Gravity

di Piumagrigia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sii felice ***
Capitolo 2: *** Sono sempre stato qui ***



Capitolo 1
*** Sii felice ***


Per me è uno sforzo enorme non pensare a lei, non poterla visitare. Se solo le avessi detto quello che provavo quando era il momento … Se avessi girato quel volante ... L’ho persa, e questo è un dolore tutto nuovo per me. È strano. So come incassare un pugno, ma non so come sbarazzarmi di questa sensazione di vuoto che mi attraversa da parte a parte.
Niente. Ci sto pensando di nuovo, e sono da lei.
Sta parlando con Rajan mentre la sua mano gli sfiora la spalla delicatamente. Si accorge di me e la sua espressione cambia di colpo. Sembra provare pena.
Mi prende il panico e chiudo gli occhi, sperando di tornarmene nella mia stanza, a Berlino. Non so ancora bene come funzionano queste cose sensate. E infatti sono ancora qui.
“E’ successo qualcosa?” mi chiede con voce preoccupata.
“Come?”
È la voce di Rajan. Nel momento in cui Kala mi ha parlato ho dimenticato che ci fosse anche lui nella stanza.
“Ho scordato una cosa, torno subito.” spiega lei, uscendo dal salotto della loro casa immensa.
Io la seguo e quando sono nella sua stanza e lei è nella mia mi guarda con un’espressione a metà tra l’irritato e il sorpreso.
“Che ci fai qui?”
“Scusami” faccio io, “non l’ho fatto a posta. Non stavolta”.
“Quindi non sta succedendo niente? Nessuna sparatoria o rissa?”
Faccio segno di no con la testa e la guardo a malapena. Posso immaginare il suo volto perfetto, i suoi occhi scuri e profondi, sempre un po’ spaventati quando mi vede.
“Me ne vado” dico, anche se non ho idea di come questo possa avvenire.
“Wolfgang, aspetta!”
Mi prende il braccio, e di nuovo sono sull’auto davanti al cancello di mio zio, nell’attimo prima che le nostre labbra si sono toccate per la prima volta.
“Ho saputo che Felix si è svegliato”
Sogghigno un po’, senza rispondere. Non riesco a parlare con lei, non come prima.
“Sono molto felice” continua lei.
“Bene” faccio io, freddamente.
Inaspettatamente, mi posa la mano sulla guancia e curva la testa. Io ho l’impressione che mi stia compatendo.
“Ma che ti prende? Non riesco a capire cos’hai dentro. Perché sei sempre così sfuggente?”
“Non sono sfuggente. È che non provo niente”
“Non è vero” dice lei.
Alzo le spalle. Ha ragione. Non è vero che non provo niente. Per lei provo di tutto, forse per questo non riesce a cogliere cosa ci sia realmente dentro di me. Sono sentimenti confusi, che navigano perpetuamente nella rabbia. Per questo non la merito. Perché riesco ad essere arrabbiato anche quando so che c’è lei con me e che può sempre sentirmi. Ho ammazzato mio zio sapendo che poteva vedermi, nonostante mi avesse supplicato di non farlo, di scegliere un’altra via. Lei avrebbe potuto essere l’altra via. Ma ora è tardi.
“Guardami negli occhi, Wolfgang” ora ha la mia testa tra le mani ed io non posso sfuggirle più, “Dimmi cosa provi ora che sono di fronte a te.”
Mi tremano le labbra e le palpebre. Il suo sguardo mi attraversa completamente e mi cattura. Ho paura a risponderle ma non posso farne a meno, quindi dico:
“Dolore”.
Lei stringe le labbra e i suoi occhi diventano immediatamente lucidi. Forse non si aspettava che sapessi parlare di ciò che provo. Forse credeva che me ne sarei andato. Qualunque legge regoli questa nostra connessione mi impedisce di spostarmi da dove sono.
“Wolfgang, io …”
“Non devi dire niente”
“Cosa posso fare per farti stare bene?”
La mia mente fa un viaggio lungo il suo corpo, immaginandoci stretti l’una nelle braccia dell’altro, a guardare un tramonto a Bombay, o una nevicata a Berlino. Niente pistole, niente dèi. Ma non si può cambiare quello che si è nel profondo. E io e Kala non siamo fatti per stare insieme. Non in questo mondo.
“Sii felice” dico e solo in questo momento la connessione si interrompe. Mentre torno nella mia stanza mi sembra di sentirla pensare:
Impossibile.

 

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Capitolo 2
*** Sono sempre stato qui ***


Impossibile senza di te.
Ci ho provato a convincermi di non amarlo. Ho provato a vivere la mia vita con Rajan. Ma lui è ovunque, in ogni parte di me. Qualcosa mi dice che potrebbe essere lo stesso per lui. Sento che non sta bene e la cosa mi fa soffrire ancora. Sono stanca di soffrire.
“Kala, tesoro” mi chiama Rajan dal salotto, “va tutto bene?”
Entra nella nostra stanza. Non posso fare a meno di notare la differenza di quando c’è lui con me e quando invece vedo Wolfgang. Wolfgang riempie la stanza senza neanche essere qui. Adesso  che è entrato Rajan mi sento soffocare.
“Sì, stavo … cercando dei documenti nella borsa”, faccio, “Per la riunione di domani”
“Mia moglie è infaticabile. Perché non ti stendi un secondo, ti faccio un massaggio …”
Non fa in tempo a mettermi le mani sulle spalle che subito mi ritiro.
“Non sono stanca, Rajan. Scusa, ma devo lavorare”
Prendo i documenti nella borsa e vado nello studio, chiudendomi la porta dietro le spalle.
Rajan non se lo merita, penso. Ma è più forte di me. Mi basta stare due minuti con Wolfgang che la vista di mio marito mi diventa insopportabile. Non lo amo. Non l’ho mai amato, e mai come ora la cosa mi sembra più chiara di così. L’apparizione di Wolfgang al nostro primo matrimonio ne è stata la prova schiacciante. Non avrei dovuto mai sposare un uomo di cui non ero innamorata. Sono innamorata di un’altra persona, un uomo che spara alle persone a sangue freddo, ai suoi stessi familiari. Mi sono innamorata di un bambino che ha sofferto di essere cresciuto da un padre che non lo amava, che lo faceva sentire una nullità. Lui crede ancora di esserlo. Crede ancora di non meritare la bellezza di questo mondo.
“Mia madre era bella come te” sento dire da una voce alle mie spalle. La sua voce.
Mi volto di scatto. È di nuovo qui con me, le spalle contro la libreria.
“Era intelligente e curiosa come te. Dolce e vivace”
Sorrido. È bellissimo quando comunica con me. Ogni sua parola mi arriva dritta al cuore come un’onda.
“Ma stare con mio padre l’ha fatta impazzire. Ha iniziato a drogarsi, a bere …” deglutisce.
Non gli ho mai sentito parlare di sua madre fino ad adesso. Non so niente della sua storia.
“Farai la sua stessa fine se stai con me” dice.
Mi avvicino a lui. Ha ancora nello sguardo il disgusto che prova ogni volta che parla di suo padre, le sopracciglia arcuate, la bocca piegata da un lato, gli occhi accesi dall’ira. Ma adesso nella sua espressione c’è del dolore. Il dolore del ricordo di sua madre.
“Tu non sei tuo padre, Wolfgang” dico tremando. Ho paura che se ne vada di nuovo.
“Tu non puoi saperlo”
“Sì, invece” Gli prendo la testa tra le mani, poggiando la sua fronte sulla mia. Respirando il suo stesso respiro, a un passo dalle sue labbra.
Prendo aria e mi viene da piangere.
“Io ti vedo, Wolfgang” sollevo lo sguardo sui suoi occhi, “Mi hai già salvato la vita. Ora fatti salvare”
Si tira indietro, lasciandomi andare.
“Sarebbe stato meglio se fossi nato qualche minuto dopo. Non avrei fatto parte della cerchia. Non sarei mai entrato nella tua vita e …”
“Ed io non avrei capito cosa vuol dire essere davvero felice”
Abbassa lo sguardo. Non l’ho ancora convinto.
“Ora quello che voglio è rendere felice te.” dico infine.
Mi guarda di nuovo. È distante, ma è come se ci stessimo abbracciando. Il suo sguardo è di per sé un amplesso. Con quegli occhi ci ho già fatto l’amore più di quanto ne abbia fatto con Rajan.
Di colpo mi accarezza una guancia e mi guarda come quella volta al caffè sotto la pioggia. Quando sentivo nella bocca il sapore del caffè che lui aveva bevuto poco prima. Già da quel giorno avrei voluto baciarlo. Ora sento di nuovo la pioggia, ed il caldo di Bombay. Sento di essere in ogni parte del mondo quando lui è con me. Quando gli restituisco lo sguardo lo vedo avvicinarsi al mio viso, finché non lo vedo più, ma lo sento, lo sento premere le labbra contro le mie. Questo bacio è diverso da quelli che ci siamo scambiati. Gli altri dicevano “addio”, questo dice “ciao, benvenuto nel mio cuore”.
“Mi sei mancato” gli dico non appena ci stacchiamo.
Sorride piano. Un sorriso impercettibile.
“Sono sempre stato qui”
Lo stringo di nuovo a me, baciando ogni centimetro di pelle del suo viso, immaginando come possa essere averlo davvero lì.

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