Titanic

di Bruschii
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Titanic. ***
Capitolo 2: *** I would do. ***
Capitolo 3: *** I would have done. ***
Capitolo 4: *** Love makes happiness ***
Capitolo 5: *** you won't do this. ***
Capitolo 6: *** Dinner? ***
Capitolo 7: *** Third Class? ***
Capitolo 8: *** first class bridge ***
Capitolo 9: *** before dinner ***
Capitolo 10: *** before dinner ***
Capitolo 11: *** Gift ***
Capitolo 12: *** You jump, I jump. ***
Capitolo 13: *** Josephine. ***



Capitolo 1
*** The Titanic. ***


                                                                                                         You jump,

                              I jump.

                            Remember?
 

                                                                        
                                                                                                    
You jump,I jump.Remember?
PRENOTATE IL VOSTRO VIAGGIO NEL PASSATO,
ALLA RICERCA DI UN MISTERO CUSTODITO NEL FONDO DELL'OCEANO.
PRESTO VI SARA' CONSEGNATA LA CHIAVE.

TITANIC.(& After)





Le carte stavano girando in tavola.

La partita stava per finire.

Mancavano poco più di 10 minuti e poi sarebbe partito.

Guardai ancora una volta Liam,il mio compagno di avventure.

Misi in tavola l'ultimo oggetto di valore che mi rimaneva,un orologio dell'ultimo decennio del secolo precedente.

In quel momento si avvicinò a me per dirmi qualcosa.

 

“Ma sei scemo?Hai scommesso tutto quello che abbiamo” Buttai fuori il fumo della sigaretta che stavo fumando e mi avvicinai ancora di più.

 

“Quando non hai niente,non hai niente da perdere.” Guardai un'ultima volta la posta in palio.

 

Un orologio,un coltellino svizzero,30 dollari e il più importante.

Continuavo a guardare e riguardare quei biglietti,quei due biglietti che i nostri avversari,Olaf e Sven,avevano scommesso.

Quei due biglietti,con i quali potevi salire su una delle navi più imponenti mai esistita nella storia dell'uomo.

Con quei biglietti potevi salire sul 'Titanic'.

Portai la sigaretta dalle labbra al posacenere.

 

“Bene.” Tutti mi guardarono nell'attesa che continuassi.

 

“La vita di qualcuno qui sta per cambiare.” Mi voltai verso il mio compagno.

Gli feci segno di buttare giù le carte.

 

“Liam?” Quando buttò le carte sul tavolo rimasi un po male.

Non ero deluso.

Non era colpa sua,ma della fortuna.

 

“Niente...”

 

“Già,niente.” Mi rivolsi all'uno davanti a me.

 

“Olaf?” Fui soddisfatto quando vidi che neanche lui aveva niente.

 

“Sven?” Spalancai gli occhi quando guardai le carte che aveva in mano.

 

“Due coppie....” Decisi di far prendere un bel colpo a Liam.

 

“Scusa tanto Liam...” Tenni lo sguardo fisso sulle mie carte.E che carte.

 

“Ma come scusa?Hai scommesso tutto quello che abbiamo...” Lo fermai prendendolo per un braccio.

 

“Scusa tanto,ma non vedrai tua madre per un bel po di tempo...” La sua espressione si fece curiosa.

Battei il pugno sul tavolo e buttai giù le carte.

 

“Perchè noi ce ne andiamo in America!Full,ragazzi!” Iniziammo ad esultare abbracciandoci.

Stavo raccogliendo i nostri premi quando mi sentì afferrare per la camicia di sesta mano.

Quando mi voltai verso Olaf,vidi il suo pugno serrato,pronto a colpirmi.

Strinsi gli occhi preparandomi al colpo.

Quando colpì il suo compagno,scoppiai a ridere e mi girai di nuovo verso Liam.

 

“Figli di puttana!” Baciai i biglietti gialli che avevo in mano.

 

“Torno a casa!” Corsi verso Liam e lo abbracciai forte.

 

“Capito?Vado in America!”Urlò ancora più forte verso tutte gli uomini presenti nel bar.

Ci girammo verso il barista quando ci chiamò

 

“Vi sbagliate.Il Titanic va in America.Fra 5 minuti” Scoppiò a ridere indicando l'orologio attaccato al muro che segnava le 9.55 del mattino.

 

“Muoviti,Liam,butta tutto qui dentro” Aprii il mio sacco vicino al tavolo,mentre il mio amico moro continuava a buttare tutto quello sopra al tavolo nella sacca di paglia.

Recuperai un laccio di un tessuto scadente dalla tasca dei pantaloni vecchi e sporchi e ci legai il sacco,facendo in modo di chiuderlo.

Iniziammo a correre verso l'entrata della nave.

 

Katherina's pov.

 

La macchina si stava lentamente fermando.

Voltai leggermente la testa per guardare il mio fidanzato,Louis.

Capelli scuri tirati sopra la testa.

Molto probabilmente ci sono state un sacco di parrucchiere per ore e ore,per renderli in quel modo.

Occhi grandi e azzurri,contornati da lunghe e folte ciglia.

Labbra sottili e rosee.

Un bell'uomo,si,ma non quello della mia vita.

Quando la macchina si fermò lo sportello fù aperto da un uomo,molto probabilmente un uomo che lavorava sulla nave.

Scesi e alzai la testa per ammirare la nave,il grande colosso,da sotto il grande cappello bianco.

Quando sentì una presenza accanto a me mi girai verso il mio fidanzato che guardava l'uomo mentre aiutava mia madre ad uscire dalla macchina nuova di zecca.

 

“Questa è la nave detta inaffondabile?” Chiese mia madre a Louis mentre io dirigo gli occhi al cielo.

 

“Certo.Questa nave non potrà mai affondare” Si diresse verso il suo tirapiedi o,come lo chiamava lui,amico di fiducia Zayn.

Gli disse qualcosa all'orecchio e gli passò un foglio.

Colsi quell'attimo di distrazione da parte sua per guardami intorno.

Il rumore era assordante,mentre molte persone di terza classe superavano vari controlli.

 

“Non sembra più grande del Mauretanio” Feci notare a Louis,una volta che tornò accanto a me e mi tese il braccio.

Avvolsi il braccio intorno al suo mentre ci avvicinavamo sempre di più alla passerella.

 

“No,Katherina.Non pensarlo nemmeno.Questa nave è minimo 20 metri più lunga del Mauretanio.Si può dubitare su tutto Katherina,ma non sul Titanic.” Indicò la nave con il bastone.

Salimmo sulla passerella e arrivammo davanti ad un signore che prese i nostri nomi.

Zayn si affrettava a parlare con l'uomo indicandogli dei bagagli.

Ma sfortunatamente sarebbe salito anche lui sulla nave.

Sembrava una nave carica di schiavi pronta a portarli in america.

Sembravo felice,fingendo un sorriso.

Ma dentro,invece,urlavo.
                                                                                                         
Sto facendo questa storia visto che Dreaming-il coraggio di sognare non è molto seguita.
Quindi ho preferito cambiare genere.
Continuerò comunque l'altra storia,ma non so quando,visto che ora mi ispira di più questa.
Ok.Buon proseguimento,se siete arrivati fin qui.

Ciao :)

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Capitolo 2
*** I would do. ***


I would do.

 

 

 

“Siamo passeggieri!” Urlai sventolando i due biglietti sopra la testa.

 

Erano 5 minuti che stavamo correndo.

Scansai un uomo di circa 30 anni in divisa da marinaio che stava ritirando la passerella

Attraversammo velocemente la passerella,arrivando davanti ad un'altro signore,più giovane del primo,sempre in divisa.

 

“Avete superato i controlli sanitari?” Ci guardò scettico,toccando a mala pena il mio petto per farmi rimanere indietro.

 

“Si.Ma,siamo americani.Tutti e due.” Sventolai i biglietti mentre mentivo al signore

 

Sosprirò e si scansò dicendoci di entrare.

Saltammo e,una volta dentro,iniziammo a correre cercando la nostra stanza.

 

“Siamo i figli di puttana più fortunati del mondo,lo sai?”

 

Katherina's pov.

 

Delle donne stavano gentilmente portando nella nostra suite i bagagli.

Iniziai ad ammirare i quadri che mi ero fatta comprare da Louis una volta che arrivarono.

 

“Ne sta cercando uno in particolare,signorina DeWitt Bukater?” Mi chiese una ragazza giovane,forse più giovane di me.

 

“In realtà si.Si,è uno con molte faccie.” Risposi alla ragazza sorridendo,per poi riportare lo sguardo vuoto e senza emozioni sul dipinto che avevo tra le mani.

 

“Eccolo qui.” Esultai quasi quando lo trovai.

 

Lo presi fra le mani e lo lasciai scivolare sul divano.

Mi girai per prendere altre tele da sistemare.

 

“Questo è un'artista strano.C'è verità,ma non c'è logica.Non lo capisco,ma è molto affascinante.” Affermai scrutando bene una nuova tela.

 

Feci scivolare il quadro vicino a quello di prima.

Erano davvero belli.

 

“Quelli si che sono stati spreco di denaro.” Sentì la voce di Louis rimbombare nella stanza disordinata.

 

Mi girai verso di lui,per poi chinarmi per raccogliere un'altro capolavoro.

 

“La differenza tra il gusto dell'arte di Louis e il mio c'è una differenza.Io ce l'ho.” Feci un leggero sorrisetto ristemando il pezzo che avevo tra le mani sopra al caminetto.

 

La ragazza,stretta in una divisa tipica da cameriera,mi si avvicinò per passarmi un altro quadro.

 

“Chi è l'artista?” Chiese un po titubante.

 

Mi voltai verso di lei e gli sorrisi,avvicinandomi alla parete perfettamente pulita al fine di appoggiarci il dipinto.

 

“Boh,un qualcosa tipo Picasso...” Iniziai la frase che non riuscì a finire.

 

“Qualcosa tipo Picasso?” Louis emise un sonoro sbuffo “Non sfonderà mai” Affermò portandosi tra le labbra il bicchiere contenente dello champagne.

 

Agitò la bottiglia che teneva nell'altra mano verso alcuni dei dipinti,facendo una faccia disgustata.

Mi avviai in un'altra stanza,per sistemare altri quadri,sentendo che la cameriera mi stava seguendo cercando di non far rumore.

 

“Almeno sono costati poco” Sentì la voce di Louis che si muoveva verso la mia direzione.

 

Harry's pov.

Alla fine eravamo arrivati al ponte principale.

Mi affacciai e iniziai a salutare mentre dei marinai gettavano le corde,che tenevano la nave ancorata al porto,in mare.

 

“Conosci qualcuno?” Mi chiese Liam,guardandomi con una faccia stranita.

 

Iniziai a ridere e continuai a salutare.

 

“No,non conosco nessuno.Ma non importa,te saluta” Continuai a ridere mentre Liam cominciava a salutare e a gridare addii a persone mai viste.

***

Continuavo a ripetere il numero della cabina sottovoce,guardando ogni tanto il biglietto,mentre la cercavamo facendoci strada tra tutte le persone che erano presenti nella terza classe del Titanic.

 

“Eccola,trovata” Spinsi la porta davanti a me per aprirla.

 

All'interno c'erano già due uomini.

Mi presentai a loro come dovere.

Appena mi girai Liam aveva già preso il posto di sopra tra i due letti del letto a castello.

Gli diedi un pugno scherzoso nella pancia per poi sistemare la mia poca roba.

***

 

Feci passare per la millesima volta la mina appuntita sul foglio di carta comprato a poco prezzo a Liverpool,quando sentì che Liam parlava con un ragazzo.

Mi girai vero la sua direzione e vidi un ragazzo non tanto alto,con dei capelli biondi abbastanza corti e degli occhi azzurri.

Aveva una voce bassa e dolce.

Il tipico irlandese.

 

“No,è stata costruita in Irlanda.Grandi e forti mani irlandesi.Non potrà mai affondare” Rispose al mio amico,seduto affianco a me sul ponte principale.

 

“Ecco,i cani di prima classe le fanno qui le loro cagatine” Esclamò guardando con uno sguardo disgustato i 5 cani,portati al guinzaglio da un uomo,che ci erano appena passati davanti agli occhi.

 

“Chissà quale posto occupiamo nella piramide sociale” Ironizzai con un sorrisetto facendo un segno verso il biondino.

 

Si avvicinò a me ed allungò la mano,posando la sigaretta che prima aveva tra le dita fra le labbra.

 

“Sono Niall Horan” Si presentò,stringendomi la mano.

 

“Harry Styles” Mi presentai gentilmente muovendo leggermente la mano.

 

“Liam Payne” Si presentò quando toccò a lui.

 

Niall cominciò a dire qualcosa,ma la mia attenzione si spostò a qualcosa,o meglio,qualcuno dietro di lui.

Affacciata al ponte del settore di prima classe,c'era una bellissima ragazza.

Capelli scuri tirati sopra la testa e contenuti in un grande cappello.

Occhi grandi e marroni,contornati da una leggera sfumatura azzurra in tono con il bel vestito che indossava.

Labbra carnose ma sottili,ricoperte da un leggerissimo strato di tintura rosa.

Aveva lo sguardo perso nel vuoto,verso l'orizzonte.

Fin quando non si girò e mi notò.

Gli sorrisi,ma lei si rivorse di nuovo al mare.

 

“Lei?Dovrai sputare una miniera di carbone prima di poterti avvicinare ad una come lei” Osservò Niall che si era girato per vedere dove si era perso il mio sguardo.

 

Se avrei dovuto sputare una miniera di carbone per lei,sicuramente l'avrei fatto.

 

 

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Capitolo 3
*** I would have done. ***


I would
have done.

 

 

Katherina's pov.

 

Ci stavamo recando nella sala da pranzo.

Il pasto era già stato annunciato suonando una tromba.

Arrivati al tavolo mi sedetti lentamente lisciando l'abito azzurro che avevo indossato per il pranzo in compagnia di altre persone.

Poco tempo dopo arrivarono il signor Andrews,il signor Ismay e la signora Margaret Brown,che tutti noi chiamavamo Molly.

La storia l'avrebbe ribattezzata 'L'innaffondabile Molly Brown'.

Era una signora un po sovrappeso e indossava sempre abiti scuri,con dei cappelli e dei guanti sempre abbinati.

Capelli rossi sempre raccolti dentro i numerosi cappelli che possedeva.

Suo marito aveva trovato l'oro nel west,o una cosa del genere.

Mia madre definiva le persone come lei 'I nuovi ricchi'.

 

Durante il pranzo parlarono di affari e poco altro.

Mi accesi una sigaretta e la portai alle labbra.

 

“Katherina,lo sai che non mi piace” Mi ammonì mia madre guardando in direzione della piccola sigaretta che avevo tra le labbra.

Per dispetto gli soffiai il fumo in faccia,allontanando leggermente la sigaretta.

 

“Lo sa” Louis mi strappò la sigaretta di mano e la spense in un ciotolino argentato.

 

Tornai a guardare annoiata il piatto di agnello che Louis aveva ordinato per me,punzecchiando leggermente la carne rossa con il coltello prima di infilzarla delicatamente con la forchetta e portarla lentamente alle labbra,masticando piano e lentamente.

 

“Chi è stato a dargli il nome 'Titanic'?Scommetto che è stato lei signor Ismay” Chiese Molly accompagnando il tutto con una risatina falsa.

La riconoscevo perchè era una tipica risata delle mie.

 

“Oh,si.Volevo che infondesse grandezza e forza.Ma il riconoscimento va tutto al signor Andrews” Rispose l'uomo, portando le mani incrociate sotto al mento,per poi lisciarsi i folti e ben curati baffi.

 

“A mai sentito parlare del Dottor Froid,signor Ismay?” Chiesi interrompendo quello che stava per aggiungere il signor Andrews,che per non farlo notare,si portò un altro po' di cavolo alla bocca.

La sua espressione incuriosita mi bastò per andare avanti.

 

“Le sue teorie sulla preoccupazione del maschio riguardo alla grandezza potrebbero risultarle particolarmente interessanti” Notai Molly e il signor Andrews fare un sorrisetto divertito mentre guardavano l'espressione sbigottita di mia madre.

 

Mi sentii strattonare per un braccio dalla donna che sedeva affianco a me.

Mi girai verso di lei con un sorriso sulle labbra.

Appena le feci notare la sua presa intorno al mio braccio,mi mollò all'istante.

 

“Ma si può sapere cosa ti prende?” Mia madre indicò il giovane uomo seduto alla mia destra,per farmi ricordare che non mi dovevo comportare in quel modo.

 

Alzai gli occhi al cielo e spostai la sedia all'indietro,pulendomi la bocca.

Poggiai il tovagliolo sul tavolo e mi alzai.

 

“Con permesso” Sempre educatamente lasciai il tavolo.

 

“Froid?Chi è?Un passeggiero?” Sentii il signor Ismay in lontananza,una volta arrivata alle porte scorrevoli,che mi furono aperte da un signore anziano che indossava una divisa bianca.

 

Appena sentii il vento fresco sulla pelle liberai un sospiro che non sapevo nemmeno di trattenere.

Mi avvicinai cautamente e lentamente al piccolo cornicione che divideva il settore della prima classe dai passeggieri di terza.

Mi appoggiai sempre cautamente al bordo tenendomi alla sbarra solo con le mani.

Rivolsi lo sguardo verso l'orizzonte,senza avere un punto fisso.

Sempre la stessa monotonia.

Il cappello pensante in testa.

I capelli raccolti.

Il corpetto che non ti lasciava nemmeno respirare.

Le scarpe più strette.

Il sottogonna ingombrante e pesante.

Per non parlare di quando dovevo mettere i guanti.

Perdevo completamente sensibilità alle dita e risultava un'impresa difficile anche afferrare una forchetta.

L'unica cosa bella era che avevo poco trucco.

Mia madre invece,al contrario di me,aveva sempre uno strato rosso fuoco sulle labbra e gli occhi contornati di un pesante colore,in base all'abito che decideva di indossare giorno per giorno.

Abbassai lo sguardo verso i passeggeri di terza classe.

Dei bambini stavano giocando allegramente.

Come facevano ad essere allegri?
La miseria li aveva colpiti in così giovane età,e molto sicuramente sapevano già come dovevano condurre la propria vita per sopravvivere.

Un signore porta a spasso 5 cani di prima classe,facendogli fare i bisogni nel ponte di terza classe.

Passò davanti ad un ragazzo.

Ce ne erano 3.

Uno girato di spalle con i capelli biondi,un cappello malandato in testa,una sigaretta nella mano destra.

Camicia sporca,molto probabilmente neanche di terza mano.

Calzoni di un marrone sporco,lezzo.

Per non parlare delle scarpe.

Erano tutti vestiti uguali.

Ma un ragazzo in particolare attirò la mia attenzione.

Capelli scuri e riccioli,anche un po malandati.

Chissà da quanto non se li curava,se lo aveva mai fatto.

Labbra carnose e sottili,di un color rosa scuro,tendente al rosso.

Mascella scolpita.

Occhi di un verde smeraldo bellissimo.

Mi rivosi di nuovo all'orizzonte.

Aveva un'aspetto malandato,si,ma era davvero bello.

Aveva acceso in me un'emozione mai sentita.

Un fuoco nello stomaco.

Mi voltai ancora vero di lui e vidi che mi stava già osservando,mentre i suoi amici parlavano.

Aveva una mina appuntita in mano,che molto probabilmente aveva passato diverse volte sul foglio scarabocchiato davanti a lui.

Accennò un sorriso verso la mia direzione quando mi vide girata.

Mi voltai ancora,questa volta verso il mare.

Avevo solo sprecato tempo.

Non dovevo neanche guardarlo.

Anche se era un bel ragazzo,era sempre un poveraccio.

Uno di terza classe.

Non dovevo interessarmi a lui,come era successo.

Non dovevo donargli la mia attenzione.

Ma,anche se non dovevo,lo avrei fatto.

                                                                                                   

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Capitolo 4
*** Love makes happiness ***


Love makes

happiness

 

 

 

Katherina's pov.

 

“Katherina,ti stiamo aspettando” Sentii la presenza di Louis dietro di me.

 

Mi voltai e gli donai un sorriso,facendomi strada per tornare all'interno della nave.

Una volta arrivati al tavolo salutammo educatamente i signori che ci avevano offerto la loro compagnia per l'ora di pranzo e ci dirigemmo nella nostra suite.

 

Harry's pov.

 

Liam mi passò una mano davanti al viso quando si accorse che la stavo fissando.

Non potevo non guardarla.

Sbattei più volte le palpebre,per riprendermi dal mio stato di shock.

 

“Lascia perdere amico,non potrai mai avvicinarti a lei” Niall mi riportò alla realtà.

 

Bhè,era vero.

Non poteva essermi nemmeno lontanamente balenata in testa l'idea di poter anche solo pensare di avvicinarmi a lei.

Lei era una ricca,di prima classe.

Avrà già un pretendente,se non più di uno,con cui passare la vita.

Lei avrebbe passato la sua vita nel lusso,e questo si capiva.

Anche se suo marito avrebbe fallito,in qualsiasi impresa,lei se ne sarebbe potuto trovare un'altro.

Certo,la bellezza non gli manca.

E io?

Si,ero bravo a disegnare.

Ma devo ammettere che non ero bellissimo.

L'igene scarseggiava ed era difficile per noi di terza classe lavarsi.

O fare un pasto completo.

E tanto meno solo pensare di poter aver contatti con persone di classi sociali differenti.

Io,che avrei fatto nella vita?

Se ce l'avrei fatta,avrei lavorato in fabbrica.

E se non ce la facevo,ero pursempre disposto a investire molto su un campo da coltivare.

A farmi uscire dai miei pensieri sulla vita fù un uomo.

Un uomo,forse due o tre anni più vecchio di me,che le se avvicinava.

Molto probabilmente era un suo pretendente,se non marito.

Le disse qualcosa e se ne tornarono all'interno della sala,molto probabilmente da pranzo.

Aveva ragione Niall,non mi sarei mai potuto avvicinare a lei.

O forse no...

 

Katherina's pov.

 

“Con permesso,mi reco nella mia stanza” Annunciai una volta arrivati nella suite.

 

“Vuoi che chiami una cameriera per farti compagnia?” Louis si avvicinò disinteressato,continuando a pensare a qualcosa.

 

Qualsiasi cosa fosse stata,non mi interessava.

Volevo solo stare da sola.

Staccarmi un attimo da tutto quello che succedeva nella mia vita.

 

“No,non importa.Vorrei restare da sola.” Finsi uno dei miei tanti sorrisi e mi recai nella mia stanza.

 

Cioè,la stanza dove avrei dovuto dormire.

Appena chiusi la porta dietro la mia figura minuta,mi lanciai a peso morto sul letto,sperando che né mia madre,nè Louis mi avessero sentita.

Appena appurai di avere via libera sospirai e rivolsi lo sguardo al soffitto.

Mi alzai di scatto.

Mi posizionai davanti allo specchio e appoggiai i palmi delle mani sulla sporgenza.

Chiusi gli occhi e sospirai di nuovo.

Quando li riaprii guardai attentamente il mio riflesso.

Alcune ciocche di capelli erano fuoriuscite dal cappello che indossavo.

Lo presi e lo lanciai in un angolo della stanza,lasciando sciolti i capelli ondulati.

Delle piccole lacrime uscirono dai miei occhi,rovinando il trucco su cui 2 ragazze ci avevano trascorso un ora.

Mi passai la mano sulla bocca,fortemente,facendo cedere anche il rossetto rosa.

Velocemente cercai la cerniera del vestito,per levarmelo di dosso.

La aprii appena la trovai,lasciando cadere la stoffa pregiata a terra.

Trovai molto velocemente anche l'apertura del sottogonna,e lo cavai.

Appena ne uscii,lanciai anche quello con tutta la forza che avevo in corpo.

Mi preoccupai appena sentii qualcuno bussare alla porta.

Feci una piccola corsa,chiudendomi nella stanza a chiave.

 

“Katherina,è successo qualcosa?Ho sentito un botto improvviso” Sentii mia madre dall'altra parte della superficie di legno laccato.

 

“Non preoccuparti mamma,mi è solo caduto lo sgabello.” Inventai la bugia che mi sembrava più plausibile e credibile.

 

Infatti,la sentii allontanarsi.

Tirato un sospiro di sollievo,slacciai velocemente i nasti che legavano il corpetto e lo lasciai cadere.

Ripresi a respirare normalmente.

Dicevano che bisognava indossarlo per rendere i fianchi più stretti e la vita più piccola.

In giovane età volevo metterlo subito,per essere grande e poter decidere.

Una volta che raggiunsi i 15 anni e fui costretta a indossarlo,non volevo far altro che toglierlo.

Non mi serviva neanche.

Avevo un bel fisico,un corpo proporzionato.

Ma a quanto pare,non bastava.

Aprii l'armadio e presi un vestito verde chiaro.

Lo indossai senza il corpetto e senza sottogonna.

Mi posizionai sul letto e iniziai a fissare il soffito decorato della camera.

Pensai a quei due bambini che giocavano allegramente.

Quanto vorrei essere come loro.

Poter essere felice,nonostante la mia situazione.

Non ero messa male economicamente.

Ma,emotivamente si.

Ero destinata a sposare un uomo che non amavo.

Ma,come diceva mamma,non sempre si ha quello che si vuole.

E se mia madre aveva deciso che lo dovevo sposare,allora io lo dovevo sposare.

Non importava la mia felicità.

E come potevo anche lontamente pensare che la mia felicità potesse essere messa al primo posto?

No,non era questione di esser felice.

Molto sicuramente neanche Louis mi amava.

Ma era,anche lui,costretto a sposare me.

Solo perchè suo padre era un magnante dell'acciaio di Fitchburg.

Era tutto questione di soldi.

Ma questa non era felicità.

Lo sguardo di quel ragazzo moro,con gli occhi verdi,mi ha fatto capire che può esistere felicità anche nella miseria.

Non sembrava uno sguardo triste.

Anzi,tra i due era uno sguardo felice.

Non capivo come poteva essere così felice.

Mia madre diceva che solo i soldi fanno la felicità.

No,si sbagliava di grosso.

Io l'avevo capito quel giorno.

La ricchezza non fa la felicità,ma l'amore si.

 

Harry's pov.

 

“Dai Liam esploriamo questa nave” Appena la ragazza si ritirò e tornò all'interno,costrinsi Liam a girare per la nave.

 

“Niall,è stato un piacere fare la tua conoscenza,ma ora dobbiamo proprio andare” Guardai Liam,che si alzò e copiò il mio gesto di dare la mano al biondo.

 

“Spero di rivederci” Urlai,una volta lontano dal ragazzo.

 

Vidi lui farmi un cenno con la mano.

Dopo 2 minuti,circa,di corsa,arrivammo alla prua.

Mi avvicinai ancora di più al bordo di ferro battutto che delineava la punta della nave.

Mi aggrappai ai ganci che sostenevano le corde e salii sul pulpito,sostenendomi ai ganci.

Liam era sotto di me,leggermente spostato verso destra.

 

“Sai,riesco già a vedere la statua della libertà.Minuscola naturalmente.” Liam indicava una direzione davanti a noi.

 

Vidi dei delfini nuotare vicino alla nave,saltando di tanto in tanto.

Li indicai e anche Liam si sporse per ammirarli.

Io,intando,mi aggrappai più fermamente con i piedi e le gambe e lasciai i ganci.

Portai i bracci sopra la testa,con le mani chiuse a pugno,come se stessi esultando.

 

“Sono il re del mondo!” Mi liberai di tutto il fiato che avevo in corpo,urlando a più non posso.

 

Mi lasciai cullare dal vento che soffiava contro di noi e annusai bene l'aria marina.

 

                                

 

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Capitolo 5
*** you won't do this. ***


You

won't


do this.

 

 

 

 

Katherina's pov.

 

“Katherina” Sentii il mio nome urlato da dietro la porta laccata.

 

Alzai gli occhi al cielo.

Rivolsi poi lo sguardo verso la porta.

Mi alzai di malavoglia e mi ritrovai davanti alla superficie di legno.

Guardai l'orologio che segnava le 6.30 del pomeriggio.

Feci scattare la piccola serratura e aprii la porta,ritrovandomi mia madre di fronte.

 

“Si,madre?” Gli sorrisi ingenuamente.

 

“L'ora di cena è stata annunciata.Ti devi vestire adeguatamente.

Levati quegli stracci di dosso e indossa un vestito decente.Non voglio mai più ritrovarti in queste condizioni.Sembri una misera donna che va a lavorare in qualche fabbrica.” Mi rivolse le spalle e se ne andò,facendomi sentire per bene il rumore dei tacchi che battevano nel legno.

 

Arrivò una cameriera,molto probabilmente chiamata da mia madre,che entrò subito nella stanza e chiuse la porta dietro alle sue spalle minute.

 

“Signorina DeWitt Bukater,io sono Margaret,al suo servizio.Aveva ragione sua madre.Lei è in condizioni pietose.Abbiamo solo un ora e trenta minuti per riportarla ad avere un aspetto decente.” L'anziana cameriera si avvicinò a me e mi studiò da vicino.

 

Si,ero un po stanca,ma non potevo avere un aspetto così malandato.

Niente che non si poteva recuperare velocemente.

Vidi la donna avvicinarsi a me con un corpetto.

Mi tosi di dosso l'abito che indossavo e alzai i bracci,per far si che me lo mettesse.

Me lo avvolse intorno al busto e iniziò a tirare i lacci,facendomi mancare il respiro.

Dopo svariati tiri,fece un nodo in fondo con le estremità dei due lacci e mi lasciò un attimo andare.

Poco dopo mi si avvicinò con il sottogonna.

Dopo aver indossato sia il sottogonna e un vestito di un viola chiaro,

mi truccò con il solito trucco.

Un po di ombretto lillà sulle palpebre,un pizzico di colore sugli zigomi e un rosa tenue sulle labbra.

Mi raccolse i capelli con un fermaglio e se ne andò.

Mi guardai allo specchio.

Non importa quanto ero bella,avrei sempre disprezzato quello che ero.

Sentii bussare alla porta.

Mi alzai e mi avvicinai ad essa.

 

“Katherina,dobbiamo andare.” Louis mi porse una mano.

 

Aspettai qualche secondo prima di afferrarla e dirigermi insieme a lui verso la sala da pranzo.

 

***

Mia madre stava blaterando qualcosa ai signori che sedevano al tavolo con noi.

Non ce la facevo più.

Avevo davanti agli occhi tutta la mia vita, come se l'avessi già vissuta.

Un'infinita processione di feste, balli di società, yacht, partite di polo...

Sempre la stessa gente gretta, lo stesso stupido cicaleccio.

Mi sentivo sempre come sull'orlo di un precipizio, e non c'era nessuno a trattenermi, nessuno a cui la cosa importasse o che se ne rendesse almeno conto.


“Con permesso” Mi alzai dal tavolo e lentamente arrivai alle porte.

 

Appena uscita iniziai a correre a più non posso.

I piedi mi facevano male,per via delle scarpe,ma continuavo a correre più velocemente che potevo.

Sentii la forcina cadermi dalla testa,lasciando i capelli al vento.

Continuavo a tenere il vestito troppo lungo,per correre meglio.

Delle lacrime amare bagnavano le mie guance,che si ghiacciavano per via del forte vento che tirava quella sera di aprile.

Spinsi per sbaglio una signora anziana che stava camminando in compagnia di suo marito,ma non mi fermai a chiedere scusa.

Sbattei anche contro una panchina,ma nonostante il dolore,continuai per la mia strada.

Mi fermai solo quando arrivai alla poppa.

Mi fermai un attimo a pensare.

Mi chiedevo se era giusto quello che stavo per fare.

Certo che lo era.

Era una mia liberazione.

Questo poteva rendere felici molte persone.Compresa me.

Mi avvicinai al parapetto e lentamente,facendo attenzione e con cautela,lo scavalcai.

Mi tenni aggrappata al ferro,mentre i piedi stavano a malapena nel bordo che sporgeva.

Stavo prendendo un ultimo respiro.

 

“Non lo faccia” Mi girai verso la voce che aveva parlato,alle mie spalle,vedendo il ragazzo di oggi,quello di terza classe.

 

 

Harry's pov.

 

Avevo cenato con 3 tozzi di pane e acqua in abbondanza.

Ero uscito per prendere un po di aria.

Il compartimento della terza classe era strapieno.

Avevo trovato una panchina,sulla quale mi ero disteso per contemplare il cielo,fumando una sigaretta.

Sentii la mia postazione traballare,come se qualcuno ci avesse sbattuto contro.

Mi alzai immediatamente,per vedere una signorina,probabilmente di prima classe,che correva all'impazzata verso la poppa.

Corsi verso di lei,trovandola attaccata al parapetto,dall'altra parte della nave.

La dovevo fermare.Non poteva buttarsi.

 

“Non lo faccia” Si girò verso di me e spalancò gli occhi.

 

La guardai per bene.

Aveva un'aria familiare.

Spalancai anch' io gli occhi guardandola.

Aveva il trucco colato lungo le guancie,gli occhi rossi,i capelli sciolti e il respiro affannato.

Mi guardò per bene.

Era bellissima anche così.

Mi avvicinavo cautamente a lei,per non fargli fare mosse sbagliate.

 

“Indietro.Non faccia lei un'altro passo.” Delle lacrime continuavano a scendere lungo le sue guance bellissime.

 

Le feci vedere la sigaretta e mi avvicinai al parapetto per buttarla in mare.

Feci un paio di passi indietro e la guardai,mettendomi le mani nelle tasche dei calzoni sporchi.

 

“Venga qui.Mi dia la mano,l'aiuto a tornare a bordo” Tolsi la mano dalla tasca destra e l'allungai verso la bellissima ragazza.

 

“No!Rimanga lì dov'è.Dico sul serio.Mi butto.” Rivolse lo sguardo verso l'acqua blu dell'oceano,mentre i capelli le tornavano sul viso.

 

“Non lo farà.”

 

“Che significa non lo farò?Lei non può venire qui a dirmi quello che farò o quello che non farò.Lei non mi conosce”

 

“Bhè,l'avrebbe già fatto.”

 

“Lei mi sta distraendo,se ne vada.”

 

“Non posso oramai ci sono troppo dentro.Se lei si butta,io sarò costretto a buttarmi per salvarla.” Mi abbassai per slacciarmi gli scarponi.

 

Me li levai e li lasciai cadere a terra,provocando un tonfo.

Mi levai il cappotto sottile che indossavo e altri indumenti,rimanendo con la camicia leggera.

 

“Basterebbe l'impatto con l'acqua ad ucciderla.”

 

“Certo,bene non mi farà.Non dico di certo il contrario.Ma,per quanto mi riguarda,mi fa molto più paura l'acqua fredda.”

 

“Quanto fredda?”

 

“Un paio di gradi sopra lo zero” Mi avvicinai a lei e mi appoggiai al ferro.

 

“Ricordo, una volta, da bambino, io e mio padre andammo a pesca sul lago ghiacciato, vicino alle cascate. La pesca sul ghiaccio, sa, è quando...”

 

“So cos'è la pesca sul ghiaccio!”

 

“Mi scusi. Lei ha tanto l'aria di, come dire, di una timorata di Dio... Comunque, il... ghiaccio ha ceduto, e io sono caduto in acqua. E mi creda, cadere in acque gelide, come quelle laggiù, è come avere tutto il corpo trafitto da mille lame. Non riesci a respirare. Non riesci a pensare... a nulla, tranne che al dolore. Ed è per questo che non ci tengo a tuffarmi dietro di lei. Ma, come ho già detto, non ho scelta. Da una parte, spero che lei riscavalchi il parapetto, e mi risparmi quest'incombenza.”

 

“Lei è pazzo”

 

“Non è l'unica a dirlo...ma,con tutto il rispetto,non sono io quello appeso alla poppa di una nave.Venga,l'aiuto a tornare da questa parte” Allungai la mano,che lei afferrò.

Si girò verso di me,facendoci ritrovare faccia a faccia.

Lasciai che un sospiro uscisse dalle mie labbra.

 

“Harry Styles” Mi presentai accennando un sorriso.

 

“Katherina DeWitt Bukarter” Sorrise anche lei.

 

“Dovrà scrivermelo il suo” Fece una piccola risatina.

 

Cercai di tirarla,ma inciampò nel vestito lungo,scivolando verso l'oceano.

                                                                      

 

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Capitolo 6
*** Dinner? ***


                                                                                                      Dinner?

Harry's pov.

La vidi scivolare sul lungo e pesante abito che indossava.
La trattenni per la mano, ma, essendo stato preso di sorpresa,mi dovetti sporgere sul parapetto, tenendomi con l'altra mano al ferro.
Riuscivo a sentire sole le urla della ragazza che stavo salvando.
Cercavo di tenere fermamente la sua mano, ma la mia, sudata, la stringeva male.
Intanto lei continuava a scalciare e ad agitarsi.
"Si calmi signorina."
Le passai l'altra mano, trattenendomi con la forza delle gambe.
"Adesso la tiro su."
La rassicurai cercando il suo sguardo.
Lei annuii insicura, mentre rivolgeva il viso in basso, guardando verso le acque gelide dell'oceano Atlantico.
La tirai con tutta la forza che avevo in corpo, esaurendo tutte le energie che un paio di tozzi di pane e dell'acqua potevano fornirmi.
Riuscii a tirarla oltre al parapetto in ferro, facendola cadere sotto il mio peso.
Restammo pochi secondi a guardarci negli occhi.
Poco dopo sentii dei passi davanti a noi.
Alzai il capo per vedere un uomo vestito da marinaio, accompagnato da altri due uomini piú giovani e con dei fisici più scolpiti e muscolosi.
"Stai lontano da lei, schifoso."
Mi ordinò, dopo averci guardato attentamente.
Accorgendomene, io ero sopra Katherina, e lei aveva uno sguardo spaventato e impaurito.
Avevano frainteso motlo probabilmente. 
Mi alzai e mi allontanai lentamente dal corpo freddo della bellissima ragazza ai miei piedi.
Stavo per aprire bocca per dirgli che aveva commesso un'errore, quando il signore si girò verso i due ragazzi, che erano a debita distanza dal marinaio più anziano.
"Chiamate il commissario di bordo"
Urlò contro i due ragazzi che corsero verso l'interno della nave, dopo aver annuito al signore. 
                               ***
Katherina's pov.

I signori avevano chiamato il commissario di bordo, che a sua volta aveva avvertito Louis.
Nel frattempo al Signor Styles era stato dato il permesso di rivestirsi con i capi d'abbigliamento che aveva lasciato sopra all'ancora.
A me avevano dato una coperta calda, per non farmi prendere troppo freddo.
Il vento che soffiava sull'oceano Atlantico era molto più freddo di quanto pensassi.
Avevo ancora il viso solcato da lacrime amare e ormai seccate dal forte vento.
Mi ero spaventata molto quando mi sentii cadere verso il vuoto.
Se non fosse stata per quella mano, anche se sporca, la mano di quel ragazzo, Harry Styles, non avrei continuato a vivere.
Arrivò Louis, all'improvviso e con uno sguardo misto tra l'arrabbiato e il deluso, insieme a lui si trovava il più grande imprenditore di tutta la Francia, il signor Gustavo Dufour, Zayn, con uno sguardo assente e mezzo ubriaco e  il commissario di bordo, un omone grande e grosso con il viso coperto dalla folta barba grigia e i tipici vestiti che indossava qualsiasi commissario.
Si avvicinò subito a Harry.
Non vidi nè sentii quello che gli disse, visto che il signor Dufour mi si era avvicinato.
Il suo alito e i suoi vestiti puzzavano terribilmente di un certo liquido alcolico.
"Vuole un po di Brandy?"
Mi passó un bicchiere.
Rifiutai subito l'offerta sentendo la voce arrabbiata ed alterata di Louis.
"Come ti sei permesso di mettere le mani addosso alla mia fidanzata?"
Mi voltai velocemente sentendo quelle parole.
Mi alzai alla velocitá della luce e poggiai una mano sulla spalla di Louis per calmarlo.
Solo in quel momento mi accorsi delle due stiscie di ferro che intrappolavano i lezzi polsi del mio bellissimo salvatore.
"Louis è stato un'incidente, niente di grave"
Pensai subito ad una scusa plausibile per spiegare quello che era successo.
Scelsi di omettere solo in parte la veritá sull'accaduto. 
"Sai, mi ero sporta un po troppo per vedere le....le..."
Strizzai gli occhi un paio di volte cercando la parola che mancava al mio discorso.
Intanto facevo un movimento rotatorio con il dito per farmi capire e farmi suggerire la parola.
"Le eliche?"
Suggerì il signor Dufour, esperto di motori.
"Si, le eliche.E sono scivolata.Sarei caduta in mare, ma il signor Styles mi ha salvato e per poco non cadeva anche lui in mare."
Conclusi con un sorriso ampio, per far credere megli alla storia inventata, in parte.
"Voleva vedere...Voleva vedere le eliche"
Urló Louis scoppiando a ridere, come se tutti i passeggeri della nave volessero sentire cosa fosse accaduto.
"Come ho sempre detto:Donne e motori non legano"
Anche il signor Dufour la buttó sul ridere facendo una delle sue battute squallide.
Feci un piccolo sorriso guardando il signor Styles.
"È andata così figliolo?"
Il commissario di bordo si rivolse al mio salvatore.
Il mio sguardo si trasformò da sollevato a supplichevole in pochi attimi.
Il signor Styles mi guardó e poi annuì al commissario.
"Si, più o meno è andata così"
Mi regalò un bellissimo sorriso completo di fossette sulle guancie.
"Allora il ragazzo è un eroe!"
Esclamò il tirapiedi.
Il commissario di bordo liberò i polsi del povero ed innocente ragazzo.
Sentii la presa di Louis farsi stretta attorno ai miei fianchi.
Prese la strada per tornare all'interno, con me al suo fianco e Zayn subito dietro.
Mi girai ancora una volta verso il signor Styles, che stava sorridendo.
"Magari qualcosa per il ragazzo..."
Il forte odore di Brandy che il signor Dufour sprigionò nell'aria parlando, mi bastò per farmi girare un'altra volta.
Louis però non si girò e continuò lungo il suo cammino spedito.
"Zayn, credo che un biglietto da 20 basti."
Si fece sentire bene anche dai signori più lontani, urlando al suo schiavetto personale il quale si trovava a pochi passi di distanza da noi due.
Mi fermai sul colpo, interrompendo anche la camminata del mio fidanzato. 
"È questo il prezzo corrente per il salvataggio della donna che ami?"
Chiesi a Louis, facendo una faccia stupita e sorpresa allo stesso tempo.
"Oh...Katherina è scontenta.Cosa possiamo fare?"
Sembrò rifletterci un'attimo, formando sulla sua fronte un piccolo cipiglio.
"Ci sono"
Rilassò tutti i muscoli della faccia e si voltò, rivolgendosi al mio salvatore.
"Sarebbe felice di unirsi a noi per cena, domani sera?"
Chiese in modo gentile ed educato al signor Styles.
Lui sembrò rifletterci un paio di secondi per poi alzare le sopracciglia e guardarmi negli occhi.
"Sarò dei vostri"
Mi sorrise ancora una volta.
La stretta di Louis sui miei fianchi mi fece rivoltare verso l'entrata.
"Sará un piacere"
Louis sorrise in modo falso al ragazzo di terza classe.
Riprendemmo la nostra camminata verso la suite.
"Sará divertente"
Sussurrò a Zayn, pensando che non lo riuscissi a sentire.
Mi faceva soltanto ribrezzo dovermi sposare contro il mio volere con il ragazzo a cui apparteneva il braccio che  in quel momento mi stava stringendo la vita in modo possessivo.

Mi dispiace tantissimo per il ritardo, ma il computer si era rotto e ho avuto diversi problemi. 
Avevo giá scritto metá capitolo e lo avevo salvato come documento in quello stupido arnese.
E poi dovevo ancora ricontrollare un paio di cose sulla scatoletta tecnologica.
Ieri sono andata a recuperarlo e avevano formattato tutto, quindi il capitolo era andato in fumo.
L'ho dovuto riscrivere d'accapo e quindi ci ho messo un po di tempo.
Ora che sono riuscita ad aggiornare, mi piacerebbe che vuoi mi deste i vostri punti di vista sulla storia o sul capitolo.
Mi fa tanto piacere venire a conoscenza che piace a qualcuno, e questo mi da il coraggio per continuare a scrivere.
Volevo anche dirvi che sono molto incasinata con gli esami, quindi non so quando riuscirò a pubblicare un nuovo capitolo.
Per concludere volevo farvi capire un po chi sono i personaggi principali, perchè non mi sembra di averlo fatto.
E, per chi ha visto Titanic, i personaggi secondari sono uguali a quelli del film.
Se volete voi potete immaginarvi qualsiasi volto da dare ai protagonisti.
Anche il vostro, se volete.
Ok, molte non saranno arrivate fino alla fine..
Quindi, saluto quelle che sono riuscite a leggere tutto sto poema.
Ciao :)

Katherina (Nina Dobrev):



Harry (Harry Styles):


Louis (Louis Tomlinson):


Liam (Liam Payne):


Niall (Niall Horan):


Zayn (Zayn Malik):


Emily Dawson (Candice Accola):


 

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Capitolo 7
*** Third Class? ***


                  Third class?
 

Katherina's pov.

Il braccio di Louis lasciò i miei poveri fianchi, stretti dentro al corsetto, solo una volta arrivati davanti alla porta della mia camera da letto.
Si avvicinò alla mia guancia lasciandoci un bacio leggero.
"Buona notte, Katherina"
Mi girai verso la porta e la aprii.
Guardai l'interno e mi resi conto che la confusione che avevo creato ore prima era sparita,sicuramente per mano di una donna della servitò.
"Buona notte, Louis"
Non lo guardai neanche in faccia.Entrai all'interno della cabina e chiusi, subito dietro di me, la porta a chiave.
Mi posizionai davanti allo specchio, sedendomi sullo sgabello.
Mi passai un piccolo pezzo di stoffa sul viso, per eliminare i residui del trucco giá colato.
Mi alzai e cercai la cerniera del vestito pomposo.
La aprii appena la trovai, facendolo cadere per terra.
Mi avvicinai all'armadio, lasciando la stoffa pregiata atterra.
Appena aprii le due ante del grande armadio in legno, afferrai la vestaglia da notte bianca in seta.
Mi slacciai il corpetto stretto, riinizando a respirare.
La parte che preferivo in una giornata era la notte.
Potevo riposarmi senza dover indossare nè il sottogonna, nè il corpetto, nè un vestito pomposo e ingombrante e neanche uno dei grandi cappelli.
Uscii dal sottogonna sistemandolo accutatamente, per quanto li odiassi, insieme al corpetto, nell'armadio pieno di vestiti.
Chiusi le grandi ante e indossai subito la vestaglia, sentendomi finalmene libera.
Levai l'altra forcina dai capelli e la posai insieme alle altre.
Aprii la scatolina del carillion, dondolando a ritmo di musica.
Mi sedetti sullo sgabello e presi la spazzola, passandola per i capelli.
Pensando a mia madre che prima o poi sarebbe entrata dalla porta posta alle mie spalle, mi alzai e feci scattare la piccola chiave nel pommello, aprendola.
Mi risedetti davanti allo specchio,sfrenando i nodi formati sui capelli.
Sentii bussare alla porta dopo pochi minuti.
"Avanti"
Non mi resi neanche conto della persona che varcò la porta in quel momento, pensando che fosse mia madre.
Quando vidi una mano maschile chiudere la scatoletta del carillion, facendo interrompere all'improvviso la musica rilassante che produceva, mi voltai, trovando il viso di Louis poco distante dal mio volto.
"Katherina..."
Fece una piccola pausa, abbassando lo sguardo.
"Sai, la volevo conservare per la cerimonia di fidanzamento..."
Rialzó lo sguardo aprendo la scatola di velluto che aveva tra le mani.
Restai a bocca aperta davanti alla collana a forma di cuore.
La estrasse dalla custodia e si alzò, posizionandosi dietro di me e legandomela al collo.
Passai le dita sul diamante azzurro incastonato nell'argento, sentendola pesante al collo.
Era tremendamente pesante.
"18 carati.Secondo la leggenda, quando Luigi XIV perse il suo regno la sua corona cadde attera, rompendosi in mille pezzi.
Alcuni pezzi li recuperarono e ci fecero alcune collane.
Il pezzo più grande prese la forma di un cuore, e lo chiamarono..."
Non lo feci finire di parlare, perchè sapendo la storia, la finii io al posto suo.
"Il cuore dell'oceano.Tutte le altre pietre sono state perdute o frantumate, e l'unica rimasta è questa"
Toccai ancora una volta la collana, guardando fissa sullo specchio. 
"È di molto valore, proprio per questo"
Accennó un piccolo sorriso, tornando accanto a me ed inginocchiandosi.
"Sai, Katherina... non c'è niente che non potrei darti.Non c'è niente che io ti negherei.A meno che tu non negassi me."
Le sue parole mi fecero riflettere.
Ritornai con lo sguardo fisso sullo specchio, continuando a pensare alle sue parole.
Lo stavo negando?
A me non sembrava proprio.
Io non ho fatto niente di male.Molto sicuramente intendeva il fatto accaduto un ora prima e che il signor Styles mi aveva salvata.
Ma, non c'era da preoccuparsi.
Io non lo avrei più rivisto.
"Grazie Louis.Buona notte"
Lo salutai cordialmente mentre lui si dirigeva verso la porta della grande cabina. 
Non si degnò neanche di rispondermi, ma si chiuse la porta dietro le spalle.
Mi alzai e mi avvicinai alla porta per chiuderla.
Mi avvicinai al letto e mi distesi sul morbido materasso nascondendomi tra le lenzuola.
Spensi il lume che faceva luce nella stanza e chiusi gli occhi.
Non lo avrei mai più rivisto.
Ma avrei dovuto comunque ringraziarlo di persona.
                               ***
La mattina dopo stavamo andando a largo della costa dell'Irlanda.
Davanti a noi, l'oceano.
Mi svegliai con il fastidioso rumore che provocavano i pugni di qualcuno sulla porta.
Aprii gli occhi e diedi un'occhiata all'orologio.
Mancava poco alla colazione.
"Signorina, si deve svegliare per prepararsi."
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
Mi alzai e raggiunsi la porta che aprii.
"Signorina, ha dormito bene?"
La giovane ragazza, che il giorno prima mi aveva aiutata a sistemare i quadri nella stanza principale, mi stava salutando con un grandissimo e caloroso sorriso.
"Benissimo. Entri pure"
Ricambiai il sorriso, invitandola a raggiungermi dentro la camera.
"Non so ancora come si chiama"
Mi rivolsi in modo gentile alla ragazza bionda che stava disperatamente cercando il corpetto e il sotto gonna.
Mi avvicinai all'armadio per porgerglieli, mentre aspettavo una sua risposta.
"Mi chiamo Emily, signorina.Emily Dawson."
Mi sorrise amichevolmente, mentre si affrettava a farmi infilare dentro al sottogonna.
Sospirai prima di sistemarmi dentro al corpetto, sentendo che ai miei polmoni mancava sempre meno aria da consumare.
"Quanti anni hai, Emily?Posso darti del tu, vero?"
Lei continuava a tirare, mentre io aspettavo che mi rispondesse.
"Ne ho 16.E, si signorina, lei può fare di tutto."
Bhe, non proprio tutto.
Non ho mai avuto un'amica.Non ho mai amato una persona.Non ho mai fatto niente di testa mia.Non ho mai vissuto.
"Io ne ho 17.E puoi darmi del tu.Mi farebbe più che piacere"
Le sorrisi attraverso lo specchio.
Saremmo potute diventare amiche, d'altronde, sembrava una brava ragazza.
"Potremmo essere amiche."
Le suggerii anche a lei.
Lei mi guardò intensamente, mentre le sue labbra si incurvavano in un sorriso ampio, che riuscii a vedere attraverso lo specchio.
"Giá."
                               ***
Finita la colazione, che si svolse sul ponte di passeggiata privato di Louis, il mio fidanzato aveva insistito per andare a visitare la palestra della nave, accompagnato da me, mia madre e Zayn.
Emily mi aveva ordinato di indossare un vestito viola e bianco.
Era specialmente ingombrante, ma l'avevo assecondata per vederla felice.
Le avevo anche promesso che una volta arrivate in America avrei aiutato economicamente la sua famiglia. Erano davvero poveri, e raccontandomi i suoi vissuti, mi chiedo come facesse ad essere ancora in vita.
Arrivammo alla palestra della nave in poco tempo.
"Che abbia inizio la noia assoluta" 
Dissi a bassa voce, in modo che nessuno apparte me, potesse sentire quello che stavo dicendo.
               
                              ***
Era finito anche il pranzo.
Avevamo passato tutta la mattina dentro la palestra, mentre un signore anziano e con dei folti baffi bianchi, spiegava a cosa servissero i vari attrezzi all'interno della stanza puzzolente.
Avevo avvertito mia madre e Louis che sarei andata a fare un giro per la nave, volendo restare un po da sola.
Mentre mi avvicinavo al cancelletto che divideva la prima dalla terza classe, il sole mi batteva in faccia.
Avevo cambiato ancora un'altra volta vestito prima di andare a mangiare.
Il color giallo del capo d'abbigliamento che indossavo si abbinava perfettamente al grande cappello bianco.
Il calore di quel giorno non lo scorderò mai.
Un sole con dei raggi così potenti nel mese di Aprile, non si sarebbe più rivisto dal 1912.
Aprii il cancelletto che portava ai ponti di terza classe.
Scesi alcuni scalini, mentre alcune persone mi guardavano sbalordite.
Forse non succedeva spesso che una persona di prima classe scendesse nelle sale di una classe inferiore.

Harry's pov.

Molte persone erano raggruppate nella sala comune, ma non tante come la sera prima all'ora di cena.
Liam stava parlando con una ragazza bionda, proveniente dai paesi scandinavi.
Parlava a mala pena la nostra lingua.
Liam li aveva insegnato alcune parole italiane, avendo i genitori italiani, tra cui 'Ciao' e 'Guglielmo Pani'  cioè il suo nome e cognome italino.
Io avevo trovato una fantastica bambina, Clarissa, con cui parlare.
Davanti a me c'era Niall che osservava i vari ritratti e disegni che avevo fatto all'interno della nave.
Mise a confronto un ritratto con il signore a cui l'avevo fatto.
"È impressionante...Harry, mi dispiace ammetterlo, ma sei bravo"
Sorrisi al complimento, mentre il nonno di Clarissa la recuperava per andare a fare il sonnellino pomeridiano.
Avevo rivolto tutta la mia attenzione ai disegni, quando sentii tutti i chiacchiericci fermarsi in un momento. 
Persino Liam si era azzittito e non è una cosa da poco.
Non ci diedi tanto caso finchè non mi sentii picchiettare la spalla.
Mi girai verso l'altra panchina, dalla quale Liam mi indicò l'uscita.
Voltandomi mi accorsi del perchè le persone si erano azzittite tutte insieme.
Katherina Dewitt Bukater stava camminando da quelle parti.
Il vestito giallo e il cappello bianco le davano eleganza e raffinatezza. 
Si guardava intorno timida, sorridendo a tutti, mentre la guardavano con adorazione.
La bocca di Niall era letteralmente splancata, ma si alzò immediatamente appena si avvicinò alle nostre postazioni.
"Cerca qualcosa, signorina?"
Le chiese garbatamente, con un grande sorriso stampato in faccia.
"Cerco il signor Styles.Lei sa dove è?"
Lei sembrava intimidita e insicura.
Avrei scommesso i 15 dollari che mi trovavo in tasca, che Niall fosse rimasto ancora più sbalordito.
Appena si spostò, mostrandomi a Katherina, lei sorrise grata.
"Signor Styles, le posso parlare?"
Mi alzai e le feci segno con la testa di parlare.
"In privato"
Aggiunse valutando il mio gesto.
Raccolsi il mio blocco pieno di fogli disegnati, mentre Niall mi sussurrava qualcosa di incomprensibile all'orecchio.
"Dopo di lei"
Allungai un braccio per spronare Katherina a camminare verso l'uscita.
Appena iniziammo ad incamminarci, mi girai verso Niall, che era ancora più sbalordito.
"Ho sputato molto carbone"
Gli dissi, prima di raggiungere la bellissima ragazza in giallo.
E molto probabilmente, l'avevo fatto anche senza accorgermene.




 

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Capitolo 8
*** first class bridge ***


             First Class Bridge.

Harry's pov.

" Vivo per conto mio da quando avevo quindici anni. Da quando è morta mia madre. Non avevo fratelli, sorelle, o parenti stretti in quella parte di Paese. Così ho deciso di staccare e non ci sono tornato mai più. Potrei essere definito una piuma nel vento. Bene, Katherina, abbiamo camminato per circa un miglio avanti e indietro su per questo ponte, abbiamo parlato e straparlato del tempo e di come sono cresciuto io, ma immagino che non è venuta qui per parlare di questo, dico bene?"
Erano pressappoco due ore che stavamo passeggiando sul ponte di prima classe.
Appena usciti Katherina mi ha chiesto cosa ne pensassi del tempo e subito dopo di come fosse il meteo Americano.
Da allora mi chiese un pò la storia della mia vita.
Gli raccontai di quando da piccolo uccisi la capra di mio padre, dandogli troppo cibo.
Gli raccontai di quando, per sbaglio, scambiai il sapone da bucato, che usava mia madre per lavare i panni quelle ppche volte che lo faceva, per un cibo nuovo che dovevo assaggiare.
Gli raccontai di quando mia madre mi fece cadere nel fiume, rincorrendomi per quasi un miglio.
Gli raccontai di quando mi vestii da donna, giusto per far ridere qualcuno. 
Gli raccontai di quando mio padre partii per una battaglia, non tornando più a casa.
E, infine, gli raccontai di come mia madre mi lasciò, quattro anni prima, per una tremenda malattia alle vie respiratorie.
Non faceva altro che starnutire, tossire e ammalarsi.
Alla fine mi lasciò una domenica, il giorno che lei odiava.
Continuavamo a camminare per il ponte, mentre io aspettavo che una risposta uscisse dalle sue labbra perfettamente ricoperte di rosa chiaro. 
"Signor Styles...Io..."
La trovai in difficoltá, mentre non faceva altro che torturarsi le dita curate.
"Harry.Mi chiami pure Harry."
Cercai di metterla a suo agio.
Lei si voltò verso di me, beandomi di un fantastico e perfetto sorriso.
"Harry, voglio ringraziarla per quello che ha fatto. Non solo per... per avermi salvata, ma anche per la sua discrezione."
Mi ringraziò, riferendosi al fatto che non avevo nemmeno accennato alla sua tentata uccidisione
"Di niente"
Non sapendo che dire mi limitai ad una risposta semplice.
"Senta.Lo so cosa sta pensando:'Povera ragazzina ricca, cosa ne sa lei della miseria'?"
Usò un tono scocciato, mentre si teneva il cappello sulla testa per il vento forte.
"No. No, non stavo affatto pensando a questo. Stavo pensando a cosa è potuto accadere a questa ragazza per arrivare a credere che non esiste via d'uscita. "
La guardai aspettando che parlasse di quello che le era successo.
"Bhe io...praticamente tutto.L'intero mondo in cui vivo e tutta la gente che ne fa parte. E l'inerzia della mia vita, che si tuffa in avanti, ed io che non sono capace di fermarla."
Mi porse una sua mano, facendomi vedere il grande anello tempestato di diamanti che le ornava graziosamente il dito.
"Dio, guardi che razza di cose! Con questo sarebbe andata subito a fondo."
Dissi riferendomi all'avvenimento della sera prima.
A lei scappò una piccola risata.
Si tolse il cappello e lo gettò atterra.
Mi piegai per recuperarlo, e quando riportai lo sguardo sulla ragazza davanti a me, lei si era tolta la forcina dai capelli, buttandola nell'oceano. 
"Odio questo cappello e questo abbigliamento."
Disse tra una risata e l'altra.
Ad un certo punto, però, smise di ridere e iniziò a guardare un punto fisso davanti a lei.
"Sono stati inviati cinquecento inviti.Sará presente tutta l'alta società di Philadelphia.E tutto il tempi mi sento come se fossi dentro una stanza affollata, urlando a squarcia gola, senza che nessuno alzi neppure lo sguardo"
Sì voltò verso di me.
"Lo ama?"
Le chiesi all'improvviso. 
Lei mi guardò male,per poi corrugare le sopracciglia.
"Come ha detto?"
Mi chiese di ripetere la domanda che le avevo posto.
"Lo ama?"
Ripeteii in modo più comprensibile.
"Lei é molto maleducato.Non dovrebbe pormela una domanda del genere."
Scoppiò a ridere, seguita a ruota da me.
"Non è difficile.Lo ama quest'uomo, si o no?"
Lei aprii la bocca in segno di sorpresa.
Mi guardò sconvolta in volto, mentre io non la smettevo di ridere.
"Oh, questa conversazione è inopportuna." 
Mi accusò scoppiando a ridere.
La sua risata era qualcosa di, a dir poco, perfetto.
La rispecchiava. 
Era dolce, calda. 
Appena udibile, ma la si poteva riconoscere tra altre mille simili.
"Non puó semplicemente rispondere alla domanda? "
Scoppiai a ridere seguendo lei.
Lei continuava a ridere, spostandosi verso il centro del ponte di passeggiata.
"Oddio, è assurdo.Io non conosco lei e lei non conosce me.E questa conversazione nkn sta avendo luogo."
Disse all'improvviso, cercando di non scoppiare ancora a ridere.
Mentre io ancora soffocavo delle piccole risate dovute alla sua comicitá improvvisa.
"Lei è un maleducato.Rozzo e prrsuntuoso.E ora me ne vado."
Mi porse la mano,che strinsi e iniziai a muovere verso l'alto e il basso.
"Harry, signor Styles,è stato un piacere.L'ho cercata per ringraziarla e ora che l'ho ringraziata..."
Non la feci finire, interrompendola per correggerela.
"E anche insultato"
Aggiunsi io.
Ma, da lei, mi sarei fatto insultare perfino in francese.
"Bhe...se lo è meritato"
Si difese lei, pensando di passare per una brutta persona.
Ma lei non sarebbe mai passata per una persona cattiva, brutta...stronza.
"Credevo se ne stava andando..."
Le ricordai, quando mi accorsi che ci stavamo ancora stringendo la mano.
"Infatti.Lei è così irritante"
Disse, mentre la sua mano lasciava la mia e lei si voltava dalla parte opposta alla mia, mostrandomi la schiena.
Fece pochi passi, per poi tornare indietro e puntarmi un dito addosso.
"Un momento.Questo è il mio settore."
Disse indicando in alto dietro di me.
Mi voltai, vedendo un cartello che segnava il settore della prima classe.
"Se ne vada lei."
Mi ordinò indicando un punto indefinito dietro di lei.
Io aprii la bocca, in segno di scandalo.
Lei mi guardò alzando le sopracciglia, continuando ad indicare quel punto indefinito.
"Guarda, guarda, guarda....chi è il maleducato, adesso?"
Le dissi.
Lei sbuffò, strappandomi il blocco contenente i miei disegni.
"Cos' é questo strano aggeggio che porta sempre con lei?"
Mi chiese aprendolo ben poco, giusto quel poco per sbirciare un disegno.
"Allora cos'è? Un'artista o cos' altro?"
Ne guardò un'altro.
"Bhè,questi sono piuttosto belli"
Disse, continuando a sbirciare.
Si mise a sedere su una brandina dove le signore e i signore di prima classe erano soliti prendere il sole.
Aprì il blocco per vedere i disegni per bene.
Ne guardò cinque o sei, con una faccia sbalordita.
"Anzi, sono molto belli.Harry, sono davvero ammirevoli."
Esclamò continuando ad ammirare i vari disegni.
"Giá, ma non hanno riscosso molto successo nella vecchia Paris"
Lei sgranó gli occhi, volgendo la sua attenzione sul mio volto.
"Parigi?"
Chiese per avere una conferma.
Annuii aspettando che dicesse qualcosa.
"Viaggia parecchio per essere povero."
Si portó subito una mano davanti alla bocca.
Io scoppiai a ridere.
"Bhé...una persona...con mezzi...limitati"
Cercò di correggere l'espressione 'povero'.
Ma, oramai, lo ero e non lo nascondevo.Lo accettavo.
"Avanti, sono un poveraccio, lo dica pure"
Lei rise e riportó la sua attenzione ai disegni.
Ne trovó alcuni fatti ad alcune modelle.
"E sono stati fatti dal vivo?"
Chiese, non degnandomi neanche di uno sguardo, essendo troppo occupata a sfogliare i fogli.
"Si.Vede, questo è il bello di Parigi. Ci sono molte ragazze sono disposte a spogliarsi."
Continuò a sfogliare i fogli.
"Questa ragazza le piaceva particolarmente.L'ha ritratta diverse volte."
Disse, riferendosi ad una modella usata in particolar modo.
"Bhè, aveva delle mani bellissime.Vede?"
Sfogliai un paio di fogli, arrivando al disegno accurato delle mani della ragazza in questione.
"Secondo me ha avuto una storia d'amore con lei."
Disse, continuando a sfogliare.
Spalancai gli occhi.Lo diceva perchè non l'aveva vista dal vivo e non sapeva la sua storia.
"No, no, no, solo con le sue mani.Era una prostituta con una gamba sola.Vede?"
Spostai un foglio, mostrando quello successivo, il quale la rappresentava a forma intera.
Si aggrappava ad una sbarra posta dietro alla sagoma della sua persona, per reggere il peso su una gamba sola.
"Oh..."
Girò il foglio diverse volte, non capendo bene da quale angolazione era stato realizzato il disegno.
"Però aveva il senso dell'humor."
Girò il foglio, mostrando un disegno raffigurante una signora anziana.
"Ah, e questa signora qui tutte le sere se ne stava seduta sulla sedia di un bar, indossando tutti i gioielli che possedeva e aspettando il suo amore perduto.La chiamavano Madame Bijoux.Vede, i suoi vestiti erano tutti tarmati."
Passó le dita sulla carta, sorridendo.
"Bhè, Harry.Lei ha un dono.Sente le persone"
Disse guardandomi.
Sorrisi al complimento, per poi farmi serio.
"Sento lei."
Le risposi, indicandola con la testa.
Lei sorrise ed alzò la testa, guardando la mia persona dall'alto.
"E quindi?"
Mi chiese, ancora con un accenno di sorriso sulle labbra.
"Non si sarebbe buttata"
Dissi, riferendomi alla sera precedente. 
Lei mutò la sua espressione.
In pochi millesimi di secondo il suo sorriso, la sua espressione giocosa, si trasformò in una linea piatta, lasciando spazio ad un espressione seria, mentre contunuava a guardarmi.

Ok, mi dispiace tantissimo per il ritardo, ma ho avuto problemi di salute e non ho potuto scrivere molto. Quindi, mi dispiace tantissimo.
Vorrei solo dire che, visto che manca veramente pochissimo agli esami, non so se riposterò presto, visto che mi devo impegnare molto per uscire dalla scuola almeno con un 8...
Parlando di altro, vorrei dirvi come mi immagino la ragazza che stava con Liam in terza classe (credo di chiamarla Kristine) visto che mi sono scordata di dirvelo nello scorso capitolo.
Io vi saluto,al prossimo capitolo :)

Kristine (Sasha Pieterse):


 

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Capitolo 9
*** before dinner ***


Before Dinner.

Narrator External's pov.

Mentre i due ragazzi continuavano a conoscersi, poco più lontano, all'interno della sala da pranzo, si trovava Ruth DeWitt Bukater.
La donna stava bevendo una tazza di the insieme alla contessa di Rothes, la signora Noel Lucy Martha Dyer-Edwardes, mentre discutevano sulla vita dei propri figli.
"Oh, ma lo scopo dell'Università è quello di trovare un buon marito. Questo Katherina l'ha giá fatto."
La signora DeWitt Bukater sorseggiò del the dalla tazza di porcellana, mentre la contessa continuava a guardarla bevendo dalla sua tazza.
La contessa vide qualcosa, o meglio, qualcuno, dietro Ruth.
Spalancò gli occhi e si affrettò a pulirsi le labbra con un fazzoletto ricamato.
"Guardi, ecco che arriva quella volgarissima signora Brown."
La informó la contessa, aspettando che Ruth finisse di bere il contenuto della sua tazza.
All'udire di quelle parole la signora DeWitt Bukater spalancó gli occhi e seguì i movimenti della contessa, pulendosi le labbra velocemente.
"Forza, si alzi prima che venga a sedersi da noi"
Disse velocemente la signora DeWitt Bukater, alzandosi velocemente, ma cercando allo stesso tempo di essere aggraziata.
Appena si girò, per uscire dalla stanza, si trovó davanti la signora Brown.
"Salve ragazze.Pensavo di unirvi voi per il the delle cinque"
Molly spostó lo sguardo dalla signora davanti a lei, fino ad arrivare alle tazze di ceramica, piene per metá di the.
Alzò un sopracciglio, riportando il suo sguardo su Ruth. 
"Oh, mi dispiace tanto, ma è arrivata in ritardo. Io e la contessa ci stavamo dirigendo a prendere un pò d'aria sul ponte"
Disse, guardando la signora davanti a lei.
"Oh, bene, mi unisco anche io. Devo proprio aggiornarmi sui pettegolezzi."
Disse, camminando verso il ponte, seguita dalle altre due donne.
Passarono davanti ad un tavolo, un tavolo a cui erano seduti il signor Bruce Ismay e il capitano Edward Smith.
"Non ha ancora messo in funzione le ultime quattro caldaie"
Esclamò il signor Ismay, controllando un foglietto che gli era stato passato dal capitano Smith.
"No, non ne vedo il bisogno.Siamo in perfetto orario."
Contrabbattè il signore, prendendo un goccio del suo tè.
"La stampa conosce giá la grandezza del Titanic. Ora voglio che si meravigli della sua velocitá. Dobbiamo fornir loro materiale...questo viaggio inaugurale del Titanic deve finire in prima pagina"
Esclamò ancora il signor Bruce, cercando di convincere il capitano.
"Signor Ismay, preferirei non sovraccaricare i motori, prima di averli posti ad un'accurato rodaggio."
Disse ancora il capitano, terminando il contenuto della sua tazza.
Il signor Ismay accese il suo sigaro e ne prese una bella boccata di fumo, per poi ricacciarla al di fuori, creando un'immensa nube grigia.
"Naturalmente io sono un semplice passeggero, ma un capitano di gramde esperieza....come lei, sa ció che è meglio fare. Che gran bel finale per la sua ultima traversata se arrivassimo a New York martedì sera, cogliendo tutti di sorpresa...finiremmo in prima pagina. E lei, E.J., chiuderebbe in bellezza la sua carriera . Sarebbe un buon programma"
Concluse il borghese, prendendo un'altra boccata di fumo dal suo sigaro.
Spostandoci all'esterno della nave, sul ponte per essere più esatti, due giovani stavano passeggiando conoscendosi meglio.
"Lei non si rende conto, Harry. Guardi queste mani...sono mani da lavoratrice. Non voglio passare la mia vita nel lusso.
Voglio lavorare per vivere, voglio che ogni giorno conti come se fosse l'ultimo. Odio questa vita lussuosa e impegnativa. Nessuno mi lascia in pace per un secondo."
La ragazza dai capelli ondulati si stava guardando le mani, mentre parlava con il ragazzo al suo fianco, il quale le teneva il cappello.
Un fotografo si avvicinò, tenendo tra le mani una macchina fotografica molto pesante.
"Signorina, una foto per il giornale di bordo"
La ragazza prese delicatamente il cappello dalle mani di Harry, il quale rideva divertito.
Fece una strana posa, tenedo il cappello sollevato sopra la testa, cercando di non scoppiare a ridere.
Appena il fotografo scattò, creando un grande flash accompagnato da una grande nube di fumo puzzolente, ringraziò e se ne andò con la macchina fotografica.
I due giovani scoppiarono a ridere, mentre il ragazzo riccioluto si appoggiava al cornicione del ponto di prima classe.
"Mi parli un po dei lavori che ha svolto, Harry."
Chiese la ragazza, appoggiandosi allo stesso cornicione, seguendo le mosse del poveraccio.
"Ho lavorato come calzolaio per pochi centesimi, per cominciare, nel Winsconsin. 
Dopo ho lavorato su un peschereccio per calamari a Monterey, poi sono andato a Los Angeles, al molo di santa Monica, ed è lì che ho iniziato a disegnare ritratti, per dieci centesimi l'uno."
La ragazza lo interruppe, fecendolo voltare verso di lei.
"Perchè non posso essere come te, Harry? Dirigermi verso l'orizzonte quando ne ho voglia.
Dimmi che un giorno andremo su quel molo, anche se dovessero restare solo parole."
Disse la ragazza, su di giri.
Il ragazzo la guardò con occhi innamorati.
"No, lo faremo. Berremo della birra da quattro soldi, andremo sulle montagne russe fino a vomitare"
La ragazza scoppiò a ridere, ricambiando il suo sguardo innamorato.
Lo sguardo di Harry si fece improvvisamente serio.
"Poi cavalcheremo lungo la spiaggia, sopra le onde. Ma tu, tu, devi farlo da vero CowBoy, niente cavalcata all'amazzone."
Propose, guardandola per poi spostare lo sguardo verso il tramonto.
"Intendi una gamba su ogni lato?"
Chiese stupita la ragazza, strabuzzando gli occhi e guardando il povero ragazzo che riportava lo sguardo su di lei.
"Esattamente"
La guardò con amore.
"Vuoi farmi vedere come si fa?"
Chiese lei, frenando l'entusiasmo e guardandolo dall'alto.
"Certo.Se vuoi..."
La ragazza non lo fece finire perchè propose altre idee.
"Mi insegnerai a cavalcare come un uomo."
Disse, facendo finire di parlare Harry.
"E a masticare il tabacco come un uomo"
Continuó con i progetti per il futuro.
Continuava a guardare quella ragazza davanti a lui con uno sguardo innamorato, felice.
"E a..."
La ragazza, con il cappello in mano, cercó di dire velocemente qualcosa da fare una volta scesa da quella nave.
"E a sputare come un uomo"
Disse entusiasmata sollevando il cappello in aria e risistemandoselo sopra i capelli sciolti.
"Perchè? Non te l'hanno giá insegnato al collegio femminile? "
Chiese ironico Harry, il quale scoppió a ridere poco dopo.
Katherina, la ragazza, lo guardò divertita.
"No"
Rispose alla stupida domanda del ragazzo che la guardava ridendo.
Scoppiò a ridere anche lei, ma smise quando Harry la prese per mano e la sua espressione tornó seria.
"Avanti. Vieni, ti faccio vedere come si fa."
Disse Harry, cercando di trascinarla sotto alla copertura. 
Lei lo guardó sconvolta, cercando di rimanere al suo posto.
"Cosa?"
Chiese allora stranita, cercando di combattere con tutte le sue forze per non farsi smuovere.
"Ti faccio vedere. Forza."
Cercó di portarla a sè, e ci riuscí, ma lei stentava a voler provare.
Era pur sempre una signorina di prima classe...
Continuava a dire di no, che non l'avrebbe fatto.
"Coraggio..."
Cercó di incoraggiarla, ma lei sembrava irremovibile. 
"Non potrei proprio, Harry"
Il ragazzo non si arrese, ma continuó a pregarla ed ad incoraggiarla.
"Osserva attentamente"
Il ragazzo appoggió le mani al cornicione e raccolse abbastanza saliva.
La sputó fuori creando un lancio perfetto che finí molto lontano dalla nave.
"Ma...è disgustoso"
Urlò Katherina, guarandando da qualsiasi parte, qualsiasi parte che non sia stata l'oceano o il ragazzo dagli occhi verdi. 
"Va bene, tocca a te."
La ragazza, disgustata, provó a sputare come aveva appena fatto Harry, ma riuscí solo a creare un piccolo sputo che non riuscó neanche ad arrivare in mare.
"Nah, é pietoso. Dai,devi espettorare al massimo, capisci? Cerca di farti forza con le braccia"
Sputò un'altra volta, provocando un rumore disgustoso.
"Hai visto la portata di quello?"
Esclamò emozionato, indicando il punto in cui lo sputo era caduto in acqua.
"Ok, tocca a te.Via"
La ragazza fece una faccia ancora più disgustata, per poi risputare, cercando di imitare il ragazzo accanto a lei.
"Cosí va meglio, devi solo fare un pò di pratica.Devi cercare di spettorare al più possibile, per accumularne un bel pò, capisci?"
Spiegò,accumulando altra saliva mista a del catarro.
In quel momento la madre della ragazza, la signora Ruth DeWitt Bukater, la contessa e la signora Margaret Brown passavano dietro ai due ragazzi.
Il giovane povero stava per sputare, quando un colpo di tosse fece voltare Katherina, che vendendo la madre e le altre signore disgustate dal rumore creato da Harry, diede dei colpetti sulla spalla del ragazzo accanto a lui, facendolo voltare.
Ributtò giù, in gola, la saliva che stava per sputare.
"Mamma"
Esclamò sorpresa Katherina, visto che non si doveva trovare con Harry.
Si avvicinó alla madre, restando comunque vicino al ragazzo di terza classe.
"Mamma, posso presentarti Harry Styles?"
Disse Katherina, cercando di farlo apparire per bene agli occhi della madre.
La signora Brown attirò l'attenzione di Harry e gli fece notare che aveva della saliva sul mento.
Si asciugò subito con la mano, sperando che la signora DeWitt Bukater non se ne fosse accorta.
"Incantata"
Disse la signora Ruth, guardandolo male e con un tono spento e disgustato.
Le altre signore sembravano interessate all'uomo che aveva salvato la vita della giovane e ricca fanciulla, ma la madre della ragazza lo guardava come si guarda un'insetto che deve essere schiacciato immediatamente. 
L'ora di cena venne annunciata con uno squillp di tromba molto forte, il quale fece arrabbiare Molly e ridere il resto delle signore e Harry.
"Andiamo a vestirci,mamma?"
Chiese Katherina, avanzando verso la sua cabina, accompagnata dalla madre e dalla contessa.
"Ci vediamo a cena, Harry"
Salutó l'amico, rivoltandosi successivamente e raggiungendo la madre.
Harry restò incantato alla vista di Katherina.
Continuó a guardare verso di lei, finchè non si accorse che Molly era rimasta davanti a lui.

 

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Capitolo 10
*** before dinner ***


Before Dinner.

Narrator External's pov.

Mentre i due ragazzi continuavano a conoscersi, poco più lontano, all'interno della sala da pranzo, si trovava Ruth DeWitt Bukater.
La donna stava bevendo una tazza di the insieme alla contessa di Rothes, la signora Noel Lucy Martha Dyer-Edwardes, mentre discutevano sulla vita dei propri figli.
"Oh, ma lo scopo dell'Università è quello di trovare un buon marito. Questo Katherina l'ha giá fatto."
La signora DeWitt Bukater sorseggiò del the dalla tazza di porcellana, mentre la contessa continuava a guardarla bevendo dalla sua tazza.
La contessa vide qualcosa, o meglio, qualcuno, dietro Ruth.
Spalancò gli occhi e si affrettò a pulirsi le labbra con un fazzoletto ricamato.
"Guardi, ecco che arriva quella volgarissima signora Brown."
La informó la contessa, aspettando che Ruth finisse di bere il contenuto della sua tazza.
All'udire di quelle parole la signora DeWitt Bukater spalancó gli occhi e seguì i movimenti della contessa, pulendosi le labbra velocemente.
"Forza, si alzi prima che venga a sedersi da noi"
Disse velocemente la signora DeWitt Bukater, alzandosi velocemente, ma cercando allo stesso tempo di essere aggraziata.
Appena si girò, per uscire dalla stanza, si trovó davanti la signora Brown.
"Salve ragazze.Pensavo di unirvi voi per il the delle cinque"
Molly spostó lo sguardo dalla signora davanti a lei, fino ad arrivare alle tazze di ceramica, piene per metá di the.
Alzò un sopracciglio, riportando il suo sguardo su Ruth. 
"Oh, mi dispiace tanto, ma è arrivata in ritardo. Io e la contessa ci stavamo dirigendo a prendere un pò d'aria sul ponte"
Disse, guardando la signora davanti a lei.
"Oh, bene, mi unisco anche io. Devo proprio aggiornarmi sui pettegolezzi."
Disse, camminando verso il ponte, seguita dalle altre due donne.
Passarono davanti ad un tavolo, un tavolo a cui erano seduti il signor Bruce Ismay e il capitano Edward Smith.
"Non ha ancora messo in funzione le ultime quattro caldaie"
Esclamò il signor Ismay, controllando un foglietto che gli era stato passato dal capitano Smith.
"No, non ne vedo il bisogno.Siamo in perfetto orario."
Contrabbattè il signore, prendendo un goccio del suo tè.
"La stampa conosce giá la grandezza del Titanic. Ora voglio che si meravigli della sua velocitá. Dobbiamo fornir loro materiale...questo viaggio inaugurale del Titanic deve finire in prima pagina"
Esclamò ancora il signor Bruce, cercando di convincere il capitano.
"Signor Ismay, preferirei non sovraccaricare i motori, prima di averli posti ad un'accurato rodaggio."
Disse ancora il capitano, terminando il contenuto della sua tazza.
Il signor Ismay accese il suo sigaro e ne prese una bella boccata di fumo, per poi ricacciarla al di fuori, creando un'immensa nube grigia.
"Naturalmente io sono un semplice passeggero, ma un capitano di gramde esperieza....come lei, sa ció che è meglio fare. Che gran bel finale per la sua ultima traversata se arrivassimo a New York martedì sera, cogliendo tutti di sorpresa...finiremmo in prima pagina. E lei, E.J., chiuderebbe in bellezza la sua carriera . Sarebbe un buon programma"
Concluse il borghese, prendendo un'altra boccata di fumo dal suo sigaro.
Spostandoci all'esterno della nave, sul ponte per essere più esatti, due giovani stavano passeggiando conoscendosi meglio.
"Lei non si rende conto, Harry. Guardi queste mani...sono mani da lavoratrice. Non voglio passare la mia vita nel lusso.
Voglio lavorare per vivere, voglio che ogni giorno conti come se fosse l'ultimo. Odio questa vita lussuosa e impegnativa. Nessuno mi lascia in pace per un secondo."
La ragazza dai capelli ondulati si stava guardando le mani, mentre parlava con il ragazzo al suo fianco, il quale le teneva il cappello.
Un fotografo si avvicinò, tenendo tra le mani una macchina fotografica molto pesante.
"Signorina, una foto per il giornale di bordo"
La ragazza prese delicatamente il cappello dalle mani di Harry, il quale rideva divertito.
Fece una strana posa, tenedo il cappello sollevato sopra la testa, cercando di non scoppiare a ridere.
Appena il fotografo scattò, creando un grande flash accompagnato da una grande nube di fumo puzzolente, ringraziò e se ne andò con la macchina fotografica.
I due giovani scoppiarono a ridere, mentre il ragazzo riccioluto si appoggiava al cornicione del ponto di prima classe.
"Mi parli un po dei lavori che ha svolto, Harry."
Chiese la ragazza, appoggiandosi allo stesso cornicione, seguendo le mosse del poveraccio.
"Ho lavorato come calzolaio per pochi centesimi, per cominciare, nel Winsconsin. 
Dopo ho lavorato su un peschereccio per calamari a Monterey, poi sono andato a Los Angeles, al molo di santa Monica, ed è lì che ho iniziato a disegnare ritratti, per dieci centesimi l'uno."
La ragazza lo interruppe, fecendolo voltare verso di lei.
"Perchè non posso essere come te, Harry? Dirigermi verso l'orizzonte quando ne ho voglia.
Dimmi che un giorno andremo su quel molo, anche se dovessero restare solo parole."
Disse la ragazza, su di giri.
Il ragazzo la guardò con occhi innamorati.
"No, lo faremo. Berremo della birra da quattro soldi, andremo sulle montagne russe fino a vomitare"
La ragazza scoppiò a ridere, ricambiando il suo sguardo innamorato.
Lo sguardo di Harry si fece improvvisamente serio.
"Poi cavalcheremo lungo la spiaggia, sopra le onde. Ma tu, tu, devi farlo da vero CowBoy, niente cavalcata all'amazzone."
Propose, guardandola per poi spostare lo sguardo verso il tramonto.
"Intendi una gamba su ogni lato?"
Chiese stupita la ragazza, strabuzzando gli occhi e guardando il povero ragazzo che riportava lo sguardo su di lei.
"Esattamente"
La guardò con amore.
"Vuoi farmi vedere come si fa?"
Chiese lei, frenando l'entusiasmo e guardandolo dall'alto.
"Certo.Se vuoi..."
La ragazza non lo fece finire perchè propose altre idee.
"Mi insegnerai a cavalcare come un uomo."
Disse, facendo finire di parlare Harry.
"E a masticare il tabacco come un uomo"
Continuó con i progetti per il futuro.
Continuava a guardare quella ragazza davanti a lui con uno sguardo innamorato, felice.
"E a..."
La ragazza, con il cappello in mano, cercó di dire velocemente qualcosa da fare una volta scesa da quella nave.
"E a sputare come un uomo"
Disse entusiasmata sollevando il cappello in aria e risistemandoselo sopra i capelli sciolti.
"Perchè? Non te l'hanno giá insegnato al collegio femminile? "
Chiese ironico Harry, il quale scoppió a ridere poco dopo.
Katherina, la ragazza, lo guardò divertita.
"No"
Rispose alla stupida domanda del ragazzo che la guardava ridendo.
Scoppiò a ridere anche lei, ma smise quando Harry la prese per mano e la sua espressione tornó seria.
"Avanti. Vieni, ti faccio vedere come si fa."
Disse Harry, cercando di trascinarla sotto alla copertura. 
Lei lo guardó sconvolta, cercando di rimanere al suo posto.
"Cosa?"
Chiese allora stranita, cercando di combattere con tutte le sue forze per non farsi smuovere.
"Ti faccio vedere. Forza."
Cercó di portarla a sè, e ci riuscí, ma lei stentava a voler provare.
Era pur sempre una signorina di prima classe...
Continuava a dire di no, che non l'avrebbe fatto.
"Coraggio..."
Cercó di incoraggiarla, ma lei sembrava irremovibile. 
"Non potrei proprio, Harry"
Il ragazzo non si arrese, ma continuó a pregarla ed ad incoraggiarla.
"Osserva attentamente"
Il ragazzo appoggió le mani al cornicione e raccolse abbastanza saliva.
La sputó fuori creando un lancio perfetto che finí molto lontano dalla nave.
"Ma...è disgustoso"
Urlò Katherina, guarandando da qualsiasi parte, qualsiasi parte che non sia stata l'oceano o il ragazzo dagli occhi verdi. 
"Va bene, tocca a te."
La ragazza, disgustata, provó a sputare come aveva appena fatto Harry, ma riuscí solo a creare un piccolo sputo che non riuscó neanche ad arrivare in mare.
"Nah, é pietoso. Dai,devi espettorare al massimo, capisci? Cerca di farti forza con le braccia"
Sputò un'altra volta, provocando un rumore disgustoso.
"Hai visto la portata di quello?"
Esclamò emozionato, indicando il punto in cui lo sputo era caduto in acqua.
"Ok, tocca a te.Via"
La ragazza fece una faccia ancora più disgustata, per poi risputare, cercando di imitare il ragazzo accanto a lei.
"Cosí va meglio, devi solo fare un pò di pratica.Devi cercare di spettorare al più possibile, per accumularne un bel pò, capisci?"
Spiegò,accumulando altra saliva mista a del catarro.
In quel momento la madre della ragazza, la signora Ruth DeWitt Bukater, la contessa e la signora Margaret Brown passavano dietro ai due ragazzi.
Il giovane povero stava per sputare, quando un colpo di tosse fece voltare Katherina, che vendendo la madre e le altre signore disgustate dal rumore creato da Harry, diede dei colpetti sulla spalla del ragazzo accanto a lui, facendolo voltare.
Ributtò giù, in gola, la saliva che stava per sputare.
"Mamma"
Esclamò sorpresa Katherina, visto che non si doveva trovare con Harry.
Si avvicinó alla madre, restando comunque vicino al ragazzo di terza classe.
"Mamma, posso presentarti Harry Styles?"
Disse Katherina, cercando di farlo apparire per bene agli occhi della madre.
La signora Brown attirò l'attenzione di Harry e gli fece notare che aveva della saliva sul mento.
Si asciugò subito con la mano, sperando che la signora DeWitt Bukater non se ne fosse accorta.
"Incantata"
Disse la signora Ruth, guardandolo male e con un tono spento e disgustato.
Le altre signore sembravano interessate all'uomo che aveva salvato la vita della giovane e ricca fanciulla, ma la madre della ragazza lo guardava come si guarda un'insetto che deve essere schiacciato immediatamente. 
L'ora di cena venne annunciata con uno squillp di tromba molto forte, il quale fece arrabbiare Molly e ridere il resto delle signore e Harry.
"Andiamo a vestirci,mamma?"
Chiese Katherina, avanzando verso la sua cabina, accompagnata dalla madre e dalla contessa.
"Ci vediamo a cena, Harry"
Salutó l'amico, rivoltandosi successivamente e raggiungendo la madre.
Harry restò incantato alla vista di Katherina.
Continuó a guardare verso di lei, finchè non si accorse che Molly era rimasta davanti a lui.

 

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Capitolo 11
*** Gift ***


Gift.

Katherina's pov.

Ero a braccetto con Harry e ci stavamo dirigendo verso la sala da pranzo. La sua vicinanza mi mandava fino in paradiso e non potevo far a meno di sorridere sentendo la sua pelle a contatto con la mia. Mi ero innamorata, ne ero sicura, di quelle fossette ai lati della sua bocca che comparivano ogni volta che mi vedeva, di quel bellissimo ed intenso colore di verde che si illuminava in mia presenza e anche del suo aspetto, un po malandato e non curato, e dei suoi capelli ribelli e riccioli e delle sue mani, grandi e protettive, e persino della sua voce bassa e roca. Era perfetto, un ragazzo perfetto. Scendemmo la scalinata con passo lento e ci fermammo alla fine.

Vidi mia madre avvinghiata a Louis mentre parlavano sicuramente del nostro matrimonio imminente alla signora e al signore Lady Duff-Gordon. Richiamai a me l'attenzione di Harry, che si guardava attorno spaesato.

"Vedi, quella è la contessa di Rothes."

Gli dissi, indicando con lo sguardo la donna che mi vide e mi fece un segno con la mano che contraccambiai.

"Quello è John Jacob Astor, l'uomo piú facoltoso in viaggio su questa nave, e quella accanto a lui è la sua nuova mogliettina, Madeline, ha la mia stessa etá ed è in dolce attesa. Vedi come tenta di nasconderlo? A suo tempo fu uno scandalo."

Spostai lo sguardo e mi imbattei su un signore baffuto e in carne, il quale stringeva a sè una donna non tanto anziana. Lo indicai ad Harry, il quale mi guardò confuso.

"Laggiù si trova Benjamin Guggenheim, insieme alla sua amante, Madame Aubert. Naturamente la signora Guggenheim è rimasta a casa con i bambini."

Mi imbattei finalmente nello sguardo severo di mia madre. Indicai ad Harry la signora affianco a lei, la quale mi vide e mi sorrise falsamente, facendo girare il marito e Louis verso noi due.

"Da questa parte abbiamo il Signor Cosmo e Lucille, Lady Duff-Gordon. Tra i suoi vari pregi c'è quello di disegnare biancheria audace."

Non finii perché Harry fece una piccola risatina alla quale di unì anche la mia.

"È molto popolare tra i reali."

Non smise di fare quella piccola risata, di produrre quel suono cosí meraviglioso che fece svolazzare milioni di farfalle nello stomaco, come si diceva.

Molly arrivò e si uní a noi.

"Potresti scortare un'altra signora a cena?"

Si rivolse ad Harry, il quale le fece un sorriso e le porse il braccio. Lei rise e avvolse il suo braccio grassoccio attorno a quello magrolino di Harry. Un cameriere ci aprì la porta d'ingresso alla sala quando ci avvicinammo ad essa. 

"Un gioco da ragazzi, vero Harry?Ricorda: impazziscono per il denaro, perciò fingi di possedere una miniera di carbone ed entrerai a far parte del club."

Molly si fermò davanti a John Jacob Astor e sua moglie.

"Hei Astor."

Sembrava che i due fossero in confidenza.

"J.J. e Madeleine, vorrei presentarvi Harry Styles. "

Presentai l'uomo che mi teneva stretta a se alle persone davanti a noi. Oddio, la sua stretta attorno a me, non avrei lasciato mai che mollasse la presa.

"È forse imparentato con gli Styles di Boston?"
Chiese il signore di fronte a noi,tenendo stretta sua moglie come Harry teneva stretta la presa sul mio braccio.
"In realtà con gli Styles di Chippewa Falls,Wisconsin."
Lo tirai per il braccio,facendogli capire che era meglio spostarci per andare al tavolo. Ci congedammo con i due sposi di fronte a noi e gli indicai il tavolo al quale avremmo dovuto sedere.

Harry's pov.

Eravamo seduti ad una tavola ritonda,ero nervoso ma cercavo di nasconderlo.Tutti lì dentro pensavano che fossi uno di loro,un nuovo ricco come aveva detto Katherina,ma pur sempre degno di far parte del loro club.

"Il signor Styles si è unito a noi dalla terza classe.Ieri sera ha prestato soccorso alla mia fidanzata."

Aggiunse Louis,il quale si trovava accanto alla donna più bella al mondo,mentre un cameriere gli passava accanto chiedendogli se voleva un po' di caviale. Anche lui era un ricco di merda che poteva anche essere investito da una mandria di mucche,se solo si fosse mai avvicinato ad un campo.

"Ho scoperto che il signor Styles è un'ottimo artista.Oggi è stato così gentile da mostrarmi alcuni suoi disegni."

La sua voce soave mi fece arrivare alla vetta massima del monte Amore,facendo arrivare la mia testa fin sopra le nuvole.

"Katherina ed io abbiamo idee divergenti riguardo alla definizione di belle arti.Con questo non voglio certo criticare i suoi disegni."

Alzai le sopracciglia,alzando la mano e scuotendola intentendo un 'No' e poi tornai alla mia posizione normale.Spostai lo sguardo verso Katherine che prese il suo tovagliolo e lo indicò mimando 'questo' con le labbra. Guardai in basso,vedendo un tovagliolo uguale al suo poggiato sul mio piatto. Lo presi e lo spostai accanto ad esso,vedendo tutte le posate messe sul tavolo. Mi sporsi verso Molly,la quale si trovava accanto a me.
"Queste posate sono tutte per me?"
Le chiesi sussurrandole vicini all'orecchio.
"Comincia sempre dall' esterno."

***

"Signor Styles,ho saputo che gli alloggi di terza classe sono abbastanza accoglienti,quale è la vostra opinione a riguardo?"
Alzai gli occhi verso la madre di Katherina,che stava mangiando un pezzetto di pane con del caviale aspettando la mia risposta.

"Molto accoglienti signora,i migliori che io abbia mai visto.Soltanto qualche topo qui e là."

Risposi alla madre di Katherina,la quale stava guardando la donna poco più in là di lei con estremo odio negli occhi.Trattenni un piccolo sorriso a quella vista.

"E dove è che abita esattamente?"

Guardai ancora la signora DeWittBuketer,che mi mandò uno sguardo di incoraggiamento che in effetti mi fece andare avanti con le domande della signora di fronte a me.

"Al momento il mio alloggio è la terza classe del Titanic,dopo di che sarò nelle mani di Dio."

Sorrisi alla donna dai lunghi capelli rossi,in quel momento raccolti in un'acconciatura particolarmente accurata per partecipare alla cena.

"E dove trova i mezzi per viaggiare?"

Sembrava che mi stesse interrogando,non che sia andato molto a scuola per saperlo,ma da quel poco che mi ricordavo durante le interrogazioni venivano poste delle domande alle quali dovevi rispondere esattamente.

"Mi sposto di luogo in luogo lavorando.Prediligo le navi da carico ma il biglietto per il Titanic l'ho vinto con una mano fortunata a Poker.Una mano molto fortunata."

Guardai di nuovo Katherina,facendo una piccola pausa prima di pronunciare l'ultima frase.Anche lei mi guardò e i suoi occhi in quel momento sembravano così invitanti.Volevo perdermici dentro come non avrei mai fatto con nessun'altra,avrei voluto stare con lei tutta la vita perché si,sentivo di amarla,ma sapevo che non ci sarebbe stato un futuro per noi.Chi avrebbe mai voluto uno come me?

"La vita non è che una partita giocata con la dea Fortuna."

Il signor Guggenheim si pronunciò,bevendo altro Champagne.Avrei pagato qualsiasi cosa per vedere loro campare con un tozzo di pane a sera e un bel piatto d'aria per pranzo.

"E a lei piace quest'esistenza priva di radici?"

Vorrei vedere te,signora 'ho il culo che caga oro',a cercare di piantare radici quando non sai neanche se arrivi alla giornata seguente.Misi da parte i miei pensieri prima di pensare ad una risposta educata.

"Beh,si signora,mi piace.Ho tutto quello che mi occorre proprio qui con me.Ho aria nei polmoni e qualche foglio immacolato.Mi piace svegliarmi la mattina e non sapere cosa mi succederà,chi incontrerò,dove mi ritroverò.Proprio l'altra notte ho dormito sotto un ponte e adesso eccomi qua,sulla nave più imponente del mondo a bere Champagne con delle persone raffinate come voi."

Presi un sorso di Champagne pensando a come continuare,visto che gli occhi della madre di Katherina si aspettavano molto più di quello che avevo detto fino a quel momento.

"Secondo me la vita è un dono e non intendo sprecarla.Non sai mai quali carte ti capiteranno nella prossima mano ma impari ad accettare la vita così come viene.Così ogni singolo giorno ha il suo valore."

Non sapevo più cosa dire e Molly,al mio fianco,doveva averlo capito poiché mi salvò da quella situazione.

"Ben detto,Harry."

Mi diede un piccola pacca sulla spalla e capii che non era solo per la risposta che avevo dato ma per il fatto che ero riuscito a rispondere bene alla signora di fronte a me.

"Al valore di ogni singolo giorno."

La voce di Katherina attirò l'attenzione di tutte le persone presenti al tavolo,facendola passare da me a lei e non potei esserle più grato in quel momento.Il suo braccio era alzato leggermente verso il centro e nella sua mano teneva un bicchiere pieno di Champagne,volendo fare un brindisi.In quel momento tutti i presenti,compreso me,afferrarono i propri bicchieri colmi di alcol e li portammo verso il centro come aveva appena fatto lei,ripetendo le stesse parole che aveva detto lei.Nel momento in cui le labbra si attaccarono al bicchiere per berne il contenuto,i nostri sguardi si incrociarono per la centesima volta.Ma ogni volta pareva come la prima.

***

La cena era quasi conclusa e il mio stomaco stava quasi per esplodere.Essendo abituato a mangiare pane e acqua la sera,il mio corpo aveva cercato di mangiare il più possibile visto che sicuramente un'opportunità del genere non mi sarebbe capitata mai più in tutta la vita,sicuramente.

"Adesso si ritirano in una nube di fumo e si congratulano l'un l'altro per il loro operato di grandi maestri dell'universo."

Katherina sussurrò verso di me quando mi voltai a guardarla per la milionesima volta.Dovetti trattenere una risata quando effettivamente il signor Ismay lasciò il suo posto congedandosi,seguito dal signor Guggenheim,il quale teneva stretto nella sua mano un bicchiere pieno di Brandy.Vidi Louis parlare a Katherina ma non capii nulla di quello che si dissero.Capii solo quando Louis si alzò dalla sua comoda sedia rifinita,lasciando che Katherina rimanesse ferma sulla sua.Mi feci prestare velocemente un foglietto e una penna da Molly,che me li passò da sotto il tavolo per non farsi vedere dalle donne rimaste sedute al tavolo.Scrissi velocemente usando una scrittura traballante,non che mi importasse più di tanto ma dovevo essere veloce visto che Louis si stava dirigendo verso di me.

"Ecco a lei,Molly."

Restituii la penna alla donna che me l'aveva gentilmente prestata,piegando il bigliettino e nascondendolo tra le dita,senza che qualcuno lo vedesse.Mi alzai poi dalla sedia sulla quale ero seduto da ore.

"Si unisce a noi per una partita di Poker,signor Styles?Non vorrà di certo starsene qui con le signore."

Nel suo tono c'era sicuramente del sarcasmo e questo era evidente.Concluse la proposta con una piccola risata forzata,la quale fece tramutare la mia espressione calma in una stranita.

"No,grazie.Dovrei tornare al mio alloggio adesso."

Risposi superandolo e dirigendomi verso Katherina.

"Forse è meglio.Parleremo di affari e politica,quel genere di roba lì.Roba non adatta a lei,insomma."

La voce di Louis mi fece fermare sui miei stessi passi,costringendomi a voltare il viso verso di lui ancora una volta.Se non si era ancora capito,odiavo a morte Louis Tomlinson.

"È stato un piacere averla tra noi,Styles."

Si voltò,lasciandomi tornare sulla mia strada.Mi avvicinai a Katherina,che si trovava ancora seduta sul suo posto,e che sicuramente aveva sentito tutto.

"Devi proprio andare,Harry?"

Il suo tono era affranto,come se il suo fosse stato un dolore fisico.Sapevo dell'effetto che ormai avevo su quella ragazza e lo leggevo nei suoi occhi ogni volta che li incontravo.Come si dice?Ah,si.Stravedeva per me.

"Devo tornare a remare insieme agli altri schiavi."

Le presi la mano,lasciandole tra le dita il bigliettino che avevo scritto poco prima.Mi abbassai e le lasciai un bacio sul dorso coperto dal guanto bianco.

"Buonanotte,Katherina."

Il tono della mia voce uscii più basso di quello che volevo,ma nei suoi occhi c'era sempre quella luce che gli davano vita.Quando la incontrai la prima volta,quella luce non c'era.Le lasciai la mano,essendo prima sicuro che avesse il bigliettino in essa.Uscii velocemente dalla sala e mi diressi verso l'orologio,dove avevo scritto di raggiungermi.

'Fallo valere,incontrami all'orologio.'

Le parole ancora erano impresse nella mia mente mentre guardavo le lancette dell'orologio scorrere veloci davanti ai miei occhi.Mi voltai quando sentii il rumore dei suoi piccoli tacchi battere sul legno della scalinata.

"Allora,vuoi andare ad una vera festa?"

Scusate per l'immenso ritardo,spero che comunque non abbiate perso interesse in questa storia.Mi odierete in molte,ma sono riuscita finalmente ad aggiornare quindi mi dovete essere grate.Nono,sto scherzando.
Comunque,spero che il capitolo vi sia piaciuto e che l'attesa ne sia valsa la pena.Fatemi sapere cosa ne pensate con un voto o un commento.Adesso mi dileguo,sciaooo❤️

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Capitolo 12
*** You jump, I jump. ***


You jump,I jump.

Quella notte Harry mi portò nella terza classe.
Io e lui ballammo tutta la notte.
Conobbi molti dei suoi amici,persone simpatiche e rispettabili,tra cui Liam e Niall,rispettivamente un italiano e un irlandese.
Fu una delle sere più belle della mia vita.
Stetti quasi tutta la notte con il ragazzo più gentile e dolce del pianeta,mi divertii come non mai.Tutto era perfetto.
Quando mi riaccompagnò sul mio ponte,vedemmo anche una stella cadente.

"Harry,guarda,una stella cadente."Il suo sguardo si spostò dal mio viso al cielo blu sopra di noi.La stella fu veloce a cadere,avemmo a mala pena il tempo di vederla,ma la vedemmo lo stesso.

"Si dice che dobbiamo esprimere un desiderio."Guardai il suo volto,mentre lui riportava lo sguardo nei miei occhi.I suoi occhi verdi mi immobilizzavano ogni volta che li vedevo.Erano qualcosa che andava oltre alla perfezione,dire che erano belli era un eufemismo.Non erano nè belli,nè stupendi,nè perfetti.Erano qualcosa di indescrivibile,non esiste un aggettivo per definirli.

"Che desiderio hai espresso,Katerina?"Mi attaccai alla fune che tendeva sopra di me.Mi dondolai un po' prima di riguardarlo negli occhi.Questa maledettissimi occhi verdi.

"Qualcosa che non posso avere."Cosa avevo desiderato?Avevo desiderato lui.Tutto di lui,dai suoi riccioli marroni ai suoi occhi verdi,dalle labbra carnose al naso sproporzionato.Non mi interessavano i suoi averi,mi interessava solo lui,solo Harry.Ma,come avevo risposto,era qualcosa che non potevo avere proprio per la sua posizione sociale.

"Penso che sia giunta l'ora per te di tornare tra champagne e caviale."Non volevo tornare tra il lusso,tra persone che non mi capiscono,Louis e mia madre.Volevo solamente rimanere con Harry,per tutta la vita.
Mi sarei anche accontentata di quella sera però.Ma,inaspettatamente,mi allontanai dalla sua figura e,dopo un piccolo cenno con la mano in segno di saluto,rientrai dalla porta di vetro,tornando alla mia vita.

In quel momento volevo solamente restare con lui.
Volevo stare con lui ogni volta che vedevo le sue iridi color smeraldo,ogni volta che vedevo quelle fossette così profonde,ogni volta che mi faceva sentire apprezzata.
Lo conoscevo da poco,ma sembrava di conoscerlo da un'intera vita.Solo lui capiva come veramente mi sentivo,solo lui aveva il potere di comprendere.
Pensavo a lui persino durante la colazione,mentre giravo il cucchiaino dentro il tè caldo nella tazzina.

"Vuole del caffè signore?"La voce di Emily quasi rimbombò nel silenzio che si era formato tra me e mio futuro marito.Louis era arrabbiato con me,già me ne ero accorta e non avrei fatto niente per calmarlo,non sapendo neanche la ragione del suo umore buio.Rifiutò l'offerta della giovane ragazza con un cenno della mano,mantenendo la sua espressione dura verso di me.Le labbra serrate in una linea sottile e gli occhi azzurri più scuri del solito non mi mettevano in soggezione,sapendo che non sarebbe capace di fare del male a qualcuno.O almeno credevo che non fosse capace di fare del male a qualcuno,poiché mai l'avevo visto in condizioni in cui dimostra un carattere aggressivo.

"Speravo venissi da me stanotte."Non alzai lo sguardo,bensì continuai a tenere gli occhi puntati sulla mia tazzina strabordante di tè mattutino.Finì di girare il piccolo cucchiaio al suo interno,mescolando per bene lo zucchero nella bevanda,posizionandolo poi sui piattino posto sopra al tavolo che divideva me da Louis.

"Ero stanca."Alzai di poco le sopracciglia,voltando la testa a destra e iniziando a sorseggiare il mio tè.Il mio sguardo era puntato su una delle piante che ci circondavano,mentre sentivo il suo sguardo puntato sulla mia faccia.Non era rassicurante,sentivo che non era uno sguardo che avrei mai potuto amare.Non era lo sguardo che aveva Harry mentre mi guardava,in realtà,era uno sguardo che nessuno mi aveva mai rivolto.Uno sguardo rabbioso,deluso.

"La tua esuberanza sul ponte ti ha senza dubbio spossata."Spostai lo sguardo sul suo viso per un secondo,per poi ripuntarlo sulla tazza di te ancora tra le mie piccole dita.Alzai un solo sopracciglio quella volta,ammetto che era una cosa poco da signore,ma non mi importava in quel momento il fatto di essere una signorina raffinata.Non persi comunque la mia postura però.

"Vedo che mi hai fatta seguire da quel becchino del tuo servitore.'Poggiai la tazza di tè sul tavolo davanti a me,tornando con le mani sui braccioli della sedia intrecciata sotto di me.'Tipico."Conclusi riportando il mio sguardo sul suo viso.Aveva ancora un'espressione calma,in contraddizione con il suo tono maligno.

"Non ti comporterai mai più in quel modo,Katherina,sono stato chiaro?"Per un momento pensai anche di alzare gli occhi al cielo,ma mi ripresi subito,arrivando alla conclusione che avrebbe solamente complicato le cose.Al contrario,la mia espressione rimase immutata,il mio sguardo puntato nel suo mentre cercavo un modo per rispondergli.I suoi occhi azzurri mi stavano penetrando l'anima,i capelli alzati in modo ribelle.Non sembrava neanche lo stesso uomo della sera prima,sembrava piuttosto un uomo che ha passato tuttala notte in bianco,a fissare una parete,in attesa di una presenza che non sarebbe arrivata.Il suo sguardo era furibondo e il fatto che non si era neanche preparato a dovere per presentarsi alla nostra colazione mi fece capire subito che quel giorno,per lui e molto sicuramente anche per me,non era assolutamente un bel giorno.

"Non puoi comandarmi come se fossi il caposquadra di una delle tue acciaierie.'Raccolsi tutto il coraggio che avevo in corpo per aprire bocca e rispondergli così.Il mio tono leggermente tremante e poco sicuro ne fu la conferma.Da un momento all'altro,tutta la mia paura si concentrò su un'unica persona,la stessa persona con la quale mi sarei dovuta sposare in meno di una settimana.Da quel momento ebbi una fortissima paura di Louis Tomlinson,capo delle acciaierie di metà versante orientale americano.'Sono la tua fidanzata."Distolsi subito lo sguardo dai suoi occhi,che dopo le mie parole passarono da una sfumatura chiara di azzurro ad un blu notte.E in quel preciso istante il mio corpo iniziò a tremare dall'eccessiva paura che mi fece.

"La mia fidanzata'Fece schioccare la lingua sul palato mentre io,contro la mia volontà,riportai automaticamente lo sguardo sul suo volto,quasi rosso dalla rabbia che gli stava scorrendo nelle vene.'La mia fidanzata?'Si alzò di scatto e poggiò le mani ai lati del piccolo tavolino pieno zeppo di posate,piatti e tazze di porcellana e cibo.Fece cadere la sedia dietro di sè quando di alzò.'Si,lo sei."Feci quasi un balzo indietro quando strinse la presa sul tavolino,pochi istanti prima di scaraventarlo dal'altra parte del ponte,il servizio di porcellana fece un rumore stridulo che mi dolse alle orecchie,ma non ci feci caso.Ero molto più preoccupata della faccia arrabbiata di Louis a pochi centimetri dalla mia,delle sue mani ancorate con forza sui braccioli della sedia e del suo corpo che torreggiava sul mio in modo cupo.

"Lo sei pur non essendolo ancora per legge,perciò mi rispetterai.Mi rispetterai come si chiede ad una moglie di rispettare il marito perché non farò la figura del pagliaccio,Katherina.'I miei occhi si allargarono nel giro di pochi istanti,mentre la sua voce dura continuava a sputare comandi e veleno verso la mia figura impaurita che cercava di rannicchiarsi sulla sedia.'Qualcosa non ti é chiaro?"Il suo tono si ridusse ad un sussurro,sempre cattivo,il quale però arrivò comunque nitido alle mie orecchie.Scossi la testa negando,cercando non farlo arrabbiare maggiormente.I miei occhi erano iniettati di paura pura,senza lasciare spazio a nulla,tranne che allo spavento.Appena scossi leggermente i miei lunghi capelli sciolti,Louis si spostò da me.

"Con permesso."Si allontanò in pochi secondi e mi ritrovai in compagnia di Emily mentre raccoglievo i pezzi di porcellana ormai frantumata al suolo,aiutandola nel lavoro.E mentre aiutavo Emily a ripulire il caos che Louis aveva creato in pochi secondi,non potei fare a meno di piangere e buttarmi definitamente a terra,senza più le forze per continuare a vivere a fianco a quel mostro.

°°°

Lo stesso pomeriggio mi ritrovai sul ponte principale,accanto a Louis e a mia madre,mentre il signor Andrews e il capitano ci illustravano l'intera nave,o almeno,la parte che poteva interessare a quelli di un rango sociale più elevato.Non facevo altro che pensare ad Harry,in tutti i momenti,al fatto che era così gentile e dolce,simpatico,insomma,il tipo d'uomo che mi avrebbe resa felice anche nella miseria. Infatti,contrariamente a quello che mia madre mi ripeteva ogni santo giorno,io credevo fortemente che non servisse essere ricchi per essere felici.Certo,un po' di soldi in più aiutano sempre,ma Harry era comunque felice e soddisfatto di quello che stava facendo della sua vita.Aveva viaggiato in lungo e in largo,aveva sempre fatto quello per cui era portato e che lo rendeva fiero di sé,in qualche modo.Avrei mollato subito tutto,il matrimonio,la mia famiglia,la mia ricchezza,pur di vivere felice,cosa che non mi era mai capitata fino a quando non incontrai il fantastico ragazzo dagli occhi verdi di speranza.Ma dopo questi pensieri così soavi e gentili,dovetti tornare alla mia realtà,a camminare per il ponte mentre le persone di età superiore alla mia non facevano altro che discutere della grandezza e della potenza del Titanic.Io,disinteressata,iniziai a contare il numero di scialuppe,pur di non annoiarmi a morte.

"Signor Andrews, mi perdoni, ho fatto un veloce calcolo del numero delle scialuppe moltiplicato per la capacità di ognuna.-Il signor Andrews si voltò verso la mia direzione,avvicinandosi poi al punto dove mi ero fermata per un momento.-Mi perdoni,ma,pare che non ce ne siano a sufficienza per tutti i passeggeri."

"Solo per la metà. Caterina, non le sfugge proprio nulla.-Sorrisi comunque per il complimento,pur essendo allarmata per la capacità delle scialuppe di salvataggio presenti sull'intera nave.- Infatti feci installare questo nuovo tipo di gru che può tenere una fila di scialuppe in più da questo lato. Ma c'era chi sosteneva che il ponte avrebbe avuto un aspetto troppo disordinato. Così la mia proposta fu bocciata."Il signor Andrews continuò la sua osservazione,facendomi rimanere basita al suono delle sue parole.Possibile che i costruttori abbiano deciso che l'aspetto fosse più importante del salvataggio di vite umane?

"È uno spreco di spazio, e poi stiamo parlando di una nave inaffondabile."Naturalmente,non poteva comunque mancare un commento da parte di Louis,a cui non interessava per niente della vita delle altre persone.Nel caso,noi ci saremo comunque salvati,dato il fatto che potevamo pagare per le nostre vite.Ma alle persone meno fortunate economicamente?Tipo Harry e le persone a lui vicine all'interno di quella nave.A loro non pensava nessuno,non sarebbero finiti sui giornali o sulla bocca di qualcuno di importante a livello sociale.

"Dorma sonni tranquilli, piccola Katherine. Le ho costruito un'ottima nave, forte e robusta. Ma è lei l'unico vero sostegno. Continuate verso poppa. La prossima fermata sarà la sala macchine."Appena il signor Andrews si fece spazio per tornare all'inizio della fila e l'attenzione delle altre persone si distolsero dalla mia persona,lasciandomi leggermente indietro,mi sentì avvolgere il braccio da una grande mano.Non appena questa persona mi portò nella palestra e chiuse la porta dietro di me,vidi i suoi rassicuranti occhi verdi.Internamente non potevo non essere contenta e felice di rivederlo,di ammirare il suo viso così giovane e puro come il mio.Poi ripensai alle parole di Louis,quelle che mi spaventarono così tanto,quella stessa mattinata.Guardare l'uomo di cui mi innamorai,immaginando gli occhi freddi dell'uomo che avrei dovuto sposare.Mi venne in mente di abbracciarlo,seguirlo ovunque volesse portarci il vento,ma quei pensieri non erano realizzabili.

"Harry,questo non è possibile.Non posso vederti."
Cercai di scappare dalle sue braccia così confortanti e sicure,ma ancora una volta,non mi lasciò andare.Nei suoi occhi leggevo che non mi avrebbe mai lasciata andare,in un modo o nell'altro.I suoi occhi,così verdi,speranzosi di vedere un futuro costruirsi tra di noi e intorno a noi.Degli occhi innocenti e innamorati,nuovi ad un'amore così forte sbocciato in poche ore passate assieme,ecco cosa vedevo davanti a me.Un ragazzo,un uomo,che mi avrebbe amata probabilmente fino alla morte.E,anche se tutto quello mi rendeva estremamente felice nel mio essere,dovevo rinunciarci e trascorrere una vita insulsa,piena di lusso ma scarsa di amore.

"Devo parlarti." Un nuovo cappotto copriva le sue spalle,sicuramente rubato da qualche signore di alta società,ma questo non mi interessava.Mi appassionava il ragazzo celato sotto quel cappotto,il ragazzo gentile e altruista che avevo imparato a conoscere in così poco tempo.

"Harry, no. Sono fidanzata. Sto per sposare Louis, amo Louis." Il mio orgoglio e tutta la mia sicurezza sparirono nello stesso momento in cui pronunciai quelle stesse parole. Mi sentivo in obbligo di farlo, sapevo che ero costretta da persone che consideravo come delle estranee e, proprio per questo, il mio cuore si ruppe alla vista dell'espressione dipinta sul volto del ragazzo di fronte a me. Non avrei voluto perdere Harry per niente al mondo, non avrei mai voluto dare ascolto alle parole meschine di mia madre, non avrei mai voluto sentirmi minacciata dall'ira scattante che caratterizzava Louis e, soprattutto, mi sentivo una totale stupida perché  lo stavo permettendo.

"Katherine, non sei certo uno zuccherino, va bene?Anzi, direi persino che sei una bisbetica viziata. Ma, sotto questa facciata sei la più fantastica, la più straordinaria, la creatura più splendente che abbia mai conosciuto-"Non volendo soffrire ulteriormente ascoltando le rassicurazioni di cui stava per inondarmi, cercai di allontanarmi dal ragazzo che aveva ormai conquistato il mio cuore. Sapevo che se avessi passato ancora del tempo a sentire ciò che voleva assolutamente dirmi, non l'avrei più lasciato andare. I miei doveri da donna mi impedivano di condurre la vita che avrei veramente voluto, mi impedivano di passare del tempo con Harry. Ormai ero consapevole del fatto che, per quanto avessi voluto, non avrei mai potuto cambiare il corso  della vita che mi era stata accuratamente scelta, la quale consisteva nello spostare Louis, nel dargli tanti di quei figli, che avrei poi dovuto crescere come uomini e donne di alta borghesia alla quale saremmo appartenuti, nel restare a casa senza però averne potere.

Cercai di uscire dalla palestra nella quale ci aveva trascinati entrambi, quando Harry afferrò il mio braccio e fece aderire la mia schiena al vetro opaco della grande sala. I suoi occhi verdi mi scrutarono attentamente e non avrei sicuramente voluto fare nulla per impedirglielo.

"No, no, lascia che mi spieghi. Sei..sei incre..-" cercò le parole giuste per farmi restare ad ascoltarlo, cosa che non potevo permettermi. Poi sbuffò con un'espressione sconfitta dipinta sul volto e alzò lo sguardo, che aveva leggermente abbassato, guardando ancora una volta dritto all'interno dei miei occhi, come a leggermi i pensieri o a scrutarmi l'anima."-Non sono un idiota. So come funziona il mondo. Ho dieci dollari in tasca, non ho niente da offrirti, e questo lo so. Lo capisco. Ma ormai ci sono troppo dentro. Salti tu, salto io, ricordi? Non posso voltarti le spalle senza avere la certezza che starai bene. Desidero solo questo." Sentii gli occhi iniziarsi a farsi lucidi, ma cercai di trattenermi dal piangere, non perché non volessi mostrargli il mio lato più debole, non perché non mi fidassi della sua discrezione, ma solo perché avrebbe reso questo allontanamento ancora più difficile di quello che doveva essere per entrambi. 

"Sto bene. Starò benissimo, davvero." Cercai di convincere inutilmente sia Harry che me stessa. Sapevo già che non sarei stata felice senza di lui, che non sarei stata bene senza la sua alta figura al mio fianco. L'insicurezza era visibilmente presente nelle mie parole e, per un momento e sbagliandomi, sperai con tutta me stessa che il giovane uomo davanti a me non l'avesse percepita tanto quanto in realtà aveva fatto.

"Davvero? Non credo proprio. Ti tengono in trappola, Katherine. E morirai se non ti liberi. Forse non subito, perché sei forte, ma prima o poi, quell'ardore che amo tanto in te, Kat, quell'ardore si spegnerà." La lacrima che cercavo con tutta me stessa di trattenere, scese lungo la mia guancia al suono di quelle parole così vere. Venne catturata dal pollice di Harry poco prima di arrivare sulle mie labbra in un gesto che mi fece socchiudere leggermente gli occhi, facendomi solamente percepire il suo pollice accarezzare dolcemente le mie labbra socchiuse.

"Non spetta a te salvarmi, Harry." La sua mano si posò sul mio fianco, lasciando in pace le mie labbra di un color rosato. La mia mente non ragionò come avrebbe dovuto a quel contatto, ma si riprese, sia velocemente che difficilmente, al pensiero di come ero stata sgridata da Louis quella stessa mattina e di quanto non avrei voluto che si ripetesse una situazione così spiacevole.

"Hai ragione. Solo tu puoi farlo." La tristezza e il rammarico che stava provando erano evidentemente emozioni trapelanti dalla sua voce, un piccolo dettaglio che mi fece rimpiangere ancora di più quel momento. La sua mano si spostò nuovamente sul mio viso, nel tentativo di accarezzare la pelle liscia del mio zigomo, fermata però dalla mia. Aprii gli occhi per trovare le sue stupende iridi verdi lucide, che mi spezzarono maggiormente il cuore. Perché sapevo di conoscerlo da veramente troppo poco tempo, ma quei pochi attimi passati insieme potevano essere considerati i migliori momenti della mia vita, sicuramente erano i ricordi migliori e più importanti.

"Lasciami andare, per favore." Sentii il suo corpo distanziarsi dal mio in un piccolo gesto che mi diede l'immensa forza che mi servì per andarmene, per lasciarlo da solo dentro quella palestra. Prima che me ne andassi mi guardò ancora una volta, facendomi capire immediatamente che sapeva già ciò che era successo anche se non me ne aveva parlato, dandomi la possibilità di scegliere se andarmene o restare, senza che lui mi costringesse, mostrandomi ancora una volta uno degli aspetti migliori del suo carattere, mostrandomi ancora una volta la libertà che mi avrebbe donato se fossi rimasta con lui.      

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Capitolo 13
*** Josephine. ***


Josephine.

Non passò molto tempo prima che mi accorgessi dell'enorme sbaglio che avevo commesso dando ascolto a mia madre e temendo le lezioni negative di Louis. Mi allontanai con garbo dal tavolo del tè quello stesso pomeriggio, quando mia madre iniziò a discutere con le sue più grandi amiche a proposito del matrimonio, sul fatto che avessi scelto un colore per il vestito che lei detestava, sul fatto che avessi voluto una cerimonia senza molti invitati, sul fatto che avrei voluto evitare che il mio matrimonio  venisse descritto a caratteri cubitali sulla prima pagina del Times. Non aspettai che venisse annunciata l'ora di cena per scappare da quelle arpie ingioiellate, mi alzai semplicemente, chiedendo scusa, e non credo neanche che se ne accorsero, dato che continuarono a discutere su quanto fossero più  adatte le gardenie delle petunie per il mio bouquet. Uscii sul ponte principale della nave, camminando per cercare di  schiarirmi leggermente le idee. Il mio dubbio principale era sicuramente basato su una semplice domanda, alla quale avevo già trovato una risposta in verità, ed era se avevo fatto o meno la scelta giusta nel lasciare andare Harry. La mia parte razionale stava cercando disperatamente di avvertirmi che la scelta era stata quella giusta, che la mia vita sarebbe stata agiata e che non avrei mai potuto lamentarmi della mia situazione economica o sociale, ma il mio cuore non era assolutamente d'accordo con ciò. In realtà, a me non interessava niente di avere una vita da favola, una vita ricca, avrei preferito mille volte dormire per strada pur di non stare per il resto della mia misera vita sotto lo stesso tetto di Louis con il suo schiavetto pronto a criticare qualsiasi mio movimento, qualsiasi mio pensiero e qualsiasi mia parola. In pochi giorni ero riuscita finalmente a capire cosa significasse essere liberi, avevo finalmente compreso cosa intendessero gli autori più conosciuti quando scrivevano di libertà, amore e sentimenti. Avevo sempre avuto un carattere abbastanza difficile da assecondare in tutto, ma era proprio quello in cui Harry sembrava essere specializzato ed era ciò che mi spaventava di più nella nostra complicata relazione. Lui riusciva a capire esattamente quando avevo bisogno di ridere, quando avevo bisogno di restare da sola e quando avevo disperatamente bisogno di qualcuno con cui parlare, da quando avevo fatto la sua conoscenza sembrava esserci sempre durante i miei momenti di instabilità morale, il ragazzo mi aveva letteralmente salvato la vita. Conoscevo così poco di lui però, non avevamo avuto a disposizione molto tempo per conoscerci in modo più approfondito, di lui sapevo solo che era un bravo disegnatore e nient'altro. Assurdamente, non sapevo niente nemmeno di Louis, che conoscevo ormai da quattro anni, alla quale ero promessa in sposa già da tre anni. Tutto ciò che stavamo aspettando per ufficializzare il nostro rapporto davanti a Dio era la mia maggiore età, che sarebbe arrivata da lì a poco, e quella fu l'unica libertà che mi fu mai concessa da mia madre e il suo pretendente preferito, cioè, scegliere il periodo delle mie stesse nozze. 
Alzai lo sguardo dalla mia gonna, notando il bellissimo tramonto che stava accadendo proprio di fronte a me. Mi trovavo di fronte alla prua dell'immensa nave che era il Titanic ed ormai ero al corrente del fatto che la figura scura poggiata alla ringhiera, con lo sguardo verso il mare limpido e ghiacciato, non era altro che l'uomo a cui non potevo fare a meno di pensare da giorni, soprattutto in quei momenti più difficili. Essendo leggermente a conoscenza del suo carattere estremamente pensoso, a contatto con la natura, e conoscendo il suo occhio, sempre in cerca di una nuova ispirazione, in realtà sapevo che l'avrei trovato sicuramente ad osservare l'oceano illuminato dalla luce rossastra del sole al tramonto. Volevo tanto pronunciare il suo nome ancora una volta, perdermi ancora nei suoi occhi profondamente verdi, lasciarmi cullare dalle sue braccia accoglienti e sentirmi amata come mai prima in vita mia.
Si voltò al suono del suo nome, gesto sul quale ragionai per un lungo lasso di tempo, ma di cui non mi pentii affatto. I suoi capelli scuri erano scomposti a causa del vento forte che tirava durante quel tardo pomeriggio di metà aprile, mente i suoi occhi non sembravano per niente sorpresi di vedermi nuovamente, su quel ponte, perché lui già sapeva che non avrei potuto lasciarlo andare, che sarei sempre tornata da lui, che ormai c'ero troppo dentro per lasciare perdere ciò che avevamo. 

"Ho cambiato idea-" una piccola risata, più nervosa che divertita, uscì dalle mie labbra, interrompendomi mentre cercavo di trovare le parole giuste da pronunciare. Il suo sguardo attento e gentile sulla mia pelle mi rendeva ancora più agitata, facendo salire in me l'istinto di giocare con i miei polpastrelli oppure la stoffa del mio vestito, di un colore blu forse più scuro di quello della notte che stava per cadere sull'Oceano Atlantico."-ho pensato che potessi essere qui." Cercai di pensare aduna giustificazione per il comportamento che stavo avendo, chissà cosa stava pensando in quel momento di quelli che sembravano solo sbalzi di umore, che non sapevo neppure io come nominare in realtà. Un attimo di pazzia? O un attimo di stabilità mentale? Non saprei, ma non ce ne fu alcun bisogno. Harry scrollò velocemente le spalle e posò l'indice sinistro sul quelle perfette labbra rosee, facendomi intuire che non c'era alcun comportamento a cui dare una spiegazione, che non gli interessava ciò che mi aveva portata a contraddire le mie stesse azioni e parole che gli avevo riservato nel pomeriggio.Sorridemmo entrambi quando allungò la sua mano destra nella mia direzione ed io, senza cercare di pensare a ciò che stavo facendo, contraddicendo il mio carattere sottomesso, afferrai la sua mano morbida, compiendo il primo gesto di minimo cambiamento all'interno della mia vita. Mi avvicinai a lui, mano nella mano, i nostri corpi si avvicinavano sempre di più e i nostri sguardi diventavano pian piano sempre più bisognosi di altri contatti, che non gli avrei certamente negato. Non avrei negato più niente al ragazzo posto ora dietro al mio corpo, gli avrei donato qualsiasi cosa come dimostrazione del mio amore mei suoi confronti. 

"Chiudi gli occhi." Feci esattamente come mi disse, chiusi gli occhi e mi inebriai del suo profumo, mischiato all'aria salina del mare. Per essere un ragazzo squattrinato, portava con sé una scia di profumo eccellente, aveva un sapore di rose del quale non mi sarei mai stancata.

"Adesso aggrappati alla ringhiera." Le sue mani si posarono sulle mie per aiutarmi quando non riuscii a trovare il freddo ferro davanti a me. Il mio sorriso si ampliò a quel contatto, le sue mani erano calde nonostante l'aria fredda che ci stava circondando. Non ero sicura sul fatto che potesse o no vedere la mia espressione in quel momento, ma sicuramente percepii la sua felicità pure su di me. Harry era contagioso in qualsiasi cosa facesse, in qualsiasi pensiero avesse, in qualsiasi parola pronunciasse. Quei momenti mi fecero capire che senza di lui non sarei potuta più essere niente, se non un'ombra oscura di una donna che non sarebbe mai stata niente di più se non una copia della società nella quale era obbligata a vivere.

"Non sbirciare." Una piccola risata uscì dalla bocca di entrambi quando il suo tono cercò di farsi autoritario. Il vento mi stava scompigliando i capelli, posti da Caroline in una strana ed elaborata pettinatura quella stessa mattina, e ciò non mi dava noia, anzi, mi faceva sentire ancora più libera, la sensazione del vento freddo sulla pelle mi dava un certo senso di libertà, mi faceva dimenticare per pochi secondi quanto fosse miserabile la mia esistenza.

"Non sbircio." Lo rassicurai subito, sentendo nuovamente il suo sorriso sul mio collo. Quello che mi piaceva di più e che invidiavo maggiormente del suo carattere era la sua spontaneità. Non pensava mai troppo a ciò che doveva fare, cercava di vivere ogni attimo come se fosse stato il suo ultimo e questo era solo uno dei tanti aspetti dei suo carattere che ammiravo.

"Adesso sali sulla ringhiera e reggiti." Feci ancora ciò che mi disse senza discutere, alzai il piede e cercai fino a trovare la ringhiera di fronte a me, sulla quale salii. Il vestito che indossavo quel giorno, a differenza degli altri, non era ingombrante e mi agevolava nei movimenti, facilitandomi anche ad aggrapparmi sulla ringhiera e tenermi tranquillamente in equilibrio con la sola forza delle gambe. Sentii il calore delle mani di Harry sopra le mie, mentre il suo corpo raggiungeva il mio e si posizionava con le gambe a lato delle mie. Riuscivo a percepire il calore del suo corpo solo dal contatto che si era creato tra la mia schiena e il suo petto, un calore familiare, conosciuto in qualche modo, anche se le sensazioni provate in quel momento mi erano del tutto sconosciute. 

"Ti fidi di me?" La sua voce era diventata ancora più rauca mentre mi sussurrava all'orecchio destro, ma non perse comunque mai la sua dolcezza. Harry era la persona più vera e dolce che avessi mai incontrato, la sua bontà mi colpiva ogni volta come un coltello al cuore, solamente perché non ero mai stata trattata con gentilezza, da me pretendevano solamente che fossi una decente donna di alta società ed una moglie fedele, niente di più, per il resto sarei anche potuta sparire e nessuno si sarebbe accorto della mia assenza

"Mi fido di te." Con lui, invece, tutto era diverso. Più che amata, mi sentivo finalmente trattata come una persona e non come un oggetto carino da mostrare agli occhi della borghesia, questo era ciò che faceva continuare a tornare da Harry, senza mai aspettare. Le mie braccia vennero aperte, si trovavano perpendicolari al mio busto e il vento che riuscivo a percepire mi faceva stare bene, una sensazione che provavo solamente con Harry nei dintorni. Le sue mani si spostarono sui miei fianchi, un gesto che però non gli impedii e non avevo neanche intenzione di farlo, mentre da Louis mi facevo pure toccare la mano con riluttanza. Non che Louis non fosse un bell'uomo, giovane vorrei aggiungere, e mi ritenevo fortunata solo di non essere costretta a passare il resto della mia vita con un signore di mezza età, ma il suo carattere rovinava tutto ciò che poteva esserci di bello in lui. L'arroganza, la superbia e l'egocentrismo avevano rovinato una persona potenzialmente buona, come sempre d'altronde. Non potevo neanche incolparlo per ciò, però, dato che nascere e crescere in una società pretenziosa e sfarzosa, solitamente, era ciò che determinava il carattere di una persona.

"Apri gli occhi." Le mie palpebre si aprirono proprio come mi disse di fare e vennero fatte tesoro della migliori delle viste. Il sole si stava posando sul mare, lasciando spazio all'oscurità della notte e donando a noi un riflesso spettacolare e colorato sull'acqua del mare in un paesaggio che mi fece rimanere letteralmente a bocca aperta. Non ero mai stata partecipe di una così così bella, di uno spettacolo naturale così semplice e stupendo nel suo esserlo.
Harry si avvicinò al mio orecchio, vedendo probabilmente la mia reazione, e posò il suo mento sulla mia spalla, iniziando a cantare una vecchia canzoncina di nome 'Josephine', almeno credo. Le sue mani tornarono sulle mie, ci giocarono, si intrecciarono e si strinsero, mentre li portavamo entrambi sul mio ventre. Spostai il mio sguardo verso di lui, voltandomi con un grosso sorriso dipinto sulle labbra, la sua bellissima voce mi stava ancora deliziando con quella canzone sciocca. In quel preciso istante, la melodia si fermò ed entrambi i nostri sorrisi sparirono, lasciandoci il tempo di spostare reciprocamente lo sguardo dalle labbra rosee fino agli occhi eccitati e viceversa.
Ci avvicinammo all'altro in un movimento naturale, fino al fatidico momento in cui le nostre labbra si toccarono. Non fecero nient'altro, si toccarono e premettero le une sulle altre in un bacio casto, a stampo e nessuno dei due cercò un contatto maggiore. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla magnifica sensazione che stavo provando con il mio primo bacio, dato al mio primo amore. In quel momento riuscivo a sentire che, anche da parte sua, non c'era bisogno di un contatto maggiore, entrambi stavamo solamente cercando una dimostrazione dell'affetto che provavamo. Delle piccole immagini di come sarebbe stata la mia vita al fianco di Harry si fecero strada nel mio pensiero, passandomi velocemente davanti agli occhi. Sicuramente non avrei vissuto nel lusso della borghesia, ma ciò non mi importava. Saremmo scesi insieme a New York, avremmo fatto tutto ciò su cui avevamo già discusso e poi, dopo il nostro matrimonio in una piccola chiesa della sua città natale, sarei stata più che felice di donargli tutti i figli che avrebbe voluto, di accudirli e crescerli proprio come il padre. Saremmo morti l'uno accanto all'altro, nel nostro letto sbaraccato, quando ormai saremmo stati abbastanza vecchi da non renderci più conto di quanti anni avevamo. Le sue mani mi stringevano in una morsa dolce, in un contatto che cercava solamente di non perdermi ancora e non di insinuarsi tra le pieghe della mia pelle. Un brivido mi salì per tutta la schiena, donandomi la pelle d'oca, ed ero quasi sicura che non era una reazione data dal vento che stava scompigliando i capelli ad entrambi. Il sole, nel suo piccolo, stava riscaldando la superficie della mia pelle. 
Con un grande sorriso stampato sul volto, mi staccai leggermente dalle labbra del ragazzo, aprendo gli occhi ed alzando lo sguardo verso di lui. Il colore intenso dei suoi occhi riusciva a sbalordirmi ogni volta che li osservavo, il numero di sfumature diverse che ogni volta presentava era sorprendente ed incredibile.

"Ritrai me." Ricambiò il mio sorriso ed annuì semplicemente, posando un'ultima volta il suo sguardo sulla grande distesa d'acqua dietro di me prima di scendere dalla ringhiera per aiutarmi a scendere a mia volta. Mentre ci dirigevamo verso la mia cabina, non pensavamo assolutamente che fossimo appena stati testimoni visivo dell'ultimo raggio che toccò quell'immensa ed inaffondabile nave. Quella fu l'ultima volta che il Titanic vide la luce del giorno.
 

Mi dispiace per il ritardo e la cortezza del capitolo, come a mio solito..

 

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