Changing with You

di Scaramouch_e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I Capitolo. ***
Capitolo 3: *** II Capitolo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo
Changing with You.
PROLOGO.

New York, 6 settembre.
Regina Mills era donna d’affari: andava avanti e dietro sui tacchi alti, facendo voltare i colleghi della rivista di moda la classic and chic.
Era una bella donna Regina Mills, era bruna ed aveva carattere, ecco perché la rispettavano tutti, compreso lui il caporedattore: Mr. Gold, il temuto Mr. Gold.
“Regina mi dovresti fare un piacere!” le stava dicendo Mr. Gold da dietro la scrivania lucida del suo ufficio. “devi prendere il catalogo di settembre, di corsa per favore. Sta sul mobile della scrivania di casa. Hai un’ora da adesso. Ti ringrazio molto.”
Regina Mills imprecò dentro di sé, ma da fuori mostrò il suo assenso e prese a correre per gli uffici, fino ad andare fuori dal palazzo grigio che racchiudeva il suo mondo.
Correndo sui tacchi alti la bella donna non si accorse di un pullman che la prese in pieno.
Vide solo l’asfalto farsi stranamente più vicino e poi più il nulla.
Solamente il buio.

6 Mesi dopo, Storybrooke cittadina del Maine.
Emma Blanchard-Nolan era una giovane donna di appena 28 anni, bionda e dal fisico atletico lavorava come cameriera da Granny un locale nella sua città di provincia Storybrooke nel Maine.
“Emma dobbiamo parlare.” Granny, era una donna di età indefinita dai capelli bianchi e dalle mille rughe sul viso. “Come sai è tornata da poco Ruby, mia nipote. Ora lei vorrebbe lavorare qui. Purtroppo Emma sono costretta a licenziarti. Già è poco quello che ti do, con Ruby diventerebbe una miseria è meglio se ti trovi un altro lavoro.”
Ci voleva veramente tanto per sconvolgere Emma, ma quelle parole, lo fecero. A lei piaceva quel lavoro, le piaceva servire ai tavoli, incontrare persone e magari filtrarci anche. E soprattutto i soldi le servivano: la sua famiglia non era esattamente ricca, suo padre era stato licenziato due mesi prima, e sua madre era una casalinga, in più avevano suo nonno che non stava bene e sua sorella che era tornata a casa da poco con una bambina.
Insomma erano messi in una posizione abbastanza svantaggiosa.
“Granny, ma lei sa in che posizione mi trovo. A casa vivono tutti con il mio stipendio. Non può… farlo.”
“Mi dispiace vorrei aiutarti, ma è meglio se ti trovi un altro lavoro: Ruby ha bisogno di questo.” Precisò la donna più anziana e Emma non poté far altro che deglutire e annuire chiudendo gli occhi verdi.
Sperava di essersi sistemata, ma invece non era così.
Come al solito le persone la deludevano sempre.

***

“Di nuovo qui Emma Nolan?” la voce calda di Archibald Hooper accolse Emma che era appena entrata nel suo ufficio.
“Ho perso nuovamente il lavoro. Ho bisogno di altro.” Ammise Emma arrossendo. Era la prima volta che lo diceva a voce alta, e non era esattamente una cosa piacevole.
“Ne abbiamo già provati tutti.”
“Per favore. Lei sa quale è la mia condizione: farei qualsiasi cosa, anche il lavoro più umiliante, anche pulire i gabinetti della scuola media. Per favore Archie.”
Archibald Hooper sospirò guardando quella giovane donna venirgli a chiedere lavoro così umilmente.
“Non lo so, signorina Nolan.” Mormorò, quindi gli occhi gli caddero sul computer aperto. “Mi lasci guardare.” Digitò delle parole e poi alzò gli occhi per fissare la giovane che lo guardava con occhi speranzosi.
“Ho trovato qualcosa, ma non so quanto sia adatto a lei! Dovrebbe fare da assistente a una donna sulla sedia a rotelle, una donna malata di Tetraplegia. Sa cos’è?”
Emma fece segno di no, con la testa.
“Ha avuto un incidente che le ha bloccato completamente gli arti. Riesce a parlare, e a muovere gli arti superiori, ma quelli inferiori, compreso la schiena, sono paralizzati.” Archibald parlò leggendo le notizie in fretta dallo schermo del computer, la voce lenta quasi come se spiegasse a un bambino.
Emma annuì, velocemente. “Farò qualsiasi cosa pur di guadagnare.”
“La paga è alta, più di quanto le dava Granny sicuramente, gli orari son variabili.”
“Dove dovrei recarmi?” domandò Emma abbastanza interessata.
“La signora abita qui vicino. Ha una grande casa bianca poco fuori dal confine del paese. Se accetta chiamo Mrs Mills per un colloquio.” Archibald Hooper si interruppe un attimo per osservare la giovane ragazza che annuì.
“Voglio quel colloquio. Grazie Archie.” Salutò dando un bacio sulla guancia destra di Archibald che arrossì.


NOTE:
Salve voi, non mi conoscete, almeno credo. Almeno che non abbiate seguito i miei vecchi lavori, che mi dispiace dirlo, non riprenderanno, almeno non per il momento.
Comunque siamo qui per parlare di questo nuovo progetto. Una swan queen ** (coppia che adoro, venero etc), ambientata nell'universo di Io prima di Te, quindi senza magia, maledizioni etc ma solo due ragazze che si incontrano in un contesto al quanto particolare.
Spero che amerete questa storia, e che piangerete, vi divertirete e gioierete con le nostre donne preferite.


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Capitolo 2
*** I Capitolo. ***


I Capitolo
Changing with You.


I CAPITOLO.

“Mamma, papà, nonno, Killian, Elsa vi devo dire una cosa: ho perso il lavoro.”
Un coro di ‘noooo’ e ‘buuuuu’ arrivò da più punti dalla tavola da pranzo.

Emma arrossì nuovamente e continuò coraggiosamente: “Ma sono già andata all’ufficio di collocamento: il mio amico Archibald Hooper mi ha dato la possibilità di fare un colloquio di lavoro.” L’atmosfera migliorò di molto: l’uomo con la giacca di pelle baciò le labbra della bionda, portando le braccia dietro le spalle di lei, possessivamente.
“Grande tesoro.” La donna abbastanza giovane dai capelli neri tagliati corti strinse il braccio di Emma.
“Grazie mamma.” Emma si staccò dal suo uomo e guardò tutti i suoi famigliari con una punta di entusiasmo negli occhi verdi: ce l’avrebbe fatta.
Avrebbe convinto miss Mills che lei era la migliore, avrebbe ottenuto quel posto.

“Che ne pensi?” domandò Emma a Killian Jones quella sera a letto, a casa di lui, lontani da occhi e orecchi indiscreti.
Erano una tribù, in particolare da quando la confusionaria Elsa, colei che era stata adottata prima della nascita di Emma, aveva deciso di tornare con sua figlia e Emma sapeva che questo infastidiva Killian.
“Sei una santa, piccola.” Killian accarezzò la guancia della sua fidanzata. “Se vuoi una mano sai che ci sono: sono un personal trainer professionista.” Spiegò l’uomo serio.
“Ti ringrazio, Killian ma ce la devo fare io da sola: voglio far vedere ai Mills che valgo.”
Killian baciò le labbra di Emma, e poi le sorrise dolcemente.
“E dopo faremmo il nostro giro con gli altri, vero amore?”
Emma sbuffò… quel tratto di Killian la metteva a disagio: Killian era un corridore, uno sportivo per sfogarsi e faceva il maratoneta quasi di professione. A lei non era mai andato giù di allenarsi, anche perché riusciva a mangiare cibi calorici e a dimagrire in men che non si dica; sapeva che allenarsi faceva bene, e difatti correva e dava pugni di boxe, ma a parte ciò non era mai riuscita a allenarsi come faceva Killian, che quando parlava di ‘altri’ parlava della sua squadra con i quali andava a correre e con i quali faceva dei viaggi intorno al mondo.
Emma aveva sempre detto no a ciò: non erano le persone che preferiva, tutte fissate con il cibo e con gli allenamenti. Era uno stress, ma non poteva sempre scappare.
“Va bene, come vuoi Killian.” Emma alzò gli occhi al cielo, mentre il suo ragazzo le baciava il lobo dell’orecchio facendola andare in estasi.
“Ti amo piccola.” Mormorò l’uomo. “E sono contento che hai deciso di venire con noi.”

***
“Questi vestiti non mi stanno bene.” Borbottò Emma guardandosi nello specchio grande della sua camera.
Sua mamma sorrise e sua sorella alzò gli occhi al cielo.
“Bambina, sei meravigliosa.” Pigolò Mary Blanchard-Nolan con un sorriso lasciando andare i capelli biondi della figlia per le spalle.
“Ma voglio la mia comoda giacca di pelle.” Sbuffò Emma guardando desiderosa la giacca appesa nell’armadio.
“Qui devo dar ragione a mamma, Emma.”
“Stai zitta tu!” La fulminò con lo sguardo Emma.
“Tua sorella ha ragione amore, sai chi è Regina Mills?” domandò un po’ esasperata Mary.
“N..o, non mi sono documentata.” Balbettò Emma.
“Io sì.” Ammise sua mamma, e raccontò con voce dolce: “Regina Mills era la coordinatrice della rivista di moda, la classic and chic.”
“Mai sentita.” Intervenne Emma.
“Sì certo, per come ti vesti!” ridacchiò la bionda Elsa, così simile a Emma.
Emma la fulminò con lo sguardo. “Pensa a te!” la riprese poi con un sonoro sbuffo.
“Ragazze ora basta! Comunque ti devi vestire con garbo quando stai davanti a lei: non puoi vestirti come ti pare. E poi così stai benissimo.”
“Ma non li sento miei.” Borbottò Emma guardando la camicetta bianca e la gonna che sua mamma le aveva procurato. Da Granny poteva vestirsi come voleva dato che aveva un camice che le copriva gli abiti, qui invece no.
Che ingiustizia.

-Che ingiustizia!- e un -Wow!- furono i pensieri di Emma quando scese dalla sua macchina gialla e guardò il castello di proprietà dei Mills.
Entrò nella struttura dalla porta principale, e subito una cameriera venne a prendere la giacca che Emma le porse.
“Lei è?” le domandò la donna portandola in un soggiorno abbastanza grande.
“Emma Blanchard-Nolan, sono qui per il colloquio.” Disse Emma mentre osservava intorno. L’arredamento era di un che di imperiale, personale, e bellissimo.
C’erano parecchi fiori, e cornici di quadri, un tavolo da pranzo di legno intarsiato dominava lo sguardo e un bel lampadario di cristallo faceva la sua porca figura.
“Vado a chiamare Mrs Mills immediatamente.” Disse intanto la cameriera dopo averle lanciato un lungo sguardo penetrante.
Emma annuì, e la cameriera andò via di corsa lasciandola sola.
“Wow!” pronunciò, avvicinando il viso a delle foto: ritraevano una ragazza bellissima che veniva diplomata, altre sempre quella ragazza con un cagnolino e un gatto di razza, e ancora la ragazza con, pensò Emma, i suoi genitori che soffiava le candeline su una torta.
“Quella è mia figlia.” La voce sofisticata di una donna le giunse alle orecchie e Emma scostò subito gli occhi dalle foto.
Mrs Mills era entrata di soppiatto, perché Emma non l’aveva sentita. Era una bella donna alta, dal portamento fine, dai capelli e occhi neri penetranti, era magra e aveva parecchie rughe sul viso.
“È la mia Regina.” Spiegò la donna in tono orgoglioso e posò la mano verso Emma, la ragazza fece per baciarla, ma si trattenne e la prese gentilmente nella sua.
“Mi chiamo Emma, Emma Blanchard-Nolan, e sono qui per un colloquio.” La donna sospirò studiando il volto giovane della ragazza.
“Sì lo so. Accomodati pure.” Disse indicando il tavolo e la ragazza si sedette sentendosi impacciata, non sapeva come mettersi con quella gonna.
“Archibald Hooper mi ha raccontato di lei.” Disse Mrs Mills. “Perché dovrei dare lavoro a lei rispetto a una giovane donna esperta nella malattia di mia figlia?” fu la prima, dura domanda della donna.
Emma si trovò a deglutire.
“Io… ecco…” Miss Mills la guardò con sguardo duro. “Dunque non sa perché è qui…? È così Miss Nolan?” domandò Mrs Mills. “No… aspetti, io sono qui perché so preparare del tè, e perché sono di ottima compagnia e perché… ecco… faccio ridere.”
“Eppure non sa niente sulla malattia di mia figlia, dico bene?”
Emma si fece piccola, piccola sotto lo sguardo duro della donna. “Ecco, no, ma posso imparare. La prego, mi serve questo lavoro. Io e la mia famiglia non è che siamo in una situazione rosea e…” le mani della donna scattarono verso l’alto e Emma capì che le aveva chiesto di tacere, così si stette zitta in attesa del suo destino.
“Può incominciare anche da adesso?”
“Sì certamente!”
“Bene venga a conoscere Regina.”

Entrarono nella dependance di mattoni che Emma non aveva visto troppo presa a fissare il castello.
Era una struttura compatta divisa fra cinque stanze abbastanza grandi.
Mrs Mills spiegò di ognuno le funzioni: vi erano una cucina, un bagno disabili, uno normale, un soggiorno e una porta chiusa, che Emma dedusse essere la camera da letto di Regina.
Non entrarono lì, ma rimasero nel soggiorno. “Prima di chiamare Regina, le devo dare questi fascicoli. Sono scritte tutte le medicine che prende mia figlia.” Spiegò Mrs Mills, prendendo dei contenitori ad anelli da un cassetto e consegnandoli a Emma, che annuì prendendo il pacco e ringraziando la donna a bassa voce.
“Regina cara, puoi venire.”
Emma si voltò cercando di sorridere quanto più possibile. Un uomo alto e muscoloso fu sul suo campo visivo entrando dalla porta chiusa. Quando si voltò, Emma vide che aveva una barba folta e nera e due occhi neri gentili, era un bell’uomo piazzato e grosso; reggeva per le mani i manubri di una carrozzina nera, in cui vi era seduta una donna magra, troppo magra dai lineamenti raffinati e il viso scocciato aveva due occhi neri e guardava con sfida Emma e sua madre.
E fu così che Emma vide per la prima volta Regina Mills.

Note.
Sono tornata, con un nuovo capitolo. Spero tanto che anche questo vi piaccia, così come l'altro (: 

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Capitolo 3
*** II Capitolo. ***


II Capitolo.
Changing with You.

II CAPITOLO.


“Ciao mi chiamo Ghranam Humbert!” si presentò il ragazzo rompendo il silenzio gelido venutosi a creare con l’apparizione di Regina.
Emma rivolse un sorriso all’uomo e il ragazzo continuò a presentarsi mentre Regina e Mrs. Mills si fulminavano con lo sguardo. “Aiuto Regina con le operazioni che non riesce ad affrontare lei da sola.” Spiegò l’uomo.
“Di pure che sei il mio inserviente Ghranam… E tu, dovresti essere la mia buffona.” Regina schioccò le labbra infastidita, mentre Emma arrossì.
Non le piaceva essere chiamata buffona, in particolare da quella donna, dal suo nuovo capo.
Era umiliante.
“Giusto madre? Mi hai procurato una buffona, una che farà tutto quello che dico io. È nel tuo stile, dico bene?”
“Emma è qui per aiutarti Regina. Farà quello che vuoi tu, certo, ma nelle sue possibilità.” Spiegò pazientemente Mrs. Mills a sua figlia.
Emma si trovò a interviene per placare la tensione fra le due donne: “Beh, è vero quello che dice sua madre, Regina. Il mio compito è sicuramente quello di renderle la vita migliore, ma…” Si fermò perché Regina la interruppe. “Bla, bla, bla, bla. Quante parole, signorina. Esigo silenzio.”
“Mi chiamo Emma, Emma Blanchard-Nolan, comunque.” Si presentò Emma, Regina la guardò fulminandola con lo sguardo.
“Per me lei sarà Miss Swan.” Decretò alla fine. “Miss Swan? Perché?” domandò Emma, non sapendo come comportarsi con quella strana donna che era Regina Mills.
“Amo dare soprannomi, miss Swan.” Fu la pratica risposta di Regina. “Comunque le avevo detto di parlarmi il meno possibile per favore.”
Emma guardò con sguardo fiero Regina. “Mi chiami come vuole, ma io sarò sempre qui, ad aiutarla e a portarle conforto.” Fu la decisione finale di Emma, che sentì Regina sbuffare e guardarla male.
Il telefono di Mrs. Mills, squillò e la donna si defilò a rispondere lasciando così Emma, Ghranam e Regina da soli.
“Cosa sa fare, miss Swan?” domandò Regina e Emma sbuffò. “Perché nella sua famiglia avete tutti un’alta opinione delle mie capacità?” domandò sarcasticamente Emma. “Comunque sono brava in molte cose, miss Mills.” Fu la criptica risposta della bionda, la mora la fissò con sguardo penetrante, prima di spostarsi con la sedia dando le spalle a Emma.
“Cosa devo fare?” domandò Emma a Ghranam con un fil di voce. “Credo che con questo gesto, miss Mills voglia dire che il colloquio è finito.” Fu la pronta risposta del ragazzo, Emma annuì fissando lo schienale della sedia.
“C’è qualcosa che devo fare?” domandò a Regina, sentendosi coraggiosa.
La sedia si mosse e mostrò nuovamente il viso scocciato di Regina. “Una sola cosa: starsi zitta.”

***

“Deve essere terribile.” Commentò Elsa scotendo la lunga chioma bionda e fissando Emma negli occhi.
Erano nella loro stanza da letto ed erano stese nello stesso letto -il letto di Emma- con i piedi sul muro. Nonostante avessero da sempre saputo di non essere vere sorelle, quelle due si volevano un gran bene e si comportavano sempre come se lo fossero: si dicevano tutto e Elsa si comportava come una sorella maggiore.
“Sì, quella donna è terribile. Non so come Ghranam faccia a sopportarla.” Sbuffò Emma accarezzando i suoi capelli biondi. “Dai almeno c’è lui. Com’è? È carino? È fidanzato?” chiese Elsa parlando velocemente.
Emma alzò gli occhi al cielo. Sapeva che Elsa era in cerca di ragazzo, ma non si era fatta un’idea precisa di Ghranam. Aveva parlato poche volte con lui.
“Sembra simpatico, è carino, e non so se è fidanzato. Indagherò.”
Elsa le fece gli occhi a cuoricino e abbracciò Emma, stritolandola. “Grazie Emma, grazie!”
Emma scosse la testa sorridendo nei capelli biondi della sorella: da che era tornata a casa con la piccola Anna, Elsa aveva portato gioia e confusione e sbalordimento! Mai Emma avrebbe pensato di sentirsi chiamare zia da una cosina alta un metro e dai capelli rossi ricci e crespi. “Figurati Elsa: voglio il meglio per te e Anna, e se Ghranam lo è, meglio per noi. Avrò un cognato figo!” scherzò Emma e fece per alzarsi dal letto.
“Devo andare, ho un appuntamento con Killian.” Spiegò con un sorriso sereno mettendosi la sua giacca di pelle rossa, un filo di trucco e fu pronta per uscire.

Emma arrivò allo stadio di Storybrooke giusto in tempo; parcheggiò il suo maggiolino giallo e scese dalla macchina entrando da una delle porte aperte e salutando l’inserviente di turno.
Trovò Killian che si stava allenando: si perse un attimo ad ammirare la schiena dritta del suo ragazzo e i muscoli del corpo, il sudore che gli imperlava la fronte. Era bello. Killian Jones era bello e lei era stata fortunata ad averlo vicino per tutto quel tempo, anche se c’erano delle cose che non condividevano per altre erano assai simili: adoravano entrambi la musica rock, Killian era stato un batterista, a entrambi piacevano le cose semplici della vita e poi stavano bene l’uno con l’altra.
“Ciao amore!” Emma si avvicinò all’uomo sorridendo e palesando così la sua presenza, posando il mento sulla spalla del suo ragazzo.
“Emma.” Killian smise di allenarsi e si stese sull’erba portando la sua ragazza su di lui, si scambiarono un bacio, lungo e romantico.
Fu la ragazza a staccarsi da lui e ridacchiò. “Sembriamo due ragazzini.”
Killian le fece la linguaccia e poi si fece serio: “Com’è andata Emma? Ieri sera non mi hai proprio cercato, son rimasto solo con Liam.”
Emma sbuffò: “Ero troppo stanca! Comunque lei è una stronza. È una vera e propria dittatrice!”
“Addirittura? Dai Ems, qualche pregio lo deve avere.”
“È una bella donna, Killian, a te piacerebbe sofisticata, ma fredda come il giaccio: pensa che a mi ha chiamato miss Swan. Così senza nemmeno conoscerci. Per fortuna che c’è Ghranam che è un sant’uomo a sopportala!”
“Devo essere geloso?” domandò Killian con un sorriso sarcastico sulle labbra. Emma alzò le spalle. “No, lo sai che amo solo te, Killian Jones.” Soffiò sulle labbra e Killian rise stringendosela al petto.

***

La rutine per Emma Blanchard-Nolan era ormai consolidata a casa di Regina: arriva intorno alle due del pomeriggio direttamente nella Dépendance salutava Ghranam -ormai diventato un amico per lei- che se andava da altri pazienti, e poi con un lungo sospiro andava da Regina che si trovava affacciata al finestrone della Dépendance a fissare il nulla davanti a sé; provava a chiacchierare, capiva che la donna non aveva voglia di ascoltarla e quindi si metteva a leggere, a fissare anche lei il fuori, oppure a scrivere al cellulare con Killian. 
“Non possiamo andare avanti così!” sbuffò Emma entrando nella struttura il mercoledì dopo cinque giorni che andavano con quel ritmo.
Regina alzò gli occhi verso di lei, e Emma si perse a osservare gli occhi neri come ebano.
“Vediamoci un film.” Pronunciò Regina muovendo la carrozzina verso una mensola vicino al televisore a schermo piatto.
Emma sorrise contenta: aveva ottenuto una reazione! “Che genere di film?” domandò alla donna andandole vicino.
“Casablanca.” Disse decisa Regina recuperando dalla mensola il DVD.
“Uh. Non l’ho mai visto!”
Regina la guardò con uno sguardo strano. “Veramente? Miss Swan lei mi delude profondamente.”
“Cos’è? È complicato?” domandò Emma ignorando la vena di leggero disprezzo.
“È un classico del cinema, il più bel film di sempre.” Regina aveva gli occhi umidi mentre diceva quelle parole, e Emma pensò che non avesse mai visto creatura più bella e fragile di lei.
“Su si muova, che aspetta! Mi dia una mano.” Sbottò Regina e Emma sbuffò, cancellando mentalmente la parola fragile accostata a Regina; quindi prese il DVD e lo mise nel lettore, aiutò Regina a sistemarsi, coi diversi borbotti della donna bruna nelle orecchie, e si sistemò pure lei sulla poltrona vicino alla sedia di Regina.
Il film partì e Emma notò una cosa: era in bianco e nero e lei odiava i film in bianco e nero! Però poco dopo i titoli di coda non ci fece più caso: e si innamorò di tutto, dei luoghi, dei personaggi e delle musiche.
Gettava sguardi a Regina per vedere se anche lei condivideva le sue stesse emozioni, e quando la vide piangere, come lei del resto, sotto le noti della la marsigliese, capì che erano quelle le emozioni che doveva suscitare.
Al finale non riuscì a non urlare un: “Eh no, cazzo. Eh no!” che non sfuggì a Regina che la guardò interrompendo la visione del film dopo i titoli di coda.
“Miss Swan…?” domandò interdetta la donna bruna. “Lui la doveva seguire. Non la doveva lasciare andare! Il mondo è ingiusto.” Borbottò la donna bionda fissando la bruna, che sorrise per la prima volta.
“Posso concordare con lei: il mondo è ingiusto Miss Swan, assai ingiusto: ma se fosse finito coi due insieme non avremmo avuto quella bellissima battuta, e il giovane Rick Blaine non sarebbe cresciuto, come immagino ha fatto, da che ha lasciato la signorina Laszlo al suo destino! Comunque il regista non sapeva come finirlo, il film.” Si interruppe Regina e Emma fece gli occhi sognanti: “Allora può essere che c’è speranza per i due, che in un altro universo il registra abbia scritto un finale alternativo in cui viene descritto che Rick raggiunge la signorina Laszlo al suo destino.”
Regina rise, di una risata piena e bella. “Ah, Miss Swan lei mi fa morire dal ridere! Potrebbe essere sì, perché no. Comunque ho fame, resterebbe qui a cena?”
“Cos-a? Io?” Regina non si era mai mostrata così con lei in quei lunghi cinque giorni, erano stati cinque giorni di inferno. Era vero che la sera -lei dai Mills lavorava tutto il pomeriggio-, era dedicata alla sua famiglia e a Killian, ma avrebbero capito: stava facendo qualcosa per il suo capo.
“Sì, rimarrò a cena da lei, mi farebbe piacere.” Rispose infine Emma e Regina sorrise, facendo incantare Emma. 

Note.
Mi devo scusare per il ritardo, ma ho avuto un lutto in famiglia -purtroppo mia zia se ne è andata la settimana scorsa-, quindi non mi andava di scrivere. Spero tanto che questo capitolo piaccia! A me è piaciuto molto scriverlo, perchè:
 a) è piuttosto lungo
 b) abbiamo il primo incontro fra Emma e Regina (che non è andato troppo bene)
c)  abbiamo il primo cambiamento di Regina nei confronti  di Emma (la situazione però non sarà così tranquilla per i capitoli successivi, anzi: Regina si dimostrerà piuttosto "bipolare" con la nostra Miss Swan.
d)
scopriamo qualcosa in più su Elsa: a proposito, se vi da fastidio il fatto che Anna sia la bambina di Elsa, ditemelo. Comunque il padre dovrebbe rimanere ignoto.
In poche parole, spero che vi sia piaciuto (vorrei pareri, quindi le recensioni sono ben accette.)
Ho cambiato Nickname come potete notare (sono felice di questo!)
Ps. Ho corretto un paio di cosucce negli altri due capitoli: giusto per segnalare.






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