TEAM FREE WILL

di cin75
(/viewuser.php?uid=558888)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lite ***
Capitolo 2: *** Di nuovo una squadra! ***



Capitolo 1
*** La lite ***


“Ehi, Jensen vieni!” esclamò Misha, vedendo entrare il suo amico e collega nella stanza delle riunioni del cast.

“Grazie , Mish!!” fece Jensen accomodandosi e battendo amichevolmente la mano sulla spalle del bruno.

“Ed ecco anche te!! dai! Siediti qui….” continuò un attimo dopo, l’interprete di Castiel, quando nella stanza fece ingresso anche Jared, indicandogli il posto accanto a Jensen.

“Tranquillo, Misha! c’è posto anche dall’altro lato del tavolo!” si fece avanti proprio Jensen, indicando i posti all’altro lato del tavolo.

“Sì, tranquillo, Misha. C’è posto anche qui. Va bene lo stesso.” rispose Jared, palesemente amareggiato, mentre si sedeva di fronte a loro.

Misha era decisamente spiazzato, come gli altri che si erano accorti dello scambio di battute appena avvenuto.

“O….Ok!” fece decisamente perplesso Misha, scrutando i suoi due amici, che decisamente non sembravano loro.

Non ci fu modo di chiarire al momento perché la riunione del cast, con il regista e gli altri membri della crew ebbe inizio.

Ma quando tutto terminò come al solito dopo qualche ora, mentre gli altri andavano via , il bruno si fece avanti verso i due protagonisti della serie.

“Sentite, Vicky viene su a Vancouver questo weekend. Che ne dite se facciamo stare i ragazzi tutti insieme, così a fine giornata ci strappiamo i capelli per lo stress??!”

“Sarebbe bello, stressante , ma bello!” convenne Jensen.

“Anche Gen e i piccoli ne sarebbero felici. Ci sto!” si accodò Jared.

“Perfetto!” esclamò sollevato, l’attore, vedendo l’accordo appena stabilito. Forse aveva solo frainteso quel “momento” prima della riunione!!

Fin quando...

“Cavolo!” fece Jensen indicando il suo cellulare.

“Che c’è?!” chiese Misha.

“Ho appena ricevuto un messaggio. Non posso esserci questo weekend ma Dany e i bambini di certo non mancheranno. Saranno dei vostri.” rispose, anche se Misha notò che il cellulare dell’amico e collega era spento.

“Oh andiamo!!, Jensen. Non puoi rimandare?!” chiese senza scendere nel particolare del telefonino.

“No, Mish. Mi dispiace, non posso.” si scusò anche se nella sua voce c’era un certo tono seccato.

Misha iniziò a pensare di non aver frainteso e infatti quando Jared si fece avanti, sembrò averne conferma.

“Davvero? Davvero Jens? Vuoi arrivare a questo?” sbottò quasi ferito Jared. “O io o tu?!”

Jensen a quella sorta di accusa, sotto gli occhi blu straniti del collega ancora seduto al suo fianco, si alzò di scatto e rivolgendo uno sguardo furioso verso il più giovane, confermò ogni dubbio.

“Ci sei arrivato tu per primo a questo punto!” lo accusò, il biondo e poi per colpire in un modo che lasciò Misha senza parole, mentre recuperava la sua giacca e il suo copione, concluse: “E il mio nome é Jensen. Non Jens, non Jay, non Jack. Ma Jensen. Almeno per te!!” e andò via.
 

Misha era letteralmente a bocca aperta. Non poteva crederci. Non sapeva nemmeno come spiegarselo anche perché non aveva mai visto una cosa, una scena, uno scambio del genere. Non tra Jared e Jensen!!

E quando Jensen fu fuori dalla stanza, guardò stranito l’unico dei due rimasto nella stanza.

“Ma che….che cavolo è successo?!” esclamò incredulo.

Jared lo guardò e poi , triste, distolse lo sguardo da quello dell’amico per fissarlo attraverso la soglia da cui Jensen era uscito. “Abbiamo litigato.” quasi sussurrò, amareggiato.

“Voi? Litigato? Cazzo, Jared. Voi non litigate!!” sbottò Misha. “Vi conosco da oltre otto anni e non vi ho visto mai litigare nemmeno per lo sport!!”

“Perchè tifiamo le stesse squadre!” rispose con un sorriso amaro, Jared.

“Appunto e se non fosse che vi conosco, che so che siete felicemente sposati e favolescamente innamorati delle vostre mogli e dei vostri figli, giurerei che siete delle fottutissime anime gemelle. Quindi voi non potete aver solo litigato!” asserì convinto il moro.

“Invece sì, Misha. E lo abbiamo fatto e... di brutto. Credo che ormai sia tutto...” ribadì Jared, mentre la sua voce si fece più ansiosa.

“No!” lo fermò Misha, prima che Jared potesse finire. “Non dirlo!”

“Misha...”

“No! Non esiste.” lo interruppe ancora, rifiutandosi di accettare quello che il ragazzo voleva fargli capire. “Ora tu resti qui e mi dici che diavolo è successo e insieme vedremo di risolvere la situazione e se non lo fai tu, vado dritto dritto da Jensen.”

“Non puoi farlo!” ringhiò Jared.

“Mettimi alla prova!” lo minacciò l’altro. “Non ho nessuna intenzione di vedere due tra i miei migliori amici perdersi per una qualche stronzata. Quindi sputa il rospo!”

Jared sospirò pesantemente e capì di doversi arrendere di fronte alla caparbietà di Misha. “Credo che sia decisamente colpa mia!” iniziò, imbarazzato.

“Non è mai colpa solo di uno, almeno che non ci sia di mezzo una questione di corna e...”,Misha si fermò un attimo perché un’ idea assurda gli era esplosa al centro del cervello. Ma era talmente assurda da essere impossibile. “Cazzo!!, non dirmi che tu e Dany...” azzardò comunque, terrorizzato dalla possibile risposta.

Jared sgranò gli occhi alla sola idea di una tale relazione e scoppiò, quasi furente. “Cosa?? ma che cazzo dici, Misha. Nooo!!”

“Ok, Ok….ma questa situazione di voi due che vi mandate a quel paese è così strana e assurda che devo sdrammatizzare in qualche modo.” si scusò, gesticolando confusamente. “Ok! Dimmi che è successo.”

“Circa tre settimane prima che iniziassero le riprese della 13ma, io...io ho avuto un altro dei miei….momenti!” riferendosi ai suoi momenti di depressione.

“Cazzo, Jared. Perché...perchè non mi hai chiamato. Lo sai...lo sai, amico, che io, noi, ci saremo sempre per te.” lo rimproverò.

“Lo so, lo so. Ma non è stato pesante come quello di un paio di anni fa, potevo gestirlo. Ma Gen, era comunque preoccupata e si è confidata con Dany e lei , naturalmente ne ha parlato con Jensen. Credo che tutto sia successo allora! Ho capito quello che davvero stava succedendo.” spiegò, Jared.

“Cosa?! Cosa stava succedendo?” chiese perplesso Misha non capendo a che cosa si riferisse Jared.

“Quando Jensen ha saputo che stavo di nuovo male, ha rinunciato a partire per un importante servizio pubblicitario. Ha delegato perfino tutto quello che c’era da fare dei lavori alla birreria senza pensarci due volte ed è venuto da me.”

Misha sembrò ancora non capire. Cosa pensava che avrebbe fatto Jensen ?!

E infatti: “Ok! Sai che Jensen non ci pensa due volte a mandare tutto al diavolo quando si tratta dei suoi amici, specie se poi si tratta di te!”

“E’ questo il problema, Misha!” asserì nervosamente, Jared. “Non può continuare a sacrificare parte della sua vita, del suo lavoro per me. Sai che a Roma , quando ebbi quella crisi, l’ho dovuto minacciare seriamente per impedirgli di salire su quell’aereo con me?” gli rivelò. “Avrebbe mollato la Jib, avrebbe mollato la convention pur di accertarsi che io stessi bene.”

“Jared...” provò a mediare quel “comportamento” di Jensen.

Jared negò a capo chino, in un chiaro gesto di sconforto.

“Ha una famiglia, una moglie che lo adora, dei figli che lo amano immensamente. E io non posso essere un allarme costante nella sua vita e nella sua famiglia.”

“D’accordo. Diciamo che capisco il tuo punto di vista. Ma da qui alla lite?” cercò di capire come si era arrivati a quella situazione di cui era stato testimone.

“Quando l’ho visto arrivare a casa mia, pronto a rimettermi in piedi, di nuovo, io...io gli ho mentito.” confessò.

“Mentito?!” ripetè confuso.

“Gli ho detto che non serviva che lui fosse presente, che potevo cavarmela, che non avevo bisogno di lui, che avrei mandato dai genitori anche Gen e i ragazzi, per stare solo più tranquillo. E allora lui, invece di arrendersi, ha detto che ci sarebbe comunque stato , che il servizio non era importante e che l’appuntamento che ne sarebbe seguito lo era ancora meno. E allora ho deciso!” fece , ricordando quello che aveva detto e fatto.

Misha lo fissò e vide la colpa sul suo viso e con apprensione credette di aver capito.

“Oddio, Jared!, ti prego dimmi che non hai detto o fatto niente di stupido. Dimmi che non hai detto quello che penso!” azzardò.

“Gli ho detto che non capiva, che non capiva che il problema era lui, la sua costante presenza nella mia vita, che non volevo averlo intorno, che ero stanco di quel perenne “Jared e Jensen... Jensen e Jared... fratelli veri dentro e fuori dal set...”, che era stato bello essere amici ma stancante essere “come fratelli”, che non si era reso nemmeno conto di quanto io mi fossi contrariato quando acquistò la casa confinante alla mia quando da Malibù decise di ritornare in Texas, che...” e a Misha bastò. Decisamente. E provò solo ad immaginare cosa poteva aver pensato Jensen ed il perché di quella situazione.

“Ok! Basta, basta. Il quadro è chiaro. Hai fatto decisamente lo stronzo!”

“Non credo che esista un nome per descrivermi.” si accusò il giovane.

“Ma non deve essere stato facile?!” sembrò volerlo consolare Misha. Jared era davvero l’incarnazione della colpa, in quel momento.

“Dio!, Misha. Avresti dovuto vedere la sua faccia. Me la sogno ancora di notte. La delusione, il dolore, l’amarezza che aveva in faccia. Mi guardava e sembrava stare cercando un altro me, perché era come se non accettasse che la persona che gli stava dicendo quelle cose assurde fossi io.”

“Ti ha detto qualcosa?” azzardò Misha.

Jared chiuse per un attimo gli occhi e quasi in uno stato ipnotico ripetè all’amico parola per parola quella che fu la risposta di Jensen alla sua “falsa verità”!

Non le avrebbe mai dimenticate quelle parole.
 

Hai aspettato dodici anni per dirmi che non ne potevi più della nostra amicizia!? A questo punto credo di doverti delle scuse per averti chiesto di essere il mio testimone di nozze ; chiederti scusa se deve esserti pesato dirmi di essere il tuo. Credo di doverti delle scuse per aver pianto con te al telefono quando ho saputo che il mio primo figlio sarebbe stata una bambina, di aver voluto bene ai tuoi figli come se fossero miei. Di tenere alla tua famiglia come tengo alla mia. Ma se tutto questo, in tutto questo tempo, è stato solo un peso per te, che forse, ha anche peggiorato la tua...condizione, beh!, tranquillo Jared, da oggi sei libero da questo peso.....da oggi , saremo solo colleghi di lavoro.”


“Cavolo!!!” esclamò Misha a quel ricordo.

“Già! Per usare un eufemismo gentile!” convenne affranto, Jared.

“Cosa ti aspettavi, Jared?!! Hai idea di quello che gli hai detto o meglio che gli hai fatto credere?!” lo rimproverò il moro, dopo aver assimilato alla meglio peggio quel racconto.

“Credi di no? Credi che non lo sappia?, ma cerca di capirmi!!”, provò a giustificarsi Jared. “Jensen , in alcune situazioni, è davvero come fosse Dean. Pronto a scattare e a proteggermi in caso di pericolo. E ora, a costo di starci male, di perderlo, devo proteggerlo io. Questa è la vita reale!”

Misha sorrise a quel senso di protezione che i due avevano uno verso l’altro.

“Senti, io posso anche capire perché vi conosco e nessuno meglio di me conosce l’amicizia che vi lega. Ma non riesco ad accettare questa situazione, Jared. Non è giusto. Per te, per lui. Devi trovare il modo...”

“Di fare che?!”, lo fermò Jared. “Rimangiarmi tutto? Dirgli che gli ho mentito?”, fece sedendosi pesantemente sulla sedia da cui si era alzato a fine riunione. “Peggiorerei la situazione. Si sentirebbe preso in giro!”, riflettè. “Vedrai! Mi odierà per un po’ di tempo, mi ignorerà quando saremo e non saremo sul set, ma gli passerà. Perché Jensen non sa odiare. Non ne è capace!”

“In pratica stai aspettando che sbolla!?” replicò ironico il collega.

“E’ questa la mia speranza.” sperò fortemente.

 

Ma Misha era davvero testardo e fortemente deciso a “rimettere insieme” quell’amicizia. Così andò anche da Jensen.

“Ehi, Jensen!?” fu il richiamo che fece quando si affacciò all’entrata del camper del biondo.

“Mish, entra!! vieni! Stavo avvisando Dany del tuo invito!”, rispose Jensen. “JJ era entusiasta!”

“La mia ragazza!!” esclamò orgoglioso Misha, sapendo così di “scatenare” la gelosia dell’amico. Infatti...

“Ehi!” ringhiò bonariamente furioso , Jensen.

“Non sia mai!!” si difese alzando le mani, Misha. Poi restò per un po’ e sembrava che stesse cercando il modo e le parole giuste per dire qualcosa e Jensen che ormai lo conosceva bene, se ne accorse.

“Ok! Sento le tue rotelle girare vorticosamente. Spara!!” lo incoraggiò.

Misha lo guardò perplesso, indeciso se proseguire o meno. Poi la voglia di risolvere quella situazione , lo convinse anche che doveva prendere la “cosa” con le pinze.

“Non so se posso permettermi, Jens!” iniziò.

“Scherzi?!” replicò ironico, Jensen. “E da quando non ti impicci più degli affari degli altri, specie se gli altri siamo io e…..”, e si fermò mostrando un’espressione di rammarico prima di pronunciare quel nome. Nome che in effetti non pronunciò. “...quell’altro!”

Misha se ne dispiacque infinitamente. Se Jensen nemmeno voleva nominare Jared, era davvero difficile da sistemare.

“Andiamo, Jensen. Sul serio?”, provò comunque. “Quell’altro?!” ripetè.

“Sì, sì, Misha… “Quell’altro!” !!”, ribadì non riuscendo a trattenere o solo a nascondere la rabbia per quella lite. “Perchè sono così incazzato con lui in questo momento che non riesco nemmeno a dire il suo nome. Quello che ha fatto, quello che ha detto, il modo in cui lo ha detto!”

“Stava recitando!” lo bloccò Misha. Niente di giri di parole o giustificazioni varie. Solo la pura e semplice verità.

Quello che però il moro non si aspettava fu la risposta di Jensen e che lo spiazzò del tutto.

 

“Credi che non lo sappia, Mish??! credi che non sappia che tutto quello che mi ha sputato in faccia quel giorno a casa sua era una stronzata?”


Il collega lo fissò stranito. Jensen sapeva che era tutta una finta eppure erano arrivati a quel punto di rottura??!

“Ma allora...io...io non capisco!”

“Cavolo, Mish! Conosco Jared da oltre dodici anni, ho vissuto con lui nella stessa casa; quando non siamo sul set per venti ore consecutive; passo con lui il resto di quelle ore che ci restano della giornata. Passo con lui le feste, le vacanze, i nostri figli vanno nella stessa scuola, le nostre mogli sono amiche e decisamente complici quando devono metterci alle strette. So cosa pensa prima che apra bocca e per lui è lo stesso con me. Perciò, davvero credi che non abbia capito che tutto quello che quel giorno mi ha detto a casa sua è venuto fuori perché aveva saputo che avevo mandato a monte quel servizio pubblicitario per stargli vicino?!” gli spiegò con tono misto tra rabbia , preoccupazione e rammarico.

“Perchè non glielo hai detto allora?!” volle sapere Misha.

Jensen sospirò e sembrò calmarsi o forse rassegnarsi a quel momento di forte disagio.

“Perchè Jared deve capire che lui per me è importante. E’ parte della mia famiglia. E’ come un fratello per me. Gli affiderei la mia vita senza pensarci due volte. Gli affiderei la mia famiglia ad occhi chiusi. Ma lui ha paura di essere di peso, di essere causa di sacrificio. Ho cercato di fargli capire che non è così, che non è mai stato così, anche quando è stato male a Roma. Però lui è maledettamente testardo su questa cosa e non si arrende e ora...”, di nuovo contrariato dalla testardaggine del giovane collega. “...ora , ha fatto la stronzata del secolo. Beh!! questa volta sarò io quello testardo e vediamo se riesco a farglielo capire!!”

“Ok!! Ma credo che sarà dura, amico!” cercò di avvisarlo, Misha, perché sapeva che entrambi i suoi amici erano dannatamente testardi.

“Perchè?!”

“Perchè anche lui ti conosce. Sa che non riesci a tenere il broncio a lungo e spera in una tua capitolazione veloce.” confessò e Jensen sorrise, anche se amaramente.

“Hai ragione. Mi conosce e non credere che io non ci stia male per questa situazione. Cavolo se ci sto male!!, Jared è il mio migliore amico. E come già ho detto molte molte, non è detto che un anima gemella debba esistere solo in amore. Esiste anche in un’amicizia vera e Jared è quell’anima gemella per me. Ma questa volta sarà lui a capitolare. É lui che deve capire!”

 

Misha sorrise. Sorrise del senso di protezione che quei due testoni si dimostravano a vicenda anche dopo aver litigato. Sorrise perché sapeva che anche a distanza, Jared e Jensen, non facevano che proteggersi. Altro che Sam e Dean.

Il loro era un legame vero.

 

“Posso aiutarvi?” chiese come il più apprensivo Castiel.

“Tienilo d’occhio!” rispose immediatamente Jensen e Misha alzò le sopracciglia in un’espressione di chiaro smarrimento. “Non posso farlo io. Non come vorrei o come ho sempre fatto.”, confessò con un po’ di imbarazzo, Jensen. “L’unica cosa vera in questa storia è il fatto che Jared è stato male prima dell’inizio della tredicesima e non vorrei che….” ma non riuscì a finire perché la sua voce si incrinò, nonostante lui non volesse.

Misha comprese. Come non avrebbe potuto!!

“Tranquillo. Sono o non sono un angelo?!” provò a rasserenarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Di nuovo una squadra! ***


I giorni passarono e nonostante i due giovani attori di ignoravano diplomaticamente senza dare adito a nessuno di poter dire qualcosa, o senza creare disagio sui set e durante le riprese, Misha sapeva che le cose tra loro non erano cambiate.

Jared aspettava che Jensen sbollisse.

Jensen aspettava che Jared ammettesse il suo errore.

Misha aspettava che entrambi la smettessero di fare i “capricci”.

 

E in quella situazione, il moro, si rese conto di non avere, con i suoi amici, la stessa pazienza che aveva con i suoi figli. Quindi decise di agire.

 

Un pomeriggio, con una scusa, si era trascinato nel suo trailer Jared, poi mentre il giovane era distratto dall’ennesimo sclero web dell’amico, Misha, approfittando del fatto che la mattina, durante le riprese, si era sentito poco bene, chiedeva a Jensen, con un messaggio, di raggiungerlo al suo camper perché aveva bisogno di aiuto. Sapeva che il biondo , di certo, non avrebbe rifiutato.

Infatti, circa cinque minuti dopo , Jensen, senza nemmeno bussare, entrò nell’alloggio mobile del collega.

“Misha, ma che succede? Hai bisogno di aiu….”, ma non finì perché si ritrovò di fronte sia a Misha che a Jared.

Il primo lo guardava con un’espressione mista tra preoccupazione ma anche soddisfazione per quell’incontro. Il secondo invece, aveva sul viso, un’espressione di pura sorpresa.

“Che significa?!” fece Jensen.

Jared abbassò lo sguardo e così fu Misha a farsi avanti.

“Ok! Ascolta.” fece e poi guardò anche Jared. “Ascoltate….nessuno dei due ha programmato questo incontro. C’ho pensato io, tutto da solo. Così avrete una cosa di meno su cui scannarvi!” ci tenne a precisare come suo prologo, mettendosi tra i due.

“Misha...” lo richiamò Jared.

“Noi non abbiamo niente di cui….” fese Jensen.

“No!” lo fermò con tono severo Misha e il biondo si zittì, sorprendendosi del tono appena usato dall’amico. “Ho parlato con entrambi e so cosa vi sta succedendo e che cosa è successo. Ed è…..” pensando alla parola giusta da usare per spiegarsi al meglio. “...è una stronzata!”

Perfetto!!!


“Come scusa?!” si ritrovarono a dire all’unisono i due, che si lanciarono uno sguardo veloce , per quel momento di sintonia.


“Vedete!!” esclamò entusiasta Misha. “I J2 ci sono ancora.”

“Misha non siamo ad una convention, non siamo di fronte a dei fan o di fronte a qualche tv; quello che ci è successo è vita reale e come tale dobbiamo affrontarla e accettarla!” disse Jensen.

“Dobbiamo risolverla , se possiamo, a modo nostro!” si accodò Jared.

“E ignorarvi ed evitare il più possibile di parlarvi o stare insieme, è risolverlo a modo vostro?!” li rimproverò Misha.

“Senti..” provò ancora il più giovane.

“No, sentite voi!” spostandosi in modo da far rimanere uno accanto all’altro i due ragazzi e lui vicino alla porta del camper. “Non ci riesco a starne fuori. Non con voi. È più forte di me. Voglio che risolviate la situazione. Voglio che facciate pace. Rivoglio i miei due amici come li ho conosciuti. Cazzo!, voglio perfino che ritorniate a farmi scherzi stupidi e assurdi fuori e dentro il set. Perciò ….” fece guardando Jared. “...tu, digli perché gli hai mentito a casa tua e tu….” spostando lo sguardo su Jensen. “..tu, digli che sapevi che mentiva e spiegagli perché stai agendo così!”

E quelle parole sortirono l’effetto voluto. I due ragazzi si guardarono e deglutirono al rimprovero dell’amico.

“Io...” fece ancora Misha. “Io vi aspetto qui fuori e riaprirò questa porta solo in due casi. Se vi sentirò ridere o se vedrò il sangue colare sotto la porta!!” e detto questo se ne andò, lasciandoli soli.


 

Quando Misha usci, Jensen sembrò seguirlo. Mise la mano sulla maniglia , pronto ad andarsene anche lui.

Jared sentì un tonfo al cuore osservando quel gesto da parte dell’amico e quello stesso cuore riprese a battere quando vide Jensen rinunciare a quella sorta di fuga.

“Jensen...” lo chiamò con un filo di voce.

“Sei hai qualcosa da dire, dilla adesso.” proferì con tono freddo Jensen, mentre ancora nemmeno distoglieva lo sguardo dalla maniglia su cui la sua mano era ancora ferma.

Jared sapeva che quello era il momento in cui dovevano e potevano chiarirsi.

“Che voleva dire Misha quando ti ha detto che sapevi che mentivo?!” chiese.

“Di tutto quello che è successo e che ci siamo detti, questo è quello che ti interessa?!” lo provocò Jensen.

“Per il momento. Rispondi. Che significa?!” lo incalzò.

Jensen si spostò dalla porta del camper e avanzò verso quello che nonostante tutto quel casino, nel suo cuore, non aveva mai smesso di essere il suo migliore amico.

“Sapevo che quello che mi hai detto quel giorno a casa tua quando abbiamo litigato era una bugia. Che quello che mi stavi gettando addosso sotto le vesti di rabbia e frustrazione erano un mare di stronzate!” rispose con un leggero sorriso, prima di sedersi sulla poltroncina preferita di Misha.

Jared , si spostò anche lui, su una sedia poco distante da Jensen. Lo guardò perplesso. Sorpreso.

“Sapevi che stavo mentendo?!”

“Certo che lo sapevo? Io sono il tuo Sam: Non c’è nessuno al mondo che ti conosce come ti conosco io.” fece , facendo sua la battuta che anni addietro fu recitata da un più giovane Jared nei panni di un Sam decisamente emozionato. “Sapevo che stavi male, che avevi un altro dei tuoi momenti e non c’ho pensato due volte a posticipare ogni mio impegno. La mia famiglia, te compreso con annessi e connessi non verrete mai dietro a nulla e nessuno.”

“Ma allora…” cercava ancora di capire.

“Quando sei esploso in quel modo dicendomi quello che mi hai detto, ti ho guardato e non ci ho messo molto a capire che stavi mentendo. Volevi recitare con me ?!” lo provocò Jensen , nella cui voce, ormai non c’era né più rabbia né rancore ma solo il solito tono amichevole che Jensen usava sempre quando erano loro due.

Jared si sentiva uno strano groppo in gola. Sebbene si sentisse in colpa per come si era comportato con Jensen, sotto sotto , si sentiva anche preso in giro dall’amico.

“Perchè non mi hai detto che avevi capito che mentivo?!” sembrò rimproverarlo. “Cos’è? Una prova? Volevi farmi un test ?”

“ Niente prova. Niente test.” assicurò Jensen. “Ma solo una gran voglia di farti capire che per quanto tu ci possa o voglia provare, non ti libererai mai di me e della mia amicizia. Mi dispiace per te, ma io sono qui. Ci sarò sempre anche a costo di essere ossessivo. Ci sarò anche quando mi costringerai a starti lontano. E quando….” stava continuando Jensen quando Jared si alzò di scatto dalla sua sedia.

“Dannazione! Dannazione!!!” imprecò voltandosi di spalle così da non farsi vedere da Jensen. “E’ per questo! E’ per questo!!”

“E’ per questo, cosa?!” gli fece eco Jensen alzandosi anche lui e raggiungendolo. Il biondo gli mise una mano sulla spalle contratta dalla tensione, per costringerlo a voltarsi e a guardarlo e quando ci riuscì, insistendo, vide la frustrazione sul volto dell’amico. “E’ per questo….cosa?” ripetè con più insistenza.

“E’ per questa tua testardaggine nel volermi sempre aiutare, stare accanto quando sto di merda, giustificare le mie stronzate con i fan….è per questo che devo tenerti lontano. Non puoi essere il mio salvatore! Non con una famiglia tutta tua, Jensen. Non con una famiglia tutta tua!!” ribadì. “Loro meritano il cento per cento di quello che puoi dargli.”

Il sorriso di Jensen a quelle parole, divenne da amareggiato a triste.

“Da quando noi due non siamo una famiglia, Jared? Da quando l’amicizia che ci lega ha smesso di essere talmente forte da non poter più permetterci di aiutarci nei momenti di bisogno?! Io ho ancora bisogno di te , quando sto' di merda, Jared. Quando vorrei mandare tutti a fanculo perchè voglio stare da solo. Ho bisogno della tua mano sulla mia spalla quando alcune cose della vita mi costringono a mostrare quella debolezza che vorrei essere solo mia. Ho perfino bisogno dei tuoi assurdi abbracci perchè....perchè sì. Perchè mi fanno sentire bene, dannazione!!! ” asserì con un tono di rimproverò, ma senza rabbia.

“Io..io...” balbettò Jared.

“Per me, niente è cambiato tra di noi. In quello che sento per te, per Gen, per i tuoi bellissimi figli, per i tuoi genitori. Smettila di credere che l’amore che provo per voi, sia un peso. Che stare accanto a te o ad uno solo di voi sia un sacrificio per me, perché non lo è, non lo è mai stato e mai lo sarà, maledetto stupido!” concluse , costringendo il giovane ad un abbraccio quasi disperato, forse simile a quell’abbraccio che Jensen sentì di dover dare a Jared alla fine della convention di Roma del 2016, quando proprio Jared ringraziò il pubblico per quelle sue “assenze” negli anni precedenti.


 

In quell’abbraccio, ora, Jared , sentì di nuovo tutto il sopporto e l’amicizia dell’amico. E si arrese. Lo abbracciò in ricambio. Forte, possessivo. Forse colpevole.

Infatti in quella stretta, si ritrovò a sussurrare un mortificato “Mi dispiace! Amico mio, mi dispiace!”

Jensen sorrise.

La tempesta era finalmente passata.

Gli battè qualche pacca sulla schiena e rassicurandolo rispose: “E’ tutto ok! Jared, è tutto ok, amico! Ci sono e ci sarò sempre.”

 

Quando si staccarono, i loro sguardi sembrarono confermare che quell’assurdità doveva essere definitivamente dimenticata. E così sarebbe stato perché, e non lo avrebbero mai ammesso, Misha aveva ragione: la loro amicizia non poteva perdersi in quel modo.


Jensen si sistemò, così Jared, e fece per guardare fuori dal finestrino del camper.

“Chi cerchi?!” chiese Jared, curioso.

“Quel pazzo di Misha. Era davvero preoccupato per noi!” rispose Jensen mentre guardava ancora fuori, senza però vedere l’amico.

“E’ un amico!” convenne Jared, ripensando a quello che l’interprete di Castiel aveva fatto per loro.

“Uno dei migliori!” ribadì Jensen , sorridendogli.

Poi si spostò dal finestrino e andò verso la porta.

Girò la maniglia e…

“Che gran figlio di puttana!!!” esclamò tra rabbia e sorpresa.

“Che succede!?” si accodò Jared.

“Quello psicopatico ci ha davvero chiusi dentro!!” rispose mostrando all’amico che la porta era chiusa.

“Cosa??” fece Jared che andò verso Jensen per provare anche lui ad aprire, senza riuscirci. “Ma è impazzito?!” disse mentre vide Jensen prendere il suo cellulare. “Che vuoi fare?!”

“Lo chiamo.” rispose improvvisamente calmo. “Ha detto che gli manchiamo, no? , che gli mancano perfino i nostri scherzi. Beh!! sta’ a vedere questo di scherzo!” disse mentre digitava l’icona con cui aveva registrato il numero di Misha. Si schiarì la voce un attimo prima che l’amico rispondesse e scrocchiò il collo proprio come faceva ogni volta che stava per recitare una scena in cui occorreva un tono rabbioso.


Jensen?!

“Misha...che cazzo hai fatto? Mi hai chiuso qui dentro con lui?”

Ma io...

“Ora ti dico una cosa. Sono stanco di questa storia. Sono stanco di lui. Sono stanco di essere il martire a disposizione di tutti e sono stramaledettamente stanco di questa città...”

Jensen, aspetta...

“... di questo lavoro...”

Jensen, no….Jensen...

“..di ogni singola persona che mi gira intorno dalla mattina alla sera. Ti giuro che se adesso non muovi il culo e mi vieni ad aprire immediatamente..."

"Arrivo....Jensen, aspetta.....arrivo!!"

"..... non solo ti ritroverai con un amico in meno, ma anche con uno morto!! Cazzo, se vedrai il sangue colare da sotto la porta!!!”

Cazzo...cazzo...cazzo..

“Muovi il culo, Collins!!!” e mise giù prima che Misha potesse dire una sola frase sensata.


 

Un attimo dopo, Jensen, era perfettamente calmo, sereno e sì, decisamente soddisfatto.

Jared lo guardò. Sorridente ma di certo c’era della disapprovazione nel suo sguardo.

“Che c’è?!” fece con aria innocente Jensen, mentre si sedeva comodamente sul divanetto del camper.

“Sei un sadico bastardo, Ackles!” asserì con convinzione. “Gli avrai fatto venire un mezzo infarto!” lo rimproverò mentre si sedeva accanto a lui.

“Naahhh!” esclamò. “Scommetti che fra meno di cinque minuti lo vedremo entrare qui dentro?!”

Jared strinse le labbra in una chiara espressione di perplessità e poi…

“Io dico dieci!” lo sfidò.


 

Vinse Jensen. Orologio alla mano.

Dopo quattro minuti e 27 secondi, il povero Misha apriva la porta del camper con il fiatone e il cuore che quasi gli esplodeva sia per la corsa che per la preoccupazione.

Quando il bruno entrò nel suo camper dopo aver sonoramente sbattuto contro la porta per la fretta di aprirla, trovò i due attori placidamente seduti uno accanto all’altro, che dopo averlo visto in quelle condizioni, si battevano un più che amichevole pugno e poi scoppiavano in una fragorosa risata.

“Ho vinto!! Mi devi una cena, Padalecki!!” fece soddisfatto Jensen, mentre si alzava dal divano.

“Ehi!! ma non era solo una birra?!” chiese l’altro, mentre lo seguiva e tutti e due si avvicinavano al poveretto che ormai era seduto a terra per riprendere fiato.

“Già, ma non vorrai fare il tirchio con me, amico!!?”

“Non sia mai!” e passando accanto a Misha. “Ti unisci a noi, Mish?!”

“Quando avrai ripreso fiato, si intende!!” convenne Jensen.

 

Misha, dalla sua posizione, li guardò. Aveva capito che ormai era tutto risolto, ma cavolo se gli era venuto un infarto dopo la telefonata rabbiosa di Jensen.

Però, vederli di nuovo come li aveva conosciuti, bastava per sopportare di nuovo i loro scherzi.

“Lo sapete?!” fece ancora ansimando.

“Cosa?!” chiesero all’unisono i due attori.

“Siete due grandissimi str….”

“Ok!Ok!!” lo fermò Jared, sorridendogli e porgendogli la mano per aiutarlo a tirarsi su. “La offro anche a te la cena, basta che non diventi volgare!” scherzò mentre Jensen, invece, agendo come uno che aveva paura di toccare qualcosa, cercava di riassettare i vestiti di Misha.

“Tu….non...tu non...non toccarmi!” lo rimproverò l’interprete di Castiel, cercando , con movimenti isterici delle mani, di allontanare quelle del Jensen.

E scherzando ancora , tra una risata e una finta offesa, i tre amici, uscirono dal camper.

Con sommo sollievo di tutti e tre , sembrava che anche quel loro “reale” Team Free Will, fosse stato rinsaldato così come doveva essere.


 




Sai che puoi sempre contare su di me, 
E' per questo che ci sono gli amici 
Per i bei tempi e per i brutti tempi 
Sarò al tuo fianco per sempre

( That’s what friend are for, D. Warwick, E. John, S. Wonder)  


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3711578