Mentire per continuare a vivere

di Bandicam94
(/viewuser.php?uid=1045277)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Ciao a tutti, sono nuova di questo fandom, anche se conoscevo spn già da un po'! alla fine mi sono decisa a iscrivermi e a pubblicare qualcosa, perdonatemi gli errori, e fatemi sapere qualcosa riguardo questa storia. Spero sia di vostro gradimento! ^_^ 

Non voleva neanche ricordare più quanto tempo fosse passato dall’ultima volta, che aveva messo piede in una scuola pubblica, era assurdo riprendere dall’ultimo anno del liceo, anche se aveva studiato da privatista non aveva idea di come comportarsi in una scuola, l’ultima volta che era stato a contatto con dei coetanei era stato quando andava alle medie, l’ultimo anno era stato il peggiore della sua vita, l’aveva concluso e poi era accaduto quello che era accaduto. Castiel non aveva più voglia di pensarci, il passato doveva rimanere tale, l’aveva seppellito completamente o per lo meno così credeva e sperava. Il primo giorno non andò tanto male, anche se i suoi compagni gli lanciavano delle occhiate curiose, aveva persino sentito dire da uno di loro che il maglione blu che stava indossando in quel momento si abbinava perfettamente ai suoi occhi, poi aveva udito qualcun altro aggiungere che probabilmente indossava delle lenti a contatto colorate, perché quegli occhi erano meravigliosi per averli uno come lui. Castiel quasi sorrise a quelle parole, il suo compagno di banco aveva gli occhi così verdi e splendenti che era impossibile che gli appartenessero. I giorni seguenti proseguirono tranquillamente, tra prese in giro e sfottò vari, ma a Castiel non importava, a lui interessava soltanto potersi diplomare e riflettere su che cosa fare nella vita, ormai che stava bene ed era fuori dall’inferno in cui era stato gettato per molti anni, se vivere una vita normale significava sopportare dei coetanei gli andava più che bene. Una mattina un insegnante in francese domandò ai suoi alunni se avessero un fratello, una sorella oppure se fossero figli unici, Castiel notò il modo in cui il suo compagno di banco ovvero Dean Winchester rispondesse con gioia nel dire di avere un fratello, e non si era limitato solo a quello, aveva iniziato pure a descriverlo con sorpresa per il professore che non lo interruppe incuriosito di vedere fino a che punto l’alunno sarebbe arrivato, il suo fratellino si chiamava Sammy e aveva quattro anni in meno di lui, era un ragazzino intelligente e bello, molti compagni risero a quella descrizione, ma l’insegnante ne rimase colpito, nulla si aspettava da lui. Il vero problema arrivò quando la stessa domanda fu posta a Castiel, il ragazzo non sapeva bene cosa rispondere, lui un fratello lo aveva in passato, era più piccolo di due anni, ma purtroppo era morto, perciò non aveva idea di come parlare al passato in francese, per questo evitò di rispondere facendo spazientire l’insegnante.
“Novak, hanno risposto tutti, non ci vuole molto a dire sì o no, non devi fare come a Dean Winchester.”
“Mio fratello è morto.” Rispose poi infine il ragazzo, avrebbe voluto dirlo in francese, ma non era riuscito a ricordare come fare, per questo parlò nella sua lingua.
Dean per la prima volta avvertì interesse verso il suo compagno, da quando era arrivato non gli aveva mai rivolto la parola, se non per chiedergli qualcosa riguardante la scuola, ma nient’altro. Il professore si sentì mortificato chiedendo scusa all’alunno, cambiando subito argomento, non parlando più di fratelli o sorelle. Durante la ricreazione, Dean non smise di notare quanto quella domanda avesse sconvolto il suo vicino di banco, sembrava come in un’altra dimensione, e non osava immaginare come doveva sentirsi, lui sarebbe impazzito se Sam fosse morto.
“Mi dispiace per tuo fratello.” Gli disse, rivolgendosi a lui serio.
“Non ha importanza, ormai è passato del tempo.”
“Era più piccolo o più grande di te?”
“Più piccolo, si chiamava Gabriel.” L’altro non riuscì più a parlare, avrebbe voluto fargli altre domande riguardante il fratello, ma sapeva che non era il caso, doveva ancora fargli parecchio male data la sua espressione tesa e dolorante. – “Il tuo si chiama Sam, giusto? è il ragazzino che ho intravisto questa mattina insieme a te all’ingresso della scuola?”
“Sì, sì. Ha iniziato il primo anno di liceo, è un secchione, credimi è capace di svolgere pure i miei compiti.”
“Anche Gab era parecchio intelligente. Chissà, magari potevano diventare amici con tuo fratello.”
“Come…”
Castiel sentiva dentro di sé che Dean stava per porgli quella fatidica domanda: com’è morto? Ma fortunatamente la campanella della ricreazione suonò in quell’istante, evitandogli un ingombro, non avrebbe saputo come rispondere, perché se Gabriel era morto era stato per causa sua, e questo non doveva saperlo nessuno, ancora meno un suo compagni di classe.
“Ehi, Dean! Sbrigati. Dobbiamo andare a prendere un bel panino.”
Il Winchester lanciò solo una piccola occhiata in direzione di Benny, il suo migliore amico, era più predisposto a restare con Castiel e magari ascoltarlo, ma l’orgoglio riuscì a prevalere.
“Arrivo!” urlò all’amico, che già rideva tutto divertito.
“Che hai da ridere così?”
“Ma mi spieghi perché hai questa inclinazione a voler stare con degli sfigati patentati come quello?” domandò Benny, indicando Castiel, che fortunatamente era girato di spalle, e sembrava non aver udito nulla.
Una mattina durante l’ora di educazione fisica, i ragazzi avevano deciso di giocare a calcio, mentre le ragazze a pallavolo, Dean era uno dei più bravi anche se insisteva nel dire che il baseball era lo sport che preferiva di più, sia lui che Benny erano attaccanti, e proprio per rendere le cose più avvincenti stavano giocando in squadre diverse, Castiel costretto dai compagni fu messo in porta dove non riuscì a parare nemmeno un pallone, fin quando Benny scocciato dalla situazione, decise di farsi autogoal tirando la palla così forte da colpire in pieno il portiere, Castiel venne colpito al ventre, il ragazzo si ritrovò nel giro di pochi attimi a terra dolorante, mentre si teneva con una mano il punto colpito, il professore intervenne subito ammonendo l’alunno, e poi raggiunse immediatamente il ferito. Anche Dean guardò male il suo migliore amico, sapeva che era stronzo, lo era anche lui, specialmente con i ragazzi più deboli e stupidi, ma quella volta aveva esagerato. Non appena l’insegnante alzò la maglietta di Castiel per vedere che danno aveva fatto il pallone, rimase perplesso nel trovare una cicatrice nel fianco destro, e sembrava anche arrossata a causa del colpo preso.
“Novak, stai bene?” domandò, speranzoso che fosse tutto a posto.
“Sì, credo. Anche se ha colpito il rene.” Rispose il ragazzo, mentre tentava di rimettersi in piedi sorretto da Dean.
“Il rene?” domandò l’uomo perplesso, iniziando a sbiancare.
“Sì, ho fatto un trapianto anni fa, perciò ora c’è l’ho davanti. Proprio qui.” Continuò Castiel, indicando la cicatrice, il punto dove era stato colpito.
Tutti rimasero senza parole, e Benny cambiò espressione terrorizzato, solitamente i reni erano protetti dalla gabbia toracica, ma non quello. Tutto ciò fece andare in escandescenza l’insegnante, se aveva un problema così grave doveva parlarne con lui, portare un certificato medico per esonerarlo dalle attività sportive, trovando anche qualcosa di adatto a lui, ma in quel modo poteva rischiare di perdere il rene, non sapendo cosa fare decise di avvertire la madre. Castiel si teneva ancora aggrappato a Dean, e quest’ultimo non sembrava intenzionato a lasciarlo, lanciando sempre occhiate nervose a Benny, che continuava a ripetersi in testa che se gli fosse accaduto qualcosa non era colpa sua, ma del diretto interessato che non aveva avvisato di avere un problema simile.
“Ti fa male?” domandò il professore ancora in apprensione, spaventato potesse accadere qualcosa, era anche indeciso se chiamare l’ambulanza oppure no.
“No, è tutto ok.”
Quando Amelia Novak raggiunse la scuola, corse immediatamente verso il figlio, l’insegnante raccontò tutto l’accaduto, suggerendo di andare a fare una visita medica, la donna cambiava espressione ogni volta che sentiva l’uomo parlare, era come terrorizzata, tremante strinse il figlio in un abbraccio, e poi venne anche ripresa dal preside per non aver fatto fare un certificato medico, lei si limitò solo a scusarsi, poi andò via insieme al figlio.
“Castiel, fammi sapere qualcosa.” Gli disse Dean, prima che il ragazzo attraversasse il cancello della scuola. – “Hai il mio numero, ce lo siamo scambiati ieri, ricordi? Perciò non tenermi sulle spine.”
“Ma certo.”
Castiel sorrise con gli occhi che brillavano, facendo perdere la testa a Dean, mai avrebbe pensato di poterlo vedere così bello, scuotendosi dai suoi pensieri, ritornò in palestra, arrivando giusto in tempo per la ramanzina a Benny fatta sia del professore che del preside, quel pallone era stato lanciato a posta per colpirlo in pieno, anche se non avesse fatto un trapianto di rene, poteva benissimo fargli molto male.
“Se quello sfigato ti fa sapere come sta, ti prego di farlo sapere anche a me.” Gli disse poi Benny, alla fine delle lezioni. Dean annuì senza dire nulla, ma alle volte il suo migliore amico meritava di stare in ansia per qualcuno, dopo aver combinato una delle sue cavolate.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


Rieccomi con il 2 capitolo della storia, ringrazio chi ha ricensito il primo, chi lo ha messo nei seguiti e nei preferiti ^_^ spero possa continuare a piacervi, fatemi sapere! ah perdonatemi gli errori.


Quello stesso pomeriggio Dean decise di non fare nulla, attendeva un messaggio di Castiel evitando anche di studiare, perché se il compagno non gli avesse fatto sapere nulla riguardo la sua salute, ovviamente non poteva concentrarsi a pensare alla scuola. Minuti dopo nella sua camera entrò Sam, il ragazzino si avvicinò al fratello guardandolo torvo, sapeva bene che il maggiore stava solo cercando un modo per non fare niente, lui lo conosceva meglio di chiunque altro.
“Cosa vuoi Sammy?” domandò a quel punto Dean, accorgendosi della presenza del fratello.
“Mi chiedevo soltanto se tu potessi aiutarmi con i compiti.”
Dean si alzò dal letto dov’era stirato, intravedendo un piccolo sorrisino nel fratello, aggrottò le sopracciglia non credendo che suo fratello potesse chiedergli aiuto, ma poi comprese che si stava solo prendendo gioco di lui.
“Sparisci!” strillò, lanciandogli un cuscino per farlo andare via – “Esci da questa stanza, piccolo demonio!”
Sam uscì quasi subito, ridacchiando, e questo fece innervosire di più il maggiore dei Winchester, lo avrebbe preso a sberle volentieri, ma ci aveva già tentato una volta quand’erano più piccoli, lo aveva schiaffeggiato e poi si era sentito in colpa per un’intera settimana, vederlo piangere e sentirlo singhiozzare era un qualcosa che non poteva sopportare, e fu in quel momento che gli ritornò in mente Castiel, chissà come doveva sentirsi senza suo fratello, controllò per l’ennesima volta il cellulare, notando che c’erano messaggi solo da parte di Benny e di una certa Lisa, quest’ultima l’aveva conosciuta in un pub due settimane prima, si erano scambiati i numeri, e lei continuava a tartassarlo anche se lui evitava di risponderle, già avevano scopato, doveva cambiare ragazza, sempre la stessa poi lo annoiava, finiva sempre così, del compagno però non c’erano notizie, così mandando a quel paese l’orgoglio decise di scrivergli per primo. Stava per scrivere qualcosa quando gli arrivò un sms, sbarrò gli occhi incredulo, finalmente Castiel gli aveva mandato un messaggio, poteva essersi trattato di un caso, ma era come se si fossero letti nella mente.
-Non preoccuparti, sto bene. Di’ a Benny di stare tranquillo-
-Sono contento che stai bene, stavo per scriverti io-
-Grazie-
Dean comprese che Castiel non era granché portato per i messaggi, così evitò di rispondere ancora, e inviò all’amico ciò che il compagno gli aveva scritto, Benny si sentì parecchio sollevato, non voleva avere grattacapi non con uno sfigato del genere.
L’indomani mattina quando Castiel entrò in classe i compagni lo fissarono strano, ma nessuno osò fargli domande sulla sua salute, non che la cosa gli importasse ormai era abituato a sentirsi invisibile, andò a sedersi al suo posto e lì trovò un Dean sorridente, gli stavano brillando gli occhi e questo lo lasciò un po’ di stucco.
“Ehi Dean, è tutto ok?” chiese, mentre si sistemava i libri per la lezione di matematica che stava per iniziare.
“Sì, sono contento di vederti, sembri essere in forma. Ti fa male qualcosa?”
“Sei quasi peggio di mia madre. Comunque sono a posto.”
Durante la ricreazione Castiel decise di andare alle macchinette per prendere qualcosa da mangiare, aveva voglia di dolci e anche di salato, la sua vita era una costante indecisione, quando prese ciò che il cervello gli suggeriva in quel momento, ritornò in classe, alcuni suoi compagni erano intorno al banco dove stava, ovviamente dovevano essere lì per Dean, ma quando si avvicinò si rese conto che non erano solo per lui. Benny teneva in mano una boccettina trasparente con delle pillole all’interno, non ci impiegò molto a capire che appartenesse a lui, l’avevano preso dalla tasca del suo giubbotto.
“Lilith ti ha visto stamattina mentre prendevi una di queste pillole, ci siamo domandati cosa fossero, e le abbiamo trovate nel tuo giubbotto. Cosa fai piccolo Novak? Ti droghi? Non avevi fatto un trapianto al rene?” più che domande di una persona preoccupata, erano delle accuse.
“Ma voi come…” Castiel spostò lo sguardo verso Dean, gli occhi verdi del compagno erano voltati da tutt’altra parte, ma questo non significava non fosse attentato alla discussione che stava avvenendo – “Come vi permettete? Sono cose mie, non dovevate mettere le mani nel mio giubbotto.”
“Cosa sono? Eroina in pillole? O qualcos’altro che ancora non conosciamo?” chiese nuovamente Benny.
“Mi dispiace deluderti, ma sono le pillole antirigetto per il mio rene.”
Dean si voltò di scatto sbarrando gli occhi, non credeva che Castiel fosse un tipo da droghe e cose simili, ma non voleva nemmeno andare contro Benny e i suoi compagni di classe, ma così però le cose cambiavano radicalmente, non erano medicine qualunque. Benny guardò un’altra volta la boccetta, trovando strano il fatto che Castiel andasse in giro con quelle pillole, poteva benissimo prenderle a casa, ma non sapendo nulla di medicina appoggiò la boccetta sul banco, senza fiatare più, aveva preso un altro granchio, e cosa ancor peggiore il suo migliore amico lo stava fissando infastidito. Fortunatamente il suono della campana lo salvò da quella situazione, e corse velocemente a sedersi a posto, seguito a ruota dai suoi compagni che avevano assistito a tutto.
“Non si degna nemmeno di chiedere scusa.” Dean sentì borbottare Castiel, avrebbe voluto scusarsi lui, ma non ne vedeva il motivo.
Dean non sapeva spiegare il perché, ma aveva iniziato a preferire la compagnia di Castiel anziché di qualunque altro amico, o addirittura di qualche ragazza, ovviamente Sam gli aveva suggerito di farsi aiutare da Castiel con la scuola, così il maggiore dei fratelli aveva sfruttato quell’idea, quasi ogni pomeriggio si ritrovava a casa del compagno a studiare insieme. Amelia Novak era una donna molto dolce e tranquilla, verso le cinque di pomeriggio li raggiungeva nella stanza del figlio, portando thè e biscotti, il Winchester si era reso conto che non solo il compagno aveva perso il fratello, ma anche il padre, perché non c’era mai a casa, e quando la donna gli raccontava degli aneddoti, l’uomo non veniva mai menzionato, per non parlare del fatto che c’erano fotografie ovunque sia di lui che di Gabriel, non ci voleva certo un genio per capire certe cose. Un pomeriggio Amelia raggiunse i due nella stanza, ma non aveva portato niente con sé, Dean attendeva il suo arrivo desideroso di fare pausa e anche di mangiare, ma quel giorno le cose andarono diversamente, chiedere a Castiel di fare un po' di pausa era praticamente impossibile, e in tutti i casi per il Winchester l'arrivo della donna fu un sollievo.
“Perdonaci Dean, ma è venuto il medico per Castiel, non vorrei mandarti via così presto, ma se potresti attendere un attimo fuori dalla camera sarebbe meglio.”
Castiel sbuffò sonoramente, ma non disse nulla, Dean alzandosi dalla sedia dov'era seduto obbedì senza obiezioni, anche perché non poteva certamente pretendere di rimanere nella stanza, il dottore entrò quasi subito dopo di lui, e poi insieme ad Amelia chiuse la porta, a quel punto Dean decise di origliare infondo non l'avrebbero mai scoperto, era curioso di sapere perché il medico fosse venuto, non aveva chiesto nulla a Castiel riguardante il trapianto e cose varie, ma forse era arrivato il momento di sapere qualcosa in più.
“Castiel, vedo che ti sei fatto un amico” notò il medico, il suo modo dolce di parlare arrivò anche a Dean, doveva essere qualcuno che il compagno conosceva da tempo - “gli hai spiegato bene la situazione?”
“No, dovrei? Cosa vuole da me?”
“Castiel, non rispondere così al dottore.”
“Non capisco perché gli interessano le mie amicizie, sono fatti miei e basta!”
Dean non aveva mai sentito quel tono di voce così stizzito, in realtà non lo aveva neanche mai visto agitato, Castiel era sempre stato un ragazzo tranquillo, fin troppo tranquillo, forse anche lui nascondeva un caratterino un po' malefico, a quei pensieri sorrise, infondo era umano come tutti. In tutti casi voleva conoscere la situazione, Castiel non gli aveva spiegato un bel niente, e forse doveva esserci un motivo, ma ad un tratto non sentì più alcuna voce, un po' preoccupato si allontanò dalla porta timoroso che Amelia uscisse e lo trovasse lì ad origliare, infatti non appena si spostò la porta venne aperta dalla donna, che sorridente raggiunse il compagno del figlio, suggerendogli di andare in cucina per fare merenda mentre il figlio veniva visitato dal medico, non che l'idea di mangiare non gli piacesse ma conoscere di più su quel ragazzo era meglio.
“Mi scusi signora Novak, non per essere scortese, ma vorrei sapere se c'è qualcosa che non va in Castiel.”
Amelia sbiancò di colpo, i suoi occhi azzurri sembrarono diventare quasi scuri, doveva essere un effetto della luce, ma a Dean fece quasi impressione.
“Hai visto che ha qualcosa che non va?”
“Ha detto di aver subito un trapianto di rene. Vorrei sapere se ha qualcosa di brutto o non so...” il Winchester imbarazzato si bloccò di colpo, solo lui poteva avere un coraggio del genere, ma si era pentito subito - “Mi dispiace, non volevo dire niente di inappropriato.”
“No Dean, non preoccuparti. È normale fare certi pensieri. Castiel è un ragazzo molto fragile sia fisicamente che psicologicamente, ha passato l'inferno in questi anni, e il fatto che sia riuscito a trovare un amico in così poco tempo dall'inizio della scuola, mi rende davvero piena di gioia, però vorrei evitasse di prendere delle delusioni, altro dolore potrebbe ucciderlo.”
“Lui è malato?”
Amelia sembrò bloccarsi per qualche attimo, iniziò a tremare, e questo fece preoccupare davvero molto Dean, voleva davvero sapere la verità, ma il medico li raggiunse in quel momento, fece cenno alla donna di seguirlo in un'altra stanza, e questo fece perdere la speranza al Winchester di avere una risposta, ma non appena si allontanarono, corse svelto nella stanza del compagno, Castiel era stirato sul letto con addosso ancora i vestiti non intenzionato a mettersi sotto le coperte, sembrava indeciso se dormire oppure rimanere sveglio, e non appena vide Dean gli venne quasi un colpo, credeva fosse andato via, invece era ancora a casa sua.
“Dean? Cosa fai ancora qua?”
“Voglio sapere come stai. Tua madre è stata vaga e non ho capito molto, perciò Castiel merito di sapere la verità.”
“Ma noi siamo solo compagni di scuola, che meriti o pretese puoi avere al riguardo?”
“Per venire ogni pomeriggio da te ho rinunciato a uscire con Benny e gli altri. Prima che arrivassi tu mi facevo aiutare da Charlie per i compiti, voglio passare del tempo con te perché vorrei esserti amico.”
Castiel spalancò i suoi splendidi occhi blu, non credeva di poter avere amici, specialmente poi uno come Dean, per questo addolcì lo sguardo, la voce e rilassò i muscoli, si era messo sulla difensiva ma quel ragazzo, quel dannato ragazzo dagli occhi verdi stava stravolgendo il suo mondo, tutto ciò che aveva organizzato nella sua testa era andato all'aria. Per questo gli indicò di sedersi accanto a lui sul letto, sembrava predisposto a volergli raccontare la verità.
“Qualche anno fa ho avuto un incidente stradale, stava guidando mio padre, io ero seduto davanti, mentre Gabriel dietro. Sono l'unico sopravvissuto, mio fratello è morto sul colpo, mentre mio padre tra atroci sofferenze” Dean si accorse di come il compagno avesse quasi sorriso in quel momento, parlava in modo freddo e quasi disgustato - “quando mi sono svegliato una settimana più tardi, mia madre mi ha detto che l'incidente mi aveva causato dei problemi ai reni, sarei morto se non avessi fatto un trapianto, Gabriel era compatibile e il suo rene ora è nel mio corpo.”
“Mi dispiace, è terribile... è...”
“Non ho ancora finito. Il mio vero problema non sono i reni, ma il cuore, ho una malformazione fin da quando ero piccolo, ho lottato tanto per fare un trapianto, e ora anche se ne avessi una possibilità non potrei a causa dei reni. Già è un miracolo se io sia rimasto vivo a quel trapianto. La vita è così strana e assurda.”
“Perciò cosa significa tutto questo? Cosa ti succederà?”
Castiel stava per rispondere, ma nella stanza entrò il dottor Singer, che richiamò Dean per potergli parlare in un'altra camera, il ragazzo poteva in qualche modo già capire cosa volesse l'uomo, ma avvertì una salda presa sul suo braccio, voltandosi vide il compagno stringerlo, aveva gli occhi lucidi, il respiro affannato, e dava come l'impressione di essere terrorizzato.
“Non lasciarmi Dean, hai detto di voler essere mio amico.”
“Sì, certo. Solo perché mi hai spiegato i tuoi problemi non significa che io abbia rinunciato a volerti conoscere.”
Dean uscì da quella stanza con un magone in gola, il solo pensiero di poter avere un rene di Sam gli si contorceva lo stomaco, appena sarebbe tornato a casa lo avrebbe stretto così forte fino a soffocarlo quasi. Ma in quel momento doveva affrontare un altro problema, il dottore doveva sicuramente parlargli su come rapportarsi con Castiel, e questo gli mise un po' d'ansia, l'intenzione di essergli amico l'aveva, ma sentirsi addosso il peso di non farlo soffrire, era atroce.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3713936