Aimer... c'est payer le prix

di Alexis Laufeyson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO: La Papessa ***
Capitolo 2: *** La Forza ***
Capitolo 3: *** Il Sole ***
Capitolo 4: *** La Luna ***
Capitolo 5: *** La Torre ***
Capitolo 6: *** La Fortuna ***
Capitolo 7: *** Il Matto ***
Capitolo 8: *** L'Angelo ***
Capitolo 9: *** La Morte ***
Capitolo 10: *** EPILOGO: Gli Amanti ***



Capitolo 1
*** PROLOGO: La Papessa ***


La Papessa 1


   

"Mercutio…est bizarre;
tourmenté
complètement fou." 2
 
 


Ci sono volte in cui la vita ti regala i pretesti peggiori per prendere a pugni qualcuno. Sono quei momenti in cui ti ritrovi con gli occhi spalancati e le guance rosse per la vergogna per colpa di uno scherzo innocente, attimi di vita che finiresti persino col rimpiangere se, col senno di poi, ti rendessi conto che la gioventù è un cielo troppo stretto e che, a differenza di quello solito e blu sotto il quale corrono tutti, finisce sempre col terminare.
Era in momenti come quelli che ringraziavi la Divina Provvidenza per averti fatto nascere donna, perché se fossi stata uomo avresti accoltellato quel Mercuzio già da tempo; ma le donne non portano armi -non sia mai!- e perciò potevi sperare di riuscire a placare quella rabbia crescente che sentivi ribollire nel petto.
Si divertiva lui, a prenderti in giro, a rubarti le carte e a farsi rincorrere per Piazza Bra fino ai portoni dell'Arena, agitando questo o quel tarocco al vento e nascondendosi dietro a ogni singolo furfante Montecchi in cui aveva la fortuna di incappare; e rideva, lui, o sì, rideva e mostrava al mondo quei suoi denti bianchissimi, e scuoteva i ricci scuri come piume di corvo che pure brillavano lo stesso sotto il sole delle estati veronesi.
Aveva una risata folle, Mercuzio, capace di essere udita persino dai sordi, acuta, insistente, la risata più strana che tu abbia mai sentito -e nelle osterie di quella parte di città, nelle piazze, nei vicoli, a seguito di quei Re del Mondo ne hai sentite parecchie!
Gli piaceva ridere, era evidente. Enigmatico com'era, questa è l'unica cosa di cui sei sempre stata sicura. Si divertiva a prendere in giro la gente, a corteggiare gli uomini e a farsi corteggiare dalle donne, ma più di tutto si divertiva ad inginocchiarsi nel tuo angolino di piazza e a farsi leggere le carte… per rubartele. E allora tu lo rincorrevi in bilico sui tacchi sempre scuri, tiravi su la gonna drappeggiata di blu, e allungavi le mani per riprenderti ciò che era tuo senza mai riuscirci, perché lui, alto quasi sei piedi, era una montagna in confronto a te, che pure tendendo il braccio non potevi raggiungere la sua mano.
E allora lui ti rivolgeva il suo sguardo malizioso, arricciava le labbra, e in cambio del tarocco (Gli Amanti, spesso e volentieri, perché l'amore è una creatura delicata e lui, in fondo, era abbastanza fragile per permettersi di afferrarlo) chiedeva sempre un tuo bacio.
C'è da specificare che le donne Montecchi -quelle di strada, quelle che al pari degli uomini bevevano, e ridevano, e sapevano prendersi gioco di tutto e tutti- non erano come le donne Capuleti -altezzose, schizzinose, finte nobili con la puzza sotto al naso- e non sdegnavano la corte di un bel giovane: e Mercuzio Della Scala, poi, era ambito persino da coloro che professavano di non avere occhi che per Romeo, o Benvolio, o chissà chi altri.
Non era perciò l'idea di baciarlo a far nascere la stizza, perché se solo avesse avuto il buonsenso di Benvolio, o l'animo gentile di Romeo, allora avresti potuto consumarti le labbra sulle sue. Ma Mercuzio era Mercuzio, e sapeva che gli bastava una sola parola per prendere ciò che desiderava -o una sola carta.
E così tu lo baciavi, un bacio veloce, a stampo, appena il tempo di assaporare la sua pelle, e poi gli strappavi la tua roba di mano e correvi via. E ogni giorno era la stessa storia, un siparietto divertente che tutti si fermavano a guardare, una scena alle volte stancante, ma del resto tu vivevi per strada alla stregua degli zingari, ed eri l'unica che, ogni sera, lo andava a cercare per i vicoli bui: arrivavi al Duomo e ti sedevi sui gradini che lui neanche ti vedeva, intento com'era a piangere ogni singola lacrima, gli circondavi le spalle col braccio e lo tiravi a te fino a che non poggiava la testa sul tuo grembo. Ascoltavi i suoi singhiozzi silenziosi, stretta così, nella quiete della notte, passando le dita tra i suoi lunghissimi boccoli corvini -così perfetti, così simili ai tuoi- e a volte gli cantavi, altre gli raccontavi storie inventate sul momento ("c'era una volta una principessa", "mi ricordo che anni fa a Verona", "a Roma viveva un pittore" e così via) e gli pizzicavi il naso e le orecchie perché non si addormentasse, anche se poi, al suono della sua risata, finivi coll'addormentarti tu, la testa ciondoloni e le mani ancora perse tra i suoi ricci.
E il suo riso diventava così la tua ninna nanna, l'ultimo suono della giornata, e al mattino ti svegliavi nella tua catapecchia addossata alle mura della città, coperta con un cappotto viola che ti stava tre volte e che profumava di Dalla Scala.
E intanto Gli Amanti erano scomparsi di nuovo.
 
 
 
1La Papessa, nei tarocchi, rappresenta serenità, conoscenza, fede e fedeltà, valori e rettitudine morale, ma se rovesciata indica un animo saccente e presuntuoso.
2"Mercuzio… è bizzarro. Tormentato. Completamente folle."

 


 
*Angolo dell' autrice*:
Trovo fantastico che una completa ignorante di lingua francese come la sottoscritta si sia ritrovata a scrivere una fanfiction sulla versione francese (annata 2010, mica siamo fan della prima del 2001 qui) di uno dei musical più belli del mondo.
Per chi ha visto solo la versione italiana sarà parecchio strano trovare qui un Mercuzio con una risata acuta, folle, e per di più moro. Parto col dire che venero Luca Giacomelli Ferrarini, quindi non odiatemi se mi ritrovo qui a parlare di qualcun altro, ma come sbavo di fronte a John Eyzen non sbavo di fronte a nessuno, quindi, per quei pochi che non mi hanno ancora maledetta in turco, tenterò di spiegare via via qualcosina, perché sì, la storia si rifà alla versione francese (anche se ho citato la versione italiana: un biscotto a chi mi trova la frase).
Per ora faccio un piccolo appunto sulle donne che in questa versione, a differenza della nostra, sono nettamente divise e prendono parte attivamente alle sfide e alla 'vita di strada': le donne Capuleti sono molto altezzose, e quindi vestono con abiti lunghi ed eleganti, mentre le donne Montecchi sono più libere e perciò vestono gonne corte dagli orli asimmetrici.
Vi ringrazio tanto per avermi sopportata fin qui (e vi lascio con una bella foto del nostro Mercuzio),
 
-Alexis

 
 

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Capitolo 2
*** La Forza ***


La Forza
 
 
"Vous êtes à Vérone, on parle de Vérone
Ici le venin de la haine coule dans nos vies
Comme dans nos veines
Bien sûr nos jardins sont fleuris
Bien sûr nos femmes sont belles et puis
C'est comme un paradis sur terre
Mais nos âmes elles sont en enfer"
1

 
 
Nei tarocchi, la forza simboleggia la vittoria dell'intelletto sull'istinto bestiale o un successo dovuto all'astuzia, ma se esce rovesciata, presagisce fallimenti a causa dell'impulsività; probabilmente, se ogni singolo abitante di quella città ti avesse chiesto di leggergli le carte, la forza capovolta sarebbe stata come un dio sulle pietre di piazza Bra: onnisciente e onnipresente.
Ci avevi fantasticato spesso, ai tempi: era facile predire il futuro di un Montecchi o di un Capuleti, perché lo scontro era una costante nelle loro vite, e comunque ogni volta finiva col sangue che correva per le strade… d'altro canto, a Verona non c'era persona che non fosse schierata da una o dall'altra parte, e persino il più santo si era trovato con la mano al collo del nemico almeno una volta.
Mercuzio rideva di quell'idea; gliel'avevi confessata una delle tanti notti passate davanti al Duomo, in una primavera che mai avresti pensato sarebbe stata l'ultima, perché, suvvia, chi mai pensa alla morte quando tutto intorno la vita rinasce?
Eppure ti eri ritrovata in mezzo alla tragedia senza neanche rendertene conto, quella stessa tragedia che per tutti è stata 'di Romeo e Giulietta', ma che nessuno pensa mai di chiamare 'di Mercuzio' o 'di Paride' o 'di Tebaldo'… tutti voi, chi più chi meno, sarete sempre comparse.
Per i sentimenti degli altri non c'è mai spazio nelle grandi storie.
Quel giorno erano stati quegli altri ad iniziare la lite; li avevi visti dal tuo piccolo angolo di mondo, mentre giravi le carte di qualche amica e osservavi gli altri passeggiare vicino all'Arena: il rosso dei Capuleti era spuntato da dietro un vicolo come sangue, e subito s'erano tutti messi a ridere, ad alzare le gonne delle donne, a lanciare insulti contro la casata avversa e a punzecchiare gli uomini fino a che la tensione nell'aria era diventata come pane -la si poteva tagliare col coltello.
Sentivi la puzza di guai persino da lì, nascosta all'ombra del grande Anfiteatro, e quando avevi visto Mercuzio stiracchiare pigramente le gambe e poi balzare davanti Tebaldo, quell'olezzo dapprima fastidioso era diventato nauseante; non ci era voluto molto prima che la grande piazza si spartisse come le acque di Mar Rosso: donne e uomini assieme, tutti i giovani delle due casate che si guardavano in cagnesco, pronti allo scontro -tanto le vostre anime erano già all'Inferno, quindi a che pro rifiutare un po' di sano odio?
Ti eri affiancata a Mercuzio come fanno i gatti di strada, silenziosa, ed eri quasi ridicola paragonata a lui: potevi vedere le donne Capuleti ridacchiare al tuo indirizzo, puntare il dito, ma non erano state più così felici quando, attimi dopo, si erano ritrovate con i bei faccini tutti graffiati.
L'aria era satura di grida e di minacce e molti già si stringevano al petto le braccia rotte e le mani sanguinanti quando il principe era giunto a fermare quell'ennesima guerriglia e a minacciare tutti voi -tutti, sì, persino il suo stesso parente- di morte se aveste osato ancora disturbare la pace con le vostre contese.
Mercuzio aveva riso e aveva risposto al richiamo del principe con un'ironia tutta sua, eppure tu l'avevi vista, nei suoi occhi verdi, quella luce di prudenza e di tormento, la stessa luce che gli vedevi brillare ogni notte tra le ciglia.
E così ti eri accorta di amarlo tra i fumi dell'odio, ma ti eri accorta di amarlo tutto, perché quando un Capuleti qualunque si era avvicinato per affrontarlo, poco prima, avevi avuto paura di perderlo, e solo dopo ti eri resa conto di essergli stata accanto dall'inizio alla fine, di aver persino provato un senso di vittoria quando, mano alla bocca, ti aveva guardato e aveva riso durante quel rimprovero che, ad uno come lui, doveva apparire come estremamente divertente.
Forse è per questo che non gli dicesti mai cosa avevi visto nei tarocchi quella stessa sera, perché temevi che non avrebbe più sorriso, che, in qualche modo, avrebbe creduto alla triste combinazione della torre e della forza rovesciata… impossibile, sì, perché Mercuzio credeva a tutto, persino alle favole per bambini, ma alle carte non aveva mai dato peso. A lui piaceva rubartele e chiedere il riscatto di un bacio, gli piaceva sventolarle in aria e farsi rincorrere per la piazza, gli piaceva parlar d'amore e far sentire in colpa il povero Benvolio, ma delle carte no, non gli sarebbe mai importato troppo.
Sono solo tarocchi, dopotutto…

 



 
1"Siete a Verona, parliamo di Verona/ Qui il veleno dell'odio corre nelle nostre vite/Come nelle nostre vene/ Certamente i nostri giardini sono floridi/Certamente le nostre donne sono belle e in più/E' come un paradiso in terra/Ma le nostre anime sono all'Inferno."
 


 
*Angolo dell'Autrice*: Se siete arrivati fin qui significa che devo costruirvi una statua. E' la mia prima long ed è fatta senza pensarci quindi ave a coloro che sono riusciti a sopportarmi per due capitoli interi!
Con questo capitolo entriamo nell'opera vera e propria, che si apre proprio con "Verone" e che vede Mercuzio e Tebaldo balzare fuori dai rispettivi gruppi e prendersi letteralmente per la gola: da qui in poi la storia seguirà il corso dello spettacolo, in cui aggiungerò le riflessioni della protagonista, che in realtà è un mix delle varie ballerine con cui John entra in contatto (per questo non ha nome ma, se volete, per me lei è Mab).
Per chi avesse dei dubbi, il Mercuzio di John è bi(se non pan)sessuale -a differenza di quello di Luca che è palesemente gay- infatti lo si vede fare la corte a parecchie signore tante volte quante la fa a Tebaldo, e quando parla "casualmente" di andare a letto con uomini più vecchi sappiamo che non disdegna neanche la compagnia del proprio sesso… quindi sì, tecnicamente Mab potrebbe essere ricambiata ma chissà? ;)
Ci vediamo al prossimo capitolo, miei prodi, ma prima una domanda: Montecchi o Capuleti?
Un beso,
 
-Alexis
 

 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Il Sole ***


Il Sole 1
 
 


" Les rois du monde se battent entre eux
C'est qu'il y a de la place, mais pour un, pas pour deux
Mais nous en bas, leur guerre on la fera pas
On sait même pas pourquoi, tout ça c'est jeux de rois"2
 


 
Alla fine i tarocchi te li eri tenuti per te, e così tutti i loro presagi di sventura e disgrazia; anche a volerlo, non ci sarebbe stato tempo per mettere in guardia tutti, perché si sa, dopo gli scontri la vita va avanti, e quello stesso giorno Mercuzio e Benvolio avevano ben deciso di portare Romeo al ballo dei Capuleti per fargli dimenticare quella certa Rosalina dietro la quale andava sospirando.
Tra i tre, quello romantico era sempre stato lui, d'altra parte, un moderno cavaliere come quelli dei libri che piace tanto leggere a quelli che sanno farlo.
Di quella idea di trascinarlo alla festa tu ne eri a conoscenza da mesi: era risaputo a Verona che, circa due settimane prima della festa del raccolto, quei conti stranieri3 solevano invitare mezza città nella loro 'umile dimora', e, in quanto parente del principe, Mercuzio era sempre sulla lista… con le voci che giravano su una possibile unione tra le due famiglie, poi, era meglio ingraziarsi tutti i Dalla Scala, anche quelli un po' matti.
Una delle vostre sere, quindi, lui s'era voltato a guardarti, e incrociando le gambe t'aveva raccontato del suo folle piano: "Sarà un ballo in maschera" aveva detto "Ci confonderemo tra gli invitati e nessuno ci noterà". Non ci pensava mai, lui, al peggio, nessuno di loro lo faceva mai. Erano giovani, erano belli, erano i Re del Mondo, e quando si ha tutto la vita la si vive giorno per giorno4, e a pensare al futuro bastavi tu, con le tue carte che piacevano a tutti ma che nessuno ascoltava mai.
Ora sai che avrebbero dovuto farlo; ora che, la notte, in quel tuo letto vuoto che non sa di lui  e che è freddo come il ghiaccio, vedi i fantasmi della gioventù che ti passano davanti agli occhi, le figure sfocate degli amici che hai perso, le risate che riempivano le tue giornate, e pensi che, se solo ti avessero presa un po' più sul serio, ora ci sarebbero ancora tutti -vecchi, sposati, con prole al seguito- e che, dal tuo angolino di piazza, sentiresti ancora le loro voci.
A quel dannato ballo avresti perso tutto, ma ancora non potevi saperlo.
Quello stesso pomeriggio qualcuno si stava ancora leccando le ferite quando Benvolio -che poeta!- s'era messo a canticchiare un motivetto qualsiasi5, ma in pochi secondi era comunque riuscito a risollevare gli animi: ti eri ritrovata mano nella mano con Mercuzio, il suo braccio attorno alla tua vita, a ballare come mai avevi fatto prima di allora -o forse era solo un'impressione, una sorta di avvertimento per dirti che quel ballo sarebbe stato l'ultimo?- a ridere come una bambina, scherzando, lisciando quella giacca che troppe volte ti eri ritrovata inspiegabilmente addosso.
Allora la paura della morte se ne andava, il suo bianco si colorava di blu, e viola, e della giada degli occhi di quel Re che per primo sarebbe caduto6, e al diavolo ogni previsione, ogni destino infausto.
C'era il sole su Verona quel giorno, e poteva bastare.
 
 



1Nei tarocchi, il Sole annuncia un periodo di serenità e buonumore, poiché non ci sono periodi all'orizzonte.
2"Re del Mondo combattono tra di loro/Perché c'è posto, ma per uno, non per due/Ma quaggiù non combatteremo le loro guerre/ Non sappiamo neanche il perché, tutto questo è un gioco di re."
3I Cappelletti (Capuleti) erano una famiglia proveniente dall'Albania o dalla Dalmazia. A loro apparteneva la "Casa di Giulietta" a Verona.
4Riferimento al ritornello di "Les rois du monde", dove si dice, appunto che loro "vivono la vita giorno per giorno"
5Nella versione francese del 2010, nel buio si sente la voce di Benvolio canticchiare una parte della propria strofa a cappella; al fischio di Mercuzio partirà la canzone vera e propria
6In "Les rois du monde" Mercuzio dice che i 'Re del Mondo' costruiscono trappole dove, un giorno, cadranno; per aggiungere al danno la beffa, l'ho voluta mettere come predizione della sua stessa fine.

 
 

 
*Angolo dell'Autrice*
*si para dai pomodori*
Sì, so che la prima regola non scritta del fandom è che i Re del Mondo non si toccano, ma vi prego, abbiate pazienza: se si prende John si prende tutto il pacchetto é.é (e poi Cyril e Damien sono così patatosi!)
Come si è capito, i tarocchi svolgono un po' il ruolo di Shakespeare (o della Morte-ballerina dello spettacolo u.u) e perciò le azzeccano tutte. C'è da dire che il fatto che Mab li legga non è pura fantasia, bensì si rifà ad una scenetta durante "Les beaux, les laids" (Belli e brutti) in cui si vedono la Balia e alcune Capuleti chiedere di leggere le carte ad una ballerina Montecchi.
Vi lascio il link al video di "Le rois du monde", perché credo vada la pena di essere visto, e colgo l'occasione per ringraziarvi ancora di aver letto anche questo capitolo.
 
-Alexis
 
https://www.youtube.com/watch?v=aIx7z7J6uew 

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Capitolo 4
*** La Luna ***


La Luna 1
 
 

"On fait semblant d'être heureux
Mais vous savez tous les deux
Que moi, j'suis pas comme vous
J'ai peur de rien, et vous de tout" 2
 
 



 
"Allora chi sono i Re del Mondo?"
Alla domanda di Mercuzio nessuno aveva saputo dare risposta, forse perché non vi aveva neanche dato tempo di pensarci, o, forse, perché non avevate proprio voluto provarci: gli piacevano gli enigmi, cose che solo lui poteva capire, perciò a che pro affaticarsi a stargli dietro?
È arrivata la Regina!È arrivata la Regina Mab! Una sola frase e sapevi già che sarebbero piovuti commenti e battute squallide.
Ti divertivi in quei momenti, quando si alzava e iniziava correre per tutta piazza Bra, con le sue fantasie, i suoi sogni, godendo nel prendervi in giro, nel rinfacciarvi quelle debolezze che lui fingeva di non avere; ti divertivi perché sapevi riconoscere le sue bugie -dopo tutte quelle sere passate a vederlo piangere, a cacciare via le paure con delle favole, credevi di conoscerlo bene- e assieme agli altri ridevi e, volendo, finivi persino col fargli il verso; mimavi i suoi gesti, fingevi disperazione, ogni tanto cacciavi fuori la lingua come una bambina e mettevi su un'aria maliziosa.
Non c'era da stupirsi che Gli Amanti scomparissero sempre: che fosse permaloso e vendicativo lo sapevano tutti.
"È forse questo il vostro sogno?"
"Un po' d'ambizione, amici miei!"
"No, voi siete piccoli, piccoli, piccoli!"
Avevi sentito parole come quelle talmente tante volte che mai avresti creduto potessero spaventarti, eppure c'era qualcosa nella sua voce, quel pomeriggio, che ti aveva fatto accapponare la pelle -la consapevolezza di qualcuno che sa troppo, la follia di chi sta per perdere tutto.
Era uno scherzo il suo? L'ennesima beffa? No… Aveva capito tutto, lui, da tempo, e te ne eri resa conto quando ormai era troppo tardi: tutte quelle lacrime, le notti insonni, i deliri… nulla era stato per capriccio; sapeva benissimo che sarebbe morto presto, lui, e aveva paura, e nonostante le centinaia di volte in cui gli eri rimasta accanto avevi permesso comunque che questa te lo portasse via.
Ti manca, e forse è solo colpa tua che non avevi saputo ascoltare.
È arrivata la Regina! È arrivata la Regina Mab!
Avresti dovuto leggere tra le righe e, magari, ti saresti resa conto che non sapevi niente.
Tu però non sapevi leggere neanche le pagine di un libro, per cui come avresti potuto afferrare la sua anima troppo sola per esistere e salvarla dal baratro in cui stava lentamente scivolando?
 
 
 


1Nei tarocchi, la Luna fa presagire circostanze sfavorevoli, inganni e la presenza di nemici travestiti da amici; se rovesciata annuncia insidie molto pesanti a breve termine.
2"Uno può sembrare felice/ ma sapete tutti e due/ che io non sono come voi/ io non ho paura di niente e voi di tutto."

 

 
 
*Angolo dell'autrice*
Ben ritrovati, people!
Questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere, e chiedo venia se è così corto, ma l'ho ridimensionarlo perché, per necessità di trama, ho dovuto rimandare molte cose che avrei voluto dire.
Ve lo dico subito, il Mercuzio di John non ha quella parte di malinconia che gli ho voluto aggiungere (e che è invece propria del Mercuzio di Luca), ma è un pazzo schizzato che ride ogni due per tre -e che risata- ma, per quanto folle, sa essere anche parecchio lucido -e si in****a anche parecchio. Diciamo che qui ho voluto fare un mix tra due delle interpretazioni più belle, prendendo le sfaccettature che più preferisco per ricreare un bel personaggio, e, vi giuro, avrei preso volentieri anche qualcosa da Bereczki Zoltán (della versione ungherese fighissima e parecchio trash) se solo non fosse stato troppo da chiedere al mio cervellino.
Ho messo il riferimento alla regina Mab anche se in "Je reve" (La regina Mab) non ce ne sono perché mi piace il fatto che Mercuzio avesse già previsto tutto… anche se io, da povera ignorante, i riferimenti non li ho capiti, quindi c'è qualche anima pia che può spiegarmeli? XD
Intanto, noi ci vediamo al prossimo capitolo con un'altra canzone e un altro tarocco.
 
-Alexis

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Capitolo 5
*** La Torre ***


La Torre 1
 
 

" On veut tout ce qu'on n'a pas
On se prend pour ce qu'on n'est pas
On rit quand l'amour nous fait peur
Mais on prie pour qu'il vienne dans nos coeurs" 2
 
 


C'è un interrogativo al quale non hai mai saputo dare risposta, nonostante le mille e mille volte che te l'eri posto: sei mai stata bella? E se sì, quanto?
La bellezza ha talmente tante forme che definire qualcuno "bello" non è mai abbastanza.
Prendi Benvolio: lui non era bello, aveva il naso troppo lungo, il viso troppo magro, e i suoi capelli erano perennemente scompigliati, eppure una dama su tre finiva sempre col cadere ai suoi piedi. Chissà, magari si trattava solo del suo essere ricco, ma ce l'aveva lui, quell'aria affascinante che faceva sempre voltare la gente ogni volta che passava. Non era un adone, ma l'avresti comunque definito "bello" senza tentennare.
Cos'è "bello", allora? Un'altra domanda senza senso come quelle di Mercuzio nei suoi momenti di follia?
E tu? Com'eri?
Avevi persino interrogato i tarocchi, ma loro non danno mai una risposta a certe cose.
La balia dei Capuleti, però, ti aveva definito 'bella': "una bella ragazza, mi ricordi tanto la mia Giulietta" -l'avevi incontrata a piazza Bra la mattina di quel giorno, e ricordi benissimo come avesti alzato gli occhi dall'ombra dell'Arena per guardare quel puntino rosso scarlatto che, incauto, si dirigeva spedito da alcuni ragazzi per chiedere… di Romeo??
E da quando in qua le Capuleti cercano Romeo?
Alle loro risa, aveva risposto con stizza, e poi s'era avvicinata a te sotto gli sguardi sorpresi di mezza piazza: aveva preso una carta, te l'aveva mostrata e poi "Che significa?" "Non si leggono così i tarocchi, datemi la mano!" -e avevi visto una vita lunga e tutta la tristezza di una vecchia, ma tanto gli altri l'avevano circondata con le loro linguacce e sozzerie prima che tu potessi risponderle, anche solo per dirle "beh, guarda, Romeo adesso arriva"… era simpatica, tutto sommato, e, tanto, che quel folle si fosse innamorato di Giulietta lo sapevano tutti lì.
"Lui non li mantiene gli impegni, lui mente come tutti noi".
Benvolio, dall'alto del suo essere un pio diavolo bastardo, s'era premurato di ricordarglielo mentre Mercuzio le si infilava sotto la gonna -pervertito!- e poi ti si era messo accanto per godersi meglio lo spettacolo e, da vero gentiluomo, per aiutarti a riordinare in ordine i tarocchi prima che la situazione si tramutasse in caos.
"Ha ragione, siete peggio degli animali" gli avevi sussurrato con finta serietà.
"Sembra un salice, ma l'hai vista?"
"Sii più maturo, gentile Benvolio, è solo una balia!"
E la balia era comunque andata a sbattere contro Mercuzio come una stupida -e dire che l'aveva persino lasciata in pace. Lo sguardo che lui le aveva rivolto poi… no, non lo scorderai mai: sfida, disprezzo, rabbia, repulsione, anche; uno sguardo che non gli apparteneva, che mai avrebbe dovuto essere suo.
"Davvero credi che si amino?" Le aveva domandato, girandole intorno come un avvoltoio: "Due bambini viziati come loro?"
La sua risata era troppo malinconica, troppo, eppure la rideva lo stesso, sotto gli occhi degli altri, che ottusi non s'accorgevano di niente. Ricordi d'aver cercato Benvolio, accanto a te, ma non c'era: anche lui gli stava vicino, e continuava a stuzzicare la nutrice Capuleti come un bambino.
E poi Mercuzio le aveva preso il viso con la prepotenza che riservava solo a Tebaldo, e le aveva soffiato in faccia che "l'amore è solo per quelli dimenticati da Dio".
Avevi capito che si riferiva a se stesso, a quel giovane uomo fragile che avevi visto piangere tante volte, che avevi visto ridere alle tue favole, che ti aveva confessato tante cose e che non avresti mai più consolato.
Mercuzio era bellissimo, con i suoi ricci scuri, gli occhi verdi, il sorriso bianco, i gesti da poeta; era il principe che speravi ti avrebbe tirata fuori dal tuo angolino per insegnarti a vivere il mondo, quello vero, quello fuori da Verona: l'Italia, la Provenza, la Grecia…
Era troppo bello per morire, eppure la Bianca3 se l'era preso lo stesso.
Se l'amore è per chi se lo merita, forse tu, allora, non ne eri degna.4

 
 
 
 
1La Torre rappresenta la superbia punita e una punizione dovuta alla mancanza d'umiltà e, se rovesciata, presagisce l'inimicizia di qualcuno che ci metterà i bastoni tra le ruote, e delle perdite.
2"Vogliamo tutti quello che non abbiamo/ Ci crediamo quello che non siamo./ Ridiamo quando l'amore ci fa paura/ Ma preghiamo perché venga nei nostri cuori."
3La Morte, nel musical, è una ballerina vestita di bianco.
4Riferimento alle parole di Mercuzio "L'amour c'est pour ceux oubliés des dieux, qui l'ont mérité" (L'amore è per quelli dimenticati da Dio, che lo meritano), ma strizza l'occhio anche al film di Zeffirelli, quando la balia dice "Si vede che non me la meritavo" parlando della figlia morta prematuramente.

 
 


*Angolo Autrice* Cali il sipario, qui si conclude il primo atto (e sì, so benissimo che l'ultima canzone è Ama e cambia il mondo, non preoccupatevi).
Questo capitolo è pieno di domande e significati un po' nascosti, e spero che il finale non spezzi la narrazione… sono una frana con i finali!
Lo sguardo di Mercuzio, in realtà, è più esilarante che preoccupante, però ho voluto puntare l'attenzione su quello seguendo anche il montaggio del video (infatti, quando la balia gli va addosso, c'è un replay in bianco e nero in cui si vede proprio la faccia di Mercuzio da "come osi sfiorarmi, brutta racchia Capuleti!"), anche perché voglio continuare con le preoccupazioni di Mab -datele un paio di aspirine- e le rivelazioni dei tarocchi.
La prima frase di Benvolio e tutte le altre di Mercuzio sono prese direttamente dalla canzone, e riadattate un pochino per fare pendant col testo.
Vi mando tanti baci virtuali, ci vediamo al prossimo capitolo con l'inizio del secondo atto.
 
-Alexis
 
 
 

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Capitolo 6
*** La Fortuna ***


La Fortuna 1
 

 
 
" Mais toi qui vis comme un ange,
Toi que rien ne déranges
Tu crois que tout s'arrange,

Mais la vie un jour se venge" 2
 
 


 
"Non ne avevi il diritto!"
La notizia delle nozze tra Romeo e Giulietta era dilagata tra le vie di Verona come una piaga, passando di bocca in bocca, tra gli sguardi confusi e rabbiosi della gente che in essa non vedeva nient'altro che tradimento e disonore.
Tra i Montecchi nessuno aveva il coraggio di scusare quell'atto che sapeva tanto di ribellione, e per le strade gli insulti e le previsioni non facevano altro che aumentare il disprezzo che cresceva nei vostri cuori -nel tuo, persino, perché avevi capito benissimo che, più dell'onta, il loro matrimonio avrebbe portato guai per tutti.
Mercuzio si era precipitato in piazza non appena appresa la notizia e, subito, aveva afferrato Benvolio per il colletto della camicia per dirgli che "Romeo ci ha disonorati tutti!".
E con tutti intendeva davvero 'tutti', perché nella piccola cerchia dei Re del Mondo bastava colpire uno per toccare anche gli altri.
"Mercuzio!" Avevi chiamato, allora, correndo al suo fianco: "Mercuzio, cosa succede?" Gli avevi posato una mano sul petto, per richiamarlo, per cercare una traccia di scherno nei suoi occhi verdi come prati, ma lui t'aveva scacciata con fastidio -mai, mai aveva osato farlo!- e così, quando il diretto interessato era sbucato da dietro l'angolo, eri stata una delle prime a puntargli il dito contro. "Non ne avevi il diritto!"
Non avevi il diritto di rovinarci tutti! Non avevi il diritto di cambiarlo così! Di portarlo via da me!
All'epoca avevi dato ogni colpa a Romeo di quello che sarebbe successo poi, perché se solo lui non si fosse innamorato di quella ragazzina nulla sarebbe accaduto; adesso guardi al passato e vedi semplicemente due occhi grandi offuscati dal dolore, e capisci che non c'era nessuno da biasimare se non il Fato.
Ma quel pomeriggio eravate tutti lì, raccolti al centro di piazza Bra come cani attorno ad un pezzo di carne per urlargli addosso: "Non ne avevi il diritto!"
"Voi non avete il diritto!" Era stata la sua risposta, disorientata, stanca: "Voi non amerete mai!"
E tu che ne sai? E tu che ne sai! Avresti voluto gridare, ma non erano uscite le parole
"Hai perduto il senno quando te la sei portata a letto?" Mercuzio, che si era tenuto in disparte fino a quel momento, gli si era avvicinato con lentezza esasperante, mentre Benvolio gli metteva una mano sulla spalla nel tentativo -inutile- di farlo rinsavire.
"Non ne avevi il diritto!"
"Pensavo foste miei fratelli! Perché mi giudicate adesso?"
"Non ne avevi il diritto!"
Eri rabbiosa, eri furente, avresti voluto mostrargli la Fortuna con la testa in giù solo per sbattergli in faccia a cosa avrebbero portato le sue azioni sconsiderate, ma lui vi aveva preceduti tutti, rosso in volto come non l'avevi mai visto; gli era corso dietro per arrestare la sua fuga, l'aveva costretto a voltarsi e a guardarlo negli occhi per sputargli contro parole aspre intrise di veleno: "Perché la figlia dei Capuleti? Puoi averne quante ne vuoi, allora perché hai scelto lei?"
Romeo aveva esitato, oh sì, aveva tentennato, ma avrebbe fatto meglio a tenere per sé la risposta.
"Senza di lei io non sono niente!"
Non ne avevi il diritto!
Mercuzio l'aveva guardato in cagnesco tanto a lungo che, probabilmente, avrebbe dato inizio ad una rissa se tu non l'avessi trascinato via prima il pensiero gli sfiorasse la mente -stavano arrivano quegli altri, e non sembravano avere intenzioni pacifiche.
"Vienite via, Mercuzio, la giornata è calda, i Capuleti sono qui… non arrischiamoci a combattere, ve ne prego."3
O Dio del Cielo, ti supplico, fa' che mi dia ascolto.
 
 


1Nei tarocchi, la Fortuna rimanda a condizioni di equilibrio precario, che possono essere positivi o negativi; se rovesciata denota sorte avversa.
2"Ma tu che vivi come un angelo/ Tu, che nulla disturba/ Tu credi che tutto funzionerà/ Ma la vita un giorno si vendicherà"
3La frase l'ho ripresa direttamente da Shakespeare e so bene appartiene a Benvolio, ma in questo caso ho preferito lasciarla dire a Mab.
 

 


*Angolo autrice* Voglio menarmi da sola perché mi sto accorgendo ora che sono due mesi che non aggiorno e che questo è l'ultimo capitolo pronto, dopo di ché 00 carbonella -disonore sulla mia mucca per questo!- ma sono piena di impegni, sto macchinando nuove storie e questa semplicemente non so come continuarla (ma la finirò, presto o tardi, perché sono la prima a non sopportare gli autori che lasciano le cose i sospeso).
Comunque, sì, benvenuti al secondo atto! Non c'è molto da dire, alla fine, il capitolo parla da sé, ma solo una cosa vi chiedo: vi è mai capitato di addossare la colpa a Romeo e Giulietta per tutto il macello? A me sì, tante volte. ;)
 
-Alexis

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Capitolo 7
*** Il Matto ***


Il Matto 1


 
"Moi, la seule que j'aime vraiment,
Celle qui connait mes tourments,
Et qui m'a pris pour amant,
Vous ne la verrez jamais,
Mais moi, je sais qui elle est!" 2
 
 



Lui la Bianca la chiamava "Follia", perché solo i matti possono guardare in faccia la morte e vedervi riflessa l'anima.
Credeva di poterle sfuggire perché se la portava a letto ogni giorno, schiavo di un'illusione disperata che aveva gli occhi spenti e odorava del tanfo dei cadaveri; per lui, la morte era la Regina Mab, e la regina Mab era l'Amore che cantano i poeti, quello che non ti dà pace e che ti spinge verso il destino.
Chissà cosa aveva pensato quando aveva deciso di provocare Tebaldo con uno dei suoi vaneggiamenti, quando per farsi beffe di lui l'aveva chiamato prima "folle" e poi "amico"? Era davvero tutto un gioco per lui o stava solo cercando di andarsene in grande stile?
"Follia"
Amica-Amante-Amata. Amata più di te, abbastanza perché decidesse di morire per lei.
Ma tu non lo sapevi, no, in quel momento tutto era solo un gioco, un vaneggiamento, qualcosa di cui ridere assieme a lui sotto gli occhi cupi dei Capuleti, sotto quelli rabbiosi del loro capo -occhi bellissimi anche i suoi, occhi che avrebbe chiuso per sempre.
"Follia".
Se solo i tarocchi ti avessero detto che l'avresti visto morire, l'avresti accolta tra le gambe persino tu. 3

 
 

1Nei tarocchi, la carta del Matto, se rovesciato, indica irrazionalità, mancanza di logica e l'agire d'istinto.
2" La sola che amo davvero/ Colei che conosce i miei tormenti/ Colei che mi ha preso come amante/ Voi non la vedrete mai/ Ma io so che c'è."

 
 

*Angolo autrice* Olé! Chissà perché questo capitolo è pronto da un paio di mesi ma non l'ho mai postato… forse volevo finire la storia, prima (mancano due, forse tre capitoli alla fine, non lo so ancora), ma non ho scritto altro per ora, e quindi oggi ho deciso di aggiornare.
È un capitolo cortissimo, lo so, non me ne vogliate, ma su "La follia" c'è poco da dire, e non potevo raccontare altro senza ripetermi… povera Mab, la sto facendo soffrire davvero tanto!
Un bacio a chi, paziente, continua a seguirmi e a chi leggerà questo chappy! <3

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Capitolo 8
*** L'Angelo ***


L'Angelo 1
 
 
"Vivre,
Vivre c'est se battre,
La vie n'est pas un théâtre." 2
 
 
 
La prima volta che hai viso Mercuzio avevi otto anni. Credi, almeno, in realtà non sai quando sei nata, e la tua età è sempre stata una stima approssimativa, qualcosa di appreso per sentito dire.
Aveva il volto in ombra ma di lui ricordi bene i ricci corvini, più corti, certo, ma sempre lucidi e puliti; ricordi l'odore di buono che mal si adattava al vicoletto buio dove l'avevi sorpreso ad amoreggiare con un giovane di rosso vestito, uno che vedevi spesso camminare come un gatto per Piazza Bra e che avresti poi imparato a riconoscere e odiare.
Non uno dei due ti aveva vista, né quella notte, né la volta successiva, anni dopo, quando con gli zingari eri tornata a Verona per il Carnevale, e nella folla avevi rubato a entrambi una borsa d'oro. Eri stata una ladra e una bugiarda, una volta, ed erano ricordi che non volevi rivivere, quelli, non nel bel mezzo di una faida, non se chi amavi stava rischiando tutto per… cosa?
Perché stava rischiando? Cosa c'era in gioco di così importante?
Pazzo, pazzo, pazzo dove ci porteranno i tuoi incubi?
"Ti ammazzerò" era stata la sua promessa a Tebaldo, allo spirito di un ragazzo che forse aveva amato davvero come solo i matti amano, come tu amavi lui senza volere nulla in cambio se non un sorriso. Dopo anni di silenzio era il dolore di un amore che non sarebbe mai stato a spingerlo a tanto?
Che consapevolezza dolorosa, eppure credevi che avesse dimenticato…
  Dalle scale avevi un'ampia prospettiva della piazza: vedevi le case, l'Arena, l'ombra dell'angolo dove un Martedì Grasso qualsiasi avevi deciso di restare per una carta rubata; vedevi il cielo terso,  e una chioma selvaggia che si agitava nella lotta; vedevi persone ammantate di blu allontanarla senza successo e tu non potevi fare nulla, perché una Capuleti fin troppo sicura di sé aveva deciso che saresti stata una preda facile.
Alle tue orecchie la voce di Romeo giungeva distante mentre cercava di far ragionare quelle stesse fazioni che stavano combattendo a causa sua: "Non fate questo sbaglio, non con la morte che vi attende".
Oh, povero Montecchi che non sapeva parlare ai matti… non l'avrebbero ascoltato, come non ascoltavano i tarocchi, eppure lui ci aveva provato lo stesso.
"Mi odia da così tanto, Romeo!" Aveva gridato Mercuzio, una voce così mesta che avevi dovuto ricacciare indietro le lacrime per non lasciare che l'immagine del Duomo ti portasse via.
Sai di aver spinto a terra la stupida ragazzina rossa, di averla lasciata boccheggiante sul lastricato, perché più in là c'era tutto quello che avevi, e Benvolio lo stava trattenendo dal farsi ammazzare, senza badare a se stesso, la schiena scoperta che gridava "colpitemi".
Avevi sorriso e chiuso gli occhi per un istante. Una distrazione, un solo minuto di pace, e quando avevi guardato di nuovo, il pugnale di Tebaldo grondava sangue.
Dicono che hai urlato, ma non ne sei sicura. È solo un'altra cosa appresa per sentito dire.
 
 
 
1"Nei tarocchi L'Angelo predice un cambiamento dato dall'arrivo della resa dei conti, dei nodi che vengono al pettine, un cambiamento che non si può rifiutare o posticipare. Se rovesciato, la resa dei conti sarà sfavorevole."
2"Vivi/ Vivi, questa è una battaglia/ la vita non è un teatro"

 
 
 
*Angolo autrice* Questo è un capitolo un po' diverso rispetto agli altri in quanto a stile, ma spero che vi piaccia lo stesso, anche perché siamo quasi arrivati alla fine e non è che Mab abbia più molto da dire… i suoi pensieri li abbiamo già ampiamente esplorati, e, comunque, non c'è molto da pensare ormai.
Ammetto che, inizialmente, la ship Tebaldo-Mercuzio  non era prevista (anche perché sono la prima a non shipparli), ma, riguardando le interpretazioni di John Eyzen e Tom Ross, ho pensato che sarebbe stata anche abbastanza plausibile, anche nello spiegare l'eccessiva rabbia di Mercuzio che, alla fine, vede sempre tutto come un gioco.
Mancano ormai due capitoli alla fine… riuscirete a sopportami ancora per un po'?
 
-Alexis
 
 
 

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Capitolo 9
*** La Morte ***


La Morte 1
 
 
"Je meurs pour que tu vives
Mais tu ne vivras pas 
Je passe sur l'autre rive

Je t'attendrai là-bas" 2
 

 
Mercuzio rideva.
Mercuzio rideva e non una lacrima brillava nei suoi occhi, non un segno di rimorso, non rabbia, non disperazione.
Non c'era nulla che potesse ferirlo, d'altra parte.
Mercuzio rideva e tu non potevi fare altro che assistere, impotente, al suo addio, udire le sue parole, le ultime, la sua bellissima voce ogni attimo sempre più flebile.
Era la fine ed era tutto così assurdo…
Non biasimava Romeo, no, non biasimava Tebaldo, tendeva solamente le braccia alla Bianca e aspettava che lo afferrasse. Moriva in piedi e moriva senza un lamento, come un Re, il Re del Mondo, il Re che aveva scambiato il lupo per un cane, ed era caduto nella sua stessa trappola.
Il tuo Re.
Il tuo tutto.
Moriva e non ti guardava.
"Quando me andrò, non voglio che tu mi veda. Sei troppo buona per tanto male."
Perché, solo ora, ricordavi quelle parole? Perché non esaudire il suo desiderio e conservare il ricordo di una giacca calda invece di un corpo gelido? Perché voltarsi era così impossibile?
"Sto morendo tra le tue braccia" diceva a Romeo, ne carezzava il volto senza malizia, occhi negli occhi forse per paura, ma la sua voce era calma e le sue labbra un sorriso bellissimo: "Cosa farai senza di me?"
Nulla.
Non c'è nulla senza te.
Non lasciarmi sola.
"Muoio perché tu viva, ma tu non vivrai." La sua mano sembrava voler toccare il sole di Verona, i suoi raggi tra le dita… poteva sentirne il calore?
"Ti aspetterò."
Né Romeo, né Benvolio si muovevano. Tutta piazza Bra sembrava ferma nel tempo… o eri tu a non vedere abbastanza? Faceva troppo male, d'altro canto, la consapevolezza di non poter fare nulla, di non avere potere su niente; non volevi crederci e allora fingevi di star vivendo un incubo.
Ti saresti svegliata e la sua giacca avrebbe asciugato le lacrime.
"Muoio come un Re" gridava, e rideva, e si lasciava dietro una scia scarlatta che sembrava non notare: "E vi maledico, maledico tutti voi".
Mercuzio rideva e poi più nulla.
Poi era stato solo silenzio.
Sai di esserti mossa solamente perché ricordi la sensazione di tenerlo tra le braccia, incapace di piangere perché non ce n'era motivo, perché lui stava solo dormendo.
Ne avevi accarezzato il volto serena e i ricci corvini, stretta a lui come ogni notte, mentre dietro di voi la campana del Duomo suonava il dodicesimo rintocco, fissando nel tempo il bacio casto che avevi posato sulle sue labbra fredde.
Era solamente un incubo.
Un inutile, stupido incubo.
 
 
"La folie, elle me tient,
Dans ses mains,
Et je suis... bien"3
 



1Nei tarocchi, la Morte predice la chiusura di un ciclo e il conseguente rinnovamento. Rovesciata, è portatrice di sventure."
2"Io muoio perché tu viva/ ma tu non vivrai/ io passo sull'altra riva/ io ti aspetterò là"
3"La follia, lei mi tiene/ Nelle sue mani/Ed io mi sento…bene"… a buon intenditor, poche parole ;)
 
*Angolo autrice* Per quanto sia venuto naturale scrivere questo capitolo, non sono pienamente contenta di come sia riuscito. Credetemi, anche se non sembra è una fanfiction complicata da scrivere, e non intendo che ci vogliano ore o giorni per buttare giù qualcosa, perché non ci ho messo neanche un'ora per questo, tra stesura, ricerca delle citazioni e visione di video per una miglior descrizione, intendo dire che è troppo difficile 'parlare' ai matti. La stessa Mab ce l'ha detto, no?
Sadicamente spero che la disperazione della nostra piccola zingarella abbia raggiunto anche voi come ha raggiunto me… non me ne vogliate, ma l'obiettivo è proprio quello.
Vi mando un bacione enorme,
 
-Alexis


 

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Capitolo 10
*** EPILOGO: Gli Amanti ***


Gli Amanti
 
 
 
"Aimer c'est rester vivant 
Et brûler au cœur d'un volcan 
Aimer c'est c'qu'y a de plus grand 
Aimer c'est brûler ses nuits 
Aimer c'est payer le prix 
Et donner un sens à sa vie " 1

 
 

 
Quando Benvolio passò per Piazza Bra, quella mattina innevata dell'anno 1303, ai piedi dell'Arena c'era un angoletto di buio che i fiocchi bianchi non avevano sfiorato, un posto vuoto e silenzioso, mai intaccato dal peso del tempo trascorso da un'estate che ricordava fin troppo bene.
Fermandosi, lasciò correre lo sguardo tra i fantasmi del passato, ne riconobbe i volti ormai estranei, ne distinse i colori e si domandò perché, all'improvviso, la testa riccia di una zingarella come tante gli sembrasse così viva quando…
Già…
Le aveva voluto bene, nonostante tutto, nonostante non fosse stata altro che una vagabonda che aveva deciso di restare e vivere nella follia della bellissima e florida Verona. Le aveva voluto bene nella sua segreta malinconia, nei suoi occhi puri ed innocenti, nelle sue mani perennemente fredde, in tutto ciò che aveva imparato a conoscere di lei e che ogni giorno di più gli ricordava dell'infanzia che aveva perso; eppure -lo pensò con amarezza- non sapeva neanche come si chiamasse. Era un fantasma nella memoria, il riflesso del suo stesso amore, della sua stessa saggezza, lo specchio di tutti loro e delle iridi verdi di Mercuzio.
 L'antica convinzione del suo amore era giunta all'alba dell'inverno, quando alcune guardie avevano trovato un corpo minuto e congelato sulle scale del Duomo: lei se n'era andata nella notte, ma non aveva sentito niente -c'era l'ombra di un sorriso sul suo volto, un sorriso sereno, il primo dopo tanto tempo. Perché Benvolio l'era andata spesso a cercare col pretesto di farsi leggere le carte, ma lei non era più la stessa, persa nella pazzia che le aveva annebbiato la mente perché non soccombesse al dolore -era una risata sguaiata, la sua, scavata in un volto smagrito e grigio.
 E poi la triste notizia, e la sensazione dell'infanzia che fuggiva via per sempre.
Si accucciò nell'angolo buio che una volta era stato suo, fingendo un'ultima volta di essere il Re del Mondo, muovendo le labbra seguendo le parole di una canzone che raccontava di qualcosa che non riconosceva più.
 La piccola zingarella dagli occhi innocenti era morta lontana dai tarocchi che ormai chiunque sapeva parte di lei, era morta senza affetto, era morta dimenticata -da tutti, persino da lui che, in realtà, era l'unico che ancora la ricordasse- ma c'era qualcosa nella sua piccola figura ricoperta di neve che sapeva di tenerezza e Benvolio l'aveva vista, perché lui, come le guardie, era giunto davanti al Duomo ai primi biancori dell'alba.
 Lei teneva la testa tra le braccia, raggomitolata su se stessa per non sentire freddo, e tra le dita scarne di una mano stringeva un'unica carta che era rimasta immune al tempo e alla sua crudeltà.
E quel giorno gli Amanti, brillanti ai primi raggi del sole, gli avevano sorriso un'ultima volta.
  



1"Amare è restare vivi / E bruciare nel cuore di un vulcano/ Amare, c'è qualcosa di più grande?/ Amare è bruciare le tue notti/ Amare è pagare il prezzo/ E donare un senso a questa vita." 

 
*Angolo autrice* Premettendo che qui la traduzione di "Aimer" è un arrangiamento delle tremila traduzioni in inglese che ho trovato (non parlo un'acca di francese, ripeto, quindi perdonatemi tanto ma è il meglio che possa fare), signore e signori, dopo quasi un anno siamo giunti alla fine!
Non linciatemi, per favore… sono una persona dall'animo tragico e questo è il finale migliore per la piccola Mab. Un pochino fa male lasciarla andare, però mi ero ripromessa di finire questa storia prima di pubblicare qualcos'altro, e ho dovuto tener fede a questa solitaria parola.
Grazie a @caillac, @Clairefreiser e @banny_star96 che hanno avuto la pazienza di recensire e rendere felice una povera fangirl incallita, ma un grazie va anche a tutti quelli che hanno seguito questa storia in silenzio -spero l'abbiate apprezzata.
Ci vediamo nel prossimo fandom (agli Dei piacendo). <3
 
-Alexis

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