Mi manchi

di shira21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Superman ***
Capitolo 2: *** Perso ***
Capitolo 3: *** Ti fidi di me? ***



Capitolo 1
*** Superman ***


Harvey

«Torna a letto» la voce che proviene dal letto è una dolce mormorio. Harvey si gira verso il letto mentre finisce di mettersi la giacca. La donna nel suo letto è bellissima, una modella dalle lunghe gambe e con la pelle che sa di miele. Non è solo bella pensa mentre si china su di lei per baciarla. Le morde il carnoso labbro inferiore e sorride quando la sente gemere. La blocca infilandole le lunghe dita nella folta chioma corvina mentre lei s'inarca per premere il prosperoso seno contro la camicia. Quando si stacca nota il modo in cui ansima, travolta dalla passione.
Perfetta... eppure non si ricorda neanche il suo nome. Negli ultimi tre mesi è andato a letto con così tante donne che sono diventate tutte "Tesoro"; attrici, modelle, figlie viziate di qualche riccone di turno... per Harvey sono tutte uguali anche solo per il fatto che nessuna di loro è lui.
Basta anche solo averlo pensato per fargli passare la voglia di tornare tra le braccia, e le gambe, di quella donna.
«Scusa, tesoro, ma devo tornare in ufficio».
Lei imbroncia le labbra ma Harvey non ha tempo per blandirla. Di colpo irritato, la vuole solo fuori dal suo appartamento. Era solo andato a prendersi qualcosa da bere quando gli era venuto il modo di salvare il culo al suo cliente e ovviamente il suo primo pensiero era stato di chiamare Mike per dirglielo: magari lui aveva già avuto la sua stessa idea. Peccato che non potesse farlo visto che il ragazzo non lavora più per lui... con lui.
Intanto la ragazza si stiracchia languidamente non sapendo di aver già perso la sua attenzione. «Ti dispiacerebbe fare la doccia a casa tua?» Tanto le basta per bloccarsi e capire la situazione. «Mi stai buttando fuori?»
Ora non è più né languida né altro e, se Harvey dovesse tirare a indovinare, direbbe che è incazzata nera.
In ogni caso, inarca un sopracciglio mentre suo malgrado sorride ironico «Come ti ho detto, devo tornare in ufficio. Non pensavi che ti lasciassi sola in casa mia?»
«No, figurati», si alza di scatto e raccoglie in fretta il micro vestito rosso che solo poche ore prima lui aveva gettato a terra. Infila le scarpe con gesti rabbiosi e si dirige verso la porta mentre Harvey osserva la sua uscita di scena con una spalla appoggiata allo stipite della porta. Lei butta indietro i capelli e fa un sorriso risentito, quasi ferito. «Allora è vero quello che si dice del grande Harvey Specter».
«E questo cosa dovrebbe significare?»
Harvey la osserva scuotere la testa ancora furiosa e aprire la porta e Harvey, suo malgrado, sente un guizzo di curiosità. «Dimmi almeno cosa significa!»
Non è riuscito a trattenersi.
La ragazza si gira «Come mi chiamo?»
Cazzo, non poteva chiedergli qualsiasi altra cosa? Harvey rimane impassibile ma ragiona velocemente. È certo che è un nome che inizia con la M... no, forse è la R...
«Ecco, appunto.» La ragazza muove la mano come a voler sottolineare che quel silenzio conferma la sua teoria. Si avvicina, il passo ancheggiante di chi ha passato anni su una passerella, e gli appoggia una mano sul petto. Sente il suo profumo quando lei appoggia la guancia contro la sua, le labbra carnose a pochi centimetri dal suo orecchio. «Harvey Specter sa usare questo» e con la punta delle dita gli sfiora una tempia «e questo», con l'altra mano gli accarezza la leggera erezione «ma fai attenzione perché per quante frasi dolci possa dirti non ha questo!» Sposta le mani sul cuore che batte tranquillo nel suo petto.
Harvey la guarda allontanarsi e chiudersi la porta alle spalle ma non riesce ancora a muoversi.
Ha sempre saputo cosa si pensa di lui, persino Jessica ha iniziato a pensare che lui sia un bastardo senza cuore. Lo pensano tutti anche se Emily, ecco come si chiamava la ragazza!, era una delle poche che aveva abbastanza palle per dirglielo in faccia.
“No, non è vero” gli sussurra una vocina nella testa mentre si lascia sprofondare sul divano perché in fondo quell'idiota del suo cliente può aspettare: non ha più voglia di andare in ufficio.
"Mike non lo pensava", gli dice ancora quella fastidiosa vocina che assomiglia a quella della sua segretaria.
Se chiude gli occhi riesce a rivedere il volto del giovane associato: i corti capelli castani, quegli occhi azzurri capaci di leggerti dentro, quel sorriso malizioso quando sapeva di star vincendo... dio, si ricorda persino il modo in cui profumava sempre di buono.
Harvey è stanco di tutta quella situazione perché lui ce l'ha un cuore dannazione, un piccolo organo traditore che batte più veloce solo vicino a Michael James Ross. Si era innamorato di lui molto tempo prima, forse nell'esatto momento in cui quella dannata valigetta si era aperta facendo cadere tutta la droga terra e Mike era arrossito. E poi si era innamorato un po' di più ogni volta che gli teneva testa, ogni volta che gli veniva qualche idea geniale, ogni volta che lo trovava addormentato sul suo divano, ogni volta che citava un film che era piaciuto ad entrambi... e alla fine cosa ne aveva ottenuto a legarsi tanto a qualcuno? Eccolo lì: solo e con il cuore spezzato, incapace di andare avanti.
Lentamente prende il telefono e fa il numero dell'unica persona al mondo che possa capirlo.
«Cosa hai combinato questa volta?»
«Mi servono i fascicoli Morrison sulla mia scrivania domani mattina».
«E perché chiami me? Non sono una delle tue schiavette. Buonanotte Harvey».
«No, aspetta... non ti ho chiamato per quello», odia mostrarsi debole ma Donna non ne avrebbe mai approfittato per ferirlo.
Infatti la sente sospirare e muoversi, i rumori di sottofondo di colpo silenziati. «Cosa succede?»
«Mi accusi sempre di pensare di essere Superman...»
«E allora?»
«Ed è vero perché Superman è debole alla kryptonite!»
«Okay... tu hai bevuto!» Gli risponde alla fine, dopo una lunga pausa.
Harvey si morde il labbro e guarda lo skyline che tanto adora «Mike è la mia kryptonite!»
Stavolta la pausa è molto più lunga e quando alla fine parla la sua voce è molto più dolce «Lo so, tesoro». Già, perché Donna sa sempre tutto, si dice amaro Harvey.
«Vuoi che venga da te?»
Lui non è debole, non si arrende mai ma per una notte forse può anche permetterselo.
«Se non disturbo...»
«Arrivo» e Harvey sa che l'avrebbe fatto perché c'è sempre per lui quando ne ha bisogno, anche quando fa lo stronzo e finge il contrario.
Chiude la chiamata e sospira; lo sguardo gli cade sull'orologio e nota sorpreso che sono le tre di notte. Stanco più stanco di quanto fosse mai stato, prende una bottiglia di scotch e se ne versa due dita prima di buttarlo giù in un solo sorso e versarsene un altro.
Finalmente sente suonare il campanello.
Aveva buttato la giacca sul divano dieci minuti prima, le maniche della camicia sono arrotolate fino al gomito ed è a piedi nudi ma in ogni caso alla sua fidata segretaria tutto questo non sarebbe importato.
Sopratutto perché quando Harvey apre la porta non si trova davanti la rossa tutto pepe ma il volto angosciato del ragazzo che ama.
«Michael...»

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Capitolo 2
*** Perso ***


Mike

Cosa c'è che non va in lui?
Questa è la domanda che Mike si fa da dieci minuti. Ha un lavoro che gli fa fare più soldi di quanto ne possa spendere, una segretaria personale che in fondo lo adora, non rischia ogni giorno di finire in carcere a causa di decine di leggi infrante e ha ancora Rachel al suo fianco.
Eppure eccolo uscito da una farsa per trovarsene dentro un altra: Mike deve andare a cena dal padre di Rachel e dirgli che vuole sposarla. Solo che non vuole!
«Cazzo!» Con irritazione fa volare a terra la cravatta, lo specchio e ogni cosa presente sul comò.
«Mike?» Rachel entra in camera, i grandi occhi scuri spalancanti mentre osserva i pezzi di vetro a terra. «Ma che ti prende?»
«Niente. Non mi prende niente. Va tutto bene!»
«Forse saresti più credibile se non urlassi» gli risponde Rachel con un sorriso che sembra quasi malinconico.
Mike la guarda per qualche secondo ma non riesce a sopportare quello che legge nel suo sguardo; per questo si siede sul bordo del letto, il volto nascosto nelle mani. Pochi secondi dopo sente il materasso affossarsi dietro di lui e le braccia della sua futura fidanzata che lo abbracciano da dietro. Rachel appoggia il volto contro la sua schiena.
Poi gli dice la cosa che sanno entrambi ma che il ragazzo non vuole ammettere: «Ti manca Harvey».
Mike china ancora di più le spalle a quelle parole, abbattuto.
«Mi dispiace Rach. Non posso farlo», si decide a guardarla e vede che gli occhi della ragazza sono già pieni di lacrime. «Pensavo di riuscirci ma non posso!»
Rachel annuisce un paio di volte, lo sapeva già da un po'.
«So cosa provi per Harvey, Mike. E lo so da molto tempo».
«Perché allora non hai mai detto nulla?»
«Io? Sei tu che nonostante tutto hai continuato a vivere con me, a fare sesso con me. Tu mi hai chiesto di vivere insieme e tu mi hai chiesto di sposarti. Hai fatto tutto tu pur sapendo che non ero io la persona che ami!» Le lacrime le bagnano il volto ma sembra essersi liberata di un peso.
Mike si chiede quante cose si fosse tenuta dentro pur di nascondere tutti i suoi segreti.
Rachel si alza dal letto e gli prende il volto tra le mani. «Non sono arrabbiata con te perché ami lui. Lo sono perché mi hai mentito!»
«Mi dispiace... non volevo ferirti.»
«Lo so. Ed è solo per questo che non ti ho lanciato nulla addosso» e le scappa un mezzo sorriso bagnato.
Stavolta è lui a prenderla fra le braccia, facendola sedere sulle sue gambe e stringendola forte a sé mentre Rachel affonda il volto nel suo collo.
«Ero gelosa sai?» Non ha smesso di piangere e la sua voce è dolce ma anche avvilita. «A qualsiasi ora del giorno e della notte, eri sempre disponibile per lui. E il modo in cui lo guardavi? Come se fosse un supereroe. Ma più di tutto era il modo in cui ti sei sempre fidato di lui.»
«Rach...»
«No, Mike. Lo sai che è vero. Gli hai donato tutta la tua fiducia, tutta la tua lealtà e anche tutto il tuo cuore... non c'è mai stato spazio per me né per nessun'altra»
Stavolta il ragazzo non cerca neanche di negare, Rachel ha ragione.
Cala il silenzio per alcuni minuti, rotto solo dai minuscoli singhiozzi di lei che vanno diminuendo sempre più. Quando è tornata padrona di sé Rachel si districa dal suo abbraccio e si rimette in piedi. Mike la guarda spostarsi verso dalla finestra e quando lei parla è rimasto solo un leggero tremito nella sua voce.
«Lo sai la cosa che mi ha sempre più fatto rabbia? Che al momento di fare una scelta, hai sempre scelto Harvey. Anche alla fine, quando pensavo stessi scegliendo me, in realtà stavi scegliendo lui.»
«In un modo un po' contorto ma sì, è vero. Se fossi restato avrei rischiato di ferirlo e non me lo sarei mai perdonato!»
E cosa ne aveva guadagnato? Che erano tre mesi che non lo vedeva e non lo sentiva: Mike aveva provato a fare la cosa giusta e Harvey l'aveva allontanato completamente!
Rachel sospira «Dirò a mio padre che ci siamo lasciati... m'inventerò qualcosa. Stanotte dormirò dai miei genitori; a questo punto devo capire cosa fare!».
«Non avrei mai voluto ferirti Rachel!»
«Lo so», ormai è arrivata alla porta. Si gira a guardarlo per l'ultima volta ben sapendo che quella relazione le lascerà cicatrici profonde «La cosa peggiore è che ti amo ancora».
Mike non sa davvero cosa risponderle, dirle di nuovo che gli dispiace gli sembra banale.
«Tranquillo, me la caverò. E, a un certo punto, diventerà tutto più facile». Glielo aveva detto anche Donna, tempo prima, ma a lei il tempo non aveva reso le cose più semplici.
Poi Rachel se va, il rumore di tacchi che lentamente svanisce.
Stavolta Mike è davvero solo.
Si sdraia sul letto e rivede nella sua mente ogni momento passato con Harvey. La sua memoria, la sua fortuna e la sua maledizione, non gli avrebbe mai permesso di dimenticare. Eppure non avrebbe saputo dire quando si fosse innamorato di Harvey, quando l'ammirazione si era trasformata in qualcosa di più profondo.
Se avesse potuto esaudire un solo desiderio sarebbe stato poter stare un altro giorno insieme con lui, non ai due lati di un tavolo ma come complici. Avrebbe voluto poter risentire la sua bassa risata e guardare il modo in cui si passava le dita tra i capelli, il modo in cui gli abiti di sartoria gli fasciavano il corpo ma sopratutto, se avesse avuto un solo desiderio, avrebbe voluto baciarlo e sentire quelle labbra provocanti sotto le sue.
Con quei pensieri in testa Michael si addormenta. Ma neanche quella notte sarebbe riuscito a fare otto ore di sonno filato, un lusso che aveva scordato tempo prima. Mike prende il telefono senza neanche guardare chi è e risponde.
«Pronto?»
«Oddio, grazie al cielo ti ho trovato!» La voce di Donna lo sveglia del tutto. Lancia un occhiata alla sveglia, sono da poco passate le tre. «Donna, cosa succede?»
«Mi dispiace chiamarti a quest'ora ma non sapevo a chi altri rivolgermi!»
«Donna, non è una buona serata, anzi notte. Mi sono appena lasciato con Rachel, ho dei problemi al lavoro e non dormo una notte intera da mesi. Quindi scusami ma no-»
«Si tratta di Harvey» la voce della donna è solo un sussurro ma Mike si sarebbe sentito in quel modo anche se avesse urlato.
«Cosa gli è successo?» Quasi automaticamente, scatta in piedi e prende le chiavi già pronto ad uscire.
«Devi andare a casa sua, sta male. Andrei io ma sono da mia madre».
Harvey sta male. È l'unica cosa che il suo cervello riesce ad elaborare.
«Vado subito!»
«Grazie mille».
Non ha neanche chiuso la chiamata che è già fuori di casa. Entra nel primo taxi che trova e praticamente abbaia contro l'autista di fare in fretta. Nella sua mente si affacciano decine di situazioni, una peggiore dell'altra.
«Ti prego, non posso perdere anche lui!» Il suo è un sussurro rivolto a nessuno ma spera di essere ascoltato. La mano gli brucia, nella foga si è tagliato la mano con il bordo delle chiavi ma non ha tempo di occuparsene.
Finalmente Mike arriva sotto casa di Harvey, il cuore che gli frulla in petto, indosso i vestiti tutti stropicciati e lo sguardo reso folle dalla preoccupazione. Fa i gradini a due a due per scaricare la tensione e quando arriva di fronte alla porta deve fermarsi e fare un respiro profondo.
Alla fine, suona il campanello.
Qualche attimo ed è proprio l'uomo che ama ad aprirgli la porta. Solo che non sembra stare male, in maniche di camicia e un bicchiere quasi vuoto in mano.
Rimangono a fissarsi poi sente quella voce, che gli fa venire sempre i brividi lungo tutta la spina dorsale, che pronuncia il suo nome, non il nomignolo ma per intero.
«Michael...» e lo vede sgranare gli occhi, lo sguardo che sembra aver perso le sue normali barriere.
Mike fa un passo in avanti, fino a sentire il costoso profumo della sua pelle mischiato a quello più aspro che ha dopo aver fatto sesso. È questa considerazione a risvegliare Mike dal suo stato confusionale; scuote la testa e si allontana: non vuole vedere chi è la nuova ragazza che gli riscalda il letto.
«Aspetta!» La mano dell'uomo si è chiusa contro il suo polso. Mike guarda le dite abbronzate contro la sua pelle, la zona di contatto che gli sembra prendere fuoco.
«Harvey?»

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Capitolo 3
*** Ti fidi di me? ***


Harvey&Mike

Harvey neanche sa perché l'ha fermato, come può allora rispondere alla domanda del ragazzo? L'unica cosa che sa è che non può lasciarlo andare via in quello stato.
«Vieni dentro», la sua voce è bassa e stranamente incerta. Ed è questo a bloccare Mike perché Harvey non è mai insicuro o, se lo è, non lo mostra a nessuno.
Ma rimane il fatto che non vuole scoprire con chi ha appena fatto sesso, gli farebbe troppo male quando a lui basta anche solo quel contatto innocente per fargli battere più velocemente il cuore. «Non sei occupato?», Mike lo dice facendo schioccare la lingua, in evidente disapprovazione.
Harvey inarca il sopracciglio e inclina la testa leggermente di lato, un gesto così familiare a Mike da mozzargli il respiro. «In realtà, sono da solo», Harvey lo dice in modo ironico. Non sa perché il giovane è arrivato alla sua porta ma è sicuro che ci sia lo zampino della sua segretaria.
In quel momento gli occhioni da cucciolo di Mike si spostano dal suo viso fino alla mano che gli tiene ancora imprigionato il polso. Harvey lascia subito la presa e si sposta di lato per lasciarlo passare poi, come se nulla fosse, versa nell'altro bicchiere lo scotch. «Puro malto?» Lo prende in giro il ragazzo e Harvey si lascia scappare un sorriso sornione. «Solo il migliore, naturalmente».
Mike sembra sul punto di fare un altra battuta ma di colpo quei tre mesi di lontananza si fanno pesanti tra loro, spezzando quel briciolo di complicità ritrovata.
Mike fissa fuori dalla finestra, adora quell'appartamento, la vista è seconda solo a quella dall'ufficio dell'uomo; Harvey invece guarda Mike, notando le ombre sotto gli occhi e le guance scavate: se voleva fargli credere di essere più felice con il suo nuovo lavoro stava di sicuro sbagliando qualcosa!
Il silenzio si prolunga e l'imbarazzo diventa una terza persona nella stanza. Visto che Mike non ne sembra in grado, Harvey decide di prende la parola per primo «Come mai sei qui a quest'ora?»
Ormai sono quasi le quattro, l'ora più buia della notte che precede l'alba; distrattamente Harvey si chiede se il suo rapporto con Mike si trovi in una situazione simile.
Mike si morde il labbro inferiore, indeciso su cosa fare: ha immaginato per così tanto tempo di ritrovarsi da solo con lui che ora non sa più cosa dire. Si gira e incrocia subito gli occhi castani di Harvey, quegli occhi capaci di decifrare qualsiasi persona abbia davanti; chissà se è mai riuscito a vedere cosa prova per lui?
In ogni caso non ha nessuna intenzione di mentirgli anche se si chiede perché Donna l'abbia fatto con lui.
«Donna mi aveva detto che stavi male e che lei non poteva venire», a nessuno dei due sfugge il fatto che Mike fosse invece corso subito a controllare.
Harvey sposta lo sguardo sui quadri alle pareti, una fitta di delusione gli stringe lo stomaco. «Come vedi, sto benissimo. Puoi tornare a casa... hai fatto il tuo dovere!»
«Dovere? Mi prendi per il culo?» Mike sbotta in una risata amata e l'uomo riporta su di lui la sua attenzione. Incredibile quanto si siano allontanati in così poco tempo, forse non fisicamente ma emotivamente sì.
Ma il ragazzo non vuole cedere. «Credi sul serio che sono venuto qui per una qualche forma di dovere? Per amor del cielo Harvey, siamo amici e, se stai male, mi preoccupo!»
Harvey è sorpreso dal tono appassionato di Mike ma non può evitare una realtà piuttosto evidente. «Okay, sei stato un buon amico. Adesso va a casa: Rachel si starà chiedendo dove sei finito e domani non voglio vedermela con il muso lungo!»
Mike si morde il labbro, di colpo tutta la sua baldanza è svanita e con fin troppa cura appoggia il bicchiere sul tavolo. Harvey lo osserva preoccupato, sembra che qualcuno abbia premuto un interruttore spegnendolo.
«Mike, va tutto bene?»
«Sì, tutto bene. Ora me ne vado» e non può fare a meno di pensare alla casa vuota che lo aspetta.
«Mike, non ho voglia di tirartelo fuori a forza e vorrei andare a dormire: cosa hai?»
A quelle parole Mike si avvicina ad Harvey, tanto vicino da sentire l'aroma speziato dello scotch nel suo respiro e vedere le piccole screziature più chiare nei suoi occhi. Tanto vicini da respirare la stessa aria.
«Come puoi chiedermi cosa ho dopo tre mesi che non mi parli più? Io me ne sono andato per non metterti ancora di più nei guai, tu invece mi hai lasciato solo!»
«Avevi Rachel...» ma anche a se stesso quelle parole sembrano deboli.
«Beh, ora non ho più neanche a lei. Perché anche se è dolce e fantastica neanche lei può stare con qualcuno che ama qualcun altro!»
Queste parole gli sono sfuggite e subito sgrana gli occhi, pentito di aver detto troppo ma la rabbia lo infiamma di nuovo. Punta il dito contro il petto di Harvey, nel punto in cui il cuore batte veloce quanto il suo.
«Sei uno stronzo, lo sai? Ho provato a invitarti a cena, a chiamarti e non hai fatto un solo passo. Ma, invece di ammettere che ti mancavo quanto tu manchi a me, hai preferito tornare quello di prima come se non fossi mai esistito nella tua vita ma se pensi ch-».
Con un rapido movimento, Harvey fa tacere l'altro baciandolo. Non un bacio delicato, dolce o tenero ma quasi un atto dominatore. Harvey gli morde il labbro inferiore e sorride quando sente il gemito di Mike. Di colpo tra loro non c'è più neanche un millimetro di distanza: Harvey lo tira per i fianchi contro di sé, facendo uscire la camicia dai pantaloni; le mani di Mike sono aggrappate ai capelli biondo scuro di Harvey.
La tensione tra loro è cresciuta per troppo tempo per essere meno che esplosiva. Si baciano, come se non fossero mai sazi l'uno dell'altro, come se il mondo stesse per finire e quella fosse la loro ultima notte.
Non è solo un bacio ma una vera e propria marchiatura che dice: tu sei mio e io sono tuo.
Mike non sa quando le loro camice sono sparite ma passa con le labbra lungo la linea decisa di quei muscoli allenati. Indietreggiano e Harvey finisce con sbattere la schiena contro un muro. Chiude gli occhi, estasiato mentre Mike bacia quella pelle che sa di buono e di peccato. Quando torna su, all'altezza della spalla, lo morde, tanto forte da lasciare il segno e ad Harvey sfugge un gemito più forte degli altri. Pigramente alza le palpebre per immergersi negli occhi chiari del suo cucciolo mentre lo tira di nuovo contro di sé.
Stavolta lo bacia più lentamente, guastandosi il suo sapore e ogni singolo suono che gli esce dalla gola.
Quando smette sono entrambi ansanti.
«Hai ragione... mi sei mancato tanto da fare male. Non mi piace parlare di certe cose perché... beh, conosci il mio passato!»
A quelle parole Mike sorride, restando ad occhi chiusi appoggiato al petto dell'altro. «Ti fidi di me?» Mormora piano il più piccolo dei due. Questa domanda gliel'ha sempre fatta Harvey ed entrambi sanno che sì, si fida di lui praticamente dalla prima volta che hanno parlato. Ma la domanda è: per Harvey è lo stesso?
Con prepotenza Harvey gli prende il volto tra le mani e lo costringe a guardarlo negli occhi. «Michael, certo che mi fido di te!»
Lui lo bacia delicatamente, un contatto di pochi secondi «Bene perché ti amo e non ti abbandonerei o tradirei mai. Sono qui per te, anche quando non vuoi!»
Harvey fa un profondo respiro, esaltato e terrorizzato da quel discorso. Jessica una volta l'aveva definito il miglior mediatore della città ma con i sentimenti ha sempre fatto fatica, troppo segnato dall'esperienza dei genitori. Ma quando vede lo sguardo di Mike capisce che questa storia non centra nulla con nessuna di quelle che ha sempre vissuto.
Dolcemente accarezza la pelle morbida del ragazzo e finalmente gli confessa «Anche io ti amo!»

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