Avanti nonostante tutto

di semplicementeme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


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I Capitolo

 

   Non poteva ancora crederci.

    Alla fine aveva rinunciato.

    Era davanti a quella porta e stava attendendo che venisse ad aprirle. Ma come era potuto accadere? Come? Doveva prepararsi per una nuova incursione. Doveva preparare gli uomini ad una nuova battaglia ed invece… invece era davanti una porta chiusa, ancora per poco, ma chiusa.

    Ferma.

    Fiera.

    Falsa.

    Ecco cosa era. Falsa. Con se stessa e con gli altri.

    Si fingeva ancora una fiera Grifondoro quando di lei non restava nulla, se non un corpo, un automa, che viveva passivamente i giorni che le era concesso vivere.

   La porta si aprì ma neanche se ne accorse. Era ancora immersa nelle sue riflessioni. Lo sguardo perso, lontano. Non ricordava più quale era stata l’ultima volta che aveva riso felice. Quanti anni erano trascorsi?

   Tre anni. Lo sapeva perfettamente, perché fingere di non ricordare?

        - Hai intenzione di restare ancora per molto con la testa da un’altra parte? Cosa vuoi?

   Quella voce la fece trasalire. Non si era accorta della sua presenza. Non lo aveva sentito aprire la porta. Era persa nel suo passato. Un passato vicino ma allo stesso tempo lontano.

   Osservò il volto di Draco. Erano trascorsi anche per lui gli anni.

   I tratti più marcati.

   L’ovale del viso più spigoloso.

   I capelli finalmente liberi da quella sorta di brillantina che utilizzava quando era ancora un ragazzino.

   Gli occhi attenti ma… spenti, vuoti.

   Come i suoi. Avevano visto troppe atrocità quegli occhi per non essere così vuoti.

   Intanto lui attendeva. Attendeva silenzioso. La conosceva. Sapeva che era qualcosa di importante altrimenti non si sarebbe arrischiata ad andare fino in camera sua. Era qualcosa legato all’incursione del giorno successivo - ne era certo - ma non capiva cosa potesse essere. Poi l’illuminazione: domani sarebbero stati tre anni. No. Lei non poteva… non ci credeva. Fu spinto dal bisogno di sapere, ma ancora di più dalla paura di scoprire di non essersi sbagliato, e fece la domanda. Domanda di cui temeva la risposta…

       - Cosa vuoi da me?

   Aveva calcato il tono della voce sull'ultimo monosillabo. Hermione Jane Granger non poteva essersi scomodata per nulla.

   Hermione, dal canto suo, non si perse d’animo; non si fece piegare dall’astio che scorse in quegli occhi chiari: Draco doveva aver ricordato.

       - Domani sarai tu a guidare la missione. 

   Così dicendo, e senza lasciargli il tempo di reagire, voltò le spalle e tornò verso i suoi alloggi ma non fece i conti con la rabbia di Draco.

       - Sei solo una vigliacca.

 

 L'angolo dell'autrice

   Allora da dove cominciare? Non credevo che capitasse anche a me ma alla fine è successo. Ho deciso di cancellare e riscrivere daccapo la mia prima fanfic su “Harry Potter”. Mi chiedo come sia possibile. Ho tantissimi di quegli impegni ed i colpi di scena sono stati in parte svelati (se si pensa che sto cancellando una fanfic che era arrivata a 18 capitoli… ma buon per me). La verità è che quella versione non la sentivo più mia. Sono trascorsi due anni da quando pubblicai il primo capitolo di “Avanti nonostante tutto” da allora credo, spero, di essere cresciuta stilisticamente ed è per questo che ho deciso di cancellare tutto e ripartire da zero. Mi scuso con chi mi aveva seguito. Vi prego, anche se vi annoierete, di continuare a seguirmi anche questa volta. Ho bisogno del vostro appoggio. Non credo che riuscirò a racimolare molto con questa fanfic ma non mi importa. L’importante è credere in ciò che faccio.

   Passando agli aggiornamenti… vi dico da subito che non so quando aggiornerò. In questo momento sono molto impegnata con l’università – e questo è uno dei motivi che mi porta a chiedermi: perché riscrivere questa fic proprio adesso? – quindi darò priorità allo studio.

   Adesso vi lascio e vi chiedo, ancora una volta, perdono per aver cancellato la vecchia versione ed aver iniziato con questa che è nuova, rivista e scritta con un punto di vista totalmente diverso (dal punto di vista interno alla storia, quello di Hermione, passo ad un narratore esterno).

   Non mi resta che augurarvi buona lettura. A presto!

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


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Capitolo II

 

  Non si era fermata a rispondere. Non era il caso, in fondo aveva ragione lui: era solo una vigliacca.

   Si era nascosta dietro la corazza di dura per mascherare la fragilità che la uccideva ogni giorno di più, in quei giorni, poi, era anche peggio.

   Le ferite si erano aperte nuovamente iniziando a versare, ancora una volta, sangue intriso di veleno. Era difficile nascondere il dolore, era impossibile cancellarlo. Sarebbe rimasto per sempre impresso nella sua mente. Un marchio indelebile nel suo cuore.

   Aveva deciso che così doveva essere. Doveva cadere nuovamente nella morsa della disperazione per espiare la sua colpa. Doveva punirsi per ciò che era successo; in fondo, era colpa sua. Era tutta colpa sua.

 

       - Come mai mi hai portata qui?

   Era novembre. Fuori faceva freddo ma era ancora presto per coprirsi con cappotti e sciarpe. Quell’anno l’inverno non voleva saperne di arrivare; un tiepido autunno riscaldava le giornate degli studenti di Hogwarts che passavano, ancora, le loro giornate nel parco della scuola.

   Il Sole era al tramonto e con le sue sfumature arancio illuminava tutto ciò che sfiorava. Il cielo era sgombro da nubi, un vento frizzante piegava le fronde degli alberi dando vita alla danza della natura. Una danza che ammaliava per la sua bellezza e la sua semplicità. Il canto delle allodole iniziava a riempire l’aria segno che presto il carro di Apollo avrebbe lasciato il posto alla sorella Artemide ed alla Luna Nuova che essa rappresentava.

   Le ombre della sera si allungavano sul paesaggio. Le stesse ombre che ricordavano Voldemort e la guerra che imperversava fuori dai cancelli della scuola.

   Chiuse gli occhi per scacciare quei pensieri.

   Si trovava sulla Torre di Astronomia, il punto più alto della scuola. Da lì ammirava l’intero parco della scuola.

   Il Lago Nero. Sotto ad esso sorgeva la Sala Comune degli Slytherin. Immaginava le sirene e la Piovra Gigante. Ricordava il suo primo anno, l’arrivo ad Hogwarts ed il viaggio con Hagrig per raggiungere la scuola.

   Il Platano Picchiatore. Le sue labbra si piegarono in sorriso nostalgico. Rivedeva un giovane professor Lupin con Sirius Black, padrino di Harry, ed un giovane James Potter, tutti e tre pronti per qualche scherzo ai danni di un altrettanto giovane Severus Piton.

   Spostando lo sguardo e lo posò sulla Foresta Proibita. Sui Centauri e Fierobecco. Ricordava l’adrenalina scorrere nelle vene quando, per la prima volta in vita sua, si ritrovò a tu per tu con Voldemort. Ricordava l’orrore provato nel vedere il corpo straziato di quel povero unicorno. Ricordava le voci della foresta che l’atterrivano ma che non le impedivano di continuare nella sua ricerca.

   Parlava. A volte rideva, altre la sua voce si incrinava a causa della commozione per quei ricordi così vicini eppure così lontani. Cercava di attirare l’attenzione del compagno ma senza riuscirci, gli occhi dell’altro erano fissi sul cielo che si tingeva di rosso ed oro, i colori di Gryffindor, i loro colori.

   Lei guardava il riverbero del sole morente sui capelli di Ron rendendoli ancora più rossi, ancora più incandescenti. Fuoco ardente. Le lentiggini risaltavano in quel viso pallido. Le labbra erano chiuse, serrate. In viso un’espressione tesa che non aveva mai scorto prima di allora. Il ragazzo era serio e determinato. Unico segno dell’ansia erano le orecchie rosse.

   Hermione si interruppe nel momento in cui lui aveva posato la sua mano sulla sua lasciata sul danzale del bancone. La stringeva cercando di trovare in quella presa salda la forza per andare avanti nel suo discorso. Un discorso che avrebbe cambiato per sempre il loro rapporto, nel bene o nel male. Lui lo sapeva, ma forse anche lei lo immaginava. Lo percepiva.

   Ron prese un respiro profondo chiuse gli occhi e poi si girò verso di lei. Quando aveva riaperto  i suoi occhi azzurri si perse in quelli di lei, grandi, lucidi, caldi. Aprì la bocca diverse volte senza riuscire ad articolare parola. Aveva ripetuto nella sua mente quel discorso tante e tante volte ma adesso… adesso era difficile parlare. Era già difficile mettere insieme due parole di senso compiuto, figurarsi un intero discorso.

       - Ron cosa…

   Ma lui la fermò. Non poteva perdere quella occasione, no. Non poteva.

       - Hermione io… io… Hermione… noi… ah… al diavolo!

   Senza attendere altro aveva attirato a sé il corpo di Hermione e lo aveva stretto in una presa salda. Poi senza perdere tempo aveva sfiorato con le labbra quelle morbide di lei.

   Hermione fu sorpresa, no. Non era vero. Hermione se lo aspettava quel bacio. Chiuse gli occhi e lo ricambiò. Chiuse gli occhi ed una lacrima rigò le sue guance.

   Aveva atteso quel bacio ed adesso… adesso era preda dell’ansia e della paura. Quello era il loro settimo anno. Hogwarts non sarebbe stata più la loro casa. Dopo i M.A.G.O. cosa ne sarebbe stato di loro? Sarebbero diventati Auror? E la guerra? Li avrebbe inghiottiti e non avrebbe permesso loro di costruirsi una loro vita? Cosa ne sarebbe stato di tutti i suoi sogni?

   Non voleva pensarci. Non in quel momento che era, finalmente, amata. Strinse con forza il maglione di Ron, si aggrappò a lui come se rappresentasse la sua unica ancora di salvezza. Intensificò il bacio senza neanche rendersene conto, o forse sì? Non le importava, voleva solo dimenticare tutto il suo dolore, tutte le sue paure.

 

   Strinse i pugni lungo i fianchi come per chiudere, definitivamente, la porta che dava accesso ai suoi ricordi. Ricordare faceva male e, soprattutto, era stanca.

   Non fisicamente ma di ricordare sì.

   Non riusciva ad andare avanti a causa dei rimorsi.

   Era stanca di vivere, anzi di sopravvivere a quella maniera.

   Da quanto tempo non usciva a prendere una boccata d’aria?

   Da quanto tempo non si faceva sfiorare dai raggi del Sole?

   Da quanto tempo non rideva, di una risata spontanea, vera? Felice?

   Da tre anni non faceva altro che sopravvivere.

   Che senso aveva vivere quando ogni giorno si perdeva qualcuno che a cui si voleva bene?

   Che senso aveva vivere se si era morti dentro?

   Per lei aveva un senso: vendetta. Era questo ciò che la portava ogni mattina ad alzarsi e cominciare una giornata nuova, uguale alla precedente ma diversa. Già, diversa perché il senso di colpa la schiacciava sempre più, ogni giorno di più.

   Il suo era un sentimento molto Slytherin e poco Gryffindor ma non le importava. Forse il Cappello Parlante dieci anni prima aveva commesso un errore smistandola nella casa rosso-oro, o forse, era lei ad essere cambiata negli anni. Non lo sapeva più. Un tempo era Gryffindor, la loro Regina. Oggi si sentiva una Slytherin, fino al midollo.

   Credeva poco nell’amicizia. Il suo unico punto di riferimento era Ginevra. Solo lei le era rimasta accanto o forse gli altri li aveva allontanati, volontariamente o no.

   Era rimasta sola al mondo e solo l’amicizia della Weasley le permetteva di sopravvivere. I suoi genitori erano morti due anni prima il suo amore… era ormai appassito. Il suo migliore amico… un ricordo lontano, forse morto anche lui.

   Lasciava che il suo dolore la cullasse, che la tormentasse.

   Era riuscita a compiere due passi prima di essere bloccata, una presa ferrea ad un polso. Si era fermata ma in cuor suo si chiedeva il perché di tutto quello. Perché non poteva mai essere lasciata libera di agire? Perché non poteva fuggire senza che qualcuno la bloccasse? Perché? Si voltò bruscamente e liberò con uno strattone il polso imprigionato. Guardava Draco dritto negli occhi sfidandolo, poi lui l’assalì con un ringhio basso.

   La sua voce era un crescendo di rabbia, frustrazione, aggressività.

       - Non permetterti mai più di darmi le spalle mentre ti parlo.

   Draco stava per esplodere. Mancava davvero poco alla sua reazione spropositata. Non era tanto l’avergli dato le spalle, piuttosto era il rinunciare alla lotta. Questo lo faceva infuriare. Il suo abbandonare e gettare la spugna.

   Lo sguardo di Hermione si era assottigliato. I suoi occhi castani erano diventati due lame sottili. Stringeva i pugni al punto di far sbiancare le nocche delle mani. Cercava di darsi un contegno ma era difficile se non impossibile. Voleva solo scappare, lasciar perdere tutto ed andarsene ed invece no… doveva rimanere lì ed affrontare l’ennesimo ostacolo della sua vita. Lei doveva mantenere un contegno, era necessario. Era lei che aveva il compito di guidare gli ultimi membri dell’Ordine. Era lei la sola guida… un’altra responsabilità che non voleva.

   Alla fine decide di andare via, aveva già perso abbastanza tempo con Draco. Lei voleva solo andarsene. Era stanca di tutta quella discussione. Ed alla fine lo aveva fatto: gli aveva dato, ancora una volta, le spalle. Ma non tutto era andato come sperato.

   Un fruscio alle spalle.

   Leggero.

   Qualche parola sussurrata.

       - Protego.

   Per un soffio aveva evitato il fascio rosso partito dalla bacchetta di Draco. Senza perdere tempo, ed evitando la reazione di Malfoy, era riuscita a raggiungere il giovane e puntare la sua di bacchetta alla gola di quest’ultimo. Osservandolo dritto negli occhi un avvertimento, più che altro una minaccia.

       - Malfoy, provaci un’altra volta e sarai morto.

 

 

 

  Scusate l’enorme ritardo ma non sono riuscita prima ad aggiornare. Lo so che i capitoli, almeno in parte, sono già scritti ma davvero ho poco tempo. Passo rapidamente ai ringraziamenti e vi auguro a tutti buone vacanze.

 

RINGRAZIAMENTI:

 

- STEFY89D: Ciao anche a te! Spero che questo secondo capitolo possa averti incuriosita tanto quanto il primo. Spero di trovare ancora un tuo commento. Buone vacanze!

 

- ALAIDE: Ma che onore! Ricommenti ancora la mia storia, mi sento arrossire per questo. Spero davvero tanto che tu non ti annoierai leggendo questo secondo capitolo. La scelta di riscrivere la fic è dovuta principalmente al fatto che la storia non la sentivo più mia e poi il cambiamento del narratore… agevola parecchio lo svolgersi della mia storia proprio perché mi è possibile spiegare retroscena che precedentemente non potevo spiegare. Per quel che riguarda la scelta dei periodi brevi è voluta ma anche necessaria perché, purtroppo per me, è l’unico modo che conosco per esprimere il dolore e la rabbia dei protagonisti e poi, detto tra noi, mi sembra il modo migliore per esprimere questi sentimenti. Adesso ti saluto e passo alle altre recensioni. Buone vacanze!

 

- RANYARE: La Regina è qui a commentare la mia storia, ma che bello! Sto ballando senza neanche accorgermene. Spero che adesso, con la nuova stesura, tu possa leggere la storia senza perdere troppi capitoli anche perché, come puoi notare, i miei aggiornamenti seguono tempi biblici e questo ti permette di avere tutto il tempo che vuoi per leggere. Come puoi vedere lo scambio di battute taglienti qui continua ad esserci e con i nuovi punti di vista si può capire meglio cosa passa per la loro testa. Grazie per i complimenti riguardanti lo stile, sei gentilissima. Io non li colgo ma se lo dici tu ci credo. Prometto che appena ho un pochino di tempo ti lascio una recensione così posso dirti quanto la storia di Blaise e Diana-Mezza-Vampira mi piaccia! Spero di poter trovare presto un tuo commento. Un bacio e se non dovessimo sentirci: buone vacanze!

 

- CRUEL ANGEL: scusa se ti ho fatto aspettare tanto per questo secondo capitolo ma non ho molto tempo. Spero che questo secondo capitolo ti piaccia tanto quanto il primo. Grazie ancora e buone vacanze.

 

   Un grazie particolare va alle 5 persone che hanno inserito la storia tra i preferiti!

 

- ALAIDE;

- CIULY;

- NOIAIA;

- VIRGI_LYCANTHROPE;

- WHITNEY.

 

   Un grazie alle 10 persone che seguono la mia storia:

 

- CHIGRA;

- CICCINA5;

- CRUEL ANGEL;

- DEADELENE;

- EXCEL SANA;

- HEILIG FUR IMMER;

- JOEY_MS_86;

- NIIRAL;

-  RANYARE;

- STEFY89D.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


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Capitolo III

 

   E poi fu un attimo. Uno schianto. La schiena di Draco che urtava contro la parete in modo violento. Hermione che guardava il giovane seduto in terra in uno stato di semi-incoscienza.

   Non lo sentiva gemere.

   Non lo vedeva muoversi.

   Era sempre lui, il solito Malfoy. Il suo viso restava una maschera imperturbabile anche adesso che si trovava sul pavimento con la schiena dolorante e, ne era sicura, non solo quella.

   Era tranquillo, come se quello che aveva appena subito non fosse mai successo.

   Era noncurante come se quello fosse il vero Draco Malfoy, come se lui fosse davvero il ragazzo spocchioso che si divertiva a mandare in bestia l’auto-controllo di Hermione, ma lei sapeva che non era così.

   Decise di scendere le scale ignorandolo, come se non lo avesse incontrato, come se non lo avesse cercato. Scendeva rapida. Non voleva restare là un minuto di più. Non voleva sentire altre parole, altre verità.

   Scendeva veloce. Uno scalino dietro l’altro… ed ad ogni passo un pezzo della sua anima andava via.

   Una ferita che credeva, sperava, guarita riprendeva a bruciare e fare male. Quella parola – Vigliacca! – era come il sale su di un taglio sanguinante. Il dolore era insopportabile, era come sentirsi strappare via la carne dal proprio petto ma non piangeva, non una lacrima.

   Lei non piangeva più. Non aveva più lacrime per farlo, o forse lo credeva…

   Non poteva più permetterselo, per lo meno non adesso che era rimasta sola a guidare l’Ordine della Fenice. Era rimasta da sola. Sola contro un folle che aveva distrutto la sua vita. Che si era portato via tutto. I suoi sogni. I suoi amici. La sua giovinezza.

   Alla fine delle scale la vide: Ginny.

   Aveva un sorriso triste sulle labbra un tempo piene ed adesso… inaridite. Come il cuore di Hermione.

   Gli occhi della più piccola dei Weasley erano vacui, avevano perso la loro vitalità. La stessa vitalità che era scomparsa dalle giornate di Hermione.

   Anche i capelli di Ginevra apparivano meno vermigli, spenti. Spenti come il fuoco che, un tempo, rinforzava l’anima di quella che era stata la più fiera dei Grifondoro.

   Hermione si rivedeva in Ginevra, Ginny si specchiava in Hermione. Così diverse esteriormente ma così simili intimamente. La guerra aveva fatto molte vittime. Alcune erano seppellite nei cimiteri, altre – come loro due – camminavano tra coloro che ancora avevano la forza per vivere.

   Ma esisteva una differenza tra le due giovani donne. Una delle due, la più piccola e forse la più forte, aveva un motivo per sopravvivere, per andare avanti, per lottare… e sperare.

  

    Quando Hermione giunse alla fine della scalinata Ginevra le si rivolse con fare severo.

       - Quando la finirete tu e Draco di schiantarvi in ogni angolo della casa? Non siamo più ad Hogwarts… purtroppo.

   Quel purtroppo era stato solo accennato, sussurrato, ma nelle orecchie di Hermione era risuonato come un urlo disperato.

   Gli occhi castani adesso guardavano Hermione smarriti, colpevoli. Possono, occhi di colore diverso ricordare così intensamente qualcuno che non c’è più? Eppure era così, gli occhi nocciola di Ginevra ricordavano ad Hermione quelli di Ron.

   La stessa espressione smarrita. La stessa espressione perduta di quella mattina. Attraverso quegli occhi riuscì a rivedere, per pochi secondi, Ron.

   Purtroppo, però, non erano più ad Hogwarts.

   Erano ancora giovani.

   Troppo giovani.

   Nel mondo Babbano alla loro età – non più adolescenti, ma ancora troppo giovani per essere considerati adulti – la massima preoccupazione era scegliere a quale festa del college partecipare.

   Nel Mondo Magico alla loro età, in quel contesto specialmente, la massima preoccupazione era comprendere come riuscire a sopravvivere ad un altro giorno di guerra.

   Quei pensieri accompagnavano ogni giorno Hermione, prima di un nuovo attacco diventavano il suo chiodo fisso.

   Spesso aveva desiderato abbandonare tutto e vivere semplicemente come una Babbana ma poi si fermava, pensava a tutto ciò che aveva vissuto e si dava della stupida: fuggire, ecco cosa voleva fare. Lei non poteva, lei doveva lottare e vendicarsi anche se non sapeva bene di chi, o di cosa.

       - Ginny non preoccuparti. Malfoy ha la pellaccia dura, vedrai che tra meno di due minuti tornerà a rompere come prima.

       - Non credi di aver esagerato? Sei stata tu che sei andata a cercarlo!

   Incurante delle parole di Ginny, si diresse verso la biblioteca.

      Un camino scoppiettante rischiara la stanza. Le tende blu scuro erano tirate e non lasciavano passare la luce dell’esterno, non cambiava nulla che fosse giorno o fosse notte, lì, in quella stanza, la luce del Sole non era mai arrivata.

   Un mobilio stentato. Un divano e due poltrone sempre blu, come le tende. Una libreria stracolma di libri che Hermione aveva già letto e che conosceva a memoria. Non un oggetto a dare un po’ di calore a quell’ambiente.

   Era tutto così impersonale.

   Impersonale come era diventata Hermione.

   Hermione che non provava più niente.

   Nulla scalfiva il suo spirito.

   Nulla la feriva.

   Tutto le scivolava addosso.

   Era davvero così? Era tutto vero o semplicemente, il muro che aveva innalzato, impediva ad altri di leggere il suo animo?

   Il suo smisurato ego, oltre alla dolce vendetta, erano diventati gli unici sentimenti che l’accompagnavano? Era davvero diventata così fredda?

   Si mise a sedere davanti al camino per godere del suo fittizio calore: il suo corpo si scaldava ma la sua anima restava fredda.

 

§§§§§*§§§§§

 

       - Hermione, qualunque cosa accada, qualunque, prometti che andrai avanti. Promettimi che lotterai per avere un mondo migliore… anche se io non dovessi essere al tuo fianco. Giuralo!

       - Ronald cosa…

   L’indice di Ron, posato sulle sue labbra, le impedì di continuare a parlare. Gli occhi azzurri del giovane erano seri, attenti, in attesa di una risposta.

   Il silenzio fu spezzato ancora una volta da Ron.

       - Ti prego Herm! Ho bisogno di saperlo. È necessario. Devo sapere che qualsiasi cosa accada tu continuerai a lottare, a vivere, per noi. Voglio essere certo che continuerai ad amare come hai sempre fatto. Giuralo!

   Gli occhi castani di Hermione fissavano quelli azzurri di Ron. Il tempo sembrava essersi fermato. I respiri erano lenti, quasi statici. Ron stringeva una mano di Hermione che sembrava come in un’altra dimensione.

   Con uno scatto rigido la ragazza si mise a sedere sul grande letto a baldacchino. I lunghi capelli castani a coprirle i seni nudi. Il freddo che la investì fu nulla se paragonato al gelo che avvertiva nel cuore.

   Adesso anche lui era seduto al centro del letto e la profonda cicatrice che attraversava il suo torace era in bella mostra. Hermione inavvertitamente, o forse volontariamente, aveva posato i suoi occhi su quello squarcio che deturpava quel corpo di adolescente ancora troppo giovane per aver assaporato il sapore amaro della guerra… eppure quel marchio diceva il contrario.

   Il respiro di Ron era regolare come se non avesse detto nulla di orribile. Come se avesse chiesto ad Hermione di andare insieme la partita dei Cannoni, ma non era così. Ron le aveva chiesto un giuramento, le aveva chiesto di continuare a vivere nel caso in cui lui fosse morto.

   Morto.

   Lasciata da sola, anzi  no, abbandonata. Contro la sua volontà.

   Morto.

Andato via, per sempre, per l’eternità.

   Poteva accettarlo?

   Davvero Hermione aveva la forza per accettare l’abbandono, la separazione da Ron? Era davvero così forte da potersi alzare, nuovamente?

   Avrebbe ancora avuto il coraggio di continuare a vivere? Di amare?

  

   Ron lesse nei suoi occhi il dolore. La rabbia. Il senso di abbandono. No. Non era questo che voleva. Lui voleva solo essere certo che, in qualsiasi caso, Hermione avrebbe continuato a vivere come aveva sempre fatto.

   Non riuscì a fermarsi. Non riuscì a controllare l’istinto.

   Afferrò la sua nuca, quasi con violenza. Avvicinò il suo viso a quello di lei. Le fronti a combaciare. Occhi negli occhi.

       - Ho bisogno di sapere che sarà così. Giuralo.

   La sua voce parve un lamento che si contrapponeva alla forza di quei gesti. Era una preghiera. Una supplica a cui Hermione non riuscì a rispondere.

       - Ron io… io…

   La presa alla nuca si accentuò, forse fece male ad Hermione ma il terrore negli occhi di lei era troppo grande per lasciar trasparire altre sensazioni. Non voleva, non poteva. Non ce l’avrebbe fatta, ne era certa.

       - Ti supplico. Giurami che anche se io dovessi morire tu continuerai ad amare. Herm, giurami che non ti lascerai morire.

   Perché era tutto lì, Ron lo sapeva. Se Hermione avesse smesso di amare avrebbe smesso anche di vivere come era già accaduto in passato.

 

§§§§§*§§§§§

 

   Alla fine aveva vinto Ron. Aveva promesso. Continuava a vivere ma si impediva di amare. Non poteva amare, non più. Aveva perso tutto. Aveva perso se stessa.

   Non voleva più amare. Faceva solo male. Legarsi a qualcuno per poi separarsene. No, era stanca. Disillusa.

   Aveva deciso di sopravvivere. Aveva deciso di continuare a lottare per permettere agli altri, alle future generazioni, di poter vivere con serenità la bellezza della vita.

   Aveva chiuso le porte del suo cuore. Non poteva permettersi di crollare ancora, di nuovo.

 

   Un passo insicuro la ridestò dai suoi ricordi e dalla sue riflessioni. Un fagottino le si avvicinò nel suo vestitino azzurro. I capelli mori della piccola ricadevano liberi sulle sue piccole spalle. Gli occhi attenti e scrutatori ricordavano tanto quelli della madre ma il taglio era proprio quello del padre. Quella piccola era il perfetto mix tra i suoi genitori.

       - Ehi piccolina che ci fai qui? A quest’ora dovresti essere a letto già da un pezzo, se lo scoprisse la mamma sai che si arrabbierebbe tantissimo?

       - Zia fiaba.

   La piccola le prese l’indice tra le paffute manine e le indicò con un sorriso birichino la libreria. Scompigliandole i capelli e regalandole uno dei suoi rari sorrisi, Hermione si alzò dal divano sul quale era seduta da ormai diversi minuti. Con sicurezza prese il libro “Fiabe Babbane” e si rimise a sedere sul grande divano dove la piccola l’attendeva con ansia. Con un incantesimo non verbale fece apparire una coperta con la quale coprì la bambina che si era accucciata al suo fianco.

   Solo in quei frangenti Hermione tornava ad essere più umana. Solo con quella bambina paffuta lasciava alle spalle il pensiero della guerra.

   In fondo era per lei, per quella futura generazione, che continuava a lottare.

   La bambina, intanto, si era accoccolata meglio al fianco di Hermione ed era in trepidante attesa sperando di sentire le avventure dei suoi personaggi preferiti.

   Però, quando Hermione aprì il libro, fu un’altra la voce che si propagò per la stanza silenziosa.

       - Cordelia Ginevra Weasley cosa ci fai qui? Dovresti essere a dormire già da un pezzo!

   Il passo sicuro di Ginny si avvicinava minaccioso verso di loro. Hermione neanche si era voltata. La piccola Cordelia, nel frattempo, si era nascosta sotto le coperte sperando di fuggire alla madre. Hermione osservava la scena con il sorriso sulle labbra.

   Era davvero solo in quei momenti che riusciva a dimenticare l’orrore di quella guerra. Solo in quei momenti sentiva battere il suo cuore. Forse non c’erano solo sentimenti negativi nel suo animo. Forse anche per lei esisteva ancora una speranza.

   Ginny, mani sui fianchi e piede che sbatteva nervosamente in terra, aveva assunto una posa molto familiare, identica a quella di Molly, sua madre. Le parole uscirono dalla bocca di Hermione con facilità

       - Ginny credo che tu ti sia sbagliata. Cordelia non è qui.

   Ginevra roteò gli occhi al cielo. Non sopportava quando era costretta ad impersonare il ruolo della mamma cattiva. Si mise a sbuffare e sedette anche lei sul divano, facendo attenzione a non schiacciare la piccola. Portandosi l’indice alle labbra fece cenno all’altra di restare in silenzio. Con un movimento rapido tolse la coperta da una Cordelia rannicchiata di sotto. La bambina emise un gridolino spaventato. Mentre la madre con le braccia conserte si rivolse verso l’amica.

       - Dimmi Hermione, sei ancora così sicura di non aver visto Cordelia in giro?

   Le due donne si scambiarono un gesto di intesa senza farsi vedere dalla bambina.                        

       - No, Gin ti assicuro. Non ho visto nessuno.

   Intanto la bambina restava immobile. Tesa come la corda di un violino. Gli occhi serrati. I pugni stretti. Le labbra sigillate. A stento Hermione tratteneva le risate. Quella bambina era la boccata di ossigeno che occorreva per ridare vivacità a tutti gli occupanti di quella casa.

   Ginny senza attendere oltre si buttò sulla piccola Cordelia ed iniziò a farle il solletico. La bambina restò immobile per alcuni secondi ma poi esplose. La sua risata cristallina riempì il salone. Lottando con tutte le sue forze cercava di bloccare le mani della madre, ma con scarsi risultati.

       - Batta… mamma… batta… io a letto… batta però…

   Ginny all’ennesima richiesta di tregua da parte della figlia si decise a smettere. Fissava con cipiglio severo la piccola ed attendeva che questa si mettesse a sedere compostamente sul divano. Salutata Hermione con un bacio sulla guancia, che la strega accettò volentieri, Cordelia scese dal divano e sorrise alla madre cercando di rabbonirla. L’effetto sperato non si fece attendere e Ginevra prese tra le braccia la figlia dandole un bacio tra i capelli: era difficile essere severi con quella bambina dal sorriso contagioso e dalla risata cristallina.

   Così Hermione rimase nuovamente sola nella grande biblioteca. Le risa di Cordelia erano solo un ricordo ma la strega le sentiva ancora vive, presenti. Chiuse gli occhi cercando di bearsi ancora un po’ di quella sensazione di serenità, di pace.

  

   Quando riaprì gli occhi la tranquillità e serenità erano scomparse per lasciare spazio alla solita espressione seria e decisa. Iniziò a parlare senza staccare mai gli occhi dalle fiamme.

       - Mi dà tremendamente fastidio la gente che mi spia.

   Un lieve fremito dell’aria e da sotto il mantello dell’invisibilità era apparso Draco Malfoy. Senza perdere la sua compostezza, senza mostrare sorpresa per essere stato scoperto, senza far trapelare i propri sentimenti, poggiò il gomito sinistro sul cornicione del camino, la mano del medesimo lato venne utilizzata come un cuscino. Adesso la fissava silenzioso.

   Hermione non perse la sua aria seria, i suoi occhi ancora puntati, fissi ed immobili, sul camino.

       - Mi dà ancora più fastidio la gente che tenta di utilizzare la Legilimanzia sulla mia persona. Che diamine vuoi sapere?

   Draco non si scompose nel sentire quelle parole così piene di rabbia, anzi, il ghigno sulle sue labbra si allargò ulteriormente e rispose con la perfidia che lo aveva da sempre caratterizzato.

       - Vorrei solo capire fino a che punto si spinge la tua vigliaccheria.

   Al suono di quelle parole Hermione si era risvegliata. Finalmente gli occhi lasciarono le fiamme danzanti e si posarono in quelli di Draco che mantenne la sua espressione strafottente.

   Lo sapevano entrambi: un’altra battaglia stava per cominciare.

 

   Buonasera. Scusate l’enorme ritardo ma sapete tra estate, vacanze e studio ho rallentato, ulteriormente, il ritmo degli aggiornamenti.

   Ecco un altro capitolo di questa storia ed ancora, da qui non si capisce granché. Ho apportato qualche modifica al personaggio di Ronald rispetto alla prima stesura, adesso ho cercato di renderlo leggermente più… maturo, uomo, concedetemi questo termine. Per chi avesse letto la prima versione della storia… non rivelate nulla circa Cordelia se è possibile.

  Adesso passo ai ringraziamenti.

 

RINGRAZIAMENTI:

 

- WHITNEY: prima di tutto crepi il lupo ed il lupacchiotto. Effettivamente anche se c’è stata l’estate di mezzo l’università non mi ha mai abbandonata e poi sono rimasta in ospedale a fare un po’ di sano tirocinio che non fa mai male. Per quel che riguarda la storia come hai potuto notare ancora non succede, per quel che riguarda i due protagonisti, nulla di eclatante se non qualche scaramuccia dovuta al caratterino battagliero di Hermione e a quello leggermente “serpeggiante” di Draco! Ti ringrazio per i complimenti relativi allo scorso capitolo e spero che anche questo non ti abbia deluso. Alla prossima!

 

- STEPHY89D: ciao. Mia cara prima di capire il rapporto esistente tra Draco ed Hermione dovrai attendere molto anche perché neanch’io ho idea di come impostarlo. Spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto e non ti abbia annoiato dato che i contatti – io li definirei più che altro scontri – tra i due protagonisti sono stati davvero pochi. Alla prossima!

 

- RANYARE: ti dirò la verità, dopo gli ultimi due capitoli che ho letto pubblicare questo mio piccolo ed insulso capitoletto mi ha creato qualche problema (parlo così perché tanto Diana è tranquilla nel suo Paradiso meritato e guadagnato con il sudore e con il sangue! Cerco di alleggerire la tensione perché se ripenso a ieri ed a stamattina riprendo a piangere!). Voglio essere maligna e dirti che mi fa parecchio piacere sapere che hai avuto la pelle d’oca leggendo dei ricordi di Hermione relativi a Ron, così impari a farmi piangere per due giorni di seguito (e gira e che ti rigira torniamo sempre da Diana… ma riuscirò mai a staccarmi da questo personaggio? Spero di no perché lo amo!), per quel che riguarda Ron non so se hai notato che ho cercato di renderlo un po’ più uomo in questo capitolo – non mi riferisco alla ferita sul torace ma al modo con cui tratta Hermione – anche perché io sono stanca di leggere sempre di un Ron deficiente ed imbranato, ogni tanto diamo qualche onore a questo povero ragazzo! Per quel che riguarda Hermione se ricordi la prima versione e soprattutto se hai la bontà di aspettare il proseguimento della storia, capirai perché è così mutata, trasformata. Scusa, solo una domanda – e si torna sempre a Diana! – io farei soffrire troppo Hermione? Io farei soffrire troppo un personaggio… senti da quale pulpito viene la predica (tu fai soffrire anche la povera Lyl!)… dai su che a sofferenza mi sa tanto che ci possiamo dare la mano, tu per i tuoi motivi ed io per i miei ed i nostri personaggi ne risentono! Come siamo sadiche! Per quel che riguarda Draco ma secondo te in questo capitolo l’ho reso troppo poco bastardo? Concludo con questa domanda, spero di non averti tediata con questo capitolo (ma guarda che linguaggio aulico riesco ad utilizzare, mi faccio paura da sola!) e speriamo di leggerti al più presto! Un bacio ed alla prossima. P.S. auguri Fenice (per un po’ dovrai sentirti chiamare così!)…

 

   Credo di aver detto tutto. Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Nuova pagina 1

Capitolo IV

  

   Il silenzio che riempiva la stanza, la rendeva ancora più triste, vuota.

   Draco ed Hermione si fronteggiavano a testa alta, senza timore. La mano di lei, velocissima, si era alzata pronta a colpire l’ex Serpeverde ma questi, attento, aveva imprigionato il polso sottile della ragazza in una presa ferrea, dolorosa. 

   Draco non era più il ragazzino di Hogwarts. Non era più il ragazzino che al terzo anno si era fatto sorprendere da un pugno di Hermione. Non era più il borioso figlio di Lucius Abraxas Malfoy, non lo era ormai da diversi anni. Questo Hermione lo sapeva perfettamente.

   Si guardavano senza mai interrompere il contatto, entrambi consci del fatto che il primo che avesse abbassato gli occhi sarebbe uscito sconfitto da quella battaglia, l’ennesima del loro rapporto.

   Per Hermione era umiliante essere prigioniera di Malfoy. Ne andava del suo orgoglio, non si era mai, quasi mai, piegata al volere altrui, non avrebbe iniziato con lui.

       - Lasciami andare immediatamente!

   Scandiva ogni sillaba. Ogni consonante e vocale. La sua voce arrivava forte e decisa. Non tradiva la rabbia accumulata per quella situazione così poco consona al suo ruolo di Guida dell’Ordine della Fenice.

   Strattonò il braccio cercando di liberarsi della presa del compagno ma inutilmente. Con la mano libera tentò nuovamente di schiaffeggiare Draco ma con il medesimo risultato di pochi secondi prima: essere bloccata dalla presa salda e ferrea di Malfoy.

   Era in trappola.

   Nessuna possibilità di fuga. Alle spalle il divano davanti il torace di Malfoy.

   Strattonava con forza sperando di allentare la presa dell’altro ma era inutile, ad ogni tentativo si ritrovava sempre più vicino al torace di Draco. Erano uno di fronte all’altro, pochi centimetri a dividerli.

   Con un movimento rapido le braccia di Hermione furono portate dietro la sua schiena. Era soggiogata dalla prestanza fisica di Draco. Non riusciva più a muoversi e non sentiva più le braccia tanto salda era la presa di lui. In un ultimo tentativo, strattonò con tutta la forza che aveva – così tanto da perdere l’equilibrio e far cedere le gambe – riuscendo a portarsi dietro Malfoy nella rovinosa caduta.

   Per lei l’impatto con il divano non fu traumatico. I cuscini e la morbidezza del sofà avevano evitato inconvenienti di ogni sorta. Lui era riuscito a frenare la sua corsa ed a bloccare la sua caduta appoggiandosi alla spalliera.

   Rimasero così per del tempo. Alla fine fu Draco il primo a parlare, senza mai abbandonare gli occhi di lei. Il suo tono di voce sempre freddo e distaccato.

       - Sei solo una vigliacca.

   Quelle parole erano state pronunciate con astio e disprezzo. Erano state buttate in faccia ad Hermione con tutta la brutalità di cui era capace. La sua voce non aveva perso quel distacco di sempre, ma i suoi occhi, quelli si erano fatti più taglienti. L’avevano spogliata e studiata e quando avevano trovato ciò che stavano cercando si erano induriti, ulteriormente.

   Dopo quelle parole – quella condanna – si era alzato lasciando Hermione ancora sul divano. Con il suo solito passo misurato e la sua solita posa altezzosa si era diretto alla porta.

   Rimasta sola su quel divano, lontana da lui – lontana dal suo calore – Hermione si era sentita vuota.

   Le sue parole – accuse – risuonavano in testa facendola sentire colpevole, ma lei non lo era. Era il suo cuore a chiederle di non partecipare alla missione del giorno dopo, non era vigliaccheria, ma lui che un cuore non lo aveva, questo non poteva saperlo.

   Ritrovando il suo tono battagliero, Hermione si alzò dal divano ed inseguendo Malfoy lo fermò afferrandogli il gomito. Lo costrinse a voltarsi e solo quando rivide i suoi occhi – e si sentì ancora più vuota – iniziò a parlare, ad urlare quasi.

       - Non ti permetto di parlarmi in questa maniera! Tu non hai un cuore e per questo non puoi capire i sentimenti degli altri.

   Prima di risponderle Draco si fermò a guardarla, a spogliarla ancora, a scoprirla. Hermione si sentì, ancora una volta, violata della sua intimità ma non arretrò, non chinò il capo sotto lo sguardo insistente della Serpe. Non sarebbe stata lei a perdere, non stavolta.

       - Se possedere un cuore significa essere come te… sono lieto di non possederne uno! Mezzosangue se il tuo era un tentativo per ferirmi ti assicuro che era davvero penoso.

   Draco avanzò di un passo verso di lei che rimase ferma. Non poteva certo fuggire da lui, non lei. Il giovane riprese a parlare stavolta mostrando tutta la sua rabbia.

       - Può essere Granger che tu ti sia rammollita fino a questo punto? Perché non ci arriva da sola, perché? Se domani guidassi io la missione sarebbe un suicidio! I tuoi amichetti ancora non si fidano di me, per loro io sarò per sempre il figlio di Lucius Malfoy! Io per loro sono un Mangiamorte rinnegato, ma pur sempre un Mangiamorte! Ficcati bene in testa che, anche se questa vita fa schifo, non ho alcuna intenzione di morire!

   Le ultime parole furono quasi urlate in faccia alla Grifona che manteneva, comunque, il volto impassibile. Draco la fissava senza nascondere oltre l’arroganza, il disprezzo e la rabbia che provava. Tutti difetti che lo avevano sempre caratterizzato ma che lui era stato capace di trasformare nelle sue virtù.

       - Nessuno vuole morire Malfoy.

   Le parole di Hermione risuonarono false nel silenzio che era calata nel salone. La risata di Draco riempì presto quel silenzio. Una risata amara, finta, fredda.

       - Nessuno? Sai Granger, io invece credo che qualcuno non veda l’ora di essere fatta fuori dai Mangiamorte così da potersi ricongiungere con i suoi amichetti sfigati…

   Lo schiaffo stavolta era arrivato sulla guancia di Draco.

       - Non ti permetto…

       - Non mi permetti cosa? Cosa? Un tempo a scuola ti ammiravo, adesso però mi fai pena. Hai capito bene, mi fai solo pena! Stai sempre rintanata nel tuo angolino ed attendi che siano gli eventi a decidere per te! Ti lasci vivere! Lasci che il tempo scorra inesorabilmente con un unico obiettivo: morire! Non ho forse ragione? E sai perché ancora non sei morta? Lo vuoi sapere? È perché sei una vigliacca ed hai paura di morire!

   Hermione aveva chinato il capo sconfitta, quella battaglia era stata vinta da lui. Lei non poteva ribattere in nessun modo anche perché era tutto vero. Dalla prima all’ultima parola. Era solo una vigliacca che aspettava la morte.

   I passi di Draco la ridestarono e presto le scarpe del ragazzo entrarono nel suo campo visivo. Fu costretta ad alzare il capo e guardarlo negli occhi. Ciò che vide la lasciò in balia di se stessa e dei suoi rimorsi. Quegli occhi erano pieni di… dolore.

       - Credo che il Cappello Parlante abbia commesso un errore il giorno del tuo smistamento. Granger tu sei una Serpe proprio come me. Sei egoista. Vigliacca. Meschina. È così che voi Grifoni ci descrivete, no? È così che oggi appari agli occhi degli altri. Sei solo il fantasma di te stessa. Sei ridicola a piangere ancora dopo tre anni la morte di Weasley! Reagisci. È morto! Morto! Potter…

       - Taci. Non una parola di più o giuro che ti uccido con le mie stesse mani! Tu non c’eri, tu non sai niente! Niente!

   Le urla di Hermione coprirono quelle di Draco.

       - Io c’ero e lo sai benissimo! Ero lì con te Hermione!

       - Sta zitto!

   Aveva urlato con tutto il fiato che aveva in gola. Aveva iniziato a piangere senza neanche essersene accorta stretta tra le braccia di Draco, tempestando il suo torace di pugni.

   I ricordi erano tornati a galla con tutta la loro forza devastante. Hermione si era ritrovata schiacciata sotto il loro peso mentre si lasciava andare ad un pianto disperato. Erano ricordi dolorosi. Ricordi che la uccidevano giorno per giorno. Ricordi che la tormentavano ogni notte strappandola dal riposo di cui aveva bisogno.

 

§§§§§*§§§§§

 

       - Ron non credi che ultimamente Harry sia strano? È sfuggente ed inoltre è sempre molto irascibile. Ginny mi ha confidato che non riescono più a parlare senza litigare. Credi che sia la tensione accumulata nell’ultima battaglia ad Hogsmaede?

   Hermione e Ron quel pomeriggio di aprile erano nei pressi delle rive del Lago Nero a godere di quel tiepido sole primaverile. Un mese prima, ad Hogsmaede, vi era stato uno scontro con dei Mangiamorte guidati da Bellatrix Lestrange. L’attacco non era stato particolarmente consistente, infatti si era trattato di un manipoli di circa dieci Mangiamorte. Avevano attaccato gli studenti e poi si erano ritirati. Harry era stato trovato in un vicolo di Diagon Alley privo di sensi. Era stato colpito da uno Stupificium molto potente. Fu ricoverato per tre giorni al San Mungo a causa di un’amnesia subentrata al suo risveglio. Dopo dei controlli, per assicurarsi che la perdita di memoria non fosse causata da un Oblivion, era stato dimesso.

       - Non so che dirti Hermione. Anch’io mi sono accorto che dall’ultima battaglia c’è qualcosa che non va’. Ho provato a parlargli ma mi ha detto che è solo stanco e che ha bisogno di un po’ di riposo! Diamogli tempo. Non sappiamo effettivamente cosa è accaduto in quel vicolo. Harry non ricorda nulla!

   La ragazza annuì anche se non del tutto convinta. Da ciò che le aveva raccontato Ginny, Harry era un’altra persona. Era scostante. Arrogante. Irritabile. Anche con la piccola Weasley aveva cambiato il suo atteggiamento. Durante i loro rapporti non era più pieno di attenzioni, adesso era brutale, quasi usava violenza contro la ragazza.

   Hermione non capiva perché non ne avesse parlato con Ron. Sapeva che non era corretto nascondere una cosa del genere al proprio ragazzo, che poi era anche il fratello di Ginevra, ma non voleva tradire la confidenza dell’amica.

   E poi c’era da aggiungere che era molto stanca a causa dello studio e forse il suo cervello iniziava a vedere il dolo anche dove non era presente. Se poi si aggiungeva il fatto che dalla morte dei suoi genitori il suo unico pensiero era distruggere Voldemort – e per fare ciò si era concentrata parecchio sulla ricerca degli Horcrux che racchiudevano frammenti dell’anima del mago oscuro – si poteva capire il perché della sua reticenza: non voleva far preoccupare ulteriormente Ronald. Già con tutte le sue ricerche e la stanchezza che ne derivava era fonte di preoccupazioni per Ron, se poi aggiungeva anche i suoi dubbi riguardo Harry per il portiere di Grifondoro era la fine!

   Ultimamente il tempo che trascorreva in biblioteca si era triplicato portando la Grifona a trascorrere tra i libri anche buona parte della notte. Quel pomeriggio, giustamente, Ronald l’aveva letteralmente strappata dalla biblioteca e l’aveva costretta ad andare all’aperto.

   Fortunatamente l’ultima battaglia a Diagon Alley si era rivelata meno difficile delle precedenti ma qualcosa non quadrava secondo la ragazza. Le mancava un tassello per completare il puzzle, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Era come se i Mangiamorte avessero attaccato solo per distrarli. La presenza di Bellatrix inoltre poteva semplicemente essere un modo per far sembrare importante quell’attacco. Era solo un modo per attirare l’attenzione sulla sua presenza e permettere ad altri Mangiamorte di agire indisturbati, ma non tutti credevano alla sua teoria.

   Hermione aveva condiviso i suoi dubbi con Tonks e l’Auror l’aveva tranquillizzata dicendole che anche lei avevano avuto la stessa sensazione e per stava indagando per trovare delle prove che le dessero ragione ma al momento i suoi erano stati tutti buchi nell’acqua. I Mangiamorte, a parte la distruzione, non aveva dato segno di volere qualcosa in particolare. Ad Hogsmeade era tutto in ordine, come sempre.

  

   Improvvisamente delle urla provenienti dal castello attirarono l’attenzione dei due giovani. Si alzarono velocissimi con le bacchette già strette in pugno. Iniziarono a correre rapidamente senza allontanarsi uno dall’altro: Ron avanti, Hermione dietro di un paio di passi.

   La ragazza aveva un brutto presentimento ed il suo istinto di strega non la portava mai a sbagliare. Per quanto ne dicesse la Cooman, lei era dotata di un certo sesto senso che il più delle volte le forniva delle vere e proprie premonizioni, non era una vera Veggente, ma sicuramente lo era molto più della professoressa di Divinazione.

   In quei giorni, e subito dopo l’attacco ad Hogsmeade, aveva provato a far ricorso alle sue capacità ma con scarsi risultati. Ogni volta che si concentrava e cercava di invocare una premonizione finiva sempre nel passato, per la precisione nel momento in cui avevano trovato Harry privo di sensi! Questo, di volta in volta, non faceva altro che aumentare i suoi dubbi e la portavano ad osservare di nascosto i comportamenti dell’amico che, però, a parte l’irritabilità e l’arroganza non mostrava altri cambiamenti importanti.

   Ancora immersa nelle sue congetture Hermione non si accorse di essere arrivata quasi all’ingresso del castello, le urla dei suoi compagni la riportarono al presento e quello che si trovò davanti gli occhi la lasciò basita: Mangiamorte all’interno del castello di Hogwarts. Erano almeno una cinquantina ed erano affrontati da alcuni ragazzi dell’E.S. tra questi Luna, Goldsteiyn e Dean Thomas.

       - Ma come è possibile?

       - Non lo sappiamo Hermione. Sono spuntati all’improvviso ed altri ancora continuano ad arrivare. Non riusciamo a tenerli a bada. Sono troppi!

   A risponderle fu Neville che combatteva nonostante la sua goffaggine e la ferita al braccio destro che gli impediva di impugnare correttamente la bacchetta.

  Per ogni Mangiamorte caduto ne arrivavano altri tre. Dovevano agire in fretta. Prima di tutto si doveva capire da dove arrivavano e successivamente bloccare quella via di accesso.

   Dopo uno sguardo di intesa con Ron, Hermione iniziò a correre – affiancata dal suo ragazzo – verso l’interno del castello. Giunti nell’imponente atrio si trovarono davanti una decina di Mangiamorte che scagliavano loro maledizioni senza perdono. I due erano alla ricerca dei professori che sembravano svaniti nel nulla, ma probabilmente erano impegnati negli altri piani con altri Mangiamorte. Non potevano continuare così ancora per molto. Dovevano spostarsi da lì. Erano un facile bersaglio.

       - Attenta Herm!

   La ragazza si scansò in tempo per non essere colpita dal lampo verde scagliatogli contro da Bellatrix Black in Lestrange. La Mangiamorte la osservava con tutto il disprezzo che riservava per quelli come lei che erano Mezzosangue. Gli occhi castani screziati di verde erano sadici, crudeli. I capelli corvini, lunghi e mossi, incorniciavano quel viso smunto e pallido. Le labbra di un rosso innaturale erano piegate in ghigno terrificante. Hermione rabbrividì alla vista della donna ma mantenne salda la presa sulla bacchetta.

   La migliore difesa era l’attacco, Hermione ne era sempre stata convinta ed anche in quel momento ne era più che sicura.

       - Sectusempra!

   Senza abbandonare l’eleganza che la contraddistingueva, Bellatrix alzò un muro difensivo contro il quale l’incantesimo di Hermione si fermò. Neanche un secondo dopo una maledizione senza perdono era stata scagliata dalla Black.

   Hermione si ritrovò a levitare in aria senza capire come ciò fosse possibile. Fissò Ron ma anche lui la fissava incredulo. Si guardò attorno e lo vide: Draco Malfoy. Era da lui che era partito quell’incantesimo, sicuramente di magia oscura. Delicatamente i suoi piedi toccarono il pavimento proprio all’inizio della scalinata che l’avrebbe condotta ai piani superiori, Ron approfittando di quel diversivo la raggiunse. Hermione intanto era concentrata sullo scambio di battute che avveniva tra la Black e l’ultimo erede dei Malfoy.

       - Nipote cosa significa ciò? A che gioco stai giocando?

   La voce di Bellatrix era isterica, sì isterica. Non esisteva altro aggettivo per descrivere quella voce stridula ed acuta, quella voce che perforava i timpani anche a metri di distanza. I suoi occhi erano iniettati di sangue e fissavano con sdegno il figlio della sorella.

   Draco Malfoy, al contrario, era sereno come Hermione non lo vedeva da tempo. I tratti del viso erano distesi in un ghigno che non preannunciava nulla di buono per la Mangiamorte. Un ghigno che faceva ribollire il sangue a causa della rabbia capace di suscitare e Draco questo lo sapeva e sfruttava ciò a suo piacimento.

       - Prova ad indovinare zietta cara!

   Il tono sarcastico di Draco fecero infervorare ancora di più Bellatrix che senza pensarci scagliò un Cruciatus in direzione del nipote. L’attacco fu prontamente evitato dal ragazzo che si spostò e continuò a guardare con scherno la zia che, al contrario, continuava ad aggredirlo verbalmente.

       - Tu… tu sei la vergogna della tua stirpe. Sei un traditore del tuo sangue. Morirai per questo! Avada Kedavra!

       - No!

   L’urlo di Hermione si perse nel vuoto. La Grifona chiuse gli occhi per non vedere, voltando il capo dal lato opposto rispetto al campo di battaglia.

       - Mezzosangue levati da lì e sali quelle fottutissime scale. Se ti ho salvata non è stato certo per altruismo. Weasel muoviti e porta con te la tua fidanzatina, non sono il vostro baby sitter. Di lei mi occupo io! Muovetevi!

   Draco Malfoy, scampato all’Anatema che Uccide, si era rivolto sprezzante ai due Grifoni che lo guardavano basiti senza riuscire a capire come ciò fosse possibile. Entrambi avevano visto il lampo verde colpire il giovane Malfoy, come era possibile che questi fosse ancora vivo?

       - Non ci posso credere…

       - Neanch’io. Come è possibile?

   Hermione si sforzò di osservare attentamente la figura di Draco Malfoy e solo allora lo vide: un alone avvolgeva la figura del giovane Serpeverde. Hermione sgranò gli occhi per la sorpresa e si guardò attorno cercandolo disperatamente. Lo trovò nascosto dietro una colonna alle spalle della Lestrange. I loro occhi si incrociarono giusto un momento, poi un cenno di assenso da parte di entrambi ed Hermione strinse la sua mano attorno a quella di Ron.

       - Magia Oscura Ronald. Magia Oscura. Adesso andiamo il Furetto Platinato ha ragione, dobbiamo capire da dove arrivano questi Mangiamorte! Corriamo!

   I due Grifoni iniziarono la loro corsa attraverso le scale del castello, fortunatamente queste non cambiarono la loro collocazione neanche una volta.

   Erano stati diversi i Mangiamorte che avevano tentato di bloccare la loro salita ma tutti avevano ottenuto come risultato solo il rallentarli.

       - Ron sono preoccupata per Ginny ed Harry. Non li ho visti!

       - Lo so Herm ma dobbiamo fidarci di loro. Non abbiamo altra possibilità!

   Hermione annuì anche se in cuor suo non era sicura di nulla. Harry nell’ultimo mese le metteva addosso una forte apprensione.

   La loro corsa continuò seguendo al contrario la scia dei Mangiamorte. Al settimo piano si fermarono ormai a corto di fiato. Non furono necessarie le parole, il solo fatto di essere lì fece comprendere loro da dove potevano provenire i Mangiamorte: la Stanza delle Necessità.

   I Mangiamorte uscivano in gruppi di cinque dalla porta posta di fronte al quadro di “Barnaba il babbeo bastonato dai Troll” e tutti indossavano le loro maschere argentate a celare i loro volti.

       - Dobbiamo fermarli il prima possibile!

       - Sei impazzito? Noi due da soli possiamo fare davvero poco. Dobbiamo avvertire la professoressa Mc Granitt. Non possiamo affrontare tutti questi Mangiamorte da soli, è un suicidio!

       - Ok, allora al mio tre. Uno. Due. Tre.

   Prendendola per mano Ron iniziò a correre giù dalle scale in direzione della Torre di Grifondoro.

       - Ron dall’altro lato! L’ufficio della Preside si trova dal lato opposto!

       - Lo so Herm ma non possiamo andare così. Prendiamo il Mantello di Harry. Sempre che non lo stia usando lui. Dai!

   Hermione annuì convinta e sorpresa dell’astuzia del fidanzato. Effettivamente nascosti dal mantello di James Potter non avrebbero corso il rischio di essere scoperti. La corsa era disperata, più di una volta Hermione aveva rischiato di perdere l’equilibrio e cadere ma tutte le volte, fortunatamente per lei, Ron l’aveva afferrata ed impedito la caduta.

   Arrivati davanti l’ingresso della Torre non si sorpresero di non trovare la Signora Grassa, probabilmente anche gli altri quadri erano letteralmente scappati dal loro posto.

   Contemporaneamente al loro arrivo, dal quadro vuoto videro uscire Harry.

       - Harry! Ginny è con te?

   Al richiamo del rosso, il cercatore dei Grifoni alzò lo sguardo per osservare con distacco i due compagni di casa. Ron non notò nulla di strano nell’amico, ma per Hermione non fu così. Avvertiva in Harry qualcosa di diverso, inquietante. Il suo primo istinto fu afferrare Ron per la mano e bloccarlo.

       - Herm che ti prede?

   Hermione osservava attentamente Harry e cercava di capire da dove potesse provenire il suo disagio. Non sapeva perché ma intuiva che Harry era diverso.

   Improvvisamente il buio l’avvolse e poi la sensazione tipica della smaterializzazione, ma non era quella, sapeva benissimo di cosa si trattava: una visione.

   Harry.

   Il vicolo di Diagon Alley.

   Peter Minus.

   Uno Stupificium.

   Ancora Harry, ma stavolta svenuto.

   Minus che gli versa qualcosa nella gola e quest’ultimo e subito dopo le convulsioni che agitano il suo corpo privo di sensi.

   Poi tutto finì ed Hermione tornò al presente. Il cuore le batteva forte. La gola era secca, arida. La testa le girava. Sudava freddo. Piangeva.

       - Complimenti! Però l’ho sempre detto che queste visioni arrivano quando ormai è troppo tardi. Mi spiace miei cari ma ho vinto!

       - Harry ma cosa…

   Hermione strinse la mano di Ronald con tutta la sua forza e poggiò la sua fronte sulla spalla di lui. Le lacrime erano irrefrenabili ed uscivano dai suoi occhi senza riuscire ad arrestarle. Aveva visto, sentito, vissuto, tutto ciò che era accaduto in quel vicolo. Alla fine, finalmente, aveva capito.

       - Ron… Ron… lui… non è più Harry!

   Si lasciò cadere in terra senza più forze.

   Era la fine, il Bambino Sopravvissuto non c’era più.

   Ron ancora incredulo osservava ora lei e poi l’amico senza capire, senza voler capire, le parole di Hermione. Harry, il suo amico Harry, era ancora lì davanti a loro. Hermione si sbagliava.

       - Coraggio miei cari, provate a colpirmi. Vi do questo vantaggio. Non cercherò di difendermi…

   La voce era fredda, cattiva, sadica. Si faceva beffa di quelli che un tempo erano stati suoi amici, suoi compagni, gli unici a credere in lui.

   Hermione non poteva crederci. Anni ed anni di esercitazioni alla fine non le erano serviti a nulla. Aveva passato intere nottate nell’ufficio di Silente cercando di affinare la sua capacità ma era stato tutto inutile.

       - Harry… ti prego. Combatti! Tu sei più forte di Voldermort! Combatti!

   Non poteva essere. Lei non poteva crederci. Non poteva finire in quella maniera. Doveva esistere un modo per far tornare Harry padrone del suo corpo.

       - Mi spiace deluderti mia cara ma del tuo caro Harry non è rimasto più nulla. Ancora non hai capito? Ho preso il suo corpo, la sua anima è qui, in questa boccettina.

      Dal suo mantello tirò fuori un’ampolla ripiena di un’aura dorata. La strinse tra le mani e rise con quella risata capace di gelare il sangue nelle vene. Hermione e Ron restarono impietriti. Non poteva essere vero. Non esisteva una pozione simile. Hermione non aveva mai letto neanche di incantesimi capaci di risucchiare l’anima dal corpo di una persona.

       - Non è vero...

   Erano queste le parole di Hermione, non poteva accadere davvero.

   Un rumore sordo la strappò dai suoi pensieri. Il rumore di una bottiglia che si rompe le fece fermare il cuore. Le schegge di vetro arrivarono sino ai suoi piedi. Alzò il viso in direzione di Harry e con orrore scoprì che l’ampolla, che poco prima lui teneva in mano, era caduta in terra frantumandosi in mille pezzi. Mille schegge, come il suo cuore. Del suo contenuto non c’era traccia. Si era dissolto.

       - Ops! Che sbadato. Adesso davvero non c’è più nulla del vostro Harry.

   La risata che seguì quelle parole si propagò per tutta Hogwarts. Adesso era davvero la fine.

   Ron costrinse Hermione ad alzarsi, la sollevò di peso e la spinse verso le scale.

       - Ron è finita!

       - Non adesso Herm, non adesso! Corriamo!

   Iniziarono una nuova corsa che stavolta li portava lontano da quello che fino a pochi minuti prima era stato il loro migliore amico. Arrivarono all’ingresso del castello, di Draco e Bellatrix non c’era nessuna traccia. Continuavano a correre sperando di non essere fermati da altri Mangiamorte, dietro sentivano il passo calmo di Harry, adesso Voldemort.

   Ron non sapeva cosa pensare. Era impossibile credere a quello che stava vivendo. Si trattava di un incubo: presto Harry lo avrebbe svegliato dicendogli che con tutti i suoi mugoli lo fatto alzare. Avrebbero iniziato a parlare, poi a litigare ed infine avrebbero riso insieme immaginando l’assurdità di quel sogno. Una volta in Sala Comune, Hermione e Ginny avrebbero riso con loro.

   Ginny! Dove era finita sua sorella. Quel pensiero lo costrinse a fermarsi.

   Hermione non sentendo più accanto a sé Ron si voltò e vide il suo ragazzo fermo proprio davanti a… Voldemort.

       - Ginny! Dove hai nascosto Ginny! Parla!

   Ron era fuori di sé, terribilmente preoccupato per la sorella.

       - Ginevra? Oh, lei è in camera sua. Sapete, dopo il nostro ultimo incontro doveva riprendersi. È molto provata, non so se potrà scendere per cena!

   Ancora un’altra risata, ancora un’altra pugnalata al cuore per quelli che un tempo erano i suoi più cari amici.

   Ronald non riusciva più a trattenere la rabbia. Hermione cercava di fermarlo ma le costava sempre con più fatica.

       - Cosa le hai fatto maledetto! Cosa!

       - Tranquillo! Tua sorella ha avuto tutto quello che ha sempre desiderato, tutto quello che il precedente proprietario di questo corpo non era riuscito a darle. Finalmente è una donna soddisfatta!

   A quelle parole Hermione perse la presa su Ron. Non poteva essere. Le parole di Ginny le tornarono alla mente e si maledì per non aver condiviso ciò che sapeva con Ron. Un Sectusempra partì in direzione di Harry colpendolo al centro del petto. Non accadde nulla, solo il mantello fu ridotto in brandelli, con esso la sua camicia, ma sul torace del giovane cercatore non era presente nessuna traccia di sangue.

   La professoressa Mc Granitt e Severus Piton li raggiunsero pochi secondi dopo e notarono qualcosa che li sorprese: Hermione Granger e Ronald Weasley puntavano le loro bacchette in direzione di Harry Potter.

   La direttrice della scuola posò lo sguardo sul Bambino Sopravvissuto ed istintivamente si portò una mano a coprire le labbra quando vide gli occhi di lui rossi come il sangue.

   Bellatrix Lestrange affiancò Harry Potter. Posò la sua mano assoluta sulla spalla del ragazzo che le sorrise in modo osceno.

   Draco Malfoy si affiancò Hermione Granger e Ronald Weasley. Osservò gli occhi pieni di lacrime della Grifona ma non si mosse, la bacchetta puntata contro Potter e la zia.

   I due schieramenti si osservavano pronti ad attaccare. Da una parte la consapevolezza di essere in vantaggio grazie al panico provocato. Dall’altra parte la paura di non riuscire ad uscirne vivi.

   Dopo minuti, forse secondi interminabili, Harry diede le spalle ai suoi amici avviandosi verso l’uscita. Improvvisamente arrestò la sua marcia, si voltò ed un ghigno perverso deformò il suo viso.

       - Non posso andarmene senza lasciarvi neanche un regalo.

 

§§§§§*§§§§§

 

   Hermione si lasciò andare contro il torace di Draco. I singhiozzi le impedivano di parlare, di respirare. Era piegata in due dal dolore. Non voleva rivivere quei momenti ma era stato inevitabile. Draco l’aveva costretta.

   Lentamente i due si accasciarono sul pavimento. Hermione ancora nascosta nel suo torace. Draco le prese il viso tra le mani, asciugando le sue lacrime. Gli sembrava di tenere tra le mani un tesoro prezioso.

       - Hermione dillo. Devi dirlo. È stato Potter ad uccidere Weasley.       

 

   Buonasera! Dopo più di un mese eccomi di ritorno. Qui c’è il IV capitolo della mia fanfic. Finalmente si è scoperto che fine ha fatto Harry, Ronald si era intuito! Diciamo che lo avevo detto esplicitamente.

   Per chi avesse letto la prima versione del capitolo noterà un cambiamento importante: Hermione è una Veggente! Lei che ha sempre odiato le lezioni della Cooman è una veggente e forse, così, scopriremo il perché odia tanto la sua insegnante di divinazione, che ne dite voi?

   Adesso vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Prima però passo ai ringraziamenti.

 

RINGRAZIAMENTI:

 

- WHITNEY: spero di averti reso più chiaro il perché Hermione sia così fredda e soprattutto critica nei suoi confronti. Si sente responsabile della morte di Harry e Ron. Se fosse stata capace di interpretare la sua visione Harry, forse, si sarebbe salvato (sì ma io non avrei mai potuto scrivere la mia fic!). Draco, a modo suo, tenta di spronare Hermione anche se i suoi modi sono alquanto ortodossi! Sono felice che, nonostante il contenuto della storia, il mio stile ti piaccia, mi rendi davvero felice! Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento, alla prossima!

 

- RANYARE: mia piccola Fenice Bella come stai? Stai curando il tuo piumaggio? Sai in autunno si tende a fare la muta, se ti avanza qualche piuma spediscimela mi raccomando! La parte che ti ha entusiasmata tanto è nuova, o per meglio dire, è presente nella prima versione ma non è così approfondita e legata al personaggio di Hermione! Per quel che riguarda l’ambientazione dark non so se riuscirò a renderla anche perché non sono io la maga, ops volevo dire la strega, più adatta! Per quel che riguarda Ron ho cercato di farlo meno tonto e meno pauroso. Hermione, bhè adesso sai perché è così disillusa, in un giorno solo ha perso fidanzato e migliore amico, se non siamo sadiche noi due non so chi possa esserlo! Per quel che riguarda Cordelia… bhè lei è una ventata di vita in questa fanfic. Draco è l’uomo del mistero? No, qui c’è una donna del Mistero e quella è Hermione, ma al momento non ti dico altro! Per adesso ti saluto, spero di poterti sentire al più presto, prestissimo! (Un’ultima cosa: se tutte le zecche fossero come te ben venga. Sei una zecca adorabile!)

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Nuova pagina 1

Capitolo V

 

       - Ciao Ron, sono venuta a trovarti! Oggi è un giorno speciale, è il nostro giorno! Tre anni…

   Si era fermata davanti alla lapide. Le lacrime, che tanto premevano per uscire, erano state trattenute con molta difficoltà. Non avrebbe pianto, non davanti a Ron, per lui doveva dimostrarsi forte. Lasciò ai piedi della lapide i gigli bianchi che aveva comprato quella mattina e ripulì, a mani nude, lo stele sepolcrale dalle foglie caduche.

   Sorrise mestamente, era assurdo. Aveva trascorso sette anni della sua vita con Ron, conosceva tutti i suoi pregi ed i suoi difetti, sapeva che adorava la crostata ai mirtilli ed odiava la frittata di zucca… ma non conosceva il suo fiore preferito. Non aveva idea di quale fosse… aveva chiesto alla signora Weasley, ma la donna le aveva risposto che anche lei non sapeva aiutarla. Alla fine aveva scelto il giglio bianco perché lo reputava il fiore che più si avvicinava all’essenza di Ron. Oltre che la purezza il giglio rappresentava la forza d’animo e la nobiltà, caratteristiche che Ronald incarnava da perfetto Grifondoro.

   Osservava la foto magica che ritraeva un Ronald non ancora diciassettenne che correva felice per il giardino della Tana. La stessa signora Weasley aveva scelto personalmente quella foto, la sola che rappresentava lo spirito libero di Ron; ricordava il giorno in cui era stata scattata. Era il giorno prima di partire per Hogwarts per iniziare il settimo anno… l’ultimo, in tutti i sensi.

       - Hermione cara, non dovresti essere qui.

   Lentamente si era girata verso quella voce: Molly Weasley le aveva sorriso maternamente nonostante il dolore che trapelava dagli occhi castani così simili a quelli di Ginny ma con lo stesso taglio di quelli di Ron. Gli anni, i lutti, l’avevano segnata. Il viso era solcato da profonde rughe che la facevano apparire più vecchia di quanto in realtà non fosse.

   Le aveva accarezzato una guancia e poi era passata a salutare Ron, per concentrarsi nuovamente su di lei.

       - Adesso va cara, l’Ordine ha bisogno di te, non abbandonarli. Ron non approverebbe e tu lo sai!

       - Ma signora…

   Molly le impedì di continuare a parlare, i suoi occhi la guardarono e per un attimo, ad Hermione, sembrò di rivedere Ron. La stessa determinazione, la stessa forza, la speranza…

       - Hermione ascoltami. La guerra è arrivata ad una svolta. In molti sono caduti, altri sono scomparsi nel nulla e tu sei rimasta la sola in grado di portare ancora un po’ di speranza. Se non vuoi farlo per te stessa allora fallo per Ron ed Harry. Elimina Tu-Sai-Chi e riporta un po’ di pace a tutta la comunità magica.

   Hermione guardava Molly stupita. Non poteva immaginare che dopo la morte di Ron e la scomparsa di Arthur trovasse ancora la forza di confortare il prossimo. Si sentiva preda dei sensi di colpa. Si era chiusa nel suo dolore e non aveva pensato a nient’altro se non la perdita di Ron ed Harry insieme a quella dei suoi genitori. In quel momento si sentiva egoista.

       - … Granger tu sei una Serpe proprio come me. Sei egoista. Vigliacca. Meschina.

   Le parole di Malfoy le tornarono alla mente, improvvise come un fulmine a ciel sereno.

   Egoista. Aveva ragione. Aveva pensato solo al proprio dolore senza considerare quello degli altri. Si era chiusa in un mondo dove esisteva solo l’intolleranza verso tutto e tutti.

   Vigliacca. Altra verità. Aveva paura di affrontare il mondo. Si era nascosta dietro una maschera. Un’infinità di maschere. Quella della brillante studentessa di Hogwarts, poi di fidanzata di Ronald Bilius Weasley ed infine di guida dell’Ordine della Fenice. Ma chi era veramente Hermione Jane Granger?

   Meschina. E quella era la sola ed unica verità. Aveva tenuto nascosta a tutti, quasi tutti, la vera natura del suo essere. In tutti quegli anni era rimasta nell’ombra invece che lottare e vincere. Quello non era il suo posto. No. Doveva andare, e fare in fretta.

   Dopo aver abbracciato Molly si era smaterializzata direttamente a Grodic’s Hollow, la nuova sede dell’Ordine della Fenice. Dopo diversi tentennamenti si era deciso di lasciare la sede al 12 di Grimmauld Place, soprattutto dopo che Harry era… passato dalla parte dei Mangiamorte. La scelta della nuova sede non era stata casuale. Era un omaggio a James e Lily Potter i primi veri oppositori all’ascesa di Lord Voldemort. Era un posto sicuro perché protetto dalla magia dei due maghi, ed anche quella di Silente. Era rischioso per il Signore Oscuro mettere piede lì data la presenza della magia dei genitori di Harry, certamente Voldemort non voleva rischiare nulla, e poi era rischioso per lui e per tutti i Mangiamorte suoi schiavi.

 

   Hermione, appena materializzata, era corsa al piano di sopra con la speranza di poter essere ancora in tempo. Ginny, chiusa in biblioteca in cerca di qualche incantesimo o pozione utile per rendere nuovamente l’anima ad Harry, a causa del trambusto creato dall’amica uscì di corsa bacchetta alla mano.

       - Hermione ma che diamine! Mi hai fatto prendere un colpo!

   La mora neanche aveva fatto caso alle parole dell’amica concentrata a bussare alla porta della camera di Malfoy. Ginny preoccupata dal comportamento dell’amica la raggiunse al piano di sopra.

       - Calmati! Malfoy non è qui!    

   Le parole di Ginevra riuscirono a bloccare Hermione che si girò verso l’amica attendendo il resto delle informazioni, sul viso era chiara l’urgenza di parlare con il biondo.

       - Non guardarmi così, so solo che è uscito poco dopo di te.  

       - Grazie Gin!

   Abbassò la maniglia ma la porta non si aprì. A quel punto tirò fuori dalla tasca interna del mantello la sua bacchetta e la puntò verso la serratura della porta.

       - Herm, che vuoi fare?!

   Ginevra aveva poggiato la mano su quella dell’ex compagna di casa, abbassando così la bacchetta, adesso la guardava in attesa di una risposta.

       - Aprire la porta, mi sembra logico Ginny!

   La rossa stava scotendo la testa per far capire all’amica che non era per nulla d’accordo con lei.

       - Scherzi?! Se Malfoy ti trova dentro la sua stanza sai che casino? Io ho una figlia e vorrei evitare inutili spargimenti di sangue davanti i suoi occhi, e poi considera che tu e quello siete i suoi zii preferiti!

   Ginny nonostante i dolori e le delusioni, le perdite subite e le responsabilità derivate dall’essere madre, non aveva mai perso il suo entusiasmo e quell’ironia che da sempre, sin dall’infanzia, l’avevano caratterizzata!

       - Non preoccuparti! Non si accorgerà di nulla. Ed adesso se non ti dispiace… alohomora!

   Lo scatto della serratura fece capire che non erano presenti altri incantesimi di protezione alla porta. Hermione entrò all’interno della stanza e poi si girò verso Ginevra.

       - Tu che fai? Resti fuori?      

       - Scendo di sotto. Cordelia a quest’ora si sarà svegliata! Herm, non combinare disastri, ti voglio intera!

   Hermione aveva sorriso all’amica e poi era tornata in cerca di qualche indizio che le dicesse dove poter cercare Malfoy. La missione era prevista per le undici ed ancora non erano neanche le dieci, dove diamine poteva essere andato a cacciarsi quel dannato Furetto?

   Cercò sulla scrivania dove erano sistemati diversi testi di pozioni ed incantesimi, ma niente che le dicesse dove fosse diretto Malfoy; fu il turno dell’armadio, poi del letto e del comodino ma niente. Alla fine, sul davanzale della finestra, trovò ciò che stava cercando. Un biglietto bianco, piegato in due. Lo aprì velocemente e poi lo stropicciò con un sorriso ironico: il solito Malfoy!

 

Retrobottega di Magie Sinister.

P.S. Muoviti Granger, odio i ritardatari.

 

   Uscì nuovamente dalla stanza e richiuse la porta con un incantesimo. Scese di corsa le scale ed uscì di corsa. Appena fuori si smaterializzò.

 

   Una volta che si fu materializzata si guardò attorno alquanto disgustata. L’ambiente circostante non aveva nulla da invidiare a quello dei bassifondi babbani. Il sudiciume insozzava ogni angolo ed anche l’aria era nauseabonda. Il sole era coperto da nuvolosi neri e l’ambiente circostante era avvolto dalla penombra. Hermione si guardava intorno in cerca dei membri dell’Ordine, ma il vicolo sembrava deserto. Fece un paio di passi inoltrandosi in quella semioscurità ed alla fine si bloccò nel momento in cui riuscì a riconoscere la figura di Malfoy seduto su delle casse di legno, la sigaretta consumata per metà pendeva dalle labbra sottili. La voce di Hermione incrinò il silenzio che regnava in quella strada.

       - Dove sono gli altri?

   Per tutta risposta Draco le porse un biglietto. La calligrafia ordinata di Remus li informava che l’attacco doveva essere rimandato perché all’ultimo l’obiettivo si era ritirato.

       - Perché sei rimasto?

       - Ovvio Granger. Per parlare.

 

§§§§§*§§§§§

 

   Fissava la lapide bianca con inciso il nome di quello che, fino a pochi giorni prima, era stato il suo ragazzo.

 

Ronald Bilius Weasley

1 marzo 1980

27 aprile 1997

 

   Non c’era altro. Solo la data di nascita e quella di morte.

   Ormai le lacrime erano finite. Guardava la pietra bianca e riviveva nella sua mente tutti gli attimi vissuti con quel ragazzo che non le avrebbe più sorriso. Era preda della disperazione più cupa, non riusciva a credere a ciò che era successo. Non voleva crederci, non poteva.

   Aveva alzato gli occhi rossi e gonfi e fissò il vuoto che aveva di fronte. La voce tremò appena, ma riuscì comunque a dar voce al suo pensiero.

       - Che ci fai qui?

   Non si era girata per parlargli, però sapeva che lui era lì poggiato al tronco della quercia. Il frusciare delle foglie aveva coperto i movimenti e solo quando le era accanto si rese conto che lui l’aveva raggiunta. Per la prima volta, da quando era iniziato l’incubo, si era girata a guardarlo e si chiese il perché della sua presenza. Il perché della sua scelta.

   Il giorno dell’attacco anche Malfoy si era schierato, ma dalla loro parte. L’aveva difesa contro Bellatrix Black Lastrange. Aveva lottato contro sua zia, la sua stessa famiglia, il suo sangue. Lui, un Purosangue, che aveva protetto una Mezzosangue come lei. Perché? Possibile…

   I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Draco.

       - Sono qui per Weasley. Certamente non era il mio migliore amico ma lo stimavo.

       - Perché hai attaccato la Lastrange?

   Aveva fatto quella domanda a bruciapelo, senza pensare a nulla, lasciandosi sopraffare dalla curiosità, dal bisogno di sapere. Di contro Draco si prese del tempo per risponderle, si alzò il bavero del mantello e si voltò verso la direzione da cui era arrivato lasciando che il vento, che aveva  iniziato a soffiare, portasse alle sue orecchie la risposta.

       - Ho le mie ragioni.

   Il vento continuava a soffiare leggero ed i petali di rose bianche si alzarono in un turbinio candido. Un petalo si era fermato proprio sul palmo della sua mano. Lo strinse al petto come se fosse stato l’ultimo regalo di Ronald. Una lacrima, l’ultima, scese silenziosa. L’asciugò lentamente. Era arrivato il tempo di agire.

 

§§§§§*§§§§§

 

   Quel ricordo le arrivò improvviso. Da quando era iniziata la guerra, quella era stata l’ultima volta che lei e Malfoy avevano parlato come persone civili. Il resto delle volte era stato uno scambiarsi di battute acide e cattive.

       - Per parlarmi avevi bisogno di portarmi qui?

   Con un ampio movimento del braccio, Hermione, aveva mostrato tutto il decadimento che li circondava, Malfoy sembrava non curarsene. Restava seduto sulle casse a fumare come se la ragazza non avesse mai parlato.

   Finì la sigaretta e buttò la cicca lontano. Portò i lunghi capelli biondi indietro e si alzò. Le mani in tasca e l’andatura fiera, con un cenno del capo fece capire ad Hermione di seguirlo e lei, riluttante, gli andò dietro.

   Entrati all’interno della bottega sudicia, furono investiti dal cattivo odore di muffa. Hermione non riuscì a nascondere l’espressione schifata e si guardò attorno con cautela, non le piaceva quel posto. Non si trattava del negozio in sé ma da ciò che le trasmetteva: malvagità. Tre tocchi sul legno marcio del bancone la distrassero dall’analisi del posto. Draco stava parlando con Sinister.

   L’ometto piccolo e magro, curvato dal peso degli anni, si prodigava in mille e più modi per salutare Draco Malfoy. Strofinava tra loro le mani, magre e rovinate, come a scaldarle o forse in un chiaro segno di essere felice di guadagnare dopo diverso tempo. Gli occhi di un verde spento, ma un tempo sicuramente brillanti ed ammaliatori, nel momento in cui si posarono sulla figura di Hermione ebbero un guizzo malizioso e la lingua inumidì le lebbra screpolate. Hermione a quella vista si strinse, disgustata ed infastidita, nel suo mantello. I capelli canuti dell’uomo erano pochi, sporchi ed unti. I denti gialli non erano in condizioni migliori. Gli abiti logori che indossava indicavano chiaramente la povertà in cui viveva.

       - Signor Malfoy, quale onore riaverla qui nel mio umilissimo negozio. Saranno almeno quattro o cinque anni che non mi degna di una sua visita. Cosa posso fare per lei e per la sua incantevole amica?

   Sull’ incantevole amica, la voce di Sinister diventò melliflua ed Hermione non riuscì ad evitare il brivido di disgusto che le corse lungo la schiena.

       - Vecchio sai perché sono qui. Muoviti o non vedrai neanche un galeone.

   Dopo un inchino, ed un’altra occhiata poco casta all’indirizzo di Hermione, l’uomo sparì da dove era venuto. Hermione, inconsciamente, si rilassò e lasciò che i suoi occhi vagassero per l’intero negozio. Il respiro le si mozzò nel momento in cui i suoi occhi si posarono su una mano di gloria. Fece, senza neanche accorgersene, un passo indietro e tremò. Draco non mancò di notare la reazione di lei e sorrise beffardo.

       - Mezzosangue, un tempo non avresti reagito in questa maniera. Ti stai rammollendo.   

   Non era una domanda ma una constatazione ed Hermione non riuscì a nascondere il fastidio, e l’odio, che quelle parole suscitarono in lei.

   Il vecchio Sinister rientrò nuovamente portando con sé un oggetto avvolto in un drappo di velluto blu. Poggiò delicatamente l’oggetto sul tavolo e spostò i lembi che lo nascondevano rivelando così uno specchio con bordi d’argento finemente lavorati.

   Appena lo vide, Hermione non riuscì a trattenere un’espressione di stupore e cercò subito gli occhi di Draco fissi sullo specchio adesso nuovamente nascosto dal velluto blu. Il ragazzo tirò fuori un sacco ed il tintinnare dei galeoni fece intuire che la somma doveva essere consistente. Sinister prese subito la sacca e la nascose sotto il bancone. Draco con un “Reducio” aveva rimpicciolito lo specchio così da poterlo nascondere all’interno del mantello.

   Silenziosi come erano entrati, i due giovani lasciarono il negozio ed una volta fuori, Hermione tirò l’ennesimo sospiro di sollievo. Gli sguardi insistenti di Sinister erano diventati insostenibili. Con calma, per evitare di attirare i sospetti, i due giovani si incamminarono verso il vicolo nel quale si erano incontrati così da potersi materializzare nuovamente ad Godric’Hollow, ma si bloccarono sul posto. Nella loro direzione avanzavano Gregory Goyle e Vincent Tiger. I due uomini erano ancora lontani da loro ed erano concentrati in una conversazione che li estraniava dal mondo circostante. La mano di Hermione corse veloce alla sua bacchetta ma fu fermata dalla presa ferrea in cui Draco aveva stretto il suo polso.

       - Non fare cazzate Granger. Qui pullula di Mangiamorte.

   Così dicendo spinse in modo poco gentile la ragazza verso il vicolo nel quale erano diretti. Le spalle di Hermione urtarono contro il muro mentre Draco si fece più vicino a lei iniziando a parlarle vicino all’orecchio. Gli occhi chiari del ragazzo non lasciavano di vista neanche per un secondo la strada principale. Facendosi ancora più vicino, quasi a schiacciare il suo corpo contro quello della ragazza, Draco iniziò a parlare.

       - Ascoltami Mezzosangue. Ciò che sto per fare non rientra nell’attività da me predilette, non con te almeno. Cerca di non fare scenate e di non farci scoprire. Appena Tiger e Goyle saranno lontani noi ci smaterializzeremo non prima. Non voglio rischiare che si mettano sulle nostre tracce. Adesso rilassati e non opporre resistenza.

       - Malfoy cosa…

   Non riuscì a finire la frase perché le labbra di Draco furono sulle sue in un bacio inaspettato. Le mani di lui scesero sui fianchi stretti della ragazza aumentando l’aderenza dei loro corpi. Hermione era basita, non riusciva a muoversi ed intanto sentiva la lingua di Draco che premeva per entrare in contatto con la sua, contatto che avvenne da lì a breve. Senza neanche rendersene conto le labbra di Hermione si schiusero così da poter approfondire quel bacio, entrambi, però, tenevano gli occhi aperti, fissi sul compagno. Non c’era sentimento, solo passione, mentre le loro lingue si rincorrevano e si accarezzavano in un bacio sensuale. A stento si erano accorti del passaggio dei due uomini, troppo impegnati nella loro muta battaglia.

   Solo dopo interminabili secondo si separarono bruscamente, ansanti. Hermione era parecchio confusa non capiva il perché di quella reazione, non capiva perché il suo cuore galoppava così velocemente. Le gote erano in fiamme e la testa le doleva. Non ebbe il tempo di dare libero sfogo alla sua rabbia perché Draco l’afferrò per una mano ed insieme si smaterializzarono.

 

  Buonasera mi scuso per il ritardo ma ho avuto una sorta di rifiuto per questa fanfic, e francamente non è che questo capitolo mi renda particolarmente soddisfatta.

   Passo rapidamente a rispondere alla recensione di Alaide che è stata così gentile da trovare il tempo per esprimere il suo parere sulla mia fanfic. Non preoccuparti se non commenti assiduamente ti capisco. Se non ricordo male sei ancora in Francia e ti dividi tra lavoro, studio e fanfic, ci manca solo che ti debba mettere, obbligatoriamente, a recensire. Per quel che riguarda la nuova versione della fic effettivamente adesso è più studiata e soprattutto più logica, almeno nella mia mente. I dialogo a cui fai riferimento effettivamente in questa versione rende di più, probabilmente perché possiamo leggere sia per quel che riguarda Hermione sia per Draco così da non dover intuire le motivazioni dell’uno o dell’altro, non credo che io sia cresciuta poi così tanto, anzi, ci sono delle volte in cui cancellerei tutto tanto ridicoli mi sembrano i miei lavori. Per quel che riguarda Ron ed Harry diciamo che ho dato loro una uscita col botto, lì ho cambiato davvero poco forse perché già nella prima versione mi piaceva come avevo impostato i fatti. Per quel che riguarda questo quarto capitolo l’attesa della morte e la paura di morire sono temi che ho cercato di trattare in modo adeguato senza cadere nel banale, spero solo di esserci riuscita. Ti ringrazio ancora per il tempo che mi hai dedicato, spero di poterti leggere presto!

Alla prossima!

 

Ringrazio tutti coloro che leggono anche senza recensire.

Vi saluto!

Alla prossima!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Nuova pagina 1

Capitolo VI

 

  Appena riaprì gli occhi comprese di essere nuovamente a casa. Malfoy la teneva ancora stretta per il braccio e quando se ne rese conto, come un’invasata, si liberò dalla stretta – piacevole, ma scottante – per avventarsi su di lui. Lo colpì in pieno viso con uno schiaffo, uno di quelli potenti, e poi lo investì con la sua invettiva, degna di un avvocato consumato dal tempo.

       - Draco Lucius Malfoy non arrogarti più certe libertà con la sottoscritta. Oggi è stato uno schiaffo ma la prossima volta sarà una maledizione senza perdono… e certamente non parlo né di Cruciatus né di Imperius.

       - Stai calma Mezzosangue, mi sembra di averti informata con largo anticipo delle mie intenzioni e comunque… non mi sembra che tu abbia disdegnato il mio bacio data l’intensità con cui contraccambiavi…

   Sorvolando sul largo anticipo a cui aveva fatto riferimento il giovane, quelle di Draco erano state parole vere, fin troppo per i gusti di Hermione. Lei aveva contraccambiato il suo bacio e con molto slancio. Rendendosi conto di ciò, infuriata – più con se stessa che con Draco – prese il vaso alla sua destra e lo lanciò verso quest’ultimo mancandolo dato che lui si trovava già sulle scale per tornare in camera.

   La confusione creata da quella disputa aveva fatto correre Ginny che teneva tra le braccia la piccola Cordelia.

       - Che cosa è successo qui?

   Con un Reparo, Ginny aveva rimesso insieme i cocci del vaso che adesso si ritrovava al suo posto come se nulla fosse successo. Cordelia guardava con curiosità Hermione che aveva le guance in fiamme ed i capelli più spettinati del solito.

       - Ginny, potresti ricordarmi perché Malfoy si trova in questa casa?

       - Forse perché tu e lui siete rimasti i soli a poter sconfiggere Voldemort?

   Quelle parole erano state pronunciate da Blaise Zabini, altro acquisto Serpeverde, che aveva preso dalle braccia della madre la bambina. Bambina che rideva felice tempestando il volto dell’uomo di baci, baci che Blaise apprezzava parecchio visto il sorriso soddisfatto, ed amorevole, che rivolgeva alla piccola.

   Con una mano Hermione si stropicciò gli occhi cercando, in quel modo, di allontanare la stanchezza che improvvisamente le era crollata addosso; quando il suo piede fu sul primo gradino, che l’avrebbe condotta verso un meritatissimo riposo, la voce allegra di Blaise la raggiunse.

       - Però Herm, mi sembra di aver capito che c’è stato un bacio… bacio che non è stato poi così male se hai ricambiato!

   Si era fermata e si era voltata verso Zabini, che teneva ancora Cordelia tra le braccia. Lo aveva fissato e, puntando l’indice verso di lui, aveva ringhiato la sua risposta.

       - Zabini, ringrazia il fatto di essere il padre di Cordelia, altrimenti a quest’ora saresti morto da un pezzo!

   E con passo aggraziato, simile a quello di un bufalo in corsa, iniziò a salire le scale. Dopo le parole di Blaise il suo unico obiettivo era chiarire quanto prima con Malfoy. Non poteva prendersi certe libertà, assolutamente, e poi c’era da chiarire la questione dello specchio…  sospirò rumorosamente e capì che per quel pomeriggio avrebbe dovuto dire addio al suo meritato riposo.

 

   Entrò nella stanza senza neanche bussare ma rimase immobile con ancora la mano stretta alla maniglia in ottone. Draco Malfoy era davanti ai suoi occhi con solo i boxer indosso. Si girò di scatto, accaldata, sorpresa… piacevolmente sorpresa, ma ciò le provocò un nuovo moto di fastidio, non poteva permettersi determinate emozioni, non in quel giorno, non con lui.

       - Malfoy! Copriti immediatamente!

       - Granger, veramente sei stata tu ad entrare senza neanche bussare…

   Era girata di spalle ma poteva chiaramente immaginare il ghigno beffardo sul volto di lui, si sentì una stupida ad avergli dato modo di deriderla.

   Avvertì chiaramente il fruscio degli abiti indossati, o tolti a seconda dei casi. Sentiva le guance incandescenti ed il calore aumentava se ripensava al corpo di Malfoy, chiuse gli occhi e cercò di non pensarci, non era lì per quella ragione.

   Lentamente si voltò in direzione del giovane e si tranquillizzò nel momento in cui lo trovò vestito, non sarebbe riuscita a mantenere la calma e rimanere lucida se lo avesse avuto davanti in deshabillé, si sarebbe sentita imbarazzata e non sarebbe riuscita a cavare un ragno dal buco, lei invece aveva bisogno di informazioni.

       - Allora, di cosa dovevi parlarmi Granger? Avevi intenzione di riprendere il discorso interrotto a Notturn Alley?

       - Piantala! Voglio sapere dello specchio, come fai a conoscerne l’esistenza?

   Non le andava giù il modo in cui si era sentita quando aveva visto Malfoy seminudo, per nulla, non poteva distrarsi, la sua missione era un’altra: eliminare Voldermort, nella sua vita non c’era spazio per altro. La risposta ricevuta la riportò al presente ed alla conversazione in corso.

       - Dimmi come fai tu a sapere della sua esistenza…

       - Non sei il solo ad aver avuto a che fare con testi di Magia Oscura! Ed adesso dimmi cosa vuoi fare con quello specchio!

   Non aveva voglia di giocare, voleva delle risposte, lo Specchio Incantatore era pericoloso, assai pericoloso, il fratello cattivo dello Specchio delle Brame, e lei voleva sapere che intenzioni aveva Malfoy.

   Intanto, il ragazzo dal proprio mantello aveva tirato fuori lo specchio di dimensioni ridotte, tenuto tra pollice ed indice come se si trattasse di un filo d’erba, e con un incantesimo non verbale lo fece tornare alle dimensioni originarie per porgerlo poi ad Hermione che lo prese con mani tremanti.

   Lei si fermò ad osservarlo attentamente. Il manico in argento era finemente lavorato riprendendo il disegno di un’edera arrampicante che avvolgeva l’intero specchio. La superficie riflettente si illuminò di un bagliore rossastro, fu giusto un istante, ed Hermione sgranò gli occhi quando riconobbe l’immagine di un Ronald sorridente. Le dita sfiorarono quell’immagine ed un altro bagliore, stavolta più intenso, scaturì da quel contatto.

   Gli occhi le si riempirono di lacrime di gioia, riavere ancora Ron con lei era il suo desiderio più grande, il suo sogno, il suo riscatto… si sentiva nuovamente viva, degna… ma anche stanca, incredibilmente stanca per la ricerca continua di quel riscatto, di quel bisogno di felicità ed adesso che Ron era lì, davanti i suoi occhi, poteva finalmente essere libera, chiudere gli occhi e lasciarsi andare alla felicità che l’aveva sopraffatta. Barcollante si mise a sedere sul letto senza però smettere di fissare Ron…

   Lo specchio le fu strappato di mano poco prima che perdesse conoscenza e nello stesso attimo in cui non vide più Ron si sentì precipitare nel vuoto, risucchiata in un limbo senza pace ma carico di sofferenza. Le forze tornarono nello stesso istante in cui il dolore divenne insopportabile e si scagliò senza neanche rendersene conto Malfoy che aveva fatto sparire lo specchio dopo averglielo sottratto.

       - Ridammi lo specchio!

   Lo aveva urlato, ringhiato, ed aveva anche colpito. Si era buttata contro il ragazzo tartassando il suo torace con pugni continui carichi di dolore, disperazione, e lui la lasciava fare, senza intervenire. Sapeva come si sentiva, anche lui aveva provato la magia dello specchio e sapeva che era necessario farle scaricare tutta l’adrenalina ed il veleno di quello specchio. La lasciava picchiare duro ma quei colpi non facevano male, no, erano come lievi carezze. Immaginava il suo dolore, lo conosceva…

   Solo quando si accorse che i pugni diventavano sempre più radi allora capì che lei stava tornando in sé. La strinse in un abbraccio e lasciò che sfogasse le ultime lacrime che le erano rimaste.

       - Tranquilla, è tutto finito…

   Ma sapeva che non era così, lo sapeva lui e lo sapeva pure lei che stringeva la sua camicia. Il respiro lentamente tornava regolare e non stava piangendo più… stava riprendendo coscienza del proprio corpo, Hermione stava tornando ed a lui dispiaceva sapere che da lì a poco avrebbe dovuto lasciare che i loro corpi si separassero, non voleva, ma era necessario, per lei…

       - Io… non credevo che il maleficio dello specchio fosse così immediato…

   La voce di lei era flebile e stanca. Sentirla parlare così, ancora stretta tra le sue braccia, gli provocò mille brividi che cercò di controllare. Sentiva il suo profumo e ricordava ancora il sapore delle sue labbra, la loro morbidezza e il loro calore, ma non poteva, non poteva lasciarsi andare.

   Non poteva.

       - Se non ne sei capace non puoi fare uso di Magia Oscuro, è da folli.

   Ed aveva alzato nuovamente il muro che lo separava da lei. La sentì irrigidirsi ancora tra le sue braccia e poi avvertì i palmi caldi sul suo torace, odiava doversi separare da lei ma non poteva fare diversamente, non poteva.

   Non potevano…

       - Io… mi spiace.

   Si separarono ed entrambi si sentirono soli.

   Hermione incrociò lo sguardo di Draco e vi lesse la sua stessa disperazione, la sua stessa follia, lo stesso bisogno di calore. Draco Malfoy era ancora davanti a lei… era ancora lì che la guardava con quegli occhi freddi ed impenetrabili, con quegli occhi che un tempo avrebbe definito… la voce di lui interruppe i suoi pensieri.

       - Non farne parola con Blaise!

       - Perché?

       - Granger, è così e basta!

   Ed ancora quella freddezza e quell’alterigia che in passato l’avevano ferita, umiliata. Ma adesso non poteva pensare al passato, era in gioco il futuro…

       - Tenere questo specchio qui è rischioso! Non puoi! E se finisse nelle mani di Cordelia?

       - Granger… mi spieghi che effetto può avere su una bambina di poco meno di tre?

   E lei sapeva che aveva ragione ma non poteva accettare quello specchio nella sua casa, no, era una tentazione per sé, ma anche per lui, ne era certa. Doveva dissuaderlo dal suo proposito, quello specchio era un pericolo per tutti loro. Doveva fargli comprendere che era sbagliato.

       - Quello specchio si nutre di magia, è un rischio tenerlo qui!

       - Quello specchio si nutre di dolore, risentimento, senso di colpa.

   Le parole di lui la bloccarono, non aveva mai visto le cose sotto quel punto di vista, sapeva dei poteri dello specchio, ma sentirlo dire era… diverso. Doveva tentare con l’ultima carta a sua disposizione se voleva quello specchio lontano da lì.

       - E tu credi che in questa casa non ci sia abbastanza dolore, risentimento e senso di colpa? Non lo pensi Draco?

   Quel nome, da quanto non lo pronunciava? Era quella la sua ultima carta, sperare di toccare le corde del suo cuore e fargli capire che era da pazzi nascondere lo specchio con loro… tutti loro erano potenziali vittime.

       - Ho deciso così e basta!

   Nulla, non era servito a nulla chiamarlo per nome. Lui aveva deciso e quando si metteva in testa qualcosa non cambiava idea, e lei questo lo sapeva, lo aveva provato sulla sua stessa pelle.

   Indietreggiò di un paio di passi, poi si bloccò, la bloccò. Osservò la mano di Draco tenere il suo gomito impedendole di allontanarsi, impedendole di lasciarlo. Lui le spostò una ciocca dalla fronte, la portò dietro l’orecchio e con quel gesto la carezza alla sua guancia fu inevitabile, la guardò negli occhi e senza rendersene conto Hermione si ritrovò incatenata ad essi.

   La voce di Draco arrivò come da un paese lontano, un paese caldo e vivo…

       - Credo… credo che il bacio di poco prima sia stato un errore… non… doveva accadere. Ha riportato a galla vecchi ricordi, in parte dolorosi…

   O sì, quel bacio l’aveva riportata a Hogwarts…

 

§§§§§*§§§§§

 

   Settembre aveva lasciato il posto ad ottobre già da un paio di giorni ma Hogwarts era prigioniera di una strana calura estiva, nulla di strano, di magico per lo meno, ma un fatto insolito per quel periodo.

   Lei non riusciva a restare nel suo dormitorio, aveva caldo e le lenzuola aggrovigliate ai piedi del letto ne erano la prova. Si alzò e, facendo piano, lasciò le sue compagne di stanza immerse nel sonno.

   Con ancora il pigiama indosso, lasciò la Torre di Grifondoro ed iniziò a vagare per il castello. Le spesse pietre impregnate di antica magia rendevano i corridoi della scuola più freschi delle camere della torre dove risiedeva la sua casata. I corridoi neri e scuri sembravano minacciosi ma per lei non era così, amava la sua scuola e la considerava casa propria. Conosceva ogni anfratto del castello e, probabilmente, aveva una conoscenza tale della struttura da superare anche quella dei professori più anziani.

   Camminava silenziosa beandosi di quella pace che da lì ad un paio di ore sarebbe stata infranta da orde di ragazzi diretti in Sala Grande per la colazione.

   Un cielo tempestato di stelle luminose fu ciò che vide non appena si ritrovò nel giardino del castello. Sorrise davanti a quello spettacolo magnifico e si incamminò spedita in direzione della Foresta Proibita. Sapeva che le era vietato ma il pericolo aveva il suo fascino e lei non sapeva mai resistergli.

   Al diavolo le acromantule, i thestral ed anche i centauri, lei aveva bisogno di correre tra i boschi e liberarsi dalla tensione che sentiva opprimerla.

   In verità non era stato il caldo a svegliarla, no. Era altro, il pensiero della guerra che incombeva, del pericolo che avrebbero corso lei ed i suoi amici, del dubbio sul suo futuro. Era questo che l’agitava impedendole di dormire, questo e quel caldo maledetto.

   Corse per i sentieri bui della Foresta Proibita cercando di mettere da parte l’ansia che la soffocava. In mano stringeva la sua bacchetta che con un incantesimo Lumos rischiarava, in minima parte, il suo cammino. Il silenzio, interrotto dal verso di qualche civetta, la innervosiva ancora di più, se poi si aggiungeva la sensazione di essere osservata era chiaro come, improvvisamente, l’idea di quella passeggiata notturna non le sembrasse più tanto entusiasmante.

   Quando arrivò in riva ad un lago sconosciuto ai più, probabilmente anche ad Hagrid, si sentì subito meglio. Lo scroscio della cascata era un suono melodico che aveva il potere di scacciare via tutta l’ansia ed il malessere percepito poco prima. Chiuse gli occhi ed inspirò a pieni polmoni l’aria adesso più fresca.

   Il lago si trovava al centro di una radura verdeggiante, ad abbeverarsi vi era un magnifico unicorno bianco. L’animale appena la vide nitrì ma non si allontanò. Hermione fissò i grandi occhi neri e ne restò affascinata tanta era la potenza che quelle iride trasmettevano. Senza neanche accorgersene si avvicinò ed allungò una mano titubante, conscia della difficoltà di poter accarezzare il muso dell’animale ma si rallegrò nel momento in cui quello la lasciò fare offrendole, addirittura, anche il collo. Con altrettanta calma e lentezza avvicinò la sua fronte al muso dell’animale magico ed iniziò ad accarezzargli la criniera bianca, il nitrito soddisfatto dell’unicorno la fece sorridere mentre si sentiva avvolta da un’incredibile sensazione di pace e beatitudine. Tutti i dubbi e le paure erano scomparse per lasciar posto solo ed esclusivamente alla pace ed all’amore. Accarezzò ancora il suo collo e lasciò che l’antico potere dell’unicorno l’abbracciasse, la proteggesse fino a che l’animale non iniziò a scalciare irrequieto.

   Questo bastò per interrompere l’incanto e far tornare Hermione alla realtà. La velocità con cui impugnò la sua bacchetta fu impressionante, come se fosse abituata ai continui stati di allerta. L’unicorno intanto era svanito lasciandola sola. Iniziò a girare su se stessa cercando di comprendere da dove potesse provenire la minaccia, perché era chiaro, qualcuno la stava spiando. Non era una sciocca e sapeva che l’unicorno non avrebbe mai reagito in quella maniera se non si fosse sentito infastidito… o in pericolo.

   Improvvisamente Grattastinchi le saltò davanti facendola sobbalzare.

       - E tu che ci fai qui? Sai che mi hai fatto spaventare?

   Si inginocchiò per prendere tra le braccia il gatto che subito, da perfetto ruffiano qual era, iniziò a fare le fusa.

       - Ti sei ingelosito?

   Al miagolio di risposta Hermione sorrise ed avvicinò il gatto al suo viso.

       - Ma lo sai che per me ci sei solo tu! Il mio Grattastinchi… ed adesso che ne dici di un bel bagnetto?

   Il gatto, come se avesse compreso le sue parole, drizzò il pelo e con un salto si liberò dalla presa della sua padrona che rise divertita.

       - Allora tu torna al castello e mi raccomando non cacciarti nei guai…

   Un miagolio ed il gatto da dove era venuto tornò indietro.

   Un po’ più rilassata si guardò intorno ed alla fine, constato che non sussisteva alcun pericolo, iniziò a spogliarsi. In intimo entrò nel lago sentendosi accapponare la pelle per la sensazione dell’acqua fredda sul corpo. Iniziò a nuotare in direzione della cascata con l’intento di raggiungerla e mettersi sotto il getto di acqua.

   Una volta che si trovò sotto lasciò che la sensazione provata la sommergesse. Era strano, si sentiva come se la sua pelle fosse trafitta da un’infinità di spilli tanta era potente la forza dell’acqua, ma non le importava, no. Lasciava che l’acqua le scivolasse addosso portandosi via tutte le sensazioni negative provate.

   L’ansia per i G.U.F.O.

   La paura della guerra imminente.

   Il futuro incerto e nebuloso.

   Tutto le scivolava via mentre l’acqua la bagnava.

   Restò così per un tempo indefinito e solo quando iniziò a sentire l’intorpidimento dei muscoli decise che era ora di tornare indietro, l’alba stava giungendo e farsi trovare in giro non era il caso.

   Ad un tratto, quando ormai era quasi giunta alla riva, si sentì afferrare per la caviglia. Il panico l’assalì ed iniziò a dimenarsi non riuscendo a comprendere cosa, o meglio chi, la bloccasse. I movimenti convulsi che derivarono dalla paura per quella presa improvvisa le fecero bere molta acqua ed il panico aumentò ancora di più quando comprese di non riuscire a respirare correttamente.

   Tossiva e non riusciva a respirava, si sentiva soffocare. Poi improvvisamente non sentì più il contatto con l’acqua ma solo il vento fresco di quella mattina di ottobre.

   Qualcuno le diceva di tranquillizzarsi, che tutto era finito, di respirare. Aprì lentamente gli occhi senza però riuscire a capire cosa fosse successo. Si trovava sulla riva del lago, tra le braccia di qualcuno. La testa poggiata sul torace dello sconosciuto.

   Quando fu messa in piedi la voce parlò ancora e questa volta sussultò quando la riconobbe.

       - Adesso è tutto a posto, respira…

   Respirare improvvisamente le sembrò impossibile tanta era la confusione. Il ragazzo le spostò le ciocche bagnate dal viso e così facendo l’accarezzò.

   Un tocco lieve ma intimo.

   Non riuscì a muoversi nè ad indietreggiare. Rimase ferma immobile, gli occhi fissi sul suo viso. Osservò la fronte ampia coperta dai capelli biondi, bagnati come i suoi. Poi scese agli occhi, grigi, imperscrutabili, incomprensibili. Il naso aristocratico e le guance glabre, per finire alle labbra, carnose, rosse, invitanti…

   Quel pensiero la colpì e la stupì. Non si era resa mai conto di come, nel complesso, il viso di Draco Malfoy potesse essere… bello.

   Le mani di lui, ora sulla sua schiena, erano delicate mentre la percorrevano in tutta la lunghezza, non riusciva a muoversi, non voleva muoversi.

   Guardò gli occhi di lui e poi le labbra… adesso le sembravano più vicine, no, non era un’impressione, si stavano avvicinando. Non riuscì a comprendere la portata di quella constatazione se non quando le sentì sulle proprie.

   Un contatto inizialmente lieve e delicato, come se lui avesse paura di toccarla, ma durò solo un attimo perché poi divenne più determinato, appassionato. Lo stesso fu per le mani che adesso le  stringevano i fianchi e l’avvicinavano maggiormente al torace di lui.

   Era fuoco, puro fuoco.

   Quando avvertì l’erezione di lui sfiorare il suo addome, una scarica di adrenalina percorse la sua schiena. Si sentiva viva. Una mano scivolò lungo la sua coscia per poi risalire nuovamente alla sua schiena ma l’incantesimo si ruppe quando lui si fece più audace sfiorandole il seno, in quell’esatto istante lei tornò padrona dei propri  sensi.

   Si staccò fissandolo con occhi vitrei e la portata dell’evento la colse con tutta la sua potenza.

   Aveva baciato Draco Lucius Malfoy.

   Figlio di un Mangiamorte, IL Mangiamorte.

   Indietreggiò spaventata, shockata, sorpresa.

   Indietreggiò fino a che non si trovò contro il tronco di un albero.

   Lui era lì, fermo. La fissava serio, non una parola, non una risata. Nulla.

   Era impenetrabile.

   Lei chiuse gli occhi e quando li riaprì il turbamento era svanito. Prese i suoi vestiti poco distanti, li strinse al seno e senza fermarsi a riflettere iniziò a correre.

   In lontananza sentì Malfoy chiamarla ma non si fermò.

 

§§§§§*§§§§§

 

 

   Il ricordo del quinto anno arrivò improvviso.

   Come allora si scansò bruscamente ed iniziò ad indietreggiare.

   Come allora scappò via, ma stavolta lui non la chiamò, la lasciò andare.

 

   Buonasera, scusate l’assenza prolungata ma per me Gli esami non finiscono mai come recitava il buon Edoardo De Filippo. Dopo due mesi di assenza torno con un aggiornamento che era pronto da… tanto, troppo tempo, solo che non ho avuto molto tempo per rivederlo e  poi, domenica, dopo aver riletto il capitolo… l’ho riscritto perché non mi piaceva.

   Passo ai ringraziamenti all’unica persona che ha recensito, per la serie pochi ma buoni:

- EXCEL SANA: il tema della perdita di una persona cara è complesso ed articolato. Non mi sono addentrata più di tanto nella sua analisi perché ognuno di noi vive il lutto in modo diverso. Hermione è provata, si sente impotente, ma non solo per la perdita di Ron ed Harry ma anche per altro che già in questo capitolo ho lasciato intendere. Diciamo che lei si sente responsabile, senza motivo, ma si sente la causa di tutto ed è sua intenzione rimediare agli errori commessi. Mi spiace averti fatto aspettare tanto, ma sono pignola e non mi andava di aggiornare senza aver riletto il capitolo. Grazie per aver dedicato il tuo tempo a me ed alla mia fic, alla prossima… sperando di non averti deluso con questo capitolo.

  

   Vorrei ringraziare le 12 persone che hanno inserito la storia tra i preferiti, le 22 di che invece la seguono ed all’unica anima pia che ha inserito Avanti nonostante tutto tra le ricordate!

 

P.S. Lo Specchio Incantatore è una mia creazione. Più avanti spiegherò meglio come funziona e che risvoltò potrà avere nella fic. Per adesso attenetevi a quel po’ che vi ho anticipato!

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Nuova pagina 1

Capitolo VII

 

  Scappare era stata l’unica soluzione, la più razionale.

   Il cuore batteva veloce, talmente tanto da far diventare la corsa intrapresa quasi mortale. La mano tra i seni era messa lì per paura che quel muscolo, che aveva ripreso a battere con tanta energia, potesse sfuggirle dalla gabbia toracica, così da un momento all’altro.

   Senza accorgersene era giunta nella sua camera, e non capendo come, adesso piangeva seduta in terra, con le ginocchia strette al petto, unico baluardo contro il dolore intenso che la stava dilaniando.

   Aveva ricordato ciò che aveva voluto dimenticare con tutta se stessa.

   Aveva ricordato ciò che l’aveva uccisa dentro, ancor prima della fine stessa.

   Preda della follia più nera, con un gesto secco aveva asciugato le lacrime quasi graffiandosi il viso, come a voler cancellare il percorso di quelle stille salate. Iniziare a camminare per la stanza era stato il passo successivo dettato da quella pazzia cui era caduta vittima, ancora una volta.

   Le unghie conficcate nel palmo delle mani le provocano un dolore diverso da quello che sentiva dentro. Un dolore più sopportabile, meno fastidioso, ma che non riusciva a distrarla da ciò che ha appena ricordato.

   Era tutta colpa sua, né più né meno. Non doveva rispondere a quel bacio ma non aveva resistito alla tentazione del Serpente, come era stato per Eva nel Paradiso Perduto. Non era riuscita a sottrarsi a quella lenta seduzione dettata dalle labbra di Draco. No, non era riuscita ed adesso soffriva e piangeva, e si malediceva.

   Appena aveva percepito quelle labbra era stato come tornare in vita.

   Un tuffo nel passato a quando la guerra era solo un ricordo.

   Si erano aperte le porte del tempo e lei ne era stata risucchiata.

       - Hermione…

   La voce di Ginny l’aveva sorpresa riportandola ancora al presente.

       - Tesoro, è successo qualcosa? - Dissimulare la sua ansia era la sola cosa che le era venuta in mente di fare in quel momento in cui era particolarmente vulnerabile.

   La giovane Weasley era un osso duro e per nulla da raggirare, non per Hermione almeno. Gli anni trascorsi in famiglia, l’essere la più piccola di sette figli, la sola femmina, le avevano forgiato un carattere forte e battagliero. Ciò che le era capitato ad Hogwarts, invece, l’aveva fatta diventare un’attenta osservatrice e difficile da ingannare; già una volta aveva pagato per essersi fidata di una persona che amava, per questo si era ripromessa di non  commettere più lo stesso errore, mai più.

       - Dimmi tu Hermione. È da più di cinque minuti che busso alla porta.

   Qualcosa a cui non era facile sottrarsi ero lo sguardo indagatore di Ginny. Era difficile sfuggire a quelle iridi castane che ti scavavano dentro, probabilmente neanche con l’Occlumanzia si poteva sfuggire a quell’analisi così minuziosa.

       - Nulla di preoccupante. Ho solo discusso con Malfoy, come al solito.

   E se c’era una cosa che non si poteva fare con Ginevra Molly Weasley era minimizzare ciò che lei sapeva essere importante.

       - Sei una pessima bugiarda, Hermione. Ne riparleremo dopo. Adesso scendi di sotto, ci sono novità a quanto pare.

 

   La biblioteca di Godric’Hollow era talmente ampia da poter contenere sino ad una ventina di persone, ecco perché quel pomeriggio non sembrava così affollata. I membri più importanti dell’Ordine della Fenice erano riuniti in quella stanza ricolma di sapere, conoscenza che in parte era stata sottratta alla stessa Hogwarts.

   Vi erano tutti, Remus ed una Tonks ormai in avanzato stato interessante che, nonostante l’imminente maternità, si rifiutava di restare lì con loro e fare la mongolfiera ambulante come si era autodefinita. La sua capacità di essere una metamorfomagus era importante al fine di potersi infiltrare, almeno per brevi periodi, tra le file dell’Oscuro. Ma in quel momento, non era così importante da mettere a rischio la sua vita e quella della creatura che cresceva dentro di lei… e questo aveva creato diversi attriti tra Dora ed i membri dell’Ordine.

   Remus Lupin non riusciva a spostare gli occhi dalla moglie e dal suo ventre ormai rigonfio. Il senso di colpa per quel figlio sicuramente condannato alla sua stessa maledizione, non gli facevano vivere con gioia l’imminente paternità; se poi si pensava alla guerra in corso, era comprensibile il senso di impotenza e incapacità che lo attanagliavano.

   Blaise Zabini, accanto ad una Ginevra che non toglieva gli occhi da dosso ad Hermione, non era cambiato poi molto dai tempi di Hogwarts, forse era il solo ad essere rimasto tale e quale. Sfrontato, arrogante e pronto a colpire alle spalle, tipica Serpe. Il contrasto cromatico che si creava quando era accanto alla moglie era qualcosa che risultava piacevolmente fuso in Cordelia, suo orgoglio e forza vitale.

   Minerva Mc Granitt sembrava ancora più invecchiata dietro gli occhiali dalla montatura quadrata. Il mantello verde smeraldo era abbandonato su uno dei braccioli del divano e la sua crocchia era meno ordinata del solito, alcune ciocche sfuggivano alla stretta pettinatura donandole un aspetto trasandato che mal si sposava con la postura rigida ma fiera del corpo.

   Ed infine vi era Severus Piton. Più pallido del solito e smagrito come non mai. Il naso adunco svettava sul viso glabro mentre gli occhi scuri sembravano privi di vita, come se avessero perso la speranza per il futuro. Severus Piton sembrava un morto che camminava, soprattutto adesso che Lucius Malfoy aveva ripreso il suo posto alla destra di Lord Voldemort.

       - Bene ragazzi, adesso che siete tutti qui possiamo pure iniziare.

       - Veramente mancano Neville e Luna.

   Hermione aveva interrotto la sua amatissima insegnante facendo notare ciò che per lei era ovvio. I suoi due ex compagni di scuola figuravano tra gli assenti in quella che sembrava davvero una riunione importante, vista la presenza dello stesso professore di pozioni.

       - Il signor Paciock e la signorina Lovegood non sono qui perché in missione ad Hogsmeade. Ed ora, se la signorina Granger ce lo permette, potremo iniziare questa riunione.

   La voce strascicata di Piton aveva risposto a quella che era stata la domanda di Hermione. La ragazza si guardò bene dal rispondere, non perché temesse il vecchio insegnante ma semplicemente perché, ormai, era abituata ai modi bruschi di lui.

   Così la professoressa Mc Granitt aveva iniziato il suo resoconto sulla situazione in cui versava il Mondo Magico. Era lo stesso resoconto da due mesi a quella parte ma quella volta c’era qualcosa di diverso, più sconvolgente. Alla fine anche Hogwarts era caduta, chiusa per mano del Ministero ormai tenuto sotto scacco da Voldemort stesso. I professori erano stati mandati in esilio, o peggio, rinchiusi ad Azkaban con l’accusa di alto tradimento nei confronti del mondo magico. Piton era il solo a poter girare a piede libero proprio perché schierato dalla parte dell’Oscuro, mentre la professoressa Mc Granitt era una fuggiasca che si nascondeva dai Dissennatori.

       - Deve esserci un’altra soluzione! Io non posso credere che sia morto!

   Le urla di Lupin avevano strappato Hermione alle sue riflessioni riguardo la situazione del mondo magico. Quello che nel corso del suo terzo anno era stato l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure adesso era furioso e la luce sinistra che baluginava nei suoi occhi lo rendeva simile alla bestia che era in lui; il tocco lieve di Tonks, una lieve carezza sulle spalle curve dell’uomo, furono sufficienti per placare l’animo inquieto di Lunastorta.

       - Se mi permette professoressa Mc Granitt, io non credo che uccidere Potter sia la soluzione ai nostri problemi. Il fisico di Riddle è stato distrutto già anni addietro, ma questo non ha impedito a Voldemort di tornare, più disumano di prima. È tornato e si è impossessato del corpo dell’unico che, forse, poteva salvarci. Secondo me è più importante concentrarci sull’essenza di Voldemort stesso e non su di un corpo. Se riuscissimo a distruggere l’anima sarebbe impossibile per lui tornare.

   Osservava Draco e si stupiva di come, entrambi, senza confrontarsi, fossero giunti alla medesima soluzione. Ma come era possibile eliminare Voldemort senza fare del male ad Harry? Era questo ciò che la preoccupava maggiormente… ma poi esisteva ancora un Harry? Aveva assistito in prima persona al momento in cui la boccetta incantata, contenente l’anima dell’amico, era caduta in terra frantumandosi in mille pezzi e lasciando evanescere il suo contenuto.

       - Sono d’accordo con Malfoy. Anche se dovessimo eliminare Voldemort dal corpo di Harry, non avremmo risolto un bel nulla anche perché non rimarrebbe che un involucro vuoto. Dobbiamo trovare un modo, prima di tutto, per far tornare l’anima di Harry e solo dopo potremo pensare a come liberarci di Voldemort.

   Alla fine aveva dato voce a ciò che covava dentro da mesi.

       - Granger, la cosa più importante è liberarci di Voldemort!

       - Certo! La fai facile tu! Non si tratta del tuo migliore amico, non è così Malfoy?

       - Poteva trattarsi anche di mia madre, per me non faceva nessuna differenza. Ho le scatole piene di nascondermi e lottare per sopravvivere giorno per giorno!

       - Malfoy…

       - Adesso smettetela, entrambi!

   La voce imperiosa di Severus Piton mise fine allo scambio di battute che era iniziato tra i due.

   Hermione stringeva i pugni per evitare di inveire contro quell’essere viscido che faticava a credere dalla loro parte. Draco, al contrario, sembrava non aver perso il suo aplomb e per questo lo odiava ancora di più.

       - Credo che sia meglio interrompere adesso questa riunione. È inutile proseguire con questo stato d’animo. Severus, ti consiglio di restare qui fino a che non sarai convocato al cospetto di Voldemort, lo stesso vale per lei Signor Zabini. La signorina Weasley si occuperà della Polisucco Vivacis, mentre io e Remus cercheremo un modo per far tornare in un corpo vivente lo spirito di un defunto. Signorina Granger, signor Malfoy voi vi occuperete di trovare un modo per eliminare, definitivamente, l’anima di Voldemort. Credo che sia tutto. Avete qualcosa da aggiungere?

       - Professoressa, veramente vorrei essere io ad occuparmi del modo di restituire ad Harry il suo corpo… avrei iniziato delle ricerche a riguardo.

   Ed effettivamente era così. Aveva studiato le trasmutazioni umane operate dagli alchimisti ma non era sicura di ciò che sarebbe riuscita ad ottenere. Il rischio di creare una chimera o di perdere parte di sé era alto, troppo alto per sperare in un successo.

       - Non credo che sia il caso signorina Granger. Io e Remus abbiamo le conoscenze sufficienti per sapere che la trasmutazione alchemica non è la soluzione più logica per riavere con noi Harry.

   Era rimasta sorpresa nell’apprendere che la Mc Granitt fosse a conoscenza delle sue ricerche e dei risultati a cui era giunta; era stata attenta a portare avanti il proprio lavoro senza scoprirsi troppo e non trascurando gli incarichi assegnati, ma, stranamente, non era stata troppo attenta.

       - Come desidera.

       - Bene, adesso è davvero tutto. Potete andare. Mi raccomando, state attenti. Tutti.

   E come alla fine di ogni riunione Minerva fissava i suoi occhi azzurri su tutti, raccomandandosi di stare allerta, non per il bene della causa ma per paura di perdere, ancora, qualcuno a lei caro. Era stanca. Stanca di vedere gli altri morire e rimanere spettatrice di tante atrocità.

   Ad uno ad uno tutti avevano lasciato la biblioteca, le ultime furono Hermione e Ginevra. Quando fu finalmente sola, Minerva Mc Granitt riuscì a gettare parte della mascherare che indossava e fare in modo che l’angoscia, per quello che stava accadendo al suo universo, venisse allo scoperto. Non pianse, non si disperò, solo il pugno stretto attorno alla bacchetta e gli occhi chiusi in cerca di un ricordo lieto, di una persona in particolare strappatele troppo presto, erano espressione del suo turbamento. Il tutto durò solo pochi secondi, poi, la professoressa Mc Granitt tornò al suo posto, relegando Minerva in un angolo del suo inconscio.

  

       - Granger, dobbiamo parlare.

   Quello era il momento meno indicato per parlare, soprattutto con lui. Era arrabbiata per tutto quello che era successo quella mattina.

   Era arrabbiata per quel bacio che si erano scambiati nei vicoli di Notturn Alley.

   Era irata per le sensazioni provate.

   Era furiosa per i ricordi tornati a galla senza preavviso.

   E per finire era indiavolata per quello che le aveva gentilmente chiesto la Mc Granitt: mandare a Morgana il suo lavoro. E dire che si era impegnata parecchio – come sempre dopotutto – per scoprire come poter far tornare Harry nel suo corpo ma alla fine i suoi sforzi erano stati vani dato che il compito che le era stato affidato era completamente diverso. La cosa più tragica? Dover lavorare in coppia con Malfoy.

   Un Malfoy che tra le altre cose si ritrovava a volerla comandare a bacchetta, come se lei fosse stata una strega facile da comandare. Idiota.

       - Non adesso Malfoy.

   Sperando nella sua buona stella perché, per quella giornata ne aveva abbastanza di scontri con lui, iniziò a salire le scale che l’avrebbero condotta verso la sua stanza ed un  meritatissimo riposo.

       - Adesso.

   No. Decisamente la sua buona stella era andata, sì andata anche lei da Morgana! Non quel giorno ma già da un pezzo!

   Odiava le imposizioni ed odiava gli ordini. In quel momento odiava pure Malfoy, come se avesse avuto bisogno di un motivo reale per odiarlo. Il solo fatto che lui gli stessi stringendo i polsi in quella maniera era un motivo più che valido per schiantarlo.

       - Dimmi Malfoy, della frase Non.Adesso. cosa non ti è chiaro?

       - Seguimi. Adesso.

   Perché doveva avere a che fare con un imbecille simile? E perché il suddetto imbecille doveva necessariamente scortarla fisicamente fino alla sua camera da letto. Dove per sua non si intendeva sua di lei ma sua di lui.

       - Ho capito, non occorre essere così cafoni!

       - Così mi ferisci. Per un Malfoy essere cortese è nella propria natura!

       - Allora si vede che tu sei l’eccezione che conferma la regola. Un troll di montagna sarebbe mille volte più cortese di te!

       - In passato la pensavi diversamente…

   Ed il tono suadente con cui aveva pronunciato la parola “diversamente” aveva mille accezioni, tutte negative.

   La porta della camera di Malfoy, ora era davanti a lei e per un attimo le sembrò davvero di essere tornata indietro, nel passato. Ma fu giusto un attimo perché poi la nuova Hermione ritornò al suo posto, al presente. Un presente che le imponeva di abbassare la maniglia di quella porta ed entrare nella stanza di lui, nella stanza del suo peccato originale.

       - Il passato è un tempo andato Malfoy che per fortuna non torna più.

       - E se tornasse?

       - Se tornasse eviterei di commettere determinati orrori.

       - Orrori? Un tempo non li avresti definiti in questa maniera.

       - Un tempo in cui non ero altro che una stupida ed ingenua ragazzina.

 

L’angolo dell’autrice

 

   Buon pomeriggio a tutti!

   Sì, sono proprio io con un nuovo capitolo, dopo quanto? Dopo 5 mesi pieni! Sono imperdonabile e non cerco giustificazioni. È stato un periodo travagliato dove la scrittura è stata l’ultima delle mie preoccupazioni.

   Non interpretate questa affermazione come una mancanza di rispetto verso voi che leggete e commentate, non è questo quello che voglio trasmettere solo che… ho avuto problemi più importanti.

   Anche se è la revisione di una vecchia storia ho deciso di modificarla un po’. Sto cercando di dare maggiore spazio ad altri personaggi senza fossilizzarmi troppo su Draco ed Hermione. Cerco di essere più obiettiva e meno sentimentalista, spero solo di esserci riuscita. (Domanda, ma sentimentalista si può dire?)

   Passo ai ringraziamenti perché, davvero ho poco tempo. Una piccola precisazione, la Polisucco Vivacis è una mia piccola creazione. È una pozione Polisucco che ha la durata non di un’ora ma di una settimana. Vivacis dovrebbe essere il genitivo dell’aggettivo vivaxvivacis secondo quelli che sono i miei ricordi di latino derivati dal liceo.

 

RINGRAZIAMENTI

 

- BARBARAK: mi spiace aver fatto trascorrere così tanto tempo tra un aggiornamento e l’altro, purtroppo è stato un periodo un po’ funesto. Non so dare una tempistica precisa riguardo il prossimo capitolo ma cercherò di non fare passare più cinque mesi. Scusami ancora e grazie per i complimenti. Alla prossima!

 

- SENZAFIATO: prima di tutto complimenti per aver letto questi sei capitoli tutti di tirata, hai un gran fegato ragazza! Questa è una revisione di una storia, in parte, già scritta e ti assicuro che la prima stesura era molto più cupa e pesante, non solo come stile ma anche come trama. In questa nuova visione sto cercando di dare un po’ più di normalità ai diversi personaggi e di non fossilizzarmi troppo sui protagonisti. Anche con te mi scuso per l’enorme ritardo, spero non averti perso come lettrice. Grazie per la recensione. Alla prossima!

 

- EXCEL SANA: ciao! Dopo il primo bacio tra Draco ed Hermione doveva esserci un’altra scena in questo capitolo, un altro ricordo, ma ho deciso di tagliarlo perché, alla fine non aveva nulla a che fare con questo capitolo e mi sembrava di troppo. Nel prossimo capitolo il passato si intreccerà con il presente e chissà che non ci siano altri baci. Adesso vado, spero di poter leggere presto un’altra recensione, grazie per la precedente. Alla prossima!

 

- SEVEN: tu sei la mia lettrice più affezionate ed i complimenti che mi hai fatto negli scorsi capitoli, temo, siano stati eccessivi perché con questo capitolo ti lascerò davvero delusa. Non accade nulla di particolarmente eclatante, è un capitolo di transizione che mi serviva per due motivi. Uno per riprendere i contatti con la fanfic, il secondo motivo era per dare spazio, anche se minimo, agli altri personaggi. In questo capitolo manca l’alchimia del precedente capitolo anche perché i due personaggi stanno insieme davvero per poco, ma spero comunque di non averti delusa. Per quel che riguarda Draco lui è Draco e non Draco il figlio di Lucius. Ha una sua testa ma ti ricordo sempre e comunque che è un Serpeverde e che dietro un comportamento ci sono tante diverse verità. Adesso, purtroppo, devo salutarti. Spero di ri-leggerti presto. Grazie per la recensione. Alla prossima!

 

Un enorme grazie alle 15 persone che hanno inserito la fic tra le preferite. Ed ancora grazie alle 45 persone che hanno inserito la fic tra le seguite ed alle 3 tra le ricordate.

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