The Last Time.

di Juliet Leben22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


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1.
 
Un’ultima volta.
Solo un’ultima volta.
L’ultima volta in cui avrebbe vedere e toccare con dolcezza i suoi capelli color fuoco, simile al suo animo che divampava e combatteva contro ogni ostacolo.
L’ultima volta in cui avrebbe potuto perdersi nei suoi occhi chiari che ricordavano tanto i paesaggi di Grande Inverno, la loro casa.
Sapeva che avrebbe dovuto essere già in viaggio per la Barriera, ma non poteva: doveva salutarla, doveva vederla.
Per l’ultima volta.
I passi erano veloci, tremanti per il freddo, ma Jon Snow non demordeva e continuava ad essere il primo della fila di soldati.
Alle sue spalle lo aspettava sicuramente una vita diversa: una lunga ragazza dai capelli biondi, giovane – forse troppo – e una corona, forse.
Ma infondo, a Jon Snow non era mai importato troppo del potere.
Davanti a lui c’era invece un cancello alto che ben conosceva. Un cancello che teneva il sicuro la ragazza dai capelli rossi che era cresciuta come sua sorella.
Ma infondo, Jon Snow sapeva che non si erano mai visti davvero come tali. 
E dietro di lei? La Morte.
Ma Jon doveva andare, doveva salvare il mondo… doveva salvarla.
Quante volte aveva immaginato di poterle dichiarare il suo amore? Troppe.
Eppure non l’aveva mai fatto. Perché non poteva pensare di perderla.
Il cancello si era aperto, rivelando una Brienne particolarmente sospettosa. Sebbene, non appena l’avesse visto, avesse fatto un leggero inchino di cortesia.
Sì, doveva parlare con Brienne prima di partire.
Le diede uno sguardo fugace, pieno di significato, e a lei non rimase che seguirlo. Percorsero il cortile, fino a giungere sulle scale di legno ormai ricoperte di neve, come l’intero paesaggio.
Lei non era nei paraggi, stranamente.
Si guardò attorno, sempre più apprensivamente, ma Brienne intervenne prontamente.
“Lady Sansa è chiusa nel suo studio, mio Re.”
La voce del cavaliere donna risuonò e cominciò a schiarire quella coltre di preoccupazioni che cominciavano a celarsi nel suo animo.
Annuì, in segno di ringraziamento. “Desidero parlarti in un posto sicuro.”
Brienne si girò svelta e cominciò a camminare tra corridoi legnosi e innevati, conducendolo in camera sua.
“Mi perdoni, ma non conosco altro posto sicuro.”
Jon sorrise. “Brienne, devo chiederti darti una missione.”
Lei fece un passo avanti, in attesa che lui si spiegasse.
“Vedi Brienne… sto per andare alla Barriera e trovare un non-morto. So che ti chiedi perché ti stia dicendo tutto questo… ma io…”
“Deve dirglielo.”
“… cosa?”
“Ho giurato di proteggere Lady Sansa e Lady Arya da sempre. L’ho osservata. Ho visto quanto è cresciuta. Ho visto quanto il suo corpo è cresciuto. Ricordo ancora quella ragazza che sognava di essere regina e di sposare un uomo che l’amasse ardentemente” si fermò, come se facesse male persino a lei dover dare voce a quei pensieri “Gli uomini l’hanno ferita, l’hanno usata, hanno preso la parte più preziosa che aveva. Hanno sfruttato la sua debolezza e i suoi sogni per il potere, per la lussuria. Eh sì, Lady Sansa non ha saputo reagire. Era rimasta bloccata, mio Re. Bloccata nel suo dolore. Nel rancore e nella paura che qualcuno, ancora una volta, le portasse via un’altra parte di lei e”
Jon inspirò e con un cenno la fermò, prendendo fiato. Gli mancava l’aria.
Quante volte aveva immaginato che le mani di Ramsey e le parole di Joffrey le facessero del male? Troppe.
Per questo, in fondo, sapeva di aver fatto la cosa giusta quando aveva ucciso il bastardo dei Bolton.
Aveva visto in quegli occhi ghiaccio la libertà.
Jon Snow aveva liberato e ucciso i veri incubi di Sansa Stark. Poi l’aveva stretta forte e l’aveva protetta. Quando lei aveva sollevato lo sguardo, però, era stato difficile non posare le labbra sulle sue. Sansa sembrava così tanto fragile tra le sue braccia.
“… quello che cerco di dirle è che io lo so.”
Jon Snow perse un battito. “Da… da quanto?”
“Da… quando è tornato. Mi sono accorta di come la guarda, di come tiene a lei… di come la protegge.”
“Brienne, tu non capisci…”
“Perché siete cresciuti da fratelli? In questo mondo ho visto troppe cose, troppi tipi di amore per negare questo sia vero…”
“No, Brienne. Io potrei non tornare.”
Calò un silenzio che raschiava la pelle. Faceva male quella consapevolezza.
“Lei tornerà” disse il cavaliere, senza aggiungere altro.
Scosse la testa e i suoi riccioli neri si mossero. “Brienne, io… devo proteggerla e… devo proteggere il Nord. A qualsiasi costo.”
Brienne lo fissò incredula e inspirò profondamente. “Daenerys Targaryen. Ho sentito molto parlare di Sua Maestà. Ho udito della sua bellezza…”
Jon Snow sollevò il sopracciglio, incredulo. “Oh, Brienne, davvero credi che sia per la sua bellezza?”
“Negalo.”
Si spostò indietro di qualche passo, quasi risentito.
Non disse nulla al riguardo.
“Ma non la amo.”
Il cavaliere aveva le fiamme al posto degli occhi. Sansa Stark era il suo fiore, proprio come Arya Stark, con la sola differenza che la ragazza dai capelli rossi – la donna dai capelli rossi – aveva appena imparato a difendersi. E senza impugnare alcuna arma.
“Ma comunque non sei pronto a seguire il cuore.”
“Mio fratello Robb è morto perché ha seguito il cuore” sancì, quasi come a giustificarsi.
“Tuo padre ha seguito il cuore. Ned Stark non è morto perché suo figlio – anche se bastardo – compisse solo il suo dovere. È morto per dare pace, speranza, stabilità... felicità ai suoi figli. Non infangare la memoria di tuo padre parlando in questo modo. Non dopotutto quello che hai realizzato…”
Sollevò una mano e il cavaliere si zittì, inchinandosi.
“Mi scusi mio Re se ho parlato troppo. Torno alle mie mansioni.”
Chiuse la porta dietro di sé e Jon Snow, il Re del Nord, si domandò quanta verità si fosse in quelle parole.
 
 
I capelli rossi le scivolavano sulle spalle, contrastando con la neve. Sansa Stark si strinse ancor di più nella sua pelliccia, alla ricerca di calore.
Si sollevò dalla sua sedia, incamminandosi verso la prima finestra da cui poteva vedere tutto il suo mondo – o da quel lato, un solo frammento.
Il contingente di Jon era tornato. Il primo che riconobbe fu Tormund, il bruto che tanto gli era fedele, innamorato follemente della sua guardia del corpo personale Brienne di Tarth.
Uscì dal suo studio, cercando di mantenere un passo composto, ma non riusciva a fare a meno di cercarlo in tutte le persone che incrociava. E che prontamente, la salutavano.
“Siete incantevoli, Lady Sansa” conosceva quella voce. Era per quello che la schiena era cosparsa di brividi. Ma non di piacere.
“Lord Baelish” pronunciò, superandolo.
“Come mai un passo così sostenuto? È successo qualcosa, forse?”
Sansa si fermò, deglutendo. Si voltò, fissandolo. “Ho delle questioni da risolvere.”
Si girò, guardando ancora una volta nel cortile, bisognosa di vederlo tra i suoi compagni.
Lord Baelish si accostò a lei. “Cercate qualcuno, forse?” le girò attorno “Ma sì, certo. Cercate il Re.”
Sollevò i suoi occhi cielo e li puntò sull’uomo che le stava volteggiando attorno. Stava provando a confonderla.
Ma lei non poteva parlare, non poteva far trasparire nulla.
“Io… devo conferire con lui.”
“Sicuramente, Lady Sansa. Perdonatemi se vi ho disturbata” indietreggiò, sgranando gli occhi e proseguendo per la sua strada.
Sansa aumentò il passo, schiantandosi quasi addosso alla sua guardia del corpo.
“Lady Sansa…”
“Brienne” pronunciò, quasi sorpresa.
“Siete… state bene?”
La ragazza annuì. “Sì. È arrivato il Re. Desidero essere aggiornata.”
Fu a quel punto che il cavaliere sbiancò. “Il Re sta bene. L’ho incontrato qualche istante fa.”
Inspirò e cercò di rimanere calma.
Stava bene.
“Non so dove sia ora, però…”
Sansa si congedò, frettolosamente, desiderosa di trovarlo il più presto possibile.
Scese gli scalini di legno coperti di neve e si trovò nel cortile. Si avvicinò al contingente con passi regali.
Tossicchiò.
“Lady Sansa” esclamò Tormund per primo e si inchinò.
Accennò un tenue sorriso.
“Avete bisogno di qualcosa?” domandò, nel modo più cortese che conosceva. Non desiderava minimamente offenderla.
“Cercavo il Re” quasi sussurrò.
Il guerriero dalla barba rossa non si lasciò sfuggire un sorriso. “Non saprei, Lady Sansa. L’ho visto salire. Credo sia nelle sue stanze a riposare. O così aveva detto.”
“Vi ringrazio” disse congedandosi e affrettò il passo.
Salì nuovamente gli scalini e svoltò a destra, per salire altre scale, per trovare altre stanze.
Il cuore le batteva all’impazzata: necessitava di vederlo, di sapere che realmente stava bene.
Finché si fermò di colpo davanti ad una porta di legno scuro.
Sollevò la mano, pronta a bussare, ma il cuore le batteva così forte che la stordiva.
Si fece coraggio e bussò con la mano guantata.
“Avanti” disse una voce cavernosa che ben conosceva da dentro la stanza.
Afferrò la maniglia e spinse.
Lui era di spalle e si stava togliendo l’armatura.
“Sansa” mormorò e lei chiuse la porta alle sue spalle.
Non poteva aspettare un minuto di più: gli si avvicinò a passo svelto e lo abbracciò.
Jon la strinse a sé e la sollevò di peso.
“Sei tornato.”
“Da te? Sempre, Sansa.”
“Com’è andata?” l’appoggiò a terra “Com’è la regina Daenerys?”
Jon Snow la fissò per qualche istante. “Giovane.”
“E poi?”
Si tolse la maglia, rimanendo a petto nudo e Sansa non poté far altro che trattenere il respiro per un momento.
“Lei è… bella, sì. Vuole la pace, ma alle sue condizioni.”
“Ci aiuterà nella battaglia contro gli Estranei?”
“Sì.”
Ad ogni ‘sì’ c’era sempre stato un ‘ma’ e lei lo sapeva. Ma non insistette, non disse altro.
“Ti lascio riposare.”
“Puoi rimanere, se vuoi.”
Le prese la mano e lei sorrise. “Vorrei, ma…”
“…ma?”
“Devo tornare a rispondere alle missive che ci sono giunte…”
“Da cosa stai scappando?”
Sansa non si era accorta di essersi avvicinata tanto da poter sentire il suo respiro infrangersi sui suoi capelli.
Schiuse le labbra, posando lo sguardo sulle sue. Erano screpolate e lei voleva prendersene cura, aiutare la sua pelle a ricrescere.
C’erano tante cicatrici sul corpo di Jon Snow, Re del Nord, ma a Sansa era sicura di non aver mai visto un corpo più affascinante.
“A cosa pensi?”
“Che devo andare. Non posso rimanere.”
“Perché?” non lasciava la sua mano.
“Jon… ti prego.”
All’udire quel tono supplichevole, il Re le aveva lasciato la mano e lei era corsa fuori. Stava perdendo il controllo.
 
 
 
 
Lanciò la spada a terra, con rabbia.
Era scappata via. Da lui, dal suo corpo.
Però, l’aveva lasciata andare. A quel tono supplichevole non aveva saputo opporre resistenza.
Lui non voleva essere un altro Ramsey.
Ma ora si trovava lì, seduto sul letto, con la testa tra le mani. A pensare che nulla andava come voleva, che dopotutto lei doveva essere libera di sposare l’uomo che meritava.
Ma infondo, avrebbe voluto essere lui quell’uomo. Mentre le parole di Brienne di Tarth gli vorticavano nella mente.
Il pensiero che più lo feriva era, però, la consapevolezza che quei momenti –forse- non avrebbero potuto ripetersi.
Quello faceva male.
Infondo sarebbe morto, lei avrebbe potuto dimenticare qualsiasi cosa… lui le avrebbe detto.
Jon Snow, per un attimo, si concesse di immaginare un buon finale a quella rivelazione, ma non riusciva.
L’avrebbe persa. Ma comunque, l’avrebbe persa lo stesso. Sapeva che la regina dai lunghi capelli biondi lo aspettava.
Daenerys Targaryen era più donna di Sansa, più abile nell’arte della seduzione.
Ma quello che a Jon non piaceva era la seduzione consapevole e voluta. Sansa e Ygritte avevano quella sensualità inconsulta e non controllata che tanto lo facevano impazzire.
Quel pensiero lo fece sorridere.
Ygritte. La prima donna che aveva amato con tutto se stesso. Dopo di lei, aveva creduto che non avrebbe più amato.
Ero ecco lì, a struggersi d’amore per chi? La ragazza che aveva solo conosciuto il male “dell’amore”.
Certo, se amore si poteva chiamare.
Si stese sul letto, cercando di riposare un poco.
 
 
 
Era arrivato il momento di chiudere i giochi e Lady Sansa lo sapeva. Diede un’occhiata fugace a sua sorella Arya che ghignò per un istante, entrando alla sua schiera nella Sala del Consiglio.
Erano tutti seduti, i Lord e capi degli eserciti. Lyanna Mormont, con il suo sguardo gelido e severo, sembrava potesse leggerle l’anima.
Sansa Stark continuò a camminare, a testa alta, fino a superare anche il tavolo di legno dietro cui si sedevano – e si erano seduti - i Re e le Regine di Winterfell. Prese posto, al centro, dove solitamente c’era il Re, che in questo momento non era presente.
Ser Davos prese congedo e tornò dopo un istante – a Sansa parve decisamente meno – con Jon Snow al suo fianco.
Sansa boccheggiò, schiudendo la bocca, senza sapere cosa fare. Si alzò, in preda alla vergogna per aver preso il suo posto in sua assenza, ma Jon non disse nulla.
“Sieda, Lady Sansa. Non è un posto che devo ricoprire io in questo momento, credo.”
La ragazza dai capelli rossi fuoco deglutì e fece un cenno con il capo, cercando di ricomporsi.
Arya si pone di fronte al tavolo, pronta a udire le parole di Lady Sansa. Al lato, appoggiato quasi al muro, Lady Baelish guardava incuriosito la scena.
“Sicura di volerlo fare?” domandò Arya Stark, con le mani strette dietro la schiena, dritta.
Sansa rimane per un istante in silenzio, con lo sguardo fisso su di lei e le mani che tremano. “Non si tratta di quello che voglio. Ma di quello che mi impone l’onore.”
“E cosa ti impone l’onore?” ribatté Arya, volendo più chiarezza. Agognando quelle parole.
“Che difenda la mia famiglia da coloro che la mettono in pericolo” disse la ragazza dalla pelle di porcellana e vide Lord Baelish, di sfuggita, sogghignare. “Che difenda il nord da coloro che vogliono tradirci.”
“Molto bene. Procedi.”
E allora Jon osservò la ragazza accanto a lui inspirare profondamente. “Su di te pende un’accusa di omicidio. Su di te pende un’accusa di tradimento. Come rispondi a queste accuse… Lord Baelish?” affermò, con convinzione, voltandosi verso il diretto – e inaspettato – interessato.
Il sogghigno dell’uomo si spense e per un attimo, Jon, non riuscì a nascondere un sorriso.
Lord Baelish si guardò attorno, confuso.
“Mia sorella ti ha fatto una domanda” disse Arya, parecchio divertita.
L’uomo allora si voltò verso Sansa completamente. “Lady Sansa, perdonami… sono un po’ confuso.”
“Quale delle accuse ti confonde? Cominciamo da quelle più semplici.” Spinse il bacino in avanti, vogliosa di emettere quella sentenza che tanto la spaventava. “Hai ucciso nostra zia, Lysa Arryn. L’hai spinta nella Porta della Luna e l’hai guardata precipitare. Lo neghi?”
“L’ho fatto per proteggerti.”
“L’hai fatto per impossessarti della Valle” ribatté “Prima hai cospirato per uccidere Jon Arryn. Hai dato a Lysa le lacrime di Lys per avvelenarlo. Lo neghi?”
“Qualunque cosa possa averti detto tua zia… era una donna disturbata” disse, spostandosi al centro della sala, poco davanti a Arya “Vedeva nemici ovunque.”
“Hai fatto mandare una lettera a Lysa ai nostri genitori per dirgli che i Lannister avevano ucciso Jon Arryn ma eri stato tu. I confitti tra Stark e Lannister sono iniziati a causa tua. Lo neghi?”
“Non so nulla di questa lettera, Lady Sansa.”
“Hai tramato con Cersei Lannister e Joffrey Baratheon per tradire nostro padre, Ned Stark. A causa del tuo slealtà, è stato imprigionato e poi giustiziato con una falsa accusa di tradimento. Lo neghi?” esclamò, scandendo bene le ultime parole.
“Lo nego! Nessuno di voi era lì per vedere cosa è accaduto! Nessuno di voi sa la verità!”
“Gli hai puntato un coltello alla gola e gli hai detto che l’avevi avvertito di non fidarsi di te” intervenne Bran, sorprendendo tutti.
Lord Baelish era senza parole.
“Hai detto a nostra madre che questo pugnale apparteneva a Tyrion Lannister” disse Arya “Ma era solo un’altra delle tue bugie. Era tuo.”
“Ho fatto tutto questo per proteggerti.”
“Proteggermi? Ah, per quello mi hai venduta hai Bolton?”
Pronunciare quel nome, dopotutto quello che era successo, la faceva ancora tremare.
Jon, accanto a lei, non riusciva a fare a meno di fissarla, rapito, da quel coraggio e da quella forza che stava tirando fuori.
“Ti conosco da quando eri bambina… se potessi parlarti in privato… ti spiegherei ogni cosa” pronunciò, ormai quasi in ginocchio di fronte a lei.
Lord Baelish era terrorizzato e Sansa aveva lo sguardo più gelido che mai.
“Qualche volta quando cerco di capire le motivazioni di una persona faccio un piccolo gioco. Presumo il peggio” inspirò “Quale sarebbe la ragione peggiore che avresti per mettermi contro mia sorella?” Lord Baelish si sollevò “Perché è questo che fai, vero? È quello che hai sempre fatto… metti famiglie contro famiglie, sorelle l’una contro l’altra. L’hai fatto con nostra madre e sua sorella Lysa e hai provato a farlo anche con noi.”
“Sansa, ti prego…”
“Non imparo in fretta, ma imparo.”
“Dammi la possibilità di difendermi, ti prego o…”
Jon stava per mettere mano alla spada, quando vide Sansa tremare. Fu quasi un tremito impercettibile.
“Ti ho amata più di chiunque altro… ma a te non bastava. Nonostante tu mi avessi promesso la tua mano, tu hai scelto qualcun altro accanto a te. Qualcuno che, cari amici, non potrà mai avere!” il tono era passato da quello di una preghiera a quello di un’accusa.
Il Re lo fissò, in silenzio, in attesa che pronunciasse quel nome.
“Oh sì. Ha scelto lui!” disse indicando Jon “Suo fratello. Ha scelto di donarsi a suo fratello!”
Sansa schiuse la bocca, senza sapere come reagire.
“State ingiuriando la vostra Regina?” intervenne prontamente Arya. La sua voce scosse per un istante Sansa, che desiderava solo nascondersi in quel momento.
“Negatelo!” esclamò Lord Baelish, ormai disperato.
Mormorii si levarono tra i presenti e Jon Snow perse un battito. Ser Davos gli si avvicinò, intimandogli di nascondere meglio quel sorrisetto appena accennato.
Però era difficile.
Anche in quel momento: moriva dalla voglia di intervenire che sì, non gli importava che fosse sua sorella – sorellastra – ma che la voleva, la desiderava, l’amava.
“Vorrei interloquire privatamente con mia sorella per qualche istante, per scegliere al meglio la vostra pena, Lord Baelish” non attese nemmeno che ribattesse qualcosa, Arya Stark con un passo quasi militaresco si incamminò verso la porta della stanza adiacente e Sansa, ancora imbarazzata, la seguì.
Arya chiuse la porta dietro di sé.
“Ci stai ripensando?”
Scosse la testa. “No. Solo che…”
Le mise una mano sulla spalla. “Sansa, sono evidenti i tuoi sentimenti per lui. Mi è bastato uno sguardo per capirlo… se l’ho capito io che sono tornata adesso… Anche le persone che ti stanno accanto lo avranno capito sicuramente.”
“Ma… lui è il Re e io sono sua…”
“Sei la sua sorellastra, Sansa. Sorellastra. E allora? Questa cosa non può cambiare. Mi dispiace. Ma se è lui la persona che ami… chi sono io per giudicarti? Non lasciarti zittire da quel viscido essere. Non ne ha il diritto. Rispondi, menti se necessario. Ma vai là fuori e zittiscilo. Per sempre.”
Le parole della guerriera le diedero coraggio e una lacrima delicata le solcò il viso, ma lei prontamente la fermò.
Si sistemò i suoi capelli rossi con fare fintamente interessato e uscì dalla porta, pronta a enunciare la sua sentenza.




Nda: Ciao a tutti! Sì, lo so. Ho mille cose in ballo... ma mi ispirava troppo scrivere questa storia. Eh sì, come al solito posto a orari assurdi... ma ormai ho perso le speranze! AHAH.
Questo è il primo capitolo della mia Jonsa.. spero che possa piacervi.
Un abbraccio a tutti!
Juliet
 

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Capitolo 2
*** 2. ***


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2.
 
 
I presenti erano in attesa del verdetto e Lord Baelish ormai era completamente in ginocchio che sperava l’assoluzione o il perdono, ma sapeva bene che dopo l’accusa appena affermata sarebbe stato tutto inutile.
Jon non riusciva a smettere di guardarla, per quanto cercasse di opporsi.
“Una Regina non ha bisogno di persone – se così si possono chiamare – pronte a tradirla al suo fianco. Confido nella vostra decisione, Lady Sansa” esclamò ancora da seduta Lyanna Mormont.
Sansa Stark trattenne il fiato per un istante e poi inspirò profondamente. Diede un cenno veloce a sua sorella che fece un passò in avanti e tagliò la gola a Lord Baelish.
La ragazza dai capelli rossi non vide nemmeno che arma avesse scelto Arya, ma si fece coraggio e guardò il sangue che schizzava a terra a fiotti. Il corpo del colpevole cadde, ancora agonizzante per pochi secondi per poi accasciarsi a terra nel suo stesso liquido scarlatto.
Jon Snow le sfiorò la mano e lei sussultò, desiderosa di scappare.
No, non voleva perderlo.
Si sollevò e si congedò, il più in fretta che poteva.
Uscì dalla stanza con passi decisi e il cuore che sembrava scoppiarle. Cercò di non fissare Jon mentre affrettava l’andatura e superò diverse alee del castello prima di arrivare nella sua stanza e chiudere la porta.
Sì, decisamente le mancava il respiro.
Il tradimento, l’accusa, il sangue… la testa le vorticava impedendole di mettere a fuoco gli oggetti nella stanza. Allungò la mano per aggrapparsi al letto che però non era dove pensava che fosse. Scivolò a terra, cercando un appoggio con le mani, ma cadde miseramente sul pavimento. I capelli le caddero davanti al viso e infine non vide più nulla.
 
 
Jon aveva bussato più volte alla stanza della Lady dai capelli rossi, ma non aveva ricevuto risposta. Eppure dopo l’udienza si era velocemente congedato per raggiungerla, ma qualcosa gli diceva che era successo qualcosa.
Aveva infine aperto la porta – incurante di che condizioni avesse la ragazza. Poco importava: doveva parlare con lei.
Appena aprì la porta, riconobbe immediatamente le sue mani esili e delicate a terra, quasi chiuse a pugno.
Chiuse l’entrata con un calcio e si inginocchiò, sollevando di peso la ragazza. Era così leggera e fragile!
Le tolse i capelli dal viso, permettendosi di ammirare per un istante la bellezza eterea della ragazza.
“Sansa” mormorò “Sansa, sono Jon… Sansa apri gli occhi” disse, scuotendola leggermente.
La ragazza sbatté le palpebre per qualche istante, cercando di mettere a fuoco l’ambiente intorno a sé.
“Jon…” non appena pronunciò il suo nome, cambiò espressione. Come se avesse appena ricordato tutto quello che era successo.
“Sansa… che è successo?”
“Devo… devo aver perso i sensi.”
Le sfiorò il viso, fingendo di pulirla da qualcosa e lei lo fissò.
“Io…”
“Sansa…”
“Mi dispiace” una lacrima le scivolò sulla guancia.
“Ehi… per cosa?” domandò, asciugandola prontamente.
“Tutto” sussurrò, impaurita “Lord Baelish ha… tutti ora sanno… tu sai.”
“Oh, Sansa…” si avvicinò lentamente, aspettando di comprende quale reazione avrebbe potuto avere e posò le labbra sulle sue.
La ragazza, anche se colta alla sprovvista, ricambiò il bacio, posando una mano su quella di Jon.
“So che è sbagliato, lo so. Ma io ti voglio. Ti voglio con tutto me stesso” mormorò a ridosso delle sue labbra, baciandola ancora.
Sansa si attaccava alle sue labbra quasi fosse un’assetata e loro fossero acqua fresca dopo mesi. Dopo anni.
Erano screpolate, tanto che lei pensò che avessero visto troppi inverni senza che nessuno se ne prendeva cura.
Anche se non era sicura. Sapeva che qualcuno le aveva assaporate proprio come lei stava facendo in quel momento.
La bruta. Sì, Ygritte, la donna che ancora occupava i suoi incubi. Non conosceva che aspetto avesse, ma la immaginava bellissima e coraggiosa: una vera guerriera.
Il Cavaliere si staccò solo per prendere fiato, ma lei non glielo permise e appoggiò nuovamente le labbra sulle sue, con un’irruenza che denotava una certa necessità e inesperienza.
“Sansa...” soffiò sulle sue labbra “che succede?”
“Ti voglio” sussurrò, impaurita, abbassando lo sguardo sul pavimento.
Jon le mise due dita sotto il mento, costringendola a girarsi. La fissò nei suoi occhi chiari.
“Lo vuoi davvero? Io non farei nulla che tu non voglia.”
“Lo so.”
“E lo vuoi davvero?”
Lei annuì con dolcezza e un poco di timore.
L’aiutò ad alzarsi e a togliersi la pelliccia. Si diede un attimo per osservare quel corpo e quelle forme nascoste ancora dietro il vestito. Si voltò, scostando i capelli.
“Puoi aiutarmi con…” non fece in tempo a finire la frase che lui la girò e le posò un bacio sulla fronte, provando a rassicurarla.
“Hai paura e io non voglio che tu ne abbia” le disse, a fior di voce.
“Io… non so fare l’amore” quella consapevolezza era una frase che la distruggeva “Non… loro… io non so come si fa. Non voglio deluderti. Non voglio che te vai.”
Jon spalancò la bocca per un istante e la strinse a sé.
La fece sedere sul letto e lui si inginocchiò. Le prese la mano tra le sue, come a proteggerla.
“Non sono lui. Io non sarò mai come lui.”
“Ma io se io fossi in qualche modo… un suo prodotto? Se non potessi… io” le parole le morivano in gola.
Le prese il viso tra le mani. “Sei la cosa più pura che io conosca, Sansa Stark di Grande Inverno. Non ti permetto di pensare cose simili. Sei… la cosa più bella che io conosca.”
La ragazza dai lunghi capelli rossi si lanciò tra le sue braccia, con le lacrime agli occhi, e insieme caddero a terra.
E Jon rise.
Fu allora che il cuore di Sansa cominciò a battere così forte che le parve di non sentire più nulla intorno a sé ad eccezione di Jon.
Lei sopra di lui che cercava di rimanere immobile e aspettare che lei facesse qualsiasi mossa.
E lo fece: lo baciò.
Jon la strinse a sé e lei poté sentire ogni muscolo dell’uomo reagire al suo corpo.
“Ti voglio, Jon… e ne sono sicura.”
Fremette quando lei si voltò come a chiedere di slacciarle il vestito nero. Con le mani che quasi tremavano e lei seduta ancora sopra di lui, il Re cominciò con il primo laccio e pian piano l’aiutò a sfilarselo. Delicatamente, prima una spalla e poi l’altra.
La sua pelle era bianca e perlata, quasi simile al candore della neve che ricopriva il suolo di Winterfell.
Jon pensò che fosse proprio la Regina perfetta di quel posto.
“A cosa pensi?”
“Che sei la cosa più bella che abbia mai visto.”
Il rossore delle sue guance lo percepì immediatamente, nonostante non lo vide. La conosceva troppo bene.
Pensava che si sarebbe fermata, ma Sansa si tolse anche il corsetto lasciando la schiena esposta al suo sguardo.
L’abbracciò da dietro e lei chinò la testa indietro, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Lo sguardo di Jon si abbassò, ricercando la curva del seno e Sansa – come se gli avesse letto nel pensiero – gli prese le mani e se le appoggiò al petto.
Le mani del Re erano più grandi di quei piccoli seni sodi e pieni. Glieli strinse, li tenne in maniera delicata ma decisa, fino a farla sospirare.
Sansa sì girò verso di lui e lo baciò, cominciando a togliergli – con un po’ di imbarazzo – l’armatura e i vestiti. Lui ci mise poco a rimanere completamente nudo, così si alzò e la sollevò di peso, sfilandole anche il resto del vestito.
Era bella, Sansa. E la sua pelle era morbida.
Il suo corpo era diverso da quello di Ygritte, così magra e poco formosa. Ma era la prima e mai l’avrebbe dimenticata.
Eppure, quello che gli stava facendo in quel momento il solo vedere il corpo della Lady di Winterfell… era inspiegabile.
Sansa arrossì nel riconoscere la passione nel suo sguardo, ma non riuscì a trattenere un sorriso.
“Perché sorridi?” domandò Jon, increspando le labbra a sua volta.
“Io… ti piace quello che vedi” disse, con un filo di voce.
La stese sul letto e lei si issò col busto.
“Mi piace tutto di te” rispose, sfiorandole le ginocchia fino a risalire “Mi piacciono le tue gambe” salì, verso le cosce “Mi piace questo” disse fermando la mano sul sedere.
Sansa arrossì, chiudendo gli occhi, e si lasciò sfuggire un ansito non appena lo strinse più forte.
Le dita di Jon erano ruvide e callose e ad ogni passaggio sulla sua pelle le provocava brividi su tutto il corpo.
Si mise su di lei, cominciando ad assaporare la sua bocca, e iniziando a conoscere il suo corpo con le dita. Lei adorava il suo modo di toccarla, anche se aveva il timore di non essere abbastanza brava nel ricambiare.
“Lasciati guidare dall’istinto. Non pensare” le sussurrò all’orecchio “Siamo solo io te.”
Sansa, subito dopo quella frase, permise alla sua mano di appoggiarsi sul membro di Jon. Lo accarezzò, proprio come lui stava vezzeggiando la pelle morbida dei suoi anfratti. Era bella, Sansa Stark, anche mentre si abbandonava al piacere che le stava donando. I suoi occhi semichiusi, quasi a far intravedere solamente due iridi ghiaccio.
Non pensava che quella visione lo facesse impazzire in tal modo, ma il Re del Nord avverti un calore avvolgere il suo membro che si mosse lievemente tra le mani della ragazza. Lei aprì lentamente gli occhi, posandoli su di lui. I polpastrelli scabri la sfioravano con delicatezza e decisione, fino ad entrare dentro di lei che inarcò la schiena per il piacere. Lui continuò finché lei non raggiunse l’apice, abbandonandosi ad un piccolo ansito.
Gli lesse negli occhi che era la prima volta che qualcuno si dedicava a lei in quel modo così intimo e perse un battito.
Sansa sorrise, ancora affannata, con il petto che faceva su e giù velocemente. Ma era bella, bellissima con gli occhi lucidi e le gote arrossate.
Si sollevò, incerta e si mise a carponi, in attesa che Jon prendesse posizione dietro di lei.
“No, Sansa. Non così” la fermò e le chiese di stendersi nuovamente.
“Così?” domandò lei, confusa e imbarazzata “Te l’ho detto Jon… io non so fare l’amore. Lui… mi prendeva… mi ha…”
La baciò, posando irruentemente le labbra sulle sue. “Io non sono come lui. Io non sarò mai come lui.”
“Lo so… ma se io fossi un suo prodotto?”
“Sei la cosa più pura che io conosca, Sansa Stark di Winterfell e io… voglio te così come sei” si sistemò tra le sue gambe e la guardò intensamente, emozionato.
Entrò in lei che si donò in maniera completa. Anima e corpo.
Le parole erano insufficienti per descrivere quelle sensazioni – quelle emozioni. C’erano solo gemiti, richieste più intense e più intime.



NDA: Ciao a tutti! Eccomi con il secondo capitolo! Sì, ci ho messo tanto... ma eccolo qui!
Spero vi piaccia!

Eh sì... alla fine il Re del Nord e la nostra Lady dai capelli rossi hanno seguito il cuore!

A presto. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un abbraccio,
Juls


 

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Capitolo 3
*** 3. ***


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3.
 
 

Si sollevò in piedi e fece cadere a terra anche il resto del vestito: Sansa Stark era completamente nuda davanti ai suoi occhi.
Cercò velocemente di prendere qualcosa per nascondere le sue nudità, ma più si muoveva e più mostrava in maniera più naturale il suo corpo. Jon la tirò a sé, baciandola. 
Sansa provò a coprirsi, ma lui le prese le mani tra le sue, impedendoglielo. 
“Jon… devo vestirmi” disse, ancora con un sorriso sulle labbra “Se qualcuno dovesse entrare…”
Ridacchiò. “Beh, gli impedirei di guardare.”
“E come faresti, se non indosso nulla? Ci metto un po’ a indossare il corpetto, eh” disse ironica.
“Sarebbe una cosa in meno da togliere” sorrise maliziosamente.
Le guance di Sansa avvamparono, scatenando in Jon una limpida risata.
“Sai Sansa, io rido solo con te.”
Perse un battito e posò le labbra sulle sue, decisa. “Questa è la cosa più bella che tu mi abbia mai detto.” 
Jon posò la fronte sulla sua, chiudendo le palpebre. Con le dita, cominciò a giocare con i capelli fuoco della sua Regina di Winterfell. 
Tra le sue braccia, Sansa, si sentiva al sicuro e desiderosa di dargli tutta se stessa. Il suo corpo. La sua anima.
“Come faremo adesso?” domandò Sansa, intrecciando le dita tra le sue.
Aveva paura a sollevare lo sguardo, temeva potesse leggervi qualche ripensamento.
“Sansa, io… dovrò ripartire.” 
Lei deglutì, mentre lo stomaco le si stringeva in una morsa. “Tornerai presto?”
Le prese il viso tra le mani. “L’inverno sta arrivando.”
Ricacciò indietro le lacrime, comprendendo quanto potesse essere rischiosa quella situazione. Più di una guerra a cui erano abituati, più di una battaglia crudele e in minoranza. Quella era uno scontro che avrebbe deciso il destino del mondo.
“Oggi rimaniamo qui il più possibile?” chiese, con voce flebile.
Jon intercettò il suo sguardo. “Il mio cuore è qui. La mia volontà è qui. La mia anima” si bloccò un istante e poi riprese “è tua, Sansa Stark. Tu sei la mia casa. La mia famiglia.”
Il bacio che si scambiarono fu intenso e famelico, pronostico di qualcosa che sarebbe voluto ben proseguire. Qualcuno però bussò tempestivamente.
“Chi è?”
“Ser Davos, mio signore. Necessitiamo della sua presenza in piazza per discutere della strategia.”
Jon sospirò e Sansa sorrise. “Arrivo, Ser Davos. Un istante.” 
 
 
 
 
Uscire da quella stanza dopo pochi minuti di lui, non era stata una grande idea. In compenso, vedere Brienne era stato qualcosa che – dopotutto – l’aveva fatta sorridere.
“Da che ora sei qui?” domandò Sansa, incuriosita.
“Ore, milady.”
Sansa ridacchiò. “Scusami Brienne, non sono riuscita a guardare fuori dalla finestra…”
“Era troppo occupata, milady?” domandò il cavaliere ironicamente “Venga a mangiare qualcosa, piuttosto. Che il digiuno non ha mai fatto bene a nessuno.”
Malgrado tutto quello che stava succedendo, Sansa non riusciva a smettere di sorridere. Si sentiva così leggera, malgrado il pensiero che lui stesse per andarsene per chissà quanto tempo. Finalmente qualcuno aveva mostrato amore per lei, per il suo corpo, per la sua anima e le aveva dimostrato che non era come lui. Non era come Ramsey. Non era come tutto quel dolore che aveva compartimentato per anni. Lui le aveva dimostrato che era molto, molto di più. 
 
Scesero assieme le scale di legno, arrivando nella piazza principale in cui, ormai si era radunata la folla. Sansa si chiese per un istante cosa stesse accadendo, poi vede la chioma argentea che tanto albergava nei discorsi regali e non: Daenarys Targaryen si ergeva sulla sua giumenta bianca in tutto il suo splendore. Le voci erano vere: forse era davvero una delle donne più belle che avesse mai visto prima. I suoi capelli chiari, la sua forma minuta, i lineamenti dolci del suo viso… tutto la rendeva magnifica in ogni aspetto.
Le si mozzò il respiro a metà. Il suo sguardo corse immediatamente alla ricerca di Jon: era lì, davanti a lei. Si stavano osservando e la regina stava sorridendo.
In un istante, qualsiasi pensiero felice venne scansato brutalmente da una sola consapevolezza, la sua presenza in un luogo così gelido e ostile per i suoi draghi poteva avere solo una motivazione: un’alleanza. 
Una morsa le strinse lo stomaco e i brividi di freddo, di vuoto, di solitudine le riempirono il corpo, lasciandola ancora una volta esposta al dolore. 
Arya la fissò per un momento, poi si avvicinò a lei, quasi avesse compreso – e condividesse – le stesse identiche paure. 
“Resta calma” disse Arya, con il viso sempre immobile in una maschera glaciale. 
Daenerys scese da cavallo con l’aiuto di Jon, appoggiando la mano guantata nella sua. 
“Quanta grazia”, pensò la signora di Grande Inverno senza riuscire a trattenersi. 
La regina del sud spostò lo sguardo dal Re del Nord a Sansa che si obbligò a tendere le labbra in una smorfia gelida. 
“Benvenuta a Grande Inverno, mia regina” si inchinò. 
“Ti ringrazio.”
“Ti presento mia sorella Arya e…” si bloccò per un secondo, osservando la donna dai capelli rossi “… e Sansa.”
Sentì le lacrime affiorare e con tutta la forza che aveva le ricacciò indietro. 
Il petto le doleva, come se qualcosa di molto fragile, che si era appena ricomposto, si fosse spezzato di nuovo. Le parve quasi di sentirne il rumore.
 
 
 
 
Il desidero di abbracciarla mentre assisteva a quella scena era duro da affrontare e reprimere. Soprattutto in quel momento, in quell’istante in cui aveva compreso quale fosse il suo scopo. Si guardò attorno, cercando Ser Davos e Brienne. 
Il suo consigliere fece subito un passo avanti, cercando di raggiungerlo, il cavaliere sospirò, mettendosi al fianco della sua regina.
A chi era rivolta la sua lealtà? Al regno? Alla sua famiglia? A Sansa Stark?
La voce di lei lo ridestò dai suoi pensieri. “Vogliate scusami, ho delle missive urgenti a cui rispondere e devono partire il prima possibile. Vi lascio con…” si bloccò “con Jon, in modo che possiate conferire.”
La regina sorrise. “Vi ringrazio. In caso mando a chiamarvi dopo.”
Sansa inspirò, ma continuò a rivolgerle un sorriso glaciale. Si inchinò e le diede le spalle, senza aspettare nemmeno un suo accenno di risposta. Non rivolse nemmeno uno sguardo a Jon, mentre cercava di tornare nella sua camera il prima possibile. 
La fissò andarsene, indugiando ancora una volta su quella chioma rossa, per poi posare lo sguardo sulla donna che aveva davanti.
“Allora Jon Snow… questa deve essere Grande Inverno, non mi porti a vederla in tutto il suo splendore?” quasi ammiccò. 




Forse forse sono tornata! Intanto sto scrivendo il 4. capitolo!

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Capitolo 4
*** 4. ***


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4.
 
 
Era comparso a Winterfell qualche giorno prima, ma non aveva avuto il tempo e la forza di andare a salutarlo. Lui simboleggiava tutto ciò che aveva patito ad Approdo del Re, seppur l’avesse salvata. Non aveva mai avuto modo di farlo davvero. Certo, lo aveva detto, ma non lo aveva detto guardandolo negli occhi.
Non che avesse mai gradito la vista del suo viso, ma ormai era qualcosa di cui non aveva più paura. C’erano ben altre cose di cui avere paura e lo sapeva.
Ma voleva farlo. Era sempre qualcosa di cui si era pentita e su cui aveva rimuginato. Non che avesse passato troppo tempo su questo ricordo, vista la lista di torture che ogni giorno Ramsey preparava per lei, però... insomma, sicuro era qualcosa che aveva sempre voluto fare. 
Si incamminò velocemente per i cortili e le stradine di casa, spostandosi verso la sala comune, in cui tutti si trovavano per mangiare. Il percorso al freddo le aveva arrossato le guance. Non appena entrò, il suo sguardo si posò sul tavolo “reale”, o meglio il posto in cui lei e la sua famiglia avevano seduto per generazioni. Jon era lì e accanto a lui era seduta la Regina dei Draghi. Parevano stessero discutendo, in qualche modo. Scostò lo sguardo verso il resto della sala, ghermita di persone e cose da mangiare. Non che fossero prodotti sprecati eh, anzi. Era orgogliosa dei presenti e di come si stessero comportando, persino dei Bruti. Non avanzavano mai niente e sapevano sempre come riutilizzare gli avanti. 
Era contenta che fossero lì anche loro, accanto a Jon.
Prese posto di fronte all’unica persona che, in quel momento, aveva davvero valore e interesse. 
Non appena alzò lo sguardo e la vide, perse un battito. Forse aveva sempre saputo che effetto gli faceva – e gli aveva sempre fatto – ma all’epoca ignorava qualsiasi tipo di reazione. 
Una ragazza si stava concedendo a lui per la notte, ma il Mastino non voleva proprio saperne.
“Vattene via!” urlò e la povera ragazza si sollevò di scatto.
Sansa Stark si sedette di fronte a lui. “Ti avrebbe reso felice, almeno per un po’.”
“Non voglio essere felice. Voglio solo una cosa.”
“E cos’è che vuoi?”
“Non sono affari tuoi” ringhiò “Prima non riuscivi a guardarmi.”
“Sono cresciuta da allora. Sono cambiate molte cose.”
“Ho sentito. Sei stata violentata, stuprata ripetutamente.”
“Sì, ma ci ho pensato io.”
“E come?”
“Mastini.”
Ridacchiò. “Sei cambiata Uccelletto” si versò altro vino “Saresti dovuta scappare con me da Approdo del Re. Nessun Ditocorto. Nessun Ramsey.”
Gli prese la mano. “Senza di loro sarei stata un uccelletto per tutta la vita. Non fraintendermi… non starò mai bene. Non sarà mai tutto a posto. Ma ci sono cose che possono cambiare. Che devono cambiare.”
“E tu sei cambiata decisamente, Uccelletto.”
Sorrise sghemba. “Io volevo ringraziarti. Sentivo il bisogno comunque di dirtelo. Mi hai difesa ad Approdo del Re.” Si sollevò. “Ora ti lascio godere la serata.”
Il Mastino la fissò, senza riuscire ad aggiungere altro, e il suo sguardo l’accompagnò fino a che si sedette tra Arya e Jon, ancora intento a parlare con Danaerys. 
Lo sguardo del Re del Nord si posò subito sulla donna dai capelli rossi. 
“Sansa” la Regina dei Draghi fu la prima a dire qualcosa “felice che tu abbia trovato del tempo tra quelle lettere.”
“Lieta che ti sia ambientata tra di noi, Regina dei Draghi.”
Daenerys sorrise. “Sembra che qualcuno ti stia guardando” disse, riferendosi allo sguardo del Mastino, che ancora non l’aveva lasciata.
Sansa ricambiò cortesemente. “Dovevo parlargli, forse non si aspettava quello che gli avrei detto.”
“Penso tu gli piaccia” esordì la Regina.
La ragazza dai capelli rossi posò lo sguardo su sua sorella, che roteò gli occhi al cielo, cercando di non farsi vedere. “Sì” disse Arya “Mi sembra evidente.”
Sansa volse lo sguardo verso Jon. La stava osservando quasi timoroso di una sua reazione. 
“Sa bene che non ha speranze. Ma quando una persona si merita un ringraziamento, è giusto dirlo. E così ho fatto.”
Jon parve tornare a respirare. 
Mangiucchiò velocemente qualcosa, ma Sansa non si sentiva a suo agio. Qualcosa aveva minato quella serenità che con tanta difficoltà era riuscita a conquistare. Spinse il piatto distante da lei e bevve un lungo sorso di vino.
“Calma.”
“Sono calma” rispose ad Arya, impassibile. 
“Andiamo a fare una passeggiata” le disse, cercando di distrarla.
“Io devo...”
“No, non devi.”
Entrambe le sorelle Stark si alzarono, congedandosi dalla compagnia. 
Brienne subito si sollevò dal tavolo e le seguì, lasciando Jaime e Tyrion Lannister a finire il pasto da soli. 
 
 
 
Faceva freddo e quasi pareva, se non fosse stato il brusio che ne usciva dalla sala, che fosse un Castello deserto. 
“So che non siamo due sorelle unite, ma parlamene o davvero la ucciderai con lo sguardo, prima o poi.”
Sansa Stark era silenziosa, mentre osservava la neve scivolare sul terreno con una grazia innata. Sfilò il guanto di pelle nero e mise la mano a conca, osservano i fiocchi posarsi sul suo palmo candido. 
Brienne era a pochi passi da loro e ascoltava silenziosa i loro discorsi. 
Piano piano, giunsero all’albero presso cui Catelyn Stark aveva pregato tante volte. Quel posto era piano di ricordi passati, presenti e futuri. 
Sansa si sedette a terra, incurante del freddo e della neve che stava cadendo tra i suoi capelli. 
“Io so cosa deve fare Jon” sputò fuori, con dolore “ma non voglio che lo faccia.”
Arya guardò Brienne che sospirò. 
“Non fraintendetemi, so che è la cosa giusta da fare, ma...”
“Ma..?”
“Ma sono successe cose tra di noi e...”
Brienne sgranò gli occhi. “Sansa non dirmi che...”
La ragazza annuì e ricacciò indietro una lacrima. “Ser Davos mi ha detto che verrà a trovarmi stanotte.”
“Quindi direi che è tutto a posto...” s’intromise Arya, per nulla sconvolta dalla rivelazione della sorella. 
“Dovrà sposarla, se mai dopo questa guerra ci sarà un domani.”
“Beh, sicuro se rimane lì milady diventerà un non morto dal freddo che fa” la sua guardia personale le tese la mano, aiutandola ad alzarsi.
Sansa accennò un sorriso, continuando a tenere la mano di Brienne. “Come sono i suoi draghi?”
“Eh, ne vorrei uno, lo sai!” esclamò Arya, che fino ad allora era rimasta tranquilla.
 
 
 
Aveva aspettato per ore, fino a che aveva deciso di mettersi a letto, abbandonandosi al suo dolore. Piccole lacrime le rigavano le guance, spezzettandole il respiro. Aveva detto che sarebbe venuto, ma non si era presentato. 
Si strinse sotto le coperte, ricercando calore e protezione, nella stanza che era stata per anni dei suoi genitori. Dopotutto aveva ricevuto amore per l’ultima volta, doveva vedere il lato positivo. Ma nulla sembrava calmare quel cuore che le martellava nel petto e le stringeva lo stomaco in una morsa. 
Avrebbe voluto di più. 
Avrebbe voluto meritarsi di più, ma quanto pare, non le era stato concesso.
Non sapeva quale Dio pregare e forse non l’aveva mai saputo. Nemmeno quando Ramsey abusava di lei ogni notte. Nemmeno quando la picchiava o la teneva ferma e scomoda in posizioni poco naturali. 
Forse, non lo aveva mai saputo. 
Con questi pensieri si addormentò, accoccolata al cuscino e alla coperta di lupo nella camera padronale.
 
 
 
 
Lo aveva invitato in camera sua e a quel punto Jon avrebbe voluto picchiare la testa contro il muro. 
“Solo un bicchiere”, aveva detto, ma quando le sue labbra si erano posate sulle sue, aveva compreso di avere ben poca scelta. 
Quando lei si era tolta il vestito, poi, era stato ancora più chiaro quello che volesse. La Regina dei Draghi aveva un corpo sinuoso, minuto e pallido. Ma soprattutto, completamente diverso da quello di Sansa Stark. 
Improvvisamente, però, avevano bussato e  Jon Snow aveva ringraziato tutti gli dei, uno per uno. 
“Avanti” aveva detto scocciata Daenerys.
“Scusatemi mia Regina” Missandrei di Naath era entrata, tenendo lo sguardo basso “Ser Davos richiede urgentemente la sua presenza” disse riferendosi a Jon.
Si congedò velocemente dalla Regina.
“Ti aspetto sveglia, Jon Snow?”
“Devo riposare, mia Regina.” continuò a sorriderle e lei ricambiò, scostando lo sguardo.
Seguì la ragazza fuori dalla stanza.
Ser Davos era lì, con tutto il suo buon cuore, ad aspettarlo in corridoio, impaziente. Era appoggiato a una colonna di legno e nell’attesa si rigirava per le mani il giocattolino che aveva creato per Shireen Baratheon.
“C’è qualche problema Ser Davos?”
“Venga, glielo dico strada facendo.”
 
 
Ser Davos era un genio, un uomo di mondo che comprendeva ogni cosa senza dovergliele spiegare. Il suo punto di forza? L’empatia. Oh, l’avrebbe negato in ogni modo, ma era così. Ed era per quello che, con l’inganno, l’aveva condotto davanti alla stanza padronale.
“Brienne mi ha detto che vi ha aspettato per tutto il tempo.”
“Ma siamo...”
Ser Davos annuì. “Queste ultime notti non dovreste trascorrerle in compagnia di chi non volete, ma di chi temete di perdere, mio Re.”
Gli appoggiò una mano sulla spalla. “Grazie, Ser Davos, io...”
“Se permettete...”
Fece cenno di continuare. 
“So che ci state pensando.”
“A cosa?”
“A cosa seguire. Se il vostro cuore o i vostri doveri.”
Sospirò. “Io... non voglio farla star male e non voglio dover rinunciare a lei, ma...”
“Salvare il vostro popolo e tutti noi ha più senso?” mise le mani dietro la schiena “Io ho umili origini, come ben sapete e spesso mi sono concesso più di quanto la mia moneta mi permettesse. Ho servito tanti re, ho creduto in uomini che non erano in grado di...” mostrò a Jon il dono che aveva fatto a Shireen “salvaguardare ciò che amavano di più al mondo. Quello che cerco di dirvi non è assolutamente scegliete una cosa o quell’altra, vi dico... parlatele, fatele capire cosa vi affligge. Dopo tutto quello che ha passato, se lo merita.”
“Eccome se se lo merita!” urlò sbucando il Mastino da un corridoio secondario, evidentemente ubriaco.
Ser Davos lo fissò un attimo, stranito. 
“Voi non avete idea di com’era quell’Uccelletto ad Approdo del Re” sbiascicò qualcosa.
“Uccelletto?” domandò Jon, senza capire.
“C’è stata quella volta in cui stavano per stuprarla, ma li ho uccisi tutti. Non riusciva nemmeno a guardarmi in faccia” si asciugò la bocca con la manica sinistra “oh quando quel bamboccio... quello di un re non aveva neppure il portamento...”
“Chi?”
“Oh, ma il figlio di Jaime Lannister e Cersei... Joffrey Lannister! Non aveva proprio niente di suo padre. Né morale, né portamento, né decenza. Quando ha costretto l’Uccelletto a guardare la testa mozzata del padre in putrefazione è stato uno dei colpi più bassi. Oppure quando ha cercato di strapparle le vesti davanti a tutti... quel Joffrey l’ha in qualche modo toccata, ed è lì che ha cominciato a crescere. Avrebbe dovuto scappare da Approdo del Re con me... e invece ha preferito rimanere. Ma quello che puzza non scompare!”
Nessuno capì quello che volesse dire, ma Jon desiderava conoscere la fine di quella filippica che pareva essere partita solo per un motivo: Sansa Stark gli era a cuore.
“Sei sicuro di essere degno del suo amore, Jon Snow?”
“Stai parlando con il Re del Nord” accennò Ser Davos, ma venne completamente ignorato. 
“Io non lo so. Ma quell’Uccelletto ne ha passate troppe perché tu non vada nemmeno lì a dirle che stavi per farti la donna dei capelli argento.”
“Io non stavo per...”
“Ma dovrai, giusto? La guerra incombe e quei grossi uccellacci sono necessari, dico bene? Ho visto troppa merda in questo mondo per sapere che una come Sansa Stark è troppo pura per questo mondo. Spero solo che non verrà macchiata ancora, di odio e sangue e violenza com’è stata in passato” e se ne andò, lasciando Jon a fissare le assi in legno. 
“Non volevo dirlo così, ma è stato esaustivo. Poco tatto sicuramente, ma esaustivo... pare quasi che...”
“Ne sia innamorato.” concluse la frase Jon Snow. 
“Entrate, l’alba incomberà tra poco, non lasciatevi sfuggire momenti simili.”
E il Re del Nord fece un passo, bussando, ma stavolta nessuno aprì. Così decide di spingere la maniglia ed entrare. 
Aveva lasciato aperta la porta per non provocargli ostacoli, ma ormai era tardi e Sansa Stark si era addormentata, stretta alle coperte. 


 
Ce l'ho fatta a concludere anche il quarto capitolo. Ora sto scrivendo il 5 e la fine si avvicina. Sono ancora convinta che Sansa Stark meriti moltissimo come personaggio. Spero che anche questo capitolo vi sia in qualche modo piaciuto. 
A presto, 

Juliet. 

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