Tasselli

di Seagull83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lamiere (Arizona) ***
Capitolo 2: *** Dall'Africa a NY (Callie) ***
Capitolo 3: *** Sorrisi (Arizona) ***
Capitolo 4: *** Perdita (Callie) ***
Capitolo 5: *** Dopo di noi (Arizona) ***
Capitolo 6: *** A pezzi (Callie) ***
Capitolo 7: *** Abbracciami (Arizona) ***
Capitolo 8: *** Ciao ***



Capitolo 1
*** Lamiere (Arizona) ***


Chiudo la porta della stanza.

Sento Andrew scendere in cucina, lo immagino sedersi e fissare un punto qualsiasi.

Mi dispiace.

Mi appoggio alla porta e chiudo gli occhi.

Mi dispiace.

So che sono le mie parole a riempirlo d’ansia e pensieri.

Mi dispiace.

Alex mi manca.

Professionalmente, come amico, mi manca il mio preferito, il ragazzo impulsivo a cui ho insegnato a credere nei piccoli umani e nella loro magia.

Mi manca l’uomo che ho plasmato, che ho visto brillare nel buio, che mi ha preso per mano e che mi ha superato rendendomi orgogliosa come se fosse un po’ merito mio lo splendido medico che è diventato, la splendida persona che è.

Non posso far finta che non sia così.

Dopo queste quarantotto ore ininterrotte, dopo tutto questo dolore soffocato.

Sono preoccupata e mi manca.

E oltre a lui questa nostalgia tinta di grigio mi sfregia più di quanto vorrei.

 

Mi manca tutto.

 

Non mi rendo conto nemmeno di comporre il numero.

Sono scivolata lungo la porta, il cellulare tra le mani e una chiamata che non dovrebbe più essere così naturale, non più così immediata.

Per quei pochi secondi prima che dall’altra parte rispondano mi ripeto che le abitudini sono dure a morire, che ho solo bisogno di sentire mia figlia e respirare, per saperla viva, mia, non schiacciata tra lamiere o pronta a essermi portata via.

 

Mi manca tutto.

 

Non mi rendo conto nemmeno della voce carica di sonno che mi risponde.

Il fuso Arizona, sono le tre di notte dall’altra parte.

E’ tardi, in tutti i sensi.

Sofia dormirà.

Loro dormiranno.

Non è un’emergenza.

Attacco senza soffermarmi sul fatto che la voce che mi ha risposto non è quella che mi aspettavo o che volevo.

 

Mi manca tutto.

Rivivo tutto, anche il senso di colpa.

 

 

 

Il silenzio di questa casa è assordante, le lenzuola mi sembrano trappole, gli occhi sbarrati e il sonno che si nega, eppure sono stanca in maniera inverosimile.

Ho desiderato il mio letto per tutte queste ore, dentro al carcere, mentre nasceva una bimba che non conoscerà sua madre e a cui verranno raccontate verità distorte, forse reali ma senza amore, senza carezze. L’ho desiderato nell’istante esatto in cui la video chiamata da quel taxi si è interrotta e il mio orecchio ha percepito un suono che non scorderò mai.

Lamiere.

Per due volte nella mia vita l’ho sentito e non c’è notte che non lo sogni.

Ho voluto il mio letto così intensamente anche mentre parlavo con quel padre che sanguinava senso di colpa ed era il mio, uguale al mio mentre la mia famiglia lottava contro la morte per una mia distrazione.

“E’ spuntato dal nulla.” l’avrò ripetuto mille volte, quel maledetto camion, dal nulla ed ha infranto tutto.

Voglio dormire, non voglio altro, eppure non riesco a far decelerare il cuore, non riesco a far rallentare il respiro, non riesco a chiudere gli occhi.

Tutto così diverso e dannatamente uguale.

Mi basta per scavare nella memoria e frantumare tutto ancora.

Sofia è viva ed è mia.

Lontana ma ancora mia.

Me lo ripeto in loop mentre le lamiere stridono e mi risveglio infinite volte su quel cruscotto con il sapore di sangue in bocca.

Non credo dormirò, aspetterò l’alba e passerà forse.

 

Il cellulare vibra sul comodino.

Stringo gli occhi, come potrò affrontare una nuova emergenza, sono sfinita.

Con la mano lo prendo senza guardarlo, la sveglia segna le 2.30AM.

Non ho chiuso occhio.

 

-Che succede?Dovrei essere di smonto…non c’è un cazzo di pediatra di guardia?-

E’ astio il mio.

Possibile non possano solo per un minuto lasciarmi in pace con i miei fantasmi?

-Arizona?-

Mi metto a sedere in meno di un secondo sul letto, non riesco a capire, sono disorientata, non me l’aspettavo.

-Scusami, mi hai chiamato tu qualche ora fa, ho aspettato dormissero tutti. Mi sono preoccupata, ma forse ti sei solo sbagliata, mi dispiace averti svegliata. Ti faccio chiamare da Sofia come stabilito domani.-

L’ho chiamata si, ha risposto l’altra, ho attaccato è vero.

Solo abitudini dure a morire.

Potrei dire che la chiamata è partita per sbaglio come ha detto lei, potrei chiuderla qui, tanto che cosa risolverei ora?

-Callie…-

Mi aspetta, mi ha aspettato per queste ore, per sapere se stavo bene e no non sto bene.

-Ero solo preoccupata, non fa nulla.-

La sento parlare e non mi accorgo di piangere, il problema è che è stata mia moglie per così tanto tempo, a lei non sfugge.

-Arizona…cosa c’è?-

-Niente…- e non è più un pianto silenzioso perché i singhiozzi rintoccano con i miei respiri.

-Ok, io non ho nulla da fare ora mi spieghi cosa succede e la risolviamo va bene?-

-Sono le tre di notte.-

-Quindi?-

 

Non l’abbiamo mai fatto.

Siamo state insieme più di dieci anni e non siamo mai state al telefono così tanto.

Non ho mai pianto al telefono.

Non ho mai lasciato che mi sentisse sanguinare così per quell’incidente, ogni goccia salata ha portato via un po’ di quel senso di colpa.

Non mi ha mai ascoltato così.

 

E il cuore si stringe a se stesso nel calore di un istante quando sente un tassello sistemarsi, fondersi, tornare a casa.

Si stringe a se stesso in un abbraccio dolcissimo quando Calliope dice…

-Ma è vero…non è stata colpa tua Arizona.-

 

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Capitolo 2
*** Dall'Africa a NY (Callie) ***


Forse è scritto nel mio destino, innamorati e le tue donne saranno così fantastiche che il mondo le vorrà per sé in un altro emisfero o per lo meno a mille miglia da te.

Abbiamo buon gusto, io e il mondo pare.

Vince sempre lui la partita però.

 

Io sono fantastica ed eccezionalmente dura da battere.

Lo odio.

 

Non capisco e non mi va più di provarci.

Tutta la mia vita si arrotola sulle stesse quattro cose, ricado sempre sugli stessi errori, sogni infranti.

Continua a ripetersi e io a cadere, piegandomi cercando disperatamente di non spezzarmi.

 

Sono stanca.

 

Nulla di semplice Calliope ti è concesso.

Spezzo ossa, so bene cosa vuol dire spaccare la parte più dura del nostro corpo, frantumare la struttura di noi stessi, so bene per mestiere quanto costi rattoppare il danno, ricreare quello che si è infranto.

 

Sono stanca.

 

Spezzo ossa tutti i giorni della mia vita e riparo il mio cuore ogni istante, ricucendo alla meglio gli strappi, le ferite, l’anima che si frantuma. Io sono un ridicolo pupazzo di pezza cucito con un filo a caso, quello che recupero al momento quando stringendo i denti sanguino e non mollo.

 

So già cosa succederà, ha i capelli rossi, ma lo sguardo è lo stesso di Arizona mentre mi spezza il cuore in quell’aeroporto.

Non posso credere che stia succedendo ancora.

 

Stamattina ha detto che non le interessava, ha detto che qui aveva me, gli amici…Sofia e mi si è sciolta l’anima nel sentirlo, nel sentire quello che Arizona non ha mai detto.

Ma che ha fatto alla fine. Glielo devo. L’ha fatto. Tardi forse o forse no, lei ha agito, ha scelto me, ha amato me infondo.

 

Non posso credere io sia di nuovo a questo bivio, su questo dirupo.

Il mondo certo con me si diverte parecchio.

 

Penelope stamattina ha detto cose che speravo di sentire anni fa e il mio sangue mi ha riscaldato in maniera incredibile, ho vagato per i corridoi, sollevata da terra, io mi sentivo speciale, importante, scelta a priori…finalmente.

 

L’ho vista parlare nella hall con un uomo, un medico, probabilmente un chirurgo di un altro ospedale, non l’ho mai visto prima. Ero pregna di orgoglio e mio malgrado di rivalsa.

 

“Hai dovuto attraversare il mondo Arizona, perché eri andata dall’altra parte del mondo senza neanche voltarti indietro.” sentivo quella frase più che mai nella mia testa, mentre mi avvicinavo allo sconosciuto e alla mia ex moglie, non so cosa volessi fare, dire, provare, ma mi attraeva come una calamita.

 

Come sempre.

Inutile negarlo.

Lei è e sarà sempre magnetica per me.

 

Distrattamente ho percepito le loro parole, pediatria, un intervento comune, nuove tecniche, poi il discorso è deviato su studi fatti, pubblicazioni e neanche per farlo apposta sul Carter Madison.

 

Mille anni fa.

 

-Si, sono stata in Africa per qualche mese…-

-Dottoressa non lo dica così…lei ha vinto un premio prestigioso. Nell’ambiente ci siamo sempre chiesti come mai abbia interrotto l’esperienza, chi l’ha sostituita non era al suo livello mi creda.-

 

C’è un momento di silenzio e lei sorride, uno dei suoi, pieno, sincero, uno di quelli che guarda il mondo con occhi completamente brillanti, un sorriso aperto, inflessibile, inattaccabile.

 

Non lo potrò mai dimenticare, perché per una frazione di vita è stato solo mio, con un’esplosione di significati che nessuno e nulla potrà mai avere l’onore di concepire come è stato concesso a me.

 

-Il mio cuore non era lì…-

 

-…e quindi non sarei stata adatta, mi creda, è stato molto meglio così. In più non sarei mai stata allieva di Nicole Hermann e non sarei un chirurgo fetale ora no?-

La risata dell’uomo mi disturba, mi inietta veleno, vado lontano da lì perché le mie orecchie fischiano, la mia pelle si dilata, sfrega, raschia contro le mie ossa piegate, contro il mio respiro tagliato.

 

E rimango lì mentre corro via, rimango a quelle poche parole dette con indicibile e crudele verità.

Ciò che non è mai stato chiaro lo è in modo lampante, definitivo, sfregiante.

 

 

Ora sono qui, un lampo rosso a dirmi che il mondo rivuole indietro ancora una volta la mia scelta, la mia donna, la mia vita.

Di nuovo, da capo, in meno di un secondo, sono io davanti ad Arizona che sorride come mai per aver vinto il Carter Madison, sono io davanti a Penelope che…

 

-La Bailey mi ha dato il Premiger Grant!-

 

Ha vinto.

Non le interessava.

Lo ha detto.

 

-Mi prendi in giro?- le vomito in un sussurro queste parole, mentre dentro vado a fuoco, urlo, grido…muoio.

 

Dice qualcosa, non riesco a sentirlo veramente, come se fosse sorpresa non ne sia entusiasta.

E’ una vittoria, dovrei esserne felice.

Mi tornano alla mente le parole di Mark “Se ami lei, dovrai trovare il modo di amare anche l’Africa.”

Penelope.

Arizona.

 

“Il mio cuore non era lì.”

 

Non ha repliche.

Dov’è il mio cuore?

Avrei dovuto capirlo prima, avrei potuto risparmiarci mille sofferenze, se solo avessi compreso che non dovevo lottare contro il mondo per non spezzarmi, ma assecondarlo perché mi portava solo dove era il mio cuore.

Avrei potuto salvarci…

Vengo con te, ora, corro con te amore, ti scelgo, scelgo il mio cuore.

Se è tardi, non permetterò succeda di nuovo.

 

Ho capito.

 

“E’ solo che…Aah evviva!Dai andiamo a festeggiare.”

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Capitolo 3
*** Sorrisi (Arizona) ***


Ciao a tutti!
Altro tassello, post puntata 6x25.

 

 

 

 

 

Sorridi.

Un giorno te lo dirò.

Mentre dormi sorridi e il tuo sorriso mi apre il petto in due, rimango senza fiato.

Dormi e sorridi.

 

Avrei potuto perderti.

 

Avrei potuto non rivedere più la tua bocca incresparsi mentre sogni, le tue labbra tendersi in questa carezza.

 

Avrei potuto perderti.

 

Per paura.

Già, la paura oggi è dentro di me, dentro di noi, dopo che un uomo solo, un unico insignificante uomo ha profanato la nostra casa, il nostro santuario, dissipando vite e spargendo sangue. 

Ridicolo quanto un pezzo di ferro possa strappare via l’anima.

E tu, tu che ora sorridi nel sonno come se nulla tra noi e fuori fosse successo, tu lo hai affrontato.

L’uomo con la pistola.

Ti sei alzata e mi hai fatto scudo.

 

Non riesco a non guardarti, non riesco a dormire, sono talmente orgogliosa di te, talmente dipendente dal tuo cuore.

 

Saremmo potute morire e invece poco più di un’ora fa ero dentro di te, di nuovo ed eri mia, così dannatamente eccitante, calda, Calliope, così immensa amore mio che mi è tremata l’anima.

 

Vuoi un figlio da me?

Vuoi che il nostro amore crei qualcosa, vuoi me per sempre.

Mi hai mandata in frantumi e mi hai ricomposta.

Hai preso di me le certezze più granitiche e le hai sbriciolate tendendomi la mano perché non cadessi.

Ti ho chiesto come posso fidarmi di te che ti innamori dell’amore e non di me. Ti ho chiesto parlando con la voce della paura, ancora, perché se vuoi un figlio con me, non è dell’amore generico che parli.

Vorrei sapere se l’hai mai chiesto a qualcun altro, vorrei sapere se nel tuo passato hai amato così buttando il cuore oltre l’ostacolo.

Ancora ho paura Calliope.

Non posso fare a meno di te, non posso.

Ma ho paura.

Non oggi forse, ma un giorno, io un giorno ti darò tutto ciò che vuoi e se potrò vedere questo stesso sorriso sulle labbra di nostro figlio mentre dorme io sarò la donna più felice del mondo.

Non voglio realizzare solo il tuo sogno, voglio renderlo nostro, perché io mi fido di te, come posso non farlo dopo che hai visto il mio terrore e mi hai difeso, dopo che…

 

-Lo so tesoro, lo so che la vuoi e arriverà presto. Ma sai cosa? Finchè non arriva hai il dottore migliore del mondo con te, proprio adesso! Si la Dottoressa Robbins è il miglior dottore dell’intero ospedale…anzi del mondo!-

-Ci sono solo bambini qui…-

-Si…le persone si sentono molto meglio dopo che le ha aiutate. A volte le persone si sentono meglio appena entra nella stanza. Perché ha questo sorriso super magico. Già…e quando ti sorride va tutto meglio..-

 

Sorrisi.

Io amo il tuo e tu il mio.

Nessuno mi ha mai guardata così, nessuno mi ha mai fatta sentire così.

Come posso non fidarmi?

Ti sfioro la guancia e sposto una ciocca di capelli corvini, ti muovi appena e il sorriso ricompare.

Ho un nodo in gola.

Tu mi terrorizzi.

Mi avvicino lentamente in mezzo a queste coltri, le mie labbra ti sfiorano l’orecchio.

 

-Mi fido di te.-

 

Ti lascio la mia vita, il mio cuore, puoi distruggermi se vuoi, te ne do il potere, ma non farlo amore.

Tu mi terrorizzi per questo, perché potresti, hai la mia vita tra le mani.

Mi hai chiesto di cambiare e io sono cambiata.

Per te.

 

-Mi fido di te.- lo ripeto in un sussurro, tremo.

 

Ti muovi sotto le coperte, il tuo braccio mi avvolge, mi gira, mi sei addosso, il tuo seno preme sulla mia schiena e io mi sento morire.

Terrificata.

Il tuo viso si incastra in maniera perfetta nell’incavo del mio collo, sento il tuo respiro vicino all’orecchio.

Terrore.

Non posso più muovermi e credo di stare per aver un attacco di panico perché il mio cuore picchia contro il mio torace e sono sicura, sicura lo romperà, lo fracasserà e io manderò tutto a puttane di nuovo.

A meno di qualche ora da quando ti ho ritrovata, ti perderò di nuovo perché ho paura.

 

Poi parli, è poco più di un sussurro impastato dal sonno, poco più di una carezza come il tuo sorriso.

 

-Mi sei mancata così tanto…non potevo respirare. Rimani sul mio cuore. Ti prego.-

 

Il potere di una voce calma il pianto dei bambini, la tua voce calma la mia anima.

 

Non sono più in una prigione, ma sono protetta.

Le tue braccia, il tuo petto, le tue mani…il tuo cuore mi salvano, come oggi.

 

Sono al sicuro.

 

-Mi fido di te.- lo ripeto come una litania fino ad addormentarmi, sognando di un bimbo con i capelli scuri che sorride mentre dorme e che la tua voce calma…è nostro amore.

 

Siamo al sicuro.

 

 

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Capitolo 4
*** Perdita (Callie) ***


Ciao a tutti!Buona lettura e grazie mille a chi mi lascia la sua opinione. Altro tassello.

 

“Se fosse successo a noi?”

 

Vibra sotto la pelle, sto cercando in ogni modo di farlo tacere, accelero il passo lungo questo corridoio che sembra richiudersi su di me.

Ho operato come un’automa, non è da me.

Una volta hai detto che ti piaceva mi coinvolgessi sempre, nonostante i teli, nonostante le distanze prese a forza dai pazienti.

Oggi no.

Ho operato meccanicamente, senza cuore, in modo perfetto certo, ma senza che la mia anima toccasse il bisturi.

Ed è colpa tua.

Solo colpa tua.

 

Mi sento soffocare.

Maledetta bastarda, dovevi venire da me nonostante tutto e aprire con le dita una ferita ancora infetta?

Mi gira la testa e ormai corro, vedo con la coda dell’occhio Penny che accenna un saluto con quello splendido sorriso storto, una bocca che ancora non ha gridato fino a trapassarsi i timpani, non ha graffiato il suono e il suo dolore.

Innocente amore mio, spero non le capiti mai di sentire quello che sto riprovando ora, di sentire mille piaghe screziarti, di sentire che l’aria ti manca nonostante tu continui a respirare, di sentire che la vita va avanti mentre una parte di te muore e muore in modo così atroce, innaturale da pensare che non potrai vedere più nemmeno un giorno, una notte, un amore. E invece succede, contro ogni previsione, contro te stessa, vai avanti. Fino a che qualcun altro soffre la stessa atrocità e i tuoi occhi blu Arizona, tornano a scavare nel mio sangue.

 

Quando un bambino smette di esistere…quando tuo figlio smette di esistere prima ancora di aver potuto sentirlo scalciare, prima ancora di averne sentito anche solo il battito, una parte di te muore.

 

Ignoro la mia ragazza, giro il viso e la ignoro, non voglio veda cos’ho dentro ora.

E’ colpa tua anche questo.

Solo colpa tua.

 

Non c’ero.

Non l’ho sentito mai quel battito, eppure era mio figlio.

Il mio bambino.

Il figlio che avevamo scelto di avere insieme.

Era il sole, eravamo noi due al nostro meglio, io tu e il mondo, in un’unica piccola persona.

Era ciò che avremmo dovuto avere fin dall’inizio.

Ce l’hanno portato via senza motivo e questo ci ha spezzato.

Era tutto quello che rimaneva di noi.

Ce l’hanno portato via e sono morta anch’io quel giorno.

I tuoi occhi Arizona erano pozze oltre mare, nessun riflesso, nessuna luce, non eri tu.

Ti ho guardato e non eri tu.

La dottoressa con i pattini a rotelle non c’era più, la donna che ho amato non c’era più, la madre di Sofia non c’era più.

Eri solo un involucro vuoto dagli occhi di pece.

Eri morta dentro.

Ma anch’io lo ero.

Ho solo tentato di trovare una soluzione, di non farmi ingoiare dal tuo dolore, ma tu non l’hai permesso, non l’hai capito, hai pensato non mi importasse.

Nostro figlio.

Come hai potuto anche solo pensare che non mi importasse.

Non hai lasciato soffrissimo insieme, mi hai chiuso fuori.

E’ stata colpa tua.

Solo colpa tua.

 

Volevo solo aiutarci.

Forse non ho capito che in te c’era spazio solo per il dolore, c’era solo vuoto e null’altro.

Forse ho sbagliato io.

E ho odiato te e ho odiato me…e abbiamo perso lui.

 

Sono senza fiato di nuovo e me l’hai tolto tu con una frase, sbalzandomi indietro in quel dolore e ora qui in un ascensore di servizio vuoto, mi chino e sputo sangue, odio e rabbia, piango fuoco, urlo agonia, straziata digrigno i denti mentre il mio sale mi impasta le guance e le labbra.

 

Ed è casuale, profetico, assurdo che le porte si aprano sul tuo viso, sulle tue braccia stanche lungo i fianchi, sul tuo ventre vuoto che grida il mio nome e lo sfregia.

 

Cosa ci fai nei sotterranei?Cosa ci fai qui ora?

Esplodo.

 

-Era mio figlio!!MIO FIGLIO!!Me l’hanno portato via!Ci ha uccise!Mi ha portato via te!Era mio…-

 

Ho gridato e tu tremi, solo ora vedo che versi nelle mie stesse condizioni, ma il tuo sguardo non è quello di quel giorno.

C’è qualcosa di condiviso, capito, comprensivo c’è qualcosa che non ho più visto.

Piango come non ho fatto allora, travolta da tutto quello che è venuto dopo, mi accascio sul pavimento lercio di quest’ascensore e lascio che il dolore mi passi attraverso, lento, cattivo e il mio pianto è quello di una fiera sopita, graffiante, esagerato, distruttivo.

A pezzi non sono più intera, un piccolo frammento di cui piango il lutto ora se n’è andato tanto tempo fa.

 

Ti siedi al mio fianco.

Non mi tocchi, ma ti sento.

Mi lasci gridare, mi lasci soffrire, ma sei qui.

Fino a che i miei singhiozzi calano di intensità e per un solo secondo non c’è più niente oltre la tua voce che arriva piano, dolce, definitiva.

 

-Capita Callie…è capitato a noi. Si era tuo figlio, era nostro.-

 

 

 

E’ sempre stata colpa tua?

 

No.

 

Bisogna essere in due si dice, per straziarsi il cuore.

Soffriamo finalmente insieme per la Nostra perdita.

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Capitolo 5
*** Dopo di noi (Arizona) ***


Buon 8 marzo a tutte le donne!
Un po' di nostalgico romanticismo. Siamo nella puntata 12x08. Un tassello che forse non tutti hanno visto.
Buona lettura






“Mi sono schiantata!”

 

Sorrido ancora alle parole che ho detto a Richard.

Mi sento euforica e vagamente triste. Forse ferita nell’orgoglio.

Dio quella donna pompiere era uno schianto, certo fa ridere che dopo il divorzio la prima volta che mi espongo mi trovi davanti una felicemente in coppia.

Forse è normale.

Però brucia.

 

Vita che cosa mi hai fatto?

Dopo tutto questo tempo, mi sento insicura, fragile, io che ero una tomber de femme, io che baciavo le sconosciute in un bagno.

Callie che cosa mi hai fatto.

Forse è questo.

Forse è stata lei a prendere quell’immatura dagli occhi azzurri e trasformarla nella donna che ci tiene, che si sacrifica, che non scappa.

La donna che sono ora, migliore di certo, ma così dannatamente spaventata.

 

E’ solo che io…so cos’è l’amore, so che ti apre le braccia fino a romperle, so quanto può essere magico e crudele, so che un cuore spezzato brucia come l’inferno.

Conosco l’amore, l’ho provato, ho provato le sue altezze e anche il suo fondo. Ancora lo graffio con le unghie…o forse è lui a graffiare me.

 

Terrorizzata si, perché forse avevo pensato, sperato, sognato che lei fosse l’unica, l’ultima. Non avrei più avuto bisogno di cercare, espormi, provare. E ora inizia tutto da capo e io ho paura, paura perché so a cosa può portare.

 

Così sono qui appoggiata alla balaustra del passante nell’atrio, mentre guardo uscire ed entrare nell’ospedale una moltitudine di persone, ognuna con la sua storia, ognuna con il suo cuore rattoppato, spento, bruciante. E il mio batte all’impazzata, ferito, orgoglioso e purtroppo ancora sanguinante che torna indietro e mi dice di scappare.

Mi supplica di non provarci ancora.

Mi chiede di proteggerlo.

E io invece ho voglia d’altro, ho voglia di risentire quelle altezze, perché merito di meglio che avere paura, merito di essere felice.

Lo merito?

Dopo tutto quello che ho fatto, dopo tutto quello che ho distrutto, perso, lo merito davvero?

Mi mordo le labbra perché non lo so e questo fa molta più paura.

Potrei rimanere sola.

Sola.

E il mio cuore forse non lo troverebbe così sbagliato. Tristemente sola, ma al sicuro.

Non so se c’è via d’uscita da se stessi.

 

-Ehi.-

-Ehi.-

L’ho sentita arrivare, la sento sempre, da sempre. E’ il suo odore che la tradisce, lo percepisco appena si avvicina. Ho sempre trovato fosse fantastico, una nota della sua essenza che conoscevo solo io, screziata dalle viole del suo shampoo e dal profumo dell’ammorbidente del suo camice, inconfondibile e ora dannatamente malinconico.

Si è appoggiata alla balaustra al mio fianco, guarda anche lei di sotto, vedo con la coda dell’occhio le maniche arrotolate che porta sempre, vedo le sue dita intrecciate di quando pensa concentrata a qualcosa. Ha un sorriso strano quando mi giro per guardarla.

-Che c’è?-

-Oggi…dopo un sacco di tempo, mi è stato chiesto di noi.-

-Di noi?-

Annuisce distogliendo lo sguardo, capisco che non le è stato chiesto della nostra parte migliore, di quella più recente sembra, di quando ancora anche se straziato un noi c’era.

Non ho voglia di parlare di questo, non ora, mai più, perché me lo sta dicendo?

-Sofia vuole andare alle giostre domenica, se non riesco a cambiare turno la porti tu?- chiedo distrattamente deviando il discorso, ma mi ignora, lo prevedo già dal modo in cui si sfiora le labbra con la lingua, cosa che ancora mi divora dentro anche se cerco di non mostrarlo. Lo fa senza accorgersene, lo fa da sempre.

Conosco troppi suoi sempre e mi rendo conto ora che ne conoscerò sempre meno e questo fa male, ma non quanto il fatto che lei ha avuto il coraggio di non avere paura, di meritarsi una nuova felicità.

La odio un po’ per questo, la odio per tutto. Eppure no…non posso.

-Non so perché te lo dico…mi hanno chiesto della terapia e…del sesso.-

-Oh…- mi scappa lento, mentre la mente ignora volontariamente la disastrosa esperienza che ci ha divise e tra tutte le volte che abbiamo fatto l’amore riarrotola il film di quell’ultima notte, dell’alba di quel trentesimo giorno.

L’ultima volta.

Il nostro addio.

Qualcosa nel modo in cui l’ha detto mi dice che di quello si parla e mi infastidisce.

-Ricordi?Abbiamo infranto le regole.-

Certo che lo ricordo Calliope, come posso scordarlo, è lì che è successo, lì mi hai lasciata. L’ho capito troppo tardi. Lì mi hai spezzato il cuore.

Non rispondo.

-E’ stata…credo…la migliore.- lo dice e io chiudo gli occhi, vorrei la smettesse.

So che lo stiamo ricordando insieme e non vorrei, perché dev’essere successo qualcosa lì, lei ha deciso lì che non era più abbastanza. Lo so che è sciocco pensarlo, che c’era altro, lo so, che è stato un percorso, ma il mio ego dice che ho sbagliato lì qualcosa e ora Callie mi sta dicendo che è stato del sesso grandioso.

Sesso.

Ecco cosa mi ha infastidito.

Sesso.

Solo stupido grandioso sesso.

Le mie mani l’hanno avuta l’ultima volta, ho gridato che era mia quella notte, ho spinto finchè c’è stata forza, ho venerato ogni centimetro della sua pelle, respirato il suo respiro, accolto le sue dita, urlato il suo nome. Ho accarezzato ogni piega della sua essenza, succhiando via ogni sudato succo della sua anima.

Ed è stata la migliore si.

Perché conoscevo ogni curva del suo essere, ogni pensiero erotico, ogni desiderio.

E lei non è stata da meno, mi ha fatto impazzire, mi ha reso tremante e senza fiato, mi ha tenuta su un dito e sono stata sua in modi che nemmeno avrei potuto immaginare. Mi ha idolatrata con le labbra e osannata con le mani, mi sono sentita in cima al mondo, regina e schiava. Mi ha aperto il cuore e…

Sesso.

Ha detto sesso.

Il migliore.

Che cosa, cosa ho sbagliato?

Dannato ego.

-Volevo dirti una cosa…nonostante il dopo, nonostante com’è finita.- è nervosa si tormenta le mani. Callie che stai facendo?

-E’ stato la volta migliore…perchè non è stato sesso. E’ stato straordinario fare l’amore con te quella notte. Non che valga qualcosa ora, forse è stupido, ma per me…era importante dirtelo.-

Mi guarda e sorride imbarazzata.

-Siamo state straordinarie noi due…spero tu lo sappia.- non parla più solo di quella notte.

-Oltre ad ogni immaginazione…- soffio con un sorriso che mi riempie gli occhi.

Mi fissa per un secondo e forse siamo di nuovo noi in quel bar, giovani, limpide, per un secondo.

-Oltre ad ogni immaginazione si.- lo dice allontanandosi di un passo, prende le distanze da quel secondo e io faccio lo stesso.

Spezziamo l’attimo perché questo gioco è pericoloso e lo conosciamo fin troppo bene.

Se ne sta andando, cammina all’indietro e non smette di fissarmi, poi si ferma, inclina la testa.

-Mi sento stupidamente male a dirlo ma…chiunque sarà, sarà dannatamente fortunata Arizona.-

 

E’ andata via.

Me ne accorgo ora.

Se n’è andata.

Ha disteso con le dita le mie pieghe, i miei dubbi, i miei sconforti ed è andata via.

Non ho più paura.

Straordinarie ha detto bene.

Lo posso essere ancora, diversamente, ma ancora.

Si, io lo sono.

 

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Capitolo 6
*** A pezzi (Callie) ***


Episodio 7x12...un cliffhanger incredibile a cui però spetta un seguito.
Buona Lettura!!Fatemi sapere come vi sembra questo altro tassello.

 

 

-Oggi ho scoperto di essere incinta. E il bambino è di Mark. Che mi dici adesso?-

 

Le porte dell’ascensore si aprono, vedo i tuoi occhi elaborare il tutto, corrono veloci ombre che non afferro, che ho paura di sfiorare.

Arizona.

Le persone iniziano ad entrare, ti vedo tremare impercettibilmente, seguo i tuoi passi incerti fuori da quella gabbia di metallo.

Arizona.

Non dici una parola e io nemmeno, siamo fuori di qui, dall’ospedale…da noi.

Non dici una parola e io faccio lo stesso, ti seguo solo in questa serata senza luna, mentre le macchine sfrecciano intorno a noi.

Ho freddo, cammino alle tue spalle.

Arriviamo davanti al portone di casa, non riesci ad infilare le chiavi nella serratura, ti vibrano le dita.

Arizona.

Posso farlo io se vuoi, questo vorrei dire quando imprechi sottovoce abbassando il tuo mazzo.

Lo faccio.

Non mi guardi nemmeno.

Altra ascensore, altro silenzio.

Appoggi una mano alla parete, so di guardarti le spalle con apprensione.

-Mi…mi s-sento male…- lo biascichi, mentre le porte metalliche si aprono ancora e ti metti una mano davanti alla bocca.

Dio Arizona…

Un’altra serratura, mentre ti tengo con un braccio e ti prego di non vomitare lì sul pianerottolo.

Sento Mark muoversi nell’appartamento di fronte, so che lo senti anche tu, lo so perché stringi di più la presa sul mio fianco ed è odio quello che vedo nei tuoi occhi o forse è disgusto…non lo so.

Entriamo in casa precipitosamente, lasci il mio fianco con una velocità che stento a riconoscerti, come non riconosco il tuo viso ora.

Il bagno ti accoglie senza requiem…mi è semplice esserti d’aiuto tirando indietro i tuoi capelli, tenendoti mentre senza voce butti tutto fuori.

Il mio cuore non ha mai battuto così forte prima.

Ti tiri su a fatica, cerchi appoggio e trovi me, faccio aderire la tua schiena con il mio petto, ti tengo ancora, voglio essere qui…per te.

Non c’è una parola in questo silenzio greve, solo il rumore delle mie dita che accarezzano la tua fronte sudata e i tuoi capelli.

Cominci a piangere senza che io me ne accorga…senza che io possa fermarti, sento le lacrime scendere sulla tua guancia e brucio di vergogna.

Come ho potuto?

Non è un tradimento, tu te ne sei andata, eppure mi sento così sporca.

Ti ho tradito senza saperlo, nel modo più disgustoso.

Viene da piangere anche a me, come stamani mentre incredula guardavo quel maledetto test e tu stupida ti trasferivi nel mio appartamento.

Ti ho odiato, ti ho distrutto con le parole.

Eppure ora mi sento un mostro.

Posso perdonarti amore mio perché so che hai capito, ma tu potrai mai perdonare me?

Ci ho rubato il futuro o forse ho fatto in modo succedesse…Dio non voglio nessun altro che te, amo solo te e ti sto distruggendo.

Voglio tutto questo, ma non così…avrei voluto te, solo te.

Piangi e io con te.

Ho sognato questo momento da tutta la vita, eppure non l’ho mai messo a fuoco, fino a che non sei arrivata tu baciandomi in un bagno, sei arrivata con quegli occhi screziati di gioia, con quel tutto è possibile vicino a me, con noi siamo tutto ed è semplice felicità.

Poi sei andata via…mi hai spezzato il cuore.

Ma non avrei mai pensato di ricambiarti il favore in modo così atroce.

Perché lo sento il tuo cuore che si spezza amore, ora, mentre i tuoi singhiozzi devastano il mio.

Possibile possiamo farci così male?

Perché hai ragione…io sono innamorata di te e tu di me.

Come è potuto succedere?

Mi sento sporca.

Mi sento felice.

Mi sento terrorizzata.

Tu come ti senti?

Parlami ora, io è te che voglio.

Lo sai?No…non lo sai.

E' te che voglio Arizona.

Sei tu con cui volevo crescere un figlio. Sei tu con cui volevo dividere l’amore della mia vita. Sei tu…l’amore della mia vita.

Dal nostro amore doveva nascere questo.

Non da una sveltina con il mio migliore amico data dalla disperazione perché tu eri andata via.

Dovevamo essere noi.

Dovevi essere tu il mio sempre…

Ho sognato te tutta la vita Arizona e mi hai devastato, io ora ti distruggo.

Lo vedo nelle tue spalle che sussultano, lo sento sulla tua pelle che trema, tu non sai nulla, niente di tutto questo, eppure guardami amore, è tutto nei miei occhi, non riesco a perdonarti o forse l’ho già fatto, non riesco a perdonarmi e forse non lo farò mai.

Vorrei parlarti, dirti tutto questo…che mi faccio schifo, che il mio cuore era spezzato, che ho paura…che voglio solo te.

Che mi dispiace.

Mi dispiace tantissimo.

Profondamente.

Come mi hai detto dispiace a te.

Ti amo, devo perdonarti.

Ti amo, perdonami.

Parla amore, non posso dirti nulla ora, guardami, leggi tutto questo infondo alla mia anima.

Il colpo sul pavimento mi fa sussultare, guardo le nocche bianche del tuo pugno sulle piastrelle e seguo inebetita il brivido che risale tutta te, lo seguo e ho paura.

E’ un tradimento il mio che ti lascia senza il fiato che vorrei sentirti usare per parlarmi.

-A-arizona…- mi esce come un sussurro, labile, accennato, implorante.

-Non voglio parlarne adesso…vattene via…-

Pensavo che il cuore si potesse spezzare in due, non in più parti, non con lo stesso terrificante dolore.

Lo vedi nei miei occhi, mentre ti giri con le tue pozze lucide di zaffiro, lo vedi e mi salvi in un secondo, la tua voce è dolorosa eppure gentile, la tua voce protegge me dal tuo dolore.

-Calliope…dammi tempo…e poi torna da me.-

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Capitolo 7
*** Abbracciami (Arizona) ***


Buona Pasqua a tutti.

Questo capitolo è il finale di tutto, ma non di questa storia, è dove sono arrivate e poi si sono divise. E' l'ultimo abbraccio, quando i tasselli sono andati tutti a posto, anche quelli che ancora non avete visto. E' il momento in cui i nostri cuori si sono spezzati. Non c'è peggior fine che quella in pace.

Buona lettura!Fatemi sapere che ne dite.




 

 

 

“Grazie.”

 

Quante volte mi hai abbracciato?

Quante volte il calore delle tue braccia mi ha riscaldato?

Il tuo miglior grazie è questo abbraccio.

Chiudo gli occhi solo un secondo e poi riaprendoli guardo verso il cielo, perché so di avere gli occhi lucidi, so cosa questo abbraccio ha di diverso da tutti gli altri.

E’ un addio.

Sa di mai più, sa di ultima volta.

Sa di tristezza e forse della fine di questa lunga agonia che è stato il lasciarci.

Ora.

Dopo un’eternità.

Ho permesso che succedesse.

Ti ho lasciato andare.

Ho lasciato andare l’amore della mia vita.

Vorrei dirti che l’ho lasciato succedere perché ancora non sopporto di vederti triste.

Stringo i polpastrelli sulle tue spalle, fai lo stesso e mi permetto di annusare il tuo profumo, qui tra il collo e l’orecchio, dove ho lasciato mille volte baci caldi sapendo di ucciderti.

Profumi di buono.

Ci sei stata per così tanto tempo, questo profumo è stato in me così a lungo che fa parte di me comunque sia, comunque vada, anche ora che ti sto mandando via.

Vorrei dirti che lo sto lasciando succedere per Sofia, perché lei non si merita una di noi due infelice o forse non si merita te in questo stato.

Ho sempre ammirato la tua l’impulsività, la spontaneità. Tuo padre aveva ragione, tu ti butti Calliope, senza se e senza ma, sei una bellissima incosciente.

Se quella ragazza rossa ti ha sorriso e tu ci hai visto felicità, non sono io che posso fermarti, ti sei già buttata.

Prolungo questo abbraccio e tu me lo fai fare, non siamo pronte, eppure è così vicino questo nostro addio.

Forse la nostra pelle deve ancora parlarsi, perché di parole vere non ce ne sono più, ne abbiamo sempre dette così tante, forse inutili, forse pesanti, sicuramente bellissime. 

Troppe.

Che cosa posso dirti ora?

Vorrei dirti che abbiamo giocato male la nostra partita, ma l’abbiamo giocata tutta senza risparmiare nulla.

Vorrei dirti che sono orgogliosa di noi, che dopo tutto questo buio riusciamo ad aggrapparci a questo abbraccio con tutto quell’infinito amore che siamo state capaci di donarci comunque.

Vorrei dirti che ti odio per aver rinunciato, per aver provato a strapparmi mia figlia…vorrei dirti che comunque il mio amore per te dissipa il resto.

Vorrei dirti che il dolore che ci siamo provocate potevamo infliggercelo solo noi, perché se un sentimento d’amore è così profondo può tagliare l’anima a pezzi come fosse burro.

Avevamo in mano la nostra spada di Damocle, l’abbiamo avuta per tutto il tempo, tutti questi anni.

Non è speciale, è amore.

Quindi ti lascio andare, perché per un’ultima volta ti amo come non ho mai amato e mai farò ancora, ti lascio andare perché sarai sempre una bellissima e triste sconosciuta in un bar, la mia ragazza spacca ossa, la mia splendida compagna incinta, mia moglie, la donna che ho tradito, quella che mi ha tagliato la gamba e salvato la vita, la mia ex, il dolore e l’amore più grande della mia esistenza.

Vorrei dirti che ti lascio andare perché ti amo ancora.

E non è un amore che passa, resterà anche dopo questo abbraccio, anche dopo più anni di quelli che abbiamo passato insieme.

Resterà sempre Calliope e quindi ti stringo e tu mi stringi tra queste braccia, talmente abituate a completarsi che non c’è nulla di scomodo o scontato in questo contatto, non c’è millimetro di pelle coperta o scoperta che non reagisca infondendo calore a questa stretta.

Vorrei dirti che ti lascio partire perché una parte di me sa che non potremo mai perderci del tutto, perché quello che c’è stato è troppo grande, perché Sofia è troppo importante.

Andremo avanti e ci auguro di essere davvero felici come meritiamo, entrambe.

Cosce di avere avuto una chance meravigliosa e di aver perso la battaglia.

Sii fiera Calliope, io lo sono, siamo piene di cicatrici ma vive e al tuo fianco ho vissuto la più bella avventura della mia vita.

Questo vorrei dirti e non apro bocca, ancora intenta a percepire il tuo calore sotto le dita, la tua stretta sul corpo, il tuo profumo fuori e dentro di me.

E tu fai lo stesso.

Lo sento, ti conosco.

Non mi lasci per lo stesso motivo e percepisco un brivido in te, qualcosa che fa male più dell’acido.

Sta arrivando.

Non piangiamo per non ucciderci.

Ti lascio andare.

Sarai sempre l’amore della mia vita.

E’ buffo.

Una crede sia eterno e invece se ne va se giochi male le tue carte, lasciandoti vuota e piena allo stesso tempo.

Non sono rotta, non lo sei tu.

Lo siamo state tutto il tempo che abbiamo provato ad aggiustarci.

Ma ora no Torres.

Ora siamo intere.

Solo che non lo siamo più insieme.

E’ triste, eppure sono serena, perché ti vedo come i primi tempi, con qualche ruga, qualche anno, qualche dolore in più, ma sei tu.

Sei tu con tutte le tue paure, con quei sorrisi enormi, con l’entusiasmo, sei esattamente tu sotto tutto quello che ci siamo fatte, che ti ho fatto, che mi hai fatto.

Sono io qui e ora, sei tu qui e adesso, le stesse che si sono perdutamente innamorate quasi dieci anni fa, quelle che si baciavano per le scale e ballavano insieme.

Siamo noi Torres.

Saremo sempre noi.

E di questo, ti sarò per sempre grata.

 

“Grazie.”

 

L’abbraccio si scioglie con lentezza impalpabile.

Non c’è altro da dire.

 

Addio.

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Capitolo 8
*** Ciao ***


Ciao a tutti,
dopo tanto pensare e nonostante avessi altri piani, questa storia si è finita da sola.
Avevo altri tasselli in mente, ma dopo tanto tempo non sono mai riuscita  metterli in fila, non so se mi spiego, ma penso che, come nella storia vera, quest'ultimo capitolo sia più che conclusivo.
Forse mi sto abituando, forse mi sto allontanando....non saprei, ma volevo ringraziarvi tutti per aver seguito anche questa storia e per aver avuto pazienza.
Alla prossima, magari con un'altra coppia ;) magari con loro.

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