Scrivo due parole qui su giusto per dare un parvenza di intruduzione al
secondo capitolo - mi sono divertita un sacco a scriverlo - ma in
realtà non ho tanto da dire.
Chi ha letto qualcuna delle mie fan fiction sa che mi piace mescolare
come se non ci fosse un domani il mondo dei Babbani a quello dei maghi
ed è quello che ho voluto fare anche qui... indi per cui
bando alla ciance: spero che vi piaccia.
Primi
passi
La
casa di Black
Si
Materializzarono in un vicolo sul quale si affacciava il retro di un
take-away indiano. L'odore un po' rancido della spazzatura
accatastata le fece storcere il naso.
«
Mi dispiace » si scusò mortificato Remus,
lasciando la mano che le
aveva stretto durante la Materializzazione. « Purtroppo
questo è il
posto più sicuro per non attirare l'attenzione: il Rajdoot
apre
solo alla sera ».
«
Tu mangi indiano? » domandò lei, stupita.
Solitamente i maghi e le
streghe non si fidavano della cucina Babbana – figurarsi
quella
esotica.
«
Io mangio qualunque cosa costi poco ».
Lo
seguì lungo il vicolo: dovettero spostare una rete malmessa
per
imboccare la trafficata strada principale, ai lati della quale si
ergevano imponenti edifici di pietra rossa.
Tonks
non era mai stata in quella parte precisa della città, ma
riconobbe
immediatamente gli alveari di case popolari verso i quali si stavano
dirigendo.
«
Brixton? Non vorrai prendermi in giro?
» commentò lei con pungente sarcasmo.
« Il più ricercato
e pericoloso pluriomicida della comunità magica si sta
nascondendo a
Brixton? ».
«
Lo so, ma gli attici di Kensington Garden erano occupati e mi sono
dovuto accontentare ».
A
Tonks non sfuggì il genuino imbarazzo nascosto dalla sua
ironia.
Impiegarono
solo un paio di minuti per raggiungere un quartiere formato da un
agglomerato di alti palazzoni sui quali si arrampicavano scheletriche
ragnatele di scale di ferro e ballatoi mai terminati. Un minuscolo
parco giochi deserto si faceva spazio in quell'atmosfera derelitta
con le sue altalene arrugginite e i suoi scivoli sporchi.
Seguì
Remus lungo una scala esterna, osservando curiosa ogni dettaglio: le
macchie di umidità che seguivano i profili delle tubature di
scolo,
le vecchie automobili parcheggiate lungo le strade, le panchine che
qualche amministratore locale aveva tentato di installare nel
tentativo di rendere più vivibile il quartiere.
Parlò
solo una volta superata la sesta rampa di scale.
«
Ascensore rotto, eh? » scherzò.
Remus
si voltò per rivolgerle un sogghigno divertito, ma prima che
potesse
risponderle, Tonks inciampò su un gradino e gli
finì addosso,
rischiando quasi di trascinare entrambi a terra.
«
Ahia! Diavolo! » sbottò lei, massaggiandosi la
punta del piede con
una smorfia. « Cavolo, scusa...
» aggiunse imbarazzata,
mentre lo guardava massaggiarsi il fianco il cui gli aveva conficcato
il suo gomito. « Inciampo sempre ovunque. Anzi, sono perfino
stupita
di essere arrivata fino a quassù senza essermi rotta una
gamba ».
«
Non preoccuparti ».
Tonks
si maledisse mentalmente. Come poteva essere così stupida?
Era così orgogliosa di essersi mostrata come l'Auror degna
di
rispetto che sapeva di essere... ora invece si sentiva di nuovo la
ragazzina pasticciona che scivolava lungo le scale di Hogwarts.
Probabilmente ora Remus la riteneva un'idiota. Forse stava perfino
rivalutando l'ipotesi di condurla da Sirius Black...
«
Ad ogni modo, un'altra cosa che non posso permettermi è un
ascensore
funzionante » disse Remus. « O anche un ascensore
fuori servizio,
che non è comunque il nostro caso. È stata una
fortuna che nel
contratto di affitto ci fosse la porta ».
Ormai
avevano superato l'ultimo piano degli appartamenti: la successiva
rampa di scale aveva un aspetto ancora più abbandonato di
tutto il
resto del palazzo. Mentre Remus infilava una mano in tasca per
estrarre le chiavi, Tonks ebbe l'impressione che lui fosse nervoso.
«
Non ho intenzione di arrestarlo » disse lei.
«
Come? ».
«
Non intendo arrestare Sirius Black – o te
» ripeté lei con
un sorriso genuino. « Non è un trucco, io voglio
davvero far parte
di qualunque folle cosa in cui siete invischiati
tu e
Malocchio... quindi no, non ti Schianterò non appena avrai
aperto
questa porta ».
«
Molto cortese da parte tua » ridacchiò lui,
infilando le chiavi
nella toppa. « Devo ammettere che non avevo valutato la
possibilità
che avresti potuto farlo ».
«
Oh. Allora perché sei così teso? ».
Lui
fece scattare la serratura con un sorriso appena accennato, ma non
disse nulla e aprì con galanteria la porta per lasciarla
entrare.
La
sua prima impressione fu quella di essere in uno strambo studiolo.
Ogni angolo del piccolo appartamento era ingombro degli oggetti
più
disparati: libri dalle copertine rovinate in pile che sembravano in
procinto di cadere da un istante all'altro, piccole gabbie vuote
appese al soffitto, cartografie di ogni parte del mondo e
illustrazioni di buffe creature magiche appese alle pareti –
c'era
perfino un giradischi dall'aspetto vecchio, ma ben tenuto.
Se
l'esterno di quel quartiere di Brixton le era sembrato un deprimente
assemblaggio di vita Babbana, all'interno di quella casa ogni cosa
sembrava magica.
La
luce proveniva da una gigantesca portafinestra che conduceva su una
modesta terrazza di cemento affacciata sul retro di una gigantesca
insegna pubblicitaria che Tonks non riuscì a leggere.
La
ragazza si avvicinò a un tavolino accanto a un vecchio
divano
sformato: era ricoperto di vecchi libri di Demonologia, Negromanzia,
Arti Oscure... Tonks arricciò con interesse il naso e
studiò il
contenuto di una delle pergamene. C'erano strani segni che Tonks
riconobbe come Rune, ma di cui ignorava l'effettivo significato, e
tantissimi scarabocchi cancellati più e più volte.
Non
fu in grado di capire a cosa si riferissero.
C'era
una piccola nota a margine scritta in una grafia spigolosa.
È
nel sangue – ma come?
Tonks
inarcò un sopracciglio.
«
Si può sapere che lavoro fai, esattamente? ».
«
Uno molto noioso » rispose una voce che lei non conosceva.
La
ragazza si voltò di scatto e rimase pietrificata. In piedi
davanti a
lei, con le mani infilate nei pantaloni di un pigiama un po' logoro e
il petto nudo, c'era Sirius Black.
D'un
tratto Tonks non fu in grado di riconoscerlo. Sapeva che era lui
–
certo che era lui – ma in quel momento il
suo cervello non
era capace di ricollegarlo a nessuno che avesse mai visto. Non allo
spettro che gridava dai manifesti del Quartier Generale; non al
ricordo nebuloso dell'adolescente spavaldo che le permetteva di
giocare con il casco di un motocicletta incantata.
Era
talmente scheletrico da mostrare le linee delle scapole e delle
anche, ma nel suo viso non c'era alcuna traccia della follia che
esplodeva nelle foto raccolte negli archivi del 1981. I folti capelli
scuri non ricordavano più un groviglio di sterpaglie nere,
ma gli
incorniciavano il viso magro fino a oltre le spalle. E i suoi occhi
non avevano nulla di pazzo – né di adolescente.
Erano vivaci,
soddisfatti, felici.
«
Fanculo! » esclamò eccitato Sirius, mostrandole i
palmi. « Sul
serio sei la figlia di Andromeda? Ed è vero che sei un
Auror? Cazzo,
sul serio? ».
Tonks
continuò a rimanere immobile al centro della stanza. Remus,
che fino
a quel momento era rimasto un paio di passi dietro a Sirius, fece un
sospiro rassegnato.
«
Sono contento di vedere che hai seguito il mio suggerimento di un
approccio delicato. Qualcuno vuole del tè? ».
Non
credeva che incontrarlo le avrebbe confuso in quel modo le idee.
Tonks si avvicinò con passo cauto, senza la più
pallida idea di
cosa dirgli.
Da
oltre quattordici anni lo aveva ritenuto un assassino, un traditore,
un Mangiamorte. Suo padre glielo aveva ripetuto fino a quando non era
riuscito a gettare ombra anche sull'ultimo ricordo allegro che voleva
conservare del cugino; sua madre, al contrario, aveva smesso di
nominarlo. Era come se Sirius Black e Andromeda Tonks non si fossero
mai conosciuti, come se non avessero mai condiviso nulla –
eppure
Tonks sapeva che era stato proprio Sirius ad aiutarla a scappare di
casa quando era solo un ragazzino.
E
ora era lì, di fronte a lei, probabilmente aspettando che
facesse
qualunque cosa non fosse rimanere completamente immobile.
«
Cazzo » riuscì a dire lei in un filo di voce.
« Sul serio ».
Sirius
scoppiò in una strana risata che le ricordò il
latrato di un cane,
la testa gettata in dietro in preda all'ilarità.
«
Cazzo, sul serio » ripeté lui.
Remus
rivolse loro un'occhiata in tralice dal minuscolo angolo cottura nel
quale stava preparando tre tazze per il tè.
«
Se mi è concesso avanzare un secondo suggerimento che sei
libero di
ignorare, potresti cercare di comportarti come una persona
ragionevole. ''Accomodati, prendi una sedia, raccontami tutto''...
hai presente, Padfoot? Parlo delle formalità del mondo
civilizzato
».
«
Il divano è più comodo » disse Sirius,
prendendola per una mano e
trascinandosela dietro fino al piccolo sofà, dove si fece
malamente
largo fra le pergamene.
«
Sirius! » protestò Remus. « Un po' di
rispetto per le mie ricerche
».
Tonks
inclinò il capo, mentre l'iniziale curiosità
tornava a galla e le
distendeva i nervi.
«
È questo il lavoro noioso? » chiese, indicando i
foglio sparsi. «
Non lo sembra per niente. Sembrano studi su antichi sortilegi... si
può sapere qual è davvero il tuo lavoro?
».
«
Ehi, ehi, ehi » la fermò Sirius, stendendo le
gambe sulle
pergamene. « L'ultima volta in cui ti ho vista eri un
affarino con
un paio di imbarazzanti treccine che sognava di diventare una
rock-star di Woodstock. Oggi mi trovo davanti una dannata Auror, che
è l'occupazione meno punk-rock del mondo. Se c'è
qualcosa di cui
non parleremo oggi, io e te, quello è proprio Remus Lupin e
le sue
ricerche da secchione sfigato ».
Fu
come una valanga in piena, come se d'un tratto qualcuno avesse aperto
i rubinetti e rilasciato un fiume in piena di Pozione Esilarante
nelle sue vene.
Tonks
scoppiò a ridere e presto si ritrovò a rispondere
con naturalezza
crescente alle infinite domande che Sirius fece sui suoi genitori,
sulla loro casa, su cosa avesse fatto lei per tutti gli anni e per
quale motivo non era diventata una rock-star, una professione che lui
sembrava trovare molto più audace dell'Auror.
Remus
li raggiunse diverso tempo più tardi con un vassoio che gli
Levitava
accanto. Tonks notò con ammirato stupore che non stava
usando la
bacchetta magica. Prima che potesse appoggiare le tazze di fumanti,
lo interruppe con un gesto affrettato della mano.
«
No, no, aspetta. Fa' sparire tutti i tuoi scarabocchi, prima che io
faccia esplodere l'intera teiera in uno tsunami di bolle. Sono
tremendamente sbadata » aggiunse con una smorfia davanti
all'espressione perplessa di Sirius.
Remus
le rivolse un sorriso gentile prima di muovere due dita in direzione
delle pergamene, che sfrecciarono una dopo l'altra sulla
sommità di
una mensola ricolma di libri, fino a formare una sottile pila
ordinata.
«
Wow » esclamò Tonks, senza trattenersi.
« Come hai fatto? ».
Lui
si sedette su una poltrona dal aspetto bitorzoluto e soffiò
con aria
distratta sul proprio tè.
«
Sono un mago ».
«
Lo hai fatto senza usare la bacchetta! Dannazione, puoi insegnarmelo?
».
«
Torniamo a concentrarci su di me? » s'intromise allegramente
Sirius. « Le stavo parlando di Harry ».
«
Oh, sì! Non vedo l'ora di conoscerlo! ».
«
Vi ho sentiti: ero a due metri da voi » commentò
Remus. « Mi
dispiace dover sospendere la vostra chiacchierata, ma come entrambi
sapete non siamo qui per la piacevolezza delle rispettive compagnie.
Ho parlato con Arthur Weasley e-- ».
«
Ehi, sapete che pure Arthur Weasley è mio cugino? Nostro
cugino
» si corresse Sirius con un sorriso sfacciato. « Da
parte di madre
».
«
Davvero? Non ne avevo idea! » esclamò lei,
avvicinandosi d'istinto
a lui con aria confidenziale.
«
Sì, giuro. Sua madre era Cedrella Black, che venne
diseredata per
aver spostato un Weasley, proprio come tua-- oh, scusa,
Moony.
Continua, amico ».
Tonks
rise dell'espressione di quieta rassegnazione di Remus.
Guardandolo
provò ancora la sensazione che le sfuggisse qualcosa
– qualcosa di
ovvio che non riusciva a vedere. Aveva osservato con attenzione il
modo in cui era arredato quel piccolo appartamento. Il tappeto
sbiadito, le macchie di caffè nella cucine, le tende e i
cuscini del
divano... ogni cosa sembrava vissuta.
Gli
attici di Kensington Garden erano occupati e mi sono dovuto
arrangiare.
Quello
non era un appartamento affittato con la sola intenzione di
nascondere Sirius Black dal Ministero della Magia: quella era casa
sua, la casa di Remus Lupin, e Tonks comprese improvvisamente
per
quale motivo fosse tanto nervoso all'idea di doverla mostrare a
qualcun altro.
Come
poteva essere in ristrettezze economiche un mago tanto abile da
eseguire un sortilegio senza l'uso della bacchetta magica? Aveva
insegnato a Hogwarts, faceva ricerche su incantesimi difensivi che
Tonks non aveva visto nemmeno nei libri su cui aveva studiato durante
l'addestramento... cosa continuava a non capire?
«
Arthur Weasley ha riferito che Lucius Malfoy si è
intrattenuto con
il Ministro Caramell fin dalle prime luci dell'alba »
spiegò tetro
Remus, sorseggiando appena dalla tazza. « Non importa cosa
stia
architettando Voldemort: siamo già in ritardo. Il Ministero
è già
perso ».
«
Non credi di esagerare? » replicò Tonks con un
cipiglio. « Il
Ministero non è un nido di carogne pronte a voltare la
faccia alla
comunità magica solo perché Malfoy sventola i
suoi borselli pieni
di Galeoni ».
«
Non credo che Malfoy avrà bisogno di comprarli
» disse
Sirius. « Se Voldemort non è diventato idiota
negli anni trascorsi
a rantolare nel buio, prenderà il potere nel modo
più astuto,
esattamente come ha fatto vent'anni fa ».
«
Come? ».
Sirius
fece un sorriso storto.
«
Senza che nessuno se ne accorga » rispose Remus per lui.
« Quando
il Ministero si rese conto della reale minaccia costituita da
Voldemort, il suo esercito di Mangiamorte e Creature Oscure era
già
più potente e numeroso dell'intero contingente di Auror del
Quartier
Generale. Vennero decimati in pochi mesi ».
Tonks
represse un brivido, ma continuò a sostenere con orgoglio lo
sguardo
serio di Remus, come se fosse una tacita sfida per testare la sua
forza di volontà.
«
Dobbiamo avvisare la Gazzetta del Profeta, allertare l'intero
paese... » propose Tonks, febbrile. « Se
combatteremo tutti
insieme, non-- ».
Sirius
scoppiò a ridere, ma in quel suono risuonò solo
l'eco di un cinismo
che proveniva da lontano.
«
Nessuno è pronto a credere che Voldemort sia tornato
davvero. Hai
letto la Gazzetta del Profeta di oggi? Solo stronzate che dovrebbero
spiegare la morte di quel disgraziato ragazzino di Tassorosso...
».
Remus tentò di lanciargli un'occhiata eloquente, ma Sirius
continuò
imperterrito. « La Gazzetta, il Ministero, l'intera
comunità
magica... nessuno vorrà credere che il più grande
incubo delle loro
vita stia tornando per bussare alle loro porte. E sai che
succederà?
Alla fine gli apriranno la porta... e noi assisteremo a un massacro
che nessuno al Ministero ha davvero voluto evitare ».
«
Il Ministero non cadrà ».
«
Oh, eccome. Non appena Voldemort gli aliterà su collo,
inizierà a
tremare come una verginella e gli aprirà le gambe di ogni
suo
ufficio ».
«
Sirius... » lo avvertì duramente Remus, ma l'altro
lo ignorò.
«
Non lo farà » insistette Tonks. « Io
sono un Auror, Sirius. Ho
giurato di difendere la Gran Bretagna dalla Magia Oscura a costo
della mia stessa vita ».
«
Gli Auror sono solo soldatini addestrati ad eseguire gli ordini del
Wizengamot ».
«
Noi siamo addestrati ad arrestare i Maghi Oscuri! ».
«
È questo che credi abbiano fatto con me?
Non mi è stato
nemmeno concesso un processo! ».
«
Non è stato certo il Quartier Generale a negarti il diritto
a un
equo processo! » replicò lei, senza pensare
ciò che davvero stava
dicendo. « Perché non ti sei mai dichiarato
innocente? Perché ti
sei fatto trascinare via dagli Auror come se fossi davvero uno
psicopatico? Cosa avrebbero dovuto pensare? Cosa avremmo dovuto
pensare noi? ».
Noi.
Le
balenò davanti agli occhi l'immagine di sua madre che
piangeva al
tavolo del salotto, fiera e contenuta com'era nel suo carattere
nonostante le tremassero le mani, mentre continuava a sostenere che
suo cugino non avrebbe mai – mai – tradito l'Ordine
della Fenice.
Rideva
mentre lo portavano via da ciò che restava di Godric's
Hollow,
Dromeda, le
aveva spiegato Ted
Tonks in un filo di voce. Era completamente
fuori di testa.
Sirius
scattò in piedi come una furia. Per un attimo nei suoi occhi
balenò
il ritratto raffigurato nelle fotografie di Azkaban.
Tonks
fece un profondo respiro e si alzò a sua volta, pronta a
fronteggiarlo con lo stesso sguardo fiero, ma urtò
accidentalmente
il bordo del tavolo con il ginocchio destro e si lasciò
sfuggire
un'imprecazione.
Remus
sfruttò il momento per frapporsi fra di loro con le mani
alzate.
«
Ora basta. Tutti e due » mormorò con voce
tremendamente perentoria.
« Non c'è alcun bisogno di-- ».
Il
sibilo di Sirius parve quasi tagliare l'aria fra di loro.
«
Quando avrai trascorso quasi metà della tua vita rinchiusa
in
quell'inferno che è Azkaban, allora potrai sederti al tavolo
degli
adulti per parlare di quanto davvero sia sbagliato il mondo,
ragazzina ».
Uscì
dal soggiorno senza aggiungere altro. Tonks e Remus rimasero immobili
uno accanto all'altra, fissando la sua tazza abbandonata sul tavolo.
«
Mi dispiace » si scusò in fretta lei, mentre
avvertiva la
spiacevole presenza di una piccola lacrima arrabbiata fare capolino
ai lati del suo occhio. « Non avrei dovuto-- ».
«
No, non avresti dovuto... e nemmeno lui » le rispose con tono
pacato, tornando a sedersi e invitandola a imitarlo. « Ma non
è
colpa tua, avrei dovuto avvisarti che di questi tempi esplode
più
facilmente di un fuoco d'artificio. Beh, in realtà Sirius
è sempre
stato irascibile... ora è solo più impietoso
».
«
Non volevo dire ciò che ho detto ».
«
Ne sei sicura? » le domandò Remus con espressione
impenetrabile.
Lei
sospirò.
«
Tu sai per quale motivo l'ha fatto? ».
Remus
sorseggiò con lentezza estenuante. Tonks sapeva che aveva
capito
perfettamente a cosa si stava riferendo.
«
Non ho ancora avuto la forza di domandarglielo. Posso solo fare
congetture ». Infilò una mano in tasca ed estrasse
il pacchetto di
sigarette. « Ti spiace? Sirius non sopporta l'odore del fumo
».
«
Fai pure ».
«
È sempre stato più elementare e prevedibile di
quanto non si
direbbe » spiegò Remus dopo una prima, intensa
boccata di fumo. «
Quando ha capito che Peter ci aveva tradito, si è
precipitato
immediatamente a Godric's Hollow. È stato lui il primo a
trovare ciò
che restava di James e Lily... e credo che il senso di colpa lo abbia
davvero fatto impazzire ».
«
Se solo avesse detto la verità fin dal primo istante, se non
fosse
sembrato così... così...
».
«
Fuori di sé? ».
«
Colpevole ».
Remus
fece un sorriso triste.
«
Chi può dirlo? Io credo non si sia reso conto di quanto
fosse
accaduto fino a quando non ha davvero capito che James era morto per
un errore del quale tutt'oggi continua a ritenersi colpevole
».
«
Non è stata colpa sua ».
«
No, infatti. È stata decisamente anche colpa mia »
concluse
laconico Remus, spegnendo la sigaretta in un vecchio posacenere di
ceramica.
Tonks
capì dall'espressione distante del suo sguardo che quella
conversazione era arrivata al suo termine. Una parte di lei si
pentì
di averla lasciata proseguire fino a quel punto di non ritorno.
Sembrava che fra di loro fosse d'un tratto scivolato un tendaggio
scuro che li separava in due parti del mondo intoccabili.
«
Non mi hai ancora spiegato che lavoro fai » disse Tonks.
« Ho visto
i tuoi appunti: alcuni erano talmente complessi che non li ho nemmeno
capiti. Sei un ricercatore magico? ».
«
Non esattamente ».
«
Ho riconosciuto alcuni dei libri su quelle mensole. Teoria
Avanzata del Sortilegio Oscuro, l'Arte del Duello
Magico,
Enciclopedia Magica delle Maledizioni Mortali...
sono tutti
saggi sul Duello e la Difesa Contro le Arti Oscure che vengono
studiati al corso di addestramento... ehi, non è che per
caso eri un
Auror? ».
«
Temo che tu sia fuori strada, Ninfadora »
ridacchiò brevemente lui,
prima di alzarsi per sparecchiare le tazze vuote – e quella
di
Sirius ancora piena. « Sono solo molto affascinato dalla
materia ».
«
Non chiamarmi Ninfadora » lo corresse lei. « Non
vuoi proprio dirmi
cosa fai realmente, vero? ».
«
È una storia davvero troppo lunga » rispose in
fretta lui.
«
E noi non abbiamo tempo?
».
«
Non oggi, temo. Ho qualcosa di cui devo accertarmi ». Remus
lanciò
uno sguardo pensieroso a un vecchio orologio da taschino dall'aspetto
sciupato. « Sei ancora intenzionata a seguirmi? ».
«
Assolutamente sì ».
«
Molto bene. È meglio se ci affrettiamo, allora ».
«
E Sirius...? ».
«
Alla fine gli passerà, non temere ». Le rivolse
uno sguardo
divertito. « A te è già passata?
».
«
Mi passerà ».
Remus
ridacchiò mentre apriva la porta.
«
Coraggio, Auror Tonks. Abbiamo una casa infestata da spettri e
fantasmi da controllare prima del tramonto ».
*
Dopo
aver visitato i quartieri popolari di Brixton con i loro tristi
palazzi senza ascensori, quella zona di Londra le apparve come una
piccola East End fatta di adorabili prati curati attorno ad eleganti
villette a schiera.
Tre
o quattro ragazzini schiamazzavano e si rincorrevano in un ordinato
parco giochi recintato, un'oasi di giostre sicure e colorate ben
diversa dallo scheletrico giardino pubblico di Brixton.
«
Che genere di spettri e fantasmi dovremmo cercare in un posto simile?
» chiese Tonks, perplessa. « Mi sembra di essere in
una cartolina
di Natale – solo con meno neve e più sudore
».
Remus
alzò lo sguardo dal taccuino rivestito di pelle su cui era
annotato
un unico indirizzo.
«
Non ne ho idea, ma spero siano quanto più defunti possibile.
Il
contrario potrebbe rivelarsi imbarazzante ». Si
immobilizzò davanti
a una villetta di pietra vista grigia. « Eccolo qui. Il
numero
dodici di Grimmauld Place ».
Tonks
osservò interessata la facciata vittoriana. Le imposte di
legno nero
sembravano sigillate e rovinate in più punti a causa delle
intemperie londinesi. Attraverso una delle finestre più
alte, che
probabilmente dovevano appartenere a un solaio o a una soffitta, la
luce del sole riusciva a far risaltare decine e decine di fili di
ragnatela.
«
Questa casa sembra abbandonata dall'epoca in cui le streghe erano
costrette a indossare sottogonne e corsetti ».
«
Bei tempi, quelli » rise Remus, incamminandosi verso i
gradini di
ingresso. « Ma, secondo quanto sostiene la mia fonte fidata,
questo
signorile edificio non è rimasto incustodito per
più di undici o
dodici anni. Un vero peccato: avrei gradito molto qualche corsetto
».
«
Chi è la tua fonte fidata? ».
«
Sirius, naturalmente » replicò con tono vago,
mentre estraeva da un
cartoccio di carta una lunga chiave d'ottone un po' annerita dal
tempo. « Questa casa apparteneva ai suoi genitori, Sir Orion
e
Walburga Black. Due personcine davvero amabili, ti sarebbero piaciute
».
«
Ho la buffa impressione che tu sia sarcastico »
scherzò Tonks,
attendendo con un palpito di febbrile curiosità che lui
aprisse la
porta.
Davanti
a loro si stagliò un lungo e stretto corridoio del quale era
impossibile vedere la fine. Remus le fece cenno di seguirlo in
silenzio e di richiudersi la porta alle spalle.
«
Lumos ».
Tonks
lo imitò. Le punte delle loro bacchette illuminarono una
lunga
parete ricoperta da una sbiadita carta da parati che un tempo doveva
essere stata di un verde intenso. Avanzarono cauti nella penombra, a
pochi passi di distanza l'uno dall'altra.
«
Sirius è sicuro che questa casa sia abbandonata? »
si informò
Tonks. « Negli ultimi anni non è stato esattamente
nella posizione
di mantenere i contatti con il mondo esterno, no? ».
«
Tutti sanno che fine ha fatto suo fratello ».
Tonks
si fermò, sbattendo sbigottita le palpebre.
«
Suo fratello? ».
«
Non lo sai? ».
«
No ».
«
Devi scusarmi: ho dato per scontato che tua madre... in effetti
chiunque, al suo posto, avrebbe preferito non parlare di lui
»
ammise con sincerità Remus. « Sirius aveva un
fratello più
giovane, Regulus, decisamente più fedele e indottrinato ai
dogmi
della sua famiglia più di quanto Sirius non sia mai stato.
Divenne
un Mangiamorte non appena uscito da Hogwarts ».
Tonks
si umettò le labbra, mentre proseguivano ancora.
«
Negli archivi del Quartier Generale non c'è nulla che parli
di
Regulus Black ».
«
Probabilmente è opera di Lucius Malfoy » suppose
Remus. « Sua
moglie Narcissa era la cugina preferita di Regulus e se c'è
qualcosa
che la famiglia Malfoy non ha mai smesso di cercare in tutti questi
anni, quella è di certo un'immagine pubblica assolutamente
priva di
corruzione e legami con la Magia Oscura ».
«
E come avrebbe potuto far sparire interi fascicoli di rapporti degli
Auror? ».
Remus
parve esitare.
«
Suppongo possa aver pagato qualcuno del Quartier Generale –
non
arrabbiarti con me. Credevo avessi capito che non nutro grandi
simpatie per il Ministero ».
Tonks
era indignata, ma l'espressione pacifica di Remus le impedì
di
sbottare del tutto.
«
Porca misera, Malocchio aveva ragione. Sei davvero
un
anarchico ».
«
Laburista da parte di madre, in realtà »
ridacchiò lui. « Oh,
cielo. Questo sì che è un allegro benvenuto
».
Lei
si avvicinò, alzò la bacchetta nel punto indicato
ed emise un verso
di puro disgusto. Una lunga fila di scheletriche teste ammuffite con
lunghe orecchie e occhi scuri e cavernosi si estendevano nella
profonda oscurità del corridoio.
«
Quelli sono...? ».
«
Elfi domestici ».
«
Ma che razza di gente mette delle teste in
una cornice? ».
Remus
le rivolse un'occhiata sarcastica.
«
Non fare qualche battuta stupida » lo avvisò lei
in tono
minaccioso.
«
Hai ragione, sarebbe piuttosto inappropriato. Conserverò il
mio
umorismo per parlare di incesti e infanticidi ».
«
Ince--? Oh! ».
Il
suo piede urtò con violenza un grosso oggetto duro nascosto
nell'ombra, che cadde sul pavimento con un schiocco fragoroso. Tonks
si morse la lingua e ingoiò la voglia di sfoggiare tutto il
suo più
scurrile vocabolario. Aveva quasi l'impressione che il suo alluce si
fosse staccato dal piede.
«
Una scelta di arredamento davvero raffinata »
commentò Remus,
sollevando la bacchetta per illuminare il contorno di una
raccapricciante zampa di Troll usata come portaombrelli. «
Perfettamente intonata a-- ».
Le
sue parole furono sovrastate da un grido inumano che si
ampliò nella
campana del corridoio con la furia di un'esplosione. Sobbalzarono
entrambi, del tutto impreparati alla scene che si parò loro
di
fronte: il ritratto di una vecchia strega con lunghi capelli neri e
unghie lunghe come artigli si dimenava in una cornice barocca come se
volesse strappare loro gli occhi dalle orbite.
«
COME OSATE PROFANARE LA CASA DEI MIEI PADRI?
FECCIA
SANGUESPORCO, IL VOSTRO POSTO È NEL FANGO!
».
«
Finite Incantatem! »
esclamò Tonks senza esitare, puntando la bacchetta contro
l'orrendo
dipinto.
Non
accadde nulla.
«
Meraviglioso, non funziona » borbottò. «
Chi diavolo è quella
cosa? ».
«
Se la memoria non mi inganna, Tonks, ti presento tua zia Walburga. E
devo ammettere che l'artista ha colto il suo lato migliore...
».
«
SUDICIUME E TRADITORI CHE LORDATE L'ORGOGLIO DI QUESTA ANTICA
DIMORA! ».
«
Ha un vocabolario ammirabile, eh? » continuò a
scherzare Remus,
mentre si affrettava ad avvicinarsi al dipinto per poterlo studiare
con maggiore attenzione. « Mi domando come si metta a
tacere...
potrebbe essere un Incantesimo di Adesione Permanente, ma
c'è
qualcosa che--».
«
Stupeficium! ».
Remus
si abbassò giusto in tempo per evitare di essere investito
dal
contraccolpo dell'incantesimo scagliato da Tonks, che come unico
risultato fece infuriare ancora di più Walburga Black.
«
Sei impazzita? » esclamò sbigottito lui.
« Uno Schiantesimo
all'interno di un corridoio? ».
«
Credevo di metterla K.O.! Perché diavolo non è
già K.O.? ».
«
Perché voi Auror avete sempre questa folle mania di
Schiantare tutto
quanto? ».
«
Io non-- ».
«
VERGOGNA DEL TUO SANGUE, FIGLIA DEL TRADIMENTO! ».
«
Credo ce l'abbia con me, ora » commentò Tonks.
« Cosa facciamo? ».
«
Proviamo a richiuderla dietro la tenda » propose Remus.
« Se anche
dovesse continuare a strillare, almeno non dovremmo assistere
».
Riavvicinare
i due lembi del pesante tendaggio porpora si rivelò
più complicato
di quanto Tonks non avrebbe mai creduto. Qualunque Incantesimo di
Adesione Permanente era stato apposto a quel dipinto, era
più che
intenzionato a mantenere una ferrea resistenza. Walburga Black non
apprezzò il loro tentativo di rinchiuderla nuovamente nel
suo angolo
buio e le sue grida si amplificarono fino a rendere quasi
incomprensibili le sue parole. Sembrava quasi che stesse strillando
dall'inferno.
«
Tira con forza, Tonks! » la incitò Remus,
strattonando con
decisione la sua metà di tenda.
«
Cosa credi che stia facendo da questa parte? Una partita a
Sparaschiocco? ».
«
Non sei un po' cresciuta per giocare a Sparaschiocco? ».
«
Non si è mai troppo cresciuti per farsi bruciare la faccia
da un
mazzo di carte altamente pericoloso, Remus ».
«
TU! CON QUALE CORAGGIO OSI PRESENTARTI DAVANTI A ME? IMMONDA BESTIA,
SPORCO ANIMALE... ».
Tonks
ebbe l'impressione che Remus si fosse improvvisamente irrigidito.
Continuarono a strattonare senza sosta, ansimando per la fatica e
ormai del tutto storditi dalle grida del ritratto.
«
VILE CANE RABBIOSO, PUTRIDO IBRIDO... FUORI DALLA MIA CASA, LUPO
MANNARO! ».
Un
brivido improvviso attraversò la schiena di Tonks, ma
mantenne salda
la stretta sul tessuto e con un decisivo e poderoso strattone lo
sentì finalmente staccarsi dalla parete. Senza
più appiglio rigido,
lei e Remus finirono per capitolare a terra, mentre la tenda si
richiudeva davanti all'orrido volto di Walburga Black, che ebbe
giusto il tempo di rivolgere loro un'ultima occhiata di disgusto.
«
Beh, non possiamo dire che questa giornata non si stia rivelando
ricca di emozioni » ridacchiò Tonks, mettendosi a
sedere sul
pavimento.
Remus
si sollevò in piedi senza dire una parola e
iniziò a scrollarsi di
dosso la polvere con movimenti nervosi. Tonks lo scrutò di
sottecchi, fingendo di ripulirsi le punte degli anfibi.
Lupo
Mannaro.
Ecco,
realizzò d'un tratto, il motivo per il quale sembrava tanto
reticente nel rivelarle quale fosse il suo lavoro. Ed ecco per quale
motivo aveva detto di evitare d'abitudine il Ministero.
Non
ho problemi con la legge: è la legge che ha problemi con me.
Si
diede della stupida per non averlo capito da sé. La
cicatrice che
gli attraversava il volto, i segni rossi sulle braccia scoperte dalle
maniche arrotolate, le ombre scure attorno agli occhi brillanti...
lui non era certo il primo Lupo Mannaro che incontrava.
Lei
e l'Auror Proudfoot avevano collaborato con l'Unità di
Cattura per
arrestare due Lupi Mannari appartenenti al branco del famigerato
Fenrir Greyback solo l'anno prima.
In
quei mesi di caccia per tutta la Gran Bretagna, Tonks aveva dovuto
frequentare spesso la Sezione Animali dell'Ufficio per la
Regolamentazione delle Creature Magiche.
Gli
Accalappiacani,
così li
chiamavano gli Auror. Era l'unico gergo da Auror che Tonks non aveva
mai apprezzato.
Durante
il periodo trascorso, aveva perso il conto del numero di disgraziati
che aveva visto entrare e uscire da lì; magri e laceri,
venivano
fatti marciare con lo sguardo vuoto e spaventato in un labirinto di
uffici in cui, per amore della sicurezza comune, venivano spogliati
di ogni dignità e di rispetto per la propria vita privata.
«
Non volevi proprio dirmelo, eh? » ironizzò Tonks,
rivolgendogli un
sorriso incoraggiante.
Remus
distolse lo sguardo.
«
Ti capirò se ora deciderai di andartene ».
La
profonda amarezza nella sua voce la colpì come una doccia
fredda.
Continuò a fissarlo, mentre uno sgradevole presentimento si
faceva
largo nella sua testa.
Gli
tese una mano.
«
Mi aiuti a rialzarmi? ».
Sebbene
apparisse evidentemente teso e nervoso, Remus fece come aveva detto,
ma lasciò andare la presa non appena lei fu di nuovo in
piedi.
Tonks
gli artigliò il braccio, impedendogli di allontanarsi.
«
Sei registrato? ».
«
Ninfadora, ti prego... ».
«
Lo sei? ».
Remus
assottigliò le labbra in una linea rigida, continuando a
guardare
qualunque cosa non fosse lei.
«
Sì » mormorò infine.
«
Maledizione » imprecò lei, mollando la presa.
« Come ti è saltato
in mente di farlo? Quelli del Registro dei Lupi Mannari sono un
branco di razzisti spietati. Non avrai permesso loro di Marchiarti,
vero? ».
Lui
rimase in silenzio, osservandola con cauto interesse.
«
Oh, dimmi che stai scherzando... » continuò Tonks,
incredula. «
Bisogna essere terribilmente pazzi per registrarsi di propria
volontà
– o terribilmente ingenui. Ti hanno costretto a farlo? Sei
stato--
».
«
È la legge ».
«
È una legge del cazzo » proruppe con rabbia lei,
incrociando le
braccia al petto come una ragazzina capricciosa.
Con
suo completo stupore, Remus iniziò a ridacchiare
sommessamente,
scuotendo la testa come se non riuscisse a credere alle proprie
orecchie.
«
Sei l'Auror più fuori dal comune che abbia mai incontrato,
Ninfadora
» le confessò con sincerità.
«
Lo prenderò come un complimento » sorrise.
« Vogliamo proseguire?
Se questo è solo l'ingresso, non vedo l'ora di dare
un'occhiata al
gabinetto. Ehi, magari incontriamo un Vampiro! Conosci qualche
Vampiro? ».
«
Dovrei? ».
«
Non so, credevo che voi temibili Creature Oscure partecipaste a
eventi riservati, galà privati, cose come matrimoni fra
Giganti o
Bar mitzvah di Folletti... qualcosa in cui possa
aver senso
servire calici di sangue rosso d'annata e tartine di vergini
». Rise
della sua espressione imbarazzata. « Puoi risparmiarti quella
faccia: continuerò a prenderti in giro fino a quando non la
pianterai di chiamarmi Ninfadora, Remus ».
Ispezionarono
rapidamente la cucina, un locale lungo e stretto dall'arredamento
insolitamente modesto.
«
I Black non cenavano qui, scommetto » valutò
Tonks, rigirandosi fra
le mani un forchettone abbandonato su un ripiano. « Questo
doveva
essere il regno dei loro elfi domestici ».
«
Questa stanza potrebbe andare bene » commentò
sovrappensiero Remus.
«
Per cosa? ».
«
Per le riunioni dell'Ordine. È spaziosa, è al
piano terra e ha una
buona visibilità sulla porta d'ingresso, nel caso qualcuno
cercasse
di forzarla mentre siamo all'interno ».
«
Credi che qualche Mangiamorte cercherà di entrare?
».
«
Non se eviteremo di dare nell'occhio ».
Proseguirono
lungo il corridoio e risalirono una stretta scala. I gradini di legno
cigolavano ad ogni loro passo.
«
Sirius è davvero l'unico erede di tutta questa fortuna?
» si
informò con una punta di diffidenza.
«
Certo. Dopo la morte di Walburga Black, questa casa e l'intero
contenuto della camera blindata dei Black sono passati per linea
diretta a Sirius... apparentemente non esistono leggi che impediscono
a un detenuto di Azkaban di ereditare, lo sapevi? ».
«
Sirius è solo l'ultimo Black rimasto, non l'ultimo erede in
vita »
contestò Tonks, fermandosi al centro del corridoio che
conduceva
alle stanza del primo piano.
«
Stai valutando la possibilità di avere le porcellane? Ti
credevo una
strega dai gusti meno sofisticati ».
«
No. Sto valutando la possibilità che Narcissa Malfoy possa
entrare
qui dentro ».
Remus
si voltò a fissarla. Dal suo sguardo serio Tonks
intuì che né lui
né Sirius dovevano aver tenuto conto di
quell'eventualità.
«
Acuta osservazione ». Si grattò pensieroso la
barba sottile. «
Walburga Black è morta da oltre dieci anni. Suppongo che se
Narcissa
avesse avuto intenzione di impugnare la proprietà di
Grimmauld
Place, lo avrebbe già fatto ».
«
Non si vincono le guerre con le supposizioni ».
«
Scommetto che questa l'ha detta Alastor ».
Tonks
inclinò in capo, leggermente esasperata.
«
Narcissa e Lucius Malfoy non saranno un problema fino a quando Sirius
resterà l'ultimo discendente per linea diretta »
ribadì lui. «
Perciò immagino che il nostro piano d'azione sarà
fondamentalmente
quello di impedire a Sirius Black di farsi ammazzare prima di Natale.
Potrebbe non rivelarsi semplice come sembra... » aggiunse
sarcastico, iniziando ad aprire ogni porta del primo piano. «
A
volte nutro il desiderio di soffocarlo nel sonno ».
Tonks
rise.
La
compagnia di Remus stava diventando minuto dopo minuto sempre
più
gradevole: aveva sempre provato un naturale interesse per gli uomini
dotati di senso dell'umorismo, ma doveva ammettere che da quando era
diventata un Auror, la sua vita ne era diventata piuttosto misera.
I
suoi colleghi – salvo qualche rara e preziosa eccezione
– non
erano esattamente quei tipi di maghi e streghe con cui si poteva
scherzare facilmente su Lupi Mannari e Mangiamorte.
Dopo
aver ispezionato un paio di stanze che supposero essere destinate a
eventuali ospiti, si diressero al secondo piano, dove trovarono
finalmente una stanza ancora arredata.
L'ampio
salotto dei Black era sormontato da un tetro lampadario gigantesco,
le cui braccia argentate sembravano protrarsi nel vuoto come i rami
di un albero morto. C'erano diverse poltrone divorate dalle tarme e i
tappeti su cui stavano camminando avevano certamente visto giorni
migliori. Le pareti erano circondate da immense librerie cariche di
antichi volumi impolverati.
Remus
ne prese uno in mano e lo sfogliò incuriosito.
«
Questa stanza è decisamente di mio gusto »
commentò con rinnovato
tono vivace. « Un po' cupa, ma almeno non è
decorata con teste
mozzate ».
Uno
scricchiolio nel legno del soffitto fece alzare la testa ad entrambi.
«
Hai sentito? » chiese Tonks, estraendo nuovamente la
bacchetta dalla
fodera di pelle appesa alla cintura. « Proveniva dal piano di
sopra
».
«
Questa casa è molto vecchia, Tonks ».
«
Questa casa ha teste di elfi appese alle pareti e il dipinto urlante
di una defunta Purosangue nell'ingresso ».
Remus
la fissò con espressione pensierosa, grattandosi il mento.
«
Molto bene, andiamo a controllare. Speriamo di non essere strangolati
da una vestaglia maledetta ».
«
I Black indossavano delle vestaglie? ».
«
Tutti i Purosangue nobili che vivono di rendita indossano vestaglie
»
scherzò Remus, mentre la precedeva lungo le scale.
« Credo sia un
segno di riconoscimento da quando lo Statuto di Segretezza ha
proibito loro di esibire per strada stendardi magici. Non hai notato
quanto poco a suo agio fosse Sirius nel mio pigiama? ».
«
E tu indossi dei pigiami? Mi sembravi un tipo più selvaggio
».
Remus
si voltò per rivolgerle un sorriso un po' ironico.
«
Solo quando il mio gonnellino di foglie è nella biancheria
sporca ».
«
Oh, ora sì che-- ».
Le
sue parole furono interrotte da uno strillo furioso. Si voltarono
entrambi in direzione della camera dal quale proveniva, con le
bacchetta alzate e i nervi tesi, ma quando la creatura che aveva
prodotto tutto quel fracasso comparve davanti ai loro occhi,
abbassarono immediatamente la guardia.
Era
probabilmente l'elfo domestico più vecchio e brutto che
Tonks avesse
mai visto. Aveva grosse orecchie flosce che gli ricadevano sulla
testa bitorzoluta, la pelle grigiastra piena di macchie e ginocchia
nodose, come i rami di un piccolo albero cresciuto storto. Nelle
minuscole mani brandiva ciò che restava del telaio di un
ombrello
nero. Sembrava intenzionato a usarlo come arma.
«
Kreacher sente che loro entrano. Sanguesporco, Mezzosangue e
traditori... » borbottò fra sé,
muovendosi attorno a loro con
espressione circospetta. « La mia signora ha detto a Kreacher
di
proteggere la casa, di non fare entrare nessuno, di tenere fuori la
feccia, Kreacher lo sa, ma ora loro sono entrati e Kreacher li vede e
li sente... ».
Tonks
guardò di sottecchi Remus.
«
Questo è molto inquietante ».
«
Questo è solo Kreacher » ridacchiò lui.
« Buongiorno, Kreacher.
Sono Remus Lupin, e lei è Ninfa—ahia!
».
«
Solo Tonks ».
«
Solo Tonks... » riprese lui, massaggiando
il braccio nel
punto in cui lei lo aveva colpito. « Siamo qua su istruzioni
di Si--
».
«
Tonks » sibilò l'elfo,
guardandola con gli occhi acquosi
ridotti a due minuscole fessure rabbiose. « Kreacher conosce
un
Tonks, feccia Sanguesporco, Kreacher ricorda Tonks che ha portato via
la traditrice Andromeda, ma la padrona dice a Kreacher che la
padroncina Bella risolve, oh, sì... padroncina Bella
è buona con
Kreacher e Kreacher sa che quando tornerà lei
farà a pezzi quel
Tonks e la traditrice Andromeda, piccoli pezzi di Sanguesporco e
traditori... ».
«
Adorabile » osservò lei, un po' inorridita.
« Credo che tu stia
parlando di mio padre e mia madre, sai? Quindi ti ordino
di
abbassare quell'ombrello e di essere... ehm, meno inquietante
».
Kreacher
la scrutò torvo, senza muoversi di un passo.
«
Cosa stai cercando di fare? » le chiese Remus, perplesso.
«
Credevo fosse obbligato a eseguire tutti gli ordini della famiglia
Black. Non lo è? ».
«
Non saprei: ha appena detto che non vede l'ora che Bellatrix
Lestrange ritorni per fare a pezzi i tuoi genitori. Non mi sembra
esattamente incoraggiante ».
«
Io sono la figlia di Andromeda » tentò ancora lei,
cercando di
sembrare pacifica. « Mia madre faceva parte di questa
famiglia. Se
sei al servizio dei Black, potresti gentilmente abbassare
quell'ombrello? Non vorrei che si conficcasse accidentalmente in
un'orbita».
Con
un ululato rabbioso, Kreacher si scagliò contro di lei, ma
Remus
ebbe la prontezza di afferrare la punta dell'ombrello e di sollevarlo
senza alcuna difficoltà, con la piccola creaturina ancora
aggrappata
al manico che si agitava e strepitava.
«
Kreacher difende la casa della sua padrona! Kreacher vede la
traditrice del suo sangue, Kreacher fa piccoli pezzi della traditrice
e del suo amico Sanguesporco! Oh, la mia povera padrona! Cosa
direbbe, la mia padrona, se sapesse che Kreacher ha lasciato che
entrassero nella sua casa!? ».
«
Sappiamo cosa direbbe » gli rispose Remus, attento a
mantenersi
fuori dalla portata dei suoi piccoli denti. « Tonks, ti
spiace...? »
aggiunse, indicando con un cenno del capo un grosso guardaroba alla
loro sinistra.
«
Con immenso piacere ».
Tonks
aprì entrambe le ante, pronta ad aiutarlo a rinchiuderci
all'interno
l'agghiacciante creatura. Fu più semplice del previsto:
Kreacher
sembrava aver già esaurito le forze e aveva iniziato a
singhiozzare
fra un insulto e l'altro. Rimasero per un attimo ad osservare il
guardaroba chiuso, dal quale continuavano a provenire lunghi e
incomprensibili rantoli.
«
Sirius non ti aveva avvisato? » gli domandò.
«
No, suppongo lo credesse morto. O forse si era semplicemente
dimenticato della sua esistenza... ».
«
Credi che sia rimasto qui dentro per tutti questi anni? ».
«
Ne sono sicuro ».
«
Che destino orribile... impazzire dal dolore e dalla solitudine nella
dimora più lugubre dell'Inghilterra ».
Remus
fece una smorfia divertita.
«
A me sembra sia sempre stato così eccentrico
».
«
Remus! ».
«
Eccentrico non è necessariamente una
brutta parola »
ridacchiò, mentre si dirigeva verso le ultime stanze rimaste
in quel
piano. « Resti con il tuo nuovo amico o...? ».
Tonks
sospirò, mentre lo seguiva in fondo al corridoio, dove per
la prima
volta trovarono delle porte chiuse. Su quella più vicino a
lei c'era
un piccolo cartellino un po' storto.
Non
entrare
senza
il permesso
di
Regulus Arcturus Black.
«
Dovremmo entrare? ».
Remus
sembrava combattuto.
«
A conti fatti, credo che questa casa sia davvero il posto
più sicuro
in cui organizzare l'Ordine » valutò. «
Per Sirius sarà come
ritornare all'inferno. Scappò di casa a soli sedici anni, lo
sapevi?
Trovò rifugio a casa di James, e per un po' di tempo il
fantasma del
nome che portava smise di inseguirlo ». Sfiorò con
i polpastrelli
il nome sulla porta. « La morte di Regulus fu un brutto
colpo.
Sirius aveva sempre cercato di convincerlo ad abbandonare questa casa
proprio come aveva fatto lui... non si diede per vinto nemmeno dopo
aver scoperto che era diventato un Mangiamorte ».
«
Quindi cosa facciamo? ».
«
Entriamo » sentenziò Remus con voce triste.
« Non possiamo
permetterci il lusso di rispettare l'intimità di nessuno
– nemmeno
di Sirius ».
La
stanza era un tripudio di verde e argento: drappeggi, tappeti,
gagliardetti di Quidditch, ogni cosa disposta come un santuario
dimenticato della casa di Serpeverde. Sopra alla testiera di un bel
letto a baldacchino troneggiava la scritta Toujour Pur.
Tonks
inarcò un sopracciglio.
«
Per sempre puri » spiegò Remus,
come se avesse letto nei
suoi pensieri. « Era il motto dei Black ».
«
Perché è in francese? ».
«
La maggior parte delle famiglie Purosangue sbarcarono in Inghilterra
ai tempi di Guglielmo il Conquistatore. Le tradizioni sono dure a
morire quando ci costruisci attorno tutta la tua esistenza... oh,
buon Dio, guarda qui ».
«
Cosa c'è? ».
Lui
le indicò un ordinato collage di vecchi articoli di giornale
ingialliti appesi alla parete. I titoli proclamavano allarmanti
notizie su sparizioni di Babbani, ufficiali del Ministero uccisi e
strani maghi incappucciati con maschere sui volti.
«
E mia madre si lamentava dei miei poster di Kirley Duke a petto nudo
» commentò Tonks.
Remus
sembrava particolarmente interessato a un articolo in particolare,
che Regulus aveva attaccato con più cura degli altri in
posizione
centrale.
Tragedia
al villaggio di Hogsmeade: il Ministero è ancora sulle
tracce dei
responsabili.
«
Cos'è? ».
«
Solo l'inizio della guerra » scrollò le spalle
lui. « I
Mangiamorte si Materializzarono all'improvviso a Hogsmeade. La
maggior parte di noi credette fosse una scherzo di cattivo gusto,
fino a quando non iniziarono ad attaccarci uno per uno e non capimmo
che facevano sul serio... che era reale. Regulus
deve averlo
trovato un pomeriggio estremamente divertente, a quanto pare
»
aggiunse con più livore, prima di allontanarsi in fretta.
Tonks
si avvicinò per leggere il contenuto dell'articolo.
Non
sono ancora ben chiare le reali intenzioni del gruppo – ormai
noto
con il nome di Mangiamorte – che fa capo alla misteriosa
figura di
Lord Voldemort, esponente della corrente divisionista magica che
vorrebbe allontanare i Nati Babbani dalla comunità.
Ma
è tuttavia evidente che questi maghi sono decisi a
realizzarle anche
al costo di trasformarsi in una minaccia per l'intera Gran Bretagna
magica. Secondo le testimonianze di chi è sopravvissuto al
loro
improvviso assalto al villaggio di Hogsmeade, sarebbero stati proprio
i Mangiamorte i primi ad attaccare.
«
È successo tutto così in fretta » ci ha
raccontato fra le lacrime
Mary Marshall, studentessa di Corvonero al suo sesto anno a Hogwarts.
« Io e Reg – il mio ragazzo – stavano
passeggiando fra i negozi,
quando si sono Materializzati in mezzo alla strada. Abbiamo riso.
Credevamo... credevamo fosse solo qualche scherzo stupido. Poi hanno
iniziato a urlare che non avrebbero fatto del male a nessuno, se solo
avessimo consegnato loro tutti... tutti i figli di Babbani. Reg mi ha
preso per mano e abbiamo iniziato a correre, mentre quelli iniziavano
a scagliare Maledizioni Imperdonabili contro chiunque tentasse di
fermarli ».
L'articolo
risaliva al 31 ottobre del 1976.
«
Quel giorno eri a Hogsmeade? » domandò Tonks con
un filo di voce.
«
Era Halloween » rispose lui, come se quella precisazione
fosse già
di per sé sufficiente. « C'eravamo tutti
».
«
Quanti anni avevi? ».
«
Quasi diciassette ».
Tonks
tentò di immaginare cosa si potesse provare ad essere
attaccati da
una dozzina di folli Mangiarmorte in un giorno di ordinario
divertimento quando non si era nemmeno maggiorenni – senza la
minima idea di come reagire o come difendersi... come restare in
vita.
Il
solo pensiero bastò a farle venire i brividi.
«
Cosa successe dopo? ».
«
Sei sicura di volerlo sapere? ».
«
Sto scoprendo di essere stata addestrata a combattere una guerra che
non conosco. Sono molto sicura, Remus ».
Il
volto dell'uomo venne attraversato da un'ombra cupa. Si
passò una
mano fra i capelli e si appoggiò con la schiena a una
cassettiera
dalle rifiniture rese opache dal tempo e dall'abbandono.
«
Era una bella giornata » iniziò a raccontare.
« Come ad ogni gita
ad Hogsmeade, c'erano centinaia di ragazzi e ragazze per le strade
del villaggio. C'era talmente tanta calca che non riuscimmo a
intrufolarci da Zonko. Avevamo esaurito le nostre scorte speciali di
Pallottole Puzzole – non ricordo nemmeno quale assurdo guaio
avevamo progettato di combinare, quella volta. Sirius incolpava James
di averci fatto ritardare, perché aveva passato quasi
mezz'ora a
rimirarsi allo specchio, convinto che quel pomeriggio l'atmosfera di
festa lo avrebbe aiutato a conquistare Lily ». Si concesse un
vago
sorriso nostalgico, prima di incupirsi un attimo dopo. « Con
il
senno di poi, fu quel ritardo a salvarci la vita: gli studenti
all'interno del negozio non ebbero alcuna possibilità di
scappare ».
Tonks
trattenne il respiro.
«
I Mangiamorte comparvero all'improvviso. Forse avevano scelto il
giorno di Halloween proprio per far credere che il loro fosse uno
scherzo. Non appena si Materializzarono, quasi tutti i ragazzi
attorno a noi iniziarono a ridere e applaudire ».
«
Voi no? ».
«
Quando uno dei tuoi migliori amici è Sirius Black, impari a
distinguere fin da subito un grande scherzo da un grande pericolo
»
sentenziò Remus. « Ci vollero pochi istanti prima
che lo capissero
tutti. I Mangiamorte offrirono una via di fuga a chiunque avesse
consegnato loro i Nati Babbani. Un ragazzo di Tassorosso –
Richard
Qualcosa, non ricordo il suo nome – si fece avanti, ridendo a
crepapelle. Era convinto fosse un trucco di Halloween, così
aveva
trascinato il suo amico per un braccio gridando: ''Prendi Dave,
prendi Dave! I suoi gestiscono un negozio di pesca a Bristol!''
».
A
Tonks parve di sentire il sangue gelarsi nelle vene.
«
Oh, mio Dio ».
«
Si chiamava David Mitchell. Fu la prima vittima ufficialmente
ricondotta ai Mangiamorte » disse Remus. « E poi...
esplose il
caos. Immagina un intero villaggio affollato di adolescenti che
improvvisamente capiscono che stanno per morire o per veder morire i
loro amici. Tentammo di affrontarli, di rallentarli mentre veniva
lanciato l'allarme al Ministero della Magia... ma erano troppo forti
e iniziammo a cadere come mosche. Quando arrivarono gli Auror, quasi
quaranta persone fra studenti e abitanti di Hogsmeade avevano perso
la vita. È stata la prima volta in cui ho visto il Marchio
Nero nel
cielo ».
Tonks
intuì dal suo tono di voce che non avrebbe risposto
volentieri ad
altre domande. Una parte di lei rimpianse la sfacciataggine che
l'aveva convinta a chiedergli di raccontarle quella storia, ma era
sincera quando aveva sostenuto di essere sicura di volerlo sapere, di
voler capire.
«
Regulus doveva essere un vero stronzo per tenere questa roba appesa
al muro » commentò Tonks.
«
Sì, i Black hanno sempre fatto vanto di questa loro
particolare
caratteristica. Oh, dannazione »
imprecò Remus,
improvvisamente a disagio. « Non intendevo certo dire...
».
«
Non preoccuparti: ti garantisco che mia madre è
più stronza di
quanto non potresti mai credere » ridacchiò Tonks.
« Proseguiamo?
».
Molto
prevedibilmente, la stanza successiva era quella che un tempo era
appartenuta a Sirius.
Remus
aprì la porta molto lentamente, come se non fosse del tutto
certo di
cosa aspettarsi all'interno.
Era
molto più ampia di quella appartenuta a Regulus. Oltre lo
strato di
polvere accumulato nel corso degli anni, si intravedeva un pavimento
particolarmente pregiato.
A
Tonks comparve un sorriso spontaneo nel vedere l'accozzamento di
decorazioni spartane con cui Sirius aveva arredato le pareti da
ragazzo. A differenza dell'ordine misurato del fratello, Sirius aveva
riempito ogni angolo in maniera pressoché casuale con
stendardi e
sciarpe di Grifondoro e immagini di audaci motociclette e ragazze in
bikini.
«
È tipico di Sirius » commentò Remus,
lanciando un'occhiata
divertita a una delle modelle ritratte. « Scommetto che lo ha
fatto
per sfidare ancora di più i suoi genitori ».
«
Tu non appendevi al muro della tua camera da letto fotografie di
belle ragazze? » domandò allegramente Tonks,
decisa a stuzzicarlo.
«
No, nella mia camera c'era una fotografia del porto di Cardiff e una
cartina del Regno Unito. Il poster di Melinda Kelly era nel
dormitorio a Hogwarts, lontano dagli occhi di mia madre ».
«
Melinda Kelly? La conduttrice di Radio Strega Network? ».
«
Sì, ma negli anni Settanta pubblicizzava i primi abiti da
strega con
la minigonna ».
Tonks
ridacchiò.
Mentre
Remus si abbassava per controllare cosa potesse esserci sotto al
letto, la sua attenzione venne attratta dall'unica fotografia in
movimento che spiccava sulla parete. Era incredibile che non se ne
fosse accorta prima.
Si
avvicinò per osservare i quattro ragazzi immortalati in
quello che
sembrava un soleggiato pomeriggio a Hogwarts. Riconobbe
immediatamente Sirius, che rideva sfacciato in direzione
dell'obiettivo, facendo mostra di tutta la sua sfrontata bellezza. Un
altro ragazzo con i capelli scarmigliati e due occhiali squadrati
teneva un braccio attorno alle sue spalle, occhieggiando e
spintonando un terzo paffuto ragazzo dai capelli biondi. Tonks aveva
già visto il suo viso negli archivi del Quartier Generale:
quello
era Peter Minus, Ordine di Merlino, prima classe alla memoria.
Sembrava intimorito da Sirius e dall'altro ragazzo, ma allo stesso
tempo piuttosto soddisfatto di essere reso partecipe del loro
divertimento.
Tonks
ci mise un po' per riconoscere Remus Lupin nell'ultimo dei ragazzi
raffigurati. Aveva un pallore insalubre e teneva i capelli abbastanza
lunghi da coprire il volto, ma quando si spostava per lui era
impossibile nascondere i graffi e le cicatrici sulla pelle.
Nonostante l'aspetto malaticcio, i suoi occhi brillavano di allegria.
Tonks lo guardò mentre si sporgeva verso i suoi amici per
confidare
qualcosa che suppose essere molto spiritoso: un momento dopo stavano
tutti ridendo a crepapelle.
«
Bei tempi, quelli » disse Remus alle sue spalle, scrutando la
fotografia con un sorriso sghembo. « Ci facevamo chiamare i
''Malandrini''... eravamo un piccolo branco di palloni gonfiati che
credevano di essere immortali».
«
Questo è James Potter, vero? ».
«
Naturalmente ».
Non
potevano avere più di quindici anni. In quella fotografia
sembravano
così spensierati e vivaci, del tutto inconsapevoli che in
pochissimo
tempo la guerra li avrebbe spazzati via uno dopo l'altro.
«
Mi sembra che qui dentro non ci sia nulla di letale »
osservò
tranquillamente Remus, avvicinandosi alla porta. « Sei pronta
per il
piano di sopra? ».
Tonks
annuì, ma mentre usciva da quella stanza aveva l'impressione
che gli
sguardi divertiti dei quattro ragazzini della fotografia
continuassero a seguirla come un monito lontano.
Credevano
di essere immortali.
E
invece Peter Minus li avrebbe traditi, James Potter sarebbe morto a
soli ventun anni e Sirius avrebbe trascorso dodici anni ad Azkaban
per un crimine che non aveva commesso. E Remus...
«
Cos'hai fatto dopo la caduta di Tu-Sai-Chi? ».
«
In che senso? » chiese lui, un po' circospetto.
Tonks
si chiese se non stesse superando il limite di ciò che
poteva
davvero domandargli. Sua madre le aveva sempre recriminato
l'incapacità di vedere quando le altre persone desideravano
mantenere la propria intimità personale.
La
sua curiosità era sempre più forte
dell'educazione. Aveva visto
quegli appunti, i complessi libri sulla Difesa Contro le Arti Oscure.
E aveva detto di essere un insegnante – ma in quale scuola,
se il
tempo che aveva trascorso a Hogwarts era stato di un solo anno?
«
Ho l'impressione che tutti abbiano ripreso a fare ciò che
facevano
prima della guerra – a parte Malocchio, lui vede intrighi di
maghi
Oscuri anche fra le definizioni delle parole crociate. Noi tornammo a
vivere a Londra senza più il timore che la sorella di mia
madre
venisse a strangolarmi mentre giocavo sullo scivolo del parco o a
regalarmi dolcetti e cioccolatini avvelenati... ».
«
Sì, i dolcetti avvelenati erano la firma Bellatrix Lestrange
»
scherzò lui.
«
Voglio solo sapere qual è il tuo lavoro »
insistette ancora con un
sorriso scanzonato.
Remus
non rispose immediatamente.
«
Perché ti interessa tanto? ».
«
Perché tu stai facendo di tutto pur di non dirmi di cosa si
tratta
».
«
Sono solo un insegnante, Tonks. Non c'è niente di misterioso
»
tagliò corto, chiudendo l'ultima porta del piano –
un'altra triste
stanza spoglia. « Hai impegni per stasera? ».
Capì
immediatamente che Remus stava solo cercando l'ennesimo pretesto per
distrarre la sua curiosità. Seppur delusa, Tonks decise di
dargli
tregua.
«
Mi stai invitando per un appuntamento galante? »
ridacchiò
sarcastica.
«
Se il tuo concetto di galante è una
serata circondata da
vecchi relitti della società magica alla ricerca di una
soluzione
per distruggere il più sanguinario Mago Oscuro della storia
del
Regno Unito... beh, sì. È un
invito estremamente galante».
«
Così mi farai arrossire ».
Lui
scoppiò in una risata piacevole. Il modo in cui lui rideva e
scherzava con lei era talmente coinvolgente che Tonks aveva quasi
dimenticato di conoscerlo solo da poche ore.
«
Posso portare qualcuno? » chiese lei in un sussurro, dopo
essere
tornati al piano terra. Non aveva la minima intenzione di svegliare
quell'orribile dipinto una seconda volta.
«
Ciò che faremo metterà tutte le nostre vite in
grave pericolo. Non
si tratta solo di trasgredire le leggi del Ministero, ma di
affrontare Lord Voldemort. Un bisbiglio poco accorto è
più che
sufficiente per ucciderci tutti quanti e consegnare il destino della
comunità magica all'oscurità »
mormorò seriamente Remus. « Puoi
essere certa che il tuo qualcuno sarebbe disposto a sacrificare la
proprio vita per evitarlo? ».
«
È un Auror e... non fare quella smorfia, Remus.».
«
Kingsley Shacklebolt? » tentò di indovinare lui.
«
È l'unico che abbia mai avuto fiducia nelle mie
capacità – beh, a
parte Malocchio, ma lui è matto. Kingsley è un
bravo Auror: è
stato lui a mandarmi a Hoswarts questa mattina. Voleva che mi
accertassi che il Ministero non stesse deliberatamente nascondendo la
morte di Cedric ».
«
Conosco Shackelbolt ».
«
Davvero? Ehi, non avrai avuto problemi anche con lui, vero?
».
«
Io non-- no, non esattamente ».
«
È un sì, vero? ».
«
Non ho avuto problemi con Kingsley Shackelbolt »
replicò esasperato
Remus, passandosi una mano sulla fronte. « Alle otto?
».
«
Perfetto ».
Uscirono
in strada, dove vennero nuovamente investiti dal sole abbagliante.
Tonks si coprì gli occhi con una mano, mentre si riabituava
alla
luce con le palpebre socchiuse.
Solo
qualche secondo più tardi si accorse che Remus si era
già
incamminato a passo svelto in direzione di una fermata della
metropolitana, dove probabilmente sperava di trovare un posto
tranquillo per Smaterializzarsi.
«
Ehi! » lo chiamò Tonks a gran voce. «
Stai cercando di liberarti
di me? ».
«
Puoi giurarci! » gridò lui, voltandosi per
rivolgerle un largo
sorriso. « Ho evitato abbastanza interrogatori per questa
mattina,
Auror Tonks: spero che tu abbia conservato i tuoi assi nella manica
per questa sera ».
Tonks
attese di vederlo svanire oltre le scale che conducevano alla
metropolitana, prima di scoppiare in una fragorosa risata.
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