Farewell

di lagertha95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 23: *** capitolo XXII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti/e! Sono Lagherta e sono nuova in questo fandom :)

È la prima volta che mi cimento in una Dramione e non ho davvero idea di come sia uscita fuori questa storia T.T

Spero che la breve introduzione che ho scritto vi intrighi e vi spinga a seguirmi in questa avventura, nonché a lasciarmi una recensione. Che questa sia breve o lunga, brutta, neutra o positiva, non ha importanza, purché scriviate quello che pensate, facendomi capire se la strada che sto percorrendo è giusta o meno :)

Detto questo, vi lascio al prologo.

A presto, spero.

Baci, Lagherta :*


 


 

Prologo


 

Abbiamo litigato. Per la prima volta in modo serio. Non bisticci sciocchi e infantili, dettati dalla voglia di smuovere il mare placido della nostra vita di coppia. Un litigio vero, pieno di sguardi cattivi e parole rancorose, gelosie represse che alla fine ci hanno fatto esplodere.

Sono sul nostro enorme letto matrimoniale, avvolta nella sua maglietta. Inspiro profondamente, tra un singhiozzo e l'altro, riempiendomi le narici del suo odore, così dolce e mascolino al tempo stesso. Un odore che sa di casa e che forse ho perso per sempre.

Se n'è andato, sbattendo la porta e recuperando il minimo necessario. Senza una parola, senza guardarmi neanche. Mi ha voltato le spalle, dopo che la mia lingua si era mossa una volta di troppo, pronunciando parole che non avrebbe dovuto, ferendolo più profondamente di quanto avesse mai fatto.

Adesso sono sola, nella nostra casa, che porta ancora i segni della sua presenza, anche se sono ormai 5 giorni che non lo vedo. Io non mi sono alzata dal letto, distrutta forse per l'ultima volta. Non so se riuscirò a riprendermi. Non mangio e non mi lavo da quando se n'è andato.

La mia migliore amica è venuta a trovarmi, anzi, viene tutti i giorni a trovarmi, appena stacca da lavoro. Si siede sul letto, accanto al relitto che è il mio corpo, e mi accarezza leggermente, placando per poco i miei singhiozzi e le mie lacrime e facendomi scivolare lentamente in un sonno agitato. A volte porta anche i bambini, ma neanche le loro risa gioiose e innocenti riescono a distrarmi dalla mia disperazione.

Non riesco a parlare, non riesco a ringraziarla, non riesco a fare nulla.

Sto sul nostro letto, avvolta nella sua maglietta, incapace di riscuotermi da quest'incubo, incapace di reagire. Mi sto lasciando andare, perché la mia ragione di vita mi ha abbandonata. Continuo a singhiozzare, preda del dolore e dell'apatia. Non riesco a non pensare altro che ai suoi occhi, pieni di dolore e delusione. Ho sentito distintamente il suo cuore spezzarsi. Lo ha fatto contemporaneamente al mio. Quel cuore traditore che non ha saputo gestire la lingua. Quel cuore che, geloso, mi ha portato a dire quelle cose. Quel cuore che non sa come ricostruirsi, perché senza di lui, io vivo a metà.

Mi addormento, sfinita dal pianto, dal non mangiare, dal dolore che mi incalza ogni momento.

 

***


 

Non è tornato da me. Sono passate due settimane e lui non è tornato. Ma perché mi stupisco? In fondo sono stata io a ferire più profondamente.

Mi sono ripresa il minimo indispensabile per riuscire a prendere la decisione giusta.

Sono in camera, seduta sul nostro letto. La sua maglietta indosso, ormai priva del suo odore, ma così terribilmente familiare.

Intorno a me ci sono dei vestiti (miei e suoi) piegati e scarpe. Ai piedi del letto una valigia aperta. Inizio a riporvi dentro tutto, con Ginevra che mi osserva silenziosa, seduta sulla Sua poltrona. Ricordo ancora quando l'abbiamo comprata, lui che si impuntava perchè fosse verde e io che invece la volevo rossa. Al ricordo, un piccolo sorriso si disegna sulle mie labbra.

“Sei sicura?”

Non dice altro, Ginevra. Oh amica mia, tu sapessi quanto non sono sicura, quanto vorrei solo sprofondare nell'apatia e nella disperazione, quanto vorrei tornare a deprimermi, aspettando la fine. Ma non posso. Lo amo così tanto da non poterne fare a meno. Queste due settimane sono state l'Inferno. Il mio cuore non è intero, non senza di lui. E poiché IO ho sbagliato, tocca a me cercarlo e scusarmi e farmi perdonare.

“Sì”, rispondo.

“Dove andrai?”

Non lo so, non ancora. Forse dovrei iniziare da dove tutto è cominciato…

“Hogwarts”.

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Salve a tutti/e!
Sono tornata con un nuovo capitolo di questo piccolo percorso che ho intrapreso :)
Spero, come sempre, che vi piaccia e che lo commentiate, così da farmi sapere qualcosa (qualunque cosa! XD)
MI hanno fatto enormemente piacere tutte le visualizzazioni del prologo e vi vorrei ringraziare uno per uno :)
Adesso vi lascio alla lettura del capitolo ^-^
A presto, spero.
Baci, Lagherta :*




Capitolo 1

 

Con un sonoro “crack” mi materializzo appena fuori dai confini della mia vecchia scuola.

 

Guardo con nostalgia a quelle torri e quei bastioni che, nel bene e nel male, mi hanno vista crescere. Accolta quando ero appena una bambina, mi hanno lasciato andare che ero ormai una donna fatta, con il suo bel bagaglio di esperienze.

 

Quelle mura, robuste e stabili, mi hanno confortata nei momenti più bui della mia esistenza, dandomi il giusto conforto o nascondendomi. Quelle sale hanno visto cambiare il mio sguardo e il mio corpo e mi hanno sempre accolta, facendomi sentire a casa, davvero a casa.

 

Hanno visto cambiare anche il mio cuore, varie volte, e mi hanno vista abbandonare pregiudizi e idee prestabilite, dando seconde chance a chi non se lo aspettava.

 

Penso a tutte le cose che sono accadute qua, negli anni. Penso alle persone che ho conosciuto, agli amori che ho visto nascere e morire, alle cose che ho imparato, ai segreti che ho scoperto, mantenuto e avuto.

 

Rivedo i volti dei miei amici.

Harry, capelli neri perennemente in disordine, brillanti occhi verdi nascosti da lenti rotonde e un sorriso genuino, affettuoso e sincero.

Ron, zazzera rossa, occhi azzurri, lentiggini in ogni dove. Un sorriso che negli anni era cambiato molto, a differenza di quello di Harry che era rimasto sempre lo stesso.

Ginny, mia dolce Ginny. Capelli rossi e lunghi, occhi castani dolci e sempre attenti, sorriso furbesco.

 

Alla fine della guerra, Ginny e Harry si sono fidanzati e poi sposati. Oggi hanno 3 marmocchi di 4, 2 e 1 anno, molto vispi, che io adoro incondizionatamente.

 

Rivedo Ginny salutarmi, appena fuori da casa mia, con Lily in braccio e James e Albus attaccati ai jeans. Ripenso a quanto ha fatto per me, in queste due settimane, alle migliaia di lacrime che ha asciugato, alle docce che mi ha obbligato a fare. Mia dolce Ginny, non so cosa avrei fatto senza di te.

 

E inevitabilmente la mia mente va ancora a Lui.

 

Lui, che come nessun altro è riuscito a oltrepassare le barriere che mi ero faticosamente costruita, entrandomi dentro e diventando parte di me. Lui, che ho ferito, senza volerlo, molto più profondamente di quanto lui avesse mai fatto con me.

 

Mi incammino verso la scuola, immersa nei miei pensieri, e non mi accorgo di costeggiare il limitare della foresta proibita. Sono talmente presa dai miei pensieri, che non sento né il fruscio dei cespugli che si spostano, né il rumore di zoccoli che calpestano il terriccio umido.

 

“Sapevo che sarebbe tornata, signorina Granger”.

 

Una voce profonda alle mie spalle mi fa sobbalzare e mentre mi giro, sfodero la bacchetta, pronta a difendermi.

 

“Non sono qui per farle del male, signorina. Sono venuto soltanto a darle il bentornata. Avevo letto del suo ritorno nelle stelle”.

 

Fiorenzo, il centauro che ci aveva fatto da insegnante di Divinazione e che si era schierato al nostro fianco nella battaglia di Hogwarts, mi guarda dall'alto, con uno sguardo quasi affettuoso.

 

“Fiorenzo! Mi hai spaventata!” dico, portandomi una mano al petto dove, furioso come mai da quando Lui mi ha lasciata, batte il mio cuore.

“Come stai, comunque? Si sono sistemate le cose con il branco?”

 

“Sì, ma continuo ad insegnare. Ho scoperto che alcuni di voi giovani puledri sono molto versati nella Divinazione. E in ogni caso non mi sento più parte del branco, anche se le cose con loro si sono quietate” dice senza rammarico.

 

“Hai detto che hai letto del mio ritorno nelle stelle. Che altro hai letto?”

 

Non risponde, Fiorenzo. Se ne sta a guardare il cielo, leggendoci cose che io non riesco a vedere. So che c'è qualcos'altro. Nonostante l'abbia abbandonata, ritenendola una materia stupida e inutile, so benissimo che Divinazione lascia molto meno spazio di quanto si immagini, all'interpretazione personale, soprattutto la Divinazione dei centauri, che ha radici antiche e profonde.

 

“Fiorenzo, che altro hai letto nelle stelle?”

 

La mia voce, nonostante sia un sussurro, è ferma e decisa.

 

“Ho letto sofferenza dovuta a una perdita e dolore dato dalla consapevolezza. Ho letto amore, fiducia e ricerca. Ho visto un percorso tortuoso e pieno di difficoltà che porterà all'Obiettivo”

 

Gli occhi di Fiorenzo sono sfuocati mentre pronuncia queste parole.

Io, assorta, annuisco.

 

“Sia fiduciosa e perseveri. Il vero amore non viene abbattuto mai completamente”.

 

La voce del centauro si fa sempre più lontana, finché non sento il fruscio degli arbusti spostati dal corpo equino quando Fiorenzo rientra nella foresta.

 

Con un nuovo coraggio mi lascio alle spalle la foresta proibita e mi incammino verso il castello.

 

***

 

Entro dal portone che così tanti secoli ha visto scorrere e vengo abbracciata dalle mura spesse che hanno sempre rappresentato la mia casa.

 

I corridoi sono deserti e io calco per l'ennesima volta i pavimenti e le scale in pietra, fino a raggiungere l'ufficio della Preside.

 

Dopo tutti questi anni, la McGranitt ha mantenuto la sua posizione, lasciando il posto di insegnante di Trasfigurazione a qualcuno di più giovane e prendendo in mano le redini della scuola.

Dopo la Guerra tutti eravamo distrutti, ma la McGrannit ha riportato Hogwarts allo splendore di un tempo e adesso, dai racconti di Neville che è diventato professore di Erbologia, so che i corridoi sono nuovamente pieni delle risate dei maghi e delle streghe che popolano il castello.

 

È buffo come a volte mi sembri di avere 80 anni, mentre in realtà non ne ho ancora compiuti 30. I miei occhi hanno visto troppe cose per la mia giovane età, le mie spalle sopportato troppe responsabilità, il mio cuore si è spezzato troppe volte e altrettante è stato curato.

 

“Bacchette di liquirizia”.

 

Pronuncio la parola d'ordine e il gargoyle che chiude l'ingresso si sposta, lasciandomi libera di entrare. Sorrido lievemente, rendendomi conto che la McGranitt ha mantenuto la tradizione di Silente di parole d'ordine decisamente fuori dal comune.

 

“Signorina Granger!”

 

Una voce mi riporta al primo giorno di tanti anni fa, una voce che somiglia a pergamena accartocciata, una voce che è severa e affettuosa al tempo stesso.

 

Alzo gli occhi appena in tempo per vedere la commozione dipinta sul volto di un'anziana strega avvolta in un abito di tweed, dopodichè vengo catturata da uno stretto abbraccio.

 

Minerva McGranitt non è cambiata di una virgola, o forse così sembra a me, che sono così felice di sentirmi a casa dopo le due orribili settimane che ho vissuto.

 

“Professoressa...” sussurro, lasciandomi avvolgere dal profumo della mia insegnante preferita. Un profumo che sa di libri, di tè al bergamotto e di biscotti allo zenzero.

 

Le lacrime mi riempiono gli occhi, quando il mio cuore, così vuoto negli ultimi giorni, si sente finalmente a casa. I singhiozzi mi squassano il petto e mi lascio avvolgere dalle braccia della donna.

 

“Oh, Hermione. Mi dispiace così tanto”. La voce della McGrannit ha perso l'algido tono da insegnante ed ha assunto quello di una nonna che consola la propria nipotina. Lei sa.

 

“È colpa mia! È soltanto colpa mia!” singhiozzo, con le spalle che sussultano e la voce che si spezza. Se prima mi sono sentita infinitamente vecchia, adesso, tra le braccia di questa meravigliosa donna, mi sento la più piccola delle bambine.

 

“L'ho ferito irrimediabilmente e lui mi ha lasciata!”

Le lacrime scendono inarrestabili lungo le mie guance scavate.

 

“Bambina mia, non c'è niente a cui non sia possibile porre rimedio. Solo la morte. Tu meglio di altri dovresti saperlo”, mi dice, accarezzandomi la testa.

 

Pian piano i miei singhiozzi si quietano e io mi lascio accompagnare, inerme, ad una poltrona.

Vi sprofondo dentro, tra i cuscini morbidi che mi accolgono e proteggono.

 

La McGrannit, con un colpo di bacchetta, fa comparire una teiera fumante e due tazze. Riconosco immediatamente l'odore di tisana alla liquirizia, la mia preferita, che ha un potere calmante e che schiarisce la mente.

 

Mi porge una tazzina in porcellana, colma del liquido chiaro, e io sorseggio la bevanda con calma.

Sento immediatamente il mio corpo rilassarsi e cerco di asciugarmi le lacrime, che mi sono scese fino a bagnare il colletto della camicia che indosso.

 

Tergeo” sussurra la McGrannit.

 

Il mio volto e la camicia si asciugano e puliscono. Un piccolissimo sorriso mi increspa le labbra.

“Grazie” sussurro.

 

“Dimmi, Hermione. Che cos'è successo? Poche volte ti ho visto in queste condizioni.”

 

Minerva McGrannit. Professoressa di Trasfigurazione, Preside di Hogwarts e madre mancata. Ha sempre capito tutto, Minerva. E ha capito tutto anche questa volta.

 

“Draco”

 

È un sussurro, quello che mi esce dalle labbra. 

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Salve a tutti/e!
Eccomi qua, con un nuovo capitolo. Mi rendo conto che il precedente non sia stato entusiasmante nè travolgente, ma per un paio di altri capitoli ho bisogno di farvi entrare nella storia. L'azione, il romanticismo e tutto il resto arriveranno a breve, vi prego di pazientare soltanto un altro pochino ^-^
Detto questo, anche se non ci sono state recensioni nuove nè sul prologo nè sul capitolo I, spero che la storia vi stia piacendo e colgo l'occasione per ringraziare chi segue, ricorda e preferisce la mia piccola creatura *-* siete veramente indispensabili!
Adesso vi lascio alla lettura.
A presto, spero
Baci, Lagherta :*

 
Capitolo II

 

La mia vista si annebbia e nella mia mente si fa strada un ricordo.

***

Siamo in un negozio londinese, un negozio BABBANO e stiamo discutendo, di nuovo, per quella dannatissima poltrona.

È la terza volta in una settimana che torniamo qui, Draco! Non ne posso più! La poltrona sarà bordeaux e il discorso è chiuso. Non ne parleremo più!” sibilo, stizzita.

Non avremo mai una poltrona bordeaux, piuttosto non avremo nessuna poltrona. Mi rifiuto di far entrare in camera il colore di Godric Grifondoro! O Verde e argento o nessuna poltrona!” risponde, altezzoso come sempre.

Ma le pareti sono color cipria, dannazione! Il verde starebbe malissimo! Il bordeaux, invece, sarebbe perfettamente abbinato!” mi sono impuntata e questa volta non l'avrà vinta.

Allora ritingiamo le pareti!” lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo

Ma certo, Serpeverde dei miei stivali! Ritingiamo di nuovo le pareti, dormiamo di nuovo per giorni sul divano e facciamoci venire di nuovo il mal di schiena. Cosi poi saremo di nuovo costretti ad andare da Seamus a farci curare.”

Calco l'accento sui 4 “di nuovo” che pronuncio con le labbra strette e gli occhi ridotti a una fessura. Abbiamo discusso una settimana intera, mattina, giorno e sera, per decidere di quale stramaledetto colore avremmo dipinto quelle stramaledettissime pareti della nostra nuova camera da letto. Ci siamo accordati sul cipria, abbastanza neutro, colore chiaro che rendesse la stanza luminosa e che si accordasse con i mobili in ciliegio che sua madre ci ha voluto regalare. E adesso stiamo litigando per una dannatissima poltrona, che io non voglio neanche!

Stammi bene a sentire, furetto. Tu hai scelto la biancheria del letto, tua madre ha scelto il mobilio e implicitamente anche il colore delle pareti. Non mi fraintendere, è stato un regalo molto gradito e mi piace moltissimo la nostra camera da letto, ma adesso la poltrona la sceglierò io e tu te ne starai zitto e buono e le uniche parole che dirai saranno «Sì, amore. È bellissima questa poltrona e in camera nostra starà meravigliosamente». È tutto chiaro?”

Lo vedo, sta preparandosi a rispondere a tono. Le labbra si sono strette in quel modo per me inconfondibile e gli occhi sono diventate due schegge di ghiaccio.

Furetto? Sul serio, Mezzosangue? Hai davvero tirato fuori, di nuovo, quella storia? E solo per convincermi a prendere una maledetta poltrona, di cui per inciso non mi interessa nulla, del colore che vuoi tu?”

E poi scoppia a ridere, di una risata genuina, di quelle che ti lasciano senza fiato ad ansimare per terra, gli addominali dolenti e le lacrime agli occhi.

E io non posso fare altro che guardarlo stupefatta, capendo solo ora che il suo impuntarsi sul colore era tutto un modo per prendermi in giro.

***
 

Mi riscuoto, sentendo la voce della McGrannitt.

“È per Draco” dico, schiarendomi la voce. “Abbiamo litigato e io ho detto cose che non avrei dovuto e nel modo più sbagliato possibile e...”

“Signorina Granger. L'ho vista entrare qua, poco più di 20 anni fa, fiera e a testa alta. L'ho vista crescere e affrontare cose ccon nessun ragazzino dovrebbe mai avere a che fare. L'ho vista innamorarsi ed essere delusa. Ho visto tante cose di lei, ma non ho ricordo di averla mai vista abbattuta o sfiduciata. Per cui si fidi di me quando le dico che sarà in grado di tirarsi fuori anche da questa situazione. E mi creda se le dico che so che non voleva fare del male al signor Malfoy e che troverà il modo di risolvere tutto. Se ha bisogno di aiuto, di tempo o di qualsiasi altra cosa, lo dica, la chieda e se vuole rimanere al castello sa benissimo di potersi fermare quanto vorrà. Questa è stata e sarà sempre casa sua”.

“Oh Professoressa...la ringrazio. Sa, da quando mi ha lasciata, non mi sono più sentita a casa. Era troppo piena di noi...”

“Hermione, puoi restare, quanto tempo vorrai. Adesso ti accompagno nelle tue stanze. Riposati e poi scendi a cena, se ti va. Saremo felici di accoglierti tra noi”.

Mi alzo dalla poltrona nella quale ero sprofondata e seguo Minerva McGranitt per i corridoi del castello.


Raggiungiamo un'ala nella quale non sono mai stata, probabilmente quella dove sono ospitate le stanze dei professori. Una porta alla mia sinistra si apre cigolando e la McGranitt mi fa cenno di entrare.

È tutto esattamente come mi ricordavo. La mia stanza è rossa e oro, con un bel letto a baldacchino dalle lenzuola purpuree, un caminetto acceso e una scrivania sovrastata da una libreria ricolma di tutti i libri che si possano immaginare. Gli occhi mi si riempiono di lacrime.

Non sento la porta che si chiude alle mie spalle, né la McGranitt che sussurra “si riposi, Signorina Granger. Ha tutta l'aria di averne un gran bisogno”.

Poso a terra la mia valigia e con gli occhi ancora sgranati mi dirigo verso la libreria. Alzo una mano e faccio scorrere le dita sulle costole dei libri, lasciando che il tatto mi guidi. Sensazioni familiari e tanto amate mi portano alla mente miriadi di ricordi e gli occhi, inevitabilmente, mi si fanno lucidi. Non guardo i titoli né gli autori, non è importante. Ho imparato negli anni che, in modo identico a cosa accade con le bacchette, non siamo noi a scegliere i libri, ma sono loro che ci scelgono.

Sotto le mie dita, una consistenza diversa, che cattura la mia attenzione e mi spinge a mettere a fuoco la vista.

Tolgo il libro dalla mensola della libreria e lo osservo con attenzione. È un libro babbano, di uno scrittore sudamericano: “L'amore ai tempi del colera” di Gabriel Garcia Marquez.
Appello una poltrona, in cui sprofondo davanti al caminetto. Non è neanche lontanamente comoda quanto la nostra poltrona, ma vedo di accontentarmi. Trasfiguro una tazza di tisana alla liquirizia e mi immergo nella lettura.



Ne esco, stravolta ma piena di una nuova consapevolezza, qualche ora dopo.


Se Florentino Ariza e Fermina Daza sono riusciti a superare una vita intera di difficoltà e contrasti, per poi finalmente vivere il loro amore, allora io non posso farmi fermare così facilmente. E sicuramente non posso farmi bloccare da me stessa.


Mi alzo e mi dirigo verso le cucine, sperando di trovare qualcosa da mangiare. Per i corridoi bui non trovo nessuno e una volta arrivata nelle cucine, vedo solo gli elfi domestici, impegnati a pulire.

“Scusate, avreste gentilmente qualcosa da mangiare? Non sono scesa a cena e adesso mi è venuto un certo languorino...” dico arrossendo.

Uno degli elfi si fa avanti, tutto entusiasta di doversi prendere cura di qualcuno.

“Che cosa desidera, signorina? Glielo preparo subito!” mi dice, con gli enormi, acquosi, occhi verdognoli sgranati e le orecchie a pipistrello che fremono.

“Mi basterebbe una tazza di latte e dei biscotti, se non è troppo disturbo” mormoro, ripensando alle prime discussioni avute con lui, quando ci siamo trasferiti a casa nostra. Lui che voleva assolutamente almeno un elfo, io che mi rifiutavo categoricamente anche di assumerne uno. Sua madre che, pensando di fare cosa gradita, aveva provato a regalarcene uno il primo Natale che avevamo passato insieme. Lui, che a denti stretti e mandandomi occhiate che definire gelide è un eufemismo, aveva rifiutato. Presa dai ricordi non mi accorgo che l'elfo è scomparso fin quando non mi chiama.

“Signorina, ecco qua!” sento la voce dell'elfo uscire da sotto un enorme vassoio carico di biscotti di tutti i tipi e di un bricco di latte caldo al cui fianco sta una tazza rossa e oro. Deve essersi informato riguardo alla mia vecchia Casa, penso.

“Oh, ma non era necessario tutto questo!” esclamo. Ma ritratto la mia affermazione appena vedo lo sguardo dell'elfo farsi triste “Ma ti ringrazio...come ti chiami?”

“Froop, signorina”

“Grazie Froop.” dico sorridendo. Prendo dalle sue piccolissime mani il vassoio ed esco dalle cucine.

“Lumos” sussurro e ripercorro i corridoi al contrario.

Entro in camera e poggio il vassoio sul letto, dove poi mi siedo.
Addento un biscotto di pasta frolla ripieno di crema al limone e mi verso il latte.


Mi addormento poco dopo, sazia e tranquilla, affondando tra le morbide coltri che ancora una volta Hogwarts mi offre, per la prima volta dopo quello che mi è sembrato un tempo infinito.

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Salve a tutti/e!
Eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo di questa mia piccola creatura.
Voglio ringraziare, uno per uno, chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate: Claire Marie Blanchard, cris325, love_for_reading, norway, Poseidonia, roby90, Roxhope08, specchio nero, xfreehugs, Lady Nadia, barbarak, Whiteorchid. Per me siete fondamentali. Ma anche tutti quelli che hanno letto, silenziosamente: vi adoro. :)
Spero che la storia non vi stia annoiando, ma se così fosse o se ci fossero cose che non capite/gradite, che cambiereste, vi prego di dirmelo, lasciandomi una recensione oppure con un mp.
Adesso vi lascio alla lettura del nuovo capitolo, sperando che lo apprezziate *-*
A presto, spero.
Baci, Lagherta :*


P.S: per chi seguisse il fandom di Hunger Games, ho una storia in Entrain de anche li. si intitola Rinascita ed è una Catoniss ^-^

 

Capitolo 3

 

 

Mi sveglio decisamente riposata e decido di farmi una doccia: ieri sera, tra i pensieri e la stanchezza, non ho avuto modo di farla.
Apro il rubinetto e un getto di acqua bollente mi si riversa sulle spalle, così potente da massaggiarmi e rilassare i muscoli che da troppo tempo ho contratti. Mi insapono i capelli che poi risciacquo e pettino prima di applicare un balsamo alla vaniglia, che lascio sui capelli mentre mi insapono il corpo. Sciacquo tutto e esco dalla doccia, avvolgendomi in un morbidissimo asciugamano di spugna.Mi vesto e scendo a fare colazione.

La Sala Grande non mi è mai apparsa così bella: il soffitto incantato, i tavoli pieni di qualunque cibo si desideri, i ragazzi schiamazzanti e allegri. Mi dirigo, sorridendo, verso il tavolo dei professori, dove Hagrid mi accoglie abbracciandomi e indicandomi la sedia accanto a lui. Mi metto seduta e mi servo un po' di succo di zucca, nel piatto un paio di toast e della marmellata di pesche. All'altro mio fianco sta Neville, che da quando mi sono seduta non ha fatto altro che parlare, di qualsiasi cosa gli passi per la mente. Non presto molta attenzione a ciò che dice e un po' me ne dispiaccio, ma non riesco a stare al passo con il torrente di parole che si riversa dalle sue labbra. Ad un certo punto, però, un nome cattura la mia attenzione.


“...Draco, sai?”


Sbatto le palpebre un paio di volte, prima di voltarmi verso Neville con un sorriso di scuse disegnato sulle labbra.


“Neville, scusa, che cos'hai detto? Mi sono persa nell'ammirare il soffitto...” è una scusa idiota, ma nel mio caso anche abbastanza credibile, visto che il soffitto incantato della Sala Grande è la parte di Hogwarts che preferisco, fin dalla prima volta che ho messo piede nel castello.
 

“Dicevo, che Draco è stato qui un paio di settimane fa...” mi dice sorridendo. “Hermione, non vorrei sembrare indiscreto, ma che è successo? Non vedevo Draco in quello stato da...beh da quando suo padre è morto, credo...”

 

Suo padre. Quell'orribile uomo è sempre nel mezzo. Neanche la sua morte è riuscita a liberare Draco. E Draco è stato a Hogwarts. Quindi avevo ragione a tornare qui. Se solo lo avessi fatto prima, dannazione.

 

“Hermione, che cos'è successo tra voi?”, mi chiede di nuovo Neville, con voce dolce.

 

“Neville, scusa. Ho combinato un pasticcio. Un enorme pasticcio. Abbiamo litigato, ma non come abbiamo sempre fatto. Sai di cosa parlo, non erano quei bisticci sciocchi a cui a volte hai assistito anche tu. Abbiamo litigato seriamente e furiosamente e io ho detto cose orribili, che non avrei dovuto. Lui se n'è andato e io adesso devo trovarlo, per sistemare le cose o almeno devo provarci. Ma ti ha detto qualcosa?”

 

Neville e Draco non sono mai stati amici, durante la scuola, ma dopo...beh, sono stata l'ennesima dimostrazione di come la guerra abbia cambiato le persone. Quando io e Draco ci siamo avvicinati, Neville e Luna sono stati i primi a mettere da parte i pregiudizi e ad accettarlo senza remore di alcun tipo. Harry, Ginny e Ron hanno invece faticato un po' di più ad accantonare vecchi (e stupidi) rancori.
 

“Non molto in realtà. Lo conosci meglio di me e sai che quando è ferito tende a chiudersi in se stesso, anche più di come faccia di solito. Ha borbottato qualcosa sullo stare da solo, su un viaggio che avrebbe fatto per capire. Ma non so dove sia andato…mi dispiace, Hermione. Ma stai tranquilla, tutto si risolverà”.
 

Con un sorriso, ringrazio Neville, mi alzo dal tavolo e esco dalla Sala. Voglio partire, ma non ho idea di dove possa essere andato. Penso a tutti i viaggi che abbiamo fatto, ai luoghi che ci sono piaciuti, quelli che abbiamo detestato e quelli che, invece, sono diventati parte di Noi.
Pensierosa, percorro i corridoi che tante volte i miei piedi di ragazzina hanno calcato, correndo, per non arrivare in ritardo alle mille lezioni che seguivo. Un sorriso si apre sul mio volto e mi sento carica di una nuova energia.
Ho sempre lottato per quello che volevo, impegnandomi finché non lo avessi ottenuto. E questa volta non c'è in ballo una E a qualsiasi materia o un elogio dai professori. No, questa volta c'è in ballo molto di più.
Entro in camera mia e inizio a recuperare quello che ho tirato fuori dalla valigia ieri sera, sistemandolo e riponendolo nel bagaglio. Un picchiettio alla finestra attira la mia attenzione.
Un maestoso gufo reale è appollaiato sul davanzale della finestra e sembra stare aspettando proprio me.
Un momento. Io questo gufo lo conosco, ma non può essere, semplicemente non può.
Apro comunque la finestra e faccio entrare l'enorme rapace. Regale, come la famiglia a cui appartiene (di questo non ho più dubbi), mi porge una zampa a cui è legato una lettera. Appello la scatola di biscotti gufici e gliene porgo un paio. Lui li becca elegantemente dalla mia mano e si appollaia sulla scrivania. Evidentemente aspetta una mia risposta.

Chiudo la finestra e mi siedo sul letto. Apro la lettera e la mandibola mi cade letteralmente.

La lettera viene da Malfoy Manor e l'ha scritta Narcissa.

 

Malfoy Manor, 16 marzo 2008

Cara Hermione,

Spero che questa mia lettera non ti coglierà ancora intenta a non farti sopraffare dal dolore e che non ti disturbi.
Come stai, tesoro?
Ho saputo da Draco di quello che è successo. Non è mia intenzione rimproverarti, perché tanti anni di matrimonio con Lucius (e ti assicuro, anche se può sembrarti impossibile, che l'ho amato immensamente) mi hanno insegnato che a volte, anche se non lo si desidera, la rabbia ti spinge a dire cose di cui ti pentirai appena l'ultima sillaba avrà lasciato le tue labbra.
Conosco mio figlio e so quanto testardo, snervante e permaloso possa essere e sono convinta che se è successo quel che è successo, avrai avuto un motivo valido. Tuttavia, ho visto come Draco sia cambiato e maturato, in questi anni passati al tuo fianco e so che la cosa è stata reciproca.
Devo ammettere, che tu saresti stata l'ultima persona sulla faccia della Terra che avrei pensato di vedere al fianco di mio figlio, ma non fraintendermi. Non per una questione di sangue, quella è una questione che interessava a mio marito, non di certo a me. No, pensavo foste troppo simili per riuscire a stare insieme. Entrambi permalosi, ambiziosi, testardi. Pensavo foste veramente incompatibili e temevo vi sareste fatti del male reciprocamente.
E invece mi sono dovuta ricredere, perché vi siete rivelati perfetti l'uno per l'altra. Non siete soltanto compatibili: voi due vi completate a vicenda.
Quando Draco è venuto da me, a pezzi per il vostro litigio, ho capito subito che era una cosa seria e che lui era davvero distrutto.
Non ti sto scrivendo per dirti cosa fare né per accusarti. Ti sto scrivendo perché ho vissuto anche io una storia d'amore.
Draco ti ama, Hermione. Non devi dimenticarlo mai. È andato contro tutto quello che gli era stato insegnato, contro i suoi valori, contro la sua famiglia e contro i suoi amici e tutto questo l'ha fatto soltanto per te.
So che anche tu lo ami, nello stesso modo, anche se a te sembrerà di amarlo di più, un po' perché sei donna e un po' perché Draco, anche a causa dell'educazione che ha ricevuto, non è abituato ad esprimere cosa prova.
Mi ha detto di voler intraprendere un viaggio, per ritrovare se stesso e per farsi sbollire l'arrabbiatura. Perché in questo momento, non voglio mentirti, è davvero furioso.
Ma credo di aver ragione nel dirti che se lo raggiungerai e ti spiegherai, lui saprà passare oltre.
Perchè in amore è così che si fa. Si impara dai propri sbagli, si chiede scusa, ma si passa oltre.
Siete giovani e il vostro amore è ancora quello ardente dei primi tempi, anche se ormai sono tanti anni che state insieme. Sono sicura che saprete perdonarvi a vicenda e che Draco, in definitiva, apprezzerà questa mia piccola intromissione, nonostante mi abbia espressamente proibito di contattarti.
Non so dove sia andato, non di preciso almeno. Ma ha detto che dopo Hogwarts sarebbe andato nella città “che ti entra nel sangue e ti ruba l'anima”*.
Ti prego, mia cara, non lasciarti sfuggire l'occasione per essere felice.
 

Con immenso affetto,
Narcissa.

 

Narcissa. L'ho rivalutata, negli anni. Ho capito che quando si è innamorati si tende a non vedere i difetti dell'altro, o comunque si minimizzano. Ho smesso di vederla come la moglie trofeo di un pazzo razzista che ha rovinato la vita, oltre che a se stesso, anche a lei e a loro figlio. Si è dimostrata una donna molto intelligente e con una vasta cultura, amorevole e orgogliosa, testarda e pronta a tutto per le persone che ama. Dopo che non sono riuscita a rendere la memoria ai miei genitori, mi ha accolto come fossi una figlia in casa sua. È anche grazie a lei che sono riuscita a riprendermi. A quell'epoca Harry, Ginny e Ron non mi rivolgevano la parola per via di Draco e io stavo letteralmente impazzendo perché mi sentivo dannatamente sola. Narcissa si è rivelata un'ottima confidente e pian piano siamo diventate amiche.
So che tiene a me, ma non avrei mai pensato che avrebbe disobbedito a un'ordine del figlio.
E adesso mi scrive, dicendomi tutte queste cose. Come se non sapesse che mi precipiterò a cercare Draco. È una vera serpe quella donna, nel senso più positivo del termine, che ho imparato esistesse negli anni di relazione con un certo Serpeverde.

Sorrido e mi accingo a rispondere.

 

 

Castello di Hogwarts, 16 marzo 2008

Cara Narcissa,

Non hai idea di quanto questa tua lettera sia stata gradita.
Non nego che di essere stata immensamente male, in queste due settimane. Però tu mi conosci e sai quanto Draco significhi per me. Ho messo l'orgoglio da parte appena ha varcato la soglia di casa e ho deciso di lasciargli un po' di spazio. Ma poi lui è scomparso e io non avevo idea di dove poterlo cercare.
Adesso, grazie a te, so dove andare.
È una promessa, non mi farò sfuggire l'amore della mia vita.


A presto,
Hermione.

 

 

 

Lego la lettera alla zampa del gufo, che prende immediatamente il volo, e mi precipito a finire di fare le valigie.
Qualcuno bussa alla mia porta e io, senza smettere di fare quello che sto facendo, grido “Avanti!”

La porta si apre cigolando, lasciando entrare la Preside McGranitt.

 

“Già in partenza, Hermione?” mi chiede, con espressione triste.
 

“Si, Preside. Narcissa Malfoy mi ha scritto e credo di sapere dove sia andato Draco. Non ho intenzione di perdere l'amore della mia vita, mi capisce?”
 

È uno sguardo pieno di nostalgia, quello che mi rivolge la professoressa più rigida di Hogwarts e io mi domando se non stia pensando al suo, di amore.
 

“Sì, mia cara. Capisco perfettamente. Non perdere tempo, allora. Ti faccio preparare qualcosa da mangiare per il viaggio?”
 

“Non si preoccupi, mi arrangerò.” dico, sorridendo.
 

“Allora la lascio a finire i bagagli. Ma mi tolga una curiosità, signorina Granger…”
 

“Mi dica!”


“Dove è diretta?”


“Barcellona, Preside.”

 

***

 

*citazione di Carlos Ruiz Zafón da “L'ombra del vento”. Zafón è uno dei miei scrittori preferiti in assoluto e “L'ombra del vento” è uno dei romanzi che amo più al mondo. Devo dire, che facendo un piccolo resoconto, gli scrittori Spagnoli e Latino-Americani di lingua spagnola occupano un posto speciale nel mio cuore (Vedete anche il citare “L'amore ai tempi del colera” di Marquez nel capitolo precedente) *-*

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Salve a tutti/e!
Ecco qui un nuovo capitolo, che spero tanto vi piaccia! :)
Come vi sembra la caratterizzazione dei vari personaggi? Ci può stare o pensate che sia troppo OOC? E il rapporto tra Hermione e Narcissa, vi sembra verosimile oppure no? 
Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, che mi farebbe molto piacere ^-^
In ogni caso, vorrei ringraziare tutti voi che Preferite/seguite/ricordate la mia storia e anche tutti voi che leggete silenziosamente: siete fondamentali! *-*
Adesso vi lascio alla lettura, 
A presto, spero.
Baci, Lagherta :*

P.S: dal prossimo capitolo introdurrò il punto di vista di Draco. Vorrei che mi faceste sapere se vi piace questa idea, oppure no. E nell'eventualità che vi piacesse, vorrei mi faceste capire se sarà verosimile o meno, visto che non sono certa di saper descrivere le cose dal punto di vista di un maschio. T-T 
I capitoli dal punto di vista di Draco saranno contrassegnati da Draco's POV, mentre quelli dal punto di vista di Hermione non saranno contrassegnati da niente. In ogni caso penso proprio di alternare capitoli interi, quindi sarà abbastanza facile distinguere le due visioni ^-^

P.P.S: probabilmente tra un paio di capitoli, dovrò cambiare il rating da giallo ad arancione. tenterò di restare nei limiti che l'arancione prevede, ma se non ci riuscissi e fossi obbligata ad alzarlo ancora, vi prego, non cruciatemi. Prometto comunque di fare il possibile per permettere a chiunque stia leggendo la mia storia di continuare a farlo e di non essere obbligato/a ad abbandonarlo perchè non maggiorenne. :)

 
* * *


La McGranitt ha predisposto una passaporta che mi avrebbe portato a Barcellona senza che neanche glielo chiedessi.
Ho salutato i miei vecchi professori e Neville e sono partita, attaccata a quella spilla a forma di Mimbulus Mibletonia (offerta gentilmente da Neville). 
Sono atterrata in un angolo un po' riservato del Parco di Montjuic, uno dei luoghi che a Barcellona ho preferito. È un parco sopraelevato, dove al tempo di Franco il Castello era stato adibito a carcere.

Fin dalla prima volta che ci sono stata, Barcellona mi ha subito conquistata. È una città caotica, rumorosa e piena di odori (alcuni piacevoli, altri molto molto meno) e ho riso come una matta alla vista del mio perfetto principino serpeverde che storgeva il naso di fronte a tutto quel casino. Io avevo cercato di convincere Draco ad alloggiare nel Barrìo Gotico, la parte antica della città, ma non c'era stato verso: lui aveva voluto in tutti i modi affittare un enorme (e stra-lussuoso) appartamento nel Quartiere del Porto Olimpico. Io avevo sbuffato contrariata, ma visto che avevo già vinto la battaglia sulla meta (lui avrebbe preferito un resort all-inclusive e ultra-lusso in qualche isola caraibica), mi ero adeguata al suo modo di viaggiare. Non avevo però resistito a trascinarlo in giro per la città, facendolo arrancare per le ripide salite che portano a Montjuic e a Parc Guell, macinando kilometri su kilometri lungo le Ramblas, la Avinguda Diagonal o la Barceloneta. Lo avevo portato alla Bouqueria, dove mi ero divertita a vederlo evitare mercanti babbani un po' invadenti, e nel Raval, dove era uscito il suo lato protettivo visto che è un quartiere un po' degradato (che però mantiene decisamente il suo fascino). Era stato un viaggio che ci aveva toccato, ecco.

Scendo a piedi da Montjuic, godendomi il sole spagnolo che mi brucia la faccia e quando arrivo ai piedi della collina, mi dirigo alla prima fermata della metro. Compro il biglietto e monto sulla metro. Linea verde fino a Plaza Catalunya dopodichè esco dalla metropolitana (che paradossalmente, pur essendo londinese, odio con tutta me stessa) e a piedi percorro tutte le Ramblas e un pezzo di Barceloneta, fino a raggiungere il Porto Olimpico. Con il naso per aria, osservo i palazzi e trovo quello dove abbiamo alloggiato io e Draco, 6 anni fa.

È bello ricordare come eravamo giovani ed entusiasti, a quell'epoca. Pronti a metterci in gioco, contro tutti e tutto, avevamo annunciato di stare insieme circa un anno prima. Avevamo iniziato a frequentarci più o meno all'inizio dell'ultimo anno e avevamo continuato a frequentarci fuori, una volta terminata la scuola. Avevamo mantenuto il tutto segreto, non pronti ad esporci alle malelingue del mondo, dato che ci eravamo da poco ripresi da tutti gli eventi della guerra. Per due anni, fuori da Hogwarts, avevamo mantenuto il massimo riserbo sulla nostra relazione: nessuno dei nostri amici, né dei familiari sapeva niente. Eravamo andati insieme in Australia, a cercare i miei genitori per restituire loro la memoria, ma avevo fallito ed eravamo tornati a Londra. Poco tempo prima Draco mi aveva presentata a sua madre, che (inaspettatamente) mi aveva accolta come una figlia. Due anni di relazione segreta erano passati, tra il cercare un lavoro e altre faccende e alla fine avevamo deciso di averne abbastanza.
Era ottobre, quando Barcellona è meno turistica e più catalana. Faceva ancora caldo, ma non era soffocante come agosto ed avevamo deciso che un po' di mare e di sole, che a Londra sono un miraggio anche nei mesi estivi, ci avrebbe fatto bene. Con uno zaino in spalla io e una valigia di pelle lui (sia mai che i suoi regali abiti fossero stipati in un bagaglio plebeo) avevamo adibito una passaporta e ci eravamo ritrovati in meno di un attimo nell'appartamento che avevamo affittato.

Suono al portone, dove ovviamente c'è un portiere che molto gentilmente mi apre e mi chiede (in un inglese perfetto) se cerco qualcuno in particolare. Gli dico di sì e gli descrivo Draco.
Dispiaciuto mi dice che il signore in questione se n'è andato qualche giorno prima. 

Lo ringrazio e decido che ormai che sono qua, approfitterò della camera che ho prenotato (e pagato) per ripercorrere una specie di viale dei ricordi e per ripassare quel poco di spagnolo che ho imparato 6 anni fa.
Questa volta, essendo da sola, ho prenotato una camera in un hotel sulla Barceloneta, poco costoso e decisamente più adatto a me. Poso le valigie e esco per fare un giro per questa città così tanto importante per noi. 

Senza quasi accorgermene, mi dirigo verso il Palau de la Mùsica Catalana. 
Mi ricordo che era stato l'unico posto che Draco aveva insistito per visitare. Il resto gli era più o meno indifferente, cioè non gli importava più di tanto di cosa avremmo visto: l'importante era stare insieme. Ma il Palau era stato definito una “tappa imprescindibile”. Io avevo sorriso e lo avevo accontentato. Avevo imparato quanto Draco fosse legato alla musica, in particolare all'opera¹ e ai concerti di pianoforte, nell'anno di frequentazione in cui ci eravamo imposti di condividere le proprie passioni con l'altro. Ci eravamo scoperti, non senza esserne sorpresi, perfettamente compatibili. 

Lui andava matto per l'opera e adorava portarmi a teatro ogni volta che poteva, nel palco privato dei Malfoy alla Royal Opera House. Mi aveva insegnato ad apprezzarla, nonostante le prime volte per me fosse difficile capire cosa cantassero gli attori, e alla fine mi aveva trasformata in un'esperta. 
Io, dal canto mio, gli avevo trasmesso l'amore per il cinema². Avevo sempre adorato i film, soprattutto quelli d'autore. Per intenderci, registi come Scorsese, Loach, Tarantino, Coppola, Kurosawa, Hitchcock, Kubrick e altri che non sto ad elencare, occupano un posto nel mio cuore.
Ovviamente, entrando a Hogwarts avevo dovuto mettere da parte questa mia passione, visto che la tecnologia e il mondo magico decisamente non vanno d'accordo. Quando però, completati gli studi, ero potuta tornare a vivere nella Londra babbana (pur non uscendo dal mondo magico) un televisore, un lettore DVD, un videoregistratore (che avevo scovato in un negozietto vintage in Portobello Road) e un impianto stereo dotato di giradischi erano stati i miei primi acquisti. D'altra parte, i soldi non mi mancavano, visto che il conto in banca che mi avevano intestato i miei genitori fruttava bene e che non avevo necessità di acquistare una casa: non essendo sicura di riuscire a rendere la memoria ai miei, avevo intestato la casa a mio nome, subito dopo averli obliviati e mandati in Australia.

Era stato esilarante vedere la faccia di Draco, la prima volta che era entrato in casa mia, nel notare tutto quell'armamentario babbano di cui non sospettava minimamente l'esistenza. Al primo film che avevamo visto insieme, seduti sul vecchio divano del salotto con una ciotola di pop corn e una pinta di birra ciascuno, lo avevo osservato rimanere incantato davanti a “I predatori dell'arca perduta”. Era stato come vedere un bambino che va alle giostre: la sua espressione era estasiata. E sì che i maghi avevano foto che si muovevano, quindi non capivo perché si fosse tanto stupito davanti ad un film.
Fatto sta che dopo essersi letteralmente divorato gran parte dei film iscritti nella “Lista dei 500 migliori film della storia secondo Empire”³, aveva fatto una questione d'onore accompagnarmi alle rassegne cinematografiche a cui partecipavo ogni 2 settimane. In poco tempo, lui aveva ottenuto una compagna con cui vedere l'opera, io un neocinefilo da trascinarmi dietro ogni volta che potevo.

Mi riscuoto ed entro nel palazzo.
Nel foyer la solita folla di babbani che osserva la meravigliosa e particolare architettura del palazzo. Io faccio un incantesimo di disillusione e vado, a passo sicuro, verso la sala dei concerti. Mi guardo intorno, sperando quasi inconsciamente di trovare un segno di lui, ma non lo trovo.

Esco, rattristata e continuo il mio tour. Torno, spossata, all'hotel quasi all'ora di cena. Ordino qualcosa in camera, visto che non ho voglia di uscire. Ho rivisto Casa Batllo e Casa Milà, ho fatto una passeggiata per l'Avinguda Diagonal e visitato la Sagrada Familia. Sono anche riuscita a tornare a Parc Guell e a godermi la vista della città che da lassù si vede tutta. 
Riempio la vasca da bagno e ci verso dei sali rilassanti, dopodichè mi immergo e ripenso al viaggio di sei anni fa.


“Merlino, che odore!” sbraita il biondo al mio fianco, mentre camminiamo per i vicoli tortuosi del Barrio Gotico.

“Dai Draco, smettila di lamentarti! È da quando siamo arrivati che non fai altro! Goditi questa meravigliosa città e basta!” rispondo, scuotendo la testa.

“Ma come fai a non renderti conto della puzza? È tremenda!”

“Lo so, ma non puoi dire che a Londra l'aria sia migliore. Adesso, ti prego, basta. Siamo qui, siamo insieme, in una nuova città da visitare, piena di meraviglie da scoprire. Lascia perdere l'odore che turba il tuo regale nasino e concentrati sull'architettura assurda che caratterizza questo posto!”

Mi guarda e scuote la testa. È vero, l'odore è penetrante, ma la città è così diversa da Londra e dallo stile che conosciamo, che la puzza è l'ultimo dei miei pensieri. Lo trascino per una via trasversale e ci ritroviamo sulle Ramblas. Le percorriamo tutte fino a Plaza Catalunya dove prendiamo il Passeig de Gracia per andare a visitare La Pedrera. 

La passione per l'architettura è un'altra delle cose che abbiamo scoperto di condividere: Gaudi è sicuramente un pilastro di quest'arte e quale città meglio di Barcellona per ammirare le opere del genio catalano?

L'edificio, tutto curve e onde, è incantevole. Il tetto poi, ci lascia sbalorditi: sembra di essere in una delle storie de “Le mille e una notte”.



Un picchiettio insistente alla finestra mi distoglie dai ricordi. La mia barbagianni, che ho comprato poco dopo aver iniziato a fequentare Draco e che ho chiamato Spica⁴, sta aspettando che le apra. Legato alla zampa sinistra porta un foglietto arrotolato. Non mi stupisco di vedere la mia adorata barbagianni: prima di partire avevo mandato un biglietto a Narcissa con scritto l'indirizzo dell'hotel, nel caso mi avesse voluto scrivere.
Esco dalla vasca e mi avvolgo in un accappatoio di spugna morbidissima.
Apro la finestra, lei zampetta dentro e mi porge il biglietto. Appello un paio di biscotti gufici e riempio una ciotolina con dell'acqua. Mentre Spica si riposa, io mi siedo sul bordo della vasca e leggo.
 
Malfoy Manor, 16 marzo 2008

Hermione cara, 
Spero che non sia troppo tardi e che tu non sia già partita da Barcellona, altrimenti non saprei come trovarti.
Ieri mi è arrivata una lettera di Draco, dove mi diceva che sarebbe partito da Barcellona per andare “Dove la vecchia Liffey scorre placida e dove si passano le sere davanti a un fuoco di torba, ascoltando un violino e bevendo una Guinness”. 
Fai presto e raggiungilo.
Con affetto, Narcissa.



Merlino, ti ringrazio per la dolce Narcissa. 
Mi asciugo in fretta corpo e capelli, mi vesto e scribacchio frettolosamente un biglietto a Narcissa.

 
Barcellona, 16 marzo 2008

Cara Narcissa, 
ti ringrazio moltissimo. Sono già in partenza. Se tu dovessi cercarmi, l'indirizzo è Fleet Street⁵ 19, Dublino.
Hermione.



Partita Spica, afferro le valigie e mi smaterializzo. 



Note:
1: credo che l'opera sia una passione adatta a uno come Draco, sofisticato e cresciuto nell'alta società, e penso che la famiglia Malfoy possa essere scesa, diciamo, a patti con il proprio razzismo: avrà considerato l'opera come una delle poche cose buone che ha creato una razza inferiore come quella babbana.

2: punto primo, il cinema è una delle MIE più grandi passioni. Punto secondo ho pensato che per qualcuno cresciuto nel mondo non magico come Hermione, il cinema potesse rappresentare davvero una passione che ha dovuto abbandonare con l'ingresso nel mondo magico.

3: lista realmente esistente e a cui io stessa, spesso, faccio riferimento per capire quanto difetti nella mia cultura cinematografica (purtroppo, certi mattoni degli anni 30-40-50 non riesco proprio a digerirli T.T).

4: da quanto si evince dai libri, Hermione non ha mai avuto un proprio gufo. Quindi mi è sembrato quanto meno dovuto che una volta uscita da Hogwarts (dove o usava Edvige oppure aveva a disposizione un'intera guferia) ne acquistasse uno. Siccome poi gliel'ho fatto comprare quando aveva già iniziato a frequentare Draco (che si era assolutamente rifiutato di comprare e imparare a usare un cellulare, ovviamente) ho scelto come nome Spica, seguendo la tradizione di dare nomi di stelle/costellazioni della famiglia di Draco, che è la stella più luminosa della costellazione della Vergine (segno zodiacale di Hermione, che è nata il 19 settembre 1979).

5: Fleet Street è un omaggio, anche se la mia Fleet Street è a Dublino e non a Londra, a uno dei miei film-musical preferiti cioè "Sweeny Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street", con tre dei miei attori preferiti: Johnny Depp, Alan Rickman (oh, mio amato Piton *-*) e Helena Bonham-Carter (nessuno meglio di lei, nei ruoli delle pazze). Ci sono anche l'attore di Codaliscia (Timothy Spall) e del giovane Grindelwald (Jaime Cambell-Bower).

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Salve a tutti/e!
Come sempre, grazie a chi segue/ricorda/preferisce la mia storia e a tutti i lettori silenziosi: grazie dal più profondo del mio cuore. ^-^
Vedere tutte le visualizzazioni della storia e che aumentano le persone che la preferiscono/seguono/ricordano per me è davvero una grande soddisfazione!
In ogni caso, siamo attivati al primo capitolo dal punto di vista del nostro biondo preferito :)
Ditemi che ne pensate, che ne sarei molto felice!!
Detto questo, mie care e miei cari, vi lascio alla lettura. *-*
A presto, spero.
Baci, Lagherta :*

P.S: se vi va, lasciate un commentino. Sarebbe molto gradito ;)

P.P.S: a chi segue il fandom di Hunger Games, ho una long anche lì che si intitola “Rinascita” se vi va leggetela e fatemi sapere qualcosa. Inoltre ho pubblicato la mia prima originale nonché mia prima One-shot (generalmente mi viene più spontaneo scrivere long) che si intitola “Ritrovarsi”. Stessa cosa di sopra: se vi va leggete e commentate. :)

 

Capitolo 5


Draco's POV

 

 

Sento la porta sbattere forte alle mie spalle. Non mi interessa, potrebbe anche staccarsi dai cardini per quanto sono arrabbiato.
Non mi sono mai più permesso di chiamarla Sanguesporco o Mezzosangue, non con l'intenzione di ferirla, almeno. E invece lei ha tirato di nuovo fuori quella storia e mi ha paragonato a LUI.
Merlino! La odio, tanto quanto la amo.


Mi materializzo al Manor e subito appare un elfo, Panzy¹.

“Padroncino Malfoy!” squittisce

“Dov'è mia madre, Panzy?” so che non dovrei essere così duro, ma non riesco a farne a meno.

“La padrona è nella serra, padroncino!” squittisce quella di risposta.

"Grazie, Panzy. Puoi andare.” Non sono dell'umore giusto per interagire con nessuno che non sia mia madre, ma ammorbidisco comunque il tono. Anni con Lei non hanno potuto evitarlo.

Esco dalla porta sul retro e mi dirigo verso la serra. Mia madre l'ha fatta costruire subito dopo aver sposato mio padre e da allora se ne prende cura quotidianamente. Ci sono le specie più disparate di piante, medicinali, ornamentali, velenose: di qualunque tipo di pianta si tratti, mia madre saprà occuparsene.
Attraverso l'intero edificio (ed è davvero enorme) prima di trovarla, intenta a potare una pianta di Atropa Belladonna.

“Madre...”

“Draco! Che sorpresa!” mi dice, abbracciandomi. Poi mi guarda in viso e la sua espressione si fa accigliata.
“Draco, che cos'è successo?” il tono di voce che sale di qualche ottava.

“Parto, madre. Volevo solo avvertirti. Me ne vado per un po'.” Non voglio spiegarle perché. Mia madre ha adorato Hermione fin dal primo momento in cui ha messo piede in casa nostra. No, rettifico. Non dal primo momento. Quel momento non voglio ricordarlo.

“Draco. Cos'è successo?” domanda, aggrottando le sopracciglia e stringendo occhi e labbra, come se…

“Madre, non tentare di leggere la mia mente. Ho discusso con Hermione, una discussione grossa. E ho bisogno di tempo e spazio per me. Tutto qua. Ho pensato di avvertirti prima di sparire.”

“Non è fuggendo che risolverete le cose, lo sai questo, vero?” mi domanda, triste per me e per lei.

“Lo so. Ma ho lo stesso bisogno di stare solo. Ti scriverò presto.”

E senza darle il tempo di ribattere o di chiedere altro, mi smaterializzo.

* * *

Mi accolgono i confini di Hogwarts, così come mi hanno accolto 17 anni fa. Le luci del castello mi danno uno strano senso di pace. Percorro il prato davanti la scuola e passo davanti a un sasso enorme e dannatamente familiare.


Tu! Brutto, perfido, lurido scarafaggio!”²

Il piccolo, ma fottutamente potente, pugno della strega furiosa che sta in piedi davanti a me si abbatte sul mio dritto e fantastico naso. Uno scricchiolio sinistro e un dolore lancinante, corredati da un fiotto di sangue caldo che sgocciola sulla camicia di seta bianca, mi spingono a portare le mani al volto e a scappare, con la coda tra le gambe.
Sento lo Sfregiato e Lenticchia complimentarsi e lei ridere e niente mi fa male come quella risata, nemmeno il naso rotto. Devo fargliela pagare, ma la vendetta è un piatto che va servito freddo e io ho tempo per trovare il modo di umiliarla davanti a tutti.

Mi rifugio nei sotterranei, Tiger e Goyle alle calcagna, incapaci di qualunque cosa che non sia obbedire.

DRACUCCIO!” una voce inorridita e spaventata mi blocca sulla soglia della mia camera. Ci mancava quell'oca della Parkinson. Ottima per scaldarti il letto, una volta ogni tanto, ma decisamente fastidiosa per il resto del tempo. ”Che cosa ti è successo? Merlino! Chi è stato? Vado a fargliela pagare!”

Stai zitta, Pansy” la zittisce Blaise. “Draco, andiamo”

Mi spinge dentro la camera e io mi siedo sul letto. Senza dire nulla appella una bacinella con dell'acqua e dei cubetti di ghiaccio e prende un asciugamano.”Epismenda” sussurra. Con un nuovo sinistro scricchiolio il mio naso è sistemato e l'emorragia si è fermata. Con poca delicatezza, mi strofina l'asciugamano sul viso, ripulendomi dal sangue. Io mi tolgo la camicia e la getto nel caminetto: le macchie di sangue vengono via difficilmente anche con la magia.

Blaise, dobbiamo fargliela pagare” sentenzio, pieno di rabbia e ferito nell'orgoglio. Quella sudicia sanguesporco. Come ha osato? Dovrebbe baciare la terra dove cammino, ringraziarmi quando non la importuno e invece lei che fa? Mi picchia.

A chi, Draco?” mi domanda il mio moro compagno di stanza, seduto su una sedia accanto al letto intento a fumare una sigaretta.

Alla mezzosangue”.



Non gliel'ho mai fatta pagare. Mai. Troppe cose sono successe, negli anni successivi. Uno stupido naso rotto non era niente in confronto a quello che eravamo stati costretti ad affrontare. Che poi, quando l'avevo vista scendere dalla scalinata diretta al ballo del ceppo, il proposito di farle levitare una zuppiera di punch³ sulla testa, rovinando trucco, vestito e acconciatura, era svanito improvvisamente. Troppo orgoglioso per ammettere che l'avevo trovata bellissima, le avevo rivolto un'occhiata di sufficienza e avevo fatto una battuta pungente sul fatto che tutto quell'ambaradan che si era premurata di attuare non riusciva a nascondere la rozzezza e la puzza insita nel suo essere un'indegna sanguesporco. Lei non mi aveva risposto, ma nei suoi occhi avevo potuto intravedere un lampo di...dolore? Tristezza?
L'avevo, per l'ennesima volta, umiliata di fronte a un sacco di persone, ma non mi sentivo né soddisfatto, né appagato. Anzi, in fondo mi era quasi dispiaciuto.

Sorrido, un sorriso dolceamaro. Mi manca già, ma non ho intenzione di tornare sui miei passi.
Entro nel castello, dove incontro Neville che si blocca vendendomi.

“Draco! Che sorpresa! Dov'è...”

Non lo lascio finire. “Non c'è. Sono venuto a vedere come vanno le cose nella mia vecchia scuola.” dico, gelido come non mai.

Ma Neville non è mai stato stupido, ingenuo sì, ma mai un idiota. Siamo diventati amici, quando ho iniziato a frequentare Lei. Lui e Luna mi hanno subito accolto come un vecchio amico, senza farsi toccare da pregiudizi o rancori. E sì che ne avrebbero avuto tutto il diritto dopo le torture a cui li ho sottoposti in 6 anni di scuola. Non li ringrazierò mai abbastanza.

“Draco...”

“Non voglio parlarne, Neville. Scusami. Sai dirmi dove posso trovare la McGranitt? Avrei bisogno di parlarle...”

“Certo, è nel suo ufficio adesso e la parola d'ordine è Zuccotti. Comunque, se vuoi raccontarmi cos'è successo, mi trovi nella serra.” e con un sorriso triste si allontana.

Calpestando i lastroni di pietra secolare che compongono i corridoi e i pavimenti di Hogwarts, raggiungo l'ufficio della Preside. Pronuncio la parola d'ordine e il gargoyle si fa da parte, lasciandomi passare. L'ufficio del preside è lo stesso di sempre, nonostante gli anni passati. La McGranitt è seduta dietro la scrivania, i capelli un po' più bianchi, il viso un po' più rugoso, ma la stessa espressione intelligente e determinata che aveva 17 anni fa, quando ci ha accolti nel castello.

“Signor Malfoy!” l'anziana professoressa, che ho tanto odiato durante gli studi, si alza, aggira la scrivania e mi stringe in un abbraccio degno della più affettuosa delle nonne. “Che piacere vederla! Ma dov'è Hermione?”

Non riesco a impedire al mio corpo di irrigidirsi. La McGranitt se ne accorge, ma non dice niente. Stringe le labbra sottili e socchiude gli occhi, ma non mi fa domande.

“Vorrei restare qua un paio di giorni, se non sono di impiccio. Ho bisogno di consultare dei libri di pozioni nel reparto proibito...” dico, osservandola di sottecchi.

La mia scusa fa acqua da tutte le parti. In tutto il mondo magico è risaputo che la biblioteca del Manor è la più rifornita in assoluto, se si cercano libri di pozioni, soprattutto se oscuri e pericolosi. Ma Minerva McGranitt non è stupida, ha capito tutto, ne sono certo. Si starà chiedendo che cosa sia successo per farci allontanare e se ho fatto del male alla sua pupilla.

“Signor Malfoy, questa sarà sempre casa sua. Ogni volta che vorrà tornare, sarà sempre accolto a braccia aperte”.

* * *

La stanza che mi assegnato la McGranitt è confortevole, ma la vista sul lago mi porta alla mente ricordi che in questo momento non fanno altro che male.

 

La riva del lago nero è sempre stato uno dei miei posti preferiti: silenziosa e solitaria, ti permette di stare in pace, lontano dal caos della scuola.
Sono seduto per terra, sopra il mantello che ho steso a mo' di coperta, con la schiena appoggiata ad un tasso secolare e un libro aperto sulle ginocchia.
Adesso, appena 2 settimane dopo l'inizio del mio settimo anno, le temperature sono ancora abbastanza miti da permettermi di stare in camicia senza patire freddo.
Sono cambiate un sacco di cose. Troppe forse. Tante persone non ci sono più, io vengo additato come fossi chissà che criminale. Nessuno si chiede perché io abbia fatto determinate scelte. Non che mi interessi essere capito dagli altri, ma alla fine ho 19 anni anche io. Odio tutto questo. Odio la McGranitt che mi ha costretto a tornare, mia madre che ha insistito perché tornassi, mio padre che...beh, lui di certo non mi ha costretto, visto che è rinchiuso ad Azkaban senza il diritto di vedere nessuno. Che poi forse non è neanche odio. Avrei voluto che mi lasciassero stare, tutti, che mi lasciassero crogiolare in questo non so cosa che sento dentro. Ho perso tanto anche io, come tutti gli altri, ma sembra che nessuno se ne renda conto, troppo presi ad etichettarmi come il mangiamorte figlio e nipote di mangiamorte, crudele, perfido e vigliacco. E io sono tutto questo e al tempo stesso non lo sono. Mi vanno stretti i panni che ho vestito per anni. Non mi riconosco più in quel borioso figlio di papà che sono stato. Mi guardo allo specchio, tutte le mattine, cercando di capire chi sia questo nuovo me che vedo allo specchio. Le occhiaie non mi abbandonano mai, i miei capelli non sono più lucidi come prima e le mie spalle, una volta dritte, si curvano sotto pesi che nessuno di loro può immaginare. Perché nessuno può sapere com'è essere in trappola: obbligato a fare, dire e pensare cose in cui non credi, perché altrimenti verrai punito. E se il pensiero di essere torturato non fosse sufficiente, la tua famiglia è presa in ostaggio e tu sei la sua sola speranza di salvezza. E allora abbandoni tutto, perché la famiglia è la famiglia. O meglio, tua madre merita di essere salvata. Tuo padre lo lasceresti volentieri bruciare all'inferno, dopo tutto quello che ti ha fatto.

Che cosa leggi?” una voce femminile, sottile e musicale, mi distoglie dalle mie riflessioni auto-lesioniste.

Che cosa vuoi Granger?” chiedo, cercando di simulare un disprezzo che non provo e ottenendo soltanto un tono di voce pieno di stanchezza.
Non l'ho sentita arrivare. Deve essersi fatta più silenziosa, con la guerra, oppure i miei sensi si sono annichiliti. Due anni fa l'avrei sentita arrivare appena avesse mosso un passo nella mia direzione. Non la guardo, cercando di celare le ombre violacee sotto gli occhi. È sempre stata troppo brava a capire le persone e io non voglio essere capito, da nessuno, ma meno che mai da lei.
La sento sedersi accanto a me, sul mio mantello, senza chiedermi il permesso. La guerra l'ha resa anche più sfacciata, oltre che silenziosa.

Che libro stai leggendo?” ripete, guardando con curiosità il volume che ho aperto sulle gambe, leggendone qualche frase e cercando di capire di cosa si tratti.

«Cent'anni di solitudine»” rispondo, tenendo la testa bassa.

Ma è un libro babbano!” esclama, sgranando gli enormi occhi castani, stupefatta.

Lo so, Granger. Non sono un idiota” replico, infastidito più dalla sorpresa nel suo tono che da altro.

Nella scuola semidistrutta dove aveva provato per la prima volta la sicurezza del potere, a pochi metri dalla stanza dove aveva conosciuto l'incertezza dell'amore, Arcadio trovò il ridicolo formalismo della morte.”⁴ legge ad alta voce la frase su cui sono fermo da mezz'ora.

Frase azzeccata. La guerra e la morte l'abbiamo conosciuta entrambi. Ma tu quando hai conosciuto l'amore Malfoy?” mi chiede, guardandomi con quegli occhi grandi, curiosi, ma non giudicanti. La guerra la deve aver cambiata più di quanto possa immaginare.

L'ho conosciuto e l'ho perso. Questa guerra ha tolto tanto a tutti, me compreso. Non mi guardare così, Granger, sai benissimo cos'ho passato, così come io so cos'hai passato tu.” quello che intendo, solo lei lo sa. Ricordo ancora le sue urla terrificanti, mentre mia zia la torturava e sono sicuro che lei ricordi le mie, quando mia zia mi ha punito per aver mentito.
Abbasso gli occhi, fino ad ora puntati sull'orizzonte del lago, e mi accorgo delle maniche arrotolate sui miei avambracci. Spero ardentemente che lei non lo abbia notato, ma so che è una speranza vana. Ai suoi occhi non è mai sfuggito niente.

Mi dispiace per Astoria...⁵” sussurra.

A me dispiace per Weasley...Fred⁶, giusto? Non sono mai riuscito a distinguerli...” replico. Sento una risatina stridula uscire dalle sue labbra che, lo noto solo adesso, sono rosee e carnose.

Già...” i suoi occhi ricadono sul mio avambraccio, sulla cui pelle pallida il marchio, anche se sbiadito, risalta. Mi passo una mano sopra, tentando di coprirlo, di abbassare la manica, di nascondere il simbolo del male che ho fatto. La sua mano, piccola e gelida, ma ferma, mi blocca.

È parte di ciò che sei stato, non puoi e non devi cancellarla. Quel che è stato è stato e noi non possiamo cambiare il passato. Però possiamo fare in modo che il futuro sia migliore.”

Resto senza parole, di fronte alla risolutezza della Granger. Ha perso tanto quanto me, è stata marchiata, ha conosciuto l'amore e l'ha perso, ha sofferto forse anche più di me. Eppure non si abbatte, non si lascia andare, non desiste.

Posso vedere...” chiedo, con un filo di voce.

Lei si alza la manica del maglioncino bordeaux e scopre l'avambraccio sinistro: esattamente speculare al mio marchio, sulla sua pelle bianca, spicca una scritta violacea: Sanguesporco.

Perdonami...” sussurro, impallidendo a quella vista e scappo via. La lascio lì, sulla riva del lago, senza nemmeno premurarmi di prendere il mantello sul quale eravamo seduti. Corro via, il libro stretto tra le mani, lasciando lei e tutto quello che porta con sé da sola.

 

 

Note:

1: dato che per me, Draco se ne è sempre e solamente fregato e approfittato di Pansy -Faccia da carlino- Parkinson, non mi stupirei se avesse dato ad un elfo domestico un nome che la ricordasse e la deridesse al tempo stesso.

2: citazione dal film “Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban”

3: bevanda tipicamente anglosassone, alcolica, usata generalmente come digestivo e spesso servita calda. Simile al Ponce alla Livornese (che io, da toscana, adoro).

4: citazione dal precedentemente citato romanzo “Cent'anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez, che io reputo uno dei libri più belli, emozionanti e travolgenti che siano mai stati scritti e che è il mio libro preferito in assoluto.

5: per me Astoria è morta nella Battaglia di Hogwarts e lei e Draco si sono amati, di quei primi amori che rimarranno sempre nel cuore di ognuno e che sono difficili da dimenticare., appunto perché i primi.

6: Hermione ha capito di non amare Ron, non come si ama un amante per lo meno. Lo ha amato come si ama un fratello, esattamente come con Harry. Scusate, ma Hermione è troppo per Ron. L'ho sempre vista molto di più con uno dei gemelli, nel caso. Non ha amato Fred, ma aveva con lui un particolarmente stretto rapporto di amicizia.

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Salve a tutti/e!
A distanza di 8 giorni dall'aver pubblicato il primo capitolo scritto dal punto di vista di Draco, procedo a pubblicare il secondo.
Come al solito, ringrazio tutti quelli che leggono e seguono e ricordano e preferiscono la mia storia: grazie dal più profondo del mio cuore.
Ho notato che le visualizzazioni si sono un pochino ridotte...se per caso preferite i capitoli scritti dal POV di Hermione, se pensate che quelli di Draco non siano adeguati/scritti bene/piacevoli, per favore ditemelo! Ditemi qualunque cosa pensiate della mia storia, perchè mi farebbe davvero molto piacere e magari mi darebbe modo di rendere la storia più piacevole per voi :)
Detto questo, come sempre, vi lascio alla lettura del capitolo, che spero vi piaccia.

Spero di sentirvi presto, tutti voi.
Baci, Lagherta :*

 




Capitolo 6


Draco's POV

Sono affacciato al balcone della torre di astronomia. Volevo stare solo e qui ho trovato quello che cercavo. Con la faccia rivolta in su, cerco le costellazioni. Individuo subito la mia, quella del Drago. Poi trovo la Vergine, Orione, l'Orsa Maggiore e quella Minore¹. Sono così intento a osservare il cielo che non mi accorgo di una figura minuta che si è affiancata a me, indirizzando sguardo e naso nella direzione dove io sto guardando.

È una bella serata…” sussurra.

Già” rispondo, cercando di mascherare la sorpresa. “Che sei venuta a fare, quassù?”

Cercavo te, in realtà. L'ultima volta sei fuggito e hai lasciato il mantello…” dice, ammiccando alla stoffa nera che è posata sul suo braccio, adesso allungato verso di me.

Ah…grazie, ma non era necessario. Ne ho uno di riserva” rispondo, prendendo il mantello. Non la vedo da più di un mese. Ho fatto di tutto per evitarla, dall'ultima volta.

E poi volevo sapere come stai.”

Come se ti interessasse…”

Oh, andiamo, Draco! Non mi trattare come se fossi un'oca menefreghista!” esclama, rabbiosa. “Non scambiarmi per una di quelle asine giulive² che ti ronzano intorno da sempre, interessate esclusivamente al tuo denaro e al tuo nome che adesso, detto tra noi, non valgono neanche uno zellino! Io ero venuta per sapere come stavi, perché mi interessava, ma se tu preferisci crogiolarti nella tua autocommiserazione, convincendoti che neanche una persona in questo dannato mondo si possa interessare a te, beh, fai pure. A me, da adesso, non interesserà più!” conclude, con gli occhi in fiamme.

Fa per girare i tacchi e scendere il primo dei tanti scalini della torre che la porteranno via da me. Mi rendo conto di non volere che se ne vada, così allungo una mano. Le mie dita si chiudono intorno al suo piccolo polso e riesco a percepire il battito, leggermente accelerato, del suo cuore.

Scusami”. Penso sia la prima volta in vita mia che mi scuso “Non sono abituato a qualcuno che si preoccupa per me.” Vedo i suoi occhi aprirsi, increduli. “Già. Mia madre lo avrebbe fatto, ma non le era permesso.”

Non ho ancora lasciato il suo polso. Non so perché, ma vorrei che questo contatto non finisse mai. Lei alza una mano, io impercettibilmente mi ritraggo e chiudo gli occhi, temendo un replicarsi del pugno che mi diede al terzo anno. Poi però sento la sua mano che si poggia, fresca e delicata, sulla mia guancia.

Adesso però non sei solo.” mi dice, sussurrando.

Fisso gli occhi nei suoi e mi lascio annegare in quel mare dorato che non cerca nemmeno di celarmi i suoi più profondi segreti e le sue più intime emozioni. Mi sta lasciando leggere tutto ciò che non riesce a dirmi. Non c'è pietà, né compassione, nei suoi occhi. Ci sono comprensione, tristezza, amarezza, riconoscimento. C'è tutto quello di cui ho bisogno. Allora lascio che lei superi le barriere faticosamente costruite in tanti anni. Gliele lascio abbattere, cosciente che dopo oggi niente sarà come prima. E la lascio entrare nei recessi più nascosti della mia mente, della mia anima e del mio cuore. Le permetto di vedere il dolore, la solitudine, il disprezzo che mi ha circondato nei 19 anni della mia breve vita. Non so se lo faccio per riconoscenza o come richiesta di aiuto, ma lo faccio.
Poi veniamo interrotti dal rintocco dell'orologio.
La sua mano non si stacca dalla mia guancia, né le mie dita lasciano andare il suo polso, una volta riemersi dall'uragano di ricordi, emozioni e pensieri che ci ha travolto.

È mezzanotte” sussurra.

Dovremmo andare” rispondo.

Ma nessuno dei due accenna a fare un passo, troppo presi dalle sensazioni che abbiamo provato, dal riconoscersi l'uno nell'altra che abbiamo appena sperimentato.

Dovremmo.”

Immobili, al centro della torre, sovrastati da un cielo che non ricordo sia mai stato così pieno di stelle, continuiamo a fissarci, come aspettando qualcosa che disturbi l'atmosfera e quello che si è creato tra noi.

Già…” sospiro, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e abbassandolo sul suo polso fine stretto tra le mie dita lunghe e pallide.

Odio stare qua…” mormora.

Alzo di scatto la testa, tornando a guardarla. So che il mio sguardo deve apparire ferito, ma non voglio nascondermi, non più almeno. Non parlo, però, perché dal suo tono intuisco non abbia finito di parlare.

Troppi ricordi tra queste mura. Alcuni meravigliosi, certo, ma gli ultimi, quelli più vividi, sono orribili. Ho 19 anni e ho visto morire così tanta gente, tanti amici, persone meravigliose, che a volte mi sento in colpa per essere viva. Io sono qui, continuo la mia vita, vado avanti, mentre loro non ci sono più…”

So benissimo che si riferisce in particolare a Lupin, a sua moglie, al gemello Weasley, a Malocchio Moody. Ha subìto decisamente più perdite di me e se le mie notti sono popolate da incubi terribili che non mi lasciano dormire più di un'ora di seguito...beh, non oso immaginarmi come lei passi le sue.

Non riesco a dormire. È dalla morte di Silente che non riesco a dormire una notte intera tranquilla. Prima c'è stata la ricerca degli horcrux, poi la guerra, adesso gli incubi. Neanche le pozioni di Madama Chips o le medicine babbane che prendo, riescono a farmi dormire più di qualche ora a notte. Non riesco a perdonarmi per non essere riuscita a fare abbastanza, non riesco a non sentirmi responsabile.”

Non sei responsabile. Non è colpa tua. Come avresti potuto evitarlo? Hai 19 anni, lo hai detto anche tu. Che cosa avresti potuto fare?” bisbiglio, distogliendo lo sguardo da lei e puntandolo sul cielo. “Le cose che sono successe…erano più grandi di noi. Non avremmo potuto fare nulla in ogni caso. Tu almeno hai tentato. Io invece mi sono adeguato, lasciandomi trasportare dagli eventi, troppo terrorizzato per oppormi a idee che non condividevo, troppo codardo per fare qualsiasi cosa…”

Non è vero e tu lo sai.” Lei sa a cosa mi sto riferendo. Non dimenticherò mai le sue urla strazianti, mia zia su di lei che la torturava, i suoi occhi che chiedevano solo che tutto quello finisse, ma in cui resisteva un'ultima scintilla di ribellione. Ogni volta che torno al Manor, nonostante abbia distrutto quella stanza, la sento gridare.

Popoli i miei incubi, lo sai?” dico sottovoce. “Non sogno il Signore Oscuro, le stragi, le battaglie. Niente di tutto questo. Io, ogni notte, sogno te. Te sotto mia zia, nel salone del Manor. Le cruciatus, il tuo corpo che si contorce, le labbra rotte dai denti che stringevi, nel tentativo folle di non urlare. E poi le urla, il tuo sangue sul pavimento, lo stiletto di Bellatrix, la sua risata, le tue lacrime. Avrei potuto evitarlo. Avrei potuto…”

Tu non avresti potuto fare nulla. Ne avresti pagato le conseguenze…”

Oh, ma io le ho pagate le conseguenze.” dico, con un sorriso amaro. Mia zia non mi ha creduto, quando le ho detto che non vi avevo riconosciuti. Ha solo aspettato. Poi quando vi siete smaterializzati con Dobby, se l'è presa con me. Mi ha torturato con la magia, mi ha torturato con i coltelli e con le fruste. Non si è limitata alle cruciatus, con me. No. Si è sbizzarrita con l'imperius, obbligandomi a ferirmi, a tagliarmi, a pugnalarmi, finché mia madre non è intervenuta, portandomi via da lì. Ero in fin di vita a causa di qualcosa che avevo fatto per te e avrei dovuto odiarti, ma nonostante tutto questo sei tu a popolare i miei incubi. Perché ho meritato di essere punito, anche se non per il motivo che mia zia pensava. Ho meritato di essere punito perché sono stato un borioso razzista, pieno di sé, codardo e cieco. Ti ho torturato per anni, credendo alle parole che mio padre mi sussurrava alle orecchie, convincendomi della tua inferiorità. Ma quando sei arrivata al Manor, stretta tra le grinfie di Greyback, io ho desiderato solo che tu fuggissi. Odiavo il fatto che Potter e Weasley, senza di te, non fossero neanche in grado di allacciarsi le scarpe, figuriamoci se erano in grado di salvarti. Non so perché, ma ti volevo al sicuro, lontana da lì. Poi, quando Dobby ti ha tolto dalle mani di mia zia, ho provato un enorme sollievo. Avresti potuto salvarti, capisci? E io non riuscivo a pensare altro che a te, salva anche se ferita. E mi sono sentito più leggero.” Non so perché sto dicendo tutte queste cose, a lei, quando mi ero ripromesso che non avrei confessato nulla a nessuno. 
Poi, nella Stanza delle Necessità, ci avete salvati. Nonostante fossimo venuti lì per catturarvi e consegnarvi al Signore Oscuro, voi ci avete salvati e io so che sei stata tu. Potter e Weasley ci avrebbero lasciati lì a bruciare e noi ce lo meritavamo. Avrei voluto restare al vostro fianco, alla fine, ma avevo paura che il Signore Oscuro avrebbe ucciso seduta stante mia madre e io non volevo. Speravo che vinceste. Avrei accettato tutte le punizioni che mi avessero assegnato, purché tutto quello finisse. Potter ha vinto. Mio padre è stato arrestato e portato ad Azkaban e io aspettavo soltanto che bussassero alla mia porta e mi portassero via, insieme a mia madre. Invece non è successo nulla di tutto questo. Nessuno si è presentato alla nostra porta, dopo i processi e dopo l'arresto di mio padre. Solo Zabini e Nott. E poi un gufo, con una lettera di Hogwarts, dove mi si diceva di prepararmi al mio settimo ed ultimo anno al castello, di preoccuparmi di avere tutto quello scritto nella lista allegata e che ero atteso per il 1° settembre. Tutto qua. Nessuna ritorsione, nessuna punizione. Niente. Nemmeno per mia madre. Capii che c'era sotto qualcosa, ma nessuno voleva dirmi nulla. Poi trovai una lettera indirizzata a mia madre. C'era il simbolo del Wizengamot, impresso nella ceralacca viola rotta. La lessi. Scoprii dell'intervento tuo e di Potter in favore di mia madre e vi fui immensamente grato. Mia madre non meritava nulla di quello che stava passando. Ma ancora non capivo perché io non fossi con lui. Ero maggiorenne, avevo il Marchio, non avevo ucciso ok, ma avevo torturato e avevo combattuto tra le schiere del Signore Oscuro. Continuai a leggere e trovai qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Tu eri intervenuta in mio favore. Proprio tu che in sei anni non avevi scampato neanche una delle mie offese o dei miei dispetti. Tu, che avevo pensato di odiare più di chiunque altro al mondo, mi avevi salvato testimoniando in mio favore davanti all'intero Wizengamot.”

Non avresti mai dovuto saperlo…” sussurra, lo sguardo abbassato, fisso sul ferro battuto della ringhiera.

Ho iniziato a pensare al passato e ho notato una cosa.” continuo, guardando in cielo “Da quando sono entrato a Hogwarts, 8 anni fa, sono successe tante cose, ho cambiato tante amicizie, sono stato con tante ragazze, ma ho sempre pensato che mancasse qualcosa di costante, di fisso. Invece mi sono reso conto di una cosa” La sento trattenere il sospiro “Tu sei stata la mia costante. Sei sempre stata presente nella mia vita a Hogwarts. Abbiamo sempre litigato, io ti ho offeso, tu mi hai picchiato” un lieve sorriso le increspa le labbra “ci siamo odiati, abbiamo dato spettacolo con i nostri scontri. Hai mai notato che quando battibeccavamo, intorno a noi si formava come una bolla? Anche con la guerra, ho inconsciamente sempre sperato che tu stessi bene. Mi mancavi. Mi mancava discutere come due normali e sciocchi adolescenti. E invece eravamo stati catapultati in una cosa non voluta e troppo grande per noi. Quando pensavo che tutto sarebbe finito, che non avrei mai più rivisto la luce del sole, tu sei riapparsa nella mia vita, silenziosa e lieve come un soffio, e mi hai salvato. Per l'ennesima volta. E adesso io non so che cosa fare, perché sono cosciente che niente varrà quanto ciò che tu hai fatto per me.”
Ho quasi l'affanno, quando termino, e sono certo che in tutti questi anni non ho mai parlato così tanto, con nessuno. La guardo, di sottecchi. Ha alzato lo sguardo, che adesso è rivolto verso le stelle.

Sai, ho sempre ammirato Silente per una qualità che non mi apparteneva. Negli anni, soprattutto negli ultimi, ho fatto di tutto perché questa diventasse parte di me.” inizia. “Silente ha sempre avuto un talento particolare nel perdonare e nel dare seconde possibilità, prima ancora che ce ne fosse bisogno e a chiunque ritenesse bisognoso. Nonostante sia una Grifondoro, il perdono non è mai stato il mio punto forte. Altruismo, generosità, lealtà…quelle sono qualità che sento mie, ma il perdono no. Sono sempre stata abbastanza rancorosa, incapace di perdonare sgarbi gravi. Non so se hai notato come nessuno che mi avesse ferita si sia mai potuto avvicinare nuovamente, dopo averlo fatto. Harry, Ron e Ginny non sono mai stati allontanati perché non lo hanno mai fatto. Solo tu, da cui ero ferita profondamente ogni giorno e che odiavo con tutta me stessa, non ero in grado di allontanare3. Inconsciamente, è ovvio, ma non riuscivo a eliminarti dalla mia vita. Ho parlato ore e ore con Silente, cercando di capire il perché non riuscissi a fare a meno di litigare con te. Lui mi guardava, silenzioso, ascoltandomi. Quando terminai mi disse che secondo lui, io non riuscivo ad odiarti completamente perché eri l'unico in grado di tenermi testa. Secondo Silente, io agognavo, senza saperlo, i nostri scontri perché era in quel momento che mi sentivo viva, davanti a un avversario degno di me. Per Silente noi eravamo gli opposti che insieme si completano: Yin e Yang per i cinesi, l'Androgino per Platone, la metà della mela del proverbio babbano. Ho sempre pensato che tu fossi intelligente, non è una cosa che posso negare, ma non potevo sopportare di sentirmi così….dipendente da te. Poi, con il tempo, ho scoperto che era vero. Senza di te, mi sentivo…come vuota. Adoravo litigare con te e se le prime volte sentirmi chiamare Mezzosangue mi feriva, dopo era diventato un appellativo quasi intimo. Nessuno, oltre a te, lo pronunciava. Così, a scuola, ho iniziato a cercarti per discutere per i più stupidi e disparati motivi, solo per sentirmi viva. Poi è arrivata la guerra e io mi chiedevo come tu stessi, preoccupandomi di non farlo notare a Harry o a Ron. Non mi avrebbero mai capito, i problemi veri erano altri e soprattutto non volevo che venissero a scoprire questo mio piccolo segreto. Quando ti ho visto al Manor ho avuto il terrore che tu facessi qualcosa di infinitamente sciocco come metterti nel mezzo tra me e tua zia. Avevo visto come mi guardavi, avevo capito che non sopportavi di vedermi in quel modo, che non eri così crudele come volevi far vedere, ma io non volevo che tu ti intromettessi. Avevo bisogno che tu stessi bene e tua zia, quella pazza, non si sarebbe fatta scrupoli nel distruggerti se avesse pensato che volevi proteggermi. Avrei sopportato qualunque cosa, purché tu stessi bene. Nutrivo la segreta speranza che una volta che fosse finito tutto, con la guerra un ricordo lontano, avrei potuto ritrovare un po' di normalità nei nostri litigi. Era un sogno, ma mi aiutava ad andare avanti. Quando Tiger aveva usato l'Ardemonio io avevo temuto che anche quella minuscola speranza di normalità futura sarebbe sparita così ho convinto Harry a salvarvi. E poi il processo e la decisione del Wizengamot di spedirti ad Azkaban. Non lo avrei tollerato. Non adesso che la mia normalità, la mia ripresa, erano così vicini. Così sono andata dal Ministro e mi sono imposta perché tu fossi scagionato, perché eri un ragazzo, perché gli eventi ti avevano travolto, perché l'amore per tua madre ti aveva portato a fare scelte sbagliate, certo, ma con lo spirito giusto. Perché chiunque avrebbe fatto di tutto pur di proteggere chi ama. E il Ministro, in debito con me per la salvezza del mondo magico,” stringe le labbra a quelle parole “mi disse che avrei avuto quello che volevo. Mi fece testimoniare in tuo favore davanti al Wizengamot e loro ti scagionarono. Tu saresti tornato a Hogwarts da uomo libero e nessuno avrebbe mai saputo del mio intervento. È stato capriccioso da pare mia, ma era un bisogno troppo grande. E poi avevo deciso che chiunque mi avesse ferito, nella mia vita, sarebbe stato perdonato e avrebbe avuto una seconda possibilità. Sarebbe stato il mio modo di ricominciare e di onorare Silente. Quindi ho cercato di riparare ai miei errori, perdonando, scusandomi, riavvicinandomi a coloro che avevo allontanato. Ma non mi sentivo ancora completa. Mi mancavi tu, il tuo tono di voce, i tuoi occhi, le tue battute pungenti e offensive. Ho sperato di ritrovarti, a Hogwarts e di poter ripartire da dove ci eravamo lasciati. Avevo però sottovalutato una cosa. La guerra aveva cambiato tutti, non soltanto me. Così, quando ti ho visto sulle rive del lago nero, così solo, silenzioso e quieto, ho deciso di avvicinarmi e ho notato il cambiamento nei tuoi occhi. E ho capito che non c'era speranza di ritrovare ciò che avevo perso, ma forse avrei potuto trovare qualcosa di nuovo. Per questo sono qui, stasera, riportandoti un mantello che avrei potuto far apparire nella tua stanza con un biglietto grazie a un incantesimo da principianti. Perché vorrei ricominciare.”

La guardo incredulo e lei si volta verso di me, puntando i suoi occhi d'oro nei miei, per non lasciare spazio a dubbi sulla sua sincerità. Merlino sa quanto io abbia bisogno di ricominciare. Per cui la guardo e annuisco. Lei poggia di nuovo una mano sulla mia guancia e io intreccio le mie dita con le sue. Poi si alza in punta di piedi e mi pone un bacio, lieve come fosse una farfalla, sulle labbra. Io chiudo gli occhi, non perché provi disgusto, ma perché voglio vivere a pieno le sensazioni che sto provando. Lei però scivola via dalle mie mani, lasciando sulle mie labbra il suo sapore dolce, e si rifugia nella sua torre dorata. Io resto lì, impalato, il suo odore ancora nel naso, incredulo per quello che è successo e mi sento, per la prima volta dopo mesi, pronto a ricominciare.


Mi riscuoto dal ricordo che ho appena rivissuto. Me lo ha scatenato il cielo nero, costellato di puntini luminosi, che sto osservando, così simile a quel cielo che diede inizio a tutto.
La mia costante, ecco cos'era stata. E mi ci erano voluti 6 anni e una guerra, torture, morti e disperazione, per capire che lei era stata sempre presente nella mia vita.

Nonostante Barcellona, di notte come di giorno, sia straordinariamente luminosa, Parc Güell permette di osservare il cielo senza il fastidio della luce artificiale. Amo questa città, così diversa da Londra. La amo perché porta con se ricordi decisamente dolci.

Barcellona è stato il nostro primo viaggio come coppia assodata. Dopo anni passati a nasconderci e a rimettere faticosamente insieme i pezzi che la guerra aveva sparso, cercando di proteggere i nostri amici, ancora troppo deboli, da una rivelazione del genere, avevamo deciso di uscire allo scoperto. E lo avevamo fatto, 3 anni dopo la battaglia di Hogwarts.

Era stato un viaggio fantastico, lei era più emozionata di come l'avessi mai vista: sprizzava felicità da ogni poro.
Mi aveva trascinato per la città in lungo e in largo, mostrandomi luoghi, statue, edifici, di cui mi importava il giusto. Solo del Palau de la Musica, mi ero davvero interessato.
Ma la cosa più importante era stato il tempo passato con lei, lontano da tutto e da tutte le persone che ci conoscevano e che non facevano altro che additarci sussurrando “Eccoli, il mangiamorte e l'eroina”.
Eravamo riusciti a far fronte a pettegolezzi e sguardi cattivi, ai nostri amici sospettosi e al disprezzo generale nei miei confronti. Basilari, per la nostra relazione, erano stati mia madre, Neville e Luna. Loro ci avevano dato l'appoggio più totale e noi ci eravamo sentiti più tranquilli. Da quei primi tempi incerti, non avevamo più avuto neanche un momento di crisi. 9 anni. 9 anni, tra frequentazione, fidanzamento e convivenza, privi di qualsiasi litigio grave. Erano stati anni talmente tranquilli e pieni di amore che spesso ci trovavamo a escogitare modi per bisticciare e ravvivare un po' la fiamma. Sì, perché dopo il litigio, facevamo pace nel più dolce dei modi e ci trovavamo più felici e innamorati di prima.

9 anni senza una crisi. Fino ad adesso. Questa è stata la cosa più grave che ci sia capitata, le parole più brutte che ci siamo detti da quel secondo anno ad Hogwarts, inaugurato con un meraviglioso Nessuno ha chiesto il tuo parere sporca mezzosangue”.
Come siamo arrivati a questo?

* * *


Note

1: costellazioni. Drago e Orsa Minore sono molto vicine, l'Orsa Maggiore è facilmente riconoscibile (e dalla sua posizione si può individuare l'Orsa Minore) così come lo è Orione, la Vergine è il segno di Hermione (diciamo che è un messaggio dell'inconscio di Draco).

2: Asina Giuliva, come voi tutti/e ricorderete, è l'appellativo che la nostra riccia preferita affibbia a una Lavanda Brown invadente e capricciosa che la vorrebbe scacciare dal capezzale del suo Ron-Ron.

3: per esperienza diretta, so che a volte si pensa di odiare una persona, ma che in realtà questa risulta necessaria alla propria sanità mentale. Perché con i litigi e i battibecchi si mantiene viva una scintilla particolare, maliziosa e interessante, di cui col tempo non si può più fare a meno.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Salve a tutti/e!
Eccomi qua, nuovo capitolo e cambio di POV: si ritorna a Hermione.
Spero che i capitoli scorsi vi siano piaciuti e che la storia sia di vostro gradimento :)
Ringrazio tutte voi che seguite, ricordate e preferite la storia e voi che commentate perchè davvero senza di voi non credo che proseguirei la storia. Vi adoro.
Vi lascio alla lettura del capitolo e aspetto un commentino da parte vostra. ^-^
A presto, 
Baci Lagherta. :*


Capitolo 7

 

Il cielo grigio-azzurro di Dublino mi accoglie, lasciando cadere su di me lievi gocce di pioggia. Osservo quella distesa di nuvole dal colore così simile agli occhi di Draco.


Il clima irlandese è anche peggio di quello londinese. E ti assicuro che non credevo fosse possibile. Avremmo dovuto scegliere qualche altro posto” bofonchia Draco, stizzito mentre si scuote la pioggia dai capelli che, bagnati, sono leggermente più scuri del solito.

Andiamo, Draco. È possibile che ogni volta che andiamo da qualche parte devi lamentarti? Barcellona puzzava ed era troppo calda, Londra è troppo inquinata e non si riesce a respirare, qui piove troppo. E siamo appena arrivati! Goditi la vacanza e sta' zitto una volta tanto.”

Stringo tra le mani le spalline dello zainetto che ho in spalla e a passo svelto mi addentro in Phoenix Park¹. Che poi l'ha anche scelta lui, l'Irlanda come meta! E adesso si lamenta. Non lo capirò mai.
Lo sento sghignazzare alle mie spalle. Contraggo le labbra e mi costringo a continuare a camminare senza voltarmi verso di lui. Accelero il passo, per quanto me lo possa permettere, ma so di non avere chance contro le sue lunghe gambe. Infatti dopo poco mi sento prendere per la vita e stringere in un abbraccio caldo e familiare. Il suo naso si immerge nei miei capelli, inspirando l'odore di vaniglia del mio shampoo.

Scusa” è un sussurro talmente flebile che non sono certa sia stato davvero pronunciato. Non riesco a voltarmi, perché le sue braccia sono strette attorno alla mia vita, e non riesco quindi a guardarlo in faccia, ma mi abbandono a quell'abbraccio che ho imparato ad amare in questi anni.

Andiamo” sussurra ancora, prendendomi per mano. E mi trascina con sé, sorprendendomi per l'ennesima volta dei suoi sbalzi d'umore.


Mi sono materializzata in un anfratto nascosto del parco del Trinity College. Velocemente esco dal parco e mi dirigo verso Fleet Street, che è abbastanza vicina. Le strade sono addobbate, visto che è San Patrizio², e ovunque ci sono persone che bevono birra, ridono e ballano al suono di violini e Whistle³.


Andiamo, Hermione! Devi assaggiarla!”

No, Draco! Lo sai che non bevo!”

Siamo in un pub stra-pieno, seduti ad un minuscolo tavolino con davanti un tè (io) e una pinta di Guinness⁴ (lui). È San Patrizio e ovviamente Dublino è invasa da autoctoni e turisti euforici e per la maggior parte ubriachi. In sottofondo una piccola band sta suonando musiche tipiche irlandesi, di quelle che ti fanno venir voglia di alzarti e metterti a saltellare a ritmo di musica.

Ma è una Guinness appena spillata!” mi guarda come se fossi impazzita a rifiutare una pinta di stout⁵ spillata in questo momento. “Ti prego, un solo sorso! O devo credere che tu non regga neanche un sorso di birra e che dovrò inseguirti ubriaca per tutta Dublino?” mi dice, guardandomi come se da quel sorso di birra dipendesse chissà che cosa, ma nascondendo un acceso divertimento negli occhi chiari.

Sbuffo e roteo gli occhi. “Dammi quel boccale, Malfoy!"

Appoggio le labbra sul bordo del bicchiere e bevo un sorso di quella bevanda scura con una schiuma corposa, simile a quella del cappuccino. Dannazione, è buona davvero. Ma il punto è che io non bevo, non tanto perché non mi piacciano gli alcolici (la birra e il vino, ad esempio, mi piacciono), ma piuttosto perché la mia capacità di reggere l'alcol è davvero ridotta⁶. Cerco di restituirgli il boccale, ancora quasi pieno fino all'orlo, ma nel farlo incontro i suoi occhi pieni di malizia e le sue labbra incurvate in un sorriso pieno di sfida.

Non sfidarmi, Malfoy…” sibilo a denti stretti. Questa serata finirà in un disastro.

Lo hai detto tu, io sono stato zitto.” risponde, guardandomi con uno sguardo sornione.

Ti odio.” e butto giù, tutto d'un fiato, l'intero boccale, asciugandomi in modo decisamente poco femminile le labbra con il dorso della mano una volta finito. “Ecco fatto. Contento?”

Decisamente, Granger. Decisamente.” dice ghignando


San Patrizio. Festa d'Irlanda. Musica e birra a volontà, capelli rossi e occhi verdi praticamente ovunque. Sembra di essere a una riunione di famiglia dei Weasley. Mi tornano alla mente i gemelli, la loro passione per le feste, gli scherzi e la birra. E mi viene in mente Fred e quanto mi faceva arrabbiare e al tempo stesso ridere. Ricordo ancora quando, al terzo anno dopo il pugno a Malfoy, mi portò sulle spalle per tutto il tragitto dalla biblioteca alla torre grifondoro, inneggiando come se fossi la regina del castello, mentre io urlavo di mettermi giù, minacciando di tirare un pugno sul naso anche a lui.


Perfettina! Eccoti qua! Cercavo proprio te, sai?” sussurrano due labbra sottili, appartenenti a un ragazzo alto, magro, con i capelli rossi e lentiggini ovunque, al mio orecchio.

Ah si? E come mai, di grazia?” chiedo, non distogliendo gli occhi dal libro che sto consultando in biblioteca. Il mio tono è indifferente, ma sulle labbra mi si apre un sorriso divertito. Uno dei gemelli Weasley in biblioteca? Deve essere davvero importante se viene a cercarmi qui.

Già. Ho sentito dire, o meglio urlare, che un certo serpeverde spocchioso e platinato ha ricevuto un meraviglioso e potente pugno sul naso. Da te.” sussurra con tono cospiratorio. “Cos'hai da dire in proposito?”

Assolutamente niente, Fred. Hai già detto tutto tu. Ho colpito Malfoy sul naso. Ero arrabbiata perché per colpa sua Fierobecco sarebbe stato ucciso. Ho perso la calma. Tutto qua.”

MA SEI STATA FANTASTICA!” esclama, tutto emozionato. “E dimmi, che faccia ha fatto Malfoy?”

Io scoppio a ridere, scatenando la rabbia di Madama Pince.


Oh, Fred. Mi manchi un sacco.


* * *
 

Ho posato le mie cose nella stanza del Fleet Street Hotel e sono uscita di nuovo. L'atmosfera che si respira a Dublino a San Patrizio è un qualcosa di incredibile e indimenticabile. Mi dirigo verso il pub dove io e Draco eravamo stati. Mi manca così tanto che ripercorrere i passi che avevamo fatto insieme mi sembra l'unico modo di sentirlo di nuovo vicino.
Entro nel locale: non è cambiato nulla, nonostante siano passati 4 anni. È tutto identico. Ordino una pinta di Guinness e mi accomodo ad un tavolino che è libero. Guardo verso l'angolo dove eravamo seduti insieme e resto pietrificata.

È lì. Ed è lui, ne sono certa. È di profilo, rispetto a me. Posso vederne però gli occhi tristi e persi e la bocca corrucciata. Merlino, che voglia di baciarlo. Poi lo vedo cambiare improvvisamente espressione: una rabbia cieca ne deturpa il viso angelico. Si alza e va verso il bagno. Mi alzo e lo seguo, ma quando sto per aprire la porta del bagno degli uomini sento un Crack molto familiare. Si è smaterializzato. E io me lo sono lasciato sfuggire tra le dita.


Sai, pensavo a una cosa…” dice, mentre pensieroso mi accarezza i capelli che dopo anni sono riuscita a domare. “Stiamo insieme da 2 anni, mese più mese meno, giusto?”

E mezzo.” preciso, sorridendo e chiedendomi dove voglia andare a parare. Siamo distesi nel letto, tra le coperte aggrovigliate come le nostre gambe. Abbiamo appena fatto l'amore e io sono semidistesa su di lui, la testa poggiata sul suo petto liscio e muscoloso.

Si, certo.” sbuffa “Dicevo, stiamo insieme da 2 anni e mezzo. Io ti amo e tu ami me. I nostri amici ci approvano. Mia madre ti adora. Noi stiamo bene e a me non bastano più i giorni passati insieme durante le vacanze. E mi sta stretto dormire al Manor o dormire da te qualche giorno e poi dover andar via. Prima che tu dica qualcosa, mi infastidisce perché vorrei svegliarmi accanto a te e poi fare colazione in mutande, fare la doccia insieme e girare nudi per casa, tutti i giorni. Voglio un letto che sia nostro, nella nostra camera. Voglio una casa che sia nostra…”

Alzo la testa, guardandolo fissa. So che i miei occhi devono apparire enormi e che la mia bocca è socchiusa e che il mio cuore sta impazzendo nel mio petto e che lui sente e vede tutto questo. Ma non riesco a impedirmelo. Sono immensamente felice.

Draco…” sussurro.

Sì o no. È facile Granger. Ti va di andare a vivere insieme?”

Sì!” esclamo, baciandolo appassionatamente. Lui mi stringe a sé, come a non volermi lasciar andare mai più.

Ci rotoliamo sul materasso, come fossimo due adolescenti. Ci baciamo ovunque, sul collo, sulle labbra, sul petto e sul seno. Le mani percorrono rotte inesplorate lungo i nostri corpi, che sono sfiorati da dita-libellule, così leggere da sembrare quasi irreali, che si lasciano dietro scie infuocate. I respiri e i battiti dei nostri cuori si fanno più rapidi e irregolari. Il suo sospiro nel mio orecchio accende una fiamma che, da quando lui è entrato nella mia vita, sa dannatamente di casa. Ridacchio e lo guardo, mentre si cala a tempestare di baci il mio collo e le linee delle mie clavicole. Gli sfioro, con dita leggere, le linee degli addominali e poi quelle dei dorsali, meravigliandomi di quest'uomo che adesso è mio. Senza fiato, ansimanti, con il cuore che cerca di uscire dalla gabbia toracica, ci sdraiamo supini, guardando il soffitto affrescato.

Ti amo, immensamente. Da quando sei entrato nella mia vita, tutto è diventato più bello. A volte penso che sia tutto un sogno, che mi sveglierò al mattino senza te al mio fianco, che non farai più parte della mia vita…eppure a volte penso a quanto siamo cambiati negli anni. Se me lo avessero detto più di 6 anni fa, che mi sarei innamorata di te e che ti avrei desiderato come compagno di vita, avrei schiantato lo sfortunato latore della notizia.” dico.

Ambasciator non porta pena, amore mio” risponde, ridendo.

Mi lascerai mai?” chiedo.

Mai”.


Era qui e io me lo sono fatto sfuggire. Finisco la mia birra ed esco dal pub. Nel mio cervello un pensiero non smette di girare, come impazzito, cercando di richiamare la mia attenzione. Costeggio la Liffey, sola seppur circondata da una marea di persone. Penso e ripenso. Mi siedo su una panchina sul lungo fiume e guardo il cielo. Trovo subito la costellazione dell'Orsa Maggiore. Istintivamente cerco l'Orsa minore e come in un percorso predeterminato i miei occhi si fissano su un insieme di stelle dalla forma sinuosa. Appunto lo sguardo su quella che è la più brillante: Eltanin, o occhio del Drago, la stella più luminosa dell'intera costellazione. Mi alzo di scatto e corro verso l'hotel. Entro nella mia stanza e appello un foglio e una matita mentre mi siedo alla scrivania. Ripercorro i viaggi che abbiamo fatto insieme, sia di piacere che di lavoro, e tutti i luoghi dove siamo stati. Il lavoro è febbrile, perché cerco di ricordare cosa sia successo in ogni viaggio.
Un'ora dopo il risultato mi lascia quasi sconvolta: congiungendo le mete, più o meno importanti, dei nostri viaggi viene fuori il Drago.

 

 

 

 

 

 

 

 





Hogwarts è dove tutto è cominciato ed è ovvio che è una parte importante della nostra vita e della nostra storia.
Londra è dove viviamo e dove ci siamo incontrati.
Barcellona era stato il nostro primo viaggio insieme come coppia vera e propria, visto che 6 mesi prima ci eravamo presentati così ai nostri amici, nonostante fossero ormai 3 anni che stavamo insieme.
Madrid, Mosca, Varsavia, Vienna e l'Italia erano stati dei viaggi dove eravamo riusciti a conciliare piacere e lavoro. Privi di eventi “importanti”, erano comunque stati viaggi che ci avevano visti insieme a mostrarci al mondo come i noi stessi più veri.
A Dublino mi aveva chiesto di andare a convivere e a Parigi avevamo ufficializzato il nostro fidanzamento.
E poi, poco tempo prima di litigare, aveva organizzato quel viaggio in Portogallo.

Draco non ha mai fatto nulla a caso, di questo sono molto più che certa. Riguardo la mappa, cercando un collegamento, un indizio, un qualcosa. E all'improvviso un'idea folgorante mi si accende in testa.
Lisbona corrisponde a Eltanin. Ricordo ancora quanto aveva insistito Draco per questo viaggio. Poi c'è stato il litigio e tutto è passato in secondo piano.


Insomma che ne pensi?” mi chiede per l'ennesima volta, euforico come poche volte l'ho visto. Gli occhi grigi luccicano e la bocca è stesa in un enorme e sincero sorriso.

Sì, certo. Ma come mai proprio Lisbona, Draco?” dico, sorridendo, mentre lavo i piatti della cena.

Non ti piace?” domanda, il sorriso spazzato via da un broncio triste.

Ma no, è una domanda così. Ti ho visto partire in quarta per organizzare questo viaggio. Non è che mi nascondi qualcosa?”

Ma va, figurati. Ho solo letto che in quella zona c'è un'Agave⁷ particolare che mi serve per una nuova pozione e avevo pensato di unire l'utile al dilettevole. Io trovo quella pianta e intanto ci facciamo un viaggio” risponde, facendo spallucce.

Non sono del tutto convinta, ma è da un po' che non riusciamo a stare insieme per bene a causa del lavoro.

Va bene, Lisbona sia” dico. Vengo stretta in un abbraccio mozzafiato e sento il suo naso inspirare tra i miei capelli.

Grazie. Prometto che sarà una vacanza fantastica.”


Note

1: Phoenix Park, Fleet Street, il Trinity College sono luoghi davvero esistenti a Dublino.

2: San Patrizio è il patrono d'Irlanda e la sua festa è il 17 marzo. Che altro modo, perfetto per gli irlandesi, se non festeggiare a sorsi di birra e musiche folk?

3: detto anche Tin Whistle, Pennywhistle o Pemperino, è un flauto a fischietto, tipico di Inghilterra e Irlanda. È di latta, ha sei fori e appartiene alla famiglia del flauto dolce. Generalmente intonati in Re, hanno un'estensione di due ottave e sono tipicamente usati nell'esecuzione di musica folk.

4: la Guinness è una birra tipica dublinese, è una stout dal colore scuro (rubino scuro), sapore amarognolo, poco corposo e riconoscibile e schiuma bianca, compatta e cremosa.

5: tipo di birra ad alta fermentazione prodotte da malto d'orzo tostato.

6: Ho sempre visto Hermione come la classica persona in grado di ubriacarsi anche con l'odore di un alcolico. È per questo che non beve, non perché non le piaccia il sapore.

7: l'agave è una pianta grassa perenne, le cui dimensioni possono andare da 20cm a 5-6m di ampiezza e da 15-20cm a 2,5m in altezza. Sono adatte agli usi più disparati (fibre tessili, sciroppi dolcificanti, alcolici, medicinali per piaghe, dermatiti e contusioni e anche veleni) per cui ho pensato che in Portogallo ce ne potesse essere una variante particolare utile a Draco nel suo lavoro-hobby di pozionista.

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Salve a tutti/e!
Eccomi qua, con un nuovo capitolo e un nuovo punto di vista. :)
Questa volta è Narcissa che parla, dalle sale del Malfoy Manor.
Come sempre, ringrazio chi legge silenziosamente, chi segue/preferisce/ricorda la mia storia e chi la recensisce: davvero grazie dal più profondo del cuore.
Adesso vi lascio alla lettura di questo esperimento.
Fatemi sapere cosa ne pensate. ^-^

A presto,
Baci Lagherta. :*

 

 

Capitolo 8

 

Narcissa's POV


Quei due testardi. A volte mi chiedo come abbiano fatto a resistere così tanto senza litigare neanche una volta. Per me e Lucius sarebbe stato impossibile. 9 anni insieme, 4 di convivenza e mai neanche una discussione seria. Battibecchi tantissimi, stupidi rimbrotti anche, ma mai un litigio vero, pieno di urla, passione, amore e odio mescolati. Ho sempre pensato che avessero esaurito la rabbia e l'odio reciproco negli anni passati a urlarsi addosso per i corridoi di Hogwarts. Eppure, in fondo, ho sempre saputo che tra loro sarebbe successo qualcosa. Nessuno come lei veniva nominato da Draco ogni volta che tornava a casa dal castello.

“La mezzosangue mi ha riso in faccia!”
“La mezzosangue mi ha urtato mentre camminava!”
“La mezzosangue mi ha affatturato e io non sono riuscito a contrattaccare!”
Sempre lei, sulle sue labbra. Non Potter, non Weasley. Lei, sempre lei.

Poi la guerra, il Marchio, le torture. Mai, come quando lei e i suoi compagni erano stati trascinati nel nostro salone, avevo temuto di perdere mio figlio. Lui non lo sapeva ancora e neanche lei, ma l'uno per l'altra erano qualcosa di indispensabile. Troppo giovani, troppo presi dalle loro idee, troppo opposti per trovare un punto di incontro. Eppure io avevo letto negli occhi di Draco la disperazione, la necessità di proteggere lei, che soltanto lui poteva tormentare. Lo avevo visto accartocciarsi al suono delle sue urla causate dalle torture di mia sorella, voler disperatamente reagire alla visione del sangue e delle lacrime di lei, di quegli occhi dorati che non lo volevano guardare, ma che non potevano farne a meno, come una falena attratta dalla luce. E negli occhi di lei, oltre al dolore, al terrore e al panico per la propria vita, avevo scorto la preoccupazione per lui. Non avevo mai creduto che qualcuno oltre a me, avrebbe potuto provare quell'angoscia primordiale nel vedere mio figlio esporsi al rischio. Perché conoscevo mia sorella. Draco non sarebbe stato capace di nasconderle quei piccoli gesti che, seppur brevi, avevano mostrato il suo interessamento, il suo panico al pensiero di vederla soffrire ancora, di poterla vedere morire. E lei se ne sarebbe approfittata.

Negli anni, sentendola nominare così spesso da mio figlio, molto più di chiunque altro avesse fatto parte, consapevolmente o meno, della sua vita, mi ero spesso chiesta cosa la rendesse così speciale.

Quel giorno, vedendola stesa sul pavimento in pietra del salone, sovrastata da una pazza che tra cruciatus e coltello le stava strappando pezzo per pezzo tutto ciò che aveva, io avevo finalmente capito.
Nonostante tutto, quella ragazzina appena maggiorenne, con il corpo acerbo di chi ancora non è del tutto cresciuto, aveva negli occhi una luce indomabile che urlava che non avrebbero mai vinto, che avrebbero potuto torturarla e ucciderla, ma che lei non si sarebbe mai arresa. E mio figlio, circondato da sempre da lecchini e opportunisti, aveva trovato in lei una degna avversaria. Diversa e al tempo stesso simile, Hermione era l'opposto e il complementare di mio figlio e io sapevo, in cuor mio, che c'erano solo due destini per loro: un odio così forte da distruggerli o un amore così grande e profondo da durare per sempre.
Avevo sempre sperato, in fondo, che si avverasse la seconda ipotesi. Mio figlio, dopo tutti gli errori miei e di Lucius che erano inevitabilmente ricaduti su di lui, si meritava di essere felice.

Durante l'ultimo anno di scuola, poi, non avevo potuto non notare il suo cambiamento. Le poche volte che era tornato a casa, per le vacanze, era apparso molto più…rilassato. Ma non solo fisicamente. Era il rilassamento mentale, che mi incuriosiva. Vedere mio figlio, sempre rigido e imbastito, sorridere leggendo un libro sprofondato scompostamente in poltrona, era qualcosa che mi lasciava a bocca aperta. E poi il nostro gufo, sempre occupato a portare lettere, indirizzate a chissà chi residente chissà dove. Ma conoscendolo, non avevo indagato. Ero curiosa certo, ma sapevo che quando si fosse sentito pronto mi avrebbe detto tutto. Certo, quel giorno era arrivato un po' in ritardo rispetto a quanto mi aspettassi, ma era arrivato e tanto bastava.



Sono seduta sulla poltrona davanti alla finestra, una tazza di tè nero sul tavolino e un libro in mano. Ho notato una certa irrequietezza in Draco, ultimamente. Oltre il vetro, una leggera pioggia, di quelle tipiche della campagna inglese: lieve e perpetua, un rumore e un odore di sottofondo che a me era sempre piaciuto.
Draco è stato sempre come questa pioggia: una certezza per me. Negli ultimi tempi però, con tutto quello che è successo, non sono più in grado di capirlo come prima. C'è qualcosa che mi sfugge.
Assorta nei miei pensieri non sento la porta aprirsi alle mie spalle, né i passi di mio figlio che si avvicinano.

Madre”. Anche la sua voce è cambiata. Da quella sottile di bambino a una voce profonda eppure armoniosa di uomo. Quando è successo? Quando è accaduto che mio figlio diventasse uomo?

Madre, devo dirvi una cosa” ripete. Il suo tono, seppur leggermente timoroso, è deciso.

Draco, sai che puoi dirmi tutto.”

Frequento una persona. Una donna.”

Mi volto a guardarlo. È un uomo alto, dal fisico slanciato e muscoloso. Spalle larghe, ma non troppo, e fianchi sottili. Le mani sono eleganti e identiche a quelle di suo padre. I capelli biondi, così chiari da sembrare quasi bianchi, sono leggermente più lunghi di come li portava qualche anno fa, gli occhi grigi con una nuova luce. È decisamente un bell'uomo.

Vorrei fartela conoscere.” Deciso e risoluto. La frequenterebbe anche se io non approvassi e questo mi rende enormemente fiera di lui, perché vuol dire che la ama davvero.

Il tè delle 5 di domani sarà perfetto” rispondo.



Il ricordo sfuma, ma ne arriva subito un altro.



Hermione, cara, che è successo?” chiedo, preoccupata dalle lacrime che copiose escono dagli occhi della ragazza.

Sono passati 6 mesi da quel tè delle 5. Hermione è diventata parte integrante della mia vita. Per un attimo, quando Draco mi aveva detto di frequentare qualcuna, avevo temuto che fosse una di quelle stupide ragazze che per anni a Hogwarts lo avevano adulato. Quando era apparsa lei, con quei capelli indomabili e gli occhi luminosi, la silhouette delicata e armoniosa, inconsciamente avevo tirato un sospiro di sollievo e un sorriso sincero si era disegnato sulle mie labbra. Anche se all'inizio si era mostrata timorosa (di chissà che cosa poi, visto che le dovevo molto, in primis la felicità di Draco), eravamo riuscite a creare un rapporto di amicizia e affetto reciproco e adesso, vederla così a pezzi, mi turba più di quanto mi piaccia ammettere.

Non ce l'ho fatta…” singhiozza, le spalle scosse e gli occhi bassi. Mio figlio sta dietro di lei, abbracciandola, ma senza soffocarla.

Mi dispiace, tesoro.” dico, facendomi avanti. Draco la libera dal suo abbraccio, ma lei non si scosta neanche di un millimetro. Sorrido a quella vista. Sembrano un pianeta e il suo satellite: raramente li ho visti lontani l'uno dall'altra, senza neanche potersi vedere. Paradossalmente, da non potersi vedere negli anni di scuola, oggi sono così uniti che non credo possa esserci qualcosa capace di dividerli.



Evidentemente mi sono sbagliata. Ci deve essere stato qualcosa che li ha portati lontani l'uno dall'altra, che li ha separati, lasciando però entrambi a metà.
Ho visto lui, distrutto come non lo vedevo da anni, e ho sentito il dolore di lei nella lettera che mi ha scritto.
Penso al viso di lui, agli occhi che mostravano quanto si sentisse ferito…quasi tradito.
Ma sono sicura che non sia stato un tradimento a renderlo così. Hermione non ne sarebbe stata in grado, lo ama troppo per fargli una cosa simile e di questo sono assolutamente certa. Deve essere stato qualcos'altro, qualcosa che appartenga alla loro vita condivisa e non. Forse un litigio di Draco con Potter o Weasley. Ma no, alla fine lo hanno accettato e anche se non sono i suoi migliori amici, hanno un rapporto per lo meno civile. Che lei abbia litigato con Daphne? So quanto Draco ci tenga, ma anche questo mi sembra impossibile, vista l'amicizia nata tra lei ed Hermione.

Cercando di capire cosa possa essere successo, girovago per il Manor. L'unico argomento che sia risultato tanto sgradito a entrambi da poterli portare a qualche litigio è sempre stato Lucius.
Hermione ha perdonato tante cose, a molte persone. Ma Lucius è sempre stato un punto dolente per lei e io so benissimo che non ne va fiera. Decine di volte in questi anni mi ha chiesto perdono per non riuscire a non odiare quell'uomo che io invece, nonostante il male che ha fatto a me e a Draco, non riesco a non amare. Abbiamo parlato tante volte, cercando di capire perché lei non riuscisse a non disprezzarlo. Lei non lo aveva mai capito, ma io sì.
Quando si ama qualcuno, si vuole proteggerlo a tutti i costi da chiunque sia potenzialmente un pericolo. E Lucius per Draco era stato più pericoloso di Voldemort in persona. Draco amava il padre, lo vedeva come una figura importante a cui far riferimento. Una figura da imitare. E poi si era visto gettato nelle grinfie di quel pazzo di Voldemort e aveva visto suo padre incoraggiarlo, felice di poter avere una chance per riscattarsi, pur sapendo che suo figlio sarebbe potuto morire. E si era sentito tradito da colui che aveva più di ogni altra persona considerato degna di essere imitata.

Hermione non odiava Lucius per essere stata pietrificata dal Basilisco al secondo anno, non per aver rischiato di morire nella battaglia dell'Ufficio Misteri, né per il pericolo che aveva corso durante il potere di Voldemort o durante la ricerca degli horcrux. Hermione non odiava Lucius neanche per aver combattuto a fianco del Signore Oscuro nella battaglia di Hogwarts.
Hermione odiava Lucius per un semplice quanto importante motivo: aver messo a rischio la vita di Draco per un proprio scopo, per la propria gloria e il proprio appagamento. E non lo avrebbe mai perdonato.

Camminando per gli infiniti corridoi di questa casa troppo grande per una persona sola, mi ritrovo in una stanza che non visito da molto tempo. La grande biblioteca di Malfoy Manor, dove tante volte ho trovato Draco ed Hermione accoccolati su un divano, intenti a leggere ognuno un libro. La biblioteca, in fondo alla quale c'è l'arazzo di famiglia. Seguo le linee che intrecciano così tante persone, così tante vite. Vago sulla linea, ancora scura dopo tanti anni, che lega me e Lucius.
Nonostante tutto, non sono mai riuscita a non amarlo e se non sono andata a trovarlo ad Azkaban è solo perché la condanna gli proibiva di ricevere visite e adesso è morto e l'unica cosa che posso fare è andare a visitare la sua tomba.
Spero, che come è successo per me e Lucius, Hermione e Draco riescano a risolvere tutto.

Esco dalla stanza, immersa in ricordi e pensieri, senza accorgermi che qualcosa è cambiato.

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Salve a tutti/e!

Eccomi di nuovo, un po' in ritardo rispetto ai tempi di pubblicazione soliti, lo so, ma vi prego perdonatemi.
Ho ri-iniziato le lezioni da una settimana, che mi tengono occupata dalle 9 alle 18 tutti i giorni, e una settimana no, una settimana sì ho il tirocinio.
Per uno studente di Medicina il primo tirocinio è qualcosa che rasenta l'onirico. Lo sogniamo fin da bambini, se la scelta di questa facoltà è radicata nel nostro profondo, e lo sogniamo appena entriamo in questo mondo. Purtroppo, dobbiamo aspettare un po' prima di poterci immergere in quella che consideriamo la nostra futura professione e non sempre si è fortunati. Io, per la prima volta nella mia vita (no dai, così sono esagerata), lo sono stata. Ho passato due giorni in pronto soccorso, con un team medico e infermieristico invidiabile e un medico-tutor efficiente e disponibile, che ha reso questi due giorni qualcosa di speciale e che ha fatto in modo che ne potessi uscire arricchita. *-*
Detto questo e sorvolando sulla descrizione puntigliosa di cosa ho visto e combinato, spero che questo capitolo, ricco di delucidazioni, non vi deluda, vi spinga a commentare e a continuare a seguire questo parto della mia mente.
Ringrazio, come sempre, chi legge silenziosamente/ricorda/segue/preferisce la mia storia: se vi fa piacere lasciate scritto quel che pensate di questo mio lavorino :)
A Misaria e Roxhope: vi ringrazio per avermi fatto sapere cosa pensate di Farewell e avrei piacere che continuaste a farlo perché mi rendete davvero felice.
Adesso vi lascio alla lettura di questo nuovo capitolo, sperando che vi piaccia.
A presto,
Baci, Lagherta.




 

Capitolo 9


 

Grimmauld Place, Londra, 25 marzo 2008
 

Cara Hermione,

Come stai? Sono 10 giorni che non ricevo tue notizie e sinceramente sono preoccupata. Siamo preoccupati. I bambini chiedono ogni giorno dove siano Zia 'Mione e Zio Draco e io non so più che cosa rispondergli. Anche Harry è irrequieto, nonostante non adori poi così tanto Draco. Sai quanto tiene a te e che ti considera una sorella. Ci manchi tesoro. E io sono davvero tanto preoccupata. Non ti vedevo così...persa da molto molto tempo. Mi dispiace di non essermi comportata da amica, nei primi tempi, ma lui mi ricordava troppo tutto quello che era successo e non ero pronta ad andare oltre. Ma sai che adesso non è più così e soprattutto che per te farei qualunque cosa.
Mi ha scritto Neville, dicendomi di avervi visti a distanza di pochi giorni l'uno dall'altra, al castello. Mi ha detto di avervi visti distrutti, entrambi, ma che nessuno dei due ha voluto parlarne.
Vorrei raggiungerti, abbracciarti e aiutarti. Vorrei che tu capissi che tutto andrà bene e che se non andasse, puoi contare su di noi. Vorrei schiantare quel damerino, ma so che sarebbe la rabbia a parlare e che tu non me lo perdoneresti mai. Ma tu non sei me. Tu sai riconoscere i tuoi errori e sai come porre rimedio. Lo hai sempre fatto e sempre lo farai.
Spero tanto che tu risolva tutto. Vi amate troppo per buttare tutto alle ortiche, finalmente l'ho capito. Lo ammetto, ho avuto bisogno di tempo, ma ormai ai miei occhi è lampante. Siete come la il buio e la luce: opposti, ma l'una non esisterebbe senza l'altro.
Draco ti ama, adesso lo so e ti chiedo scusa per il passato, di nuovo.
Vi aspettiamo.

Con amore infinito,
Ginny, Harry, James, Albus e Lily.



Seduta sul letto matrimoniale, osservo la lettera tra le mie mani. Sono poche righe, ma capisco quanto Ginny sia davvero preoccupata per me.
Mi mancano i miei amici, mi mancano i bambini, mi manca la nostra casa, le nostre cene, andare a letto ed addormentarmi tra le sue braccia. Mi manca anche dormire, visto che da quando ci siamo lasciati non sono stata in grado di dormire una notte intera come si deve.
Fuori dalla finestra, si staglia un cielo nero illuminato da una falce di luna crescente e miriadi di stelle. Il confine tra cielo e oceano, non è visibile: tutto sembra un'unica distesa oscura, pericolosa e al tempo stesso capace di infonderti una grande calma.
Lisbona è movimentata, piena di vita, rumorosa a qualunque ora del giorno e della notte, profumata di dolci. È ormai una settimana che sono qui, aspettandolo. Ho rintracciato l'appartamento che aveva prenotato e ne ho preso uno di fronte e da allora passo le giornate divise tra girare la città e sedermi in una poltrona davanti alla finestra, tè e libro, sperando di vederlo entrare nel palazzo.
Nonostante abbia avuto il tempo di girare tutta la città, lui non è ancora arrivato.
Per ingannare il tempo decido di rispondere a Ginny e di scrivere a Narcissa, con cui non ho più avuto contatti dal suo ultimo biglietto.



 

Lisbona, 26 marzo 2008
 

Cara Ginny,

mi dispiace di essere sparita così, senza neanche dirti che cosa avevo in mente di fare. So di essermi comportata male, ma non potevo perdere tempo.
Hai mai litigato così furiosamente con Harry da rinfacciargli cose che sapevi perfettamente quanto false e dettate dalla rabbia fossero? Avete mai litigato sputandovi addosso le cose peggiori che mai sarebbero potute uscire dalla vostra bocca? Avete mai litigato amandovi così tanto da non poterlo evitare?
Io sì e ti assicuro che è terribile. So di averti lasciato all'oscuro di quello che è successo, ma non ero ancora pronta a parlarne. Mi dispiace, davvero, ma ti prego di leggere tutta questa lettera e di scusarmi, se ti sarà possibile.
Ultimamente sono stata nervosa, irritabile, incline alla rabbia e subito dopo triste, malinconica e poi felice, euforica e entusiasta e poi di nuovo da capo. Ho notato che le mie emozioni erano amplificate in un modo strano. Tu non hai potuto notarlo perché ci siamo viste poco, almeno nell'ultimo mese prima che io e Draco ci lasciassimo.
Non capivo che cosa mi stesse succedendo, ma ho pensato che fosse semplicemente un periodo no, dato dallo stress del lavoro.
Una sera Draco è tornato più tardi del solito e io ero già nervosa per fatti miei quando, al suo ingresso in casa, ho percepito un odore diverso dal suo. Era un odore femminile, anche lievemente familiare, ma nello stato di nervosismo in cui ero non sono stata in grado di riconoscerlo. L'ho aggredito, accusandolo di avermi tradita, gridandogli che non lo volevo nella mia vita, che mi aveva delusa, che mi aveva ferito. Non ho ascoltato neanche mezza parola di quelle che, imbestialito, mi ha urlato addosso, dicendomi che avevo sbagliato, che non mi avrebbe mai tradita, che non aveva incontrato nessuna donna oltre a sua madre, che sicuramente mi stavo sbagliando, che era solo un periodo strano, che tutto si sarebbe rimesso a posto.
Io non ci stavo vedendo più. Ero infuriata, di una furia cieca che non mi appartiene, che neanche io riconoscevo, ma che non ero in grado di gestire. Ero terrorizzata dal fatto che potesse preferire un'altra a me, che mi abbandonasse, che potessi ritrovarmi sola mentre lui avrebbe avuto un'altra donna tra le braccia che godesse di quell'amore che io avevo perduto. E in mezzo a tutto questo, in mezzo alle urla, alle parole che volavano pesanti come macigni, io ho lanciato il masso più pesante di tutti.
Gli ho urlato che era identico a suo padre, che Lucius doveva essere fiero di come aveva cresciuto suo figlio, un borioso purosangue razzista fino al midollo, che mi aveva usata per ristabilire la sua posizione all'interno della società magica e che adesso che non gli servivo più mi avrebbe lasciata, perché una sanguesporco come me non sarebbe mai stata degna di lui.
È stato allora che la sua voce si è chetata, la sua rabbia è svanita in un colpo e i suoi occhi sono diventati gelidi come non li vedevo da tanto tempo. È stato allora che, appellando silenziosamente il minimo indispensabile, mi ha voltato le spalle e se ne è andato. Lasciandomi lì, vuota e distrutta. Ed è lì che mi hai trovata, seduta in mezzo a quel letto che avevamo sentito nostro, avvolta nella sua maglietta. Disperata, perché era stata tutta colpa mia.
Non ti ho detto niente per paura di essere giudicata, per paura di sentirmi dire che ero stata un'idiota, che Draco non sarebbe mai più tornato, e mi sento più colpevole che mai, perché so che avresti potuto aiutarmi.
Non ho ancora trovato Draco, ma penso di aver capito che percorso stia seguendo. Adesso sono a Lisbona, ultima tappa di quello che credo sia il suo viaggio, e lo aspetto. Lo aspetterò per mesi, se necessario, anni, purché torni da me, perché non so fare a meno di lui, perché è tutto quello che voglio, che desidero e di cui ho bisogno.
A casa, ma anche adesso, qualsiasi cosa sua mi provocava il pianto: il pigiama sotto il guanciale, le pantofole che mi erano sempre sembrate da inferno, il ricordo della sua immagine che si spogliava in fondo allo specchio mentre mi pettinavo per coricarmi, l'odore della sua pelle che avrebbe persistito sulla mia a lungo dopo la partenza. mi fermavo a metà di qualsiasi cosa stessi facendo e mi davo un colpo con la mano sulla fronte, perché all'improvviso ricordavo qualcosa che avevo dimenticato di dirgli. Mi venivano in mente di continuo le tante domande quotidiane a cui solo lui avrebbe potuto rispondere. Una volta lui mi aveva detto una cosa che non riuscivo a concepire: gli amputati sentono dolori, crampi, solletico, alla gamba che non hanno più. Così mi sono sentita io senza di lui, sentendolo dove non c'era più.¹
Oh, Ginny. Non so cosa darei per riaverlo qui con me, perché tutto questo non fosse successo, perché quelle parole non fossero mai uscite dalla mia bocca, perché avessi avuto il coraggio di chiedere aiuto, di spiegare quel mio strano malessere.
Non è un tentativo di giustificare quello che ho detto, il fatto che mi sentissi strana, perché so che niente avrebbe mai ferito Draco più di quello che ho detto.
Adesso sono a Lisbona, seduta alla scrivania davanti alla finestra, aspettando che arrivi.
Ti scriverò presto, Ginny.
Saluta Harry e dai un bacio ai bambini.

Vi amo immensamente,
Hermione.




Non sono riuscita ad evitare di piangere, scrivendo. Mi fa male rivangare quella notte, perché so di aver sbagliato nel modo più totale e di averlo ferito nel modo più profondo possibile.
Sospiro e prendo una pergamena pulita.



 


Lisbona, 26 marzo 2008
 

Cara Narcissa,

Mi rendo conto di essere sparita, ma ti prego capiscimi. Avevo bisogno di stare sola e di cercare Draco.
Ho combinato un pasticcio, come tu stessa hai giustamente dedotto. Quello che non sai è cosa ho detto per portare Draco lontano da me.
So che tu hai amato Lucius e non te ne faccio una colpa. Non si può decidere chi amare, l'ho imparato sulla mia pelle. Ultimamente mi sono sentita strana: nervosa, irascibile, attaccabrighe, poi dispiaciuta e poi felice. Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo.
Evidentemente quella sera, quel primo di marzo che sapeva già di primavera, ero più irritabile del solito, perché quando Draco è tornato a casa, profumando di qualcosa di diverso, l'ho accusato di avermi tradita e usata e che era il degno erede di suo padre, manipolatore e crudele esattamente come lui. Sai meglio di me quanto Draco abbia sofferto per Lucius, non devo dirtelo io. E quindi capirai quanto profondamente lo abbia ferito con le mie parole.
L'ho cercato. A Dublino l'ho intravisto. Adesso lo sto aspettando, perché so che verrà e che quando lo farà io sarò qui, pronta a fare ammenda.
Spero che mi perdoni, anche se so che potrebbe non farlo. Io lo amo, Narcissa. Come non ho mai amato nessuno. Questo voglio che tu lo sappia, così come voglio che tu sappia che non smetterò mai di esserti grata per avermi confortato quando ho fallito con i miei genitori. Sei stata un faro nella tempesta che era la mia vita e per questo sarò sempre in debito con te.

A presto e con infinito affetto,
Hermione.



Sveglio delicatamente Spica, che dorme beata appollaiata sulla testiera del letto. Le carezzo la testa finché la percepisco davvero sveglia, poi le lego la lettera per Ginny alla zampa destra, quella per Narcissa alla sinistra. Le sussurro dove deve volare e le apro la finestra. Lei spicca il volo, aggraziata e visibile nella notte portoghese. La osservo, finché non diventa invisibile, ormai lontana da me.
Sto per richiudere la finestra, quando noto un movimento nel palazzo di fronte. Delle luci che fino ad oggi sono state spente, illuminano fiocamente un appartamento al 4° piano. Mi chiedo se sia Draco, ma per saperlo dovrò aspettare domattina, ne sono consapevole.

Accendo lo stereo, metto un cd e la voce di Phil Collins riempie l'appartamento. In bagno, mentre mi lavo i denti, mi guardo allo specchio. La canotta che indosso e che mi è sempre stata leggermente larga, soprattutto sul seno, adesso mi va un po' stretta. Scrollo le spalle e penso che si deve essere ristretta nell'ultimo lavaggio. Sputo e mi sciacquo la bocca. Torno in camera e mi spoglio. Mi metto in piedi davanti allo specchio e mi osservo, curiosa e critica.
Non sono mai stata formosa. Le mie curve, appena accennate, sono sempre state proporzionate alla mia altezza e alla mia corporatura. Minuta, mi hanno definito spesso. Perfetta, mi definiva lui.



Sei perfetta…” mi sussurra all'orecchio, facendomi venire i brividi.

Sono in piedi davanti allo specchio della mia camera singola da Caposcuola. Io e Draco ci frequentiamo ormai da 5 mesi e la preoccupazione dell'imminente fine della scuola, non ci tocca minimamente.

Stai mentendo” rispondo, certa di aver ragione.

Alta poco più di 1.65m, peso 50 chili. Le mie ossa sono fini, i fianchi sono abbastanza stretti, il seno c'è, ma senza essere prorompente. Il mio corpo si adatta al mio carattere. Non amo sentirmi al centro dell'attenzione e il mio corpicino minuto mi risparmia le occhiate languide dei ragazzi che mi circondano. Mi osservo con occhio critico, cercando quello che ai suoi occhi mi fa apparire perfetta e non riesco a trovarlo. Il viso non è niente di particolare, fatta eccezione per gli occhi, che sono di un colore molto simile all'oro. La loro bellezza però, secondo me, viene eclissata dalla massa assurda e ingestibile di capelli che ho. Ricci e scuri, attraggono tutta l'attenzione su di loro.


No, invece.” dice, distogliendomi dalle mie elucubrazioni mentali che mi porterebbero inevitabilmente a mettere in discussione il nostro rapporto. Com'è possibile che ad un ragazzo bello come lui possa interessare una tipa comune come me? “Tu sei perfetta per me.” continua, posandomi una mano sul seno “Guarda come la mia mano lo avvolge perfettamente. Non ti sembra che il tuo seno si stato creato appositamente per la mia mano?”. Poi si china sul mio collo. “Non vedi come la curva del tuo collo sia perfetta per il mio mento? Sembrano quasi complementari”. Le sue braccia mi avvolgono, dolci e contemporaneamente possessive “Vedi come le mie braccia ti avvolgono in modo perfetto?” mi fa girare verso di sé e con la mano mi fa alzare il mento. “E poi le nostre labbra. Non ho mai trovato labbra che si adattassero così bene alle mie. Non c'è stato bacio che sia risultato più armonioso. Non c'è stato corpo con cui mi sia adattato meglio che con il tuo. Tu sei stata creata per fonderti con me e io voglio che questo tu lo capisca. Per questo tu per me sei perfetta, perché sei la mia esatta metà. Lo so che sembra affrettato, dopo tutto quello che ci ha divisi in questi anni. Però ti prego di credermi, perché sono sincero”



Uscendo dal ricordo, torno a specchiarmi.
Parto dai capelli, che seppur sempre molto ricci, appaiono più luminosi. Magari è stata l'acqua diversa da quella londinese…
Il viso, nel complesso, è uguale al solito, fatta eccezione per la pelle che sembra più liscia e per gli occhi più scuri del solito. Magari è il clima meno continentale…
Il seno è più gonfio e alto del solito e attira la mia attenzione. Mi piace così. Ed è comunque adeguato al mio corpo. Un lieve sorriso mi increspa le labbra. Draco lo adorerebbe…
Il ventre, seppur ancora piatto, presenta un leggerissimo rigonfiamento. Ma sono sicura che sia l'alimentazione assurda che ho seguito in questo periodo. Ho saltato più di un pasto, accontentandomi di una tazza di tè con qualche biscotto.
Complessivamente mi faccio un discreto effetto e penso che nonostante tutto quello che ho passato, sono meno sciupata di quanto avessi creduto.
Mi rivesto e mi infilo a letto. L'abat-jour sul comodino emana una luce soffusa sufficiente per leggere. Tiro fuori dalla borsa la copia di “Cent'anni di solitudine” che mi ha regalato Draco qualche anno fa e inizio a leggere. Mi addormento senza accorgermi che nel palazzo di fronte, un uomo biondo è affacciato al balcone dell'appartamento di fronte al mio.




Note:

1: citazione da “L'amore ai tempi del colera”

 

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Salve a tutti/e!
Eccomi qua, con un nuovo capitolo scritto dal punto di vista della nostra serpe bionda preferita. So che è passato poco tempo (solo 4 giorni) dall'ultima pubblicazione, ma ero...troppo impaziente, diciamo così, di pubblicare questo capitolo, che è uno di quelli che ho preferito scrivere :)
Ovviamente, vorrei ringraziare tutti voi che leggete, commentate, apprezzate la mia storia. Perché vi assicuro che senza di voi probabilmente avrei abbandonato la pubblicazione, limitandomi a scrivere per me.

Questo piccolo angolo-autrice che mi ritaglio ogni volta, oggi sarà più lungo.
La frase di apertura di questo capitolo è “Parigi è sempre una buona idea”, in francese “Paris est toujours une bonne idèe”. Perché ho scelto questa frase e non mille altre che avrei potuto scrivere io oppure trovare in uno dei tanti altri libri che amo con tutta me stessa?
I motivi sono due:

-Il primo è che è il titolo di un libro che sto leggendo. Un libro fantastico, scorrevole, trascinante nella sua semplicità. Se avete voglia, se avete tempo, se siete lettrici e lettori curiosi, prendetevi il tempo di leggerlo che ne vale davvero la pena.

-Il secondo è un motivo più “mio”, più intimo. Mi riconosco in questa frase come se mi vedessi allo specchio composta di lettere. Parigi, per me, è la città ideale. Parigi è tutto. Qualunque cosa una persona cerchi, a Parigi la troverà. Sei un'appassionata di arte antica? Preferisci l'arte dal 1800 in poi? Sei un'amante dell'architettura/della letteratura/della storia? A Parigi troverai tutto questo e molto di più. Parigi è un caleidoscopio: ad ogni angolo avrai una visuale diversa del mondo. Il mescolio di culture, la storia permeante ogni benedetto sampietrino che calpesti, l'arte che va dalle fondamenta cittadine piene di teschi e scheletri fino ai gargoyle più alti di Notre-Dame. Parigi è e sarà sempre una buona idea. Avete bisogno di staccare, di pensare, di riflettere, di evadere dalla vostra vita? Prendete un aereo, volate fino a Parigi, ritagliatevi del tempo per camminare per le avenues, i boulevards, le rues, con il naso in su e gli occhi mai immobili. Annusate gli odori di una città che è stata teatro di eventi che hanno fatto la storia, perdetevi a immaginare che le campane di Notre-Dame siano suonate dal gobbo Quasimodo, che nella piazza ci sia Esmeralda intenta a ballare una danza zingara, immaginate di incontrare Pascal e Robespierre, Maria Antonietta e il Re Sole, i Moschettieri, Cosette e Fantine. Immaginate tutto quello che volete: a Parigi diventerà, anche se brevemente, realtà.

Spero che ognuno e ognuna di voi, almeno una volta nella vita, riesca a fare sua Parigi, a perdersi nei vicoli di Montmartre, a rilassarsi guardando scorrere la Senna, a meravigliarsi nell'osservare le opere d'arte del Louvre o del Musée d'Orsay, a non farsi prendere dalle vertigini montando sulla Tour Eiffel.
Parigi è amore, avventura, felicità, malinconia, cultura. Parigi è tutto ed è per questo che “Parigi è sempre una buona idea”.

Detto questo, vi lascio alla lettura di questo capitolo, che spero vi piacerà. Aspetto qualche commento, se vi andrà di farlo.
A presto,
Baci Lagherta :*

 

Capitolo 10
 

Draco's POV


Parigi è sempre una buona idea¹.
Amo questa città quasi quanto amo casa mia. L'arte che impregna le strade, molto più che a Londra. L'assenza di quella pioggerellina perpetua tipicamente inglese. La storia che si calpesta ad ogni passo. Le crêpes e la panaché², le passeggiate sugli Champs Élysées, Montmartre e i suoi artisti, il lungo-Senna dove passeggiare per ore.
Parigi è la città dove vorrei vivere. No, dove io vorrei vivere con lei..
Lei era innamorata di questa città, lo è ancora. E io sono ancora innamorato di lei. D'altra parte, come si possono dimenticare 10 anni passati insieme? 10 anni in cui ci siamo ricostruiti, pezzo dopo pezzo, in cui siamo scesi a patti con i nostri modi di fare e con le nostre visioni del mondo. 10 anni in cui siamo cresciuti e in cui abbiamo coltivato il nostro amore. 10 anni che paradossalmente sono volati, perché è così che funziona quando si sta bene con qualcuno: il tempo non è mai abbastanza.
Passeggio, lungo il Quai d'Orsay, osservando i bateaux-mouches³ che navigano tranquilli nella Senna. Con la coda dell'occhio, e in lontananza, vedo la sagoma inconfondibile della Tour Eiffel.



Non ci voglio salire.” pigola.

Ma dai, Hermione. Non fare la bambina.”

Non voglio salirci, ho paura. E non sto facendo la bambina. Ho paura dell'altezza⁴ e tu lo sai.”

Andiamo, sei salita sulla mia scopa. Che sarà mai salire su un edificio che anche se molto alto è sicuramente più stabile di uno stecco di legno?” sogghigno. So che ha paura dell'altezza, ma so anche che sta cercando di combatterla e che se le lancio anche un minimo accenno di sfida, lei accetterà. La sorpresa che l'aspetta in cima dovrebbe evitarmi di essere affatturato.

704 scalini dopo⁵, leggermente affannati e con Hermione che mi stritola un braccio, entriamo nel ristorante Jules Verne⁶. Il maître ci accoglie, accompagnandoci ad un tavolino riparato dagli occhi indiscreti dei turisti. Una candela bianca e una rosa rossa stanno al centro del tavolo. Lei si accomoda, roteando gli occhi senza dire nulla, abituata al mio voler sempre darle il meglio.

Senza che ordiniamo, dal momento che ho organizzato tutto nei minimi dettagli, ci viene servito un antipasto misto di mare, con ostriche, capesante e cozze accompagnato da due calici di Muscadet⁷ fresco.
Lei mi guarda, sospettosa. Non è stupida, avrà sicuramente capito che c'è qualcosa in ballo. Io però faccio finta di nulla e bevo un sorso di vino, sorridendole nel modo più sincero che conosco.
Agli antipasti segue una Bouillabaisse, accompagnata da croutons spalmati di rouille⁸ e due calici di Chablis⁷ d'annata.
Intanto parliamo, di molte cose e al tempo stesso di nulla. Lei è troppo impegnata a cercare di capire cosa stia nascondendole e io sono troppo preso dal mascherare quali siano le mie vere intenzioni.

Il cameriere arriva, per l'ennesima volta, salvandomi da quegli occhi indagatori che hanno deciso che stasera avrebbero dato il meglio di loro e io tiro un sospiro di sollievo. Sparecchia la tavola, toglie i calici di vino (quelli di Hermione sono stati tolti che erano ancora pieni a metà) e ci lascia da soli di nuovo.

Che cosa mi stai nascondendo, serpe?” mi chiede in un sibilo, gli occhi tanto assottigliati che l'oro è ingoiato dal nero delle lunghe ciglia curve.

Niente, tesoro” rispondo, con la migliore faccia di bronzo che riesco a tirare fuori.”Ti piace qua? La cena è stata di tuo gradimento?” chiedo, con un sorriso sornione stampato sulle labbra.

Fantastica, l'ho adorata davvero molto” sorride, sincera. So di non averla convinta, non ne sono mai stato capace. Lei sa leggermi come nessun altro.


Il cameriere torna, si avvicina a me sotto lo sguardo attento di Hermione e mi sussurra all'orecchio. “Monsieur, si vous voulez me suivre...le dernier étage est prêt, comme vous l'avez demandé. Io annuisco e poso il tovagliolo.


Tesoro, ti va di salire all'ultimo piano?”

Draco...”

Lo so che hai paura, ma ci sono io con te. Non ti metterei mai in pericolo. E poi non puoi perderti la vista spettacolare di Parigi dalla cima della Tour Eiffel. Per favorele dico, tendendole la mano. Esitando la prende e io la guido verso gli ascensori. Prego Merlino e Morgana e Salazar che tutto sia perfetto.


Le porte dell'ascensore si aprono e io tiro un sospiro di sollievo. È tutto esattamente come ho chiesto. La guardo trattenere il respiro, gli occhi sgranati e le mani a coprire la bocca rosea e perfetta. Solo Morgana sa quanto mi senta fortunato ad avere questa donna al mio fianco.
Le prendo una mano e gentilmente la porto fino al tavolino, illuminato da un paio di candele e con una ninfea chiusa in un vasetto pieno d'acqua come centrotavola, che sta al centro della piattaforma. Tutta intorno a noi, Parigi illuminata. Le scosto la sedia e la faccio accomodare, poi mi siedo davanti a lei. Un cameriere silenzioso ci serve due fette di tarte tatin¹⁰ e due calici di marsala.
I suoi occhi sono ancora pieni delle luci di Parigi e io penso di non aver visto nulla di più bello in tutta la mia vita.


Amore mio. Oggi è il nostro anniversario. Non ti ho portato a cena solo per festeggiare i meravigliosi 7 meravigliosi anni che ho avuto la fortuna di condividere con te. Ti ho portata qua, perché voglio chiederti una cosa. Non preoccuparti, non ti chiederò quello che stai pensando in preda al terrore. Però, stiamo insieme da tanto e io vorrei che il mondo intero sapesse che le mie intenzioni sono serie nei tuoi confronti. Anche se non me lo dici, leggo nei tuoi occhi quanto ti feriscano i pettegolezzi secondo i quali io ti terrei all'amo solo per ristabilire la mia reputazione, e che una volta che sarò stato riabilitato ti lascerò. Ti prego di non crederci amore mio. Io sto con te perché mi hai porto una mano quando nessun altro era disposto a farlo, perché mi hai concesso una seconda chance nonostante tutto quello che ti ho fatto e che ti è accaduto anche a causa mia. Tu mi hai aiutato a sopportare l'agonia con lo stesso amore con cui mi hai aiutato a scoprire la felicità11. Tu sei tutto ciò per cui in questi anni ho combattuto e che ho desiderato. Non voglio chiederti di sposarmi. Non ancora. Perché voglio che quando lo farò tu sarai sicura e dirai di sì. Voglio che quando te lo chiederò, sapremo entrambi di essere capaci di superare anche il più terribile litigio. Voglio che quando te lo chiederò, tu non avrai nessun dubbio e che sarai pronta a condividere con me ogni giorno, da quel momento in poi. Ed è per questo, che qua, ti chiederò un'altra cosa. Amore mio, vuoi accettare questo anello, appartenuto per secoli alla mia famiglia, come simbolo della mia promessa di renderti mia moglie?”


Mi guarda, gli occhi ancora più sgranati di quanto ritenessi possibile. Zitta. Non credo di essere mai riuscito, in tutti questi anni, a zittirla con le sole parole. Sono sempre dovuto ricorrere a incantesimi oppure a baci. La guardo osservare la scatolina blu che si è rivelata quando la ninfea si è schiusa. Con mano tremante la prende e la apre. Quasi le cade di mano, tanto è emozionata.


Draco…” sussurra. Le dita sottili aprono la scatolina. Dai suoi occhi capisco quanto sia stupita. Effettivamente anche io, quando mia madre me lo ha portato dopo che glielo avevo chiesto, sono rimasto un po' sconvolto. L'anello di famiglia dei Malfoy è un semplicissimo, quanto splendido, solitario dal taglio a diamante su una delicata fascetta in platino. Non mi sarei mai aspettato, da una famiglia come la mia, che ostenta la propria ricchezza e la propria purezza di sangue ad ogni passo che compie, un anello tanto semplice. Alza gli occhi su di me e io mi accorgo che sono pieni di lacrime.

Le prendo l'anello dalle dita e la guardo, sorridendo. Ripeto le identiche parole di 2 anni fa.


Sì o no, Granger. È facile come risposta. Accetti questo anello e il conseguente fatto che agli occhi dell'intero mondo magico saremo ufficialmente fidanzati? Che non sarà una relazione così tanto per, che sarà qualcosa di duraturo e serio? Sì o no?”.

È un sussurro quello che le esce dalle labbra. “Sì”



Parigi. Continuo a passeggiare, guardandomi intorno, ma niente attira la mia attenzione. Anzi, meglio dire che da quando non c'è lei al mio fianco niente e nessuno ha più attirato la mia attenzione. Chissà che cosa starà facendo e dove sarà, in questo momento. Non siamo mai stati divisi così tanto a lungo senza neanche scriverci una lettera. Non sono più arrabbiato, sono soltanto ferito adesso. Non capisco perché sia scoppiata in quel modo, come abbia potuto paragonarmi a Lucius. Sa quanto mi faccia male eppure lo ha fatto. È vero anche che è stata strana, negli ultimi tempi, ma ho pensato che quando si fosse sentita pronta a parlarne lo avrebbe fatto. E invece non l'ha fatto e il risultato è stato questo.
Fantastico. Quella testona di una Mezzosangue. Merlino. Se qualcuno si prendesse la briga di cercare la parola testarda sul dizionario, vedrebbe che accanto alla definizione spiccherebbe una sua foto.
Testarda, orgogliosa e io ne sono dannatamente innamorato. Questo l'ho capito, esattamente come ho capito che nonostante tutto non voglio rinunciare a lei. Lei che per me è stata un faro nella tempesta che ho vissuto nel dopoguerra. Lei che per me è ancora un'ancora a cui aggrapparmi senza aver paura di essere abbandonato alla deriva. Lei che per me è tutto.

Torno veloce all'appartamento sul Quai des Orfèvres, faccio i bagagli con un colpo di bacchetta e scrivo un biglietto frettoloso a mia madre.
 

Parigi, 25 marzo 2008
 


Madre,
sto partendo. Di nuovo. Sarò a Lisbona in giornata, se mi cercherai sai dove trovarmi.
Spero di tornare presto.
Con amore infinito,
Draco.


P.S: ti ricordi di quella cosa di cui avevamo parlato prima che io ed Hermione litigassimo? Ecco, se non ti dispiace, potresti mandarmelo? Ti prometto che ti spiegherò tutto una volta che saremo tornati. Ti voglio bene mamma.



Lego il messaggio alla zampa di Emperor11, lo faccio uscire dalla finestra e mi smaterializzo.
Devo trovarla e forse so anche dove, spero solo che non sia troppo tardi.

* * *

Note:

1: “Parigi è sempre una buona idea” è un libro scritto da Nicolas Barreau, autore francotedesco, che ho letto da poco, che mi è piaciuto tantissimo e il cui titolo è diventato il mio motto. Parigi è una delle città che preferisco, tra quelle che ho visitato. Amo tutto di Parigi. Anche i turisti che ti calpestano se ti attardi un tantino di più davanti a un quadro o a una statua del Louvre o del Musèe d'Orsay e, sappiatelo, io sono una persona molto poco tollerante al contatto fisico con sconosciuti, alla troppa gente e all'invasione del proprio spazio personale. Quindi immaginatevi quanto ami Parigi per sopportare tutto questo :) ci sono stata già 3 volte, in 22 anni di vita, e ho intenzione di tornarci una quarta e una quinta e una sesta e...insomma, non mi stancherò mai di girare Parigi. Come ho già detto, “Parigi è sempre una buona idea”.

2: Panachè, ovvero birra e gazzosa. Bevanda tipica francese, che però personalmente non amo troppo. Preferisco la birra pura.

3: I bateaux-mouches sono dei battelli che navigano pigramente lungo la Senna.

4: ho sempre pensato che una paura totale e irrazionale fosse l'unica cosa che avrebbe potuto impedire ad Hermione di fare qualcosa e siccome tutti sappiamo che volare è decisamente qualcosa che non le piace e non le riesce, ta-daan ecco qua la sua acrofobia

5: li ho contati e vi assicuro che sono stati 704 scalini davvero faticosi

6: ristorante davvero situato al 2° piano della Tour Eiffel e citato sulla guida Michelin. Niente di meno che un ristorante simile per il nostro principino.

7: Muscadet e Chablis sono due vini bianchi secchi francesi, il primo delle valli della Loira, il secondo della Borgogna. Il Marsala invece è un vino liquoroso siciliano molto spesso abbinato ai dessert.

8: la Bouillabaisse è una zuppa di pesce tipica della Provenza, i croutons sono crostini abbrustoliti spalmati con una salsa di peperoni (la rouille)

9: traduzione! “Signore, ,se volete seguirmi...l'ultimo piano è pronto, come avete chiesto.”

10: la tarte tatin è un tortino di pasta brisèe con mele caramellate in caramello di zucchero e burro. Anche solo a scriverne il nome me ne è venuta una voglia tremenda. È un dolce semplice e sfizioso al tempo stesso e l'ho ritenuto adatto a Hermione.

11: Emperor è il gufo reale della famiglia Malfoy. Non credo avrebbero scelto un nome più umile.

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Salve a tutti/e!
È con grande piacere che pubblico l'undicesimo capitolo di Farewell.
Questo periodo è per me un'enorme fonte di soddisfazione! Lo scrivere mi rende felice e passare intere giornate in ospedale, fare il giro letti, imparare tutto quello che si può guardando e non solo leggendo sui libri, mi rende pienamente soddisfatta! *-*
Detto questo, spero che questa Dramione sia per voi piacevole da leggere, quanto lo è per me da scrivere. :)

Ringrazio, come ogni volta, tutte le persone che leggono silenziosamente, Barbarak, Kula, Whiteorchid, piccola folletta, Lady Nadia, Misaria, nightfox, pinkpincess, Alayne17, Claire Marie Blanchard, cris325, elisadi80, Fanelia, francy lyda, HaileyB, ladyathena, Lilyth Kira Potter, ludovica1000, norway, OnlyAlice, Poseidonia, roby90, Roxhope08, specchio nero e titti13 per seguire, ricordare e preferire la mia storia: tutte e tutti voi rappresentate la spinta a continuare a scrivere.
Vi lascio alla lettura del nuovo capitolo, sperando che vi piaccia e che vi porti a lasciare un commentino (che è sempre molto gradito).
A presto, spero.
Baci, Lagherta :*


 

Capitolo 11

 

La mattina a Lisbona è esattamente come la notte: movimentata. Non c'è un momento in cui la città riposi.
Mi sveglia il vociare dei negozianti che aprono i negozi e il rumore delle macchine che percorrono la via sotto la finestra della mia camera. La luce inonda la stanza, una volta che apro le imposte e mi affaccio al balcone. Nel palazzo davanti al mio, le finestre di quell'appartamento che fino ad ora avevo sempre visto chiuso, sono finalmente aperte. Un campanello suona nella mia mente. Che sia arrivato? Mi domando.

Vado in bagno e apro l'acqua della doccia. mentre aspetto che diventi calda, torno in camera e prendo un cambio di biancheria. Scelgo un completino con mutandina a brasiliana, bianca con inserti in pizzo, e un reggiseno a balconcino sempre bianco e in pizzo. Qualcosa mi dice che oggi sarà una giornata importante. Intanto la temperatura della doccia ha raggiunto quella che secondo me è la perfezione, per cui entro e lascio che il getto bollente mi scivoli addosso.
Esco svariati minuti dopo, rilassata. Mi asciugo, avvolgo i capelli in un asciugamano, indosso slip e reggiseno e vado in camera. Con un colpo di bacchetta accendo la radio, che in questo momento sta passando una rassegna di canzoni di David Bowie. Mi sto vestendo, quando sento il campanello di casa suonare.

“Arrivo!” grido.

ndosso al volo un paio di jeans e una maglietta blu notte con maniche a tre quarti, mi tiro su i capelli ancora umidi, infilzandoli con una matita e vado ad aprire. Apro la porta, ma non c'è nessuno. Mi sporgo sul pianerottolo e sento dei passi in fondo alle scale, seguiti dal portone che si apre e subito si richiude. Corro alla finestra, per cercare di vedere chi fosse, ma non ci riesco. Troppa gente nella via, in cui il misterioso suonatore di campanelli può confondersi.

Nella fretta di cercare di vedere chi fosse ho lasciato la porta aperta per cui torno indietro a chiuderla. Abbasso gli occhi sullo zerbino e vedo una lettera e un pacchetto con un bigliettino. Li raccolgo. Sul biglietto e sulla lettera c'è scritto il mio nome. Rientro in casa, chiudendomi la porta alle spalle. Vado in cucina, metto il bollitore sul
fuoco e acchiappo un pasteis de belem1. Mi siedo al tavolo e mentre aspetto che l'acqua bolla, apro la lettera. In realtà più che una lettera è un lungo biglietto da parte di Narcissa. Strano che non sia arrivato con Spica, penso.
Poi sento un bubolio provenire dalla camera e uno sbattere di ali. Deve essere tornata. Scrollo le spalle e inizio a leggere.
 


Malfoy Manor, 27 marzo 2008
 

Cara Hermione,

sono così felice di sentirti tanto determinata. Ho l'impressione che tutto stia andando come dovrebbe.
Non devi scusarti con me, non devo perdonarti. Come hai detto tu non si può scegliere chi amare. Avevo intuito che alla base del vostro litigio ci fosse Lucius, d'altronde è stato l'unico motivo per cui, in tanti anni, vi ho visto davvero arrabbiati l'uno con l'altro. Capisco anche la tua reazione al profumo diverso addosso a Draco. Merlino sa quanti schiantesimi ho lanciato a Lucius quando avevo l'impressione che mi stesse tradendo. Ma ti assicuro che Draco non è così, non potrebbe mai tradirti Hermione. Draco ti ama con tutto se stesso e dei suoi pregiudizi sul tuo stato di sangue non è rimasto più niente e tu lo sai. Se però mi dici che aveva un profumo femminile, sei sicura che non fosse quello di Daphne? So che nei giorni prima del litigio aveva passato molto tempo con lei, non so per cosa, probabilmente per lavoro2 per cui magari era il suo profumo quello che hai sentito. Prova a scriverle, può darsi che lei ti sappia dire qualcosa di più.
Stai tranquilla tesoro, sono sicura che tutto si risolverà a breve.
Ti aspetto al Manor per il nostro tè.

Con immenso affetto,
Narcissa.



Daphne. Ecco dove avevo già sentito quell'odore. Merlino che idiota che sono stata! Mi sbatto una mano sulla fronte, prendo due pergamene e inizio a scrivere febbrilmente.


 

Lisbona, 27 marzo 2008
 

Cara Narcissa,

non sai quanto sia stato gradito il tuo biglietto. Probabilmente hai ragione tu. L'odore era familiare, solo che arrabbiata come ero non sono riuscita a capire a chi appartenesse. Scriverò subito a Daphne, così da togliermi ogni dubbio.
Spero di non farti attendere troppo, per il tè.

Con affetto,
Hermione.



Piego il biglietto per Narcissa e prendo l'altra pergamena.

 

Lisbona, 27 marzo 2008
 

Cara Daphne,

so che non ci sentiamo da molto tempo. Spero che il mio essere sparita così di punto in bianco, non ti abbia ferita facendoti pensare che ti avessi abbandonata. Ti voglio bene, lo sai. Ma ho avuto bisogno di fuggire e poi mi sono messa alla ricerca di Draco. Non so se lui ti abbia detto che cosa è successo, in ogni caso, te lo racconto io a grandi linee, giusto per farti capire.
Avrai notato, dal momento che ci siamo viste abbastanza a febbraio, che ero più nervosa del solito. La sera del 1° marzo, Draco è tornato a casa tardissimo e io mi sono infuriata. In preda alla rabbia l'ho accusato di avermi tradito, di avermi usata, di essere uguale a Lucius. Non devo certo dirti io quanto le mie parole lo abbiano ferito, lo conosci meglio di me dopotutto.
Se n'è andato, senza neanche guardarmi. Quando la rabbia è scemata l'ho cercato, ma lui era scomparso. Dopo 5 giorni di dolore, mi sono ripresa quanto bastava per decidere che non avrei lasciato che la mia stupidità portasse Draco via da me. Da quel momento, sono in viaggio per l'Europa a cercarlo.
Quello che mi premeva sapere, però, è un'altra cosa. Narcissa mi ha detto che nell'ultimo mese Draco ha passato con te molto tempo. Sai che non mi sono mai immischiata negli affari di Draco: quello che vuole dirmi, me lo dice. Se non mi dice qualcosa, ha i suoi motivi e io non ho mai insistito. Ma questa volta ho bisogno di sapere: per caso, la sera del 1° marzo, era da te e Blaise?
Ti prego, rispondimi il più presto possibile.

Con affetto,
Hermione.



Chiudo anche questa lettera e vado in camera, dove Spica dorme appollaiata sul pomo della testiera del letto. La sveglio, carezzandole dolcemente la testolina morbida, e le lego le due pergamene alle zampe.

“Da Narcissa e Daphne, fai presto” sussurro.

Parte subito, appena le apro la finestra. Io la guardo finché non sparisce nel cielo azzurro, ormai lontana. Chiudo i vetri e torno in cucina, dove il bollitore fischia. Spengo il fuoco, verso l'acqua nella tazza e vi immergo una bustina di tè al gelsomino. Prendo un altro pasteis de nata e mi siedo. Afferro il pacchettino. La calligrafia del biglietto, su cui è scritto un semplice “Per Hermione”, non la riconosco. Mi rigiro la scatolina tra le mani. La carta argentata è di alta qualità, il nastro è di raso blu. Slego il fiocco e, delicatamente, apro il pacchetto. Una scatolina di velluto blu notte si rivela, riportando alla mente il ricordo di un'altra scatolina, di altri tempi, di altri luoghi. Mi guardo l'anulare, al quale fa bella mostra di sé un solitario in platino. Da quando me lo ha dato a Parigi, non l'ho mai tolto. Lo faccio ruotare intorno al dito, osservandolo: quell'anello è tanto prezioso e significativo quanto semplice, esattamente come il nostro amore. Torno a guardare la scatolina blu poggiata davanti a me. La apro. Un grosso zaffiro dal taglio ovale spicca sul cuscinetto all'interno della scatolina, sotto di esso una targhetta. Afferro la pietra con la sinistra, mentre con la destra prendo la targhetta.

Saggezza, regalità, integrità, amore, impegno, fedeltà. Queste le caratteristiche dello Zaffiro blu, pietra associata al segno zodiacale della Vergine.”

Giro il biglietto, cercando una firma, un qualcosa che mi suggerisca l'identità di chi mi ha fatto questo dono. Ho i miei sospetti, certo, ma vorrei una certezza. Ripongo la pietra nella scatolina, che poi metto nella mia borsetta di perline, mai più abbandonata dopo i giorni della ricerca degli horcrux. Torno in camera e mi siedo sul letto, rigirandomi pensierosa il solitario all'anulare, un gesto che ho iniziato a compiere da quando Draco mi ha regalato il primo anello.



Siamo a pranzo in un localino carino e riservato a Camden. È una fresca giornata di maggio. Io e Draco ci siamo messi insieme ufficialmente, di fronte al mondo magico, da qualche mese. Stiamo programmando il nostro primo viaggio insieme. Siamo seduti a un tavolino esterno, visto che il tempo sembra clemente, e abbiamo ordinato due fish&chips, una birra e una cocacola. Mentre aspettiamo che ci arrivi tutto, chiacchieriamo.

Com'è andato il colloquio al Dipartimento per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche?”3 mi chiede, mentre aspira, sensuale senza volerlo, il fumo di una sigaretta babbana.

Credo bene…cioè non so. Ho paura di non aver fatto abbastanza…” borbotto, arrotolandomi una ciocca già di per sé riccia intorno al dito indice, nervosa.

Oh andiamo!” ridacchia “Sarai stata la migliore, come al solito. Non devi preoccuparti di niente. E comunque ti assumerebbero in ogni caso. Chi si lascerebbe sfuggire l'eroina del mondo magico, la mente del trio dei miracoli, quella che ha parato il culo di Potter e Weasley per anni mantenendoli in vita mentre loro si gettavano a capofitto in ogni stronzata pericolosa.” il mio viso deve aver assunto una sfumatura purpurea, mentre lo guardo ridere sempre di più “Oh Granger, se tu ti potessi vedere in questo momento!” scoppia a ridere fragorosamente.”Sei la migliore in ogni cosa in cui ti cimenti, Hermione. Ti assumeranno, stai tranquilla” dice dolcemente, una volta smesso di ridere.

Sei un idiota, Malfoy. Io non ho niente di particolare. E poi ho dovuto seguire Ron e Harry. Sarebbero morti al primo anno senza di me.” concludo, sorridendo lievemente.

Certo. Lo so benissimo, io.” sogghigna.

Il cameriere arriva con il nostro ordine e iniziamo a mangiare. Sto intingendo le mie ultime patatine nella maionese, mentre Draco si pulisce le mani nel tovagliolo. Non che fosse necessario, dal momento che aveva mangiato sia il pesce fritto che le patatine con le posate.
Assurdo, non mi capaciterò mai di come la sua educazione aristocratica riesca a non venire mai meno, neanche nel mangiare fish&chips.

Ehm-Ehm” si schiarisce la voce. Il suo naturalmente pallido incarnato ha assunto un colorito rosaceo insolito, soprattutto sulle guance. Alzo gli occhi, l'ultima patatina a mezz'aria tra le dita. Sembra stranamente nervoso. Assottiglio lo sguardo e noto il respiro affannato che gli alza il petto.

Che succede?” chiedo.

Oh sta' zitta Granger. E lasciami parlare.” borbotta, imbronciandosi lievemente.

Mi infilo la patatina in bocca e sorridendo mimo di chiudermi le labbra con una zip.

Volevo ringraziarti. Perché mi hai tirato su dal fango in cui ero sprofondato. Perché sei rimasta al mio fianco quando i tuoi amici hanno dato di matto alla notizia di noi due. Perché nonostante tutto quello che negli anni hai passato a causa mia, sei stata pronta a darmi una seconda possibilità. E siccome, per tutti questi motivi, io ho imparato ad amarti e ad apprezzarti e sono diventato una persona migliore, volevo farti un regalo. È una cavolata, nulla di che, solo un pensiero.” conclude, frettoloso e borbottante, rosso peperone fino alla punta dei capelli che risaltano ancora di più, chiari come sono. Dopodiché mi porge una scatolina verde scuro con un fiocco argento.

Ma smettila! Non era necessario. Lo sai bene che ti amo e che tutto quello che ho fatto l'ho fatto per noi. Stupido.” ma prendo comunque la scatolina dalle sue mani e sciolgo il fiocco, aprendola. Una graziosa e delicata fedina d'argento svetta sul cuscinetto di raso nero. “Ma...non dovevi...” balbetto, prendendo l'anellino tra le dita e sollevando lo sguardo sul ragazzo seduto davanti a me.

Invece si. Ma guarda meglio” mi dice.

Mi rigiro l'anellino tra le dita, osservandolo attentamente. Una scritta, finissima, è incisa all'interno.

Con l'amore tutto si riscatta, si salva tutto”4 leggo ad alta voce.

Tu sei il mio riscatto, la mia salvezza.” sussurra, quasi imbarazzato da questo suo modo di dimostrare quello che prova per me. Mi prende il cerchietto argentato dalle dita e mi prende la mano sinistra. Delicatamente mi infila all'anulare l'anellino. “Tu sei il mio amore.”

Guardandomi incredula la mano, su cui spicca il cerchietto, l'unica cosa che riesco a dire è “Draco…”

Non dire niente. Non è necessario. Portalo al dito, non toglierlo mai e io sarò sempre con te”.



Da allora non lo avevo più tolto e quando Draco mi aveva regalato l'altro anello, lo avevo solo spostato all'anulare della mano destra.
Rigiro il cerchietto in platino, arrovellandomi sul perché di quel regalo, ammesso che sia stato chi penso io a farmelo. Decido di uscire a fare una passeggiata, per schiarirmi le idee. Mi alzo, infilo un paio di stivaletti dal tacco basso, afferro la bacchetta, la borsetta e il giacchetto di jeans e esco. Mi chiudo la porta alle spalle, scendo in strada e mi immergo nella confusione delle mattine di Lisbona.
Il fornaio in fondo alla via deve appena aver finito di sfornare i pasteis e il loro odore permea l'aria. Un sorriso mi si dipinge spontaneamente sul viso e io mi sento un po' più leggera.

Giro per la città, per lungo e per largo. Mi faccio il tour dei Miradouro5 e poi prendo un autobus che mi porta al Mosteiro do Jeronimos e alla Torre de Belem. L'architettura non è mai stata una mia prerogativa, era più una passione di Draco, ma devo ammettere che l'architettura manuelina, con quella pietra bianca e i riccioli e merli. Passeggio lungo il Tago6, osservando e pensando. Verso le due del pomeriggio decido di fermarmi a mangiare qualcosa. Entro in una locandina molto semplice e mi siedo. Non sono stupiti che mi fermi a mangiare alle due del pomeriggio: fossi stata a Londra mi avrebbero guardata come fossi stata pazza. Sorrido al pensiero mentre leggo il menù.
Mi rendo conto di aver una gran fame, quindi ordino un sacco di cose: Pasteis de bacalhau, Bacalhau á Brás, Sardinhas assadas e Tochinho do ceu7, il tutto accompagnato da del Vinho verde8. Ordino anche un caffè, che anche se non buono come quello che abbiamo bevuto in Italia, è comunque migliore di quello inglese. La padrona della locanda mi offre anche un bicchierino di Ginjinha Espineira9, che assaggio appena, dal momento che sento di essere vicina al mio limite di tolleranza.
Finito il pranzo, un'ora e mezzo dopo circa, decido di tornare a “casa” a piedi, dato che ho davanti l'intero pomeriggio libero.

Mi incammino e circa tre ore dopo, i piedi in fiamme e le gambe stanche, sono a casa. Apro il portone e salgo stancamente le scale. Entro in casa, mi spoglio e riempio la vasca, nella quale mi immergo. La schiuma e il profumo delle candele che accendo con un incendio non verbale, mi rilassano a tal punto che mi addormento.
Mi risveglio una mezz'ora dopo, rigenerata. Esco dalla vasca, mi avvolgo nell'accappatoio e vado in camera. Mentre sono seduta sul letto, sento un picchiettio al vetro della finestra. Una civetta dal piumaggio scuro è appollaiata sul balconcino e aspetta che le apra. Svolazza dentro appena apro i vetri e si ferma sul comodino, tendendomi la zampa destra a cui è legata una pergamena arrotolata.

Sfilo la lettera, le do un buffetto sulla testa e qualche biscottino gufico, poi riempio una ciotolina con dell'acqua sussurrando un aguamenti. Mentre lei si rifocilla, io mi siedo di nuovo sul letto e, dopo aver rotto il sigillo della casata Greengrass-Zabini, srotolo la pergamena.


Note:

1: Pasteis de Belem o Pasteis de nata, sono delle tortine di sfoglia farcite con crema e spolverate di cannella o zucchero a velo. Per esperienza ne mangereste quintali a colazione, pranzo e cena.

2: ho pensato che Draco e Daphne avessero la stessa propensione per le pozioni e che, una volta finita la scuola, avessero scelto di collaborare. Daphne ha fondato, nella mia mente, una specie di azienda farmaceutica magica e Draco, azionista di questa, la aiuta nell'inventare nuove pozioni o nel migliorare le già esistenti. Non dimentichiamoci che sono entrambi Serpeverde e che sono stati i cocchi di Piton, il quale li ha (sempre nella mia mente) formati in modo molto più approfondito rispetto agli studenti delle altre case.

3: informazione che ho preso da harrypotter.wikia e potterpedia.it

4: citazione da “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij

5: letteralmente Belvedere. Sono delle terrazze sparse per la città da cui si può godere di una vista meravigliosaX

6: letteralmente Belvedere. Sono delle terrazze sparse per la città da cui si può godere di una vista meravigliosa

7: Piatti tipici portoghesi. Rispettivamente: polpettine di baccalà, baccalà con patatine fritte, uova e cipolle, Sardine alla brace (ragazze/i se vi capita di andare in Portogallo non fatevi sfuggire questo piatto, perché sono una cosa davvero libidinosa) e Dolce alle uova (una torta a metà tra un pan di spagna e un budino, preparato con molte uova, moltissimo zucchero e mandorle)

8: vino giovane, fresco, fruttato e non molto forte.

9: liquore dolce e deciso, prodotto con le ciliegie, tipico di Lisbona (la ricetta è la stessa dal 1840)

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Salve a tutti/e!
Vi presento "Chapter Twelve" :)
A 5 giorni dalla pubblicazione dell'undicesimo capitolo, eccone un altro. Questa volta la vicenda è narrata dal punto di vista di Ginny: come vi ho detto, la narrazione avverrà principalmente dal punto di Hermione o di Draco, ma occasionalmente altri personaggi interverranno per "dare" la loro opinione, esattamente come è già successo con Narcissa. 
Detto questo, voglio ringraziare per l'ennesima volta (e so che la cosa potrebbe risultare noiosa o ridondante) tutti voi: voi che leggete in silenzio, voi che preferite, ricordate e seguite la mia storia e voi che la commentate. Non importa se la commentate sempre o una sola volta, se il commento è positivo, negativo o neutro: conoscere la vostra opinione è importante, così come è importante vedere che leggete la mia piccola creatura. 
Adesso vi lascio alla lettura del capitolo che, come ogni volta, spero vi piaccia! ^-^
A presto, 
Baci Lagherta.

P.S: venerdì partirò per Londra con il moroso, per cui la pubblicazione del Capitolo 13 sarà sicuramente ritardata. penso però di riuscire ad aggiornare entro martedì o mercoledì prossimo!


 
Capitolo 12


 
Ginny's POV

“Tu non l'hai vista, Harry!” sbraito verso il salotto, mentre sto preparando la cena.

Sono appena tornata da casa di Draco e Hermione. Sono due settimane che hanno litigato e che lui se n'è andato. Dopo essersi ripresa leggermente dalla disperazione in cui era caduta, Hermione ha deciso di inseguire Draco ovunque sia andato, partendo da Hogwarts.
Al tavolo accanto al piano cottura, James e Albus stanno disegnando, mentre Lily beve del latte caldo dal biberon che le ho preparato.

“Era devastata. Giuro su Godric Grifondoro che non l'ho mai vista in quello stato. Non quando sono morti Silente, Fred, Lupin e Tonks, non quando c'è stata la conta dei morti, non quando si svegliava nella notte, preda degli incubi in cui Bellatrix la torturava ancora e ancora e ancora. Non l'ho vista così nemmeno quando non è riuscita a rendere la memoria ai suoi genitori.”

“Lo ama davvero. E lui la ama davvero.” dice pensieroso, entrando in cucina.

“Lo so. È incredibile, se si pensa a come si comportavano a scuola. Ma lui le è sempre stato vicino, anche quando noi non c'eravamo. Solo Merlino sa che cosa deve aver passato, come si deve essere sentita abbandonata da noi. Eppure lui non l'ha mai abbandonata, l'ha sostenuta, sorretta, consolata. L'ha tenuta stretta a sé quando si svegliava urlando dopo aver sognato Bellatrix. E lei ha fatto lo stesso con lui. Hanno messo le anime a nudo, l'uno all'altra, non si sono mai nascosti niente. Stanno insieme da 10 anni, Harry. 10! Come abbiamo potuto pensare che lui la usasse?” Mi giro verso quello che è diventato mio marito, le mani sui fianchi, le labbra corrucciate, le sopracciglia aggrottate. So di somigliare immensamente a mia madre, in questo momento.

“Mamma, dove sono zia Mione e zio Draco?” chiede Albus, gli occhi enormi e pieni di innocenza che mi osservano.

“Torneranno presto, tesoro. Con tanti regalini. E ho l'impressione che porteranno indietro anche qualcos'altro.” rispondo, sorridendo. “Adesso andate di là e sedetevi a tavola, io e papà arriviamo subito!”

Guardo i bambini correre nella sala da pranzo, sento le sedie che vengono spostate e qualche risatina. Lily, che da poco ha imparato a camminare, barcolla e lentamente raggiunge i fratelli, che si stanno arrampicando sulle sedie. Guardo Albus aiutare la sorellina salire sul seggiolone, assicurarsi che sia stabile e montare sulla sua sedia. Torno ad occuparmi della cena, con un sorriso sulle labbra.

“Cosa intendevi dicendo che porteranno indietro anche qualcos'altro?” bisbiglia Harry, pensieroso.

“Oltre all'annuncio di matrimonio intendi?”

“Che cosa?!”

Sorrido, pensando che le notizie a bruciapelo sono sempre state il mio punto forte: la faccia di Harry in questo momento, la bocca aperta e gli occhi spalancati, sono qualcosa di indescrivibile.

“Oh sì, Daphne mi ha accennato qualcosa. Pare che Draco, prima del litigio, volesse chiedere a Hermione di sposarlo. Poi, beh, non glielo ha chiesto. Ma se si riappacificheranno, come sono certa che succederà, non penso che perderà altro tempo. E poi ho un dubbio.” dico, pensierosa, afferrando la pentola e dirigendomi verso la sala del pranzo.

“Che dubbio?”

“Mio ingenuo marito” inizio, un ghigno che inizia a delinearmisi sul viso “Hermione crede, che non essendoci viste molto nell'ultimo periodo, io non abbia notato il suo avere sempre i nervi a fior di pelle. Beh, si sbaglia. L'ho notato eccome e ho notato anche un'altra cosa, che lei invece non può aver capito.”

“Ginny…” Harry inizia a spazientirsi

“Intendo dire...”

“MAMMAAAAA! ABBIAMO FAME!” le voci dei bambini ci interrompono.

“Continueremo dopo cena” dico.

“In ogni caso, non importa. Se tutto si risolverà, parlerò con Hermione. Le chiederò scusa per tutto, per non essermi comportato dal fratello che mi sono sempre considerato. E darò la mia benedizione al matrimonio. Non che ne abbia bisogno, ovviamente.”

Entriamo in salotto, i bambini si agitano sulle sedie, io poso la pentola sul tavolo e servo la cena.

* * *
 
Più tardi, Harry è già a letto, gli occhiali posati sul comodino. Nella casa c'è uno strano silenzio dal momento che i bambini sono addormentati nei loro lettini. Io sono seduta alla toeletta e mi sto spazzolando i capelli.
 
“Cosa intendevi dire, con qualcos'altro oltre al matrimonio?” mi chiede Harry.

“Intendevo dire che, secondo me, Hermione è incinta. Mi ricorda me, i primi mesi di gravidanza.” dico, pensierosa.

“Incinta. Hermione. E pensi che non se ne sarebbe accorta?”

“Mi ha detto che l'ultimo periodo al Ministero è stato frenetico, magari non si è accorta del ritardo e se se n'è accorta avrà pensato che fosse colpa dello stress. Le è già capitato...ti ricordi in guerra? Beh, forse non te ne ricordi. Voi uomini non state mai attenti a certe cose...” concludo, scrollando le spalle e tornando a spazzolarmi i capelli.

Poi mi avvicino al letto, sedendomi sul bordo. Guardo Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, il Salvatore del Mondo Magico, ridotto in uno stato semi-catatonico al pensiero della sua migliore amica incinta. Quando sono rimasta incinta io non ha reagito così, ma so che con Hermione ha sempre avuto un rapporto speciale.

“Hermione.” sussurra.

Io lo guardo e annuisco lievemente.

“Incinta.” continua.

Io annuisco di nuovo.

“Di Malfoy...”

“Di Draco, Harry. Non è più Malfoy” alzo gli occhi al cielo, spazientita. A volte Harry è davvero…beh diciamo lento.

“Hermione incinta. Diventerò zio.”

“Harry, sei già padre. Di 3 figli. Come puoi essere così sconvolto dal diventare zio?” chiedo, ridendo. A volte mio marito è davvero assurdo.

“Lo so. Ma è Hermione. È sempre stata la più saggia di noi…”

“Hermione ha quasi 30 anni. Sta insieme a Draco da 10. Credo che ogni cosa che abbia fatto nella sua vita sia stata ben ponderata. Non ti preoccupare per lei. Saprà cavarsela. Magari all'inizio sarà sconvolta e impaurita, ma se noi saremo al suo fianco, saprà affrontare tutto. Lo ha sempre fatto.”

Mi distendo accanto all'uomo della mia vita, al padre dei miei figli, e gli poso la testa sul petto.

“Hermione Mamma." fa una pausa, riflettendo. "Sarà bravissima” sussurra infine.

“Sarà perfetta.” sorrido. “Adesso dormiamo. È stata una lunga giornata per tutti”

“Mamma Hermione, Papà Draco. Suonano bene…”

“Dormi Harry” e sussurro un Nox che fa calare le tenebre intorno a noi.

* * *

Mi sveglio la mattina dopo, Harry è già andato a lavoro, i bambini invece dormono ancora. Scendo a preparare la colazione e quando è pronta sveglio i miei tre figli. Li amo con tutta me stessa e li guardo, felice come non mai, avventarsi sulle frittelle e sul latte con i cereali che è in tavola. Quando hanno finito li lavo e li vesto e li accompagno all'asilo magico a cui sono iscritti. Solo Lily, ancora troppo piccola, resta a casa con me.

Torno a casa, lascio Lily a giocare sul tappeto, prendo una pergamena e una piuma e inizio a scrivere una lettera.
Quando ho finito, chiamo il nostro gufo Artiglio, nome orrendo scelto da James che gli altri bambini hanno distorto in Tiglio, e gli lego il rotolo alla zampa.

“Da Hermione. Trovala, ovunque sia.” con uno stridio, si alza in volo e esce dalla finestra.

Oh, Hermione, spero tanto che tu stia bene. Poi prendo in collo Lily, che si è attaccata ai miei pantaloni, tirandoli per attirare la mia attenzione.

“Sei bella tesoro mio! Forse tra poco avrai un altro bambino o un'altra bambina con cui giocare. Una cuginetta o un cuginetto”

“Sì Mamma, ginetta!” annuisce seria la bambina. “Ov'è tia Mione, mamma?” mi chiede poi, guardandomi con gli enormi occhi azzurri pieni di fiducia.

“È andata a fare una gita, tesoro. Ma tornerà presto, amore mio. Non ti preoccupare.”

“Co tio Daco?” continua, imperterrita. È proprio testarda, mia figlia.

“Spero proprio di sì, amore. Spero proprio di sì”

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


 

Salve a tutti/e!
Come promesso, eccomi qua, a pubblicare il nuovo capitolo!
Sono tornata ieri da Londra e devo dire che è esattamente come mi ricordavo (si parla di 12 anni fa, anno più anno meno): grigia, piovigginosa, fredda e meravigliosa. *-*
Ho trovato un sacco di nuovi spunti per questa e per altre storie che scriverò appena avrò tempo (questo è stato un ritaglio di tempo miracolosamente trovato tra gli impegni universitari >.< ).
RIngrazio tutti quelli che leggono, seguono, ricordano, preferiscono, commentano questa storia: è grazie a voi che continuo a scrivere! ^-^
Adesso vi lascio alla lettura del capitolo, che come sempre mi auguro vi piaccia!
A presto, 
Baci Lagherta :*



 

Capitolo 13

 

Draco's POV


Lisbona mi accoglie con il suo caos e i suoi odori e la sua lingua strana, strascicata e musicale. Mi sistemo nell'appartamento che avevo affittato: anche se la prenotazione era per agosto, il proprietario non ha dato problemi quando ho chiesto di anticipare, dal momento che comunque l'appartamento era sfitto.

È sera e le case e le strade sono illuminate e piene di voci e musica. Le finestre della casa di fronte alla mia sono tutte illuminate e aperte e lasciano uscire la voce di Phil Collins. Incuriosito mi siedo in una poltrona davanti a una finestra e osservo. Una ragazza magra e con i capelli raccolti, mi dà le spalle guardandosi in uno specchio con occhio critico, passandosi le mani sul ventre e sul seno, completamente nuda. Stringendo gli occhi, osservo meglio quel corpo che mi sembra così familiare. La vedo scrollare lievemente le spalle e togliersi la matita dai capelli, lasciandoli ricadere in una massa informe sulle spalle.
Merlino è lei! Ne ho la certezza più assoluta quando si volta e io la vedo, splendida nella sua nudità, meravigliosa come non l'ho mai vista.
Si riveste, mettendosi una canotta che le va stretta sul seno e un paio di pantaloncini, e si infila a letto. Io nel frattempo mi sono affacciato al balcone, per osservare meglio la donna che mi ha rubato il cuore, l'unica in grado di spezzarmelo, se solo volesse.
Splende di una nuova luce, che non le ho mai visto. Sembra avvolta in un alone di luce dorata, un po' come le Madonne dipinte da Cimabue, Giotto o Duccio1. Per me che conosco il suo corpo a memoria, è evidente il cambiamento che c'è stato, anche se non capisco a che cosa sia dovuto, sembra che neanche lei però lo abbia capito. La guardo rivestirsi e mettersi a letto, spegnere la radio e la luce.

Resto un altro po' sul balcone, trasfigurando un calice di Moscatel di Setúbal e accendendomi una sigaretta.
Mentre aspiro la prima boccata di fumo, mi rendo conto, per l'ennesima volta in questi 26 giorni che ci hanno visti separati, di quanto mi sia mancato il suo corpo stretto al mio la notte, la sua voce la mattina, il suo odore, la sua mente brillante, il suo modo di essere. Cerco di indovinarne le forme, tra le coperte illuminate dalla luce della luna. Non ci riesco e scuoto la testa, rientrando in casa.
Vado in bagno, mi lavo, mi metto il pigiama e mi infilo nel letto. Resto per ore a fissare il soffitto, pensando a miriadi di cose, finché il sonno non mi coglie a tradimento.

Mi sveglio poco dopo l'alba, i raggi del sole che entrano nella stanza dal momento che mi sono scordato di chiudere le imposte.
Faccio colazione, con una tazza di caffè e qualche toast imburrato. Mi metto alla finestra, aspettando qualcosa. Vedo arrivare Spica in volo, una lettera attaccata alla zampa. Con un fischio la richiamo. Hermione in ogni caso sta ancora dormendo, visto che non ci sono stati movimenti di alcun tipo nella casa. La bella civetta si posa elegantemente sul balcone e mi porge la zampa, a cui è legata una lettera. La stacco, le carezzo la testa e le offro da bere e qualche biscottino gufico. Ho sempre segretamente gongolato per la scelta di Hermione di dare un nome di stella alla sua civetta, cercando di avvicinarsi alle tradizioni della mia famiglia. Accarezzando distrattamente Spica, che sembra godersi le mie coccole, mi viene in mente una sorta di piano per farle capire che ci sono, che sono arrivato, che sono lì con lei.

Emperor mi ha portato ieri sera il pacchetto che avevo chiesto a mia madre. Un'idea prende forma nella mia mente.
Prendo la lettera e il pacchetto, scendo le scale, attraverso la strada, apro il portone del palazzo dove sta Hermione con un Alohomora appena sussurrato e salgo le scale. Nel frattempo sento che una radio trasmette David Bowie e io so che può essere solo la sua. Devo sbrigarmi. Arrivo al piano, poso lettera e pacchetto sullo zerbino e suono il campanello. Senza aspettare neanche un secondo mi fiondo per le scale. Sono quasi al portone quando sento un “ARRIVO!” urlato, dei passi veloci e una porta che si apre. Io faccio appena in tempo ad uscire dal portone che si richiude alle mie spalle, ma la conosco e so che sta correndo alla finestra per cercare di individuare il misterioso suonatore di campanelli. Cosciente che il colore dei miei capelli non passerebbe inosservato, mi nascondo nella cornice del portone, aspettando di sentire le finestre chiudersi. Quando lo fanno, riesco a immaginarmela con le labbra strette mentre scrolla le spalle, infastidita dal fatto che le sono sfuggito e mi scappa una risatina. Poi attraverso la strada, salgo le scale e entro in casa, sveglio Spica e la faccio svolazzare fino alle finestre, aperte, di Hermione.
Aspetto di vederla uscire, seduto ad una finestra. Quando lo fa, la seguo a debita distanza.
 

Si rivela un pedinamento assurdamente lungo. Dopo aver visto i vari Miradouro, il Mosteiro do Jeronimos, la Torre de Belem e aver camminato per ore, la vedo fermarsi in una locandina molto semplice. Io mi fermo al bar-tavola calda di fronte, ordinando un bicchiere di vino verde e del Polvo à Lagareiro. La vedo uscire un'oretta e mezzo dopo e incamminarsi per tornare in città. Le cammino a debita distanza, senza perderla di vista. Arriviamo ai nostri appartamenti 3 ore dopo. La guardo dalle mie finestre finché non vedo la civetta di Blaise e Daphne, Agape, atterrare elegante sul balconcino di Hermione. Mi ritiro nell'ombra appena Hermione si affaccia alla finestra per far entrare la civetta. Chissà che cosa deve dirle Daphne. Speriamo solo che non rovini la sorpresa.

Mi preparo una cena veloce e mi posiziono in poltrona a leggere un romanzo che ho comprato durante il pellegrinaggio di oggi per la città. Si intitola “Il vangelo secondo Gesù Cristo”, l'autore è José Saramago e mentre leggo, una frase mi salta agli occhi.

La forza della primavera non sarebbe niente se non avesse dormito l'inverno”

Non può essere un caso. Questa frase ritrae esattamente la situazione mia e di Hermione. Forse per andare avanti avevamo davvero bisogno di questo litigio, di qualcosa che ci scuotesse dalla nostra quotidianità, che ci facesse rendere conto di quanto manchiamo l'uno all'altra.
Divinazione è sempre stata una materia idiota, per quanto mi riguardava, e non ho mai prestato attenzione durante le lezioni di quella pazza della Cooman.
Ma questa frase, capitata esattamente nel momento in cui ne ho bisogno...beh, qualche dubbio mi sorge.

Pensieroso, mi infilo nel letto, spengo la luce e mi addormento, quasi di botto.
 

* * *


Daphne, devi aiutarmi!”

Draco! Che piacere averti qui da noi, di nuovo, per la sesta volta questa settimana.” risponde sogghignando la mia bionda amica.

Una sirena, ammaliatrice e pericolosa, ma bella come una dea. Non per me, certo. Per me resterà sempre la bambina maligna con le trecce bionde, gli occhi verdi scintillanti e senza incisivi che mi fece cadere nel lago a 6 anni. Per me è sempre stata un'amica. Niente di più. Nonostante le voci che correvano lungo i corridoi di Hogwarts, io e lei non siamo mai stati a letto insieme. Troppo amici per farlo. E poi lei era innamorata di Blaise, il mio migliore amico, che adesso è suo marito. Insomma, i classici amici da una vita.

Daphne, sii seria. Non vedi che il nostro biondo preferito sembra seriamente in difficoltà?” smorza il marito, posandole una mano dalla carnagione scura sulla spalla candida.

Quei due sono veramente l'opposto l'uno dell'altra. Tanto attiva, energica e senza peli sulla lingua l'una, quanto calmo, ponderante e delicatamente sincero l'altro. Senza contare l'aspetto, diametralmente opposto: bianca, bionda e dagli occhi verdi lei, moro di pelle e di capelli e dagli occhi blu scuro lui.
Loro, per me, sono la prova vivente che gli opposti si attraggono.

Oh, Blaise. Sai che adoro punzecchiare Draco.” dice imbronciata, rivolgendosi al marito, che le posa delicatamente un bacio sulla testa.

Draco, dicci di che cosa hai bisogno. Ma prima, perché Hermione non è con te?” chiede gentilmente Blaise, distogliendo gli occhi innamorati dalla moglie.

Hermione non è qui, perché quello di cui ho bisogno è un aiuto per farle una sorpresa.”

Alla parola “sorpresa” Daphne, si riscuote, affilando lo sguardo e sistemandosi invisibili pieghe dell'abito verde smeraldo che indossa.

Che tipo di sorpresa hai in mente, Draco?” chiede.

Voglio chiederle di sposarmi. E voglio che tutto sia perfetto. Voglio che sia come lei lo ha sempre immaginato. Voglio renderla felice, voglio che quel giorno sia il più bello che fino a questo momento lei abbia vissuto. Voglio mettere a tacere le malelingue che la rattristano, facendola sentire un giocattolo nelle mie mani, un intermezzo finché una purosangue più adatta di lei non prenderà il suo posto. Ma poiché per me non c'è donna più perfetta di lei e, anzi, sono io che dovrei aver paura che lei si stanchi di me, che si renda conto che potrebbe avere di più, che mi lasci per qualcuno di più meritevole, voglio che accetti di diventare mia moglie. Non che faccia differenza, dal momento che negli ultimi 4 anni abbiamo vissuto come marito e moglie, sotto lo stesso tetto. Ma voglio che si senta al sicuro, che sappia che nessuno potrà portarmi via da lei o portarla via da me. E perché tutto sia perfetto, ho bisogno del tuo aiuto, Daphne.”

Oh ma che bello! Non sai da quanto aspettavo questo momento! E sì che tartassavo Blaise, chiedendogli se sapeva qualcosa, se aveva idea di quando...Oh Merlino! Sono così felice! Certo che ti aiuterò!” esclama, trasformandosi in un turbine biondo e verde che mi piomba addosso, abbracciandomi con forza. Per Daphne la mia felicità è sempre stata seconda soltanto alla sua.

Che cosa avevi in mente?” mi domanda Blaise, dandomi una pacca sulla spalla mentre sua moglie è ancora stretta a me.

Mi conosce bene, Blaise, forse meglio di chiunque altro al mondo. Ha vissuto con me gli anni di Hogwarts, ha condiviso il dolore di servire l'Oscuro Signore, mi ha affiancato, insieme a Theo, durante l'ultimo anno a Hogwarts. Mi è sempre stato vicino, non mi ha mai abbandonato, mai. Sono stato il suo testimone, insieme a Theo, quando ha sposato Daphne. Ci siamo sempre stati gli uni per gli altri, io, Blaise e Theo.

Dunque…” inizio a spiegare quello che avevo in mente. Osservo le espressioni che si susseguono sui volti di Daphne e Blaise: stupore, approvazione, scetticismo…

Credo che l'idea di base sia buona, ma ricordati con chi hai a che fare. Per Morgana, non stai chiedendo di sposarti ad una purosangue qualsiasi, alla quale importa soltanto del tuo nome e di vedersi spiattellata davanti la tua ricchezza.” Blaise, alle sue spalle, annuisce “Draco, stai per chiederlo ad Hermione. Non devi fare nulla di sfarzoso, la metteresti a disagio e basta. Sono sicura che preferirebbe qualcosa di semplice, pensato con il cuore, di privato. Credo che vorrebbe foste solo tu e lei. Una cena, intima, candele profumate, una bicchiere di vino, i suoi piatti preferiti. Niente di eclatante, la metteresti solo in imbarazzo.”

Mia moglie ha ragione, Draco. Pensa ad Hermione, pensa a che donna è, a che persona è. Ti aiuteremo, comunque. Basterà che tu chieda.” mi dice Blaise.

Io fossi in te, chiederei anche alla Weasley. Conosce Hermione, forse meglio di tutti noi. Chiedile un consiglio. Di certo non si rifiuterà di aiutarti” sorride dolcemente, Daphne, abbracciandomi “Adesso è ora che tu torni a casa. Hermione è più nervosa del solito, ultimamente, ed è tardi. Rischi di prenderti uno schiantesimo appena varcata la soglia di casa” aggiunge poi.

Guardo l'orologio. È davvero tardi, spero che Hermione non si infuri troppo.

Grazie, sul serio. Vi farò sapere al più presto qualcosa.” saluto, baciando Daphne sulle guance e stringendo la mano di Blaise.

Entrambi annuiscono e io mi smaterializzo a casa.
 

* * *


Mi sveglio, il cuore che impazzisce nel mio petto. Non voglio rivivere quella sera, l'ho fatto già troppe volte in questo mese. Non ho mai capito perché Hermione si fosse arrabbiata così tanto. Non era la prima volta che tornavo tardi senza avvertire e non era mai successo niente, perché ci fidavamo ciecamente l'uno dell'altra. E invece quella sera...beh. Quella sera era andata diversamente.

Appello un bicchiere d'acqua fresca, sperando che mi calmi. Mi distendo di nuovo tra le coltri morbide e cerco di riaddormentarmi. Ci riesco poco dopo, sprofondando di nuovo nel mondo dei sogni.

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Salve a tutti/e!
Siamo più o meno a metà storia e vedere quante visualizzazioni "Farewell" abbia ricevuto mi rende davvero tanto felice! :)
Siamo al punto di svolta: Hermione e Draco sono davvero vicini, a un passo di distanza. Fare o non fare quel passo deciderà le sorti della loro storia d'amore. Ci sono ancora diversi capitoli, prima della fine, ma questo è il perno, la chiave di volta della storia (secondo me).
Volevo ringraziarvi, perchè questo è uno dei miei primi tentativi di buttar giù qualcosa che non facesse schifo e, mi sembra di capire dal vostro riscontro, che tanto male alla fine non è venuta. Quindi GRAZIE, dal più profondo del mio cuore, che in questo momento sta esplodendo di gioia!
RIngrazio tutti voi che leggete silenziosi, che ricordate, preferite, seguite la mia storia, perchè è grazie a voi se continuo ^-^
Ringrazio chi commenta: Norway, Misaria, Roxhope08, Barbarak. Grazie davvero perchè i vostri commenti sono sempre un raggio di sole ben accetto! 
Adesso vi lascio alla lettura del capitolo, che come sempre spero vi piaccia!
A presto, 
Baci Lagherta :*


 

Capitolo 14


 

Zabini-Greengrass Manor, 27 marzo 2008
 

Cara Hermione,

mi fa piacere sentirti, nonostante le circostanze non siano delle migliori. Tranquilla, nessuna offesa per essere sparita di punto in bianco senza nemmeno un biglietto. Comunque, Draco mi aveva accennato qualcosa, prima di dirmi che sarebbe sparito per un po' per girare l'Europa e che non avrei dovuto cercarlo finché non si fosse fatto vivo lui.
Per rispondere alle tue domande, comunque, sì ho notato il tuo strano e perpetuo nervosismo negli ultimi mesi e sì, Draco il 1° marzo è stato tutto il giorno da noi per sbrigare degli affari con Blaise.
Detto questo, tesoro, dovrai farti perdonare, perché se tu non avessi colto il leggero sarcasmo al secondo rigo, mi sono offesa tantissimo. Siamo amiche, per Morgana, e tu sparisci senza dire nulla, senza mandare nemmeno un fottutissimo biglietto! Mi sono spaventata a morte, Merlino! Ho persino scritto alla Weasley, per sapere qualcosa, stupida orgogliosa Grifondiota!
In ogni caso, mi dispiace per la vostra situazione e spero che tutto si sistemi.

Con affetto,
la tua (offesissima) amica.
Daphne.



Poso la lettera sul letto e mi stendo supina, riflettendo.
Quindi Draco era davvero da Daphne, quella sera. Che stupida sono stata a dubitare di lui.
Dovevo immaginare che si sarebbe offesa e so perfettamente che non me la farà passare liscia. Daphne è una vera serpe, nonostante sappia anche essere dolce, affettuosa e una vera amica. Ha persino chiesto a Ginny, anche se so che non sarà stato un grande sforzo, dal momento che sono diventate amiche poco dopo essersi conosciute, molto simili per carattere e interessi.
Intanto, fuori il cielo si scurisce e la luna sale, attorniata dalle mille e mille stelle. Uno spiffero freddo entra in camera e io rabbrividisco nel mio accappatoio umido. Mi alzo, chiudo le finestre e mi metto il pigiama. Vado in cucina e mi preparo una tazza di tè. Un quarto d'ora dopo sono seduta sulla poltrona davanti alla finestra, che guardo la via animata dalla movida sorseggiando un tè al gelsomino. Un lampo argenteo dietro le finestre dell'appartamento di fronte attira la mia attenzione. È solo un attimo, non vedo nessuno, le luci sono spente per cui non riesco a vedere all'interno dell'appartamento. Scuoto la testa. Deve essere la stanchezza. Finisco il mio tè e mi metto a letto. Mi addormento poco dopo e sogno.



Sono in un campo fiorito. Giaggioli, ci sono giaggioli ovunque. Alle mie spalle, un boschetto di faggi. Deve essere estate, perché fa caldo. Ho un vestitino corto e leggero, color oro, con delle spalline fini e una scollatura a cuore. La gonna svolazza intorno alle mie gambe, lieve, seguendo i soffi del vento. Davanti a me, la distesa luccicante di un lago. Il vento mi porta delle voci e delle risate. Sono voci familiari, voci che conosco. Le seguo correndo. I riccioli scuri mi ricadono sulle spalle ad ogni falcata, il seno sobbalza, il vestito mi si appiccica addosso, gocce di sudore mi scivolano lungo il collo.
In riva al lago ci sono delle persone, adulti e bambini, sembra stiano festeggiando qualcosa. I bambini stanno sguazzando in acqua, vicini alla riva, gli adulti stanno allestendo una specie di buffet. Le grida gioiose dei bambini si mescolano alle risate degli adulti.
Arrivo, fermandomi leggermente distante per riprendere fiato e intanto osservo.
Ecco perché le voci mi sembravano familiari! È la mia famiglia, quella che sta festeggiando.
Ci sono Daphne e Blaise, con la loro figlia Ariadne mora e scura di pelle come il padre, con gli occhi smeraldini della madre. C'è Theo con la moglie Maeve, incinta e quasi al termine.
Ci sono Ginny e Harry, con James, Albus e la piccola Lily. C'è Ron con Julie e il loro figlio Adam. C'è il resto della famiglia Weasley, con i figli più grandi e più piccoli. Ci sono Neville e Luna. C'è Narcissa che parla con i signori Weasley.
Mi avvicino ancora e tutti mi vedono, mi sorridono, mi abbracciano.
La brezza leggera mitiga il caldo estivo, che altrimenti sarebbe soffocante. Sorrido, perché mi sento bene, perché le persone che mi circondano sono persone a cui voglio bene e di cui mi fido.
Eppure non mi sento ancora…completa. Mi guardo intorno, con un po' di ansia, anche se la presenza di Narcissa mi rassicura: se lui non ci fosse, neanche lei sarebbe presente.
Poi lo vedo. Un meraviglioso uomo, alto, slanciato e forte. I capelli biondi rilucono sotto i raggi del sole, la pelle pallida è leggermente arrossata, gli occhi grigi luccicano. Si volta verso di me, accogliendomi tra le braccia forti, in cui mi lancio senza remore. Lo annuso, riconoscendone l'odore di tabacco e mirto, quell'odore di casa che mi è mancato così tanto. Strofino il naso sul suo petto, godendomi anche il calore del suo corpo. Alzo il volto e lo vedo che mi guarda, pieno d'amore. Mi alzo sulle punte dei piedi e poggio le mie labbra sulle sue, perdendomi in quel bacio che sa così tanto di casa. Le sue braccia mi cingono i fianchi, stringendomi di più, tenendomi stretta a sé. Mi sussurra qualcosa all'orecchio, che non riesco a cogliere perché un gridolino felice attira tutta la mia attenzione.

MAMMA!”

È una voce infantile, che io riconosco come quella di mio figlio. Lo so, nel più profondo del mio essere. Lo so nel più profondo del mio corpo. Una stretta al cuore e una a livello dell'utero. È la voce del mio bambino.
Mi giro, le braccia di Draco che mi tengono stretta.
Un bambino sui 3 o 4 anni, dai capelli biondi e gli occhi caramello mi corre incontro, saltandomi in braccio. Lo abbraccio forte e lo tengo stretto a me. Il cuore impazzisce nel mio petto. Questo bambino, che tengo tra le braccia, è figlio mio e di Draco. Lo so allo stesso modo in cui so di essere Hermione Granger, allo stesso modo in cui so di amare Draco. L'emozione più grande che abbia mai provato esplode nel mio petto.



Mi sveglio, sudata, il cuore che mi scoppia nel petto.
Mamma. Era mio figlio quel bambino così bello. Era figlio mio e di Draco. E intorno alla nostra piccola famiglia, c'erano tutti i nostri amici e le persone per noi importanti.
Non ho mai nutrito molta fiducia nei confronti della divinazione, ma i sogni. Beh, l'esperienza mi ha insegnato che i sogni portano sempre uno sprazzo di futuro.

Non ho più sonno, comunque, quindi mi alzo e apro le imposte. È già mattina, noto. L'appartamento davanti al mio ha tutte le finestre aperte, come a voler far prendere aria alla casa.
Infilo le pantofole e vado in cucina. Metto il bollitore sul fuoco, prendo la scatola dei biscotti, la bustina di tè e la tazza e mi metto seduta al tavolo, aspettando che il bollitore fischi. Quando lo fa, spengo il fuoco e verso l'acqua bollente nella tazza, aggiungo un cucchiaino di miele di acacia e inizio la mia colazione.
Accendo la radio, che trasmette Elton John e preparo un bagno caldo. Un assurdo senso di nausea mi assale e corro verso la tazza dentro la quale riverso l'intera colazione. Una volta finito, mi sciacquo la bocca che sa di bile al lavandino e mi guardo allo specchio. La mia faccia parla per me. Sono pallidissima e ho delle brutte occhiaie violacee. Eppure, sotto la prima mano di malessere che copre il mio volto, vedo che la luce che ho scorto l'altro giorno guardandomi allo specchio. È una luce strana, che non avevo mai visto su di me.
La vasca si è riempita e io mi ci immergo. Il calore dell'acqua fa passare il mal di stomaco, i muscoli che fino ad ora erano contratti si rilassano. La voce di Elton John mi infonde una pace che da un po' di tempo non riuscivo a provare.

Non mi rendo conto di essermi addormentata finché l'acqua non diventa fredda e io non rabbrividisco, svegliandomi. Esco, mi avvolgo nell'accappatoio e prendo il phon. Vado in camera, accendo il caminetto con un incendio appena sussurrato e attacco il phon alla presa elettrica, lasciando che soffi l'aria calda sul mio corpo nudo. Una volta finito di asciugarmi corpo e capelli, indosso una maglia a maniche lunghe e il pantalone di una tuta. Non penso di uscire oggi, visto lo scherzetto di stamani: non ho intenzione di trovarmi a vomitare mentre passeggio sul lungofiume. Mi avvolgo in una coperta, sedendomi sulla poltrona davanti alla finestra. Prendo in mano “Cent'anni di solitudine” e inizio a leggere. Di nuovo mi appisolo, forse stremata dalla passeggiata lunghissima di ieri.

Mi sveglia il suono del campanello. Nonostante abbia sonnecchiato tutto il giorno, mi sento stanca e di cattivo umore e non ho voglia di un altro scherzetto tipo quello di ieri. Mi avvicino silenziosamente alla porta e la apro.

“TU…” sussurro, occhi sgranati e mano tremante.

“Io.”

Non è vero. Non può essere. Devo essere ancora addormentata sulla poltrona. Il cuore sta impazzendo nel mio petto, il fiato mi si è mozzato in gola. Mi appoggio allo stipite della porta, convinta che le gambe non mi reggeranno ancora per molto.
Fa un passo verso di me, con tutta l'eleganza che lo caratterizza. Lo guardo incantata, incapace di muovermi. Poi una nuova ondata di nausea mi assale e scappo da lui, rifugiandomi nel bagno, di cui non chiudo la porta, per abbracciare di nuovo il water e vomitarci dentro il poco che mi era rimasto nello stomaco dopo aver vomitato la colazione.

“Merlino! Sapevo che eri arrabbiata con me, ma non credevo di nausearti a tal punto” la sua voce, che alle mie orecchie suona come fosse musica, arriva contemporaneamente alle sue mani, che portano indietro i capelli che altrimenti sarebbero finiti nel water insieme alla bile che mi cola dalle labbra.

Mi aiuta gentilmente ad alzarmi, galante come sempre, e io sono troppo stremata per oppormi. Mi lascio guidare al lavandino, sul quale mi chino, e lascio che mi sciacqui il viso.
Pallida e stanca, gli permetto di condurmi in camera. Mi fa sdraiare sul letto, sedendomisi accanto. Chiudo gli occhi, cercando di convincermi che sia tutto un sogno.
Eppure il suo odore, il suo calore, il suo respiro che sa di vino…le sento qui, accanto a me.
Dopo un tempo che mi pare infinito, apro gli occhi.
Lui è ancora lì, seduto sul letto, accanto a me, che mi guarda.

“Non è un sogno, allora…” sussurro, incredula.

“No. Ma capisco che ti sembri tale. Dopotutto, fino a ora credo che anche tu, esattamente come me, abbia vissuto in un incubo.” sussurra lui di rimando, la voce profonda e familiare che risulta musica per le mie orecchie.

Annuisco debolmente, godendomi il calore della sua mano che mi carezza i capelli e la sua voce, così meravigliosamente familiare, e la sensazione di benessere che mi pervade è talmente assoluta che pian piano, senza accorgermene, scivolo nel sonno.

Mi sveglio, non so quanto tempo dopo. Evidentemente appisolarmi a caso durante la giornata è diventato un vizio. Mi guardo intorno, una sensazione di benessere mi pervade. Il pensiero di aver sognato tutto (le nausee, il vomito, Draco che era tornato) mi sfiora, ma non faccio a tempo a lasciare che prenda possesso di me che uno scintillio argenteo all'angolo del mio campo visivo attira tutta la mia attenzione.

“Buongiorno…dormito bene?”

La sua voce. Merlino e Morgana vi prego, fatela uscire dalla mia testa se non è reale. Non voglio stare senza di lui, ma se vi sono obbligata, non voglio più sentirne la voce o l'odore. Mi chiudo le orecchie con le mani e scuoto la testa.

“Hermione…” la sua voce è una carezza, è velluto, è seta che scivola sulla pelle. Chiudo gli occhi. Non voglio svegliarmi. Voglio restare qua, voglio sentirlo che si preoccupa per me, voglio sapere di contare qualcosa.

“Hermione, apri gli occhi amore mio.”

Lentamente, sbattendo le palpebre, faccio entrare la luce. Nel mio caso, ha la forma di un viso ovale con il mento affilato, il naso perfettamente dritto, la bocca sottile e ben disegnata e due occhi color ghiaccio.

“Non sei reale…tu te ne sei andato…hai sbattuto la porta e te ne sei andato...” sussurro, mettendomi lentamente a sedere sul letto e alzando una mano per accarezzarlo. Quando lo tocco, una scintilla si accende nel punto di contatto tra la sua guancia e le mie dita.
“Oh Morgana. Tu sei qui. Sei qui, davvero”

“Sì.” mi sta fissando, gli occhi grigi scandagliano i miei.

Si avvicina, predatore come è sempre stato. Indietreggio, le gambe che si aggrovigliano alle coperte. Monta sul letto, gattonando verso di me. Le sue braccia ai lati del mio corpo. Mi fermo quando i cuscini, appoggiati alla testiera del letto, mi impediscono di indietreggiare ancora di più.

“Sì. Sono qui, perché è il mio posto. Lo è sempre stato.” mi dice, dolce e ammaliante, sfiorando la punta del suo naso con la mia.

Non riesco a muovermi, ma anche se potessi, non lo farei. Mi è mancato così tanto in questo mese.
Ed è un attimo e le nostre labbra si incontrano e si scontrano, come due assetati che toccano l'acqua.
E finalmente mi sento a casa.

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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


Salve a tutti/e!
In questo gelidissimo martedì universitario, provvedo a pubblicare il Quindicesimo capitolo. 
Non c'è molto da dire, se non che vi ringrazio.
Vi ringrazio perchè vedere che la mia storia viene letta mi fa molto, molto piacere. 
Vi ringrazio perchè quando commentate, mi rendete felice.
Vi ringrazio perchè leggete, ricordate, seguite o preferite questa storia, che ho iniziato a scrivere per caso e che grazie a voi sto portando avanti.
Quindi, senza indugiare oltre, vi lascio a questo nuovo capitolo.
Come sempre spero che vi piaccia e che vi venga voglia di lasciare un commentino, lungo o corto, bello o brutto che sia.

A presto, spero
Baci, Lagherta :*

 
Capitolo 15

 
Draco's POV



É bella. Ancora di più rispetto a quanto mi ricordassi.

“TU…” sussurra, gli occhi dorati sgranati.

“Io…” dico.

La vedo appoggiarsi allo stipite della porta, lo sguardo sconvolto. Faccio un passo verso di lei, ma scappa verso il bagno. La seguo e la vedo riversarsi nel WC, vomitando.

“Merlino! Sapevo che eri arrabbiata con me, ma non credevo di nausearti a tal punto”. Mi viene quasi da ridere, mentre parlo, ma so che se lo facessi lei mi affatturerebbe. Le sfioro il collo, mentre le porto indietro i capelli, cercando di salvarli dal vomito. Il suo odore, il suo fantastico odore di vaniglia, mi riempie le narici. Salazar, quanto mi è mancata.

Aspetto che finisca, poi la aiuto ad alzarsi e a sciacquarsi la bocca. La accompagno in camera e la metto al letto. Mi siedo accanto a lei, carezzandogli i capelli. La guardo tornare a respirare normalmente fino a che lei apre gli occhi e borbotta qualcosa.

“Non è un sogno, allora…” sussurra, la voce impastata, gli occhi che si chiudono pian piano, sempre più preda del sonno.

“No. Ma capisco che ti sembri tale. Dopotutto, fino a ora credo che anche tu, esattamente come me, abbia vissuto in un incubo.

Poi si addormenta e io resto lì, a godermi il suo odore, il suo calore, il suo respiro che pian piano si regolarizza. Continuo ad accarezzarle i capelli per un po', finché non sono certo che sia profondamente addormentata. Mi vado a sedere in poltrona, girandola perché sia rivolta verso il letto. Adesso che sono qui con lei, non la perderò di vista neanche un secondo. Sul tavolino accanto alla poltrona c'è un libro. Lo prendo e me lo rigiro tra le mani. Mi scappa un sorriso quando scorgo il titolo. “Cent'anni di solitudine”. È stato questo che ci ha fatto avvicinare. Mi ricordo ancora quel giorno in riva al lago. E ricordo anche tutto quello che è successo dopo.



È una fredda domenica di marzo. Io e Hermione abbiamo deciso che, nonostante i MAGO si stiano avvicinando, oggi possiamo prenderci una pausa. Il programma che ha stilato Hermione, massacrante quanto perfetto, sta dando i suoi frutti.
Come sempre, mi sono svegliato prima di lei e adesso la sto guardando dormire. Quando dorme sembra quasi indifesa e fragile. So che non è così, che è la donna più forte e la strega più dotata (adesso riesco ad ammetterlo) che abbia mai conosciuto, ma quando la guardo dormire in me si accende uno spirito di protezione che non ho mai sentito per nessuno, nemmeno per mia madre.
Le accarezzo la guancia, scostandole una delle migliaia di ciocche arricciate che formano la sua chioma e che si è spostata, andando a solleticarle il naso. Un sospiro più pesante esce dalle sue labbra e io ritiro la mano, temendo di svegliarla.
Continuo a guardarla, forse per ore, accarezzandola di tanto in tanto.
Quando si sveglia è ormai mattina inoltrata. La guardo stiracchiarsi tra le coperte: mi ricorda tanto una gatta.

Buongiorno amore mio!” le sussurro, posandole un bacio lieve sulle labbra.

mmh…Buongiorno…” risponde, la voce impastata e gli occhi faticosamente aperti. “Che ore sono?”

Direi le 11, ma non sono sicuro.”

Le 11…credo di non aver mai dormito così tanto in tutta la mia vita. Mi stai rendendo pigra, lo sai?”

E anche viziosa…” sogghigno. Dopo i primi baci, decisamente timidi e impacciati da parte di entrambi, la signorina si è decisamente smaliziata e beh…diciamo che io non mi sono mai tirato indietro.

Viziosa. Io. Ma di che cosa parli?” chiede, fintamente innocente.

Le carezzo il braccio destro, dalla mano alla spalla. Le viene la pelle d'oca e la vedo socchiudere gli occhi. Mi avvicino lentamente e mi posiziono sopra di lei, smettendo di carezzarla. Inizio a baciarle il collo, dopo averle scostato i capelli.

Mmh…” mugola e il mio ghigno si apre ancora di più.

Scostando le coperte, scendo con la bocca a baciarle la curva delle clavicole sporgenti, quella del seno appena accennato, il capezzolo che si è inturgidito, una volta privato del calore del piumone. Lo prendo tra le labbra e un mugolio più sonoro scappa dalle labbra strette della meravigliosa ragazza che è distesa sotto di me. Le mani di Hermione, intanto, si immergono nei miei capelli, stringendoli tra le dita.

Draco…”

Shh. Lascia che mi prenda cura di te.” la zittisco, lasciando il capezzolo a cui mi sto dedicando. Passo all'altro, gli dedico le attenzioni che ho dato al gemello, poi scendo più giù.

Lascio una scia di baci lungo tutto il suo addome, soffermandomi un attimo sull'ombelico e poi riprendendo a scendere. Le faccio scendere gli slip dagli inserti in pizzo fino al ginocchio, poi lei sgambetta, lasciando che si perdano nei meandri del piumone. Scendo ancora, coprendo me stesso e lei con il piumone. Ringrazio per non soffrire di claustrofobia e mi dedico, con labbra, lingua e dita, a quella fonte di piacere e perdizione che sta tra le gambe di Hermione. Con calma e amore, la vezzeggio, carezzo e bacio finché il suo respiro, nuovamente rilassato, e le contrazioni muscolari che la colgono non mi fanno capire che ha raggiunto l'apice.
Da quando sto con lei, da quando mi ha aperto il cuore e il corpo, ho lasciato da parte l'egoismo che mi ha sempre caratterizzato a letto. Se prima dedicavo tutte le mie attenzioni esclusivamente a me stesso e per il mio piacere, adesso mi dedico completamente a lei, perché il suo piacere è anche il mio.
Riemergo dal piumone e lei mi attira a sé, posandomi un bacio lungo e appassionato sulle labbra.

È il miglior buongiorno che potessi desiderare, amore” mi dice, sorridendo e ribaltando le posizioni.

Hermione…”

Shh…lascia che adesso sia io a prendermi cura di te.” mi dice, sorridendomi maliziosamente.

Scompare sotto le coperte, esattamente come ho fatto io poco prima. Sento le sue mani carezzarmi le cosce e poi la sua bocca calda mi accoglie, maestra come è diventata, ricambiando il piacere che le ho dato poco fa. Mi tendo, stringendo tra le dita le lenzuola, stropicciandole tutte. Termino poco dopo, sotto le sapienti carezze delle sue labbra.
La guardo riemergere, la bacio come ha fatto lei con me e la abbraccio, godendo del contatto con la sua pelle di seta e del calore dei nostri corpi.

Stiamo abbracciati, in silenzio, le gambe intrecciate e i cuori che quasi si toccano, per un tempo che ci sembra infinito. Poi il suo stomaco brontola e io guardo l'ora: sono le 13 passate.

E se chiedessimo agli elfi di portarci il pranzo in camera?” propongo.

Gli elfi? Ma no, avranno da fare…e poi sai che non mi piace sfruttarli…” borbotta.

Hermione, sono elfi stipendiati. E poi non glielo ordiniamo. Lo chiediamo, gentilmente.” dico, cercando di convincerla.

Mmm…va bene.” cede. Evidentemente la fame la deve aver convinta.

Poppy!” chiamo.

POP. E un elfa si materializza nella nostra stanza.

Sì, signorini?”

Poppy, scusaci per il disturbo” dice dolcemente Hermione “potresti farci avere qualcosa per pranzo, per favore?”

Subito signorina!” e con un altro POP si smaterializza.

Dopo poco, un vassoio ricolmo di qualunque cosa appare sulla mia scrivania, miracolosamente libera dalle pergamene e dai libri che solitamente la occupano.
Con un wingardium leviosa non verbale faccio levitare il vassoio fino a farlo poggiare sul letto. Iniziamo a mangiare, imboccandoci a vicenda.

Se l'anno scorso qualcuno mi avesse detto che avrei passato un'intera domenica dell'anno dei MAGO a letto con te a non fare completamente nulla, lo avrei trascinato sicuramente in infermeria da Madama Chips, pensando ad un confundus particolarmente potente” ridacchia, una volta finito di mangiare.

Io lo avrei probabilmente cruciato anche solo se avesse accennato a me e te insieme. Non sarebbe stato rilevante a fare che cosa” mugugno io, cosciente di quanta verità ci sia nelle parole di entrambi.

Dall'anno scorso le cose sono decisamente cambiate. A volte fatico ancora a crederci.

Oh, non ne dubito. Ma sono convinta che tutto questo ci abbia fatto bene. Non credo che mi sarei mai ripresa, qui a Hogwarts, senza Ron o Harry. Dopotutto, siamo sempre stati insieme, mentre io e te non abbiamo fatto altro che insultarci, anno dopo anno, scagliandoci fatture e offese. E invece, quasi un anno dopo la battaglia, io e te siamo qui, insieme, mentre Harry e Ron non ci sono, impegnati in chissà che addestramento o missione da auror.”

E ti dispiace così tanto?” chiedo, leggermente offeso.

No. Sono contenta che le cose siano andate così. Spero che continuino anche.”

Intanto però non lo hai detto a nessuno, di noi due." ribatto, imbronciato. Sono cosciente di sembrare un bambino capriccioso, ma questa segretezza obbligata, con le persone che amiamo, mi dà davvero tanto fastidio. 

Non credo che tu lo abbia sbandierato ai quattro venti…” risponde lei, incupendosi.

No, hai ragione. Ma non l'ho fatto perché ho paura delle possibili ripercussioni. Tu hai salvato il mondo magico. Sei bella, coraggiosa, intelligente. Io sono il mangiamorte figlio di mangiamorte che alla resa dei conti ha deciso di schierarsi dalla parte dei malvagi, il vigliacco che ha sempre preferito la sicurezza di qualcosa di sbagliato al posto dell'incertezza del giusto. Sai quante voci si alzerebbero intorno a noi? Ti accuserebbero di essere stata incantata, circuita, obbligata o chissà che altro. Non voglio che succeda questo. E poi ho paura che qualcuno potrebbe farti del male.” le dico, cercando di spiegare che se io non lo dico, è esclusivamente per proteggerla da un mondo che troppo spesso è cattivo e che si comporta da giudice senza dare possibilità di appello.

Chi potrebbe farmi del male? Qualcuna delle tue amanti, gelosa? Gli amici di tuo padre ancora latitanti? I miei amici?” dice, con una punta di acidità nella voce.

La mia EX amante. Nonostante tutto quello che si diceva, non ne ho avute chissà quante. L'unica che potrebbe volerti fare del male è Pansy, ma dal momento che si è trasferita in Austria, non credo che ci creerà problemi. E in ogni caso io voglio solo proteggerti.” dico, sospirando.

Lo so. In realtà ho paura di come potrebbero reagire Harry e Ron e Ginny. Ho l'impressione che non sarebbero propriamente entusiasti della cosa.”

Non avrebbero tutti i torti. Dopo tutto quello che ti ho fatto a scuola, quello che hai dovuto sopportare a causa della mia famiglia…beh, non so neanche io perché tu stia con me.”

Hermione si tira su e si fa più vicina al mio volto. Diventa progressivamente più rossa, fino ad arrivare a una tonalità che ricorda molto il porpora.


Sto con te perché ti amo e non voglio che quello che è successo nel passato si metta tra noi. Ormai è passato.” sussurra, prima di posarmi un bacio sulle labbra.

Tu…che cosa hai appena detto?” chiedo, incredulo. Non credevo che avrei mai sentito di nuovo quelle due parole.

Ho detto che ti amo.” ripete, arrossendo ancora di più.

Ti amo anche io, mia piccola dolce Mezzosangue”



Un muoversi nel letto, il fruscio delle coperte, mi distolgono dai ricordi. La osservo stiracchiarsi, sbattere le palpebre e sbadigliare e un moto di affetto infinito mi coglie. Poi apre d'improvviso gli occhi, come colta da un lampo.

“Buongiorno…dormito bene?” chiedo.

La vedo scuotere la testa, tapparsi le orecchie con le mani e ripetere sottovoce “no, no, no…”.

“Hermione…Hermione, apri gli occhi amore mio” sussurro, avvicinandomi a lei, che a questo punto apre gli occhi. Lo sguardo che mi rivolge è incredulo.

“Non sei reale…tu te ne sei andato…” sibila, gli occhi sgranati. Poi alza una mano e la posa sulla mia guancia. Al contatto, si scatena una scintilla. “Oh Morgana. Tu sei qui. Sei qui, davvero” dice.

“Sì.” rispondo. Salgo sul letto, a gattoni, muovendomi verso di lei. La vedo arretrare, come se non ci credesse ancora. Finalmente si blocca, intrappolata tra il mio corpo e la testiera del letto. Mi avvicino ancora, abbassando il mio volto verso il suo, finché le punte dei nostri nasi non si sfiorano, in quel contatto familiare e così esclusivamente nostro.
“Sì. Sono qui, perché è il mio posto. Lo è sempre stato.” dico, prima di baciarla.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


Salve a tutti/e!
Oggi sono particolarmente elettrizzata: per la prima volta sono stata in sala operatoria *-*
Per questo ho deciso di pubblicare il sedicesimo capitolo, anche perchè sono tornata a casa-casa e ho di nuovo una connessione internet!! ^-^
Non c'è molto da dire, se non che come sempre vi ringrazio dal più profondo del mio cuore. Grazie a tutti voi che seguite, ricordate, preferite la mia storia, tutti voi che la leggete e voi che la recensite, facendomi sempre sapere quel che ne pensate: siete importantissimi!
Ora, senza trattenervi oltre, vi lascio alla lettura! :)
A presto, 
Baci Lagherta :*


 
Capitolo 16


 
Blaise's POV


“Amore, che hai?” la voce di Daphne mi raggiunge, facendomi sobbalzare.

Merlino, quanto è silenziosa! Lo è sempre stata, certo, anni e anni a sgattaiolare per i corridoi del castello a notte fonda e nessuno, dico nessuno, è mai riuscito a scoprirla. Il matrimonio, però, ha affinato la sua capacità di scivolare sul pavimento senza far rumore, come se vi galleggiasse sopra.

“Ma niente, tranquilla…” rispondo, asciugando con un incantesimo lo scotch che mi si è versato sui pantaloni e sulla poltrona.

“Certo, niente. E io sono Mago Merlino. Blaise, sei seduto nella poltrona da ore, fissi il caminetto, che ti faccio notare è spento, da altrettanto tempo. Stai bevendo lo scotch senza ghiaccio. È ovvio che c'è qualcosa che non va.” dice, avvicinandosi sorridente.

Perspicace. Silenziosa e perspicace. So che la lista di aggettivi che stasera rivolgerò a mia moglie non è ancora finita e sospiro.

“Sono preoccupato per Hermione e Draco.” dico, prendendomi la testa tra le mani. “Ultimamente Hermione è stata…nervosa. So che al Ministero le hanno dato del filo da torcere, ma ho l'impressione che non fosse l'unico motivo del nervosismo. Non so spiegare, ma è una sensazione che ho avuto a pelle. Sai, come quando ti ho chiesto di sposarmi: sapevo che mi avresti detto di sì, era una sensazione che avevo a pelle.” concludo, sospirando quando le piccole mani di Daphne si poggiano leggere sulle mie spalle, cominciando a massaggiarle.

“Ah-Ah. Molto divertente, amore.” ridacchia Daphne alle mie spalle. Poi sospira. “Lo so amore. Sono preoccupata anche io. Hermione era strana, hai ragione. Però quando ci siamo viste e le ho chiesto che cosa avesse, mi ha risposto che era il lavoro e che sarebbe passato in fretta. Che dovevo fare? Torchiarla? Hermione è sempre stata di una sincerità disarmante, se ci fosse stato altro me lo avrebbe detto.. Ti ricordi quando Draco ce l'ha presentata?” continua, sorridendo.

“Oh certo! Non credo che sia qualcosa che potrò dimenticare facilmente.” sogghigno di rimando.
 
* * *

Casa nostra, il Manor Zabini-Greengrass, non ha mai visto tanto nervosismo. Io e Daphne ci siamo appena fidanzati e dal momento che i genitori di lei sono morti e che mi madre è così…particolare, non ci sono stati problemi nell'andare a convivere prima del matrimonio. D'altro canto, i Purosangue si sono molto ammorbiditi dopo la caduta del Signore Oscuro. Non che avessero molta scelta, dal momento che non erano più così importanti o influenti.

Draco, oggi, ci presenterà la donna che, ormai è evidente, gli ha rubato il cuore. Ci ha solo detto che è una ragazza di Hogwarts e che l'abbiamo conosciuta.
Nè io, né Daphne, né Theo, siamo tornati a Hogwarts per completare l'ultimo anno. Neanche Pansy è tornata, preferendo trasferirsi in Austria, dove nessuno la conosceva. Le lettere ci sono arrivate certo, la McGranitt ci ha scritto, implorandoci a modo suo di tornare, che nessuno ci avrebbe colpevolizzati, che dovevamo farlo per noi. Ma abbiamo rifiutato, ringraziandola. L'ostracizzazione che ci avrebbe colto, volenti o nolenti, al castello ci avrebbe distrutti e noi lo eravamo già abbastanza da tutto quello che avevamo passato.
L'unico di noi che era tornato era stato Draco. Sua madre aveva insistito e nessuno più di Narcissa sapeva convincerlo a desistere dalle sue decisioni. Per cui, il 1° settembre Draco si era presentato al binario 9e¾ di King's Cross, era salito sull'Hogwarts Express e aveva completato il suo ultimo anno. Quando io e Daphne lo avevamo visto, a Natale, ci era apparso tranquillo e rilassato, cosa che mi aveva lasciato stupito perché mi aspettavo di incontrare il mio amico trasformato nel più tetro dei principi delle tenebre.

Anche Theo, che lo aveva incontrato pochi giorni dopo, mi aveva detto di aver avuto la stessa sensazione: Draco era calmo e rilassato come poche volte, negli anni di Hogwarts, lo avevamo visto. Ed era sicuro che di mezzo ci fosse una donna. Quello che non ci spiegavamo era CHI fosse stata in grado di apportare tali cambiamenti al Principe delle Serpi. Avevamo escluso le Tassorosso: troppo tranquille, pacifiche e, senza offesa per nessuno, poco passionali. Almeno per uno come Draco.
Le Grifondoro erano escluse a prescindere. Anche se Draco si fosse interessato a una di loro, non avrebbe avuta nessuna chance. Troppo fiere, orgogliose e disgustate dai Serpeverde. No, decisamente non poteva essere una di loro.
Daphne aveva sbuffato, apparentemente stufa delle nostre elucubrazioni riguardanti Draco e la misteriosa ragazza e se ne era andata in biblioteca, urlando a un elfo di portarle un tè.
Erano rimaste, quindi, le Corvonero: intelligenti, a volte anche troppo, calcolatrici e opportuniste, fatta qualche eccezione, come quella Lunatica Lovegood.

Io e Theo, quindi, ci eravamo buttati su un ricapitolare tutte le Corvonero che avevano frequentato Hogwarts insieme a noi e che sapevamo essere vive. Avevamo fatto una lista che poi avevamo ridotto escludendo quelle che non rientravano assolutamente negli standard di Draco ed eravamo rimasti con una decina di nomi.

I mesi erano passati. Da Natale, mille congetture si erano susseguite. Adesso, in un settembre particolarmente freddo, non ci rimaneva altro che aspettare di conoscerla e io e Daphne (Theo non era potuto venire) li stavamo aspettando, frementi, seduti sul divano in pelle nera che troneggiava al centro del salotto.
Mi chiedo chi possa essere la donna misteriosa e più ci penso più mi si instilla il dubbio che non sia nessuna delle papabili mie e di Theo.

Un elfo arriva ad annunciarci che il signor Malfoy e la signorina che lo accompagna sono arrivati e che aspetta solo un nostro ordine per introdurli nel salotto.
Un gesto raffinato del capo di Daphne dà il permesso all'elfo, che esce e poco dopo rientra nel salotto, accompagnato da Draco e una misteriosa ragazza avvolta in un mantello verde scuro, dalla foggia preziosa, con il cappuccio tirato su e calato sul volto, come a volersi nascondere da noi.

Daphne, leggermente infastidita, si alza dal divano per andare ad abbracciare Draco, che le posa due leggeri baci sulla guancia. Io la seguo e stringo la mano al mio amico, sul cui viso troneggia un ghigno inquietante e al tempo stesso estremamente rilassato.

Draco! È un piacere averti qua. Che cosa posso offrirti?” dico, sorridendo, al mio amico.

Blaise, Merlino! Quando sei diventato così cafone?” esclama Daphne. “Non ci hai nemmeno presentato la tua accompagnatrice” continua, rivolgendosi a Draco, il cui ghigno si è, se possibile, allargato risultando ancor più inquietante.

Non credo di aver bisogno di presentazioni, Greengrass. Sia tu che Zabini mi conoscete piuttosto bene.”

Quella voce. No. Non è possibile. Quella voce, quel tono, quell'accento. Appartengono a una persona sola al mondo, l'ultima che avrei pensato di vedere accanto a Draco.

Granger!” esclama Daphne, precedendomi e soprattutto evitando una mia gaffe: a me più che il cognome sarebbe uscito un Mezzosangue sibilato a denti stretti.

Un sorriso bianco accecante, due occhi d'oro colato e una massa di ricci non più crespi, ma dello stesso color cioccolato che ricordavo, appaiono quando lei spinge indietro il cappuccio.

Bentrovate Serpi. Chi avevate scommesso ci sarebbe stata al mio posto?”
 
* * *

Ci aveva sorpreso. E non aveva smesso di farlo.
Con il passare degli anni, soprattutto all'inizio, quando Potter e i due Weasley le avevano voltato le spalle e dopo che non era riuscita a restituire la memoria ai suoi genitori, io, Daphne e Theo eravamo diventati la sua famiglia, esattamente come eravamo stati per anni la famiglia di Draco.

Si era rivelata una persona dannatamente interessante e quella saccenza che per tanti anni a Hogwarts avevamo odiato e considerato un tentativo di mettersi in mostra, si era rivelata un tratto naturale del suo carattere, che a lei stessa non piaceva, ma che faceva parte di lei esattamente come ne facevano parte i capelli ricci e gli occhi dorati.
Era una fonte inesauribile di sapere, di ogni tipo, e la sua conoscenza era incrementata dall'aver vissuto a metà tra mondo magico e mondo babbano.

Si era rivelata una persona di cuore, pronta ad aiutare chiunque, a dare una seconda chance anche a noi che per 6 lunghissimi anni l'avevamo letteralmente massacrata con dispetti, offese, prese di giro e fatture. Estremamente dolce e con uno spirito materno molto accentuato, si era presa cura di noi, aiutandoci a reinserirci in quel mondo che avevamo sempre sentito nostro e che adesso ci disprezzava per la parte da cui, più o meno volontariamente, ci eravamo schierati.

E quindi, nonostante lo scetticismo del primo periodo, nonostante i dubbi che ci avevano colti uno dopo l'altro, alla fine avevamo capito che non c'era stato e non ci sarebbe mai potuto essere qualcuno più adatto a Draco di Hermione.
Persino Daphne alla fine aveva capitolato, ammettendo che neanche Astoria sarebbe stata in grado di riportare Draco alla vita come aveva fatto Hermione.

Hermione. La So-tutto-io saccente ed orgogliosa era stata in grado di abbattere le barriere che Draco aveva faticosamente costruito, insinuandosi alla loro base e distruggendola, come l'acqua corrode la pietra, scorrendovi tutto intorno.

E sorprendentemente, tra noi, quella che ci era entrata più in intimità era stata proprio Daphne. Si erano scoperte stranamente compatibili e con la sorpresa che caratterizza tali eventi, si erano avvicinate. Prima sospettose, poi pian piano si erano messe a nudo e alla fine erano diventate amiche. Molto amiche.
Al nostro matrimonio, Hermione aveva fatto da testimone a Daphne, Draco e Theo erano stati i miei. Pansy non aveva partecipato, ma non ne avevamo sentito la mancanza. D'altro canto, non è che lei avesse fatto grandi sforzi per ripristinare i contatti con noi: da quando si era sposata con un lord scandinavo purosangue, aveva fatto in modo di cancellare ogni traccia della sua vita precedente, esclusi gli anni di scuola ad Hogwarts, di cui in ogni caso aveva ben nascosto la promiscuità che l'aveva caratterizzata.

Avevamo visto Draco cambiare: dal gelido principe che era stato ad Hogwarts e che non aveva mai permesso che neanche noi, i suoi migliori amici, vedessimo la sua parte migliore, era diventato un uomo che non aveva paura di dimostrare i propri sentimenti. Certo, non era diventato uno sdolcinato che non perdeva occasione di baciare, tenere per mano, soffocare di attenzioni la propria amata, ma il sorriso e le piccole attenzioni che rivolgeva ad Hermione quando pensava che nessuno lo vedesse per noi valevano più di ogni altra cosa al mondo.

E adesso, che tutto stava andando per il verso giusto, quei due testoni orgogliosi avevano litigato. E non era certamente stato un litigio per il colore di una stupida poltrona.

“Ho l'impressione che dovesse entrarci Lucius” sussurra Daphne, ancora alle mie spalle. Io annuisco. Ho pensato la stessa cosa. “Ma Hermione non ha mai recriminato nulla a Draco, men che meno aver avuto quell'uomo come padre…” continua.

“Magari il nervosismo le ha fatto dire cose che non pensava…” suggerisco.

È il turno di Daphne di annuire, pensierosa. Poi una lucina, malefica tanto quanto intelligente, le illumina i meravigliosi occhi verdi.

“Devo scrivere alla Weasley.” dice risoluta “Ho un dubbio e sono sicura che lei saprà darmi delucidazioni.”

La guardo uscire dal salottino, sento i suoi tacchi schioccare svelti sul pavimento in pietra serena che forma il pavimento. Torno a rivolgere tutta la mia attenzione al bicchiere di scotch, ormai vuoto, che ho in mano.
Con un incantesimo non verbale lo riempio nuovamente, questa volta ricordandomi di aggiungere il ghiaccio, e poi guardo i riflessi ambrati della bevanda danzare nel bicchiere di cristallo.

Danzano insieme, toccandosi e incrociandosi, finché un guizzo particolarmente vivace del fuoco non ne cambia il ritmo e li divide. In questa danza strana rivedo Draco ed Hermione e mi sorprendo a sperare che il guizzo vivace entrato nella loro vita si spenga, facendo tornare le cose come erano.

“Merlino, ti prego come non ho mai fatto in tutta la mia vita. Fai sì che le cose tra quei due orgogliosi si sistemino al più presto. Se non succederà, due vite saranno rovinate per sempre.”

La luce che il fuoco nel camino emana si appiattisce, come se volesse rispondere alle mie preghiere. Io sorrido e alzo il bicchiere, brindando ai quei due che il destino ha unito nonostante tutto fosse contro di loro.

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII ***


Salve a tutti/e!
Eccoci qua, piano piano ci avviciniamo alla conclusione della storia. 
Non vi preoccupate, manca ancora un po', ma questo capitolo è una sorta di svolta.
Ho faticato a scriverlo, perchè non sono madre nè padre e ho dovuto immaginare il turbinìo di emozioni che può cogliere due persone nello scoprire una cosa simile, che cambierà irrimediabilmente le loro vite. Ci ho provato, nonostante tutto, e sono abbastanza soddisfatta del risultato, ma come sempre il giudizio finale è nelle vostre mani. 
Vista la difficoltà che ho riscontrato vorrei chiedervi di lasciare un commentino, guisto per capire come sia venuto nel complesso il capitolo. :)
Vi ringrazio, come sempre, tutti voi che seguite/preferite/ricordate, leggete silenziosamente e commentate la mia storia: ognuno di voi, più o meno silenziosamente, dà un contributo importante alla stesura di questa storia! ^-^
Detto questo, vi lascio alla lettura.
A presto, spero.
Baci, Lagherta :*

 


Capitolo 17

 
Draco's POV


Dal contatto tra le nostre labbra un universo prende forma. Credo di averlo saputo fin dalla prima volta in cui ci siamo baciati: lei è il mio mondo, è la mia salvezza, è la vita. Vita che in questo mese mi è mancata dannatamente, lasciandomi a galleggiare in un limbo grigio.

Dopo un tempo che mi pare infinito, ci stacchiamo, obbligati dalla necessità di prendere aria. Strofino di nuovo la punta del mio naso affilato contro quella più tondeggiante del suo. Respirando l'uno il respiro dell'altra, con le fronti poggiate ci guardiamo. Sprofondo nel suo sguardo dorato, che mi è mancato infinitamente e che adesso brilla di una luce nuova.

“Ti amo. E mi dispiace aver reagito in quel modo. Non avrei dovuto…” inizio.

“Shh. Ti amo anche io. Ma sono io che non avrei dovuto paragonarti a tuo padre. Non c'è nessuno che sia più diverso da lui di te. Sei coraggioso, leale, fedele. Sei andato oltre i pregiudizi che ti hanno inculcato fin da bambino. Ti sei rifiutato di uccidere. Hai cercato in qualche modo di proteggermi, quando ero sotto le grinfie di tua zia. Ti sei preso le offese e le minacce dei purosangue che non hanno mai accettato noi due e del resto del mondo che ti ha sempre etichettato come un opportunista che alla prima buona occasione mi avrebbe lasciato per qualcuno di più adatto a te. Tu non sei Lucius. Tu sei Draco, sei il ragazzo che ho imparato ad amare e l'uomo che amo adesso. Sei il mio mondo, la mia casa e la mia famiglia. Ho causato una situazione disastrosa e tutto a causa di un nervosismo assurdo che mi ha annebbiato la mente. Perdonami, se puoi.”

Non ha preso fiato, nel fare il suo discorso, e il risultato è che ha assunto una colorazione purpurea, probabilmente incrementata dal senso di colpa che le attanaglia il cuore. La conosco meglio di quanto conosca me stesso e sono sicura che sarà stata malissimo, in questo periodo, esattamente come sono stato male io. L'unica differenza è che io, i primi tempi, sono stato sostenuto dalla rabbia.

“Amore mio, io ti perdonerò sempre. Tu mi hai tratto in salvo quando stavo per annegare. Sei stata il mio faro e al tempo stesso la mia àncora, in questi 10 anni. Non ti abbandonerei mai per un litigio, nemmeno nel caso tu mi paragonassi di nuovo a mio padre. Mi arrabbierei, come ho fatto questa volta, perché mi ferisci, ma so che non lo pensi e per questo ti perdono. E poi, le cose che devo farmi perdonare io sono talmente tante che…” non faccio in tempo a terminare la frase che la vedo impallidire, schizzare letteralmente via dal letto, come fosse caricata a molla, e rifugiarsi in bagno, dal quale poco dopo fuoriescono versi molto simili ai grugniti dei troll.

La raggiungo e la trovo abbracciata alla tazza, il volto di una sfumatura verdognola seminascosto dai capelli sfuggiti alla coda che si era fatta poco dopo essersi svegliata.

“Hermione…che ti succede?”

“Non lo so…” rantola, prima che un nuovo conato la spinga a reimmergere il volto nel WC e a vomitare il niente che c'è nel suo stomaco.

Quando si tira su, i capelli sporchi di vomito, il viso pallido e tirato, io la guardo e nonostante tutto non mi è mai sembrata più bella: c'è qualcosa di nuovo, che la illumina dall'interno, che non capisco.

“Mi aiuteresti a fare un bagno?” mi chiede, guardandomi di sottecchi.

“Non sarebbe meglio se ti riposassi un po'?” rispondo io, dubitando che il bagno sia una buona idea.

“Ho i capelli pieni di vomito. Voglio lavarmi. Sono sicura che l'acqua calda mi toglierà questo malessere di dosso.” afferma, decisa.

Annuisco e apro i rubinetti della vasca, iniziando a riempirla. La osservo mentre ci getta dei sali alla lavanda, che poco dopo riempiono la stanza con il loro odore. C'è qualcosa di strano in lei. Mi acciglio, cercando di capire. Cosa c'è stato di diverso negli ultimi tempi? Non può essere stato lo stress della rottura perché altrimenti apparirebbe sciupata invece che così…florida. Prima di quella sera aveva avuto sbalzi d'umore e nervosismo ad alti livelli, ma niente febbre né malesseri fisici di nessun tipo. Eppure so che c'è qualcosa che mi sfugge.

“…Draco?”

“Cosa?” chiedo. Lei sorride dolcemente, prima di ripetere la domanda.

“Mi aiuteresti a lavarmi la schiena, per favore?”

“Sì, certo…”

La guardo spogliarsi, come ho fatto migliaia di volte in questo 9 anni. Osservo con attenzione i gesti che hanno caratterizzato ogni sera degli ultimi 4 anni e molte sere dei precedenti 5, un rituale che si era sviluppato insieme alla nostra relazione. All'inizio era uno svestirsi timido, frettoloso, svolto al buio per la paura che ciò che l'altro avesse visto non fosse gradito. Poi, pian piano, era diventato un togliersi i vestiti reciprocamente, assaporando ogni strato di tessuto rimosso, godendo della vista del corpo dell'altra che veniva alla luce lentamente. Per me il corpo di Hermione era sempre stato qualcosa di meraviglioso e immeritato, che avevo fissato ogni volta che mi si era presentato davanti, splendente nella nudità, come un dono degli dèi. Non è mai stata grassa, né troppo magra, minuta sì, ma proporzionata e con le curve al posto giusto.
Ora però, che la guardo riflessa nello specchio del bagno alla ricerca di qualcosa che mi dica che cos'ha, noto delle piccole differenze rispetto ad un mese fa. Sono piccole cose, certo, che un occhio non esperto quanto è il mio riguardo al suo corpo e alla sua mente non noterebbe certamente, ma io sì.
I suoi seni candidi, dai capezzoli appena più scuri, sono più grandi. I suoi fianchi si sono fatti più rotondi e il ventre, un tempo piatto, presenta un discreto rigonfiamento.

D'un tratto tutto è chiaro come se fosse sotto un riflettore. Il seno ingrossato, il ventre rigonfio, le nausee…

“Sei incinta…” sussurro, gli occhi che mi si spalancano dalla sorpresa della constatazione.

“Che cosa?” si gira di scatto, guardandomi, gli occhi dorati enormi e spaventati.

“Sei incinta, Hermione."

“No. Non è possibile, io…no!”

La guardo accasciarsi lentamente a terra, sul gelido pavimento del bagno. Mi abbasso insieme a lei, sedendomi accanto alla più bella donna che i miei occhi abbiano mai sfiorato, la donna che sarà madre di mio figlio. Le prendo le mani, che si sta torturando.

“Pensaci. Le nausee, anche se potrebbe essere una coincidenza, e ti ho appena visto nuda. Un mese fa non eri così. Adesso sei…splendente. Emani una luce dall'interno che non ti ho mai visto. E poi il tuo corpo è più morbido, i tuoi seni più grandi, i capezzoli più scuri. E il tuo comportamento dell'ultimo mese prima del litigio…beh diciamo che non eri esattamente te.”

“Mi sono saltati 3 cicli e io non ci ho dato peso. Pensavo fosse lo stress del lavoro” sussurra, sollevando appena la testa dalle ginocchia in cui l'aveva costretta.

“Amore, che c'è che non va? È una bella notizia, no?” le chiedo, cercando di incrociare il suo sguardo, ostinatamente piantato verso il muro che ha davanti.

“Incinta…un bambino…io…oh Godric!”

La guardo mentre prende coscienza. Non che io non sia stupito, spaventato, felice o quant'altro, ma in questo momento è lei ad aver bisogno di me. Io mi farò prendere dalla marea di emozioni quando lei si sarà ripresa.

“È una bella notizia, giusto? Insomma, Hermione. Un bambino, un bambino nostro. Merlino…”

“E se non fossi in grado?” mi domanda, gli occhi pieni di paura.

“Tu incapace di qualcosa? Starai scherzando!” la guardo.

Vedo il terrore che la pervade, il pensiero di non essere capace di prendersi cura di un bambino, paura di non saper essere madre. Non l'avevo mai vista così. O forse sì, quella notte al Manor, quando torturata da Bellatrix, lei si preoccupava per me.

Con una mano le alzo il mento, spingendola a guardarmi negli occhi.

“Amore mio. Non credo ci sia qualcosa che tu non sia in grado di fare. Essere madre è una cosa meravigliosa, almeno a detta delle donne che lo sono, e io spero che potrà essere meraviglioso anche per te. Però voglio che tu sappia una cosa. Io non voglio essere un padre come gli altri e soprattutto non voglio essere un padre come il mio. Io sarò presente, io ci sarò sempre per te e per il bambino. Voglio aiutarti, starti accanto, svegliarmi la notte per lasciarti dormire, cambiare pannolini e fare bagnetti. Non voglio che mio figlio mi veda come una figura lontana, a cui far riferimento senza che io abbia fatto nulla per meritarmelo. Voglio essere lì quando dirà la prima parola e farà i primi passi, voglio regalargli la prima scopa e farci un giro insieme. Voglio essere padre, esattamente all'opposto di come è stato Lucius. So che cosa vorresti dire. Che non è colpa mia, che non è neanche colpa sua, perché è stato educato così, perché un tempo le cose erano diverse. Ma adesso si tratta di nostro figlio e io voglio esserci.”

Mi guarda, come se fosse la prima volta che mi vede. Probabilmente non si aspettava da me questo…desiderio di paternità. Non che me lo aspettassi io, in realtà. Ho sempre avuto paura di poter essere come mio padre. Eppure adesso che so che nella pancia di questa splendida donna, c'è un minuscolo fagiolino che è mio figlio, un calore immenso e del tutto nuovo mi si è acceso esattamente al centro del petto: mi sento molto vicino alla completezza.

Tace, Hermione, mentre mi guarda. Ed è strano, per lei che non è mai stata zitta un secondo.
La sua mano destra, con l'anellino d'argento che le fascia l'anulare, sale a toccarmi una guancia e un singhiozzo strozzato le scappa dalle labbra. In un momento è tra le mie braccia, la faccia nascosta tra collo e spalla, che piange.
Io le carezzo i capelli ricci, mormorando parole che spero la possano confortare.
Dopo quello che mi sembra un tempo infinito, un groviglio di capelli ricci emerge dal mio abbraccio, si asciuga gli occhi e tira (molto poco elegantemente) su col naso. Poi alza gli occhi su di me.

“Ho paura.” dice soltanto.

“Anche io, ma insieme ce la faremo.” e torno ad abbracciarla.

Il suo corpo nudo, stretto a me dopo tanto tempo, si rilassa piano piano, forse inconsapevole. Restiamo lì, seduti sul tappeto del bagno, finché non la sento rabbrividire. Allontanandola dal mio petto e facendola voltare, la guardo sorridendo. Con un incantesimo non verbale chiudo i rubinetti della vasca appena in tempo perché l'acqua non fuoriesca.

“Allora, signorina, questo bagno?”

La faccio alzare ed entrare nella vasca. Mormoro un “ut musica diffundet1 e la radio si accende, trasmettendo un pezzo di David Bowie intitolato Heroes. Nel frattempo Hermione è scivolata nell'acqua, lasciando fuori solo la testa.

Rilassata, come poche volte l'ho vista, gli occhi chiusi, il respiro rallentato, i ricci sulla nuca ormai fradici, le mani giunte sul ventre, in un gesto istintivo e inconsapevole di protezione.
La guardo e la trovo bellissima.

“Hermione…” sussurro, avvicinandomi al bordo della vasca.

“Mmh…” mugugna in risposta lei, socchiudendo un occhio solo.

Non faccio in tempo a rendermi conto delle parole che escono dalle mie labbra, che ormai le ho pronunciate.

“Hermione, vuoi sposarmi?”




Note:

1: incantesimo di mia invenzione. Le mie reminiscenze di latino non sono delle migliori e di questo mi dispiaccio un sacco, ma la traduzione dovrebbe essere “che la musica si diffonda”. Se avete una traduzione migliore o correzioni da fare, siete i benvenuti. :)

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII ***


Salve a tutti/e!
Eccomi di nuovo, con il diciottesimo capitolo! 
Questo e il prossimo saranno due capitoli in flashback, dal punto di vista di nessuno dei due protagonisti: diciamo che saranno un ripercorrere tutti insieme appassionatamente tappe importanti ai fini dello sviluppo della relazione tra Draco ed Hermione, prima di andare avanti con la storia :)
Come sempre, vi ringrazio, tutti voi che recensite, seguite, ricordate e preferite la mia creatura: mi rendete molto molto felice! ^-^
Al solito, vi chiedo di spendere due minuti per lasciarmi un commento che sia positivo o negativo, perchè è grazie alle letture e ai commenti che continuo a scrivere *-*
Adesso smetto di scocciarvi e vi lascio alla lettura del nuovo capitolo! :)

A presto, 
Baci Lagherta :*

Capitolo 18



Giugno 1999


I M.A.G.O erano finalmente finiti. Hermione e Draco avevano fatto i bagagli in un lampo, ognuno nella propria stanza, dopo essersi dati appuntamento sulla riva del Lago Nero. Lui era arrivato camminando lentamente, il corpo fasciato dagli abiti di alta sartoria, la mano sinistra in tasca e la destra a reggere il colletto della giacca che giaceva sulla spalla. L'aveva trovata seduta sotto quel tasso che era stato testimone del loro primo incontro e di tanti incontri che in quell'anno si erano succeduti.


Che cosa leggi?” chiede lui, facendo sobbalzare la ragazza, ormai sprofondata nell'universo a cui il libro poggiato sulle ginocchia le ha dato accesso.


Cent'anni di solitudine” replica lei, un sorrisetto malinconico che si apre sulle labbra rosee. “E così, a distanza di ben 9 mesi, tutto finisce.” continua poi, il sorriso che muore rapidamente.


Finire? Perché dovrebbe?” chiede di nuovo lui, le sopracciglia aggrottate, una ruga profonda che vi si disegna in mezzo.


Oh andiamo, Draco. Per quanto questo possa farmi male, so che anche in questo nuovo mondo, dove i purosangue non sono più così ben visti, le loro tradizioni permangono.” risponde lei, un velo di malinconia che le appanna la voce.


Non ti capisco. Che cosa vuoi dirmi?” la ruga si fa sempre più profonda, sulla fronte del giovane Malfoy.


Sì che lo capisci. Draco, non sono una stupida. Sono stati 9 mesi meravigliosi e io vorrei che non finissero mai, ma…” un singhiozzo le incrina la voce.


Mezzosangue, non sono mai stato troppo paziente. Dì quello che vuoi dire. Dì che neanche tu, alla fine, saresti in grado di stare con me fuori dalla protezione che le mura di Hogwarts ti concedono benevole. Dì che non riusciresti mai a lasciare che il tuo onore immacolato possa essere macchiato da una relazione con me, il mangiamorte figlio dei due più temibili seguaci di Lord Voldemort. Dillo. Renditi peccatrice di codardia e vattene, voltandomi le spalle come tutti. Ammetti che tutto quello che hai fatto – intercedere per mia madre e per me, avvicinarmi, farmi credere di avermi perdonato, instaurare questa farsa – lo hai fatto per sentirti meno in colpa, per pulirti la coscienza. Perché mai, la pura e buona Hermione Granger potrebbe abbassarsi a stare con Draco Malfoy, crudele e vigliacco fin nel midollo. Ammetti che questi mesi sono stati uno sbaglio e vattene. Non sarai che l'ultima di una lunga serie di persone che mi avranno voltato le spalle. Devo però farti i complimenti: nessuno prima è stato in grado di ferirmi, come hai fatto tu. E non credo di sbagliarmi nel dire che, appena avrai varcato i cancelli, lo Sfregiato e Lenticchia saranno lì ad accoglierti e che vi farete delle grasse risate alle mie spalle.”


Furioso come poche volte nella vita era stato, il giovane rampollo dei Malfoy era rosso in viso e pronto a voltare le spalle per primo, lasciando dietro di sé quell'amore che faticosamente era sbocciato e si era fatto spazio in quel cuore che pensava fosse un pezzo di ghiaccio, lasciando dietro di sé il vago accenno di una possibile nuova vita che era appena sorto e che altrettanto rapidamente stava per essere distrutto.


Draco Malfoy. Non azzardarti a voltarmi le spalle.” la voce piena di rabbia della ragazza dai capelli ricci, lo blocca prima che possa fare il primo passo.


Lentamente, l'alto e biondissimo giovane si volta. Osserva la minuta ragazza che gli sta di fronte, adesso in piedi, i piccoli pugni stretti, i capelli ricci che incorniciano il volto. Assomiglia a Medusa, in questo momento e sembra quasi che abbia lo stesso potere di pietrificare chi la guarda, visto che il ragazzo dai capelli d'oro si è immobilizzato di fronte alla furia della bella ragazza.


Cosa stai vaneggiando, stupido ragazzo? Mi credi così debole da non saper affrontare le conseguenze delle mie azioni? Mi credi così impaurita dai risvolti che stare con te potrebbe avere sulla mia vita? Mi credi davvero così vigliacca?” la furia scema, lasciando il posto ad una rabbia più gelida e pericolosa. “Oppure stai cercando di dare la colpa a me, lavandoti la coscienza dall'avermi mentito per mesi, nascondendomi il fatto che come tutti i rampolli purosangue, una volta uscito da Hogwarts hai un matrimonio con una ragazza considerata alla tua stregua che ti aspetta? Ammettilo, Malfoy. Sono stata un passatempo divertente, uno scalda-letto niente male e sicuramente un modo per riabilitare la tua precaria reputazione. Certo, i futuri suoceri non avranno gradito il tuo insozzarti con una sanguesporco, ma le camere blindate che i Malfoy-Black possiedono alla Gringott saranno state un incentivo convincente a soprassedere.” Hermione sta parlando incontrastabile e con la voce piena di sarcasmo amaro, trattenendo a stento le lacrime.


Tu sei una stupida!” grida il ragazzo, lasciando che la rabbia esploda, nonostante un sottofondo di sollievo la renda meno temibile di quanto desideri.”Come puoi pensare che dopo tutto quello che ho passato e che è successo potessi ancora sottostare agli ordini di mio padre? È mio padre che avrebbe voluto un matrimonio combinato, che aveva organizzato tutto. Non io. E neanche mia madre, che contrastando il volere di Lucius, ha annullato il contratto matrimoniale con i Parkinson non appena lui è stato rinchiuso ad Azkaban. E come puoi pensare che dopo averti aperto la mia mente, il mio cuore e la mia anima potessi far finta di niente ed abbandonarti come se nulla fosse?” sta urlando a dieci centimetri dalla faccia di Hermione, Draco. “Tu sei una stupida se non hai ancora capito quanto sia perdutamente innamorato di te, ragazzina, e di come niente potrebbe spingermi a lasciarti. Tu sei stata la mia salvezza, il soffio d'aria di cui un annegato ha bisogno per tornare alla vita, tu sei…”


Non fa in tempo a terminare la sua invettiva innamorata, Draco Malfoy, che la piccola, furente, Medusa in cui Hermione si è trasformata gli salta al collo, singhiozzando disperata.


Scusa. Perdonami…” mormora, il volto sepolto nella spalla di lui. “Pansy mi ha scritto, dicendomi del matrimonio, che avevo finito di divertirmi, che sarei tornata ad essere la lurida sanguesporco che sono sempre stata per te e che lei, invece sarebbe stata la nuova Lady Malfoy e si sarebbe assicurata che i giorni di Hogwarts diventassero solo un lontano ricordo. Non mi interessa il titolo, ma non sopporterei di perderti.” continua, man mano che i singhiozzi si affievoliscono.


Pansy? Tu hai dato retta a Pansy? Merlino, ma sei davvero stupida allora!” borbotta lui, la rabbia che lascia il posto al sollievo.”Come se, in ogni caso, avesse potuto essere una degna Lady Malfoy” continua, sbuffando, mortalmente offeso che lei abbia anche potuto pensare una cosa simile.


Scioglie gentilmente l'abbraccio di lei e prendendola per le spalle, la obbliga a stare in piedi davanti a lui. Con una mano poi, le asciuga le lacrime e le fa alzare lo sguardo, testardamente puntato a terra.


Non so chi ti abbia detto che sei la strega più brillante della nostra generazione e non so a che particolare campo si riferisse. Neanche mi interessa, perché è evidente che non si riferiva al campo amoroso.” un lieve sorriso si apre su entrambe le bocche. “Se una o un ex riporta al nuovo fidanzato o alla nuova fidanzata una qualche notizia, è sicuro al cento per cento che non sarà vero. Nel caso poi di Pansy, pensavo che anche tu, che sei inesperta, avresti capito che era una bugia per allontanarti da me ed avere campo libero! Merlino, Hermione!”


Scuote la testa, Draco, i capelli biondi che seguono i suoi movimenti.


Non ripeterò ciò che ti ho già detto. Ma sappi che non ti ho mai mentito. Adesso, ti avevo chiesto di vederci, prima di tornare a casa, perché volevo chiederti una cosa.”


Un poco elegante tirar su col naso rompe il silenzio. Hermione, gli occhi rossi e qualche singhiozzo che ancora fuoriesce dalle labbra, lo guarda.


Ricordi quando mi hai raccontato dei tuoi genitori?”


La testa ricciuta di lei annuisce.


Ecco. Volevo proporti di andarli a cercare, insieme. Potrei aiutarti e…”


Sì!” la risposta di lei è sicura e sincera.


Prima però vorrei che tu conoscessi mia madre. Non voglio più mentirle. Già questi mesi sono stati pesanti, non voglio continuare a nasconderle chi sei.”


Va bene.”


Sul serio?” non credeva che capitolasse così rapidamente.


Sì. Sono d'accordo. Basta bugie.” e così dicendo si avvicina, poggiando le mani sul petto di lui, sistemando pieghe inesistenti del colletto e togliendo le macchie di mascara che ha lasciato sulla spalla con un gratta-e-netta.


Un bacio lieve viene poi posato sulle labbra di lui, come una farfalla che si posi su un fiore.


Sarà un nuovo inizio per tutti. Niente segreti, niente bugie.” sussurra lui sulle sue labbra.


“Dovremo dirlo agli altri…” risponde lei, senza accennare ad allontanarsi.


Un passo alla volta, Hermione, un passo alla volta.”



* * *



19 Settembre 2000


MALFOY, HERMIONE? STAI FACENDO SUL SERIO?”


Le grida di Harry Potter ricordano molto le urla della Stamberga Strillante. Nel salotto di Grimmauld Place, i partecipanti a quella strana festa di compleanno non si stanno propriamente divertendo.


Oh, Harry! Non avevamo detto basta con i pregiudizi?” esclama Hermione, ruotando gli occhi.


STIAMO PARLANDO DI MALFOY, HERMIONE! MALFOY, MISERIACCIA! TI HA RESO IMPOSSIBILE LA VITA A HOGWARTS PER 6, E DICO 6, ANNI! SUA ZIA TI HA TORTUR-!”


RONALD BILIUS WEASLEY!” tuona Hermione “Non ti azzardare a pronunciare una sola, altra parola. E neanche tu Harry. So chi è. So che cosa mi ha fatto, non sono un'idiota e non sono indifesa. Ma sembra che quando più vi fa comodo io diventi una piccola e debole principessina da salvare o, eventualmente, tenere rinchiusa in una torre finché a uno dei due non viene in mente che «Hei! Hermione è una ragazza! Potrei invitarla al ballo come ultima chance, dal momento che tutte le altre mi hanno rifiutato!» oppure che «Hei! Senza il cervello e le capacità di Hermione probabilmente saremmo morti, io e il mio amico idiota, al primo anno. Forse è meglio tirarla fuori dalla bolla di vetro, altrimenti rischio la pelle.»”


Hermione è in piedi, davanti al divano su cui sono seduti Ginny, Neville e Luna. Harry sta in piedi davanti alla finestra, Ron è accanto a lui, seduto sul davanzale e Draco sta in silenzio, in un angolo. Odia vedere Hermione in quello stato, costretta a scegliere tra lui e i suoi amici. Se solo lei glielo permettesse, si farebbe da parte.


Hermione…”


No Ginny. Dimmi che non sei d'accordo con loro” Hermione si volta verso la piccola di casa Weasley, ancora seduta sul divano.


Non posso. Sono d'accordo con loro.” sussurra, contrita, Ginny. “Ho ben chiari i ricordi di tutte le volte che hai pianto perché lui ti aveva insultata. Mi ricordo ogni volta che sei stata male. E se alcune volte il responsabile è stato mio fratello -Sì Ron, tu l'hai ferita come ha fatto Malfoy, solo meno volte e con meno cattiveria- la maggior parte delle volte sei stata ferita da Draco.” Ron, che aveva aperto la bocca per protestare, viene zittito ancor prima di poter pronunciare una singola parola. “C'ero io, al tuo fianco, Hermione. Ogni notte che passavi a piangere, ogni volta che i tuoi occhi si riempivano di lacrime per quello che ti era stato detto, c'ero io.” Lo sguardo di Ginny è pieno di rancore e dolore.


Io credo che se Hermione l'ha scelto, e quindi perdonato, dovremmo farlo anche noi.” interviene Luna, la voce sottile e limpida.


Sono d'accordo. Voi non siete tornati. Non avete vissuto questo anno come noi, non avete visto il cambiamento. Anche Malfoy è cambiato e io mi fido ciecamente del giudizio di Hermione. Come dice Luna, se lei lo ha perdonato, lo dovremmo fare anche noi.” dice Neville, dando manforte alla fidanzata.


NO!” esclama Ron. “No, 'Mione-”


Non chiamarmi così, Ronald.”


Hermione, non puoi perdonarlo.”


Ronald, non dirlo, ti prego” sussurra Hermione.


É colpa sua se Silente è morto, è colpa sua se Tonks e Lupin sono morti-” continua, accecato dall'ira.


Ron, no…” sussurra Ginny, scuotendo la testa nel tentativo di distogliere il fratello da quell'assurda invettiva verso Draco Malfoy.


È colpa sua se Fred è morto.” termina, fissando con astio Malfoy, ancora seduto in un angolo.


Certo! Draco Malfoy: il perfetto capro espiatorio.” esplode quest'ultimo, ormai al limite. “Perchè Draco Malfoy è cattivo. Perchè a Draco Malfoy non si può dare una seconda chance. Perchè Draco Malfoy ha fatto quel che ha fatto e per lui non c'è possibilità di appello.” il sarcasmo pungente trapela dalle sue parole, mentre Hermione, in silenzio e lentamente, gli si pone a fianco. “Va bene. Affronterò il vostro giudizio e il vostro disgusto, probabilmente me lo merito anche. Ma non vi azzardate a mettere in dubbio o a colpevolizzare o a trattare in questo modo Hermione. Lei per voi c'è sempre stata, seguendovi e proteggendo tutti voi, perdonando colpi di testa che potevano ucciderla e tradimenti” con queste parole guarda prima Harry e poi Ron, che hanno entrambi il buon gusto di abbassare la testa e apparire contriti. “Tutti commettiamo errori. I miei sono stati tanti e gravi, ma ho chiesto perdono. Non ho bisogno del vostro affetto. Per quanto mi riguarda io sono qui solo per Hermione. Ma voi, che vi professate tanto suoi amici, paladini della giustizia, sempre nel giusto, posatevi una mano sulla coscienza.” Posa lo sguardo su tutti loro, soffermandosi pochi secondi su ognuno. Poi guarda Hermione e tutti si accorgono del cambiamento che avviene in lui. Lo sguardo si fa molto più dolce e le sue mani prendono quelle di lei come se fossero di cristallo. Posandole un bacio sulla fronte le sussurra qualcosa, a cui lei risponde annuendo.


Vorrei dire che è stato un piacere incontrarvi, ma mentirei, e ho promesso che non lo avrei più fatto. Quindi adesso tolgo il disturbo.” e con un crack si smaterializza.


Hermione…” la voce di Ginny, così debole rispetto al solito, cerca di mettere una toppa, ma la falla ormai è irreparabile.


Hermione scuote la testa e si smaterializza, ma non fa in tempo a reprimere un singhiozzo doloroso, che riecheggia nel salottino anche dopo che è scomparsa.


Siete stati troppo duri”. La voce di Neville fa seguito all'eco del singhiozzo. Luna, accanto a lui, con le mani posate sulle spalle del fidanzato, annuisce con aria triste.


Neville tu non capisci…” la voce di Harry, dura, cerca di far valere le sue ragioni.


No, Harry. Tu non capisci. Voi non eravate lì. Non siete tornati ad Hogwarts. Non eravate al fianco di Hermione. Non voglio recriminarvi qualcosa. Ognuno di noi ha un modo tutto suo di fronteggiare quello che abbiamo vissuto. Ma Hermione era sola. Noi…io e Luna non eravamo abbastanza. Vagava per i corridoi e per le aule, lo sguardo vuoto e la testa piena di fantasmi. Si allontanava sempre più spesso, rifugiandosi sulla Torre di astronomia o sulle rive del Lago nero, in nicchie sperdute che non riuscivamo a trovare. Si nascondeva per restare sola. E Draco era solo come lei. Si sono riconosciuti. In quella devastazione di edifici e persone, quei due si sono riconosciuti. Soli in egual modo. Si sono aggrappati l'uno all'altra e hanno ricominciato, ponendo le basi per qualcosa di nuovo e più forte. Noi non siamo nessuno per dirle che cosa fare o non fare. Lei non ne ha bisogno.”


Nessuno parla e nel salottino è calato il gelo.


Noi ce ne andiamo, ragazzi.” dice poi Luna, alzandosi in piedi seguita da Neville. “Ci vediamo…”


Il sorriso triste della dolce Corvonero è l'ultima cosa che i tre Grifondoro scorgono, prima che un terzo e sonoro crack porti i due innamorati lontani da quella casa che, nonostante le cure messe nella ristrutturazione, sembra aver fatto propria l'anima rancorosa e cattiva di Walburga Black.



* * *



Natale 2001



Amore mio, svegliati!” le labbra di Draco sussurrano all'orecchio di un'Hermione profondamente addormentata.


Piccoli baci, posti lungo la linea della mandibola, lungo la clavicola e poi la spalla, appena scoperta dal piumone bordeaux.


Mugugnando Hermione apre gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre. Lancia un'occhiata infastidita alla sveglia sul comodino.


È presto, Draco. Lasciami dormire.” borbotta, voltandosi dall'altra parte e abbracciando il cuscino di piuma d'oca.


Altri baci, a cui si aggiungono carezze, tentano di svegliare la principessa riccioluta e profondamente addormentata.


Amore, è Natale. Tra poco arriveranno gli altri. Non vorrai che Blaise salga su, vero?”


Blaise. Maledetto lui. Maledetto il giorno in cui sono diventata sua amica.” borbotta, rotolando tra le lenzuola fino a raggiungere il bordo del letto, dal quale scende tirandosi dietro il piumone, in cui si avvolge.

Mi faccio una doccia. Vuoi venire con me?” chiede poi, sensuale anche appena sveglia.


Il ragazzo la segue, entrando nella vasca piena di acqua calda e sali profumati. Si amano, per l'ennesima volta, in quel modo dolce e pieno di passione che ha sempre caratterizzato i loro amplessi. Restano poi un po' nell'acqua, coccolandosi in silenzio.


Scendono, già vestiti a festa, per il secondo Natale a Malfoy Manor dopo la guerra. Da quando Voldemort è caduto e Lucius arrestato, Narcissa ha cancellato ogni traccia del passaggio del male in quella casa, ri-arredandola e ri-dipingendola interamente. Sembra quasi un'altra dimora.


Nel salone, un enorme abete di natale, addobbato con sfere di cristallo, candele incantate e fili dorati, domina l'ambiente e, insieme al caminetto acceso a cui sono appese delle calze, conferisce al tutto un deciso clima natalizio.

Gli elfi di Malfoy Manor saltellavano allegri qua e là, sistemando cuscini, spolverando soprammobili, lucidando posate e bicchieri. Tutto è perfetto.


Hermione, cara, sei bellissima!” una gioiosa Narcissa. La donna, bella ed elegante, abbraccia Hermione con affetto e le pone due baci sulle guance.


Oh, Narcissa. Ti ringrazio.” risponde la giovane, arrossendo ed abbassando gli occhi. È il secondo Natale che passerà senza la sua famiglia. I suoi amici non hanno ancora accettato la sua relazione con Draco e questo la fa soffrire, ma la sofferenza è allietata dall'aver (inaspettatamente) trovato una nuova famiglia in quei tre Serpeverde che hanno sempre rappresentato la famiglia di Draco.


È permesso?” la testa bionda di Daphne fa capolino dalla porta, sorridendo.


Daphne!” esclama Hermione, abbracciando la ragazza appena arrivata. “Sono molto contenta che passiate il natale con noi.” le sussurra poi all'orecchio, sorridendo dolcemente.


E a noi non dici nulla, Granger? O forse dobbiamo pensare che tu non sia contenta di vederci?” con un sogghigno, Theodore Nott stringe Hermione tra le braccia, scoccandole un bacio sulla guancia.


Certo che sono contenta di vedervi, Theo! Dovevi solo avere pazienza” dice lei, ricambiando il bacio e sorridendo con una dolcezza inaudita al ragazzone alto, dagli occhi di un castano molto caldo e dai folti ricci neri.


Uno sbuffo scocciato la porta a ruotare gli occhi. “Arrivo anche da te, Zabini, abbi pazienza.” Ridacchiando, Hermione si avvicina a Blaise che non la guarda, fingendo di essere offeso. Quando però le braccia di lei si stringono attorno a lui, la rigidità del ragazzo viene meno e lui si volta per ricambiare l'abbraccio pieno di affetto sincero di una delle persone che mai avrebbe pensato potessero far parte della sua vita.


Buon Natale a tutti!” una voce squillante e felice si intromette in quel quadretto stranamente familiare. “Oggi i gorgosprizzi sono completamente assenti!” continua poi.


Luna! Neville!” esclama Hermione, che corre verso i due amici, abbracciandoli contemporaneamente. “Sono così felice che siate potuti venire!”


Se ogni volta che ci vede, riservasse questa accoglienza a noi…BLEAH!” conclude Theo, una smorfia fintamente schifata sul volto.


Andiamo Theo. Non mentire. Sappiamo tutti che dopo gli abbracci di Maeve, quelli di Hermione sono quelli che apprezzi di più” gongola Daphne, ammiccando verso l'amico. “A proposito, perché non è qui con noi?”


Vacanze con i parenti. Ci raggiungerà domani.”


Ragazzi a tavola. Il pranzo sta per essere servito.”


Narcissa è al settimo cielo. Suo figlio è felice, la sua casa non odora di morte, risate riecheggiano tra quelle pareti che fino a due anni prima ospitavano il quartier generale del più terribile mago mai esistito. E per questo, per tutto questo, deve ringraziare Hermione. Proprio lei, che è stata torturata dalla famiglia Black e dalla famiglia Malfoy, ha portato una nuova vita in quella villa tetra. Proprio lei, ha portato di nuovo alla vita Draco.

Narcissa Malfoy è sempre stata ponderata nel distribuire i suoi abbracci, ma quello in cui stringe Hermione appena prima che questa vada a sedersi accanto a Draco, è uno dei più amorevoli che abbia mai dato.


Grazie” le sussurra all'orecchio.


Hermione ricambia sorridendo.



* * *



5 giugno 2002



Tanti auguri a te! Tanti auguri a te” Tanti auguri a Dracoooo! Tanti auguri a teeeeee!”


Applausi e risate risuonano nel giardino della casa di Hermione, vicino a Hyde Park. È un giugno particolarmente caldo e sereno, per Londra. Hermione ha organizzato tutto nei minimi particolari e mantenendo il massimo riserbo.


Draco non ha mai festeggiato un compleanno in famiglia, dal momento che il 5 giugno erano sempre a scuola. E i Serpeverde, nonostante fossero leali tra loro, non erano esattamente calorosi. Il risultato? Regali inviati per posta e, dal terzo anno, una visita da Madama Rosmerta a “I tre manici di scopa” per una burrobirra e due risate.


Da quando Hermione è entrata nella sua vita, il compleanno non è mai mancato: colazione a letto, fare l'amore, un pranzo con gli amici. Niente di “troppo”, perché Draco non lo avrebbe accettato, ma comunque qualcosa che gli facesse capire quanto fosse amato da Narcissa, da Hermione e dai suoi amici.


Quest'anno è diverso. Hermione e Draco sono da poco usciti alla luce del sole e il mondo non li ha propriamente accolti con calore. I pregiudizi, nonostante siano passati ormai 3 anni, sono ancora vivi.

Draco è triste, per via di Hermione che soffre perché la gente le parla dietro e perché Ron, Harry e Ginny non hanno ancora accettato la loro relazione. Hermione lo sa, cos'è che turba il biondo Serpeverde e ha deciso che quest'anno il compleanno sarà diverso.


Ci ha impiegato un mese, sforzandosi di non far trapelare nulla, assoldando Theo, Blaise e Daphne, Luna, Neville e Narcissa. Ha pregato Merlino, Morgana e i Fondatori di Hogwarts perché fossero fortunati e potessero godere di una giornata di sole, così da organizzare il tutto in giardino. Sono stati fortunati e il risultato ha restituito il sorriso a entrambi.


Draco ha appena spento 22 candeline infilzate su una splendida torta ripiena di crema al limone. Nulla di particolarmente sofisticato, ma Hermione, aiutata dagli elfi del Manor, ha scoperto quale fosse il dolce preferito di Draco: biscotti di pasta frolla ripieni di crema pasticciera al limone. Ha deciso di riprodurre quel dolce, un po' più in grande, e ci ha evidentemente azzeccato, dato che Draco sta già mangiando con gusto una fetta di torta.


Pacche sulle spalle, risate e sorrisi allietano questa calda giornata di giugno. Presto arriva il momento di aprire i regali.

Neville e Luna gli hanno regalato un tomo abbastanza raro riguardante gli usi medici delle piante europee.

Daphne, Blaise e Theo una nuova scopa di cui Hermione non capisce neanche il nome.

Narcissa gli porge una lettera, che Draco legge e poi ripone, abbracciando affettuosamente la madre.


Tutti attendono il regalo di Hermione, che sorride maliziosamente e che poi gli porge un pacchettino.

Dalla semplice scatolina verde scuro, Draco tira fuori un grazioso bracciale d'argento con una frase incisa all'interno:

quando una donna decide di andare a letto con un uomo, non esiste ostacolo che non superi, né fortezza che non abbatta, né considerazione morale che non sia disposta a mettere da parte: non c'è Dio che valga.»1


Draco alza gli occhi sulla ragazza che gli sta davanti e sul suo volto si apre un sorriso sincero, che così poche volte le persone hanno avuto la fortuna di vedere. La bacia dolcemente sulle labbra, sussurrandole un “Grazie” a mezza voce, poi le porge il polso al quale lei allaccia il monile.


Tutti guardano quei due, che negli anni si sono odiati così profondamente che a un certo punto l'odio si è trasformato in qualcosa di diverso: nessuno, eccezion fatta forse per Silente, avrebbe mai immaginato che da tanta negatività sarebbe mai potuto nascere un amore del genere.



* * *



Москва, январь 20032



Gennaio è un mese che, almeno nell'emisfero boreale, è caratterizzato da freddo e neve. Più ci si avvicina all'Equatore, più il clima, anche invernale, diventa mite e viceversa, più ci si allontana, più l'inverno sarà rigido.


Maledetto freddo!” esclama Hermione. “Non potevamo venirci ad agosto, a Mosca? Draco, ripetimi perché ci siamo venuti di gennaio, per favore” continua, stringendosi nel cappotto e strofinandosi le mani guantate addosso, nel tentativo di riscaldarsi.


Perchè il muschio che sto cercando d'inverno è un po' più florido, mentre d'estate secca e a me serve al massimo della forma. E poi dai, Mosca sotto la neve è uno spettacolo indimenticabile!” risponde Draco, calcando sulla massa di ricci di Hermione, un caldo colbacco foderato di pelliccia.


Sì, certo. Prossima volta voglio andare in un posto caldo. Molto caldo, Draco.” borbotta lei.


È vero che la Cattedrale di San Basilio, illuminata e sotto la neve che cade leggera, è una vera meraviglia, ma fa davvero troppo freddo, per i gusti di Hermione.


Prendendo Hermione a braccetto, Draco la guida per le vie di Mosca fino a raggiungere l'appartamento che hanno prenotato, in un palazzo di fine '800.

All'interno, il caminetto acceso in ogni stanza spande il suo calore in tutto l'appartamento. La stanza da letto, enorme, è dominata da un letto a baldacchino dalle coltri dorate. Ai piedi del letto, una cassapanca in legno. Alla destra del letto, una porta si apre su un guardaroba, sulla sinistra un'altra porta si apre su un bagno.


Amore preparati! Tra poco dobbiamo uscire!” urla Draco.


Perchè? Che cosa dobbiamo fare?” chiede Hermione dal bagno.


È una sorpresa. Ti ho preparato cosa indossare, è poggiato sul letto.”


Un abito blu notte in seta, con maniche a tre quarti, scollo a barca e lungo fino ai piedi e un piccolo strascico, giace sul letto. A fianco una pochette, dello stesso colore dell'abito, impreziosita da cristalli. Sul tappeto, un paio di décolleté dal tacco a stiletto e la punta tonda. Di Draco si possono dire tante cose, ma non che non abbia buon gusto nel vestire.


Hermione si siede al tavolo da toeletta, si trucca leggermente il viso e gli occhi, lasciando che l'attenzione sia catturata dalle labbra, tinte di bordeaux. I capelli vengono raccolti in un morbido chignon, da cui scappano alcune ciocche ricciolute che vanno ad incorniciarle il viso. Una spruzzata di profumo ed è pronta.


Sei splendida” la voce di Draco, alle sue spalle, la fa sobbalzare.


Le allaccia al collo un delicato collier di diamanti e le porge degli orecchini molto semplici: punti luce che le illumineranno il volto senza risultare eccessivi.


Grazie” risponde lei, sorridendo.


Anche lui lo è: lo smoking nero, con camicia bianca candida e papillon nero, lo fascia alla perfezione. Draco, in quegli abiti, è davvero a suo agio. Ai polsini, i gemelli d'argento che gli ha regalato Hermione per il primo natale passato insieme: cesellati nel metallo ci sono un serpente ed un grifone aggrovigliati.


Vogliamo andare, amore?”


Dove, Draco?”


Ti ho detto che è una sorpresa. Ti fidi di me?”


Certo!”


Draco le porge il braccio e in un secondo si sono smaterializzati.


Il Bol'šoi” esclama Hermione, gli occhi spalancati e pieni di meraviglia.


Stasera c'è Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, pensavo ti sarebbe piaciuto vederlo”



Note:


1: frase tratta da “L'amore ai tempi del colera” di G.Garcia Marquez. Mi è sembrato che si adattasse sia a Draco (nella malizia della frase) sia ad Hermione (nel contenuto). Ditemi se siete d'accordo o se vi sembra eccessivo


2: per chi non conoscesse il russo (io ho una minima minima infarinatura studiata da autodidatta) la traduzione è Mosca, gennaio 2003.


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Capitolo 20
*** Capitolo XIX ***


Salve a tutti/e!
Eccomi di nuovo qui, forse un po' in ritardo rispetto al solito, ma siamo sotto Natale e ho dovuto mettere da parte la scrittura sia per gli esami (quest'università, se non mi piacesse così tanto, mi avrebbe già uccisa) che per fare i regalini (A-D-O-R-O andare per negozi sotto Natale). 
Ma adesso sono ufficialmente in vacanza e quindi sono tornata! *-*
Anche questo capitolo, come vi avevo già anticipato, si svolgerà tutto nel passato, dal punto di vista di nessuno dei due protagonisti. Spero che questo intermezzo alla storia vi piaccia, perchè io mi sono davvero divertita ad immaginare scene salienti per ogni anno del loro rapporto, che permettessero di dare un'occhiata alla loro vita di coppia e al loro rapporto con gli amici e i familiari. Ovviamente, il fatto che piacciano a me non implica che piacciano anche a voi, quindi se non fossero di vostro gradimento, fatemelo sapere!!! :)
Avevo detto che i capitoli nel passato sarebbero stati due (Capitolo XVIII e XIX), ma credo che ne inserirò un altro (il Capitolo XX) e presto capirete il perchè.
Come sempre, ringrazio tutti voi! Nessuno viene dimenticato, ma tutti siete importantissimi!!!
Chi legge in silenzio e mi fa vedere che anche il resto della storia, oltre al primo capitolo (che a rileggerlo a distanza di qualche mese, non mi piace neanche troppo); chi inserisce la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite; chi commenta ogni volta o una volta ogni tanto, facendomi sapere la propria opinione. Siete tutti indispensabili!
Detto questo, vi lascio alla lettura del nuovo capitolo, senza scocciarvi oltre con i miei sproloqui :)
A presto, spero!
Baci Lagherta! :*


 

Capitolo 19


 

11 agosto 2004


Come ogni anno, Hermione aveva scritto 3 lettere, inviate il 1 marzo, il 31 luglio e l'11 agosto. Erano le date dei compleanni dei suoi migliori amici e lei non si era mai arresa all'averli persi. Pensava sempre che alla fine avrebbero capito, che avrebbero perdonato e che sarebbero tornati, ma non era successo.
Lei non aveva mai smesso e ogni anno scriveva una lettera ciascuno e le inviava il giorno del compleanno. Queste non tornavano indietro, ma non c'era mai stata risposta.
In quei giorni Hermione si chiudeva in se stessa, escludendo completamente il resto del mondo, Draco compreso. Lui restava lì, accanto a lei, guardandola star male consapevole di non poter far nulla.
Quell'anno però, sarebbe stato diverso.

La giornata è davvero calda, senza un alito di vento che la renda più affrontabile. Draco ed Hermione sono seduti all'ombra di un'enorme e secolare quercia, nel giardino del Manor. Hanno pensato che allontanarsi dalla città avrebbe reso quest'estate un po' meno infernale, ma evidentemente si sbagliavano.

Draco è sdraiato, la testa sulle cosce di Hermione, che ascolta e osserva la fidanzata mentre questa legge un libro di fiabe babbane. Ha appena terminato di leggere “Pelle d'asino” quando un'elfa arriva tutta concitata, tirandosi le orecchie e tenendo lo sguardo basso.

Lilly! Che succede?” chiede Hermione, gentilmente.

Padroncino! Ci sono ospiti.”

Ospiti?” domanda Draco “Non aspettiamo nessuno!”

Sarà qualcuno dei tuoi colleghi, amore. Vai pure, ti aspetto qua” dice sorridendo Hermione, riprendendo il libro che aveva posato in mano e aprendolo al segnalibro.

Faccio presto, promesso.” risponde Draco, ponendo un bacio estremamente dolce sul capo di lei. “Andiamo Lilly, non facciamo attendere questi ospiti” sbuffa poi, facendo cenno all'elfa di precederlo.

Hermione sorride sotto i baffi, nel vedere Draco che tratta gentilmente gli elfi del Manor.
È talmente presa dalla sua lettura che non si accorge che un gruppetto di persone sta camminando verso di lei, guidati da Draco imbronciato.

Hermione…” chiama lui, poggiandole una mano sulla spalla. “Hermione, è per te.”

Non c'è bisogno di dire altro. Sono quasi 5 anni che Hermione aspetta quel momento e quella frase. Alza gli occhi dal libro e si tira su, spazzolandosi i pantaloni. Poi alza il viso. Saranno passati tre minuti, da quando Draco ha pronunciato l'ultima parola, poi non è più volata neanche una mosca.

Hermione…” questa volta non è Draco, a parlare. “Hermione ci dispiace. Siamo stati degli idioti.”

Lo so, Harry. So benissimo che siete stati degli idioti. Pensavo però che ci avreste messo meno tempo a capirlo. 5 anni sono davvero tanti, anche per degli idioti”.

È dura, Hermione, con i suoi amici. Non vorrebbe esserlo così tanto. Vorrebbe abbracciarli, uno per uno, stringerli forte e inalare il loro odore, che ha sempre associato a casa. Eppure non lo fa. Loro devono capire. Draco non è stato l'unico ad offenderla, ad Hogwarts. Anzi, a dire il vero sono stati Harry e Ron ad iniziare, al primo anno. Ma non importa, non più. Devono capire che tutti meritano una seconda chance, che è questo che vorrebbe Silente. E soprattutto che lei ha deciso così.

Voi mi avete sempre data per scontata, senza ascoltarmi, pretendendo- inconsciamente, è ovvio- che io vi seguissi in ogni avventura che aveste affrontato, pronta ad aiutarvi e a tirarvi fuori dai guai quando ci foste finiti. Non mi avete mai considerata una ragazza, con sentimenti e pulsioni, ma soltanto Hermione, un essere asessuato in grado di aiutarvi nel bisogno. Tutto qui. Avete sempre evitato di pensare a me come una ragazzina e poi una donna, non avete mai pensato che avrei potuto avere delle storie, innamorarmi di qualcuno o cose simili. Certo, io avevo delle priorità, diverse dalle vostre evidentemente. Ma la guerra mi ha fatto rivalutare tante cose e tante persone. Quando sono tornata ad Hogwarts e voi non lo avete fatto, perché troppo presi dal cavalcare l'onda della gloria diventando auror senza diploma, nessuno vi ha detto niente, anzi vi abbiamo appoggiato, perché sapevamo che era quello che desideravate. Quando io ho avuto più bisogno di voi, prima mi avete trattata come se fossi diventata improvvisamente una bambolina di porcellana da proteggere e tenere in una teca di vetro, e poi mi avete voltato le spalle. Tra amici non si fa. E indovinate un po', chi invece mi ha sostenuta ed aiutata, asciugato le lacrime quando piangevo a causa vostra, perché mi mancavate, o perché non ero riuscita a restituire la memoria ai miei genitori?” Si ferma un attimo, Hermione. Le lacrime le iniziano a sgorgare, scendendo lungo le guance arrossate dalla rabbia. Harry e Ron stanno in piedi davanti a lei, testa bassa e orecchie rosse. “Sono stati Draco e Narcissa, Blaise, Daphne e Theo, Neville e Luna. I miei migliori amici, invece, hanno ben visto di squagliarsela.”

Ci dispiace, Hermione. Siamo stati dei perfetti idioti e ti capiremmo se tu non volessi più vederci. Hai ragione, ci siamo comportati malissimo e Silente sarebbe molto deluso da noi. Siamo stati accecati dall'odio e dal rancore- Malfoy perdonaci, ma è la verità- e, sì, non accettavamo te come donna, perché per noi sarai sempre la bambina di 11 anni, sapientina e con una criniera di ricci che ci supportava nelle nostre cazzate.” Harry Potter, il Prescelto, il Bambino Sopravvissuto, china il capo, vergognandosi e temendo la reazione dell'amica. “5 anni sono tanti, tantissimi. Non ci meriteremmo il tuo perdono, ma prima di cacciarci via, ti prego dacci un'altra possibilità”

Harry Potter. Non ti ho mai sentito parlare così tanto. Il perdono, però, va guadagnato.”

Fai da madrina al mio primogenito” Non lascia che l'amica termini la sua arringa, Harry Potter, ma la blocca prima.

Cosa?” Hermione spalanca gli occhi dorati, incredula.

Già…sono papà”

E io sono zio” si unisce Ron, che fino a quel momento era rimasto in religioso silenzio.

Ma quando…? Ginny come sta? E il bambino? Oh, Harry! Non posso credere che in tutto questo tempo non mi abbia detto nulla!”

La tempesta era passata, lo sapevano tutti. Harry si era tenuto appositamente l'asso nella manica, nel caso in cui convincere Hermione della loro buona fede e della loro redenzione si fosse rivelato più ostico del previsto. Ovviamente, quei due non avevano escogitato niente, ma era stata tutta un'idea di Ginny che, conoscendo l'amica, aveva ben immaginato la rabbia che albergava nel suo cuore. Ci aveva messo 5 anni a convincere quei testoni del fidanzato e del fratello che Malfoy era cambiato, che non stava prendendo in giro Hermione e che era l'ora che si scusassero con Hermione, ma alla fine avevano acconsentito.

Ora non restava che da ricostruire, mattoncino dopo mattoncino, quell'amicizia di cui, nonostante tutto, avevano resistito le fondamenta.

 

* * *

 

27 Novembre 2005


Al Malfoy Manor, sussurri suggerivano una festa in arrivo. Segretezza ed eleganza erano le parole d'ordine.
Per i maghi e le streghe, esattamente come per i babbani, i 50 anni erano un traguardo importante. Draco aveva minimizzato, dicendo che in casa Malfoy i compleanni non erano nulla di importante, che a sua madre non importava, che sarebbe stato come notificarle che stava diventando vecchia.
Hermione, però, non era d'accordo. Pensava che Narcissa andasse festeggiata come si meritava, che i 50 anni erano qualcosa di importante, che dovessero farla sentire amata ed importante. Questo, pensava, avrebbero dovuto farlo tutti i giorni, senza che ci fosse il compleanno a giustificare tanto amore, ma non lo disse, perché sapeva che nella famiglia Malfoy, le dimostrazioni d'affetto non erano esattamente all'ordine del giorno.

Quel novembre era particolarmente freddo. Nella contea del Whiltshire erano già caduti i primi fiocchi di neve. Al Manor, gli elfi avevano acceso tutti i caminetti della casa, per cercare di riscaldare l'ambiente. Niente dava l'impressione che una festa fosse en entrain d'être organisée1: tutto era stato fatto con il massimo riserbo.

Narcissa era stata tenuta fuori casa tutto il giorno con la scusa che per la promozione di Hermione entrambe necessitavano di un nuovo vestito. Draco, Blaise e Theo erano stati lasciati alla mercè di Daphne, che in veste di organizzatrice di feste ufficiale, li aveva schiavizzati l'intera giornata per far sì che tutto fosse perfetto.

Hermione e Narcissa erano andate da Madama McClan, che le aveva trattate come se la famiglia Malfoy non fosse mai decaduta.
Hermione aveva scelto un abito lungo, in stile impero, senza spalline e con la scollatura a cuore, di un bel borgogna reso brillante da alcuni cristalli applicati intorno alla vita. Nonostante Narcissa avesse insistito, Hermione si era rifiutata di comprare anche delle scarpe nuove: quelle che aveva sarebbero andate più che bene, aveva detto.
Narcissa invece aveva scelto un abito di velluto dalla gonna ampia verde scuro e con un corpetto nero, che la fasciava senza essere eccessivo. Era un abito semplice e tuttavia elegante, esattamente come la donna che lo avrebbe indossato.

Erano tornate a casa che erano ormai le 18. Draco aveva chiesto alla madre, una volta rinfrescata, di mostrargli il vestito acquistato. Gli altri intanto, Hermione compresa, si erano vestiti per la festa, alla quale erano stati invitati Andromeda e Teddy, tutti i Weasley (con i quali Narcissa aveva stretto un inaspettato bel rapporto), Theo, Daphne e Blaise, Neville e Luna, e si erano riuniti nel salone delle feste.

Draco era entrato, accompagnando la madre, e le aveva sciolto la benda che le aveva legato sugli occhi. L'espressione, commossa e stupita, di Narcissa era stata impagabile.

Un enorme torta con 50 candeline troneggiava al centro della sala, la musica spandeva nell'aria la sua armonia. Il Manor non era mai stato così pieno di felicità.
Narcissa aveva parlato con Andromeda e con Molly, aveva ballato con Draco, Blaise e Theo, aveva baciato il nipotino e fatto un sacco di feste al piccolo Potter. Ginny aveva fatto amicizia con Daphne ed era stata perdonata da Hermione.

Era stata una bella festa e ancora una volta Narcissa aveva ringraziato, sottovoce e con le lacrime agli occhi, la ragazza che tanto aveva cambiato Draco e che aveva portato luce nelle loro vite.

 

* * *

 

Marzo 2006


La primavera di quell'anno era stata stranamente mite.
Hermione aveva deciso che sarebbero partiti per un fine settimana fuori porta, come li chiamava lei. Draco aveva fatto spallucce: non gli interessava dove, purché fossero insieme.

Lei aveva organizzato tutto alla perfezione, come suo solito.
Lui l'aveva guardata correre per il loro appartamento, indaffarata, vestita con una salopette di jeans e una maglia bianca con le maniche a tre quarti, i capelli raccolti in un disordinato chignon. Era assurdo come la trovasse bella anche in quelle vesti così babbane e casalinghe, lui che era cresciuto in mezzo a streghe e maghi aristocratici, sempre perfetti in ogni occasione. Eppure, nonostante i diversi natali, i diversi schieramenti durante la guerra, la diversa casa a Hogwarts, nessuna all'infuori di lei sarebbe stata perfetta per lui.

Il venerdì sera erano partiti, smaterializzandosi.
Si erano materializzati poco fuori Dover, al limitare di un bosco. Hermione desiderava da tempo andare al mare, ma il lavoro non aveva lasciato loro molto tempo.

Avevano affittato una casetta sull'orlo della scogliera. Di lì potevano vedere lo strapiombo candido delle Cliffs, la spiaggia sottostante e il canale della Manica. Hermione era come una bambina: sprizzava felicità da tutti i pori, si affacciava allo strapiombo, poi si ritraeva con dei gridolini a metà tra lo spaventato e l'eccitato.
Poche volte l'aveva vista così…entusiasta di qualcosa che non fossero libri.

La sera, abbracciati nel letto, il camino acceso che spandeva luce e calore nella stanza lei gli aveva confessato che non sarebbe mai voluta tornare a Londra.
Per quanto amasse quella città nella quale era cresciuta, la trovava troppo caotica per abitarci. Aveva sempre preferito Hogwarts, sperso tra i boschi e le montagne scozzesi, e aveva desiderato, fin da quando era piccola, vivere in una casetta sul mare.
Non le importava lo sfarzo né il lusso né l'enormità di dimore come il Manor. Diceva di preferire qualcosa di semplice, grande abbastanza per una famiglia con un paio di bambini, ma non troppo.

Il sabato erano andati sulla spiaggia. Lei aveva corso sulla battigia, mentre lui la guardava da lontano. Giocava con le onde, sfuggendogli quando tentavano di prenderla infrangendosi sulla riva. Rideva spensierata, lasciando le proprie impronte sulla sabbia bagnata, rincorsa da un cane randagio e giocherellone che avevano momentaneamente adottato.
Poi si era seduta sulla spiaggia bianca, stanca, e lui l'aveva raggiunta, sedendole a fianco. Lei lo aveva abbracciato, posando la testa riccioluta sulla spalla forte di lui, e insieme avevano osservato il sole calare pian piano, illuminando di bagliori aranciati le speculari scogliere del suolo francese.

La sera, in quella casetta sulla scogliera, mentre guardavano le fiamme del fuoco ballare nel camino, mentre fuori dalla finestra la luna sorgeva, lei aveva dato sfogo a tutte le sue speranze, ai desideri, ai sogni che aveva coltivato in tutti quegli anni insieme.

E lui le aveva sorriso dolcemente, senza dire niente, ma lei aveva comunque capito. Capito che i desideri di lei, erano gli stessi di lui; che i sogni che faceva, li faceva anche lui; che le sue speranze erano anche quelle di lui.

Si erano addormentati a metà dei discorsi, accoccolati sotto il caldo piumone, mentre il fuoco continuava a scoppiettare, unico testimone di quelle confidenze tra innamorati.
Fuori, il sole era ormai calato, lasciando il posto a una notte scura e stellata. Le onde silenziose continuavano a infrangersi sulla battigia e sugli scogli, cullando i due innamorati con la loro dolce e incessante melodia.

 

* * *

 

Natale 2007


L'atmosfera natalizia alla Tana è descrivibile con un'unica parola: estrema.
Esattamente come “estrema” è un aggettivo facilmente riferibile alla famiglia Weasley.

Per Draco ed Hermione è l'ottavo Natale insieme e le cose tra loro non potrebbero andare meglio.
Da quel giorno di agosto di due anni prima, i rapporti tra Hermione ed Harry, Ron e Ginny si sono pian piano sistemati e poi rafforzati. Hermione non fa altro che viziare James e adesso che è appena nato Albus, il suo spirito materno si fa vedere sempre più spesso.
Anche Draco, nonostante non lo ammetta, adora quelle due piccole pesti che fanno impazzire lo Sfregiato e la Piattola e che, soprattutto, rendono felice Hermione.

Draco non avrebbe mai pensato di affezionarsi a quella numerosa e stramba famiglia. Lui, cresciuto come viziato figlio unico in una famiglia che di caloroso aveva ben poco.
Eppure era lì. Anzi, erano lì. C'erano tutti: lui e sua madre, Daphne e Blaise, Theo e Maeve.
La signora Weasley, che non aveva mai perdonato ai suoi figli né ad Harry di aver cancellato Hermione dalla sua vita, li aveva invitati personalmente appena si erano ristabiliti i rapporti.

Molly Weasley era stata una straordinaria scoperta, soprattutto per Narcissa, che si era trovata davanti una donna affettuosa e priva di pregiudizi, totalmente differente dalle matrone purosangue che avevano rappresentato la sua compagnia negli anni di matrimonio con Lucius. Molly aveva fatto sì che Narcissa ristabilisse i rapporti anche con Andromeda e con il piccolo Ted (altro bambino che, con grande disappunto di Draco, aveva conquistato il cuore di Hermione): l'algida Lady Malfoy si era sciolta in lacrime nel vedere la sorella a lungo perduta e il bambino dai capelli che cambiavano colore e dopo aver stretto entrambi a sé aveva abbracciato Molly Weasley, ringraziandola.

Hermione, in salotto, stava intrattenendo i bambini con semplici giochi di magia: James ed Albus, Victoire, Dominique e Louis, Teddy, Ariadne e Adam.
Draco la osserva, protettivo, da un angolo della stanza. È talmente preso che non si accorge di Daphne Greengrass in Zabini che gli si avvicina.

Hermione ha un talento naturale, non credi?” gli chiede sottovoce Daphne.

In quale campo, Daphne? ” risponde distrattamente Draco.

Sai benissimo a cosa mi riferisco, Draco” ribatte Daphne. “Quanto ancora volete aspettare?”

Sei una dannata ficcanaso, bionda.”

Ma tu non mi hai ancora risposto. Andiamo Draco, siete adulti ormai. Hermione sarebbe una madre perfetta. Che cosa aspetti ancora?”

“Fatti gli affari tuoi Daphne e lasciami in pace.”

Daphne Greengrass-Zabini alza gli occhi al cielo e sbuffa, girandosi lentamente, ma non lascia l'ultima parola a Draco.

Smettila di pensarci. Non sei Lucius.”

Draco si era irrigidito a quelle parole, ma aveva annuito e Daphne se ne era tornata da Blaise e gli altri, lasciandolo da solo.
Aveva rimuginato molto, fissando Hermione, a cosa aveva detto Daphne. Non si paragonava a Lucius, questo no. Ma sapeva anche che nell'affrontare le situazioni si faceva spesso riferimento a figure che, nel bene o nel male, avevano fatto parte della propria vita e lui non poteva dire che Lucius non avesse ricoperto un ruolo importante. Temeva di commettere gli stessi errori ed era spaventato.

Hermione aveva alzato lo sguardo e lo aveva visto, con sguardo preoccupato aveva detto qualcosa ai bambini che, compiti, avevano annuito e iniziato a giocare tra loro.
Si era alzata e gli si era affiancata, seguendo lo sguardo di lui fisso sui bambini.

Che c'è?” aveva chiesto, sommessamente.

Nulla…” aveva risposto lui, lo sguardo ancora sui bambini.

Andiamo, a me puoi dirlo…ti preoccupano tutti quei bambini che hanno un posto speciale nel mio cuore?”

Non sono geloso di loro” aveva sbuffato lui.

E allora che cos'hai?” aveva chiesto lei, abbracciandolo e continuando a guardare i bambini.

Guardali. Sono così felici. Sono amati. A volte mi domando dove sarei, se Lucius fosse stato diverso con me…”

Draco…”

Non sono Lucius, lo so. Me lo dite tutti e io ci credo, ma chi mi dice che non mi comporterei come lui con i nostri figli?”

Quando succederà ci penseremo. Lascia stare per ora. Non ha senso fasciarsi la testa prima di essersela rotta.”

E questo…”

Un modo di dire babbano, sì. Voglio solo dire che è inutile pensarci adesso. Quando saremo pronti, quando succederà, ci penseremo e lo affronteremo, insieme.”

Draco aveva annuito, perso di nuovo nei suoi pensieri, abbracciando quella piccola forte donna che gli era rimasta a fianco tutti quegli anni, confortandolo e amandolo.
No, lui non era come Lucius, non lo sarebbe mai stato.

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo XX ***


Salve a tutti/e!
Intanto, Buon Inizio di 2018!
Spero che abbiate passato un buon Natale e un bellissimo Ultimo dell'Anno!
Io sono stata a Firenze con il mio ragazzo e sono davvero felice!!!  *-*
Comunque, mi dispiace non esser riuscita ad aggiornare prima, ma tra esami, regali, pacchetti, Natale, S.Stefano, pranzi e cene infiniti, Capodanno e quant'altro, questo è il primo momento libero che ho.
Avevo detto che i capitoli in flashback sarebbero stati due, ma alla fine, visto che gli altri due erano abbastanza lunghi, ho deciso di dare uno spazio privato al litigio. 
Vi avverto, non è un capitolo lungo: è piuttosto corto e le cose succedono veloci, perchè così ho immaginato che fosse.
Non so se può essere realistico o meno, i miei litigi spesso durano ore, anche perchè sono una che vuole sapere tutto ciò che l'altro pensa, nei minimi dettagli e non mollo l'osso finchè non l'ho ottenuto. Ovviamente questo quando io sono dalla parte della ragione, o comunque ho dei buoni motivi per discutere, altrimenti sono una persona che tendenzialmente evita il conflitto, perchè spesso poi dico cose che non penso oppure le dico male. 
Nello scrivere questo capitolo, che seppur corto mi ha dato del filo da torcere, ho dato fondo ai miei ricordi di litigi e il risultato è che una parte di me è stata ritratta come Draco, mentre l'altra parte come Hermione. A voi decidere quale più vi piace. 
Adesso, visto che ho già parlato abbastanza, vi lascio alla lettura del capitolo, che come sempre spero vi piaccia!
A presto, 
Baci Lagherta :*

P.S: credo di prendermi una pausa dalla pubblicazione di questa long, non durerà moltissimo, al massimo un mesetto, e prometto che tornerò il più presto possibile. Questo perchè ho voluto mettere troppa carne al fuoco (long, contest, la Scuola...) e dal momento che non ho intenzione di rinunciare a niente e di portare a termine tutto quello che mi sono prefissata, dovrò allungare un po' i tempi di pubblicazione. Spero che non sia un problema e che voi continuiate a leggere, a seguirmi e a commentare, ma se così non fosse, vi capirei...Spero comunque di non perdere nessuno di voi!
A presto, spero prestissimo, con infinito affetto la vostra Lagherta!


 
Capitolo 20


 
1° Marzo 2008



Dov'eri?”

La voce solitamente musicale di Hermione coglie di sorpresa Draco, appena varcata la soglia di casa.
Non ha neanche fatto in tempo a togliersi il cappotto che dal divano davanti al caminetto la voce gelida di lei lo blocca.

A lavoro, amore. Non mi ero accorto che fosse così tardi…”

Non pensavi eh?! Che novità!” dice lei, una risata amara che chiude la frase.
Non prendermi in giro Draco. Dov'eri? Ho chiamato in ufficio e mi hanno detto che sei uscito alle 18. Sono le 23. Mi vuoi dire dove sei stato in queste 5 ore per favore?”

Hermione, che succede? Non è la prima volta che faccio ritardo…”

Appunto. Non è la prima volta. So che mi nascondi qualcosa Draco, non prendermi per un'idiota. Sai perfettamente che non lo sono!”

La rabbia è palpabile. La tensione nella stanza può essere tagliata a fette. Draco indietreggia inconsapevolmente, come se non riuscisse a far fronte alle ondate irose provenienti dalla piccola donna che sta in piedi davanti a lui.
In tutti quegli anni insieme, soltanto una volta l'aveva vista così arrabbiata. L'aveva chiamata, nella sua testa ovviamente, Medusa.
Gli sembra di essere tornato a quei tempi, in cui la loro relazione ancora giovane vacillava ad ogni colpo di vento, in cui ogni interferenza esterna poteva essere fatale, in cui discutere era molto più semplice di quello che pensavano.

Hermione…”

No Draco. Te lo chiederò soltanto un'altra volta. Dov'eri?”

Eppure lui non sembra cogliere il tono di avvertimento di lei, come un lampo che preannuncia un tuono che preannuncia una tempesta.


Hermione…”

Hermione. È la miccia che fa esplodere la bomba. Hermione, in piedi davanti a lui, trema visibilmente, le braccia rigide lungo il corpo, gli occhi rabbiosi e pieni di lacrime che si sforza di non far uscire, i capelli che sembrano davvero dei serpenti, illuminati dalla luce danzante delle fiamme nel caminetto.

Che idiota che sono stata…ma me lo avevano detto: Mai fidarsi di un Serpeverde.”

Ma che dici? Stai farneticando!”

IO FARNETICO? IO!”

Hermione grida.

FAI SCHIFO! MI FAI SCHIFO!! CHI È? CHI È LEI?”

Lei?!” l'espressione sul volto di Draco è l'emblema della incertezza.

Draco, chi è lei?”

Non c'è nessuno, Hermione!”

Sei come tuo padre” sibila, cattiva “Non sei altro che la copia di Lucius. Questi anni insieme non hanno significato nulla vero? Sei stato bravo, però, devo ammetterlo. Non è da tutti non farsi beccare per tutti questi anni. Immagino che sarà fiero di te. E dimmi, lei è una purosangue? Una bella purosangue dalle camere blindate strabordanti di galeoni?”

Draco non risponde neanche. Il grigio dei suoi occhi, caldo e pieno d'amore, si raggela in un momento, nello stesso modo in cui la natura gela al passaggio dei Dissennatori.
Nella stanza cala il silenzio.

La consapevolezza dell'enormità delle parole pronunciate cala come una ghigliottina su di Hermione, dai cui occhi tutta l'ira sparisce in un momento.
Le si schiudono le labbra, gli occhi le si riempiono di lacrime in un lampo, sta per dire qualcosa, ma non fa in tempo che Draco le ha voltato le spalle, in mano un borsone mezzo vuoto, ed esce sbattendo la porta alle proprie spalle. La porta dello stesso appartamento che li ha visti crescere, amarsi, promettersi cose.
E ora tutto è andato in rovina. In un momento. Sono bastate poche parole, anzi, sono bastate quattro semplici parole.

Sei come tuo padre.

Hermione non avrebbe potuto dire cosa più sbagliata, cosa meno vera, cosa più brutta per ferire Draco.

Lo sa benissimo. Lo ha sempre saputo, anche quando lui non faceva altro che tentare di emularlo. Eppure lo ha detto comunque.Hermione, ora sola in quell'appartamento che le sembra enorme e vuoto senza di lui, crolla a terra.

Non un lamento, non un urlo. Semplici lacrime, piene di tutto quello che avrebbe voluto dirgli – non sei come Lucius, non sei tuo padre, sei la persona più lontana da lui che conosca, ti amo – che scendono lente, ma inesorabili su quelle guance un tempo rosee, che adesso sono pallide e smunte.

Ginny la trova così, diversi giorni dopo, dopo infiniti gufi tornati indietro senza una risposta ai messaggi di cui erano latori, seduta sul parquet del salotto. Pallida, muta, dimagrita. E infelice, come forse mai, prima d'ora, l'ha vista.

Si siede accanto a lei, Ginny, tenendola stretta tra le sue braccia, cullandola, sussurrandole parole che vorrebbero essere di conforto, ma che per Hermione non sono altro che lettere messe insieme, una dolce nenia familiare che non riesce a penetrare la corazza del suo dolore. Stanno così per quelle che sembrano essere ore, Hermione piange, disperata, a singhiozzi rumorosi, riempiendo il silenzio di quella casa.

Mi ha lasciata, Ginny. Se n'è andato, per sempre.”

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Capitolo 22
*** Capitolo XXI ***


Salve a tutti/e!
E...SORPRESA!
Aggiornamento in anticipo di un paio di settimane :)
Alla fine, il capitolo era pronto, io sono tornata a casa, la connessione c'era e anche la tranquillità emotiva: perchè farvi aspettare ancora?
Come sempre, spero che il capitolo vi piaccia, che lo leggiate con piacere, che vi spianga a lasciare un commentino e a continuare a seguire la mia storia.
Vi avverto, non è un capitolo molto importante, è più un capitolo di passaggio, di ritorno alla realtà.
La caccia al tesoro è finita, la proposta è stata fatta, la risposta la leggerete in questo capitolo.
Non vi anticipo nulla, ma spero davvero che vi piaccia!
Ringrazio, come sempre, chi legge, commenta, preferisce, ricorda e segue questa storia: Grazie, Grazie Mille! (cit. Brenda Leigh Johnson, The Closer)
E quindi nulla, adesso smetto di scocciarvi e vi lascio alla lettura.

A presto, 
Baci Lagherta :*


 

Capitolo 21



 
Hermione, vuoi sposarmi?”

Lo stavo fissando, in silenzio, da almeno un quarto d'ora.
L'unico suono che si sente nella stanza, in questo momento, sono i nostri respiri, entrambi accelerati, e lo sciacquio dell'acqua.

“Draco…”

“Dico sul serio.”

“Ma…”

“È un po' di tempo che ci penso. Stavo impazzendo, perché avrei voluto chiedertelo con stile, stavo organizzando tutto, con l'aiuto di Daphne…”

“Daphne? Quindi non eri da lei per lavoro…”

“Ero da lei per lavoro, ma non solo. Comunque, non è che te lo chiedo così, perché abbiamo scoperto che sei incinta, che presto avremo un bambino. Voglio che tu sappia che te lo chiedo perché lo voglio. Te lo avrei chiesto anche senza il bambino in arrivo.”

“Ma Draco…”

“Sì o no. È facile Granger.”

Questa frase…ogni volta che nella nostra relazione sono stata messa davanti ad una scelta, questa frase ha rappresentato il punto di svolta.
Che cosa voglio, io?
Voglio davvero sposarmi?
Non che cambi molto, in fondo conviviamo, adesso aspettiamo un bambino…l'anello al dito ce l'ho già. Che cosa cambierebbe?
La risposta è lampante: non cambierebbe proprio niente.

“Sì”

Vengo stretta in un abbraccio che mi mozza il fiato e subito dopo le sue labbra sono sulle mie, morbide come sempre. Il suo profumo mi invade le narici e io mi sento a casa.

“Ti amo, Granger.”

“Ti amo anche io, Draco.”

* * *

Abbiamo fatto l'amore, per la prima volta dopo un mese. Per la prima volta dopo il litigio.

Draco non è mai stato così dolce, lento e rispettoso. Il sesso tra noi è sempre stato pieno di amore e di passione, mai delicato.
Mi tiene stretta tra le braccia come se fossi di vetro, si spinge in me lentamente e non solo per farmi assaporare il piacere, ma perché teme di potermi in qualche modo ferire o di ferire la piccola e giovane vita che sta crescendo dentro di me.
È diverso. E strano, anche se non meno bello.

Le sue mani e le sue labbra percorrono il mio corpo con carezze e baci, soffermandosi sui seni (ora dannatamente sensibili) e sul ventre, carezzandolo e venerandolo, sussurrando parole che non riesco a cogliere, ma che mi ispirano un'enorme tenerezza.
Mi sfiora, provocandomi brividi incontrollabili, poi risale con le labbra, posando baci sui capezzoli scuri, sulle clavicole sporgenti, lungo il collo, per raggiungere infine le labbra.
Quando si spinge in me è come se il mio corpo riconoscesse quell'intrusione, lasciandolo entrare e abbracciandolo. Ritroviamo immediatamente il ritmo così familiare che ci ha guidati per 9 anni, alternando spinte più e meno profonde, muovendoci più o meno veloce.
Eppure sento che il mio corpo è cambiato. Non so spiegare come, eppure lo sento: tutto sembra amplificato.
Quando raggiungiamo il culmine, stranamente insieme, Draco mi libera dal suo peso, ma io mi accoccolo su di lui, che mi stringe a sé come se dovessi scomparire da un momento all'altro.

“Non andrò via mai più” sussurra.

“Non ti lascerò andar via mai più” rispondo, bisbigliando.

Le sue mani vagano sulla mia schiena nuda, tracciando strade invisibili e sconosciute, io osservo il suo petto alzarsi ed abbassarsi, seguendo il ritmo del suo respiro e ascolto il battito del suo cuore, così potente e rassicurante.
La sera scende sulla città, che improvvisamente si anima. Dalle finestre della mia stanza entra una brezza leggera che smuove le tende, accompagnata dai suoni dell'umanità e dagli odori della cucina portoghese.
Il rumore del tram, della musica che si sparge nell'aria, le voci della gente, le risate, la loro lingua così morbida, ci accompagnano in un sonno senza sogni né incubi.

Dal davanzale della finestra, Spica veglia i nostri sogni.

* * *

Mi sveglio molte, molte ore dopo, riposata e rilassata.
Nel sonno ci siamo mossi. Io sono girata sul fianco sinistro, Draco è disteso dietro di me, il braccio sinistro che mi abbraccia, la mano sul mio ventre, il resto del corpo accostato al mio.
Che sensazione fantastica sentire il suo respiro lieve sul collo, il calore del suo corpo, il suo braccio che mi avvolge: con nessuno ho mai sperimentato un tale senso di pace.

Cercando di essere il più delicata possibile, sciolgo l'abbraccio dell'uomo che mai avrei immaginato al mio fianco e contemporaneamente l'unico uomo che adesso voglio, per tutto il resto della mia vita.

Mi fermo, per l'ennesima volta in questi quasi dieci anni di vita insieme, a guardarlo.
Ne sfioro il profilo affilato, che negli anni ha preso il posto di quello paffutello dell'infanzia: gli zigomi alti, che ogni donna invidierebbe; le labbra carnose, ma non meno maschili; la pelle candida e perfetta, nemmeno fosse marmo; il naso dritto e appuntito, infallibile segno del suo retaggio aristocratico.
Da bambino era molto carino, ma crescendo è diventato un uomo bello e affascinante.

Lo vedo aggrottare le sopracciglia e ritiro velocemente la mano, ma lui mi blocca e apre lentamente gli occhi, quei meravigliosi occhi grigi che mi hanno fatto capitolare fin dalla prima volta che si sono posati su di me senza veli che nascondessero l'essere reale del loro possessore.

“Buongiorno…” sussurra, sbattendo le palpebre.

“Vuoi dire buonasera…” sussurro in risposta, baciandolo leggera sulle labbra.

“Che ore sono?” chiede, alzandosi su un braccio e guardandosi intorno, cercando di orientarsi dalla luce che entra, soffusa, dalla finestra.

“Ora di cena, presumo…” rispondo, annusando l'aria.

Dalle finestre socchiuse entra un buon odore di sardina asada e verdure arrosto.
Mi viene improvvisamente fame: da quanto non mangio? Senza contare che ogni cosa che ho ingerito nelle ultime ventiquattr'ore, l'ho vomitata subito dopo.

“Ti va di uscire a cena?” chiedo, voltandomi verso Draco, ancora steso sul fianco con gli occhi assonnati.

“Dove hai intenzione di portarmi?” risponde.

“C'è un ristorantino di cui ho sentito parlare bene…”

“Ah sì? E da chi, se posso chiedere?”

“Dai vicini, idiota. Sono qui da quasi due settimane, pensavi che non avessi parlato con nessuno? Sarei impazzita, lo sai. Sono una coppia anziana, molto gentile e che per fortuna parla inglese. Mi ha detto che nella città vecchia c'è questo ristorante, piccolo, ma carino e poco pretenzioso…”

La smorfia di Draco alle parole “poco pretenzioso” dice tutto quello che pensa e a me viene spontaneo imbronciarmi.

“Oh, e va bene. Andiamo in questo ristorante carino e poco pretenzioso.” sbuffa lui nel vedere la mia faccia. “Ma smettila di fare il broncio: sembri una bambina.” aggiunge poi, uscendo dal groviglio di lenzuola.

Lo osservo, non riuscendo a farne a meno e mi torna in mente il sogno che ho fatto.
Rivedo gli occhi pieni di amore con cui il Draco del sogno guardava me e il bambino, il suo profumo, la stretta allo stomaco che mi ha colto nell'accogliere quel bambino dai capelli dorati tra le braccia…Percepisco l'enormità di quello che sta succedendo: il matrimonio, il bambino…saremo una famiglia.
È tutto quello che ho sempre desiderato, fin da bambina, ma che con la guerra avevo accantonato, troppo impaurita e occupata a sopravvivere per dare spago a sogni che avevo catalogato come infantili.
Eppure adesso è tutto qui, ad un passo da me. Mi sembra quasi di afferrarlo, quel futuro, se solo allungassi la mano…

* * *

Sorprendentemente ci mettiamo pochissimo a prepararci.
Nemmeno una mezz'ora dopo siamo seduti ad un tavolino di alluminio all'esterno di un ristorantino dall'atmosfera familiare nell'Alfama.

La sera di aprile è mite, a Lisbona, molto più mite di quella di Londra. Intorno a noi girano gatti che miagolano e che si strusciano, ruffiani, alle gambe mie e di Draco, che sbuffa infastidito.

Io ridacchio. È buffo vederlo in un elemento così tanto lontano dal suo, nonostante siano anni che stiamo insieme non riesce ancora ad essere a proprio agio in un posto così plebeo.
Lo guardo, vestito con jeans e camicia, i capelli biondi che luccicano sotto la luce calda delle lampade da esterno, il viso così estremamente attraente.
Mi sento improvvisamente accaldata e non è il clima, che anche se mite è comunque freschino, né le lampade che ci illuminano.


La proprietaria, una donna anziana e rotondetta, si avvicina e, in un inglese un po' stentato e con un forte accento, ci chiede che cosa desideriamo ordinare.
È sorpresa quando Draco le risponde in portoghese e si apre in un sorriso a 44 denti.

Merlino, riesce a far colpo proprio su chiunque” penso, alzando gli occhi al cielo e sorridendo.

Ordiniamo una grigliata di carne con contorno di verdure alla griglia e dell'acqua. Adesso che so, meglio evitare alcol.
Devo anche prendere un appuntamento con il ginecologo, visto che fino ad adesso non ho fatto neanche una visita. Spero solo che il bambino, o la bambina, non abbia riportato danni.

Ceniamo in tranquillità, senza parlare. Non ce n'è bisogno. Nonostante il mese passato lontani è come se nulla fosse accaduto.
Una volta finito, paghiamo e facciamo una passeggiata per la città fino a tornare nel mio appartamento.
Spica deve essere uscita a caccia, perché non è in casa.

In un silenzio quasi religioso, entriamo, accendo le luci e ci dirigiamo in camera.
Entriamo in bagno, insieme, come abbiamo sempre fatto. Ci laviamo e poi ci cambiamo per la notte.

Non ho mai indossato pigiami e neanche lingerie. Mi piace dormire comoda e da sempre, soprattutto da quando dormo con Draco (che è uno scaldaletto umano), preferisco le larghe e maschili maglie in cotone. Quella che ho indossato in questi giorni è bianca ed enorme. È una maglia di Draco, l'ho presa a casa quando sono partita, per avere con me il suo odore anche se lui non c'era.
Draco lo nota e sorride. Poi si avvicina e mi abbraccia.
Quando mi lascia andare, lo guardo e mi sembra che non sia mai stato così bello.

È così naturale pensare di dividere di nuovo il letto con Draco.
Non c'è neanche da pensare da quale lato del letto coricarsi. Io sul lato sinistro, più vicina alla porta, lui sul destro, vicino alla finestra. Sono anni che dormiamo così, che ci addormentiamo accoccolati sul fianco sinistro, lui che mi abbraccia e sprofonda il viso nei miei ricci.
Mi ha rivelato, ormai tanti anni fa, che adora l'odore dei miei capelli, lo trova molto rilassante e lo fa dormire come un bambino.

Ci addormentiamo così, abbracciati, cullati dal suono dei nostri respiri sincronizzati.

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Capitolo 23
*** capitolo XXII ***


Salve a tutti/e!
Mi scuso immensamente per il ritardo, per l'attesa, per tutto insomma. 
Tralasciando il fatto che è un periodo un po' di m***a e che sono stra-incasinata sia nel privato che con la scuola, questo capitolo è stato abbastanza un parto, probabilmente perchè con tutto quello che ho nella testa, l'ispirazione stenta a farsi sentire. Ma vabbè, ho fatto del mio meglio.
Non è molto lungo, ma dà un po' una svolta. I nostri innamorati tornano a casa e si inizia a parlare di matrimonio. I dettagli precisi verranno delineati nel prossimo capitolo.
Quindi, spero che vi piaccia e che mi facciate sapere qualcosa. 
Vi anticipo anche che la storia si concluderà al massimo tra 6 capitoli (il numero 28 è il mio preferito) che spero di scrivere e pubblicare entro giugno.
Detto questo, vi lascio alla lettura.
A presto, 
Baci Lagherta


 
Capitolo 22

 
Era bastato un mese. Un solo mese, 31 giorni, 744 ore, 44640 minuti, 2678400 secondi, per farmi mancare così tanto Londra.
In realtà quello che mi era mancato di Londra era lui, ma ciò non toglieva che questa città enorme, piena di smog e di persone che correvano per le strade, le scale, le linee della metro come formichine operose mi fosse mancata.

Amo Londra, nonostante tutti i suoi difetti. È la città in cui sono cresciuta, che mi ha protetta nei momenti in cui il mondo magico per me diventava troppo. Amo i suoi giardini curati e verdi, i musei gratuiti da poter visitare quando più ne ho voglia, gli edifici di cui studiare l'architettura, il lungofiume su cui passeggiare…
E tutto quello che ho amato, lo amo di più da quando ho iniziato a condividerlo con Draco.

Era stato divertente vederlo alle prese con i cibi indiani, cinesi, libanesi, italiani, con l'arte babbana, lo jogging nel parco, il caos ordinato della città.
Nonostante la sua educazione fosse impeccabile, Draco non era abituato a vivere nel mondo babbano e vederlo tentare di entrare in quel mondo, di farlo per me, mi inteneriva moltissimo.

* * *
 
Siamo partiti da Lisbona appena svegliati, subito dopo aver spedito a Daphne, Ginny e Narcissa dei biglietti che annunciavano il nostro ritorno.
Abbiamo abbandonato il clima soleggiato e caldo di quella città sull'Atlantico per tornare a casa, ma non ci dispiaceva per nulla. Ci sarebbero state altre occasioni per godersi il sole, il caldo e il mare.

Casa nostra era esattamente come l'avevo lasciata. Come l'avevamo lasciata. Da quando lui era andato via io non avevo toccato nulla.
Anche camera nostra era come l'avevo abbandonata: il letto rifatto, ma le lenzuola non cambiate, perché odoravano di lui, di noi; i vestiti poggiati sulla poltrona; le persiane chiuse e le pesanti tende tirate.

Apro le tende e le persiane, facendo entrare la luce nella stanza. Non ho mai apprezzato così tanto le pareti in cipria o il mobilio in ciliegio, davvero.
Mi siedo sul letto e mi osservo la mano sinistra.
È un bel cambiamento. Cioè non lo è e al tempo stesso lo è.
Voglio dire, quell'anello è al mio dito da due anni. Eppure ora è tutto reale.

“Hermione…” dice piano Draco, sull'uscio di camera.

“Sì?” rispondo, riscuotendomi.

“Tutto bene?”

“Sì, certo” dico sorridendo. E va davvero tutto bene.

“Mia madre ci ha invitati a cena appena ha saputo che eravamo tornati. Ci aspetta stasera per le 8, ti va?”

“Certamente. Dobbiamo darle la bella notizia. E devo anche ringraziare tua madre per quello che ha fatto per me…”

“Perchè? Che cosa ha fatto per te?” domanda Draco.

“Oh, nulla…”

“Hermione…”

“Oh, andiamo. Non ha importanza. Mi ha detto dove avevi detto che saresti andato riportando le tue parole. Se non fossi stata disperata avrei apprezzato la caccia al tesoro.”

“Sapevo che quella strega non era capace di reggere nemmeno il porridge*” ghigna Draco.

“E tu lo hai fatto apposta, sapendo che mi avrebbe detto tutto. Sei una serpe” e con questo mi rinchiudo nel bagno, decisa a fare una doccia da sola, in completa tranquillità.
 
* * *
 
Arriviamo al Manor alle 8 meno un quarto, giusto in tempo per due chiacchiere prima di sedersi a tavola. Ci accoglie Juppy, l’elfa domestica di Narcissa che ci dice che la padrona ci sta aspettando nella sala dell’arazzo.

“Adoro la vostra biblioteca. Ne vorrei una uguale a casa nostra” dico, gli occhi che brillano al pensiero della maestosità di quella sala piena di libri in cui avrei volentieri passato il resto della mia vita.

“Oh, cara. Lo so. Ami quei libri più di quanto tu ami me. Ma ormai ho preso coscienza di questo fatto: non reggerò mai il confronto con i libri.” mi risponde Draco facendo il melodrammatico. Alzo gli occhi al cielo e seguo Juppy lungo il corridoio dal pavimento di pietra serena.
Pochi minuti dopo arriviamo alla biblioteca. Juppy bussa alla porta e poi fa capolino, annunciandoci a Narcissa.

“Padrona, i padroncini sono arrivati.”

“Avanti, Juppy, che aspetti? Falli entrare!” La voce musicale di Narcissa sembra emozionata.

Io e Draco entriamo, affiancati e per mano. Narcissa è seduta nella vecchia poltrona di Lucius, ci dà le spalle e osserva qualcosa di poco illuminato in fondo alla stanza.

“Madre...”

“Sapete” inizia lei, ignorando il saluto di Draco, che infastidito mette su un broncio degno di quando era un bambino. “Un paio di settimane fa camminavo per il Manor sovrappensiero. Ero preoccupata per voi, che non avevate mai litigato prima d’ora. Draco era enigmatico nel dire dove sarebbe andato e tu, Hermione, tu stavi troppo male per lui per riuscire a pensare ad altro. Ho camminato per tutto il Manor, passo dopo passo, pensando e ripensando, finché alla fine non sono entrata qui dentro. Ho osservato a lungo l’arazzo, ripercorrendone le varie linee. Non ho notato nulla di strano, eppure…eppure c’era qualcosa di nuovo, di diverso, che io non sono riuscita a cogliere. Forse perché era qualcosa di cui neanche voi avevate coscienza. L’altro giorno sono tornata qui. Mi sono messa davanti all’arazzo decisa a capire che cosa ci fosse di diverso e l’ho visto. Una bella, marcata linea argentata.” Si alza dalla poltrona lentamente e con regalità. Si volta verso di noi, mani sui fianchi che la rendono molto simile a Molly. “Avanti. Quando avevate intenzione di dirmi che Hermione è incinta?”

“In realtà-” Draco è preso alla sprovvista e lo vedo muoversi a disagio.

“In realtà, Narcissa, lo abbiamo scoperto solo pochi giorni fa. Io credevo che il ciclo saltato e l’aspetto diverso fossero dovuti prima allo stress per il lavoro e poi per il litigio con Draco. Non ho avuto nausee fino a circa una settimana fa, quindi non mi ero accorta di nulla. Te lo avremmo detto stasera.”

Il volto di Narcissa si ammorbidisce.

“E poi abbiamo anche un’altra notizia da darti, madre.” Draco sorride e mi prende la mano. “Ci sposiamo.”

Gli occhi di Narcissa si illuminano. Un enorme sorriso dai perlacei e perfetti denti si apre sul suo volto.

“Quando? E come? Dove? O Merlino, sono così contenta!” Vola verso il figlio e lo stringe a sé, baciandogli più volte le guance, ispide per la barba appena ricresciuta. Poi si volta verso di me e mi abbraccia stretta, sussurrandomi “Grazie” all’orecchio.

Quando mi lascia andare è come avere davanti una bambina in un negozio di caramelle. Draco sorride nel vedere sua madre così entusiasta. “Dobbiamo organizzare tutto. Adesso andiamo a cena, ne parleremo a tavola.”

* * *
 
Le porzioni si susseguono infinite, mentre parliamo del matrimonio e del bebè. Narcissa ha un talento a volte spaventoso per l’organizzazione. Chiede, ovviamente, la mia opinione, ma io sono più che felice di seguire i suoi consigli.

“Hermione, cara, quando vorresti sposarti?”

“Prima che si veda troppo la pancia. Io direi…per inizio giugno.”

“Beh, potremmo organizzare il matrimonio per il giorno del mio compleanno” interviene Draco “Sarebbe il più bel regalo che potrei mai ricevere.”

“5 giugno, ottimo.” dice Narcissa, appuntando la data su un blocchetto fatto apparire al momento. “Che fiori vi piacerebbero? Io opterei per del velo di sposa e delle calle, oppure dei tulipani…tu che dici, Hermione?”

“Adoro le calle e il velo di sposa mi piace, ma credo sia scontato. Non voglio nulla di troppo opulento o spumoso. Mi piacerebbe qualcosa di delicato ed elegante, quasi minimalista. Quindi calle e tulipani sarebbero perfetti” Draco a fianco a me sbuffa e io gli lancio un’occhiataccia.

“Draco la sposa è Hermione e per quanto matrimoni minimalisti non rientrino nella tradizione dei Malfoy, neanche spose mezzosangue lo fanno. Quindi questo sarà l’inizio di una nuova tradizione di matrimoni e spose Malfoy.” Afferma decisa Narcissa, guardando seria il figlio.

Ore dopo, verso la mezzanotte, finiamo di parlare. Abbiamo delineato in linea di massima il matrimonio, ma dobbiamo ancora parlare dell’abito e dell’organizzazione dei tavoli. Io e Draco salutiamo Narcissa e ci smaterializziamo a casa.

Giusto il tempo di lavarsi e togliersi i vestiti e piombiamo in un sonno pesante e senza sogni, abbracciati, nel nostro letto di ciliegio.



Note:
*: "Quella donna non sa reggere nemmeno il porridge"  personale riadattamento del modo di dire che "una persona non sa reggere nemmeno il semolino" nel senso che non sa tenere un segreto, nemmeno quello più stupido. Dando per scontato che il semolino non esista in Inghilterra, ho pensato che il porridge fosse un degno sostituto :)
 

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Capitolo 24
*** Capitolo XXIII ***


Salve a tutti/e!
Eccomi di nuovo qui, con un capitolo non particolarmente lungo nè particolarmente importante. Anzi, oserei dire che è proprio di passaggio.
Ritratto a metà l'affermazione "i dettagli nel prossimo capitolo". Diciamo che in questo si sono definite le linee generali, ma che gli abiti e la torta verranno descritti a sorpresa nel capitolo del matrimonio. Questo per due motivi:
1) Io stessa non ho ancora chiari che tipo di abiti voglio per Draco, Hermione, testimoni e damigelle.
2) perchè vorrei che fosse per voi come essere al matrimonio: vedere per la prima volta (o in questo caso immaginare) gli abiti.
Detto questo, ringrazio come sempre chi legge, segue, ricorda, preferisce e commenta.
A presto,
Baci Lagherta.

P.S: come sempre, fatemi sapere qualcosa :)

 

Capitolo 23

 
Draco’s POV



Personalmente, lascerei molto volentieri i preparativi del matrimonio a mia madre ed Hermione, limitandomi a un parere casuale ogni tanto, in vero stile Malfoy.
In realtà, sono obbligato a dire la mia su ogni minima cosa, pena l’ira di mia madre e uno sciopero ad oltranza di Hermione tra le lenzuola.

Daphne e Ginevra si sono unite subito ai preparativi. Ancora non abbiamo detto a nessuno della gravidanza: è una scoperta così nuova anche per noi, che vogliamo coccolarcela ancora un po’. Lo diremo al matrimonio, durante le promesse. Sarà un’enorme sorpresa per tutti. Mentre sono perso nei miei pensieri, la voce di mia madre si fa di un’ottava più acuta e pronuncia il mio nome.

“E tu che ne pensi, Draco?”

Che cosa Salazar mi sono perso? Con la coda dell’occhio vedo Hermione che sogghigna lieve.

“Madre, scusa. Mi ero perso.” Ammetto a denti stretti.

“Oh, l’ho visto tesoro.” sospira e poi riprende. “Ti ho chiesto che cosa ne pensassi di una torta a 3 piani, rotonda, la farcitura la scegliete voi ovviamente. Per averla per il matrimonio, dovete decidere adesso almeno a chi rivolgervi.”

“Narcissa, io pensavo a quel pasticcere francese…Pierre, mi pare si chiami. Ma sì, quello vicino Harrods, con la vetrina sempre piena di èclair…credo abbia fatto anche la torta di Blaise e Daphne…”

“Ah, sì. Pierre. Ottima idea, Hermione.” annuisce convinta mia madre. “Per quanto riguarda i fiori, allora è deciso: calle e velo di sposa. Il Manor come location può andare?” Hermione annuisce, non ha senso cercare altri posti quando si ha a disposizione Malfoy Manor e il suo enorme parco, annoverati nelle più famose e antiche guide magiche ai castelli inglesi. “Perfetto. Quanti invitati credete ci saranno?”

Odio queste chiacchiere inutili. Mi piace l’idea di un matrimonio in grande, ma non quella di dover partecipare ai preparativi. Per Salazar! È roba da donne! Merlino, speriamo che Hermione continui ad essere incapace in Legilimanzia come era a scuola, altrimenti sono fritto.

“Io…non più di un centinaio e penso siano già tanti.” Vedo mia madre trattenere una smorfia di sdegno, mentre Hermione finisce di parlare. Un centinaio di invitati ad un matrimonio Malfoy? Vabbè che siamo caduti in disgrazia, ma…un centinaio? Stiamo scherzando?

“Amore, almeno duecento, dai.” cerco di smorzare io.

Hermione, accanto a me, impallidisce. Mormorando uno “Scusate” si precipita fuori dalla sala da the del Manor. Io la seguo, rivolgendo un’occhiata a mia madre, che annuisce comprensiva.

La trovo nel bagno del primo piano, riversa sul WC. Un velo di sudore le imperla la fronte e il collo, i capelli sono raccolti in una treccia a spina di pesce ormai sfatta.

“Mi dispiace…” dico, avvicinandomi e tirandole indietro i capelli sfuggiti alla treccia.

“E per cosa? Sono io che sto praticamente marchiando ogni bagno di ogni casa in cui entro con il mio vomito. Per non parlare delle aiuole e dei vari giardini…”

“Intendevo dire che mi dispiace per mia madre. Questa cosa del matrimonio e del bambino l’ha esaltata più di quanto avessi calcolato. Se vuoi al massimo un centinaio di invitati, va bene. È il tuo giorno, sarà tutto come tu vuoi.”

“Il nostro giorno, Draco. E poi non è tua madre. Voglio dire, magari è esaltata, ma lo fa solo per aiutarci e mi sta chiedendo l’opinione su tutto. Non è tua madre il problema.”

“E allora qual è?”

“Non lo so. Forse il pensiero di sposarmi con queste nausee, con il rischio di vomitare ovunque e rovinare il matrimonio. Forse perché i miei genitori non ci saranno. Forse…non lo so Draco. Non lo so.”

“Pensavo che ‘non lo so’ fosse una frase bandita dal tuo vocabolario, mia dolce so-tutto-io.”

“Hai capito quello che intendo, furetto.”

“Certo che l’ho capito. Stai tranquilla, il matrimonio è tra più di un mese-”

“Oh, sì. Un mese e 5 giorni per l’esattezza” dice stizzita.

“Un mese e 5 giorni, va bene. Ma per quel giorno tutto sarà perfetto. Soprattutto tu, sarai perfetta. Anche se dovessi vomitare in ogni vaso da fiori del giardino.”

“Sei un’idiota, lo sai?”

“Un’idiota che tu ami.”

“Un’idiota che io amo.”

“Torniamo di là? Mia madre vorrebbe finire la lista delle cose da fare.”

Hermione fa un profondo respiro. Le guance hanno acquistato di nuovo un po’ di colore e il velo di sudore si è asciugato. Annuisce. “Andiamo.”

* * *

Diverse ore dopo siamo arrivati alla fine.

“Ricapitolando: calle e velo di sposa come fiori, a cui penserò io; 150 invitati al massimo; 25 tavoli, ognuno da 6 invitati; per il pranzo ci penserà il Catering “Doladino”; alla torta penserà invece Pierre..” Mia madre si ferma un attimo per prendere fiato e per consultare la lista. “Agli abiti ci penserà David Fielden, con cui avete appuntamento tra una settimana Hermione e le sue damigelle, tra dieci giorni Draco e i testimoni. Per quanto riguarda damigelle e testimoni, abbiamo detto Ginny, Luna e Daphne per Hermione e Theodore e Blaise per Draco. La cerimonia si terrà il 5 giugno alla mattina, così avrete l’intera giornata per il pranzo e il ricevimento. Gli anelli…beh, se non vi dispiace, mi farebbe piacere che usaste gli anelli di famiglia. Li andrò a prendere domani alla Gringott, così li vedrete e deciderete.”

“Grazie Madre. Adesso, se non ti dispiace, noi torneremmo a casa. Siamo stanchi e dobbiamo ancora avvertire i nostri amici del nostro ritorno…”

“Ma certo cari, andate pure.” Mia madre sorrise e si alzò dalla poltroncina su cui era seduta. “Vi accompagno.”

Sulla porta abbracciò stretta Hermione, sussurrandole qualcosa all’orecchio che io non riuscii a sentire, ma che fece sorridere la mia quasi-moglie. Poi abbracciò me, senza dirmi nulla. Io ricambiai l’abbraccio e poi la baciai leggera sulla guancia.

“A presto, cari.” ci salutò.

* * *

Un attimo dopo, ci eravamo smaterializzati a casa nostra.
L’odore familiare ci accoglie, rilassando immediatamente Hermione, che si lascia cadere sul divano con un sospiro.
Io vado in cucina, a preparare qualcosa per cena.

“Direi che gli altri li avvertiamo domani, che ne dici?” chiedo dalla cucina.

“Direi di sì. Stasera sono troppo stanca. Che cosa c’è per cena?”

“Roastbeef e patate. TI va?”

“Moltissimo.”

Ringrazio per l’ennesima volta la magia, che mi ha reso un cuoco più bravo di quel che in realtà sono. Con un colpo di bacchetta, il roastbeef e le patate sono pronti e mentre lascio che le patate si dorino, vado in salotto ad apparecchiare. Un altro colpo di bacchetta e la tavola è pronta. Metto tutto in tavola, mentre Hermione si accomoda. Mangiamo con calma, senza parlare, non ce n’è bisogno.

Mezz’ora dopo siamo a letto. Hermione mi crolla addormentata su una spalla, mentre io rimugino. Tra poco più di un mese sarò un uomo sposato. E tra 5 o 6 mesi sarò padre. Quest’anno è stato un anno pieno di novità.
Mi addormento qualche ora dopo e miei sogni si popolano di pannolini sporchi, biberon, fiori, smoking. La sensazione che però mi lasciano questi sogni al mattino, è meno terrificante di quello che pensavo: mi sveglio infatti rilassato come non ero da molto tempo.

Guardo Hermione, ancora appoggiata alla mia spalla – che ha perso decisamente sensibilità – e penso che forse tutti questi cambiamenti saranno più positivi di quanto immagini.

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Capitolo 25
*** Capitolo XXIV ***


Salve a tutti/e!
Eccoci qua, finalmente è arrivato il capitolo sul matrimonio.
Mi ci è voluto un po' a scriverlo, a causa di una serie di cose che sono capitate e stanno continuando a capitare nella mia vita, ma alla fine ce l'ho fatta.
Quindi, niente, leggete e fatemi sapere :)
Come sempre ringrazio tutti voi che leggete, ricordate, seguite e preferite la mia storia che sta volgendo al termine.
Un bacio, Lagertha :*


 
Capitolo 24

 
Il 5 giugno è arrivato quasi troppo in fretta e una marea di cose sono successe in questo mese.



Quattro settimane prima


Quando avevate intenzione di dircelo?”

Oh andiamo, Weasley…”

Nono, Draco. Ginevra ha ragione. Quando?”

Ci mancava altro che vi coalizzaste contro di noi, Daph.”

Non ci siamo coalizzate. Siamo amiche sia tra noi che vostre. Spiegateci perché non ce lo avete detto prima.”

Daphne, Ginny, non lo sapevamo neanche noi.” Hermione era diplomaticamente intervenuta, cercando di placare la sensazione di tradimento delle due ragazze. “Lo abbiamo scoperto una settimana fa, più o meno. E siamo tornati l'altro ieri."

E del matrimonio che ci dite? Non vorrete farci credere che tutto è nato dal nulla, vero?!”

Oh, no Ginny. Su questo posso assicurarti che Draco era da un po' che ci rimuginava sopra…”

Sentite ragazze, state tranquille. Domani ho la prima visita dal magiginecologo-”

La prima visita? Oh Merlino! Ma è fantastico! Verremo con te!”

NO! ALLA PRIMA VISITA CI VADO IO! VOI ASPETTERETE A CASA VOSTRA O AL MASSIMO AL MANOR CON MIA MADRE. È UN MOMENTO NOSTRO, QUESTO.”

Draco calmati…Ragazze, tranquille. La visita è la mattina, appena finito ci troviamo al Manor e prendiamo un the tutti insieme, così vi raccontiamo tutto, ok?”



La visita era andata bene. Il medico aveva detto che il bebè stava bene, che nonostante lo stress e anche l'alcool che avevo bevuto prima di saperlo non aveva riportato nessun tipo di danno, che da quel momento avrei dovuto fare una visita al mese e che per qualsiasi cosa – QUALSIASI – avrei dovuto contattarlo senza indugi.
Per il sesso del nascituro dobbiamo aspettare qualche altra settimana, insomma la visita dopo il matrimonio.

Bussano alla porta e io mi riscuoto.

“Tesoro? Tutto bene?”

“Entra pure…”

Narcissa Malfoy fa il suo ingresso nella stanza con tutta la grazia regale di cui è ammantata. Nel suo abito verde scuro in broccato pesante e stretto in vita da una fascia in seta nera, la mia quasi suocera ricorda tanto una regina.
La guardo dallo specchio enorme e dalla cornice di stucco dorata mentre si ferma alle mie spalle.

“Tutto bene cara? Ti vedo…strana.”

“Oh, Narcissa. Va tutto bene. Sono solo un po' nervosa.” sorrido, cercando di essere più convincente possibile.

“Hermione, in questi anni ho imparato a conoscerti e questa è una cosa che ho dovuto affrontare anche io.” Alzo gli occhi e li fisso in quelli azzurri fiordaliso di Narcissa. “Sai cara, quando ho sposato Lucius – sì, lo so quanto tu lo abbia odiato e quanto tu forse lo odi ancora – ero molto emozionata, ma anche molto insicura. Non aveva una buona nomea, a Hogwarts, ma era l'uomo che i miei genitori avevano scelto per me, quindi avrei dovuto ignoiare il rospo e far finta di nulla, presentarmi sorridente all'altare e rispondere con tutta la gioia che fossi riuscita a tirare fuori. Lucius era un donnaiolo, come è stato Draco. Io ero più simile a te: sempre sui libri, messa in Serpeverde più per una questione dinastica che per reale predisposizione. Lucius mi corteggiò a lungo e con dedizione, ma era tutta una messa in scena. Le nostre famiglie avevano deciso che saremmo sposati e così sarebbe stato. Ma le convenzioni sociali impongono un corteggiamento e un lungo fidanzamento, così Lucius iniziò a passare sempre più tempo con me, mi seguiva in biblioteca, mi accompagnava quando andavo a passeggiare sul lago, si sedeva accanto a me a cena…piccole cose, niente di eclatante, ogni tanto piccoli doni – delle pergamene, una nuova piuma, un calderone nuovo – che man mano che i mesi passavano si facevano sempre più importanti. Finchè un giorno si presentò davanti al mio dormitorio vestito di tutto punto e si dichiarò. Mi presentò una scatolina con lo stesso anello che tu adesso porti al dito. 'Narcissa Black, davanti a Merlino e a Morgana, davanti a Salazar, io ti chiedo di farmi l'onore di diventare mia moglie.' Non credo che nella storia di Hogwarts ci siano state molte proposte, ma sono convinta che quella di Lucius fu una delle meno sentite dai secoli dei secoli.”

“Ma quella di Draco non è stata brutta, Narcissa-”

“Fammi finire cara.” mi sorride Lady Malfoy, tranquilla. “Io accettai, naturalmente, soprattutto perché mio padre e mia madre mi avrebbero uccisa se avessi rifiutato. Quando finimmo Hogwarts ci sposammo. Era ottobre, il tempo non era bellissimo, ma neanche terribile. La madre di Lucius aveva scelto ogni cosa, relegandomi in un angolo: vestito, fiori, colori, gioielli, musica…io non avevo neanche dovuto dire . Quando arrivò il momento, percorsi la navata a testa alta, ma con il cuore pieno di dubbi. Mio padre mi tenne stretta sotto braccio finché non mi passò nelle mani di Lucius. Ero stata educata per quello, per il passare dall'essere proprietà di un uomo ad essere proprietà di un altro. Quando mi fermai davanti a Lucius e lui mi sollevò il velo, il mio cuore perse un battito. Nei suoi occhi, che Draco ha ereditato, vidi qualcosa che fino a quel momento non avevo mai visto: affetto e rispetto. E pensai che forse avremmo potuto costruire qualcosa a partire da quello. La cerimonia fu bella, nonostante i presupposti con cui io mi ci ero accostata. Poi, finito il ricevimento, fummo finalmente da soli. Ci fu molto imbarazzo, soprattutto da parte mia che non mi ero mai spogliata davanti ad un uomo. Ma Lucius fu straordinariamente delicato e gentile, aspettò che fossi pronta e poi facemmo ciò che ci si aspettava da una giovane coppia sposata.” Narcissa sospirò, persa nei ricordi. “Da quel giorno, a cui io ero arrivata piena di dubbi, incertezze e nervosismo, è nato Draco e una relazione che ancora oggi per me è stata la più bella che si potesse desiderare. Quello che voglio dirti e farti capire, Hermione, è che tu e Draco siete arrivati a questo giorno con molto di più di quanto avessi io quando ho sposato Lucius. Voi vi conoscete, vi amate, convivete…tutto questo non sarà che una briciola in confonto a quello che avete affrontato negli anni. Stai tranquilla, tesoro, Draco ti ama più di quanto abbia mai amato chiunque sulla faccia della Terra ed è così cambiato da quando vi siete conosciuti…”

Narcissa smette di parlare e io mi volto verso di lei, smettendo di guardarla attraverso la superficie riflettente dello specchio.

“Io amo Draco, Narcissa, con tutto il mio cuore. E amo già questo bambino o bambina che sia che cresce dentro di me. Voglio sposarlo e continuare a vivere con lui, ma non so se sarò mai all'altezza per essere una Lady Malfoy.”

“Oh, ma cara, tu sarai la miglior Lady Malfoy di sempre! Hai portato rinnovamento e bellezza, felicità e chiarezza in questa casata! Non devi preoccuparti di nulla.”

“Resto sempre una nata-babbana, Narcissa…”

“E con questo? Mio marito non c'è più e anche se ci fosse stato sono convinta che saresti riuscita a fargli cambiare idea. Sei intelligente e risoluta, ambiziosa e buona e faresti qualunque cosa per Draco. Sono sicura che Lucius avrebbe capito, perché tutto quello che ha fatto nonostante lo abbia fatto nel modo più sbagliato possibile lo ha fatto per noi, per tenerci al sicuro, per proteggerci. Purchè Draco stia bene, Lucius avrebbe accettato tutto.”

Tiro un sospiro di sollievo. Mi sento molto meno nervosa adesso.

“Narcissa, potresti aiutarmi?”

“Certo cara, prendo subito l'abito.”
 
* * *
 
Percorro la navata al braccio del signor Weasley.
Nel mio vestito color avorio, dal corpetto a cuore riccamente ricamato in oro e un'ampia gonna con ricami della stessa tonalità di quelli sul corpetto, calco sicura il tappeto rosso ricoperto di petali di rosa candida lasciati cadere da Ariadne, Lily, Dominique e Victoire. Draco mi aspetta all'altare, impettito nel suo smoking blu scuro e affiancato da Blaise e Theo. Mi guardo intorno, scorgo i miei amici di sempre accomodati sulle sedie, scorgo Narcissa, Andromeda e Molly sedute accanto, circondate da Teddy, Louis, James, Albus e Adam. Focalizzo di nuovo l'attenzione sull'altare davanti a me, dove Draco mi aspetta.

Il cuore mi batte all'impazzata nel petto e il signor Weasley mi stringe leggermente il braccio, come a sostenermi e a dirmi “Ehi, va tutto bene, sono qui. Non ti lascerò cadere”. Continuo a camminare, passo dopo passo, ondeggiando lievemente sui sandali color oro chiaro dai tacchi alti. Ho paura che la gonna mi faccia inciampare, ho paura di rovinare a terra, di fare una figuraccia davanti a tutta questa gente, davanti a Draco. Eppure la stretta leggera ma decisa del signor Weasley mi dà la forza necessaria a continuare sicura. Il velo che mi copre il volto non impedisce che veda dove metto i piedi, ed è tenuto fermo da un meraviglioso diadema in oro bianco tempestato di diamanti e rubini che proviene dalle camere blindate dei Black, dove ho scoperto essere tenuti tesori dal valore inestimabile, appartenuto – senti senti – ad una Black che aveva sposato un discendente di Godric Grifondoro (il che spiega i colori di questo meraviglioso diadema).

Compio gli ultimi passi ed un sorriso mi si disegna sul viso celato. Arthur posa le mie mani in quelle di Draco, che nonostante resti serio, vedo fremere dall'emozione.

Draco lascia le mie mani, mi alza il velo e tutto ha davvero inizio.

“Signori e Signore” esclama Kingsley, che ha accettato di celebrare il nostro matrimonio nonostante non sia più Ministro della Magia (dopo due mandati post-Guerra, era così stanco che ha deciso di non accettare nuovamente la carica e di godersi la moglie, i figli e i nipoti). “Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione, in passato contrastata, poi che ha destato clamore e adesso decisamente gradita, di Draco Lucius Malfoy e Hermione Jean Granger. Ragazzi miei, prendetevi le mani.”

Io poso le mani in quelle di Draco e sorrido emozionata, vedendo un timido sorriso fare capolino sulle labbra perfette di quello che tra poco sarà il mio sposo.

“In questo 5 giugno state per dare inizio ad un'unione che prima non si è mai vista. Un Serpeverde che ha vestito perfettamente le vesti della sua Casata, nel male ma soprattutto nel bene, nel proteggere la famiglia e gli amici anche a costo di commettere atti che potrebbero non essere reputati buoni. Ma tutti noi sappiamo, chi più chi meno, che per le persone che si amano saremmo disposti ad agire in modi non sempre ideali. E una Grifondoro con un cervello da Corvonero, dotata di tutte quelle qualità che vengono etichettate come buone e che è riuscita a riportare alla luce quello che è il vero Draco Malfoy. Siete usciti dalla guerra a pezzi e insieme vi siete ricostruiti, in questi anni avete continuato a costruire, mattone dopo mattone. Certo, non sono mancate le discussioni, ma vi siete sempre ritrovati, esattamente come questa volta.” Kingsley guardò prima Draco poi Hermione, sorridendo ad entrambi. “Siete circondati da famiglie ed amici che vi amano profondamente e grazie e con loro continuerete a mettere un mattone dopo l'altro, giorno dopo giorno. Siete un esempio che dovrebbe essere seguito, ma al tempo stesso siete un'eccezione. Oggi, qui, davanti a tutte queste persone che vi amano, io vi pongo una domanda a cui voi dovrete rispondere sinceramente. Draco Lucius Malfoy, vuoi tu, nel pieno delle tue facoltà fisiche e mentali, prendere la qui presente Hermione Jean Granger come tua sposa, sostenendola e proteggendola al meglio delle tue possibilità, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, per oggi e per tutti i giorni che verranno?”

“Sì.” Draco rispose con voce chiara e forte.

“E vuoi tu, Hermione Jean Granger, nel pieno delle tue facoltà fisiche e mentali, prendere il qui presente Draco Lucius Malfoy, come tuo sposo, sostenendolo e proteggendolo al meglio delle tue possibilità, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, per oggi e per tutti i giorni che verranno?”

“Sì” Neanche la mia voce trema ed esce cristallina e decisa.

“Allora io, Kingsley Shackebolt, vi dichiaro marito e moglie. Scambiatevi gli anelli"

Al mio dito viene infilata una delicatissima fede di oro bianco, semplice ma bellissima, con un diamante dal taglio classico incastonato esattamente al centro. Poi io infilo la fede, esattamente identica alla mia, ma senza diamante, all'anulare di Draco.

"Draco, puoi baciare la sposa.” dice infine Kingsley, una volta che gli anelli sono saldi alle nostre dita.

Draco si china su di me, che sono molto più bassa nonostante abbia 10 centimetri di tacco sotto i piedi, e mi bacia.
Mi bacia come non mi ha mai baciato prima, o forse sono io che lo percepisco come un bacio diverso. Chiudo gli occhi e mi abbandono tra le sue braccia, senza staccare le mie labbra dalle sue, inspirando a fondo quell'odore che è solo suo, finché il partire di un applauso ci tira fuori dalla nostra piccola bolla insonorizzata e privata.

“Signore e Signori, in piedi prego. Vi presento i signori Draco ed Hermione Malfoy.”

Draco mi passa un braccio intorno alla vita e mi sussurra all'orecchio “Finalmente, Signora Malfoy. Mi hai reso l'uomo più felice di questo mondo.”

“E tu hai reso me la donna più felice del mondo Signor Malfoy.”

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Capitolo 26
*** Epilogo ***


Eccoci qua, per l'ultima volta per quanto riguarda questa storia.
Ringrazio tutti voi che mi avete seguito dal primo all'ultimo capitolo, dandomi le vostre opinioni, seguendomi, ricordandomi, preferendomi.
Non vi nego che sono un po' emozionata, perchè questa è la mia prima long portata a termine. Ne sono soddisfatta, ma penso che avrei potuto fare di meglio. Per essere il primo esperimento non è andata male, ma sono accadute delle cose, nel corso della stesura, che mi hanno portata a cambiare "mood" e inevitabilmente anche la storia ne ha risentito.
Spero che vi sia piaciuta, che mi abbiate seguita con piacere e che continuerete a leggere le altre storie che scrivo, perchè è anche grazie a voi che lo faccio!
Vi lascio alla lettura di questo ultimo capitolo, che non è particolarmente lungo, ma che spero in ogni caso vi piaccia.
Un bacio enorme a tutti voi, 
La vostra Lagertha.

 


Epilogo
11 anni dopo


 
1 Settembre 2019


“Ragazzi andiamo! Se aspettiamo ancora arriveremo in ritardo!” Hermione Granger in Malfoy sbraitava a un passo dal panico più totale.

Tante cose erano cambiate, in quegli anni, ma quello che non era cambiato era l'odio per i ritardi di Hermione e le discussioni tra Draco, Harry e Ron. Undici anni erano passati dal “Sì” pronunciato davanti a Kingsley Shackelbolt, undici anni erano passati da quel litigio che aveva rischiato di rovinare tutto, ma che invece si era rivelato fondamentale per costruire quel che poi era diventata la loro vita: una casa, una famiglia, dei figli, un rapporto solido e delle amicizie ormai quasi trentennali

“Mamma rilassati. Sono solo le 10, come facciamo ad arrivare in ritardo?” gridò in risposta il figlio dal ballatoio del piano superiore.

“PERSEUS DRACO MALFOY! TU PENSA SOLO A SBRIGARTI E A SCENDERE, ALTRIMENTI SCRIVERÒ A MINERVA E LE DIRÒ DI RIEMPIRTI DI COMPITI PER TUTTO IL TEMPO CHE RIMARRAI A HOGWARTS!”

“Ma mammaaaaa…”

“PERSEUS!”

Con uno sbuffo sonoro il ragazzino scomparve dal ballatoio, per riapparire pochi secondi dopo trascinando un enorme baule in cuoio.

“Ecco, ci voleva tanto? Eri anche già pronto!” gli disse Hermione quando il figlio l'ebbe raggiunta nell'atrio, addolcendo il tono e carezzandogli il viso liscio e terribilmente simile a quello del padre.

“Sì, sì, certo. Dove sono papà e Lyra? Perchè a loro non urli?”

“Perchè siamo qui, Perseus.” La voce profonda di Draco fece voltare sia Hermione – che arrossì, come sempre del resto – che Perseus che si aprì in un sorriso luminossissimo e che andò ad abbracciare il padre prima e la sorellina poi.

“Mamma anche io voglio andare a Hogwarts!” sbottò Lyra, un dolcissimo broncio a sostituire il perenne sorriso.

“Amore tu devi aspettare ancora qualche anno ancora, ma non preoccuparti, il tuo momento arriverà presto” le rispose Hermione, chinandosi per abbracciare la figlia.

Perseus si è rivelato la copia esatta del bambino del sogno: uguale a Draco tranne che per gli occhi, è un bellissimo bambino biondo e longilineo, dai capelli lisci e la bocca perennemente piegata in un ghigno.
Lyra Narcissa invece è molto più simile a Hermione: i suoi capelli sono ricci e scuri, è piccolina, ha un viso meno affilato di quello del fratello, ha una spiccata intelligenza e il sorriso che le illumina il viso è dolce e dai denti un po' a castorino.

“Ma mammaaaaa…” lagna Lyra imbronciandosi ancora di più e incrociando le braccia sul petto. Quando fa così è mooooolto simile al padre.

“Lyra…” Interviene Draco, con un tono che non ammette repliche.

“Arriverà il tuo momento, tesoro, non preoccuparti. Adesso però andiamo, altrimenti arriveremo davvero in ritardo”
 
* * *

Al binario 9 e ¾ della stazione di King's Cross c'erano tutti.

C'erano Harry e Ginny con James, Albus e Lily.
C'erano Ron e Julie con Adam e Christie*.
C'erano Blaise e Daphne con Ariadne e i gemelli Caleb e Diana.
C'erano Theo e Maeve con Maud.
C'erano gli Weasley al completo, insieme a Andromeda e Teddy.
Erano tutti lì, vent'anni dopo, più adulti, maturi, ma in fondo sempre i soliti. Avevano imparato a volersi bene, a rispettarsi e a far sì che gli inevitabili battibecchi lasciassero il tempo che avevano trovato. Avevano tutti visi più “vecchi” con qualche ruga e i capelli bianchi adornavano le loro chiome, i corpi si erano ammorbiditi e gli sguardi erano più saggi.
Erano cambiati, tutti, chi più chi meno, ma erano lì come alla fine lo erano sempre stati, a sostenersi e a percorrere insieme le strade che la vita aveva messo loro davanti.

Quando il treno fischiò, Draco abbracciò strette Hermione e Lyra e salutò con un cenno del capo e un sorriso luminoso il figlio, che si sporgeva dal finestrino di quello stesso treno che quasi trent'anni prima avevano preso anche lui ed Hermione e tutti gli altri. Lyra si liberò dall'abbraccio e corse per un po' dietro al treno, continuando a salutare il fratello.

Gli adulti presenti si scambiarono uno sguardo emozionato e consapevole e un unico pensiero affollava le loro menti. Anzi, tre pensieri.

Un altro ciclo è iniziato.

Chissà in che casa verranno smistati.

Tra quanto arriverà la prima lettera della McGranitt?

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