Il Ghiaccio e la Luna

di SickDian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lupo solitario ***
Capitolo 2: *** Risveglio ***
Capitolo 3: *** Aquila reale ***
Capitolo 4: *** Rakelstake ***
Capitolo 5: *** Empatia ***
Capitolo 6: *** Falsa tranquillità ***
Capitolo 7: *** Abbi fede ***
Capitolo 8: *** Tensioni ***
Capitolo 9: *** Battaglia al Chiaro di Luna ***
Capitolo 10: *** Leone arrogante ***
Capitolo 11: *** Giro di Voci ***
Capitolo 12: *** Rinascita ***



Capitolo 1
*** Lupo solitario ***


Freddo, un freddo inclemente circonda la regione più a Nord di Valoran, dove l'inverno sembra non avere fine, persino d'estate si intravedono a malapena i prati(montani). Il calore qui è cosa preziosa, per quel caldo ad emanare sui ceppi di legno che bruciano. Un luogo, dove la sopravvivenza è legge, dove la vita degli altri ha poco valore. Tra miti e leggende, barbari e troll, antiche rovine di un grande regno e innumerevoli villaggi che lottano tra di loro, questo è il Freljord, il mondo di ghiaccio.

E proprio in mezzo ad una tempesta di neve, dove c’è un’immensa pianura bianca, girovaga una persona, straniera a queste terre ma che le è quasi del tutto familiare, non le è tanto differente rispetto da dove proviene. Perché è qui? Cosa o chi sta cercando? Da cosa sta scappando? Tutte domande che non saprebbe rispondere con certezza; forse vuole semplicemente allontanarsi dal suo luogo natio ed esplorare nuovi mondi e nuove culture.

Un grande mantello di pelliccia la copre quasi interamente, salvo per una pallida mano che trascina un’arma curva per terra, lasciando una linea nella neve, assieme alle impronte dei suoi passi. Il tempo pian piano inizia a calmarsi, rendendo più visibile la zona: un fitto bosco emerge all'orizzonte, spezzando la pianura.

Impiega mezza ora per arrivare fino alla boscaglia, dove gli alberi e il suolo sono interamente ricoperti dalla neve. Decide di addentrarsi, per trovare qualche buon rifugio tra gli abeti, ben coscia del pericolo rappresentato dagli animali feroci.

Continua il suo cammino fino a quando i suoi occhi non le fanno quel solito scherzo, mostrandole ricordi che appartengono a qualcuno di vita passata; ma questa volta durano pochi attimi, tanto da rendere impossibile comprendere cosa avesse visto. Scuote la testa e si massaggia gli occhi con la mano sinistra che è libera.

Riprende i suoi passi dunque, controllandosi attorno di volta in volta per non rischiare di avere incontri dispiacevoli, e dopo circa due ore a girovagare in quel bosco bianco che sembra non finire, sente in lontananza delle voci dalle parole incomprensibili, vista la distanza. Non sapendo se saranno amichevoli o meno, preferisce mantenere la massima prudenza ed evitare di farsi vedere, cercando prima di comprendere la situazione ed in seguito decidere il da farsi. Dunque si mette dietro ad un albero, attendendo alle persone che si avvicineranno, notando qualche minuto dopo, una figura che corre, dalla statura mingherlina coperta dai pesanti abiti di pelliccia: un giovane ragazzo. Poco dopo riesce benissimo a vedere un gruppo di uomini che urlano, branditi di varie armi ed armature, dalla corporatura decisamente robusta rispetto al giovine, che sembra essere proprio inseguito da quelle persone.

Viene scoccata una freccia da uno di loro, andando a colpire la gamba destra del fuggitivo, precisamente dove sta il polpaccio e provocando in questo modo l’arresto della sua corsa, cadendo bruscamente a pancia in giù. Gli uomini esultano per un breve periodo e si avvicinano con calma alla loro “preda”, ormai ferita e senza possibilità di scappare. Vedendo quella scena, in un primo momento le da le spalle ed inizia ad allontanarsi, non erano affari suoi e di sicuro il ragazzo se le sarà cercata, però ferma i suoi passi subito dopo aver sentito le urla di richiesta d’aiuto del poveretto, sperando che ci sia qualcuno li che possa salvarlo o è solo la disperazione a farlo parlare.

E’ indecisa, da una parte vorrebbe andarsene ma dall’altra non ha intenzione che succeda una disgrazia, che le fa ricordare un simile evento del suo passato. Stringe i pugni, chiude gli occhi e fa un lungo respiro. Alza lo sguardo verso il cielo e riapre le palpebre, osservando il manto azzurro che si sta oscurando sempre più, segno che la notte sta per arrivare. < Il tempo è favorevole. > Esclama e si rigira, inizia a scattare verso la direzione di quei uomini e in poco tempo una luce bianca le circonda il corpo, tanto da apparire come una piccolissima stella cadente con quella scia che lascia mentre sfreccia ad alta velocità.

In quel istante, il più grosso del gruppo, sogghignando, è pronto a far cadere la sua enorme ascia verso la testa del poveretto, che ormai non vedeva più speranze, se non in quella luce che arriva in poco tempo, attraversando in mezzo ai soldati e si spegne davanti ai suoi occhi, riuscendo soltanto a vedere il lungo mantello nero fatto di pelliccia di un animale e una lunga lama argentata e ricurva che ferma e respinge l’arma dell’uomo, facendolo rimanere sbigottito per l’avvenimento e non solo lui ovviamente.

Però la sorpresa di quei barbari dura poco, trasformandosi subito dopo in rabbia per la persona che è arrivata così all’improvviso, che ha impedito l’esecuzione. Lei rivolge l’arma contro i presenti, una sorta di avvertimento. < E’ meglio che ve ne andiate. > Li consiglia, con il tono della sua voce che è sempre profonda. Ma la sua azione e le sue parole vengono prese come per un gesto di sfida o addirittura un’offesa, ringhiando come se fossero dei cani contro la donna.

L’uomo con l’ascia, sputò per terra e fece un passo in avanti, cercando di intravedere il volto di lei, nascosto dal cappuccio e risponderle. < Non ascoltiamo una donnina che ci rovina la caccia. > E si prepara con l’arma ad attaccare la donna incappucciata, che fa un breve e rapido sospiro per poi anticipare il colpo dell’uomo con un veloce scatto che la porta alla sua sinistra, colpendo con la lama argentata nel fianco destro dell’uomo, che provoca un grande taglio mortale e fuoriuscita del sangue da farlo inginocchiare e digrigna i denti per il dolore. In seguito la donna da un veloce sguardo al morente combattente, per poi decapitarlo permettendo così di porre fine alle sue sofferenze.

Gli altri guerrieri, vedendo il compagno ormai senza vita, si arrabbiano sempre più e ignorano completamente la presenza di chi stavano seguendo, con i loro occhi tutti puntati sulla straniera, desiderosi di vendicare il caduto. < Lo ripeto. > Esclama. < Andatevene. > Continua a consigliarli, sperando che abbiano un minimo di cervello e di non farsi accecare dal rancore, non le piacerebbe versare altro sangue. Ma è soltanto un illusione e quei soldati, orgogliosi e pieni di furia, non intendono comportarsi come ciò che considerano loro vigliaccheria. Quindi, in tre vanno a caricare subito la donna, mentre chi con l’arco si prepara a lanciarle delle frecce per renderle difficile una giusta difesa.

A quel attacco combinato, non sembra reagire, roteando semplicemente la sua arma, emanare parole di una lingua antica e sbattere fortemente la lama al suolo che si illumina e innalza per qualche istante ogni cosa vicina a lei, anche i tre uomini, venendo usati come scudi nei confronti delle frecce che li ferisce soltanto, non uccidendoli vista la loro pelle dura. Questo li fa infuriare ancora di più e perdono completamente il lume della ragione, con tutti quanti che iniziano ad assalirla senza sosta, in qualsiasi modo che conoscano.

Frecce, e asce vengono lanciate, spade, lance, mazze e martelli si scontrano con la lama ricurva o quelle poche volte feriscono la guerriera, che oltre alla sua arma risponde anche con lunghe lingue di fuoco bianco, bruciando scudi, elmi e armature. In quello scontro, il ragazzo se n’era approfittato per allontanarsi da li e fare da spettatore, desideroso che la sua salvatrice ne esca viva. Più va avanti la battaglia, più persone cadono e meno energia rimane alla giovane, che inizia a respirare affannosamente. Le ferite subite che prima riusciva ad ignorare, adesso il loro dolore si fa più forte, oltre al fatto che anche la concentrazione la sta abbandonando. Per quanto riguarda il numero dei restanti sono rimasti in quattro, in confronto ai quindici che erano all’inizio. Ormai, con il trascorrere dei minuti si era fatta notte, un buon segno per la giovane.

Tre la stanno per attaccare e lei attende che si facciano molto vicino, per poi far comparire uno scudo sferico che la protegge e in seguito tre sfere che colpiscono e bruciano quei uomini, che cadono come dei sacchi di patate con le loro urla di dolore. Dal suo volto, si lascia scappare un piccolo sorriso, anche se non contenta di ciò che ha fatto, almeno è riuscita a sopravvivere, però si dimentica dell’ultimo avversario e viene colpita da una freccia alle sue spalle. Cade in ginocchio, usando l’arma come se fosse un sostegno per non cadere completamente a terra, viste le poche forze rimaste. Si toglie la freccia dalla schiena, si gira e cerca di reagire ma un’altra freccia la colpisce, stavolta nel petto, seguita da un’altra che provoca definitivamente la caduta del suo corpo nel manto di neve, coperto di sangue sia suo che di quei barbari.

L’uomo si avvicina a lei, facendo cadere l’arco per terra e sfilando il coltello. < Maledetta… > Si inginocchia e la afferra dal mantello ormai diventato uno straccio. < Pagherai per ciò che hai fatto! > Le urla direttamente in faccia, ricolmo di rabbia, ma lei non intende più reagire, quasi accettasse quel destino e osserva con i suoi argentei occhi la Luna.

Il barbaro è pronto per affondare il coltello dritto nel suo cuore ma viene fermato da quel ragazzino, preso da un improvviso coraggio, che urla e si lancia verso di lui per bloccargli il braccio e in seguito, visto il corpo mingherlino, viene scaraventato via facilmente. < Piccolo moscerino! > Stavolta la sua furia si scaglia sul poveretto, quindi preparandosi ad ucciderlo. < Dovevi approfittarne per scappare!. > Gli sbraita contro, si prepara a colpirlo ma destino vuole che in quella serata morirà lui e infatti, una lama gli trapassa il busto, sentendo una piccola risatina, quasi malsana, ed una mano calda e luminosa che si appoggia alle sue spalle. < E tu non dovevi distrarti. > Gli viene sussurrato nell’orecchio, riconoscendo la voce della donna che stavolta sembra provocare un eco. Estrae l’arma dal corpo e lui inizia a cadere morente, osservando la sua omicida, che fa rivelare un’armatura argentata, di uno stile di certo non del Frejlord e parti del mantello che bruciano per del fuoco bianco. Bianchi sono anche i lunghi capelli che tiene e fluttuano in aria, mentre il volto, pallido ha dei tratti neri vicino agli occhi ed un simbolo runico bianco luminescente sulla fronte.

L’ultima cosa che vedrà, prima di chiudere gli occhi, sarà un macabro sorriso ed infine viene portato via dalla Morte.

Conclusosi definitivamente lo scontro, tutto quel bagliore bianco che la circonda svanisce ed osserva per qualche piccolo istante il ragazzino, barcollando col corpo. < Ehi…stai be- > Non riesce a concludere la frase che sviene, con le forze che stavolta erano finite del tutto.

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Capitolo 2
*** Risveglio ***


I sogni sono come un altro mondo parallelo al nostro, oppure un rifugio dalla realtà ma anche un luogo di ricordi frammentari e c'è chi dice che si possa sognare memorie di gente ormai defunta. Un passaggio di testimone, se si può dire.

Ecco la giovane donna, non comprendendo se sia realtà o meno, cammina senza alcuna meta in una tormenta, spoglia della sua armatura, coperta da un leggero velo bianco ed i suoi piedi nudi toccano la fredda neve. In quel caos naturale, sente delle varie voci incomprensibili che si mescolano tra di loro e in seguito vede due figure, un uomo ed una donna incinta, che forse per coraggio o semplice stupidità, affrontano la furia della natura e si avventurano verso la montagna.

Montagna, già.

Una montagna a lei totalmente familiare, ma i suoi pensieri per ora sono concentrati sui due che continuano la loro strada. Vuole capire perché lo stanno facendo, visto il grande rischio soprattutto per l'essere vivente nel grembo. Appena è abbastanza vicina a loro però, scompaiono come se nulla fosse al seguirsi di un rumore assordante che si ripete ben tre volte e poi...sangue...numerose macchie di sangue coprono il terreno, le voci iniziano ad urlare dalla disperazione e la tormenta si concentra tutta su di lei, facendole chiudere gli occhi per la potenza.

In seguito cessa tutto, ritorna la calma, riapre gli occhi e nota i raggi del sole splendente che illumina fiero sopra il cielo azzurro. Ormai le è
chiaro che sia tornata nella realtà e prima era tutta una sua immaginazione. Si alza col busto, usando i gomiti delle braccia come sostegno e si guarda intorno, intravedendo subito il ragazzo che aveva soccorso, che sorride appena abbassa il suo sguardo verso la donna, che ha il corpo riscaldato da una coperta di pelliccia ed è anche piena di varie fasciature dalle gambe fino al tronco.

«Finalmente ti sei svegliata.»Dice il giovane, mentre la donna si guarda attorno per capire meglio dove si trova. Su un carro trainato da due cavalli dove c'è un anziano signore alla guida degli animali.

«Meglio che non ti sforzi troppo.»
Consiglia il ragazzo, mentre appoggia le sue mani sulle spalle della ferita, per farla convincere a distendersi
nuovamente. 
«Non è da molto che le ferite si sono chiuse.» 
Lei non sembra opporsi e dunque con calma ritorna ad appoggiare con la testa il cuscino fatto di fieno, senza aprire bocca e dire qualcosa, causando un brontolio da parte del ragazzo, quasi sentitosi offeso.
«Almeno un grazie potevi dirlo. Ti ho salvato la vita.»
«Non dire fesserie, Lars.»Esclama il vecchio, con la sua voce roca dal tono rimproverante.
«Se fosse per te, a quest'ora eravate due ghiaccioli.» Sbeffeggia stavolta il ragazzo, che sbuffa indispettito.
«Mai a darmi ragione, eh zio?»«Lo farò quando la avrai davvero, donnaiolo di un nipote.»
In seguito all'ultima frecciatina dell'anziano signore si cala un silenzio tra i tre per qualche minuto.

La donna in quel momento stava studiando con gli occhi il giovane Lars, che, accortosi dello sguardo rivolto sorride.
«Che c'è? Mi trovi attraente?» «No.» Risponde in maniera secca. 
«Onestamente, ti considero un idiota.»
A questa affermazione, lo zio non può far altro che ridere sotto i baffi, cercando di trattenersi. «Vista la tua corporatura, non riusciresti a portare senza problemi qualcosa di cinquanta chili e oltre, figuriamoci con quella ferita alla gamba.» Gira la testa dall'altra parte, chiudendo gli occhi.
«Quindi hai fatto solo una pessima figura.» E il buon vecchio continua a ridere. «Inizia a starmi già simpatica.»
Lars invece, non fa altro che sbuffare ancora per ciò che ha sentito e lanciare un'occhiataccia allo zio per la sua ultima affermazione.

Ne sussegue un altro breve silenzio, che viene interrotto dalla ragazza.
«La mia armatura e l'arma dove sono?» Chiede ai due, cercando di apparire gentile con il tono. «In un altro carro.» Risponde Lars.
«Quello che è dietro di noi.» Glielo indica con un cenno della mano, sebbene lei non possa vederlo vista la posizione e annuisce soltanto.
«E chi ci ha salvati?» Espone la sua seconda domanda.
«Un uomo alto, muscolo, pelato e baffuto.» Stavolta le viene data la risposta da parte dello zio.
«Un'altra cosa.» E poggia i suoi occhi argentei su Lars, alzando un sopracciglio.
«Perché ti stavano inseguendo?» Lui esita a rispondere a quella domanda, girando gli occhi da tutt'altra parte, per poi fare un lieve sospiro.

«Erano della Tribù Artiglio d'Inverno, stavano organizzando un'imboscata contro il nostro villaggio...ed io fortunatamente l'ho scoperto.»
Con l'indice si gratta la guancia, imbarazzato. «Peccato loro hanno fatto altrettanto con me...»

«Ma alla fine il villaggio è salvo, no?» Domanda in maniera retorica la ragazza, pensando che la cosa fosse ovvia, vista l'eliminazione di quei barbari, ma osservando lo sguardo cupo di Lars, si capisce che non sia così.
«Non erano solo quei uomini, ce n'erano altri cinquanta. Abbastanza per distruggere un luogo così piccolo.» Informa il vecchio, con un tono che esprime molta amarezza.
«...perché l'hanno fatto?» Continua a domandare la giovane, volendone capire di più sulla questione.
«Non lo sai? Qui nel Frejlord c'è in atto una guerra, più o meno. Per ora non ci sono stati scontri di grande portata, solo saccheggi e scorribande da parte dell'Artiglio d'Inverno e anche dei Troll.»

«E tanto per informarti, noi facciamo parte degli Avarosani o Regno del Frejlord.»

«Avarosano...io non lo sono.» Commenta il ragazzo, infastidito da come si sente dal tono «Ancora con questa storia Lars?» Il tono dello zio invece è molto severo nei confronti del nipote. «Se non fosse per la regina Ashe, i miei sarebbero vivi!»
Risponde il giovane, con la voce che si alza e dal atteggiamento diventato arrogante.
«Se non fosse per lei, tu non saresti qui.» Lo rimprovera, come lo fa ormai da molto tempo ma provoca più rabbia al ragazzo che ottenere il suo silenzio.
«Ci ha mandati solo dieci soldati...e sono stati totalmente inutili! La ucciderei per il male che ha fatto!»
Queste parole sono la goccia che fanno traboccare il vaso, provocando immenso dolore all'anziano tanto da fermare di colpo il carro, tirando dai redini i cavalli.
«Scendi, non voglio trasportare chi sputa sul piatto versato.» «Tieni più a qualcuno che non hai mai visto che al tuo nipote, vecchio? Bene! Allora fottiti!» Gli urla contro, preparandosi a scendere dal carro ma viene subito fermato dalla donna che prima, in piedi, lo prende da una spalla e poi gli tira un calcio tra le gambe per fargli perdere equilibrio e farlo sbattere col legno del mezzo di trasporto, con il sangue che gli cola dal naso.

Poi pone il suo piede sopra la testa del poveretto, facendo pressione così da impedirgli di alzare il capo.
«E' più pericoloso uno scoiattolo di te...e togliere una vita non è una bella sensazione.»
Fa ancora più pressione col piede.
«Chiedi scusa.» Quasi ordina al ragazzo, un po' infastidita di come sono andate le cose e il poveretto, non fa altro che obbedirle, chiedendo perdono allo zio.

In seguito i suoi occhi bianchi si rivolgono verso l'uomo, parecchio sorpreso nel vedere una donna dalle non buone condizioni poter agire in quel modo.
«Oltre a dimenticare questa faccenda. Vi chiedo cortesemente di dirmi se ci sono città, in questa distesa di neve.»
Il buon uomo ci impiega del tempo per parlare, ancora incredulo di come ignori le ferite che ha.
«B-beh...ce ne sono solo due. Rakelstake, capitale del Regno del Frejlord, e la Cittadella delle Guardie del Gelo, una nobile tribù, nostra alleata.»
Dopo aver sentito quello, lascia andare il ragazzo e si siede, rimettendosi la coperta.
«Potrei essere scortata fino alla capitale per favore? Sono curiosa di vederla.»
A quella richiesta, Lars intende prontamente obiettare. «Scordatelo, noi dobbiamo dirigerci in un'altra zona dove rifugiarci.»
Invece è l'esatto opposto il parere del'uomo, correggendo il giovane.
«Perché no? In fondo potremmo trovare una casa anche li e poi tu gli sei debitore.»
Fa ricordare al ragazzo che ha la pelle salva solo grazie a lei.

«Ah, che sbadato, me n'ero dimenticato.»
Il vecchio poggia una mano chiusa sul petto e china il capo verso di lei.
«Il mio nome è Deklan, piacere di conoscerla signorina...»
«Diana.»

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Capitolo 3
*** Aquila reale ***


Passarono vari giorni durante il viaggio che li conduceva verso la capitale del regno e ormai le ferite della Lunari si erano del tutto rimarginate, con pochi segni a malapena visibili. Si era rimessa l'armatura, unico suo abbigliamento, e teneva stretta a se la grande falce, sempre pronta ad utilizzarla nel caso ci fossero degli attacchi.

< Dunque. > Apre la discussione il giovane Lars, mentre viaggiano ancora col carro trainato dai cavalli guidati dallo zio. < Da dove provieni, Diana? > Chiede alla ragazza, poiché è sempre rimasto incuriosito dal suo aspetto, lei però gli da una risposta molto secca. < Da una catena montuosa. > Lars ride leggermente al sentire un informazione vaga. < Il Frejlord è pieno di montagne, potresti essere più precisa? > Lei fa un sospiro e scuote la testa. < Provengo al di fuori di questa regione, da molto lontano. > A questa ennesima risposta davvero vaga per il povero ragazzo, quello si gratta soltanto la testa, sempre più confuso. < Pensavo che fossi di qui. Non sei una Figlia del Gelo? > A questa domanda, per lei bizzarra, Diana alza un sopracciglio. < Cosa sarei? > < Un essere da straordinari poteri ed immortale. Alcuni di loro hanno una pelle più pallida ed i capelli bianchi come la neve. > Spiega Deklan, lo zio, e il giovane si gira verso di lui. < Dunque avevo ragione. > commentò il ragazzo < No, ti ricordo che controllano il ghiaccio, non del fuoco bianco. > replicò lo zio. A questa frase la lunari si fa più confusa. Lo zio le lancia un'occhiata, cogliendo la sua espressione. < Mio nipote ti ha descritto così: "era come una cometa luminosa che lanciava dei grandi fuochi bianchi per colpire i propri nemici". > Dopo aver sentito questo, Diana guarda Lars, che distoglie lo sguardo da lei e fischietta per nascondere l'imbarazzo.

Erano passate alcune ore; ormai il loro cammino stava per concludersi. Il gruppo venne rallentato però da un'improvviso problema col carro. La ruota si era rotta e persero molto tempo per intagliarne una nuova. Ma sopratutto, avevano bisogno di legna.

La Lunari si diresse verso il vicino bosco per cercarne un po', e man mano che si addentrava sempre di più, sentiva sempre più forte di una presenza a lei sconosciuta, diversa da quella dei mostri che popolavano le zone del Targon. Questa addirittura sembrava amichevole, ma non riusciva a capire da dove provenisse.

Poi sentì il verso di un falco, volato proprio sopra la sua testa; Diana non ci fece caso, e diede più importanza al lupo che le si trovò davanti, ringhiando alla donna e pronto ad attaccarla. Diana sentiva il pericolo; non poteva evitarlo e doveva scegliere tra la sua vita o quella del lupo.

Estrasse l'arma causando la reazione dell'animale; che diventò più aggressivo, forse cosciente di cosa fosse quell'oggetto. Diana poggiò la punta della falce a terra e fece per scattare verso il lupo e ucciderlo con un colpo, quando sentì un sibilo vicino a lei. Giratasi verso il suono, vide una freccia sfiorarle il petto e cadere nella neve.

< Sarebbe meglio che tu te ne andassi > consigliò una voce femminile, dal tono leggero ed elegante seppur minaccioso. In mezzo agli alberi comparve una figura snella, che si avvicinava pian piano alla donna, con in mano un arco azzurro e cristallino, puntando un'altra freccia già pronta verso Diana. Le vesti che indossava erano leggere esclusi gli spallacci, ed erano neri con decorazioni dorate. < La prossima volta non mancherò. >
La Lunari fece un lieve sospiro e tentò almeno di far ragionare colei che si era avvicinata. < Non ho intenzioni ostili > affermò, evidentemente non risultando abbastanza convincente, mentre l'altra donna tendeva di più la corda dell'arco e socchiudeva gli occhi, studiando il bersaglio. < Lui sostiene il contrario. > Indicando con un cenno della testa al lupo, sempre pronto ad assalire la donna che ha davanti. Quindi, vedendo che la situazione non stia migliorando, non può far altro che combattere, da un veloce sguardo all'animale, per poi poggiare i suoi occhi argentei verso la ragazza, esala un respiro e si lancia ad attaccare l'arciere, aiutata dal rapido scatto e lasciando di spiazzo i due, tanto che la freccia che viene scoccata è imprecisa e particolarmente lenta, facile da respingere con un colpo di lama ed è anche facile per come riesce a far cadere la tiratrice per terra, con solo l'arco cristallino ad impedire che la falce le dia il colpo di grazia. Ha ottimi riflessi, non c'è che dire.

< Arrenditi. > Consiglia l'Aspetto, visto come riesce a sopraffare in forza la giovane, con la punta dell'arma sempre più vicina al suo volto. < Giammai! > Risponde e in qualche modo sfrutta le gambe per farle perdere equilibrio, ribaltando la situazione. Con la ragazza incappucciata a posare il suo arco sul collo della Lunari e allontanare la falce dalla sua mano con un lieve calcio, sorridendo soddisfatta alla fine. < Dicevi? > Domanda in maniera retorica e ironica verso Diana, ma non dandoci importanza con il suo volto sempre inespressivo a cercare un modo per togliersela di dosso. Intanto il lupo si avvicina passo dopo passo, senza intervenire, visto che gli è stato ordinato alla ragazza con un cenno della testa a non farlo. La donna però le viene un metodo per liberarsi e concentrando il suo potere sui palmi delle mani, annulla la gravità intorno a se e fa dunque sobbalzare via la ragazza. Si alza velocemente e cerca di riprendere l'arma, con il lupo che intende opporsi, ma non è un problema per lei. Attiva uno scudo e tre sfere intorno a se che vanno a dirigersi verso l'animale e neutralizzarlo, senza però ucciderlo, rimarrà soltanto incosciente per un bel po'.

Presa la falce, veloce come una saetta si dirige verso la ragazza che è a terra e le punta la lama contro, fermandosi a pochi centimetri dal suo volto. Lei non sembra voler reagire, guardando soltanto Diana, un faccia a faccia che fa confondere la targoniana di quello sguardo che le regala. Sta sorridendo, nonostante il pericolo apparente. < Non hai paura di morire? > Le chiede, volendo capire il perché di quell'allungamento delle labbra. < E tu non ne hai? > Risponde una domanda con un altro quesito, che fa sempre più confondere la Lunari, trovando strano il suo atteggiamento. < Ma io non sto per morire. > E a quella affermazione, osserva la ragazza scuotere la testa.< Non intendevo quello. > Dunque con i suoi occhi azzurri che si concentrano verso quelli argentei della straniera, spiega. < Hai il timore di uccidere? Non è così? > Alza un braccio e con l'indice tocca la punta dell'arma. < La tua mano trema, segno di esitazione, i tuoi occhi sono lucidi, quasi vogliono piangere, e tutto il tuo volto sembra esprimere pietà. > A questa affermazione fa un passo indietro, quasi sconcertata di come sia riuscita a comprendere come si sentiva in quel momento. < ...come? > < Spesso ho visto gente nella tua stessa posizione, ormai mi è facile riconoscere le espressioni. >

C'è un silenzio che segue, che dura pochi istanti, con l'arciera ad allungare di nuovo il braccio, dopo che la donna ha ritirato l'arma e piantata per terra. < Mi aiuti a rialzarmi? > Chiede questo piccolo favore, come se prima non fosse successo nulla. Lei non sa però se fidarsi, potrebbe benissimo essere una trappola per ucciderla, ma vedendo che non voglia ingannarla forse...l'aiuta a rialzarsi, porgendole di conseguenza la mani. < Grazie mille e...scusa per prima. > Pone le mani dietro la schiena e, sempre sorridente, fa un occhiolino alla targoniana. < Volevo solo metterti alla prova. > E dopo si gira, voltandole le spalle, andando a riprendersi l'arco e in seguito, controllare se il lupo stia bene. < Una...prova? > La sta sorprendendo sempre di più il carattere di questa strana giovane e in parte, anche infuriare. < Sì, volevo provare che tipo di persona eri appena ti ho vista girovagare. > < Quindi per semplice curiosità... > < Esatto. > E a questa conferma, la Lunari inizia ad infuriarsi, trovando stupido ed infantile ciò che voleva fare. < Hai rischiato la tua vita solo per questo? > < Sì, basta avere fiducia nelle persone. > Le risponde ancora, mentre accarezza l'animale ferito e incosciente che pian piano si sta riprendendo.

Diana però non riesce a calmarsi e quella frase non può accettarla, per lei è soltanto una. < Sciocca illusa. > L'accusa in questo modo e l'arciera si volta avendola sentita, ma non pare offesa, le dona sempre quel sorriso che inizia a darle fastidio. < Forse lo sono, ma...credo sia giusto dare una possibilità agli altri. > E distoglie lo sguardo che ritorna verso il lupo che si sta risvegliando. < Anche se ti hanno fatto dei torti. > Conclude quella frase, con la Lunari a considerare tutto ciò come un'ipocrisia ma considera sia meglio calmarsi e non prendersela con qualcuno che la pensa diversamente, sennò sarebbe come gli anziani. Sbuffa e si avvicina, controllando di non aver esagerato contro l'animale e in effetti non è così, le ferite inferte sono leggere e lui si alza senza problemi. < Adesso fai il bravo e non mostrati ostile a... > Si gira verso la Lunari per chiederle nome. < Diana. > Che già l'anticipa alla richiesta. < Ecco, alla nostra amica Diana. > Da una carezza al capo del lupo che fa un cenno come se avesse capito. < Ora vai, qualcuno di sicuro ti sta aspettando. > Detto questo, il lupo si allontana dalle due per dirigersi verso la propria tana. < E' buono infondo, ma in quanto ad accoglienze non è un granché. > Dice mentre lo saluta con un cenno del braccio e si rigira verso Diana, ponendo una mano chiusa nel petto e si china. < Mi presento, sono Ashe, piacere di conoscerti Diana, devo dire che è un bel nome. > Lei non reagisce in alcuna maniera, aggrottando semplicemente la fronte. Ma non l'aveva già sentito questo nome?

Ashe, da un'occhiata al cielo per poi ritornare all'ennesima volta verso il volto della donna. < Penso debba ritirarmi anch'io, si è fatto un po' tardi. > Posa il suo arco dietro la schiena, fa un solenne inchino e le volta le spalle, iniziando a correre mentre agita la mano per salutarla. Esclama come ultima cosa prima di scomparire dalla sua vista, che agita debolmente la mano e fa un sospiro, grattandosi la testa. < Ne succedono di cose assurde. > E anche lei, come l'arciera, controlla il cielo per capirne l'ora. < E' passato un bel po'...meglio ritornare. > Commenta fra se e se ed inizia ad incamminarsi fino a quando non rivede il carro, con una ruota tutta nuova.

< Dove diamine eri? > Chiede Lars con tono rimproveratorio ma è una domanda a vuoto visto che Diana lo ignorerà completamente per salire sopra il mezzo, volendo arrivare in città desiderosa di sapere com'è.

Ormai per Rakelstake manca poco.

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Capitolo 4
*** Rakelstake ***


Dopo un breve viaggio durato un paio di giorni, il piccolo gruppo sui carri è finalmente arrivato alle porte della più importante città del Nord, Rakelstake, capitale del Regno del Frejlord; simbolo per gli avarosani di speranza e pace dove l'imponente statua di Vero Ghiaccio che rappresenta l'adorata vecchia regina Avarosa accoglie la gente appena arrivata. Non sarà di certo composta da strutture ben rifinite come quelle di Demacia, ma lascia sempre il visitatore affascinato e soprattutto stupito vedendo il palazzo reale, che è letteralmente un castello di ghiaccio.

< Vedo che ti sta piacendo. >
Commenta Deklan, avendo osservato come la giovane targoniana si meraviglia ad ogni struttura che nota.
< L'utilizzo del ghiaccio è davvero...fenomenale. >
Ammette dunque il suo stupore e in parte ammirazione, incuriosita di come possano essere costruite.
Il vecchio sorride nel vederla in quel modo e decide che può pure girovagare per la città; in quel momento non c'è bisogno del suo aiuto nel trovare una nuova casa, lui sa già con chi parlare.

La Lunari inizia a girovagare per tutta la città, visitando i negozi, il mercato, la piazza, andando in ogni luogo che era possibile, soffermandosi dove dei bambini giocavano con la neve: chi se la lanciava a forma di palla e chi invece costruiva dei pupazzi o altri modi. Una bambina accidentalmente si era scontrata con lei, ma non se la prese; anzi le regalò un piccolo sorriso e l'aiutò pure ad alzarsi.

Non posso perdere tempo

Smorza il sorriso, ritorna molto seria e rimprovera se stessa. Non deve lasciarsi trasportare dalle emozioni, ha cose più importanti da fare, scoprire di più sul suo ruolo è di vitale importanza. Mollata la bambina, riprende il percorso fatto prima per trovare i due.

Man mano che si dirige verso la posizione di partenza vede il numero di persone aumentare e raggrupparsi in un unico punto, precisamente l'entrata in città. A pochi metri di distanza sente anche delle acclamazioni provenire da li, come se fosse successo qualcosa di importante.
Incuriosita, decide di dare un'occhiata per capire cosa sta succedendo, infilandosi in mezzo a tutta quella gente per dirigersi verso ciò che sta attirando la loro attenzione.

Superate un bel paio di persone, vede tre schiere di uomini con tanto di armature e armi, dove a capo c'era una giovane donna sopra un cavallo bianco, già familiare per la Lunari. Era Ashe, la ragazza del bosco.
La gente la nomina con molta ammirazione e lode, quasi fossero davanti ad un essere divino.
Al inizio non riesce a capire, ma poi si ricorda del nome della regina stessa, Ashe. E' comunque sorpresa nel vederla così nonostante il suo ruolo; le sembra quasi inadatta.
Non apprezza tutta questa osannazione verso una semplice persona, anzi, la infastidisce, ma non sono di certo affari suoi; meglio allontanarsi che rimanere li ad osservare uno spettacolo inutile.

Sta per girarsi e andarsene, però accadde l'inaspettato: una freccia viene scoccata.
Si dirige verso la regina, precisamente verso il volto ma fu impreciso, lenta e prevedibile che la donna schiva, lasciando solo una ferita sulla guancia.
L'evento sconvolse tutti quelli presenti, domandandosi chi fu il fosse che ha osato uccidere la loro amata regina; un folle anche incapace, visto che non ci volle molto a individuarlo: Lars.
< Lasciatemi! >
Urla; contro le due guardie che lo hanno catturato, agitandosi come un animale per cercare di liberarsene. Viene portato proprio davanti al suo bersaglio, obbligato ad inginocchiarsi con le lame delle alabarde vicino al suo collo, pronte a giustiziarlo in quel istante.

Diana non è intenzionata ad intervenire; non detta lei legge qui e comunque il ragazzo se l'è cercata.

La regina scende dal proprio destriero e prende l'arco di ghiaccio, tirando la sottile corda su cui si stava creando una freccia ghiacciata e si avvicina passo dopo passo al colpevole, concedendogli lo sguardo di un giudice severo nel momento della decisione. Puntò la freccia alla testa del ragazzo, respirò a fondo e lasciò la presa...ma mirò negli ultimi secondi non a Lars, bensì ad un lungo palo di legno su cui c'è il vessillo del regno.

< Se riuscirai a riprendere la freccia prima che si sciolga, non solo sarai perdonato dal tuo crimine... > Dice Ashe, portando una mano al centro del suo petto, con l'indice puntato verso la zona del cuore. < Avrai un'altra occasione. >
Detto questo ritorna verso il cavallo, iniziando a dirigersi verso il palazzo. < Fino a quel momento, sarai confinato dentro la città. Con le guardie a teneri d'occhio se tenterai di scappare. >
< E se non riuscissi? > Domanda il giovane, anche se sa già quale sarebbe il suo destino in quel caso.

< Una vita per una vita. >

Le risponde la donna, dando poi un'occhiata verso la folla e notando la Lunari sorride, facendole un occhiolino. La donna aggrotta la fronte e scuote la testa; preferisce non avere niente a che fare con quella li, troppo strana per i suoi gusti.

Deklan, che fino a quel momento stava riordinando tutto assieme ala moglie nella nuova casa, appena arrivato nel luogo dove si trovano i due inizia a chiedere delle spiegazioni, avendo già sentito parlare di qualche tentato assassinio. La discussione tra lo zio ed il nipote trasforma in un aspro litigio, cosa ormai all'ordine del giorno per la targoniana, disinteressata nel cercare di fermarli; prima o poi la smetteranno da soli.

Passano le ore e si fece sera, dopo cena Diana ha deciso di stare fuori per osservare il cielo notturno, decorato dalle costellazioni e soprattutto dalla Luna, che anche nel Frejlord può essere vista in tutta la sua bellezza. Le venne una folle idea, mentre osserva il grande palazzo reale in lontananza: scalarlo fino al suo punto più alto per avere una migliore visione del cielo.
Dunque iniziò a sfruttare la sua incredibile velocità per non farsi notare da nessuno e salire il prima possibile. Arriva su un balcone e decide di fermarsi li, considerando l'eccezionale panorama da lassù che avrebbe potuto lasciare chiunque a bocca aperta; o almeno, per lei era così. Si alza in punta di piedi e allunga il braccio sinistro verso la Luna, così grande, così vicina da poterla quasi toccare.

C'è solo un piccolo problema.

< E' un bello spettacolo, vero? >
< Sì, lo è. > Risponde incosciamente Diana, distratta a guardare l'astro celeste. Subito dopo si rende conto che c'è qualcuno in quel balcone e per lo spavento perde l'equilibrio e inizia a cadere, venendo afferrata per il braccio all'ultimo secondo. Era sempre lei, l'arciera, ironia della sorte.
< Stai bene? > Le chiede, con un largo sorriso stampato sulle labbra.
La domanda non ebbe risposta e Diana usa la mano libera per aggrapparsi al balcone e ritornare su, aiutata anche dalla donna che ride successivamente.
< Per poco non te la vedevi brutta. > Commenta Ashe, nascondendo la bocca con una mano. Diana non capiva il perché delle sue azioni; ha rischiato di morire pure lei, eppure sembra ancora allegra, come se non fosse successo nulla.
< Sei strana. > Le dice Diana, per poi darle le spalle e prepararsi a scendere dal balcone, fermata di nuovo dalla mano di Ashe appoggiata sulla spalla.
< Vuoi scendere da qui? Posso benissimo offrirti riparo, il palazzo è grande e ci sono un bel paio di stanze vuote. >
A quella richiesta lei scuote la spalla per levarsi la mano, non interessata all'offerta ricevuta.
< Non c'è bisogno e so cavarmela da sola. >
Le da un ultimo sguardo, vedendola sempre sorridente. Le provoca un certo fastidio: desidererebbe strapparglielo di persona.
< Grazie per averlo risparmiato. >
Commenta alla fine in riferimento a Lars, per poi lasciarsi volutamente cadere verso il basso e diventare una luminosa scia bianca che percorre tutto il palazzo e fa brillare l'azzurro ghiacciato.

Ashe rimane li ad osservarla, meravigliata dal fenomeno appena osservato; era la prima volta in vita sua che vedeva qualcosa del genere.
< C'è n'è di gente sorprendente in giro. >

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Capitolo 5
*** Empatia ***


La mattina nella capitale si fa già viva con la gente che apre i propri negozi e soprattutto un giovane ragazzo che fa baccano ad ogni caduta dal palo di legno: è da circa le quattro a provare di prendere la freccia bloccata in alto.

Diana si è appena svegliata, indossa vestiti fatti di pelliccia e strati di lana, datele in prestito dalla moglie di Deklan che nemmeno le stavano più bene vista l'avanzata età.

I suoi occhi d'argento si posano subito verso i vani tentativi di Lars che falliscono miseramente uno per uno; lei si avvicina alle due guardie occupate a controllarlo con una mezza addormentata, facendo qualche sbadiglio, e l'altra divertita di vederlo cadere ogni volta.

"Come se la sta cavando?"

Chiese la donna ai due, ricevendo un rapido sguardo da quella più sveglia che alza le spalle alla sua domanda.

"Il massimo che ha raggiunto, ad occhio, sono due metri e mezzo."

Poco considerando l'altezza completa del palo che raggiunge i dieci metri. Diana fa un cenno di ringraziamento per l'informazione e rimane ad osservarlo per qualche minuto che ancora tenta e ritenta instancabilmente: nonostante sia un buono a nulla, ne ha di determinazione in corpo.

"Vedo che non si arrende."

Arriva commentando Ashe, curiosa anche lei se il giovane riesca nel suo intento e lascia sorpresa Diana al suo arrivo, con la guardia che si mette in ginocchio per prostrarsi ai suoi piedi, dando una gomitata al sonnambulo per fare altrettanto ma con un cenno della mano e un sorriso la giovane monarca chiede di alzarsi, non pensando ci sia davvero il bisogno per tutta questa regalità ogni volta che passa.

La Lunari le da uno sguardo per cercare di comprendere il suo carattere: ancora non trova molto senso nelle sue azioni e parole, le sembra...strano.

Sospira e ritorna a vedere se Lars abbia fatto dei progressi: nemmeno uno.

"Il tuo accento mi è nuovo, da dove provieni Diana?"

La donna rimase ancora una volta sorpresa, si era sempre impegnata a parlare la lingua del territorio in maniera perfetta, nascondendo il tratto targoniano per evitare si capisca subito fosse straniera.

Com'è possibile invece che l'arciera l'abbia capito con le pochissime parole a lei rivolte nelle occasioni che si sono incontrate?

"Ho notato che sbagliavi alcune intonazioni."

Risponde alla domanda che si poneva Diana in testa avendolo notato anche sul volto della Lunari. Lei fa un sospiro e distoglie lo sguardo altrove e le da una risposta.

"Da montagne più a Sud di qui."

"La catena delle Ironspike?"

"No, altre molto più Sud."

Ashe decide di non approfondire oltre, vedendo come la donna non sembri intenta a dire con esattezza le sue origini e quindi lei preferisce non disturbarla con altre domande a riguardo. Si sussegue un silenzio tra le due, interrotto dai tonfi delle cadute di Lars e anche da qualche passante di li.

"Perché?"

Stavolta la domanda la fa l'Aspetto.

"Perché, cosa?"

"Perché gli avete risparmiato la vita? Ha cercato di uccidervi e voi gli state dando persino un'altra possibilità. Non capisco."

A quella frase l'arciera sorride divertita, sa già bene che la sua scelta sia stata inusuale e capisce la confusione della straniera.

"E' sbagliato dare fiducia in qualcuno? Mi sembra di avertelo già detto."

Diana scuote la testa, trovando ancora insensato il suo ragionamento.

"Tanto non ce la farà mai, hai solo tardato di qualche giorno la sua morte."

"In realtà...." L'arciera si avvicina all'orecchio della Lunari e le sussurra. "...quella freccia non si può sciogliere finché sono in vita." Si allontana in seguito, ponendo le mani dietro la schiena e fa un occhiolino tutta sorridente come sempre.

"Quindi..." "Sì, avrà salva la vita. Questa è una semplice lezione che deve imparare."

Spiegate le sue vere intenzioni, le da le spalle per dirigersi verso il palazzo, dandole qualche pacca sulle spalle e le dice un'ultima cosa.

"Perché stasera non vieni alla taverna della Grande Madre? Sarà divertente."

Le lascia questo invito, senza aspettare una risposta immediata e salutandola agitando la mano mentre torna al palazzo. Lei ricambia con un saluto più rigido, per poi ritornare con lo sguardo verso Lars che...fallisce ancora...sospira e si avvicina al ragazzo, sollevandolo dalla camicia.

"Ho deciso, ti addestrerò per farti scalare questo stupido palo prima ti rompa la schiena."

Il giovano la guarda stupito, incredulo a quelle parole e nemmeno tanto fiducioso.

"Stai scherzando vero? Dubito tu sia adat-"

Viene interrotto per via di un gancio destro da parte della donna dritto nello stomaco da contorcersi

"Prima regola: io non scherzo MAI."

"Ma quella non è un-"

"Seconda regola: è vietato contraddirmi."

Detto questo si allontana dal ragazzo, lasciandogli un solo consiglio o avvertimento; punti di vista.

"Inizieremo domani, per oggi vai a riposare."

Il resto della giornata passò con tranquillità e senza che succedesse qualcosa di particolare fino a sera dove il dubbio alla targoniana le saliva; era indecisa se andarci o meno. Attendeva li, fuori alla casa dove la ospitavano a guardare da lontano la taverna che già da quella distanza si sentivano le voci che festeggiavano chissà cosa. Qualche secondo dopo arriva Deklan e si accosta accanto alla giovane.

"Qualcosa ti turba?"

Chiede con molta gentilezza dal tono. Diana si gira verso di lui, salutandolo per poi scuotere la testa e rivolgerla verso il basso.

"Non so che fare..."

"Perché non ci vai? E' da quasi un'ora che stai qui a fissarla."

"Sì ma...non mi sembra il caso e poi devo pensare ad altro."

Deklan fa un lungo respiro e pone le mani sui fianchi, scuotendo la testa.

"Non so perché sei tutta riservata e chiusa nel tuo mondo e non voglio nemmeno obbligarti a spiegarmelo, ma sai, a volte uno dovrebbe...uhm...sciogliersi, rilassarsi, godersi per almeno un attimo la vita." Si avvicina di più a lei, poggiando una mano sulla spalla come conforto.

"Sei giovane ed hai un'intera vita davanti. Non stare qui come un poro sovrappeso, vai a divertirti che ti fa bene sia al corpo che allo spirito."

Le da una leggera spinta con entrambe le mani verso la taverna, tanto per darle un po' di coraggio, per poi allontanarsi e tornare dentro casa. "Grazie." Esclama con una fievole voce, per poi respirare con calma e camminare verso la taverna. Le voci si fanno sempre più chiassose; si può dire che è un luogo davvero animato.

Con particolare timidezza apre lentamente la porta e ci intrufola la testa per darci un'occhiata. Il rosso acceso dl fuoco del camino circonda tutta la zona, mescolandosi al colore nocciola delle travi di legno, col tutto si completa alle numerose ombre che si muovono a inseguire i propri padroni. Aperta la porta le voci diventano davvero chiassose, sopratutto per via di quel che sembra una rissa tra due persone.

Uno è alto e muscoloso, con una lunga chioma di capelli neri, l'altro un po' più basso e grasso, stempiato in testa, con i soli capelli dietro di colore arancione e la lunga barba, per non parlare che ha solo un pezzo di stoffa per coprirgli le parti intime; davvero disgustoso ai suoi occhi.

"Fatti sotto femminuccia!" Provoca il grassone, invitandolo ad attaccarlo pure con un gesto delle mani. L'altro uomo gli carica contro buttandolo verso un tavolo che finisce in mille pezzi e dopo viene respinto con un colpo di pancia.

"Ah! E tu saresti il Re? Non farmi ridere."

"L'hai voluto tu ciccione ubriaco."

L'insulto lascia offeso l'uomo che lo fa arrabbiare, chiudendo le mani in pugni.

"Ehi! Io non sono un ciccione..." Si lancia contro con tutta la sua forza. "Sono leggermente in sovrappeso!"

Gli urla contro prima di tirargli un pugno sul volto, facendolo indietreggiare di qualche centimetro. Il resto si sussegue con continui calci, pugni, gomitate e chi ne ha più ne metta in una rissa che non sembra finire mai.

Diana ne è davvero disgustata nel guardare la scena, ma le sue attenzioni vengono spostate verso un uomo al suo fianco che ride fragorosamente: un uomo bello alto e muscoloso, con possenti baffi marroni e pelato.

"Oh, salve ragazza! Siete nuova di queste parti ma mi sembrate davvero familiare..." Esordisce con questo commento appena la vede e rimane a fissarla con gli occhi socchiusi.

"Sì, credo di averti vista da qualche parte, Braum non dimentica facilmente."

"Io ne dubito..."

Commenta Diana, essendo sicura di non averlo mai visto prima d'ora e da un'occhiata allo scontro sperando che fosse finito, ma invece i due continuano, con il grassone ad afferrare una torta e cerca di lanciarla verso l'altro ma sbaglia completamente la mira dirigendosi verso l'Aspetto: fortuna vuole abbia i riflessi pronti per schivarla, abbassandosi velocemente.

La torta però prende sempre una vittima che è appena entrata nel locale.

Il volto è tutto coperto ma la gente riconosce benissimo chi sia per via dei singolari capelli bianchi che è una rarità pure in quelle terre averli. Se prima c'era un'aria chiassosa d festa con urla e canti, adesso tutto è diventato un enorme silenzio per l'accaduto, probabilmente molti spaventati di come possa reagire.

Pezzi di torta cadono da far rivelare un occhio socchiuso azzurro dove si può intravedere già uno sguardo furioso, severo: persino trasmettere voglia omicida.

"Oh cavolo..."

Commenta il grassone, avvicinandosi alla donna e cercando di togliere i pezzi rimasti sulla faccia per iniziare a scusarsi.

"Spero non te la sia presa...non era mia intenzione."

Ashe gli toglie le mani dal volto appena è quasi pulita, osservandolo per un secondo con uno sguardo molto serio, forse sta pensando che fine possa fare.

"Presa...?" Commenta, per poi sbuffare divertita dal naso e iniziare a ridere, facendo intravedere il suo solito e genuino sorriso.

"Come se potessi offendermi per così poco. Tranquillo Gragas, sei perdonato."

L'uomo emana un sospiro di sollievo a sentire quelle tranquillanti parole, mentre la donna si toglie gli ultimi pezzetti, leccandosi poi le dita per potersi gustare il sapore di quella povera torta sprecata.

"Però dovrai rimanere senza alcol per le prossime sei ore."

"Cosa?! Ma è una tortura! Non puoi farmi questo!"

Finita la discussione con il poveretto che inizia a deprimersi e piangere come una fontana, la donna si dirige verso un tavolo per sedersi dove viene circondata da molte persone che ricominciano pure a festeggiare, vista la calma ritrovata. Diana viene obbligata ad avvicinarsi al tavolo per via di Braum.

"Avanti ragazza! Non fare la timida!"

Esclama Braum, facendola sedere accano a lui e la regina dandole infine una pacca sula schiena.

"Comunque mi sono ricordato di te. Eri quella di settimane fa messa male assieme a quel ragazzino, dico bene?"

Diana accenna un sì con la testa, stretta in se stessa senza voler comunicare alcuna parola. Dopo aver ricevuto la risposta le viene offerto un boccale pieno di birra, con tanto di schiuma sulla fine.

Lo guarda soltanto senza volerlo assaggiare, scettica verso la bevanda: non è una che familiarizza con l'alcol.

"Se non ti piace posso pur sempre portarti del buon latte di capra."

Le viene offerta questa scelta che lei rifiuta con un cenno della testa: non è quello il vero problema, più che altro si sente a disagio. Stare accanto a tanta gente non è proprio il suo forte.

Sfrutta il primo momento del quale sia Braum che Ashe siano distratti a parlare a vicenda per allontanarsi da li e uscire fuori dalla taverna, tenendo in mano il boccale. Nota Gragas che è seduto ancora depresso per la punizione e decide di passargli la propria bevanda.

"Non farti scoprire."

Lo avverte, per poi andarsene in giro nella città notturna.

"Mi viene tutto così difficile..."

Si ferma e incrocia le braccia, respirando profondamente, osservando per terra la neve, tirando qualche calcio tanto per distrazione. In seguito osserva il cielo, specificamente la Luna e storce il naso sbuffando.

"Non guardarmi così, è una cosa estranea per me."

Distoglie lo sguardo e cammina avanti e indietro.

"Per non parlare che sono un Aspetto, non posso di certo perdere tempo in queste fesserie, già."

Si ferma, dando le spalle alla Luna riflettendo sul da farsi, e alla fine tira un pugno sulla mano aperta, decisa.

"Va bene, ricomincerò il mio viaggio domani, è deciso. Ringrazierò Deklan per l'ospitalità salutando lui e la sua famiglia, poi me ne andrò."

Fa su e giù con la testa per convincersi, con gli occhi chiusi e le mani appoggiate nei fianchi.

"Sì, è un'ottima idea. Meglio per tutti."

"Che cosa?"

Domanda Ashe, trovatasi lì da poco all'insaputa della Lunari che le viene un colpo al cuore per lo spavento: quante volte l'ha già colta di sorpresa, con questa?

"Diamine, ma perché ogni volta devi arrivare di soppiatto? Sembra che lo fai apposta."

L'arciera alza le spalle come risposta, osservandola incuriosita e attendendo la risposta che non arriva visto come la Lunari intende già allontanarsi tanto da obbligarla a seguirla.

"Vuoi continuare così tutta la notte?" Chiede la Lunari.

"Probabile." Le risponde, facendola sospirare irritata per la situazione che si sta svolgendo. Si ferma di nuovo e guarda altrove, non volendo incrociare lo sguardo con lei, più che altro preferirebbe che se ne andasse.

"Scusami, ho sottovalutato i tuoi problemi."

Diana sbuffa infastidita da quelle parole.

"Come se tu li conoscessi."

"Non proprio, comprendo che socializzare non è il tuo forte. Beh, un po' lo fai capire."

Allunga la mano verso la targoniana, non mostrando alcun sorriso stavolta, anzi, è particolarmente seria.

"Mi concedi la possibilità di aiutarti?"

Diana scuote la testa e le allontana la mano: si sente un po' offesa.

"Non ho bisogno di alcun aiuto. E poi...perché dovresti?"

"Semplicemente perché so cosa vuol dire trovarsi senza alcuna scelta, senza nessun che ti appoggi e avere tutti contro.Se vogliamo arrivare sul sentimentalismo, me lo sento nel profondo del cuore, probabilmente non ha molto senso ma...Diana..."

Le allunga di nuovo la mano, con i suoi occhi azzurri come puro ghiaccio a cercare quelli argentei come la Luna.

"Vuoi essere mia amica?"

La Lunari rimane decisamente spiazzata e anche indecisa; ne vale seriamente la pena?

Fa un lungo respiro, chiude gli occhi e si massaggia la fronte. Dopodiché concede che entrambi gli sguardi si incrociano, notando la determinazione in quelle due sfere azzurre.

"Va bene."

Stavolta accetta, stringendo la mano della donna.

"...amiche."

Dice con tono basso, non abituata a pronunciare quella parola. Ciò causa comunque la reazione di Ashe che sorride e l'abbraccia, con Diana che rimane in imbarazzo.

"Possiamo evitare almeno questo? Grazie."

"Certo certo, scusa. Sono solo felice tutto qui, ma comunque..."

La prende per mano e se la tira con se.

"Vivrai al castello."

"Aspetta...mi ospita già qualcuno e non sarebbe giusto da parte mia lasciarli."

"Nessun problema, conosco il buon vecchio Deklan e gli avevo precedentemente parlato di questa faccenda, è d'accordo con me."

Fregata.

"Uh...allora non ho scelta."

Commenta amareggiata per poi seguire la donna fino al castello dove alloggerà in una delle tante stanze.

Si spera di avere una buona vista delle stelle.

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Capitolo 6
*** Falsa tranquillità ***


E' passata una settimana da quando si è dovuta trasferire nel castello, dove soggiorna in una stanza decisamente lussuosa rispetto a quanto è stata abituata nella sua rigida vita assieme ai solari; non di certo al pari di un nobile comune, ma offre già alcune sue conformità come il letto matrimoniale ad esempio.

In questi giorni si è solamente concentrata ad allenare il ragazzino, ottenendo pochi risultati ancora ma in una settimana non si può dare dei giudizi: tra un mese probabilmente controllerà meglio i risultati. Dovrà anche decidere se restare qui o meno, rischia di trascurare i suoi principali obiettivi per troppo tempo.

Attualmente è nel campo di addestramento della città, garantita dalla regina di poterne usufruirne assieme agli attrezzi sebbene non raggiunga il livello del campo solare: l'organizzazione e disciplina non è il punto forte dei frejlordiani, nonostante abbia sentito dei sforzi di Ashe in questi anni, sono ancora dei barbari incivilizzati.

Osserva per terra Lars che cerca di riprendere fiato dopo aver ricevuto tutti quei colpi dal bastone che utilizza donna, girando subito dopo lo sguardo altrove e nota che alcuni soldati non sono molto contenti di vederli, soprattutto il ragazzo; di certo non perdonano ciò che ha fatto.

"Basta così."
Esclama Diana, per poi girarsi e dare le spalle al giovane intento invece a continuare, visto come si rialza in piedi e cerca in maniera ridicola di mettersi in posa da combattimento. Lei si ferma per un attimo, lancia uno sguardo minaccioso a Lars tanto basta per fargli capire che non è possibile continuare con quelle condizioni e lui, esausto, cade a terra in ginocchio. Per un attimo la donna sorride; è incapace a combattere ma ha tanta voglia nel corpo, cosa ben importante.

In seguito qualcuno le si para davanti, uno dei soldati che la stavano guardando e dai suoi occhi sembra molto furibondo: è poco più alto di lei, indossa un'armatura in cuoio adatta agli allenamenti senza armi vere.
"Vuoi dirmi qualcosa?" Domanda la Lunari, sebbene già sospetti cosa sono le sue intenzioni.
"Sì, smettila di addestrare questo vile criminale."

Era prevedibile.

Diana scuote la testa e si sposta alla destra del soldato per poterlo oltrepassare.
"Non sono affari che ti riguardano e poi ho il via libera di Ashe."
Viene bloccata dalla spalla per via della mano dell'uomo, facendo pure pressione.
"La nomini con troppa leggerezza...e anche se ti lascia fare, non vuol dire che io faccia altrettanto."
Dal tono della sua voce sembra quasi una minaccia. Ma Diana ignora le sue parole, togliendosi la mano di dosso.
"Provaci."
Quest'unica parola basta a far perdere la poca pazienza rimasta al freljordiano che sferra un pugno dritto verso la donna.

Prevedibile anche questo.

Lei schiva con facilità il tentativo e mentre si gira verso di lui lo colpisce col bastone dritto in testa, spezzando l'oggetto in due con l'uomo che barcolla leggermente. Dopodiché con la parte spezzata si avvicina alla sua gola.
"Vuoi giocare con la sorte?" Stavolta la minaccia la fa lei.

Comunque in quel momento altri soldati si erano avvicinati ai due, nemmeno loro avevano intenzioni amichevoli verso la donna, pronti ad assalirla in ogni momento.

"Cosa sta succedendo qui?!" Interrompe una voce possente che fa drizzare i soldati, avendo riconosciuta di chi fosse.
Un uomo alto e muscoloso, con lunghi capelli marroni scuri e occhi azzurri si fa strada tra gli altri, portandosi con se un enorme spada di rara fattura. Appena affonda la punta dell'arma verso il terreno i soldati si mettono in riga e porgono un doveroso saluto nei suoi confronti.
"Mio Re questa donna-"
"Taci!" Ordina con tono di comando, per poi massaggiarsi il mento mentre osserva la targoniana che intanto continua a tenere accanto alla gola del suo attentatore il pezzo di legno, scambiando lo sguardo col Re: sembra l'esatto opposto di Ashe, sia in fisico che nel carattere.
Il barbaro sorride e poggia entrambe le mani sul pomolo della spada, raddrizzandosi con la schiena.

"Sei la straniera che ospitiamo, Dyma? Giusto?"
"Diana." Corregge la Lunari, allontanando il pezzo di legno dal collo del soldato.
"Fa lo stesso, ma comunque..." Pone una mano chiusa al petto e continua. "Io sono Tryndamere, il Re dei Barbari e del Freljord." Dice con tanta fierezza e orgoglio.
"Lieta di saperne il nome e tutto il resto, ma adesso posso andarmene assieme al ragazzino? Si deve medicare le ferite."
"Lui sì ma tu no." Risponde lasciando un po' di meraviglia alla donna che aggrotta la fronte.
"Perché?"
"Semplice, ho intenzione di sfidarti."
"Che tipo di sfida?"
"Niente di complicato, un combattimento corpo a corpo. Ci stai?"
La Lunari rimane per qualche tempo senza risposta, riflettendo se e valga la pena o meno. Alla fine si convince ad accettare facendo un cenno con le testa; dopo tutto, un po' di riscaldamento non le fa male, però eviterà l'utilizzo di poteri.

"Ottimo, incominciamo." Commenta con un sorriso il barbaro, per poi avvicinarsi in maniera spavalda alla donna che già si era messa in posizione di combattimento Ra-Horak.
"Puoi metterti in che posizione vuoi tanto-" Un pugno ben assestato in volto interrompe il parlare del barbaro, indietreggiando di un passo mentre pone una mano davanti alla faccia.
"Non si parla durante uno scontro." Commenta Diana, volendo dare una lezione a Tryndamere che sorride compiaciuto e probabilmente è certo che potrà divertirsi un po'. "Hai ragione."
Il freljordiano dunque intende ritornare il favore con un gancio destro a mirare anche lui il volto ma va a vuoto vista l'agilità della donna a schivare il colpo e risponde con un calcio in mezzo alle gambe da fargli perdere l'equilibrio e cade all'indietro come un sacco di patate, sbattendo la testa a terra e svenendo apparentemente. La donna poggia un piede sul petto pensando fosse già finita e ci rimane delusa, aspettandosi altro: in realtà non è proprio così.

L'uomo afferra la gamba con entrambe le mani e la tira verso destra per far cadere anche lei per terra, sbattendo il proprio volto col terreno e dal naso inizia a colare sangue; per poco non se lo rompeva.
Non ha il tempo di asciugarsi che, sempre dalla gamba, viene trascinata e lanciata via di qualche metro, rotolando un po' prima di fermarsi , alzando il busto e finalmente potersi togliere il sangue che colava dal naso, sporcandosi tutto il palmo e le dita della mano sinistra. Sposta i suoi occhi bianchi e furiosi, che emanano una fievole luce, verso il barbaro sorridente in attesa che si alzi.

"Te la sei presa?" Schernisce la donna ancora in ginocchio, fa un gesto con la mano di avvicinarsi tanto per provocarla ancor di più. Lei in piedi, si da gli ultimi tocchi al naso prima di tornare ad attaccare l'uomo senza rispondergli: prova a sferrargli un altro pugno ma stavolta viene schivato e subisce una ginocchiata nello stomaco da farla piegare, subito dopo una gomitata sulla schiena, cadendo di nuovo a terra; però riesce almeno a evitare di venir schiacciata dalla gamba rotolando via e si rialza in piedi.
"Dov'è la sicurezza di prima?" Continua a provocare l'uomo, con Diana che si toglie un po' di polvere di dosso prima di ritornare in posizione di combattimento. "Vedrai..."

Scatta in avanti, finge di tirare un altro pugno destro in volto per lasciare che si protegga con le braccia e poterlo colpire al fianco con l'altro pugno per poi tirare un calcio sinistro vicino alle costole e infine portarsi sopra di lui, stringendogli il collo con le cosce provocando la caduta. Afferra anche un braccio girandoglielo con il rischio pure di romperglielo. "Te l'ho detto che non si parla in uno scontro."
Il barbaro non riesce a concentrarsi per il soffocamento e agita la mano libera in maniera disperata.
"Arrenditi." Consiglia Diana ormai vicina a spezzargli le ossa del braccio.
"Ma fottiti!" Risponde l'uomo, che è intento a divincolarsi da quella posizione, afferrando una gamba della donna e usa tutta la sua forza per potersene liberare, riprendendo fiato e ignora il dolore che le sta causando al braccio togliendosela di dosso una volta per tutte. Dopo questa scena sorride e si massaggia l'arto dolorante.
"Diamine...ci stavo per rimanere secco...sei brava lo ammetto."
"E tu parli troppo per essere un guerriero." Frecciatina da parte della Lunari che lui accoglie volentieri ridendo. "Hai ragione, da adesso si fa un po' sul serio."
"Finalmente."

Lo scontro dunque ricomincia con botta e risposta dell'uno e dell'altra da far allungare il combattimento per più di due ore con nessuno dei due intento a mollare; intanto si era avvicinato a loro un buon numero di soldati che assistono e commentano su ciò che vedono: addirittura c'è chi fa scommesse su chi vince.

Lars in quel tempo se n'è approfittato per curarsi le ferite dell'allenamento e ritornare in seguito a vedere come stavano proseguendo, tifando senza volerlo ammettere per la propria istruttrice.

Il combattimento comunque non sembrava evolversi in alcun modo con entrambi pieni di lividi e varie ferite, col respiro affannato per la stanchezza e quasi pronti a cedere per i corpi che non reggono più, tenuti in piedi solo grazie alla forza di volontà: eppure, c'è il presentimento che si è arrivati al momento decisivo.

L'uomo carica a testa bassa verso la donna afferrandola dai fianchi e stringendo forte con le braccia, provocando scricchiolii delle ossa della Lunari pronte a rompersi in mille pezzi in qualsiasi momento e causando un dolore allucinante in tutto il corpo della donna che trattiene le urla.
"Se vuoi rimanere intera è meglio che ti arrenda." Consiglia il barbaro e sarebbe pure la scelta più saggia da prendere nella sua situazione, ma non è intenta ad arrendersi e dargliela vinta così facilmente e fa l'unico gesto che le è permesso di fare col corpo: tira una bella testata sulla fronte del Re facendogli allentare la presa e collassa a terra. Lei in un primo momento in ginocchio si alza in piedi osservando lo sconfitto per terra e le scappa un lieve sorriso.

"Beh, mi hanno sempre detto di essere testarda."

C'è prima un silenzio che esplode poi in urla gioia tra alcuni soldati ad esultare la vittoria della straniera; Lars invece si trattiene, andando semplicemente verso Diana ormai sfinita che cerca qualche appoggio. Il ragazzo la prende da un braccio che se lo porta dietro la schiena ed inizia ad accompagnarla al castello per farla riposare e curarsi.

"Sei stata grandiosa."
"Eh?"
"Niente."

Passarono svariati giorni in tranquillità che però stava crescendo preoccupazione da parte della gente per via di Ashe, non essendo ancora ritornata dalla lunga ronda settimanale dei confini meridionali: era andata con un manipolo di soldati a controllare che fosse tutto a posto, volendo rassicurare i villaggi li vicini.

In seguito, arrivarono finalmente notizie sulla regina, peccato che non furono buone: un solo soldato ritornò in città ridotto ad uno straccio per via di svariate ferite e frecce conficcate dietro la schiena, rendendo un miracolo il fatto che sia ancora vivo. Dalle sue condizioni la gente aveva pensato ai peggiori avvenimenti, spaventati dall'idea che la loro amata regina fosse morta. Senza la testa il resto del corpo muore, e così il regno avrebbe rischiato di cadere in un caos impossibile da fermare

Intanto le più alte cariche militari si erano riunite nella Sala della Fratellanza a discutere sulla situazione dopo aver sentito le informazioni da parte del soldato ormai defunto da qualche minuto. "Cosa facciamo?" Chiede un generale al proprio Re "Non ne ho idea." Gli risponde non vedendo alcuna opzione e massaggiandosi le tempia, disperato.

La porta viene spalancata da Diana, indossando l'armatura Lunari e che vuole capire meglio cos'è successo; due guardie le si mettono in mezzo a fermarla, incrociando le proprie lance. "Lasciate passare la straniera." Ordina il Re, reputando la donna una persona degna del suo rispetto dopo averlo battuto tempo fa e sa già benissimo il motivo del perché sia li.

"Cos'è successo precisamente?" Chiede gentilmente, curiosa di sapere cosa hanno ottenuto dal povero soldato. Tryndamere concede ad un suo sottoposto di informarle delle notizie apprese. "Beh...non molto. Sappiamo soltanto che c'è stato contatto con alcuni demaciani vicino alle rovine di Frostheld e in seguito supponiamo sia scoppiato di sicuro uno scontro, vedendo com'è ritornato il caduto." Diana sentendo questo alza un sopracciglio. "Demaciani?" Non li conosce e mai sentiti parlare per com'è isolato Targon. "Dei bastardi più preoccupati a pulirsi l'armatura che a combattere. Sono della peggior specie assieme ai noxiani, anzi, loro almeno sono coerenti." Dal tono della voce ma anche benissimo di come li descrive sembra che non ci sia una buona relazione tra le due civiltà; c'è disprezzo e tanto.

Diana in seguito chiede cortesemente di ricevere una mappa della zona e le viene concesso. La osserva e dopodiché annuisce, girandosi, dando le spalle a chi c'è li dentro. "Aspetta, che intendi fare?" Chiede Tryndamere, un po' confuso dal suo comportamento. "Tiro fuori dai guai la regina, cosa credevi?" Risponde Diana, continuando a camminare. "Non vorrai andarci davvero? E' impossibile che sia ancora viva." Sentendo queste parole, si ferma e lo osserva per qualche momento. "Preferisco avere la verità che falsi pensieri." Ricomincia il suo passo."Cerca di mantenere la calma qui intanto." Gli dice all'ultimo e Tryndamere non fa altro che sospirare e sorridere, scuotendo la testa. "Fermati ancora un momento." Chiede questo favore che la donna acconsente e aspetta cosa voglia fare. "Gaek, accompagna la donna e procuratevi dei cavalli; almeno farete più in fretta." Gaek dunque annuisce all'ordine del Re e inizia ad avvicinarsi alla donna, facendo strada per le stalle. "Beh, grazie." Conclude il discorso e inizia a seguire il soldato, chiedendo persino di fare in fretta: c'è un'amica da salvare.

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Capitolo 7
*** Abbi fede ***


Diana forza il cavallo al limite delle sue forze nel obbligarlo ad andare il più veloce possibile, non sa quanto possa resistere ed è meglio non perdere alcun secondo. E' inseguita dal freljordiano Gaek, ordinato dal Re per dare assistenza alla Lunari con tutti gli strumenti adatti in caso si trovino dei sopravvissuti. Doveva pure fare da guida, ma sembra proprio che la donna sappia già come girovagare nelle fredde terre, avendo osservato solo una volta la mappa della zona.

La donna indossa la propria armatura e indossa un nero mantello di pelliccia, con la falce legata alla schiena utilizzando della semplice corda. Il soldato invece, della stessa altezza sua e con capelli corti neri e occhi castani, indossa la classica armatura del nord: composta da placche di metallo, una sottomaglia di cuoio dove strati di pelliccia fuoriescono dagli arti. Al suo fianco ha una spada bastarda.

I due continuano a galoppare per ore senza fermarsi, arrivando solo a tardo pomeriggio vicino alla zona di Frostheld o almeno, ciò che ne rimaneva della città portuale. Da lontano si notavano solo strani edifici, ma avvicinandosi si poteva vedere la totale distruzione subita, dove il legno nero per la consumazione del fuoco la faceva da padrone di quel ambiente, assieme alla perenne neve; a dare inquietudine fu pure il grande silenzio che si presentava, spezzato solo dal fischio del vento.

"Benvenuta nella città dei morti."

Esclama Gaek appena arrivano in città e rallentano il passo dei cavalli. Diana trovava quasi assurda quella situazione, cercando di comprendere il perché di tale devastazione per una guerra infinita.

"E' questo il risultato della guerra che combattete?" Domanda la Lunari, senza girarsi a guardarlo e concentrandosi più che altro al tetro panorama che aveva davanti agli occhi.

"No, non sono stati quelli dell'Artiglio d'Inverno a compiere questo massacro. Loro razziano, certo, ma si limitano a quello." Risponde il soldato, creando confusione nella mente della donna che si ferma, concedendo finalmente il suo sguardo all'uomo. "Allora chi?" Gaek sorride in maniera amara mentre si porta accanto al cavallo della targoniana. "Non vi viene in mente nessuno? Eppure il Re ve l'ha detto chi sono i nostri nemici. Ma tanto per non fare giri di parole, sono stati i demaciani." "...perché?" Chiede Diana, volendo approfondire l'ostilità tra i due popoli. "Giustizia, così sostengono loro." Dopo questa frase ritornano al silenzio, continuando con la loro ricerca in città e si fermano poco più avanti per via di un enorme pezzo di legno a bloccare la strada, obbligandoli a scendere dal cavallo per poter proseguire.

"Cosa puoi dirmi di questa città?" Domanda ancora Diana, riaprendo il discorso.

"Era una delle più importanti zone portuali di tutto il Nord, il commercio era la sua linfa vitale: cosa rara qui da noi."

"Tu ci vivevi?"

"No, io sono nato nel villaggio della tribù dei Lupi Grigi più a Ovest da dove siamo noi, questa invece era la casa degli Avarosani."

La Lunari si ferma socchiudendo gli occhi, dando un lungo sguardo ai resti degli edifici, per poi guardare il soldato in cerca di conferma. "Vorresti dirmi che-" "Sì, Ashe ha vissuto quel tragico evento; ci sono varie storie su di lei, ma nessuno sa con certezza cosa le è successo allora."

La donna distoglie lo sguardo, sente dei sussurri, bisbigli, parole incomprensibili per le sue orecchie e non riesce a comprendere cosa stia accadendo, se non con la giustificazione che siano ancora i ricordi dei suoi predecessori a tormentarla; era da un po' infatti non aveva questa sensazione.

Scuote la testa come se volesse toglierseli e si massaggiala parte laterale della nuca.

"Tutto ok?" Chiede Gaek, notando lo strano comportamento ai suoi occhi.

"Sì, niente di che, ma comunque...posso sapere di più sui demaciani?"

Il freljordiano annuisce alla richiesta con un cenno del capo.

"Per quanto non sappia tutto su di loro, li conosco abbastanza da non starmeli simpatici: inneggiano alla giustizia, gloria, onore." Allarga le braccia, per indicare tutto il luogo. "Ma non mi sembra questo sia tale, comunque, una cosa che devi sapere su di loro: odiano la magia più di ogni altra cosa. La considerano un male assoluto da estirpare." Gaek conclude il suo discorso, lasciando però nel volto aria di tristezza di cui la donna nota facilmente, le sembra di vedere una profonda cicatrice del passato. Evita di chiedere oltre, considerandolo inopportuno e anche perdita di tempo per la ricerca.

Poi, un miraggio.

Diana nota, mentre camminano, una persona davanti a loro, tutta bianca come la neve, con lunghi capelli possedendo una strana trasparenza. Un fantasma. Sente una lieve risata femminile provenire da quella persona, dopodiché la vede correre via, scomparendo in una vecchia svolta. La Lunari si massaggia gli occhi, pensando siano di nuovo quei fastidiosi ricordi, è tutta un'illusione a suo parere, di reale c'è solo Gaek a darle una pacca sulla spalla, iniziato a preoccuparsi della situazione. "Sicura di stare bene?"

Diana ignora la domanda, più concentrata a ragionare sul perché della visione di una donna. Doveva esserci una logica, non può essere solo un caso e basta.

"E se..."

Inizia a correre dove la donna era scomparsa, ignorando tutto il resto, le importava solo seguirla in quel momento. Si ferma, controlla la zona attorno a se. La vede di nuovo, in un'altra svolta, e lei scatta subita in quella direzione, continuando ad andare dove è il fantasma, con Gaek a starle a malapena ai suoi passi. Più avanti sente una sensazione familiare, quella stessa presenza sentita tempo addietro, ma stavolta molto più debole.

Ci siamo, manca poco.

Fa un'ultima svolta prima di vedere il fantasma scomparirle proprio davanti, fermando la sua corsa. Si trova in una specie di piazza o quel che ne rimane, dove vede un corpo su dei gradini di un edificio, assieme a quel corpo, un arco cristallino azzurro, appartenente ad una sola persona. Gaek finalmente riesce a raggiungerla, respirando affannosamente per la lunga corsa.

"Che diavolo ti è preso?" Chiede giustamente non avendo compreso l'atteggiamento.

Lei lo osserva per qualche momento e subito dopo indica con la mano sinistra la persona seduta sopra i gradini. Lui a vederla il semplice arco spalanca gli occhi e, dimenticato il fatto di essere stanco, ritorna a correre in fretta e furia per avvicinarsi alla persona, controllandone le condizioni. Diana invece si avvicina con calma per poi dare anche lei un'occhiata alle sue condizioni; dagli occhi si nota la stanchezza e che non abbia dormito per niente, nella bocca ha un po' di neve, unico modo per evitare di morire dissetati.

"Non capisco, la Regina e gli altri uomini avevano abbastanza scorte per più di due settimane, com'è possibile sia in questo stato?" Si domanda Gaek, considerando quasi un mistero questa situazione. "Probabile che le abbiano perse." Sostiene Diana, controllando ancora com'è messa Ashe e si accorge del sangue sul fianco destro, oltre al suo lento respiro e il corpo gelido. Ma comunque trova il modo per farle alzare la temperatura del corpo, basta utilizzare un po' del suo potere: se riesce a bruciare la gente, può benissimo anche riscaldarla.

Mentre la tiene stretta tra le braccia usandosi come fonte di calore e leggermente illuminando di un innocente luce bianca la vede sorridere: segno sia ancora cosciente. Gaek intanto si era allontanato dalle due per controllare in giro sia sicuro, tanto per accertarsi non ci sia alcun pericolo nelle vicinanze; invece trova altro dopo aver camminato più in la dell'edificio dove sono.

"E' meglio che tu dia un'occhiata."

La Lunari avendolo sentito, prende l'arco di ghiaccio, mettendoselo in spalla e in seguito Ashe, tenendola in braccio. Si incammina nella posizione del soldato, domandandosi cosa avesse trovato, ma non c'è bisogno di una sua risposta vedendo con i suoi stessi occhi il motivo; decine di uomini, uno accanto all'altro distesi per terra, messi nella stessa situazione della Regina. "Quanti sono?" Domanda la Lunari. "Venticinque, ma c'è un problema." Risponde Gaek, con la donna a girata per osservarlo, con un sopraciglio alzato, essendo confusa dalla sua espressione quasi rabbiosa. "Guarda le armature con i tessuti azzurri, sono molto diverse dalle nostre." Esclama in seguito, facendo comprendere il perché del suo stato d'animo. "Demaciani." "Esatto. Questo è davvero strano."
Dopo qualche secondo la Lunari sospira e da le spalle, intenta a voler tornare indietro.

"Aspetta! Dobbiamo occuparci degli altri e capire il perché ci siano anche demaciani con loro."

"Non abbiamo ne il tempo ne il materiale per aiutarli, hai visto le loro condizioni. Sono sacrificabili."

"Sacrificabili? Sei disposta seriamente a lasciarli al loro destino? Ce l'hai un cuore?"

Diana, adirata dalle parole sentite, si gira verso di lui con gli occhi ad emanare un'accesa luce bianca.

"E tu ce l'hai un cervello?! Se rimaniamo ancora qui, lei soccomberà, assieme agli altri e il nostro soccorso sarà stato inutile, lo vuoi capire?!" Risponde con tono rabbioso, come a voler sgridare un bambino. In seguito si calma e ricomincia a proseguire il cammino. "Non possiamo fare più nulla, mi dispiace."

"...no...ti prego..."

Sussurra Ashe che respira con fatica, usando le poche forze che ha nel corpo, con la mano a stringere il mantello della donna e le lacrime a scenderle dagli occhi azzurri a supplicare la Lunari di fare qualcosa. Diana sospira. "E' inutile." Le risponde, senza guadarla. Ashe le tira il mantello, usandolo come sostegno per avvicinarsi al suo volto.

"Ti ho dato fiducia, perché non vuoi fare altrettanto?"

La Lunari sospira di nuovo, ferma il suo passo, guarda prima dietro di se verso gli uomini e Gaek, poi verso Ashe ancora piangente. Non ha senso per lei, tutto questo è pura disperazione.
"Ashe, come? Siamo solo in due, con poco materiale e per di più una ventina di soldati tra la vita e la morte. Non vedo alternative."

"Creale allora...non rimanere cieca alle evidenze..." Prende una pausa per respirare profondamente. "Abbi fiducia in te." Finita la frase chiude lentamente gli occhi ormai senza forza per poter rimanere sveglia.

Diana rimane ferma a guardarla dopo quelle parole, dopodiché si da un'occhiata intorno. Cerca di sforzarsi a trovare modi e modi per poter salvare tutti ma ogni idea le appare fallimentare. In seguito le viene il lampo di genio, forse l'unica possibilità.

"Gaek, questa era una città portuale, esatto?" Chiede al soldato mentre torna indietro.

"Ehm...sì, lo era." Risponde, rimasto confuso dalla richiesta ma soprattutto dal sorriso che gli si para davanti.

"Perfetto." Commenta Diana, posando Ashe per terra assieme agli altri e piantando la falce al centro, dove trasferisce parte del suo potere così possa riscaldarli tutti, per poi riallontanarsi.

"Trovami una barca in grado di trasportare venticinque persone: se abbiamo fortuna ne troviamo una sana. Io invece vado a prendere i cavalli, con loro abbiamo abbastanza forza da trainare." Continua ancora la Lunari, usando un tono di comando a ciò che deve fare l'uomo, rimasto ancora confuso e sorpreso del cambiamento di decisione della donna. "Credi che funzionerà?" Chiede giustamente. "Lo spero."

La Lunari quindi si appresta a dirigersi dove hanno lasciato gli animali, togliendo con fatica l'ostacolo che ne impediva il passaggio, prende le corde portate con se, per poi portare i cavalli nel punto dove stanno gli altri, con Gaek che informa la targoniana di aver trovato una barca in ottime condizioni.

"Bene, iniziamo a metterli tutti e venticinque su di essa e dopo leghiamola ai cavalli."

"No, non più venticinque...sette sono già deceduti..."

"Allora facciamo in fretta."

I due dunque trasportano i corpi dentro la barca, creando dei fori da poter infilare sei corde e subito dopo legandole agli animali e ne usano due per poter tirare a loro volta. Si avviano per il lungo e straziante ritorno verso la capitale, tirando per ore e ore, fermandosi solo quei pochi istanti per poter dare le poche scorte di cibo ai feriti per permettergli di placare un po' la fame. Arriva la notte, con entrambi allo stremo, le mani sanguinano per il troppo sfregare, le gambe tremano. Hanno solo percorso metà strada e sono rimasti con scarsi viveri ed i cavalli sono al punto di mettersi contro a non voler continuare.

Gaek gli scivola la corda, non riuscendo più a tenerla e cade in ginocchio, sfinito, supplica alla straniera di fermarsi a riposare ma Diana non intende ascoltarlo, vuole andare avanti finché non entrerà in città. Solo la morte può fermarla in quel momento. Cerca di convincersi che questo non è nulla in confronto alla scalata del Targon; le è stata data fiducia e non intende deluderla.

A peggiorare le cose sono le corde consumate fin troppo. Si spezzano e fa si che i cavalli, liberi di quel peso, scappino via. La Lunari invece cade a terra, senza demordere però si rialza e afferra dalla prua la barca per cercare di trascinarla ma da sola e ormai senza forze riesce a spostarla solo di pochi centimetri prima di cadere di nuovo. Rimane a fissare il cielo, convinta di aver tentato inutilmente e condannato tutti: vorrebbe darsi un pugno in faccia, ma le braccia non le rispondono più. Chiude gli occhi, pronta ad aspettare la sua ora.

Sente in seguito un forte battito d'ali, seguito da un tonfo. Riapre gli occhi e vede un enorme uccello azzurro sopra di se, non sa di preciso quanto possa essere grande. Pensa solo che sia un altro stupido scherzo della mente e richiude gli occhi, preferendo ignorare questa visione.

"Svegliati giovane fanciulla. Non è questo il momento di dormire." Le ordina una voce accompagnata da un eco. Lei spalanca gli occhi, incredula a ciò che sente: un'animale che parla, questa è bella.

"Sono morta?" Domanda, con l'essere a scuotere la testa e ridere in sottofondo.

"No, sei ancora in carne ed ossa. Forza, alzati: c'è un viaggio da finire."

La incita, per poi alzare un suo artiglio ed afferrare la barca di legno delicatamente, senza il rischio di romperla. Dopodiché invita sia lei che Gaek a salirci sopra, dicendo pure che li porterà verso Rakelstake in meno che non si dica. I due, all'inizio confusi fanno come le è stato chiesto e il gigante uccello prende il volo per dirigersi verso la capitale.

"Posso sapere perché ci hai salvato e come hai fatto a trovarci?" Domanda in maniera lecita Diana, mentre osserva da più vicino la composizione dell'uccello, che sembra fatto di ghiaccio.
"Io sono lo spirito del Freljord, è mio dovere proteggerlo ed aiutare chi ci abita."
"...mi sembra sensato."

Ci è voluta solo un'ora per arrivare a Rakelstake, con la criofenice a lasciare davanti alle porte la barca e andarsene senza attendere oltre; il suo compito l'aveva fatto. La gente accorre in massa, la maggior parte preoccupata nel vedere la regina in quello stato, chi invece è felice di rivedere il proprio parente sano e salve e chi ne piange la morte. Per i demaciani c'è molto astio, la gente preferisce che siano lasciati a morire e alcuni curatori si rifiuterebbero di guarirli, se non fosse per l'intervento di Tryndamere, intenzionato sapere cosa ci facevano nelle loro terre.
Arriva la mattina e Ashe è distesa nel suo letto ancora che dorme. Accanto a lei c'è Diana su una sedia ad osservare fuori dal bancone il sole che sorge; le mani sono fasciate al livello dei palmi. Qualche minuto dopo si sveglia la regina, ancora poco lucida e debole, tanto che non prova nemmeno ad alzarsi, gira solo la testa per vedere dove si trova fino a quando i suoi occhi non intravedono la Lunari. Sorride appena la vede.
"Siamo a casa?" Diana sentendola volge il capo verso di lei e annuisce con la testa. "Sì."
"E gli altri?"
"Sono ancora vivi."
Ashe sapendo questo allarga ancora di più le labbra e respira profondamente. "Ne sono molto felice. Grazie."
Di"na scuote la testa. "Non li merito." Distacca lo sguardo. "Non sono riuscita a portarvi fino a qui. Se non fosse stato per quel grosso uccello azzurro saremmo tutti morti a quest'ora." Abbassa la testa, rammaricata e stringe le mani. "Mi dispiace averti delusa." Finisce il suo discorso. L'arciera allunga debolmente il braccio sinistro verso una mano della donna, appoggiando la sua, volendo dare conforto. "Non lo sono affatto e non è vero ciò che dici. Smettila di darti colpe che non hai. E' tutto merito tuo se io ed altre persone siamo salve." La Lunari vorrebbe obiettare ma guardandola, non sa perché non ci riesce. "Però...vorrei sapere una cosa. Anche se ero non molto cosciente sentivo la gente che pensava fossi morta, nessuno sosteneva il contrario tranne te, perché?" Diana rimane in silenzio per un paio di secondi, portando lo sguardo ad osservare fuori dalla stanza.

"La freccia non si era sciolta."

A questa risposta la regina ride divertita e sospira. "E' bello averti come amica."
Diana sorride, uno di quei sorrisi che mostra raramente: di gioia. "Lo stesso vale per me."​

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Capitolo 8
*** Tensioni ***


 

E' appena mattina, la Lunari si è decisa a fare visita alla regina che si supponeva stesse riposando nella propria stanza per riprendersi dai brutti avvenimenti accaduti di recente.

Non appena viene aperta la porta, trova la donna proprio davanti a se vestita in maniera particolarmente elegante: indossa un abito tra il bianco e l'azzurro, composto da una grande gonna e sul capo ha una piccola corona di metallo, mentre ai piedi delle scarpette di cristallo.

"Dove stai andando?" Chiede Diana, mentre alza un sopracciglio e ostacola il passaggio della donna.
 

"Ad una riunione importante, non posso mancare. Quindi, ti chiedo di spostarti." Ma la targoniana non è intenzionata a lasciarla passare ed Ashe cerca di spingerla per togliersela di torno. Però è inutile visto che è ancora molto debole e lo sforzo provoca soltanto una grande stanchezza, con un conato di vomito che risale in gola. Appoggia la testa sul petto dell'amica, respirando affannosamente.

"Visto?" Esclama Diana. La regina emette un profondo lamento. "Lo so." Risponde poco dopo. La targoniana poggia una sua mano sotto il mento di Ashe sollevando il suo volto fino a costringerla ad incontrare i suoi occhi. "Quanto è importante?" Le chiede. "Ne va del destino del mio regno." Sentire questa risposta le fa aggrottare la fronte. "Mentire è una cosa che odio. Spero tu non lo stia facendo." La ammonisce, per poi prendere un braccio dell'arciera e se lo porta dietro il collo, mentre la tiene stretta ai fianchi.
 

"Ti farò da appoggio. Almeno risparmi un po' di forze."

Ashe sorride felice e accenna un ringraziamento, causando in Diana un lieve sospiro. "Su, forza, dimmi dove andare."

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"Dovremmo giustiziarli!"
 

"Non meritano di essere salvati!"

"Vogliono solo la guerra!"

 

Sono queste le parole che risuonano nella Sala dei Saggi, luogo usato periodicamente per le questioni politiche del regno avarosano, dove tutti i più importanti rappresentati di villaggi, cittadine e tribù si riuniscono a dare le loro opinioni; questa volta per via dei soldati demaciani e la decisione sulla loro sorte.

In fondo alla stanza si trovano due imponenti troni ghiacciati: quello a sinistra è occupato dal re, Tryndamere, che cerca in tutti i modi di mantenere ordine nella sala ma con scarso risultato. Lui è un guerriero, pronto a gettarsi per primo nella battaglia ma per quanto riguarda la politica preferisce rimanerne lontano. Ogni volta gli provoca quasi un'emicrania e tutte quelle urla sono solo un grande fastidio che a malapena riesce a tollerare, ormai con i nervi al limite.
 

"Sono fortunati se non gli stacco la testa." Sussurra all'uomo in piedi al suo fianco, dalla barba incolta e corti capelli castani, con una cicatrice sulla guancia destra; indossa un'armatura di metallo grigia con le spalliere a forma di testa di lupo e sotto una pelliccia dello stesso animale. Tiene tra le mani un lungo oggetto avvolto in una coperta di lana. "Sono stati furbi, chiedere una riunione approfittando delle pessime condizioni della regina. Così potranno scannarsi a vicenda." Sussurra l'uomo a sua volta. "Nonostante tutto, le rivalità di alcuni non si sono spente, vero Meloar?" Continua Tryndamere, osservando come ognuno è distratto a insultare gli altri nei peggiori modi. Meloar sbuffa sorridente. "Già."

"Beh, è meglio finirla." Il re si alza in piedi, afferra il manico della sua grande spada che teneva appoggiata vicino al trono e la lascia cadere fortemente a terra di punta, provocando un frastornante suono che si diffonde in tutta la stanza accompagnato dal urlo del re, che fa precipitare la sala nel silenzio.
 

Li osserva tutti minaccioso, travolgendo i presenti con la sua terrificante autorità. "Sembrate dei cani selvaggi." Ringhia, per poi tornare a sedersi al proprio trono e fare un lungo sospiro.

"Siamo qui per decidere cosa fare con gli uomini di Demacia e quindi non accetto discorsi fuori luogo." Ricorda a tutti quanti per poi continuare. "Per ora, preferisco tenerli vivi e scoprire cosa avevano intenzione di fare qui."

 

Alla sua proposta si sente una grande polemica di gruppo. "Perché correre questo rischio? Potrebbero essere qui come spie e preparare al meglio un invasione." Esordisce un capo villaggio dall'apparenza di avere una sessantina di anni. "Ha ragione." Concorda un altro. "Dovremmo invece rispondergli nei migliori dei modi: tagliare loro le teste e riportarle come regalo a quei bastardi!" E' accompagnato dall'approvazione molti altri. Si alza però una voce in disaccordo. "E così facendo? Cosa otterremo? Certamente manderanno un manipolo di uomini per punirci e distruggere qualche villaggio, come già accaduto in precedenza." Anche lui raduna un certo seguito e conclude. "Consiglio di rispedirli subito a Demacia, se non vogliamo subire la sua furia." "Sei solo un vigliacco!" Viene accusato e così ricomincia la lite che dura fino a quando non viene aperto il portone.

Da li compare Ashe, sostenuta da Diana. L'arciera osserva i presenti con grande sdegno, per poi chiedere alla donna di aiutarla fino al trono. In quel momento la Lunari sente che alcuni non apprezzano la sua presenza in quel luogo, probabilmente perché è una straniera di un luogo sconosciuto e provoca a loro qualche sospetto. Ashe, sedutasi sul trono, ringrazia Tryndamere di aver cercato di mantenere la calma e dice a Diana di starle al proprio fianco, come se fosse la guardia del corpo personale.
 

Fa un lungo respiro, per riprendere il fiato e esordisce. "Dunque, ho sentito qualcosa prima di entrare: pare che qualcuno voglia provocare una guerra ed altri invece consiglino di chinare la testa. Non è così?" Domanda retoricamente e con un cenno della mano impedisce a qualcuno di parlare. "Io non sono d'accordo con nessuna delle due parti. Peggiorare le relazioni con Demacia sarebbe un passo falso..." Un capo tribù sa fa avanti ed obietta. "Ma sapete cosa fanno quei bastardi, meglio di molti dei qui presenti." "Non mi hai fatto finire. Sono anche contraria a rispedirli indietro, almeno finché non avrò chiarimenti." Il capo tribù sospira e chiede. "Cosa proponete allora?"Ashe si alza in piedi, impedendo con un gesto della mano a Diana di aiutarla e poi avanza di qualche passo verso il consiglio. "Prima di rispondervi, voglio raccontare cosa sia successo qualche giorno fa. Mentre ero a Sud per controllare i nostri confini, assieme a venti uomini, ho assistito uno scontro acceso tra i demaciani e...noxiani." Al udire la presenza dei Figli di Noxus, si sentono stupore e confusione dai presenti.

"Soccorrere i demaciani è stata mia decisione, vedendoli in seria difficoltà già contro un numero doppio del loro e in un luogo a loro sfavorevole."
 

Avanza ulteriormente. "Non sarebbe stato un problema per noi: sfruttando l'effetto sorpresa e la cavalleria avremmo potuto sbaragliare gran parte dei nemici prima che potessero reagire. Più che altro fu un'arma sconosciuta a crearci difficoltà." La donna si gira e fa un gesto verso Meloar, che porge lentamente alla regina l'oggetto misterioso. Lei toglie il pezzo di lana e rivela cosa ci sia sotto: un lungo bastone fatto di legno e ferro, con un grilletto simile alle balestre.

Si sentono cori di stupore tra la gente.
 

"E' così pericolosa?" Chiede un'anziana signora sulla soglia degli ottant'anni, che si regge a malapena sul proprio bastone.

"E'...molto letale, Anziana Bera. Ha piccole sfere di metallo come proiettili, che raggiungono velocità superiori a quelle delle nostre frecce e possono persino perforare le armature più spesse. Comunque ha i suoi punti deboli: è rumorosa, si ricarica molto lentamente e cosa più importante..." Mira con l'arma verso la folla e preme il grilletto; si sente solo un suono sordo. "Il meccanismo che serve per sparare smette di funzionare a contatto con neve o acqua." Dopodiché, ricopre l'arma, tornandola a Meloar.
 

"E dunque?" Le viene chiesto dal consiglio, curiosa. "Dunque, suppongo che questa volta le intenzioni dei demaciani non fossero malvagie. Probabilmente temevano le macchinazioni dei noxiani."

"Ho deciso di inviare un emissario a Demacia, informandoli del accaduto; intanto terremo i loro soldati per comprendere cosa stessero facendo. Conoscendoli, si sentiranno in debito per averli salvati e apriranno bocca senza obbligazioni. Qualcuno è contrario?" Domanda Ashe, senza incontrare opposizione.
 

"Il tuo obiettivo fin dal inizio è stato entrare nelle grazie di Demacia?" Domanda ancora l'anziana Bera. Ashe si gira a guardarla, con gli occhi socchiusi. "Il mio attuale obiettivo è risolvere i problemi che abbiamo, senza crearne altri; combattere su più fronti sarebbe folle." Detto questo le da le spalle tornando al proprio trono. "La Riunione è finita, potete andare." Congeda tutti i rappresentati di clan e tribù, che iniziano ad uscire fuori dalla stanza.

Il portone si chiude una volta uscito l'ultimo rappresentante, lasciando soltanto nella stanza i due regnanti assieme a Meloar e Diana. La regina, che non ha ancora raggiunto il trono, crolla in ginocchio esausta, sostenuta da Meloar che era li accanto. "Mi sembrava strano che vi foste ripresa." Commenta il generale mentre la accompagna a sedersi, lasciando che riprenda fiato. "Beh, è orgogliosa anche lei a volte; non voleva apparire debole." Dice Tryndamere che si alza dal proprio posto allontanandosi da li. "Andiamo Meloar, voglio vedere che fanno i nostri ospiti. Se non sbaglio c'è tuo figlio Gaek a controllarli." Il generale annuisce e segue dunque il re al di fuori della stanza, lasciando sole le due donne in un infinito silenzio.
 

Diana controlla lo stato dell'arciera: vede che ancora respira affannosamente, gli occhi stanchi e alcune gocce di sudore scenderle dal viso. Ashe si accorge di essere scrutata e sorride, come a voler nascondere ancora la propria debolezza.

La Lunari sospira e commenta. "Meglio che non ti muovi da li. Riposati, io tornerò più tardi." Detto questo fa qualche passo in avanti per andarsene. Ashe non è d'accordo e si alza per seguirla. "Ehi aspetta." Le gambe cedono di nuovo ma non tocca terra col corpo, anzi rimane in aria. Vede una bianca luce illuminare il pavimento, poi sente il braccio della targoniana reggerla e spinta verso l'alto, con l'altro braccio che si mette sotto le gambe. Diana sospira di nuovo. "Vuoi farti del male o cosa?" Le domanda e l'arciera risponde prima con una leggera risata, poi seriamente.

"Non voglio rimanere sola."

Diana rimane silente davanti a quella frase, volgendo lo sguardo altrove. Fa semplicemente qualche passo per uscire dalla stanza e inizia a percorrere i corridoi del palazzo, portando la regina con se. "Mi sono ricordata che non mi hai detto da dove provieni." Esordisce Ashe, ancora in braccio all'Aspetto. "No invece." Controbatte Diana. "Da una montagna più a Sud, come ti avevo già informato." "Ma quale montagna?" Diana si ferma e la guarda. "E' importante?" Le chiede. "Mi piacerebbe sapere perché nascondi cosa, anzi chi sei. Così facendo crei solo sospetti verso la gente." "Lo dici per il tuo regno?" "Lo dico per te. Devi smetterla di rimanere chiusa come un riccio." Rimangono a fissarsi per qualche secondo e in seguito Ashe chiede di sedersi a terra e usare il muro come appoggio, invita pure Diana a sedersi accanto.

Passano qualche minuto in silenzio, in attesa che Diana sia decida a parlare.

"Targon."

"Cosa?" Domanda Ashe, voltandosi sentendo quella parola.

"La montagna da dove provengo, è Targon." Specifica Diana.

"Oh! Sì, ne avevo sentito parlare. La più alta al mondo, così alta da essere impossibile da scalare. O almeno, così si dice." Ashe prende un attimo di pausa, assumendo un espressione riflessiva, per poi ritornare alla Lunari. "Tu ci sei riuscita?" Domanda curiosa l'arciera. "Sì." Risponde in seccamente Diana.

"Dovevi poter vedere un bellissimo panorama da lassù." Commenta Ashe, facendo sorridere la targoniana. "Posso dirti che è...unico nel suo genere." Afferma.

"Un giorno mi piacerebbe vederlo, ma comunque...dubito che tu ci fossi vissuta da sola." Insinua Ashe. "Vuoi conoscere la mia storia?" Le chiede Diana. Lei annuisce. Fa un lungo respiro. "Va bene dunque, sarà un po' lunga."

Così inizia a raccontarle la sua vita da orfana presso i Solari, gli insegnamenti ricevuti dagli anziani sulla vita e l'addestramento assieme ai guerrieri templari Ra-Horak. Proseguì con le sue piccole scampagnate notturne al chiaro di Luna, l'immensa gioia nel vedere l'astro celeste assieme allo spettacolo di stelle. Ma queste visite la condannarono ad un crescente isolamento e i forti dibattiti con i membri più anziani, per i suoi dubbi e non accontentarsi mai delle risposte.

Arriva infine a parlare dei suoi ultimi avvenimenti; dalla scalata assieme alla misteriosa anziana signora fino al diventare l'Aspetto della Luna e la riunione nel tempio dei Solari dove fu condannata eretica e blasfema, fino alla sua furiosa reazione che causò il massacro degli anziani nel luogo.

Diana decise di fermarsi, lasciando ad Ashe tempo per riflettere su tutto ciò. La freljordiana non riesce a pronunciare alcuna parola, le risulta difficile persino guardarla. Diana dal canto suo ha il presentimento di non essere più gradita e si alza in piedi. "Scusami, sapevo che la mia presenza sarebbe stata soltanto un fastidio. Vedrò di andarmene il prima possibile." Le informa e le dà le spalle, iniziando a camminare. "E' stato...bello conoscerti." Conclude il suo discorso allontanandosi dalla regina.

"Ti perdono."

Queste sono le uniche parole che esprime Ashe, le uniche a poter fermare i passi della donna, che si gira di scatto. "...cosa?" Domanda perplessa. Ashe si sostiene al muro per alzarsi lentamente, sempre col respiro affannato e guarda Diana. "Ho detto che ti perdono." Le ripete. "Avrai anche sbagliato, ma non ti hanno lasciato scelta." Inizia a fare qualche passo verso la targoniana. "Non mi importa cosa pensano di te i Solari, io ti accetto così come sei. Con i tuoi pregi ed i tuoi difetti." A pochi metri di distanza, le allunga la mano, sorridente. "Resta qui. Il Freljord è anche casa tua."

La Lunari rimane qualche secondo immobile, per poi afferrarla e trascinarla, ponendo un braccio intorno al fianco e l'altro alla testa. "Grazie." Le sussurra all'orecchio. Ashe è colta alla sprovvista e non fa niente per togliersela di torno. "Pensavo che non ti piacessero gli abbracci." Commenta. Incitando una lieve risata nella donna. "Questo è un eccezione."

Entrambe si dirigono verso la stanza della regina per lasciarla riposare, con Diana a farle da spalla; si fermano solo un'ultima volta. La Lunari fissa distratta oltre la finestra, osservando il Sole con aria preoccupata.

"Qualcosa non va?" Le domanda Ashe. "No." Sussurra Diana, senza distogliere gli occhi dal lento moto della stella. "No. Va tutto bene.

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Capitolo 9
*** Battaglia al Chiaro di Luna ***


E' sera, la Luna si è appena alzata al cielo, prendendo il posto del fratello Sole e illumina il piccolo villaggio minerario, posto ai confini delle terre del Regno, vittima ultimamente di alcune scorrerie.

"Alzati." Esclama Diana, dopo che ha buttato a terra per l'ennesima volta Lars: si è portata il giovane con se grazie all'autorizzazione di Ashe. Il giovane usa la forza di braccia e gambe per poter ritornare i piedi e dopo qualche secondo per riprendere fiato e tornare a sferrare pugni verso la donna, miseramente fallendo: o vengono schivati oppure bloccati dalla sola mano sinistra, visto che l'altra la tiene dietro la schiena.

Ritorna nuovamente con la faccia ad assaggiare la neve ma comunque non demorde e si rialza per tornare al attacco. Ci prova e riprova, fallendo ogni volta fino a quando la Lunari non si distrae per un attimo e subisce un pugno sulla guancia sinistra. Lars prima rimane soddisfatto, in seguito, notando il volto della donna che sembra non dare attenzioni al colpo subito, diventa confuso.

"Abbiamo finito." Lo avvisa, per poi girarsi verso Gaek e con espressione molto seria gli ordina. "Avvisa gli uomini di prepararsi e in fretta." Il freljordiano non fa altro che annuire e si allontana per cercare di radunare i soldati.

Diana estrae la falce da dietro la schiena, roteandola due volte e scatta velocemente sopra il tetto di una casa. Guarda oltre le palizzate, verso il vicino bosco, a cercare qualche movimento in mezzo agli alberi e poi, nota qualche ombra. Sente un fischio. Una freccia le arriva vicino, inchiodandosi sul legno del tetto, seguita ritmicamente da altre che aumentano di numero; lei riesce in tempo ad attivare uno scudo in protezione di quella pioggia mortale e scende dal edificio per proteggere pure il giovane Lars, rimasto immobile fino a quel momento come un'idiota.

Dura solo pochi secondi.

La Lunare si guarda intorno appena cessa e vede che qualche sfortunato del villaggio sia stato colpito a morte. Minuti dopo arriva Gaek con tutti i soldati al suo seguito: pronti in armatura e muniti di lunghe lance e scudi ovali. La Lunari li osserva uno per uno e in seguito da le sue attenzioni al freljordiano, facendo cenno con la mano di avvicinarsi.

"Ci sono tutti?" Le chiede la targoniana. "Sì." Risponde Gaek. "Bene, allora schieratevi davanti all'entrata, con gli scudi serrati." Gli ordina e dopodiché si gira verso le porte per dirigersi in una delle torri di guardia in legno, salendoci con le scale. Arrivata, trova il corpo della vedetta senza vita, con due frecce nel petto ed una sulla fronte. Da in seguito un rapido sguardo alla torre dell'altro lato e anche li la sorte non sembra essere andata in maniera differente, vedendo il cadavere appoggiato al muro.

Si inginocchia per prendere l'arco e la faretra per poi tornare in piedi e cercare con lo sguardo Lars, trovandolo ancora immobile al posto di prima.
"Lars!" Lo chiama urlando. "Vieni qui sopra." Il ragazzo obbedisce lentamente, ancora intimorito dall'attacco di prima. Quando arriva nella torre, gli vengono dati la faretra e l'arco. "Visto che sei ancora scarso in combattimento, cerca di dare supporto." Il giovane annuisce, sebbene in faccia si nota benissimo che è spaventato per quel che succederà e ancora di più con il corpo morto li vicino. Diana gli da una pacca sula spalla. "Non c'è tempo per spostarlo e seppellirlo. Ignoralo."

Subito dopo viene avvisata da Gaek sui nemici che si sono rivelati, mentre escono dal bosco.
"Quanti sono?" Chiede la targoniana dalla torre al capitano, che è alle porte con gli altri uomini. "Sicuramente il doppio del nostro numero, direi circa più di un centinaio." Risponde Gaek e poco dopo, con fare preoccupato consiglia. "E' meglio che chiamiamo anche chi è a guardia della miniera. Non li raggiungeremo di numero ma almeno avremo più probabilità di vincere." Diana scuote la testa. "Quaranta bastano per difendere l'entrata, non importa quanto ci siano superiori, in uno spazio ristretto quel che conta è la resistenza. Quel piccolo gruppo serve come ultima possibilità a difendere la miniera."

In seguito, sale sul tetto della torre per avere una migliore visuale e guarda i nemici che sono già intenti ad avanzare, senza una carica organizzata, con ognuno a correre in solitaria, brandendo le proprie armi, verso il gruppo a difesa dell'entrata. Gli avarosani rimangono ben saldi, unendo i vari scudi creandone un muro e le prime linee puntano le lance in avanti.

Arriva l'impatto dove cadono i primi guerrieri dell'Artiglio infilzati dalle armi e altri riescono a spezzare le lance, costringendo gli avarosani a estrarre le spade. Alcuni riesco persino a gettarsi oltre la prima linea ma si rivelano inutili e vengono massacrati dai nemici che li circonda. Lo scontro in seguito va a bilanciarsi, senza rilevare ulteriori eventi ma solo un continuo logoramento dove da una parte utilizza il vantaggio numerico per spingere e dall'altra a cercare di resistere e rimanere compatti.

Diana rimane ancora immobile ad osservare lo sviluppo della battaglia, per poi decidere di intervenire ma sente un rumore simile al fischio provenire dal alto e alza la testa; sta arrivando un'altra pioggia di frecce.

Lei velocemente salta e dalla lama lancia una fiamma d'argento a polverizzarle ma sfortunatamente non riesce a prenderle tutte e quelle rimanenti beccano qualche soldati, ferendolo o uccidendolo. La targoniana si posiziona sopra l'altro tetto della torre e cerca la posizione degli arcieri, trovandoli subito dopo al estremo del bosco: una trentina, al incirca.

"Gaek, lascio a te il comando. Io penso a quel gruppo di arcieri." Avverte al capitano, che può solo annuire intento a combattere. "Sei pazza? Sei sopravvissuta ad una quindicina, cosa pensi di fare con il doppio?" Domanda Lars. "Quella volta mi sono risparmiata. Stavolta farò del mio meglio, anche se..." Rimane qualche secondo in silenzio, guardandosi il palmo della mano. "...non so qual è il mio limite." Conclude e scatta in aria, circondata dalla luce bianca, dirigendosi ad alta velocità verso gli arcieri che vedendola arrivare le lanciano alcune frecce ma vengono carbonizzate appena sono vicine alla donna.

Riesce a decapitare in un istante cinque persone che stavano nella sua traiettoria, con la lama che si blocca su un tronco di un albero. "Scusa albero." La estrae da li e si da un'occhiata intorno, notando che ha decisamente l'attenzione di tutti quanti i presenti. Uno tira fuori la propria spada e la attacca alle spalle, la targoniana salta al indietro e dopo una piroetta in aria lo taglia in due. Non lascia il tempo di farli reagire che già ritorna al attacco, falciando o carbonizzando chi prende di mira; nemmeno è passato un minuto che ne ha eliminato tre quarti dei nemici.

Lascia passare qualche secondo di pausa tanto per controllare le reazioni dei nemici: c'è chi prova rabbia, chi paura, qualcuno sembra impassibile o addirittura impaziente e carico di adrenalina.

Riapre lo scontro, sfrecciando contro chi ha davanti iniziando a massacrarli con estrema facilità, nonostante cercino persino di attaccarla in
gruppo: lei riesce a parare i colpi o schivarli o scioglie il metallo delle loro armi grazie al fuoco bianco di cui si circonda. Il sangue macchia la neve, assieme a carcasse umane fatte in parte a brandelli, con pezzi di carne ed ossa a sparpagliarsi attorno.

La Lunari sorride e diventa sempre più violenta ad ogni colpo andato a segno; si lascia persino andare contro un corpo di un guerriero ormai inerme, sbattendo ripetutamente la lama contro il volto da renderlo irriconoscibile: dopo pochi minuti, solo in dieci sono ancora in piedi, senza alcun briciolo di speranza con il solo desiderio di raggiungere la morte il prima possibile.

Intanto, nello scontro alle porte, che va a rilento con i guerrieri del Nord ad avanzare a fatica, visto il muro mano che gli si para davanti ma che comunque sta cedendo visto il numero decisamente inferiore. Alcuni della retroguardia dell'Artiglio si accorgono sul massacro verso i propri arcieri e fiduciosi nel proprio numero, un gruppo di quaranta si divide dal primario gruppo in soccorso dei propri compagni, di cui la Lunari non lascia più alcun tempo per reagire e riesce a finire l'ultimo prima ancora che gli altri guerrieri raggiungano la sua posizione.

Alla loro vista, lo scenario è alquanto macabro.

Gli occhi e la runa sulla fronte emanano una luce bianca talmente forte da rendere difficile la vista a chi le sta davanti, la chioma argentea e parte della sua armatura sono ricoperte di sangue con qualche piccolo pezzo di pelle o carne attaccate, specialmente nella lama, tutti i corpi mutilati, gli ultimi raccolti sotto i suoi piedi e alla fine, un largo sorriso dall'apparenza sadica.

"Allora?" Esordisce Diana, verso i guerrieri, fermi e un po' inorriditi per ciò che vedono. "Non volete vendicarli? Erano vostri compagni, in fondo." Li esorta a reagire, allargando al massimo le braccia facendo cadere dalla propria mano destra l'arma. "Su, avanti. Ormai sono stanca, senza fiato per combattere." Continua ancora ad istigarli e alla fine commenta. "O forse avete paura?" Al sentire questa frase il gruppo di soldati si lancia furiosamente alla carica contro la targoniana, che rimane immobile, non reagisce fino a quando non sono esattamente vicini di qualche centimetro a lei.

"Scherzavo."

Si crea un enorme fiamma bianca che abbrustolisce all'istante quasi tutti i soldati, risparmiando soltanto i pochi che erano posizionati più lontano.

Diana riafferra l'arma e incomincia a camminare lentamente, facendo strada tra i corpi bruciati per andare a concludere il lavoro con chi è sopravvissuto, dandogli subito il colpo di grazia prima che questi se ne possano accorgere.

Il rumore causato dal fuoco e dalle urla doloranti dei guerrieri distrae chi è occupato all'entrata e destabilizza i guerrieri dell'Artiglio, subendo persino un contrattacco da parte degli Avarosani, incitati da Gaek a sfruttare la situazione a proprio vantaggio e riescono a sbaragliare chi hanno davanti, rompendo la formazione e uccidono gran parte dei nemici. Quelli rimasti decidono di darsi alla fuga, non avendo più possibilità di vincere, ma Diana glielo impedisce, sbarrandogli la strada ed uccidendoli uno alla volta, assieme agli Avarosani, finché non rimane in vita una sola persona, che stava per essere attaccata da Gaek, fermato solo grazie all'intervento della targoniana.

"Lasciamolo in vita, voglio portare un messaggio al loro capo." Dice, per poi afferrare dal giacco di maglia il soldato e alzarlo da terra, nel quale si toglie l'elmo durante il movimento, rivelando il volto di una donna sulla trentina, dai corti capelli arancioni, rasati ai lati. "Memorizza per bene ciò che ho da dirti: osate attaccare le nostre terre e troverete me in quel momento ad accogliervi e hai visto di cosa sono capace." Con una mano la afferra da sotto il mento, sforzando a girarle il volto in direzione di chi ha massacrato, per poi buttarla per terra, in direzione del bosco."Ora puoi andare." La donna si alza e rimane per un attimo ferma a guardare la targoniana. "...cosa diavolo sei?" Chiede d'istinto e la Lunari risponde in maniera secca. "Sono la luce che trapassa l'anima della Luna, la sua Prescelta, la sua Reincarnazione, il suo Volere: il mio nome è Diana, cerca di non dimenticarlo." Dopodiché le da le spalle, allontanandosi. "Ora, vattene." Le dice come se fosse un ordine e la donna ascolta le sue parole, scomparendo tra gli alberi del bosco.

La Lunari subito dopo si rivolge a Gaek. "Bruciate i corpi dei nemici o ciò che rimane e seppellite i nostri caduti. Ma tanto lo dovresti sapere già." Il capitano sorride a quelle parole. "Certo che sì." Afferma. "Bene, appena avete finito, siete liberi da ogni impegno. Io vado a togliermi la sporcizia di dosso." Gaek sospira e annuisce. "Farò in modo che nessuno vi disturbi, allora." Diana si ferma e torna dal soldato. "Un'ultima cosa, il ragazzino? Ha fatto qualcosa?" Lui scuote la testa. "Per quanto fossi concentrato a combattere, non ho visto piovere frecce. Temo che sia ancora li sopra spaventato" Le afferma e vedendo il suo disappunto sul volto, aggiunge. "E' stata la sua prima volta in battaglia, dovreste essere comprensiva." La donna sbuffa infastidita e si allontana, dicendo soltanto. "Sono stanca, a lui ci penserò dopo."

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Passò più di un'ora e gli Avarosani stavano festeggiando la vittoria nella taverna del luogo, con tanto di birra, vino e cibo da consumare. Gaek è uscito dal locale con due boccali pieni tra le mani e si dirige verso il portone d'ingresso, dove c'era Diana di guardia, seduta a terra, con le gambe incrociate e il volto abbassato: non indossa l'armatura al completo, soltanto la parte di sotto.

Appena sente i passi del ragazzo, subito alza la testa e sembra nascondere un oggetto dentro al giacco di maglia. Arrivato da lei, le offre la birra e si siede accanto. "E' stata un'incredibile vittoria, Generale." Esordisce e da un primo assaggio alla birra. "In realtà, penso di aver peccato di superbia. Difendere questa miniera, con soli quaranta uomini è stato un azzardo." Esclama Diana, senza bere, si tiene ancora con se il boccale e lo osserva per un momento, per poi aggiungere. "Avevi ragione, dovevamo chiamare quel altro manipolo di uomini e inoltre, un supporto di arcieri e cavalieri non avrebbe fatto male." Gaek ride dopo aver sentito queste parole. "Ma abbiamo voi, che valete più di cento soldati e nonostante tutto, in termini di tattica e strategia siete superiore a molti di questa terra."

"Lo pensi davvero o vuoi convincere te stesso?" Controbatte Diana, lasciando silente il ragazzo. "Per quanto la gente mi rispetti, soprattutto dopo aver salvato la Regina, sono cosciente che la decisione di darmi questo titolo di comando, non è tanto gradito tra i militari."

"La Regina ha un ottimo giudizio." Afferma Gaek. "Ma non sei d'accordo. Tu eri tra i principali candidati a diventare Generale." Replica Diana, con Gaek a sospirare e dire soltanto. "Ti informi bene." "Sii sincero e dimmi cosa pensi." Esorta la Lunari a dirle la verità. Gaek sospira di nuovo, in maniera più profonda. "Ammetto che non l'ho presa bene e nemmeno capivo il perché della sua scelta. Persino io, un suo caro amico d'infanzia e figlio di un capo tribù, non ho avuto questi favoritismi." Diana rimane un po' sorpresa dalle informazioni che riceve. "Ah, non te l'ha detto?" Domanda Gaek, per poi sbuffare divertito. "Beh...non che mi dica molto sulla sua vita. Comunque, da come hai parlato, sbaglio o era una tua vecchia opinione?" Pone questa domanda al freljordiano. Lui, con un sorriso in faccia e dopo essersi scolato l'intero boccale, risponde. "Beh, dopo aver riflettuto sul giorno di Frostheld, osservando le vostre abilità in battaglia e la razionalità per come agite, comprendo la decisione di Ashe."

Detto questo si alza, dando una pacca sulla spalla alla targoniana. "Sono fiero di essere il vostro Capitano e riguardo a Lars, lasciate che me ne occupi io per il suo addestramento;senza offesa ma so come comportarmi con i dilettanti rispetto a voi." Dopodiché si gira, dandole le spalle ed inizia ad incamminarsi. "Aspetta!" Esclama Diana, come se fosse un ordine e lui si ferma. "Potresti dirmi che hai contro i demaciani? Riconosco gli occhi pieni d'odio."

"Ah, riguardo mia sorella? Beh..."

Interrompe il suo discorso, rimanendo qualche secondo in silenzio, senza nemmeno girarsi verso Diana che già ricomincia il suo cammino e la saluta con un cenno della mano. "La prossima volta. Ora è tardi."

Diana lo lascia andare, senza cercare in alcun modo di fermarlo, invece, si da forza ad assaggiare la birra con il triste risultato di non reggerla così tanto.

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Qualche giorno dopo, tornata alla capitale, la Lunari viene accolta da Ashe che la stava attendendo curiosa di sapere come fosse andata la battaglia nei minimi dettagli.

Tuttavia, la donna appare distratta, soprappensiero, noncurante della presenza di Ashe, di cui quest'ultima se ne rende conto e preoccupata cerca di riprendere le sue attenzioni. "Ehi, va tutto bene? E' successo qualcosa?" Le domanda. La targoniana si gira verso l'arciera e sorridente, le risponde. "Sì, nessun problema, solo..." Fa qualche passo indietro, distaccandosi dalla Regina e continua. "...mi devo occupare di una cosa, niente di preoccupante." Si allontana sempre più da lei, lasciandola senza parole e anche in ansia, sospettando qualcosa nelle sue azioni. "...fa attenzione." Sussurra tra se.

Inizia a dirigersi al di fuori della città.

E' qui, lo sento...

Segue il suo istinto, dei ricordi che le compaiono davanti e sentimenti che riesce a percepire la guidano in una zona composta da enormi massi con simboli runici, posizionati a forma circolare a rappresentare circa una specie di tempio o luogo sacro.
"So che sei qui, esci allo scoperto." Esclama la Lunari, per poi notare una figura umana che compare da dietro una roccia: indossa una luminosa armatura dorata, una lunga spada e scudo a torre, nel volto gli occhi trasmettono un ardente emozione. "Finalmente ti ho trovata, sorella o...dovrei dire, Eretica."

"Ben arrivata, Leona."

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Capitolo 10
*** Leone arrogante ***


Il Sole è in alto e risplende le terre del Freljord, dove il suo Aspetto e quello della sorella gemella si sono incontrate in un luogo sacro per la gente del posto.

Si lanciano qualche occhiata a vicenda, senza muoversi dalla propria posizione e rimangono in silenzio per qualche minuto, con solo il vento a lasciare un leggero fischio.

Il primo passo lo compie la Solari, avanzando verso l'altra donna e si ferma subito dopo a solo qualche centimetro di distanza, per poi piantare a terra prima lo scudo e in seguito la spada. Appoggia una mano sul pomolo della spada ed esclama. "Sappi che non sono qui per ucciderti." Diana aggrotta la fronte, sospettosa. "Ma di sicuro centra sempre dell'incidente di quella notte." "Massacro, direi." La corregge, per poi avanzare di qualche passo, stando decisamente vicino ala Lunari, che stringe fortemente l'impugnatura della propria lama e con l'altra mano batte ritmicamente l'indice sulla coscia.

"Io non volevo...mi avete costretta. Non potevo fare altro." Spiega le sue ragioni dell'accaduto e subito dopo viene afferrata violentemente dal petto e il suo volto viene fatto avvicinare a quello della Solari. "Non prendermi in giro!" Le urla contro. "In quei pochi istanti, ho potuto vedere come ti divertivi a trucidarli tutti quanti...avevi un sorriso soddisfatto in faccia..." La Lunari non reagisce e distoglie il volto, con gli occhi rivolti verso il basso. Leona sbuffa infastidita. "Non hai il coraggio di guardarmi perché anche te sai che ho ragione, vero?" Domanda e molla la presa, buttandola a terra con noncuranza.

L'Aspetto del Sole da le spalle e riprende spada e scudo. "Comunque, ti riporterò a Targon; anche se hai commesso un grave crimine, mi servi per comprendere svariate cose. "Si rigira verso di lei, che si era intanto alzata. "E suppongo tu sia dello stesso pensiero."

Prima che Diana potesse dire qualcosa, sente venir gridato il suo nome in lontananza, da una voce che le è familiare e di fretta chiede a Leona. "Nasconditi." La Solari ne è confusa alla richiesta. "Perché?" Domanda giustamente. "Tu fallo e basta, ti prego. Prometto che dopo ce ne andremo senza problemi ma ora fammi questo favore." Supplica alla donna e lei la accontenta, dirigendosi dietro ad una delle rocce.

La voce si fa sempre più vicina e Diana decide di farsi individuare. "Sono qui, Ashe."L'arciera compare qualche secondo più tardi e appena la vede, ne affretta il passo. "Mi cercavi?" Ashe si guarda attorno prima di rispondere. "Era passato un po' di tempo e pensavo che eri in pericolo." La Lunari pianta l'arma sul terreno e appoggia le mani sulle sue spalle. "Pensavo ti fidassi di me." Le dice con tono rimproveratorio. "Mi fido è che..." Si morde il labbro inferiore. "...non so spiegarmelo, avevo un certo presentimento di perderti." Pone una mano dietro la testa e sorride imbarazzata. "Mi sbagliavo."

In seguito svolge il suo sguardo verso terra. "A proposito, con chi stavi parlando?" Chiede alla targoniana e indica. "Ci sono delle impronte sulla neve." Fa notare, cogliendo di sprovvista Diana che non ci aveva fatto caso nella fretta. "Ecco...beh..." Esita a rispondere, cercando una valida spiegazione, per poi sparare a bassa voce la prima cosa che le viene in mente.

"E' il mio...amante."

"...cosa?"

Stavolta è Ashe a rimanere sorpresa, incredula a ciò che sente. "Diana, sul serio...sei pessima con gli scherzi." La Lunari fa un lungo sospiro. "Credici o meno ma è così. Io non mento mai." L'arciera scuote la testa e socchiude gli occhi guardando verso dove è nascosta Leona. "Anche se fosse, mi stai nascondendo qualcosa." Successivamente osserva preoccupata la donna. "Siamo amiche, puoi dirmi che succede?" Diana a quella domanda fa un bel respiro e diventa seria. "Senti, a tempo debito ti spiegherò tutto. Per ora, torna in città per favore, ti prometto che andrà tutto bene." Ashe a quella risposta le tira un leggero pugno nel petto, per poi aprirne la mano e accarezza la superficie con le dita. "No, devi solo promettermi di rimanere te stessa e non farti mettere i piedi sulla testa."

"Sei Diana, nessuno deve decidere sulla tua vita."

Le regala un piccolo sorriso e fa come le è stato detto, salutando la propria amica e si allontana per poi scomparire dalla sua vista. Diana rimane immobile mentre la Solari fuoriesce dal nascondiglio, avvicinandosi alla donna. "Non ho compreso ciò che vi siete detto." Esclama, dando intanto un'occhiata se l'arciera se ne sia andata veramente. "Ma sembra che voi avete un certo rapporto..." Diana sembra ignorarla, dal volto pare che sia sopra le nuvole e Leona le da una scossa dalla spalla per prendere le sue attenzioni, osservandola severamente. "Non dirmi che attui quelle blasfemie?" Le domanda dal tono che diventa furioso. La Lunari si riprende e alza un sopracciglio. "Blasfemie?" Chiede confusa. Leona la afferra di nuovo dal petto e la guarda furiosa come se fosse un giudice in atto di punire il colpevole. "Non fare la finta tonta...ormai l'ho capito che avete una relazione peccaminosa; hai persino detto Amante, quello mi è stato chiaro." L'accusa e la lunari non fa altro che emanare un lungo respiro. "Hai preso un abbaglio, lei è solo...no...lei ..." Prende un attimo di pausa per poi rispondere con sicurezza.

"E' la mia più grande amica."

Prende dal polso il braccio di Leona e con forza la distacca da se, per poi girarsi nella stessa direzione dov'era Ashe e fare qualche passo. "Mi dispiace Leona, ma non intendo venire a Targon, almeno, non adesso." Torna a guardarla, con decisione dritta negli occhi. "Ho bisogno di capire chi sono io, da sola." Leona scuote la testa, in disaccordo con le sue parole. "Ma Targon è casa tua." "Non lo è mai stato, onestamente." Controbatte la sua affermazione e subito dopo le sorride, felice. "Penso che questa terra possa diventarlo." Detto questo se ne allontana, lasciando solo un cenno di saluto con la mano alla Solari. "Ci rivedremo, lo posso assicurare."

"Non me ne torno a mani vuote!"

Un enorme raggio solare scende verso la posizione di Diana, e lei riesce a rendersene conto e si allontana all'ultimo secondo da li, per poi tornare a voltarsi verso Leona, con la lama argentata a puntargliela contro. "Non accetti un no come risposta, lo immaginavo." Commenta e si circonda di luce bianca, pronta a ciò che sta avvenendo. "E tu sei sempre la solita testarda irresponsabile." Le risponde, con eco nella voce, circondata anche lei da una luce, ma più intensa e di colore giallo, con persino gli occhi a illuminarsi come due torce: il terreno attorno a se lentamente brucia, dopo che la neve si è sciolta. "Dunque, se non vorrai venire tu stessa, allora sarò costretta a trascinarti, anche con tute le ossa rotte." Avverte la Solari e si prepara a combattere. "Fatti sotto, allora." Incita la Lunari.

Lo scontro delle due incomincia, con un primo contrasto tra le proprie armi, che lasciano attorno scintille infuocate. I due Aspetti non riescono a prendere alcun vantaggio, entrambe si feriscono a vicenda e parano i colpi dell'avversaria: sono apparentemente alla pari.

 I due Aspetti non riescono a prendere alcun vantaggio, entrambe si feriscono a vicenda e parano i colpi dell'avversaria: sono apparentemente alla pari

Peccato che sia il Sole ad assistere.

Diana, man mano che attacca, i suoi colpi si fanno sempre meno efficaci e Leona diventa più luminosa di prima, sovrastando la luce bianca della Lunari che in confronto è una piccola candela. Anche il calore della Solari si fa più forte, tanto che nemmeno Diana fatica a sopportarlo, vicina al sentirsi che stia per bruciare: inizia persino a respirare faticosamente, con la stanchezza a farsi più presente, invece Leona è più carica che mai.

La Lunari tenta di lanciare prima una lingua infuocata, poi si getta con tutta la sua forza e velocità, puntando la lama dritta alla testa di Leona ma viene nettamente sorpresa: Leona riesce facilmente a bloccare le fiamme e subito dopo riesce a schivare l'attacco frontale, colpendo fortemente coll'impugnatura persino la mano, disarmandola. Diana perde equilibrio e cade a terra in ginocchio per poi alzarsi e sentire un tremendo dolore passarle dalla schiena fino al petto. Sputa un po' di sangue e guarda verso il basso; c'è la lama che trafigge il suo corpo.

La sua luce si spegne, debole com'è e si accascia a terra, tremante e col fiato che si fa molto veloce. Sputa altro sangue e cerca di muoversi strisciando in direzione della falce. Sta per allungare la mano ma viene fermata da Leona che da un pestone al gomito del braccio, causando la rottura del osso e la Lunari trattiene le urla per il dolore. "Sei patetica, pensavi davvero di vincere? Ti sono stata sempre superiore, fin da quando ci conosciamo." Fa un lungo respiro e scuote la testa. "Guarda cosa mi hai obbligato a fare." Nota in seguito che la donna tiene qualcosa stretto chiuso nella mano: non era la falce l'obiettivo ma un piccolo oggetto.

"Cosa stai nascondendo?" Domanda Leona, ma ottiene solo una debole risata da parte di Diana. "Dimmelo." Le ordina e da una pestata alla mano, causando un urlo trattenuto da parte della Lunari che non sembra demordere. "Non fare la bambina." E la pesta ancora e ancora, fino a quando la mano non è costretta a cedere dopo tutte quelle botte subite causando rotture delle varie ossa: l'oggetto fuoriesce dalla mano martoriata, rilevandosi una collana con un simbolo formato da una sfera di Ghiaccio abbracciato da una Luna Argentata.

Leona sbuffa infastidita. "Era solo questo?! Certo che sei stupida, non me lo aspettavo." Diana ride ancora, sempre debolmente e allunga l'altro braccio a prendere la collana. "Tu non capisci, non puoi." Stringe a se il cimelio e si sforza con l'unico braccio ad alzarsi. "E per questo, non intendo seguirti. Non importa quanto tu possa infierirmi, mi ribellerò sempre." Una fievole luce bianca torna a circondarla, concentrata nei suoi occhi argentati, pieni di determinazione fissi verso la Solari. "Allora è deciso." Esclama Leona, per poi colpirla con lo scudo in volto e farla tornare a terra all'indietro. Dopodiché, pone lo scudo sopra il corpo di Diana; dal petto in su. "Ricordi cosa mi hai fatto quella notte? Ti restituisco il favore." Diana spalanca gli occhi e incomincia ad agitarsi per cercare di toglierselo di dosso. "Brucia, eretica." Lo scudo inizia a diventare incandescente e la Lunari non fa altro che tirare un urlo straziante per il dolore indescrivibile che le percuote parte del volto fino al petto.

"ADESSO BASTA!"

Leona sente grida esterne e fa per girarsi che vede una gigantesca freccia di cristallo a colpirla direttamente: si congela solo per qualche istante, riuscendo a sciogliere il ghiaccio grazie al proprio potere. Adesso è totalmente furiosa e con gli occhi illuminati di un rosso acceso cerca la persona responsabile, per poi notare l'arciera che si avvicina coll'arco già pronto di un'altra freccia. "Maledetta puttana!" Le urla contro. "Come osi attaccarmi alle spalle?! IO! L'ASPETTO DEL SOLE!" Ashe non sembra interessarsi di ciò che dice e dallo sguardo, anche lei non è affatto felice della situazione: non sta per niente sorridendo. "Il tuo titolo qui vale zero, vi consiglio caldamente di andarvene e non tornare mai più, lasciando in pace una dei miei sottoposti, altrimenti sarò costretta a dare l'ordine di uccidervi." Esclama con tono imperativo e con lo schiocco delle dita, fa fuoriuscire centinaia di arcieri e soldati che hanno circondato la zona e sono guidati da Tryndamere che si appresta a mettersi accanto alla Regina. "Fottiti." Esclama Leona, che si avvicina con fare minaccioso e la guarda da capo a piedi. "Tu non sei nessuno per darmi ordini, ragazzina." Tryndamere si prepara a mettersi di mezzo ma viene fermato da Ashe, facendoli cenno di farsi da parte. "Sbagliato, io sono la Regina di questo Regno, la massima autorità di queste terre e tu hai infierito su uno dei miei generali. Quel che ti offro è più di quanto meriti." Le ultime parole fanno ancora di più infuriare la targoniana che punta la lama della spada accanto al collo della donna. "Mi rifiuto, feccia." Ashe fa un lungo sospiro e allunga una mano come se volesse fare l'accordo. "Te lo ripeto, vattene e non tornare."

Leona non sembra per niente in procinto di ragionare, desiderosa soltanto di spaccarle la testa e con tanto di disprezzo rifiuta la mano scostandola con lo scudo. "Io voglio solo la tua testa!" le urla ancora e si prepara a decapitarla se non fosse che viene fermata prontamente dalla stessa mano che aveva rifiutato: ha una grossa scaglie di ghiaccio infilzata nella parte sinistra del ventre, e la sente crescere dentro di se fino a quando non esce da dietro, con la punta piena di sangue.

"Risposta sbagliata."

Ashe in seguito crea del ghiaccio attorno alla mano e sferra un pugno nel volto dell'Aspetto, facendola cadere a terra, per poi tirarle un calcio alla testa causando la perdita dei sensi alla donna. Dopodiché l'arciera si appresta a vedere le condizioni di Diana e mette una mano davanti alla bocca al solo vederla in quel misero stato: varie ferite in tutto il corpo, un braccio malandato, una profonda ferita al petto con segni gravi di ustione dal busto fino al volto; è anche in stato di semicoscienza. "Chiamate i curatori! Presto! Si deve medicare e in fretta!" Ordina ad alcuni dei suoi uomini che obbediscono e si accorrono verso la città mentre i rimanenti si avvicinano verso la Solari, controllando com'è ridota anche lei. "Mia Regina, che cosa ne facciamo di questa donna?" Lei si gira con aria irritata al solo vederla e risponde. "Portatela fuori dal Freljord." Gli ordina. "E poi?" Chiedono ancora i soldati. "Divertitevi col suo corpo, torturatela, fate quello che volete. A me della sua fine non interessa." In seguito chiama altri soldati e ordina loro di prendere e portare Diana al palazzo e lei se ne va con loro.

Gli uomini rimasti ad occuparsi di Leona, rimangono in un certo senso confusi agli ordini ricevuti e vengono fermati dal re quando vanno a prendere la donna. "E' soltanto accecata dall'ira, non prendete i suoi ordini seriamente. Occupatevi di quella ferita e poi portatela fuori dal Freljord come ha detto, ma senza fare altro. Gaek, visto che sei qui anche te, cerca che non facciano cazzate." Il capitano annuisce all'ordine e scorta il gruppo di uomini a compiere il proprio lavoro.

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I curatori ci impiegarono un'intera giornata ad occuparsi delle condizioni pessime della targoniana: disinfettavano, cucivano e fasciavano in continuazione, senza sosta, ogni secondo ne valeva la vita e in seguito, a tarda notte poterono finalmente riposarsi col loro lavoro finito.

Diana si sveglia, aprendo solo l'occhio destro essendo l'altro coperto dalle fasce. Cerca di guardarsi attorno e nota prima Ashe, che dorme su una sedia ed è appoggiata sul letto dove tra le mani, sporche di sangue secco, tiene la collana anch'essa macchiata. In seguito riesce a scorgere a malapena dalla finestra che c'è l'alba, capendo che è la mattina seguente a ciò che è successo.Si guarda ancora attrno e vede che il braccio destro è quasi del tutto fasciato e gessato, anche il petto è coperto dalle fasce. Sbuffa "Me la sono vista brutta." "Eccome, mi hai fatto prendere uno spavento." Diana sobbalza e si gira a vedere Ashe appena sveglia e che le sorride. "Buongiorno e...scusami." Ashe china il capo per un secondo, sempre sorridente. "Scuse accettate. Stai bene?" Chiede d'istinto e riceve un sì con la testa come risposta. "Potrei chiederti che fine ha fatto l'altra donna? Ieri non riuscivo più a comprendere che stava succedendo." Ashe perde per un istante il sorriso, diventando estremamente seria. "L'ho cacciata, è già tanta che sia viva." Dopodiché ritorna serena. "Ma non parliamo di questo, per ora. Devi ancora raccontarmi cos'è successo in quella battaglia." Gli occhi di entrambe poi cadono sulla collana. "Oh, penso sia meglio andarla a lavare, torno subito."

La donna si alza e fa per uscire dalla stanza. "Quando ritorni, raccontami la favola del Ghiaccio e la Luna." Ashe sospira. "Te l'ho già raccontata ma va bene, lo farò di nuovo."

Una volta, la Luna Argentata risplendeva quasi più del Sole, era infinitamente bella da far invidia alle vicine stelle ma col passare del tempo, si sentiva sempre più sola, e decise di affievolire la sua luce, creando la notte più buia mai esistita che durò vari secoli.

Arrivò una notte dove, un piccolo pezzo di ghiaccio vagava nel mare alla cieca, affidandosi al solo istinto. Si ritrovò vicino a dove stava Luna, appesa li sopra nel cielo e dormiente.

"Mi scusi! Grande astro!" La chiamò, il piccolo ghiaccio. "Potreste aiutarmi a trovare la strada per la danza dei Fiocchi di Neve?" Chiese con gentilezza. La Luna si svegliò infastidita e borbottò; sentita la richiesta disse "E perché dovrei? È notte, dovresti riposare come fanno tutti" Il Ghiaccio rise "Ma come, non lo sapete? Eppure siete la Regina Notturna: solo a quest'ora si può osservare la loro Danza." Spiegò e la Luna emise un sospiro profondo "Non è un valido motivo." E il Ghiaccio allora insistette. "Mi basta solo che illuminate la strada! Tutto qui." La Luna sospirò in maniera più profonda. "Se lo faccio, mi lascerai in pace?" Domandò. "Certo!" Rispose il Ghiacciò. "Bene, segui dove la mia luce cade. Ma comunque, è solo per questa volta." Avvertì la Luna, che dopo aver ricevuto i ringraziamenti del piccolo essere, tornò a dormire.

In seguito il tempo passò e ogni anno la Luna si trovava quel piccoletto a chiederle con tanta insistenza la strada. Lei cercava di rifiutare ma cedette sempre e alla fine divenne un'abitudine, tanto che già si illuminava prima ancora che arrivasse il Ghiaccio e mano a mano che passava il tempo, quest'ultimo decise di farle visita in altre occasioni, inventando svariate scuse.
Più si incontravano e più si fermavano a parlare e più si conoscevano, più crearono un legame forte.

La Luna non si sentì più sola, tornò a illuminare la notte ancora più di prima e divenne una grande amica del Ghiaccio, che ormai la accompagna ogni volta a vedere la Danza dei Fiocchi di Neve.

La Luna non si sentì più sola, tornò a illuminare la notte ancora più di prima e divenne una grande amica del Ghiaccio, che ormai la accompagna ogni volta a vedere la Danza dei Fiocchi di Neve

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Capitolo 11
*** Giro di Voci ***


Freljord: territorio dell'Artiglio d'Inverno.
Un giorno dopo lo scontro Lupo-Leone

La donna sopravvissuta al massacro degli assalitori al villaggio è in ginocchio e tremante, dentro un enorme tenda, dove due grossi uomini, impugnanti asce dal lungo manico, sono posizionati in entrambi i suoi lati.

"Parla, ripeti a lei ciò che mi hai detto in precedenza."

Esordisce un uomo, vestito in maniera strana secondo i dogmi freljordiani: indossa solo una cintura di enormi sfere messa in diagonale sulla parte superiore del corpo. Un para braccio rosso nel braccio sinistro, dei pantaloni bianchi e alla fine dei sandali.

La donna, ancora tremante, annuisce alla richiesta.

"E-ecco...stava andato tutto bene, avevamo eliminato le vedette e il villaggio era protetto da pochi soldat-" "Vai dritto al sodo." Interrompe una voce femminile e decisamente profonda, con un leggero tono annoiato. "Comparve lei...era decisamente un mostro, anzi, probabile sia una Dea. Massacrò la maggior parte degli uomini...tutto da sola e con facilità, nessuno riusciva a fermarla, a malapena le facevamo un graffio. Alla fine sono rimasta solo io, mi ha risparmiata, dicendo che ci avrebbe atteso se avremmo ancora attaccato"

Le donna, incuriosita dalla informazione, si alzo dal trono in pelliccia dov'era seduta e si avvicinò alla guerriera, osservandola dall'alto. "Sai il suo nome?" Chiede con tono imperativo. "Certo, è Diana...matriarca." Da le spalle e accenna ai due uomini di portarla via, subirà una punizione per essere scappata in combattimento: non accetta la codardia.

L'uomo rimasto nella tenda sospira e scuote la testa. "Che c'è Udyr, ti preoccupa quella donna?" Domanda, mentre torna a sedersi, accarezzando il pelo di un grosso cinghiale che si sta riposando al suo fianco. "So soltanto che non è da sottovalutare, Sejuani. Ti avrà dato una breve spiegazione, ma io ho sentito tutto quello che ha visto e credimi, sembra proprio che dovremmo scontrarci contro una Dea scesa dal cielo." Sejuani sbuffa infastidita. "Certe volte si esagera." "Ma già le voci si stanno diffondendo." Insiste. "Cosa vuoi fare?" Le domanda. "Niente, faremo come vuole Diana, per ora." Udyr, a sentire ciò, innalza un sopracciglio e si tocca la barba, sorpreso. "Strano da parte tua, di solito rispondi pesantemente a queste azioni."

"Oh, stai tranquillo, mio amico: mostri, demoni, dei, non importa. Li affronterò senza alcun timore."

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Freljord: luogo sconosciuto. 

Tre gioni dopo lo scontro Lupo-Leone

Il troll si affretta a raggiungere il predestinato all'incontro con la Signora, trascinandosi Brividosso con la enorme mano a tre dita e appena arriva, sente del gelo scorrergli dietro la schiena: cosa un po' strana per uno della sua razza, essendo dotati di un corpo decisamente caldo, ma questo caso è particolare.

Lei era già li.

"Trundle!" Chiama il suo nome, con l'eco della sua voce gelida a diffondersi in tutto il luogo isolato. Il troll non fa altro che inginocchiarsi umilmente e dire. "Oh, mia bellissima crudeltà! Cos'è che vi preoccupa tanto da chiamare il vostro più fedele servitore?" Gli arrivano delle schegge di ghiaccio tra piedi, provocandogli un sobbalzo per evitarle e la Signora esclamairritata"Non recitare con me, idiota." Per poi mostrarsi da quella alta roccia dove osserva con superbia il troll. "Ho già dovuto sopportare i rimproveri per la disgraziata di mia sorella per non essere venuta alla riunione, non voglio di certo sentire le tue false adulazioni." Fa un lungo respiro e allunga la mano. "Comunque, hai sentito la novità di questi ultimi giorni?"

Il troll alza prima un braccio, con la bocca aperta, ma confuso chiede. "Di cosa state parlando?" la Signora fa un lungo respiro, volendo sopportare la sua ignoranza. "Sto parlando di una donna, che, non so come e perché, si è alleata con la feccia avarosana." Il troll scrolla le spalle e sbuffa divertito. "E allora? Che sarà mai una semplice donna."

Gli arrivano tre schegge di ghiaccio e anche queste per un pelo riesce a schivarle. "Non è una semplice, imbecille...è molto potente, non dobbiamo sottovalutarla." Trundle si gratta la testa. ancora con le idee poco chiare. "E quindi?" Domanda, anche se sa già che questo potrebbe far imbestialire di più la Signora. Lei però fa solo un respiro rinunciatario. "Quindi, dovrai occuparti di lei." Gli dice. "E come?" Lui continua a chiedere. "Questo non è un mio problema, ora va." "Ma non so co-" "VA HO DETTO"

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Demacia: Cittadella dell'Alba

Due settimane dopo lo scontro Lupo-Leone

Il Principe è nel suo ufficio a contemplare dei fogli di carta macchiati d'inchiostro, dove ci sono le varie informazioni ricevute sul Freljord, mentre in una mano ha una lettera col timbro reale. Sente la porta venir bussata e lascia il permesso di entrare e la persona entra: una donna di bassa statura, vestita da ranger demaciano e appoggiato alla sua spalla c'è il suo fidato compagno; un aquila di Demacia. "Mio Principe, mi avete chiamato?" Esordisce la ranger e Jarvan si alza per andare ad affacciarsi la finestra. "Sì, Quinn. Tu sei stata nel Freljord, non molto tempo fa e mi piacerebbe che ci tornassi." La donna a questa richiesta ne è confusa. "Mi sembra di avervi scritto tutto riguardo quelle terre." Il Principe si gira e le sorride. "Oh, questo non lo nego, è stato un lavoro eccellente e il vostro compito è uno semplice, niente di particolare." Indica con un dito la lettera che c'è sul tavolo e Quinn rimane ancora confusa. "Devo portare un messaggio?" Domanda, anche se è ovvia la cosa. Il Lighshield si avvicina alla donna e poggia le mani sulle sue spalle, sospirando. "So che è poco esaltante, ma so anche che mandare voi dalla Regina sia meglio di un messaggero qualunque, visto il rapporto creatosi." Si allontana e va poi a prendere la lettera per consegnargliela.

"E vorrei anche che approfondiate sulla Valchiria del Nord."

"Su quel demonio scatenato?"

"Già."

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Runeterra: Taverna del Crocevia - Vicino l'Impero di Noxus

Un mese dopo lo scontro Lupo-Leone

"Era una donna magnifica! Dalla grazia divina in combattimento! Sembrava stesse danzando e aveva un bel se-" "E piantala, nonnetto!" Gli viene urlato contro, da parte di uno dei clienti della taverna, che si era stufato di sentire quella storia ogni notte che veniva a berne qualche sorso di birra. "E poi...lo sappiamo tutti quanti che è in realtà una figlia dei demoni e non una santa cavaliera." Il vecchietto, ricoperto di pelliccia d'orso, sospira e scuote la testa a quella affermazione. "Oh, ma tu non c'eri, mentre io sì! E posso confermarti, che quella giovane fanciulla, era una paladina che lottava con tanto sacrificio contro i malvagi servi di una pazza matriarca..."

Si mette la mano sul petto e fa un respiro profondo. "Che nobile cuore e che bellezza, con quei lunghi capelli argentei." Un giovane, poi si avvicina a lui ad appoggiargli la mano sulla spalla. "Capelli argentei, davvero?" Chiede: è un ragazzo alto, col corpo ben formato e la veste elegante di colore blu, dove delle gemme fluttuavano sulle spalliere, assieme ai suoi lunghi capelli marroni; nel suo fianco, aveva una strana ascia.

"Certo che sì! Puro argento, come questa moneta!" Gliela mostra con la mano libera, visto che quell'altra era occupata a tenere il boccale. "E non solo quelli, anche la sua armatura era di quel colore e portava con se una strana spada...molto ricurva." Il ragazzo lascia tre monete d'oro demaciane e dopo due pacche con la spalla al anziano signore come per ringraziarlo, se ne va, uscendo dal locale. "Farò una visita a mia sorella."

Da li, anche una persona dalle fattezze femminili e dagli occhi dorati, (unica cosa visibile sotto quel pesante mantello che la copre) se ne va via e dopo aver fatto un po' di strada, un uomo si avvicina a lei, bisbigliandole qualcosa.

Ride. "E' tempo di divertirsi."

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Freljord: Palazzo reale

Tre giorni dopo lo scontro Lupo-Leone.

Ashe era da poco ritornata dal viaggio per la Cittadella e venne subito raggiunta da Gaek al palazzo, dove iniziò a informarle sui fatti più importanti, sopratutto della sua missione.

"Allora? E' ancora viva?" Chiede la regina. "Sì, ci siamo occupati della ferita che le avete inferto e l'abbiamo abbandonata in un luogo isolato, dove difficilmente troverà la strada per il Freljord." Risponde il capitano, per poi informarle sull'altra questione. "Per quanto riguarda i soldati demaciani, posso confermarvi che sono tornati alla loro patria sani e salvi." La donna fa un sospiro di sollievo. "Menomale, c'è dell'altro?" "Oh, sì, quasi ne dimenticavo: ci hanno informato che tra non molto verrà un messaggero di Demacia, di cui desidera parlare con voi, riguardo ai soldati ed anche un'altra faccenda che mi è ignota." Si ferma ed alza un sopracciglio. "Strano, forse vorranno darci qualche omaggio." Gaek sospira ed alza le spalle. "Forse, si vedrà e comunque, com'è andata alla Cittadella?" Anche la regina emana un sospiro, decisamente lungo. "Non tanto piacevole." Rispose, sforzandosi a sorridere, per poi accelerare il fatto vedendo la porta della stanza di Diana.

L'aprì. "Comunque, avvisami quando..." Si interruppe appena vide davanti a se l'Aspetto completamente senza vestiti, con una gamba messa dentro una vasca di bronzo. "Ne parliamo più tardi." E sbatte in faccia la porta a Gaek, chiudendola a chiave, e lui non può far altro di ritirarsi, con un piccolo sorriso di compiacimento. "Bei addominali."

"Diana...potevi...ecco..." E' un po' imbarazzata a parlarle vedendola nuda. "Chiudere a chiave la porta." Completa, la Lunari, per poi mettere anche l'altra gamba dentro la vasca. "Non ci ho fatto caso." Con il braccio sinistro, quello sano, prende i capelli da dietro e se li porta in avanti. "Visto che ci sei, potresti lavarmi la schiena?" L'arciera distoglie per un attimo lo sguardo, per poi rispondere. "Certo...anche se è un po' imbarazzante." Diana aggrotta la fronte. "Che problemi ti fai? Siamo donne." Ashe ride forzatamente e si gratta la testa. "Hai ragione, è solo il non essere abituata a queste cose."

Dopo che si è avvicinata alla targoniana il suo volto diventa triste nel vedere i segni di ustione che ha la donna sul petto e il braccio destro ingessato. Diana appoggia la mano sinistra sulla sua testa, per darle una carezza. "Non ti preoccupare, l'unico lato negativo è che non potrò allattare." Le dice per tirarle il morale e l'arciera fa una lieve risata malinconica. "Hai ragione."

In seguito Diana si distende nella vasca, con il braccio sinistro messo fuori per il gesso e si tiene i capelli in avanti mentre mostra la schiena all'avarosana che va a prendere la spugna e inizia a strofinargliela sopra. "Comunque, Diana, tu hai detto che odi mentire e non lo faresti mai." Crea un discorso, Ashe. "Sì, è così." Le viene replicato. "Allora...Leona è davvero tua amante?"

C'è un attimo di silenzio soffocante in quella stanza, provocato dalla pesante domanda fatta dalla Regina. In seguito l'Aspetto riesce a romperlo. "Non proprio." Esclama soltanto. "Lei lo sa?" Chiede ancora, Ashe. "No." Risponde in maniera secca, Diana, che fa un lungo respiro e le dice. "Ascoltami, io provavo qualcosa per lei: non so chiaramente dirti cosa, probabile solo un infatuazione." Si gira verso l'arciera, con espressione seria. "Ma adesso quei sentimenti sono scomparsi, benché la rispetti ancora." Ashe sentite queste parole abbassa lo sguardo e si ferma a sfregare la donna. Lei sorride e le alza il volto verso di se. "Lo trovi strano, vero?" "Mi viene difficile comprenderlo e allo stesso tempo, ho paura." Confessa.

 Diana le tira un leggero e amichevole pugno in testa. "Beh, di sicuro non sei il mio tipo e poi sarebbe schifoso con un'amica." La Regina si alza subito, incrocia le braccia e sbuffa infastidita. "Stai insinuando che non sono attraente?" Diana fa una faccia annoiata e le da le spalle. "Diciamo che la parola bellezza non va d'accordo con te." Afferma, poi Ashe decide di portarsi di fronte a lei e guardarla, un po' furiosa, dritta negli occhi. "Vuoi la guerra, eh?" DIana, con un sorriso di sfida, la provoca. "Anche se sono in queste condizioni, non puoi battermi nel corpo a corpo.." Si alza e fa un cenno con la mano sana a farsi avanti. "Andiamo reginetta, non avrai paura, vero?" Provoca ancora. "L'hai voluta tu!" Detto questo Ashe si lancia verso Diana ed iniziano ad azzuffarsi, schizzandosi persino acqua e sapone e ridono allegramente come se fossero due ragazzine e giocassero tra di loro.

 

Onestamente, anch'io ho paura.

Non comprendo cosa provo per LEI.

Ma non rovinerò questi attimi...

No...nessuno lo farà...

 

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Capitolo 12
*** Rinascita ***


Sono passati alcuni giorni e Diana si stava riprendendo nella sua stanza, ma con ancora il corpo pieno di fasce e il gesso nel braccio. Fissa la propria armatura, anch'essa non messa in condizioni pessime, dove al petto il metallo è praticamente fuso, lasciando un immenso buco, per non parlare di altre spaccature e strappi in tutto il resto: di certo ce ne vorrà di tempo per ripararla.

In seguito arriva Ashe e le subito diede le sue attenzioni, accogliendola con un sorriso: ormai era diventata un'abitudine. Si salutarono a vicenda, in seguito la Regina propone alla donna di uscire assieme a lei per fare un giro in città. La donna accetta volentieri; una buona passeggiata le può fare solo bene. Prende un vestito fatto di pelliccia e inizia a seguire la donna.

Uscite dal palazzo, camminano insieme in giro per la città, dove spesso vengono salutate e addirittura lodate dalla gente.

"Vedo ormai che la Valchiria è amata dalla gente."

"Valchiria?" Domanda Diana, ignara delle voci che si erano diffuse a suo riguardo.

"E' soprannome che ti ha dato la gente." Informa la regina e anticipa pure l'altra domanda che stava per porre la donna. "E' una leggenda, una donna guerriera che scende dai cieli e soccorre i soldati con la propria lama luminosa, decidendo il fato della battaglia." "Ah, suppongo di doverne essere onorata." Dice per ultimo la targoniana.

Durante la loro camminata, vengono fermate e anche circondate da alcune bambine che guardano con curiosità Diana, domandandosi pure cosa si sia fatta, da dove proviene e altre domande; tipico carattere della loro età.

Una avanza verso l'Aspetto, la più piccola del gruppo e le tocca i capelli, per poi ridere e dirle dolcemente. "Hai i capelli soffici." La donna si gira e per risposta le da una pacca sulla testa, come per ringraziarla. "Possiamo farti le trecce?" Chiede in maniera gentile e lei prima guarda Ashe, che sta chiacchierando con altre bambine, per poi inginocchiarsi lentamente ed acconsente alla richiesta; dunque alcune bambine iniziano a divertirsi coi suoi capelli argentei e li incrociano miriade di volte e alla fine della lunga coda mettono un laccio per tenere fermi i capelli e creare un ciuffetto.

Diana sorride e appena fa per alzarsi si sente tirata per sinistra e in seguito nota che le bambine, per scherzo, hanno legato i capelli delle due. Ashe ride fragorosamente, per poi sussurrare una cosa ad una delle ragazzine e dice alla targoniana. "Stai ferma e chiudi gli occhi per un istante." Diana è un po' confusa ma fa quello che le viene chiesto e appena riapre gli occhi, guarda verso sinistra e nota Ashe che ha una piccola treccina composta da due colori poco differenti: una parte è bianca come la Neve, l'altra è grigia come la Luna. Segno che hanno preso un pezzo dei suoi capelli. Stessa cosa hanno fatto a lei e infatti giocherella con la treccina a lato, sorridente e con le guance a diventare rosse, rimane ferma con lo sguardo tra le nuvole.

Alla fine, le due salutano le bambine che vengono richiamate da una giovane donna che si sta occupando di loro e dunque, ricominciano a camminare. "Sono delle bambine adorabili." Commenta Diana. "Già, delle adorabili orfanelle." Replica Ashe e lascia di stucco la Lunari. "Succede in un periodo come questo e temo che aumenteranno quando ci sarà una Guerra vera e propria." Aggiunge in seguito. "Nemmeno tu pensi in una soluzione pacifica?" "Mi piacerebbe illudermi, ma devo rimanere realista. Non posso convincere Sejuani a parole." Dice con il volto a diventare triste e malinconico, ma qualche secondo dopo sorride e poi da una pacca sulla spalla all'amica. "Ma per fortuna ho su cui contare."

"Comunque, perché invece non facciamo qualcosa di divertente, è una bella giornata, infondo." Consiglia e Diana si gratta la testa mentre la abbassa. "Conosco alcuni giochetti che ti faranno ridere." Dice con voce timida. "Davvero? Sono curiosa." La targoniana sforza la propria gola per poi dire. "Toc toc." Ashe scuote la testa ma comunque sta al gioco. "Chi è?" "La Luna." "Davvero?" "No perché in realtà è lontana da qui e non c'è nessuna porta su cui bussare." Diana scoppia a ridere fragorosamente, con Ashe che rimane silente, socchiude gli occhi e alza un sopracciglio, non sapendo come reagire. L'Aspetto poi, appena si rende conto si ricompone e pone due dita sulla guancia, imbarazzata. "Era la mia battuta migliore..." "Almeno so che in qualcosa non eccelli, ma lasciamo perdere e proseguiamo, voglio mostrarti una cosa."

La Lunari annuisce alle sue parole e la segue dove si sta dirigendo la Regina e ci arrivano dopo una lunga camminata, arrivando davanti alla casa del buon vecchio signore, Deklan, lo zio del giovane Lars, che li stava prontamente aspettando davanti alla porta. 

"Buongiorno mie signore, è un piacere vedervi." Le saluta, chinando pure il capo e mettendo una mano chiusa al petto, in seguito apre la porta e le invita ad entrare. "Prego." Le due dunque avanzano dentro la casa e vengono incitate a sedersi nella sala da pranzo, mentre intanto Deklan esce per qualche momento, come se dovesse prendere una cosa.

Diana rimane confusa ma anche ansiosa di sapere che cosa le vuole mostrare e va a chiedere alla Regina. "Mi puoi spiegare, adesso?" Riceve solo un no con la testa come risposta, senza che venga aggiunta alcuna parola. Attendono dunque l'anziano signore, silenti, senza proferire nessun'altra parola, un silenzio un po' imbarazzante tra di loro che non è di certo normale tra le due amiche. Lo spezza proprio la Lunari. "Ci vorrà ancora molto?" Domanda, sebbene non in maniera spazientita. "Non molto." Risponde Ashe, del tutto sorridente.

Passarono alcuni minuti e Deklan finalmente torna nell'abitazione, avendo con se un pacco di media grandezza, chiuso a croce da due corde e dunque si avvicina alle due che intanto si alzano."Non è fatto dello stesso materiale, ma ti assicuro che è di grande qualità." L'uomo consegna il pacco alla Lunari che rimane incuriosita e quasi lo fa per aprirla, ma viene interrotta dal anziano. "Meglio che lo fai nella mia stanza e di mia moglie." La invita e le viene indicata la porta su dove andare, Diana non fa ciò che le viene consigliato ed entra nella stanza, rimanendoci per molti minuti e appena riapre la porta, ne esce con una nuova armatura, di tessuto leggero, fatto con cuoio e pelle d'animale con l'aggiunta di un mantello fatto con pelo di lupo grigio: un piccolo dettaglio particolare è il segno runico Lunari.

"Ho avuto difficoltà, visto il braccio ma comunque posso dire che mi piace, è comoda e per niente pesante." Lascia un sorriso e le guance diventano rosse. "Vi ringrazio per questo...regalo." Deklan si avvicina a lei, dandole una pacca sulla spalla, per incoraggiarla. "Di nulla, ormai si può dire che sei una di noi." Si gira e va a guardare la Regina, lasciandole a lei la parola finale. "Esatto, per me sei totalmente una freljordiana." Allarga le braccia, fiera di vederla in quel modo. Rinata.

"Benvenuta a casa, Diana, Valchiria del Nord."

Fatto da Sahira: https://www

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