Il dragone di cristallo

di EmilyG66
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Viaggio nel tempo ***
Capitolo 2: *** Scontri ***
Capitolo 3: *** Rapimento ***
Capitolo 4: *** Sotto una luce diversa ***
Capitolo 5: *** La Festa della Luna ***
Capitolo 6: *** Rivelazione ***
Capitolo 7: *** Accidentalmente innamorati ***
Capitolo 8: *** Il proprio posto ***
Capitolo 9: *** Il Giubileo della Pace ***
Capitolo 10: *** Peng al palazzo di Giada ***
Capitolo 11: *** La confessione ***
Capitolo 12: *** Il compiersi del destino ***



Capitolo 1
*** Viaggio nel tempo ***


Il palazzo di Giada splendeva dei riflessi aranciati del tramonto che entravano dalle finestre aperte e tiepidi scivolavano lungo il lucido pavimento.
L’estate volgeva al termine e gli allievi del maestro Shifu stavano ultimando il loro addestramento giornaliero nella sala degli allenamenti.
Ognuno era impegnato ad eseguire una differente e difficile forma che oramai conosceva a memoria.
-Allievi! –chiamò il vecchio panda rosso fermo lì da chissà quanto.
Tutti attraversarono le trappole semi-mortali il più velocemente possibile per arrivare di fronte al loro maestro e si fermarono con il fiatone.
-Voglio che ora proviate gli esercizi con il bastone. Chi va a prenderli? –domandò Shifu.
-Vado io maestro. –rispose Tigre con voce neutra e i pugni serrati avviandosi lentamente verso la porta.
-No! –disse improvvisamente Po agitato facendo voltare tutti verso di lui.
-Perché no? –chiese la leader dei cinque cicloni assottigliando lo sguardo sospettosa.
-Panda che cosa hai combinato stavolta? –lo interrogò il vecchio maestro con rimprovero e occhi duri indicandolo con il bastone.
-Ahi…-mormorò Scimmia alla mantide sulla propria spalla capendo che il loro amico era nei guai.
-Chi io? N-niente, assolutamente niente. Volevo solo dire che…ehm…vai, vai pure Tigre. Noi…noi ti aspettiamo qui. –affermò il Guerriero Dragone teso giocando con gli indici e sviando il discorso concentrando l’attenzione sulla tigre.
Lei alzò gli occhi al soffitto e se ne andò bisbigliando un “idiota”.
Una volta nel retro del palazzo la maestra a strisce entrò nello stanzino dove tenevano gli attrezzi e vide subito i bastoni.
Stava per afferrarli ed andarsene quando un piccolo dragone di cristallo attirò la sua attenzione.
Era poggiato sopra una cassa di legno, aveva due smeraldi al posto degli occhi e al suo interno sembrava contenere una nebbiolina d’orata.
Tigre si chiese come mai un simile artefatto chiaramente magico e fragile non fosse precariamente posizionato su un piedistallo nella sala degli eroi.
Non fece in tempo a formulare qualsivoglia pensiero che la nube racchiusa nell’oggetto fuoriuscì dalle narici del dragone e la circondò facendola svanire alla vista e impedendole di vedere ciò che stava accadendo.
Quando la nebbia d’orata si diradò la leader dei cinque cicloni fu accecata da un sole troppo alto per essere tardo pomeriggio e si schermò gli occhi con una zampa.
-Ma che…che diamine è successo? –domandò al nulla guardandosi rapidamente attorno.
Ora si trovava di fronte all’ingresso del palazzo e dietro di lei vi erano le infinite scalinate che portavano al villaggio.
C’era qualcosa di diverso però in quel villaggio, alcune case sembravano sparite ed altre invece stavano in posti totalmente diversi.
Sicura di aver combinato qualcosa, e certa che in tutta questa storia ci fosse la zampa di un grosso panda ingurgita ravioli, Tigre si diresse velocemente al portone e lo aprì.
Doveva trovare il suo maestro.
-Maestro Shifu! –chiamò entrando e volgendo lo sguardo a destra e a sinistra drizzando le orecchie per captare i piccoli passi del panda rosso.
Rimase impietrita sulla soglia quando dal corridoio di destra comparve Tai Lung che passeggiava tranquillamente davanti a lei.
“Non è possibile!” pensò la tigre con orrore sgranando gli occhi vermigli. Il respiro le si fermò in gola.
Il grosso e muscoloso leopardo delle nevi si accorse quasi subito di lei e la osservò bene sorpreso. Non aveva mai visto una bellezza simile, anche perché non è che uscisse molto e di tigri non ne aveva mai incontrate.
-Serve qualcosa? –domandò lui.
La leader dei cinque cicloni si riscosse in fretta, era davvero lui. La sua voce profonda e allo stesso tempo canzonatoria non poteva dimenticarla.
-Tu! –disse con odio assottigliando gli occhi e preparandosi per una lotta.
Non era così sprovveduta da ripetere nuovamente l’errore di credere di poterlo battere ma ci avrebbe provato comunque.
Che fine avevano fatto i suoi amici? E dov’era Shifu?
Il maestro delle mille pergamene vide la sconosciuta piegare leggermente le ginocchia e spostare una gamba all’indietro, allungare una mano di fronte a se e portare l’altra accanto al suo viso muovendo la coda arancione e bianca di lato.
Tai Lung cominciava ad essere curioso, quella ragazza conosceva il kung fu…
-Cosa ci fai tu qui?! –chiese la maestra a strisce ringhiando all’ignaro demone della valle.
-Questa è casa mia. –le fece notare lui incrociando le braccia pelose e muscolose al petto.
La tigre fu pervasa da un’ondata di rabbia a quelle parole. No, adesso era solo la sua di casa!
-Non più. –affermò prima di scattare verso il nemico.
Il maestro delle mille pergamene se lo aspettava, difatti parò abilmente il pugno coprendolo con la propria mano e rafforzando la presa.
-Che cosa vuoi da me? Chi sei? –le domandò seriamente guardandola negli occhi d’ambra.
-Lo sai molto bene. –rispose lei prima di affondare gli artigli nel braccio che la teneva ferma e fare una capriola all’indietro colpendo Tai Lung dritto in faccia con un calcio.
Come si fu allontanata un po’ il leopardo delle nevi si toccò la mascella e sfoderò gli artigli spazientito e infuriato.
-Va bene, ora ne ho davvero abbastanza di te! –le rivelò lui balzando su Tigre e ringhiando.
Si azzuffarono attaccando, saltando, roteando e stando anche su un piede solo. Si immobilizzavano di continuo e si liberavano altrettanto velocemente facendo mille acrobazie.
Arrivando persino a mordersi a vicenda.
Il kung fu non era quello ed entrambi lo sapevano bene ma essendo pur sempre animali e non potevano farne a meno. La rabbia poteva trasformare qualsivoglia combattimento in uno scontro senza onore.
La lotta fu piena di colpi ben assestati che andavano troppo spesso a segno, se fossero sopravvissuti allo scontro avrebbero avuto parecchi lividi.
Il demone della valle era molto forte nello sbattere la leader dei cinque cicloni sulle dure colonne e lei era a conoscenza del fatto che se avesse voluto avrebbe potuto spezzarle le ossa o distruggere l’intero palazzo. Davvero non conosceva limiti.
Riuscì a ferirlo lievemente con un artiglio sul petto bianco e sullo stomaco.
Tutti e due lottavano duramente.
Il maestro delle mille pergamene ricevette una gomitata sul muso e finì a terra con le spalle contro il pavimento.
Quando la tigre stava per assestargli un altro calcio però Tai Lung rotolò di lato, tornò dritto e colpì la maestra a strisce al fianco e subito dopo alla schiena.
Una serie di ganci giunse poi al viso della ragazza che incrociò le braccia per difendersi non riuscendo ad evitare però un zampata che le graffiò la guancia sinistra in un unico sottile taglio.
Entrambi si allontanarono l’uno dall’altra doloranti e respirando con fatica senz’alcuna intenzione di cedere.
Tigre abbassò le braccia e dalla ferita cominciò a scendere una piccola goccia di sangue lungo la pelliccia che lei prontamente cancellò passandovi il dorso della mano.
Sul volto del leopardo delle nevi cominciò a formarsi un ghigno. Si stava divertendo parecchio…
Prima che i felini potessero scattare nuovamente una voce li fermò e Shifu comparì di fronte a loro.
-Che sta succedendo qui?! –chiese il piccolo panda rosso irritato e con le braccia dietro la schiena.
Tigre fu sorpresa di vederlo così calmo vista la pericolosa situazione in cui si trovavano.
-Padre, questa ragazza mi ha attaccato senza alcun motivo. –spiegò il maestro delle mille pergamene indicando la sconosciuta alla sua sinistra.
La leader dei cinque cicloni fissò il demone della valle con odio, gelosia e con ogni altra emozione negativa che conosceva.
-Una tua conquista? –chiese il piccolo panda con ironia e un sorrisetto.
-No! –negò lui.
-Che cosa?! –rispose invece lei scandalizzata facendosi avanti.
Non la riconosceva? Che stava accadendo?!
-Maestro sono io, Tigre. La vostra allieva. –gli ricordò portandosi la mano destra al petto.
Il leopardo la osservò per un momento e Shifu fece altrettanto scannerizzandola con lo sguardo.
-Impossibile, Tai Lung è il mio unico allievo e presto diverrà anche il Guerriero Dragone. –le rivelò il maestro con una nota di orgoglio che lei non aveva mai udito prima.
La tigre inorridì a quell’informazione. Ora capiva cosa stava succedendo, era tornata indietro nel tempo.
-No, non è possibile…- disse più a se stessa che al panda rosso. Improvvisamente si ricordò del dragone di cristallo, rialzò lo sguardo verso il maestro e parlò.
-Maestro vi prego fidatevi. Anche se può sembrare folle io credo di aver viaggiato nel tempo. Sarò una vostra allieva in futuro. –raccontò Tigre con sincerità.
Il demone della valle non le credeva affatto e anche Shifu sembrava dello stesso parere.
-Dimostralo. –le ordinò semplicemente –Se è vero che tu sei una mia allieva saprai qualcosa del tuo maestro. –le fece notare il panda.
La leader dei cinque cicloni spostò il proprio peso sul fianco sinistro posandovi una mano e lasciando l’altro braccio a riposo.
Per la gioia del maestro delle mille pergamene quella posa era decisamente accattivante.
Voleva una prova? Ebbene avrebbe avuto una prova.
-Possedete una ridicola collezione di pupazzetti che tenete nascosta. –ammise la ragazza con disgusto facendo ghignare Tai Lung e arrossire Shifu.
-Devi ammettere che ti conosce bene. –confermò il leopardo.
-Ehm…d’accordo ti credo. Come sei arrivata qui? –domandò il maestro per togliersi dall’imbarazzo.
La tigre raccontò del dragone di cristallo che fece sorgere nel panda rosso un quesito.
-Non capisco però perché tu sia finita proprio in questo periodo. –ammise di conseguenza.
-Credo di avere io la risposta che cercate. –si intromise una voce lenta e flebile.
Una vecchia tartaruga vece il suo silenzioso ingresso e la maestra a strisce fu davvero felice di rivederlo.
-Oh maestro Oogway è così bello potervi rivedere. –affermò Tigre addolcendo lo sguardo e facendo il saluto con il palmo e il pugno.
-Hm...dalla tua reazione giovane allieva devo dedurre che la mia ora sia giunta nel tuo tempo. –capì l’anziano maestro continuando a sorridere e al.
-È vero. –confermò la leader dei cinque cicloni con onestà abbassando le zampe.
-Maestro avete detto che forse conoscete il motivo per cui quest’allieva è arrivata qui? –ribadì Shifu.
-Sì. Un mio vecchio amico-
-Vecchio quanto? –chiese il futuro demone della valle divertito interrompendo il suo “presunto” nonno.
-Tai Lung! –lo rimproverò il panda rosso.
Immediatamente la tigre a qualche metro da lui gli rifilò un potente calcio dritto nelle costole.
Mentre si piegava in avanti tenendosi lo stomaco il maestro delle mille pergamene scoccò un’occhiata assassina alla rivale che lo ricambiò con egual disprezzo.
La tartaruga continuò a parlare senza che il sorriso abbandonasse mai quel rugoso volto.
-Molto vecchio Tai Lung. Dicevo che lui ha intenzione di portarmi un oggetto in cui è riuscito ad imprigionare il tempo e credo che, per tornare a casa tua, tu non debba fare altro che toccarlo. –ipotizzò l’anziano animale alzando una zampa che tremò leggermente per la sua età avanzata.
-Ecco perché sono capitata in quest’anno, proprio quando il maestro lo riceverà. –confermò la maestra a strisce.
-Quando arriverà il vostro amico? –domandò Shifu.
-Fra due settimane. –rispose la tartaruga serena.
-Due settimane!? –chiesero in coro i due felini.
-Ehi, il mio amico è una tartaruga. –si giustificò –E gli piace camminare. –aggiunse poi.
-Volete dire che lei resterà qui per tutto il tempo?! –fece Tai Lung infastidito.
-Sì. Credo proprio che ti dovrai abituare. Dovresti essere gentile con lei, è una bella ragazza. –disse semplicemente Oogway prima di voltarsi ed incamminarsi appoggiandosi sul suo bastone e ciondolando leggermente.
-D’accordo. Tai Lung devi esercitarti, il giorno in cui diventerai il Guerriero Dragone è sempre più vicino. Devi prepararti, e tu…-iniziò a dire il piccolo panda venendo tuttavia ignorato dalla tigre che si era già allontanata irritata.
-Ehi dove stai andando? –cercò di capire il leopardo delle nevi.
-Ad allenarmi. –rispose schietta Tigre avanzando a passo spedito verso la sala degli allenamenti senza voltarsi a guardarlo.
Non c’era niente che potesse fare. Sapeva benissimo che era pericolo e per questo avrebbe tenuto la guardia alta ma lui non le faceva paura.
L’unica cosa che le poteva incutere qualche timore era la mole dei suoi muscoli con i quali, era certa, avrebbe potuto stritolarla.
Il demone della valle la seguì in fretta e Shifu si portò le dita alle tempie espirando. Non sarebbe andata bene, se lo sentiva.

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Capitolo 2
*** Scontri ***


Il maestro delle mille pergamene raggiunse la leader dei cinque cicloni già di fronte alla porta della sala e le afferrò un braccio facendola arrestare di colpo.
I baffi le fremettero, la coda scattò e gli occhi arancioni divennero due fessure incandescenti di fuoco puro ma ancora non si girò.
-IO stavo andando ad allenarmi. –le riferì Tai Lung seccato.
Fu allora che la tigre si voltò e con rabbia si liberò dalla sua presa spingendolo via con forza.
-La stanza è abbastanza grande per entrambi ed io non ho nessuna intenzione di sprecare il mio tempo! –affermò fissandolo dritto negli occhi.
Il leopardo ne fu subito attratto ma non poté dire o fare altro che lei era già nella stanza.
Entrò a sua volta e osservò la ragazza saltare sugli anelli, atterrare fra le fiamme e schivarle rapidamente passando da un attrezzo all’altro con maestria e aggressività.
Il demone della valle non aveva mai visto nessun’altro allenarsi in quella sala e doveva ammettere a se stesso che lei era molto brava, guardarla era quasi ipnotico. Una macchia arancione che scattava tra i meccanismi.
La maestra a strisce era consapevole dello sguardo avido, curioso e inquisitore del leopardo ma se lo fece scivolare addosso come se lui non esistesse. Perché in effetti lui esisteva più.
Non voleva convivere con quello lì ma non aveva scelta. L’unica cosa positiva o negativa, dipende dai punti di vista, era che nessuno dei due poteva uccidere l’altro.
Tai Lung la rimirò ancora un po’.
-Che ne pensate? –domandò il maestro delle mille pergamene voltandosi a sinistra dove ora era presente anche il piccolo panda rosso.
Shifu nascose le zampe nelle ampie maniche della sua uniforme e sorrise soddisfatto.
-Credo che lei sarà un’ottima allieva, quasi quanto te. –ammise andandosene.
Doveva rimediare dei vestiti per la loro talentuosa ospite.
Il leopardo sorrise maliziosamente per poi mettersi all’opera e Tigre per la prima volta udì un complimento dal proprio maestro.
All’inizio tutti e due erano estremamente sospettosi nei confronti dell’altro e allenarsi nella stessa stanza poteva rivelarsi fatale. Entrambi decisero di ignorare l’estraneo nella propria casa e andare avanti.
Dopo ore di estenuante allenamento i due felini fecero una pausa individuale. Non si erano rivolti né una parola ne uno sguardo e il loro addestramento si era svolto quasi completamente in silenzio.
La leader dei cinque cicloni non smetteva un attimo di pensare che l’avrebbe assalita in un qualunque momento e stava all’erta.
Quando tornò dalla cucina, da dove si era presa da bere, trovò il demone della valle comodamente seduto sul pavimento di legno a trangugiare dell’acqua.
Aveva un piccolo asciugamano dietro il collo e le dava le spalle muovendo morbidamente la coda di qua e di là.
La voglia di affondare gli artigli nella sua carne e di ucciderlo si era momentaneamente attenuata anche se sarebbe stato così facile farlo ora.
Non capiva cosa ci trovasse Shifu in quel gattaccio troppo cresciuto che non vedesse in lei.
La gelosia prese il posto della stanchezza fisica che provava in un lampo e il suo sguardo bruciante di odio fu indirizzato tutto contro la nuca del maestro delle mille pergamene.
Lui lo avvertì e si girò verso la Tigre prima di sorriderle divertito.
-Io non ti piaccio proprio non è così? –le domandò retorico.
La leader dei cinque scosse la testa molto lentamente non cambiando di una virgola la propria espressione.
Tai Lung si rimise in piedi togliendo l’asciugamano dalla pelliccia sudata e stringendolo poi nella mano destra.
-Dimmi qualcosa del futuro. –le disse.
Oh la tigre voleva parlare eccome: ad esempio di quanto Shifu non l’amasse come figlia, che lui fosse morto nel suo tempo e di come un grasso, lardoso panda lo aveva sconfitto.
Il fatto che lui non sapesse della futura umiliazione la fece sorridere diabolicamente e impercettibilmente ma lui ne se accorse mettendo su una faccia di sincera incredulità.
La maestra a strisce smise subito di esprimere la sua contentezza. Sgretolare le certezze di quel leopardo solo per vendetta era allettante ma se l’avesse fatto tutto il futuro sarebbe cambiato e lei non l’avrebbe mai permesso.
-Io non devo dirti proprio niente. –affermò tornando al palazzo per un bagno.
Non appena si chiuse la porta alle spalle il leopardo scivolò fuori dalla sala degli allenamenti.
Sarebbe stato semplice entrare in bagno dopo qualche minuto e trovare Tigre nuda, bagnata e immersa in una vasca piena di acqua calda. Anche se la conosceva appena non poteva negare che gli sarebbe piaciuto vederla in quel modo.
La visione abbastanza dettagliata si formò nella mente del demone della valle. Era pur sempre un uomo e aveva i suoi bisogni ma non necessitava di soddisfarli.
Prima d’ora non aveva mai interagito con una donna comunque e la nuova allieva lo stuzzicava. Era attraente, forte, determinata e misteriosa.
Per il resto della giornata i due si evitarono come la peste, mentre il maestro delle mille pergamene era sotto la doccia la tigre era a mangiare e viceversa.
La sera arrivò presto e giunta l’ora di andare a letto la leader dei cinque cicloni prese possesso della camera più lontana dal nemico.
Augurò un buon riposo agli anziani maestri e quando fu davanti alla sua stanza il maestro delle mille pergamene le parlò.
-A me non dai la buonanotte dolcezza? –le chiese a qualche metro da lei.
La maestra a strisce che gli dava le spalle si girò appena verso di lui rabbiosa, aprì le porte della sua stanza e gli rispose.
-No. –fece decisa sbattendo le porte.
Il maestro delle mille pergamene ridacchiò compiaciuto ed entrò nella propria camera.
Quella notte la tigre aveva intenzione di dormire con un occhio aperto e vigilissimo.

La mattina seguente Tigre fu svegliata da una strana sensazione, come se ci fosse una presenza nella stanza che la stesse osservando.
Svelta balzò giù dal letto già vestita con i nuovi abiti, identici a quelli che aveva sempre portato, e si accorse con disappunto che il suo istinto non aveva sbagliato. Sulla soglia della camera, appoggiato alla parete, c’era Tai Lung a braccia incrociate e con il solito sorriso strafottente.
-Buongiorno. Era ora che ti svegliassi. –la prese in giro.
-Esci subito da questa stanza! –quasi gli urlò lei.
Il leopardo finse di ridere.
-Già scontrosa di prima mattina? Non devi avere molti amici. –ipotizzò.
-Non sono affari che ti riguardano. –confermò la maestra a strisce avvicinandosi al demone della valle con fare intimidatorio.
-Ora vattene. –gli ordinò sibilando minacciosamente ad un soffio da lui.
-Volevo solo sapere se avevi intenzione di venire a pranzo, visto che hai saltato la colazione e l’allenamento mattutino. –le fece notare sorprendendola.
Non poteva aver dormito troppo…lei non dormiva mai troppo! Era allenata per questo!
-Non ho sentito il gong. –affermò seriamente ritrovando la propria compostezza e fissando il maestro delle mille pergamene come se fosse lui il suo problema.
Probabilmente era proprio così.
Quest’ultimo si sporse verso di lei che era un po’ più bassa di lui e parlò.
-E che colpa ne ho io se Shifu ha diminuito le ore di allenamento e il gong non lo usa più? -la informò sogghignando vittorioso.
Adesso voleva davvero prenderlo a pugni in faccia.
La leader dei cinque cicloni distolse lo sguardo espirando frustrata e uscì stringendo i pugni e digrignando i denti.
Attraversò il corridoio marciando e quando entrò in cucina non trovandovi ne Shifu ne Oogway si insospettì.
-Dove sono maestro Oogway e maestro Shifu? –domandò la tigre voltandosi verso Tai Lung che era appena entrato nella stanza.
Lui alzò le spalle come se non gli importasse e servì due piatti di tofu.
-Hanno solo detto che andavano a fare una passeggiata. Il che vuol dire che andranno in qualche posto mistico a fare una sottospecie di ritiro spirituale. –affermò il leopardo facendo virgolette e mettendosi a sedere.
Tigre lo guardò con sufficienza poi si sedette a sua volta difronte al demone della valle e osservò il proprio piatto con sospetto. Per lei poteva anche essere avvelenato ma poi più saggiamente pensò che il maestro delle mille pergamene non avesse alcun motivo di ucciderla, ancora.
Si decise a mangiare lentamente e non appena ebbe terminato il pasto la leader dei cinque si alzò.

Nel frattempo, giù per le scale del palazzo di Giada, i due anziani maestri scendevano i gradini lentamente.
Oogway si appoggiava al fidato bastone e al suo fianco Shifu osservava il terreno preoccupato che la tartaruga potesse accidentalmente cadere.
-Cosa ti affligge? –domandò il vecchio maestro al panda rosso capendo che nascondeva altro.
-Maestro credete che sia prudente lasciare quei due da soli? –chiese a sua volta Shifu torturandosi le mani.
La tartaruga sorrise osservando il cielo sereno.
-Loro sono come due rocce…ogni volta che si scontreranno otterranno delle scintille e inevitabilmente nascerà un fuoco. Ora se sia di odio o di passione a noi non è dato saperlo. Vedremo. –affermò tranquillamente.
Il panda rosso sembrò ancora ansioso.
-Secondo me va tutto bene. –lo tranquillizzò Oogway continuando a mantenere un’espressione serena.

Intanto al tempio e nella sala degli eroi…
-Che cos’hai detto!? Ripetilo se ne hai il coraggio! –gridò un’infuriata maestra a strisce.
-Ho detto che il maestro Shifu deve averci lasciato da soli per divertirci. –ripeté con fare ammiccante Tai Lung.
Il leopardo fu colpito duramente da una tigre furiosa e atterrò senza difficoltà su quattro zampe. Non pensava davvero quello che aveva detto ma si divertiva a provocarla, quella ragazza era fuoco puro.
La leader dei cinque cicloni gli si avvicinò con passo deciso, spalle alzate e occhi incandescenti stringendo i pugni.
Il rivale sorrise in maniera altezzosa e si rimise in posizione eretta muovendo appena la coda e quando la maestra a strisce gli fu di fronte si fermò. Nessuno dei due interruppe il contatto visivo e in un lampo la tigre si gettò sul futuro demone della valle.
Inizialmente si affrontarono usando le mani e sfacciatamente il maestro delle mille pergamene combatté con una zampa dietro la schiena.
La sua arroganza fu ripagata poco dopo da un calcio che evitò restando in equilibrio sulla gamba sinistra e successivamente da un colpo al collo che incassò.
Non vide neanche arrivare una serie di rapidi pugni e quando riuscì a pararli si ritrovò a terra e con il piede di Tigre al petto che ansimava. Tai Lung sorrise sfoderando impercettibilmente gli artigli e mentre muoveva la zampa destra per colpirla la leader dei cinque cicloni saltò via.
Il leopardo ebbe il tempo di alzarsi continuando a ringhiare, come sempre negli scontri, e attaccò. La maestra a strisce si difese come poté ma dopo diverse parate il rivale riuscì a mandare a segno alcuni dolorosi colpi.
La tigre non si arrese e non appena il demone della valle caricò per darle un pugno lei si gettò all’indietro flettendo la schiena in un ponte. Evitò l’attacco e calciò il nemico in faccia.
Questo si sbilanciò e indietreggiò mentre lei appoggiava i piedi a terra e, con eleganza innata, si rimise in posizione.
Gli arti dolevano ai due sfidanti e nuovi lividi cominciarono a formarsi sui loro corpi allenati.
Il maestro delle mille pergamene respirò profondamente, la tecnica della tigre era perfetta e dopo diversi colpi era ancora in piedi pronta a combatterlo. Aveva una resistenza, una ferocia e allo stesso tempo una femminilità incredibile.
-Impressionante. –affermò Tai Lung piegando il capo di lato.
“Che finto adulatore” pensò lei.
-Non dirò lo stesso. –lo informò seria.
Il leopardo alzò appena le spalle come se non gli importasse.
Avevano entrambi bisogno di “allenarsi” con un vero rivale e questa era un’occasione più che allettante.

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Capitolo 3
*** Rapimento ***


I felini ripresero da dove si erano interrotti e quando il demone della valle ricevette abbastanza colpi da essere irritato decise di mettere fine al loro gioco.
In un attimo la leader dei cicloni gli scivolò alle spalle avvinghiandosi ai suoi fianchi e mettendogli le zampe attorno al collo per cercare di soffocarlo.
Il maestro delle mille pergamene le rifilò una testata e l’afferrò per il retro della casacca rossa sbattendola sul terreno davanti a lui. La maestra a strisce smise di respirare per un attimo.
Le aveva fatto davvero male.
Immediatamente l’arrabbiato Tai Lung si gettò su di lei e la immobilizzò sia fisicamente sia con i suoi occhi d’oro liquido.
Ritirò la zampa destra portandola al proprio viso e piegò due dita mentre la mano sinistra era al collo della tigre. Stava per usare l’attacco nervino solo perché era infastidito.
Le altre due dita scesero velocemente ma si fermarono di colpo non appena il leopardo guardò meglio Tigre.
Le sue pupille schizzavano velocemente da lui alla mossa che stava per fare e l’espressione che aveva non lasciava alcun dubbio. Aveva paura di lui e il leggero odore che stava emanando lo confermava.
Non pensava di vedere mai quell’emozione sul volto della forte e fiera ragazza.
Il rivale sembrò tornare in se e abbassò lentamente la mano con sorpresa della leader dei cinque cicloni che lo spinse subito via. In quell’attimo aveva intravisto il vecchio Tai Lung e la sua cattiveria.
Entrambi con le pellicce arruffate si alzarono e nessuno dei due parlò subito. La sfida era terminata.
-Vado ad allenarmi fuori. –lo avvertì neutra lei tenendosi una spalla dolorante.
Il sottinteso era chiaro, lui poteva allenarsi dentro così da non starle tra i piedi.
-Io no. –affermò Tai Lung.
La maestra a strisce gli diede uno sguardo di velenoso rimprovero.
-Shifu non c’è e quindi: occhio non vede bastonate non prendo. –disse il leopardo ridacchiando per sdrammatizzare.
La tigre era abbastanza sicura che non ne avesse ricevute nessuna o quantomeno non il dovuto numero. Lasciò cadere il discorso e uscì mentre il demone della valle andò a controllare il villaggio.

La quiete intorno a Tigre era quasi palpabile con il palmo della zampa, niente leopardo, nessuna tensione. Solo silenzio e sole.
Si allenò con calma ma utilizzando egualmente la sua potenza.
Solamente dopo qualche ora la leader dei cinque cicloni si sedette sulla terra cocente e polverosa per riposarsi. Passò una zampa sulla fronte sudata e una folata di vento la aiutò a sentire un po’ meno caldo.
I raggi del sole scottavano sulla pelliccia arancione della maestra a strisce e le regalavano piacevoli brividi caldi che partivano dalla punta delle orecchie e arrivavano fino alla fine della coda bianca e nera.
Mentre si rilassava stiracchiando i muscoli e le ossa captò una presenza dietro di sé, più grande di lei, con il passo felpato e il respiro corto ma silenzioso che le fece muovere le orecchie.
Credeva che fosse Tai Lung.
-Vattene. –gli ordinò.
-…-
-Non mi hai sentita? –chiese nervosa girandosi verso di lui.
Nel voltarsi però la tigre si accorse che colui che le stava di fronte non era affatto il demone della valle ma un lupo dal pelo bruno.
-Spiacente gattina. –disse velocemente e colpendola improvvisamente con un pugno.

Quando il maestro delle mille pergamene fu di ritorno e non trovò Tigre in giro la cercò nel cortile.
Sentì subito un odore acre che non apparteneva alla maestra a strisce e a terra trovò una pergamena. Tai Lung l’aprì e la lesse sorridendo poi maliziosamente.
-Non imparano mai. –affermò prima di correre via su quattro zampe.

La leader dei cinque cicloni riaprì gli occhi dopo pochi minuti ma che furono sufficienti al rapitore per legarla ad un palo in mezzo ad una radura di bambù.
La tigre provò da subito a liberarsi dimenandosi ma delle catene attorno alle spalle e alla vita le impedivano di usare le mani.
-Dannazione! –sibilò.
-È inutile che ti dimeni. Non riuscirai a liberarti gattina. –disse un lupo dal manto color crema.
Tigre soffiò nella sua direzione agitandosi nuovamente.
-È stato troppo facile catturarla. –affermò un altro canide affiancando l’amico, lo stesso che l’aveva colpita.
-Chi siete?! –domandò la leader dei cinque cicloni furiosa e scoprendo i denti.
-Solo i furfanti più scaltri dell’intera Cina. –ammise un ennesimo lupo dal pelo grigio appena arrivato.
Tutti e tre indossavano alcune parti di armature in metallo su: spalle, ginocchia e petto accompagnate da un elmetto borchiato in testa.
-Credevo che fossimo i più idioti. –parlò il lupo dal manto crema leggermente confuso.
-Shhhh! Lei non lo sa. –rivelò l’altro ad alta voce avvicinandosi al compagno e minacciandolo con la mano stretta a pugno.
-Ora lo so. –rispose la maestra a strisce con ovvietà.
-Visto?! Hai rovinato tutto idiota! –affermò il lupo bruno azzuffandosi con il compare dal pelo color crema ma colpendo per sbaglio l’altro dal manto grigio.
La tigre li osservò litigare e picchiarsi per un po’ sorridendo divertita. Le sembravano solo tre poveri imbecilli.
-Smettetela! –tuonò una voce all’improvviso.
I tre si fermarono di colpo e un ultimo lupo camminò verso di loro. Era più robusto degli altri ma comunque snello e il pelo era di un grigio molto scuro.
Gli occhi dei compari erano tutti di una diversa tonalità di grigio chiaro mentre i suoi erano quasi neri.
-L’avete catturata, eccellente. Ora dobbiamo solo attendere il riscatto. –affermò il capo.
Avanzò poi verso la leader dei cinque cicloni e poggiò l’avambraccio sul palo di legno con fare sexy.
-È un peccato però che tu sia stata coinvolta non è vero tesoro? –le domandò sfiorandole una guancia con le dita tozze e dal pelo ruvido.
Gli occhi di lei si infiammarono e tirò una potente ginocchiata nei genitali del lupo. Quest’ultimo si ripiegò su se stesso dolorante mentre la maestra a strisce prese la parola più minacciosa che mai.
-Prova solo a toccarmi di nuovo e perderai qualcos’altro! –gli intimò.
-Chi è l’idiota che l’ha legata?! –chiese il lupo allontanandosi con difficoltà dal raggio d’azione dalla maestra a strisce e ringhiando ai suoi seguaci.
Il lupo grigio e quello col manto crema indicarono subito il loro compagno dal pelo bruno in mezzo a loro.
-Perché diamine non le hai legato le gambe!? –lo rimproverò il capo adirato.
Il canide in questione corse subito a prendere un’altra catena e gli altri due immobilizzarono immediatamente la tigre che riprese a dimenarsi ma senza successo.
Più sicuro di se, ora che la prigioniera era completamente legata, il capo dei lupi si riaccostò a lei.
-E ora che mi dici? –la interrogò spavaldo alitandole in volto.
Tigre storse il naso, socchiudendo l’occhio sinistro e girando il viso nella direzione opposta senza emettere un fiato o tentare di respirare. Aveva un alito tremendo!
Il lupo fu incoraggiato dal suo silenzio, le sfiorò il collo con la zampa destra scendendo verso la casacca rossa ed evitando accuratamente le catene.
La leader dei cinque cicloni ne fu assolutamente disgustata ma prima che potesse anche solo pensare di mordere il suo carceriere intravide di sfuggita una pelliccia argentata muoversi rapidamente fra le piante di bambù.
Non sapeva se esserne sollevata o infastidita.
-Ehi! Lasciala stare. –si udì la voce di Tai Lung che comparve subito dopo ansimante per la corsa.
-Era ora che arrivassi Guerriero Dragone. Ragazzi attaccate! –ordinò il capo allontanando le mani dalla ragazza incatenata.
Nessuno tuttavia si mosse, ben consapevoli che sarebbero stati sconfitti un’altra volta se ci avessero provato.
-Perché proprio noi? –domandò il lupo dal pelo color crema.
-Grrr! Perché io sono il capo qui! –spiegò lui.
Il leopardo incrociò le braccia attendendo i codardi sfidanti.
-Ma ora che abbiamo la sua ragazza non dovrebbe pagarci? –chiese il canide bruno.
-Non sono la sua ragazza. –specificò la maestra a strisce venendo però ignorata.
-No! Il rapimento era un pretesto per attiralo qui! –affermò il capo spazientito.
-Ma se abbiamo piazzato la trappola perché dobbiamo batterci? –continuò a formulare il lupo col manto grigio indicando la rete sopra di loro e a qualche metro dal demone della valle.
Lui alzò la testa tranquillamente.
-Davvero credevate che una rete avrebbe potuto funzionare? –chiese annoiato il maestro delle mille pergamene sfoderando gli artigli.
I lupi rimasero muti.
-Va bene attacchiamo insieme ok?! Via! –si arrese il capo estraendo una spada per poi mettersi a correre verso il nemico.
Gli altri lo imitarono, ognuno con un’arma diversa: una balestra, due pugnali e una mazza chiodata rotonda.
Tai Lung fece scrocchiare il proprio collo e si lanciò nella mischia sorridendo. Evitò tutti i colpi con molto facilità riuscendo anche far scontrare due lupi l’uno contro l’altro mandandoli KO senz’alcuno sforzo. Il canide con la balestra aveva poche frecce e il capo non voleva cedere.
Il combattimento si spostò verso il palo dov’era ancora legata la tigre ed il leopardo non perse l’occasione per schernirla.
-Sembri proprio una donzella in pericolo. –la derise parando un attacco.
Tigre divenne subito rossa di rabbia e vergogna.
-Ah! Falla finita e liberami subito! –gli ordinò agitandosi.
-Hm, forse dopo. –affermò il demone della valle schivando una freccia.
In poco tempo il maestro delle mille pergamene mise fine al combattimento più breve del mondo centrando il lupo con la balestra con un colpo preciso dietro la nuca e il capo con un gancio dritto in faccia.
I due stramazzarono a terra in un secondo e un tranquillo Tai Lung prese a camminare lentamente verso la leader dei cinque cicloni che non aveva smesso nemmeno per un attimo di osservarlo con disprezzo. Cadde uno strano silenzio tra di loro che la maestra a strisce spezzò abbastanza rapidamente.
-Hai intenzione di liberarmi o no?! –gli disse contrariata non riuscendo a far svanire il sorriso compiaciuto sul volto del leopardo delle nevi.
Sì lo ammetteva, si era fatta catturare come una stupida e ingenua dilettante ma farsi salvare da lui era stato ancora più umiliante.
-Non credo. –affermò il demone della valle.
La tigre assottigliò lo sguardo e rispose ponendo una domanda scomoda.
-Allora perché sei venuto? –chiese con schiettezza disarmante.
Il maestro delle mille pergamene sembrò pensare a cosa dire ma non parlò.
Invece si fece più vicino al viso di Tigre entrando in contatto con quegli occhi ambrati e poi……si piegò a sinistra per osservare le catene che avvolgevano il retro del palo, per capire se vi fosse un lucchetto.
La leader dei cinque cicloni fu investita dal profumo del leopardo ma rimase immobile evitando di osservare i muscoli della schiena di Tai Lung che si contraevano mentre respirava.
Cominciava ad avvertire un insolito calore e un nodo allo stomaco che ignorò con fermezza.
Il leopardo ritornò in posizione eretta e afferrò con ferocia le catene che tenevano fermi i fianchi e le zampe della maestra a strisce sfiorandole “accidentalmente” un braccio.
La sua pelliccia arancione era morbida anche se non folta come la propria.
Il demone della valle allora tirò via le catene che si ruppero immediatamente e la stessa sorte toccò alle altre.
-E loro? –domandò la tigre massaggiandosi un polso e riferendosi ai lupi.
Sarebbero dovuti finire in prigione ma Chorh Gom non esisteva ancora.
-Lasciamoli pure qui, non sono pericolosi. Mettono in scena questa pagliacciata una o due volte al mese e poi se ne vanno. –ammise il maestro delle mille pergamene sorprendendo Tigre.
Il Tai Lung che conosceva lei li avrebbe uccisi tutti, non aveva avuto scrupoli nell’attaccare gli abitanti del villaggio e il suo stesso padre.
Gli occhi indagatori della leader dei cinque cicloni si soffermarono sul volto del nemico che, sentendosi osservato, le diede uno sguardo confuso.
Lei abbandonò i suoi pensieri e si incamminò verso il palazzo assieme al leopardo.
 

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Capitolo 4
*** Sotto una luce diversa ***


Anche se era pomeriggio inoltrato la maestra a strisce convenne che, almeno per quel giorno, il suo allenamento poteva definirsi concluso e dunque non appena rimise piede nel tempio decise di lavarsi e di meditare finché non fosse scesa la sera.
La cena passò in assoluto silenzio anche con il ritorno di Oogway e Shifu.
Tigre augurò la buona notte e si coricò prima degli altri tre. L’aspettava un’altra divertente serata a dormire con un occhio aperto e le orecchie dritte nell’attesa che appena avesse abbassato la guardia il nemico l’avrebbe attaccata.
Quel giorno poi era stato particolarmente strano. Un attimo prima il maestro delle mille pergamene era un nemico mortale e l’attimo dopo un paladino della giustizia.
La leader dei cinque cicloni si stese stanca della dura giornata e chiuse gli occhi. Non si rilassò finché non sentì che le varie porte del palazzo vennero chiuse, in particolare quella all’inizio del corridoio dove dormiva Tai Lung.
Si assopì con difficoltà e iniziò a sognare…
Correva.
Non poteva fare a meno di correre a quattro zampe e i suoi amici erano con lei pronti ad affrontare qualsiasi cosa insieme come una vera squadra.
Giunsero al ponte e oltre di esso comparì il leopardo delle nevi che ruggì e corse verso di loro. Lei diede l’ordine di tagliare le funi ma il demone della valle era troppo vicino così lo allontanò con un calcio e i propri amici dovettero tenere le funi.
Combatterono nuovamente e persero. L’ultima cosa che la maestra a strisce ricordava fu il complimento del nemico e gli occhi di quest’ultimo che con rabbia le si scagliava contro.
Una fitta allo stomaco svegliò la tigre e pensò subito fosse opera del maestro delle mille pergamene, ma in realtà era da sola nella stanza. Il dolore al ventre scomparì così com’era arrivato e Tigre provò a regolare il suo respiro.
Era stato un incubo, anzi un ricordo e molto vivido avrebbe osato dire.
Ormai sveglia guardò fuori dalla finestra leggermente aperta e notò che doveva essere l’alba. Era giorno di riposo e avrebbe potuto continuare a dormire ma la sua gola secca la persuase ad andare in cucina per bere del thè.
Il bollitore fischiò allegramente e la leader dei cinque cicloni lo tolse per poi versarne il contenuto in una tazza di legno. Ne bevve un sorso e il liquido caldo le scaldò piacevolmente l’esofago.
La maestra a strisce desiderò ardentemente bere il thè in un posto tranquillo e prendere una boccata d’aria così in men che non si dica era già seduta sul tetto con la tazza fumante tra le mani.
Non aveva calcolato però di non essere da sola.
La vista dal tetto era mozzafiato, soprattutto alle prima luci del mattino ma a guastare l’atmosfera doveva esserci per forza Tai Lung che si addestrava giorno e notte senza sosta anche nelle ore di riposo.
Il leopardo non si accorse di lei troppo concentrato nell’usare gli attrezzi e gli ostacoli posti all’esterno del tempio. La tigre lo osservò per un po’ notando solo dopo che anche Shifu era presente.
Tigre finì presto di bere, poggiò la tazzina al proprio fianco spostando le braccia dietro di se per sorreggersi e incrociò le gambe.
Il suo rivale si esibì in una forma e lei, a malincuore, ne trovò l’esecuzione impeccabile ma Shifu non sembrava essere dello stesso parere.
-Deludente. –si espresse il panda rosso.
-Oh andiamo! Cosa non andava stavolta? –domandò il demone della valle nervoso.
-Hai usato troppa forza lasciando anche un segno nel terreno mancando di agilità ed eleganza. –spiegò il maestro indicando il solco a terra con il piccolo flauto.
-Ricomincia da capo. –aggiunse poi prima di andarsene.
La leader dei cinque cicloni non la pensava come il panda rosso, il maestro delle mille pergamene era di sicuro il maestro più talentuoso che avesse mai conosciuto.
Il figlio adottivo di Shifu attese che lui se ne fosse andato prima di sbattere un pugno a terra ansimando con occhi freddi e rabbiosi. Il terreno quasi si mosse e solo perché si era controllato non si aprì in due.
La leader dei cinque cicloni vide in quel gesto ciò che il rivale sarebbe diventato e che l’avrebbe portato all’autodistruzione di se stesso e delle persone attorno a lui.
Essere un maestro non era solo calci, pugni, gloria e un titolo ma anche compassione, gentilezza e umiltà. E lui sembrava averlo dimenticato.
La maestra a strisce aveva visto abbastanza e quando il felino si voltò nella sua direzione lei era già sgattaiolata via. Lui continuò a guardarsi intorno certo che qualcuno lo stesse osservando.
Dopo colazione la tigre decise di dedicarsi ad un’altra attività che comunque la tenesse lontana dall’altro felino.
Dopo aver curiosato in diverse stanze del palazzo di Giada trovò ciò che stava cercando: una vecchia scatola che conteneva il suo gioco da tavolo preferito.
Tigre sorrise dolcemente ricordando cosa quelle piccole tessere bianche da un lato e d’orate dall’altro erano riuscite a fare per lei all’orfanotrofio e tenendo la scatola sotto il braccio andò in giardino.
Si sistemò sotto un albero incrociando le gambe in una comoda posizione e tirò fuori uno per uno i piccoli pezzi di legno disponendoli con attenzione sul terreno.
Dopo pochi minuti la leader dei cinque cicloni aveva già creato una lunga linea perfettamente dritta e prese un’altra tessera decisa a dare una nuova direzione al disegno ma…
-Che fai dolcezza? –le chiese inaspettatamente il demone della valle sbucando da dietro l’albero.
La maestra a strisce sobbalzò per la sgradita sorpresa e strinse troppo forte il palmo della mano adirata per il nomignolo che il rivale le rivolse.
Il pezzetto di legno nella sua zampa sinistra si spezzò in due suscitando nella tigre ricordi spiacevoli.
-Dannazione! –sibilò ignorando il felino ora di fianco a lei e posando quel che rimaneva della tessera a terra.
Voltò il capo verso il maestro delle mille pergamene con astio e si mise in piedi.
-Ti diverte proprio farmi arrabbiare non è vero? –gli domandò retoricamente la leader dei cinque cicloni indicandolo con la mano che fino a poco fa teneva una tessera perfettamente integra.
Tai Lung osservò prima la zampa poi gli occhi di lei.
-Sì. –confermò soltanto in modo sfacciato -Hai una scheggia nella mano a proposito. –le fece notare inoltre più serio.
La maestra a strisce alzò un sopracciglio con fare interrogativo e guardò giù. In effetti aveva ragione, non l’aveva notato perché ormai non avvertiva più la sensibilità alle zampe.
Non era raro, altri maestri non sentivano più il dolore e quello di fronte a lei non faceva eccezione visto che combatteva anche con le mani in fiamme.
Prima che potesse togliere la scheggia il grosso braccio del leopardo entrò nel suo campo visivo e le afferrò il polso portandoselo troppo vicino al volto.
Con attenzione la tigre lo vide concentrare quegli occhi d’oro sul fine pezzo di legno conficcato nella propria carne.
Tigre avrebbe dovuto liberarsi dalla sua presa e picchiarlo, tuttavia anche se non lo diede a vedere, quel gesto l’aveva impressionata.
Nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per lei, di solito infondeva timore agli altri ma con Tai Lung era diverso. O almeno con il Tai Lung del passato.
-Non hai idea di quanta voglia io abbia di ucciderti in questo momento. –affermò la leader dei cinque cicloni assottigliando gli occhi arancioni e riferendosi a ciò che aveva appena fatto il demone della valle.
Lo sguardo del maestro delle mille pergamene saettò verso di lei per un momento mentre gli angoli delle sue labbra si incurvarono leggermente all’insù.
Il palmo della ragazza era caldo e morbido, avrebbe dato qualunque cosa per poterla toccare più spesso e non durante una battaglia.
-Ma non l’hai ancora fatto. –ammise mentre con rapidità toglieva la scheggia.
Non appena il pezzo di legno fu fuori dalla pelle della tigre lei strattonò la mano allontanandola da lui.
-Perché non posso farlo, non perché non voglio o perché non ne sarei capace. –affermò fredda.
-Dovresti ringraziarmi invece. –le ricordò Tai Lung.
-Non ci sperare. –rispose Tigre fiaccandosi per rimettere le tessere del domino nella scatola.
-Ieri ho salvata dai banditi. –specificò il leopardo.
La leader dei cinque cicloni si fermò e lo guardò inizialmente con la coda dell’occhio, poi voltò il viso completamente verso di lui.
-Perché lo hai fatto? Potevi lasciarmi lì dov’ero, non mi conosci e sai bene che io ti odio. –chiese lei dubbiosa che il demone della valle l’avesse fatto per bontà d’animo e non per un secondo fine.
Il felino aprì leggermente la bocca per parlare ma la richiuse subito dopo deglutendo.
-Perché è così che si comporta un eroe. –disse alla fine con serietà e orgoglio.
La maestra a strisce non smise di sorprendersi a quella rivelazione. Non stava mentendo.
“Già, lui non è ancora un assassino a sangue freddo…per il momento” rifletté la tigre prima di rimettersi a raccogliere le tessere.
Quando rialzò lo sguardo il rivale era sparito.
Il resto della mattinata passò lentamente e diverse volte la campana del villaggio suonò nel pomeriggio.

Il giorno successivo il palazzo fu riempito da un insolito fermento e la tigre non riuscì a spiegarsene il motivo.
Maiali dalle divise azzurre e verdi correvano di qua e di là e altri servitori del tempio, come oche vestite allo stesso modo, si dirigevano svelti nell’arena di fronte al palazzo utilizzata solo per le grandi occasioni.
Doveva trattarsi di qualcosa di importante.
Tigre rimase semi nascosta dietro al tondo arco di uno dei corridoi e quando vide il suo nemico vestito con un semplice pantalone bianco dagli orli d’orati e senza l’enorme cintura borchiata la sua ipotesi fu confermata.
Lui venne dritto verso di lei con un sorrisetto stampato in volto che non prometteva nulla di buono.
-Ti ho già detto che sei irresistibile? –flirtò osservandola bene.
Lei indurì subito lo sguardo anche se non disdegnava il complimento. Gli abiti che Shifu le aveva fornito erano fortunatamente gli stessi che indossava nel suo tempo: una casacca rossa a fiori senza maniche e pantaloni neri, un’altra casacca bianca a fiori senza maniche con pantaloni sempre scuri e infine una casacca color d’oro a maniche lunghe con una parte di tessuto centrale più lungo davanti e dietro insieme a degl’altri pantaloni ovviamente neri.
Ora indossava proprio quest’ultimo abito.
-Meglio che sparisci o potrei farti del male. –lo minacciò.
-Oh non preoccuparti per me dolcezza. –le rispose il maestro delle mille pergamene strisciandole più vicino e posando una muscolosa zampa sul muro di destra.
-Io non sono affatto dolce. –mise in chiaro la leader dei cinque cicloni scaldandosi in fretta.
Tai Lung non si curò affatto della precisazione.
-Sai che giorno è oggi? –domandò dunque retoricamente.
-No, e vorrei tanto saperlo. –affermò la maestra a strisce.
-Oggi è la Festa della Luna. Sai che significa? –le chiese nuovamente il leopardo.
La tigre guardò il soffitto, chiuse per un momento gli occhi e sospirò infastidita ritornando subito con lo sguardo al rivale.
Eccome se lo sapeva.
Lui sorrise maggiormente alla sua reazione prendendole coraggiosamente il mento con la mano sinistra e Tigre sentì il proprio viso scaldarsi nell’esatto punto in cui il nemico la stava toccando.
-Vuol dire pace, baci, abbracci e cose così. Non è tollerato alcun tipo di violenza, neanche un combattimento. –ammise affiancando il viso al suo e facendo morbide fusa.
Aveva tutta l’intenzione di approfittare della tregua di quel giorno per avvicinarsi a lei.
La leader dei cinque cicloni si maledisse mentalmente per la facilità con cui il demone della valle riusciva a farle perdere la propria compostezza. 
Non aveva mai avuto problemi con la stagione degli amori visto che a palazzo non c’era nessun’altro felino da cui sentirsi attratta ma ora invece…
Si sentiva in modo davvero strano e desiderava ardentemente che lui non se ne rendesse conto.
Quando Oogway le aveva parlato di Tai Lung forse doveva essersi dimenticato di dirle che era così affascinante. Lei lo aveva scoperto durante il loro primo vero incontro sul ponte nonostante fosse impegnata a fermarlo.
 

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Capitolo 5
*** La Festa della Luna ***


La maestra a strisce si ritirò svelta dal tocco del maestro delle mille pergamene pronta a colpirlo ma si fermò subito appena alzò il braccio destro.
Sotto lo sguardo soddisfatto nemico strinse il pugno e lo abbassò. La tigre poi si voltò dandogli le spalle e mentre prese a camminare parlò.
-Resterò chiusa in camera, non posso rischiare che qualcun altro mi veda. –lo informò.
-Come vuoi. –le disse Tai Lung prima di tornarsene a sua volta da dov’era venuto.
La Festa della Luna era la seconda festa più importante di tutta la Cina e come tale doveva essere festeggiata in modo splendido.
Verso l’ora di pranzo il palazzo di Giada avrebbe dato spettacolo nell’arena e gli studenti, in questo caso solo il leopardo, si sarebbero dovuti esibire. Poi ci sarebbero stati: tanti coriandoli come se piovesse, maschere, musica, danze con il dragone e col fuoco.
Infine la sera beh…la si sarebbe passata in famiglia.
Tigre rimase nella sua stanza per un tempo lunghissimo ascoltando la musica e il rumore assordante che facevano gli abitanti della valle della Pace finché non fu pomeriggio.
L’arena si sarebbe svuotata presto ma i festeggiamenti sarebbero continuati per tutto il giorno ovunque lo si desiderasse.
La leader dei cinque cicloni era seduta comodamente a terra nella posizione del loto quando dei rapidi passi risuonarono per il corridoi assieme a delle risate e la porta della camera si aprì di scatto.
Sull’uscio c’erano tre bambine vestite a festa: una bufalina, una coniglietta e una maialina e tutte e tre avevano delle coroncine di fiori in testa.
Le intruse ammiravano la maestra a strisce con occhietti vispi e con un largo sorriso sui loro visini. La tigre non poteva fare lo stesso visto la sorpresa.
-Che cosa ci fate qui? Non dovreste girare liberamente nel palazzo di Giada. –le rimproverò alzandosi in piedi.
-Una tigre! –esclamò la coniglietta euforica.
-Anche tu sei una maestra di kung fu? –domandò subito dopo la bufalina.
-Ci fai vedere qualche mossa? –chiese velocemente la maialina.
Tigre sbatté le palpebre presa alla sprovvista ma ritornò subito composta e fiera come sempre.
-No. –rispose schietta.
-Dai! Dai, dai, dai dai… -cominciarono a dire le tre infanti in coro.
Svelto come una saetta il suo rivale comparve alle spalle delle bambine gridando: -Buu! –e facendole sussultare.
-Vi ho trovate piccole monelle. –affermò il demone della valle.
-Tai Lung! –esclamarono prima di gettarsi ad abbracciare le sue gambe adoranti.
-Lei chi è? –lo interrogò la maialina guardandolo dal basso e indicando la leader dei cinque cicloni.
-La domanda giusta è chi sono loro. –disse la maestra a strisce incrociando le braccia.
-Queste piccoline volevano fare un giretto, così si mi sono proposto per accompagnarle ma sono scappate subito via. –affermò accarezzando la bufalina sulla testa.
-Bambine, lei è maestra Tigre. Una mia amica. –aggiunse rivolto alle tre pesti alzando lo sguardo su di lei.
-È bella. –gli fece notare la coniglietta.
-Lo so. –concordò il maestro delle mille pergamene osservandola con malizia.
-Ti avevo detto che nessun’altro doveva vedermi. –disse la maestra a strisce a denti stretti facendo scattare la coda.
-Sono solo bambine. –ammise Tai Lung chinandosi poi verso le piccine –Perché non giocate un po’ con la mia amica? –chiese dunque loro.
-Sì! -risposero le bambine felici staccandosi subito da lui e correndo rapide verso di lei.
La coniglietta si mise a giocare con la sua coda arancione e bianca alzandola e tirandola come se fosse un peluche e la maialina prese il tessuto pendente davanti della casacca mentre la bufalina ci passava sotto più e più volte girandole attorno.
Il leopardo scoppiò a ridere nell’osservare come la tigre si voltasse continuamente per tenere sott’occhio tutte e tre.
Alla fine la ragazza le lasciò stare alzando gli occhi al soffitto ed espirando mentre lanciava al rivale uno sguardo sprezzante.
-Non guardarmi così, mi sembravi annoiata. –affermò lui.
Dopo qualche minuto Tigre era seduta a terra con le cucciole attorno a lei.
La coniglietta stringeva la sua lunga coda tra le zampine e l’accarezzava, la bufalina le faceva domande mentre la maialina la ascoltava rispondere rapita. Il tutto sotto l’occhio vigile del futuro demone della valle.
La leader dei cinque cicloni sembrò essere finalmente a suo agio, infatti sorrideva lievemente e dialogava dolcemente con loro. Il maestro delle mille pergamene, ancora sullo stipite della porta, pensò che sembrasse un bel quadretto familiare e si riscoprì a desiderarlo segretamente.
La maestra a strisce d’altra parte non aveva mai pensato di volere dei bambini e non fantasticava sul matrimonio come le ragazze della sua età. Per lei il kung fu era tutto, l’unico scopo della sua vita e ciò le ricordava dannatamente il suo rivale.
Ora che ci pensava però non doveva essere tanto male fare la mamma anche se non aveva avuto una vera famiglia da cui prendere esempio. Sarebbe stato rischioso crescere qualcuno quando si era una maestra di kung fu come lei ma non impossibile.
-Forza piccole è ora che vi riporti dai vostri genitori, ormai saranno in pensiero. –ipotizzò Tai Lung spezzando la nuova quiete.
Le bambine non ne furono molto contente e difatti si voltarono verso di lui chi con occhi languidi e chi con espressione truce.
-Se fate le brave e venite via subito prometto che vi porto sulla schiena. –disse invitante.
Inutile dire che tutte e tre abbandonarono la maestra a strisce, non prima però che la maialina ebbe dato la propria corona di azalee bianche e rosa alla tigre ponendogliela sulla testa.
-Ti ringrazio. –rispose Tigre ricevendo un sorrisone e un abbraccio improvviso.
La piccola zampettò veloce dalle sue amichette che erano già comodamente sedute sulla schiena del leopardo messo a quattro zampe.
Non appena la maialina salì il rivale partì svelto e la leader dei cinque cicloni fu immersa nuovamente nel silenzio della sua camera. Doveva ammettere che il futuro demone della valle ci sapeva proprio fare con i bambini, un vero peccato che sarebbe cambiato.
Più cose scopriva di lui e più si dispiaceva che non fosse sempre stato un mostro, almeno sarebbe stato più facile odiarlo.
La maestra a strisce si distese sul letto con le zampe sullo stomaco mentre contava nuovamente annoiata le assi presenti sul soffitto.
Inaspettatamente il maestro delle mille pergamene ritornò da lei con un vassoio su cui erano posate diverse torte di luna dal profumino invitante, thè e un po’ di frutta.
Prima che la tigre potesse dire qualsiasi cosa il felino parlò.
-Non puoi uscire ma devi pur mangiare no? –le disse ironico entrando nella stanza.
Tigre si mise a sedere posando i piedi a terra e togliendosi la corona di azalee dalla testa per poi posarla accanto a lei. Tai Lung le porse il vassoio che lei mise sulle proprie gambe e poi si sedette a terra.
-Grazie. –si trovò obbligata a rispondere la leader dei cinque cicloni prima di addentare un dolce lunare.
Era semplicemente delizioso e il proprio stomaco concordò con lei.
Poteva stare facilmente in una zampa, era morbido, aveva i bordi tondi, una scritta sulla parte superiore e uno dei ripieni che lei adorava.
-Tra qualche ora il palazzo sarà completamente sgombro e visto che non ho niente di meglio da fare ti terrò compagnia. –la informò ponendo il viso sul palmo della mano ammirandola mentre mangiava tranquillamente.
La maestra a strisce non approvava ma non c’era bisogno che glielo riferisse, confidava che fosse abbastanza intelligente da capirlo da solo visto che non poteva obbligarlo ad andarsene neanche volendo.
-Non credevo che ti piacessero i bambini. –ammise lei dopo aver bevuto un sorso di thè.
Il leopardo sorrise e si rimise in posizione eretta.
-Sono stato cucciolo anch’io. –le fece notare –E Shifu dice che ero anche piuttosto vivace. -aggiunse con ilarità.
La tigre scosse la testa prendendo a morsi una fetta di carambola, non ne aveva dubbi.
-E a te? –le domandò il rivale con cordialità.
Lei inghiottì e rispose.
-Sì, sono carini quando non cercano di truccarti la faccia. –affermò con disgusto rievocando mentalmente quel giorno.
Concluse il pasto in silenzio ponendo successivamente il vassoio accanto a lei e portandosi le ginocchia al petto. Il futuro demone della valle invece si stese su un fianco tenendosi la testa e muovendo la coda con calma.
-Perché non mi parli dei tuoi amici? –le chiese normalmente.
Un flash della battaglia sul ponte invase la mente di Tigre e, nonostante il ricordo fosse spiacevole perché legato alla loro quasi morte, lei sorrise.
-Li conoscerai. –gli rivelò allusiva senza dirgli chi fossero.
Dialogarono per un po’ almeno finché il cielo non cominciò a scurirsi e il sole scivolò dietro le montagne.
Finalmente la leader dei cinque cicloni poté aggirarsi liberamente per casa sua e iniziare a godersi la giornata per quanto le fosse possibile. Quella festività era basata sulla famiglia e nonostante Shifu fosse lì con lei in realtà non c’era davvero.
Comunque, i maestri del palazzo di Giada si riunirono per la cena come una famiglia e mangiarono insieme nell’angusta cucina.
Gli occhi della maestra a strisce erano pieni di malinconia. Le mancavano i suoi amici e non era mai stata così a lungo lontana da loro.
Non appena la luna fu alta in cielo e i fuochi d’artificio scoppiettarono allegri Oogway, Shifu, Tai Lung e Tigre uscirono dal palazzo per ammirare la luna come da tradizione.
Sembrava davvero più grande e più piena degli altri giorni tanto da far sfigurare tutte le stelle luccicanti come diamanti nel cielo.
La vecchia tartaruga porse a alla leader dei cinque cicloni una lanterna bianca da appendere insieme alle altre come se sapesse che lei faceva effettivamente parte della loro famiglia.
La tigre l’accettò, ne risolse l’indovinello che il vecchio maestro aveva scritto all’interno e vi disegnò sopra un fiore di loto prima di appenderla.
Tai Lung vi raffigurò un dragone mentre le lanterne di suo padre e di Oogway erano decorate con l’immagine di un pesco.
Ora accese e appese al tetto del tempio quelle lanterne di carta colorate sigillavano una famiglia non ancora completa. Un tavolino infine fu posto fuori e allestito con torte di luna, frutta, incenso e candele.
La maestra a strisce salì sul tetto e contemplò la luna piena che avrebbe dovuto ricordarle la sua famiglia e la sua terra. Difatti sospirò e poggiò la testa sulle ginocchia circondandole con le braccia.
Il villaggio della valle della Pace era ancora più colorato del solito. Le lanterne di tutti i colori invadevano le strade, si libravano nel cielo, scivolavano sull’acqua dei fiumiciattoli ed arano anche appese sugli alberi.
Uno spettacolo mozzafiato.
Shifu chiamò la tigre distraendola dai suoi pensieri e lei scese subito dalla cima del tempio.
Quando poggiò i piedi a terra il suo maestro indossava uno zainetto e il leopardo al suo fianco aveva in mano una fiaccola. Stavano per andare da qualche parte a quanto pareva.
-Vieni con noi. –le disse semplicemente il panda rosso prendendo la fiaccola del figlio con un sorrisetto.
Oogway ne porse una identica a Tigre mentre il suo rivale si piegava su un ginocchio solo.
-Maestro. –lo chiamò con rispetto.
La vecchia tartaruga allora si arrampicò sulle possenti spalle del futuro demone della valle. Non sarebbe riuscito a camminare a lungo di notte.
Il maestro delle mille pergamene si rimise in piedi e seguì Shifu che a passo spedito scendeva i gradini.
La leader dei cinque cicloni si aggregò a loro.
Dopo aver affrontato la scalinata camminarono per un pezzo lungo i fianchi di alcune montagne su cui si ergeva il palazzo di Giada per un sentiero battuto e superarono diverse colline fin oltre un boschetto.
Alla fine si fermarono in una vallata semi nascosta e di fronte a loro si estese un grande lago con una cascata non molto alta. L’acqua era calma e in essa si rispecchiavano la luna e le milioni di stelle.
La maestra a strisce non aveva mai visitato quel luogo prima soprattutto perché non si allontanava spesso dalla valle della Pace.
 

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Capitolo 6
*** Rivelazione ***


Tai Lung si piegò nuovamente facendo scendere il vecchio maestro che ringraziò con: -Grazie figliolo. –
-Di niente maestro. –rispose lui, vedendo lo sguardo perso ad osservare il posto della tigre poi le si avvicinò.
-Non sei mai venuta qui? –domandò sorpreso.
Lui e suo padre lo facevano ogni anno.
Tigre scosse la testa.
Voleva chiedere il motivo di quella bella gita fuori programma ma le lanterne volanti che Shifu tirò fuori dallo zaino valsero più di poche semplici parole.
Shifu e Oogway posero con accuratezza due lanterne a forma di fiore nel lago e queste scivolarono lungo i corsi d’acqua del fiume che avrebbe attraversato l’intera valle della Pace raggiungendo le altre lanterne dei paesani.
La leader dei cinque cicloni e il leopardo delle nevi al contrario presero quelle volanti e quest’ultimo si munì anche di pennello per scriverne sopra il proprio desiderio.
La maestra a strisce vedendolo con la coda dell’occhio scosse la testa.
-Non scrivi nulla sulla lanterna? –le chiese il rivale accendendo la propria lanterna con la fiaccola portata dalla tigre.
-Non sono una bambina. –rispose lei osservandolo scettica.
-Andiamo, anche io lo faccio. –la persuase lui porgendole il pennello.
Tigre esitò un momento poi sbuffando accettò lo strumento dalle mani del demone della valle. Mai avrebbe pensato di festeggiare qualcosa assieme a lui e di trovarlo addirittura piacevole.
Scrisse rapidamente qualcosa poi accese la lanterna e la rilasciò, quella del suo nemico la seguì subito dopo.
I quattro maestri ammirarono in pace le varie lanterne prendere il via e il maestro delle mille pergamene guardò poi la ragazza al suo fianco con gli occhi del sole osservare la volta celeste sopra il proprio capo.
Le sue iridi scintillavano grazie ai riflessi della luna che si specchiavano in loro e aveva uno sguardo sereno. Insomma era incantevole.
-Che cos’hai scritto? –non poté fare a meno di chiederle curioso.
La leader dei cinque cicloni non credeva alla sfortuna quindi rispose sincera.
-Che desidero solo tornare presto a casa. –ammise.
-Io ho già tutto quello che desidero. –le rivelò Tai Lung contemplando nuovamente la luna.
-Allora cos’hai scritto? –domandò confusa la maestra a strisce.
Il leopardo alzò le spalle e ritornò a guardare la sua interlocutrice con l’ombra di un sorriso su quel volto tanto odiato.
-Che tu possa rivedere i tuoi amici. –ammise.
La tigre rimase notevolmente colpita dalla risposta, anzi era addirittura scioccata. La propria bocca si schiuse leggermente e i suoi occhi furono ben aperti.
Aveva sprecato un desiderio…per lei.
Non poteva essere la stessa persona che avrebbe affrontato in futuro, era impossibile!
Il rivale fu deliziato dal suo stato di stupore poi Oogway lo chiamò e nuovamente il felino caricò il vecchio maestro sulle spalle per tornare a casa lungo il percorso roccioso.
I giorni che seguirono sembrarono tutti uguali. Il maestro delle mille pergamene era concentrato sul suo obbiettivo, non si lamentava della presenza di Tigre che di certo non lo andava a cercare.
Nonostante venisse dipinto come un fallimento di Shifu lei aveva scoperto a suo malgrado che in realtà, prima dell’attacco alla valle, Tai Lung era uno studente modello e perfetto.
Non partecipava a lotte scorrette e senza onore, non aveva assaggiato l’alcool e nessuna ragazza aveva mai varcato la soglia del palazzo in sua compagnia.
La leader dei cinque cicloni poi non avrebbe mai creduto di riuscire a provare la noia. C’erano così tante cose che avrebbe potuto fare…ma non in quel tempo.
Non poteva più fare nulla se non allenarsi. Forse aveva già compromesso il futuro facendosi rapire da quei lupi.
Nel suo tempo lei e i cinque cicloni perlustravano i confini della valle, combattevano l’uno contro l’altro, contro i cattivi, scendevano al villaggio, andavano a cena dal signor Ping e giocavano a mahjong o a domino. Per non parlare delle innumerevoli feste cinesi a cui prendevano parte.
La maestra a strisce non partecipava tutte le volte a queste attività, perché preferiva la solitudine, ma doveva ammettere che adesso avrebbe dato qualunque cosa pur di rivedere i suoi amici.
Neanche Tai Lung era molto loquace ultimamente. Tigre riusciva a vederlo di rado per fortuna ma troppo spesso entrava nella sala degli eroi e lo trovava lì a fissare terribilmente a lungo la pergamena sopra la vasca d’acqua.
Lui si chiedeva ogni giorno cosa contesse e pensare che degli innocenti sarebbero morti per un rotolo vuoto e immacolato riempiva lei di angoscia. Si sentiva del tutto impotente.
Sapeva inoltre che mentre lei si girava i pollici il leopardo combatteva banditi, e questa cosa non riusciva a tollerarla.
Una notte come le altre mentre la leader dei cinque cicloni stava osservando il cielo stellato dalla finestra della sua camera, il rivale riprendeva l’addestramento nel cortile illuminato dalla luna piena e anche dalla luce di alcune lanterne rosse.
La maestra a strisce si accarezzò la pelliccia delle braccia e nell’osservarlo cominciò a provare una sensazione che non avrebbe mai dovuto sentire e che però, in quelle settimane, era riuscita tuttavia ad affiorare nel suo cuore apparentemente duro come la pietra.
La compassione.
Vedeva come Shifu spronava il figlio ad allenarsi sempre di più, sicuro che fosse destinato ad essere il Guerriero Dragone, e capiva quanto rendere il proprio padre orgoglioso contasse per il futuro demone della valle.
Se fosse successo a lei…beh…forse non avrebbe agito allo stesso modo, in fondo aveva i suoi amici che potevano farla ragionare.
Il maestro delle mille pergamene invece non aveva nessuno con cui parlare, agiva sempre da solo senza fare affidamento su alcuna persona.
Nonostante le diversità la tigre si rendeva conto che erano molto simili: entrambi ambiziosi, battaglieri e solitari.
Fu riportata alla realtà quando notò gli occhi d’oro di Tai Lung brillare nell’oscurità e con aria nuovamente seria si apprestò a chiudere le imposte di legno.
Ciò che era appena successo le ricordò terribilmente la scena di una storia d’amore che Vipera le aveva raccontato di aver letto in un libro.
Lui le lanciava certi sguardi a volte che le facevano mettere in discussione l’odio che provava nei suoi confronti, non era poi così male il realtà. O quanto meno non era il male assoluto visto che i nemici che sarebbero venuti dopo di lui erano altrettanto diabolici.
Tigre non poteva negare che il leopardo fosse attraente fisicamente ma era arrogante e malvagio. Non doveva scordare inoltre che sarebbe divenuto un mostro capace di uccidere.
Oogway le aveva sempre ripetuto che per essere un maestro di kung fu doveva essere forte ma allo stesso tempo dolce.
Lei e il demone della valle non erano l’esempio più riuscito ma nel cuore di entrambi c’era un po’ di dolcezza, e il maestro delle mille pergamene l’aveva dimostrato.
La leader dei cinque cicloni scosse il capo con convinzione. Non stava accadendo niente nella sua testa e niente stava cambiando nel suo cuore, lei non l’avrebbe permesso.
Non poteva iniziare a provare dei sentimenti per il leopardo.
Il mattino seguente la maestra a strisce si alzò in orario e si stiracchiò, fece colazione, uscì dal portone principale del palazzo e inspirò la frizzante aria mattutina.
Sentì le tegole del tetto cigolare lievemente così si allontanò dalla porta per vedere bene la cima del tempio, mise una mano su una colonna esterna e alzò gli occhi vermigli al cielo.
Quando si accorse che era solo il suo rivale che si crogiolava steso al sole stirandosi la schiena completamente rilassato lei scosse la testa e rientrò.
Era in tutto e per tutto un grosso gatto per quanto zannuto e esperto di kung fu.
La tigre impiegò tutto il tempo a meditare nella sala degli eroi almeno finché non passò di lì Shifu che interruppe la sua concentrazione. Lei lo salutò con rispetto e lui fece altrettanto imboccando poi un altro corridoio e svanendo alla vista.
Non aveva mai visto il panda rosso così felice. Era sempre di buon umore, un po’ autoritario ma comunque più sereno. Sorrideva perfino.
Le spezzava il cuore sapere che tra poco suo figlio l’avrebbe prima deluso e poi disonorato. Lei non sarebbe arrivata al cuore del maestro Shifu ma Po vi avrebbe portato l’armonia.
Tigre sbuffò con ilarità.
E il panda avrebbe portato anche un mucchio di guai e un po’ di divertimento nel palazzo di Giada.
La leader dei cinque cicloni si alzò dal lucido pavimento per recarsi in cortile prima di pranzo e nel tragitto incrociò il futuro demone della valle.
-Da quanto conosci Shifu? –le chiese a bruciapelo dopo che lei l’ebbe superato.
La ragazza si fermò.
-Ti ho già detto di non farmi domande. –ammise lei voltandosi verso di lui -E poi perché ti interessa? –aggiunse la maestra a strisce ponendo la zampa destra sul fianco.
-Semplicemente perché ho visto come guardi mio padre e, a meno che tu non ne sia innamorata, tieni a lui. –affermò il maestro delle mille pergamene avanzando quasi in modo famelico.
-Lo guardi con affetto, e lo stesso vale per Oogway. –le fece notare.
Tigre non pensava che l’avesse capito, era brava a nascondere ciò che provava ma forse…non così tanto.
Rispondere alla domanda che lui le aveva posto non avrebbe cambiato il futuro, di questo ne era certa e perciò rispose.
-Li conosco da quando ero una bambina, soddisfatto? –lo interrogò duramente.
-E la tua famiglia? –domandò Tai Lung assalito dai dubbi e dalla curiosità cogliendo la leader dei cinque cicloni alla sprovvista.
Il breve silenzio che seguì non fu sufficiente alla maestra per inventare una risposta credibile.
Forse il leopardo capì poiché le sue palpebre si alzarono di colpo e la sua coda si fermò, tigre non smise un secondo di osservarlo. Distogliere lo sguardo sarebbe stato inutile oltre che un segno di debolezza.
Un’altra cosa che entrambi avevano in comune era senz’altro l’abbandono.
-Tu sei orfana. –dedusse il demone della valle del tutto stupito.
-Non più. Il maestro Shifu mi ha preso con se dopo…dopo di te. –ammise lei sperando che il dispiacere dell’infanzia avuta non trapelasse dalle sue iridi vermiglie.
-Quindi io sono una…una specie di fratello maggiore? –chiese il maestro delle mille pergamene ancora più sorpreso.
Aveva il cervello pieno di nuove e succulente informazioni che presero a ronzare nel suo cranio.
La tigre sorrise beffarda alla sua espressione, non era preoccupata che lui ora sapesse. L’importante è che non venisse a conoscenza di non essere il Guerriero Dragone.
Non avrebbe cambiato il futuro dirgli chi lei fosse e stranamente era abbastanza sicura che il leopardo non l’avrebbe detto a Shifu.
Non poteva cercarla in quel tempo per impedirle di essere presa dal maestro neanche volendo poiché lei non esisteva ancora.
Il demone della valle sarebbe comunque finito in prigione, dopo alcuni anni l’orfanotrofio avrebbe chiamato ugualmente il panda rosso e lei sarebbe diventata una dei cinque cicloni.
-Scombinerebbe i tuoi piani? –lo prese in giro riferendosi agli approcci usati per cercare di conquistare la sua fiducia e forse anche qualcos’altro…
Lui sembrò tornare in se e la fissò.
-Non siamo imparentati sul serio e non saremo mai una famiglia. –affermò lei socchiudendo gli occhi in una minacciosa promessa e, facendosi talmente vicina che i loro petti quasi si toccavano, aggiunse –Questa è la verità, fattene una ragione. Non dirlo a Shifu e dormici su stanotte. –concluse andandosene con passo deciso e ondeggiando leggermente e inconsapevolmente i fianchi.
Il maestro delle mille pergamene rimase immobile nel corridoio per alcuni lunghi attimi senza reagire.
In un’altra stanza nel frattempo Oogway stava ascoltando i suoni del palazzo.
-Maestro, desideravate veder-
-Shh…ascolta. –lo interruppe la tartaruga seduta a terra nella posizione del loto su un tappetino di bambù.
Il panda rosso appena giunto drizzò le orecchi e per quanto si sforzasse non sentì nulla.
-Io non sento niente, solo…pace. –affermò.
-Esatto. Niente urla o rumori di combattimento. –concordò il vecchio maestro chiudendo gli occhi e alzando il capo verso l’alto tremando leggermente.
Da quando era arrivata Tigre c’erano stati parecchi battibecchi fra lei e il figlio di Shifu, e gli attimi di silenzio erano d’oro.
Oogway interpretò quel momento come un segno propizio.
 

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Capitolo 7
*** Accidentalmente innamorati ***


Non sembrava che Tai Lung fosse sconcertato dalla nuova informazione perché si presentò a pranzo e a cena comportandosi normalmente.
Negli ultimi giorni poi la tigre aveva preso l’abitudine di uscire a tarda notte dal palazzo per recarsi al villaggio. Rimaneva sui tetti delle abitazioni seminascosta nell’ombra e osservava gli abitanti ancora in piedi, soprattutto le famiglie.
Le piaceva poter vegliare su di loro anche se non erano gli stessi paesani che conosceva lei.
-Ah ecco dove sparisci quasi tutte le sere. –affermò una voce irritante dietro di lei.
Tigre voltò appena il capo verso il leopardo.
-Vattene. –gli ordinò con neutralità ancora accucciata sopra alcune tegole.
-No, non lo farò. –rispose il leopardo in piedi sullo stesso tetto.
-Ora mi pedini? –gli domandò alzandosi con sguardo glaciale e girandosi completamente dalla sua parte.
-Non ho mai smesso. –le fece notare tranquillo.
Le uniche fonti di luce oltre a quella della luna e di alcune lontane lanterne erano senz’altro gli occhi dei due felini. Un paio d’orati che sembravano affamati di gloria e un paio di un vivido arancione nei quali il demone della valle poteva contare le pagliuzze più chiare.
-Che ne dici di correre? –chiese il rivale portando la zampa sul fianco destro e piegando leggermente la testa in avanti.
La leader dei cinque cicloni lo guardò con sufficienza.
-Non mi spaventi. –ammise.
Il maestro delle mille pergamene emise un versetto derisorio e si spiegò meglio.
-Intendevo: fare una corsa notturna lontano da qui. –disse semplicemente.
La tigre lo osservò per un attimo con sospetto poi espirò abbassando le spalle.
-Va bene. –accettò.
Era un modo come un altro per fare qualcosa di diverso, inoltre non le era ancora capitato di correre assieme ad un altro animale quasi della sua stessa razza nonostante gareggiasse spesso accanto ai suoi amici.
E poi…amava correre.
Tai Lung sorrise soddisfatto, si piegò mettendosi a quattro zampe con sguardo da predatore poi saltò sul tetto di fianco non emettendo un suono e muovendo la coda a destra e a sinistra.
Anche la maestra a strisce si mise in posizione drizzando la coda ed entrambi scattarono, il leopardo davanti e la tigre appena dietro di lui.
L’adrenalina prese a scorrere nelle vene di entrambi e dopo notevoli ed agili salti fra le varie abitazioni erano fianco a fianco correndo liberamente lungo una pianura silenziosa e un po’ buia.
L’aria fredda muoveva le fronde degli alberi scuri e si insinuava tra le pellicce ma il calore dei loro muscoli contratti impediva ai due rivali di avvertirla.
Sotto i raggi della luna Tigre sfrecciava libera osservando bene il paesaggio che la circondava le sembrò perfino di correre da sola se non fosse stata al corrente della presenza del nemico ormai dietro di lei.
Lui si era distratto, non poteva negarlo.
Il corpo della ragazza si muoveva in modo armonico e sinuoso attraendolo irrimediabilmente.
Quando la leader dei cinque cicloni si voltò per vedere cosa esattamente stesse facendo il demone della valle quest’ultimo le fu addosso ed entrambi ruzzolarono sul terreno erboso finché il maestro delle mille pergamene non le fu sopra.
-Presa! –le disse ansimando contento con le zampe sulle sue braccia.
La maestra gli rivolse uno sguardo duro nonostante stesse anche lei riprendendo fiato.
-Non si trattava affatto di una gara e levati di dosso! –gli ordinò agitandosi.
-Vuoi davvero questo? –le chiese Tai Lung sfiorandole il collo con il proprio viso.
La tigre avvertì nuovamente il proprio volto riscaldarsi e lo stomaco bruciare, il corpo del leopardo la copriva completamente e il petto possente del rivale attutiva i battiti frenetici del proprio cuore.
Solo lui riusciva a far venire a galla quelle sensazioni.
Tigre non rispose e non appena il demone della valle si allontanò per interpretare il suo silenzio lei lo scostò con la zampa destra bruscamente. Il nemico si levò rimanendo però in ginocchio e sorridendo complice mentre lei si rimetteva in piedi.
-Dovremmo tornare. –ammise la leader dei cinque cicloni guardando altrove, nella direzione da dov’erano venuti.
La campana del villaggio risuonò improvvisamente in lontananza e ciò voleva dire solo una cosa: guai.
-Peccato. –fece il maestro delle mille pergamene voltandosi verso il suono e sapendo di dover andare.
-Tutto sommato…–cominciò a dire la leader dei cinque cicloni quando ormai Tai Lung se ne stava andando –non è stato poi tanto male. –confermò.
Lui si girò nella sua direzione e le fece un sorrisetto.
-Buonanotte Tigre. –le augurò prima di filare rapidamente via.
La maestra a strisce lo vide scomparire nel buio e poco dopo anche lei tornò al palazzo di Giada. Si stava intenerendo e non era una positivo.
...
Ormai mancava meno di una settimana e poi la tigre sarebbe potuta tornare a casa, alla propria vita e dai suoi amici.
Un giorno i due felini furono costretti ad allenarsi in cortile, poiché la loro “palestra” era divenuta inagibile per via dei rottami che entrambi avevano lasciato dopo un loro scontro.
Nel bel mezzo dell’esercitazione pomeridiana, mentre la maestra a strisce e Tai Lung stavano praticando le loro forme in pace, Tigre avvertì il tempo cambiare.
Anche il leopardo lo notò e arrestò momentaneamente i propri movimenti ma poi ritornò all’addestramento con la spada come se niente fosse. Un rombo risuonò poco dopo nel cielo nuvoloso.
La leader dei cinque cicloni si affrettò a concludere ciò che stava facendo con i nunchaku e si riparò sotto il tetto ancor prima che iniziasse a piovere ma il demone della valle rimase dov’era continuando il suo allenamento.
-Sta arrivando un acquazzone. –gli fece notare la ragazza.
-Lo so. –ammise il rivale senza guardarla negli occhi e sferrando un pugno ad un avversario invisibile –Non ti sei mai allenata sotto la pioggia? –aggiunse successivamente.
-Non voglio stare una settimana a letto malata. –rispose con ovvietà la maestra a strisce incrociando le braccia al petto.
Il maestro delle mille pergamene interruppe la tecnica che stava provando e si voltò con spavalderia verso di lei.
-Paura? –domandò proprio mentre un nuovo tuono si fece sentire in maniera più assordante.
Un luccichio attraversò gli occhi della tigre.
-Cos’hai detto? –chiese a sua volta lei.
-Dai vieni e combatti contro di me. –la invitò lui con iridi brillanti ma di malizia.
Questa era una delle tattiche che spesso utilizzava per avere un vantaggio sui suoi avversari, li derideva, li sminuiva e li faceva arrabbiare. Anche non volendo risultava una persona irritante.
Tigre abboccò cedendo sotto il peso del suo orgoglio e con un balzo lo raggiunse. Ora che erano uno di fronte all’altro il combattimento poteva cominciare e un lampo seguito dalla fitta pioggia diede il via alla sfida.
Il leopardo lasciò che fosse la ragazza ad attaccare per prima e lei lo fece molto volentieri saltando e ruotando per dagli un calcio.
Il demone della valle la schivò poi le afferrò la caviglia e la scagliò a terra. La leader dei cinque cicloni si rialzò subito e attese che questa volta fosse lui ad attaccare.
Il maestro delle mille pergamene si mise a quattro zampe e balzò sulla sua preda la quale, essendo due volte più piccola del possente e muscoloso Tai Lung, ebbe il tempo sufficiente per scivolare sotto di lui e colpirlo alla schiena con un calcio.
Il leopardo incassò il colpo ma prima che la maestra a strisce potesse ritirare la gamba la coda del nemico vi si attorcigliò trattenendola, permettendo così al demone della valle di voltarsi e sferrare un pugno sullo stomaco della tigre.
La pioggia che batteva velocemente sul terreno e correva sulle loro pellicce non sembrava infastidire nessuno dei due sfidanti.
Continuarono a combattere finché ebbero fiato e quando per poco Tigre non scivolò a terra il maestro delle mille pergamene ridacchiò. Fu ricompensato con un duro colpo al fianco e subito dopo si ritrovò a terra.
La leader dei cinque cicloni doveva aver sfruttato la mole del leopardo contro di lui utilizzando le gambe per riuscire a farlo cadere.
La pelliccia argentata e bagnata si sporcò inevitabilmente di fango e il demone della valle ringhiò per la disgustosa sensazione che provò contro la schiena.
La maestra a strisce sorrise per davvero e quando il rivale portò lo sguardo su di lei non poté che imitarla.
Ripresero la lotta ma questa volta qualcosa era cambiato nell’aria e la tigre se ne rese conto quando i propri occhi indugiavano più su quelli del compagno che sulla sua posizione per studiarne i punti deboli.
Tutti e due iniziavano a divertirsi.
Tigre non lottava sotto la pioggia e nonostante la sgradevole sensazione di essere completamente zuppa doveva riconoscere che lo trovava liberatorio.
L’acqua che cadeva su di loro dava fastidio alla vista ed era un problema anche per muoversi sul terreno a meno che entrambi non usassero gli artigli, ma permetteva loro anche di schizzarsi l’un l’altro.
Quel combattimento era diverso, i loro odori si mischiavano a quello dell’umidità e i due felini rallentarono i movimenti per evitare di colpirsi duramente.
Ora era un allenamento uguale a quelli che la leader dei cinque cicloni intraprendeva con i suoi amici. Non credeva possibile di combattere in quel modo col maestro delle mille pergamene.
La maestra a strisce sferrò un destro che lui parò afferrandole il polso.
L’altra zampa seguì la prima in un patetico tentativo di liberare il braccio ma anche questa fu prontamente fermata e stretta da Tai Lung che la guardava in modo strano.
La tigre lo rimirò con sospetto pronta a rifilargli un calcio quando lui la strattonò velocemente verso di se continuando a stringerle i polsi, ora contro il suo petto massiccio, e congiungendo le loro labbra in un primo bacio.
Tigre non credette a ciò che stava accadendo.
Le labbra del leopardo erano tiepide e morbide, il suo petto contro il proprio corpo era caldo, liscio e umido e i baffi del rivale le facevano leggermente il solletico.
Il demone della valle non poteva vederla perché aveva chiuso gli occhi ma le iridi vermiglie della ragazza guizzavano come fiammelle impazzite mentre il battito del suo cuore palpitava furiosamente.
Era letteralmente terrorizzata, non aveva mai provato qualcosa di simile all’amore prima e non credeva che ci si potesse sentire così……bene. Per l’altro felino doveva essere lo stesso perché anche il suo muscolo cardiaco sembrava impazzito.
Le proprie gote assunsero una lieve sfumatura cremisi non appena il maestro delle mille pergamene la strinse più forte impedendole di scappare da lui. Non se ne sarebbe andata comunque.
La leader dei cinque non aveva alcuna intenzione di cedere anche se quel corpo accostato al proprio le inviava piacevoli brividi…
Piegata da tutte quelle nuove emozioni alla fine la ragazza si arrese e chiuse gli occhi lasciandosi trasportare in quel perfetto bacio sotto la pioggia con il rumore dei tuoni e del suo cuore che le martellava nelle orecchie.
Le code dei due felini si intrecciarono sfregandosi l’una contro l’altra e Tai Lung lasciò andare i polsi della maestra a strisce così che potesse circondarle la vita e che lei potesse mettere una mano dietro alla sua nuca.
Il baciò durò a lungo prima che i due allievi del maestro Shifu cominciassero a giocare l’uno con la lingua dell’altra fra i denti appuntiti.
Il leopardo prese a baciare più difficilmente la tigre poi si scostò da lei per assaggiarle il collo bagnato con passione emettendo profonde fusa che fecero vibrare il proprio corpo e quello fra le sue possenti braccia.
Tigre restò con le palpebre calate apprezzando tutte quelle attenzioni che lui le stava regalando, per quanto pericolo potesse essere trovarsi in quella morsa, senza però avere il coraggio di reagire.
Il profumo del suo nemico era così virile…
Le proprie zampe erano posate sulle spalle del compagno e non si spostavano di un millimetro per accarezzarlo come invece stava facendo lui.
Il piacere della vicinanza dell’altro stava per sfociare nella leader dei cinque cicloni sotto forma di dolci fusa quando i suoi occhi si spalancarono.

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Capitolo 8
*** Il proprio posto ***


La mente svuotata da ogni pensiero razionale della maestra a strisce riprese il controllo della situazione rinchiudendo nuovamente il proprio stupido cuore al suo posto.
Chiamarlo muscolo involontario era decisamente appropriato. Stava facendo un enorme sbaglio e lei lo sapeva bene, sarebbe stato un disastro per il futuro.
Spinse via il demone della valle allontanandosi da lui e guardandolo finalmente in quegli occhi d’orati che la osservano con timore e perplessità.
Il maestro delle mille pergamene credeva che lei sentisse le stesse cose che prova lui ma forse si era sbagliato. Eppure lo aveva ricambiato……cosa c’era di male?
La tigre lo osservò bene come se lo rimirasse per la prima volta e finalmente si ricordò chi aveva davanti.
Incatenò i propri occhi ai suoi, scosse la testa in un tacito accordo di non ripetere quello che era appena successo e poi stanca di tutta quell’acqua la leader dei cinque cicloni si dileguò più rapidamente che poté.
Tai Lung rimase lì sotto l’acquazzone mentre diverse emozioni combattevano dentro di lui. Da una parte la felicità per aver baciato Tigre, dall’altra la delusione di averla persa subito dopo e infine la rabbia.
Il leopardo si arruffò la pelliccia del collo furioso e poi sollevò il viso al cielo scuro sperando che la pioggia lavasse via la frustrazione.
Non avrebbe dovuto legarsi così a qualcuno, ora era dipendente da lei e intendeva tenerla con se per sempre.
Lei era difficile da raggiungere ed è per questo che la bramava, lui per la maestra a strisce era qualcosa di vietato che però cominciava a desiderare.
Per averla il demone della valle doveva combattere e sforzarsi ma era sicuro che ne valesse assolutamente la pena.

La leader dei cinque cicloni corse nella propria stanza e sbatté le porte appoggiandovisi poi con le braccia e il capo. I suoi abiti bagnati gocciolavano silenziosamente sul pavimento e nella camera si udiva solo il suono del respiro irregolare della tigre.
Era adirata con se stessa, cedere per due occhioni d’orati…
Il suo posto non era certo accanto a lui. Tai Lung rimaneva un demone e lei conosceva tutto il male che avrebbe fatto a lei, a Shifu e alla valle della Pace.
Non poteva provare niente per lui, anche se in quel tempo era differente rimaneva sempre un mostro assetato di potere e a cui importava solo di se stesso.
Appena si fu asciugata e cambiata Tigre si gettò sotto le coperte senza cenare.
Doveva solo dimenticare e gli ultimi tre giorni sarebbero passati in un lampo senza avere gravi conseguenze sul futuro. Non riusciva ad ammettere a se stessa però che volesse nuovamente baciare il leopardo.
La notte fu sostituita presto dai primi raggi del sole e la leader dei cinque cicloni si svegliò. Fece una rapida colazione solitaria poi svelta uscì in cortile, prese un vecchio e bucato sacco per l’allenamento dal magazzino e lo riempì con dei ceppi di legna.
Alcune assi più lunghe divennero due braccia per il fantoccio e un pezzo piano sostituì la faccia su cui la maestra a strisce si apprestò a disegnare con un pennello un brutto viso decisamente simile al maestro delle mille pergamene.
Di solito la tigre preferiva addestrarsi con un degli attrezzi movibili ma dovette accontentarsi. Si gettò sul fantoccio con un ringhiò e iniziò a sfogarsi.
Non venne a tavola all’ora di pranzo e il leopardo non le si avvicinò continuando ad osservarla dal tetto del palazzo di Giada dov’era seduto.
Quando fu certo che Tigre si fosse calmata scivolò lungo le tegole verdi e scese, poi con cautela le si avvicinò tentando di dialogare.
-Quello dovrei forse essere io? –chiese avanzando lentamente e indicando con la zampa destra il vecchio sacco.
La leader dei cinque cicloni si voltò appena con espressione truce dandogli poi le spalle.
-No. Lui è più bello. –confermò Tigre con serietà burlandosi di lui.
-Come no. –rispose il rivale.
La maestra a strisce prese a camminare lontano da quel felino tenendo gli occhi bassi e fissi sul terreno con i pugni serrati. Doveva ignoralo.
Arrivò all’albero sacro e lui ancora la stava seguendo. Alla fine la tigre decise di rivolgergli nuovamente la parola girandosi completamente verso il demone della valle.
-Vuoi lasciarmi in pace!? –scoppiò lei aprendo le braccia.
-Tutto questo solo per un bacio? –domandò semplicemente lui facendo sembrare quella situazione ridicola.
-Non doveva andare in questo modo! Non mi sarei dovuta…interessare a te. –affermò la tigre affievolendo il proprio tono.
-Ma è successo. –le fece notare il nemico rilassato.
Tigre avrebbe preferito la morte a tutto questo, sentiva di aver tradito i suoi principi, i propri amici, Shifu e anche se stessa.
Improvvisamente il maestro delle mille pergamene la afferrò per la casacca rossa, la tirò giù a sedere con lui sull’erba e fece scontrare le loro labbra nuovamente.
La leader dei cinque cicloni questa volta lottò, si dimenò ma ben presto la morsa d’acciaio di Tai Lung divenne un caldo rifugio e lei sospirò nel bacio troppo piacevole. Perché non ne poteva fare a meno?
Non conosceva bene l’amore ma sapeva che quello che sentiva per lui era forte e si impadroniva completamente di lei.
Ormai non potevano tornare indietro, quello che era accaduto non si sarebbe cancellato. La maestra a strisce sperò solo con tutto il suo cuore che ciò che provava non influisse sul futuro.
Il leopardo non avrebbe di certo mollato.

Gli ultimi giorni prima dell’arrivo del dragone di cristallo furono insoliti per i due felini.
Condividevano l’allenamento e persino qualche effusione, sempre da parte del rivale, quand’erano sicuri di essere soli. L’ultima cosa che la tigre voleva era che Shifu ricordasse che aveva avuto una storia con il suo reietto figlio.
Tigre era sempre controllata e sembrava un po’ distaccata dalla “relazione” ma in realtà tentava solo proteggere il suo cuore nel momento in cui sarebbe tornata a casa.
Per la prima volta riusciva a vedere il nemico sotto una luce diversa e ben lontana dal cattivo ragazzo che sarebbe diventato. La leader dei cinque cicloni arrivò persino a riconoscerne, oltre l’indiscussa bravura nel combattere, pure il titolo di maestro.
Anche per quel giorno la loro esercitazione si concluse ed il futuro demone della valle si inchinò alla sua compagna.
-Maestra. –la salutò inchinandosi e facendole il saluto.
Lei lo imitò prima di sorridere con velata malizia ed andarsene sensualmente via.
Il maestro delle mille pergamene alzò le braccia al cielo felice per le sue molteplici fortune. Aveva tutto ciò che desiderava: Tigre e presto il titolo di Guerriero Dragone.
Ogni cosa per cui si era impegnato tanto l’aveva ottenuta ed era tutto nelle sue mani.
Tuttavia, come un fulmine a ciel sereno, il leopardo realizzò all’improvviso che la maestra a strisce se ne sarebbe dovuta andare l’indomani e la propria gioia scomparì lasciandogli un’enorme vuoto nel cuore.
Qualche ora dopo entrambi stavano comodamente seduti sotto il pesco sacro, sperando vivamente che il maestro Oogway non giungesse all’improvviso, ad ammirare il tramonto rossastro.
La leader dei cinque cicloni con il volto nel petto del rivale e lui con il mento posato sulla sua testa che a volte sfregava con dolcezza. Sopra i loro capi il vento muoveva dolcemente i petali tanto da sembrare vivi.
Le code dei due felini riposavano acciambellate sull’erba l’una accanto all’altra mentre le braccia del futuro demone della valle erano avvolte dolcemente attorno alla maestra a strisce.
C’era talmente tanta pace interiore nelle loro anime affini da sembrare tutto quanto irreale, eppure il battito lento del cuore del maestro delle mille pergamene contro la guancia della tigre non lasciava alcun dubbio. Era tutto vero e presto sarebbe finito.
Tai Lung passò il pollice sinistro lungo le strisce nere del braccio della ragazza seguendone il percorso in una lenta carezza.
Tigre sospirò non sapendo esattamente quando avesse smesso di odialo o quando si fosse innamorata di lui ma sicuramente il bacio che si erano scambiati le aveva dato il colpo di grazia.
Si piegò leggermente all’indietro verso destra e alzò gli occhi a quelli del leopardo il quale le sorrise.
Perché sentiva di non poter fare a meno di lui?
Con la zampa destra lo afferrò dietro la nuca e lo trascinò sopra il proprio corpo sull’erba baciandolo con passione e stando attenta a non cadere oltre il vuoto a qualche metro da loro.
Il rivale incurvò la schiena, alzò la coda agitandola e frustando l’aria e lasciò che entrambe le zampe della compagna circondassero il suo collo.
Come poteva permettersi di lasciarla andare?

Nel pomeriggio del giorno successivo finalmente arrivò il tanto agognato dragone di cristallo dentro una scatola di legno.
La tigre teneva quell’oggetto appena ricevuto tra le zampe e aspettava il momento giusto per aprirlo e tornare a casa. Lei e Tai Lung si trovavano davanti alle porte del palazzo di Giada uno di fronte all’altro quando Shifu fece la sua comparsa.
-Tai Lung, il maestro Oogway vuole vederti. Credo sia ora. –affermò il panda rosso con orgoglio.
La leader dei cinque cicloni rimase calma ma sapeva bene cosa sarebbe successo di lì a pochi minuti e tremava dentro.
-Grazie padre, arrivo subito. –ammise il leopardo.
Non appena il genitore se ne fu andato si voltò dunque verso la maestra a strisce che lo osservava in modo strano, quasi con pena. Non voleva perderla.
-Dimmi cosa farò per farmi odiare da te, posso cambiarlo. –le disse afferrandole le spalle rudemente.
La tigre scosse la testa facendo innervosire il rivale. Non sapere il motivo del suo odio nei propri confronti lo rendeva furioso.
Con stupore Tigre lo afferrò per la nuca per un ultimo ardente bacio.
I respiri mescolati, l’odore dell’amante, i diversi sapori sulle labbra, la morbidezza e il calore del corpo dell’altro, le loro braccia avvinghiate e persino le loro code intrecciate sarebbero mancati ad entrambi.
Durò troppo poco e quando si separarono il demone della valle accarezzò la guancia della ragazza guardandola negli occhi. Il maestro delle mille pergamene si scostò da lei e aprì il portone alle sue spalle fiducioso e spavaldo.
La leader dei cinque cicloni attese in silenzio il verdetto di Oogway e quando sentì un ringhio rabbioso sollevò il coperchio di legno e guardò gli smeraldi del dragone.
-Non cambierai mai. –affermò la maestra a strisce ritornando fredda.
La nebbiolina d’orata del tempo l’avvolse, lei pensò esclusivamente a casa sua e svanì.
Si ritrovò di colpo nel magazzino, dove tutto era iniziato, stringendo tra le zampe il dragone di cristallo. Subito la tigre lo rimise a posto e lo coprì con un vecchio straccio per poi correre fuori velocemente.
“Fa che non sia cambiato niente. Ti prego fa che non sia cambiato niente.” Pensò agitata.
I cinque cicloni, Po e Shifu le si fecero incontro e lei arrestò la sua corsa.
-Tigre che cosa è successo? Il maestro Shifu ha dei nuovi ricordi che-
-Maestro perdonatemi, accidentalmente mi sono ritrovata nel passato. –si scusò lei interrompendo Vipera e chinandosi molto profondamente difronte al suo preoccupato maestro.
Quest’ultimo si prese un attimo per elaborare e poi parlò.
-L’importante è il futuro non sia stato alterato. –affermò rilassandosi notevolmente.
Tigre ritornò in posizione eretta decisamente sollevata da quelle parole.
 

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Capitolo 9
*** Il Giubileo della Pace ***


-Sapevo che era pericoloso tenere un’oggetto come il dragone di cristallo incustodito, ma senza gli occhi non avrebbe dovuto funzionare. –continuò a dire Shifu.
-È tutta colpa mia Shifu. Trovato il dragone qualche giorno fa e ho cercato gli smeraldi dovunque, solo per curiosità e… -disse Po dispiaciuto.
-E hai combinato di nuovo un pasticcio. –fece Gru terminando la frase del Guerriero Dragone.
-Già. Mi dispiace Tigre. –ammise il panda portandosi una zampa dietro la nuca e osservando l’amica con i suoi occhioni verdi.
La leader dei cinque cicloni avrebbe dovuto essere arrabbiata ma ora l’unica cosa che desiderava era stare in compagnia dei suoi amici. Li avrebbe perfino abbracciati uno per uno se il suo contegno non glielo avesse impedito.
-È tutto a posto Po. –lo rincuorò mettendogli una mano sulla spalla e sorridendo lievemente.
-So cosa è necessario fare perché una cosa del genere non accada di nuovo. –rivelò il vecchio maestro rientrando nel magazzino.
Ne uscì poco dopo con il prezioso artefatto e…lo frantumò a terra.
I due smeraldi ruzzolarono ai piedi del Guerriero Dragone e la nube dorata del tempo si dissipò in aria. I cinque cicloni guardarono il panda rosso stupiti.
-Per oggi può bastare. Allievi avete il resto della giornata libera. –affermò Shifu portando le braccia dietro la schiena.
Quando Po emise un verso di gioia però il maestro aggiunse: -Ovviamente il Guerriero Dragone merita una punizione per la sua impudenza, alla quale penserò dopo che mi sarà passato il mal di testa. –concluse portandosi una zampa alla fronte.
Scimmia e Mantide ridacchiarono mentre il panda smise di essere completamente felice.
Shifu se ne andò e Tigre saltò sul muretto che delimitava il palazzo voltandosi poi verso i suoi amici che la guardavano perplessi.
-A chi arriva prima al villaggio? –domandò euforica balzando via senza attendere la risposta di nessuno dei cicloni.
-Arriviamo! –disse Vipera strisciando velocemente dietro di lei.
Gru si librò subito in volo e Scimmia e Mantide si guardarono prima di imitare gli altri.
Solo Po rimase lì come un allocco dicendo: -Ehi! –per poi raggiungerli.
La leader dei cinque cicloni non si era mai sentita tanto felice mentre saltava da un tetto all’altro con i paesani che la osservavano curiosi. Lei e i suoi compagni trascorsero ore al villaggio guardando le solite bancarelle e poi cenando dal padre di Po. La maestra a strisce rimase allegra per tutta la serata.
Quando ritornarono al tempio non le sembrava quasi vero di poter augurare di nuovo la buonanotte a ognuno loro. Finalmente tutto stava tornando alla normalità e questo era il suo posto, con la sua famiglia.
Nei giorni che seguirono l’euforia di Tigre svanì anche se era stranamente contenta di combattere contro i soliti malviventi che giravano per il villaggio.
Troppo spesso però lei si trovava la notte sotto le coperte a pensava al leopardo delle nevi e a quei momenti passati con lui scoprendo di sentirne tremendamente la mancanza.
Finalmente arrivò il tanto atteso giorno del Giubileo della Pace, una giornata all’insegna della collaborazione e del rispetto reciproco anche fra nemici.
La bella e soleggiata mattina vide il Guerriero Dragone e il maestro bufalo Temutai collaborare e ricevere una piccola corona di foglie spostata poi scioccamente dai due sul lato sinistro della testa.
Per Po quel simbolo era solo un altro oggetto di vanto per farsi ammirare dai paesani come già facevano quotidianamente.
Tornato al palazzo tutto pimpante e fiero Shifu gli rivelò di dover presiedere ad alcune cerimonie insieme a lui e a Temutai. I cinque cicloni si opposero sapendo che era una bella responsabilità alla quale avevano sempre partecipato loro ma il maestro era irremovibile.
-Andiamo ragazzi, chi è il Guerriero Dragone? Sono io! Guarda la corona. -si vantò il panda indicando l’oggetto sopra la sua testa e sporgendosi verso la leader dei cinque cicloni.
Quest’ultima dopo un attimo di silenzio sorrise mettendo le mani sui fianchi.
-Hai ragione. –confermò.
-Davvero? –chiese Po.
-Certo, quindi starà a te giudicare le battaglie dei piccoli. –ammise la maestra a strisce dileguandosi.
Scimmia gli fece gli auguri prima di andarsene con i cinque cicloni e il Guerriero Dragone non capì come mai i suoi amici sembrassero improvvisamente sollevati non essere lui. Ci arrivò qualche ora più tardi guardando i cuccioli combattere.
Facevano ridicole mosse, si picchiavano come degli infanti quali erano e qualcuno finiva anche col piangere sia se si faceva male sia se il panda decretava l’altro vincitore. Un vero supplizio.
Ora Po era seduto al centro di un palco di legno allestito davanti agli infiniti scalini del palazzo di Giada, alla sua destra su una seduta molto più grande della sua stava il bufalo e a sinistra in una sedia più piccola stava Shifu.
Il palco dava la possibilità a qualunque abitante di vedere lo spettacolo che si sarebbe presto tenuto o di parteciparvi se ne fosse stato all’altezza ed era decorato solo da dei ritagli di tessuto e da alcune lanterne rosse poste su di un filo sopra le teste dei maestri.
A breve si sarebbe svolta una competizione di kung fu per principianti e alcune file composte da conigli, maiali e oche si erano già formate.
In tutto quell’allegro chiacchiericcio un tranquillo e giovane leopardo delle nevi stava spingendo il suo carretto colmo di vasi di terracotta. Era più alto dei suoi coetanei per stazza, indossava una casacca verde, una cintura di stoffa arancione attorno alla vita e un paio di pantaloni bordeaux. I suoi occhi poi erano color oro.
Doveva essere appena arrivato nella valle della Pace.
Un abitante lo invitò a combattere contro Jing Mei, il nipote del maestro bufalo ma lui fu riluttante all’idea.
Lo sfidante però, per nulla incline a lasciarsi scappare un possibile avversario d aumiliare, con spavalderia provò a distruggere il carretto di ceramiche il felino che allora accettò di battersi.
Entrambi salirono sul palco. Il bufalo a sinistra e Peng, così aveva detto di chiamarsi, a destra.
Jing Mei indossava solo una cintura in tessuto blu sopra un paio di pantaloni marroni e portava ai gomiti e sulle braccia delle piccole coperture borchiate.
Inoltre aveva in testa due spesse corna, dei baffi lunghi, morbidi e neri e una barba egualmente lunga trattenuta da due elastici al centro del mento. Accanto al rivale sembrava enorme e più vecchio.
La sfida incominciò.
Il bufalo iniziò a dare dei rapidi colpi con le mani che il ragazzino schivò agilmente con la testa saltando poi via quando vide il nemico assestargli contemporaneamente due pugni e colpendo per sbaglio le proprie nocche.
Si lamentò per il dolore e riattaccò.
Peng indietreggiò parando con il pugno destro quello dello sfidante, lo girò e poi lo spinse via facendolo sbattere con il muso sul pavimento di legno. Gli abitanti emisero un verso di sorpresa mentre Shifu e Po si guardavano l’un l’altro per un istante sbalorditi.
Quando Jing Mei fu nuovamente in piedi il giovane leopardo schivò ancora una sua mossa, si girò e lo spinse per terra un’altra volta.
Era palesemente chiaro lo stile di combattimento del forestiero: schivare e usare la forza dell’avversario contro di lui.
Temutai si mise una zampa a coprirgli il volto per la vergogna ma suo nipote non mollò e per l’ennesima volta provò a colpire con i pugni serrati il felino. Quest’ultimo lo schivò, fece una forma di kung fu perfetta muovendo la coda di scatto e saltò dando un pedata in testa al bufalo.
In maniera impressionante girò in aria su se stesso colpendo Jing Mei con tre calci e poi atterrò silenziosamente sul legno in una bassa posa di kung fu mentre lo sfidante crollava a terra con un tonfo.
Po e Shifu erano sconvolti.
-Il vincitore è Peng. –decretò il panda con ancora la bocca aperta non credendo a quello che stava dicendo.
I cittadini esultarono contenti e saltarono sui loro posti.
-Avete visto? Avete visto è stato stupefacente! È…è…dov’è? –chiese il Guerriero Dragone al suo maestro prima di rendersi conto che il ragazzino non era più li.
Infatti Peng stava scendendo dal palco con un salto come se stesse scavalcando un muretto.
Il panda non perse tempo e gli si fece incontro fermandolo prima che se ne andasse. Gli offrì la possibilità di allenarsi con lui ma anche Temutai voleva averlo come allievo.
Stava dunque per scoppiare una lite fra i due maestri se il panda rosso non fosse intervenuto dicendo che la scelta spettava solo al leopardo, e il felino decise di allenarsi al palazzo di Giada. Non avrebbe mai creduto di avere una simile opportunità.
Un gruppetto di nuovi fan si fecero attorno allo straniero chiedendogli perfino l’autografo ed elogiandolo per la sua bravura.
Una volta seminati gli invadenti animali Po e Peng si diressero verso il tempio. Il giovane leopardo saltando agilmente i gradini e il Guerriero Dragone ansimando dietro di lui.
Finalmente giunsero al portone d’ingresso e Po lo spalancò come se fosse a casa propria.
-Oh…-fece il felino guardandosi attorno ammaliato.
La sala degli eroi lo colpì subito, era la prima volta che metteva piede dentro un tempio di kung fu. Osservò con sguardo avido ogni speciale reliquia posta nella stanza, poi i rotoli della conoscenza e infine la pergamena del dragone riposta nuovamente dov’era sempre stata.
Dopo un rapido tour i due entrarono nella sala degli allenamenti e il ragazzino ne rimase ancor più stregato, i cinque cicloni si stavano infatti addestrando proprio in quel momento.
Scimmia saltava gli anelli appesi al soffitto, Gru e Vipera si attaccavano sulla grande tartaruga capovolta, Mantide affrontava il legno appuntito e tigre si allenava sui serpenti di legno rotanti.
Peng li osservava uno per uno a occhi sgranati finché non si accorsero di lui e del panda. Svelti vennero da loro e si misero in riga ma la tigre lo guardò con sorpresa una volta che lo ebbe visto meglio.
Quegli occhi…quel volto…assomigliava parecchio ad un vecchio ritratto di Tai Lung che Oogway le aveva fatto vedere una volta, tanto tempo fa.
-È un grande onore per me conoscervi e voi: maestra Tigre e maestra Vipera, siete più affascinanti di quanto pensassi. –rivelò il giovane inchinandosi.
Il serpente arrossì mentre la leader dei cinque cicloni rimase impietrita sul posto.
-Che adorabile briccone che sei, non è vero Tigre? –le domandò l’amica.
La maestra a strisce sbatté le palpebre abbandonando i suoi pensieri, e non era affatto facile trovandosi davanti proprio un leopardo.
Anche i suoi amici dovevano aver notato qualcosa di familiare, insomma non c’erano parecchi leopardi in giro per la valle della Pace.
-Ah, sì certo. –confermò –Vuoi fare un giro? –aggiunse poi sorridendo e alludendo al percorso dietro di lei.
-Posso? –chiese Peng nervoso continuando a balbettare parole e torcendosi le zampe.
-Provaci. –lo incoraggiò la tigre.
Il Guerriero Dragone lo invitò a tentare, con un po’ di superiorità, il sacco visto che era un principiante ma quando ormai era accanto all’innocuo attrezzo e si voltò per guardare il leopardo questo stava già attraversando il percorso in maniera splendida senza farsi colpire nemmeno una volta.
Infine tornò rapido dai maestri che lo avevano osservato piacevolmente colpiti.
-Wau, sei stato molto più veloce di…ehm qualcuno…-ammise Mantide sulla spalla sinistra di Scimmia guardando Po a qualche metro dietro di loro.
-Lavoro eccellente. –si complimentò con onestà Tigre.
-Tu hai un futuro! –fece Scimmia.
Tutti quei complimenti furono un vanto per il felino rendendolo orgoglioso di se mentre il panda invece cominciava a sentirsi messo da parte.
Più tardi i cinque cicloni, Peng, Shifu e molti paesani tra cui lo stesso Temutai si ritrovarono a pranzando dal signor Ping beneficiando della compagnia del ragazzino.
Po invece sognava. Sognava che il leopardo prendesse il suo posto come Guerriero Dragone e sconfiggesse un intero esercito da solo.
Quando si svegliò e raggiunse i suoi amici si rese conto che tutti stavano ridendo alle storielle del felino, perfino il maestro bufalo rideva forte e batteva i pugni sul tavolo.
Il panda riuscì a sovrastare le risate e a chiedere che cosa stesse succedendo avvicinandosi al tavolo dov’erano i suoi amici. Ricevette la risposta che si aspettava e il ragazzino si alzò dalla propria sedia per fare in modo che il Guerriero Dragone si sedesse al suo solito posto.
Il maestro Shifu, alla sua destra, però lo fermò dicendo che Po poteva anche starsene in piedi e lui stesso ammise sconsolato che andava bene.
Mantide, in piedi sul tavolino, chiese allora a Peng di fare nuovamente l’imitazione del panda. Il giovane leopardo non volle per rispetto nei confronti del Guerriero Dragone ma nonostante tutto Po diede il permesso di accontentare l’amico.
Il ragazzino disse in anticipo che si trattava solo di un tributo a lui e saltò sul tavolino.
Disse: -Io sono il Guerriero Dragone! –facendone la mossa. –Ehi quelli sono ravioli? –aggiunse prendendo la scodella della leader dei cinque cicloni seduta alla sua sinistra e trangugiandola.
Dopo che ebbe inghiottito lanciò la scodella sul tavolo, si accovacciò in una ridicola posa da scimmia portando in avanti le braccia e le spalle con un’espressione stupida e ingenua dipinta in volto e sbatte le palpebre.
Tutti gli abitanti, e soprattutto la maestra a strisce che lui non era mai riuscito a far ridere, si sbellicarono dalle risate. Si stavano tutti prendendo gioco di lui, anche suo padre lo trovava divertente.
 

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Capitolo 10
*** Peng al palazzo di Giada ***


Quando il panda e Peng furono nuovamente soli nella sala degli allenamenti, e dopo aver scoperto che Shifu voleva rimpiazzarlo con il giovane leopardo per conclude la giornata durante la performance di Tai Chi, il Guerriero Dragone gli raccontò una bugia.
Disse al felino che il suo maestro non riconosceva le sue abilità come guerriero e questo lo ferì a tal punto che il ragazzino decise di andare a sconfiggere Temutai per dimostrare al panda rosso che si sbagliava e che lui era davvero forte.
Peng si infiltrò nell’accampamento del clan Quidan e dentro la tenta del maestro prese una spada cominciando poi a brandirla contro il bufalo.
In un attimo il Giubileo della Pace si trasformò in un giorno di guerra.
I cinque cicloni, i bufali del clan Quidan e anche i paesani cominciarono tutti a rivoltarsi l’uno contro l’altro per le strade della valle della Pace e tutto questo per colpa di Po.
Il panda provò a fermare Peng ma lui non volle ascoltarlo dicendo una frase che mai né la leader dei cinque cicloni, ne Shifu avrebbero potuto dimenticare.
-Ho praticato il kung fu senza secondi fini, ne aspettative ne sogni finché tu, Po, non me ne hai dato uno. E Shifu me l’ha portato via! –affermò arrabbiato.
Anche se intenta in una lotta quelle parole arrivarono alle orecchie della maestra a strisce ricordandole ancora una volta il demone della valle. La somiglianza ora era davvero impressionante.
Riuscì a vedere chiaramente che lo stile del giovane leopardo era identico a quello di Tai Lung, aveva la stessa rabbia e la stessa motivazione che spinse il maestro delle mille pergamene a diventare cattivo.
La negazione del proprio destino da parte del panda rosso.
In un attimo il Guerriero Dragone arrestò ogni combattente dichiarando che Shifu non aveva colpa e che il ragazzino se la sarebbe dovuta prendere solo con lui perché era geloso della sua bravura e quindi aveva mentito.
Si scusò davvero con lui e il felino si calmò. Gli occhi d’orati offuscati dall’odio ritornarono brillanti e innocenti e lo perdonò.
L’intero villaggio ritrovò la pace e l’armonia e quella giornata si poté concludere con la cerimonia di Tai Chi a cui presero parte Temutai, che a sua volta aveva perdonato il ragazzino, Peng e Po.
Terminata la performance di Tai Chi tutti rientrarono nelle proprie abitazioni e i maestri di kung fu insieme al giovane leopardo ritornarono al palazzo di Giada. Ormai era quasi sera.
Il panda e il felino rimasero un po’ indietro e non appena gli altri varcarono il portone del tempio il Guerriero Dragone parlò.
-Allora Peng, che ne dici di restare ad allenarti e a vivere con noi? –domandò sereno.
-Mi piacerebbe ma prima devo sistemare alcune cose giù al villaggio. –ammise il ragazzino.
-Oh. –fece Po sorpreso.
Erano appena stati lì e avrebbe potuto tranquillamente dirglielo, lui e i cinque cicloni l’avrebbero aspettato.
-Torno presto, te lo prometto. –affermò Peng.
-D’accordo. Ci vediamo a cena. –concordò il panda normalmente.
Il giovane leopardo si fiondò velocemente lungo i gradini e poi prese una scorciatoia che dopo diversi chilometri lo portò davanti ad una casetta seminascosta dove realizzava i suoi vasi di ceramica. Entrò dunque svelto nell’abitazione.

Quando la cena fu in tavola e cinque cicloni si accomodarono con Shifu il felino entrò nella cucina ansimando.
-Scusate il ritardo. –ammise sedendosi ad un posto vuoto di fronte alla tigre mentre il Guerriero Dragone serviva le scodelle.
-Non dispiacerti Peng, sei arrivato giusto in tempo. –fece il panda rosso raccogliendo con il cucchiaio la propria zuppa e portandosela alle labbra.
Non sembrava arrabbiato per quello che aveva combinato e questo rallegrò il ragazzino.
Mangiarono in silenzio mentre Tigre volgeva rapidi sguardi al suo maestro e al giovane leopardo.
Possibile che il panda rosso non cogliesse le similitudini che vedeva lei quando guardava il nuovo allievo?
-Perdona la richiesta Peng ma ancora non ci hai detto da dove vieni. –disse ad un tratto Vipera.
Il felino posò la scodella che aveva fra le mani sul tavolo e la leader dei cinque cicloni gli rivolse tutta la sua attenzione, così come gli altri presenti.
-Oh è vero. Vengo da un villaggio molto lontano da qui e più freddo. –rispose sincero guardando per un momento giù alla zuppa.
-E cosa ti ha spinto a lasciare casa tua? –chiese Gru.
-La mia famiglia. Sono venuto qui in cerca di un mio parente. –ammise il ragazzino alzando nuovamente gli occhi d’orati.
La maestra a strisce arrestò il proprio respiro e una fastidiosa sensazione di angoscia la colse allo stomaco. Non poté inoltre vedere che anche Shifu si era momentaneamente irrigidito.
-E l’hai trovato? –domandò incuriosito Po prima di bere tutto il contenuto della sua scodella scottandosi la lingua.
-No, ma ho trovato degli amici. –disse Peng sorridendo contento.
I maestri attorno a lui ricambiarono il suo sorriso.
-Dimmi Peng, dove hai imparato a combattere così bene? –chiese calmo il maestro Shifu.
-Ecco…non lo so. Mi viene naturale. –rivelò il leopardo sollevando appena i palmi delle zampe.
Il giovane non era solo un autodidatta ma anche un prodigioso allievo. Possedeva già un tecnica in grado di mettere sulla difensiva anche un guerriero esperto e due volte più grande di lui come Temutai.
-Chi vuole il bis? –domandò improvvisamente il panda alzandosi in piedi.
Dopo i gentili declini di alcuni dei cinque cicloni, e una seconda porzione per gli altri, ognuno di loro andò a dormire. Tutti tranne Shifu che dopo aver dato una stanza al nuovo allievo fu assalito in piena notte dai dolorosi ricordi di suo figlio.
Il cielo oscuro lasciò spazio alla luce del sole e il silenzio fu riempito dal suo del gong che segnava un nuovo giorno.
La prima settimana di allenamento per Peng filò via veloce.
Il maestro Shifu lo allenava privatamente o insieme ai suoi allievi, con o senza le armi, all’aperto o al chiuso e talvolta affidava quel compito ai suoi sottoposti.
Po non era esattamente il migliore insegnante e Vipera o Mantide erano difficili da seguire visto che il leopardo doveva imitare le loro forme fatte in parte da un minuscolo corpo e in parte da un animale senza braccia ne gambe.
Tigre era senz’altro la sua preferita e per più di un motivo.
Quando erano da soli però la leader dei cinque cicloni non lo guardava normalmente, anzi sembrava studiarlo e lui la imitava. Nessuno dei due conosceva il motivo dello sguardo dell’altro ancora…
-Così, più in alto la gamba…splendido. Ottimo lavoro Peng. –lo elogiò la leader dei cinque cicloni tenendo le braccia incrociate e muovendo di rado la coda.
-Grazie. Uff. –la ringraziò il felino poggiando una mano sullo stomaco e abbassando la spada che gli era stata fornita.
Aveva davvero esperienza con quell’arma, quando l’aveva utilizzata contro Temutai e durante un’esercitazione con la maestra a strisce si era visto da subito quanto fosse abile. Riusciva addirittura a creare sfere di energia dalle mani, una tecniche che neanche lei aveva ancora appreso.
La tigre lo vide portarsi il dorso della zampa alla fronte sudata e sorrise intenerita.
-Credo che sia ora di fare una pausa, riprendi fiato. –gli disse.
Lo stava addestrando come avrebbe voluto che Shifu facesse con lei quando aveva la sua età. Con consigli, elogi e pause senza mai alzare la voce.
-D’accordo. –rispose il ragazzino gettandosi a sedere sul pavimento di legno della sala degli allenamenti.
Tigre gli porse un asciugamano e lui se lo mise dietro il collo strofinandosi prima il viso sudato poi la pelliccia dietro la nuca.
La leader dei cinque cicloni non poté fare a meno di ricollegare quel gesto ad un’unica persona ma scacciò in fretta quei pensieri portandosi la mano sinistra al fianco.
Lo ammetteva, inizialmente non era sicura che fosse stato un bene per il panda rosso prendere sotto la sua “ala” un altro allievo così simile a Tai Lung ma ora credeva fermamente che il maestro avesse fatto la scelta giusta.
Quando avevano affrontato l’argomento con la massima delicatezza da parte sua lui le riferì che nonostante Peng assomigliasse a suo figlio, e ciò lo riempiva di dispiacere, dall’altra parte gli ricordava com’era da cucciolo.
A quanto pare possedeva alcuni aspetti positivi che aveva anche Tai Lung da giovane.
Era talentuoso, gentile, ambizioso, entusiasta di allenarsi, di imparare anche da solo sforzandosi di fare la cosa giusta per essere degno di praticare il kung fu e aveva determinazione. Ma al contrario del demone della valle sapeva essere umile e modesto, qualità che il maestro delle mille pergamene non aveva mai avuto.
La maestra a strisce ora guardava quel nuovo allievo e lo vedeva assorto, con lo sguardo fisso davanti a se e la mente persa da qualche altra parte.
-Il kung fu rende le persone malvagie? –se ne uscì ad un certo punto il leopardo voltandosi nella sua direzione e incontrando gli occhi della ragazza.
Lei mosse impercettibilmente la coda e le orecchie piegando il capo leggermente a sinistra.
-Come fai a dirlo? –chiese con tono incolore.
-Beh, perché…chi pratica il kung fu può fare del male. Mentre chi non lo conosce invece no. –ammise.
La sua domanda era del tutto legittima a aveva una sua logica. Anche la tigre si era spesso chiesta se fosse stata proprio quest’arte a trasformare l’animo di Tai Lung, ma poi aveva capito.
-Vuoi smettere di imparare? –volle sapere Tigre.
Il giovane felino guardò da un’altra parte insicuro.
La leader dei cinque cicloni allora si piegò su un ginocchio e gli parlò amorevolmente.
-Ascoltami bene Peng, è cedere al potere che hai che ti rende una persona perfida. Il kung fu non è fatto per ferire qualcuno, ma per proteggersi. –ammise convinta e catturando l’attenzione del ragazzino.
-Dici sul serio? –domandò quest’ultimo con sollievo.
-Sì. È la seconda cosa che il maestro Shifu mi ha insegnato. –gli rivelò la maestra a strisce rimettendosi in piedi.
Lui la imitò.
-Riprendiamo? –fece poi lei con un sorrisetto soddisfatto.
Peng annuì con rinnovato spirito e lanciò a terra l’asciugamano per poi ricominciare ad allenarsi. La tigre lo osservò esercitarsi e capì che si stava davvero affezionando a lui.
 I suoi pensieri però volarono lo stesso al demone della valle senza che lei potesse fermarli.
Sapeva che se si fosse lasciato alle spalle il potere e quel sogno irrealizzabile al quale non era destinato, scegliendone un altro, sarebbe potuto essere felice. Tuttavia ormai era troppo tardi.
Quando il sole cominciò a tramontare Po invitò i suoi amici e il giovane leopardo a mangiare fuori ma Tigre, Gru e Shifu disdegnarono la richiesta.
Il vecchio maestro prese a suonare il flauto dolcemente nella sua stanza dando vita ad una melodia che poté essere udita con chiarezza in tutto il palazzo.
Gru si esercitava con tranquillità nell’affinare la tecnica di scrittura e qualche camera più in là la leader dei cinque cicloni meditava circondata da un impressionante numero di candele.
Tutto era calmo almeno finché una sagoma scura non apparì inavvertitamente alla finestra della maestra a strisce proiettando un’ombra nella stanza.
La tigre avvertì qualcosa ma quando aprì gli occhi vermigli l’unica cosa che scorse fu un movimento con la coda dell’occhio e svelta si girò.
-Gru, sei stato tu? –domandò ad alta voce credendo che l’amico durante la sua immersione nella pace dei sensi fosse uscito.
-A fare cosa? –chiese l’uccello.
La sua voce era troppo lontana.
-Niente. –rispose Tigre alzandosi in piedi e avvicinandosi alla finestra.
Guardò fuori con sospetto poi saltò a quattro zampe sulla cornice di legno e si arrampicò sul tetto. Diede un’occhiata nei dintorni ma non sembrava esserci nulla quindi rientrò dalla nella sua stanza e chiuse la finestra.
 

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Capitolo 11
*** La confessione ***


La mattina seguente sembrò scorrere in tranquillità. Scimmia, Po, Mantide e Gru dormirono fino a tardi, Peng stava meditando sotto il consiglio del maestro Shifu e la leader dei cinque cicloni assieme a Vipera era appena ritornata dal villaggio dove avevano fatto una passeggiata.
Le due stavano dunque parlando mentre avanzavano verso la camera della maestra a strisce e quando vi entrarono un mazzetto di orchidee bianche face bella mostra di se sul letto.
La tigre chiuse le porte dietro di se e l’amica strisciò colpita verso i fiori.
-Che pensiero carino. –affermò annusandoli –Hai un ammiratore. –constatò poi con lieve malizia.
Tigre si avvicinò a lei e prendendo le orchidee in mano si mise a sedere sul letto osservando i fiori con sospetto.
-Chi può averle mandate? –domandò assottigliando lo sguardo, rigirandole fra le zampe e accarezzandone i delicati petali.
Non era mai successo che qualcuno le inviasse dei fiori. Mai, in più di vent’anni.
-Oh andiamo sai bene chi. –ammise il serpente guardandola in volto.
La leader dei cinque cicloni rifletté. Era del tutto impossibile che Po trovasse il coraggio per fare un gesto simile sapendo che lei non avrebbe apprezzato.
Un lampo di genio la colse e le fece sgranare gli occhi.
“Oh no.” pensò con sgomento.
Quei fiori simboleggiavano la purezza dei bambini, il fascino per una persona e anche l’ammirazione totale. E c’era solo un animale che provava quelle emozioni nei suoi confronti.
Peng era immerso nel silenzio nella sala degli allenamenti e i raggi del sole filtravano dalla finestra alle sue spalle illuminando appena la punta della sua coda.
Era totalmente concentrato quando la porta si aprì. Lui sollevò le palpebre rivelando gli occhi d’orati e constatando che era solo la maestra a strisce.
-Maestra Tigre buon giorno. –la salutò non muovendosi dalla posa in cui stava.
-Ciao Peng, devo parlarti. –fece lei avanzando con lentezza.
-Di cosa? –domandò il giovane leopardo con espressione serena e ingenua.
-I fiori che mi hai dato sono molto belli ma io non-
-Quali fiori? –chiese il felino confuso interrompendo la tigre.
-Le orchidee. Non sei stato tu a mandarmele? –lo interrogò dubbiosa.
-No. –affermò sincero il ragazzino.
Tigre tirò un sospiro di sollievo.
-Meno male. Ma allora chi…- domandò più a se stessa che al suo interlocutore riflettendo.
-Posso aiutarti in qualche modo? –interruppe i suoi pensieri Peng.
-Oh no grazie Peng. Torna pure a meditare e scusa se ti ho disturbato. –si scusò lei andandosene.
Non appena la porta si chiuse il giovane leopardo corrucciò la fronte per poi tornare alla sua precedente occupazione.
Quando la leader dei cinque cicloni tornò in camera sua trovò una curiosa Vipera ad aspettarla.
-Non è stato Peng. –disse semplicemente risedendosi sul letto.
-Davvero? Ne ero così sicura. –affermò il serpente -Beh prima o poi lo scoprirai. –aggiunse poi strisciando verso la porta.
-Vipera, ti prego non dirlo agli altri. –la pregò la maestra a strisce seria.
L’amica si voltò verso di lei e le sorrise.
-Sta tranquilla. A dopo. –le rispose muovendo la coda e aprendo la porta uscendo.
La tigre solo allora appoggiò i gomiti sulle ginocchia e il viso sui palmi delle zampe. Guardò per un attimo ai fiori e pensò al loro secondo significato.
Le orchidee volevano dire ringraziamento per l’amore concesso, si regalavano alla persona più fondamentale della propria vita e che ricambiava per certo la passione e l’amore del mittente.

Qualche ora dopo colazione Tigre trovò Peng a gironzolare nella sala degli eroi e, visto che era giorno di riposo, non ci vide nulla di insolito.
Stava ammirando le armi dei guerrieri e in particolare si era fermato davanti ad una spada dall’impugnatura grigia e intagliata, mediamente lunga e un po’ curva verso l’alto.
-Ti piace? –chiese la leader dei cinque cicloni al giovane leopardo portando le mani alla schiena e avanzando con passò tranquillo.
-Cosa? Oh sì. –ammise lui distogliendo momentaneamente lo sguardo dall’arma.
-Po preferisce l’altra. –gli disse indicando con la testa la spada degli eroi con la doppia lama e un dragone verde inciso sopra.
-A chi apparteneva questa? –domandò con genuina curiosità il felino additandola con la zampa destra.
La maestra a strisce smise di sorridere e il suo sguardo si fece serio.
-Ad un maestro…unico. –rispose per non dire esattamente chi fosse.
-Era di Tai Lung vero? –chiese a sua volta il ragazzino in tono confidenziale.
Tigre aprì un po’ di più gli occhi e schiuse la bocca ma stette in silenzio.
-So chi era ma tutti voi non…non lo nominate mai. –affermò lui con perspicacia.
-Lo facciamo per il maestro Shifu, non è piacevole parlare di lui. –svelò la leader dei cinque cicloni.
-L’hai conosciuto? –la interrogò nuovamente Peng.
-Sì ma era diverso allora. –concluse lei pensando per un momento al passato.
Il giovane leopardo annuì e la loro conversazione terminò.

All’ora di pranzo il felino non si presentò e la maestra a strisce cominciò ad essere apprensiva.
-Avete visto Peng? –domandò alzandosi da tavola.
-No. –risposero Gru e Po insieme.
-È sparito di nuovo? –chiese Vipera non del tutto sorpresa.
-Sembra di sì. –ammise la tigre con ovvietà.
Era preoccupata, il ragazzino sapeva cavarsela egregiamente da solo ma era pur sempre un adolescente.
-L’altro giorno l’ho visto in giro con una ragazza leopardo, forse è per questo che ritarda. –ipotizzò Scimmia malizioso.
-Ah, l’amore. È sempre così che si finisce nei guai. Gioventù, crescono così in fretta. –fece Shifu ricordando la sua vecchia storia romantica.
-Già. –concordò Tigre.
 Il suono di rapidi passi in corsa fecero muovere le orecchie del panda rosso e della leader dei cinque cicloni che con tranquillità attesero l’entrata di Peng.
-Sono tornato. Scusate ero andato a fare…delle cose. –affermò aprendo svelto la porta e rimanendo sotto l’arco ansimando.
-Non darti pensiero Peng, sappiamo che ci sono molte cose belle al villaggio. –ammise allusivo Mantide ricevendo un’occhiata velenosa dalla maestra a strisce.
Il giovane leopardo sembrò non capire e con calma si mise a sedere al proprio posto.
-Noi abbiamo già finito di mangiare ma se vuoi posso restare io a farti compagnia. –lo informò gentilmente il vecchio maestro.
-Veramente ci tenevo a dire una cosa a tutti voi. –svelò il felino un po’ nervoso fermando ogni tentativo di alzarsi di Po e dei restanti cinque cicloni.
-D’accordo, ti ascoltiamo Peng. –fece Shifu in piedi di fianco alla porta e con una tazza di thè fra le zampe.
Il ragazzino diede una rapida occhiata ad ogni volto, abbassò per un momento lo sguardo e poi lo rialzò.
-Io sono il nipote di Tai Lung. –decretò.
-…-
Il Guerriero Dragone fece cadere nella propria ciotola le bacchette producendo un lieve rumore mentre il panda rosso stava quasi per rovesciare il thè.
Tutti erano allibiti, chi più e chi meno.
-Cosa!? –chiese Po con gli occhi sgranati.
-Lo sapevo! Sapevo che mi ricordavi qualcuno! –affermò Mantide indicandolo con una zampetta verde.
-Hai ragione. –ammise Vipera notando le somiglianze solo ora.
-Non ci credo. –disse Scimmia.
-Oh cielo. –rispose Gru.
-Mi dispiace, non voleva nascondervelo ma ho pensato che mi avreste mandato via se l’aveste saputo. –raccontò Peng con dispiacere osservando con rammarico il vecchio maestro.
-Non ti avrei mai cacciato Peng e sono contento che tu ce l’abbia detto, solo mi hai colto alla sprovvista. –si spiegò Shifu tornando a respirare con lentezza.
Non sapeva niente della vera famiglia di Tai Lung ma confidava che il giovane leopardo non stesse mentendo. Era un ragazzino davvero sincero e doveva essere lui il parente che stava cercando.
Neanche Tigre se lo aspettava.
Aveva cercato di negare ciò che vedeva ma a quanto pare i suoi sospetti erano fondati.
All’inizio aveva creduto perfino che il felino fosse il figlio del maestro delle mille pergamene ma visto che non aveva vent’anni e che i tempi non corrispondevano si era data della stupida.
-Sul serio? –chiese il ragazzino impressionato dalla reazione del vecchio maestro.
-Certo, fai parte della nostra famiglia ora. –affermò il Guerriero Dragone.
Ed era vero sotto tutti i punti di vista.
Nessuno sembrava avere alcun risentimento nei confronti di Peng e lui ne fu davvero felice.
La leader dei cinque cicloni si diresse a passo spedito verso la porta, l’aprì e uscì. I presenti pensarono che se la fosse presa ma quando dopo qualche minuto ritornò con i mano la spada di Tai Lung tutti compresero.
La maestra a strisce osservò l’arma e poi guardò il panda rosso al suo fianco. Shifu le fece un cenno affermativo con la testa e lei si accostò al giovane leopardo porgendogli l’oggetto.
-Prendila, ora è tua se la vuoi. –disse mettendola nelle zampe del felino.
-Ma…era di mio zio. –ribadì lui incerto.
-Sono sicuro che avrebbe voluto che l’avessi avuta tu. –ammise il vecchio maestro.
Gli occhi del ragazzino brillarono euforici e le sue labbra si incurvarono in un sorriso tale da arrivare fin sulle orecchie scure.
-Grazie maestro Shifu. E grazie anche a te Tigre. –li ringraziò entrambi Peng abbracciando di scatto la tigre.
Lei si irrigidì, il leopardo le arrivava fino allo stomaco. Avrebbe voluto ricambiare ma si impose di non farlo.
-Non vedo l’ora di mostrarla a Lin. –si lasciò sfuggire il felino brandendo la spada dopo essersi staccato da Tigre.
-Chi è Lin? –incalzò allora Scimmia.
Il ragazzino arrossì lievemente e abbassò l’arma fissando l’altro lato della cucina.
-Beh lei è…un’amica che ho incontrato durante il Giubileo della Pace. –spiegò con imbarazzo.
-Ahh…- fece Mantide non potendo trattenersi.
...
Quella stessa notte mentre tutti stavano dormendo, o quasi, Peng sgattaiolò silenziosamente fuori dalla sua stanza con la spada legata al fianco e con passo felpato uscì dal palazzo di Giada.
Non era a conoscenza però che la leader dei cinque cicloni lo stesse tenendo d’occhio seguendolo a distanza e determinata a scoprire dove si recasse tutte le volte.
 

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Capitolo 12
*** Il compiersi del destino ***


Il leopardo corse a quattro zampe e svoltò a destra non percorrendo più i gradini che portavano al villaggio bensì seguendo un sentiero immerso nel verde e sbucando poi davanti ad una casetta isolata dalle altre.
La maestra a strisce si nascose dietro un cespuglio e attese che il giovane felino entrasse.
Una volta che l’ebbe fatto lei svelta si avvicinò alla porta, visto che dalle finestre oscurate non si poteva vedere niente, e vi si appoggiò drizzando le orecchie.
Il ragazzino stava parlando evidentemente con qualcuno e nonostante la tigre si rimproverasse mentalmente di star tradendo la fiducia che lui aveva riposto in lei e la sua privacy aprì improvvisamente la porta entrando e richiudendosela alle spalle.
Peng si girò subito verso di lei con uno sguardo stupito dipinto in faccia ma non era neanche paragonabile all’espressione sul volto di Tigre quando si rese conto di chi fosse l’altro individuo nella stanza.
Corpo massiccio, pelliccia argentata e macchiata, pantaloni viola con cintura borchiata, occhi d’orati e un sorriso strafottente indimenticabile.
-Tai Lung…- lo chiamò mentre le sue pupille si rimpicciolivano per lo shock.
Il cuore prese a battere con ferocia e tutte le sue emozioni nascoste e assopite riemersero.
-Ciao dolcezza. –ricambiò il saluto il leopardo con la sua voce roca.
-No, non può essere. Tu dovresti stare nel regno dello spirito col maestro Oogway ormai. –si autoconvinse la leader dei cinque cicloni incredula.
Il demone della valle si alzò dalla sedia dov’era seduto e si avvicinò alla ragazza sovrastandola un poco con la sua possente figura.
-Si beh, ho parlato con lui e la vecchia tartaruga pazza mi ha detto che: solo se avessi avuto una buona e onorevole ragione, dopo giorni interi di meditazione perché ero molto arrabbiato quando sono arrivato, sarei potuto tornare indietro. –le rivelò sincero.
-E qual era la tua motivazione? –domandò lei con serietà ma segretamente ansiosa di sapere la risposta.
-Tu. –disse con semplicità il maestro delle mille pergamene.
Lo stomaco della maestra a strisce fece una capriola su se stesso riscaldandosi all’improvviso.
-Come? –chiese falsamente lanciando uno sguardo preoccupato al giovane leopardo che ancora era lì.
-Non fingere, Peng lo sa già. –affermò Tai Lung portandosi le braccia muscolose al petto.
La tigre sgranò gli occhi infuriata e imbarazzata.
-L’hai detto a lui?! –quasi gridò indicando il diretto interessato a meno di un metro da lei.
Aveva fuoco negli occhi e la sua coda era alta e dritta. Tai Lung non poté fare a meno di sorridere.
La sua ragazza non era cambiata neanche un po’.
-Dovevo sapere come stavi, cosa facevi, se mi pensavi…- ammise lui assottigliando di proposito la voce in modo che fosse quasi un sensuale richiamo.
Nella mente di Tigre si incastrarono finalmente tutti i tasselli mancanti degli avvenimenti degli ultimi giorni. La stana ombra che aveva visto, il sentirsi osservata mentre andava a dormire e infine i fiori ricevuti.
-Ecco perché Peng spariva in continuazione, veniva qui a riferirti tutto. –si espresse la leader dei cinque cicloni indignata che il suo ex avesse ingaggiato suo nipote per spiarla.
Il bussare alla porta fece irrigidire i presenti così il felino più giovane aprì appena la finestra per vedere chi fosse.
-È Ling. –disse voltandosi verso lo zio.
-Ti dispiace andare a parlare con lei di fuori per un momento? –gli chiese il leopardo adulto.
-Certo zio. –rispose il ragazzino aprendo la porta e sgusciando fuori.
Una volta che i due maestri rimasero soli uno difronte all’altro e che sentirono le voci della coppia allontanarsi ripresero a parlare.
-Ho pensato a te ogni giorno in prigione e quando le guardie mi hanno riferito che Shifu aveva voltato pagina adottando una tigre ho capito che era destino che ci saremmo rivisti. –le rivelò il demone della valle in tono carezzevole per niente in collera con lei per non avergli rivelato che non fosse il Guerriero Dragone.
Ricordava molto bene Chorh Gom, per vent’anni era marcito lì fra gli scherni delle guardie e le loro angherie sul suo corpo immobile.
-Sì, in uno scontro mortale su di un ponte. –ribadì la maestra a strisce con ironia.
-Beh era già qualcosa. –ammise il maestro delle mille pergamene divertito sollevando appena la zampa dall’altro braccio ancora incrociato e posato contro il petto.
La tigre assottigliò lo sguardo guardandolo negli occhi e Tai Lung fece altrettanto sciogliendo le braccia dalla loro attuale posizione e posando il palmo caldo della mano destra sul il viso della ragazza.
Un fremito la percorse per tutto il corpo ma non si ritrasse, sentiva che stava cadendo di nuovo in un vortice di sentimenti da cui non sarebbe uscita illesa.
-Volevo il tuo amore e la vendetta. Indovina a cosa ho rinunciato per tornare da te? –le chiese retorico il leopardo accarezzandole con il pollice la guancia sinistra.
Tigre si slanciò verso di lui appiattendo le orecchie portando le zampe al suo collo e non resistendo oltre lo baciò.
Cosa ci poteva fare se il suo stupido cuore la spingeva sempre da lui?
Il demone della valle sorrise nel bacio, accarezzò la nuca della leader dei cinque cicloni con una mano mentre quella mancina le scorreva lungo la schiena. Sia le due lingue che le code ritrovarono le gemelle sfregandosi l’una contro l’altra e intrecciandosi.
Un’intensa emozione tornò a riempiere il cuore di entrambi i felini sapendo che non ne avrebbero mai più potuto fare a meno.
Quando si separarono i loro occhi erano languidi, le zampe sul corpo dell’altro bollenti e i respiri corti. Sembrava non essere cambiato nulla dall’ultima volta.
Il maestro delle mille pergamene coinvolse la sua compagna in un lungo abbraccio prima che alla porta bussassero nuovamente. Si erano praticamente dimenticati di ogni cosa.
-Entra Peng. –lo invitò Tai Lung non lasciando andare la maestra a strisce che cominciava a vincolarsi dalla sua presa.
L’uscio si aprì lentamente e il viso di Peng fece capolino con titubanza. Dopo aver visto i due maestri, e avendo capito che tutto ora andava per il verso giusto, il giovane leopardo fece un sorriso gioioso ed entrò assieme ad una sua simile.
-Zio, zia vorrei presentarvi Lin Fa…la mia ragazza –la presentò subito un po’ in imbarazzo e richiudendo la porta dietro le spalle di lei.
“Zia?!” pensò la tigre ancora stretta al demone della valle.
Lin era molto più esile e snella del ragazzino, persino più di Tigre. Aveva due occhi grigi, delle orecchie a punta scure simili a quelle di una volpe e le sue macchie sembravano quadrate anzi che tonde.
-Piacere. –rispose con educazione.
-La tua ragazza? –ripeté la leader dei cinque cicloni sorridendo sotto i baffi.
Prima che Peng potesse spiegare la coetanea gli afferrò una zampa stringendola con affetto nella sua.
-Sì, Peng mi ha salvato la vita. Ha usato il kung fu per proteggermi. –affermò raccontando brevemente del bandito che l’aveva rapita in cambio che il giovane leopardo uccidesse Po.
-Ora che i Kung fu club sono legali per imparare a proteggersi io e Lin volevamo partire e andare in giro per il mondo a crearne degli altri. –spiegò il ragazzino emozionato per quel sogno nel cassetto che non aveva ancora confidato a nessuno.
-Se pensi che questo sia il tuo scopo nella vita e che ti renderà felice dovresti seguirlo. –lo incoraggiò la maestra a strisce.
-Lo farò. –ammise convinto per poi prendere entrambe le mani della sua ragazza tra le proprie –E sono davvero felice solo con Lin. –aggiunse poi guardandola negli occhi.
La giovane sorrise e gli diede un bacio sulla guancia.
-Se hai bisogno vieni pure da me. –lo invitò il maestro delle mille pergamene lasciando andare la tigre.
Peng si allontanò da Lin e suo zio si piegò per mettergli le zampe sulle spalle con fare affettivo.
-Ti troverò qui? –gli chiese il nipote.
Tai Lung si voltò verso Tigre e Peng fece altrettanto puntando entrambi i loro favolosi occhi su di lei in attesa.
-Può darsi. –rispose lei portando le zampe ai fianchi.
Il leopardo adulto le sorrise soddisfatto ritornando dritto e affiancandosi nuovamente alla leader dei cinque cicloni.
-Grazie di tutto zia. –la ringraziò il giovane leopardo.
Non suonava poi tanto male…
-È stato un piacere Peng. Mancherai a tutti al palazzo di Giada. –ammise sincera.
-Puoi salutarli da parte mia e di Lin? Soprattutto il maestro Shifu. –le domandò con un po’ di rammarico.
-Certo. –lo rassicurò con tono dolce la maestra a strisce.
-A presto. –li salutò Lin prendendo la mano del suo ragazzo e uscendo dalla porta.
Il silenzio regnò sovrano per un momento ma il demone della valle lo spezzò.
-E adesso che faremo? –domandò.
-Io tornerò al palazzo di Giada e domani spiegherò tutta questa situazione con calma. –ammise la tigre diplomatica.
-Dirai anche di noi? –la interrogò il maestro delle mille pergamene malizioso.
-Mai! –affermò Tigre guardandolo con ferocia.
Per quanto tenesse a lui anche la sua reputazione contava molto.
Tai Lung non se la prese anzi ridacchiò divertito.
-Sarà difficile nasconderlo ai tuoi amici. –le fece notare.
Lei assottigliò lo sguardo ma lasciò correre, alla fine l’avrebbero comunque scoperto.
-Credo proprio che Shifu ti perdonerà se non tenterai nuovamente di fare fuori il guerriero dragone, maestro delle mille pergamene. –cambiò discorso la leader dei cinque cicloni ricalcando il titolo del leopardo.
-Croce sul cuore. –rispose lui facendone il segno.
La ragazza lo guardò per un attimo con sufficienza poi si avvicinò alla porta con l’intento di uscire da quella casetta e farsi una bella dormita.
-Adesso è meglio che vada. –disse prima che la sua vita venisse circondata da un possente braccio e un respiro caldo le sfiorasse il collo.
-Perché non resti ancora un po’…qui con me? –le chiese il demone della valle dietro di lei con sensualità posando l’arto destro al muro.
La leader dei cinque cicloni avvertì il proprio petto riscaldarsi e il calore del torace del compagno espandersi sulla sua schiena. Non vista sorrise e si girò verso l’amante.
Questo iniziò a fare le fusa in modo accattivante facendo vibrare piacevolmente entrambi i loro corpi.
-Potrei farlo... –rispose semplicemente la maestra a strisce con velata malizia mentre i suoi occhi arancioni sembravano prendere fuoco.
Il maestro delle mille pergamene si impossessò delle sue labbra stringendola con possessivo affetto e i loro cuori cominciarono a palpitare ad un ritmo frenetico.
Fine.
 

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