Estate di Helena Hufflepuff (/viewuser.php?uid=905941)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Progetti sotto il sole ***
Capitolo 2: *** La notte porta consiglio? ***
Capitolo 3: *** Partenze e arrivi ***
Capitolo 4: *** Una nuova realtà ***
Capitolo 5: *** Il buongiorno si vede dal mattino ***
Capitolo 6: *** Una passeggiata nel bosco ***
Capitolo 7: *** Sotto & Sopra ***
Capitolo 8: *** Sul sorgere dell'ottavo mese... ***
Capitolo 9: *** Make a wish ***
Capitolo 10: *** Quidditch, draghi e Flemmoferi ***
Capitolo 11: *** Luce ***
Capitolo 12: *** Autunno ***
Capitolo 13: *** Inverno ***
Capitolo 14: *** Primavera ***
Capitolo 15: *** Ancora estate ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Progetti sotto il sole ***
Capitolo
1
“Dai
Ginny,
non farti pregare!”
“Non
mi
faccio pregare: diciamo che ci devo pensare”
“Tanto
paga
tutto papà, sarà divertente!”
“Me
l’hai già
detto, circa diecimila volte, e vi sono grata dell’offerta,
ma…”
“Vuoi
stare
con Harry quest’estate. Ho indovinato?”
“Sì.
No”.
Ginny emise un gemito di esasperazione. “La verità
è che volevo tenermi libera,
nel caso avesse in mente qualcosa. Ma ho come l’impressione
di essermi creata
troppe aspettative”
“Sediamoci
qui, dai, mi sembra una zona libera dai Gorgosprizzi”.
Luna
e Ginny
si sedettero in un angolo appartato, poco lontano dal lago, proprio in
mezzo ad
una pozza di sole. Era gradevole scaldarsi le ossa in quelle giornate
di
maggio, pensò Ginny: ti ripagano della fatica di restare in
classe per il resto
di quegli ultimi giorni ad Hogwarts.
Gli ultimi giorni ad Hogwarts. Come
suonava strana, definitiva quella
frase. Negli ultimi sette anni la sua vita s’era sviluppata
lì; anche mentre
non frequentava, nello spaventoso anno precedente, Hogwarts era sempre
stata
nei suoi pensieri.
L’ultimo
anno
però era stato diverso. Harry, a differenza di Hermione, non
era tornato ad
Hogwarts per ripetere l’ultimo anno. Continuava a dire di
essere felice:
l’ufficio Auror era un fermento, e non potevano credere di
aver accalappiato
una recluta del calibro del celebre Prescelto, che del resto si sentiva
nel suo
elemento. Non aveva orari, spesso Ginny non riceveva sue notizie per
settimane.
Sperava che con l’arrivo dell’estate si sarebbe
liberato, per passare un po’ di
tempo assieme. Ecco perché, quando Luna le aveva proposto di
accompagnarla in
una spedizione naturalistica in Grecia, non aveva accettato in maniera
particolarmente entusiasta.
Harry,
dopo
averla vista per mezza giornata durante le vacanze di Natale e
un’oretta scarsa
a Pasqua, le aveva promesso che avrebbe fatto qualcosa per rimediare,
si
trattava solo di aspettare “il momento giusto per
organizzare”.
Ma
la verità
è che non sapeva molto dei progetti di Harry. Lei aveva
già in mente di fare un
provino per alcune squadre di Quidditch – anche se sua madre
continuava a
sostenere che non era un vero lavoro – ma non ne avrebbe
avuti fino a
settembre; non sapeva cosa fare, ma di sicuro non gli andava di stare
lì ad
aspettarlo come una brava fidanzatina ubbidiente, che gli corre
incontro
scodinzolando.
“Sai
che ti
dico? Vengo!” sbottò vigorosamente.
“E
la tua
estate con Harry?” domandò Luna sorpresa, alzando
gli occhi dal suo libro di
Aritmanzia.
“Oh,
che vada
al diavolo! Quando mai mi capiterà di nuovo di andare a fare
una spedizione con
un’amica come te?”
Luna
sgranò i
suoi occhi cerulei, e il viso le si illuminò per la
felicità.
“Ottimo,
avverto subito papà! Sono felice che venga anche tu,
sarà un’esperienza
straordinaria, vedrai!”
E
mentre Luna
saltellava in direzione Guferia, abbandonando i suoi libri accanto a
quelli di
Ginny, la giovane Weasley fu illuminata da una sola, lampante certezza:
quell’estate non l’avrebbe mai dimenticata.
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Capitolo 2 *** La notte porta consiglio? ***
Capitolo
2
“Tu
hai fatto
cosa?”
“Ho
deciso
che quest’estate andrò con Luna in Grecia alla
ricerca di animali fantastici
non ancora studiati”.
Hermione
la
guardò a lungo mentre stava a gambe incrociate sul suo
letto. Dopo un attimo di
silenzio, chiese semplicemente: “Perché?”
“Oh,
non lo
so… Ti avevo già parlato dei miei progetti per
l’estate. Praticamente è da un
anno che non riesco a vedere Harry per più di
ventiquattr’ore filate. Le
inchieste, la ricostruzione… hanno occupato tutti noi, e tu
lo sai bene; ma la
verità è che mi sembra che lui si sia stato
trasportato in un mondo dove non
c’è spazio per me”.
“Ginny,
anche
Ron sta frequentando l’accademia, è naturale che
siano un po’ impegnati”.
“Ma
Ron non è
sparito per tutte le vacanze di Natale e di Pasqua! Senza contare che
s’è
sempre preso ferie quando uscivamo ad Hogsmeade per stare con te. E
allora
perché Harry non lo fa? Cosa gli costa?”
“Lo
sai che è
fatto così…”
Ginny
sbuffò
sarcastica. “Ma non mi dire!”
“…
Si fa
prendere molto da quello che fa, e anche se tiene moltissimo a te e al
vostro
rapporto, è nella sua natura quest’impulso
irrefrenabile di dover sempre
salvare il mondo”. Ridacchiarono.
“Quindi
dici
che dovrei rinunciare alla spedizione?”
“Assolutamente
no!” Hermione usò un tono così
categorico che spiazzò Ginny. “Pensaci bene,
Ginny: Harry t’ha mai impedito di fare
alcunché?”
“Doveva
solo
provarci!” s’inalberò lei. Anche quando
lui l’aveva lasciata prima della sua
ricerca degli Horcrux, anche durante la battaglia di Hogwarts, Ginny
ascoltava
qual che gli diceva, ma poi agiva sempre con la propria testa.
“E
allora, di
che ti preoccupi? Vai con Luna, fatti un po’ di meritate
vacanze… Harry avrà un
bel po’ da fare quest’estate, te
l’assicuro: pare che debbano ispezionare
decine di quartieri generali segreti , alla ricerca di manufatti
Oscuri, e ho
come l’impressione che non si darà pace
finché non avrà setacciato tutto palmo
per palmo” concluse Hermione, indicando distrattamente alcuni
articoli al
riguardo apparsi quella mattina sulla Gazzetta
del Profeta. “Adesso però non pensarci
più e riposa: tra una settimana
cominciano i M.A.G.O., abbiamo un piano di studio serratissimo e
dobbiamo
ottimizzare le ore di sonno”
Ginny
sorrise: Hermione ne aveva passate di ogni, ma nulla aveva scalfito la
sua
passione per la precisione e la programmazione accademica.
“Comincia
pure a prepararti per la notte, Hermione; io devo appuntarmi una
cosa… torno
subito!”
Ginny
si
diresse verso la Sala Comune, prese un pezzetto di pergamena e una
Penna
Autoinchiostrante che qualcuno aveva dimenticato sui tavoli di studio,
e
scrisse in tutta fretta:
Harry, sappi che Luna mi ha proposto di
andare con lei in Grecia quest’estate, e io ho accettato.
Partiremo una
settimana dopo il ritorno da Hogwarts, e vi resteremo fino alla fine di
agosto.
Buone vacanze
Ginny
Ginny
chiuse
la busta rendendola ignifuga, estrasse un sacchetto dalla tasca, accese
un
timido fuocherello nel camino spento, e vi buttò un pizzico
di Polvere Volante;
non appena le fiamme crepitarono volgendo al verde smeraldo, lei
mormorò:
“Numero dodici, Grimmauld Place” e immerse la testa
nel fuoco.
Tanto
per
cambiare, la cucina era deserta. Sentiva il lento raspare di Kreacher
nella sua
tana, e per un attimo pensò di entrare completamente nel
fuoco, per controllare
se Harry era nel suo letto, oppure…
No.
Non era
per quello che stava violando le regole della scuola. Così
estrasse la testa
del fuoco, riluttante, e vi immerse la mano con la busta;
allungò il braccio
finché non fu sicura che sarebbe stata lontano dalle fiamme
e ben visibile
l’indomani mattina, dopodiché spense le fiamme,
rimise il sacchettino nella tasca
della felpa assieme alla bacchetta e si diresse verso il dormitorio.
Hermione
dormiva già, mormorando frasi sconnesse, apparentemente
rivolte a Ron. Talvolta
si chiedeva come facessero ad amarsi quei due, tenendo conto che Ron
era
emotivo come una mazza da Battitore. Invece lei ed Harry erano a detta
di tutti
la coppia perfetta; invece…
Basta.
Doveva
smetterla con questo continuo oscillare da bimbetta insicura.
Quell’anno era
stato estremamente snervante per lei; Luna aveva ragione dicendo che
aveva
bisogno di staccare un po’. Inoltre, sapeva che Luna aveva
intenzione di andare
a frequentare un corso di Magizoologia ed Erbologia Avanzata, corsi che
si
tenevano in Brasile, e questo significava che le loro strade si
sarebbero
separate alla fine di quell’estate. Aveva in progetto di
passare tutta la vita
con Harry; togliere una manciata di settimane a quel “per
sempre” non le
sembrava un delitto.
E
davanti a
quel pensiero confortante finalmente scivolò senza colpo
ferire in un sonno
senza sogni.
_______________________________________________
NdA: questo
è un capitolo un po' "statico"; serve solo per preparare il
terreno alla partenza delle due giovani. Ginny qui ha dei ripensamenti,
ma non lo ritengo completamente OOC: semplicemente, sono i dubbi che
penso attanaglino tutti coloro che si sentono divisi tra l'affetto
verso gli amici e quello verso il proprio partner. Comunque, alea iacta est...
adesso si entrerà nel vivo ;) See you!
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Capitolo 3 *** Partenze e arrivi ***
Capitolo 3
Hogwarts
finì, Ginny superò il trauma post-diploma, e una
sera di inizio luglio una Tana
insolitamente silenziosa era costellata di due voci femminili che si
rincorrevano lungo la tromba delle scale.
“Ginny,
tesoro, le hai prese le scarpe?”
“Sì,
mamma,
te l’ho già detto dieci minuti fa!”
“E
i calzini,
sonno appaiati?”
“Non
per
offenderti, ma li ho tutti uguali; e comunque sì, sono tutti
felicemente
appaiati”.
“E
i maglioni
pesanti? Sciarpa e berretto? Il mantello di lana?”
“Mamma,
con
tutto il rispetto, ma penso che a luglio e agosto in Grecia non ci sia
propriamente un clima polare… comunque ho un maglioncino e
una giacca a vento
contro la pioggia e l’aria fredda”.
“Sei
sicura
di non avere problemi? Mi sembra che tu abbia preso
poco…” Molly guardò con
apprensione lo zaino da trekking stipato all’inverosimile in
mezzo alla camera
di Ginny.
“Mamma,
non
preoccuparti: sono con Luna, suo padre e tante altre persone,
maschi e
femmine. Starò bene, ma se vuoi ti mando un gufo ogni
giorno, o anche di più… basta dirmelo”.
Molly
guardò
la sua piccola con uno sguardo umido di commozione.
“N-no…
c-certo che no, non dire fesserie… devi vivere la tua vita,
sei giovane e non
devi correre dietro alla tua mamma ansiosa; è solo che se ti
capitasse qualcosa
non potrei mai, mai…”
Ginny
la
abbracciò per calmarla: da quando era morto Fred sua madre
era molto più
apprensiva, e ogni distacco dai figli la faceva andare in ansia. Tutti
i
ragazzi la chiamavano via Metropolvere tutte le sere, e le mandavano un
gufo
nel caso fossero fuori casa. L’idea era nata spontaneamente,
grazie alla
solenne promessa di Ginny di lanciar loro una Fattura Orcovolante
particolarmente micidiale in caso contrario – Harry glielo
diceva sempre, che
la diplomazia non era propriamente il suo lato migliore.
Proprio
in
quel momento il campanello all’ingresso cominciò a
dare il meglio di sé,
esibendosi in una scampanata come nella notte di Natale. Ginny corse
giù per
aprire.
“Ciao
Ginny,
sei pronta?” Luna la salutò con un enorme sorriso,
indossando una tunica verde acido che offendeva la vista e i suoi
orecchini-rapanello.
“Be’,
sì… ma
non dovremmo partire per le sette di domani?”
“Già,
ecco…
papà ha deciso di partire un po’ prima per evitare
di portare con noi i Vampiruli Pigmei…
sai, potrebbero creare
discordia col loro terribile morso. Anche per questo mio
papà ha preparato un
infuso speciale per aumentare la nostra apertura all’ignoto,
e m’ha caldamente
raccomandato di fartela bere subito” concluse, piazzandole
sotto il naso una
tazza sbeccata, contenente un intruglio che aveva la consistenza, il
colore e l’odore della gomma
bruciata. Ginny represse il moto di disgusto e le sorrise, invitandola
a
sedersi in cucina, dove le liberò una sedia ingombra di
magliette da stirare.
“Ginny,
chi
era? Ah, ciao, Luna cara… qualcosa non va per il
viaggio?” Molly s’era abituata
a vedere Luna alla Tana dalla fine della scuola, e una parte di
sé sperava
chiaramente ogni volta che
venisse ad
annunciare la cancellazione della spedizione.
“Oh,
no,
signora Weasley” rispose lei, con gli occhi più
sgranati del solito guardando
Molly (Ginny approfittò della distrazione
dell’amica per buttare l’infuso nel
lavandino), “sono venuta a dire a Ginny che partiamo un
po’ prima, e le ho
portato un infuso propiziatorio fatto da papà… ha
gli occhi molto rossi, lo sa?
Non deve preoccuparsi: io e mio papà baderemo a Ginny,
così come mia mamma bada
a Fred”. Lo disse con una tale sicurezza e con un tono di
sconfinata fiducia,
come se stesse parlando di una cosa ovvia, e Molly scoppiò
in una serie di
buffi singhiozzi, come se non sapesse se piangere o ridere. Luna, per
tutta
risposta, chiese a Ginny se poteva prendere una fetta di torta.
“Ehm…
Luna,
quando hai detto che saremmo partiti «prima», quanto
intendevi?”
“Oh,
in
realtà dobbiamo partire tra cinque minuti da casa
mia… sai, abbiamo organizzato
una Passaporta” rispose Luna, con la bocca piena di dolce.
“Luna,
per
arrivare a casa tua ci vogliono almeno dieci minuti, e sia casa mia che
casa
tua sono protette da incantesimi anti-materializzazione”
“Oh,
hai
ragione!” esclamò Luna; così estrasse
la bacchetta e una lepre argentea balzò
fuori dalla finestra, volando in direzione di casa Lovegood.
“Ci incontreremo a
metà strada, dovremmo farcela”.
Ginny
annuì e
Appellò lo zaino; non appena atterrò dolcemente
accanto alla porta d’ingresso
si avvicinò a sua madre, che stava asciugandosi gli occhi
con un angolo del
grembiule a fiori.
“Avrei
preferito salutarti domattina. Non mi piace l’idea di
lasciarti sola di notte,
ma sono certa che…”
Proprio
in
quel momento la pendola appesa in cucina indicò che Arthur
era in viaggio per
tornare a casa.
“Ginny
cara,
papà sta tornando. Non preoccuparti, io starò
bene” concluse Molly,
abbracciando la sua unica figlia femmina.
“Ti
scriverò
non appena ci saremo sistemati. Tu non farti problemi ad informarmi di
qualsiasi novità: Cassandra è un portento, mi
troverà facilmente” la rassicurò
Ginny, accennando alla piccola civetta bruna che Harry le aveva
regalato per la
maggiore età. Le diede un bacio sulla guancia, si
caricò lo zaino in spalla e,
con un cenno della mano, chiuse la porta della Tana dietro di
sé.
Non
ebbe
bisogno di chiedere a Luna dove avrebbero trovato la Passaporta:
quattro
persone erano con un indice su una vecchia copia del Cavillo appena al
di fuori del raggio d'azione degli schermi protettivi, e quando erano a
pochi metri, quella si illuminò di blu.
Ginny,
con
uno scatto degno di un Cercatore, si tuffò in avanti e
toccò la Passaporta
appena in tempo. Si sentì strattonata
all’ombelico, con qualcosa o qualcuno
attaccato alla caviglia – probabilmente, Luna – e
tutto divenne buio.
*
* *
Quando
finalmente Ginny sentì di
nuovo il solido terreno sotto di sé, l’odore di
acqua salmastra le invase i
polmoni. Erano arrivati in una caletta ghiaiosa, e il sordo rombo del
mare la avvolse, carico di promesse.
“Voi
siete la
delegazione inglese, immagino… benvenuti alla spedizione
magizoologica
internazionale” rispose una voce maschile a meno di un metro
da lei. Ginny si rassettò alla meglio, e
riconobbe il loro ospite non appena gli si parò davanti,
prima ancora che lui si presentasse con un sorriso
timido.
“Scusate,
salto sempre le presentazioni…
Piacere,
Newt Scamander”.
*
NdA:
ta-da!
Avevo progettato di pubblicare ieri, ma quando mi sono addormentata
sulla tastiera ho pensato che fosse meglio rinviarlo a stamattina (la
puntualità nelle consegne non è il mio forte).
La maggior parte del capitolo è incentrato su un lato di
Ginny che viene presentato poco, ma ritengo importante: la figlia.
Immagino che dalla morte di Fred (avvenuta poco più di un
anno prima) Molly sia diventata ancora più apprensiva con i
figli, nel timore di perderli; Ginny quindi decide di affrontare
comunque questa esperienza, ma facendo capire alla madre che non
è un abbandono.
Il
finale ci trasporta finalmente nelle azioni, e Newt è
fondamentale come personaggio, per cui... ocio!
Grazie
a chi ha già commentato, e a chi vorrà farlo
anche con questo capitolo! Ciao!
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Capitolo 4 *** Una nuova realtà ***
Capitolo 4
Ginny
si
prese qualche secondo per studiare il loro ospite alla luce della luna.
Newt,
per
quel che ricordava, doveva aver compiuto i cent’anni da un
po’, eppure
l’avrebbe considerato più giovane: i soffici
capelli bianchi erano ancora
abbastanza folti ad eccezione delle tempie, e il suo portamento,
naturalmente
ingobbito, era tutto sommato abbastanza eretto per un centenario. La
cosa che
però non era cambiata nemmeno un po’, dalla foto
che si trovava sul risvolto di
copertina del suo bestseller, era lo sguardo da ragazzino,
l’aria un po’
impacciata e il sorriso abbozzato che aleggiava sulle labbra.
Dopo
qualche
momento di comprensibile imbarazzo, Luna decise di rompere il ghiaccio
con un
ingenuo: “Caspita, signor Scamander, lei è davvero
vecchio!”
Un
brivido
d’imbarazzo congelò i presenti.
“Ah,
finalmente qualcuno che non si lascia intimidire dai tuoi successi,
Newt!” Una
donna di poco più giovane raggiunse il magizoologo ridendo,
gli aggiustò il
cravattino con dita ormai abituate da lunghi anni di allenamento, e poi
si
presentò con un sorriso fugace ma franco.
“Piacere, sono sua moglie Tina. Voi
siete la delegazione inglese, giusto? Newt non vedeva l’ora
di incontrarvi… la
delegazione nordamericana arriverà solo tra qualche giorno,
e cercare di capire
l’inglese maccheronico di alcuni nostri convenuti si sta
dimostrando difficile.
Newt, ti cercava Jean Pierre; accompagno io gli ospiti nei loro
alloggi”.
Chiaramente,
tra i due è lei che comanda, pensò Ginny mentre
si avviavano verso una scaletta
stretta, ripida e sconnessa scolpita nella pietra della scogliera.
Sapeva che
erano sposati da decenni ormai, e anche che, nonostante il lavoro un
po’
pericoloso di lui, avevano anche creato un tranquillo ménage
famigliare, con tanto di figli e nipoti. Alla faccia di non
vedersi mai…
“Benvenuti
nel campo base della spedizione!” esclamò la
signora Scamander non appena
arrivarono in cima alla scalinata.
Davanti
a
loro si apriva una radura circondata da una pineta; nello spiazzo erano
state
posizionate circa una trentina di tende canadesi, una accanto
all’altra come le
villette a schiera nei sobborghi babbani. Si capivano facilmente quali
delle tende
erano già occupate: tra bandiere che sventolavano cantando i
propri inni
nazionali ai passanti, stemmi di corporazioni e associazioni, e altri
effetti
personali appena al di fuori della tenda d’ingresso, la zona
già popolata era
un simpatico caos. Al di sopra di esse spiccavano di circa un metro tre
tende
verso il centro dell’accampamento. C’erano anche
tre cancelli, contrassegnati
da tre piccole lettere luminose: M, C e F.
“Gli
uomini e
le donne hanno tende separate, eccetto per le coppie. Queste le
disposizioni: Lovegood,
Xenophilius e Kettleburn, Mark hanno la tenda M9 – seguite le
indicazioni. La
coppia di John e Wilhelmina Grubbly-Plank” e solo in quel
momento Ginny si rese
conto di aver viaggiato con una sua ex-insegnante “Tenda C2.
Lovegood, Luna e
Weasley, Ginevra hanno la tenda F7. Dato che è la prima
volta che partecipate
ad una spedizione, vi accompagno”.
Il
trio
procedette in silenzio, e le due giovani facevano fatica a tenere il
passo
dell’anziana, finché non si fermò
davanti ad una tenda anonima. “Ecco, voi due
ragazze dormirete qui. Non è granché, ma dovrebbe
bastare. I letti sono
quattro; in teoria dovreste essere da sole, ma capita sempre di avere
qualche
ospite di passaggio: in tal caso verranno qui le mie nipotine
– non
preoccupatevi, anche se le vedo come bambine, hanno anche loro i loro
vent’anni
buoni. Qui c’è un angolo cottura, se vi viene fame
fuori dall’orario dei pasti;
la sveglia è alle 6, ma potrebbero esserci degli
appostamenti in notturna; il
foglio con gli orari delle attività e le informazioni di
servizio è sul tavolo:
tenetelo d’occhio, in caso di variazioni. La colazione
è alle 7; fino ad
allora, potete disfare i bagagli e riposare un poco”. Tina
sorrise, come per
stemperare quella mitragliata di indicazioni militaresche,
dopodiché con un
cenno uscì dalla tenda, lasciandole sole. Ginny e Luna, dopo
un’occhiata alla
piccola pendola appesa accanto all’entrata, cominciarono a
prepararsi per fare
un pisolino prima di cominciare la giornata.
°o°o°o°o°
NdA: Salve a tutti!
Innanzi tutto mi scuso per l'assenza di proporzioni epiche, ma tra
faccende domestiche ed extradomestiche ho avuto un periodo abbastanza
pieno e si sa, ubi maior minor cessat.
Detto
ciò, questo capitolo, proprio perché scritto in
risicatissimi scampoli di tempo, m'è uscito claudicante,
caotico e imbarazzantemente lungo; per metterci una pezza (sperando che
non sia peggio del danno) l'ho tagliato a metà, lasciando un
attimo di pace prima di iniziare (sperando di avere un po' di tempo per
scrivere decentemente). Essendo l'altra metà del capitolo,
ora elevato al rango di capitolo a sé stante, a un buon
punto, spero di pubblicarlo abbastanza presto (ma non prometto date
troppo fiscali, diciamo entro massimo metà del mese, o forse
prima, chi lo sa).
Chiedo
ancora scusa per il ritardo allucinante, ma sarei felicissima se
nonostante tutto mi lasciaste un pensiero sull'andamento. Buona
giornata!
- Helena
|
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Capitolo 5 *** Il buongiorno si vede dal mattino ***
Capitolo
5
Ginny
si
svegliò di soprassalto dopo quello che le parve un secondo
sentendo una musica
a tutto volume rimbombare nella tenda. Guardò
l’orologio da polso: erano le sei
in punto.
“Luna,
buongiorno” sussurrò lei rivolta al letto
superiore. La mancanza di reazioni la
insospettì, così si alzò e si mise in
punta di piedi per controllare l’amica:
peccato che la giovane Lovegood non fosse nel suo letto.
Controllò
se
almeno aveva lasciato una traccia qualsiasi di dove fosse andata: un
bigliettino, o qualcosa del genere. Guardò ovunque: sul
giaciglio dell’amica,
sopra e sotto al proprio (nel caso fosse caduto a terra), sul
tavolo… ma niente
da fare, non aveva lasciato neanche una riga. Ginny le voleva bene, ma
l’abitudine
di Luna di dare troppe cose per scontate la indispettiva. Stava per
rinunciare
e cominciare a preparasi per la colazione, quando un fruscio dietro di
lei la
fece voltare.
“Buongiorno,
Ginny. Sei nervosa; i Gorgosprizzi t’hanno fatto
visita?”
“Luna,
finalmente! Non sai quanta ansia avessi… ma
perché non m’hai lasciato almeno un
bigliettino per dirmi dove andavi?”
“Ho
visto
un’ombra curiosa muoversi circa alle cinque, così
l’ho seguita; in fondo siamo
qui per questo, studiare gli animali. Il biglietto m’avrebbe
fatto perdere
tempo prezioso” Luna le rispose senza perdere il suo tono
calmo, come se fosse
strampalato che la sua migliore amica si preoccupasse per sciocchezze
tipo la
sua incolumità.
“Va
bene, ma
la prossima volta chiamami, d’accordo? Ho
diciott’anni, non ho ancora voglia di
avere un infarto, meno che mai mentre sono in vacanza con la mia
migliore
amica” concluse con un occhiolino divertito.
“Lo
sai che
sono arrivate altre persone?” la informò Luna,
mentre si lavava la faccia con
l’acqua che aveva fatto apparire in un catino.
“Penso siano americani, perché
parlavano inglese, ma avevano un accento così strano.
Però mi sembrano interessanti: li ho sentiti parlare di
Pukwudgie e Wampus, mi piacerebbe saperne di più - chissà
perché a scuola non studiamo mai gli
animali fantastici degli altri continenti. Alcuni di loro cantavano
l’inno
della loro scuola: è molto carino, niente a che fare con
quello di Hogwarts. Ah,
e i capi della spedizione ci vogliono parlare prima di
colazione”.
Ginny
a
sentire queste parole quasi si strozzò col proprio respiro.
“Co-cosa? Quando
aspettavi a dirmelo?”
“C’era
scritto sul foglio delle comunicazioni”
Ginny
lo
guardò per la prima volta dal loro arrivo. Ed ecco in cima
il primo avviso: Tutti i nuovi arrivati
devono sostenere a
coppie un incontro conoscitivo con il comitato scientifico, tra le 6.30
e le
7.00 del mattino successivo al loro arrivo, o comunque entro le prime
24 ore di
permanenza.
I
suoi occhi
corsero alla pendola: le 6.55. Maledizione.
“Luna,
siamo
in ritardo sparatissimo!”
“Davvero?”
Luna guardò a sua volta la pendola.
“M’hanno detto che si chiama fuso orario;
non sapevo che fosse così tardi”.
Ginny
ormai
non l’ascoltava più: si fiondò fuori
dalla tenda e corse verso la tenda
centrale facendosi una coda di cavallo alla bell’e meglio.
Luna
la
raggiunse proprio mentre una coppia usciva dalla tenda, con la solita
calma,
gli orecchini a ravanello che dondolavano allegri ai suoi lobi.
“I
prossimi!”
gridò una voce all’interno. Ginny e Luna
entrarono, la prima un po’ nervosa, la
seconda saltellando apparentemente senza alcun pensiero al mondo. Un
uomo sulla
cinquantina indicò loro due sedie libere, su un lato di un
tavolo rettangolare;
sull’altro lato c’erano cinque sedie, dove avevano
preso posto Newt Scamander,
la moglie Tina, una donna bionda dal sorriso contagioso e un uomo dai
tratti
mediterranei. L’ultima sedia era vuota.
“Buongiorno,
scusate il ritardo” esordì Ginny non appena prese
posto.
“Tranquilla,
sappiamo bene che il letto è molto comodo… e il
foglio lì dov’è non lo guarda
nessuno” la rassicurò la bionda con un sorriso
tutto denti. “Voi siete della
delegazione britannica arrivata stanotte, giusto? Posso capire che
siate
stanche; ho chiesto il motivo di una levataccia simile ai vostri
compagni, ma
ammetto che non l’ho capito granché”.
Sospirò, mentre il suo compagno estraeva
due cartellette da una nutrita pila sul tavolo.
“Siete
Luna
Pandora Lovegood e Ginevra Molly Weasley, dico bene?”
L’uomo aveva una voce
calda, e il suo accento faceva apparire ogni frase come una canzone.
“Diplomate
ad Hogwarts, Regno Unito, lo scorso giugno. Cosa vi ha portate a unirvi
alla
spedizione?”
“Amo
questa
vita” rispose semplicemente Luna, come se stesse dicendo
un’ovvietà. “Sono
convinta che la società magica non sia ancora pienamente
consapevole della
ricchezza del nostro pianeta: le piante, gli animali… tutto
questo merita di
essere studiato e approfondito per essere meglio amato e
rispettato”.
Mentre
Luna
parlava di tutti i suoi ideali, Ginny pensava freneticamente a cosa
rispondere.
Certo, era interessata a quel tipo di vita, e voleva vivere
quell’esperienza
che le si era presentata, se non altro per non vivere col rimorso di
non averci
provato, ma una parte della sua coscienza – forse quella
più saggia, le disse
una vocina interiore – le faceva notare che in
quell’accampamento praticamente
tutti avevano più ragioni e motivazione di lei per restare.
Non voleva far fare
brutte figure a Luna e suo padre che si erano tanto adoperati
affinché entrasse
nella delegazione, ma…
“Miss
Weasley, è ancora dei nostri?” Una voce la
riscosse violentemente dai suoi
pensieri.
“Sì,
certo.
Mi scusi, mi sono messa a pensare… e temo di essere un
po’ partita per la
tangente” disse lei, cercando di non avvampare sotto quel
fuoco incrociato di
occhi.
“Ricominciamo”
disse l’uomo sbrigativo. “Ginevra Molly
Weasley…”
“Weasley?”
domandò il signor Scamander, interrompendolo. Si
voltò verso Ginny con un
sorriso gentile: “Per caso conosce un certo Charlie
Weasley?”
“Certo”
rispose Ginny, sorridendo sollevata. “È mio
fratello!”
“E
mi dica, è
mai andata a trovarlo in Romania?”
“Certo…
l’ultima volta che sono andata da lui è stata
l’anno scorso, come regalo di
compleanno. Ho aiutato un po’ nell’infermeria
già che c’ero, e devo dire che
sono diventata abbastanza abile nel primo soccorso per infortuni
minori.”
“Che
coincidenza! Abbiamo appena saputo che la nostra infermiera, miss
Light, è a
casa in maternità. In attesa della sostituta, sarebbe
disponibile a occuparsi
lei degli eventuali incidenti? Si tratterebbe di pochi giorni, forse
una
settimana, e la chiameremmo solo in caso di necessità,
così che possa comunque
partecipare alle uscite in programma”. La bionda le sorrise
incoraggiante, e
Ginny non se la sentì di dire di no – forse non
c’era la passione bruciante di
alcuni, ma quanto meno la buona volontà sì.
“D’accordo,
grazie mille” le sorrisi di rimando.
“Ottimo,
veramente ottimo. Ora direi di andare a fare colazione; signorine,
penso che
anche voi sarete affamate” Newt sorrise alle ragazze e fece
per alzarsi, ma
Tina aggiunse: “Alle 8 dovete tornare qui per incontrare il
referente dei
giovani, che evidentemente s’è dimenticato di
venire…”
“Si
sarà
riaddormentato, come ieri” sussurrò la bionda al
collega, che abbozzò un
sorrisetto.
“Grazie
cara,
se non ci fossi tu… Ma adesso gradirei andare, o rischiamo
di non avere più
nemmeno pane e acqua per iniziare la giornata!” disse Newt,
guardando con
tenerezza la sua compagna di una vita.
Ginny
distolse lo sguardo, come se stesse assistendo a una scena
sconveniente, e per
distrarsi chiese a Luna: “Perché non mi racconti
quello che hai fatto
stamattina? Sono curiosa”
“Anch’io”
rispose Luna con aria sognante mentre si dirigevano verso la rumorosa
tenda che
fungeva da mensa. “Dici che ci saranno i plum
cake?...”
=^_^=
* =^_^=
NdA: indovinate chi non ha pubblicato
assolutamente entro la metà del mese? Mais oui, c'est moi!
Battute
sciocche a parte, ora non prometto più date di
pubblicazione, e se questo articolo non è meglio dell'altro,
nel prossimo introdurrò un nuovo personaggio decisamente
importante, quindi spero diventi un po' più interessante la
cosa!
Grazie
della pazienza e, se vi va, di eventuali commenti!
|
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Capitolo 6 *** Una passeggiata nel bosco ***
Capitolo 6
Qualche ora prima
Mentre
Ginny
si infilava sotto le coperte, grata di poter recuperare un
po’ di forze prima
dell’inizio della spedizione, Luna si sedette su una della
sedie, cominciando a
spazzolarsi i capelli e pensando a quello che la circondava.
Quello
che le
stava accadendo era qualcosa di eccezionale, e la sua gioia era
incontenibile.
Fin da piccola aveva saputo con chiarezza quello che voleva fare nella
vita:
cercare nuovi animali e piante dalle proprietà magiche, non
accontentarsi di
ciò che veniva dato ormai per assodato e noto a tutti: solo
il cielo sapeva
come il mondo poteva essere mutevole, come il bel tempo potesse essere
seguito
dalla tempesta e come il temporale potesse essere il preludio di un
maestoso
arcobaleno. E se finalmente poteva essere parte attiva in questa
ricerca,
perché mai perdere tempo in cose futili come dormire?
Stava
decidendo se lasciare un bigliettino a Ginny prima di andare a fare una
prima
passeggiata esplorativa, quando un movimento furtivo
all’esterno della sua
tenda catturò la sua attenzione.
A
prima vista
sembrava un uomo, ma procedeva gobbo, con una buffa andatura.
L’ombra che
veniva proiettata sulle vivaci pareti di tela scivolava furtiva e
spedita in
direzione della foresta, completamente sola. Luna sapeva che spesso le
persone
non sono sola perché vogliono effettivamente restare sole,
ma semplicemente
perché gli altri li ignorano, ed è terribile
quando accade: se aveva una
certezza nella vita, era che tutti, tutti,
avevano il diritto ad essere amati. Così si tolse le scarpe
e le calze, per
essere più a contatto con la natura, e uscì dalla
tenda senza fare il minimo
rumore.
Le
ci volle
qualche secondo per ritrovare l’ombra. Quando la
individuò nuovamente, la vide
di spalle: indossava un cappello peloso con una coda, e nonostante la
posa un
po’ piegata in avanti, come se stesse trasportando un macigno
invisibile sulla
schiena, riusciva a capire che doveva essere molto più alto
della media, come
si poteva intuire dalle spalle larghe.
Lo
seguì a
debita distanza per un po’, nascondendosi nel caso lui si
girasse: non sapeva
perché ne sentisse la necessità, ma sapeva che
doveva farlo e basta.
Quando
accadde per la terza volta, Luna sentì un tonfo e
un’imprecazione soffocata dal
soffice sottobosco. Buttando all’aria l’idea di
passare inosservata, raggiunse
l’uomo, che era lungo disteso a terra, la faccia sepolta
nella soffice coperta
di foglie della foresta. Non sapendo niente di lui, decise di fare la
cosa più
semplice che si potesse fare: gli si accovacciò accanto e
gli tese una mano,
sussurrando: “Serve aiuto?”
Prima
che
l’uomo potesse rispondergli, uno strano baluginio
richiamò l’attenzione di
Luna. Ecco spiegata l’andatura curiosa del malcapitato: non
stava trasportando
un banale masso, ma un maestoso esemplare di…
“Scusi,
perché porta un Demiguise sulle spalle?”
“E
lei come
fa a vedere Dennis?” chiese l’uomo, la voce ancora
attutita dalle foglie.
Ottimo, parlava inglese, e dall’accento pareva britannico,
anche se non sapeva
dire la provenienza esatta.
“Lo
vedo e
basta. Riesce ad alzarsi?”
“Se
avessi
potuto, l’avrei già fatto, non crede?”
bofonchiò l’altro, sbuffando
d’impazienza.
Luna
allora
guardò verso il baluginio e parlo al Demiguise:
“Ciao Dennis, mi chiamo Luna.
Credo che il tuo umano non possa alzarsi finché gli appoggi
sulla schiena. Che
ne dici di spostarti?” A quel punto Dennis decise di rendersi
visibile a Luna,
e lei capì subito perché non si spostasse, e
perché veniva trasportato a spalle
dall’uomo.
“La
zampa
ferita fa male, vero? Stendi le zampe anteriori e attaccati al mio
collo; ci
riesci?” L’animale, con lentezza, lasciò
le spalle dell’uomo per attaccarsi al
collo della ragazza, che riuscì a sollevarlo a fatica. Era
davvero molto
pesante.
“Grazie.
È
incredibile che Dennis si sia reso visibile per lei, di solito si fa
vedere
solo da me e dalla mia famiglia. Come ha fatto?”
“Ha
fatto
tutto da solo. È un animale molto intelligente”
disse lei, poggiando con
delicatezza l’animale a terra, poi si rivolse direttamente al
Demiguise:
“Adesso ti aggiusto la frattura, che non mi sembra grave, ma
dopo non provare a
camminarci sopra finché non ti controlla un Magizoologo
esperto” Estrasse con
un movimento fluido la bacchette dalla
tasca della felpa e sfiorò la gamba
dell’animale con la punta, senza
proferire parola. Con un piccolo guizzo luminoso, la piccola bestiola
emise un
sospiro di sollievo: l’osso era perfettamente risaldato. Luna
gli sorrise e
alzò gli occhi sull’umano.
L’uomo
s’era
messo a sedere e la guardava come nessuno l’aveva mai
guardata. Adesso poteva
finalmente dargli un volto: sotto il cappello peloso nascondeva un
cespuglio di
ricci castani, e alcune ciocche ricadevano sugli occhi scuri,
dal colore della cioccolata che le preparava sua mamma quando si
svegliava per
colpa di qualche incubo. Il velo di barba che portava era
più frutto di
pigrizia che di una scelta consapevole. Sì,
nell’insieme aveva un aspetto
decisamente gradevole, e l’espressione al contempo gentile,
serena e stupita lo
rendeva ancora più simpatico.
“Tutto
bene?
Sembra tu abbia visto dei Nargilli… sicuro di stare
bene?” Quasi non si accorse
di essere passata dal lei al tu, talmente fu naturale.
Luna
a quel
punto si aspettava la solita domanda (“Cosa sono i
Nargilli?”), che però non
arrivò, sostituita da tutt’altro: “Non
ho mai visto un pivello gestire con
tanta gentilezza un animale fantastico, meno che mai un Demiguise:
solitamente
siete tutti nervosissimi…”
“Dennis
stava
già soffrendo per la zampa rotta, non potevo anche
preoccuparlo con la mia
incertezza, non credi? E poi” concluse accarezzando il
Demiguise che s’era appisolato
sulle sue ginocchia “non è che gli animali
meritano meno rispetto solo perché
non sono umani: bisogna proteggerli e conoscerli. In fondo sono qui per
questo:
conoscere, proteggere, amare”. A quel punto scese un lungo
silenzio, interrotto
solo dal respiro di Dennis che aveva cominciato a russare. Dopo quello
che
parve un’eternità, Luna si riscosse dai suoi
intricati pensieri e chiese al suo
interlocutore: “Perché portavi Dennis in spalla?
Non potevi usare un semplice
incantesimo di librazione?”
“Se
te lo
dico, prometti che non riderai di me?”
“Vediamo;
io
proverò a trattenermi.”
“Oh…
ok,
allora va bene. Ehm… la verità è che
ieri sera sono andato a fare una
passeggiata sulla spiaggia: il mare era così bello
e… dovevo fare un bagno
in quell’acqua cristallina, capisci? Così mi
sono tuffato e… temo di aver smarrito la bacchetta in quel
momento, perché da
allora non la trovo più.”
“Com’è
la tua
bacchetta?”
“Frassino,
crine di unicorno, dodici pollici, flessibile”
sciorinò lui con sicurezza. Probabilmente
non era la prima volta che doveva fornire le generalità
della sua bacchetta.
Luna non domandò altro, ma si girò verso il mare
e mosse la bacchetta; dopo
quelli che sembrarono pochi secondi, o forse ore, eccola lì:
all’inizio grande
come uno spillo, poi sempre più delineata, finché
non atterrò con delicatezza
nel palmo aperto della ragazza, che porse la bacchetta al legittimo
proprietario, ancora seduto a terra, accanto a lei.
“Tranquillo, capitava
spesso anche a me… più che altro me la
nascondevano, sai? Non sono mai stata
popolare a scuola, mi hanno sempre ritenuto strana”.
“Io
non ti
ritengo strana; al contrario, sei strabiliante” disse lui per
tutta risposta.
Proprio in quel momento Dennis si svegliò e
cominciò a guardarli con gli occhi
spalancati. Lui cercò di mettersi in piedi, ma appena
provò a spostare il peso
sulla gamba sinistra, quella cedette e lui cadde nuovamente a terra, il
tonfo
fortunatamente attutito dal sottobosco.
“Posso?”
Luna
si avvicinò a lui e, senza una parola, gli sfilò
la scarpa e la calza e
cominciò a muovere il piede e la caviglia,
dopodiché rimise tutto al suo posto.
“È solo una lieve distorsione. Non preoccuparti,
sicuramente al campo sapranno
aiutarti, ma per arrivare là ti faccio una fasciatura
leggera e dopo puoi
appoggiarti a me per camminare. Ferula”
e dal nulla apparvero delle bende e due piccole stecche che avvolsero
la
caviglia dolorante. “Bene, e ora torniamo indietro, va bene?
Comincio ad avere
un po’ di fame” concluse lei, alzandosi e porgendo
una mano al suo compagno per
aiutarlo. Una volta in piedi, lui poté fare
l’incantesimo di librazione su
Dennis che nel frattempo s’era riappisolato e, cingendo le
spalle di luna col
braccio libero, s’avviò con lei in direzione del
campo, che riapparve troppo
presto alla loro vista.
Al
limitare
della foresta lui sciolse l’abbraccio. “Da qui
posso farcela da solo. Grazie mille
d’aver aiutato Dennis… e me. Non ho mai incontrato
nessuno di così…” Lasciò la
frase sospesa a metà, a corto di parole.
“È
stato un
piacere. Dennis mi sta molto simpatico, e anche tu” rispose
lei sorridendo. Lui
sorrise di rimando – un sorriso candido, caldo, sincero
– ma curiosamente gli
si imporporarono le guance. “Adesso vado, probabilmente la
mia compagna di
tenda si starà chiedendo dove sono finita. Ci vediamo presto
in fondo, no?”
“Sicuramente”
disse lui. E mentre lei si girava in direzione della sua tenda senza
un’altra
parola, ondeggiando, lui mormorò: “Non vedo
l’ora… Luna”.
Che
sciocco,
non le aveva detto neanche il suo nome. Pazienza: il campo era piccolo
e
sicuramente ci sarebbe stata un’altra occasione per parlarle.
*.*.*
Dopo
una
colazione abbondante (e che poco aveva da invidiare a quelle di
Hogwarts),
Ginny e Luna si recarono davanti alla tenda. In attesa del referente,
studiarono gli altri giovani: c’erano due gemelli
dall’aria mediterranea, due
ragazzi, maschio e femmina, dall’algida apparenza scandinava
e tre ragazze che
parlottavano fitto tra di loro in quello che sembrava spagnolo.
In
quel
momento Tina arrivò in mezzo al gruppo e disse:
“Salve a tutti, ragazzi, e
innanzi tutto voglio dirvi, a nome di tutta la spedizione, che siamo
felici di
avervi qui. Voglio presentarvi il vostro referente per questa
spedizione, un
valido Magizoologo nonché mio nipote, Rolf”
Lo
studioso
fece qualche passo avanti, ma non appena individuò Luna
rimase come impietrito.
“Buongiorno,
sono felice che la caviglia stia meglio” disse lei,
sorridendo. "A proposito, bel nome".
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Capitolo 7 *** Sotto & Sopra ***
Capitolo 7
Se il tempo non si congelò,
fu solo grazie alla
prontezza di spirito di Tina, che disse: “Bene, sono contenta
che cominciate a
relazionarvi in maniera cordiale. Quando bisogna collaborare, come in
questo
lavoro, fiducia e reciproca conoscenza sono fondamentali. Adesso vi
lascio con Rolf
e la sua caviglia risanata, che vi spiegherà il vostro
lavoro per i prossimi
giorni. Buona giornata” Si allontanò, non prima
però di aver scoccato al nipote
uno sguardo che diceva inequivocabilmente “Con te
facciamo i conti più
tardi”.
“Ehm…
sì. Allora…” Rolf si schiarì
la voce, un po’ a
disagio. Evidentemente aveva preso dal nonno la sua capacità
di relazionarsi
più con gli animali che con gli umani. “Il lavoro
per oggi… sì. Oggi vi
dividerete in gruppi di quattro e andrete nei posti dove ci porteranno
quelle Passaporte”
e indicò quattro barattoli di marmellata vuoti in un cesto.
“Là troverete delle
impronte, e dovrete cercare di ipotizzare a che tipo di animale
appartengano
sui fogli che troverete sul posto. Siete pregati di Materializzarvi qui
non
appena avrete finito, con i fogli ovviamente. Girerò tra i
vari gruppi, nel
caso ci sia bisogno. Oggi pomeriggio vi mostrerò come
trovare un animale in
base alle tracce. Buon lavoro”
Detto questo fece un passo indietro,
ma nessuno si
mosse. Poi Luna sfoderò uno dei migliori sorrisi e disse ad
alta voce:
“Probabilmente, se fossero stati pieni, quei vasetti
sarebbero stati più
invitanti. Vieni, Ginny, mi ispira quella alle fragole” E
presa la giovane
Weasley per il polso, si diresse verso il cestino, prendendo uno dei
barattoli,
con l’etichetta un po’ sbiadita ma ancora leggibile.
Dopo che Luna ebbe rotto il ghiaccio,
si rilassarono
tutti e cominciarono a formare i gruppetti da quattro, andando a
prendere i
barattoli man mano si illuminavano, e sparivano quasi senza fare
rumore. Alla
fine rimasero solo loro due e due ragazzi, un maschio e una femmina,
dalla pelle
d’ebano e l’aria un po’ smarrita. Rolf si
avvicinò a questi ultimi e gli disse
qualche parola, così loro si avvicinarono a Ginny e Luna,
toccando il barattolo
appena in tempo per partire per la loro destinazione.
Si ritrovarono in un piccolo spazio
circolare in mezzo
agli alberi, probabilmente vicino alla costa: l’aria
salmastra era più forte
che nel campo, e tendendo le orecchie si potevano sentire le onde che
s'infrangevano
sulla costa. Al centro della radura, c’era uno spazio
delimitato da paletti e
corde, all’interno del quale erano distinguibili varie orme.
Accanto, quattro
cartellette contenenti delle griglie aspettavano obbedienti,
accompagnate da alcune
matite.
I quattro si avvicinavano e Luna
disse, rivolgendosi
ai due colleghi: “Ciao, sono Luna. Voi chi siete?”
“Nous nous
appellons Aïcha et Michel” rispose
il ragazzo, poi si mise di impegno e disse: “Noi parla poco
bene inglese, ma
noi prova, sì?” Luna gli sorrise e
annuì vigorosamente.
“Okay. Cominciamo?”
Si avvicinarono e con attenzione
cominciarono a
guardare le orme all’interno del recinto, e parlarono poco.
Anche Ginny, pur
non essendo un asso in Cura, si mise d’impegno, e
riuscì ad identificare almeno
tre creature.
Dopo poco meno di un’ora,
quando gli occhi
cominciarono ad incrociarsi, Ginny alzò gli occhi dal lavoro
e si guardò attorno.
Aïcha e Michel erano ancora intenti a studiare
un’orma particolarmente piccola,
consultandosi a bassa voce e parlottando fitto in francese; Luna,
invece, era appoggiata
al tronco di un albero, e guardava in su, verso le foglie che
stormivano,
lambite dalla brezza marina.
“Che
c’è, Luna?”
“Ascoltavo”
rispose lei, senza guardarla.
“Cosa?”
“Sta arrivando
qualcuno” rispose lei, apparentemente
senza logica.
Ginny stava per rispondere, quando
sentì un flebile pop
dietro di lei, e Rolf apparve con un sorriso timido, un marchio
distintivo
degli Scamander - o quantomeno, suo e del suo celebre nonno.
“Va tutto bene
qui?”
“Moltissimo”
rispose Luna, benché la domanda di Rolf
non fosse espressa direttamente a lei. “Io ho finito la
scheda di
identificazione secoli fa; adesso stavo ammirando quel buffo nido su
quel ramo”
disse, con un cenno del capo. Rolf le si mise a circa un metro di
distanza,
alzò lo sguardo nella stessa direzione in cui guardava lei,
ma dopo un po’
chiese: “Dove?”
Luna per tutta risposta lo prese per
mano, lo appoggiò
al tronco nella stessa posizione in cui era lei poco prima e glielo
indicò col
dito.
Lui rimase un po’ perplesso,
poi sgranò gli occhi e
mormorò: “Hai ragione, non ho mai visto niente del
genere. Aspettami qui solo
un minuto… torno subito” e sparì con un
altro debole schiocco, ignorando
completamente Ginny e i due ragazzi, che stavano discutendo sulle
misure esatte
di una zampa di Diricawl. Quando tornò, aveva con
sé uno zaino, un binocolo,
due tomi voluminosi e anche una scopa, di cui Ginny però non
riconobbe la marca
(ma, con l’occhio critico della giocatrice di Quidditch
navigata, riconosceva
la cura maniacale di cui era oggetto).
Passò a Luna i libri e gli
sussurrò: “Cerca ‘Uccelli
mediterranei’, io vado a vedere se trovo una piuma sotto al
nido… oppure
all’interno” Ecco spiegata la presenza del manico
di scopa, si disse Ginny.
Luna trovò facilmente la
sezione e cominciò a
sfogliarla, alzando gli occhi soltanto per dire a Rolf se andare a
destra o a
sinistra, dato che da solo non individuava più il nido. Lo
videro smuovere delicatamente, con un bastoncino, lo
strato superficiale del sottobosco nei pressi dell’albero;
poi, dato che non aveva
ottenuto alcun risultato, inforcò la scopa e salì
con calma, il fruscio che si
mimetizzava col rumore delle foglie. con delicatezza,
armeggiò intorno al nido
e dopo un po’ tornò giù, atterrando a
poca distanza da Luna, cui porse una
lunga penna cremisi.
Luna la guardò e disse:
“Qui non è indicata nessuna
specie, ma penso di sapere cos’è”
“Davvero?”
“Certo: è un
Follefrullo a Trombetta” disse lei, con
la massima serietà.
Ginny a quel punto temette che Rolf,
con quell’aria da
scienziato esperto e amante della precisione, l’avrebbe presa
in giro, se non davanti
a tutti, almeno lì. Ma si sbagliava di grosso.
Lui la guardava senza battere ciglio,
chiedendogli:
“Ne sei sicura?”
Lei annuì. “Me ne
aveva parlato mia madre: diceva che
le sue piume sono perfette per alcune pozioni, mi pare di averne vista
una o
due nel suo laboratorio. Non posso esserne certa al cento per cento, ma
da quel
che mi ricordo erano preziosissime, perché è un
animale molto raro e invisibile
alla luce del sole”
“Dobbiamo parlarne con mio
nonno, subito. Sarebbe una
scoperta magnifica!” Rolf, eccitato dalla novità,
era come trasfigurato, e
guardava Luna con gli occhi che brillavano. “Vieni Luna, devi
raccontarci
tutto”
“Et nous,
qu’est-ce qu’on fait?” La voce
da
basso di Michel fece tornare Rolf nel mondo dei vivi. Lui, come
accorgendosi
solo in quel momento di altre tre persone presenti, disse:
“Se avete finito,
Materializzatevi con le cartellette al campo. Noi arriviamo
subito”
Ginny fece un cenno con
l’amica, ma inutilmente: si
era già rimessa a borbottare con Rolf, mentre prendevano la
piuma e la
riponevano in una scatola da bacchetta. Così, con un
sospiro, tornò al campo.
* * *
“Weasley, ti stavamo
aspettando”
Ginny, accolta da tutto il team di
direttori della
spedizione, rimase spiazzata. Cosa poteva essere successo?
“C’è
qualcosa che non va?”
“Dov’è
Rolf?” chiese Newt.
“Si trova con Luna Lovegood
nella radura della nostra
squadra” rispose lei, cauta.
“Qual era il nome della
vostra squadra?” domandò Tina.
“Ehm…”
Ginny cercò di ricordare. Avevano assegnato un
nome alla loro squadra senza che se ne fosse accorta?
Proprio in quel momento un doppio pop
annunciò
l'arrivo di Rolf e Luna, entrambi radiosi.
“Grande notizia, nonno!
Dobbiamo parlare” disse Rolf.
“Di cosa, caro?”
chiese l’illustre Magizoologo.
“Di questa”
rispose Luna e, alzando il coperchio
quel tanto che bastava per vedere
all’interno,
mostrò la piuma a Newt, che ebbe la stessa
reazione di
Rolf.
Guardò il
nipote, come per porre
una tacita domanda, e al suo cenno d’assenso sorrise
a Luna, e le disse: “Ragazza, sento che tu darai grandi
soddisfazioni a questa
compagnia” Guardò l’orologio da
taschino e disse:
“Tutte queste emozioni vi
avranno resi affamati. Andiamo a pranzare, e…
oggi pomeriggio direi che ci sta un incontro eccezionale per parlare della cosa, quindi darei
una mezza giornata
libera ai ragazzi
di Rolf: questa spedizione
sta prendendo una piega inaspettata”.
*-*-*
NdA: dopo ere
geologiche di silenzio, sono riuscita finalmente ad aggiornare. Non
sono molto convinta del risultato, ma questa mi è parsa la
cosa più naturale: sono più che certa che, se
è avvenuto un incontro tra Luna e Rolf (che io immagino come
una sorta di incrocio tra Newt Scamander e un hipster, non chiedetemi
il perché), di sicuro il terreno comune è stato
quello magizoologico; l'avvistamento di un animale raro, avvenuto quasi
per caso da parte di Luna (che ha la capacità di vedere cose
che la gente normale non nota), sicuramente è il modo
più veloce e repentino che m'è venuto in mente.
Ringraziandovi fin d'ora per aver letto fin qui, vi informo che il
capitolo 8 è in elaborazione: inoltre, tutta la storia
prenderà una piega un po' più accelerata (se no
questa fanfiction finisce nel Duemilamai). Spero di poter scoprire cosa
ne pensate nei commenti; ciao!
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Capitolo 8 *** Sul sorgere dell'ottavo mese... ***
Capitolo 8
Da:
Ginny Weasley
Campo base spedizione “Eureka”
GRECIA
A:
Hermione Jean Granger
La Tana
Ottery St. Catchpole,
Devon
REGNO UNITO
1° agosto 1999
Cara Hermione,
come stai? Spero bene.
Ti chiedo scusa se non
t’ho contattato prima, ma non sapendo quando saresti tornata
dall’Australia con
i tuoi ho preferito aspettare, e appena mamma m’ha detto che
eri alla Tana, ho
deciso di approfittarne. Anche perché ho un bel
po’ di cose da raccontarti
riguardo l’ultimo mese qui in Grecia.
Come forse ti
ricorderai riguardo alla prima lettera che t’ho inviato
all’inizio della
spedizione, io e Luna condividiamo una tenda; dopo circa due settimane
si sono
aggiunte altre due ragazze, le nipoti di Scamander senior: Jackie e
Regina. Le
due sono gemelle, ma non potrebbero essere più diverse:
Jackie è una spilungona
dalla carnagione olivastra e la risata pronta, mentre Regina
è persino più
bassa di me, uno scricciolo con una nuvola di capelli platino. Una cosa
in
comune, però, ce l’hanno: una voglia irrefrenabile
di chiacchierare. Il che non
è affatto un male, soprattutto tenendo conto che mi son
ritrovata a poter
contare molto poco sulla compagnia di Luna.
Sicuramente mamma
t’avrà riferito quanto scrivevo nelle lettere
quasi parola per parola, quindi
non credo si sia bisogno di raccontartelo di nuovo. Comunque, quella
che
sembrava un’interruzione di mezza giornata per il nostro
gruppo di lavoro è
diventata una pausa a tempo indeterminato, sconvolgendo tutti i piani.
Il
risultato è che passiamo la mattina in una tenda ad
approfondire lo studio e il
riconoscimento di animali mediterranei con la Grubbly-Plank, e il
pomeriggio
invece siamo liberi, perché tutti gli studiosi sono
impegnati nella ricerca di
questo benedetto animale scovato da Luna. Francamente non mi sembra
molto
sensato perdere del tempo così, ma Jackie e Regina sono
praticamente cresciute
in situazioni simili e m’hanno detto che è
normale, perché la vita dei
Magizoologi non segue un ritmo ordinario e prefissato. Più
mi parlano di com’è
la loro vita, più capisco che è davvero la strada
di Luna: in quest’ambito è
più importante la capacità di guardare oltre e
con una prospettiva diversa, che
utilizzare strumenti precisi e standard (lo so, tu impazziresti).
Inoltre Luna,
in quanto “scopritrice” del nido, è
coinvolta direttamente nelle attività di
osservazione e di raccolta di informazioni. Non essendo ancora una
naturalista
esperta, Rolf la affianca spesso, ma le dà molta fiducia.
Quando anche Jackie e
Regina sono impegnate, ho trovato modi per non annoiarmi: spesso aiuto
in
segreteria, alla voliera postale e anche in infermeria, e ho avuto il
piacere
di incontrare un sacco di vecchie conoscenze.
Per esempio, uno dei
primi pomeriggi liberi ho scoperto che qui lavora Hannah Abbott
– ti ricordi,
quella Tassorosso del tuo anno con le treccine? Ecco, l’ho
trovata per caso
mentre usciva dalla cucina diretta alla sua tenda, e se non
m’avesse salutata
lei probabilmente non l’avrei mai riconosciuta.
D’altronde non ha avuto vita
facile l’anno scorso: è passata da un lavoro
all’altro, soprattutto in ambito
Babbano, ed è con la spedizione dall’inizio. Ha
detto che non le dispiace
lavorare in cucina, e che avere una routine lontana da tutto
ciò che le è
capitato la fa stare bene. Ogni tanto ci incontriamo per fare due
chiacchiere e
io la aiuto con l’inventario della dispensa e con
l’acquisto dei viveri.
Non è il solo amico
che ci aggira in zona: settimana scorsa infatti è passato di
qui
nientepopodimeno di Neville! Ha detto che sta facendo delle ricerche su
alcune
piante magiche mediterranee e, quando è in zona, alloggia
qui al campo base.
Abbiamo passato una piacevole serata a parlare, e sono contenta di
vedere che
sta bene, e l’altro ieri abbiamo anche festeggiato il suo
compleanno con una
torta preparata da Hannah.
Nonostante intensi
periodi di inattività, sto comunque scoprendo molte cose, e
sono felice di
essere qui praticamente sola. Sto facendo amicizia con gente di ogni
parte del
mondo, e mi sono anche iscritta a un’esplorazione del fondale
marino in zona,
dicono che sia molto interessante… speriamo in bene!
E lì, come va? Ti
hanno fissato un colloquio per quel tirocinio presso
l’Ufficio Controllo e
Regolazione delle Creature Magiche? Potrebbe tornarti utile, e inoltre
ti
lascerebbe il tempo di specializzarti in Magisprudenza. Mi raccomando,
fammi
sapere!
Nel frattempo ti invio
un abbraccio.
Tua
Ginny
P. S.: Ieri
ho provato
in ogni modo di entrare in contatto con Harry per fargli gli auguri, ma
non c’è
stato verso. Che fine ha fatto? In questo mese ogni tentativo
è fallito, se
chiedo a mamma comincia a temere che ci sia qualcosa che non va (cosa
peraltro
vera, ma non mi va di farla preoccupare anche per questo), e Ron, che
è pure
suo collega, non risponde mai alle mie lettere (credimi, cara: io ti
voglio
bene, ma sappi che come fidanzato hai scelto un cretino). Gli ho
lasciato un’altra
lettera davanti al fuoco a Grimmauld Place, spero solo che
l’abbia letta. Nel
caso tu lo veda in questi giorni, per favore, puoi lanciargli una
Fattura
Orcovolante di quelle belle toste, assicurandolo che appena torno gli
do anche
il resto? Grazie, sei un’amica!
Gin
* - * - *
NdA:
Tornando dopo secoli, capisco che una lettera semi-delirante non ha
troppo senso. La realtà è che avevo scritto un
capitolo lunghissimo, noiosissimo e del tutto inverosimile in cui Ginny
incontrava il mondo (nell'ordine erano previsti Hannah, Neville, una
non meglio specificata giocatrice delle Harpies e Charlie Weasley).
Alla fine mi risultava così falso che ho preferito
cestinarlo e rimediare con una belle lettera, così da fare
anche un bel flash forward, dato che non sono granché come
descrittrice e sta veramente diventando troppo lunga persino per i miei
gusti.
Intanto vi
avverto che il prossimo sarà un capitolo Luna-centrico "in
notturna", ma non vado oltre ;)
Se vi va,
lasciatemi pure un commento qui sotto, ve ne sarei grata.
-
Helena
|
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Capitolo 9 *** Make a wish ***
Capitolo
9
Luna si lasciò cadere
pesantemente sul letto nella tenda vuota e sospirò.
Nonostante fossero già le
dieci di sera passate, le sue compagne di tenda ancora non erano
rientrate. Ci
mise un attimo prima di ricordarselo: era il dieci di agosto, e
c’era una festa
nella tenda centrale. Rolf gliene aveva accennato più volte,
ma per quella sera
sentiva il bisogno di staccare un po’.
Da quando aveva
scoperto quel nido, quella che doveva essere una sorta di vacanza
naturalistica
s’era trasformata in un vero e proprio lavoro. Inoltre,
essendo stata lei a
scoprire la presenza del nido, era stata l’unica giovane
inserita nel programma
di studi preliminari. Rolf cercava sempre di essere il suo partner
negli
appostamenti, e a Luna non dispiaceva affatto: non sempre quelle lunghe
attese
portavano a scoperte eclatanti, ma essere con Rolf le rendeva piacevoli.
In quelle lunghe ore,
Luna aveva avuto modo di apprezzare la sua profondità di
pensiero, l’amore vero
e sincero che nutriva per il suo lavoro, il suo sottile umorismo e,
poco a
poco, era riuscita ad aprire una piccola breccia nella leggendaria
riservatezza
degli Scamander; parlarono di Jackie e Regina, del ménage di
una famiglia di
Magizoologi, e aveva capito che nonostante la corazza di timidezza che
poteva
farlo apparire scostante nascondeva un’anima appassionata, e
che sapeva amare
molto, se gli si dava tempo.
Anche lei si era
aperta con lui: gli aveva parlato di sua madre, di suo padre e della
sua
reputazione nel mondo magico, dei suoi amici di Hogwarts e del
difficile anno
precedente, e poi parlarono di sogni, di desideri e speranze per il
futuro.
Sentiva che di lui poteva fidarsi.
Tutto a un tratto, non
riusciva a stare in tenda. Per assurdo, il continuo stare
all’aperto, tra i
cespugli, nella penombra del sottobosco, la portava a cercare spazi
aperti, in
cui far vagare lo sguardo liberamente. Ecco perché si
diresse a passo sicuro
verso la spiaggia dove erano approdati più di un mese prima.
I rumori della festa
la accompagnarono fino all’inizio della scala sgangherata, ma
non appena uscita
dalla bolla di protezione dell’accampamento l’unico
suono che le riempiva le
orecchie divenne lo sciabordio delle onde sulle pietre sottostanti.
Quando fu arrivata, si
tolse le scarpe e si diresse verso le onde, per poi camminare lungo il
bagnasciuga, i pensieri che correvano veloci senza un filo logico,
accompagnati
solo dal movimento dell’acqua che le lambiva le caviglie.
“So che sei lì
dietro”
constatò lei dopo un po’, fermandosi e girandosi
di scatto.
Rolf Scamander, preso
alla sprovvista, si fermò a soli pochi centimetri dalla
ragazza, e la guardò
con una domanda più che ovvia negli occhi.
“Ho riconosciuto il
tuo passo. Sai, è delicato, ma le onde ti hanno tradito. E
poi hai…” si bloccò
di colpo. Non aveva mai avuto problemi a parlare di quelle che i suoi
amici
chiamavano “stramberie”, eppure lì, in
quel momento e in quella situazione, le
sembravano davvero cose poco sensate. Che le stava succedendo?
“Cosa?” la
incoraggiò
Rolf.
“I miei amici le
chiamano ‘stramberie’, non è
importante” mormorò lei.
“Nessuno ha il diritto
di dirti cosa deve o non deve essere importante” rispose lui.
E davanti a quel
viso, Luna lasciò andare ogni dubbio, facendoli fluire
lontano, assieme alla
marea che si stava abbassando, e gli disse: “Gorgosprizzi. Ne
hai la testa
piena”. E lo guardò, aspettandosi quantomeno che
le ridesse in faccia.
Ma lui non lo fece, e
si limitò a fissarla con i suoi grandi occhi scuri. Disse
invece: “Non ne ho
mai sentito parlare, ma non significa che sia una stramberia. Il fatto
di non
conoscerlo non esclude la sua esistenza, no?”
E Luna lo baciò. Benché
del tutto inaspettato e insperato, lei sapeva che quell’uomo
davanti a lei
poteva essere l’unico che potesse davvero capirla; certo,
c’erano gli amici, ma
non era la stessa cosa: loro la accettavano, lui la conosceva,
più profondamente di chiunque altro…
sì, persino più di
suo padre.
Quel bacio non durò
che pochi istanti, eppure divenne enorme, un fuoco
d’artificio sulla linea del
tempo.
“Luna”
“Rolf”
Si guardarono negli
occhi senza parlare, perché i loro sguardi facevano
già abbastanza da soli. Poi
lei puntò un dito contro il cielo.
“Guarda Rolf, una
stella cadente! Esprimi un desiderio!”
E lui
finalmente, dopo
settimane di desideri e ripensamenti, le prese la mano e disse:
“Non ne ho più
bisogno, adesso” E nonostante le stelle continuassero a
striare il cielo
sereno, su quella spiaggia nessuno ci badò più.
*-*-*-*
NdA:
tra i buoni propositi per l'anno nuovo ho l'aggiornamento e la
conclusione di questa long (e fortuna che inizialmente doveva avere non
più di cinque capitoli... XD). Fatemi sapere che ne pensate,
se vi va; in ogni caso vi auguro di tutto cuore un buon 2019 e spero di
ripassare presto (comunque ci stiamo avviando verso la conclusione,
bisogna solo resistere ancora un po').
Ciao! ^_^
|
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Capitolo 10 *** Quidditch, draghi e Flemmoferi ***
Capitolo 10
“Ginny, stavi dimenticando il libro sul
Quidditch
inglese. Grazie, è stato super interessante!”
“Oh, grazie, Jackie. In realtà
è di Harry, se lo perdo
potrebbe non perdonarmi mai!”
Jackie scese dal letto superiore e si
guardò attorno.
Nella tenda c’erano solo loro: Regina era diventata molto
amica di Michel e
avevano deciso di “salutarsi per bene”, e Luna
stata aiutando a impacchettare
tutto il materiale di studio nella tenda principale.
“Sai, Ginny, anche se questi spostamenti
sono la
normalità in famiglia, io non mi ci sono mai abituata. Non
avere un posto fisso
dove stare, non avere una vita tranquilla e lineare a volte
destabilizza. La
vita da Magizoologi è veramente difficile da gestire, e non
è per tutti”
Ginny la guardò, sbalordita. Fino a quel
momento non
aveva mai sospettato che a Jackie non piacesse. “Ma se ti
risulta così pesante,
perché lo fai?”
“Ma infatti non lo faccio, questo lavoro;
fossi matta!
No, no. Io sono aiutante Medimago, e mi unisco alla famiglia solo
durante le
vacanze estive, ma una vita all’avventura non fa per me. A me
piace la
stabilità, la tranquillità, la sicurezza che alla
fine del turno rientrerai in
una casa vera, sempre allo stesso posto, e non in una tenda montata
chissà
dove! Regina invece c’ha provato per un po’, ma
alla fine ha desistito: così,
ha mollato il suo ragazzo e adesso ha trovato un lavoro come insegnante
di
Babbanologia a Ilvermorny. Della famiglia, ha resistito soltanto zio
Rolf.
Nonna dice che è per quello che non ha mai trovato quella
giusta: per accettare
questa esistenza, devi essere una santa o una pazza… oppure
Magizoologa pure
lei, che in fondo è entrambe le cose”
Ginny annuì, mentre con un colpo di
bacchetta
raccoglieva tutti i vestiti e li riordinava nello zaino.
Una volta finito si guardò attorno: i
vestiti
riordinati e raccolti nei bagagli; i fili per il bucato arrotolati a
terra; le
mensole, che erano state invase da libri e ogni tipo di cianfrusaglia,
nuovamente vuote… le sembrava impossibile che due mesi di
permanenza lì non
lasciassero traccia alcuna. Certo, una sensazione simile
l’aveva avuta alla
fine di ogni anno di Hogwarts, ma lì era diverso: alla fine
di un anno
scolastico se ne andava pensando che vi sarebbe ritornata dopo pochi
mesi, e
nel giro di sette anni un segno di sé era rimasto: la tenda
con una macchia
dove aveva inavvertitamente rovesciato una tazza di cioccolata, un
piccolo
graffio sul comodino, la conca della sua testa e di Arnold sul cuscino,
e poi
la foto della squadra di Quidditch incorniciata in cima alla mensola
del camino
in Sala Comune, dove lei alzava trionfante la coppa in
qualità di Capitano.
Invece, lì non le restava nulla… e la cosa
peggiore è che nulla la aspettava a
casa.
Dopo aver provato invano a chiamare o almeno a
comunicare con Harry per settimane, aveva deciso che
l’avrebbe chiamata lui.
Inutili erano le rassicurazioni di sua mamma e di Hermione: Harry era
occupato,
ma lo faceva anche per lei, per riuscire ad avere un lungo periodo di
ferie da
passare assieme. Ginny s’era stufata di aspettarlo in eterno:
d’accordo
prendere il lavoro sul serio (non gli avrebbe mai detto di lasciarlo
perdere,
in fondo era il suo sogno), ma non poteva accettare di passare tutta la
vita in
attesa di qualcuno che antepone degli esagitati mitomani a quella che
tutti
definivano la sua fidanzata. A conti fatti, se il tuo amore
è quella persona
cui dedichi più attenzioni, Harry probabilmente aveva una
storia più con
Kingsley che con lei.
“Che c’è?”
le chiese Jackie.
“Niente… pensieri a caso.
Nulla di grave” si riscosse
Ginny.
“Pensavi a Harry, vero? Sono
un’Empatica” aggiunse
davanti allo sguardo stupito di Ginny, “non leggo il pensiero
come zia Queenie,
ma riesco a percepire con chiarezza i sentimenti altrui. E dato che
spesso
parli di lui, m’è bastato fare due più
due. Scusa, giuro che non lo faccio
apposta, ma…”
“Tranquilla, non è un segreto
che Harry ultimamente
sia più assente che durante lo scorso anno,
dov’era disperso chissà dove, in
viaggio per il Regno Unito, impegnato a salvare il mondo”
“A nulla servono le rassicurazioni
altrui, tu vuoi le
sue” concluse Jackie per lei, e a Ginny non rimase che
annuire. “Non
preoccuparti, arriveranno, e secondo me anche presto. Ma prima dovresti
preoccuparti di te stessa: gli uomini passano, ma tu con te stessa devi
conviverci
per sempre”.
Ginny le sorrise, grata della sua preoccupazione.
“Harry dovrebbe solo provarci, a limitarmi: sa perfettamente
che non accetterei
mai di annullarmi, né per lui, né per nessun
altro.”
“Certo che no” le rispose
distrattamente Regina, mentre
entrava volteggiando nella tenda.
“Regina, non ti aspettavamo
così presto…” la salutò
sarcastica Jackie. “E sì che stare con Michel ti
deve essere piaciuto davvero tanto…”
“Piantala di scavare nelle mie emozioni,
Jackie” la
rimbeccò prontamente la sorella, “e piuttosto
cambiati: se ti presenti alla
festa in infradito e bermuda Rolf ti frullerà per provare a
vedere se al
Follefrullo piace la carne cruda di Empatica”
“Quale festa?”
domandò Ginny, cui parve di essersi
persa qualche passaggio.
“La
festa di
conclusione del campo, ovvero l’unica occasione vagamente
mondana di questi
ritiri pressoché totali dalla civiltà”
sospirò Jackie. “Oh, per carità, se
t’aspetti lustrini e paillettes, scordatele; ma è
pur vero che talvolta vengono
anche piccole delegazioni da altre realtà Magizoologiche, ci
si scambia
informazioni e si creano i primi legami per lavori futuri – e
non solo lavori,
e…”
Ginny adesso ricordava d’aver letto il
messaggio sul
foglio degli avvisi, ma l’aveva rimosso – del resto
parevano abbastanza noiose
se non si conosceva qualcuno, come capitava spesso a…
“Charlie, ma che bella
sorpresa!”
“Charlie?!”
Ginny si riscosse, e davanti a lei s’era
parato
proprio suo fratello, tutto in tiro – stando almeno ai suoi
standard – e in
forma smagliante, con tanto di bruciatura fresca
sull’avambraccio. Venne
stritolata in un abbraccio breve ma decisamente vigoroso del fratello
“Ginny! Che bello vederti! Certo, sapevo
che eri qui,
ma che addirittura alloggiassi con le due giovani
Scamander…”
“Ah, ma allora siete parenti!”
esclamò Jackie.
Effettivamente la gioia di Ginny doveva essere palpabile,
indipendentemente
dall’Empatia altrui.
“Be’, sì, lui
è mio fratello, il secondo” le spiegò
subito Ginny. E le sarebbe davvero piaciuto star lì a
chiacchierare con Jackie,
anche per capire come si fossero conosciuti e così via, ma
ogni tentativo di
socializzazione venne prontamente smorzato da Regina che spinse
letteralmente
fuori i due Weasley: “Sono felice di vederti, Charlie bello,
ma qui c’è
qualcuna che vorrebbe prepararsi per la cena. Quindi muovi quelle
chiappe
abbrustolite ed esci, prima che ti faccia andare arrosto con un
Incendio ben
assestato!”
Ginny rimaneva sempre sconvolta dal fatto che
Regina,
che all’apparenza era una sorta di scricciolo biondo, quando
apriva la bocca
poteva far impallidire i peggiori avventori del Testa di Porco. Charlie
però ne
era evidentemente divertito, infatti alzò le mani in segno
di resa e disse:
“D’accordo, piccola Ironbelly, me ne
vado… Ginny, se hai voglia di scambiare
due chiacchiere, ti aspetto qui fuori”
“Ti accompagno” disse Ginny,
così uscirono, lasciando
le due americane a prepararsi con comodo – gli allenamenti a
Quidditch e i
tempi ristretti che richiedevano nello spogliatoio le avevano insegnato
a
essere sempre più che dignitosa anche in pochissimo tempo, e
poi le sue
compagne sapevano diventare veramente pesanti quando si trattava di
cura
dell’aspetto fisico, e proprio non le andava di avvelenarsi
tutta la sera.
Così lei e Charlie cominciarono a
passeggiare per il
campo, scambiandosi le ultime novità, parlando del
più e del meno,
raccontandosi piccoli aneddoti accaduti quell’estate e
rilassandosi discutendo
di Quidditch, godendo della reciproca compagnia. Ginny non aveva capito
fino in
quel momento quanto le mancasse la famiglia – persino Ron -,
ma essere lì con
uno dei fratelli con cui andava più d’accordo,
respirando la stessa aria di
mare cui s’era affezionata, la faceva stare davvero bene.
“Allora, riparti subito per la
Romania?” le chiese
Ginny.
“In realtà no, devo fare un
salto in Regno Unito. Ho
appena mandato un gufo a mamma: in realtà è una
toccata e fuga, per aiutare
nell’organizzazione di ricerca di un uccello dal nome
stramboide –
“Frullo-frullo” o qualcosa del genere – ,
ma se non fossi passato e lei l’avesse
scoperto, be’…” inspirò
l’aria e si fece passare il dito nel collo della
maglietta, “Insomma, sai com’è mamma! Ma
tu, piuttosto… che hai fatto di bello
in questi giorni? Fatto follie per il tuo diciannovesimo
compleanno?”
Ginny sbuffò: “Essenzialmente
ho bighellonato.
D’accordo, ho ricevuto un bel po’ di regali da quasi tutti – pensa, ne ho
ricevuto uno persino dai partecipanti al
campo – ma per il resto ho passato una giornata molto
tranquilla: sono andata
con Hannah Abbott del reparto cucina a recuperare un po’ di
vettovaglie.
Abbiamo incontrato Neville in paese, e la sera siamo andati a berci
qualcosa in
un locale Babbano”. Ginny tacque sull’unica
mancanza di quel compleanno: Harry
se n’era completamente scordato, e la settimana successiva,
le aveva mandato un
biglietto anonimo con un frettoloso: “Tanti
auguri in ritardo. Baci, Harry”… Alla
faccia del romanticismo!
“Tra quel ‘quasi
tutti’ per caso c’era anche Luna?
Quel braccialetto che hai al polso mi sembra il suo
stile…” Ginny diede
un’occhiata al braccialetto fatto con piccoli specchietti
colorati che,
effettivamente, erano arrivati dall’amica. “Ah,
sì, m’è l’ha regalato
perché
dovrebbe ‘aiutarmi nelle decisioni difficili’.
Tenendo conto dei suoi ultimi
regali, s’è molto trattenuta”
“Parli di quella collana di Prugne
Dirigibili che ha
cominciato a picchiarti quella notte che non l’hai rimessa
nella sua scatola? O
degli Spettrocoli che cantavano ogni volta che li indossavi?”
sghignazzò il
fratello.
“Ehm… più o
meno” rispose Ginny. “C’è da
dire che non
sono mai banali, e Luna li regala con tanto affetto che non puoi non
esserle
grata”.
“Sempre meglio di un arido
bigliettino” concluse il
fratello, che così dicendo si meritò
un’occhiataccia furente da parte della
sorella. “Potrei averne
sentito un
accenno durante una chiacchierata via Metropolvere con Bill…
Sappi che il tuo
ragazzo è un idiota, ma almeno non è cretino come
Ron – voleva fare un regalo a
Hermione e le ha lasciato una Puffola Pigmea nel suo ufficio al
Ministero…
peccato che proprio quel giorno lì dentro ci fosse pure
Grattastinchi che era
appena tornato da una serie di vaccinazioni. Sono certo di aver sentito
le urla
di Hermione perfino alla riserva, senza bisogno di
amplificazione”.
Ginny sospirò e sorrise: Ron era proprio
un disastro.
“Ma basta fare le vecchie pettegole: hai
per caso una
scopa qui in zona? Io e Marcela – sai, la mia collega
portoghese – ne abbiamo
due e avremmo voglia di una partitina a Quidditch sulla
spiaggia… Ti va di
venire stracciata in attesa dei provini?”
“Stracciata… ti
piacerebbe!” sbuffò lei, e aggiunse:
“Dammi un minuto, ne ho viste alcune in direzione”
e ritornò sui suoi passi
verso il centro del campo.
Entrata nella tenda vide Luna che sistemava alcuni
faldoni in alcune casse numerate; quando alzò gli occhi e la
vide, fece un
sorriso fugace prima di tornare al lavoro.
“Ti hanno mollato qui da sola?”
chiese Ginny.
“Oh, no, c’è Dennis
con me. Mi è molto caro, e Rolf si
fida a lasciarmelo” disse lei, indicando una chiazza buia in
fondo alla tenda.
Ginny decise di non indagare oltre e invece chiese: “Posso
prendere una delle
scope? C’è qui Charlie e vorremmo fare una
partitina a Quidditch”
“Sono nel baule rosso; se ti chiedono chi
te l’ha
data, di’ pure che sono stata io” Luna era
stranamente taciturna, ma Ginny lo
collegò al fatto che l’avevano lasciata a sbrigare
un lavoro d’ufficio noioso e
ripetitivo mentre gli altri erano a fare chissà cosa,
chissà dove.
“Luna, tutto a posto?”
“Sì,
sì… sono solo i Flemmoferi: sai, si appoggiano
sugli oggetti e quando li smuovi li inspiri, rendendoti triste. Fortuna
che
stasera ci sarà la torta al rabarbaro: sai, fa molto bene
contro l’overdose di
Flemmoferi” spiegò lei, con tutta calma, come se
stesse dicendo una cosa ovvia.
Ginny si limitò ad annuire e, presa la scopa, la
ringraziò e tornò da Charlie,
con cui gioco finché il sole non cominciò ad
infiammarsi verso ovest. A quel
puntodecisero che potevano anche smettere e prepararsi a loro volta per
la
festa; così tornarono al campo e si separarono davanti alla
tenda di Ginny, che
in cinque minuti fu pronta per quell’ultima serata
d’estate.
*
- * - * - *
NdA:
capitolo riempitivo in attesa dell'epilogo - che ovviamente
sarà lunghissimo perché non riesco mai a trovare
una degna conclusione alle long ._. XD Come sempre, lasciate pure un
commentino, se vi va... Buona lettura!
|
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Capitolo 11 *** Luce ***
Capitolo
11
Il sole indugiava ancora sulla linea
dell’orizzonte,
ma il cielo già cominciava a riempirsi di stelle. Luna aveva
deciso di godersi
appieno quegli ultimi, magici momenti.
L’effetto dei Flemmoferi era veramente
strano: quella
mattina non aveva nessun sintomo; anche se aveva aiutato a riordinare
dalla
sera prima, si sentiva bene: l’aria profumava di mare e
autunno, il vento era
gentile e caldo, a colazione c’erano i muffin con le gocce di
cioccolato e
aveva indossato le sue calze preferite, fucsia con una fantasia di
divertenti
animaletti Babbani chiamati “lama”. Era andata
nella tenda della direzione
saltellando: in fondo, lì aveva cominciato a sentirsi a
casa, e casa è quel
luogo in cui non bisogna temere di essere se stessi, no?
“Oh, ciao Luna!” fu accolta da
Tina con un sorriso.
“Continueresti a sistemare i documenti, per favore? Noi
stiamo controllando le
ultime cose e ci sono da accogliere i rappresentanti esteri”
la informò
sbrigativamente, dopodiché tornò a parlare con i
colleghi, e Luna li ignorò: in
fondo erano un piacevole sottofondo. I due membri del comitato
scientifico – la
bionda Evelina, detta Eva, e il mediterraneo Petros – poi,
avevano un accento
cantilenante che le faceva venire voglia di cantare… almeno
questo finché non
sentì qualcosa che attirò la sua attenzione.
“… Certo, Rolf non
verrà” stava dicendo Petros.
“È un
tale musone… da quando la sua fidanzata
se n’è andata ha sempre disertato
ogni occasione sociale”.
“Be’, puoi anche capirlo, no?
Insomma, stai con una
per quasi quindici anni, stai pensando di farti una famiglia, e di
punto in
bianco lei ti molla perché scopre che la vita sedentaria
è più agevole di
quella di un Magizoologo. Sai che novità!”
“E sì che ultimamente mi
sembra diverso… Secondo me ha
una storia con qualcuna”.
“Una storia… ma per favore!
Rolf è più trasparente di
un vetrino: se fosse innamorato si
capirebbe subito” rispose Evelina. “E comunque, chi
potrebbe essere secondo te?
Si accettano scommesse!”
“E se fosse quella bella maliana,
Aïcha? “ propose
Petros.
“Nah, è troppo giovane. Scarta
tutte le pivelle, ti
conviene: Rolf non è il tipo da mettersi con una che
potrebbe essere sua
figlia…”
“Eva, ricorda che al cuore non si
comanda…”
“Tu e il tuo sentimentalismo
mediterraneo! Mi chiedo
come mai abbia lasciato Rolf per te vent’anni fa!”
“Perché sono simpatico e,
sotto sotto, il mio
sentimentalismo ti piace assai!” disse lui, mentre portavano
fuori alcune
casse, lasciando Luna da sola. Probabilmente era stato il colpo
d’aria a farle
entrare così tanti Flemmoferi nel naso: certo, sentire
parlare di Rolf in quei
termini non poteva essere la causa.
Gli voleva bene, davvero… anche se era
chiaramente un
bene diverso da quello che provava per suo padre, o per i suoi amici.
Vicino a
lui si sentiva se stessa: non era giudicata, considerata stramba o
chissà cosa;
accanto a Rolf poteva essere totalmente, semplicemente Luna.
Proprio in quel momento vide un movimento con la
coda
dell’occhio, e capì subito chi era.
“Ciao Dennis. Sei veramente gentile a non
lasciarmi
sola; i Flemmoferi mi stanno uccidendo” lo salutò
lei, e il Demiguise per tutta
risposta si accomodò a circa un metro da lei, in un piccolo
cono d’ombra. La
compagnia silenziosa di Dennis lenì un po’ il suo
malumore, ma era comunque
agitata, e nulla riuscì a frenare i suoi pensieri, che
saltabeccavano qua e là
come un Golden Snidget ubriaco, e non si calmarono nemmeno con
l’arrivo di
Ginny, che cercava una scopa.
Stava chiudendo gli ultimi scatoloni quando dietro
di
sé sentì un fruscio, che aveva imparato a
conoscere più che bene.
“Ciao, Luna”
“Ciao, Rolf”
Rolf le si avvicinò:
“Hai… hai bisogno di una mano?”
“No, grazie. Penso di aver inspirato
troppi
Flemmoferi, ma con la torta al rabarbaro passa tutto”
“Inspirato? Vuol dire che sono
qui?”
“Oh, sono dappertutto, queste carte ne
sono piene, e
inspirarne troppi ti rende triste”
“Allora… ti andrebbe di venire
a fare due passi fuori?
Sai, in attesa della torta... Sempre che ti vada; potremmo fare due
chiacchiere”
“Va bene, i Flemmoferi mi stanno facendo
soffocare”
disse lei, e quasi si lanciò fuori dalla tenda, correndo
fino al limitare del
bosco.
“Luna, questa reazione non mi pare
attribuibile solo
ai Flemmoferi” le disse Rolf quando finalmente la raggiunse.
Lei sospirò, la
schiena appoggiata a un albero, lo sguardo rivolto verso una nuvola a
forma di
cuore.
“Credo di poter essere…
triste” disse lei dopo un po’,
soppesando le parole. “Mentre ero in tenda con Eva e Petros
ho sentito che
parlavano di te e dei tuoi trascorsi e mi sono
sentita…”
“Luna, non preoccuparti. Ho una vita
passata, chi non
ce l’ha? Semplicemente loro ne parlano perché ci
conosciamo praticamente da
sempre, e sanno molto di me… sono come fratelli, e come
tutti i fratelli
adorano parlare e sparlare degli assenti. Spero solo non abbiano detto
niente
di sconveniente”
“Hanno parlato di una tua fidanzata che
t’ha lasciato.
Mi dispiace” disse lei, senza staccare gli occhi dal cielo.
Lui fece spallucce. “È acqua
passata ormai. È vero,
Maria m’ha spezzato il cuore, e andare aventi è
stato difficile… da allora ho
semplicemente smesso di fare tutto ciò che facevo con lei,
mi faceva troppo
male. Stare solo all’inizio era una necessità, ora
è diventata un’abitudine. Ci
vorrebbe una motivazione davvero forte per superare il muro che ho
eretto verso
gli altri… e ho paura di non farcela, Luna” Non
l’aveva detto a nessuno, ma lei
era lì, senza muoversi, come se fosse parte integrante di
quella foresta.
“La paura fa parte della vita, ma senza
paura non si
vive, ci si limita a sopravvivere” disse lei infine.
“Sai, il mare aperto può
fare paura, ed è per quello che i marinai cercano la luce
dei fari che indica
loro la strada di casa. Cerca il tuo faro, e ce la farai”
Finalmente staccò gli
occhi dalla volta celeste, guardò Rolf e sorrise.
“Grazie mille Rolf, sei
persino più efficace dalla torta” Gli
sfiorò la guancia ispida con le labbra e
gli disse: “Spero di vederti prima della partenza di
domattina, adesso però è
meglio se vado a finire di sistemare i documenti. Ci vediamo,
Rolf”
“Ci vediamo, Luna”
mormorò lui, mentre lei si allontanava
saltellando. Poi tornò alla sua tenda, per prepararsi ad
affrontare i suoi
demoni.
*
La festa era un allegro baccano, una gioiosa babele
di
lingue e abitudini, e tutti trovavano un modo per comunicare con gli
altri. La
parte più apprezzata fu quando alcuni estrassero dalle borse
degli strumenti
magici, mentre altri improvvisarono ritmi e canti. Luna fu tra le prime
a
lanciarsi nel ballo, come Neville e Hannah, attirando molti sguardi col
suo
abito giallo, ed era così presa dall’estasi della
danza da non accorgersi del
mormorio che si diffuse per l’assemblea all’arrivo
inaspettato di un invitato. Se
ne accorse solo più tardi, quando qualcuno gli disse:
“Una fetta di torta al
rabarbaro, signorina Lovegood?”
Lei si girò e sorrise. “Rolf!
Avevo sentito che non
venivi alle feste… Allora, hai trovato il tuo
faro?”
“Direi proprio di
sì” disse lui con un largo sorriso.
“Allora, vuoi la torta o devo mangiarmela io?”
“La mangio volentieri, anche se ormai
l’attacco di
Flemmoferi è passato” Prese la torta dalla mano di
Rolf e la mangiò di gusto.
“Adesso voglio ricambiare il favore: vuoi qualcosa da bere?
Vado a prendertelo,
se vuoi: a furia di ballare m’è venuta sete.
Incredibile, vero?”
“Già”
annuì lui, senza smettere di sorridere. “Mi
andrebbe un Idromele, se c’è”
“Sai che ti dico? Quasi quasi lo prendo
anch’io, mi
piace molto. Va’ pure a sederti dove vuoi, tanto di
individuerò in un
battibaleno; torno subito” disse lei.
Recuperò da bere e lo portò a
Rolf, che aveva trovato
un posto vicino al fuoco, e cercò di convincerlo a ballare,
e davanti alle sue
resistenze si arrese e andò a ballare da sola, tornando
nuovamente preda della
musica che le entrava dentro e la faceva ballare, anche se sentiva in
sé
qualcosa di nuovo, come un calore profondo, e non era solo
l’Idromele.
Luna ballò finché ci fu
musica, e presto fu raggiunta
da Ginny, mentre ballavano su una musica abbastanza tranquilla.
“Bella festa,
non credi?” domandò Luna.
“Era da anni che non mi divertivo
così. Ti va di
sederci? Ho proprio voglia di chiacchierare con
un’amica” rispose Ginny, e Luna
annuì, cercando un posto dove accomodarsi. Trovata una
panchetta, Ginny le
disse: “Luna, ho deciso che appena torno a casa
parlerò con Harry: o decidiamo
di affrontare il futuro assieme, oppure ognuno prenderà la
sua strada. Pensi
sia una buona mossa?”
“Harry ti ama perché sei
forte; sii decisa sulle tue
posizioni e tutto andrà bene” rispose Luna.
“Sono contenta che il Braccialetto
Riflettente t’abbia aiutato, ne avevi proprio
bisogno”
“E tu, non è che per caso devi
dirmi qualcosa? Mi
sembri, come dire?, diversa dal solito. Non è che devi dirmi
qualcosa?”
“E cosa te lo fa pensare?”
Ginny
sorrise e le sussurrò: “Rolf non ti ha staccato
gli occhi di dosso tutta la sera, come una falena con una
fiamma”.
*-*-*
NdA: e
così eccoci giunti alla fine della spedizione, ma ovviamente
siamo solo all'inizio delle sorprese previste per le nostre ragazze ;)
Il capitolo successivo è già pronto e spero di
riuscire a pubblicarlo a breve, e il 13° è in fase
di elaborazione. Comunque l'epilogo è alle porte, quindi
dovrete solo pazientare ancora un pochetto XD
Come al solito, se volete potete lasciare un commentino; nel frattempo,
buona giornata/serata/nottata! ^_^
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Capitolo 12 *** Autunno ***
Capitolo 12
Luna si Materializzò con eleganza fuori
dal campo da
Quidditch delle Holyhead Harpies, e mentre entrava sentì i
soliti rumori di
Bolidi colpiti, scope a mezz’aria e fischi penetranti da
bordo campo. Aveva
ritardato un po’ per una questione di permessi per
l’iscrizione all’Albo degli
Apprendisti Magizoologi, ma sperava comunque di essere in tempo.
Evidentemente,
quel giorno la fortuna era dalla sua.
“Weasley, in campo!”
urlò una donna con un’ispida
zazzera nera. Ginny si sollevò con forza da terra e fece un
lavoro che poteva
competere con le migliori performance sul campo di Hogwarts.
“Posso sedermi qui?” chiese una
voce maschile alle
orecchie di Luna.
“Harry! Ma non dovevi lavorare?”
“Sì, ma ho capito che non
potevo mancare, non oggi”.
Harry guardò Ginny mentre sfrecciava nel cielo.
“Continuo a dimenticare quant’è
brava. Sono stato un pessimo ragazzo in quest’ultimo
anno”.
“Sei sempre in tempo per rimediare, non
credi?” gli
disse Luna. Lui la guardò e annuì, prima di
tornare a guardare Ginny, lanciata
in picchiata a recuperare una minuscola pallina incantata che veninva
usata
come sostituto dei Boccini negli allenamenti. Quando scese impugnando
il
piccolo globo dorato era raggiante.
“Sembra che abbiamo trovato la nostra
nuova
Cercatrice” dichiarò soddisfatta la capitana.
“Ottimo lavoro, Ginny. Ti chiameremo
non appena il nostro Maginotaio avrà stilato il tuo
contratto. Benvenuta nelle
Holyhead Harpies!” concluse, stringendole vigorosamente la
mano.
Harry aveva guardato tutto questo dagli spalti, e
senza staccare gli occhi da Ginny, disse: “Luna, puoi venire
ad aiutarmi a fare
una cosa? Ho bisogno di un’amica, e sento che tu sei proprio
quella giusta per
questa impresa”.
“Sarei felicissima di aiutarti come amica
in ogni
impresa necessaria. C’entra Ginny?”
“Ginny è il centro”
rispose lui. “Ti aspetto domani al
Paiolo Magico, alle due del pomeriggio. Non fare tardi. Ah, non dire a
Ginny
che sono stato qui: voglio farle una sorpresa” e detto questo
si diresse verso
l’uscita.
Luna sorrise: pareva che dopo l’estate,
quell’autunno
fosse foriero di novità.
*
Il sabato successivo a casa Weasley ci fu una
festicciola in onore dell’entrata ufficiale di Ginny nel
mondo del Quidditch
professionistico. C’erano tutti i Weasley, Hermione, Luna e
Andromeda Tonks col
piccolo Teddy, che aveva appena imparato a camminare ed era una mina
vagante.
“Sai dov’è
Harry?” chiese Andromeda alla festeggiata
dopo l’ennesimo placcaggio, mentre Teddy, penzoloni
sottobraccio alla nonna,
lanciava gridolini deliziati.
“Bella domanda” rispose lei,
asciutta. Passi mentre
studiava ad Hogwarts; passi durante l’estate in Grecia, dove
i collegamenti non
erano così comodi come in Inghilterra; ma ormai non riusciva
più a trovare
scuse per quel comportamento sconsiderato. Doveva soltanto riuscire a
prenderlo, peccato che fosse più evanescente di un
Follefrullo.
“Cos’è
quello?” chiese Charlie a un certo punto,
indicando qualcosa fuori dalla finestra. Dall’esterno,
infatti, un oggetto
dorato sbatteva insistentemente contro il vetro. Ginny aprì
la finestra e il
piccolo Boccino gli atterrò in mano, mentre sulla sua
superficie apparve solo
una parola: “Seguimi”.
“Tutto bene, cara?” chiese
subito Molly.
“Sì, mamma, non
preoccuparti” le rispose Ginny. “Vado
a prendere una boccata d’aria… torno subito. Voi
continuate pure” disse agli
invitati, che ripresero a parlare tranquillamente dopo
l’interruzione volante
di pochi secondi prima.
Una volta fuori dalla porta, Ginny aprì
il palmo della
mano e il piccolo Boccino prese il volo, precedendola di circa un
metro,
portandola verso una collina, dove…
La zona era illuminata da piccoli globi luminosi
fluttuanti e, in piedi in mezzo a quello spettacolo,
c’era…
“Harry!” Ginny era senza parole.
“Sono un idiota. Ginny, volevo solo dirti
che sono un
cretino, e vorrei chiederti scusa se non sono stato proprio il
fidanzato modello
che avresti meritato. Ma quando sono venuto al tuo provino, ho capito
che sei
la cosa più bella che illumina la mia giornata. Quindi,
Ginevra Molly Weasley,
mi faresti l’onore di progettare un futuro con me?”
“Sì… oh, Merlino ,
sì!” Ginny gli saltò al collo e lo
baciò con trasporto, e si staccò solo per
chiedergli: “Davvero sei venuto al
mio provino?”
“Sì; sono andato via non
appena ho sentito che eri
stata presa, ma da allora non ho fatto altro che pensare a te. Prova a
sfiorare
il boccino con le labbra” le disse. Appena lei lo fece, la
pallina si aprì con
un piccolo scatto, e all’interno c’era un anello
d’oro, con un minuscolo
Boccino di diamante dalle ali frementi.
“Hai fatto tutto tu?” chiese
lei, incredula, mentre
Harry le infilava al dito l’anello.
“Mi ha aiutato Luna, e lei m’ha
detto che vuole
vederti felice. E sappi che adesso la mia priorità
è il tuo e il nostro
futuro”
Cinque minuti più tardi Ginny ed Harry
tornarono alla
Tana, e vennero accolti da congratulazioni a abbracci festanti. Come
controllarono più tardi, Ginny ed Harry scoprirono che la
cima di quella
collina era perfettamente visibile dalla Tana, e tutti gli invitati
avevano
potuto seguire la proposta in diretta, sotto indicazione di Luna
ovviamente.
“Quando volete sposarvi?”
chiese Fleur a Ginny.
“Non c’abbiamo ancora pensato,
ma tra almeno un paio
d’anni, per aspettare che Harry finisca la scuola per
Auror”
“Se volete, potreste avere una damigella
d’onore molto
speciale” rispose allora Bill, abbracciando Fleur, e Ginny
capì subito
l’antifona.
“Sei incinta?” chiese,
sbalordita.
Lei annuì, troppo emozionata per
parlare, e lui
aggiunse: “Dovrebbe nascere a fine primavera. Per favore, non
dirlo ancora alla
mamma: tra il tuo contratto e il fidanzamento, l’annuncio che
potrebbe
diventare nonna potrebbe farle venire un colpo”.
“Giusto” concordò
Ginny ridacchiando. Baciò Fleur e
Bill e raggiunse nuovamente Harry, che stava parlando con Hermione e
Ron, che
come al solito stavano bisticciando. Si guardò attorno, e
capì che
quell’autunno era la promessa di una primavera ricca di
novità.
*-*-*
NdA: ecco l'inizio
della fine (se ho fatto i calcoli giusti, mancano ancora tre capitoli,
quindi prima o poi finirà, e per fortuna XD). Grazie a
chiunque sia resistito fino a qui; il capitolo 13 è un po'
tignoso (tirare le fila è sempre un casino), ma spero di
farcela... prima o poi ;)
Lasciate pure un commentino se vi va, in ogni caso, buon proseguimento
di giornata!
- Hele ^_^
|
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Capitolo 13 *** Inverno ***
Capitolo
13
Capodanno 2000
“Luna, benvenuta! Spero che il viaggio
sia andato
bene”
“Sono arrivata da Castelobruxo
stamattina”
“Meno male, temevo che con questa neve
non ce
l’avresti fatta; ma adesso entra
e
accomodati, che fuori si gela!”
Luna entrò al numero 12 di Grimmauld
Place, dove Harry
s’era stabilito dall’anno prima e Ginny passava
buona parte delle sue giornate.
Non c’era mai stata prima, ma ne aveva sentito parlare come
un luogo tetro e
ostile; invece quello in cui si trovava era un corridoio stretto ma
vivacemente
illuminato da lanterne fluttuanti colorate, e la casa sembrava
ristrutturata di
recente. Luna appese il cappotto all’attaccapanni e si
diresse verso una stanza
da cui proveniva un interessante chiacchiericcio.
Quando aveva ricevuto l’invito da Ginny
per passare il
Capodanno a Londra “con gli amici più
stretti” s’era aspettata un incontro
ridotto, ma solo in quel momento s’accorse della
verità: di amici ne aveva un
sacco. Nella cucina affollata di Grimmauld Place, infatti,
poté individuare
tutta la famiglia Weasley, con mogli e fidanzate al seguito; Neville
che stava
congratulandosi con Hannah per qualcosa che non capiva per via del
rumore;
quasi tutti i membri dell’ES, e alcuni dei più
capaci duellanti che avevano
combattuto durante la seconda battaglia di Hogwarts, oltre ad alcuni
membri di
quella squadra di resistenti anti-Voldemort che erano chiamati Ordine
della
Fenice, tra cui (possibile?) il Ministro della Magia Kingsley
Shacklebolt.
“Luna, ciao!” Neville la
raggiunse, trascinando dietro
di sé Hannah. “Allora ce l’hai fatta a
staccarti dalle infinite possibilità di
Castelobruxo!”
“Sai, erano tornati tutti a casa, e poi
mi mancava un
po’ vedere facce amiche”
“Pensavo che Rolf e la Grubble-Plank
fossero venuti
con te”
“Erano solo ospiti, se ne sono andati con
l’inizio di
dicembre… anche se li sento spesso, devo dire che
è bello essere a casa: almeno
capisco quel che dice la gente!”
Neville sorrise e disse: “Ho saputo da
Hannah che gli
Scamander organizzano un’escursione in Svezia questa
primavera. Tu ci andrai?”
“Devo vedere come si mette alla scuola:
se riesco a
ottenere il certificato di esperta in Magizoologia Avanzata
potrò entrare in
qualsiasi spedizione internazionale mi aggradi” rispose lei.
“Ho sete. C’è in
giro qualcosa?”
Hannah sventolò la bacchetta e
attirò a sé una bottiglia
di Idromele e fece comparire tra bicchieri. Dopo averli riempiti e un
piccolo
brindisi, chiacchierarono del più e del meno,
finché la Tassorosso non venne
richiamata dal suo ex compagno Ernie. Si alzò dalla panca
dove s’erano
accomodati e con un “Scusatemi, torno subito” si
allontanò.
“Quando le chiederai di
uscire?” domandò Luna.
“Chi?” chiese Neville
distratto, mentre portava il
bicchiere alla bocca.
“Tu a Hannah, ovvio”
Neville quasi si strozzò.
“Luna, ma cosa…?”
“Mi sembrava palese” disse lei
per tutta risposta,
alzando le spalle. “Sono certa che, se lo fai, lei
accetta”.
“Non saprei” Neville era
diventato rosso come una
Fenice. “Io non ho ancora un lavoro sicuro, lei è
appena stata assunta al
Paiolo come assistente… adesso preferirei occuparmi della
mia posizione, per
avere qualche certezza da offrirle; Hannah merita il meglio”
“Non preoccuparti,
aspetterò” disse una voce accanto a
lui. Hannah gli sorrise e gli diede un bacio sulla guancia, facendolo
avvampare
ancora di più, porgendogli un piattino con dei dolcetti alla
menta. Luna, che
invece ebbe una voglia improvvisa di salatini, si alzò e si
diresse verso il
tavolo del buffet.
Mentre si guardava attorno, notò con
stupore che non
era circondata da persone, oh no: era circondata da coppie. Coppie
ovunque: di
ogni età, in ogni possibile fase di relazione, ma quella
festa, più che di
Capodanno, pareva di San Valentino.
Lei stava bene anche da sola. Vero, con Rolf si
trovava benissimo, e se pensava a lui spesso ne sentiva la mancanza, ma
era
comunque serena: sapeva di dover studiare molto per arrivare a lavorare
con i
migliori Magizoologi, e i diplomi dei corsi avanzati di Castelobruxo
erano una
tappa fondamentale. Del resto, lui era impegnato con alcuni lavori di
ricerca
in Estremo Oriente per la classificazione di alcuni scarafaggi
particolarmente
curiosi che vivevano nelle zone più impervie
dell’Himalaya, e se una cosa aveva
capito, era che il lavoro non doveva essere un ostacolo per la vita di
un
Magizoologo, ma una gioia, e così doveva essere anche per
chi voleva
condividere la vita con lui.
“Luna?” Ginny le si
avvicinò, distogliendola dai
pensieri. Non si era accorta del cambio di rumori attorno a lei,
né del grande
orologio luminoso che qualcuno aveva fatto Apparire e che fluttuava a
pochi
centimetri dal basso soffitto. “Tutto bene?”
“Certo, benissimo. Pensavo. Quello a cosa
serve?”
disse, alludendo all’orologio.
“Vogliamo provare una tradizione Babbana:
alla fine
dell’anno loro fanno un conto alla rovescia e poi quando
arrivano allo zero
brindano e si augurano buon anno. Questo poi sarà un anno
speciale, dato che
inizia il terzo millennio”. La prese da parte e le porse
anche una lettera. “A
proposito, questa lettera è arrivata un paio di minuti fa
per te. Quel povero
gufo stava diventando pazzo a furia di grattare alla finestra, ma non
tutto
questo rumore non l’avevo sentito”.
Luna l’aprì. Dentro
c’era una sola frase, in una
grafia che avrebbe riconosciuto tra mille, dopo tutto quel tempo in
Brasile.
Ti aspetto fuori.
“Scusa, Ginny, esco un attimo”
disse, infilandosi il
cappotto.
“D’accordo… ma
rientra per il brindisi, le urlò dietro
Ginny, mentre la porta d’ingresso già si
richiudeva di scatto. Luna fece di
corsa il tragitto dalla porta al centro della piazza, dove
c’era…
“Rolf!” esclamò Luna
saltandogli al collo.
“Temevo non saresti venuta”
mormorò lui,
abbracciandola a sua volta. È da almeno un’ora che
aspetto”.
“Mi spiace, ma sono certa che potevi
anche entrare.
Harry e Ginny sono molto gentili” lo informò.
“Ma io non volevo vedere loro adesso;
volevo vedere
te” disse lui. “Volevo… parlarti,
sai”
“Davvero? Per dirmi cosa?”
chiese lei, sinceramente
curiosa. Nessuno le aveva mai voluto parlare,
prima.
“Ecco…” Rolf, ogni
volta che doveva parlare con
qualcuno di qualcosa che aveva a cuore, era più simile che
mai a suo nonno
Newt: la sua timidezza emergeva in tutta la sua paralizzante presenza.
“La cosa
che devo dirti è importante, e devo chiederti per favore di
non interrompermi.
M’ero anche preparato tutto un discorso che avevo imparato a
memoria, ma adesso
non lo ricordo più. Quindi, andrò un
po’ a braccio, e chiedo scusa se sembrerò
un po’ sconclusionato.
“Ci conosciamo da un anno e mezzo circa,
io e te; dopo
quel viaggio in Grecia, non abbiamo più fatto spedizioni
insieme, almeno non
per lungo periodo. La vita di noi Magizoologi non è
semplice: spesso non
abbiamo neanche una vera e propria casa, e se l’abbiamo resta
vuota per molti
mesi l’anno, ma questo t’insegna che la casa non
è formata da tegole e mattoni,
ma da persone e sorrisi. Quindi, Luna Pandora Lovegood, vorresti
accompagnarmi
nella spedizione più bella di ogni vita?”
Lei lo guardò negli occhi, e
capì che non c’era
bisogno che parlasse con le labbra per intendere la sua risposta.
Proprio in quel momento degli scoppi accompagnarono
fontane di luce nel cielo. Fuochi artificiali: era il 2001, e il nuovo
millennio era più emozionante che mai. E così,
mentre in casa Potter tutti
festeggiavano al chiuso, bevendo bollicine e guardandosi
l’uno riflesso negli
occhi dell’altro, in Grimmauld Place una coppia abbracciata
guardava assieme
nella stessa direzione, verso un futuro condiviso pieno di promesse di
luce,
come quelle stelle colorate che squarciavano con rumorosa esuberanza il
mantello nero della notte.
Era un
nuovo millennio, e forse era un nuovo inizio.
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Capitolo 14 *** Primavera ***
Capitolo 14
Maggio 2002
Per essere l’inizio di maggio, faceva
decisamente
caldo: tutti coloro che avevano comprato con anticipo un abito per il
grande
evento erano dovuti correre all’ultimo momento a prenderne un
altro più adatto
al clima. Del resto, nessuno doveva sfigurare al matrimonio del famoso
Harry
Potter e della neocapitana delle Holyhead Harpies, Ginevra Weasley.
Luna arrivò alla Tana, sfavillante nel
suo abito giallo, con un
po’ di fiatone.
La sera prima aveva progettato di passare una
serata “tra ragazze” solo lei, Hermione e,
ovviamente,
Ginny. Peccato che all’ora di cena Luna scoprì che
Rolf era appena rientrato
dalla spedizione in Alaska – dove lei avrebbe dovuto
raggiungerlo non appena
conseguito l’ultimo diploma in Storia Mondiale della
Magizoologia – e Ginny le
disse di andare da lui.
“Non vi vedete da Natale, e
ripartirà dopodomani” le
ricordò la futura signora Potter. “Va’
da lui; io ci sarò anche dopo il
matrimonio, per la mia più cara amica”
Così, le due amiche si abbracciarono e
la bionda si Materializzò al Paiolo Magico.
Individuò Rolf al primo colpo. Gli dava
le spalle e
stava sfogliando la Gazzetta,
ma la barba sfatta, le occhiaie scure e gli occhi
irritati erano inconfondibili segni di un Magizoologo rientrato da
poco. Lei
gli andò dietro e gli coprì gli occhi.
“Luna” rispose semplicemente
lui. Lei gli diede un
bacio veloce e gli si sedette accanto. “Ma non avresti dovuto
restare con Ginny
per l’addio al nubilato, o quelle cose da ragazze?”
“L’addio al nubilato vero e
proprio l’abbiamo già
fatto, circa una settimana fa” lo informò lei.
“Ero alla Tana e avevo
progettato di fare qualche chiacchiera con Ginny, ma ho saputo che eri
tornato
e lei m’ha detto di venire qui. Sai, è sempre un
bene dare retta alle giovani
che stanno per sposarsi, o lo spirito banshee ti potrebbe rendere
sordo”.
“Giusto” rispose lui annuendo
(Luna apprezzò di nuovo
il fatto che accettasse senza riserve quelle che Hermione chiamava
‘mucchio di
sciocchezze’), “ma chi… Ah, certo, la
proprietaria”.
Luna d’istinto lanciò
un’occhiata verso il bancone,
dove Hannah, che era subentrata a pieno titolo nella gestione del
Paiolo dopo
il pensionamento di Tom, stava chiacchierando con alcuni avventori
abituali del
pub. “Hannah è sempre molto gentile. Ci capisce,
sai: anche Neville è spesso
via, e appena può lei lo raggiunge.
Com’è andata in Alaska?”
Passarono tutta la serata a chiacchierare di ogni
cosa, dalle spedizioni, alle scoperte, ma anche di qualsiasi altro
argomento
saltasse loro in mente, e sembrava passato un solo secondo quando
sgabelli e sedie volarono sui tavoli mentre una scopa incantata
cominciava a spazzare
il pavimento.
“Ragazzi, dovrei andare” li
informò discretamente
Hannah. “Luna, ti devo lasciare aperta la porta?”
“Oh no” rispose
l’altra “ho tutta l’intenzione di
restare qui con Rolf stanotte”. Rolf non prese fuoco per
miracolo. “Buonanotte
Hannah, e salutami Neville. Ci vediamo domattina”.
Chiacchierarono nel pub ancora un po’,
finché la scopa
non cominciò a picchiare violentemente sulle spalle di Rolf
perché si
spostasse. Si alzarono e rivoltarono le sedie sul tavolo, e salirono in
camera
di lui. Continuarono a parlare sussurrando, e alla fine
crollarono, quando la notte già cominciava a lasciare il
passo all’alba,
abbracciati sopra le lenzuola. Non sarebbero arrivati in orario se
Dennis non
avesse reclamato la colazione.
Luna ebbe appena il tempo di dare un bacio a Rolf,
tornare a casa per una doccia veloce e cambiarsi d’abito, e
ripartire in
direzione della Tana, dalla quale sarebbe partita la sposa in direzione
della collina dove s'era fidanzata quasi tre anni prima.
“Luna, finalmente! Ma dov’eri
finita? Ginny era già
preoccupata” la apostrofò Hermione non appena la
vide.
“Scusa Hermione, ero a letto con Rolf e
mi sono
svegliata cinque minuti fa” disse lei con noncuranza, e
veleggiò verso la sua
amica, pronta a volare verso il suo destino – letteralmente:
aveva deciso che
sia lei che le damigelle (Luna, Hermione, e tutte le Holyhead con la
divisa di
gala) avrebbero raggiunto il padiglione dei ricevimenti a cavallo di
una scopa. Luna
non si interessava di abiti e cose del genere, ma l’abito da
sposa dell’amica, con
i ricami gialli benauguranti che aveva ricamato lei stessa sul bordo
inferiore, era
decisamente stupendo.
“Tutto bene, stanotte? Hannah
m’ha raccontato che tu e
Rolf avete parlato per ore” Luna temeva che se la prendesse,
invece l’amica
l’abbracciò forte e le disse: “Sono
felice per voi; meriti un brav’uomo al tuo
fianco, e sento che Rolf ti renderà felice come Harry con
me”.
“Oh no, Rolf
non mi renderà felice”
ribatté Luna con tranquillità. “Sono
certa che ci
saranno giorni in cui vorrò strozzarlo e altri in cui
sarò troppo stanca per
pensare alla felicità; ma sì, credo che con Rolf
queste cose mi piaceranno”.
Ginny, dopo un secondo, sorrise: “Questa
tua frase
m’ha insegnato più di quello che dirà
Ron al pasto… anche se scommetto che il
discorso che pronuncerà l’avrà scritto
Hermione”.
“Probabile, tuo fratello non è
molto dotato in quanto
a eloquenza” rispose Luna.
“Holyhead… e amiche della
sposa” urlò la vicecapitana.
“In sella: accompagniamo la nostra capitana al suo
matrimonio!”
A due a due le Holyhead prima, Luna e una Hermione
terrorizzata poi, e infine un’impaziente Ginny, si diressero
verso la piazzola
davanti al tendone, dove trovarono un Arthur Weasley in lacrime.
“Arthur, sta bene?” chiese
Luna, che non aveva mai
visto il padre della sua amica in preda di emozioni così
forti.
“Eh? … Sì, ma sai,
la mia bimba che si sposa…” rispose
lui.
“Ha messo questo abito molto spesso
ultimamente?”
chiese Luna.
“No, non l’ho più
messo da quando s’è sposato Bill.
Perché?”
“Ah, ecco, così si spiega
tutto” rispose Luna con aria di una persona che dice
un'ovvietà. “Sono i Flemmoferi, ma non si
preoccupi, basta una persona
che ti vuole bene vicina e passa tutto – in alternativa, va
bene anche una
fetta di torta al rabarbaro” gli spiegò, solenne.
Fortunatamente, ogni
spiegazione ulteriore venne interrotta dall’arrivo di Ginny,
che aveva dovuto
volare “come una nonnina” per non spettinarsi
troppo, pena una punizione di
tutto rispetto da parte di Molly.
La cerimonia fu celebrata da Kingsley Shacklebolt
in
persona, e fu molto più veloce e divertente rispetto a
quella di Bill e Fleur:
soprattutto nel momento in cui Teddy (quattro anni) e Victoire (due)
cominciarono a lanciarsi dietro qualunque cosa per passare il tempo,
dai
libretti commemorativi al cuscino delle fedi, che solo per un pelo non
prese
fuoco contro una candela.
Alla fine della cerimonia, Luna vide sul fondo
della
tenda Rolf. Con un abito elegante, sembrava a disagio, ma sorrise
comunque
quando la vide.
“Bel vestito” le disse appena
la vide. Sembrava
sincero, così Luna sorrise.
“Bell’abito” rispose
lei di rimando. “Hai fatto
tardi?”
“No, mi sono svegliato quando ti sei
Smaterializzata.
Solo che non sono così felice di indossare abiti eleganti e
sono arrivato
quando hai fatto la tua entrata trionfale. Andiamo a fare le
congratulazioni
agli sposi assieme?”
“Mi piace come idea! Sono stati bravi,
non c’era
nemmeno un Nargillo… non è da tutti,
sai?”
Harry e Ginny, meglio noti come il signore e la
signora Potter, erano al settimo cielo dalla gioia, ed entrambi furono
felici
di incontrare il nipote di Scamander di cui Luna aveva tanto parlato.
“Ma... siete qui assieme?”
chiese Ginny, vedendo che
Luna teneva la mano di lui.
“No, io sono arrivata qui con te, mentre
lui alloggia
al Paiolo” rispose lei.
“Luna, credo intendesse chiedere se siamo
una coppia”
gli mormorò lui nell’orecchio, rosso come un
peperone.
“Oh! Sì, siamo una coppia. Me
l’ha chiesto a Capodanno
dell’anno scorso… non te l’avevo
detto?” chiese lei, sinceramente stupita.
“Potrebbe esserti sfuggito”
sorrise la sposa. “Ma non
importa, sono felice di saperlo. Avete già in mente un
periodo?”
“Per cosa?” domandò
Luna.
“Ehm.. per il matrimonio? Sai, di solito
il
fidanzamento si fa in previsione delle nozze” le
ricordò Harry.
“Giusto! Non c’avevo pensato.
Tesoro, che data ti
piacerebbe?”
“Ehm…” Rolf era a un
passo dall’autocombustione per
l’imbarazzo. “Che ne dici se ne parliamo dopo la
festa?”
“Oh, va bene”
acconsentì Luna, baciandolo con
trasporto (quasi non sentì zia Muriel che urlò:
“Scostumati, trovatevi una camera!”).
“Comunque mi sto divertendo un sacco, è stata una
bellissima cerimonia!”
“Grazie, Luna; le tue parole significano
molto per me”
rispose Ginny, commossa, abbracciandola.
“Già; grazie, Luna. Rolf,
è stato un piacere
conoscerti” rispose Harry, stringendo la mano del Magizoologo.
La festa fu divertente, e con l’aiuto di
tre Whisky
Incendiari Luna riuscì persino a trascinare Rolf a ballare,
che si
rivelò un buon ballerino (come sintetizzò zia
Muriel a una sbigottita Hermione:
“Quel giovanotto manca di tecnica, ma si dimena come una
biscia e ha un gran
bel sedere”), e rimasero in pista fino quasi alla fine della
serata, quando
buona parte degli invitati se n’era già andata.
Rolf sembrava aver smaltito la sbornia, e
mormorò a
Luna: “Cara, sarebbe il caso di andare. Sono quasi le due e
sono certo che
Harry e Ginny vogliano andare a casa loro”.
“D’accordo… sai,
è importante ballare
ai matrimoni: attira energie positive e scaccia i pensieri malvagi. Ma
hai ragione: Harry e
Ginny dopo una giornata così importante
vorranno sicuramente andare a dormire”.
Rolf e Luna s’avvicinarono agli sposi,
effettivamente
un po’ stanchi.
“Buonanotte e buona vita, signori
Potter” augurò loro
Rolf.
“Ma lei non è la signora
Potter, è Ginny!” lo corresse
Luna a bassa voce, anche se non abbastanza da non farsi sentire dalla
diretta
interessata.
“Tranquilla, Luna, io sarò
sempre Ginny e non sarò mai
‘solo’ la signora Potter… e Harry lo sa.
E comunque grazie di
essere venuti, siete stati l’anima della festa. Spero di
poter ricambiare
presto il favore!” disse facendo l’occhiolino a
Luna e facendo virare il
colorito di Rolf verso il vermiglio.
“Ehm… ora andiamo.
Sapete… vogliamo lasciarvi
tranquilli… dopo queste nozze piene di emozioni…
un po’ di riposo…” farfugliò
il Magizoologo, che cercava di trarsi d’impaccio (con,
ahimè, assai magri
risultati).
“Certo, perché la prima notte
di nozze si dorme…”
borbottò Harry, subito interrotto da una gomitata poco
dissimulata da Ginny.
“Buonanotte anche a voi cari…
magari ci sentiamo per
incontrarci dopo il viaggio di nozze, d’accordo?”
I due invitati uscirono dalla tenda e non appena
usciti dalla bolla di protezione (solo per non essere visti dai
Babbani, fortunatamente),
Luna disse: “Allora?”
“Allora, cosa?” chiese lui,
leggermente confuso.
“Quando ci sposiamo? Ginny ha detto che
bisogna
scegliere una data” gli ricordò lei.
“Ma dobbiamo proprio parlarne alle due e
un quarto di notte,
Luna?” domandò Rolf. “Magari domattina,
con il cervello un po’ più riposato…”
“D’accordo”
acconsentì Luna, facendo tirare a Rolf un
sospiro di sollievo, prima di proporre: “Vuoi restare a
dormire da me,
stanotte? Ginny m’ha detto che dobbiamo sfruttare ogni
momento libro insieme, e
tu domani pomeriggio parti… dividerci mi sembra
un’assurdità” spiegò lei in
tutta semplicità.
“D’accordo, amore
mio” accettò lui. “Anche
perché non
voglio sprecare nemmeno un minuto per parlarti di una cosa che mi sta
particolarmente a cuore…”
“Davvero? Che cosa?” chiese
lei, emozionata.
“Andiamo da te… sono certo che
ti piacerà” sussurrò
lui.
E, con un bacio e uno schiocco nella notte,
sparirono
alla vista.
*-*-*-*
NdA: Bon, Ginny
è andata XD Complimenti a chiunque sia arrivato fin qui,
soprattutto tenendo conto che non sono mai stata puntuale con la
pubblicazione :P Se la cosa vi può consolare, il prossimo
capitolo sarà l'epilogo; essendo un periodo un po' intenso
non assicuro la pubblicazione settimana prossima, ma
cercherò di essere il più celere possibile.
Come
sempre, lasciate pure un commentino, se vi va; buona giornata e buone
letture a tutt*!
- Helena
|
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Capitolo 15 *** Ancora estate ***
Capitolo 15
10 agosto 2004
“Ginny, sei sicura che sia il posto
giusto?” chiese Harry
per la ventesima volta in cinque minuti.
“Certo che lo sono. Credi che il parto mi
abbia
rimbambita?” sibilò Ginny lanciandogli
un’occhiataccia, mentre non smetteva di
muovere la carrozzella dove dormiva James Sirius (evento, questo,
più unico che
raro). “Quando è venuta a trovarci alla nascita
del bambino ha detto: «Per
quella cosa, tieniti libera per la notte tra il 9 e il 10
agosto» e infine c’ha
inviato una Passaporta che c’ha condotti qui…
più chiaro di così!”
“Credo ancora di non capire”
mormorò Harry continuando
a guardarsi attorno, smarrito.
Ginny avrebbe riconosciuto quel luogo ovunque. Del
resto, come poteva cambiare in cinque anni un luogo vecchio di secoli?
“È una piccola baia in Grecia,
dove c’era l’approdo
della spedizione che facemmo dopo la fine della scuola”
spiegò lei, sorridendo.
“E, da quando ci siamo sposati noi, ogni volta che io e Luna
c’incontravamo,
parlavamo, tra le varie cose, del matrimonio. E credimi, anche se sono
mesi che
non la vedo per via dei nostri impegni incrociati, penso che
l’invito sia stato
proprio per le sue nozze”.
In quel momento, con due pop
distinti, comparvero Hermione con Ron, e Neville accompagnato
da Hannah; come per Harry e Ginny, la Passaporta era una copia del Cavillo. In entrambe le coppie pareva
che si fosse ragionato allo stesso modo: mentre le donne
s’erano almeno
imbellettate, i maschi parevano essersi infilati la prima cosa che era
capitata
loro in mano; inoltre avevano tutti la stessa aria leggermente
perplessa di
Harry (persino Neville, e sì che era già stato
lì).
Dopo i convenevoli, cadde il silenzio, interrotto
solo
dal fragoroso sciabordio delle onde. Il senso d’attesa era
palpabile; tutt’un
tratto da un’estremità della baia
spuntò Rolf, in compagnia dei nonni Newt e
Tina, mentre dal mare, a bordo di una piccola barchetta incantata,
comparve
Luna, accompagnata dal padre e da un Demiguise, che Ginny riconobbe
come Dennis
(più per fama che per reale conoscenza, in
realtà).
Rolf era, come sempre, impacciato, ma non appena
vide
Luna le corse incontro, affondando nell’acqua fino al
ginocchio. Chiunque
avrebbe pensato che non aveva molto senso, ma Luna si alzò
in una nuvola di
tulle, come se stesse sorgendo dalla spuma del mare, e gli tese le
braccia. Lui
la prese per la vita e raggiunsero la spiaggia così,
abbracciati, gli abiti che
ondeggiavano al ritmo delle onde.
Non appena furono all’asciutto, i due
sposi
raggiunsero un cerchio di pietre multicolori. Dal nulla
partì un motivetto jazz
molto divertente, e Luna si mise a ballare – e se Ginny non
avesse saputo la
causa, non avrebbe seguito l’amica, trascinando anche Harry e
Hermione.
“Ehm… perché lo
staremmo facendo?” sussurrò Hermione.
“Luna vuole attirare l’energia
positiva sulla
cerimonia” rispose di rimando Ginny, e prima che Hermione
potesse ribattere, le
ricordò: “Suo il matrimonio, sue le
regole”. Hermione chiuse la bocca e si
limitò ad annuire continuando a dondolarsi a ritmo; anche
Neville accennò
qualche passo, convinto da Hannah.
Quando ebbero finito, Tina annunciò:
“Benvenuti a
tutti voi. Siamo qui riuniti per celebrare l’amore di Rolf e
Luna, che hanno deciso
di unirsi in matrimonio. La cerimonia è stata progettata
dalla sposa e Newt e
io riconosceremo l’unione tramite i poteri da noi conferiti
dall’Organizzazione
Mondiale di Magizoologia”.
Luna prese le mani di Rolf e disse: “Ho
sempre sognato
di scoprire il mondo e i suoi segreti, e adesso che sono iscritta
all’Albo dei
Magizoologi sono felice, ma so di non essere soddisfatta. La vita di un
Magizoologo è diversa da quella delle altre persone, e il
rischio di una vita
non ordinaria è quello di trovarsi un giorno, soli e senza
amore. E si può
vivere soli, ma non si può vivere senza l’amore di
qualcuno che ti accolga e ti
prenda così come sei, senza giudicarti. Rolf Fido Scamander,
vorrei conoscere
il mondo nuovo dell’amore con te. Proprio qui, dove ci siamo
baciati per la
prima volta cinque anni fa, voglio chiederti: vorresti accompagnarci
nella
spedizione della vita?”
Ginny si stupì di quel cambio di
persona, e quando
Luna fece un passo vicino a Rolf, capì. Quell’aria
che Luna non aveva mai avuto
prima, quel sorriso così diverso,
quell’inconfondibile aura… come aveva fatto a
non capirlo subito?
Rolf a quel contatto con Luna la guardò
prima
perplesso, poi spalancò gli occhi, si illuminò, e
quando alla sua domanda muta
lei annuì lui l’abbracciò e la fece
volare, piangendo e ridendo come un
bambino, mormorando continuamente: “Sì, Luna,
sì” come se non sapesse dire
altro, sopraffatto dalla gioia.
“Ehm…”
borbottò Newt cercando di richiedere
l’attenzione minima per concludere la cerimonia. Tina
superò il tavolino e
batté sulla spalla del nipote. “Non vorrei
sembrare brusca, ma volete finire il
matrimonio o vuoi aspettare direttamente di avere tuo figlio come
paggetto?” Il
tono era un po’ brusco, ma sorrideva e anche lei aveva gli
occhi lucidi. Rolf,
senza lasciare Luna, si rivolse al nonno, che si schiarò la
voce e disse:
“Avendo sentito le vostre dichiarazioni e di fronte ai
testimoni, vi dichiaro
marito e moglie”.
A quelle
parole le pietre del cerchio scoppiarono,
trasfigurandosi in un tripudio di farfalle e uccellini variopinti, che
avvolsero i due sposi in una nuvola di colori e vitalità.
Era una nuova estate,
ed era una nuova vita.
*-*-*
NdA: E anche Luna
ha coronato il suo sogno d'amore *^* Che Amossione *^* Ma non
scappate... manca ancora un piccolo epilogo, già pronto, che
pubblicherò, se non oggi, entro domani sera. Se
volete lasciare un commentino, ve ne sarò grata; nel
frattempo, buona serata! ^_^
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Capitolo 16 *** Epilogo ***
Epilogo
Dal diario di Rolf
Scamander
11 agosto 2005
Oggi, per il nostro primo anniversario di
matrimonio,
ho regalato a Luna una copia rilegata del suo primo libro sul
Follefrullo, che
abbiamo concluso proprio la sera prima che nascessero i bambini.
Lorcan e Lysander sono due tesori, e dopodomani
fanno
sei mesi: pensavo di non aver bisogno di tutto questo (una moglie e una
famiglia), pensavo di bastare a me stesso, e invece… non
avrei mai pensato di
poter essere più felice, e ancora oggi, anche dopo un giorno
faticoso o
elettrico, mi basta andare nella nostra casa portatile, e negli occhi
di Luna e
nel sorriso dei bambini trovo la pace. Gli animali sono ancora la
nostra
passione, e niente è migliore di condividere la vita con una
persona che
capisca profondamente ciò che ti può portare a
stare lontano per mesi, o che
non ti lasci andare a casa per mangiare o dormire per giorni, e Luna
è tutto
questo, e molto di più: l’ho trovata tardi
rispetto all’età in cui la gente si
sposa, ma so che lei era già stata scritta per me, e il caso
prima o poi ci
avrebbe fatti comunque incontrare.
I nostri progetti continuano e nelle fasi di
approntamento della stazione i bimbi staranno dai nonni, ma poi, alla
faccia di
quel che dice la gente, verranno con noi: la nostra famiglia
è il bene più
prezioso, non lo divideremmo mai.
L’estate
di sei anni fa incontravo una ragazza
stupenda, dagli occhi azzurri e la mente aperta; oggi quella ragazza
è sempre,
e sempre lo sarà, la luce più bella che possa
riscaldare le mie giornate e
illuminare la mia vista appannata sul mondo – ogni mondo, in
ogni sua stupenda sfaccettatura –, e benedico ogni
giorno la mia fortuna. Perché questa è la
verità: Luna Pandora Lovegood
Scamander è uno scrigno di amore e vita, di sogni e
desideri, dell’essenza del
sole d’estate. E io amo la sua luce.
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