Estate

di Helena Hufflepuff
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Progetti sotto il sole ***
Capitolo 2: *** La notte porta consiglio? ***
Capitolo 3: *** Partenze e arrivi ***
Capitolo 4: *** Una nuova realtà ***
Capitolo 5: *** Il buongiorno si vede dal mattino ***
Capitolo 6: *** Una passeggiata nel bosco ***
Capitolo 7: *** Sotto & Sopra ***
Capitolo 8: *** Sul sorgere dell'ottavo mese... ***
Capitolo 9: *** Make a wish ***
Capitolo 10: *** Quidditch, draghi e Flemmoferi ***
Capitolo 11: *** Luce ***
Capitolo 12: *** Autunno ***
Capitolo 13: *** Inverno ***
Capitolo 14: *** Primavera ***
Capitolo 15: *** Ancora estate ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Progetti sotto il sole ***


Capitolo 1

“Dai Ginny, non farti pregare!”

“Non mi faccio pregare: diciamo che ci devo pensare”

“Tanto paga tutto papà, sarà divertente!”

“Me l’hai già detto, circa diecimila volte, e vi sono grata dell’offerta, ma…”

“Vuoi stare con Harry quest’estate. Ho indovinato?”

“Sì. No”. Ginny emise un gemito di esasperazione. “La verità è che volevo tenermi libera, nel caso avesse in mente qualcosa. Ma ho come l’impressione di essermi creata troppe aspettative”

“Sediamoci qui, dai, mi sembra una zona libera dai Gorgosprizzi”.

Luna e Ginny si sedettero in un angolo appartato, poco lontano dal lago, proprio in mezzo ad una pozza di sole. Era gradevole scaldarsi le ossa in quelle giornate di maggio, pensò Ginny: ti ripagano della fatica di restare in classe per il resto di quegli ultimi giorni ad Hogwarts.

Gli ultimi giorni ad Hogwarts. Come suonava strana, definitiva quella frase. Negli ultimi sette anni la sua vita s’era sviluppata lì; anche mentre non frequentava, nello spaventoso anno precedente, Hogwarts era sempre stata nei suoi pensieri.

L’ultimo anno però era stato diverso. Harry, a differenza di Hermione, non era tornato ad Hogwarts per ripetere l’ultimo anno. Continuava a dire di essere felice: l’ufficio Auror era un fermento, e non potevano credere di aver accalappiato una recluta del calibro del celebre Prescelto, che del resto si sentiva nel suo elemento. Non aveva orari, spesso Ginny non riceveva sue notizie per settimane. Sperava che con l’arrivo dell’estate si sarebbe liberato, per passare un po’ di tempo assieme. Ecco perché, quando Luna le aveva proposto di accompagnarla in una spedizione naturalistica in Grecia, non aveva accettato in maniera particolarmente entusiasta.

Harry, dopo averla vista per mezza giornata durante le vacanze di Natale e un’oretta scarsa a Pasqua, le aveva promesso che avrebbe fatto qualcosa per rimediare, si trattava solo di aspettare “il momento giusto per organizzare”.

Ma la verità è che non sapeva molto dei progetti di Harry. Lei aveva già in mente di fare un provino per alcune squadre di Quidditch – anche se sua madre continuava a sostenere che non era un vero lavoro – ma non ne avrebbe avuti fino a settembre; non sapeva cosa fare, ma di sicuro non gli andava di stare lì ad aspettarlo come una brava fidanzatina ubbidiente, che gli corre incontro scodinzolando.

“Sai che ti dico? Vengo!” sbottò vigorosamente.

“E la tua estate con Harry?” domandò Luna sorpresa, alzando gli occhi dal suo libro di Aritmanzia.

“Oh, che vada al diavolo! Quando mai mi capiterà di nuovo di andare a fare una spedizione con un’amica come te?”

Luna sgranò i suoi occhi cerulei, e il viso le si illuminò per la felicità.

“Ottimo, avverto subito papà! Sono felice che venga anche tu, sarà un’esperienza straordinaria, vedrai!”

E mentre Luna saltellava in direzione Guferia, abbandonando i suoi libri accanto a quelli di Ginny, la giovane Weasley fu illuminata da una sola, lampante certezza: quell’estate non l’avrebbe mai dimenticata.

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Capitolo 2
*** La notte porta consiglio? ***


Capitolo 2

“Tu hai fatto cosa?”

“Ho deciso che quest’estate andrò con Luna in Grecia alla ricerca di animali fantastici non ancora studiati”.

Hermione la guardò a lungo mentre stava a gambe incrociate sul suo letto. Dopo un attimo di silenzio, chiese semplicemente: “Perché?”

“Oh, non lo so… Ti avevo già parlato dei miei progetti per l’estate. Praticamente è da un anno che non riesco a vedere Harry per più di ventiquattr’ore filate. Le inchieste, la ricostruzione… hanno occupato tutti noi, e tu lo sai bene; ma la verità è che mi sembra che lui si sia stato trasportato in un mondo dove non c’è spazio per me”.

“Ginny, anche Ron sta frequentando l’accademia, è naturale che siano un po’ impegnati”.

“Ma Ron non è sparito per tutte le vacanze di Natale e di Pasqua! Senza contare che s’è sempre preso ferie quando uscivamo ad Hogsmeade per stare con te. E allora perché Harry non lo fa? Cosa gli costa?”

“Lo sai che è fatto così…”

Ginny sbuffò sarcastica. “Ma non mi dire!”

“… Si fa prendere molto da quello che fa, e anche se tiene moltissimo a te e al vostro rapporto, è nella sua natura quest’impulso irrefrenabile di dover sempre salvare il mondo”. Ridacchiarono.

“Quindi dici che dovrei rinunciare alla spedizione?”

“Assolutamente no!” Hermione usò un tono così categorico che spiazzò Ginny. “Pensaci bene, Ginny: Harry t’ha mai impedito di fare alcunché?”

“Doveva solo provarci!” s’inalberò lei. Anche quando lui l’aveva lasciata prima della sua ricerca degli Horcrux, anche durante la battaglia di Hogwarts, Ginny ascoltava qual che gli diceva, ma poi agiva sempre con la propria testa.

“E allora, di che ti preoccupi? Vai con Luna, fatti un po’ di meritate vacanze… Harry avrà un bel po’ da fare quest’estate, te l’assicuro: pare che debbano ispezionare decine di quartieri generali segreti , alla ricerca di manufatti Oscuri, e ho come l’impressione che non si darà pace finché non avrà setacciato tutto palmo per palmo” concluse Hermione, indicando distrattamente alcuni articoli al riguardo apparsi quella mattina sulla Gazzetta del Profeta. “Adesso però non pensarci più e riposa: tra una settimana cominciano i M.A.G.O., abbiamo un piano di studio serratissimo e dobbiamo ottimizzare le ore di sonno”

Ginny sorrise: Hermione ne aveva passate di ogni, ma nulla aveva scalfito la sua passione per la precisione e la programmazione accademica.

“Comincia pure a prepararti per la notte, Hermione; io devo appuntarmi una cosa… torno subito!”

Ginny si diresse verso la Sala Comune, prese un pezzetto di pergamena e una Penna Autoinchiostrante che qualcuno aveva dimenticato sui tavoli di studio, e scrisse in tutta fretta:

Harry, sappi che Luna mi ha proposto di andare con lei in Grecia quest’estate, e io ho accettato. Partiremo una settimana dopo il ritorno da Hogwarts, e vi resteremo fino alla fine di agosto.

Buone vacanze

 Ginny

Ginny chiuse la busta rendendola ignifuga, estrasse un sacchetto dalla tasca, accese un timido fuocherello nel camino spento, e vi buttò un pizzico di Polvere Volante; non appena le fiamme crepitarono volgendo al verde smeraldo, lei mormorò: “Numero dodici, Grimmauld Place” e immerse la testa nel fuoco.

Tanto per cambiare, la cucina era deserta. Sentiva il lento raspare di Kreacher nella sua tana, e per un attimo pensò di entrare completamente nel fuoco, per controllare se Harry era nel suo letto, oppure…

No. Non era per quello che stava violando le regole della scuola. Così estrasse la testa del fuoco, riluttante, e vi immerse la mano con la busta; allungò il braccio finché non fu sicura che sarebbe stata lontano dalle fiamme e ben visibile l’indomani mattina, dopodiché spense le fiamme, rimise il sacchettino nella tasca della felpa assieme alla bacchetta e si diresse verso il dormitorio.

Hermione dormiva già, mormorando frasi sconnesse, apparentemente rivolte a Ron. Talvolta si chiedeva come facessero ad amarsi quei due, tenendo conto che Ron era emotivo come una mazza da Battitore. Invece lei ed Harry erano a detta di tutti la coppia perfetta; invece…

Basta. Doveva smetterla con questo continuo oscillare da bimbetta insicura. Quell’anno era stato estremamente snervante per lei; Luna aveva ragione dicendo che aveva bisogno di staccare un po’. Inoltre, sapeva che Luna aveva intenzione di andare a frequentare un corso di Magizoologia ed Erbologia Avanzata, corsi che si tenevano in Brasile, e questo significava che le loro strade si sarebbero separate alla fine di quell’estate. Aveva in progetto di passare tutta la vita con Harry; togliere una manciata di settimane a quel “per sempre” non le sembrava un delitto.

E davanti a quel pensiero confortante finalmente scivolò senza colpo ferire in un sonno senza sogni.

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NdA: questo è un capitolo un po' "statico"; serve solo per preparare il terreno alla partenza delle due giovani. Ginny qui ha dei ripensamenti, ma non lo ritengo completamente OOC: semplicemente, sono i dubbi che penso attanaglino tutti coloro che si sentono divisi tra l'affetto verso gli amici e quello verso il proprio partner. Comunque, alea iacta est... adesso si entrerà nel vivo ;) See you!

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Capitolo 3
*** Partenze e arrivi ***


Capitolo 3

Hogwarts finì, Ginny superò il trauma post-diploma, e una sera di inizio luglio una Tana insolitamente silenziosa era costellata di due voci femminili che si rincorrevano lungo la tromba delle scale.

“Ginny, tesoro, le hai prese le scarpe?”

“Sì, mamma, te l’ho già detto dieci minuti fa!”

“E i calzini, sonno appaiati?”

“Non per offenderti, ma li ho tutti uguali; e comunque sì, sono tutti felicemente appaiati”.

“E i maglioni pesanti? Sciarpa e berretto? Il mantello di lana?”

“Mamma, con tutto il rispetto, ma penso che a luglio e agosto in Grecia non ci sia propriamente un clima polare… comunque ho un maglioncino e una giacca a vento contro la pioggia e l’aria fredda”.

“Sei sicura di non avere problemi? Mi sembra che tu abbia preso poco…” Molly guardò con apprensione lo zaino da trekking stipato all’inverosimile in mezzo alla camera di Ginny.

“Mamma, non preoccuparti: sono con Luna, suo padre e tante altre persone, maschi e femmine. Starò bene, ma se vuoi ti mando un gufo ogni giorno, o anche di più… basta dirmelo”.

Molly guardò la sua piccola con uno sguardo umido di commozione.

“N-no… c-certo che no, non dire fesserie… devi vivere la tua vita, sei giovane e non devi correre dietro alla tua mamma ansiosa; è solo che se ti capitasse qualcosa non potrei mai, mai…”

Ginny la abbracciò per calmarla: da quando era morto Fred sua madre era molto più apprensiva, e ogni distacco dai figli la faceva andare in ansia. Tutti i ragazzi la chiamavano via Metropolvere tutte le sere, e le mandavano un gufo nel caso fossero fuori casa. L’idea era nata spontaneamente, grazie alla solenne promessa di Ginny di lanciar loro una Fattura Orcovolante particolarmente micidiale in caso contrario – Harry glielo diceva sempre, che la diplomazia non era propriamente il suo lato migliore.

Proprio in quel momento il campanello all’ingresso cominciò a dare il meglio di sé, esibendosi in una scampanata come nella notte di Natale. Ginny corse giù per aprire.

“Ciao Ginny, sei pronta?” Luna la salutò con un enorme sorriso, indossando una tunica verde acido che offendeva la vista e i suoi orecchini-rapanello.

“Be’, sì… ma non dovremmo partire per le sette di domani?”

“Già, ecco… papà ha deciso di partire un po’ prima per evitare di portare con noi i Vampiruli Pigmei… sai, potrebbero creare discordia col loro terribile morso. Anche per questo mio papà ha preparato un infuso speciale per aumentare la nostra apertura all’ignoto, e m’ha caldamente raccomandato di fartela bere subito” concluse, piazzandole sotto il naso una tazza sbeccata, contenente un intruglio che aveva la consistenza, il colore e l’odore della gomma bruciata. Ginny represse il moto di disgusto e le sorrise, invitandola a sedersi in cucina, dove le liberò una sedia ingombra di magliette da stirare.

“Ginny, chi era? Ah, ciao, Luna cara… qualcosa non va per il viaggio?” Molly s’era abituata a vedere Luna alla Tana dalla fine della scuola, e una parte di sé sperava chiaramente ogni volta  che venisse ad annunciare la cancellazione della spedizione.

“Oh, no, signora Weasley” rispose lei, con gli occhi più sgranati del solito guardando Molly (Ginny approfittò della distrazione dell’amica per buttare l’infuso nel lavandino), “sono venuta a dire a Ginny che partiamo un po’ prima, e le ho portato un infuso propiziatorio fatto da papà… ha gli occhi molto rossi, lo sa? Non deve preoccuparsi: io e mio papà baderemo a Ginny, così come mia mamma bada a Fred”. Lo disse con una tale sicurezza e con un tono di sconfinata fiducia, come se stesse parlando di una cosa ovvia, e Molly scoppiò in una serie di buffi singhiozzi, come se non sapesse se piangere o ridere. Luna, per tutta risposta, chiese a Ginny se poteva prendere una fetta di torta.

“Ehm… Luna, quando hai detto che saremmo partiti «prima», quanto intendevi?”

“Oh, in realtà dobbiamo partire tra cinque minuti da casa mia… sai, abbiamo organizzato una Passaporta” rispose Luna, con la bocca piena di dolce.

“Luna, per arrivare a casa tua ci vogliono almeno dieci minuti, e sia casa mia che casa tua sono protette da incantesimi anti-materializzazione”

“Oh, hai ragione!” esclamò Luna; così estrasse la bacchetta e una lepre argentea balzò fuori dalla finestra, volando in direzione di casa Lovegood. “Ci incontreremo a metà strada, dovremmo farcela”.

Ginny annuì e Appellò lo zaino; non appena atterrò dolcemente accanto alla porta d’ingresso si avvicinò a sua madre, che stava asciugandosi gli occhi con un angolo del grembiule a fiori.

“Avrei preferito salutarti domattina. Non mi piace l’idea di lasciarti sola di notte, ma sono certa che…”

Proprio in quel momento la pendola appesa in cucina indicò che Arthur era in viaggio per tornare a casa.

“Ginny cara, papà sta tornando. Non preoccuparti, io starò bene” concluse Molly, abbracciando la sua unica figlia femmina.

“Ti scriverò non appena ci saremo sistemati. Tu non farti problemi ad informarmi di qualsiasi novità: Cassandra è un portento, mi troverà facilmente” la rassicurò Ginny, accennando alla piccola civetta bruna che Harry le aveva regalato per la maggiore età. Le diede un bacio sulla guancia, si caricò lo zaino in spalla e, con un cenno della mano, chiuse la porta della Tana dietro di sé.

Non ebbe bisogno di chiedere a Luna dove avrebbero trovato la Passaporta: quattro persone erano con un indice su una vecchia copia del Cavillo appena al di fuori del raggio d'azione degli schermi protettivi, e quando erano a pochi metri, quella si illuminò di blu.

Ginny, con uno scatto degno di un Cercatore, si tuffò in avanti e toccò la Passaporta appena in tempo. Si sentì strattonata all’ombelico, con qualcosa o qualcuno attaccato alla caviglia – probabilmente, Luna – e tutto divenne buio.

* * *

Quando finalmente Ginny sentì di nuovo il solido terreno sotto di sé, l’odore di acqua salmastra le invase i polmoni. Erano arrivati in una caletta ghiaiosa, e il sordo rombo del mare la avvolse, carico di promesse.

“Voi siete la delegazione inglese, immagino… benvenuti alla spedizione magizoologica internazionale” rispose una voce maschile a meno di un metro da lei. Ginny si rassettò alla meglio, e riconobbe il loro ospite non appena gli si parò davanti, prima ancora che lui si presentasse con un sorriso timido.

“Scusate, salto sempre le presentazioni…  Piacere, Newt Scamander”.

*

NdA: ta-da! Avevo progettato di pubblicare ieri, ma quando mi sono addormentata sulla tastiera ho pensato che fosse meglio rinviarlo a stamattina (la puntualità nelle consegne non è il mio forte).
La maggior parte del capitolo è incentrato su un lato di Ginny che viene presentato poco, ma ritengo importante: la figlia. Immagino che dalla morte di Fred (avvenuta poco più di un anno prima) Molly sia diventata ancora più apprensiva con i figli, nel timore di perderli; Ginny quindi decide di affrontare comunque questa esperienza, ma facendo capire alla madre che non è un abbandono.

Il finale ci trasporta finalmente nelle azioni, e Newt è fondamentale come personaggio, per cui... ocio!

Grazie a chi ha già commentato, e a chi vorrà farlo anche con questo capitolo! Ciao!

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Capitolo 4
*** Una nuova realtà ***


Capitolo 4

 

Ginny si prese qualche secondo per studiare il loro ospite alla luce della luna.

Newt, per quel che ricordava, doveva aver compiuto i cent’anni da un po’, eppure l’avrebbe considerato più giovane: i soffici capelli bianchi erano ancora abbastanza folti ad eccezione delle tempie, e il suo portamento, naturalmente ingobbito, era tutto sommato abbastanza eretto per un centenario. La cosa che però non era cambiata nemmeno un po’, dalla foto che si trovava sul risvolto di copertina del suo bestseller, era lo sguardo da ragazzino, l’aria un po’ impacciata e il sorriso abbozzato che aleggiava sulle labbra.

Dopo qualche momento di comprensibile imbarazzo, Luna decise di rompere il ghiaccio con un ingenuo: “Caspita, signor Scamander, lei è davvero vecchio!”

Un brivido d’imbarazzo congelò i presenti.

“Ah, finalmente qualcuno che non si lascia intimidire dai tuoi successi, Newt!” Una donna di poco più giovane raggiunse il magizoologo ridendo, gli aggiustò il cravattino con dita ormai abituate da lunghi anni di allenamento, e poi si presentò con un sorriso fugace ma franco. “Piacere, sono sua moglie Tina. Voi siete la delegazione inglese, giusto? Newt non vedeva l’ora di incontrarvi… la delegazione nordamericana arriverà solo tra qualche giorno, e cercare di capire l’inglese maccheronico di alcuni nostri convenuti si sta dimostrando difficile. Newt, ti cercava Jean Pierre; accompagno io gli ospiti nei loro alloggi”.

Chiaramente, tra i due è lei che comanda, pensò Ginny mentre si avviavano verso una scaletta stretta, ripida e sconnessa scolpita nella pietra della scogliera. Sapeva che erano sposati da decenni ormai, e anche che, nonostante il lavoro un po’ pericoloso di lui, avevano anche creato un tranquillo ménage famigliare, con tanto di figli e nipoti. Alla faccia di non vedersi mai…

“Benvenuti nel campo base della spedizione!” esclamò la signora Scamander non appena arrivarono in cima alla scalinata.

Davanti a loro si apriva una radura circondata da una pineta; nello spiazzo erano state posizionate circa una trentina di tende canadesi, una accanto all’altra come le villette a schiera nei sobborghi babbani. Si capivano facilmente quali delle tende erano già occupate: tra bandiere che sventolavano cantando i propri inni nazionali ai passanti, stemmi di corporazioni e associazioni, e altri effetti personali appena al di fuori della tenda d’ingresso, la zona già popolata era un simpatico caos. Al di sopra di esse spiccavano di circa un metro tre tende verso il centro dell’accampamento. C’erano anche tre cancelli, contrassegnati da tre piccole lettere luminose: M, C e F.

“Gli uomini e le donne hanno tende separate, eccetto per le coppie. Queste le disposizioni: Lovegood, Xenophilius e Kettleburn, Mark hanno la tenda M9 – seguite le indicazioni. La coppia di John e Wilhelmina Grubbly-Plank” e solo in quel momento Ginny si rese conto di aver viaggiato con una sua ex-insegnante “Tenda C2. Lovegood, Luna e Weasley, Ginevra hanno la tenda F7. Dato che è la prima volta che partecipate ad una spedizione, vi accompagno”.

Il trio procedette in silenzio, e le due giovani facevano fatica a tenere il passo dell’anziana, finché non si fermò davanti ad una tenda anonima. “Ecco, voi due ragazze dormirete qui. Non è granché, ma dovrebbe bastare. I letti sono quattro; in teoria dovreste essere da sole, ma capita sempre di avere qualche ospite di passaggio: in tal caso verranno qui le mie nipotine – non preoccupatevi, anche se le vedo come bambine, hanno anche loro i loro vent’anni buoni. Qui c’è un angolo cottura, se vi viene fame fuori dall’orario dei pasti; la sveglia è alle 6, ma potrebbero esserci degli appostamenti in notturna; il foglio con gli orari delle attività e le informazioni di servizio è sul tavolo: tenetelo d’occhio, in caso di variazioni. La colazione è alle 7; fino ad allora, potete disfare i bagagli e riposare un poco”. Tina sorrise, come per stemperare quella mitragliata di indicazioni militaresche, dopodiché con un cenno uscì dalla tenda, lasciandole sole. Ginny e Luna, dopo un’occhiata alla piccola pendola appesa accanto all’entrata, cominciarono a prepararsi per fare un pisolino prima di cominciare la giornata.

°o°o°o°o° 

NdA: Salve a tutti! Innanzi tutto mi scuso per l'assenza di proporzioni epiche, ma tra faccende domestiche ed extradomestiche ho avuto un periodo abbastanza pieno e si sa, ubi maior minor cessat.

Detto ciò, questo capitolo, proprio perché scritto in risicatissimi scampoli di tempo, m'è uscito claudicante, caotico e imbarazzantemente lungo; per metterci una pezza (sperando che non sia peggio del danno) l'ho tagliato a metà, lasciando un attimo di pace prima di iniziare (sperando di avere un po' di tempo per scrivere decentemente). Essendo l'altra metà del capitolo, ora elevato al rango di capitolo a sé stante, a un buon punto, spero di pubblicarlo abbastanza presto (ma non prometto date troppo fiscali, diciamo entro massimo metà del mese, o forse prima, chi lo sa).

Chiedo ancora scusa per il ritardo allucinante, ma sarei felicissima se nonostante tutto mi lasciaste un pensiero sull'andamento. Buona giornata!
- Helena

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Capitolo 5
*** Il buongiorno si vede dal mattino ***


Capitolo 5

Ginny si svegliò di soprassalto dopo quello che le parve un secondo sentendo una musica a tutto volume rimbombare nella tenda. Guardò l’orologio da polso: erano le sei in punto.

“Luna, buongiorno” sussurrò lei rivolta al letto superiore. La mancanza di reazioni la insospettì, così si alzò e si mise in punta di piedi per controllare l’amica: peccato che la giovane Lovegood non fosse nel suo letto.

Controllò se almeno aveva lasciato una traccia qualsiasi di dove fosse andata: un bigliettino, o qualcosa del genere. Guardò ovunque: sul giaciglio dell’amica, sopra e sotto al proprio (nel caso fosse caduto a terra), sul tavolo… ma niente da fare, non aveva lasciato neanche una riga. Ginny le voleva bene, ma l’abitudine di Luna di dare troppe cose per scontate la indispettiva. Stava per rinunciare e cominciare a preparasi per la colazione, quando un fruscio dietro di lei la fece voltare.

“Buongiorno, Ginny. Sei nervosa; i Gorgosprizzi t’hanno fatto visita?”

“Luna, finalmente! Non sai quanta ansia avessi… ma perché non m’hai lasciato almeno un bigliettino per dirmi dove andavi?”

“Ho visto un’ombra curiosa muoversi circa alle cinque, così l’ho seguita; in fondo siamo qui per questo, studiare gli animali. Il biglietto m’avrebbe fatto perdere tempo prezioso” Luna le rispose senza perdere il suo tono calmo, come se fosse strampalato che la sua migliore amica si preoccupasse per sciocchezze tipo la sua incolumità.

“Va bene, ma la prossima volta chiamami, d’accordo? Ho diciott’anni, non ho ancora voglia di avere un infarto, meno che mai mentre sono in vacanza con la mia migliore amica” concluse con un occhiolino divertito.

“Lo sai che sono arrivate altre persone?” la informò Luna, mentre si lavava la faccia con l’acqua che aveva fatto apparire in un catino. “Penso siano americani, perché parlavano inglese, ma avevano un accento così strano. Però mi sembrano interessanti: li ho sentiti parlare di Pukwudgie e Wampus, mi piacerebbe saperne di più -  chissà perché a scuola non studiamo mai gli animali fantastici degli altri continenti. Alcuni di loro cantavano l’inno della loro scuola: è molto carino, niente a che fare con quello di Hogwarts. Ah, e i capi della spedizione ci vogliono parlare prima di colazione”.

Ginny a sentire queste parole quasi si strozzò col proprio respiro. “Co-cosa? Quando aspettavi a dirmelo?”

“C’era scritto sul foglio delle comunicazioni”

Ginny lo guardò per la prima volta dal loro arrivo. Ed ecco in cima il primo avviso: Tutti i nuovi arrivati devono sostenere a coppie un incontro conoscitivo con il comitato scientifico, tra le 6.30 e le 7.00 del mattino successivo al loro arrivo, o comunque entro le prime 24 ore di permanenza.

I suoi occhi corsero alla pendola: le 6.55. Maledizione.

“Luna, siamo in ritardo sparatissimo!”

“Davvero?” Luna guardò a sua volta la pendola. “M’hanno detto che si chiama fuso orario; non sapevo che fosse così tardi”.

Ginny ormai non l’ascoltava più: si fiondò fuori dalla tenda e corse verso la tenda centrale facendosi una coda di cavallo alla bell’e meglio.

Luna la raggiunse proprio mentre una coppia usciva dalla tenda, con la solita calma, gli orecchini a ravanello che dondolavano allegri ai suoi lobi.

“I prossimi!” gridò una voce all’interno. Ginny e Luna entrarono, la prima un po’ nervosa, la seconda saltellando apparentemente senza alcun pensiero al mondo. Un uomo sulla cinquantina indicò loro due sedie libere, su un lato di un tavolo rettangolare; sull’altro lato c’erano cinque sedie, dove avevano preso posto Newt Scamander, la moglie Tina, una donna bionda dal sorriso contagioso e un uomo dai tratti mediterranei. L’ultima sedia era vuota.

“Buongiorno, scusate il ritardo” esordì Ginny non appena prese posto.

“Tranquilla, sappiamo bene che il letto è molto comodo… e il foglio lì dov’è non lo guarda nessuno” la rassicurò la bionda con un sorriso tutto denti. “Voi siete della delegazione britannica arrivata stanotte, giusto? Posso capire che siate stanche; ho chiesto il motivo di una levataccia simile ai vostri compagni, ma ammetto che non l’ho capito granché”. Sospirò, mentre il suo compagno estraeva due cartellette da una nutrita pila sul tavolo.

“Siete Luna Pandora Lovegood e Ginevra Molly Weasley, dico bene?” L’uomo aveva una voce calda, e il suo accento faceva apparire ogni frase come una canzone. “Diplomate ad Hogwarts, Regno Unito, lo scorso giugno. Cosa vi ha portate a unirvi alla spedizione?”

“Amo questa vita” rispose semplicemente Luna, come se stesse dicendo un’ovvietà. “Sono convinta che la società magica non sia ancora pienamente consapevole della ricchezza del nostro pianeta: le piante, gli animali… tutto questo merita di essere studiato e approfondito per essere meglio amato e rispettato”.

Mentre Luna parlava di tutti i suoi ideali, Ginny pensava freneticamente a cosa rispondere. Certo, era interessata a quel tipo di vita, e voleva vivere quell’esperienza che le si era presentata, se non altro per non vivere col rimorso di non averci provato, ma una parte della sua coscienza – forse quella più saggia, le disse una vocina interiore – le faceva notare che in quell’accampamento praticamente tutti avevano più ragioni e motivazione di lei per restare. Non voleva far fare brutte figure a Luna e suo padre che si erano tanto adoperati affinché entrasse nella delegazione, ma…

“Miss Weasley, è ancora dei nostri?” Una voce la riscosse violentemente dai suoi pensieri.

“Sì, certo. Mi scusi, mi sono messa a pensare… e temo di essere un po’ partita per la tangente” disse lei, cercando di non avvampare sotto quel fuoco incrociato di occhi.

“Ricominciamo” disse l’uomo sbrigativo. “Ginevra Molly Weasley…”

“Weasley?” domandò il signor Scamander, interrompendolo. Si voltò verso Ginny con un sorriso gentile: “Per caso conosce un certo Charlie Weasley?”

“Certo” rispose Ginny, sorridendo sollevata. “È mio fratello!”

“E mi dica, è mai andata a trovarlo in Romania?”

“Certo… l’ultima volta che sono andata da lui è stata l’anno scorso, come regalo di compleanno. Ho aiutato un po’ nell’infermeria già che c’ero, e devo dire che sono diventata abbastanza abile nel primo soccorso per infortuni minori.”

“Che coincidenza! Abbiamo appena saputo che la nostra infermiera, miss Light, è a casa in maternità. In attesa della sostituta, sarebbe disponibile a occuparsi lei degli eventuali incidenti? Si tratterebbe di pochi giorni, forse una settimana, e la chiameremmo solo in caso di necessità, così che possa comunque partecipare alle uscite in programma”. La bionda le sorrise incoraggiante, e Ginny non se la sentì di dire di no – forse non c’era la passione bruciante di alcuni, ma quanto meno la buona volontà sì.

“D’accordo, grazie mille” le sorrisi di rimando.

“Ottimo, veramente ottimo. Ora direi di andare a fare colazione; signorine, penso che anche voi sarete affamate” Newt sorrise alle ragazze e fece per alzarsi, ma Tina aggiunse: “Alle 8 dovete tornare qui per incontrare il referente dei giovani, che evidentemente s’è dimenticato di venire…”

“Si sarà riaddormentato, come ieri” sussurrò la bionda al collega, che abbozzò un sorrisetto.

“Grazie cara, se non ci fossi tu… Ma adesso gradirei andare, o rischiamo di non avere più nemmeno pane e acqua per iniziare la giornata!” disse Newt, guardando con tenerezza la sua compagna di una vita.

Ginny distolse lo sguardo, come se stesse assistendo a una scena sconveniente, e per distrarsi chiese a Luna: “Perché non mi racconti quello che hai fatto stamattina? Sono curiosa”

“Anch’io” rispose Luna con aria sognante mentre si dirigevano verso la rumorosa tenda che fungeva da mensa. “Dici che ci saranno i plum cake?...”

=^_^= * =^_^=

NdA: indovinate chi non ha pubblicato assolutamente entro la metà del mese? Mais oui, c'est moi!

Battute sciocche a parte, ora non prometto più date di pubblicazione, e se questo articolo non è meglio dell'altro, nel prossimo introdurrò un nuovo personaggio decisamente importante, quindi spero diventi un po' più interessante la cosa!

Grazie della pazienza e, se vi va, di eventuali commenti!

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Capitolo 6
*** Una passeggiata nel bosco ***


Capitolo 6

Qualche ora prima

Mentre Ginny si infilava sotto le coperte, grata di poter recuperare un po’ di forze prima dell’inizio della spedizione, Luna si sedette su una della sedie, cominciando a spazzolarsi i capelli e pensando a quello che la circondava.

Quello che le stava accadendo era qualcosa di eccezionale, e la sua gioia era incontenibile. Fin da piccola aveva saputo con chiarezza quello che voleva fare nella vita: cercare nuovi animali e piante dalle proprietà magiche, non accontentarsi di ciò che veniva dato ormai per assodato e noto a tutti: solo il cielo sapeva come il mondo poteva essere mutevole, come il bel tempo potesse essere seguito dalla tempesta e come il temporale potesse essere il preludio di un maestoso arcobaleno. E se finalmente poteva essere parte attiva in questa ricerca, perché mai perdere tempo in cose futili come dormire?

Stava decidendo se lasciare un bigliettino a Ginny prima di andare a fare una prima passeggiata esplorativa, quando un movimento furtivo all’esterno della sua tenda catturò la sua attenzione.

A prima vista sembrava un uomo, ma procedeva gobbo, con una buffa andatura. L’ombra che veniva proiettata sulle vivaci pareti di tela scivolava furtiva e spedita in direzione della foresta, completamente sola. Luna sapeva che spesso le persone non sono sola perché vogliono effettivamente restare sole, ma semplicemente perché gli altri li ignorano, ed è terribile quando accade: se aveva una certezza nella vita, era che tutti, tutti, avevano il diritto ad essere amati. Così si tolse le scarpe e le calze, per essere più a contatto con la natura, e uscì dalla tenda senza fare il minimo rumore.

Le ci volle qualche secondo per ritrovare l’ombra. Quando la individuò nuovamente, la vide di spalle: indossava un cappello peloso con una coda, e nonostante la posa un po’ piegata in avanti, come se stesse trasportando un macigno invisibile sulla schiena, riusciva a capire che doveva essere molto più alto della media, come si poteva intuire dalle spalle larghe.

Lo seguì a debita distanza per un po’, nascondendosi nel caso lui si girasse: non sapeva perché ne sentisse la necessità, ma sapeva che doveva farlo e basta.

Quando accadde per la terza volta, Luna sentì un tonfo e un’imprecazione soffocata dal soffice sottobosco. Buttando all’aria l’idea di passare inosservata, raggiunse l’uomo, che era lungo disteso a terra, la faccia sepolta nella soffice coperta di foglie della foresta. Non sapendo niente di lui, decise di fare la cosa più semplice che si potesse fare: gli si accovacciò accanto e gli tese una mano, sussurrando: “Serve aiuto?”

Prima che l’uomo potesse rispondergli, uno strano baluginio richiamò l’attenzione di Luna. Ecco spiegata l’andatura curiosa del malcapitato: non stava trasportando un banale masso, ma un maestoso esemplare di…

“Scusi, perché porta un Demiguise sulle spalle?”

“E lei come fa a vedere Dennis?” chiese l’uomo, la voce ancora attutita dalle foglie. Ottimo, parlava inglese, e dall’accento pareva britannico, anche se non sapeva dire la provenienza esatta.

“Lo vedo e basta. Riesce ad alzarsi?”

“Se avessi potuto, l’avrei già fatto, non crede?” bofonchiò l’altro, sbuffando d’impazienza.

Luna allora guardò verso il baluginio e parlo al Demiguise: “Ciao Dennis, mi chiamo Luna. Credo che il tuo umano non possa alzarsi finché gli appoggi sulla schiena. Che ne dici di spostarti?” A quel punto Dennis decise di rendersi visibile a Luna, e lei capì subito perché non si spostasse, e perché veniva trasportato a spalle dall’uomo.

“La zampa ferita fa male, vero? Stendi le zampe anteriori e attaccati al mio collo; ci riesci?” L’animale, con lentezza, lasciò le spalle dell’uomo per attaccarsi al collo della ragazza, che riuscì a sollevarlo a fatica. Era davvero molto pesante.

“Grazie. È incredibile che Dennis si sia reso visibile per lei, di solito si fa vedere solo da me e dalla mia famiglia. Come ha fatto?”

“Ha fatto tutto da solo. È un animale molto intelligente” disse lei, poggiando con delicatezza l’animale a terra, poi si rivolse direttamente al Demiguise: “Adesso ti aggiusto la frattura, che non mi sembra grave, ma dopo non provare a camminarci sopra finché non ti controlla un Magizoologo esperto” Estrasse con un movimento fluido la bacchette dalla  tasca della felpa e sfiorò la gamba dell’animale con la punta, senza proferire parola. Con un piccolo guizzo luminoso, la piccola bestiola emise un sospiro di sollievo: l’osso era perfettamente risaldato. Luna gli sorrise e alzò gli occhi sull’umano.

L’uomo s’era messo a sedere e la guardava come nessuno l’aveva mai guardata. Adesso poteva finalmente dargli un volto: sotto il cappello peloso nascondeva un cespuglio di ricci castani, e alcune ciocche ricadevano sugli occhi scuri, dal colore della cioccolata che le preparava sua mamma quando si svegliava per colpa di qualche incubo. Il velo di barba che portava era più frutto di pigrizia che di una scelta consapevole. Sì, nell’insieme aveva un aspetto decisamente gradevole, e l’espressione al contempo gentile, serena e stupita lo rendeva ancora più simpatico.

“Tutto bene? Sembra tu abbia visto dei Nargilli… sicuro di stare bene?” Quasi non si accorse di essere passata dal lei al tu, talmente fu naturale.

Luna a quel punto si aspettava la solita domanda (“Cosa sono i Nargilli?”), che però non arrivò, sostituita da tutt’altro: “Non ho mai visto un pivello gestire con tanta gentilezza un animale fantastico, meno che mai un Demiguise: solitamente siete tutti nervosissimi…”

“Dennis stava già soffrendo per la zampa rotta, non potevo anche preoccuparlo con la mia incertezza, non credi? E poi” concluse accarezzando il Demiguise che s’era appisolato sulle sue ginocchia “non è che gli animali meritano meno rispetto solo perché non sono umani: bisogna proteggerli e conoscerli. In fondo sono qui per questo: conoscere, proteggere, amare”. A quel punto scese un lungo silenzio, interrotto solo dal respiro di Dennis che aveva cominciato a russare. Dopo quello che parve un’eternità, Luna si riscosse dai suoi intricati pensieri e chiese al suo interlocutore: “Perché portavi Dennis in spalla? Non potevi usare un semplice incantesimo di librazione?”

“Se te lo dico, prometti che non riderai di me?”

“Vediamo; io proverò a trattenermi.”

“Oh… ok, allora va bene. Ehm… la verità è che ieri sera sono andato a fare una passeggiata sulla spiaggia: il mare era così bello e… dovevo fare un bagno in quell’acqua cristallina, capisci? Così mi sono tuffato e… temo di aver smarrito la bacchetta in quel momento, perché da allora non la trovo più.”

“Com’è la tua bacchetta?”

“Frassino, crine di unicorno, dodici pollici, flessibile” sciorinò lui con sicurezza. Probabilmente non era la prima volta che doveva fornire le generalità della sua bacchetta. Luna non domandò altro, ma si girò verso il mare e mosse la bacchetta; dopo quelli che sembrarono pochi secondi, o forse ore, eccola lì: all’inizio grande come uno spillo, poi sempre più delineata, finché non atterrò con delicatezza nel palmo aperto della ragazza, che porse la bacchetta al legittimo proprietario, ancora seduto a terra, accanto a lei. “Tranquillo, capitava spesso anche a me… più che altro me la nascondevano, sai? Non sono mai stata popolare a scuola, mi hanno sempre ritenuto strana”.

“Io non ti ritengo strana; al contrario, sei strabiliante” disse lui per tutta risposta. Proprio in quel momento Dennis si svegliò e cominciò a guardarli con gli occhi spalancati. Lui cercò di mettersi in piedi, ma appena provò a spostare il peso sulla gamba sinistra, quella cedette e lui cadde nuovamente a terra, il tonfo fortunatamente attutito dal sottobosco.

“Posso?” Luna si avvicinò a lui e, senza una parola, gli sfilò la scarpa e la calza e cominciò a muovere il piede e la caviglia, dopodiché rimise tutto al suo posto. “È solo una lieve distorsione. Non preoccuparti, sicuramente al campo sapranno aiutarti, ma per arrivare là ti faccio una fasciatura leggera e dopo puoi appoggiarti a me per camminare. Ferula” e dal nulla apparvero delle bende e due piccole stecche che avvolsero la caviglia dolorante. “Bene, e ora torniamo indietro, va bene? Comincio ad avere un po’ di fame” concluse lei, alzandosi e porgendo una mano al suo compagno per aiutarlo. Una volta in piedi, lui poté fare l’incantesimo di librazione su Dennis che nel frattempo s’era riappisolato e, cingendo le spalle di luna col braccio libero, s’avviò con lei in direzione del campo, che riapparve troppo presto alla loro vista.

Al limitare della foresta lui sciolse l’abbraccio. “Da qui posso farcela da solo. Grazie mille d’aver aiutato Dennis… e me. Non ho mai incontrato nessuno di così…” Lasciò la frase sospesa a metà, a corto di parole.

“È stato un piacere. Dennis mi sta molto simpatico, e anche tu” rispose lei sorridendo. Lui sorrise di rimando – un sorriso candido, caldo, sincero – ma curiosamente gli si imporporarono le guance. “Adesso vado, probabilmente la mia compagna di tenda si starà chiedendo dove sono finita. Ci vediamo presto in fondo, no?”

“Sicuramente” disse lui. E mentre lei si girava in direzione della sua tenda senza un’altra parola, ondeggiando, lui mormorò: “Non vedo l’ora… Luna”.

Che sciocco, non le aveva detto neanche il suo nome. Pazienza: il campo era piccolo e sicuramente ci sarebbe stata un’altra occasione per parlarle.

*.*.*

Dopo una colazione abbondante (e che poco aveva da invidiare a quelle di Hogwarts), Ginny e Luna si recarono davanti alla tenda. In attesa del referente, studiarono gli altri giovani: c’erano due gemelli dall’aria mediterranea, due ragazzi, maschio e femmina, dall’algida apparenza scandinava e tre ragazze che parlottavano fitto tra di loro in quello che sembrava spagnolo.

In quel momento Tina arrivò in mezzo al gruppo e disse: “Salve a tutti, ragazzi, e innanzi tutto voglio dirvi, a nome di tutta la spedizione, che siamo felici di avervi qui. Voglio presentarvi il vostro referente per questa spedizione, un valido Magizoologo nonché mio nipote, Rolf”

Lo studioso fece qualche passo avanti, ma non appena individuò Luna rimase come impietrito.

“Buongiorno, sono felice che la caviglia stia meglio” disse lei, sorridendo. "A proposito, bel nome".

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Capitolo 7
*** Sotto & Sopra ***


Capitolo 7

Se il tempo non si congelò, fu solo grazie alla prontezza di spirito di Tina, che disse: “Bene, sono contenta che cominciate a relazionarvi in maniera cordiale. Quando bisogna collaborare, come in questo lavoro, fiducia e reciproca conoscenza sono fondamentali. Adesso vi lascio con Rolf e la sua caviglia risanata, che vi spiegherà il vostro lavoro per i prossimi giorni. Buona giornata” Si allontanò, non prima però di aver scoccato al nipote uno sguardo che diceva inequivocabilmente “Con te facciamo i conti più tardi”.

“Ehm… sì. Allora…” Rolf si schiarì la voce, un po’ a disagio. Evidentemente aveva preso dal nonno la sua capacità di relazionarsi più con gli animali che con gli umani. “Il lavoro per oggi… sì. Oggi vi dividerete in gruppi di quattro e andrete nei posti dove ci porteranno quelle Passaporte” e indicò quattro barattoli di marmellata vuoti in un cesto. “Là troverete delle impronte, e dovrete cercare di ipotizzare a che tipo di animale appartengano sui fogli che troverete sul posto. Siete pregati di Materializzarvi qui non appena avrete finito, con i fogli ovviamente. Girerò tra i vari gruppi, nel caso ci sia bisogno. Oggi pomeriggio vi mostrerò come trovare un animale in base alle tracce. Buon lavoro”

Detto questo fece un passo indietro, ma nessuno si mosse. Poi Luna sfoderò uno dei migliori sorrisi e disse ad alta voce: “Probabilmente, se fossero stati pieni, quei vasetti sarebbero stati più invitanti. Vieni, Ginny, mi ispira quella alle fragole” E presa la giovane Weasley per il polso, si diresse verso il cestino, prendendo uno dei barattoli, con l’etichetta un po’ sbiadita ma ancora leggibile.

Dopo che Luna ebbe rotto il ghiaccio, si rilassarono tutti e cominciarono a formare i gruppetti da quattro, andando a prendere i barattoli man mano si illuminavano, e sparivano quasi senza fare rumore. Alla fine rimasero solo loro due e due ragazzi, un maschio e una femmina, dalla pelle d’ebano e l’aria un po’ smarrita. Rolf si avvicinò a questi ultimi e gli disse qualche parola, così loro si avvicinarono a Ginny e Luna, toccando il barattolo appena in tempo per partire per la loro destinazione.

 

Si ritrovarono in un piccolo spazio circolare in mezzo agli alberi, probabilmente vicino alla costa: l’aria salmastra era più forte che nel campo, e tendendo le orecchie si potevano sentire le onde che s'infrangevano sulla costa. Al centro della radura, c’era uno spazio delimitato da paletti e corde, all’interno del quale erano distinguibili varie orme. Accanto, quattro cartellette contenenti delle griglie aspettavano obbedienti, accompagnate da alcune matite.

I quattro si avvicinavano e Luna disse, rivolgendosi ai due colleghi: “Ciao, sono Luna. Voi chi siete?”

Nous nous appellons Aïcha et Michel” rispose il ragazzo, poi si mise di impegno e disse: “Noi parla poco bene inglese, ma noi prova, sì?” Luna gli sorrise e annuì vigorosamente.

“Okay. Cominciamo?”

Si avvicinarono e con attenzione cominciarono a guardare le orme all’interno del recinto, e parlarono poco. Anche Ginny, pur non essendo un asso in Cura, si mise d’impegno, e riuscì ad identificare almeno tre creature.

Dopo poco meno di un’ora, quando gli occhi cominciarono ad incrociarsi, Ginny alzò gli occhi dal lavoro e si guardò attorno. Aïcha e Michel erano ancora intenti a studiare un’orma particolarmente piccola, consultandosi a bassa voce e parlottando fitto in francese; Luna, invece, era appoggiata al tronco di un albero, e guardava in su, verso le foglie che stormivano, lambite dalla brezza marina.

“Che c’è, Luna?”

“Ascoltavo” rispose lei, senza guardarla.

“Cosa?”

“Sta arrivando qualcuno” rispose lei, apparentemente senza logica.

Ginny stava per rispondere, quando sentì un flebile pop dietro di lei, e Rolf apparve con un sorriso timido, un marchio distintivo degli Scamander - o quantomeno, suo e del suo celebre nonno.

“Va tutto bene qui?”

“Moltissimo” rispose Luna, benché la domanda di Rolf non fosse espressa direttamente a lei. “Io ho finito la scheda di identificazione secoli fa; adesso stavo ammirando quel buffo nido su quel ramo” disse, con un cenno del capo. Rolf le si mise a circa un metro di distanza, alzò lo sguardo nella stessa direzione in cui guardava lei, ma dopo un po’ chiese: “Dove?”

Luna per tutta risposta lo prese per mano, lo appoggiò al tronco nella stessa posizione in cui era lei poco prima e glielo indicò col dito.

Lui rimase un po’ perplesso, poi sgranò gli occhi e mormorò: “Hai ragione, non ho mai visto niente del genere. Aspettami qui solo un minuto… torno subito” e sparì con un altro debole schiocco, ignorando completamente Ginny e i due ragazzi, che stavano discutendo sulle misure esatte di una zampa di Diricawl. Quando tornò, aveva con sé uno zaino, un binocolo, due tomi voluminosi e anche una scopa, di cui Ginny però non riconobbe la marca (ma, con l’occhio critico della giocatrice di Quidditch navigata, riconosceva la cura maniacale di cui era oggetto).

Passò a Luna i libri e gli sussurrò: “Cerca ‘Uccelli mediterranei’, io vado a vedere se trovo una piuma sotto al nido… oppure all’interno” Ecco spiegata la presenza del manico di scopa, si disse Ginny.

Luna trovò facilmente la sezione e cominciò a sfogliarla, alzando gli occhi soltanto per dire a Rolf se andare a destra o a sinistra, dato che da solo non individuava più il nido. Lo videro smuovere delicatamente, con un bastoncino, lo strato superficiale del sottobosco nei pressi dell’albero; poi, dato che non aveva ottenuto alcun risultato, inforcò la scopa e salì con calma, il fruscio che si mimetizzava col rumore delle foglie. con delicatezza, armeggiò intorno al nido e dopo un po’ tornò giù, atterrando a poca distanza da Luna, cui porse una lunga penna cremisi.

Luna la guardò e disse: “Qui non è indicata nessuna specie, ma penso di sapere cos’è”

“Davvero?”

“Certo: è un Follefrullo a Trombetta” disse lei, con la massima serietà.

Ginny a quel punto temette che Rolf, con quell’aria da scienziato esperto e amante della precisione, l’avrebbe presa in giro, se non davanti a tutti, almeno lì. Ma si sbagliava di grosso.

Lui la guardava senza battere ciglio, chiedendogli: “Ne sei sicura?”

Lei annuì. “Me ne aveva parlato mia madre: diceva che le sue piume sono perfette per alcune pozioni, mi pare di averne vista una o due nel suo laboratorio. Non posso esserne certa al cento per cento, ma da quel che mi ricordo erano preziosissime, perché è un animale molto raro e invisibile alla luce del sole”

“Dobbiamo parlarne con mio nonno, subito. Sarebbe una scoperta magnifica!” Rolf, eccitato dalla novità, era come trasfigurato, e guardava Luna con gli occhi che brillavano. “Vieni Luna, devi raccontarci tutto”

Et nous, qu’est-ce qu’on fait?” La voce da basso di Michel fece tornare Rolf nel mondo dei vivi. Lui, come accorgendosi solo in quel momento di altre tre persone presenti, disse: “Se avete finito, Materializzatevi con le cartellette al campo. Noi arriviamo subito”

Ginny fece un cenno con l’amica, ma inutilmente: si era già rimessa a borbottare con Rolf, mentre prendevano la piuma e la riponevano in una scatola da bacchetta. Così, con un sospiro, tornò al campo.

 

* * *

 

“Weasley, ti stavamo aspettando”

Ginny, accolta da tutto il team di direttori della spedizione, rimase spiazzata. Cosa poteva essere successo?

“C’è qualcosa che non va?”

“Dov’è Rolf?” chiese Newt.

“Si trova con Luna Lovegood nella radura della nostra squadra” rispose lei, cauta.

“Qual era il nome della vostra squadra?” domandò Tina.

“Ehm…” Ginny cercò di ricordare. Avevano assegnato un nome alla loro squadra senza che se ne fosse accorta?

Proprio in quel momento un doppio pop annunciò l'arrivo di Rolf e Luna, entrambi radiosi.

“Grande notizia, nonno! Dobbiamo parlare” disse Rolf.

“Di cosa, caro?” chiese l’illustre Magizoologo.

“Di questa” rispose Luna e, alzando il coperchio quel tanto che bastava per vedere all’interno, mostrò la piuma a Newt, che ebbe la stessa reazione di Rolf. 

Guardò il nipote, come per porre una tacita domanda, e al suo cenno d’assenso sorrise a Luna, e le disse: “Ragazza, sento che tu darai grandi soddisfazioni a questa compagnia” Guardò l’orologio da taschino e disse: “Tutte queste emozioni vi avranno resi affamati. Andiamo a pranzare, e… oggi pomeriggio direi che ci sta un incontro eccezionale per parlare della cosa, quindi darei una mezza giornata libera ai ragazzi di Rolf: questa spedizione sta prendendo una piega inaspettata”.

*-*-*

NdA: dopo ere geologiche di silenzio, sono riuscita finalmente ad aggiornare. Non sono molto convinta del risultato, ma questa mi è parsa la cosa più naturale: sono più che certa che, se è avvenuto un incontro tra Luna e Rolf (che io immagino come una sorta di incrocio tra Newt Scamander e un hipster, non chiedetemi il perché), di sicuro il terreno comune è stato quello magizoologico; l'avvistamento di un animale raro, avvenuto quasi per caso da parte di Luna (che ha la capacità di vedere cose che la gente normale non nota), sicuramente è il modo più veloce e repentino che m'è venuto in mente.
Ringraziandovi fin d'ora per aver letto fin qui, vi informo che il capitolo 8 è in elaborazione: inoltre, tutta la storia prenderà una piega un po' più accelerata (se no questa fanfiction finisce nel Duemilamai). Spero di poter scoprire cosa ne pensate nei commenti; ciao!

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Capitolo 8
*** Sul sorgere dell'ottavo mese... ***


Capitolo 8

Da:         Ginny Weasley

                Campo base spedizione “Eureka”

                GRECIA

 

A:           Hermione Jean Granger

                La Tana

                Ottery St. Catchpole, Devon

                REGNO UNITO

1° agosto 1999

Cara Hermione,

come stai? Spero bene.

Ti chiedo scusa se non t’ho contattato prima, ma non sapendo quando saresti tornata dall’Australia con i tuoi ho preferito aspettare, e appena mamma m’ha detto che eri alla Tana, ho deciso di approfittarne. Anche perché ho un bel po’ di cose da raccontarti riguardo l’ultimo mese qui in Grecia.

Come forse ti ricorderai riguardo alla prima lettera che t’ho inviato all’inizio della spedizione, io e Luna condividiamo una tenda; dopo circa due settimane si sono aggiunte altre due ragazze, le nipoti di Scamander senior: Jackie e Regina. Le due sono gemelle, ma non potrebbero essere più diverse: Jackie è una spilungona dalla carnagione olivastra e la risata pronta, mentre Regina è persino più bassa di me, uno scricciolo con una nuvola di capelli platino. Una cosa in comune, però, ce l’hanno: una voglia irrefrenabile di chiacchierare. Il che non è affatto un male, soprattutto tenendo conto che mi son ritrovata a poter contare molto poco sulla compagnia di Luna.

Sicuramente mamma t’avrà riferito quanto scrivevo nelle lettere quasi parola per parola, quindi non credo si sia bisogno di raccontartelo di nuovo. Comunque, quella che sembrava un’interruzione di mezza giornata per il nostro gruppo di lavoro è diventata una pausa a tempo indeterminato, sconvolgendo tutti i piani. Il risultato è che passiamo la mattina in una tenda ad approfondire lo studio e il riconoscimento di animali mediterranei con la Grubbly-Plank, e il pomeriggio invece siamo liberi, perché tutti gli studiosi sono impegnati nella ricerca di questo benedetto animale scovato da Luna. Francamente non mi sembra molto sensato perdere del tempo così, ma Jackie e Regina sono praticamente cresciute in situazioni simili e m’hanno detto che è normale, perché la vita dei Magizoologi non segue un ritmo ordinario e prefissato. Più mi parlano di com’è la loro vita, più capisco che è davvero la strada di Luna: in quest’ambito è più importante la capacità di guardare oltre e con una prospettiva diversa, che utilizzare strumenti precisi e standard (lo so, tu impazziresti). Inoltre Luna, in quanto “scopritrice” del nido, è coinvolta direttamente nelle attività di osservazione e di raccolta di informazioni. Non essendo ancora una naturalista esperta, Rolf la affianca spesso, ma le dà molta fiducia.

Quando anche Jackie e Regina sono impegnate, ho trovato modi per non annoiarmi: spesso aiuto in segreteria, alla voliera postale e anche in infermeria, e ho avuto il piacere di incontrare un sacco di vecchie conoscenze.

Per esempio, uno dei primi pomeriggi liberi ho scoperto che qui lavora Hannah Abbott – ti ricordi, quella Tassorosso del tuo anno con le treccine? Ecco, l’ho trovata per caso mentre usciva dalla cucina diretta alla sua tenda, e se non m’avesse salutata lei probabilmente non l’avrei mai riconosciuta. D’altronde non ha avuto vita facile l’anno scorso: è passata da un lavoro all’altro, soprattutto in ambito Babbano, ed è con la spedizione dall’inizio. Ha detto che non le dispiace lavorare in cucina, e che avere una routine lontana da tutto ciò che le è capitato la fa stare bene. Ogni tanto ci incontriamo per fare due chiacchiere e io la aiuto con l’inventario della dispensa e con l’acquisto dei viveri.

Non è il solo amico che ci aggira in zona: settimana scorsa infatti è passato di qui nientepopodimeno di Neville! Ha detto che sta facendo delle ricerche su alcune piante magiche mediterranee e, quando è in zona, alloggia qui al campo base. Abbiamo passato una piacevole serata a parlare, e sono contenta di vedere che sta bene, e l’altro ieri abbiamo anche festeggiato il suo compleanno con una torta preparata da Hannah.

Nonostante intensi periodi di inattività, sto comunque scoprendo molte cose, e sono felice di essere qui praticamente sola. Sto facendo amicizia con gente di ogni parte del mondo, e mi sono anche iscritta a un’esplorazione del fondale marino in zona, dicono che sia molto interessante… speriamo in bene!

E lì, come va? Ti hanno fissato un colloquio per quel tirocinio presso l’Ufficio Controllo e Regolazione delle Creature Magiche? Potrebbe tornarti utile, e inoltre ti lascerebbe il tempo di specializzarti in Magisprudenza. Mi raccomando, fammi sapere!

Nel frattempo ti invio un abbraccio.

Tua

Ginny

 

P. S.: Ieri ho provato in ogni modo di entrare in contatto con Harry per fargli gli auguri, ma non c’è stato verso. Che fine ha fatto? In questo mese ogni tentativo è fallito, se chiedo a mamma comincia a temere che ci sia qualcosa che non va (cosa peraltro vera, ma non mi va di farla preoccupare anche per questo), e Ron, che è pure suo collega, non risponde mai alle mie lettere (credimi, cara: io ti voglio bene, ma sappi che come fidanzato hai scelto un cretino). Gli ho lasciato un’altra lettera davanti al fuoco a Grimmauld Place, spero solo che l’abbia letta. Nel caso tu lo veda in questi giorni, per favore, puoi lanciargli una Fattura Orcovolante di quelle belle toste, assicurandolo che appena torno gli do anche il resto? Grazie, sei un’amica!

Gin

* - * - *

NdA: Tornando dopo secoli, capisco che una lettera semi-delirante non ha troppo senso. La realtà è che avevo scritto un capitolo lunghissimo, noiosissimo e del tutto inverosimile in cui Ginny incontrava il mondo (nell'ordine erano previsti Hannah, Neville, una non meglio specificata giocatrice delle Harpies e Charlie Weasley). Alla fine mi risultava così falso che ho preferito cestinarlo e rimediare con una belle lettera, così da fare anche un bel flash forward, dato che non sono granché come descrittrice e sta veramente diventando troppo lunga persino per i miei gusti.

Intanto vi avverto che il prossimo sarà un capitolo Luna-centrico "in notturna", ma non vado oltre ;)

Se vi va, lasciatemi pure un commento qui sotto, ve ne sarei grata.

- Helena

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Capitolo 9
*** Make a wish ***


Capitolo 9

Luna si lasciò cadere pesantemente sul letto nella tenda vuota e sospirò. Nonostante fossero già le dieci di sera passate, le sue compagne di tenda ancora non erano rientrate. Ci mise un attimo prima di ricordarselo: era il dieci di agosto, e c’era una festa nella tenda centrale. Rolf gliene aveva accennato più volte, ma per quella sera sentiva il bisogno di staccare un po’.

Da quando aveva scoperto quel nido, quella che doveva essere una sorta di vacanza naturalistica s’era trasformata in un vero e proprio lavoro. Inoltre, essendo stata lei a scoprire la presenza del nido, era stata l’unica giovane inserita nel programma di studi preliminari. Rolf cercava sempre di essere il suo partner negli appostamenti, e a Luna non dispiaceva affatto: non sempre quelle lunghe attese portavano a scoperte eclatanti, ma essere con Rolf le rendeva piacevoli.

In quelle lunghe ore, Luna aveva avuto modo di apprezzare la sua profondità di pensiero, l’amore vero e sincero che nutriva per il suo lavoro, il suo sottile umorismo e, poco a poco, era riuscita ad aprire una piccola breccia nella leggendaria riservatezza degli Scamander; parlarono di Jackie e Regina, del ménage di una famiglia di Magizoologi, e aveva capito che nonostante la corazza di timidezza che poteva farlo apparire scostante nascondeva un’anima appassionata, e che sapeva amare molto, se gli si dava tempo.

Anche lei si era aperta con lui: gli aveva parlato di sua madre, di suo padre e della sua reputazione nel mondo magico, dei suoi amici di Hogwarts e del difficile anno precedente, e poi parlarono di sogni, di desideri e speranze per il futuro. Sentiva che di lui poteva fidarsi.

Tutto a un tratto, non riusciva a stare in tenda. Per assurdo, il continuo stare all’aperto, tra i cespugli, nella penombra del sottobosco, la portava a cercare spazi aperti, in cui far vagare lo sguardo liberamente. Ecco perché si diresse a passo sicuro verso la spiaggia dove erano approdati più di un mese prima.

I rumori della festa la accompagnarono fino all’inizio della scala sgangherata, ma non appena uscita dalla bolla di protezione dell’accampamento l’unico suono che le riempiva le orecchie divenne lo sciabordio delle onde sulle pietre sottostanti.

Quando fu arrivata, si tolse le scarpe e si diresse verso le onde, per poi camminare lungo il bagnasciuga, i pensieri che correvano veloci senza un filo logico, accompagnati solo dal movimento dell’acqua che le lambiva le caviglie.

“So che sei lì dietro” constatò lei dopo un po’, fermandosi e girandosi di scatto.

Rolf Scamander, preso alla sprovvista, si fermò a soli pochi centimetri dalla ragazza, e la guardò con una domanda più che ovvia negli occhi.

“Ho riconosciuto il tuo passo. Sai, è delicato, ma le onde ti hanno tradito. E poi hai…” si bloccò di colpo. Non aveva mai avuto problemi a parlare di quelle che i suoi amici chiamavano “stramberie”, eppure lì, in quel momento e in quella situazione, le sembravano davvero cose poco sensate. Che le stava succedendo?

“Cosa?” la incoraggiò Rolf.

“I miei amici le chiamano ‘stramberie’, non è importante” mormorò lei.

“Nessuno ha il diritto di dirti cosa deve o non deve essere importante” rispose lui. E davanti a quel viso, Luna lasciò andare ogni dubbio, facendoli fluire lontano, assieme alla marea che si stava abbassando, e gli disse: “Gorgosprizzi. Ne hai la testa piena”. E lo guardò, aspettandosi quantomeno che le ridesse in faccia.

Ma lui non lo fece, e si limitò a fissarla con i suoi grandi occhi scuri. Disse invece: “Non ne ho mai sentito parlare, ma non significa che sia una stramberia. Il fatto di non conoscerlo non esclude la sua esistenza, no?”

E Luna lo baciò. Benché del tutto inaspettato e insperato, lei sapeva che quell’uomo davanti a lei poteva essere l’unico che potesse davvero capirla; certo, c’erano gli amici, ma non era la stessa cosa: loro la accettavano, lui la conosceva, più profondamente di chiunque altro… sì, persino più di suo padre.

Quel bacio non durò che pochi istanti, eppure divenne enorme, un fuoco d’artificio sulla linea del tempo.

“Luna”

“Rolf”

Si guardarono negli occhi senza parlare, perché i loro sguardi facevano già abbastanza da soli. Poi lei puntò un dito contro il cielo.

“Guarda Rolf, una stella cadente! Esprimi un desiderio!”

E lui finalmente, dopo settimane di desideri e ripensamenti, le prese la mano e disse: “Non ne ho più bisogno, adesso” E nonostante le stelle continuassero a striare il cielo sereno, su quella spiaggia nessuno ci badò più.

*-*-*-*

NdA: tra i buoni propositi per l'anno nuovo ho l'aggiornamento e la conclusione di questa long (e fortuna che inizialmente doveva avere non più di cinque capitoli... XD). Fatemi sapere che ne pensate, se vi va; in ogni caso vi auguro di tutto cuore un buon 2019 e spero di ripassare presto (comunque ci stiamo avviando verso la conclusione, bisogna solo resistere ancora un po').

Ciao! ^_^

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Capitolo 10
*** Quidditch, draghi e Flemmoferi ***


Capitolo 10

“Ginny, stavi dimenticando il libro sul Quidditch inglese. Grazie, è stato super interessante!”

“Oh, grazie, Jackie. In realtà è di Harry, se lo perdo potrebbe non perdonarmi mai!”

Jackie scese dal letto superiore e si guardò attorno. Nella tenda c’erano solo loro: Regina era diventata molto amica di Michel e avevano deciso di “salutarsi per bene”, e Luna stata aiutando a impacchettare tutto il materiale di studio nella tenda principale.

“Sai, Ginny, anche se questi spostamenti sono la normalità in famiglia, io non mi ci sono mai abituata. Non avere un posto fisso dove stare, non avere una vita tranquilla e lineare a volte destabilizza. La vita da Magizoologi è veramente difficile da gestire, e non è per tutti”

Ginny la guardò, sbalordita. Fino a quel momento non aveva mai sospettato che a Jackie non piacesse. “Ma se ti risulta così pesante, perché lo fai?”

“Ma infatti non lo faccio, questo lavoro; fossi matta! No, no. Io sono aiutante Medimago, e mi unisco alla famiglia solo durante le vacanze estive, ma una vita all’avventura non fa per me. A me piace la stabilità, la tranquillità, la sicurezza che alla fine del turno rientrerai in una casa vera, sempre allo stesso posto, e non in una tenda montata chissà dove! Regina invece c’ha provato per un po’, ma alla fine ha desistito: così, ha mollato il suo ragazzo e adesso ha trovato un lavoro come insegnante di Babbanologia a Ilvermorny. Della famiglia, ha resistito soltanto zio Rolf. Nonna dice che è per quello che non ha mai trovato quella giusta: per accettare questa esistenza, devi essere una santa o una pazza… oppure Magizoologa pure lei, che in fondo è entrambe le cose”

Ginny annuì, mentre con un colpo di bacchetta raccoglieva tutti i vestiti e li riordinava nello zaino.

Una volta finito si guardò attorno: i vestiti riordinati e raccolti nei bagagli; i fili per il bucato arrotolati a terra; le mensole, che erano state invase da libri e ogni tipo di cianfrusaglia, nuovamente vuote… le sembrava impossibile che due mesi di permanenza lì non lasciassero traccia alcuna. Certo, una sensazione simile l’aveva avuta alla fine di ogni anno di Hogwarts, ma lì era diverso: alla fine di un anno scolastico se ne andava pensando che vi sarebbe ritornata dopo pochi mesi, e nel giro di sette anni un segno di sé era rimasto: la tenda con una macchia dove aveva inavvertitamente rovesciato una tazza di cioccolata, un piccolo graffio sul comodino, la conca della sua testa e di Arnold sul cuscino, e poi la foto della squadra di Quidditch incorniciata in cima alla mensola del camino in Sala Comune, dove lei alzava trionfante la coppa in qualità di Capitano. Invece, lì non le restava nulla… e la cosa peggiore è che nulla la aspettava a casa.

Dopo aver provato invano a chiamare o almeno a comunicare con Harry per settimane, aveva deciso che l’avrebbe chiamata lui. Inutili erano le rassicurazioni di sua mamma e di Hermione: Harry era occupato, ma lo faceva anche per lei, per riuscire ad avere un lungo periodo di ferie da passare assieme. Ginny s’era stufata di aspettarlo in eterno: d’accordo prendere il lavoro sul serio (non gli avrebbe mai detto di lasciarlo perdere, in fondo era il suo sogno), ma non poteva accettare di passare tutta la vita in attesa di qualcuno che antepone degli esagitati mitomani a quella che tutti definivano la sua fidanzata. A conti fatti, se il tuo amore è quella persona cui dedichi più attenzioni, Harry probabilmente aveva una storia più con Kingsley che con lei.

“Che c’è?” le chiese Jackie.

“Niente… pensieri a caso. Nulla di grave” si riscosse Ginny.

“Pensavi a Harry, vero? Sono un’Empatica” aggiunse davanti allo sguardo stupito di Ginny, “non leggo il pensiero come zia Queenie, ma riesco a percepire con chiarezza i sentimenti altrui. E dato che spesso parli di lui, m’è bastato fare due più due. Scusa, giuro che non lo faccio apposta, ma…”

“Tranquilla, non è un segreto che Harry ultimamente sia più assente che durante lo scorso anno, dov’era disperso chissà dove, in viaggio per il Regno Unito, impegnato a salvare il mondo”

“A nulla servono le rassicurazioni altrui, tu vuoi le sue” concluse Jackie per lei, e a Ginny non rimase che annuire. “Non preoccuparti, arriveranno, e secondo me anche presto. Ma prima dovresti preoccuparti di te stessa: gli uomini passano, ma tu con te stessa devi conviverci per sempre”.

Ginny le sorrise, grata della sua preoccupazione. “Harry dovrebbe solo provarci, a limitarmi: sa perfettamente che non accetterei mai di annullarmi, né per lui, né per nessun altro.”

“Certo che no” le rispose distrattamente Regina, mentre entrava volteggiando nella tenda.

“Regina, non ti aspettavamo così presto…” la salutò sarcastica Jackie. “E sì che stare con Michel ti deve essere piaciuto davvero tanto…”

“Piantala di scavare nelle mie emozioni, Jackie” la rimbeccò prontamente la sorella, “e piuttosto cambiati: se ti presenti alla festa in infradito e bermuda Rolf ti frullerà per provare a vedere se al Follefrullo piace la carne cruda di Empatica”

“Quale festa?” domandò Ginny, cui parve di essersi persa qualche passaggio.

 “La festa di conclusione del campo, ovvero l’unica occasione vagamente mondana di questi ritiri pressoché totali dalla civiltà” sospirò Jackie. “Oh, per carità, se t’aspetti lustrini e paillettes, scordatele; ma è pur vero che talvolta vengono anche piccole delegazioni da altre realtà Magizoologiche, ci si scambia informazioni e si creano i primi legami per lavori futuri – e non solo lavori, e…”

Ginny adesso ricordava d’aver letto il messaggio sul foglio degli avvisi, ma l’aveva rimosso – del resto parevano abbastanza noiose se non si conosceva qualcuno, come capitava spesso a…

“Charlie, ma che bella sorpresa!”

Charlie?!”

Ginny si riscosse, e davanti a lei s’era parato proprio suo fratello, tutto in tiro – stando almeno ai suoi standard – e in forma smagliante, con tanto di bruciatura fresca sull’avambraccio. Venne stritolata in un abbraccio breve ma decisamente vigoroso del fratello

“Ginny! Che bello vederti! Certo, sapevo che eri qui, ma che addirittura alloggiassi con le due giovani Scamander…”

“Ah, ma allora siete parenti!” esclamò Jackie. Effettivamente la gioia di Ginny doveva essere palpabile, indipendentemente dall’Empatia altrui.

“Be’, sì, lui è mio fratello, il secondo” le spiegò subito Ginny. E le sarebbe davvero piaciuto star lì a chiacchierare con Jackie, anche per capire come si fossero conosciuti e così via, ma ogni tentativo di socializzazione venne prontamente smorzato da Regina che spinse letteralmente fuori i due Weasley: “Sono felice di vederti, Charlie bello, ma qui c’è qualcuna che vorrebbe prepararsi per la cena. Quindi muovi quelle chiappe abbrustolite ed esci, prima che ti faccia andare arrosto con un Incendio ben assestato!”

Ginny rimaneva sempre sconvolta dal fatto che Regina, che all’apparenza era una sorta di scricciolo biondo, quando apriva la bocca poteva far impallidire i peggiori avventori del Testa di Porco. Charlie però ne era evidentemente divertito, infatti alzò le mani in segno di resa e disse: “D’accordo, piccola Ironbelly, me ne vado… Ginny, se hai voglia di scambiare due chiacchiere, ti aspetto qui fuori”

“Ti accompagno” disse Ginny, così uscirono, lasciando le due americane a prepararsi con comodo – gli allenamenti a Quidditch e i tempi ristretti che richiedevano nello spogliatoio le avevano insegnato a essere sempre più che dignitosa anche in pochissimo tempo, e poi le sue compagne sapevano diventare veramente pesanti quando si trattava di cura dell’aspetto fisico, e proprio non le andava di avvelenarsi tutta la sera.

Così lei e Charlie cominciarono a passeggiare per il campo, scambiandosi le ultime novità, parlando del più e del meno, raccontandosi piccoli aneddoti accaduti quell’estate e rilassandosi discutendo di Quidditch, godendo della reciproca compagnia. Ginny non aveva capito fino in quel momento quanto le mancasse la famiglia – persino Ron -, ma essere lì con uno dei fratelli con cui andava più d’accordo, respirando la stessa aria di mare cui s’era affezionata, la faceva stare davvero bene.

“Allora, riparti subito per la Romania?” le chiese Ginny.

“In realtà no, devo fare un salto in Regno Unito. Ho appena mandato un gufo a mamma: in realtà è una toccata e fuga, per aiutare nell’organizzazione di ricerca di un uccello dal nome stramboide – “Frullo-frullo” o qualcosa del genere – , ma se non fossi passato e lei l’avesse scoperto, be’…” inspirò l’aria e si fece passare il dito nel collo della maglietta, “Insomma, sai com’è mamma! Ma tu, piuttosto… che hai fatto di bello in questi giorni? Fatto follie per il tuo diciannovesimo compleanno?”

Ginny sbuffò: “Essenzialmente ho bighellonato. D’accordo, ho ricevuto un bel po’ di regali da quasi tutti – pensa, ne ho ricevuto uno persino dai partecipanti al campo – ma per il resto ho passato una giornata molto tranquilla: sono andata con Hannah Abbott del reparto cucina a recuperare un po’ di vettovaglie. Abbiamo incontrato Neville in paese, e la sera siamo andati a berci qualcosa in un locale Babbano”. Ginny tacque sull’unica mancanza di quel compleanno: Harry se n’era completamente scordato, e la settimana successiva, le aveva mandato un biglietto anonimo con un frettoloso: “Tanti auguri in ritardo. Baci, Harry”… Alla faccia del romanticismo!

“Tra quel ‘quasi tutti’ per caso c’era anche Luna? Quel braccialetto che hai al polso mi sembra il suo stile…” Ginny diede un’occhiata al braccialetto fatto con piccoli specchietti colorati che, effettivamente, erano arrivati dall’amica. “Ah, sì, m’è l’ha regalato perché dovrebbe ‘aiutarmi nelle decisioni difficili’. Tenendo conto dei suoi ultimi regali, s’è molto trattenuta”

“Parli di quella collana di Prugne Dirigibili che ha cominciato a picchiarti quella notte che non l’hai rimessa nella sua scatola? O degli Spettrocoli che cantavano ogni volta che li indossavi?” sghignazzò il fratello.

“Ehm… più o meno” rispose Ginny. “C’è da dire che non sono mai banali, e Luna li regala con tanto affetto che non puoi non esserle grata”.

“Sempre meglio di un arido bigliettino” concluse il fratello, che così dicendo si meritò un’occhiataccia furente da parte della sorella. “Potrei averne sentito un accenno durante una chiacchierata via Metropolvere con Bill… Sappi che il tuo ragazzo è un idiota, ma almeno non è cretino come Ron – voleva fare un regalo a Hermione e le ha lasciato una Puffola Pigmea nel suo ufficio al Ministero… peccato che proprio quel giorno lì dentro ci fosse pure Grattastinchi che era appena tornato da una serie di vaccinazioni. Sono certo di aver sentito le urla di Hermione perfino alla riserva, senza bisogno di amplificazione”.

Ginny sospirò e sorrise: Ron era proprio un disastro.

“Ma basta fare le vecchie pettegole: hai per caso una scopa qui in zona? Io e Marcela – sai, la mia collega portoghese – ne abbiamo due e avremmo voglia di una partitina a Quidditch sulla spiaggia… Ti va di venire stracciata in attesa dei provini?”

“Stracciata… ti piacerebbe!” sbuffò lei, e aggiunse: “Dammi un minuto, ne ho viste alcune in direzione” e ritornò sui suoi passi verso il centro del campo.

Entrata nella tenda vide Luna che sistemava alcuni faldoni in alcune casse numerate; quando alzò gli occhi e la vide, fece un sorriso fugace prima di tornare al lavoro.

“Ti hanno mollato qui da sola?” chiese Ginny.

“Oh, no, c’è Dennis con me. Mi è molto caro, e Rolf si fida a lasciarmelo” disse lei, indicando una chiazza buia in fondo alla tenda. Ginny decise di non indagare oltre e invece chiese: “Posso prendere una delle scope? C’è qui Charlie e vorremmo fare una partitina a Quidditch”

“Sono nel baule rosso; se ti chiedono chi te l’ha data, di’ pure che sono stata io” Luna era stranamente taciturna, ma Ginny lo collegò al fatto che l’avevano lasciata a sbrigare un lavoro d’ufficio noioso e ripetitivo mentre gli altri erano a fare chissà cosa, chissà dove.

“Luna, tutto a posto?”

“Sì, sì… sono solo i Flemmoferi: sai, si appoggiano sugli oggetti e quando li smuovi li inspiri, rendendoti triste. Fortuna che stasera ci sarà la torta al rabarbaro: sai, fa molto bene contro l’overdose di Flemmoferi” spiegò lei, con tutta calma, come se stesse dicendo una cosa ovvia. Ginny si limitò ad annuire e, presa la scopa, la ringraziò e tornò da Charlie, con cui gioco finché il sole non cominciò ad infiammarsi verso ovest. A quel puntodecisero che potevano anche smettere e prepararsi a loro volta per la festa; così tornarono al campo e si separarono davanti alla tenda di Ginny, che in cinque minuti fu pronta per quell’ultima serata d’estate.

* - * - * - *

NdA: capitolo riempitivo in attesa dell'epilogo - che ovviamente sarà lunghissimo perché non riesco mai a trovare una degna conclusione alle long ._. XD Come sempre, lasciate pure un commentino, se vi va... Buona lettura!

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Capitolo 11
*** Luce ***


Capitolo 11

Il sole indugiava ancora sulla linea dell’orizzonte, ma il cielo già cominciava a riempirsi di stelle. Luna aveva deciso di godersi appieno quegli ultimi, magici momenti.

L’effetto dei Flemmoferi era veramente strano: quella mattina non aveva nessun sintomo; anche se aveva aiutato a riordinare dalla sera prima, si sentiva bene: l’aria profumava di mare e autunno, il vento era gentile e caldo, a colazione c’erano i muffin con le gocce di cioccolato e aveva indossato le sue calze preferite, fucsia con una fantasia di divertenti animaletti Babbani chiamati “lama”. Era andata nella tenda della direzione saltellando: in fondo, lì aveva cominciato a sentirsi a casa, e casa è quel luogo in cui non bisogna temere di essere se stessi, no?

“Oh, ciao Luna!” fu accolta da Tina con un sorriso. “Continueresti a sistemare i documenti, per favore? Noi stiamo controllando le ultime cose e ci sono da accogliere i rappresentanti esteri” la informò sbrigativamente, dopodiché tornò a parlare con i colleghi, e Luna li ignorò: in fondo erano un piacevole sottofondo. I due membri del comitato scientifico – la bionda Evelina, detta Eva, e il mediterraneo Petros – poi, avevano un accento cantilenante che le faceva venire voglia di cantare… almeno questo finché non sentì qualcosa che attirò la sua attenzione.

“… Certo, Rolf non verrà” stava dicendo Petros. “È un tale musone… da quando la sua fidanzata  se n’è andata ha sempre disertato ogni occasione sociale”.

“Be’, puoi anche capirlo, no? Insomma, stai con una per quasi quindici anni, stai pensando di farti una famiglia, e di punto in bianco lei ti molla perché scopre che la vita sedentaria è più agevole di quella di un Magizoologo. Sai che novità!”

“E sì che ultimamente mi sembra diverso… Secondo me ha una storia con qualcuna”.

“Una storia… ma per favore! Rolf è più trasparente di un vetrino: se fosse innamorato  si capirebbe subito” rispose Evelina. “E comunque, chi potrebbe essere secondo te? Si accettano scommesse!”

“E se fosse quella bella maliana, Aïcha? “ propose Petros.

“Nah, è troppo giovane. Scarta tutte le pivelle, ti conviene: Rolf non è il tipo da mettersi con una che potrebbe essere sua figlia…”

“Eva, ricorda che al cuore non si comanda…”

“Tu e il tuo sentimentalismo mediterraneo! Mi chiedo come mai abbia lasciato Rolf per te vent’anni fa!”

“Perché sono simpatico e, sotto sotto, il mio sentimentalismo ti piace assai!” disse lui, mentre portavano fuori alcune casse, lasciando Luna da sola. Probabilmente era stato il colpo d’aria a farle entrare così tanti Flemmoferi nel naso: certo, sentire parlare di Rolf in quei termini non poteva essere la causa.

Gli voleva bene, davvero… anche se era chiaramente un bene diverso da quello che provava per suo padre, o per i suoi amici. Vicino a lui si sentiva se stessa: non era giudicata, considerata stramba o chissà cosa; accanto a Rolf poteva essere totalmente, semplicemente Luna.

Proprio in quel momento vide un movimento con la coda dell’occhio, e capì subito chi era.

“Ciao Dennis. Sei veramente gentile a non lasciarmi sola; i Flemmoferi mi stanno uccidendo” lo salutò lei, e il Demiguise per tutta risposta si accomodò a circa un metro da lei, in un piccolo cono d’ombra. La compagnia silenziosa di Dennis lenì un po’ il suo malumore, ma era comunque agitata, e nulla riuscì a frenare i suoi pensieri, che saltabeccavano qua e là come un Golden Snidget ubriaco, e non si calmarono nemmeno con l’arrivo di Ginny, che cercava una scopa.

Stava chiudendo gli ultimi scatoloni quando dietro di sé sentì un fruscio, che aveva imparato a conoscere più che bene.

“Ciao, Luna”

“Ciao, Rolf”

Rolf le si avvicinò: “Hai… hai bisogno di una mano?”

“No, grazie. Penso di aver inspirato troppi Flemmoferi, ma con la torta al rabarbaro passa tutto”

“Inspirato? Vuol dire che sono qui?”

“Oh, sono dappertutto, queste carte ne sono piene, e inspirarne troppi ti rende triste”

“Allora… ti andrebbe di venire a fare due passi fuori? Sai, in attesa della torta... Sempre che ti vada; potremmo fare due chiacchiere”

“Va bene, i Flemmoferi mi stanno facendo soffocare” disse lei, e quasi si lanciò fuori dalla tenda, correndo fino al limitare del bosco.

“Luna, questa reazione non mi pare attribuibile solo ai Flemmoferi” le disse Rolf quando finalmente la raggiunse. Lei sospirò, la schiena appoggiata a un albero, lo sguardo rivolto verso una nuvola a forma di cuore.

“Credo di poter essere… triste” disse lei dopo un po’, soppesando le parole. “Mentre ero in tenda con Eva e Petros ho sentito che parlavano di te e dei tuoi trascorsi e mi sono sentita…”

“Luna, non preoccuparti. Ho una vita passata, chi non ce l’ha? Semplicemente loro ne parlano perché ci conosciamo praticamente da sempre, e sanno molto di me… sono come fratelli, e come tutti i fratelli adorano parlare e sparlare degli assenti. Spero solo non abbiano detto niente di sconveniente”

“Hanno parlato di una tua fidanzata che t’ha lasciato. Mi dispiace” disse lei, senza staccare gli occhi dal cielo.

Lui fece spallucce. “È acqua passata ormai. È vero, Maria m’ha spezzato il cuore, e andare aventi è stato difficile… da allora ho semplicemente smesso di fare tutto ciò che facevo con lei, mi faceva troppo male. Stare solo all’inizio era una necessità, ora è diventata un’abitudine. Ci vorrebbe una motivazione davvero forte per superare il muro che ho eretto verso gli altri… e ho paura di non farcela, Luna” Non l’aveva detto a nessuno, ma lei era lì, senza muoversi, come se fosse parte integrante di quella foresta.

“La paura fa parte della vita, ma senza paura non si vive, ci si limita a sopravvivere” disse lei infine. “Sai, il mare aperto può fare paura, ed è per quello che i marinai cercano la luce dei fari che indica loro la strada di casa. Cerca il tuo faro, e ce la farai” Finalmente staccò gli occhi dalla volta celeste, guardò Rolf e sorrise. “Grazie mille Rolf, sei persino più efficace dalla torta” Gli sfiorò la guancia ispida con le labbra e gli disse: “Spero di vederti prima della partenza di domattina, adesso però è meglio se vado a finire di sistemare i documenti. Ci vediamo, Rolf”

“Ci vediamo, Luna” mormorò lui, mentre lei si allontanava saltellando. Poi tornò alla sua tenda, per prepararsi ad affrontare i suoi demoni.

*

La festa era un allegro baccano, una gioiosa babele di lingue e abitudini, e tutti trovavano un modo per comunicare con gli altri. La parte più apprezzata fu quando alcuni estrassero dalle borse degli strumenti magici, mentre altri improvvisarono ritmi e canti. Luna fu tra le prime a lanciarsi nel ballo, come Neville e Hannah, attirando molti sguardi col suo abito giallo, ed era così presa dall’estasi della danza da non accorgersi del mormorio che si diffuse per l’assemblea all’arrivo inaspettato di un invitato. Se ne accorse solo più tardi, quando qualcuno gli disse: “Una fetta di torta al rabarbaro, signorina Lovegood?”

Lei si girò e sorrise. “Rolf! Avevo sentito che non venivi alle feste… Allora, hai trovato il tuo faro?”

“Direi proprio di sì” disse lui con un largo sorriso. “Allora, vuoi la torta o devo mangiarmela io?”

“La mangio volentieri, anche se ormai l’attacco di Flemmoferi è passato” Prese la torta dalla mano di Rolf e la mangiò di gusto. “Adesso voglio ricambiare il favore: vuoi qualcosa da bere? Vado a prendertelo, se vuoi: a furia di ballare m’è venuta sete. Incredibile, vero?”

“Già” annuì lui, senza smettere di sorridere. “Mi andrebbe un Idromele, se c’è”

“Sai che ti dico? Quasi quasi lo prendo anch’io, mi piace molto. Va’ pure a sederti dove vuoi, tanto di individuerò in un battibaleno; torno subito” disse lei.

Recuperò da bere e lo portò a Rolf, che aveva trovato un posto vicino al fuoco, e cercò di convincerlo a ballare, e davanti alle sue resistenze si arrese e andò a ballare da sola, tornando nuovamente preda della musica che le entrava dentro e la faceva ballare, anche se sentiva in sé qualcosa di nuovo, come un calore profondo, e non era solo l’Idromele.

Luna ballò finché ci fu musica, e presto fu raggiunta da Ginny, mentre ballavano su una musica abbastanza tranquilla. “Bella festa, non credi?” domandò Luna.

“Era da anni che non mi divertivo così. Ti va di sederci? Ho proprio voglia di chiacchierare con un’amica” rispose Ginny, e Luna annuì, cercando un posto dove accomodarsi. Trovata una panchetta, Ginny le disse: “Luna, ho deciso che appena torno a casa parlerò con Harry: o decidiamo di affrontare il futuro assieme, oppure ognuno prenderà la sua strada. Pensi sia una buona mossa?”

“Harry ti ama perché sei forte; sii decisa sulle tue posizioni e tutto andrà bene” rispose Luna. “Sono contenta che il Braccialetto Riflettente t’abbia aiutato, ne avevi proprio bisogno”

“E tu, non è che per caso devi dirmi qualcosa? Mi sembri, come dire?, diversa dal solito. Non è che devi dirmi qualcosa?”

“E cosa te lo fa pensare?”

Ginny sorrise e le sussurrò: “Rolf non ti ha staccato gli occhi di dosso tutta la sera, come una falena con una fiamma”.

*-*-*

NdA: e così eccoci giunti alla fine della spedizione, ma ovviamente siamo solo all'inizio delle sorprese previste per le nostre ragazze ;) Il capitolo successivo è già pronto e spero di riuscire a pubblicarlo a breve, e il 13° è in fase di elaborazione. Comunque l'epilogo è alle porte, quindi dovrete solo pazientare ancora un pochetto XD
Come al solito, se volete potete lasciare un commentino; nel frattempo, buona giornata/serata/nottata! ^_^

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Capitolo 12
*** Autunno ***


Capitolo 12

Luna si Materializzò con eleganza fuori dal campo da Quidditch delle Holyhead Harpies, e mentre entrava sentì i soliti rumori di Bolidi colpiti, scope a mezz’aria e fischi penetranti da bordo campo. Aveva ritardato un po’ per una questione di permessi per l’iscrizione all’Albo degli Apprendisti Magizoologi, ma sperava comunque di essere in tempo. Evidentemente, quel giorno la fortuna era dalla sua.

“Weasley, in campo!” urlò una donna con un’ispida zazzera nera. Ginny si sollevò con forza da terra e fece un lavoro che poteva competere con le migliori performance sul campo di Hogwarts.

“Posso sedermi qui?” chiese una voce maschile alle orecchie di Luna.

“Harry! Ma non dovevi lavorare?”

“Sì, ma ho capito che non potevo mancare, non oggi”. Harry guardò Ginny mentre sfrecciava nel cielo. “Continuo a dimenticare quant’è brava. Sono stato un pessimo ragazzo in quest’ultimo anno”.

“Sei sempre in tempo per rimediare, non credi?” gli disse Luna. Lui la guardò e annuì, prima di tornare a guardare Ginny, lanciata in picchiata a recuperare una minuscola pallina incantata che veninva usata come sostituto dei Boccini negli allenamenti. Quando scese impugnando il piccolo globo dorato era raggiante.

“Sembra che abbiamo trovato la nostra nuova Cercatrice” dichiarò soddisfatta la capitana. “Ottimo lavoro, Ginny. Ti chiameremo non appena il nostro Maginotaio avrà stilato il tuo contratto. Benvenuta nelle Holyhead Harpies!” concluse, stringendole vigorosamente la mano.

Harry aveva guardato tutto questo dagli spalti, e senza staccare gli occhi da Ginny, disse: “Luna, puoi venire ad aiutarmi a fare una cosa? Ho bisogno di un’amica, e sento che tu sei proprio quella giusta per questa impresa”.

“Sarei felicissima di aiutarti come amica in ogni impresa necessaria. C’entra Ginny?”

“Ginny è il centro” rispose lui. “Ti aspetto domani al Paiolo Magico, alle due del pomeriggio. Non fare tardi. Ah, non dire a Ginny che sono stato qui: voglio farle una sorpresa” e detto questo si diresse verso l’uscita.

Luna sorrise: pareva che dopo l’estate, quell’autunno fosse foriero di novità.

*

Il sabato successivo a casa Weasley ci fu una festicciola in onore dell’entrata ufficiale di Ginny nel mondo del Quidditch professionistico. C’erano tutti i Weasley, Hermione, Luna e Andromeda Tonks col piccolo Teddy, che aveva appena imparato a camminare ed era una mina vagante.

“Sai dov’è Harry?” chiese Andromeda alla festeggiata dopo l’ennesimo placcaggio, mentre Teddy, penzoloni sottobraccio alla nonna, lanciava gridolini deliziati.

“Bella domanda” rispose lei, asciutta. Passi mentre studiava ad Hogwarts; passi durante l’estate in Grecia, dove i collegamenti non erano così comodi come in Inghilterra; ma ormai non riusciva più a trovare scuse per quel comportamento sconsiderato. Doveva soltanto riuscire a prenderlo, peccato che fosse più evanescente di un Follefrullo.

“Cos’è quello?” chiese Charlie a un certo punto, indicando qualcosa fuori dalla finestra. Dall’esterno, infatti, un oggetto dorato sbatteva insistentemente contro il vetro. Ginny aprì la finestra e il piccolo Boccino gli atterrò in mano, mentre sulla sua superficie apparve solo una parola: “Seguimi”.

“Tutto bene, cara?” chiese subito Molly.

“Sì, mamma, non preoccuparti” le rispose Ginny. “Vado a prendere una boccata d’aria… torno subito. Voi continuate pure” disse agli invitati, che ripresero a parlare tranquillamente dopo l’interruzione volante di pochi secondi prima.

Una volta fuori dalla porta, Ginny aprì il palmo della mano e il piccolo Boccino prese il volo, precedendola di circa un metro, portandola verso una collina, dove…

La zona era illuminata da piccoli globi luminosi fluttuanti e, in piedi in mezzo a quello spettacolo, c’era…

“Harry!” Ginny era senza parole.

“Sono un idiota. Ginny, volevo solo dirti che sono un cretino, e vorrei chiederti scusa se non sono stato proprio il fidanzato modello che avresti meritato. Ma quando sono venuto al tuo provino, ho capito che sei la cosa più bella che illumina la mia giornata. Quindi, Ginevra Molly Weasley, mi faresti l’onore di progettare un futuro con me?”

“Sì… oh, Merlino , sì!” Ginny gli saltò al collo e lo baciò con trasporto, e si staccò solo per chiedergli: “Davvero sei venuto al mio provino?”

“Sì; sono andato via non appena ho sentito che eri stata presa, ma da allora non ho fatto altro che pensare a te. Prova a sfiorare il boccino con le labbra” le disse. Appena lei lo fece, la pallina si aprì con un piccolo scatto, e all’interno c’era un anello d’oro, con un minuscolo Boccino di diamante dalle ali frementi.

“Hai fatto tutto tu?” chiese lei, incredula, mentre Harry le infilava al dito l’anello.

“Mi ha aiutato Luna, e lei m’ha detto che vuole vederti felice. E sappi che adesso la mia priorità è il tuo e il  nostro futuro”

Cinque minuti più tardi Ginny ed Harry tornarono alla Tana, e vennero accolti da congratulazioni a abbracci festanti. Come controllarono più tardi, Ginny ed Harry scoprirono che la cima di quella collina era perfettamente visibile dalla Tana, e tutti gli invitati avevano potuto seguire la proposta in diretta, sotto indicazione di Luna ovviamente.

“Quando volete sposarvi?” chiese Fleur a Ginny.

“Non c’abbiamo ancora pensato, ma tra almeno un paio d’anni, per aspettare che Harry finisca la scuola per Auror”

“Se volete, potreste avere una damigella d’onore molto speciale” rispose allora Bill, abbracciando Fleur, e Ginny capì subito l’antifona.

“Sei incinta?” chiese, sbalordita.

Lei annuì, troppo emozionata per parlare, e lui aggiunse: “Dovrebbe nascere a fine primavera. Per favore, non dirlo ancora alla mamma: tra il tuo contratto e il fidanzamento, l’annuncio che potrebbe diventare nonna potrebbe farle venire un colpo”.

“Giusto” concordò Ginny ridacchiando. Baciò Fleur e Bill e raggiunse nuovamente Harry, che stava parlando con Hermione e Ron, che come al solito stavano bisticciando. Si guardò attorno, e capì che quell’autunno era la promessa di una primavera ricca di novità.

*-*-*

NdA: ecco l'inizio della fine (se ho fatto i calcoli giusti, mancano ancora tre capitoli, quindi prima o poi finirà, e per fortuna XD). Grazie a chiunque sia resistito fino a qui; il capitolo 13 è un po' tignoso (tirare le fila è sempre un casino), ma spero di farcela... prima o poi ;)
Lasciate pure un commentino se vi va, in ogni caso, buon proseguimento di giornata!

- Hele ^_^

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Capitolo 13
*** Inverno ***


Capitolo 13

Capodanno 2000

“Luna, benvenuta! Spero che il viaggio sia andato bene”

“Sono arrivata da Castelobruxo stamattina”

“Meno male, temevo che con questa neve non ce l’avresti fatta; ma adesso entra  e accomodati, che fuori si gela!”

Luna entrò al numero 12 di Grimmauld Place, dove Harry s’era stabilito dall’anno prima e Ginny passava buona parte delle sue giornate. Non c’era mai stata prima, ma ne aveva sentito parlare come un luogo tetro e ostile; invece quello in cui si trovava era un corridoio stretto ma vivacemente illuminato da lanterne fluttuanti colorate, e la casa sembrava ristrutturata di recente. Luna appese il cappotto all’attaccapanni e si diresse verso una stanza da cui proveniva un interessante chiacchiericcio.

Quando aveva ricevuto l’invito da Ginny per passare il Capodanno a Londra “con gli amici più stretti” s’era aspettata un incontro ridotto, ma solo in quel momento s’accorse della verità: di amici ne aveva un sacco. Nella cucina affollata di Grimmauld Place, infatti, poté individuare tutta la famiglia Weasley, con mogli e fidanzate al seguito; Neville che stava congratulandosi con Hannah per qualcosa che non capiva per via del rumore; quasi tutti i membri dell’ES, e alcuni dei più capaci duellanti che avevano combattuto durante la seconda battaglia di Hogwarts, oltre ad alcuni membri di quella squadra di resistenti anti-Voldemort che erano chiamati Ordine della Fenice, tra cui (possibile?) il Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt.

“Luna, ciao!” Neville la raggiunse, trascinando dietro di sé Hannah. “Allora ce l’hai fatta a staccarti dalle infinite possibilità di Castelobruxo!”

“Sai, erano tornati tutti a casa, e poi mi mancava un po’ vedere facce amiche”

“Pensavo che Rolf e la Grubble-Plank fossero venuti con te”

“Erano solo ospiti, se ne sono andati con l’inizio di dicembre… anche se li sento spesso, devo dire che è bello essere a casa: almeno capisco quel che dice la gente!”

Neville sorrise e disse: “Ho saputo da Hannah che gli Scamander organizzano un’escursione in Svezia questa primavera. Tu ci andrai?”

“Devo vedere come si mette alla scuola: se riesco a ottenere il certificato di esperta in Magizoologia Avanzata potrò entrare in qualsiasi spedizione internazionale mi aggradi” rispose lei. “Ho sete. C’è in giro qualcosa?”

Hannah sventolò la bacchetta e attirò a sé una bottiglia di Idromele e fece comparire tra bicchieri. Dopo averli riempiti e un piccolo brindisi, chiacchierarono del più e del meno, finché la Tassorosso non venne richiamata dal suo ex compagno Ernie. Si alzò dalla panca dove s’erano accomodati e con un “Scusatemi, torno subito” si allontanò.

“Quando le chiederai di uscire?” domandò Luna.

“Chi?” chiese Neville distratto, mentre portava il bicchiere alla bocca.

“Tu a Hannah, ovvio”

Neville quasi si strozzò.

“Luna, ma cosa…?”

“Mi sembrava palese” disse lei per tutta risposta, alzando le spalle. “Sono certa che, se lo fai, lei accetta”.

“Non saprei” Neville era diventato rosso come una Fenice. “Io non ho ancora un lavoro sicuro, lei è appena stata assunta al Paiolo come assistente… adesso preferirei occuparmi della mia posizione, per avere qualche certezza da offrirle; Hannah merita il meglio”

“Non preoccuparti, aspetterò” disse una voce accanto a lui. Hannah gli sorrise e gli diede un bacio sulla guancia, facendolo avvampare ancora di più, porgendogli un piattino con dei dolcetti alla menta. Luna, che invece ebbe una voglia improvvisa di salatini, si alzò e si diresse verso il tavolo del buffet.

Mentre si guardava attorno, notò con stupore che non era circondata da persone, oh no: era circondata da coppie. Coppie ovunque: di ogni età, in ogni possibile fase di relazione, ma quella festa, più che di Capodanno, pareva di San Valentino.

Lei stava bene anche da sola. Vero, con Rolf si trovava benissimo, e se pensava a lui spesso ne sentiva la mancanza, ma era comunque serena: sapeva di dover studiare molto per arrivare a lavorare con i migliori Magizoologi, e i diplomi dei corsi avanzati di Castelobruxo erano una tappa fondamentale. Del resto, lui era impegnato con alcuni lavori di ricerca in Estremo Oriente per la classificazione di alcuni scarafaggi particolarmente curiosi che vivevano nelle zone più impervie dell’Himalaya, e se una cosa aveva capito, era che il lavoro non doveva essere un ostacolo per la vita di un Magizoologo, ma una gioia, e così doveva essere anche per chi voleva condividere la vita con lui.

“Luna?” Ginny le si avvicinò, distogliendola dai pensieri. Non si era accorta del cambio di rumori attorno a lei, né del grande orologio luminoso che qualcuno aveva fatto Apparire e che fluttuava a pochi centimetri dal basso soffitto. “Tutto bene?”

“Certo, benissimo. Pensavo. Quello a cosa serve?” disse, alludendo all’orologio.

“Vogliamo provare una tradizione Babbana: alla fine dell’anno loro fanno un conto alla rovescia e poi quando arrivano allo zero brindano e si augurano buon anno. Questo poi sarà un anno speciale, dato che inizia il terzo millennio”. La prese da parte e le porse anche una lettera. “A proposito, questa lettera è arrivata un paio di minuti fa per te. Quel povero gufo stava diventando pazzo a furia di grattare alla finestra, ma non tutto questo rumore non l’avevo sentito”.

Luna l’aprì. Dentro c’era una sola frase, in una grafia che avrebbe riconosciuto tra mille, dopo tutto quel tempo in Brasile.

Ti aspetto fuori.

“Scusa, Ginny, esco un attimo” disse, infilandosi il cappotto.

“D’accordo… ma rientra per il brindisi, le urlò dietro Ginny, mentre la porta d’ingresso già si richiudeva di scatto. Luna fece di corsa il tragitto dalla porta al centro della piazza, dove c’era…

“Rolf!” esclamò Luna saltandogli al collo.

“Temevo non saresti venuta” mormorò lui, abbracciandola a sua volta. È da almeno un’ora che aspetto”.

“Mi spiace, ma sono certa che potevi anche entrare. Harry e Ginny sono molto gentili” lo informò.

“Ma io non volevo vedere loro adesso; volevo vedere te” disse lui. “Volevo… parlarti, sai”

“Davvero? Per dirmi cosa?” chiese lei, sinceramente curiosa. Nessuno le aveva mai voluto parlare, prima.

“Ecco…” Rolf, ogni volta che doveva parlare con qualcuno di qualcosa che aveva a cuore, era più simile che mai a suo nonno Newt: la sua timidezza emergeva in tutta la sua paralizzante presenza. “La cosa che devo dirti è importante, e devo chiederti per favore di non interrompermi. M’ero anche preparato tutto un discorso che avevo imparato a memoria, ma adesso non lo ricordo più. Quindi, andrò un po’ a braccio, e chiedo scusa se sembrerò un po’ sconclusionato.

“Ci conosciamo da un anno e mezzo circa, io e te; dopo quel viaggio in Grecia, non abbiamo più fatto spedizioni insieme, almeno non per lungo periodo. La vita di noi Magizoologi non è semplice: spesso non abbiamo neanche una vera e propria casa, e se l’abbiamo resta vuota per molti mesi l’anno, ma questo t’insegna che la casa non è formata da tegole e mattoni, ma da persone e sorrisi. Quindi, Luna Pandora Lovegood, vorresti accompagnarmi nella spedizione più bella di ogni vita?”

Lei lo guardò negli occhi, e capì che non c’era bisogno che parlasse con le labbra per intendere la sua risposta.

Proprio in quel momento degli scoppi accompagnarono fontane di luce nel cielo. Fuochi artificiali: era il 2001, e il nuovo millennio era più emozionante che mai. E così, mentre in casa Potter tutti festeggiavano al chiuso, bevendo bollicine e guardandosi l’uno riflesso negli occhi dell’altro, in Grimmauld Place una coppia abbracciata guardava assieme nella stessa direzione, verso un futuro condiviso pieno di promesse di luce, come quelle stelle colorate che squarciavano con rumorosa esuberanza il mantello nero della notte.

Era un nuovo millennio, e forse era un nuovo inizio.

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Capitolo 14
*** Primavera ***


Capitolo 14

Maggio 2002

Per essere l’inizio di maggio, faceva decisamente caldo: tutti coloro che avevano comprato con anticipo un abito per il grande evento erano dovuti correre all’ultimo momento a prenderne un altro più adatto al clima. Del resto, nessuno doveva sfigurare al matrimonio del famoso Harry Potter e della neocapitana delle Holyhead Harpies, Ginevra Weasley.

Luna arrivò alla Tana, sfavillante nel suo abito giallo, con un po’ di fiatone.

La sera prima aveva progettato di passare una serata “tra ragazze” solo lei, Hermione e, ovviamente, Ginny. Peccato che all’ora di cena Luna scoprì che Rolf era appena rientrato dalla spedizione in Alaska – dove lei avrebbe dovuto raggiungerlo non appena conseguito l’ultimo diploma in Storia Mondiale della Magizoologia – e Ginny le disse di andare da lui.

“Non vi vedete da Natale, e ripartirà dopodomani” le ricordò la futura signora Potter. “Va’ da lui; io ci sarò anche dopo il matrimonio, per la mia più cara amica” Così, le due amiche si abbracciarono e la bionda si Materializzò al Paiolo Magico.

Individuò Rolf al primo colpo. Gli dava le spalle e stava sfogliando la Gazzetta, ma la barba sfatta, le occhiaie scure e gli occhi irritati erano inconfondibili segni di un Magizoologo rientrato da poco. Lei gli andò dietro e gli coprì gli occhi.

“Luna” rispose semplicemente lui. Lei gli diede un bacio veloce e gli si sedette accanto. “Ma non avresti dovuto restare con Ginny per l’addio al nubilato, o quelle cose da ragazze?”

“L’addio al nubilato vero e proprio l’abbiamo già fatto, circa una settimana fa” lo informò lei. “Ero alla Tana e avevo progettato di fare qualche chiacchiera con Ginny, ma ho saputo che eri tornato e lei m’ha detto di venire qui. Sai, è sempre un bene dare retta alle giovani che stanno per sposarsi, o lo spirito banshee ti potrebbe rendere sordo”.

“Giusto” rispose lui annuendo (Luna apprezzò di nuovo il fatto che accettasse senza riserve quelle che Hermione chiamava ‘mucchio di sciocchezze’), “ma chi… Ah, certo, la proprietaria”.

Luna d’istinto lanciò un’occhiata verso il bancone, dove Hannah, che era subentrata a pieno titolo nella gestione del Paiolo dopo il pensionamento di Tom, stava chiacchierando con alcuni avventori abituali del pub. “Hannah è sempre molto gentile. Ci capisce, sai: anche Neville è spesso via, e appena può lei lo raggiunge. Com’è andata in Alaska?”

Passarono tutta la serata a chiacchierare di ogni cosa, dalle spedizioni, alle scoperte, ma anche di qualsiasi altro argomento saltasse loro in mente, e sembrava passato un solo secondo quando sgabelli e sedie volarono sui tavoli mentre una scopa incantata cominciava a spazzare il pavimento.

“Ragazzi, dovrei andare” li informò discretamente Hannah. “Luna, ti devo lasciare aperta la porta?”

“Oh no” rispose l’altra “ho tutta l’intenzione di restare qui con Rolf stanotte”. Rolf non prese fuoco per miracolo. “Buonanotte Hannah, e salutami Neville. Ci vediamo domattina”.

Chiacchierarono nel pub ancora un po’, finché la scopa non cominciò a picchiare violentemente sulle spalle di Rolf perché si spostasse. Si alzarono e rivoltarono le sedie sul tavolo, e salirono in camera di lui. Continuarono a parlare sussurrando, e alla fine crollarono, quando la notte già cominciava a lasciare il passo all’alba, abbracciati sopra le lenzuola. Non sarebbero arrivati in orario se Dennis non avesse reclamato la colazione.

Luna ebbe appena il tempo di dare un bacio a Rolf, tornare a casa per una doccia veloce e cambiarsi d’abito, e ripartire in direzione della Tana, dalla quale sarebbe partita la sposa in direzione della collina dove s'era fidanzata quasi tre anni prima.

“Luna, finalmente! Ma dov’eri finita? Ginny era già preoccupata” la apostrofò Hermione non appena la vide.

“Scusa Hermione, ero a letto con Rolf e mi sono svegliata cinque minuti fa” disse lei con noncuranza, e veleggiò verso la sua amica, pronta a volare verso il suo destino – letteralmente: aveva deciso che sia lei che le damigelle (Luna, Hermione, e tutte le Holyhead con la divisa di gala) avrebbero raggiunto il padiglione dei ricevimenti a cavallo di una scopa. Luna non si interessava di abiti e cose del genere, ma l’abito da sposa dell’amica, con i ricami gialli benauguranti che aveva ricamato lei stessa sul bordo inferiore, era decisamente stupendo.

“Tutto bene, stanotte? Hannah m’ha raccontato che tu e Rolf avete parlato per ore” Luna temeva che se la prendesse, invece l’amica l’abbracciò forte e le disse: “Sono felice per voi; meriti un brav’uomo al tuo fianco, e sento che Rolf ti renderà felice come Harry con me”.

“Oh no, Rolf  non mi renderà felice” ribatté Luna con tranquillità. “Sono certa che ci saranno giorni in cui vorrò strozzarlo e altri in cui sarò troppo stanca per pensare alla felicità; ma sì, credo che con Rolf queste cose mi piaceranno”.

Ginny, dopo un secondo, sorrise: “Questa tua frase m’ha insegnato più di quello che dirà Ron al pasto… anche se scommetto che il discorso che pronuncerà l’avrà scritto Hermione”.

“Probabile, tuo fratello non è molto dotato in quanto a eloquenza” rispose Luna.

“Holyhead… e amiche della sposa” urlò la vicecapitana. “In sella: accompagniamo la nostra capitana al suo matrimonio!”

A due a due le Holyhead prima, Luna e una Hermione terrorizzata poi, e infine un’impaziente Ginny, si diressero verso la piazzola davanti al tendone, dove trovarono un Arthur Weasley in lacrime.

“Arthur, sta bene?” chiese Luna, che non aveva mai visto il padre della sua amica in preda di emozioni così forti.

“Eh? … Sì, ma sai, la mia bimba che si sposa…” rispose lui.

“Ha messo questo abito molto spesso ultimamente?” chiese Luna.

“No, non l’ho più messo da quando s’è sposato Bill. Perché?”

“Ah, ecco, così si spiega tutto” rispose Luna con aria di una persona che dice un'ovvietà. “Sono i Flemmoferi, ma non si preoccupi, basta una persona che ti vuole bene vicina e passa tutto – in alternativa, va bene anche una fetta di torta al rabarbaro” gli spiegò, solenne. Fortunatamente, ogni spiegazione ulteriore venne interrotta dall’arrivo di Ginny, che aveva dovuto volare “come una nonnina” per non spettinarsi troppo, pena una punizione di tutto rispetto da parte di Molly.

La cerimonia fu celebrata da Kingsley Shacklebolt in persona, e fu molto più veloce e divertente rispetto a quella di Bill e Fleur: soprattutto nel momento in cui Teddy (quattro anni) e Victoire (due) cominciarono a lanciarsi dietro qualunque cosa per passare il tempo, dai libretti commemorativi al cuscino delle fedi, che solo per un pelo non prese fuoco contro una candela.

Alla fine della cerimonia, Luna vide sul fondo della tenda Rolf. Con un abito elegante, sembrava a disagio, ma sorrise comunque quando la vide.

“Bel vestito” le disse appena la vide. Sembrava sincero, così Luna sorrise.

“Bell’abito” rispose lei di rimando. “Hai fatto tardi?”

“No, mi sono svegliato quando ti sei Smaterializzata. Solo che non sono così felice di indossare abiti eleganti e sono arrivato quando hai fatto la tua entrata trionfale. Andiamo a fare le congratulazioni agli sposi assieme?”

“Mi piace come idea! Sono stati bravi, non c’era nemmeno un Nargillo… non è da tutti, sai?”

Harry e Ginny, meglio noti come il signore e la signora Potter, erano al settimo cielo dalla gioia, ed entrambi furono felici di incontrare il nipote di Scamander di cui Luna aveva tanto parlato.

“Ma... siete qui assieme?” chiese Ginny, vedendo che Luna teneva la mano di lui.

“No, io sono arrivata qui con te, mentre lui alloggia al Paiolo” rispose lei.

“Luna, credo intendesse chiedere se siamo una coppia” gli mormorò lui nell’orecchio, rosso come un peperone.

“Oh! Sì, siamo una coppia. Me l’ha chiesto a Capodanno dell’anno scorso… non te l’avevo detto?” chiese lei, sinceramente stupita.

“Potrebbe esserti sfuggito” sorrise la sposa. “Ma non importa, sono felice di saperlo. Avete già in mente un periodo?”

“Per cosa?” domandò Luna.

“Ehm.. per il matrimonio? Sai, di solito il fidanzamento si fa in previsione delle nozze” le ricordò Harry.

“Giusto! Non c’avevo pensato. Tesoro, che data ti piacerebbe?”

“Ehm…” Rolf era a un passo dall’autocombustione per l’imbarazzo. “Che ne dici se ne parliamo dopo la festa?”

“Oh, va bene” acconsentì Luna, baciandolo con trasporto (quasi non sentì zia Muriel che urlò: “Scostumati, trovatevi una camera!”). “Comunque mi sto divertendo un sacco, è stata una bellissima cerimonia!”

“Grazie, Luna; le tue parole significano molto per me” rispose Ginny, commossa, abbracciandola.

“Già; grazie, Luna. Rolf, è stato un piacere conoscerti” rispose Harry, stringendo la mano del Magizoologo.

La festa fu divertente, e con l’aiuto di tre Whisky Incendiari Luna riuscì persino a trascinare Rolf a ballare, che si rivelò un buon ballerino (come sintetizzò zia Muriel a una sbigottita Hermione: “Quel giovanotto manca di tecnica, ma si dimena come una biscia e ha un gran bel sedere”), e rimasero in pista fino quasi alla fine della serata, quando buona parte degli invitati se n’era già andata.

Rolf sembrava aver smaltito la sbornia, e mormorò a Luna: “Cara, sarebbe il caso di andare. Sono quasi le due e sono certo che Harry e Ginny vogliano andare a casa loro”.

“D’accordo… sai, è importante ballare ai matrimoni: attira energie positive e scaccia i pensieri malvagi. Ma hai ragione: Harry e Ginny dopo una giornata così importante vorranno sicuramente andare a dormire”.

Rolf e Luna s’avvicinarono agli sposi, effettivamente un po’ stanchi.

“Buonanotte e buona vita, signori Potter” augurò loro Rolf.

“Ma lei non è la signora Potter, è Ginny!” lo corresse Luna a bassa voce, anche se non abbastanza da non farsi sentire dalla diretta interessata.

“Tranquilla, Luna, io sarò sempre Ginny e non sarò mai ‘solo’ la signora Potter… e Harry lo sa. E comunque grazie di essere venuti, siete stati l’anima della festa. Spero di poter ricambiare presto il favore!” disse facendo l’occhiolino a Luna e facendo virare il colorito di Rolf verso il vermiglio.

“Ehm… ora andiamo. Sapete… vogliamo lasciarvi tranquilli… dopo queste nozze piene di emozioni… un po’ di riposo…” farfugliò il Magizoologo, che cercava di trarsi d’impaccio (con, ahimè, assai magri risultati).

“Certo, perché la prima notte di nozze si dorme…” borbottò Harry, subito interrotto da una gomitata poco dissimulata da Ginny.

“Buonanotte anche a voi cari… magari ci sentiamo per incontrarci dopo il viaggio di nozze, d’accordo?”

I due invitati uscirono dalla tenda e non appena usciti dalla bolla di protezione (solo per non essere visti dai Babbani, fortunatamente), Luna disse: “Allora?”

“Allora, cosa?” chiese lui, leggermente confuso.

“Quando ci sposiamo? Ginny ha detto che bisogna scegliere una data” gli ricordò lei.

“Ma dobbiamo proprio parlarne alle due e un quarto di notte, Luna?” domandò Rolf. “Magari domattina, con il cervello un po’ più riposato…”

“D’accordo” acconsentì Luna, facendo tirare a Rolf un sospiro di sollievo, prima di proporre: “Vuoi restare a dormire da me, stanotte? Ginny m’ha detto che dobbiamo sfruttare ogni momento libro insieme, e tu domani pomeriggio parti… dividerci mi sembra un’assurdità” spiegò lei in tutta semplicità.

“D’accordo, amore mio” accettò lui. “Anche perché non voglio sprecare nemmeno un minuto per parlarti di una cosa che mi sta particolarmente a cuore…”

“Davvero? Che cosa?” chiese lei, emozionata.

“Andiamo da te… sono certo che ti piacerà” sussurrò lui.

E, con un bacio e uno schiocco nella notte, sparirono alla vista.

*-*-*-*
NdA: Bon, Ginny è andata XD Complimenti a chiunque sia arrivato fin qui, soprattutto tenendo conto che non sono mai stata puntuale con la pubblicazione :P Se la cosa vi può consolare, il prossimo capitolo sarà l'epilogo; essendo un periodo un po' intenso non assicuro la pubblicazione settimana prossima, ma cercherò di essere il più celere possibile.
Come sempre, lasciate pure un commentino, se vi va; buona giornata e buone letture a tutt*!
- Helena

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Capitolo 15
*** Ancora estate ***


Capitolo 15

10 agosto 2004

“Ginny, sei sicura che sia il posto giusto?” chiese Harry per la ventesima volta in cinque minuti.

“Certo che lo sono. Credi che il parto mi abbia rimbambita?” sibilò Ginny lanciandogli un’occhiataccia, mentre non smetteva di muovere la carrozzella dove dormiva James Sirius (evento, questo, più unico che raro). “Quando è venuta a trovarci alla nascita del bambino ha detto: «Per quella cosa, tieniti libera per la notte tra il 9 e il 10 agosto» e infine c’ha inviato una Passaporta che c’ha condotti qui… più chiaro di così!”

“Credo ancora di non capire” mormorò Harry continuando a guardarsi attorno, smarrito.

Ginny avrebbe riconosciuto quel luogo ovunque. Del resto, come poteva cambiare in cinque anni un luogo vecchio di secoli?

“È una piccola baia in Grecia, dove c’era l’approdo della spedizione che facemmo dopo la fine della scuola” spiegò lei, sorridendo. “E, da quando ci siamo sposati noi, ogni volta che io e Luna c’incontravamo, parlavamo, tra le varie cose, del matrimonio. E credimi, anche se sono mesi che non la vedo per via dei nostri impegni incrociati, penso che l’invito sia stato proprio per le sue nozze”.

In quel momento, con due pop distinti, comparvero Hermione con Ron, e Neville accompagnato da Hannah; come per Harry e Ginny, la Passaporta era una copia del Cavillo. In entrambe le coppie pareva che si fosse ragionato allo stesso modo: mentre le donne s’erano almeno imbellettate, i maschi parevano essersi infilati la prima cosa che era capitata loro in mano; inoltre avevano tutti la stessa aria leggermente perplessa di Harry (persino Neville, e sì che era già stato lì).

Dopo i convenevoli, cadde il silenzio, interrotto solo dal fragoroso sciabordio delle onde. Il senso d’attesa era palpabile; tutt’un tratto da un’estremità della baia spuntò Rolf, in compagnia dei nonni Newt e Tina, mentre dal mare, a bordo di una piccola barchetta incantata, comparve Luna, accompagnata dal padre e da un Demiguise, che Ginny riconobbe come Dennis (più per fama che per reale conoscenza, in realtà).

Rolf era, come sempre, impacciato, ma non appena vide Luna le corse incontro, affondando nell’acqua fino al ginocchio. Chiunque avrebbe pensato che non aveva molto senso, ma Luna si alzò in una nuvola di tulle, come se stesse sorgendo dalla spuma del mare, e gli tese le braccia. Lui la prese per la vita e raggiunsero la spiaggia così, abbracciati, gli abiti che ondeggiavano al ritmo delle onde.

Non appena furono all’asciutto, i due sposi raggiunsero un cerchio di pietre multicolori. Dal nulla partì un motivetto jazz molto divertente, e Luna si mise a ballare – e se Ginny non avesse saputo la causa, non avrebbe seguito l’amica, trascinando anche Harry e Hermione.

“Ehm… perché lo staremmo facendo?” sussurrò Hermione.

“Luna vuole attirare l’energia positiva sulla cerimonia” rispose di rimando Ginny, e prima che Hermione potesse ribattere, le ricordò: “Suo il matrimonio, sue le regole”. Hermione chiuse la bocca e si limitò ad annuire continuando a dondolarsi a ritmo; anche Neville accennò qualche passo, convinto da Hannah.

Quando ebbero finito, Tina annunciò: “Benvenuti a tutti voi. Siamo qui riuniti per celebrare l’amore di Rolf e Luna, che hanno deciso di unirsi in matrimonio. La cerimonia è stata progettata dalla sposa e Newt e io riconosceremo l’unione tramite i poteri da noi conferiti dall’Organizzazione Mondiale di Magizoologia”.

Luna prese le mani di Rolf e disse: “Ho sempre sognato di scoprire il mondo e i suoi segreti, e adesso che sono iscritta all’Albo dei Magizoologi sono felice, ma so di non essere soddisfatta. La vita di un Magizoologo è diversa da quella delle altre persone, e il rischio di una vita non ordinaria è quello di trovarsi un giorno, soli e senza amore. E si può vivere soli, ma non si può vivere senza l’amore di qualcuno che ti accolga e ti prenda così come sei, senza giudicarti. Rolf Fido Scamander, vorrei conoscere il mondo nuovo dell’amore con te. Proprio qui, dove ci siamo baciati per la prima volta cinque anni fa, voglio chiederti: vorresti accompagnarci nella spedizione della vita?”

Ginny si stupì di quel cambio di persona, e quando Luna fece un passo vicino a Rolf, capì. Quell’aria che Luna non aveva mai avuto prima, quel sorriso così diverso, quell’inconfondibile aura… come aveva fatto a non capirlo subito?

Rolf a quel contatto con Luna la guardò prima perplesso, poi spalancò gli occhi, si illuminò, e quando alla sua domanda muta lei annuì lui l’abbracciò e la fece volare, piangendo e ridendo come un bambino, mormorando continuamente: “Sì, Luna, sì” come se non sapesse dire altro, sopraffatto dalla gioia.

“Ehm…” borbottò Newt cercando di richiedere l’attenzione minima per concludere la cerimonia. Tina superò il tavolino e batté sulla spalla del nipote. “Non vorrei sembrare brusca, ma volete finire il matrimonio o vuoi aspettare direttamente di avere tuo figlio come paggetto?” Il tono era un po’ brusco, ma sorrideva e anche lei aveva gli occhi lucidi. Rolf, senza lasciare Luna, si rivolse al nonno, che si schiarò la voce e disse: “Avendo sentito le vostre dichiarazioni e di fronte ai testimoni, vi dichiaro marito e moglie”.

A quelle parole le pietre del cerchio scoppiarono, trasfigurandosi in un tripudio di farfalle e uccellini variopinti, che avvolsero i due sposi in una nuvola di colori e vitalità. Era una nuova estate, ed era una nuova vita.

*-*-*

NdA: E anche Luna ha coronato il suo sogno d'amore *^* Che Amossione *^* Ma non scappate... manca ancora un piccolo epilogo, già pronto, che pubblicherò, se non oggi, entro domani sera.  Se volete lasciare un commentino, ve ne sarò grata; nel frattempo, buona serata! ^_^

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Epilogo

Dal diario di Rolf Scamander

11 agosto 2005

Oggi, per il nostro primo anniversario di matrimonio, ho regalato a Luna una copia rilegata del suo primo libro sul Follefrullo, che abbiamo concluso proprio la sera prima che nascessero i bambini.

Lorcan e Lysander sono due tesori, e dopodomani fanno sei mesi: pensavo di non aver bisogno di tutto questo (una moglie e una famiglia), pensavo di bastare a me stesso, e invece… non avrei mai pensato di poter essere più felice, e ancora oggi, anche dopo un giorno faticoso o elettrico, mi basta andare nella nostra casa portatile, e negli occhi di Luna e nel sorriso dei bambini trovo la pace. Gli animali sono ancora la nostra passione, e niente è migliore di condividere la vita con una persona che capisca profondamente ciò che ti può portare a stare lontano per mesi, o che non ti lasci andare a casa per mangiare o dormire per giorni, e Luna è tutto questo, e molto di più: l’ho trovata tardi rispetto all’età in cui la gente si sposa, ma so che lei era già stata scritta per me, e il caso prima o poi ci avrebbe fatti comunque incontrare.

I nostri progetti continuano e nelle fasi di approntamento della stazione i bimbi staranno dai nonni, ma poi, alla faccia di quel che dice la gente, verranno con noi: la nostra famiglia è il bene più prezioso, non lo divideremmo mai.

L’estate di sei anni fa incontravo una ragazza stupenda, dagli occhi azzurri e la mente aperta; oggi quella ragazza è sempre, e sempre lo sarà, la luce più bella che possa riscaldare le mie giornate e illuminare la mia vista appannata sul mondo – ogni mondo, in ogni sua stupenda sfaccettatura –, e benedico ogni giorno la mia fortuna. Perché questa è la verità: Luna Pandora Lovegood Scamander è uno scrigno di amore e vita, di sogni e desideri, dell’essenza del sole d’estate. E io amo la sua luce.

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