita frenesia tipica degli aeroporti, aspettano la valigia al nastro trasportatore con Lily che lo osserva desiderosa di salirci sopra mentre suo padre la tiene per il cappotto per impedirle di farsi male. Sta imparando a camminare, ormai va da sola, ma non ha ancora una grande stabilità, tutt’altro.

 

Quando arriva la valigia la prende, afferra anche il passeggino per poi aprirlo e metterci sopra Lily che protesta un po’ finché non si calma e non escono tirandosi dietro la valigia. Fuori dall’aeroporto cerca con lo sguardo la fermata dei taxi e si dirige a prenderne uno, lasciando che il tassista lo aiuti col bagaglio per poi partire ed entrare nel cuore di Londra, attraversando tutta la periferia fino alla zona di Kensington dove è diretto.

Osserva la città scorrergli negli occhi e una insolita nostalgia afferrargli il petto più che si immagina lei, Rose, nascere e crescere tra quelle vie, in quel luogo. Sospira a fondo nel tentativo di placare il cuore e frenare i fantasmi quando l’autista afferma di essere arrivati all’indirizzo.

 

 

*****

 

 

Elena si siede sul letto con le braccia abbandonate sulle gambe e il cellulare penzoloni dalle mani ancora incerte sul se lanciarlo per la rabbia o buttarsi lei stessa dalla finestra. Sono due giorni che non sente Damon e si sta francamente preoccupando. Non vuole fare la fidanzata pressante, ma passare dal sentirsi tutti i giorni, almeno mattina e sera, al silenzio totale è fin troppo sospetto e lei impazzirà.

Alza gli occhi sconsolati verso la porta della stanza che si apre e dietro la quale sbuca una pimpante Bonnie, noncurante subito dell’amica, fin quando dopo averla salutata e aver posato lo zaino si è resa conto di aver ricevuto solo un mugolio in risposta, voltandosi più concentrata su di lei.

 

-Che hai fatto?-

 

Le iridi scure percorrono imbronciate la figura dell’amica, per poi riversarsi verso il soffitto e seguirlo mentre si lascia andare di schiena sul letto.

 

-Elena?-

-Voglio urlare-

 

Bonnie si avvicina svelta sedendosi al suo fianco.

 

-Che è successo?-

 

La brunetta teme sempre di rivolgerle quella domanda, perché quando si è trovata a farlo era sempre per una tragedia imminente causata da Damon; e adesso che parevano aver trovato tutte – più o meno – il loro equilibrio, non sa se abbia davvero lo stomaco per affrontare qualunque cosa turbi Elena.

 

-Avanti dimmi-

-Damon non mi risponde…da due giorni, niente messaggi, niente chiamate…mi sto preoccupando Bonnie…esagero?-

-Considerando quanto siete ossessivi e smielati….no…-

 

Elena si alza di scatto poggiando il peso del proprio corpo sui gomiti con i capelli scompigliati che le scivolano lungo il corpo.

 

-E quindi…?-

-Quindi…dico solo che Damon è uno che ha molto da fare, ma appena ha un momento ti cerca…-

 

Le iridi verdi si contraggono scettiche nel tentativo di spiegare all’amica il proprio ragionamento, perché cavolo sarà sparito?

 

-Avevate litigato?-

-Ma che stai dicendo…-

 

Lo sguardo mogio e afflitto di Elena le fa capire che la cosa sia più grave del previsto.

 

-Hai chiamato Stefan? Lui magari l’ha sentito-

-Sono passate a malapena 48 ore…penserà che sono pazza-

-Per la polizia sono sufficienti per denunciare una scomparsa…vuoi recarti lì per halloween?-

 

Il tono allusivo fa inarcare il cipiglio scuro offeso, invogliato così a tirarsi su e prendere in mano la situazione. Sotto lo sguardo severo di Bonnie cerca nella rubrica il numero di Stefan e lo chiama, attendendo di avere risposta fin quando non parte la segreteria.

 

-Nulla, una congiura dei Salvatore-

 

Bonnie si alza sospirando.

 

-Chiama Caroline, lei saprà dove è Stefan….poi chiama a casa Salvatore…ti risponderà almeno Giuseppe…o chiama Ric…basta che la smetti di lagnarti e agisci…io vado a farmi una doccia, quando torno pretendo risultati-

 

L’espressione risoluta fa sorridere Elena per la tenerezza con cui si è imposta su di lei, provando a riscuoterla. Se sta lì a piangersi addosso non potrà capire che diavolo sta succedendo. Segue pensierosa i movimenti automatici di Bonnie che si prepara per andare in bagno e farsi la doccia, provando a raccogliere il coraggio e scrivere alla sua migliore amica bionda per sapere dove si trovi Stefan, visto che non riesce a rintracciarlo.

 

Un messaggio di Caroline la risveglia dall’apatia in cui stava scivolando.

 

Siamo a lezione…ti chiamo io dopo, promesso”

 

Almeno qualcuno che le risponde.

 

 

****

 

 

-Dammi una spiegazione razionale, una solida e valida ragione per cui io adesso non debba prendere un aereo ed andare in Inghilterra a spaccare la faccia a tuo fratello!!!!!!-

 

Stefan alza entrambe le mani con quel suo sguardo da cucciolo colpevole, cercando di invitare Caroline alla calma; sta sbraitando da un quarto d’ora abbondante nella stanza di lui in cui sono andati ad affrontare l’argomento che il ragazzo, con scarso tatto, aveva casualmente lanciato a mensa e lì lei non poteva certo esprimere a pieni polmoni la sua rabbia.

Il suo animo inverecondo non poteva essere arrestato dalla presenza di diecimila persone.

 

-Ok…ma se tu mi facessi spiegare-

-Non c’è niente da spiegare Stefan! E’ un coglione, non me ne importa niente delle motivazioni…doveva dirglielo…Elena è convinta che andranno insieme a fare la famiglia felice per le vie di Mystic Falls mentre quello se ne sta seduto dall’altra parte dell’oceano…ti rendi conto??????E’ ORRIBILE!!! Dovrei chiamare la polizia!!!!!-

 

Le gote infiammate dalla furia omicida si gonfiano in un sospiro preso per recuperare energia, nel suo vagare per l’appartamento di Stefan con una tale ostinazione da consumargli il pavimento. Il ragazzo non sa come fare, lei ha ragione, ma Damon è pur sempre suo fratello e nel suo modo contorto, lo capisce.

Immagina perché non abbia detto niente ad Elena, quale perverso meccanismo si sia mosso nella sua testa bacata e quali tragiche conseguenze innescherà.

 

-Caroline ci sono milioni di ragioni…ha sbagliato siamo d’accordo…ma il motivo per cui lui è andato la…-

-Il motivo l’ho capito ed è tutto molto ragionevole, onorevole….è chiaro è giusto …ma doveva dirlo ad Elena! E’ questo il problema Stefan-

 

All’improvviso il cellulare di Stefan squilla attirando lo sguardo azzurro increspato dall’aria di tempesta. Si affretta ad estrarlo di tasca, sbiancando di colpo.

 

-Cosa c’è adesso, è lui?-

 

Fa per muoversi svelta, pronta a sferrare l’attacco, ma si arresta quando Stefan le mostra il nome di Elena che campeggia innocente sul display ed entrambi gelano sul posto.

 

-Non rispondere-

-Ma-

-Ancora non ho pensato a come presentarle la cosa…NON RISPONDERE-

-Ok ok-

 

Lui mette il muto e posa il cellulare sulla scrivania prendendo aria e distanze dalla furia bionda nella stanza.

Prima che Caroline possa anche solo pensare alla sua successiva invettiva è il suo, di telefono, a trillare e lo sfila dalla tasca posteriore dei jeans.

 

-Mi ha scritto se la posso chiamare….lo sa-

 

Sbuffa esasperata mentre si affretta a digitare una balla per temporeggiare, sotto lo sguardo perplesso di Stefan.

 

-Cosa dovrebbe sapere????-

-Che qualcosa non va!! Prima chiama te, poi scrive a me con una evidente urgenza….non ci vuole la scienza per capire che qualcosa la turbi…e credo di sapere cosa….-

-Beh….come ci comportiamo??-

 

Il ragazzo dilata le iridi verdi speranzose di avere una risposta che plachi le preoccupazioni, cercandola nelle pozze chiare altrettanto spaventate e consapevoli. Caroline chiude per un istante gli occhi prendendo fiato, perché sa già cosa devono fare.

 

-Tu non devi fare niente, la chiamerò io…tra un po’….e le dirò la verità-

 

La bionda scappa con lo sguardo in estrema difficoltà per cercare di placare le lacrime graffianti; così afferra in fretta la borsa poggiata per terra e fa per superare l’amico che, di contro, le blocca il passaggio.

 

-Ehi Care, no devo dirglielo io, posso farle capire come pensa Damon e-

-Elena purtroppo sa benissimo come ragiona Damon-

-Si ma lascia che le parli io-

-No Stefan, sei il suo migliore amico ma….sei anche il fratello di Damon, spetta a me farlo, perché è di me che avrà bisogno e non mi odierà come potrebbe fare con te…-

-Ma ambasciator non porta pena…-

-Sì ma fai Salvatore di cognome…-

-Care…-

-Ti tengo aggiornato, prometto….tu prova a sentire Dam ok?-

 

Lui annuisce colpevole, infilando le mani nelle tasche dei jeans quasi come se fosse stato lui a ferire Elena e non suo fratello. Non sa bene che dire è in estrema difficoltà per quella situazione; ha solo vent’anni, si sente un ragazzino che prova a rattoppare gli errori altrui aprendo falle ancor più grosse. Così si sposta lasciando passare Caroline che fugge via assorbita da mille domande.

 

 

 

****

 

 

 

Damon si fa aiutare dal tassista a scaricare la valigia ed il passeggino, Lilian si è addormentata e la sua piccola testa riposa sulla spalla paterna, completamente abbandonata alla sua stretta sicura.

Quando sente l’auto partire il suo sguardo chiaro accarezza titubante l’aria pungente londinese, meno umida di quanto si aspettasse; osserva pensieroso, forse più per trovare il coraggio, il palazzo in stile vittoriano dai colori sporchi che lasciano quella sensazione di Rivoluzione industriale, carbone e fumi tipicamente inglesi.

 

Il quartiere è silenzioso, passano poche auto e già a quell’ora gli abitanti avranno già consumato il loro pasto, scorge le tiepide luci filtrare dalle vetrate della palazzina e prende un respiro profondo prima di suonare il campanello. Si trova proprio davanti al portone in ferro battuto e vetri satinati, quando la luce dietro la porta si accende ed un rumore metallico accompagna lo scatto della serratura.

 

Spinge il portone pesante con la mano libera e quando è sufficientemente aperto lo blocca col corpo per tirare dentro la valigia ed il passeggino in una mossa poco agevole; quando riesce a farsi largo nell’atrio stretto ed illuminato lascia andare il portone che si chiude lentamente e si concede un secondo di riposo per osservare l’ambiente elegante di quel corridoio principale che conduce ad un un’unica porta in legno chiaro. E’ più tiepida l’aria rispetto a fuori, ma non è un ambiente riscaldato, segno che si tratti di una parte esterna alla casa e la conferma gli proviene dalla porta stessa che si apre, rivelando una donna sulla cinquantina che per un istante blocca la corsa del suo cuore.

 

Ha i capelli rossi, un po’ sbiaditi, raccolti dietro la nuca in un piccolo chignon basso, orecchini di perle che risaltano in contrasto col colore dei capelli e della pelle diafana da cui si evincono i segni di una sofferenza precoce che l’ha fatta invecchiare prima del tempo.

E poi trova gli occhi chiari, di quell’azzurro un po’ più ghiaccio del suo che rende impossibile giudicare se sia la stessa tonalità ereditata dalla piccola che gli dorme in braccio, e si fa coraggio avanzando verso la donna che – dopo istanti di esitazione – si apre ad un incerto e timido sorriso. Poco dietro di lei compare un uomo circa della sua età, stessi occhi, capelli già grigi, ben curato e vestito in tweed da vero inglese.

 

Entrambi sussurrano un “salve” titubante e raggiungono Damon per aiutarlo con la valigia ed il passeggino mentre lui li segue imbarazzato dentro l’abitazione dalle tinte chiare.

 

Mezz’ora più tardi, dopo aver messo a letto Lily ed essersi dato una rinfrescata post lungo viaggio, Damon è seduto nel salotto inglese, sul divano damascato davanti ai coniugi Famil che sorseggiano imbarazzati del thè.

Hanno contatti occasionali, per lo più per sapere della bambina, lui manda continuamente foto e video per email in modo da permettere loro di vedere come cresce. Si sente in colpa Damon, perché lo legge nei loro occhi chiari sfuggenti che un po’ lo odiano e i motivi, giusti o sbagliati che siano, sono umanamente comprensibili.

 

Rose si era trasferita in America per studiare, ma con l’intento un giorno di tornare a Londra con il titolo di studi preso all’estero, o comunque, questo è ciò che speravano i suoi genitori.

Era figlia unica e ciò rendeva ancor più forte il loro legame con lei. Non era stato facile accettare che fosse rimasta incinta, senza essere sposata, di un ragazzo americano e che fossero intenzionati a vivere a New York anziché tornare a casa, in Inghilterra.

E non era stato assolutamente semplice fare i conti con la sua malattia e poi la sua morte. In quei mesi i coniugi Famil, dalla nascita di Lily, erano rimasti per un po’ in America per stare vicino alla figlia e alla nipote, provando in tutti i modi a convincerla a tornare a Londra, così da poter passare più tempo con loro.

Ma la morte era sopraggiunta prima ancora che Rose potesse anche solo trovare il tempo per avere quelle normali liti sulle sue decisioni da donna adulta e da madre, portandolo loro via per sempre.

 

Il loro dolore composto, educato,  non dissimile dal modo dei Salvatore, aveva molto colpito Damon che, tuttavia, si era sentito profondamente responsabile. Se lui non l’avesse messa incinta forse Rose non si sarebbe aggravata.

 

-Allora….come è …come è stato il volo?-

-Tranquillo-

 

La tensione nell’aria si taglia a fette, d’altronde è naturale vista la situazione delicata in cui si trovano tutti, troppe cose non dette che affliggono cuore e mente soprattutto da parte dei genitori di Rose.

 

-Immagino tu sia stanco…per il lungo viaggio-

-Sì ma…non è un problema-

 

Robert, il padre di Rose, è rimasto in silenzio a fissarsi le mani stanche, percependo sua moglie Marion trattenere la propria agitazione facendo thé e torturandosi le maniche del golf in un gesto che, per un istante, a Damon ricorda Elena. E quel pensiero lo brucia fino a lacerargli il cervello, bevendo un sorso del liquido caldo nel tentativo di rimuoverlo.

Perché adesso è concentrato su questa casa, sui fantasmi seduti davanti a lui che gli ricordano teneramente la ragazzina nei corridoio del college in cui si era imbattuto. In realtà per Damon è praticamente impossibile dimenticare Rose, Lilian le somiglia ogni giorno sempre di più e questo ogni tanto fa male, ogni tanto gli calma il cuore tormentato. In tutto questo non si è mai dato veramente modo di dare ad Elena il giusto spazio né di perdonare se stesso per aver “tradito” Rose.

 

-Marion, porta in camera il ragazzo…c’è tempo per le domande-

 

Entrambi volgono lo sguardo sull’uomo silenzioso che si alza facendo leva con le mani sulle ginocchia e si mette dritto in attesa che gli altri due lo imitino. Cosa che accade e Damon trattiene il respiro nervoso.

 

-Ma certo…seguimi pure Damon…-

-Buonanotte-

-Buonanotte-

 

Annuisce lieve e poi segue Marion in corridoio; salgono le scale che hanno fatto anche prima quando hanno portato Lily in camera, ma in quel momento era concentrato troppo su sua figlia per notare le fotografie affisse sulla parete lungo le scale sulle quali indugia un momento, sentendo il cuore stringersi in una morsa via via che scorre le varie fasi della vita di Rose, da una bambina appena nata in braccio ai genitori, fino alla foto della laurea. Sono cinque foto: battesimo, primo giorno di scuola, medie, diploma di liceo e laurea. C’è un ultimo spazio, vuoto che attira la sua attenzione rallentando ancor di più il suo passo incerto; non si accorge che Marion ha notato la sua esitazione e resta ferma in cima alle scale con le mani in grembo.

 

-Abbiamo fatto stampare una foto di lei con la bambina…ma ancora non sono riuscita a trovare la cornice giusta-

 

La voce consumata tradisce un fremito di dolore che attira gli occhi chiari verso l’alto. Annuisce comprensivo e riprende a camminare fino a raggiungere la stanza dove dormiranno lui e Lily. Marion si dirige al mobile in legno scuro in corridoio e prende gli asciugamani che vi aveva collocato sopra pe poi portarli a Damon.

 

-Il bagno è l’ultima porta infondo al corridoio….buonanotte e per qualunque cosa ti prego, non esitare-

-Grazie-

 

Marion sorride impacciata e riprende le scale per tornare da suo marito al piano di sotto. Damon sospira a fondo e poi entra nella stanza degli ospiti. Per un istante si domanda quale sia la camera in cui è cresciuta la piccola Rose, dove è diventata grande, vorrebbe proprio vederla, respirare il suo odore, essere nelle sue cose, in quello spaccato di lei che non ha mai potuto conoscere.

 

Rose rimarrà per l’eternità un piccolo mistero per lui, non c’è stato il tempo di esplorarlo, conoscerlo a fondo, ma avrà per sempre un pezzo di lei nei tratti della loro bambina. Entra in camera e si prepara per andare a dormire quando prende il telefono che aveva acceso per avvertire a casa di essere arrivato; trova mille messaggi di suo fratello tutti consistenti in allarmanti richieste di spiegazioni ad Elena.

 

E il suo cuore codardo si nasconde nell’affanno, spengendo tutto e dirigendosi in bagno.

 

 

***

 

 

Caroline ha chiamato Bonnie, le ha risposto al quinto tentativo supplicandola di allontanarsi da Elena per poterle parlare un momento. La ragazza, stranita dal comportamento dell’amica, si è diretta in giardino fuori dallo studentato ascoltando cosa avesse da dirle di così delicato da non poterlo fare con Elena presente; e le sono bastate poche parole per saltare per aria.

Dopo vari improperi contro Damon, Bonnie ha preso fiato, ha salutato Caroline promettendole che sarebbe stata pronta al capezzale di Elena ed è rientrata al dormitorio dando così modo alla bionda di chiamare l’amica e parlarle.

 

Hanno discusso un quarto d’ora abbondante su chi avrebbe dovuto dire ad Elena di Damon, se Bonnie in modo da affrontarla di persona, provare a spiegarle quel cumulo di giustificazioni passate di bocca in bocca da Stefan fino a lei, filtrandole, rimodellandole in modo da indorarle la pillola, o  Caroline attraverso il telefono nel tentativo di rendere più astratto, quasi irreale, quel fatto.

 

Alla fine hanno optato per Caroline, in grado di riportare meglio la sua conversazione con Stefan, spiegando all’amica che Damon non avesse nemmeno dato una spiegazione al fratello o in generale alla famiglia.

 

Adesso Bonnie è seduta al fianco di una smarrita e inerme moretta, intenta  a fissare il vuoto una volta chiusa la conversazione con Caroline. Non ha detto niente è rimasta in silenzio ascoltando le spiegazioni della bionda, ha sussultato due volte sgranando gli occhi, con le parole morte in gola e lo sguardo perso chissà dove.

Bonnie è seriamente preoccupata per questa sua non reazione alla quale non sa dare un nome; sembra sotto shock ed è proprio di ciò che potrebbe trattarsi, ma non è sicura.

 

-Elena…-

 

E’ il terzo tentativo che fa, chiama l’amica seduta al suo fianco sul letto in uno stato catatonico, le sfiora dolcemente la mano e ottiene solo silenzio.

 

-Elena ti prego…parlami, piangi…ridi…basta che reagisci….-

 

Lo vede che non è pronta a parlare, che la vergogna per l’umiliazione scotta la sua pelle e vela gli occhi impegnati a scappare ovunque e mascherare tutto il panico che le si sta scatenando dentro al cuore. Ma è una tempesta che non può ancora manifestarsi, deve maturare, Elena è fatta così Bonnie lo sa, come sa che dovrà starle accanto per impedirle di farsi trascinare via dal vento.

 

-Devo andare a studiare…-

 

Si alza di scatto facendo sussultare l’amica ancor più perplessa, la osserva dirigersi alla scrivania, afferra i libri e li mette in fretta nella tracolla prima di ravviarsi i capelli scivolati sul volto nella fretta.

 

-Elena…-

-La biblioteca è aperta fino alle 22, cenerò fuori prima di andare non ti preoccupare-

 

Bonnie la raggiunge nel tentativo di fermarla.

 

-Fermati un attimo-

-Bonnie ti prego-

 

Alza leggermente la voce non volendo contro l’amica, voltandosi con lo sguardo supplicante una tregua da quell’umiliante momento.

 

-Ho bisogno di …di andarmene…-

-D’accordo….ma…-

 

La richiama prima che possa scappare, ma non fa in tempo a finire la frase che la ragazza è già sparita oltre la porta.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!

 

Perdonatemi il profondo ritardo, non è stato semplice scrivere questo capitolo che deve essere di passaggio, una sorta di quiete prima della tempesta.

 

Ritroviamo Damon in Inghilterra, adesso sappiamo che è andato a trovare i genitori di Rose con la piccola, cosa più che lecita. Non ha detto nulla ad Elena per tutti i suoi complessi mentali derivanti soprattutto da quei sensi di colpa che Damon cova da tempo ma che non ha mai espresso, neanche ad Elena ed è proprio ciò che li tiene in un certo senso distanti, come se ci fosse un’ultima zona d’ombra in cui lui non le consente di accedere perché lui stesso, per prima, non sa guadarci dentro.

 

E vediamo come i loro amici si barcamenano per capire come palleggiarsi quell’informazione scottante e a chi toccherà comunicarlo ad Elena. La scelta ricade ovviamente su Caroline, si sente la più adeguata sia per tutelare Stefan, sia perché essendo distante l’amica non si scaglierà contro Bonnie che potrà così starle accanto.

 

Vedremo cosa accadrà, prometto di essere più svelta a postare il prossimo,

 

 

Attendo i vostri commenti.

A presto

Elisa

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Capitolo 36
*** With love ***


With Love

 

 

Elena non ha parlato di quanto accaduto, sono arrivate ad Halloween nel silenzio più totale. Sua madre si è dovuta accontentare di una secca spiegazione “non torno, restiamo qua” “ma Damon?” “anche lui” bugie su bugie. Per non pensare, per non sentire, per non subire i suoi impliciti “te l’avevo detto”  e continuare furiosamente, istintivamente, a proteggere lui e quel loro amore che forse è solo suo, di lei.

Non vuole parlarne, non riesce la sua testa, il suo cuore, nemmeno a mettere in fila le parole e forzarle ad uscire per confrontarsi con Bonnie, come se la vergogna e il dispiacere avessero ottenebrato ogni capacità cognitiva.

I suoi amici se ne sono accorti tanto che hanno chiesto a Bonnie cosa fosse successo e lei si è limitata a rispondere un generico “ha litigato col ragazzo” e così l’hanno convinta ad andare con loro alla festa di Halloween; inutile stare a piangersi addosso visto che non riesce nemmeno a fare quello.

 

E mentre Elena si aggroviglia nel suo silenzio impenetrabile, Caroline tampina Bonnie per avere notizie della sciagurata amica.

 

 

*******

 

Le giornate di Damon e Lily a Londra si sono svolte all’insegna del turismo leggero a misura di bambino, pomeriggi passati al parco coi nonni e serate tese a parlare di Rose, sfogliare vecchi album di famiglia, provare a stabilire un contatto.

 

Ed è stata proprio una di quelle sere che si è fatto coraggio, ha ingoiato il suo disagio ed ha sinceramente parlato con loro. Seduti a cena al tavolo di ciliegio scuro nell’ampia ed elegante sala da pranzo dai colori caldi, con il rumore dell’orologio a pendolo in sottofondo talvolta coperto dal baccano di Lilian intenta a scoprire la sottile arte del tamburello con forchetta sul ripiano del seggiolone.

Lui lascia che sia Marion ad occuparsi di lei, le si legge sul volto ferito il desiderio lacerante di coccolarla, parlarle, lasciarsi conoscere dalla piccola, entrare in rapporto con lei. All’ inizio è stata discreta sia perché la bambina poteva essere naturalmente diffidente, sia per non violare l’autorità paterna.

 

Ma poi le cose si sono evolute naturalmente e adesso la nonna è lì che imbocca la bambina ridendo con lei.

Damon ha raccontato loro dei suoi progressi nella crescita accettando di buon grado qualche consiglio della nonna materna, per poi far scorrere le iridi cerulee su entrambi e deglutire la paura asfissiante prendendo la parola.

 

-Io...em...io avrei bisogno di dirvi una cosa-

 

L’attenzione di entrambi torna adulta e vigile, non senza scambiarsi una rapida occhiata che strizza lo stomaco per l’ansia.

 

-Ecco volevo...vorrei davvero scusarmi con voi per...beh sia per aver trattenuto Rose in America e...per non avervi portato Lily prima, per la malattia di -

-Va tutto bene-

 

E’ Robert ad interromperlo, non ci vuole un genio per leggere il dolore e l’imbarazzo che soffocano il ragazzo seduto al lato opposto della tavola.

 

-No io-

-Damon, ti prego. Siamo stati arrabbiati è vero, ma non con te...credo che da genitore tu possa comprendere che tipo di dolore sia, anche solo pensare di perdere tua figlia. Ma abbiamo sbagliato anche noi a non venire a trovarti, non avete avuto il tempo di decidere niente della vostra famiglia e tu hai dovuto fare tutto da solo-

 

Lo sguardo grigio si sposta lentamente verso la moglie, colmo di una gratitudine unica.

 

-Io onestamente, senza Marion, non so se sarei stato un buon padre. Tu lo sei, nonostante la situazione...quindi non scusarti, ti prego-

 

Damon annuisce col volto in fiamme per quello strano sentimento mai provato prima: il senso di stima, di essere guardato come un uomo, con un valore. O meglio, un po’ lo ha provato con Elena.

E di nuovo la stretta dell’errore logora la carne costringendolo a distogliere lo sguardo.

 

-C’è una cosa che...vorrei chiedervi...ne ho bisogno ma, non riesco a trovare il coraggio-

 

E’ incredibile come riesca a mettersi a nudo con loro, senza provare vergogna per le sue debolezze e asperità.

 

-Ho bisogno di andare a trovarla…prima di partire…-

 

Entrambi si guardano inteneriti e visibilmente commossi.

 

-Domattina andiamo tutti insieme, poi vi accompagneremo all’aeroporto-

 

Il sorriso timido che si sprigiona sul volto di Damon genera un’incredibile atmosfera di intimità e serenità, una pace interiore che lo stesso Damon non avrebbe mai immaginato di provare con loro e riprende a mangiare più disteso.

 

 

****

 

Ric chiude l’auto e si dirige verso l’ingresso del supermarket quando incrocia Miranda Gilbert intenta a spingere il carello per il parcheggio.

 

-Ehi-

-Ciao Ric-

-Grande cena?-

 

Lei abbassa lo sguardo sul carrello colmo di sacchetti.

 

-Sì beh, sai non ho più molte caramelle a casa da quando i ragazzi sono cresciuti e devo fare le scorte per i bambini del quartiere-

-Giusto-

-Voi organizzate qualcosa?-

-Oh no...Jo ha il turno in ospedale così pensavo di raggiungerla per aiutare i volontari ad intrattenere i bambini di pediatria-

-E’ davvero un bel gesto-

 

Sorride commossa da un simile pensiero, non da tutti.

 

-Grazie…-

-Allora ti lascio alla tua spesa-

 

Lui annuisce col capo e la supera quando si ricorda una cosa, così la richiama rallentando il passo.

 

-Ah puoi dire a Grayson che dobbiamo parlare della questione...che stiamo curando io, lui e Damon...se può chiamarmi così ci incontriamo settimana nuova-

-Oh certo, volete vedervi da noi?

-Possiamo fare anche in studio da Giuseppe a casa Salvatore, è più intimo e non ti invadiamo casa-

-Ma non è un problema...così posso tenere io Lily, mi farebbe piacere avervi tutti a cena…non solo per motivi di lavoro-

 

Le si illuminano gli occhi all’idea di stare con quella bambina che adora. Ric sorride imbarazzato.

 

-Beh non so se Damon ci sarà, ma comunque lo comunicherò agli altri-

-Non torna domenica?-

-In verità non lo so…-

 

Si scambiano entrambi uno sguardo confuso per motivi diversi e Miranda vorrebbe tanto non aver colto una nota stonata nel tono incerto di Ric. Lei annuisce lasciando correre e si salutano definitivamente.

Mentre Ric entra nel supermercato sfila il cellulare di tasca e scrive a suo nipote minore per sapere se allora Elena lo sa, qui nessuno ci sta capendo più nulla. Come fa Miranda a sapere che Damon è via?

La risposta negativa di Stefan lo rende ancor più perplesso, fin quando il ragazzo gli spiega che probabilmente Elena deve aver detto a sua madre che Damon non c’era.

Suo nipote continua a fare casino e in questo modo finirà per perdere Elena stessa, che è la cosa migliore insieme a Lily. Sospira logorato dalle preoccupazioni e decide di rimandare quella conversazione a quando lui tornerà.

 

Allo stesso tempo si chiede come stia andando in Inghilterra. Doveva farlo, avrebbe dovuto farlo anche prima, ma senza nasconderlo alla sua ragazza.

 

 

****

 

-Sarà un vero disastro, lo sai vero? Cosa farà tuo fratello?-

-Lo ignoro e onestamente ho deciso di disinteressarmi….-

-Molto maturo-

-Care…abbiamo fatto quanto potevamo…a questo punto è una cosa che riguarda solo loro-

 

La bionda sospira mentre finisce di sistemarsi il trucco; Stefan è passato a prenderla, alla fine non poteva rifiutare di andare alla festa della Confraternita, non dopo tutto il casino con Damon, Care se lo era meritato. La osserva guardarsi nello specchio della propria stanza, lui poggiato allo stipite della porta nel suo look alla Danny Zucco di Grease in attesa della sua bionda Sandy, stretta in una tutina nera in grado di fargli tornare a galla tutte le tensioni adolescenziali represse negli anni.

Ha sempre trovato Care molto attraente, altrimenti non avrebbe incasinato tutto un anno prima con la sua relazione con Elena per baciare l’amica, sbronzi proprio ad Halloween.

 

Così per riprendere la concentrazione torna a pensare a suo fratello e a tutto il gigantesco guaio da cui davvero non sa come tirarlo fuori. Elena non risponde alle loro chiamate e Bonnie ha detto loro che lei e i ragazzi sono riusciti a convincerla per lo meno ad andare alla festa del loro campus e distrarsi un po’. Sfila il cellulare di tasca per vedere se Damon si è degnato di rispondere ai suoi messaggi; Ric lo sta tampinando a sua volta per avvertirlo che Miranda non sa niente di tutta questa storia e che se lo venisse a sapere Grayson potrebbe reagire molto male e, viste le tensioni al Consiglio, sarebbe bene non farlo indisporre.

Insomma c’è un’ansia generale e lui ha decisamente bisogno di svagarsi ad una festa.

Proprio quando sta per rimettere il cellulare in tasca arriva una notifica di Rebeka e sospira annoiato.

 

“Spero di aver scelto la giusta combinazione di vestito”

“Giusta….rispetto a cosa?”

“A te ovviamente”

“Sono confuso

 

Lei invia una serie di faccine sorridenti, destando un brivido di freddo nel ragazzo i cui occhi verdi fluttuano sullo schermo illuminato, dimenticandosi per un istante di Caroline la cui voce in sottofondo risuona lontana.

Rebeka è una specie di droga per lui, non ne sente la mancanza, o il bisogno di scriverle, ma quando lo cerca è come se fosse in grado di stabilire con lui una connessione capace di scollegarlo da tutto e confonderlo. Che sia una strega?

 

“Allora presto tutto ti sarà chiaro…”

“Presto?”

“Abbi pazienza Salvatore…..”

“Di che stai parlando?”

 

-Stefan mi stai ascoltando?????-

 

Il tono acuto dell’amica lo riscuote costringendolo ad alzare lo sguardo confuso su di lei e sobbalza quando se la trova a pochi passi da lui, tutta infervorata con quel rossetto troppo rosso a risaltarle le labbra.

Ok, deve avere qualche problema, tutto questo biondo lo scombussola rintontendolo come un adolescente qualunque.

Saranno gli ormoni, sarà che è così stufo di rispettare le regole e occuparsi di riparare ai pasticci di Damon, ma ha una indescrivibile voglia di libertà e sregolatezza che gli scalda la pelle e inqueta lo sguardo verde.

 

-Come? Certo-

-Chi è???? E’ lei???-

-Dai, adesso basta….prendi la borsa e andiamo-

 

Ruota sui talloni delle scarpe nere e si dirige alla porta per scappare dai cieli indagatori e quelle ciglia cariche di mascara che stasera, non sa come mai, sembrano più pericolose del solito.

 

Arrivano alla festa della Confraternita insieme, trovandosi anche con altri amici con cui avevano fissato ed entrano lasciandosi avvolgere e stordire dagli addobbi macabri, la musica commerciale che fa correre i battiti e l’euforia universitaria che scalda l’aria e rallegra gli animi. Iniziano a bere, chiacchierano, fin quando Care non si fa scattare una foto da mandare a Bonnie nella speranza di riceverne una in ritorno con una Elena più allegra.

 

E non tarda ad arrivare: Bonnie vestita da strega, Kol da Mr. Hide, Kai e Peter da angeli e nel mezzo a loro due una Elena con gli occhiali da sole, le labbra imbronciante messe in risalto da un rossetto troppo scuro e quella che ha tutta l’aria di essere una vestaglia a quadri sotto la quale sbuca una sottoveste.

Caroline scrive all’amica per chiedere spiegazioni su quello strano trio e lei le racconta di come i due si siano inventati di essere, per quella serata, gli angeli custodi di Elena, la quale, vista la situazione, poteva mascherarsi da diva in riabilitazione che se ne va in giro in vestaglia e ciabatte gridando “dove sono le mie pillole”.

 

Almeno è uscita dalla reclusione”

“E l’aria depressa le consente di entrare perfettamente nel personaggio”

“Falla bere….ma non troppo”

“La tengono d’occhio i ragazzi”

“Digli a Kai che le ali non gli donano”

Le ha prese da sua nipote, le aveva usate per il saggio di danza”

“Dai….sta peggiorando”

“Almeno fa ridere Elena”
“In questo caso…il look da miliardaria depressa le dona”

“Glielo farò sapere…dalle tue parti come va?”

“Bene dai…Stefan è lanciatissimo!”

“In generale o…”

“In questo istante verso una mora, dopo chissà”

 

-Ciao love-

 

La mano di Caroline, intenta ad inviare il messaggio, si blocca quando gli specchi azzurri si sollevano distratti verso la folla festosa; le occorrono alcuni secondi affinché riconosca quella voce e il suo cervello elabori l’informazione collegando un suono ad un nome. Si volta di scatto, esterrefatta, alla propria destra provando a trattenere quel brivido che le corre rapido lungo la colonna vertebrale facendole drizzare i peli.

 

-Klaus-

 

Il rumore ovattato della musica in sottofondo sparisce, sovrastato dal battito furioso del suo cuore la cui velocità aumenta l'apporto di sangue al volto, scaldandolo di rosso.

Klaus se ne sta lì, bello forse più di come lo ricordava, coi capelli cenere appena più lunghi, la barba corta, il sorriso da canaglia incurvato dal lato sinistro del volto e le mani giunte dietro la schiena a dargli quel tocco autoritario e saggio come se lui non conoscesse né il tempo né l’attesa.

 

-Cos…cosa ci fai qui?-

 

Se non fosse per la sua capacità di cogliere solo dalla sfumatura della sua voce le sue preoccupazioni, con quel frastuono non avrebbe potuto udire il timbro flebile della ragazza in difficoltà anche solo a parlare. Caroline sta facendo appello a tutto il suo autocontrollo per non lasciarsi andare ai mille pensieri contraddittori che le affollano la sua testolina bionda, dimentica del telefono che le vibra tra le mani, delle sue amiche, dei problemi. Klaus ha sempre avuto il potere di oscurare tutto, forse anche troppo.

 

E’ lui a fare un passo verso di lei, bruciando le distanze che gli separano per farsi più vicino e guardarla meglio in tutto il suo candore imbarazzato che ha sempre trovato adorabile.

Oh sì, le era mancata. In tutta la sua altezzosa mania di controllare qualsiasi cosa, la fierezza del suo sguardo, il desiderio malcelato di sentirsi semplicemente amata, nascosto tra le righe della sua pungente ironia e dei confini che Caroline traccia marcatamente, per impedire a chiunque di incasinare il suo perfetto ma fragile giardino interiore.

 

-Ho sentito che una piccola Sandy si aggirava da sola per feste piene di sciocchi ragazzini…e ho pensato di passare a vedere come se la stesse cavando-

 

Lei mette il telefono nella pochette che penzola allacciata al polso e prova a contenere il suo turbamento.

 

-Non ho bisogno della balia-

 

Si sente a disagio, piccola e indifesa, lo sguardo indagatore che la sonda spogliandola di ogni sicurezza anche adesso che scappa dai suoi occhi e incrocia le braccia per proteggersi da lui, o forse per contenere quella tempesta di emozioni adolescenziali pronte ad affogarla.

 

-Di questo ne sono certo…andiamo-

 

Lei schiude le labbra interrogativa, ma non le viene dato il tempo che Klaus ha già fatto scivolare la propria mano sul suo polso per sciogliere la presa stretta intorno a se stessa e la tira dietro di sé, conducendola tra la folla, fuori dalla casa della Confraternita, lontano da tutto ciò che in quel momento a Caroline non interessa.

 

 

*****

 

 

Bonnie è immersa tra i pensieri e i messaggi di Caroline, che improvvisamente ha smesso di scriverle, quando un bicchiere grande, rosso e pieno di liquido colorato le viene sventolato sotto al naso all’insù, facendola sussultare. Le iridi verdi roteano ammorbidendosi verso il ragazzo moro al suo fianco, che l’aspetta sorridente.

Kol le ha preso da bere sperando di distrarla dai suoi mille pensieri e riportarla nella festa in cui sembra divertirsi pure una stravagante Elena.

 

-Un drink per i tuo pensieri-

-Oh, niente stavo scrivendo a Care e mi ero….persa un momento-

-Mm…meglio una bionda di un biondo-

 

Bonnie sorride tirandogli un colpetto sul braccio in segno di rimprovero. I Mikaelson hanno un fascino bastardo e dolce tutto particolare ed il suo Kol sembra esserne la quintessenza.

Incredibile come solo Elena sia rimasta immune a quella famiglia, catturata invece da un’altra testa calda; c’è un’alta concentrazione di ragazzi problematici nella loro piccola cittadina, ed è contenta di averne scoperto tutto il potenziale. Lei e Kol sembrano i più stabili di tutti, non si è mai sentita così con nessuno; in realtà a parte Luka, un ragazzo conosciuto al campo estivo in prima liceo, non ha mai davvero avuto un fidanzato e questo fa di lui il suo primo, grande, amore. E spera che sia per sempre, si è trovata ad avere tutte quelle sensazioni tipiche del folle innamoramento tanto da aver scritto i loro nomi in un cuore praticamente su tutti i quaderni  del primo anno di college, quando avevano appena cominciato a frequentarsi dopo la festa di capodanno a casa Loockwood. E non può credere che tra due mesi ricorrerà il loro primo anniversario, anche se non è esattamente il giorno in cui si sono messi insieme, ma sicuramente quello in cui è cominciato tutto.

 

-Allora Miss Bennett, me lo concedi un ballo oppure vuoi stare qui a cercare un modo per salvare la tua amica dalle sue sofferenze? Anche perché mi sembra che stasera….la ragazza si stia finalmente sfogando-

-D’accordo d’accordo…-

 

Bonnie beve un sorso della bevuta che gli ha portato Kol e poi la posa per dirigersi con lui in mezzo alla folla, dove Elena si sta facendo ciondolare sulle spalle la vestaglia, con i capelli un po’ arruffati, il rossetto lievemente sbiadito e gli occhiali da sole calati sul naso in modo da far trapelare dall’alto lo sguardo vuoto e ferito, che in tutta la sua magnetica sofferenza potrebbe sedurre anche il più morigerato dei ragazzi.

E Bonnie sa che Peter e Kai non azzarderebbero mai una sola mossa, ma sono pur sempre due ragazzi di diciannove anni, belli, energici e con gli occhi abbastanza sani da vedere la bellezza della brunetta alterata dall’alcool che fluttua in una dimensione tutta sua, lì in mezzo a loro due. Soprattutto quando quella vestaglia ridicola a quadri, troppo grande, presa in prestito dallo stesso Kai, le scivola pericolosamente sugli avambracci scoprendo le spalle e la scollatura candida avvolta in una misera sottoveste bianca.

L’hanno notata tutti quelli che sono in corso con loro presenti alla festa, chiunque abbia visto o conosciuto Elena Gilbert in vesti da brava studentessa, con quel suo angelico fascino capace di addolcire anche il cuore più ostico è rimasto piacevolmente folgorato dalla versione tormentata che si è presentata alla festa. 

 

Kai e Peter hanno dovuto scacciare un consistente numero di potenziali pretendenti, intenzionati a volteggiarle intorno e rubarle un bacio o anche solo il numero di telefono, tutelandola come ordinato da Bonnie, ma lo avrebbero fatto comunque. Elena ispira un naturale senso protettivo, come un uccellino caduto dal nido che va aiutato a volare ancora e loro due le sono sinceramente affezionati, anche se è sempre un confine sottile quando si è giovani, un po’ allegri e soprattutto belli.

 

Anche Elena, adesso che Peter fa cenno di andare a prendere da bere per tutti e tre e Kai annuisce rimanendole al fianco, ha dato l’ordine loro di lasciarla essere senza pensieri e svagarsi. Così ora che lei si volta, persa nei suoi balli senza ritmo e senza senso, con i capelli ad oscurarle la vista e quegli occhiali da sole che rischiano di caderle per terra, alza lo sguardo languido sull’amico e le scappa un sorriso divertito.

 

-Oh attenzione, la signorina sorride-

-Beh….visto che hai un paio di ali rubate a una bambina, una coroncina da angioletto e una bacchetta da fata….cosa dovrei fare? Ma poi gli angeli da quando hanno le bacchette?-

 

Si mangia qualche parola con la bocca impastata dall’alcool, non ne ha bevuto troppo, ma abbastanza da lasciare il freno a mano tirato con cui va sempre in giro e porta le mani in alto ad aggiustare l’aureola sulla testa dell’amico, in procinto di piegarsi. Kai solleva gli occhi grigi per seguire le manovre dell’amica, per poi abbassarli su di lei, troppo intenta a sistemarlo per notare come lui adesso la stia guardando; come provi con difficoltà a trattenere quel lampo di desiderio sfuggito al suo controllo in questa strana sera.

 

-Fatto!-

 

Fiera del suo operato riporta gli occhi neri dentro a quelli grigi, fattisi di cera al contatto coi suoi ed il tempo sembra fermarsi improvvisamente. Hanno smesso di ballare, molleggiano sul posto col profumo di fiori e di alcool di lei che si mischia all’aria pesante ed affollata, le mani di Kai si sollevano per toglierle i ciuffi disordinati dalla fronte, afferrano gli occhiali da sole per collocarli sulla testa e si trova a dover resistere a quella nuova voglia di sfiorarle la pelle del volto, di assaggiare le labbra imbronciate.

Elena continua a fissarlo persa, vorrebbe credere che ci sia altro dietro le ciglia troppo truccate, ma la conosce abbastanza per cogliere il pensiero sempre presente di questo ragazzo che le incupisce lo sguardo e ruba il cuore. Questo Damon che chissà se si rende conto di cosa abbia per le mani. Se fosse la sua, di ragazza, col cavolo che la lascerebbe vagare senza stretta sorveglianza.

 

Sposta di sfuggita lo sguardo oltre la testa della ragazza, e gli occhi interrogativi di Bonnie a pochi passi da loro lo scottano, costringendolo a rompere la strana aria fluttuante tra loro e si affretta protettivo a sollevare i lembi della sua vestaglia per riportarli sulle spalle della ragazza per coprirla.

 

Sarà una lunga serata, soprattutto quando Peter sparirà con una tizia del corso di letteratura americana e Kol convincerà Bonnie a dormire con lui nella stanza che ha preso in albergo, visto che l’inaspettata permanenza di Elena lo ha privato dell’alloggio gratuito in camera loro; coì toccherà a Kai, dietro attente istruzioni di Bonnie, assicurarsi che la loro amica arrivi sana e salva al dormitorio.

La riporterà al sicuro, nella sua stanza e lei troppo cotta dalla stanchezza e rintontita dalle troppe bevute, crollerà sul letto afferrando la manica della giacca di Kai e biascicandogli un “non mi lasciare sola” che avrà l’effetto di corromperlo quanto basta per sedersi al suo fianco e lasciare che lei si accoccoli tra le sue braccia piombando in un sonno che non condividerà col ragazzo che, di contro, se ne starà sveglio ed irrequieto ad accarezzarle goffamente una spalla e controllare il battito agitato dal profumo di buono e di casa di lei.

 

 

****

 

Rose è stata sepolta nella sua terra d’origine, con profondo dolore di Damon che non può farle visita mai, non che forse sarebbe comunque andato a trovarla visto quanta fatica faccia anche solo per andare al cimitero da sua madre e lasciar fluire fuori il dolore della perdita, ma averla vicina sarebbe sicuramente diverso.

Si è ripromesso di portare Lily almeno una volta l’anno a trovare sua madre e soprattutto i nonni, in modo che non perda il contatto con loro e adesso che osserva la lapide in marmo chiaro con inciso il suo nome riscopre uno strano senso di pace, che solo Rose era in grado di ispirargli; e ne sente la mancanza, arriva tutto d’un colpo come un’ondata amara che toglie il respiro.

 

E’ rimasto in piedi ad osservarla, ha ascoltato i suoceri parlare di lei, hanno fatto collocare a Lily i fiori e poi lo hanno lasciato da solo un momento, ma prima di allontanarsi, Marion si è avvicinata a lui lasciando la piccola al nonno.

 

-Damon…c’è una cosa che ti devo dare…per conto di Rose-

 

Lui la guarda interrogativo infilare le mani nel cappotto color tortora ed estrarne una busta leggermente piegata ed esita un secondo prima di allungarla a lui che  l’afferra titubante, alzando lo sguardo azzurro enigmatico sulla suocera.

Lei gli sorride mestamente e si allontana lasciandolo contemplare quella busta bianca su cui a mano è scritto semplicemente il suo nome.

 

Respira a fondo, non sicuro di quello che voglia fare, non se la sente di aprirla in quel momento; così si volta, si abbassa sfiorando leggermente la lapide con a mano proprio come quando le accarezzava il volto e sorride, di quei rari e sinceri sorrisi che ogni tanto sfuggono al suo autoritario controllo.

 

-Ciao rossa….ti prometto che tornerò presto, per farti vedere quanto cresce la nostra piccola peste e…mi manchi-

 

Una volta arrivati in aeroporto si sono salutati con Marion che ha provato a trattenere le lacrime per il dispiacere di salutare la piccola, ma Damon ha promesso di chiamarli più spesso, ha installato loro Skype e fatto vedere come si usa ed ha lasciato che i nonni abbracciassero la piccola, dando a Damon una intera valigia di cose che le hanno comprato e che ha imbarcato. Vestiti, giocattoli, fotografie di loro e di sua madre, e alcune cose che appartenevano a Rose come un braccialettino d’oro con le palline di corallo rosso e un ciondolo a pesce che le regalarono per il battesimo.

Una volta decollati con Lily crollata nel sonno profondo, Damon ha preso la lettera e finalmente l’ha aperta per leggerla, con le mani tremanti a stringere il foglio stropicciato.

 

Caro Damon,

 

Questo è il quinto tentativo. Approfitto del momento visto che ti sei appena addormentato con Lily, fiero di essere riuscito nell’impresa di cullarla fino allo sfinimento.

Non ho molto tempo, in tutti i sensi, e ho bisogno di essere essenziale perché potrei iniziare a piangere su questo stesso foglio.

Tre cose, amore mio.

La prima è un grazie per essere entrato nella mia vita, so che pensi di essere stato una disgrazia, di avermi rovinata, ma invece Damon mi hai regalato l’anno più bello della mia vita e il dono più prezioso che avrei mai potuto desiderare. Nostra figlia.

Non avere paura di quello che pensano gli altri, o dei miei genitori, sii disponibile e paziente con loro.

La seconda riguarda Lilian, vorrei che tu la battezzassi; te ne parlerò anche a voce, ma se non ne avessi il tempo ho bisogno di sapere che lo farai.

La fede per me è ed è stata fondamentale per affrontare tutto questo e vorrei che Lilian potesse conoscere questa strada. Ricorda sempre che sei un padre incredibilmente umano.

In questo, non vergognarti mai di chiedere aiuto, torna da tuo padre, recupera i rapporti, fatti sostenere da Ric ed apriti a tuo fratello, si vede che ti guarda con ammirazione.

La terza e, forse, la più semplice in realtà è una richiesta espressa che ti faccio e riguarda te.

Apriti amore mio, apri il tuo cuore.

Col tempo che ti occorrerà, ma se accadrà e io già so che è così perché come si può non amarti, lasciala entrare chiunque lei sia.

Permetti ad un’altra persona di farsi spazio dentro di te, di prendersi cura di te e di nostra figlia; ho bisogno di sapere che qualcun altro assolverà ai miei compiti. Ho sempre saputo di essere di passaggio nella tua vita, anche se non avrei mai immaginato come, ma non eri destinato a me, non in quel senso.

Per questo ti prego Damon non chiudere il mondo fuori e non sentirti in colpa, non pensare che mi stai tradendo.

Al contrario mi onorerai, molto egoisticamente ho bisogno di sapere che starai bene.

Sii felice, per me.

 

Con amore

Rose

 

 

****

 

Toc, toc, toc.

 

Bussano una, due, tre volte con insistenza. Kai non sente subito il tonfo sulla porta, si è addormentato ad un certo punto e adesso sente il corpo intorpidito svegliarsi per il rumore in sottofondo. Il collo e la parte sinistra gli fanno male, un po’ per la posizione scomoda, un po’ perché Elena gli ha impedito ogni movimento e non capisce come facesse Napoleone a dormire seduto. Si passa una mano sul volto strofinandosi gli occhi e realizza, quando il rumore arriva finalmente alle sue orecchie, che Bonnie gli ha dato la chiave della stanza per sicurezza, nel caso in cui Elena avesse perso la sua viste le condizioni. Così abbassa lo sguardo accecato dalla luce filtrante dalle tende che si è scordato di tirare e prova a muoversi per sgusciare fuori dal letto senza svegliare Elena che mormora lamentele nel dormiveglia.

 

Il ragazzo si trascina alla porta provando ad aprire gli occhi appiccicati dal sonno e finalmente apre la porta, pronto ad infamare Bonnie per tutta quella molestia.

 

-E tu chi sei?-

 

Due occhi azzurri lo fissano enigmatici.

 

-Scusa io…non è la stanza di Elena Gilbert?-

 

Elena, che riconosce la voce, si alza con un respiro di terrore che la sveglia tutta insieme e spalanca gli occhi.

 

Damon.

 

 

 

 

 

 

Scusate il ritardo, è un periodo nero a lavoro. Posto ora che sono le due di notte e domani non mi alzerò mai in orario ma questo capitolo stava qui in giacenza da troppo tempo, non riuscivo mai a concluderlo e rileggerlo.

 

Grazie come sempre a tutte coloro che mi leggono e recensiscono, siamo a un punto di svolta in cui abbiamo visto Damon alle prese coi suoceri e la lettera di Rose, che serviva come punto di chiusura di tutti i suoi turbamenti e dell’altra Elena e il suo modo personale di affrontare il dispiacere. So che è un po’ lungo spero mi perdoniate.

 

Nel prossimo darò spazio anche agli altri personaggi, ma avevo troppo materiale delena e non potevo sprecarlo.

 

Grazie ancora

Baci

Eli

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Capitolo 37
*** Let's hurt tonight ***


Let’s Hurt tonight

 

When, when we came home

Worn to the bones

I told myself, "this could get rough"

And when, when I was off, which happened a lot

You came to me and said, "that's enough"

(Quando siamo tornati a casa,

logori fino alle ossa

Dicevo a me stesso: potrebbe essere dura

E quando ero spento, il che accadeva spesso,

Tu venivi da me e dicevi: basta)

 

La musica copre i pensieri fattisi liquidi tra alcool e balli, qualche risata coi compagni di corso e uno shot di troppo che annebbia la vista, al punto che Stefan pensa di avere le allucinazioni quando scorge una criniera bionda appuntata di lato in un’acconciatura retrò ad incorniciare un volto diafano e due occhi chiari persi ad attenderlo tra la folla. Solo la stretta fraterna di un amico che gli avvolge le spalle bisbigliando curioso la domanda “ehi chi è quello schianto che ti fissa?” lo riporta coi piedi per terra e gli consente di riconnettersi con la realtà circostante.

 

Stefan sbatte le ciglia più volte e si libera dal ragazzo con un non curante “torno subito” per dirigersi, attraverso la folla, verso la versione più sexy di una Jackie Kennedy. Si inumidisce istintivamente le labbra, infila le mani nelle tasche e prova a reprimere un sorriso orgoglioso mentre si ferma a pochi passi dalla biondina e la osserva stranamente imbarazzato.

Perché un po’ le era mancata Rebeka; non che si scambino considerazioni su chissà quale argomento profondo o si rivolga a lei per consigli o quant’altro, ma hanno stabilito una sorta di contatto, un legame che Stefan fatica a recidere. Lascia scorrere le iridi chiare lungo la figura di lei per esaminare il tailleur confetto nella quale si è avvolta, con le mani unite in grembo a tenere una borsetta rettangolare e reclina la testa per sollevarla di nuovo.

 

-Beh…come decennio ci siamo-

-Mm forse tu sei un po’ più vecchio-

-Dipende…sei la Jackie prima o dopo la Presidenza?-

 

Lei rotea lo sguardo liquido meditando la risposta.

 

-E’ più interessante se sei l’amante segreto della Fist Lady, non credi?-

 

Lei fa un altro passo sorridendogli provocatoria, perché Rebeka sta investendo più emozioni del previsto su quel ragazzo e non finirà bene. Lo sa, ma per adesso le va bene così.

Stefan la ascolta, le da spazio e non finisce per rimanere sfocata come nel grande caos della sua numerosa famiglia, dove per ciascun figlio è difficile emergere ed avere le giuste attenzioni.

 

-Allora…lasci che le offra da bere, lontano dagli sguardi di curiosi e giornalisti-

 

Le allunga il braccio strizzandole l’occhio e Rebeka lo afferra con una finta noncuranza, provando a celare quel tiepido calore che si irradia al centro del suo petto adesso che si stringe a lui e nulla sembra avere più importanza.

 

 

Oh I know that this love is pain

But we can't cut it from out these veins, no”

(Oh, lo so che questo amore è sofferenza

ma non lo possiamo tirare via dalle vene, no)

 

Caroline sente la pelle del polso scottare per il contatto recente con la mano di Klaus, intento a trascinarla via dalla festa; adesso stanno passeggiando lontano dal frastuono festoso e dagli sguardi indiscreti di amici e conoscenti. Non ha avuto il tempo di pensare a niente, di cercare Stefan o chiamare Bonnie perché Klaus ancora una volta ha plasmato l’aria, cambiandone il sapore, la percezione. Potrebbe essere qualunque ora o giorno, lei non saprebbe dirlo.

Buttando al vento la sua maniacale organizzazione.

 

L’umido della sera di fine ottobre la costringe a raccogliersi in un brivido trattenuto, non ha avuto nemmeno modo di prendere la propria giacca di pelle che chissà se ritroverà mai e lui prontamente si toglie la propria per posargliela sulle spalle, rubandole un sospiro imbarazzato.

 

-Grazie-

-E’ il minimo…visto come ti ho trascinata via-

-Che ci fai qui Klaus?-

 

Le sono occorsi alcuni minuti per riprendere possesso di se stessa e rifugiarsi nella fortezza di controllo da cui l’aveva tirata fuori.  E adesso sta rimettendo quelle distanze che si era imposta perché nell’estate passata si era sentita molto, troppo coinvolta da Klaus, ma qualcosa  le aveva impedito di lasciar crescere e dar frutto a quei sentimenti indefiniti.

 

-Un viaggio di lavoro da queste parti…e ho pensato di venire a farti un saluto-

-Beh ..non era necessario-

-Sono poche…le cose necessarie Caroline, l’ho fatto perché volevo-

 

Hanno rallentato il passo attraverso le vie del campus e gli occhi azzurrissimi di lei si sono persi per istanti infiniti dentro il mare misterioso e inquieto che le toglie il respiro. Deglutisce la saliva sbattendo le ciglia scure, distanze che crollano, certezze che si sgretolano.

 

-Bene, grazie per la visita-

 

Si sfila la giacca per restituirgliela in un gesto stizzito e poi si volta di scatto verso la notte che li avvolge per scappare da lui che, di contro, la trattiene senza sfiorarla.

 

-Voglio te Caroline, voglio quello che avevamo questa estate….questi mesi sono stati…insopportabili….-

 

Un sospiro che la inchioda.

 

-Klaus-

-E so che è la stessa cosa per te-

 

Lui le si avvicina di un passo senza mai abbandonare quei mari caldi di cui ha sentito la mancanza.

 

-Io…-

-So che la distanza è un problema, che tu sei al college…che hai tante esperienze da vivere davanti…-

 

La iridi si accendono illuminate da questo fuoco sconosciuto e familiare che sì, deve ammetterlo, le era mancato. Le era mancato il timbro profondo e marcato della sua voce, quel palpabile desiderio di intrufolarsi tra le sue cose, nella sua vita in modo differente da come potrebbe fare un amico, le loro lunghe camminate notturne fatte di racconti, confidenze, volte  a costruire una intimità che fosse solo loro.

 

Fa un altro passo accorciando le distanze e respirare il suo inconfondibile profumo zuccherino che lo avrebbe nauseato in ogni altra circostanza, se non si fosse trattato di lei.

 

 

“So I'll hit the lights and you lock the doors

We ain't leaving this room 'til we bust the mold

Don't walk away, don't roll your eyes

They say love is pain, well darling, let's hurt tonight”

(Allora io accenderò le luci e tu chiuderai le porte

Non lasceremo questa stanza finché non avremo rimosso la muffa

Non andartene, non roteare gli occhi,

dicono che l’amore sia sofferenza, beh cara, feriamoci stanotte)

 

 

-Ma sono disposto a rischiare…se tu lo sei-

 

Un alito di vento leggero si porta con se i profumi dell’autunno accarezzando i capelli cotonati Caroline, ma quel brivido elettrico lungo la schiena è dovuto al calore degli occhi di Klaus.

 

 

“When, when you came home

Worn to the bones

I told myself, "this could be rough"

(Quando tornavamo a casa,

logoro fino alle ossa

Dicevo a me stesso: potrebbe essere dura)

 

Damon.

 

-Scusa io…non è la stanza di Elena Gilbert?-

 

Quando Elena ha riconosciuto il timbro di voce di Damon si è svegliata di colpo tirandosi seduta così in fretta che la testa ha cominciato a girarle, accompagnata da un senso forte di nausea con la bocca impastata ed un disorientante cerchio a trafiggerle i sensi ancora offuscati dai postumi degli eccessi della sera precedente. Si è alzata di fretta, sussultando per il contatto dei piedi nudi col pavimento freddo e non si è data il tempo di constatare con orrore che fosse ancora vestita come la sera precedente.

 

-Sì è la sua stanza…ma adesso lei-

 

Kai non fa in tempo a finire la frase che la porta semi aperta,  che sta tenendo con una mano, si spalanca rendendo visibile una scombussolata Elena coi capelli arruffati, il mascara ad annerirle le occhiate e una vestaglia troppo grande a coprirla. Il ragazzo le fa spazio osservandola in tutta la sua fragilità mentre gli occhi si allargano imbarazzati verso lo sconosciuto piantato immobile in corridoio.

E con quel gesto dentro di sé sa già di aver mollato la sua posizione ferma di odio verso il proprio ragazzo, facendo un passo per un chiarimento.

 

-Damon…-

 

La voce scappa tremante dalle labbra secche facendo sussultare lo stesso Kai il cui sguardo confuso sembra distendersi in un punto esclamativo adesso che ha ricollegato un nome ad un volto. I due sembrano essersi dimenticati di lui;  Damon fissa Elena lasciando che un torrente di emozioni confuse lo tirino sott’acqua, dallo stupore e calore iniziali ad un più serrato amaro senso di tradimento e gelosia più che la guarda tutta scomposta e realizza che deve aver passato la notte con un altro verso cui curva lo sguardo ferito. Ed infine la colpa, perché tutta questa orribile situazione l’ha creata lui e se ne vergogna al punto da voler sparire e piangere.

 

-Cosa ci fai qui...quando sei tornato-

-Adesso…ma improvvisamente non importa più-

 

Elena ci mette qualche secondo a ricollegare il tono incrinato alla presenza del ragazzo al suo fianco e sbarra gli occhi indolenziti in sua difesa.

 

-Io-

-Divertitevi-

 

Il tono sprezzante le sega la gola e fa per uscire dalla camera col volto impallidito, il cuore a mille e un senso di nausea ad attanagliarle lo stomaco adesso che lo vede fare un passo indietro e voltarsi per riprendere il corridoio.

E le muore quel briciolo di coraggio sulle labbra, gli occhi inumiditi e l’avvilente umiliazione di essere mollata ancora una volta senza nemmeno la possibilità di parlare, di spiegare, di avere una qualche voce in capitolo. Lui che l’ha trattata così male e lei che stava già calpestando il proprio orgoglio pur di riaverlo tra le sue braccia, adesso si sente così piccola e senza significato di fronte a quel mare gelido che l’ha trafitta.

 

Kai è rimasto in silenzio, tentato per un attimo, pur di non vederla piangere e in quello stato pietoso, di chiamare quell’idiota del suo ragazzo e picchiarlo, ma il singhiozzo mal trattenuto che è scappato dalle labbra di lei lo ha bloccato sul posto obbligandolo a volgere la sua attenzione all’amica e offrirle una spalla su cui piangere.

 

Più tardi lo stesso Kai, dopo mille telefonate, è riuscito a svegliare una scocciata Bonnie che in men che non si dica, all’udire il racconto surreale di quella mattina, si è precipitata al dormitorio con una faccia sconvolta, seguita di un Kol altrettanto frastornato per il brusco risveglio.

 

-Ok io lo picchio, lo ammazzo….gli voglio bene ma…adesso lo sto odiando-

 

Elena se ne sta a fissare il vuoto mentre tampona i propri capelli con un asciugamano; si è fatta una doccia dopo aver tranquillizzato Kai ed averlo convinto a tornare al suo dormitorio finché non è arrivata Bonnie a dar voce ai suoi stessi pensieri.

Dopo lo sfogo di un quarto d’ora con la brunetta infervorata che ha lasciato un messaggio in segreteria a Caroline, diventata stranamente irreperibile da ieri sera, Kol ha provato a prendere la parola.

 

-Io avrei da dire una cosa-

-Adesso non è davvero il momento-

-Beh se mi permetti….-

 

Volge lo sguardo scuro su Elena.

 

-Ti porto a Mystic Falls e ci parli, festa finita-

 

Bonnie ancora rossa in volto per l’agitazione, fissa enigmatica il proprio fidanzato calibrando il senso delle sue parole. Vorrebbe controbattere mille cose, ma infondo lui ha ragione. Così si volta di scatto verso Elena addolcendo lo sguardo e svestendo i panni di una qualunque Caroline in preda a una crisi di nervi.

 

-Sai, ha stranamente ragione…pur essendo un uomo-

 

Scappa a tutti e tre un sorriso ed anche un’occhiata di gratitudine di Bonnie verso il suo ragazzo.

 

-Ma Bonnie domani abbiamo lezione e-

-Che vuoi che succeda, dirò a Kai di prendere appunti per noi…ora asciugati i capelli e partiamo-

-Kai….dovrei chiamarlo per ringraziarlo-

-No non chiami proprio nessuno, lo sa che gli sei grata….su-

 

Bonnie frena quella sua malsana idea, non è nata ieri, ha capito che il ragazzo si sta un po’ troppo coinvolgendo ed è bene che mantenga le distanze; ringraziarlo lo renderebbe ancora più vicino verso un confine che non deve superare dato che sanno tutti che Elena ama troppo Damon e lui finirebbe per farsi male.

 

-D’accordo-

 

La moretta annuisce non del tutto convinta di quel tentativo finale, anche perché è talmente ferita e devastata interiormente che non sa dove trovare la voglia e la forza di affrontare Damon. Al tempo stesso deve a se stessa la possibilità di dire la sua in quella storia.

 

 

****

 

“Oh, I know you're feeling insane

Tell me something that I can explain, oh”

(Oh, so che ti senti di impazzire

Dimmi qualcosa che possa spiegare, oh)

 

Damon che, di contro, ha guidato preda di una furia ceca lasciandosi dietro tutto il suo malessere. Aveva calcolato tutto, tornato dall’aeroporto era passato a lasciare Lily a casa da suo padre ed era corso, stanco morto, da Elena per parlarle, per scusarsi, voleva raccontarle di quei giorni in Inghilterra, della difficoltà di aprirsi, darle la lettera di Rose.

Farle capire che ci sarebbe stato, davvero stavolta.

 

E invece, invece lei aveva fatto presto a dimenticarlo, ma come biasimarla? Elena è una ragazzina di 19 anni lo sa bene che ha una vita davanti per divertirsi, di cosa si stupisce, e anche se non fosse successo niente chi diavolo era quel tipo? Lui non ne sapeva niente, da dove sbucava? Quante cose lei gli aveva nascosto? E poi quello sguardo, le condizioni devastate. Era così a causa sua? Come era stata senza di lui?

Una sequela assurda di ragionamenti gli offuscano il cervello e stringono il cuore al punto tale che è costretto ad accostare e, per la prima volta dopo tanto tempo, rompersi in un pianto carico di dolore e frustrazione. Un pianto che non si era mai concesso.

 

Più tardi a casa si è chiuso in camera nel suo solito silenzio, rifiutando di parlare con chiunque e di rispondere alle mille telefonate di suo fratello e di suo zio, poi piombato a casa pronto a metterlo alla gogna.

 

-Ti ha detto come è andata in Inghilterra?-

 

Ric sta giocando in salotto con la piccola Lily mentre Giuseppe gli porge una tazza di tè. Non tocca più alcool da quando c’è la piccola in giro per casa.

 

-Beh, no, avrei detto bene visto che aveva una faccia sollevata e mi ha lasciato Lilian dicendo che doveva fare una cosa…è andato via…onestamente ho pensato fosse andato da Elena-

-Si vede che il tentativo di riappacificazione non è andato a buon fine-

-Con me non parla molto…se vuoi tentare tu…-

-Adesso vado…ah tra l’altro ieri ho incontrato Miranda Gilbert, dice che possiamo organizzare una cena a casa loro in settimana per parlare del Consiglio-

-Mi ha chiamato Liz, mi ha detto che in via confidenziale sta richiedendo i tabulati telefonici di Fell-

-E’ molto rischioso…-

-Già ma senza aprire una vera indagine non può averli e questo vorrebbe dire…sollevare sospetti su di lui e anche lei è nel Consiglio-

-Speriamo che serva a qualcosa-

-Dillo anche a lei di questa cena-

-Assolutamente-

 

Ric posa la tazza sul tavolino mentre Lily si ciondola per il sonno, le ci vorrà un po’ a riprendersi dal fuso orario. Si alza pronto per dirigersi da Damon quando suonano al campanello e dopo essersi scambiato un’occhiata perplessa con Giuseppe, si dirige ad aprire trovando una piccola e indifesa Elena che lo guarda come se avesse visto un fantasma.

 

-Elena….ciao-

 

Non si aspettava certo di vederla. Lei si tortura l’orlo della manica con quella faccia troppo pallida che esita a trovare le parole.

 

-Lui...lui c’è?-

 

Ric sospira, capendo che non è il momento per i convenevoli ed annuisce facendole spazio per entrare.

 

-E’ di sopra-

-Grazie-

 

Annuisce timidamente e attraversa il corridoio lanciando un esile saluto a Giuseppe, intento a sollevare una Lily ormai addormentata. Si dilegua su per le scale lasciando i due giù ed arriva alla porta di quella camera che l’ha ospitata in tanti momenti della loro storia, esitando per un attimo sul da farsi. Coraggio Elena.

Bussa in attesa che arrivi una risposta da dentro, ma nessuna voce si pronuncia così deglutisce fissando la maniglia per trovare il coraggio di aprirla quando la porta si spalanca facendola sussultare e due occhi stupiti la trovano ad attenderla.

 

E di nuovo Damon, quando incontra gli occhi da cerbiatta ferita ad una zampa, non può che sentirsi sprofondare.

Trattiene il respiro osservandola molleggiare sul posto mentre stringe forte i lembi della pashmina; così si sposta di lato lasciandole libero il passaggio ed invitandola ad entrare.

 

La guarda girare impacciata per la stanza allentandosi il collo per respirare e passano secondi lunghissimi di imbarazzo in cui nessuno dei due sa da dove cominciare. Elena prende un respiro profondo facendo scorrere le iridi scure fino a trovare le pozze azzurre in attesa di lei.

 

-Non è successo niente-

 

Lui serra la mascella provando a non colpire niente.

 

-Kai è un amico…un compagno di corso e….beh mi ha fatto da …da baby sitter in assenza di Bonnie…lui non…-

-Non mi devi spiegazioni-

-Te le voglio dare, perché non è successo proprio niente e non voglio che ti fai strane idee e…-

 

Sente la pelle avvamparle più che ripercorre con la mente le immagini offuscate della sera precedente e rabbrividisce al pensiero di lei che si ubriaca e abbrutisce davanti a Kai. E poi ripensa al perché si sia ridotta in quello stato, cosa l’abbia portata a vagare come una derelitta e la rabbia affievolitasi rimonta tutta insieme.

 

-E sai che c’è sei tu che dovresti darmi delle spiegazioni, non dovrei essere quella che si giustifica o…o si sente in colpa e …e deve stare qui a convincerti che non ha combinato nulla!-

 

Il repentino cambiamento di umore lo destabilizza un attimo, portandolo ad arcuare le sopracciglia folte e nere esprimendo il suo stupore. La gelosia si trasforma lentamente in vergogna e disappunto, mentre il febbrile desiderio di stringerla comincia ad ustionargli la pelle delle mani.

 

-Tu mi devi delle scuse, cosa cavolo ti è passato per la testa??? Non c’è un solo motivo sensato…e c’ho pensato a lungo, mi sono logorata a cercare di capire per quale folle ragione avessi deciso di tenermi nascosto questo tuo viaggio, piantandomi come una scema da sola!!!-

 

La rabbia serpeggiante le esplode in volto e si sbriga a sganciarsi il giubbotto di pelle per respirare. Le iridi fiammeggianti iniziano a bruciare come ferite cosparse di sale.

 

-Posso parlare adesso?-

 

Elena serra le labbra reprimendo quel sospiro agognato dai polmoni scossi e ferma nella sua posizione, con le braccia incrociate per proteggersi dalle schegge azzurre; annuisce con un gesto secco della testa in attesa che lui prenda la parola.

 

Nessuno dei due ha intenzione di lasciare la stanza, riconciliati o dilaniati, non se ne andranno finché non si saranno detti tutto.

 

 

“I'll hit the lights and you lock the doors

Tell me all of the things that you couldn't before”

(Accenderò le luci e tu chiuderai le porte

Dimmi tutte le cose che non potevi dirmi prima)

 

Lo osserva lentamente, calibrando quei suoi impercettibili gesti, segno di titubanza, che solo lei potrebbe riconoscere, come il modo in cui si inumidisce le labbra increspate, o il particolare taglio riflessivo della fronte crucciata, solcata da sottili rughe a rimarcare quel dolore trattenuto così duramente dentro di sé, gli occhi che si fanno d’acqua, nostalgici come il mare d’inverno.

Dio, quanto lo ama anche adesso, carica di rabbia e frustrazione.

Finalmente trova il coraggio di portare lo sguardo ferito dentro il suo, che lo accoglie sussultando.

 

-Non ho pensato Elena, non ho riflettuto. Ho solo agito, per non…per non sentire il dolore…io dovevo andare-

-Questo lo so-

-Dovevo affrontarlo da solo-

-Ma perché non dirmelo….avrei capito!-

-Lo so Elena, so che avresti capito, che mi avresti lasciato andare senza farmi storie perché sei una persona straordinaria, sei la migliore versione di me ed io…-

 

Iniziano ad alzare i toni incrinati dal troppo non detto, incupire gli sguardi e scaldare l’aria. Elena è confusa, non riesce ad orientarsi nel labirinto dei tormenti di Damon e si sente sopraffatta da tutto questo.

 

-Smettila di…di trattarmi come se fossi perfetta!!-

 

Le esce quasi disgustata, come se il solo pensiero di essere messa su di un piedistallo lontana da lui la terrorizzasse.

 

-Io non sono un uomo degno di te e vedere come ti ho ridotta…non sono scappato perché temessi il tradimento, ma perché mi vergognavo per averti spezzata…non è questo che meriti, non meriti uno come me-

 

Le lacrime si riempiono d’improvviso negli occhi scuri angosciati, con le labbra strette che tremano nello sforzo di contenere un singhiozzo.

 

-Damon no…-

-Non posso cambiare quello che sono-

 

Lei d’istinto fa un passo verso di lui, presagendo il muro che si sta alzando violentemente per chiuderla fuori.

 

-Non te lo sto chiedendo…perché è questo l’uomo che amo…-

 

“Don't walk away, don't roll your eyes

They say love is pain, well darling, let's hurt tonight

If this love is pain, well darling, let's hurt, oh tonight”

(Non andartene, non ruotare lo sguardo

Dicono che l’amore sia sofferenza, beh cara, allora feriamoci stanotte,

Se questo l’amore è sofferenza, beh cara, feriamoci, oh stanotte)

 

-E non ti permetterò di nasconderti dietro queste scuse, se vuoi…-

 

Ferma un singhiozzo carico di rabbia. Non le importa, non smetterà di lottare per loro.

 

-Se vuoi lasciarmi dovrai farlo tu, non userai me o….o le tue difficoltà per andartene-

 

La fierezza di quegli occhi sconfinati, supplicanti di un amore che non sa come donarle gli stringono il cuore in una fitta amara al punto da rendere insopportabile anche l’aria che li divide.

 

-Se vuoi essere così codardo allora vattene, ma io non andrò da nessuna parte-

 

La paura asfissiante le assale il volto, chiude lo stomaco, secca la gola; la paura terribile che lui possa davvero lasciarla, ma è disposta a rischiare tutto pur di fargli capire quanto disperatamente lo ami.

 

E sono istanti fatti di vetro che taglia e ferisce quelli in cui Damon tentenna sul posto, quasi indeciso sul da farsi, infinitesimali frazioni di secondo capaci di lacerare la carne fin quando solo pochi passi gli consentono di bruciare tutto e riempire i lori spazi vuoti trovando le labbra di Elena ad attenderlo.

 

Affoga in lei, senza rabbia, ma con quel bisogno terribile capace di fargli vibrare le pareti interne dello stomaco.

Un bacio che cresce e assale la pelle, infiamma, esplodere nei loro sospiri, nelle mani che si cercano ripercorrendosi dopo troppo tempo di distanze e silenzi, di paure taciute; un misto di baci, lacrime, abbracci con quel febbrile desiderio di fondersi nell’altro totalmente.

Ed è come la pioggia d’estate, dopo una torrida e soffocante giornata che torna a rinfrescare ed ossigenare.

In attesa che torni ancora una volta il sereno.

 

 

“So you hit the lights and I'll lock the doors

Let's say all of the things that we couldn't before

Won't walk away, won't roll my eyes

They say love is pain, well darling, let's hurt tonight

If this love is pain, then honey let's love tonight”

(Così tu spegni le luci e io chiuderò le porte

Diciamoci tutte quelle cose che non potevamo dirci prima

Non voglio andarmene, non roteo gli occhi

Dicono che l’amore sia sofferenza, beh cara, feriamoci stanotte

Se l’amore è sofferenza, allora tesoro amiamoci stanotte)

 

 

 

 

 

 

Inutile chiedervi scusa. Ho avuto un periodo folle a lavoro con una media di 5 ore a notte se andava bene, ora sto rallentando e posso riprendere un po’ a scrivere.

 

Eccomi qua, non ho nemmeno voglia di commentare la pietosa fine di TVD perché comunque è un telefilm che mi ha dato molto, che ho amato e come si fa con un  buon amico quando fa le stronzate, lo si perdona e si prende per come è.

Sorvolo su Ian, sulla pietosa recitazione, sul fatto che gli venisse bene infamare Kathrine ma peggio di una purga baciare la Dobrev (che poi fosse un cesso a pedali….ma è la dobrev) Sono diventata Stelena l’ultimo episodio ragazze…un addio commovente, dolce, un Paul sinceramente commosso e una scena toccante.

Non che tra i delena ci fosse molto da dire, intendiamoci, si erano sicuramente detti tutto ma DOPO DUE ANNI di attesa un bacio DECENTE ce lo meritavamo. Lo abbiamo mandato avanti noi questo show.

Ovviamente gli Steroline mi sono piaciuti esattamente al matrimonio, un attimo prima che me li rovinassero….sono proprio una shipper del #mainagioia.

 

Sorvolo sul fatto che mi hanno dato uno screen time di 50 mila minuti ai DONOVAN che manco si fosse stati a C’è posta per te, sorvolo sulle interviste post finale dove Julie sarebbe stata da prendere a male parole oltre che manate e perché no per farle un torto iscriverla a un campo estivo per bambini obesi, perché come DIAVOLO ti viene in mente (Kevin incluso) di dirmi che: 1. Se avessi avuto Nina per tutta l’ottava mi avresti ridato lo stelena, ma io ti verso una colata di cemento; 2. Che avete girato la proposta di matrimonio Delena ma non avevate abbastanza screen riempito con inutilissime scene Donovan e quant’altro…ma dai.

Ma state zitti fate meglio.

 

Venendo al capitolo, finalmente i nostri delena si ritrovano per un confronto e le note di Let’s Hurt tonight degli One Republic mi sembravano più che adeguate.

Vediamo anche l’arrivo dei nostri Mikaelson preferiti e vedremo la loro presenza come sarà gestita da Care e Stefan.

 

Che ne pensate?

Mi odiate molto?

 

Passo e chiudo a non so quando

Baci

Eli

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Capitolo 38
*** About her ***


About her

 

Il tepore del vento sottile autunnale accarezza i bruni capelli lasciati sciolti ad infastidire piacevolmente l’uomo che l’avvolge da dietro. Seduti sotto al porticato del retro di Casa Salvatore, si perdono negli istanti di una giornata volta al finire della sera.

 

Hanno trascorso quella domenica particolare insieme, dopo il bacio riappacificatore, spossati dagli spiriti inquieti sempre in lotta, si sono concessi una piccola tregua. Elena ha pranzato con i Salvatore, Lilian è crollata ancora stordita dal jet lag e loro due si messi fuori sul patio, seduti su di una sdraio in legno biondo, lei poggiata al petto di lui ad osservare il tempo scorrere fluido dentro al racconto accorato di Damon, sentitamente intenzionato a farla entrare anche in quell’angolo buio del suo cuore.

 

Ha cominciato semplicemente a descriverle come abbia conosciuto Rose, come sia rimasto colpito da lei, della loro insolita amicizia – confessandole con discreto imbarazzo del suo indugiare ogni volta che, tornando a Mystic Falls, ritrovava Elena e quell’inspiegabile pungolo gli rendeva difficile cedere a Rose – di come alla fine abbia dato una possibilità alla rossa impertinente rimanendone poi affascinato.

 

“il natale a casa mia, dove eri stata introdotta definitivamente come la fidanzata di mio fratello, ho capito che non c’era spazio per me…”

“Che vuol dire…tu..”

“Beh…io non avrei mai osato…mentre stavi con Stefan ma…ammetto  di averci pensato”

“Perché non me lo hai detto?”

“Vuoi davvero farmi credere che non avessi sentito niente nemmeno la prima volta che ci siamo conosciuti?”

 

Oh, sì che lo aveva sentito Elena, quelle sfumature di nero e di azzurro le erano entrate così sottopelle da rischiare una infezione. Ma quanto le ci era voluto per prenderne anche solo coscienza.

 

“Ok, ammetto che spesso mi trovavo in profondo imbarazzo!”

 

I sorrisi, le risate libere nel confessarsi finalmente quanto ancora non erano stati in grado di maturare, di valutare. Di tutto l’amore nato e fiorito nel silenzio, senza bisogno di grandi proclami. Le ha rimarcato la sua gratitudine per esserci stata per lui quando morì sua madre, di come fosse rimasto stupito che Elena avesse sostenuto il suo fianco dolente, lo avesse accolto e abbracciato ricordandogli quanto bisognoso di essere amato fosse. E questo lo aveva spinto a prendere seriamente la sua storia con Rose al suo ritorno dalle vacanze e sì, poi era accaduto quello che avrebbe cambiato per sempre le loro vite: era rimasta incinta.

 

E lui era più che determinato a costruirsi una famiglia ed essere l’uomo che sua madre aveva cresciuto.

 

“Ci sono rimasta di sale quando l’ho scoperto, Stefan non mi aveva detto nulla fino alla nascita della bambina”

 

Bisbiglierà lei, vergognandosi quasi di tutto quel tumulto di sentimenti contrastanti di cui sente il vago ricordo di amaro; era stato un periodo surreale che adesso le sembra tanto lontano eppure è così vicino.

 

Damon le poggia un bacio tra i capelli aumentando la presa mentre le mani si cercano furtive tra la stoffa del maglione ampio di lei, le gambe si intrecciano di più e i loro respiri perdono di leggerezza.

 

“Parlami di lei…dell’amore che provavi per lei…”

 

La voce dolente lo rende dubbio, ma capisce il bisogno di Elena di andare a fondo, e così prova a spiegarle come non avesse mai avuto un metro di paragone, non si fosse mai innamorato prima, di come non sapesse esattamente che sapore, che forma avesse l’amore. Di come Rose avesse rappresentato il primo passo, il punto di rottura ed apertura nel suo cuore indurito dal tempo e dal dolore. Della sua gratitudine verso una ragazza che gli aveva stravolto la vita introducendone la più grande e alta forma di amore: quella di un padre verso una figlia.

 

Senza Rose forse il suo cuore non sarebbe mai tornato di carne, al punto di essere capace di sanguinare, di soffrire ma anche di gioire. Ed è questo che si porterà sempre dentro, per lei.

 

Attraverso l’amore puro di Rose, Damon ha trovato Elena. Rose gli ha insegnato cosa sia l’amore, cosa voglia dire prendersi cura di qualcuno, di dar la vita per chi si ama e senza questo non avrebbe mai avuto lo sguardo, la disponibilità a lasciare entrare lei.

 

Mentre quelle parole traboccano libere come non mai, lui non può vedere gli occhi cioccolata di Elena liquefarsi e riempirsi di lacrime dolci amare, commosse per il cuore palpitante dell’uomo meraviglioso che la sta stringendo.

Poi le ha parlato della malattia, delle paure che lo hanno assalito, della fatica e del senso di vuoto profondo per un’altra perdita subita troppo presto proprio nel momento in cui aveva più bisogno. Ma di nuovo Rose gli aveva fatto un immenso regalo, riconsegnandogli il rapporto con suo padre ed educandolo alla paternità.

 

Tuttavia, il dolore per la sua perdita avrebbe richiesto più tempo del previsto e Damon è così, si chiude, seppellisce ogni grammo di sofferenza nel profondo fin quando la pressione non è tale da far saltare tutto per aria. E sotto l’anniversario del primo anno dalla morte di Rose era stato sopraffatto dal dolore, dal senso di colpa per ogni volta che non l’aveva ricordata, che aveva in qualche modo infangato la sua memoria e così aveva deciso di tornare là e scoprire qualcosa in più di lei, della sua famiglia, dove era cresciuta, quale storia l’avesse fatta diventare Rose.

 

Le descrive della loro permanenza in Inghilterra, dei nonni materni, di quanto Lily si sia immediatamente legata a loro al punto da balbettare qualche parola in più e questo lo abbia sollevato perché Lilian ha 14 mesi ormai, dovrebbe saper dire qualcosa per quanto storpiato e Damon teme che possa dipendere da lui anche se, sia Jo che Miranda, gli hanno più volte ribadito che ogni bambino ha i suoi tempi.

Eppure lui freme dal desiderio di sentirsi chiamare da sua figlia come per avere la conferma di essere un buon padre. Vive con questo peso che gli schiaccia il cuore e aveva bisogno almeno del perdono dei genitori di Rose.

Perdono che non è mai stato necessario chiedere - lo ha capito poi - non a loro. Voleva quello di Rose, voleva trovare un modo per farle capire non la stava tradendo.

 

E così è arrivata la lettera.

 

Elena non domanda, certa di avere risposte a breve e difatti il fruscio della carta che viene estratta dalla tasca posteriore dei jeans neri è una conferma. Le batte leggermente il cuore, timorosa di conoscerne il contenuto, non più certa di voler sentire tutto ciò che non la riguarda, che appartiene alla loro intimità.

E’ sempre stata spaventata dal fantasma di Rose, non perché volesse che Damon la dimenticasse, ma che si sentisse in qualche modo- appunto – di tradirla.

Ma il fatto che la voglia introdurre in quell’angolo cieco del suo cuore finora celatole la risolleva, pur trovandosi comunque timorosa al punto da chiudere forte gli occhi per qualche istante, trattenendo il fiato. Non proferisce parola, ricordandosi del passo enorme che sta compiendo lui condividendo con lei quel momento particolare, personale, intimo.

 

Una cosa che era anche giusto che rimanesse tra lui e Rose.

 

Si rimprovera anche solo per quella sensazione inusuale di gelosia, per il bruciore allo stomaco dato dalla tensione, da bisogno anche un po’ masochista di sapere, di conoscere il contenuto della lettera.

 

Caro Damon,

 

Questo è il quinto tentativo. Approfitto del momento visto che ti sei appena addormentato con Lily, fiero di essere riuscito nell’impresa di cullarla fino allo sfinimento.

 

Elena si lascia sfuggire un sorriso nascosto, perché ha perfettamente presente lo sguardo carico di soddisfazione di Damon le prime volte che lo vedeva addormentare Lily.

 

Non ho molto tempo, in tutti i sensi, e ho bisogno di essere essenziale perché potrei iniziare a piangere su questo stesso foglio.

Tre cose, amore mio.

La prima è un grazie per essere entrato nella mia vita, so che pensi di essere stato una disgrazia, di avermi rovinata, ma invece Damon mi hai regalato l’anno più bello della mia vita e il dono più prezioso che avrei mai potuto desiderare. Nostra figlia.

Non avere paura di quello che pensano gli altri, o dei miei genitori, sii disponibile e paziente con loro.

 

Non potrebbe essere più d’accordo, dal primo sguardo è sempre stata certa della bellezza del cuore di Damon ed addolorata perché il mondo non riuscisse a coglierla come faceva lei. Ed anche Rose lo aveva capito.

 

La seconda riguarda Lilian, vorrei che tu la battezzassi; te ne parlerò anche a voce, ma se non ne avessi il tempo ho bisogno di sapere che lo farai.

La fede per me è ed è stata fondamentale per affrontare tutto questo e vorrei che Lilian potesse conoscere questa strada. Ricorda sempre che sei un padre incredibilmente umano.

In questo, non vergognarti mai di chiedere aiuto, torna da tuo padre, recupera i rapporti, fatti sostenere da Ric ed apriti a tuo fratello, si vede che ti guarda con ammirazione.

 

Anche adesso non può che provare un moto di commozione e ammirazione verso di lei, così solida anche nel momento più doloroso di consapevolezza della propria condizione. Non osa immaginare il dolore al pensiero di doversi dividere dalla propria bambina, di non poterle stare accanto e vederla crescere. Prova a reprimere quelle lacrime sempre più incalzanti e stringe forte la presa alla mano di Damon salda alla sua, mentre la sua voce ruvida accarezza la pelle.

 

La terza e, forse, la più semplice in realtà è una richiesta espressa che ti faccio e riguarda te.

Apriti amore mio, apri il tuo cuore.

Col tempo che ti occorrerà, ma se accadrà e io già so che è così perché come si può non amarti, lasciala entrare chiunque lei sia.

Permetti ad un’altra persona di farsi spazio dentro di te, di prendersi cura di te e di nostra figlia; ho bisogno di sapere che qualcun altro assolverà ai miei compiti. Ho sempre saputo di essere di passaggio nella tua vita, anche se non avrei mai immaginato come, ma non eri destinato a me, non in quel senso.

Per questo ti prego Damon non chiudere il mondo fuori e non sentirti in colpa, non pensare che mi stai tradendo.

Al contrario mi onorerai, molto egoisticamente ho bisogno di sapere che starai bene.

Sii felice, per me.

 

Con amore

Rose

 

Cala un silenzio di tomba, non c’è imbarazzo o turbamento, ma solo il bisogno che le parole di Rose solidifichino, diventino di granito, inscalfibili fino a rendere forti i loro cuori. Prende aria Elena, respira a fondo fin quando non si da una leggera spinta per alzarsi e mettersi seduta, lasciando che la sensazione di vuoto che la coglie la stordisca per un istante.

Fa leva sulle mani posandole tra le gambe sul legno della sdraio per potersi alzare del tutto e voltarsi in cerca del mare azzurro stranamente calmo; lui la studia enigmatico fin quando Elena non allunga una mano verso di lui, accompagnando quel gesto da un sospiro liberatorio che lascia spazio ad un incerto sorriso risoluto. Senza proferire parola, fidandosi, Damon afferra le dita affusolate in attesa di lui  e si solleva trovandosi in piedi davanti a lei, adesso così piccola ma allo stesso tempo così fiera, con una luce rinnovata nello sguardo infantile.

 

Lascia che lei lo sorprenda ancora, mentre con un passo ultimo brucia le distanze e lo tira a se, avvolgendolo in una stretta volta a comunicare tutto quello che nessuna parola del suo personale e ricco vocabolario potrebbe mai descrivere. Vuole solo stringerlo, sentirlo contro di se, sulla sua pelle, tra i suoi vestiti.

 

Vuole essere degna, all’altezza della richiesta di Rose.

 

E Damon, intuendo alla perfezione il desiderio della sua Elena, lascia che le labbra si increspino in un sorriso e ricambia quell’abbraccio, baciandole i capelli e sfiorandole gentilmente la schiena, fin quando Elena non stacca il volto dall’incavo sicuro in cui si era rintanata per poi alzare lo sguardo scuro in cerca del suo mare e affogarvici dentro.

Si apre in un sorriso nuovo, carico di promesse, contagiando inevitabilmente lui, le cui labbra disegnano una curva intenerita e innamorata; passano instanti che sanno di eternità fin quando quel bagliore limpido non si accende in entrambi, accelerando battiti e respiri, ferendo la pelle bruciante di desiderio dell'altro, al punto che l’aria intorno a loro si fa più tiepida, pesante, carica dei loro sospiri trattenuti, delle mani che scorrono silenziose lungo i profili della schiena, delle spalle, trovando ad arcuarsi verso l’altro, respirandosi contro.

 

E non passa altro tempo umanamente sopportabile prima che Damon si allunghi per affogare sulle labbra di Elena, in attesa di lui.

Così, tra un bacio, una risata e un sospiro in più arrivano senza rendersene conto in camera da letto di lui dove finalmente si consumano nel loro amore.

 

 

****

 

 

-Dovrei scommettere del denaro su quei due-

-Che?-

 

Stefan volge lo sguardo carico di interrogativo sulla amica bionda seduta al suo fianco sul letto della sua camera al dormitorio, intenta a tuffarsi nell’enorme vasca di gelato che lui le ha procurato dopo averla trovata in lacrime qualche ora prima, ad attenderlo sul pianerottolo.

La osserva buttare giù il gelato per poi ripetere il concetto.

Bonnie le ha mandato un messaggio per farle sapere che Damon ed Elena hanno fatto pace e chissà perché lei non era sorpresa.

 

-Sono la classica coppia stabile del telefilm, quella che tanto non verrà mai abbattuta da niente…come…che so…Donna e David o…Nathan e Haley…Monica e Chandler-

-Continuo a non seguirti, ma non è una novità-

 

Il biondo affonda il proprio cucchiaio nella vaschetta collocata tra le gambe di Caroline per poi riportare lo sguardo allo schermo davanti a loro dove stanno scorrendo le immagini di una serie tv che piace a Caroline.

Dawson’s Creek.

A lui è sempre piaciuta Joey,  ma in realtà anche Jen non era male. Mentre Care era salita letteralmente su un panzer quando gli autori alla fine avevano ucciso Jen e permesso a Joey di fare il bello e il cattivo tempo coi due protagonisti maschili.

 

-Insomma, avrei detto forse più Bonnie e Kol, questo capodanno è un anno che si frequentano, è tanto….però a livello di conflitti e intemperie Damon ed Elena li battono…dovremmo trovargli un nome…che so tipo i problematici…-

 

Di nuovo, le sopracciglia di Stefan si arcuano perplesse, perse nei farneticamenti della bionda a cui evidentemente non riesce mai ad abituarsi, ne trova sempre di nuovi.

 

-Ok…e con questo…ancora non mi hai detto che è successo ieri sera con Klaus-

-E tu dove diavolo eri invece?-

 

Lo sguardo azzurro accusatorio sta evidentemente cercando un modo per sfuggirgli.

 

-Te l’ho già detto, Rebeka mi ha circuito per diverse ore…è stato piacevole-

-Che intenzioni hai con lei? Non penserai davvero di poter andare avanti ancora per molto così-

-Finché a lei sta bene-

-A lei non sta bene Stef, le si legge in volto che ci soffre, ma pur di tenerti stretto se la fa andare bene così-

-Ma di che parli-

-Oh cielo quanto siete stupidi-

 

La mossa plateale dell’alzata di sguardo accompagnata dalle mani che gesticolano per poco non fa volare il gelato sul letto .

 

-Trovami una sola donna giovane, sala, intelligente, bella e soprattutto umana che veramente vuole solo una storia di sesso e non si sta semplicemente accontentando! Una Stefan, perché anche quando le mie compagne di corso blaterano scemenze come…”ah ma io a lui l’ho detto…una notte e via” gli si legge in volto che si stanno letteralmente prostituendo pur di avere uno che le stringa per una notte!-

 

Stefan rimane immobile al suo posto, sa bene ormai che quando lo sguardo azzurro si sgrana assumendo una preoccupante colorazione simile a quella degli White Walkers di Game of thrones o dei coyote di Teen Wolf è bene non contraddirla.

 

-E io NON HO intenzione di fare così, piuttosto sola…e tu non dovresti trattare così Rebeka-

-Aspetta…Klaus ti ha proposto una relazione di solo sesso?-

-Ma certo che no! Solo che è quello che sarebbe visto quanto viviamo lontani e lui andrebbe a sfarfallare ovunque in ogni caso e non ci penso proprio a stare li ad angosciarmi per lui-

-Care…ti angosci comunque…succede quando ti piace uno….fosse anche un prete che ti tratta nel rispetto delle regole di nostro Signore-

 

L’arco sopracciliare della bionda si incurva stupito per quel riferimento biblico non da lui che di contro fa spallucce tornando a fissare la tv.

 

-Era per estremizzare il concetto-

 

Lei si rilassa un attimo sotto lo sguardo verde titubante.

 

-E tu…non sei innamorato di Rebeka-

-No, non credo proprio….però se come dici te le sto facendo male allora…ci penserò prima di fare qualunque altra cosa…ma tu….dovresti parlare con Klaus e dargli una possibilità, perché mi pare che quando vi vedete facciate tutto tranne sesso-

 

Cala una strana atmosfera riempita dai pensieri scalpitanti di Caroline e le paranoie da eroe di Stefan, finendo così per rimanere immobili a fissare delle immagini su uno schermo e interrogarsi su quello che stanno davvero combinando e che realmente desiderano.

 

 

 

E’ stato un periodo difficile per me il foglio bianco di word, ci siamo fissati con ostilità per mesi finché non ho dovuto farmi violenza e scrivere, non si può lasciare le cose a metà io per prima mi sfastidisco quando accade. Ma ho davvero un gigantesco blocco dello scrittore o-forse- dell’aspirante.

Comunque sono riuscita per lo meno a concludere questa parte della storia, no tranquille non è finita qui, solo che il delena finito, i nian che ci hanno del tutto salutati e boh…era come se mi avessero derubata di quell’insano angst doloroso che mi aveva accompagnata per 8 lunghi anni alimentando le mie fantasie da fanwriter. Ci sono ragazze, non vi mollo. Datemi una sorta di lungo e incalcolabile tempo, ma troverò altra fonte di ispirazione (chissà magari anche i miei personali fallimenti sentimentali) per tornare ad essere carica di tristezza, emozione, frustrazione, panico, attesa…e tutto quello che una ship scritta a regola d’arte può fornire per alimentare l’animo malato di chi necessita poi sfogare il tutto nero su bianco.

 

Ad ora vi lascio con la riconciliazione delena e le turbe degli steroline…ma presto spero di allietarvi con quello che accadrà ora che tutto sempre essere tornato a posto.

 

Vi bacio

Eli

 

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Ombre ***


Ombre

 

 

-Quindi adesso avete risolto?-

-Si...abbiamo risolto-

 

Elena sospira contro lo smarthphone adagiato al suo orecchio, con gli occhi languidi persi verso il soffitto della camera del suo dormitorio al college.

 

Ormai è passata una settimana da quando le cose con Damon sono tornate sui giusti binari, infondo lo ha compreso. Come sempre.

Lui è stato super presente ed affettuoso dopo la lite post Inghilterra, certo un po’ meno contenti sono stati i suoi genitori che, pur non sapendo nulla dell’accaduto, hanno capito che avesse litigato pesantemente col ragazzo.

Lo sa bene cosa pensano, ma ora non le interessa. Non vede l’ora che sia il giorno del Ringraziamento per passare quattro giorni a casa e vedere lui. Un po’ di paura ce l’ha ogni volta che lui non le risponde a un messaggio, perché pur avendo condiviso quella lettera, gli aspetti più cupi e sofferenti nel racconto del rapporto con Rose, resta sempre dentro di lei un ultimo dubbio, un’ombra ad intimorirla.

Sa bene che non può vivere con l’idea del fantasma della donna nel suo rapporto con Damon, ma è difficile levarsi quella sensazione di dosso.

 

-Bene, sono contenta-

 

Sente il fruscìo dei vestiti di Caroline, intenta a girellare per la camera del proprio dormitorio per vestirsi per andare a lezione.

 

-Anche io-

-Ma hai parlato con….come si chiama...Kai?-

 

Le sopracciglia di Elena si inarcano perplesse, dubbiose, mentre scorre le immagine imbarazzanti della serata di Halloween. No, il povero Kai, dopo averla assistita gentilmente, dopo averle fatto compagnia durante la notte, essersi preso sguardi raggelanti da Damon, aver tentato di gestire le sue crisi di pianto, non ha ricevuto nemmeno un grazie.

 

Non da lei almeno.

 

Avrebbe voluto, ma Bonnie ha detto di lasciar perdere, che ci aveva già pensato lei, che forse non era il caso. E poi lei ha visto Damon, ha passato la settimana con lui perennemente presente al campus e per l’appunto proprio in quella settimana non ha avuto un solo corso con Kai.

Ma sa che deve scrivergli.

 

La voce dall’altra parte la riporta alla realtà.

 

-Elena? Ci sei?-

-Sì eccomi...no io...forse dovrei parlarci-

-Decisamente.. è stato davvero gentile e premuroso mentre ti impegnavi ad interpretare la bambina dell’esorcista-

-Hai ragione...più tardi lo chiamo-

-Brava-

-Senti e di Stef che mi dici?-

-Lui sta bene...deve capire come chiudere con Rebeka...l’ho fatto ragionare - come sempre- e ha capito che non si stava proprio comportando bene con lei-

-Tu si che sai come convincerlo-

-Ho un forte ascendente-

-Trovagli un bravo medico scusa...una di quelle tutte precise che non si sporcano mai i capelli...una da Grey’s Anatomy-

-Ma se muoiono tutti!-

-Mer no! Dai una tipo April…-

-Ti prego Elena non ho una vita sentimentale….figurati se penso a sistemare lui! Dopo non potrò più fare come mi pare-

-Non può mica stare single a vita-

-Solo fin quando non mi sistemo io-

 

Elena scoppia a ridere. La solita altruista Caroline.

Si salutano felici di vedersi per il Ringraziamento, sono due mesi che sono lontane.

 

Dopo Elena resta un attimo immobile a fissare il cellulare, indecisa sul se scrivere qualcosa a Kai o meno. Sospira di nuovo, lasciandosi andare per un attimo alle mille opzioni quando poi il telefono squilla di nuovo.

Damon.

 

E tutto il resto si offusca e perde di significato.

 

 

******

 

 

-Andiamo ...andiamo ….andiamo...dai ...ecco...bravissima!!-

 

 

Ci è voluto un po’, piccoli passi, qualche caduta, un bernoccolo in fronte, un po’ di lacrime, coraggio. Ma poi ci è riuscita. Lily ha fatto quattro passi verso suo padre tutta da sola; occhi azzurri concentrati e divertiti, con le piccole braccia protese in avanti verso di lui per raggiungerlo e dietro il nonno ad incoraggiarla, pronto ad afferrarla se dovesse cadere.

 

Le risate ed applausi per quella grossa conquista risuonano per il cortile dove la piccola ha finalmente compiuto un passo fondamentale, indicativo della propria futura indipedenza. E se ne rende conto Damon, ora che la osserva ritentare il percorso inverso in direzione di Giuseppe, che sua figlia è già grande, che tra non molto non avrà più bisogno di lui.

 

Il pungolo amaro si acquieta quasi subito, prima ancora che possa pronunciare parola quando scorge una chioma scura sbucare dal vialetto per raggiungerli. Elena ha sentito le loro voci ed è passata dal giardino, sorridendo per quella scena.

 

-Ehi, vieni a vedere cosa fa Lily-

 

La prende dolcemente per l’avambraccio e la tira con se facendola collocare al suo posto e prendendole la teglia che ha in mano.

 

-Lily guarda chi c’è-

-Ciao piccolina-

-Da da-

 

Si volta sempre un po’ traballante con quei suoi occhi cerulei verso la dolce voce alle sue spalle, aprendosi in un sorriso gengivale quando riconosce il volto di Elena.

La indica col dito paffutello, fino a qualche istante prima intento a toccarsi una gengiva infastidita dal nuovo molate trepidante di uscire.

 

-Da da-

-Vieni da me amore?-

 

Elena si piega sulle ginocchia sporgendo le mani verso di lei in modo da incoraggiarla e la piccola si guarda un attimo intorno mettendosi in posizione per poi buttarsi impetuosa verso la ragazza.

 

-Ma sei bravissima!!-

 

Piccoli passi incerti, ma fieri. Ed Elena non riesce a trattenere la commozione per quel momento dolcissimo soprattutto quando le mani di Lily si aggrappano al suo ginocchio, sollevando lo sguardo trionfante su di lei. La afferra e si solleva sui tacchi degli stivali di camoscio nero, attenta a non cadere mentre sistema il cappottino di lana bordeaux della bambina, leggermente sollevatosi quando l’ha presa in braccio.

 

-Siamo diventate grandi ormai...vero?-

 

Damon deglutisce, stranamente pacificato dal dialogo complice tra le due donne della sua vita e sa, dentro di se, che questo è quello che desidera per il resto della sua vita. Che quel pungolo, quel bisbiglio di intuizione appena accennata, osservando quella ragazzina crescere fino a prendere le forme della donna che vorrebbe al suo fianco, è sempre più chiaro e nitido. S

ospira però anche scottato da quel pensiero, consapevole della giovane età della ragazza.

 

Il flusso di pensieri viene interrotto da Jo che richiama tutti dentro casa per mettersi a tavola.

 

Durante il pranzo hanno parlato di tante cose, con Giuseppe intento a tempestare Elena di domande sul college, su come stia procedendo il secondo anno, su cosa farà per le vacanze di Natale che a lei, presa dall’ansia crescente degli esami, sembrano così lontane.

Di come Caroline in realtà stia già pianificando qualcosa, una specie di settimana bianca tra amiche, come ai vecchi tempi e sì, per un attimo, lo sguardo ceruleo rilassato si contrae al suono di quelle parole.

Perché insinuano quel dubbio, di lei ancora ragazzina desiderosa di avere le sue avventure ed alla quale non può chiedere ancora di rinunciare a tutto questo per accasarsi con lui e sua figlia.

Le ombre rendono più cupo il suo volto, costretto però a tendersi di una forzata gioia quando inaspettatamente Rick e Jo annunciano che la donna è incinta, al terzo mese, e che si tratta di due gemelli.

 

Il resto del pranzo viene assorbito dal lieto evento, con Stefan intento a far domande su esami del sangue, ecografie e tutto quello che un aspirante medico assetato di conoscenza potrebbe recepire per imparare qualcosa e mettersi alla prova.

 

In tutto quel clamore generale ad Elena tuttavia non è sfuggito lo sguardo del suo ragazzo e spera che non sia nulla di grave perché quella stessa sera gli aspetta la cena del Ringraziamento a casa Gilbert con le famiglie Forbes e Bennett, come da tradizione, e lui, Lily e Stefan sono invitati speciali.

 

Dopo pranzo si sono collocati tutti in salotto per parlare e riprendersi dalle tonnellate di cibo preparate da Joe, Damon è a mettere a dormire la piccola crollata quasi subito mentre Elena sta aiutando Stefan in cucina.

 

-Hai visto che progressi mia nipote? Impressionante come cresca-

-Sono d’accordo….ma è lo zio che parla o un ipotetico futuro pediatra?-

 

Lo schernisce mentre finisce di caricare la lavapiatti, lui si volta intento a lavare i bicchieri da vino e fa una smorfia risentita.

 

-Divertente… non hai ancora il titolo per psicanalizzarmi-

-Non lo sto facendo…per quello hai già Caroline…-

-Vero-

 

Il rumore di piatti e bicchieri fa da sfondo a quelle piacevoli chiacchiere che i due era troppo tempo che non si scambiavano.

 

-Con lei tutto bene?-

-Sì’ certo…anche se tu da amica dovresti dirle qualcosa su Klaus…-

-Oh lo sai che è irremovibile…è inutile convincerla.. e poi siamo giovani, ha tutto il tempo del mondo per decidere che fare con lui-

-Facile parlare così per una che la sente solo a telefono e non ce l’ha che gli presidia la camera con film smielati e tonnellate di gelato con cui mi sporca i libri-

 

Elena scoppia a ridere immaginandosi la scena e poi apre lo sportello sotto il lavandino facendo spostare l’amico per cercare il sapone.

 

-Non ti invidio…ma dalle tempo-

-Ma io le dico che troverà la sua metà…deve solo tranquillizzarsi-

-Certo che lo troverà… e anche tu-

 

Lei allarga allusiva le iridi marroni, attendendo una risposta dall’amico che si riposiziona dopo che si è spostata per mettere il sapone nella lavapiatti e darle il via.

 

-Comunque…sono contento…sai insomma…non ne abbiamo mai parlato ma…sono contento che tu e Damon vi siate trovati, tu gli fai molto bene-

-E lui ne fa a me…-

-Ed anche a Lily-

 

Lei cambia impercettibilmente espressione, girando il volto di sfuggita per afferrare una spugna e ripulire l’isola di legno.

 

-Già…non sono una mamma però ecco…io-

-Oh no chiaro…ma sei una presenza che fa bene anche a lei…questo dicevo…-

 

Nel non percepire risposta, Stefan comprende l’agitazione avvicinandosi all’amica.

 

-Elena, non devi sentirti in obbligo, tu le vuoi bene ed è di questo che si ha bisogno, di affetto e amore…non di ruoli-

 

Lei smette per un attimo di rassettare alzando lo sguardo sconsolato su quello verde così tenero e comprensivo. E ritrova di colpo il suo amico, il compagno di banco fedele a cui aveva voluto immediatamente bene il secondo anno di liceo quando si erano conosciuti alla lezione di storia.

Sorride sincera e scuote la testa come per scacciare indietro la commozione pronta ad afferrarle lo sguardo scuro e lascia che l’amico l’abbracci.

 

-Non pensare di rubarmi il lavoro come strizzacervelli-

 

Lo sente ridere leggero contro i suoi capelli per poi staccarsi e tornare a sistemare mentre chiacchierano di cose sul college.

 

 

 

******

 

 

 

-Siamo arrivati a raccogliere abbastanza prove, ho i dati dell’usb, ho i registri contabili, gli estratti conto, i versamenti fatti a conti off shore…..beh suppongo siano stati fatti a conti off shore-

 

Damon gesticola mentre elenca tutti gli scenari possibili di dove possano essere finiti i soldi che Fell sta sottraendo al fondo della Fondazione.

Si trova in salotto con Grayson intento a versare a tutti un prosecco, Liz che guarda che le figlie non la ascoltino e Rick che sorride da lontano a Jo, presa a raccontare a Miranda della gravidanza.

 

-Questo basta per convocare una riunione straordinaria…-

 

Grayson passa un flûte a Liz.

 

-Grazie…ma il mio timore è che il Sindaco sarà dalla sua parte-

-Anche se fosse, siamo in maggioranza…-

-Esatto-

-Credo che dovremo studiare bene come impostare la cosa… i Fell sono sempre stati dei gran bastardi-

-Chi ci dice che i Lockwood non siano coinvolti?-

 

Si voltano tutti verso Damon che beve un sorso di prosecco tutto tranquillo.

 

-Insomma, magari lui e quel delinquente di Logan hanno qualche investimento poco pulito in atto e di certo se tiriamo fuori i buchi di bilancio lui sarà costretto a prendere posizione-

-E’ una accusa pesante Damon-

-Lo so Rick…ma va valutata-

-Sono d’accordo con Damon…-

 

Tutti gli sguardi stupiti adesso curvano verso il possibile futuro suocero Gilbert, che gli osserva fintamente stupito.

 

-Beh è una possibilità…anche perché Richard è il Presidente, nonché il firmatario del conto…-

-Ma non tiene lui l’amministrazione, l’ha sempre gestita Giuseppe e ….beh dopo tutti i suoi probelmi l’ha presa Logan appena è subentrato a suo padre, può darsi che Richard non abbia la minima idea…-

-Tu te ne sei accorto perché sei rientrato per riprendere la quota dei Salvatore-

-Esatto…non possiamo permettergli di frodare così la Fondazione-

-Tracciare del denaro è difficile, quando non hai i sistemi dell’FBI sicuramente-

-Allora non abbiamo scelta, possiamo sollevare la cosa come interrogativo, niente accuse-

 

Annuiscono tutti, concordi nel convocare un’assemblea straordinaria il lunedì dopo il Ringraziamento.

 

Nel frattempo in cucina le donne sono impegnate tra i fornelli e le ragazze finiscono di sistemare la tavola, con Elena che tiene in braccio Lily in attesa di darle da mangiare la minestra che le sta preparando Miranda.

 

-Ah vieni topolina, adesso ti diamo noi la pappa che tuo padre è troppo preso dai discorsi misteriosi da maschi-

 

Intenerisce il tono di voce, chiacchierandole in falsetto mentre la piccola ride e osserva la minestra che viene versata nella sua scodella. Miranda l’ha presa ad Elena, lo vede che sua madre adora quella bambina e la tratta come se fosse sua nipote. Lei le mette il bavaglio e poi si dirigono in tavola per collocarla sul seggiolone.

 

-Ok Elena glielo do io…tu vai a vedermi il tacchino…ah e giratemi il sugo!-

 

Elena alza gli occhi sapendo quanto sia inutile discutere e la lascia a giocare a fare la nonna. E di nuovo una certa ansia l’assale.

Quando arriva in cucina trova Abby e Sheila che controllano i fornelli mentre Care e Bonnie preparano i crostini e le verdure dell’antipasto

 

-Ehi-

-Eccoti-

-Credevamo ti dileguassi con la scusa della figlia acquisita-

-Non usare questa espressione-

 

Contrae lo sguardo infastidita e si mette a spalmare il pane con la salsa per i crostini.

 

-Stai bene?-

-Perché ti sei turbata-

-Niente…cambiamo argomento va bene?-

 

Le due si scambiano uno sguardo perplesso, Bonnie fa spallucce verso Caroline e decidono di assecondare l’amica.

 

-Allora…visto che siamo in tempo e possiamo far le cose per bene pensavo per la settimana Natale-Capodanno di prendere una casa…a Mountain Hill sono molto carine-

-Sarebbe fantastico…non ci andiamo dalle medie quando si fece la vacanza con le famiglie-

-Sì ricordiamo bene…il tuo primo bacio con il ragazzino del rifugio-

 

Bonnie arrossisce ricordando quell’aneddoto di molti anni prima.

 

-Oh mio Dio…Billy Flinc!-

-Billy ecco come si chiamava!-

-Ma aveva l’apparecchio?-

-No mia cara…quello era suo cugino Timothy-

-Tim sorriso d’acciaio-

-Smettetela-

-Non abbiamo detto nulla-

 

Bonnie ed Elena ridacchiano, Timothy aveva perseguitato per tutte le vacanze di Natale Caroline. Gli attirava come miele i casi umani. Era stata la prima del gruppo a sviluppare ed assumere contorni più femminili, da adolescente, e questo era sufficiente ad attrarre qualunque soggetto di sesso maschile. Elena e Bonnie all’epoca invece erano ancora degli esili grilli scalpitanti, anche se Bonnie, grazie al suo piglio sbarazzino, riusciva ad ottenere discreti consensi.  

 

-Già so quello che direte per questo vi fermo prima-

 

Scuote i boccoli oro e afferra un vassoio pronto per portarlo in sala da pranzo a tavola, lasciando le due con fare risentito a ridacchiare su di lei.

 

-Allora… ho scritto a Kai-

 

Bonnie volge lo sguardo su Elena, non sapendo bene se allarmarsi od altro e rimane in silenzio in attesa che la ragazza finisca il racconto.

 

-Sai…per ringraziarlo e lui come sempre è stato carino – e idiota – dicendo che ha messo da parte del materiale per ricattarmi, così si è garantito un intero anno di appunti presi da me-

-Non succedeva comunque?-

-Sì ma così per lui è più divertente-

-Bene-

 

Elena osserva di sottecchi l’amica che con noncuranza sembra aver bypassato l’argomento.

 

-Che c’è Bon?-

-Niente-

-Dai…ti conosco-

-Niente Elena solo che…non so… credo che dovresti mantenere certi confini-

 

Gesticola allusiva, ottenendo di contro solo un’occhiata perplessa della mora prima di riprendere l’operazione crostini.

 

-Di che parli-

-Del fatto che gli piaci…certo è tuo amico ti vuole bene ma…un debole per te lo ha e ti prego smetti prima ancora di iniziare la scena in cui fai la stupita-

 

La ragazza allarga lo sguardo esterrefatta, confusa ed imbarazzata, ma non fa in tempo a dir nulla che appare Miranda in cucina e da direttive per mettersi tutti a tavola, finendo così per far cadere la conversazione. Almeno con Bonnie, ma non nel cuore di Elena.

E quel tarlo, quel dubbio, si insinua.

 

 

 

Eccomi, in ritardo, ma ci sono.

 

Ringrazio tutti quanti, chi legge, chi commenta…anche chi mi odia. Troviamo i nostri al giorno del ringraziamento, certi equilibri si assestano, un po’ di dubbi si insinuano…vedremo come evolveranno le cose….!

Scusate la brevità!

 

Vi abbraccio davvero, a tutte quante!

Eli

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Capitolo 40
*** Solo amici ***


Solo amici

 

Le è servita una settimana per digerire pranzo e cena del Ringraziamento con amici e parenti, anche se in realtà i suoi problemi di stomaco mal funzionante sono attualmente dovuti forse più ad una certa ansia che ultimamente le da quella strana pressione esterna esercitata da chi la circonda in merito alla questione “madre surrogata di Lily”.

Non sa perché si stia fissando con questa preoccupazione di cui tra l’altro il povero Damon non è assolutamente artefice, ma si rende conto - deve almeno provarci - che questa è una possibile strada. Certo, ha gli occhi a cuore da ragazza innamorata quindi è ovvio che fantastichi sul suo futuro con lui, sul domani, su cosa farà dopo il college, ma sono pensieri leggeri, lontani che per la sua età adesso non le interessano, non sono impellenti.

 

Sospira attirando l’attenzione del suo compagno di banco che si sporge appena verso di lei abbassando il tono della voce e lo sguardo, tenendo sempre la coda dell’occhio puntata verso il docente alla cattedra. Sono a lezione e lei è seduta in mezzo a Kai e Peter, al cui fianco si trovano Liam e poi Bonnie.

Ormai loro cinque sono diventati inseparabili.

 

-Uno shottino per i tuoi pensieri-

 

Elena rotea lo sguardo ammonitore verso quello troppo chiaro di Kai, intento a deriderla.

 

-Ah - ah-

-Eddai Gilbert, ora dovrai sopportarmi a lungo, lo sai-

 

Lei si rannicchia contro la spalliera della sedia scuotendo piano la criniera scura, ma non potendo evitare di farsi scappare un minuscolo sorriso. Kai riesce a distrarla dalle sue inquietudini ed è una cosa positiva; anche se quando si sofferma troppo a pensare le tornano in mente le parole di Bonnie secondo la quale lei piacerebbe a Kai.

Si certo, come amica, ma non le sembra in altro modo.

 

Ok la situazione con lui è piuttosto curiosa considerando che ha scoperto che fosse lo stesso ragazzo che ci aveva provato con lei al matrimonio di Jo e Rick, invitato in qualità di fratello della prima ed Elena in un primo momento, a settembre quando se lo era ritrovato in classe, non lo aveva riconosciuto.

Era stato lui a fare quel collegamento, infondo lo aveva visto solo al matrimonio in mezzo a mille altri parenti della sposa.

 

Ci avevano riso su ed era stata la molla che aveva fatto scattare la loro neonata amicizia, rendendoli un po’ più complici rispetto agli altri del gruppo.

 

Forse dovrebbe osservarlo meglio per capire se qualcosa le stia sfuggendo e così piega lo sguardo imbronciando appena le labbra e con fare indagatore lo spia di sottecchi ogni volta che lui è voltato altrove.

 

E’ indubbiamente un bel ragazzo, uno dei più ambiti del corso; si è posta quella domanda una volta in sala mensa quando due ragazze le avevano attaccato bottone solo per avere informazioni su di lui e sperare così di avvicinarlo. Una le aveva perfino chiesto se stessero insieme.

 

Persa nel suo vagare non si accorge subito dello sguardo di rimprovero di Bonnie, sporta verso di lei per chiederle una penna, che l’ha beccata assorta nei suoi pensieri a fissare il ragazzo e distoglie subito gli occhi con fare colpevole.

Non finirà bene.

 

 

***

 

 

13 Dicembre

 

Su queste note un po’ incerte hanno proseguito fino ai test di fine semestre ed alle vacanze di Natale, senza troppi intoppi tranne per il fatto che Liam e Peter hanno lanciato la proposta cena di Natale di corso prima della fine di tutto.

 

-E così rientri il 15-

-Sì domani sera abbiamo questa cena coi ragazzi.. Sai per salutarsi prima delle vacanze di Natale…-

-Umh e chi sareste?-

-Beh...i soliti-

 

Elena tergiversa insolitamente agitata al pensiero di elencare al proprio ragazzo i nomi dei presenti, forse perché Kai è la persona che ha passato la notte a reggerle la fronte mentre rimetteva dopo aver bevuto troppo a causa della sparizione di Damon, ed è lo stesso che la mattina del suo arrivo lo ha trovato in camera di Elena. O quello che ci provava al matrimonio di Rick.

 

-E posso sapere chi sono questi soliti?-

 

Dal tono irritato capisce che lui abbia compreso il suo gioco e si stia infastidendo.

 

-Bonnie, Liam, Kai e Peter-

 

Sente un istante di silenzio dall’altra parte dell’apparecchio seguito da un sospiro malcelato.

 

-Dove andate a cena?-

 

Elena esita un momento, cercando di capire se lui si sta facendo violenza per non arrabbiarsi oppure sia genuinamente interessato.

 

-Ancora non lo sappiamo…Ma penso in una pizzeria tranquilla qui appena fuori dal campus anche perché con tutta questa neve anche se le strade sono pulite non ha senso avventurarsi troppo fuori-

-Stai attenta...e se non te la senti vengo io a prenderti domani l’altro-

-No ma sono con Bon-

-Beh non mi fido di nessuna delle due alla guida-

-Oh molto carino...per fortuna che ti amo-

-Questo mi sembra il minimo-

 

Respira più tranquilla Elena, ora che sente Damon rilassarsi sotto il tocco di quelle parole. Come può fargli capire che tutto quello che vuole, che vede nel suo futuro è lui e nessun altro, che tutto l’amore del mondo sembra racchiuso nel suo giovane e scalpitante cuore, che è stata giorni a tormentarsi su cosa regalargli per Natale, a lui che sembra avere tutto e non aver bisogno di nulla.

 

Alla fine ha optato per un weekend a sorpresa; ha chiesto ai suoi la casa sul lago per due giorni, ottenuta dopo un lungo sguardo torvo di suo padre, per poter trascorrere un weekend con Damon e Lily la cui presenza ha avuto il potere di calmare le gelosie paterne all’idea della bambina piccola in quello che avrebbe potuto sembrare ai suoi occhi un fine settimana di perdizione. Tutto questo perché non sa come abbiano trascorso la loro estate, altrimenti saprebbe che non sarà certo la piccola a dissuaderla dal rotolarsi tutta la notte sotto le lenzuola con lui.

 

Ha pensato a tutto: li porterà la e al loro arrivo gli farà già trovare la casa pronta per la cena, candele ovunque - oh perfetto deve metterle in alto per evitare che Lily si bruci - il caminetto acceso, lenzuola pulite.

Certo dovrà praticamente fare doppio viaggio, andare la mattina a preparare tutto a sua insaputa e ripartire in tempo per arrivare a Mystic Falls per prenderli. Dovrà spendere i suoi risparmi in benzina visto che ci vogliono due ore per arrivarci, ma ne varrà la pena. Andranno il week end dopo Natale, sperando che le strade siano abbastanza sgombre dalla neve.

 

Sorride tra sé e poi torna attenta sulla conversazione con lui. Continua così fino al suo arrivo sulla soglia della mensa dove la attende Bonnie. Sono tra le ultime reduci del campus.

 

-Ehi-

-Eccomi scusa ero a telefono con Damon-

 

La fila scorre che è un piacere vista la scarsa quantità di studenti e le due riempiono i rispettivi vassoi in fretta per poi pagare e dirigersi al tavolo.

 

-Allora, come va?-

-Bene, gli stavo raccontando della cena-

-Oh...e come l’ha presa?-

 

Bonnie stappa l’acqua mentre osserva divertita l’amica che si ravvia i capelli con una certa tensione.

 

-Bene bene…-

-Ah sì?!-

-Giuro, è stato molto tranquillo-

-Beh è un fidanzato comprensivo-

-Bon quando ti convincerai che non c’è nulla-

-Di strano nel volersi mettere una gonna a pieghe lo so-

 

Elena schiude la bocca guardandola come si fa con un pazzo o un fantasma, quando hanno cambiato argomento? Ma la voce alle loro spalle le fa fare un veloce collegamento e gli occhioni verdi sgranati di Bonnie la indicono a proseguire balbettando fesserie sulla moda. Peter e Kai sono appena comparsi al loro tavolo.

 

-Allora fanciulle abbiamo pensato-

-Dove andare a cena-

-Pet ha prenotato da Joe appena fuori il campus-

 

Come supponeva Elena.

 

-Che ci crediate o no, è strapieno domani sera-

-Assurdo-

-Già, si vede che le cene di corso non sono una nostra idea e basta-

-Comunque vestitevi arroganti che dopo andiamo a ballare al Wood-

 

Le due sgranano gli occhi voltandosi verso i ragazzi. Il Wood è un locale, l’unico assimilabile ad una discoteca che ci sia dalle parti del campus e che di solito viene preso in affitto dalle confraternite per farci le feste.

Bonnie si volta interdetta.

 

-E questa cosa quando sarebbe stata decisa-

 

Peter afferra il sandwich e lo porta alla bocca per addentarlo, sollevando di sfuggita gli occhi verdi sull’amica.

 

-Adesso-

 

Elena e Bonnie si scambiano un’occhiata preoccupata, consapevoli entrambe che a nessuno dei loro fidanzati andrà bene questa ipotesi.  

 

-Beh ma ragazzi con così poco preavviso-

-Noi dobbiamo partire presto la mattina dopo e-

-Ah ma che avete 500 anni?-

-E poi è festa...anche se fosse che partite presto non andate a lavorare ma a casa a dormire-

-Si ma-

 

Tentano inutilmente di dissuaderli e sabotare la serata, perché queste sono le classiche situazioni in cui una delle due si caccia nei guai e loro vogliono star tranquille, tra un po‘ è Natale non ci devono essere problemi.

 

-Non fate le solite guasta feste-

-Piuttosto vedete di tirare fuori la grinta di halloween...magari però con me alcool in circolo Elena-

 

Peter addenta un altro morso lanciando una frecciatina all’amica che di rimando si rannicchia imbarazzata sulla sedia dove vorrebbe scomparire; Bonnie prova a smorzare una risata e Kai per tutta risposta tipa una pacca sulla testa dell’amico.

 

-Eddai non dire scemenze-

-Stavo scherzando!-

-Dai lasciatelo in pace ha ragione!-

-E noi che prendevamo inutilmente le sue difese-

-Non ci merita-

 

Bonnie e Kai scoppiano a ridere bofonchiando infamate all’amica che sembra essersi tirata su di morale e tutti e quattro proseguono il pranzo rivangando con ironia quei momenti tragici della festa. Le due amiche sanno che dovranno trovare il modo di svicolarsi dalla serata, ma hanno tempo e possono opporsi.

 

 

***

 

 

Gli occhi azzurri pensierosi fluttuano sullo schermo del laptop ed una mano va ad intrufolarsi nella chioma nera per grattare, con fare riflessivo, la cute.

 

Sta aspettando con impazienza la mail di convocazione della riunione straordinaria che dovrà indire Grayson, in qualità di Segretario della Fondazione. Hanno presentato formale richiesta al Consiglio per poter convocare una riunione i primi di gennaio per discutere di alcune importanti questioni che alcuni consiglieri vorrebbero portare all’attenzione del Consiglio.

In allegato alla mail di accompagnamento, oltre alla convocazione, spiccherà anche il foglio con le sottoscrizioni dei soci richiedenti. E Damon è tra quelli.

 

Risponde ad alcuni clienti per varie pratiche che sta gestendo e poi sospira gettandosi all’indietro sullo schienale della poltrona ergonomica portandosi le mani incrociate dietro la nuca e sposta lo sguardo verso la finestra alla sua destra, da cui filtra il buio freddo della notte in cui si perde per qualche istante.

 

Non deve fare tardi, è più di una settimana che non riesce ad andare a dormire prima di mezzanotte, ma tutta questa faccenda lo preoccupa molto. Sa bene che l’intera famiglia conta su di lui e non può permettersi errori o sciocchezze che possano compromettere il benessere suo, della bambina e di suo padre. Ed anche di Stefan; è con la quota percepita dalla Fondazione che suo padre ha costituito il loro fondo per il college e lui non deve rovinare tutto il suo lavoro; ma è proprio per questo, per dare dignità all’opera svolta dalla sua famiglia negli ultimi 150 da quando esiste la Fondazione che gestisce l’intero patrimonio storico e culturale di Mystic Falls, che lui deve portare avanti il suo piano.

 

Sospira a fondo per poi abbassare lo sguardo velato di stanchezza sul cellulare che non ha vibrato più da quando ha salutato Elena poche ore prima per darsi la buonanotte e apprendere con fastidio che hanno confermato il ristorante dove andrà a cena con i suoi amici; ed in questo momento le sembra così distante, così fuori dalla sua vita.

Lei che è giovane, spensierata e la sua occupazione maggiore riguarda il prossimo esame o come vestirsi carina quando fa troppo freddo. Tutte cose giuste, ma che creano come delle sottili ed invisibili distanze tra loro. Lui che invece si sta incasinando in una questione delicata, che deve spicciare le beghe dei suoi clienti in modo da costruire il fondo per sua figlia se mai un domani volesse andare la college; lui che deve ricordarsi di portarla a fare il terzo ciclo di vaccini il giorno seguente, che deve ricomprare i pannolini, che se non le fa spazio nell’armadio non sa come fare a metter via le tonnellate di abiti invernali che le regala sistematicamente Miranda. Lo vede che cerca di aiutarlo, che da madre sa bene quanto per un padre solo, con zero esperienza in fatto di bambini, possa essere difficile anche solo pensare che ad una bambina di un anno e mezzo occorrano calze pesanti, stivaletti imbottiti, maglioncini di lana da abbinare sia a gonne sia a pantaloni.

E così quasi come una cosa casuale ogni tanto compare con qualche acquisto perché: sai l’ho visto e non ho resistito, sai ho ritrovato questo tra le cose di Elena e mi piacerebbe lo avesse Lily, beh oggi le è uscito un nuovo dente ci vuole un pensierino per festeggiare.

E con queste scuse lo sta aiutando molto, in modo discreto e silenzioso, con quella stessa premura che ha trasmesso anche alla figlia.

 

E’ consapevole che ci sono mille cose che lui non sa, che non sa fare, a cui non pensa. Perché devono mettersi tutte quelle mollette in testa? Perché devono avere tutte queste scarpe? Perché sono bambine e lui vorrebbe che sua figlia tutte queste cose da qualcuno le imparasse, ma non può pretenderlo da Elena; così nel tempo ha lasciato che Miranda trasmettesse queste piccole accortezze alla piccola. Certo Elena è molto più attenta di lui e quando c’è è bravissima, ma ha il college e non è sempre presente.

Tanto che Lily non è sempre agile nel correre da lei quando la vede dopo magari un mese.

 

Capisce dallo sbadiglio che gli spalanca le labbra che deve proprio andare a letto e che forse la stanchezza gli arreca anche una eccessiva malinconia, nociva per il cuore e la mente.

 

 

***

 

 

-Allora andrete anche a ballare?-

-Dopo quello che mi ha detto Kol è chiaro che andremo-

 

Bonnie getta la borsa sulla sedia della camera e si avvia verso l’armadio per finire la valigia iniziata quella mattina. Tiene il cellulare tra l’orecchio e la spalla per proseguire la sua conversazione adirata con Caroline.

 

-Mi spieghi per favore che è successo?-

-Abbiamo litigato-

-Fin qui c’ero arrivata-

 

Care dal canto suo è seduta al pc sul letto di Stefan, lui è uscito da mezz’ora per l’ultimo test della sessione invernale e lei si è appropriata del suo laptop con la scusa di prenotare ad entrambi il volo di rientro. Cosa che sta facendo, insieme a del sano shopping online.

 

-Di un po’, da quando un paio di stivali costano così tanto?-

-Oh vedo che ti interessa molto…-

-Si scusa sono tutta orecchie-

 

Sente l’amica sospirare contro la cornetta, così distoglie per un istante lo sguardo dal pc come se Bonnie fosse davanti a lei e si concentra.

 

-Dai Bon, mica avrete discusso per la questione della discoteca-

-Certo!!! Dimmi quale fidanzato sano di mente sarebbe tranquillo nel mandare la propria ragazza a ballare con tre uomini?-

-Tre uomini e due ragazze-

-Si hai capito-

-Direi uno che si fida della persona con cui sta...ma parliamo di Kol ha due anni meno di te-

-Cosa c’entra adesso-

-Ok, lo sai che non ho mai patteggiato per voi due all’inizio...poi mi sono abituata-

-Oh davvero… no perché approvi tutti i ragazzi delle tue amiche di solito-

 

Bonnie sgrana gli occhi per enfatizzare il concetto mentre piega le ultime maglie e le ripone nella valigia. Elena non c’è, è in biblioteca a fotocopiare a Kai gli appunti dell’ultima lezione visto che non è intenzionata a scriverli a pc per mandarglieli.

 

-Touché...però a questo giro mi sento di difenderlo… in parte…perché lui è all’ultimo anno di liceo, non sa come funziona il college, avere amici maschi con cui si convive così strettamente… e poi non vi vedete mai.. Non puoi pretendere una certa maturità-

-Mi stai dicendo che sto con un ragazzino?-

-Puoi negarlo?-

 

Le amiche sono l’arma più potente, lapidarie e caustiche quando occorre, ti dicono la verità a costo di ferirti o di perderti. E per quanto d’istinto Bonnie vorrebbe arrabbiarsi, infamare Care, dirle che è una stronza ingiusta, in realtà sa che ha ragione.

Almeno sul fatto che la differenza di condizioni di vita si sta iniziando a far sentire, ma l’anno prossimo Kol andrà al college e andrà meglio. Lo sa.

 

-E poi lui ce le ha le amiche...quella Davina ad esempio-

-Chi la tipa che gli presta sempre gli appunti? La sta friendzonando per scopi scolastici, non è onorevole-

-Hai finito con il verdetto? Possiamo procedere all’esecuzione della sentenza eh-

-Scusa hai ragione, non volevo esagerare...dico solo che posso comprendere-

 

Bonnie chiude la valigia sbuffando. La cena è quella sera e lei deve decidere che fare.

 

-Sentirò Elena e decideremo insieme-

-Oh sono sicura che il maturissimo Damon acconsentirà-

-Eddai Care-

-Lui sì che avrebbe dei motivi...vista la situazione con Kai-

-Lei non vuole vedere…-

-Lasciala fare, deve capirlo da se-

 

Bonnie sorride.

 

-E tu, donna saggia, che combini?-

-Io ho ….finalmente comprato il volo! E non combino niente..-

-Sei preoccupata per quando rivedrai Klaus?-

-In questo momento cerco di non pensarci...sai credo che andremo avanti così tutta la vita-

 

La sente chiudere il laptop e dal fruscio capisce che si è alzata dal letto di Stefan.

 

-Mi auguro per te di no.. sai che strazio… hai bisogno di trovarti un fidanzato-

 

Caroline si rimette le scarpe e cerca il proprio piumino abbandonato sulla sedia di Stefan. Sospira sconsolata sapendo che la sua condizione non cambierà molto presto.

 

-Vedremo.. allora come pensi di vestirti stasera?-

-Con le uniche cose decenti mettibili con questo freddo-

 

Sulle note smorzate da Caroline proseguono la chiacchierata tra amiche in attesa di salutarsi.

 

 

***

 

-La tua lite con Kol conferma che non è una buona idea andare a ballare con loro-

 

Elena reclina la testa verso Bonnie lasciando che le lunghe ciocche scure scorrano sul piumino blu nel quale si sta stringendo provando a far fluire le parole oltre la sciarpa pesante dove nasconde il volto infreddolito.

 

Si stanno dirigendo verso la strada dove i ragazzi le attendono con la macchina di Liam. Fa un freddo cane ed Elena doveva optare tra il mettere il cappotto, fare la figa e morire di freddo oppure vestirsi più carina sotto e mettere il piumino sopra.

 

Camminano come se fossero sulle uova con le gambe avvolte nelle calze scure che tremano e si stringono l’un l’altra. Nella fretta di prepararsi non hanno concordato cosa fare nel post serata.

Sicuramente a cena ne riparleranno.

 

-Semmai conferma che sono grande e posso decidere come mi pare-

 

Il respiro si addensa in una nuvola opaca, sospirando entrambe quando scorgono la macchina di Liam accesa che le attende.

Sul sedile passeggero c'è Peter mentre Kai si è messo dietro in mezzo.

Hanno già fatto viaggi in auto e sanno che nessuna delle due ha intenzione di stare seduta in mezzo con la gonna e i tacchi.

Anche se più che tacchi hanno stiletti di camoscio con un tacco un po’ più sostenuto.

 

Quando aprono gli sportelli si fiondano dentro, Elena ha le mani ancora in tasca e si affloscia sul sedile chiudendo gli occhi in attesa che il sangue riprenda a scorrere ed il calore le faccia ritornare il dono della parola.

 

-Wow sembrate due pinguini-

 

In una perfetta sincronia tirano una gomitata ciascuna a Kai suscitando l’ironia generale.

 

-Fa freddo-

-Lo sento anche io Gilbert-

 

Kai si sporge verso di lei per stuzzicarla, ma la ragazza cruccia lo sguardo spaventava di qualunque tipo di gesto lui possa avere nei suoi confronti. Perché è donna e la sua migliore amica ha avanzato insinuazioni su di lui.

 

Forse la soluzione migliore è davvero non andare a ballare.

 

Arrivati in pizzeria si siedono e la serata scorre tranquilla, soprattutto grazie all’assenza di alcool che in quanto non ancora ventunenni non possono ordinare, così si dilettano in chiacchiere, risate che allietano tutti e battute varie. Solo a metà cena Elena riceve un sms da Damon che le chiede come stia andando e così in attesa che il cameriere prenda le ordinazioni del dolce si alza per chiamarlo, suscitando le battute dei ragazzi.

 

-Ehi-

-Ehi-

-Come va?-

 

Elena arriva nel piccolo atrio della pizzeria dove si susseguono i clienti che arrivano o vanno via; si rannicchia in un angolo poggiandosi allo stipite della porta di entrata e prova a nascondersi nel maglione lungo in cui è avvolta per far fronte agli spifferi di freddo. Abbassa la voce comunque sommersa dal brusio generale del locale.

 

-Bene, siamo quasi al dolce-

-Era buona la pizza?-

 

Non è da Damon chiedere queste cose, non è da lui interessarsi ad una stupida pizza. Ma non si vedono da quasi tre settimane, lei è a cena con un tizio che non gli piace e quindi scatta quella naturale ed istintiva possessività.

 

-Non ti sarebbe piaciuta-

-Come fai a dirlo-

-Perché conosco i tuoi gusti?!-

-Oh...beh in tal caso…-

-Tu invece?-

-Ho avuto un interessantissimo incontro con un nuovo tipo di pasta…che Lily ha disapprovato lanciandomela addosso-

-Come?-

-Si sai ha preso il piatto l’ha rovesciato sul ripiano del seggiolone, ha afferrato con le sue mani un po’ di pasta e me l’ha letteralmente lanciata contro ridendosela di gusto con quella sua bocca sdentata-

 

Elena sorride contro il telefono immaginandosi la scena.

 

-Come fanno ad essere così svelti?-

-Perché sono piccoli, istintivi, non è che riflettono…-

-Oh una fatica immensa-

-Con la tua pazienza poi-

-Ehi..-

 

Chiacchierano un altro po’, poi Elena prova a salutarlo perché gli altri la staranno già infamando.

 

-Sai…mi manchi ragazzina-

-Mi manchi anche te-

-Fai a modo stasera…perché domani sarai tutta mia-

-Non vedo l’ora-

 

Si salutano tra sospiri e sorrisi malcelati, con una Elena tutta trasognante che ritorna in sala dagli amici e non sa perché quando incrocia le iridi grigie di Kai scorge una impercettibile nota di disagio.

 

 

*****

 

 

-E così anche la ferrea Bon Bon ha ceduto al fascino dell’alcool di scarsa qualità di una qualunque discoteca da campus-

 

Caroline affianca il letto dove giace in stato comatoso l’amica bruna, nascosta sotto le coperte.

 

-Puoi evitare di urlare-

 

La voce sommessa dal piumone arriva soffocata alla bionda che si tende portando una mano all’orecchio.

 

-Come dici prego-

-Ho detto che non c’è bisogno di urlare!-

 

Bonnie sbuca da sotto il piumone con una faccia stravolta, il mascara effetto panda e i capelli tutti scombussolati. Afferra la bottiglia di acqua che le ha lasciato Elena di fianco al letto e ne beve un lungo sorso, sperando che depuri in fretta il suo organismo.

 

Sì alla fine sono finite al Wood, lei ha discusso per messaggio con Kol e da diciannovenne qualsiasi ha reagito nel classico modo per cui pentirsene: bevendoci su.

Deve la propria presenza nel suo letto, nella sua casa a Mystic Falls, ad Elena che ha ricambiato il favore di Halloween accudendo l’amica fin quando non è arrivata Care a darle il cambio e permetterle di andare a casa.

 

Caroline muove per aria una mano facendole cenno di farle spazio e si toglie le scarpe per poi collocarsi nel letto insieme a lei. Restano istanti a fissare la parete davanti al letto fin quando la bionda non si decide a voltarsi e abbassa il tono, facendosi più comprensiva.

 

-Mi dici che è successo…sei troppo stravolta per aver solo preso un sbronza e litigato con Kol-

 

Bonnie si passa le mani tra i capelli per poi lasciarle andare mollemente sul piumone seguito da uno sbuffo sconsolato.

 

-Ho baciato Kai-

 

 

 

 

Salve salve salve in stra ritardo!

 

Allora prima di tutto grazie a chiunque ancora si appresti a leggere questa faticosissima long, sto provando davvero a reingranare la marcia!!!

 

Quindi grazie della pazienza, davvero.

 

Venendo al capitolo mi sono accorta – tra i tanti- di un grosso errore narrativo e cioè Kai che lo avevo già introdotto al matrimonio di Rick e Joe in quanto suo fratello, poi l’ho messo come amico di corso di Elena, quindi per mettere una toppa ho ricostruito che si erano ritrovati insieme all’università e in un retro pensiero di lei si scopre che sono diventati amici proprio parlando di quelle persone che hanno in comune.

 

Elena e Damon per ora vanno a gonfie vele a parte la  naturale e controllata gelosia di lui, mentre non va bene per Bon e Kol….tanto che alla fine….danni!!!!

 

Vi ringrazio per chiunque leggerà e/o recensirà,

vi abbraccio

Elisa

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