Dal Primo Istante

di Dharkja
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ci sono abissi che l'amore non può superare, nonostante la forza delle sue ali. ***
Capitolo 2: *** Vederla fu amarla, amare solo lei, ed amare per sempre. ***
Capitolo 3: *** La Promessa ***
Capitolo 4: *** Quando desideri una cosa, tutto l'universo trama affinchè tu possa realizzarla * ***
Capitolo 5: *** Quando gli dei vogliono punirci avverano i nostri desideri* ***
Capitolo 6: *** L’attesa attenua le passioni mediocri e aumenta quelle più grandi * ***
Capitolo 7: *** Da quando ho visto il tuo viso, il mondo intero è inganno e illusione. Il giardino non sa qual è la foglia e quale il fiore. Gli uccelli confusi non sanno distinguere il miglio dal laccio*. ***
Capitolo 8: *** Volevo imparare a non soffrire per la sua assenza; lasciavo vagare nella mia testa i pensieri di cuore, non offrivo resistenze. Stavo cercando di non soffrire. Solo così potevo evitare una tempesta. ***
Capitolo 9: *** L'amore ti dà intuito. Ti fa vedere cose che non vedi normalmente* ***
Capitolo 10: *** La notte non è meno meravigliosa del giorno, non è meno divina; di notte risplendono luminose le stelle, e si hanno rivelazioni che il giorno ignora. (Nikolaj Berdjaev) ***
Capitolo 11: *** Non ci è dato di scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro ***
Capitolo 12: *** “Innamorarsi è come buttarsi da un precipizio. Il cervello ti urla che non è una buona idea e che il dolore e la sofferenza irrimediabilmente ti colpiranno. Eppure il cuore è convinto di potersi lan ***
Capitolo 13: *** L’amore sa aspettare, aspettare a lungo, aspettare fino all’estremo. Non diventa mai impaziente, non mette fretta a nessuno e non impone nulla. Conta sui tempi lunghi. ***
Capitolo 14: *** Perché senza cercarti ti incontro ovunque soprattutto quando chiudo gli occhi ***
Capitolo 15: *** “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta.” ***
Capitolo 16: *** Per un istante le nostre vite si sono incontrate… le nostre anime si sono sfiorate ***
Capitolo 17: *** Non aggrapparti a qualcuno che se ne va, altrimenti non sarà possibile incontrare chi sta per arrivare. ***
Capitolo 18: *** Di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa ***
Capitolo 19: *** Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.” ***
Capitolo 20: *** Ora sentiva di non esserle semplicemente vicino, ma che non sapeva dove egli finisse e lei iniziasse ***



Capitolo 1
*** Ci sono abissi che l'amore non può superare, nonostante la forza delle sue ali. ***


https://youtu.be/qhXm5e1AjVs












































































3 Giugno 2011, Mosca



Le due Audi nere sfrecciarono verso l'Olympic Stadium.



Alle 5 di pomeriggio il display del cruscotto segnò 30 gradi, un record per Mosca, nonostante fosse appena il 3 Giugno, ma dentro la limousine con l'aria condizionata, tutto sommato, si stava bene.



Bill si lamentò in ogni caso, pensò che il bagaglio di abiti pesanti lasciati in hotel, che si era portato dall'America, non fosse adatto per quel clima torrido. Tom notò il disagio del gemello e divertito, iniziò a prenderlo in giro.



" Dai Tom! Non c'è niente da ridere, fa un caldo infernale e poi hai poco da dire tu con tutte quelle ridicole sciarpe che ti sei portato appresso!"



"Beh, meglio delle tue stupide pellicce finte, almeno non muoio soffocato da tutto quel pelo!" disse tutt'altro che indispettito "E poi chi è che alla conferenza stampa si stava sventolando tutto il tempo con un foglietto di carta?"



"Ma non si respirava, stavamo tutti un po' male lì dentro. Senti "disse con tono lievemente risentito "Hai poco da vantarti in ogni caso. Se poi pensavi di fare lo spiritoso prendendomi in giro su questioni private senza che gli altri cogliessero il benchè minimo segnale, sappi che non sei riuscito ad essere proprio simpatico"



"Ti riferisci all'intervista di Diane ed alla storia del bacio?" gli chiese riducendo a due fessure i suoi occhi castani



"Si a lei. Potevi evitare di dire a tutti quelle cose. Sai che era stata una confidenza del tutto personale e che quella intervista andrà in onda. Potevi fermarti alla sola questione del bacio in generale, senza addentrarti nei particolari come tuo solito"



Tom sorrise, il discorso si stava facendo interessante "Per dire che ti piacciono i baci" esitò una frazione di secondo "Umidi...in generale?" rise "Non necessariamente poteva essere riferito alla tu ex. Il mio era un discorso a grandi linee, su quello che potrebbe piacerti" e gli fece l'occhiolino "D'altronde è da un po' che voi due......." non finì quella frase "Nel senso, ora sei di nuovo libero e poi ammettiamolo, quel tipo di baci piacciono a tutti ......" disse ridendo



"Continui Tom?!? Ma lo fai apposta allora?!?"



" Ehi, questo non vuol dire che la gente si farà i film mentali che ti fai tu Bill"



"No, infatti, perchè forse farà anche peggio! Penso alla persona interessata e sai benissimo di chi sto parlando e che con ogni probabilità vedrà quell'intervista. Non ci vorrà un genio per capire che la battuta era riferita a lei. Sapeva che con te mi confidavo e che eri l'unico a conoscere tutto della nostra storia. Ti avevo fatto quella confidenza senza malizia, sapevi.... " esitò un breve istante prima che terminasse la frase "quanto fossi......coinvolto"



Tom aveva capito che se avesse continuato, si sarebbe ulteriormente infastidito e non era quello che voleva.



"Ok, ho capito, ti chiedo scusa, volevo solo che sorridessi un po' ed anche se per poco, lo hai fatto quando mi hai sentito parlar così"



Bill fece una smorfia di disappunto ed un accenno di sorriso; Tom ormai si stava rassegnando, incominciava ad avere nostalgia di quelle risate gioiose e spensierate, dei suoi sorrisi spontanei così contagiosi e così solari del fratello. Voleva trovar traccia di un minimo di pace in quel volto dimagrito, sottolineato ancor più da quando portava i capelli pettinati indietro ed i lati rasati. Erano mesi che suo fratello dimostrava a tutti che fosse ritornato quello di un tempo, facendo credere che la sua storia sentimentale fosse stata una questione di poco conto e chiusa definitivamente, ma Tom lo sentiva, lo percepiva, riusciva a leggere quella tristezza che velava i suoi occhi: la verità è che stava ancora soffrendo e anche molto.

Nemmeno il loro trasferimento a Los Angeles aveva cambiato le cose; suo fratello certo, era cresciuto da allora, era maturato, ma una cosa doveva esser rimasta invariata nel suo cuore: l'amore profondo che ancora nutriva per lei.



Quando Bill guardò fuori dal finestrino, si rese conto che erano arrivati a destinazione.



Il Green Carpet, allestito per la nona premiazione promossa dal canale musicale Muz Tv Awards, occupava la strada adiacente lo Stadio. Il lungo tappeto verde ricopriva il manto stradale delimitato ai lati da dalle transenne, dietro le quali, migliaia di fans erano accalcati per ammirare la passerella delle stars; diverse postazioni radio e tv , erano state allestite lungo il percorso per effettuare i diversi collegamenti in diretta previsti fino a tarda sera, in vista dell'esibizione di tutti gli artisti partecipanti in gara.



Dopo anni di assenza dal territorio russo e mesi di silenzio stampa il loro gruppo, decise di accontentare i fans a seguito delle migliaia di richieste pervenute, decidendo di partecipare così alla kermesse. Nulla era cambiato se i gemelli Kaulitz erano andati a vivere in California allontanandosi dagli altri due componenti della band Georg e Gustav : il loro sodalizio artistico continuava comunque anche se diviso tra Los Angeles e Germania e prova ne era il fatto che fossero entrati in una nuova fase creativa, con in progetto l'uscita di un nuovo album, sebbene, secondo quanto affermava Bill in una intervista rilasciata eccezionalmente, non avesse ancora una data certa di pubblicazione.





L'accoglienza fu calorosissima da parte dei fans e le inviate trattennero i due gemelli per una breve intervista. Il gruppo, successivamente, fu lasciato libero d'incamminarsi lungo il carpet per salutare i fans e firmare loro gli autografi.



"Coraggio" esordì Tom avvicinandosi alle transenne che trattenevano fans scalpitanti "Ce n' è per tutte ragazze, ce n'è per tutte, un po' di pazienza e vi accontenterò tutte." Disse sorridente e forzando un doppio senso , mentre col pennarello indelebile firmava loro i pezzi di carta.



th-r

" Sei sempre il solito" disse Bill che gli stava accanto "Non perdi occasione per farti conoscere. Non è affidabile credetemi, lasciatelo perdere, gli piace scherzare" volle puntualizzare, mentre tracciava il suo nome su quei fogli svolazzanti .



"Ha ragione Bill, dategli retta!" intervenne Georg, che accanto a Gustav, ostentava una calma quasi artificiale ma sofferente per quel caldo: l'aria era ancora irrespirabile ma il percorso della passerella fu relativamente breve , quando ad un certo punto, Tom, con la sua figura più imponente rispetto al gemello, trascinò quest'ultimo un po' in disparte



"Ehi, tutto bene ?" gli chiese, scrutando quel viso teso



Lui lo guardò da dietro le lenti scure: di certo non poteva vedere in quell'esatto momento, lo sconforto nei suoi occhi ma lo poteva di sicuro percepire.



Bill attese un istante prima di rispondergli, si sentiva come stordito; quella domanda del fratello tuttavia lo riportò alla realtà



"Se ti dico che va bene non ci credi, tanto vale dirti la verità, che è quella che hai già capito da un pezzo ormai e che vuoi sentirti dire, anche se siamo qui, con tutta questa gente che aspetta noi...ho ancora una dannata voglia di lei, lo sai? Ma certo che lo sapevi, lo avrai intuito, sei o non sei l'altra parte di me?" fece un breve pausa " il solo pensiero di lei mi eccita da morire e mi uccide allo stesso tempo . Ti chiederai come sia possibile, si, è possibile , è diventata un'ossessione, sono ossessionato dai ricordi, da quello che avrei potuto fare, dire o correggere e non ho invece fatto, sono ossessionato da lei. È un tormento che non mi dà più tregua, ed il bello sai qual'è Tom? "

disse a quel punto, abbassando il tono della voce affinchè nessuno lo potesse sentire, nonostante quello strepitio

"il bello è che la amo, oh sì, hai sentito bene, la amo, la amo ancora, l'ho sempre amata dal primo istante che l'ho incontrata in quel cazzo di passeggiata che hai voluto fare in quella maledetta sera ed avevo già perso definitivamente la testa in quella fottutissima volta che ho fatto l'amore con lei, per rendermi conto come un idiota, che non ho mai amato nessun'altra in vita mia come amo lei, la amo con tutto me stesso e non so quanto tempo passerà prima che questo dannato cuore possa finalmente accorgersi che non batterà più per lei...quindi, non credo che tutto questo significhi stare bene, giusto?".





 



.....................





 



"Questo me lo ha dato Dirk, è per te" disse Tom porgendogli una cartella trasparente con dentro quello che sembrava essere un foglio



Sapeva già cosa ci fosse dentro. Non voleva nascondere niente a suo fratello, anche se stava soffrendo



Bill stava adagiato sulla poltrona di fronte a lui che cercava di allentare la tensione dopo l'esibizione



"Cos'è?" chiese



"Mi ha solo detto che è' da parte di " esitò un istante prima di pronunciare quel nome "Giulia"



Bill si raddrizzò sulla schiena guardando incredulo il fratello



"Che scherzo è questo?" gli chiese cercando di capire



"Non è uno scherzo Bill, apri è guarda"



Le mani iniziarono a tremargli mentre aprirono incerte quell'incartamento. Ne estrasse un cartoncino in formato grande avvolto da una velina che delicatamente sfilò e fu in quell'istante, quando i suoi occhi si posarono su quel ritratto, che tutti quei ricordi dolci e dolorosi, che lui aveva cercato di dimenticare con tutta la sua volontà, gli ritornarono prepotentemente in mente.




Bk-d



Questo è per te



Tutto passa....



ma non ci sarà eternità che saprà spegnere la vita ardente che assaporai sulle tue labbra quell'intera notte (2)



Giulia





 



Chiuse i suoi occhi e per l'ennesima volta, gli parve di essere di nuovo lì

 



"Quel picchiettio incessante della pioggia trasportata dal vento



che s'infrangeva violenta sui vetri



pareva non desse tregua



il buio intorno a noi



noi due



soli



Sentivo il tuo cuore battere forte



le tue dolci labbra scorrere sulla mia pelle



sui miei occhi pieni di desiderio



sulla mia bocca assetata solo di te



ti sentivo



si,lo giuro



sentivo quel tuo corpo impaurito fremere e stringersi al mio



come a non volerlo lasciare andare via



Nessuna come te mi ha insegnato a volare



nessuna come te mi ha insegnato a soffrire



ma è stato lo stesso come morire"






Non trattenne quelle lacrime, lasciò che scendessero, permettendo, per l'ennesima volta di bagnare il suo cuore straziato e perché ormai la sua mente, lo aveva giá riportato a quella calda sera di Luglio di tre anni prima.

 
 










https://youtu.be/lc7tYEwtgP4


Vi ringrazio anticipatamente se avrete del tempo da dedicare alla lettura di questo libro e a postare qualche vostro commento.



Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo




Titolo cit: Honoré de Balzac

Cit (2): Goethe

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Capitolo 2
*** Vederla fu amarla, amare solo lei, ed amare per sempre. ***



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10 Luglio 2008

Modena

Parco Ferrari

Nemmeno Modena fu graziata dall'afa come il resto delle città italiane quell'anno, che continuava a farsi sentire nonostante fossero le nove di sera e non c'era stata scelta migliore, come quella di passeggiare nel parco con la sua migliore amica, per godersi un po' di fresco pensò Giulia; d'altronde era luglio e non si poteva pretendere diversamente

A quell'ora, il sole aveva raggiunto quasi l'orizzonte ormai: i suoi raggi filtravano debolmente tra le fronde degli alberi che, come sagome nere, si stagliavano contro quel cielo infiammatosi di rosso intenso e oro; il frinire dei grilli accompagnava quel magico rituale del calar del sole mentre il profumo di gelsomino si era sprigionato dai cespugli lungo il sentiero, inebriando quella calda aria estiva

"Mi riesce difficile credere che abbiamo finito con l'esame di maturità, stava diventando un incubo." disse sospirando Giulia

"effettivamente...comunque il tempo è volato....., anche se a settembre iniziano i corsi all'università. Preferisco non pensarci! Non sembra vero che sono passati già cinque anni da quando siamo arrivate qui....." osservò l'amica

"Il tempo vola!!ricordi? Io avevo un po' di paura, abituata a Maiori, a casa coi miei......Modena, mi sembrava chissà che....la nostra città era così piccola in confronto. Tu ti eri abituata fin da subito."

"dai, dobbiamo ammettere che Mirko ci ha aiutate parecchio, aveva la responsabilità di fratello maggiore, nonostante il suo lavoro con i turni massacranti. E' un angelo!"

Giulia sorrise, sapeva che ad Elena piaceva. E poi la divisa da ufficiale dei carabinieri contribuiva a renderlo ancora più affascinante ai suoi occhi .

"dobbiamo tentare quella selezione, nel modo più assoluto, ci tengo troppo" disse Giulia destandola dai suoi pensieri

"sei decisa? E con l'Università?"

"Perchè ci hai ripensato? L'Università non mi preoccuperebbe. Se anche dovessero prendermi, nel tempo libero potrei continuare a studiare."

"No, è che non vorrei ritrovarmi con un mucchio di cose da fare, ....Comunque l'idea di passare la selezione mi piace anche se quando vedevo i turni di lavoro di mamma, mi venivano i brividi. Praticamente non c'era mai acasa . Fare l'hostess ha i suoi lati negativi" fece una smorfia"ma anche positivi: sei sempre in giro e vedi tante realtà e non credo sia poco"

"sarà faticoso, ma vuoi mettere? Giri, vedi posti nuovi, nuove realtà. Sarà un lavoro stressante, ma molto stimolante. Anche se per adesso non vedo l'ora che arrivi dopo domani così l'unica cosa che vedremo sarà casa nostra e ed il nostro mare!"

" Ti prego, non iniziare con le tue crisi di nostalgia già da adesso, che due giorni così vogliono passati" le disse l'amica ridendo

"come, non ti manca il mare....amalfitano??" le disse con finto tono meravigliato

Elena si mise a ridere"Vieni" le disse mentre si alzava dalla panchina "passeggiamo?L'aria ha smesso di tirare ed inizio ad avere caldo"

S'incamminarono lungo il vialetto alberato, i lampioni stavano iniziando ad accendersi: Giulia aveva sempre pensato che l'estate fosse il periodo migliore per ammirare la natura, perché dava sfogo alla sua più viva creatività in un modo inimmaginabile.

Avevano fatto pochi passi, quando improvvisamente, percepì qualcosa far pressione dietro le sue cosce. Non sapendo di cosa esattamente si trattasse però,lanciò un piccolo urlo per lo spavento e finì per strattonare così l'amica che di rimando si agganciò alla sua lunga chioma castana:

" ma che diavolo è ..."disse con impeto e senza finire la frase, si trovò davanti un cane di media taglia che scodinzolava senza ritegno

Da lontano videro quattro individui, due dei quali andare verso di loro a passo molto veloce e chiamando a gran voce la loro bestiolina. La prima cosa che saltò agli occhi di Giulia è che indossavano vestiti fuori luogo per quella stagione: erano molto coperti, portavano dei berretti con la visiera calata fino agli occhi ed occhiali da sole nonostante la luce, a quell'ora della sera, fosse ancora sufficiente.

Gli altri due restarono ad una certa distanza.

"Scotty, vieni qui..!"disse il più basso dei due, ma il cane non ne voleva sapere di eseguire gli ordini e continuava a saltare su due zampe intorno alle due ragazze.

" Ah così ti chiami Scotty.... vieni Scotty" disse Giulia tranquillizzatasi e provando ad avvicinare il cane per accarezzarlo

"ciao e scusateci!"esordì il ragazzo che le aveva raggiunte insieme all'altro giovane "non parliamo l'italiano ma un po' d'inglese, speriamo di capirci"disse mentre cercava di afferrare il cane per mettergli il guinzaglio"ehm.....lui comunque si chiama Scotty"

"Nessun problema, l'avevamo.....-intuito-" disse Elena con fare spiritoso "comunque capiamo e parliamo l'inglese" aggiunse

"Purtroppo non abbiamo molto tempo per lui e non è abituato in quest'ultimo periodo a correre libero per i parchi, quindi non gli sembra vero quando gli capita.... se poi vede delle belle ragazze , beh, allora si agita ancora di più..." disse sorridendo mentre il cane era riuscito a liberarsi dalla sua presa scappando verso il prato

" ah...." osservò subito Elena ......."Non è abituato al genere femminile?!?"chiese divertita

I due ragazzi risero ed il più basso osservò "si certo, è abituato, ma dipende dalle ragazze che gli gravitano intorno" puntualizzò facendo l'occhiolino. Portava una coda alta con dei rasta biondo scuro che gli cadevano lungo le spalle.

"allora Scotty  è viziato.....e chi lo ha viziato?" chiese Giulia,, con tono provocatorio, facendo scorrere lo sguardo prima su uno e poi sull'altro ragazzo

"non guardate me"disse sorridente ed agitando le mani in segno di diniego, il giovane più alto "da questo punto di vista, è lui il responsabile"indicando il suo amico

A quel punto tutti risero

"di dove siete?"chiese Elena poco dopo

"Siamo di Amburgo."rispose mordicchiandosi il labret piercing "Comunque" continuò"non gli capita spesso di girare così per i parchi. Non avendo visto nessuno nel viale lo abbiamo lasciato libero, poi da dietro la curva siete uscite voi e lui è corso nella vostra direzione, voleva giocare....ci dispiace"

"nessun problema, non è successo nulla..ma che razza è?."chiese Giulia che per un istante si era voltata a guardare il ragazzo più alto

"è un incrocio tra Doberman e Labrador" le rispose quello sorridente, mostrando dei denti bianchissimi e leggermente storti sul davanti

In realtà, si era già accorta, che lui la stava osservando tutto il tempo da quando si erano avvicinati;

"scusateci davvero,"continuò lui "se il cane ti ha rotto i pantaloni possiamo ricomprarteli..."

A quel punto realizzò di doversi effettivamente controllare i leggings che aveva addosso e nell'atto di voltarsi, con la coda dell'occhio vide l'amica mettersi la mano in bocca per mal trattenere quella che doveva essere un sorriso o peggio una risata. Quella scena non le fu di conforto ed arrossì lievemente

Non ci volle molto ad accorgersi che si erano sporcati con le zampate della bestiola, ed in effetti un piccolo strappo si era aperto proprio dietro la coscia destra , lasciando intravedere un lembo di pelle abbronzata,rimaneva....solo la seccatura di doverseli ricomprare.

"non abbiamo la scatola dell'ago e filo" disse il più basso ridendo

"lasciatelo perdere,non sa nemmeno cosa sia un ago da cucire...." precisò l'amico col sorriso sulle labbra " figuriamoci se dovesse mettersi a cucire..."

Le ragazze sorrisero

" ci mancherebbe che mi faccia un vaglia dalla Germania per questo...non è successo nulla,grazie per la gentilezza e disponibilità.." disse Giulia

"comunque scusateci ancora, il nostro Scotty è irruento....e quando è libero, finisce sempre per combinare guai....." disse il ragazzo dai capelli più chiari

" siete qui in vacanza?" gli chiese incuriosita Elena.

"siamo qui per lavoro,giriamo parecchio per la verità. Veniamo spesso in Italia, ci piace molto, poi si mangia bene e le ragazze sono famose per essere belle"

"sei tutta la sera che lo ripeti" gli fece notare l'altro

Risero di nuovo

"è evidente che ha una predilezione per il sesso debole......e comunque ecco i nostri tratti distintivi...pizza, mafia e belle donne. Siamo famosi in tutto il mondo." osservò divertita Giulia voltandosi verso l'amica

I due ragazzi non parevano aver colto quella battuta.

"di cosa vi occupate?'" chiese Elena, subendo lo sguardo truce di Giulia

"lavoriamo nell'ambito della musica" la informò il più alto

"si, siamo tecnici dei suoni" si affrettò ad aggiungere l'amico

"già....tecnici dei suoni...." disse di rimando l'altro mentre lo guardava divertito

Giulia incrociò lo sguardo dell'amica: avevano capito che stavano scherzando tra loro e che un po' le stavano prendendo in giro

" suoni eh?" disse Elena

"confermo, è lui l'esperto dei suoni. Non è semplice come lavoro, ci vuole molto impegno, anche se lui non ne mette poi così tanto!" sentenziò il più alto, facendo così ridere l'amico.

I giovani diedero uno sguardo fugace alle due persone che erano rimaste a distanza

"ci ha fatto piacere scambiare due parole con voi, noi dovremmo andare, siamo un po' di fretta ....." era un po' titubante ed aggiunse "comunque... , non ci siamo nemmeno presentati, io mi chiamo Tord e lui è mio fratello Brand" ma lo disse sempre con quel tono divertito tanto che Giulia si convinse che avesse qualche tick o qualche altro problema

"Tord, certo...."osservò con tono poco convinto l'altro

"Io mi chiamo Elena, Elena Madè e lei è la mia amica Giulia ........" disse porgendo la mano al più basso

"Giulia?....." chiese l'altro stringendo la mano di Giulia

"Armani"

La stretta fu molto delicata da parte del ragazzo e Giulia notò che aveva delle dita affusolate con le unghie smaltate di nero. Questo la sorprese

"Armani....." le disse "...lo stilista? è molto famoso..." osservò mentre lei mollava lentamente la stretta e così dicendo si spostò leggermente più vicino a lei, mettendosi di fronte alla luce del lampione. Lei potè osservarlo velocemente: era molto alto, probabilmente oltre il metro e ottanta. La colpirono i tratti di quel viso perchè  erano marcatamente femminili. Quell'aspetto contrastava nettamente con la sua voce che era chiaramente maschile

" Si....ma non siamo parenti...magari !" rispose sorridendo

Scotty nel frattempo si era messo a pascolare felice nell'erba, ma fu richiamato subito all'ordine dai suoi padroni che dovevano ora congedarsi; questa volta il cane ubbidì.

Nel salutare, il ragazzo più alto fece un timido sorriso a Giulia che contraccambiò.

Il commiato fu veloce ed i ragazzi s'incamminarono per raggiungere gli altri due individui; il gruppetto proseguì al lato opposto del sentiero rispetto a quello dove Giulia e Elena si erano avviate.

Quando Bill si voltò un istante per guardarle allontanarsi, l'oscurità era scesa così velocemente che nemmeno la luce dei lampioni fu sufficiente a far distinguere le loro sagome








 

"Tord e Brand" disse Bill a voce bassa per non farsi sentire dai guardaspalle "scelta peggiore non poteva venirti in mente!!! E poi credo tu abbia dato l'aria di un pervertito, mi sono sembrate turbate con quelle mezze allusioni sulla storia delle belle ragazze e dei suoni, chissà a che suoni ti riferivi poi, come se non si sapesse........"

Tom rise di gusto "era un modo per......tenere allegra la conversazione diciamo e poi perché pervertito?" a quell'osservazione del gemello, lui rise nuovamente "non pervertito, correggi il tiro fratello....divertito semmai....abbiamo conosciuto due ragazze bellissime che non sapevano chi fossimo.....questo per me è davvero figo...quando capiterà mai più?"

"è sempre la modestia che ti contraddistingue. Sei così famoso che non esiste essere al mondo che non ti conosca" gli disse Bill fissando il lastricato in pietra sotto ai suoi piedi, mentre camminava veloce accanto a lui

"comunque è vero: le italiane sono davvero, ma davvero molto belle. Oppure è stato il destino a volere che quelle belle venissero incontro a noi. Vedi? Sono loro che ci cercano" osservò Tom "tu preferisci la bionda o la mora?"

"ci siamo, adesso inizi con le tue idiozie. Mi chiedo come mai non le abbia dato il tuo numero di telefono" sentenziò il fratello alzando gli occhi al cielo

"Non scherzare troppo.L'idea mi era balenata, ma il tempo non sarebbe stato dalla mia parte. E credo che avrebbe fatto comodo anche a te avere il loro numero di telefono. Allora?"

"Allora cosa?"

"la bionda o la mora?"

"che cosa cambia, tanto non le vedremo più" disse con un tono che non convinse il fratello

"ehi, non mi dire che hai già nostalgia dell'Italia?"

"ma cosa dici! Come se fosse la prima volta che ci capita di parlare con delle belle ragazze"

"Si, è vero...ma sai anche che raramente possiamo fare una cosa simile in un contesto....normale come questo e poi non ne potevo più di stare chiuso in albergo a guardare film con Gustav e Georg. Ammettilo: ho avuto un'ottima idea venir qui. Siamo stati fortunati che non ci sono saltate addosso"

" ancora con la modestia e privo di amor proprio, tu" osservò Bill

"pensa se ci avessero riconosciuto...." continuava a provocarlo

"ma con tutta questa roba addosso, chi vuoi che ci avrebbe riconosciuto?"

"le nostre fans sanno essere spietate, ci riconoscerebbero anche da un dettaglio"continuò nell'intento

"bene" disse Bill "allora abbiamo appurato che queste due ragazze non sono nostre fans"

Tom si mise a ridere

"e comunque, non mi hai ancora risposto"

"su cosa?" chiese Bill

"quale delle due preferisci.....ma non sprecare fiato, posso farlo io al posto tuo"disse mentre la guardia del corpo stava aprendo la portiera del fuori strada per farli salire

"si vedeva lontano un miglio"

"cosa, si vedeva lontano un miglio?"

"che preferivi la ragazza mora" sentenziò "L'ho capito subito."

Lui sorrise e Tom interpretò quella reazione come una conferma alla sua impressione; voltò lo sguardo verso il finestrino e guardò le luci della città scomparire velocemente. A quel punto sorrise nuovamente e ci fu un lungo silenzio

"Tom" disse ad un certo punto voltandosi verso suo fratello" credi che una persona ci possa attrarre fortemente fin da subito? Intendo, anche dopo pochi minuti che uno ci ha parlato? Tu credi veramente possa accadere una cosa simile? Io non ci ho mai creduto più di tanto, sai quanto sia diffidente per natura. Ma adesso non ne sono più così convinto"

"Sapevo che mi avresti fatto questa domanda, era solo questione di tempo. Ti guardavo sai? L'hai fissata tutto il tempo. E non si guarda così una cosa se non piace. Comunque credo che tu abbia già la risposta. Stai solo cercando una conferma" dopo una pausa gli disse "questo fatto ha un nome e sai qual'è?"

Il fratello alzò il sopracciglio in attesa che continuasse

"colpo di fulmine"

La strada in direzione dell'albergo era buia, solo a tratti quell'oscurità era squarciata dai fari di qualche macchina che procedeva lungo la carreggiata.

C'era così tanto contrasto tra la quiete di quel cielo estivo stellato e il susseguirsi ininterrotto di sensazioni che lo stavano travolgendo.

Bill si girò nuovamente verso il finestrino: il vetro rifletteva l'immagine del suo viso sorridente; non si era nemmeno accorto di esserlo per la verità;aveva ancora nelle narici il profumo di quella passeggiata e negli occhi l'immagine di quell'incontro inaspettato; si perchè trovarti davanti lei improvvisamente ed accorgerti, come mai ti era capitato prima, che il mondo attorno a te sembrasse scomparire come d'incanto,poteva essere solo definito così, inaspettato.

"E' in assoluto la più bella ragazza che abbia mai incontrato" disse al fratello "ma tanto che importa averlo pensato? dopodomani non saremo già più qui......." e quasi si vergognò per essersi lasciando andare a quella confidenza spicciola  





 

Vi ringrazio anticipatamente nel caso leggiate questo capitolo
Mi farebbe piacere ricevere vostri commenti
A presto!

Cit (Robert Burns) Disclaimer
: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo

 

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Capitolo 3
*** La Promessa ***




 





 



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11 luglio 2008



Modena  



Concerto



 Parco Novi Sad 


Sarebbe voluto rimanere ancora a letto e sforzarsi di ricordare il sogno perchè ne portava addosso una piacevole sensazione, ma quella mattina Bill si sentiva raggiante e pieno di energie come non mai. Quella camera d'albergo era stata davvero confortante e l'aria condizionata gli aveva permesso di riposare bene recuperando  velocemente le energie perse durante il viaggio sul tourbus. Spostò le lenzuola si sedette sul letto e vi restò un istante concentrando il pensiero su quel sogno. Non ricordava bene i dettagli, per non dire che non li ricordava affatto, ma sentiva che quella visione onirica, lo aveva pervaso di una meravigliosa sensazione di benessere mista a felicità che non voleva lasciar andare via e che non provava inoltre, da molto tempo; ma capiva anche, che quello stato di grazia, era dovuto a quell'incontro avuto la sera prima. Non sapeva descrivere quel 'qualcosa' di indefinito che stava provando... ma c'era, era lì, nel suo petto, lo sentiva e qualcosa dentro di lui era successo ed era  accaduto tutto in quei pochi istanti che la vide. Sebbene quella vita così frenetica ed in giro di città in città, col tempo risicato per poter stabilire una qualche relazione stabile, lo avesse portato a conoscere molte persone interessanti, nessuna era però riuscita ad oltrepassare quella barriera che lui stesso si era costruito nel corso degli anni. Nonostante avesse avuto in passato esperienze sentimentali, non era comunque mai riuscito a lasciarsi andare completamente: aveva paura di amare intensamente, semplicemente perchè temeva di soffrire e col tempo, era diventato abile nel costruirsi una muro che lo aveva protetto da tutto quello che potenzialmente lo potesse far patire a livello sentimentale, nonostante fosse consapevole di poter amare di un amore profondo ai limiti dell'incondizionato; ma la paura delle conseguenze di certe emozioni travolgenti, lo portavano poi a tenere una certa distanza da quello che poteva ritenere un pericolo per la propria stabilità emotiva. Pertanto, la via naturale per lui era stata alla fine, quella di indugiare, di attendere inconsapevolmente, ascoltando i propri desideri e se stesso, senza giudicarsi, dando la priorità a quella vita che, colma di successi professionali e di sacrifici, aveva però finito per sostituirsi completamente a quella sentimentale, come se fossero quasi, due mondi paralleli ben distinti ed incomunicabili. Eppure la sera prima, aveva capito che qualcosa era successo ed era cambiato in lui per la prima volta, dopo tanto tempo. Ma nonostante gli fosse ancora tutto molto indistinto, una cosa gli era parsa chiara fin da subito : la forte attrazione che aveva provato per lei, un'attrazione ai limiti quasi dell'incontrollabile; ne aveva subíto il suo fascino in modo travolgente; c'era stato qualcosa che l'aveva colpito nel profondo e non era stata una mera attrazione fisica: nonostante la bellezza fosse la prima cosa che in Giulia si sarebbe notata, c'era stato qualcosa che andava oltre questo aspetto ed era quel suo modo di porsi e di parlare, quel qualcosa in lei di infinitamente fine e distinto, delicato ed estremamente femminile, qualcosa che riguardava  la sua anima.



Sorrise a quel turbinìo di pensieri che gli stava affollando la testa. Si accorse inoltre, che fu inutile tergiversare nel cercare di ricordarsi quel sogno, quindi si alzò andò nella doccia, si denudò e si mise sotto il getto di acqua tiepida.



"Bill, Bill?" chiamò Tom dalla terrazza, che nel frattempo si era alzato prima del fratello



"Arrivo, siamo in ritardo?" rispose lui dal bagno



"No, ma Gus mi ha fatto un squillo al cellulare ed è giù con gli altri che ci aspettano per la colazione"



"Eccomi" disse entrando in camera "Dicevi?"



" ci sta aspettando giù.." disse sbadigliando



"Mi vesto, ok!"



"avrei voluto girare per questa magnifica città, ma come sempre non si può" osservò Tom mentre guardava il fratello mettersi la t-shirt.



"non possiamo permetterci molto. Ieri quella passeggiata è stata un'eccezione....Giriamo tanto, è vero, ma non abbiamo mai il tempo per conoscere i posti dove suoniamo. Avrei voluto vedere il Duomo ad esempio, ma già stanotte si riparte...." disse malinconicamente



"E' vero, il Duomo. Qualcosa avevo letto a riguardo" disse Tom sforzandosi di ricordare cosa 



"E' famoso! Al suo interno ci sono opere meravigliose, come la Pala di San Sebastiano di Dosso Dossi, in cui sono evidenti gli influssi di Tiziano" lo informò mentre si legava il laccio della sneaker



Tom si mise a ridere. Sapeva quanto a Bill piacesse l'arte in generale, si era appassionato nel corso del tempo, crescendo. Eppure ora suonava un pò strano sentirlo parlare così,  perchè quando erano piccoli ed ancora vivevano a Loitsche, della scuola, non ne volevano proprio sapere. Figuriamoci dell'arte. Tutte le materie e la scuola stessa, la trovavano terribilmente noiosa. Il metodo d'insegnamento poi, lo riteneva ormai superato ed i maestri non erano per niente empatici con i ragazzi; in più Bill, per quel suo look stravagante, quel suo trucco appariscente, quei suoi piercings, tatuaggi e quei vestiti del tutto particolari, ma che per lui significavano esprimere se stessi e godere della propria libertà come meglio si credeva, finiva sempre per essere oggetto di attenzioni poco gradevoli nonchè di bullismo con la normale conseguenza di essere al centro di discussioni infinite con i maestri ed i suoi compagni di classe e non. Tom gli era sempre stato accanto, tranne quell'anno che la maestra li aveva voluti separare perchè insieme, secondo lei, erano davvero ingestibili. Ed era stata dura stare un intero anno scolastico lontano da suo fratello



"perchè ridi?" chiese sorridente Bill notando l'espressione divertita sul volto del gemello



"stavo pensando a quello che hai detto poco fa, sembravi un docente di storia dell'arte! Comunque devo dire che hai studiato e che ti sei meritato la sufficienza piena!"



"grazie professore! Ho dunque la sufficienza?" gli chiese prendendolo in giro 



"assolutamente si, ma ora andiamo che ci stanno aspettando!"



La sala da buffet a loro riservata, era grande ed accogliente: le pareti erano rivestite in seta color bronzo con motivi floreali ricamati color panna; inoltre vi erano affisse delle appliques accese ad intervalli di spazio regolari che conferivano all'ambiente un aspetto caldo e raffinato; il soffito, era affrescato con rappresentazioni risorgimentali e l'intero arredo della sala riprendeva i colori di quel dipinto: dall'oro, al bronzo, al panna ad un rosso cupo. Al centro della stanza, troneggiava un grande tavolo con disposti i vari vassoi e le varie bevande



Quando Bill e Tom entrarono, Gustav e Georg stavano gia servendosi dal buffet. Andreas era già seduto in un tavolo poco distante che gustava il suo thè freddo



"Uhu sua Maestá si è svegliata tardi...." disse Gustav sedendosi accanto all'amico ed osservando Bill da dietro i suoi occhiali, mentre affondava i denti in un krapfen alla crema appena sfornato



"un dolce risveglio tesoro" disse ridendo Georg mentre porgeva a Bill una rosa arancio sfilata dal vasetto posto al centro del tavolino



"Di malumore Gus?Dovresti prendere esempio da Georg" disse ironico lui mentre annusava la rosa



"è geloso perchè Georg ti dedica tutte le sue attenzioni Bill e tu sembri apprezzarle" gli fece notare divertito Andreas "comunque.....stanotte avevo gli incubi" continuò lui "non ho chiuso occhio..."



"come mai?" chiese sghignazzando Gustav" pensavi anche tu alle due tipe di ieri sera?"



Bill sgranò gli occhi verso il fratello



"Non fare quella faccia Bill! Tom ci ha giá raccontato due o tre cosette a riguardo. Vi siete trovati davanti due belle signorine, beati voi, Gus ed io invece quì, a guardare la tv in camera... Ma che fortuna Tom, vero? " disse Georg in modo sornione



"Lascia Georg, non è roba per te" l'interruppe Tom mentre appoggiava il piattino colmo di panini farciti sul tavolo



"Già al massimo la 'roba 'è per Tomi" tirò ad indovinare Bill che già aveva addentato un waffle alla marmellata



"prevedo rissa" osservò Andreas coprendosi gli occhi con una mano



" credo che questa volta le cose saranno ben diverse" puntualizzò Tom con un occhiolino d'intesa al fratello



Quest'ultimo si limitò ad una mezza smorfia eludendo volutamente il suo sguardo ed in silenzio continuò a consumare la sua colazione



"ehi Bill, sveglia! Non ci dire che hai ancora sonno! Giuro di averti sentito russare! Allora? Non ci vuoi proprio raccontare niente? Mmhh......Non è che quelle due ti hanno fatto qualche effetto strano stanotte e stamattina sei senza parole per la troppa stanchezza? In effetti hai un pò di occhiaie........" continuò a punzecchiarlo Gustav



"A che effetto ti staresti riferendo?" gli chiese sapendo già a cosa alludesse "sei un maniaco Gus,  non pensi ad altro.....a te l'albergo fà proprio uno strano effetto" gli rispose divertito " e poi, è Tom il racconta storie, mica io" gli disse indicando il fratello



"lascia stare Bill....è evidente che sei ancora troppo addormentato!" osservò Gustav



"Ragazzi, sto pensando di trasferirmi qui" li informò laconico Tom



Andreas scoppiò a ridere per primo nel sentire quella frase detta seriamente. Tom lo divertiva ogni volta e lui non si risparmiava a stuzzicarlo



"No....adesso inizi con la tua solita perversione!" disse Bill sorridendo



"Solo perché ho detto che vorrei venire qui a vivere? Cosa c'è di perverso? La perversione è solo nelle vostre teste! Non ho parlato di altro, Bill! Giuro che non ho strane intenzioni. E poi è troppo presto per certi discorsi, non connetto ancora"



"oh poverino, non connetti? Sei proprio sicuro?" chiese facendo l'occhiolino Andreas "già, l'avete sentito? Ma chi ci crede amico...."



Si misero a ridere.



"Dicendo così è come se avessi già ammesso la tua reale intenzione. Con te è così che funziona. Come il ragno che tesse la sua tela per catturare le sue prede" disse Georg ridendo mentre guardava Tom rosso in volto



"ma scusate, non le avete invitate al concerto di stasera?" chiese serio Gustav



"Ma se non ci hanno riconosciuto!Era evidente che non sapessero chi fossimo, non ci conoscono ragazzi! Sarebbe stato normale che due perfetti sconosciuti, per di più conciati com'eravamo, invitassero le prime due ragazze incontrate per strada ad andare a vedere un concerto? Allora sì che ci avrebbero preso per due squilibrati! Facciamocene una ragione. Esistono a questo mondo ragazze che non conoscono i Tokio Hotel!" disse Bill sorridendo "e poi Tom era preso con i suoi soliti discorsi idioti. Non ha fatto altro che decantare la bellezza del sesso femminile per tutto il tempo e del povero Scotty che era irruento. Vi lascio immaginare che quadretto si saranno fatti di noi due......"



"eh sì.. Posso immaginare in effetti.......Nessuna scusa perchè nemmeno loro vi chiedessero il numero di telefono, niente di niente?  Tom, mi dispiace dirtelo, ma ieri hai fallito miseramente! A quanto pare non si è universalmente irresistibili, vero?" lo canzonò Gus



"non è da te Tom! Non avete chiesto il loro numero! Incredibile! Non ci credo!" disse meravigliato Georg



"eh si...in effetti è strano che non l'abbia fatto....quando una tipa gli và a genio è la prima cosa che chiede, prima ancora del suo nome!" disse ridendo Bill



"E tu che facevi Bill, la bella statuina accanto a tuo fratello?" chiese stupito Georg "ragazzi, credo che abbiate fatto una pessima impressione ieri sera...." osservò voltandosi verso l'amico



Bill si girò a guardare suo fratello. Si rese effettivamente conto che delle due ragazze, non sapevano nient'altro se non i loro nomi















 



**********











 



Il palco fu interamente chiuso su ogni fronte e risultò pertanto letteralmente blindato.



Al loro arrivo fu consegnato il doppio disco di Platino per il loro album Scream.



Bill potè subito dopo provare le canzoni in tutta tranquillità. La sua voce era ritornata cristallina, perfetta e più potente di prima dopo l'intervento alle sue corde vocali e questo infuse in lui ancor più sicurezza.



Era stato un periodo difficile quello che aveva dovuto affrontare poco tempo prima, ma la riabilitazione era stata veloce per quanto così si potesse dire. Ricordava ancora il giorno in cui gli fu comunicata la diagnosi di cui era affetto: ciste alle corde vocali.  Le lesioni benigne, potevano avere cause come un cattivo uso o maltrattamento della voce, ma non necessariamente poteva essere così, gli fu spiegato dallo specialista, ma queste, in ogni caso, comportavano un'alterazione della voce o disfonia,  che poteva manifestarsi in modo ingravescente , intermittente o costante con conseguente progressivo affaticamento vocale o abbassamenti repentini o persistenti della voce se non addirittura interruzioni sonore insolite, dovute a fughe d'aria dalla glottide non ben chiusa ; ed era quello a cui lui era andato inevitabilmente incontro sopratutto negli ultimi concerti in cui Tom aveva cercato di supportarlo il più possibile anche vocalmente. 



Sapeva che non avrebbe avuto altra scelta se non quella di operarsi, i medici erano stati chiari da quel punto di vista e lui, aveva avuto paura, sopratutto per il dopo intervento, ma suo fratello gli era stato accanto ogni istante e lo aveva incoraggiato in tutto. Si sentiva terribilmente in colpa per l'inevitabile annullamento di molte date del tour che ne era conseguito  e la iniziale delusione dei fans che percepiva ovunque, su internet, giornali e forum, lo aveva scoraggiato non poco, ma sapeva dentro di sé che quella era l'unica strada da percorrere e gli stessi fans lo avevano alla fine capito ed accettato e da tutte le parti, arrivarono poi e-mail, video messaggi e lettere di sostegno e  per una pronta guarigione



"Bill, pausa. Benjamin ci vuole per le riprese" disse Gustav



Il tecnico della loro Tv organizzò alcune riprese del backstage . Avrebbe atteso l'esibizione in serata per caricare il video completo e condividerlo in rete.



"allora, dov'eravamo rimasti? Non ci avete detto molto di ieri sera, qui c'è qualcosa che non quadra" stuzzicò Georg mentre tutti si erano seduti per consumare il pranzo nella sala adibita



" Ancora ragazzi? Dai basta....stasera  dobbiamo suonare nel caso ve lo foste scordato.....Tom diglielo tu...." Bill lo invitò a parlare



"Ragazzi, dobbiamo suonare" disse ridendo il gemello



"Ma allora sei proprio stupido" osservò Bill



" Bill si è innamorato" disse laconico Tom



" Ma sei scemo? sei il solito idiota" disse Bill leggermente imbarazzato



"però è..bella...dai non farmi esser volgare pure tu con queste domande Georg! stanotte ritorniamo lì in quel parco e ne troviamo una anche per te e Gustav, non sei d'accordo Bill?.."



" è andato" ribattè ridendo Gustav



" si ma se non ci dite com'erano non possiamo dirvi se potrebbero piacere anche a noi" osservò con finta curiosità Georg stringendo gli occhi e riducendoli in due fessure cerulee



"La bionda era di media altezza, con due occhi pazzeschi " disse Tom "la brunetta è mozzafiato...inoltre ha un bel......." ma fu interrotto prontamente da Bill che gli diede uno scappellotto scherzoso dietro la testa



"beh?" disse rivolto al fratello ridendo e continuò " Ha un bel sorriso, ha due gambe , due occhi , una bocca mmmhh.... e dei capelli...altro non posso dirvi, tranne che è una gran figa "



Bill lo fulminò con lo sguardo



"Ora il quadro ci è molto più chiaro! Spero non abbia mai a che fare con qualche denuncia in cui ti si chieda di descrivere qualcuno Tom, sarebbe un problema davvero serio" disse Georg sghignazzando "e poi Bill, lascialo parlare ....voglio sentire la poesia uscire dalla sua bocca" 



"comunque io ne sono sicuro" disse poco dopo Tom voltandosi a guardare Bill "quando qualcuno quì  vuole una cosa la ottiene."



"Adesso l'unica cosa che ci serve ragazzi, sarà l'energia necessaria per affrontare un'altra serata, sempre che vi interessi! Le prove ci attendono, si fa sul serio. Avete dato un'occhiata all'ora? Io credo proprio di no" li interruppe Andreas notando la sorpresa dipingersi sul loro volto



Quella frase non evitò comunque il sollevarsi di un coro allusivo all'unisono dei quattro verso  Bill che arrossì dinanzi ai suoi amici come non gli accadeva da molto tempo  ed in quell'istante fu comunque infinitamente grato in cuor suo ad Andreas, che richiamò all'ordine i ragazzi ricordando loro che li attendeva una giornata faticosa



 





 





 





 





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Il pubblico si stagliava contro un cielo ormai quasi scuro all'orizzonte, era infiammato, ardeva dall'attesa estenuante dopo ore di fila passate sotto un sole cocente, ma nonostante fossero quasi le 21:45, il gruppo sul palco ancora non si vedeva.



Con le sue lunghe gambe, Bill, insieme al resto del gruppo, s'incamminò verso l'uscita che li avrebbe portati sul palco.



Ancora un istante.



"Ora ci siamo........" si disse toccando nervosamente la collana regalatagli dalla madre e facendo lunghi respiri.



Le mani dei quattro ora erano una sopra l'altra e poi i loro occhi....



Quegli sguardi  intensi, profondi e concentrati



I loro occhi s'incrociarono



E poi Bill guardò solo Tom.



Tom guardò solo Bill



Il solito rituale



Energia che l'un l'altro necessitava per caricarsi



Le mani dei quattro si sciolsero da quell'unica presa.



Il cuore stava accelerando il battito.



Ma fu un attimo, una frazione di secondo, quella che in quell'istante, gli permise di pensare lucidamente ad una cosa, nonostante il suo cervello si stesse preparando alla scarica adrenalinica: lei, ci sarebbe stata ?



Lì da qualche parte, in mezzo a quella folla immensa, lo avrebbe visto ed ascoltato?



No......probabilmente no, anzi, sicuramente no.



Di nuovo lei nella sua testa



Perchè ci stava pensando?



Perchè gli era venuta in mente lei?



Questo non andava bene.



Ma non era così che funzionava.



Era stato un pensiero fuori controllo



Era piombato così, dal nulla.



Era assurdo



Irreale



Accorgersi che....stava pensando a lei,  lei che altro non era se non una perfetta sconosciuta



Allora perchè il suo cuore stava battendo più forte a quel pensiero?



Si, gli mancava quasi il respiro



No, non era la tensione per l'esibizione, quella la sapeva riconoscere.



Era qualcos'altro.



Ma cosa?



Perchè sentiva di avere qualcosa che prima non aveva?



Era di nuovo lì, in mezzo al suo petto



Qualcosa di minuscolo, inafferrabile....



non capiva, ma lo sentiva



C'era. 



Era lì adesso



Proprio lì, anche se in quel momento così sbagliato!



Era stato appena sfiorato da quel qualcosa che non sapeva come definire ma era rimasto piacevolmente sorpreso dal turbamento che ne era conseguito.



La stessa sensazione piacevole del sogno che aveva fatto la notte prima



Che stava succedendo?



Era bastato così poco e così velocemente, possibile?



Non stava capendo più nulla



Soprattutto non aveva cercato nulla. Non voleva nulla......ma cos'era?



eppure.... si era insinuato 'qualcosa' nonostante tutto....



Era confuso.



E...felice



Sì, felice.



Stranamente felice



Incredibilmente felice



Inspiegabilmente felice



Ma voleva capire



Doveva capire



Ma non ora.



Non era il momento



Non lì 



Giulia



Quel suo viso



Ora davanti ai suoi occhi



Era lei quell'assurdità di pensieri



Era solo a lei che pensava su quel palco non ancora illuminato, mentre guardava quelle ventimila persone in attesa che urlavano davanti a lui, ed era sempre lei, il motivo che fece curvare le sue labbra in un sorriso carico di speranza ed era inevitabilmente lei, il motivo di quella promessa bizzarra che fece a se stesso un istante prima di avvicinare il microfono alla sua bocca, non appena sentì suo fratello attaccare con la sua chitarra l'intro del brano e di far uscire dalle sue corde vocali la prima nota di Break Away: l'avrebbe trovata, non sapeva né come e né quando, ma l'avrebbe rincontrata nuovamente.




https://youtu.be/2Yvu0pYGSIc


Spazio Autrice: 

Ringrazio sempre anticipatamente chi passerà quì e dedicherà un pò di tempo alla lettura di questo capitolo.

Mi farebbe davvero piacere leggere i vostri commenti e punti di vista. Grazie, alla prossima!

 

 

 

Disclaimer

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo'


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Capitolo 4
*** Quando desideri una cosa, tutto l'universo trama affinchè tu possa realizzarla * ***



















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La luce del viale rischiarava le pareti arancio della camera: la calda brezza entrava dalla finestra facendo ondeggiare la sottile tenda in organza,trasportando le note di una musica proveniente da non molto lontano.

Giulia era assorta ad ammirare quel paesaggio a cui si era affezionata: l'oscurità era scesa da un pò ormai e la vista del parco, dalla sua stanza,sembrava un paesaggio irreale, con le fronde degli alberi che si mimetizzavano con la luce gialla dei lampioni e quelle acque del lago in lontananza che pigre, riflettevano sulla superficie, flebili luci serpeggianti di qualche caseggiato circostante

Tutto ai suoi occhi,sembrava una copia identica delle serate precedenti pensò, tranne quella della sera prima: non c'era stata di sicuro quella musica a fare da sottofondo per la verità, ma c'erano stati quei due strani tipi che avevano catturato di certo la sua attenzione. Si sorprese a sorridere quando le venne in mente quanto fossero coperti con quello strano vestiario che al solo ricordo la faceva sudare, ma i loro modi di fare e di parlare le erano sembrati da subito affabili,spigliati e carichi di energia. Erano così diversi dai ragazzi che aveva conosciuto fino ad allora, che erano per lo più snob e perennemente annoiati, irascibili e saccenti; ad occhio e croce dovevano avere la sua età o forse qualche anno di più, ma da come dialogavano, era evidente che avessero già sviluppato una certa maturità e notevole padronanza di sé, ostentando nel contempo sicurezza e affabilità. E tutto questo non poteva essere solo il frutto di una certa educazione ma anche di un lavoro che oltre tutto li doveva appassionare.
 

"Ehi, sveglia?" la voce di Elena dalla porta, la fece trasalire
 

"ah sei tu! si, entra.Veramente stavo disegnando....anzi, mi sto disegnando" precisò
 

"stai facendo il ritratto dalla foto che ti ho fatto? Ti basta la luce di quell'abajour?" osservò titubante
 

"si, si, va benissimo.Ma tu, come mai non sei a letto? niente sonno? Mirko ha terminato il turno. Mi ha mandato un messaggio per dirmi che passerà insieme a Massimiliano, ci vuole salutare visto che domani partiamo.....E'quasi mezzanotte.... " sorrise "Non hanno avuto altro tempo,stavano organizzando con la polizia municipale il piano per la sicurezza pubblica per quel concerto di stasera. Hanno dovuto chiudere diverse strade al traffico....tra l'altro dev'essere la musica che sento arrivare fin qui"
 

" Massimiliano eh?"Elena la guardò e le sorrise con fare allusivo
 

Giulia rispose con una smorfia
 

" a proposito, sai a chi pensavo prima?" chiese l'amica
 

"no ne ho la più pallida idea. Mi dovrei tenere forte?" disse mentre con lo sfumino intensificava l'omogeneità dell'ombra sulla mascella del suo ritratto
 

"a quei due che abbiamo conosciuto ieri sera....Quel ragazzo con quella specie di rasta...."
 

Giulia si voltò a guardare l'amica divertita. Pochi istanti prima aveva avuto lo stesso pensiero

"specie? Erano dei cornrows!" confermò
 

"Stavo pensando a quel suo modo strafottente di parlare e di muoversi, quella lingua che si passava continuamente sulle labbra e sul piercing, era davvero provocante, che lo facesse apposta per attirare la nostra attenzione e farsi figo ai nostri occhi?..." chiese con aria sognante
 

"stasera sei in subbuglio ormonale!" osservò ridendo "di tutto, ti ricordi solo la sua lingua......sarà stato sexy quanto vuoi ma saranno rientrati in Germania, fattene una ragione, non li rivedremo mai più....sogna loe basta" le disse stroncando il suo entusiasmo
 

"ma te l'ho detto anche ieri...il suo sguardo era insistente ed imbarazzante" continuò lei"....dev'essere un ragazzo che sa come divertirsi e come far divertire....E poi era solo così, tanto per dire....."
 

"se se....continua..."
 

"e l'altro?" continuòpoi "dico, suo fratello, così diversi...l'altro aveva un non sòche...... anche se ho visto che ti guardava...e non mi dire che nonte ne sei accorta"
 

"Aveva mani stupende comunque....si, decisamente stupende" sottolineò ricordandosi diquelle dita lunghe ed affusolate " dici che fosse un po'....gay?"le chiese curiosa " a me non ha dato proprio questa impressione,anche se l'aspetto poteva trarre in inganno, ma la sua voce di sicuro no" le disse alla fine ridendo
 

"No fammi capire? Da quando in quà ti piacciono i ragazzi effeminati e che si mettono lo smalto? Massimiliano è anni luce da tutto questo"
 

"Massimiliano è....sì,molto....."
 

"molto maschio, te lo dico io" proseguì l'amica
 

"Ma stà con Maria e non fà testo e poi è una questioni di gusti, di saperci fare, di fascino che si allontana dagli stereotipi....anche uno effeminato potrebbe piacere e non necessariamente potrebbe essere gay Elena"
 

"A me ha dato l'aria non tanto di uno gay per la verità, ma di un bisessuale,pansessuale, genderqueer o come li vuoi chiamare.....però in compenso, erano così svegli che chissà quante e quanti se ne saranno passati..."
 

"sai che l'ho pensato anche io? Comunque tutta esperienza...e poi.." non terminò la frase che d'improvviso qualcuno bussò alla loro porta
 

"Giulia, sono rientrato" disse il fratello avanzando nella stanza "che fate con quella lucetta misera?" osservò mentre accendeva la luce principale
 

"Mirko!" lui si avvicinò per abbracciare le ragazze. In piedi sulla porta comparve Massimiliano che si scusò per l'invadenza 
 

Quando Giulia alzò gli occhi per incrociare i suoi, sentì quello sguardo bruciarle ogni singolo centimetro della sua pelle. Lui stava lì in piedi,appoggiato allo stipite della porta, con un accenno di sorriso, alto ed abbronzato, con addosso una camicia bianca aperta leggermente sul davanti e dei jeans; aveva sempre pensato che non fosse'perfettamente' bello in quel viso dai lineamenti irregolari, ma era di sicuro affascinante, terribilmente intrigante e misterioso. Quello sguardo era intenso ed enigmatico ed aveva qualcosa che Giulia trovava virile molto, molto virile.
 

"Giulia, Elena" disse salutandole "Mirko ha insistito perchè passassi a quest'ora. Vi auguro buon rientro per domani e ci dispiace di non potervi accompagnare"
 

"Grazie" rispose Elena " non ti preoccupare, il lavoro è lavoro"
 

Massimiliano riposò i suoi occhi su Giulia, avrebbe voluto dirle qualcos'altro, ma come sempre era così bella e disarmante che vi rinunciò
 

Lei abbassò lo sguardo e lo spostò volutamente in direzione del fratello.
 

"vedi Massi" chiamava così Mirko il suo superiore"ho una sorella ed un'amica che non sono come quel gregge scatenato che ora è al Novi Sad: loro ci avrebbero risparmiato un mucchio di lavoro!"
 

L'amico sorrise alzandole sopracciglia in segno di meraviglia
 

"come sei vecchio alla tua età, Mirko!"
 

Si misero a ridere 
 

"Dai, andiamo in cucina, che ti offro da bere" disse al capitano
 

Mirko era molto legato a Massimiliano e lui ricambiava quell'affetto in modo incondizionato;ormai erano non solo colleghi di lavoro, ma sopratutto amici da diversi anni. Nonostante fosse il suo diretto superiore, Massimiliano era un ragazzo immediato, semplice e generoso e questi aspetti del suo carattere, per il suo delicato compito istituzionale che ricopriva, lo avevano portato a sviluppare degli eccezionali rapporti interpersonali , nel più corretto degli equilibri, senza far pesare a nessuno il ruolo che gli competeva. In caserma era ben voluto da tutti. Si era laureato in ingegneria informatica a pieni voti all'Accademia dei Carabinieri di di Modena, proseguendo la sua carriera prima a Torino, e solo successivamente al comando provinciale di Modena a cui fu assegnato proprio col ruolo di capitano. Aveva conosciuto Mirko proprio lì, dopo che era stato trasferito dalla caserma di Roma; era stata subito simpatia a prima vista; c'era stata inoltre, una reciproca collaborazione per diversi aspetti della loro vita. All'inizio Massimiliano lo aveva ospitato nella sua casa che condivideva con Maria, la sua fidanzata. Poi, con l'arrivo della sorella e di Elena, era andato ad abitare con loro.Era allora che aveva conosciuto Giulia. Nel corso di tutto questo tempo l'aveva vista crescere e diventare sempre più donna; si frequentavano come amici ed uscivano spesso tutti insieme anche quando in seguito, Mirko, aveva deciso di acquistare un bilocale vicino all'appartamento della sorella allo scopo di avere tutta la privacy di cui necessitava.
 

"Guarda che si vede"esordì Mirko mentre versava della birra ghiacciata sui broccali"Nemmeno Maria guardi così come guardi lei"
 

Massimiliano lo guardò seriamente e poi sorrise, ancora, per l'ennesima volta. Ormai quel discorso stava diventando una routine ogni volta che vedeva la sorella. Era evidente che agognava in una storia con lei nonostante il rapporto con Maria andasse avanti più per inerzia che per amore da oltre cinque anni; Mirko d'altro canto, non dimostrava gelosia innanzi a quegli sguardi infuocati che l'amico collega riservava a Giulia; non era il classico fratello rompiscatole protettivo come molti, non in quella circostanza e non con lui, anzi. Mirko era perspicace nelle intuizioni e questo era uno degli aspetti che più gli piaceva del suo carattere. Anche se in questo caso forse, la situazione era così palese da essere scontata ai limiti quasi dell'imbarazzante: quando Giulia era nei paraggi, era come se diventasse un libro aperto e leggibile perfino ad occhi chiusi, in un modo forse anche troppo frustante per il suo carattere e per il suo ego e questo faticava ad accettarlo. Doveva sforzarsi per nascondere senza successo, quella forte attrazione che era cresciuta nel corso del tempo, perchè ogni volta era la stessa storia: lei era quello che sognava , che agognava, lei era il suo sogno proibito e più era inaccessibile e lottava perchè così non fosse, più cresceva in lui la voglia di averla; la desiderava con tutto se stesso, troppo per non essere ipocrita e non ammetterlo nemmeno a se stesso e nascondersi dietro il solito finto discorso sulla differenza di età e di rispetto verso Maria, ignorando quella voce che diventava logorante tutte le volte che i suoi occhi si posavano su quel viso e su quel corpo maledettamente provocanti e disarmanti; ogni volta faticava a riprendere il controllo di sé e qualcosa la sua fidanzata aveva sospettato negli ultimi tempi ignorando volutamente tuttequelle occhiate piene di desiderio che il suo ragazzo riservava in silenzio a Giulia, preferendo la strada dell'indifferenza, forse per questione di orgoglio femminile o forse per qualche altro motivo a cui lui nemmeno interessava scoprire. In fondo, era anche un discorso di rispetto verso Mirko, si ripeteva automaticamente lui, ma senza nessun successo e quei dieci anni di differenza di età volevano essere un pretesto insormontabile, o meglio, si convinceva che lo fossero, anche se dalla vita in giù qualcos'altro se ne sarebbe palesemente fregato di quel discorso fintamente moralista, anche a costo di chiudere la sua storia con Maria. Era sicuro che se ne fosse accorta anche Giulia di questa sua inquietudine interiore, perchè i suoi occhi, apparentemente impenetrabili per quella timidezza che vi aleggiava, a volte lasciavano trapelare qualcosa di indefinito, che ancora non era riuscito ad interpretare con sicurezza, ma che era probabilmente decifrabile come un'attrazione nei suoi confronti. La sua testa ed il suo corpo mostravano più anni rispetto alla sua età e questo era qualcosa che poteva ritenere come una magra consolazione
 

"è molto difficile che tua sorella non piaccia a qualcuno" gli sorrise lui
 

"ma tu non sei qualcuno"
 

"lo sai come la penso"rispose non convinto 
 

"non è un buon motivo e così non significa rispettare Maria" parve incoraggiarlo"Massi..." non lasciò che Mirko continuasse il discorso
 

"se non la smetti ti carico in macchina e ti porto in mezzo a quel gregge di cui parlavi poc'anzi"

Mirko si mise a ridere
 

"oh no, amico, ho altro da fare stanotte che farmi massacrare le orecchie con quella sottospecie musica!" 




















 

 

Il tourbus continuò il suo tragitto durante la notte verso Ginevra, dove in serata il gruppo avrebbe dovuto suonare.

La mattina di buon ora Bill fu svegliato di malavoglia dal tintinnio delle chicchere maneggiate da qualcuno nel piccolo tinello, mentre Andreas e Benjamin discutevano animatamente su questioni apparentemente contrattuali.

Provò a richiudere le palpebre che sentiva pesanti come macigni. Era spossato dal caldo e dalla stanchezza della sera prima; la partenza era stata ritardata perchè, nonostante il concerto fosse terminato, un nutrito gruppo di fans era riuscito a raggiungere l'area di sosta del loro tourbus ed aveva cercato di forzare la rete di protezione che la delimitava, percui l'intervento della sicurezza impiegò del tempo per riportare la situazione sotto controllo, con la naturale conseguenza di un ritardo nella loro tabella di marcia.

Seppur si sentisse davvero stanco, continuava tuttavia, ad avvertire ancora la scarica adrenalinica in tutto il corpo e questo era solo per un unico motivo: aveva sperato fino all'ultimo con tutto il suo cuore di scorgere lei in mezzo ai fans, di vederla magari con un braccio proteso per chiedergli un autografo o far capolino sorridente dietro qualcuno. Avrebbe giurato a se stesso che solo in quel caso, avrebbe fatto come non mai la pazzia di portarla dentro il bus, innanzi magari agli occhi basiti di tutti, concedendole tutte le foto e gli autografi che avrebbe desiderato in cambio del suo numero di telefono, anche se questo avrebbe significato passare da depravato. Si sarebbe comportato come Tom per una volta nella vita, avrebbe usato un po'della sua sfacciataggine, con lei sì, lo avrebbe fatto anche se questo voleva dire andare contro la sua stessa natura e contro i suoi stessi principi ma almeno avrebbe avuto un pezzo di lei da portare con sé, ovunque sarebbe andato e qualsiasi cosa avrebbe fatto; ma poi i suoi pensieri finivano sempre lì, nello stesso punto di arrivo: era inutile farneticare quando Giulia non era una sua fan emai l'avrebbe trovata in mezzo a chi smaniava per lui o per il sui amici

Sorrise mentre, ancora mezzo assonnato ma col cuore che gli batteva forte in petto, rifletteva a tutto questo ed al tentativo mal riuscito di convincersi che, da due sere a quella parte, doveva essere certamente a corto di idee per non riuscire a pensare ad altro. Aveva ancora davanti a sè il ricordo troppo vivo di lei per ignorarlo, di quel sorriso così sensuale che l'aveva totalmente annientato al punto di ritrovarsi sul palco a cantare, non con la preoccupazione di come potesse andare tutta la serata o agli impegni che l'attendevano, ma con la speranza fino all'ultimo di poterla rivedere in qualche dannato modo prima di lasciare l'Italia. Ma le cose sembravano esser andate per un altro verso e questo era un dato di fatto con cui dovette fare i conti; d'altronde quante volte aveva incontrato ragazze bellissime ed intriganti? Sempre, continuamente e non solo, molte si erano mostrate palesemente disponibili, ma nessuna come lei aveva colpitola sua immaginazione a tal punto da ritrovarsi a pensarla per due giorni consecutivi e perfino in quel letto del bus come in quel momento, con lo stupido tentativo di calmare quella valanga di pensieri e fantasie eccitanti ma del tutto privi di logica.

Tenne chiusi ancora pe un po' i suoi occhi allo scopo di prolungare il piacere di quelle fantasticherìe, quando Tom, sdraiato di fronte a lui dalla parte opposta del piccolo corridoio, gli chiese se fosse sveglio. 
 

" si, ma ho ancora sonno....tu?" fece con voce roca
 

"non riesco più a dormire, che hanno Andreas e Benjamin stamattina? Stanno facendo un casino!"
 

"non ne ho idea...." 
 

Dal fondo del corridoio, dall'altra postazione letto, si sentì Gustav riprendere i due. I toni della loro conversazione allora si abbassarono ma Benjamin poco dopo fu costretto a chiamare i ragazzi perchè nel frattempo erano arrivati ad un stazione di sosta e Bill, a malincuore dovette trascinarsi giù dal letto. Il personale era sceso per comprare dei viveri necessari al viaggio. Tom, Bill ed Andreas si sedettero nel salottino ad aspettare Georg e Gustav.

Nervoso ed insonnolito, si voltò e guardò fuori dal finestrino: infinite distese di erba brillavano sotto quel sole accecante e la calda brezza entrava prepotentemente scompigliando la sua chioma corvina già messa a dura prova durante la notte; faceva ancora caldo, lo stesso caldo che aveva fatto anche la sera precedente e quella prima ancora, anzi, sembrava proprio la stessa afa di Modena; possibile che ci fosse lo stesso clima a distanza di quasi cinquecento chilometri? Pareva quasi una congiura, ma sapeva ed aveva capito che la sua mente lo stava riportando pian piano lì, a quei pensieri, a quella città, a lei, sembrava non volessero dargli tregua. Faceva caldo, maledettamente caldo e quel venticello torrido aveva l'impressione che profumasse anche di gelsomino, tanto gli era rimasto impresso come un marchio indelebile nelle sue narici da quella sera e quella brezza era calda proprio come caldo era il colore ambrato di quella pelle perfetta, dei suoi occhi castani da cerbiatta e di quei capelli straordinariamente belli

Giulia.

Eccola, di nuovo nella sua mente

Non sapeva assolutamente nulla di lei, se non quella consapevolezza mista a stupore di esser nuovamente tra i suoi pensieri e di inquietarlo dolcemente. E di nuovo lei dunque, lei che stava iniziando, malgrado tutto, a diventare una piccola dolce ossessione.

Non c'era probabilmente una spiegazione razionale allo scorrere di questi pensieri si convinse quasi rassegnato Bill, semplicemente stava permettendo che lei s'insinuasse nella sua mente senza opporvi resistenza, quasi come fosse un bisogno necessario, consentendole di fluire dentro alle sue vene come fosse linfa vitale, di scorrere tra i suoi pensieri e nella sua immaginazione stuzzicando quel desiderio che aveva sempre creduto di poter tenere sotto controllo fino a quel momento.

Questo era come un sogno.

Un bellissimo sogno, un sogno ad occhi aperti , un sogno di cui aveva bisogno

Un sogno a cui stava iniziando a capire di non voler rinunciare

Non questa volta, non per lei.

Quella vita lo aveva fagocitato completamente, pensò, non consentendogli più che pochi spazi privati. Erano anni che non poteva più uscire solo se non scortato dalle guardie del corpo. Erano anni che non frequentava seriamente una qualche ragazza con cui poter costruire un rapporto. Era questo, un aspetto dell'esser famosi che aveva messo in conto sicuramente, sempre in viaggio, di città in città: era pienamente consapevole certo, gli piaceva eccome, anzi, gli piaceva dannatamente, ma crescendo si stava rendendo conto di aver bisogno anche dei suoi spazi di vita di ragazzo normale. Voleva essere considerato prima di tutto per quello che lui era veramente e non per chi era diventato. La sua adolescenza era volata via coi i suoi impegni e con la sua band, crescendo alla svelta perchè catapultato nel mondo degli adulti e della notorietà con tutte le sue luci e le sue ombre, le sue gioie ed i suoi dolori, i sacrifici e le rinunce, le sue soddisfazioni ma anche tante amarezze, delusioni e bugie, affrontando responsabilità insolite per un ragazzo della sua età, da solo e senza genitori. Era stato difficile costruire dei rapporti basati sulla fiducia quando la maggior parte del tempo la trascorreva di città in città, in interviste e nel duro lavoro. Le uniche persone di cui si fidava ciecamente erano Simone, Tom, Andreas, insieme a Georg e Gustav.

Questa presa di coscienza stava diventando sempre più preponderante e lo era diventata ancora di più da due giorni a quella parte, da quando cioè, aveva incontrato lei.

Si rese conto che quei pensieri gli avevano occupato gran parte del tempo quando realizzò che il caldo e l'attesa lo stavano innervosendo ancora di più: a quel clima lui, non era abituato, preferiva di gran lunga quello di Amburgo.

Amburgo sì, gli mancava tanto, era da un bel po' che non ci ritornava insieme a Tom. Desiderava rivedere mamma Simone e la sua nuova casa. Le mancava da morire, anche se si sentivano molte volte al giorno, questo colmava solo in minima parte il vuoto della sua assenza. A fine Luglio era prevista una breve pausa dai concerti ed allora, pensò, che sarebbe potuto andare e stare un po' di giorni. Aveva bisogno di riposo edi ritrovare quelle energie che aveva speso col il tour e l'intervento alle corde vocali; inoltre ne necessitava perchè aveva iniziato a scrivere nuovi testi e a registrare i brani per il loro nuovo album. Questo era un altro modo che aveva per ingannare il tempo: scrivere era la sua passione e lo faceva non appena aveva ispirazione. Poteva trovarsi in qualsiasi posto ed ovunque portava con se un taccuino, il suo pc portatile e l'mp3.

Ripresero il viaggio e Bill, insieme a Tom, dopo aver fatto colazione, ritornarono ai rispettivi letti, lasciando le tendine aperte per poter dialogare.

Lui prese in mano il suo cellulare e Tom non potè non notare come fosse un po' assente
 

"ehi, allora?" gli disse attirando la sua attenzione 
 

Bill capì subito quel tono a cosa alludesse e non si stupì affatto: Tom riusciva a leggergli anche l'anima e mai come in quel momento doveva essere stato così facile
 

"Tom......" riuscì appena a dire
 

"Non mi devi dare spiegazioni, ho già capito..." l'anticipò il gemello a voce un po' bassa per non farsi sentire
 

"ok, che ti parlo a fare allora se comunichiamo telepaticamente?!" disse sorridente Bill adorando quella complicità col fratello
 

"ci avrai pensato anche tu" disse Tom protendendosi verso il fratello "ma te lo dico lo stesso: hai provato a dare un'occhiata sui socials?"
 

"è la prima cosa che mi è venuta in mente" rispose Bill
 

"e allora?"
 

"ma non c'è il tempo per fare un cazzo di niente! Ho dato uno sguardo veloce giusto stanotte quando mi sono coricato perchè era l'unico momento che avessi libero, l'avrai notato pure tu. Ero a pezzi dalla stanchezza, avevo gli occhi che mi bruciavano, ma ho comunque dato un'occhiata veloce. Su Twitter e Tumblr col suo nome e cognome c'erano degli accounts ma nessuna che fosse Giulia però. Devo controllare anche su Facebook"
 

"Hai provato a cercare l'amica? Ci vorrà del tempo per spulciare tutto, non sarà facile....altrimenti dovrai rivolgerti all'Interpol, anche se non credo sia una criminale" gli disse strizzando un occhio
 

"oh, stupendo...questa mi mancava. E che farà? Magari qualche agente andrà a prelevarla da casa per conto di un certo Bill Kaulitz? Comunque Elena non l'ho cercata. Mi devi aiutare dannazione!"


 

"Controlleremo tutti gli accounts e le foto, sperando che ci siano, almeno una delle due ci dovrà essere, se no dovrai rassegnarti"
 

"rassegnarmi io? Oh no, non questa volta!" disse con un tono deciso 
 

Tom lo guardò fiero. Doveva essere davvero qualcosa di speciale stavolta per lui anche se poi iniziò ad ironizzare
 

"che alternative avresti? Ritornare a Modena a cavallo, col cappello da cow-boy epistole e distribuire per la città ed i locali un suo ritratto con la scritta 'wanted Giulia Armani'?"
 

"scemo, sei proprio scemo! Troverò il modo, mi conosci. A costo di costringere managers e produzione a fissare una nuova data in Italia e se anche lei non dovesse esserci, giuro che andrò a cercarla io" gli disse con una luce diversa nei suoi occhi
 

"oh Bill! Mi chiedo come......" disse incuriosito il gemello ma sapendo di cosa fosse capace se voleva ottenere una cosa "e poi hai pensato ad un'altra eventualità?"
 

Bill lo guardò incuriosito "sarebbe?"
 

"non credi che abbia già qualcuno? Intendo un ragazzo, difficile che una così sia libera"
 

Bill aveva pensato anche a questo, ma non si era soffermato più di tanto, sebbene quella sola riflessione seppur fugace lo avesse infastidito comunque. Per ora quell'ipotetica circostanza l'aveva relegata a mera ed eventuale 'incidente di percorso', ma che di sicuro non avrebbe intralciato la sua strada per arrivare a lei. Dopo, eventualmente, avrebbe pensato anche a quello
 

"la voglio Tom" disse laconico "la voglio rivedere. Ok, sò a cosa stai pensando, credi che io abbia perso il senno....e forse un po' hai ragione. Inizio a credere che non ci sia molta logica in tutto questo che sto dicendo.....ma lei è l'unica cosa che ora ha davvero senso" gli confessò mentre le sue guance diventavano di un colore rosa piùintenso
 

"non credevo che in due giorni fossi già a questi livelli! che dire, ti sei proprio preso proprio una bella cotta..." osservò il fratello mettendosi a sorridere "e chi l'avrebbe detto? tempo record, hai fregato tutti,in così poco tempo ti ha steso al tappetto. Fantastico!"
 

"vaffanculo Tom" gli rispose beffardo con lo sguardo lucido
 

" il bello è che lei è esattamente il contrario estetico delle ragazze da cui eri sempre attratto"
 

"lo trovi divertente?"
 

"oh sì, decisamente!"continuò "...mi fa ridere l'idea di te sempre rigido in certe cose, che non ti lasciavi mai andare...prima che lo facessi ci passava un secolo ed ora invece, si sta prospettando qualcosa di veramente interessante e....poetico" 
 

"parli bene tu che dopo due scambi di vedute riesci a stendertele già nel letto. Lì non c'è molto altro di interessante oltre a quello che fate sotto le lenzuola. O vorresti sostenere il contrario? Non paragonarmi a te"gli disse prendendolo in giro
 

Tom rise divertito
 

"La verità è che ci sto pensando sempre più spesso." Riuscì ad aprirsi il ragazzo "il pensiero di lei mi giunge quando meno me l'aspetto ed è così piacevole.....Ho dentro da due giorni, questa specie di frenesia...intendo, ho una voglia di rincontrarla, di parlarci, di conoscerla. Pensa che ho sperato pure di trovarmela davanti all'incontro coi fans. Facevo le foto con la testa altrove e firmavo gli autografi automaticamente, senza nemmeno ascoltare chi mi parlava... La cercavo di continuo con lo sguardo, ho sperato fino all'ultimo, invece.....poi qualche neurone rimasto, mi ha ricordato che sarebbe stato impossibile.......Ma che diavolo m'è preso?"
 

il fratello rise collegando quanto Bill gli stava raccontando, alla scena a cui aveva assistito all'incontro coi fans appunto, trovando così conferma ai suoi sospetti "ecco perchè hai chiesto per quattro volte a quella ragazza 'cos'è che vuoi'?! Cosa avrà pensato in quel frangente? Ed io ero convinto non avessi sentito per via della confusione!"
 

"no no, avevo sentito eccome! E' che pensavo a lei. Ma non lo trovi assurdo? Proprio io che fatico a fidarmi subito delle persone"
 

"ci sono individui che sembri già conoscere, anche se ti è bastato parlarci poco, è come se si instaurasse subito un feeling particolare e senti che di loro ti puoi fidare. Lei per te dev'essere stata così"
 

"Lei è diversa dalle tutte le altre Tom, questa volta sento che è diverso. L'ho vista pochi istanti e sono qui, davanti a te a parlar di lei come un dodicenne alla prima cotta" fece una pausa e poi continuò "oh, sapessi, anche ieri durante il concerto, era come se avessi la necessità di....di....." mentre cercava di trovare il termineadatto il fratello intervenne per lui
 

"di....di.....correre in bagno a masturbarti pensando a lei?" chiese scoppiando in una risata fragorosa, mentre con la mano mimava l'atto
 

"parlo seriamente e tu fai il porco!" disse lanciandogli il cuscino e avvicinandosi al suo lettino per tirargli i capelli
 

"dai, ammettilo che ti fà già quell'effetto, ammettilo!" disse il gemello coprendosi la testa per parare quei colpi "sei timido per questo non lo vuoi ammettere, ma io lo so, lo sento, siamo gemelli sopratutto in certe cose" continuò ridendo
 

"smettila scemo! Io non sono un depravato come te" rispose storcendogli un cornrow mentre rideva
 

D'improvviso il fratellosi fece serio
 

"comunque, conoscendo la tua sensibilità no Bill, non è assurdo..." ma dopo qualche istante ritornò nuovamente ironico "Bill aaahhh, vorrei vedere la faccia di quando le dirai chi sei per davvero: 'beh, vedi, io sono Bill, Bill Kaulitz dei Tokio Hotel'...ma sopratutto" continuò ridendo e proteggendo ancora la sua testa dalle manate del fratello diventate più pesanti " quando vedrà che sotto tutto quel trucco e quelle mani smaltate hai anche tu qualcosa di sorprendente dentro agli slip da offrirle....." 
 

"stupido, stupido di un pervertito che non sei altro!" disse il fratello irritato ed aumentando la presa sui capelli del gemello " io parlo seriamente e tu continui a fare l'idiota" osservò divertito ad un certo punto"a volte credo che tu sia fratello di Georg o di Gustav e non mio...." disse alla fine mentre avvicinandosi in segno di resa, gli baciava la guancia arrossata per la foga della lotta
 

"Ma che state combinando?" chiese Andreas mentre si avvicinava sorridente "volevo riferirvi alcune cose: Benjamin vuole fare la ripresa Tv durante le prove e poi è confermata l'intervista telefonica con la stampa Argentina. Ci hanno anticipato cosa chiederanno: se i testi saranno sempre in doppia lingua, quindi è tutto chiaro? Ah spiacente, non si parlerà di ragazze" disse riservando loro una smorfia
 

"peccato, anche se stavolta Bill avrebbe avuto qualcosa da dire" osservò Tom stringendo gli occhi con fare malizioso verso il gemello
 

Andreas sorrise "dagli tregua Tom....in fondo è solo agli inizi..."
 

"Ma che avete tutt'e due oggi? Vi siete messi d'accordo?" disse Bill sorridendo "forse siamo arrivati a Ginevra, vi raggiungo subito, ho anche voglia di fumarmi una sigaretta, aspettatemi giù "disse mentre lasciò il fratello e l'amico per recarsi in bagno a cambiarsi. Si sentì pervaso da un'energia mai provata prima: si stava rendendo conto che stava per iniziare un nuovo capitolo della sua vita e guardandosi allo specchio non potè non notare una luce nuova nei suoi profondi occhi castano oro, la stessa che aveva notato suo fratello pochi istanti prima. Eppure, appena due sere avanti, la sua vita era stata la stessa di sempre.


 

   

 

Note :

*(P. Coelho)




https://youtu.be/O0qbVKNEVaY

 

Disclaimer:Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 

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Capitolo 5
*** Quando gli dei vogliono punirci avverano i nostri desideri* ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nonostante Agosto fosse alle porte, Amburgo offriva un clima piacevole e per niente afoso: si poteva godere appieno di quella mite temperatura pensò Bill, stando stravaccati e fumandosi una sigaretta, nella veranda ombreggiata da cespugli di rose rampicanti e gerani nella villetta che mamma Simone aveva acquistato di comune accordo con lui, suo fratello ed il compagno Gordon, appena un anno prima. Era stata a dir la verità, una decisione forzata dalla necessità di avere una maggiore tranquillità e spazio per il suo lavoro di sarta e pittrice freelance. La grande casa a due piani, nel quartiere di Blankenese, con poco più di tredici mila abitanti, che si estendeva lungo il tratto occidentale dell'Elbchussee, nel Bezirk di Altona, offriva un'ottima visuale del fiume Elba diventando così, una fonte inesauribile d'ispirazione per le sue tele e le sue creazioni d'arte

 

“tesoro, hai chiamato Tom? Il thé si raffredda” chiese al compagno mentre, seduto sulla sedia in ferro battuto sfogliava attentamente il Bild-Zeitung

 

“credo stia proprio arrivando” rispose senza alzare lo sguardo da quello che pareva l'ennesimo articolo di lotte politiche interne al governo

 

“Ci sono le ciambelline salate?” disse Tom sedendosi accanto a Gordom

 

“le ho prese sì, ma non esagerare” disse appoggiando il vassoio con le quattro tazze del thè bollente “ l’altro giorno te ne sei spazzolato almeno mezzo chilo”

 

“è un modo per godermi il meritato riposo, qualcosa in contrario?” rispose leggermente stizzito

 

Bill lo guardò divertito: ogni volta era più o meno un battibeccare su quello stesso argomento con Simone, perchè sapeva di esagerare quando si trattava di cibo salato e tutto ciò che era costituito da hot dogs, patatine, salse varie, bibite cariche di zucchero e salumi di ogni specie; d'altro canto lui invece sapeva di essere in grado di perdere ogni freno inibitorio innanzi a pacchi di caramelle gommose, lecca lecca, gelati, pasticcini, torte ed interi piatti di frutta di ogni specie e per buona pace di entrambi, era pienamente consapevole che almeno su questo aspetto non avrebbero mai litigato

Simone non poté non obiettare come fossero pochi quei giorni liberi che i suoi figli avevano a disposizione prima di partire per l’America, ma non poteva anche non essere tanto orgogliosa per quello che erano diventati.

 

“qualche volta tu e Gordon potreste pure venire con noi, cercate di farlo almeno per il prossimo tour” disse Bill

“magari dopo il matrimonio tesoro, vero Gordon?”

 

“ma certo! Sarebbe splendido, il nuovo tour è previsto per il prossimo anno, no? A noi andrebbe più che bene” disse deciso a lasciar perdere il quotidiano che quella mattina pareva contenesse solamente una sarabanda di notizie negative

 

“le date non sono ancora definitive” precisò Tom “ ma crediamo si parta più o meno dai primi mesi dell'anno nuovo. Volete aspettare così tanto, fino ad agosto e a tour inoltrato?”

 

“Non credo che ce la faremo prima. Simone ha molti impegni ed io ho parecchi viaggi all'estero per via della scuola. Ma vi promettiamo che se ci dovessimo ritagliare del tempo lo faremo con molto piacere Tom”

 

“sarebbe stupendo” disse Bill

 

“Sapete quanto ci teniamo vedervi e stare di più con voi, anche se questo dovesse accadere in tour Ed ora Billy, passami la teiera per favore. Ah” s'interruppe brevemente Simone “ è successo qualcosa di meraviglioso che dovrei sapere? I tuoi occhi hanno un non sò che in questi giorni”

 

A quella domanda, Tom, sgranò gli occhi verso Bill e si fece scappare un colpo di tosse mista ad una risata strozzata.

Bill si voltò verso il gemello e lo fulminò con lo sguardo mentre un calcio ben assestato da sotto il tavolo gli centrò lo stinco facendolo imprecare a voce bassa; con nonchalance, continuò poi a tenere volutamente la testa china sulla tazza, per evitare con lo sguardo di essere provocato ulteriormente dal fratello.

Non ci volle molto a capire che sì, qualcosa in lui era cambiato. Da quando con Tom, avevano trovato Elena sul social, trovare Giulia fu automatico. Avevano impiegato non pochi giorni, era arrivato anche al punto di veder sfumate le sue speranze di ritrovarla, in mezzo a quella sfilza interminabile di accounts, coi nomi più strani, astrusi ed inimmaginabili.

 

 

 

 

…............

 

 

 

 

 

 

Non aveva mai creduto alle coincidenze lui. Questo nella vita professionale, ma nell'amore si, ci credeva anche se non sapeva dare una spiegazione logica, perché forse di logica non ce n'era poi tanta.

Quel primo pomeriggio di fine luglio il tempo non era stato tanto clemente per chi aveva scelto di passarlo sulle rive dell'Elba e tantoméno per chi aveva pensato per mete più lontane da Amburgo, come il Mare del Nord: il vento era forte e all'orizzonte nubi minacciose preludevano l'arrivo di un temporale estivo.

Tom era riuscito a convincere il gemello a giocare a ping pong, mentre Simone ed il compagno si erano recati alla Rock Academy a Magdemburgo dove Gordon avrebbe dovuto tenere lezione di chitarra a due ragazzi fuori corso

 

no, guarda che il punto è mio”

 

te lo stai sognando per caso?” disse Tom mentre bloccava il gioco spazientito e si passava una mano sulla fronte

 

è a mio vantaggio perché hai toccato la superficie con la mano” rispose Bill energicamente

 

non l'ho toccata”

 

l'hai toccata invece!” rispose innervosendosi

 

ti dico di no, sei tu che hai visto male”

 

se non la smetti ti lancio la racchetta in testa”

 

come siamo nervosi” constatò Tom forzando un sorriso

 

smettila di provocarmi”

 

beh che fai?”

 

non lo vedi?” gli disse appoggiando la racchetta sul tavolo

 

va bene, va bene” disse Tom “e punto sia, te lo concedo, ma sappi che te lo sto regalando per farti passare questo malumore. Dovresti smetterla di fissarti così.” continuò nel tentativo vano di fargli cambiare idea e riprendere il gioco

 

sembra si stia preparando un temporale” disse Bill cambiando discorso mentre guardava fuori dalla finestra; i tuoni rimbombavano per la casa facendo vibrare i vetri. Voleva un po' di tregua dai quei pensieri negativi che si erano annidati nella sua testa in quelle ultime ore, doveva essere tutta colpa di quel cambio di tempo repentino pensò

 

Ma siamo a Dicembre o a Luglio?” chiese scherzosamente il gemello mentre tirava due birre dal piccolo frigobar collocato all'angolo della stanza

 

già, si direbbe Luglio” rispose mentre sorseggiava la birra e guardava le piccole gocce di acqua che iniziavano ad infrangersi sui vetri “mi piace la pioggia, ha qualcosa di misterioso e di magico” continuò mentre con le dite magre scriveva qualcosa di indecifrabile su quel vetro appena appannato

 

sei romanticone ecco perché l'adori” osservò Tom

 

Bill sorrise “oh sì, la pioggia m'ispira parecchie cose” disse con una inflessione maliziosa

 

Il fratello lo guardò stirando le labbra in un sorriso

 

perché mi guardi così?”

 

perché sò a cosa stai pensando” rispose Tom “ultimamente non ti ci vuole un indovino per conoscere i tuoi pensieri, men che meno a me

 

vediamo se indovini. Fare l'amore sotto la pioggia, bagnati fradici con la persona che più desidero? E' questo che sei riuscito a leggermi? Ma questo era facilmente intuibile ed è sempre stata una mia fantasia che tra l'altro mi hai sempre deriso!” disse Bill sorridendo ed abbassando lo sguardo rivelando ciglia lunghe e scurissime.“a volte penso che certe cose succedano perchè debbano succedere, anche se ti sembra di scappare dalla tua stessa vita perchè questo non accada, ed invece...il destino non ti guarda mai in faccia”

 

In quell'istante Tom vide tutta la dolcezza di quell'essere gracile ed etereo ma stupendamente forte e deciso, con quello sguardo trasognato e perso lontano mille miglia da lì, da loro, da quella pioggia, da quella città e chissà da cos' altro ancora.

 

forse, forse è come dici tu o forse il destino ce lo costruiamo noi”

 

ho sempre pensato che fosse implacabile ed inesorabile quasi come questa pioggia che bagna tutto, come una forza a cui si può solo soccombere.....e non faccio altro che pensare se un giorno io e Giulia....” senza finire la frase, alzò gli occhi ed incrociò quelli del fratello e ci fu silenzio, un silenzio immenso che parlava solo di quello strano ticchettio della pioggia, del suo pensiero che fluttuava come quel vento che la trasportava, di un silenzio che urlava quel suo battito al ricordo di lei e a quel desiderio diventato sembra più grande ed incontenibile di averla nuovamente davanti ai suoi occhi.

Smania di lei, sconvolgente desiderio di lei. Eppure l'aveva vista una sola volta, una sola volta per turbare il suo cuore.

Assurdo, stava diventando tutto troppo assurdo

 

non lo so Bill, nessuno ha la risposta a quello che ci potrà accadere, ma so solo che si può provare a combattere per questo, solo questo, solo per questo che tu stai provando”

 

combattere, si combatte sempre in questa vita, ogni secondo, ogni minuto, ogni ora. Già...combattere, è quello che ho sempre fatto Tom e che abbiamo sempre fatto. Stiamo sopravvivendo, come adesso” disse con un filo di voce.

 

Tutta la sua vita era stata una lotta fino a lì, una lotta per sopravvivere al dolore di vedere i suoi genitori separarsi ed il padre andare via, una lotta per farsi forza e sostenere la madre nei momenti più bui, una lotta per far capire di essere normale agli occhi di chi normale non ti vedeva e ti escludeva, ti insultava e ti pestava di botte perché per loro eri solamente un gay sfigato, una lotta per essere rispettato, per difendere la tua libertà di essere semplicemente te stesso, una lotta per far capire che valevi, che cantare era tutta la tua vita ed essere riusciti ad emergere fino ad avere riconoscimenti in tutto il mondo anche se nessuno avrebbe scommesso un solo centesimo, una lotta per emergere da quell'inferno che era chiamato semplicemente vita.

Che cos'era tutto questo se non una lotta?

 

Il fratello restò ad ascoltarlo in un silenzio assorto, sarebbe rimasto ore così, gli piaceva sentire i suoi discorsi, forse perchè Bill ci riusciva meglio di lui. Era sempre quello che per primo prendeva la parola. Aveva sempre qualcosa da dire e sapeva come farlo, in qualsiasi circostanza.

 

ehi” disse ad un certo punto Tom “sai che ti dico?”

 

cosa?” gli chiese

 

Tom afferrò il cellulare che teneva nei suoi jeans taglia extra large“quello che abbiamo fatto fino a qualche ora fà”

 

In quei giorni non facevano altro. Giornate intere a cercare tra i vari socials network, ma senza un risultato concreto tanto che Bill vedeva sempre più rimpicciolire la possibilità di trovarla in quel modo, anche se il desiderio di rincontrarla era al contrario, cresciuto proporzionalmente

allora hai deciso? Viene anche Ann al Roschinsky's?” chiese Bill

 

avevi dei dubbi a riguardo per caso?” gli chiese senza nemmeno guardarlo in faccia ma col sorriso stampato sul volto

 

oh certo, nessuno. Non sia mai che passi una notte senza i fuochi d'artificio. D'altronde, come darti torto 'orgasmodromo' ” gli disse, scandendo meglio l'ultima parola

 

orga che?”

 

hai sentito bene”

 

di chi stai parlando?”

 

cretino e di chi secondo te?”

 

Tom alzò il viso e lo guardò con fare malizioso.

 

ah, hai saputo dunque come mi hanno soprannominato. C'è voluto un po' per farmi questa fama”

 

ognuno ha la sua” osservò Bill mettendosi a ridere

 

e tu non fare l'angioletto, perché non lo sei e sai di non esserlo” sentenziò il gemello

 

ma io che c'entro?”

 

tu fai sempre finta di niente e poi sei quello a cui tutti vanno appresso. Ti piace provocare . Per questo molti si vorrebbero nel tuo letto.”

 

nel mio letto?” alzò gli occhi per piantarli deciso in quelli castani del gemello e si mise a ridere“ok, ok, ma tanto lo sai chi ci vorrei”

 

un'idea ce l'avrei, che dici?e comunque, avevo ragione a dirti che ti sta già creando strani effetti” osservò ridendo mentre continuava a manovrare sul cellulare

 

smettila” rispose un po' imbarazzato “e va bene, lo ammetto! credo di essere già in uno strano inizio di subbuglio ormonale e conseguente desiderio incontrollato” gli confidò mentre si legava i capelli in una coda bassa

 

e ritornando a noi” disse il fratello“mettiamo gli ormoni da parte e ritorniamo a cercare che qui c'è gente che sta lavorando per te nel caso non te ne fossi accorto perché mi staresti anche deconcentrando” gli disse strizzandogli un occhio

 

 

 

 

 

 

............................................

 

 

 

 

 

 

La scritta bianca a neon 'Roschinsky's' si riverberava sul marciapiede zuppo d'acqua.

Il cielo era completamente coperto e pareva fosse già notte fonda nonostante fossero solo le venti e trenta.

Bill non ricordava un acquazzone così forte nemmeno nell'inverno passato: l'Hamburger Berg col suo senso unico di marcia, era letteralmente diventata un rivolo d'acqua che scorreva trascinando con sé terriccio e foglie dalle aiuole che fiancheggiavano la strada. Il traffico era andato in tilt e molti autisti si erano fermati nel tentativo di far passare quella che sembrava essere una bomba d'acqua.

Toby protetto alla meno peggio da un ombrello poco rassicurante aprì la portiera del crossover da cui scese prima Tom, che velocemente corse in direzione di Dirk che l'attendeva nell'ingresso secondario del locale, mentre Bill nell'atto di calcarsi il berretto ed abbassare in avanti il capo per non mostrare il viso, appoggiò male il piede nel gradino del marciapiede ed inciampò in avanti, facendo cadere a terra il cellulare che teneva in mano. Imprecò fino all'inverosimile e raccogliendolo dalla pozza d'acqua, si accorse che il display era andato in frantumi.

La sala era colma di gente seduta ai tavoli e la musica riecheggiava alta tra le pareti; Tom, pareva sparito nel nulla appena entrati e quelle luci soffuse del locale, non avevano aiutato di certo Bill a individuarlo; Dirk lo scortò fino ad una sala a loro riservata, raggiungendo così Georg, Andreas e Gustav che erano intenti a bere birra seduti attorno ad un piccolo tavolino laccato di nero

.

anzi, mi meraviglio come abbia impiegato così tanto tempo ad attraversare la sala” osservò Bill con una punta di fastidio

 

Parli di Tom? Ann lo aspettava all'ingresso con Toby, Credo siano andati infondo, nell'altra saletta. Ma che c'è Bill?” chiese Georg notando il suo nervosismo

 

Guarda” gli disse mostrandogli il cellulare col vetro rotto “dannazione, non poteva capitarmi in periodo peggiore”

 

dov'è il problema? domani potrai prendertene uno nuovo”

 

domani per me è già troppo tardi. Inoltre qui avevo tutti i dati che mi servivano, molte cose saranno rimaste nella memoria del telefono e non nella sim”

 

Gus prese in mano ciò che rimaneva di quello che un tempo poteva esser definito cellulare

ma che c'è passato un tir sopra?”

 

no peggio, la tua lingua biforcuta”

 

Georg fece un segno a Gustav di lasciar perdere, era evidente che Bill non era nella sua migliore predisposizione d'animo

 

credo che rientrerò, se vedete Tom diteglielo voi cosa mi è successo”

 

dai Bill, non sei nemmeno arrivato che te ne vuoi già andare” osservò rabbuiandosi Gustav

 

lo so Gus, ma non sarei dovuto nemmeno venire, avrei un mucchio di roba da fare”

 

Andreas comprese al volo che quel “mucchio di roba da fare” era riferito a qualcosa di ben preciso

 

potresti farlo domani, dai resta e goditi un po' la serata”

 

davvero ragazzi, scappo” bevve al volo un birra e fece un cenno a Toby che lo scortò fino alla macchina dove in un battibaleno, si trovò già in viaggio verso casa

 

 

 

......................

 

 

 

 

 

Quel paesaggio dalla finestra della sua camera aveva qualcosa di melanconico e dolce, proprio come il suo umore: da quel cielo così scuro che pareva avesse fagocitato l'intera città , la pioggia continuava a scendere senza dare un attimo di tregua

La mezzanotte era passata da un bel po', quando ,con gli occhi stanchi ed ancora puntati sullo schermo, sentì bussare delicatamente alla porta.

 

che ci fai qui?” chiese meravigliato vedendo Tom avanzare nella penombra della stanza

 

come potevo continuare a restare lì sapendo quello che ti era successo? Sapevo di trovarti qui”

 

ed Ann?”

 

Ann può aspettare, la notte è ancora lunga”

 

mi riesce difficile che tu faccia aspettare una ragazza, sicuramente c'è dell'altro. Scommetto che hai scordato i preservativi” disse continuando a maneggiare sul computer

 

Tom gli si accostò in silenzio, gli prese dalle mani il mouse e con movimenti decisi battè sui tasti della tastiera attendendo che si aprisse la pagina a cui aveva appena dato l'invio. Ruotò su e giù la rotellina del mouse e fece scorrere la pagina trovata

 

Cosa diavolo era?

Stava accadendo tutto in pochissimi minuti. Immagini colorate ed in bianco e nero scorrevano veloci come frame di un video davanti ai suoi occhi per poi essere immagazzinate frettolosamente nel suo cervello e forse qualcosa era riuscito ad imprimersi indelebilmente nella sua retina come un informazione decisamente conosciuta: un viso di ragazza, dei capelli lunghi e poi ancora mare, montagne, cagnolini, ragazzi, ragazze, case, neve, tramonti, albe.

Le mani avevano iniziato a torcersi nervosamente, inspiegabilmente aveva iniziato a mancargli l'aria e quella stanza era diventata come priva di ossigeno, il suo cuore aveva incominciato la sua folle corsa senza ritorno e le sue gambe, nonostante fosse seduto, iniziarono a tremare.

 

il tuo raggio di luna Bill ”

 

Che aveva detto? Raggio di luna? Ma cosa diavolo stava farneticando?Cosa significava?Aveva sentito bene? Si, aveva sentito bene in mezzo a quella confusione mentale che lo aveva improvvisamente assalito, quello lo aveva afferrato chiaramente.

Aveva detto proprio così Raggio di Luna

MoonBeam

Giulia era Moonbeam

Giulia era lì ora, di nuovo davanti ai suoi occhi trasognati

L'avevano trovata finalmente

 

 

Quando si voltò verso la finestra, la pioggia aveva inspiegabilmente smesso di scendere e quelle nubi scure si erano quasi disciolte, permettendo alla pallida luce della luna di farsi spazio tra loro illuminando così l'acqua del naviglio e rischiarando i tetti delle case

 

 

 

 

 

 

….................................................................

 

 

 

 

 

 

 

Alle sei di pomeriggio il sole era ancora alto nel cielo

L’acqua placida del canale, brillava sotto tutta quella luce mentre piccole imbarcazioni, pareva facessero a gara per attraversarlo.

Bill si avvicinò al fratello che appoggiato alla ringhiera della veranda, si stava fumando una sigaretta: dal piccolo giardino si sprigionavano profumi intensi di rose e piante aromatiche.

 

“ti voglio bene” disse al gemello stampandogli un bacio sulla guancia. Era molto dolce ed espansivo con Tom, perché lui era tutto il suo mondo, era un altro lui, in tutti i sensi e non c’era altra persona al mondo, insieme a Simone con cui avrebbe voluto condividere ogni dettaglio della sua vita. Quando soffriva, quando era felice, quando si arrabbiava, quando piangeva, quando urlava, quando litigava…lui c’era sempre e Bill c’era sempre per lui. Il loro era un legame forse difficilmente comprensibile agli altri ma profondamente indissolubile, speciale, unico.

Era il loro legame di gemelli

 

Tom gli dette un pizzicotto sulla guancia, ricambiando così il gesto affettuoso del fratello.

 

“cos’è quello sguardo?” chiese Bill sorridente

 

“novità? Ti sei deciso a mandarle il messaggio?” gli chiese, buttando fuori il fumo aspirato dalla sigaretta

 

“non ancora” rispose Bill prendendogli la sigaretta dalle mani e portandosela alle labbra

 

“scusa cos'hai detto? 'non ancora?'“ chiese meravigliato “che diavolo stai aspettando? Tu stai impazzendo, anzi no, sei già diventato matto!”

 

“ho paura, sì, ho una fottuta paura, hai sentito bene” fece una breve pausa mentre faceva uscire lentamente il fumo dalla bocca “paura di sbagliare e di farmi del male. Non so se sto prendendo la decisione giusta. Odio mentire non è da me e odio doverlo fare a lei. Ma non mi pare di avere altre scelte”

 

“perché non le vuoi dire la verità? Ho paura che tu stia iniziando a non ragionare più”

 

“Siamo dappertutto ormai, internet, riviste, tv, radio e ti aspetti che qualche occhiata non l'abbiano data da qualche parte tutt'e due e che qualche dubbio non se lo siano messe ricordandosi di quei due idioti che hanno incontrato quella sera? Dopo la nostra serata ho visto su internet la nostra intervista ed i giornali locali e nazionali hanno parlato del nostro concerto. Ecco supponi che abbiano visto una di queste cose.” disse guardando la distesa di acqua innanzi a lui.

 

“beh, oddio, idioti, io ci andrei piano con certi appellativi. Comunque potrebbe essere come dici tu”

 

Bill lo guardò sorridendo. A Tom piaceva sdrammatizzare.

 

“voglio che mi conosca per quello che sono. La verità verrà fuori quando sarà il momento per farlo” Era consapevole della scelta che stava per fare, stava prendendo la strada più tortuosa e dolorosa, ma la più giusta e la più logica

 

“e se anche fosse? Cioè se nel frattempo avessero avuto modo di riconoscerci, cazzo, credo che sia onorata di avere un amico così conosciuto e che, aggiungerei io, a sua insaputa sbava pure per lei!”

 

“pensi davvero che crederebbe ciecamente ad uno squinternato che le chiede l'amicizia e che dice di essere il cantante di quel gruppo? E poi, che ne posso sapere di come reagirebbe?”

 

“ehi, ma solo voi però due sapete chi era Brand veramente e giusto Elena; nessun 'altro sà di quell'incontro!”

 

Poi si fermò e riflettè un istante ed i suoi occhi incrociarono quelli di suo fratello: erano così belli in quella loro tonalità oro virante al rame che difficilmente si sarebbe riusciti a distogliere lo sguardo ed era ancora più bello poter leggere quello che stavano comunicando: dolcezza e smarrimento.

Bill aveva paura, si stava addentrando in una strada sconosciuta ed affascinante che solo il suo cuore era pronto a percorrere.

Forse aveva ragione, in fondo a Giulia non la conoscevano, non potevano immaginare come avrebbe reagito: avrebbe potuto riconoscerlo in qualsiasi momento o forse era già accaduto e per quanto avessero cercato di coprirsi quella sera, il tono della voce, le loro movenze e comunque anche alcune parti del volto, per non parlare dei dreadlocks di Tom rimanevano in bella evidenza. Non sarebbe stato difficile con un po' d'impegno arrivare a loro. Con quali conseguenze? Avrebbe potuto mantenere quel segreto o decidere al contrario di dirlo a chichessìa? e cosa sarebbe successo in questo caso?

 

“capisci come mi trovo adesso?”

 

“Se penso a quella sera Bill, dannazione! Se deciderai in questo senso, dovrai portare il peso delle conseguenze, perché ce ne saranno, anche la peggiore che sarebbe quella di perderla, come amica o come qualcos'altro se lei nel frattempo” fece una pausa e lo guardò dritto negli occhi sorridendo leggermente “dovesse provare qualcosa per te.”

 

“credo di aver deciso ormai” disse con un filo di voce.

 

Mentire.

Sapeva che quella scelta avrebbe condizionato tutta la storia, qualunque essa fosse. Brand non faceva parte del suo essere e Bill era un personaggio troppo ingombrante per ora. Voleva essere semplicemente lui, un ragazzo come tanti altri, come lo era per Simone, come lo era per suo fratello, per Georg, Gustav e Andreas. L'avrebbe portata a scoprire il suo cuore, i suoi sentimenti e di cosa era capace quando amava veramente. L'avrebbe condotta semplicemente a lui, passo dopo passo fino a farle scoprire cosa era nel frattempo diventato e a quella verità che per ora poteva stare solo chiusa a chiave nel suo cuore.

Quella sera, appoggiato al davanzale della finestra con la vista sul naviglio, Bill provò un senso di pace come non lo provava da tempo.

Aveva preso la sua decisione.

 

“è bellissimo quì. Mamma ha fatto bene a trasferirsi da Magdeburgo. Che fai?” chiese notando che armeggiava sul cellulare

 

“Rispondo a Benjamin ed Ann” disse Tom sdraiato sul suo letto che mandava messaggi

 

“Viene anche lei?”

 

“Si domani viene alla festa, beh è sempre carina e gentile con me, e poi devo farmi perdonare per non essere ritornato da lei l'altra notte” disse sorridente con sguardo sornione

 

“certo, come sei generoso!! La generosità è il tuo segno distintivo” rise Bill

 

“fai male invece, dovresti prendermi di esempio. Prova ad esserlo anche tu”

 

“io sono già generoso, ma non nel senso che intendi tu” precisò divertito

“ma dovresti esserlo più spesso” iniziò a provocarlo Tom

 

“lo sono più di quanto immagini.”

 

“ad esempio, potresti iniziare ad esserlo con Giulia..che aspetti allora?”

 

“fammi capire” disse allora incuriosito e divertito Bill ma sapendo già cosa aspettarsi

 

“non so, potresti dare il tuo numero di cellulare, organizzare un incontro molto veloce in qualche albergo, prima che parta per l’America..questo sarebbe un gesto molto generoso da parte tua fratello”

 

“certo, e quando? Stanotte stesso o domani? ahahah, no, tu sei pazzo!!” sospirò

 

“guarda che tanto si finisce sempre lì…sai che intendo….perchè perdersi nei preamboli ma sopratutto perdere tanto, tanto tempo?”

 

“come se fossero dettagli trascurabili i preamboli”

 

“per me lo sono”

 

“quando la smetterai di perdere il tuo tempo inutilmente?”

 

“non è perdere tempo, è godersi la vita, cosa che tu non stai facendo”

 

“forse non hai capito che questa volta è diverso e se me la volessi godere, me la voglio godere con lei, in tutti i sensi” rispose leggermente irritato

 

“possibile che non capisci Bill? Ti sto dicendo di muoverti, prima che lo faccia o non l’abbia già fatto qualcun altro dannazione. Ma capisci quando io ti voglia bene?” lo guardò in modo penetrante “e poi chi cazzo erano quel Massimiliano e Mirko?”

 

Già, chi erano?

 

Nei commenti alle sue foto non risultava scritto altro se non i due nomi che ipoteticamente dovevano essere riferiti a quei due ragazzi.

 

 

.

 

 

 

 

…...........................................................................

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontrarono direttamente Andreas e David nell’attico Vip del China Lounge nella Reeperbahn, alle ventidue e trenta in punto, come da invito.

Il locale a quell’ora era ormai già pieno, la gran parte degli invitati, faceva parte dell’entourage del gruppo, una festa privata voluta dai loro amici, in vista della partenza per il tour americano previsto per agosto e l'impegno imminente per la partecipazione al programma MTV's RTL live a New York.

La sala era calda ed accogliente: le pareti in vetro riflettevano le luci poste ad intervalli regolari sui muri arancioni; grandi tende damascate coprivano gli enormi finestroni mentre, divani rossi e tavolini neri con al centro una candela accesa, erano posti un po’ ovunque nel locale

 

“Andreas, David” disse Tom sollevando il calice di vino in segno di saluto

 

“Bill?” chiese David

 

“l’ho visto andare là in fondo” rispose indicando un punto sperduto della sala

 

La musica accompagnava gruppi di persone che già avevano preso possesso del centro del locale, mentre altre, in accese discussioni, sorseggiavano i loro drinks variopinti.

Seduto comodamente in un piccolo divano vicino alla parete, Bill parve estraniarsi totalmente da quella confusione. Sentiva solo le guance roventi per il troppo caldo. Non si era reso nemmeno conto di quante ragazze si erano sedute accanto cercando di catturare la sua attenzione in quell'ora che era lì.

Le sue dita curate con le unghie smaltate di nero si muovevano velocemente sul suo cellulare. Credette di essere già sbronzo quando finalmente si decise ad inviare un commento piuttosto patetico secondo lui, ma l'unico che fosse riuscito a formulare decentemente per quella foto, mentre d’un fiato mandava giù l’ultimo sorso del suo secondo prosecco. Quell'immagine stava iniziando a creargli uno strano effetto o forse era colpa del vino che aveva bevuto o del caldo della sala o di tutte quelle cose messe insieme pensò, sì, alla fine si convinse che doveva essere così per non farlo ragionare più tanto lucidamente.

L'unico pensiero razionale che rimbalzava continuamente nel suo cervello da quando era entrato in quel locale, era che per la prima volta in vita sua, stava perdendo davvero la testa per qualcuna e perdere la testa significava che non doveva esserci niente di razionale in tutto ciò che lui faceva, pensava o riguardava Giulia.

Sfilò dal vassoio del cameriere un altro calice di vino e lo portò alle labbra.

I suoi occhi instancabili ed insaziabili divorarono quella consistente galleria fotografica: le note riportavano molte immagini caricate dal cellulare ed altre fatte da una macchina fotografica digitale. Lo sguardo correva veloce su e giù per quelle immagini come a voler immagazzinare nella sua testa tutto ciò che fosse possibile memorizzare, fino a quando il dito fermò l'immagine su quella foto alla sua vista sgradevole, di lei in compagnia di quei due tizi: dovette ammettere con una punta di fastidio, che erano pure dei bei ragazzi, uno dei quali era evidentemente molto più grande di lei, ben piazzato fisicamente mentre l'altro, aveva dei lineamenti che ricordavano vagamente quelli di Giulia; da questa osservazione ne dedusse che probabilmente si trattasse di un fratello o un parente; questa riflessione gli risollevò l'umore, ma restò la piena consapevolezza che avesse parecchio lavoro da fare per avvicinarsi a lei. Continuò a scorrere nuovamente nella galleria e la bloccò su quel primo piano e quel sorriso, che tanto ancora ricordava così chiaramente: lo ingrandì e questo gli permise di notare un particolare delizioso di quell'incisivo laterale sinistro leggermente un po' più sporgente rispetto agli altri denti e che trovò decisamente sexy.

C'era solo da morire nel guardare così tanta dolcezza mista a provocazione pensò; ritornò su quella foto, ma quelle cosce scoperte abbronzate e snelle, seppur seduta sull'asciugamano fotografata di fianco, con indosso un caftano bianco che le copriva appena i fianchi non era foto da mostrare, pensò Bill. Ok forse stava esagerando, ma quell'immagine seppur non volgare, aveva qualcosa che lo stava provocando ed eccitando, anche perché immediatamente la sua testa iniziò a dare avvio ad una serie di fantasie erotiche.

Non aveva impiegato molto a rendersi conto che la stava desiderando, desiderando irragionevolmente, nonostante l'assurdità di quella circostanza, di quella musica che lo stava stordendo e di tutto quell'alcool che aveva ingurgitato ed impiegò altrettanto meno tempo ad accorgersi che il cavallo dei suoi jeans era improvvisamente diventato troppo teso e stretto e che qualcosa sotto premeva con forza sulla lampo.

“merda!” pensò “e meno male che è vestita, ci manca solo che diventi un depravato che si eccita guardando delle foto così innocenti. Perché si tratta di una foto casta vero Bill?” Nessuna risposta arrivò dal suo cervello ormai evidentemente scollegato. Si sentì avvampare in viso e la situazione peggiorò quando gli vennero in mente le parole scherzose del fratello, sugli effetti collaterali che portavano il nome Giulia.

“Bill, che fai qui tutto solo?” Disse Georg improvvisamente da dietro le sue spalle, interrompendo bruscamente quello stato di trance in cui era entrato.

“Tu sei Bill Kaulitz?” chiese estasiata una delle due ragazze che accompagnavano l’amico.

'Che tempismo Georg, tu e le tue amichette!', pensò lui. Riuscì solo ad emettere un sì appena percettibile che la tipa con vigore l’afferrò saldamente per un polso e lo tirò su. Bill inorridì all'istante una volta costretto in piedi perché si rese effettivamente conto di quanto quella foto lo avesse eccitato; cercò di riprendere velocemente il controllo della situazione agevolato da quell'ambiente caotico e da quelle luci soffuse e farfugliando una scusa a Georg, si ritirò con gambe mal ferme, nella toilette.

 

-grazie per i tuoi mi piace a tutte le foto e grazie anche per il tuo commento. La spiaggia è Maiori ed io non faccio la modella. Quando posterai qualche tua foto, prometto di ricambiare. Posso sapere almeno di dove sei Devilish?-

 

Si appoggiò al muro e sospirò chiudendo gli occhi cercando di calmare quell'eccitazione. Il cuore batteva ancora impazzito.

Riattivò il display del telefonino.

 

-Vivo ad Amburgo, ma l’Italia è bellissima, mi piacerebbe ritornare. Maiori dove si trova?-.

 

Ripose il telefonino in tasca e uscendo dal bagno si scontrò con Tom che stava entrando

 

“Ehi, ma che fine hai fatto? Ti stavo cercando, Georg mi ha detto che eri qui e ti ha visto strano, pensavamo stessi male”

 

“..sono…..sono dovuto entrare un attimo in bagno…cos’è questa preoccupazione che avete tutti quanti stasera per me? Sto bene tranquilli, forse ho bevuto troppo….. vado a mangiare qualcosa’” sorrise Bill

 

“dai vieni, c’ è Ann” disse trascinando in pista il gemello per un braccio

 

“Bill!!” esclamò felice la ragazza “che bello vederti! Come stai? “gli chiese avvicinandosi per baciarlo sulla guancia in una nuvola di profumo

 

“Ciao Ann! Sto bene grazie” rispose Bill ad alta voce per farsi sentire ma con l’aria di uno che non era molto interessato ad intraprendere alcun tipo di dialogo.

 

La guardò dimenarsi in quello che per lei doveva essere un ballo, mentre strusciava continuamente la sua schiena contro corpo di Tom. Bill fece loro un cenno di saluto e riprendendo un altro bicchiere di vino dal vassoio del cameriere si allontanò non appena il fratello la strinse a sé ed iniziò a baciarla.

Si accostò ad una finestra spostando leggermente la tenda: la visuale da quell’attico era mozzafiato con quelle nubi scure macchiate dei colori di Amburgo.

Riprese in mano il suo telefonino per guardare se qualche altra notifica fosse arrivata. Il dialogo nel frattempo si spostò nella chat

 

-Maiori è un comune della costa amalfitana, è molto famosa, forse l'avrai sentita nominare. Comunque siamo in Campania. Sei di Amburgo? Che coincidenza! Sai che meno di un mese fa ho conosciuto due ragazzi che erano proprio della tua stessa città? E dove sei stato in Italia?-

 

Altro che calmare il battito del cuore, per un po' non gli venne un infarto come lesse quelle righe. Dunque si ricordava di quei due..... non sapeva come definirli ormai.

 

-Davvero hai conosciuto due miei concittadini? Spero siano stati simpatici almeno- si azzardò a scrivere scherzosamente senza andare oltre - Comunque sono stato a Roma, Bologna e Milano, bellissime città anche se ho visto molto poco, per non dire quasi nulla. Conto di ritornarci un giorno, chissà- Tralasciando volutamente che era stato anche a Modena ed un altro dettaglio: il resto del mondo.

 

-Se non fosse che portavano degli abiti non proprio estivi, per il resto mi sono sembrati davvero simpatici e anche molto alti! Siete tutti così lì? Deduco per il resto che tu viaggi molto-

 

'bene' penso con un sorriso da ebete stampato fisso sulle labbra 'le stiamo almeno simpatici, buon punto di partenza'

 

-non so dirti l'altezza media di noi tedeschi, azzardo un po' forse sul metro e ottanta o novanta. Comunque sì, io viaggio abbastanza spesso, questo sì- scrisse sorridendo tra sé

 

-tra un po' comunque avrei la selezione per hostess e spero di poter viaggiare tanto anche io, dovrei accantonare l'università in questo caso ma questo sarebbe il mio sogno, anche se credo che i posti più cospicui di questa selezione siano per hostess di terra. Desidero davvero fare questo lavoro-

 

-credo che se si voglia fermamente qualcosa dalla vita, prima o poi con la tenacia la si ottenga-

 

-forse si….. Come sei lungimirante Devilish-

 

Bill sorrise.

 

-perché scrivi ‘forse'?-

 

-perché non è sempre così, come hai scritto tu. Non sempre si riesce ad ottenere quello che si desidera-

 

-spesso ragioniamo in modo sbagliato. Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto devi essere anche pronto a fare qualcosa che non hai mai fatto- Parve soddisfatto di questa riflessione profonda che miracolosamente il suo cervello aveva or in mezzo ai fumi dell'alcol

 

“Bill!” Andreas lo chiamò avvicinandosi con Benjamin e David Jost. Lui ripose velocemente il telefonino nella tasca dei pantaloni

 

“Lauren Christy e Scott Spock, ci vogliono incontrare a Los Angeles non appena abbiamo spazio tra tra i concerti. Vogliono discutere sui nuovi testi, stai ancora scrivendo vero? Li ho rassicurati su questo aspetto”

Era l’unica costante ultimamente per lui: nonostante fossero in giro con la tourné ed il tempo libero fosse risicato, per Bill era un periodo particolarmente creativo

 

“Si, ne ho già scritte un paio, ma è tutto da vedere per gli accordi ed i ritornelli. Ci stiamo lavorando su appena possiamo”

 

“da quanto ho capito vorrebbero occuparsi di parte della registrazione del nuovo album a Los Angeles e dei testi stessi, vogliono collaborare”

 

“davvero?”esclamò incredulo Bill al settimo cielo

 

“e ti confesso un segreto che tanto David e Benjamin mi hanno pregato di non dirti” disse guardando divertito i due compagni che scuotevano la testa con fare rassegnato “Spock ha detto che non ha conosciuto nessuno con un talento da rock star come te, Bill, devi essere orgoglioso!”

 

Bill arrossì imbarazzato, non che di complimenti non ne ricevesse mai, anzi tutt'altro, ma per lui era sempre come se fosse la prima volta. Vide Tom raggiungerli insieme a Gustav e Georg e poco dopo si riunirono per un brindisi di buon augurio.

 

 

 

 

….............................................

 

 

 

 

 

 

 

https://youtu.be/4IcX3e-cziM

 

 

“io sto con Ann, non preoccuparti, ci vediamo a casa. La macchina è giu che ti aspetta” Disse Tom cingendo col braccio la vita della sua compagna

 

Bill sedette nella limousine; stava iniziando a piovigginare, strano tempo quello di fine luglio pensò. L’indomani sarebbero partiti per l’America e sarebbe stato lontano dalla Germania, dall’Italia e da Modena. Mise Try Again dei Keane sul suo mp3 mentre i suoi occhi accarezzavano quel sorriso accecante sul display de suo cellulare; l’orologio segnava le 4:46 del mattino, ma Giulia non aveva più risposto.

Rivolse lo sguardo a quelle gocce di pioggia che pigre scendevano sui vetri; era quasi un mese che pensava ormai a lei e mai come in quel momento desiderò di averla lì accanto a sé.

Sorrise consapevole che Giulia nulla sapesse di quello che aveva fatto.

Si perché una cosa l’aveva fatta.

 

'Dio vorrei che tu potessi vedermi ora, mi sceglieresti e mi comprenderesti….piccola, io muoio ogni notte, ogni volta' ripeteva la canzone.

 

Ora pioveva più forte, le luci della città sui vetri parevano tante piccole pennellate di mille colori mischiati e non si era nemmeno chiesto perché sembrassero così sfocate e indistinte, ma le lacrime stavano inumidendo i suoi occhi e per quanto assurdo fosse, capì che si stava innamorando.

 

 

 

 

 

Note:

 

* KAREN BLIXEN

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo

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Capitolo 6
*** L’attesa attenua le passioni mediocri e aumenta quelle più grandi * ***


 

 

 

 

 

 

Sayreville, New Jersey,

 

Agosto 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi ma li richiuse subito dopo; volle godere di quella piacevole sensazione d'inquietudine che s'impadroniva del suo corpo ogni volta che leggeva quel nome sul display del suo telefonino, di quell'ansia che l'accompagnava nell'attendere quel segno di spunta, prova inequivocabile che i suoi messaggi erano stati letti; stava imparando a conoscere e ad accettare queste sue “somatizzazioni” come le chiamava lui. Il suo proverbile autocontrollo, la sua attitudine naturale a voler sempre controllare ogni cosa e persino la sua inflessibile autostima, stavano ora facendo spazio ad una arrendevolezza verso qualcosa che non poteva più controllare o variarne il naturale decorso.

 

Aveva poi fatto tutto di fretta la sera prima, salutando i fans all'incontro in modo superficiale e distaccato, perchè desideroso quanto prima di appartarsi nella speranza di messaggiare con lei, tanto che persino Andreas, aveva avuto da ridire su quell'atteggiamento ai suoi occhi decisamente non professionale, lui che lo conosceva da una vita e che non aveva mai avuto la necessità di esprimere simili osservazioni per il semplice fatto che non ce n'era mai stato bisogno. Bill era sempre stato irreprensibile sotto tutti i punti di vista; ma ora qualcosa era davvero cambiato ed aveva capito che il suo amico stava attraversando un periodo particolare, tanto che lo stesso Bill gli aveva accennato di una ragazza a cui teneva molto e che desiderava con tutto se stesso rincontrare; quella sera dopo una cena tra amici poi, fumando una sigaretta nel terrazzo del suo appartamento a Berlino, il suo amico si era aperto di più confessandogli che mai come prima aveva preso una sbandata per una ragazza con cui sì e no aveva parlato per nemmeno una ventina di minuti. Andreas lo stava ad ascoltare, cercando di mantenere una posizione neutra e provando a capire quanto questa infatuazione secondo lui avesse una reale consistenza fino a sfiorare la presa in considerazione che si trattasse di un vero e proprio innamoramento. L'ardore nei suoi occhi, l'evidentissimo coinvolgimento emotivo quando la descriveva e l'appassionato trasporto con cui sottolineava il racconto di alcuni momenti del loro incontro casuale al parco, il tono della voce ora più calda e sensuale e quel modo delicato di gesticolare che enfatizzava ciò che lui gli stava raccontando, lo convinsero senza esitazione.

 

Restava tuttavia il fatto che un atteggiamento come quello della sera prima nei confronti dei fans, fosse a suo avviso qualcosa di assolutamente impensabile e controproducente da ripetersi in futuro; si augurava pertanto che quanto prima Bill riuscisse a scindere la vita professionale da quella privata, esattamento come aveva sempre fatto.

 

 

 

 

Sentiva solo il rumore delle ruote del bus sull'asfalto che avanzava sull'autostrada in direzione Saint Jean Sur Richelieu e il respiro regolare di suo fratello che, nel lettino accanto a lui, dormiva beatamente col viso angelico calcato sul cuscino e la cascata di cornraws sparsa disordinatamente sulle spalle rilassate.

 

Rilesse per l'ennesima volta quel messaggio.

 

- Anche se era stata la mia prima volta, quel giorno pur di raggiungere le cascate, feci qualcosa mai fatta prima: m' inzuppai letteralmente sotto la pioggia ed il bello è stato che non riuscii nemmeno ad arrivarci!-

 

Spostò lo sguardo sulla gallery aggiornata e vide un bellissimo disegno che la ritraeva di profilo: era interamente fatto a matita, ma la grafite era così sapientemente sfumata che pareva fosse una foto in bianco e nero. Il ritratto portava la sua firma ed un commento.

 

- Stasera piove e la pioggia ispira i miei disegni. Grazie per la foto, ti voglio bene-

 

Si alzò dal letto per andare in cucina a prendere un pò di acqua e si sedette accanto al finestrino. Fuori era buio pesto e solo in lontananza s’intravedeva qualche piccola luce proveniente da qualche centro abitato; riattivò il display, non sapeva se lei fosse in linea, in Italia non dovevano essere nemmeno le dieci e mezza del mattino, ma in piena estate dubitava stesse a casa smanettando al Pc o dal cellulare; forse era sdraiata nella calda sabbia di Maiori a godersi il sole o immersa nelle sue limpide acque cristalline a rinfrescare la sua pelle accaldata. Ovunque fosse desiderava sentirla, stabilire un contatto con lei.

 

- E' stato pur sempre un tentativo, ed è questo quello che conta. Poi il risultato finale, beh, quello dipende - le rispose.

 

Si spostò sulla sua posta elettronica e diede un'occhiata alle e-mail in arrivo, attendendo fremente una risposta che non tardò ad arrivare.

 

- Ehi, ciao! Avevo messo in pratica senza saperlo quanto mi avevi scritto l'altra sera. Si lo chiamerei tentativo appunto, anche se l'indomani ebbi però la febbre a trentotto!-

 

Lui sorrise commentando sinceramente dispiaciuto quelle conseguenze e continuò – Credo di sapere dove ti trovi e francamente ti sto invidiando da morire! - azzardò- Da queste tue ultime foto e da queste splendide spiagge...beh, è difficile immaginarti altrove-

 

- Magari, ma oggi niente mare, ho l'ultima sessione di acquagym prima che chiuda per la pausa estiva, ma ci andrò dopo cena. Amo vedere il mare di sera al tramonto o al mattino prestissimo all'alba. Forse per te è più complicato ad Amburgo-

 

Amava anche lui il mare, aveva imparato ad amarlo fin da piccolo, grazie a mamma Simone e papà Jorg e a quando ancora erano una famiglia normale, felice e spensierata e trascorrevano le vacanze estive nell' isola di Sylt: ricordava quelle lunghe spiagge, le sue corse a perdifiato su quella sabbia calda e bianchissima e quelle nuotate a gara col gemello fino ad arrivare stanchi morti alla sera quando, soddisfatto ed in pace con se stesso, si metteva ad osservare quasi in religioso silenzio quei tramonti pittoreschi in cui l'mmensa distesa d'acqua all'orizzonte si trasformava in un accecante polvere di stelle. Ricordava poi che si svegliava presto al mattino, prima di tutti gli altri, per andare verso la piccola finestra accanto al suo lettino e rapito dalla magia che stava per compiersi, guardava quel magico rito del sole che sorgeva. Lipsia non offriva tramonti o albe così eccezionali, non vedeva il sole ergersi o calare sull'orizzonte libero ed infinito come amava ammirarlo lui: i suoi raggi finivano sempre per frastagliarsi sull'infinita distesa dei tetti delle case e la palla infuocata farsi spazio tra le sagome della città. Ora che era cresciuto le cose erano cambiate, ma le emozioni e le sensazioni che provava davanti a ciò che la natura poteva regalare non erano cambiate, erano forse l'unica cosa che ancora riuscisse a stupirlo come quando era bambino.

 

- Non si può non avere nessuna emozione davanti ad un tramonto o un'alba, è qualcosa di indescrivibile: magia, energia è questo che sento. L'alba sembra promettere speranza, il tramonto invece è il momento del silenzio, dei pensieri, della malinconia, il placarsi degli affanni quotidiani. Molte persone non fanno più caso a queste cose o non hanno la sensibilità necessaria per apprezzarle, ma probabilmente è la stessa vita frenetica che facciamo che ti porta a questo – poi aggiunse imbarazzato ed accorgendosi che forse aveva esagerato con le sue riflessioni -scusami, non volevo annoiarti-

 

- Perchè ti devi scusare? E' bello ciò che hai scritto. Forse quando si cresce è così: siamo presi da altre cose, lo vedo dai miei genitori, il lavoro porta via loro gran parte del tempo. A stento riescono a guardarsi in faccia quando ci siedevamo tutti insieme a tavola -

 

- Siedevamo?-

 

- Si, ora vivo a Modena per via dello studio ed insieme alla mia amica Elena, condivido un piccolo appartamento. C'è anche mio fratello ma vive per conto suo, pertanto a Maiori rientriamo ogni tanto-

 

Sorrise ricordandosi subito di quella ragazza dai capelli chiarissimi e dagli occhi di ghiaccio che conobbe insieme a lei quella sera, oggetto nei giorni seguenti, dei deliri sessuali di suo fratello.

 

- Vi assomigliate? Intendo tu e tuo fratello- chiese di getto.

 

- Ci assomigliamo abbastanza, anche se Elena dice sempre che lui è più bello-

 

Era scontato che Bill non condividesse il punto di vista dell'amica, ma riuscì ad ottenere l'informazione che cercava.

 

- E magari lo dice perchè sotto sotto le piace tuo fratello, quindi non è un parere del tutto obiettivo ...- scrisse ridacchiando - Ora che ricordo ho visto una foto di te con due ragazzi...-

 

- Non ci conosciamo ma già percepisci anche tu da così lontano, queste stesse vibrazioni? Temo abbia ragione tu, lei non lo vuole ammettere apertamente ed i suoi pareri sono nettamente di parte....- rispose sorridendo a sua volta - Si, quello a sinistra è Mirko e l'altro è un nostro amico- non aggiunse altro. Si ricordò però dei due nomi scritti nella didascalia e per esclusione capì chi fosse Massimiliano; evitò tuttavia di fare ulteriori domande.

 

< ed il tuo amico che parere potrebbe aver espresso su di te? Io un'idea ce l'avrei .... un amico che ti sta troppo vicino però per essere solo tale< pensò infastidito.

 

- Comunque ho sentito parlare di Modena come di una gran bella città- scrisse fingendo di non conoscerla- Da noi il mare è un po' distante, forse un centinaio di chilometri dalla città, però abbiamo ampie spiagge lungo il fiume d'Elba. Poi c'è il lago Alstersee, dove si praticano vela e canotaggio, l'hai mai sentito nominare? Non abbiamo spiagge meravigliose come le avete voi, e per ora mi dovrò necessariamente accontentare di quello che mi offre il New Jersey, perchè è qui che sono ora! - osservò sforzandosi di cambiare umore.

 

Attese un bel po' prima che rispondesse e nel mentre dette nuovamente un'occhiata a quella foto. Era inutile girarci intorno, ma era anche assurdo provare qualcosa di molto simile alla gelosia verso una persona che in fin dei conti non conosceva se non da pochissimo, ma sopratutto 'non esisteva' nel senso che non condivideva nulla della sua vita, se non questi messaggi; eppure il suo cuore percorreva la strada nettamente opposta: lei ora era lì, con lui, anche se a mille miglia di distanza, riusciva a 'sentirla'.

 

- New Yersey? Sei lontanissimo dall'Italia! - rispose dopo un bel po'.

 

- Sì, sono qui per lavoro, mi manca Amburgo-

 

> E mi manchi tu, mi mancano i tuoi occhi, il tuo viso, il tuo profumo, tu che ora sei lontana anni luce da me<

 

Sì sentì banale, di un banale assurdo.

 

Avrebbe voluto essere più profondo, dirle o chiederle mille altre cose, aveva fretta di sapere, di conoscere più che poteva su di lei; avrebbe voluto semplicemente sapere se fosse felice o triste, cosa avesse mangiato a colazione o cosa avesse sognato quella notte o se il suo cuore era già di un'altro. Avrebbe voluto semplicemente chiedere come stesse: ma non lo fece , non fece niente di tutto questo. Aveva paura di sbagliare o di farle domande inopportune. Era ancora presto, troppo presto. Si limitò invece a discutere dei suoi gusti musicali ed a confessarle la sua passione per Nena, David Bowie, Prince e Keane, a dichiararle il suo amore smisurato per la musica, il canto e la moda e scoprire, con una punta d'invidia e di gelosia, che lei era fan di Enrique Iglesias e di Michael Jackson. Fu persino sul punto di chiederle se avesse almeno mai sentito nominare i Tokio Hotel, facendole credere che ogni tanto ascoltasse qualche loro canzone, ma poi, la voce del suo orgoglio prevalse mettendolo a tacere.

 

- Modena è semplicemente bella, la gente, la sua storia, dovresti visitarla, ne vale davvero la pena, comunque grazie, disegnare è una delle mie passioni insieme allo sport. Lo pratico da quando ero piccola, mi fa star bene. Quindi lavori? -

 

- Non vedo l'ora di venire in Italia allora – il cui unico scopo era ovviamente tutt'altro che guardare le bellezze architettoniche della città ed aggiunse - Canto in un piccolo gruppo, ci dilettiamo a suonare insomma-

 

Lì si fermò, temette la valanga di domande in arrivo, sapeva che sarebbe successo e non voleva mentirle del tutto, non ci sarebbe riuscito, voleva trovare un giusto compromesso.

 

- Quel ritratto sembra davvero una fotografia - continuò - all'inizio ho pensato fosse uno scatto fotografico. Incredibile! Mi chiedo come tu faccia a renderlo così vero! Ammiro le persone che coltivano una passione. Non è facile restare costanti in qualcosa nell'arco della vita. Solo la passione ci può fare questo dono.

 

- Dunque canti! Oh, dev'essere così eccitante - e continuò – Beh, lo scatto spontaneo della mia amica mi era piaciuto. Comunque, in genere non amo disegnarmi, non mi trovo così interessante tanto da ritrarmi. Come vi chiamate?-

 

Rilesse più lentamente quelle poche righe che gli aveva scritto perchè credette di aver afferrato male il senso della frase, d'altronde il suo inglese non era ancora perfetto e forse non lo era nemmeno quello di Giulia, ma si dovette ricredere; avrebbe volentieri aggiunto un qualche apprezzamento sulla sua bellezza ma evitò del tutto, rabbrividendo al ricordo di quel primo messaggio inviatole in cui spudoratamente l'aveva riempita di complimenti.

 

- Il canto, beh la verità è che ti deve piacere e sì, un po' devi essere portato - fece una pausa e pensò velocemente ad una risposta da darle - Ci chiamiamo Delvilish -

 

Aveva già inviato il messaggio quando riflettè che aveva agito d'impulso. Forse non era stata una buona idea, ma in fondo era stata una mezza verità. D'altronde il suo nickname portava lo stesso nome.

 

- Devilish esattamento come il tuo nick...tutt'altro che angelico!- scrisse ridacchiando - Allora cantare ti deve piacere da matti!-

 

- Sicuro! Diciamo che non potrei stare senza-

 

Sentì Gustav russare dal fondo del corridoio e pensò a quanto il suo amico se ne fregasse di certe sottigliezze della vita.

 

Guardò fuori dal finestrino e notò che il cielo stava iniziando a rischiarare, segno imminente che l’alba era ormai alle porte.

 

- Fate già concerti in giro per le città?-

 

Quella domanda lo divertì, tuttavia su questo punto dovette necessariamente mentire, precisando che le loro performance erano limitate a qualche piccolo locale privato. Si consolò pensando che in fondo anche quella era una mezza verità.

 

- Allora mettiamola così Devilish: se mai dovessi diventare famoso e te lo auguro, mi dovrai invitare ad un tuo concerto, ad una condizione: mi dovrai riservare la prima fila, sarò un giudice severissimo- la frase fu accompagnata da un emoticon spiritoso.

 

> Cantare con i tuoi occhi davanti ai miei, non so quanto potrei resistere...< pensò e la sua mente cominciò a calvalcare pensieri bizzarri mentre volse lo sguardo ormai sognante, verso quelle praterie sufficientemente scure ma ancora prive di orizzonte che con quel cielo sconfinato, parevano formare una tavolozza monocromatica.

 

> Giulia...se solo sapessi... se solo fossi qui davanti a me... forse per la prima volta in vita mia morirei di vergogna nel fare ciò che ho sempre fatto e per cui mi sento nato di fare … tu fai perdere tutte le mie certezze, le mie sicurezze ... ma potrei però forse dirti che sei già la mia ispirazione più autentica e tu sola ormai sai come farmi morire, rinascere e morire, ancora e ancora, tutte le volte...perchè è quello che fai ogni volta, inconsapevolmente... si, tu lo stai già facendo e nemmeno lo sai, oh sì se lo stai già facendo...<.

 

- Molti con me hanno perso le scommesse - scrisse poco dopo ritornando in sè – mantengo le promesse e non credo che ci vorrà molto tempo, quindi tieniti pronta ma tu, dovrai ricambiare il favore-

 

- Mh, sentiamo-

 

- Mi dovrai riservare un posto tranquillo e un po' in disparte in aereo, sai quelle zone riservate ai vips, lontano da occhi indiscreti? Beh per una hostess non dovrebbe essere una richiesta impossibile da fare al suo superiore - scrisse divertito.

 

- Ok, ma t'informo che se sarai così famoso probabilmente sarà tutto più facile – rispose divertita – ma farò del mio meglio per sistemarti in un luogo appartato dell'aereo per evitare inutili fastidi da parte di gente troppo curiosa, caro futuro Rocker! Pensa poi agli effetti collaterali positivi: sarai sommerso ovunque da folle di ammiratrici ed ammiratori, non saresti felice per questo? E poi la maggior parte dei Vips sono persone molto vanitose, se la tirano insomma, spero solo che non ti omologherai alla massa. ;-D-

 

Bill sorrise, sapeva di essere ben lontano dall'essere vanitoso, presuntuoso; amava suscitare ammirazione, provocare, sedurre, rompere schemi e ruoli, faceva parte della sua natura, del suo essere, ma sapeva dove e quando fermarsi. L'umiltà era la prima cosa che sua madre gli aveva insegnato; ed era forse grazie a questo che nel tempo acquisita maggior consapevolezza di sé, non era mai arrivato al punto di magnificare se stesso.

 

- Ok, ma non perdiamoci di vista, se no l'invito poi, come potrei fartelo?-

 

- Osservazione logica, ma con calma però, ci vorrà tempo! Ora ti lascio, scappo, è tardissimo. Ah, potrei sapere almeno il tuo nome?-

 

Lui rifflettè un istante: escludendo ovviamente il suo primo nome partorito dalla fervida immaginazione del gemello, si azzardò a darle il suo reale nome di battesimo.

 

-Wilhelm? E' troppo complicato .. potrei chiamarti Will? Willy?-

 

In fondo si trattava di cambiare la B con W.

 

- Sicuro, gli amici più intimi mi chiamano Willy- Strizzò gli occhi per l'idiozia appena scritta.

 

- Vada per Willy. Ora però devo proprio lasciarti-

 

- Passa una bella giornata-

 

E dopo ci fu nuovamente il buio. Si sentì stupido: un sentimento di sfiducia iniziò a pervaderlo, mentre un'altro aspetto della faccenda a cui non aveva pensato iniziò a battere come un picchio dentro la sua testa e a cui avrebbe dovuto provvedere quanto prima: per quanto tempo lei avrebbe continuato a scambiare messaggi con un utente che mai si sarebbe palesato in una fotografia?

 

Allungò lo sguardo fuori dal vetro: seguì un lungo istante di silenzio quasi irreale. Non sentiva più nemmeno le ruote correre sull'asfalto, nè il battito del suo cuore che fino allora sembrava volesse uscire dal suo petto.

 

Attivò il block notes del suo telefonino e scrisse poche frasi.

 

 

 

Il cielo sta cambiando

 

E' te che vorrei sentire

 

le promesse

 

il momento per te e per me

 

t'incontrerò dall’altra parte

 

Come un cavaliere fantasma**

 

 

 

 

Gli occhi iniziarono a bruciare per la stanchezza ma quel cielo che all'orizzonte stava assumendo i colori più stupefacenti catturò tuttavia la sua attenzione: l'azzurro ormai pallido stava striandosi di oro mentre il sole, allungando i suoi raggi ancora incerti tra frammenti di nuvole scure, stava colorando timidamente la terra di un arancio impalpabile.

 

Pensò a quanta perfezione potesse esistere in natura e a quanti avessero la sensibilità di coglierla: scattò la foto e scrisse due righe nella didascalia e quando premette il tasto d'invio per pubblicarla sul suo account, si accorse che le lancette del vecchio orologio tondo, appeso alla parete di fronte a lui, avevano appena segnato le cinque e trentadue: fu in quell'istante che realizzò di non aver riposato niente in tutta la notte.

 

Appoggiò la testa sullo schienale della poltroncina e fissando per un po' quella silenziosa dedica, si addormentò.

 

 

 

 

 

 

 

Maiori

 

 

 

 

 

Tra due giorni sarebbe stata la notte di S.Lorenzo. C'era sempre qualcosa di magico e misterioso nel guardare il passaggio di una cometa , ma quell'anno, a detta degli esperti, il chiarore della Luna col suo primo quarto e quello di Piena, avrebbe disturbato l'osservazione del passaggio dello sciame delle Perseidi.

 

Col naso all'insù e da quella piccola insenatura con le luci del lungomare che si riverberavano sul bagnasciuga, Giulia si divertiva a studiare quel cielo puntellato di stelle e a riconoscere qualche pianeta più osservabile di altri come Giove ad esempio, che più luminoso di tutti, stava pian piano raggiungendo la parte Sud del firmamento.

 

Sentiva la sabbia ancora calda scivolare tra le dita dei suoi piedi nudi e le gambe scaldarsi a quel contatto, mentre qualche accordo di una chitarra poco distante, accompagnava quel magnifico spettacolo.

 

“Come descriveresti un cielo estivo come questo?”.

 

“Mh, vediamo” fece l'amico temporeggiando fintamente “Come un bellissimo viso di una ragazza con delle lentiggini?”.

 

“Max, oddio!” lo riprese lei più seria.

 

“Oddio che?” osservò lui divertito.

 

“Allora, solo così descriveresti questa meraviglia? Credo sia indescrivibile”.

 

“Come polvere di diamanti sparsa sul velluto blu? Si avvicinerebbe parecchio”.

 

Girò il suo viso e divertita notò la serietà con cui il suo amico stava scrutando quel cielo nel tentivo vano di trovare la risposta più adatta quando lei scoppiò a ridere.

 

“Ora sentiamo, che ti è preso? ” Le chiese sconcertato voltandosi per cercare quegli occhi appena rischiarati da quella luce argentea.

 

“Nulla, è che mi ha divertito la tua espressione estremamente concentrata, come se ti avessi chiesto chissà che” gli rispose mentre si tirava su con la schiena per sistemarsi meglio.

 

“Beh, pure tu, fai certe domande!” sentenziò ironicamente.

 

“Dì la verità, in Caserma ne sentirai di peggio”.

 

“Effettivamente.” osservò quasi serio “ ma tu sei perdonata” le confessò affettuosamente.

 

“ La ringrazio Capitano, ma perchè questo diverso trattamento?” scherzò dandogli improvvisamente del lei.

 

“In nome dell'amicizia che mi lega al tenente Armani” continuò.

 

“Ah solo per quello!” rispose in modo provocatorio mentre si alzò in piedi per sgrullarsi la sabbia.

 

“Perchè, cos'aveva capito? Ha viaggiato di fantasia per caso signorina Armani?” continuò lui.

 

“ Beh, lei che dice?”.

 

“ Dico che non avresti avuto tutti i torti a pensar così ....”.

 

Giulia si stupì nel sentir quella frase; l'oscurità non le consentì di vedere nemmeno l'espressione nel suo volto, ma potè giurare che dal tono della sua voce fosse nell'imbarazzo più totale perchè lui aveva poi cercato di farfugliare qualcos'altro che lei non riuscì a sentire. Non era mai capitato che lui desse ad intendere qualcos'altro nei suoi discorsi e men che meno che la riguardasse.

 

“Beh dobbiamo raggiungere quei due, li abbiamo letteralmente ignorati” disse lui riprendendo il controllo della situazione ed alzandosi in piedi.

 

Lei s'incamminò verso la riva poco distante da lui con la testa avvolta nei pensieri.

 

“Non mi sembri molto convinto di tuffarti però ” disse ironicamente avvicinandosi a Mirko “ o hai paura che qualche pesciolino spaurito si avvicini troppo dove non dovrebbe ?”

 

Elena si mise a ridere contagiando l'amica.

 

“Dai, allora fai tu questo sacrificio e tuffati per noi! A differenza mia, non dovresti avere nulla che possa spaventare il povero pesciolino” osservò scoppiando in una fragorosa risata insieme alle ragazze.

 

“Quando si dice che il condizionale è d'obbligo...” ribattè ironico, mentre incamminandosi verso il largo, con gesto sicuro levò via la maglietta gettandola sulla sabbia.

 

Giulia osservò quella scena con in mente ancora quelle parole dette prima, nonostante l'amica le stesse parlando tutto il tempo senza concederle tregua, rievocando i suoi ricordi di bambina felice proprio in quell'amata spiaggia e di come amasse fare il bagno la notte in estate.

 

Ormai la sua testa aveva preso il 'largo' ed i suoi occhi erano rivolti verso quel ragazzo che con ampie bracciate fendeva quella placida acqua del litorale per poi svanire nell'oscurità della notte. Forse le era sempre inconsapevolemnte piaciuto ed ora se ne stava rendendo pienamente conto: nel giro di poco tempo, anche i suoi punti di vista, le sue idee, sulla stessa cosa, era come se si fossero letteralmente ribaltati e poi quello sguardo, c'era qualcosa di così diverso e profondo nel modo in cui gli occhi di lui esitavano più del dovuto in quelli di lei, quello sguardo che aveva in sé una luce ed un interesse nuovi rispetto a prima. Ormai aveva iniziato a guardarlo perfino di nascosto, con occhiate fugaci, come rubate: adorava guardare quelle mani non proprio delicate che tante volte l'avevano sfiorata durante i loro discorsi, o la curva delle spalle larghe un po' palestrate che le davano un senso di protezione e sicurezza e stava perfino imparando ad accettare quel senso di arrendevolezza che provava tutte le volte che i suoi occhi incrociavano quelli di lui aumentando inevitabilmente la corsa impazzita del suo cuore.

 

“Giulia?” fece Elena all'amica.

 

“Uf” sbruffò confusa Giulia.

 

“Che noiosa che sei! “ ribattè seccata e facendo cenno con la testa verso Massimiliano “ quel boxer bianco però...”

 

Nessuna risposta.

 

“Allora?”

 

“Allora che? Oh Elena, che vuoi che ti dica. L'ho visto sì, che ha? E smettila di tirarmi e buttati” ribattè spintonando l'amica e facendola cadere definitivamente in acqua.

 

Si tuffò anche lei e riemergendo dall'acqua si trovò faccia a faccia con l'amica:

 

“ Credo siano trasparenti, sai una volta che uscirà dall'acqua...”

 

“Pervertita”

 

“ E' un'osservazione reale la mia”

 

“ Sai cosa potrai vedere con questo sole che spacca le pietre”

 

Elena si mise a ridere.

 

“ Secondo me l' ha fatto di proposito”

 

“ Certo, sicuro e a che scopo sentiamo?”

 

“ Per farti vedere quanto è figo, quanto è uomo”

 

“ Ele, stai fantasticando... sì, ma con gli occhi incollati su mio fratello!”

 

L'amica si mise a ridere sommessamente.

 

“ Oh Ele! Il suo sguardo, è...è diverso” le confidò improvvisamente.

 

“ Lo vedi? Quante storie per un boxer! Peccato te ne sia accorta solo ora ”

 

“ Perchè peccato?”

 

“ Credo abbia perso tanto di quel tempo...”

 

“ Nessuno ha perso niente”.

 

“ Oh sì cara mia, eccome!” ribattè mentre i ragazzi stavano uscendo dall'acqua.

 

“ Che t'ho detto?” disse con fare allusivo l'amica verso Giulia.

 

“ Allora, ascoltami” esordì Massimiliano verso Elena che nel frattempo aveva iniziato a canticchiachiare qualcosa “ bastano quelli laggiù a storpiare questa pace” disse riferendosi ad un gruppo di giovani, che poco lontani, coi volti rischiarati dalla calda luce di un piccolo falò acceso sulla sabbia, intonavano con la chitarra brani di repertori datati “da soli farebbero tramontare alla svelta quella povera luna, che non saprebbe come dirgli che ne ha le palle piene, su, non ti ci mettere pure tu!”

 

Mirko e Giulia scoppiarono a ridere ed Elena per niente risentita gli diede un colpetto sulla spalla.

 

“ Beh, oddio è Baglioni!” precisò poi Giulia voltandosi verso il gruppo.

 

“ Dev'essere bello però saper suonare o cantare. Io non so fare né l'uno né l'altro” osservò interessata, mentre i suoi occhi cercavano di distinguere in lontananza quelle sagome.

 

D'improvviso le venne in mente lo scambio di messaggi con Devilish, le piaceva come scriveva quell'utente.

 

“ Se vuoi posso improvvisarti qualche stroffa degli AC/DC” rispose scherzando lui.

 

“ Sicuro, come no! Sarebbe cosi romantico sai?” disse prendendolo in giro.

 

“ Lasciala stare. Ancora non l'è passata la Jacksonite e la Iglesite ” intervenne il fratello.

 

“ Uf, che noioso che sei” sentenziò stizzita.

 

“ Capisco per Jackson” ribattè Massimiliano “Ti confesso che ero tentato più di una volta in passato ad andare a vedere un suo concerto. Mi piace, lo ammetto, è un grande” dichiarò mentre s'infilava la maglietta “Meglio di quelli che erano a Modena poco tempo fa. Praticamente alla radio non senti altro.”

 

“ Di chi parli?” chiese Elena.

 

“ Dei Tokio Hotel”.

 

“ Uhm, li ho sentiti nominare sai? Ma non ce li ho in mente” rispose Giulia riponendo il telo dentro la sacca quando si accorse che il cellulare stava lampeggiando.

 

“ So solo che tutte vanno pazze per le loro canzoni e per il cantante che non lo distingueresti da una donna!” disse mentre tutti insieme s'incamminavano tra le piccole dune di sabbia.

 

“ Ho capito Max chi è lui! La canzone è un tormentone e lui è comunque dannatamente bello da sembrare una donna provocante, ma le ragazze ancora non hanno capito le sue preferenze, poverette”

 

“ Mirko, mamma voleva sapere se fosse tutto a posto” L'interruppe Giulia con telefonino in mano “ma il messaggio è di due ore fa!”

 

“Buon giorno sorellina! Mentre tu eri occupata a contare le stelle, ha chiamato me vedendo che non rispondevi, testona, stai tranquilla.”.

 

“Domani si rientra caro mio e con un bel turno di notte” disse Massimiliano mentre sfrecciavano verso casa.

 

Erano le due di notte, la riviera ed i vicoli della città pullulavano ancora di gente, di turisti dai visi arrossati dal sole ed i bambini mezzi assonnati con in mano grossi coni di gelato dai colori più svariati. Giulia, dopo aver salutato l'amica, si lasciò cullare dai pensieri che da qualche ora le avevano occupato la mente, dalla calda voce del suo amico e da quello sguardo fugace che lui le lanciava continuamente attraverso lo specchietto retrovisore.

 

“A domattina Mirko, anzi a stamattina” disse sorridendo, accorgendosi della tarda ora il capitano.

 

“ Ciao anche a te, Giulia” disse voltandosi verso l'amica che seguiva con lo sguardo la figura del fratello dirigersi verso l'altro ingresso. “ci vedremo a settembre immagino....” osservò mentre ebbe la sensazione che l'aria stesse iniziando a mancargli e che quella mezza luna impietosa ci stava mettendo del suo rivelando quel viso stupendo che ora lo stavano fissando a pochi centimetri dal suo.

 

“ Suppongo di si” disse lei poco convinta “ non ritornerai prima? Intendo non hai altre ferie?”

 

“ No purtroppo.... ho dei casi a cui stiamo lavorando ormai da un bel pò ed il procuratore mi ha chiesto, anzi pregato di portargli dei dossiers completi quanto prima. Puoi capire come questi due giorni siano stati un miracolo” disse voltandosi a guardare il golfo rischiarato dall'argentea luce lunare; da quel punto del piccolo giardino, si poteva ammirare benissimo e tutto poteva andar bene in quel momento, pur di evitare i suoi occhi. “ Ho bisogno di chiarirmi le idee”.

 

Per un istante calò il silenzio, non aveva ben capito se quella frase fosse riferita al lavoro o ad altro.

 

“ E' che ho capito quanto sia prezioso il tempo per farlo andare via così, senza un valido motivo per trattenerlo” aggiunse fissando il mare. A cosa stava alludendo? Non le venne altro in mente se non Maria. I suoi occhi seguivano quel profilo dalla fronte corrugata e dalle sopracciglia che adombravano ancor più gli occhi. Provava una forte emozione a guardarlo e a sentirlo parlare così, in tono confidenziale come mai era successo prima, lo avrebbe fatto chissà per quanto se non fosse che lui le augurò improvvisamente la buona notte.

 

“ Sono stato molto bene con voi ed i tuoi” le sussurrò avvicinandosi mentre la mano scivolava lungo il suo braccio nudo per poi stringerle delicatamente il polso ed attirarla leggermente più vicino a sè. La bocca le sfiorò la tempia in un bacio appena percettibile ed in quell'istante lei sentì il pizzetto pungerla lievemente. Chiuse gli occhi un istante col cuore che sentiva pulsare nelle sue orecchie ma lì riaprì un istante dopo, perchè lui si era già allontanato.

 

“Buona notte anche a te e buon viaggio” gli disse.

 

Si avviò velocemente verso la porta di casa mentre lui la osservava allontanarsi; era in preda ad un turbinio di emozioni miste ad una dolce delusione, si aspettava forse qualcos'altro; girò la chiave nella toppa del portone, quando si accorse che il suo telefonino lampeggiava da dentro la sacca, lo aprì velocemente pensando che forse Massimiliano si era scordato di dirle qualcosa, ma notò che non era lui. Chiuse la porta appoggiandovi le spalle; era una notifica di Willy. Delusa aprì per leggere, quando i suoi occhi furono inondati dai colori di quella che sembrava un'alba irreale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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-Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Francois de la Rochefoucauld

 

** diventerà poi Phantomrider

 

-cit (Kahlil Gibran)-

 

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Note: Ringrazio con tutto il mio cuore chi ha dedicato del tempo a leggere questi miei capitoli e chi ha voluto recensire e chi ha deciso di seguire questa storia. Sono lentissima con gli aggiornamente per via degli impegni e me ne scuso! Grazie ancora.

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo


 

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Capitolo 7
*** Da quando ho visto il tuo viso, il mondo intero è inganno e illusione. Il giardino non sa qual è la foglia e quale il fiore. Gli uccelli confusi non sanno distinguere il miglio dal laccio*. ***



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Modena

 

Agosto 2008

 

 

 

 

 

Era da un paio di minuti ormai che tamburellava chiassosamente le dita sul quel sottomano in pelle che sua madre gli aveva regalato per il suo trentesimo compleanno. I suoi occhi rileggevano instancabili quell' incartamento dettagliato rilasciato dal suo amico e collaboratore, il medico legale Egidio, in cui non vi era ombra di dubbio che a far morireGharib, in quella rissa scoppiata fuori la pizzeria centrale della città quella sera di Ferragosto, fosse quell'unica coltellata inferta dal suo assassino, che gli recise l’aorta addominale all’altezza della milza. Era parso chiaro fin da subito dalle indagini di sopralluogo che quel profondo taglio all'addome, doveva essere stata la causa del decesso della vittima; una conferma arrivata al tavolo del suo ufficio nell'arco delle quarantotto ore. Il sospetto principale è che si fosse trattato di un delitto a sfondo passionale, in cui la moglie del sospettato, un panettiere cinquantenne Simone Rovereto, padre di due figli minorenni, intratenesse rapporti di un certo tipo con la vittima; accusa ovviamente rigettata da parte dell'interessato che riversava invece la colpa di quanto accaduto a due dei quattro amici con cui aveva condiviso la serata, quel giorno dell'omicidio. Era inutile ma doveroso entrare nei meandri di una mente umana che potesse arrivare a tanto pensò accigliato Massimiliano: si rese pertanto conto che per quanto quel caso potesse sembrare semplice in realtà non lo era più di tanto in quanto non vi era alcun tipo di collaborazione da parte dell'interessato. Era assorto in questo tipo di meditazioni quando appoggiando i fogli sulla scrivania si accorse che il display del suo telefonino si era attivato con la ricezione di un messaggio.

 

 

 

- Spero non stia lavorando troppo. Mirko mi ha detto che state lavorando ad un caso molto importante; comunque grazie, sì, io sto bene-

 

Il cuore iniziò a battergli più forte come se avesse avuto una sferzata di vita improvvisa e titubante, prese comunque coraggio, compose il numero di telefono e fece partire la chiamata.

 

“ Non dirmi che sei al mare, sarebbe un'ingiustizia” disse con voce leggermente tremante per l'emozione.

 

“ Va bene, ti dirò che non lo sono, ho capito che cerchi solidarietà” rispose anche lei con voce che tradiva emozione.

 

“ Grazie, evviva l'empatia! Ma purtroppo nascondere il rumore del mare non ti riesce bene” rispose ridacchiando e riprendendo sicurezza.

 

“ Mh, io non sento alcun rumore, è tutto frutto della tua deformazione professionale”

 

Lui non potè che ridere, aveva proprio bisogno di sentire la sua voce.

 

“ Te l'ho detto che t'invidio? Comunque mi fà piacere tu stia bene.”

 

“ Me lo stai dicendo ora capitano. Io invece non t'invidio per niente. E' un sacrilegio star chiuso dentro quattro mura quando fuori c'è un sole splendente!”

 

“ Non infierire ulteriormente o mi pentirò di averti chiamata” disse punzecchiandola “Lo vorrei tanto anch'io ma il dovere è dovere.”

 

“ Lo so, scherzavo. Spero almeno siate a buon punto...” non continuò la frase perchè non sapeva fino a che punto potesse parlare del lavoro che stava svolgendo.

 

“ Non preoccuparti, siamo sulla buona strada.” la interruppe lui. D'improvviso si ricordò di quella sera in spiaggia a guardare le stelle e a quella mezza frase che lui aveva detto dettata dalla spontaneità; ebbe voglia di vederla ma sapeva che questo non era possibile.

 

“ Mirko mi ha detto che ti ha visto insieme a Maria qualche giorno fà. Come sta?” si sentì chiedere dall'altro capo del telefono “ è dispiaciuto anche ai miei che quest'anno non sia venuta a Maiori.”

 

Lui s'irrigidì lievemente.

 

“ Eh sì, niente ferie estive quest'anno per lei purtroppo, ma sta bene direi. ” tagliò corto “ tu piuttosto, stai studiando per la selezione e il test d'ingresso all'università?” chiese cambiando argomento.

 

Lei percepì subito quel cambio sul tono della sua voce.

 

“ Si e no e poi siamo ad Agosto... ho solo voglia di rilassarmi”

 

“ Sì e no, Giulia?! Ehi, non farmi fare la parte del fratello maggiore, anche se non mi dispiacerebbe ... ” rispose come a volersi convincere che solo così potesse mantenere una certa distanza di sicurezza da lei.

 

“ Un fratello ce l'ho già e mi basta quello ... “

 

“ Scherzavo“ aggiunse subito dopo avendo percepito una punta di fastidio nel tono della sua voce, quando trasalì leggermente nel sentir bussare alla porta del suo ufficio e vide il brigadiere avanzare in sua direzione con in mano una tazza di caffè fumante ed un mazzo di fogli sottolineati da un evidenziatore giallo.

 

“ Il suo caffè capitano. Questi sono i documenti del pm che mi aveva chiesto: il Gip deciderà anche sulla permanenza in carcere degli altri quattro. Quì ci sono anche I tabulati telefonici. In giornata è previsto il nuovo interrogatorio del signor Simone Rovereto”

 

“ Ottimo, grazie Romano” disse coprendo il telefono affinchè Giulia non sentisse e facendo cenno al brigadiere di uscire fuori dalla stanza.

 

“ Agli ordini capitano”

 

“ Giulia, scusami ...” disse riprendendo la comunicazione.

 

“ Tranquillo, è meglio che prosegua il tuo lavoro. Non vorrei distrarre il mio nuovo fratello ...”

 

“ Studia e vedrai che non ci sarà bisogno di un altro fratello”. Rispose scherzosamente

 

“ Agli ordini capitano” rispose secca.

 

“ Giulia..” la riprese dolcemente lui, ma ci fu silenzio dall'altra parte, non capì bene cosa lei avesse recepito con quella innocua battuta, ma tutto avrebbe voluto tranne che trattarla come una bambina; percepiva un cambiamento in lei negli ultimi tempi questo comportamento lo destabilizzava parecchio, a volte si sentiva inadeguato, non sapendo mai esattamente come porsi nei suoi confronti.

 

“ Davvero ora devo andare. Mamma oggi ha in serbo un mucchio di acquisti e mi ha chiesto il favore di accompagnarla. “

 

La comunicazione terminò lì facendolo rimanere con l'amaro in bocca.

Scrutò distrattamente i tabulati telefonici dell'inquisito con la testa evidentemente altrove: stava rendendosi conto che ormai, pensava sempre più spesso a lei; aveva bisogno di uscire fuori e respirare un pò d'aria fresca. S'incamminò verso il solito bar dietro la Caserma ed ordinò la sua aranciata ghiacciata preferita. Prese in mano il telefonino nel tentativo di mandarle un messaggio perchè aveva la necessità di risentirla ma si trovò a leggere un messaggio di Maria.

 

- Perchè sei sempre tra i miei pensieri? Ho voglia di vederti-

 

Sbuffò infastidito ed iniziò allora svogliatamente a controllarsi le mail e a curiosare sull'account di Giulia: conosceva ogni singola foto ormai, ma notò che negli ultimi giorni i suoi followers erano aumentati di un pò e lei contestualmente aveva iniziato a seguire qualche utente.

 

- Sei davvero bella, complimenti, di sicuro sarai una modella, non potrei trovare altra spiegazione.-

 

“ Complimenti, sì....complimenti per la trasmissione...” pensò ironico; quando lesse quel commento, si mise a ridere e l'effetto fu quello di risollevargli l' umore. Diede subito un'occhiata al profilo di quell'utente dal nick stravagante, ma vi trovò solo postata la foto di un'alba. Si rese subito conto che lo spirito con cui stava guardando il profilo social di Giulia era tutt'altro che di mera curiosità ma bensì era come se inconsciamente volesse controllarla in qualche modo; cercò di essere obiettivo e più distaccato possibile sull'intera faccenda, ma davvero stava diventanto sempre più difficle; cercò di ripassare nella sua mente il solito copione e cioè che lei non doveva rappresentargli niente se non la sorella del suo migliore amico e collega di lavoro, niente più e questo doveva ricordarselo come un mantra. Dopo aver ingurgitato l'ultimo sorso di aranciata, stizzito uscì dall'account e rispose al messaggio.

 

- Passo a prenderti alle 21, ceniamo fuori. Ti aspetto giù – scrisse abbandonando l'idea di chiarire con Giulia, ma non era Maria quella che avrebbe voluto vedere quella sera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maiori

 

 

 

 

 

 

 

“ Ho usato il caffè decaffeinato Ele, quindi puoi mangiarlo tranquilla” disse Silvia raggiante mentre si accingeva ad adagiare il suo tiramisù al centro del tavolo in legno nel piccolo giardino all'ombra del pergolato.

 

“Grazie, l'aspetto è meraviglioso e questo non mi aiuta a perdere qualche chilo però” commentò Elena.

 

“ Beh, è doveroso recuperare le energie visto che mi avete aiutato a far la spesa, non è ora di pensare alla dieta, godetevi il vostro dolce, io vado a sistemare in cucina prima che rientri tuo padre Giulia.” e con una velocità mai vista prima, lasciò le due ragazze sole con due enormi porzioni del loro dessert preferito.

 

“ A quest'ora avresti dovuto addentarne almeno la metà. E' evidente che non sei dell'umore migliore” osservò l'amica.

 

Giulia stava martoriando con la forchettina un pezzetto di pan di spagna intriso del liquido marrone misto a mascarpone.

 

“ Andiamo Ele , lo so che ti sei fatta un'idea strana di me. Voglio dire non sono di certo innamorata di lui, ho ben chiara la situazione e Dio Santo, lo so da ormai cinque anni questo che è ufficialmente fidanzato, ma non so perchè sto facendo così, non lo so davvero. Ma non mi sono rincitrullita improvvisamente. E' stato un giorno... l'ho guardato ed ho percepito qualcosa nei suoi occhi, mi guardava diversamente da tutte le altre volte. Non avevo alcun pregiudizio su di lui a riguardo, lo sai che ci conosciamo da tanto ormai e per me è stato sempre collega di Mirko e nostro amico. Ma il giorno è successo qualcosa e poi quella strana frase l'altra sera... so che non intendesse dire chissà che, eppure l'istinto mi diceva che c'era qualcosa in quelle parole, percepivo un calore nella sua voce che non avevo mai sentito... poi ci siamo salutati quella notte stessa, avevo la sensazione come se volesse dirmi dell'altro...era così vicino, sentivo come se avesse una tempesta dentro di sè che non riusciva a calmare ma poi si è allontanato. ”

 

“ Ma davvero vuoi giustificarti con me? Non ci vuole un lampo di genio per capire che ora ti sei accorta di lui come uomo e non più come amico e questo è anche colpa sua, perchè a lui dev'essere accaduta la stessa identica cosa. Vi piacete, punto. Ma sono stra sicura che lui teme di lasciarsi andare, primo perchè sei la sorella del suo collega, amico e si nota lontano un miglio che quando lui cerca di avvicinarsi tu ti irrigidisci, secondo perchè lui sta con lei che comunque sia è una brava ragazza e ormai conosce I suoi da tutto questo tempo e terzo la differenza di anni che vi separa e questo per lui non dev'essere un dato trascurabile anzi tutt'altro, dev'essere un limite a cui non riesce ad andare oltre...lui è un uomo maturo, non solo per gli anni che ha ma anche per le responsabilità che ha professionalmente.”

 

“ Non è difficile arrivare a capire tutto questo, ma ci sono cose che sfuggono alla ragione. Cuore e ragione...non vanno d'accordo. M'irrgidisco perchè ho paura, mi fà paura.. Non lo guardo più come un amico”

 

“ Tutto cambia. Giulia, Massimiliano è un amico, lo è ancora ma è anche un uomo, non un ragazzino, lui avrà obiettivi diversi rispetto a quelli che potrebbe avere un ventenne, è normale. Scordati storie come quella che hai avuto con Riccardo, nel caso succedesse qualcosa tra voi.”

 

“ Riccardo... sono già passati due anni” disse, ricordandosi di quanto gli fosse piaciuto quel ragazzo, poi aggiunse “Beh, sai che ti dico? Non ho più voglia di pensarci e di deprimermi. A proposito: hai visto che bella foto ha postato Willy?” le chiese mentre si portava improvvisamente alla bocca un pezzetto di tiramisù.

 

“ Si ho visto, ma quindi vi sentite tutti i giorni in chat?”.

 

“ No, non tutti i giorni cioè dipende, a volte sì. Sta diventando il mio svago, la mia distrazione in questa estate un pò così. Mi piace come scrive, sembra una persona sensibile, profonda. Sai che ha un fratello? Adora i dolci e I tatuaggi”.

 

“Credo debba stare attenta a non fidarti più di tanto…infondo non sai nulla di lui. Potrebbe nascondersi un serial killer” le disse con una smorfia divertita “ un fratello? Tatuaggi? Oddio Giulia, non sarà mica tatuato fino al midollo?!”.

 

“E se anche fosse..beh, affari suoi e poi non c’ è bisogno che mi allarmi con la tua lungimiranza…è un innocuo scambio di messaggi in chat….l hai visto, no? Non sto andando da nessuna parte, quindi riserva questo senso investigativo per altro e rilassati… ”

 

“così s’inizia, poi il serial ci sa fare….dà l’appuntamento raggirando la vittima, se la lavora per bene insomma” iniziò a ridere mentre Giulia basita la stava osservando “comunque se devo esser sincera, piace

anche a me questo Willy, però...”. Disse pensierosa senza terminare la frase.

 

“Però cosa?” chiese interessata Giulia.

 

“ Il mio sesto senso”.

 

“ Continua” la incalzò lei.

 

Elena sembrava divertita, le piaceva provocarla fingendosi misteriosa.

 

“ Scusa, ma non ti ha mandato ancora una sua foto? ”.

 

“No, ancora no. Ma tu cosa intendevi dirmi?”

 

“ Come se non fosse un perfetto sconosciuto”

 

“Eh?!?”

 

“ Sì, boh, non lo so è solo una sensazione. E' di Amburgo, ha un fratello, canta o comunque ha a che fare con la musica... non so, che siano solo coincidenze? Sarà, anche se io non ci ho mai creduto più di tanto”

 

“ Che c'entra Amburgo adesso? Che c'è di strano ad avere un fratello o il fatto che canti?”

 

“ Hai la memoria corta...ma davvero pensi di superare il test all'università o passare la selezione per hostess in queste condizioni?”

 

“ Senti, l'ubriaca quì mi sembri te però” disse ironicamente.

 

“ Mi ricorda qualcuno di questa estate”.

 

“ Naaa” rispose dopo aver riflettuto un istante “ ma ti riferisci a Tord e Brand?!?”

 

“ Bingo!!”

 

“ Certo che lavori assai di fantasia. Amburgo ha una popolazione assai cospicua, non credo sia abitata solo da loro due. Poi scusa, perchè non mi avrebbe subito detto che era lui?”

 

“ A questo non saprei risponderti, è ancora troppo presto, ma tu prova a chiedergli se ha un cane ed un fratello e com'è di aspetto”

 

Giulia la guardò sorridendo.

 

“ Sicuro che lo farò, ma non posso mica tempestarlo di domande e se anche fosse lui e non vorrebbe dirmelo, pensi che sarebbe così stupido da rispondere affermativamente a queste domande? Ele, Ele, non brilli per intelligenza eh! ” e aggiunse poco dopo “ Dai, sbrigati a finire, ho voglia di scendere in spiaggia.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Los Angeles, MtV Music Awards, Paramount Pictures

Settembre 2008

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“Gus, non riusciresti ad assere un po' più ...allegro? Mamma mia che faccino depresso! Dai ragazzi, abbiamo vinto e siamo ad una festa, un po' di allegria su quei volti, vi costa tanto? Guardate me ad esempio” disse allegramente un Tom sorridente, mentre cercava di far rientrare tutti nel riquadro della sua fotocamera.

 

“Ti vuoi muovere anziché rompere? Per forza abbiamo queste facce, sei tre ore con quell'affare in mano senza deciderti e scatta dannazione!” osservò Bill spazientendosi.

 

“Pronti?”

 

“Ancora?!? E dai” gli urlarono i tre.

 

“Uno, due, treee.........cheeeeese!”.

 

“Alleluja” esclamarono nuovamente i tre quasi all'unisono.

 

“Ok, ora che finalmente la montagna ha partorito il topolino vado a mangiare qualcosa”

 

“E ti pareva...... il nostro caro buon Gus...” disse Georg beccandosi per tutta risposta un bacio mimato dal batterista.

 

“Come sempre, sei venuto uno splendore” osservò Georg guardando Bill nel il capolavoro fatto da Tom “ e peccato sia un maschietto altrimenti a quest'ora avremmo avuto almeno quattro o cinque figli, ed un sesto magari in arrivo tesoro, mmmh....” gli sussurrò scherzosamente mentre si mordeva il labbro.

 

Bill di rimando sfoderò uno tra i più bei sorrisi del suo repertorio, a cui nessuno avrebbe potuto resistere.

 

“Geo, lo sai che hai della labbra da urlo, ma sono altre quelle in cui vorrei morire” Sentenziò davanti ad un Georg per niente meravigliato. “Ed ora vado a prendermi una boccata d'aria, qua c'è un chiasso infernale, ci vediamo dopo ragazzi” disse mentre gli altri si erano già incamminati verso l'angolo bar.

 

 

La notte afosa era ormai calata da un po’e lui, dimenandosi tra la folla e dal gruppo di amici negli eleganti locali della Paramount, s’incamminò verso il vialetto esterno circondato da edera e rose rampicanti che costeggiava l’enorme piscina illuminata.

Era inebriato da quella felicità che lo stava accompagnando tutto il giorno e dalla forza continua che Simone gli stava infondendo con le innumerevoli chiamate di congratulazioni: ricordava il disagio del caldo e di quel red carpet infinitamente lungo, di Georg e Gustav che si lamentavano per quell'afa, di Tom già stanco prima di iniziare e di Benjamin che instancabile si aggirava tra loro con la telecamera, il dolce in bocca al lupo di Natalie e le parole di Russell Brand al microfono che enunciava la loro vittoria. Aveva ancora nelle orecchie quelle urla di gioia e quegli applausi scroscianti del pubblico e dei fans; aveva ancora davanti agli occhi la loro immagine proiettata nello schermo gigante del palco con stampata in faccia la loro incredulità e l' imbarazzo misto a stupore,

quel senso inebriante di gioia infinita quando aveva preso in mano il trofeo Moonman e tenuto alla spicciola quel discorso breve ed improvvisato davanti a tutte quelle persone che attendevano solo loro.

Pensava a tutto questo quando sorseggiando la Vodka, tirò fuori dai pantaloni il suo telefonino e finalmente riuscì a rispondere a Giulia.

 

-Ok, forse è per uno che sta scoprendo di non essere più solamente infatutao ma che sta iniziando ad amare?-.

 

Attese un istante e la risposta arrivò.

 

-Mettiamola così, questa meravigliosa luna che hai postato, non dà molto adito a dubbi e dunque la prescelta sarà fortunata comunque e tu sei un inguaribile romantico, innamorato o infatuato chiunque egli sia. Ma temo che non sia difficile indovinare chi possa essere- Scrisse cercando di indovinare.

 

 

Restò un bel po’ a fissare quella frase, perchè forse l’aveva spiazzato. Piegò le gambe e si sedette coi talloni appoggiati sulle natiche adagiando il calice per terra, mentre con dall'altra per poco non gli scivolò il telefonino sul selciato.

 

-Bene, non sapevo avessi un fiuto così fine! Romantico, per così poco? Per la foto di una luna?! Forse lo sono, forse no, ma l'ardua sentenza spetterà solo all' ipotetica prescelta allora-.

 

-Dunque ho azzeccato! Che aspetti allora? Questa prescelta non sa di essere... tale, vero..?!-.

 

> Vuoi che ti dica che la prescelta sei tu? che ho perso la testa per te? Che sono pazzo di te? Che sono passati due mesi e ti desidero come non ho mai desiderato nessun’altra? Oh tesoro……. non provocarmi, questa splendida luna non sembra altro che tua complice stanotte ed insieme vi state divertendo a torturare questo mio povero cuore ……” < pensò con lo sguardo assente rivolto verso quella gente che poco lontano si muoveva a ritmo di soul tra luccichii di flute e abiti firmati.

 

Giurò che c’erano stati momenti in cui la tentazione era stata così forte da dirle tutto quanto e da essere così fuori di testa da esser capace di interrompere la tournè per prendere il primo aereo e andare da lei. Ma poi quel po’ di ragione che gli restava lo riportava coi piedi per terra, capendo che un gesto simile non sarebbe servito a nulla.

 

-Aspetto che lei lo capisca da sola- sentenziò laconico.

 

-Oh Willy ….sei un mascalzone, impazzirei fossi in te. Devi avere molto autocontrollo per queste cose. Quando m’innamoro io lo perdo completamente-.

 

Sorrise per quell'appellativo insolito e nel constatare che doveva essere anche molto passionale.

 

-Ci sono situazioni in cui l'autocontrollo è necessario, per il bene di … tutti- cercò di convincersi anche se non era più così tanto sicuro - Anche se sei innamorato e .. se sei a pezzi-.

 

Prese il bicchiere e se lo portò alle labbra, inumidendole, sentì le guance accaldate e il sudore bagnarli la fronte.

Giulia quella frase non l’aveva proprio capita: come si poteva avere il controllo su una questione in cui la razionalità secondo lei, non poteva esistere quando c'era l’amore di mezzo?.

 

-Ragione e sentimento….non vanno molto d’accordo negli affari di cuore-. Era quello che ultimamente si ripeteva in continuazione quando pensava a Massimiliano “Se ti ‘autocontrolli’ facendo

prevalere la ragione, non ti stai lasciando andare”

 

-Sono d’accordo- ribattè Bill apprezzando a fondo quanto gli aveva scritto -Ma a volte certe situazioni impongono un autocontrollo pur essendo innamorati: se ti affidi troppo ai tuoi sentimenti, in certe circostanze in cui ancora non potresti farlo, nel senso che ancora non potresti palesare le tue emozioni, finiresti per essere irrazionale, forse addirittura ridicolo e rischieresti qualche brutta figura”.

 

-Non si è mai ridicoli quando si ama o si desidera qualcuno; qui divergiamo con i nostri punti di vista, temo che non andremo mai d’accordo-.

 

-Non volevo scrivere proprio ridicolo...ma qualcosa che ti faccia sentire in enorme imbarazzo, ecco perchè ti ho scritto che a volte è bene che la ragione prevalga-.

 

-No ribadisco, se la ragione prevale non c'è sufficiente sentimento-.

 

-Quando desideri o ami intensamente una persona, potresti arrivare anche a questi estremi: non ti trovi più in un punto di equilibrio, sta a te scegliere quale dei due può prevalere per diverse ragioni-. Era esattamente la situazione che lui stava vivendo e che per niente al mondo avrebbe voluto; la ragione doveva prevalere ad ogni costo ora, perchè abbandonarsi totalmente a ciò che lui sentiva avrebbe significato allontanarlo dalla realtà. Alzò gli occhi al cielo accorgendosi che la luna si era levata velocemente velando la parte di cielo ad essa circostante: la vista di Los Angeles nella vallata sembrava irreale avvolta dal candore della sua pallida luce.

 

-Willy, ti salva solo il fatto che tra un po’ devo andare in segreteria, all'Università, ma il discorso non finisce qui…a proposito… la prossima settimana io ed Ele avremo la selezione all'AirFly. Auguraci in bocca al lupo-

 

-In bocca a che ? Che vuoi dire?- Chiese incuriosito e preoccupato al tempo stesso.

 

-E' un modo di dire, un augurio di buona fortuna, augurami buona fortuna-.

 

-Ah ok” scrisse ridendo “Ma certo, ti auguro il meglio e tutta la fortuna di cui avrai bisogno, ma - aggiunse preoccupato - Pensi di non poterti connettere fino ad allora?”.

 

“-Spero di si, anche se per poco, perchè sto studiando parecchio ed ora che sono ritornta a Modena devo pensare anche alla casa-.

 

-Allora ci conto- Scrisse sentendosi improvvisamente giù di corda.

 

-Willy...-.

 

- Dimmi- rispose subito incuriosito.

 

- Lei com'è? -

 

Bill si bloccò per un lungo istante: come avrebbe potuto scrivere a parole le emozioni, gli impulsi, le sensazioni, le percezioni che lei gli faceva provare ? Era come in uno stato di eccitazione perenne, come se stesse prendendo tutti i giorni una dose di anfetamina, dormiva pochissimo, mangiava pochissimo ed aveva persino perso qualche chilo, nonostante fosse già molto magro.

 

- Non ci sono parole per descriverla-.

 

- Oh Willy, spero un giorno possa accorgersi di te. Sai, anch'io penso ad una persona-.

 

Bill non capì o meglio ebbe paura di capire.

 

- Beh, ultimamente penso sempre ad una persona, ma non credo di essere al punto in cui ti trovi tu.- e dopo aggiunse – perchè ho capito che tu sei innamorato, vero?-

 

Si rialzò in piedi con le gambe tremanti, riprese a camminare senza sapere dove stesse andando. Improvvisamente ebbe una sensazione di nausea ed una forte tachicardia; quelle parole gli arrivarono come un pugno in pieno stomaco.

 

Allungò lo sguardo …..Si sentiva la musica da lontano e attraverso i cespugli poteva vedere delle ragazze che si erano messe in costume e che lentamente s’immergevano nell’acqua della piscina.

 

-Tu sei innamorata?- chiese ignorando la sua di domanda.

 

- No, ma mi piace. Ci conosciamo da moltissimo tempo, ma non voglio annoiarti-

 

- Tu non mi annoi mai. E lui? Sì, insomma, lui è innamorato?- non gl'interessava più se stava agendo d'impulso e se le sue domande potessero essere invadenti.

 

- Ma tu non mi hai risposto-

 

- Io... io credo di amarla, sì....-

 

-Vorrei tanto che tu possa trovare il momento giusto ed il modo per farglielo capire. Per me è diverso, non saprei dirti se lui prova qualcosa per me -

 

Si era accorto di essere arrivato al limite dell'enorme giardino, allontanandosi da tutto e da tutti. Solo bassi lampioni costeggiavano il selciato che l'avrebbe portato in un enorme fabbricato disabitato. Si sedette per terra allungando le gambe: sentiva il petto pesante come un macigno e quella nausea salirgli dallo stomaco senza dargli tregua; la gioia di quel giorno si era mescolata improvvisamente all'amara consapevolezza che aveva viaggiato troppo di fantasia per tutto questo tempo e che aveva avuto troppe aspettative positive da questa storia. Fece appello a quel poco autocontrollo rimasto ed inviò la risposta.

 

- Non ci conosciamo, ma credo che sarebbe impossibile a chiunque non accorgersi di te. Non penso che lui non provi nulla per te se tu sei arrivata a dirmi questo - le scrisse a malincuore.

 

- Non lo so e non so perchè ti sto scrivendo tutto questo Willy. Non ti conosco, ma scriverti…è bello- Quel complimento gli arrivò come una lieva carezza.

 

- Ora vai, non vorrei essere l'artefice dei tuoi ritardi- le rispose solo, non riuscì a scriverle altro.

 

Il display del telefonino si spense e lui rimase lì, inebriato dal profumo delle rose del giardino e sconvolto dalla nausea.

 

 

 

 

 

 

 

 

“ Bill, ho visto che andavi solo verso il vialetto ed ho capito che non volevi compagnie…”

 

Si voltò lentamente e vide il gemello avanzare in sua direzione dopodiché gli si sedette accanto.

 

“Tom….” Disse con un filo di voce e con tono supplichevole. I suoi occhi erano così lucidi e vivi che non ci impiegò molto a capire che qualcosa non era andata per il verso giusto.

 

“ Allora questa volta la faccenda è proprio seria ” osservò Tom.

 

“E'come se la conoscessi da sempre e questo mi fa male. Ho cercato con tutto me stesso di non pensare più a lei, di concentrarmi sul lavoro….ma non è servito a molto. Forse è triste dirti che la sto idealizzando, anzi, l'ho già fatto…..e forse è ancora più triste dirti che..” mentre la frase gli morì in gola.

 

Tom cercò di osservarlo meglio in quella poca luce, ma ciò che riuscì solo a scorgere era quel luccichio negli occhi, come se fosse sul punto di piangere.

 

“ Dirmi cosa, Bill?”

 

“Credo...credo di essermi innamorato! Dannazione, come si può essere più stupidi? Cerco con tutto me stesso di evitare di pensarci, ma non ci riesco, proprio non ci riesco. Ma come ho potuto permettere che accadesse? Come?Oh Tom!” gli disse, mentre si toccava nervosamente il bracciale in pelle borchiato “La desidero da impazzire.”

 

Seguì un istante di silenzio in cui poi s'incamminarono arrivando in fondo al selciato in cui vi era una panchina. Il leggero alito di vento scompigliò i capelli corvini di Bill rivelando il suo profilo perfetto e quella pelle chiara come la porcellana. Tom provò in quell’istante un senso profondo di affetto verso il gemello: Bill era davvero un essere speciale.

 

“Credo che tu ti stia colpevolizzando per qualcosa che accade d’improvviso e che arriva senza preavviso. Quando provi qualcosa per qualcuno è così. Anche se l'hai vista per pochi istanti e non ce l'hai più accanto. Ma qualcosa ti rimane e ti entra dentro e non ti lascia più. Lascia che il tuo sentimento scorra, non impedire nulla, vivilo fino in fondo, fai quello che ritieni più giusto per te e per lei. La vita va vissuta, non giudicata. E non credo sia triste quando capiamo di provare qualcosa per qualcuno, anche se l’altro non lo sa o non ricambia. L’amore ci migliora comunque. Ci insegna tante cose. Sta a noi poi cercare di far sì che questo sentimento non ci annulli o ci distrugga, qualsiasi sia l’esito della storia. Bill, credo che tu debba fare qualcosa di concreto oltre sentirvi tramite tramite chat. E’ stupido e controproducente e sai che ti avevo avvisato. Capisco che non voglia dirle la verità perché hai paura…..ma qualcosa dovrai farla perchè così non potrai tirare alla lunga”

 

Bill appoggiò i gomiti sopra lo schienale della panchina. Così pareva ancora più magro con la maglietta bianca e le bretelle nere. Tirò indietro il capo e chiuse gli occhi sospirando.

 

“Lei pensa ad un altro Tom. Scontato no?”.

 

“E tu temi di essere relegato alla friend zone, giusto? E' qual'è il problema? Era ipotizzabile una simile evenienza. Ma ora che fai? Già alla prima difficoltà ti butti giù?”

 

“Io non esisto, fisicamante per lei intendo,capisci? Che valore può avere uno con cui chatti da dietro ad un Pc e di cui ignori il resto? E' come parlarsi al telefono e non incontrarsi mai. Praticamente diventi il suo confessore.”

 

“ Ho ben chiara la situzione ed allora falle capire che esisti, forza un po' la situazione”

 

“Tom, mi sento davvero un idiota per queste cose, sono troppo timido” disse Bill alzando lo sguardo per ammirare la luna. “Non posso darle nessun appuntamento se è a questo quello a cui ti riferivi col 'forzare la situazione'. Mica è così stupida.”

 

“Essere sfacciati in certe occasioni….a volte è per pura sopravvivenza. Sono sicuro che troverai il modo perchè lei si fidi di te. Bene” disse poi alzandosi in piedi davanti a lui “Ora mi merito un extra fratello, la lezione di filosofia è terminata” disse divertito.

 

“Ed in cosa consisterebbe questo extra, sentiamo” chiese svogliato Bill

 

“Se vuoi proprio saperlo vieni con me…..non so, ma visto che ultimamente sei assente ed hai la testa altrove per accorgetene…..là in sala….c’è tutto quel ben di Dio di fanciulle”

 

“Ci risiamo…..è sempre la stessa solfa con te…..il sesso ti dà al cervello” disse Bill scuotendo il capo

 

“E ah” aggiunse Tom ridacchiando “ Christie sta aspettando là per salutarti.”

 

Bill sgranò gli occhi ed arrossii lievemente.

 

“Christie? E' venuta pure lei?” chiese meravigliato “E' da un bel po' che non la vedo”

 

“Guarda che ormai me ne sono fatto una ragione sai? Ha sempre preferito te e mi pare che in passato te l'abbia ampiamente dimostrato” disse il gemello stirando le labbra in un sorriso carico di significati.

 

“E' acqua passata e lo sai” precisò Bill, ricordandosi di quella strana amicizia che lo aveva legato a lei in passato, fin dall'inizio della sua carriera; ricordava benissimo la sua bellezza algida e provocante nonostante fosse giovanissima come lui, quei fianchi longilinei e quella sua camminata decisa nei corridoi della Universal, di quella volta che nell'ufficio del padre aveva spento davanti a tutti le sue sedici candeline emozionandosi a tal punto da scoppiare in lacrime, di quegli occhi azzurri, trasparenti come acque cristalline, di quegli sguardi pieni di desiderio che indirizzava solo a lui ed improvvisamente gli sembrò tutto così strano fino a provare un profondo senso di vergogna ripensando poi a quei momenti condivisi insieme, quando un po' più grandi, si erano ritrovati a scambiarsi avidi baci nei bagni dei pubs dove si esibivano, inebriato da quel suo profumo dalla fragranza fiorita che aveva ormai imparato a riconoscere tra mille, da quel desiderio irrefrenabile di possederla e da tutte quelle continue provocazioni che lei si divertiva a fare assecondando poi quel suo capriccio preferito nell'offrirgli alla fine la sua calda bocca fino fargli raggiungere copiosi orgasmi nell'arco di poco tempo gli uni dagli altri.

 

“Ero più piccolo, ma ora è cambiato tutto.”

 

“E cioè? Non hai più pulsioni sessuali?” chiese ridendo “Però è stata una bella esperienza, ammettilo. Mi ricordo cosa mi raccontavi su di lei ... era brava a fare certe cose, tu ti sentivi come in paradiso. Dovresti lasciarti andare un po’……ti farebbe bene, oggi è l'occasione giusta”

 

“Scusa, ma l'occasione giusta per cosa? Non interessa portarmi a letto Christie o una sconosciuta, non ho bisogno di questo, se è questo quello a cui stai pensando” Ora niente e nessuno aveva senso che non fosse Giulia. “E se tanto t'interessa saperlo, le ho eccome le pusioni sessuali, non sono mica morto”

 

Tom stirò nuovamente le labbra con fare malizioso.

 

“E allora devi aver optato per un voto di castità fino a scioglimento dello stesso non c'è altra spiegazione, fino a a quando ti accoppierai con Giulia!”

 

“Accoppierai? Ma come parli!” osservò stizzito “Lo sai che con lei è tutto diverso”

 

“L'ho capito, ma non è la tua ragazza. Cos'è, vorresti morire di desiderio aspettando lei?”

 

“Ok, so dove vuoi arrivare, ascoltami bene però: quando ci messaggiamo sono il ragazzo più felice di questo mondo, ho bisogno di sentirla in qualche modo e quando guardo le sue foto immagino tante cose stupende e tra le altre, anche tante porcate, lo ammetto. Sono un uomo. Ma non vado a masturbarmi tutte le volte. Ti è chiaro il concetto?”

 

Tom non resistette ed esplose in una risata fragorosa.

 

“Bibi, tesoro! Sei unico quando mi parli così! Ma io intendevo dire che così ti divertiresti per davvero e con zero compromessi, non chiuso in bagno, per lavori in corso, ad immaginare chissà cosa con lei, ma vista la situzione, spero per te che un giorno tu possa avverare il tuo desiderio che ora ti tormenta, tanto sei cocciuto ma….conoscendoti però, sarò sicuro che non sapresti da dove iniziare trovandoti in intimità con lei e disperato mi chiameresti al telefono per chiedermi cosa fare”

 

“Casanova, vorrei ricordarti che anch’io ho avuto qualche altra ragazza oltre lei e che non sono un imbranato come mi stai facendo credere.” iniziò ad indispettirsi.

 

“Dai, vorresti farmi credere diversamente, timido come sei? Anche se con Christie non notai tutta questa timidezza effettivamente”

 

“ Sono timido per certe cose, idiota, ma tu sei così stupido, non puoi capire!” esclamò risentito.

 

“ Beh, ma lasciami solo fare un appunto a riguardo: totalmente inesperto su come soddisfare una donna, questo sì però” disse ridendo Tom

 

“Non sembrava che Christie se ne andasse insoddisfatta tutte le volte. Il fatto che tu abbia avuto mille donne, non significa nulla” obiettò stizzito Bill.

 

“Oh, io credo invece di sì: non riescono a stare al passo coi miei instancabili tempi...” rispose compiaciuto il gemello

 

“Idiota ed illuso, vai a consumare il tuo extra che è meglio anziché perdere il tuo tempo con altre idiozie, anche se tu perdi sempre tempo a prescindere…” rispose alla fine soddisfatto con un colpetto affettuoso al braccio ed accorgendosi che quel forte senso di nausea che l'aveva accompagnato fino a poco prima era completamente scomparso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*: (Khaled Hosseini)

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Note autore: ringrazio sempre chi spende del tempo a leggere questi miei capitoli e a chi vorrà esprimere un proprio parere. Grazie ancora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Volevo imparare a non soffrire per la sua assenza; lasciavo vagare nella mia testa i pensieri di cuore, non offrivo resistenze. Stavo cercando di non soffrire. Solo così potevo evitare una tempesta. ***


 

 

Le lacrime salate si mischiavano all'acqua calda che scorreva lungo il suo corpo infreddolito scivolando giù per le gambe per poi fare un piccolo vortice trascinando nello scarico gli ultimi residui di vomito. Non aveva mai rimesso in una doccia e adesso poteva anche vantare questo squallido traguardo, ma d'altronde suo fratello l'aveva avvertito che forse stava esagerando con la birra e la vodka, ma ormai la serata era destinata ad andare in un solo verso anche se non era quello che lui avrebbe voluto. Si sforzava di ricordare che erano lì per un solo motivo, anche se a lui ormai poco importava, perché quelle cinque parole scritte avevano avuto la potenza distruttiva di un tornado e spazzar via in un attimo la gioia di un'intera giornata. Aveva nuovamente la nausea e le tempie che gli martellavano per il dolore lancinante; era annebbiato, confuso e l'addome dolorante per le continue contrazioni per quei conati di vomito che a intervalli ritornavano ad assalirlo.

 

“Hai bisogno di riposare, vieni e sdraiati, se vuoi c'è dell'acqua accanto al letto”

 

“Oh smettila di preoccuparti, mi hai rotto! Come se fosse la prima volta che mi prendo una sbornia” osservò mentre si allacciava l'accappatoio in vita e tremante per il freddo andava a sdraiarsi accanto al gemello.

 

“Di cazzate ne hai fatte tante e per fortuna tutte lontane dai concerti, ma questa.... Dai ora cerca di dormire, ti farà bene. Così la smetterò di preoccuparmi per te”

 

Per tutta risposta il gemello scoppiò in una risata apparentemente senza motivo a cui seguì una riflessione.

 

“Ho avuto l'impressione che alla festa Christie volesse qualcos'altro da me... mi guardava con quegli occhi languidi, ricordo ancora i suoi sguardi quando mi voleva, sai? Ma forse farnetico o forse no” Disse riprendendo a ridere esageratamente.

 

Tremava visibilmente e Tom si avvicinò per stringerlo a sé nel tentativo di scaldarlo.

 

In silenzio per un lungo istante, fissarono il soffitto della stanza in cui strani giochi di luci provenienti dalla finestra disegnavano sagome dalle strane forme.

 

“Ti fa ridere il fatto che non ti abbia dimenticato affatto? Chiese il gemello capendo che non fosse proprio lucido. “Ma ora prova a riposare e lasciati scaldare”

 

“Ho freddo Tom ed ho voglia di rimettere nuovamente e se non mi lasci subito ti vomiterò addosso” gli disse liberandosi velocemente dall'abbraccio per correre nuovamente in bagno. Ci mise un po' quando uscì dalla toilette per ritornare nel letto.

 

“Sento ancora quel dannato profumo che aveva, me lo sento addosso. Non era quello che metteva solitamente, era diverso questa volta, era nausenate, lo odio e poi non doveva dirmi che pensa a quello, non ha avuto rispetto. Però è ancora bella, bellissima, vero? Lo so che te la saresti voluta sempre fare e stasera c'è stato un momento in cui l'ho desiderata anche io di nuovo, sì” aggiunse “volevo fottermela”. Tom non riuscì a guardarlo in faccia da quella posizione ma tuttavia non gli rispose, era insolito sentire il gemello parlare così.

 

“Perché non dici nulla?”

 

“Vorrei riposare Bill, sono le sei del mattino, sai? Il sole sta sorgendo, li vedi i riflessi dei suoi raggi sul soffitto?” gli disse indicando due striature viranti sull'oro arancio.

 

“Si le vedo, ma mi fa troppo male la testa” fece una pausa “ricordi quando guardavamo l'alba ed il tramonto a Loitsche? Quei palazzi ci impedivano molta visuale; siamo da un bel po' che non lo facciamo insieme”

 

“Eri felice allora Bill?” chiese contento di questo istante di lucidità.

 

“Cos'è la felicità? Dimmelo perché non saprei dirti se l'ho mai incontrata” disse affondando il viso coi capelli umidi in quel braccio che l'accarezzava instancabile.

 

“L'hai forse incontrata”

 

“Non so, ma lei è....” disse ad un certo punto con voce debole.“Luglio, faceva così caldo e tu facevi ridere conciato com'eri... ma lei era persino più calda di quel sole estivo, era caldissima, bollente....ed ha finito per bruciarmi” disse impercettibilmente prima di addormentarsi.

 

“E chissà se anche a lei piacerà giocare col fuoco.... dicono che chi lo faccia prima o poi finisca per bruciarsi” disse Tom mentre gli adagiava il capo sul cuscino e lo copriva meglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi ma con tutto lo sforzo possibile non riuscì a mettere a fuoco la sua vista velocemente perché il sole aveva inondato il suo letto bianco immacolato e doveva aver deciso di contemplare per un bel po' quel suo viso provato da quella strana nottata. La testa gli doleva ancora o forse era il suo cellulare che sul comodino squillava come se fosse posseduto da un essere immondo a fargli provare un mal di testa assurdo. Si trascinò fino all'altra parte del letto e l'afferrò quando smise di suonare. Si sdraiò subito e cercò di stare fermo perché d'improvviso tutto intorno a lui iniziò a girare vorticosamente. Dov'era suo fratello? Stava male, dannatamente male; provò a riaprire pian piano gli occhi cercando di portare la mano col telefono innanzi ai suoi occhi e cercò di inviare la chiamata.

 

“Bill sono sul corridoi sto arrivando” non ebbe nemmeno il tempo di fiatare che riattaccò. Era questo il bello di avere un fratello gemello, non era nemmeno necessario parlare a volte perché l'altro aveva già captato i tuoi stati emotivi.

 

“Ti ho portato un po' di frutta fresca e dell'acqua dalla sala dell'hotel” disse un Tom deciso entrando nella camera da letto “Riesci almeno a sederti sul letto?”

 

“Non so, prima mi girava tutto...posso riprovare”

 

Il gemello gli si avvicinò e l'aiutò ad appoggiare lentamente la schiena sullo schienale del letto.

 

“Sì, forse così và già meglio, grazie”

 

Intanto Tom s'ingegnò a preparargli la frutta che gli porse in un piatto con un bicchierone d'acqua.

 

“Ho un mal di testa che quasi non riesco a tenere gli occhi aperti”

 

“Ehi, giù erano tutti preoccupati, Gus voleva salire ma gli ho detto che riposavi. Per non parlare di Andreas e David volevano mandarti il medico, sono seriamente preoccupati per domani, si chiedevano se riuscirai a recuperare per lo show da Jimmy, ma li ho tranquillizzati... e poi anche Christie, mi ha detto di averti mandati non so quanti messaggi e di averti chiamato diverse volte”

 

Bill lo ascoltava mordicchiando svogliatamente una fetta di mela con gli occhi chiusi.

 

“Stai invecchiando fratello, non reggi più l'alcool come una volta” disse sornione ed aggiunse “ ti ricordi di quell' intervista dov'eravamo totalmente ubriachi?”

 

“Oddio sì Tom!” parve illuminarsi improvvisamente“è stato così imbarazzante, non riuscivo a mettere su una frase che avesse senso ed effettivamente non ci siamo riusciti perché ci interrompevano continuamente” ricordò unendosi alle risate del gemello.

 

“Per forza non ci hanno fatto parlare più di tanto, che senso aveva quello che dicevamo? Era evidente in che stato fossimo! Lo avevano fatto apposta per evitare che continuassimo a sparare stronzate a raffica”

 

Bill sembrava davvero divertito ripensando a quell'intervista.

 

“Ehi, và meglio?” chiede il fratello dopo un po'.

 

“Forse un po' sì”

 

“ A proposito” chiese cambiando discorso “cos'hai detto ieri di Christie?”

 

A Bill quella domanda parve fuori luogo.

 

“Io?”

 

“Esattamente” disse mentre si portava le mani dietro la nuca per lasciarsi andare supino nel lettone deciso a godersi quel sole che da lì a poco avrebbe lasciato la loro camera.

 

“Non so, a malapena ricordo la fine della festa e che stavo iniziando ad avere i conati. Ma perchè, è così importante?” chiese notando che il fratello ridacchiava.

 

“Beh non so se sia importante per te, ma non dò peso alle tue parole di stanotte, anche se si dice 'in vino veritas', chissà forse non vale con te”

 

“Quanti giri di parole, per dire cosa?”

 

“Niente, niente” rispose sorridente ed apprezzando la sincerità del momento “ Ma posso chiederti una cosa? Ma solo se te la senti di rispondere”

 

“Sentiamo” disse spostando il piattino della frutta ormai vuoto.

 

“Hai voluto cercare un modo per non pensare a lei? E questo era uno dei tanti?”

 

Bill parve confuso: faceva fatica a connettere i pensieri, ma poi capì chiaramente.

 

“Bill parlo dell'italiana”

 

Non gli piaceva quando l'appellava così “Ha un nome” gli rispose volgendo i suoi occhi al di là del vetro.

 

“Ok, ho già capito” fece scrutando il viso del fratello “ma permettimi di dirti una cosa però: non devi permettere a nessuno di farti questo anche se quel qualcuno dovesse essere lei. Ho riflettuto su quello che ci siamo detti ieri. Tu credi di essere innamorato ma penso si tratti di infatuazione, di fissazione. Non potrebbe essere diversamente tra due che non hanno alcun rapporto fisico e che men che meno si vedono. Ti sei innamorato della rappresentazione mentale che tu stesso ti sei fatto di lei”

 

“E dunque tutti quei tuoi bei discorsi pseudo filosofici di stanotte? Erano parole buttate al vento? Non abbiamo mai avuto un buon motivo per ubriacarci, lo facevamo perché ci piaceva e basta e Giulia non c'entra nulla in tutto questo, anche se quello che mi aveva scritto mi ha dato fastidio, com'è logico che sia quando ti piace una persona. Mi sono solo lasciato andare un po', ero stressato per la giornata. Non ho capito dove tu voglia andare a parare con la storia della rappresentazione mentale di Giulia, ma so distinguere un sentimento da poco da uno più profondo. Ed ora lasciami in pace che ho la testa che mi sta scoppiando”

 

“Mi spiace Bill, non è mia intenzione andarti contro e quelle di stanotte non erano parole dette tanto per riempire il tempo, ma era esattamente quello che in quel momento sentivo di dirti, ma poi ho riflettuto meglio ed avevo visto che eri dannatamente deluso. Ho pensato che avessi avuto una reazione esagerata. Capisci che intendo? Tu che sei già così preso prima ancora che tutto sia iniziato... credo ti debba frenare un po' con le fantasie, hai bisogno di trovare un equilibrio se devi continuare in questa faccenda”

 

“Ma non eri tu quello che ieri mi diceva di vivere la situazione e di forzare le cose? Oggi hai già cambiato idea proponendo di fare l'esatto contrario?”

 

“Ti sto invitando solo a riflettere”

 

“Lo sto già facendo, grazie per il consiglio, ma tu sai che c'è qualcosa di diverso stavolta e forse questa volta nemmeno tu riesci a capirlo”.

 

Era ancora molto confuso e molto stanco, aveva esagerato e ne era consapevole ma nonostante tutto suo fratello in quel momento era la voce più equilibrata che potesse guidarlo in quel buio in cui si era addentrato. Sapeva che non poteva permettersi queste bravate avendo impegni imminenti come l'intervista e l'esibizione del giorno dopo; immaginava che Andreas l'avrebbe strigliato per non parlare di David che gli avrebbe fatto un bel discorsetto che se lo sarebbe ricordato per un bel po'. Fissò l'immensa distesa della città innanzi ai suoi occhi doloranti in cui il sole rifletteva i suoi raggi accecanti sulle facciate in vetro dei palazzi. In effetti era strano pensare ancora a lei a distanza di due mesi, lei che altro non era forse che il frutto dei suoi desideri, dei suoi sogni, dei suoi incubi, di rappresentazioni mentali come le aveva chiamate suo fratello, eppure aveva un maledetto bisogno di tutto questo, di questo mondo che si stava costruendo con una parvenza di realtà e concretezza. Com'era facile sentirsi il più forte del mondo ed il giorno dopo il suo l'esatto contrario! Più di una volta gli era passato per la mente l'idea che lei facesse emergere in lui una qualche sindrome bipolare mai sospettata, ma la verità era che non poteva più fare a meno nemmeno del suo solo pensiero, ma un giorno intero era passato e lei non si era fatta sentire.

 

 

 

 

 

 

 

 

Settembre era un mese che aveva sempre amato particolarmente, non tanto per la ricorrenza del suo compleanno e quello di suo fratello, ma perché adorava quell'atmosfera di fine estate e quasi inizio autunno e dove tutto sembrava ritornare sotto un'apparenza di normalità dopo la frenesia estiva; ma quell'anno i giorni sembravano trascorrere più lenti e pigri del normale, dove la notte pareva non arrivasse mai ed il giorno tardasse a fare capolino; cercava di buttarsi a capofitto nel lavoro per il nuovo album, con i testi delle canzoni da finire o rivedere, serate e nottate intere in sala di registrazione per evitare di pensare, di pensare a lei e a quei maledetti messaggi che aspettava come ossigeno ma che stranamente non arrivavano da un po' di giorni e al quale i suoi non erano nemmeno stati letti; ed allora a volte si dedicava a lunghe passeggiate sul calar del sole insieme a Tom e a Scotty sul lungo mare di Malibù: il caldo della sabbia sui piedi nudi ed il sole all'orizzonte ancora caldo sopra l'immensa distesa dell'Oceano gli davano un senso di equilibrio che quando stava da solo coi suoi pensieri perdeva, stava in silenzio senza dire una parola per molto tempo ed il fratello capiva che questo era il suo modo di rigenerarsi e caricarsi di energie positive. Avvertiva che Bill stava cambiando ma il motivo non era solo Giulia, ma alla soglia dei vent'anni sentiva che c'era qualcosa di diverso: stava crescendo, maturando, c'era una maggior consapevolezza di sé come persona con una propria identità in cui pareva che ogni cosa acquistasse un contorno differente rispetto a prima perché differente erano i punti di vista dal quale guardava tutto quanto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sono orgoglioso di voi. Noise è semplicemente perfetta! Vi comunico che la parte registrata in digitale ad Amburgo è andata a buon fine ed è pervenuta in tempo reale e l’abbiamo unita a quella registrata qui a Los Angeles, quindi il brano è definitivamente a posto. La Cherytree Records, non vede l’ora di farvi pubblicità anche se temo che dovrà aspettare un bel po’ purtroppo, ci sono un mucchio di altre cose a cui devo mettere mano. Ah, Davis vi vuole vedere, inoltre Chambers e Child vogliono definire meglio qualche frase di World Behind the Wall, perché Bill, non gli piace il passaggio della seconda stroffa che gli hai inviato, sarebbe da rivedere e poi per rilassarvi un pò prima che si riparta a fine Ottobre coi concerti, ve ne andate in vacanza, vi concedo un po’ di giorni” disse Jost sospirando e aggiunse velocemente “Ah Bill, tutto questo mi ripaga per quella bravata che hai fatto qualche settimana fa: sia chiaro che non vuol dire che tu la rifaccia a ridosso dei concerti: lontano dalle vostre esibizioni potete fare quello che più vi pare, l'importante che riportiate voce, culo e musica dove devono stare. Spero di essere stato chiaro e conciso”

 

Bill, tralasciando di riflettere sull'ultima parte del discorso di David, guardò incredulo Tom per quella valanghe di notizie positive e non sapendo come trattenere la gioia, si alzò in piedi a stringere il gemello in un forte abbraccio.

 

“David” riuscì a dire a stento Tom stretto tra le braccia magre di Bill “capisci che così ci destabilizzi…”

 

“Per l’album, per le vacanze o per entrambi?” chiese Jost.

 

“Lascialo perdere Jost” s’intromise Bill “ha la mente annebbiata già in vista delle vacanze, non certo per l’album” osservò mentre liberava il gemello dalla stretta dell’abbraccio.

 

“Ragazzi…divertitevi, ve lo meritate. Gus e Georg sono già al corrente di tutto. Sono sicuro che questo album sarà una bomba! Ah, dimenticavo.. Till Nowak vorrebbe occuparsi della copertina dell’album…fatevi venire delle idee”

 

“Abbiamo già pensato anche a quello cioè a qualcosa di sicuramente avveniristico e fantascientifico, vero Tom?” disse cercando confermava dal gemello.

 

“ok Bill, ci lavoreremo su…intanto abbiamo già otto testi, la versione in madrelingua andrà di pari passo a quella in inglese come concordato, anche se stavo pensando di pubblicarla prima..ma lo vedremo successivamente. Molti si aspettano l’uscita per Natale di questo album, ma sarà difficile”

 

“Ho ancora molto da scrivere, lo sto facendo appena posso e appena ho materiale a sufficienza, ve lo farò avere…..hai letto Phantomrider? ” chiese Bill

 

“L'ho letta si e Spock la trova strepitosa! Devo preoccuparmi per come hai trovato l'ispirazione?”

 

Bill guardò il fratello e Tom sorrise ricordando la notte insonne del fratello intento a messaggiare con l'italiana.

 

“Beh è un segno di speranza in tutti i sensi, nessun riferimento a qualcosa di particolare comunque”

 

“ok Bill ok….credo di aver afferrato….messaggio ricevuto, c'è qualcuno di mezzo, è inutile che confondi le acque, ma questo l'avevo capito da un po' sai? Ed ho anche percepito che quel qualcuno non ti fila nemmeno di striscio, non si spiegherebbero tanti versi così...intensi” tagliò corto ironicamente Jost.

 

Bill avvampò all'istante, se avesse avuto una bacchetta magica si sarebbe fatto sparire da solo.

 

“Sei anche indovino ora David?” osservò divertito Tom notando il disagio del gemello.

 

“ Ehi, davvero credimi, se così fosse avresti la mia benedizione Bill”

 

“Visto? Che tu sia benedetto fratello” disse Tom rivolgendo al gemello il gesto della benedizione.

 

“Ma smettetela! Vi divertite sempre alle mie spalle” disse Bill allontanando la mano del fratello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando uscirono dallo studio era ormai tarda sera ed il vento fresco stava portando con sè una leggera pioggia. Bill accostò il bavero del suo giubbotto in pelle e si aggrappò al braccio di Tom. Era stanco e quando varcò la soglia della stanza si buttò vestito sul letto. Il vento aveva aumentato la sua forza, perché quando si girò per guardare fuori dalla finestra, vide le fronde degli alberi agitarsi notevolmente. Los Angeles gli piaceva davvero molto, soprattutto perché nonostante la sua popolarità, gli consentiva di fare ancora una vita quasi normale, avrebbe voluto vivere lì un giorno pensò.

 

“Tra un'ora arriva la macchina per portarci al Greystone” disse notando che Bill non l'aveva sentito “Bill?” disse richiamando la sua attenzione

 

“Si si ho sentito”

 

“non hai voglia di uscire stasera? Oggi dovremo festeggiare sai” disse accendendosi una sigaretta e notando che la pioggia aveva iniziato a battere sui vetri

 

“Si, ho voglia di rilassarmi ”

 

“Sono contento di come sta andando tutto” disse notando che Bill aveva la testa altrove “Non si è fatta ancora sentire?”

 

“No, sono preoccupato anche perché non ha postato più nulla, nemmeno una foto. Sono già più di due settimane che è sparita”

 

“Sarà impegnata tra l'università e quella roba che doveva fare cos'era a proposito?”

 

“La selezione per hostess”

 

“Ecco appunto, vedrai che appena si libererà si farà viva”

 

Quella risposta non parve convincerlo più di tanto. Era però consapevole che fosse assurdo pensare solo che le mancasse, eppure era vero, ma poi cosa gli mancava? I messaggi scambiati sul social? Quelle foto che contribuivano a mantenerne vivo il ricordo? Sembrava tutto davvero molto poco per giustificare quello tsunami che lo aveva letteralemente travolto! L'ultima volta che si erano sentiti gli aveva dato quella bella notizia proprio in quel giorno che doveva essere di festa e sballo ma che finì con quella sua bravata che pensava di tenere sotto controllo ma che gli era valsa una intera giornata stordito a letto, una strigliata dai suoi managers ed un imbarazzo che non aveva mai provato prima, lui che era sempre stato irreprensibile professionalmente. Eppure lei era riuscita a minare persino la sua integrità come mai nessuno prima, lasciandosi andare ad una sbornia che non si permetteva da molto tempo visto il ritmo serrato di lavoro degli ultimi anni, con l'evidente intenzione di non pensare a lei, anche se questo non l'aveva ammesso a nessuno nemmeno a se stesso e con l'impegno il giorno seguente dell' intervista e dell'esibizione affrontati non certo in perfette condizioni fisiche; eppure le mancava qualcosa, fossero solo anche quei messaggi che quasi quotidianamente ormai si erano abituati a scambiare; per lui era diventata una vera e propria 'assenza' che stava iniziando a logorarlo dentro perchè lo rendeva ancor più consapevole di ciò che stava provando e della necessità che ogni giorno aveva sempre più di lei ma che lo faceva sentire nonostante tutto vivo ma impotente allo stesso tempo per qualcosa che sentiva avrebbe potuto affrontare e magari prendersi. Non voleva metabolizzare niente di tutto questo perché era solo una discrepanza ripeteva a se stesso, un disturbo che si era frapposto tra lui e lei che avrebbe sistemato non appena avesse avuto l'occasione di avvicinarsi di più a Giulia; ma sapeva anche che era la cosa più naturale del mondo che una ragazza così giovane e bella avesse qualcuno che bramasse per lei, dal momento che si trattava di una persona che effettivamente non conosceva e non frequentava, di cui non condivideva al suo fianco aspetti reali della sua vita quotidiana. Continuamente si ripeteva come tutta questa assurdità fosse stata possibile perchè vista così, poteva assumere i contorni di un'autentica follia, una specie di pazzia nata da un incontro di pochi istanti e che ora l'accompagnava in ogni istante dei suoi giorni; ma era anche consapevole che provare qualcosa di negativo non sarebbe servito a nulla, voleva essere felice a tutti i costi ed era certo che solo con Giulia avrebbe potuto esserlo, pur ignorando da cosa potesse nascere una simile sicurezza interiore ma c'era e non poteva ignorarla.

Reagì alzandosi dal letto per prendere dall'armadio il suo vestito che avrebbe indossato quella sera che doveva essere tutta per loro.

La pioggia aveva concesso un pò di tregua, ma in compenso si sentiva il sibilare del vento che non accennava a diminuire; il loro ingresso al Greystone Manor non passò di certo inosservato, sopratutto quello di Bill, pensò Tom che gli camminava dietro: tutti gli occhi erano puntati su di lui e non era per quel quasi metro e novanta di altezza o per quei capelli corvini dalla criniera leonina o per quell'eccesso di collane e catene da cui non si separava mai, ma perché c'era qualcosa che ormai i suoi occhi avevano imparato inconsapevolmente a trasmettere, senza che vi fosse la necessità d'interpretarlo con le parole, qualcosa come una luce che solo un sentimento che stava nascendo poteva dare, quella luce che era la porta dell'anima chiamata amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ottobre era arrivato e con lui anche il clima si era inevitabilmente rinfrescato ad Amburgo: le giornate si stavano accorciando rapidamente e la pioggia faceva capolino sempre più di frequente; i colori del cielo sembravano diversi ed il paesaggio aveva iniziato a colorarsi di calde tinte autunnali. La mezza stagione era arrivata in grande stile, pensò Bill mentre assaporava una cioccolata calda col Andreas, seduti innanzi alla vetrata del suo Caffè preferito della città: la capitale sembrava avere una luce insolita, i contorni delle case parevano più netti, definiti, l'aria era più frizzante, qualcuno aveva acceso già il camino, percepiva quasi l'odore della terra umida e della canna indica rossa che Betsy gli aveva riservato in quel tavolino lontano da occhi indiscreti. Amava rintanarsi lì quando poteva, sentire l'odore dei dolci speziati appena sfornati e sbirciare la gente che nella sala principale con frenesia entrava e usciva dal locale o si sedeva a consumare le prelibatezze del locale; era un momento di normale quotidianità che gli mancava molto.

 

“Bill, tesoro, come sono felice di vederti finalmente! Come stai? Andreas, ti trovo dimagrito! Ma non starete esagerando col troppo lavoro ragazzi miei? ” disse la proprietaria liberandosi dalle sue incombenze “Guarda che bell'angolino tranquillo vi ho riservato, potete stare tutto il tempo che volete, non verrà nessuno a scocciarvi, potete starne certi e poi Dirk è seduto nella sala che vi tiene d'occhio”

 

“Betsy, mi siete mancati tutti! Questa è la mia pasticceria preferita lo sai? Quante volte te lo dico ogni volta?” disse Bill felice.

 

“Non ne ho idea, ma credo più o meno da quando eri piccolo così “ disse facendo il segno con la mano “ricordo che venivate per lunghi soggiorni con Simone e Tom, anche se allora non vi eravate ancora trasferiti qui ma comunque sentirselo dire da te è sempre un piacere” Disse mentre si accomodava nella sedia damascata accanto a loro.

 

“Sembra passata un'eternità” osservò Bill.

 

“Il tempo vola ragazzo mio! E guarda quanto siete cresciuti! Ma dimmi, come state? Simone è da un po' che non la vedo. E Tom, come mai non è con te oggi? So che siete sempre in giro tra Europa e America. Sai, le vostre canzoni le sentiamo sempre, se avessi detto a Fey che passavi qui in negozio, non so se saresti riuscito a mangiare qualcosa.” disse avvicinando il viso grassoccio dalla pelle di alabastro a quello suo.

 

“Noi stiamo tutti bene. Tom aveva delle faccende da sbrigare. Mamma è sempre occupata con le mostre, a settembre si sposerà, quindi è super impegnata. Ma non preoccuparti, appena può tu sarai sempre il primo negozio a cui verrà a far visita quando è nei paraggi. Fey come sta? Dev'essere cresciuta, è da moltissimo che non la vedo” Rispose non potendo non notare una nota di soddisfazione in quei piccoli occhi cerulei.

 

“Mi aveva accennato del matrimonio l'ultima volta che c'eravamo viste. Sono contenta che tua madre si sposi. Gordon è un uomo adorabile e la tratta da vera regina, quale lei è veramente. Fey è terribile, non riesce a stare ferma un minuto, tutto suo padre, lo sai. Anche i maestri si lamentano di questo, ma tutto sommato che ci possiamo fare? Non possiamo di certo legarla. Pensa che ci da una mano in pasticceria, ed appunto, fa certi pasticci nel vero senso della parola che Dio solo lo sa.. Figliolo!” disse ridendo. “Allora, Andreas a te come vanno le cose? Immagino sia sempre occupato ad aiutare i ragazzi.”

 

“E' un piacere stare con loro, a volte è come se avessi l'impressione di non lavorare, nonostante a volte stiamo svegli ventiquattro ore su ventiquattro e si litiga pure. Ma non cambierei questo per nient'altro al mondo!”

 

“Sapessi come ti credo, quando ami qualcosa non pensi alla fatica, ma ora bando alle ciance, che altro vi ti porto? Non vorrete restare con una misera cioccolata che per quanto buona sia resta pur sempre una tazza di liquido! Che ne dite della solita torta alle carote e al formaggio? Non dimentico nemmeno che ci aggiungevi i frutti di bosco Bill! Ricordo perfettamente i tuoi gusti e non credo siano cambiati”

 

“oh Betsy, sei un tesoro!” disse sorridente.

 

“Allora vada per la torta doppia porzione per entrambi, siete ancora troppo magri per i miei gusti” osservò, alzandosi dalla sedia e scuotendo la testa.

 

Mentre Betsy si diresse verso il bancone dei dolci a preparare l'ordinazione, Bill si guardò attorno, rendendosi conto che quel posto cosi caldo ed accogliente non era cambiato nel corso di tutti quegli anni.

Il locale era in eredità da almeno due generazioni e Betsy, che era la proprietaria, lo gestiva in modo efficientissimo insieme al marito Aron e agli altri due figli maggiorenni Filippa e Mark, oltreché la piccola Fey; di loro adorava molto la cordialità e la semplicità, oltre ovviamente, le prelibatezze che preparavano.

 

“Secondo me sta per venire giù un bel temporale” disse Betsy mentre arrivava con i due piattini di fette di torta.

 

“Temo in realtà che tu abbia solo ritardato di un po' le tue previsioni, perché sta già iniziando a piovere” le fece osservare Bill guardando fuori dalla finestra.

 

“Oh Santo cielo! Non fa altro che piovere ultimamente, in America sono sicura che non ci sarà questo tempaccio” ed aggiunse”vi sto portando anche un'altra tazza di cioccolata bollente, così ve ne starete buoni buoni a gustarvela mentre fuori piove”.

 

Non si era scordato affatto di quanto buoni fossero quei dolci che lentamente si stava gustando in quell'angolo del Cafè May. La pioggia intanto, sferzava nei vetri della finestra trasportata dal vento forte; la strada andava lentamente svuotandosi dalla gente che correva per mettersi al riparo dall'acqua.

 

“Dunque questo è l'ultimo messaggio che le hai mandato” disse l'amico leggendo sul cellulare di Bill appena Betsy li lasciò da soli “Ti prenderà per uno stalker Bill! In tutto sono....” s'interruppe mettendosi a contare i messaggi inviati.

 

“Stalker per solo cinque messaggi? Suvvia, conosciamo bene cosa voglia dire quella parola, non dirlo nemmeno scherzando! Sento che dev'essere successa qualcosa”

 

“Magari sta per convolare a nozze con l'amico e non vuole farti sapere niente” disse Andreas ridendo col boccone in bocca.

 

“Potresti farmi almeno il santo favore di chiudere la bocca quando stai mangiando? Non è piacevole guardare le tue tonsille sporche di cibo sai?”

 

L'amico non potè non ridere a quella giusta osservazione e a volte piaceva stuzzicare Bill volutamente allo scopo di tirargli fuori il suo lato ironico che lui adorava.

 

“Credo che tu debba aspettare, se vi stavate chattando quasi tutti i giorni ed in più non stava postando nulla, allora anche io giungo alle tue stesse conclusioni. Ma perché non gli hai dato il tuo numero di riserva, non era più semplice e sicuro?”

 

“Ma come faccio a darle subito il mio numero? E' una questione di delicatezza”

 

“E allora tieniti la delicatezza che è meglio ma non lamentarti”

 

Bill stizzito gli cacciò spontaneamente la lingua fuori seguita da una mezza parolaccia, di rimando l'amico rise di nuovo.

 

“Scommettiamo che entro questa settimana la risentirai?”

 

Bill abbozzò un mezzo sorriso rassegnato.

 

“Ti riporto da Betsy e fai la scorta di torta di prugne, ti piace come scommessa?”

 

“Ti stai sprecando e poi domani sera abbiamo il volo per Los Angeles nel caso te lo sia scordato”

 

“lo so” rispose l'amico rimasto a contemplare il volto di Giulia sulla home del telefono di Bill “Certo che te la sei scelta propria figa, mamma mia”

 

“E smettila!”

 

“Cos'è, ti dà fastidio? Beh credo che ti ci dovrai abituare ma ti potrei capire sai, una ragazza così ti farebbe marcire di gelosia se solo ne soffrissi appena”

 

Bill lo osservò mentre parlava e trangugiava grandi bocconi di torta, certo che quell'osservazione poteva proprio risparmiarsela pensò.

 

“Piuttosto che fare certe considerazioni faresti meglio a stare attento a non affogarti. Sembra che non veda cibo da una settimana”

 

“Senti è colpa tua se mi trovo quì”

 

“Certo e noto che sei seriamente dispiaciuto”

 

L'amico gli sorrise strizzando l'occhio..

 

“Ma quanti anni ha?”

 

“La mia età, te l'avevo detto, perché?”

 

“Così, per curiosità. Sarà molto dipendente dai genitori anche se studia fuori. A quell'età i figli sono visti ancora come molto piccoli”

 

“Dipende dai contesti, ma in certi casi è giusto che sia così ehi guarda” l'interruppe indicando col dito verso il vetro “il sole sta rispuntando fuori, ti va di andare a fare una passeggiata al Planten?”

 

“E se dovesse piovere nuovamente? Non abbiamo nemmeno gli ombrelli”

 

“Allora, come vi è sembrata la torta? Le avete trovate sempre buone?”

 

“Co...come? Cosa?” disse Bill voltandosi improvvisamente verso Betsy che nel frattempo si era avvicinata e scrutava Andreas come se fosse stato colto in flagranza di chissà quale reato. Prontamente il ragazzo lasciò il cellulare illuminato sul ripiano del tavolo in direzione dell'amico.

 

“Bill, chiedevo delle torte...oh scusami, vi ho forse disturbato...” disse la donna posando lo sguardo sulla foto di quella ragazza.

 

“No ehm...” la mano velocemente riafferrò il telefonino per disattivare il display quando d'un tratto fece appello a tutta la poca concentrazione rimasta per cercare di darle una risposta sensata “Comunque sei sempre la numero uno, chi ti sorpassa più”

 

Betsy rise, non tanto per quella constatazione veloce che Bill fece, quanto nel rendersi conto che stava nascondendo qualcosa. Non che quel giovane fosse obbligato a dirle chissà che, ma quell'espressione sul suo volto la diceva lunga.

 

“Dimmi se almeno è degna di te, perchè bella è bella“disse facendogli l'occhiolino “ hai sempre avuto buon gusto! La prossima volta la porti quà e me la presenti, così le farò assaggiare i miei dolci”

 

Bill arrossì ancora di più quando incrociò lo sguardo divertito di Andreas.

 

“Mi stanno chiamando dal laboratorio” disse lei mentre fece cenno all'inserviente “finite i vostri dolci ” disse sorridendo mentre s'incamminò velocemente verso il salone

 

Avrebbe voluto sprofondare lì ed in quell'esatto istante portando però con sé quella piccola gioia che aveva improvvisamente provato e che gli aveva mozzava il fiato all'idea che un giorno avrebbe potuto portare per davvero Giulia a conoscere il suo piccolo mondo di vizi.

 

“ Visto? Lo pensano tutti che è bellissima, pure le donne di una certà età”

 

“Non c'è bisogno delle tue precisazioni e non ho bisogno di essere rassicurato in questo senso” rispose con una smorfia.

 

Iniziarono entrambi a notare strani andirivieni del personale e delle urla provenienti dalla strada innanzi l'ingresso principale del Cafè; Betsy li raggiunse poco dopo leggermente trafelata.

 

“Ho detto a Dirk che potete passare per l'uscita di servizio dietro le cucine, un nugolo nutrito di ragazzine è già fuori in strada che aspetta te Bill e non lui vuole assolutamente farti passare in mezzo a quella gente scalpitante.. Mi dispiace tesoro, le notizie viaggiano alla velocità della luce”

 

“Ci sono abituato ormai Bet, questa è la mia normalità.....” Si alzò in piedi velocemente ed Andreas lo seguì a ruota “Allora dai una bacio a tutti visto che sono impegnati e dai questo a Fey da parte mia” disse porgendole un foglietto di carta ripiegato con su scritto una dedica.

 

“Sei dolcissimo ragazzo mio, sei sempre rimasto il nostro caro Bill. Andreas prenditi cura di lui” disse poi salutando l'amico e porgendo a Bill un pacchetto avvolto da una carta rosa satinata.

 

Sgattaiolarono veloci per l'uscita delle cucine coprendosi il viso con le sciarpe ed i berretti fino a raggiungere il fuoristrada che li attese sul retro ed in pochi istanti furono in direzione del Planten.

 

Il sole non ne volle proprio sapere di far capolino da quelle nuvole divenute sempre più fitte; tirò dal pacchetto di Betsy una caramella gommosa a forma di orsacchiotto e notando l'espressione non tanto intelligente dell'amico che maneggiava sul telefonino decise di immortalarlo in un video senza che lui se ne accorgesse. Gli inviò la registrazione ed iniziarono a scambiarsi idiozie e foto porno a distanza di mezzo metro l'uno dall'altro.

 

“Sei il solito pervertito, con mio fratello potresti andare a braccetto”

 

“Diva, guarda che hai iniziato tu a sfottermi”

 

“Certo e tu non perdi occasione per mandarmi queste sconcerie”

 

“Santo Bill, ma chi ci crede?”

 

Bill sorrise divertito, gli piaceva giocare col suo amico d'infanzia.

 

“Ho voglia di fare shopping Andi, avvisa da dietro il vetro Dirk e Marck di dirottare il tragitto, si và ad Eppendorf”

 

“E che Dio ci aiuti!” rispose rassegnato l'amico.

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Cit: *Pier Vittorio Tondelli

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Note: mi scuso per gli aggiornamenti che arrivano a distanza di molto tempo e ringrazio sempre chi legge, segue e commenta. Ciao!

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Capitolo 9
*** L'amore ti dà intuito. Ti fa vedere cose che non vedi normalmente* ***


Orlando, Florida, 24 Ottobre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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“Gus Gus Gus Gus!! Hai visto quello spettacolo di gambe? Oh signore!!” disse Tom richiamando l'attenzione dell'amico seduto accanto a lui, che per vedere meglio quella ragazza si era letteralmente spalmato il viso sul vetro oscurato della limousine.

 

“Ehm, quale tra … le centinaia?” Rispose flemmatico lui mentre osservava quel fiume umano urlante che si era letteralmente riversato sulla macchina al loro arrivo.

 

“Vedi come lui fa funzionare i suoi neuroni Tom? I tuoi ormai sono completamente fusi!” gli fece osservare Bill mentre guardava divertito le strane contorsioni che la testa di suo fratello stava facendo nel tentativo di catturare una migliore visuale delle giovani in abiti succinti.

 

“Già, altro che gambe, ogni volta c'è di tutto e Mark deve fare lo slalom per evitare di metterne sotto qualcuno....è assurdo e pericoloso come si avvicinano alla vettura” notò Georg, mentre guardava i fans pericolosamente incollati ai loro vetri; d'altronde era sempre così ovunque andassero anche se ormai era uno spettacolo a cui non ci si abituava mai.

 

Il sole era ancora alto alle cinque del pomeriggio e nonostante Ottobre fosse giunto alla sua ultima settimana, il caldo ad Orlando, si faceva sentire con picchi di quasi trenta gradi; ma l'afa e l'umidità non avevano scoraggiato centinaia di fans e di curiosi che avevano letteralmente preso d'assalto la via invadendo la carreggiata e bloccando il traffico, mettendo così a dura prova gli uomini della sicurezza e delle forze dell'ordine; molti di loro poi in preda a scene isteriche, urla e spintoni si erano accostati incautamente fino a sbattere sulla limousine, impedendone quasi il tragitto fino all'entrata posteriore del Virgin Megastore, che era stata totalmente blindata.

 

 

 

 

 

La fila dei fans si snodava davanti al loro tavolo in un lungo serpentone che arrivava fino all'esterno, lungo la strada; la security faceva fatica a tenere a bada e a debita distanza la folla scalpitante dai quattro che da quasi un'ora rilasciavano autografi; Bill si sentiva sempre molto a suo agio anche in queste situazioni così concitate e stressanti: la sua mano instancabile tracciava velocemente e senza tregua il suo nome e cognome, dischiudendo le sue labbra scarlatte e provocanti in un sorriso che riservava quasi fosse un regalo personale a chi gli si parasse davanti.

Gustav e Georg seduti accanto a Tom, stavano a parlare e a ridere tutto il tempo; ma era stato un istante quello in cui Bill, alzando il suo sguardo lo posò su una ragazza che poco distante da loro attendeva il suo turno; i loro occhi s'incrociarono velocemente una prima volta, poi una seconda ed una terza volta ancora, per poi incontrarsi nuovamente indugiando più del dovuto ed al quale seguì inevitabilmente un sorriso da parte di entrambi; quei lunghi capelli castani e mossi e la forma del viso le ricordavano straordinariamente lei, Giulia; fu in quell'istante che il suo cuore ebbe un sussulto.

 

Tom assistì alla scena e si lasciò andare ad una battuta.

 

“Potresti invitarla a cena una di queste sere” gli sussurrò all'orecchio ”ma mi raccomando però, chiedile il numero di telefono stavolta, almeno ci evitiamo lo stress della trafila dei socials da spulciare. Sarebbe grandioso perché le assomiglia pure, anche se so che per te, nessuna sarà mai come lei”

 

Bill gli pizzicò la coscia da sotto il tavolo tanto da fargli storcere il muso per il dolore, mentre nel frattempo la ragazza si era avvicinata alla loro postazione con in mano il suo CD pronto per essere autografato. Zoppicava vistosamente a causa del gesso che portava nella gamba sinistra nonostante avesse l'ausilio delle stampelle.

 

“Sei bellissimo” esordì nonostante avesse pochissimi secondi a disposizione; i suoi occhi erano incredibilmente luminosi notò Bill.

 

“Oh grazie” rispose visibilmente imbarazzato ed accorgendosi con la coda dell'occhio che Tom aveva piegato la testa in avanti ed aveva iniziato a ridacchiare.

 

“Ti prego,ti prego, posso fare una foto con te?” lo supplicò con una vocina flautata mentre le sue mani si erano giunte in gesto di preghiera.

 

L'uomo della sicurezza prontamente si fece avanti per farle capire che le foto non potevano essere fatte e la invitò pertanto a proseguire la fila.

 

“Aspetta Dirk” disse al bodyguard “Riesci ad avvicinarti?” chiese rivolgendosi a lei con lo sguardo indirizzato verso la gamba ingessata.

 

La ragazza rispose affermativamente ed arrossendo vistosamente: la guardia la fece passare accanto a sè cercando di aiutarla.

 

Era così minuta pensò Bill quando le fu accanto: gli arrivava si e no all'altezza del suo petto, certo di ricordarsi che Giulia invece fosse decisamente più alta; la sua mente lo riportò velocemente a quell'istante in cui, nel gesto di presentarsi, sentì per la prima ed unica volta il calore della mano stretta nella sua, nonostante quelle dita affusolate e un po' fredde, l'unico momento in cui poteva dire di averla toccata, sfiorata, lambita, assaporato la morbidezza di un lembo della sua pelle, in cui ora era persino capace di risentire le vene di quell'esile polso pulsare tra il suo dito indice e medio; ed ecco com'era facile ricadere in quel vortice di ricordi e in quella inevitabile voglia di vederla e sentirla ancora! Si era ripromesso, con tutti i migliori propositi, che non ci avrebbe più pensato, almeno non quando era immerso nei suoi impegni, ma la delusione cocente per non averla più sentita bruciava quasi più forte di prima, miseramente illudendosi negli ultimi giorni, del suo esatto contrario.

 

“Ok, se dai il telefono alla guardia” le disse riprendendo il controllo di sé “ci facciamo scattare una foto”

 

La ragazza lo guardò incredula certa di non aver ancora realizzato del tutto che accanto a sé aveva finalmente il sogno della sua giovane vita.

 

Un coro di risatine e apprezzamenti si sollevò inevitabilmente dalla fila che stava assistendo alla tenera scena: lei appoggiò gli ausili sulla sedia e si avvinghiò alla sua vita per non cadere, mentre lui lievemente turbato s'irrigidì; durò tutto un brevissimo istante e nel ringraziarlo riuscì a mettergli tra le dita un pezzetto di carta spiegazzata; senza farsi notare lui automaticamente lo infilò nella tasca posteriore dei suoi pantaloni.

 

Tutto questo non passò inosservato a Tom.

 

“Beh, che ti è preso?”chiese Bill mentre riprese a firmare.

 

“E me lo chiedi?”

 

“Certo che te lo chiedo”

 

“Ora sono i tuoi di neuroni ad essersi fusi” disse strofinandosi la punta del naso con l'indice destro.

 

“Non è come pensi” gli disse.

 

“No, no”

 

“No”

 

“Una cosa che avresti dovuto fare tempo fa”

 

“Cosa? Scambiarci i fogliettini di carta come due bambini dell'elementare?”

 

“Cosa c'è di male in questo se serve a raggiungere un obiettivo?”

 

“Di quale obiettivo parli?”

 

“Ah ah” lo schernì.

 

“Ma come potevo prevedere tutto questo? Non ero consapevole che ci sarebbe stato un 'obiettivo'! E comunque l'hai visto anche tu che questa ragazzina avrà avuto si e no tredici o quattordici anni, dai Tom!”

 

“Dai cosa?!”

 

“La vuoi finire? Mi stai deconcentrando” disse a voce bassa mentre sorrideva ad un ragazzo che aspettava l'autografo.

 

“Quella ragazza è stata più sveglia di te ed è più grande di quattordici anni, non sai nemmeno dare un'età alle donne, santo cielo!”

 

“Non so che età avrà avuto e non m'interessa nemmeno saperlo. Inoltre dovresti correggerti e dire “è stata più sveglia di 'noi' “. Ma sei o no tu il tombeur de femmes tra noi due? Non sei sempre tu quello più arguto in queste situazioni? Perché non l'hai fatto tu? Invece ti sei lasciato scappare due belle ragazze quella sera, anzi una “ ci tenne a precisare “ Elena....Ma davvero mi credi così maniaco e che già dopo cinque minuti di conversazione in un parco, con le guardie del corpo a pochi metri da noi, con te davanti e l'amica davanti avrei dovuto rifilarle un foglietto con scritta la mia disperazione in undici cifre?! Erano praticamente due sconosciute n quel momento! Tom, ma sei sicuro di sentirti bene? Stai sparando solo scemenze!” Si mise poi a ridere “Sì, mi ci vedevo sai? Un foglietto col mio numero, quando Giulia stava davanti a me e avrei potuto a limite darglielo a voce! Quanto sei idiota Tom! Credimi, tu davvero sottovaluti il genere femminile”

 

“Mamma mia che discorsetto pallotico e prevedibilissimo! Beh, sai che ti dico? Allora meglio vivere la situazione che stai vivendo, perché mi dà l'impressione che tu sia davvero felice” ribatté sarcasticamente.

 

“Oh al diavolo! Ed ora la vuoi finire? Stiamo lavorando e non ho più voglia di risponderti”

 

Tom scosse rassegnato la sua testa di cornrows sparsi sulle spalle.

 

“Ci sarà il numero di telefono” riprese poco dopo.

 

“Ancora?”

 

“Si ancora” rispose Tom con fare strafottente mentre sorrideva al capitato di turno.

 

“Non potevo certo gettarlo per terra”

 

“Ma che bravo ragazzo che sei! Davvero, davvero molto educato”

 

“Ehm” S'intromise ad un certo punto Georg accostandosi a Tom “Ci rendete partecipi della vostra conversazione? Grazie”

 

Altre ragazze nel mentre chiedevano di fare le foto ma i bodyguards le invitarono a indietreggiare.

 

“Bill ha preso il foglietto di quella ragazzina e non vuole aprirlo”

 

Georg si mise a ridere compostamente, doveva darsi un contegno innanzi a tutta quella gente.

 

“Mi raccomando iniziate a prendervi a colpi e a strapparvi i capelli”

 

“E' così stupido e limitato Bill” tagliò corto Tom

 

Bill fulminò il gemello col suo sguardo nel mentre che una ragazza gli srotolava due posters su tavolo.

 

“Quando la finirai di fare l'idiota ne potremo riparlare” disse a voce bassa ma sufficiente da consentire al gemello di sentire.

 

“Non c'è nulla da parlare, voglio vedere quel foglietto!” disse ad un certo puntoTom.

 

“Quale foglietto?” S'intromise la ragazza innanzi a loro sentendo solo quell'ultima parola “E' un poster. Non si poteva? Dovevo portare un foglietto?” chiese alla fine ingenuamente.

 

I due sorrisero all'unisono.

 

“No no, non era riferito a te” intervenne Bill imbarazzato ma sfoderando un magnifico sorriso “Oggi mio fratello è un po' sordo”

 

“Non dargli retta” rispose il gemello passando i posters a Georg “In realtà è lui quello sordo oggi”

 

La ragazza sorrise anche se non capì in realtà a cosa i due si stessero riferendo.

 

“Allora?'”

 

“Tom, tu sei fuori di testa” disse stizzito Bill notando che la security aveva iniziato a chiudere le entrate “Pietà! Sei un autentico strazio, te l'ho mai detto?”

 

 

 

 

 

 

 

“Tesoro, guarda verso l'alto un attimo per favore, anche se capisco che lì sotto devi avere qualcosa di più interessante del soffitto che ti sto chiedendo di guardare” disse Natalie a pochi centimetri dal suo viso, maneggiando con estrema destrezza il pennellino da sfumature.

 

“Non è proprio niente di interessante, anzi tutt'altro” ribatté lui infilando imbarazzato il cellulare nella tasca dei jeans neri.

 

“Ok, sei pronto bellissimo!” gli disse poco dopo mentre adagiava il mascara sul ripiano della specchiera innanzi a loro.

 

Bill le sorrise, si alzò in piedi quando sentì vibrare nuovamente il suo telefonino, esitò un momento.

 

“Puoi rispondere” le fece notare lei “il make up è terminato”

 

“E' Christie, stasera verrà al concerto insieme ai suoi”

 

“E' una cosa seria Bill?”

 

“Cosa? Che cosa?” chiese incredulo alzando le sopracciglia.

 

“Chiedevo”

 

Bill arrossì nonostante tutto quel fondotinta.

 

“No, no, no, no, no! Cos'hai capito? Tra me e lei non c'è assolutamente nulla.” si affrettò a precisare.

 

Natalie lo osservò divertita, mentre rilassandosi sulla poltroncina si accese una sigaretta.

 

“Ho pensato che la stessi frequentando nuovamente e comunque lei è ancora molto presa da te”

 

Il telefono riprese a vibrare nel taschino dei suoi pantaloni.

 

“E' una storia di una vita fa, almeno per me resta solo una cara amica. Mi dispiace che lei si aspetti altro, ma io non ho fatto nulla per incoraggiarla in questo senso.”

 

“Dimmi la verità Bill, c'è qualcosa di diverso nei tuoi occhi”

 

Lui arrossì nuovamente “Mi daresti una tirata?” chiese allungando la sua mano ossuta verso la sigaretta di Natalie.

 

“E' questione di cuore e raramente mi sbaglio”

 

Lui la guardò fisso negli occhi, mentre dalle sue labbra socchiuse usciva lentamente il fumo aspirato.

 

“E' solo che non la vedo da Luglio e sai che non dovrei fumare ad un'ora dal concerto”

 

Lei gli sorrise teneramente.

 

“Non te ne ho parlato volutamente perché in effetti non c'è molto da dire, ma l'avrei fatto prima o poi. Lo sai quanto ti voglia bene”

 

“Non devi giustificarti con me e Luglio mi sembra abbastanza lontano come tempo, cosa aspettate a incontrarvi?”

 

Il telefonino continuò a vibrare a intervalli regolari, sembrava una chiamata che lui volutamente ignorò.

 

“Non è una storia normale, anzi, non è nemmeno una storia” rispose mentre faceva scendere la cenere nel posacenere in vetro.

 

Natalie continuò a non capire quando Tom fece capolino nella loro stanza ricordando al fratello che era quasi ora e che doveva sistemarsi gli in-ear monitor ed il microfono; il gemello gli fece cenno che li avrebbe raggiunti a breve.

 

“L'ho incontrata a Modena la sera prima del concerto, da allora non sono più riuscito a togliermela dalla testa”

 

“ Un'italiana Bill?” sorrise perché sapeva quanto lui amasse l'Italia e trovava tenero il fatto che avesse riposto le sue attenzioni su un'italiana appunto “Cioè non vi siete mai più visti da allora? Non avete alcun tipo di contatto?” chiese meravigliata mentre Bill si accingeva a raccontarle brevemente l'intera storia.

 

“Dev'essere speciale se ha colpito il tuo cuore in questo modo. Sei sempre stato molto esigente da questo punto di vista”

 

“Non riesco a trovare una spiegazione a tutto questo, so solo che trovo tutto così assurdo!”

 

“Non farti troppe domande Bill. Non avrai mai le risposte che cerchi quando si tratta si dover razionalmente spiegare ciò che proviamo per qualcuno. Ammetto che mi sembra tutto molto complicato, tu in giro per il mondo e lei altrettanto giovane e lontana da te. Mi chiedo se tu ti sia chiesto che cosa ti aspetti da tutto questo; e comunque non farti prendere dallo sconforto se lei non si è fatta più sentire: ci possono essere davvero tanti motivi, se poi vi scrivevate così spesso deduco che anche a lei facesse piacere la tua amicizia”

 

Bill sorrise, forse quei dieci anni di differenza servivano a qualcosa, se non altro ad offrirgli un diverso punto di vista.

 

Benjamin fece improvvisamente capolino nella stanza richiamando Bill che spazientito gli rispose seccato.

 

“Spacca tutto tesoro” disse Natalie dolcemente “Perché è quello che sai fare”

 

 

 

 

 

 

 

 

“E comunque saremo in ritardo ugualmente, perché la security sta facendo ancora entrare gruppi di persone, ha detto Andreas”

 

“Volevi questo?” chiese Bill facendo svolazzare davanti agli occhi del gemello un pezzetto di carta stropicciato “Eri tutto il pomeriggio che rompevi al Virgin!”

 

Tom gli strappò il foglietto dalle mani e lo aprì velocemente: vi lesse un indirizzo, un numero di telefono ed un nome.

 

“Bill” disse poi scoppiando a ridere subito dopo “devi aver fatto per davvero qualche voto, perché a giudicare dal nome, si tratterebbe di un'italiana anche stavolta!”

 

Bill lo guardò esterrefatto.

 

“Giada, si chiama Giada, oddio è così sexy questo nome!” disse strusciandosi il foglietto sull'inguine con fare spiritoso.

 

Gustav e Georg si misero a ridere e Bill lo guardò con fare tra il sorpreso ed il disgustato.

 

“Si può sapere ora che ti prende?” chiese al gemello.

 

“Vuoi proprio che te lo spieghi?”

 

“No, certo che no depravato e ridammi il foglio, l'ha dato a me non a te, pervertito!”

 

Michael intanto si avvicinò a posizionare i collegamenti in-ear nelle orecchie di Bill.

 

“Ma davvero lo vuoi sapere?” chiese Tom sorridente.

 

“Effettivamente non sono poi così sicuro di volerlo sapere e tanto puoi parlare quanto ti pare perché tra un pochino ti renderò innocuo” disse sentendo Georg e Gustav che continuavano a ridere.

 

Le quattro mani si adagiarono l'una sull'altra, ormai quasi come un rito, un gesto apotropaico per poi liberarsi verso l'alto accompagnato da un coro di voci quasi urlate in cui l'energia pareva concentrarsi verso un'unica direzione.

 

Bill attivò per poi spegnere il telefonino e riporlo dentro il piccolo cassettino sotto la specchiera, quando si accorse dei messaggi di Christie, di quelli di sua madre e di una notifica social.

 

“Dai sbrigati!” lo chiamò Tom dalla porta “Bill?” lo richiamò notando che non si era nemmeno accorto che gli si era avvicinato nel frattempo.

 

“A..Arrivo Tom” disse alzando i suoi occhi diventati incredibilmente umidi.

 

Aveva atteso quel momento, non sapeva nemmeno lui da quanto ed ora era semplicemente arrivato, sapeva che sarebbe successo prima o poi perché il suo istinto non aveva mai fallito, sì, o meglio, il suo sesto senso. Per tanto tempo aveva avuto delle sensazioni da ascoltare, ma di cui aveva dato poco retta; ma crescendo aveva imparato ad 'ascoltarsi' e a fidarsi del suo intuito su cui aveva basato poi le sue scelte e le sue decisioni: sapeva che non tutto poteva essere concettualizzato e l'istinto era qualcosa che uno ha dentro, che sente e che non si può spiegare. Non poteva più ignorare quella voce continua che sentiva, che gli diceva continuamente che quel momento ci sarebbe stato e che sarebbe stato solo questione di tempo; non poteva immaginare che lei sarebbe sparita come per incanto, così come per incanto era apparsa nella sua vita in un' afosa e profumata sera di Luglio ed ora era nuovamente riapparsa davanti ai suoi occhi, pronta nuovamente a farlo palpitare di un irrefrenabile desiderio.

 

“Stiamo aspettando solo voi due, no perché c'è qualche migliaio di persone là fuori che aspetta solo voi ...avete ancora intenzione di farvi i cazzi vostri per caso?” Disse un Denis irritato.

 

Bill incrociò quello sguardo infuriato, sbuffò d'istinto e trascinò per un braccio il gemello fuori dalla stanza.

 

“Cos'è quella faccia?” chiese Tom mentre a passo svelto s'incamminavano nel lungo corridoio che li avrebbe portati fin dietro il palco.

 

“Non so in che condizioni salirò su quel palco” confessò al fratello a voce bassa “Dannazione Tom, dannazione!”

 

“Non so cosa sia successo, ma concentrati adesso, perché non è assolutamente il momento per pensare a certe cose” lo riprese, sicuro ormai di aver capito di cosa si trattasse.

 

“Era in uniforme!”

 

“Cinque minuti e potete andare” Disse Denis passando accanto a loro.

 

Tom guardò Bill cercando a fatica di incrociare il suo sguardo in quella penombra del back stage.

 

“Cazzo Bill, nemmeno l'avessi vista nuda... ti vuoi calmare?” gli disse mentre gli pareva di sentire il battito di quel cuore ormai fuori controllo.

 

Il fratello lo guardò quasi assente quando improvvisamente gli disse che sarebbe partito per l'Italia a fine mese.

 

Tom non era sicuro di aver sentito bene.

 

Bill gli si avvicinò a pochi centimetri dal suo viso, sicuro che lo sentisse meglio.

 

“Tom” riuscì appena ad udire, tra le urla concitate del pubblico in fremente attesa dietro quel palco “Dio solo sa quanto mi sia mancato il respiro nel rivederla, anche solo in una semplice e fottuta foto. Che cos'è tutto questo Tom, che cosa è?”

 

Quando il fratello riuscì finalmente ad incrociare quegli occhi così vivi che parevano quasi inondati di lacrime, capì che Bill l'avrebbe fatto di sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Ho solo da chiederti una cosa Willy: scusa.

Scusa perché è passato così tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo sentiti; sono successe tante cose, belle e meno belle, ma sopra ogni cosa volevo ringraziarti per i messaggi e le foto che mi hai sempre inviato nel mentre, nonostante non mi fossi più collegata, i tuoi tramonti, le tue albe, quel mare favoloso.... mi hanno tenuto compagnia: non ci conosciamo è vero, ma non so perché sento la necessità di scriverti e di sapere qualcosa di te e lo so che tutto questo può sembrare assurdo, tanto più se penso che dietro tutto questo possa esserci un maniaco ;-D.... Ma sento che non è così :DDD...Ma voglio iniziare dalle belle notizie: io ed Elena, la mia amica ricordi? Beh abbiamo passato entrambe le selezioni, sia all'Università che quella per Hostess di scalo. Le selezioni per hostess di volo sono state rinviate al nuovo anno purtroppo, così abbiamo tentato questa strada. Sono e siamo stra-felici, la mia vita è ora letteralmente sconvolta, tra corsi di formazione in aula e training on the job; per ora ci hanno assegnate entrambe all'aeroporto di Bologna (e devo dirtelo chiaramente: tutto questo grazie alle conoscenze di sua madre che lavora come hostess di volo all'aeroporto di Milano da un sacco di anni!) quindi giusto qualche settimana fa abbiamo dovuto prendere un locale in affitto condiviso con alcune colleghe del corso qui in città, perché a seconda del turno sarebbe stato troppo stressante rientrare a Modena.

Il lavoro è di per sé davvero molto bello, incontri gente sempre nuova, ma è molto stancante, devo stare attenta a mille cose: documenti, carte d'imbarco, eccedenze di bagaglio...e sono solo all'inizio! A volte termino di lavorare alle ventidue di sera e a casa rientro praticamente distrutta, per fortuna i miei turni combaciano con quelli della collega Stefania, una ragazza che ha la mia stessa età ma almeno lei guida e mi dà un passaggio con la sua macchina.

L'altra notizia è decisamente più triste, perché a Settembre è venuta a mancare mia nonna materna a cui ero molto legata e questo ha avuto ripercussioni sulla salute già cagionevole di mio nonno. E' difficile dirti cosa provo ora che lei non c'è più. Penso che tutti si meritino di avere dei nonni...spero che tu li abbia ancora per poterteli godere. Hanno saputo regalare un'infanzia davvero serena con i miei che erano sempre occupati a lavoro, loro hanno fatto le loro veci, ricordo che venivano persino ai colloqui a scuola! Fa male sai, realizzare che lei non c'è più, ci sono dei momenti in cui mi sento comunque davvero sola e triste. Papà e mamma sono molto giù ovviamente, mamma sopratutto, perché lei essendo la più piccola della famiglia, era la più coccolata di tutti. Vedo che ha dei momenti di malinconia e sapere che il padre sta male di certo non migliora la situazione. Ricordi di quell'amico che mi piaceva? Massimiliano, si chiama così, almeno ti semplifico ciò che scrivo. Beh, è stato sempre molto presente, questo ci ha avvicinati, ma non nel senso che penso tu crederai, anche perché lui non è single. A di questo te ne parlerò in seguito. Scusami se ti ho annoiato con tutti questi discorsi, ma dovevo darti almeno una spiegazione della mia assenza, sentivo di doverlo fare davvero e non chiedermi perché, non saprei risponderti nemmeno io. Spero che tu stia bene e che a te le cose vadano decisamente meglio, anche con quella ragazza di cui ti eri invaghito :-O. A proposito, spero davvero mi possa raccontare qualcosa di meraviglioso a riguardo Ora ti lascio, alle otto ho il corso in aula eh sì, sappi che ti sto scrivendo prestissimo sono appena le sei del mattino ...ah un ultima cosa...ti mando due foto che ho fatto fare in aula ed una in aeroporto. Non farmi i soliti complimenti perché me l'hanno scattata a fine turno e le occhiaie si vedono eccome! Volevo solo chiederti una cosa: quando aprivo questa pagina social e rileggevo le nostre vecchie chat non facevo che immaginare a come tu potessi essere, sì insomma intendo fisicamente, non mi hai mai parlato di te in questo senso. Sai che t'immagino biondo con gli occhi azzurri? E ovviamente alto, molto, molto alto. Spero di sentirti presto ti saluto Willy, ops, un'ultima cosa: grazie per avermi portato fortuna, è stato anche merito tuo-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Titolo: cit. Dal film 'ipotesi di Complotto' di R. Donner

 

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Capitolo 10
*** La notte non è meno meravigliosa del giorno, non è meno divina; di notte risplendono luminose le stelle, e si hanno rivelazioni che il giorno ignora. (Nikolaj Berdjaev) ***


Los Angeles

 

 

31 ottobre

 

 

 

 

“Che ti sembra Dave?” chiese Pat Benzner.

 

“Che mi sembra? Non me lo devi nemmeno chiedere. Bill è...incredibile!”

 

“Bill ci senti?”

 

“Ciao, ora sì, vi sento, sì io vi sento” disse dalla stanza di registrazione vocale.

 

“Volevamo che ci sentissi infatti” Pat e Dave scoppiarono a ridere “stavamo parlando male di te lo sai? E vuoi sapere su cosa?”

 

“No grazie, faccio a meno di questa vostra generosità per questa volta!” disse ridendo “Questo mixer high-tech è pazzesco” continuò entusiata lui ”A me va bene a undici, ho bisogno di sentirlo a undici, lo voglio amplificato così”

 

“Avevamo capito che ti piace la Spinal-Trap Bill, fai come ti pare, sei il re lì dentro, ora però vieni fuori”

 

“Arrivo” disse appoggiando le cuffie e dirigendosi nell'altra sala.

 

“Sto abbozzando un altro testo e con Tom abbiamo già provato qualcosa”

 

“Ok ragazzo fammelo avere al più presto. Ora andate a mangiarvi un boccone, ho bisogno di riavervi in sala registrazione per le tre. Ah” disse poi proseguendo “ un'ultima cosa Bill, visto che ieri me lo avevi chiesto” disse Dave “per l'inizio di Dicembre sarà tutto pronto, si confermerà l'uscita della TokioHotelTv Caught on Camera nelle tre versioni”

 

“Oh Dave! Davvero? è....è meraviglioso!Dave, Dave, Dave! Grazie!” disse Bill saltando dalla gioia.

 

“Ora sparisci che Tom è già fuori che ti aspetta”

 

Bill esitò un istante: era un periodo pieno d'impegni e di duro lavoro con poche o niente soste, ma lo doveva fare e col cuore a mille chiese ad entrambi il permesso di poter andare in Europa garantendo che li avrebbe raggiunti in hotel a Manchester il giorno prima della premiazione agli MtV di Liverpool.

 

Pat strabuzzò gli occhi e Dave si lasciò andare sullo schienale della poltrona evidentemente esausto.

 

“Bill, non chiedermi ora queste cose!” disse visibilmente dispiaciuto di dove recargli una delusione “Lo sai quanto stiamo correndo per rispettare i tempi che la casa discografica ci ha chiesto, non possiamo permetterci un buco anche di un solo giorno, forse ne potremo riparlare per la metà di Novembre”

 

“Metà di Novembre? Dave, è un'eternità!” disse visibilmente deluso Bill

 

“Mi dispiace, ma davvero non possiamo concederti un solo giorno. Tra l'altro dalla Cherrytree ci hanno chiesto quando si potrà chiudere il discorso sul testo 'World Behind My World', quindi come vedi non c'è proprio tempo”

 

Abbassò lo sguardo rassegnato e una rabbia mista ad impotenza iniziò a farsi strada dentro di lui. Era consapevole degli impegni imminenti e di quelli correnti, ma ancora una volta doveva sacrificare la sua vita privata per il suo lavoro.

Cacciò indietro una lacrima di rabbia scesa sulla guancia e percorse velocemente il lungo corridoio verso l'uscio per poter prendere finalmente una boccata d'aria fresca.

 

Il sole batteva sul tavolino filtrato dalla finestra nella sala del ristorante sel-service, negli stessi locali di registrazione; l'intera giornata veniva passata lì e questo creava comunque tensione e cali di attenzione, ma questo a Bill andava bene, era un modo per non pensare a quel mancato viaggio.

 

“Fame?” chiese svogliatamente Bill al fratello seduto davanti a lui.

 

“Non tanta. Dave e Pat mi hanno detto della pubblicazione di Dicembre. Solo che la versione limitata era un po' incerta, ma a quanto pare hanno confermato anche quella”

 

“Si, era giusto così, gli accordi erano quelli in fin dei conti”

 

Tom notò che suo fratello era strano.

 

“Non possono darmi nessun fottuto giorno libero”

 

“Dovevi immaginartelo Bill! Stiamo affogando tra registrazioni, tour, premiazioni, interviste...ma qualche soluzione si troverà.”

 

“Si e quando?” Disse addentando svogliatamente le sue verdure grigliate.

 

“Non lo so, ma a Novembre abbiamo qualche giorno in più libero dagli impegni e magari possiamo organizzare qualcosa; credo che anche a loro andrebbe bene. Ma piuttosto, davvero vuoi andare a....spiarla di nascosto?!? Questo lo trovo divertente”

 

In fondo era quello che Pat gli aveva prospettato e a Bill però sentirlo dire dal gemello, aveva tutto un altro suono.

 

“Oh sì, ne sarei comunque felice” disse con improvviso vigore “sai quanto ho aspettato questo momento, adesso che so dov'è cambia tutto, credo che se dovessi riuscire a farlo, ne morire”

 

“Non sarebbe più saggio darle un appuntamento e finalmente conoscervi?” gli chiese sorseggiando la birra.

 

“Lo sai che voglio che sia tutto spontaneo”

 

“Beh che male c'è dirle -ehi, sono di passaggio a Bologna ci conosciamo finalmente mentre beviamo qualcosa insieme?- “

 

“Rischierei di essere inopportuno ed invadente, lei è una ragazza ed io sono un ragazzo”

 

“Oddio Bill, ci risiamo! Se per quello, potrebbe immaginarsi di tutto!”

 

“Non credo, sento che ha iniziato a fidarsi di me”

 

“Ok, come vuoi tu, anche se questo vuol dire infliggerti ulteriore sofferenza, vederla ma non poterti avvicinare, spiarla e non poterci parlare, magari sfiorarla....”

 

“Sono disposto anche a questo pur di vederla nuovamente e poi non la devo sfiorare Tom, santo cielo! Sei tu quello che vuole subito un contatto fisico appena ne conosci una” precisò quasi ingenuamente, ma sapeva che Tom era la voce delle sue parole non dette, dei suoi sogni, dei suoi desideri, dei suoi dolori e delle sue delusioni; a lui non sfuggiva nulla, ed anche se Bill si confidava con lui, certe questioni molto intime, per delicatezza, le lasciava solo ad intendere senza entrare nei dettagli come invece Tom faceva.

 

Tom sorrise.

 

Bill afferrò subito il senso di quel sorriso e gli disse “Il desiderio c'è, eccome se c'è” gli disse torturandosi il labbro inferiore con l'indice ed il pollice “ma mi accontento di fantasticare, lo sai che sono molto bravo in questo”

 

Il gemello scosse la testa rassegnato.

 

“A quest'ora non ragiono più dalla fame e queste verdure grigliate sono la fine del mondo” disse Bill con rinnovato appetito ed infilando la forchetta su una striscia di zucchina succosa “Odio non poter disporre della mia libertà e tu lo sai meglio di qualunque altro, ma mi consola l'idea che il proposito è rinviato solo di qualche giorno in fondo. A proposito, ho visto la chiamata di Georg sul cellulare, devo richiamarlo”

 

“Ha chiamato anche me visto che non rispondevi e l'ho sentito prima che uscissi, voleva sapere se stava andando tutto bene con la registrazione e per quando è previsto il nostro arrivo a Manchester”

 

“Beh l'hotel è stato prenotato per il cinque, non lo sapeva?” chiese Bill.

 

“Forse credeva che potessimo passare a Berlino prima”

 

“Ho finito, ordiniamo i cookies al cioccolato?”

 

“No, prenditeli tu ed andiamo a fumarci una sigaretta”

 

Passeggiarono nel piccolo giardino di erba inglese fuori il locale, il sole era ancora caldo.

 

“Ho letto qualche parola di quel nuovo brano, anche se immagino sia una bozza. E' molto bello e tutto fin troppo chiaro”

 

Bill, si voltò verso Tom aspirando il fumo della sigaretta.

 

“E' solo un'idea che ho messo sul foglio, ho bisogno di scrivere in questo periodo, un po' mi tiene occupata la mente, anche se poi mi rendo conto che i pensieri mi riportano a lei , ho bisogno di scrivere come mi sento”

 

“E con Christie? Mi ha detto che i suoi genitori hanno ballato tutto il tempo l'altra sera al concerto ”

 

“Christie” riuscì appena a dire “E' una brava e bella ragazza”

 

“E' venuta a parlarmi la sera stessa dopo averti incontrato, non te l'ho voluto dire. Era apparentemente felice ed imbarazzata di averti rivisto e riallacciato l'amicizia con te, mi ha solo detto che ti trova molto cambiato e....sempre più intrigante”

 

Bill sorrise.

 

“Non provo più nulla per lei, lo sai te l'ho detto chissà quante volte ormai, la verità è che non l'ho mai amata, è brutto da dire lo so, ma non l'ho mai usata credimi. Stare con lei comunque mi faceva star bene; fare certe cose con lei mi faceva star bene, ma finiva tutto lì”e continuò “invece Giulia resterà qualcosa di meraviglioso, ma solo tra i miei ricordi e tra i miei sogni”

 

“Perchè odio sentirti parlare così, con questo tono di arrendevolezza?”.

 

Bill alzò il viso in direzione del sole e chiuse gli occhi per lasciarsi scaldare da quel tepore “Non mi sono arreso, ma a volte è come se avessi dei momenti di lucidità in cui mi rendo conto che gran parte del tempo quando si tratta di lei, lo passo a sognare e fantasticare, dissociandomi dalla realtà....non so più nulla Tom, a volte è come se stessi realizzando di essermi infilato dentro un tunnel in cui non vedo via d' uscita” fece una pausa in cui lo sentì sospirare lievemente “ vedi , è che sto cercando di non morire dentro, ma lei inconsapevolmente, in qualche modo riesce a farlo ogni volta”

 

 

 

 

 

 

 

 

Rallentò il passo per prendere fiato fermandosi innanzi alla vetrata esterna della sua pasticceria preferita collocata al primo piano dell'aeroporto: era diventato quasi un rituale quello di passarvi innanzi o a fine turno o alla pausa dal lavoro, entrare il più delle volte per comprare un piccolo dolcetto da consumare lì con le colleghe o portarselo a casa o anche solo ammirare quel tripudio di bontà di ogni forma, sapore, colore e profumo: da quando aveva iniziato il corso ed il tirocinio sentiva il bisogno di mangiare di più e di finire ogni pasto principale con un qualcosa di dolce; sapeva che non era salutare ma non appena fosse riuscita ad organizzarsi meglio con gli impegni avrebbe ripreso anche ad andare ad acqugym.

Respirò a fondo con calma quando si accorse che Gabriele, il gestore del negozio, un ragazzo sulla trentina dalla corporatura robusta e dal carattere socievole, la stava salutando da dietro il bancon: lei rispose al saluto velocemente e riprese a camminare sapendo di essere in notevole anticipo all'appuntamento. Quando oltrepassò la curva del lungo corridoio percorso da un via vai incessante di gente, i suoi occhi cercarono di intercettare il Bar Ristorante situato in fondo sulla destra: non fu difficile trovare quello che cercava perchè lo sguardo fu subito catturato dall'unico uomo in divisa da carabiniere presente innanzi al locale. Respirò profondamente cercando di calmare il battito impazzito del suo cuore e si diresse in quella direzione con le gambe che avevano già inizziato a tremare.

 

“Sei in anticipo esattamente di dieci, dico dieci minuti!” esordì lui con un sorriso smagliante sul volto ancora abbronzato, mentre il dito indice batteva sulla cassa del suo orologio da polso.

 

Sentì all'istante le guance bruciarle dal calore: era da un bel po' che non lo vedeva, anche se sempre più spesso si sentivano al telefono.

 

“Dimmi la verità, quante sono puntuali come me?” azzardò cercando di nascondere la sua emozione.

 

“Molto, molto poche ti assicuro” osservò mentre con veloce destrezza la guidò verso un tavolino appartato in un angolo della sala. Il locale a quell'ora di punta era stracolmo di gente e le ragazze addette alle prenotazioni correvano senza sosta da una parte all'altra della locale.

 

Si accorse inaspettatamente di non saper più cosa dire perchè tanta era l'emozione di averla innanzi ai suoi occhi e tanta era la voglia di divorarla con lo sguardo ora che erano uno innanzi all'altra che quasi si vergognò sentendosi alla stregua di un adolescente alle prese con gli ormoni impazziti davanti alla ragazza di cui era invaghito. Abbassò lo sguardo, rassegnato a quello che lei era capace di fargli provare tutte le volte e per cui lottava instancabilmente per non soccombere, con evidenti scarsi risultati però perchè era sicurissimo che lei aveva percepito tutto questo.

 

“Scusami” le disse quasi a volersi giustificare “Con quella divisa addosso... non ti avevo ancora vista ...” non finì la frase perchè una camieriera si avvicinò a prendere le ordinazioni.

 

“Perchè ti devi scusare?” le chiese smaniosa appena la cameriera se ne andò.

 

“E' l'effetto della tua divisa”

 

“Cos'ha la mia divisa?” chiese con ingenua finzione. Attendeva un complimento che mai era arrivato da lui.

 

“Il blu ti sta molto bene”

 

-Tutto qui?- Si chiese Giulia aspettandosi qualcosa di più che non fossero i soliti apprezzamenti su ciò che indossava.

 

Massimiliano percepì una vena di delusione in quello sguardo profondo, ma era fermamente convinto di non potersi sbilanciare più di tanto.

Con che coraggio avrebbe potuto farle dei complimenti di ben altro tenore, anche se non volgari in cui sicuramente si sarebbe tradito facendole chiaramente capire quanto turbasse le sue notti piene di desiderio, sapendo che era la sorella del suo amico collega, che aveva dieci anni di meno e che doveva pensare a proteggerla anziché desiderarla come un pazzo ma che sopratutto aveva una fidanzata che l'aspettava a casa?

 

“Sei per lavoro a Bologna?” si sorprese a sentire interrompendo il flusso inarrestabile dei suoi pensieri.

 

“Si tra un'ora ho appuntamento col procuratore, poi devo subito rientrare in Stazione a Modena. Sono felice di vederti, ti trovo bene.”

 

“Grazie, anche tu stai bene” disse.

 

“Raccontami un po', com'è questo lavoro? E all'Università, riesci a conciliare tutto?”

 

“Per ora devo studiare un bel po' di cose in questo corso tra cui imparare i loro programmi di gestione dei clienti; alla biglietteria non è semplice. La gente brontola, sembra nata solo per questo. La pazienza dev'essere la virtù principale, ma a volte sembra difficile averla”

 

Lui le sorrise e nel mentre la cameriera portò loro i piatti composti.

 

“Quella è la prima cosa che devi imparare ad avere, anche se a volte sembra impossibile. Se te lo dico io, fidati”

 

“Non t'invidio per il lavoro che fai, mi sembra di avertelo sempre detto. A te come va? E Maria?” le uscì spontaneamente ma poi si morse la lingua per essere stata troppo precipitosa anche se la domanda era lecita, in quanto in fondo si trattava di un'amica, non certo intima, ma pur sempre amica.

 

“ Tutto bene, siamo oberati di lavoro al Comando, non potrebbe essere altrimenti. L'altro giorno abbiamo avuto persino una denuncia di scomparsa per due criceti. Come vedi....” e poi aggiunse “Con Maria...come al solito” ma lo disse con lo sguardo rivolto al suo piatto.

 

Seguì un silenzio tra loro interrotto dal sottofondo del caos del ristorante e dalle note dei Coldplay, Viva la vida.

 

“Mi piace stare con te” le disse improvvisamente, scostando leggermente il suo piatto: era visibilemnte emozionato, le sue dita giocavano nervosamente sulla forchetta che aveva posato sul fazzoletto accanto al piatto.

 

Lei sentì improvvisamente il cuore in gola, alzò lo sguardo e vide quegli occhi di fuoco penetrare i suoi.

 

“Anche io” riuscì a dire.

 

“Come stai? Và un po' meglio?”

 

Era chiaro che alludesse al suo stato d'animo dopo la perdita della nonna.

 

“Và bene, è tutto sotto controllo”

 

La fissò con quella solita espressione scrutatrice, cercando quanto di vero potesse esserci dietro quelle frasi: sarebbe voluta scappare e rimanere al tempo stesso, ma rimasero in silenzio per qualche altro minuto per poi riprendere a mangiare.

 

“Ho visto che hai iniziato a seguirmi sul Social” disse lei interrompendo quella pausa.

 

“Beh era da un po' che volevo farlo. Hai parecchi followers, io appena una decina” osservò ironico.

 

“Beh ci sei da poco e poi molti sono fasulli, lo sai meglio di me capitano”

 

“Ma molti ti riempiono di complimenti sotto le foto” disse d'istinto scoprendo una vena di gelosia.

 

“Fà piacere ricevere complimenti, a te no?” chiese quasi sarcasticamente.

 

“Certo se uno non esagera magari” rispose stirando le labbra.

 

“Qualcuno esagera? Che fai mi controlli?”

 

Lui incrociò quegli occhi dalle lunghe ciglia curvate dal mascara: era così dannatamente sexy quando gli si rivolgeva con quel tono e lo fissava dritto negli occhi come voleva lui.

 

“Certo che no, mi dispiace questa tua domanda comunque. Ti voglio bene e farei qualsiasi cosa per te, sei la sorella del mio migliore amico.”

 

“Tu invece non commenti mai e non fai mai complimenti”

 

“Non ho bisogno di farlo se lo posso fare di persona” rispose lievemente risentito ed allontanando definitiamente il piatto da sé.

 

“Maria dev'essere davvero fortunata allora” disse d'un fiato stizzita., ma quell'osservazione spontanea le dispiacque: cercava a tutti i costi qualcosa da lui, aspettava qualcosa da lui che sapeva non sarebbe mai arrivata. Si rese pienamente conto che lei era cambiata, il suo rapporto con lui stava cambiando.

 

“I complimenti non sono prerogativa solo per Maria e non ho problemi a dire se una persona mi piace o meno, se ci sto bene o no, se è bella o meno” disse a quel punto piccato ma questo per Giulia non era vero: quegli sguardi continui, come poco prima, parlavano al posto delle parole non dette; continuò a mangiare svogliatamente finendo velocemente il suo piatto. Stefania, la collega, non avrebbe tardato a farsi trovare nel parcheggio. Massimiliano, comprendendo che ogni discussione sarebbe degnerata in frecciatine a doppio senso si alzò ed andò a pagare ed in silenzio si avviarono verso l'uscita.

 

“Avrei un po' di tempo per darti uno strappo a casa” disse alzando lo sguardo verso quel cielo completamento coperto di nuvole scure.

 

“Grazie ma sono rimasta d'accordo che sarebbe venuta la collega a prendermi, senti” gli disse a voce bassa “ mi dispiace per prima”

 

Lui sembrò apprezzare quelle parole.

 

“Non devi scusarti, vorrei fossi sempre sincera così con me, puoi dirmi tutto quello che vuoi, anche mandarmi a quel paese se pensi sia necessario dirlo, a te è concesso tutto”

 

A quelle parole lei sorrise.

 

“Tutto?!” osservò poi con uno sguardo luminosissimo

 

“Si, tutto” sorrise abbassando lo sguardo sul cappello che teneva tra le mani; nessuna riusciva a provocargli tanta ansia ed emozione come lei . “Allora ciao” disse subito dopo “ ci sentiamo per telefono” disse avvicinandosi a lei

 

“O per social”

 

Quella risposta lo irritò nuovamente.

 

“Voglio solo dirti di stare attenta con chi dialoghi in rete. Non credo tu abbia bisogno di essere avvertita dei pericoli che ci possano essere, è un mondo virtuale, spesso finto e pieno d'insidie; non sono paranoico e non dirmi che si tratta di deformazione professionale”

 

“Agli ordini mio capitano” gli disse allora ironicamente

 

“Vuoi che sia il tuo capitano?” le chiese divertito.

 

Lei arrossì d'improvviso “Non lo so ancora” rispose titubante mentre respirava una ventata della sua acqua di colonia, si sentiva stordita

 

“Cosa potrebbe farti decidere?” le disse guardandola seriamente ed avvicinandosi lentamente a lei.

 

“Massimo...” si trovò a sussurrargli indietreggiando lievemente.

 

“Massimo?” le chiese a voce bassa “Devo iniziare a preoccuparmi?”

 

“No, volevo dire Massim...” e si trovò il caldo umido delle sue labbra sulla guancia destra.

 

“Ciao Giulia, la tua amica è arrivata” disse poi allontanandosi da lei sorridente e nuovamente sicuro di sè.

 

La salutò così, con lei che ammirava quella figura perfetta in uniforme allontanarsi tra le auto del parcheggio e la voce alle sue spalle della sua amica che la chiamava non sapeva più nemmeno lei da quanto.

 

 

 

 

 

I tuoni rimbombavano per tutto l'appartamento sito all'ultimo piano di un piccolo condominio non distante dal luogo di lavoro; i lampi squarciavano per frazione di secondo quel buio profondo e quasi sinistro cosi che la pioggia velocemente iniziò a cadere fitta sul tetto provocando un rumore sordo e lacerando quel silenzio; Giulia si destò ad appena le tre e un quarto del mattino.

Si accorse di non riuscire a prendere più sonno quando decise di alzarsi per prepararsi una camomilla; l' assenza di luci che filtrassero dalle porte chiuse indicava che le sue coinquiline dormivano. Decise di sedersi nel piccolo angolo cottura per sorseggiare la bevanda bollente, con la radio accesa a basso volume. Si sentiva spossata, aveva chiuso gli occhi si e no per solo un paio di orette, ripensando continuamente all'incontro avuto con Massimiliano e a quel senso di depressione che la stava accompagnando da quando la nonna era morta.

Prese il telefonino in mano e vi lesse un messaggio che lui le aveva inoltrato a mezzanotte e mezza, forse un chiaro segno che nemmeno lui era riuscito a prender sonno.

 

-Lo ammetto: è stato magnifico incontrarti anche se in un pub in pieno centro commerciale, ed è vero....sì è vero che non elargisco facilmente complimenti, un po' è nel mio carattere ma forse perchè non ho trovato persone così interessanti a cui farne; forse con te per la prima volta da quando ci conosciamo e per il tipo di legame che ci unisce, mi sono trovato in imbarazzo e sono certo che tu l'avrai notato, in imbarazzo nel dirti a voce quanto tu possa far girare la testa ad un uomo, ma ti prego di capirmi e di capire la mia situazione, sai a cosa mi riferisco. Ognuno di noi merita rispetto, anche se questa mia confidenza sembra che male si accordi a questo concetto. Ma ho capito che tu sei pienamente consapevole di quello che potresti suscitare in un uomo, non perchè lo faccia apposta ma proprio perchè sei terribilmente spontanea e naturale -

 

Iniziò a sorridere e poi a ridere cercando di non svegliare le sue amiche: rideva, rideva come una matta perchè mai lui le aveva detto o scritto cose simili, mai si era aperto a tal punto di doverlo fare addirittura con un messaggio perchè a voce gli risultava imbarazzante. Poteva dirsi soddisfatta ed incredibilmente felice, straordinariamente felice, tanto che inoltrò subito il messaggio ad Elena sicura che stava ancora alle prese col suo turno notturno.

 

 

 

Terminò di bere la sua camomilla ed incurante dell'orario si accinse a rispondergli; attese per un po' una risposta che non arrivò, mentre la pioggia iniziava a battere più forte sui vetri: spense la luce lasciandosi illuminare dal chiarore delle luci esterne che penetravano dalle imposte leggermente aperte della sua camera e si abbandonò al ricordo di quel corpo bagnato che riemergeva dalla calda acqua del mare di Maiori, le spalle larghe, le braccia non eccessivamente muscolose e quel ventre piatto, leggermente peloso e segnato da un accenno di addominali che terminavano nell'inguine marcato coperto in parte dal costume. Si sorprese a desiderarlo come mai aveva desiderato un uomo in vita sua, provando una forte fitta al basso ventre e lasciandola senza fiato per un breve istante; era un peccato desiderarlo ed immaginarlo in un certo modo, era peccato a ritrovarsi invidiosa di Maria; si chiese chissà quante volte aveva potuto godere di quel corpo così straordinariamente virile, sentirne il profumo ed il calore. Chiuse gli occhi e si ricordò di tutte le volte che la guardava dritta negli occhi, o in compagnia degli amici ma col volto sempre rivolto verso di lei....il telefonò vibrò facendole riaprire improvvisamente gli occhi e costringendola a mettere a fuoco la vista in un nano secondo. Il cuore non aveva di certo rallentato il battito al pensiero del capitano, ma ora alla vista di quelle due foto, forse aveva palpitato ulteriormente costringendola a sedersi sul bordo del lettino.

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  • Spero tu stia bene, è quello che sempre mi auguro per te. Oggi è stata una giornata lunga a lavoro e credo sia giunta l'ora di farmi un bel sonnellino...tra un po' sarà l'alba. Volevi sapere come sono? Beh, eccoti servita, anche se questo è solo l'inizio: sono due foto scattate in due nostri concerti in luoghi differenti, il resto vorrei lo immaginassi tu. Sono un ragazzo che non segue gli stereotipi, le regole, che gli piace rompere i ruoli, spesso e volentieri. Sono un anticonformista perché sono me stesso, a volte drammaticamente me stesso, con i miei sogni, i miei desideri e le mie paure, i miei silenzi, i miei fantasmi, le mie ossessioni, forse perché ho imparato ad essere semplicemente un uomo libero.

    P.S:.1: questo è mio numero di telefono: ma ti prego vorrei solo che non ti sentissi obbligata a sentirmi, ma solo e quando lo vorrai tu. P.S2: ehi, mio fratello russa già!-

 

 

Stranamente iniziò a tremare, non di paura, non sapeva nemmeno lei perché, ma guardando Willy in quella foto si sentì pervadere da una forza ed un'energia tale che nessuno mai era riuscito a trasmetterle ed improvvisamente quel fastidioso scrosciare della pioggia ed il pensiero di Massimiliano si sciolsero come neve al sole, sole così caldo e potente che aveva il nome di Willy.

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 


 

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Capitolo 11
*** Non ci è dato di scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro ***


Non ci è dato di scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro.
(Dag Hammarskjöld)

 

 

 

Novembre 2008

Bologna

 

 

 

 

 

 

 

“Se non altro il tempo stasera ci ha graziate, è tutta la settimana che piove” disse Giulia un po' irrequita mentre si stringeva al braccio dell'amica all'esterno della pizzeria.

 

“Sei nervosa?”

 

“Un po'”

 

“C'è una cosa che adesso sai con certezza però” la invitò ad osservare l'amica.

 

Lei la guardò con aria incuriosita anche se poteva immaginare a cosa si riferisse.

 

“Ora sai che gli piaci”

 

“Già, proprio in virtù di questo ha pensato bene stasera di portare lei” disse con una smorfia “Che dire, morivo proprio dalla voglia di vederla!”.

 

“Non è presto per avere già nostalgia dell'estate?” le chiese strizzandole l'occhio mentre si spostava di lato per far entrare una coppia di una certa età.

 

“Non è mai troppo presto per avere nostalgia” rispose Giulia ripensando a quei giorni in cui Massimiliano le aveva raggiunte a Maiori senza la sua dolce metà. Era stato proprio in quel periodo che aveva preso coscienza del fatto che sì, effettivamente iniziava a piacergli e a pensarlo sempre più spesso, poi qualcosa era successo, qualcosa negli occhi di lui era cambiata, perchè si soffermavano sempre un po' più a lungo nei suoi, indugiandovi con una certa malinconia e questo aveva finito per incuriosirla, imbarazzarla ma anche affascinarla per poi ricambiare quello sguardo dapprima timidamente poi con sempre più fermezza e frenesia. Ricordava chiaramente quelle sue parole sul tempo che trascorre velocemente e di quanto fosse prezioso per non occuparlo con quello che più ci sta a cuore.

 

“A volte penso a quando ti rifiutavi persino di pensarlo ed ora guardati!”

 

“Non sono innamorata persa chiariamolo e non ho intenzione di strapparmi i capelli, per nessuno sia inteso.”

 

“Cosa ti dice Willy di questa storia?”

 

“Cosa c'entra Willy adesso?!?”chiese sorpresa.

 

“Ma scusa non ti confidi con lui? Mi dici sempre che gli racconti un mucchio di cose e poi ti ha dato pure il suo numero”

 

“Si, ma non l'ho mica chiamato! E poi lui non sa proprio tutto tutto, ma solo che c'è un tipo che m'incuriosisce tutto quì, ma non entro certo nei dettagli” disse mentre i suoi occhi cercavano di andare oltre la luce dei lampioni per cercare di capire se stessero arrivando i loro amici.

 

“Che Massimiliano t'incuriosisca' beh mi fa un po' ridere, comunque...Pensavo a quella foto del tuo amichetto rockettaro: ma hai visto quanta gente c'è in quel locale? Stando così le cose non è proprio come ti aveva fatto credere, cioè che fanno dei concertini così, come dire tanto per! Anzi, sembra proprio qualcosa di grande, a meno che non sia la foto che da una certa angolazione faccia sembrare il locale enorme e di conseguenza sembra ci siano più persone. Comunque credo che la foto sia stata volutamente resa scura, per non fornirti ulteriori particolari” osservò.

 

“Beh gli piace creare suspance”

 

“O nasconderti qualcosa”

 

“Ho capito che lui non è un ragazzo come noi lo intendiamo o come quelli che noi siamo abituate a frequentare. E' un artista un po'...egocentrico, particolare, chissà magari pure singolare? Forse, non lo sappiamo. Perchè devi sempre pensare che gli altri vogliano tenderci un tranello?!”

 

“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Conosci questo proverbio?”

 

“Uf, che noiosa!” sbottò.

 

“Sì, sì, dimmi che sono noiosa, sai che ti dico sempre quello che penso. Comunque la storia di averti dato il numero di telefono mi pare eccessiva, d'altronde vi messaggiate sul social solo da qualche mese, non c'era tutta questa necessità di sbatterti in faccia il suo numero.”

 

“Quanto sei antica! Si fa così tra persone ...giovani, tu sei vecchia, non puoi capire.”

 

Elena sgranò gli occhi per poi scoppiare in una risatina.

 

“Sono vecchia quando per te sono scomoda, giusto?”

 

“Ma non dire fesserie! Però, se devo essere onesta e dirti tutto tutto.. sento che lui è diverso. Quando mi scrive, scrive cose sensate per la sua giovane età, sembra una uomo maturo o qualcosa del genere.”

 

“Tesoro, ora ti dico io una cosa” disse scostandosi la frangia dai suoi occhi di ghiaccio“ Tu ti stai fissando con questa storia che lui è diverso dagli altri e forse l'hai pure già idealizzato o idealizzata...perchè non sai nemmeno questo, cioè se si tratta realmente di un uomo o di una donna, di giovane o anziano! Solo perchè ti ha mandato una foto e lui ti ha detto di essere un ragazzo, o perchè t'imbastisce discorsi filosofici e ti manda le foto di tramonti ed albe strepitosi? Perchè ti fa i complimenti? Ma davvero credi a tutto quello che ti scrive o ti fa vedere? Ti prego Giulia, rinsavisci un pochino! Lui dice di chiamarsi Willy o Diavolish ma chi sa chi diavolo è”

“Devilish” la corresse lei.

“Va bene Devilish. Ma come posso sentir dire da te, che eri così ragionevole su certe questioni, che questo tipo/a è diverso dagli altri? In base a cosa poi? Cosa sai di lui in fondo? Su che basi si fonda la tua teoria?”

Giulia ammise in cuor suo che il ragionamento dell'amica non faceva una piega, era un ragionamento logico e sensato eppure utimamente si ritrovava a pensare sempre un po' più spesso a lui, a fantasticare qualche volta su come potesse essere fisicamente, a ragionare su ciò che le scriveva, perchè ciò che le scriveva e per come lo faceva le piaceva e non poco e dovette ahimè anche ammettere che quelle foto sui tramonti e le albe la facevano anche un po' sognare; se poi quelle erano foto 'rubate', non farina del suo sacco per intenderci con didascalie che citavano i grandi della filosofia o della storia, questo non lo poteva sapere, ma il tanto bastava per far distrarre la sua mente e distogliere i suoi pensieri che ultimamente si focalizzavano sempre sulle solite cose nonostante l'impegno del corso e del lavoro, come quel vuoto incolmabile che la morte della nonna le aveva lasciato. In fondo che male poteva esserci in tutto questo? Per ora, da parte sua, c'era tuttavia solo una simpatia ed un'innegabile voglia di conoscerlo meglio attraverso la chat. Molte volte aveva anche provato ad immaginarlo fisicamente, ma senza successo, ora forse grazie a quella foto aveva qualche tassello in più per comporre il puzzle che di lui o lei s'era fatta mentalmente, deducendo che fosse un ragazzo molto magro, forse alto ed amante dei tagli di capelli appariscenti o almeno così sembrava; la verità è che non aveva mai osato fargli troppe domande personali, cioè strettamente legate all'aspetto fisico: un po' perchè le sembrava di essere invadente ed impertinente e lei caratterialmente così non era, un po' perchè temeva di restare forse delusa. Ma il suo istinto le urlava che si trattava di un ragazzo fuori dal comune, un ragazzo speciale con una sensibilità come nessun'altro aveva avuto modo di avvicinare.


 

“Stai molto attenta a quello che fai tesoro, o sarò costretta ad avvisare … i carabinieri..” le disse ad un certo punto scherzando.


 

“Si e magari uno a caso tra i tanti: Massimiliano”


 

“Lui ha già fiutato il pericolo”


 

“E basta dai, non ci stiamo mica incontrando! In ogni caso sarai la prima ad avere questo onore nel caso dovesse succedere” le disse con tono provocatorio.


 

“Credo che non ti farebbe arrivare a tanto”


 

“Cioè? Ma non è per caso che gli dici tutto quello che io ti dico?” le chiese scrutandole attentamente il volto.


 

“Sai, sono convinta che impiegherebbe un nano secondo a metterti il telefonino sotto controllo pur di proteggerti”


 

“Non potrebbe farlo nemmeno lui se non c'è un valido motivo e comunque non hai risposto alla mia domanda”


 

“Tu per lui, sei un valido motivo. Certo che no, non vado a dirgli ciò che tu mi racconti, o Signore!” disse alzando gli occhi al cielo.


 

Giulia sentì le guance avvampare e quando azzardò una risposta l'amica la zittì improvvisamente.


 

“ssshh, stanno arrivando” disse non riuscendo più a trattenersi.

 

Voltò lo sguardo nella stessa direzione in cui l'aveva rivolto l'amica e come una pugnalata al cuore non potè non notare quanto effettivamente fosse anche una bella coppia, con lei, Maria, smagliante tra lui ed il fratello, fasciata nel suo cappottino nero incorniciato dalla sua fluente chioma bionda. Aveva sempre pensato che le bionde avessero qualcosa in più, qualcosa che attirava misteriosamente tutti i maschietti. Ma questa era solo una sua convinzione.

 

Elena notò il cambiamento d'umore dell'amica e dolcemente le sfiorò la mano per infonderle coraggio.

 

Le parve di vederlo sorridere mentre s'incamminava un po' più in avanti rispetto a Mirko e a Maria, ma non ne fu molto convinta per via delle luci in strada che giocavano strani effetti sul suo volto, ma forse sì, stava sorridendo proprio a lei o a Elena o a chissà chi perchè gli angoli della sua bocca erano decisamente all'insù lasciando intravedere i suoi denti.

 

 

 

Li osservava fugacemente dal lato opposto del tavolo in cui si erano sistemati accanto alla parete ricoperta in pietra color sabbia; lui sembrava davvero felice e lei pure, Mirko pareva più frizzante del solito ed Elena era totalmente assorbita da quello che suo fratello diceva; rimaneva solo lei combattuta e col malumore di dover presenziare a quella scenetta di gente apparentemente soddisfatta di come stava andando la serata anche se non aveva potuto non notare gli sguardi brevi ma intensi che Massimiliano le lanciava di tanto in tanto; c'era persino stato un momento in cui incrociando i loro occhi lei si era voltata altrove per una manciata di secondi per rivoltarsi nuovamente e ritrovare sempre i suoi occhi fissi su di lei. C'era stato tuttavia un aspetto davvero confortante se non altro in quella serata un po' cosìed era stato quando il cameriere portò a tutti delle pizze succulenti e fumanti.

 

“Mi pare molto attenta stasera, non la ricordavo così” le disse Elena a voce bassa guardando Maria che dall'altro capo del tavolo elargiva sorrise ma anche tanti sguardi pieni di curiosità.

 

Giulia afferrò un pezzo di pizza per portarselo in bocca, sapeva a cosa si stava riferendo.

 

“Lo so che sei giù, ma non dare questa soddisfazione. La trovo cambiata rispetto a tutte le altre volte che ci vedevamo.”

 

“Guarda che non sono affatto giù! Il problema non sono gli altri, sono io che non sopporto il mio carattere. Mi fisso sulle cose, sono testarda e poi spesso e volentieri rimango delusa perchè inutile girarci intorno, mi creo delle aspettative, che puntalmente vengono disattese e non parlo solo di chi sai tu. Comunque la trovo diversa pure io, d'altronde hanno avuto un periodo non facile”

 

“E ti credo, non lo vorrà ammettere nemmeno a se stessa, ma è così evidente! Lo vedi che sei giù?” le ribattè l'amica a voce bassa.

 

“Evidente cosa?”

 

“Ti odio quando fai la finta tonta!” la riprese l'amica.

 

“Forse stiamo annoiando tutti con i nostri discorsi di lavoro” disse ad un certo punto Maria con un tono di voce che arrivò alle due ragazze.

 

“Ma no” rispose prontamente Elena “Anche noi stavamo parlando di lavoro e di alcuni punti sul corso che stiamo frequentando”

 

“Non dev'essere un lavoro semplice, immagino i clienti spazientiti per i ritardi, o le valigie che tardano ad essere consegnate o chissà per cos'altro. Ma per fortuna non tutti sono così” osservò poi volgendo i suoi occhi verso Massimiliano.

 

Aveva un chè di affetato e spontaneo nello stesso tempo nel suo modo di fare, ma ciò che più colpiva era forse la sua calma e dolcezza, decisamente disarmanti sul quel viso dai lineamenti molto delicati.

 

“Beh, per fortuna ci sono anche persone gentili e rispettose e questa è la gran parte” ribattè Giulia quasi a malavoglia; non si sentiva ben disposta verso di lei e Massimiliano quella sera, per la verità se ne sarebbe voluta andare via.

 

“Giulia ed Elena hanno pazienza da vendere” intervenne Massimiliano sorridendo.

 

“Anche se quella ha un limite” precisò poco dopo Giulia.

 

Mirko s'intromise brontolando sulla piega noiosa che stava prendendo la serata, invitando i commensali a parlare di altro che non fosse di lavoro e sperando che i loro cellulari non squillassero per qualche emergenza di lavoro.

 

Giulia sarebbe voluta scappare via e a giudicare dagli atteggiamenti di Massimiliano, non era vero niente o quasi di tutto quello che lui le aveva dato ad intendere se non fosse per quegli sguardi che continuamente le lanciava di nascosto, perchè quella sera pareva quasi totalmente assorbito dalla sua ragazza; aveva capito che lui non sarebbe mai riuscito ad allontanarsi da lei, in fondo era bella e per bene ed anche benestante il che non guastava certamente, per non parlare dello stretto rapporto con i suoceri. Ingoiò l'ultimo boccone della pizza ormai fredda e cercò qualche notifica di Willy, con la speranza che almeno lui riuscisse a risollevarle l'umore; in effetti pareva avesse questo particolare dono, era come se stesse diventando un piccolo rifugio dove cercare riparo dalle piccole o grandi frustrazioni di tutti i giorni o con cui condividere piccole gioie e dolori che per lei contavano molto; Willy pareva particolarmente abile nello spianarle il cammino in questo senso e cioè ad infonderle un senso di tranquillità e sicurezza, facendole capire che la strada dei sogni la si poteva percorrere anche per raggiungere i suoi obiettivi reali. Aveva capito che era l'opposto di Massimiliano: un sognatore in fondo come lei, romantico, molto probabilmente sensibile ed attento a tutto ciò che lo circondava; sì perchè forse Massimiliano mai le avrebbe inviato la foto di un tramonto o detto in faccia qualcosa di romantico o anche lasciarsi andare ad una carezza; Willy gli pareva di tutt'altra pasta e spessore e non negò a se stessa che quel numero di telefono che lui le aveva scritto, in fondo le aveva fatto molto piacere pur capendo che era ancora troppo presto per sentirlo; la volontà di allontanarsi per qualche giorno era nata dall'esigenza di non volersi legare troppo a lui che restava comunque un perfetto sconosciuto, affezionandosi a questo 'riparo' che lui riusciva a crearle; ma i giorni passavano e di nuovo ne sentiva la mancanza, avvertendo che qui momenti di svago e riflessione che lui le donava, iniziavano a mancarle come poteva mancare l'ossigeno appena mettevi la testa sott'acqua anche se solo per pochi secondi...

 

Si scusò col resto del gruppo e si recò nella toilette, convinta di cambiare aria, Mirko la seguì a ruota.

 

“Cos'hai Lia?” le chiese col diminutivo che lei non sopportava. “E' per Maria?”

 

Un gruppetto di tre ragazze con minigonne vertiginose e con i rossetti rosso fuoco entrarono per mettersi in fila in attesa che le due porte della toilette si aprissero. Erano poco più che quindicenni ma ne dimostravano molto di più e questo catturò l'attenzione di suo fratello.

 

“Ma che ti rispondo a fare se hai ben altro da fare” disse lei con un sorriso stanco.

 

“Lo sai che mi piace scherzare e poi fare due cose contemporaneamnte è la cosa che mi riesce meglio. Allora?”

 

“Allora niente, non ho nulla da dirti” disse cercando di convincere il fratello.

 

Una delle tre ragazze improvvisamente emanò un gridolino e spintonò le amiche verso l'uscita del bagno.

 

“Perchè non raggiungi gli altri?” gli disse mentre Elena faceva capolino dalla porta scorrevole scontrandosi col gruppetto sovra eccitato.

 

Gli occhi di Giulia incuriositi seguirono le ragazze che si fermarono innanzi al mega schermo posto sulla parete frontale della sala principale gremita di gente ed iniziarono a ballare e cantare senza vergogna. La canzone aveva una bella melodia e ad occhio e croce le pareva di averla già sentita da qualche parte.

 

“Ok, sei in buone mani” disse Mirko vedendo l'amica ed accorgendosi che la sorella aveva focalizzato l'attenzione altrove “E comunque spero che un giorno non ti riduca come quelle tre sgallinate per quel gruppo!”

 

“Quale gruppo?” chiese la sorella incuriosita.

 

“Evita di farmelo ripetere, se vuoi MTV lo sta mostrando a caratteri cubitali, leggitelo da sola” le disse uscendo dal bagno.

 

Giulia fece leggermente scorrere la porta il tanto che le servì per piantare i suoi occhi sullo schermo e sulla figura di uno strano essere apparentemente a metà tra una bellissima donna ed un bellissimo ragazzo.

 

“Monsoon! ” Disse Elena “Questa è Monsoon dei Tokio Hotel! Non puoi non saperlo. E' da un po' di giorni che non sento e vedo altro in giro. Giulia aggiornati, sei rimasta troppo indietro con i cantanti. Ancora pensi ad Mj ed Enrique Iglesias! Oh Signore mio!”

 

“Che me ne frega di questo genere di 'aggiornamento'!” scandì “Spero non sia venuta anche tu a farmi il sermone” disse cercando di farsi sentire in mezzo a quel baccano di voci e musica..

 

“Nessun sermone, sono venuta a riprenderti” le disse afferrando il suo braccio “Avremo tutto il tempo per parlarne. Allora ti piacciono i Tokio Hotel?” le chiese guidandola fuori dalla toilette.

 

“Non saprei” Rispose notando lo sguardò fisso di lui che non l'abbandonò fino a quando si sedettero nuovamente a tavola.

 

Alzò il suo sguardo per incrociarlo nuovamente col suo, ma non ebbe il coraggio di mantenerlo a lungo, aveva paura che lui vi scorgesse la sua anima in pena, perchè anche la sua doveva esserlo per cercare così spesso i suoi occhi. Il cellulare le vibrò tra le mani e mentre senti Massimiliano chiedere se gradivano un dessert, lei aprì la notifica e vi lesse velocemente il messaggio di Willy .
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  • E' da un po' che non ti sento, mi preme sapere come stai, non vorrei fosse stato per colpa della mia invadenza, magari nel darti il mio numero di telefono sono stato troppo precipitoso e maleducato, se così fosse ti chiedo scusa, infinitamente scusa! Spero comunque che tutto vada alla grande per te! Oggi scorrevo per caso nella gallery del mio cellulare ed ho trovato questa foto che scaricai un po' di tempo fa: si tratta di un dipinto, 'Anticipation of Happiness': non pensi sia fantastico? Adoro questo pittore, lui è Leonid Afremov. Questo è il primo quadro che vidi e me ne innamorai all'istante! Da allora lo seguo sempre, vado alle sue mostre ed ho comprato qualche suo dipinto, i suoi prezzi sono per fortuna compatibili con le mie tasche :-) !! Non trovi che le sue opere abbiano qualcosa di magico? Ogni volta che ne guardo una provo sempre la stessa sensazione, una pace infinita. Perdonami, forse avrai capito che sono un sognatore e temo pure romantico. Flaiano diceva 'con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole'! Non so se tu sia appassionata d'arte, in fondo quante cose non so di te ma che vorrei sapere, ma so che non è nemmeno giusto tutto questo, in fondo ti capisco, non sai chi sono, non ci conosciamo, né ci siamo mai incontrati ..... P.S: spero abbia gradito le mie due foto dei concerti, non so nemmeno se tu abbia avuto l'opportunità di guardarle. Ti auguro ogni bene, spero di risentirti molto presto.

 

Col frastuono della sala che la circondava, s'incantò innanzi a quella piccola immagine, quasi scintillante tra le sue mani fatta di colori caldi perfettamente bilanciati a quelli freddi. Di primo acchitto lo scenario le riportò subito alla mente un parco, uno di quelli a lei familiare ed il collegamento a quello Ferrari di Modena fu inevitabile così come il ricordo delle lunghe passeggiate che era solita fare sul calar della sera in compagnia della sua amica del cuore, dell'estate inebriata dal profumo di gelsomino e delle siepi di alloro che profumavano i viali, o delle pigre corse al mattino presto per tenersi in forma in quelle giornate più brevi che sembravano dire addio a quelle lunghe estive e di quella volta che conobbe quei due ragazzi un po' strani sotto quel cielo infiammato di rosso e oro all'orizzonte, all'esuberanza di Tord alle prese col cane e con i suoi discorsi spiccioli sulle bellezze femminili ed alla delicata stretta di mano di Brand ed al suo timido sorriso.

Gli angoli della sua bocca s'incurvarono improvvisamente all'insù chiedendosi che fine avessero mai fatto e perchè mai ora stesse pensando proprio a loro due e se per caso anche i loro occhi si fossero mai posati su quel quadro proprio come stava facendo lei in quel momento, provando la stessa sensazione che le aveva scritto Willy. La fantasia pareva aver spiccato il volo nuovamente e forse anche con lei quel dipinto aveva sortito lo stesso effetto che aveva avuto su Willy; restava il fatto che in pochi istanti quella tela era riuscita a placare il suo malumore e di questo doveva esserne riconoscente a Willy; quel ragazzo riusciva a sorprenderla sempre più spesso e sembrava apparire nei momenti in cui più ne aveva bisogno; la voglia di risentirlo stava crescendo sempre di più unita alla curiosità ed alla voglia di incontrarlo un giorno, ma come dirlo ad Elena che su certe questioni sembrava ragionasse come anziani di vecchio stampo?

Quando alzò lo sguardo dal display notò che Massimiliano, dalla parte opposta del tavolo la stava fissando leggermente cupo in viso.

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, che te ne pare?” disse Tom ammirando quel tripudio di tetti dal quinto piano della suite dell'Hotel.

 

“Si si, è' bellissimo!”rispose il gemello frettolosamente.

 

“Beh, tutto qui?” gli chise leggermente deluso.

 

“A che ora hai detto che arriva il taxi?”

 

“Alle undici”

 

“Alle che? Sono appena le sette Tom! Richiama la reception e digli di farmi trovare una macchina per le sette e trenta”

 

“Ma lei non ti ha fatto sapere più nulla? Ogni tanto le piace eclissarsi... ti vuoi dare una calmata?” gli chiese notando che Bill stava rovistando nervosamente tra le due valigie che si era portato appresso. ”Vorresti correre in aeroporto in queste condizioni?”

 

Bill sbuffò, non voleva perdere nemmeno un minuto.

 

“Sono venuto qui non per vacanza o per godermi la città, ma solo per lei, solo ed esclusivamente per lei e pazienza se non si è fatta più sentire. Riuscirò a beccarla in qualche turno? Dico, almeno questo, rivederla”

 

“Andreas s'è informato sui turni alla bigletteria. Il prossimo entrerà alle ventuno lui è già lì con Dirk e Toby”

 

“Appunto non perdiamo altro tempo. Dai copriti quei capelli” gli disse scomparendo in bagno per poi riapparire quasi irriconoscibile dopo una decina di minuti.

 

Il taxi sfrecciò in direzione aeroporto, ma il traffico a quell'ora della sera rallentò non poco la loro corsa. Tom restò ad osservare il fratello tutto il tempo, trovando la situazione persino divertente.

 

“Quando si dice bianco come un lenzuolo...” iniziò a punzecchiarlo.

 

Bill si voltò per guardarlo ma era evidente che la testa fosse altrove.

 

“No dico” proseguì nel tentativo di stabilire una comunicazione con lui “ti senti bene? Mi sembri assai pallido”

 

“Sto bene e non mi risulta che nel giro di qualche ora abbia cambiato carnagione.”

 

“Beh questo era chiaro, ma sei più pallido del solito o forse sono le luci del traffico o forse l'emozione... si dev'essere quella” disse poco convinto.

 

“Non iniziare a rompermi le scatole”

 

“Ulàlà come siamo elettrici” osservò attorcigliandosi una ciocca di cornrows che era uscita furtivamente dalla bandana.

 

Bill lo fulminò con gli occhi.

 

“Sono teso, non c'è bisogno che te lo dica e che tu me lo faccia notare, ma non metterci del tuo a peggiorare il mio stato emotivo, ok?” Guardò il traffico fuori dal finestrino, quella città gli piaceva, avrebbe voluta visitarla con calma un giorno, magari insieme a lei.

 

“Ci pensi Bill?” disse attirando nuovamente l'attenzione del gemello “Se tutto andrà liscio la rivedrai! Anzi, vorrei vedere anche io l'amichetta biondina ”

 

Bill alzò gli occhi al cielo rabbrividendo al solo pensiero per una simile evenienza.

 

“... e dimmi di grazia, cosa intenderesti fare se la dovessi vedere? Andarle incontro? Parlarle? Invitarla a cena e magari portarla nella nostra camera per ...un brindisi!?”

 

“Non sarebbe male, però vedi? Ho il piacere di notare che la mia costante presenza ti faccia proprio bene, non ti mancano le idee e questo è davvero un buon segno. Però per una volta sono pronto a sacrificarmi per amor tuo” rispose stirando le labbra compiaciuto.

 

“Grazie, grazie davvero, sono molto, molto commosso per questo tuo altruismo!” lo schernì Bill portandosi il palmo della mano sul petto.

 

Ad un certo punto Tom lo guardò serio incrociando per un istante quello sguardo che pareva impaurito per poi perdersi nuovamente tra le luci del caos di quella città ingoiata dal buio e lacerata dai clacson delle macchine che impazienti chiedevano di poter passare.

 

“So cosa stai provando”

 

Bill lo guardò nuovamente.

 

“Lo so che lo sai, non ho bisogno di dirtelo allora”

 

“Andrà tutto bene, finalmente la rivedrai. Era quello che volevi da mesi”.

 

Il gemello gli accennò appena un sorriso, aveva bisogno delle parole di Tom.

 

“Ho paura”

 

“Hai paura?! Ma come, anziché scalpitare dalla gioia tu ora hai paura? Non ti seguo più Bill!”

 

“Ma certo che sono anche 'felice', ma ho anche tanta paura. Non so, mi sento come se stessi per perdere il controllo di me stesso. Ti sembrerà strano ma ho paura, letteralmente paura di rivederla”

 

“Perchè? Temi deluda le tue aspettative? Cioè l'hai ricordata in un modo e rivedendola adesso ti sembrerebbe di vedere una persona diversa? O perchè avresti l'impulso irrefrenabile di avvicinarti a lei e dirle chi sei ma ti sei imposto di non farlo?”

 

“Forse, non so... o forse ho paura di vedere qualcosa che non dovrei vedere, ecco, cose simili. Non mi riferisco di certo al suo aspetto fisico, anzi sono certo che rivederla lì sarà come ricevere una pugnalata al cuore, perchè sarà ancora più bella che in foto”

 

“E' normale, hai fantasticato, sognato e desiderato parecchio questo momento, ma credo che la cosa più importante sia sforzarti di raggungere il tuo obiettivo.

Capisco che perdersi nelle emozioni sia un attimo, ma prima raggiungi l'obiettivo di vederla e poi...sognaci su, in fondo oggi sarai in incognito, non dovrete incontrarvi. Mi chiedo dovesse accadere un giorno, in che stato arriveresti all'appuntamento, Dio, non ci voglio pensare” disse ridacchiando.

 

Bill fece una piccola smorfia.

 

“Non .. non oso pensarci, mi verrebbe un infarto prima ancora d'incontrarla, sicuro! Ma è la cosa che più desidero al mondo, parlarle e dirle la verità senza dovermi più nascondere”

 

“Pensa a quando la bacerai tenendola stretta a te, col tuo corpo che non chiede altro che..” non continuò la frase volutamente, ma punzecchiarlo era forse il modo migliore di sciogliere un po' la sua tensione, anche se con Bill a volte si rischiava di sortire l'effetto opposto “Ah quanto lo vorrei per te!”

 

“Oh smettila, mi stai montando ulteriore ansia così, finiscila!” lo riprese stizzito lui.

 

Afferrò nervosamente il suo telefonino perchè Andreas lo stava tempestando di messaggi,foto e video, mentre Georg e Gustav lo stavano assillando di domande in attesa di frementi risposte.

 

“Mi sta inviando di tutto e di più dall'aeroporto, che amici ingrati che ho!” osservò con un leggero sorriso “Ma in queste foto non si vede granchè, la biglietteria è pure sfocata, dannazione Andreas, così peggiori la situazione.” disse sospirando, poi s'impose di calmarsi “Non è strano tutto questo? Ritrovarci a Bologna intendo”.

 

“Beh, non l'avrei mai detto Bill che qualcuno in così poco tempo avrebbe rivoluzionato in questo modo la tua vita, cioè ero sicuro che prima o poi sarebbe accaduto anche a te e sono felice sai? Alla faccia di tutta quella

fottuta gente che ti ha sempre considerato dell'altra sponda.”

 

“Non so cosa mai potrà accadere tra me e lei, ma qualunque cosa sia, vorrò proteggerla da tutto e da tutti finchè potrò farlo. Non mi sognerei mai di dare in pasto a quegli squali assatanati un solo briciolo della mia vita privata”

 

“E' quello che hai fatto finora, sanno tutto o quasi ma niente della tua vita sentimentale, beh l'esatto contrario mio, che dire”

 

“Perchè è esattamente quello che hai sempre voluto, sbandierare a tutti le tue dolci conquiste.”

 

Tom lo guardò apparentemente soddisfatto, ma quando Bill spostò il suo sguardo verso il finestrino si rese conto che il taxi era giunto a destinazione ed ora non restava che affrontare il destino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 

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Capitolo 12
*** “Innamorarsi è come buttarsi da un precipizio. Il cervello ti urla che non è una buona idea e che il dolore e la sofferenza irrimediabilmente ti colpiranno. Eppure il cuore è convinto di potersi lan ***


Innamorarsi è come buttarsi da un precipizio.

Il cervello ti urla che non è una buona idea e che il dolore e la sofferenza irrimediabilmente ti colpiranno.

Eppure il cuore è convinto di potersi lanciare, innalzarsi e volare”

 


 


 


 


 


 


 

Aeroporto di Bologna 20 Novembre 2008 ore 22


 


 


 


 

“Sei sicuro di riuscire a tenere tuo fratello buono per qualche minuto? ”


 

Tom sorrise. “Sono consapevole che non hai ancora il dono dell'ubiquità, ma sì, vai pure a prenderci un caffè lungo, sempre che basti per questa nottata”


 

Toby voltò le sue larghe spalle e s'incamminò verso il Restaurant and Coffee, poco distante dalla Vip Lounge.


 

“Si può sapere perchè mi obbligate a seguirvi?” Chiese Bill leggermente in collera.

 

“No so fratello, vuoi farti i cazzi tuoi come se niente fosse in un posticino tanto riservato e intimo come un aeroporto?” gli rispose cercando di riportalo alla calma. “Non puoi pretendere di girare come vuoi e se stai pensando di poterlo fare solo per vedere lei sei totalmente fuori di testa”. Disse osservando Bill mentre nervosamente afferrava il suo telefonino dalla tasca del suo piumino.

 

“Mi dispiace che non ci sia, ma sono sicuro che la beccherai al...”

 

“Sei sicuro che tanto ci sarà prima o poi, che palle che sei Tom!” lo interruppe ormai spazientito.

 

“Un'altro po' e ti risponde anche Toby dalla caffetteria! Abbassa il tono della voce per cortesia, non sei sul palco ad esibirti” lo riprese Tom, accorgendosi di aver richiamato l'attenzione di una coppia seduta poco distante da loro.

 

Ad un certo punto Tom iniziò a ridere sommessamente e Bill s'infastidì ulteriormente.

 

“Che diavolo ti prende adesso?”

 

“Quegli occhiali” gli rispose continuando a ridere “Ma non dovrebbero schiarirsi all'interno del locale? Sembri a Miami Beach a prendere il solleone in pieno agosto”

 

“Cioè è un modo carino per dirmi che sono ridicolo?”

 

Tom annuì e gli scattò la foto mostrandogliela.

 

Effettivamente faceva un po' ridere quel volto pallido con due occhiali che parevano da sole all'interno della sala e a quell'ora della sera.

 

“Sono lenti fotocromatiche, si sarebbero dovute schiarire da un pò” osservò mentre se le sfilava di dosso.

 

“Faresti meglio a rimetterle, il fatto che sia nella sala Vip non significa che saresti del tutto esente da assalti da parte di pazzoidi”

 

Bill osservò gli occhiali, anche il gemello indossava delle lenti fotocromatiche, ma le sue si erano schiarite.

 

“Forse la luce è troppo intensa qui, ma non mi spiego perchè le tue si siano schiarite” tirò dal piccolo marsupio i suoi occhiali da vista; non sarebbero serviti a schermarlo completamente dai passanti più curiosi, ma a qualcosa sarebbero serviti, meglio di niente.

 

Dirk arrivò con Toby che teneva in mano i due bicchieri del tanto agognato caffe lungo.

 

“Voglio scendere giù nuovamente, in biglietteria” disse al gemello mentre sorseggiava la sua bevanda bollente.

 

“Non credo sia una buona idea. Se lei non c'è probabilmente non sarà in questo turno. Sarebbe più saggio ritornare domattina”

 

Toby si era seduto distante da loro mentre Dirk aveva sentito le parole di Tom.

 

“E' più sicuro così Bill” disse solo e raggiunse poi Toby.

 

“Non ha molto senso stare buttati qui, quando sai che il turno termina domattina presto anche se so quanto tu stia scalpitando per riuscire a beccarla”.

 

Bill lo guardò attraverso gli occhiali da vista, nemmeno quelli erano sufficienti a nascondere quello sguardo semplicemente ipnotico.

 

“E se magari arrivasse da un momento all'altro per qualsiasi motivo? Non so, mi sembra di stare a buttar via del tempo prezioso visto che possiamo rimanere solo due giorni. Voglio almeno ripassarci, dai scendiamo giù” disse e fece cenno alle due guardie del corpo.

 

 

Quel timido raggio di sole che si era fatto spazio tra le nubi minacciose, fendeva quelle lunghe ciglia nere mirando dritto alle iridi nocciola, costringendo le pupille a restringersi, con la reazione più istintiva di corrugare le sopracciglia; Bill aguzzò tuttavia la vista, stringendosi infreddolito la pesante giacca da camera; dal panorma eccezionale che quel terrazzo della suite gli offriva non gli fu difficile indovinare dove Piazza Maggiore potesse trovarsi. L'arte l'aveva sempre affascinato ed ogni volta che giungeva in una città nuova non voleva arrivarci impreparato: si documentava il più possibile, aveva fame di sapere, di conoscere e durante i lunghi ed interminabili viaggi dei suoi concerti, passava intere ore a leggere e a scoprire le storie dei luoghi in cui andava; Bologna gli stava piacendo per quel poco che aveva potuto vedere la sera prima e non solo perchè non lontano da lì ci lavorava lei, ma anche per quelle vie con i lunghi portici, quel pavimento lastricato in pietra e per quei sontuosi palazzi storici che raccontavano millenni di storia di quella città dal sapore medievale che pareva non dormisse mai.

Non sapeva se avrebbe nevicato, ma sentiva il suo volto gelarsi pian piano e l'alito dissolversi in una piccola nuvola bianca.; i suoi occhi mirarono dritto verso la collina, verso quello che doveva essere San Luca, che pareva dominasse l'intera città.

Il paradiso sembrava così incredibilmente vicino adesso, pensò, eppure era dannatamente difficile afferrarlo. Quanto aveva desiderato questo momento? Quanto aveva aspettato? Trovarsi lì con la vivida speranza di incontrarla, di rivederla anche un solo istante vicino a lui e magari avere la fortuna di tutto questo mondo ed incrociare nuovamente i suoi occhi? Stava respirando la stessa aria che respirava lei, stava calpestando lo stesso suolo che aveva calpestato lei. Quel volto incredibilmente bello che lo stava tormentando ormai da mesi, quei capelli lunghi e mossi che era sicuro fossero morbidissimi come seta, quegli occhi da cerbiatta che il solo ricordo lo facevano morire era tutto a pochi passi da lui eppure, come ogni vivida immaginazione seppur quasi reale era destinata a finire nel nulla, come una fantasia appunto. Se tutto questo non era il paradiso, cos'altro poteva essere? L'anticamera del Purgatorio? Le sofferenze avevano iniziato a farsi sentire da un po' ormai....Il display del suo cellulare rimandava un viso accigliato e contratto, troppo brutto per un selfie da inviare a sua madre.

 

“Bill, che fai al freddo?” chiese Tom col volto ancora assonnato mentre faceva capolino da dietro la portafinestra della camera.

 

Lui trasalì leggermente nel sentire suo fratello che inevitabilmente lo riportò alla realtà.

 

“Volevo fare una foto da inviare a mamma, ma non credo sia una buona idea” gli disse entrando nella camera.

 

“ Effettivamente hai tutta l'aria di un fantasma ibernato, ma ti vuoi prendere un'accidente lì fuori? Non hai dormito per quasi l'intera notte, vieni a fare colazione c'è la tua torta preferita”

 

Bill mirò il piatto davanti a lui dove troneggiava una fetta grande di crostata alle prugne, l'afferrò e con avidità se la mise in bocca.

 

“Mi fa piacere constatare che almeno l'appetito ti sia rimasto”

 

“Io sono pronto”

 

“Dirk ha già fatto un primo giro di perlustrazione, ma non gli sembra di averla vista tra le postazioni della biglietteria”

 

“Tom, ma che foto gli hai dato?”

 

“Ovviamente quelle in topless...ma che domande fai?” gli chiese percependo il crescente nervosismo del gemello.

 

“Possibile che non ci sia nemmeno stamattina?” chiese già sconfortato.

 

“Abbiamo ancora tempo, perchè non andiamo al Parco?”

 

“A Modena?” chiese mentre Tom faceva un cenno di assenso col capo “Volevo sincerarmi che davvero non ci fosse in aeroporto. Si, ho bisogno di andarci nuovamente lì al parco intendo”

 

“Bill, da quanto tempo conosci Dirk? E' uno tra i pochi di cui ti puoi fidare, non c'è bisogno che te lo dica”

 

“Lo so, non volevo mettere in dubbio il suo lavoro è che magari una persona in foto sembra un'altra persona. In fondo lui non l'ha mai vista”

 

“Dirk e Toby sono qui per noi”

 

Bill bevve l'ultimo sorso della spremuta e puntò lo sguardo al di là del vetro dove il sole aveva pigramente illuminato l'altra metà della città.

 

“Sono pronto per andare a Modena, ma dobbiamo aspettare che rientrino le guardie, Andreas vuole stare in giro per vedere la città col suo amico italiano”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“D'estate si stava decisamente meglio, il cielo non promette nulla di buono ora, sembra che si stia preparando una nevicata o un brutto temporale. Abbiamo beccato in pieno la bassa pressione” osservò Dirk sfregandosi e alitandosi le mani gelide per il freddo.

 

“E' cambiato completamente il paesaggio, i colori ed i profumi sono svaniti, ma questo era prevedibile” disse Bill guardandosi intorno. Qualcuno temerario aveva intrapreso una corsa coraggiosa, qualcun'altro preferiva una pedalata veloce nella stradina che costeggiava il laghetto.

 

“Puoi star tranquillo Dirk, non c'è quasi nessuno, fumati pure la tua sigaretta, io non mi allontano di molto, potrai vedermi benissimo da qui tanto quando Tom avrà finito mi raggiungerà”

 

L'accendino illuminò velocemente il viso e Dirk inalò il fumo, quando Bill gli si avvicinò e gli chiese una tirata.

 

“Ora vai Bill o non avrai molto tempo per goderti la tua passeggiata”

 

Bill gli sorrise sapeva che lui 'sapeva', non poteva essere diversamente dal momento che lo aveva reso complice; si fidava ciecamente, era una delle poche guardie del corpo che aveva avuto fino ad allora a cui avrebbe potuto raccontare tutto di sé e avrebbe giurato che nemmeno sotto tortura avrebbe rivelato alcunchè su di lui.

 

S'incamminò pigramente nel vialetto per voltare sulla destra mentre con la coda dell'occhio si accorse che Dirk anche se a debita distanza, gli stava nei paraggi; la stradina era bordata dalle siepi di alloro e rosmarino dietro il quale scorrevano le placide acque del laghetto. C'era uno strano silenzio a quell'ora della mattina, d'altronde la maggior parte della gente doveva essere a lavoro o a scuola; si calcò meglio il berretto di lana sulla testa e si aggiustò la sciarpa per coprire la sua bocca mentre l'aria fredda gli stava gelando le gote. Accelerò i passi nella speranza di ricordarsi il percorso per ritrovare il punto esatto in cui la incontrò per la prima volta. La memoria non lo ingannò perchè di lì a poco trovò un piccolo svincolo che lo portò sul lungo sentiero alberato e bordato dai gelsomini: si avvicinò per annusare e stringere alcune foglie tra le sue dita, non c'erano i piccoli fiori bianchi a sprigionare quel profumo così dolce e sensuale che tanto ricordava alla perfezione, né tantomeno i boccioli che avrebbero annunciato una primavera imminente; sorrise nel ricordarsi la buffa leggenda che aveva letto sul gelsomino i cui minuscoli fiori altro non erano che stelline cacciate dal cielo e scagliate in Terra per sdegno del re degli Spazi, Micar , trasformandole in fiorellini dal potente profumo misterioso e quasi narcotico.

 

 

 

Scotty è così irruento, credo che dovremmo chiamare un addestratore, quando esce in territori non suoi, si agita troppo secondo me”

 

E' che anche lui non fa la vita che dovrebbe fare un cane della sua età. Credi che tutto questo non abbia conseguenze sul suo carattere? Vedi, come adesso, dove diavolo sta andando?” disse Tom accelerando i passi per raggiungere il cane ma bloccandosi subito dopo.

 

Adesso che si fa?” Disse il gemello voltandosi a guardare Dirk e Toby che erano poco distanti da loro.

 

Sono due tizie e se ci riconoscono?”

 

In ogni caso non sembra esserci molto altro movimento, possiamo provare ad avvicinarci” azzardò Tom. Bill seguì il fratello che aveva affrettato i passi nella direzione delle due ragazze.

 

Tu e le tue idee! Non mettermi nei casini”

 

Strinse la foglia e la spezzò, riaprì gli occhi perchè gli era parso di sentire una goccia d'acqua sulla guancia, ma quelle voci continuavano a riecheggiare incessanti nelle sue orecchie.

 

Non aveva mai visto Scotty così contento pensò, certo era stato proprio maleducato a spingere il suo muso sulle gambe di quella bella ragazza e ad alzarsi in piedi poggiando le sue zampe sulla sua schiena; quando s'inchinò per provare ad accarezzare il cane, la lunga chioma castana giocò strani effetti cromatici col sole che all'orizzonte stava calando, parendo addirittura rossa. Fu in quel momento che si accorse di quel profumo che lo avrebbe riportato a lei ricordando ogni istante di quel breve incontro.

 

Fece pochi passi e si sedette sulla panchina bagnata: prese il suo cellulare, indossò le cuffie e selezionò la sua playing list preferita; una signora di mezza età, piuttosto bassa ed in sovrappeso gli passò davanti a passo spedito senza neanche accorgersi della sua presenza; era contento di poter godere finalmente di un po' di privacy in un posto pubblico, sembrava qualcosa di magnifico.

 

La luce arancione del lampione si stava marcando sempre più al calare della notte: questo non gli impedì di imprimere indelebilmente nella sua mente quel viso che misteriosamente aveva catturato tutta la sua attenzione e di emozionarsi inaspettatamente quando nel commiato si sorrisero timidamente; fu lì che il suo cuore sussultò, quando lei curvò le sue labbra lucide e le sue iridi scure penetrarono i suoi occhi che non sapeva fossero diventati umidi, mentre il profumo ipnotico di qualche pianta lì vicino aveva inesorabilmente trafitto ogni millimetro del suo corpo spossato da quell'inaspettata cascata di emozioni e da quel caldo afoso.

 

Gli occhi fissavano la pigra danza di una foglia che aveva sfiorato tutto il tempo la superficie del lago, per poi adagiarsi sfinita tra le sue acque. Ricordava perfettamente quella mano stretta nella sua, le vene che pulsavano tra le sue dita, incredibilmente morbida.

 

Non sopporto questo odore, questo profumo, mi ha sfiancato tutto il tempo, ma cos'era?” disse a Tom mentre camminavano spediti verso Dirk e Toby, quando il gemello strappò un gruppetto di piccoli fiorellini bianchi dal cespuglio che costeggiava il sentiero e li porse a Bill.”Questo si chiama finto gelsomino”.

 

C'è stato un momento in cui mi stava venendo la voglia di rimettere, ti giuro”.

 

Eri solo travolto dall'emozione, l'ho percepita sai? Sentivo il tuo cuore battere forte, bum bum bum”.

 

Adesso non esagerare”.

 

Guardami negli occhi e dimmi che non è vero”.

 

Bill incrociò lo sguardo a fatica con quella poca luce lontano dai lampioni e col berretto calato fino a metà fronte.

 

Riesco a malapena ad individuare la tua testa, non chiedermi troppo ora”.

 

Allora dimmi solo che non è così”.

 

Ma cos'è questo interrogatorio? Non è così...cioè più o meno”.

 

La bionda o la mora?”.

 

Che cosa cambia, tanto non le vedremo più".

 

"Si vedeva lontano un miglio".

"Cosa, si vedeva lontano un miglio?".

"Che preferivi la ragazza mora" sentenziò "L'ho capito subito".


 

Un'altra foglia secca preferì invece planare dritto nel suo grembo trasportata dal leggero vento mentre da dietro le sue spalle vide sbuccare una mano col guanto nero che gli porgeva un lungo bicchiere di carta.

 

“Facciamo break?”

 

Bill si voltò e vide suo fratello sorridente; scavalcò la panchina e si sedette accanto, lui si tolse gli auricolari.

 

“Non hai freddo seduto quì? Cosa stavi ascoltando?”

 

“Un pochino sì, ma è un freddo secco. Ascoltavo Billy Idol” abbassò leggermente la sciarpa dalla bocca e lo ringraziò per il thè.

 

“Ma era esattamente qui? Certo che a Novembre il parco è irriconoscibile, molti alberi sono spogli ed anche il prato ha risentito di questo freddo, alcune parti sono come secche. Sai che in macchina lungo il tragitto che mi ha portato al bar ho potuto vedere già molte luminarie ed addobbi natalizi?”

 

“Già, il paesaggio è totalmente cambiato, però anche così mi piace, ogni stagione ha il suo fascino non trovi? E poi questa leggera nebbia, dà un non so che di malinconico... credo di essere in perfetta sintonia con tutto questo” osservò sorseggiando la sua bevanda bollente. “Stento a credere che tra meno di un mese sarà Natale, non abbiamo programmato ancora niente!”

 

Tom sorrise, ma era un sorriso beffardo di qualcuno che nascondeva qualcosa e sapeva il fatto suo.

 

“Ah” disse Bill “Credo di aver già capito, risparmiami i dettagli. Ormai sei fossilizzato nei tuoi soliti programmi”.

 

“Saremo ad Amburgo e mi stavo giusto organizzando un pochino, ma non pensare di esserne escluso”.

 

“Ma non disturbarti proprio, fai pure, tranquillo che troverò valide alternative” gli rispose sorridendo.

 

“Wow fratello, qui c'è qualche passaggio che mi sono perso! Quali sarebbero queste 'valide alternative'?”

 

Bill si mise a ridere.

 

“Tranquillo che sarai informato a tempo debito e comunque non credo ti riguardino”

 

Il gemello fece un finto broncio quando gli squillò il telefonino e si mise a conversare con Georg.

 

 

 

 

Si voltò a guardarla velocemente ancora una volta prima che fosse troppo lontana, voleva riempirsi gli occhi ancora di lei, per tutte quelle volte che non ci sarebbe stata; l'oscurità non aiutava certo, anche se ormai era pienamente consapevole che qualcosa era successo poco prima, qualcosa che solo dopo poco tempo avrebbe capito, solo dopo molte lotte e resistenze interiori, illusioni e delusioni. Quello strano sentimento che sentiva crescere di minuto in minuto, di ora in ora, di giorno in giorno ma che cercava di cacciare via, di evitarlo, di non ascoltarlo, di sminuirlo, di svilirlo a nulla era valso a cercare di spegnerlo, di zittirlo, di confonderlo con una mera sbandata o qualcosa di simile; era come se da una piccola fiammella che era convinto di riuscire a tenere sotto controllo, si fosse propagato un incendio ingovernabile, affascinante ma alquanto pericoloso col quale lottava incessantemente per spegnerlo fino a sfinirlo, depauperandolo delle sue energie; un fuoco che doveva essere lasciato ardere, bruciare con tutta la sua forza dirompente e devastatrice e perchè ormai nient'altro era diventato così forte come tutto questo che lo aveva coinvolto suo malgrado … E come un'intera città capitola innanzi al suo nemico dopo estenuante assedio, così miseramente dovette fare i conti con la parte più oscura di sé e che aveva ceduto a qualcosa di inspiegabilmente più grande di lui per rendersi pienamente conto che sì, si era innamorato, semplicemente, incosciamente e la peggior cosa senza cercarlo, volerlo; innamorato, perchè questa non era una sbandata. Non c'era stata alcuna logica ma solo una specie di intuizione nel decidere involontariamente che Giulia era la donna che gli piaceva e che desidera avere come mai nessun'altra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Toby e Dirk scortarono Bill e Tom fino al Vip Lounge al piano superiore dell'aeroporto.

 

“Non c'è, dannazione non c'è, ma cosa è successo? La solita sfiga. Possibile che debba essere tutto così fottutamente complicato?” e con uno scatto di nervi si strappò il berretto di lana liberando i capelli legati in un coda bassa.

 

“Che cazzo fai? Copriti e fallo pure in fretta” disse Tom avvicinandosi e cercando di portarlo alla ragione.

 

Bill lo fulminò con lo sguardo.

 

“Non dirmi quello che devo fare”.

 

“Ok, è un vip lounge, ma questo non ti esenta automaticamente da qualche ammiratore fuori di testa, quindi con calma rimettiti quella roba in testa”

 

“Non c'è nemmeno in questo turno pomeridiano”

 

“Calmati, ci sarà un motivo. E' che sei troppo orgoglioso per rimandarle un messaggio sulla chat”

 

“Non è orgoglio, ma delicatezza”

 

“Ok, allora lasciamo fare tutto alla delicatezza” disse sornione.

 

“Non ho bisogno di essere preso per il culo proprio adesso” disse mentre seduto accanto con le braccia incrociate mandava nervosamente avanti e indietro la gamba incrociata sopra il ginocchio.

 

“Non so, ma non mi sembra sia stata un'idea molto intelligente quel gesto di prima, adesso una tizia ti sta puntando malamente, non capisco se ti ha riconosciuto o gli piaci a prescindere”

 

Bill si voltò nella direzione in cui guardavano gli occhi di suo fratello.

 

La ragazza aveva iniziato a sorridere nella loro direzione, ma per ora se ne stava seduta ad una certa distanza, accompagnata da quelli che sembravano i suoi genitori.

 

“Ma se sono irriconoscibile senza trucco e con gli occhiali da vista! E poi chi se ne importa”

 

Ma la tipa continuava a guardarlo finchè Bill ritornò a spazientirsi dopo quella breve parentesi.

 

“Calmati Bill, anche perchè qualcuno sta venendo in questa direzione”

 

Dirk prontamente li raggiunse prima che due ragazzi molti distinti si avvicinassero a loro.

 

Bill continuò a stare seduto accanto al gemello finchè non si sentì rivolgere direttamente la domanda se fosse proprio Bill Kaulitz, mentre Toby si era nel frattempo affiancato a Dirk nel formare una specie di scudo per far mantenere le dovute distanze dai ragazzi.

 

Alzò gli occhi e da dietro le lenti potè notare che si trattava di due adolescenti che avevano più o meno la loro età.

 

“Ehm...sì” rispose esitando un momento ed elargì subito un sorriso alzandosi in piedi.

 

Le guardie rimasero ferme finchè Tom gli fece cenno di lasciarli un po' con loro, dopo tutto sembravano tranquilli.

 

“Non ci credo! Oggi è proprio il mio giorno fortunato, è grandioso conoscerti, sono tuo fan dal 2005 e...oddio, sono così emozionato!” disse il ragazzo rosso in volto, mentre l'altro osservava l'amico estasiato.

 

Bill non potè non notare quanto fosse bello, il volto giovane dalla carnagione di alabastro faceva risaltare i due grandi occhi azzurri trasparentissimi.

 

“Come ti chiami?” gli chiese mentre allungava la sua mano per stringergliela.

 

“Marco e lui Stefano. Oh anche lui è vostro fans” rispose mentre la sua mano tremante fu raggiunta da quella ossuta di Bill. “Scusa, non volevamo essere invadenti, ma appena vi ho visto credo di avervi riconosciuto quasi subito, impossibile diversamente. E' troppo se vi chiediamo un autografo?” chiese rivolgendosi anche a Tom.

 

“Ma certo” rispose quest'ultimo.

 

“Non vediamo l'ora di sentire il vostro nuovo album” disse l'amico timidamente. In fondo sembravano due bravi ragazzi, pensò Bill iniziando a rilassarsi.

 

“Oh sì” disse ringalluzendosi “Non manca molto, stiamo lavorando sodo”

 

“Siete qui per questo immagino”

 

Tom guardò immediatamente il fratello per non perdersi la benchè minima reazione del suo viso a quella domanda.

 

Il gemello si accorse di quella reazione repentina di Tom e cercando di tenere a freno l'emozione rispose fermamente “Assolutamente sì, sarà tutto una sorpresa”.

 

Bill si voltò a guardare Tom e con fare che conosceva solo il fratello, gli spiattellò un sorriso beffardo come a volergli dire “Deluso?”

 

“Posso dirti una cosa?” disse Marco, mentre Tom si accorse che altre persone si stavano avvicindo a loro.

 

“Sei non solo bravo, ma terribilmente bello, dal vivo ancora di più..intendo da così vicino sei incredibile. Ti ho sempre visto ai concerti, ma capisci che lì la distanza non rende giustizia e poi tu e Tom siete altissimi..”

 

I gemelli sorrisero all'unisono, mentre Dirk e Toby fecero un cenno che solo loro compresero.

 

I ragazzi si accommiatarono dai due non rilasciando alcuna foto ma solo i loro autografi e seguirono le guardie al piano inferiore per raggiungere l'auto.

 

“Bill, non era prudente continuare a stare lì” disse un Toby leggermente irritato “Potremmo ritornare tra un paio di ore, quando ci sarà stato il volo che libererà la sala Vip”

 

Bill nemmeno lo aveva ascoltato: non c'era stato bisogno, sapeva che quando le guardie agivano così era solo per motivi di sicurezza; il fuoristrada camminò ad velocità sui 50 km orari in direzione Modena senza sapere perchè; il pomeriggio stava per lasciare il posto alla sera che si era vestita di pieno inverno. Nessuno di loro aveva più parlato, nemmeno Tom che pareva assorto tra i suoi pensieri ed il suo dannato telefonino; Bill lo guardò cercando di indovinare a chi stesse mandando messaggi da oltre mezz'ora.

 

“Georg, è Georg Bill, se ti stai chiedendo con chi stia messaggiando. E' dai suoi che hanno organizzato una cena con i parenti, non vede l'ora di scappare”

 

Bill sorrise debolmente, almeno loro qualcosa stavano facendo.

 

“Mi ha chiesto se sei pronto per il Fan Party” s'inventò per distrarre i suoi pensieri.

 

“Oh sicuro, anche se il mio stato d'animo non è mai stato così giù”

 

Dirk fermò la macchina neanche a dirlo davanti all'ingresso del Parco Ferrari e a Bill gli si illuminarono gli occhi: il paesaggio era nuovamente cambiato, la pioggia accompagnata da raffiche di vento sferzava con forza sui vetri della loro auto.

 

“Non penso tu voglia scendere” osservò Dirk convinto di quello che stava dicendo “A meno che in nome di una nostalgia seppur così forte non ti voglia prendere un bel raffreddore”

 

“No Dirk, certo che no, ma va bene così, grazie lo stesso per essere ritornato quì” disse lievemente emozionato per quel gesto della sua guardia più fidata. Gli occhi umidi si riempirono del riverbero delle luci arancioni che i lampioni proiettavano sui loro finestrini; puntò la telecamera del suo telefonino che sul display aveva segnato 4 gradi e scattò la foto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, dimmi se non è la pizza più buona del mondo Tom!” disse a voce bassa affinchè nessuno potesse sentirlo. “E' la mia unica e vera consolazione da quando sono venuto quì”

 

“Certo che ti accontenti di poco tu” rispose distrattamente il gemello, che aveva focalizzato l'attenzione su una giovane mora seduta poco lontano da loro.

 

“Che non ti vengano in mente strane cose” ci tenne a precisare Bill, che aveva già captato i pensieri del fratello.

 

“Giammai fratello, qui non ho libertà di movimento purtroppo”

 

“Ok, so a cosa stai pensando” disse mentre notava le due guardie sedute vicino che si erano girate verso Tom e gli facevano chi un sorriso furbesco chi un'occhiolino.

“E credo che anche Dirk e Toby lo sappiano” precisò alzando gli occhi al cielo.

 

“E' proprio figa”

 

“Si, ma ha il ragazzo seduto vicino a lei, quindi evita per cortesia di attirare l'attenzione, visto che Toby ha faticato non poco per ottenere quest'angoletto del ristorante totalmente isolato o altrimenti me ne dovrò andare ancora una volta e per colpa dei tuoi fottuti ormoni che non riesci mai a tenere a freno, perchè non ho la minima intenzione di farlo, sai che ti strozzerei con tutte le mie forze senza remore anche davanti a tutti”

 

“Ehi, mi hai sentito?” Chiese iniziando a spazientirsi Bill.

 

“Si, certo” Disse mentre gli occhi di Tom restavano incollati alla brunetta. Certo, bella era bella, osservò Bill, anche se la trovava eccessivamente formosa.

 

“Beato il ragazzo, quello sì che ha da divertirsi”.

 

“Cielo! Ma come parli?”

 

“Dai Bill, chi non la vorrebbe per una notte intera una così? Incredibile, inizio ad avvertire qualcosa di strano lì giù...” disse cacciando in bocca un grosso pezzo di pizza incandescente.

 

“La vuoi smettere di fare il pervertito?” disse a metà tra l'infastidito ed il divertito Bill.

 

“Se non fosse che sei seduto e la tovaglia ti nasconde la zip dei tuoi pantaloni, potrei giurare che anche a te la tipa ha fatto lo stesso effetto”

 

“Non sono eccitato pervertito che non sei altro! La vuoi smettere? Qualcuno può sentirci”

 

“Oh Bill, non è solo quello...è tutto l'insieme. Anche il viso è dolce, non trovi?”

 

“Si, è molto carina” disse mentre la cameriera si avvicinò portando loro altre birre.

 

“Bill, non scherzo a quello che ti ho detto prima”

 

Il gemello sgranò gli occhi ed iniziò a ridere, ma compostamente.

 

“Davvero? Davvero ti sei eccitato?” disse incredulo mettendosi la mano per coprirsi la bocca.

 

“Tu sei un bugiardo invece! Scommetto che lo sei anche tu e non me lo vuoi dire”.

 

“Vuoi provare a metterci la mano?”

 

“Tu sei più pericoloso di me” constatò sorridendo Tom.

 

Toby si voltò nuovamente nella loro direzione e mimò dei piccoli bacetti verso loro, avendo notato che la brunetta che aveva attirato tanto l'attenzione di Tom si era alzata mostrando un corpo molto ben proporzionato ed invitante, fasciato da jeans skinny e maglietta con uno scollo che metteva in mostra il suo seno generoso; era praticamente impossibile che passasse inosservata.

 

“L'importante è che tu non raggiunga l'orgasmo proprio davanti a me, non potrei resistere ad una figura di merda così immane. Devi avere contagiato pure Toby e Dirk, santo cielo!” disse rassegnato.

 

“Eh sì caro mio, ma non vedi? E' al centro dell'attenzione, deve aver messo in subbuglio metà sala almeno”

 

“Per fortuna sono immune a queste stronzate”

 

“Sei proprio sicuro? E dimmi, se ci fosse stata Giulia lì? Ohhh...” disse mimando un gemito.

 

Bill gli cacciò fuori la lingua.

 

“Allora ne potremmo riparlare e di certo sarei proprio sicuro di non voler mettere la mano tra le tue cosce”

 

“Sei disgustoso! La finisci adesso?” Stava esagerando.

 

“Sì, sono io quello disgustoso...” gli disse finendo di sorseggiare la birra.

 

“Sei sempre esagerato Tom, quello che non sopporto è che tu vai oltre, perchè le situazioni non sarebbero paragonabili”

 

“Io volevo solo farti capire di cosa possa farci provare qualcuno che veramente ci piace”

 

“Ma lei è diversa, capisci?”

 

“Non è scopabile?”

 

“Tom!” esclamò incredulo. “Non voglio che parli di lei in questo modo”

 

“Ok, scusa. Volevo dire, non è una con cui poter fare l'amore?”

 

Bill sbuffò vistosamente. “Possiamo cambiare argomento? Che discorsi vuoti, certo che sei proprio a corte di temi quando non si parla di sesso”

 

Le guardie scortarono i due ragazzi in direzione della sala Vip, a quell'ora della sera c'era molto movimento e la galleria di negozi brulicava di gente. Bill e Tom stavano appena dietro Toby, coperti alle loro spalle da Dirk.

 

“Silenzio significa assenso, lo sai?”

 

“Sono regole che t'inventi tu e piantala! Possibile che non si possa parlare di altro con te? Sei noioso!”

 

“Io noioso? Parlare di amore e bellezza non ti deve annoiare. Comunque eviti sempre di rispondermi” gli disse mentre aveva schivato il trolley di un signore di mezza età.

 

“Ma che diavolo vuoi sapere?”

 

“Se Giulia è una con cui poter fare l'amore. Temo che non avresti mai il coraggio tu, tanto l'hai 'dealizzata' e non solo idealizzata” disse notando che Bill aveva cambiato colorito in volto e teneva lo sguardo fisso in un punto davanti alle sue spalle di Toby.

 

“Bill?”chiese con una leggera preoccupazione. “Tutto...bene?” disse lentamente seguendo le evoluzioni delle emozioni che stavano passando sul volto del fratello.

 

“O hai visto un fantasma” osservò “Oppure è quello che sospetto terribilmente” e così dicendo cercò di indovinare dove Bill tenesse fissi gli occhi . “Che succede?”

 

“Sshhh, non voltarti” lo zittì.

 

“Ehm però l'ho appena fatto, è grave??” disse ironicamente ma con una punta di preoccupazione “Ma mica ho capito poi perchè mi sia voltato a guardare indietro”

 

“Si ma non lo rifare..intendo, non attirare l'attenzione”

 

“No, no per carità e chi si gira, cioè chi non si gira....senti ma che cazzo sta succedendo?”

 

A Bill brillavano gli occhi, ma il suo viso continuava ad essere pallido. Stette così ancora un po', quando invitò il gemello a guardare nella direzione indicata.

 

“Chi è?” chiese notando un tizio in divisa fuori dalla pizzeria accanto agli ascensori.

 

“Dev'essere lui, ne sono certo” disse cacciando fuori nervosamente il telefonino dalla giacca.

 

Tom si girò per osservarlo meglio.

 

“Lui chi?”

 

Nel mentre Toby si avvicinò e disse loro di proseguire dritti perchè preferivano prendere gli ascensori accanto al locale della Guardia di Finanza.

 

Bill dall'agitazione non ruscì a trovare le foto dalla gallery del suo cellulare per mostrarle al fratello, mentre si avvicinavano sempre di più al tipo che Bill stava fissando.

 

“Si tratta del fratello” riuscì a dire emozionato.

 

“Bingo Bill!” Disse estasiato il gemello “Se è così, lei dev'essere nei paraggi per forza! Magari ha iniziato il turno”

 

“Non so Tom, non saprei proprio” disse con aria un po' sconvolta; abbassarono la testa e vi passarono innanzi, oltrepassandolo. Bill alzò velocemente il volto per guardarlo da vicino: parlava al telefono, ma col chiasso non riuscì a percepire una sola parola.

 

“Beh, cos'è questa faccia? Io proprio non ti capisco”

 

Lo sguardo di Bill seguì il ragazzo allontanarsi da lì per poi incontrarsi con due ragazze, ma Giulia non c'era. Avrebbe voluto seguirlo, ma per le guardie del corpo l'idea non era tra le migliori ed era molto rischioso, visto il luogo e vista l'alta affluenza di gente che a quell'ora affollava l'aeroporto. Era già tanto trovarsi lì senza avere avuto complicazioni; il rischio era sempre presente e questo avrebbe significato far saltare tutto il piano e doversene andare definitivamente e di certo non era quello che lui voleva.

 

“Avrei voluto seguirlo per vedere se c'era anche Giulia”

 

“Te l'hanno detto anche Toby e Dirk” disse Tom sprofondando nella poltrona in pelle color carta da zucchero “E' tutto il giorno che siamo in giro tra Modena ed aeroporto, non sei stanco? E' quasi mezzanotte”

 

“Sono stanco di non arrivare a nessuna conclusione. Questa è l'ultima notte e domattina siamo già di rientro. Avrei voluto prendere l'aereo da qui, invece non è possibile”

 

“Lo so Bill, abbiamo ancora un po' di tempo però, per il resto dobbiamo seguire le indicazioni delle guardie e non hai bisogno di sapere perchè”

 

“Intanto non c'era nemmeno prima in biglietteria”

 

“Ma sei sicuro che faccia il tirocinio sempre lì?”

 

“Sì, lei mi ha sempre scritto così” rispose mentre il telefonino s'illuminò tra le sue mani: era Georg.

 

 

 

 

 

 

 

“Sei rossa come un peperone effettivamente” osservò la sua collega che rilassata si gustava il suo succo di ananas innanzi a lei nello Snack Bar vicino le biglietterie

“Fossi in te domani mi prenderei malattia, guarda che non è previsto alcun premio venire a lavoro con la febbre a 38”

 

“Lo so, è che quando sono arrivata non mi sembrava di star così male” disse Giulia, mentre stringeva tra le mani la sua tazza di thè bollente.

 

“Non hai un antipiretico appresso? Altrimenti possiamo chiederlo a Vincenzo, lui ha sempre cose del genere con sè”

 

“No Stefania, non ne porto mai con me, ma tanto tra qualche oretta finiamo il turno e scappo a casa e mi metto sotto le coperte”

 

“Per fortuna non piove, ma fa un freddo! Il meteo ha previsto neve in questi giorni. Anche oggi viene Mirko a prenderti?”

 

“Sì, per tutta questa settimana sta a Bologna per un corso di aggiornamento e lo sto ospitando a casa, per cui mi fa questo favore”

 

“Tra un po' sarà Natale, che bello, no vedo l'ora di raggiungere i miei parenti in Baviera, mi hanno detto che è tutto nevicato! Tu che farai?”

 

“Credo più o meno le solite cose, non avrei nemmeno il giuto umore per festeggiare.”

 

“Scusami, mi spiace Giulia” disse avndo capito che si rifese al recente lutto.

 

“Non devi scusarti, è la vita. Ci penso sempre a lei, ma ci penso come se dovesse ritornare da un momento all'altro. Quando vado in cimitero, non penso sia lì, ma nella sua casa che amava tanto, in mezzo alle persone che amava e che l'amavano, alle sue piante e ai suoi adorati fiori che coltivava con tanto amore. Aveva un pollice verde da fare invidia!” disse poi con un mezzo sorriso seppur frastornata dalla febbre.

 

“Anche mio padre è così, potrebbe farti crescere una piantina su una pietra, l'esatto opposto mio e di mia sorella insomma” osservò sarcastica.

 

“Ne terrò conto, caso mai dovessi mettermi qualche piantina a casa” disse divertita, ma la testa aveva incominciato a dolerle di più.

 

“Andiamo? La pausa è quasi terminata”

 

“Sì, forse è meglio” ed alzandosi dal tavolino spostando la sedia dietro di sè, urtò inavvertitamente la postazione vicina facendo scivolare una rivista per terra. Prontamente la raccolse per porgerla alla legittima proprietaria, un ragazza adolescente dai capelli corvini che discuteva con una signora di una certà età.

 

“Scusami” disse, allungando il braccio per porgegliela mentre i suoi occhi caddero velocemente sulla copertina rimanendone inaspettatamente colpita: si trattava a prima vista di una rivista musicale, nella cui immagine erano fotografati due ragazzi giovani, più o meno della sua età.

 

“Di niente, grazie” disse di rimando la tipa, voltando velocemente le spalle; quella foto le aveva ricordato qualcosa, qualcosa di già visto, conosciuto. Avviandosi verso le biglietterie cercò di fare mente locale, ma non riuscì ad ottenere alcun risultato, anche perchè il mal di testa era aumentato notevolmente e i brividi iniziarono a farsi sentire. Era da oltre un'ora che aveva ripreso il suo turno, sentiva che non ce l'avrebbe fatta ad arrivare alle sei del mattino.

 

“Stai sudando Giulia, tu hai la febbre alta” disse Vincenzo con fare fraterno, mentre le posava il palmo della mano sulla sua fronte per sentire la temperatura. “Scotti!, E' meglio se chiami tuo fratello o un taxi, in modo tale che ti riportino a casa”.

 

Si sentiva terribilmente accaldata, lasciò il pc per alzarsi e dirigersi verso la postazione front line e restituire i documenti al cliente, un uomo sulla quarantina intento a prendere in braccio il figlioletto di pochi mesi dalle braccia di quella che doveva essere sua moglie.

 

“La ringrazio e le auguro buon viaggio” Nell'intento di ritrarsi, si accorse che la coppia aveva lasciato qualcosa sul bancone “Scusate” disse con tono di voce un po' più alto ”State scordando questa” Disse afferrando una serie di fogli racchiusi da un raccoglitore trasparente lasciando scoperta sotto una rivista: era la stessa che aveva visto qualche ora prima al bar; fece in tempo a leggere velocemente il titolo “Pop's Special” e due nomi: “Bill e Tom”; la donna ringraziò e si allontanò per raggiungere il marito. Di nuovo quell'immagine si stampò nella sua mente perchè aveva qualcosa di familiare, ma ancora una volta vi rinunciò a fare mente locale per via del forte mal di testa.

 

“Allora” disse Vincenzo “Che intendi fare?”

 

“Ok, forse hai ragione. Ti dispiace se mi metto là in fondo per telefonare? Certo che a quest'ora del mattino farò venire un'infarto a mio fratello...”

 

Lui la guardò e si limitò a sorriderle scuotendo la testa in segno quasi di resa innanzi a tutta quella cocciutaggine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non c'è molto movimento a quest'ora del mattino, voglio godermi un capuccino ed un cornetto alla marmellata in santa pace!” disse Tom rivolto alle guardie.

 

“Forse possiamo accontentarti, che dici Toby?”

 

I quattro si avviarono al piano terra per raggiungere il bar accanto alla biglietteria.

 

“Come dire, due piccioni con una fava, giusto Bill?” Disse Dirk facendogli l'occhiolino.

 

I corridoi a quell'ora non erano di certo deserti, ma in compenso ci si poteva muovere più rilassati.

 

“Non hai appetito Bill? Credo di essere distrutto, non vedo l'ora di farmi una dormita di qualche oretta prima di ripartire”.

 

“Se avete una cheesecake, ne prendo due fette ed un caffè lungo grazie” disse Bill rivolto al ragazzo che aveva preso le ordinazioni.

 

“Senti, mi dispiace” disse il gemello leggendo la delusione sul volto di Bill.

 

“La prossima volta, se mai dovesse esserci, ti darò retta”.

 

“Intendi, mandarle un messaggio?”

 

“Si, esatto. Abbiamo fatto un tour de force per giungere ad un nulla di fatto.”

 

“Almeno ne è valsa un po' la pena: hai rivisto il parco”

 

“Sai che me ne faccio...Io sono qui che mi torutro mentre lei chissà dov'è e cosa sta facendo”

 

Tom non l'ascoltava più da quando aveva afferrato il croissant bollente, appena sfornato.

 

“Dicevi?”

 

“Nulla, goditi pure il tuo agognato cornetto” gli rispose mentre i suoi occhi abbracciarono quelle due fette sottili di cheesecake ai frutti di bosco il cui l'aspetto era davvero invitante ed il sapore ne confermava l'impressione iniziale.

 

“Hai sentito mamma? Mi ha lasciato due messaggi in segreteria e non avevo voglia di risponderle”

 

“Si, sì” disse ingoiando l'ultimo pezzo del dolce “le ho mandato un messaggio dicendole che siamo stra-impegnati”

 

A Bill sfuggì un sorriso “E in cosa? A pedinare una signorina vestiti in incognito? Mi prenderà per un idiota, penserebbe che mi sono rincitrullito tutto d'un colpo.”

 

Tom si mise a ridacchiare “Inutile nasconderle le cose, lei le fiuta da chilometri di distanza e poi qualcosina l'aveva già intuita”

 

Bill arrossì lievemente mentre sorseggiava il caffè allungato.

 

“Te l'ho detto che stamattina, mentre mi aspettavi al parco mi ha chiamato Pat Benzner? Voleva sapere a che punto siamo con quella canzone....” disse senza terminare la frase.

 

“Sto ultimando qualche parola, ancora qualche giorno”.

 

“Perfetto, è quello che gli ho risposto”

 

“Come sei lungimirante fratello” gli sorrise Bill mentre osservava il suo orologio “Sono quasi le quattro”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Tesoro, scusa se ti lascio un'altro messaggio in segreteria, ma volevo ricordarti che al vostro rientro non ci saremo io e Gordon, staremo fuori tutta la settimana, ho parecchie cose da ultimare per la mostra” sorrise Bill ascoltando il messaggio in segreteria mentre s'incamminava accanto a Tom e dietro Toby “ Inoltre mi ha chiamato Dave per dirmi quanto è felice sapere che sarà il benvenuto al nostro matrimonio!”

 

“Con chi sei al telefono?” chiese incuriosito Tom.

 

“E' mamma. Ha lasciato un'altro messaggio. Non sapevo avesse invitato anche Dave al matrimonio”

 

“Onestamente neanche io, ma così tanto tempo prima?”

 

“Beh, gliel'avrà accennato suppongo, comunque mi fa piacere, se mamma è fel...” si tacque d'improvviso e si bloccò quasi all'istante, mentre il gemello e le due guardie proseguirono innanzi senza accorgersi di nulla. Tom si voltò, notò il viso imbambolato di Bill, ma di primo acchitto non capì cosa stesse succedendo, aveva pensato che avesse problemi col cellulare e proseguì.

 

Credette che il suo cuore stesse uscendo fuori dal petto, perchè non poteva essere altrimenti quando i suoi occhi si accorsero della figura di una giovane ragazza ad una decina di metri da lui, che a passo celere andava apparentemente nella sua direzione, con addosso jeans stretti ed una coda bassa che usciva dalla cuffia di lana calcata in testa con al collo una vistosa sciarpa rossa; il via vai di gente che improvvisamente era aumentato gli impediva tuttavia di osservarla come avrebbe voluto ma ad un tratto il respiro gli si fermò in gola quando riconobbe in quella ragazza lei. Finalmente Giulia pensò, ma la sua mente non si acquietò, anzi: iniziò ad avvertire un leggero tremolìo pervadergli il corpo sentendo la necessità di accostarsi alla parete del muro innanzi alle scale mobili come a trovare un punto d'appoggio solido. Si sfilò velocemente gli occhiali quasi inconsapevolmente, con la speranza di goderselo tutto quell'istante che Dio solo sa gli aveva miracolosamente concesso. La figura entrò svelta in un passaggio accanto alla postazione delle biglietterie, scomparendo in un attimo. Nemmeno il tempo di averla riconosciuta che già era sparita, come quando il mago fa la sua magia e con un battito di mani fa scomparire lo spettatore di turno.

Rimase impietrito, tremante, incredulo se aver visto un fantasma o lei in carne ed ossa: sentiva come se una forte tempesta stesse per avvicinarsi per travolgerlo, ma ancora non l'aveva raggiunto del tutto, lo stava solo lambendo e lui passivo attese muto, inerme, pronto a farsi devastare.

 

Le guardie si voltarono e notarono che Bill era rimasto indietro e per giunta da solo: grave errore di distrazione che poteva costare caro; insieme al gemello gli andarono velocemente incontro trovandolo leggermente pallido.

 

“Ma che hai visto?” chiese il gemello notando gli occhi fissi di Bill su un punto preciso “Un fantasma?” chiese scherzando ma non ci volle molto a capire cosa fosse successo.

 

Le guardie si distanziarono leggermente per permettere ai fratelli di dialogare.

 

“T... om era lei” balbettò “Ne sono sicuro”.

 

“Ok, calmati e dov'è adesso?”

 

“Ha girato lì” disse indicando il punto esatto in cui era sparita.

 

“Possiamo avvicinarci credo, ma rimettiti gli occhiali. Inizia ad esserci movimento. Ma ne sei sicuro?”

 

“No, cioè sì.”

 

“Andiamo bene” disse ironico il gemello “Vai avanti tu con Dirk, tutt'e quattro attiriamo forse troppo l'attenzione, non mi sembra il caso”

 

“Sto morendo di caldo con questo berretto” disse iniziando a spazientirsi Bill.

 

“Non sarebbe una buona idea toglierselo proprio adesso” ma Bill nemmeno lo ascoltava più: sembrava uno di quei cani segugi che avevano puntato la preda e stavano fermi e rigidi in attesa di uno sgarro per avventarsi contro.

 

Attese cinque minuti buoni a ridosso della vetrata della libreria davanti alle biglietterie che nel frattempo aveva alzato le serrande con Dirk parato davanti a lui a fargli da scudo, mentre il fratello con Toby si erano fermati più in fondo davanti al negozio di make-up. Il telefono vibrò e freneticamente lo estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni: era Andreas che di dava spiritosamente il buongiorno dall'Hotel; provò a rispondergli quando vide la sua chiamata in arrivo, d'altronde anche il suo amico voleva essere aggiornato.

 

“Tu sei completamente pazzo d'amore se ti sei ridotto così amico mio”

 

“Però ti sei così preoccupato per me da chiamarmi alle cinque del mattino” osservò con una punta di soddisfazione Bill.

 

“Che altro potevo fare?”

 

“Sentiamo, tu cosa avresti fatto al mio posto, intelligentone?” chiese ironico Bill ma con lo sguardo sempre puntato al solito posto.

 

“Forse anche di peggio: sarei andato a chiedere direttamente dove lavora chi tanto fa bramare il mio cuore per conoscere il suo turno”

 

Bill abbozzò un sorriso, capì che doveva seguire Dirk e spostarsi da lì perchè la gente stava aumentando proprio innanzi alla biglietterie.

 

“A..aspetta” disse alla guardia quasi in tono supplichevole, ma l'amico che lo ascoltava dall'altro capo del telefonò pensò stesse dicendo a lui.

 

“No Andy, non dico a te dannazione” disse notando che Dirk non gli aveva dato retta e che lo tirava leggermente per l'avambraccio in direzione del fratello; la presa sul suo braccio si fece più energica quando un ragazzo finì distrattamente per schiacciargli un piede.

 

“Ahia” esclamò, ma la guardia lo fece proseguire più innanzi nonostante continuasse a tenere il capo rivolto nel punto in cui Giulia sparì.

 

“Dirk, non mi sembra ci sia tutto questo casino di pericolo” disse alterato mentre Andreas ascoltava tutto dall'altro capo del telefonino.

 

“Non mi far incavolare Kaulitz” disse Dirk aggiustandosi l'auricolare “Sono pagato perchè non ti succeda niente”

 

“Vuoi dargli retta o no?” S'intromise l'amico al telefono.

 

Si bloccò volontariamente, in modo quasi capriccioso e indispettito e chiese a Dirk la cortesia di lasciarlo solo al telefono e che quindi doveva allontanarsi leggermente; non appena lui l'accontentò, si diresse in senso opposto a quello che la guardia gli aveva detto e cioè verso le biglietterie, immergendosi tra la folla e facendo perdere quasi le sue tracce.

 

“Andy, sono travestito dalla punta dei miei capelli fino a quella dei piedi, pensi davvero che stia rischiando qualcosa in queste condizioni? Non mi riconoscerebbe nemmeno mamma, ci scommetterei!”.

 

L'amico riflettè un attimo e cercò di appellarsi al buon senso. “Bill, tu sei sovraeccitato in questi due giorni e Dirk è certamente più obiettivo di te”

 

Bill accostò meglio il cellulare sull'orecchio, perchè la voce che annunciava i voli gli impediva di sentire bene l'amico.

 

“Bill” disse la guardia che lo raggiunse in un istante “E' quando fai il bambino capriccioso che non andiamo d'accordo, lo sai?”

 

“Ma adesso dove sei?” chiese contemporaneamente Andreas.

 

“Sono esattamente dove volevo essere” Una signora sulla sessantina, con un trolley enorme si era fermata vicino a lui e iniziò a rovistare dentro un borsone che teneva a tracolla.

 

“Dirk, abbi pietà di me”

 

La donna accanto a Bill, che aveva tutta l'aria di ficcanasare finse di mettersi in fila per il controllo del biglietto.

 

“Ne avrò quando ti saprò al sicuro” gli sorrise “E qui non lo sei”

 

“Ti prego” lo supplicò e notando che la donna li stava guardando gli sfoderò un sorriso dolcissimo e disarmante.

 

“Penso che si sia arreso” disse all'amico.

 

“Tu credi”

 

“Oh ca...zzo Andy, sono fottuto” La donna si girò a guardarlo allibita e un po' schifata stavolta.

 

“Scommetto che ti ha riacciuffato da dove sei e ti sta tirando con la forza” disse divertito l'amico.

 

“No Andy, peggio, credo di sentirmi male” disse con voce emozionata mentre la signora continuava a fissarlo al punto che a lui uscì un sonoro “Beh?”

 

“Ahahahahah adesso ti senti male”sentì dalla voce di Andreas.

 

“Andy, oh Andy!” esclamò in cui fu sicuro di percepire chiaramente il dilatarsi al massimo delle sue pupille come non mai, perchè quella vista lo fece ricadere in quel turbinio di emozioni dei minuti prima: non sentì e non vide più nessuno ma guardò l'unica cosa che il suo cuore desiderava vedere: la vide nuovamente uscire da quel passaggio, ma stavolta aveva i capelli sciolti, lucenti e mossi che le coprivano metà schiena e lui credette di morire all'istante. Istintivamente però s'incamminò verso di lei, per seguirla, oltrepassando la donna che aveva assunto una faccia scandalizzata nel sentire tutto quel torpiloqio, si sfilò gli occhiali nel mentre e si fece strada tra le gente incurante del pericolo e di quello che Andreas gli stava dicendo al telefono. Dirk sbraitò a voce bassa e comunicò qualcosa a Toby che lo raggiunse con Tom.

La vide dirigersi verso l'uscita ed accelerò il passo, il cuore gli batteva fortissimo e le gambe avevano iniziato a tremare. Schivò parecchia gente, non voleva perderla di vista. Impresse nella mente quella splendida silhouette innanzi a lui dalla camminata aggraziata e che aveva trovato più snella col fluttuare di quella chioma lucente che tanto aveva desiderato poter toccare ed annusare: andava di fretta e quando arrivò quasi alle porte dell'uscita si bloccò di scatto e si mise a cercare qualcosa nelle tasche del giaccone: Bill si bloccò a pochi metri dietro di lei e preso dal panico accostò il telefonino all'orecchio e finse una chiamata, anche se una chiamata effettivamente era rimasta appesa.

 

“Bill, Bill, mi senti? Ma che diavolo sta succedendo?” chiese l'amico preoccupato che era diventato testimone di rumori strani e dell'assenza della voce di Bill.

 

Bill aprì la bocca per rispondere ma la voce gli morì in gola quando vide che lei si voltò d'improvviso: lui abbassò velocemente il capo continuando a tenere tremante il

telefonino nell'orecchio con Andreas che continuava a parlargli, quando si accorse che le sue guardie l'aveva circondato e con loro Tom gli si era messo accanto.

 

“Va bene tutto, ma adesso che cazzo ti sei messo in testa di fare idiota?” sentì a malapena uscire dalle labbra del fratello leggermente alterato.

 

Ignorandolo completamente alzò nuovamente il viso e riuscendo finalmente a guardarla bene perchè stava si e no ad una decina di passi di distanza da lui, notò che stava per ritornare indietro quando qualcuno prontamente arrivò portandole qualcosa che sembrava un cellulare; non riuscì a captare cosa disse a quell'uomo alto e grosso era impossibile per via del caos, ma si sorrisero parecchio quando il tizio frettolosamente si congedò per sparire tra la folla.

Gli parve che lei spostasse improvvisamente lo sguardo nella sua direzione e che i loro occhi s'incrociassero per qualche secondo: anzi ne fu sicurissimo per una ragione ignota ma subito Giulia si girò velocemente verso l'uscita raggiungendola in pochi secondi; lui accelerò il passo per starle un po' dietro con Tom e Dirk che si erano discostati da lui e Toby. Lei attraversò la strada per giungere al lato opposto dove l'attendeva una macchina con due tizi in divisa delle forze dell'ordine italiane che l'attendevano in piedi.

Bill si fermò, accostandosi al tabellone frontale dell'entrata, con Toby che sostava a qualche metro da lui, aguzzando la vista e corrugando la fronte: erano due carabinieri, dove il più basso ed esile le si avvicinò e le accarezzò la guancia e l'altro più alto e ben piazzato, teneva il cappello sotto il braccio sinistro e si limitò ad elargirle un lungo sorriso, troppo lungo per i suoi gusti e ad aprirle la portiera per farla salire dentro; i muscoli della mascella s'irrigidirono involontariamente a quella scena. I suoi occhi lucidi seguirono la macchina che scomparì fagocitata dalle luci della strada e da un cielo ancora troppo scuro per un'alba che non si decideva ancora a sorgere, sulle note di una canzone proveniente dall'interno di un negozio dell'aeroporto, che solo più tardi realizzò essere 'Somewhere only we know”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amburgo 30 novembre 2008, fan party.

 

 

L'Huhnerposten ad Amburgo era colmo forse più del dovuto anche se la fila dei fans infreddoliti che attendevano l'entrata dalle diciasette non pareva esaurirsi.

La polizia e la security dovettero faticare per tenere sotto controllo la situazione in quanto il disordine creatosi all'entrata, era dovuto dal fatto che molti dei fans privi dei biglietti avevano forzato l'ingresso rompendo la coda di quelli di cui ne erano provvisti. Le guardie dovettero garantire un alto livello di sicurezza provvedendo a sorvegliare e a tenere distinta la zona dei fans da quella del gruppo e del suo entourage all'interno del locale.

 

“Natalie, puoi sederti qui” disse Bill facendole posto nel divano accanto a lui.

 

“Tesoro sono così stanca, non si riesce nemmeno a parlare, questa musica è assordante e inizia a fare caldo”

 

“Questo è Guetta, 'Love is gone'! Mi piace, mi da carica. Tieni, beviti questa birra fresca, io vado con Tom a fumare una sigaretta....aspettami qui, non sparire” ed alzandosi trascinò il fratello con se. Dirk li scortò fino al piccolo uscio che dava sul retro del locale e che si affacciava su un piccolo spiazzo in cemento chiuso da muri alti.

 

“Non ti stai divertendo?” gli chiese Tom

 

“Si, mi sembra una bella festa è che volevo fumarmi una sigaretta, ne vuoi un tiro? C'è molta confusione anche quando stavamo firmando gli autografi, non capivo niente dal chiasso. Una ragazza mi ha chiesto la dedica a suo nome spero di aver capito bene...”

 

“Beh, sarebbe ritornata indietro per fartelo correggere se lo avessi sbagliato”

 

“ E' stato divertente vederti lanciare il ghiaccio ai fans”

 

“Si, sentivi come urlavano eccitate? C'è un caldo da morire là dentro! Che c'è Bill?” chiese poi osservando il gemello fattosi serio.

 

“Niente” rispose buttando fuori il fumo aspirato “Leggi tu i nomi di chi ha vinto i dvd e la console wii? Non sono in vena...” chiese abbassando lo sguardo.

 

“Ehi, ma lo dovresti fare tu, le fans aspettano te.... Ma poi hai sentito? Chi ha messo in giro la storia che avrei fatto le foto solo con le fans spogliate? Cazzo, ormai mi credono un depravato senza salvezza” disse stirando le labbra in quello che doveva essere un sorriso.

 

“L'idea non ti sarebbe dispiaciuta....depravato lo sei, è che non ti va si sappia molto, anche se fai di tutto per mostrare il contrario. Ma che ti aspetti se vai a dire in giro che se non avessi fatto quello che fai, avresti fatto i film porno? Non lasci molto spazio all'immaginazione” osservò sorridendo.

 

“Ma questa è la verità, non serve immaginazione. Ma ce ne passa chiedere a tre tipe ad un fan party, di spogliarsi per fare le foto con me, dico ad un fanparty, non in una camera d'albergo. Questo lo esigo in un posto più intimo appunto” disse sorridendo “e al riparo da occhi indiscreti”

 

“Come no, come quella volta che ti sei fatto la tipa in limousine, era proprio al riparo da occhi indiscreti, tranne quelli dell'autista però...”

 

“Ma l'autista non si era accorto di nulla e poi c'era il separè..” disse ridendo dando una spinta a Bill.

 

“E' inutile, non mi convincerai del contrario” disse buttando il mozzicone a terra schiacciandolo con la punta dello stivale.

 

“Senti, non provare a fare il santarellino con me perchè sai che non funziona. Vuoi che ti ricordi tutte quelle volte che te la sei spassata con Maggie, Bessy, Heila.. e poi non ricordo più, ah per non parlare di Christie? A proposito oggi è tutta in tiro, è uno schianto”

 

“Guarda che quelle erano tue non mie eh, beh, almeno con lei c'era una storia”

 

“Di sesso”

 

“Anche”

 

“Solo preciserei, visto i tuoi ultimi aggioramenti a riguardo di qualche tempo fa”

 

“Non sono stato lungimirante come lo sei tu, mi spiace”

 

“E Giulia? Ancora nulla?” chiese Tom alzando lo sguardo verso quel cielo plumbeo che stava per minacciare un temporale.

 

“No” si limitò a rispondere volgendo lo sguardo agli ultimi piani del palazzo innanzi, in lontanaza la città faceva sentire il suo caos “Mi piacciono i grattacieli, da sopra puoi vedere le cose da un punto di vista diverso”

 

“Bill” disse afferrandogli l'avambraccio “Credo che si farà sentire, anzi ne sono certo. Parola di marpione”

 

A quella frase detta seriamente, Bill scoppiò a ridere “Non mi devi consolare e poi sai che marpione ha anche altri significati da quello che lo intendi tu? Sai che vuol dire coglione e fessacchiotto?”

 

“Ok, allora parola di coglione, ti sta meglio?”

 

“Che scambio culturale che abbiamo stasera” disse continuando a ridere; seguì un breve silenzio e si fece serio “Non so fino a quanto ancora riuscirò ad andare avanti così. E' una fottuta situazione che inizia a starmi stretta. Mi aspettavo che mi rispondesse almeno per cortesia”

 

“Ma sei sicuro sia …viva?”

 

Bill sgranò gli occhi e tirò un colpetto al petto del fratello.

 

“No dico, con quello che si sente sugli aerei ultimamente...” constatò scherzando.

 

“Scemo, ma perchè devi sempre dire idiozie? Lei non sta facendo il tirocinio come hostess di volo, anche se il suo sogno era proprio quello”

 

“Perchè è la tua faccia che me le ispira forse?”

 

“Perchè cos'ha la mia faccia?”

 

“Sembra la faccia di uno zombie in total black stanotte”

 

“Continui? Io ora sono serio”

 

“Che fine sta facendo il tuo umorismo?”

 

“Non sono sicuro di averlo mai avuto”

 

“Lo hai sempre avuto è che ultimamente non ti funziona più, credo che abbia paura e che sia rimasto deluso da quando l'hai rivista a Bologna”

 

“Beh vederla in compagnia di quel tizio non è stato piacevole senza contare il fatto che sono sicurissimo che è quello il tipo quando mi scrisse che c'era uno che le piaceva”.

 

“Sono solo ipotesi per ora. Lo scoprirai frequentandola in fondo, non ha la più pallida idea di chi ci sia dietro i messaggi che le invii”

 

“Un marpione con l'accezione più negativa dunque?”

 

“Bill, mi fai domande a cui ti ripondi da solo. Ed ora marpioni ce ne sono due. Dai, rientriamo che qui si muore dal freddo, ho voglia di divertirmi e voglio che stasera lo faccia anche tu”

 

“Ma và, chissà perchè non mi aspettavo sentir dire altro da te!”

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dov'eravate?” chiese Andreas a Tom.

 

“Stavamo fumandoci una sigaretta. Vuoi da bere?” gli chiese voltandosi e notando il fratello seduto in poltrona in compagnia di Christie; sorrise portandosi la Bull sulle labbra perchè aveva avuto sempre un debole che lei non aveva mai contracambiato. Nessuna era mai riuscita a resistere al suo fascino di Casanova, ma lei sì perchè aveva deciso che il suo cuore e quel corpo invitante li abrebbe riservati solo ad una perona speciale quale suo fratello, Bill. Era felice per questo, aveva sempre pensato che il fratello meritasse il meglio e che facesse scelte sentimentali più ponderate e mature delle sue e Christie era una di queste, era una brava ragazza in fondo, anche se avrebbe potuto avere tutte le donne che voleva perchè tutte bramavano per lui, per quel suo modo di fare gentile, attento, rispettoso e delicato e quel suo essere così ambiguo, misterioso persino androgino che faceva impazzire non solo le ragazze. Molti erano stati gli spasimanti e le avances ricevute da uomini di tutte le età; aveva un non so che che piaceva ed attirava, un carisma che pochi avevano.

 

“Allora, devo aspettare ancora molto?” chiese Andreas aspettando che Tom gli versasse da bere.

 

“Dovresti buttarti nella mischia Bill e divertirti un po', sei troppo serio per essere ad una festa organizzata da voi” osservò sorridente, mentre appoggiava la mano sul suo ginocchio.

 

“Se mi vuoi a brandelli eseguo l'ordine, ma non credi nemmeno tu che sia una buona idea....” disse con un mezzo sorriso.

 

“No, certo che no, ti conosco da troppo tempo e ci tengo a te. Ti preferirei tutto intero ” gli disse sfoderando un sorriso enigmatico.

 

La tenda a fili garantiva un minimo di privacy ma consentiva comunque di avere la visuale sulla sala piena di fans che ballavano mentre le luci rosse creavano un'atmosfera quasi surreale all'intero locale.

 

“Aspetti la chiamata di qualcuna?” chiese incuriosita notando che Bill ogni tanto guardava il suo cellulare.

 

“E' possibile, ma nulla d'importante” quella frase gli suonò strana da dire, ma gli uscì senza sapere come; il caldo iniziava a diventare insopportabile e l'effetto di quelle Bull gli stavano dando uno strana sensazione.

 

Portò l'ultimo sorso alle labbra e stranamente fissò Christie: incrociò quegli occhi di ghiaccio per qualche istante nella penombra, con la musica assordande che gli rimbalzava nel petto ed avvertì subito una piacevole sensazione pervadergli il basso ventre.

 

“Hai fame? Ti porto qualcosa da mangiare?” chiese lei vicino al suo orecchio.

 

“No, ho solo sete. Mi prendo una birra....”

 

“Aspetta, te la porto io” l'anticipò lei, ed alzandosi in piedi mostrò il suo fisico longilineo, con dei fianchi larghi fasciati da un tubino nero. I capelli biondo cenere ricadevano sciolti lungo le spalle.

 

“Bill, sei rimasto solo?” chiese Tom, che intanto in compagnia di una brunetta gli si era avvicinato, quando da dietro comparve Christie con due bicchieri colmi di birra ghiacciata.

 

“Ne vuoi una Tom?” gli chiese mostrando un sorriso ammiccante.

 

“No Christie, ma grazie” e salutò Bill con un occhiolino.

 

“Tuo fratello sa divertirsi alle feste”

 

“Dipende da come lo intende il divertimento, lui...”

 

“Credo di sapere quale sia il suo” disse “ed il tuo qual'è? Sei difficile da capire a volte” chiese maliziosamente.

 

“Non quanto pensi. Scoprirlo, potrebbe essere più facile di quanto si creda. Pensavo mi conoscessi bene” le disse fissandola nuovamente negli occhi.

 

“Non più”

 

Bill la guardò e sorrise, forse si aspettava quella risposta anche perchè la serata stava prendendo una strana piega. Girò il suo viso verso la sala godendo di quella massa che urlava e cantava al ritmo di musica tecno.

 

Christie appoggiò il bicchiere sul tavolo e si avvicinò pericolosamente a pochi centimetri dal suo viso, facendo scivolare la sua mano sulla coscia. Quegli occhi avevano qualcosa di misteriosamente magnetico e quella mano anche.

 

“Usciresti mai con una tua fan?”

 

“Non faccio differenze, le mie fans non hanno meno di altre persone”

 

“Sei così cambiato in questi ultimi anni e poi...i tuoi occhi Bill, sanno essere molto pericolosi, lo sono sempre stati, ma in questo periodo hanno una luce che non avevo mai visto” gli sussurò all'orecchio ma lui si ritrasse leggermente, non voleva creare fraintendimenti a chi li stesse guardando.

 

Non capì perchè quello sguardo lo turbasse di nuovo, ma forse non gli interessava nemmeno scoprirlo; si sentiva stranamente euforico dopo solo una Bull ed una birra e poi era tutto il giorno che provava a togliersi dalla mente il pensiero di Giulia che ormai era diventato un'ossessione sul perchè non si fosse fatta più sentire, anche se un'occhiata al telefonino la dava di continuo.

 

Cercò di scongiurare il degenerare della situazione, anche se aveva capito che tutto sarebbe andato in un altra direzione se avesse continuato a starle accanto.

 

“Ho bisogno di alzarmi, ho le gambe dolenti” disse cercando Natalie con lo sguardo, sperando che sbucasse fuori da un momento all'altro come una salvezza, ma restò deluso.

 

“Allora, non vuoi ballare?” gli chiese provocandolo ancora facendo scivolare la mano sull'avambraccio tatuato ed accendendo una strana sensazione sul basso ventre; a quel punto trattenne fermamente la mano nella sua, era evidente che voleva suscitare una qualche reazione e ci stava riuscendo, avrebbe dovuto farla smettere ma non lo fece.

 

“Effettivamente mi sto annoiando, che dici se usciamo da qui?” le chiese guardandola profondamente serio.

 

Christie incrociò quello sguardo: le parole, appena sussurrate nel suo orecchio e la vicinanza così stretta di Bill tanto da sentire il calore ed il profumo del suo corpo, iniziarono ad eccitarla, fu in quell'istante che si rese conto di quanto ancora lo desiderasse profondamente. Bill sgattaiolò senza guardia del corpo ripercorrendo lo stesso tragitto che aveva fatto poco prima con suo fratello e in pochi istanti si trovarono fuori nel piccolo spiazzo al riparo dalla pigra pioggia che si era decisa a cadere.

 

“Hai freddo?” chiese lui nella penombra con le spalle appoggiate allo stipite della porta.

 

“Un pò” rispose con in mano la sigaretta spenta mentre luì le porgeva l'accendino con la fiammella illuminandole il volto. Aspirò il fumo in piccole boccate mentre i suoi occhi trasparenti lo fissavano anche in quell'oscurità.

Bill fece scivolare il suo sguardo sulle labbra carnose intente a stringere l'ultimo pezzo di sigaretta rimasta: lui gliela tolse delicatamente dalla mano e la mise nella sua bocca. Lo guardò in silenzio religioso, incantata da tanta bellezza, era semplicemente perfetto.

 

“Conosco quello sguardo” le disse spegnendo il mozzicone tra le dita.

 

“Ne sei sicuro? Perchè a me sembra che siano cambiate parecchie cose”

 

“Certe cose non cambiano. Ti dispiacerebbe se anche fosse?”

 

“Attento Kaulitz, potrei fraintederti adesso”

 

“Ti piacerebbe?”

 

“Mi piacerebbe se fosse vero, ma non lo è e tu sei cambiato”

 

“Sono cambiato è vero, ma non è cambiato il mio rispetto per te” disse mentre continuava a fissarla.

 

Lei non si aspettò una risposta simile, per lo meno, non in quel momento, non in quella circostanza per lei particolare, carica di speranza, ma da uno come Bill sì, bisognava aspettarselo. Era sempre stato onesto e sincero con lei, anche se questo significava darle risposte che avrebbe preferito non sentire, come quella volta che le disse che la loro storia era arrivata al capolinea.

 

“Ti sei innamorato vero?” seguì un lungo silenzio interrotto solo dal rumore della pioggia che rimbalzava sul cemento. Bill non rispose, pareva che ora tutta la tensione provata poco prima nel locale si stesse allentando. Lei capì, si girò e lo guardò nell'oscurità tenue delle luci della città.

 

“Non ho mai incontrato uno come te, sei unico e temo che lo sarai ancora per molto”

 

Lui la guardò, per quello che poteva riuscirci leggendo un viso traffito da emozioni contrastanti e mai forse come in quel momento si accorse di quanto fosse bella.

 

“Perchè mi guardi così?”

 

“Sei bellissima” le sussurrò appena.

 

La sua bocca carnosa s'incurvò in un sorriso.

 

“Tu sei bellissimo” gli disse avvicinandosi ancora di più fino a portare le sue mani piccole e gelide sulla nuca di Bill. Non incontrò resistenze e restarono così, in silenzio a fissarsi a pochi centimetri l'uno dall'altra percependo i battiti accelerati dei loro cuori senza capire perchè fossero arrivati a quel punto con la pioggia che aveva iniziato a cadere copiosa. Christie inclinò leggermente il suo viso e l'appoggiò sul suo petto, percependo quel suo profumo che le ricordava tanto la vaniglia. Era da tanto che non lo abbracciava, da quando si erano lasciati ed anche in nome dell'amicizia, lui non aveva più permesso che tra di loro ci fossero contatti fisici.

 

“Chri...stie” le sussurrò “Che stiamo facendo?”

 

Lei non rispose, preferì ascoltare il battito di quel cuore impazzito che le stava pompando dentro l'orecchio. Fece scivolare la sua mano destra sotto il maglione fino a toccare quella pelle liscia e bollente del ventre piatto, facendolo fremere al contatto con le sue dita fredde; lui chiuse gli occhi quando sentì che la mano stava accarezzando il suo fianco sinistro e trattenne il respiro nel sentirla scendere più giù fino ad insinuarsi nella cintura dei suoi pantaloni e lambire l'estremità del suo slip conscio che si sarebbe accorta di quella voglia assurda che era cresciuta violentemente tra i suoi pantaloni. Si sentì fortemente imbarazzato e leggermente stordito, gli sembrava di stare in un posto irreale, sospeso in un limbo, tra piacere e disgusto, tra voglia di restare e voglia di scappare via, tra lasciarsi andare a quella voglia pazzesca di sottometterla alla sua voglia insana che lei conosceva bene o trattenersi per rispetto suo, di Giulia e Christie stessa. Riaprì i suoi occhi e si trovò lo sguardo di ghiaccio puntato nel suo certo che avesse capito la guerra che stava combattendo; quasi involontariamente fece scorrere le sue mani su quei fianchi invitanti sfiorando delicatamente le natiche sode che ben conosceva attirandola ancora più a sé facendole sentire tutto il suo desiderio; lei a quel contatto gemette e fu allora che le sue labbra si avvicinarono alle sue, ma attese che fosse Christie a fare il primo passo fino a sentire l'umido della sua lingua disegnare lentamente il contorno della sua bocca socchiusa e percorrere il suo collo per poi risalire inumidendo il lembo di pelle fino all'orecchio destro; lui sentì un caldo folle pervadere il suo corpo e con fatica trattenne un gemito perchè la situazione stava andando fuori controllo.

 

“Bill” gli disse dolcemente sentendo la sua mano minuta sopra la sua lampo fino a sfiorare delicatamente la sua virilità.

 

Trovò tuttavia la forza di allontanarle le mani.

 

“Ti prego...smettila” disse combattuto ma la sua di mano invece stava iniziando ad aprire la zip dei suoi pantaloni e l'altra si stava insinuando delicatamente tra i capelli di Christie per costringerla ad inginocchiarsi.

Si fece sfuggire un sonoro gemito quando sentì quella bocca premere con impeto sulla cerniera tesa: lui contrasse i muscoli dell'addome riuscendo a ritrarsi a qualcosa di cui era sicuro si sarebbe pentito perchè un pensiero nitido improvvisamente si era fatto strada in mezzo a tanti decisamente intorpiditi: Giulia.

 

“Smettila Christie, smettila” le disse in un solo fiato svincolandosi mentre lei lo guardò incredula da quella posizione, troppo eccitata per capire.

 

 

 

 

 

Sopra i vecchi vulcani

Le ali planano sotto la coltre di vento

Viaggiare, viaggiare
Per sempre
Dalle nuvole alle paludi
Dai venti spagnoli alla pioggia equatoriale
Viaggiare, viaggiare
Volare alto
Sopra le capitali
Le idee letali
Osservano l’oceano

 

 

Viaggiare, viaggiare

Oltre la notte e il giorno
Viaggiare
Nello straordinario spazio dell’amore
Viaggiare, viaggiare
Sulle acque sacre di un fiume indiano
Viaggiare
E non tornare mai indietro*

 

 

Alzò il volume del suo mp3 e rilesse per la quindicesima volta il messaggio in chat di Giulia:

 

-Le mie notti sono insonni e con incubi ed il tirocinio mi sta sfiancando, credo che stia attraversando un periodo davvero difficile. Mi è mancato sentirti, non pensare che non voglia più farlo. E' vero non ti conosco, ma così lo stiamo già facendo, ti chiedo solo di rispettare i miei tempi per tutto. Ho sempre il tuo numero di telefono appresso.

P.S.: il quadro è stupendo e le tue foto del concerto sono strepitose. Mi hai detto tutta la verità? Non credo siate un piccolo gruppetto di periferia che suona. Quando vorrai potrai continuare a mandarmi altri tasselli perchè ho tutta la voglia di completare questo puzzle che sento sarà stupendo.

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*Desireless – Voyage Voyage

Titolo cit.: Marie Coulson

 

 

Spazio autrice: è passato parecchio tempo dall'ultimo aggiornamento, spero che questo sia gradito. Ringrazio sempre chi mi legge e mi segue e chi vorrà recensire.

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** L’amore sa aspettare, aspettare a lungo, aspettare fino all’estremo. Non diventa mai impaziente, non mette fretta a nessuno e non impone nulla. Conta sui tempi lunghi. ***


L’amore sa aspettare, aspettare a lungo, aspettare fino all’estremo.

Non diventa mai impaziente, non mette fretta a nessuno e non impone nulla.

Conta sui tempi lunghi.

 

 

DICEMBRE 2008

 

 

 

 

 

Anaheim, CA - KIIS FM Jingleball @ Honda Center

 

 

Il canto che avevano intonato i fans all'unisono con le note di 'Monsoon' nel parterre del Jingleball dell'Honda Center, stava inondando letteralmente il backstage, raggiungendo persino il camerino di Bill posto più distante: quell'attesa stava infiammando gli animi, riscaldando l'atmosfera dei colori delle loro canzoni più famose; era praticamente impossibile e utopico pretendere qualche secondo di 'assenza di rumori' pensò Bill così a ridosso del concerto, mancava davvero poco all'esibizione ed il suo mal di testa non accennava a diminuire.

 

“Bill, Bill” chiamò Tom, facendo capolino nella stanza.

 

Lui aprì a fatica gli occhi per poi richiuderli immediatamente, realizzando velocemente che quella era la voce del fratello.

 

“Ehi, manca poco, sei pronto? Georg e Gus ci stanno aspettando” chiese notando che il fratello se ne stava seduto davanti allo specchio in una specie di trance.

 

“La smetti di urlare? Non sono ancora sordo.”

 

“Tutto ok?” azzardò.

 

“Non voglio sentire niente e nessuno, anche se quì mi sembra un'impresa ardua questa pretesa, ma vorrei stare solo per un momento se non ti dispiace”

 

“Ehi” disse il gemello avvicinandosi lentamente, notando che il fratello doveva aver pianto.

 

“Che succede? Non stai bene?” chiese meravigliato.

 

“Niente, te l'ho detto vorrei stare solo prima del concerto” disse con tono deciso.

 

“No, resto qui perchè ho bisogno di sapere che ti sta succedendo e solo non vuoi stare mai prima di salire sul palco. Sono giorni che sei strano”

 

Non ci fu altro che silenzio per risposta.

 

“Bill, ti prego” disse il gemello in tono supplichevole mentre delicatamente si sedette accanto a lui.

 

“C'entra Giulia? Mi avevi detto che si era fatta nuovamente sentire, è successo qualcos'altro che non so? Bill, ti prego, non sopporto vederti così” chiese quasi implorandolo.

 

Lui girò lentamente il viso verso il fratello, fece un breve cenno di consenso col viso ed attese un po' prima che si decisse a parlare, gli occhi erano rossi e leggermente gonfi.

 

“L'altra sera dopo la festa, non ti ho detto nulla, ma ho fatto una stronzata di cui mi sono subito pentito, non volevo giuro, ma mi sentivo strano e lei, beh lei era così, così … lo vedevo in quello sguardo quanto mi desiderava ed io non ho saputo resisterle! Dal giorno non faccio che pensarci”.

 

Tom capì subito che si riferiva a Christie, ma non lo stupì tanto quel fatto, quanto quella reazione. Si rese conto che doveva sentirsi in colpa per quello che aveva fatto.

 

“Ehi, non hai fatto del male a nessuno, vi siete solo divertiti un po', va tutto bene, non devi sentirti in colpa”.

 

“Mi sento un verme, lei ...” disse senza finire la frase.

 

“Ti senti così solo perchè ti sei lasciato andare dopo tanto tempo che non lo facevi, tu non stai con Giulia. Poi perchè proprio adesso stai pensando di questo? Tra un po' abbiamo l'esibizione, non è un buon modo per entrare sul palco questo”

 

“E' un pensiero che non riesco ad evitare, non l'avrei dovuta nemmeno baciare!”

 

“Eh?! Baciarla?!” chiese meravigliato.

 

“Sì, lo so, ma mi sento un verme lo stesso”

 

Tom stentò a credere a ciò che aveva sentito dire dal fratello.

 

“Cioè ti senti in colpa per un bacio?!” chiese iniziando a ridere.

 

“Mi chiedo cosa cazzo ci sia da ridere adesso” disse deluso da quella reazione, mentre le dita della mano destra premevano sulla tempia dolente.

 

“Ce ne sarebbe parecchio di motivo! Tu sei fuori di testa se stai male per così poco. Ed io che credevo che avessi scoppiato i fuochi d'artificio!”

 

“Fatto l'amore? E' questo che intendevi?” chiese sgranando gli occhi “Oh no, certo che no! Ho saputo resisterle, anche se ti confesso che è stato difficile ed è proprio questo che mi fa più male. Non dovevo permettere che si arrivasse a questo, cioè nella condizione di doverle resistere”.

 

“Quanta sofferenza inutile sei capace di infliggerti! Evidentemente c'è una parte di te che ancora prova molta attrazione per lei, è normale, è molto bella sai? Ed ora asciugati quelle guance”.

 

Bill cercò di calmarsi, ma era evidente che non stesse bene, qualcosa continuava ad agitarlo.

 

“Non ho intenzione di imbastire una nuova storia con lei, forse l'ho illusa quella sera, non mi sono comportato bene. Le ho parlato del rispetto che nutrivo per lei e poi guarda come mi sono comportato!”

 

“Va tutto bene Bill, ti vuoi calmare adesso? L'hai più risentita?”

 

“No”

 

“Ti dispiace?”

 

“Non so che dirti: no perchè non m'interessa, sì perchè sono certo che l'ho ferita ed il suo silenzio è eloquente. L'ho letteralemente respinta, l'ho rifiutata, capisci? Non è il massimo per una donna vedersi rifiutata”

 

“Non l'hai proprio rifutata! Avanti Bill, ma che temi? Non è stupida ed ha capito che non sei più disponibile e quanto tu sia in gamba. C'è qualcos'altro che non mi hai detto?”

 

Bill si sedette meglio sulla sedia.

 

“L'ho proprio respinta Tom, quasi sul … più bello. Spero che nessuno ci abbia visto, mi dispiacerebbe molto se circolassero foto in tal senso, sai poi quanta storia ci monterebbero su!”

 

“Certo che hai avuto un autocontrollo! Ma dov'eravate?”

 

“Nel cortile chiuso, lo so non è stata una buona idea, ma non so cosa mi fosse preso”

 

“Eri in piena tempesta ormonale” disse Tom ridacchiando.

 

“Non sono d'acciaio”

 

“Beh...”

 

Bill sorrise a quella mezza battuta, il suo mal di testa pareva che stesse diminuendo.

 

“Certo, quel cortile squallido era squallido, ma per una sveltina si poteva anche abbozzare” osservò sarcastico.

 

Bill alzò gli occhi al cielo rassegnandosi ad avere un fratello così particolare.

 

“Ma c'è un'altra cosa che volevo dirti e riguarda Giulia “ disse poi Bill “Sono preoccupato, non sta bene, mi ha scritto poche righe che lasciavano trapelare uno stato d'animo abbattuto, depresso. Sta attraversando un periodo difficile, la morte della nonna probabilmente la sta mettendo a dura prova. Vorrei tanto poterla aiutare Tom ma non saprei come fare, vorrei essere lì, vicino a lei. E poi ha dimagrito molto quando l'ho vista in aeroporto. Non vorrei cadesse in depressione”

 

“Beh, potresti far sentire la tua presenza, la puoi consolare in mille modi, non necessariamente standole accanto fisicamente se questo non lo puoi fare.”

 

“Sono consapevole che avrà accanto persone che l'aiuteranno, i genitori, il fratello, le amiche”

 

“E l'amico...” aggiunse provocandolo.

 

“Eh sì, ci sarà pure l'amico” sottolineò storcendo il naso “Anche se precisarlo tutte le volte, non è così divertente come credi. Il fatto è che non voglio sentirla così afflitta” disse ed aggiunse “Ho poi il sospetto che stia iniziando a dubitare di qualcosa perchè mi ha chiesto una cosa strana e cioè se le stessi dicendo la verità, immagino che si riferisse a tutto quello che ci siamo scritti ed alle foto che le ho inviato; non crede affatto che siamo un piccolo gruppetto di periferia. Le ho insinuato dei dubbi è evidente, le bugie alla fine si ritorcono contro. Sono confuso Tom. L'ultima cosa che vorrei è quella di ingannarla pur essendo consapevole che le sto facendo proprio questo”

 

“Hai deciso tu di intraprendere questa strada però, dovevi aspettartelo prima o poi, perchè mi dispiace ammetterlo ma è quello che stai facendo dal momento che non le vuoi dire la verità, forse non sei stato molto coerente in qualche passaggio”

 

“Non avevo molta scelta, vorrei che arrivasse a me a piccoli passi, ecco perchè tempo fa le ho mandato quelle due foto del concerto”

 

“Quelle al Zénith di Toulon dello scorso anno?”

 

Bill abbozzò un sorriso.

 

“Beh non so se sia stata una buona idea, ma dovresti guardare avanti adesso”

 

“Ho bisogno di riposare, mi sento stanco e francamente trovo anche estenuante la situazione che si crea ogni volta che rientriamo in hotel, è qualcosa che non è saputa gestire bene a parere mio”

 

“Ti riferisci all'altra sera?”

 

“E' inaudito trovare fans nelle nostre camere, gettate sui nostri letti, in mise intima o peggio del tutto nude! Povero Gus, è rimasto sconvolto e lo capisco! Capisci che intendo dire? Qualcosa non sta funzionando a livello di sicurezza, gli episodi si stanno ripetendo. Questo mi turba, non vorrei trovarmi qualche giorno a svegliarmi nel cuore della notte perchè qualcuno vuole cercare di violentarmi. Non siamo più liberi, è assurdo ”

 

“Beh anche io ci sto pensando sempre più spesso e questo non è buon segno. Denis lo sa e sta facendo il possibile per tenere sotto controllo la situazione. Però ci sono le sbroccate d'eccezione che le studiano tutte pur di arrivare dove vogliono, come quella pazza che ti sei trovato in camera nel backstage a Los Angeles, te la ricordi?”

 

“Oddio si Tom! Ho avuto una paura... mi chiedo ancora oggi come cavolo abbia fatto ad eludere la sorveglianza”

 

“Anche Dave è informato comunque, ne stavo parlando con mamma l'altra sera, insieme a Gordon non sono meno preoccupati di noi. Lo sai che hanno fans appostati anche fuori dalla loro casa, non è una novità ormai”

 

“Va bene, non disponevamo già da prima di tutta questa libertà, ma adesso veramente stiamo raggungendo livelli assurdi!”

 

“Te ne stai accorgendo solo ora fratello?” chiese sorridente Tom. “Tanto io quello che devo fare lo faccio lo stesso”

 

Bill alzò il sopracciglio come a cercare di capire meglio.

 

“E consiglio anche a te di fare altrettanto altrimenti hai finito di vivere” aggiunse.

 

“Cioè se dovessi aver bisogno di un po' di intimità mi dovrei portare Dirk o Toby a fare la guardia accanto a me?!”

 

Tom sorrise.

 

“Ma almeno Christie è stata all'altezza delle tue aspettative?” chiese Tom cambiando discorso ma parandosi già il viso col braccio prevedendo la mossa del gemello.

 

“Tom!” esclamò lui dandogli una manata sulla testa “E' stato solo un bacio!”

 

“Oggi c'era un bellissimo tramonto nonostante sia dicembre. Avresti dovuto vederlo” disse Tom alzandosi dalla sedia.

 

Bill lo seguì.

 

“E' come se avessi tradito Giulia lo stesso, capisci che intendo? Non doveva nemmeno passare per l'anticamera del cervello l'idea di portarmi Christie lì, eppure una parte di me la desiderava tantissimo quella sera; allo stesso tempo però mi sento anche ferito ed impotente, anche se Giulia non c'entra più di tanto, non ha colpe, lei è ignara di tutto, capisci? Di tutta questa mia follia per lei intendo, ma questo suo modo altalenante di fare, cioè che ogni tanto si eclissa per poi ritornare, mi sta uccidendo. Mandarci messaggi è l'unico modo che ho per ora di sentirla con me e se salta pure questo mi sento morire”

 

“Vieni qui” disse Tom stringendo il fratello tra le sue braccia mentre i loro sguardi si erano posati al di là della finestra, su quella luna che aveva deciso di colorare d'argento i contorni della città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Piu che hostess, mi sembra una modella mozzafiato che sfila nell'aereo e dimmi se non ho ragione: i passeggeri maschi se la divorano con gli occhi” disse Edward alla collega, mentre guardava con occhi sognanti Giulia che porgeva le bibite ai passeggeri “Ma da dove è arrivata questa splendida dea? Certo che la compagnia aerea non avrà avuto difficoltà a farle passare la selezione”.

 

“La smetti di fare il provolone? Tanto non ti fila nemmeno di striscio” gli fece notare Yasmine, l'assistente responsabile.”Inutile, sei incorregibile, ad ogni nuova arrivata le fai le radiografie, ma tranquillo lei è solo in prestito quì perchè è in forze al contigente di terra” disse soddisfatta.

 

“Non sarai gelosa per caso bellezza? Credi che abbia il moroso o i morosi? Ma Giulia è una fuori classe, ne avrà piu di uno secondo me, quindi la risposta è quella B. Ma hai visto che grazia, che gambe?”

 

Giulia si girò e vide Edward che la fissava dal fondo del corridoio: gli sfoderò un sorriso così luminoso che lui arrossì imbarazzato come un adolescente.

 

“E per oggi ti basti” lo canzonò la collega dandogli una pacca sulla spalla “Entro in cabina un attimo”.

 

Giulia ritornò indietro e si sedette accanto a lui.

 

“Cosa dice il tuo Roster per Natale, Giulia?”

 

“Spiritoso.” rispose lei di rimando, mentre dal piccolo tinello, prendeva una tazza di caffè macchiato.

 

“Davvero, non voleva essere una domanda inopportuna, anche se immagino la risposta”.

 

“Edward, ci conosciamo, non preoccuparti”.

 

“Ma si sa che per i nuovi arrivati inizia la gavetta. E' il tuo primo volo vero?”.

 

“Come tirocinante sì”.

 

“Mi dispiace, potessi, cambierei volentieri il tuo turno col mio. Che ti sembra?”.

 

“Grazie per il tuo sostegno, ti penserò quando lo potremo fare. Cambierò volentieri una mia giornata di lavoro con una di riposo tua” lo canzonò “Beh, fare l'hostess di volo è il mio sogno, quindi puoi immaginare come sono” disse felice.

 

“Giulia, passi tu le riviste? Io scaldo i panini” chiese Yasmine di ritorno.

 

Giulia acconsentì e col carrellino passò tra i passeggeri per distribuire le riviste, l'aereo scese brevemente di quota per un vuoto d'aria e lei andò a sbattere col contenitore dei giornali sul sedile di un viaggiatore e chiese scusa. Un piccola pila di riviste cadde e si sparpagliò per terra. L'uomo che stava seduto si adoperò ad aiutarla ma lei fece da sola, riordinandole velocemente, quando sistemando l'ultima, qualcosa nella copertina attirò la sua attenzione; lei ripose velocemente tutto in ordine e riportò il carrello a posto.

 

“Ti sei fatta male?” chiese preoccupata Yasmine.

 

“Tranquilla tutto a posto” rispose alla collega e nel mentre sfilò la rivista dal cassetto del carrello e si mise a guardarla con più calma, in un angolo del tinello.

 

Si trattava ancora una volta di una rivista di musica, in cui ripose tutta la sua attenzione sulla copertina, sul viso di un ragazzo giovane con i cornrows ed il piercing sulle labbra. Quel viso su cui si soffermò non le risultò stranamente cosi sconosciuto, in quanto le ricordava moltissimo Tord, il giovane tedesco conosciuto in estate al parco, ma non ne fu tuttavia sicura perchè le mancava il dettaglio degli occhi che Tord teneva nascosti dagli occhiali fotocromatici; era consapevole di essere molto fisionomista, forse perchè abituata a guardare i dettagli da riportare nei suoi ritratti aveva perfezionato questa attitudine in modo del tutto naturale e spontanea; lo sguardo si poggiò poi sull'altro ragazzo in piedi, ma non gli parve di trovare assomiglianze con Brand, se non la sola figura slanciata e i tratti del viso delicati.

Cercò di calmarsi convincendosi che stava lavorando molto di fantasia e di questo era conscia di averne parecchio e che magari potessero esistere persone che si assomigliavano in modo impressionante ad altre. Diede un'occhiata veloce all'interno e vi lesse l'articolo; parlava di un gruppo musicale tedesco che stava scalando le classifiche internazionali, con numerose premiazioni e riconoscimenti a seguito con tourneè di successo mondiale; la sua mente iniziò a divagare, a fare collegamenti assurdi e strampalati a quei due fratelli tedeschi. Chiuse velocemente la rivista perchè il comandante annunciò l'inizio della discesa e raccomandava di allacciarsi la cintura. Quando abbassò lo sguardo per rimettere a posto la rivista, lesse tra le sue dita la scritta 'Bill & Tom'.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amburgo

 

8 Dicembre 2008

 

 

Mancavano ancora poco più di due settimane a Natale. La temperatura era scesa sotto zero e la neve non tardò ad arrivare facendo il suo ingresso trionfale, ricoprendo di una spessa coltre candida l'intera città ed il fiume Elba. Il traffico era aumentato notevolmente per via dei numerosi turisti che ogni anno arrivavano prendendo d'assalto i mercatini di Natale, monumenti, locali e numerosi punti di attrazione che Amburgo offriva.

Svegliarsi tardi in quei giorni era diventata ormai un'abitudine, dal momento che ogni sera rincasava tardi con Tom ed i suoi amici, intenti a fare shopping per le vie della città e a rinchiudersi in qualche locale per finire la serata, sempre scortati dalle guardie del corpo con cui spesso condividevano lunghi momenti di divertimento.

Aveva la necessità di recuperare le energie in qualche modo, ultimamente i viaggi tra America ed Europa erano stati molto frequenti, ma quello che per lui contava adesso era vedere che Gustav, reduce dall'incidente avuto con la sua macchina qualche giorno prima, stesse bene e si stesse riprendendo dallo choc, ma il suo fine umorismo presente anche in questo frangente difficile, era segno inequivocabile che stava recuperando alla grande e che non voleva preoccupare nessuno; aveva inoltre notato piacevolmente che la compagnia della sua amica Linda si era intensificata e questo non poteva non far bene all'amico.

Quando Bill si svegliò, scivolò pigramente dal letto rabbrividendo per il troppo freddo: la temperatura era scesa di molto sotto lo zero e l'impianto di riscaldamento a volte sembrava insufficiente, quando in realtà così non era. La neve soffice e farinosa, aveva ricoperto gran parte della finestra della sua camera da cui pendevano piccoli ghiaccioli e l'intero paesaggio imbiancato, pareva avesse assunto un volto nuovo. Il fiume aveva perso l'aspetto abituale per assomigliare ad una immensa distesa immacolata che il sole faceva brillare. Quando abbassò lo sguardo vide che Gordon stava spalando la neve nel vialetto che portava al cancello e Simone entrare in casa con un fascio di legna da ardere nel camino.

Stette un po' ad ammirare quel paesaggio rinfrancato da quel candore quando qualcuno bussò alla porta.

 

“Sveglio?”.

 

“Si Tom, entra”.

 

“Non scendi? La colazione è pronta da un pò, i pancakes saranno ghiacciati” disse avvicinandosi a Bill.

 

“Sto guardando questo spettacolo, è indescrivibile”.

 

“Io sono uscito già fuori con Scotty, si gela, ma dovevi vederlo, sembrava impazzito, s'è arrotolato sulla neve ricoprendosi letteralmente, si vedevano praticamente solo gli occhi” disse divertito.

 

“Gli piace molto, fa sempre così, dov'è adesso?”.

 

“E' in sala che si gode il caldo del fuoco. Dai, ti aspetto giù che mangiamo insieme”.

 

Bill si vestì velocemente e raggiunse gli altri nella sala; prese il suo piattino ed andò a sedersi davanti al camino.

 

“Oggi io e Gordon non ci saremo per tutto il giorno, dovrete fare senza di noi. Ho ordinato delle tele nuove e Marie le porta in negozio chiedendomi se ci saremmo fermati da lei”.

 

“Quando è la prossima mostra?” chiese Tom seduto accanto al fratello.

 

“E' prevista per gennaio, ma ancora non c'è niente di definitivo” disse Simone che nel frattempo versava del thè a Gordon.

 

Il cane si accuciò nella materassino col suo piumone morbido; Bill lo guardò e non potè non ricordarsi di quando da piccolo, era solito avvolgersi nel piumone e scendere giù per le scale così avvolto fino a raggiungere il camino e prendersi le sgridate di Simone. Sembrava passato un secolo pensò sorridendo; chiuse per un istante gli occhi concentrandosi su quel ricordo, mentre il caldo del fuoco gli scaldava il viso.

 

“Vado a fumare, ci vieni?” gli chiese Tom interrompendo il flusso dei suoi ricordi.

 

“Sì, tra un po' ti raggiungo” rispose pigramente Bill.

 

Simone e Gordon nel frattempo erano usciti e lui rimase solo davanti al fuoco ad ascoltare il suo scoppiettìo.

 

-Ci sono giorni in cui si vive di nostalgia, ti capitano mai? Oggi è uno di quelli, anche se fuori sembra tutto fatato e si dovrebbe vivere invece di sogni per il futuro. La neve ha imbiancato tutto, ma non i miei ricordi. Spero che il tuo umore sia migliore, ti auguro una splendida giornata- inviò il messaggio a Giulia e raggiunse il fratello, quando aprendo il portone per uscire fuori una palla di neve lo prese in pieno volto.

 

“Ma che caz...” gli uscì a malapena sentendo le risate del fratello.

 

“Allora?”.

 

“Allora che?” gli rispose togliendo i residui di neve dagli occhi.

 

“Non vuoi giocare a palle di neve?” non finì la domanda che una gliene arrivò dritta in fronte e questa volta fu Bill a ridere a crepapelle.

 

Scotty che aveva seguito Bill si mise a correre avanti e indietro come impazzito.

 

“Se continuiamo così il lavoro di Gordon sarà stato inutile”.

 

“Beh puoi sempre metterti di buona lena e ripulire tu il vialetto, d'altronde ci tieni ai tuoi addominali, non vorresti che si afflosciassero” disse Bill continuando a prendere di mira il fratello con i suoi lanci.

 

“Faresti bene a coltivarli anche tu, visto che sono del tutto -non pervenuti-” sottolineò sarcastico.

 

“Ho altre doti, tra cui avere un cervello pensante e che ragiona, cosa che non mi risulta qualcuno abbia” disse centrandolo in piena pancia.

 

“A volte è del tutto irrilevante avere un cervello se si ha a che fare con certe persone” disse ridendo come un matto, mentre una manciata di neve aveva sfiorato il grande albero di Natale addobbato nella veranda.

 

“Già, scordavo che il tuo di cervello si trova ad un baricentro più in basso, con i dovuti limiti ovviamente” rispose ridendo più fortemente.

 

“Mi stai dando della testa di cazzo per caso?”.

 

Bill non ne potè più e si piegò in due per le risate non riuscendo nemmeno a rispondergli; il fratello lo raggiunse rapidamente nonostante le scivolate riuscendo ad afferrarlo e a prenderlo in braccio, non era così pesante vista la sua magrezza.

 

“Mettimi giù” disse ancora ridendo “Finiscila, mettimi giù o cadiamo”.

 

“Ma non ci penso nemmeno, prima chiedimi scusa” rispose il gemello altrettanto divertito, mentre lo dondolava paurosamente a destra e a sinistra.

 

“Che traiettoria preferisci? A destra dai Günther o direttamente in mezzo alla strada? Ci sarebbe anche l'opzione Albero di Natale” chiese a fatica ridendo.

 

“Ok, ok, scusa” disse stampandogli un bacio sulla guancia in segno di resa, mentre stringeva la presa dietro la nuca del fratello.

 

“Ho sentito uno squillo” disse Tom mettendo giù il fratello.

 

“E' la notifica del mio cellulare” disse mentre afferrava il dispositivo dalla tasca.

 

-Ho una voglia pazza di vedere la neve, forse è da quando ero bambina che non la vedo-

 

“Aspetta, fammi indovinare: uhm, Giulia?” chiese Tom notando il viso raggiante del fratello.

 

Bill corse in casa e salì al piano di sopra, aprì la porta della sua stanza e spalancò la finestra facendo entrare quell'aria pungente; la visuale del fiume Elba innevato col suo faro dalla collina Suellberg lo lasciò a bocca aperta: il riflesso dei raggi solari accarezzavano la sua superficie emanando un candore accecante, mentre l'odore dei camini e degli aromi speziati nell'aria, si mischiavano all'odore della neve penetrando insistentemente le sue narici.

La fotocamera riprese un breve video e scattò diverse foto.

 

-Puoi sempre volare con la tua fantasia partendo da queste immagini, sempre che non decida di farti un viaggetto da queste parti. Come stai?- le scrisse lievemente preoccupato.

 

“Allora” urlò l'altro da giù che era rimasto tutto il tempo in attesa “Ne hai per molto? Mi sto ibernando” gli chiese provando a tirargli una palla di neve che s'infranse miseramente sulla parete della casa.

 

Bill fece capolino dalla sua finestra tutto sorridente.

 

“Bersaglio mancato. Stavolta hai fatto cilecca” egli fece il segno col dito medio.

 

Tom lo guardò sorridente.

 

“Aspetta, sto inviando le foto a Giulia”

 

“Uhuh, allora ne avrai per molto! Beh, vado a strimpellare un po' con la chitarra, temo che oggi avrò un solo spettatore, vero Scotty?” disse accarezzando il muso della bestiola dirigendosi verso l'entrata.

 

-Sarebbe magnifico, chissà magari un giorno dopo averti conosciuto. Credo di stare meglio oggi, anzi di sicuro lo sono dopo aver visto questa meraviglia di posto, dov'è?-.

 

Bill chiuse la finestra e si mise su letto, sbottonandosi il pesante cardigan di lana.

 

-Il quartiere è Blankenese e sarebbe magnifico se un giorno dovessimo riuscire a conoscerci- rispose col cuore che pompava a mille per la gioia.

 

-Oggi ho il giorno libero e sono completamente sola perchè tutti lavorano, ti andrebbe di farmi compagnia?-.

 

-Con enorme piacere, ti porterò in giro con me per le strade del quartiere, è magnificamente già tutto pronto per Natale, pensi possa farti piacere? E poi ti mostrerò Amburgo- scrisse alludendo ai video che le avrebbe inviato.

 

-Davvero? Sarà magnifico, in Germania avete dei mercatini di Natale stupendi, non vedo l'ora!-

 

Si sfilò definitivamente il cardigan di dosso perchè iniziava ad avvertire caldo.

 

-Ok, allora resta connessa e dammi del tempo- scrisse -Allacciati le cinture perchè tra un po' si parte, oggi sarò io il tuo pilota- scrisse pentendosi della frase stupida appena inviata.

 

Avrebbe voluto chiederle altre cose, sondare su certe questioni in sospeso perchè gli premeva sapere, sapere se stesse davvero bene, conoscere se quell'amico le stesse ancora gravitando intorno, ma evitò di farlo perchè forse, anzi, sicuramente, non poteva vantare alcun diritto simile su certe questioni, ma su tutto avrebbe voluto sentire la sua voce, avrebbe desiderato avere il suo numero per poterla chiamare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sto uscendo, Dirk mi viene a prendere, vuoi venire?” chiese al gemello intento a suonare qualche nota con la sua chitarra.

 

“Dove vai? Per pranzo ci raggiunge Georg, ci sarai?”.

 

“Vado in giro per la città, devo fare qualche scatto” disse calandosi il berretto di lana fino agli occhi.

 

“Allora ci sentiamo più tardi e ci mettiamo d'accordo”

 

Dirk schiacciò il telecomando per aprire il secondo cancello blindato, ma appena dette gas sull'acceleratore per immettersi sulla strada, dovette inchiodare il fuoristrada proiettando Bill sullo schienale del sedile di davanti facendogli sgranare gli occhi per lo spavento, senza capire cosa fosse successo per poi sentire levarsi le urla infuocate di un piccolo gruppetto di fans che si erano gettate sull'auto impedendo alla guardia del corpo di proseguire.

 

“Sono proprio matte” disse Dirk mantenendo la sua calma glaciale.

 

“Fai qualcosa dannazione, o qualcuna si farà male” disse facendosi prendere dall'ansia mentre i suoi occhi impauriti fissavano a pochi centrimetri dal suo viso quello attaccato al vetro di una giovane ragazza che urlava il suo nome.

 

Dirk, rimise il piede sull'acceleratore azionandolo lentamente mentre il gruppetto di ragazze non accennava a staccarsi dall'auto; le urla sembravano perforare i timpani di Bill che pregò la sua guardia di sbrigarsi ad uscire da quell'impasse assurda.

 

La macchina si mosse costringendo una ragazza robusta che si era messa davanti al muso dell'auto a spostarsi, consentendo finalmente a Dirk di sterzare tutto a sinistra ed andare via.

 

“Non va bene questa situazione” esplose Bill “Sta diventando un incubo!”

 

“Danis e David sono stati informati Bill e stanno predisponendo un rafforzamento della security, cerca di calmarti adesso” disse mentre i suoi occhi scrutavano dallo specchietto retrovisore il viso accigliato del ragazzo “Non dovrai temere nulla finchè ci sarò io vicino a te”. Ci fu solo silenzio, un silenzio glaciale come il paesaggio che li circondava “Hai deciso dove vorresti andare?” disse cercando di stabilire una comunicazione con Bill.

 

Tutta questa faccenda stava assumendo delle proporzioni che a lui non andava più bene: capiva tutto, capiva l'amore dei fans, capiva che poteva esserci sempre qualcuno esagerato ed eccessivo nei comportamenti; ma non capiva perchè non potessero arrivare a comprendere che anche loro avevano una vita privata che stava al di fuori dei riflettori e che non centrava nulla con quel mondo; ma forse era chiedere troppo, perchè a volte, anzi spesso si è egoisti e poco importa se si calpestano le esigenze e la libertà altrui per ottenere ciò che si vuole, anche la più stupida; d'altronde volere è potere diceva un detto e non era forse quello che anche lui aveva sempre fatto? Sì, certo, ma con un'enorme differenza però: lui non aveva mai ignorato o schiacciato la libertà degli altri per ottenere ciò che voleva, lo aveva fatto sempre nel rispetto altrui, ma non aveva di certo ottenuto in cambio lo stesso trattamento.

Le parole di Dirk gli arrivarono come un leggero soffio d'aria sul viso riportandolo alla realtà mentre i suoi occhi si erano posati sul display del suo cellulare.

 

- Che ne pensi di questi?- scriveva Giulia sotto la foto, mostrando il dietro della lunga capigliatura – Ero stufa del solito taglio, ho preferito scalarli visto e considerato che li ho mossi di natura-

 

Il malumore di Bill si dissolse come neve al sole a quella vista; sorrise pensando a quel momento di civetteria che a volte le donne avevano e che aveva comunque sempre gradito. Fissò l'immagine a lungo, convinto persino di averne percepito il profumo e la morbidezza, finchè la guardia del corpo non fermò l'auto; aprì la portiera dell'auto e scese affondando i suoi stivali su quella coltre bianca ed impalpabile; disattivò l'home page e puntò la fotocamera del suo dispositivo per riprendere dalla collina di Suellberg l'intero paesaggio di case arroccate dai tetti spioventi e carichi di neve, con i comignoli fumanti e con la distesa acceccante del fiume nello sfondo; stette un paio di minuti finchè sentì gli occhi lacrimare per quella luce abbagliante; s'incamminò allora accanto a Dirk per il breve vialetto nello Stairs Quarter con i cespugli di viburno ammantati di bianco e l'aria pungente penetrare le narici coperte dallo sciarpone di lana.

 

“Ogni volta che ritorno qui mi sembra di rinascere” disse Dirk.

 

“Ti mancava molto?”

 

“Sono cresciuto qui praticamente, i miei non c'erano mai, i miei nonni non hanno fatto mai mancare niente a me e mio fratello”

 

“Beh ora ti puoi godere questi giorni, anche se capisco che stare con me e Tom non dev'essere proprio rilassante” osservò mentre il suo cellulare aveva fotografato un enorme albero addobbato sul giardino di una villa dalla facciata bianca che si confondeva con la neve.

 

“Vorresti portarla qui con tutto il tuo cuore, vero Bill?”

 

Quella domanda improvvisa lo sorprese; chinò il capo in avanti imbarazzato, sentendosi le gote nascoste scaldarsi improvvisamente; allungò il dispositivo e gli mostrò quel primo piano che teneva fisso sul display da mesi.

 

“Se solo sapesse quanto sei speciale Bill. Sbrigati a farlo, non lasciarla andare, non rinunciare anche se ti sembra un'impresa impossibile”.

 

Il sole si era alzato alto nel cielo molto pigramente intiepidendo i loro visi contratti per la bassa temperatura; qualche viandante uscì timidamente di casa per incamminarsi sul marciapiede.

 

“Non ho paura Dirk e sai quanto adori le sfide e questa è una di quelle. Si, avrei voluto portarla qui, magari farle conoscere mamma e Gordon, Betsy e i suoi strepitosi dolci! A proposito uno di questi giorni ci dobbiamo assolutamente andare”

 

“Ma certo, una bella fetta di torta di mele ed il thè bollente delle cinque ci vogliono proprio!”

 

“Aspetta” disse poi e Dirk sostò al termine della scalinata e dalla tasca tirò fuori una sigaretta, mentre Bill cercando di non scivolare, attraversò la strada, oltrepassando le grandi pietre incapucciate dal manto bianco per inoltrarsi sulla spiaggia.

 

“Vado un attimo dove il faro” gli urlò quando fu distante.

 

Si sedette sul gradino in cemento che contornava l'albero spoglio ed imbiancato e contro luce riprese tutti i 42 metri di altezza del faro; salì la doppia rampa di scalette e si fermò a guardare il panorama; una nave merci solcava lentamente il fiume tra le montagnette di neve che si erano frantumate al passaggio di altre imbarcazioni; qualche lucchetto colorato coperto di neve era saldamente ancorato alla ringhiera ormai un po' arruginita e si chiese se chi l'avesse messo stava ancora insieme alla persona con cui pensava di condivire il suo sentimento. Si voltò e vide Dirk in lontananza con le mani in tasca che a piccoli passi di stava incamminando verso una panchina. La mattinata pareva svolgersi a rallentatore anche se notò che la spiaggia si stava animando di gente e di bambini che gioiosamente iniziavano a giocare a palle di neve.

 

-Questo è il faro di Blankenese. E' abbastanza suggestivo il panorama che si vede da qui non trovi? Il fiume è sempre solcato da navi ed imbarcazioni, anche con la neve, come oggi ad esempio- Le scrisse riprendendo il fiume per qualche minuto -Devo confidarti una cosa se me lo permetti- continuò poi -Nel caso mi prenderò ugualmente questa libertà: ogni volta che guardo i tuoi capelli mi sembra persino di sentirne il profumo...non chiedermi il perchè-.

 

Rivolse lo sguardo verso quel sole acceccante ormai alto all'orizzonte. Non sapeva definire il profumo che si immaginava tutte le volte che guardava le sue foto: forse di rosa, forse di lavanda comunque qualcosa che riusciva a mettere pace ai suoi pensieri; eppure quando la incontrò, non ricordava affatto una fragranza simile, se non quello di gelsomino che quelle siepi sprigionavano. Molto probabilmente aveva lavorato di fantasia ed aveva liberamente fatto questa strana associazione.

Si voltò a cercare con lo sguardo Dirk e lo vide paziente come sempre, con le mani dentro le tasche del giaccone, aspettando i suoi interminabili tempi; s'incamminò allora verso di lui osservando piacevolmente quel cielo dietro le sue spalle di un grigio biancastro e quell'aria frizzante ghiacciargli i lembi di pelle del viso rimasti scoperti, segno evidente che si stava preparando un'altra imminente nevicata.

 

La macchina percorse lentamente la carreggiata trafficata costeggiano i St. Pauli-Landungsbrücken, la neve calpestata dalle gomme delle auto si era sciolta in rigagnoli d'acqua sporca che coloravano il bordo strada; Bill riprese in continuazione le scene di vita frenetica della città vestita a festa, ma era certo che il meglio dei suoi video sarebbero arrivato la sera, quando Amburgo si sarebbe illuminata dei caldi colori natalizi.

 

-Come fai a vivere in una città così bella? Sto morendo d'invidia, mi stai facendo venire la voglia d'imbarcarmi sul primo aereo!- fu la risposta ai video di Bill.

 

-Non sarebbe una cattiva idea se lo facessi- rispose felice lui -mi piacerebbe che un giorno, non molto lontano accadesse- osò.

 

Dirk imbuccò la Mönkebergstraße, costeggiando la piazza Rathausmarkt col suo mercatino di Natale già in fermento. Bill sgranò gli occhi per la felicità, già s'immaginava stracarico di buste piene di regali e dolciumi da distribuire a tutti i suoi cari; abbassò leggermente il vetro oscurato e lasciò che l'aria gelida mischiata al profumo di zucchero filato e di mele al cartoccio accarezzasse il suo viso; il suoi occhi puntarono la torre del Municipio dal quale, da lì a poche ore, Santa Claus avrebbe fatto la sua discesa sulla slitta trainata dalle renne luccicanti. Le casette di legno già brulicavano di gente e bambini, la neve aveva ingentilito i piccoli tettucci degli chalet che esibivano decorazioni di ogni tipo, sculture di legno intagliato e di piatti variegati.

 

-Quando una cosa mi piace faccio di tutto per averla, costi quel che costi- lesse col cuore a mille.

 

-Allora siamo sulla stessa frequenza d'onda. Nel rispetto di tutti, faccio di tutto anche io per ottenerla. Lui aspetta il pomeriggio per avere più clamore, sa che avrebbe un pubblico maggiore ad ammirarlo- scrisse inviandole la foto del Municipio dove era ben visibile la postazione aerea del Babbo Natale.

 

-Attento Willy, potresti trovarmi lì e farti una sorpresa in men che non ti dica-

 

Lui sorrise, il vetro semi aperto stava facendo entrare qualche fiocco di neve che a contatto con l'interno riscaldato si sciolse all'istante.

 

-Sarebbe una meravigliosa sorpresa direi io-

 

-Tu sapresti riconoscermi però … ma io?-

 

Si bloccò, il sorriso si spense d'incanto sulle labbra: la realtà lo riportò con i piedi per terra. Che doveva dirle? Cosa poteva aspettarsi che lei gli chiedesse ora? Una foto del suo viso? Sospirò profondamente in cerca della risposta da darle, nel mentre ricevette la chiamata di Tom.

 

“Ci sarai per pranzo? Georg è già quì”

 

“ Ah Tom, non saprei...forse sarebbe meglio incontrarci all'Heimat, non penso di rientrare a casa adesso”

 

Sentì il fratello confabulare qualcosa con l'amico e poi dargli conferma; Dirk chiamò subito l'amico del ristorante per farsi prenotare un angolo tranquillo nel locale.

 

-Anche tu sapresti riconoscermi- riprese subito a scrivere, non sapendo però esattamente che cosa però.

 

-E come? Dalle tue parole? Dalla tua voce? Dalla criniera in controluce? Credo che Amburgo sia piena di ragazzi punk-

 

-Non sono punk!- scrisse lievemente risentito.

 

-Scusa, ma dalla foto mi sembrava. Ho provato molte volte ad immaginarti, ma non ci sono riuscita. Per me sei un mistero-

 

-Arriverai ad un punto che se mai un giorno dovessimo incontrarci, saprai già come sono fatto-

 

-Ok, allora iniziamo da adesso Mr Devilish: come sei vestito? Posso vedere almeno le tue mani?-

 

Onestamente lesse con una punta di terrore quella richiesta, iniziava a temere che volesse qualcosa di più, ed era certo che prima poi l'avrebbe fatto, sarebbe stata una sorta di scalation inevitabile, ma sapeva che negarle tutto l'avrebbe mal disposta e molto probabilmente avrebbe significato non fidarsi più di lui. Era pienamente consapevole che non avrebbe potuto nascodersi ancora per molto. Pensò velocemente a qualche soluzione e mentre Dirk svoltava a destra per imboccare la via Überseeallee, lui scattò la foto alle sue lunghe gambe piegate, fasciate negli skinny in finta pelle nera ed alla mano sinistra, avendo cura però di sfilarsi prima tutti i suoi anelli ed evitando di mostrare le ugnhie laccate.

 

-E tu come sei vestita oggi?- chiese coraggiosamente consapevole che non erano mai arrivati ad un simile grado di confidenza.

 

-Sei ecologista? Non è vera pelle, vero?-

 

Quella domanda lo rabbuiò nuovamente ma la rassicurò subito.

 

“Bill, vuoi scendere? Suppongo che Tom e Georg siano già dentro”

 

Guardò Dirk distrattamente pensando a Giulia.; attese un istante, ma pressato dalla situazione, si calcò il cappuccio in testa e scese dall'auto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Guardò quella mano dalle dita affusolate che elegantemente poggiava su quella coscia magrissima: il candore della pelle spiccava sullo sfondo nero dei pantaloni in ecopelle. A dirla tutta non sembra la mano di un ragazzo, sembrava molto delicata se non fosse per quella leggera ma evidente peluria che il polso scoperto lasciava trapelare e quelle vene gonfie sul dorso.

La pioggia continuava a battere sempre più forte sulla finestra, non accennare a smettere: il desiderio di rilassarsi completamente l'aveva riportata a letto, fregandosene della piega che la parrucchiera le aveva fatto poco prima, si sentiva esausta. Riguardò i video che Willy le stava mandando in continuazione sognando un Natale in mezzo alla neve; Natale che sicuramente avrebbe trascorso a lavoro in cui tuttavia ancora non erano stati decisi i turni. Amburgo doveva essere proprio una gran bella città, caotica, frenetica, qualcosa che visitandola difficilmente si sarebbe scordato; e poi il fascino del fiume d'Elba che sotto quella coltre bianca, attraversarlo con le piccole imbarcazioni, la sera, tra le luci della città doveva essere un sogno.

Il cellulare le squillò tra le mani facendola trasalire.

 

“Giulia”

 

Restò un istante a bocca aperta ma si ricompose subito, sedendosi velocemente ed appoggiando la schiena sulla testiera del letto, era Massimiliano.

 

“Ciao! Che piacere sentirti! Come stai?”

 

“Io bene e tu? E' da un po' che volevo chiamarti, ma sono stato fuori per lavoro, nel frattempo ho fatto anche un corso di aggiornamento”

 

Percepì una voce tremante.

 

“Mirko me l'aveva detto e comunque anche tu in un messaggio. Non ho voluto disturbarti”

 

“Credimi, avevamo dei ritmi serrati, credo di essere esausto. Anzi credo di avere anche la febbre. Comunque mi avrebbe fatto piacere sentirti”

 

Quelle parole la fecero volare di parecchi metri, ma nonostante questo, qualcosa in lei stava cambiando nei suoi confronti.

 

“Sei a Modena?”

 

“Si, in stazione, tra un po' stacco e scappo a casa, mi ficco tra le coperte, non scherzo, i colleghi mi dicono che sono tutto rosso in viso. Potessi capire se avessi visto te, ma questa è quasi sicuramente febbre e poi c'è davvero freddo. Ho visto che anche a Bologna piove.”

 

Giulia sorrise a quella battuta.

 

“Da quando in qua diventi rosso quando mi vedi? Comunque sì, anche quì piove, anzi diluvia ed oggi sono pure sola, tutte hanno i turni”

 

“E' da un po' che divento rosso quando ti vedo”

 

Non disse altro, entrambi si zittirono. Lui era terribilmente imbarazzato, ma era una cosa che gli uscì candidamente, lei stava vivendo un momento di pura estasi; lui riuscì a ricomporsi e continuò.

 

“Se fossi stato nei paraggi ti avrei portata in pizzeria o comunque a cena fuori.”

 

“Anche con la febbre? Maria non credo che sarebbe stata d'accordo”

 

“Forse, ma della mia vita decido io”

 

“Non sarebbe rispettoso”

 

“Le ho chiesto di sposarmi, più rispettoso di così”

 

Giulia ebbe un mancamento, allontanò il telefonino dall'orecchio per prendere una boccata di ossigeno. Era come se qualche forza misteriosa le avesse sferrato uno schiaffo violento in pieno volto. Che stupida che si sentì, quanto era stata immatura per aver creduto che lui potesse lasciarla per lei! Povera illusa! Addirittura un matrimonio... Raccolse le poche forze rimaste e trovò il coraggio di rispondergli in modo distaccato.

 

“Congratulazioni! Forse è il modo migliore per chiudere tutti questi anni di vita insieme. Però non capisco come tu possa arrossire per me in questo caso...è una situazione curiosa...”

 

Lo sentiva in movimento, forse camminare, perchè poco dopo sentì chiudere lo sportello della macchina.

 

“Giulia, non hai capito niente”

 

“Come sempre, dal basso della mia età non capisco nulla, tu invece che sei più grande hai capito tutto della vita, vero?” gli sbattè in faccia in un moto d'ira controllata.

 

“Smettila di trattarmi così. Io … io ti voglio bene e ti rispetto”

 

Non rispose, attese che lui proseguisse, accorgendosi che arrivavano continue notifiche al suo telefono. Le lacrime scendeva copiose, ma era fermamente decisa a non fargli capire in che stato emotivo fosse.

 

“Io, io ho avuto modo di riflettere in questi giorni che ero via. Le voglio bene.”

 

“Di più, tu la ami”

 

“Si” ma era un sì appena percettibile. Si sentì uno stronzo come non mai, primo per aver intavolato un simile discorso tra l'altro non previsto, secondo perchè adesso non avendo Giulia davanti ai suoi occhi brancolava nel buio e non poteva calibrare a priori il suo atteggiamento per non peggiorare ulteriormente le cose, poteva solo dedurre.

 

“Beh, allora non mi resta che augurarti buona fortuna”

 

“Si, ma ci vorrà ancora un anno prima che ...” disse accorgendosi che un'altra stronzata gli stava uscendo dalla bocca.

 

“Un anno passa velocemente, magari cambierai anche idea” disse Giulia beffarda.

 

“Già” fu capace solo di dirle, riuscendo a pensare che avrebbe avuto tutto il tempo per darle quella stupida notizia in una situazione diversa; dopo un po' di silenzio si salutarono e la stanza cadde in uno strano silenzio interrotto solo dallo scrosciare incessante della pioggia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando uscirono dal ristorante, il sole era già calato da un po'; le giornate corte avevano un vantaggio però: far godere di un'altra veste ciò che la città offriva nel prepararsi alla notte, sopratutto a ridosso delle feste natalizie, con il lago Alster illuminato dal caldo riverbero delle luci dell'albero di Natale. Bill registrò un breve video con in sottofondo musiche medievali che alieggiavano per le vie; il traffico era aumentato esponenzialmente e Dirk guidava a passo d'uomo.

 

“Ma poi ti ha inviato la sua foto?” chiese Georg seduto tra i due gemelli.

 

“No, è da qualche ora che non la sento, avrà avuto da fare”

 

“Già lo so io cosa” osservò Tom.

 

“Non stressarmi inutilmente adesso” disse intento a riprendere l'enorme albero scintillante addobbato innanzi la cattedrale di San Michele, in Englische Planke.

 

“Infatti Tom, lascialo in pace. Ma non c'è il rischio di averla addormentata definitivamente con tutto questo materiale che le hai inviato?”

 

Bill sbuffò e accennò un sorriso forzato.

 

“Lascialo in pace anche tu Georg, questo pomeriggio mister simpatia non sembra in vena. La reginetta ha in nervi sempre tesi quando si tratta dell'italiana”

 

“Ma non avevato di meglio da fare che salire in macchina con me? Tom tu non dovevi uscire con qualcuna delle tue amiche? Georg e tu?”

 

“Scendiamo tra qualche fermata” disse l'amico ironicamente “sempre che tu non ci anticipi i tempi e ci voglia abbandonare sul ciglio della strada”

 

“Dirk ci sta portando al Clouds Heaven’s Bar. Non credo ti farebbe male una seratina movimentata”

 

“No grazie, preferisco godermi la serata in totale solitudine” rispose sempre armeggiando sul suo cellulare.

 

-Che fai quando ricevi notizie non proprio entusiasmanti? Esci e ti ubriachi o …?”- quel messaggio arrivò inaspettato e lo spiazzò; Andreas aveva ripreso a bombardarlo di video osceni nel mentre e lui si augurò di non inoltrarne qualcuno per errore a Giulia. Ma perchè ora quella domanda? Tom e Georg avevano notato che Bill si era ammutolito, ma erano quasi arrivati a destinazione, sicchè cercarono nuovamente di coinvolgerlo a passare la serata con loro.

 

-Perchè mi fai questa domanda? E' successo qualcosa che ti ha fatto star male?-

 

“Allora Bill? Dirk sta aspettando” disse impaziente Tom.

 

“No, non me la sento proprio” rispose accorgendosi che qualcosa doveva esser successa in quel lasso di tempo in cui non si erano più sentiti.

 

“Dai” insistettero i due amici, trascinandolo fuori dal Suv.

 

 

 

 

 

 

 

Dirk riuscì a farsi riservare quattro posti nell'area Vip del locale già pieno. Il tavolino era addossato alla finestra dal quale era difficile resistere al fascino di un Amburgo alle prese col brulicare delle sue luci notturne smorzate dalla neve che aveva ripreso a cadere.

 

“Vabbè” disse Georg “Facciamo per tre perchè mi sembra che uno non sia pervenuto stasera, o meglio c'è ma è come se non ci fosse” disse osservando Bill che si era allontanato per dirigersi verso la vetrata poco distante da loro.

 

Dirk sorrise mentre afferrava il suo broccale di birra ghiacciata.

 

 

 

-E' così strano, sappi che da oggi sei eletto ufficialmente come la seconda persona con cui mi confido dopo Elena. Forse mi riesce meglio perchè non ti conosco e non ti ho davanti ai miei occhi-

 

Non sapeva se essere grato per questo oppure no, si concesse tuttavia il beneficio del dubbio. - Sono pronto ad ascoltarti- le scrisse, ed un gruppetto di due ragazze ed un ragazzo gli si avvicinarono con fare timido e molto sorridenti; lui li guardò velocemente, consapevole di esser stato riconosciuto, ma si voltò per far capire che non era disposto al dialogo, aveva ben altro da fare in quel momento.

 

-A proposito, una cosa- scrisse inviando una sua foto dal busto in giù coperto da un piumone rosa -Questo è il mio abito, volevi sapere com'ero vestita? Eccoti servito, con un bel piumone super caldo-

 

Sorrise, ma sentiva che c'era qualcosa che non andava. Aspettò, aspettò qualche minuto senza risponderle. Dannazione, se solo si fosse decisa a chiamarlo, sarebbe stato tutto molto più semplice, pensò. Allungò lo sguardo verso il tavolo dei suoi amici e li vide intenti a intavolare dei discorsi; forse avrebbe dovuto stare un po' con loro, Giulia aveva il potere di estraniarlo completamente dalla realtà, ma d'altronde era così bello sognare e sperare.

 

-Sai, a volte le cose non sono come sembrano, cioè spesso e volentieri ci mettiamo molto della nostra immaginazione perchè desiderandole vorremmo che andassero nella direzione sperata. Sopratutto quando si tratta di provare qualcosa per qualcuno. Ricordi le nostre confidenze sentimentali di qualche tempo fa? Beh quel tizio che mi piaceva si sposa. Tutto quì-

 

Le pupille si dilatarono istintivamente per meglio capire quelle parole appena lette; seguì uno spontaneo motto di gioia interiore e la conseguenza più ovvia fu quella di urlare per la felicità, ma si trattenne a fatica, mordendosi il labbro; d'improvviso però si acquietò, perchè gli parve di percepire lo stato d'animo di lei sicuramente sofferente e deluso; in fondo non era come il suo? Entrambi in qualche modo non erano ricambiati, o forse.

 

-Spiegati meglio, ho bisogno di sapere di più per poter esprimere un mio parere- scrisse dettato da sano egoismo.

 

-E' un amico, è sempre stato un amico di famiglia e collega di mio fratello. Non è da molto che mi sono accorta che provo qualcosa di più dell' amicizia nei suoi confronti. Oh Willy, mi sento davvero stupida a scriverti queste cose. Non c'è molto da dire-

 

Gli occhi lucidi di Bill guardarono fuori dalla vetrata, la neve scendeva copiosa sulla città colorata dai bagliori delle sue luci e dagli addobbi; si voltò a guardare poi le coppie che al centro della sala stavano ballando il lento di Manilow, troppo smielato pensò per i suoi gusti, credendo che si sarebbe vergognato come un matto trovandosi al loro posto. I lenti sono balli per le ragazze si convinse.

 

-Non devi mai vergognarti per amore e mi dispiace che le cose siano andate così. Ma possibile che lui sia stato così cieco davanti ai tuoi sentimenti?- scrisse, pienamente consapevole di mentirle e questa volta si sentì profondamente egoista.

 

-Non ci siamo mai detti nulla di esplicito in questo senso, abbiamo solo dedotto di piacerci, o meglio, devo averlo dedotto da sola visto il risultato. Ma ti prego, cambiamo discorso-

 

Bill riprese velocemente la sala illuminata dalle calde luci arancio e lilla e nemmeno a farlo apposta la musica di Savage, Only You.
 

-C'è un'altra persona pronta ad amarti là fuori, ne sono pienamente convinto- Le inviò il messaggio accorgendosi di un'altro che ancora non aveva letto e lo aprì subito, senza pensarci su.

 

-Come stai? E' da un po' che non ci sentiamo-

 

Bill sgranò gli occhi, era Christie. Dannazione, non si aspettava proprio un messaggio da lei. Attese qualche minuto, pensando se risponderle o meno ed in quel frangente optò per la seconda opzione. Quel messaggio lo riportò immediatamente al loro ultimo incontro, alla festa del fan party. Cercò di prendere la giusta distanza e di concentrarsi sui messaggi di Giulia.

 

-Oh beh è quello che si dice per consolare una persona in difficoltà. Mi chiedo come invece vadano le cose a te-

 

Cosa le avrebbe dovuto scrivere a quel punto? Che la persona là fuori ad attenderla era lui?

 

-Le cose non vanno meglio delle tue, non è entusismante non esser ricambiati e peggio, accorgersi di essersi costruiti dei meravigliosi castelli in aria, ma credo fermamente che volere è potere-

 

-Dunque non dorei demordere?-

 

Arma a doppio taglio pensò quel consiglio dato azzardato di poco prima.

 

-Solo con chi ti merita- scrisse soddisfatto accorgendosi che Tom gesticolava per attirare la sua attenzione.

 

“Allora, sei tutta la sera che fai da pilastro alla sala, non mangi nulla?”

 

“Non so...” disse indeciso sedendosi visibilmente contento.

 

Tom se ne accorse e glielo fece notare.

 

“Allora, posso ordinare anche io?” disse Bill deviando l'attenzione su altro “Mi è venuta una fame improvvisa”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli stivali calpestarono quella coltre bianca impalpabile colorata dal riverbero delle luci del loro grande albero natalizio con la mano del fratello che lo teneva fermamente per la vita per non cascare giù.

 

“Non sono brillo Tom”.

 

“No, appena appena” disse sorridente il gemello.

 

“Aspetta prima di entrare, voglio fumarmi una sigaretta” disse cercando invano di estrarre il pachetto da una delle sue tasche.

 

“Tieni” disse il gemello attento a non mollare la presa del fratello.

 

“Dai vieni qui” disse aiutandolo a sedersi nella panchina appena sotto la veranda.

 

“Per un ora d'amore e per poterla toccare non so cosa darei ...”

 

“Cos'è una nuova canzone?” chiese Tom buttando fuori il fumo della sigaretta guardando la faccia euforica del gemello.

 

“Potrebbe essere, ma stasera sono dannatamente felice, anche se sulle sue … macerie. Tom sto diventando cinico”

 

“Non correre troppo su questa faccenda. Sai quante cose possono cambiare. A proposito Dave mi ha chiamato stasera, vuole quella canzone entro due giorni”

 

Bill sbuffò non era il momento di pensare al lavoro e non era divertente sentire il fratello parlare così.

 

“Invece stasera mi piace proprio correre” disse aspirando il fumo subito dopo.

 

D'improvviso si sentì girare la chiave della vetrata nella veranda alle loro spalle.

 

“Ma che fate lì fuori al freddo?” chiese meravigliata Simone.

 

“Oh, nulla, stavamo per entrare” rispose prontamente Tom prima che si accorgesse della sbornia del fratello.

 

Bill alzò lo sguardo verso il cielo che nel frattempo si era aperto lasciando intravedere delle stelle bellissime.

 

“Pensi che anche lei vedrà le stesse stelle che sto vedendo io?”

 

Tom scosse la testa a quel romanticismo esagerato.

 

“Si è probabile. Ti consiglio vivamente però di passare per l'entrata sul retro del garage se non vuoi vedere altri tipi di stelle che mamma potrebbe farti conoscere” disse ridendo Tom.

 

“Mamma ci ha sempre lasciato la sbornia libera”

 

“Dai andiamo che si gela”

 

“Aspetta, e Christie?”.

 

“Christie può aspettare adesso” disse tirando su Bill non accorgendosi che il telefono era scivolato dalla sua tasca.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Questo è tuo Bill o di tuo fratello?” disse entrando improvvisamente in camera del ragazzo mostrando un cellulare.

 

Bill si destò improvvisamente, forse si era assopito subito dopo che Tom lo aveva aiutato a spogliarsi e a mettersi a letto.

 

“Scusa, stavi dormendo tesoro” disse notando le gote rossissime diel figlio.

 

“Che ci fai sveglia? Non hai bussato” chiese leggermente confuso ed infastidito “Ma che ore sono?”

 

“Ho bussato, non te ne sei accorto, pensavo ascoltassi musica. Di solito non ti corichi mai a quest'ora. Sono le due di notte. Stavo giusto per coricarmi, ma chiudendo la porta persiana ho notato qualcosa di luminoso per terra in giardino, era un telefonino”

 

Bill sgranò gli occhi e con uno scatto si sedette sul letto, appoggiandosi sulla testiera del letto.

 

“E' mio” disse fortemente imbarazzato e col terrore che potesse aver sbirciato qualcosa.

 

“Tranquillo Billy, non ho bisogno di controllare il tuo cellulare per sapere che ti sei innamorato di un'italiana” disse mentre si avviava sorridente verso la porta.

 

Bill restò di stucco: d'accordo che Simone era piena di risorse, ma che avesse anche il dono della chiaroveggenza non gli risultava; abbassò imbarazzato lo sguardo stringendo tra le mani il dispositivo. Era ancora un po' stordito dalla leggera sbronza.

 

“Un angioletto mi ha detto che è bellissima. Che aspetti a portarla qui? Sarebbe la prima volta che mi porti una ragazza e so quanto tu questa volta lo voglia” lo salutò inviandogli un bacio soffiato nell'aria, spense la luce e chiuse delicatamente la porta.

 

Simone era una mamma eccezionale, non perchè era 'sua madre': era capace di metterti a tuo agio in ogni momento e di sorprenderti allo stesso tempo; con lei non si era mai sentito in colpa per qualcosa, anche se aveva fatto molti sbagli, com'era logico che fosse per un ragazzo della sua età.

 

Si rilassò nuovamente, la luce della strada si rifletteva nella parete in legno innanzi a lui e tutto pareva avvolto da un silenzio irreale, ovattato, si sentiva solo il latrare di un cane in lontananza. Controllò i messaggi e vi lesse quelli di Giulia che gli aveva inviato qualche oretta prima.

 

 

-Sono stata benissimo oggi in tua compagnia. E' notte e voglio fare solo una cosa: chiudere gli occhi ed immaginare che tutto vada bene, che tutto sia perfetto, immaginare di stare lì, tra i mercatini luccicanti e pieni di profumi, sentire le musiche in sottofondo e farmi solleticare le guance dai fiocchi di neve. Ti rubo la scena per stanotte, non ti arrabierai. Ho un desiderio però-

 

Il messaggio non continuò, probabilmente aspettava una sua risposta che non arrivò, perchè poi ne seguirono altri due a distanza di un quarto d'ora.

 

-Poter ascoltare un vostro brano, non so, magari la tua canzone preferita; in compenso io non ho potuto offrirti granchè oggi, la giornata è stata tediosa con la pioggia che non finiva più. Però una cosa te la voglio far avere, ed è questa-

 

Seguì un terzo messaggio contenente quello che sembrava un numero di telefono; a Bill parve esplodere dalla gioia, non poteva credere che stesse accadendo, gli sembrava di non capire più nulla ma solo di desiderarla alla follia ancora più di prima; si pizzicò una guancia e si tirò una ciocca di capelli per assicurarsi che non stesse sognando per gli effetti della sbronza; rimase un bel po' col sorriso stampato in volto con negli occhi quelle cifre che aveva memorizzato in un nano secondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Starai già dormendo quando leggerai questo messaggio. Beh, sappi che hai il potere di farmi sentire come un adolescente, ma poco importa. Non volevo dirti quella cosa per telefono, te l'avrei detta se ci fossimo incontrati, non so cosa mi sia preso. Non voglio giustificarmi, ma sento di doverti dare una spiegazione. E' da un po' che mi 'sento' diverso nel rapporto di amicizia che ci lega, nel rapporto con te ed è inutile nasconderlo, l'avrai notato come io ho notato il tuo di atteggiamento nei miei confronti. Qualcosa tra di noi è cambiata, ma mi sono promesso di non andare oltre per scoprirlo. Ti voglio bene, sei la sorella del mio amico, del mio collega. E' giusto non rovinare tutto. Buon notte Giulia.

 

 

Inutile povare a dormire, quando si lasciava la vibrazione delle notifiche attiva, non per caso, per pura volontà. Non sapeva cosa provasse nel leggere il messaggio di Massimiliano, forse un senso di vuoto, come se avesse perso un pezzo di sé. Si stava accorgendo che si era drammaticamente costruita una errata immagine dell'amico. Quel 'mi sono permesso di non andare oltre' un po' la disgustava. Qualunque cosa fosse o qualunque cosa a cui si riferisse, per lui

non era così sufficientemente importante da giustificare un eventuale tentativo per scoprirlo.

Le lacrime bagnarono il cuscino, ma le sue pupille seppur annebiate riuscirono a leggere la stroffa di quella che pareva una canzone:

 

-Non so il tuo nome, ma credo ancora, adesso è il momento per me e per te, il tempo per me e per te, adesso sono qui, non avere più paura, angelo, non piangere, t'incontrerò, dall’altra parte…-*

 

-Hai una sola opzione perchè non avrai altre scelte: ascoltare il resto della canzone dal vivo. P.s: volevi un'altra parte di me? Eccola, mi è così cara, è la cosa più importante per me, insieme all'amore. Fare ciò che ami è libertà.-

pic

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: inizio a sentirmi come una particella di sodio .... in quanti siamo rimasti sulla sezione dei Tokio Hotel?!?

Sono felice per i fans che li potranno vedere nel tour in America Latina e Messico che hanno annunciato pochi giorni fa!

Ringrazio sempre chi mi legge e mi segue e chi vorrà magari anche recensire.

*: Phantomrider.

Cit: (Dietrich Bonhoeffer)

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 

 


 


 


 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Perché senza cercarti ti incontro ovunque soprattutto quando chiudo gli occhi ***


Perché senza cercarti ti incontro ovunque soprattutto quando chiudo gli occhi
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

21 Dicembre 2008

Bologna

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva gli occhi terribilmente gonfi, sperava solo che gli occhiali da vista fotocromatici camuffassero quel disastro; se non altro il tempo, pareva avesse dato un po'di tregua notando con piacere un cielo chiazzato di giallo oro farsi strada tra le poche nubi rimaste all'orizzonte; erano appena le sette e dieci del mattino e l'autobus si muoveva già frenetico, caricando la sua mole quotidiana di passeggeri per lo più assonnati da distribuire nelle varie fermate; tra meno di un'ora avrebbe dovuto assistere alla riunione pre-volo delle colleghe, in cui avrebbero dato indicazioni sul numero di passeggeri ed eventuali necessità previste dal volo proveniente dall'aeroporto di Marsa Alam.

Non sapeva ancora come avrebbe affrontato quella giornata, perchè aveva ancora nelle orecchie la voce di Massimiliano ed una stanchezza assurda dovuta alla notte insonne; ma in qualche modo sarebbe riuscita ad andare avanti, si convinse dopotutto che se analizzava l'intera faccenda, non era successo nulla; lui non le aveva mai detto nulla di esplicito o fatto avances di nessun tipo e lei non poteva recriminargli assolutamente niente. Provava solo fastidio per essersi lasciata andare a quella storia, nel senso che istigata anche da Elena si era pian pianino convinta che lui effettivamente provasse qualcosa per lei. Ma tutte queste tesi erano tuttavia anche suffragate dal suo impeccabile sesto senso che era certa di avere infallibile e da qualche parola allusiva che lei però, aveva interpretato come tale. Ma erano tuttavia poca cosa paragonata al nulla che lui le aveva realmente offerto; mal sopportava a vedersi così, di lei che aveva sempre respinto e rifiutato l'ipotesi che lui fosse in qualche modo coinvolto e che invece era finita per convincersi del contrario. Ora le aspettava un periodo di concretezza e concentrazione nel lavoro e nello studio, che stava trascurando e non di castelli in aria come li aveva definiti Willy.

Riaprì fiduciosa l'applicazione di messaggistica, ma di Elena non vi era ancora traccia; riguardò allora qualche video di Willy ma finì per concentrarsi sull'immagine di quello strano tatuaggio paragonabile a dir poco, ad una strana opera d'arte un po' complicata da decifrare.

Alzò gli occhi e li incrociò con quelli di un bambino assonnato in braccio alla sua mamma, il cui sguardo vagava al di là del finestrino decisamente opaco per lo sporco; i movimenti del mezzo avrebbero finito per cullare e conciliarle il sonno se non fosse che alla fermata successiva dovette scendere.

La temperatura vicina allo zero, la rinvigorì all'istante, consentendole di velocizzare il passo per raggiungere rapidamente l'entrata dell'aeroporto.

 

“Giulia!” esclamò poco lontano Edward raggiungendola, avvolto da un cappotto grigio che lo rendeva ancora più robusto.

 

“Sei di volo stamattina?” chiese felice di vederlo.

 

“Beh, cara non proprio, oggi in realtà ho un corso sulla sicurezza, tu invece sei di turno?” le chiese prendendola a braccetto.

 

“Ho la riunione, non so per quanto ne avremo”

 

“Tranquilla” la rassicurò, notando il volto stanco “Sarà tutto molto veloce e indolore”

 

“Oggi mi tocca al banco business”

 

“Ma tu sei già brava” la incoraggiò, mentre si avviavano nelle sale interne.

 

Lei sorrise, Edward in fondo era davvero simpatico ed aveva il pregio di sdrammatizzare, sempre e in ogni circostanza.

 

“Vieni, abbiamo il tempo per un capuccino” disse entrando nel bar adiacente i banchi delle biglietterie.

 

Fu subito avvolta dal caldo profumo di caffè e croissants appena sfornati; si sedette in un tavolino vicino al banco dei dolci ed attese che l'amico arrivasse con le due tazze fumanti e le paste.

 

“Giulia” sentì chiamare alle sue spalle.

 

Sentì il sangue gelarsi all'istante: si voltò di scatto e vide Massimiliano davanti a lei che accennava un debole sorriso.

 

Lo guardò esterrefatta, meravigliata di trovarselo lì, a quell'ora e col viso arrossato.

 

“Che, che ci fai qui?” gli uscì appena dalla bocca, notando che Edward stava ritornando col vassoio pieno.

 

“Volevo vederti” le disse guardando l'amico che si avvicinava.

 

“Edward” disse lei alzandosi “Lui è un amico di famiglia e collega di mio fratello”

 

“Molto piacere” disse sorridente ed offrendogli prontamente il suo capuccino bollente che però venne gentilmente rifiutato.

 

Non passò molto che il collega di Giulia capì che dovevano parlare: lui li salutò dandole appuntamento a fine turno.

 

“Mi spiace aver interrotto il vostro incontro, pensavo di trovarti sola a quest'ora.”

 

“Perchè sei qui, per lavoro?” chiese convinta che la risposta non potesse essere che quella. Era difficile guardarlo negli occhi, sopratutto se ancora li sentiva terribilmente gonfi.

 

“Che hai fatto agli occhi?” le chiese incuriosito.

 

“Nulla, un po' di congiuntivite” rispose mentendo.”E la febbre? Mi pare che tu abbia la febbre”

 

“Avevo bisogno di parlarti, riguardo a quello che ti ho detto ieri al telefono, ma non abbiamo molto tempo. Si ho la febbre, ma non mi preoccupa”

 

“Ho una ventina di minuti scarsi” disse sentendo che il cuore stava accelerando il suo battito.

 

Aveva un fastidio addosso che non sopportava affatto perchè nonostante tutto anche così provato le piaceva e basta, ma era fermamente convinta che sarebbe riuscita a tenere a bada le sue emozioni.

 

“Bè, oggi non siamo un bello spettacolo a quanto pare”

 

“Io non di sicuro” le rispose accennando un mezzo sorriso “Io, io avevo bisogno di vederti per sapere come stessi”

 

Lo guardò negli occhi e poi il suo sguardo scese un po' più giù soffermandosi su quella piccola cicatrice appena sopra lo zigomo sinistro che si era fatto da piccolo che lei trovava straordinariamente sexy.

 

“Sto bene, non mi vedi?” disse scherzosa.

 

“Giulia, ho dieci anni in più di te” disse serio ma accorgendosi di aver fatto una gaffe, ormai era un vizio quello di inciampare casualmente o volutamente su quella questione.

 

“Grazie per ricordarmelo tutte le volte. Stai diventando noioso” azzardò.

 

“Che 'complimenti' dal mattino presto!”. Osservò con un leggero disappunto.

 

Si alzarono e si diressero verso l'uscita dell'aeroporto, il sole stava sorgendo libero nel cielo.

 

“Chiamali come vuoi, ma è la verità”

 

“C'è qualcosa che non va?”

 

“Cosa?” chiese mantenendo una calma apparente. “Mi scrivi certe cose e poi sottolinei che c'è questa benedetta differenza di età tra noi. Perchè lo rimarchi sempre? Un motivo ci sarà, sembra che tu voglia leggitimare quello che dici o fai, come a voler rimarcare le distanze perchè sembra che tu abbia paura di qualcosa”

 

“Non ho nessuna paura e men che meno di te se intendi questo” disse sapendo di mentirle “sono solo preoccupato per come stai” disse nascondendo lo stupore che la frase tuttavia gli aveva recato.

 

“E lo fai puntualizzando la differenza di età e prendendoti...” non continuò.

 

“Prendendoti?” chiese invitandola a continuare.

 

“Prendendoti la briga di venire fin qui solo per dirmelo? Scusa ma ho dei dubbi e lo trovo un tantino ridicolo, sei anche con la febbre”

 

“Faccio certe cose anche per molto meno, credimi ed esser venuto qui mi tranquillizza in un certo senso” disse passandosi il fazzoletto sul naso “Ma è anche inutile prenderci in giro, vero?” chiese prendendo coraggio, perchè di coraggio ce n'era bisogno ogni volta che ce l'aveva davanti ultimamente “percepisco qualcosa di diverso tra noi, nel nostro rapporto” si pentì di aver lanciato il sasso per primo in modo così forse esplicito, si stava scoprendo troppo.

 

Lei lo guardò incuriosita.

 

“Dimmi tu cosa è cambiato tra noi allora”

 

“Mi sento io diverso nei tuoi confronti, sembra che percependo qualcosa di indefinito da te, ogni cosa che dico o faccia ti ferisca; insomma, mi sembra di sbagliare ogni cosa con te.”

 

“Cioè fammi capire: se tu ti sentiresti così strano nei miei confronti, sarebbe colpa mia adesso?!? Non mi sembra di averti detto o fatto alcunchè, siamo solo amici. Ciò che conta è che tu sia felice con lei, perchè tu sei felice con Maria, vero? La stai per sposare, non è quello che volevi?” gli chiese cercando di carpire ogni minimo segno di emozione.

 

Lui sostenne quello sguardo a fatica perchè le emozioni stavano per prendere il sopravvento, ma riuscì ancora a tenerle a bada, era allenato per questo, ma forse per poco.

 

“Ci si ferisce anche tra amici, l'importante è parlare e chiarirsi, ed è per questo che sono qui, non vorrei averti ferita” fece una pausa e poi continuò “Sì, mi sono accorto che non potevo temporeggiare, credo di amarla”. Quell'ultima frase gli uscì quasi impercettibilmente.

 

“Credo? Ferita?! Ma di cosa stai parlando? Mi spieghi cosa sta succendendo?” chiese esterrefatta a quel punto, ormai doveva essere proprio evidente ciò che provava per lui e si maledisse per questa debolezza.

 

Massimiliano rimase di sasso, era andato oltre le supposizioni, quella sua frase rendeva le impressioni delle certezze. “Ferita nel senso che avrei dovuto dirtelo di persona. E' un annuncio troppo importante per comunicartelo al telefono.” Era evidente che fosse una scusa sufficientemente stupida; i suoi occhi ormai lucidi non riuscivano a staccarsi da quello sguardo indagatore e deluso. Sì era delusa, profondamente delusa, glielo si leggeva chiaramente. “La amo” disse titubante “Sì, la amo” continuò poi senza togliere lo sguardo dal suo con tono più deciso.

 

“Bene, hai fatto un viaggio inutile perchè continuo a non capire cosa tu voglia da me, ma giusto, io non posso capire, sono ancora troppo giovane per comprendere certe cose. Ah no, sei venuto per un chiarimento tra amici in modo cortese me lo stai riferendo di persona per non ferirmi. Grazie capitano, sei stato molto gentile, come sempre e no, non mi hai ferita, perchè mai poi? Ho la netta sensazione che tu ti sia fatta un'idea alquanto strana e bizzarra di me. Non penserai che mi sia illusa di qualcosa per caso?” chiese ormai visibilmente infastidita ma decisa a non lasciarsi andare.

 

Lui si voltò a guardare il via vai di gente; il sole illuminava il suo volto e lei notò un lieve curvarsi dell'angolo della bocca; pareva un mezzo sorriso o qualcosa di simile.

 

“No, non lo penso” disse serafico.

 

“Tranquillo saremo sempre amici se è questo quello che ti preoccupava.” e così dicendo s'incamminò verso l'ingresso dell'aeroporto mezza stordita ma dritta sulla schiena, quasi a vogliergli dimostrare che di forza interiore ne aveva da vendere. Lui la seguì con le mani in tasca, si sentiva non un uomo di trent'anni, ma uno di quindici, consapevole di voler scappare dai suoi sentimenti, ma con la consapevolezza dolorosa di voler in qualche modo tenere il piede in due staffe. Ebbe un moto d'insofferenza e con voce più decisa le precisò che la cerimonia non sarebbe stata per l'anno a venire ma per l'inizio di quello successivo, nel 2010.

 

“Grazie per la precisazione” disse senza voltarsi pensando tra sé che addirittura questa faccenda doveva essere andata avanti da un bel po' per aver deciso anche il periodo. “Continuo a non capire perchè ti sia fatto un viaggio così inutile”.

 

Lui la raggiunse, l'afferrò delicatamente per il braccio costringendola a voltarsi, mostrando un volto con degli occhi terribilmente lucidi, ai limiti delle lacrime; ebbe una stretta al cuore.

 

“Perchè ti voglio bene, lo capisci o no?” le disse alzando lievemente il tono della voce col viso a pochi centimetri dal suo; intorno il via vai di gente si era intensificato e l'aria pungente continuava a farsi sentire, nonostante i raggi del sole iniziassero ad accarezzare ogni superficie. Lei provò a svincolarsi dalla stretta e fu in quel momento che Massimiliano l'afferrò per la vita attirandola pericolosamente ancora di più a sé; lei sentì il suo corpo teso, sovrastarla piacevolmente, non l'aveva mai avuto così vicino in quel modo; i loro sguardi si sostennero a fatica, ma non appena Giulia abbassò gli occhi per guardare la sua bocca lievemente socchiusa, sentì immediatamente le sue calde labbra spingere prepotentemente sulle sue e la lingua impaziente farsi strada per cercare la sua. La baciò più e più volte, ovunque e insistentemente su tutto il volto, noncurante di quella gente che pareva essersi accorta improvvisamente di loro.

 

“Giulia” le sussurrò con voce roca sfiorandole l'orecchio “Giulia, Giulia, Giulia! Perdonami! Sono uno stupido e non sei immatura, sono io quello che deve imparare da te. Riuscirai a perdonarmi? Non era mia intenzione mancarti di rispetto, te lo giuro” la voce lievemente tremante tradiva le sue emozioni ed il suo corpo anche, perchè continuava a tenerla stretta a sé in modo eccessivamente rigido, mentre lei ai limiti dello svenimento rimase quasi inerte a quella presa; aprì gli occhi totalmente confusa e tremenante, tanto che se non fosse stato per le sue braccia probabilmente sarebbe caduta a terra; tuttavia lui la liberò dalla stretta gradualmente consentendole di riaversi e di scostarsi lievemente.

 

“E' tardi, io, io devo andare adesso” riuscì a biascicare.

 

“Giulia” disse in tono supplichevole “non volevo, non so cosa mi sia successo, ascoltami, non succederà più. Ma tu non stai bene” disse notando il pallore sul volto della ragazza. Dio solo sapeva quanto ancora desiderava stringerla e baciarla, fino a farle mancare il fiato.

 

“Sono in ritardo” gli disse iniziando ad agitarsi “sto, sto bene, non preoccuparti ed ora scusami, devo andare davvero” disse avviandosi velocemente verso l'entrata dell'aeroporto, sconvolta.

 

“Giulia” ma lei aveva già raggiunto ed oltrepassato l'ingresso per poi svanire tra la folla. Avrebbe dovuto inseguirla, ma qualcosa lo trattenne saldo lì perchè anche lui stava iniziando a tremare, aveva bisogno di capire perchè diavolo si fosse comportato così; si girò verso la parte opposta a quella di Giulia e pesante come un macigno si avviò verso il parcheggio. Il sole fendeva il suo viso febbrile, mentre cercava in quei deboli raggi una qualche forma di consolazione a quello che aveva fatto.

 

 

Si mise a correre nella galleria per raggiungere la sala riunioni col telefono che le squillava in borsa, in deciso stato confusionale, col sorriso accennato sulle labbra e le lacrime agli occhi; aprì la porta lentamente, qualcuno stava già parlando al microfono, ma lei notò solo che la maggior parte degli occhi si erano voltati a guardare lei e non solo per l'evidente ritardo, ma questo non le importava perchè era poca cosa in confronto al sapore che aveva ancora di lui nelle sue labbra .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hanseaticher-r

 

 

 

 

 

 

 

 

Per essere le tre del pomeriggio si doveva essere sicuramente gia sotto lo zero pensò Bill, perchè i fiocchi di neve che si adagiavano pigri sul suo naso e sulle guance si trasformavano instantaneamente in piccole gocce ghiacciate. Il suo alito filtrava dalla sciarpa che continuamente tirava su per evitare di scoprire la bocca ed il berretto di lana, calcato fino agli occhi a malapena riuscivano a proteggerlo. Tom, intirizzito dal quel freddo pungente, andava a passo lento ed era di pochi metri più indietro rispetto a lui, mentre Dirk e Toby, con loro figura alta e massiccia camminavano separati uno davanti e l'altro dietro, calpestando la neve sul lastricato della piazza in direzione delle casette ancora poco affollate, anche se la gente non avrebbe tardato ad arrivare.

Bill adorava l'Hanseatische Weihnachtsmarkt, sul Ganse_markt e quello stile nordico-russo; ci andava da quando era piccolo, da quando cioè Simone ed il loro padre Trumper prima ancora di separarsi,, portavano i due gemelli ogni Natale. Le venti casette dalle tante luci colorate, addobbate con festoni natalizi, la calda luce delle candele e delle lanterne, i profumi speziati e di dolci fritti che si mescolavano a quell'aria gelida era rimasto lo stesso ed ogni anno era un appuntamento a cui mai avrebbe rinunciato, anche ora che doveva girare con la security.

Il suo cellulare stava per esalare l'ultimo respiro perchè la batteria segnava appena un 10% di carica, ma riuscì tuttavia a girare il video di come si stava avvicinando alla casetta, bardata di luci e avvolta dai profumi , riprendendo un vassoio di sfoglie di mele alla cannella appena sfornate.

 

-E' ora di fare merenda, sono le tre, per oggi niente thè e non aspettiamo alle cinque, qui beviamo solo vin brûlé accompagnato da queste delizie alle mele! Com'è andata la riunione stamattina?-

 

-Non saprei, non sono un amante del thè in particolare- rispose dopo una mezz'oretta.

 

“Scusa” chiese a voce bassa una signora sulle cinquantina che si era avvicinata a Bill, mentre stava cercando di infilare una scatola di biscotti speziati dentro la sua borsa già piena “ Tu sei Bill, Bill Kaulitz? E tu sei Tom , suo fratello, vero?”

 

Bill si voltò e stupito si chiese come avesse fatto a riconoscerlo nonostante avesse il viso quasi totalmente coperto “S-si signora”disse con un filo di voce mentre l'agitazione iniziò ad assalirlo. Tom assistì a quella situazione e accennò un sorriso rassicurante, d'altronde la donna era sola.

Dick e Mark notarono la scena e subito si avvicinarono di più. Lui fece un piccolo cenno con la mano tranquillizzando i due uomini.

 

“Posso avere una foto? Non voglio disturbarvi, è per mia nipote, non che anche io non vi ascolti” disse sorridendo.

 

“Ma certo” rispose lui rilassandosi “ Dirk, ci puoi fare una foto per cortesia?”

 

La guardia scattò loro la foto e ridiede indietro il cellulare alla signora che ringraziando per la cortesia e disponibilità ne aproffitò per farsi mettere anche un autografo volante sopra la carta di un pacco regalo.

 

Temeva di dare nell'occhio, firmarono il pacchetto velocemente e la signora si congedò dando loro un abbraccio.

 

“Ho temuto per un istante un assalto in piena regola!” osservò poi Bill.

 

“Invece è stata carina e discreta, non è poco”

 

“Oh Tom è bellissimo quì” disse il gemello cambiando discorso “Ogni volta è la stessa storia. Peccato che Natale venga una volta l'anno” disse guardandosi raggiante tutto intorno.

 

“Per fortuna dico io, per fortuna! Con tutto quello che hai comprato non ti basterebbe un trasatlantico per stipparla dentro”

 

“Sempre fottutamente simpatico il mio fratellino” e scoppiarono a ridere, mentre le guardie li scortarono a passo svelto verso l'auto.

 

-Continua a farmi sognare, ne ho bisogno, oggi più che mai. Vivi davvero in un posto incantato, in genere non invidio nessuno, ma tu mi stai mettendo a dura prova. Ormai ho la netta sensazione di scriverti sempre le stesse cose, ho esaurito evidentemente il mio vocabolario-

 

Bill ci accigliò lievemente rileggendo la prima parte del messaggio; cercò di non dare importanza a qualcosa che magari non significava niente ed ordinò a Dirk di portarlo al solito negozietto di abbigliamento, il Vintage & Rags.

 

“A fare che? Che Dio ci salvi, no ne usciremo più” osservò preoccupato il fratello “Le avrai fatto esplodere la memoria del telefono a quella poveretta, sei da ieri che praticamente non fai altro che inviarle di tutto rompendole i cosiddetti”

 

“Non le sto rompendo un bel niente e men che meno i cosidetti che non ha! Eravamo d'accordo per questo. Le ha fatto molto piacere invece vedere i nostri posti e poi meglio, così inizia ad abituarsi alla nostra città” disse mentre leggeva il messaggio.

 

-Comunque la riunione è andata bene, niente di che. Ho il turno notturno e volevo riposarmi un po' adesso-

 

-Dovresti, la notte è dura, anche se immagino che ci siano meno voli e file in biglietteria, ma non ne sono così convinto in questo periodo dell'anno, siamo a ridosso di Natale-

 

-Di notte in genere il traffico è più contenuto, anche se io ho notato un qual certo movimento comunque-

 

Le strade iniziarono nuovamente a ripopolarsi di gente ed il traffico stava bloccando la carreggiata: suoni di clacson squarciavano la finta quiete di pausa che forse la città si era presa per quel primo pomeriggio.

 

-Cerca di riposare, se ti fa piacere continuo a mandarti qualcosa da qui-

 

-Vorrei solo evadere, ho bisogno di non pensare, di non ragionare, sono stanca Willy, ma non fisicamente.-

 

Bill si incupì nuovamente: percepì immediatamente che qualcosa non andava, che forse qualcosa era accaduto; maledisse quella sua eccessiva sensibilità ed empatia, avrebbe voluto chiamarla subito, ma si frenò; non era nemmeno la circostanza giusta in realtà, lì in macchina con Tom e la security davanti; lui stesso non era ancora pronto ad affrontare una conversazione telefonica, anche se era la cosa che più desiderava ma doveva ancora organizzarsi tutto il discorso; guardò il fratello intento a ridere durante la conversazione telefonica con Georg.

 

-Cos'è successo Giulia?- provò a scriverle, ma attese invano perchè non rispose più; Dirk imboccò Kurze Mühren oltrepassando The Bakery Coffee e si fermò poco dopo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Questa pioggia proprio non ne vuole sapere di smetterla, mi ha proprio rotto le scatole” disse mentre Elena la teneva abbracciata a sé, avvolte nel caldo piumone del lettone. Era evidente che stesse vivendo una situazione in cui sentimenti opposti la stavano turbando e che persino un evento naturale in quel periodo come la pioggia la stesse infastidendo. Cosa aspettarsi adesso da Massimiliano? Non le aveva nemmeno mandato un messaggio in giornata per sincerarsi di come stesse e questo non era buon segno; non sapeva cosa aspettarsi, se qualcosa doveva effettivamente aspettarsi.

 

“So a cosa stai pensando Elena, i tuoi pensieri stanno facendo un tale rumore! Ora è davvero finito tutto, prima ancora che fosse iniziato” disse staccandosi da lei e cacciando via una lacrima con la mano “Ben mi sta, non capisco proprio come abbia potuto permettere che questo strano 'coso' verso lui potesse prendere piede. Di sicuro anche lui ci ha messo del suo. Com'è facile cadere in tentazione quando un ragazzo ti guarda in un certo modo e ti piace. Se poi è pure gentile, ci illudiamo subito ed il gioco è fatto”

 

“Però anche lui a trent'anni si comporta così? Dico, ha pure solide responsabilità dettate da un lavoro serio ed impegnativo. Mi fa pensare che poi non sia così maturo come credevo. A meno che e credo che questa sia l'ipotesi più verosimile, si sia sinceramente invaghito di te e guarda che in un certo senso te l'ha anche detto.”

 

“Dai Ele basta, se no la cosa diventa una tragedia. Mi faccio rabbia da sola e non voglio esasperare il tutto, mi basta questo”

 

“Lo so, ma lo trovo un po' scioccante, da lui poi, una cosa simile, mi sarei aspettata maggior autocontrollo ecco. Evidentemente sta male, sta attraversando un periodo di sentimenti contrastanti, non mi saprei spiegare tutta la situazione”.

 

“Ho sempre passato il tempo in cui stavo con qualcuno, ad analizzare ogni minimo dettaglio, il tutto doveva essere dettato da mie insicurezze, o perchè l'altro mandava segnali discordanti che mi destabilizzavano. La morale era che nessuno andava bene per me”

 

“Comunque non vorrei essere nei panni della futura sposina, Maria intendo”

 

Giulia la guardò con espressione di disappunto mista a divertimento.

 

“Con questo non intendo dire che sia inaffidabile, ma lo è.” e continuò “Mi chiedo se Mirko lo verrà a sapere, se sarà lui a dirglielo direttamente o sarà anche vigliacco ed eviterà di farlo”

 

“Credo sia meglio non dirgli nulla, in fondo non è successo niente.”

 

“Scusa Giulia, ma mio Dio, proprio no! Un bacio da uno che deve sposarsi non mi sembra proprio 'niente'! Chiedilo a Maria se sarebbe dello stesso avviso: il futuro marito che bacia un'altra, assurdo! Iimmagino cosa tu abbia potuto provare e pensare in quel momento”

 

“Nulla” sorrise forzatamente “A parte lo sguardo di tutti, tutti avranno pensato che fosse il mio uomo e per pochissimo l'ho pensato anche io, ma poi sono subito ritornata alla realtà. Se non altro Willy contribuiva a farmi stare bene con i suoi video, poverino” osservò con leggera amarezza.

 

“Ero uno strenuo difensore di Max, ma con la storia del matrimonio, non più, mi ha deluso e poi nessuna sensibilità per te che ancora soffri per tua nonna, l'ho trovato un gesto puramente egoistico, anche se posso capire la forte attrazione che io ho sempre notato per te. Willy? Strano essere, molto indefinito anche lui. Perchè non palesarsi una buona volta in foto? Che noia tutti questi tipi strani!”

 

Giulia abbozzò un sorriso, il malumore un po' le stava passando. “Chissà con un po' di fortuna potremo comporre la sua figura, se continuerà a mandarmi qualche dettaglio di sé e non mi aspetto un gran figo, anche se dev'essere in gamba; comunque ha un cane, mi ero scordata di dirtelo, un chihuahua; quindi niente Brand e Tord come sospettavi”

 

“E chi ne ha la certezza di quello che ti scrive?”

 

“Ma che interesse avrebbe a mentirmi ? Dai Elena! Ora vado a prepararmi”

 

“Ah scordavo!” disse l'amica rovistando nel suo cellulare “Guarda che ho trovato”

 

“E' un tatuaggio” guardò meglio e convenì che fosse lo stesso che aveva Willy.

 

“E non hai capito a chi appartiene questo?”

 

“Ho capito il gruppo, ma non ricordo il nome”

 

“Tokio Hotel, è del loro cantante, Bill Kaulitz”

 

“Sì, è identico!” disse mettendosi la mano in bocca per lo stupore “Ma non mi ha mai detto che fosse fan loro, cioè non lo ricordo bene, ma forse no. Ma sai che questo tizio l'ho visto in un sacco di riviste?”

 

“Senti, quante cose non ti avrà detto? Non mandarti una sua foto, non provare a proporre un incontro... Ho parecchi dubbi, è troppo misterioso.” poi rise “Beh, sei un po' fuori dal mondo, questo gruppo ci sta dando dentro, è primo nelle classiche di molti paesi”.

 

“Può averlo visto e può essere rimasto piacevolmente colpito tanto da averlo voluto anche lui uguale. Quante volte imitiamo in qualche maniera chi ci piace? Vestiti, capelli. Per il resto purtroppo non posso farci niente, lo prendo così com'è, d'altronde non ci stiamo incontrando. Proporre cosa? S'immaginerebbe che non accetterei mai una cosa simile. Non ora, mi sembra così prematuro! Ho ascoltato un brano, non ricordo il titolo, non è male. Ma sai per chi muoio”

 

“Già lo so. Spero davvero un giorno possa andare a vedere Mj o Enrique.”

 

“Oh, vado sì, ma a prepararmi, altrimenti arrivo in ritardo anche oggi” sorrise, fermandosi sull'uscio della camera da letto e si voltò a guardarla “Grazie Elena, sei, come dire, corroborante”

 

Elena le soffiò un bacio dal letto, vedendo i suoi occhi velati di tristezza.

 

“Ed alla fine a Willy gli ho dato anche il mio numero di telefono”

 

Elena sgranò gli occhi dallo stupore accennò una frase ma si ammutolì.

 

“Non chiedermi più perchè, ma mi fa star bene, lui, Massimiliano no. E' probabile che l'abbia associato incosciamente a qualcosa di positivo. Per il resto poco importa. Ma tanto è gay per te o ha qualche altro problema, perchè da quando ha il mio numero, anche se da pochissimo, non s'è mai azzardato a chiamarmi, ma si è sempre limitato a messaggiare. E' già un indizio in fondo per te, quindi va bene questa amicizia virtuale, giusto?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ma cosa avete preso?” chiese esterrefatta Simone vedendo i due ragazzi entrare in sala pieni di scatole e buste aiutati dalle due guardie. “Bill, non sei cambiato per niente...tutti quei pacchi basteranno per un esercito! Sistemateli sotto l'albero” ordinò lei indicando l'albeo di Natale accanto al camino.“Quà giù Dirk grazie”

 

“Lo sai com'è Bill, non voleva più andar via se non fosse stato per me sarebbe ancora lì a comprare chissà che. Toby alla fine l'ha costretto e Dirk lo stesso, perchè poi voleva comprare l'intero negozio da Vintage” disse Tom buttandosi sopra la poltrona accanto al fuoco scoppiettante.

 

“Fuori si gela. Stanotte è prevista una tormenta di neve, spero che Gordon sia qua quanto prima” disse con tono preoccupato lei.

 

“Veramente mi ha mandato un messaggio un quarto d'ora fa, non ti ha avvisata? Comunque sarà vicino. Salgo a cambiarmi, non aspettatemi per cena, ho mangiato tante di quelle cose che ho la nausea!” disse Bill incamminandosi verso le scale che portavano al piano superiore.

 

Si sedette un istante davanti alla finestra della sua camera cercando di calmare il suo cuore in tumulto.

 

Simone aveva ragione la tormenta stava venendo giù ed i lampioni lungo il viale, erano circondati da una specie di pulviscolo candido e lo stesso paesaggio pareva fosse velato interamente di bianco.

 

Era tutto il giorno che in realtà ci pensava e andare in giro per le compere, gli era servito a preparare il discorso e a chiarirsi le idee a riguardo. Per la verità ci pensava, da quando, per l'esatezza, si erano risentiti per messaggio. Non era riuscito a pensare ad altro da allora.

Attivò il display e notò le notifiche di Giulia: quando aprì la prima i suoi occhi furono letteralmente inondati da una immagine in formato grande, con i colori caldi di un tramonto al mare e dall'incredibile bellezza di lei seduta sugli scogli, con i lunghi capelli scompigliati dal vento.

 

-E' l'unico posto dove riesco a ritrovare me stessa, il rumore del mare e le sue onde, il suo profumo, sono capaci di calmarmi, dovresti venire qui anche tu, lo sai che abbiamo il mare più bello del mondo?-

 

Sorrise, perchè per lui quell'invito era già qualcosa, un piccolo passo avanti per il solo fatto che lo avesse scritto. Zoomò il suo viso e quegli occhi che avevano preso il colore di quel sole che stava calando; il suo sguardo poi si soffermò sulle labbra rosee, sulla pelle appena dorata che contrastava col maglione bianco chiazzato solo dalle lunghe ciocche scure che lo avvolgevano disordinatamente; com'era possibile che potessero esistere tanta bellezza e dolcezza si chiese; era facile immaginare che sensazione si potesse provare a starle accanto, toccarla, sfiorare con la bocca la sua pelle e percepirne il sapore, l'odore, il calore; si stava eccitando, succedeva ormai spesso quando la pensava in un certo modo e dovette ammettere in imbarazzo con se stesso che iniziava ad avere anche la necessità di sfogarsi; restò rapito da quel coacervo di sensazioni e ripensò poi a quelle uniche volte che l'aveva vista, poche ma intense che gli erano servite per perdersi irrimediabilmente e veder crollate tutte le barriere che si era costruito per non soffrire più per amore. Solo lei in tutti questi anni era stata capace di tanto in così poco tempo, in grado di far crescere prepotentemente in lui qualcosa che c'era sempre stato e che inconsciamente per paura evitava, ma che ora chiedeva anzi urlava di poter essere ascoltato, mostrato, detto. Riaprì gli occhi e le sue dita aprirono la seconda notifica, ma rimase pietrificato nel vedere la sua immagine ritratta agli MTV Europe Music Awards del mese scorso a Liverpool. Si rizzò subito sulla schiena sentendo che il cuore aveva iniziato a pompare più velocemente ed il respiro farsi più corto.

 

-Devo supporre che tu in qualche modo sia a conoscenza di questo tizio, perchè ha il tuo stesso tatuaggio ed anche se fosse non me ne hai mai parlato, certo, non ricordo bene, ma mi pare proprio di no, però mi ha colpito molto. Chi ha copiato chi?-

 

“Oh merda!” pensò. L'istinto lo portò a chiamare subito suo fratello, ma poi cercò di calmarsi e di ritrovare la lucidità necessaria per darle una spiegazione; ci impiegò un buon quarto d'ora, nel mentre sentì il rumore del motore della macchina di Gordon attraversare il vialetto di casa per andare nel garage sul retro.

 

-Beh, fa parte di una band conosciuta, non li seguo particolarmente, anche se per la verità ho ascoltato qualche loro canzone e non mi sembra così male. Sì, mi è piaciuto molto il suo tatuaggio e rappresentava esattamente quello che volevo esprimere io. L'ho visto addosso a moltissima gente. Ma tu segui quel gruppo?- chiese molto incuriosito.

 

-No no- scrisse poco dopo -Sai che a me piacciono Michael Jackson ed Enrique Iglesias. Però ho ascoltato una canzone, perchè in giro, nei locali ed alla radio non si sente altro che quella, ma non chiedermi il titolo; in realtà io sto ancora aspettando di ascoltare un tuo brano, sono molto curiosa. L'altra volta mi hai mandato un pezzo scritto della canzone, non si potrebbe anche ascoltare?-

 

Bill storse il naso un po' deluso da quella dimenticanza; mai si sarebbe immaginato che avrebbe perso la testa per una ragazza che ignorava, o quasi, la loro esistenza, la sua esistenza e questo non gli dispiacque in fondo, anzi, forse era ancora più eccitante.

 

-Monsoon, si ho capito quale stai dicendo- scrisse consapevole che forse non era stato proprio da galantuomini correggerla in qualche modo -Ognuno ha i suoi gusti d'altronde. La canzone di cui ti ho mandato alcuni versi, non è del tutto terminata e quindi non è ancora incisa. Preferisco farti sentire quelle che io insieme ai miei amici stiamo preparando e che sono a buon punto. Spero però, che tu possa venire a vederci in qualche modo ed ascoltarle dal vivo, non appena organizzaremo qualche evento, anzi, preferisco così- Anche se la sola idea gli metteva un ansia tremenda.

 

-Verrete anche in Italia?- chiese incuriosita.

 

-Oh, penso proprio di sì, non vediamo l'ora, ci piace come paese l'Italia e siete persone molto ospitali e gentili-

 

-Beh, sono felice che abbia una buona considerazione di noi- e continuò -Willy, ma tu sei felice?-

 

Lui corrugò la fronte perchè non riuscì a capire questo repentino cambiamento di discorso; percepì ancora una volta che qualcosa non stava andando bene, se lo sentiva e a quella domanda di prima se qualcosa fosse successa, lei non aveva nemmeno risposto. Forse stava tastando il terreno per vedere se poteva confidargli qualcosa.

 

-Beh, è una domada complicata che presuppone una risposta complicata. Perchè me lo chiedi? Temo che tu in questo periodo della tua vita, non lo sia o non completamente, la mancanza di tua nonna ti avrà lasciato un vuoto tremendo-

 

Giulia riflettè al suo messaggio, cosa ne poteva sapere effettivamente del suo stato emozionale? Eppure era davvero andato vicino, lui che era lontano chissà dove ma che era riuscito a leggere una piccola parte di sé e del suo cuore. Guardò l'orologio, era quasi ora di recarsi a lavoro.

 

-Grazie per il tuo sostegno, ne riparleremo, ora devo scappare, il lavoro mi attende, a presto, buona serata, mancano solo tre giorni alla viglia di Natale ed io sarò di turno fino alle 20 del 24 sera e indovina? Dalle 20 del 25! Dimmi che mi stai invidiando-

 

Restò deluso per come chiuse la questione, ma era deciso che avrebbe scoperto di più.

 

- Se vuoi che ti dica che t'invidio te lo dico, ma ti direi una bugia. Passa una piacevole serata a lavoro, so che si può fare- le scrisse cercando di incoraggiarla.

 

Sospirò, la serata per lui sarebbe stata altrettanto poco invidiabile senza di lei.

 

 

 

 

 

 

notte tra il 21 e 22 DICEMBRE

 

 

Fu svegliato dallo sibilare del vento che sbatteva sulla finestra trasportando i focchi di neve sui vetri e lungo i bordi, formando uno strato alto sul davanzale. Alle dieci la mattinata era ancora scura in cielo: le candide nuvole che aveva accompagnato l'intera notte con la tormenta di neve avevano lasciato il posto a nubi scure che minacciavano pioggia

Quando tirò leggermente giù il grosso piumone da sotto al suo naso, si accorse del profumo di dolci che saliva dal piano di sotto; tirò il braccio fuori dalla coperta e prese il telefono. Si sentiva ancora le palpebre pesanti per il sonno, il tepore della stanza e quell'aroma speziato che lo avevano inebriato pareva volessero conciliargli qualche altra ora di sonno più che l'appetito. Gustav gli aveva inviato una decina di messaggi e Georg una foto in cui si era travestito da Santa Claus la sera prima: a quella vista non potè che ridere di gusto tanto da farsi dolere la pancia perchè per quanto ridicola fosse quell'immagine, quell'abbigliamento gli calzava a pennello donandogli l'aria di un vecchio Lord inglese; provò a scorrere tra le notifiche e lesse un messaggio di Giulia in cui si lamentava del tempaccio che aveva beccato di rientro dal lavoro; riguardò poi la foto della sera prima e piano piano ricadde nel sonno profondo, cullato dal calore della stanza e dal quel vento diventato ancora più minaccioso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I tacchi dei suoi stivali rimbombavano tra le pareti di quel corridoio angusto e fatiscente appena illuminato dalla luce della luna che liberandosi dai nuvoloni neri, era riuscita a filtrare tra gli enormi finestroni rotti. Faceva freddo, un freddo terribile e la pioggia caduta poco prima, trasportata dal vento aveva creato piccoli ristagni di acqua su quel pavimento sudicio.

Riusciva a malapena a distinguere la sagoma di Georg che lo precedeva infondo all''andito anche se a tratti pareva si uniformasse con quel buio pece.

Sentiva il cuore battergli velocemente e le vene pulsargli nelle tempie: dovette fermarsi un istante per riprender fiato quando sentì riecheggiare quella che doveva essere della musica proveniente da qualche stanza al piano superiore.

Quando si voltò alla sua destra si accorse di una lunga scala dai gradini in pietra grezza: la percorse fino in cima dove intravide una porta dal quale filtrava una luce fiocca.

Sentì il freddo penetrargli le ossa e farlo rabbrividire: si strinse le braccia al busto per cercare di proteggersi mentre le sue gambe percorrevano velocemente il breve andito.

Quando entrò nella stanza si accorse in realtà che era buia e le sagome della gente si distinguevano grazie al chiarore della luna. Cercò di farsi spazio e si diresse verso quello che da dietro sembrava essere Georg.

 

Ma che fine hai fatto? Ti stavo dietro e sei sparito” gli disse tirandolo per un braccio e costringendolo a voltarsi.

 

Non dire le bugie, odio chi mente. E' mancanza di rispetto”

 

Ma che diavolo stai dicendo? E quando parlo ti vuoi almeno girare? Ma in che cavolo di posto mi hai portato? Non è questo il luogo dove dobbiamo suonare.”

 

Quante domande, tante, troppe”

 

Quali domande?” riuscì appena a chiedergli quando si accorse che quello voltandosi non era Georg.

 

Le mie Bill e di chi se no?”

 

Il cuore riprese a battere all'impazzata nel sentire quella voce angelica distinguendo in contro luce i lineamenti del volto di una ragazza.

 

Quella persona si allontanò velocemente da lui per addentrarsi tra la gente, lasciandolo solo. Provò a seguirla, nonostante avesse iniziato a tremare, quando se la trovò improvvisamente davanti a sé, ma di spalle; la sua attenzione fu catturata da quei capelli scurissimi e lunghi fino alla vita.

 

Il fiato gli si fermò in gola quando quel viso si voltò verso di lui e iniziò a parlargli.

 

Ciao Bill” disse con tono candido.

 

Gli parve di riconoscere quella voce mentre cercava di distinguere i tratti di quel volto, ma ancora non era possibile.

 

Cercò di parlare ma dalla bocca non riuscì ad emettere alcun suono, ciò che percepì era solamente ogni singolo battito del suo cuore impazzito.

 

Sono felice di esser qui, è quello che volevamo”.

 

Bill si sentì confuso, in realtà era lì perchè doveva suonare, ma dov'era il resto del gruppo si chiese? Georg che fine aveva fatto? Allungò la sua mano per poter toccare quella figura misteriosa e quando vi riuscì percepì la sua pelle calda e morbida; lei prese la sua mano tra le sue e ne percorse accarezzandolo, ogni singolo dito facendolo rabbrividire per il piacere.

 

Hai delle mani stupende, te le ho ammirate dal primo momento che te le ho viste, ricordi ? ” disse e poi aggiunse “Non ferirmi, non mentirmi”

 

S'impaurì nel sentire quell'avvertimento.

 

Allora lei avvicinò le dita alla bocca di Bill: lui chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal contatto di quelle dita eteree e più lei ne percorreva la forma più lui si sentiva avvampare dentro, trafitto da un desiderio incontrollato di baciarla.

Quando riaprì gli occhi si accorse che quella donna era improvvisamente scomparsa, lasciandolo solo, tremante e infreddolito perchè la pioggia l'aveva sorpreso fuori in giardino nonostante la luna ed il cielo sgombro, col vento che si era alzato impetuoso e minaccioso; impaurito cercò un riparo quando vide sotto il porticato della casa suo fratello Tom. Quando lo raggiunse, si accorse che alle sue spalle c'era nuovamente la ragazza dai capelli lunghi: a quel punto la chiamò col nome di Giulia e quando quella si voltò, lui riuscì a vederne finalmente il volto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alzò di scatto il busto dal letto aprendo gli occhi spaventato. Aveva il cuore che gli batteva impazzito e addosso una strana sensazione, di emozioni contrastanti di paura e attrazione. Il contesto lo inquietava ma lei, quella ragazza dai capelli lunghi, l'aveva finalmente riconosciuta. Fece un sospiro e si appoggio allo schienale del letto: il sibilo del vento che aveva sentito nel sogno era il vento che fischiava attraverso la finestre della sua camera e questa constatazione calmò in parte la sua agitazione.

Faticò a ritornare completamente sveglio e lucido, quel sogno pareva l'avesse completamente stravolto, quando si accorse che il suo telefono lampeggiava per gli avvisi che erano arrivati.

 

“Bill....posso?” sentì bussare “Sai che ore sono?” chiese il gemello facendo capolino in camera “Le dodici e trenta, hai intenzione di poltrire ancora oppure vieni giù a dare una mano?”

 

“E' tardissimo! Avevo promesso a mamma che l'avrei aiutata a fare i biscotti! I dolci di Betsy dovrebbero arrivare nel pomeriggio comunque”

 

“Ha già preparato tutto lei. Ha preferito farti riposare ed ha fatto tutto con me” disse notando la faccia sconvolta del fratello.

 

“Ho solo fatto un sogno strampalato, non ne capisco il senso, sembrava una specie di film dell'horror”

 

“Ne guardi troppi di quei film, ecco perchè poi te li ritrovi in sogno, che c'è? Ancora pensieroso se chiamarla o no? O è per quel tatuaggio?” chiese vedendo che armeggiava il telefonino nervosamente.

 

“Un po' per tutto Tom.”

 

“Credo che dovresti pensare meno ed agire il più possibile”

 

“Oggi è libera perchè domani ed il 24 fino alla sera lavora”

 

“Che aspetti?” disse avvicinandosi e scoprendogli il letto.

 

“Tom!” gli urlò e per ripicca gli lanciò il cuscino.

 

“Ora aggiorno mamma su questa questione” disse il gemello sgattaiolando fuori dalla camera.

 

“Giuro che se dovessi raggiungerti ti strapperò dalla testa tanti di quei capelli che le tue fans e le tue morose dovranno impiegare chissà quanto per riconoscerti!” disse furibondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Tooooom, Tooom! Oggi te la stai proprio cercando!” chiamò a gran voce suo fratello dalla sala.

 

“Cosa urli, così spaventi Scotty! Che cosa è successo?” chiese Simone mentre passava con un vassoio pieno di pulsnitzer pfefferkuchen e lebkuchen fumanti.

 

“Quell'imbecille mi ha aperto proprio la finestrina che spettava a me dell'Adventskalender”

 

“No spettava a me “ disse a gran voce ridendo Tom entrando nella stanza. “Ma poi dico io, mancano ancora tre giorni a Natale, meglio scoprirlo prima, no?”

 

“Ci manca solo che facciate a pugni e che vi debba portare dal medico. Stento a credere che abbiate quasi vent'anni, no, non potete averli in queste condizioni” disse la madre ritornando in cucina.

 

“Ma perchè ti diverti ad esasperarmi così? ”

 

“Perchè spettava a me e smettila di renderti ridicolo” rispose punzecchiandolo.

 

“Ridicolo ci sarai e lo sai quanto ci tenessi ”.

 

“Veramente pensavo tenessi ad altro” fece Tom stringendo gli occhi e stirando le labbra in un sorriso provocante.

 

“Ma Giulia non la inviti?” chiese candidamente la mamma entrando nuovamente nella sala.

 

Bill fulminò con gli occhi il gemello e faticò non poco per evitare di diventare rosso come un pomodoro.

 

“Da quando in qua sei diventato timido con tua madre su certe questioni?” disse notando l'evidente imbarazzo del figlio.

 

“E comunque tieni” disse Tom mettendogli in mano il pflaumentoffel (l'ometto commestibile a forma di spazzacammino) “Non volevo sottrartelo, volevo essere io a dartelo, d'altronde, tra i due penso che ne abbia più bisogno tu”.

 

Bill sorrise tenendo tesa la mano in cui Tom adagiò il biscotto portafortuna.

 

“Oh Tom! Ho solo pensato che te l'avessi fregato, anche se spettava a me” gli disse felice mentre si dirigeva verso l'albero per appenderlo vicino al puntale.

 

“Finito di litigare adesso? Aiutatemi ad apparecchiare che tra non molto saremo sommersi di visite. Ed io tra dieci minuti devo andare a Messa e Gordon viene con me” disse Simone.

 

“Grazie Tom, ti voglio bene, anche se mi fai sempre esasperare” disse al gemello con occhi lucidi “E mamma” disse poi rivolto a Simone “Non sono timido nel confidarti certe cose, è solo che ancora non c'è stato niente, ma se dovesse accadere tu e Gordon sarete i primi a saperlo. Dopo Tom ovviamente” disse strizzandole l'occhio.

 

“Sei sicuro di non voler venire da Ann? Ci passiamo un'oretta da lei, ci saranno i suoi e molti amici” chiese poi a voce bassa.

 

“No Tom per poi a far cosa? A tenere la candela quando sarete soli?, No, no, grazie!” disse sarcastico.

 

“Non so se le piacerà ma è un'anticipazione per Natale questo pensierino”

 

“Non ho dubbi, anche se posso solo immaginare cosa potrebbe preferire fra tutti i pensierini”

 

Tom sorrise.

 

“Comunque ho terminato quel brano e lo farò avere in serata a Kristian”

 

“Così passerà un Natale in santa pace. Denis pubblicherà la registrazione per gli auguri ai fans il 24”

 

Bill sorrise, la Caught on Camera stava scalando le classifiche e i fans apprezzavano molto l'idea di vederli sul web.

 

“Sai, pero che un giorno possa capire ed essere orgogliosa di te”.

 

“Vorrei che nessuno lo sapesse”.

 

“Tranquillo, sarà il nostro unico segreto. Allora hai deciso?” disse guardando gli occhi lucidi del fratello.

 

“Si, credo di essere pronto ormai” disse aprendo il palmo della sua mano e mostrandogli il pflaumentoffel.

 

“Bill!” esclamò improvvisamente il gemello commuovendosi “Ti voglio bene Bill” disse andandogli incontro per abbracciarlo “Te ne vorrò sempre, qualunque cosa possa accadere tra di noi, tu sarai sempre la persona più importante, la parte migliore di me”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva amato da subito quella camera, il cui tetto a spiovente e le pareti erano interamente rivestite in legno di cedro; gli ricordava tanto quegli chalet di montagna dov'era solito passare i pochi giorni di vacanza, quando desiderava farlo tra le alte quote. Lì si sentiva al sicuro e protetto e riusciva a ritrovare l'equilibrio e le energie che cercava; fuori intanto aveva ripreso a nevicare e le previsioni meteo avevano previsto nevicate per almeno fino a Natale. Mandò un messaggio a Christie scusandosi per l'enorme ritardo con cui le rispondeva, glielo doveva in fondo, lei si era comportata egregiamente con lui. Appoggiò il telefonino sul comodino e si accostò alla finestra, cercando di tenere sotto controllo le sue emozioni; quel paesaggio immacolato gli infondeva tranquillità, uno stato di calma, forse solo apparente, perchè dentro si sentiva un fuoco pronto a divampare; molte volte gli era capitato durante i suoi interminabili viaggi, di restare rapito a guardare distese di prati verdi, montagne e laghi di indescrivibile bellezza. Era difficile trovare le parole giuste che potessero descrivere le emozioni provate, quando i suoi occhi accompagnavano il sole nella sua discesa verso l'orizzonte, o scrutava il mare a perdita di vista, o come in quel momento, restare incantato a guardare la sera che stava scendendo con le luci arancioni del quartiere trapuntare quel paesaggio ammantato di bianco.

Prese fiato, guardò il cellulare adagiato sul davanzale e l'afferrò.

 

Quando compose il suo numero gli parve che passasse un'eternità prima che dall'altro capo del telefono ricevette una risposta, fu sul punto di riattaccare, gli stava mancando il coraggio ed il suo cuore non ne voleva sapere di rallentare il battito.

 

“Pronto?” disse improvvisamente una voce aggraziata dall'altro capo della comunicazione.

 

Dio che meraviglia, pensò Bill. Credette che gli sarebbe venuto un infarto di lì a poco, ma non poteva ritornare indietro e non restava che prendere coraggio ed affrontare tutto.

 

Attese qualche secondo per rispondere ma lei lo precedette con voce incredula che tradiva chiaramente sorpresa “Willy?”.

 

“P-pronto?” rispose con una modulazione incerta ai limiti della balbuzie “Giulia?” gli uscì poi miracolosamente dalla bocca; era così strano sentirla e pronunciare il suo nome, eppure quanto aveva desiderato quel momento? Non lo sapeva più nemmeno lui, ma ora era lì, pronta ad ascoltarlo e risentire quella sua voce che mai aveva scordato.

 

“Si, sono io” disse percependo che anche lei cercava di mantenere sotto controllo le sue emozioni “Non vorrei disturbarti, come stai? Sei a lavoro?”

 

“ Willy! Non, non mi aspettavo questa chiamata”

 

Silenzio. Sembrò un istante infinito, entrambi nel più totale imbarazzo.

 

“No” disse lei riprendendo velocemente la conversazione “Assolutamente non mi disturbi, oggi sono nuovamente libera lo sai, io sto bene e tu?”

 

“Scusami, io non ” la saliva scese velocemente in gola e non gli permise di terminare la frase, fortunatamente riuscì a trattenere il colpo di tosse.

 

“ No, posso restare e sono felice finalmente di sentirti e di conoscerti”.

 

“Piacere di conoscerti e grazie, io sto bene” azzardò, anche se quella frase gli sembrò parecchio stupida.

 

“Finalmente ci sentiamo anche se per voce”

 

“Già” non seppe cosa aggiungere, aveva già dimenticato più della metà del discorso preparato.

 

Silenzio dall'altra parte, ma solo rumore di sottofondo.

 

“Mi senti bene?” riprese Bill frettolosamente “Sento molto chiasso. Dal momento che ci siamo scambiati i numeri” disse lui di getto e prima che perdesse nuovamente il filo della discussione “Ho pensato che fosse meglio sentirsi per voce, era per farci gli auguri”

 

Nuovamente silenzio.

 

Pensò a quanto fosse idiota, nonostante quel discorso ripetuto diverse volte; pensò a come potesse farle gli auguri due giorni prima della festa ed in quella circostanza, magari occupata a fare altro ed in compagnia di chissà chi. Pensò che fosse doppiamente idiota nel giro di pochi secondi.

 

“Grazie, sei gentilissimo, li ricambio di cuore” quella voce angelica lo stava sciogliendo letteralmente “Sì, è stato un bel gesto questo sai? E', è bello poterti finalmente conoscere anche così, in fondo dopo questi mesi passati a scriverci messaggi” non proseguì la frase. Forse anche lei era emozionata.

 

Bill giocò nervosamente con la collana che aveva sul collo, cercando di far aderire meglio il telefono all'orecchio.

 

Silenzio, ancora.

 

I pensieri si aggrovigliarono come cespugli di rovi, non capiva se quel gesto le avesse fatto effettivamente piacere.

 

“Non avevo la più pallida idea che fossi occupata, puoi dirmelo, credimi, non volevo disturbarti, se preferisci ci sentiamo in un momento migliore”

 

“No, va benissimo anche adesso. Senti trambusto perchè mi trovo seduta al bar con la mia amica di cui ti ho parlato qualche volta, ma ora mi sono messa in un punto più tranquillo per poter conversare” disse con Elena divertita che la fissava da lontano.

 

“Ah sì, Elena, giusto?”

 

“Esatto, lei”

 

“Quindi lavori anche il venticinque?”

 

“Si,” rispose facendo la smorfia all'amica da lontano “Sì, il 25 notte, ma il 26 ed il 27 sarò libera e quindi andrò dai miei. Tu mi hai scritto che sei ad Amburgo dai tuoi e con tuo fratello? Le tue foto e i tuoi video sono bellissimi, grazie, quei posti sono incantevoli, non ne ho mai visto uno!”

 

“Allora è un ottima scusa perchè un giorno possa venire qua ad ammirarli” Dio solo sa cosa avrebbe aggiunto a quella frase.

 

“Sarebbe meraviglioso, sì, magari un giorno” abbozzò appena.

 

“E' strano sentirci per telefono” osservò.

 

“Sì, in effetti”

 

“Te l'aspettavi?” chiese pieno di curiosità.

 

“Un po' sì, anche se mi aspettavo che tu lo facessi quasi subito dopo averti dato il mio numero”

 

Quindi, pensò, non era stato così positivo aspettare? Evitò di pensarci più di tanto, si sarebbe confuso.

 

“Non ho voluto darti una cattiva impressione” sorrise.

 

Lei percepì la risatina ed iniziò a rilassarsi.

 

“Beh, Willy, questo non vuol dire che tu non sia un maniaco anche così” e scoppiò a ridere.

 

Lui fece altrettanto dall'altra parte del telefono.

 

“Oddio, non sto iniziando bene dunque”

 

“E sembrerebbe di no”. Si sentì più rilassata guardando l'amica farle strani gesti.

 

“ Allora, hai già fatto i tuoi acquisti per queste feste?” gli chiese cambiando argomento.

 

“Oh si, dovresti chiedere a mia madre, non ne poteva più di vedermi pieno di regali”

 

Giulia rise nuovamente e lui con lei.

 

“In genere lo shopping compulsivo è tipico di noi femminucce” osservò.

 

“Non è assolutamente vero come vedi” rispose rilassandosi finalmente un po'.

 

“Bene, attendo tue foto”

 

“Contaci”

 

“Devi ritornare a Los Angeles? Mi avevi parlato di un contratto”

 

Bill si ricompose subito.

 

“Si, dovrebbe andare in porto, non so se per la primavera o oltre, dipende da molte cose.”

 

“Sai che sarò un giudice severo quando ascolterò il tuo primo album?”

 

L'attenzione fu distolta quando la sua camera s'illuminò completamente: guardò fuori dalla finestra e vide i fari di due macchine avanzare per il vialetto innevato.

Lei sarebbe stata il suo giudice più inflessibile dunque, sì, sarebbe stato magnifico, pensò.

 

“Riparto ai primi di Gennaio. Non ho molto tempo per stare fermo.”

 

“Ma quindì inciderai un album tutto tuo? Farai anche tourneè?” la curiosità stava prendendo il sopravento e lui s'irrigidì nuovamente. Ora il copione che si era preparato per rispondere non prevedeva quella parte.

 

Pausa.

 

Silenzio

 

“Willy? Mi senti?”

 

“Si, sì ”disse riordinandosi velocemente le idee “Anche se non sarò solo, ovviamente, sarò accompagnato dai miei amici che mi daranno una mano, siamo una piccola band, niente di più, te l'avevo scritto. Dovrebbe essere prevista una tournèè in piccoli locali” si per quelle bugie.

 

“Oh Willy! Spero davvero che vada tutto per il meglio, sono convinta che sarà così. Non ci conosciamo e non ti ho mai sentito cantare, ma sono sicura che sarai bravissimo. In fondo ci sono tanti cantanti mediocri in giro per il mondo che si vantano di saper fare chissà che”

 

Quelle parole lo colpirono dette così spontaneamente ad uno che praticamente poteva essere per lei uno sconosciuto.

 

“Grazie, sei davvero gentile” fu tutto quello che riuscì a dire.

 

“Spero un giorno di poterti sentire cantare, sono davvero curiosa” disse improvvisamente lei

 

Bill si sorprese e tutto ciò che fece fu sorridere perchè questo poteva significare solo una cosa per lui: volerlo incontrare un giorno.

 

“Sarebbe un onore per me. Quando lo vorrai tu. Ehi” disse per interrompere quella situazione pericolosamente imbarazzante “Qui sta venendo giù tantissima neve, per stanotte credo sia prevista una tormenta, spero non vada via la comunicazione d'improvviso.”

 

“Mi ha fatto piacere aver parlato con te”

 

Tutto quello che fece fu adagiarsi sopra il letto, imprimendo nella sua memoria a breve termine quelle parole, dette da una voce così femminile; c'era solo da morire, ormai la sua mente non faceva che ripetere quella frase.

 

“Ha fatto molto piacere anche a me” rispose abbassando di un tono la sua voce, tanto da farla risultare più profonda.

 

“Magari per Natale” anticipò subito dopo lui “Potremmo risentirci, sempre che a te vada bene, ecco”

 

“Ti chiamo io, sperando tu sia sveglio” disse con una risatina.

 

“Che fai, mi prendi in giro?” disse divertito “Sarò sveglio non voglio che sia tu a pagare la chiamata, se non ti offendi lo farò io”

 

“Non ci sono problemi, ma se preferisci. Allora spero di essere io quella sveglia” disse iniziando a ridere, immaginandosi lo stress di quelle giornate di festa impegnata col lavoro.

 

“Beh, mi fa piacere che l'idea di dover lavorare a Natale ti diverta” disse in tono scherzoso “Ma se ti può consolare anche io dovrò fare qualcosa perchè ho parecchio lavoro arretrato”

 

“Forse mi stai consolando. Sì mi hai decisamente consolato”

 

Bill si mise a ridere, ormai aveva capito che quello era il suo modo di prenderlo in giro.

 

“Willy, si sta facendo tardi e la mia amica mi sta aspettando, temo che dovrò salutarti. Ah, scordavo, sai che il tuo tatuaggio mi piace? Non ne ho mai visto uno così. Ti soprannominerò Willy Koliz”

 

“Chi sarebbe, scusa? Koliz intendo”

 

“Ma come, il cantante a cui hai copiato il tatuaggio”

 

Sgranò gli occhi e trattenne una risata, aveva sbagliato completamente la pronuncia.

 

“Ah sì, ho capito, beh, se a te fa piacere prendermi in giro, va bene lo stesso, sarò Willy Koliz”

 

Risero nuovamente finchè non si salutarono.

 

Si buttò nuovamente sul letto decisamente felice, anzi stra - felice, anche se non c'era stato un esplicito motivo per esserlo, come magari uno scambio di appuntamenti o qualcosa di simile, non poteva certo pretenderlo, ma il solo fatto di aver sentito nuovamente quella voce così dolce, gli fu una ragione più che sufficiente per esserlo. Già, quella voce, così angelica e delicata, la stessa che aveva sognato. Si stupì nel ricordarla perfettamente; che iniziasse a fare sogni premonitori? Abbandonò quei pensieri astrusi; si mise il grosso maglione di lana e si avviò nel piano di sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Simone aggiunse legna al fuoco, fuori si preparava a cadere altra neve sebbene il freddo pungente di prima, aveva lasciato il posto ad un sensibile rialzo termico; si sedette sulla poltrona per scaldarsi un pò accanto a Doreen e Willii mentre Bill li raggiunse raggiante. Gordon ultimava le pietanze in cucina con l'aiuto di Tom.

 

“E' così bello avervi qui tutt'e due“ disse Simone guardando il figlio.

 

“Finalmente vediamo i nostri nipoti dopo un secolo” rimbeccò sorridente Doreen.

 

Lui non disse nulla, si avvicinò ad abbracciare la mamma e gli zii, poi si mise davanti a Simone, seduto sulle ginocchia; Doreen gli scompigliò i capelli rendendosi conto di quanto stesse crescendo e diventando sempre più bello; Scotty si accucciò accanto a lui, con una zampa sopra la sua snicker.

 

“Vorrei vedervi più spesso, ma capisco che siete cresciuti, a parte in certe circostante “ precisò ironica Simone “ormai avete la vostra vita ben indaffarata. Ma sono felice se voi lo siete, va bene anche così.” Lo disse sinceramente anche se Bill percepì un tono non sereno e sensibile com'era, non tardò a farglielo notare.

 

“Ho modo di credere che si tratti di qualche fan o meglio specie di fan”

 

Bill la guardò alzando le sopracciglia come a dirle di non aver capito: si voltò a guardare gli zii per percepire qualche segnale, ma a quanto pare anche loro sembravano meravigliati da quella strana esternazione.

 

“E' da un po' di tempo che due giovani ragazze osservano i miei movimenti e quelli di Gordon. Ne ho parlato al capo della polizia ed hanno confermato i miei sospetti. Sicuramente si tratta di questo”.

 

Bill sgranò gli occhi “Vuoi dire che vi seguono?” anche sua madre e Gordon vivevano le conseguenze del loro successo, belle o brutte che fossero, ma questa volta forse c'era qualche nota stonante in tutto e Bill non potè non percepirlo.

 

“Non sempre, o almeno quando me ne accorgo. E non è la prima volta che le noto davanti a casa anche se a debita distanza. Per lo più sono due e le stesse altre volte si alternano con altre due. Comunque la polizia ha aumentato la sorveglianza”.

 

Bill restò a guardarla preoccupato. Nessuno al mondo avrebbe dovuto toccarle sua madre o infastidirla e lo stesso valeva nei confronti del suo futuro patrigno. Nessuno.

 

“Siamo già arrivati a questo? Stiamo parlando allora di stalkers, non di fans! Adesso che ci penso Tom l'altro giorno mi ha detto di aver visto una ragazza robusta diverse volte durante la giornata davanti la strada della nostra uscita e l'ha rivista i due giorni successivi. Anche l'altra mattina che Dirk mi ha accompagnato fuori, ora che mi ci fai pensare. Non mi sarei mai immaginato una cosa simile, credevo fossero i soliti fans occasionali. Questo cambia le cose certo”.

 

“Sì, dev'essere una di loro probabilmente”.

 

Doreen le porse un bicchiere d'acqua.

 

“Ma la polizia che ha detto?”.

 

“Che possono solo tenere sotto controllo la situazione, finchè non c'è un fatto concreto, non possono far nulla.”.

 

“Come? Se t'inseguono non possono far niente?'” chiese Bill sarcastico.

 

Willii, che gli stava accanto gli accarezzava il braccio.

 

“Per ora no. La mia è stata un semplice denuncia formale. Loro mi hanno consigliato di non farvi vivere in questa casa tutto il tempo necessario affinchè la situazione non si risolva da sola”.

 

Quella frase lo destabilizzò, gli arrivò come un pugno dritto allo stomaco. Ora si rese conto che la situazione era più preoccupante di quanto Simone gli avesse fatto credere.

 

“Cosa? Non posso vivere a casa mia?” chiese esterrefatto.

 

“Sarebbe una misura precauzionale, allo scopo di calmare le acque per vedere se la situazione migliora “.

 

“Tom lo sa?”

 

“Sì, gliel'ho detto stamattina”

 

Bill si rabbuiò. Mai come in quel momento capì il prezzo da scontare per il loro successo. Erano abituati a fans particolarmente intraprendenti, ma mai si era arrivati al punto di stalkeare qualcuno di loro, un familiare per di più.

 

“Temo che al vostro rientro da Los Angeles, troverete una nuova sistemazione” gli disse Simone.

 

Lo scoppiettìo del fuoco spezzava quelle pause di silenzio. Qualcosa stava cambiando in lui e di sicuro non in meglio; mancavano pochi giorni a Natale e di serate come quella ne capitavano una volta all'anno.

Scotty si era completamente addormentato e Tom arrivò dalla cucina con un piattino di affettati.

 

“Voglio incaricare Andreas per la casa, noi staremo a Los Angeles per un po' temo. Voglio liberarti da questa incombenza. Glielo dirò appena mi libero” disse Bill rivolto alla madre.

 

Bill lasciò la presa della mano di Simone con cui l'aveva tenuta per tutto il tempo e se ne andò in camera. Si sentiva stordito; i pensieri iniziarono ad affollare la sua testa., perchè quello che gli aveva detto gli aveva fatto male, molto male.

Fuori intanto la neve aveva ripreso la sua pigra danza ma a nulla serviva quel paesaggio imbiancato a calmare la sua pena come quando era piccolo.

Chiuse i suoi occhi e la mente lo riportò a quel Natale di quando lui e Tom avevano cinque anni: le cose tra Jorge e Simone non andavano più così bene. Quella sera c'era stato l'ennesimo litigio e lui sentì lo stesso affanno che sentiva ora. Allora con Tom corsero vicino alla finestra per guardare la neve scendere silenziosamente come se quel paesaggio fatato avesse il potere di interrompere quella sofferenza e tenendosi per mano intonarono “O Tannenbaum”.

Ora era cresciuto, ma provava lo stesso dolore, lo stesso affanno, perchè quello, non era cambiato, anzi, era maturato con lui. L'alito aveva appannato il vetro della finestra della sua camera e suoi occhi castani scrutavano quel cielo ormai diventato scuro col calare della notte.

Guardò il viso di Giulia sul telefono, chiuse gli occhi e cercò di ricordarsi la sua voce flautata, dopo tutto era lei che cercava sempre, lei che era mille miglia lontana da tutto questo. Le mancava, anche se non l'aveva mai avuta veramente, voleva condividere il suo mondo, le sue gioie, le sue ombre, le sue soddisfazioni , le sue delusioni., i suoi sacrifici, le sue rinunce ed il suo dolore, semplicemente era pronto a darsi a lei, senza riserve, completamente.

L'avrebbe voluta avere tra le sue braccia solo per spiegarle tutto questo, per dirle che anche lui a volte aveva paura, che anche lui a volte piangeva e che il fardello chiamato vita, poteva avere un peso diverso se condiviso con chi si desidera avere accanto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bill, tuo fratello e Gustav sono là con tua madre ed i tuoi zii” disse Georg andandogli incontro, notando che l'amico era strano.

 

“Questi sono per dopo” disse Bill porgendogli il vassoio di dolci.

 

“Ehi, va tutto bene?”

 

“No Georg, ci sono un bel po' di cosette che devono essere sistemate”

 

“Alludi alla sorveglianza”

 

“Lo sai già?”

 

“Me lo ha accennato tuo fratello per telefono, anche Gus lo sa, ma non facciamo prenderci dallo sconforto, siamo già abituati”

 

“Stavolta è diverso me lo sento”

 

“E' pronto” disse Simone a gran voce interrompendo la loro conversazione.

 

“ E dopo sorpresa finale” aggiunse Georg “Torta alle prugne per Bill e per noi i dolci di Betsy”. Disse riscontrando l'approvazione di tutti.

 

“La torta alle prugne?” chiese stupito Bill entrando in sala.

 

“Si si, l'ha portata Tomi per te” disse Gustav girandosi verso il gemello.

 

“Sarò un secolo che non la mangio! Come diavolo t'è venuto in mente?” chiese al fratello visibilmente emozionato.

 

“Quando rientriamo a casa mi fai sempre la lagna che la desideri, dici sempre che come quì non la fanno in nessun'altra parte del mondo. Ne ho ordinato una dozzina da portar via per quando rientreremo a Los Angeles”.

 

“Esagerato” si mise a ridere Gustav “Così arriveranno ammuffite”.

 

“Se ne arriveranno” osservò divertita Simone.

 

“Ma certo, Bill ultimamente ne ha davvero bisogno” disse Tom con un sorriso luminoso e carico di significato.

 

“Ed ora tutti seduti” l'interruppe Willii portando in tavola un trionfo di affettati e di pane di vario tipo.

 

“Vietato parlare di lavoro” disse laconico Tom.

 

“lo stai già facendo” osservò Gustav che era indeciso se scegliere pane di segale o focaccia col sesamo.

 

Bill diede un'occhiata al fratello e gli fece un sorriso malinconico; non ci volle molto per Tom comprenderne il motivo. Quando terminarono il brodo, Bill si alzò e andò accanto al camino acceso per scaldarsi un po'. Gustav e Georg restarono nella tavola insieme a Simone, Doreen e Willii. Tom si avvicinò al fratello.

 

“Dovresti dire qualcosa anche a loro. Ormai sono certi che c'è qualcosa sotto, è da troppo tempo che ti osservano, ma lo sai come sono rispettosi da questo punto di vista”.

 

“Non so Tom”.

 

“Beh, che sei innamorato perso mi pare evidentissimo, non credi?”.

 

“Si, innamorato di un sogno” gli fece storcendo la bocca e dandogli un piccolo calcio sulla gamba. “Tom, sono preoccupato per quello che ci ha detto mamma”

 

“Ecco Bill il tuo dolce preferito” disse Gustav porgendo una fetta grande di torta alle prugne.

 

“Lo so, ma non roviniamoci la serata. In fondo siamo sempre stati assediati dai fans, si tratta solo di trovare un piano più efficace per contenerli”

 

“Mamma e Gordon ne devono restare fuori. Non voglio assolutamente coinvolgerli in questa follia”

 

“Calmati adesso”.

 

“A proposito Bill” disse a voce bassa avvicinandosi Georg “Ma con Christie, la sera della festa, vi abbiamo visto che v'incamminavate zitti zitti fuori dalla sala” .

 

Bill sgranò gli occhi sorpreso e guardò il gemello. Tom si girò di scatto verso il camino, dando le spalle ad entrambi, spalancando la bocca silenziosamente in un sorriso enorme.

 

Bill vide quella reazione ridicola del fratello e gli scappò una risata.

 

“Abbiamo capito tutto ragazzo! Ritorno di fiamma all'orizzonte” precisò Georg mentre Gustav se la prese scherzosamente con Tom.

 

“Sshh, abbassate la voce” disse irritato Bill, guardando la madre dirigersi in cucina per raggiungere gli zii.

 

“ Basta aver guardato la tua reazione Tom per averci chiarito i pochi dubbi rimasti sia miei che di Georg, grazie amico” disse ridendo.

 

“Avete capito male, anzi, malissimo. Dico io, ma poi vi svegliate dopo tutto questo tempo?” disse visibilmente imbarazzo Bill.

 

“Perchè non vi siete visti in faccia quanto eravate sconvolti”

 

“Hai visto male Gustav, è la tua gelosia come sempre che ti fa parlare e basta”.

 

“Eh sì dolcezza, ti voglio tutto per me! Però devo ammettere che ha dei bei fianchi, hai buon gusto, non pensavo ti fossi invaghito nuovamente di lei”.

 

Bill divenne rosso e d'improvviso l'intera scena di quella sera gli riapparve davanti agli occhi.

 

“Era ora Bill che ti lasciassi andare.”osservò Georg con lo sguardo verso l'alto.

 

“Oh sì Bill, dai Bill dai così ” fece Gustav simulando a bassa voce i gemiti.

 

Tom guardò ridendo Bill che era completamente paonazzo in viso.

 

“Gus fa così perchè ultimamente è a secco e se la sognerebbe una come Christie. Ha decisamente più buon gusto lei nel preferire te e deve lavorare solo di fantasia lui” disse Tom rivolto al fratello.

 

“Tom non fare lo spiritoso, se per quello non fila nemmeno a te” ci tenne a precisare Gustav di rimando mentre beveva la sua birra preferita “La prima ragazza che resiste al tuo fascino, non sei universalmente irresistibile”.

 

“Ma ne posso contare un migliaio minimo in più di te”.

 

Gustav gli rispose con una smorfia.

 

“Comunque siete tutti fuori strada oltre che pervertiti ovviamente” disse Bill.

 

“Christie non c'entra niente.” intervenne il fratello avvalorando quanto detto dal gemello.

 

Georg e Gustav si sedettero nelle poltrone accanto al camino.

 

“Bill, non credo che ti debba sentire in dovere di dirci nulla, sono cose tue personali e intime. Sai che ci piace scherzare, ma sappiamo quanto adori l'Italia” disse poi ironico Georg “Certe cose per quanto vogliamo, non si riusciamo a nasconderle”

 

Bill allora scoppiò in una risata che contagiò gli altri, ci voleva, aveva bisogno di non pensare.

 

“Sembro un malato e voi mi state offrendo il vostro aiuto. Che tragedia per essermi solamente 'ammalato d'amore'! Ora non potrò essere tutto per te Georg e nemmeno per te Gustav”.

 

“Svelato l'arcano. Che poi tanto si era capito chiaramente. Hai iniziato a perdere colpi nei backstages, prima delle interviste e durante le prove, tanto che Gus ha detto che il frigorifero di casa sua aveva più ritmo, noi siamo acuti osservatori caro mio” si vantò Georg.

 

“Gus non conosce i miei tempi e si deve adattare.”

 

“No, no, sei tu che devi seguire i miei, se no chissà dove andremo se dovessimo dare ascolto a te” ribadì Gustav.

 

“Comunque rilassatevi un primo contatto c'è stato” disse Tom prendendoli in giro.

 

“Cosa?” disse Gustav allibito “Sei già a questo punto e non ci hai volutamente aggiornare cammin facendo?”

 

“Oddio Gus, abbassa la voce” lo pregò Bill notando che il resto della combriccola aveva fatto ritorno in sala. “Ci siamo solo sentiti al telefono, tutto quì”.

 

I quattro si scrutarono in viso e si misero a ridere all'unisono; Simone, Gordon e gli zii li guardarono a loro volta divertiti nel sentire il fragore di quelle piacevoli risate.

 

Bill fissò le lunghe fiamme del fuoco che ardeva scoppiettante mentre fuori la neve continuava a cadere; in fondo si sentì risollevato grazie a quella compagnia, dopo tutto aveva un buon motivo per credere che anche il problema sollevato dalla madre si sarebbe risolto in qualche modo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dannazione Elena, mi stava venendo da ridere al telefono, perchè quei gesti strani?” disse avvicinandosi all'amica.

 

“Temevo ti scordassi di avere un'amica al tavolo”.

 

“Ele, risulta una chiamata persa di Massimiliano” disse sendendosi davanti all'amica e portandosi alle labbra la cioccolata ormai fredda.

 

“Beh, te lo dovevi aspettare, avrà qualche altra cosa da dirti” disse senza meravigliarsi. “Ma dimmi di Diavolish, dai su, non tenermi sulle spine” chiese morendo dalla curiosità.

 

“E' stato così delicato e premuroso, aveva paura di disturbarmi ed Ele, ha una voce bellissima!”.

 

“Tesoro!” la prese in giro l'amica.

 

“Comunque mi ha sorpresa, non mi aspettavo questa chiamata.”

 

“Credo che fin'ora non abbia fatto altro”

 

“In che senso?”

 

“Stupirti”.

 

“Forse si”.

 

“Togli il forse” disse l'amica “E credo un'altra cosa”

 

“Cosa?”.

 

“Che siete due scellerati entrambi, senza saperlo.”

 

“Non voglio polemiche”.

 

“Lasciati dire almeno un'ultima cosa”.

 

“Sentiamo, mi devo tenere forte? Muoviti però”

 

“Lo sai come la penso, comunque, se lui è arrivato a tanto c'è solo un motivo”.

 

“So già quello che mi stai per sparare, la tesi dell'omicida-maniaco seriale e bla bla bla. Passa direttamente al secondo motivo, quello di di riserva, perchè c'è quello di riserva, vero??” la riprese lei in tono sarcastico.

 

“Oh sicuro” fece una breve pausa per prendere fiato e le disse “E a questo punto penso sia quella più credibile, visto che per tutti questi mesi non si è proposto in modo insistente e non ti ha nemmeno chiesto subito un appuntamento: penso che sia pazzo di te ed il bello è che non credo minimamente che non ti abbia mai incontrata veramente”.

 

“Ele!”esclamò “Di nuovo con questa storia? Ma incontrata dove? Se pensi sia uno dei ragazzi incontrati al parco quella sera, sai che non credo proprio a questa storia, ma penso che si sarebbe palesato subito e poi uno può invaghirsi anche solo da una foto, ci può stare, senza aver mai incontrato quella persona. Ho detto invaghirsi, mica innamorarsi, sono due cose totalmente diverse. Quando penso ad Enrique Iglesias, mi sento svenire ad esempio” ridacchiò “ Ricordo di aver letto che anche Simone Le Bon si era invaghito della moglie quando la notò in una rivista, poi dopo averla conosciuta se n'era anche innamorato. Willy è un passatempo piacevole e leggero; ci messaggiamo da diversi mesi, un pochino di confidenza c'è, ma è superficiale. Ma non è l'unico che mi scrive cose carine poi e lo sai. Molti mi hanno dato il numero di telefono, sul web trovi tanta di quella gente strana e strampalata! Però non so perchè Willy mi abbia ispirato subito fiducia; è l'unico capace di farmi pensare positivo, a distrarmi. Ho bisogno di non pensare, sopratutto a quello che mi è successo e lui ci riesce, ogni volta. Quindi mi piace come amico virtuale.”

 

“Molto virtuale?” disse ironica l'amica “E' vero, ho notato che lui ha un modo più coerente di comportarsi e chegiustifica in oarte questa tua fiducia nei suoi confronti, ma poi, basterebbero davvero un pò di foto per spingere una persona a dare il proprio numero di telefono? O ti conosce o è qualcos'altro.”

 

“Se uno è un pervertito come dici tu è probabile allora, ma sarai la prima a sapere se un giorno ci incontreremo e tu verrai con me”

 

“Tu stai impazzendo”

 

“E dai che anche tu muori dalla curiosità di vedere com'è”

 

“Si certo, chi no lo sarebbe su di uno che di manda foto a pezzi, ti fa i complimenti e di consiglia come una persona matura! Tuttavia, siete mesi senza concludere nulla, un maniaco non perde tutto questo tempo appresso al nulla. O forse mi sbaglio”

 

“Non ho voglia di psicanlizzare tutto.”

 

“Altrimenti ricadiamo nell'altra mia ipotesi e nel dubbio ti dico solo di fare molta attenzione. Ora che Massimiliano è distratto dal suo matrimonio, ti vedo più vulnerabile”.

 

“So badare a me stessa, sono cresciuta senza di lui.”

 

“Lo richiami?”

 

“No”

 

“Brava, se vuole, si farà risentire lui, mi ha deluso, ma lo capisco: è innamorato di te, ma non vuole fare un torto a lei, con cui c'è da tempo ed in fondo è una brava e benestante ragazza”.

 

“Già”

 

“E sopratutto non voglio più vederti piangere, per nessuno”

 

Giulia bevette l'ultimo sorso di cioccolata, il suo cuor era diviso tra l'emozione di aver conosciuto Willy e la delusione che Massimiliano malgrado le aveva recato; l'umore si stava nuovamente rabbuiando e gli occhi si fecero nuovamente umidi. S'incamminarono imbacuccate verso la fermata del mezzo: quando Giulia abbassò gli occhi per cercare messaggi nuovi di Willy, ne lesse uno di Massimiliano.

 

-Volevo sapere solo se stessi bene, non hai risposto e non ho insistito. Non succederà più un comportamento simile nei tuoi confronti, è una promessa che ti faccio e che ho fatto a me stesso. Ti voglio bene, buona serata-.

 

Cancellò subito il messaggio, non accorgendosi che stava per fare altrettanto ad una foto di Willy.

 

 

 

 

 

 

b-r

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Il mio quartiere stasera era così, si stava preparando una tormenta di neve che ora sta venendo giù; ho sempre amato il suo candore e la pace che riesce a trasmettermi. Vorrei poterti far arrivare tutto questo in qualche modo e dirti che sono felice di averti sentita. Ti auguro una buona notte-

 

Prese la mano di Elena ed appoggiò il capo sulla sua spalla, mentre le luci del bus stavano avvicinandosi sempre di più: sorrise, chiuse gli occhi pochi secondi prima che il mezzo raggiungesse la loro fermata e fissò l'immagine di Blankenese nella sua mente: Massimiliano ora non c'era più e con lui nemmeno il malumore che l'aveva accompagnata poco prima. Dopo tutto il merito era stato di Willy, solo e soltanto di Willy.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Cit titolo: Julio Cortázar

Crediti al proprietario della foto 1

Foto 2: Dirk Renckhoff

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta.” ***


 

Bologna

23 dicembre 2008

 

 

 

Stava ancora pensando alla telefonata avuta con Bill quando non impiegò molto a rendersi conto che due occhi la stavano fissando da dietro il cliente che stava servendo; le sue pupille si spostarono poi velocemente di pochissimo ed incrociarono un paio di occhi azzurri, e fu allora che il cuore iniziò a battere forte e ad avere il fiato più corto; cercò di tenere i nervi saldi e salutò con apparente calma il suo cliente.

 

“Buongiorno Giulia” disse Maria a cui seguì il saluto di Massimiliano.

 

“Che bella sorpresa” mentì sorridendo mentre prendeva i loro documenti.

 

“Lavori in un posto stupendo, avrei voluto tanto anche io fare l'hostess! E' da un po' che non ci si vede, come stai?”.

 

“Oh, benone grazie. Siete in vacanza?” chiese spostando lo sguardo verso Massimiliano intento a fissarla da dietro la sua ragazza.

 

“Sì” disse prontamente lui “Qualche giorno di meritata vacanza dopo il raffreddore, d'altronde era da un po' che volevamo partire per Amsterdam”.

 

Giulia porse loro i documenti, guardò la pesa, anche se avrebbe desiderato comunicare con tutto il cuore che le loro valigie andavano ben oltre il peso dovuto; attese per il safe bag e fece cenno loro di riprenderle. Notò che erano particolarmente grandi ed erano tre.

 

“Potresti lasciare la postazione per un poco?” chiese lei candidamente, mentre lui accanto teneva il capo leggermente chino con lo sguardo verso il basso.

 

“Non saprei” rispose presa alla sprovvista, allora si avvicinò al collega che stava più all'interno che le concesse dieci minuti.

 

Uscì velocemente per dirigersi tra la biglietteria e la pizzeria. Loro la seguirono dietro con lui che teneva il più possibile lo sguardo puntato su quella silhouette in uniforme che camminava aggraziata innanzi a loro: le sue mani strinsero innaturalmente la presa dei due trolley e la sua mascella si contrasse quando lei si voltò e incautamente incrociò lo sguardo con il suo.

 

“Io e Max volevamo darti questo” disse porgendole una scatola rossa con nastro oro di media grandezza.

 

Giulia arrossì immediatamente: l'idea del regalo la spiazzò; allungò le mani ed afferrò delicatamente il pacco e davanti a loro, con lo sguardo fisso sul regalo lo aprì: ne estrasse una sciarpa di lana bordeaux.

 

“Grazie, è bellissima!” disse imbarazzata “Io, io non sapevo veniste, altrimenti...”.

 

“No, non devi preoccuparti!” l'interruppe subito Massimiliano; i suoi occhi ormai erano umidi e a stento riuscivano a tenere il suo sguardo. “L'abbiamo fatto con piacere, non con l'intento di ricambiarlo, ci mancherebbe”.

 

“Ha un valore speciale perchè è l'ha fatta mia nonna ed abbiamo pensato che forse...” Maria non continuò perchè Giulia era evidentemente emozionata.

 

“Grazie davvero, non so come ringraziarvi”.

 

“Non devi, siete sempre stati gentili con noi e Massimiliano, tu, i tuoi, Mirko”.

 

Maria si avvicinò e l'abbracciò “Auguri, passa un sereno Natale, ci faremo sentire”.

 

Massimiliano restò fermo a guardare quel volto luminoso rinvigorito da quegli occhi lucidi e dalle gote rosse per l'emozione; il suo cuore ebbe un fremito quando lei alzò lo sguardo improvvisamente per guardarlo intensamente: allora lui fece altrettanto incurante di Maria che lo stava guardando.

 

“Auguri Giulia” disse porgendole la mano che lei prontamente strinse: sentì il calore di quella stretta, la trattenne volutamente qualche istante più del dovuto tra la sua prima di lasciarla andare.

 

Si accomiatarono per avviarsi su direzioni opposte: Giulia strinse la sciarpa tra le sue mani insieme alla scatola, cercò di resistere qualche istante prima di voltarsi indietro: lui la stava guardando mentre sistemava qualcosa su una valigia mentre Maria camminava davanti a lui senza voltarsi nemmeno una volta; lui la salutò con un cenno della mano a cui seguì un sorriso smagliante; lei rispose timidamente, si voltò e raggiunse la biglietteria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ho una certa difficoltà col tedesco non passerò mai l'esame” disse Elena pensierosa. “E' una lingua impossibile, ogni frase è lunga un chilometro”.

 

“Come ti capisco, per fortuna che con l'inglese e lo spagnolo mi so arrangiare, altrimenti non mi avrebbero mai presa qui, ma il tedesco per me è peggio dell'arabo” la consolò sedendo in un angolo della sala d'attesa.

 

“Mirko sarà qui a momenti” disse Giulia guardando l'orologio.

 

“Mi pare di aver capito che di Massimiliano non sappia nulla”.

 

“Massimiliano, Massimiliano! Basta Ele, non ci voglio più pensare”.

 

“Indosserai quella sciarpa?”

 

“Ne ho altre, quando si rovineranno quelle forse sì”

 

Elena sorrise. “E' stato un bel gesto però. Non so se dietro ci fosse un motivo, ma il fatto che l'abbia fatta la nonna vuol dire che a te ci tengono in qualche modo.”

 

“Non m'interessa, non li voglio più sentire nominare, che si godano la 'meritata vacanza'” disse infastidita.

 

“Ma siete cieche?” esordì poco dopo una voce maschile.

 

“Mirko!” esclamò Elena felice di vederlo: era ormai evidente che Elena fosse completamente presa da suo fratello pensò Giulia; non ne avevano più parlato e per quanto fossero amiche intime quell'aspetto l'avevano lasciato fuori dai loro discorsi. In fondo era qualcosa di speciale e molto personale e non tutto si poteva condividere.

 

“Beh, ancora non abbiamo sviluppato gli occhi accessori posti dietro al cranio”.

 

Lui le fece una smorfia avvicinandosi ad abbracciarle “Quanto siamo ironiche stasera”.

 

“Hai finito il turno?” chiese Mirko trattenendo più del dovuto tra le sue mani quella dell'amica; Giulia capì che a quel punto la storia forse era già iniziata, perchè un grado simile di intimità, seppur molto amici, non l'aveva mai vista da parte di suo fratello.

 

“Che me lo chiedi a fare se mi vedi qui e sei venuto a prendermi?”.

 

“Ele, vorresti riferire cortesemente a mia sorella, che mi sta iniziando a girare qualcosa che eviterei di dire perchè sono in fondo un tipo educato davanti alle ragazze?”.

 

Elena si mise a ridacchiare e Giulia gli stampò un bacio sulla guancia.

 

“Andiamo, beati voi che domani siete di partenza”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli alberi addobbati sui giardini e sui terrazzi, le vie e le strade illuminate dalle luci intermittenti, le stavano ricordando che mancavano solo due giorni a Natale: quest'anno non aveva proprio l'umore, non si sentiva in sintonia con tutta quell'atmosfera, d'altronde sapeva cosa aspettarsi al suo rientro a casa: quest'anno non avrebbero festeggiato; la mancanza della nonna era ancora troppo dolorosa per pensare a divertirsi. Attivò sul suo cellulare la sua playlist preferita e si coprì con caldo piumone; ebbe voglia di sentire Willy, aveva bisogno di conversare con lui, ma temeva fosse tardi; ormai stava diventando una specie di passatempo cui riporre i sui pensieri e condividere punti di vista. Aprì il social e notò piacevolmente che lui l'aveva preceduta inviandole un messaggio.

 

-Ciao Giulia, spero di non disturbarti, in fondo l'orario non è tra i migliori, ma volevo mandarti le foto dei regali come ti avevo promesso. Ti informo, inoltre, che qui ormai siamo letteralmente sommersi dalla neve, ok, è tutto molto bello, ma se dovesse continuare così creerà non pochi problemi. Com'è andata la giornata a lavoro?-.

 

Aveva già il buonumore nel leggere quelle parole, sopratutto perchè il messaggio era stato inviato pochi minuti prima, segno evidente che anche lui aveva avuto la sua stessa idea.

 

-Dovrai per forza vestirti da pupazzo di neve allora, così se non volessi farti trovare da qualcuno che ti sta poco simpatico starai al sicuro. Me ne manderesti un po'? Al posto tuo, sarei stata tutto il tempo a divertirmi in quel bellissimo giardino!-.

 

-Potessi farlo l'avrei già fatto: ti avrei sommersa dalla neve, ogni tuo desiderio è un ordine per me-.

 

-Come sommersa? Non è carino da parte tua, che fine ha fatto il galateo maschile?- rispose divertita.

 

-L'avrei fatto delicatamente, non certo rovesciandoti il cassone pieno di un camion!-.

 

Giulia sorrise, gli piaceva il suo lato ironico; il suo sguardo poi cadde sull'orologio del cellulare ed automaticamente si chiese se Massimiliano fosse già arrivato a destinazione; aveva cercato di cacciare dalla mente il pensiero di lui con lei in albergo, ma al momento non c'era riuscita granchè; gli restava per ora impresso quel sorriso elargito a distanza, prima della loro partenza.

 

-Ma quanti pacchi sono? Credo di essere scioccata- ammise guardando una stanza enorme in cui svettava un magnifico albero rigoglioso di addobbi, letteralmente circondato da pacchi di ogni foggia e colore.

 

-Siamo parecchi parenti, ho una parentela prolifera a quanto pare, vero? Comunque per il canone saremo in pochi-

 

Lei sorrise nuovamente, pensando ai suoi di pacchi perchè si sarebbero potuti contare sulle dita di una sola mano.

 

-Sono invece curiosa di vedere cosa riceverai tu. Se hai così tanti parenti, in teoria, dovrai ricevere altrettanti regali- scrisse stringendosi meglio il piumone addosso: iniziava ad avvertire sonno, ma la sua mente attendeva qualcosa che non sarebbe mai avvenuta: un messaggio da Massimiliano per dirle che il viaggio era andato tutto bene; ci fu un momento in cui si sentì particolarmente stupida nel messaggiare con Willy ma pensando a lui.

 

-Certo che li vedrai, appena li scarterò sarai la prima a cui invierò le foto-.

 

-Sei sempre così gentile con tutti? E' difficile trovare persone così sensibili. Non ci conosciamo, ma ogni volta che ti sento in qualche modo penso a questo-.

 

-Non mi sono mai posto questo problema, sono cresciuto così, col senso di rispetto per gli altri, anche se molti per me non ne hanno mai avuto-.

 

Quella frase la destò lievemente perchè in quella frase aveva percepito durezza e sofferenza.

 

-Mi spiace per questo, ma mi riesce difficile credere che non esista essere umano al mondo che non abbia avuto a che fare con persone irrispettose-.

 

Ci fu una lunga pausa che fece riflettere Giulia: forse aveva scritto d'impeto rendendosi conto che proprio lei aveva mancato di rispetto in qualche modo.

 

-Sicuro, non tutti poi sono in grado di non farsi travolgere da queste persone 'invadenti': il problema credo dipenda dal fatto che l'empatia al giorno d'oggi sia un optional per alcuni, quando basterebbe averne un po' per vivere tutti un po' più tranquilli-.

 

C'erano dei momenti, ammise Giulia a se stessa, che non riusciva a stare al suo passo: sembrava una persona che già sapeva il fatto suo, così forte e sicura di sè, eppure avevano quasi la stessa età. Quelle frasi le poteva sentir dire dai suoi genitori forse.

 

-Ma tu sei felice adesso? Intendo dire, sei circondato da persone che ti amano e ti rispettano? -.

 

-Dipende da cosa intendi tu per felicità: se la intendi nel senso di essere in pace con te stesso sì. Ho sufficienti persone intorno a me di cui so di potermi fidare ciecamente, ma sopratutto mi accettano per come sono. Tu lo sei? Noto che è una domanda che mi fai spesso-

 

-Oh, non sono originale allora! Beh, per risponderti devo dirti allora credo di no. Non sono mai riuscita a far pace con me stessa, non sono mai soddisfatta né di me né di molte persone che mi stanno accanto, eccetto i miei ed Elena-

 

-Potresti iniziare a valutare l'ipotesi di allontanare da te chi ti fa soffrire-

 

-Oh Willy! Si potesse fare!-

 

-Cosa ti vieta di farlo?-

 

-La vicinanza alla famiglia-

 

-Non ho capito-

 

-Ricordi quel ragazzo di cui ti avevo parlato? Beh, vorrei non sentirlo e vederlo più-

 

-Perchè non lo fai?-

 

-E' legato ai miei ed è il capo di mio fratello-

 

-Perchè ti fa soffrire la sua presenza? Perchè provi qualcosa per lui e lui non ricambia? Sai che però mi riesce difficile crederlo-

 

-Willy- scrisse titubante, non sapeva se aprire completamente il suo cuore ad uno che non aveva mai visto, eppure le stava risultando così facile... non averlo davanti ai suoi occhi le semplificava tutto.

 

- Mi ha baciata ma poi mi ha detto che si deve sposare- ora tremava lievemente, non sapeva se aveva fatto bene a confidarsi a tal punto; la risposta tardò ad arrivare.

 

-Non si bacia una persona se non ci piace, sopratutto se non c'è un minimo di attrazione, fisica, mentale, quello che vuoi. Ma è stato molto scorretto, sia nei tuoi confronti che in quelli della sua ragazza. Avresti il coraggio di baciare un'altro uomo, sapendo che ti dovrai sposare? Questo succede se hai sentimenti parecchio confusi-

 

-Scusami, non volevo caricarti i miei problemi-

 

-Non devi scusarti, mi fa piacere notare poterti essere di aiuto.-

 

-Avevo bisogno di un tuo punto di vista, sei un ragazzo. Ho sempre pensato che voi maschietti vedete le cose in modo diverso dal nostro. Mi chiedevo come stessero andando a te le faccende sentimentali. Non mi hai più parlato di quella misteriosa ragazza. Sai che puoi farlo, ti sono in debito.-

 

-La mia è una storia complicata; sono fermo ancora alla situazione in cui lei ignora i miei sentimenti. Non abbiamo avuto occasione di stare insieme-

 

-Willy, mi chiedo cosa tu stia ancora aspettando!-

 

-Devo aspettare, non ho altre scelte-

 

-Spero che un giorno possa accorgersene. Sei un ragazzo in gamba me lo sento-

 

-Grazie, non sai quanto lo vorrei io, ma abitiamo molto distanti, non è semplice.-

 

- Immagino. Dovreste organizzare un incontro non impegnativo, una scusa per vedersi e parlare insomma. Volevo anche dirti che mi ha fatto piacere la tua chiamata lo scorso giorno, forse non te l'avevo ancora detto. Mi sembra tutto così strano, beh sì, intendo, avere iniziato la nostra conoscenza come sai... se penso a tutte le raccomandazioni che ricevo ogni giorno dai miei, dalla mia amica e da Mirko sullo stare attenta a chi do confidenza su internet e bla bla bla, un po' mi viene da ridere. A volte non si ricordano che non ho più cinque anni-

 

-Il dovere di ogni genitore e di chi ci vuole bene è quello di proteggerci e darci i migliori consigli, sono sicuro che le persone che ti vogliono bene hanno agito in questo senso-

 

Ci fu una piccola pausa quando lui aggiunse – Sono felice anche io di averti sentita, ma credo di avertelo detto già un paio di volte, rischierei di annoiarti-

 

- Willy, quando mi manderai una foto di te, del tuo cagnolino?- azzardò - Sono così curiosa sai, ma se non vuoi non c'è problema.-

 

Attese la risposta una buona decina di minuti, quando si alzò per andare in cucina a farsi una camomilla, ma dopo aver aperto la porta della sua camera da letto, sentì che Mirko e Elena stavano parlando a voce bassa nel soggiorno : la tv accesa aveva un volume basso e questo le consentì di captare qualche frase come 'non doveva farlo', 'non capisce più nulla' 'mi rattrista questa cosa', 'è un uomo grande, ma cosa spera di ottenere?' 'Ha perso il controllo è evidente, ma è una brava persona, mi fido ciecamente'.

 

Lei s'irrigidì, capì al volo di chi stessero parlando ed aveva anche capito che il fratello dovesse essere all'occorrente di quanto accaduto. Ritornò in camera e si mise sotto le coperte, riguardò il cellulare nella speranza che Willy le avesse risposto, ma non ricevette niente e mentre i suoi occhi lacrimavano riuscì ad addormentarsi nel giro di poco tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Due ore fa, Giulia mi ha scritto se mi poteva telefonare, accidenti a me!”. Disse sfilandosi i pantaloni del pigiama e rendendosi conto solo in quel momento di quanto avesse dormito.

 

“E tu stavi ronfando”rispose ridendo il fratello.

 

“E' che poi non mi ha più risposto ed io mi sono addormentato. Ho assillato Georg perchè mi mandasse la foto del suo cagnolino, anche se non è proprio chihuahua, non sapevo che inviarle, mica potevo prendere le foto dei cani su internet!”

 

“Certo che pure tu, ma come ti è saltato in mente dirle che hai un chihuahua?”

 

“E' la prima cosa che mi è venuta in mente. Preferivi inviarle la foto di Scotty?!”

 

Tom fece una smorfia divertito.

 

“Cosa sarà successo?” e continuò agitato “Siamo a questo punto Tom!” disse alludendo alla confidenza che lei gli aveva fatto.

 

“Ma se si deve sposare, che temi? Prova a fare qualche gesto apotropaico, così sarai certo di averlo eliminato come problema” disse Tom ironico.

 

“Oddio, perchè non riesci a fare la persona seria una volta ogni tanto? Ma ti riesce così difficile?” disse Bill sconsolato “Non significa nulla, non sarebbe il primo a mandare all'aria un matrimonio. Credimi che quando mi ha scritto del bacio, non ci ho visto più. Avrei solo voluto scoperchiare la casa dai nervi”.

 

“Bill, cosa ci siamo detti? Potrà succedere anche altre volte e forse potrà succedere anche qualcos'altro fintantochè non v'incontrerete di persona e le dirai tutto”.

 

“Ok, ma è una tortura”.

 

“E' quasi Natale, cerca di distrarti e poi ora vi state anche telefonando, quando mai avresti pensato a Luglio scorso una cosa del genere? Le cose stanno andando avanti, ma devi sbrigarti”

 

Bill lo guardò fiducioso riuscendo a strappargli un sorriso.

 

“Così mi piaci, beh? Che aspetti a chiamarla?”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non se lo fece ripetere e dopo che il fratello uscì dalla camera inoltrò la chiamata, ma risultò la segreteria inserita; in realtà quel messaggio lo aveva un po' allarmato, pensava fosse successo davvero qualcosa visti gli accordi di sentirsi proprio per il venticinque; riprovò nuovamente, ma stavolta la voce automatica l'informava che il telefono era spento o irrangiungibile; allora si avviò al piano di giù pensieroso quando sentì il telefono vibrare nella tasca della sua tuta: era lei, respinse la chiamata e la richiamò.

 

“Giulia!” esordì deciso.

 

“Willy!” sentì rispondere con voce tremendamente aggraziata dall'altro capo del telefono.

 

“E' successo qualcosa? Come stai'? Non stai bene?” chiese in evidente stato apprensivo.

 

“Co...come? No, non è successo niente, è tutto ok, ma tu piuttosto? Cosa è successo? Ti sento agitato” disse con altrettanto tono apprensivo.

 

Ci fu una breve pausa che servì ad entrambi per schiarirsi le idee da quella evidente incomprensione.

 

“No!” lo rassicurò subito “è che volevo sentirti prima di domani, nel caso proprio non riesca a chiamarti come promesso e per chiederti scusa per averti scaricato i miei problemi”.

 

Bill tirò fuori un sospiro di sollievo e cercò di calmarsi: ci riuscì quasi subito anche perchè continuava a pensare che la sua voce fosse qualcosa di angelico al telefono “Sono felice di sentirti.” sbottò poi senza indugi.

 

“Oh, anche io...è che ho pensato alla nostra prima chiamata.....e ...niente” e continuò “ieri mi sono sentita appunto in colpa per averti parlato dei miei problemi”.

 

“Puoi parlarmi dei tuoi problemi tutte le volte che vuoi” sentenziò.

 

Lei rimase piacevolmente colpita da quella frase e da quel tono così deciso, sapeva di aver bisogno di sentirsi dire una cosa simile, persino da uno che poteva essere quasi sconosciuto. “Spero non ce ne siano altri” rispose ”Non vorrei annoiare nessuno e men che meno me stessa”.

 

“Non mi annoieresti mai nel caso ti possa essere utile questa informazione” disse ridacchiando.

 

“Oh credimi, non mi conosci per niente” rispose anche lei divertita “Se poi dovessi mettermi appena d'impegno...”.

 

Lui continuò a ridere “Ok, mettimi alla prova quando vuoi”.

 

“Bene, oggi ho scoperto che sei anche masochista”.

 

“Forse sì, per certi versi è vero, ammetto di esserlo”.

 

“Ehi, mi stai dando ragione in modo molto elegante o sbaglio?”.

 

“Oh no, no, no, no, che hai capito?” disse sempre ridendo.

 

“Willy!” lo riprese con finto tono contrariato.

 

“Sono masochista solo per le cose che per me contano”.

 

“Ok, sei perdonato! Ti tratterrai molto dai tuoi?” chiese cambiando discorso.

 

“Fino ai primi di Gennaio, c' è molto da fare, sono contento però, ho parecchie idee che devo assolutamente concretizzare”.

 

“Quanto avrei voluto sentire un tuo brano..aspetterò che esca, mi armerò di santa pazienza”.

 

“I tempi si stanno allungando, spero sia per la primavera”.

 

“Attenderò convinta che ne varrà la pena”.

 

“Hai un cagnolino delizioso, Richard è proprio un nome simpatico!”

 

“E' molto affettuoso, sta sempre appresso a me e mio fratello”

 

“Adesso è lì con te?”

 

“Oh sì, sta riposando tra le mie coperte!”

 

“Che tesoro, ti prego mandami un'altra foto!”

 

Bill sbiancò all'istante: elaborò velocemente una menzogna e dovette giustificarsi nel dire che era letteralemente coperto dal piumone.

 

“No, non svegliarlo poveretto, puoi mandarmela anche dopo”.

 

Realizzò che d'ora innanzi avrebbe dovuto premunirsi di un bel consistente numero di foto del cane di Georg.

 

“Ritornerete in America dunque?”

 

“Sì, a Los Angeles molto probabilmente”

 

“Perchè così lontano?”

 

“Cerchiamo di farci conoscere anche lì” disse sapendo dirle menzogne ancora per l'ennesima volta. Si sentì un verme, lei che lo ascoltava con tutto il suo candore e lui che era lì a mentirle; sentì lo stomaco storcersi per la contrarietà delle sue azioni.

 

“Giulia, mi chiedevo se.....in un futuro remoto....ti piacerebbe venire a vedere, così per caso...e se avrai tempo e voglia ovviamente, una mia....nostra esibizione..., non da sola ovviamente ma potresti portare chi vorresti tu. So che un po' ne avevamo accennato, anche se per scherzo, ma forse ora si prospetterebbe qualcosa di più concreto” chiese lui timidamente come a voler rimediare a quelle menzogne. Chiuse gli occhi ed irrigidì istintivamente i muscoli della mascella come a prepararsi alla peggiore delle risposte per quell'uscita ardita. E non esitò aa mordersi il labbro

 

“Sarò lietissima Signor Willy Devilish Koliz di questo suo invito, a patto che sia un suo invito ufficiale e che mi riserva il miglior posto in prima fila.” canzonò. “Ovviamente mi piacerebbe moltissimo. Spero solo di aver la libertà di muovermi e di potermi organizzare per tempo”.

 

Bill esultò in silenzio da dietro l'apparecchio non poteva credere a quello che aveva appena sentito.

 

“Questo è meraviglioso” esclamò in evidente stato di euforia .”Non escludo che sarà proprio l'Italia una delle nostre prime date” azzardò ed aggiunse “ Certo che sarai avvisata per tempo, ripeto potrai portare chi vuoi tu” ci tenne a ribadire, come a voler farle intendere che non avesse strane intenzioni, cosa che lei prontamente evidenziò anche se scherzando.

 

“Così non ti dispiacerebbe se venissero i miei? Oppure Elena?” gli chiese continuando a provocarlo.

 

“Giulia, per me sarebbe un onore e ripeto potrai portare chi vorrai tu!”

 

“Dico, se dovessi avere strane idee, almeno potrei stare al sicuro così” disse ridendo.

 

“Non ho strane idee” rispose ricambiando divertito “Come potrei poi, se mi porti l'esercito da casa tua? Sarei totalmente inoffensivo” precisò sempre ridendo.

 

“Sai che non significherebbe nulla? Intendo, il piano malefico potrebbe essere solo rinviato a migliore occasione”

 

“Oh Giulia!” continuò lui ironico“Mi hai proprio bollato come maniaco? Non ho possibilità alcuna di redenzione?”

 

“Mi piace scherzare”

 

“Tu sei monella” gli uscì spontaneamente.

 

Giulia sorrise a quella frase, le piaceva come gliel'aveva detto.

 

“Cioè, ti diverti proprio a prendermi in giro” volle poi precisare.

 

“Oh sì, perchè tu riesci a stare allo scherzo”.

 

Seguì una breve pausa.

 

“Abbiamo inizato a farci i 'complimenti', ma non ho chiesto se ti ho disturbato”.

 

“Assolutamente no, tu puoi chiamare ogni volta che vuoi. Ma sei a lavoro? Aspetterai la mezzanotte? ”

 

“Sono di turno dalle due e stavo rientrando a casa perchè ero in panetteria. Oggi sono completamente sola, mio fratello ed Elena sono già rientrati a Maiori e temo che non resisterò ad aspettare la mezzanotte, di solito al rientro dal lavoro crollo dalla stanchezza. Tu suppongo sia con tutti i parenti”.

 

“Ma scherzi? Non hai nemmeno una collega a farti compagnia, mi stai dicendo che sarai comletamente sola per la notte più importante dell'anno?!” Chiese incredulo. “Si, sì, ci sarano alcuni dei miei parenti,ma oggi è speciale non solo perchè è la vigilia ma perchè riusciranno a portare il mio amato bisnonno”.

 

“Tuo bisnonno? Hai un bisnonno?” chiese incredula “Le loro ferie non combaciano con le mie, ma va bene lo stesso, non posso pretendere molto, sono abituata a stare sola. D'altronde ho iniziato da poco e si sa che spetta la gavetta e poi ho dei vicini deliziosi che si preoccupano sempre di me, Elena e Stefania, ricordi la collega? ”

 

“Si ricordo il nome della tua collega, però è Natale ed è impensabile stare completamente soli, poi sei una ragazza....!” brontolò “Sì, ho un bisnonno centenario, non vedo l'ora di stare con lui. I miei zii hanno deciso di portarlo da noi quest'anno, è un miracolo, è forte ed efficiente per quello che può essere alla sua età”.

 

“Willy, è meraviglioso! Ti auguro una serata davvero speciale. Grazie per la comprensione, ma non preoccuparti, so badare a me stessa”

 

A Bill balenò subito l'idea che l'amichetto potesse farsi vivo sapendola sola, ma non osò fare alcuna domanda che potesse alludere alla questione. Si tenne tutto quel malumore.

 

“Poi ci sarai tu, con le tue foto e i tuoi video, non potrò sentirmi così sola, vero?” gli chiese ironicamente.

 

Bill provò velocemente ad immaginarsi lì, in una vita normale, il che avrebbe significato uscire a fare shopping con lei, andare in riva al mare per sentire il profumo della schiuma delle onde, con la sua mano nella sua e guardare instancabilmente il suo viso assaporando le sue dolci labbra, sfiorarle i capelli e stringerla a sé, con la voce d'angelo che gli sussurrava quello che desiderava sentirsi dire da lei per poi aspettare l'arrivo della mezzanotte completamente nudi nel letto a fare l'amore e morire d'orgasmo tra le sue braccia.

 

“Willy, ci sei?”

 

“Oh sì” disse riportandolo immediatamente alla realtà “Mio fratello mi ha distratto un attimo” mentì imbarazzato.

 

“Ora ti devo proprio lasciare.”

 

“Giulia...spero di sentirti anche domani...o stanotte, sappi che ci sono” disse lui.

 

“Oh, grazie, cercherò di chiamarti di mattina come oggi, sempre che non mi cambino turno a lavoro, ma non voglio disturbarti perchè se farete il cenone domani penserai solo a voler dormire indisturbato”

 

“Dimentica quello che mi hai appena detto, sentirti mi fa piacere” per non dire felice pensò.

 

“Beh, allora ciao” parve fiatare dolcemente, con la strana sensazione che non volesse proprio salutarlo; convenì che doveva essere proprio come aveva pensato fin dal primo momento che l'aveva sentita al telefono: la sua era una voce che riusciva a provocargli forti sensazioni, nonostante quando la conobbe non fu la primissima cosa che lo colpì.

 

“Stai attenta se sei sola” le raccomandò.

 

Lo rassicurò e si accomiatò.

 

Si mise a fischiettare sommessamente la strofa di Starman buttandosi sopra il letto consapevole che non ci fosse alcun Richard tra le sue coperte, ma solo una forte tensione che avvertiva nel basso ventre e che portò istintivamente la sua mano a toccare la sua erezione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bene, bene.....quindi dobbiamo andare in Italia? Sai che non lo sapevo? E quando? David e Patrick non mi hanno detto niente” disse ridendo ed uscendo allo scoperto Tom.

 

“Cosa? Che hai detto?” chiese Bill smettendo di canterellare improvvisamente sorprendedosi di trovarselo davanti alla porta della sua camera.

 

“Se avrai tempo e voglia...ti piacerebbe venire a vedermi cantare?” lo scimmiottò il fratello.

 

“Sei un idiota, ma che hai origliato tutto il tempo che ero al telefono? Deficiente che non sei altro, non sai nemmeno ascoltare. Continui a perdere il tuo tempo facendoti gli affari degli altri” disse indispettito.

 

“Io ero qua e tu eri lì” disse Tom mostrando la distanza tra i due posti “mi spieghi come uno sano di udito, non poteva non sentirti?'”.

 

Bill arrossì come non mai. “ E certo! Poi non hai fatto nulla affinchè ciò non accadesse. Bastava spostarti”.

 

“Eri tu che dovevi chiuderti in camera se non volevi farti sentire”.

 

“Stupido, cretino, non sei nemmeno intelligente”.

 

“Comunque se devo essere sincero è proprio una gran figa, ho rivisto le foto nel suo profilo. Mamma mia, hai aspettato tanto ma ne è valsa davvero la pena!! Non so come fai a resistere tutto questo tempo, perchè io sarei già andato da lei e gli sarei già saltato addosso!” continuò accrescendo l'irritazione di Bill.

 

“Senti, faresti meglio a toglierti dalla mia traiettoria entro pochi secondi se no..”.

 

“Se no cosa?” l'agganciò smorfiandolo.

 

“Ecco che arriva” si tolse la snickers dal piede e gliela lanciò mancandolo per un pelo.

 

Tom si piegò dalle risate “Oh signore, non sai nemmeno prendere la mira”.

 

Bill in pochi secondi gli lanciò l'altra scarpa prendendolo sulla spalla destra.

 

“Dovrai ricrederti sulla mia mira, che dici, ora va meglio?” chiese soddisfatto.

 

“Faresti meglio a rimetterti le scarpe perchè inizio a sentire un qual certo odorino.....”.

 

Bill si guardò i piedi rendendosi conto che non aveva messo le calze per la fretta di rispondere al telefono ed iniziò a ridere.

 

“Idiota, non azzardarti più a metterle gli occhi di dosso se no ti strappo tutti i capelli. Non ti ci vedrei proprio calvo!” Gli sbottò da vicino acciuffandolo divertito per i dreads e torcendoglieli fino a sentire il suo lamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quel primo pomeriggio volle recarsi al Cafè da Betsy, in compagnia di suo fratello ed in barba a tutte le teorie di psicologia che attribuivano la voglia di dolce a insoddisfazioni, alla mancanza d'affetto, allo stress o al desiderio incontenibile di raggiungere uno stato di benessere psico-fisico mancante, volle fare la scorta di dolci per quei giorni di festa.

Guardò il doppio cancello aprirsi mentre si torturava il labbro inferiore tra le sue dita ed instintivamente i suoi piedi cercarono di far meglio presa a terra per spingere più in basso il suo bacino al fine di abbassarsi ulteriormente rispetto all'altezza del finestrino al suo lato; la sicurezza era stata rinforzata, ma il suo presentimento non era cambiato, perchè sapeva che era solo questione di tempo affinchè le stalkers potessero eleborare qualche altro piano per riprenderli di mira.

Tom notò la sua apprensione, ma appena aprì bocca per chiedergli se fosse tutto a posto, vide il gemello rispondere al telefono.

 

“Stavo contando i minuti prima di ricevere la tua chiamata” disse felice “Hai anticipato i tempi” disse strizzando l'occhio a Tom “Ora sei in vivavoce, c'è Tom con me”

 

“Ma dove siete diretti? Dovreste starvene a casa a godervi il beato fuocherello del vostro camino, inizia il conto alla rovescia per l'arrivo della mezzanotte”

 

“Non esagerare Peter, non vogliamo mica sederci già da adesso per iniziare il cenone” rispose Tom allegramente “Lo sai che Bill è un po' allergico a queste cose, non riesce a star seduto per più di un'oretta”

 

“Comunque se ti può interessare stiamo andando da Betsy e col pensiero ti mandiamo da quì tanti baci” disse Bill ridendo.

 

“Assassini, non voglio i vostri baci, voglio i suoi dolci” protestò facendo ridere i gemelli “A proposito avete visto che è stato pubblicato il vostro video di auguri?”

 

“No, davvero?” disse entusiasta Bill “Provvediamo subito a dargli un'occhiata”

 

“Poi vi devo informare che Kristian ha ricevuto il testo di 'Attention' e gli è piaciuto così, non occorrono modifiche. Comunque c'è parecchio da fare ancora, dubito che riusciremo a far uscire tutto in primavera”

 

Bill s'incupì lievemente. Sapeva cosa significasse e cioè veder sfumata la possibilità di organizzare qualcosa per incontrarsi con Giulia.

 

“Peter, cerchiamo di farcela, i fans ci stanno tempestando di e-mail e messaggi” Tom comprese subito quella osservazione e rincarò la dose.

 

“Faremo di tutto. Ora però lasciatemi andare a casa perchè se a voi non risulta, dovrebbe essere Natale anche per me”

 

“Grazie Pet” disse Tom “Auguri, riposati e non rompere più le scatole in questi giorni” aggiunse ridendo.

 

 

Per quanto il malumore avesse fatto il suo capolino nel sentire i tempi in ritardo che probabilmente ci sarebbero stati per terminare i lavori sulla pubblicazione del nuovo album, mettere piede nel locale di Betsy significava dissipare ogni sorta di cattivo pensiero ed aprirsi alla più totale spensieratezza innanzi a quel gigantesco bancone carico di ogni ben di Dio e poterso godere un po' del loro tempo libero grazie al locale ancora chiuso al pubblico.

 

“Tesori miei” esclamò la proprietaria andando velocemente loro incontro “Che bellezza vedervi!”.

 

I gemelli si avvicinarono ad abbracciare lei ed il marito Aron.

 

“Oggi vi ho riservato un cheesecake ai frutti di bosco e la solita torta di prugne per Bill. Tom tu hai anche i tuoi soliti salatini” disse dando una carezza alla schiena del giovane “E a Dirk e Toby la solita torta di carote e torta Sacher” disse rivolgendosi con un occhiolino agli uomini della security.

 

“E' da stamattina che non faceva altro di dirci del vostro arrivo” puntualizzò il marito felice di vederli “Ragazzi, qui dovete mettere su chili, siete troppo magri per i nostri gusti” disse guardando i loro visi raggianti.

 

“C'è Fey? Filippa e Mark?” chiese Bill mentre col fratello si sistemavano in un tavolino accanto alla grande vetrata coperta dalla tenda ecrù, non lontano dalle loro guardie del corpo.

 

“Ma certo” rispose ma non fece in tempo a terminare la frase che Bill vide sbucare da dietro il bancone la riccia testolina bionda di Fey.

 

“Bill” gridò correndogli incontro; lui la sollevò in braccio e la tempestò di baci; Filippa raggiante li raggiunse e li abbracciò con impeto.

 

Betsy sorrise ai ragazzi e l'informò che c'erano tutti tranne Mark, impegnato con dei fornitori “Ma vi saluta tanto”

 

“E se questa pestina me la tenete un momento noi provvediamo col portarvi le ordinazioni” disse Betsy allontanandosi con Aron e Filippa.

 

“Allora tesoro, cosa ci racconti?” chiese sorridente Tom.

 

La bimba lo guardò con gli occhioni in colore del mare e divenne rossa.

 

“Ehi, ma tu non eri innamorata di me?” chiese prontamente Bill tenendola a cavallo delle sue gambe“Io sono geloso e ti voglio tutta per me”; allora lei divenne ancora più rossa e sprofondò il visino nel suo petto mormorando un sì appena percettibile.

 

Tom si mise a sorridere e lei ricambiò subito, ma alzando il viso per guardare Bill gli stampò con energia un bacio sulla guancia. Allora lui lo ricambiò con una decina di baci su tutto il viso finendo per mordicchiarle il sottile collo.

 

“Temo che Fey diventerà uno schianto di donna” osservò Tom “Ha tutte le premesse per questo”

 

“Solo che noi saremo invecchiati e lei nemmeno ci guarderà più”.

 

“No” parve obiettare la piccola “Tu mi piaci sempre”

 

“Visto Tom? Questo vale per me perchè tu diventerai piuttosto bruttino, vero Fey?”

 

“Sì” rispose facendo scoppiare dal ridere i gemelli.

 

“Ma cosa vi sta dicendo questa birbante?” chiese Filippa arrivando col vassoio delle ordinazioni.

 

“Che a me non mi vorrebbe vedere da anziano perchè sarò brutto”

 

“Fey!” la riprese la sorella. “Sei una monella!”

 

Quella parola fece sorridere Bill per era la stessa usata quella mattina per Giulia; guardò l'orologio che segnava appena le tre e pensò che il suo turno di lavoro fosse appena iniziato.

 

“Mangiate tranquilli” disse Filippa allontanandosi con la sorellina che non ne voleva sapere di scendere dalle gambe di Bill.

 

Tom si guardò intorno ammirando la calda atmosfera del locale: un grosso albero natalizio troneggiava al lato dell'ingresso principale, mentre tante palle di vetro colorate pendevano dal soffitto legate da un filo trasparente. I banconi erano carichi di luci e ghirlande in pieno stile Betsy.

 

“Hai intenzione di mangiare aria ancora per molto?” chiese suo fratello, con in bocca un pezzo enorme di torta.

 

“Certo che no” disse agguantando una manciata dei suoi salatini preferiti ed addocchiando delle riviste incassate sulla sedia accanto alla sua “Uh uh, mi sembra di conoscerli” disse indicando la copertina con un riquadro in cui si parlava di loro.

 

“Betsy compra sempre di quella roba” disse guardando quei giornali con molta diffidenza “Dev'essere per Fey”

 

Tom diede velocemente un'occhiata scoprendo che l'articolo riguardava gli MTV di novembre. Ovviamente, notò Tom non mancavano osservazioni ardimentose sul 'frontman' della band.

 

“Non sprecare inutilmente il tuo fiato nel riportarmi cosa contenga l'articolo”

 

Tom sorrise “Dai, anzi c'è qualcosa di nuovo: si chiedono di che sesso tu sia, che ti hanno avvistato con un giovane e quante me ne scopo io mentre per Gus e Geo ci sono parole irrilevanti. Ah, alla fine dell'articolo, esattamente nelle ultime due righe, si sono ricordati di scrivere che abbiamo vinto i due premi”.

 

Bill sbuffò, si era abituato a leggere certe cose sulle riviste; ancora a volte, gli facevano venire i nervi, ma stava imparando a prendere le giuste distanze.

 

“Ma sei incinta?” chiese il fratello a metà tra il faceto ed il serio “Non hai fatto altro che divorarti tutto, eppure sono passate neanche due ore da quando hai pranzato”.

 

“Non resisto quando vengo quì”.

 

“Hai notato quanto sia diventata carina Filippa?”.

 

“Betsy ha una gran bella famiglia e smettila di farci i pensierini”.

 

“Adesso non posso nemmeno esprimere un parere che tu mi metti subito in cattiva luce”.

 

“Come se non ti conoscessi!”.

 

“Comunque David mi ha fatto intendere che la tua canzone verrà inserita nella Deluxe Version come bonus track”.

 

“Sì ho capito anche io una cosa del genere, ma non è deciso nulla, non siamo a buon punto e dubito che riusciremo tutto a chiudere entro la primavera. Dobbiamo terminare le registrazioni, gli arrangiamenti, c'è molto da fare” ed aggiunse “Andreas mi ha detto che si sta occupando della casa in un posto più isolato, fuori Amburgo dov'è possibile tenere sotto controllo la situazione”.

 

“Perchè fuori citta? Dovremo spostarci spesso per le registrazioni, questo potrebbe essere un problema”.

 

“Non saprei dirti, avrà fatto meglio i suoi conti. In ogni caso è una valutazione è ovvio che decideremo insieme”.

 

Betsy ritornò con un vassoio con due tazze enormi di ciocolata con panna

 

“Oggi chiuderemo qualche ora prima, anche noi abbiamo una famiglia a cui dedicare tempo per il cenone” disse con le guance leggermente arrossate; aveva una carnagione molto chiara ed ogni sforzo o emozione era evidenziata dal candore di quella pelle.

 

“Hai addobbato tu il negozio?” chiese Bill.

 

“Beh tesoro, non tutto io, l'idea è stata mia su come disporre tutto, ma poi ci sono stati gli aiutanti, altrimenti il forno e la cucina sarebbero andati a rotoli” appoggiò il vassoio e l'invitò a divorare il dolce offerto dalla casa.

 

“Betsy, una settimana da te e non ci riconoscerebbe più nessuno” disse sorridendo Tom.

 

Bill la guardò divertito rientrare nella stanza dei forni.

 

“E' una forza. La dovremmo ingaggiare come cuoca per il nostro nuovo tour”.

 

“Oh, non sarebbe una cattiva idea” rispose Bill intento a guardare il cellulare.

 

“Sta lavorando?”

“Sì, dovrebbe terminare per le ventidue, ma sarà sola stanotte perchè le colleghe ed il fratello sono già in ferie e sono rientrati nelle rispettive famiglie. Non mi piace saperla sola Tom.”

 

“Dai Bill, non è mica una bambina come Fey!” poi sorrise con quel suo modo di fare allusivo. “Ti saresti voluti lì?”

 

Bill arrossì lievemente, non c'era bisogno che rispondesse.

 

“Pensiamo le stesse cose, è il pregio e difetto dell'essere gemelli. Penso solo che se vi foste già incontrati magari saresti potuto essere lì con lei a farle da dama di compagnia e a guardarvi nelle palle degli occhi” poi gli lanciò un calcio sotto il tavolino ed aggiunse “E a fare le porcate, ops scusa, tu sei più romantico di me, intendevo dire fare l'amore”

 

Bill scosse la testa, ma sapeva che quel pensiero era sempre più nella sua testa, com'era inevitabile che fosse.

 

“Comunque è stato meraviglioso sentire che c'è una possibilità di potersi incontrare, mi ha dato tanta speranza Giulia con questa apertura; cioè, so che non lo farebbe di certo domani, ma il solo fatto che me l'abbia detto mi rende felice Tom! Per questo contavo sulla chiusura dei lavori di registrazione, così avrei avuto un buon motivo per organizzare qualche cosa. Che c'è?”. chiese vedendo il fratello pensieroso.

 

“Dovrai avere un piano B, questa storia dell'album la vedo lunga”.

 

“Dovremmo iniziare a valutare l'ipotesi di produrci le cose da noi”. Disse mentre giocherellava col cucchiaino nella panna.

 

“Sarebbe grandioso, è da un po' che ho in testa una cosa del genere”.

 

“Pensa, uno studio tutto nostro, la sala di registrazione e decidere come e quando fare le cose!Oh Tom è questo quello che voglio. Gestire i tempi per tutto, per i tours, gli incontri con i fans...”.

 

“Non lo vedo impossibile come progetto. Si tratta di mettere a tavolino ogni singolo aspetto”.

 

Fey, ritornò di corsa da loro per farsi abbracciare e coccolare.

 

“Principessa” disse Tom sedendola sulle sue gambe mentre Bill gli passò una busta rigida di cartone rosa “Ho questo per te”.

 

“Cosa?” chiese sgranando i suoi meravigliosi occhi cerulei.

 

Tom tirò dalla busta una scatola rettangolare avvolta da una preziosa carta regalo rosa glitterata in oro. La bambina scese dalle sue gambe per afferrarla meglio: strappò con delicatezza l'involucro rivelando una scatola trasparente in cui troneggiava una Barbie ultimo modello. La bambina iniziò a saltare per la gioia e volle che Tom gli aprisse il contenitore.

 

Bill la guardò estasiato per quella gioia così spontanea.

 

“Però è una gran bella tipa, a te piaceva da piccolo”

 

“Ci giocavo, ricordi?”.

 

“Avevi già buon gusto fin da piccolo, io la trovavo piuttosto magra” osservò Tom.

 

Fey si gettò al collo di Bill per riempirlo di baci “Sappi però, che tu rimarrai sempre la mia preferita” disse schioccandole un bacio sulla fronte. Un caldo raggio di un sole quasi al tramonto era riuscito a fendere il loro tavolino; Bill allargò lievemente la tenda per sbirciare fuori: il manto bianco che ricopriva la strada, gli alberi e l'intero paesaggio pronto per Natale, con la temperatura prossima allo zero che aveva ghiacciato i rigagnoli di acqua che scendevano dalle grondaie, non aveva scoraggiato un nutrito gruppo di fans chiassosi che li attendeva fuori: d'altronde, pensò, era questa la vita che avevano scelto di fare ed era sempre un bello spettacolo da vedere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gordon sistemò la legna nel camino che Tom gli aveva portato: tutto era pronto per il cenone e tra non molto sarebbero arrivati tutti: il bisnonno, Paul Pitz, Rùdiger Koch insieme ad Ingelore sua figlia, con i suoi nipoti Doreen e Willi Kaulitz. Bill e Tom erano felicissimi all'idea di riabbracciare il loro bisnonno perchè quella vigilia di Natale non sarebbe stata così bella senza la sua presenza.

Bill guardò dalla finestra tutte quelle figure e ghirlande luminose che addobbavano i balconi e le finestre della loro casa le cui luci si riverberavano sul manto bianco del giardino: non stava ancora nevicando ma l'oscurità della notte pareva avesse inghiottito metà quartiere per farlo riemergere ad intermittenza regolare solo grazie agli addobbi festosi e al bagliore di qualche lampione che la foschia aveva risparmiato; dalla cucina intanto si sprigionava per l'intera sala il profumo delizioso del Christstollen* e dei Lebkuchen**, che la madre e Gordon avevano preparato con cura dalla mattina.

Il viso sorridente del bisnonno Paul, era impagabile da guardare pensò Bill quando entrò in sala: pensò solo che non gli aveva potuto dedicare tutto il tempo che avrebbe voluto, perchè lui era davvero una persona speciale: forte, onesta ed un ottimo esempio di vita. Era lui che si era sostituito al loro padre, quando aveva lasciato Simone, ed era sempre lui che aveva dato un senso alla vita a pezzi della madre ed una guida per lui e Tom; era sempre stato un'esempio di forza per tutti.

Si accostò al camino, prese il cellulare e decise di mandare un messaggio a Giulia per sincerarsi che fosse andato tutto bene, aveva bisogno di sapere; la risposta arrivò quasi subito e si sentì più sereno.

 

-Scommetto che sei già a letto-

 

-Sbagli: sono dai miei vicini di casa, che con spirito caritatevole mi hanno letteralmente sequestrata al mio rientro e voluta fermamente al loro cenone. Sono distrutta dalla stanchezza Willy, non ho nemmeno avuto il tempo di in modo decente, ho preso le prime cose che mi sono capitate dall'armadio, che vergogna! Qui c'è un chiasso da spaccare i timpani perchè è pieno di bambini, ma sono felice, è bello tutto sommato-

 

Bill sorrise e Simon notò il viso raggiante di suo figlio: si accostò e l'abbracciò.

 

-Te l'ho detto che ti voglio bene Bill? Tu e Tom siete tutta la mia vita-

 

Lui non rispose, si lasciò stringere da quell'abbraccio forte, energico a cui era abituato.

 

Rùdiger e Doreen non facevano altro che stare attaccati al bisnonno per ripetere a voce alta ciò che gli altri dicevano, avevano pietà della sua sordità; Willi era alle prese con i racconti di Tom e Ingelore si era unita a lui, Gordon e Simone.

Mancava poco alla mezzanotte, al centro del tavolo trionfavano il profumatissimo Christstollen coperto di zucchero a velo, i Lebkuchen, i Heidesand*** e la golosissima Baumkuchen****oltre ai dolci di Betsy; Bill riprese l'intera tavolata ed inviò il video a Giulia; fu in quell'istante che ricevette una foto di lei, al centro di un gruppo di persone: ebbe un tuffo al cuore nel constatare che fosse la stella più bella e luminosa che potesse esistere, con quel sorriso da mozzargli il fiato. Si ricompose a fatica per dirigersi con Tom verso l'albero per accendere le luci a candelina; furono spente tutte le illuminazioni della sala e tutti intonarono all'unisono “Stille Nacht, heilige Nacht!” e “Kling, Glöckchen, klingelingeling” intorno all'albero; Bill fece le riprese dell'albero, con il canto del coro in cui si distingueva nitidamente su tutti la sua voce; in realtà non era più ascoltare la sua voce forte e cristallina, ma era come udire la melodia della sua anima che librava libera, impregnando della sua grazia ogni angolo più nascosto di quel luogo, quasi come se fosse un arrangiamento di note che non si sarebbe mai più suonato.

 

 

-Auguri speciali amico-

-Georg ti voglio bene, anche se non te lo dico mai-

 

-Hai già scartato il mio regalo?-

-L'avrei riconosciuto tra mille: non sei originale Gus a regalarmi Britney. Felice Natale anche a te, alla tua dolce metà ed ai tuoi-

 

-Sei pronto per l'avventura che vi aspetterà?

-Andreas, è la notte di Natale, ti prego! Tra l'altro non ho ancora aperto il tuo regalo, Auguri mascalzone, ti voglio bene-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Auguri Giulia, spero che questo Natale possa portarti tutto ciò che più desideri, ma sopratutto tanta serenità-

 

Passò qualche minuto e la risposta al suo messaggio non tardò a farsi attendere.

 

-Willy, non credo di avere le parole giuste come invece riusciresti a fare sempre tu: è un coro stupendo quello del tuo video, ed ho finalmente ascoltato la tua voce, perchè sono sicura che fosse la tua: era la più forte e limpida di tutte. Dio mio, è qualcosa di stupendo! Auguri, che sia finalmente il tuo e vostro anno, ma il mio augurio per te è che possa realizzare i tuoi sogni ed essere sempre felice, nonostante tutto-

 

-Realizzarli tutti non saprei, ne avrei tanti forse non basterebbe una vita intera. Ma uno forse c'è che vorrei si realizzasse più o meno subito-

 

-E' lecito saperlo in una notte come questa non ti pare?-

 

-Lo vuoi davvero sapere? Non dirmi che sono un ragazzo che ha strane intenzioni però-

 

-Mh, qui avrei due chance allora: o crederti sulla parola oppure no. Ma visto che stiamo solo messaggiando mi fermo alla prima chance.....-

 

-Vorrei vederti un giorno-

 

-Però così non vale: quello era un mio desiderio!-

 

A Bill parve letteralmente di sognare e non erano i bicchieri di prosecco che si era bevuto tutta la sera, ne era certo.

 

-Willy.....io ne avrei un altro, ma questo è troppo personale....se vuoi, puoi anche avvalerti della facoltà di non rispondere-

 

-Con te mai.........posso saperlo?-

 

-Mi manderai una tua foto?-

 

-Mmhh....questo lo scoprirai col tempo, comunque sono un giovane avvenente pare dicano in giro, ma tu controlla sempre il tuo cellulare, le sorprese non danno preavviso-

 

-Inizio a capire che con te non ci sarà da annoiarsi......ancora auguri, mascalzone!-

 

-Auguri Giulia, dal profondo del mio cuore-

 

 

Rilesse quel dialogo tante di quelle volte da ubriacarsi di gioia e non sentire più nessuna voce, nessun suono attorno a lui, ma solo il battito forte del suo cuore che aveva iniziato a danzare una musica inesistente; alzò il suo viso raggiante verso Tom incrociandone lo sguardo e verso la madre intenta ad aiutare Paul a scartare il suo regalo.

In fondo era proprio vero che anche 'quando il cielo è coperto, il sole non è scomparso. E' ancora lì, dall'altra parte delle nuvole' .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bill-r

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il chiasso della folla in lontananza

la musica che si liberava nell'aria

il caldo assurdo

di quella sera

e poi sei arrivato tu

davanti a me

tu Bill

in tutto il tuo splendore

che  le tue menzogne mi avevano nascosto

tu

così alto e fiero

con quel meraviglioso sorriso

e quei tuoi occhi

immensamente profondi

quella tua mano che sfiorava la mia in un timido saluto

avevo paura

paura di te

paura di noi

paura per quello che sarebbe potuto essere

e che non ho mai voluto che fosse

se non per quelle poche volte

e quella notte soltanto

unica

indimenticabile

irripetibile

nel quale ho permesso alla tua anima di entrare nel mio fragile cuore”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 

Cit inizio: Khalil Gibran

Cit ultima: (E. Tolle)

*pandolce infornato e spolverato di zucchero a velo.

** biscotti della vita, praparati con una base di miele e farina e, in base al gusto che si vuol dare, con l’aggiunta di nocciole, pinoli, mandorle, cannella o altre spezie profumate

*** Questo dolce è originario della Bassa Sassonia e ha un sapore di burro che crea dipendenza. Le ricette sono tante e diverse, ma quella originale è prevede un impasto friabile, da cui deriva il nome del dolce “sabbia di Heide”.

**** Questo dolce è composto da una ventina di strati avvolti attorno a una tortiera cilindrica: man mano che si prepara si scoprono i vari strati, e ricorda gli anelli degli alberi (da cui il suo nome). L’impasto è di marzapane e spezie e prima di essere servito viene ricoperto da una glassa al cioccolato fondente.

https://www.viaggio-in-germania.de/canzoni-natalizie-tedesche.html

https://www.stile.it/2009/12/14/la-tradizione-del-natale-in-germania-6154-id-111535/

https://berlinomagazine.com/13-dolci-natalizi-tedeschi-da-preparare-nelle-feste-45364/

 

 

 

 

 

Tokio Hotel Christmas Message 2008

 

 

 

https://youtu.be/cFF7oB_YGTo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Per un istante le nostre vite si sono incontrate… le nostre anime si sono sfiorate ***


 Dicembre 2008

 

 

Il Lungomare di Cavalieri, ad Amalfi, con il suo mercatino di Natale, non aveva niente da inviadiare a quelli di Amburgo pensò Giulia, se non per l'assenza totale di neve o di una temperatura prossima allo zero; convenì tuttavia che sarebbe stato più saggio non paragonare le due realtà, in quanto frutto di processi storico, culturali, ambientali e qualsiasi altra cosa si volesse mettere sul piatto totalmente diversi. Ognuna, di queste città aveva un proprio fascino, capace di suggestionare persino gli animi meno inclini a sognare; ma per lei, Amalfi restava pur sempre Amalfi: il luogo tanto amato dove si recava fin da bambina perchè Maiori era ad un tiro di schioppo da questo luogo tanto amato dai turisti e non solo, di tutto il mondo.

Si sistemò seduta nel muretto innanzi le casette e tirò fuori dal vassoio due zeppole calde.

 

“Quanto mi è mancato tutto questo” disse affondando la bocca su quella prelibatezza goduriosa.

 

Elena sorrise e si volse a dare un morso alla sua pasta mentre guardava il mare alle sue spalle; il buio stava calando velocemente all'orizzonte ed una leggera brezza la fece rabbrividire.

 

“Quando siamo a Bologna sento la mancanza del mare: per noi che siamo cresciute quì è una notevole mancanza. Volevo dirti anche una cosa di cui ti sarai accorta, ma non trovavo l'occasione giusta per farlo Giulia”.

 

L'amica di volse a guardarla sgrullandosi lo zucchero dal cappotto “Guarda che ho capito” disse sorridendo “E sono contenta per voi”.

 

Elena la guardò raggiante e abbracciò l'amica quasi soffocandola “Oh Giulia, sono così felice! Mirko è un ragazzo speciale ed ho una cognata che è un regalo divino”.

 

“Non esagerare, sei solo all'inizio ed in preda all'euforia” disse ironica. Poi notò che si era adombrata “Che hai? Mirko ti sta dando già noia?”

 

“Ma che dici! Pensavo a te, so che per te non è un bel periodo, per questo ho aspettato a dirtelo, anche se morivo dalla voglia. Mirko mi ha detto che Massimiliano si è fatto sentire poco anche con lui. Gli ha mandato la stessa foto che ha mandato a te” vide l'amica corrugare la fronte.

 

“Te l'ho detto che non m'interessa più. Sto cercando di non pensare, va bene così, come si dice, sopravviverò”.

 

“Però ti hanno mandato gli auguri a Natale”.

 

“Sai che pensiero e poi vederli abbracciati con lo sfondo dello Herengract!” ed aggiunse beffarda “E sai che vuol dire? Il canale dei gentiluomini! Credo che nemmeno lo sapesse, perchè altrimenti avrebbe fatto più bella figura a scegliersi un altro luogo”.

 

Elena si mise a ridere “Ma davvero?! Ehi, ma ti sei però presa pure la briga di andare a vedere cosa significasse lo Herengract?!”

 

“Ma certo, sai che sono curiosa, dal momento che c'era scritto nel loro messaggio -Ti pensiamo con tanto affetto. I nostri più vivi auguri dallo Herengract-”

 

“Sì, sì” disse ancora ridendo l'amica.

 

“Ridicolo” e poi aggiunse infastidita “Sembrava pure radioso in foto, un sorriso smagliante! L'ho subito cancellata. Via dalla memoria del cellulare”.

 

“Giulia, mi fai morire. Certo, se penso che è fidanzato, un po' mi fa sorridere”.

 

“A me solo piangere”.

 

“Tesoro, era una lezione a cui avresti fatto volentieri a meno, ma dimmi” disse scendendo dal muretto per pararsi innanzi a lei “E con Willy? Ma davvero stai pensando di incontrarlo? Giulia...”

 

“Ssshhh” la zittì quasi “Non iniziare. Non ci stiamo incontrando adesso o domani. Chissà quando sarà; in ogni caso non sarò sola, verrai tu, giusto?” disse con una smorfia che la fece sorridere.

 

“Non mettermi nei guai, tu sei pericolosa” disse a metà tra il serio ed il faceto “Perchè ti stai fissando con lui?”.

 

Giulia guardò l'orizzonte che era diventato scuro: le luci del mercatino ed i faretti sul bordo esterno del muretto che separava il mare, riverberavano il loro chiarore a pochi metri di distanza sull'acqua diventata nera.

 

“Non mi sto fissando, mi diverte la sua compagnia e non è per niente invadente. Ci sono momenti che non lo sento per tutto il giorno, o anche giorni, sembra quasi che voglia rispettare i miei tempi. Non so perchè, ma quando gli parlo, mi ascolta e mi capisce. E' stato lui stesso a propormi un invito ad un suo concerto con la libertà di poter portare chi voglio.”

 

“Giulia, ma questo non significa nulla, fino a quando v'incontrerete da soli e poi che succederà?”.

 

“Oh, per quello si vedrà e se sarà disponibile, ci vedremo sempre in compagnia di altre persone per un lungo, lunghissimo periodo”.

 

“Mirko non so se sa di questa tua amicizia, comunque sappi che da me non saprà nulla”.

 

“Siamo sufficientemente grandi per sapere quello che facciamo, non ho bisogno che qualcuno mi dica quello che devo fare, men che meno che lui mi controlli, ci mancherebbe. Io non sogno di farlo a lui e vorrei che fosse così anche da parte sua. Elena, vorrei stessi tranquilla, non ti nasconderò mai niente, saprai sempre tutto di me”.

 

L'amica le sfoderò un luminosissimo sorriso e l'abbracciò. “Voglio solo il tuo bene, solo e soltanto questo”.

 

“Mh” disse poi fingendo di pensare “Continuo ad immaginare come possa essere Willy, sai? Alto...almeno due metri? Una volta mi scrisse che era alto ma non ricordo più quanto esattamente. Lo immagino sempre biondo con gli occhi azzurri, penso che la maggioranza dei tedeschi sia così, poi magro, sì, magro, ed onestamente non me lo immagino particolarmente bello, anzi”

 

“Ma due occhi chiari come quelli del tipo che ti sta puntando?” chiese con nonchalance, indicando con lo sguardo un ragazzo che insieme a degli amici si erano fermati davanti ad una casetta innanzi a loro.

 

Giulia incrociò quello sguardo e lui abbozzò un timido sorriso.

 

“Non è male, anzi”.

 

“Elena!” la riprese Giulia.

 

“Bene, aspettiamo una santa foto di Willy, vediamo se ogni tuo desiderio sarà un ordine per lui, d'altronde non ti ha proprio detto così?”.

 

“In tutto questo periodo non facevo altro che pensare a Max è stato un crescendo di convinzioni nate anche da autosuggestioni” disse “Vedevo cose che volevo vedere; ho deciso di pensare ad altro, ne ho bisogno, non voglio più aspettarmi niente da nessuno”.

 

“Lo so Giulia, è per questo che ho paura che tu stia ripiegando su facili strade convinta che ti portino alla felicità duratura”.

 

“Willy non è la strada per la felicità se è questo che intendi. Lui mi distrae, mi fa passare qualche momento spensierato, insomma è quello di cui ho bisogno in questo momento; è piacevole dialogare con lui, anche se non è che abbiamo mai intrapreso questi grandi discorsi filosofici eh!” precisò ridacchiando. “Però dice tante cose che a volte mi emozionano; per quello che riesce a fare mi manda sempre qualcosa di magnifico o divertente e la stessa chiamata, mi ha fatto davvero piacere. Era così dolce e rassicurante al telefono”.

 

“Amore sta tentando di far colpo su di te. Lui sa come sei, ma tu no. Ha l'intera gallery di tue foto oltre a quelle che tu gli invii a disposizione e posso giurare che non ci sia giorno che non ti sbavi dietro; ma io continuo a pensare che c'è qualcosa di diverso dietro tutta questa storia di uno che ha allacciato amicizia così.”.

 

“Oddio no, risparmiami le tue ossessioni! Senti, se col tempo si rivela anche una persona per cui valga la pena conoscersi fisicamente, perchè no? Con le dovute sicurezze, è ovvio; ogni cosa deve avere il suo tempo per essere valutata meglio” disse aggiustandosi la sciarpa “Ed ora andiamo, altrimenti perdiamo il pulman. Ma prima lasciami scattare una foto a queste casette ed al lungomare, così dichiaro guerra a Willy”.

 

“Allora, per stanotte hai deciso, verrai? Tanto abbiamo tempo, possiamo raggiungere le cugine anche tardi, dopo le ventidue” brontolò Elena “Non lasciarmi sola, non c'è nemmeno Mirko!”.

 

“Ok, ma vengo solo perchè me lo chiedi, lo sai che non ho voglia di festeggiare”.

 

“Grazie, grazie, grazie” disse baciando con foga la guancia dell'amica “Lo sai che i miei cugini sono brave persone e ti vogliono un bene dell'anima! Era per fare qualcosa di diverso”.

 

“Se faranno le lenticchie hai già la mia disponibilità certa al 100%. Ma poi, riuscirai a svegliarti in tempo per prendere il treno?”.

 

“Ma certo cara, non si possono non fare le lenticchie la notte del 31!” ed aggiunse con aria afflitta “Parte alle 12 circa e non è per niente piacevole ricordarmi che devo rientrare a lavoro”

 

Giulia sorrise, si voltò a scattare velocemente poche foto ed afferrò la bustina col vassoio notando che non molto lontano due occhi chiari la stavano ancora fissando: incrociò nuovamente lo sguardo sognante di quel ragazzo misterioso rimasto indietro rispetto al gruppo di amici e lei lo ricambiò con un accenno di sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le note di Fade To Gray, rimbombavano assordanti tra le pareti del locale immerso nella penombra ed illuminato solo da fiocche luci nei punti più strategici; le large vetrate davano la sensazione di restare sospesi sopra Berlino mentre un cielo plumbeo si colorava del riverbero delle sue luci a festa. Bill raggiante con due calici di prosecco ghiacciato tra le sue dita, si fece spazio tra la calca dello Sky Bar: un'impresa tenere i bicchieri pieni fino a destinazione pensò, se non fosse per la prontezza di scatti con cui schivava la gente; aveva incrociato parecchi volti conosciuti e sentì chiamare il suo nome più volte, ma fu difficile decifrare da che parte o da chi provenissero quelle voci; era praticamente impossibile dialogare in mezzo a tutto quel caos ma ciò che percepì chiaramente fu quello di sentirsi mani addosso ovunque e fu pronto a giurare infastidito di essersi sentito palpeggiare nitidamente persino le sue natiche per almeno un paio di volte se non anche strusciarsi volontariamente contro, mentre qualche altro ragazzo aveva osato al punto di toccarlo fugacemente tra le gambe, come a volersi sincerare di che sesso fosse; aveva notato che aveva attirato parecchio l'attenzione di molti, persino di uomini meno giovani e non solo di giovani ragazze che cercavano di farsi notare con atteggiamenti poco naturali. Era a conoscenza che la maggior parte di loro, sapeva chi lui fosse, d'altronde si trattava di amici, amici di amici e parenti che gravitavano nell'entourage del gruppo.

 

Tom avvistò Bill in mezzo alla bolgia solo grazie alla sua statura ed allungò il braccio nella speranza che lo notasse.

 

“Tom” urlò nel suo orecchio appena raggiunto il fratello “Sono felice che il tuo bicchiere sia arrivato integro” disse porgendogli il calice; il gemello lo trascinò, facendosi spazio tra la gente, dalla parte opposta del bar, sedendosi tra i divanetti quadrati in velluto.

 

“Quì forse riusciamo a sentirci, ehi Gus” chiamò Tom “Sei riuscito a prenderti da bere?”

 

“Ora provo” disse avviandosi in mezzo alla calca.

 

“Ma che gli prende alla gente? Ho fatto una fatica ad arrivare da te, avevo gente che mi palpava ovunque”.

 

“Sei troppo bello stasera principessa” disse sorridendo Andreas.

 

“Bill!” esclamò una voce da dietro alle sue spalle.

 

“Matthias! Non ci posso credere! E' bellissimo vederti” disse alzandosi in piedi per abbracciarlo.

 

“Sei sempre in gran forma, quando la smetti di essere così provocante?” disse dandogli un colpetto con le nocche della mano sulla sua pancia “Andreas!”

 

“Lo fa apposta Mat” osservò sarcastico Tom “Lo sai che è un gran narcisista, a casa non fa altro che specchiarsi”

 

L'amico si mise a ridere, constatò che i gemelli non erano cambiati poi molto, almeno caratterialmente.

 

“Come stai?” chiese Bill prendendolo per mano ed invitandolo a sedersi accanto.

 

“Una meraviglia. E' da un po' che non ci sentiamo, ho avuto un mucchio di lavoro ultimamente e poi lo sai che mi sono fidanzato ufficialmente. La vita in coppia è veramente impegnativa” disse sorridendo.

 

“Stefan è un gran bravo ragazzo ed è pure un gran figo, fa ancora palestra?”

 

“Assolutamente sì, mi ha detto di non aver alcuna intenzione di voler ingrassare con i miei piatti. Ha aperto una palestra a Madrid ed una a Londra. Oggi ad esempio è dovuto rimanere lì, è sempre molto impegnato, sopratutto con gli allenamenti privati. Ci videochiameremo a mezzanotte” disse. “Però ti confesso una cosa” disse avvicinandosi leggermente, approfittando del fatto che Tom ed Andreas stavano intavolando un discorso con altre persone “Come te … nessun'altro!”.

 

Bill arrossì improvvisamente a quella confessione del tutto inaspettata ed abbassò lo sguardo per guardare il suo calice, constatando che il liquido dorato al suo interno era quasi terminato ma avrebbe voluto sprofondarcisi lo stesso fosse stato possibile. Non sapeva se Matthias fosse stato un incidente di percorso o ciò che gli fece capire chiaramente che lui non aveva attrazione per le persone del suo stesso sesso; era stata la sua prima esperienza sessuale in assoluto in un periodo di vita per lui totalmente nuovo: aveva appena dodici anni, stava iniziando l'adolescenza e gli pareva di provare attrazione fisica verso ambo i sessi; era successo naturalmente, alla fine di una festa di compleanno di fine estate, una sola volta e poi mai più; quell'esperienza gli consentì tuttavia di far chiarezza sui suoi orientamenti sessuali.

 

“In fondo ci siamo divertiti” disse incrociando il suo sguardo “Sei il ragazzo più bello in assoluto che abbia mai avvicinato ed oggi che sei cresciuto, lo sei ancora di più. Ma questo Stefan lo sa e ormai si è rassegnato”.

 

Bill sorrise imbarazzato. “Eravamo adolescenti Mat, non capivamo bene il significato di certe azioni, abbiamo solo pensato di assecondare i capricci dei nostri ormoni, ma mi sono divertito anche io”.

 

“Sei fidanzato o sei ancora libero? Oddio, con lo schiera di fans che ti ritrovi, ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta e faccio fatica a crederti davvero single da come scrivono i giornali o da come dici nelle interviste. Quando guardo i tuoi concerti penso solo che tu sia una forza della natura, lì sul palco, ti trasformi Bill, è grandioso. Ogni volta mi riprometto di venire ad una vostra esibizione, ma poi col lavoro non riesco mai ad organizzarmi.”

 

“Bene, allora vedete di farlo tu e Stefan, stiamo preparando tutto per il nuovo album ed il nuovo tour”.

 

“Bill tesoro, Tom, Mat!” disse Natalie inchinandosi a dare un bacio sulla guancia ai due gemelli.

 

“La nostra make up artist preferita, vieni quì e fatti abbracciare” disse Matthias alzandosi in piedi per stringerla a sé “Sei uno schianto, questo lo sai?”.

 

“Vado a prendervi da bere e qualcosa da mangiare” disse lei “Se ci riesco ovviamente” aggiunse ironicamente unendosi a Tom.

 

Bill sentì vibrare la tasca posteriore dei suoi skinny neri: sussultò lievemente, sapeva chi fosse, ma con l'amico davanti evitò di dargli un'occhiata anche se fremeva per la curiosità..

 

Georg, Tom e Natalie arrivarono a stento con due vassoi enormi di stuzzicchini e flute pieni a metà di ottimo prosecco ghiacciato.

 

“Allora” disse Tom a voce alta “Dobbiamo stare quì a chiaccherare o a festeggiare? Sono le ventitrè e tra un'ora saremo nell'anno nuovo, coraggio!”.

 

Bill addentò una tartina vegetariana, accostandosi alla vetrata dal quale ammirò quel tripudio di luci di cui Berlino si era vestita: la torre della televisone troneggiava illuminata innanzi a lui ed una leggera pioggia aveva iniziato a scendere giù, infrangendosi sui vetri; la neve di quei giorni si era sciolta completamente per lasciar spazio a giornate di pioggia insistente e freddo secco. Si discostò ulteriormente dal gruppo e prese il cellulare per controllare le notifiche; in mezzo ad un numero imprecisato di mail, chiamate perse e messaggi, individuò subito ed aprì immediatamente sulla seconda Sim, quelle di Giulia che gli aveva inviato almento un'ora prima.

 

-Sei arrivato già a destinazione? Sappi che io sono dai cugini di Elena da appena mezz'ora e sono già a pezzi per la stanchezza ed ancora manca qualche ora ad arrivare mezzanotte! Spero che tu abbia molta più energia di me-

 

-Non dirmi: sei così giovane e sei già stanca?- scrisse sorridendo -Sì, io sono già nel locale e stasera ti dedico questo- Riprese un breve video della bolgia nella sala che ballava e scattò la foto della città notturna.

 

“Ehi” si accostò il gemello “Hai già dato avvio alle danze?” chiese lanciandogli una frecciatina; il fratello rispose con un sorriso.

 

“Hai visto che c'è Christie?”.

 

Bil sospirò alzando gli occhi al cielo, non aveva la minima voglia di incontrarla, ma sapeva anche che sarebbe stato scortese da parte sua non farlo.

 

“Sì, ma ora non posso avvicinarmi, vi raggiungo dopo” disse vedendo che il gemello aveva visto una sua amica; allora si allontanò per andare nella parte rispetto a dov'era.

 

-Non ti stai divertendo?- scrisse senza aver ricevuto risposta -Che dici se brindiamo l'inizio di questa serata con questo?- puntò la telecamera e scattò la foto alla coppetta di Martini Dry che aveva appoggiato sul bancone del bar.

 

-Ecco, non mi pare di averti detto che sono astemia, che ne dici, invece, se brindiamo con questo invece? - Scrisse riempendo il messaggio di emoticons sorridenti.

 

Aprì l'immagine e vide un bicchiere di quello che pareva contenesse del succo di frutta; sorrise divertito pensando a quanto fosse incredibilmente dolce anche così.

 

-Non pensare che sia chissà che, è un semplice succo alla pera, questo è il mio aperitivo! Ma sei in un locale bellissimo con uno splendido panorama! Anche Berlino dev'essere stupenda, mi piace la città di notte. Avendo un panorama così mi perderei a sognare-.

 

-Ha qualcosa di dolcemente melanconico il paesaggio notturno. Accetto volentieri il tuo succo ma solo perchè sei tu ad offrirmelo-.

 

Alzò lo sguardo dal display e si vide puntato da delle ragazze truccatissime che non facevano altro che sorridergli e gravitargli intorno; allora si avvicinarono per chiedergli uno scatto a cui non si tirò indietro. Afferrò il suo calice di Martini e si avviò velocemente, per quanto potè, verso la vetrata accanto al bar, proprio quando Ryan Paris rimbombava con la sua 'Dolce Vita' sugli altoparlanti.

 

-Noi almeno abbiamo il mare, ma non so se avresti il coraggio di farti il bagno di mezzanotte in una notte come questa- lo provocò.

 

-Assolutamente sì, ma non da solo-.

 

-Scommetto in compagnia di qualcuna.... ho indovinato?-.

 

Pensò che in fondo anche lei era una gran provocatrice o almeno, su di lui quel suo modo di fare, funzionava -Sarebbe il minimo e sarebbe decisamente un'altra cosa- scrisse passandosi la lingua tra le labbra.

 

“Bill!” sentì chiamare; si voltò e vide Christie con Natalie. “Ma che ci fai tutto solo?” chiese candidamente l'amica, quando si accorse del cellulare tra le sue dita.

 

“Oh” riuscì appena a dire e lievemente imbarazzato si avvicinò ad abbracciarla.

 

“Dai, gli altri ti aspettano, Matthias ti ha visto sparire e si chiedeva che fine avessi fatto”.

 

Ripose a malincuore il telefono nella tasca dei pantaloni e si unì a loro per raggiungere gli altri.

 

 

Passò una buon mezz'ora a ridere e scherzare, ma moriva dalla voglia di guardare il suo cellulare che ogni tanto sentiva vibrare, aveva fretta di rispondere a Giulia, non sapeva cosa gli stesse inviando; Christie lo guardava continuamente, ma sembrava lo sguardo di una persona ormai rassegnata all'evidenza: aveva capito che Bill non era più interessato a lei ma per nulla al mondo si sarebbe privata della sua amicizia e di vedere quello splendido viso incorniciato da quei stravaganti capelli scuri; ormai era entrato a far parte dlla sua vita in qualche modo e avrebbe fatto di tutto perchè ci rimanesse, anche senza il suo amore.

 

Si alzò non resistendo più alla tentazione di leggere i messaggi e si mise a fare la fila per entrare nella toilette.

 

-Sapevo che mi avresti risposto così, uno a zero per me.- Poi continuò -Io l'ho fatto di notte un bagno al mare, ma ovviamente era estate. Non saprei se riuscirei a farlo nell'acqua gelida seppur in dolce compagnia-.

 

Poi aprì due immagini, una era la foto di una specie di sala in cui dominava un arredamento caotico, sicuramente sistemato alla bell'e meglio per l'occasione in cui era presente di un gruppo di ragazzi e ragazze e nell'altra dovette prendere fiato nel vedere lei che sorseggiava il succo con una cannuccia in un abitino stretto nero dalla gonnellina leggermente corta e svasata -Sto brindando, mi fai compagnia?- Era un invito e decisamente allettante.

 

“Se continua a guardare il cellulare, le passeranno tutti davanti” sentì dirsi alle spalle; entrò dentro la stanzetta della toilette, adagiò il bicchiere sul ripiano del lavandino e si sedette sopra il wc continuando a messaggiare.

 

Avrebbe voluto scriverle che quel vestito poteva essere davvero un problema per qualcuno che le stava vicino; s'infastidì nuovamente a provare gelosia, ma fu sufficientemente maturo per comprendere che non aveva poi così senso in una situazione come quella.

 

-Non vale, mi hai teso un tranello! Dammi un'altra chance per poter recuperare- Scrisse divertito -Ma se provi ad allungare la mano col bicchiere posso provare a brindare col mio-.

 

Da fuori continuava a sentirsi il frastuono del chiacchericcio e della musica, ma anche bussare in continuazione alle varie porte delle toilette; gli arrivò la foto di un primissimo piano della sua mano che teneva il bicchiere. Sorrise, allora fotografò la sua coppetta rendendo solo visibile il palmo della mano. Attese quasi cinque minuti, ma dovette uscire pressato dalla gente che spazientita attendeva di entrare.

 

-Il tuo Martini è decisamente più consono alla serata e adesso che si fa?-

 

Trovò un divanetto libero e si sedette continuando a messaggiare.

 

-Beh, è arrivata l'ora di un ballo, che ne dici di un invito?-

 

“Tesoro, sei qui? Stasera ti stiamo perdendo in continuazione” Bill sorrise alla frase di Natalie che lo raggiunse facendosi spazio accanto a lui.

 

“Ho capito che hai di meglio da fare stasera, come vanno le cose con lei?”.

 

“Ci stiamo messaggiando” le disse sentendo le sue gote scaldarsi.

 

“E' tutta la sera che attiri l'attenzione di molti quì, è evidente che sei sotto una specie di aura divina” disse dandogli un colpetto al braccio e notando la foto di Giulia sul display.

 

“Sareste una bellissima coppia e purtroppo molto appettibile per la stampa, sai quanto potrebbe scatenarsi per una cosa del genere? Non vedo l'ora di conoscerla”.

 

“Oh Nat! Mai e poi mai permetterei una cosa del genere, questa è la mia vita privata e tale dovrà rimanere; Giulia non c'entrebbe nulla con questo schifo, farei di tutto per lasciarla fuori da ogni cattiveria e per proteggerla. Sai quanto io non sopporti le cose disgustose che scrivono”

 

“Lo so Bill, ma che tu lo voglia o no, fa parte del gioco purtroppo: questo è il rovescio della medaglia, il lato meno piacevole della faccenda, ma è inutile che ti dica queste cose, sei cresciuto ed hai toccato con mano tu stesso la cattiveria. Sono sicura che la proteggerai con tutto te stesso ed io sarò sempre con te tesoro” disse allungando il braccio sinistro per stringerlo a sé. “Allora, che ne dici se ci buttiamo in pista per ballare? Tra meno di mezz'ora saremo nel nuovo anno” fece lei alzandosi.

 

“Termino un messaggio e vi raggiungo”.

 

Guardò Natalie allontanarsi ed aprì il messaggio: -Balliamo questa?- lui corrugò la fronte ed avviò il video che gli aveva mandato nel mentre; provò ad accostarlo all'orecchio per cercare di sentire qualcosa ma il chiasso e la musica in sala non glielo permisero; allora si alzò si diresse dal guardarobiere, prese il cappotto e lo sciarpone ed andò fuori nel terrazzo. Rabbrividì per il freddo e cercò un angolo riparato. Riavviò il video: le note di 'Bailamos' di Iglesias si liberarono nell'aria; allora ci fu un solo pensiero alla vista di quel video: ballare in quel modo con lei.

 

-Oh beh...penso che lui sia decisamente più bravo di me a ballare! Ci sarebbe l'opzione di un ballo un po' più semplice?- scrisse divertito stringendo le labbra.

 

-Che ne dici di un girotondo allora? Ha sempre il suo fascino e non è poi così difficile da attuare- Si mise a ridere e a scuotere la testa quando notò che una tipa poco distante da lui, appoggiata sulla balaustra del terrazzo, lo stava osservando sorridendo: era evidente che l'aveva riconosciuto ma lui si limitò a ricambiare il sorriso e ad allontanarsi; mancavano appena dieci minuti allo scoccare delle ventiquattro, ma desiderava tanto sentirla per telefono.

 

-Forse siamo un po' cresciuti per certe cose o sbaglio? Sei occupata con gli amici o potrei chiamarti?- Attese un po' nel mentre arrivarono Tom ed Andreas.

 

“Ne vuoi una?” chiese l'amico offrendogli una sigaretta.

 

“Manca poco per il brindisi, dove sono gli altri?” chiese Bill accendendo l'accendino.

 

“Stanno per arrivare” rispose il gemello rabbrividendo “Almeno ha smesso di piovere o forse no” disse notando che piccole gocce di pioggia si erano posate sul viso.

 

Bill controllò il telefonino ma non lesse alcuna nuova notifica; finì velocemente la sua sigaretta e si unì agli amici che nel mentre li avevano raggiunti, mentre altre persone si stavano riversando sul terrazzo; mancavano pochi minuti e la musica sembrava essere più assprdante. I camerieri distribuirono i flute vuoti e diverse bottiglie di champagne: Bill, appoggiò il suo calice nel bordo della balaustra e con Tom che lo copriva dal resto del gruppo controllò nuovamente le notifiche in arrivo perchè fremeva di sentirla in un momento così particolare, desiderava condividerlo con lei. Il messaggio arrivò mentre stava aprendo il social ed era iniziato il conto alla rovescia. Il chiasso era tale che non avrebbe potuto comunicare con lei.

 

-Non riesco a chiamarti ora, qui c'è un caos, se riesco e se le linee non sono sovraccariche ma sopratutto se tu poi lo faccio tra un pò- riuscì a scrivere a fatica spintonato dall'agitazione crescente degli amici.

 

La pioggia iniziò ad intensificarsi bagnando quella folla di gente che stava scandendo gli ultimi secondi di quel 2008 che era stato tanto generoso e sorprendente, pensò Bill: gli abbracci di Tom e dei suoi amici e della stessa Christie, avevano sempre avuto un sapore speciale ed autentico per lui; era stato un anno ricco di gratificazioni professionali, riconoscimenti e premi, ma anche l'anno in cui aveva mandato a quel paese persone che non erano state degne della sua onestà e rispetto, l'anno in cui aveva conosciuto tante persone valide, per la gioia e l'allegria che erano entrate nella sua vita e in quella delle persone che più amava, ma anche per il dolore e le delusioni avute e per quelle situazioni in cui non aveva apprezzato nel modo giusto ciò che avrebbe dovuto; ma era stato sopratutto l'anno in cui aveva conosciuto lei, la sua dolce ossessione, la sua più grande ispirazione, la vera ragione di quelle emozioni così travolgenti, mai provate prima, in cui sembrava che fosse la vera artefice delle sue giornate, delle sue mattine, dei suoi pomeriggi e di quelle notti in cui non vedera l'ora che arrivassero per poterla sognare e di averla in tutti i modi possibili; lei che pareva avesse deciso di scandire il suo tempo e che inconsapevolmente lo stava portando per mano verso un mondo nuovo fatto di paura che sapeva tramutarsi in coraggio, di dolore che poteva diventare gioia ed in cui amare voleva dire sopratutto, dare tutto se stesso senza aspettarsi niente in cambio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Aspetta Willy” disse tappandosi l'orecchio destro “Quì mi senti? C'è un gran caos, non so se riuscirai a sentirmi, provo ad andare fuori il portone”.

 

“Ti sento sì, è solo la musica che è più alta della tua voce”.

 

Giulia si apprestò ad uscire dal portone e a mettersi nel pianerottolo, accorgendosi che poi la situazione non fosse cambiata granchè.

 

“Forse ci siamo riusciti, ora mi senti meglio?”

 

“Oh sì, va decisamente meglio- disse Bill sciogliendosi nel sentire la sua voce “ Auguri “uscì poi ad entrambi ed insieme si misero a ridere.

 

“E' strano sentirti a quest'ora della notte, non è mia abitudine con persone con cui non ho una gran confidenza”.

 

“Forse ora sta accadendo...la confidenza intendo”.

 

“Forse sì” disse, anche se era pienamente consapevole che l'amicizia con lui sembrava destinata ad approfondirsi in modo del tutto naturale; si sorprese a pensare che era effettivamente quello che voleva: stava diventando il suo confidente senza volto, immaginario, qualcosa che di certo non avrebbe mai e poi mai sostituito la sua amica, ma che ci stava andando vicino perchè lei stessa lo stava permettendo. Che fosse stata colpa di Massimiliano? E' probabile, inconsciamente forse era così, forse si trattava della ricerca di un riparo che solo lui, in qualche modo, sembrava in grado di darle in questo frangente e non perchè Elena non ne fosse capace, ma perchè lui era un ragazzo ed il solo fatto che lo fosse, sembrava darle un punto di vista diverso senza però oltrepassare mai alcun limite, almeno fino ad allora.

 

-Ti dispiace? Non volevo essere invadente, ma ho pensato che in una serata di festa come..” Lei lo interruppe.

 

“Non devi giustificarti, era quello che volevo, quando me lo hai chiesto nel messaggio, ti ho risposto di sì. E' una serata di festa e sono contenta di sentirti. Mi spiace solo che non sei con i tuoi amici a divertirti proprio in questo momento”.

 

“Ehi, te l'ho chiesto io se potevo chiamarti, loro possono aspettare semmai dovrei dispiacermi io per averti allontanata dai tuoi amici e poi non so ballare, tu mi stai salvando da questo” le disse ironico.

 

“E tu stai salvando me, con la scusa mi sono seduta sulle scale del pianerottolo per riposarmi. In fondo mi hai fatto un piacere” disse ridendo “A proposito, hai fatto gli auguri alla misteriosa ragazza che ti ha rapito il cuore? Le hai telefonato? Come fai a resistere così tanto provando un forte sentimento nei suoi confronti!”

 

Bill sorrise, mentre guardava una coppia poco distante intenta a baciarsi appassionatamente; pensò a 'quella ragazza che gli aveva rapito il cuore': non ci volle molto ad immaginarsi con lei al loro posto ma di certo in un locale più intimo, dove anche da lì avrebbero potuto godere della vista mozzafiato di quella città festosa e perdersi nel suo viso ed in quel corpo che ogni volta in quelle foto, sembravano sortigli un pericoloso incantesimo; l'avrebbe portata in giro a scoprire i posti più belli, l'avrebbe fatta divertire come mai in vita sua, ne era sicuro e poi le avrebbe fatto ascoltare cosa il suo cuore fremeva di dirle, l'avrebbe fatta sua tutta la notte, l'avrebbe fatta godere tante di quelle volte fino a farla stremare, a farle capire che lei era l'unica che desiderasse alla follia e di cui si sarebbe potuto saziare anche se era pienamente cosciente che non ne avrebbe avuto mai abbastanza; avrebbe desiderato poter vedere sorgere l'alba del nuovo anno sui loro corpi nudi e stremati, ma ancora desiderosi l'uno dell'altra.

 

“Non è semplice, non lo è per niente, ma ormai lo sai com'è, non posso muovermi come vorrei; comunque ci siamo già sentiti poco prima che ti chiamassi, ero riuscito miracolosamente a prendere la linea ed anche lei era stanca, credo che non tardasse ad andare a letto” disse mentendole mentre si sforzava di ritrovare la concentrazione.

 

“Allora non sono la sola a morire dal sonno la notte del 31!”.

 

“Assolutamente no!” disse ridendo “E tu non hai più sentito quel tuo amico...” non finì la frase perchè si sentì subito in colpa per essere stato invadente e indelicato.

 

“A parte il classico messaggio di auguri di qualche ora fa, grazie al cielo no. E' acqua passata ormai. Non si dice anno nuovo vita nuova? Non avete voi questo detto?”

 

“E' una frase che ho già sentito, temo che voi ne abbiate parecchi modi di dire” disse divertito sentendo Giulia ridacchiare. “Tra due giorni parto” disse cambiando argomento “Come vedi l'anno inizia già frenetico; ho un sacco di cose da fare”.

 

“Quindi manca pochissimo! Oh Willy, non sei felice? Mi sembra di non percepire questo” chiese cogliendo una nota malinconica nella sua voce.

 

“Sì, assolutamente sì!” rispose sapendo di mentirle ancora, ma come dirle che ogni volta provava un senso di tristezza, per quel distacco seppur virtuale? Los Angeles era molto più lontano di Amburgo o Berlino dall'Italia, eppure ogni volta che doveva partire viveva lo stesso stato d'animo. “E' che per la verità ho lavorato sodo anche in questo periodo e forse sono un po' stanco”.

 

“Penso solo che se se avessi potuto condividere tutto con la persona che dici di amare, sono certa che sarebbe stato molto più semplice” disse accorgendosi che il portone innanzi a lei si era aperto ed era uscita Elena per cercarla.

 

“Ciao Willy!” sentì Bill urlare improvvisamente al telefono.

 

“Oddio scusala”disse in imbarazzo “Eppure non ha toccato alcol, credimi!” Bill scoppiò a ridere per quella curiosa irruzione e la risata contagiò Giulia.

 

“Non preoccuparti, ho fatto la conoscenza anche di Elena stasera”.

 

L'amica gesticolò qualcosa “Devo proprio andare ora”.

 

“Già, abbiamo letteralmente abbandonato i nostri amici” osservò per niente dispiaciuto.

 

“Comunque ti ringrazio per avermi chiamata”. Attese e per qualche istante tra loro, ci fu stranamente silenzio con in sottofondo la musica in cui erano immersi.

 

“Giulia”.

 

“Sì?”.

 

“Non so nulla di quello che verrà … di cosa ci potrà riservare questo nuovo anno, ma … ti volevo augurare un 2009 stupendo, pieno di tutte le cose che tu vorresti veramente”.

 

Lei si emozionò: la frase poteva sembrare banale col solito augurio, ma glielo disse con una tale intensità e trasporto che riuscì ad arrivarle dritta al cuore come un qualcosa di unico e speciale. Che le stava succedendo? Era forse l'atmosfera magica di una notte come quella? Era come se una minuscola freccia dal nulla avesse fatto breccia al centro del suo petto. Com'era possibile che un ragazzo mai visto, avesse avuto una perspicacia tale da capire di cosa avesse bisogno e di come in quel preciso istante ed in quella circostanza? Non erano le parole dette, ma come le aveva dette; il tono di quella voce, la calma e le brevi pause tra una frase e l'altra, le arrivarono come qualcosa di inconsciamente inaspettato ma desiderato, facendola stare straordinariamente bene.

 

“Grazie, auguro lo stesso a te, ma sopratutto, sìì felice Willy”.

 

Arrivò al portone ma prima di suonare, aprì la notifica che lui le aveva mandato subito dopo la telefonata: vide l'immagine di un bambino.

 

 

 

Bill-n

 

 

 

 

-Immagino ora che i tuoi occhi si siano inteneriti guardando questa foto, ma ti garantisco che ero un'autentica peste! Ciao Giulia,Wünsche dir, dass du glücklich wirst!-

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Note autrice: ringrazio chi ancora legge questa mia storia. Un pò mi rattrista vedere che la sezione non sia più così frequentata come un tempo, tutto cambia, ma mi piace pensare che le cose che ci hanno fatto stare bene ancora vivano dentro di noi.

Cit: Per un istante le nostre vite si sono incontrate… le nostre anime si sono sfiorate. (Oscar Wilde)

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Capitolo 17
*** Non aggrapparti a qualcuno che se ne va, altrimenti non sarà possibile incontrare chi sta per arrivare. ***


 

 

 

 

Gennaio 2009

Los Angeles

 

 

 

 

Il termometro della Farmacia sul viale segnava quattordici gradi, ma forse quella pioggia che giungeva a sferzate trasportata dal vento, faceva in realtà percepire qualche paio di gradi in meno a giudicare da come la gente si era imbacuccata .

Dalla finestra dello studio, Bill si divertì a guardare gli slalom tra le pozzanghere dei pochi passanti e qualche ombrello piegato dalle folate così violente ed improvvise.

 

“Che dici” osservò Tom “La lasciamo così?”.


La voce del fratello lo riportò immediatamente alla realtà.

 

“Sì, dicevi?”.

 

“Parlo di 'Zoom”.

 

“Si, direi che così va bene” disse annuendo col capo “Anzi, aspetta che modifico ancora qualche verso. Patrick ci aveva chiesto di rivedere anche l'ultima strofa di Love and Death, il resto ha detto che andava bene” disse indicandogli l'ultima parte.

 

“Così il testo è più fluente vero? 'Con tutto il dolore che abbiamo attraversato, sono morto per salvarti' credo che in questo modo vada meglio anche per trovare i giusti accordi, c'è più spazio insomma”.

 

“Mi piace molto Attention” disse Tom improvvisamente.

 

Il fratello annuì arrossendo lievemente.

 

“Non mi devi dire niente Bill. Te l'ho mai detto che sei il mio fratello preferito?”.

 

“Giusto un paio di volte!” rispose Bill sorridendo.

 

“Comunque per Zoom, ho già più o meno in testa qualche altra nota, anzi forse più di una ”.

 

“Quando vuoi provare?”.

 

“Cerca di terminare la modifica”.

 

Ci fu un breve silenzio che Bill interruppe.

 

“Ho solo una fottuta voglia d'incontrarla, ci sono momenti che non riesco a trovare la giusta concentrazione, ormai la mia testa non pensa ad altro, da quando anche lei mi ha scritto che vuole la stessa cosa. Anche se so di averla idealizzata fin dall'inizio, quì, nella mia mente” disse, battendosi l'indice sulla tempia. “. Si”, si convinse alla fine “è proprio così. Non c'è altra spiegazione a tutta questa assurdità, anche se ti giuro, che ogni volta che la sento, la prima cosa che vorrei fare è prendere l'aereo e andare da lei.”

 

“Perchè non lo fai? Ora che sai che anche lei vuole lo stesso”.

 

“Oh Tom, lo sai il motivo! Vorrei fosse proprio lei a chiedermelo eplicitamente; il fatto che si sia dimostrata favorevole a venire ad un nostro concerto e di volermi vedere un giorno non vuol dire che lo faccia poi per davvero. E' una ragazza di vent'anni, ha una famiglia che la segue e che sicuramennte controllerà, com'è normale che sia. Ma so che quando lo farà sarò felice, perchè capirò che è quello che veramente ha voluto fare ed era il momento giusto per farlo. E' come dire, una questione di rispetto, non posso e non voglio forzare nulla. In fondo l'invito è partito per primo da me. Pensaci, lei, tra noi due è la parte più......” si soffermò un secondo per trovare i termini adatti ”delicata, vulnerabile”.

 

Il gemello sorrise, aveva sempre pensato che Bill sapeva essere davvero rispettoso e sensibile.

 

“Mi sono sempre chiesto quando ti vedrà e scoprirà chi sei veramente, come reagirà, gliel'hai nascosto fin dall'inizio. Cosa pensi che succederà? Spero solo che tu abbia previsto tutte le possibili conseguenze, in questa faccenda” poi fece una smorfia “A nessuno piace essere mentito, sopratutto se si tratta di donne. Una volta che le hai ingannate sarà difficile che cambino idea sul tuo conto”.

 

“E tu ne sai qualcosa” lo schernì il fratello. Non aveva tutti i torti, anzi aveva tutte le ragioni di questo mondo, ma l'unica strada che aveva potuto scegliere, era quella in cui si era già addentrato, sicuramente la più contorta e la più dolorosa.

 

“So che mentirle non è bello, non lo è per lei, ma nemmeno per me, per nessuno in verità e mi sento un verme, ogni secondo, ogni minuto, ogni ora di ogni fottuto giorno. Ma non ho avuto altra scelta. Ma come avrei potuto dirle la verità? Quante volte ci siamo fatti questo discorso?”.

 

Si era sempre immaginato quella scena nella sua testa, Dio solo sa quante volte, ma forse prevedere tutte le possibili conseguenze non era possibile. La verità è che anche lui aveva avuto paura; era stata una scelta dettata dal voler procedere cautamente su un terreno sconosciuto senza avere la possibilità di calcolare ogni minima conseguenza; in fondo, a pensarci bene in quel tempo, di lei non sapeva altro se non solo il suo nome e cognome. Avrebbe trovato il modo per prepararla e forse lo stava già facendo, ma un altro pensiero in quell'ultimo periodo lo stava turbando e cioè non era più così convinto che rivelargli tutto di lui, prima di incontrarsi, sarebbe stato così positvo.

 

“Senza contare” aggiunse Tom “Che se proporresti dei giorni di assenza per andare da lei, Dave e compagnia ti scorticherebbero vivo!” Rise a quell'eventualità “Ho sentito che probabilmente da qui fino all'uscita dell'album, non potremo presenziare in nessun evento”.

 

“Spero proprio che tu abbia sentito male e non m'interessa se mi scorticherebbero vivo. Lei ora è il mio primo pensiero” disse, mentre abbassò lo sguardo verso il foglio che teneva tra le mani; ad un certo punto vide il gemello ridere.

 

“E adesso che diavolo hai?”.

 

“Sei un classico da manuale: colpo di fulmine – innamoramento – rincoglionimento finale, semplicissimo, no? E' uno schema già visto e collaudato, che noia!”.

 

“Comunque vorrei gentilmente informarti che all'ultimo passaggio ancora non ci sono arrivato”.

 

“No, no, credimi che tu ci sei arrivato e alla grande pure!” lo contraddisse il fratello.

 

“Probabilmente lo toccherò il giorno che la incontrerò nuovamente, dovesse succedere”.

 

“Tom, Bill” li interruppe Dave entrando nella sala “Tra un quarto d'ora vi vogliamo in sala d'incisione. Amburgo attende parte della registrazione vocale. Guy e Desmond hanno detto che ora World Behind My Wall può essere inserita nella track list essendo conclusa. Il primo estratto sarà comunque Automatic, ok? Ah, Martin della Cherrytree ci vuole incontrare domani pomeriggio, vuole sapere di più sulle date di uscita dell'album e per questo credo che siamo ancora in alto mare. Qualcuno ha fatto girare la voce per la prossima primavera, abbiamo già slittato da questo a dicembre, non vorrei che i tempi si allungassero ulteriormente. In ogni caso mi hanno dato conferma per le candidature per le premiazioni di cui vi avevo accennato giorni fa: 12 maggio bravo Otto cat, golden A Oberhausen e per il 16 maggio in Italia per Mtv Trl, salvo cambiamenti, ma temo che dovranno fare a meno della vostra presenza.”.

 

“Anche per Italia?” chiese deluso Bill.

 

“Si, anche per l'Italia, nonostante lì ci sia una cospicua fetta di vostri fans. Mi dispiace, ma col nuovo tour, metteremo un bel po' di date per recuperare e forse qualche sorpresa. Ora, non possiamo permetterci di sprecare tempo viaggiando da un polo all'altro per ritirare i premi. Dobbiamo concludere il prima possibile i lavori per la pubblicazione dell'album.”.

 

Tom chinò il capo in avanti nascondendo il sorriso, quando poi si lasciò scappare “Sei sicuro che anche in Italia abbiamo fans?” .

 

Bill lo guardò esterrefato sapendo a cosa alludesse.

 

“Che hai detto?” chiese Dave.

 

“Scusa, era una battuta. Ehi, hai parlato così tanto che sembra mi sia bevuto due litri di vino in una sola volta” osservò Tom ridendo.

 

Lui sorrise di rimando mentre si dirigeva fuori la sala.

 

“A chi stavi alludendo?” chiese Bill stringendo gli occhi e storcendo il muso.

 

Il fratello rise di nuovo “Secondo te? Di sicuro non saranno Giulia ed Elena a sgomitare per andare a comprare il nostro Cd appena uscirà o vederle in prima fila ad un nostro concerto o un meet con noi”.

 

“Mmh, sei davvero così sicuro?” chiese ironico Bill.

 

“Ma io lo so che per quel tempo, tu a Giulia, l'avrai già incontrata o lo fari di lì a poco e magari riuscirai anche in questo miracolo, farla appassionare alla nostra musica”.

 

“Intanto non posso programmare un beneamato cazzo secondo quanto ci ha detto Dave” disse scaraventando il foglio per terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il vento non aveva accennato a diminuire, ma in compenso la pioggia pareva avesse dato una piccola tregua. Il crossover impiegò una buona mezz'ora prima che potesse raggiungere il loro hotel e quando insieme al fratello scesero per dirigersi nella loro camera, sentì squillare il suo cellulare.

 

“E' mamma Tom” disse porgendogli il telefonino “Ti stava chiamando ma non rispondevi”.

 

 

 

Si immerse nell'acqua calda della vasca e cercò di rilassarsi inebriato dal profumo delle candeline rosse sparse nella stanza buia e dal panorama della città che si stava preparando per la notte. Los Angeles era quello che cercava: la gente non faceva nemmeno caso anche se eri famoso, non sentiva la pressione dei fans come in Europa; aveva deciso che avrebbe seriamente valutato l'ipotesi di trasferirsi lì se le cose fossero peggiorate.Toby aveva provveduto ad assumere altro personale, anche per la casa di Simone; la madre aveva notato ultimamente l'intensificarsi di uno strano traffico di persone mai viste prima, sicuramente non appartenenti al quartiere ed aveva trovato due lettere anonime sulla bucca delle lettere contenenti apprezzamenti volgari e minacciosi. Era solo questione di tempo, si ripeteva per vedere se qualcosa sarebbe cambiata.

Allungò la mano ed afferrò il flute di champagne portandoselo alle labbra; chiuse gli occhi ed appoggiò il capo sul bordo vasca. Giulia. Si chiese cosa stesse facendo in quel momento, era tutto il giorno che non l'aveva sentita nonostante le avesse inviato due messaggi; improvvisamente sentì la necessità di controllare nuovamente il suo telefonino, ma sentì che suo fratello stava ancora conversando. Appoggiò il bicchiere per terra e provò a chiudere nuovamente i suoi occhi; la sua mente iniziò a vagare, a ricordare ogni singola parola delle loro conversazioni ed il suono di quella voce così dolce e sexy; ogni volta era la stessa storia: aveva la necessità di sentirla, di pensarla, immaginarla, doveva esserci in qualche modo in modo, doveva dissipare il nervosismo accumulato da quanto detto dal suo manager; gli sembrò quasi di avvertire il suo caldo respiro sfiorargli il collo, la lingua farsi strada fino al suo petto madido dal vaporeo acqueo ed avvertire il battito del suo cuore farsi veloce ed il respiro più affannoso; sentì i lunghi capelli inzuppati incollarsi al suo busto, le mani sfiorare i suoi fianchi immersi per scivolare all'interno delle sue cosce aperte fino a lambire quel membro ingrossato per quell'attesa infinita che lei maliziosamente stava procastinando; gli sembrò di morire nel sentirsi bloccato da qualcosa che gli impediva di toccarla mentre lei lo stava facendo impazzire dal desiderio di possederla subito.

Sentì chiamare il suo nome, lo sentì forse un altro paio di volte, quando spalancò gli occhi improvvisamente ansimando per rendersi conto che si era assopito.

 

“Che c'è Tom?” gli urlò mezzo intontito sperando che lo sentisse dalla sala.

 

“Pensavo fossi affogato in vasca! Georg ci ha spedito del materiale, ci ha detto di visionarlo il prima possibile”.

 

 

 

Sospirò e sorrise perchè l'aveva sognata anche se per poco; richiuse gli occhi e cercò nuovamente quella immagine nella sua mente interrotta poco prima, provando a rilassarsi e a lasciarsi andare a quella piacevole sensazione che la tensione al suo basso ventre gli stava procurando: non resistette molto in quella situazione perchè la sua mano afferrò quasi subito il suo sesso impaziente, terminando in pochi minuti ciò che quel sogno aveva iniziato, facendo soffocare nell'acqua divenuta ormai tiepida, i caldi fiotti del suo orgasmo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ascolti bellezza, ma lo faccia molto attentamente perchè non ho intenzione di ripeterlo un'altra volta: non ci penso proprio, ho sempre volato in questo modo e non sarà lei a cambiare tutto quanto!” disse alzando progressivamente il tono della voce.

 

Giulia fece un ampio respiro e cercò dentro di sé la calma necessaria perchè era certa che le mancasse davvero poco a rispondergli in modo poco ortodosso.

 

“E' molto probabile che nel suo volo di andata si sia verificata qualche situazione eccezionale percui le è stato consentito di salire a bordo con questa valigia, ma questa non è la regola, bensì un'eccezione”.

 

L'uomo sulla cinquantina si irritò ulteriormente, facendo spazientire chi stava in fila dietro di lui. “Ma che strano, un'eccezione che è sempre stata tale. La sua è un'eccezione. Ascolti, mi dia i documenti e non mi faccia perdere dell'altro tempo”

 

“Non posso”.

 

Maria, nella postazione accanto scosse lievemente la testa, evitando di farsi notare.

 

“Mi chiami il suo superiore”.

 

Vide per fortuna Marco sbuccare dalle sue spalle.

 

“La collega ha ragione signor....signor Ferraro, ma prego mi voglia seguire” disse invitandolo ad andare con lui.

 

Cercò di calmarsi senza dare nell'occhio, ma ogni volta che qualcuno l'aggrediva verbalmente provava un senso di agitazione profonda; pensò che sarebbe stata utile qualche seduta dallo psicologo quando avrebbe avuto la possibilità; era molto emotiva, si lasciava trasportare dagli eventi, anche se era molto brava a controllare e modulare il suo stato d'animo e con il lavoro che faceva, era molto importante; stava il fatto che ciò non escludeva quel rimuginare tutto il giorno sull'accaduto, cercando quale altra risposta avrebbe potuto meglio dare; ma qualunque pensiero quel giorno ci fosse stato a riguardo ad offuscare il resto della sua giornata, non sarebbe servito a scalfire la gioia che aveva provato quando il suo superiore le aveva comunicato che per loro era idonea anche a frequentare il corso per acquisire la qualifica come hostess di volo.

Si calcò il cappellino di lana nella testa e si avviò verso la fermata del mezzo che era già arrivato: dovette fare una piccola corsetta per evitare di perderlo anche se quei tacchi di cinque centimetri non l'aiutarono di certo. Fantasticò su un bel piattone di pasta e sui dolcetti della pasticceria di Gabriele che le avrebbero messo subito il buon umore; era sempre più consapevole che quel lavoro l'avrebbe portata a scoprire ogni giorno, lati curiosi delle persone, piacevoli e meno piacevoli, anche perchè aveva la netta sensazione che ogni volta che si varcasse l'ingresso di un aeroporto, pareva che la gente subisse un incomprensibile cambiamento: era come se entrasse letteralmente in un altro mondo.

Avvertì già nel pianerottolo di casa, il profumo di ragù e non fece in tempo a mettere la chiave nella toppa che si vide aprire la porta.

 

“Tesoro, sarai stanca!” l'accolse Elena “Lavati e siediti, il tuo faccino è provato”.

 

“Non credo riuscirò a dare qualche esame all'università in primavera” disse sistemandosi nel tavolo apparecchiato davanti all'amica “Oggi mi hanno proposto il corso teorico per hostess di volo! Dovrebbe iniziare appena do l'esame di abilitazione per questo. Sono così felice!” disse con ucchi umidi.

 

Elena la guardò entusiasta, mentre divorava quel piatto di spaghetti succulenti.

 

“Hai visto che qualcosa di bello succede anche a te?” disse con uno sguardo che la diceva lunga.

 

Giulia smise di mangiare e scrutò il viso dell'amica. “Senti un po', non ci sarà mica il tuo zampino?”.

 

“Io non ho fatto nulla”.

 

“No, tu hai fatto qualcosa e non me lo vuoi dire” disse guardandola con gli occhi ridotti ad una fessura.

 

Elena scoppiò a ridere “Quante storie per aver messo solo una buona parola per un'amica eccezionale!”.

 

“Elena! Non funziona così” disse lievemente delusa.

 

“Ascoltami bene: io sono felice così, questo lavora per ora mi soddisfa, potrei pensarci più in là di passare ad altra mansione. Loro ormai ti conoscono e ti apprezzano e Carlo ha solo detto che ti ci vedrebbe meglio in aereo. Saresti perfetta lì. Non era quello che volevi? Dovevi vederlo, gli luccicavano gli occhi! Mi ha confidato che un giorno, ti ha vista attraversare la galleria dell'aeroporto e si è voluto godere la scena nel constatare che non ci fosse stata persona che non si fosse voltata a guardarti. Ha avuto un motto di orgoglio nell'averti nella loro compagnia aerea, era evidente da come ne parlava! Per lui sei una modella mancata. Credo che abbia una cotta per te”.

 

“Oddio, ti supplico, ma la smetti? E' felicemente sposato e dico, hai visto la moglie? E' bellissima! E' un brav'uomo, ma mi pare che sbavi un po' dietro a tutte, d'altronde quante ne vede essendo responsabile delle risorse umane? Dirà a tutte la stessa cosa” disse ridendo “Anche se ammetto che sia molto scrupoloso nel suo lavoro”.

 

“Segui il tuo sogno Giulia, non rinunciare per niente al mondo se è quello che vuoi, il tempo passa velocemente e fai in modo che non ci siano rimpianti”.

 

“Come mai questa saggezza? Mirko ti fa uno strano effetto” disse scuotendo la testa.

 

“Elena” disse guardando l'amica seriamente “Grazie, sei una persona speciale, non potrei stare senza di te”

 

“Me lo dirai non appena avrai un ragazzo, poi ne riparleremo” la stuzzicò.

 

Le cacciò scherzosamente la lingua fuori, finì il suo pranzo e corse a chiamare i suoi genitori per dare la bella notizia. Aveva il cuore che le scoppiava dalla felicità e fermandosi nell'uscio della sua camera, sentì improvvisamente la necessità di comunicarlo anche a Willy.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aprì a fatica un occhio perchè gli parve di sentire la vibrazione del suo telefonino, ma lo richiuse quasi subito; arrivarono in rapida successione diversi messaggi facendo vibrare l'apparecchio quasi come se fosse una chiamata: allora aprì definitivamente gli occhi e realizzò molto lentamente che fossero nemmeno le sei del mattino. Afferrò il cellulare per dargli un'occhiata e quando capì che Giulia gli aveva mandato una decina di messaggi si svegliò all'istante e si rizzò sulla schiena.

 

-Non so nemmeno che ora sia da te, ti chiedo scusa, ma sono troppo felice per tenermi tutto dentro-

 

-Non credevo succedesse, avevi ragione tu, quando desideri qualcosa devi fare di tutto per averla nel rispetto degli altri-

 

-Credo di non aver vissuto una situazione più bella di questa-

 

-E' quello che aspettavo da un po' di tempo. Lo volevo così tanto ed ora è arrivato proprio quello che desideravo-

 

Bill non riuscì a capire il senso di quella raffica di messaggi senza arrivare al punto, gli stavano montando un'ansia dentro al punto che dovette partire dall'ultimo e dal penultimo per capire di cosa si trattasse; dedusse che si trattase dell'amico, sicuramente doveva essere risorto come un araba fenice dalle sue ceneri.

 

-Il mese prossimo inizio il tirocinio e la pratica per conseguire l'abilitazione come hostess di volo-

 

Appoggiò la schiena sulla testiera del letto sorridendo, cercando di rilassarsi. Guardò l'orologio nuovamente quando cliccò sull'icona del telefono ed avviò la chiamata. Attese qualche minuto quando sentì la sua candida voce e ringraziò il cielo per aver avuto il più bel risveglio di sempre, messaggi a parte, pensò.

 

“Willy, oddio no, ti ho svegliato? Quanta differenza oraria c'è? Nove ore? Pensavo che tanto i messaggi li avresti letti dopo”.

 

Era evidente che fosse in preda all'euforia e questo divertì Bill.

 

“Ehi, va tutto bene” la rassicurò “Sono sveglio, sono felice di sentirti e contentissimo per questa bella notizia”.

 

“Grazie” disse con una vocina divertente “Non ci speravo molto, perchè i posti sono pochi, anche se Elena ha voluto metterci una buona parola”

 

“Non avevo alcun dubbio che ce l'avresti fatta e credo che Elena non c'entri molto. Devi avere solo un po' più di fiducia in te stessa, perchè non ti manca proprio nulla”.

 

Giulia pensò solo a quanto bene le facesse sentirlo, aveva il potere di infonderle energia positiva.

 

“Sai, per questo ti ho mandato i messaggi a quest'ora”.

 

“Non capisco, cioè me li hai inviati sapendo che da me era mattino presto e che forse stavo dormendo?!” disse sorridendo.

 

“Oh certo signor Devilish, ma avevo bisogno che m'infondessi ulteriore positività”.

 

“Aspetta, mi stai dicendo che mi stai usando?” chiese ironico.

 

“Se anche fosse sarebbe un male? Sarebbe per una nobile causa” disse ridacchiando.

 

“Wow, ne sarei onorato, essere usato da te per me sarebbe fantastico” rispose sentendola ridere dall'altro capo.

 

“Ti piace essere usato Willy?!” chiese con finto tono di incredulità.

 

“Certo che no, ma per te farei anche questo”.

 

“Per me?” disse scandendo dolcemente le parole.

 

“Ma come, prima mi usi e poi ci ripensi?”.

 

Lei si arrese ridendo e lui fu felice di sentirla così allegra.

 

“Come vanno le cose lì?” chiese poi seria.

 

“Alle nove in studio, non si transige”.

 

“Beh, allora è meglio che ti lasci andare”.

 

“Posso ancora stare se ti fa piacere, non è così tardi per me”.

 

“Ma credo che sia meglio che ti prepari con calma, se vuoi ci possiamo sentire stasera, cioè stasera per me e quindi per te sarebbero le...?”.

 

“Beh, se per sera intendi le ventuno o le ventidue da te, qui sarebbero le quattordici, quindici circa, a meno che non voglia che ti chiami alle mie sette di sera, ma non saprei se ti converrebbe rispondere alle otto del mattino, magari sei a lavoro o meglio, a dormire...” disse lievemente sarcastico.

 

“Ok, chiamami pure per le tue quattordici, domani ho il turno di sera e posso stare sveglia fino a tardi” ed aggiunse “ Sai che sei stato proprio un bel bambino?”.

 

Quel complimento inaspettato lo sorprese ma lui stava già pensando al momento in cui l'avrebbe risentita di lì a poco. Era semplicemente felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiuse la comunicazione, attese un attimo titubante quando le sue dita cliccarono decise sull'accesso al social. I suoi occhi si posarono su quelle ultime foto in cui sembrava finalmente sereno.

 

-Tenevamo gli occhi fissi nel cielo e mi pareva che le anime nostre si parlassero attraverso l’epidermide delle nostre mani e si abbracciassero nei nostri sguardi che s’incontravano nelle stelle-Verga.

 

Maiori. Sembrava una chiara allusione a quella notte passata in spiaggia con lui, Elena e Mirko; non era passato molto tempo eppure sembrava un secolo fa; gli occhi s'inumidirono improvvisamente perchè non aveva capito, mai come in quel momento, quanto in realtà lui fosse stato sempre lontano da lei. Provò un forte senso di vergogna ed imbarazzo nell'aver provato qualcosa per quel ragazzo, nell'averglielo dato ad intendere con quelle sue risposte ed atteggiamenti che ora le sembravano così tremendamente immaturi, ma sopratutto, per averlo desiderato così tanto, desiderato l'uomo di un'altra, perchè questa era la verità. Lui, che in fondo doveva amarla per davvero. In fondo, si ripetè con un filo di ironia. I suoi sentimenti l'avevano decisamente fuorviata dalla realtà, così come le sue fantasie, era stata sempre una brava sognatrice, ma la verità era questa che ora aveva sotto ai suoi occhi; ormai tutto apparteneva al passato, non restava che andare avanti anche se le sembrava così difficile ed ora anche un po' più doloroso. Aveva un obiettivo davanti a sé: pensare a sé stessa e fare tutto quello che la faceva stare bene e Massimiliano non poteva rientrare in in questi piani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Vedi, questa è la mia meravigliosa stanza di registrazione vocale” disse Bill guidando il cameramen e l'intervistatore dentro la sala “ Ho a disposizione questo mixer che posso gestire e per ora è disponibile solo qui, questo è il motivo per cui produciamo qui a Los Angeles”.

 

L'intervistatore parve incuriosito da quella scatolina con dei pulsanti sopra, sembrava qualcosa di insignificante “Solo per questo dispositivo?”.

 

Bill sorrise “Si, solo per questo. In Germania non esiste, puoi fare cose pazzesche! Premendo il bottone si accende il playpack e con questo aumenti il volume della mia voce.” spiegò prendendo le cuffie tra le mani.

 

“Ho sentito che lo alzi sempre al limite?”.

 

“Sì, è un po' rumoroso; devo ammettere che per me è un po' più complicato; la maggior parte delle persone usa un volume regolare di cuffie, ma io non lo sopporto. Ho bisogno di sentire come quando sono sul palco e in piedi accanto agli altri ragazzi.” disse posizionando le cuffie sulle orecchie ed avvicinandosi al microfono a condensatore. “Tutti gli altri lo rifiutano, ma io ho bisogno di un amplificatore in più per poter ascolatre tutto in modo più forte.”

 

Il cameramen inquadrò un piccolo leggìo poco più avanti.

 

“Questo è dove organizzo i miei testi. Come vedi la mia giornata è piena!” spiegò sorridendo “ Ok, le luci sono accese e possimao iniziare ora”.

 

I due uomini uscirono dalla sala e Bill iniziò le prove.

 

“Vedi, la parte noiosa è che loro possono sentirmi tutte le volte e non posso dire loro fesserie” confidò Bill quando i due uomini rientrarono per proseguire l'intervista “Ma io non posso sentirli, solo quando premo il pusante. Quando mi dicono stronzate, lasciano andare il pulsante per parlare tra loro e mi rispondono...'Oh, bene..!” disse scostandosi dal viso un dread.

 

I due uomini si spostarono nell'altra sala dove poi Tom eseguì un accenno di pianoforte di un loro nuovo brano per poi accomiatarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infilò gli occhiali da sole e strinse meglio la calda sciarpa di lana intorno al suo collo: doveva stare attento a non prendere freddo, altrimenti avrebbe potuto avere noie con abbassamenti di voce. Fumò velocemente una sigaretta, consapevole che non fosse la cosa più giusta da farsi mentre diede un'occhiata al fratello che poco distante era alle prese col cameriere per l'ordinazione; guardò l'orologio ed avviò la chiamata a Giulia, non aspettava che quei momenti ormai.

 

“Mh, puntualissimo, preciso al secondo Willy” sentì dirsi ironicamente; lui corrugò lievemente la fronte perchè gli parve di non capire.

 

“Ho forse sbagliato qualcosa?” chiese timido.

 

“No” disse lei ridendo “Non mi aspettavo tanta precisione di orario” Lo sentì ridere, gli piaceva la sua risata, era contagiosa. “Come è andata stamattina?”.

 

“Perfettamente, sono in pausa pranzo. Tu come stai?”

 

“Bene, adesso bene”.

 

“Adesso...?” chiese titubante e con una punta di preoccupazione.

 

“Si, tutto bene”.

 

Ma sentiva che gli stava mentendo: stava imparando a leggerla come libro aperto, anche non avendola davanti ai suoi occhi. Non sapeva se era qualcosa di straordinariamente meraviglioso o al contrario indescrivibilmente terribile; ancora una volta, senza volerlo erano entrate in gioco la sua sensibilità ed empatia.

 

“Perchè sento che mi stai dicendo una bugia?” disse con tono lievemente deluso; ci fu una breve pausa che gli fece capire che aveva indovinato.

 

“Non so, mi sento una stupida a parlarne con te, mi giudicherai immatura, infantile ma a volte è...come se cercassi un appoggio in te, intendo un confronto ecco, questo è il termine più giusto”.

 

“Perchè provi queste sensazioni così negative quando vuoi aprirti con me? Capisco che non ci siamo mai conosciuti né incontraati” mentì mordendosi il labbro “Ma forse proprio per questo dovrebbe risultarti più facile. Immaginare di interloquire con qualcuno non è lo stesso che trovarselo davanti. Questo può rendere le cose più semplici a volte. Vorrei che ti rilassassi di più, non ti mettessi paletti inutili, vorrei fossi semplicemente te stessa. Io non ti posso giudicare, non lo farò mai. Chi sono per fare una cosa simile?”. Alzò lo sguardo e vide Tom fargli segno di avvicinarsi.

 

“E' che a volte ho vergogna di quello che provo” disse con voce bassa “Ti capita mai di sentire imbarazzo per aver provato qualcosa che poi ritieni sbagliata, la cui sensazione non riesci a togliertela di dosso? Ecco, mi sento esattamente così.”

 

“Penso sia normale per il semplice fatto che si cresce, si cambia e le cose si vedono diversamente, è l'esperienza che ci cambia. Perchè sei così turbata? ” Anche se aveva capito già di cosa si trattasse, quella domanda era stata perfettamente inutile.

 

“Guardando la foto di Massimiliano, si chiama così, mi ha fatto male il fatto che fosse felice con la sua ragazza, mentre io sono qui a parlarne con te che nemmeno conosco, consapevole di aver provato qualcosa che ora mi imbarazza. Oh cielo come sono ridotta!”.

 

Sorrise, ma era un sorriso amareggiato. “Credo che tu abbia molte cose positive e che debba vivere la tua vita, non quella degli altri, perchè continuando a pensare a lui non stai vivendo la tua di vita. Sapessi quante delusioni ho avuto, cattiverie gratuite sbattute in faccia...beh, sono andato lo stesso avanti per la mia vita, la mia, non quella degli altri. La vita è anche questo e non pensare sia sempre tutto sbagliato, dagli errori si cresce e si impara e a volte sono necessari perchè ti aiutano a capire cosa tu voglia veramente. Le sensazioni, i sentimenti, beh, è normale che si provino, siamo esseri umani e siamo fatti di emozioni, anche forti “ fece una pausa su quest'ultima frase ”Non vergognarti mai di quella che sei, perchè penso che tu sia così bella dentro quanto lo sia fuori” disse senza controllarsi.

 

Non la sentì per un po', percepiva solo qualche leggero rumore in sottofondo.

 

“Perchè ci siamo incontrati sul social, era destino?” quella domanda lo spiazzò. Forse lo era, lo era davvero pensò.

 

“Non lo so Moonbeam” disse per allegerire l'atmosfera “Ho trovato per caso il tuo nick e mi ha incuriosito. E' probabile che sia bastata una curiosità a farci incontrare”.

 

“Ehi Bill!” sentì dire a gran voce mentre una mano da dietro gli stava dando una forte pacca alla spalla “Scommetto che sei al telefono con la tua ragazza. Guarda che Tom è da un po' che ti sta chiamando”.

 

Si irrigidì all'istante consapevolmente terrorizzato e sicuro che lei avesse sentito tutto.

 

“Che succede” sentì dire dall'altra parte del telefono.

 

“Bill, tutto bene?” disse contemporaneamente Jost stupito nel vederlo così.

 

La sua mente cercò di elaborare un immediato piano di salvataggio, non sapeva ancora bene cosa sarebbe venuto fuori; riprese la chiamata e si allontanò da David senza rispondergli.

 

“Scusami, ma un tizio vicino a me, stava chiamando l'amico” disse contraendo i muscoli della mascella in attesa della risposta.

 

“Pensavo fosse per te...aveva un nome del tutto simile al tuo tra l'altro!” osservò ridacchiando.

 

Lui si rilassò nel sentirla così “In effetti sì”. Si girò e vide David guardarlo stranamente con stampato sul volto un sorriso forzato mentre si dirigeva dal fratello. Sapeva che di lì a poco si attendeva delle spiegazioni.

 

“Comunque per riprendere il discorso lasciato in sospeso, con i complimenti non ti risparmiavi e questo mi divertiva parecchio”.

 

Bill cercò nuovamene di concentrarsi, sentì i muscoli del corpo più rilassati.

 

“Complimenti?”.

 

“Sì, parlavamo del modo strano di esserci incontrati e di quello che mi scrivevi sui posts”.

 

Arrossì improvvisamente e non era stata colpa del sole che aveva tutto il tempo sul viso.

 

“Beh, sono stato audace, ma ho capito col tempo che ti meriti complimenti di ben altro tenore”.

 

“In che senso?” chiese incuriosita “Non sei mai stato volgare come alcuni commenti che qualcuno scrive”.

 

“Sei delicata, non ti ci vogliono complimenti diretti” disse mordendosi il labbro inferiore.

 

“Perchè esistono complimenti indiretti? Non sono così delicata!” protestò divertita sentendo la sua dolce risata.

 

“Tutto sta a scoprirli e ...oh sì, tu sei delicata”.

 

“Quante cose di te devo ancora scoprire?” chiese seria.

 

“Quante ne vorrai tu, sei disposta a farlo?” chiese lievemente imbarazzato.

 

“Credo proprio che ne valga la pena”.

 

“E quante io di te ne vorrei scoprire!” disse poi audacemente.

 

“Sono pronta a fartele conoscere” lo sorprese lei.

 

Sorrise guardando quel sole che faceva brillare il manto erboso sotto ai suoi piedi: non c'era niente di più bello di una giornata col cielo terso e dall'aria pungente come quella e sentire la sua calda voce che suonava come una dolce promessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maiori

 

 

Le giornate erano ancora corte e la sera calava troppo velocemente a fine Gennaio, pensò Giulia, ma di positivo c'era che il tramonto arrivava prima e se si era fortunati, potevi godertelo in religioso silenzio, senza il chiasso delle macchine o il chiacchericcio della gente in una domenica come quella; se pensava che alle diciasette il lungomare di Maiori a Luglio pullulava di gente e la spiaggia era un brulicare di famiglie ed ombrelloni, le veniva comunque un po' di malumore; mancavano ancora la bellezza di quattro o cinque mesi, prima che potesse fare il bagno in quella meravigliosa acqua, sentire il calore della sabbia sul corpo, riempirsi di protezione solare profumata al cocco e guardare sdraiata il rincorrersi delle nuvole che sbuccavano da sopra l'ombrellone.

Le mancava sempre il mare quando era a Bologna e per questo quando aveva qualche giorno libero ritornava a Maiori; aveva tutta l'intenzione di farne il pieno in quella settimana libera dagli impegni.

Si appoggiò alla ringhiera innanzi alla spiaggia a respirare un po' di salsedine e a guardare quel cielo grigio che stava intrappolando il sole ormai calante: il pochi raggi che riuscivano a farsi spazio, si frammentavano sulla superifice grigia del mare tingendola di un un tenue arancione; c'era un nonsochè di malinconico in quel paesaggio o forse perchè malinconica era lei. Sembrava che il tempo si fosse fermato ingabbiando il mondo in una dimensione sconosciuta ed affascinante ma lo era da oltre un mese ormai, da quando non aveva avuto più sue notizie anche se un suo messaggio attendeva da oltre un giorno di essere letto.

 

 

-Ciao, come stai? Io sto bene, almeno credo. Non so nemmeno se leggerai o cestinerai direttamente questo messaggio. Dopo quella vacanza sono dovuto ritornare a lavorare con dei casi un po' complicati che mi hanno tenuto lontano da voi, anche se con tuo fratello ci vedevamo spesso; ho dovuto viaggiare molto. Non ti ho cercata volutamente perchè pensavo solo a quanto il mio comportamento nei tuoi confronti non sia stato degno della parola amicizia e per il carattere che ho, provo tuttora un profondo senso di vergogna. Spero che abbia avuto modo di riflettere e di trovare la forza di perdonarmi. Vorrei che ritornasse l'amicizia che ci legava un tempo, spontanea, pulita, senza fraintendimenti. Ho saputo che a giorni inizierai il tirocinio per diventare hostess di volo, beh, sono davvero orgoglioso di te. In bocca al lupo e a vederci magari in uno dei tuoi voli. Ciao Giulia.-

 

Alzò lo sguardo per guardare l'orizzonte: il sole era scomparso tra le nuvole grigie ed il mare sembrava meno increspato in superficie; sentì la guancia destra bagnarsi leggermente, ma non era una goccia di pioggia, ma era solo una lacrima ribelle che era caduta indispettita dalle sue iridi offuscate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Los Angeles

 

 

“Georg, mi senti? Io ti sento malissimo, spostati verso un punto in cui prende meglio il tuo accidente di telefonino” disse Bill fuori dalla sala di registrazione.

 

“Ma non è che sei tu con bassa copertura?” osservò il gemello intento a controllare le mail di lavoro.

 

Bill sbuffò, erano le otto del mattino e si sentiva già stanco dopo una notte insonne passata a definire degli accordi, passaggi vocali e a guardare la sua serie televisiva preferita.

 

“Ok, ora ti sento. Pat ha bisogno assolutamente della vostra registrazione entro le dodici di oggi, altrimenti salta tutto per questo fine settimana e non ce lo possiamo permettere. Spero sia pronta” disse innervosito.

 

“Rilassati Bill, stamattina sei isterico” disse flemmatico il fratello.

 

“Ma è possibile che mi devi rimbeccare tutto il tempo come un pappagallo su una spalla? Ma non stavi controllando le mail? Ecco continua e falla finita”.

 

Tom iniziò a ridere, perchè per vedere suo fratello così, doveva necessariamente esserci qualcosa sotto e molto probabilmente non ci voleva un lampo di genio per capire cosa.

 

“Si, avvisa Gus, io ora non ho il tempo per chiamarlo e nemmeno David e Pat perchè sono già in riunione”.

 

“Non posso certo dirti che sei così perchè non te l'ha data stanotte, ma qualcosa è successo”.

 

Chiuse la comunicazione e si voltò indispettito per fulminarlo con lo sguardo.

 

“Perchè pensi sempre che un uomo sia nervoso solo perchè non l'ha avuta? Hai solo questo metro di paragone? Ma certo, hai solo avuto esseri che respiravano solamente mentre te la davano e se non succedeva andavi in bestia.”

 

Il gemello si piegò dalle risate perchè volutamente lo stuzzicava ogni volta in quel modo per portarlo a quel punto che lui adorava.

 

“Oddio Bill!” disse sbellicandosi dalle risa “Però vedi, intanto ottenevo il mio obiettivo ed in bestia ci sono andato poche volte” ed aggiunse “E' un peccato sai, perchè stavi ingranando bene anche tu”.

 

Il gemello alzò il sopracciglio come a non aver capito.

 

“Questa mi fa morire dal ridere” disse girando lo schermo del pc verso il fratello e mostrando una sua foto di una fan che aveva messo in evidenza il cavallo dei suoi pantaloni e scritto un commento laconico 'Billaconda'.

 

“Ma smettila di farmi perdere il tempo con queste idiozie e pensa a finire il tuo lavoro” disse voltandogli le spalle ed allontandosi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non aggrapparti a qualcuno che se ne va, altrimenti non sarà possibile incontrare chi sta per arrivare.
 

 

 

 

Si allontanò dallo studio, col permesso avuto da Pat: scese le scale velocemente e si avviò nel giardino dietro l'edificio. Da quando aveva letto i suoi messaggi gli era venuto lo sconforto; doveva sforzarsi a vedere il lato positivo della faccenda, perchè un lato positivo doveva necessariamente esserci; il fatto che lei ora si confidasse con lui, cercasse un suo punto di vista, un suo parere era già un bel traguardo; temeva solo che lo vedesse come un semplice amico a cui affidare le sue sensazioni e le sue delusioni. Era difficile trovare il giusto equilibrio tra il dispensare buoni consigli ed iniziare a farle capire che anche lui aveva dei sentimenti che aspettavano solo il momento giusto per essere espressi. Guardò l'orologio ed avviò la chiamata, rispose una voce assonnata o qualcosa di simile.

 

“Scu..scusa, io non...” disse imbarazzato.

 

“Va tutto bene, sono solo le ventitrè, in fondo non è mezzanotte e poi ero assorta nella lettura” lo rassicurò. “Sei riuscito a liberarti solo ora immagino”

 

“Si, siamo in difficoltà sui tempi, ma siamo sulla buona strada”.

 

“Non mi parli mai molto del tuo lavoro”.

 

“Oh beh” disse mordendosi il labbro “Si tratta di cose tecniche, finirei con l'annoiarti”.

 

“Non sei noioso Willy e dubito che lo saresti in quello che ti riguarda di più” disse che una voce che sciolse ogni sua tensione.”Molte volte mi sono chiesta se di tutte le canzoni che cantate ce ne sarebbe una che andrebbe bene per me”

 

Appoggiò la schiena al muro dell'edificio e buttò fuori una boccata d'aria formando una piccola nuvola di vapore acqueo.

 

“Ce ne sarebbero diverse, ma una credo che una sia fatta apposta per te”.

 

“Davvero? E quale sarebbe?” chiese incuriosita.

 

“Beh, lo saprai, ma non ora. Non si dice che l'attesa aumenti il piacere?” disse prontamente. “Come stai? Ho letto quel tuo messaggio, io.... non so che dirti, è solo che...”

 

“Mi basta sentirti, sai? Hai il potere di dissipare ogni malumore, lo sapevi questo? Ma sì che te l'ho detto” disse sentendola sorridere lievemente, ma non era un sorriso gioioso.

 

“Non è vero e lo sento dalla tua voce, seppur stupenda. Credo che lo debba lasciare andare Giulia” sentenziò “Non può condizionare le tue giornate in questo modo”.

 

“Ci vuole solo un po' di tempo, solo questo. Dimmi che sono noiosa.. ti ho fatto correre per chiamarmi e sentirti dire queste idiozie”

 

“Ok, sei noiosa, noiosissima” disse prendendola in giro.

 

“Saremo pari solo quando anche tu ti aprirai con me e mi parlerai della tua misteriosa ragazza dei sogni”.

 

Lo sentì sorridere “Cosa vuoi sapere?”.

 

“Descrivimela”

 

“Bionda con gli occhi azzurri”.

 

“Tutto qui? Però, dei hai gusti sopraffini, dev'essere bellissima”.

 

“Lo è, ogni volta che la vedo in foto e la sento...” non continuò ma lo fece lei.

 

“Ti senti morire, vero?”.

 

“Ok” disse evitando di abbandonarsi a quella conversazione che poteva rischiare di essere pericolosa “Rischiamo di deprimerci entrambi lo sai?”.

 

La sentì ridacchiare, sembra stesse andando meglio.

 

“E' solo che è il mio orgoglio ad esser stato affondato. Solo questo. Non è bello sentirsi rifiutati”.

 

“Non hai niente da perdere se lui sta con un'altra e non è affondato nessun orgoglio. Ci hai creduto, poi hai capito di esserti costruita un'immagine di lui che non corrisponde proprio alla realtà”.

 

“Stai diventando il mio telefono amico” lui non capì, ma quella frase la trovò divertente.

 

“E' un organizzazione di volontariato che abbiamo qui nel nostro paese, ed offre un servizio di ascolto a chi ne ha bisogno”.

 

“Oddio Giulia” disse sorridendo mentre la sentiva ridere “Cerca di farmi diventare qualcos'altro, grazie”.

 

“Tipo? 'Telefono amante?'”azzardò scherzosamente.

 

“Sarebbe già una buona idea e non sarebbe male, anche se 'telefono incompresi' sarebbe forse più appropriato, ma da suicidio però” la sentì ridere.

 

“Che tristezza, non chiamerei nemmeno, tanto vale...si parlerebbe solo di roba triste”.

 

“Che ne dici di telefono speranza?” continuò mentre la sentiva sempre ridere.

 

“Beh, ha già qualcosa di positivo, ma è un po' moscio” disse spontaneamente e questo lo fece sbellicare dalle risate.

 

“Moscio non si può sentire Giulia”.

 

“Certo, perchè moscia è l'intera situazione!” riuscì a malapena a dire dalle risate.

 

“Alla fine si potrebbe proporre un telefono 'ma che cazzo mi chiami a fare se non te ne va bene una?', scusa la finezza del linguaggio comunque”.

 

“Smettila Willy, mi fa male la pancia!”si lamentò ridendo a crepapelle.

 

“Ok, alla fine non se ne farà nulla, ho capito, meglio telefonarci e confidarci le nostre delusioni”.

 

“Oh sì, decisamente meglio!”.

 

Alla fine ritornò la calma, guardò l'orologio accorgendosi di essere tremendamente in ritardo.

 

“Grazie Willy, mi hai fatto passare dei minuti divertenti”.

 

“Sono felice sia stata bene”.

 

“Inizio a temere che non riuscirò più a fare a meno del tuo umorismo”.

 

“Non esagerare adesso”.

 

“Vuoi che ti dica che ho bisogno di te per farmi divertire? Oggi è stato così”.

 

“E domani?”

 

“Domani sarà lo stesso ...temo” attesero un po' senza dirsi niente “E tu? Tu, di cosa avresti bisogno per stare bene? Della tua sola musica?”.

 

“Non solo ..... temo anche di te, perchè il mio umorismo non sarebbe lo stesso senza di te”.

 

Ci fu una pausa imbarazzante, forse si era lanciato troppo avanti, ma non si pentì affatto di averglielo detto.

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Note autrice: inevitabile ogni volta, ringraziare chi dedica tempo alla lettura di questa mia FanFiction e di chi ha espresso un suo punto di vista. Grazie di cuore!

Cit: Non aggrapparti a qualcuno che se ne va, altrimenti non sarà possibile incontrare chi sta per arrivare.(Carl Gustav Jung )

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa ***


 

 

 

Bologna

Marzo 2009

 

 

 

 

 

 

 

Voltò il capo per guardarsi un po' attorno constatando che effettivamente non c'era un solo viso che conoscesse o forse, pensò Giulia, erano le smorfie di sonno che contorcevano i lineamenti di quei volti ancora assonnati a renderle poco riconoscibili a quelle prime ore del mattino nella sala briefing dell'aeroporto. L'unica cosa che destò la sua attenzione fu quando vennero avvisati sulle condizioni meteo: si prevedeva una giornata soleggiata e temperature attorno ai dieci-quattordici gradi; le suonava perfetto per dare almeno una sbirciata al mare di Alghero, tanto avrebbe avuto a disposizione un paio di ore prima di far rientro allo scalo di Bologna.

 

“Ehi scusa” si sentì dire da dietro “Tu devi essere la nuova tirocinante vero? Piacere Fabrizio” si voltò e vide un ragazzo poco più giovane di lei che le tendeva la mano.

 

“Ah, piacere mio, Giulia” disse ricambiando il gesto camminando.

 

“Non preoccuparti” parve rassicurarla “Sapevamo che in questo volo ci sarebbe stata una nuova tra di noi. Io e la mia collega là in fondo, Mirta ti faremo da guida”.

 

Le sembrò davvero molto cordiale quel giovane dal viso pulito e dal piglio scuro.

 

“Grazie mille, mi avevano accennato forse i vostri nomi, non li ricordavo affatto per la verità. Comunque qualche ora di volo l'ho fatta poco tempo fa e bene o male so di che si tratta.”

 

“Perfetto” le disse facendola salire sul bus ed aiutandola a sollevare la pilotina “Quindi tu oggi sei nella Galley 4”.

 

“Sì, così sembra”.

 

Sedette davanti a lei col viso sorridente che ricambiò; scesero dal mezzo per dirigersi verso l'aereo.

 

“Preparati perchè appena arriveranno i passeggeri, si ammasseranno come un gregge” disse divertito, facendole spazio per salire a bordo.

 

“Ciao, sono Mirta. Fabrizio ti avrà già detto che ti faremo da guida, Giulia”.

 

Avrebbe voluto volentieri sfilarsi il copricapo di dosso per il fastidio che le stava creando alla sua folta capigliatura raccolta in uno chignon basso, ma non fu possibile; tese velocemente la mano a quella ragazza biondissima che a occhio e croce doveva avere la sua stessa età.

 

“Sai che ora abbiamo la checklist d’emergenza e poi si controllano i pasti per il totale dei passeggeri”.

 

Giulia annuì.

 

“Poi faremo salire i passeggeri e li sistemeremo nei posti, tutto questo va fatto il più veloce possibile, soprattutto il controllo dei pasti, entro cinque minuti possibilmente. Per tua fortuna oggi l'aereo non è pieno, ma 150 passeggeri vogliono seguiti lo stesso!”

 

Non seppe se quella fosse una specie di battuta o altro; si mise subito all'opera per terminare i controlli nei tempi prestabiliti.

 

Stefano la guardò divertito mentre contava i vassoi che avrebbero dovuto contenere un egual numero di pasti da servire.

 

“Ti assicuro che è la parte più noiosa; una volta mi capitò di contarne solo 181 per 189 passeggeri! Ho dovuto fare subito una nota e richiesta urgente. Ti capitano cose strane e tu devi metterci subito una toppa”.

 

Giulia sorrise “Capisco”.

 

“Oh sicuro, se poi capiti con colleghi tignosi e rompiscatole, la questione diventa decisamente ancora più difficile” ed aggiunse “Ricordati sempre, quando riponi il trolley delle bevande e dei pasti, di fissarlo col lacth altrimenti te lo trovi a spasso per l'aereo”

 

Ricordò che quella precisazione le fu caldamente raccomandata anche la volta scorsa; una collega sulla trentina iniziò a far entrare i passeggeri e Giulia insieme ad altre hostess mostrarono i posti loro assegnati; quando Fabrizio chiuse ed armò la porta, Stefania lesse l'annuncio di benvenuto e mostrò ai viaggiatori l'uso dei dispositivi di emergenza, mentre Giulia e le altre colleghe fecero il giro per controllare che le cinture fossero agganciate e che tutto fosse sistemato per il decollo.

Si sedette con i colleghi nello strapuntino allacciata alle cinture, fino ad attendere che la quota dei 10.000 piedi fosse raggiunta e che il comandante desse l'ordine di 'realase'.

 

“Che ti sembra come inizio?” chiese la collega entusiasta.

 

“Non saprei” rispose sorridente “Tu ci sei da molto?”

 

“Quasi un anno. Porta per favore, questi caffè nella flightdeck, tre di zucchero per ognuno miraccomando” Giulia sorrise prese il vassoio ed attese di aver il permesso per entrare.

 

“Benvenuta a bordo” si sentì dire dal comandante, un ragazzo sulla trentina che le elargì uno sorriso smagliante.

 

“Buongiorno” disse lei timidamente appoggiando il piccolo vassoio accanto a lui ed al primo ufficiale.

 

“Io sono Andrea e lui è Martin” disse indicando il collega seduto nella postazione accanto.

 

“Piacere” rispose ammirando estasiata la cabina di pilotaggio; non passò molto che si sentì addosso lo sguardo insistente dei due.

 

“Diamoci del tu” disse il primo ufficiale portandosi il caffè nelle labbra “Come sta andando?”.

 

“Bene, anche se per la verità avevo già volato durante il tirocinio precedente”.

 

Andrea sorrise e disse scherzando “Sappiamo tutto di te Giulia, sei schedata”.

 

“Oh perfetto” sorrise “Allora non è il caso che vi annoi ulteriormente se avete già le risposte” osservò provocando una risatina di entrambi; si congedò e chiuse la porta ma prima non potè evitare di sentire un apprezzamento sfuggito a voce bassa che le fece sollevare lo sguardo al cielo come segno di rassegnazione per quel povero repertorio linguistico che sembrava essere in esclusivo possesso del genere maschile, quando si trattava di avere davanti qualche ragazza carina e che la classificava semplicemente come uno 'schianto'.

 

Si sedette a mangiare una mela ed afferrò il telefono, controllando le tantissime chiamate perse ed un sacco di notifiche; lesse prima quelle dei genitori, quelle di Elena ed ultimo quelle di Willy che le augurava un inizio strepitoso e pieno di soddisfazioni ed in cui le chiedeva se e quando avrebbe potuto chiamarla; scattò un selfie, una immagine del cielo sopra le nuvole dal finestrino e gliele inviò; ripose il telefono nella borsa e finì i suo lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Los Angeles

 

 

Fuori imperversava un tempaccio, con vento e pioggia consistenti: il meteo aveva previsto la durata del maltempo per l'intera settimana, ma la seccatura più grande in quel momento, pareva Jost pensò Bill, che al telefono non dava accenno a voler far concludere quella lunga giornata di lavoro; il fratello si divertì a guardare il gemello andare avanti e indietro per il salotto, ma ciò che lo divertì di più erano le facce scocciate e le smorfie che Bill gli faceva, per meglio esprimere quanto non ne potesse più.

 

“Tom, mi sta chiedendo se gli hai girato quella mail di Scott, perchè non se la trova nella casella e nemmeno nello spam”.

 

“Certo che l'ho fatto, ma se vuole provo a inoltrargliela nuovamente”.

 

Ci vollero ancora cinque minuti apparentemente interminabili di conversazione quando conclusa la chiamata, Bill si buttò esausto sul grande divano di velluto verde scuro.

 

“Per fortuna che almento domani siamo liberi! Che ne dici se andiamo da qualche parte?”

 

“Sarebbe una buona idea, ma non saprei con questo tempo” disse Tom mentre lo vide armeggiare col telefonino; incrociò lo sguardo ed il viso sorridente del gemello e non tardò a capire.“Ora vi chiamate anche di notte perchè vi è più d'ispirazione?” chiese ironico.

 

“Beh, da lei è mattinoTom. Guarda quì” disse mostrandole il selfie che Giulia gli aveva inviato. “Non è stupenda? Nessuna mi fa morire come lei!”

 

Tom rise “Per la verità tu sei morto nell'istante in cui l'hai vista per la prima volta”.

 

“E' proprio così! Mi chiedo i colleghi come facciano ad averla accanto, mi riesce difficile credere che non ci sia uomo che non ci abbia messo gli occhi sopra fantasticandoci qualcosa”.

 

“Ti consiglio di toglierti questo pensiero dalla mente, potrebbe crearti problemi a lungo andare”.

 

“Come potrei non pensarlo? Ogni volta la risposta è la stessa e non nego che provo fastidio, gelosia”.

 

“Ti faresti solo del male inutilmente ora” rispose “Piuttosto, ci stanno arrivando sul blog tantissimi messaggi, molti aspettano date ufficiali per l'uscita dei singoli”

 

“Sì ho visto, ma non ho avuto tempo di leggerli tutti”

 

“Dovresti” rispose divertito.

 

“Ok, ho già capito dove vuoi andare a parare”.

 

“Oramai quella foto circola ovunque” disse ridendo “Billaconda!”

 

“Ma la smetti?” disse scuotendo il capo rassegnato.

 

“Tutti sanno che sei nato dieci minuti dopo di me e se tanto mi da tanto, hai avuto più tempo per farlo crescere di più ... ma la verità sappiamo qual'è”

 

“A meno che non ti vada di sventolarlo fuori dal balcone, così giusto per dare una risposta chiara ed evidente sulle tue misure a chi si fosse posto questa domanda, fai pure, ma nutrirei dei seri dubbi sull'esito della tua riuscita” rispose sarcastico “Beh, vado a chiamarla che forse è meglio piuttosto che stare quì con te a perdere tempo e a continuare inutilmente a nutrire il tuo già stra smisurato ego!”.

 

“Buona notte, perchè immagino che ci vedremo direttamente domattina” disse ridendo.

 

Bill gli sfoderò un sorriso malizioso dirigendosi nella camera “Cosa te lo fa pensare?”

 

 

 

C'erano dei momenti pensò, in cui gli pareva di perdere tempo prezioso o di temporeggiare troppo, quando sarebbe stato forse più saggio cercare una qualche situazione per poterla finalmente incontrare, anche se in concreto non vedeva occasioni ancora valide su cui organizzare qualcosa di serio; era necessario aspettare un evento o qualcosa di simile per poter pianificare qualcosa e per ora i managers, non avevano prospettato nulla a breve scadenza, perchè mancava ancora un bel po' di lavoro per terminare la registrazione dell'album, inoltre la sua concentrazione ultimamente sembrava distolta su quanto accadeva a casa di Simone, ad Amburgo, perche più volte al giorno lo aggiornava sulla situazione della sicurezza e dello svolgersi delle indagini in corso per le accuse a delle presunte 'fans', di minaccie, aggressione e stalking. Il non venire a capo di niente ancora, gli metteva comunque il malumore che tuttavia si dissipava non appena sentiva Giulia.

Avviò la chiamata e come sempre sentì esordire la sua adorabile voce e si rilassò.

 

“Temo che adesso qualcuno si stia per coricare” disse ironica.

 

“Beh, visto che la scorsa volta mi hai svegliato, oggi ritarderai il mio sonno” ribattè scherzando “Allora, raccontami tutto, com'è sta andando la tua prima giornata di volo?”

 

“Sono felicissima, sai quanto aspettavo questo momento! Spero solo che in futuro mi propongano un contratto a tempo indeterminato, quì si va avanti con contratti precari, stop and go, ma per ora sono felice anche così. Che strano Willy” aggiunse poi ironica “Ci pensi? Io sono al mare e tu sei lì, pronto a metterti a letto”.

 

“Inizio a pensare che provocarmi sia diventato il tuo gioco sadico preferito. Al mare?!?” la canzonò “Io ti credevo a lavoro”.

 

“Abbiamo due ore prima di imbarcarci nuovamente e sono in questo mare splendido di Alghero” disse inviandogli uno scatto della spiaggia che costeggiava la cittadina.

 

“E' stupendo accidenti, non è andata poi così male come destinazione!” esclamò ammirando quella distesa azzurra che sconfinava con il cielo.

 

“Te l'ho detto altre volte, il mare mi fa vedere le cose dalla giusta prospettiva. Riesco a trovare subito sintonia con quanto mi circonda, grazie al suo profumo ed al suono delle sue onde; trovo la pace che cerco, ha il potere di rilassarmi, d'altronde ho sempre vissuto dove c'è il mare e quando vado via mi manca da morire. Per te non è la stessa cosa, intendo dire, ora che sei così lontano dal tuo paese, cosa ti manca di più? ”

 

“Oh beh sì, mi manca tutto della Germania, mi mancano gli affetti che ho lì, penso sia normale, ma la tua vera casa è laddove ci sia amore, questo ho imparato col tempo. Ma anche quì sto bene, la gente non fa caso a te e credimi a volte questo è necessario, riesci a fare la tua vita senza doverti guardare intorno tutte le volte”.

 

“Parli come se fossi perseguitato dalle persone”.

 

Disse quelle parole con estrema facilità, ma con lei era così semplice lasciarsi andare pensò che il vero problema stava nel doversi controllare ogni volta su ogni singola frase da dire; ma come poteva raccontarle l'incubo che stava vivendo di fans così invadenti che li seguivano ovunque, li perseguitavano persino all'entrata della loro casa dove si appostavano per aspettare che rientrassero, o ricevevano mail e lettere di minacce o semplicemente se le ritrovavano nude nei loro letti degli hotels dove pernottavano per i loro concerti? Come dirle che alcune di loro erano arrivate ad aggredire sua madre e a lanciare uova alle loro macchine? Se solo avesse saputo tutto questo, forse l'avrebbe compatito e per lui sarebbe stato anche più sopportabile quella privazione di libertà, ma non poteva, non ancora e non guardandola negli occhi “No, non sono così conosciuto da essere perseguitato e stalkerizzato” sentenziò poi come a voler tagliar corto.

 

Ci fu poi silenzio. “Giulia?” azzardò poco dopo.

 

“Sono qui Willy, sembra che l'orizzonte non esista più e l'acqua così azzurra si unisca direttamente col cielo. E' uno strano effetto sai? Peccato non sia quì ad ammirare tutto questo!”

 

Mise il pc in stand by e si alzò dalla scrivania per andare a guardare fuori dalla finestra: il traffico era notevolmente scemato a quell'ora della notte, ma il vento e la pioggia continuarono il loro balletto diabolico; era così dolce sentirla in quella strana malinconia che l'unico solo desiderio che gli passò per la mente in quell'istante fu quello di stringerla tra le sue braccia.

 

“Quello spettacolo che tu vedi è come se lo guardassi attraverso i tuoi occhi, lo ascoltassi attraverso le tue orecchie e mi esprimessi attraverso le tue parole, perchè inevitabilmente adesso, tu mi hai portato lì con te” le sussurrò appena.

Ci fu nuovamente silenzio, ancora una volta pensò di essersi spinto oltre.

 

“E' bellissimo quello che hai detto” disse provando in quel momento una forte connessione con lui: quelle parole stavano offrendo le ali a qualcosa che forse iniziava ad esserci, seppur minuscola ed ancora inconsapevole, ma che era desiderosa di provare cosa significasse spiccare il volo; sorrise pensando a tutti quei casi di gente che si era conosciuta e persino innamorata attraverso incontri virtuali, anche se non capì il perchè ora stesse pensando proprio ad una cosa simile.

 

“Credi al fato? Intendo, almeno in amore”.

 

Bill sorrise “Perchè mi fai questa domanda?”.

 

“Semplice curiosità”.

 

“Conosci il film Serendipity?”

 

“Sì! E' meraviglioso! Non dirmi che piace anche a te! Quindi credi nella serendipità?”

 

“Sì, credo di sì, anche perchè penso che sia successa una cosa simile quando ho incontrato lei per la prima volta, non cercavo assolutamente nulla, è stato qualcosa di assolutamente inatteso e non mi era mai accaduto prima”.

 

“Qual'è la cosa più pazza che hai fatto per amore?”

 

“Probabilmente non mi sono mai innamorato veramente fino a quando l'ho incontrata, perchè per la verità, non ho mai fatto cose strane per amore prima. Per lei, non ho potuto fare molte cose, tranne quella volta in cui ho preso l'aereo e sono andato anche solo per guardarla di nascosto”

 

La sentì sorridere “Davvero? Ti sei fatto un viaggio solo per spiarla? Perchè non ti sei fatto avanti con una scusa? Questo è davvero romantico!” osservò estasiata.

 

“Perchè ancora non avevo alcun tipo di confidenza e poi non sono così sfrontato”

 

“Non dirmi che sei timido!” la sentì sorridere.

 

“Oh beh, sì... un po' lo sono” disse mordendosi il labbro.

 

“Oggi ho scoperto qualcos'altro di te! Comunque nessuno ha mai fatto una cosa simile per me, nemmeno il mio ex ragazzo”

 

Fu Bill a sorridere questa volta, ignara totalmente di essere stata proprio lei la destinataria di quella sua piccola follia.

 

“Non ci credo, non posso credere che qualcuno per te non abbia fatto qualcosa di magnifico” disse dubitoso.

 

“Devi assolutamente credermi, lui poi non aveva iniziative, non ricordo eventi particolari” poi riflettè un attimo “Mh, forse una rosa rossa il giorno del mio compleanno, l'anno prima che ci lasciassimo e guardare il tramonto la sera al mare”

 

“Si è proprio sprecato”osservò sarcastico “Però i tramonti li hai visti con lui”

 

“Oh sicuro” rispose ridendo “Ma perchè voleva stare in spiaggia fino a tardi perchè c'erano gli amici”

 

“Meraviglioso!” esclamò ironico.

 

“Voglio credere che abbia avuto molte ragazze tu, parlami di te”

 

Bill arrossì nonostante non fosse lì con lui: le domande sulla sua vita privata gli mettevano sempre ansia, anche se ora la circostanza era ben diversa.

 

“Molte? Oh no!” disse imbarazzato “Cosa te lo fa pensare?!”

 

“Non so, il fatto che canti e vai in giro per il mondo... le ragazze impazziscono per queste cose”

 

“Oh, non è automatico! Devo essere seriamente coinvolto per avere una relazione, non m'interessano le storie tanto per avere una compagna. Comunque non saprei dirti, non ho notato la fila di ragazze che aspetta di vedermi nei posti in cui vado” mentì pensando allo stuolo di fans ovunque andasse e a quelle particolarmente intraprendenti e provocanti che gli avanzavano proposte sessuali o che gli lanciavano indumenti intimi durante le loro esibizioni o che donavano sex toys agli incontri, ma c'erano anche quelle più equilibrate, che gli facevano regali carini e romantici, come mazzi di rose rosse che lui adorava, che si mettevano a piangere anche solo quando lui le rivolgeva un saluto, un sorriso, un autografo o per uno scatto insieme; fece scivolare velocemente quelle immagini dalla sua testa per farle più o meno la stessa domanda.

 

“Ho avuto una sola storia. Tutto sommato anche io non ho fatto follie per lui, ma era geloso di Enrique Iglesias...” e si mise a ridere.

 

“Come dargli torto, magari temeva fuggissi con lui” rispose ridendo “Ti fa proprio impazzire Enrique!”

 

“Fuggire?” scoppiò a ridere “Beh, se sei obiettivo, non si può non ammettere che sia bravo e bello”.

 

“Ho altri gusti, decisamente!”

 

“Non avevo dubbi”

 

“E sono convinto che se ti dovesse vedere t'inviterebbe in qualche modo ad uscire con lui”

 

“No” disse divertita “Non penso proprio arriverebbe a questo punto”

 

“Ci scommetterei”

 

“Perderesti subito la scommessa”

 

“Io dico di no”

 

“Io dico di sì. Sei così bella che non potrebbe non notarti”

 

“In mezzo a migliaia di fans? Oh, ti prego!” disse ridendo “Questi personaggi famosi vivono in un'altra dimensione rispetto alla nostra, siamo anni luce lontani da loro. Le compagne se le scelgono tra modelle o figlie di altrettanti personaggi ricchi e famosi, non guardano certo me che sono di Maiori” scoppiò in una risata fragorosa “Non basta solo l'aspetto, sai quante donne, belle, ricche e potenti ci sono....ci vuole ben altro per far colpo. ”

 

Sapeva di aspettarsi un simile commento ed un po' lo divertì “Beh, ma tu sei anche simpatica, sveglia ed intelligente”

 

“Ci stai provando per caso?” chiese divertita.

 

“Ci sarebbe qualcosa di male? Ah sì, io potrei essere un potenziale maniaco”

 

“Non sei un maniaco” brontolò in modo spiritoso “Lo sai che scherzo, sei simpatico e sto bene quando ti sento”

 

Gli parve che il suo cuore smise di battere nel sentire pronunciare quelle parole, come ogni volta che gli diceva qualcosa di carino; lei aveva tutto il potere di questo mondo su di lui: donargli felicità, causargli dolore, provocare delusione, accendere speranza, era come stare continuamente su una montagna russa dov'era lei a decidere quando salire ripidamente verso una gioia o precipitare nell'oscurità dell'abisso della disillusione.

 

“Sono onorato miss Giulia” disse scherzoso ed aggiunse serio “Sappi che tu hai il potere di dissipare ogni pensiero negativo che mi viene durante il giorno.”

 

“A qualcosa servo allora?”

 

“Avevi qualche dubbio?”

 

“Ora credo di no. Anche se in reltà pensavo fosse la misteriosa ragazza ad allietare le tue giornate”

 

“Lo fa ogni istante in cui è tra i miei pensieri, ma con te è diverso.”

 

“Perchè con me è diverso?”

 

Fece una pausa per non rischiare di esagerare. “Tu mi metti a mio agio. Con lei non ho tutta questa confidenza come la sto avendo con te”

 

Ci fu un breve silenzio.

 

“Ti è arrivata?” chiese mentre lui ricevette una foto.

 

“Sembra un ciottolo a forma di cuore” disse osservando una minuscolo sassolino di colore rosa nel suo palmo leggermente insabbiato.

 

“Che curioso averlo trovato, era quì accanto a me”

 

“Te l'ho mandato io”

 

Giulia scoppiò a ridere contagiandolo.

 

“Hai anche questi poteri? Un'altra cosa che so di te ora!”

 

Era così bello sentirla ridere .“Serendipity”

 

“Sembrerebbe proprio di sì” disse “Credo debba lasciarti ora, i miei colleghi si stanno avvicinando”

 

“Ok, buon lavoro” disse accorgendosi che lei gli aveva inviato un'altro scorcio di spiaggia “Ehi, io sono quì con questo tempaccio e tu continui a provocarmi?”

 

“Non voglio provocarti, voglio solo farti sognare per stanotte Devilish”

 

“E' un modo carino per augurarmi una buona notte forse?”

 

“Mh, sogni d'oro Willy, questo posto è un sogno” disse con voce gioiosa.

 

Chiusero la chiamata con quella dolce voce che ancora rimbombava nelle sue orecchie e con lo sguardo fisso sull'immagine di quel piccolo ciottolo che lei aveva già postato nella gallery del suo social account.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bill, non ci siamo proprio. Cerca di concentrarti perchè diversamente sarai costretto a passare un'altra notte in sala di registrazione. E' questo che vuoi? Il tuo viso provato parla da solo”

 

Appese le cuffie e si avvicinò alla finestra: fuori il sole calante stava colorando di arancione i tetti spioventi di Amburgo in quell'Aprile giunto alla spicciolata; avrebbe voluto essere quel piccione che beatamente se ne stava appollaiato sull'antenna satellitare dell'edificio innanzi al loro studio, almeno era libero da tutto pensò.

Le giornate avevano ripreso ad avere un'altra luce e profumo ed avevano tutto il sentore della primavera: il tempo era secco, le piogge erano diventate meno frequenti anche se concentrate soprattutto in brevi temporali pomeridiani ed il clima si era notevolmente addolcito con temperature che superavano anche i dieci gradi; desiderava poter fare una passeggiata nei boschi, vedere i laghi e ritornare a Ratzeburg, l'avrebbe voluto fare con lei prima o poi, attraversare quei sentieri costeggiati da alberi secolari, respirare l'odore della terra umida, sdraiarsi laddove le fronde filtravano i raggi di sole e lasciarsi andare assaporando ogni singolo suono e profumo di quello spettacolo naturale; lo voleva con tutto se stesso e si chiese per quanto tempo ancora si sarebbe dovuto privare di tutto questo. La vita stava scivolando via così in fretta che ogni cosa non goduta gli pareva irrimediabilmente persa per sempre.

Si sentì oppresso in quelle ultime settimane, recarsi in studio era un modo per evadere, cantare gli permetteva di non pensare a ciò che lo faceva soffrire e Giulia sembrava concedergli quello di cui lui aveva realmente bisogno: volare con la mente altrove, lontano da tutto e da tutti per stare solo e soltanto con lei, lei che gli permetteva di sognare, desiderare ancora, di guardare avanti e di essere fiducioso e di sperare. Guardava di continuo l'orologio e contava il tempo che lo separava dalle loro chiamate.

Era una necessità sentirla, perchè ormai lo facevano ogni giorno e lei era diventata suo malgrado, il rimedio al suo malessere.

 

“Bill” disse David appoggiandogli una mano sulla spalla “Non devi assolutamente farti travolgere da questa storia. Ne avete vissuto di circostante spiacevoli, ma adesso sei più maturo e devi fare appello a tutto il tuo savoir-faire per saperla gestire al meglio e ricordati che non sei solo, ci siamo dentro tutti.”

 

“Capisci che è andata di mezzo mia madre? Possono toccarmi tutto, ma i miei familiari no, loro non c'entrano”

 

“Era una squinternata” Bill lo interruppe subito.

 

“Una squinternata che si è permessa di metterle le mani addosso e di minacciarla! E' arrivata fino a questo e le guardie dov'erano? Il cazzo di controllo di cui tanto vi vantate dov'era? Erano appena fuori casa, David! Devo solo immaginare che arriveranno a fare ciò che minacciano di voler fare” disse agitato.

 

“Calmati adesso, ci sono le denunce e gli inquirenti che stanno acquisendo tutti i dati”

 

“Dati di cosa? Di quattro pazzoidi che sappiamo già da mesi essere sulle nostre tracce e che non demordono. A questo c'eravamo arrivati tutti. Siamo tutti inquirenti a questo punto”

 

“Ma non capisci che è proprio questo quello che loro vogliono da te, da voi? Stare al loro gioco per distrarvi dai vostri impegni. Dannazione Bill, a volte mi sembra di parlare ad un ragazzino di dieci anni”

 

“Ascoltami bene David: non ho intenzione di restare impassibile davanti a tutto questo perpetrarsi di cose assurde e pericolose. Cambiare casa, non ha risolto molto”

 

“Lascia fare alla polizia, c'è già un ordine restrittivo, tu e tuo fratello, non cacciatevi nei guai, non è questo quello di cui abbiamo bisogno, ok?” disse guardando quegli occhi più taglienti di una lama sottile.

 

“Ho bisogno di uscire, finiamola quì per oggi”

 

“Non stare a casa a rimugginare, è venerdì sera, divertiti, fai qualcosa, fai tutt'altro, distraiti ma non pensare a loro” ma non era così semplice quando ti accorgevi che dagli specchietti retrovisori la solita macchina ti seguiva a distanza ed era ancor più scoraggiante ricevere la conferma ai tuoi sospetti dalla guardia del corpo che stava alla guida del crossover.

 

 

 

 

 

 

 

“Tom, sei pronto?” gli urlò dal salotto pienamente convinto di non voler uscire. Il gemello fece capolino dal bagno tutto sorridente.“Ma sei ancora così? Sono esattamente le ventuno e trentasette e ti sto aspettando la bellezza di venti minuti”

 

“Non è colpa mia se ti sei sbrigato così velocemente! Dammi un quarto d'ora e arrivo”.

 

Bill sbuffò, si sedette sul divano ed accese il televisore senza la minima intenzione di guardarlo; afferrò il telefono e fece uno squillo a Simone, nel mentre ricevette un suono acustico che l'avvisava di un'altra chiamata in arrivo, respinse la chiamata e la rinviò.

 

“Giulia!” rispose subito non riuscendo a nascondere la sua sorpresa mista a preoccupazione “Cosa è successo?”

 

“Oddio Willy, niente, è tutto a posto, sei così agitato... Volevo solo sentirti prima che uscissi perchè non credo che avrei resistito sveglia fino a tardi, al tuo rientro a casa insomma. Mi spiace se ti sto disturbando. Per una volta potrei avere il piacere di chiamarti io?”

 

Fece un sospiro di sollievo, si rese conto di quanto quella situazione lo stesse logorando.

 

“Oh beh, mi dispiace deluderti, ma non voglio che sia tu a pagare la chiamata e ricordati solo una cosa: tu puoi chiamarmi all'ora che vuoi, in qualsiasi momento e se anche sto dormendo, per te ci sono, perchè tu non mi disturbi mai. In ogni caso l'ho immaginato quando ti ho scritto il messaggio, ti avrei chiamata dal locale”

 

“Domani entro alle dodici e indovina dove andrò?” chiese tutta felice.

 

“Mh, fammi indovinare...dammi qualche indizio”

 

“La città inizia per...B”

 

“Oh, non ci credo!” esclamò entusiasta a gran voce dando inavvertitamente per l'emozione, un colpo secco con la gamba al tavolino innanzi a lui, facendolo sobbalzare rumorosamente “Berlino?”

 

“Cosa succede?” chiese preoccupata sentendo quel fracasso “Sei caduto per caso?”

 

“Bill? Tutto bene? Che caz....” disse Tom spuntando in sala ma interrompendo subito la frase; Bill lo fulminò con lo sguardo e gli fece cenno di stare zitto.

 

“Bill?” chiese incuriosita “Avete ospiti? Chi è? Ma che succede?”

 

“Sì, è tutto ok. Era mio fratello” disse in difficoltà “Mi chiama Will, Will, non Bill. Ho solo sbattuto la gamba, ma è tutto ok”.

 

“Ti sei fatto male? Mi sembrava di aver sentito chiamare Bill per la verità, non Will” disse dubbiosa “Comunque , dicevo che devo andare a Bucarest! Dev'essere una città stupenda, ci sei mai stato?” Bill guardò il fratello che lo fissava come un ebete.

 

“Ah! No, era proprio Will, mio fratello è dislessico, con disturbo dell'espressione del linguaggio, a volte ha problemi con la pronuncia di consonanti e vocali”disse smorfiando il gemello ed invitandolo col dito medio della mano ad andarsene “Non so perchè pensavo fosse proprio Berlino e comunque no, non ci sono mai stato e non mi dispiacerebbe affatto visitarla”

 

“Com'è andata la giornata di lavoro? Avrei dovuto chiedertelo da prima”

 

“Giornata snervante, oggi abbiamo avuto problemi in sala di registrazione”fece una piccola pausa sentendo il tichettìo della pioggia infrangersi nei vetri “Quì sta diluviando”

 

“Non t'invidio sai?”

 

“Certo che lo so! Adesso prendo il primo volo e vengo a prendermi un po' di quel mare e di quel sole italiani e me li porto quì”

 

La sentì ridere “Mi piace la pioggia sai? E' così romantica non trovi?”

 

“Sì, piace anche a me” disse pensando a quanto fosse sexy quella vocina “E' fonte d'ispirazione se ti trovi in un particolare stato d'animo”

 

“Davvero? Ti ha ispirato qualche canzone?”

 

“Molte per la verità, soprattutto se piove di notte; in genere sto sveglio fino a tardi perchè la notte è il momento migliore per scrivere ciò che sento”

 

“Davvero? Quando potrò sentire un tuo brano?” fece un brevissima pausa ed aggiunse “Ok, ok, so aspettare”

 

“Appena sarà pronto sarai la prima ad ascoltarlo” disse immaginando già cosa avrebbe architettato per incontrarla.

 

“Oh, pensavo che nelle notti piovose in relatà facessi altro”.

 

Bill sgranò gli occhi meravigliato per quell'uscita inaspettata, ma forse aveva inteso male.

 

“A..altro?” chiese con lieve imbarazzo.

 

“Sì, pensavo dormissi o facessi qualcos'altro di davvero romantico con qualche tua.... ragazza, ecco”

 

Bill sentì le guance diventare come brace per quella osservazione ardita ed inaspettata e giurò che se in quell'istante il fratello fosse sbuccato all'improvviso e l'avesse visto in quelle condizioni si sarebbe sentito parecchio in imbarazzo; ma si concesse anche il beneficio del dubbio, perchè ad essere onesti, il loro inglese non era ancora così perfetto.

 

“Giu..Giulia..no” balbettò sorridendo “No, assolutamente no”

 

“Guardare dei film romantici, ad esempio... oh scusami, pensavo fosse naturale questa osservazione, sono stata invadente .. di solito i ragazzi romantici fanno queste cose”

 

“Oh beh...immagino di sì” disse quasi vergognandosi di aver immaginato altro.

 

“Sono stata inopportuna”

 

“No, non lo sei stata, perchè mai poi?” disse sinceramente apprezzando quello slancio di particolare confidenza “Onestamente pensavo ti riferissi a qualcos'altro....”

 

La sentì sorridere imbarazzata “Beh, non volevo intendere certe cose private, ma se ti va, puoi rispondere ugualmente”.

 

“Oh beh... e' successo sì, ed è stato romantico, ma non credo che si avvicinerebbe minimamente a quello che potrei provare nello stare con chi amo profondamente in una notte così particolare”

 

“Beh io non potrei dirti nulla a riguardo dal momento che non ero maggiorenne al tempo in cui stavo col mio ragazzo, i miei non mi concedevano la possibilità di dormire fuori”

 

“Hai dei genitori protettivi, penso che sia stato giusto così” disse non sapendo esattamente cosa dire.

 

“Sai, te l'ho chiesto perchè mi è capitato tante volte di vedere scene di film in questo genere di contesto e lo trovo così romantico, come a Colazione da Tiffany o I ponti di Madison County e guardarli con la tua ragazza o ragazzo abbracciati mentre fuori piove dev'essere così bello!”
 

Bill continuò a sentirsi in lieve imbarazzo, stava lambendo temi che stavano alimenteando le sue fantasie; cercò di tenere un autocontrollo quando vide il gemello nel corridoio pronto ad aspettarlo. Bill gli fece cenno di andare.

 

“Li ho visti entrambi e sono due grandi capolavori! Penso sia stupendo condividere dei momenti così romantici con chi desideri”

 

“Credo che ora tu debba andare però, è davvero tardi, ti ho trattenuto troppo al telefono” disse dispiaciuta.

 

“Per me non è tardi, a meno che tu non abbia deciso di addormentarti, posso rimanere quanto vuoi, tanto ho deciso di non uscire più”

 

“Non è giusto, con le mie chiacchere ti ho fatto passare la voglia di andare fuori stasera, mi dispiace davvero averti..” non le fece terminare la frase ed improvvisamente con una dolcezza che meravigliò entrambi disse “Sshh... Dio solo sa quanto avessi bisogno di sentirti e non m'importa nulla di uscire stasera”.

 

Silenzio. Nessuno dei due seppe quanto durò, ma sembrò un'infinità.

Giulia sentì un piccolo brivido salirle fino al cervello, perchè inutile negarlo, quelle parole le aveva provocato un effetto piacevole, le erano giunte come una carezza e questo le stava accedendo sempre più spesso. Una era la domanda a cui temeva di dare risposta: perchè aveva bisogno di sentirlo? Adduceva mille scuse ogni volta, perchè era simpatico, disponibile, spiritoso, premuroso, sapeva apprezzarla e poco importava a questo punto non sapere come fosse fisicamente. Lui stava diventando cibo per la sua anima, il suo spirito, la sua mente. Riusciva a fortificarla, a darle ciò di cui aveva bisogno nei momenti di necessità, ma il vero motivo era quello per cui si vergognava di ammettere anche sè stessa e cioè iniziava a provare una strana attrazione e una curiosa sintonizzazione mentale. Elena c'era, ma era sempre più spesso con suo fratello e Willy era sempre più presente ed era come se stesse prendendo piano piano il suo posto; ma sapeva anche che il suo cuore era già occupato da quella misteriosa ragazza di cui lui a volte le parlava e per questo era fermamente convinta a non lasciarsi andare ad una situazione irreale e costruita dalla sua fervida immaginazione convinta di non ripetere una situazione come quella vissuta con Massimiliano. Arrivare a sentirsi al telefono anche la sera tardi, quando erano liberi dagli impegni, era diventata una normalità ed una necessità per entrambi ed aveva smesso di chiedersi se questo fosse un bene o un male, giusto, sbagliato se non addirittura pericoloso; le piaceva il fatto che lui fosse lì, pronto ad ascoltarla per ogni fesseria o cosa seria, ma soprattutto perchè Willy non le aveva mai fatto pressione su nulla, nemmeno per incontrarsi, anche se questo stava diventando un pensiero sempre più ricorrente in lei.

Chiuse gli occhi nel tentativo di addormentarsi, ma risuonava nella sua testa ancora quella voce di ragazzo che non era ancora di uomo maturo, quella erre lievemente alla francese e di quegli slanci di gentilezza e dolcezza che la sorprendevano tutte le volte. Strinse con forza le palpebre ma subito la stanza fu illuminata a giorno per qualche secondo a cui seguì il rombo di un forte tuono: il temporale era arrivato anche a Bologna e con un accenno di sorriso pensò che fosse quello che poco prima era scoppiato ad Amburgo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Santo cielo, cosa stai dicendo? Non ti capisco, parla più piano Tom” urlò agitato al telefono.

 

“Calmati, è tutto sotto controllo” disse il gemello “Sono dalla polizia adesso ”

 

“Polizia? Come dalla polizia? Non farmi morire d'infarto”

 

“Ero alla Stresemannstrasse che facevo benzina e si sono avvicinate, erano le solite Bill” disse con voce rotta.

 

“Lo sapevo, lo sapevo, non dovevo lasciarti andare da solo! Dovevi chiamare una guardia del corpo con te, ma come ti è saltato in mente?”

 

“Bill, avevo bisogno di stare un po' con Ann, non posso uscire sempre scortato, ma quelle stronze si sono studiate il loro piano nel dettaglio”

 

“Tu e le tue fottute esigenze! Con quelle alle calcagna da mesi, ti permetti di fare errori del genere! Chiamo Andreas ed arriviamo, calmati adesso” disse indossando la prima cosa che gli capitò a tiro. Sentiva che sarebbe successo ed ancora una volta maledisse il suo sesto senso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le sue iridi fissarono quella casetta scolpita nel legno chiaro appesa alla parete del salotto: tra un po' le lancette avrebbero segnato le sei del mattino ed il cucù sarebbe uscito come al solito da dietro la sua porticina, ma lui aveva escluso la suoneria: quel suono cadenzato ad ogni ora, gli sembrava eccessivo e l'aveva lasciato solo per l'ora della mezzanotte.

 

“Ti piaceva molto quando eri piccolo, ricordi? Ci ossessionavi perchè volevi assolutamente la suoneria attiva ed io mi prendevo un colpo ad ogni ora esatta!” disse Simone “Sì perchè quando mi sembrava di trovare la giusta concentrazione per quello che stavo facendo, ecco che il cucù usciva chiassoso a farmi prendere un colpo”

 

Bill accennò un vago sorriso “Penso debba andare a letto a dormire un pò” osservò accarezzandogli il braccio “Tuo fratello si è già addormentato”

 

“Sono ancora sconvolto per riuscire a dormire, non riesco a credere che sia andata a finire così. Tom è impulsivo, lo è sempre stato, ma quì avrebbe dovuto controllarsi e quella stronza ha ottenuto quello che voleva”

 

“Adesso dobbiamo avere pazienza Bill e lasciare che gli inquirenti svolgano il loro lavoro, ma soprattutto tesoro” disse attirandolo a sé per abbracciarlo “Vorrei che vi concentraste sul lavoro che state portando a termine, vedrai che vi aiuterà molto a non pensare”

 

Bill affondò il viso tra i capelli di Simone che sapevano di rosa e anche se per poco riuscì a rilassarsi.

 

“Gordon sarà quì a momenti, vai a riposarti”

 

Sfiorò con le sue labbra la guancia della mamma e si avviò in camera da letto, ma sapeva già che non avrebbe chiuso occhio: aveva ancora davanti ai suoi occhi l'espressione sconvolta di suo fratello al suo arrivo in commissariato e dello sguardo smarrito di Andreas che lo abbracciava forte; era raro vedere Tom in quello stato, ma stavolta l'aveva fatta grossa e comunque non riusciva a biasimarlo. Sperava solo che le cose non si mettessero male, perchè poteva significare un brutto colpo per tutti.

Passò davanti alla camera di Tom notando che la porta era lievemente aperta: sbirciò appena dentro quando si sentì chiamare.

 

“Ma allora non stai dormendo?” disse entrando dentro la stanza.

 

“Non ci riesco e tu, non dormi?”

 

“Non credo di riuscirci nemmeno io” rispose sendendosi sul letto.

 

“Ti voglio bene Bill” disse guardandolo dritto negli occhi: il gemello lo fissò un istante e si avvicinò per stringerlo a sé.

 

“Ti voglio bene anche io, ma non fare più cazzate del genere, ci hai fatto prendere un colpo”

 

“Bill credimi: ho provato a non rispondere alle sue provocazioni mentre le altre tre ridevano, ma quando mi ha spento quella sigaretta sul vetro non ci ho visto più, non so che mi sia preso, ho avuto un black out nel mio cervello”.

 

“Hanno avuto quello che volevano ed anche se il loro avvocato ha fatto richiesta di acquisizione del filmato della stazione di servizio, dovranno tener conto dell'ordine di restrizione non rispettato e di tutte le minacce che abbiamo subito oltre l'aggressione nei confronti di mamma. Mi pare ci sia un bel po' di materiale su cui la polizia dovrà lavorare e tener conto”

 

“Non dermordono, ne sono sicuro. Il fatto che l'abbia respinta l'ha mandata in bestia. Poi erano completamente coperte, anche il volto. Non sono riuscito a vedere se non solo gli occhi”

 

“Certo, tu che respingi una ragazza è incredibile” disse Bill cercando di sciogliere la tensione.

 

“Miro a qualcosa di meglio se permetti e quelle non sono nostre fans e quella stronza non voleva di certo farsi una foto ricordo”

 

“Tom” disse “Promettimi che valuteremo l'idea di andarcene da quì se le cose non dovessero cambiare”.

 

“Vorresti trasferirti a Los Angeles?”

 

Bill sciolse l'abbraccio ed abbassò lo sguardo annuendo.

 

“Ok, la vita è nostra, solo nostra e possiamo solo noi decidere che farne”

 

Si abbracciarono e provarono ad addormentarsi l'uno stretto all'altro, ma Bill aveva davanti ai suoi occhi quelle battute stampa che aveva avuto modo di leggere sul suo telefono poco prima e che non parlavano d'altro che di quel colpo sferrato dal chitarrista del gruppo in pieno volto ad una loro fan.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“A quanto pare ci si rivede” si sentì dire da dietro le spalle mentre usciva dalla sala briefing: si voltò e vide un viso non proprio sconosciuto e che subito dopo realizzò essere Martin.

 

“Posso offrirti un caffè?” Giulia si sentì in imbarazzo, in realtà voleva andare da sola al bar ma anche rifiutare non sembrava molto cortese soprattutto se stava andando nelle sua stessa direzione; con leggera titubanza accettò l'invito e si sedettero al bar accanto la biglietteria.

 

“Dunque anche oggi sarai con noi” disse sorridente “Mi hanno parlato davvero molto bene di te”

 

“Parlato...chi?” chiese incuriosita sorseggiando il suo caffè bollente.

 

“Dall'ufficio responsabile del personale e chi se no?”

 

“Ah, beh sì” rispose non sapendo che dire.

 

“Io ti ho notata fin da quando hai iniziato nelle biglietteria” disse scrutando il suo volto.

 

“Sì? Strano” rispose “Perchè non ci ho fatto proprio caso” continuò, immaginandosi dove volesse andare a parare. Aveva sempre preferito tenersi a debita distanza dal sesso maschile, soprattutto quando riguardava il suo ambiente lavorativo. Era convinta che non venisse mai niente di buono e quel ragazzo le sembrava un po' troppo audace, ma non voleva mostrargli alcun pregiudizio nei suoi confronti.

 

“Penso che quì, un po' tutti ti abbiano notato e devo dirti che siamo proprio contenti di te perchè sei precisa e puntuale. Ed anche molto paziente!”

 

“Sarebbe un problema se così non fosse, soprattutto per il lavoro che facciamo”

 

“So che sei iscritta anche all'Università, ma come riesci a conciliare tutto? E' un'impresa”

 

“Quando ho i giorni liberi cerco di studiare, ma ho dovuto tralasciare parecchie cose che prima facevo, palestra, disegno..il lavoro porta via parecchio tempo”

 

Lo guardò mentre mordeva il croissant e pensò a quanti ne avrebbe dovuto mangiare prima che mettesse su qualche chilo, perchè era davvero magro.

 

“Sai disegnare? Mio fratello è un fumettista, lavora per un'agenzia a Londra”

 

“Hai un fratello?” chiese quando sentì un mano appoggiarsi nella sua spalla destra.

 

“Stefy” disse lui alzandosi in piedi ed abbracciandola “Vieni, siediti” disse spostandole la sedia per farla sedere.

 

“Giulietta” l'appellò affettuosamente mentre le accarezzo il dorso della mano “Pausa prima del volo?”

 

“-Pausetta- direi, tra mezz'ora ci avviamo” terminò appena la frase quando i suoi occhi si posarono su una figura familiare che sembrava dirigersi nella sua direzione. Girò il capo per guardare Martin che discuteva con la collega, nel tentativo di non incrociare quello sguardo mentre sentiva il suo cuore accelerare il battito.

 

“Giulia!” sentì chiamare poco dopo: si girarono i suoi colleghi e lei fu l'ultima a farlo.

 

Si trovò davanti Massimiliano sorridente, felice di vederla.

 

“Ciao” rispose timidamente ed intuì che stava iniziando a diventare rossa in volto perchè sentì lo sguardo di tutti su di lei.

 

“Ciao Massimiliano” disse Stefania e per togliere dall'imbarazzo Giulia gli presentò Martin.

 

“Come stai?” chiese subito dopo.

 

“Bene, come mai da queste parti?” chiese riacquistando un po' più di sicurezza.

 

“Devo partire per Roma”

 

“Noi iniziamo ad andare” disse Martin ignaro della situazione e si avviò verso l'uscita del locale trascinando la collega che brontolò lievemente “La colazione è pagata ed anche la tua Max”. Avrebbe voluto seguirli per non restare sola con lui pensò Giulia, ma cercò di appellarsi al suo autocontrollo.

 

“Siamo da un po' che non ci vediamo, ti trovo bene” disse non togliendo nemmeno per un secondo lo sguardo dal suo viso.

 

“Sì, sono felice di questo nuovo lavoro e tu come stai? Ti trovo dimagrito”

 

Lui si mise a ridere rispondendo che effettivamente era calato di un paio di chili. “Troppo lavoro, sono sempre di corsa, ma è comunque un buon modo per tenersi in forma. Mi spiace solo che non vedo così spesso Mirko, da quando è con Elena, giustamente preferisce star solo con lei nei momenti liberi”

 

“Come sta Maria?”

 

“Tutto bene, adesso conviviamo, ma anche lei è sempre a lavoro e se ho il turno di notte, capita che ci vediamo solo per pochi minuti”

 

“Però è tutta un'altra cosa la convivenza, dev'essere bello” osservò.

 

“Sono contento di averti incontrata”

 

Sorrise “Mi fa piacere... Allora, non mi racconti nient'altro che solo di lavoro, lavoro e lavoro?”.

 

Lui ricambiò il sorriso ed iniziò a raccontarle delle vacanze natalizie trascorse con Maria ad Amsterdam e di quanti posti meravigliosi girarono in quei pochi giorni a disposizione, di quanto fossero aumentati i costi delle case e degli affitti e che stavano valutando l'idea di acquistarne una da restaurare fuori Modena, con un piccolo giardino dove portare i cani della sua compagna. Più parlava più Giulia riuscì a trovare l'equilibrio interiore che cercava: capì che non valeva più la pena perdere tempo a rincorrere sogni impossibili e per quanto ancora potesse piacerle, le parole di Willy, che in quel momento riecheggiarono nella sua testa, le aprirono incredibilmente la mente; 'lascialo andare', si ripetè mentre lo osservava parlare, perchè se non era in grado di portare felicità o quanto meno benessere, non valeva la pena trattenerlo. Abbassò il viso e sorrise, perchè per la prima volta in sua presenza, riuscì a ritrovare se stessa, senza giudicarsi per quello che era stata e per quello che era in quel preciso istante.

Guardò l'orologio e capì che il tempo stringeva.

 

“Ci possiamo sentire ogni tanto se ti va, che ne dici?” azzardò.

 

“Certo Max, quando vuoi tu”

 

“Allora ciao” disse vedendolo titubante se avvicinarsi ad abbracciarla oppure no: allora lei allungò la mano e lui gliela strinse con forza trattenendola più del dovuto; le sorrise e lei fu consapevole che se voleva, non poteva più farle del male. S'incamminò veloce verso il gate, serena come non lo era stata da un po' di tempo a quella parte e con in testa un solo ma bizzarro pensiero, Willy.

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Note autrice: come sempre ringrazio chi dedica del tempo alla lettura del capitolo e spero di vedere molte più fanfiction in questa sezione.

Cit: Di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa.
(Emily Brontë)

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.” ***


Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.”

 

 

 

Bologna
Maggio 2009

 

 

 

 

Guardate le mie foglie dentellate,
soffiate le lancette del soffione
guardate, fra le siepi, le mie ondate,
guardate il prato, il sentiero,
guardatemi in giardino, allegro e fiero!
Raccoglietemi pure: io cresco ancora,
senza chieder permesso né scusarmi,
che fate con le vostre zappe, allora?
Non riuscirete mai ad estirparmi!
Nessuno mi può fare impressione,
perché io sono il Dente di Leone!” 1

 

 

 

Narra, un'antica leggenda irlandese, che tantissimo tempo fa, le fate, libere e gioiose si aggirassero per la natura; l'arrivo dell'uomo però, finì col condizionare la loro vita, che le costrinse a trovare dimora presso i boschi, ma avendo abiti appariscenti, vistosi, furono obbligate ad assumere le sembianze del dente di leone.

 

Prese tutto il fiato possibile e lo lasciò andare su quella sfera piumosa che teneva stretta per lo stelo, riaprendo subito gli occhi per guardare i piccoli semini che, come graziosi paracaduti, andavano a disperdersi contro luce sul prato di margheritine gialle.

 

“Brava tesoro!” disse saltando come una matta Elena “Allora il tuo desiderio si avvererà”.

 

“Ma davvero ci credi?” disse ridendo Giulia.

 

“Ma certo, ne sono sicura, hai fatto volare tutto il ciuffo! Con Mirko ha funzionato” rispose convinta.

 

Lei scosse la testa divertita, però, a dir la verità, un po' volle crederci. “Non sarà stato certamento il soffione a cambiare il corso degli eventi”.

 

“Forse, ma una mano me l'ha data sicuramente”.

 

“Senti, ma perchè siamo venute qui così presto? Mi hai letteralmente buttato dal letto stamattina”.

 

“Volevo che trovassi il dente di leone” disse prendendola in giro “E per una volta che i nostri giorni liberi coincidono non volevo farli passare in totale pigrizia, oggi poi...” .

 

“Tanto lo so che non me la racconti giusta! ” disse tirandole i capelli e mettendosi davanti a lei con passo svelto “Capuccino straschiumoso, una fetta di torta alle mele ed una frittella alla crema per me e tu?”.

 

“Una fetta di crostata al cioccolato ed un bignè alla crema per me, con una mega cioccolata con panna”.

 

“Cellulite?”.

 

“Sì e chi se ne importa! Tra un po' si va al mare lo stesso, con o senza quella tesoro!” disse urlando Elena e a braccetto dell'amica, si misero a ridere a squarciagola, tanto nessuno da quel punto della valle del Meloncello le avrebbe sentite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non riesco ad aprire la porta” disse provando a girare inutilmente la chiave nella toppa.

 

“Riprova” .

 

Giulia insistette per un po' quando il portone parve spalancarsi da solo.

 

“Auguri amore, auguri tesoro” urlarono all'unisono i genitori andandole incontro per abbracciarla; lei si mise le mani in bocca per la sorpresa e gli occhi iniziarono ad inumidirsi.

 

“Ma cosa mi avete fatto?!” riuscì a malapena a dire tra le braccia dei suoi che la stavano divorando di baci; si voltò a guardare l'amica e scosse il capo rassegnata “Sei incorreggibile, ti voglio bene”. Diede una rapida occhiata per rendersi conto che il salotto era stato trasformato alla stregua di una sala di ricevimento: i due tavoli erano pieni di ogni ben di Dio, bibite e pacchi di regali accatastati nell' angolo vicino alla portafinestra che dava sul terrazzo. La madre la trascinò fuori e si sedettero nelle sedie in ferro battuto.

 

“Non ci posso credere, siete tutti impazziti, ma si può sapere che vi è preso?” disse ammirando la balaustra piena di vasi di surfinie e petunie “Vi siete pure presi la briga di far venire il fioriere!” .

 

“Come se fosse il primo compleanno che festeggi” osservò felice di vederla così contenta.

 

“Papà” disse mentre si avvicinava a scompigliarle i capelli .

 

“Dobbiamo scendere giù per aiutare Mirko a prendere delle buste”.

 

“Giulia” disse Elena prendendola a braccetto rallentando il passo dietro ai genitori “C'è anche Max, lo sai che poi ...”.

 

“Lo so, non preoccuparti, va tutto bene” disse rassicurandola “E' acqua passata”.

 

Scesero per le scale facendo una specie di gara a chi sarebbe arrivata prima nel portone del palazzo, anticipando di molto i genitori che avevano preso l'ascensore.

 

“Ti sei preso la macchina nuova Max?” chiese ammirando una 500 nera fiammante parcheggiata davanti a loro.

 

“Neanche ci saluta ora che sta crescendo, sorella ingrata” osservò Mirko attirandola a sé e schioccandole un bacio sulla guancia, quando tutti si misero a ridere.

 

“Ma ti piace almeno?” chiese la madre che si era messa dietro di lei.

 

“Caspita, l'avrei voluta io, prendete spunto per il prossimo compleanno”.

 

“Non credo ce ne sia bisogno, prego signorina” disse il fratello porgendole le chiavi.

 

“Co..cosa?” chiese stupita.

 

“Auguri Giulia, questo è il tuo regalo” disse divertito Massimiliano, godendosi quella espressione di sorpresa dipinta su quel bellissimo volto.

 

Non riuscì a dire nulla e a fatica riuscì a trattenere le lacrime che inevitabilmente scesero.

 

“Dai sù” disse il padre abbracciandola forte “Pensavo che il periodo dei pianti fosse passato da un pò”.

 

“Che tutti scarichino la macchina tranne Giulia, ovviamente. E dopo pranzo tutti a fare un giro su questa Ferrarina” disse schernendo la sorella ed avviandosi con i genitori ed Elena verso l'entrata del palazzo.

 

Fu un istante quello in cui Giulia e Massimiliano si scambiarono un'intenso sguardo: lei sentì nuovamente quella specie di scompiglio nello stomaco, ma fu solo un attimo perchè svanì quasi subito; la guardò raggiungere gli altri e ci fu un attimo di pericolosa lucidità che gli mostrò con tutta chiarezza ciò che aveva avuto sempre innanzi ai suoi occhi ma che per orgoglio si era ostinato a non voler vedere: ne prese atto, chinò il capo e si mise a sorridere, arrendendosi proprio in quell'istante, lì, in mezzo ad un marciapiede pieno di gente e con un sole che sembrava dirgli che si doveva essere felici ad ogni costo, nonostante tutto.

 

 

 

 

“Tesoro, di chi è quello splendido mazzo di fiori?” chiese la madre sfogliando il giornale sul divano.

 

“Quale mazzo di fiori?” chiese curiosa guardandosi intorno.

 

“Pensavo fossi entrata in camera. Stamattina quando non c'eri, l'ha portato il corriere, dev'essere da parte dei tuoi colleghi”.

 

“Non me ne avete dato il tempo di entrare” disse con una smorfia, quando sentì suonare il citofono.

 

“Mirko, rispondi” gli urlò “Corro a vedere”.

 

Quando entrò nella stanza pensò che quello che aveva davanti ai suoi occhi fosse il classico quadro con dipinto un grande mazzo di fiori variopinti, dalla forma e grandezza più disparate: fresia, ibisco, lillà, sancarlino,zinnia, rose, amaryllis; era incantevole guardarlo sotto quel raggio di sole che ne fendeva un solo lato; si avvicinò ad annusarne il profumo, staccò la piccola bustina sigillata pinzata alla carta e l'aprì.

 

 

-Forse non dovevo, dovrai essere tu a dirmelo, ma non potevo stare con le mani in mano sapendo che era il tuo compleanno. Niente e nessuno mi ha fermato dal farti questo piccolo pensiero, anche se non ci siamo mai incontrati. Sono quì ad immaginare l'espressione del tuo viso, ma non credo che, nonostante la mia ferivida immaginazione, possa riuscire a farlo anche se è la cosa che più avrei desiderato in questo momento.

Ti auguro tutta la felicità che desideri.

Auguri per un felicissimo compleanno con le persone che ami e che ti amano, con affetto Willhiam-

 

“Willy?!?” esclamò tra sè “Oh mio Dio! Sei matto!” pensò con una gioia che stava iniziando a montarle dentro. “E' pazzo, completamente pazzo. Oh Willy!”. Si avvicinò per guardare nuovamente quella tavolozza di colori, accorgendosi che al centro del mazzo erano stati messi dei fiorellini apparentemente di campo, giallo paglierino, ma in realtà erano fiori di taràssaco; si accorse che vi era un'altra bustina sigillata e l'aprì.

 

-Conosci la leggenda del Dente di Leone? Quando si seccherà, soffia sui suoi semini ed esprimi il tuo desiderio. Dicono che si avveri- Si morse le labbra e per poco non iniziò a piangere.

 

“Giulia?” sentì chiamare dalla sala. Ripose i bigliettini nella tasca del suo jeans ed asciugandosi gli occhi umidi, si avviò per raggiungere gli altri col cuore gonfio di una felicità inspiegabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, mi dici cosa mi stai nascondendo?” chiese Elena prendendola per la mano e portandola in un angolo del terrazzo. Giulia la guardò col sorriso stampato sul volto.

 

“Massimiliano?” provò ad indovinare.

 

“Oh Elena, ti prego!” quando aprì il bigliettino e glielo mostrò.

 

“Questo è pazzo!” disse guardandola schioccata “Pensavo che quei fiori fossero da parte dei colleghi! Ma come ha fatto a sapere l'indirizzo esatto?”

 

“Non lo so, gli avevo accennato la zona, forse la via, ma non ne sono così sicura, oh sono in stato confusionale!”.

 

“Senti, è un bel pensiero, ma questa confidenza non mi piace molto. Stai attenta ti prego. Questo è pazzo o è un pazzo stracotto di te, il problema è che non possiamo sapere quale delle due sia la risposta e quello che mi preoccupa è vederti così felice per questo”.

 

“Non mi ha chiesto nulla, te lo giuro. Non è un buon segno nonostante sia passato tutto questo tempo da quando ci sentiamo? Io penso a questo, sempre”.

 

“Ok, diamogli una chance, ma solo per adesso, perchè confido nel tuo buon senso, sempre che te ne sia rimasto un pò. Sai che penso sinceramente? Che ti conosca, te l'ho sempre detto o no? E' qualcuno che ti conosce e magari che conosci anche tu. Dai su e poi, non ti lancia frecciatine allusive, non è così forse? Non fare l'ingenua, sai quando uno ci prova anche velatamente. Scusa, ma quando uno ti dice che aveva bisogno di sentirti, come lo interpreti? Che è felice di sentirti? Dai, ci siamo date la risposta, ma non sappiamo se sia pazzo, malato e questo non è un dettaglio da poco”.

 

“Ho voglia di conoscerlo per davvero, sto iniziando a pensare spesso a questa cosa”.

 

“Cerca di tenere a freno questa voglia, cerca di controllarti, non farmi preoccupare. Torna in te, per favore, anzi, ti supplico! Mi dispiace solo che a Mirko stia nascondendo tutto quanto”.

 

“Ci manca solo che vai a raccontargli una cosa simile”.

 

“Ma se la cosa dovesse andare fuori controllo...”.

 

“Cosa andrà fuori controllo? Non sono una stupida ingenua, non sono una bambina, mi sembra di aver fatto sempre tutto con responsabilità, o vorresti dire il contrario?” disse iniziando ad innervosirsi.

 

“Certo, però mi dispiace vederti già così presa da questa assurdità. Cerca di guardare la questione da un'altra prospettiva e non solo quella del 'che bello, che carino, che gentile e oh, guarda che bel mazzo di fiori che mi ha mandato'!”.

 

“Perchè sei così acida? Lo sai che pondero tutto nonostante abbia solo diciannove anni”.

 

“Non sono acida, sto cercando di dirti che a volte queste storie possono essere molto pericolose. Dai sù, non farmi ripetere le stesse cose”.

 

“Di nuovo con questa storia? Ti ricordo che è stato lui a propormi un ipotetico incontro, ma senza forzare nulla, tra l'altro in presenza di altre persone, incluse i miei. Ti dice qualcosa questo?”.

 

“Quanta ingenuità! Certo che mi dice qualcosa: il suo scopo è ottenere la sua fiducia ì e poi una volta che l'ha avuta, potrebbe rivelarsi un mostro, peccato che per te potrebbe essere troppo tardi. Ma Giulia, non senti storie simili tutti i giorni nei telegiornali? ” la riprese l'amica stizzita.

 

“Abbassa la voce per cortesia e non essere tragica” la riprese irritata Giulia “Tu stai fantasticando troppo e ripeto, so diffendermi da sola, non sono una sprovveduta”.

 

“Io sto fantasticando?!” la schernì con una smorfia “Io sto solo commentando ciò che vedo e sento da te, sono una tua amica ed ho il compito di farti ragionare se non ci riesci da sola. Sei già partita per la tangente amica mia ed ho capito che se non arriverai a fare quello che in fondo il tuo cuore già ti sta chiedendo, non avrai pace. Tu lo vuoi incontrare e basta, è questa la verità”.

 

“Sì è vero, ma con tutte le precauzioni del caso”.

 

“Una potrebbe essere quella di dirlo a tuo fratello”.

 

“Ma non ci penso nemmeno”.

 

“Cosa?! E allora di che cavolo di precauzioni mi vieni a parlare? Dovresti invece!” rispose risentita.

 

“Perchè dovrei dirglielo? E se lo farai tu, con me avrai chiuso” disse con tono minaccioso.

 

Elena sbarrò gli occhi incredula “Siamo già a questo punto? Non ci posso credere Giulia! Quel tizio ti ha fatto un bel lavaggio di cervello! Non ho parole” disse amareggiata.

 

“Perchè non dici una volta per tutte quello che pensi veramente? ” chiese aizzandola.

 

“Sveglia! Non sappiamo chi sia e da dove venga” disse scuotendo la testa.

 

“Allora” chiese Mirko avvicinandosi con l'amico “Posso sapere quando ci portate a fare un giro ma sopratutto, di cosa state parlando per vedervi così infervorate? ” .

 

“Di lavoro.” replicò seccata la sorella allontanandosi, ma la risposta non lo convinse e Massimiliano parve trovare conferma negli occhi di Elena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Statisch- Mechanisch- So automatisch- quì Bill, su Automat-i-sch, prolunga la 'i' un po' di più, riprova” disse Tom al microfono guardando Bill che dalla sala di registrazione gli faceva il segno ok. Riagganciò la stroffa sul punto da correggere, ma i suoi occhi furono attratti dal display del suo cellulare che si era illuminato, perso tra i fogli sul tavolino poco distante; perse la concentrazione sbagliando nuovamente, quando chiese di fare una breve pausa. Tolse le cuffie e corse a prendere il telefonino.

 

“Dove vai? Perchè ti sei fermato?”.

 

“Giulia”.

 

“Aspetta!” Disse Tom, temendo che si sarebbe soffermato in telefonate interminabili “David ci vuole in ufficio”.

 

“Sai perchè?”.

 

“Credo che ad Agosto dovremmo iniziare con i photoshoots, mi ha accennato una cosa simile”.

 

 

Il lungo corridoio che portava all'ufficio di Jost, non era dei soliti che si potevano vedere sui restanti piani dell'edificio, seppur accuratamente tenuti: il pavimento di marmo chiaro rifletteva le luci neon del soffitto e grandi vasi quadrati di ficus benjamin di un verde brillante troneggiavano ad intervalli lungo le pareti bianco ghiaccio. A Bill piaceva particolarmente quell'arredo minimal, sapeva di ordine, pulito ed essenzialità. Quando bussò alla porta inseme a Tom lo trovarono al telefono, neanche a farlo apposta, pensò Bill.

 

“Allora, sono le dieci non siete in sala? Non avevate quella registrazione...” disse, senza alzare lo sguardo, sfogliando una cartella.

 

“Sì, ma stavamo cercando di fare una piccola correzione vocalica alla stroffa. Che ci devi dire?”.

 

“Stiamo iniziando a calendarizzare gli eventi: i photoshoots inizieranno quasi sicuramente ad Agosto, per Bravo, East ed uno anche a Parigi, per gli altri devo ancora perfezionare le date. Riguardo alle esibizioni, è sicura quella di Colonia e di Parigi, fine Agosto. Il resto è tutto in stand by. Con molta probabilità riusciremo a lanciare la pubblicazione dell'album per Ottobre. In questi giorni decideremo i singoli da estrarre per il suo lancio”

 

“Wow!” sentenziò felice Tom.

 

“Oh David” esclamò Bill raggiante, stringendo il cellulare tra le mani “Non ci posso credere, non vedo l'ora di iniziare nuovamente”.

 

“Credo di essere già stanco” scherzò Tom “Vorrei il 5 per cento della tua energia Bill”.

 

David si mise a ridere, quando bussò alla porta la sua segretaria.

 

“Tieni, puoi portarli a Paul, è tutto nel faldone”.

 

“Mi ha detto di darti questi” disse la ragazza bionda porgendogli due fogli “E' la rendicontazione in sintesi”.

 

Bill guardò il gemello che la stava puntando trasognato ed alzò gli occhi al cielo.

 

“Eccoli firmati”.

 

“Grazie Jost, ciao ragazzi” disse strizzando l'occhio a Tom, che prontamente ricambiò con un sorriso da ebete.

 

“Bella vero Tom?” osservò divertito David “Le piaci, ma è stra fidanzata, non è sul mercato. Ma tu sei perverso e pericoloso”.

 

Bill scoppiò in una risata vedendo Tom arrossire ma sorridente.

 

“Non è un problema il fidanzato Jost ed una menage a trois ci può stare, mi basta che lui guardi solamente, ben inteso, d'altronde non è il primo che sperimento.”

 

“Ah ci siamo, ora inizia il lungo elenco...” ironizzò il gemello.

 

“Che vuoi fare Bill, è tuo fratello, gemello per giunta, te lo devi subire”

 

“Forse sono nato per cercare di contenere i suoi eccessi, ma sto iniziando a stufarmi”

 

“Ho saputo che il tribunale ha formalizzato la condanna per l'aggressione. Cerchiamo di dare una parvenza accettabile a tutta questa storia. Non deve intaccare l'uscita dell'album e la vostra e nostra professionalità” disse poi ritornando serio.

 

Bill si rabbuiò, quei giorni di intenso impegno in sala di registrazione e la presenza costante al telefono con Giulia, gli avevano fatto quasi scordare quella triste vicenda, ma era lì che pendeva come una spada di Damocle; Tom percepì subito il cambio di umore del fratello ed allungò la mano per sfiorargli la gamba.

 

“Allora” disse divertito a David “Quando possiamo combinare un incontro?”.

 

David alzò il sopracciglio non avendo capito.

 

“Gisele, intendo”.

 

“Oh, ma la vuoi smettere?” disse Bill riprendendosi.

 

“Sei incorreggibile Tom” osservò accompagnandoli alla porta. “Piuttosto Bill, qualcosa si vocifera sul tuo conto nei corridoi di Matrix. Aspetto ansioso che me la presenti”.

 

Bill si voltò rosso in volto e con lo sguardo sorpreso; non potè fare a meno di percepire la risatina che il fratello si fece scappare di spalle.

 

“Cosa si vocifererebbe in giro?” chiese scandendo le frasi, col cuore che sentiva martellargli il petto.

 

“Ma davvero lo vuoi sapere?”.

 

Bill fece per aprir bocca ma lui l'anticipò.

 

“Scherzo, ma ricordati che io sono più grande di te e se vuoi che sia sincero, è proprio uno schianto”.

 

“Oh David!” esclamò imbarazzato mentre con lo sguardo intercettò il gemello che aveva raggiunto l'ascensore in fondo al corridoio, desideroso di trovarsi già lì.

 

“Posso unirmi a questa conversazione?” l'interruppe una voce pacata da dietro le loro spalle “Ha tutta l'aria di essere davvero molto interessante”.

 

David e Bill si voltarono e si trovarono davanti ai loro occhi un ragazzo alto e longilineo avvolto da un cappotto nero estremamente elegante.

 

“Matt!” esclamò raggiante Bill mentre gli andava incontro ad abbracciarlo .

 

“Non mi dire che mi stavi chiamando ed il telefono era sempre occupato” disse ironico David stringendogli la mano.

 

“Cosa te lo fa pensare?” rispose quello ridendo.

 

“Allora” disse David appoggiando le mani sulle loro spalle “Si va a bere un caffè oppure no?”.

 

“Volentieri, ma prima voglio essere aggiornato su tutto” disse Matthias notando che Bill posava in continuazione lo sguardo sul telefonino che teneva nervosamente tra le mani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora?” chiese impaziente prima di innestare la prima marcia della sua Panda 4x4.

 

“Eccola quì” disse Elena mostrando un contenitore avvolto da un canovaccio rosso e bianco.

 

“Allacciati le cinture dolcezza che si decolla” rispose raggiante Mirko calcando il pedale sull'acceleratore e facendo sgommare l'utilitaria.

 

L'aria calda che entrava dal finestrino leggermente abbassato, era segno inequivocabile che l'estate stava arrivando: nei campi svettavano olivastri e carrubi rigogliosi ed i prati ancora verdi non attendevano altro che raggiungere il color oro per essere mietuti.

 

Mirko scalò le marce fino a fermare l'auto in un parcheggio di sosta della strada.

 

“Adesso però mi dici cosa sta succendo” disse prendedole la mano sinistra tra le sue.

 

Lei lo guardò meravigliata, ma forse era consapevole di non esserlo abbastanza.

 

“Cioè?”

 

Lui la guardò dolcemente e le sorrise.

 

“Non prendermi in giro e sai di farlo se mi rispondi così. Non vi siete riappacificate dunque?”.

 

Elena abbassò lo sguardo per posarlo sul quel collo virile che tanto le piaceva.

 

“No, non ancora”.

 

“Ti sei organizzata in modo tale da rientrare ogni volta a Modena, con tutto lo stresso che questo ti comporti, pur di evitare di stare con lei a Bologna. Dunque?”.

 

“Non ti devi preoccupare, è tutto sotto controllo”.

 

“Cosa è sotto controllo? E poi non siete mai rimaste così tanto tempo lontane l'una dall'altra, per cui non dire le bugie, le saprei riconoscere da lontno un miglio. Allora avanti, inizia a dirmi tutto”.

 

Elena sospirò lievemente e distolse lo sguardo da lui. Sapeva che sarebbe accaduto primo o poi e tutti, amici, parenti e colleghe se n'erano accorti di questo allontanamento di Giulia nei suoi confronti. Il punto è che non voleva tradire la sua amicizia, nonostante tutto; ricordava benissimo la sua promessa a riguardo, ma ora davanti a Mirko stava per capitolare. E per il bene di Giulia forse, lo doveva fare.

 

“Ha conosciuto un tizio sul social” disse guardando il viso ancora apparentemente sereno del suo ragazzo “Canta in un piccolo gruppo di periferia”.

 

“E poi? Perchè voglio credere non sia solo questo, sai quanti ne ha conosciuto tizi e tizie sul Social. Perchè avete litigato?”.

 

“Mi ha accennato...l'idea di volerlo incontrare un giorno...”.

 

“Cosa?” chiese leggermente incredulo.

 

“Sì, ma l'ha detto così...giusto un giorno..e..poi, si sono scambiati il loro numero. Si telefonano ogni tanto” disse non guardandolo più in faccia.

 

“E da quanto tempo va avanti questa storia? E lui che tipo è? Mi fai vedere la foto?” chiese iniziando ad alterarsi.

 

Lei inorridì all'idea di dovergli dire che non esisteva alcuna foto, giusto un accenno appena di spalle durante una loro esibizione.

 

“Ascolta Mirko: non siamo e lei non è una sprovveduta, sa quello che fa. Non si sono mai incontrati se è questo quello che temi. E' un'amicizia cresciuta così, nel tempo. Hanno iniziato a sentirsi da poco meno di un anno. Ma hanno in programma di incontrarsi, ma credimi lui fino adesso è stato educato e corretto, le ha persino proposto in un loro eventuale incontro futuro, la presenza di altre persone, come amiche o genitori.” disse cercando di evitare la sua domanda.

 

“E tu fino adesso non ti sei degnata di dirmi nulla?!?” disse con tono duro “Certo che Elena, un rapporto senza segreti era proprio quello che desideravo! Adesso devi dirmi tutto, tutto capito? Perchè se siete arrivate al punto di litigare devo credere che ci sia qualcosa di più”

 

Lei alzò gli occhi al cielo, temendo una valanga di conseguenze.

 

“Per ora è solo questo, che tu ci creda o no. Senti, non esageriamo adesso. Lasciami riallaciare il rapporto con lei; ora che anche tu lo sai, possiamo tenere meglio sotto controllo questa situazione, siamo in due a saperlo, ok? Ma sopratutto, non sottovalure tua sorella. Penso che ci siano persone in carne ed ossa più -pericolose- che le gravitano intorno” disse scandendo la parola.

 

Strinse gli occhi cercando di capire meglio.

 

“Fai lo gnorri?” disse cercando di stemperare la situazione.

 

Lui voltò il busto verso di lei appoggiando il gomito sinistro sul volante e con l'altra mano afferrando tra le dita una ciocca dei suoi capelli.

 

“E' evidente che ci dev'essere dell'altro”

 

“Già, perchè non me lo dici tu?”

 

Lui sorrise col sole che gli fendeva il viso e lei si sciolse a quella vista. Sembrava più rilassato.

 

“Ma non ci abbiamo mai creduto io e te, vero?”

 

“Nemmeno per un attimo. Come fa a reggere questo peso?”

 

“Io non ho voluto più parlarne, ma spesso mi chiede di lei. Secondo te lo faranno per davvero?”

 

“Cosa?”

 

“Sposarsi, perchè io credo di no”

 

Lei sgranò gli occhi, ma non era meravigliata, per niente.

 

“Ssshh” la zittì dolcemente prima che riprese a parlare, abbassò il braccio e fece scivolare la mano sulla coscia, scoprendola leggermente dall'abitino in cotone bianco “Vieni qui e sopratutto” le disse ad un centimetro dalle sue labbra “Mai più segreti tra di noi, ok?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nena rimbombava a tutto volume nei suoi auricolari, ma la sua voce che intonava 'Viel zu viel Glück' era di gran lunga più forte; una mano improvvisamente l'afferrò per il braccio tanto da fargli perdere leggermente l'equilibrio e riaprire immediatamente gli occhi.

 

“Hai finito il tuo spettacolo tesoro?” disse Simone sorridente.

 

Bill si voltò e cinque camerieri poco distanti da lui, lo stavano applaudendo totalmente soddisfatti; arrossì chiedendosi come fosse possibile se fino a poco prima si era allontanato sufficientemente affinchè potesse godersi la musica della sua playlist favorita.

 

“Ti stavo chiamando per chiederti un parere su una pietanza, ma come sempre te ne stai sulle nuvole” disse la mamma invitandolo a seguirla per raggingere una tavola poco distante.

 

“Che dici, sono indecisa tra il ragù di zucchini con riso integrale o curry tailandese biologico con riso al gelsomino, devo dare la conferma”

 

“Cos'hai detto? Gelsomino? Che diavolo di piatto è?” chiese ironico e lievemente imbarazzato.

 

“Bill è una loro specialità, un tipo di riso Thailandese, è buonissimo. Sai che ti dico? Ho deciso per questo”

 

“Stupendo” disse mordendosi il labbro.

 

“Lucy, puoi confermare questo, il resto è perfetto così. Mi fai vedere i bicchieri da vino un'altra volta?”

 

Una donna sorridente sulla mezza età e di statura media fece loro strada incamminandosi nel prato verde soleggiato.

 

“E' sorprendente come tu sia sempre presente Giulia ed ogni cosa mi riporti a te” pensò convinto di aver persino sentito nuovamente quel profumo di gelsomino tra le sue narici “Ora so che esiste persino un riso al gelsomino”.

 

La donna mise in mano a Simone un calice di cristallo finissimo bordato in oro.

 

“Che ne pensi?”

 

Simone lo rigirò tra le dita, facendolo scintillare come un diamante di 5 carati.

 

“Sei un tesoro”.

 

La donna compiaciuta offrì loro da bere del prosecco su quegli stessi calici; Bill lo assaporò lentamente facendo scendere il liquido ghiacciato nella gola.

 

“Sai che ho tutti i vostri album?” disse improvvisamente rivolta a Bill.

 

Lui sopreso le elargì un magnifico sorriso ringraziandola.

 

“Non appena sarò libera verrò a vedervi appena rioganizzerete il prossimo tour. Oh Simone, ti prego fammi una foto con tuo figlio, farò morire di gelosia tutte!” disse mettendosi in posa accanto a Bill e congedandosi subito dopo.

 

“Ma Gordon che dice di tutto questo?” Chiese incuriosito a braccetto della mamma, mentre s'incamminavano verso l'uscita..

 

“Mi ha dato carta bianca, lo sai che non ha pazienza per queste cose” ed aggiunse poco dopo fermandosi improvvisamente innanzi a lui “Perchè non la inviti? Sarei felicissima di conoscerla”.

 

In un turbinio di emozioni contrastanti per quell'inaspettata richiesta, riuscì solo a rimediare delle gote rossissime.

 

“Mamma, non siamo ancora a questo punto...”.

 

“Sarebbe l'occasione giusta per conoscervi” disse guardando quegli occhi lucidissimi che il sole aveva fatto virare al nocciola rame. “Cosa stai aspettando?”.

 

“Non è semplice e non credo sia il modo più adatto per incontrarci”.

 

“Ma perchè no?”

 

“Sarebbe una circostanza troppo ufficiale e pubblica, seppur abbia deciso per una cerimonia privata. Ci sarà l'assalto dei paparazzi comunque e secondo te la esporrei ad una evenienza del genere?”.

 

“Stiamo facendo di tutto per tenere in segreto il luogo della cerimonia, sarà blindato, non devi preoccuparti per questo”.

 

“Ci credo poco, perchè finiremo su tutti i giornali di gossip. Oh mamma, quanto sei ingenua!”.

 

“Ehi” disse risentita tirandogli un pizziccotto sul braccio “Non sono ingenua, ma ottimista e dovresti esserlo anche tu” poi la vide sorridere “quanto siete diversi tu e tuo fratello! Lui di certo non si mette tutti qquesti problemi come fai tu. Adesso che frequenta Chantelle mi sembra più sereno, ma non so quanto potrà durare con uno come lui”

 

Lui sorrise, arrivarono vicino al suv con Dirk che stava fumando una sigaretta poco distante; alzò il viso per farsi inebriare dal calore del sole mentre Simone aveva avviato la conversazione al telefono con Gordon, che l'informava sui dettagli del catering.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si lasciò cadere esausta sulla postazione che dava sul finestrino appena dietro la flightdeck: ad occhio e croce mancavano poco più di una quarantina di minuti prima che il comandante avvisasse che sarebbe iniziata la fase di atterraggio; non vedeva l'ora di buttarsi nel letto e dormire per un intera notte e l'intero giorno seguente; le dispiaceva solo che di Barcellona non aveva potuto vedere nulla per via del poco distacco di tempo tra l'arrivo e la partenza. Pazienza pensò, si sarebbe organizzata meglio la prossima volta che ci sarebbe andata. Voltò il capo per guardare fuori dal finestrino quasi interamente opaco: il suo campo visivo intercettò l'ala dell'aereo in direzione del sole quasi scomparso all'orizzonte striando la fine cielo di un arancio intenso. D'improvviso si sentì un vuoto dentro, perchè sapeva che non avrebbe incontrato Elena al suo rientro in casa, anche se accadeva spesso per via dei loro differenti turni di lavoro; le mancava, per orgoglio non l'aveva più cercata ed aveva fatto di tutto per non incontrarla; non si erano più cercate dal giorno del compleanno ed aveva saputo da Stefania in aspettativa per un lutto familiare, che Elena aveva chiesto un cambio delle sue ore di lavoro riuscendo ad organizzarsi con suo fratello e facendo rientro alla casa di Modena; questo le fece supporre che avesse raccontato tutto a Mirko, anche se suo fratello non sembrava avesse cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Sapeva di aver esagerato, ma era anche fermamente convinta che un'amica l'avrebbe dovuta capire e supportare, sopratutto perchè non c'era nulla di cui temere. Era rimasta delusa dalla sua reazione a suo avviso eccessiva, ma anche il suo comportamento nei confronti di Elena era stato tuttavia deplorevole; di tutta questa faccenda preferì non farne parola con Willy, nonostante fosse il motivo dei loro dissapori. Cercò il cellulare, attivò il display, ma dell'amica e di Willy nessun segno; le venne il malumore, ripose l'apparecchio a posto ma lo riprese subito dopo. Provò a fare una foto a quel sole ormai tramontato, non era venuta granchè e presa da un senso di solitudine inviò un messaggio a Willy: la verità è che gli mancava anche lui e mai come in quel momento avrebbe desiderato poterlo finalmente incontrare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si mise sotto il getto d'acqua calda trovando finalmente un senso di rilassamento profondo: la tensione dell'intera giornata passata in sala di registrazione si era fatta sentire, aveva avuto solo il tempo per mangiare un boccone a pranzo e nient'altro. I tempi imminenti per l'uscita del nuovo album comportavano inevitabilmente una maggiore pressione a lavoro che si tramutava in una stanchezza e spossatezza mai provate prima. Quella casa presa in affitto con Tom ad Amburgo, lontano da quella della mamma, gli dava un senso di sicurezza che non era riuscito a provare altrove, anche adesso che era solo ed il fratello era fuori a divertirsi; le indagini sulle stalkers andavano avanti a colpi di denunce, ma a far la differenza c'erano stati i video girati da Simone in mano agli inquirenti ed alla polizia, che testimoniavano le continue aggressioni e minacce a lei e ad altri membri della sua famiglia; l'ordine restrittivo di allontanamento inoltre, consentiva alla security di formare un cordone di sicurezza maggiormente efficace e questo lo rasserenava non poco una volta terminate le sue sessioni di registrazione aveva bisogno di riposo e tranquillità per potersi ricaricare. Mai avrebbe immaginato che il prezzo del successo potesse significare anche aggressione fisica e questo purtroppo lo stava imparando a sue spese; Tom aveva avuto la sua parte considerevole di colpa nel non essere riuscito a gestire le sue emozioni, era sempre stato più impulsivo di lui ed in questo vi ritrovava parte del carattere del padre Jörg.

Si avvolse l'accapatoio per dirigersi in camera, sorridendo all'idea che il fratello si trovasse da qualche parte a fare lo stupido con Chantelle. Prese una sigaretta e l'accese, aspirandone il fumo e pregustando l'atteso momento da condividere con lei: afferrò il telefonino e trovò i suoi messaggi, ne aveva bisogno come l'aria, come una droga, perchè era in una irrimediabile astinenza.

 

-E' stata una giornata frenetica, credo di aver esaurito tutte le mie scorte di energie ma sono pronta ad ammettere che mi sono mancati i tuoi messaggi; ho supposto che fossi così impegnato da non poter guardare minimamente il tuo cellulare. Guarda che meraviglia e ora dimmi, non avresti voluto godertelo in compagnia di chi più desideri? Stasera sono in una strana modalità, sarà che non ho potuto vedere Barcellona? Forse, penso a quanto dev'essere bella poterci andare duante le feste natalizie, ma ho chi mi consola e chi mi ha sempre mandato foto così straordinarie quasi da non desiderare di recarmi direttamente nei posti fotografati. Come stai? Spero sia finalmente da qualche parte a goderti la serata nella tua Amburgo-

 

Sospirò sorridendo, accorgendosi che i suoi cornrows stavano gocciolando sul letto, bagnandolo leggermente. Si denudò e s'infilò una maglietta ed i box; Giulia l'aveva caricato così tanto che non attese oltre per sentirla.

 

“Ciao” disse una vocina sottono.

 

Capì che doveva essere già a letto ma prima di controbattere, guardò velocemente l'orologio per accorgersi che era sicuramente tardi per lei. Si scusò subito.

 

“Mr scusa, d'ora in poi ti soprannominerò così” ridacchiò.

 

“Non volevo è che mi sono fatto prendere dalla foga di sentirti”. Ci fu la solita pausa, aveva capito che era un modo perchè lei metabolizzasse le sue frasi audaci, ultimamente erano forse più quelle che le altre.

 

“Mi sei mancato” sbottò lei improvvisamente.

 

Si sentì improvvisamente come stordito: Giulia che gli diceva una cosa simile? No, non poteva essere, non era da lei, così esplicita poi, doveva necessariamente aver sentito male, sicuramente era sbronzo per la stanchezza. A fatica si ricompose e biascicò qualcosa, non seppe cosa, ma forse capì a giudicare da quello che lei rispose subito dopo.

 

“Ci siamo mancati entrambi e questo che vorrebbe dire secondo te?” si sentì chiedere da quella vocina fatata.

 

Dovette trovare un sostegno migliore, perchè iniziava a sentirsi le gambe molli, nonostante fosse seduto sul letto. Aveva la netta sensazione che quella telefonata sarebbe sfociata in qualcosa di pericoloso. Almeno per lui. Ma forse si stava divertendo a prendersi gioco di lui, a metterlo alla prova; allora si convinse, sì, doveva essere così.

 

“Prova a dirmelo tu” disse sforzandosi di stare calmo col cuore già fuori controllo.

 

“Il tuo sogno è già svanito? Dov'è la ragazza dei tuoi sogni? L'hai già scordata?”.

 

Pensò che fosse più giusto tenere a freno quella strana eccitazione che aveva iniziato a montargli dentro come una furia, doveva mostrarle un minimo di coerenza se non anche contegno, perchè sapeva che se lei avesse continuato avrebbe fatto qualche sgarro di cui si sarbbe pentito.

 

“Che fai, mi stai mettendo alla prova per capire se sono un bravo ragazzo?” disse leggermente divertito.

 

“Ci sarebbe qualcosa di male?”

 

“La penso ogni istante della giornata, della sera, della notte. Lei è nelle mie vene, nella mia mente, è diventata parte di me, da tempo ormai. Non è svanita perchè deve ancora conoscere la parte migliore di me”

 

Silenzio. Iniziò a contare quanti secondi potessero passare prima che lei rispondesse. Otto, nove, dieci lunghi secondi.

 

“Vorrei non svanire io per poter conoscere la parte migliore di te e tu la parte migliore di me”.

 

Stentava a credere a quello che stava sentendo, era come se avesse ricevuto ua botta in testa e dovesse riprendersi, ma lo stava facendo molto lentamente quando invece la situazione gli stava richiedendo prontezza di riflessi.

 

“Giulia...” fiatò appena con una voce che a lei fece venire i brividi.

 

“Perchè non posso vedere come sei? Ho bisogno di sapere come sei fatto, non so come sono i tuoi occhi, la tua bocca, il tuo viso, il tuo corpo”.

 

Lui s'irrigidì, come colto in fallo, non sapeva che dirle. Riflettè, riorganizzò velocemente ciò che la sua mente aveva a disposizione in quel momento sperando in un insight, in una illuminazione. Aveva ormai capito che stava giungendo l'ora di incontrarsi e questo doveva succedere quanto prima.

 

“Che differenza fa se potremmo incontrarci un giorno? Non pensi che sarebbe meraviglioso anche così? Cosa temi Giulia? Pensi che sia un mostro?”

 

La sentì sorridere e ribattè “No, certo che no”.

 

Si sentì in profondo imbarazzo, perchè sapeva che stava giocando sporco, molto sporco.

 

“Ho paura Willy, sai? Ho paura di quello che ci aspetta e ci riguarda, di questa amicizia nata così, che ne sarà? Nonostante desideri conoscerti, incontrarti, ho paura”.

 

“Anche io ho paura, è normale” ed aggiunse con voce sommessa “Temi di restare delusa, vero?”.

 

“No... non so, forse” rispose timorosa.

 

“Non accadrà” sentenziò Bill.

 

“Perchè hai sempre una risposta rassicurante?”.

 

“In tutto questo tempo non abbiamo fatto altro che conoscerci e non potremo mai restare delusi l'uno dell'altra” disse quando improvvisamente sentì il campanello alla sua porta.

 

“Aspetti qualcuno?” chiese curiosa.

 

“Ehm sì..”

 

“Bill? La pizza” sentì dire aprendo il portone blindato e trovandosi davanti Dirk col cartone della pietanza.

 

Lui sgranò gli occhi, perchè il suo nome venne fatto nel silenzio più assoluto della casa e lei era lì che lo aveva sentito chiaramente, non poteva essere diversamente.

 

“Willy, non Bill. Grazie, buon lavoro” Prese il cartone e chiuse la porta in faccia alla guardia, pregando che Dirk capisse.

 

“Bill? Perchè sento diverse volte questo nome?”.

 

“Sai quante volte mi chiamano così? Effettivamente c'è una certa assonanza con Willy”

 

“Senza offesa, ma Bill è più bello”

 

Si sentì imbarazzato.

 

“Beh, è tardi e tu hai bisogno di mangiare e di riposare”

 

“Resta ti prego”

 

“Solo se mi offri la tua pizza”

 

“Prego” disse ridendo.

 

“Buona cena Willy e fai bei sogni”.

 

“Rimani”.

 

“Mi vuoi far sentire in colpa?”.

 

“No, questo mai”.

 

“Allora facciamo così: tu cena, poi se uno di noi due è ancora sveglio si fa sentire per primo, ok?”.

 

Certo che per lui sarebbe stato così, accettò quella specie di scommessa.

 

La sentì sorridere e poi niente più. Appoggiò il cartone sul comodino e si diresse verso il terrazzino che dava sul grande prato all'inglese illuminato da bassi lampioncini ad energia solare. Si sentiva le guance infuocate e gli occhi come se avessero le lacrime: possibile essere felici e tristi allo stesso tempo? Sì, con lei si poteva essere così. Alzò lo sguardo al cielo ed una luna sbiadita da un banco di nubi, cercava invano di fare capolino per ricordare che poteva essere splendida.

Prese tra le mani il suo telefonino e nel tentativo di scrivere a Giulia, gli arrivò una foto di suo fratello, che ritraeva l'abbondante decoltè di Chantelle stretto da una maglietta troppo minuta per il suo fisico; scosse la testa pensando a quanto i suoi pensieri fossero lontani mille miglia da quelli di Tom.

Finì di mangiare la pizza impiegando una buona mezz'ora; nel frattempo era riuscito a scovare Star Wars, episodio II, della saga degli Skywalker, anche se la sua testa era ben altrove: si sforzò comunque di trovare la giusta concentrazione quando sentì il gemello aprire la porta ed entrare in salotto.

 

“Che ci fai sveglio? Non eri stanco morto?”.

 

“Ssshh zitto, così mi fai perdere il filo”.

 

“Se vuoi mi registro e mi ascolti in differita, ma che caz...”.

 

“Almeno pare che tu ti sia divertito stasera” disse degnandolo appena di uno sguardo.

 

Tom sorrise, ma il gemello nemmeno lo notò.

 

“Tu invece, stai ancora appresso a queste cose? Ti saluta Pat, era con noi stasera, o meglio, lo era fino ad un certo punto”

 

Bill lo guardò e si mise a ridere.

 

“Il 28 è partita la campagna contro AIDS nei negozi H&M e sta andando a gonfie vele, mi ha detto la cifra fatturata, ma non la ricordo. Comunque è una gran bella cifra. Spero serva davvero a qualcosa”

 

Bill parve entusista, era contento di aver disegnato le magliette per la band per una causa così importante come quella di rendere i giovani maggiormente consapevoli sui rischi dell'AIDS.

 

“Io vado a dormire, sono distrutto” disse dirigendosi verso la porta.

 

“Stasera mi ha detto che gli sono mancato” gli disse improvvisamente, mentre Anakin scatenava tutta la sua furia sui Tusken per massacrarli.

 

Tom si voltò a guardarlo, apparentemente soddisfatto.

 

“E tu?”

 

“Le ho detto la stessa cosa”

 

“Hai ancora dubbi?”

 

Il gemello parve non capire.

 

“Non so in che modo, ma qualcosa conti per lei” ed aggiunse “Pat mi ha dato qualche notizia che di sicuro ti piacerà: mi ha assicurato che a fine Settembre, riuscirà a fissare una esibizione a Roma, propabilmente in occasione del Coca Cola Summer Festival. Penso che sia arrivato il tuo momento” e non potè non leggere la felicità sul volto raggiante del gemello.

 

 

 

 

 

 

Spense la Tv, perchè non aveva più la testa per seguire il film, lo avrebbe fatto un'altra volta. Rimase al buio, in silenzio a meditare col cuore in tumulto, mentre una leggera brezza tiepida muoveva le tende della porta finestra semi aperta del salotto. Fuori era tutto tranquillo, dentro c'era la tempesta.

A Settembre mancava ancora un'eternità pensò.

Riprese con la fotocamera quella danza corteggiatrice che le tende stavano facendo alla luna, che finalmente libera dalle nuvole, si era decisa ad allungare i suoi raggi sul pavimento di marmo chiaro; immaginò lei sdraiata sul letto, accarezzata da quello stesso candore, incosapevole di essere causa di quella sua notte insonne. Dio quanto la desiderava, quanto avrebbe voluto tenerla stretta tra le sue braccia per sussurrarle cosa fosse l'amore, il desiderio, la sofferenza, l'attesa, la speranza.

Le inviò quello strano video, accorgendosi che una lacrima, era scivolata sul display del telefonino che segnava la data del 10 Luglio, proprio quando la luna aveva deciso di mostrarsi in tutta la sua magnificenza, illuminando l'intera camera.

Un anno, un'intero anno era passato pensando a lei.

Dodici lunghi mesi, da quando il suo cuore aveva iniziato a battere per lei.

 

 

 

 

 

 

 

Il sonno agitato, fu disturbato da quattro brevi segnali sonori: si destò di scatto, accorgendosi che si era assopito rannicchiato sul divano; afferrò il cellulare che stava lampeggiando per via dei messaggi: li aprì e vide due foto fatte sicuramente dalla sua camera in cui s'intravedevano le luci dell'aeroporto non molto lontano, immerso in una nebbiolina, rischiarata dalla luce della luna. Era tuttavia un'immagine suggestiva.

 

-Abbiamo la stessa luna da condividere in questa notte insonne, è meravigliosa-

 

Si stropicciò gli occhi affaticati e le inviò la foto delle lancette che segnavano le 3:23 del mattino, non inquadrando opportunamente il Rolex Yacht da polso.

 

-Direi che abbiamo la stessa insonnia da condividere oltre alla luna- le rispose inviando un emoticon spiritoso – Ma se questo serve a sentirti, insonnia per sempre!-

 

La luna si era spostata, lasciando la stanza illuminata per metà; si alzò per andare a prendere un bicchiere d'acqua, quando ricevette la chiamata da lei. Non sapeva cosa le avesse preso ultimamente, ma scoppiò dalla gioia che riuscì a contenere a stento.

 

“Mi fai compagnia?” gli chiese una vocina dolce. Si sciolse completamente, c'era qualcosa di magico nel sentirla in piena notte, al chiaro di luna.

 

“Sono completamente a tua disposizione, ma qualcosa mi dice che sei sola” disse ironicamente, ma non molto.

 

“Sì, da qualche giorno, per vari motivi, sai come abbiamo i nostri turni...” disse rimanendo vaga “Piuttosto, come andrai a lavoro domani se stanotte non dormirai? Mi spiace, ma ammetto di non aver resistito...”.

 

“Credo...sia la migliore cosa che tu abbia potuto fare e per domani, cioè stamattina, sarò carico a sufficienza per affrontare un'altra intensa giornata lavorativa.” ed aggiunse “Sono felice di sentirti, non mi sarei mai aspettato una sorpresa simile”.

 

“Sentirci …. al chiaro di luna?” disse scherzosa ma sempre con la voce assonnata.

 

Bill si mise a ridere sommessamente “Sì... e poi si dicono tante cose sul suo conto”.

 

“Sulla luna intendi? Ad esempio?”.

 

“Che avrebbe strani influssi sull'essere umano”.

 

“Io sapevo la storia sui capelli, che sarebbe meglio tagliarseli durante una particolare fase lunare, ma non ricordo quale” disse, sentendolo ridacchiare.

 

“Chissà quanta verità può esserci in tutte queste credenze, sta di fatto che resta qualcosa di misterioso e magico il suo fascino. Com'è quella frase di Shakespeare ...E' tutta colpa della luna, quando...”

 

“.....Si avvicina troppo alla Terra, fa impazzire tutti” continuò nello stupore di Bill. “Ed io credo di essere impazzita, se mi trovo a quest'ora della notte al telefono con te”.

 

“Allora mi stai solo facendo compagnia stanotte”.

 

“Perchè stiamo arrivando a così tanto senza esserci mai incontrati?” chiese con un filo di voce.

 

“Perchè forse siamo più simili di quanto crediamo” si alzò in piedi ed andò verso la porta finestra per spostare la tenda e guardare la luna “Sto bene con te, ma questo ormai lo sai già”.

 

“E' una bella amicizia la nostra” disse e questo lo deluse, nonostante percepì non molta convinzione in quella frase.

 

“Già, magari destinta magari a diventare bellissima”.

 

Ci fu una breve pausa interrotta da un'istantanea che ritraeva una via illuminata da fiocchi lampioni. “Il tuo paesaggio è decisamente più romantico però”.

 

Staccò un bocciolo di rosa bianca rampicante e lo strinse tra l'indice ed il medio: il chiarore della luna, fece apparire pallido l'incarnato del suo avambracio rendendo ancor più suggestivo e irreale quel piccolo gioiello che avrebbe dovuto sbocciare.

 

“E' bellissimo, ma ora non potrà più fiorire”.

 

Lui si risentì lievemente, ma non si scoraggiò “Occorre sacrificarsi per ottenere ciò che desideriamo e quì accanto a me ho una pianta piena di boccioli pronti ad aprirsi, ma prima di essere tali, la pianta era stata potata”.

 

“Come sei Willy?” gli chiese improvvisamente “Voglio vedere il tuo viso, voglio vedere te” lui s'irrigidì e lei parve percepirlo.

 

“Scusami, te lo sto chiedendo spesso ultimamente, sto diventando noiosa ed inopportuna, ma non voglio metterti a disagio, è che immagino spesso come tu sia, credo sia normale” ed aggiunse poco dopo non ricevendo risposta “Penso che sia giunta l'ora di salutarci, possiamo ancora recuperare qualche ora di sonno”

 

“Giulia” fiatò, ma lei lo interruppe prima che potesse continuare.

 

“Va tutto bene, non preoccuparti, saprò aspettare perchè so che ne varrà la pena”.

 

Si sentì uno stupido, incapace di darle un minimo di sicurezza, era solo travolto dalla consapevolezza che stava arrivando al limite con lei; chiuse la mano destra in un pugno e fotografò il suo anello, era tutto quello che seppe darle quella sera; forse quel logo, l'avrebbe potuta portare a lui, consapevole però, che non avrebbe avuto conferme, se non avendola davanti ai suoi occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chissà se Caspar David Friedrich, quasi due secoli prima, si era trovato esattamente nello stesso punto in cui Bill stava fissando l'orizzonte dove il mare pareva baciarsi col cielo: le falesie di gesso dello Stubbenkammr in fondo, era rimaste più o meno le stesse ed anche la vegetazione sembrava identica a quella raffigurata nei suoi quadri; chiuse gli occhi e respirò il profumo dell'aria salmastra, lasciandosi cullare dallo pigro sciabordìo delle onde sulle coste, dalla tiepida aria e dal cinguettìo insistente di un gruppetto di uccellini che si era impossessato di due pini alle sue spalle. Si tolse la giacca bianca e si sedette a contemplare quello spettacolo innanzi ai suoi occhi: il candore dei faraglioni a picco sul mare contrastava con l'immensa distesa azzurra e la chioma verde brillante della vegetazione accarezzata dal sole libero nel cielo; non seppe quantificare da quanto tempo fosse lì se non fosse stato il fratello a farglielo notare.

 

“Hai intenzione di passarti l'intera giornata quì?” disse sorridente. “Sei troppo romantico e sognatore Bill, quasi quasi t'invidio”.

 

“Sei venuto per disturbare la mia quiete o che cosa?” chiese ironico.

 

“Mamma ti stava cercando, stanno per tagliare la torta”

 

“Non avrei mai creduto che lo rifacesse, ma con Gordon mi sono dovuto ricredere fin da subito. Fin dal primo istante che si sono incontrati è cambiato qualcosa in lei, in meglio ed il tempo ha fatto il resto”

 

Tom si accese la sigaretta, ne aspirò lentamente il fumo e gliela passò al fratello.

 

“Esistono ancora persone favolose a questo mondo, non tutto è marcio. E' che sono troppo poche” disse osservando Bill da dietro.

 

“E' difficile trovare persone oneste e disinteressate che ti amino per quello che sei veramente. Gordon ci ha aperto un mondo e gliene saremo grati per sempre e mamma è stata un dono per lui e lui per lei. Allora” disse alzandosi in piedi e sgrullandosi il fondo dei pantaloni più eleganti che potesse indossare “Andiamo a mangiare questa torta? Ne ho proprio una gran voglia, Betsy avrà superato se stessa!”.

 

Tom osservò il viso di Bill, leggermente arrossato da quello sforzo e con gli occhi che viravano al rame, luminosissimi.

 

“L'amore ti fa proprio bene. Vorrei provare, un giorno, un sentimento profondo così come lo provate tu e mamma, dev'essere qualcosa di meraviglioso”.

 

Bill gli sorrise felice “Se ascolterai il tuo cuore qualche volta e non solo qualcos'altro, potrà accadere anche a te, se sono sicuro”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sole calando aveva infiammato sprazzi di cielo col suo rosso arancio acceso, riflettendosi sulle nuvole di zucchero filato; le due torri degli Asinelli e di Garisenda si stagliavano scure e maestose per unirsi al resto degli edifici disegnando una bizzarra figura geometrica irregolare; sbadigliò alzandosi pigramente dal suo posto, per raggiungere lentamente le porte centrali del bus da cui sarebbe finalmente scesa. C'erano giorni in cui preferiva prendere il mezzo pubblico piuttosto che imbottigliarsi nel traffico della città con la sua macchina, specie in una sera d'agosto come quella, piena di turisti che si erano riversati in ogni angolo della città. Alzò lo sguardo verso l'insegna della farmacia che segnava le 20:20 con 29 gradi ed ebbe un fremito, pensando che quella temperatura doveva essere sicuramente inesatta. Girò l'angolo per raggiungere il portone quando si sentì chiamare; si voltò e sorpresa vide Massimiliano andarle incontro: improvvisamente sentì il cuore accelerare il suo battito. Era stanca per la giornata calda e il viaggio a Parigi, ma guardandolo arrivare davanti a lei, tutto sembrò scivolare via d'incanto.

 

“Ciao, ma che ci fai quì?” chiese sorpresa.

 

“Sono da ieri al comando di Bologna. Ci devo restare una settimana, poi dovrò recarmi a Roma. Mirko mi ha detto che ti avrei trovata con molta probabilità in serata dopo le otto, ed in effetti...” disse con viso raggiante.

 

“Mirko?” chiese con voce emozionata “Ma da quant'è che sei quì che aspetti? Potevi mandarmi un messaggio, anche perchè lui non sa esattamente i miei orari, sai com'è a lavoro, a volte, anzi spesso ..” non finì la frase notando quel sorriso sul volto abbronzato.

 

“Non da tantissimo e poi non volevo disturbarti, sai ho pensato: se è destino incontrarti, succederà” disse ironico.

 

“Oh!” esclamò “Allora dev'essere proprio il tuo giorno fortunato” rispose non sapendo che fare, se invitarlo a casa a bere qualcosa o evitare del tutto situazioni imbarazzanti, anche se quest'ultima opzione sarebbe stata la migliore.

 

“Tuo fratello mi ha raccomandato di darti alcune cose” le disse, vedendolo allontanarsi per raggiungere la macchina parcheggiata poco distante; ritornò con una scatola di cartone sigillata, di media grandezza.

 

“Ma che cos'è?”.

 

“Non saprei” disse sorridendo aspettando che fare con quel peso “Posso metterlo nell'ascensore?” propose alla fine.

 

“Oh sì, grazie” rispose imbarazzata. Lo guidò nell'atrio del palazzo e chiamò l'ascensore.

 

“Senti” disse improvvisamente guardandola dritta negli occhi “Se ti va possiamo andare a mangiarci la pizza, oggi sarebbe l'unica sera libera che avrei, nonostante debba essere reperibile 24 ore su 24”.

 

Sentì le guance arrossarsi contro la sua stessa volontà “Non saprei” disse presa alla sprovvista.

 

“Maria sa che sono quà” disse sperando di rassicurarla. “Siamo o no amici?”.

 

Sospirò senza farsi notare da lui “Non avevo dubbi, come vanno i preparativi e la convivenza?”.

 

“L'appartamento è quasi interamento arredato, mancano alcune cose, come la scarpiera. La convivenza sta funzionando”.

 

“Perfetto, sono felice. Ah sì, la scarpiera...certo” disse poi, cercando di prendere tempo per dare una risposta alla domanda di poco prima. L'ascensore arrivò e lui vi appoggiò la scatola; si voltò prima di premere il piano ed attese un momento, stava aspettando.

 

“Non so” disse confusa, l'idea non le dispiaceva, d'altra parte Stefania sarebbe ritornata in nottata ed Elena non sarebbe ritornata per niente, con molta probabilità. “Va bene, ma ho bisogno di sistemarmi” lo guardò e vide il viso illuminarsi.

 

“Ti va bene tra un'ora?”.

 

“Sì, credo di sì”

 

“Hai preferenze sul posto o...”.

 

“Fai tu” disse mentre lui teneva la porta aperta per evitare che si chiudesse.

 

Entrò nell'ascensore, lo salutò e si chiese se stava facendo la cosa giusta. Le mancava Elena, il suo appoggio, i suoi consigli. Si sentì strana e nervosa, non per il caldo, ma perchè qualcosa stava risvegliandosi contro la sua volontà.

 

 

 

 

I fari della Wolkswagen Golf illuminavano l'asfalto, mentre intorno il paesaggio era stato fagocitato dalle tenebre; erano in viaggio da dieci minuti e la radio trasmetteva un programma divertente, i cui conduttori discutevano su come affrontare l'afa di quei giorni, ma nonstante quest'atmosfera rilassante, Giulia si chiedeva perchè avesse accetato quell'invito da sola con lui; se n'era pentita, temeva di trovarsi in situazioni che l'avrebbero messa a disagio o peggio che l'avrebbero portata a mettere in discussione nuovamente ciò che faticosamente, nell'ultimo periodo, aveva cercato di chiarire con se stessa, facendo di tutto per archiviare questo strano rapporto con lui.

 

“Non ci sei mai stata alla Lumiera?” le chiese riportandola alla realtà.

 

“No, ma ne ho sempre sentito parlar bene.”

 

“Ci vanno molti miei colleghi quando vengono quì, dovrebbe esserci un bel panorama se sta sui colli Sabbiuno”

 

“Già, con questo buio sarà fantastico ammirarli” disse sarcastica.

 

Lui si mise a ridere “Beh, qualcosa si vedrà, la proprietà è grande, voglio credere che qualcosa si veda”

 

“Ma non c'è il mare, mi manca così tanto”.

 

“Quando avrai le ferie?” .

 

“Inizio Settembre mi stopperanno col contratto, dovrei avere una pausa di qualche settimana”.

 

“Che contratti del cavolo! Comunque questo giochetto non lo potranno fare all'infinito. Recupererai quello che non hai potuto fare, il mare in quel periodo è il migliore a mio avviso” disse scalando le marce ed entrando in una stradina privata costeggiata da alberi.

 

 

Giulia si stirò la gonnellina nera in cadì opaco con la mano, mentre il cameriere li accompagnava in un tavolino in disparte, in una veranda aperta pieni di clienti. Continuava a sentirsi a disagio, tanto più quando incrociò il suo sguardo e le sorrise anche lui apparentemente imbarazzato.

 

“Allora, che ti sembra?”.

 

“E' bello” sentenziò “Sopratutto questa candela gallegiante” disse fissando il piccolo lume all'interno di un liquido rosso brillante.

 

“Beh, sapevo che adori candele e lanterne, quindi...” disse divertito col sopracciglio alzato.

 

“Non barare, perchè c'è in tutti i tavoli” disse canzonandolo.

 

“Mi dispiace che in quest'ultimo periodo ci siamo allontanati, ma questo non significa che la nostra amicizia sia cambiata. Sai, con lei eravamo davvero impegnati tra lavoro e casa e poi...” s'interruppe all'arrivo del cameriere per le ordinazioni.

 

“I miei suoceri sono come dire, un po' esigenti nelle cose” riprese poco dopo. “E' da molto che non ci si vede per una serata come questa, forse l'ultima volta è stato lo scorso anno” osservò portandosi il calice di vino bianco sulle labbra, mentre i suoi occhi si soffermarono su quella bocca socchiusa di cui ne aveva goduto il sapore, ed ebbe un improvviso fremito. Cercò di scacciarene il ricordo.

 

“I tuoi suoceri decidono per voi?” chiese incuriosita.

 

“No, ma come dire, sono curiosi e vogliono controllare le nostre scelte e se possono, cercando di … perfezionarle”.

 

Giulia sorrise. Non sapeva se avrebbe voluto suoceri del genere, forse non capiva, era troppo giovane per certe cose. Voltò il capo per guardarsi intorno constatando che il locale era ormai pieno. Massimiliano si divertì a studiare quel profilo delicato, con ciocche ondulate e schiarite dal sole che sfuggivano da uno chignon fatto sicuramente in fretta.

 

“Non manca molto al prossimo anno, avete già deciso la data?”.

 

“Ancora no, ma l'idea sarebbe nei primi mesi del 2010”.

 

“In inverno?!”.

 

“Sicuro, non ci penso proprio a cuocermi sotto una graticola. Poi sarà la volta di Mirko ed Elena”.

 

Giulia restò sorpresa. “Mi sono persa qualcosa?”

 

Lo vide sorridere.

 

“Non credo”

 

“E chi lo sa, Mirko è pazzerello, ma mi sa che questa volta c'è cascato in pieno” disse con una smorfia simpatica.

 

“E tu?” chiese improvvisamente serio.

 

“Io cosa?” chiese sorseggiando la coca cola.

 

“Beh sì, dai..” ma non ebbe il coraggio di essere esplicito.

 

“E chi lo sa” rispose, vedendolo lievemente imbarazzato “E' difficile trovare uno che ti ami per come sei. C'è tempo per questo”.

 

“Certe cose non le decidiamo noi, arrivano e basta. E non credo sai, sia difficile trovare chi ci ami, a volte lo abbiamo davanti ai nostri occhi e non ce ne rendiamo nemmeno conto, finchè un giorno ti appare chiaro come non mai” sentenziò.

 

Le parve di non aver capito interamente quella frase, ma si convinse che stesse parlando di Maria, non poteva essere diversamente.

 

“E quando capisci che non puoi tornare indietro perchè hai deciso di prendere un'altra strada perchè eri cieco, tutto diventa più difficile e doloroso.”

 

Giulia corrugò la fronte, improvvisamente aveva bisogno di respirare aria fresca, si sentiva soffocare; il cameriere li raggiunse con due pizze enormi e lei cercò ad ogni costo di deviare i suoi pensieri su quella pizza nel piatto.

 

Lui la vide per un po' con lo sguardo fisso sul piatto, sembrava pensierosa.

 

“Con Maria è stato così, ti auguro la stessa fortuna”.

 

“Questa pizza è ottima” disse, deviando il discorso e cercando di capire se stava ingoiando il boccone bollente o quella frase infelice, perchè ancora lui era stato capace di risvegliare qualcosa che credeva assopita o peggio, scomparsa.

 

“Sì, è davvero buona” disse totalmente disinteressandosi di quello che aveva nel piatto. Aveva capito di averla ferita e questo gli bastò a dare conferma a quello di cui aveva bisogno. Quella sera sembrava cinico, aveva bisogno di disfare le sue insicurezze, quelle che solo lei gli dava.

 

“Giulia” disse appena, incrociando quegli occhi umidi.

 

“Sei davvero felice per me?” ebbe il coraggio di chiederle.

 

Giulia si maledisse per aver accettato quell'invito. Non voleva ritornare a soffrire per lui, mai più, ma ora avendolo davanti a lui, sembrava tutto così difficile, dannatamente difficile, stava mettendo tutto in discussione, nuovamente.

 

“Non dovrei per caso?” disse decisa di tenere quel confronto, aveva capito dove voleva arrivare.

 

“Perchè i tuoi occhi mi dicono altro?”.

 

La guardò con i gomiti appoggiati sul tavolo, con fare deciso, doveva essere abituato agli interrogatori, facevano parte del suo mestiere.

 

“E' probabile che non li abbia mai saputi leggere veramente, altrimenti saresti più sereno e con meno pensieri spiacevoli. Certo che sono felice, che amica sarei? E tu, che razza di amico saresti se dubiti di me?” ebbe il coraggio di dirgli.

 

Non si aspettò quella risposta schietta, quando si sentì squillare un telefono; Massimiliano si scusò con lei e si allontanò per sentire meglio la conversazione. Pensò a quanto fosse insicuro nei suoi confronti, cercava conferme, ne era convinta. Alzò gli occhi per cercare la luna, quella luna che giorni prima aveva condiviso con Willy. Si chiese cosa stesse facendo e quel pensiero le placò l'anima. Le mancava, ma evitò di farsi vedere maneggiando il cellulare da Massimiliano, lo avrebbe fatto a casa; pregò che la serata durasse poco quando lo vide ritornare.

 

“Scusami, era il collega, come non detto, la mia reperibilità fa parecchio gola. Dovrei passare da loro appena finiamo, mi dispiace, avrei voluto qualcosa di più rilassante”

 

“Tu piuttosto, non hai nemmeno finito la pizza”.

 

“Ecco” disse tagliandone una buona metà, piegandola e ficcandola in bocca; questo la divertì, forse era la cosa più buffa che la serata le avesse riservato.

 

S'incamminarono nel piazzale in pietra per raggiungere il parcheggio; molta gente stava arrivando in quel momento e per far passare un gruppo di persone, si fece di lato, finendo contro un roseto che bordava il percorso, graffiandosi all'altezza del bicipite.

 

“Aspetta” disse Massimiliano avvicinandosi e cercando di sganciare delicatamente il ramo spinoso dalla pelle. “Ti fa male?”

 

“No, è solo un graffio superficiale”

 

“Hai rimediato questa” disse porgendole un bocciolo di rosa bianca.

 

Giulia lo fissò attonita.

 

“Che ti è preso, hai dolore?” chiese preoccupato “Non toccarti, ho in macchina il disinfettante”.

 

“No, tranquillo” disse notando qualche goccia di sangue tra le dita, convinta che fosse lo stesso bocciolo di Willy.

 

 

 

 

 

 

 

“Mi dispiace che non siamo potuti andare a fare una passeggiata” disse con la macchina in sosta davanti al suo portone. Spense il motore e la guardò pensando che non esistesse al mondo creatura più bella di lei; Giulia abbassò il capo con quelle ciocche sempre più scomposte per cercare la borsa che aveva appoggiato tra i suoi piedi. La fissava come ipnotizzato e faticò a trattenersi dal non sollevarle il mento con la mano per baciarla.

 

“Capiterà, magari quando non sarai più reperibile per tutto il giorno”.

 

“Aspetterai fino a quando andrò in pensione?” chiese divertito “Vorrei accadesse prima”.

 

Giulia sollevò lo sguardo per piantarlo nei suoi occhi, in quel viso traffitto dalle luci della città, ancora troppo sveglia in quella serata di Luglio.

Willy. Stava improvvisamente pensando a lui. Stava provando ad immaginarlo, ma rimaneva un volto indefinito, vago. Che follia pensò.

 

“Che hai Giulia?” chiese vedendola estraniarsi da lui.

 

“Sono un po' stanca, è meglio che vada”.

 

Lo vide accingersi per accompagnarla, ma lei lo fermò.

 

“Non c'è bisogno, è qui davanti a te l'entrata” lei fece per scendere e lui appoggiò la mano su quella sinistra di lei, senza farle pressione: lei si voltò e si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia; lui spostò lievemente il viso per lambire la sua bocca, ma lei si allontanò nel giro di poco ritrovandosi con lo sguardo a seguire la sua figura, finchè il portone si chiuse alle sue spalle.

Corse come una matta, facendo tutte le rampe di scale fino a raggiungere il suo portone, col cuore in gola; entrò in casa e si buttò nel letto, completamente al buio. Sorrise e poi si mise a ridere, fino a sfinirsi, poi iniziò a tremare come una foglia.

No, non poteva saperlo, non poteva conoscere, sentire l'odore della sua pelle, la forma dei suoi occhi, la sua bocca, il caldo alito che le lambiva l'orecchio. Afferrò il telefono, cercando quello che aspettava per soddisfare la sua astinenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

“E' tutto il giorno che non fa che ripetere 'Alles Gute fur eure gemeinsame Zukunft'! * Basta, non ne posso più! Ha capito che sono le dieci di sera? Ma non porterà pure sfiga questo augurio ripetuto tredici mila volte alla fine? No, anche perchè molti ospiti non conoscono la nostra lingua. Pensa ai suoi nipoti, ma Ingelore non glielo potrebbe far notare?!”.

 

Bill si mise a ridere. “Oh Tom, Rùdiger è una bravissima persona, è solo felice per mamma e Gordon. Hai visto ieri quanta cozzaglia di ceramica rotta ha prodotto?” disse ridendo al ricordo di una carriola piena, scaricata davanti al portone di casa di Simone.

 

“E' questo ti sembra normale? Capisco l'usanza, ma non esageriamo, alla fine i vicini avranno pensato che abbiamo aperto una discarica” disse scuotendo la testa.

 

Bill alzò lo sguardo e vide Georg arrivare con un calice pieno di champagne.

 

“Ragazzi, io vi saluto, è stato tutto stupendo, meraviglioso”.

 

“Dai Geo, stai già rientrando a casa? Non dirmi che ti ficcherai già a letto?” chiese sconcertato Tom.

 

“Saranno affari suoi?” disse Bill rivolto al gemello.

 

“Bye boys” disse Georg sorridendo ed allontanandosi per andare a salutare gli sposi.

 

“Ma davvero Gus è rientrato?” chiese Bill al fratello.

 

“Sì, il padre non stava bene”.

 

“Spero non sia niente di preoccupante. Anche lui sta attraversando un periodo non facile”

 

“Si è ripreso dall'aggressione, anche la ferita sembra stia cicatrizzando bene. Gus è una roccia”.

 

“Trentasei punti di sutura, non sono una passeggiata. Che anno strano Tom, si stanno alternando fatti orrendi ad eventi stupendi come questo di oggi. “ disse incamminandosi verso il sentiero che portava in riva al mare. “Adoro questa location scelta da mamma, è così romantica. Guarda” disse al fratello, indicando l'orizzonte “Il cielo è ancora leggermente colorato dal sole, nonostante sia calato”.

 

“Non farti venire strane idee adesso” lo schernì.

 

“Non certo con te, depravato.”

 

“Ho sempre saputo che le persone timide quando si scatenano, sono peggio delle altre”

 

“Perchè devi sempre rovinare tutto?”

 

“Non so, penso a quella povera Giulia... ma sei così imbranato, che forse, non mi dovrei preoccuare, se non per i consigli che ti dovrò dispensare sul sesso”

 

“Ma la smetti che qualcuno potrebbe sentirti'?!” disse a voce bassa, guardando qualche invitato che aveva avuto la loro stessa idea di passeggiare sul bagnasciuga.

 

“Sono tutti felici ed ubriachi e nessuno si cura di noi” disse mentre Bill si era acceso una sigaretta.

 

“Non m'interessa e non fare il suo nome”

 

“Giulia è un bel nome, ispira sesso, lei ispira sesso, vero Bill?” disse iniziando a provocarlo.

 

“Perchè mi sei toccato tu per fratello? Ma Chantelle perchè non è venuta alla cerimonia? Avrebbe placato le tue voglie e non mi avresti torturato così”

 

Il gemello si mise a ridere, quando ricevette una chiamata da Andreas che gli chiedeva dove fossero.

 

“Vi raggiungo tra un po', finisco la sigaretta prima e la chiamo” disse e proseguì lungo la riva per poi sedersi tra la sabbia illuminata da piccole lanterne sparse. Moriva dalla voglia di dirglielo, ero eccitato alla sola idea di farlo. Prese il telefono per l'ennesima volta e notò finalmente una chiamata persa di Giulia. Ebbe un sospiro di sollievo, era passata l'intera giornata senza sentirla. Avviò la comunicazione. La voce gli tremò lievemente per l'emozione.

 

“Ehi, finalmente..., eri sparita” disse, con tono apprensivo.

 

“Willy! Scusa, ho visto solo ore le tue chiamate” rispose , sembrava imbarazzata.

 

“Stavi riposando? Come stai? Ho visto le foto di Parigi, ho pensato fossi davvero stanca e che ti fossi appisolata.”

 

“E' così romantica, ma cosa vuoi vedere in poche ore? Sono partita dopo quattro ore, quindi non ho avuto molto tempo per girare”. Disse eludendo la prima domanda.

 

“E' successo qualcosa?” chiese percependo un certo nervosismo nel tono della sua voce “E' tutto a posto? ...scusa, forse è la mia sensazione”.

 

“Sono solo un po' stanca” mentì e lui lo percepì.

 

Ci fu silenzio.

 

“Perchè non mi hai risposto? Bastava un messaggio per dirmi che andava tutto bene, lo hai sempre fatto. Ti avrò chiamata una decina di volte questa sera, eravamo d'accordo che ci saremmo sentiti per le venti. Ne ho dedotto che forse preferivi riposare per via della stanchezza, ma anche così, tu, lo facevi sempre, intendo avvisarmi che stavi bene” fece una pausa cercando di cont rollarsi“Scusami, sono stato invadente ed inopportuno, non ho nessun diritto a comportarmi così. E' che ero preoccupato, so che sei spesso sola in quell'appartamento a Bologna”.

 

Attese un po' prima di lanciargli la bomba “Ho incontrato Massimiliano e mi ha chiesto, da vecchio amico, se andavamo a mangiarci una pizza. E' di servizio per una settimana alla caserma di Bologna”.

 

Gli cadde il mondo addosso.

Quanto si sentì stupido ed illuso! Lui che bramava tutto il giorno per darle la notizia e che si preoccupava per lei, lo ricambiava così; capì che aveva fantasticato troppo e che si era illuso che anche lei iniziasse a provare qualcosa, ma era evidente che non fosse così. Irrigidì i muscoli della mascella cercando a fatica di calmarsi, sentì i nervi impossessarsi di ogni singolo muscolo del suo corpo.

 

“La verità è che non vedevo l'ora di sentirti”.

 

“L'avresti fatto se fosse stato così” disse tagliente.

 

“Perchè ho voluto evitare innanzi a lui”.

 

“Bastava un messaggio, non ti stavo chiedendo di rovinarvi la serata”.

 

Non si aspettò una simile risposta.

 

“Perchè mi stai trattando così? Cosa ti ho fatto? Noi...non stiamo insieme tanto da dovermi giustificare in ogni cosa che faccio e comunque non ci avresti rovinato la serata, volevo solo che il rapporto tra me e te, fosse solo tra me e te. Non voglio che altri curiosino nel mio privato, non lo vorrei nemmeno da un amico come lui”

 

Bene, pensò Bill: ora gli stava aprendo davvero gli occhi, gli stava mostrando cos'erano l'uno per l'altra: semplici conoscenti, forse qualcosa di più, amici. Ed era terribilmente vero. Si era solamente illuso, solo questo. Guardò la gente, passargli accanto, avevano i volti distesi e rilassati, d'altronde doveva essere una giornata felice, Simone si era sposata. Non avrebbe voluto per niente al mondo guardare il suo volto adesso, avrebbe letto solo dolore e delusione. Cercò di ricomporsi e di dirle qualcosa di sensato.

 

“Scusa, hai ragione. Non vorrei mi avessi frainteso. Ero semplicemente preoccupato ti fosse successa qualcosa, tutto qui. Spero vi siate divertiti.” ma la verità era che non gl'interessava minimamente saperlo.

 

“Stasera mentre ero con lui, ti pensavo” e la sentì sorridere “C'è stato un momento in cui ho immaginato te al suo posto, come potessi essere, come potessero essere i tuoi occhi, il tuo viso”.

 

Ed eccolo di nuovo pronto ad illudersi. Quella frase lo spiazzò, ribaltando il suo stato d'animo di poco prima.

 

“Perchè? Perchè mi stai dicendo queste cose adesso? Perchè pensavi a me? Giulia, tutte queste cose che mi stai dicendo non hanno senso”.

 

“Forse per te”.

 

“Ma non posso dirti...” e si zittì.

 

“Dirmi cosa?”.

 

“Ti prego”.

 

Lei lo supplicò, voleva sapere.

 

“Dirti che così mi fai volare. Non è giusto”

 

“Willy” fiatò appena ma non disse altro. Forse si era saziata dopo la lunga astinenza.

 

“Il 23 Settembre ho dei giorni liberi”disse Bill improvvisamente.

 

“Cosa intendi?”.

 

“Vorrei poterti incontrare. Andrò a vedere il concerto di Roma, il Summer Festival” disse d'un fiato, pregando in silenzio che accettassi quell'invito.

 

“Oh!” esclamò confusa, non aspettandosi minimamente una cosa del genere. “Non sapevo di questo concerto...io...io non saprei...” disse titubante “Ho bisogno di sapere come sono messa con i turni di lavoro...sì, insomma, dovrei vedere come organizzarmi”

 

“Immaginavo, per quello ho voluto avvisarti per tempo.”.

 

“Non mi aspettavo una cosa simile” disse, percependo emozione in quella dolce voce.

 

Bill pareva aver raggiunto un buon equilibrio interiore: era riuscito a far scivolare quella tensione di poco prima anche se aveva timore che questa proposta sfumasse per un qualsiasi motivo. Avrebbe vissuto di ansia da lì fino al 23 Settembre, ne era certo. Vide Tom andargli incontro.

 

“Credo che debba andare adesso”.

 

“Willy?”.

 

“Dimmi”.

 

“Grazie per preoccuparti per me, anche se non sembra, lo apprezzo molto”.

 

“Buon notte Giulia” disse salutandola per primo questa volta e chiudendo la comunicazione.

 

Si alzò, si sgrullò i pantaloni dalla sabbia e si avviò verso il fratello che era rimasto poco distante ad aspettarlo, non sapeva nemmeno lui come, se col cuore speranzoso e felice per averle detto quelle parole o traffitto dalle spine di una rosa.

 

 

Bill

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.
Spazio autrice: ringrazio infinitamente chi ancora legge questi miei capitoli ed anche se in ritardo, vi auguro un sereno 2021.

Cit: Rumi

Spazio autrice: Ringrazio sempre chi trova uno spazio per leggere questi capitoli.

 

* (i migliori auguri per il vostro futuro insieme)

1- Il Libro delle Bambine” ,  Cicely Mary Barker

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Capitolo 20
*** Ora sentiva di non esserle semplicemente vicino, ma che non sapeva dove egli finisse e lei iniziasse ***


Bologna

Agosto – Settembre 2009

 

 

 

 

Ora sentiva di non esserle semplicemente vicino, ma che non sapeva dove egli finisse e lei iniziasse

 

 

 

 

 

 

 

Arrivò al pontile del parco Ca' Bura ormai col fiatone, dopo una buona mezz'ora di jogging.

Si tolse gli auricolari e si sedette sul pavimento lastricato del gazebo per guardare il sorgere del sole: i timidi raggi stavano ridisegnando i contorni dei canneti, pioppi e salici, in un inseguirsi di luci ed ombre, di violetto che lentamente degradava in un rosa arancio per esplodere nell'azzurro più intenso con l'aria fresca che sapeva di rugiada, di erba appena tagliata; si mise nuovamente gli auricolari ed attivò la musica incamminandosi sul prato per fare un po' di stretching davanti al laghetto, con i raggi del sole obliqui che ne fendevano la sua placida superficie.

Chiuse gli occhi provando a rilassarsi, ma fu praticamente impossibile perchè il discorso di Massimiliano continuava a riecheggiare nei meandri del suo cervello così come quella forte attrazione fisica che, inutile dirlo, provava ancora per lui. Spense l'Ipod e tolse gli auricolari per stare in silenzio ad ammirare un gruppetto di cigni e di anatre galleggiare nel laghetto mentre alcuni codoni stavano perlustrando i bordi dello stagno. Si alzò quando sentì tirare il piccolo graffio all'altezza del bicipite.

Il bocciolo.

Willy.

Che strana associazione di pensiero che aveva fatto, come se avesse avuto un senso logico e di logica effettivamente ce n'era poca nel pensare ogni santo giorno a lui; eppure le piaceva quel divenire sempre più intimo del loro legame senza che nessuno dei due forzasse niente, di capirsi per assurdo, anche al di là delle parole: bastava il tono della voce, una inflessione e sembrava sufficiente per capire lo stato d'animo dell'altro.

Che poi era come se vivesse in un mondo a parte dove si sentiva protetta, compresa e nonostante la piccola discussione avuta il giorno prima, ne aveva apprezzato il suo senso protettivo, il preoccuparsi per lei.

Lui era diventato il suo rifugio.

Si avviò verso casa con quei pensieri, quando aprendo il portone, notò con estrema sorpresa che Elena era lì, forse ad attenderla. Si guardarono con gli occhi lucidi, desiderose di abbracciarsi, ma questo non successe, almeno non subito.

 

“Come stai?” chiese timidamente Elena.

 

“Bene o almeno credo. Sono felice di vederti” disse guardandola negli occhi.

 

“Anche io, non sai quanto”disse con un sorriso.

 

“Ti trovo in perfetta forma”.

 

“Anche tu” osservò Elena.

 

“Ero al parco a fare una corsetta”.

 

“Che hai fatto nel braccio” chiese notando subito la piccola ferita.

 

“Oh, questa?” chiese toccandosi il taglio “Ieri...sono finita su un roseto”.

 

“Massimiliano?”.

 

“Sì” rispose sorridendo “Suppongo sapessi che ci saremmo visti”.

 

Fece cenno col capo “Come vanno le cose?”.

 

Giulia parve non capire quella domanda.

 

“Intendo con lui”.

 

“Beh, il fatto che io e te non ci parliamo da un po', non ha ribaltato il rapporto con lui. E' solo un amico. Non provo altro” ci tenne a precisare.

 

“Mirko mi ha detto che non sembra così felice. Ma io ti credo, a me interessa come stai tu e quello che vuoi tu” fece una piccola pausa e disse “Mi dispiace per quello che è successo tra noi due, vorrei non accadesse più, anche se so che tra amiche si può litigare, è umano, l'importante è poi far pace. Questo serve a crescere e a costruire un rapporto più forte. So di aver esagerto con le mie paure e i miei pregiudizi, ma avevo paura”.

 

“Ho sbagliato io ad usare quei termini e ti chiedo scusa” disse Giulia “Chiedevo solo un po' più di comprensione, complicità. Ho te e so che mi avresti protetta comunque e che sempre lo farai, come io lo farò con te. D'altronde tu sei sempre stata la più saggia tra noi due”.

 

Elena si sciolse e corse ad abbracciarla, non poteva aspettare oltre, Giulia si strinse a lei.

 

“L'ho capito solo dopo, siamo giovani e tutto ci sembra così bello e sicuro, pensando che non ci potrebbe accadere niente di male. Molto dipende da noi.” si staccò dall'abbraccio e fissò gli occhi scuri dell'amica “Ti voglio bene Giulia e tanto!” disse baciandole la fronte “Mirko ha capito l'aria che tirava tra noi due ed ha voluto sapere a tutti i costi. Vorrei stessi tranquilla, perchè sono rimasta sul vago. Ma questo era doveroso, sono la sua ragazza, non posso nascondergli le cose all'infinito”.

 

Giulia si staccò dall'abbraccio, ma non era arrabbiata, era una cosa che aveva messo in conto.

 

“L'ho immaginato e ti capisco, forse avrei fatto lo stesso. Vorrei solo che non gli facessi una cronaca minuto per minuto”.

 

Lei sorrise comprensiva. “Spero abbia capito anche la mia situazione, la mia paura”.

 

“Sì, l'ho capita, questo stare lontana da te mi è servito per questo e per avere più chiaro ciò che voglio”.

 

Elena non capì.

 

“Massimiliano è un gran bravo ragazzo. Quella di Mirko, potrebbe essere solo un'impressione sbagliata, è molto impegnato ultimamente, sarà stanco, ha un sacco di responsabilità a lavoro; in verità a me ha detto di esser stato fortunato ad aver incontrato Maria, quindi non mi sembra la frase di uno che abbia l'arma puntata sulla tempia per stare insieme ad una ragazza di cui non gliene frega nulla. Convivono e stanno terminando di arredare la casa. E' la sua vita, è la sua scelta. Ammetto, sono attratta da lui, mi piace moltissimo, ma è solo un'attrazione fisica. Con Willy è diverso, ci posso parlare, scherzare, perchè lui non mi giudica, riesco ad essere me stessa. Ecco perchè sono curiosa di conoscerlo. Non significa che nascerà qualcosa tra me e lui o magari è già nata....” fece una pausa come a volersi correggere, ma non lo fece “Per ora di certo c'è una bella amicizia ed ammetto che non sapere come possa essere fisicamente un po' mi destabilizza, mi spaventa. Ecco perchè vorrei vedere com'è, muio dalla curiosità”

 

“E' già nata...?” chiese sorpresa l'amica “Ma fate sesso al telefono per caso?”.

 

Giulia sgranò gli occhi stupita.

 

“Elena, ma come ti passa per la testa una cosa simile?”.

 

“Hai detto che non sai se nascerà qualcosa o forse è già nata... questo mi fa capire che provate sentimenti l'uno per l'altra e quando c'è questa forte intesa, mi viene logico pensare che ci sia anche l'altra componente...hai capito insomma”.

 

“Ma certo che no!” disse imbarazzata “Ma qualcosa provo e credo anche lui”.

 

“Ma lui non era preso da una misteriosa bionda...? Che fine ha fatto?” chiese con sguardo indagatore.

 

Giulia sorrise, facendo spallucce.

 

“A fine Settembre sarà a Roma per vedere il concerto Coca Cola Festival”.

 

“Cos'è?”

 

“Ho visto che si tratta di una rassegna di artisti che si esibiscono”.

 

“Perchè proprio lì?”.

 

“Non saprei, ero così sorpresa anzi scioccata che quando me l'ha detto, non gli ho fatto alcuna domanda. Anzi” disse riflettendo “Mi ha riferito che aveva dei giorni liberi... ho pensato poi che avesse scelto questa occasione proprio a Roma per venirmi incontro”.

 

“Perchè ti ha chiesto di incontrarvi, vero?” chiese aspettando conferma.

 

“Sì... ho bisogno di questo, non chiedo altro”.

 

“Non ho la minima idea di come saranno i turni a lavoro è presto per sapere se potrò accompagnarti. Sappi che questa mia scelta potrebbe crearmi seri problemi con tuo fratello, cerca di capirmi, ma non potrò nascondergli questa cosa”.

 

“L'importante che non mi stressi con le sue domande, per il resto mi va bene” disse Giulia raggiante.

 

“Grazie, mi sei mancata da morire, non sapevo a chi ossessionare”.

 

“Ah, per questo allora!” disse scherzando l'amica. “Mi sei mancata anche tu! Ma a proposito, non ti ha mandato ancora nessuna sua foto?”

 

Giulia scosse il capo.

 

“Spero per te che ne valga la pena”

 

“Credo di sì e poi la sua voce ...”

 

“Uh uh, la magia del mistero. Secondo me lo fa apposta quello di non mandarti sue foto, così da creare maggiore suspance e stuzzicare la tua fantasia. Alla fine uno rischia pure di innamorarsi!”

 

“Non sono innamorata, te l'ho detto” la corresse Giulia ridendo.

 

“Ma sei presa e non ti accorgi nemmeno quanto cara mia! E' bello ritrovarti, al diavolo tutto il resto” disse abbracciandola e torturandola con il solletico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“E' perfetto” disse Craig divorando con gli occhi la figura alta e snella di Bill che leggiadra scendeva dalla Muscle Car per andargli incontro “E' meraviglioso, ha una telegenia pazzesca”.

 

Jost sorrise, sapeva di cosa Bill fosse capace.

 

“Il sole sta calando” notò Craig “Ora mi basta la scena delle macchine con i fari accesi e voi quattro che camminate verso di me, ok?” disse mimando la scena.

 

“Ok, s'inizia a morire di freddo” disse Bill, sfregandosi le mani sulle braccia. Era felice, in fondo il lavoro stava procedendo bene, con un ottimo team di lavoro la giornata sembrava trascorrere velocemente anche se non vedeva l'ora di ritornare in hotel per farsi una doccia calda.

 

“E'...'stupendamente' stupendo questo posto.” sentì dire da Georg alla sua sinistra, mentre s'incamminavano a passo lento verso la telecamera.

 

“Ma che cazzo 'stupendamente', io mi sto cagando dal freddo” gli fece notare Tom.

 

Bill trattenne a stento una risata, stavano riprendendo la scena, sperava solo che dal loro labiale non si evincessero le fesserie che stavano dicendo.

 

“Stop” urlo l'uomo che guidava la macchina da presa.

 

“Vaiiii” disse Gustav accelerando il passo verso il fuoristrada che li avrebbe portati in albergo.

 

“Bill” lo fermò Craig “Ottimo lavoro, sta uscendo una bomba”.

 

Lui sorrise raggiante, quella scenografia, era quello che aveva proprio immaginato.

 

“Ne sono convinto, non vedo l'ora di vedere il lavoro ultimato”.

 

L'uomo robusto lo fissò in quegli occhi marcati dal trucco, incutevano soggezione tanto erano belli e Bill se ne accorse.

 

“A domani Craig” disse voltandogli le spalle in un turbinio di cornrows scompigliati, abito da scena ed un delicatissimo profumo che aveva inebriato il suo spazio personale. Rimase rapito da quella personalità così carismatica ed androgina, forse era il più bel essere che avesse mai avvicinato.

 

 

 

 

 

Non era riuscito ancora a pronunciare bene il nome dell'hotel, ma gli bastava esserci arrivato dopo tre ore di viaggio in cui si era appisolato esausto. La temperatura era scesa sotto lo zero e non gli sembrò vero trovare il camino acceso con un fuoco scoppiettante al suo rientro in camera. Si lavò e si mise innanzi al calore del fuoco lasciando che scaldasse il suo corpo. Si sentiva pieno di energie, la doccia l'aveva rinvigorito e desiderava ingozzarsi di cose buone.

Attivò il telefonino, consapevole che per tre giorni isolati da tutto, non avrebbe potuto comunicare con lei, gli mancava terribilmente, sperava solo che il tempo volasse via davvero velocemente.

Fece scorrere le immagini di quella galleria di foto che conosceva a memoria, cercando di sentirla quanto più vicina possibile e fissando il suo viso iniziò a pensare a cosa avrebbe dovuto dirle quando l'avrebbe incontrata; non aveva la più pallida idea di come avrebbe esordito, di come si sarebbe presentato e di quello che le avrebbe detto, ma sopratutto aveva paura della reazione che lei avrebbe potuto avere ed era ciò che temeva più di ogni altra cosa.

Sentì bussare alla porta ed andò ad aprirla.

 

“Si mangia” disse Georg spingendo il carrello pieno di vivande, seguito da Tom e Gus.

 

“Era ora, ho una fame assurda” esclamò Bill felice di vedere tutto quel ben di Dio dentro ai piatti di portata.

 

“Sai che non mi funziona né l'acqua calda né la coprta elettrica?” disse seccato Tom, mentre col piatto pieno si sedeva attaccato al camino.

 

“Davvero? Hai chiesto al responsabile delle stanze? E' assurdo stare così, c'è troppo freddo, puoi venire a star quì”.

 

Gus si mise a ridere “Così addio sonno, principessa. Tom russa e lo sai, non ti farebbe dormire”.

 

“Gus, lasceresti uno di noi morire di freddo, assiderato per caso?” chiese schernendolo Bill.

 

“Sicuro” disse Georg ridendo.

 

“Ancora due giorni e siamo di rientro, sembrano una eternità, stare senza collegamenti telefonici ed internet è assurdo, siamo fuori dal mondo.”

 

“Almeno ti disintossichi da tutte quelle onde magnetiche che in questi anni ti sei preso, che vuoi che siano tre giorni”.

 

“Volevo sapere di mamma e Gordon e se non ti dispiace anche di Giulia, visto che sta spesso sola in quella casa”.

 

“Uh uh” fece ironico Gustav “Sola?, sicuro sicuro...? Ha la guardia del corpo mi sembra”.

 

Bill lo fissò stringendo gli occhi a fessura sapendo a chi si riferisse “Se sei venuto quì a provocare...”.

 

Tom e Georg si misero a ridere.

 

“Nessuna provocazione tesoro, è un dato di fatto”.

 

Bill spalancò la bocca sapendo il suo gusto a stuzzicarlo.

 

“Gus, ti sei perso parecchio della storia. Tra un po' si scateneranno le danze selvagge di sesso”.

 

“Ma possiamo assistere alla scena dell'incontro?” chiese ironico Georg “Errata corrige: l'incontro di quando vi conoscerete intendevo!” precisò, suscitando l'ilarità di tutti eccetto quella del diretto interessato.

 

“Basta” disse Bill innervosendosi “Mi lasciate mangiare in pace? Pensate alla vostra di vita”.

 

“Vorrei proprio vedere la faccia di Giulia quando le dirai -finalmente ci conosciamo, io non sono Willy, ma Billy anzi, Bill, Bill Kaulitz-” fece mimando la stretta di mano.

 

“Oh Geo, smettila! Ho già troppa ansia addosso!” disse guardandolo mangiare un pezzo di pizza grondante di sugo.

 

“Sono sicuro che ti verrà tutto naturale” lo rassicurò poi l'amico “Non puoi scriverti un copione su queste cose. Sarai spontaneo in base a quello che vedi al momento e che senti. Certo, preparati a sbavarle davanti, il giorno sarà uno schianto più di quello che sei abituato a vedere”.

 

“Ah beh” s'intromise il gemello divertito “Sbavare è un eufemismo nel caso di Bill, temo che sarà vittima di qualche erezione improvvisa ed incontrollabile” disse contagiando le risate degli altri

 

Il fratello si voltò e stizzitto gli rispose “Non dire fesserie, non sono te, depravato che non sei altro! Quello è il tuo unico di fare”.

 

Tom gli andò vicino e gli dette dei colpetti affettuosi alle spalle, mentre divorava degli acini di uva ridendo a bocca aperta.

 

 

 

Quando tutti si ritirarono nelle loro stanze, Bill spense tutte le luci e si sedette nella poltrona innanzi al camino, lasciandosi trasportare dal calore e dallo scopiettìo del fuoco: l'intera stanza si era colorata del caldo arancio di quelle fiamme che ardevano vive.

 

'Tre giorni sono un'eternità, mi manca la tua voce, il tuo respiro. Come ho potuto vivere fino ad oggi senza di te?' pensò fissando una lingua di fuoco che aveva assunto le sembianze di un folletto. Sorrise, ma aveva nel cuore l'amarezza dell'ultima chiamata che l'aveva reso più consapevole dei suoi sentimenti di gelosia, non poteva nascondere quello che stava provando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricordi il fiore di taràssaco che mi avevi mandato per il compleanno? Ecco, questo è per il tuo lavoro. In bocca al lupo per tutto!” disse, mentre Bill osservò i semini fatti volare dal fiato di quelle labbra appena rosate, nel video che gli aveva mandato.

 

Lui si emozionò, moriva dalla voglia di averla davanti ai suoi occhi, ti poter toccare nuovamente la sua mano di cui non si era mai scordato di quanto fosse magra e fredda, di guardarla finalmente negli occhi, di sentire la sua voce, il calore della sua presenza, di averla tutta per sé, anche solo per guardarla.

 

Allora ciao, fai buon viaggio” gli disse poi al telefono, percependo una nota triste in quella vocina.”Spero abbia salutato la ragazza dei tuoi sogni e che ti porti fortuna”.

 

Quanta voglia aveva di urlarle quello che sentiva dentro e che gli faceva provare! Si trattenne e lo fece a stento, in quella circostanza sarebbe stato facile lasciarsi andare, si sentiva continuamente messo alla prova e sotto pressione ultimamente.

 

Vorrei stessi attenta, visto che sei spesso sola in quella casa, anche se so che hai qualcuno che pensa a te” disse invece come un'idiota; aveva eluso volutamente la sua frase perchè sapeva e voleva che quel messaggio fosse compreso in un certo senso.

Non sopportava l'idea di Massimiliano intorno a lei. Non lo vedeva più come un 'incidente di percorso', come lo aveva definito molto tempo prima, ma poteva essere un problema concreto, anzi, era un vero problema ed il fatto che lei fosse uscita quella sera, lo aveva enormemente infastidito, turbato, persino deluso, ma erano amici, non poteva avanzare alcuna pretesa sul loro rapporto.

 

Nessuno riesce a farlo meglio di te, anche se solo a parole e da così lontano” lo sorprese invece, facendogli provare qualcosa di molto vicino alla vergogna per quello che le aveva appena detto.

 

Ne sei proprio sicura?” controbattè “Massimiliano mi sembra un'amico premuroso, com'è giusto che sia un vero amico. Ma hai anche Elena e Stefania vicino a te” aggiunse, come a voler smorzare la durezza di quella frecciata.

 

Non sarai geloso per caso di una persona che conosco da tempo e che sta per sposarsi?” chiese quasi incredula ma con una punta di soddisfazione.

 

Perchè dovrei esserlo?” le mentì, consapevole che un matrimonio potesse andare a monte più facilmente di quanto si potesse credere “Sei stata tu a dirmi che provavi qualcosa per lui e lui per te, quindi proteggerti penso sia del tutto normale, ma non sono geloso, semplicemente perchè non sei la mia ragazza” le fece osservare, desideroso in qualche modo, che lei captasse almeno una minima parte di quello che stava provando, ma se ne pentì quasi subito.

 

Strano, perchè è proprio questo che percepisco invece stasera nelle tue frasi”.

 

Ti sbagli e mi dispiace che ti abbia dato questa impressione. Sarei felice per te se anche lui ricambiasse” disse quasi al limite di cacciar via una lacrima per la rabbia, sentendosi impotente, spettatore passivo della sua vita, ma sufficientemente controllato da non tradire alcuna inflessione sul tono della sua voce.

 

Beh, anche tu hai chi proteggere: la tua bella misteriosa bionda” disse con un accenno di astio nel tono della sua voce.”Non mi hai mai voluto dire altro se non che la ami alla follia ma che non potete ancora incontrarvi. E' un lato oscuro di te, è come se volessi mantenermi fuori. Capisco che non ho nessun diritto a ficcare il naso nel tuo privato e lo capisco, ma credevo che tra me e te stesse nascendo una bella amicizia, della confidenza, ma queste tue parole stasera, mi fanno rivalutare tutto”.

 

Come potrei dirti tutto quello che mi passa per la testa e le cose che sto provando?Pensi davvero che ti farebbe piacere sentirtele dire?” chiese con l'animo ormai in tumulto.

 

"Sì” rispose decisa “Certo che mi farebbe piacere, siamo amici o no?”.

 

Com'era possibile gestire questa situazione che ogni giorno stava diventando sempre più incontenibile ed ingestibile, si chiese Bill sconsolato; sapeva che fare un passo falso adesso avrebbe significato mettere a rischio tutto quello che aveva costruito fino a quel momento, ma lei lo stava mettendo adura prova. Non poteva aprirsi ora, non in quella situazione, sarebbe stato insensato, impensabile, anche se era la cosa che più dannatamente desiderava, ma poi, cosa avrebbe ottenuto?

 

Ci sono cose che non si possono raccontare e ..”

 

Perchè no?” lo interruppe.

 

Perchè sono talmente intime Giulia, sono pensieri di un ragazzo e questo mi imbarazzerebbe … vedi, tu stessa non lo fai quando ...” fece una pausa per finire la frase di malavoglia “Si tratta di...lui”.

 

Non è vero. Io mi ero aperta molto pù di te, ma certo, non pretendo tu faccia lo stesso ed infatti...”.

 

Perchè ci tieni tanto a sapere quello che provo per lei? E'...”

 

Masochismo?”

 

No, n..”

 

Sì, è questo che stavi pensando”.

 

Se fossi masochista significherebbe che provi... qualcosa...”.

 

Allora sono masochista”sentenziò sicura.

 

Bill entrò in confusione: quella sera sembrava una bambina a cui bisognava dare tutto per accontentarla, altrimenti avrebbe fatto i cappricci pensò e lui era disposto a dare tutto ciò che gli chiedeva pur di sentirsi dire qualcosa che avrebbe nutrito anche minimamente le sue speranze; aveva capito che qualcosa in lei era cambiata, ma non voleva illudersi fino a questo punto, avrebbe significato dover credere nei miracoli e fino ad allora non lo aveva mai fatto e non voleva iniziare proprio in quel momento. Era solo amicizia, nient'altro.

 

Perchè ti stai comportando così? Non lo hai mai fatto, cosa sta succedendo? Ci sono momenti in cui mi è difficile capirti”.

 

Sto chiedendo ad un amico di aprirsi con me. Sono masochista perchè voglio il tuo bene? Se volessi aiutarti a spianarti la strada verso la felicità invece?” gli chiese cercando di smorzare quei toni che si erano irrigiditi.

 

Sai cosa provo per lei ormai e sono certo che lo troverai assurdo, perchè io stesso trovo illogica tutta questa storia. Cos'altro vuoi sapere? Sai tutto Giulia ... E se volessimo parlare proprio di sentimenti e di aprirsi verso l'altro, beh, credo proprio che anche tu in fondo avresti dell'altro da dirmi, come ad esempio che nutri qualcosa di più profondo verso il tuo amico, solo che sei confusa e forse non lo hai ancora capito o non lo vuoi ammettere nemmeno a te stessa. Eri così presa quella sera che stavi con lui che ti sei scordata di me che ti stavo chiamando così tante volte, ero così preoccupato!” rispose senza controllare più le sue frasi ed il suo moto di gelosia ma pentendosi quasi subito.

 

Non trovo assurdo niente di te: voi vi sentite, quindi vi state conoscendo, è un po' quello che sta accadendo a noi due, ci stiamo conoscendo, solo che noi non proviamo altro oltre il sentimento dell' amicizia” disse convinta “E no, Massimiliano non lo amo, se è questo quello a cui alludi e non ho nulla da ammettere a me stessa, perchè mi è tutto chiaro anche se mi piace fisicamente, mi attrae e non ho problemi a dirtelo” fece una pausa che pareva gli servisse a riordinare le sue idee messe a soqquadro dalle quelle frasi accusatorie “Non mi ero scordata di te quella sera, ma preferivo sentirti una volta rimasta sola. Volevo che il tempo da passare con te, fosse solo nostro”.

 

Quelle parole lo annientarono e gli dettero speranze allo stesso tempo: nonostante quel piccolo contentino finale, si chiese che senso avesse continuare a parlare quella sera; l'oscurità era scesa intorno a lui, la percepì quasi fino alle sue ossa e non sapeva come avrebbe percorso quei venti chilometri che ancora lo separavano da Berlino. Si rassegnò ancora una volta perchè lei era capace di tutto questo, di spegnergli l'entusiamo e di riaccenderlo quando voleva.

 

E' un ottimo punto di partenza l'attrazione fisica.” ebbe la forza di dirle.

 

E' un uomo impegnato, non sono di quelle ragazze che non si fanno scrupoli e credo un'altra cosa: se si è fortemente attratti fisicamente da qualcuno ed anche se l'altro ricambia, ma non c'è intesa mentale, non credo che la storia abbia lunga durata”.

 

Era quella una consolazione, si chiese Bill “Credo che lui nutra qualcosa di più della semplice attrazione fisica, quindi...”.

 

Una teoria strampalata la tua, scusa”.

 

Non proprio se mi baso su quello che mi hai sempre raccontato, dai suoi atteggiamenti ambigui, dalle frasi suscettibili di diverse interpretazioni, di quel dannato bacio, oh avanti Giulia, dici a me di aprimi..” disse sconvolto per come si stava lasciando andare.

 

Per me è un amico ed io lo sono per lui. Nient'altro. Me l'ha fatto capire, dopo quel bacio di cui si era pentito. Guarda la realtà, ora si sta per sposare” fece una breve pausa, poi sentenziò sicura “Sei geloso, tu sei geloso, non ci posso credere!”.

 

Cosa?!” rispose imbarazzato “ Non sono geloso!” disse subito dopo.

 

Sì, lo sei, perchè?Oh Willy, non voglio discutere con te, sarebbe assurdo!”

 

Ok, sono geloso, se per gelosia si intende che qualcuno non ti rispetti, ebbene sì, allora lo sono, sono geloso”.

 

Pensi che lui stia facendo questo?”.

 

Sì e credo che dovrebbe rispettarti perchè vedo in lui un continuo giocare con i tuoi sentimenti. Sa che ti piace, oh, ma che mi fai dire, sono cose che ti avevo anche detto!”.

 

Non la sentì più per qualche secondo, era evidente che quella frase l'aveva portata a riflettere.

 

Vorrei solo che avessi più fiducia in me” gli disse poi.

 

Io mi fido di te” rispose, ma rinunciò ad aggiungere altro, non voleva fomentare inutili polemiche.

 

Siamo solo amici, ma sai che con te è diverso: sto bene quando ti sento, quando ti parlo ...mi capisci, sembra che tu sappia quello di cui ho bisogno nei momenti più opportuni, eppure non ci siamo mai visti nè mai incontrati. Mi spiace se stasera non....”

 

Non ti preoccupare” la bloccò.

 

Vorrei che ti confidassi di più, vorrei che fossi più a tuo agio con me, che anche tu stessi bene quando parliamo, almeno quanto lo sono io quando sto con te, ma non sempre ho questa impressione, a volte ho la sensazione che ti controlli troppo, non sia spontaneo, non so. E' come se avessi paura a lasciarti andare”

 

In cosa mi dovrei lasciare andare? Oh Giulia ti supplico, stasera è tutto così strano...” disse guardando il buio squarciato dai fari delle macchine che sfrecciavano sulla strada “E' strano sentirti parlare così, dirmi tutte queste cose, quando ti sei sempre lamentata di non riuscire ad immaginarmi nemmeno e che per te era così strano confidarti con qualcuno che non avevi mai incontrato...ed ora è tutto diverso”.

 

Perchè hai scelto Roma?” chiese improvvisamene cambiando discorso.

 

Ed ecco che il cuore iniziò la sua corsa impazzita che non fece altro che alimentare in modo smisurato quella folle voglia di lei che lo portò al punto di perdere la sua lucidità tanto da essere disposto a raggiungerla seduta stante se lei solo avesse osato chiederglielo.

 

Sarò libero pochi giorni, i miei vogliono passare le loro vacanza in Italia, allora mi sono detto quale migliore occasione per incontrarci?” parve blaterare cercando di riprendere il controllo dei suoi pensieri.

 

La sentì ridacchiare e questo lo rilassò.

 

E' tardi, lo sai che ore sono?”

 

Sì” disse guardando l'orologio sul display della sua Audi “Ma non m'importa”.

 

Buon viaggio allora, appena puoi fatti sentire. Ti penserò in questi tre giorni che sarai chiuso in sala di registrazione”

 

Si sentì un miserabile, come si era sempre sentito da quando era iniziata tutta questa storia di menzogne e mezze verità.

 

Mi mancherai, credo un bel pò”

 

Sospirò appogiandosi esausto allo schienale dell'auto, gli sembrava come se avesse partecipato ad una maratona; guardò lo specchietto retrovisore, intercettando Dirk rimasto tutto il tempo parcheggiato dietro di lui; mise in moto, accese i fari ed innestò la marcia, con la mente che volava altrove per raggiungere lei e quel suo modo di provocarlo, sempre più convinto ormai, di essere stato il prescelto ideale di uno strano sortilegio con l'unico intento di annientarlo per amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Mi sembri uno di quei cavalli di razza che stanno a scalpitare tutto il tempo prima che gli sia dato il via alla corsa! Ti vuoi calmare?”

 

“Non ce la faccio ad aspettare” disse alzandosi dal suo posto per cercare l'hostess.

 

“Avrei una telefonata di lavoro importante da fare”

 

L'hostess lo guardò compiaciuta, sapeva chi fosse e convenne che dal vivo fosse ancora più bello e decisamente alto, molto alto.

 

“Certo mr. Kaulitz, il decollo è appena terminato, altrimenti non si sarebbe potuto nemmeno slacciare la cintura e raggiungermi deliberatamente” disse con un sorriso.

 

Lui arrossì imbarazzato, non si era nemmeno accorto di quell'annuncio; per tutta risposta la tipa gli chiese un selfie.

 

“E' un piacere avervi a bordo. Quell'angolo riservato più avanti, penso faccia al caso suo” disse indicando una singola postazione protetta da uno schermo a pochi passi da loro.

 

La ringraziò nuovamente e benedisse la first class di quel volo. Avviò la chiamata ma il sorrise gli si spense sulle labbra dopo aver realizzato che alla sesta chiamata il telefono di Giulia risultava irragiungibile.

Attese cinque minuti per avviare la settima, ottava e nona chiamata, ma ancora nulla. Tentò la decima, ma niente di fatto. Si voltò per intercettare con lo sguardo Tom in fondo al corridoio, ma lo vide intento a sfogliare una rivista, pregò solo che non si trattasse dei soliti giornali spazzatura, ma il suo cervello stava già elaborando immagini di lei in compagnia dell'amico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bravo, dai così, avvicinati di più, ancora un po' di più” gli disse Lange inquadrandolo nell'obiettivo della sua macchina fotografica “Più sensuale, ci riesci?” anche se già lo trovava terribilmente sexy con quelle labbra turgide lievemente socchiuse.

 

“Penso che farà altri pochi scatti ed avremo finito” osservò Andreas poco distante da loro.

 

“Ho saputo che la Cherrytree Records ha già mandato in onda Automatic nella sua radio ed ha avuto tonnellate di feeback positivi! Prepariamoci alla gran bomba, questo album sarà epico” disse Jost decisamente felice.

 

“Che ve ne pare giovanotti?” l'interruppe Frank Lange, andando vero di loro.

 

“Non ti abbiamo scelto per caso” disse Jost osservando la galleria di scatti.

 

“Frank” lo chiamò con voce squillante Bill “Mi fai vedere?”

 

“Tesoro, sei uno schianto, quei poveri fans....là fuori...li farai morire tutti. Guarda un po' quì, queste cose sono proibite ad un pubblico minorenne, lo sai?” disse schernendo il modo in cui Bill guardava sensualmente suo fratello “Poi non venire a dirmi che i tuoi fans lavorano di fantasia, perchè anche tu ci metti un bel carico” e Bill scoppiò a ridere.

 

“Andiamo a mangiare qualcosa?” chiese Jost osservando l'orologio “Quì si sono fatte le due ed inizio ad avere un po' di languorìo e da Sansone un bel piatto di pasta è quello di cui ho bisogno”

 

 

 

 

“Lo so Tom, ma avevo bisogno di un po' di sole” disse camminando sul manto erboso del Rheinpark “In fondo Dirk e Mark ci stanno sempre addosso e a quest'ora la gente è alle prese col pranzo”

 

“Come ti senti?” chiese il gemello scrutando il viso pensieroso di Bill.

 

“Non lo so nemmeno io. Siamo pieni di impegni e questo mi impedisce di sentirla come e quando vorrei, l'ho sentita un momento stamattina presto, perchè si stava imbarcando per Roma.” disse guardando lo scorrere delle acque del Reno innanzi a loro. “Non avrò pace finchè non l'avrò incontrata e fino a quando non saprà tutto. Detesto l'idea di Massimiliano che le gironzola attorno con la scusa che è un amico. E' inutile, non lo sopporto”

 

“Manca ormai meno di un mese e l'amico non puoi eliminarlo perchè è un suo amico, lo è già da prima di te. Ci devi convivere così come dovrai convivere con l'idea che lui potrebbe cambiare e chiedere qualcosa di più a lei, perchè da come me ne hai parlato non ha la minima intenzione di sposarsi” sorrise nel modo di uno che la sapeva lunga “Uno non fa tira e molla così, è chiaro che vive uno stato di sentimenti confusi. Non voglio deprimerti Bill, voglio solo che tu riesca a trovare la giusta strategia per non ferirti da tutta questa storia. Lui ha il vantaggio di essere lì e di incontrarla quando vuole” disse guardando il viso del fratello accigliato.

 

“E' quello che sto cercando di fare. Mi consola il fatto che lei ora si fidi di me, c'è più intimità tra noi, confidenza e il desiderio da ambo le parti di incontrarci”

 

“Intimità?!” disse Tom ironico.

 

“Beh sì” rispose voltandosi per guardarlo, quando lo vide ridacchiare“Tom no, ti prego, non iniziare”

 

“Se questa di sentirvi al telefono me la chiami intimità, inizio davvero a preoccuparmi”

 

“Parliamo dei sentimenti in generale, di quello che proviamo, sempre in generale, non certo di sesso”

 

“Dai, ma davvero credi che non si sia mai toccata mentre stava al telefono con te?”

 

“Non le ho dato mai motivo. Smettila, non sei divertente”

 

“Ti dirò che magari è più eccitante ascoltare la voce dell'altro e non sapere come sia fatto. Alle donne piace molto”

 

Bill sbuffò, ma per un secondo pensò la stessa cosa.

 

“Se l'ha fatto, non saprei dirti, ma di certo non è accaduto al telefono nel mentre che stava con me”

 

“Dovresti farlo accadere, non vedrà l'ora di incontrarti ancora di più”

 

“Oh Tom, quanto sei esagerato! Nessun tatto, davvero” osservò sconsolato. Guardò l'orologio per accorgersi che erano in ritardo.

 

“Dobbiamo andare, è tardi!” disse alzandosi dalla panchina.

 

“Sai, a volte mi fermo a pensare a com'eri diverso poco più di un anno fa! Cosa pensi che ti dirà come prima cosa quando dirai chi sei per davvero?” gli chiese mentre s'incamminarono verso la macchina.

 

“Onestamente non sarei in grado di darti una risposta obiettiva. M'immagino ogni sorta di cose, compresa quella di mandarmi a quel paese”.

 

“Penso che poi però, ci sarà anche un momento in cui realizzerà tutto e finirà per adorarti”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Che gioia vederti!” disse abbracciandola forte “Lasciati ammirare, sei sempre più bella e più pericolosa , lo sai?”

 

Giulia si mise a ridere sapeva che Edward era sempre in vena di complimenti smoderati.

 

“Non esagero e lo sai, sei il sogno di tutti i maschietti dell'aeroporto, sei ancora troppo giovane per accorgerti come ti divorano con gli occhi”

 

Lei scosse la testa rassegnata “Piuttosto, con i nostri turni, non ci si vede che di rado ormai”

 

“E che ci posso fare? Uno di questi giorni dobbiamo chiedere al responsabile HR se ci mette nello stesso volo, sai che divertimento!” disse prendendola per mano e portandola nella pasticceria preferita.

 

“Qualcosa mi dice che hai voglia di dolci” disse vedendo l'amico sorridere.

 

“Avete un lavoro bellissimo ma stressante, oggi siete quì e stanotte dall'altra parte del pianeta. Sapete che vi dico? Non v'invidio!” disse il loro pasticcere preferito vedendoli entrare nel suo locale.

 

“Ammazza che sostegno morale” osservò ironico Edward facendo ridere entrambi.

 

“Ti perdoniamo solo se ci porti una cioccolata bollente ed un bignè allo zabaione, tu Ed?”

 

“Un caffè macchiato ed una crostata ai mirtilli, ovviamente in doppia porzione”

 

“Ed!” lo riprese dolcemente Giulia.

 

“Come vanno le cose? Mi farebbe piacere sentirti più spesso anche per messaggio tesoro, adesso eravamo da un bel po' che non ci vedevamo e sentivamo”.

 

“Lo so, anche a me farebbe davvero piacere, ma oltre il lavoro sto cercando di mandare avanti l'esame di inglese. Sono davvero indietro con lo studio, a volte mi balena in testa l'idea di fermarmi con l'università, per un periodo intendo. Il lavoro mi assorbe davvero troppo tempo”

 

“Sarebbe un vero peccato abbandonarla sai? Dovresti cercare di ritagliarti il tempo necessario anche per lo studio anche se capisco che quando rientri a casa sei stanca morta...e sottolineo, quando rientri, perchè a volte dobbiamo stare anche una settimana in hotel”

 

“Per adesso tento questo esame, poi valuterò. A Settembre se mi fermano col contratto mi metto sotto con lo studio”

 

“E col tipo come va? Col bel carabiniere intendo” chiese curioso peggio di una pettegola.

 

Lei lo guardò divertita perchè non si aspettava una domanda simile.

 

“Semplicemente non va, siamo solo amici, perchè me lo chiedi?” disse prendendo dalle mani di Gabriele la tazza di cioccolata ed il piattino con la pasta.

 

“Oh tesoro, ma dai! Si vede da qui a lì, vedi?” disse ironico indicando le piste di volo oltre la vetrata innanzi al loro tavolino.

 

“Cosa si vede?” Chiese imbarazzata.

 

“Che gli piaci da morire. Siete una gran bella coppia e lui se potesse ti sbranerebbe”

 

Lei arrossì improvvisamente.

 

“Oh scusami, non volevo essere così poco delicato, è che ho un terribile sesto senso che a volte mi disturba”

 

“Non devi scusarti Ed, sei un buon amico ed anche se ci conosciamo relativamente da poco, accetto i tuoi punti di vista. E poi sei più grande di me”

 

“Ma cambiamo discorso, sai che ho cambiato appartamento? L'ho trovato fuori Bologna ed ha anche un pezzetto di gardino per il mio collie, Manu, devi vedere com'è felice!”

 

“Dev'esserti costato un botto”

 

“Per ora continuo a stare in affitto, poi valuterò l'acquisto. Voglio vedere se si sta bene in questo mini condominio.”

 

“Sì, ti conviene, i condomini sono un'incognita. Pensa a me abituata alla casa di Maiori, non è grande, ma è indipendente ed ha il giardino, quando rientro a Modena o quì, sento una differenza assurda”

 

“Beh, vuoi mettere una casa indipendente con chi ti calpesta i piedi in testa?” disse ridendo “Assaggia un pezzo di crostata”

 

“No, grazie, altrimenti sto male poi in volo, troppi dolci”

 

“Sai che sei assolutamente deliziosa col baffo di cioccolato?”

 

“Come?” disse strofinandosi subito il fazzoletto sopra la bocca.

 

“Sono assolutamente d'accordo con te Ed! Persino un paio di baffi così sembrerebbero terribilmente sexy su di lei” sentì dire poco vicino.

 

I due si voltarono dalla stessa parte per accorgersi che nel tavolo vicino erano seduti Martin ed Andrea con espressione divertita, fu in quell'istante che Giulia arrossì più di prima e Edward si mise a ridere.

 

“Ma no, Andrea, quello era il baffo della Nike, Giulia è affezionata a quel marchio” fece ironicamente osservare al collega, ricordandosi che lei spesso usava le sneakers di quella marca.

 

“Almeno fa un'ottima pubblicità al marchio, altre lo affosserebbero invece” osservò acutamente Edward, suscitando l'ilarità di tutti.

 

“Sei pronta per un tramonto spettacolare ed una notte romantica sotto il cielo di Parigi?”

 

“Romantica?” chiese curiosa.

 

“Parigi è una città romantica a prescindere. Se poi sei in buona compagnia, beh” disse guardando Martin divertito “Potrebbe diventare davvero bollente”

 

“Che dire, attenti a non bruciarvi. Io preferisco il fresco in questo caso” replicò sarcastica.

 

“Sento una vibrazione di telefono” disse Edward.

 

“E' il mio” rispose Giulia, prendendo l'apparecchio dalla borsa ed allontanandosi dai tre.

 

“Elena, dove sei?”

 

“Sto per uscire di casa. Ti ricordi che per due giorni non ci sarò? Ho sistemato parte della spesa nel freezer, pollo, pane e impasto per la pizza. Miraccomando, cerca di mangiare.”

 

“Grazie tesoro, tra un po' m'imbarco”

 

“Buona serata a lavoro”

 

“Salutami Maiori, beata te, qui si schiatta dal caldo, non oso pensare a Parigi”

 

“Ti aspettiamo in aereo, colazione pagata” disse Andrea passandole vicino e strizzandole un'occhio.

 

“Grazie!”

 

“Perchè?”

 

“No Ele, dicevo ad Andrea; ho incontrato lui ed Edward”

 

“Mi sembrano un po' viscidetti, si vede che sbavano un pò”

 

Giulia si mise a ridere.

 

“Ciao, buona serata a te”

 

“Allora, sei pronta?”

 

“Ma certo” disse dando un colpetto affettuoso al braccio di Edward.

 

“Chiamami”

 

“Senz'altro e stai attenta con quei due”.

 

S'incamminò verso l'area esterna di sosta dei velivoli e non appena si aprì la porta automatica una ventata di aria bollente, irrespirabile la investì in pieno. Aveva ancora a disposizione del tempo e si decise a girare un piccolo video, quando ricevette la chiamata da Willy.

 

“Mi leggi nel pensiero ormai” rispose felice di sentirlo.

 

“Davvero?” rispose Bill altrettanto contento “Non sapevo di avere anche questa facoltà!”

 

“Dove sei? Sento un gran chiasso” disse cercando di tapparsi l'orecchio destro per sentirlo meglio.

 

“Ehi, anche io sento un gran chiasso, sei già in aeroporto?”

 

“Cosa te lo fa pensare?” disse alzando la voce.

 

“Il rombo di qualche velivolo” osservò ridendo “Io sono in un locale, con i miei amici, avevo voglia di sentirti prima che tu partissi”

 

“Aspetta” disse affrettando il passo per raggiungere un angolo più silenzioso, ma con scarso successo “Mi senti un po' meglio?”

 

“Giusto un po', a che ora ti imbarchi?”

 

“Esattamente tra un'ora e quaranta minuti, percui sei fortunato, posso darti udienza!”

 

“Oh mia regina, sono onorato di questo privilegio, come potrò mai ricambiare questo favore?” chiese sentendolo ridacchiare “Giulia?” la chiamò non sentendola per un istante.

 

“Eccomi”

 

“Che hai fatto? Ti sento che è una meraviglia!”

 

“Uhm, vediamo”disse accovacciandosi dentro al bagno del gate “Sono in bagno, è l'unico posto in cui riesco a parlarti e sono meravigliosamente puliti” disse ironica.

 

“Non ti ci vedo chiusa nel bagno dei gates!”

 

Lei per tutta risposta gli inviò un selfie scattato sullo specchio dei grandi lavandini.

 

“Willy? Mi senti? Ci sei?”

 

Gli ci volle qualche istante per riprendersi da quella immagine, ogni volta, vederla, significava morirci dietro.

 

“Sì, ci sono, poi ho visto ora la tua foto sei... sei...”

 

“Sono?”

 

Si sentì uno stupido, ma qualcosa gli uscì in tedesco.

 

“Cosa'hai detto? Giuro, non studio tedesco perchè proprio ho un rifiuto naturale per la tua lingua, mi dispiace. E' troppo complicata!”

 

“Non posso tradurlo”

 

“Allora mi hai detto qualcosa di ridicolo, osceno o brutto”

 

“Ich habe noch nie ein schöneres Mädchen getroffen als dich, non è niente di tutto questo!” disse ridendo.

 

“Me lo ripeti? Lo voglio imparare”

 

Bill continuò a ridere, anche se imbarazzato, ma le ripetè la frase tante di quelle volte che lei la imparò correttamente e se l'appunto su un pezzetto di carta.

 

“Pensa, in poco meno di dieci minuti ho imparato dieci parole, ti rendi conto? Noi non converseremo mai in tedesco e temo nemmeno in italiano. Prova a dirmi questa frase: Trentatré trentini entrarono in Trento tutti e trentatré trotterellando”

 

“Oh no Giulia, no!” disse ridendo dolcemente, sapeva che aveva una certa difficoltà con la pronuncia della lettera R, ma lei insistette finchè dovette arrendersi, oerdendo la battaglia.

 

“E' difficilissima quella frase da imparare, ma cercherò di mettermi d'impegno!”

 

“Bene, perchè la prossima volta te la interrogherò!” disse scherzando “Sai che mi piace il tuo anello? E' un regalo o te lo sei comprato tu?” chiese cambiando discorso.

 

“Li compro io, mi diverto a fare shopping” spiegò quando Tom gli si avvicinò per fargli cenno di andare. “Temo che ora debba salutarti, qualcuno mi reclama, aspetto che ti faccia sentire quando sei a Parigi. A qualsiasi ora”

 

Guardò l'orologio e si accorse che anche per lei era giunta l'ora di salutarlo “ Comunquei selfie fatti in bagno hanno una marcia in più” disse contagiando la sua allegria.

 

“Sono sempre più convinto che sempre più passeggeri sceglieranno i loro voli a seconda della tratta che ti assegneranno”

 

“Uno è già prenotato Devilish: aspetto che diventi famoso e ti riserverò la first class con tutti i servizi esclusivi. In fondo te l'avevo promesso”.

 

“Sarà fantastico volare con te, ma così rischi di viziarmi”

 

“Beh, non pensare che non ci sia una contropartita però”

 

Lui divertito chiese quale.

 

“Aspetto una foto con uno dei tuoi tramonti o albe stupendi”

 

“Solo questo?”

 

“No ovviamente. L'altra cosa sarà conoscerti”

 

Bill sorrise, gli bastò anche solo sentire quelle parole per sentirsi autorizzato a sognare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bill incrociò per un secondo lo sguardo di Tom e poi rivolse i suoi occhi verso la platea in fremente attesa, illuminata dalle centinaia di display di cellulari che sembravano seguire un unico movimento guidato dall'accordo di Tom: allora la sua voce librò libera assecondata dal coro dei fans innanzi a loro. Chiuse gli occhi mentre le sue corde vocali intonavano la prima stroffa e la sua voce accarezzava il suo viso, quegli occhi umidi che lo guardavano stupita e quella bocca leggermente socchiusa da un sorriso appena accennato. Le sue mani scivolarono delicatamente lungo l'asta del microfono, sfiorando i suoi fianchi per risalire, stringere e attirare a sè quella vita sottile. Le sue labbra si avvicinarono ad un millimetro dal microfono, era ad un passo ad assaporare quella bocca a cui stava anelando. Si fermò. Riaprì i suoi occhi e la vide sorridere con il pubblico dietro di lei, in trepidante attesa. Prese fiato e riagganciò la stroffa con la sua calda voce, guardò Tom sorridergli, mentre le sue dita stuzzicavano magicamente le corde della sua chitarra.

 

 

Non sentiva nemmeno quello che Tom e Gus gli stavano dicendo, nonostante avesse l'orecchio quasi attaccato alla loro bocca, ma le urla dei fans e la musica sopraffavano ogni cosa; ciò che percepiva chiaramente, era la vibrazione del suo telefonino chiuso nella tasca dei suoi pantaloni ed una gran voglia di afferrarlo ma impossibilitato a farlo per via degli autografi che stava firmando.

Si voltò dietro a guardare la guardia del corpo e gli fece cenno che doveva allontanarsi un momento, strizzò l'occhio a Tom e si avviò verso il corridoio dietro lo stand.

 

“Mamma! Che succede? Mi sono preoccupato vedendo tutte queste chiamate!” disse lievemente agitato.

 

“Quali chiamate? Te ne ho fatto solo due perchè ho immaginato foste ancora al Nokia Store e comunque ti avevo inviato anche un messaggio. Nulla di urgente tesoro, ne riparliamo domani, sono orgogliosa di voi, ti voglio bene”

 

Bill alzò entrambe le sopracciglia meravigliato di quella telefonata di cui non aveva capito nulla. Lesse velocemente il messaggio e si mise a sorridere: era l'invito per il 1 Settembre a festeggiare il loro compleanno e la ricorrenza del primo mese di matrimonio col patrigno. Si mise a scorrere le altre chiamate e vide quelle di Giulia ed una serie di messaggi che l'avvisavano che era arrivata in hotel a Parigi.

Si morse il labbro, aveva una mezza intenzione di farle una chiamata veloce, sapeva che la firming session e le foto con i fans si sarebbero prolungate fino a tarda notte. Si guardò intorno ma la guardia gli fece cenno di ritornare. Aprì velocemente l'ultimo messaggio e lo lesse nell'imbarazzo più assoluto:

 

-Non ho mai incontrato una ragazza più bella di te-

 

Si morse il labbro per quella traduzione inaspettata alla sua frase, inoltre non le aveva detto 'visto' ma 'incontrato' e nella frenesia della situazione, non ebbe modo nemmeno di dare spazio ai suoi pensieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dove vai?” osservò Andreas esausto, fumando l'ultimo pezzo della sua sigaretta.

 

“A dormire, credo che siamo tutti un pò stanchi” disse Bill guardando l'orologio da polso che segnava le tre e venticinque della notte. Non aveva avuto la possibilità di poter richiamare Giulia, in compenso le aveva mandato qualche messaggio in cui si giustificava dell'impossibilità di chiamarla.

 

“E' stata una bella esibizione, siete ritornati alla grande, i fans erano impazziti stasera.”

 

Bill gli sorrise finendo il suo champagne appoggiato al muretto della terrazza con una vista mozzafiato su Colonia.

 

“E' stupendo il Duomo, si vedono le guglie illuminate”

 

Andreas si voltò, si alzò e lo raggiunse.

 

“Emerge dalla nebbia notturna, fa un po' d'impressione, anche i rumori della città sembrano attutiti nonostante sia notte fonda” fece una pausa e prima che Bill si congedasse gli chiese come stesse andando con Giulia.

 

“Non vedo l'ora d'incontrarla, anche se ho una fottuta paura, quella non è cambiata” rispose con un sorriso forzato.

 

“Non ti mai visto così preso da una persona come lo sei con lei e lo trovo straordinario Bill, dev'essere bello provare qualcosa per qualcuno. Desidererei con tutto il mio cuore che lei in qualche maniera possa ricambiare”

 

“Non prendermi per il culo Andy, sopratutto se sai la sofferenza che mi sta comportando. Non mi voglio illudere, è l'unico modo che ho di proteggermi, anche se a volte e così dannatamente difficile. La mia fantasia è a briglie sciolte da quando l'ho incontrata”

 

L'amico sorrise “Principessa...l'amore comporta sempre un lato doloroso della vicenda, significa che lo stai vivendo appieno e c'è sempre qualcosa di positivo anche se l'altro non dovesse ricambiare o non dovesse succedere quello che speravamo. Non sei l'unico su questo pianeta a vivere una simile condizione” disse “Ed ora fammi andare a dormire, credo di essere distrutto, tu cambiato idea?”

 

“Resto a fumarmi una sigaretta e poi vado anche io” ma lo vide ridacchiare.

 

“Che ti prende?” chiese anche lui divertito.

 

“Non ti sono mai piaciute le cose facili, o te le andavi a cercare le situazioni complicate o ti ci trovavi in mezzo. Penso alle tonnellate di ragazze che avresti ai tuoi piedi Bill, se solo ti decidessi e che farebbero di tutto pur di attirare la tua attenzione. E tu che fai alla tua età? Preferisci perdere la testa per una ragazza che non ha fatto nulla, che è entrata in punta di piedi nella tua vita incasinata sconvolgendola ulteriormente ....tutto questo è semplicemente meraviglioso! Notte amico mio, ti voglio bene ogni giorno di più”

 

Si lasciò andare sul divanetto damascato e si mise a fissare il luccichìo tremolante della piccola lanterna riflesso sul vasetto di fiori in vetro; Andreas aveva colto un'altro aspetto del suo carattere di cui andava orgoglioso: ogni cosa che aveva avuto dalla vita, incluso il successo, l'aveva così fortemente desiderata da sacrificarsi pur di ottenerla. Era abituato alla fatica, nulla era arrivato per caso, ma era stato il frutto di dure lotte e sacrifici e questo non lo spaventava affatto. Piegò il capo all'indietro, appoggiandolo al cuscino per ammirare il cielo lievemente coperto da nubi alte: chiuse i suoi occhi concentrandosi sul viso di Giulia; mancava ormai meno di un mese all'incontro e si sentiva ancora impreparato per quell'occasione. Provò ad immaginarsi la situazione, l'ennesima, aveva già programmato con Dirk quello che avrebbero dovuto fare, ma ripensandoci gli sembrava tutto molto indefinito ed inadeguato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maiori

 

 

Provò a tapparsi le orecchie con le dita, ma le note di Bad Romance vibravano paurosamente nel locale scavato sulla roccia; cercò di allontanarsi verso l'esterno della locanda, scendendo rapidamente le scale in pietra che portavano sulla spiaggia, ma anche lì, i bassi le facevano vibrare fastidiosamente il petto; s'incamminò lungo il bagnasciuga, facendosi spazio tra la gente che si era messa a ballare con i bicchiere di cocktail in mano; Willy non si era fatto più sentire dalla mattina e lei, sentendosi di malumore, si era sforzata di mandargli messaggi carichi di speranza per il loro prossimo incontro anche se il responsabile delle risorse umane non le aveva fatto sapere ancora niente circa la possibilità di avere il giorno libero per quella data.

 

“Giulia” sentì chiamare da dietro le sue spalle, si voltò e vide Edward con Massimiliano andarle incontro.

 

“Non si può rimanere lì dentro, la musica è assordante”

 

“E dire che tu hai un bel po' di anni in meno di noi” osservò ironico Edward “Sei mai andata ad un concerto tesoro? Sei troppo seria per la tua età” quell'appellativo fece sorridere Massimiliano, che la stava fissando da quando si erano avvicinati.

 

“No, ed il mio primo sarà quello di Enrique”

 

“Te lo auguro, è proprio bravo e a me piace un sacco. A te piace Max?” chiese ormai in tono così confidenziale da far pensare che si conoscessero chissà da quando.

 

“Non particolarmente, ma stai attento, lei è una jacksoniana d'hoc”.

 

“Beh, e allora?” disse sforzandosi in un sorriso; Massimiliano si mise a ridere ed alzò le mani in alto in segna di resa.

 

“Non tocchiamo Michael, lui è un mito, un'icona” disse Edward con le Hogan che sfioravano l'acqua su bagnasciuga “le sue canzoni ed i suoi spettacoli sono superlativi”.

 

“Lui sì che se ne intende” rispose Giulia con una frecciatina verso Massimiliano “Ti dovrai convertire mi sa”

 

“Chi ti dice che non l'abbia già fatto?” rispose camminandole accanto.

 

Edward scoppiò a ridere, gli stava proprio simpatico quel ragazzo “Abbiamo capito tutto e spero che la tua futura moglie sia dalla tua parte”

 

“Ognuno ha i propri gusti, si può convivere ugualmente anche se questi non combaciano e no, caro mio, non è dalla mia parte per quanto riguarda i gusti musicali”

 

“Ma dai, che ci facciamo qui? Raggiungiamo gli altri in sala!” li istigò facendo dietro front ed incamminandosi tra la folla che si era sparpagliata sulla spiaggia.

 

Massimiliano si voltò a guardarla nella penombra sorridente “Qualcosa mi dice che non sei molto d'accordo”

 

“Non si può nemmeno parlare lì dentro” lo guardò mentre allungava il braccio per tenderle la mano, aspettava che lei l'afferrasse, arrossì senza che lui se ne accorgesse ed in pochi secondi si ritrovò le sue dita strette tra le sue.

 

“Non vedo più nemmeno Edward, è letteralmente sparito” disse rallentando il passo “Ti va di passeggiare un po' ?”

 

Lo guardò confusa senza dargli una risposta, con la mano ancora nella sua, in mezzo al chiacchericcio ed alla musica proveniente dal locale.

 

“Ti va?” le richiese dolcemente, fermandosi innanzi al lei.

 

“Non saprei, gli altri ci aspettano, Maria, Elena...”

 

“Beh, siamo quì” disse scansando una coppia che lo aveva urtato involontariamente “Qualche minuto solo, vieni” disse senza mollare la sua mano e trascinandola sulla battigia.

 

Tenne gli occhi fissi sui piedi liberi dai sandali che teneva nella mano, con la mente in totale black out. Arrivarono al termine della spiaggia, innanzi agli scogli, dove qualche coppia si era appartata e lei si scioglie dalla presa di lui.

 

Si sedette sulla punta di una piccola roccia ad ammirare gran parte della costiera illuminata.

 

“Era da tanto che volevo vederla di notte” anticipò lui “Mi mancano certe cose”.

 

“E' bellissima Maiori, mancava tanto anche a me” disse guardandolo fugacemente mentre si era sistemato accanto a lei sulla sabbia.

 

“Solo che quest'anno non avremo il tempo di contare le stelle, diversamente ci daranno per dispersi” disse rilassandosi un po'.

 

“Io le sto già contando e sono arrivato a tre mila e settecento”.

 

“Ma dai!” disse ridendo, con gli occhi che si stavano abituando a quella oscurità. “E' meglio se andiamo o gli altri si preoccuperanno sul serio” disse sentendo squillare un telefonino.

 

“Arrivo tesoro, sono con Giulia che stiamo passeggiando sul bagnaschiuga” disse con una tranquillità che la stupì.

 

“Che ti avevo detto?” disse alzandosi di scatto lievemente agitata.

 

“Sei preoccupata per Maria o perchè io e te siamo quì da soli?” Le chiese, trovandoselo davanti.

 

Era difficile guardarlo nel viso in quella penombra, gli occhi non riuscivano ad osservare la sua espressione, in compenso sentiva il suo profumo.

 

“Nessuna delle due” disse ironica iniziando a camminare svelta.

 

“Ehi, da come stai scappando propenderei più per la seconda” disse divertito camminando dietro di lei. “E poi non ci hanno dato nemmeno il tempo di alzare la testa per guardare questo meraviglioso cielo stellato!”

 

“Ma non avevi già contato non so quante stelle? Guardalo adesso, mentre rientriamo, è pur sempre uno spettacolo”

 

“Che fai mi prendi in giro?” disse sentendola ridacchiare.

 

“Sono assolutamente seria”.

 

Fece uno scatto e si mise davanti a lei, costringendola a fermarsi con un sorriso stampato sulle labbra, mentre le persone intorno a loro passeggiavano pigre a piedi nudi, in quello spettacolo di luci soffuse della riviera amalfitana.

Lo guardò sorpresa in quel cambio repentino di espressione divenendo improvvisamente serio.

 

“Non so che mi prende quando sono con te, mi sento sufficientemente stupido” disse evidentemente imbarazzato per quella confessione spontanea.

 

“E' proprio un bell'effetto, che dire!” rispose, sforzandosi di essere ironica, riprendendo a camminare spedita.

 

“Giulia” disse riuscendo ad afferrarle il braccio e contringendola a voltarsi nuovamente ” Mirko mi ha detto che ti senti con un ragazzo, mi sono meravigliato quando me l'ha detto, sai? Perchè mi sono detto 'solo con uno?' Quando un sacco di uomini sperano in una bricciola della tua attenzione”

 

“Di che parli?” chiese corrugando la fronte turbata e svincolandosi dalla stretta.

 

“Sei consapevole di piacere, non far finta di niente. Ho persino colleghi che mi assillano affinchè ti possa presentare a loro” disse sorridendo, scuotendo lievemente il capo.

 

“Già e magari si stanno anche per sposare!” disse voltandogli le spalle e lasciandolo in un mare di confusione ed imbarazzo; la guardò allontanarsi tra la folla sentendo una strana malinconia pervaderlo dentro.

 

Non aveva raggiunto gli altri al locale, aveva preferito sentire la musica da lontano, incamminandosi da sola verso la parte opposta della spiaggia, avvicinandosi alle abitazioni. Si sedette nella sabbia per placare il suo animo, guardando l'andirivieni della gente tra risate e chiacchericcio; in testa le frullavano mille pensieri, sembravano susseguirsi senza un senso logico e sapeva che finchè ci sarebbe stato Massimiliano sarebbe stato così. Possibile che le sortisse questo effetto ancora? Eppure c'erano state delle volte in cui non la turbava più, mentre in altre sembrava riaccuirsi quella forte attrazione che sentiva per lui. Pensò che alla fine sarebbe stato più saggio accettare e non contrastare quello che provava cercando di evitare il più possibile la sua presenza, ma era davvero difficile sapendo da quanto tempo ormai si conoscevano e il rapporto che li legava. Guardò il cellulare sperando di trovare un messaggio di Willy, ma restò delusa, in compenso ne lesse diversi di Elena, che l'aspettava con Edward e Maria nelle scalinate in pietra in attesa di prendere posto in ristorante. Sbuffò svogliata, si alzò quando sentì vibrare il cellulare appena messo dentro la piccola borsetta.

 

- Spero di riuscire a liberarmi perchè ho solo voglia di sentire la tua voce, nient'altro che la tua voce- ed improvviso si sentì catapultata in un'altra realtà, così dolce e tanto attesa.

 

“Finalmente ti ho trovata” si sentì dire improvvisamente poco lontano: alzò lo sguardo e con stupore vide Massimiliano davanti a lei con lo sguardo puntato sulle sue mani che tenevano il telefonino, potè chiaramente notarlo anche in quella penombra.

 

“Stavo arrivando, ma tu piuttosto, hai usato il Gps per trovarmi qui?!? No perchè da lontano non si vede granchè con questa oscurità”.

 

“Ma no, qualcosa si vede” E s'incamminarono a pochi centimetri da l'uno dall'altra.

 

“Sei cambiata” sentenziò improvvisamente “Un tempo saresti stata tutto il tempo in pista a ballare ed ora preferisci stare sola”

 

“Si cresce e cambiano i gusti” disse sorridendo.

 

“Ti piace?” Si fermò cercando i suoi occhi.

 

“Chi?” chiese, avendo già capito.

 

“Eri con lui al telefono, vero? Spero solo che sia un bravo ragazzo”

 

Quella frase la divertì e la intristì nel contempo.

 

“E' una persona con cui mi diverto parlarci”

 

Lo guardò sorridere, ma era evidente che non fosse convinto di quella spiegazione.“Andiamo a mangiare, mi è venuto appetito” disse sfoderandole un sorriso irresistibile a cui a stento non potè che ricambiare.

 

“Ho fame anche io, sono quasi le undici, con tutta questa gente chissà quando ci serviranno le pietanze”

 

“Ma vuoi che ad un capitano dei Carabinieri facciano aspettare a lungo ?” chiese ironico cercando di capire dove stava mettendo i piedi.

 

Lei si mise a ridere “Potrebbe essere una garanzia, me lo auguro”

 

“E', non potrebbe” la corresse.

 

“Quando rientri a lavoro?”.

 

“La data con esatezza non me l'hanno ancora fornita”

 

“Spero che quanto prima ti facciano un contratto serio. Ehi, guarda il mare” disse fermandosi un istante.

 

“Non si vede una mazza stasera, peccato” disse, notando una coppia che si erano fermata col loro cagnolino.

 

“Questa mazza ha comunque il suo fascino lo stesso, non pensi?” chiese divertito.

 

“Non dirmi, sei romantico allora?” lo schernì.

 

“Sarebbe grave se così non fosse alla mia età”.

 

“Già, sei un vecchietto oramai” disse notando che si era girato a guardarla e ad esclamare scherzosamente che il tempo era la vendetta di tutti.

 

“E' inutile, sei sugli 'enta', ricordi?” continuò a provocarlo.

 

“Sarai sugli 'enti' tu, ma la tua lingua viaggia come una sugli 'anta” disse tirandole dolcemente la punta dei capelli raccolti in una coda di cavallo.

 

“Cosa? Che hai detto?” disse, dandogli un leggero pizziccotto sull'avambraccio e sentendosi afferrare la mano da quella sua.

 

“Ti ricordo, che hai iniziato tu” disse col volto sorridente mentre l'attirava a sé delicatamente “Che male c'è dimostrare nel dimostrarsi una persona matura se lo si è veramente?”

 

Lo guardò per quel che potè a pochi centrimetri dal suo viso, sentendo le sue braccia avvolgerla completamente.

 

“E' così che vorrei stare, anche se sono cosapevole che tutto questo sia sbagliato” le sussurò improvvisamente serio.

 

A quelle parole finì di lottare con i suoi pensieri, con quello che poteva essere giusto o meno: appoggiò il capo su quel petto leggermente scoperto dalla camicetta e godette di quel battito impazzito del cuore chiudendo gli occhi, stordita da tutto.

 

“E cosa sarebbe più giusto per te allora?” gli fiatò il tanto che la potesse sentire.

 

Le prese la mano sinistra che teneva rannicchiata insieme all'altra nel suo petto, l'aprì e se l'appoggiò sul cuore.

 

Giulia alzò il viso cercando disperatamente il suo sguardo, con le dita che percepivano chiaramente quei battiti veloci.

 

“Penso che sarebbe meglio raggiungere gli altri adesso” disse, cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni, ma ciò che rimediò fu l'espressione stravolta di un volto che stranamente riuscì a vedere chiaramente e che attendeva una risposta; una risposta che non arrivò, allora lei si scioglie dalla presa, consapevole che qualcosa quella sera era evidentemente successa tra loro due.

 

“Aspetta” disse prendendola nuovamente per mano e facendole strada tra la gente per portarla verso il bagnasciuga; si fermò innanzi a lei con l'acqua tiepida che lambiva i loro piedi, quando si chinò lievemente col capo e posò dolcemente le labbra sulle sue. Non la sentì ritrarsi o irrigidirsi, ma solo tremare lievemente e fu in quell'istante che la strinse forte tra le sue braccia col cuore che gli stava scoppiando nel petto.

 

“E' ancora sbagliato, ma è ciò che desidero” gli disse con un filo di voce; il suo cervello cercò di elaborare il significato di quelle parole appena pronunciate, ma era in preda all'emozione; attese un istante, voltò il capo verso l'immensa distesa scura cercando di calmarsi, inebriato dal profumo di vaniglia che i suoi capelli emanavano “E forse è la cosa più giusta che abbia mai fatto”.

 

Lei si sciolse dall'abbraccio pregando in cuor suo che nessuno li avesse notati.

 

“Giulia...” sembrò pregarla, quando improvvisamente, una voce femminile poco distante li stava chiamando; lei terrorizzata, fece uno scatto improvviso per allontanarsi da lui.

 

“Eccovi!” esclamò Elena mentre si avvicinava con la torcia accesa del suo cellulare.

 

“Devo arrendermi? ” rispose scherzoso Massimiliano con la luce puntata sul volto e le mani in alto.

 

Gli altri si misero a ridere, ma Giulia era ancora spaventata.

 

“Mh, che mascalzone...Mi sei mancato, posso ammanettarti?” chiese candidamente Maria abbracciandolo e baciandolo.

 

Giulia guardò per quel che potè Elena e s'incamminarono tutti verso il locale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ciao” disse una voce gioiosa dall'altra parte del capo.

 

Giulia si voltò indietro per assicursarsi che nessuno l'avesse seguita dal locale.

 

“Willy, ma dove sei? E' tardissimo” chiese frastornata.

 

“Avevo bisogno di sentirti prima di rientrare in hotel. Abbiamo suonato in un bar niente male, ma tu dove sei?”

 

“Sono in un locale con i miei amici” ma forse il tono della sua voce aveva tradito la sua emozione che lui percepì al volo.

 

“Cos'hai?” chiese subito, ma ci fu silenzio che gli servì a capire subito. “Ok, c'è anche lui” disse, ma si pentì subito di averlo evidenziato; lei provò quella sensazione sgradevole di chi stava nascondendo qualcosa a qualcuno che pareva avesse già la verità in mano.

 

“Sì, ma è con la ragazza” ci tenne a precisare.

 

Lui irrigidì i muscoli della mascella. “E' tutto ok Giulia, non ti devi giustificare”.

 

“Non mi sto giustificando”.

 

“Allora ok”.

 

Ma la pausa che seguì sembrò più lunga del dovuto.

 

“Beh, allora ti lascio alla tua compagnia, spero ti stia divertendo”

 

“Sì, ma niente di speciale”.

 

“Già, immagino. Sono arrivato in hotel” tagliò corto “Buona notte”

 

“Notte Willy, avrei voluto che rimanessi” disse d'un fiato.

 

“E' tardi e non voglio rubarti tempo per stare con i tuoi amici. Buona notte”

 

D'improvviso tutto tacque, sentì solo la musica provenire dal locale ed il chiacchericcio di qualcuno poco distante. Nn era da lui chiudere per primo la comunicazione. Continuò a camminare con la testa in confusione, senza sapere esattamente dove andare, ma con un vuoto inspiegabile dentro ed una terribile sensazione di aver tradito la sua fiducia.

Ma forse non era una sensazione, era di sicuro una certezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Colonia, 12 settembre

Schlag den Raab Studio

 

 

 

 

 

“Ti confesso una cosa” disse Tom rivolto al fratello con sorriso sornione mentre firmava i fogli davanti a lui. “Ho avuto un turbamento”

 

“Addirittura un turbamento fratellino? Sentiamo” rispose Bill, sorridendo alle fans che gridavano il suo nome con tutto il fiato che avevano da dietro le transenne vigilate dalla security.

 

“Ho visto due occhi pazzeschi, credo che stanotte non riuscirò a dormire”

 

“Occhi? Sicuro che fossero occhi? Quando mai guardi le ragazze negli occhi! Dunque Chantelle l'hai già spedita da qualche parte?” chiese ironico, mentre una ragazza gli aveva afferrato il polso piangendo.

 

“Tesoro” la confortò “Va tutto bene, sono quì” le sorrise mentre la guardia del corpo la invitava a lasciargli la mano.

 

“Certo che no! Una Ferrari dev'esserci sempre in garage, ma poi si può uscire anche con altre macchine, capito cosa intendo?” disse con la voce sovrastata dalle grida dei fans.

 

“Oh Tom, non mi risparmi certe stronzate nemmeno quando siamo in mezzo ai fans!”

 

“E perchè stronzate? Questa è vita fratellino, se penso che il tuo garage sia totalmente vuoto...beh non so se vorrei ridere o piangere! Lo hai solo allestito in attesa di portarci la tua Ferrari, ma ancora non se ne vede traccia!” lo stuzziccò.

 

Il fratello si girò per fulminarlo con gli occhi “Non m'interessano i garages, ho progetti più alti dei tuoi da collezionatore seriale di 'auto' ”.

 

“Mi inviti a casa tua?” le urlò una ragazza più o meno della sua età “Sono brava a cucinare, sarò una moglie bravissima. Sposami Bill, ti prego!”

 

Lui si mise a ridere e Gus accanto commentò qualcosa che non sentì.

 

Intervenne il gemello notando il decoltè florido della fanciulla “Non avrai da annoiarti Bill, capito? Facci un pensierino, organizziamo tutto noi, dal catering alla luna di miele! E' ora che impari anche l'arte del collezionatore, potrebbe ritornarti utile”.

 

Bill continuò a firmare autografi scuotendo la testa e sorridendo fino a quando i quattro scortati dalle guardie, raggiunsero il Caravelle Multivan lasciando la sede dello Schlag den Raab Studio in direzione dell'aeroporto Flughafen Köln/Bonn.

 

Si sedette nella poltrona della Business Lounge dell'aeroporto, in attesa del volo previsto per le 20.50; mancava un'ora buona all'imbarco, quando decise di prendere l'Ipod dalla sua borsa per ascoltare della musica. Guardò oltre la vetrata che dava sui parcheggi ed il sole all'orizzonte che stava calando; da tre giorni a quella parte aveva un unico pensiero fisso e gli impegni per l'uscita imminente del loro album e dell'esibizione a Roma non erano bastati a deviare la sua mente da quella immagine di loro due insieme da qualche dannata parte. Gli mancava da morire, ma si era imposto, facendo violenza su se stesso, di prendere un minimo di distanze da lei, limitandosi ad uno scambio di messaggi evitando di sentire la sua voce che altro non avrebbe che acuire quella sensazione di profondo disagio che stava vivendo. Gelosia, pensò, rendendosi conto che era difficile da accettare un sentimento del genere, ma era tutto quello che Giulia gli faceva provare. Quanta sofferenza poteva ancora sopportare? L'ansia e la gioia di incontrarla lo stavano divorando, si sentiva mentalmente stressato e non poteva permetterselo. Guardò Gus ridere con Georg, entrambi intenti a guardare qualcosa sul loro portatile che evidentemente li stava divertendo parecchio ed Andreas accanto a loro che continuava ad indicare qualcosa sullo schermo. Abbassò gli occhi sull'Ipod per cambiare canzone ma non resistette a guardare i messaggi sul telefonino: in realtà trovò anche diverse chiamate di Jost e Pat, ma non li richiamò, non aveva

voglia di impelagarsi in questioni di lavoro. Si alzò per andare verso il bancone del piccolo bar, quando si accorse di avere tutti gli occhi puntati addosso: Dirk lo seguì con lo sguardo, la sala Vip non era piena ma tutto sommato la gente era tranquilla e composta, ma sicuramente molti lo avevano riconosciuto. Si tolse gli auricolari e prese un thè bollente che una tipa curata sui trent'anni al bancone gli offrì gratuitamente con un sorriso che lui ricambiò.

 

“Non posso non chiederglielo, un selfie Bill?”

 

Lui sorrise acconsentendo e nel giro di pochissimo la vide avvinghiata alla sua vita, con la testa che gli arrivava all'altezza del suo petto; la collega dal bancone fece la foto e quando Bill voltò il capo alla sua destra vide Dirk poco distante cercando di tenere distanti altre persone che nel frattempo si erano avvicinate nella speranza di rubargli una foto.

 

Prese il suo thè e si congedò tra la piccola folla che si era venuta a creare, protetto dalla guardia.

 

“Me lo fai assaggiare?” chiese Tom allungando la mano per prendere il lungo bicchiere caldo.

 

Bill guardò l'ora, quando si sentì chiedere di Giulia.

 

“Guarda che non hai bisogno di dirmi niente, ho capito che la stai evitando”

 

“Non la sto evitanto, sto dosando la sua presenza, ne va di mezzo la mia sanità mentale”

 

“Ancora con questa storia di Massimilano! Non è lui il tuo obiettivo, smettila di perdere energie con questo pensiero” disse restituendogli il bicchiere col thè.

 

“Dico che potevi pure alzare il tuo culo ed andare a prendertene uno anziché berti il mio” disse infastidito “Non so nemmeno se verrà all'esibizione. Fanculo a tutto”

 

“Dopo vado e te ne porto un barile, ma se continui a bere di questa roba, sta' pure tranquillo che ti calmerai domani! Ancora non sa se avrà il giorno a disposizione?”

 

“Mi ha scritto che ha ripreso a lavorare da due giorni, che ha già chiesto per il 26, ma che dall'ufficio non le hanno fatto sapere nulla”

 

“Che ragazzaccio che sei” disse ironico.

 

Bill lo guardò con fare interrogativo.

 

“Cioè fammi capire, tu non vuoi sentire la sua voce perchè questo ti ricorda lui?”

 

“Non rompermi le scatole Tom, non ho voglia di parlare di queste cose”

 

“Hai pensato che tutto questo proprio adesso, a pochi giorni dal vostro probabile incontro possa essere controproducente?”

 

“Grazie per avermelo fatto notare genio!”

 

“Fossi in te correrei a chiamarla ADESSO e non aspetterei un minuto di più. Ti avviso, cercando di illuminare quel cervello in blackout cognitivo che hai, che lei è LIBERA e può fare quello che vuole, incluso scopare con chi più le piace. Tu puoi morire di gelosia quanto ti pare, ma questo non cambierà questa situazione. Falla finita di comportarti come un bambino che va all'asilo, anzi, al nido!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bruxelles

 

 

 

 

 

“Tesoro, che meraviglia sentirti!”.

 

“Ed, mi senti?”.

 

“Sì, certo che sì, ma che stai facendo? Ti sento col fiatone”.

 

“Sto facendo la terza rampa di scale con la valigetta, sai che in questo hotel l'ascensore è inesistente?”.

 

“No che non lo so!” osservò divertito “Fa bene se hai un po' di cellulite, ma certo, non mi pare il tuo caso” disse sentendola ridere dall'altro capo del telefono “Dove ti hanno spedita?”.

 

“Bruxelles, ci devo stare tre giorni”.

 

“E' una meraviglia di città, ho perso il conto di tutte le volte che l'ho vista”.

 

“Ed” disse, avendo raggiunto la sua stanza e chiudendosi la porta alle spalle. “Mi chiedevo se fossi disponibile per un cambio turno”.

 

“Per quando tesoro? Anche se non so quanto sia fattibile con quei simpaticoni all'uffcio del personale”

 

Si sedette sul letto e si sfilò le scarpe liberando i piedi indolenziti.

 

“Per il 26. Sei la mia ultima speranza. Ad Elena l'hanno fermata da due settimane, Stefania mi ha detto che forse sarà in ferie”.

 

“Per me non ci sono problemi, ma lo sai che non dipende da me”.

 

“Grazie comunque per la tua disponibilità” disse ricevendo un'avviso di chiamata, era Willy.

 

“Scu..scusa Ed, ti devo lasciare, ti richiamo tra qualche minuto” disse chiudendo velocemente la chiamata per agganciare l'altra in entrata.

 

“Willy” disse emozionata per la sorpresa, non sentiva la sua voce da quasi una settimana.

 

“Ehi, come stai?” disse timidamente.

 

“Finalmente ci sentiamo!”

 

“Oh sì” disse appena con lieve imbarazzo; fece una pausa, cercando di riordinarsi le idee. “Dove sei?”

 

“A Bruxelles e la serata sembra davvero bella” anche lei fece una pausa era evidente fossero entrambi imbarazzati. “Sono felice di sentirti”

 

“Anche io”

 

“Mi sei mancato” azzardò sorprendendosi della frase appena detta.

 

Lui trattenne il fiato, Dio quanto l'era mancata!

 

“Anche tu” rispose timidamente e calò il silenzio.

 

“Raccontami di te, cos'hai fatto in questi giorni?”.

 

“Hai saputo qualcosa per il 26?” Chiese subito anche se poi l'aggiornò sui suoi impegni.

 

“Sto aspettando, purtroppo non mi hanno fatto sapere ancora niente”.

 

“Speriamo” risposero all'unisono e si misero a ridere.

 

“Ok, almeno abbiamo pensato la stessa cosa”.

 

Giulia sentì bussare alla porta.

 

“Ti aspettiamo giù per cena?” chiese la collega facendo capolino.

 

“Sì, tra una mezz'oretta”.

 

“Ti lascio andare allora” disse sentendola dialogare con una voce femminile.

 

“No, rimani ancora un po'...ti prego”.

 

“Se vuoi ci sentiamo quando ritorni in camera, se mi mandi un messaggio ti richiamerò, sarò in studio”.

 

“E' che avevo bisogno di sentire la tua voce”.

 

'Ed io della tua' pensò sentendosi morire dentro; guardò fuori dal finestrino della sua Audi e vide Tom che lo fissava all'entrata dello studio: gli fece cenno di andare, li avrebbe raggiunti più tardi.

 

“Mi dispiace non averti potuta chiamare in questi giorni”.

 

“Lo so perchè è successo e se sei onesto non solo nei miei confronti ma anche verso te stesso, ammetteresti che lo hai fatto perchè ti ha dato fastidio che fossi in sua compagnia quella sera”.

 

Rimase spiazzato da tanta schiettezza, forse era prevedibile, anzi scontato che lei gli avrebbe fatto una simile osservazione, d'altronde quel modo di agire non gli era mai appartenuto.

 

“Non ho nessun diritto su di te”.

 

“Eppure ti comporti come se lo avessi” disse con voce tremante.

 

“Detesto che mi si nascondano le cose, anche in un rapporto di amicizia”

 

“Ma io non ti ho nascosto nulla” disse sapendo di mentirgli.

 

“Sì, infatti, ed è tutto a posto, non c'è davvero nessun problema”.

 

Ci fu un breve silenzio, in cui lei cercò di calmarsi.

 

“Ultimamente non facciamo che discutere”.

 

“E' un modo di conoscersi anche questo”.

 

“Tu credi? O è un modo per allontanarsi ed avere meno problemi? Penso sia più semplice così, non trovi?”

 

Bill rimase incredulo nel sentire quelle parole, sperò solo di aver capito male, ma forse un po' se l'aspettava.

 

“Credo che ti stia facendo delle idee davvero strane sul mio conto, sono più semplice di quanto immagini”.

 

“Idee strane? Le chiami idee strane sparire per quasi una settimana e facendoti sentire solo con qualche messaggio? Credi non mi sia accorta che sei cambiato? Guarda che se ci hai ripensato per Roma, non hai che da dirmelo, non c'è problema, davvero” riuscì a dirgli d'un fiato e quelle parole lo travolsero come uno schiaffo in pieno volto.

 

“Perchè mi stai dicendo tutte queste cose? Percepisco solo cattiveria in queste tue parole”.

 

“Avanti Willy, ormai ci sentiamo da quasi un anno, non prendermi in giro. Ammettilo che era per Massimiliano”.

 

“Non ho voglia di discutere, ma proprio per niente, mi stai provocando e questo non te lo permetto”.

 

“Perchè in tutto questo tempo che ci sentiamo non mi hai mai mandato una tua foto? Se sei così semplice come dici, penso che ti sarebbe dovuto venire spontaneo. Scusami, scusami, sono stata invadente e indiscreta” aggiunse poco dopo.

 

“No” disse “Non lo sei stata, perchè è quello che avrei pensato io al tuo posto, ma lasciati dire una cosa: c'è un motivo e non è una bugia”

 

“Non avevo dubbi” disse delusa “Così è facile come risposta, è una specie di passepartout”.

 

“Oh ti prego Giulia...” disse sperando che lo capisse.

 

“Spero solo di riuscire a venire a quell'appuntamento, ma sai che non dipende tutto da me”.

 

“Lo so, ma voglio illudermi che...”.

 

“..accada”.

 

“Sì” disse accorgendosi che Tom gli stava facendo dei segnacci.

 

“Ora temo di dover andare”.

 

“Ok” disse salutandolo.

 

 

Si sdraiò sul letto ed iniziò a piangere: si era accorta quanto le fosse mancato, ma si era altrettanto resa conto di quanto si facesse schifo per avergli nascosto qualcosa d'importante, che forse doveva sapere, anche se era certa che il motivo di quella breve lontananza tra loro era dovuto proprio a questo, a qualcosa che lui si era immaginato fosse successo. Sentiva un peso che non aveva mai provato prima, aveva cercato di non pensare a quella sera, ma era quasi impossibile, perchè per quanto avesse scacciato volutamente quel ricordo, riusciva ancora a sentire il calore di quelle labbra che l'avevano sfiorata.

Si asciugò il viso con la salvietta, si mise un po' di correttore per nascondere il gonfiore degli occhi con scarso risultato e si avviò verso l'ascensore, quando il suo telefonò squillò: afferrò dalla borsetta pensando fosse lui, quando invece lesse il nome di Massimiliano ed il cuore fece un sobbalzo.

 

“Non dirmi che sei a lavoro” disse una voce ferma dall'altro lato dell'apparecchio.

 

“Stavo andando a cena con le colleghe e sono appena uscita dalla stanza”.

 

“Non vorrei trattenerti...”.

 

“No, possiamo restare un pò”

 

“Ed io che ti credevo in aeroporto, pensavo di poterti offrire un caffè prima della partenza, dove sei?”.

 

Giulia guardò le porte dell'ascensore chiudersi senza che nessuno fosse dentro.

 

“Bruxelles e tu, dove sei diretto?”chiese incuriosita.

 

“Venezia, dovrò starci una settimana” fece una pausa, poi il tono della sua voce cambiò improvvisamente“Non ho smesso un solo istante di pensare all'altra sera”.

 

Appoggiò la schiena sulla parete del corridoio innanzi all'ascensore, come a cercare un sostegno sicuro, erano passati alcuni giorni senza sentirlo; aveva accettato la situazione, non aveva nessuna pretesa, perchè sapeva che sarebbe stato assurdo pensare diversamente.

 

“Non sono pentito, vorrei che lo sapessi” fece una pausa “Non so perchè ti sto dicendo queste cose, ma non riesco a toglierti dalla mia mente”.

 

“Avrei preferito non sentire niente di tutto questo”.

 

“Penso di essere nel bel mezzo di un casino” disse con una punta d'ironia “E' che con Maria, sai, la situazione è così frenetica”.

 

“Non voglio sapere nulla, credo che non debba giustificarti di niente”disse sedendosi sui talloni.

 

“Comunque dobbiamo solo decidere il giorno delle nozze, perchè il mese sarà Marzo” disse cambiando discorso.

 

“Oh, il mese della Primavera” disse sgrullandosi da dosso sentimenti negativi che stavano inziando a prendere il sopravvento.

 

“Sì, esatto, ma lei propende per i primi giorni di Marzo”.

 

“E tu sei d'accordo?”.

 

“Per me va bene, non m'interessano queste cose, sono aspetti che incuriosiscono di più voi donne”.

 

Lei sorrise amaramente, stava solo percependo qualcosa che andava contro quelli che erano i reali sentimenti che forse entrambi stavano provando.

 

“Come sta andando col tipo?” chiese improvvisamente “posso sapere almeno il nome? Mi sembra brutto etichettarlo 'tipo'”.

 

Lei non si aspettò una domanda simile e cercò di rimediare una risposta decente.

 

“Ci sentiamo ogni tanto enon mi va di dirti altro”.

 

“Vorrei solo che stessi attenta”disse accettando quella mezza risposta.

 

“Non c'è bisogno che me lo dica”.

 

“Ma vi siete anche incontrati ?” chiese sapendo di essere indiscreto, ma aveva bisogno di sapere.

 

Giulia avvertì disagio, non gli andava di parlare di Willy, era una 'sua' questione.

 

“Max, non mi va di parlare di questa faccenda, scusami”.

 

“E' che....lascia stare, sì, scusami” ma sapeva già che in cuor suo non poteva accettare una cosa del genere, aveva bisogno di vederci chiaro, assurdo solo pensare in questi termini pensò, doveva essere impazzito ad un passo dalle nozze.

 

“Quando ci vediamo? Magari beviamo qualcosa insieme” .

 

“Quando rientrerai da Venezia, fammi sapere”.

 

“Contaci. Buona sosta e se posso consigliarti, dovresti andare a Bruges, credo sia un'ora di macchina da dove sei. Sai che è chiamata la Venezia del Nord?”

 

“Oh, ma quante cose sai?” chiese divertita.

 

“Con me potresti non annoiarti mai, gli amici servono anche a questo. Adesso che ci penso”.

 

“Cosa?”.

 

“Siamo in due Venezie diverse, ma pur sempre 'Venezie'”.

 

“Due citta romantiche, dovresti portarci lei” disse pentendosi subito dopo.

 

“Avrei voluto portare te” gli uscì schiettamente. Seguì un silenzio carico di emozioni a cui nessuno dei due si sognò di dire altro.

 

Giulia si rimise in piedi con le gambe tremanti quando vide la collega andarle incontro nuovamente.

 

“Devo, devo lasciarti”.

 

“Ciao, passa una bella serata e non scordare di mettere i cavolini di Bruxelles nel menù, sono salutari!” le disse rubandole una risatina.

 

Si diresse in ristorante col cuore in tumulto e la testa nella più totale confusione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amburgo

 

 

 

 

 

“Le radio sono impazzite, stanno mandando a rotazione la canzone” disse Jost entusiasta.

 

“Pat, hai visto il blog?” chiese Tom sorseggiando lo champagne innanzi a lui “E' andato in crash, sicuramente per la mole di messaggi dai fans”.

 

“Era prevedibile, ma Dennis si sta occupando di tutto e mi pare abbia risolto”.

 

“Ehi Bill” urlò il gemello cercando di farsi sentire in mezzo alla bolgia di musica e invitati.

 

Il gemello intento a chiaccherare con due tizi, si voltò a guardare il fratello e poco dopo, riuscendo a liberarsi, gli andò incontro.

 

“Ormai le fans sono pazze per il tuo nuovo look. Ma hai visto le tue foto sul blog? Sono riuscite ad immortalarti nonostante abbia fatto di tutto per tenere segreto tutto. Non ti vorresti divertire a leggere qualche commento hot? Sei decisamente al centro delle loro fantasie sessuali con questo taglio di capelli” disse Tom che nel frattempo si era allontanato da Pat e David “Tutto bene?” gli chiese poi vedendolo maneggiare nervosamente il telefonino.

 

“Sto aspettando che Giulia si faccia sentire, con questo baccano ho inserito solo la vibrazione”.

 

“Allora distraiti e divertiti, ma divertiti seriamente” disse sorseggiando il liquido ghiacciato dal calice.

 

“Ma nemmeno oggi riesci a non pensare al sesso? Un giorno, dico, almeno un solo giorno! Oh Tom sei...”

 

“Ma quanti occhi hai addosso stasera fratellino?” gli chiese senza fargli finire la frase.

 

“Stanno guardando anche te comunque” disse orgoglioso avvicinandosi per baciarlo sulla guancia.

 

“Mh, mi stai facendo venire voglie strane, se non fossi stato mio fratello, ti giuro che un pensierino me lo sarei fatto”.

 

“Tom!” lo sgridò “la finisci di dire porcate? Stasera sei già su di giri senza nemmeno aver bevuto un bicchiere pieno di champagne!”.

 

“Guarda” gli disse Tom mostrando la schermata del telefonino “Sul blog sono tutti impazziti, la canzone piace tantissimo, molti fans hanno già imparato il testo. Queste sono le cose che mi caricano”.

 

“Mancano otto giorni” disse poi improvvisamente Bill.

 

“Vieni” disse il gemello prendendolo per il braccio ed inviatndolo a sedersi sul divano innanzi la vetrata del Clouds Heaven's Nes. “Lo sanno solo Dirk e Dennis? “.

 

“Ho dovuto dare disposizioni anche a Kriegbaum e Köcker ovviamente, Dirk da solo non ce la potrebbe fare. Tom, mi sta divorando l'ansia, non so se riuscirò a sopravvivere” disse mentre due ragazze si erano avvicinate congratulandosi per l'uscita del singolo.

 

“Vedrai che andrà tutto bene, hai sempre saputo gestire lo stress”.

 

“Questa è una situazione diversa, non riesco più nemmeno a dormire, ho bisogno di rilassarmi”.

 

Tom gli fece cenno col capo verso due tipe che li stavano fissando poco distante.

 

“Te l'ho detto prima, distraiti, perchè non ci provi ?”.

 

Bill alzò gli occhi al cielo, rassegnato, aveva altro a cui pensare e quello era l'ultimo dei suoi pensieri.

 

“Provi a fare cosa?” chiese divertito Jost che li aveva sentiti.

 

“Lascia stare David, mio fratello non aggiorna mai il suo repertorio, è di una noia mortale” disse divertito “Chi vuole da mangiare?” chiese, notando che il cameriere si stava avvicinando con un vassoio pieno di tartine al caviale ed altro champagne.

 

“Tom, datti una calmata” disse ridendo Jost sfilando una tartina ed un calice dal vassoio del cameriere “ E a dirla tutta le tipe stanno fissando me, evidentemente a loro piacciono gli uomini più vissuti, temprati dall'esperienza, mi dispiace”osservò suscitando l'ilarità dei gemelli.

 

“Ah, quasi scordavo” disse poco dopo essersi sbranato la tartina “Il 22 Novembre non potrò esserci alla premiere di Arthur, temo che dovrai fare a meno di me Bill, ma per il 5 sarò con voi agli Ema. Simone!” chiamò poi a gran voce vedendo la donna col marito spaesata tra la folla .

 

Bill sorrise nel vedere la mamma con le mani intrecciate a quelle di Gordon, ma nemmeno quella visione riuscì a calmarlo, i suoi occhi stavano sempre scrutando il display del suo cellulare.

 

“E' impossibile starvi dietro, c'è una tale confusione!” osservò Simone “Io e Gordon ci perdiamo in continuazione in questo locale”.

 

Bill si alzò per farli sedere, non prima di averli stretti in un'abbraccio affettuoso.

 

“Non vorrei aprire una parentesi spiacevole, ma sono quasi obbligato e ne approfitto, non me ne volere Simone: l'avvocato Benecken, ha avanzato la richiesta di 10.000 euro a titolo di risarcimento, ovvio che i nostri legali non l'hanno nemmeno ascoltato e mi hanno assicurato che la questione sta evolvendo a nostro favore, com'è giusto che sia, questa è stata solo una mossa squallida per intimorire”.

 

“Sarebbe il minimo, dopo tutte le minacce e l'aggressione a mio figlio! ” osservò piccata.

 

Bill tirò un mezzo sospiro di sollievo, era da tanto che quella situazione li stava opprimendo, ora finalmente poteva vedere un barlume di speranza con questa notizia. Non c'era stato giorno che non avesse pensato all'intera faccenda: quando guardava Tom non poteva non percepire che quella esperienza l'aveva segnato ed anche se lui continuava a mostrarsi spavaldo e con apparente menefreghismo, era certo che stesse soffrendo ed anche molto. Era consapevole che dovevano ancora fare i conti quotidianamente con l'audacia e la sfrontatezza di molti fans, ma almeno non si erano spinti oltre come invece avevano fatto Perrine e le sue amiche con aggressioni anche fisiche.

 

“Dai Bill” disse Tom improvvisamente trascinandolo al centro della pista per ballare; il fratello si mise a ridere, ballare non era mai stata una sua priorità, ma capì subito perchè il gemello lo aveva portato lì quando, voltandosi alla sua destra, si materializzarono due bellissime ragazze.

 

“Ciao” dissero quasi all'unisono urlando per farsi sentire. Bill si sentì in imbarazzo mentre il fratello, a suo agio, si avvicinò con fare confidenziale, segno che le conosceva già; si spostarono verso il terrazzo all'aperto dove dalla vetrata si potè parlare ed ammirare una parte di Amburgo.

 

“Dunque tu sei Bill?” chiese la biondina a pochi centimetri da lui “ Wow! Ma quanto sei alto? Sei impressionante!”.

 

Lui si mise a ridere, ma era evidente che il fratello, con sguardo sornione, l'aveva messo in una situazione di disagio, detestava questo tipo di approcci.

 

“E' timido, solo questo, ma quando si apre, sa essere anche simpatico” disse sorridendo evitando lo sguardo del gemello.

 

“Tom, sei sempre spiritoso, tuo fratello è più serio, si nota subito” disse la ragazza col viso lentigginoso “E comunque ormai il mondo parla di voi, vi abbiamo visto ovunque, in ogni tv e giornale, ma vedervi dal vivo è tutta un'altra cosa” disse rivolgendosi all'amica sorridente.

 

“Nel senso che siamo meglio o peggio?” chiese con aria fintamente innocente lui, tanto che Bill alzò gli occhi al cielo assicurandosi di non essere visto.

 

La bionda si mise a ridere “Secondo te?”.

 

“Beh, meglio essere chiari, a volte certe cose non sono poi così scontate” osservò ironico.

 

“Cosa che vorresti nel tuo caso, vero Tom?” chiese candidamente Bill.

 

“Tom è un perfetto narcisista ed il bello è che sa di esserlo e non fa nulla per nasconderlo” osservò la ragazza dalla chioma rossa e con le lentiggini.

 

Bill si mise a ridere “Gli state dando del disturbo della personalità, fantastico!”

 

“Credo che al giorno d'oggi possa essere un vanto, d'altronde viviamo in una società non esente da questo genere di disagi” disse con le ragazze che lo ascoltarono interessate.

 

“Ovviamente è anche bravo a girare le cose in suo favore, anzi, su questo è un maestro” lo prese in giro Bill.

 

“E tu invece come sei? Sei sempre stato più riservato di tuo fratello, o sbaglio?” chiese la ragazza bionda puntando i suoi occhi verdi su quelli scuri di Bill.

 

“Lui è decisamente timido e più romantico di me” l'anticipò il gemello.

 

“Già e alle donne piacciono gli uomini romantici”.

 

“Sai che Katrina è parente di Benjamin? Ah, non vi ho neanche presentato: Amie e Katrina” disse soddisfatto Tom notando che Bill non aveva rinunciato a tenere quel telefonino tra le mani.

 

Ad un certo punto, Katrina prese per mano Bill e lo invitò ad andare a bere qualcosa nel bar dentro la sala, allontanandosi da Tom ed Amie.

 

“Aspetti qualcuno?” chiese notando che il ragazzo guardava spesso il telefonino.

 

Lui divenne rosso per l'imbarazzo, aveva davanti una ragazza molto curiosa e perspicace.

 

“Oh sì” ammise timidamente, poi non seppe che altro dire.

 

“Benjamin mi parla così spesso di voi! Sono venuta a tutti i vostri concerti ed alle vostre feste coi fans a Mosca e non solo. E' stato bello sai? Ho tante foto con voi, ma certo tu non puoi ricordarti di noi, con tutti i fans che avete, sarebbe impossibile” disse stirando le labbra in un bellissimo sorriso; Bill guardò i lineamente delicati di quel viso diafano dai grandi occhi verdi e pensò a quanto in passato, bellezze del genere riuscivano ad affascinarlo subito.

 

“Non mi ha mai detto nulla a riguardo, Bejamin è molto riservato per certi aspetti”.

 

“Sai com'è fatto, non vuole privilegiare nessuno, sebbene ci sia legame di parentela” disse tenendo tra le dita curate il flûte di champagne.

 

“Quando ero più piccola che vi guardavo in Tv, ho sempre amato alla follia il tuo make up” disse ad un certo punto con un lieve sorriso “E la gente ha avuto di che attaccarti su questo aspetto, c'è così tanta invidia e cattiveria e mi dispiace quello che è accaduto a tuo fratello questa estate”.

 

Bill apprezzò quel dialogo sincero “Ormai ci siamo abituati a far scivolare la negatività delle persone, la sappiamo riconoscere da lontano, non che ne siamo totalmente immuni, ma abbiamo imparato a saper gestire certe situazioni. Anche la questione dell'aggressione a Tom, sono certo che si risolverà positivamente”.

 

“Benjamin è così entusiasta di voi, me ne ha sempre parlato bene”.

 

“E' una persona deliziosa e a lavoro non si stanca mai. Credo che siamo un ottimo team” disse accorgendosi che un nutrito gruppo di persone li stava fotografando.

 

“Tranquilla” disse “Sono autorizzate”.

 

“Non vorrei che uscissero strane voci, sai com'è, anche se ammetto che sarebbe il mio sogno” disse ridacchiando.

 

“Oh!” esclamò Bill imbarazzato.

 

“Ormai si fa tutto molto velocemente, tante cose le apprendi dal web nemmeno da chi ti sta vicino” osservò divertita; Bill si mise a ridere e finì di sorseggiare la sua birra.

 

“Che poi sono certa che tu qualcuna ce l'abbia” disse dando sfogo alla sua curiosità “Mi risulta impossibile pensare diversamente, anche se immagino tu possa mandarmi a quel paese e se pensi di volerlo fare, hai il mio via libera” disse, sfonderando un sorriso.

 

Bill si sorprese a pensare che Katrina fosse non solo bella, ma anche intelligente ed empatica e queste erano qualità che gli piacevano in una ragazza, ma Giulia era altra cosa: non gli ci volle molto a prendere il largo con la fantasia, per immaginarla lì, accanto a lui a guardare Amburgo dall'alto e a sorseggiare champagne abbracciati; la voce di Katrina lo riportò alla realtà quando gli disse che il display del suo telefonino era acceso.

 

“Oh, sì, dev'essere qualche messaggio” disse arrossendo; la guardò con gli occhi lucidi e frementi di attesa nel sapere cosa ci fosse scritto, ma non seppe come allontanarsi da lei.

 

“Non controlli?” gli chiese candidamente fissandolo in quella luce fucsia soffusa e la musica in sottofondo.

 

“Bill, ciao!”

 

Si voltò e vide innanzi a sé Christie sorridente fasciata da un abito lungo nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Avanti Elena, rispondi, dannazione!” disse mordendosi le labbra e rinoltrando la chiamata per la settima volta; guardò l'orologio che segnava le 19, si avviò verso il gate trascinando rumorosamente il suo trolley e salì sull'aereo velocemente, senza accorgersi di aver passato una ruotina della sua valigia sul piede di una sua collega.

 

“Oh scusami, davvero, non mi ero accorta fossi affianco”.

 

“Tranquilla, ma cerca di stare attenta” disse leggermente sofferente.

 

“Se posso fare qualcosa per te...c'è la cassettina del pronto soccorso” disse Giulia dispiaciuta.

 

“No davvero, non c'è bisogno. Comunque mi chiamo Michela” disse “Se vuoi andiamo insieme a fare la check-list, così ci sbrighiamo. Siamo in ritardo ed io non amo il volo notturno”.

 

“Per fortuna abbiamo una tratta tranquilla” disse sistemandosi il telefono sul taschino della gonna.

 

Michela sorrise, ma non cambiò idea e si avviò a controllare le cinture di sicurezza. Giulia aiutò la collega poi andò a controllare i pasti e si recò nel bagno per controllare che tutto fosse in ordine e per dare un'occhiata al cellulare.

 

“Ma che succede? Ero con Mirko ed avevo lasciato il telefonino a casa”.

 

“Ele, non ho molto tempo” disse a voce bassa per non farsi sentire dai colleghi “ Tra un po' ho il volo per Palermo. Oh Elena!” disse con voce abbattuta “Non mi hanno dato il permesso, non me l'hanno dato”.

 

“Come immaginavamo e adesso? Willy lo sa?”.

 

“Gli ho mandato un messaggio, non ho avuto il coraggio di sentirlo per telefono. Devo trovare una soluzione”.

 

“Edward, lui potrebbe aiutarti”.

 

“No, gliel'avevo già chiesto e lui era anche d'accordo, ma ha un volo internazionale e starà fuori una settimana. E indovina quando? Tra il 24 ed il 30. Elena, ho voglia di strozzare qualcuno dai nervi”.

 

“Tesoro, dati una calmata. Qualcosa escogiteremo”.

 

“Devo andare, ti chiamo quando arrivo”.

 

Si recò dietro la cabina e si sedette insieme ai colleghi nel suo trapuntino, si allacciò la cintura e si prepararono al decollo; mise le cuffie e scelse una canzone a caso, mentre l'aereo aveva iniziato la fase di rullaggio sulla pista; guardò fuori dal finestrino mentre l'aereo prendeva quota e attraversava le nuvole pennellate di arancio da un sole che stava calando. Il suo campo visivo fu catturato dal lampeggiare del suo cellulare: attivò il display ed aprì la notifica.

 

-Questo è quello che non avrei mai voluto leggere, ma voglio pensare che c'incontreremo ugualmente quel giorno, perchè è troppa la voglia che ho di vederti e farei di tutto per realizzare questo desiderio e perchè so che in fondo è quello che anche tu vuoi. Questo è per te, fai buon viaggio-.

 

Quando lesse quelle parole provò uno strano desiderio di averlo lì, davanti a lei, poter riuscire a guardarlo negli occhi, quegli occhi che ancora non aveva mai visto ma che sentiva sarebbero stati bellissimi; aprì il video che le aveva inviato prima che lei mettesse il suo telefonino in modalità aereo e si mise a sorridere tra le note di There must be an angel degli Euritmics mentre il suo sguardo era rapito da quella terra che stava diventando sempre più piccola puntellata da miriade di piccole luci.

Massimiliano e Willy.

Willy e Massimiliano.

D'improvviso si mise a cercare nella galleria il video che Willy le aveva inviato a Natale e lo attivò: chiuse i suoi occhi un istante e lasciò che la sua calda voce la pervase sentendo crescere dentro un'assurda voglia di lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, 26 Settembre 2009

 

 

 

 

Riaprì gli occhi solo quando sentì Tom ridere sommessamente accanto a lui.

 

“Che ti prende adesso?” gli chiese con un occhio mezzo aperto e l'altro chiuso.

 

“Finita l'ora di meditazione?” chiese ancora ridendo.

 

“Quale meditazione idiota! Stavo cercando di rilassarmi”.

 

“Dai un'occhiata quì” gli disse invitandolo a guardare fuori dal finestrino.

 

“Mi rifiuto” disse il fratello richiudendo gli occhi.

 

“Bill” disse il fratello e lui allora fu costretto a riaprirli e rendersi conto che l'aereo stava sorvolando sopra Roma. Ebbe un tuffo al cuore e l'agitazione si rimpossessò di lui.

 

“Non è splendida?”.

 

“Sì, è meravigliosa” disse sforzandosi di guardare dal finestrino: il sole non era ancora sorto, ma prometteva una bella giornata da come stava colorando di oro intenso l'orizzonte dal quale emergeva la sagoma scura della città, con ancora le sue luci notturne e il rigagnolo d'acqua che a quell'altezza sembrava davvero piccolo.

 

“Beh ci siamo, no? Oggi potrebbe essere il vostro giorno”.

 

“Sto morendo Tom, non credo di farcela. Mi sto aggrappando a quella percentuale di possibilità che lei non riesca a venire” disse col viso teso “Assurdo vero?”

 

“Direi decisamente di sì, devi essere impazzito tutto d'un botto visto che mi hai scassato quello puoi immaginarti per un anno e più”.

 

“Lo so, ma è tutto troppo grande per me, non so se riuscirò a reggere”.

 

“Ma reggere cosa? Ormai avete sufficiente confidenza” e si rimise a ridere.

 

“Poi mi spieghi che cosa c'è di così divertente” disse spazientendosi “Ora è diverso, l'avrò davanti ai miei occhi, in carne ed ossa e smettila di ridere, sembri uno psicopatico”.

 

“Pensi che anche lei non sia tesa? Siete in due, questo ti dovrebbe consolare”.

 

“No, no Tom, stavolta è diverso, mi manca già il respiro, come farò? O Signore mio”.

 

“Ehi ci sono io, non sei solo”.

 

Bill si voltò a guardarlo e riuscì ad abbozzare un sorriso in quel mare di agitazione.

 

“Senti, di do un consiglio, con me funziona sempre: immaginatela in certe situazioni, anche ridicole, così sdrammatizzi tutta l'attesa”.

 

“Come in certe situazioni? Oh Tom, non posso immaginarmela...seduta nella tazza del wc!”.

 

Il gemello si mise a ridere nuovamente.

 

“Ma non intendevo quello! Intendevo in 'altre circostanze', insomma hai capito come?”.

 

Bill sgranò gli occhi incredulo “No, fammi capire, tu per evitare di cumulare ansia t'immagini la tua lei facendo sesso o cose del genere?! Non ci posso credere! E magari avendola davanti a te?! Assurdo, tu devi andare a curarti Tom, sul serio”.

 

“Tu provaci e vedrai quanta tensione eviterai”.

 

“Certo, come no, se dovessi darti ascolto Giulia scapperebbe dandomi del maniaco e sarebbe la volta definitiva che non la vedrei mai più” disse scuotendo la testa.

 

“Beh, non ti stavo certo dicendo di applicare questa mia teoria propria davanti a lei!”.

 

“Siamo arrivati” disse sganciandosi la cintura “Si incomincia” si alzò in piedi, mise gli occhiali da sole, fece un ampio respiro e s'incamminò verso l'uscita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bologna, 26 Settembre

 

 

 

 

 

 

Si mise a correre, trascinando il piccolo trolley dietro di sè, augurandosi di non schiacciare i piedi a nessuno in quella hall dell'aeroporto piena di gente che la scansava quasi come fosse un'appestata. Col fiatone, oltrepassò l'ingresso e s'incamminò lungo il porticato guardandosi intorno per cercare Elena; aveva il cuore che le batteva fortissimo ed un dolore lancinante alle caviglie, ma affrettò il passo ugulmente per dirigersi verso la strada con gli occhi che scrutavano ogni angolo, quando si sentì chiamare da dietro le spalle.

 

“Elena!” disse con la voce rotta dall'affanno.

 

“Giulia, il taxi è da questa parte”.

 

“L'aereo ha fatto un po' di ritardo, speriamo di arrivare in tempo in stazione” disse notando che l'amica le faceva delle facce strane.

 

“Manca poco più di mezz'ora e se non c'è traffico forse ce la facciamo”.

 

“Cos'hai?”.

 

“C'è anche Mirko” le disse imbarazzata.

 

“Mirko?!?” chiese incredula

 

“Non te l'ho voluto dire prima ma credimi, ha insistito, non sono riuscita a convincerlo che potevamo arrangiarci da sole. Ma come ha sentito del concerto....sai”.

 

“Questo significa che gli hai detto di Willy e del nostro incontro?” chiese scocciata.

 

“Come potevo nasconderglielo? E' stato proprio questo che non l'ha fatto ragionare più, ma mi è sembrato tranquillo...quindi ti prego, non aggredirlo”.

 

“Ma dov'è?”.

 

“Laggiù” disse indicandolo con la mano “Sta parlando col tassista”.

 

“A che ora ti ha dato appuntamento?”.

 

“Mi ha detto che non sarà lì non prima delle 22, 22:30, anche se il Festival inizia verso le 20:30. Ci ha raccomandato di metterci sulla destra sotto il palco” poi aggiunse “Voleva pagarci il taxi fino a Roma”.

 

“Wow, ha tutti questi soldi? E tu? Aspetta” disse schernendola “Hai insistito di no, ecco perchè ci stiamo per prendere il treno”.

 

“Ma per te è normale che io accetti una cosa simile da uno che non ho ancora visto?”.

 

“Io avrei accettato, se non altro per la comodità. Senti, ma quale destra? La nostra destra o quelle del palco? Ah beh, non può essere.... Penso che ci sarà una marea di gente, ho letto che ci sarà anche quella band tedesca, i Tokio Hotel”.

 

“Non iniziare a fare confusione, ha detto alla destra sotto al palco” ed aggiunse “Sarà felice, così potrà vedere il suo tatuaggio, ma in versione originale”.

 

“Come te lo immagini? Oddio, sto morendo dalla curiosità!”.

 

Giulia la guardò col viso provato “Ho solo un'ansia pazzesca, nient'altro. E' tutto il giorno che ho la tachicardia”.

 

“Cerca di non concentrarti solo su questo aspetto, ci sarà musica, andiamo a divertirci”.

 

Mirko le andò incontro e salutò la sorella con un bacio sulla guancia.

 

“Potevi almeno avvisarmi, orami se le cose non le vengo a sapere per caso...”.

 

“Non iniziare a rompere” gli disse leggermente scocciata “Non mettermi stress, voglio andare a divertirmi”.

 

“Certo, come no, sopratutto sapendo che domani devi farti trovare a lavoro alle 9. Dev'essere proprio per quello”.

 

Le prese il trolley e lo diede al tassista per sistemarlo nel cofano.

 

“Lo voglio proprio vedere in faccia questo tizio che ti ammorba da oltre un anno”

 

“Tu non vedrai un bel niente” gli disse con un sorriso “E non ti azzardare a metterti in mezzo, è chiaro?” l'avvertì mentre lui era già entrato dentro la macchina per sedersi.

 

 

 

 

 

Sentì una lieve pressione sulla mano sinistra ed aprì gli occhi: innanzi a lei il fratello appisolato con le cuffie ed Elena che la guardò sorridente; doveva essersi addormentata mentre leggeva il libro che si era portata appresso.

 

“Siamo quasi arrivati, hai dormito tutto il tempo”.

 

“Ero distrutta” disse rendendosi conto che aveva ancora l'uniforme addosso.

 

“C'è tempo sono quasi le 19” disse guardandola mentre ridacchiava “Sembri uscita dai rovi”.

 

Lei si mise le mani nei capelli accorgendosi che lo chignon era quasi completamente sciolto.

 

“Ti ho tolto il cappellino, forse non era il caso di tenerlo ancora addosso”.

 

Giulia la guardò sorridendo “Me n'era scordata di farlo appena scesa dall'aereo”.

 

Controllò velocemente il cellulare cercando i messaggi di Willy, fece scorrere le chiamate perse e vi trovò quelle di Massimiliano: corrugò la fronte e notò anche alcuni suoi messaggi.

 

-Era il minimo che Mirko potesse fare nell'accompagnarvi stasera. Inutile dirti che questa faccenda non mi fa star sereno, hai pur sempre vent'anni, ed hai accettato d'incontrare un perfetto sconosciuto, la cui amicizia è nata su un social, dico social. Lo trovo preoccupante ed un tantino avventato. Non posso negare che sono un po' deluso, visto anche il tuo atteggiamento nel non voler tenere al corrente le persone che più ti vogliono bene; se non fosse stato per l'insistenza di tuo fratello verso Elena, forse non avremmo saputo nulla e tu saresti andata anche da sola a quest'appuntamento. Beh spero solo che vi divertiate e che lui sia di tuo gradimento. A presto-.

 

Spostò poi lo sguardo facendolo cadero su parte del libro che ancora teneva aperto in grembo e vi lesse un passaggio che le suonò come un presagio “Appena passabile, ma non abbastanza bella da tentarmi” così Mr Darcy definì Elizabeth quando la incontrò per la prima volta.

Chiuse il romanzo con una mal disposizione d'animo, Elena se ne accorse subito.

 

“Ma cosa vuole da me Massimiliano? Perchè s'impiccia di cose che non lo riguardano” disse a voce bassa per non farsi sentire dal fratello che ancora sonnecchiava.

 

“Lascia perdere. Oggi è la tua giornata, non rovinartela”.

 

“Intanto mi ha fatto venire il malumore”.

 

“Vuole controllarti, non certo per cattiveria. Ma la storia è solo una: non è innamorato di Maria”.

 

A Giulia ritornò in mente quel dolcissimo bacio di quella sera in riva al mare e sentì avvampare le guance; guardò fuori dal finestrino per rendersi conto che il stava calando all'orizzonte, ma c'era ancora molta luce.

Elena allungò il braccio per toccare il ginocchio di Mirko e svegliarlo perchè il treno stava entrando in stazione. Giulia staccò il caricabatterie del telefonino dalla presa elettrica mentre la gente iniziò ad accalcarsi verso le uscite. Chiuse gli occhi un istante e respirò profondamente cercando di calmarsi, ma sapeva che questo esercizio per quella sera, non sarebbe servito affatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma,
piazza del Popolo, 26 Settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

“E' tutto chiaro?” chiese il tecnico ai ragazzi.

 

“Tutto perfetto, grazie. Il monitor hai detto che ha un woofer da 12'' ed un driver da 4'' di compressione su tromba asimmetrica?” chiese Gustav dandogli un'occhiata.

 

“Sì, ha una potenza di 450W in bi-amplificazione insieme ai Lab Gruppen con processamento Lake integrato”.

 

“Wow, una bomba” rispose estasiato.

 

“Bill, questo ti consente di cantare a 5 metri dal monitor con la voce sempre “in faccia”.

 

“Meraviglioso Gus!” rispose sorridendo, ma la sua testa era altrove, era con lei, immaginando dove fosse in quel preciso istante e se anche lei stesse provando quella strana agitazione che da giorni non gli dava più pace; si allontanò da loro e fece pochi passi in avanti giungendo al limite del palco e lo sguardo si perse su quel panorama infinito della città che si aprì innanzi a lui: la piazza, tinta di un caldo arancio della luci dei lampioni contrastava nettamente con le nubi bluastre che all'orizzonte erano giunte a cingerla per la notte; riuscì ad intravedere ancora qualche sprazzo di luce oro e vermiglio del sole ormai quasi del tutto calato, colorare i loro contorni; insipirò quell'aria tiepida che sapeva di zucchero filato e caramelle alla fragola col frastuono dei motori delle auto in sottofondo che sembrava appartenere da sempre a quell'immensa città che pareva non avesse mai riposato nel corso dei secoli.

Ebbe una sensazione di vuoto e di malinconia perchè lei non era lì con lui, non ancora.

La voce di una donna lo chiamò alle sue spalle destandolo da quei pensieri ed una ragazza si avvicinò per spiegargli altri dettagli tecnici dopo di che la seguì fino al back stage dove trovò Natalie ad attenderlo.

 

-A quanto pare posso dire con certezza che ora ci troviamo nella stessa città a respirare la stessa aria e a guardare gli stessi colori, benvenuto a Roma Devilish-

 

Quando lesse quel messaggio le sue labbra si aprirono in un sorriso carico di gioia pensando che solamente qualche ora lo separava da lei.

C'era riuscita, aveva mantenuto la promessa.

Gli sembrò che il cuore gli scoppiasse in petto per la felicità.

Ed allora tutto sarebbe cambiato, non sapeva in che modo, ma sarebbe successo, necessariamente.

Incluso quel fardello di menzogne che fino a quel momento aveva dovuto caricarsi.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ele, Ele” disse trattenendola per un braccio e facendo in modo che la sentisse “Come sto? Non so se questi jeans vadano bene per quest'occasione”.

 

“Non ho sentito!” disse cercando di subissare il chiasso e la musica.

 

“Come sto?” le urlò.

 

“Te l'ho già detto in hotel!” le disse avvicinandosi all'orecchio “Gli farai venire un infarto! Guarda un po' che macello” disse fermandosi a guardare il fiume umano riversato nella piazza e per le vie che vi confluivano.

 

“Vi volete muovere? Per arrivare al palco ci vorrà una mezz'ora se continuate a cincischiare” strillò Mirko. “Cerchiamo di stare vicino, altrimenti rischiamo di perderci” disse facendosi spazio tra la gente.

 

“Ele” ritornò alla carica Giulia “Non ho coraggio, me ne vado, ho paura, mi sento inadeguata, ho gli attacchi di panico e mi manca l'aria”.

 

“La vuoi smettere?” disse ricevendo una gomitata da una ragazza che si stava spingendo in avanti per farsi spazio “Muoviti, altrimenti sarà un'impresa arrivare lì e mi sento già dolorante con tutti questi colpi mannaggia”.

 

Elena si voltò e le prese la mano trascinandola dietro di sé.

 

“Mi sento soffocare con tutta questa gente attorno” le disse sopraffatta dall'ansia: alzò gli occhi per guardare il cielo tra uno strattone ed uno spintone per cercare di calmarsi, ma si sentiva ubriaca da quelle urla e dalla musica assordante, con i suoi timpani che sembrava si stessero perforando; iniziò ad avvertire una forte nausea ma cerco di raggiungere il suo obiettivo, arrivare sotto al palco.

 

Mirko continuò a tenere la mano di Elena ben salda nella sua sempre cercando di farsi spazio tra la folla che saltava e ballava a suon di When Love Takes Over di Guetta. Elena si voltò a guardare l'amica notando che era in difficoltà, mancavano un centinaio di metri prima che raggiungessero il sottopalco, quando si fermò, obbligando Mirko a fare altrettanto.

 

“Beviti questo” le disse tirando dalla borsetta un brick di succo alla frutta.

 

“Che hai? Ansia?” la schernì il fratello spintonato a destra e sinistra.

 

“Perchè non mi lascia in pace?” gli rispose con lo stesso tono.

 

“Non è il momento i punzecchiarvi, prima arriviamo e meglio è, anche perchè sono quasi le 22 passate e tra queste persone ci saranno 700 gradi Celsius”.

 

A quelle parole Giulia sentì riaccuirsi il disagio, ma cercò a tutti i costi di fare quello che aveva detto Elena. Prese poi il telefonino tenendolo ben saldo nella mano per paura che le cadesse e dette un'occhiata per vedere se c'erano chiamate o messaggi di Willy, ma non ne trovò. Mancavano pochi passi per arrivare al sottopalco e la sua ansia aumentò esponenzialmente: credeva che lui fosse già lì ad attenderla, poi si mise a ridere sommessamente pensando che non avesse la minima idea di come fosse o che abiti indossasse per farsi riconoscere, in fondo lui non le aveva detto niente a riguardo; in mezzo agli spintoni riuscì a mandargli un messaggio anche se trovò questa situazione divertente aiutandola a scaricare un po' di stress.

Si avvicinarono il più possibile alle transenne vicine al sottopalco, lungo il quale era dispiegato un cordone di agenti di sicurezza e si misero a seguire lo show.

 

“Fammi capire” disse Mirko mettendosi dietro di loro, cercando di fare da scudo agli spintoni di ragazze che ballavano sulle note di Gioia Infinita dei Negrita.

 

“Ma come siete rimasti d'accordo?”.

 

“Mi chiama appena arriva”.

 

“E come fai a sentire la chiamata con tutta questa musica?”.

 

“Ho messo la vibrazione”.

 

Le due ragazze si guardarono negli occhi, ed Elena capì a cosa Giulia stesse pensando: brancolava nel buio, ma era sicura che Willy avrebbe fatto in modo di entrare in contatto con lei; per una decina di minuti cercarono di godersi lo spettacolo, ma Giulia guardava in continuazione il telefonino e nonostante si fossero fatte le 22:45, non ricevette alcuna chiamata o messaggio da lui.

 

“Allora? Questo Willy? Ti ha tirato bucca?” disse con espressione dubbiosa.

 

“Mi ha mandato un messaggio poco fa” disse in evidente stato di agitazione sentendo la vibrazione del cellulare proprio in quel momento “E' in ritardo, ma sta arrivando”.

 

Le ultime parole furono letteralmente subissate da urla, pianti e isteria generale, tanto che la security dovette rinforzare il numero delle guardie sotto al palco.

 

“Ma che diavolo succede?” chiese Mirko, spintonato da delle ragazze che urlavano come forsennate.

 

“Ho sentito dire Tokio Hotel” disse Elena raggiante “Sì, sono loro. A momenti dovrebbero arrivare sul palco e così li vedremo anche noi! Ahia!” esclamò abbassando il capo colpito da un cartellone che delle ragazze stavano sventolando dietro di lei.

 

 

 

 

 

Salì gli ultimi gradini del palco preceduto da Georg, quando il tecnico gli allungò il microfono e lui lo afferrò saldamente nella sua mano destra: arrivarono sul palcoscenico sommersi da scene isteriche e urla, con la folla letteralmente impazzita.

Bill salutò sfoderando un magnifico sorriso, infiammando ancora di più il pubblico oramai provato dal caldo e dall'attesa; guardò dritto innanzi a sé, agganciò il microfono all'asta mentre Gus iniziò a scandire il tempo.

Cercava la concentrazione che in quell'istante temeva di perdere, perchè sapeva che ora lei era lì, a pochi metri da lui.

Non era quello che aveva sempre desiderato?

Inevitabilmente lo avrebbe guardato, ascoltato, ignorando tutto, non avrebbe potuto immaginare cosa l'aspettava.

Non avrebbe potuto ancora sapere cosa avrebbe pensato di lui, non più come Willy, ma come Bill. Ancora no, era presto, ignorava ancora tutto, grazie alle sue menzogne; ma poteva immaginarlo e forse poteva essere deludente e doloroso come una pugnalata dritta alcuore, perchè aveva ormai imparato cosa gli altri pensavano di lui, senza nemmeno conoscerlo.

Si chiamava pregiudizio.

E faceva male, ancora dannatamente male.

Ma almeno era libero, libero di essere se stesso.

Fottutamente libero.

Felicemente libero.

Niente e nessuno avrebbe mai ripagato questa sua condizione.

Ma lei non era 'gli altri': lei era la persona che amava, che voleva. E lei aveva un'anima.

Le sagome del pubblico divennero sempre più indistinte dal getto di fumo e quando attaccò con la prima strofa, non resistette oltre e volse il suo sguardo pieno di desiderio verso la sua sinistra, con la sola speranza di vederla, ma sapeva che era folle solo pensarlo, perchè folle era tutta questa storia che stava vivendo nella sua mente da oltre un anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“La canzone non è male” disse a voce alta Mirko tra le urla assordanti “Tutte sono davvero pazze per questi quattro e per la cantante? Non riesco a definirlo, definirla! Chiedo per un amico” disse ridendo di gusto.

 

“La smetti di dare definizioni? Qualcuna ti potrebbe sbranare e si vede che è un ragazzo e ti dirò è pure bello” gli disse Elena all'orecchio. Giulia li guardò cercando di carpire il loro dialogo.

 

“Ma si vede lontano un miglio che è gay, ma davvero le ragazze non hanno ancora capito?” disse ridendo.

 

“Mirko, esterna queste penosità altrove, sembri un troglodita, per carità! Ti faccio notare che sei circondato dai loro fans” convenne Giulia avvicinandosi all'orecchio del fratello assicurandosi che avesse sentito.

 

“Che lagna che siete! Piuttosto, questo Willy? E' scomparso? Io mi sono già rotto, potrei ridere da quì fino alla fine dell'anno se non dovesse venire e capiresti che ti ha presa leggermente in giro! Fine della breve storia triste” disse sbottando in una risata che non piacque alle due ragazze.

 

“Sicuramente avrà avuto qualche contrattempo” rispose risentita la sorella.

 

“E certamente avrà avuto difficoltà a barcamenarsi in mezzo a tutto questo caos” la sostenne l'amica, ma entrambe di guardarono velocemente negli occhi ed Elena capì subito il disagio di Giulia, temeva sfociasse in una grossa delusione.

 

“Certo, continuate a giustificare uno di cui non sapete un cavolo” ma non finì la frase perchè furono travolti delle urla raccapriccianti dietro di loro e nuovamente spintoni. Si voltarono insieme ma poi i loro sguardi seguirono un'unica traiettoria: il palco. La band era salita nuovamente per una breve intervista.

 

“Stento a credere che uno così abbia tutte ai suoi piedi e le poverette fingono di non capire che a lui piace altro”.

 

Giulia cercò di concentrarsi su quella intervista per non sentire più il fratello inveire in quel modo anche se iniziava a sentire già una vena di delusione: non un solo messaggio che l'aggiornasse sulla situazione perchè Willy sembrava letteralmente sparito. Non capiva se stesse provando già delusione, amarezza o fastidio perchè aveva paura di destarsi da un sogno per accorgersi che forse l'aveva presa in giro. Elena che la stava osservando percepì quel disagio, allora le si avvicinò per farsi sentire.

 

“Sono sicura che ci sarà un motivo e sono sicura che vi incontrerete”.

 

“Ho paura e non so che pensare. Forse sono stata troppo ingenua a credergli e ad accettare questo invito; mi sembra così assurdo ed io mi sento ridicola”.

 

“Smettila di pensare tutte queste cose negative, al massimo siamo venuti ad ascolatare della buona musica e a vedere finalmente i Tokio Hotel! A proposito, com'è che li abbiamo ignorati per tutto questo tempo quando tutto il pianeta impazzisce per loro?” le chiese riuscendo a strapparle un sorriso.

 

“Che state confabulando?” urlò Mirko dietro di loro.

 

“Sono davvero bravi, guarda” le disse indicando la band che era ritornata ad esibirsi; gli spintoni e le urla isteriche non erano cessate un attimo ed ora sembravano essersi acuite: alcune guardie restarono in determinati punti vicino alle transenne ed altre, in sostegno, continuando ad andare avanti e indietro.

 

Giulia nel mentre abbassò lo sguardo per dare un'occhiata nuovamente al telefonino e vide la notifica che tanto attendeva.

 

- Se riesco ad indovinare cosa ti sta frullando nella testolina in questo momento è che inizi a pensare che ti abbia tirato una fregatura: sto arrivando, mi sono dovuto fermare perchè i miei hanno incontrato dei conoscenti con cui parlare. P.S: hai anche tu una strana e meravigliosa sensazione?-.

 

Sorrise felice come una bambina ed improvvisamente si sentì avvolta da un intenso profumo di caramelle fruttate che delle ragazze stavano mangiando alle sue spalle: chiuse gli occhi per un istante e li riaprì proprio nel momento in cui il cantante si trovava quasi davanti alla sua traiettoria, ma i forti spintoni e i cartelli di adorazione la costrinsero ad abbassarsi per evitare ulteriori colpi facendo intervenire le guardie per cercare di contenere quella forza che l'avrebbe letteralmente sommersa.

 

“Tutto bene?” le chiese in un italiano stentato una guardia alta non meno di due metri e dal fisico possente che aveva assistito alla scena.

 

Gli rispose di sì imbarazzata, d'altronde aveva qualche bernoccolo, i piedi pestati e forse anche qualche livido sulla schiena.

 

Lui le sorrise e stette nei paraggi per tutto il tempo.

 

“Sono delle incivili, ma che pensano di ottenere? Vogliono solo farsi notare” disse Mirko spingendo le spalle indietro per restituire gli spintoni.

 

“Credo sia così in tutti i concerti” obiettò la sorella.

 

“Quì sono fuori testa di brutto e si vede, tutte per farsi notare da quelli che lassù nemmeno si accorgono di loro” disse convinto“Non vedo l'ora che questo tuo presunto amico si palesi per andarmene in hotel, nemmeno quando faccio il turno di notte sono così distrutto. A proposito, che fine ha fatto? Si è ricordato di avere un appuntamento?” chiese ironico rimediando dalla sorella una smorfia per tutta risposta.

 

Elena le prese la mano e le sorrise, si vedeva che era agitata; le grida non cessarono nemmeno quando i presentatori salutarono e ringraziarono la band, annunciando i prossimi artisti. Giulia tirò dalla sacca una bottiglietta di acqua e mentre iniziò a sorseggiarla, la guardia di prima insieme ad altri due che dovevano essere della security, si avvicinarono a loro.

 

“Anche se l'ingresso era gratis, abbiamo l'ordine di effettuare dei controlli di sicurezza”.

 

Mirko si fece subito avanti chiedendo ulteriori spiegazioni.

 

“E' una normale procedura prevista dal prefetto, sono controlli a campione” spiegò “Prego, cinque di voi ci seguano” disse spostando una transenna per farli passare.

 

“Tu, tu e voi tre” disse l'altro della security che era stato per un po' di tempo vicino a Giulia; lei sbuffò, non potè rifiutarsi, ma sperò che durasse poco, temeva che Willy sarebbe arrivato da un momento all'altro.

 

“Attente” disse Mirko restando lì “Uno squillo se ci sono problemi. Ehi Giulia”.

 

Lei si voltò capendo già quello che le avrebbe chiesto “Non ti preoccupare, lo avviso io per telefono. Tanto non sai nemmeno com'è fatto” disse ridacchiando.

 

“E nemmeno tu però eh” la schernì Elena. Entrambe s'incamminarono con altre tre ragazze dietro le tre guardie. Passarono in un corridoio accanto al palco, pieno di cavi e macchinari.

 

“Ma scusi, perchè questo controllo prima che termini il concerto?” chiese incuriosita una ragazza.

 

“Ne dobbiamo fare diversi, i colleghi hanno iniziato nei vari punti della piazza e non possiamo attendere alla fine dell'evento quando tutti se ne saranno andati” rispose quello che parlava meglio l'italiano “E comunque abbiamo un orario anche noi” aggiunse freddamente.

 

“Ele, vedo un grosso punto di domanda sulla tua fronte”.

 

“Tesoro, lo vedo pure io sulla tua” le disse suscitando una risata fragorosa.

 

Le guardie guidarono le ragazze verso dei gazebo contigui, alcuni aperti con persone sedute a terra davanti a televisori piatti ed altri macchinari ed altri con tende chiuse, probabilmente riservati come camerini.

 

“Ma vi è successo altre volte?” chiese una ragazza piuttosto robusta e molto timida.

 

“No, a me mai, anche perchè ai concerti a cui sono andata si pagava il biglietto. Ma io sono sotto shock comunque, ma avete visto i Tokio Hotel? Sto morendo, mi sento male”disse forse la più giovane con le lacrime agli occhi.

 

“Bill e Tom mi fanno morire, vorrei sparire. Oddio, non è che sono qui?”

 

“Chiedi alla guardia” disse una di loro.

 

“Sì, perchè tanto ci porteranno da loro! Saranno già andati via!”.

 

“Tu” disse la guardia dall'italiano stentato a Giulia “Seguimi. Hai i documenti di identità?”.

 

“Sì” disse tirandoli fuori dalla borsa. Seguì la guardia lungo il corridoio all'aperto lasciando le altre quattro dietro di lei. Camminò per una ventina di metri con un caldo afoso e la musica assordante provenire dal palco, schivando un via vai di persone, probabilmente addetti ai lavori, fino ad arrivare davanti ad un gazebo con la tenda completamente chiusa e quattro bodyguard davanti. Si sentì ansiosa e all'improvviso le venne voglia di scappare.

 

“Mi puoi attendere un attimo?” le chiese gentilmente con un sorriso mentre entrava dentro.

 

Lei acconsentì col capo ed attese qualche minuto; la gente le passava davanti guardandola dal basso verso l'alto e qualche bodyguard azzardò perfino un sorriso.

Si sentì a disagio ed allora provò a prendere velocemente il telefonino dalla tasca dei suoi jeans per vedere se Willy le aveva mandato qualche messaggio, ma le scivolò a terra proprio quando la guardia uscì fuori.

 

“Puoi entrare” disse mentre lei raccoglieva il cellulare.

 

Fece pochi passi e chiese timidamente il permesso di entrare, ma nessuno rispose ed allora spostò la pesante tenda rigida color crema ed entrò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non c'era né un tavolino né qualche altro suppelletile che le facesse pensare che era lì per un controllo di sicurezza, ma solo un ragazzo a pochi passi da lei.

Stava innanzi che le sorrideva raggiante.

Era bellissimo e alto, molto alto.

I suoi occhi erano così lucidi e luminosi sotto quel trucco pesante.

Il cuore allora le iniziò a battere impazzito.

Quel ragazzo era il cantante della band tedesca.

Non sapeva nemmeno il suo nome, o meglio, non lo ricordava affatto perchè Willy gliel'aveva detto una volta, d'altronde si era arresa nei confronti della lingua tedesca, era troppo complicata da imparare; pensò subito a quante si sarebbero volute al suo posto.

 

Realizzò in fretta e furia che forse la guardia aveva sbagliato gazebo.

 

“Oh scusa, credo, sì, credo che il signore abbia sbagliato” disse sentendosi le guance avvampare e voltandosi per andarsene.

 

“Giulia” si sentì invece chiamare con voce dolcissima “Sono, sono Willy” aggiunse timidamente.

 

Si sentì raggelare il sangue. Quella voce, scacciò subito quel pensiero. Si voltò di scatto e lo vide avvicinarsi timidamente per tenderle la mano.

 

“Come fai a sapere il mio nome? Tu non sei Willy” fiatò a malapena meravigliata.

 

“Sì invece”.

 

“Io ho appuntamento con Willy e tu non sei Willy” gli disse, sentendo il calore di quella mano che delicatamente stringeva la sua.

 

“Sono io Willy, sono Bill, Giulia”.

 

Il battito del cuore le fece tremare la voce “La guardia mi ha fatto venire quì per dei controlli” disse sciogliendo la stretta dalla mano di Bill.

 

“Non sei quì per dei controlli ma perchè lui è la mia guardia del corpo ed era l'unico modo per incontrarci”.

 

Improvvisamente il caldo parve diventare insopportabile.

 

“Giulia...”.

 

“Willy? Bill? Io non sto capendo più nulla!” disse “Ma quanti nomi hai? Ah sì e magari anche Devilish, vero?” chiese a metà tra l'amarezza ed il sarcasmo.

 

Era davvero troppo bella da guardare per uscire lucido da quell'incontro, ma quelle parole lo stavano facendo scivolare pian piano verso un incubo annunciato, perchè quello che aveva sempre temuto, forse si stava avverando.

 

“Certo, Willy, ora che ricordo, ha anche una CERTA ASSONANZA con Bill! Ma no, che dico, ho sentito male la pronuncia, perchè tuo fratello è dislessico, con problemi di linguaggio e ti ha chiamato Bill!” disse col viso teso “ Ma cos'avete voi ragazzi per dire sempre le bugie?” disse guardando quel sorriso spegnersi sulle labbra.

 

Bill provò a fare un passo verso di lei, ma si bloccò subito, lei era sulla difensiva “Giulia, ti prego fammi spiegare” le disse cercando di controllare le sue emozioni.

 

“Ed io che mi ero fidata di te! Ho sempre creduto a tutto quello che mi dicevi, per tutto questo tempo! Aveva ragione Massimiliano, mi sono fidata di un perfetto sconosciuto, che vergogna dover constatare che aveva ragione!”.

 

Ebbe come un pugno nello stomaco nel sentire pronunciare quel nome uscire da quella bocca che desiderava come un pazzo ed iniziò a realizzare che forse la situazione stava prendendo una piega difficile da gestire.

 

“Cosa c'entra il tuo amico?” chiese sconvolto “C'è anche lui?”.

 

“No, ma è al corrente, è un amico che si preoccupa” disse freddamente.

 

“Già, non avevo dubbi”.

 

“Ci manca solo la scenata di gelosia dopo quello che hai fatto! Assurdo! Vuoi un applauso? Non ti bastano quelli che hai preso stasera? Ma no, è evidente”.

 

Incassò quella cattiveria accettando il fatto che solo lui era stato l'artefice di tutta quella messinscena “Se solo mi facessi parlare, io non ti ho mai voluto ingannare” disse consapevole che lei ormai non aveva la minima intenzione di ascoltarlo.

 

“Ma stranamente lo hai fatto. Lasciami in pace e non azzardarti a cercarmi, perchè non ti risponderò mai più!” disse voltandogli le spalle e dirigendosi verso l'uscita.

 

“Giulia, aspetta, non andartene” la implorò “Non puoi chiedermi di fare una cosa del genere perchè non lo farò mai, mai!” .

 

“E per cosa dovrei restare?” disse voltandosi per fissarlo negli occhi “Per sentirmi dire altre bugie?”.

 

“Credimi, non avevo altra scelta, non mi avresti mai creduto se fin dall'inizio ti avessi detto chi ero”.

 

“Non scomodare la tua guardia, conosco la strada” disse girandogli le spalle ed avviandosi nuovamente verso l'uscita.

 

“Ti supplico, rimani!” la pregò “Ho aspettato i tuoi tempi mentre morivo dalla voglia di vederti da quell'10 Luglio dello scorso anno” disse con una dolcezza ed una timidezza che le trafissero il cuore.

 

“Non ci posso credere! Quindi tu sei davvero Brand? Hai portato avanti tutto questo teatrino da allora?” chiese con voce rotta senza voltarsi, perchè le lacrime avevano iniziato ad inumidirle gli occhi.

 

“Credimi, ferirti non è nemmeno l'ultima cosa che vorrei al mondo!” disse sconvolto.

 

“Se davvero fosse stato così, avresti scelto diversamente, perchè quello che hai fatto sembra essere proprio il frutto delle tue intenzioni” sentenziò senza nemmeno voltarsi ed uscì dal gazebo.

 

“Giulia” la supplicò ancora cercando di seguirla, ma Dirk lo bloccò.

 

“Bill, no” lui lo guardò disperato, ma sapeva che non era quello il modo per rimediare.

 

Giulia affrettò il passo per raggiungere l'amica, scontrandosi con la gente che aveva affollato il back stage, quando si sentì chiamare dal bodyguard.

 

“Ti accompagno” disse gentilmente.

 

“Grazie, non c'è bisogno, mi ricordo il tragitto” disse sentendo una lacrima calda bagnarle il dorso della mano.

 

“Non ti farebbero passare senza security e cartellino”.

 

Allora decise di fare quello che lui gli aveva detto, con una gran voglia di scappare da lì per rintanarsi in un posto dove poter piangere.

Arrivarono al termine del corridoio dove non trovò nessuna ad attenderla.

 

“Ciao Giulia. Sono Dirk e spero di rivederti”.

 

Lo guardò allontanarsi, si sentì confusa, frastornata; si passò la mano velocemente sugli occhi per asciugare le lacrime, quando sentì quel profumo impregnato nella sua pelle: non seppe descriverlo, aveva qualcosa di indefinibile, piacevole, non potè scordarlo, mai più, perchè l'avrebbe riconosciuto tra milioni, quello era il suo profumo, quello di Bill.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non potrò mai scordare quel tuo sguardo così deluso e quel tono di voce, perchè la causa di quel dolore ero stato io, solamente io.

Mi sono odiato.

Farti del male, questo ero stato capace di fare!

Io, che ti amo più di me stesso, più di ogni altra cosa al mondo!

Mai realizzai come in quel momento, l'orrendo mondo di menzogne che avevo messo su con la speranza di averti.

Sì, averti.

Pensavo follemente ad averti ma per raggiungerti, avevo perso la mia lucidità.

Avevo perso me stesso.

Che fine avevo fatto?

Mi ero perso d'amore,

mi avevi reso indifeso, disarmato, inerme.

Avevo paura per quello che mi stavi facendo provare, perchè era così immensamente bello, unico.

Mi sentivo un drogato e più avevo paura, più ne avevo un bisogno disperato, senza il quale, non avrei potuto vivere.

Ti avevo dato le mie emozioni e tu ci giocavi senza accorgetene,

ingenuamente, perchè non potevi sapere ancora quanto amore avessi da darti

semplicemente perchè le mie bugie ti avevano impedito di conoscere la verità,

quando invece era quello di cui tu avevi realmente bisogno.

 

 

 

 

 

 

 

https://youtu.be/noxGKBnUyng

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Ringrazio infinitamente chi ancora legge queste mie pagine.

Ci sono sogni che non smettono mai di farci sentire vivi.

 

 

 

 

 

Rif: https://www.musicoff.com/live-sound-light/palco-e-professionisti/dietro-le-manopole-dei-live-di-vasco/

Cit: (Leo Tolstoj)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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