Tutta una vita

di Caramell_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nascita - Un mese ***
Capitolo 2: *** Sette mesi ***
Capitolo 3: *** Un anno ***
Capitolo 4: *** Nascita - Cinque anni ***
Capitolo 5: *** Otto anni ***
Capitolo 6: *** Dodici anni ***
Capitolo 7: *** Quindici anni - parte I ***
Capitolo 8: *** Quindici anni - parte II ***
Capitolo 9: *** Diciassette anni - Pezzi di me ***
Capitolo 10: *** Diciotto anni - Addio ***
Capitolo 11: *** Vent'anni ***
Capitolo 12: *** Venticinque anni - parte I ***
Capitolo 13: *** Venticinque anni - parte II ***



Capitolo 1
*** Nascita - Un mese ***


 

Quando i bambini guardano oltre il tuo viso e sorridono,
forse stanno vedendo degli angeli.
Eileen Elias Freeman
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

I
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
1)
Castiel viene assegnato. Terra. Le sue ali brillano. E sfarfallano. Terra. Finalmente. Padre ha ascoltato le sue preghiere. E Castiel si sente bene. Guarda le nuvole, la sconfinata bellezza del cielo. E i suoi piedi – piedi? – le sue gambe a penzoloni.
Gabriel lo accarezza. Espande la sua grazia.
- Sembri felice – dice, ma Castiel non capisce – Cos’è felice? – e Gabriel ridacchia, sussulta tutto. Si sporge su di lui. Spinge.
E Castiel chiude gli occhi. Precipita.
 
 

 
 
2)
L’umano è, piccolo – Castiel non aveva idea che potessero essere così piccoli. Che nascessero a quel modo. E che nascessero piangendo – e ha due enormi occhi chiari. Dorme per la maggior parte del tempo – tempo? Sì – a pancia all’aria, con la bocca aperta. Non sa che lui è lì, e lo sorveglia. È affascinante, dal suo punto di vista. Crescerà? Oh sì, crescerà.
E parlerà tutto il tempo. Non farà altro che ficcarsi nei guai.
- Qual è il suo nome?
E Gabriel spalanca le ali, e una cascata d’oro discende dal cielo – Lo chiamano Dean  
Castiel annuisce, si allunga oltre la culla, inclina piano la testa – Ciao, Dean – sussurra.
Ma Dean continua a dormire.
 

 
 
 
3)
Il tramite che ha scelto piace a Dean. Lo fa ridere. Tanto. E quando ride Dean spalanca la bocca, strizza gli occhi. E sporge le mani verso di lui.
Castiel lo fissa, immobile. Ma Dean non molla. Balbetta, dimena le manine, i piedi minuscoli. Gorgoglia e si sporca il mento di saliva. Castiel stringe le labbra, inclina un poco la testa. Cos’è che vuole, esattamente?
Poi Dean sbuffa, irritato, si rannicchia su se stesso. E comincia a piangere. I suoi piccoli polmoni si fanno enormi e le sue urla svegliano tutta la casa.
Quando Mary entra nella loro stanza, Castiel scompare.
 
 
  

 
4)
Dean è felice. Sempre. Stringe i pugnetti e ridacchia, deliziato. È disteso sulla pancia, infilato in una tutina azzurra. Ha gli occhi così luminosi che accendono le stelle.
Castiel lo osserva dimenarsi, muovere le gambe a più non posso, e storcere la boccuccia, e mangiarsi le guance. Poi infila una mano nella culla. È la prima volta che lo fa. Tocca il corpicino scosso di Dean. Lo aiuta a girarsi.
I cuccioli sono caldi, realizza. E Castiel percepisce quel piccolo cuore battergli sotto le dita. Si chiede come dev’essere sentirselo agitare sul petto, attraverso la pelle.
Ma Dean borbotta e, veloce, gli afferra un dito. Stringe. E ride. E Castiel lo guarda con tanto d’occhi. Sono caldi, i cuccioli.
Sorride.
 

 
 
 
5)
Castiel prega per lui. Di notte. Alle volte canta sottovoce. E Dean s’addormenta.
L’ha visto fare a Mary, una volta. E Dean sembra apprezzare. Non lo lascia mai andare, però. Mugola. Si infila un pugno in bocca. Chiude gli occhi col suo dito appoggiato alla pancia. Castiel rimane fermo. E lo fissa. Conta i suoi respiri. Gli accarezza la pancia sol pollice.
Si dice che passare un’esistenza così, dopotutto, non è affatto male.


























Note: E', obbiettivamente, un periodo terribile per iniziare una storia, soprattutto una di così ampio respiro come ho pensato debba essere questa. Una sfida, praticamente. Spero che venga apprezzata e che sia, prima di tutto, una lettura piacevole. Il lettore saprà dirmi, comunque. Ogni commento mi aiuterà a migliorarmi.

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Capitolo 2
*** Sette mesi ***


 

So che non ti piace camminare, ma guarda che è solo un pregiudizio.
Camminare è una guarigione. Un'esperienza di salvezza.
 Michele Serra – Gli sdraiati

 
 
 
 

 

 II

 
 
 
 
 
 
 
 
 
1)
Mary tiene fermo Dean per le mani. Forte. Lo regge in piedi, sussurra – Così, così – e Dean balbetta, spalanca i suoi meravigliosi occhi verdi. Quando lei lo lascia andare traballa un poco, esitante. Sposta un piede in avanti. E il suo piccolo corpo oscilla.
Mary ne sembra estasiata. Batte le mani, sorride. Ma Dean non sembra felice. E spinge le mani in avanti. Stringe piano i pugni. Un attimo dopo scrolla la testa. Si rannicchia su se stesso, in pena. E prende a singhiozzare. Grossi lacrimoni spessi gli rotolano sulle guance. Gli si inumidiscono le ciglia, le lentiggini.
E Mary non perde un secondo di più. Se lo porta al petto, gli riempie il viso di baci, dice – Sei bellissimo. Un bambino bellissimo – e Castiel li osserva dall’alto.
Sì, concorda, bellissimo.
 
 
 

 
2)
Balthazar è buono con lui. La sua grazia è quasi tangibile. Spessa. Luminosa. Gli imprigiona le spalle con le ali. Dondolano insieme, tra le nuvole.
- Balthazar
- Mnh?
- Cos’è felice?
Balthazar ride. E sulla Terra prendono a crescere i fiori – Quando gli uomini sorridono, Castiel. Ecco, allora sono felici – e Castiel si rannicchia su se stesso. Piega la testa – Perché ne sembri scontento? – Balthazar gli accarezza la testa con le dita e il suo volto si tinge d’oro.
- Sono rari, gli uomini felici
Castiel non sa molto della Terra. Non c’è mai stato. Ma Gabriel gliel’ha descritta con meraviglia. E Castiel vuole vederla. E far sorridere gli uomini che ancora non sono felici.
 
 
 

 
3)
Dean non ha ali. Castiel lo sa. Questo però non gli impedisce comunque di controllare. Il corpicino di Dean è girato su un fianco. E Castiel infila la testa, una mano nella culla, gli accarezza la schiena. Dean prende un respiro profondo, e muove veloce le gambe. Uno, due.
Castiel apre le dita sulla sua pelle. Sente i tuffi morbidi del suo cuore.
E la gioia gli stringe il petto.
 
 
 

 
4)
Mary regge di nuovo Dean per le mani. Forte. Sussurra, ridente – Andiamo. Forza – e lo lascia andare, ma questa volta Dean non sembra intenzionato ad accontentarla.
Castiel sbatte le ciglia e lo ritrova seduto sul pavimento, un pugnetto infilato in bocca. E Mary sbuffa, arriccia le labbra. Ma a Dean importa poco della sua faccia contrariata. E prende a gattonare, instabile.
Oltre le spalle di Mary Castiel intercetta i suoi occhi – bellissimi, tutti spalancati – sorride. E Dean spalanca la bocca. Felice.
 
 
 

 
5)
Dean gli pianta le mani sulla faccia. Ride e gli infila le dita nei capelli. Tira. Sono seduti sul pavimento, e Castiel lo lascia fare.
Poi dice – Dean – e Dean si blocca di botto, arriccia le labbra. E Castiel si rende conto che è la prima volta che parla con lui. Che pronuncia il suo nome.
La boccuccia di Dean è umida, piantata contro il suo collo. Le sue guance calde. Castiel non dorme da secoli (Dean, invece, sembra non fare altro) sulla Terra, però, ha imparato a cantare. E chiude gli occhi. Lascia che Dean gli riposi addosso, sul petto.  E vicino al cuore.
 
 
 

 
6)
Dean prova di nuovo a camminare. Non ci riesce. E cade.
Decide che non lo farà più.
Piange.
 
 
 
 

7)
Comunque, non sta fermo un attimo. Castiel non capisce come possa avere tanta energia. Mary, infatti, non riesce a stargli dietro. Crolla sul divano, rossa in viso. Si passa una mano tra i capelli biondissimi, sospira esausta. La lavatrice è un ronzio costante. In sottofondo. E ci sono i piatti da lavare. La cucina da sistemare. Non crede di averne la forza.
Chiudi gli occhi, si dice, un minuto, un secondo soltanto. Si sente pesante, e i cuscini del suo divano sono comodissimi.
Castiel rimane in salotto. La guarda dormire. Realizza, non è come guardare Dean. Non è bello uguale.
Poi Dean scoppia a piangere. E Mary si sveglia. Corre.
 
 

 
 
8)
John torna a casa. E vede Dean per la prima volta. Ha i vestiti sporchi di sangue e il respiro affannoso. Infila la testa scarmigliata nella culla, gli accarezza il visino col pollice. Guarda il cucciolo come se non ci credesse. Ma Dean sorride, sotto di lui. E gli occhi di John si riempiono di lacrime.
C’è una cosa che Castiel ha imparato da quando è sulla Terra. E riguarda Dean.
Quando sorride t’innamori di lui.
 
 

 
 
9)
Dean si accoccola sul petto di John, mugugna qualcosa tra i suoi capelli. E gli sbava sulla maglietta. John è amorevole e sembra amare Dean. Gli lascia un bacio asciutto sulla fronte. Dice – Il mio piccolo guerriero
Ma di lui Castiel non si fida.
 
 
 

 
10)
Questa volta è John che mette alla prova Dean. Mormora – Forza, ometto – e gli afferra le manine, lo regge, forte, fino a che Dean non singhiozza, indispettito.
Castiel vede John contrarre le sopracciglia, storcere la bocca. E si sposta alle sue spalle, invisibile. Dice – Dean – e Dean si volta. E quel suo broncio adorabile scompare del tutto. Ride. Perché Castiel è bello, e buffo. Gli si scuriscono gli occhi. Una trapunta di stelle gli scende sul viso. E i suoi piedi si muovono da soli.
 


 



 
 

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Capitolo 3
*** Un anno ***



 

Riuscirai sempre a trovarmi nelle tue parole, è là che vivrò.
Dal film: Storia di una ladra di libri

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 III

 
 
 

 
 
 

 
1)
John dice che Dean è un piccolo guerriero. Mormora – Diventerai forte – e poi – il tuo papà lo è. Fortissimo, davvero  – la sua faccia è tutta rossa, gonfia e lucida – Verrai con me. Sarai tutto quello che io non sono stato e farai le cose che io non ho fatto. Ti faccio un uomo. Uno di quelli veri. Dammi tempo, bambino. Mi renderai fiero di te – e Dean gorgoglia, stretto stretto nelle coperte, il suo nasino all’insù, tutte quelle lentiggini. Acconsente, ignaro, a qualcosa di più grande di lui.
 

 
 
 
2)
Castiel dice – T’amerò, Dean.
Come meglio potrò.
 
 
 
 

3)
Castiel passa un sacco di tempo con Dean. È inevitabile, dopotutto. Dean gli accarezza le guance, la bocca, prova ad infilargli un dito in un occhio, ridacchia quando ci riesce. E Castiel impara da lui come da nessun altro. E bacia Dean sul naso, tra il solco morbido degli occhi, sulle ciglia e sulle palpebre, ai lati del viso, sulle orecchie. E la sua pelle morbida si riempie di macchioline scure, centinaia di lucciole gli fioriscono addosso e Castiel se lo stringe alla pancia, sullo stomaco. Il mio cuore, si dice, il mio cuore, adesso, non è solo mio.
 
 
 

4)
Il profumo di Dean gli si infila nel naso. È così denso che pare avere un corpo tutto suo. Lo segue anche fra le nuvole, lassù, in Paradiso. Gabriel si allunga su di lui, lo ricopre di cielo. Mormora – L’hai baciato
Castiel sorride – Sì, un sacco di volte
Poi Gabriel si appoggia alla sua schiena, chiede – Da quando sei così felice? – e Castiel ha gli occhi che brillano, dice – Da Dean
 
 

 
 
5)
Dean non parla ancora. Rumoreggia e gorgoglia, ma Mary pensa (e già da un po’) sia ora che spiccichi la sua prima parola. Schiude la bocca lentamente, scandisce – Ma-mma, ma-mma – ed è come quando Dean ha imparato a camminare, lo chiama tesoro, lo riempie d’amore. John è più brusco, pressante – È un Winchester, non c’è niente che non sappia fare – a Dean però non importa niente di quello che loro vogliono. Lascia a John una scia umidiccia sul collo e batte le mani, tutto storto, euforico.
Castiel gli circonda il corpicino con le ali. Non visto, se lo posiziona tra le costole, al sicuro.
A chi importa delle parole, di tutto. Dean è un cosino rosa tutto stropicciato e Castiel l’adora anche se non sa parlare.
 
 
 
 

6)
Quando rimangono soli, al buio, Castiel veglia su di lui.
Mormora il suo nome fino a che non s’addormenta.
 
 

 
 
7)
Dean è appiccicato al seno di sua madre quando succede; dischiude la sua piccola bocca rosa, con le dita raggiunge le scapole sporgenti di Mary. Si impiglia fra i fili biondi dei suoi capelli. Smozzica e si mangia una lettera, due. Ha gli occhi tutti spalancati, liquidi e morbidi – Ean – pigola tutto contento – Ean – e Castiel, di fronte a lui, sorride.
 
 
 

 
8)
A John Winchester piace bere. È una cosa che dice spesso – Sono finite le birre – e poi a Mary – Va’ a comprarle
È da lui che Castiel impara tutto quello che c’è da sapere sull’alcool (Sei così stupida, donna, così stupida. Non ci metto niente a sparire. Non te lo faccio più vedere)
Balthazar ha le ali che fremono, dice – Sta’ attento – ma Castiel è pronto a tutto, e non ha paura di niente. Bacia le mani di Dean, le dita, la pancia. Beve la sua risata e mangia dai suoi occhi.
Pensa – Che ci provi
Pensa – Sono qui

 


 

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Capitolo 4
*** Nascita - Cinque anni ***



Il più grande regalo che mi hanno fatto i miei genitori è stato mio fratello.
(Anonimo)
 

 


 
 
 
 

 IV

 
 
 
 
 
 

1)
La pancia di Mary prende a crescere. Si fa più tonda ad ogni mese che passa. Dean ci appoggia sopra un orecchio, una guancia rosa, ridacchia. Dice – Si muove – e Mary ha gli occhi lucidi, liquidi di pianto. Si passa una mano sulla pelle tesa, quando è sola, tutto il giorno, tutti i giorni. Castiel la protegge dal freddo, dal caldo eccessivo, le tappa le orecchie, le libera la bocca, il naso. Comanda al piccolo di stare calmo, di far riposare la mamma. Mormora – Sei tanto amato. Così tanto che nemmeno lo immagini – vede l’uomo forte che diventerà crescendo, le sue spalle larghe, le braccia lunghe. Pensa a Dean. E il cuore gli si riempie di tristezza.
 
 


 
 
2)
John ha le mani ruvide degli operai, le gote tutte arrossate, la barba sfatta. Le fa il solletico quando le sfiora la pancia. Mary pensa che non ci voleva proprio, un altro figlio. Si annoda i capelli, stringe forte le labbra. Dean le saltella intorno, ridacchia tutto contento. Gli hanno detto – Avrai un fratellino – è felice da allora.
 
 
 

 

3)
Sam è il primo amore di Dean.
 
 

 
 

4)
Dean parla poco. Nel buio, s’intrufola nella camera di Sam. Castiel lo vede sbirciare tra il legno della culla, spalancare un poco la sua bocca a cuore e allungare le mani, le braccia corte, provare a stringersi tra le dita i piedi minuscoli del fratello e gonfiare le guance, irritato, gli occhi stretti stretti, i gomiti girati.
Castiel è semplicemente mosso da un moto di tenerezza. Solleva le mani e afferra Dean per quel suo corpicino caldo. Sono anni che non se lo sente addosso. Così. Docile. Pesante. È dolce come la prima volta.
Dean sbatte forte le palpebre, geme un poco, sorpreso, ma poi si vede il facciotto di Sam a nemmeno un palmo dal naso. E sorride. Come ci è arrivato, seduto tra i cuscini, in quella culla, a riempire di baci Sam, non se lo ricorda. Sua mamma gli dice che è stato un angelo – Veglia su di te, Dean, da quando eri piccolo – ma Dean, agli angeli, mica ci crede. Suo padre non fa che ripeterglielo – Sciocchezze da femmine, ragazzo. Non badarci – e poi gli accarezza la testa, gli gratta piano la nuca. A Dean piace che John lo chiami ragazzo, ometto. Che gli spieghi cosa fare, come comportarsi per diventare forte. Uomo. Dean lo vuole fare, l’uomo. Essere forte come suo padre, reggere le botte come le regge lui.
Lo segue ovunque. Gli cammina sulle impronte – Non sorridere, ragazzo. Non così – e Dean scuote la testa, si passa la lingua sui denti, si dice stupido, stupido, stupido.
Il sorriso di Dean, però, è pura meraviglia. E se solo Castiel potesse glielo sussurrerebbe direttamente sulla bocca.
 
 

 
 

5)
Gabriel viene riassegnato. Terra. Australia. Castiel lascia che le sue ali lo circondino, gli sfiorino il viso in un’ultima carezza d’addio – Non ti è concesso essere così felice – e al posto degli occhi ha due spicchi di luna.
- Perché?
Gabriel gli regala un bacio lunghissimo, luminoso – Dimenticherà di averti avuto
Castiel rilassa la schiena, le spalle. Chiede – Anche se l’amo tanto? – e nel suo spirito si riversa la gloria del cielo. Gabriel distende il viso, dice – Proprio perché l’ami, fratello – e si sporge un poco in fuori. Sorridendo, precipita.
 
 
 


 


 
 

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Capitolo 5
*** Otto anni ***



Tenete la croce in alto, cosicché io possa vederla anche attraverso le fiamme.
(Giovanna d’Arco mentre veniva bruciata sul rogo)
 
 
 

 
 

 

 
 





 
1)
A Dean piace disegnare (amerà dipingere, Mary ne è sicura) Gli compra un set di pastelli. E matite colorate. Fogli spessi, resistenti all’acqua. Dean le ricopre la faccia di baci, dice – Sei la migliore – si nasconde nella sua camera, non ne esce fuori fino a sera. Mary l’osserva trotterellare via, le ginocchia storte, tutte le lentiggini a fuoco.
Pensa – Sono solo pastelli
Pensa – Fa che John non lo sappia
 
 

 

 
2)
Dean disegna Sam. Continuamente. È bravo però. Ancora troppo piccolo. Mary ha due occhi grossi così piantati sulla sua schiena ricurva. Sui fogli, le iridi di Sam si fanno d’un bel blu acceso, grandi e tondi. Luminosi. Mary li conserva tutti (imperfetti, ruvidi e raffazzonati) nel cassetto della biancheria, sotto le mutande, tra i calzini.
Accarezza il viso di Dean col pollice. Mormora – Amore mio – e Dean si accartoccia su se stesso. Arrossisce.
 
 
 

 

3)
Castiel lo vede, il fuoco. Si mangia il legno, la terra, le mura perfette delle dimore degli angeli. Gabriel lo trascina per i piedi, l’afferra per le spalle. E gli ripiega le ali, il serpente che gli corre sulla schiena. Puzza di fumo, di cenere.
Dice – Sia fatta la Sua volontà
Castiel sospira – Mio Dio
Nei suoi occhi l’uomo, adesso, brucia.
 

 

 
 
4)
Le ali di Balthazar sono fatte di perle. Lo stesso fuoco che la pioggia ha or ora spento gli arde sul viso, tra i capelli. Dice – Lo meritavano – e Castiel si arrotola tutto, annuisce – Ecco – sussurra – Io darò l'ordine e li farò ritornare contro questa città; essi la assedieranno, la conquisteranno, la daranno alle fiamme; Io farò delle città di Giuda una desolazione senza abitanti[1] – e gli bruciano gli occhi, le labbra.
Così dice il Signore.
 
 
 

 

5)
John non se ne accorge nemmeno. Ha la bocca spalancata, la pancia tutta di fuori, le orbite girate, cieche. Beve tanto, quella sera, che crolla sul divano, sfinito, le cosce divaricate, la radio ancora accesa.
All’inizio è uno scoppio silenzioso, una miccia innocua, minuscola. È sempre così, con quei dannati fornelli. Il caffè ci fai e fanno rumore per una settimana. Poi comincia il caldo. E il fumo. È tutta fatta di legno, la casa. L’ha costruita lui, solo – A mani nude – dice. Se ne vanta con Dean. E Dean s’osserva le braccia sottili, le dita, s’imbroncia come il bambino che è.
Castiel lo conosce, il fuoco, ma questo non lo sente arrivare. Attecchisce in cucina, tra gli stipiti, sulla culla di Sam. Ed è come l’ultima volta, il tempo d’un respiro, un colpo d’ali.
Gabriel prova a trascinarlo coi piedi, ad afferrarlo per le spalle.
Di là, a piedi scalzi, Dean comincia a piangere.
 
 
 


 
6)
Dean ha un sacco di lentiggini. Mary non capisce da chi possa averle ereditate. Al sole, sembra che qualcuno gli abbia dipinto la faccia. Che piccoli insetti gli camminino sul naso, tra il solco morbido degli occhi, sulle ciglia e sulle palpebre, ai lati del viso, sulle orecchie.
Mary pensa siano adorabili. Ma ha visto come John lo guarda, il suo bambino, e non le piace.
Sussurra – I baci degli angeli
E, sorridendo, s’addormenta.
 
 
 

 

7)
Mary ha detto – John – e poi – lascio qui il bambino. Vado a riposare – ma a John non gliene frega niente, di quello che dice, non quando è in quello stato.
Castiel l’osserva arrotolarsi un dito fra i capelli, fissare stranito la macchia di birra che gli si allarga sul petto – Non è un brav’uomo – gli ha detto Balthazar – Ama troppo se stesso
Castiel inclina la testa. John ridacchia nel sonno, stiracchia una gamba, i piedi.
Non guarda Sam nemmeno una volta.
 
 
 


 
8)
Gabriel ha tutta la forza che a Castiel manca. Tuona – Non interferire –  e le sue ali gli imprigionano i fianchi, le gambe. Ma Castiel allunga un braccio e socchiude gli occhi. E la fronte di John Winchester è calda, tutta sudata, fatta di fumo.
Ci vuole poco, sussurra, così poco, per compiere un atto d’amore.
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Geremia, 34:22

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Capitolo 6
*** Dodici anni ***


 
Il dolore è l’agonia di un istante, l’indulgere nel dolore è l’errore di una vita.
Benjamin Disraeli

 
 
 
 
 

 
 
 
 
 





1)
Oggi, Sam compie sette anni. Dean s’infila sotto le coperte, tra le lenzuola. Lo sveglia a furia di baci. E Sam ridacchia, entusiasta. Rimangono a rotolarsi a letto fino a mezzogiorno. Castiel li osserva dall’alto. Sorride, intenerito. Le guance di Dean si sono fatte rosse come pomodori maturi. E Sam continua a dimenarsi. Muove gambe, braccia, ansima forte.
Dice – Stupido Dean
Ma Dean s’allunga oltre il bordo, nella sua parte di letto. Tira fuori un sacchetto fatto di blu.
C’ha disegnato un angelo sopra. Uno coi capelli neri, due ali enormi. Sam ne dischiude i bordi con le manine che tremano – Per me? – sussurra e Dean annuisce – Per te
E il sorriso che gli regala Sam gli fa grondare il cuore di dolcezza.
 
 


 
 
2)
Alla fine della strada, infilato in una curva stretta, sta un negozio di caramelle. Di quelle tutte arrotolate che piacciono tanto a Sam. Dean chiede a John se può avere un dollaro.
John dice – A cosa ti serve, ragazzo? – e Dean socchiude piano gli occhi, solleva un angolo della bocca – È il compleanno di Sam
La faccia di John s’accartoccia un poco, inclina la testa, si gratta forte un sopracciglio. Prende a pensarci su. Ma Dean ha le gambe che tremano, le guance arrotondate, gonfie e rosse. Castiel non riesce a pensare ad altro che non sia baciarlo.
John ridacchia – Potrei pensarci seriamente – dice – se mi dai una mano in garage – e Dean salta sul posto. Afferra un dito delle sue grosse mani callose.
Castiel si fa piccolo piccolo. Si nasconde tra i capelli di Dean.
Quello, si dice, è un giorno sì.
 
 


 
 
3)
John s’infilò uno dei bambini sotto braccio. Afferrò Dean per la collottola, lo tirò via per un braccio. Il fumo gli appannava gli occhi, il fuoco gli bruciava i piedi. E i bambini non facevano che piangere. Gridò – Mary – ma un boato assordante gli coprì la voce – Mary
Era ancora ubriaco quando spintonò i bambini fuori. Dean inciampò sui suoi stessi piedi, piagnucolò, finì con la faccia nella terra. E Sam prese a scalciare, gli occhi spalancati, il mento sporco di fuliggine. John voltò lo sguardo alla casa in fiamme. In testa c’aveva un tuono, una clangore continuo che gli martellava il cervello. Arricciò la lingua e sentì il sapore della birra. Cadde in ginocchio, si strinse i figli al petto.
Signore, si chiese, come ho fatto a svegliarmi?
 


 
 
 
4)
Dean cresce e somiglia a sua madre. Ha gli stessi occhi chiari, lo stesso sorriso dolce.
John non riesce a sopportarlo.
 
 


 
 
5)
Castiel è seduto sul pavimento, a gambe distese. Dean ha la faccia appiccata al vetro della sua finestra, il sedere appoggiato ad una scatola alta, i piedi a penzoloni. Il cielo, quella notte, è una trapunta di stelle. Dean ha la testa piegata, il naso all’insù. E i suoi occhi catturano la luce della luna.
Castiel riesce a vederlo, il cuore di Dean. Quell’ammasso di tumulti e nostalgia, quel grumo di dolore, lì, in basso, che gli impedisce di respirare normalmente. Che lo fa piangere, alle volte, con il viso infossato nel cuscino, sulla pancia di Sam, tra i suoi capelli.
Castiel dice – Dean – e allunga piano un braccio, un’ ala scura, tutta bruciata – Dean – e Dean pare sentirlo davvero, per una volta dopo tanto, tantissimo tempo. Spalanca un sacco quei suoi bellissimi occhi verdi, dischiude la bocca. Castiel se lo stringe al petto come faceva anni prima, quando Dean ancora poteva vederlo. Gli bacia la sommità della testa, la fronte. Canta. Ci sono io, bambino. Sono qui. E un nodo di dolorosa nostalgia gli blocca la voce, gli fa fremere le piume di tenerezza. Castiel bacia Dean sul naso, sulle guance bagnate.
Domani, si dice, tutto questo calore non sembrerà che un sogno.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Quindici anni - parte I ***


 
Tutte le famiglie felici sono simili tra loro.
Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.
Lev Tolstoj – Anna Karenina
  

 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

1)
Dean comincia a dipingere. Trasporta sacchi di farina giù in città. Ripara steccati, dopo la scuola, e il tetto della chiesa. E si compra la sua prima tempera ad olio, cinque dollari di tela. Torna a casa che ha le guance come ciliegie. Traccia un cielo blu come Castiel non ha mai visto e nuvole spumose e giganti girasoli azzurri che s’allungano lontani, si aprono col sole. È solo uno scarabocchio, uno schizzo colorato. Non ha comprato altri colori che non fossero sfumature di blu e un pennello sottile, già mezzo rotto. George ha detto – Mi è rimasto solo questo. Ma è da buttare – e Dean gliel’ha quasi strappato di mano, ha stretto così forte che, adesso, gli fanno male le nocche. Flette il polso, si sporca un unghia di blu.
Nei suoi occhi Castiel ci vede sbocciare i fiori.
 
 
 


 
2)
Mary adorava vederlo disegnare, diceva  – Così, tesoro. Un po’ più di giallo ed è perfetto.
Gli aveva comprato dei pastelli colorati nuovissimi. E matite colorate. Fogli spessi, resistenti all’acqua. Dean c’aveva perso il sonno. Per una settimana non aveva fatto altro. Dormiva con le guance appiccicate ai fogli, le matite ancora in mano. Castiel gli copriva la schiena con una coperta, si assicurava che non soffrisse il freddo.
Poi John infilò quelle sue dita ruvide nei cassetti della biancheria, bofonchiò – Non trovo nemmeno una stramaledetta canottiera – e prese a frugare tra i pigiami di Mary. Castiel se la ricorda, la sua faccia. Il ghigno di stupore e, dopo, il disgusto che gli deformò il viso. Afferrò uno dei disegni preferiti di Castiel. Quello dell’angelo. E affrontò Mary quella sera stessa, disse – Queste sono tutte le stronzate che gli metti in testa – glielo gettò in faccia. Mary strinse le labbra, i pugni – È un bambino, John. E questo è solo un disegno – lo raccolse da terra, se lo strinse al petto. Ma John schiuse la bocca e digrignò i denti – Non lascerò che me lo trasformi in una donnetta – e Castiel osservò la sua furia, il disprezzo che gli gonfiò gli occhi.
Si chiese come fosse possibile che quell’uomo non riuscisse a vedere tutta la bellezza che c’è in Dean.
 
 
 
 


3)
A Dean piacciono gli occhi azzurri. E Will ce li ha. Sono d’un blu un poco spento, allungati e sottili. Vanno bene. Will gli sorride, a lezione e i suoi denti bianchissimi s’illuminano nei sogni di Dean.
Il primo bacio se lo danno sotto gli spalti del campo da football. Dean raccoglie tutto il suo coraggio e si sporge verso di lui. L’erba è bagnata e la labbra di Will sanno di fresco. E Dean sembra contento, ha le lentiggini che vanno a fuoco.
Ma cuore di Castiel pare stringersi un poco. Scoppiare.
 
 
 


 
4)
Dean torna a casa più tardi, quel giorno. Sam lo aspetta sulle scale, in pigiama. Dice – Dean – e gli salta al collo. E Dean gli lascia un bacio caldo sulla fronte, chiede – Papà?
Sam storce il naso, gli indica piano la cucina col mento. Dean mormora – Và a dormire, Sam – trova John accasciato sul divano. Ha le gambe aperte, la bocca dischiusa. E russa. S’è scolato tutta la birra che avevano in casa. Dean lo sa. Va così da un po’.
John rida – Dean. Va’ a comprarmi la birra – e rimane a casa tutto il giorno. E Dean accompagna Sam a scuola, gli carica lo zaino sulle spalle. Pigola, orgoglioso – Ciao, pulce – gli bacia la faccia. E Sam ridacchia, prova a farsi piccolo piccolo, dice – Stupido – e – Finiscila, mi metti in imbarazzo – ma sorride, sgambetta verso l’ingresso.
Dean bigia. Passa da Bill, al club, si fa passare una cassa di quelle avanzate – Dovresti smetterla di viziarlo così, ragazzo – smozzica Bill, il pancione di fuori e i capelli davanti agli occhi. E poi, quando Dean se n’è andato – Vecchio bastardo
Dean sospira. Copre John con una coperta. E Castiel lo abbraccia da dietro. Gli appoggia la fronte tra le scapole. Rimane così. Per tutta la notte.
 
 
 
 


5)
C’è quest’angelo, nei suoi sogni. Gli asciuga il viso, lo riempie di baci. Ha gli occhi più belli che Dean abbia mai visto. È l’unica cosa che ricorda, da sveglio, al mattino. Quel blu quasi soffocante, il calore che gli fiorisce in petto, alle volte, quando è triste, quando gli schiaffi di John si fanno più forti.
È colpa di sua madre, si dice, se ha certe fantasie – C’è un angelo che veglia su di te, Dean. E ha delle ali enormi, vive attaccato alle stelle – e ancora – Ti ama tanto, bambino. Più di tutti. Ne sono sicura – ma Dean non ci crede così tanto. Pensa, dov’è, quest’angelo? Perché non riesco a vederlo? Pensa che non ha bisogno di essere amato, non così.
 
 
 
 

 

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Capitolo 8
*** Quindici anni - parte II ***




Quando un padre dona al figlio entrambi ridono,
quando un figlio dona al padre entrambi piangono.
William Shakespeare
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1)
Castiel vede la testa di Dean sbattere sul pavimento. E il rumore sordo che gli arriva alle orecchie gli sbriciola il cuore. John ha queste mani pesanti, tutte callose, l’orribile vizio di pestare il figlio da ubriaco. Dean si regge la fronte con un palmo. Si è morso una guancia, sputa per terra.
John dice – Non t’è bastato? – e lo butta di nuovo a terra, lo schiaffeggia col dorso della mano. Stringe col palmo un paio di forbici. Castiel ringhia, stringe i denti, sputa – Sta’ fermo. Non t’azzardare – e Dean geme, ha il naso che gli gocciola sangue.
La sera prima è riuscito a completare l’ultimo. È per questo che John-è il migliore.
Il suo angelo ha gli occhi chiari, una cascata spettinata di capelli scuri. E sorride. Per il suo sorriso Dean ha usato l’ultima goccia di pittura. Gli ha gonfiato le guance, disegnato un collo lunghissimo. Dopo ha bisbigliato, contento – Ciao, angelo – e a Castiel è quasi venuto da piangere.
Adesso, John afferra un angolo della sua tela blu. E le labbra di Dean si tingono di viola. Si copre le orecchie con le mani. Di Castiel, John si prende gli occhi.
 
 
 
 


2)
Gabriel lo trattiene per le ali – Castiel – grida – Finiscila – e gli circonda le spalle con le ali, i piedi. Dice – Dean Winchester ha un destino. E tu hai già interferito una volta – ma Castiel sibila, si attorciglia come un serpente – Non lasciare che lo tocchi – e dopo – quell’uomo non se lo merita, un figlio come Dean.
Gabriel stringe le palpebre, gli accarezza il viso, mormora – Resisti ancora. Solo un po’.
 
 
 
 


3)
Castiel lascia che Mary lo veda. Dean ha tre anni, della manine tutte paffute, la pancia sporgente. Piange da quelle che sembrano ore. Sporge le dita verso di lui.
Mary non strilla, quando lo vede. Spalanca un poco gli occhi, stringe Dean con le unghie.
Castiel le sorride e l’intera stanza si riempie di miele. Accarezza una guancia di Dean, il suo nasino all’insù. E Dean stringe gli occhi, mugola piano. Sgambetta. Si stringe ai fianchi di Mary, le si accoccola sulla pancia. Castiel gli bacia la fronte, quel suo ciuffo all’insù, sulla nuca. Lo bacia come fa tutte le notti. Dice – Si addormenta solo così
Mary allunga un occhio oltre le sue spalle, all’ombra della lampada del salotto. Vede.
Castiel ha ancora su il suo sorriso dolce, mormora – Hai fede – e Mary singhiozza, si aggrappa forte a Dean.
 
 
 
 


4)
- Chi sei tu?
- Castiel – Ca-sti-el
- No. Cosa sei?
- Un angelo del Signore
 
 
 
 


5)
Dean lascia la scuola. Smette di dipingere. Ha un’unghia sporca di vernice. Strofina fino a che non vede il sangue. Gira con un labbro spaccato, due occhi neri gonfi così. Sam gli chiede – Che hai fatto? – Bill scuote la testa. E Dean dice – Non è niente, Sammy. Sono caduto – a sentir lui, cade quasi tutti i giorni.
Ha il sonno agitato, le mani che gli prudono. Castiel si siede accanto a lui, gli copre le spalle fredde col trench. Nel sonno, cura le sue ferite. E il giorno dopo, all’alba, Dean si sveglia tutto sano. Sussulta, per poco non si mette a gridare. Si afferra la pelle degli occhi tra le dita. Si guarda intorno. Sussurra, tremante – Lascia che ti veda – e ancora – Se ti vedo, angelo, saprò che è vero. E che non sono pazzo – e Castiel ridacchia, gli sfiora piano i capelli col respiro. Forse, si dice, Padre glielo concederà.
 
 
 
 


6)
Balthazar dice – Non chiedere troppo, fratello
- Chiedere troppo?
E Balthazar annuisce, sfarfalla le ciglia – Si ricorda di te – mormora – Non del tutto, è vero, e crede sia un sogno. Ma il punto è che ricorda. A nessun angelo è stato mai concesso tanto – e socchiude gli occhi, ghigna. Castiel inclina la testa, stringe un pugno, forte. E se lo porta al petto. Impara con Dean che l’amore rende avidi.
 
 
 
 

 
 

 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Diciassette anni - Pezzi di me ***


 


È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.
Fëdor Dostoevskij

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
1)
Dean ha un cassetto segreto, una specie di cassaforte in bella vista, tropo scontata perché John possa pensare che valga qualcosa infilarci le mani dentro. Ci tiene dentro qualche penna, dei quaderni. Oh. Rimasugli di pizza. E quel bracciale di caramelle che Sam gli ha regalato quando ancora andava all’asilo. Poi, un poco più in basso, dove il cassetto del comodino si ritaglia quel rettangolo di vuoto, Dean ci tiene nascosti – insieme a quei dollari che, a poco a poco, risparmia dal lavoro – cinque dei suoi ultimi disegni. Sono a matita, parecchio sbavati e tutti incompleti, ma Dean ne va dannatamente orgoglioso.
Una volta li ha mostrati a Sammy. Suo fratello è entrato in camera sua in piena notte, il pigiama attorcigliato intorno alle gambe e i capelli tutti scomposti. L’ha trovato appoggiato alla testiera del letto, la sua ultima matita tra le dita, le ginocchia che gli facevano da tavolo.
- Dean - ha detto – non riesco a dormire – e Dean ha fermato il polso – Vieni qui – se l’è appiccicato al petto. Sammy s’è messo a ridacchiare, contento, a sbirciare , accoccolato tra le sue cosce. Ha allungato una mano – Dean
- Cosa, scricciolo?
Ha chiesto – Chi è? – mentre gli si chiudevano gli occhi, si addormentava a poco a poco.
Allora Dean non era riuscito a rispondere, se l’era stretto addosso, in silenzio. Coi respiri di Sam nelle orecchie, s’era addormentato anche lui.
Adesso, forse, una risposta ce l’ha. È il tizio che mi sogno la notte, Sam, l’angelo buono che mi ama e vive attaccato alle stelle.
 


 
 
 
2)
John gli dice – Sei tale e quale a tua madre, ragazzo – e Dean ridacchia imbarazzato.
- Lei era bellissima
John lo guarda di sbieco, mormora – Lo sei anche tu
 
 
 


 
3)
A Dean fa male il petto, la parte bassa del costato, una caviglia. Si stende sul letto con un sospiro stanco, le gambe di fuori, a penzoloni, la bocca schiusa. Ha lasciato le tende aperte e la luce bianca della luna gli ferisce un poco gli occhi. Ha questo desiderio, sotto pelle. Questa speranza crudele di non essere completamente solo.
Al buio, dice – Non curarmi – e Castiel inclina piano la testa, aggrotta le sopracciglia – Non questa volta – e un soffice singulto gli scappa dalle labbra – Comincio a pensare che abbia ragione quando dice che me lo merito – deglutisce, respira – Oggi gli ho detto che voglio andarmene. Gli ho detto vaffanculo tu e la tua testa di cazzo, mi prendo Sam, lo porto il più lontano possibile da te – ridacchia, amaro – Non ne hai la forza, dice, non sei che un codardo e fammi vedere come fai, finocchio.
Dean singhiozza, si copre gli occhi una mano – È- mio dio- è la prima volta che mi chiama così – e Castiel l’osserva in silenzio, gli si avvicina piano, le ali che fremono, le gambe molli. Sotto la luce bianca della notte gli occhi di Dean sono limpidi come specchi. Col dolore, poi, si fanno liquidi e splendenti. Castiel ci vede il Paradiso, in quelle due pozze dorate. È così da quando Dean è un bambino.
Nel silenzio, gli si siede accanto e il letto, piano, scricchiola. Si china su di lui, sulla sua faccia ferita e spaventata. Vorrebbe poterglielo dire, sussurrare all’orecchio. Vorrebbe poterlo gridare dalla cima del mondo e che le sue parole raggiungessero il Paradiso, Dio stesso, e s’allungassero oltre questo universo, oltre tutti quelli esistenti. Ma per ora – Sei meraviglioso – pigola sulle sue guance. E Dean rilassa le spalle, fa un lungo respiro di naso e una lacrima calda gli si imprigiona tra le ciglia.
Castiel gli appoggia la bocca sulla fronte. L’addormenta con un solo bacio.
 
 


 
 
4)
Dean apre gli occhi di scatto e un brivido freddo gli solletica la schiena. È notte fonda e lui si sente, bene. La finestra è spalancata e le tende, col vento freddo che inonda la stanza, fluttuano a mezz’aria come fantasmi. E poi, Dean socchiude gli occhi, ed ecco, è come se stesse ancora sognando e c’è qualcuno appoggiato alla finestra. Ha le labbra schiuse e il cipiglio più cupo che abbia mai visto. E l’anima di Dean, a vederlo, ha come un guizzo spontaneo, una scossa di piacere che gli fa tremare le costole.
Sotto la luce della luna, il suo angelo è fatto d’argento. Ha gli stessi occhi blu che lo tormentano da anni, un sorriso dolce che gli scioglie le ossa. Non è così che Dean se l’era immaginato, non- ma è meraviglioso e gli occhi di Dean non potrebbero allargarsi più di così. Il suo angelo inclina piano la testa, i capelli scuri che gli accarezzano la curva del collo, dice – Dean – e ogni cosa, nella vita di Dean, sembra tornare al suo posto.
- Io uh sì, ciao
- La tua caviglia? Senti ancora dolore? – e per un attimo Dean pensa, quale dolore?
Il suo angelo ridacchia piano, allunga una mano verso di lui – Vieni – e Dean è come trascinato dal vento, gli arriva ad un palmo dal naso e sente il suo respiro, il calore del suo corpo accanto a lui. Finalmente.
Mormora – Ho – deglutisce – pensavo di essere pazzo
- Non lo sei
- Tu-
- Castiel – Ca-sti-el.
E Dean sorride. Annega nel blu dei suoi occhi. E Castiel lo vedere arricciare un angolo della sua bocca rosa, pigolare timoroso – ciao, angelo – e tutto finisce e ricomincia da lì.
 
 


 
 
5)
Castiel solleva un braccio illuminato. Dean rimane fermo, e i suoi occhi si scuriscono. Le dita di Castiel sono fredde, tremano un poco a percorrergli la pelle. Le guance di Dean si scaldano piano piano e un sospiro tremulo gli sfugge dalla bocca. Il palmo di Castiel si appoggia alla sua pelle e le spalle di Dean crollano, ed è come se il suo corpo si afflosciasse, s’accartocciasse su se stesso.
C’è una profonda dolcezza, negli occhi di Castiel. Gli spezza il cuore. Dean gli copre la mano con la sua, gli posa un bacio a fior di labbra sul palmo fresco. Ha delle ciglia così lunghe, il suo Dean, due occhi enormi e bellissimi e Castiel ha aspettato tanto, così tanto per quel momento, per quella gioia profonda e completa che gli si è rovesciata nello stomaco appena Dean lo ha riconosciuto.
Pensa – Eccolo qui, l’ultimo pezzo di me
Dice – Dean



 


 

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Capitolo 10
*** Diciotto anni - Addio ***


 
Addio, addio, amore
Io vado via.
Amara terra mia
Amara e bella.
Domenico Modugno - Amara terra mia

 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
1)
Dean lo regge tutto, il peso di John. Le sue braccia alzate a pugni stretti, il suo fiato pesante.
Quei suoi lavoretti in città l’hanno fatto forte. E robusto. È cresciuto a poco a poco e poi tutto insieme. E le sue braccia adesso sembrano tronchi, e il suo petto è duro come la roccia.
Sam gli dice – Reagisci – ma, quando John lo colpisce, il corpo non lo ascolta. E rimane fermo.
Succede sempre al mattino, quando Sam è a scuola. Di questo, Dean gli è grato. Non sopporterebbe di essere visto, non mentre si trascina per le scale.
Castiel non glielo vuole spiegare, il motivo. Dean ha gli occhi chiusi e un angolo della bocca tagliato. Gli fanno male le braccia, un occhio. Dice – Tu lo sai, non è vero? Perché non riesce a togliermi le mani da dosso. Sei un angelo, sai tutto – ma Castiel non lo sa. Ha capito. Mormora – Mi dispiace, Dean – gli accarezza i capelli. E Dean solleva la testa dal cuscino, lo guarda fisso negli occhi, chiede  – Sei con me? – e le ali di Castiel hanno come un fremito, una scarica elettrica.
Annuisce.
 
 
 
 
 

2)
Castiel dice – Ciao, Dean
E Dean lo guarda come se avesse appena oscurato la luna.
 
 
 
 

 
3)
Il corpo di Dean non le sopporta, tutte quelle botte. Dopo un po’, cede. Castiel se l’aspettava, quel momento. Sperava solo non sarebbe mai arrivato.
Lo schiocco secco delle ossa di Dean gli penetra nel cervello. Poi arriva il dolore. John gli spezza il pugno, due dita delle mani, mentre gli occhi di Dean si tingono di blu e i suoi capelli si scuriscono. È simile ad una possessione, ma è peggio. L’anima di Dean è come sbalzata indietro e nemmeno il suo corpo è più il suo. Una forza spaventosa lo spinge verso il basso e ogni fastidio, tutto il dolore, svanisce. E lui comincia a gridare.
Castiel si prende le sue braccia, la sua faccia, il suo sangue.
Questo, si dice, è l’unico modo che conosco per proteggerlo.
Glielo ha insegnato Gabriel.
 
 

 
 
 
4)
Dean ha per occhi due pozzi bagnati, urla – Che cosa hai fatto? – si regge la mano, le dita.
Castiel rimane zitto, gli appoggia un palmo sul braccio. Ricompone i pezzi.
- Castiel – ringhia – che cosa hai fatto?
- Ho preso il tuo dolore
Le sopracciglia di Dean hanno uno scatto – Hai- arriccia le labbra – Perché?
- Lo sai perché – e sì, Dean lo sa. Sono le uniche cose belle della sua vita. Castiel, e i baci umidi e impacciati che gli dà quel giorno. Mentre dal basso, attraverso la porta, John riprende ad urlare, a dargli del codardo, le labbra di Cas sono fresche e dolci e il suo respiro caldo gli si infrange sulla pelle.
Sono come i baci dei bambini. A bocca chiusa, a occhi serrati e Castiel non si muove, non lo abbraccia. Rimane fermo così, tra le sue gambe e il letto. Ma a Dean non importa. Gli sta dicendo grazie. Gli sta dicendo che lo ama.
 
 
 

 
 
5)
Sam è intelligente. Più intelligente di John. Di Dean. E Dean ne è orgogliosamente consapevole. Non può nascondergli niente. Non c’è nemmeno bisogno di dirsi addio. Sam lo guarda ammucchiare quei suoi mezzi spicci, lasciare ogni notte la finestra aperta, e nascondere penne, e magliette, addormentarsi con un piede in fuori, senza rifarsi il letto. E quella sera, quando Dean s’allunga su di lui, gli bacia la fronte e gli respira addosso, Sam stringe tanto gli occhi che dopo gli fanno male e finge di dormire. Poi si mette in piedi, zampetta fino alla porta della stanza di Dean e allunga il collo, le gambe.
L’ultima cosa che ricorda di lui è la linea dura della sua schiena e la ali celesti che, nel buio, la luce blu della notte gli disegnò sulle scapole.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Vent'anni ***




Continua a piantare i tuoi semi,
perché non saprai mai quali cresceranno – forse lo faranno tutti.
Albert Einstein
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 




1)
Bobby è uno stronzo stakanovista, Dean l’ha imparato subito. Non gli dà neanche un attimo per respirare, dice – Muovi il culo, ragazzo – e Dean corre e sgambetta come se gli avesse appena promesso un centone. Ha la barba perennemente incolta e due palmi che potrebbero rivoltare il peggiore degli energumeni. Ma è gentile, Castiel glielo ha visto dentro.
All’alba d’un giorno freddissimo, trova Dean rannicchiato contro il suo garage come il peggiore dei barboni. In lui non riconosce che un bambino. Dice, ad alta voce – Ho proprio bisogno di una mano. Sai, qui, in officina – e quando Dean rifiuta lo solleva di peso, tutto muscoli e denti digrignanti – Hai bisogno di soldi, no? E allora cammina, babbeo.
Dean borbotta che è uno zotico.
Castiel, da lontano, ride.
 
 

 

 
2)
La mansarda è fredda e terribilmente piccola. Adesso che è cresciuto, a Dean sta stretto anche il letto. Ha una finestra, però, lunga e bianca. Dean ci si affaccia ogni mattina, guarda la vita che gli scorre sotto gli occhi. E Castiel guarda lui, rapito. Il vento gli danza tra i capelli e il sole bacia tutte le sue lentiggini. Dean s’aggrappa alla sua camicia, lo tira in basso, se lo stringe al cuore – Cas – pigola – baciami – e Castiel gli accarezza il collo con le dita, lo accontenta.
Le sue labbra sanno di miele.
 
 
 

 

3)
Il dolore non vuole andarsene. In Terra, in Paradiso, il suo cuore prende a battere furioso. E Castiel non trova pace.
Mormora – C’è qualcosa che non va, fratello – si batte il petto – proprio qui
E Gabriel scuote la testa, ridacchia – È cambiato tutto, nevvero? Persino il modo in cui lo ami – e Castiel gli si accoccola contro, sospira inquieto in quel modo sottile che aveva Sam quando s’allungava su Dean quelle che sembrano ere fa. Lascia che l’amore dorato di Gabriel gli sfiori il viso.
E la sua risata risveglia le stelle. Ha il sapore, dolce, dei baci di Dean.
 
 
 


 
4)
Dean fa domande. Castiel non è mai pronto.
Chiede di Sam, di sua madre. E dell’incendio. È un dubbio che si è affacciato su di lui un giorno qualunque. Ha messo un piede fuori ed è rimasto lì. Nemmeno le botte di John lo hanno coperto.
- Tu c’eri – sussurra una notte, e le ali di Castiel hanno un fremito. È in piedi, sotto la luce della luna. Ricorda a Dean i loro primi incontri, il loro primo bacio – Quando è scoppiato l’incendio, tu-
- Dean – l’interrompe – ti prego – ma Dean solleva quelle sue belle, bellissime spalle larghe, gli occhi che gli si accendono di consapevolezza – Io ricordo che c’eri – e poggia i piedi per terra, i pantaloni lunghi che gli sfiorano le caviglie sottili.
- Non mentirmi – gli mormora ad un soffio dalle labbra – Cas
Castiel sospira, sconfitto. La luce bianca della notte dà a Dean una bellezza tutta particolare. Concreta e pesante. E le parole prendono la via che ha preso il suo cuore, tanto, tanto tempo prima. Dice – Mi dispiace, Dean. Ho tentato. È solo che, Mary- gli occhi di Dean si fanno grandi come biglie. Si lecca le labbra. Ingoia l’aspro che ha conficcato in gola, l’amore che gli riempie lo stomaco.
- Ho pensato a John. Vi avrebbe portato in salvo. Sapevo che l’avrebbe fatto. Io-
La bocca di Dean si solleva un poco – L’hai svegliato tu – mormora. E solleva un braccio, gli accarezza una guancia fredda con le dita. Lascia la mano lì, in attesa – Era ubriaco da fare schifo, ma l’hai svegliato tu – e adesso, ha addosso un sorriso così storto e luminoso da far invidia alla luna – Ci hai salvati – singhiozza – Sammy, mio padre e me. Dio, Cas, hai salvato me in modi che non credevo nemmeno possibili
- Dean, non-
- No – dice – va bene così – gli accarezza il labbro inferiore con un dito. E Castiel gli afferra il polso, quei suoi occhi blu così vivi e scuri, e gli bacia le mani, una alla volta, ogni dito, ogni lembo di pelle. E quando s’allunga su di lui e gli morde le labbra, il suo petto s’è fatto un tamburo.
 
 


 
 
5)
La pelle di Cas sa di sale. E Dean si schiude sotto di lui come un fiore. Lo circonda con le braccia. Se lo tira vicino, vicinissimo. Spera, a lungo, che possano fondersi assieme.
Castiel tira indietro i fianchi, spinge. E Dean s’aggrappa al suo collo, chiama il suo nome finché non gli fa male la gola. E il viso di Cas si apre in uno di quei suoi sorrisi mozzafiato.
E i polmoni di Dean hanno un collasso. D’uno spasmo improvviso gli si contrae il cuore.
È qui, si dice, qui, che dovevo arrivare.







 

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Capitolo 12
*** Venticinque anni - parte I ***


 
I legami più profondi non sono fatti né di corde, né di nodi,
eppure nessuno li scioglie.
Lao Tzu
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
1)
Bobby gli compra un letto nuovo. Lungo e morbido. A Dean sembra di dormire su una nuvola. Dice – Ti sei fatto un uomo, figliolo – gli molla una pacca sulla spalla che quasi lo butta per terra. Per la prima volta dopo anni, a Dean bruciano gli occhi.
L’officina è un inferno. Un inferno buono però. Di quelli profondamente veri e soddisfacenti. A fine giornata gli brucia la schiena, le braccia. Ha la faccia macchiata di olio, i polsi graffiati. Cas lecca tutte le sue ferite, gli bacia ogni lentiggine. A fine mese domanda – quanto? – e Dean ghigna – tremila, oggi – e Castiel gli mormora che è fiero di lui, che ce la fanno, ci sono quasi.
Una sera Bobby gli affida le chiavi del garage, dice – Apri tu, domani. L’affido a te – e a Dean prendono a tremare le spalle, le mani. Bobby arriccia le dita tra i suoi capelli, lo chiama figliolo.
È così che Dean ritrova suo padre.
 
 


 
 
2)
Dean ha la testa che gli scoppia. Non si sente le gambe, le orecchie. Castiel è vicino a lui. Davvero. In carne ed ossa, umano come poche volte è stato. Presente. Sotto il sole i suoi occhi sono profondi e liquidi. Bobby è, è-nemmeno Dean sa cos’è. Ha la bocca dischiusa, però. E fissa Castiel. Cas. E non sembra arrabbiato, disgustato o, beh, altro. Dean sospira, sudore freddo che gli cola lungo la spina dorsale, dice – Questo – deglutisce – questo è Cas, Bobby. Lui-
- Ho capito, ragazzo – e Dean sente Cas irrigidirsi, avvicinarsi un po’ di più ai suoi fianchi.
Ma Bobby allunga una mano verso di lui, ridacchia – È un piacere uhm-
- Castiel
- Giusto, Castiel. Una sorpresa, sì, ma un vero piacere – e Cas spalanca i suoi bellissimi occhi azzurri, ricambia la stretta, un poco incerto. Bobby gli strizza l’occhio – Davvero
E poi – E così, sei tu quello che fa felice il mio ragazzo – e a Dean vanno a fuoco le orecchie, tutto il corpo. Tutta l’anima. Ulula – Bobby! – e Bobby ride. Una risata piena, di cuore. E Castiel ride con lui.
Pensa, siamo a casa.
Pensa, finalmente.
 
 
 
 


3)
Castiel gli mostra una foto. Dice – Due mesi fa. Stanford – sorride.
Dean ha due occhi grossi così, appannati e stanchi. Ma sembra felice. Torna bambino. E guarda il volto di Sam. I suoi capelli lunghi, quell’aria da nerd che gli calza a pennello.
Tira su col naso – Stanford, eh? – ghigna – L’ho sempre detto io. Un piccolo genio – e ha la voce che si spezza, le ossa che gli tremano.
Castiel gli accarezza i capelli, lascia che gli si accoccoli sul petto – Ci sono io – mormora – ti tengo – e Dean chiude gli occhi. Finge di non avere più lacrime da versare.
 


 
 
 
4)
Bobby si sposa. Dice – Sei il mio ragazzo. Ti voglio lì – e dopo lo porta a pranzo.
L’ascolta parlare di Sam, lo guarda torvo quando gli dà del vecchio. E Dean sorride, le lentiggini che, sotto il sole di Maggio, s’infiammano una ad una, spuntano fuori a mazzi.
Mangia come se non mangiasse da giorni. Con la stessa smania di quando, anni prima, Bobby se lo ritrovò accovacciato sul garage, così scorbutico e irriverente che solo Dio sa cos’è che lo trattenne dallo sbatterlo fuori a calci.
Dean l’osserva ridacchiare, aggrotta le sopracciglia. Domanda – Che c’è? – e Bobby si gratta piano la nuca, fa quel sorriso storto che, spesso, a Dean manca come l’aria – Niente – borbotta – Stavo solo pensando che, non lo so, sono solo contento che Castiel ti ami. Tutto qui – e Dean sputa fuori l’ultimo sorso di birra. Mormora che è un vecchio impiccione, ma si copre la bocca con una mano. Sorride.
 
 
 


 
5)
Dean riprende a dipingere.







 

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Capitolo 13
*** Venticinque anni - parte II ***




Amatevi.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

 
 
1)
Sam è alto. Altissimo. Dean crede sarebbe capace di scalarlo come un albero. Ha gli stessi occhi di bambino, però. La stessa luce che Dean non ha mai dimenticato.
Dice - Sono anni che ti cerco - e lo abbraccia forte. Lo solleva così, fino al cielo.
Dice - Perdonami. Sono qui
E Dean gli sorride su una spalla. Lascia che gli singhiozzi addosso. Sulla schiena. E sul cuore.
Mormora - Ciao, Sammy - e niente gli è mai sembrato più giusto.
 
 

 
 
 

 
2)
Dean dice - Come mi hai trovato?
E Sam si rannicchia tutto. Si accartoccia,timido, come quando era bambino - Ho seguito i soldi - sussurra - Sono l’unica cosa di te che mi hai lasciato - poi beve il suo caffè. A sorsi, come se avesse paura. Dean lo guarda sorridere, lento e triste, e, in quel momento, mentre Sam parla e gli si siede affianco, capisce. È stanco di avere paura.
 
 

 

 
 
3)
Una mattina di tanti anni fa, Bobby Singer s’alzò prestissimo e si avviò in città. Era così presto che persino Margery, giù, alla panetteria, lo fissò stranita, gli gridò di tornarsene a casa, vecchio bacucco, a dormire come quelli della sua età. Bobby le fece il dito medio. E lei si mise a ridere.
Alla banca, parlò con Rupert - Aprimi un conto - mormorò - Ho da versare dei soldi
E Rupert lo mandò al diavolo una, due volte, ma inforcò gli occhiali. Pigiò sul pc.
Si leccò le labbra, strizzò un occhio, borbottò - A nome di chi? - E Bobby sospirò, disse - Ottocento. Ottozerozero. Per Sam Winchester - e, in un momento, gli si spaccò il cuore.
 
 

 

 
 
4)
Bobby tornò a casa. Lo disse a Dean. E il suo ragazzo - oh, il suo bellissimo, bellissimo ragazzo - si colorò tutto di rosso e i suoi occhi si fecero d’oro.
- Lo avviserà la banca - spiegò - Ho lasciato detto a Rupert. Potrà ritirarli quando avrà compiuto diciotto anni - E questo è il patto. Ogni mese, ogni primo, metà dei soldi di Dean, al paese, giù, in banca. E poi al Nord, da Sam
- Ha un cervello grosso così - gli ha detto Dean, una volta. Ha tirato su col naso - Così tanto potenziale, Bobby, che tu non hai idea. Non voglio che lo sprechi. E John sarà troppo stordito per capirlo.  Potrebbe andare a Stanford, o, dio, potrebbe andare ovunque voglia. Io- questo è l’unico modo che ho per dirgli che l’amo.
Bobby se lo strinse al petto, una volta. Gli baciò la testa. Gli accarezzò le spalle. Gli sussurrò che era un angelo, un ragazzino come non ne aveva mai visti. Gli sussurrò - Figliolo - e, ancora - sono così fiero di te - e se lo tenne in grembo finché non smise di piangere.
 

 

 
 
 
5)
Sam mormora - Ciao, angelo
E Castiel gli sorride, tutto denti e fossette.
E dopo, Sam lo abbraccia così forte che gli toglie il respiro.
 
 


 
 
 
6)
Dean ha il naso seppellito nella clavicola di Sam - Mi dispiace - bisbiglia - Mi dispiace tanto - ma Sam scuote la testa, gli afferra le spalle - So perché l’hai fatto - e - va bene, Dean, va tutto bene. Sono io. Ho capito tardi. Ci ho messo troppo - e, ancora, è passato. Lui non mi ha mai toccato. È finita. Perdonami. E così, fino a che non si singhiozzano addosso. Fino a perdere la voce.
Dietro di loro, Castiel ha le ali spiegate, è invisibile agli occhi. Li circonda piano, nel buio, li inonda di grazia celeste. E le loro anime, assieme, hanno la forza di tutti gli angeli del Paradiso.
 
 

 

 
 
7)
Sam rimane per quattro giorni. Poi Dean lo accompagna in aeroporto.
Sam dice - Ti chiamo domani - e poi - Ritorno
E Dean stringe forte la mano di Cas. Pensa alla loro mansarda, alle cose che hanno fatto e a quelle che ancora devono fare. E a Sam, a tutto quello che vuole insegnargli - Da qui - promette - siamo insieme
 
 
 


 

 
8)
Dean dipinge cieli azzurri. E montagne di girasoli. Ha il cuore così gonfio che non regge più. Scoppierà, si dice, e morirò felice.
Castiel gli bacia il collo, la linea spessa dei fianchi, la bocca. Ad ogni bacio gli sussurra che lo ama e non ti lascio, sono qui. E Dean gli sorride sulle scapole, nell’interno coscia, sulle labbra - ti tengo - gli dice. Dipinge sul suo corpo una scia di fuoco, e prati di fiori, e infinite distese di fulmine. Dean ha la gioia dei bambini appesa agli occhi, lo bacia con la forza e la rovina dei primi amori. Come se fosse per sempre.
E Castiel lascia che la luna li spogli di tutto, anche della pelle.
Pensa - Cosa c’è più di così?
Dice - Bentornato, mio unico amore
 
 
 
 




 

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