In nome dell'amore

di Leggo93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In nome dell'amore: CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** In nome dell'amore: ULTIMO CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** In nome dell'amore: CAPITOLO 1 ***


*Salve! La canzone "In nome dell'amore" esiste davvero per chi non la conoscesse. Vi consiglio di ascoltarla mentre leggete, iniziando proprio dalla riga di note musicali. Ovviamente mi rivolgo a tutti coloro che vorranno dedicare pochi minuti del loro tempo a questa ff. Grazie e commentate, per favore :) *




In nome dell’amore

«E poi ho detto al direttore di banca che, se voleva ancora vedere la più rinomata meteorologa di canale 6 nella sua filiale, doveva scendere il tasso d’interesse del finanziamento del 4%. Sono o non sono una maga degli affari, eh?»
Nami non ottenne nessuna risposta dal suo interlocutore, intento a guidare per le strade di New World.

«Zoro? Ci sei??» accompagnando il richiamo ad una piccola spinta sulla spalla.
«S-sì, dicevi della truccatrice, no?»

Uno sbuffo, una rapida occhiataccia rivolta al fidanzato, e di nuovo a parlare come un fiume in pena: «Certo, la truccatrice… Zoro, cos’hai? Sono diversi giorni che sembri un altro. Più scorbutico del solito, più musone, e…» le parole finirono prima del tempo, maledicendo anche quella continuazione inopportuna.
Zoro si accorse del cambio di tonalità e soppesò alcuni momenti quella “e” lasciata in aria, optando per approfondirne il significato:« Continua. »
D’altronde, anche con quel pensiero in testa, era pur sempre il muscoloso testa verde dalle poche parole.
Nami, allora, proseguì la via lasciata a metà: « Meno passionale. Ricordi quand’è stata l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore?»
Zoro frenò la sua corsa in vista del semaforo rosso, approfittando di quei pochi secondi di calma per ripescare il ricordo dell’ultimo incontro d’amore con Nami.

Non gli venne in mente.

Optò per il caso: «Una settimana fa?»
Lei abbandonò quella calma che tanto aveva cercato di mantenere, non volendo alzare un polverone senza prove in mano, ma alla lunga anche la sua (limitata) pazienza si era dissolta: «CON OGGI, SONO 15 GIORNI. QUIN-DI-CI. – disse, scandendo ogni parola come una vipera che sputa veleno – ZORO. CHI È L’ALTRA? »

Il semaforo divenne verde: Zoro riprese la marcia, mettendo la freccia a destra e proseguendo per altri 2km in quella direzione. A far da sottofondo ai suoi pensieri c’era un rumore, o meglio, erano le continue accuse di Nami in merito ad una fantomatica ragazza di facili costumi con cui l’aveva tradita.
Alle orecchie di Zoro, però, tutto ciò era un rumore come un altro: i clacson delle altre macchine, i “vaffanculo” che si scambiavano gli autisti, le urla dei bambini e delle madri nel parco appena passato.
A destarlo dal torpore mentale, una spinta da parte della rossa.

«FERMATI, IDIOTA, SONO ARRIVATA.»

In effetti, Zoro non si era accorto di esser arrivato proprio davanti all’entrata degli studi di Canale 6.
Onestamente, non c’era mai riuscito da quando Nami vi lavorava.
Doveva sempre partire da casa mezz’ora prima per riuscire a fare solo un’ora di ritardo. «L’UNICA COSA BUONA CHE HAI FATTO È IMPARARE LA STRADA, COGLIONE. E STASERA CONTINUIAMO IL DISCORSO. » promise Nami, lasciando un’ingente quantità di veleno sia nell’abitacolo che nel percorso dalla macchina al suo ufficio.

Prima di ripartire, il verde si lasciò andare ad un sospiro profondo, di quelli che ti svuotano per tre, dolci e liberi secondi.
La bellezza di quella pace fu effimera, lo sapeva.
Era a conoscenza di tante cose, ad onor del vero.

Lui era Zoro, vincitore del titolo nazionale di “Spadaccino dell’anno”, fidanzato da 2 anni con Nami e totalmente, indiscriminatamente e sinceramente, coglione.

Era da solo, poteva ammetterlo. O forse no. Lui era un uomo tutto d’un pezzo, dopotutto.

Accese la radio, più per  un vano tentativo di distrarsi che per altro. L’unica cosa che voleva era… Cioè, voleva andare ad allenarsi. .
«Cari amici di Radio Pirata! Benvenuti e bentornati dalla vostra: “Perona!” e dal Vostro Absolom. PRROOONTI PEEER IL JIIIINGOL!!»

« Ma andate a fanculo », commentò stizzito l’ascoltatore dalla testa verde.

«♪♪♫Radio Pirata ti regalerà la felicità, Radio Pirata solo musica Leggendaria!♪♫♪»
«Oh, che bello il nostro jingol, non trovi Perona?»
«Assolutamente sì, caro Abs! Ma ora smettila di tenermi sulle spine e cominciamo con le canzoni che più hanno segnato i cuori dei nostri ascoltatori. »
« Vedete che collega che ho? Brava, oggi il tema della puntata è: “In nome dell’amore ho fatto…” Noi manderemo le più belle canzoni d’amore che abbiamo trovato e voi ci manderete messaggi dove direte cosa avete fatto per il più nobile dei sentimenti. Perona, sono un gentleman d’altri tempi: vuoi mandare tu il primo brano?»
“Oh, Abs, così mi fai arrossire. Il primo brano è proprio “In nome dell’amore”, di Paolo Meneguzzi!



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Come stai, come sto
maledettamente bene
«...ed è vero.»
Penso a te, penso a noi
e non vivo più
«…»
Forse sei abile
a nascondere il dolore
forse no, non lo so
ma ti aspetterò.

Zoro non si accorse del semaforo rosso, con noncuranza proseguì avanti, verso dove doveva adare...

guardami, sono qui
tra l’inferno e il paradiso
non so più che anno è
cerco solo te

«… maledetto.» Si morse le labbra, in un saliscendi di tensione.

tutto sa di follia
ma è solo malinconia
vedo la realtà e vorrei che fosse una bugia

«Invece non lo è…»


In nome dell’amore,
l’alba brucerà, le porte della tua prigione
In nome dell’amore
fai la cosa giusta sì, la cosa giusta
anche se fa male

« anche se fa male… dannato torciglio… DANNATO.»

Un giorno, un’ora
vorrei vederti ancora
Un raggio di sole
in nome dell’amore

«…»

Dove sei
cosa fai
Hai paura di sbagliare

« Starai cucinando per quelle 4 zoccole e quei 4 stronzi che vengono a mangiare i tuoi schifosi piatti solo per vederti. »

Io non so che cos’è
che mi lega a te

« NON È NIENTE. È stato categorico. »

Sarà un Dio che non ho
un peccato da pagare
la realtà è che non lo
ma stai scappando via

«… Quello l’ho fatto io.» Acconsentì a quella confessione detta a denti stretti perché non c’era nessun altro, oltre a lui. Nessuno a cui valesse la pena parlare.

In nome dell’amore
Io combatterò
ti salverò anche a costo di morire
In nome dell’amore
voglio dirti che ti amo

« Io voglio solo prenderti a pugni, damerino che non sei altro.»
 
Un giorno, un’ora
vorrei vederti ancora
Un raggio di sole
in nome dell’amore
in nome dell’amore
Un giorno, un’ora
vorrei parlarti ancora

« Non mi parli da due settimane. La cosa buffa è che ricordo il tuo odore, il tocco della mia mano sul tuo viso… ricordo altro di te, ma non la tua voce.» Ammise, in un dialogo con sé stesso che, ormai, doveva concludere.

Un giorno, un’ora
vorrei vederti ancora
in nome dell’amore
 
« in nome dell’amore…certo…»

In nome dell’amore
stai con me.

Un giorno, un’ora
vorrei vederti ancora
Un raggio di sole
in nome dell’amore
in nome dell’amore
Un giorno, un’ora
vorrei parlarti ancora
Un giorno, un’ora
vorrei vederti ancora
in nome dell’amore

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« In nome dell’amore…» Una brusca frenata accompagnò la fine della canzone.
Zoro aveva bisogno di un momento. Doveva riprendere il controllo di sé.
Spense la radio, scese dalla macchina e cominciò a fare due passi, infischiandosene di aver lasciato metà macchina sul marciapiede.
Potevano anche portargliela via per quel che gli importava.
Portò con sé i pensieri di prima come compagnia.

Era ancora presto per affogarli in un fiume di alcool, non voleva ridursi uno straccio alle 11 del mattino.
«Sì. L’ho baciato. Sì, io. Non lui.»
Diede un calcio ad un ciottolo trovato per terra.
«Sì. Sono scappato come un codardo.»
Raggiunse il ciottolo, calciandolo più forte.
«Quando, due settimane fa, sono andato al Baratie, mi ha detto che non è successo niente. Non è successo niente. Perfetto, sono d’accordo.»
Il ciottolo colpì il parabrezza di una macchina, restandovi conficcato e facendo partire l’allarme.
Zoro fu scosso dal fastidioso suono della macchina ed entrò nel primo locale che gli capitò tra le mani, non dando peso a che tipo di merce vendesse, voleva solo ritrovare il filo interrotto dei suoi pensieri.


 

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Capitolo 2
*** In nome dell'amore: ULTIMO CAPITOLO ***



«Che ci fai qui, alga umana?»
Curiosamente, una goccia di sudore cominciò a farsi strada dalla tempia di Zoro, mentre uno strano calore cominciò ad avvolgergli il basso ventre.

Una figura maschile alta, slanciata e ben curata, con addosso un completo nero e camicia blu, incorniciata da un caschetto di capelli biondi, storse il muso alla vista del verde.

«…»

Zoro fu colto alla sprovvista. Come era riuscito a raggiungere “Il Baratie”?!?
Da solo? Senza nemmeno volerlo? Non era un mistero il suo scarso senso dell’orientamento.

«Oh, spadaccino incapace, ti ho chiesto che ci fai qui. Hai l’alga anche nelle orecchie?»

In situazioni normali, ora Zoro avrebbe lanciato ogni tipo di insulto al biondo, dando successivamente inizio ad uno scontro fisico. Ma ora era diverso.
Aveva ancora in mente le parole di quella stramaledetta canzone ascoltata poco fa.

Era un uomo d’onore. Era stanco di star così. Lui era Zoro. Si disse mentalmente.

«Sono qui per te. Dobbiamo parlare.»

Il biondo gli rivolse uno sguardo incuriosito, per poi dirgli, sempre in tono sarcastico: «Ah, hai imparato a farlo, buon per te. Ora ti manca imparare a scrivere. Devo lavorare, sparisci.»
Fece per andarsene, quando sentì una presa sul suo polso e un calore irradiarsi per tutto il braccio, e oltre.
«Sanji. Dobbiamo. Parlare.»
Il tono di Zoro non ammetteva repliche.
I due si guardavano negli occhi. Chi, da un lato, vi aveva un azzurro mare in tempesta, chi, dall’altro, due pozze nere di tristezza.

«Ti concedo 1 minuto. Poi te ne vai.»

Si diressero dall’altra parte del locale, prima uscendo dalle cucine e giungendo nel vicolo con bidoni della spazzatura, ma c’era già il cameriere e la sua ragazza in preda ai più spinti avvinghiamenti.
Non avendo privacy, Sanji optò per la cantina, posizionata al piano inferiore del ristorante, nello scantinato.

Oltre ad una vasta scelta di Merlot, Chardonnay e Champagne, erano soli.
«1 minuto, Zoro.»
Sentenziò Sanji.
«Mi sono ritrovato qui. Già che c’ero, ho pensato di salutarti.» Provò ad iniziare così, non sapendo che dire.
«Bene, lo hai fatto. Ora, fuori
La rabbia del biondo era palese. A nulla valse la pena di nasconderla con il sarcasmo. 
Quel giorno lo ricorda bene anche lui. Di quando Zoro scappò.
Di quando Zoro si fece andare più che bene il “non è successo niente.”
Forse per Zoro era così. Ma non per Sanji.
Ma questo non era chiaro al verde.
« Mi spieghi perché ti comporti così?!?»
« Tic tac, il tempo passa e sei tu che hai detto di voler parlare, non il contrario.»
Con fare deciso, Zoro si posizionò davanti a Sanji, cogliendolo di sorpresa : «Sbagliato. Ho detto di esser qui per te

Si lanciò su quelle labbra sottili come un aquila sulla preda. La spinta fu così forte da spostare Sanji su una delle teche contenenti le bottiglie di vino.
Dall’altra parte, il corpo di Sanji si adeguò prima e meglio di quanto credesse. 
Era un tutt’uno con Zoro, con la sua lingua, il suo respiro, il suo cuore.
Una tale sincronia non passò inosservata, suscitando un moto di paura nel biondo che, preso dal panico, si distaccò dalla ferrea presa dell’altro.
Un attimo di respiro.

Poi, iniziò: «Che aspetti a scappare di nuovo?  EH? CHE CAZZO FAI ANCORA QUI?»
Il sorriso che Zoro nemmeno si accorse di avere sul volto, sparì come era arrivato.
«Sanji, io…»
«No. NO. NO! Non c’è nessun Sanji, nessun tu… Ricordi? “Non è successo niente!”. »
«Sei stato tu a dirlo.»
«Tu non hai negato. Non hai affermato il contrario. Niente

L'ultima parola si conficcò nel petto di Zoro.  Egli sapeva che Sanji aveva ragione. 
Sapeva che doveva dirgli qualcosa, che non poteva lasciarlo andare via da quella cantina. Sapeva che, se lo avesse lasciato andare, avrebbe dovuto dire addio a tutto ciò che aveva a che fare con lui.
Doveva rinunciare a lui.
Il silenzio prolungato fu un tacito assenso.
«Come immaginavo.»

L’uscita era distante 10 scalini.
Sanji si avviò. -9
«Ma si, vattene. Non ho bisogno di te.» Pensò tra sé.
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«Non mi hai dato modo di parlare.» Pensò, stringendo i pugni.
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«…Aspetta» disse a denti stretti, come fosse un lamento.
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«FERMATI.» Le bottiglie vibrarono nelle teche, l’avanzata di Sanji si placò e finalmente Zoro aveva alzato lo sguardo, tenuto basso da quando Sanji si voltò.

«Io ti ho baciato. Due volte. Non è vero che non è successo niente.»
Sanji scese le scale, con calma, per paura di spaventare Zoro e di interrompere il flusso delle sue parole.

«Sono passate due settimane. Non volevo pensarti, ma l’ho fatto. Volevo fare sesso con Nami per non pensare a te, ma non l’ho fatto. Volevo dirti che sei un idiota per aver detto quelle cose, ma ho preferito dimenticare.»
Erano faccia a faccia.

«Tu sei bisessuale. Non è qualcosa di “nuovo”.
Io e te litighiamo, ci insultiamo, ci picchiamo.
»
Il biondo fece un passo avanti.
«Io e te… Sanji. Io. E te.»
Il biondo unì le labbra a quelle dell’altro, trasmettendo non solo passione, ma anche il sorriso che lo avvolse nel momento esatto in cui il verde cominciò  a parlare di loro al plurale. Insieme. Era un inizio, certo. Da lì in poi la strada era tutta in salita. Ma perché preoccuparsene ora? Il mondo e le sue stranezze erano fuori.
Quella cantina fu teatro di un bacio che viene descritto dalla notte dei tempi nei più celebri sonetti, romanzi, poesie. Fu il palcoscenico di quell’amore che nasce spontaneo tra due persone destinate ad incrociare le loro vite.

In nome dell’amore.



ANGOLO DELL'AUTORE 

Grazie a chiunque abbia letto questa breve storia. Ti prego, caro lettore e cara lettrie, di lasciare un commento così da migliorare. Grazie e a presto :D


 

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