Fate/Catastrophe

di Fried99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


CAPITOLO 1
 
Sapporo  (Giappone settentrionale)
 
Il pugno arrivo all’improvviso, Akio fu colpito al volto e cadette per terra. La guancia gli bruciava mentre sulla pelle iniziava già a comparire l’ematoma, si porto una mano sulla faccia imprecando in modo molto volgare.
«Tremila yen non sono tanti ma me li farò bastare» disse con fare di superiorità Toru il bullo che fin dal primo giorno di Akio nella nuova scuola l’aveva preso di mira, lanciandogli il portafoglio sotto i piedi.
Per l’ennesima volta l’aveva aggredito e si era preso i soldi per il pranzo. Solitamente Akio aveva l’abitudine di lasciarlo fare, dargli i soldi e stare zitto evitando cosi percosse o stupidi scherzi. Però non si aspettava, che quel giorno, il bulletto l’avrebbe trovato nascosto a mangiare sul tetto della scuola. Il biondo guardò il ragazzone con odio estremo.
Toru aveva la brutta abitudine di esagerare, rialzo Akio tirandolo per la camicia dell’uniforme «Se non ti piace quello che faccio. Puoi andare dalla tua adorata mammina e piangere sulla sua tomba!» ridacchio il bullo. 
Il biondo con una smorfia diede una testata in facci, con sommo piacere senti un forte crack dell’osso nasala che si spezzava sotto l’impatto della sua fronte, Toru lascio la presa.
«Non ti permettere mai più di nominare mia madre!» Akio ringhio mentre il suo avversario scuoteva la testa per riprendersi.
«Bastardo!» urlò l’omone sferrando un pugno alla cieca mentre dal naso colava come un fiume di sangue.
Ad Akio basto spostare leggermente il peso da una gamba all’altra per schivare il colpo, proprio mentre stava per effettuare un contrattacco, qualcuno gridò «Smettetela immediatamente!».
I due guardarono verso la porta che portava al tetto della Nakamura Private High School, lì con le braccia incrociate c’era Sayaka Nakamura, un amica di Akio e una delle poche persone ad avere l’immunità alle angherie di Toru.
«Sapevo che vi avrei trovato qui!» la ragazza dai capelli color argento fece due passi in avanti «Quante volte devo ripeterlo Toru, se non la smetti di prendertela con Tsukuma-san dovrò informare i professori del tuo comportamento e se neanche questo aiuterà parlerò direttamente con mio nonno» la voce della ragazza era tagliente come un rasoio, come informava il cognome Sayaka era la nipote del preside della scuola mentre il padre un uomo d’affari che passava più tempo all’estero che in Giappone.
Toru si fece pallido, solitamente riusciva a nascondere il fatto che rubava o per meglio dire estorceva i soldi dagli studenti, ma non si aspettava che Sayaka a mezzosangue si mettesse in mezzo.
«Ora vai in infermeria prima di sporcare ogni cosa» la ragazza indico la porta aspettando che il ragazzo con capelli neri unti dal gel se ne andasse.
Toru imprecando e tenendosi il naso tappato con la mano, andò via non prima di aver mormorato qualcosa di incomprensibile alle spalle della ragazza.
Il biondo lo guardo con fare indifferente, ma solo quando fu oltre il suo campo visivo, si appoggio su un ginocchio, il pugno non era stato particolarmente forte, ma la testata non era stata un ottima idea.
Sayaka si avvicino velocemente a lui «Akio! Tutto a posto?» domandò preoccupata.
Il ragazzo si pulì con la manica dell’uniforme scolastica il sangue dalla fronte, alzandosi e guardando l’amica «Quante volte te le devo ripetere Sayaka… Non sono un bambino, non ti devi comportare da sorella maggiore» il suo tono di voce non era quello di una persona arrabbiata, ma neanche di chi era convinto delle proprie parole.
Sayaka lo guardo, poi incrocio le braccia gonfiando le guance, per poi fare un profondo sospiro «Sai bene, che il nonno mi ha incaricato di vegliare su di te. Soprattutto ti vuole vedere in ottima forma per il rituale di stanotte».
Proprio mentre Akio avrebbe voluto ribattere, la campanella che indicava la fine della pausa pranzo inizio a suonare, i due studenti avrebbero finito la discussione più tardi.
Akio si incammino verso la porta quando in lontananza, noto un luccichio come se qualcuno stesse riflettendo la luce del sole con uno specchio, però la cosa strana fu quando il ragazzo giro la testa in quella direzione, il luccichio spari all’improvviso, gli alberi del bosco vicino la scuola erano del tutto normali.
«E’ successo qualcosa Akio?» domandò Alice vedendolo fermo. Il ragazzo scosse il capo e continuo a camminare «No, solo una mia impressione… Andiamo in classe, vorrei cambiarmi la giacca».
 
«Porca paletta! Per poco non mi scopriva» disse allegro l’uomo togliendo la mano dalla lente del telescopio, era vestito di nero e portava eleganti occhiali da sole, mentre al suo fianco appoggiato a un albero vi era un altro uomo col volto solenne immerso nella lettura della Bibbia, al collo il collarino di colore bianco indicava la sua appartenenza al clero.
«Sai…» il prete distolse per qualche secondo lo sguardo dal libro «Com’è supervisore di questa guerra… Non credo di doverti permettere di osservare di nascosto gli altri partecipanti o per meglio dire i possibili partecipanti» la sua voce è calma, risoluta ma anche stranamente fredda.
«Su via su via» l’uomo si tolse gli occhiali da sole «Se posso essere sincero; Kotomine… Sono deluso da questa osservazione. Mi aspettavo chi sa quale sorpresa da quel ragazzo, ma in realtà non ha niente di speciale. Un normale studente delle superiori, voti nella media, nessuna abilità negli sport» Rito era questo il nome dell’uomo sospiro ancora una volta per poi mettere a posto il telescopio.
«L’inizio della guerra è imminente...» Kotomine alzo lo sguardo al cielo chiudendo definitivamente la bibbia «I tempi sono maturi mancano solo le classi di Saber, Caster e Rider».
«Quanto tempo rimane?»
«Poco tempo. Ho già mandato i messaggi di avvertimento in cui comunico che se l’evocazione non verrà effettuata nelle prossime 24 ore, avvera la retrocessione del titolo di partecipante e nominato un sostituto» il prete diede un occhiata la polso sul quale era presente un orologio «Meglio andare Lancer sarà arrabbiata, l’abbiamo fatta aspettare anche troppo»
I due uomini si misero in marcia per tornare alla chiesa della città di Sapporo, dove ad aspettarli c’era la sevant Lancer di Rito.
 
Quando la campanella suono, il capoclasse inizia a dare ordini «Alzarsi! Saluto!» la sua voce irrita Akio che esegue dei ordini con tantissima controvoglia e appena l’insegnante lascia l’aula, il biondo incomincia a fare la cartella, prima i libri poi i quaderni ed infine il porta penne.
In pochi salutarono Akio che in verità non sentiva un particolare legame con la classe, ai saluti dei altri ragazzi rispondeva per pura formalità e per non sentire quella rompiscatole di Sayaka che trai studenti, era conosciuta come “La mezzosangue” non era un appellativo dispregiativo anzi in molti ammiravano in  lei origini inglesi della madre.
Il biondo usci dalla classe, per fortuna non era in nessun club, forse è meglio correggere questa dichiarazione visto che non era del tutto giusta, Akio Tsukuma era in un club precisamente in quello di letteratura ma era raro vedere frequentare le sue attività, infatti più di una volta il preside l’aveva richiamato.
Il vecchio preside della Nakamura High School era non solo il nonno di Sayaka ma a causa delle ultime volontà della madre di Akio, anche il suo tutore legale.
Prima di andare a casa il ragazzo dovette passare per il suo ufficio, non ne aveva particolarmente voglia, ma durante l’ora di inglese, Sayaka gli aveva lanciato in testa un bigliettino che riportava “Il nonno ti vuole vedere dopo le lezioni”
Il vecchio preside era un uomo dalla corporatura asciutta, il suo visto solcato da grosse rughe era ornato da una lunga barba color cenere, se non fosse stato per la mancanza dei occhiali a mezzaluna, Akio avrebbe giurato che fosse il fratello gemello di Albus Silente, famoso personaggio di un libro che aveva letto da bambino.
«Vecchio» disse Akio entrando in quell’ufficio che nonostante il sole pomeridiano era perennemente avvolto dal penombra «Sono venuto come mi hai chiesto».
Il preside con fare pensierosa si accarezzava la barba mentre fumava la sua pipa elettronica, Akio agito la mano per cacciare via il fumo il cui odore dolciastro gli dava la nausea.
«Ah… Akio siediti per favore voglio mostrarti una cosa» l’uomo poso la pipa e si giro verso il suo interlocutore mentre il ragazzo si sedeva «Come sai… La guerra del Santo Graal è imminente dopo la guerra di Fuyuki per oltre 17 anni in Giappone non si è combattuta alcuna guerra per l’artefatto onnipotente che può esaudire ogni desiderio» Akio impreco in cuor suo, era tipo la centesima volta che il ragazzo sentiva quel discorso era fermamente convinto che era un po’ presto per la demenza senile «Questa notte precisamente alle dodici in punto, effettuerai il rito di evocazione del tuo servant».
Servant un nome, ben sette possibilità cioè per lui le possibilità erano solo tre visto che aveva rimandato sempre l’evocazione, fino all’arrivo dell’ultimatum da parte del prete che faceva da supervisore per la guerra “Akio Tsukuma qui Kirito Kotomine il supervisore della Guerra del Santo Graal hai ancora 24 ore di tempo per evocare il tuo servant attivando i tuoi incantesimi di comando. Se superi il tempo limite e non effettui il rituale conterò la cosa come se ti fossi ritirato e cercherò un eventuale sostituto”.
«Ora per effettuare il rituale occorre un catalizzatore…» il vecchio allungo una mano sotto la scrivania per poi poggiare una piccola scatola di legno su di essa «Ecco il tuo» apri la scatola e mostro al ragazzo un pezzo di metallo era lucido non aveva una forma ben precisa ma ricordava un rettangola con delle vecchi rune incise su di esso.
«Le vecchie rune… Una lingua antica e morta da tempo» riconobbe i segni «Cos’è vecchio vuoi farmi usare Caster? »
«Che sia Caster, Rider o anche Saber non ha importanza. I servant sono strumenti usati da noi magus per combatterci a vicenda quindi non importa di che classe sarà, l’importante è lo spirto eroico che esso rappresenta» l’uomo sembrava più severo del solito rimise a posto il pezzo di metallo lucido «Purtroppo non sappiamo che spirto eroico ti verrà assegnato, ma voglio che tu aumenti la forza del catalizzatore con il tuo sangue ».
Akio si guardo il palmo della mano, sapeva che il vecchio non parlava a vanvera, fin da bambino presentava una grande forza magia anche il circuito magico che era appartenuto alla madre fu accettato dal suo corpo in maniera stranamente veloce.
«Va bene ho capito… Posso andare?» domandò ormai scocciato incrociando le braccia.
«Si può alle undici però vorrei che tornassi qui farò preparare il cerchio di evocazione nella palestra da Sayaka» Akio si alzo è fece per andar via quando «Ah mi sono dimenticato… Sei in punizione per una settimana a partire dal lunedì prossimo per l’incidente sul tetto».
Senza dire una parola Akio usci dall’ufficio del preside guardandosi la mano destra sul cui dorso era presente almeno in una sfumatura rossastra il suo incantesimo di comando ancora non attivo.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


CAPITOLO II

Akio appoggio la schiena alla parete della palestra, era particolarmente stanco della situazione, dopotutto finito il lavoro part-time era tornato a casa dove i genitori di Sayaka, l’aveva rimproverato per l’incidente sul tetto della scuola, un'altra litigata inutile che il ragazzo preferiva cancellare dalla propria memoria.
“Non solo il vecchio mi ha messo in punizione come un moccioso. Anche gli zii devono avere la loro parte” pensò facendo un lungo e profondo sospiro per poi spostare gli occhi sul suo orologio… Dieci minuti alla mezzanotte.
«Nonno!» esclamò Sayaka mentre completava il cerchio di evocazione, bagnando ogni tanto un pennello in una ciotola «Non è un cerchio così complicato. Sicuro che andrà bene?».
Il vecchio preside con l’inseparabile pipa elettronica, osservava il disegno, i suoi occhi da magus analizzavano ogni linea «Si. L’evocazione di un servant è gestita a grandi linee dal Graal. Il Master ha il semplice compito di chiamare a se lo spirito eroico e tenerlo legato al nostro mondo.» spiegò con fare filosofico, Akio lo comparava sempre di più al famoso Albus Silente.
«Molto bene io ho finito» la ragazza con fare fiero poso la ciotola e guardo Akio che si stava annoiando sempre di più, nonostante avresse voluto dare una mano, gli era stato ordinato di aspettare con calma in un angolo e non disturbare.
“Il cerchio è fatto col mercurio… Il conduttore magico per eccellenza” pensò il ragazzo alzandosi per poi spolverarsi il fondoschiena.
Sayaka si avvicino a lui con un sorriso «Bene tocca a te» due forti pacche sulla spalla per incoraggiamento.
Akio fece una smorfia, non gli andava per nulla ma non voleva ritirarsi dalla Guerra del Santo Graal, gli era stata data la possibilità di partecipare e non gli sarebbe sfuggita facilmente.
All’inizio per i Nakamura alla guerra avrebbe dovuto partecipare Sayaka, ma per chi sa quale motivo il Graal non aveva scelto lei ma Akio.
«Bene Akio fai coincidere l’evocazione con la mezzanotte. Non è che cambi molto l’ora in cui viene evocato il servant ma puoi contare la cosa come simbolica.» Akio guardo il vecchio e poi Sayaka che rispose al suo sguardo alzando le spalle con fare noncurante.
Il ragazzo guardo l’orologio ancora pochi minuti, dalla scatola di legno che aveva portato il vecchio, tiro fuori il catalizzatore e dopo essersi fatto un piccolo taglietto con un coltellino riempi di sangue le rientranze nel metallo che formavano le antiche rune.
Posiziono il catalizzatore al centro del cerchio, si porto al suo bordo per poi protrarre la mano con gli incantesimi di comando inattivi in avanti.
Solo dopo un profondo respiro, che gli sembro infinito nel svuotare i polmoni inizio a recitare:

In principio l’argento e il ferro.
Come fondamento la pietra, e l’arciduca dei contratti.
Come antenato il mio Grande Maestro Schweinorg.

Il cerchio inizio ad illuminarsi. Akio manteneva lo sguardo fisso in avanti osservava il penombra.

Che i cancelli delle quattro direzioni si chiudano
E che dalla corona discenda fino al regno,
Circolando lungo il percorso triforme.

Gli incantesimi di comando sul dorso della mano incominciarono a comparire con più chiarezza.

Colmati, colmati, colmati, colmati, colmati.
Cinque volte per ogni ripetizione.
Basta che distruggi il circolo, una volta che è colmo
Seth!

Sayaka spalanco gli occhi ogni qualvolta che Akio pronunciava quelle parole, il cerchio fatto di mercurio che ormai brillava di luce propria aveva iniziato a pulsare.

Lo dichiaro.
Che il tuo corpo venga posto ai miei comandi.
Che il mio destino sia affidato alla tua spada
Obbedisci alla chiamata del Santo Graal, e se intendi obbedire

Il vecchio preside che nonostante l’età, stava osservando per la prima volta un evocazione simile, completamente immobile analizzando la situazione in modo attento, stava andando tutto bene.

A ogni mio ordine, rispondi.
Compio qui un giuramento.
Diventerò il bene dell’immutabile aldilà
Dominerò il male dell’immutabile aldilà

Nonostante porte e finestre erano chiuse, nella palestra si alzo un forte vento come se una tempesta si fosse all’improvviso scatenata all’interno. Sayaka si portò un braccio all’altezza del volto.

Tu sei i sette cieli, avvolti dalle tre sacre parole.
Giungi a me dal circolo che ti vincola…
Protettore dell’equilibrio!

Dal cerchio si propago una forte luce e dei fulmini rossastri, la follata di vento fu così forte che fu impossibile per i presenti avere gli occhi aperti, ad Akio si piegarono le ginocchia per lo sforzo e ben presto il suo corpo fu invaso da una forte stanchezza.
«Ci sono… Riuscito» si guardò il dorso della mano dove tre cerchi concentrici formavano in modo nitido i suoi incantesimi di comando.
La nuvola di polvere inizio a diradarsi, mentre Sayaka accorreva verso il ragazzo, una voce femminile fece una domanda molto semplice e a cui tutti i presenti tranne il servant sapeva rispondere «Sei tuo il mio Master?».
Akio con il sostegno della ragazza dai capelli argentei si alzo, spalanco gli occhi non credendo alla propria vista, il suo servant era una ragazza dai capelli color paglia legati con un nastro nero e occhi verdi come due smeraldi. Il suo vestito era un misto tra un abito da sera e un armatura medievale.
«Si, sono io» rispose il ragazzo con guardo fiero mostrando il dorso della mano «Mentre tu sei il mio servant giusto?».
La ragazza annui, il vestito bianco che portava la donava molto «Servant Saber dà questo momento la mia spada sarà al tuo servizio e ai tuoi ordini».
«Saber…» Sayaka lasciò l’amico che sembrava ormai ripresosi leggermente «Secondo alcune voci… Saber sarebbe trai servanti più forti in assoluto».
Il vecchio preside annui con fare saggio inizio un piccolo discorso «Dai albori del tempo Saber è stato il servant più ambito dai magus ma ricordiamoci che cantar vittoria così presto può portare alla nostra sconfitta» Akio fece una smorfia così evidente che a Saber scappò una risatina.
«Kirito sarà contento la smetterà di rompere» disse Akio in un certo senso contento della propria evocazione «Master come devo chiamarti?» domandò improvvisamente Saber osservando il ragazzo che aveva nascosto le mani in tasca.
«Il mio nome è Akio… Tsukumo Akio per essere precisi» il ragazzo incrocio lo sguardo della Servant «Invece… So che posso chiamarti semplicemente con la tua classe ma hai anche un vero nome giusto?».
Saber annui anche questa volta avvicinandosi al proprio Master, la sua armatura era sparita lasciando spazio a un vestito candido come la neve, le calze nere e le scarpette a tacco basso, le davano più l’aspetto da principessa che da spirito eroico.
«Posso rivelare il mio nome solo al mio Master» disse la ragazza cercando dare alla propria voce la massima solennità ma non ci riuscì in particolar modo.
Akio si porto una mano al mento, era logica come decisione, il vero nome di uno spirito eroico era forse l’informazione più preziosa di cui un master poteva disporre. Sapendo il vero nome si aveva accesso ai punti deboli del servant.
«Va bene me lo dirai una volta tornati a casa» Akio non sembrava particolarmente interessato al vero nome del proprio spirito eroico ma ne aveva bisogno per poter sapere se aveva qualche possibilità di vittoria.
Il Servant osservò il proprio Master, capelli biondi, occhi scarlatti come rubini, di corporatura snella e alto. Per Saber, Akio aveva un bell’aspetto e la forza che percepiva da lui era buona.
«Ora… Che si fa?» domandò Sayaka osservando sia l’amico che la ragazza dai capelli biondi.
«Dovrei andare dal prete rimbambito ma non ne ho voglia» Akio si porto le mani dietro la testa intrecciando le dita, ovviamente Sayaka stava partendo in quarta per rimproverarlo ma il preside la fermo.
«Il supervisore vorrà parlarti Akio e ti chiedo gentilmente di andarci ora.» il vecchio preside aveva usato un tono di voce in cui non rientrava alcun rifiuto.
Il biondo fece un profondo sospiro e alzo le mani in segno di resa «Va bene» si avvio verso la porta
«Vuoi che ti accompagni?» Sayaka si stava facendo pesante.
«No ci vado da solo» l’aria scocciata e di perenne malumore era tornata dopo quello che sembrava una felicita smisurata «Saber seguimi in forma spirituale»
Saber fece un cenno col capo e spari mentre Akio con intorno una sciarpa nera, si avviava verso la diocesi di Sapporo, dove aveva la sua “base” Kirito Kotomine il supervisore della guerra.

 

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Capitolo 3
*** capitolo III ***


CAPITOLO III

 Le strade di Sapporo erano praticamente deserte, solo ogni tanto Akio vedeva qualcuno intento a tornare a casa, lui col cappuccio della felpa in testa invece era diretto alla diocesi, dove ad aspettarlo c’era una lunga e stressante discussione con il prete nominato supervisore della Guerra del Santo Graal.
Saber lo seguiva in forma spirituale, lanciando ogni tanto qualche occhiata a destre e sinistra in cerca di pericoli.
«Master…» con una certa incertezza Saber ruppe il silenzio «Ci stanno seguendo» Akio si tocco il dorso della mano sulla quale aveva gli incantesimi di comando.
«Ho notato è da qualche minuto che mi pizzica la mano» rispose continuando a camminare come se nulla fosse il ragazzo cercando di ingannare chi lo pedinava, facendo finta di non esserci accorto della sua presenza.
Per fortuna la diocesi non era lontana ancora poco meno di cinquanta metri, ma per sicurezza Akio si porto una mano in tasca, toccando le gemme incantate che aveva con te.
“Che sia un altro Master?” si domandò pensieroso anche se le probabilità sembravano minime poteva essere un Magus molto abile anche se la sua tecnica di pedinamento lasciava a desiderare.
“Saber intervieni solo se è necessario, intessi?” comunico telepaticamente al servant vedendo la chiesa in lontananza.
“A-A-Ai tuoi ordini Master” fu l’unica risposta anche questa volta con leggera incertezza “Farò del mio meglio”
Per fortuna la persona che seguiva Akio e Saber non decise di sfruttare l’occasione per attaccare briga, forse non sapendo di che classe fosse il servant del ragazzo, preferiva evitare per ora lo scontro.
«Berserker avrebbe attaccato senza battere ciglio che sia Assassin?» Akio cercava di suppore qualche teoria ma non gli veniva niente in mente a parte cercare di capire la classe dell’eventuale servant che lo seguiva anche se non era detto che fosse uno spirito eroico visto che l’incantesimo di comando continuava a pizzicare come la puntura di un fastidioso insetto.
Per qualche motivo una volta giunti alla chiesa, ostinazione che percepivano entrambi spari all’improvviso, cosi come era comparsa, Akio quindi non ci diede più peso “Ci sta ancora seguendo?” domandò sospettoso lanciando un occhiata alle proprie spalle.
“No” fu la risposta di Saber mentre lui guardava il cancello della chiesa in ferro nero battuto “E’ scomparso allo stesso modo di com’è apparso”.
«Bene allora entriamo» Akio fece un passo in avanti e spinse il cancello con la mano, i vecchi cardini emisero un sinistro rumore. Al ragazzo non piaceva affatto venire in quel luogo, avrebbe preferito tornare a casa e mettersi a dormire.
Il ragazzo spinse la porta che rispetto al cancello non emano alcun suono, l’interno della chiesa non era male anzi era abbastanza accogliente, le candele illuminavano il tutto abbastanza bene, aiutate da un candelabro elettrico appeso al soffitto. Il giovane si senti osservato dai numerosi dipinti di santi e martiri, anche l’enorme crocifisso presente dietro l’altare sembrava guardarlo.
All’inizio gli sembrava che la chiesa fosse vuota, ma in prima fila con gli occhi chiusi e le braccia incrociate c’era una ragazza dai lunghi capelli rossi vestita di nero.
Akio si avvicino all’altare, osservando ogni tanto la ragazza seduta, non sapeva chi fosse, forse un altro Master, ma in quel caso gli incantesimi di comando avrebbero reagito, come prima durante il tragitto per la chiesa.
«Tsukumo… Akio… Che piacere vederti nella mia umile chiesa» dalla sacrestia con in mano la bibbia usci un uomo vestito da sacerdote, l’attuale supervisore della guerra Kirito Kotomine.
«Il piacere è tutto tuo Padre Kotomine» rispose acido il ragazzo guardando il prete.
«Le tue parole riempiono il mio cuore di tristezza» il prete sembrava parlare in modo ironico sorridendo.
«Possiamo… Lasciarci alle spalle le formalità?» una mano in tasca e una bella grattata di nuca era la posizione che il giovane magus aveva preso «Sai bene che la mia non è una visita di cortesia».
Il prete annui mentre la ragazza dai capelli scarlatti continuava a rimanere immobile, Akio non sapeva se potesse parlare liberamente in sua presenza, una delle leggi inviolabili dei maghi era l’eliminazione dei testimoni, ed era una cosa che ad Akio non piaceva assolutamente.
«Tranquillo moccioso… Ad discapito dell’aspetto sono un servant» la ragazza con le braccia incrociate apri un occhio guardando il ragazzo con fare superiore. «Mentre il tuo servant dovrebbe mostrarsi… Che maleducazione»
Il ragazzo spalanco gli occhi, ricevendo in risposta solo una risata, mentre Saber appariva alle sue spalle con in mano una spada dall’elsa blu e la lama dorata «Come osi ridere del mio Master?» ringhio la ragazza.
«Io ridò di chi voglio, quanto voglio e dove voglio» la scarlatta si alzo facendo apparire nella propria mano un asta lunga circa due metri sembrava fatta di un metallo color sangue «Mentre tu dovresti stare al tuo posto ragazzina» si mise in posizione d’attacco con la lancia.
«Ferma Lancer… Ti ricordo che siamo nella casa del signore e come supervisore vi vieto di combattere all’interno di essa» il prete parlo con calma portandosi le mani dietro la schiena.
«Anche tu Saber rinfodera l’arma» Saber avrebbe voluto protestare ma qualcosa le fece cambiare idea.
Lancer guardò il prete «Ascolto le tue parole solo perché padron Rito mi ha ordinato di fare cosi»
Le due armi sparirono mente Saber rimaneva al fianco di Akio, Lancer senza dire un’altra parola tornava a sedersi al suo posto.
«Bene Akio la tua è stata la penultima evocazione. Qualche minuto fa mi ha chiamato l’ultimo Master informandomi che la sua evocazione è andata a buon fine. Tu sei il master dì Saber, giusto?» Kirito inizio a camminare avanti e indietro.
«Lo confermò ho evocato il servant di classe saber» il ragazzo parlo con calma proprio mentre il prete si apprestava a parlare nella chiesa entro un'altra persona.
Akio si girò ad osservarlo chiedendosi chi a parte un magus sarebbe potuto venire a quell’ora in chiesa, la riposta era abbastanza ovvia un altro magus.
Era alto portava un lungo cappotto nero, pantaloni scuri e scarpe in pelle eleganti. Sul viso nonostante fosse notte portava un paio di occhiali da sole neri.
«Ah… Non disturbo Kirito?» domandò l’uomo con finta preoccupazione.

«No, Rito entra pure» il prete fece un gesto con la mano per poi tornare al suo via vai.
«Quindi sei tu il Master di Lancer?» Akio aveva intuito che la servant avesse parlato di un certo Rito col suffisso padron cioè padrone.
Rito annui mettendosi le mani in tasca, dirigendosi verso l’altare per poi sedersi su uno dei gradini.
«Mentre tu sei il Master di Saber… Interessante per la prima volta in tre giorni di osservazione ritengo che hai attirato la mia attenzione» Rito si accese una sigaretta che ovviamente fu sequestrata subito da Kirito.
«Qui è vietato fumare…» il prete strinse la sigaretta nel pugno rimanendo impassibile nonostante il calore.
«Quel riflesso di stamattina… Non era un impressione allora» Akio si porto una mano al mento.
Rito si tolse gli occhiali mostrando strani occhi con la pupilla verticale «Piccolo errore da parte mio»
«Tornando a noi… Posso dare ufficialmente inizio alla Guerra Del Santo Graal» Kirito si schiari la voce.
«Bene sperò che questo sia tutto…» Akio con fare indifferente si apprestava ad uscire ma la voce di Rito l’ho fermo.
«Sai ragazzo ho raccolto un po’ d’informazioni su di te.» dalla tasca interna della giacca tiro fuori un dossier.
Il biondo fece una smorfia «Quindi? Vuoi forse informarmi di qualcosa che non so io stesso?».
I fogli non erano molti forse tre o quattro con tanto di foto «Per il supervisore ho raccolto informazioni su ogni partecipante. Sai è molto pignolo su queste cose.» Kirito fece una smorfia «Secondo i miei calcoli... Hai una probabilità de 32.5% di vincere questa guerra però devo fare una piccola correzione poiché essere il Master del servant saber porta il risultato al 57.3% non molto eppure» Akio non disse una parola avrebbe vinto costi quel che costi senza ripensamenti o rimorsi per le proprie azioni.
«I numeri sono solo numeri» Saber noto la freddezza che il ragazzo aveva non sapeva se fosse data dall’autocontrollo oppure dalla sua completa indifferenza per quello che lo circondava.
Rito chiuse il dossier «Si è vero. Però sono molto sorpreso di non aver trovato informazioni su tuo padre»
Akio spalanco gli occhi, non era un argomento che voleva trattare «Padre? Io non ho un padre» rispose
Rito sorrise con fare beffardo «Forse sarebbe meglio dire che non hai mai conosciuto...» gli occhi rossi del ragazzo brillarono con estremo odio «Scusa, ragazzo me è il mio lavoro farmi gli affari altrui».
Akio strinse il pugno così forte che la mano destra aveva cominciato a tremare, sia Lancer e Saber avevano notato questo «M-Master forse sarebbe meglio andare…» propose Saber preoccupata.
«Mi hai detto tutto quello che dovevi Kotomine?» domandò il ragazzo guardando il prete che durante la discussione tra Rito e Akio si era fermato a contemplare un dipinti di qualche santo cristiano.
«Si per ora è tutto. Ricordo solo che in caso il tuo servant venga sconfitto o che tu perda i tuoi incantesimi di comando mentre tu sopravvivi in qualche modo, sarai il benvenuto qui» Kotomine fece un gesto cordiale mentre Akio senza tante cerimonie usci dal porto chiudendola alle proprie spalle.
«Padron Rito. Sarebbe il momento opportuno per eliminare Saber e il suo Master» Lancer indirizzo lo sguardo verso il corvino che si rimise gli occhiali nascondendo i suoi strani occhi.
«Hai ragione ma come hai visto sono due mocciosi. Un apatico con disturbo dissociativo e una spadaccina alle prima armi non arriveranno lontano» Rito si alzo sorridendo in modo furbo.
«Disturbo dissociativo… Quando in qua ti sei laureato in psicologia?» Kirito alzo un sopracciglio curioso.
«Come se ci volesse una laurea per capire quel ragazzo» Rito si alzo «Ah giusto prima che me ne dimentichi. Qualcuno seguiva il moccioso e per una volta non ero io».
Kirito guardo la vetrata «Beh ora che tutti i master sono riuniti con i rispettivi servant. I movimenti strategici sono d’obbligo e osservare l’avversario per scoprire i suoi punti deboli in primo luogo».
Akio chiuse il cancello con rabbia sbattendolo con tutta la forza che aveva in corpo, non si aspettava che un uomo come Rito, spregevole bastardo.
«Master tutto bene?» domandò Saber preoccupata ma Akio non rispose chiuse per qualche secondo gli occhi per contare fino a dieci calmano il respiro.
«Andiamo. Bisogna tornare a casa» disse dopo ancora qualche secondo di silenzio osservando il cielo stellato.

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