Tutto quello che non ti ho mai detto

di shana8998
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incarico ***
Capitolo 2: *** Prima di rivederlo ***
Capitolo 3: *** Lo amo ***
Capitolo 4: *** Chiamata inaspettata ***
Capitolo 5: *** 12 promesse ***
Capitolo 6: *** Pausa ***
Capitolo 7: *** Bugiardo ***
Capitolo 8: *** Doppio errore ***
Capitolo 9: *** Sei mia ***
Capitolo 10: *** Colpevole ***
Capitolo 11: *** Monique ***
Capitolo 12: *** Il mio errore ***
Capitolo 13: *** L'essenziale ***
Capitolo 14: *** Ricordi ***
Capitolo 15: *** Esattamente come ciò che odi ***
Capitolo 16: *** Ultimatum ***
Capitolo 17: *** A mia insaputa ***
Capitolo 18: *** Lasciati salvare ***
Capitolo 19: *** Finale ***



Capitolo 1
*** L'incarico ***


Sono le otto del mattino ed io ho già raggiunto il posto di lavoro.
Non è molto che Victoria mi ha fatto quel ,tanto atteso , contratto di tre anni nella redazione della sua rivista.
Mi sto affrettando a raggiungere il terzo piano. Odio arrivare in ritardo , è una mia questione personale quella di essere sempre mezz'ora in anticipo rispetto l'orario che lei stessa mi ha fornito.
Sono nell'ascensore. Il riflesso della mia immagine nello specchio non è dei migliori. In realtà non lo è mai la mattina alle otto.
Mi stiro addosso la gonna di pelle dalle pieghe svolazzanti , tirando leggermente più giù sulla sua lunghezza il maglione di lana rosa antico.
Un'ultima occhiata ai capelli scuri e lisci e poi via, fuori da quel lussuosissimo ascensore del Bringhston Palace .
Busso alla porta del suo ufficio come tutte le mattine da un po' di tempo a quella parte e la voce squillante di Victoria mi indica che devo entrare. Tiro un bel respiro ed apro la porta.
Victoria non è il genere di persona che mette "paura". Non è come tutti quei capi antipatici e settici che si trovano in giro per Brooklyn, affatto.
Victoria , nonostante i suoi 50 anni è la donna più in gamba , simpatica e di mente aperta che io abbia mai incontrato prima di allora.
Inoltre è stupenda nel suo essere. Sempre impeccabile nel tailer con la gonna lunga al ginocchio, ed i suoi capelli biondissimi corti dietro le orecchie.
Oggi porta persino due perle nere gigantesche alle orecchie , il che fa di lei , senza dubbio, la donna più elegante dello studio , questa mattina.

-Buongiorno.-. Le dico stampandomi un sorriso raggiante sul viso.

Ma mi accorgo che il suo è molto più largo del mio , quasi che per un attimo ho l'impressione che le parta da un orecchio all'altro.

-Buongiorno alla mia piccolina. Siediti pure.-. Il suo tono è troppo, troppo esagitato. Le parole sembrano squittire dalla sua bocca e ciò , non ha mai indicato nulla di buono da quando la conosco.

-Vicky, ti prego se mi devi dare una montagna di scartoffie da controllare come la scorsa volta , risparmiami tutta questa euforia.-. Brontolo parlando in confidenza.

Il suo viso si imbroncia per quello che pare essere un secondo.

-Affatto! Questa volta non sto cercando di "imbrogliarti" come beh...Spesso...-. Stringe le braccia incrociandole sotto il petto sbuffando.

-Ho qualcosa per te.-. Canticchia poi, le parole mentre si affretta a raggiungere il cassetto della sua scrivania ed estrae un fascicolo ricco di incartamenti.

Balzo dalla sedia.

-E' il Washington journal?! Ha letto il mio articolo sull'ultima recensione del concerto in Minnesota?!-. Spalanco gli occhi. Aspetto da secoli una loro risposta, nonostante potrebbe sembrare un volta- faccia a Vicky , ma il fatto di aver recensito per loro era la prima anzi no, l'unica mia occasione di farmi conoscere da qualcuno di importante prima che Flaere , la rivista di Vic. chiuda i battenti.

Si perché , anche se lei mi ha fatto quel contratto , se mi adori , perché realmente lo fa , non può tenermi. Non potrebbe tenere nessuno , ma ha deciso di rischiare solo per la mia situazione economica ed anche perché mi ritiene un'ottima scrittrice.

-Emh...No.-. Quel suono mi rintrona. "NO". Non è la rivista...Non è la mia via d'uscita.

-In realtà ...Ancora non hanno letto la tua recensione...-. Aggiunge più bastonata di quanto non lo sono io adesso.

-Ma!-. Torna a tuonare. -C'è di meglio. Una sorpresa migliore.-. Gira attorno alla scrivania e vi si appoggia con il fondoschiena accavallando le gambe, porgendomi quel fascicolo.

-Ho trovato il modo per far si , che questa baracca non chiuda.-. Muove una mano indicando il suo studio.

Sfoglio il fascicolo.

All'istante il sangue sembra gelarsi nelle mie vene e tutto il mio corpo si intorpidisce di colpo.

-No.-. Chiudo il fascicolo. Non so come le sia potuta venire una simile idea in mente. Sono furiosa.

Lei ed io , seppur dentro queste mura siamo "capo e sotto", nella vita di tutti i giorni siamo amiche e diavolo! Lei sa ogni singolo dettaglio della mia vita !

-Come sarebbe a dire no?-. Le si arriccia la bocca. Succede sempre quando è nervosa.

-No. NO. Ed ancora NO!-. Sbatto il fascicolo sul vetro nero della sua scrivania e mi alzo.

Ho paura di sbattere un pugno e sfondarla , quindi stringo le mani in loro stesse. Ma voglio urlare , come mai fatto prima.

-Non hai capito, Sesilia. Tu devi accettare questo incarico. Non è una proposta è un ordine.-. La sua voce è ferma. Severa . Lo sta facendo sul serio!

L'unico incarico che mai e poi mai avrebbe dovuto assegnarmi , adesso me lo sta sbattendo in faccia sotto forma di ordine! Buon Gesù.

-Io non credo alle mie orecchie, no, non ci credo lo giuro.-. Mi muovo per la stanza nervosa.

Lei si blocca dritta nella mia direzione e mi poggia le mani sulle spalle.
I suoi occhi castani si scontrano nei miei verde acqua.

-Lo so, piccola, so che per te è una coltellata.-. La sua voce è cambiata adesso, sembra essere triste per me.

Ma io ancora le vorrei urlare contro.

-Riaprire quel capitolo della tua vita...Doverlo guardare negli occhi dopo tutto questo tempo...-.

-E tu mi stai chiedendo per l'appunto di fare giusto questo. Victoria , diamine , lo sai. Sai tutto...-. Cercare di farle cambiare idea è impossibile. Le leggo negli occhi la frustrazione e quella preoccupazione che da mesi l'assilla. Sta per chiudere i battenti e non la biasimo...Ma Dio chiedermi di volare fino a Chicago solo per intervistare lui....

Mi siedo ho lo sguardo perso sul tappeto panna.

Lei torna dietro la scrivania. Adesso è di nuovo il mio capo e capisco di non poter far nulla per evitare l'inevitabile.

-Sarà un'intervista. Breve , quattro o cinque domande al massimo poi sarai libera. Nulla di più. Puoi farlo?-.

Devo farlo.

-A che ora è il volo?-.

-Domani alle 11.-.

-Dio, non posso credere che sto accettando...-.

Realmente non posso crederci.

Le sue labbra si tendono di nuovo in un sorriso.

-E' la tua opportunità... Anche se sono passati anni , credo che lui non si sia mai dimenticato di te e poi...Ricordi? Il desiderio del natale scorso...-.

Già. Quel maledetto desiderio e maledetta me , per averlo espresso.

"Voglio rivedere Jake Whiters".

Ma perché non mi sto mai buona!

Sorrido appena e di colpo il mio corpo si riscalda.
Era il mio desiderio...L'unico da molti anni a questa parte.

-Ma non credevo si avverasse. C'è non credevo si avverasse e così in fretta poi...-. Mi alzo di nuovo. Non posso stare ferma. Sono in fermento.
Guardo Vic. e mi porto entrambe le mani sul viso a coprirmi un sorriso impazzito.

-Incontrerai Jake Whiters-. Si alza anche lei stringendo i pugni ripetendo quella frase come fosse un coro di incitamento.

-Incontrerò Jake. Il mio Jake.-. La guardo da dietro le dita affusolate , vorrei piangere sento già le lacrime. Ed urlo. Finalmente. Ma di gioia perché diamine è una vita che non vedo quel ragazzo. Una vita che la sua presenza non è più parte di me , ed è così tanto tempo che spero di stringerlo fra le mie braccia.
Perché cristo io lo amavo così tanto e non gliel'ho mai potuto confessare e...Aspetta.

La gioia svanisce in fretta.

-Cos'hai?-. Vicky mi ha colta in fragrante.

Sospiro.

Cosa pensavo di fare? Presentarmi a Chicago , nella sua suite e dirgli "ehy ti ricordi di me? Ti amavo quando tipo avevamo 12, 13 anni".

Ma. che. cazzo. mi passa per la mentee!

-Come faccio a parlargli dopo tutto questo tempo..C'è io...Lui...Le nostre vite sono così diverse.-.

E poi lui non è più quel Jake.

E' un cantante di fama mondiale. Ha migliaia di grupie ai suoi piedi e quella storia sulla droga...

No. Jake è morto per me il giorno che se ne andò dalla casa accanto a dove abitavo io in quel piccolo paesino di campagna.

-Ehy. Tu devi andare li per un'intervista. Poi quello che accadrà , se ci parlerai come prima oppure no, questo sta a te ed alla situazione che si andrà a creare. Ma dubito che sarà freddo nei tuoi confronti.-.

Mi mordo una pellicina sotto l'unghia del pollice. Ho paura. La fottuta paura di incontrarlo e sbagliare.

-Vedrai, andrà tutto bene.-.

Le ultime parole di Victoria non mi sono state d'aiuto. Sono appena tornata a casa ed ancora non ho avuto il coraggio di sfogliare il fascicolo di Jake.

Mi siedo sul divano senza togliermi la giacca di pelle dalle spalle.
Guardo la copertina bianca del fascicolo , non c'è il suo nome all'esterno ecco perché riesco a fissarla.
Non ci credo. Dopo 12 lunghi anni , dopo la mia vita , dopo la sua vita che ha preso piede, rivedrò Jake, il ragazzino introverso che aveva paura di tutto ed amava la musica tanto quanto me.Chiudo gli occhi. I ricordi mi affollano la mente. Ritorno ad una delle tante sere dove lui in preda al panico spalancava la porta sul retro lasciata da me accuratamente aperta , mentre fuggiva da suo padre, quell'uomo violento che riempiva lui e sua madre di percosse.E ripenso al perché il più delle volte, nei pomeriggi d'autunno, io dormivo da lui.
Mia madre ...Il dolore per la sua malattia, il dolore per quello che stava succedendo a Jake... Ecco perché io e lui eravamo indissolubilmente inseparabili.
C'eravamo l'uno per l'altra. C'eravamo sempre stati ...Finché lui non mi aveva abbandonata per sparire a Chicago.
Sbarro gli occhi. Non l'ho perdonato ancora dopo tutti quegli anni.
Ma spero, mentre mi decido a sfogliare il fascicolo, che lui sia rimasto il Jake di cui mi sono sempre fidata , quello che amavo.
Ma non è così. I giornali hanno riportato dettagli veri sulla sua vita dissoluta.
Abuso di alcool, di droghe ...E le donne. Quelle che lui mai aveva guardato.
Un'infinità di nomi di attrici e modelle si affilano uno sotto l'altro fra l'elenco delle sue conquiste.
Quasi mi viene la nausea.
Mi stringo una mano sullo stomaco.

E' questo il nuovo Jake? Non mi piace.
Guardo qualche foto dei suoi ultimi concerti.

E' bello, bello da impazzire con i suoi capelli neri corvini e quegli occhi azzurri come il mare.
Si è tatuato nel corso di questi anni. Ha un'ampia scritta sul petto , è il nome di sua madre.
Sul braccio destro, invece, non si intravede quasi più la pelle per via della moltitudine di tatuaggi.
E' così diverso.
Vedo qualche foto assieme ad una modella , poi altre con attrici. Tutte bionde , stangone o castane con gli occhi color del miele. Belle da mozzare il fiato.
Mi tocco una guancia.
Se vedesse me, così sempliciotta , così sciocca nel mio insulso modo di essere...
Mi vergogno. Ma lo facevo anche all'ora ogni volta che dopo gli 11 anni mi ritrovavo in camera con lui chiusa a suonare la chitarra o a dormire abbracciati.
Mi piaceva Jake. Mi è sempre piaciuto. Chissà se per lui sono stata sempre e solo una sorella minore a cui badare...Sfioro il suo viso su una foto.

-Sei così diverso...-.

Ricordo il suo sorriso e mi scende una lacrima.

Domani lo rivedrò.

 

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Capitolo 2
*** Prima di rivederlo ***


12 anni fa:

 

Sento un rumore è fuori da casa mia. Sa di cocci rotti.

E poi i cani abbaiano e sua madre urla.

Mi sollevo di scatto dal materasso. Devo correre al piano di sotto perché quando lui arriverà a casa mia è me , la prima persona che vorrà vedere ed io questo lo so.

Non mi infilo nemmeno le ciabatte, scendo a perdi fiato la rampa di scale. In una falcata attraverso i pochi metri che mi separano dalla porta sul retro , in cucina.

Eccolo. Ha le pupille dilatate dalla paura e respira a fatica.

Spalanca la porta e la sbatte dietro se mantenendovi le mani incollate .

Nel frattempo anche mia madre si è svegliata. La sento scendere le scale. Entrambi ci sentiamo protetti quando c'è lei , ma allo stesso tempo infastiditi.

-Jake...-. Sussurro. Lui mi guarda e dal modo in cui i suoi occhi si sono sollevati verso me capisco già tutto.

Suo padre l'ha fatto per l'ennesima volta. Ha bevuto e l'ha picchiata.

Lo abbraccio. Forte. Tanto da sentire il battito del suo cuore dentro me. E' così accelerato che per un attimo temo che gli stia per esplodere.

-Che succede?!-. Mia madre accende la luce. Mi guarda , poi guarda Jake. Il suo viso ci mette poco a scurirsi.

-Vieni qui...-. Lo porta a se stringendolo.

Mia madre è forse l'unica amica che la madre di Jake ha e sa , sa tutto.

-Quel maledetto...Lo deve denunciare...-. Le viene da piangere. Mi si stringe la gola.

Jake non dice una parola, non ha parlato da quando è piombato in cucina.

Questa volta è la terza in una sola settimana. Troppo. Troppo per entrambe le parti e Jake è estenuato da ciò.

-Sesilia, prendi un panno ed inumidiscilo.-. Mia madre scosta alcune ciocche di capelli sulla sua fronte. E' ferito, questa volta ha preso anche lui.

-Cosa ti ha tirato?-. Chiede mia madre allarmata.

Jake non vuole rispondere. Non vorrebbe mai rispondere quando piomba nel bel mezzo della notte in casa nostra.

Guarda in basso , non la scruta mai in volto, poi dice "un vaso" , sussurrando appena le parole con la voce rotta e tremante.

-Dio...-. Mia madre gli accarezza una guancia.

Mi sbrigo a prendere un asciugamano e lo bagno sotto la cannella del lavandino. Glielo porgo e lei tampona il taglio. Fortunatamente non è profondo, lo ha colpito appena, ma so che appena lo tamponerà il sangue scenderà a flotti.

Mia madre lo cura come quando cura me se mi faccio male in giardino giocando a pallone e questo per un certo verso mi rassicura.

-Fatto.-. Dice sorridendo maternamente poi si rivolge a me.

-Preparagli qualcosa di caldo e poi salite in camera.-.

Mia madre conosce Jake meglio di me e ci lascia soli ogni volta che succedono queste cose.

Sa che a Jake non piacciono gli adulti, sa che a lui non piace nessuno, escluso me.

Ci lascia in cucina. Si fida di me ai fornelli , mi ha insegnato tutto.

Dice che mi servirà un giorno quando lei non ci sarà più.

Quindi io mi impegno ogni volta perché non la voglio deludere e non voglio che lei si debba preoccupare per me quando dovrà andarsene.

Non mi ha ancora detto dove. Sono settimane però che mi sta addestrando a fare le faccende di casa e mi abitua a sbrigarmela da sola, forse perché da quando papà se n'è andato di casa è stanca di dover fare tutto da sola, infondo ho sempre 12 anni. Sono grande.

Preparo della camomilla con tanto zucchero ed un goccio di limone, so che Jake la beve solo così, ed una volta bollita l'acqua nel pentolino mi accerto che il gas sia spento.

-Saliamo.-. Gli faccio strada verso camera mia, anche se sa perfettamente dove si trova.

Non parla , non dice nulla, poi appena siamo dentro, sferra un pugno al muro. Non vuole piangere, lo odia. Ma vedo i suoi occhi arrossarsi e farsi sempre più umidi.

Jake mi ha detto che è colpa sua , perché non riesce a menare a suo padre , ma io so che è troppo piccolo per poter reagire e che quindi non ha colpa e so, che quel pugno nel silenzio del suo dolore nasconde anche questa volta quel pensiero, quella colpa che si da.

Poggio la tazza fumante sul comodino ed accendo la lucetta dell'abajour spegnendo quella grande sul soffitto.

Lo raggiungo.

-Non è colpa tua lo sai.-. Ho il viso fra le sue scapole e le braccia attorno a lui. Chissà se capisce che io soffro come lui , per come quell'uomo lo fa stare.

Stringe i pugni sul muro e serra la mascella.

Poi si volta. Ha la testa buttata all'indietro poggiata al muro , ed ora è lui che debolmente mi abbraccia, come se i ruoli si fossero capovolti e fossi io quella da consolare.

Non so che dirgli. Non lo so mai quando sta così, quindi lo abbraccio e mi limito ad ascoltare il suo respiro aspettando che si calmi.

Mi da un bacio sulla testa, fra i capelli.

Nonostante tutto è sempre lui quello più forte , che mi consola quando sono terrorizzata per quello che passa.

Ci spostiamo verso il letto e ci sediamo sul bordo.

Gli passo la tazza ed aspetto che finisca tutto il contenuto, sa che non lo lascerò in pace finché non l'avrà bevuto tutto.

Quando lo fa , si infila sotto le coperte ed io lo seguo.

Dormiamo abbracciati , lo facciamo spesso. Ci sentiamo protetti.

-Promettimi che ci sarai sempre Sesilia.-.

-Lo prometto.-. L'ennesimo bacio questa volta sulla nuca e poi si addormenta.

 

Oggi:

Non riesco a chiudere occhio. Sono le tre del mattino e non ho fatto altro che girarmi e rigirarmi sotto le coperte.

Sospiro ormai snervata ed afferro il cellulare sul mio comodino.

Domani mattina dovrò partire ed ancora non ho detto nulla al mio ragazzo.

Non che cambi qualcosa, lui domani sarà fuori per lavoro e comunque non ci saremmo visti. Ma lui sa di Jake, o meglio sa che lo conosco e che è stato un mio caro amico. Di certo non sa che l'ho amato visceralmente ed è meglio così.

Accendo il display, voglio fare due chiamate, una a lui , ma la prima a Vicky.

Compongo il suo numero senza pensarci due volte. Prima di poter parlare con William ho bisogno delle sue dritte.

Due squilli...

-Pronto?-. La sua voce è impastata dal sonno.

-Ho un problema...Anzi, per dirla tutta, ne ho due tre.-.

Sospira esasperata ed io sorrido anche se lei non può vedermi.

-Allora quale grande dubbio amletico ti affligge alle tre del mattino?-.

Mi sollevo dal materasso arrivando a stare seduta ed inizio a parlare senza respirare.

-Tanto per cominciare ...Cazzo! Domani lo rivedo!-. Grido euforica.

-Poi...Beh come lo dico a Will? Insomma , lui sa.-.

Vicky sbadiglia.

-Che significa "lui sa"?-.

-Che ovviamente stando insieme da un anno e mezzo , lui sa chi è Jake...-.

-Sa che è un cantate stra-famoso o SA?-.

Torturo con le dita il bordo del lenzuolo. -Sa che è stato un mio grande amico, ma insomma, sappiamo tutti com'è Will. Da in escandescenza con poco e beh...Non ho voglia di litigarci specie ora che le cose fra noi stanno andando meglio..-.

-Non andavano nemmeno un anno e mezzo fa, figuriamoci se stanno andando meglio proprio ora ...-. Dice profetica. Ed anche se mi irrita quell'affermazione , è vero.

Fra me e lui credo ci sia solo molto, molto, sesso riparatorio, null'altro.

Mi schiarisco la voce.

-Cattiva...Non è vero. E' solo che lui...E' così...-.

-Ossessivo? Impulsivo? Caga-cazzo?-.

-Victoria!-. La riprendo per la parolaccia che secondo me non le si addice , non per il resto perché...ha ragione.

Ride.

-Io ho sempre tifato perché voi due vi lasciaste.-. Aggiunge poi felina.

-Victoria! Sei un mostro!-. Ma lo sa che mi viene da ridere.

-Io lo amo. Lui non è poi così stronzo come lo descrivi è solo un po' geloso...-.

-Un po' geloso?! Sesy, una persona "un po' gelosa" , ti manda un'occhiataccia , mette il muso , non urla come un dannato al concerto degli Spank dietro le quinte specialmente, dicendo che sei una puttanella. Perdonami!-.

Alzo gli occhi al cielo. Di nuovo quel discorso...

-L'ho già ammonito per quello. Dopo quella volta non l'ha più fatto.-.

-Mmm...E quella litigata furiosa al London Lake? Ti ha tirato una tazzina!-.

-Non a me , ma dietro me.-.

-E' uguale. Cambia poco. Non fa per te.-.

-Uffaa. E' successo l'anno scorso, da allora si è calmato , adesso andiamo d'accordo.-.

-Lo ripeti come se ci credessi.-. Victoria è incredibile. Sa quello che di me, dovrei sapere prima io.

-Ok.-. Taglio. -Adesso mi rispondi alla domanda per cui ti ho chiamato invece di farmi la ramanzina tua solita? COME .GLIELO. DICO.?-.

-E' semplice.-. Squittisce. -Non glielo dici!-.

Certe volte non credo che abbia realmente 50 anni.

-Non sei il suo cagnolino. Non sei nemmeno di sua proprietà. Devi partire per lavoro chiuso. Poche spiegazioni.-.

E nonostante io non creda che abbia 50 anni, il suo ragionamento non fa una piega.

-Mi hai convinta. Ora lo chiamo.-.

-OOOh finalmente. Buonanotte e non farti risentire prima di domani a mezzo giorno.-.

-Ma sarò appena scesa dal volo!-.

-Ovvio! Voglio accertarmi che tu sia sana e salva per l'incontro con il tuo Jake.-.

Dice "tuo Jake" come se avesse appena combinato un appuntamento al buio. E' raccapricciante.

-Buonanotte Vic.-.

Riattacco e compongo immediatamente il numero di Will prima che i dubbi tornino a tormentarmi e mi impediscano di impormi, in un certo senso, su dove sarò l'indomani.

Ma ecco che al terzo squillo ho già pensato di confessargli tutto.

-Amore?-. Biascica nel sonno.

-Amore...-.

Tremo, non so da dove partire.

-Perché mi hai chiamato a quest'ora? E' successo qualcosa? Stai male?-.

-No,no, affatto.-. Temporeggio.

-Allora cos'hai?-.

-Voglia di sentirti.-. Mi mordo un labbro per essere stata così una tal cogliona ad avergli sparato quella cazzata.

-Sei una meraviglia quando fai queste cose.-.

Però Will è dolce. L'uomo più dolce di questa terra quando siamo in sintonia.

-E tu lo sei ogni volta che mi permetti di chiamarti alle tre del mattino.-.

Ridiamo.

-Com'è andata oggi?-.

Ripenso alla mattinata. L'incarico. Il passato che riemerge di colpo.

-Piatta come al solito.-.

Credo di aver appena preso un biglietto di sola andata per l'inferno dopo l'ennesima bugia.

-Domani non potremmo vederci...Che rogna.-.

Lui domani sarà a Boston e non lo avrei rivisto fino a fine settimana.

-Già...A proposito amore...Io domani sarò a Chicago.-. Sento il suo respiro che si spezza.

-A fare cosa?-. Ed il tono di voce che cambia di colpo.

-Un'intervista ad una band.-.

L'ultima volta che sono dovuta partire abbiamo litigato per una settimana e stavo quasi per annullare il viaggio quindi , anche la mia occasione di recensire per il Washington Journal.

Ma questa volta non ho una settimana per chiarire e chiedere il "permesso" , quindi o gli sta bene o si attacca.

-Va bene.-. Resto scioccata.

-Come va bene?Anche se si tratta di Jake Whiters?-.

Lo sento respirare profondamente.

-Hai detto che non dobbiamo più litigare , che dobbiamo essere una coppia matura ed io non voglio perderti per il tuo lavoro che non mi piace..Quindi va bene anche se si tratta di Jak..Vabbé di quello li.-.

Non posso crederci. Mi lascia andare. Non mi vuole perdere.

-Sesy? Sei viva?-.

-S-Si. E' che non me lo aspettavo...C'è...Dio Will. Ti amo.-.

Ridacchia.

-Anche io piccola. Adesso però vado , perché domani mi devo svegliare presto, ho un volo anche io.-.

-Già! E' vero. Allora buonanotte amore.-.

-Notte piccola.-.

Riattacco e mando un sms a Vic.

"Mi manda. C'è non mi ha fatto storie".

 

Sarà felice, molto più di me sapendo che il mio lavoro non è in pericolo per colpa sua questa volta.

 

"Finalmente ha capito quella testa di rapa. Sono felice piccola. Bacio."

 

Ora posso dormire e lo faccio consapevole di poter viaggiare a cuor leggero.

 

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Capitolo 3
*** Lo amo ***


Il volo è durato poco meno di un'ora.

Sono appena atterrata quando riaccendo il mio cellulare e noto che ci sono due sms.

Uno è di Vicky l'altro di Will.

Temo di aprire quello di William quindi apro prima quello della mia amica-capo.

"Sei viva? O il cuore ti è esploso per la contentezza? Comunque c'è un'autista che ti attende all'uscita dell'aeroporto fa parte dello staff di Jake, sii carina con lui. Bacio."

Leggo quelle poche righe e già mi sento meno persa.

Poi scendo di una casella e pigio sul nome del mio ragazzo.

"Anche se non dovrei dirtelo, sono furioso per la tua partenza, ma ho capito che ti amo troppo per fare storie, torna presto perché ti devi far perdonare come sai tu. Ti amo."

E' strano leggere un sms del genere da parte sua. Strano, tanto da credere che Vic. abbia assoldato uno strizza cervelli per fargli una lavanda neurologica perché senno non si spiega.

Rispondo velocemente ad entrambi e quando alzo gli occhi, c'è un'auto nera , brillante , che mi sta aspettando.

L'uomo che la guida abbassa il finestrino.

Ha gli occhiali da sole neri, ed una giacca elegante del medesimo colore.

Sotto indossa una camicia bianca , ma gli sfugge un tatuaggio sul dorso della mano.

Ha un'auricolare all'orecchio e sembra parlare con qualcuno.

Quando mi vede arrivare , piomba fuori dall'auto e mi fa strada verso il sedile passeggero.

-Buongiorno signorina James.-. Sa il mio cognome. Non dovrebbe stupirmi , gli addetti alla sicurezza sanno sempre chi portano nelle suite dei propri capi.

-Buongiorno a lei.-.

Entro in auto e lui fa lo stesso.

-Deve essere onorata , Jake solitamente, non parla con i giornalisti li detesta, ma questa volta ha cancellato persino le prove per parlare con lei.-.

Penso che forse Vic, abbia spiegato lui la gravità della nostra situazione e che sia per questo motivo.

Non mi voglio fare castelli per aria. Probabilmente non si ricorda nulla di me.

Arriviamo al Held Palace, dove soggiorna lui per l'inizio del suo tour.

E' un mastodontico grattacielo al centro della città. So che solo i "vip", possono permettersi una stanza li e quindi mi rendo conto solo in quell'istante , della fama e dei soldi che possiede Jake.

Respiro profondamente mentre attraversiamo l'ingresso pochi attimi dopo, ed entriamo nell'ascensore.

Qui dentro sono tutti così carini .

Il corridoio e la stanza di Jake sono al sedicesimo piano.

-Sei agitata?-. Alzo lo sguardo verso l'uomo , e gli sorrido appena.

-Come potrei non esserlo...-.

Lui ricambia il sorriso.

-Tutte lo sono quando arrivano qui su.-.

"Tutte". Come un proiettile vengo colpita da quella parola. Già , dimenticavo chi è diventato Jake.

Mi fa male.

Il "dling" della porta scorrevole mi mozza il fiato.

Ecco che ai miei occhi appare il lungo corridoio dai muri ambra e la moquette rossa.

Ci sono una miriade di porte ma intuisco già quale sia la sua.

Un secondo uomo alberga di fronte ad una porta.

Non ha il berretto d'autista come il primo , ma sono vestiti allo stesso modo.

-Ti affido a Dave.-. Dice l'autista.

-Ah , scusa, non ho chiesto come ti chiami.-.

-Ben.-. Tiro una mano impacciata, cercando di non far cadere il mio blocco d'appunti e stringo la sua.

Sorride. Poi si allontana.

Sospiro e mi volto verso quello che deve essere Dave.

-Sono pronta.-. Dico più a me che a lui.

L'uomo mi apre la porta ed io mi muovo verso l'interno della suite e wow...E' gigantesca.

Il primo dettaglio che mi cade all'occhio è quella parete lunghissima fatta di vetro. Da l'impressione che la stanza sia sospesa nel vuoto e si vede tutta la città.

Il pavimento è di marmo arancione con le venature bianche , ed il mobilio ...Beh , è stra-moderno .

Ci sono due divani ad isola bordeaux e blu notte , uno di fronte l'altro .

Al centro un tavolino nero.

Poi l'angolo bar ed alcune porte. Ed è proprio da una di quelle che sbuca lui. Jake.

Mi toglie il fiato. Dal vivo è un angelo.

Indossa un maglioncino rosso puntellato di macchiette nere ed un pantalone militare stretto alle caviglie con due grandi tasche cucite sulle gambe.

Sento il suo profumo da metri.

-Sesilia...-. Quando pronuncia il mio nome , non voglio credere che lo ricordi.

Dave ci lascia soli dopo che Jake lo guarda.

Il ragazzo mi raggiunge a grandi passi e mi stringe come penso mai abbia fatto prima.

Mi sento soffocare per la gioia.

-Jake.-. Dico il suo nome , ma ancora non so se dovergli dare quella confidenza di molti anni fa.

-Mi sembra un sogno vederti qui. Dio! Sono passati...-.

-12 anni.-. Capitolo e non mi interessa se ho dato lui l'impressione di averli contati per tutto questo tempo , anche se , beh io li ho contati e come.

-12 anni...-. Ripete. -E' così tanto tempo..-. Mi tiene le mani nelle sue.

Mi toglie il fiato. Non riesco nemmeno a fissarlo nelle iridi. Ma devo. Io sono qui per lavoro non per altro. Ed ho un ragazzo e la mia vita.

Ci sediamo su uno dei due divani ad isola.

Lui si mette comodo , con un braccio steso dietro me , sullo schienale.

Le gambe leggermente divaricate , mentre estrae una sigaretta dal suo pacchetto e me lo porge.

Accetto. Una sigaretta mi rilasserà sicuramente.

-Allora.-. Inizio. -Sono qui per il tuo prossimo tour. Qualche domanda poi ti lascio andare.-. E non ho intenzione di fermarmi. Non voglio perché so, che torneremmo indietro nel tempo e non sono pronta.

-Cosa ci dici delle tappe scelte per questo breve "giro del mondo"?-. Non lo guardo. Ma con la coda dell'occhio lo vedo sorridere.

Poi, mi afferra il blocchetto con le domande e lo lancia sul tavolino di fronte a noi.

Resto di sasso ma mi viene da ridere.

-Sei qui dopo 12 anni e pensi ad intervistarmi da perfetta professionista...mmmh...Abbiamo tutto il giorno per lavorare.-. Dice.

-Adesso vorrei parlare di noi. Diamine Sesilia sei così diversa.-. Mi scosta una ciocca di capelli portandomela dietro l'orecchio.

Ardo.

-Anche tu...-. Lo è . E' del tutto diverso dal Jake che ricordavo. Quello delle notti di panico e dei pugni al muro. Sembrano non essere mai esistite . Se non avesse quella cicatrice fra i capelli , non direi che ha mai sofferto per suo padre.

-Allora? Come va la tua vita? Ora dove abiti? Sempre a Lang Look?-.

Scuoto la testa.

-A Brooklyn.-. Sorrido.

-E fai la giornalista per Flaere.-.

-Esatto.-. Annuisco. -Mentre tu...-.

Si gratta distrattamente la testa.

-Lo sai.-.

-Cantante di fama internazionale. Era il tuo sogno.-.

-Già.-. Abbassa per un momento lo sguardo. -Invece tu in sogni eri molto più concreta. Volevi una famiglia ed un lavoro stabile.-.

-E non ho avuto nessuno dei due.-. Rido leggermente imbarazzata.

-E' assurdo per certi versi. Ma lasciatelo dire..-. Mi guardo attorno. -Sono veramente felice di vederti qui , così in alto.-.

Sembra essere toccato dalle mie parole. Mi sorride in un modo diverso, più caloroso, poi si sporge verso me e mi stringe.

Per la seconda volta da quando ho messo piede nella sua suite , perdo un battito e me stessa nel suo profumo così forte , intenso , che sa di dopo barba e tabacco.

Avrei voglia di stringerlo come una volta, di parlare di qualsiasi cosa come facevamo da piccoli. Ma so che sarebbe inopportuno e non posso.

-Quando uscirà l'articolo voglio che compri la rivista , sappilo.-. Pronuncio autoritaria separandomi da lui.

Alza i palmi delle mani in segno di resa. -Agli ordini.-.

Rido.

-Vuoi qualcosa da bere?-.

Ricordo la sua dipendenza dall'alcool.

-Magari dell'acqua o una coca..-. Dico.

Si alza e raggiunge un frigo nell'ala bar. Estrae due lattine di coca e tiro un sospiro di sollievo.

Non avrei sopportato la vista dell'alcool fra le sue mani.

Torna accanto a me e me ne porge una già stappata, poi stappa la sua.

-E il ragazzo? Ne avrai uno?-. Chiede all'improvviso.

Resto spiazzata. Non mi aspettavo una domanda simile.

-Si. Ne ho uno.-.

-Quanto tempo è che state insieme?-. Non si scompone , forse avrà dato per scontato che fossi fidanzata.

-Un anno e mezzo.-.

-Cavolo! E' tanto tempo!-.

Sorrido. -Abbastanza, si.-.

-E sei felice con lui?-.

Perché dobbiamo parlare di Will? Era l'ultimo discorso che avrei voluto affrontare con Jake.

-Direi di si. Sennò non ci starei insieme.-.

Mi rendo conto , mentre pronuncio quelle parole, che sto mentendo e che se avessi potuto lo avrei lasciato molto tempo prima.

-Tu?-.

I suoi occhi rimbalzano di colpo su di me.

-Emh...Ecco...-. Si guarda attorno. -Ne ho un paio...-. Dice quasi fra i denti.

-Un paio!?-. Grido.

Strizza gli occhi per l'acidità di quel suono e scoppia a ridere un attimo dopo.

-Non voglio legami.-. Dice poi.

-Sono controproducenti per il mio lavoro. Perciò ho rapporti occasionali , nulla di più.-.

Lui non ha mai voluto una ragazza , questo lo ricordo.

Sospiro. -Sei sempre il solito caso perso.-.

-Ehy Signorina James , non so se le devo ricordare con chi sta parlando.-. Dice mentre inizia a darmi pizzichi leggeri sulla pancia, fino a farmi piegare.

Per un attimo torniamo bambini e ci facciamo dispetti e lui ride ed io anche.

-Jake, fermati ti prego o finirò per soffocare mentre rido.-. Sono a testa in giù stesa su un quarto di divano e lo supplico di fermarsi perché sento la coca-cola uscirmi dal naso per quanto mi sta facendo ridere il solletico.

-Ok.Ok. Non voglio che muori per colpa della coca-cola.-.

Mi sollevo.

-Morirei per colpa tua!-. Gracchiò poi.

Non la smettiamo di ridere.

-Sai che tutto questo è molto poco professionale Jake?.-. Sogghigno.

Si sporge verso me.

-Ci sono cose che adoro fare , che sono molto meno professionali di questa e l'idea che possa essere tu la mia cavia non mi dispiacerebbe affatto.-. Sussurra al mio orecchio .

Non so bene a cosa abbia alluso ma ho i brividi ovunque.

Mi schiarisco la voce.

-Non sono qui per finire sotto le tue lenzuola.-. Gli faccio la linguaccia.

Ride.

-Beh , non mi dispiacerebbe.-.

-Jake!-.

Nonostante dovrei saltare dalla gioia , quel Jake è troppo diverso dal ragazzino che ho conosciuto io ed un po' mi rattrista .

Afferrò il mio blocchetto.

-Il mio volo riparte fra meno di un'ora , dovrei finire il mio lavoro e...-.

-Resta qui.-. Sbarro le palpebre e le sbatto più volte.

-Si, resta qui. Per pranzo , poi prenoteremo un secondo volo.-.

Non mi vede convinta.

-Dai Sesy..-. Mi prende le mani fra le sue. -Sono 12 anni che non ci vediamo, voglio stare con te oggi.-.

Storco un labbro. Cosa dirò a Vic e Will?

-Ecco...Oddio...E' complicato...-. Biascico confusa.

Il viso di Jake si fa duro.

-E' per il tuo ragazzo ho capito..-. Brontola.

-E'!? No! Affatto! Lui è a Boston per una causa , fa l'avvocato. Non è affatto per questo.-.

-E allora perché non puoi restare con me? Non ti ha fatto piacere rivedermi?-.

Piacere? Io non aspettavo altro da anni.

-Resto.-.

Non ci penso. Lo dico, mi alzo ed afferro il mio cellulare.

-Fammi fare una chiamata e torno da te.-.

Quindi è così che funziona? Lui mi chiede qualcosa ed io mi sciolgo? Ottimo!

Mi allontano ed entro in bagno. Chiudo la porta. Credo di avere un attacco di panico, mi manca l'aria. Compongo il numero di Victoria.

-Pronto?-. La sua voce è squillante.

-Allora? L'intervista? Com'è stato rivederlo? Dove sei ora?-. Non mi lascia parlare ed è peggio.

-Resto.-.

-Come?-. Si zittisce di colpo.

-Resto da lui. Qui, per pranzo, poi riprendo un volo.-.

-Oddio...Oddio...ODDIO! Sesy sono stra-felice!-. Grida. Vorrei farlo anche io.

-Non ho risposto a Will. Mi sta massacrando di sms. La sua causa è finita prima del previsto e stasera rincaserà.-.

-E' per questo che ti trema la voce piccola?-.

-Si.-. Mi strofino il viso con il palmo della mano.

-Ci penso io. Lo chiamo personalmente e gli dico che hai da fare fino a stasera. Ma tu cerca di tornare il prima possibile.-.

-Si,si.-. Mi affretto a rispondere.

-Grazie Vic. Ti adoro.-. Chiudo la chiamata e riemergo dal bagno.

Sono leggermente più tranquilla.

Jake è ancora sul divano ad isola, guarda il suo telefono.

-Ehy , guarda che ho ritrovato!-. Alza l'apparecchio sulla sua testa.

-E' mister Fluffy!-. Torno a sedermi accanto a lui.

-Come ce l'hai questa foto?-.

Nel suo telefono ci sono miriadi di foto delle nostre vecchie case , di Fluffy il cane del vicino Rudolf, di mia madre , di sua madre , nemmeno una dei nostri padri.

-Ti ricordi il compleanno dei tuoi 9 anni?-.

Lo guardo perplessa.

-Non te lo ricordi!?-. Esclama come se fossi un'eretica.

-Hai mangiato così tanta torta che hai vomitato sulle scarpe di Kally.-.

-Beh se ho vomitato sulle sue scarpe ho fatto bene. Era una stronza.-.

-Già.-.

Mi acciglio.

-E a te ti piaceva..-. Sottolineo.

Mi guarda come un cucciolo spaesato, poi alza un sopracciglio contrariato.

-Non mi piaceva...Mi è piaciuta dopo...Quando al liceo ha iniziato a fare cose...-.

Quindi è dal liceo che è incominciata la sua trasformazione.

-Vi siete trasferiti a Chicago tutti e due?-.

-Si. Suo padre è venuto qui per lavoro.-.

Una parte buia del mio passato è riemersa di colpo.

-Non mi hai mai scritto dopo esserti trasferito. Non mi hai detto nemmeno quale famiglia ti ha adottato.-. Dico amaramente , ripensando a tutte le lettere che avrei voluto spedirgli e che invece sono rimaste nel cassetto di camera mia.

Ci è rimasto male. L'ho ferito.

-Non volevo dirti chi mi aveva adottato ne quello che stavo facendo perché....-. Mi guarda. -Non ti sarebbe piaciuto. Non ti sarei piaciuto.-.

-Mi saresti piaciuto lo stesso. Siamo amici da quando siamo nati ...Avrei capito.-.

-Non potevi Sesy.-. Mi accarezza una guancia con l'indice.

Sento che sto per piangere.

-La famiglia che mi ha adottato è stata proprio quella di Kally. Ecco perchè non volevo dirtelo.-.

Spalanco gli occhi.

-Kally Wilson!!? Quella biondina del cazzo!?-.

-Ecco vedi?-.

Mi schiarisco la voce ma vorrei rompere qualcosa.

-Ok. Scusa. Ho esagerato.-.

Alza un sopracciglio guardandomi con ovvietà.

Sa come sono , non mi preoccupa.

-Suo padre era l'unico uomo così tanto ricco nella contea di Lagon Lake , da permettersi di potermi adottare.-.

Avrei voluto avere più soldi all'epoca così da poterlo tenere con me.

All'improvviso amalgamo i pezzi del discorso inconsciamente e la sensazione di essere mortalmente gelosa mi assale.

-Quindi tu e Kally...-.

Sogghigna.

-Come mai ti interessa un dettaglio del genere?-.

Lo guardo, sono arrabbiata.

-Perché non dovrebbe? Mi hai chiesto del mio ragazzo, ora ti sto chiedendo di lei...-. Faccio spallucce.

Ride.

-Io e lei abbiamo fatto sesso per tutto il periodo del liceo se è questo che vuoi sapere.-.

Mi sento morire.

-Dio Jake, era la peggior stronzetta di Lagon Lake.-. Dico con disgusto. Lui è divertito.

-Lo so. E' ricca e viziata e...Abbastanza porca.-. Si strofina il mento con un dito.

-Jake! Non voglio saperlo.-. Mi tappo le orecchie e lui cerca di strapparmi le mie stesse mani di dosso.

Scherziamo ancora , ma non posso non ripensare alla storia di Kally.

-E ora?-.

-Ora cosa?-.

-Kally che fine ha fatto?-.

-La vedo qualche volta. E' pur sempre la mia sorellastra.-.

Fa senso pensare che si sia ripassato sua sorella anche se non è di sangue.

-E' sempre ricca e viziata. Ha una rivista come la tua amica Victoria, ma la sua è di fama mondiale.-.

-Ah. Capisco.-.

E' così che vanno le cose. I ricchi salgono e noi restiamo alla loro penombra.

-Ho fame.-. Mi alzo di colpo snervata.

-Ho già prenotato.-.

Lo guardo confusa.

-Cosa?Dove?-.

Mi afferra una mano.

-Vieni e non fare domande.-.

Attraversiamo la suite , mano per mano, fino a raggiungere l'ingresso all'ampio terrazzo sul retro.

Jake fa sparire l'anta di vetro rendendo il passaggio libero.

C'è un tavolo imbandito di ogni ben di Dio.

-Tutta questa roba?!-.

-E' per noi-.

Mi avvicino al tavolo e noto che c'è ogni sorta di dolce .

-Hai ordinato un pranzo a base di dolci?-. Sorrido. Si ricorda che li adoro.

-Sono sicuro che la tua dieta sia fatta di Hamburger e tramezzini per via del lavoro , quindi niente dolci che tu tanto ami.-. Mi esplode il cuore in petto.

Si, se lo ricorda.

-Sei il mio eroe...-. Dico mentre mi accomodo su una delle tante sedie in vimini bianco.

-Lo so.-. Risponde con una certa fierezza.

Non so da dove iniziare hanno un aspetto meraviglioso.

Ne provo una. Sa di panna e crema assieme. E' dolce e buonissima.

-Prova questa.-. Jake si è seduto accanto a me e mi sta praticamente invitando a fare un morso di Cheese-cake al mirtillo, dalla sua mano.

Mi sporgo e ne addento la punta.

-E' deliziosa.-.

Sorride.

Un po' mi imbarazza mangiare davanti a lui o essere imboccata da lui per la precisione.

-Sei così tenera quando mangi.-. Dice.

Una vampata di calore mi brucia le guance. Sono costretta nell'imbarazzo.

Mi schiarisco la voce dopo aver mandato giù l'ultimo boccone e non dico nulla.

Ride.

Mi accarezza lo spigolo della bocca.

-Avevi dello zucchero a velo ...-.

Sorrido appena.

Sono strana, tesa. E so perché.

Sto bene con Jake e questo è un male.

Sono felice con lui e nonostante fossi convinta che una volta rivisto non sarebbe stato nulla come prima , mi sbagliavo. E' anche meglio di prima.

Lui ora è grande e sembra non avere più tutte quelle paure che lo soffocavano 12 anni fa.

E' diverso ma è lo stesso di allora, in un certo senso.

-Va tutto bene?-. Mi chiede . Forse mi sono persa nei miei pensieri per troppi secondi.

Annuisco.

-Si , è che sono semplicemente felice di essere qui con te.-.

Vedo i suoi occhi brillare di luce propria, come se avesse pregato per tutto il tempo che raggiungessi quella conclusione.

E' raggiante e mi rende felice.

-Vorrei poterti rivedere ancora.-. Posa una mano sul dorso della mia.

-E'....Difficile.-. Mormoro. - Il mio lavoro non mi permette di spostarmi se non per le interviste e ho ...-.

-Allora prenoterò un'intervista a settimana!-. Mi interrompe irrompendo nel mio discorso di colpo.

Mi lascia sempre più sorpresa.

-Lo sai che non si può-. Sorrido.

Si rabbuia.

-Allora vieni qui i fine settimana.-. Brontola come un bambino.

Allungo una mano verso la sua guancia e l'accarezzo.

Non so come mi sia passato per la mente di compiere quel gesto , ma l'ho fatto.

-Ho Will. Il fine settimana sto con lui...-.

Lo vedo incupirsi del tutto , e mi si strugge il cuore.

Vorrei anche io , volare ogni fine settimana da lui. Vorrei trascorrere altri pomeriggi con lui e ridere come facevamo un tempo.

-Potrei chiedere dei giorni di permesso verso Natale.-. Dico , anche se so che non ho alcun tipo di giorno di permesso da William.

Sembra consolarsi appena, ma sta pensando o sta con il muso. Non riesco a decidere quali delle due possibilità sia da scartare.

-Cercherò di esserci per Natale.-. Dice. -Ma promettimi che cercherai di prenderti almeno una settimana.-.

E' impossibile. Inutile anche fantasticare su ciò.

-Te lo prometto.-.

Ed ecco che mento. A me, a lui...Come a Will la sera prima.

Sono una bugiarda, un mostro...

Mi sorride ma è tiepida la curva delle sue labbra. E ho voglia di abbracciarlo e consolarlo, come molto tempo fa.

Mi sollevo dalla sedia in vimini , ed attorno il suo collo con l'avambraccio , immergendomi nel suo profumo.

Lo sento respirare a fatica. E' strano.

-Ti voglio bene Jake.-. Mi stringe a se , forte.

Poi , all'improvviso mi trascina verso lui e mi ritrovo seduta sulle sue gambe.

Non sono come le ricordavo.

Sono dure e toniche. Sono strane non le vedo addosso a lui, ma mi piacciono da impazzire.

Ho le braccia attorno al suo collo e lui le mani sulla mia vita.

Mi guarda ed io sorrido perché non so cosa fare.

Da una parte vorrei scappare , dall'altra , lui è Jake ed io sto bene seduta su di lui e poi ancora quella parte sopita che grida di baciarlo , si è appena svegliata ed io mi ritrovo il casino in testa.

Respiro forte.

Lui mi scosta i capelli dal viso.

-Mi mancavano i tuoi occhi da cerbiatta.-.

Me lo sento. Lo sto per baciare.

-Anche a loro mancava essere guardati come lo fai tu.-. Sorrido e lui fa lo stesso.

-Se avessi potuto , non mi sarei mai separato da te.-.

Una coltellata.

Io nemmeno! Diavolo , io avrei passato tutta la vita con te!

-Ma non hai potuto...Ed ora siamo qui...-.

-Però ti ho ritrovata e questo , per il momento, mi basta.-.

Si avvicina alla mia fronte e regala su di essa un bacio.

-Lo fai ancora...-.

-Cosa?-.

-Il bacio sulla fronte quando sono triste...Lo hai sempre fatto...-.

Sorrido ma vorrei piangere.

Mi stringe e restiamo così, sospesi su quella nuvola di ricordi , e nessuno dei due vorrebbe scendervi.

Alle sette di sera sono ancora nel suo appartamento al sedicesimo piano. Fuori c'è il tramonto ed io incomincio ad avere l'ansia.

Devo tornare prima che lo faccia Will. Non ho voglia. Sto sul divano con Jake , chiacchieriamo del più e del meno e sto così bene.

Ad un tratto mi rendo conto che siamo veramente vicini e che lui mi ha tenuto la mano sul ginocchio per tutto il tempo.

Un secondo , giuro di aver pensato solo per un secondo che avrei voluto che le sue mani fossero su di me, ovunque. Ma credo che sia solo perché mi ha offerto qualche bicchiere di vino .

Lui non lo ha toccato ed io ne sono stata felice.

Ma ora mi ritrovo a desiderarlo , a volerlo baciare di nuovo , ma questa volta il pensiero è più forte , e scalpita con più tenacia dentro me.

Decido che devo andare prima di sbagliare irrimediabilmente.

Tendo una mano verso il mio blocco-note senza interrompere il discorso fra noi.

Lo ripongo in borsa e lui capisce che lo sto per abbandonare.

-Devo.-. Dico guardandolo nelle iridi. Adesso ce la faccio. Il vino ha reso tutto molto più semplice.

Mi sporgo per salutarlo, voglio stringerlo per l'ultima volta.

Lo faccio lo tengo stretto a me e lui fa lo stesso e mi bacia fra i capelli la testa. Adoro la sua dolcezza. Adoro lui.

-Spero di rivederti presto.-.Dico ancora con la guancia poggiata sulla sua spalla.

-A Natale.-. Dice ed io sorrido.

Mi scanso ma le sue mani mi impediscono di allontanarmi. Capisco che anche lui vuole baciarmi.

Lo sto facendo. Mi sto avvicinando a lui. So di sbagliare. Ma non posso fermarmi è più forte di me.

"Will."

Mi blocco .

-A Natale.-.

Mi alzo di scatto ed in fretta riprendo le mie cose.

Voglio piangere.

Scappo dalla suite. So che Dave mi aspetta a pian terreno .

Prendo le scale, sono tantissime lo so , ma mi sto dando una scusante per aver più tempo per piangere.

Esplodo. Una montagna di lacrime sta scalfendo il mio viso. Lo graffia rendendolo delicato , fragile, come mi sento io ora.

Jake. Lo amo. Ne sono certa. L'ho sempre amato e questo mi fa sentire viscida nei confronti di William.

Ecco perché ora mi ritrovo a correre per le scale di questo grattacielo in preda al dolore.

Quando raggiungo l'ingresso e vedo Dave penso di aver trovato la mia salvezza.

-Cos'ha? Jake l'ha trattata male?-. Mi dice quando vede che mi asciugo le lacrime.

Scuoto la testa.

-Va tutto bene.-.

L'uomo fa una smorfia piccolissima con la bocca , ma non chiede altro. Mi fa strada verso la sua berlina nera.

Mi guardo indietro. Jake è li su. Chissà a cosa sta pensando.

Sono scappata e l'ho abbandonato li, senza permettergli di dire qualcosa. Qualsiasi cosa...

Arrivo all'aeroporto.

Dave mi accompagna fino alla rampa d'imbarco e mi augura buon viaggio.

E' finita. Non rivedrò mai più Jake Whiters e forse ne sono persino sollevata. Lui è l'unico uomo della mia vita e sarebbe in grado di distruggere già solo con uno sguardo, la mia relazione con Will.

Ma questo non deve succedere anche se lo amo...

 

 

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Capitolo 4
*** Chiamata inaspettata ***


Casa dolce casa. Ancora mi sento scombussolata per l'intervista.

Aver rivisto Jake è stato ... Non so , incredibile? O sminuisce il concetto il termine "incredibile"? Mi è mancato per dodici, lunghissimi ed interminabili, anni ed essergli così vicino, passare una giornata con lui , provare determinate sfumature di sentimento è stato scioccante e bellissimo al tempo stesso.

Ho già detto che non mi sono ancora ripresa?Perché da quel giovedì io ho ancora la testa li, a Chicago.

Ma c'è William a ricordarmi da che "mondo" vengo.

La sera che sono tornata lui era parcheggiato nel cortile del mio piccolo appartamentino di periferia. Aveva fatto prima di me.

Ma non è stato il mio ritardo a fargli perdere la pazienza, bensì l'odore di Jake che avevo addosso , a cui mi ero abituata dopo quella giornata e che non credevo di portare ancora...

Così ha iniziato a farfugliare cose come "sai di lui" , "sento il suo odore addosso a te".

Era fuori di se, ed io non sapevo come spiegargli che non era successo niente.

Alla fine , sono scoppiata a piangere , ma per l'intera giornata e non per lui che urlava.

Comunque Will , si è calmato all'istante vedendomi in lacrime e finalmente è entrato in casa.

Abbiamo fatto sesso la stessa sera.

E stranamente mi sono sentita meglio del previsto.

Credo sia stato il miglior sesso riparatorio di sempre.

Oggi, credo fermamente di amare Will.

Forse perché io e Jake siamo veramente molto lontani dato che il suo tour è iniziato e lui è in giro per il mondo, o perché, inconsciamente ho realizzato che il mio posto è qui e non li, con lui.

Will mi ha chiamato questa mattina. Verrà a casa mia e staremo insieme anche questa notte.

Sono felice , lui non c'è quasi mai durante la settimana.

Ho preparato la tavola. Mi sono ricordata del vino rosso. Lui lo ama e ha trasmesso anche a me questa passione.

Guardo l'orologio e noto che manca poco perché lo stufato sia pronto.

Una cenetta a lume di candela , un film in tv e poi il tanto atteso sesso.

So che lui è felice quando lo facciamo e che esterna il massimo della passione quando è sotto le coperte con me , per questo lo sono anche io.

Il campanello trilla e nello stesso momento il timer del forno squilla.

Tiro fuori lo stufato e corro alla porta rassettandomi ciocche di capelli dietro le orecchie.

Quando apro la porta Will è li con un enorme mazzo di fiori in mano ed una bottiglia di Champagne.

Mi brillano gli occhi.

-Amore!-. Mi getto al suo collo e lo bacio.

Devo ammettere che dopo l'ultima litigata di due settimane fa, al mio ritorno, va tutto a gonfie vele fra noi.

Lui è terribilmente dolce e mi tratta da regina ed io ho riscoperto un sentimento sopito da un bel po' per lui.

Ci accomodiamo in cucina. Dove ho il televisore più piccolo. Non prende tutti i canali quindi metto la sezione musica.

Incominciamo a cenare e lui sembra rilassato. Parliamo della nostra giornata , di ciò che dovremmo fare l'indomani , addirittura della mia intervista con Jake...

-Non ti ho mai chiesto com'è andata dopo che sei tornata...-. Apre così il discorso ed io ci resto di stucco. Sta cercando , in tutti i modi, di comportarsi da "fidanzato normale". Mi rende serena.

-Bene.-. Porto la forchetta alla bocca.

-Abbiamo parlato del suo tour, della sua vita...-.

-Solita intervista ad una celebrità insomma.-. Dice mandando giù del vino , mentre mi guarda da dietro il bicchiere.

Annuisco.

-Senti Sesy...Mi dispiace per averti fatto quella scenata.-.

No , non mi va di aprire discorsi che poi solitamente finiscono per degenerare.

Mando giù un'altra forchettata , che questa volta ci mette un po' ad essere deglutita.

-Non ne parliamo più ok? E' acqua passata.-. Dico.

Non ne voglio sapere più nulla di litigi e pianti, voglio lui e voglio starci tranquilla .

Si sporge dalla sedia e mi bacia la fronte , esattamente nel punto dove settimane fa mi ha baciato Jake.

Ho uno spasmo.

Come se su di me e persino nella mia testa , ci fossero zone per Will e zone per Jake, e nessuno di loro deve prevaricare o occupare la zona dell'altro.

Cerco di non darlo a vedere.

-Che ne dici di vederci quel film che tanto volevi vederti la settimana scorsa?-.

Sorrido. -Ottima idea.-. Mi alzo. Il calice di vino in una mano , la bottiglia di spumante nell'altra.

-Prendi un cavatappi?-. Chiedo mentre lui mi imita raccogliendo il suo calice dal tavolo.

Mi fa cenno di si con la testa.

Raggiungo il divano ed accendo il lettore DVD inserendo il cd che mi sono fatta prestare da Vic.

Mi siedo e lui una volta che mi ha raggiunto si accomoda affianco.

Mi accoccolo a lui e stiamo così per tutta la durata del film, mentre facciamo sorsate dello spumante che ha portato. L'alcool sta salendo ed anche la voglia di stuzzicarci e baciarci.

-Con te sono a casa...-. Mi dice.

Il cuore mi batte più forte.

Lo guardo e mi accorgo che non l'ho mai guardato bene abbastanza.

Che non ho mai apprezzato i suoi occhi miele ed i suoi capelli grano ricci e morbidissimi.

Non ho mai notato quanto fosse bello ed asciutto nel fisico e forse, non l'ho mai guardato abbastanza per dirmi che sono fortunata a stare con un uomo così.

-Anche io ho la stessa sensazione.-. Sorrido calorosamente.

Mi accarezza il viso.

A quel punto mi sollevo con le mani e raggiungo la sua bocca.

-Te quiero-. Gli sussurro nella mia "lingua natale".

I suoi occhi scintillano. Ora è diverso, mi guarda con voglia.

Lo bacio. Forte, e sono la prima ad infilare la lingua nella sua bocca.

L'atmosfera cambia , e tutto si fa più intimo , più nostro.

Mi attira a se , mi divarica le gambe e mi sfila asola per asola i bottoni della camicetta.

Sono a cavalcioni su di lui e lo sto lasciando fare , perché le sue mani sono le uniche mani famigliari a cui ho permesso nella mia vita , di sfiorare il mio corpo.

Mi fa scivolare giù dalle spalle la camicetta di seta.

Inizia poi una sorta di danza con la lingua sulla mia pelle, coprendola di baci , lenti e delicati.

Sento le sue mani percorrermi la schiena ed i brividi mi costringono al inarcarla verso lui.

Anche il reggiseno ha abbandonato la sua postazione.

Passa una mano sul mio seno mentre mi bacia con passione.

Lo fisso nelle iridi e vedo la passione che ci mette nel fare certe cose con me.

Scende, ed ora ho la sua bocca su uno dei seni mentre con la mano massaggia l'altro.

E ho scariche ovunque e sento scintille piccole, scoppiettarmi nel ventre quando lo mordicchia debolmente.

La voglia che ho di lui aumenta esponenzialmente.

Passo una mano fra i suoi capelli e li afferro .

Geme. Mi piace.

E' come se avessi il controllo.

Sento la sua durezza ed avvampo dalla voglia.

-Vuoi che ci spostiamo?-. Ansimo mentre le sue mani sono sulle mie cosce e la sua bocca dappertutto.

-Come vuoi.-. Ha la voce affannata.

Gli sorrido.

Will mi prende in braccio , così come stiamo, mi porta in camera mia lasciandomi sul letto e sale sopra di me.

Adesso è il mio turno.

Gli sfilo la camicia , anche se , quella tenuta da avvocato mi fa impazzire , poi mi dirigo verso il pantalone nocciola.

Quando è libero dei suoi abiti ,mi scende la gonna e la butta al di là del materasso. Stessa è la fine che fanno le mie mutandine un attimo dopo.

Finalmente siamo liberi e possiamo consumarci.

Lo facciamo ed è bellissimo sentirlo ansimare mentre spinge dentro me e dice di amarmi.

Lo amo anche io.

-Sei stupenda ...-.

-Se mi trovi stupenda , mentre sono sotto di te con il volto sconvolto, sudata ed ansimante , probabilmente devi amarmi veramente tanto.-. Rido.

Ride anche lui e mi bacia.

-Sei ancora meglio sconvolta ed ansimante ...-.

Ha rallentato, adesso si muove piano ed io mi contorco perché sto per venire.

 

Quando incomincio a gemere piano ,capisce, e torna a spingere.

Un gemito più forte mi sfugge. Credo che mi abbia sentito tutto il vicinato ma non importa. Che sentissero tutto , che sentissero quello che provo, che proviamo.

Finiamo quasi insieme ed è bello perché poi lui si sposta al mio fianco e mi tiene fra le sue braccia.

Will...E' la mia famiglia. L'unico affetto che ho sotto un certo punto di vista.

Senza nulla togliere a Victoria ovviamente! Ma lei è comunque il mio capo e seppur io abbia molta confidenza con lei, non è la stessa cosa.

-Non so come farei se non ci fossi tu...-. Dico ed in quel momento lo penso veramente.

-Sei la mia piccola.-. Mi bacia la guancia.

Lo scruto. Ha sonno. I suoi occhi sono due fessure.

Gli accarezzo i capelli setosi che tanto adoro.

-Dormi amore.-.

Lui scuote la testa.

-Voglio restare a coccolarci ancora un po'.-. Lo dice ma sta nuovamente sbadigliando. Il suo lavoro lo uccide.

-Domani...-. Mi stringo fra il suo costato ed il braccio. Poco dopo stiamo domendo.

E' notte fonda. Mi alzo perché devo fare pipì e non riesco più a trattenerla.

Sto per tornare a rinfilarmi sotto le coperte, sono nuda e si gela qui fuori.

Ad un tratto però il display del mio cellulare si illumina.

Lo afferro.

C'è un messaggio . E' di un numero che non conosco.

Lo apro.

"Piccola. "

Il respiro mi si mozza all'istante e ho letto solo la prima parola...

Ora non sento più freddo anzi. Il mio corpo è una torcia e sembra mancarmi l'aria , ma è una sensazione stupenda e strana .

"Da quando sei ripartita non ho fatto altro che pensare a te. Mi manchi. Mi sei mancata sin da subito , appena hai lasciato la mia suite.

Perché sei scappata?".

Voglio morire...E' di Jake.

Come ha il mio numero? Perché mi scrive queste cose?

Will si gira nelle coperte. Perdo un battito.

Se si sveglia sono spacciata.

Mi allontano dalla camera , afferrando il primo indumento buttato a terra e raggiungo la cucina.

E' abbastanza lontana dalla mia stanza per sentire i passi di William nel caso si svegli.

Scosto una sedia e mi siedo sulla mia stessa gamba , fissando il display.

Dio, proprio ora doveva scrivermi e scombussolarmi tutto? Proprio adesso che io e Will...I pensieri si fermano.

Non è amore se quando compare lui , Will finisce dietro le quinte.

Ho mal di pancia adesso.

Pigio l'icona della tastiera. Non so cosa rispondere , ho troppi pensieri.

Poi, mi rendo conto che non aspettavo altro. Credevo di non sentirlo più , e ci speravo solo perché è lui quello che voglio veramente.

Ma se lui non volesse me? Se fosse affettuoso solo perché siamo cresciuti assieme?

Penso a quando ci stavamo per baciare sul suo divano...

Forse Jake , quel Jake , si voleva approfittare di come stavo o dell'atmosfera. Infondo, rifletto, lui è abituato a quel genere di cose. Alle donne, al sesso.

Divento triste all'istante.

 

"Ero in ritardo per il volo. Mi sarebbe piaciuto rimanere perché...Mi manchi anche tu Jake. Tanto. "

Lo invio e spero che non risponda più.

Ma ecco che un attimo dopo lo schermo si illumina di nuovo.

"Sei fredda. C'è qualcosa che non va?".

Addirittura fredda? Dopo 12 anni ci si può ricordare di come una persona possa essere "Fredda" o di come diventi affabile?

"No...No. E' che ...Non so , sono ancora sconvolta. Dio Jake era un'eternità..."

"Ti ho pensata ogni giorno, per 12 anni..."

A quel punto sono sull'orlo dello scioglimento.

Non mi da il tempo di rispondere.

"Ti voglio rivedere."

Anche io lo vorrei. Se potessi volerei adesso da lui.

"Lo sai... Non si può. A meno che tu non sia un mago"

Mi sento sollevata da quella difficoltà nel poter rivedere Jake Whiters . Segnerebbe la fine di un anno e mezzo di storia.

"Non credi che lo possa diventare?!"

Sorrido leggendo.

"Sei così ricco e famoso da poter fare anche questa magia?"

Lo prendo in giro.

"Non lo so...Ma...Ti ho lasciata sola per troppo tempo..."

Le parole che mi scrive mi scorrono nella testa . Non ci credo , è un sogno...

Continuo a rispondergli. I messaggi sono tantissimi ed alla fine ci ritroviamo a parlare di tutto e mi sembra surreale.

Alzo la testa distrattamente , è quasi l'alba.

-Merda.-. Mi alzo dalla sedia. Devo tornare al letto prima che Will si accorga della mia assenza.

Mando un ennesimo sms.

"Io vado a dormire. Sai qui non c'è lo stesso tuo "fuso", è l'alba ahaha. Buonanotte mago."

Aspetto la risposta che sembra metterci un'eternità ad arrivare.

"Faremo ancora l'alba ...Ma non così. Buonanotte bimba."

Mi soffermo su quelle due ultime parole. Ho il cuore che batte all'impazzata , voglio gridare , ancora.

Stringo il cellulare in petto e poi corro verso la stanza.

Sembro veramente una bambina. Ma di quelle che hanno appena ricevuto il miglior regalo di tutta la vita.

Will mugugna qualcosa mentre affondo nel materasso. Cerco di fare piano ma lo sveglio.

-Dov'eri andata?-.

Mi irrigidisco .

-A prendere qualcosa da bere...-. Dico sperando che lasci perdere.

Non dice più nulla , ma io non ho il coraggio di posare il cellulare sul comodino , farebbe rumore, quindi lo nascondo fra me e le lenzuola, poi mi addormento.

 

Qualche giorno dopo:

Victoria mi sta massacrando di chiamate a cui puntualmente non faccio in tempo a rispondere. Non capisco cosa le prende. E' domenica, lo studio è chiuso ed io non ho lavoro da fare se non correggere quell'intervista.

Finalmente riesco a risponderle prima che io la richiami e caschi la linea per l'ennesima volta.

-Vic! Che ti prende?-.

-Perchè non rispondi?!-. Mi grida nell'orecchio.

-Se mi dai il tempo invece di richiamare mentre ti richiamo io.-. Rido.

-Ho una notiziona per te!-. Ecco. So già che ha combinato un'altra delle sue.

-Non spero più in quella recensione , perciò dimmi, di che si tratta?-. Proferisco con aria assente.

-Lascia perdere quella stupidaggine. Ho di meglio....-.

-Cioè?-. Mi incuriosisce.

-Tu. Jake. La sua biografia....Insomma l'ha affidata a te. Partirai in tour con lui e girerai assieme alla sua band le sei tappe ,fra le statunitensi e le europee, mentre scrivi un libro su di lui.-.

Mi cade il telefono dalle mani.

-Ses? Ci sei?-.

-S..Si. C'è non credo di esserci ma ....Dio ....Victoria tu vuoi veramente mettermi alla gogna con Will...-. Mi passo una mano sul viso , ma sto sorridendo , il ché dice già tutto...

-Ehy.Ehy! Non guardare me stavolta! Da la colpa al tuo Jake. Fra cento scrittrici in lista ha scelto te...-.

E guarda un po'!

Sorrido. Sembra che mi dia fastidio ma è solo la paura di Will , della rottura della nostra storia...Ma questa volta sento che devo partire e non vedo l'ora.

-Il mio mago...-. Mormoro sovrappensiero.

-Come?-.

-Eh? No niente! Ok ci sto. Ci pensi tu a Will?-.

Vic ride.

-Come mai non ti fai pregare?-. Il suo tono è malizioso ed allude a ben più di una o due cosette.

-E' lavoro no?-. Le dico dandomi un tono d'ovvietà finto come i seni rifatti di alcune conquiste di Jake.

-Si, lavoro...-. Ride. -Comunque mi preoccuperò per tutto io, tu parti e basta. Domani avrai i biglietti per Chicago, Jake torna li solo per proseguire il viaggio con te .

Torna indietro solo per me?

-V...Va bene...-. Mi trema la voce.

-Allora , in bocca al lupo mia piccola scrittrice e mi raccomando...-.

La saluto e so quel "mi raccomando " a cosa si riferisce.

Solo quando ho riattaccato sento un raptus impossessarsi di me.

Grido, strepito, mi getto sul letto. Sono pazza.

Si pazza, ma di lui e di quello che fa per me.

"Il mio mago".

Lo ha fatto ...C'è riuscito.

Dio...

Jake ha potere è straordinario. E straordinario è che lo faccia solo per me. Mi sento la prescelta, l'unica su tante.

Ho un posto riservato nel suo cuore , anche se penso si tratti solo di amicizia...

Afferro il telefono.

Voglio scrivergli ma sicuramente sarà impegnato.

Entro nella sua chat più volte , poi mi decido.

"Sei incredibile....Ti adoro."

E' realmente incredibile ed ho il sospetto che questo non sia nulla.

"Tu non ci credevi...Io sono un mago."

 

 

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Capitolo 5
*** 12 promesse ***


Sono appena scesa dall'aereo.

Ho il magone nello stomaco. Ieri notte ho litigato a morte con Will.

Non so nemmeno se ha intensione di lasciarmi, se lo ha fatto o se gli passerà.

Non risponde ai miei sms , ne alle chiamate da quando mi sono alzata questa mattina. Nemmeno ora che sono atterrata a Chicago , sul mio telefono c'è traccia di lui...

In compenso c'è traccia di Jake. Mi ha scritto per tutto il tempo. Sia questa notte mentre ero disperata, sia questa mattina e persino ora che sono appena atterrata ho un suo sms nella casella di posta.

Lui mi tranquillizza e c'è una parte di me che è sollevata e non pensa a Will.

So di avere un pessimo aspetto , di aver il viso stravolto e lo sguardo assente.

L'autista di Jake è li che mi aspetta. Vedo la sua auto fuori dall'aeroporto.

Quando mi vede scende e mi raggiunge sfilandomi le valige dalle mani.

-Buongiorno.-. Dice ed ha una minuscola curva di sorriso.

So che è molto impegnato. Jake ha stravolto tutti i programmi solo perché io potessi essere "dei loro"e posso immaginare quanto disagio deve aver causato questo cambio di rotta improvviso a lui ed al restante staff.

-Buongiorno.-. Rispondo timidamente.

Cerca di non dare a vedere che è di fretta.

Saliamo in auto.

Per tutto il viaggio io sono al telefono con Jake e ci scambiamo sms.

Ben è alle prese con decine di chiamate e suppongo dal suo tono di voce leggermente alterato che Jake abbia causato parecchio disagio rinviando anche il concerto in Svezia.

"Sei un disastro...Ben sembra esasperato".

Invio.

"Non sono un disastro." C'è un emoji triste . "Faccio disastri! Ma solo perché ti voglio con me."

Le sue risposte mi lasciano sempre senza fiato. Ma il dubbio su quello che prova è ancor peggio..

Delle volte mi parla come se stesse raccontando la sua vita a sua sorella minore , delle altre allude ad un interesse per me , delle altre ancora mi stuzzica dicendomi cose piccanti. Mi manda in tilt.

"Credi che agli altri interessi questo dettaglio? ahaha".

E' divertente parlare con lui. E' ironico e mette del sarcasmo spesso, in ciò che dice.

Spero che passandoci più tempo non si riveli diverso.

Spesso le persone dietro ad uno schermo sono più disinibite ed io non vorrei passare quelle settimane fuori con un Jake diverso o meno simpatico.

"Dovrebbe interessargli."

Sorrido e credo che Ben si sia accorto del fatto che io sto chattando con il suo capo.

Non rispondo. Siamo arrivati.

Scendo dall'auto e c'è Dave che aspetta per farmi strada.

-Tu non sali?-. Chiedo a Ben.

Muove la testa mimando un no.

-Scarico le sue valigie.-.

Annuisco e mi dirigo verso Dave che al contrario sembra felicissimo di rivedermi qui.

-E' incredibile ! Lei è la prima che vedo tornare qui senza una scorta di avvocati al seguito.-. Ride e lo faccio anche io.

-Il tuo capo riesce ad attirarsi anche questo genere di cose?-. Faccio mentre lascio che mi faccia passare, aprendo la porta a vetro del palazzo.

-Sopratutto questo genere di cose.-. Ribadisce lui.

-Deve essere impegnativo stargli dietro.-. Lo guardo , non ha mai smesso di sorridere.

-Più di quanto lei immagina. Non glielo dica , ma io sono sollevato della sua presenza qui, ci voleva qualcuno che lo tenesse a bada.-. Sorride impacciato .

Sono confusa.

-Non credo di essere adatta per badare alle persone.-. Rido.

-Naa..-. Muove la mano e sembra che stia scacciando l'aria. -Basta la sua presenza. La sua , bella presenza, aggiungerei.-.

Adesso sono paonazza ma non la smetto di ridere, specialmente per l'accento spagnolo che usa per rivolgersi a me.

-Vieni dalla Spagna Dave?-. Mi esce spontanea la domanda.

Annuisce.

I miei occhi brillano.

-Sono nata anche io in Spagna!-.

Mi stringe le mani.

-Senorita que se asombra!-. Che poi significherebbe , "signorina che meraviglia!".

Quando lo sento parlare in spagnolo mi si illuminano gli occhi. Anche perché io lo capisco ed è fantastico trovare qualcuno che parla la tua stessa lingua.

Penso che sia Gay. Ma non mi infastidisce , anzi lo rende più simpatico.

-Siamo arrivati. -. Dice guardando l'ultimo numeretto sulle nostre teste, accendersi.

-Buena suerte.-. "Buona fortuna".

Aggiunge facendo l'occhiolino.

Mi ritrovo difronte alla porta di Jake. Dave non è uscito dall'ascensore. E' tornato giù.

Busso.

Avverto una sorta d'impazienza mista all'ansia nel rivederlo.

-Avanti!-.

Apro.

Jake si volta. Le sue palpebre si allargano leggermente.

Lascio cadere la mia tracolla e gli corro incontro gettandomi al suo collo.

-Mi sei mancato.-.

E' felice. Ha un sorriso raggiante e mi stringe a se forte.

-Anche tu.-.

Ho il cuore a mille.

-Com'è andato il viaggio?-.

Mi separo da lui.

-Bene.-. Sorrido calorosamente.

-Ben e Dave si sono comportati bene?-. Alza un sopracciglio.

-Certo! Sono carinissimi.-.

Si rilassa all'istante.

-Ovvio che lo sono. Sennò li avrei licenziati in tronco.-.

-Jake!-. Gracchio.

Fa spallucce.

-Nessuno deve trattare male la mia piccola Sesy.-. Torna ad avvinghiare la mia vita posando le mani sui fianchi.

E' delicato.

-Ah! -. Esclama come se si fosse scordato qualcosa. -Va bene se questa notte dormi qui? Quando saremo in Svezia prometto di farti avere una suite tutta tua.-. Congiunge le mani come se mi stesse pregando di restare.

Sono titubante.

-Ci sono due stanze. Sta tranquilla.-. Si acciglia leggermente.

Non voglio dargli l'impressione di non fidarmi.

-No, no. Per me va bene.-. Arrossisco.

-Solitamente è Dave che condivide la suite con me, ma ora che ci sei tu gli ho fatto avere un'altra stanza almeno per questa sera.-.

-Sei stato veramente gentile. Forse mi sarei sentita a disagio se avessi dormito sola la prima volta fuori casa...-.

Mi gratto la testa distrattamente.

Lui mi accarezza una guancia. Brucio.

-Non sarai mai sola durante questo tour. Quando non ci sono io , ci saranno Stuart, Ben e Dave con te. Tranquilla.-. Sorride.

E' così rasserenante.

"Ok Ses".Mi dico. " Smettila di imbambolarti a guardarlo!"

Si muove per la stanza. Lo seguo con lo sguardo.

-Vuoi mangiare qualcosa?-.

Non ho molta fame. Non avendo chiuso occhio ed avendo viaggiato l'unica cosa che mi andrebbe è una tisana rilassante , un plaid ed una sana dormita sul divano. Ma non sono a casa mia.

-Non molta..Ma se c'è qualcosa di caldo da bere l'accetto volentieri.-.

Lo raggiungo.

-C'è del caffè appena fatto.-.

Sono alle sue spalle.

-Va benissimo.-.

Ho voglia di cingergli la vita ed abbracciarlo come se fossimo una coppia mentre mi versa il caffè nella tazza. E' un male.

Non dovrei pensarle certe cose.

-Ecco.-. Si volta, e mi sembra di essermelo ritrovato davanti di colpo.

-G..Grazie.-. Prendo la tazzina.

Le guance non hanno smesso di essere bollenti nemmeno per un momento da quando sono arrivata.

Quando mando giù la prima sorsata di caffè , penso di sentirmi meglio. Ma quando l'ho finito la stanchezza torna a farsi sentire.

-Jake. Ho un favore da chiederti...-. Dico e già sento di sbagliare.

-Posso riposarmi un po'? Sono stravolta.-. I suoi occhi si fanno grandi.

-Certo!-. Scatta.

-Preferisci stare in camera o...-. E' spaesato , non ha mai fatto gli onori di casa a nessuno. E non li dovrebbe fare nemmeno a me sinceramente.

-La camera sarà perfetta.-.

Mi prende per mano e mi porta nell'altra ala della suite.

La sua stanza e la mia sono veramente lontanissime.

Apre la porta.

E' stupenda.

Il pavimento è in parquet chiaro ed il letto è sommerso di cuscini bordeax e blu in velluto, identici al rivestimento dei divani, mentre il piumone è bianco ed ha l'aspetto di essere morbidissimo.

C'è una scrivania ai piedi del letto , ed un grande televisore piatto esattamente sopra.

Ci sono due finestre una, alla mia sinistra quasi nascosta nel muro e l'altra proprio nella parete difronte. Sono lunghe e strette.

Non vorrei abbandonare quella suite. E' favolosa.

-Chiamami se ti serve qualcosa..-. Dice.

Poggio le mani sul suo petto.

-Sicuro che non ti dispiace ?-.

-Cosa?-. E' quasi sorpreso da quella domanda.

-Che sono appena arrivata e già mi metto a dormire...-. Non ho il coraggio di guardarlo. Mi sento così in colpa.

-Sesy. Lo avrei fatto anche io. -. Ride.

-Ti farai perdonare questa sera venendo a mangiare qualcosa con me.-. Dice con aria saccente, socchiudendo le palpebre. -La band non c'è come sai e Stuart e Dave sono impegnati. Quindi ne approfittiamo per stare un po' soli prima che tutto inizi.-.

Sono su di giri.

-Certo che mi farò perdonare!-. Esclamo felice.

Mi schiocca l'ennesimo bacio sulla fronte.

-A più tardi.-.

 

Quando mi sveglio è buio fuori.

Balzo per aria , convinta che sia notte fonda e che la cena con Jake sia saltata.

Fortunatamente il display del mio telefono indica le sette di sera.

Ho tutto il tempo per prepararmi e stare con lui.

Mi alzo ed esco dalla stanza.

La sala principale è buia , c'è solo un piccolissimo faretto simile a quelli che si trovano nei bar, sul soffitto che illumina l'ingresso all'altra ala. Credo ci sia camera di Jake li . Ma a me serve il bagno e non vedo altre porte.

Quindi afferro la mia borsa dove ho riposto un cambio e mi dirigo a piedi nudi verso l'unico punto luce presente.

C'è una porta aperta , dentro la luce è spenta ma c'è una seconda porta nascosta dietro l'angolo del muro , da dove vedo provenire un bagliore.

Entro.

La stanza sembra essere una stanza armadio. Ha la parete fatta di ante bianche e ci sono puf ovunque.

No, anche quello non è il bagno.

Mi rendo conto di essere nella camera di Jake solo quando i miei occhi si abituano a quell'oscurità.

Decido di tornare indietro , ma sento una porta aprirsi alle mie spalle.

Quando mi giro c'è lui. E' a torso nudo e credo sia appena uscito dalla doccia.

Ha fra le mani un asciugamano e se lo passa fra i capelli.

Ho una fitta in petto.

Quel gioco di luce ed ombra gli risalta il fisico e ...Dio, non ricordavo che avesse degli addominali tanto scolpiti e le braccia così toniche e ben definite.

Vorrei sprofondare.

-S..Scusa. Io ...Cercavo il bagno e..-. Indietreggio.

Ci guardiamo e per la frazione di un secondo, penso che entrambi non sappiamo che dire.

-E' questo.-. Indica la porta alle sue spalle con il pollice.

Poi accende una luce .Non è totalmente girato verso me , ma so che lei,quella cicatrice , è li su quel fianco che sta nascondendo.

Soffoco.

E' bello da far girare la testa.

Si infila il maglioncino nero e d'impulso penso che quella dannata maglia mi sta coprendo la visuale e che Dio mi perdoni, ma sarei voluta essere io.

Mi schiarisco la voce.

-Non volevo piombarti in camera.-.

Camera sua è diversa dalla mia. Ha lo stesso parquet e lo stesso piumone bianco. Ma ci sono due comodini bassi affianco al letto ed un ampio tendaggio dello stesso colore candido che copre l'intera parete in vetro che da sulla città.

-Sta tranquilla. Sono stato sbadato io a non dirti che l'unico bagno è questo.-.

Il fatto che lui sia così rilassato mi fa sentire ancor più ridicola.

Sto sbavando per un uomo che mi considera la sua sorellina...

-Allora? Ti vesti e andiamo?-. Dice.

Lo sorpasso ma è come se avessi paura di passargli accanto.

-10 minuti e sono pronta.-.

-Ok.-. Sorride.

Mi fiondo in bagno e chiudo la porta alle mie spalle.

Non so perché ma l'unica cosa che faccio è arpionare il cellulare e chiamare Vic.

-Pronto?-.

-Ammoniscimi. Rimproverami. Fa qualcosa! Perché giuro che ho appena avuto pensieri molto poco pudici sul mio amico d'infanzia.-.

Dico bisbigliando in preda alla psicopatia del momento.

Vic ride a gran voce.

-Sesy, vorrei vedere chi non ne avrebbe con un pezzo da novanta come Jake.-.

La fa sempre così facile.

-Victoria, non capisci. E' autoflagellazione , masochismo. Lui mi vede come un'amica. E poi Jake è uno sciupa donne. Per carità !-. Piagnucolo.

Sono accovacciata sotto al lavandino e mi tengo la testa con il palmo della mano.

E' un tormento quello che il mio corpo fa e prova in presenza di Jake.

-Secondo me stai reprimendo un po' troppe cosette...-. Dice e cantilena le parole..

Forse è vero.

"-Sei pronta Sesilia?-"

-Cazzo.-. Dico sentendo la voce di Jake.

-Quasi!-.

-Vic, ti richiamo poi...-. Le riattacco senza darle modo di rispondere e mi fiondo nella doccia.

Non mi lavo i capelli , non farei in tempo.

Quando esco estraggo il mio abito nero scollato sulla schiena dalla gonna svolazzante e me lo infilo.

Adoro gli abiti. Indosso quasi sempre quelli quando sono in giro per lavoro. Hanno un non so che di elegante e rendono elegante chi li indossa in ogni situazione.

Mi raccolgo i capelli in uno chignon e mi metto un paio di orecchini di Swarovski con i pendenti.

I trucchi li ho sempre in borsa , fortunatamente il mio essere donna si fa vivo quando sono "nei guai".

Mi trucco bene gli occhi con un ombretto nero ed aggiungo della matita per risaltarli . Il rossetto lo metto chiaro, non voglio sembrare una di quelle che si porta lui dietro.

Una volta pronta devo recuperare le mie decolté con la zeppa in camera mia.

Esco dal bagno.

-Prendo le scarpe ed ho fatto.-. Dico precipitandomi in camera.

Indossate ed indossata anche la mia giacca di pelle rigorosamente nera , sono pronta ed attendo Jake nel salone.

Quando esce dalla stanza sono senza fiato.

E' così elegante nonostante sia vestito sportivo.

Ha una giacca di pelle sul maglioncino nero ed un paio di jens leggermente tirati su, sulle caviglie. Indossa un paio di scarpe sportive nere ed il suo profumo si sente ovunque nella sala.

Mi accorgo che i suoi occhi sono puntati su di me.

-Sei stupenda.-. Dice.

"Anche tu..." Avrei aggiunto ma mi limito solo a dire un grazie strozzato.

Raggiungiamo la porta assieme e mi indica di mettermi sottobraccio a lui.

-Voglio che stasera ti godi la cena. Avremmo dovuto farlo in passato...-. Proferisce ma non termina la frase.

-Devi farlo anche tu però.-. Mormoro sorridendo.

Raggiungiamo l'ingresso dell'Held Palace e noto che Ben è già pronto per partire.

Jake deve aver organizzato tutto mentre dormivo.

-Oddio ...Mi sento ancora in colpa per essermi addormentata...-. Dico a lui mentre mi fa salire in macchina.

-Devi stare tranquilla quando stai con me.-. Ripete.

Si siede dietro, accanto a me e per tutto il viaggio non fa altro che accarezzarmi il dorso della mano.

Sono tesa perché mi sembra veramente un sogno.

Arriviamo nel parcheggio di un ristorante. Bistrot.

Deve essere di lusso.

Entriamo.

L'ingresso è buio ma c'è una grande scalinata in vetro che porta sotto, in una sala illuminatissima.

Un uomo ci fa strada. Deve essere il proprietario.

-Signor Whiters, ecco il suo tavolo e i menù.-. Dice quando raggiungiamo la sala.

E' gigantesca piena di tavoli e lampadari eleganti. Ma è vuoto.

-Perché non c'è nessuno? E dov'è Ben? Non mangia?-.

Jake sorride teneramente.

-Si vede che non sei abituata a certe cose.-.

Sono perplessa.

-Ho fatto chiamare prima da Ben, il proprietario.-. Indica l'uomo che ci ha accolti prima. -E gli ho prenotato la sala. Non volevo che ci fosse confusione , ne tanto meno qualche paparazzo che ci avrebbe sicuramente disturbati.-.

Jake può questo?

Non male comunque, l'idea dei paparazzi. Non mi volevo ritrovare su qualche rivista. Primo, perchè io sono solo Sesilia, secondo perché ho , o almeno, penso di avere ancora un ragazzo che si, si potrebbe decisamente incazzare vedendomi sulla prima pagina di un giornale dal titolo "Whiters e la sua nuova fiamma".

-Inizio a pensare che tu sia il capo dei maghi.-. Dico sorridendo mentre mi accomodo meglio sulla sedia.

-Io so come stupire le persone mia cara.-.

Si da tante arie ma non in modo antipatico. E' adorabile quando vuole brillare nei mie confronti.

E' così diverso dal passato, ma incomincio ad abituarmi .

Ordiniamo e poco dopo arrivano le portate.

Durante la cena parlo di Will.

In realtà è lui che mi fa domande.

Chiede se ci ho chiarito , come vanno le cose fra me e lui nella vita quotidiana.

E' strano parlare di William con lui , ma allo stesso tempo sento di potermi confidare a pieno.

-Gli passerà. Non credo che sia uno stupido.-. Dice dopo che gli ho raccontato per la seconda volta, ma a mente lucida , ciò che è successo la notte precedente.

Sorrido tiepidamente.

-Non credo che sia stupido, ma ci mette tempo a farsi passare il nervoso.-.

-Sesy, anche io sarei geloso se la mia ragazza volasse per andare in tour con una band di soli uomini dove , per giunta, c'è il suo vecchio amico d'infanzia.-. Manda giù un boccone.

-Cavolo, anche io! Ma lui mi ha fatto scenate anche per molto meno e...Non so...-. Mi massaggio la fronte mentre stringo fra due dita il mio calice di vino. -Forse sono stanca.-.

Non è rimasto impassibile. Ho notato qualcosa muoversi in lui e brillare sul suo viso per poi spegnersi all'istante.

-Hai mai cercato di fargli capire che ti senti frustrata?-.

Ci ho provato così tante volte per poi non ottenere mai nulla...

Annuisco.

Mi accarezza una guancia.

-Sai Sesilia, anche se tu lo ami o comunque sei abituata ad amarlo...Non è detto che siate fatti per stare insieme...-.

Forse ha ragione. Forse io e Will siamo legati solo da una sorta di dipendenza l'uno dall'altra...

Non so che rispondere e credo che lui, abbia capito di aver colto nel segno.

-Cambiando discorso.-. Esordisce all'improvviso attirandosi la mia attenzione.

-Sesi, ti ricordi quel gioco che ci fece fare tua madre? Quello sulle promesse...-.

Inarco un sopracciglio. Ho il vago presentimento di ricordarmi quale gioco sia.

-Ci fece scrivere delle promesse in un quaderno , se non ricordo male.-.

Annuisce.

-Ti promisi dodici regali, dodici promesse a cui non ho mantenuto la parola..-.

-Si...Ma ormai non fa nulla...-.

-Ho 12 compleanni da farmi perdonare...Perciò incomincerò da questa sera , con questa cena.-.

Ho le palpitazioni.

-Non ce n'è bisogno Jake. Sul serio...-. Dico timida.

-Non voglio sentire "ma", ho deciso.-.

E' testardo , questo lo ricordavo.

-E va bene , va bene.-. Alzo le mani ridendo.

-Questo è il mio primo regalo, quale sarà il prossimo?-.

Si sfiora le labbra con la mano.

-Sei stanca?-.

Scuoto la testa.

-Perfetto.-.

Finiamo a cenare e mi porta a fare un giro in centro, poi in un pub dove c'è anche una pista da ballo.

Beviamo , ma lui non esagera per fortuna.

Io invece sono leggermente brilla e decido di andare in pista.

-Mi fai da spalla?-. Gli porgo una mano.

Sembra entusiasta.

Arriviamo al centro della pista ed incominciamo a ballare sulle note di un brano latino americano da discoteca.

Jake si sa muove da Dio.

Non pensavo sapesse ballare. Non lo ha mai fatto.

Ed invece ora sulla pista è eccezionale.

Mi fa girare e mi riprende. Certe volte siamo sin troppo vicini ma il peggio, per me ovviamente, arriva quando mi volta e sento il suo petto sulla mia schiena ed altro da altre parti.

Non sono così brilla e disinibita ma mi so muovere perciò cerco di non far caso al fatto che ci sia lui dietro me e che sto praticamente spalmando il mio culo sul suo pacco.

Quando il brano termina mi volto e rido.

-Sei veramente una bomba quando balli.-. Dice.

-Anche tu non sei male. Non ricordavo fossi così bravo.-.

-Tutto merito delle serate dopo concerto.-. Dice mentre mi riaccompagna al tavolo.

Chiacchieriamo del più e del meno ma io sono un fuoco.

Mi piace la sensazione che questa sera mi ha regalato l'alcool.

 

Il tempo è passato in fretta. Sono le cinque della mattina e non me ne sono accorta affatto.

E' Jake che mi fa notare l'orario e mi dice di spostarci da li per poterli far chiudere.

Lo assecondo.

Usciamo.

L'aria fresca mi sfiora il viso. E' piacevole perchè pensavo di annaspare da un momento all'altro.

Jake fa una chiamata e si allontana un secondo.

Quando torna sono preoccupata per Ben.

-Non puoi farlo svegliare a quest'ora per venirci a prendere.-.

Mi guarda confuso.

-No. Infatti ho io le chiavi.-. Mi scuote il mazzetto davanti al naso.

Sorrido.

-Vuoi tornare ora?-.

Nonostante l'alcool non sono stanca e quindi è indifferente per me.

-Non ho fretta. Tu vuoi tornare ora?-.

Scuote il capo.

-Prima voglio fare una cosa...-.

Mette un braccio dietro la mia schiena e mi fa strada verso la macchina.

Saliamo. Finalmente viaggio davanti e con lui per giunta.

Jake è spericolato alla guida ma non ho paura.

Mi tiene la mano mentre gira per le strade di Chicago, e di tanto in tanto la porta alla sua bocca baciandola. Sono confusa ed emozionata.

Alla fine accosta. Siamo vicino ad una spiaggia , non so quanti chilometri abbiamo percorso ma sono volati in auto con lui.

Scende e fa il giro dell'auto per aprirmi lo sportello.

-Meglio se quelle le togli, miss eleganza.-. Fa indicando le mie decolté nere.

Non so cos' abbia in mente ma obbedisco.

Attraversiamo la piccola lingua d'asfalto che ci separa dalla spiaggia e raggiungiamo uno chalet ancora vuoto e con gli ombrelloni chiusi.

Mi siedo su una sdraio e lui si mette accanto a me.

-Perchè siamo venuti qui?-. Gli chiedo titubante.

-Ti ricordi quando giorni fa ti dissi che avremo fatto l'alba?-. Mi sorride leggermente.

Annuisco ma già credo di star sorridendo anche io.

-Guarda la..-. Muove il capo indicando qualcosa oltre la mia spalla.

Mi giro e sul mare, sta nascendo l'enorme palla di fuoco che è il sole.

Mi porto le mani alla bocca ma per l'emozione del fatto che se ne sia ricordato.

E' un'alba bellissima. E non solo per il mare che sembra di platino e l'aria fresca, ma perché Jake è con me e mi ha riempito di attenzioni .

Mi abbraccia da dietro le spalle regalandomi un bacio sulla guancia.

-Questa è la mia seconda promessa fra quelle a cui ho sgarrato per 12 anni...-.

 

 

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Capitolo 6
*** Pausa ***


Siamo arrivati in Svezia praticamente da meno di dieci minuti.

Il viaggio in aereo è stato estenuante , sette lunghe ore ed un post sbornia atroce sono momenti difficili per una ragazza da affrontare...

L'euforia è però, comunque tantissima ed affievolisce lo stordimento che porto.

Jake sembra non averne risentito di ieri sera. Beh , lui non ha tracannato un bicchiere di vino dopo l'altro come ho fatto io , dopotutto.

-Dobbiamo cercare Stuart.-. Dice mentre monitora il circondario con lo sguardo.

C'è moltissima gente questo pomeriggio all'aeroporto. Più di quella che sono abituata a vedere solitamente.

Certe volte mi spintonano e camminare con le valigie per mano non aiuta.

Mi sento come un pesce che annaspa fra migliaia di tonni. Potrei essere schiacciata da un momento all'altro.

Ben e Dave sono davanti a noi e ringraziando il cielo riescono con la loro imponenza a farci largo almeno sul davanti.

Mi accorgo solo dopo un po' che quella massa non è composta esclusivamente da persone anonime come me.

I flash delle macchine fotografiche ci assalgono appena entriamo sulla lingua di strada che conduce all'esterno. I giornalisti ed i fotografi sono ovunque.

Fanno domande a Jake sul tour e nominano me.

"Jake , allora è lei la prescelta per la tua biografia?"

"Signor Whiters guardi da questa parte!"

Sono ovunque...In ogni angolo.

Sembrano zombie che si muovono verso la preda ed io , mi sento sommersa.

Mi schiacciano su Jake e barcollo.

-Quando riusciremo a sfuggire da questa calca?-. Dico a fatica fra una spinta e l'altra. Mi sento un pesce fuor d'acqua, quella situazione non è mia. Odio essere al centro dell'attenzione. Odio tutti quegli occhi su di me.

"Whiters! E' lei la sua nuova fiamma?"

Chiede una giornalista che non riesco ad inquadrare nel mio campo visivo.

Spero che non l'abbia chiesto veramente. So come funziona questo mondo. E so, per certo che se Jake non risponderà , uscirà in prima pagina un articolo dal titolo "La nuova fiamma di Whiters?" con una foto della mia faccia spiattellata di seguito.

Alzo lo sguardo verso Jake. Sono disturbata e spaventata.

Lui lo capisce.

-Non rilascio interviste. Scusatemi.-.

Dice e a quel punto.

Dave e Ben incominciano a spingere di più sulla folla, poi Ben pigia sulla sua auricolare e parla. Dice qualcosa che non capisco per via della confusione, ma attimi dopo la sicurezza dell'aeroporto ci ha raggiunti e fa da scudo a me e Jake. Quasi è divertente.

Siamo fuori.

Tiro un sospiro di sollievo ma mi rendo conto che tutta quella calca mi ha spaventata parecchio. Credo che sia solo perché sento di avere la coscienza terribilmente sporca ed anche perché , cavolo...Non sono mai stata assalita da così tanti giornalisti, anzi, non sono mai stata assalita da giornalisti e tutto ciò per me è più che nuovo.

Un'auto è posteggiata all'esterno dell'aeroporto , so che è la nostra.

Stuart scende e saluta calorosamente i suoi colleghi e Jake. Poi fa un sorriso a me e mi sento più tranquilla.

E' lui che mi accompagna al veicolo e mi fa entrare, Jake al seguito.

Devono fare in fretta perché la mandria di giornalisti è tornata all'assalto.

Caricano le valigie velocemente e piombano in auto.

Si parte.

Stuart preme a tavoletta sull'acceleratore e sbatto contro il sedile restandoci attaccata come un francobollo.

Ma non mi da fastidio anzi ne sono sollevata.

-Mi dispiace che tutta quella folla di giornalisti ti abbia innervosita...-.

Dice Jake accarezzandomi il dorso della mano. Dallo sguardo sembra che realmente sia preoccupato per come sto.

Scuoto la testa.

-E' solo che non ci sono abituata...-. Mi chiedo come lui possa sopportare un tale assedio ogni volta.

La sua vita non deve essere facile . E' controllato a vista , seguito dai paparazzi ovunque , non ha vita privata e poi è assalito in qualsiasi posto si trovi al di fuori del palco. Si, avrà i soldi, una montagna di soldi, ma ne vale la pena? Per me ne varrebbe?

Mi accarezza la testa lasciando che alcune ciocche si intreccino e scivolino via dalle sue dita.

-Ehy , guardate qua...-. Fa Dave voltandosi verso noi.

-Siete già sui tabloid di Stoccolma.-.

Come? Già?

Ci passa il telefono e Jake lo artiglia strappandolo quasi dalla mano di Dave, sembra nervoso adesso.

-Che seccatura.-. Mormora scorrendo con il pollice sul display. Ed eccole. Le nostre foto sono ovunque.

-Dio! Ma eravamo appena scesi dall'aereo! Erano già li?!-. Sono scioccata.

-Probabilmente si erano appostati.-. Proferisce Stuart distrattamente mentre si collega con il suo apparecchio sullo stesso sito.

-Non posso crederci...-. Jake mi passa il telefono come se lo avesse voluto gettare da qualche parte. Si è nervoso. Ma non so bene perché.

Scorro le foto.

"La nuova biografa di Whiters."

"Jake Whiters e la sua nuova biografa. Sarà solo lavoro?"

-Alludono ad una storia!?-. Gracchio e mi zittisco subito perchè so di aver dato a tutti i presenti l'impressione che mi seccasse sin troppo quella faccenda.

-Il classico.-. Sospira Jake.

Credo che anche a lui tutta quell'invadenza dia fastidio certe volte.

Ho un profondo senso di delusione di colpo. E se gli avesse dato fastidio il fatto che abbiano alluso proprio a me affibbiandomi l'etichetta di "nuova fiamma"? Se gli avesse dato fastidio perché gli faccio schifo?

-L'albergo è vicino perciò va bene se non ci fermiamo all'autogrill?-. Domanda Dave .

Jake annuisce. Suppongo che anche lui abbia voglia di andarsi a riposare.

Questa sera c'è il famoso concerto che ha rinviato per colpa mia.

Dopo un buon quarto d'ora siamo arrivati al Grand Hotel Stockholm a Stoccolma per l'appunto.

E' meraviglioso. Sembra un palazzo antichissimo dall'esterno. E' costeggiato da una lunga lingua d'acqua , credo sia un porto. C'è odore di salsedine e l'aria è tiepida.

Quando entriamo noto che ci sono le donne del personale vestite con abitini da cameriere neri e svolazzanti. C'è odore di pulito è di lusso.

Le volte sono enormi ed altissime da vertigine e l'arredamento è in stile ottocentesco.

Un uomo che si fa chiamare Audry, si piantona all'ingresso dove noi siamo fermi da nemmeno un minuto.

-Buongiorno.-. Ci dice in perfetto inglese. Credo che ormai sia diventata una lingua di tutti e per tutti.

Ha delle chiavi su un vassoio che porta con una mano. Il suo atteggiamento è reverenziale.

-Quelle sono le nostre chiavi.-. Mi sussurra Jake.

Non ci credo. Mi sento la regina d'Inghilterra per come ci stanno trattando.

Ben prende le chiavi dal vassoio e ringrazia Audry.

-Se avete bisogno , questo è il mio numero personale.-. Lo da a Dave.

Capisco tutto.

I nostri sguardi si incrociano e ci scambiamo un sogghigno d'intesa.

Ora ne ho la certezza , Dave è gay ed anche Audry lo è. All'istante mi chiedo come fra loro si riconoscano in un battito di ciglia ed io per trovare Will e capire che provasse qualcosa per me ci ho messo una vita...

Saliamo.

L'ascensore ha le pareti di legno scuro frastagliato di venature chiare che sembrano liquide, come se quelle pareti fossero di resina ancora fresca.

C'è uno specchio che ricopre l'intera parete. Non mi soffermo a guardarlo per paura di scoprire come sono ridotta.

-Per prima cosa ti farò conoscere il resto della Band.-. Dice Jake , mentre Stuart ,Ben e Dave stanno in silenzio , in attesa che il campanello trilli e le porte si aprano.

Annuisco sorridendo.

Sto per conoscere i componenti della band attualmente più famosa al mondo, è un privilegio da pochi. Ancora non ci credo.

Le porte spariscono nell'incavo del muro ed ecco che un lussuosissimo corridoio si apre difronte a noi.

C'è una cameriera che ci fa un inchino. E' lei l'addetta a farci strada verso le nostre suite.

Dave e Jake sono accanto a me.

Vedo che hanno una sola chiave in due e deduco che condividano ancora la suite. Ma a me non va di stare sola.

Sono disturbata da quell'idea. Avrei preferito condividere la mia stanza anche con Ben piuttosto che stare sola.

-Dave...Posso chiederti un favore?-. Entrambi mi guardano perplessi.

-Possiamo fare cambio camera?-.

Dave non sa cosa rispondere e guarda Jake. E' lui il capo. Lui decide.

Jake annuisce e Dave mi cede la loro chiave poi ci supera con la mia fra le mani.

-Quindi...Vuoi stare in camera con me..-. Dice con aria maliziosa al mio orecchio.

Mi viene da ridere.

-Non voglio stare sola...Tutto qui.-. Rispondo dandomi un tono d'ovvietà.

Sogghigna.

La cameriera si arresta davanti alla porta dell'ultima suite.

-Questa è la 102.-. Guardo la piastrina della mia chiave.

-Grazie mille.-. Le dico aprendo la porta.

-Le vostre valigie saranno portate qui a breve.-. Dice prima di allontanarsi.

La suite di Stoccolma è gigantesca ma non tanto quanto quella di Chicago. Ha una sala molto più piccola con ampi finestroni ad arco e tendaggi chiari. C'è un angolo relax in una rinsacca nel muro, con due divani grigi a tre sedute ed un tavolino rotondo tre piedi e ampio, stile ottocento al centro, mentre al centro della sala c'è l'angolo bar. Un'isola circolare con tanto di bancone che ridà al colore del muro che è di un indecifrabile lilla-grigio.

Un camino divide due enormi porte a vetro quadrettate e li , una da una parte ed una dall'altra , nascono due camere da letto.

Sono più moderne, identiche nel mobilio.

La testata del letto è imbottita in pelle grigia , le coperte sono candide , bianche bordate di perla. Non vedo bene tutto il resto prima di entrarci, perché le tende bianche coprono i due lati delle porte a vetro.

Scelgo quella di destra più vicina all'angolo relax.

Da dentro è stupenda. C'è il parquet scuro, due comodini in vetro e legno rigorosamente grigi , moderni e due lampade dal cappello in plastica bianco.

Una piccola porticina su un lato da al bagno.

E' in comune esattamente li dove , all'esterno sorge il camino.

Non mi fa affatto piacere questo dettaglio, ma sorvolo.

-Com'è la tua stanza Jake?-. Chiedo alzando un po' la voce per accorciare la distanza.

-Identica alla tua.-. Mi accorgo che è alle mie spalle e trasalisco all'istante voltandomi.

-Ti piace?-. Appoggia le mani sulle mie spalle.

-Si è stupenda. Tutto qui lo è.-. Mormoro appena.

Devo sembrare una bimba al parco giochi , so che mi brillano gli occhi. Io quel lusso me lo sarei solo potuto sognare.

A conti fatti nemmeno fra tre vite mi sarei potuta permettere una suite del genere o voli su voli.

Mi schiocca un bacio sulla fronte.

-Pronta a conoscere il resto del gruppo?-.

Annuisco.

Sono felice. La donna più felice su questa terra.

Usciamo dalla suite e raggiungiamo una stanza senza numero , al centro del corridoio.

Jake bussa e qualcuno dice di entrare.

-Ehylà, Jake!-. Ci sono tre ragazzi seduti attorno ad un tavolino, che sorseggiano del Whisky.

-Brutto bastardo ! Sparisci per ore e non mi dici il perché, poi torni qui con una sventola del genere!-.

Il più esuberante è Tom. Lui è il batterista della band. E' un bel ragazzo dai capelli rossi e ricci e due occhi enormi e verdi.

Si alza balzando giù dalla testiera del divano e ci raggiunge.

Lui è diverso da Jake e gli altri. Porta jeans dal cavallo esageratamente basso e scarpe larghe dai lacci sciolti.

Abbraccia calorosamente Jake dandogli una pacca sulla schiena poi si volta verso me.

All'istante noto che mi guarda come un cane guarderebbe il suo osso .

Sono leggermente imbarazzata.

All'improvviso, quando sta per abbracciarmi, Jake gli punta una mano sul petto.

-Devi per forza assalirla come un allupato?-.

Resto sorpresa ed anche Tom lo è.

-Fratello! Volevo solo salutarla.-.

-Puoi farlo anche senza sbavarle addosso.-.

All'impatto con quella frase avvampo.

Tom si acciglia.

-Oh Oh va bene... E' la tua amichetta d'infanzia massimo rispetto e non spaventarla, ricordo i patti.-. Alza le mani difronte a se e gli occhi al cielo.

Capisco che Tom è l'attore del gruppo. Mette in scena quei piccoli teatrini solo per poter stare al centro dell'attenzione e non so se è anche il classico tipo da cui stare alla larga. Un porta guai. E' troppo poco che lo conosco per dirlo.

-Lui è Danny il bassista-. Jake sorvola sul momento che è decisamente imbarazzante per tutti e tre ed indica un quarto uomo al di la della spalla di Tom.

Danny è il più grande della band , ha una trentina d'anni , grandi occhi castani e capelli lunghi sulla spalla color cioccolata.

Ricorda leggermente Jon Bon Jovi solo in castano. Oddio, forse è anche meglio di Jon Bon Jovi, ora che ci penso.

Si alza dal divano e ci raggiunge.

Mi tende la mano. Ha un sorriso incantevole da far sciogliere chiunque glielo ammiri.

-Piacere.-. Dico.

Ed alla fine anche l'ultimo componente della band si avvicina.

Eddy.

E' il secondo chitarrista , un di più nella squadra da quando è morto Jonny.

Lui era il migliore amico di Jake , e credo che sia accaduto dopo la sua morte che l'alcool e le droghe siano entrate a far parte della vita del cantante.

Eddy è l'accompagno suono di Jake. Quando Jonny è morto Jake oltre ad essere la voce della band ha impugnato la chitarra durante un concerto negli Stati Uniti e ha rievocato un brano scritto proprio dal suo amico. Non ha più lasciato la chitarra durante i seguenti successi ed Eddy diciamo fa lui da copertura suono quando Jake svalvola...E credetemi lo fa spesso.

Come circa dieci mesi fa , quando ubriaco e probabilmente fatto di qualche sostanza ha spaccato la chitarra sul palco ed ha pisciato praticamente sulla folla.

Per quel gesto si è beccato l'etichetta di bello e dannato, ma a sfavore di quelli che dicevano che sarebbe stato da bollare come artista, quello spiacevole episodio, non ha fatto altro che accrescere la fama di Jake.

Il cantante ribelle e sopra le righe.

-Lei è Sesilia comunque.-. Mi fa notare involontariamente che non ho detto ancora il mio nome. Arrossisco d'imbarazzo.

Tutti e tre sorridono e sembrano felici che io sia li.

-Quindi è lei che stenderà la biografia sui Midnigth Storm?-. Chiede Danny.

Jake annuisce.

-E' una scrittrice di talento anche se non affermata. Diciamo che questa biografia è un favore reciproco.-.

-Grandioso!-.

Danny sembra il più soddisfatto riguardo la scelta di Jake di tenermi con loro. Probabilmente si fida molto di lui.

Guardo l'orologio appeso sulla parete alle loro spalle.

Sono già le sette di sera e circa alle dieci si terrà il loro primo concerto per questo nuovo tour.

Stoccolma è una tappa importante. E' l'inizio della nuova vita di Jake , quella senza droghe e alcool, il momento per tornare a sfondare sul palco e cancellare i passati nove mesi alle loro spalle.

-Dovreste provare a quest'ora non è vero?-. Dico distratta ancora con lo sguardo sulle lancette.

So che Jake è mancato alle prove questa mattina , quindi non mi sembra il caso di intrattenerlo oltre.

I tre annuiscono.

-Perché non resti?-. Dice Danny avvicinandosi agli strumenti sistemati dietro un'ampia rinsacca nel muro.

Guardo Jake.

Ha l'aria di non esserne proprio contento.

-Resta.-. Dice ugualmente.

Durante le prove noto che Jake ha gli occhi che fanno di qua e di la, fra la mia scollatura e Tom.

Ho l'impressione che ci stia controllando o meglio , che controlli Tom ed ogni volta che fanno una breve pausa si avvicina chiedendomi se voglio mettermi una maglia o se sento freddo.

Si comporta come un fratello maggiore e mi irrita leggermente.

Alle otto hanno terminato.

Sono eccezionali anche senza mixer per i suoni o apparecchiature per calibrare le voci.

Applaudisco. -Siete fantastici ragazzi.-. Lo sono veramente.

Loro ringraziano.

-Io vado a darmi una rinfrescata e mi cambio , vai a prepararti anche tu?-. Jake si avvicina sembra tranquillo anche se credo che non lo sia affatto e spero con tutta me stessa che non sia per Tom.

Annuisco.

Mi alzo dal bracciolo del divano e saluto i ragazzi allontanandomi con lui.

-Siete veramente grandiosi ...-. Sorrido e lui ricambia.

-Vedrai questa sera. Ti piacerà.-.

Ne sono convinta.

Seguo i concerti di Jake da tempo e non ce n'è uno che non è stato incredibile. Solitamente ci sono grupie che strillano e uomini che si commuovono , la voce di Jake esalta le persone e le tocca nel profondo . Sono convinta che non sia solo l'effetto che fa a me.

Torniamo nella suite.

Lascio che sia lui a prepararsi per primo ed aspetto in camera mia.

Gli inservienti dell'albergo ci hanno portato le valigie, quindi nel frattempo tiro fuori qualcosa per scegliere cosa indossare.

A Stoccolma non fa caldo la sera. Nonostante non sia ancora inverno l'aria è pungente e quindi preferisco indossare un Jeans, le mie inseparabili decoltè ed un top di pelle corto sulle costole che ha due ampi tagli sotto il seno. Ho la giacca di pelle ed un cardigan nel caso sentissi freddo, ma dubito che durante il concerto ne avrò.

Tiro fuori dalla borsa un ciondolo dalla collanina in argento a doppia maglia spessa, che lascia dondolare una pallina in argento sul mio ombelico. Un regalo di Vic. L'adoro.

Sento che Jake è uscito dalla doccia. L'acqua ha smesso di scorrere ed ora lo sento muovere oggetti sul marmo bianco del lavandino.

Poi un attimo di silenzio e la porta che si apre dal lato di camera sua.

Ha fatto.

Mi alzo artigliando i miei panni con una mano e scarpe e borsellino dei trucchi con l'altra, dirigendomi verso la porta. Busso lo stesso, onde evitare di piombargli in bagno mentre è nudo magari.

Sverrei ragazzi! Sverrei per davvero questa volta.

Mi grida che posso entrare, dall'altra parte del muro.

Entro e mi chiudo la porta alle spalle.

Mi libero dei miei vestiti ed entro in doccia.

E' rigenerante l'acqua calda che mi scivola addosso.

Per un attimo non mi sento più rigida ed in ansia per il concerto. Si, è una sensazione sciocca dato che non sono io a dovermi esibire , ma sono presa dal fatto che sia il primo concerto per Jake dopo tempo ed alle prove l'ho visto strano, oltre al fatto che ogni tanto guardasse Tom , non era rilassato come le altre volte e dubito che la causa sia io.

Esco dalla doccia e mi dirigo al lavandino. Ho appoggiato tutto li.

Recupero l'intimo e lo infilo, metto prima la collana quasi come se fosse di rito, lo faccio spesso. Poi, infilo jeans e top.

Sto tornando umana lentamente. Calzo le scarpe. Il mio abbigliamento prende forma , ora manca solo il trucco.

Do un'occhiata veloce al display del cellulare e guardo l'ora. Poi distrattamente lo riaccendo dopo averlo oscurato.

-E questo?-. Dico a voce alta come se non credessi ai miei occhi.

C'è un messaggio di Will nella casella di posta. Non lo avevo visto.

Lo pigio nell'immediatezza.

"Ci ho riflettuto abbastanza, credo sia meglio prenderci una pausa."

Sento un nodo in gola stringersi all'improvviso . Mi toglie il fiato.

Vuole una pausa? Questo cosa significa?

Per me non é mai stato chiaro il significato della parola "pausa". E' più, un allusivo al "facciamo entrambi quello che cazzo ci pare" e no, non mi piace l'idea.

Sono confusa. Non mi ha scritto tutto il giorno e se ne esce alle otto di sera così?

Mi tremano le mani e se non ci fosse Jake al di la della parete , forse a quest'ora avrei urlato e pianto.

Ma non posso ed è ancora più angosciante.

Sospiro e lancio il cellulare sulla superficie liscia del lavandino.

Estraggo i trucchi ed inizio a scegliere il colore dell'ombretto, ma c'è un unico make-up che mi riesce abbastanza bene e nelle mie condizioni psicologiche non credo che possa permettermi di inventarmi altro, perciò ripropongo la tonalità scura di ombretto e la matita nera sotto l'occhio.

Il rossetto rosa.

Prendo il fon e do un'asciugata veloce ai capelli. Nel mentre ho accesso la piastra per farmi i ricci. Li adoro.

Mentre aspetto che raggiunga la temperatura adatta, non faccio altro che ripensare a quel messaggio in casella di posta.

Credo che quello sia l'inizio del declino nella nostra relazione.

Mi manca di getto Will.

Per qualche motivo dopo tutto lui...Lui è tutto.

Questo tour durerà sei settimane poi di Jake probabilmente avrò ben poche notizie e solo ora incomincio a pensare che non sia stata una buona idea.

Ho volato otto ore se contiamo la prima per raggiungere Chicago , solo per stare con Jake che al fin dei conti ho riscoperto l'amico di una volta ma non ciò che forse avevo sperato che fosse, decidendo di mandare a puttane la mia relazione di un anno e mezzo con Will che a conti fatti è l'unico uomo che amo e ho amato.

"Dio che cazzata". Mi passo una mano in viso , mentre la mia testa ha quasi preso forma con i suoi nuovi e boccolosi ricci.

E' stato uno sporco comportamento egoistico, incomincio a riconoscerlo. Ma credo che quando mi sia stata proposta questa scelta , io nel profondo non volevo rifiutare.

Volevo essere dove mi trovo , quindi , mi sono voluta attirare le conseguenze da sola.

Ho voluto io che incominciasse la fine della storia con Will ed ora ho il coraggio di lamentarmi? No,non lo ho. Non lo trovo.

Esco dal bagno e raggiungo la sala principale della suite. Jake è sul divano che fa zapping fra i canali di un gigantesco tv al plasma sospeso per un braccio dal muro.

I suoi occhi rimbalzano su di me e sorride mentre spegne l'apparecchio e mi raggiunge.

Ha un buon profumo. Il suo. Mi perdo per un attimo avvolta da quella fragranza. Credo che gli chiederò il nome perché è veramente troppo buono.

-Andiamo.-. Dice ed il suo volto ha un'espressione dolcissima.

Non me lo faccio ripetere e mi metto sottobraccio.

Quando abbiamo sorpassato il corridoio raggiungiamo l'ascensore ed io controllo velocemente se ho tutto in borsa.

Sento vibrare il mio telefono una seconda volta.

E' Vic. Dalla tendina del messaggio , leggo che vuole sapere come va , come stanno andando le cose con Jake e se ho parlato con Will.

Rispondo velocemente e Jake guarda la mie dita muoversi velocissime sulla tastiera.

-E' lui?-. Mi chiede all'improvviso.

Di colpo , ho l'impressione che il tempo si stia fermando e che quei dannati numerini sulle nostre teste abbiano deciso di impiegarci un secolo per accendersi in maniera decrescente.

-Era il mio capo. Will l'ho sentito prima.-.

Sono fredda e dalla mia voce si sente.

-Tutto ok?-. Mi accarezza la schiena.

Ho l'aria bastonata e non so se volergliene parlare subito.

-Magari dopo il concerto ti racconto ...-. Taglio corto.

Annuisce.

Finalmente le porte si aprono.

Raggiungiamo una delle due auto che porteranno noi ed il restante gruppo allo stadio dove si terrà il concerto.

L'atmosfera del pre-concerto si fa sentire ed io penso di essermi distratta da Will e dalla sua maledetta pausa.

I ragazzi sono euforici la gente dentro lo stadio lo è.

Si sente un gran chiasso quando raggiungiamo la struttura.

-Non ci credo che si sentono le loro voci da qui fuori.-. Dico.

E so che ci sono persone che da giorni sono li in attesa di entrare ed accaparrarsi il posto migliore come alla prima uscita di un bel libro o dell'iphone nuovo.

-Figo vero?!-. Tom mi sorpassa con l'apparecchiatura in mano.

Sembra su di giri. Penso che non vedesse l'ora di tornare a suonare per i suoi amici e per i milioni di spettatori in tutto il mondo.

Sorrido.

Entriamo da un sotterraneo scortati da decine di agenti della sicurezza.

Ben e Dave mi accompagnano in prima fila mentre i ragazzi spariscono dietro le quinte del palco.

Addetti si muovono al buio velocemente per terminare di montare le ultime apparecchiature e quando è tutto pronto e sono le dieci in punto, i Midnight Storm fanno il loro esordio sul palco.

-Buonasera Stoccolma!-. Grida Jake dal microfono. Un'onda di urla deliranti si alza dalle mie spalle ed invade l'intero stadio.

-Vi siamo mancati?-.

Giuro di non aver mai visto così tante persone gridare , portare le mani al cielo ed implorare qualcuno di cantare per loro , come ora.

Tom colpisce i piatti sulla batteria e in un crescente di suoni si alza la base del loro primo brano "On my mind".

Suonano Rock ma alternano con vari generi i loro show.

Sono veramente eccezionali.

Tutti attorno a me saltano , cantano. Ben e Dave sorridono vedendo i ragazzi sul palco. Stanno andando alla grande.

Di colpo il mio cellulare vibra. Non me ne accorgo subito , ma quando parte Adele come suoneria ho un tonfo al cuore.

-Pronto?-. Cerco di farmi sentire alzando i decibel della mia voce.

-Sesilia.-. E' Will.

-Will. Non ti sento, sono al concerto.-. Grido ma non capisco un accidente di quello che mi sta dicendo. Non so nemmeno se sta gridando anche lui incazzato come una iena o se abbia capito il mio disagio.

-Non posso spostarmi da qui, è meglio se ci sentiamo più tardi.-.

Sento un ok e riattacco.

La sua chiamata mi ha fatto piacere ed allo stesso tempo so, che mi rovinerà il resto dello spettacolo.

-Tutto bene?-. Ben si volta verso me.

Annuisco.

Il concerto continua e Jake ad ogni stacco di brano fa battute , incita la folla , la rende partecipe. E' veramente professionale questa sera.

Lo guardo e sorrido e lui punta gli occhi dritti nei miei come se stesse cercando il mio parere fra quello di tutti.

Gli alzo il pollice mimando la frase "siete grandi" e lui sorride di colpo e torna a saltare sul palco intonando "into the paradise" una canzone che io adoro e che ho persino nella play list del mio pc, ma a Jake non glielo dirò mai, ovviamente.

Delle grupie tirano qualcosa sul palco. Sono mazzi di fiori. Jake li raccoglie senza smettere di cantare e li solleva al cielo.

Urlano, sono in delirio.

Il concerto finisce. C'è tempo per un ultimo veloce brano poi si è fatta l'una di notte e si chiudono i battenti.

Io non ho fatto altro che pensare a Will.

Dio ci è riuscito a rovinarmi questa giornata.

-Usciamo.-. Ben e Dave mi fanno strada all'esterno dello stadio.

Stiamo aspettando che la band finisca il giro di autografi poi possiamo andare via.

Salgo in macchina. Ho i piedi doloranti e sono stanca e strana. Voglio che Jake torni qui. Voglio parlare con lui.

Finalmente lo vedo. E' insieme agli altri e ridono.

Dio , sono così contenta per loro.

Entra in macchina e poggia la valigetta con il suo microfono personale sotto i suoi piedi.

-Dio...E' stato allucinante.-. Dice passandosi le mani fra i capelli.

E' gasatissimo e strafelice, no, non posso rovinargli questo momento.

-Abbiamo il dopo concerto allo Spark.-. Dice Dave guardandoci dallo specchietto retrovisore.

Sospiro. C'è una lunga notte ancora da affrontare.

-Ok.-. Dice Jake stirandosi sul sedile.

Mi chiedo come diavolo faccia a non essere stanco dopo sette ore di volo e un concerto durato dalle dieci all'una di notte , causa, troppi fan che chiedono il bis.

-Non sei stanco?-. Mormoro leggermente preoccupata.

Scuote la testa.

-E' il mio primo concerto dopo mesi, ed è il mio primo concerto con te. Sono fuori di me dalla felicità , non stanco.-.

Sorrido.

E' così dolce quando mette me nei suoi discorsi che so , che per lui, sono molto più importanti.

Raggiungiamo il locale.

Gli altri sono già dentro.

Il posto sembra un covo di celebrità, ci sono tutte.

Ci fanno accomodare nell'area vip. Fortunatamente è vuota.

-Cosa prendete?-.

Bene, io di quel dopo concerto mi fermerei a quella frase.

Non ho idea di quanto Tom e gli altri bevano, ma sono certa che lo fanno molto più di me.

Dopo il secondo Martini seguito da qualche shottino di Tequila sono k.o.

Rido, ballo con Dave e Jake e per fortuna non penso a Will finché non torniamo in albergo.

 

-Sono stata così bene..-. Intreccio le parole mentre salgo in ascensore.

Jake non fa altro che ridere.

-Ehy! Signor Whiters -. Gli punto l'indice in petto. -Stai ridendo di me?-.

Solleva le mani davanti a lui. -Non lo farei mai.-.

Ha bevuto anche lui questa sera. Più della prima sera che siamo usciti insieme. Ma regge l'alcool.

Decisamente più di me, o ha solo bevuto molto di più per molto più tempo, non so.

-Guarda che stai messo come me.-. Mi acciglio ma non so quanto possa sembrare accigliata la mia espressione.

Poi all'istante mi zittisco. Mi gira la testa e ho in mente Will.

Poggio entrambe le mani sul suo petto e guardo la croce di argento che esce dalla T-shirt.

-Cos'hai?-. La sua voce è molto più profonda e calda.

-Niente.-. Borbotto con un'insolita voce da bambina.

Jake mi passa una mano fra i capelli e mi accarezza la nuca.

Getto la testa all'indietro, mi piace così tanto.

Will sparisce e poi riappare nella mia testa. Sono confusa , l'alcool è nel pieno del suo effetto.

-Tu non mi lascerai mai più, non è vero?-. Lo guardo negli occhi anche se ho la vista decisamente appannata.

-Non lo farò mai più.-. Dice.

Sorrido ed appoggio la testa nell'incavo della sua clavicola.

-Mai..-. Ripeto.

Lo sento irrigidirsi. Il suo respiro mi sfiora una guancia.

Poi tutto si ferma attorno a me e succede in un attimo. E' tutto a rallentatore.

Sbatto contro la parete alle mie spalle. Ci stiamo baciando. Il bacio di Jake...

E' così dolce , sa di Cuba e tabacco. La sua lingua mi invade la bocca ed io non posso fare a meno di baciarlo con passione. Ma la sua è foga.

Lui ha voglia di me e mi stringe arpionandomi i fianchi.

Poi ho l'impressione che se ne renda conto , che ne abbia paura di quella voglia e rallenta. Mi accarezza la guancia con il pollice e l'altra sua mano scende lenta sulla mia vita, sotto il cardigan.

Artiglio la sua T-shirt e vorrei strappargliela di dosso.

-Baciami Jake.-. Dico quando credo che si stia per staccare.

E lui lo fa. Forte.

E' intensa quella serie di baci che ci stiamo scambiando ed io mi ci sono persa come se fossi trascinata da una corrente sconosciuta.

Non c'è Will. Non c'è l'angoscia per la sua dannata pausa ne la paura che ho io nel restare sola. Lo sarò, forse, ma più in la.

Non penso a cosa sto, stiamo, facendo ma sono certa che domani probabilmente mi maledirò.

Ci separiamo. Siamo affannati. Quei baci ci hanno tolto il respiro. Ma siamo ancora qui dentro l'ascensore che penso sia stato bloccato da Jake e ci fissiamo.

Le guance di entrambi sono roventi le labbra rosse come il fuoco.

Sorridiamo.

Probabilmente non crediamo nessuno dei due a ciò che è appena successo.

-Voglio ancora i tuoi baci Ses.-. Dice a fatica mentre torna a respirare come si deve.

Anche io li voglio, ora , come mai prima.

Non dico nulla . Sono di nuovo sulle sue labbra e le mordo le lecco e lui fa lo stesso.

All'improvviso l'ascensore riparte. Credo abbia un timer per il blocco automatico.

Barcolliamo di pochissimo, quel "pochissimo" che basta per far si che ci rendessimo conto di cosa è successo.

Ed è allora che Jake mi guarda , si guarda , e si allontana da me.

Non dice nulla , più nulla.

Quando entriamo in camera fra noi è sceso un silenzio tagliente.

Fa male.

-Mi ha chiesto una pausa.-. Dico prima di aprire la porta a vetro della mia stanza. Credo che sia recepita come una scusa a quello che è successo , quella frase. O almeno lo spero.

Non mi guarda.

-Mi dispiace.-. Dice.

Entro in camera. Sarà una notte difficile.

 

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Capitolo 7
*** Bugiardo ***


Apro gli occhi. Non è facile, sono ancora impastati dal sonno. Fanno male, ma mai quanto il rendersi conto di cosa è successo la notte precedente.

Mi giro nelle coperte, vorrei non alzarmi, non pensare all'errore che ho fatto. Mi è impossibile.

Mi accorgo che ho qualcosa sotto la pancia che mi da fastidio.

E' il mio cellulare. Lo afferro ed accendo il display. E' scarico e pieno di chiamate di Will.

Giusto...Will...Dovevo richiamarlo , dovevamo parlare ed invece di farlo, io ero avvinghiata alla bocca del mio migliore amico.

Dannazione.

Mi sollevo seduta sul materasso. Mi gira ancora la testa ma non come ieri.

Ho passato una notte a vomitare non è stato facile riprendermi dopo aver tracannato bicchieri e bicchieri di alcool. Cosa speravo di ottenere?

L'alcool non cambia le cose, non cambia la realtà. Oggi mi sarei svegliata ugualmente con le chiamate di Will e lui, sicuramente, sarà furioso quando lo richiamerò per chiedergli scusa.

Mi passo una mano sul viso. Vorrei scappare anche se è un bisogno stupido.

Mi alzo. Voglio vedere come sta Jake. Anche lui non era nelle sue migliori condizioni ieri notte.

Esco dalla mia stanza. La suite sembra vuota.

Mi affaccio in camera sua . E' vuota anche quella.

Credo che sia andato alle prove. Meglio così. Non so nemmeno , se avrei avuto il coraggio di guardarlo in faccia dopo ieri.

Torno in camera. E' il momento di chiamare Will.

Non ho intenzione di mentirgli su ieri, ma non gli dirò di Jake.

Compongo il numero.

Ci mette un po' a rispondermi , credo che li, a Brooklyn, siano appena le 7 del mattino.

-Pronto?-. Dico sentendo il suo respiro.

-Dov'eri finita ieri?-. Il suo tono di voce è quasi assente.

Devo mentirgli. Voglio che recuperi fiducia in me. Ma se poi fossero uscite foto del dopo concerto su qualche sito?

Non rischio.

-Sono stata al dopo concerto e quando sono tornata in albergo era troppo tardi per chiamarti.-.

Sospira.

-Di cosa volevi parlarmi?-. Insisto constatando che non ha voglia di parlarmi e risponde a malapena.

-Non importa più ormai.-.

Che significa?

-No Will. Se devi parlarmi, fallo perché io, non posso restare sospesa sul filo del rasoio così.-. Ricordare della pausa che ha voluto, mentre cerco di capire cosa voglia ora, fa male.

-Sinceramente?Credevo di tornare sui miei passi , volevo tornare con te ma...Vedo che stai bene anche senza di me.-.

E' una pugnalata. Anche se lui non sa nulla di ieri , di me e Jake , quelle parole suonano come un colpo di pistola sulla mia coscienza palesemente sporca.

-Posso dirtela io una cosa adesso?-. Il mio tono è cambiato. Sono nervosa. -Vuoi tenermi in pausa? Apposto. Allora non chiamarmi finché non hai deciso cosa volertene fare di me. Perché Will, sono stanca. Stanca di essere giostrata come un pupazzo, stanca di essere sempre messa in dubbio o trattata male. Quando avrai deciso il mio numero lo hai.-.

Adesso respiro. Mi sento strana, stordita da quelle parole appena pronunciate, ma sono fiera di me per averlo fatto. Per aver preso posizione almeno una volta nella vita, riguardo la mia storia con lui.

-Ah! E' così?!..-. Si ferma. Conosco quel suo modo di fare. Vorrebbe urlarmi che mi sta lasciando ma non lo fa, perché , come io sono visceralmente sua e dipendo da lui , allo stesso modo lui lo è di me e dipende da me.

-Così cosa? Avanti Will. Se vuoi lasciarmi fallo!-. Grido.

Lo sto istigando. Non è da me. Ma forse, sono veramente stanca di lui.

-Non ti sei mai fidato di me. Mai!-. Continuo.

Sento le parole che vogliono scappare dalla mia bocca e l'ira che si increspa dentro me come un'onda.

-Io mi fidavo di te!-. Grida all'improvviso e mi ammutolisco.

-Ma...Da quando sei li con Jake...Dio Sesilia i giornali parlano solo di voi...-.

-Ma dicono solo cazzate! Fra me e Jake non c'è niente. Siamo solo amici.-. Grido ancora e mi muovo nella stanza frenetica perché sono agitata.

-Io non sono li. Non so cosa stai facendo tu.-. Ha la voce rotta , sembra confuso , deluso.

-Sto lavorando!-.

-Lo so! Ma...Mi manchi Sesilia. Non immagini quanto...-.

Quando dice quella frase e marca quel verbo, una lacrima scende sul mio viso.

Anche a me manca. Troppo.

-Anche a me manchi Will , e non capisco perché ,dannazione, stai facendo tutto questo. Io ti voglio, tu mi vuoi e non ha senso la pausa ne questa discussione. Restiamo insieme.-.

Sono convinta di quello che dico.

Io lo amo, ne sono certa.

-Perdonami. Io...Certe volte mi lascio trasportare dalla rabbia. Non voglio perderti Sesy.-.

Sorrido involontariamente.

-So che sei una testa calda.-.

Sento che sta sorridendo.

-Mi ami ancora?-.

Dice , sembra realmente dispiaciuto.

-Più di prima.-.

-Perdonami.-.

-L'ho già fatto.-.

-Quando tornerai da me?-.

Penso all'iter del tour.

-Fra due settimane. Resterò sette giorni con te.-.

Sospira.

-Manca ancora un'eternità...-.

Mi sento in pena per lui. Perché io sono qui, con le mie distrazioni e lui invece dopo il lavoro si trova in un letto vuoto.

-Passeranno in fretta questi giorni e poi, tornerò da te e faremo pace come si deve.-.

Sospira ancora un sorriso.

-Quella è la parte migliore.-. Dice.

Rido.

-Mi impegnerò per renderla ancora meglio di quello che non è già di solito.-.

-Non puoi dirmi queste cose , di mattina, appena sveglio.-.

Riscopro un piacere che avevo dimenticato dopo essere partita. Io adoravo ed adoro ancora stuzzicarlo.

-Che ne dici se ci sentiamo più tardi? Così magari ti racconto come e cosa ti farei per "fare pace come si deve".-. Sussurro provocante.

-Non vedo l'ora di sentirti raccontare quante cose sporche mi farai.-.

Rido.

-Anche io amore...-.

-Allora, a dopo piccola.-.

-A dopo.-.

Riattacco.

Mi sento come se avessi appena conseguito la laurea e finalmente fossi fuori dall'università per sempre.

Quella con Will è stata una vera e propria missione, ma finalmente è finita e posso rilassarmi.

Mi dirigo verso il piano bar , dove alberga una grande macchina per il caffè. Ho voglia di cappuccino, tv e relax fino alle cinque dato che poi avrò le prove dei ragazzi e l'intervista con Mtv da scrivere.

Mentre sto raggiungendo l'isola del bar, qualcuno bussa alla mia porta. Ho un sussulto.

E' Jake?

Corro ad aprire.

Appena l'anta della porta si schiude scopro che è Dave, sono un po' delusa ma poi, ho l'impulso di tirarlo dentro e raccontargli tutto. Non lo conosco bene, ma so di potermi fidare. Lo sento a pelle.

Lo afferro dal braccio trascinandolo all'interno della suite e chiudo la porta dietro me appoggiandomici addosso.

-Che succede?-. La sua espressione vacilla fra il perplesso e lo sconvolto.

-Ho fatto un casino Dave.-. Ho la sensazione che il mio volto abbia preso quell'insolita espressione da impunita. La stessa che si ha da piccoli quando hai appena fatto una marachella ma sei fiera di averla fatta.

Dave spalanca gli occhi. Non si aspetta di sapere che ho baciato Jake.

-Cioè? Senorita, mi devo preoccupare?-.

Annuisco come se avessi appena visto un mostro apparire dietro le sue spalle.

-Ho baciato Jake.-. Non aspetto che mi risponda e proseguo. -Ho baciato Jake ieri sera..Ma io sono fidanzata da un anno e mezzo e ...Dio! Ho bevuto troppo e mi sono ritrovata arpionata alle sue spalle -. Mi tengo la testa fra le mani muovendomi come una pazza per la stanza.

Dave si mette davanti a me e mi placca con le mani , poggiandole sulle mie braccia.

-Adesso si calmi...-.

-Come posso calmarmi!-. Gracchio. -Sono una ninfomane! Una malata!-.

Dave mi guarda come se avesse sentito la filastrocca più imbarazzante del mondo delle filastrocche.

Ride.

Poi tira un gran respiro.

-Lei ha baciato Jake!-. La sua voce è stridula ed acuta quando grida quella frase. E' più emozionato di me? Non ho parole...

-Com'è successo? Quando soprattutto? Prima o mentre il dopo-concerto?-.

-Dave!-. Sono scandalizzata , dovrebbe rimproverarmi invece è felice forse più di me.

Scuoto la testa e mi viene da ridere.

-Non dovresti essere contento lo sai?!-. Vado verso il bar per prendermi una lemon soda.

-No? Io credo di si. Finalmente Jake ha trovato una che non assomigli a qualche porno diva.-.

-Jake non ha trovato nessuna.-. Ribadisco.

-Ho il ragazzo. Amo il mio ragazzo.-. Sono sicura di me mentre pronuncio quella frase.

Mi guarda sornione.

-Lo ami tanto da farti brillare gli occhi ogni volta che guardi Jake?-. Sussurra felino.

Avvampo e mi porto una mano sulla guancia. Scotta.

Veramente i miei occhi brillano quando lo vedo!?

-Non stai facendo sul serio...-.

Annuisce altezzoso.

-I miei occhi ...Loro, non brillano per Jake ma per Will!-. Gracchio di nuovo.

-Oh, si invece.-. Si alza e raggiunge l'isola del bar puntando i gomiti sul bancone e guardandomi da dietro il pugno che hanno formato le sue dita intrecciate.

-Se lei ama Will non può amare Jake e viceversa. Ma se ha baciato Jake , forse una risposta fra le tante , già ce l'ha.-.

Inarco un sopracciglio mentre mando giù la lemon.

-E sarebbe?-. Faccio acida.

-Non ama Jake...Forse. Ma non ama di sicuro Will.-.

Ho un vuoto d'aria in petto e mi strozzo quasi con ciò che sto bevendo.

Diavolo, forse ha ragione perchè appena ha pronunciato quella frase mi sono sentita strana , più leggera , come se avessi tolto un peso.

Mi passo il dorso della mano sulle labbra per asciugarle.

-Ah certo e cosa ci avrei fatto a fare pace questa mattina?-.

Fa spallucce mentre torna ad allontanarsi.

-Abitudine...-.

Dio Dave è il mio guru. Ho deciso.

Mi mordo un labbro.

-Quindi se fosse vera la tua teoria...Io non amerei Will ma allo stesso tempo non amerei Jake il che mi fa capire che Jake è solo la novità , la trasgressione e che mi ha confuso e basta.-.

Mi guarda con la coda dell'occhio.

-Questo solo il tempo può dirlo.-. Fa mentre accende la tv.

-Mi aiuterai tu a capirlo vero?-. Imploro all'improvviso.

Ride.

-Se ne accorgerà da sola.-.

Sospiro.

-E invece tu ed Audry?-. Chiedo poi, felina mentre mi avvicino a lui.

Sussulta.

-Io e Audry cosa?-. Un sorrisetto gli sfugge.

-Ci sei uscito?-. Ho le braccia incrociate e l'espressione sul mio viso dice tutto.

Dave arrossisce.

-E' veramente carino e no, ancora non siamo usciti.-.

Adesso è lui a disagio.

Sorrido.

-Cosa aspetti a chiederglielo!?-.

-Ecco io...-.

Sospiro e gli do una pacca sulla spalla.

-Ho visto come ti ha guardato quando siamo arrivati qui...Buttati Dave , è un colpo sicuro.-.

Sorride appena, timidamente.

-Ci proverò.-.

-Bravo!-.

Credo che Dave sia appena diventato il mio nuovo migliore amico Gay. Mi capisce come pochi ed almeno non corro il rischio di finirci a letto come con Jake...E soprattutto non rischio di amarlo...

 

Sono quasi le cinque. Io e Dave abbiamo parlato per tutto il tempo di Jake, Audry e Will. Mi sento decisamente meglio e sono pronta per raggiungere la band nello studio dove avranno la prima registrazione di questo tour.

Dave oggi sarà la mia spalla. Resterò con lui tutto il giorno e mi fa piacere.

Mi trovo da Dio con lui. E' come stare con Victoria solo al maschile.

Piuttosto, mi dovrò ricordare di chiamarla e raccontarle tutto, perché mi ucciderebbe sapendo che le ho nascosto di Jake.

-E' pronta?-. Sento la voce della guardia del corpo dalla sala principale della suite.

-Eccomi.-. Esco dalla mia stanza infilandomi una scarpa, l'unico dettaglio mancante.

Mi sono vestita abbastanza sobriamente. Un tubino nero le decoltè con la zeppa ed i capelli li ho tirati su lasciando che alcuni ricci ricadessero sulle mie spalle.

Mi infilo la giacca.

-E' uno splendore.-. Dice Dave.

Sorrido imbarazzata.

-Grazie.-.

Mi precede lungo il corridoio.

-Vedrà oggi Jake come la guarderà!-. Esclama ed è abbastanza lontano da me , sa che lo avrei preso a borsettate.

-Dave!-.

Ride di cuore.

Raggiungiamo il pian terreno, poi ancora la nostra auto.

Siamo soli, il che mi rilassa parecchio.

Lo studio per le riprese è abbastanza lontano , ci vogliono venti minuti in auto.

-E' agitata?-. Mi guarda con la coda dell'occhio mentre gira sulla ventiduesima.

-Non si vede!?-.

Mi sto torturando le mani da un po'. Non ho visto Jake per tutto il giorno, non so nemmeno come si comporterà con me.

-Deve stare tranquilla.-. Cantilena la parola "tranquilla" , come a volermi imporre di stare serena. Ma non ce la faccio, ho un brutto presentimento. Uno di quelli che tu sai di avere e sai anche perché ma dentro di te lotti per annientarlo.

Ecco l'edificio. Sento che sarà difficile respirare una volta varcato quell'ingresso.

Scendiamo dall'auto e raggiungiamo il quinto piano.

Un addetto alla sicurezza ci guida fino alla stanza delle riprese e bussa per farci entrare.

Hanno già incominciato.

Jake mi guarda con la coda dell'occhio mentre prendo posto al buio dietro l'operatore del suono.

La band è sotto i riflettori. Al centro della stanza per le registrazioni, e sta parlando con un'intervistatrice di Mtv.

Ora è Tom quello sotto torchio. Lei chiede della sua vita sentimentale, del tour. Chissà se ha già fatto queste domande a Jake.

Sono agitata, ho il cuore in gola. E' insostenibile quella sensazione.

Dave mi accarezza un ginocchio e mi sorride.

Non ce la faccio nemmeno a ricambiare un sorriso come si deve ,che mi esce una specie di smorfia di terrore.

Ma è Dave e capisce.

-Allora veniamo a te Jake, ti abbiamo tenuto per ultimo essendo il pezzo forte di questa band. Come è nata l'idea di formarla?-.

Allora non era ancora stato intervistato!

-Mh, è nata da un'idea di Jonny. E' lui che voleva formare una band , io ho solo detto "si fratello , facciamolo"-. Sorride , ma io so quanto dolore la morte di Jonny gli ha arrecato.

-Jonny è morto da circa un anno. Cosa ti manca di lui?-.

Jake si passa una mano fra i capelli.

-Lui era come un fratello. Direi tutto...-.

Perché quella maledetta giornalista non cambia domanda? Non vede che è in difficoltà?!

C'è un attimo di silenzio. Lei volta il foglio e prosegue con le domande.

Ad un certo punto, si parla di ex , delle sue conquiste ed ecco che la donna chiede : "ed ora? C'è qualcuna?".

Ho il cuore che sta per schizzarmi dalla bocca.

Jake sorride e vedo un velo d'imbarazzo sul suo viso.

Poi sento qualcuno che apre la porta dietro la mia stanza , ed accade tutto troppo di fretta. Lui alza gli occhi e sorride più marcatamente.

Una sagoma mi sorpassa, sa di Chanel.

-E' lei?-. Fa l'intervistatrice e si vede che è euforica. Ha lo scoop del secolo.

Una ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi azzurri sale sul piccolo palchetto dove la band sta essendo intervistata e schiocca un bacio sulla guancia di Jake.

Ho gli occhi sbarrati incollati su di loro.

-Si, lei è Trudy.-. La testa rossa , si siede su una gamba di Jake e sorride all'intervistatrice mentre attornia il collo del cantante con le sue braccia.

-E' veramente un piacere per me e per tutti gli ascoltatori di Mtv, vedere che finalmente, Jake Whiters ci presenta quella che è la sua ragazza. Non è vero Jake?-.

Lui annuisce.

"La sua ragazza..."

*Non voglio legami con nessuna. Sono controproducenti*

Bugiardo!

Guardo Dave. Sembra nervoso e fissa quella ragazza insistentemente.

Non capisco.

Voglio andarmene. Voglio alzarmi e lasciare questa fottuta stanza di registrazione, prima che finisca per scoppiare a piangere.

-Quanto tempo è che vi frequentate?-. Chiede la donna.

Mi sollevo di poco dalla sedia e vi ripiombo sopra. Chiamatemi masochista , ma ora , anche io voglio sapere da quando piglia mezzo mondo , me compresa, per il culo.

Jake e la rossa "Trudy", si guardano poi lui risponde :" tre mesi".

Ah! Bastardo!

-E dove vi siete conosciuti?-.

Mentre l'intervista sta prendendo piede , Dave mi scuote una spalla delicatamente . Lo guardo e mi mima un "vuoi uscire" con le labbra.

Scuoto il capo. Voglio guardare negli occhi Jake fino alla fine.

Anche se non capisco perché sono così furiosa.

-A Manchester qualche tempo fa. Lei era li per una sfilata Blue Marine ed io per un concerto prova.-.

-E poi l'hai incontrata ed è stato amore a prima vista..-. Cerca di farla romantica l'intervistatrice.

Lui si gratta la testa imbarazzato, poi torna ad attorniare la vita della "sua ragazza Trudy".

-In realtà eravamo tutti e due ...Un po' fuori . Ecco.-.

La rossa ride.

-Eravamo al Sentence e c'erano un mucchio di persone famose , poi lui si è avvicinato a me. Era veramente tanto ubriaco e mi ha detto "sai sei molto carina anche se non ti vedo bene"-.

Ridono tutti. Io vorrei cavarmi gli occhi e tagliarmi le orecchie.

-Da quella sera ci siamo scritti spesso e ci siamo anche visti spesso. Poi io sono partita per una selezione mondiale e lui per questo tour...-.

-Ma ora resterai qui o ripartirai?-.

-Resterò per pochi giorni. Poi ripartirò.-.

In quel momento un pensiero mi accende tutte le lampadine...Ma questa...Dove pensa di dormire? Perché se Jake crede di portarsela nella nostra suite si sbaglia! Io non mi sento in diretta le loro zozzate!

Guardo Dave. Questo è troppo.

-Io esco. Vado a fumare.-. Mi alzo ed artiglio le mie cose , so che non tornerò mai qui dentro. Al diavolo la recensione. Al diavolo la biografia. Anzi, mi licenzio ho deciso.

Scendo le scale in quattro falcate ed esco dall'edificio. Voglio rompere qualcosa ma non so bene se è perché Jake mi abbia baciata ieri notte e poi si sia presentato con lei, o perchè mi abbia mentito da amico dicendomi di non avere una storia, quando invece ce l'ha.

-Tutto bene?-. Mi volto. Dave mi sta raggiungendo.

-Dave...Non c'era bisogno che scendessi.-. Dico teneramente accennando un sorriso indubbiamente spento.

Mi raggiunge e mi bacia la testa.

-Non credevo che fossero tornati a frequentarsi...Mi dispiace.-.

Lo guardo smarrita.

-Non ti devi dispiacere. E' la sua vita e va bene così.-.

Cazzo dico! Non va bene un accidenti!

-Ti ho creato delle aspettative vane...Ma giuro che non ne sapevo niente di Trudy. Loro erano stati insieme già. Ma Jake non lo dice a nessuno. Solo noi lo sappiamo.-.

-E perché non c'è rimasto?-. "Invece di baciare me" Avrei aggiunto.

-Perché litigavano spesso. Lei è molto gelosa.-.

Alzo un sopracciglio mentre l'insana voglia di baciarlo davanti alla stessa scalpita dentro me. Si, delle volte, sono veramente dispettosa...

-Se gli piace stare con quella che ci stia...-. Concludo.

Mentre guardo l'edificio li vedo uscire. Ci sono tutti anche lei e lo tiene per mano. E' disgustoso.

Ad un tratto, Jake si avvicina a me e Dave. Gli sta dicendo qualcosa all'orecchio ed ha totalmente estromesso me e Trudy dalla conversazione.

Dave annuisce , ed i due si allontanano dirigendosi verso un' Audi nera posteggiata di fianco alla nostra Mercedes. Proprio mentre si stanno allontanando gli occhi miei e di Jake si scontrano. Dio , ci siamo appena guardati con odio? Ma che sta succedendo?!

-Cosa ti ha detto?-. Faccio a Dave mentre continuo a seguirli con la coda dell'occhio.

-Non ti farà piacere.-. Aspetta un momento, forse, per cercare il modo in cui dirmelo, poi riprende a parlare. -Ha chiesto di farti cambiare suite almeno finchè c'è Trudy...-.

 

 

 

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Capitolo 8
*** Doppio errore ***


-Io non posso crederci. Sul serio, ma stiamo scherzando?! Cambiare stanza per quella?!-. Sono in auto con Dave. Ci stiamo dirigendo verso una discoteca. Daster disco music. E' li che passeremo le restanti ore della serata.

Dave fa spallucce. -Sotto un certo punto di vista è comprensibile...-.

Mi irrita quella risposta.

-Comprensibile gettarmi via così?!-. Mi rendo conto di aver appena detto è una stupidaggine. Io non ho nulla da pretendere. Trudy è la sua ragazza, ed anche se me l'ha palesemente nascosto io non ho testo a riguardo.

Mi schiarisco la voce mentre a colpo d'occhio, noto l'espressione perplessa sul viso di Dave.

-Intendo dire...Che io gli avevo chiesto un favore. Non volevo restare sola...E lui mi ha sbarcato in una suite vuota...-. Sono paonazza ma credo di essermi ripresa in calcio d'angolo.

-Sarà solo per qualche giorno chica...-.

Sto iniziando a pensare che a breve prenoterò un volo per tornare a casa.

-Si ...Qualche giorno soltanto...-. Mormoro gettando lo sguardo al di la del finestrino perdendomi sulla lunghissima lingua d'asfalto.

Siamo praticamente arrivati nel parcheggio del locale. Vedo l'Audi di Jake posteggiata non lontano dall'ingresso ed immediatamente incomincio ad avvertire un disagio che mi parte dritto dallo stomaco.

Ci fermiamo e scendo.

Dave mi precede facendomi strada. Sono un fascio di nervi e la sensazione di disturbo , una volta dentro alla Daster, non fa che crescere vertiginosamente dentro me.

Scendiamo la scalinata che porta alla pista da ballo. Il pavimento è di vetro e brilla ad intermittenza . E' ancora presto perciò le uniche aree occupate sono quelle dell'enorme soppalco che circonda la pista , dove i clienti stanno ancora cenando.

E' proprio su quel soppalco che giacciono i nostri due tavoli: il mio, con Dave e quello della band con Jake , Trudy e gli altri.

Stuart e Ben sono al bancone del bar a pian terreno. Suppongo che abbiano già cenato.

Ci accomodiamo. Dave saluta la band io arrivo dietro di lui un attimo più tardi.

Vedo Jake seduto accanto a Trudy che parla tranquillamente con la sua guardia del corpo. Non mi degna di uno sguardo fino a che non emetto un "ciao" sibilato e mi salutano tutti.

Mi ha guardata si, ma è stato come se non mi avesse nemmeno vista.

Una presenza irrilevante. Così mi ha fatto sentire quell'occhiata veloce.

Fa male. Un male cane.

Ci allontaniamo prendendo posto ad un tavolino di distanza dal loro.

Dave da le spalle alla band , mentre io mi siedo tatticamente con lo sguardo rivolto verso loro.

Sono carica elettrostaticamente. Potrei andare in corto da un momento all'altro.

-Ecco a voi i menù.-. Un cameriere del locale ci porta due libricini dalla copertina vinaccio e poi si allontana nuovamente girando per i tavoli.

La musica è bassa e coperta dal vociare dei clienti e dal tintinnare delle posate nei piatti.

Apro il mio menù cercando di concentrarmi sulle didascalie sotto il nome di ogni pietanza, ma è come se tutte quelle scrittine fitte fossero divenute una macchia nera sulla pagina bianca.

Dave si schiarisce la voce riprendendo la mia attenzione. Lo guardo da sopra il bordo del libricino.

Ha inarcato un sopracciglio e dall'espressione sembra volermi chiedere esattamente come sto o cosa mi sta passando per la testa.

-Se ti stai chiedendo cosa provo ora..-. Getto un'occhiata fugace al di la della sua spalla e vedo Jake che accarezza la mano di Trudy.

-Ribrezzo. E' questa la mia risposta.-. Torno a gettare lo sguardo sul menù sfogliandolo distrattamente.

Dave sommette una risata.

-Posso farti una domanda Sesilia?-.

Annuisco.

-Perché continui a guardare il loro tavolo?-.

Sussulto. Di colpo le guance diventano bollenti.

Non so cosa rispondere.

-Credo di esserci rimasta male...-.

Dave posa il menù ed incrocia le braccia sul tavolo , guardandomi dritto negli occhi.

-Tu provi qualcosa per lui? Ti dico questa frase ponendotela sotto forma di domanda perché comunque tu hai una storia con un altro uomo , mi sembra di aver capito...-.

Scuoto la testa.

-Lui è il mio migliore amico. Ci siamo persi di vista per dodici anni ed ora che ci siamo ritrovati è assurdo che lui mi menta.-.

Distolgo lo sguardo. C'è qualcosa che non riporta. Cervello e sensazioni viaggiano agli antipodi dentro me.

Dave mi stringe le mani nelle sue.

-Probabilmente a me non dirai mai la verità. Ma dentro, tu provi qualcosa per lui. I tuoi occhi , tuo malgrado, dicono più di quanto non lo faccia la tua bocca ed in questo momento sono certo che stai provando fastidio. Ti da fastidio vederlo con lei specie dopo quello che è successo ieri notte.-.

Ha colto nel segno.

-E' stato solo un bacio. Nulla che conti..-. Sminuisco.

Per fortuna ci hanno portato del vino.

Dave sorride ed afferra la caraffa, poi prende il mio calice e ne versa un po'.

-Bevi, ti aiuterà ad alleggerire la tensione.-.

Sorrido appena e mi lascio porgere il bicchiere.

Quando termino il primo bicchiere di vino , abbiamo già ordinato e stiamo mangiando. Non è proprio una cena, ci sono degli stuzzichi vari, ma sono abbondanti e mi riempio subito.

-Vuoi scambiarci di posto?-.Mi dice mentre credo di essermi imbambolata con un crostino al caviale fra le dita , guardando il tavolo della band.

Trasalisco impercettibilmente.

-Eh?-.

-Cosa stanno facendo ora?-. Chiede lui . Ha un sorrisetto sulle labbra ma non mi sta guardando. Continua a tagliare la sua carne.

-Li stavo ancora fissando vero?-.

-Mhmh..-.

Sospiro. Non può andare avanti così per tutta la sera. La devo smettere di guardare verso quel tavolo, verso Jake.

-Quando hai finito scendiamo in pista?-. Chiedo all'improvviso cercando disperatamente una via di fuga da quella stramaledettaa situazione del cavolo.

-Certo.-.

Ed infatti poco dopo siamo sottobraccio e scendiamo la scalinata che porta alla pista.

E' quasi mezzanotte ed il locale strabocca di persone. La musica è altissima e tutti stanno ballando.

Jake non è sceso. Credo stia ancora seduto al tavolo con "Trudy" e gli altri.

Ma in questo momento non mi interessa. L'effetto del vino è stato fondamentale. Mi sento libera.

Mi scateno brano dopo brano.

Per molto tempo non guardo verso loro , penso solo a ridere con Dave e a ballare cercando addirittura di essere sensuale, ma quando lui mi fa girare su me stessa e mi ferma di schiena , mi ritrovo a guardare proprio li, verso loro.

Jake ha lo sguardo puntato sulla pista nella mia direzione , è la prima volta che mi guarda durante la serata.

Ho il cuore che mi sale in gola.

Dave mi gira verso se.

-No, Sesilia. Non devi guardarli.-.

Ha ragione. Dannatamente ragione.

-Lo so...Ma è più forte di me...-. Di colpo , mi viene da piangere e non capisco perché.

 

"Forse, se non avessi mai accettato quest'incarico adesso sarei ancora a casa, nel letto, con William."

 

Non riesco a respirare c'è troppo caos attorno a me e molto di più dentro la mia testa.

Torniamo a ballare, ma la mia testa è li , a loro. Non ce la faccio.

-Vado un attimo in bagno...-. Dico all'improvviso separandomi da Dave e sparendo fra la folla.

Quando raggiungo la toilette del locale sembra che l'aria, a fatica, stia tornando a pomparmi i polmoni. La testa gira meno e non barcollo più.

Mi appoggio ugualmente al muro e socchiudo gli occhi. La fila è infinita perchè il bagno degli uomini è guasto, perciò siamo tutti mischiati nella stessa coda.

Sento di colpo piombare una presenza affianco c'è una scia di profumo forte che lascia dietro di se, ma è mischiato con decine di altri odori e lo riconosco a malapena.

Torno ad aprire gli occhi. -Jake..-.

Era da tutta la sera che speravo di incontrarlo , forse di parlarci ma così all'improvviso , mi ha colta alla sprovvista.

-Come va?-. Chiede con disinvoltura, come se nulla fosse accaduto.

Il tono della sua voce è profondo. Nonostante si atteggi a "menefreghista" c'è qualcosa nella sua voce che non va.

-Bene.-. Rispondo glaciale , guardando la fila alla mia sinistra.

Non voglio nemmeno più guardarlo in volto. Credo di odiarlo o per lo meno, anche se forse non lo odio , la sua presenza mi irrita.

C'è un momento di silenzio gelido fra noi.

-Quando pensavi di dirmelo?-. Chiedo all'improvviso. Non mi volto.

-Non pensavo che venisse a Stoccolma.-.

-Non pensavo che venisse a Stoccolma?! Perché se non fosse venuta qui , non me lo avresti mai detto ovviamente. Non è così?-. Ora sono furiosa. Lo fisso nelle iridi e lo sto fulminando , perché Dio è veramente uno stronzo!

Abbassa lo sguardo. Ha le mani in tasca.

-Io e lei...-. Cerca di dire ma non gli do modo di rispondere.

-Cosa? Non mi hai detto di avere una ragazza. Anzi mi hai detto di averne "due tre" perché non vuoi legami ma rapporti occasionali! Dio Jake! Sei un bugiardo! -.

-E' tornata prima che potessi lasciarla!-. Grida zittendomi.

-Io e lei ci frequentavamo qualche anno fa , ma per motivi di lavoro ci siamo lasciati perdere. Poi tre mesi fa l'ho rincontrata e ci siamo scritti di nuovo e non ho aspettato , le ho chiesto di tornare insieme...Ma poi...-.

-Poi cosa!?-. Strillo. Credo che ci stiano guardando tutti.

-Poi sei tornata tu!-.

Il cuore si ferma e perde un battito. Ho gli occhi sbarrati.

-Sei tornata tu...E...-. Si passa una mano fra i capelli.

-Lascia stare.-. Si passa poi le mani sul viso come a scacciare qualche pensiero di troppo.

-No!...E no Jake! Adesso parli! Adesso mi dici come stanno le cose..-. Insisto.

Jake mi guarda è accigliato.

-Va bene ti dirò come stanno le cose!-. Dice alzando la voce.

-Si, infatti! Avanti!-.

Di colpo mi afferra il viso , prendendolo delicatamente fra le mani e mi bacia.

Sto per svenire...Ne sono certa.

Perché? Perché mi ha baciata ? Che vuol dire?

Mi spinge dentro al bagno degli uomini e chiude la porta alle nostre spalle. Non ha mai smesso di baciarmi ed io non ho mai smesso di voler sentire ancora la sua bocca sulla mia.

Mi stringe , mentre massacra le mie labbra .

Artiglio i suoi fianchi da sopra il tessuto della maglia.

Lui mi prende le cosce e mi aiuta a sedermi sul lavandino.

Ed eccola la voglia che ho di lui che scalpita ovunque su di me.

Le sue mani mi percorrono le gambe e si fermano all'interno coscia.

Ho un sussulto.

Scende con la bocca sul mio collo e lo morde ,poi lo bacia ,poi lo morde ancora ed io smetto di respirare ogni volta.

Mi sfila il tubino nero e subito dopo il reggiseno.

Questa volta è diverso, è tutto più amplificato e non c'è più quel timore della prima sera.

Mi tocca. Le sue mani sono tiepide e mi fanno venire scariche di brividi lungo tutta la spina dorsale.

Mi accarezza i seni , ma gira attorno al loro punto più sensibile e la cosa mi fa impazzire , perché io desidero con tutta me stessa che lo tocchi.

Continuiamo a baciarci ed io vorrei di più e lui anche ...

Lo sento. Avendo il suo inguine fra le cosce , sento che è eccitato e che vorrebbe andare oltre e forse lo farà.

Sono agitata. Vorrei che tutto accadesse ma allo stesso tempo vorrei che il buon senso fermasse entrambi e non ci facesse compiere quell'errore.

Sale con la mano su lungo le mie cosce e fa passare due dita sotto il tessuto del mio intimo nero. Ho le palpitazioni.

Quando incomincia a muoverle dentro di me, perdo la lucidità. E' veramente abile e sa dove e come toccarmi. Non faccio altro che contorcermi e muovermi allo stesso ritmo delle spinte leggere che da con le dita dentro me.

Gli cingo il collo e lo guardo . Lo voglio . Adesso.

Credo di aver dimenticato tutte le domande e la rabbia che dovevo scaraventargli addosso.

All'improvviso però, qualcuno bussa alla porta. Ho uno spasmo.

-I vestiti...Dove sono.-. Dico agitata. Ho il fiatone e scommetto anche che il mio rossetto si sia smaterializzato sulle mie labbra.

Jake afferra il mio tubino nero e me lo passa frettolosamente.

Non so se sia qualche addetto alla sicurezza o qualcuno dei nostri o peggio ancora Trudy.

Mi affretto a rivestirmi e do un'occhiata al mio riflesso sullo specchio. Ho le guance rosse e le labbra gonfie , probabilmente si capisce perfettamente cosa stava succedendo fino ad un secondo fa , ma mi dico che sto abbastanza bene e che posso uscire.

Jake apre la porta.

C'è un addetto alla sicurezza che intima a Jake di uscire dal bagno.

Jake mi prende per mano ed usciamo assieme sotto lo sguardo indignato dell'operatore del locale.

Non capisco. Se Trudy ci vedesse?

Lascio andare la mano di Jake appena arriviamo all'ingresso della pista da ballo. Lui mi guarda come se non capisse il motivo di quel gesto.

-C'è la tua ragazza.-. Dico con fare canzonatorio.

Fa spallucce.

-Adesso voglio stare con te.-.

Mi lascia con mille dubbi in petto quella frase.

-Non qui...-.

Lui mi guarda , è deluso ma sa, che ho ragione.

Mi da un bacio sulla fronte.

-Durerà poco...Poi lei ripartirà.-. Mormora quella frase come se avesse la certezza che io voglio lui e lui soltanto.

-Non dire così.-. Dico cercando di essere quella più obiettiva fra i due.

-E' la tua ragazza...-. Aggiungo , ma si sente che ho la voce bastonata.

Mi accarezza una guancia.

-Finché lo voglio io...-. Capitola. Dio, quelle parole mi risuonano nella testa come le parole più belle che io abbia mai sentito.

Ci separiamo del tutto . Lui torna alla sua serata ed io torno da Dave.

-Allora?-. Mi guarda con aria ruffiana appena torno al tavolo dove sta sorseggiando della tequila.

-Dove sei stata chica?-.

Sorrido involontariamente ma non rispondo.

So che ha capito.

-Dave hai tipo tutta la notte per ascoltarmi? Perché sono successe troppe cose.-. Congiungo le mani mentre faccio gli occhi da cerbiatta che tanto mi riescono bene.

Ride.

-Immaginavo che mi avessi dovuto raccontare un po' di cosette...-.

Per tutto il resto della serata , Jake non ha fatto altro che guardarmi nonostante "testa rossa" stesse arpionata al suo collo e seduta su di lui a parlare con il resto della band.

E nonostante so, che è tutto un enorme casino , che non dovrei essermi spinta così in la , non ho rimorsi. Non ho , nessun, rimorso...

 

 

 

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Capitolo 9
*** Sei mia ***


Ultimo giorno di permanenza a Stoccolma:

Jake ha appena cantato per l'Holms grand Stadium. Un auditorium nel centro città.

Dopo due ore di concerto , di fan strepitanti e la lunga fila di autografi che ha dovuto rilasciare finalmente possiamo passare il fine serata in santa pace.

La band non ha voglia di festeggiare . La partenza è prevista per domani alle 8 del mattino ed andranno sicuramente a dormire presto.

In questi ultimi due giorni , dopo quella serata al Daster io e Jake non ci siamo più visti, fino a questa sera ovviamente.

Lui cantava ed io ero in prima fila ad ascoltarlo.

Anche Trudy c'era.

La sua permanenza è stata casualmente prolissa a: "quando diavolo ripartiremo", quindi questa sera, questa notte, sarà ancora con lui.

So cosa fanno. Anzi immagino cosa potrebbero fare in quella maledetta suite...La mia suite...

Jake ha mentito ancora. Non l'ha lasciata. E' sparito con lei per due dannati giorni , ed io, non ho ricevuto una chiamata , un sms , nemmeno una parola data a Dave o Ben , da riportarmi.

Nulla.

E' tutto come prima, come appena è arrivata lei.

Sono in macchina con Dave. Mi sta riportando in albergo. Non ho chiesto dove fosse diretto Jake assieme a Ben e Trudy. Credo che sia inutile interessarmi di quel dettaglio. Domani ripartirò. Tornerò da Will.

Socchiudo gli occhi.

 

"Finalmente domani tutto finirà".

 

Mi sento sollevata. Niente più Jake. Niente più storie malate o amori impossibili. Niente.

Raggiungiamo l'albergo , la sua Audi non c'è.

Sorpasso il vialetto alberato che porta all'interno dell'edificio.

Pigio sull'interruttore dell'ascensore mentre estraggo le chiavi della mia stanza. Entro.

Sto guardando dritto avanti a me. Non ho la voglia ne, forse, il coraggio di guardare quelle pareti, ma tanto, la testimonianza di ciò che è successo qui dentro è vivida nella mia testa.

Quando le porte si aprono mi affretto a riemergere da quel mare soffocante di ricordi.

Raggiungo la mia porta. Ho il gelo dentro al petto.

La nuova suite è piccola.

Sembra una stanza qualsiasi. O forse così appare ai miei occhi , senza Jake.

C'è un salottino di pelle bianca ed una porta a vetro al centro del muro sulla mia sinistra. E' la stessa porta a vetro della mia vecchia suite. Anche l'interno sembra essere identico. Ma io in due giorni ancora non sono riuscita ad abituarmici.

Getto la borsa sul divano e mi sciolgo i lunghi capelli scuri che avevo intrappolato in uno chignon sulla nuca.

Sono stanca , sopraffatta dalla dinamicità di quell'ultima giornata a Stoccolma.

Forse mi mancherà. Sicuramente mi mancherà.

Quando tornerò a casa dovrà passare una settimana e mezzo perché possa riprendere un altro volo , questa volta per la Francia, e so per certo, che mi sembrerà un'eternità.

Meglio. Dimenticherò Jake e quello che è successo. Userò questa lontananza per ripartire con il piede giusto. Sarò "Sesy , la sua amica" e basta.

Probabilmente sto farneticando e mai nulla tornerà come prima, ma ci spero. Ci spero con tutta me stessa.

Mi libero dell'abito blu a fiori gialli e delle scarpe con il tacco blu elettriche.

Afferro un calice e verso del vino.

E' perfetto per addormentarsi velocemente.

Ah! Mi sono riproposta di non toccare più alcool dopo questa sera.

Ho esagerato in questo periodo e poi, la sua presenza non ha fatto altro che farmi commettere errori irreparabili.

Mi muovo per la stanza e spengo le luci della sala, lasciando accese solo quelle all'interno del bagno in camera mia e la piccola lampada sul mio comodino. Mi sfilo il reggiseno ed indosso un'ampia T-Shirt da uomo.

Dalla parete di vetro oltre il mio letto si vede tutta la città. E' meravigliosa, specie ora che ha appena incominciato a piovere.

Adoro il suono della pioggia. Mi rilassa, non mi fa pensare a nulla.

Provo ad accendere la tv ma non c'è nulla di interessante , mi annoia.

Afferro il mio cellulare. Ultimamente io e Will non ci siamo sentiti mai. So che è impegnato ma non è da lui e...Non è da me.

Ma è colpa di Jake se non riesco a trovare il coraggio per mandargli un sms.

Tutto quello che è successo...

Io...Mi faccio schifo.

L'ho tradito. Ho tradito un uomo che mi ama e mi ha amato per un anno e mezzo. Non verrò mai perdonata.

Stringo il telefono nel pugno. Ora le lacrime mi graffiano il viso.

Ho un dolore apparentemente fisico al ventre, ma so che è solo il rimorso nei confronti di Will.

E non capisco nemmeno ora che sono sola e che posso essere sincera, come faccio a non provare un minimo di rimorso o di rancore nei confronti di Jake.

Mi piego. Ora sto piangendo sul serio. Sono un mostro e merito di andare all'inferno lo so.

 

"Perdonami Will".

 

Non faccio altro che ripetermi , fino allo sfinimento , fino a che non crollo ed i pensieri si fanno leggeri e poi vaghi e poi ancora , spariscono allo stesso modo di come sono nati . Dormo finalmente...

 

4 A.M. , la stessa notte:

Sento un rumore provenire dalla sala. Sono ancora nel dormiveglia e mi maledico per aver bevuto ancora vino. Mugugno non mi interessa del rumore , forse sognavo.

Mi giro pancia in sotto cercando di stare più comoda, ma sento qualcosa avanzare su di me, delicatamente come un serpente fra le foglie.

Sussulto e mi volto.

L'unico punto luce nella stanza è quello dei lampioni che si riflettono sulla mia vetrata, ma c'è abbastanza luce per riconoscere il volto di Jake.

-Che ci fai qui?-. Ho il cuore in gola. Vorrei darmi un pizzicotto per capire se è solo un sogno o se realmente sono sotto di lui.

-Shhh...-. Mi accarezza una guancia.

Mi sollevo con il gomito e sono ad un palmo da lui.

-Non capisco...Come hai fatto ad entrare?-. Dico a bassa voce.

Le sue labbra si incurvano all'insù.

-Ho fatto dare la seconda chiave a Dave da Audry...-.

Sul mio viso si posiziona un sorriso da ebete.

-Jake è da pazzi...-. Mormoro .

-Io sono pazzo. Di te...-. Dice un attimo prima di accarezzarmi i capelli intrecciandoci le dita.

Porta il mio viso a se.

Mi sta baciando, lo sta facendo di nuovo.

Non posso fare a meno di accarezzargli una guancia.

-Sei sparito da quella sera al Daster...-. Dico frustrata.

Mi scosta una ciocca di capelli dal viso.

-Se avessi potuto, sarei piombato nel bel mezzo della notte, qui, quella sera stessa...-.

Ci baciamo ancora.

-Lei?-. Chiedo.

Non so dove sia , non so perché lui è qui con me. Non so più nulla.

-E' nella suite che dorme.-. Evita di aggiungere "nostra", lo sa che mi farebbe male.

-Sei scappato per venire qui? -. Dico sorpresa. Non risponde.

Mi fa stendere sulle spalle e si abbassa verso me.

Le sue labbra mi percorrono il collo ed io inarco leggermente la schiena.

-Perché sei qui?....Perché io sono qui con te? Dovremmo...-. Mi morde.

Ansimo.

-Perché mi è impossibile lasciarti andare.-.

La sua mano scivola sotto la mia T-Shirt e di riflesso le mie unghie si conficcano nelle sue spalle.

-Ma ti è impossibile lasciar andare anche lei...-.

Si irrigidisce per un secondo.

-E' impossibile anche che tu lasci andare Will...-. Sono confusa.

-Cosa c'entra Will?-. Lo allontano facendo spazio fra di noi con le mie braccia appoggiando i palmi al suo petto.

Jake mi guarda dritto negli occhi. Sono carichi di dispiacere, di rancore, di risentimento.

-La prima notte che ci siamo baciati , la ricordi? Mentre eri in bagno che vomitavi, mi hai detto che ti saresti lasciata alle spalle tutto ciò che era successo perchè ami Will...-.

Lo vedo rabbuiarsi.

-E' per questo che non lasci lei?-.

-No, non solo per questo...-.

Schiudo le labbra , vorrei dire qualcosa ma forse, qualsiasi frase dicessi in questo momento , sarebbe sbagliata.

Resta per un momento in silenzio e mi passa un dito sul labbro inferiore.

-Sei così bella...-. Sussurra.

Gli occhi mi bruciano.

-Credi di amarmi Jake?-.

Le sue pupille si dilatano.

Abbassa la testa e guarda il mio ventre.

-Io non ho mai amato nessuno Sesilia...-.

Gli accarezzo il viso.

Mi guarda. E' confuso , lo vedo. E sono confusa anche io.

 

Sono partita da casa mia sapendo di aver provato un sentimento forte in passato per lui. Quando sono arrivata qui, anzi no, prima ancora di arrivare qui, ho capito che quel sentimento io lo provavo ancora, ma adesso...Adesso non so più niente. Prima speravo che mi amasse , ora, mi rendo conto che complicherebbe tutto.

-Baciami Jake...-.

Sale verso le mie labbra , piano, come se ora avesse timore di toccarle.

Mi bacia delicatamente. E' un tocco leggero , quasi impercettibile.

Non c'è voglia carnale. C'è altro.

 

Ma se poi lui non mi amasse io ci soffrirei. 
 

Lo tiro a me, e lo stringo mentre le nostre bocche si congiungo nuovamente.

 

No..Jake non ama, Sesilia. Non ha mai amato nessuna. Devi rassegnarti a quello che è lui...

 

Mi sfila la T-Shirt .

Mi sento strana. Confusa. E' tutto così bello, ed allo stesso tempo terribile...Sono in un vortice e non posso ne voglio, uscirne.

Mi bacia la pelle e lo fa partendo dalla clavicola.

Le mie dita passano fra i suoi capelli.

Chissà se sente il mio cuore...Spero di no...

Batte così forte che mi sta martellando il cervello.

Si avventa sul mio seno e posa le sue labbra sul punto più sensibile.

Adesso la curva della mia schiena è più evidente.

-Ti voglio...-. Mormora mentre scende lungo il ventre delineando una striscia di baci bollenti.

Stringo fra le dita il tessuto del mio guanciale dietro alla mia testa.

Sta scendendo sempre più giù ed io lo voglio...Lo voglio più di ogni altra cosa.

Le sue dita passano sopra di me correndo veloci, infilandosi fra i miei fianchi ed il tessuto del mio intimo , lasciando che quest'ultimo scivoli via da me , lasciandomi del tutto priva di abiti.

Alza lo sguardo. I suoi occhi brillano al buio. Sono carnivori , mi vogliono mentre credo che i miei lo stiano supplicando.

Lo supplicano di continuare , di prendermisi, di possedermi.

Si abbassa fra le mie cosce ed io non posso far altro che mordermi le labbra più forte che posso quando inizia a succhiare quella parte di me.

E' soddisfatto. Lo era anche quando si ergeva a padrone di me in quel bagno, vedendomi contorcere di piacere.

Getto la testa indietro affondandola ancor di più nella morbidezza del cuscino.

Si ferma. Respiro , ma lo detesto per avermi privato di ciò che desidero carnalmente.

-Dimmi che mi vuoi Sesilia. Dimmi che sarai mia adesso.-. Dice , ed il suo tono è autoritario. Mi intimidisce.

-Ti voglio . Adesso.-. Mormoro ed ho ancora il fiatone che mi artiglia i polmoni.

Mi sollevo e gli impedisco di togliersi la sua maglia, perché voglio essere io a farlo.

Mi guarda mentre passo le mie dita sui suoi addominali sollevando quel tessuto così ingombrante ora come ora. La getto via lontana da noi.

Ho voglia di mordere quella perfezione. E' stupendo.

Appoggio le mie labbra sul suo sterno e lo bacio sino a dove ha il tatuaggio , sul suo petto. Il suo respiro si fa pesante.

Salgo fino al collo.

Lui mi stringe i fianchi e mi porta a se.

Lo mordo come lui ha fatto a me e geme. Piano , quasi impercettibilmente.

Mi accarezza il viso.

Ed io non posso farne a meno di perdermi in quelle profonde iridi blu.

Mi solleva. Sono ancora avvinghiata con le gambe attorno alla sua vita e lo bacio quasi a volergli strappare quelle maledette labbra perfette.

Mi fa sdraiare, poi, si solleva quanto basta perché si possa liberare della cinta e della morsa del Jeans che gli impedisce di essere libero.

Se li sfila gettandoli al di la del letto.

Poi....Poi,non dice nulla. Entra dentro me.

Ho l'istinto di serrare le cosce , ma lui si oppone e le allarga.

Fa male. E' molto più grande di come potessi immaginare.

Non è il Jake di dodici anni fa.

Non spinge forte, si muove lentamente come se volesse farmi abituare a tutto quello che sta succedendo.

Tremo.

Non riesco a fermarmi. Ma non credo che sia solo gioia e lui lo capisce.

-Vado avanti?-. La sua voce è dolce.

-...Si...-.

Spinge più forte e serro gli occhi.

Mi sembra la mia prima volta.

-Continua...-. Dico in un filo di voce. Lui mi guarda dall'alto della sua posizione.

Spinge ancora, con più forza.

Non dico più nulla , voglio solo che continui e lui lo fa.

Si abbassa verso me e bacia le mie labbra mentre spinge con il bacino più velocemente.

Perdo la lucidità. Sento che a breve verrò, e mi chiedo come lui riesca a farmi quell'effetto.

Graffio la sua schiena e sembra che lo faccia impazzire. Mi morde e respira ancor più pesantemente.

Ho la sua bocca accanto al lobo del mio orecchio ed il suo respiro mi sembra il suono più bello che le mie orecchie abbiano mai sentito in 24 anni della mia vita.

-Me vuelves loca...-. Sussurro.

Sorride.

-Dio, non hai idea dell'effetto che mi fai quando parli nella tua lingua...-.

Sorrido compiaciuta.

-Entonces te tortura asì...-. (Allora, ti torturo così).

Mi guarda come se volesse divorarmi e torna a spingere dentro me così forte che ora mi è impossibile trattenere i gemiti.

Mi aggrappo alle sue spalle. Non voglio venire...

Mi sollevo di colpo. E' perplesso.

Lo spingo a sedersi e poi salgo su di lui.

Getta la testa all'indietro non appena incomincio a muovere il bacino per far si che il suo membro torni dentro me , ed una volta che accade sono io a comandare. Lo vedo inerme respirare a fatica mentre mi muovo sinuosa su di lui. E' così attraente quando perde la lucidità.

-Dio Sesilia...-.

Lo bacio intrecciando con violenza la mia lingua alla sua e so che sta per finire.

Arriviamo insieme poco dopo che lui è tornato su di me.

Ruota sul fianco a mi trascina verso se , stringendomi con il braccio e baciandomi la fronte.

-Resta qui. Non partire domani.-.

E Cristo , io non vorrei partire mai più...

Lo guardo.

-E' difficile...-.

-Nulla è difficile se lo vuoi...-.

-Fa male Jake....Vederti con lei fa male.-. Mi stringo maggiormente a lui nascondendo il viso fra il suo costato ed il cuscino.

-Tu appartieni a me non lei...-.

Mi volto di riflesso e sono spaesata.

Mi bacia la fronte per la seconda volta.

-Tu sei mia.-.


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AVVERTIMENTO:
(Le frasi riportate in spagnolo, sono prese dal traduttore di google perciò potrebbero non riportare la traduzione originale della frase.)

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Capitolo 10
*** Colpevole ***


Qualcuno picchia i pugni contro la porta della suite.

Sono ancora appigliata alla mano di Morfeo e non mi rendo subito conto di cosa stia accadendo.

Un colpo più intenso mi fa sussultare con violenza e rimbalzo sul materasso.

Ci metto un po' a capire dove sono , che ora è, ma soprattutto perché Jake è seminudo nel mio letto. Poi ricordo tutto.

Ho il cuore che sbatte contro la cassa toracica e penso che lo sputerò a breve. Mi sollevo senza pensarci due volte.

Non curante del freddo che faccia fuori dalle coperte , mi dirigo verso lo specchio accanto all'ingresso della camera e mi do un'occhiata veloce.

Sono un disastro. I capelli spettinati e quell'enorme succhiotto sotto il lobo destro.

Maledizione!

Mi rassetto come posso , poi raggiungo le ante in legno chiaro e vetro , della porta e tiro le tende coprendo gli spazi vuoti , dove si vede perfettamente il riflesso dell'interno della camera.

Esco e chiudo la porta alle mie spalle.

I colpi sul legno della porta d'ingresso non smettono di percuoterla e rimbombano nella mia testa facendomi sussultare più volte.

Non ho idea di chi abbia così fretta di entrare in questa suite.

Forse Trudy...

In quel caso sarebbe un bel macello.

Se fosse lei, beh...Non avrei modo di spiegarle o di giustificare la presenza del suo "fidanzato" nudo nel mio letto , sarei solo costretta ad intercorrere nelle mie conseguenze.

Mi avvicino lentamente alla porta mentre i pensieri più negativi che avessi mai potuto elaborare, mi affollano la mente.

Sfilo la piccola catenella che funge da chiavistello ed abbasso la maniglia.

Non so perché il "chi è" non esce dalle mie labbra. Forse perché so che comunque , in ogni caso ,sono in torto.

La porta si spalanca con violenza facendomi barcollare all'indietro e l'immagine imponente di Will piomba nel mio salone.

Vederlo è come una gettata d'acqua gelida addosso in questo momento.

-Will!-. Esclamo. Non credo sia vero che lui è qui.

Non voglio crederci.

Brividi e tremori mi fanno rendere conto di quanto io, abbia la coscienza sporca.

Lo guardo negli occhi ma non riesco a capire cosa provi.

-Sesy...-. Sussurra e le sue sclere si fanno rosse come se da un momento all'altro lo avrei visto piangere.

Mi stringe a se.

Sono confusa tremendamente confusa.

Accarezzo delicatamente la sua schiena da sopra il tessuto della sua giacca grigia. Ma penso che quel tocco così timido sia per me , la dimostrazione che ormai non riesco nemmeno più ad avvicinarmi a lui.

I sensi di colpa mi divorano. E' imperdonabile ciò che gli ho fatto...

-Will, perché sei qui? Che succede?-. La mia voce è carica di tristezza e vacilla fra un tono deciso e quello molto più sottile e stridulo di chi è in procinto di piangere.

-Ho letto il messaggio ieri notte... Non potevo sopportare di stare senza di te ancora..Così sono partito e sono venuto qui. Mi manchi...-. Mi accarezza le braccia ma non mi guarda. Ha lo sguardo basso. Non è da lui...Sta soffrendo.

Ingoio a vuoto.

-Sarei tornata domani...-. Dico piano mentre gli accarezzo una guancia.

-Non potevo aspettare...-. Mi tira nuovamente a se e ci ritroviamo guancia a guancia con gli spigoli delle nostre bocche che si toccano appena.

Continuo a cercare disperatamente di controllarmi. Sto tremando , sono terrorizzata tanto da non riuscire nemmeno a pensare che Will sia qui, non per farmi una scenata, ma perché sente la mia mancanza.

Nella mia testa c'è solo l'immagine di Jake che dorme nel mio letto ed il timore che possa alzarsi da un momento all'altro.

-Hey, va tutto bene?-. Mi chiede facendomi tornare al presente di colpo.

Mi solletica una guancia con il pollice mentre chinandosi cerca il mio sguardo che continuo a far sfuggire dal suo.

Annuisco alla sua domanda , ma so che ben presto si renderà conto che "tutto bene" non va.

Afferro le sue mani e le allontano da me. Sento scalpitare ovunque quel maledetto bisogno di essere sincera. E' soffocante la sensazione che provo.

E frustrante è tutto il contesto. Sono un mostro, una bugiarda.

Will mi guarda come se avessi un mostro alle spalle.

-Io...-. La mi voce adesso non fa che tremare e ci metto un po' per farla uscire.

-Sono veramente felice che tu sia qui per me. Ieri notte ,avevo iniziato a credere che mi stessi lasciando dato che non ci sentiamo quasi mai...-. Riprendo fiato mentre non faccio altro che torturarmi i pollici.

-Ci ho iniziato a credere così fermamente che...-.

Mi bacia di colpo e per me è devastante , perché ci sto mettendo tutta me stessa per essere sincera e quel gesto è una remata contro.

Lo guardo smarrita e gli occhi si fanno umidi di colpo.

-No, io non ho mai voluto lasciarti. Sono stato fuori per lavoro e tornavo la sera stremato...-. Mi stringe il viso fra le mani.

Voglio piangere. Anzi, vorrei sparire in questo momento.

L'ho tradito consapevole dei miei pensieri sulla sua assenza telefonica.

Io , sono certa e cosciente di aver fatto finire la nostra storia nella mia testa da un po' , senza nemmeno informarlo. Mi sono data delle scusanti, lui che non risponde , le litigate , le grida...Io ieri notte volevo che fra me e lui finisse , o peggio, avevo fatto si che fra me e lui fosse già tutto finito nella mia testa e nel mio cuore.

-Will, ti prego devi ascoltarmi.-. Mi divincolo dalle sue mani.

Scuote la testa sorridendo. -Non devo ascoltarti amore, ho sbagliato tutto , ma ora sono qui a chiederti di perdonarmi...-.

Una pugnalata mi raggiunge dritta in petto.

Sento le lacrime che rigano le mie guance.

Lui mi sta chiedendo di perdonarlo? Sono io quella che dovrebbe supplicare di esserlo.

Penso quanto schifo proverebbe per me se sapesse tutto.

Pochi attimi dopo, nemmeno a farlo apposta, vedo quel pensiero materializzarsi.

Inavvertitamente , la porta alle nostre spalle si apre. Smetto di respirare e guardo Will fisso nelle iridi, poi, socchiudo le mie.

Non smetto per un istante di piangere nel più angosciante silenzio della colpevolezza che porto sul groppone.

Will sogghigna come se quella terza presenza nella suite , la stesse attendendo da un po'. Si tira su ed ora il suo viso è arrogante e venato dall'incresparsi della rabbia.

Mi volto verso Jake. Ho l'espressione disperatamente presa dal terrore.

Giuro che con gli occhi lo sto rimproverando perchè , diamine, non doveva uscire. Doveva restare in camera!

Jake si dirige lento verso noi. Le mani nascoste nella tasca del Jeans e lo sguardo carnivoro rivolto al mio ragazzo.

Lo sta sfidando... Lo sta sfidando!

Porto le mani alle guance involontariamente e le sento ardere come tizzoni.

-Tu devi essere Will.-. Esordisce Jake guardandolo dall'alto in basso.

-E tu invece dovresti spiegarmi perchè sei nella suite della mia ragazza.-. Ringhia Will.

Sulle labbra di Jake appare un sogghigno che dura l'attimo di un battito di ciglia.

Jake fa spallucce , allontanandosi di nuovo da noi e dirigendosi all'isoletta bar.

Si versa del caffè mentre infila fra le labbra un cornetto alla marmellata.

-Ti ho fatto una domanda!.-. Grida Will furioso notando la sfrontatezza nel silenzio di Jake che lo fissa come se si stesse prendendo gioco di lui.

Sono agghiacciata dalla paura. Non ho idea di ciò che potrà succedere.

-N...Non è come pensi Will...Te lo giuro...-. Dico con un filo di voce tremante.

-Allora spiegami com'è?!.-. Si volta verso me ed il suo sguardo mi polverizza all'istante.

Non so cosa dire, non so che scusa potermi inventare.

Will si zittisce all'istante ed ora mi guarda come se volesse vedermi morta.

-Sei andata a letto con lui non è così?!-. Quel maledetto ghigno. La sua voce che si tinge di arroganza.

-Cosa!?-. Esclamo cercando di nascondere tutto ancora una volta.

Jake è sceso dall'isoletta , ma è rimasto distante. Sembra pronto per scattare in caso Will faccia qualcosa di avventato.

Però non è contro di me che vuole scagliarsi. Si muove in uno slancio schizzando contro Jake.

-Bastardo!-. Grida mentre tenta di sferrargli un pugno in pieno viso.

E ci riesce. Jake barcolla all'indietro e finisce con le spalle contro il marmo dell'isoletta.

Un rigoletto di sangue fa capolino dal suo labbro e poi, giù , di colpo incomincia a gocciolargli via dal viso.

Si passa il palmo della mano sulla ferita ed un attimo dopo sono nuovamente uno contro l'altro.

Ma questa volta è Jake che picchia. E lo fa forte.

Io sono raggelata. Paralizzata.

Che devo fare?!

Mi nascondo il viso fra le mani , sto piangendo.

-Basta!-. Grido più volte.

Sento la porta d'ingresso sbattere contro la parete e diverse voci invadere la stanza.

Sono Ben , Dave e Stuart.

Li stanno dividendo.

Mi sento così miserabilmente piccola ed insignificante difronte quella scena.

Difronte a Will con un occhio nero e Jake con il labbro spaccato.

Difronte ai due uomini che amo e che mi rendo conto , che perderò a breve.

-Chica...-. Dave si avvicina a me e cerca di farmi sollevare facendo leva con il mio braccio. Ma non ce la faccio , non sono in grado di muovermi.

-Allontanatelo dall'albergo...-. C'è confusione attorno a me , ma è tutto ovattato e lontano.

Sento Stuart che parla con la sua auricolare con il capo della direzione.

Ben è seduto sul divano con Jake.

-Va tutto bene Jake. Adesso chiameremo un medico e ti faremo visitare.-.

Mi sento in colpa anche per lui. Non doveva finirci di mezzo, quella era una faccenda mia e di Will.

-Dave...-. Guardo in volto la guardia del corpo. -Portami via da qui, ti prego...-.

Annuisce e mi aiuta a sollevarmi. Non mi lascia nemmeno un secondo.

Usciamo dalla suite e incrocio Trudy.

L'ennesimo problema in carne ed ossa.

-Cos'è successo?-. Sembra scossa. Fortunatamente è ignara di tutto.

-Uno di quei fan Stalker , nulla di che...-. Sminuisce Dave cacciando prontamente una scusa.

Trudy si copre la bocca con le mani.

-Scusatemi , vado a vedere come sta Jake...-. Dice lasciandosi sfuggire quell'odioso accento del sud.

Si allontana da noi correndo verso la suite , che ormai è sommersa da cameriere, medici e staff dell'albergo.

-Signorina le lascio le chiavi della mia suite e le vado a prendere degli abiti puliti...Lei intanto si può fare una doccia .-.

Annuisco.

-Poi mi accompagnerai fuori da questo posto?-.

-Come vuole...-.

 

 

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Capitolo 11
*** Monique ***


Sei mesi dopo...


Sto salendo le scale del Bringhston Place, il palazzo che ospita il mio ufficio.
Sono a casa da sei mesi, esattamente dal giorno dopo quel brutto incidente fra Jake e Will.
Di loro non ho più notizie da allora.
Jake mi aveva cercata il pomeriggio stesso , quando stavo aspettando il mio volo. In un messaggio breve e deciso , aveva espresso tutto il suo dispiacere per la mia decisione. Avevo abbandonato l'incarico. Niente più biografia su di lui. Niente concerti al suo seguito , niente più serate mondane, niente più LUI.
Quando poi, informai Victoria della mia decisione , ovviamente lei non fu affatto contenta . Mi aveva urlato per telefono indicibili ed irripetibili offese , mi aveva persino minacciata di licenziarmi.
So che sembra incredibile che un'amica sia capace di tanto, ma io la capivo. La crisi della sua rivista , l'arrivo dello sfratto all'ufficio...
Ringraziando il cielo , Dave mi aveva aiutata anche in quella occasione , trovando una sostituta valida per l'incarico.
Così Vicky, mi aveva riaccolta a lavoro e si era scusata per ciò che era successo.
Parlammo molto, subito dopo il mio ritorno e lei parve sconvolta dal mio racconto.
Aveva starnazzato un "Sei finita a letto con Jake" che molto probabilmente aveva tuonato per tutto l'edificio, seguito da un "Will è un coglione, tu lo sei" , che aveva preso a pugni la stessa me all'istante.
Ma alla fine , mi aveva capita , concludendo che sarebbe fuggita anche lei in una situazione simile.

Ora che sono tornata alla normalità, non so cosa ne sarà di me. Sei mesi sono volati seppur dentro me, sento di essere ancora in quella suite.
-Buongiorno.-. 
La voce della mia amica Vic, mi fa trasalire impercettibilmente.
-Eilà.-. Dico mentre la saluto con un cenno della mano.
Sembra raggiante . La biografia sta per essere messa in commercio e sembra che le prime copie abbiano già riscosso un gran successo.
-Questa è per te.-. Mi porge un volume dalla copertina nera e blu elettrico. Non vedo subito cosa c'è scritto sul davanti. L'afferro e la osservo per un po'. Capisco subito.
-La prima metà è tutta tua. E' ciò che hai raggruppato in quelle settimane li.-. Mi dice, ma vedo scritto un "Angelica Will" al posto mio.
La cosa mi abbatte un po', ma ero conscia che non sarebbe apparso nulla di me , in quella biografia.
- Cambiare alcune parti è stato complicato. Non ti eri resa conto di aver messo troppi pareri personali Sesy?-.
La guardo come se non la vedessi.
-No. Io mi limitavo a scrivere.-.
Probabilmente , se non avessi rinunciato a quell'incarico , ora quella biografia non esisterebbe. Esisterebbero solo appunti molto personali su Jake. 
Avevo fatto bene a lasciar perdere tutto.
Mi da una pacca sulla spalla sorridendomi, mentre mi supera sulla rampa delle scale.
Mi volto.
-Dove vai?-. 
-Ecco...Ho alcuni impegni importanti e sono persino in ritado.-.
Sembra volersela svignare così e non so in che modo fermarla.
Che doveva fare di così importante da lasciare la rivista scoperta?
Entro nel mio studio ancora perplessa e mi lancio sulla poltrona girevole.
"Non  mi sono ripresa" Penso sconsolata. Ed è la verità ,non sono ancora riuscita a riprendermi da questa storia.
Mentre sono con la testa fra le nuvole, la schermata del mio portatile si illumina seguita dal suono di una mail.
Mi affretto ad aprirla , sono certa di essere in ritardo per i miei bozzetti ancora da concludere e pubblicare.
Presa da tutte quelle pagine da riassumere e portare in redazione , mi rendo conto solo tempo dopo che il telefono sta squillando da un po'.
Sussulto e scuoto la testa per cercare di "tornare in me".
-Pronto?-.
-E' la signorina Sesilia che parla?-. Una voce sconosciuta pronuncia il mio nome, non capisco.
-Si , con chi parlo?-.
-E' l'ospedale di Brooklyn che la contata...Dobbiamo avvertirla che qui...-. In un battito di ciglia tutto attorno a me si ferma. Non sento più nulla , nemmeno la voce dello stesso uomo che mi squilla nelle orecchie.
Will...Will ha avuto un incidente. E' grave.
-Arrivo subito.-. Riattacco la cornetta e mi catapulto verso l'appendi panni , recuperando la mia giacca , fiondandomi davanti alle porte dell'ascensore.
-Avanti.-. Quel maledetto affare sembra non arrivare mai. Allora , spazientita mi getto giù per le scale e corro.
Corro a perdi fiato.
Will. Will sta morendo.
Dopo sei mesi è questa l'unica notizia che ho di lui? E' così che devo rivederlo?
Sono fuori dall'edificio , corro verso la mia auto.
Sono confusa, spaventata. Voglio piangere , ma ho fretta di arrivare all'ospedale.
Supero le code, sembro una matta al volante. La gente mi suona , urlano dalle loro vetture che sono  pazza. Non li sento.
Nella mia testa , c'è solo lui. Will. 
Vedo la struttura che si innalza davanti ai miei occhi , fermo bruscamente l'auto senza posteggiarla e corro verso la reseption .
-Salve , sono qui per il ragazzo che è arrivato questa notte..-.
La ragazza che sosta al dilà di quel pezzo di scrivania ad isola , mi guarda smarrita mentre controlla il numero della stanza di Will.
-Primo piano , stanza otto. -. 
Non me lo faccio ripetere due volte e corro verso le scale mentre la ragazza mi urla dietro qualcosa che però capisco a malapena. Non mi interessa. Devo correre da Will.
Raggiungo il primo piano ed i miei occhi corrono lungo il muro in cerca di quel numero maledetto.
"Will...Che stavi facendo...".
Raggiungo la numero otto ma mi arresto all'istante.
Una donna della mia stessa età , slanciata , bionda , nascosta in un lungo cappotto nocciola che le arriva alle ginocchia è li ,ferma ,davanti alla porta di Will. Sembra sconvolta . E' in lacrime.
Il mio cuore si ferma per un secondo lasciandomi difficile l'incamerare aria.
Mi avvicino lentamente , lo sguardo è su di lei che a sua volta , si gira e mi fissa. Non capiamo il perché della presenza l'una dell'altra , li.
-Tu sei qui per...?-. Faccio per prima con tono arido.
Lei mi osserva ancora un attimo , sembra imbarazzata.
-Sono Monique...-. Mi tende una mano. 
Continuo a non capire.
-Tu devi essere Sesilia...-. Dice candida. Ha l'aria di sapere chi sono.
-So perfettamente chi sono, voglio sapere chi sei tu e perché stai piangendo davanti alla porta di Will.-.
Lei bastona lo sguardo e si gratta la nuca con le unghie laccate di rosso .
-Will non ti ha mai parlato di me?...-. Non parla perfettamente la mia lingua, qualche parola e' in francese .
La guardo severa . -No. Ma adesso perchè non me ne parli tu.-.
E' evidentemente paonazza per l'imbarazzo , forse anche intimidita da come mi sto rivolgendo.
-Will ed io abbiamo una relazione da circa un anno e mezzo.-.
Ora il mondo mi sta ballando sotto i piedi. E dentro me un'esplosione di pensieri mi sta schiaffeggiando.
Mi sento sollevata, infuriata, delusa, consolata.
-Io...Sapevo che lui stava con te , ma ho pensato che essendo così lontane mai nessuna avrebbe saputo dell'altra o meglio, tu , non avresti mai saputo di me...-. Dice subito dopo.
Era incredibile. Lei sapeva che lui aveva una donna e le andava bene!?
Scuoto la testa e sorrido beffarda.
-Tu vorresti dirmi che sapevi tutto...E hai deciso ugualmente di intraprendere una relazione con lui?-. Mi porto due dita a strigermi il naso li dove nasce.
Prendo un lungo respiro e cerco la calma.
-Tu sapevi che la nostra intenzione era quella di sposarci?-. Le chiedo.
Fa un cenno con il capo. "Si".
-Sapevo che quella era la vostra intenzione e se fosse successo io mi sarei fatta da parte...Ma poi tu hai accettato quell'incarico e lui sembrava essere deciso nei miei riguardi.-.
Resto allibita.
Sorrido sarcastica , ancora. -Eh già! Giusto, io parto e lui può stare con te...!-. Per un attimo alzo i decibel della mia voce. 
-Adesso si spiega tutto...Quelle finte litigate , quelle assenze per giorni...E i viaggi di lavoro ripetuti...-. Inizio a rimettere insieme i pezzi.
 La guardo , ma prima che io o lei possiamo aggiungere altro, un'infermiera esce dalla stanza di Will e ci informa che possiamo entrare , anche se lui è privo di sensi.
Monique, entra per prima stringendo in una mano un fazzoletto di stoffa che porta alla bocca per coprire l'ennesima secchiata di lacrime.
Io stento. Forse vederlo così, in questa circostanza, seppur ora sono furibonda, mi fa male.
Resto quasi fuori dalla stanza, appoggiata allo stipite della porta , con le braccia conserte , mentre la donna , seduta affianco a lui piange stringendogli una mano, supplicandolo di svegliarsi.
E' ridotto male, attaccato ai respiratori, pieno di contusioni.
L'infermiera si muove all'interno della stanza , poco prima di uscire però, la intercetto fermandola per un braccio.
-Cosa è successo?-. Le chiedo a bassa voce.
Lei guarda la cartella.
-E' andato a sbattere a 200 km/h , l'impatto è stato così forte contro il guardrail che il muso della sua auto è praticamente rientrato nella vettura. Per via di ciò , i suoi organi interni all'altezza dell'addome sono seriamente compromessi. Ha già subito due operazioni e domani ve ne sarà una terza. Speriamo di potergli far riprendere i sensi, ma...Signorina se vi posso dare un consiglio...Per sicurezza salutatelo prima...-.
Dice abbassando lo sguardo ed allontanandosi dalla stanza.

Torno a guardare il letto.

Così Will stava morendo. L'uomo con cui avevo passato quasi più di due anni assieme, stava morendo per un incidente stradale.
Mi avvicino al corpo, dal lato opposto a quello di Monique. Non lo tocco, resto con le braccia allacciate l'un l'altra e lo fisso.
Mi sento di troppo e non dovrei. Vedo quanto lei lo ama mentre gli accarezza il viso con delicatezza e gli parla di cosa ha fatto quella mattina , di quanto lo vorrebbe con se a casa questa notte, mi sento come etere .
-Sai lui diceva che a te piacevano molto le ciambelle glassate di Starbucks.- Dice mentre sorride in lacrime e si volta verso la sua borsa estraendo un cartoccio con il logo del locale.
-Sesilia, so che tutto questo ha dell'ipocrisia. Ma accettale. Io non sono qui per farti la guerra e se tu, mi dirai di sparire io lo farò...-. Mi porge il cartoccio ed io mi sento microscopica.
Mi tremano le mani mentre ne stendo una per accettare il dono.
-So che lo hai amato...-. Aggiunge.
-Ed io,so che lo ami tu ...Ora.-. Le dico estraendo una delle tre ciambelle porgendogliela.
I suoi occhi tornano a riempirsi di lacrime e mi sorride.
Lo faccio anche io.
Prende la ciambella e fa un morso, mentre io addento la mia . Sorridiamo.
Prendo una sedia non lontana da me, e la porto al bordo del letto , mi siedo.
Rimaniamo così . Come due facce della stessa medaglia , vicine ad un uomo che al momento era parte di entrambe.
-Devi svegliarti Will...-. Diciamo all'unisono in una preghiera che forse non si sarebbe avverata.



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Capitolo 12
*** Il mio errore ***


Parcheggio la mia auto lungo la lingua di marciapiede poco distante dal vialetto di casa mia.
Ha piovuto e la strada brilla sotto le luci dei lampioncini padronali che la investono fin dove non termina il caseggiato.
Mi stendo con la schiena affondando nel sedile mentre tiro un lungo respiro. Quella giornata mi aveva devastata.
William...
Non ci credo ancora, mentre ripercorro mentalmente a ritroso gli eventi. La chiamata , Monique, poi ancora la nostra storia. Monique aveva detto che fra loro andava avanti da un anno e mezzo , ma a conti fatti io avevo preso stabilità con lui nel medesimo periodo , ciò che ne era del "prima" non rappresentava la nostra storia,bensì solo la nostra frequentazione...Perciò...Lui aveva incominciato a tradirmi sin da subito?
Tiro un pugno al volate che emette un suono strozzato.
Mi viene da piangere , sento che ogni fibra del mio corpo è al limite.
Singhiozzo , mi manca il respiro. Voglio Dave. Lui sa sempre cosa dire per farmi tornare il buon umore.
Infilo una mano nella mia borsetta ed estraggo il cellulare. Cerco il suo numero sulla rubrica. Lo trovo, lo fisso. Ed è li che scorre sul display.
"Se lo chiamassi, Jake lo saprebbe. Se fosse li con lui?". Sapevo che quello che stavo per fare era l'ennesimo sbaglio.
Sospiro e metto via il telefonino.
Mi lascio ad altri minuti di solitudine fra me e me, fino a che il rombo di un motore ed una frenata improvvisa non mi fanno sobbalzare. 
Guardo fuori dal finestrino.
Ho il cuore in gola, sento che potrei sputarlo.
Un'Audi nera ha il motore ancora accesso, è ferma davanti al vialetto di casa.
Il respiro si è bloccato nei miei polmoni. Conosco quella macchina.
Realizzo velocemente che il mio problema , il mio "errore" , si è materializzato proprio davanti ai miei occhi.
Il mio cellulare squilla. Per un attimo mi assento, ho come la sensazione che tutto stia accadendo troppo in fretta.
Arpiono l'aggeggio, mi trema la mano.
"Jake"

-...Pronto?-. 
-Sei ancora dentro quell'utilitaria?.-. 

Mi chiede.
Un sorriso si stampa sulle mie labbra. Ma cerco di annegarlo.

-Si.-. 

Fuori ha ripreso a piovere ed io me ne accorgo solo ora che le gocce sembrano proiettili sul tettuccio della mia vettura.
Lo vedo scendere dall'auto munito di un ombrello.

-No, Jake. Non farlo. Non venire qui da me.-. 

Dico. Sono ancora in lacrime.
Lui mi riattacca. Non mi da retta. Del resto Jake Whiters, non prende ordini da nessuno.
Apre la portiera . Ora sento il rumore della pioggia che fragoroso sbatte con i miei timpani.

-Andiamo?!-. 

L'espressione sul suo volto è indecifrabile. Naviga fra il "felice di rivedermi" ed il disturbato dal "come mi ha rincontrato".
Afferro la mia borsetta , chiudo la vettura e veloci ci dirigiamo alla porta di casa.
Entrati, gli indico il porta ombrelli mentre mi scrollo gocce d'acqua da dosso.
Lo sento chiudere la porta alle nostre spalle. Adesso so che siamo soli. Io , lui e le cose che sicuramente aveva da dirmi.
Jake parla per primo e sembra terribilmente nervoso.

-Allora?! Mi spieghi che fine hai fatto?!.-.

 Mi muovo verso la mia stanza togliendomi la giacca, senza rispondergli e lui mi segue.

-Sesilia, sto parlando con te!-.

Butto l'indumento sul letto. 
Lo ignoro. Ho deciso così. Non ho voglia di starlo a sentire, e mi stupisco di me stessa proprio per questo.

-Un sms...Una chiamata...Nemmeno quando sei atterrata ti sei degnata di avvertirmi.-. 

Prosegue alzando la voce.

-Non è il caso Jake..-. 

Dico quasi fra me e me , mentre mi muovo per la stanza senza un obiettivo ben preciso.

-Cazzo ! Non te ne importa proprio niente di come sto?!.-.

 Non reggo. Questo è troppo.

-William sta morendo!-. 

Urlo voltandomi verso lui.
Lo vedo irrigidirsi, non dice più nulla.

-Ha avuto un incidente...Sono stata da lui oggi e sai che ho scoperto?-.

 Le lacrime tornano ad invadere i mie occhi.
Mi passo una mano sul viso.

-Non so nemmeno perché voglio raccontarti questo, ma ...Sono così sconvolta.. Lui...-. 

E' difficile. Parlare di Will con lui mi sembra un'impresa titanica.

-Ha un'altra Jake...Da circa un anno e mezzo...-. 

Stringo un pugno mentre pronuncio quella frase che come una lama sembra trapassarmi mentre dico quelle parole.
Lo sguardo di Jake si fa mesto, sembra dispiaciuto sul serio.

-Sesy...-.

 Si avvicina , mi stringe.
Sento le sue braccia annodarsi al mio busto ed un calore familiare mi invade. Ne ho bisogno. Mi sento a casa.
Incomincio a rendermi conto che sono nel posto giusto, che Jake è il mio posto giusto. Quel bellissimo e tremendo errore è la mia salvezza.
Lo stringo più forte mentre passa le dita fra i miei capelli umidi.

-Mi si è spezzato il cuore quando ho visto quella donna li...-.

Voglio raccontare.

-E' un bastardo.-. 

Dice settico e qualcosa si spezza dentro me all'istante, non riesco ad aggiungere nulla.

-Perdonami se non ho aspettato che parlassi...-. 

Dice poi interrompendo quello che sarebbe stato l'inizio di un silenzio scomodo.

-Non potevi saperlo.-. 

Mi scanso da lui , lo guardo.
Siamo iridi nelle iridi. "Mi manca".
Si Jake mi era mancato come aria e questo faceva si che io mi disprezzassi dato che avevo spezzato il cuore di Will.
Poi ci ripenso. Spezzato il rapporto con Will! Lui aveva un'altra.
-Che fine ha fatto...Trudy?-. 

Lo sguardo di Jake da amorevole piomba in un'espressione distaccata, bruna.
Sospira e si allontana da me . Per un momento mi è sembrato di averlo sentito sbuffare.
Capisco.
Torno nervosa. Non l'ha lasciata. Lui la vede ancora.

-Lei c'è ancora, non è vero?-. 

Dico e dal mio tono di voce, solo uno sciocco non capirebbe che sono fuori di me.
Non risponde. Questo lato di lui lo odio. Abbassa quei maledetti occhi azzurri e guarda a terra , è un codardo che si lascia malmenare dalle parole d'altri.

-Jake!-. 

Grido afferrandogli il viso fino a che non siamo li occhi negli occhi, di nuovo, forzatamente.

-E' in francia, che mi aspetta.-. 

E' freddo mentre lo dice.
Provo disgusto.

-Va via.-. 

Mi afferra un braccio.

-Devi ascoltarmi. Sono venuto qui, per stare con te!.-. 

Mi piace quella frase. Mi piacciono i suoi gesti sempre troppo grandi rispetto alle mie aspettative. Mi piace la dirompenza con cui alzando la voce dice di volermi. 
Ma sono bugie dorate. Frasi che hanno un senso solo nel momento in cui le pronucia. 

-Ma io non ti voglio!-. 

Resto interdetta. Ci restiamo in due.
L'ho detto? L'ho detto sul serio?
La mia mano scivola via dalla sua presa. C'è poco di romantico in tutto quello che stava succedendo.

-Non voglio un uomo che non sia solo mio. Non voglio un altro Will. Tu mi hai detto così tante cose riguardo quanto mi vuoi...-. 

Tremo. Mi porto i capelli dietro la schiena mentre massaggio spasmodicamente un lato del collo.

-Ma poi...Diavolo stai sempre con lei! Torni fra le sue braccia mentre ti scopi me!-. 

Gli urlo in lacrime.
Per la prima volta vedo i suoi occhi diventare rossi di pianto. Mi uccide.

-Io ti amo Sesilia...Ti amo più di qualsiasi altra cosa...Ma io so di non poter stare con te.-. 

Mi ha appena pugnalata rivelandomi quanto di più vero giaceva sotto tutte quelle settimane di follia con lui.

-Sono troppo ordinaria per te?-.

 Dico ringhiando.
Scuote la testa. 

-No,no. Tu sei perfetta. Sei l'unica che sa prendermi , sa amarmi , sa ascoltarmi e capirmi...Tu sei l'unica che voglio, ma la mia vita è così frenetica e tu così fragile..Non lo sopporteresti. Soffriresti stando con uno come me..-.

-Allora perché non ti privi di me...Ed intendo sul serio-. 

Il mio tono è tornato basso, pacato ma tagliente.
Si siede al bordo del mio letto, la testa stretta fra le mani. 

-Perché non ce la faccio Cristo!-. 

Sta piangendo? 
Ho una stretta in petto. Voglio abbracciarlo. Odio l'idea di averlo fatto star male.
Ma sono pietrificata e resto davanti lui, in piedi a fissarlo.

-Tu ce la fai a privarti di qualcosa che è nella tua testa costantemente Sesilia?-. 

Alza lo sguardo verso me. Ora sono io che lascio scappare il mio.
Sono io che non rispondo, perché lo amo. Lo amo più di me stessa e no, non riuscirei a lasciarlo andare , a non pensarlo mai.
Sei mesi senza lui mi hanno ridotta uno straccio e non c'era stato giorno in cui non lo avessi pensato.
Mi abbasso alla sua altezza, le mani sulle sue ginocchia.
-Ti amo...-. 

Non credo di averlo detto. Mi è sfuggiuto , vorrei rimangiarmelo , ma tutto ciò mi ha sfiancata, così la mia persona parla al posto mio.
Jake mi sorride ed una lacrima l'ultima scivola via dalla sua guancia.
Mi sporgo verso lui  allungando il busto e mentre gli accarezzo una guancia lo bacio.
-Non lasciarmi...-.

 Dice in un filo di voce.

-Non ti lascio.-.

 Dico in un sospiro.
Mi tira su , fino a che non sono stesa sul suo addome. Ci stiamo baciando , non abbiamo mai smesso.
Porta una mano sul mio viso e scansa una ciocca di capelli che ribelle era tornata a coprirmelo poi con un sorriso dolce mi domanda "posso restare?".
"Può restare Sesilia?"
Può farti sbagliare ancora? Può far si che tu sia sua anche questa notte?
Ma il mio corpo aveva già deciso.
Così , mentre le sue mani mi liberavano dagli indumenti le mie labbra si schiudevano in un si.


Non puoi liberarti da qualcosa che fa parte del tuo essere sbagliata , del tuo errare.
Non puoi liberarti di qualcuno che ami più di te stessa.



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Capitolo 13
*** L'essenziale ***


E' passato ben poco tempo perché la condizione di tranquillità nella vita mia e di Jake non si "rompesse".
Dopo che lui era piombato nella mia città a reclamarmi ed avevamo finalmente deciso di provare, nonostante determinate condizioni, a stare insieme, la notizia della morte di suo padre ci aveva letteralmente strappati da quella realtà.
Un mese solo. Quel mese di pace brutalmente cancellato in una notte. Con una chiamata.
Paul era morto.
Credo che nonostante Jake detestasse suo padre quella notizia lo avesse destabilizato sin dalla sera stessa.
Volammo a Boston alle prime luci dell'alba. 
Jake era l'unico affetto rimasto a Paul, quell'uomo rude privo di moralità, legato più alle droghe ed all'alcool che al figlio stesso. Ma nonostante ciò era il suo unico figlio.
E Jake non si era opposto alla questione di seppellirlo organizzandogli un funerale.
Ma io glielo avevo letto negli occhi, sia in aereo che in auto, persino poco prima di scendere da essa e raggiungere l'ingresso della chiesa , quel tumulto di sentimenti contrastanti. Odio, rancore, tristezza.
Un capitolo si era chiuso. Quel capitolo si era chiuso.
Paul era una pessima persona, lo aveva ignorato sin dalla nascita e tradito Susie , sua madre, più e più volte. In oltre la picchiava. Questo lo ricordavo perfettamente. 
Queste cose io le ricordo come se fossero pezzi della mia vita , nonostante i miei genitori mi avessero sempre estromessa da quella vicenda. Faceva male a me , non posso immaginare a lui che le ha vissute.

-Siamo arrivati...-.

Sussurra appena e vedo il MIO Jake , svanire , lasciando il posto a quel bimbo di nove anni che aveva tanta paura di quell'uomo.
Leggo esattamente quella paura nei suoi occhi adesso.
Sua madre è a pochi metri di distanza dalla nostra Audi. Ci osserva arrivare seguendoci con lo sguardo , accanto a lei, i miei genitori.
Sono stata io a chiamare Susie. Lei , di sua spontanea volontà non sarebbe mai venuta sin qui dall'Oclaoma. Odia Paul, ma ora suo figlio ha bisogno di lei e deve mettere quell'odio da parte.
Scendiamo. Ci sorridono tutti e tre mentre io e Jake mano per mano li raggiungiamo.

-Che bello rivedervi insieme...-.

Dice lei.

Sorride ma so che è una curva di circostanza, quella che forma le sue labbra.
Le sorrido debolmente e lascio la mano di Jake, perché lui, ora, ha bisogno di sua madre.

-Tesoro...-.

Mia madre mi abbraccia, mentre mio padre mi accarezza amorevolmente la testa.
Non vedo quasi mai i miei genitori , anzi praticamente sono anni che non li vedo, la loro storia è stata un susseguirsi di decisioni avventate per me , per loro ,solo adesso sembrano aver ritrovato la pace persa molti anni fa ,quando mia madre è sparita nel nulla ed io dopo la loro separazione sono stata affidata ad una struttura e poi ancora ai miei nonni . Nonostante tutte le questioni che avevano distrutto la nostra famiglia , so che loro mi amano e lo dimostra il fatto che mi abbiano sempre sostenuto in tutto . Ma come so questo , ho anche la certezza che non adorino l'idea che io abbia mollato Will dato che secondo loro eravamo pronti per l' altare e per certo, so che mia madre si è strozzata nel preciso istante in cui io e Jake li abbiamo raggiunti mano per mano, nonostante lo abbiano sempre considerato un membro della famiglia.

-Mamma...Papà...-.

Dico con un filo di voce senza guardarli negli occhi.
So che tutto quell'affetto è dovuto alla situazione, in un altro contesto il discorso si sarebbe aperto con un "e questa storia com'è?! Perché lo hai lasciato?!".
Per questo ora sto evitando i loro occhi , in particolare quelli di Jennet.
Ci incamminiamo verso l'interno della chiesa . Jake e Susie ci precedono, mio padre è nel mezzo mentre mia madre che mi è sottobraccio rallenta sempre di più, finché non arresta il passo proprio a qualche metro dall'ampio portone marrone.

-Will...?-.

Mi chiede avvicinandosi all' orecchio. Mi si stringe lo stomaco.
E' buffo spiegare in quattro parole a mia madre che di Will non ho più notizie dall'incidente se non quelle poche trapelate da Monique. E spiegarle chi è Monique? Non bastano quei pochi minuti che precedono l'inizio della funzione religiosa.
Le rispondo che è finita. Che non l'ho più sentito e mi divincolo da lei precedendola nel passo.Ha la faccia scura, è arrabbiata. Lo è stata anche quando mi ha visto mano per mano con Jake e...Mi fa male.
Per tutta la durata della messa non ho fatto altro che pensare a Jake al suo dolore e poi... Ho pregato per Will. Al momento mi è sembrata la cosa più giusta da fare.
Lui è in coma , stabile, ma in coma. Dopo un mese non ha dato segni di ripresa ed io...Io sono qui, con un altro uomo che amo più di me stessa...Mi sono fatta schifo ed ho pregato per lui... Anche se questo non cambia la mia condizione .

Terminata la cerimonia ci rechiamo in un ristorante. Nessuna veglia funebre , nessuno che ha accompagnato la bara al cimitero. Quell'uomo aveva avuto il suo funerale e credo che per Susie e Jake bastasse, anzi , fosse sin troppo.
Dave aveva pensato al resto e quindi non c'era da preoccuparsi.
Per questo , Jake aveva chiesto a Stuart, di portarci lui stesso con l'auto a pranzo fuori , aggiungendo che la stampa non doveva essere messa al corrente di nulla.
Perciò ora siamo al Rocher, seduti tutti allo stesso tavolo a chiacchierare del più e del meno mentre alcune guardie del corpo in borghese circondano la struttura.
Sono agitata ma allo stesso tempo sollevata vedendo Jake tornare in se e parlare con mio padre di chitarre , come un tempo.
Mia madre invece è li, silenziosa che giocherella con una posata lasciandosela passare fra le dita , finché con un fintissimo colpo di tosse non riprende l'attenzione della sottoscritta. Mi punta gli occhi azzurri più del cielo addosso e tremo. Susie è a capotavola, fra me e lei e conosce mia madre perfettamente , quindi sa , che c'è qualcosa che non va.
-Sesilia...-.

Sospiro.

-Mamma so già che vuoi dirmi e ...No. Non ti darò spiegazioni ora.-.

Vedo il volto della madre di Jake interdirsi.

-E' per ...La loro relazione...?-.

Chiede in punta di piedi a mia madre.
Sento che sto per esplodere. Mia madre non ha tatto. Affatto.

-Scusami Susie..-.

Jannet si alza dal posto e mi invita a seguirla. Susie capisce e la vedo restarci male. Mia madre aveva iniziato a denigrare Jake dall'episodio in Giappone quando a causa di un mix di droga e alcool , aveva , insomma dato abbastanza spettacolo aggiudicandosi l'etichetta di "bello e dannato" su tutte le riviste del continente.
Mi alzo , la seguo fino alla veranda del locale.
Estrae dalla sua borsetta una sigaretta e l'accende.

-Perché proprio Jake?-.
-Perché non proprio lui?-.

Ribatto lievemente urtata, mentre incrocio le braccia sotto i seni.

-Perché sai benissimo che tipo è Jake, e peggio ancora che tipo è diventato.-.

Abbassa la voce proprio come una pettegola di quartiere.

-E' stato in riabilitazione, non usa più ne Cocaina ne Crack. Lui è pulito mamma.-.

La fisso. Sono arrabbiata. Arrabbiata perché lei ha sempre adorato Jake , ma purtroppo ha inculcato in se l'essere prevenuta.

-Sesy, voglio bene a quel ragazzo , tu lo sai...Ma non fa per te , Will fa per te...-.

La sento pronunciare quella frase e vorrei ribaltare qualsiasi oggetto attorno a noi.

-Will...Will..Pensi che sia meglio ?!-.

Alzo la voce, anzi è essa stessa che mi vibra sulle corde vocali più del dovuto. Voleva farsi sentire , volevo farmi sentire.

-Will mi ha tradita mamma. Monique è...-.

Abbasso lo sguardo , quasi provo noia a raccontarle quella storia.

-Tradito?-.

Annuisco.

-Ha un'altra , appunto Monique. Una francese.-.

Mia madre si avvicina con gli occhi carichi di dispiacere e mi poggia le mani sulle spalle.

-E' solo una scappatella...Su, Sesilia...Ho saputo del suo incidente e sono convinta che lui ...-.

-L'abbia fatto per me? Si sia schiantato venendo da me? Probabile. Ma alla fine lui ha comunque un'altra ed io non lo avrei perdonato...-.

Distolgo lo sguardo da lei.

-E Jake? Anche lui ha una donna, è su tutti i giornali la loro love-story.-.

Mi mordo un labbro.
Dimentico spesso di avere una relazione clandestina con lui.

-Lui la lascerà.-.
-Lui la lascerà...-.

Mi rifà la voce .

-Su, ancora credi a queste storie? A lui piaci, piace il tuo corpo, piace il ricordo di te , ma tu non sei la sua ragazza e credimi , non lo sarai mai o per lo meno mai sul serio.-.

Quelle parole mi fanno salire le lacrime agli occhi. 
Mi torna all'istante in mente un discorso avuto con lui proprio la notte che venne nel mio appartamento, quando dopo esserci consumati fino allo sfinimento avevo provato a riproporgli il discorso "storia".

"-Non posso stare con te li, nella mia città, con la mia vita. Ma posso stare con te qui. Nella tua di vita.-". 

Era così che ci eravamo messi insieme. Una stupida pazza promessa.
E lui era con me per un mese, due o tre poi ripartiva per la sua città, per i suoi dannati tour, per la sua vita. Ed io nella sua vita non c'ero e non ci sarei mai stata.
Mia madre aveva ragione. 
La scanso con un braccio e confusa mi allontano dirigendomi verso la vetrata che mi avrebbe riportata all'interno del locale.

-Ascoltami Sesy...Non voglio che tu soffra , ne che tu viva di false speranze...-.

Stringo un pugno che racchiude tutta quella verità che mi si sta schiantando in faccia all' istante.
Mi asciugo una lacrima e torno dentro.

-Sesy..-.

Alzo lo sguardo sentendo la voce di Susie. Mi accarezza una guancia , poi guarda oltre la mia spalla, verso mia madre.Si muove. Si allontana da me. Capto la sua furia.
 Sento i passi farsi pesanti ed il vetro scorrere alle mie spalle. Poi iniziano a litigare esattamente chiuse fuori in veranda.
Susie le urla che è stufa del fatto che Jennet, che dovrebbe essere la sua migliore amica , consideri suo figlio ancora, un tossicodipendente. E Jennet le rimbalza parole pesanti su quanto sia preziosa io per lei e quanto avrebbe fatto pur di impedirmi di finire affondo.
Non le voglio sentire , torno al tavolo e scruto i volti di Mark e Jake che mi guardano confusi ed allo stesso modo guardano anche mamma e Susie.

-Voglio andare via.-.

Dico a Jake.

-Scusami papà.-.

Mi sporgo verso lui e gli regalo un bacio sulla guancia prima di allontanarmi con Jake.

-Tua madre ha ancora dell'astio nei miei confronti vero?-. 

Guida tranquillo , come se volesse farmi guardare fuori dal finestrino per buttar via tutti quei pensieri.

-Non credo sia il caso di parlare di questo. Tuo padre è appena stato seppellito.-.
Sentenzio.
Mantiene lo sguardo dritto a se.

-Dillo. Dillo subito se sono un problema "Ses".-.
Dice quasi fra se e se ignorando ciò che gli ho appena detto. Lo sento rabbioso.
Perché aveva fatto quell'uscita.
Scuoto la testa ripetutamente.

-Un problema? Da quando la persona che amo è un problema?-.

Sorride appena.

-Se è per la questione della droga io...Mi sono ripreso tu lo sai.-. 

Stringo il bordo della mia gonna a pieghe.

-Mia madre certe volte è così bigotta...-.

Guardo in un punto vuoto sorridendo amaramente.

-E' preoccupata..-.

-Si lo è. Ma ...Lei non può decidere per me.-.

-Sai...-.

Si ferma in un parcheggio.

-E' la stessa cosa che ho pensato la notte che mio padre è stato arrestato.Quando mia madre mi ha ordinato di chiudermi in camera , sentendolo rientrare.-.

Mi irrigidisco.

-Era sempre ubriaco quell'uomo...Sempre fatto. La picchiava. E picchiava anche me...-.

Lo ricordo. Ricordo tutte le notti che il telefono aveva squillato e quelle dove le grida arrivavano fino al nostro cortile. Aveva sofferto così tanto Jake.

-Quella notte lo era più del solito... E...Io lo sapevo, me lo sentivo -.

Tira un pugno al volante.

-L'ha stuprata Sesilia. Paul ha stuprato mia madre mentre io ero chiuso come un coniglio in camera mia.-.

Odio Paul più di prima adesso. Non credevo si potesse odiare così tanto un morto...

-Quando mi sono fatto coraggio e sono sceso al piano di sotto già era successo e...Dio la stava massacrando di botte per quei maledetti soldi.-.

Cerca di riprendere fiato mentre si passa una mano fra i capelli. 

-Mi sono gettato alle sue spalle , ma lui era più forte di un bambino di dodici anni. Mi ha buttato via come un qualcosa di ingombrante. Un sacco.-.

Jake si solleva un lembo della camicia bianca , facendomi finalmente vedere , per la prima volta alla luce quella profonda cicatrice che dal petto percorreva in verticale il suo fianco.
Sentirla al buio sotto le lenzuola non era come osservarla alla luce.
D'istinto mi porto una mano alla bocca. Sto per piangere ancora.

-Non ho molti ricordi dopo il volo che ho fatto. So che ho sbattuto contro una cristalliera e poi...Sento la voce di tuo padre che mi dice che sarebbe andato tutto bene e le volanti ...Quelle sirene ancora le ho nella testa...Come lo sguardo carico di terrore che ho visto negli occhi di mia madre prima di perdere i sensi...Sono cose che ti segnano Ses. Cose che ti portano a stravolgere la tua vita e... Quindi si, tua madre ha ragione. Io non sono quello per te perchè..Io assomiglio sin troppo a lui.-.

Il cuore sembra fermarsi per un momento. Come era arrivato a questa conclusione , stavamo parlando di suo padre!?

-Non dire così.-.

Gli accarezzo una guancia mentre le mie si rigano di lacrime.

-Tutti sbagliano, tutti commettono errori o ripetono quelli dei propri genitori...Tu hai sofferto..-.

Mi guarda ed il suo volto si fa carico di apprensione.

-Tu sei l'unica che mi capisce...L'unica che voglio nella mia vita. Mi hai salvato Ses. Lo hai fatto senza nemmeno accorgertene...Ma io...Ti farei del male.-.

Affondo nel sedile.

-E' la stessa frase di merda che hai detto quella notte.-.

Ringhio.
Toglie lo sguardo da me mentre con un' unghia gioca con un pezzetto di pelle del volante.

-Anche se è una frase di merda ...E' la verità. Credo che tua madre in questo non abbia torto...-.

-Le tue fragilità non mi fanno del male!-.

Grido. 
Vedo i suoi occhi arrossarsi.

-Jake , io vivo di te. Io...Sono al settimo cielo ogni volta che tu mi guardi che mi parli che sei con me...Non chiedermi di privarmi di questo...-.

E poi penso , "ma io voglio vivere una storia così?".

-Anche io lo sono!-.

Dice, ma lo vedo rabbuiarsi ogni volta.
Prendo fiato.

-Vuoi stare con me?-.

I suoi occhi rimbalzano sul mio viso.
E' smarrito.

-Vuoi vivere questa cosa con me...A prescindere da tutto. Dai miei , dai tuoi problemi...Tu mi ami Jake?-.

"Ora che ho preso tutto il coraggio che ho non uccidermi."

Respira profondamente.
So che non è convinto tanto quanto so che nonostante tutto se potesse mi amerebbe completamente.

-E se poi...Soffri?-.

Mi tremano le labbra.

-E se poi soffro sono affari miei. Rispondi alla mia domanda.-.

Le guance mi vanno a fuoco.
Non lo guardo più, piuttosto guardo in direzione delle mie mani, che tremano come foglie.

-Ti amo. Ti amo più di chiunque altro anche di me...-.

Sentivo l'avvicinarsi di qualcosa di brutto fra un momento all'altro.
-Ma?...Non te la senti vero?-.

Scuote la testa.

-Tu accetteresti la mia vita? Il fatto che ogni tre mesi sono costretto a partire a stare con Trudy , a vivere il "Sogno Americano", senza te? No. Non lo accetteresti. Anzi, lo faresti fino a logorarti ed è questo che non voglio. Avrei tagliato con te prima o poi , proprio perché non voglio ridurti a fare la  "Penelope" della situazione...-.

Aveva ragione. Era uno stupido sogno, qualcosa che entrambi desideravamo moltissimo ma che con l'avvento di un ennesimo tour sarebbe svanito come per incanto.

-Quanto tempo abbiamo? Tre settimane ancora? E poi?-.

Continua.
Sono secchiate di acqua gelida quelle parole.
Mi sono svegliata ...E' atroce.

-Allora perché sei tornato ?-.

Dico in lacrime.
Sono imbarazzata non vorrei piangere Sesilia non lo fa mai davanti a lui.

-Perché ti ho voluta seppur sapevo di non poterti tenere con me...-.

-Dio , sei così egoista Jake...-.

Afferro la mia pochette rossa e faccio per scendere dalla vettura.
Jake mi afferra per un braccio ma io lo strappo da me.

-Torna a Manchester o dove cazzo devi andare. Lasciami e dimenticati di me.-.

Grido e sbatto lo sportello.
Mentre sono di spalle che cammino verso la nazionale stracolma di auto che sfrecciano prego che lui scenda dalla sua e che mi rincorra.

" Ho bisogno di te Jake.."

Lo fa.
-Sesilia cazzo fermati!-.

Mi grida.
Mi giro e lo fulmino.

-Fermarmi per?Cosa? Per dirmi che mi ami che mi vuoi , per prendermi e scoparmi nella tua fottuta Audi e poi?!-.


Sono in fiamme lo vorrei bruciare come sto bruciando io di rabbia.

-Cancello il tour.-. 

Perdo il respiro.
Siamo iridi nelle iridi seppure metri ci dividono.

-Starò con te per altri sei mesi , fino a che non dovrò per forza tornare a cantare.-.

Non riesco a credere che lo stia dicendo sul serio.
So che una celebrità ha dei vincoli. Che non può sparire nel nulla che deve apparire in tv ogni qualvolta lo contattino. Lui sta mettendo realmente in gioco la sua carriera?

-Se per farti capire che ti amo devo fare questo , lo faccio. Non mi importa niente se devo vivere in incognito per un po'...Voglio te. Voglio vivere di te.-.

Lascio cadere la pochette e in un impeto corro verso di lui .
Mi getto con le braccia al suo collo , sono felice ed allo stesso tempo mortificata per averlo costretto a tanto.

-Perdonami.-.

Ripeto più volte piangendo.

-Ti amo...-.

Mi scosta i capelli dal viso sorridendomi.

-Sai oggi senza te , avrei fatto qualche cazzata...E questo mi fa rendere sempre più conto di quanto tu sia indispensabile per me...Per la mia vita..Sei essenziale Sesilia-.

Piango come una bambina. Jake , le sue parole mi tramortiscono, lo amo così follemente.
Mi stringe a se.

-Mai. Non andartene mai più così. Non abbandonarmi mai più in quel modo.-.

Sospira.
-So che sono così vile a dirtelo, a chiederti di non abbandonarmi, ma...Io so che tu capisci i motivi per cui io sono costretto ad andare via spesso, solo che io non so i tuoi e mi crolla il mondo sotto i piedi quando minacci di sparire...-.

Io sono la sua certezza ma al contempo la sua fragilità e lo capisco solo adesso.
Scuoto la testa.

-Mai più.-.

Mi bacia forte. La sua lingua cerca la mia. La sua anima cerca la mia.

-Sei tutto quello che ho...La mia vita.-.

Passano altre settimane e poi un mese e due... Dopo tre mesi, io e Jake siamo nel mio appartamento che viviamo insieme una storia come due persone anonime , felici .

-Allora? Che film preferisci?-.

-Uno vale l'altro..-. 

-Uff! Ma come uno vale l'altro!-.

E' sul mio letto che sgranocchia pop corn. Ha l'aria da bambino e quegli occhi così vispi e dannatamente provocanti.
Quello è lo sguardo che ha quando è con me.
Mi butto sul letto.

-Vada per un classico americano.-.

Dico mentre premo il pulsate play.
Ci mettiamo un'eternità per scegliere un film e poi non riusciamo mai ad arrivare alla metà che già ci stiamo consumando come legna che arde.

-Questa volta non aspetti nemmeno la sigla?-.

Ridacchio mentre lui ruota su se stesso fino ad essermi sopra. Mi lega i polsi sulla testa con le sue mani e mi bacia il collo.

-E' che tu...Cazzo sei come la mela di Adamo ed Eva...Non posso resisterti.-.
 
-Ehy signorino vacci piano perché stasera non comandi tu su questo letto...-.

Rimbecco maliziosa .

-A no?-.

Le sue labbra si incurvano all'insù. E' eccitato.
Mi divincolo ed ora sono io ad essere a cavalcioni su di lui, mentre mi privo della mia T-shirt.

-Adoro le tue "tette"-.

Dice sorridendo mentre le ha fra le mani.
Sono estremamente compiaciuta dal suo modo di guardarmi e da ciò che dice ogni volta che lo facciamo. Mi fa sentire così unica.
Muovo i finchi sulla sua erezione .
Lui fa un'espressione quasi meravigliata. 

-Ed io adoro vederti impotente sotto di me.-.

Gli afferro i polsi di colpo e li sbatto sul cuscino sopra la sua testa.

-Dio...-. Dice in un filo di voce.

Lo bacio. Le mie mani percorrono il suo corpo , tocco la sua cicatrice , lui me lo permette. Lo permette solo a me.

-Che dici li togliamo questi?-.

Afferro prepotente la cinta dei suoi jeans, gli brillano gli occhi. Ci brillano ad entrambi.
Passo le dita sotto il cuoio della cinta , fino a separarla dal ferro che ne fa chiusura , ma proprio in quel momento sento il cellulare di Jake suonare.
All'inizio lo ignoriamo . Non mi chiedo nemmeno chi è. Ma quel suono si fa un tormento nell'arco di pochi istanti.
Sospiro.
Jake si solleva sui gomiti ed io scendo dal mio "trono".
Sono giorni che sento quel cellulare squillare ed ogni volta che accade Jake sparisce in bagno come se si stesse nascondendo.
Ma questa volta è diverso.
Lo sento urlare dalla sala. Non riesco a capire con chi stia parlando , ma ho il terribile dubbio che sia Trudy la persona dall'altra parte della cornetta.
Jake torna dopo qualche minuto in camera.
Lo guardo confusa.

-Chi ...Era?-.

Chiedo timida.

Scuote la testa. Come ogni volta.

-Nessuno di importante...-.

Ma io so che non è così...

  ___________________________________________ *Questa storia è in via di revisione per questo la trama a partire da questo capitolo non segue quella dei precedenti. A breve sarà aggiornata totalmente

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Capitolo 14
*** Ricordi ***


Sudo. C'è qualcosa che non va. Faccio incubi di continuo da quando mi sono messa a letto.
Jake non c'è. E' volato a Chicago come previsto. Non so quando tornerà , ma sono certa che tornerà.
Continuo a muovermi sul materasso, sono distrutta.
 La mia memoria sembra essersi messa in "on" come mai prima. C'era Lagon Lake nella mia mente.
Quel piccolo paesino ai confini di "niente" che non risulta nemmeno sulla cartina .. il mio mondo per così tanti anni...
I miei 12 anni e i dodici dopo quella vita, quel posto, da dove ero stata esportata e trapiantata come un arto in una casa famiglia... Quel paesino era stato sempre nel mio cuore , prima , dopo e durante.
Scene si accavallano fra loro , confuse ma chiare al tempo stesso.
Ho come la sensazione di sentire la voce di mio padre mentre urla a Jennet che è estenuato dalla sua malattia , che è troppo giovane e debole per gestire una bambina e la sua "Mamma malata".
Lo vedo come se stesse accadendo ora , sbattere la porta d'ingresso e sparire nel nulla. E vedo mia madre , seduta sul bordo del letto a piangere disperata mentre la spio dal piccolo spazio fra la porta di camera loro ed il muro. Quel tumore la sta distrugendo , portando con se anche la sua vita più materiale.

Stava precipitando tutto così in fretta..

 Mia madre smise di parlare per un lasso di tempo che a me, a quell'età parve infinito. Alternava il dolore per la perdita di mio padre a quello fisico e dilaniante del cancro ovarico. Ricordo che la sentivo strillare di notte e piangere tanto da sembrare che stesse soffocando. Incominciai ben presto a sentirmi in colpa.
Sapevo che non avevo fatto nulla io , ma quella sensazione asfissiante si era insinuta in me come un virus ed era potente e con prepotenza incominciò a cambiarmi.
A breve la ragazzina sempre sorridente , "l'amore di mamma e papà" , diventò scontrosa , silenziosa.
Io e mia madre smettemo di parlare.
O meglio, io smisi di parlare perché lei non diceva parole da giorni.
Una sera durante una cena, l'ultima che ricordo assieme a lei prima che mi ritrovai a dovermi cucinare ed accudire da sola , le provai a chiedere cosa fosse successo fra lei e Mark.

"Devi sempre impicciarti dei fatti che non ti riguardano!?". 

Sussulto ancora mentre ripenso a quel cucchiaio che schizza nel brodo, alla sua voce piena di rabbia.
Diede in escandescenza e fu così violento l'impatto con quell'esplosione di "lei" che mi sentii tramortire.

"Sai che penso Sesilia? Che se tu non fossi nata io non avrei avuto questa malattia e tuo padre non mi avrebbe mai lasciata."

Ricordo i suoi occhi mentre ringhiava quelle parole. Mi tagliavano parte parte.
Incominciai a dare un nome a quella "colpa" che mi davo. SESILIA. 
Mi alzai dal tavolo in lacrime , lasciai tutto li e corsi in camera mia.

Apro gli occhi di colpo e mi ritrovo a fissare il soffitto esattamente come quella sera. Nella mia stanza , sola e agonizzante dal dolore per ciò che stava succedendo.
Mi volto verso la finestra, ricordo che lo facevo anche a Lagon Lake. Li c'era Jake nella sua stanza.
Qui ci sono le stelle di un cielo che forse starà guardando anche lui dal finestrino della sua Audi mentre torna da qualche dopo concerto.
Sospiro.
La mia vita l'avevo sommersa di ricordi che non parlavano di quel posto. Avevo fatto si che la mia mente si fermasse al periodo dei miei nonni e poi di Will. Punto.
Mi sollevo, so che non dormirò. Esco dalle coperte e non do retta al freddo che sento, mi piego fino a raggiungere con le ginocchia il pavimento, ed estraggo da sotto il letto uno scatolone. Nessuno sa che lui si trova qui, nemmeno Will.
Lo afferro e torno sotto le coperte.
Spontaneo mi viene da passarci una mano sopra, come se lo stessi accarezzando. So che farà male aprirlo.
Lo faccio.
Ed ecco che mi rendo conto che Sesilia ha appena deciso di accettare il suo passato per la prima volta dopo 12 anni.
Immergo le mani in quel mucchio di foto , lettere , pupazzi e cornici ed eccole li , di nuovo quelle immagini nella mia testa.

"Vorrei che Jake fosse qui con me , perché sola mi sembra tutto così fottutamente soffocante."

Una foto mi resta fra le mani.
Ci siamo io e i miei,  assieme a Jake e Susie. Ovviamente Paul non c'è. Lui non compare in nessuna foto , in nessun album. 
Era un fantasma ancor prima di diventarci...

Ho ricordi così confusi di quel periodo. 
Passo un dito sui nostri volti, siamo felici ma per finta e si vede...
Credo che quella foto fu scatata la sera dell'arresto di Paul. 
Mi dico che è incredibile come in poco tempo ogni cosa nella famiglia mia e in quella di Jake sia potuta cambiare.
Provo quella sensazione di vertigine come allora, come quando avevo capito che di Lagon Lake , dei James e dei Whiters non ci sarebbe stato più nulla se non anime sfasciate e famiglie distrutte.

Continuo a sfogliare quel mucchio di ricordi, e rievoco quella notte.
Ero nel mio letto e fissavo la finestra di Jake. Lo facevo tutte le notti come se da sempre avessi avuto il terrore che potesse accadergli qualcosa di brutto.
Già era successo tempo prima. Quel vaso, le botte. Era piombato in casa mia di notte come faceva spesso negli ultimi periodi, con quel taglio sulla testa ...
Susie lo aveva difeso , come sempre , restando con la belva dentro quelle mura divenute una prigione per entrambi.
Ma la notte dell'arresto di Paul era diverso ed io , lo avevo capito sin da subito.
Avevo visto l'uomo parcheggiarsi in malo modo sul vialetto di casa loro ed un magone mi era salito alla gola  attanagliandomela. Stava peggio del solito. Barcollava quasi da non reggersi , ma si reggeva benissimo. Imprecava e lo faceva fuori da quelle quattro mura solo quando aveva raggiunto sul serio il limite.
Lui entra ed i miei occhi schizzano in camera di Jake. Lo vedo sbattere la porta e respirare affanosamente.
Poi quegli strilli.
So che devo chiamare i miei , ma il più delle volte è Susie che non vuole. Non vuole farci entrare in quella storia. Non ha mai voluto.
Quando vedo Jake uscire dalla sua stanza, correre e sparire dal mio campo visivo , capisco che è il momento di svegliare i miei.
Ricordo perfettamente quella sensazione di disagio. Avevo il presentimento che se non mi fossi impicciata , sarebbe finita molto peggio delle scorse volte ,molto peggio della notte che aveva procurato a Jake dieci punti in testa.
Così sono corsa in camera dei miei, ho svegliato mio padre e di conseguenza anche mia madre e li ho messi in allarme.
Ho stampato in mente il volto di mio padre. Quello sguardo d'odio. Odio per Paul...Quel suo fratello sbandato.
Si, Paul e Mark erano fratelli. Paul molto più grande di Mark. Mark, molto più sano di Paul.
Avevano scelto di sposarsi Susie e Jannet dopo il college , quando erano solo vent'enni. Non le avevano mai lasciate da allora, ma poi con il passare del tempo doveva essere cambiato qualcosa nella vita di tutti sino a portarli a questo...
A mio padre che fa irruzione in casa Whiters impugnando la sua mazza da Baseball e schiantandola sull schiena di Paul, a Jake che quasi privo di sensi non aveva più forza di reagire a quell'orco e a Susie che ridotta ad un involucro di pugni, graffi e sangue , giaceva rannicchiata fra i due divani del salotto. 

Li ricordo quei divani. Susie aveva cercato di coprire le macchioline del suo sangue ogni volta che Paul l'aveva toccata, fino a rendere ombrato anche l'ennesimo divano acquistato proprio per questo motivo. Quelli bianchi erano stati buttati quasi subito...

Poi come un fulmine a ciel sereno , i lampeggianti della polizia non ci misero molto ad invadere il giardino. Arriva anche l'ambulanza e carica Susie e Jake. 
Quella fu l'ultima notte che li vidi.
Se non fosse stato Jake stesso a dirmi che fine aveva fatto dopo quella notte , il giorno dell'intervista , io a quest'ora avrei continuato a credere che entrambi avevano cambiato continente e riedificato una seconda vita, sperando che la loro base fosse solida. Era questo che gli scrivevo in quelle mille lettere che ora sto sfogliando con gli occhi , mentre asciugo le lacrime.

"Ho visto svanire una famiglia nel nulla...".

Dopo quella notte passarono mesi , poi fu il mio turno.
Mio padre decise di andarsene di casa , ed il rapporto fra me e mia madre andò ruzzolando verso un baratro da cui solo ora ed a malapena , riemergo.
Dopo cinque mesi i soldi finirono e la malattia di mia madre divenne maggiormente aggressiva. Sospese le cure casalinghe , lasciò il suo impiego da insegnante ed una mattina mentre mi portava a scuola mi disse che nel pomeriggio mi sarei dovuta far trovare carina perché c'erano delle persone per me.
Così quel pomeriggio seduta sul divano del nostro salone , mi ritrovai a parlare con degli assistenti sociali.
Dorin e Carlos. Adorabili se visti dagli occhi di mia madre,  orchi visti dai miei.
Erano il Paul che era arrivato a prendermi.

-Vedrai che starai bene. E' pieno di bambine della tua stessa età.-. 

Diceva Dorin mentre riaggiustava la gonna a tubino del suo tailer grigio.

-Potrai praticare sport, andare al cinema, studiare , avrai un futuro sereno e la possibilità di aderire a qualsiasi facoltà universitaria piuttosto che decidere di andare a lavorare dove più ti piace.-. 

Invogliava Carlos mentre mi porgeva le ennesime foto di quel posto.

Avevo gli occhi in fiamme proprio come adesso che ripenso a quel momento.

-Tesoro, starai bene li.-. 

Mia madre mi stava accarezzando la nuca ma io avrei voluto spezzargli una mano. 
Mi stava abbandonando ma me lo aspettavo. 
Lo avevo capito da quel tono dolce ed affabile  dopo mesi di frasi velenose ed urla.
La vedevo vestita di ipocrisia , mi nauseava.
Le tolsi quella dannata mano e scappai letteralmente da quel salotto tirando per aria quelle foto inutili di quel posto di merda.
Ma non bastò. Ci volle un pò ma alla fine loro mi presero e mi portarono via.
Gridai mentre mi tiravano lungo le scale, e poi ancora quando cercavano di non farmi scalciare intrecciando entrambi le braccia al mio busto mentre attraversavamo il giardino... Ma, alla fine, mi caricarono in quell'auto grigia .
Di mia madre e quel periodo ricordo quel viso assente e quella mano quasi statica che mi saluta mentre i due dei servizi sociali mi strappano dalla mia casa. Non ho altro che mi possa riportare a quei momenti.
Non ricordo i giorni belli , quelli li ricorda Jake per me, non io.

"Vorrei che fosse qui a tenermi stretta fra le sue braccia".

Stringo al petto una foto di noi due. E' proprio quella del compleanno dei miei nove anni , dove avevo vomitato sulle scarpe della sua sorellastra.
Sorrido allontanando dalla mia guancia l'ennesima lacrima.

Del periodo con i miei nonni invece ho quasi solo bei ricordi. Loro non avevano niente a che fare con i miei genitori . Il loro matrimonio durava da oltre trent'anni e non erano mai cambiate le cose. 
Mi avevano amata sin dalla mia nascita , tanto quanto avevano amato Jannet , la loro unica figlia.
Devo molto a quei due, ed il giorno della loro morte, penso che anche un pezzo di me sia sparito sotto quei metri di terra.

"Mi mancano così tanto...".

Prendo una loro foto. 
Sono stati la mia vera famiglia anche se solo per poco tempo... E Dio se li rivorrei con me ora...
Vorrei ancora parlare con mia nonna e magari raccontargli della mia nuova vita ...E vorrei tornare a solcare quel mare di campagne a bordo della vecchia auto in compagnia di mio nonno.
Non c'è dubbio a certi addii non ci si abitua mai.
Loro ti restano dentro anche quando tutto sembra essere tornato in ordine e ti aprono in due l'anima come una scatoletta di tonno lasciando che tutta la malinconia e la mancanza che essa contiene ti sommerga.

Chissà se Jake ha provato la stessa cosa per suo padre? Non credo. Forse però anche lui ha , come me , qualche ricordo bello di Paul. Magari anche uno solo , l'unico a cui aggrapparsi , l'unico che non gli abbia fatto credere di essere un errore , proprio come a me...
Lo spero , lo spero tanto...

Respiro profondamente e chiudo la scatola.
Sto ancora piangendo e so di cosa ho bisogno.
Afferro il mio telefono e compongo il suo numero. So , che probabilmente rischio di beccarlo con lei, ma detto francamente, me ne frego.

-Pronto?-.

Quando lo sento rispondere, quando la sua voce sfiore il lobo del mio orecchio  , una calma profonda mi invade.

-Jake...-.

Devo molto anche a Jake. Lui è l'unico pezzo che mi è rimasto di Lagon Lake, l'unico dettaglio importante di quella vita passata.

-Sesilia, tutto bene?-.

Lo sento preoccupato. Mi si stringe il cuore.
E' in qualche locale , c'è della musica assordante dietro di lui.

-Volevo solo sentirti...-. 

Dico mentre sorrido dietro il display.

-Ti amo piccola ...-. 

Mi torna un pugno di lacrime alla gola e singhiozzo involontariamente.

-Stai piangendo? Che succede Sesy...-.

-Mi...Mi manchi così tanto...-. 

Rispondo a fatica mentre trovo impossibile frenare quelle stramaledette lacrime.

-Tornerò presto. Te lo prometto...Amore mio...Ma ora torna a letto sono le cinque, domani mattina alle 8 devi alzarti-. 

Perdo un battito. Non mi ha mai chiamata così.
 
Sono piombata in un vortice di sensazioni che mi stordiscono più e più volte.

-Si, hai ragione...Allora ...Torna presto...-. 

-Certo .-.

Riagganciamo dopo l'ennesimo "ti amo". 
Lo amo veramente...

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Capitolo 15
*** Esattamente come ciò che odi ***


-Si sta facendo di nuovo vero?-.

Dave , seduto al tavolino del bar in cui ci troviamo, guarda triste avanti a se ed annuisce una volta.

-Si, penso di si.-.

-Pensi o ne sei sicuro?-.

-Ne sono sicuro.-.  Risponde senza esitazioni.

Dave lo sa. Ha già visto e vissuto il Jake drogato.
Sospiro girando distratta il mio caffè nella tazzina.
Sono volata a Chicago dopo che Dave stesso mi aveva contattata telefonicamente proprio a riguardo di questa situazione.
Avevo visto Jake nei due giorni antecedenti a questa chiacchierata e si, è diventato sempre più evidente che ha rincominciato con quella roba.
Non ho mai vissuto con un drogato prima , ma i segnali sono palesi.
Non dorme. Ha sbalzi d'umore improvvisi. Perde in fretta la pazienza anche per stupide piccolezze. Beve più del solito, è irrequieto. E potrei andare avanti altri dieci minuti buoni ad elencare i vari segnali che sin da subito avevano messo in allarme Dave ed ora , anche me.

Se ripenso che solo adesso le cose fra noi stavano andando meglio. Senza Trudy via per qualche mese , eravamo riusciti a vederci di più anche se i sei mesi a casa mia erano passati da tempo... Provo una rabbia infinita per ciò che sta facendo adesso Jake.

-E' incominciato tutto qualche settimana fa...-. Proferisce la guardia del corpo improvvisamente.

I miei occhi rimbalzano sul suo viso.

-Alcuni giornalisti sono venuti in possesso , tramite una soffiata anonima, di alcune questioni personali di Jake. Hanno scoperto della morte di Paul, della galera , delle denunce di sua madre...E' stato pubblicato persino un articolo sullo stupro della madre...Deve essere tutto questo che ha scatenato qualcosa in Jake.-.

Dave conosce bene quel ragazzo, forse anche meglio di me...

Mi passo una mano sul volto.

-Sono certa anche io che tutto questo stress riguardo il suo passato ormai alla mercé di tutti, lo abbia fatto esplodere.-.  Sospiro.

Credo che nessuno si dovrebbe permettere di impicciarsi delle questioni riservate , anche se si tratta delle star. Sono persone anche loro, ed anche loro, come noi "comuni mortali" hanno dei sentimenti...

-Ti ho chiesto di partire e venire qui, perché ritengo che tu sia l'unica che può aiutarlo. Jake ha incominciato a non dar retta nemmeno a me...-.

Dave è veramente estenuato, glielo leggo in faccia. Jake è come un fratello più piccolo per lui , nonché praticamente la sua famiglia... Vederlo autodistruggersi , probabilmente sta distruggendo anche lui.

-Ecco io...-. Sudo a freddo . Non ho la più pallida idea di come si tratti un tossico dipendente.  -Non credo di essere in grado di...-.

Dave mi stringe entrambe le mani nelle sue stirandosi sul tavolino verso me, mi guarda dritto negli occhi, come se mi volesse supplicare.

-Ti prego...Devi almeno provarci...-.

E' disperato.

Annuisco. -Lo farò...Ci proverò.-.

Non sono convinta di ciò che dico, ne della riuscita. Ma devo, è per Jake ...Per Dave...
Ci alziamo, Dave, deve tornare ai suoi impegni ed io...Al mio compito, ed anche velocemente dato che Jake non ha la più pallida idea di dove sia io ora.
Mi riaccompagna all'albergo. Non sale con me, ha fretta.
Lo saluto velocemente riappropriandomi della mia borsa e scendo dal veicolo.

Cosa farò adesso? Come devo affrontare questa situazione...Come devo affrontare Jake?
Guardo sopra la mia testa a quel mastodontico mostro in vetro, li in altro , al sedicesimo piano , li c'è Jake...
Mi faccio coraggio seppur , ora come ora ,ho paura di tornare in quella suite nonostante ci abbia trascorso già due notti.

Entro nell'edificio e mi dirigo all'ascensore. Non c'è Ben, non c'è Stuart...Ci sono solo io e l'angoscia nel mio petto.
Le ante spariscono nell'incavo del muro ed il lungo corridoio illuminato a giorno si spiega sotto i miei piedi esattamente come un tappeto che mi pare infinito ora come ora.
Mi fermo difronte alla porta della suite e busso.
Jake non risponde. 
Così estraggo la tessera in possesso di entrambi e la lascio passare nell'apposito apparecchietto al fianco del muro.
La serratura si sgancia ed io sono dentro. 
Mi tremano le gambe. Nel salone principale non c'è nessuno ma la tv è accesa, perciò, mi dico, che sicuramente Jake è nel bagno.

-Jake...Sono tornata...-. Dico alzando la voce sperando di sentire la sua.
L'ansia mi attanaglia la gola.

Mi avvicino ai due ampi divani lasciandoci cadere borsa e giacca.
Finalmente sento la porta di camera sua aprirsi.
Mi volto e lo vedo a torso nudo e scalzo. Ha un asciugamano fra le mani e se lo sta passando fra i capelli ancora umidi.

-Buongiorno-.  

Ho un tonfo al cuore quando noto che dal suo naso cola del sangue.
Si. Lo ha fatto. Ancora.
Sento che voglio piangere , ma non posso , non  avrebbe senso ai suoi occhi.
Così faccio finta di nulla. Mi avvicino all'angolo bar e prendo un fazzoletto dal sotto banco.
Lentamente raggiungo Jake e gli asciugo quel piccolo rigoletto che gli ha quasi raggiunto il labbro.
Io lo guardo assente , lui con aria colpevole.
Sa, che io so. Ma penso che non gliene importi nulla.

-Dove sei stata?-. Mi chiede allontanandosi da me.

-A fare una camminata...-. Sono fredda nel mio tono di voce, è più forte di me. Jake mi uccide.

Alla fine esplodo , non ne posso più.

-Perché ti sanguina il naso?-. 
Lui fa spallucce ,sminuendo il sanguinamento con un "sarà la stanchezza, lo stress".
Mi tremano le labbra e sento una lacrima che solca la mia guancia in una falcata. Fortunatamente sono di spalle.

Voglio una prova. Forse non ci voglio ancora credere del tutto che lui sia tornato quello di una volta.
Mi dirigo in bagno senza dirgli più nulla , mentre lui si lancia sul divano impugnando il telecomando cominciando a fare zapping fra i canali.
Mi chiudo la porta alle spalle ed incomincio con l'ispezione.
Guardo ovunque. Incomincio a gettare oggetti a terra , aprendo ogni cassetto , ogni vetrinetta , spostando barattolini di prodotti per il corpo, travolgendo le svariate ampolline di profumo con una manata , quando, esasperata...non trovo nulla.  Ha ripulito tutto. 
Jake è sin troppo bravo a nascondere le cose.
 
Ho la mia immagine riflessa nello specchio e mi guardo dritta negli occhi gonfi di lacrime.
Jake è tornato ad assomigliare a Paul, a tutto quello che odiava...Che odiavamo insieme...

Riemergo dal bagno solo quando riesco a riordinarlo. La tv ad alto volume e le due porte che precedono la sala devono aver ingoiato quel macello che ho fatto li dentro.
Lui è ancora li , che sorseggia una redbull con lo sguardo fisso allo schermo.

"Lo sto perdendo"

Penso mentre mi fisso a guardarlo ed in un baleno mi torna in mente quell'anno passato con lui da quando ci eravamo ritrovati.
Mi crea amarezza tutta quella valanga di ricordi...

-Che fai li impalata?-. 

Sussulto tornando alla suite , quando sento la sua voce.

-Eh? N...Niente , ti guardavo...-.

Sorride. 
Non è come il Jake che conosco.
Quella curva sulle sue labbra, non è, ne un sorriso felice, ne un sorriso amaro. E' un sorriso ovvio. Disinteressato.
Deglutisco a vuoto mentre mi muovo verso lui.

-Hai qualche impegno oggi?-. Gli chiedo in un filo di voce mentre mi siedo accanto a lui.

Scuote la testa , non mi guarda nemmeno.

-Allora...Ti andrebbe di stare con me questa sera?-.

-Va bene.-.  Dice facendo passare le dita nei miei capelli , accarezzando appena la cute.

"Lo sto perdendo...."

Un sorriso finto mi solca le labbra.

 Restiamo li , come due anime sconosciute che a modo loro soffrono in egual maniera.
Nessuna frase , nessuna parola.  Nulla. 
Ma posso sentire la sua anima e la mia mentre fanno un bel gran casino...
 




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Capitolo 16
*** Ultimatum ***


Jake è sempre più assente. Delle volte sparisce durate i dopo concerti e torna all'alba , direttamente in albergo , quando io sto già dormendo.
Sono giorni che va avanti così fra noi. 

Durante una delle nostre cene ricordo che non aveva fatto altro che guardare l'orologio mentre eravamo seduti ad uno dei tavoli del Ritz. Inoltre non riusciva a stare fermo sul posto, ed i suoi occhi non erano affatto rilassati , con le pupille evidentemente dilatate.
Jake ha preferito le droghe ed io l'ho perso.

Sento spalancare la porta della suite che si richiude un attimo dopo sbattendo.
E' tornato. Jake si muove nel salone freneticamente , avanti e indietro. Credo stia mesticando da qualche parte data la confusione che sta facendo.
Sollevo a fatica le palpebre ed afferro il mio cellulare. Segna le 5 del mattino.
Dove diavolo è stato fino ad ora? E perché sta facendo tutto questo casino?
Sento nuovamente aprirsi e chiudersi la porta.
Mi sollevo dal materasso.
Quando sono fuori dalla sua stanza , dove ultimamente mi ritrovavo spesso a dormire da sola, le luci della sala sono spente ma essa è illuminata dai sei faretti all'ingresso della mia e della sua stanza.
Non c'è disordine come mi aspettavo di trovare. 
Mi muovo verso l'area bar scrutando con gli occhi ogni centimetro di quel posto.
All'improvviso un minuscolo dettaglio attira la mia attenzione. C'è un cuscinone di uno dei due divani leggermente scostato dalla seduta. Mi avvicino e lo sposto del tutto.
Giuro che non mi aspettavo di trovarvi niente sotto, che non avrei mai pensato di trovarci quella dannata bustina.
Mi trema nella mano quando la porto più vicino ai miei occhi e capisco che si tratta di cocaina.

"Maledizione Jake!"

La stringo in un pugno mentre mi lascio scivolare con la schiena sul bordo del divano, arrivando a sedermi a terra.

"Adesso ci credi Sesilia?" 

Non ho la più pallida idea di chi gliela fornisca , ne tanto meno da quanto realmente ne fa uso , ma so che lo fa , che la usa , che la sta preferendo a tutto...E questo basta.

Jake torna nella suite solo verso le sette del mattino. 
Io decido di aspettarlo con una tazza di the fra le mani , seduta esattamente nel punto dove aveva nascosto quella roba.
Striscia il passpartù nella cassettina meccanica , ed i suoi passi invadono la stanza.
Lo guardo con la coda dell'occhio raggiungere l'area bar , sembra non essersi nemmeno accorto della mia presenza li. Mi nota solo una volta che aprendo l'ennesima lattina di Redbull ruota sul posto. Sembra sussultare quando mi vede.

-Tesoro...Come mai sei già sveglia?-. 

Il suo tono è estremamente calmo , come se cristo! Non è successo niente!
Termino il mio thè ed appoggio la tazza sul tavolino infondo ai miei piedi.

-Perchè non mi hai detto che ti droghi ancora?-. 


Mi guarda confuso, stupito . 

-Non mi drogo.-. Si acciglia sfregandosi il naso.

Sorrido amaramente. -Certo...Certo che no. Allora fammi capire bene..-. Mi premo la punta delle dita sulla fronte .
-Non ti droghi ...Ma sparisci sempre. Non ti droghi , ma ti sanguina spesso il naso. Non ti droghi e sei sempre irrequieto...Ma tu non ti droghi Jake!-. Mi alzo di scatto. Sento la rabbia scorrermi nelle vene.

-Non ho rincominciato a drogarmi.-. Si acciglia maggiormente e una piccola ruga si forma sulla sua fronte.

Incrocio le braccia sotto al seno e mi appoggio allo schienale del divano , esattamente difronte a lui.

-Non mentirmi. Guarda che lo so.-. 
Ho stretto nel pugno quel sacchetto, e diavolo dovrei sbatterglielo in faccia e arrabbiarmi, ma sono solo arrabbiata. Non ho il coraggio.

-Non sai niente perchè non è vero.-. Insiste.

-Bugiardo!-. Grido guardandolo in faccia.

-Voglio sapere quando è cominciata questa cosa.-. Continuo evidentemente fuori di me.

-Non...-.

-Dimmi la verità!-. Lo freddo prima che possa continuarmi a tirare coltellate con quelle menzogne.
Bastona lo sguardo.

-Sto aspettando.-. Stringo i pugni nascosti fra le mie stesse braccia. Jake non risponde.
-Se non parli esco da quella porta e non mi vedrai mai più.-.
E' difficile dirgli quelle parole...Ma alla fine riesco a farlo confessare.

-E' solo un po' di coca.-.  Fa spallucce.
Rido. Rido per la faccia tosta che ha. 

Anche se so perfettamente come stanno le cose , fa male sentirselo dire.

-Solo un po' di Coca...Come questa?-. Gli lancio addosso il sacchetto e lo vedo impallidire vertiginosamente.
Sogghigno. -Pensavi che fossi così stupida da non trovarlo?-. 
Vorrebbe dirmi qualcosa ma non trova le parole.
-Dio Jake...-. Mi scosto dal divano alzando gli occhi al cielo delusa.
Mi fissa nelle iridi.

 -Giuro che sto bene , che va tutto bene.-. 

Muove le mani avanti a se mentre con quel tono di voce , pensa di tranquillizzarmi  di finire li , magari , quella conversazione.

-Oh no Jake. Non va TUTTO bene..-. Scuoto la testa disturbata.
-Cosa cazzo ti passa per la testa?-.

-E' tutto sotto controllo.-.

Lo guardo ancora. Sento che nonostante stiamo affrontando quel discorso è come se io avessi un muro e ci stessi parlando senza ottenere risposte.

-Sai, per essere intelligente e di successo, sei davvero un perfetto idiota.-. Gli do una spinta mentre mi allontano da lui .

-Sesy...-. Cerca di afferrarmi una mano ma mi affretto a separarmi da lui.

-No. Jake seriamente. Non va bene. Dov'è ?-.

Spero che messo alle strette, vuoti del tutto il sacco, magari confessando altri posti "nascosti" in cui ha seppellito quella roba.

-Cosa?-. 
-La droga dannazione! Dov'è?-.
-Qui non c'è niente.-. 
-Smettila!-.
Inizio a muovermi per la stanza , a gettare anche gli altri cuscini dei due divani per aria , a tirare fuori cassetti come una riposseduta. Dove può nascondere più dosi di droga un drogato?
Una bustina pronta all'occorrenza ci sta che si trovi sotto ad un cuscino, ma il resto? Non credo che lui esca ogni mezz'ora per andarla a cercare.

"Pensa Sesilia..."

Poi lampante mi viene in mente che fra tutti gli angoli di quel bagno, l'unico punto che non avevo controllato era il cassettone del WC.
Corro in camera da letto. Jake si affretta a seguirmi e capisco che sono nella direzione giusta.
Arrivo prima e alzo il coperchio del cassettone . Ed eccolo li , appoggiato vicino al galleggiante.
Una specie di panetta ben impacchettata di polvere bianca.
Cocaina.
Lo prendo in mano e mi volto verso di lui.
E' cinereo.
Il mio corpo trema di rabbia e paura. Più che altro di paura.
Sollevo l'involucro davanti ai miei occhi.
-Da quanto?-.
Abbassa lo sguardo.
-Dimmi da quanto hai incominciato a mentirmi Jake. Da quando hai deciso di escludermi dalla tua vita.-.
Non vuole rispondermi. Stringe i pugni , credo stia sudando.
-Dio...Hai mai smesso almeno?-. Chiedo ancora.

Il suo sguardo schizza addosso a me.
-Quando ti ho detto che ero pulito, lo ero sul serio.-.
-E' incominciata prima o dopo il funerale?-.
-Dopo. Mi sono fatto la prima dose qualche giorno dopo che sono tornato qui a Chicago.-.
Non era ancora uscita la notizia di Paul sui tabloid.
Gli occhi mi si riducono a due fessure.
-Ne avevo ...Voglia. O forse bisogno non lo so...-.
Si passa una mano fra i capelli.
Resto senza fiato. -Eri appena arrivato...Significa che è successo più di sei mesi fa...-. Vorrei piangere.
Non avrei mai immaginato che Jake si facesse da tutto quel tempo, probabilmente nemmeno Dave lo credeva possibile.
-Perché?-. 
Mi trema la voce. Ho le lacrime incastrate negli occhi.
Lui scuote la testa e si muove nella stanza.
-Ero al limite. Sentivo che qualcosa mi era scattato dentro...Mi stava divorando.-.

"Esattamente come quando è morto Jonny..."

-Non è niente di drammatico Sesilia...E' solo un...Aiuto.-.
-Ah , un aiuto? Dici sul serio?-. Faccio quasi ironica. -E sentiamo quante volte la usi, durante la giornata intendo.-.
Oscilla sui piedi. Senza guardarmi risponde -Una , due volte al massimo.-.
Sta mentendo, ancora.
-Quante volte.-. Ringhio di nuovo marcando le parole.
Sospira e si appoggia alla parete alle sue spalle , mi guarda dall'alto in basso , dalla piccola fessura degli occhi. -Importa?-.
Deduco che le volte che si fa di quella sostanza , sono molte di più di una o due.

-Molto spesso quindi...-.

Non controbatte , quindi ho la mia risposta. Ho il sangue che sembra essersi congelato nelle vene.
In questo ultimo periodo credo che ne assuma veramente troppa. E' sempre strafatto. E' strafatto quando ceniamo assieme. E' strafatto quando guardiamo la TV. E' strafatto quando mi parla, mi bacia o fa l'amore con me. Quella roba gli scorre nel corpo.
Tutto si appanna.
Mi ha mentito ancora , mi ha tradita ma in modo totalmente diverso e fa quasi più male della sua fintissima relazione con Trudy.
All'improvviso esplodo.

-Non posso crederci Jake! Mi avevi giurato di essere cambiato!-.
-Si, bé, le cose cambiano.-.

La sua voce è bassa e fredda , non è quella del Jake che conosco, che amo.
Mi sento persa, alla deriva.
Abbasso la mano con l'involucro di cocaina.
Gli occhi di Jake lo seguono come se la sua vita dipendesse da esso.
La delusione ed il dolore sono così forti che sembrano spezzarmi in due.
Sto perdendo, anzi no, ho perso l'uomo che amo per colpa di questa schifezza che ho in mano e non ho idea di come fermare le cose.
-Ascolta, non è niente di che-. Dice. La sua voce è cambiata si è addolcita. -Ne uso un po' per affrontare la giornata . Tutto qui. Non c'è niente per cui ti debba preoccupare, piccola.-.
-Non dovresti affatto avere bisogno di questa roba per affrontare la giornata.-. Sussurro con la voce rotta .
-Non va bene Jake e lo sai benissimo. Ci sei già passato.-.
-Non sono un tossico. Stavolta è tutto sotto controllo.-.

Mi mordo l'interno della bocca per impedirmi di scoppiare a piangere.
-Proprio come non lo eri quando hai pisciato sul palco in Giappone? O quando non lo eri il giorno  che hai schiantato la tua macchina contro una pianta in pieno giorno? O come Paul?-. Il mio tono è velenoso.
Stringe gli occhi. Serra la mascella.
So che sta cercando di trattenere la rabbia. Per ora.
-Io non sono come lui.-.
La sua voce è misurata ancora.
-E riguardo quel periodo...Non avevo il pieno controllo di me, della roba. Adesso si. Allora non c'eri tu con me, piccola.-. Cerca di avvicinarsi ma io sollevo una mano per fermarlo.
-Ora ci sono, ma usi ancora quella roba. Non ha senso Jake. Non c'è una buona ragione per fare quello che fai. Non è affatto diverso da quella volta. Penso che finirai di nuovo come allora o morto da qualche parte , e Jake...Non ci sarà nessuno a salvarti questa volta , la fortuna ti bacia una volta sola.-.
Getto sul lavandino il pacchetto e gli passo accanto uscendo dal bagno.
-Tu non capisci!-. 
Mi segue all'esterno , nuovamente in salotto.
Salgo sulla pedana dell'angolo bar ed afferro una bottiglietta d'acqua, la stappo e ne tracanno qualche sorso.
-No? Non capisco? Non ho la più pallida idea di quello che hai passato vero?-.
-Lo sai?Pensi di capirmi?-. Chiede alzando la voce. Il livello della sua rabbia mi fa venire i brividi.
-Perchè onestamente non penso che tu capisca come mi sento. Come si è sentito Jake quando prendeva pugni da suo padre  che non lo ha mai riconosciuto come figlio nonostante vivesse con lui, di come mi sono sentito quando sono stato adottato dalla famiglia di Kally non vedendo più Susie o te.-.
Stringo la bottiglietta ormai vuota fra le mani , tanto da farla scricchiolare rumorosamente.
-Sai cosa significa "crescersi da solo" fare tutto da solo, arrivare in cima , da solo, Sesilia? Non credo. Tu cosa fai mentre io incido dischi , viaggio per il mondo anche quando non ho le forze , quando leggo la mia vita spiattellata su tutte le riviste del paese? Tu cosa sei? Scrivi per una rivista che fallirà , vivi una vita del cazzo buttata in un appartamentino che condividevi con un uomo che ti tradiva.-.
Dio ma dove l'ha trovata tutta questa cattiveria.
Non è la prima volta che Jake mi tratta così...
Sono senza fiato. Incomincio a credere che Jake Whiters non mi abbia mai amato. Una persona che ama non dice queste cose.
-Grazie Jake. E' bello sapere come mi consideri.-.
Butto la boccetta nella spazzatura e lentamente raggiungo camera "nostra" , lui mi segue.
Mi fermo e mi volto, forse ho solo una carta da giocare.
-So che stai soffrendo , è chiaro, ma non sopporto l'idea che tu assuma questa roba.-. Gli sfilo il sacchetto trovato sotto il cuscino, dalla tasca del jeans.
-O me o questa.-. Dico sollevandogliela davanti agli occhi.
-Cosa?-. Spalanca le palpebre incredulo.
-Hai capito bene. Scegli. O me o la coca.-. Prendo fiato. -O torni in riabilitazione oppure , mi dispiace ma torno alla mia "vita del cazzo".-.
Ogni emozione svanisce dal suo volto.
-Ancora, ma tu c'eri l'ultima volta?-.
Serro gli occhi e faccio un profondo respiro. Poi li apro. 

-No e di certo non voglio vivere un tuo deja-vu , adesso scegli, o me o lei.-.
Serra la mascella , il suo sguardo si sfoca, poi torna a fissarmi con una nuova determinazione. 
-Non mi piacciono gli ultimatum-.
Un dolore mi colpisce forte al petto. Ha preso la sua decisione.
Sbatto le palpebre e mi sfugge una lacrima.
Tiro a terra il sacchetto di coca.
-Goditi la vita con le tue droghe Jake.-.
Giro sui tacchi, pronta ad andarmene, sono estenuata , arrabbiata delusa. Lo odio.
Jake mi afferra tirandomi a se. -Sesy, no, non voglio che tu te ne vada.-.
-Non puoi averci entrambi!-. Grido.
-Smettila di fare la bambina!-.
Un'improvvisa rabbia brutale sprizza dal suo tono di voce e avvicina la sua faccia alla mia , le dita che mi stingono le braccia mi fanno male.
Il cuore si schianta contro la mia cassa toracica , poi perde un battito quando leggo sul suo volto quell'espressione così cattiva. Ho paura. 
-Io? Io mi comporto da bambina?-. Ribatto.
Il suo viso si contorce e per un attimo non lo riconosco.
Ci ha pensato. Ha pensato di mettermi le mani addosso, lo so.
Mi lascia andare spingendomi via. 
-Fanculo! Posso fare quello che cazzo voglio. Se voglio farmi di quella roba tutto il giorno , allora lo faccio e basta. E' la mia cazzo di vita. Andava tutto bene fino a che non sei tornata tu con quel fare da crocerossina del cazzo! Stavo bene prima senza te e ci starò anche adesso!.-.
E' acido quella serie di parole. Voglio fargli male tanto quanto lui ne sta facendo a me.
-Sai cosa Jake, tu non sei come lui , tu sei anche peggio.-.
Mi guarda come se lo avessi ferito a morte.
Poi il suo viso si stende.
-Se la pensi così sai dov'è la porta.-.
E' privo di emozioni il suo tono di voce e terribilmente calmo.
E' il suo ultimatum.
Sono così ferita ed arrabbiata che non riesco nemmeno a pensare.
Mi volto, entro in camera, prendo le mie poche cose gettandole alla rinfusa nella valigia , mi affretto a tirare fuori gli abiti appesi nell'armadio a muro. Lui è li che mi guarda , non dice niente. Chiudo tutto.

-Stammi bene Jake.-.

Lo sorpasso ed abbandonando la suite.




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Capitolo 17
*** A mia insaputa ***


Tutto quello che vedo appena chiudo gli occhi è lo sguardo sul viso di Jake mentre gli dico che è come suo padre.
Non dicevo sul serio.
Lui non è come quella bestia. Jake è dolce, affettuoso , romantico...Lui, non ha nulla di Paul.
Sono passati otto mesi da quell'episodio. Otto mesi...E mai un giorno in cui non ho pensato a lui ,a quel momento.
Non ho più avuto sue notizie. Forse, non le ho nemmeno volute avere.
Da quando sono tornata a casa mia, alla mia piccola vita "del cazzo" come mi ha urlato lui , non ho più sfogliato un giornale, letto un tabloid , guardato i giganteschi schermi che albeggiano per strada , per paura di vederlo li, fatto , a cantare qualche canzone scritta pensando chissà a cosa.
Ho dimenticato la sua voce . E' assurdo dimenticare la voce di un uomo che ami e che fa il cantante . Eppure io l'ho fatto. 
Ho resettato tutti i momenti passati con lui, eliminato ogni ricordo , ogni traccia della sua persona, non mi è rimasto più nulla di lui a parte quel momento. Quella litigata.
Il senso di colpa che mi opprime non riesce a sbarazzarsi di me.
L'ho abbandonato nel momento in cui lui aveva più bisogno.  Ma non sono sicura di come avrei potuto aiutarlo. 
E' una situazione sin troppo più grande di me.

"Ho avuto così paura"

Cerco di giustificarmi da mesi , ma fondamentalmente mi sento come si sentirebbe un latitante.
Posso continuare a ripetermi qualsiasi scusa sciocca. Quel senso di colpa, l'aver abbandonato Jake, questo non cambia.

Termino la mia giornata di lavoro al Brighiston Palace e lo lascio alla svelta.
Da otto mesi, ogni giorno lo passo come il precedente. Esco la mattina, torno verso sera , un buon libro , una cenetta veloce poi si riparte. Ogni giorno come il precedente. Come se mi stessi punendo.
Questa sera piove.
Sono sotto il diluvio con un giornale stropicciato a coprirmi, si fa per dire, solo la testa  mentre il resto del corpo si bagna corposamente. Nonostante ciò, resto impassibile.
Non ho fretta di attraversare la strada e raggiungere la tettoia del piccolo localino di chincaglierie difronte a me come sta facendo il resto dei passanti. Non ho fretta di assicurarmi che il mio impermeabile costoso si rovini, ne che la mia piega si arrufi . Non ho fretta. Non me ne frega niente di tutto ciò che interessa a quelle persone intorno a me. Io, ho il vuoto dentro.
Resto ferma, immobile e penso che stia passando un attimo , invece devo stare li a fissare il vuoto da diversi minuti perché qualche passante o collega del giornale, mi riguarda con titubanza. Tiro giù il quotidiano con cui mi stavo coprendo il capo, ormai fradicio e spaginato. 

"Perché è successo tutto così come un ceffone che non ti aspetti in piena faccia?"

Sto per ripartire , ho appena deciso di tornare a casa , quando le gocce di pioggia smettono di bagnare il mio soprabito. Sussulto. 

-Sei fradicia.-

Il battito del cuore nel mio petto si arresta all'improvviso.
Non ho dimenticato la sua voce. Non ho scordato il suo profumo.
Mi volto.

Provo una sensazione del tutto sconosciuta , di stordimento.
Non c'è nessuno dietro di me, non c'è nessuno che mi ha coperto, ha solo smesso di piovere.
Mi guardo intorno, ancora  ed ancora.
Io l'ho sentita quella voce. 
Scoppio a piangere in silenzio.
Solo in quella frazione di secondo , capisco che non dimenticherò mai Jake.
Lo amo.

Ho gli occhi ancora impastati quando li apro. E' mattina. 
Nella testa ho ancora quel senso di incertezza per ciò che mi era capitato uscita dal mio ufficio , solo poche ore prima.
Ma ora ho una certezza. Non posso stare qui , a nascondermi da Jake , dal suo, anzi nostro problema, per sempre.
Mi alzo di scatto e le molle del materasso ballano per il movimento brusco.
Ho bisogno della biancheria pulita, di qualche abito e ...Un biglietto.
Mando un messaggio a Vic. 

"Parto, ho bisogno di farlo."

Lei mi risponde in fretta , è contenta della mia decisione. Probabilmente non ne poteva più di vedermi ridotta in quello stato.

Poche ore dopo sono in aeroporto, con un biglietto per Chicago fra le mani.
Ho chiamato una delle sue guardie del corpo, per la chiave della suite.
Non avevo chiesto se lui fosse a Chicago o in tour , ma poco importava, lo avrei aspettato in quella stanza anche per tutta la vita.

Il viaggio sembra durare un eternità, ma quando finalmente atterro e vedo i volti conosciuti di Stuart e Dave , mi sembra di non aver passato nemmeno un secondo su quell'aereo, o lontana da li.
Li saluto calorosamente , ma c'è qualcosa di strano nei loro volti.
Mi scortano fino all'albergo. Parliamo poco in auto, sono impegnati con le auricolari.
Continuo a ripetermi che c'è qualcosa che non torna, che manca.
-Ecco il pass.-. Dave mi porge la tessera.
-Che succede?-. Lo fisso in volto.
Lui non risponde , si allontana come un cane bastonato e i miei sospetti ora, sono un'onda che si infrange dentro la mia testa fino a farmi male.

Passo la tessera nella fessura meccanica ed il "tlac" della porta che si apre, mi fa salire un brivido lungo la schiena.
Entro. E' tutto in ordine. C'è un intenso profumo di prodotti per pulire che invade tutta l'area. Di Jake non c'è nulla in quel profumo.
Ad un tratto una domestica spunta dal nulla facendomi gettare un gridolino che mi muore in gola.
-Buongiorno.-.
Dice sorridendo graziosamente.
-Salve.-.La voce mi trema leggermente. -Jake?-. 
La domestica mi lancia un'occhiata al sapore di rammarico. 
-Il signor Whiters, non c'è al momento. Mi dispiace.-.
La delusione mi divora.
-E sa quando torna?.-.
La donna fa per riprendersi le sue cose e passandomi affianco con secchio e stracci fra le mani mi risponde timida :
-Signorina mi rincresce farle sapere che sono sei mesi che il signor Whiters non fa ritorno qui. Credo sia in una clinica nel West Side.-.
Strabuzzo lo sguardo.
-Che clinica?-.
Le vedo le guance diventare paonazze.
-Una di quelle cliniche per crolli psicotici.-. Dice frettolosamente , tanto che le ultime parole le mangia quasi come se avesse avuto paura ad averle pronunciate  Esce in fretta poi, senza dirmi altro , solo un "buongiorno mi scusi".

-Quando avevate intenzione di dirmelo?-.  Grido nella cornetta del telefono.
-Come sarebbe a dire non abbiamo detto nulla nemmeno alla stampa. IO NON SONO LA STAMPA, IO SONO LA SUA RAGAZZA.-.

Credo che ogni centimetro di me stia morendo mentre sento le parole di Dave uscire dai forelli del microfono.
Mi aveva consigliato lui di abbandonarlo...Era stato lui! Non solo io, non ho deciso da sola di sparire dalla vita di Jake.

"-Mi dispiace Sesy, anche se avrei dovuto dirtelo, abbiamo ritenuto che fosse meglio lasciare tutto nella privacy-"
Mi passo una mano fra i capelli. Sono carica di nervi.
Mi avevano negato di sapere che l'uomo che amo, ha avuto un crollo psicotico dovuto probabilmente a tutto ciò che gli stava succedendo , peggiorato dall'abuso di droghe, che non erano più solo cocaina.
Dave me ne aveva elencate almeno tre diverse , ed io, ero rimasta li ad ascoltarlo inerme.

"Posso andare a trovarlo?"

Dave non sembrava molto convinto quando ho supplicato con la voce che mi rispondesse di si.

"Sai", mi ha risposto, "forse non è il caso".

Ma io non potevo per nessun motivo essere arrivata sin li, per rinunciare a tutto lasciando che i sensi di colpa distruggessero anche me , come era stato distrutto Jake.
Così, la sera stessa , ho pagato l'hostess dell'albergo perché mi fornisse una copia del pass della stanza di Dave, ed il resto è stato più che semplice per una che ,come me , che perde tempo la sera a vedere video di come si usano programmi ed applicazioni di Pc e cellulari.
Sono entrata tramite il pc di Dave nel loro archivio delle chiamate , ed eccolo li...Il numero della clinica Santa Lucia nel West Side.
L'ho ricopiato velocemente su un pezzo di carta , e sono sgattaiolata fuori dalla stanza cercando di non lasciare tracce di me, con la consapevolezza che l'indomani sarei stata li, da lui.




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Capitolo 18
*** Lasciati salvare ***


Raggiungere il West Side non era stata una passeggiata, ma ce l'avevo fatta. Ero li.
Avevo rubato una delle tante auto che Jake forniva alle sue guardie del corpo , ed avevo guidato per ore interminabili, dormendo in auto ad intervalli di mezz'ora da un riposo all'altro così che non sforassi le 12 ore e mezzo di viaggio.
Ma Dio, ero li e ce l'avevo fatta.
Mi accosto in una piazzola di sosta ed estraggo il pezzo di carta che aveva inciso il numero della clinica Santa Lucia.
Compongo il numero digitandolo velocemente con le dita esili sul display del mio cellulare.
Squilla.
Ho come la sensazione di avere un cappio stretto al collo mentre il bip della rete che si collega mi rimbomba nelle orecchie.
Quando parte una melodia all'improvviso , sussulto.
Sento la cornetta dell'altra parte che si solleva ed il respiro della segretaria invadere il microfono.
-Buongiorno clinica Santa Lucia , come possiamo esserle utile?-. Dice come da rituale.
-Salve.-. Esito -Stavo cercando un ragazzo di nome Jake Whiters , dovrebbe essere ricoverato nella vostra clinica da circa sei mesi.-.
Le dita della segretaria pigiano pesanti la tastiera del pc. Un attimo di silenzio.
-Si, il signor Whiters è ospite qui da noi, ma non siamo tenuti a far ricevere lui visite da persone che non siano i suoi collaboratori.-.
Batto il piede sul tappetino  dell'auto nervosamente mentre cerco una soluzione a quell' intoppo.
Poi, lo sguardo mi cade su qualcosa che spunta dal vano portaoggetti dell'auto.
Un tesserino di riconoscimento. Lo estraggo. Quell'auto era una delle tante che apparteneva a Dave.
-E' ancora in linea?-.
-Eh s-si, si certo. Provi con con Dubuà.-
Incrocio le dita sparando che come spesso accade ,Dave abbia lasciato solo un cognome in fede.
I pulsanti del pc vengono nuovamente battuti con forza.
-Dubuà, si è nella lista delle visite settimanali, ma non ricordo fosse una donna.-.
Non rispondo.
La segretaria sembrava aver iniziato quella telefonata già spazientita, al che si limita solamente a darmi un orario ed il reparto richiudendo la telefonata stizzita.
Mi butto con la schiena indietro affondando nel sedile , fra le mani, stretto un ennesimo foglietto questa volta molto più vicino a Jake. 11.30, scala B camerata 320.

"Sto venendo a prenderti."

Torno ad accendere il motore mentre cerco su Google , il motel più vicino. 
Avrei raggiunto Jake soltanto l'indomani ed il bisogno di una doccia rigenerante ed una sana dormita, stava diventando impellente.
Raggiunta la mia prima meta, affitto una stanza a pochi dollari e finalmente sciolgo quel fascio di nervi che portavo addosso, sotto il getto caldo dell'acqua.
Nella mia testa solo il pensiero che vagava verso l'apprensione che avevo per Jake, rimuginando su quando era accaduto e riflettendo su quanto poteva star soffrendo.

"E se mi avesse dimenticata?"

Scuoto più volte il capo per allontanare quel pensiero.
Lui non può avermi dimenticata, è per colpa mia se è finito li.
Poco dopo il rumore del Phon stretto nella mia mano invade i miei timpani , solo per pochi minuti mi allontana da quei pensieri angoscianti.

Avevo lasciato una breve lettera nella mia stanza. L'avevo scritta per Dave. 

"Ho deciso di tornare alla mia vita. Ho capito che non c'è spazio per me nella vita di Jake ora che è in quella clinica. Mi dispiace averti rivisto solo in questa circostanza. 
Un bacio Ses."

Doveva pensare che io avessi abbandonato l'idea di tornare da Jake, così che non mi avessero dato la caccia e messo i bastoni fra le ruote.
Era stato già, sin troppo difficile organizzare tutto .
Comunque sembrava aver funzionato. Nessuna chiamata. Nessun sms. Erano spariti sia lui che Stuart.
Meglio.

Afferro il mio cellulare mentre mi accascio lentamente sul materasso.

"Vic. Lo sto facendo , sto andando a riprendermi Jake".
 
Digito il messaggio per poi cancellarlo subito dopo. Non avevo la certezza che Dave ci avesse abboccato, perciò meglio non lasciare tracce.
Spengo il Display. Domani è un giorno importante.

Sono le 11.30 , sono dentro il Santa Lucia. Addosso il miglior completo gonna , camicia giacca, che possiedo.
Il tesserino balla sul mio seno destro, fra le mani solo una borsetta in pelle lucida nera.
La segretaria che mi ha risposto ieri mi ha detto di attendere un inserviente che mi avrebbe fatto strada fra la moltitudine di corridoi presenti in quel posto.
-Dubuà?-. 
Un ragazzo di circa trentanni , in tenuta da infermiere celeste, si avvicina sorridendo.
-Buongiorno.-. Stringo i denti in un ampio sorriso tirato mentre mi afferra la mano in una stretta vigorosa.
-Mi segua.-. 
Sfoglia le pagine di una cartellina che stringe fra le dita e mi precede.
Mentre percorriamo una serie di corridoi di colore giallo sole, mi rivolge parola più volte, ma si vede che sono tesa e non ho molta voglia di interloquire.
-Il signor Whiters ci ha creato non pochi problemi da quando è ricoverato qui.-. Esordisce poi. Lo ascolto in silenzio.
-Lei è al corrente che il crollo psicotico di cui è affetto il nostro paziente è di tipo uno..E non è facile gestirlo ne per lui ne per noi...-.

"Crollo psicotico di tipo uno"

-Mi scusi, cosa vuol dire di tipo uno?-.
L'inserviente mi scruta perplesso.
-Credevo che ne aveste già parlato la settimana scorsa con i miei colleghi.-. Fa una breve pausa. 
-Di tipo uno , significa con atti autolesionisti e tendenze suicide.-.
La saliva sembra acida mentre si secca nella mia bocca.
Esito. -Già è vero. Sono stata informata.-. 
Credo che l'inserviente dubiti di me, ma continua a precedermi , verso Jake, ugualmente .
Entriamo in un secondo ambiente , questa volta blu e celeste , con le luci azzurre che schizzano da led sulle nostre teste.
E' un ambiente molto più cupo, quasi angosciante e molto più silenzioso dei precedenti. Provo rabbia nel pensare che Jake sia stato stipato come un reietto proprio in quel posto così tetro.
-Eccoci qui.-. 
L'inserviente passa una tessera in una fessura meccanica ed apre la porta in ferro di poco.
-Ci sono visite Whiters.-
Riemerge dalla stanza sorridente come un attimo prima all'ingresso, facendomi segno di entrare.
-Ha un'ora .-. Sentenzia un attimo prima di tornare alla civiltà del piano superiore.
Mi trema la mano mentre lascio che la porta si spalanchi un po'.
Una luce chiara mi invade le iridi.
Jake è li. Seduto, i pugni incrociati che appoggia ad un tavolino. Guarda le sue mani.
Sento le lacrime arrivarmi sino alla gola.
Ho un flash nella mia testa. Jake vestito di tutto punto, il suo sorriso, la sua risata inconfondibile e quel Jake.
Il Jake vestito in quella tuta bianca , un braccialetto di plastica con le sue credenziali allacciato ad un polso. I capelli neri , più folti e non curati.
E' dimagrito.
Socchiudo la porta dietro le mie spalle mentre avanzo verso lui.
Quando si accorge del rumore dei miei tacchi , solleva lo sguardo lentamente.
Ha due profonde occhiaie e le sclere arrossate.
Il suo sguardo è umido. Penso che lo imbottiscano di calmanti per compensare l'astinenza dalle droghe.

-Jake...-. Pronuncio il suo nome in un filo di voce.

Mi siedo di fronte a lui.

-Cosa ci fai qui?-. Il suo tono arido mi gela.
Per un momento ho temuto di non saper cosa rispondere.

-Sono venuta per te...-. Dico timida mentre mi sfrego i polpastrelli delle dita nervosamente.

Le mani di Jake sono arrossate sotto i tatuaggi. Ha vari ematomi lungo le braccia e graffi più freschi che sembrano incidergli la carne.
Mi si stringe il cuore.

-Non dovevi...-. Si tira indietro sullo schienale. Non mi guarda negli occhi.

-Dovevo. Ti ho lasciato solo per otto lunghi mesi...-.

Sogghigna.

-Ti senti in colpa Sesilia. Vero?-.

Potrei vedere il suo sguardo imperativo , tagliarmi in due.
Non rispondo subito.

-Ti amo. Voglio portarti via da qui.-. 
Sto piangendo mentre dico queste parole.

Ride.

-Mi hai abbandonato!-. Grida all'improvviso saltando in piedi.

Sobbalzo sul posto.
Di nuovo quella sensazione di paura che mi stira ogni muscolo, dal torace in giù.

-Lo sai che mi hanno trovato lungo in un prato , nudo sotto la pioggia?! Lo sai?!-. Grida come un pazzo. -Avevo tentato di uccidermi ingerendo una quantità esagerata di pasticche . Ma non ce l'ho fatta.-. 
Si passa una mano sul viso coprendo l'ennesimo ghigno, poi la sua voce si fa più disperata:
-Dovevo tornare a prenderle da Paul, suppongo che solo quello mi avrebbe potuto salvare, ma nemmeno Dio mi vuole li su...-.

Scatto in piedi:- NO! Non dire mai più una cosa del genere!-. Grido.

Grido perché ciò che le mie orecchie sentono è abominevole.
-Tu non sei come Paul! Tu non sei nemmeno ciò che fai adesso...Tu...-. Ho difficoltà a trattenere le lacrime. 
-Sei dolce, affettuoso...Hai sofferto così tanto che non meriti niente di tutto questo...-.
Lo guardo in volto e finalmente i nostri occhi si scontrano .
-Mi manchi Jake...E sono disposta a riprenderti anche così, anche ora -. 
E' in difficoltà, non credo che avesse mai pensato che sarei tornata sui miei passi.
Stringe i pugni ma non come se stesse reprimendo rabbia nei miei confronti...Piuttosto lo fa, nei suoi.

Mi avvicino lentamente a lui.

-Sono pazzo Sesilia.-. Pronuncia fra le labbra mentre getta lo sguardo ai suoi piedi.
Poso lentamente la mia mano sul suo viso.
-Non lo sei...-. Sorrido debolmente .-Stai solo soffrendo Jake...-.
La sua mano adesso sfiora il dorso della mia lasciandovi scie roventi .
Affondo la testa nel suo petto.
-Non sai quanto mi è mancata la tua voce...-. Mi sussurra sfiorando il lobo del mio orecchio.
Fremo e tremo allo stesso tempo.
Quando sollevo il viso, sono ad un millimetro dalle sue labbra e lui, non sembra indietreggiare.
E' questione di un attimo perché ci ritroviamo allacciati in un bacio forte tanto che sembra amalgamarci l'anima.
E poi ancora la foga prende il sopravvento . Le mani di entrambi ci strappano di dosso reciprocamente, i vestiti e finalmente liberi da quelle trappole di tessuto , scorrono lungo i nostri corpi.
Jake mi stende su quella che è stata la sua branda per sei mesi .
-Mi mancava tutto questo...-. Dico mentre affonda la sua bocca nell'incavo del mio collo.
Poi un brivido che dall'interno delle mie cosce mi pervade ovunque.
Lo facciamo con ira. C'è amore misto all'odio su quella branda. Perché un po', in fin dei conti, ci odiamo entrambi.
Jake tiene una ciocca dei miei capelli stretta in un pugno, ma non li tira. Non sento dolore nemmeno quando la mia testa si getta indietro premendo il cuscino.

"Ti amo Jake".

Mi graffia una spalla ed io affondo d'istinto le unghie nella sua schiena.
Sembra essere estasiato dalle scintille di dolore che gli provocano le mie unghie nella carne. Mi morde leggermente un labbro, poi più forte.
Ed alla fine copre il suo viso , nascondendolo accanto al mio collo quando entrambi veniamo.
Siamo esausti, ma c'è qualcosa adesso dentro questa cella, che è cambiato.

-Torna con me...-.

Respira forte Jake.

-Non posso.-. 
Ho una fitta in petto che mi crea dolore.
-Si che puoi. Ne usciremo insieme.-. Ansimo ancora.
-Nessuno può aiutarmi. Sono un autolesionista.-.
-Sei solo un uomo che si incolpa della morte del padre perché ha sperato ogni giorno che quel mostro dei suoi incubi da bambino, svanisse per sempre, Jake.-.
Scese del silenzio fra noi.
Jake scoppia a piangere , questa volta lo sento tremare fra le mie braccia.
"Va tutto bene...".
 Lo stringo a me senza dire nulla.
Non ho mai visto Jake così piccolo , così fragile e disperato come ora.
Ci solleviamo dalla branda e recuperiamo i nostri vestiti.

-Non voglio incasinarti la vita più di quanto non abbia già fatto...-. Bastona lo sguardo.

-Se sono qui è perché so che non lo farai Jake.-.
Qualcosa scintilla nel suo sguardo.
Afferro con delicatezza la sua mano.
-Torniamo a casa.-.

Quella mattina scappammo dalla clinica passando dai fondaci dell'edificio , correndo come due disperati che ridono come pazzi.
Jake non mi lasciò la mano nemmeno per un istante , nemmeno quando da lontano intravedemmo l'auto che ci avrebbe reso liberi.

Amo Jake. Lo amo alla follia. Noi siamo due folli che si amano...







 

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Capitolo 19
*** Finale ***


Un anno dopo quel giorno, siamo a casa nostra...Jake Ha terminato le sue cure qui.
E' uscito dal circolo vizioso  della droga , a fatica si , ma ce l'ha fatta.
Ho lasciato il mio posto di lavoro , il mio appartamento , la mia "stupida vita del cazzo" come l'aveva chiamata lui una volta . Se solo ci ripenso ora , ho i brividi.
Quante litigate , quante scenate , e i pianti!! O si , quelli chi se li può scordare ...Quante difficoltà avevamo dovuto affrontare in quegli ultimi anni.
Quando Jake ed io eravamo scappati dalla clinica , portarlo a casa mia era stato difficile. Le crisi erano terribili . Era violento con se stesso e certe volte avrebbe voluto esserlo anche con me...
Ma , lo amavo troppo per decidere di abbandonare la nostra storia alla deriva.
Così passati i primi mesi , quando tutto andava meglio decisi che saremmo tornati a Chicago. Era iniziato tutto li e sarebbe continuata li , la nostra vita.
E beh, che dire ... In qualche modo è continuata , forse un po' più fuori dalle riviste e un po' più dietro le quinte...

-E' positivo...-.
Le sue palpebre si spalancano e le labbra si socchiudono ,ma non esce nessun suono.
-Di qualcosa.-. Sventolo l'asticella di plastica difronte al suo naso.
-Ecco io...-. 
I suoi denti si serrano in un enorme sorriso. -Ti amo.-. Mi stringe dalla vita facendomi fare la giravolta.
-Un bambino...Avremo un bambino ! O una bambina ovvio!.-. Esclama fuori di se. Rido.
-Dovremmo chiamare Ben e gli altri.-. 
Mi prende il viso fra le mani regalandomi l'ennesimo bacio.
-Dovremmo telefonare al mondo intero!.-.
Afferra il suo giaccone , le chiavi dell'auto ed il suo cellulare, facendo avanti ed indietro fra sala ed ingresso .
-Anzi ho un'idea migliore ...-. Mi da l'ennesimo bacio ed apre la porta d'ingresso.
-Dove vai?-. 
Si volta verso me dopo aver aperto l'auto.
-Fatti bella per questa sera .-.

Jake, e l'uomo incredibile di sempre,  finalmente hanno ripreso possesso della stessa persona...

La sera suona al citofono Ben.
-Arrivo..-.
Esco e mi carica in auto.
-Dove stiamo andando?.-. Mi sporgo dal sedile passeggero.
-E' una sorpresa.-. Fa spallucce.
Arriviamo ai piedi dell' enorme stadio .
Quando scendo dalla vettura sento il gran vociare che esce dagli spalti e raggiunge la strada.
-Un concerto?.-.
-Aspetta e vedrai.-.
Entriamo. Non mi era mai piaciuta la confusione dei suoi concerti ma in un certo qual senso , mi mancava sentirlo cantare.
Ben mi fa sistemare in prima fila. Ci sono proprio tutti , da sua madre alla mia , a tutte le sue guardie del corpo. Saluto tutti prima di sistemarmi nel mio angolino fra loro.
Jake inizia a cantare , la band è carica , l'adrenalina che trasmettono le loro canzoni è palpabile.
Finisce il primo brano.
-Questa sera non ho messo su questo concertino su due piedi solo perché non avevo nulla da fare .-.
Ride il pubblico.
-Ma perché ho ben tre notizie da darvi.-.
Perdo un battito.
-La prima è che questo sarà il mio ultimo concerto.-.
Grida e pianti si levano dalla platea , dagli spalti.
Resto incredula anche io. Avevamo parlato tanto di quei concerti e si , certe volte avevo calcato troppo la mano riguardo il fatto che per me poteva anche non suonare più...
-Lo so, lo so. Mi mancherete anche voi. Siete stati la mia famiglia per così tanto tempo...-.
"Non puoi lasciarci". Una voce si leva più forte delle altre.
Vedo gente piangere attorno a me e per un attimo mi sento la responsabile di tutto questo.
-Questa la dedico a tutti voi.-. Incomincia a cantare uno dei suoi pezzi più famosi , ma anche più tristi del suo precedente album. Katlin.
Quando la termina gli applausi scrosciano come pioggia.
Alza un braccio per ringraziare il suo pubblico.
-La seconda notizia ...E' che la mia ragazza è incinta.-. 
Nuovi applausi stavolta molto più gioiosi tintinnano nelle mie orecchie.
-Per questo la mia penultima canzone dell'album la dedico a lei. La donna meravigliosa con cui voglio passare il resto della mia vita ...E per questo, la inviterei a salire sul palco.-.
Ho voglia di piangere e lo faccio mantenendo un enorme sorriso.
Ben e Stuart mi aiutano a salire i gradini che portano al palco. Jake canta per me , con una tale intensità che le sue parole mi viaggiano dentro .
-Sesilia...Sei una donna fantastica.-. Dice a brano terminato. -L'unica donna di cui , oltre mia madre ovvio. Ciao mamma.-. Fa ironico salutando la madre in prima fila. -L'unica donna dicevo, che mi è stata accanto nei miei momenti peggiori.-. Si passa una mano fra i capelli. -E di "momenti peggiori" ne ho avuti eh , credetemi.-. Fa nuovamente ridere il pubblico - Sei la mia ombra , la mia casa...-. Si inginocchia. Ho letteralmente il cuore in gola.
Sfila qualcosa dalla sua tasca sul retro dei jeans.
Una scatolina in velluto blu. La apre. Un anello.
-Ho sbagliato con questa donna , ragazzi. Tanto da farmi schifo.-. Si rivolge al pubblico.
-Perdonami Sesilia.-. Torna a guardarmi. -Vuoi sposarmi?.-.
Una cascata di applausi , gridano tutti , mia madre , la sua , Ben , Stuart , tutti.
Piango. -Certo che voglio sposarti...Sei la mia casa dopotutto...-. 
Jake si alza e mi bacia.

Il 27 marzo , alle ore 23, nove mesi dopo l'addio al palco, nasce Catrina. Una bimba meravigliosa di 2 chili e 6. La nostra bimba...


 

"-Ho mentito così tante volte a me stessa. Non sono mai stata fuori dal nostro rapporto, ci sono dentro, talmente tanto che sono umiliata perché sono stata qui a supplicarti per così tante volte...Finalmente sono stata ricompensata adesso amore , io ci sono stata sempre ed ora tu puoi esserci per me"

" Io ti amo, in un modo veramente incredibile. Cerco di amare i tuoi gusti musicali, ti lascio l’ultimo pezzo di torta, potrei saltare dalla montagna più alta se me lo chiedessi. E ciò che mi porta ad odiarti, mi spinge ad amarti. Per cui, prendi me, scegli me, ama me...-"  

 

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