Know your name

di Switch
(/viewuser.php?uid=619656)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Where you are ***
Capitolo 2: *** Maui, demi-god of... ***



Capitolo 1
*** Where you are ***


Moana era felice.
Senza un attimo di respiro, impegnata, ricercata e richiesta, ma felice.

Si alzava molto presto al mattino e girava per l'isola con Pua accanto, a controllare che tutto procedesse per il meglio, che tutti avessero i loro compiti e li svolgessero senza intoppi.
Per prima cosa andava sempre verso la spiaggia, un po' per augurare buon giorno all'oceano, ma soprattutto per controllare la costruzione di canoe e barche, una nuova attività del suo popolo.

All'inizio era stato difficile, ma studiando le grandi barche dei loro antenati erano riusciti a capire molto e provando e riprovando, ormai potevano dirsi mediamente esperti nell'arte di costruire imbarcazioni: piccole per navigazioni in solitaria, medie che potevano contenere una famiglia o grandi, per ospitarne più assieme durante grandi traversate.
Avevano navigato molto e ancora lo facevano.

Lei e la sua tribù avevano viaggiato ed esplorato in lungo e in largo per l'oceano e scoperto una miriade di isole, altre tribù dalle quali si erano separati un millennio prima: c'era stato all'inizio un lieve problema nella comunicazione, a causa della lunga separazione ogni isola aveva sviluppato un proprio vocabolario, ma in breve tempo avevano riconosciuto le radici comuni che affondavano nel loro passato condiviso e imparare e capire come comunicare era stato sempre più semplice.

Avevano insegnato ai loro lontani consanguinei a viaggiare e a costruire barche, avevano appreso a loro volta nuovi costumi, nuove tecniche, nuovi prodotti della terra e nuove pietanze e nel frattempo anche raccontato l'avventura di Moana e riscattato così anche il nome di Maui.
Erano stati per mare per anni, decisi a recuperare tutto il tempo perso confinati nell'isola, ma alla fine era proprio lì che erano ritornati: Motunui.
Le altre isole riscoperte erano già abitate o inabitabili, troppo piccole o inospitali, e alla fine la soluzione più giusta era stata ritornare al punto di partenza, lì da dove erano partiti.

Motunui era sembrata la stessa e incredibilmente nuova allo stesso tempo. La vegetazione incolta aveva recuperato il suo posto, cancellando i sentieri e abbarbicandosi sulle case, così che quando erano sbarcati, quasi avevano faticato a riconoscerla.
E tuttavia era stato emozionante riscoprirla. Creare nuovi sentieri, costruire nuove case, spostare addirittura parte del villaggio, ridisegnarlo secondo nuove idee.
Avevano piantato i frutti e i fiori presi dai loro viaggi e tutta l'isola era un tripudio di colori, vecchi e nuovi mescolati, che appagavano la vista e i cuori di tutti.
Motunui non era mai stata così bella.

E ormai il tabù del reef non c'era più, perciò potevano andare e tornare, viaggiare per visitare i loro vicini di isole, organizzare battute di pesca in pieno oceano, avevano perfino indetto una gara annuale di navigazione per decretare il migliore Wayfinder.
Moana non poteva partecipare, in qualità di capo doveva essere il giudice della competizione, altrimenti avrebbe vinto lei, ne era abbastanza certa.

Aveva accettato la carica appena un anno prima e suo padre, Tui, si era fatto da parte volentieri, rimanendo al suo fianco come consigliere quando lei ne aveva necessità, anche se non accadeva praticamente mai fortunatamente: Moana era un capo egregio, a detta di tutti.
Aveva imparato molto e metteva in pratica tutti i buoni consigli acquisiti. Anche per mare, e a contatto con le nuove tribù, aveva saputo affrontare le sfide con coraggio e determinazione e non c'erano mai stati incidenti.
E, fortunatamente, la sua vita da capo non le impediva ogni tanto di prendere la sua barca regalatale da Te Fiti e spingersi oltre il reef, e navigare per qualche ora, e a volte qualche giorno, a contatto con l'oceano, suo amico, e i suoi pensieri.

Percorreva ogni giorno a piedi tutta Motunui, osservando la sua gente svegliarsi e il villaggio prendere vita: i pescatori uscivano alle prime luci dell'alba, i raccoglitori di cocco si arrampicavano con agilità, le donne anziane tessevano assieme, chiacchierando degli ultimi pettegolezzi; poi c'erano da controllare gli allevamenti di pollame e maiali, le lezioni di danza e antiche leggende, gli scultori che incidevano monili e statue nel legno e i cuochi addetti ai fuochi e alla preparazione di cibo per tutta la tribù.
A volte percorreva tutta l'isola anche venti volte, correndo da una parte all'altra in fretta, da dimenticarsi anche di mangiare. Eppure non le pesava minimamente.
Quindi sì, Moana era felice.

Se non fosse stato per il problema matrimonio.
I suoi genitori non le avevano fatto alcuna pressione, ma presala da parte, un mese prima, le avevano fatto un discorso serio e sentito sul suo futuro, sulla sua vita, su cosa desiderasse per l'isola e per sé stessa; le avevano fatto intendere che sposandosi avrebbe avuto un alleato fedele al suo fianco e anche quanto desiderassero avere dei nipoti.
Moana sospettava che fosse interamente per avere dei nipoti.

Ormai era in età da marito da un po', tutte le sue coetanee erano sposate e con almeno un bambino già nato o in arrivo, ma lei come capo aveva avuto la facoltà di delegare.
Ma come le ricordava spesso, anche troppo, suo padre, non stava certo ringiovanendo, anzi: Moana aveva solo ventidue anni, ma quando lo sentiva pronunciare quella frase se ne sentiva addosso il doppio.

Quindi, sempre senza esagerare nell'intromettersi, i suoi genitori le avevano fatto sapere che c'erano un paio di giovanotti scelti sull'isola, e anche un paio di altre isole vicine, che sarebbero stati onorati di ricevere il permesso di corteggiarla in vista di una possibile unione. E Moana, seppure titubante, si era impegnata davvero e li aveva incontrati tutti almeno una volta.
E non le erano piaciuti.

Non avevano niente che non andasse, a esser sinceri: tutti prestanti e atletici, bravi nelle arti manuali o nella pesca, interessati ai problemi delle persone e di buon cuore... ma non le dicevano nulla. Mancava sempre qualcosa.
Tuttavia, continuò ad accettare gli inviti degli spasimanti, nella speranza che un giorno la scintilla dell'amore l'avrebbe colpita, portandola così al matrimonio per la gioia di tutti e in special modo dei suoi genitori.

Per quella giornata aveva già risolto un paio di problemi, niente di davvero interessante, solo una disputa tra due vicini per la divisione del racconto di cocchi e una denuncia da parte dell'anziana Opuni contro sua nipote, che non le aveva mai regalato due maiali e tre galline come le aveva promesso.
A volte Moana credeva che gli abitanti del suo villaggio si creassero problemi anche quando non ne avevano, solo per passare il tempo o per testare la sua pazienza.

Era già al terzo giro dell'isola, aveva controllato e ricontrollato tutto per bene e il sole era ormai alto nel cielo: scintillava con bagliori accecanti sulla superficie dell'oceano, solleticandole il cuore con la voglia di navigare.
Poteva permettersi di sparire per qualche ora.
Sgattaiolò via, solo suo padre se ne accorse, e si recò alla spiaggia: chiuse un attimo gli occhi e assaporò il sole caldo sulla pelle, si riempì i polmoni di meravigliosa aria salmastra e si beò del suono della risacca delle onde.

Sarebbe stato perfetto, se un gallo non stesse vagando picchiettando il becco sulla sabbia, andando palesemente verso l'acqua.
Heihei” sospirò sconsolata Moana, senza tuttavia muoversi di un passo. Ormai era abituata da tempo alle stranezze del suo animaletto.
Quando il ruspante arrivò alla fine della sabbia, un'onda si alzò gentilmente dall'oceano, scosse la cima in quello che pareva un segno di diniego e poi spostò il gallo dalla traiettoria, dirigendolo dall'altra parte.

Grazie, Oceano” disse con rinnovato entusiasmo. “Stavo pensando ad un giro attorno all'isola.”
L'onda annuì vigorosamente, mentre lei si avvicinava alla sua barca e iniziava a controllarla per partire.

Con chi stai parlando?” domandò una voce maschile.
L'onda sparì immediatamente e Moana si voltò, un po' seccata.

Da sola” rispose al giovane uomo che distava solo pochi metri, con un'espressione curiosa.
Tutti al villaggio sapevano che aveva un rapporto speciale con l'oceano, che era stata scelta, ma non le piaceva che loro vedessero quando interagiva con lei e nemmeno all'oceano sembrava piacere mostrarsi, o forse trovava Tane'i particolarmente antipatico.

Tane'ì era uno dei giovani a cui era stato concesso, per rango e abilità, di corteggiarla. Era alto, quanto suo padre forse, con occhi e capelli scuri, che teneva legati in una coda bassa, pelle ambrata e un tatuaggio tribale nella parte sinistra del petto che risaliva fino alla spalla e correva lungo il braccio sino al gomito. Era piacente, era forte, era ambito.
Ed era insistente.

Dovevamo vederci, oggi” le ricordò infatti, avvicinandosi di qualche passo.
Uh... sì, certo, non l'ho dimenticato” farfugliò in fretta Moana, spostandosi appena dalla barca con aria svagata.
Ho... pensato che possiamo andare a fare un giro in barca” aggiunse subito, per giustificare la sua presenza lì.

Il giovane occhieggiò il suo sorriso forzato, la cima della canoa già mollata e poi verso il gallo che becchettava una conchiglia a un metro di distanza.
Strinse le labbra e aggrottò le sopracciglia, palesemente in riflessione. Moana iniziò a pregare tra i denti che declinasse l'invito e la lasciasse andare da sola, fino che lui non rispose:

Sì, va bene, perché no?”
Moana si sgonfiò, lasciando andare la delusione. Si mise ad armeggiare con la barca e rollò gli occhi al cielo in direzione dell'oceano, ma quello rimase liscio e piatto, deciso a non farsi vedere dall'uomo.

Tane'ì non le era antipatico, era più vero che le stava indifferente; non le piaceva in tal senso e qualcosa le diceva che anche sposandolo per obbligo, per fare la cosa giusta per il suo villaggio, non sarebbe mai stata felice. Non come lo erano i suoi genitori, per esempio.
Il gallo viene con noi?” lo sentì chiedere ad un certo punto.
Heihei era vicino all'albero della vela, salito chissà quando, e beccava pigramente intorno.
Moana sorrise con affetto, poi si voltò per rispondergli.

Sì, Heihei è un ottimo navigatore. È arrivato fino a Te Fiti e ha anche dato una mano.”
Ovviamente la storia era un tantino gonfiata, e non aveva rivelato che il gallo aveva cercato di annegarsi almeno una ventina di volte, ma andava bene così; con Heihei in barca avrebbe evitato situazioni scomode con lui.

Stava per voltarsi e spingere la canoa in mare, ma l'espressione di Tane'i si incupì e lo vide strizzare gli occhi, come per mettere a fuoco.
Quello è...”

Moana si voltò verso l'oceano e si schermò il viso con una mano, cercando di mettere a fuoco in lontananza, tra la linea che separava l'oceano e il cielo.
C'era qualcosa, un puntino scuro che andava avvicinandosi, e dopo qualche istante riuscì finalmente a focalizzare un'imbarcazione.

È una barca rotta” disse grave Tane'i, alle sue spalle.
E finalmente la vide bene anche lei, si accorse della vela strappata, dell'albero piegato e della macchia gialla distesa sul ponte. C'era qualcuno, sopra.

Spinse forte la sua barca in mare e saltò su, ignorando le urla di Tane'i, lasciato indietro: con pochi colpi di pagaia era già in mare aperto, con un colpo deciso di corda aprì la vela e prese velocità, oltrepassando in un attimo la barriera del reef; la canoa si innalzò e ricadde con un tonfo sollevando spruzzi.
Il puntino sempre più vicino e visibile e poté vedere bene l'altra imbarcazione, la vela strappata come da artigli, l'albero inarcato e le numerose assi strappate via dal ponte: su di esso c'era un corpo adagiato, poteva essere un bambino a giudicare dalla dimensione; riusciva a vedere solo il giallo del suo abito, da quella distanza.
Era supino e immobile, e sembrava non respirare.

Tirò la corda e ammainò la piccola vela, iniziò a decelerare e quando non era che a pochi passi si lanciò letteralmente sull'altra barca e si inchinò vicino al piccolo corpo.
Era un bambino, non poteva avere più di sette o otto anni. Il suo corpo era ricoperto di tagli e la pelle bruna era scottata dal sole: le labbra erano secche e screpolate.
Lo prese piano tra le braccia e si accorse che respirava ancora, anche se a fatica. Lo portò in fretta sulla sua barca, ma delicatamente per non fargli altro male, e lo adagiò; prese il remo e riaprì la vela e filò dritta verso la spiaggia, più veloce che poteva.
Riusciva a vedere Tane'i che l'attendeva e doveva aver chiamato soccorsi, perché c'erano altre persone insieme a lui.

Era concentrata come non era mai stata prima, perciò quando sentì un mugolio provenire dal ragazzino, trasalì, presa alla sprovvista. Heihei aveva iniziato a becchettargli un piede e quello si contorceva, lamentandosi nell'incoscienza.
Heihei, sciò!” lo sgridò Moana, allungando il remo per spostarlo appena.
Il ragazzino esalò un altro lamento, muovendosi appena, poi...

Ma- Maui” sussurrò, prima di ripiombare nel doloroso silenzio.
Per qualche motivo, la pena con cui lo aveva pronunciato ferì le orecchie di Moana.

Erano arrivati alla spiaggia. Trainò in fretta la barca in secca e contemporaneamente il piccolo gruppetto si avvicinò, i loro volti estremamente seri. C'era suo padre tra di loro, assieme ai guaritori.
Un uomo afferrò piano il bambino e corse via, mentre l'ex capovillaggio le si fece incontro, controllando che lei stesse bene.

Viene dall'isola di Âio, ho riconosciuto le decorazioni sul suo lavalava” spiegò Moana prontamente.
C'era qualcosa sulla sua barca? Ti ha detto cosa gli è successo?” domandò Tui, iniziando ad incamminarsi con lei verso il villaggio. Tane'i era pochi passi dietro di loro, in silenzio.
Non c'era nulla e lui... non ha parlato” mormorò in risposta, senza sapere perché non avesse detto che il bambino aveva invocato il nome di Maui.

Rimasero ad aspettare per un po' fuori dal fala dei guaritori e intanto la notizia si era già sparsa in tutto il villaggio e molti curiosi erano arrivati a domandare e controllare o ad offrire un po' di compagnia.
Dato che ci sarebbe stato da attendere, un guaritore era uscito per avvisarli che il bambino non era in pericolo di vita, ma che necessitava di molte cure e di riposo, Moana fece un altro giro dell'isola, con Pua accanto.

Controllò il fala dei cuochi e le pietanze preparate per la giornata, la produzione di cestini, la pesca giornaliera e parlò con la gente preoccupata per il bambino trovato, rassicurandoli.
In realtà, però, la sua mente era da tutt'altra parte. Per tutto il tempo, una parte di sé continuava a chiedersi perché il naufrago avesse nominato Maui nel suo delirio.
Era forse salpato in cerca dell'aiuto del semidio?
Allora cercarlo lì non era stata una giusta mossa.

Maui era lontano da molto tempo, ormai.
All'inizio, subito dopo la loro avventura, passava a trovarla spesso e si tratteneva a lungo: amava quando celebravano feste in suo onore e giocare con i bambini, anche se faceva finta del contrario.
La sua tribù lo trattava ormai come uno di loro e le altre che avevano incontrato lo riverivano e si meravigliavano della grande amicizia che li univa.
Poi, col passare degli anni, le visite si erano fatte sempre più rade e le permanenze più corte: sgusciava via con scuse, faceva intendere che la sua vita da semidio fosse troppo impegnativa, troppe avventure da vivere, e le diceva che non poteva proprio stare sempre lì con loro.
A volte si era chiesta se non si fosse solo stancato di loro e non sapesse come dirglielo.
Ma tra il navigare e il fare il capo e crescere e maturare, non c'era stato il tempo per fermarsi e domandarglielo e così semplicemente avevano iniziato a distanziarsi.
Non lo vedeva da sei mesi, ormai. E le mancava da morire.

Le mancava la sua chiassosa e spassosa presenza, quel suo essere vanitoso che nascondeva solo la sua insicurezza, tutta l'euforia che suscitava nel villaggio ogni volta che arrivava e soprattutto l'odore di avventura che lo permeava, la promessa di viaggi strabilianti e di mirabolanti imprese che gli scintillava negli occhi, che lei, Moana, bramava di poter vivere.
Perché sì, era felice, ma a volte le mancava quel morso allo stomaco di gioia e libertà che aveva provato solo quando era partita, poco più che una ragazza, senza esperienza, senza un vero piano, per restaurare il cuore di Te Fiti.
Quell'avventura, il suo ricordo, i suoi scontri con Maui per convincerlo ad aiutarla, Heihei l'infiltrato, i giorni circondati dall'oceano, solo dall'oceano, tutte le battaglie e gli imprevisti, le serravano il cuore di nostalgia e desiderio, a volte tenendola sveglia la notte.

Si fermò sulla cima della montagna, nel luogo sacro dei suoi antenati, senza sapere come ci fosse arrivata: osservò la sua conchiglia posta sul pilastro di pietre dei passati capi-villaggio e inspirò a fondo.
Ormai non era più combattuta tra il suo dovere da capo-villaggio e il desiderio di navigare: era più matura, più equilibrata, e sapeva conciliare perfettamente le due cose; eppure sentiva sempre che le mancava qualcosa.
E forse c'entrava Maui.

Si sporse oltre il ciglio, il vento gentile fece ondeggiare la sua gonna rossa e i suoi capelli corvini. Poi, vide la luce di una fiaccola dondolare a destra e a sinistra, piccola, lontana, alle pendici della montagna: qualcuno le stava facendo dei segnali.
Sembrava molto urgente.
Si lanciò in una corsa sfrenata, prendendo la scorciatoia sul baratro, che oltrepassò in volo usando una foglia di cocco per scivolare lungo il tronco caduto di un albero; in poco tempo era a valle, e riprese a correre con tutte le sue forze, ignorando i commenti o i saluti delle persone che la intravidero.

Superò il suo fala, lo spiazzo davanti ad esso e il fala delle riunioni, e iniziò a rallentare solo quando vide da lontano quello dei guaritori, dove un ragazzo, Afu, continuava ad agitare una fiaccola.
Capo Moana! Capo Moana!” urlò quando la vide, andandole incontro. Era un ragazzetto di undici anni, ma così maturo per la sua età.
Capo Tui mi ha mandato a chiamarti: il naufrago ha avuto una crisi. Sono nel fala!”

Moana lo ringraziò velocemente e scostando il tapa all'ingresso entrò nella capanna in penombra, rischiarata dalle fiaccole: c'erano due guaritori, che cercavano di tenere fermo il bambino in preda ad un attacco di ira o panico; urlava a pieni polmoni, gli occhi spalancati pieni di orrore, divincolandosi con tutte le forze del suo piccolo corpo, incurante del dolore.
Moana si precipitò al suo capezzale, cercando di aiutare come poteva, senza nemmeno far caso a suo padre ritto vicino all'entrata, anche lui incapace di fare qualcosa; lei si inchinò a fianco al bambino e gli prese una mano, mormorando parole rassicuranti nel suo dialetto, pescato in fretta nella memoria. Il piccolo si fermò all'istante e puntò su di lei gli occhi allucinati, stringendo la mano con disperazione.

Ha ucciso tutti, ha distrutto tutto. Maui è un demone... Maui ha ucciso tutti!”
E con un ultimo grido soffocato, come un pianto trattenuto, la presa si allentò e il bambino ricadde a terra, svenuto.

I guaritori la spostarono senza molte cerimonie, occupandosi immediatamente del piccolo, mentre lei, Moana, ancora a terra, assimilava quello che aveva sentito, che loro non avevano capito nella lingua del bambino.
Tui si inchinò e la aiutò ad alzarsi, portandola fuori quasi di peso, mentre la sua testa turbinava e il cuore si stringeva di orrore: Maui, era stato Maui.

No, non Maui, no... com'era possibile?



Fala: abitazioni, capanne solitamente in legno

Tapa: grandi teli, o anche tappetti, decorati a mano e di grande pregio, in genere affissi nelle capanne come tende o arazzi. 

Lavalava: gonnellino di tessuto o foglie.




Note:
Salve.
Da un po' di tempo avevo in mente questa storia, il primo capitolo era pronto da un po', ma rimandavo sempre. Adesso mi sono detta basta ed eccomi, anche se vi avviso che le pubblicazioni non saranno molto veloci, ma piano piano la porterò a termine.

La storia è Angst! Angst! L'ho già detto Angst?
Ma chissà che non ci sia anche un po' di romanticismo... non posso anticipare nulla per ora.

Grazie per avere letto, un abbraccio

alla prossima


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Maui, demi-god of... ***


C'era una eco nella sua mente.
Maui. Maui. Maui.
Urlato con lo stesso tono straziato della voce del bambino, ripetuto con disperazione e paura assieme.
Non poteva essere stato Maui. No. Non Maui, non il suo Maui, quello che lei aveva conosciuto, leale, coraggioso, buono.
C'era un errore, doveva esserlo per forza; Moana ne era certa.

Moana, figlia mia, parlami, ti prego!”
Solo in quel momento si accorse che suo padre la stringeva ancora, osservando con preoccupazione la sua strana immobilità e il suo sguardo spaventato; sollevò una mano e toccò il suo braccio per rassicurarlo, ma cercando lei stessa conforto con quel gesto.

Padre, devo parlarti! Devo parlarti... in privato!”
Tui annuì con sussiego e la scortò lontano da lì, dagli occhi sorpresi e incuriositi di alcuni abitanti accorsi alle grida, e la lasciò andare solo quando arrivarono al fala del capo; scostò con una mano il tapa all'ingresso e la fece entrare per prima.

All'interno l'ombra dava un piacevole fresco sulla pelle, ma Moana si strinse le braccia attorno, un gran gelo che emanava da dentro; si voltò verso suo padre, che si era seduto a terra con le gambe incrociate e la invitava a fare lo stesso.
Scosse la testa con forza e parlò, invece.

Il bambino- il bambino ha detto-”
Prese un grande respiro per calmarsi, per riuscire a dire quella bugia, non poteva che essere una bugia.

Cosa ti ha detto? Cosa ti ha sconvolta così tanto?”
Ha detto che è stato Maui” sputò fuori, e vide nello sguardo di suo padre la sua stessa paura.
Ha detto che Maui ha distrutto il suo villaggio e che ha ucciso gli altri.”

Tui deglutì a vuoto, rizzando le spalle a disagio; sentiva il terrore e la preoccupazione che sua figlia stava provando, i dubbi e l'incertezza, lo smarrimento.
Forse lo shock l'ha confuso e quello che ha detto era solo frutto del suo dolore e della paura. Non possiamo sapere se sia vero” cercò di rassicurarla, con tono convincente.
Io devo andare a scoprirlo!”
Lo sguardo di Tui si indurì per un attimo, occhieggiando verso la figlia come se temesse di trovarci ancora la Moana adolescente che non ascoltava mai, che lo combatteva per ogni capriccio: sua figlia era risoluta, sì, ma c'era uno scintillio di responsabilità nei suoi occhi, non ribellione, non testardaggine.

È pericoloso. Qualunque cosa sia successa a quel bambino e al suo villaggio, anche se Maui non c'entrasse nulla, è di certo pericolosa.”

Moana scosse la testa con fierezza, facendo ondeggiare i lunghi capelli scuri.
Maui è mio amico, padre! E anche se lui non c'entrasse, è chiaro che quel bambino e la sua gente hanno dei problemi, probabilmente bisogno di aiuto! Dobbiamo scoprire cosa è successo e dare una mano, se possiamo!”
Tui acconsentì a lasciarla andare, purché portasse con sé, come scorta, due uomini fidati: Tane'ì fu scelto e poi ancora Fei, un pescatore forte e valoroso, molto pratico della lotta con la lancia.

Disposte le sue richieste per lasciarla andare, Tui la accompagnò per preparare una piccola imbarcazione, più grande della sua abituale, e per farla stivare con provviste, acqua e qualche altro utensile che potesse essere loro d'aiuto. I due uomini accorsero prontamente alla richiesta dell'ex capo e una volta che ebbero spiegato loro in confidenza cosa stesse succedendo e quale fosse la loro missione, si dimostrarono entrambi ben felici di scortare Moana e proteggerla in caso di pericolo.
Tane'ì sembrava un po' troppo felice di poterla accompagnare.
Ma Moana era troppo concentrata sul partire e su quello che il piccolo aveva detto, per prestargli attenzione.

Salparono immediatamente, senza attendere né il mattino né la marea o i venti più propizi, tanta era la sua fretta: quello che la natura non avrebbe offerto in supporto, lo avrebbe messo lei con la sua esperienza.
Si allontanarono rapidamente da Motunui, le vele gonfie e l'oceano dalla loro parte, scivolando sull'acqua senza sforzo: in poco tempo l'isola divenne un puntino sempre più piccolo, fino a scomparire tra il blu dell'oceano e il rosso del tramonto.
Per molte ore, l'unico suono a riempire il silenzio fu lo scroscio della barca che fendeva l'acqua e di tanto in tanto lo schiocco della vela quando prendeva una corrente nelle sue trame, seguendo le direttive di Moana.

Lei era completamente assorbita nel dirigere la barca, scrutando le prime stelle che spuntavano su nel cielo sempre più scuro, con mani sicure che stringevano e lasciavano corde, che si immergevano per controllare temperatura e correnti, divorata dalla fretta.
Tane'ì seguiva ogni sua mossa con curiosità e ossessione, sempre incerto se parlarle o meno, in costante attesa.
La notte li inghiottì.

Anche se Tane'ì e Fei cercarono di darle il cambio, di dirigere la barca e permetterle di dormire, Moana non lasciò mai la postazione, non rispose ai loro tentativi di comunicare, rimase rannicchiata al suo posto a governare con movimenti minimi e studiati, la mente che lavorava senza sosta.
Non poteva essere stato Maui, di quello era certa, ma la paura del bambino era stata reale, non dettata dallo shock e dal dolore, quindi era arrivata alla conclusione che dovesse esserci un impostore, là fuori, che facendosi passare per Maui otteneva favori e ricchezze, per poi distruggere e razziare quando ne aveva avuto abbastanza. O forse perché scoperto. O forse perché era solo malvagio. Di certo non era Maui, e ne stava infangando il buon nome recuperato con tanta fatica.
Il vero Maui era venuto a sapere di quell'impostore? Se sì, perché non era intervenuto?
Forse era troppo lontano, così lontano da non interessarsi più di loro.

La sua mancanza la colpì con prepotenza, più forte e più dolorosa in quel momento di smarrimento, il peso di quegli anni di lontananza le cadde tutto assieme addosso e sentì un pizzicore all'angolo degli occhi, un sordo dolore al centro del petto.
L'oceano le diede un colpetto affettuoso al piede con il suo freddo tocco, in un goffo tentativo di consolazione.
Moana scosse la testa e respirò a fondo l'aria salmastra, rivolgendo un piccolo sorriso di gratitudine alla vastità di fronte a sé, prima di riprendere il controllo delle sue emozioni.
Navigarono per tutta la notte, guidati dalle stelle che Maui le aveva insegnato a leggere con pazienza.
Fei dormì per quasi tutto il tempo, mentre Tane'ì si appisolò solo qualche ora, svegliandosi di tanto in tanto per controllarla. La sua figura impettita e altera, i lunghi capelli raccolti in una crocchia perché non le impacciassero i movimenti, gli occhi scuri fissi sull'oceano con bruciante concentrazione.
Dentro di lei ardeva lo stesso fuoco che l'aveva spinta ad affrontare Te Ka, allora con solo la compagnia di HeiHei.

Il chiarore dell'alba apparve con una fioca scintilla che tingeva il confine tra cielo e oceano, lontano dove lo sguardo non poteva distinguere più i contorni.
Le stelle iniziarono a sbiadire lentamente, gli occupanti della barca si svegliarono, allertati dalle poche parole del loro capo.

Siamo quasi arrivati” annunciò infatti, indicando con un'alzata di viso davanti a sé.
I profili di alte montagne svettavano poco lontano da loro, e via via che si avvicinavano l'isola assunse i contorni sempre più nitidi, la sua folta vegetazione, i rivoli d'acqua e le insenature delle sue spiagge.
Âhio.

Il denso fumo che saliva dalle sue profondità arrivava fino al cielo e sentirono il suo spesso odore mentre ancora si trovavano in piena navigazione; ne furono avvolti una volta attraccati, la barca portata in secca e legata ad un albero sradicato con furia e accasciato al suolo.
C'erano segni di distruzione ovunque: alberi abbattuti con noncuranza, la vegetazione ridotta a cenere e tizzoni neri e contorti, armi rotte sparse ovunque, tracce di sangue ormai scure che macchiavano la sabbia in grumi.
Moana iniziò a correre verso il centro del villaggio, seguendo la memoria e il tenue sentiero scolpito da migliaia di passi in migliaia d'anni; Fai e Tane'ì si gettarono dietro di lei all'istante, le armi strette forte nei pugni.
L'odore acre di fumo e morte li colpì in pieno, bloccando le loro gole finché non tossirono con fastidio, provando a cacciare via quell'orrido sapore.

Il villaggio, ciò che ne rimaneva, era un orrido ammasso di detriti anneriti dalle fiamme e cenere.

Moana si slanciò in avanti, chiamando a gran voce il nome del capo, chiamando i nomi che ricordava, chiamando chiunque potesse sentirla.
La sua voce echeggiò un poco tra le macerie con una eco spettrale, prima che il suono di un pianto le giungesse alle orecchie.
Poi, esplosero altre voci, una babele di suoni e da un fala poco distante, mezzo crollato, uscirono fuori decine e decine di persone, bendate, ferite, doloranti, straziati.
Le si gettarono addosso, urgenti.
Parlavano tutti assieme e velocemente, esclamazioni di dolore miste a rabbia, e Moana non riusciva a capirli appieno, sentiva solo la loro paura e il loro risentimento, investirla in pieno e scuoterla.
Non riuscì a capire, era tutto così confusionario, ma capì il nome che tutti ripetevano con odio e paura, che riversavano su di lei.

Maui. Maui. Maui. Maui!” urlavano con intonazioni diverse, con disprezzo e orrore, con timore e soggezione.

Moana provò a farsi sentire, a farsi ascoltare, ma le loro espressioni ferite non lasciavano spazio a nessuna parola e Tane'ì fu veloce a sottrarla dal centro della calca afferrandola per un braccio, spostandola dietro di sé per proteggerla.
Cosa-”
Non ti ascolteranno. Sono troppo arrabbiati, e spaventati, e se la prenderanno con te” disse il giovane con fare pratico, iniziando a spingerla via.
Fei si gettò al suo fianco, la lancia cautamente puntata in avanti; entrambi gli uomini la scortarono tenendo d'occhio la folla, mentre Moana, sopraffatta dalla loro furia, dal loro disprezzo, non riuscì a reagire.
Arrivarono alla baia in un attimo che però le sembrò lunghissimo, e saltarono sulla barca in fretta e furia, pagaiando velocemente per allontanarsi.

Moana sedeva sconsolata in un angolo, gli occhi allucinati e vacui, l'orrore di quello che aveva visto impresso nella retina per sempre.
Tutto quel sangue, tutto quel dolore.
Quale mostro poteva aver fatto una cosa del genere?

Tane'ì era al comando della barca, ma sembrava impossibilitato, girava il timone con gesti bruschi e tirava la corda per ingabbiare il vento, ma la piccola imbarcazione virava per conto proprio, dirigendosi da tutt'altra parte.
Perché-” esclamò a denti stretti, arrabbiato. La corda si allentò nelle sue mani e la barca virò verso destra, di colpo.
Moana sollevò lo sguardo, più attenta, come se avesse sentito qualcosa che loro non potevano.

L'oceano” mormorò confusa, “l'oceano ci sta guidando.”
Era chiaro che l'oceano non li stesse indirizzando verso Motunui, ma che sospingesse nelle sue spire la barca verso un'altra destinazione, lontano dall'isola distrutta e lontano da casa.
Moana li rassicurò prontamente, riprendendo il controllo, certa che se il suo amico avesse deciso di intervenire, sicuramente era per un buon motivo.
Forse aveva percepito qualcosa, dov'era l'impostore o dov'era Maui.

Lo lasciarono fare, i due uomini seduti in basso con gli occhi fissi e Moana appollaiata all'albero maestro, avvinghiata braccia e gambe scrutava lontano, cercando punti di riferimento che il cielo diurno non poteva offrirle, per capire dove stessero andando.
Passarono molte ore, quasi tutta la giornata, e lei non scese da lì che una volta soltanto, per mangiare qualcosa e bere convulsamente, prima di tornare lassù a scrutare l'oceano.
Una nuova colonna di fumo apparve all'orizzonte, nero e denso, più copioso e voluminoso, tingendo il cielo di nero, in spirali minacciose.
Qualunque cosa ci fosse davanti a loro, era pericoloso.

La piccola isola prese sempre più forma, tra la luce che scemava e l'oscurità del fumo e videro le fiamme e sentirono le grida, alte e straziate, portate dal vento.
Videro la distruzione prendere atto, videro i detriti volare, le persone scappare spaventate, la furia distruttrice che spazzava via tutto; ma non riuscirono ad identificarlo, era solo un lampo di luce.
L'oceano sembrò fermarsi, come timoroso di avvicinarsi ancora a quel caos.
Moana reagì prontamente e, scesa dalla sua postazione, afferrò la pagaia e la immerse nell'acqua freneticamente per avanzare e i due uomini la imitarono immediatamente, guadagnando velocità; le esplosioni e le urla si facevano via via più forti, l'aria elettrica e il fumo intossicanti.

Scesero dalla barca al volo, senza attraccarla, senza portarla in secca, precipitandosi sulla spiaggia a grandi falcate, il cuore pulsante dentro la testa: Moana cadde in ginocchio per il contatto improvviso con la terra ferma, ma si rialzò subito e corse con tutto il fiato verso il centro delle esplosioni, seguendo le grida di terrore.
Alcune persone a terra rantolavano con dolore, altre stavano fuggendo via da qualcosa, ma Moana non si fermò ad aiutare, voleva solo arrivare all'origine di tutto quello, voleva risposte, voleva capire.
E l'origine, scoprì, era una persona.
Enorme, massiccia, intimidatoria, furia cieca.

La vide al centro del caos, che dispensava disperazione e morte con uno sventolio incurante dell'arma nella sua mano e rimase lì, bloccata senza più un respiro, il cuore affondato da qualche parte sotto terra, colma di orrore.
La persona sembrava indubbiamente Maui, riccioli bruni, pelle dorata e muscoli e tatuaggi compresi. Nella mano un amo enorme, che agitava con facilità a destra e a sinistra, intorno, sopra e sotto, creando folate taglienti e scosse violente, ridendo della devastazione che creava.
Non poteva essere lui, non poteva.
Provò a negarlo anche di fronte a tutto quello.
Non era Maui, non il suo Maui.
La piccola Moana tatuata sul suo cuore le saltò all'occhio e poco sotto il mini Maui che provava a farle segni perché lo guardasse, provando a spiegarsi a gesti, e la verità la colpì, non poté più fare finta di nulla, non poté negare ancora.

Maui” esalò ferita.

Il mostro la sentì, o forse il suo sguardo venne solo attirato dalla piccola figura statica, in contrasto con tutto il resto: si voltò verso di lei, un lampo oscuro nel viso, un ghigno dipinto di freddo cinismo.
La caricò con la potenza di mille dei, la terra tremava sempre più ad ogni passo e gli occhi scuri sempre più vicini, in cui un tempo aveva visto splendere affetto e gioia e bontà, erano ammantati di ira e crudeltà: caricò l'amo all'indietro, pronto a colpirla.
Moana avrebbe potuto scappare o scansare, rannicchiarsi, muovere un muscolo qualsiasi, invece rimase congelata a guardare Maui gettarsi contro di lei, a guardare l'amo fendere l'aria senza sforzo dritto contro la sua testa, un'orrida sensazione di malessere nel petto, pregando che fosse tutto solo un sogno, un orribile sogno.

L'arma del semi-dio si bloccò a pochi centimetri dalla sua faccia, parata da una spessa lancia che scricchiolò sinistramente, minacciando di spaccarsi da un secondo all'altro.
Moana si voltò verso Tane'ì al suo fianco, la faccia tesa e concentrata nel provare a resistere alla pressione dell'attacco per proteggerla.
Maui sbuffò cinico, un angolo della bocca sollevato con scherno.

Uuh, la principessa ha trovato il suo prestante cavaliere” esclamò e la sua voce musicale stonava così tanto con quel tono di disprezzo, da farle male alle orecchie.
Lei tese una mano verso di lui, mentre un fiotto di parole, di domande, premevano per uscire dal fondo della sua gola, ma il semidio le rivolse un'occhiata di disgusto e di fastidio, prima di indietreggiare di un passo e sventolare ancora una volta l'amo sopra la sua testa, trasformandosi nella gigantesca aquila; con un salto era già lontano nel cielo, da cui sentirono un beffardo “cheehoo” riecheggiare, in mezzo agli stridii del rapace.

Moana rimase a osservare per qualche istante, il battito del cuore impazzito nelle orecchie, il corpo scosso da un tremore impietoso e un gran bruciore agli occhi, ma forse solo perché stava guardando verso il sole che tramontava dritto in faccia; sconvolta, incredula: le gambe cedettero e rimase inerte seduta sulla sabbia, tra distruzione e strage, tra urla e fuoco, con una gran voglia di piangere.



Note:
Buona notte a tutti.
Ci ho messo un po', ma ecco il secondo capitolo.

Quindi sì, è davvero Maui che sta portando distruzione e morte, ma non sembra più l'enorme e complessato ragazzino dal cuore grande.
Cosa sta accadendo?

Grazie per aver letto,
un abbraccio forte a tutti


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3685842