Once Upon A True Blood

di Crepuscolina13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Fuga ***
Capitolo 2: *** Googlare i vampiri ***
Capitolo 3: *** La Festa ***
Capitolo 4: *** Conoscersi ***
Capitolo 5: *** Il Morso ***
Capitolo 6: *** Il Bacio ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** La Fuga ***


Capitolo1 : La fuga.

 

Scappavo.

Semplicemente scappavo da tutto quel dolore.

Non c’è la facevo più.

Ciò che mi feriva di più era vederla felice con qualcuno che non fosse me, così una sera avevo preparato le valigie ed ero scappata proprio come era nel suo stile.

Ovviamente prima aveva salutato Henry, il suo bambino ormai adulto, se la sarebbe cavata senza di lei per un po’ e stranamente gli ci erano volute poche parole per capire la situazione.

Lui sapeva, probabilmente lo aveva sempre saputo ma ancora più probabilmente era lei a non averlo mai capito.

Solo quando il dito della persona che amava era stato sfigurato da una fede nuziale che urlava a tutti che lei era sua, che adesso le apparteneva, solo in quel momento se ne era resa conto.

Che stupida che era stata.

Scosse la testa, si asciugò le lacrime e continuò a guidare con prudenza; di certo non voleva farsi male in uno stupido incidente.

Però in effetti era da molte ore che guidava senza una meta precisa.

Una pausa le avrebbe fatto bene quindi per il resto del viaggio si guardò intorno in cerca di qualche posto in cui fermarsi.

Dopo 10 minuti trovò un piccolo locale, certo l’aspetto non era dei migliori.

Una porta di legno davanti a un piccolo edificio fatiscente.

Ma fu il nome ad attirarla per qualche motivo sconosciuto.

Fangtasia, quello era il nome.

Tanto valeva fermarsi, poi se il posto non le fosse piaciuto avrebbe sempre potuto andarsene via quindi una volta presa quella decisione parcheggiò il più vicino possibile all’ingresso e scese.

La musica già si sentiva dal fuori, si specchiò nel vetro dell’auto e storse un po’ la bocca.

Quel cappotto nero invernale non era il massimo per un locale però le faceva un bel sedere, tutto sommato poteva andare.

Mise le mani in tasca e con la testa bassa camminò lentamente fino a raggiungere la porta, la aprì ed entrò guardandosi subito intorno ma con discrezione.

Per poco non le venne un colpo ma riuscì a frenare le sue gambe dal tornarsene da dove era venuta.

Ma dove diavolo era capitata?????

Mosse alcuni passi in avanti attirata dalla curiosità.

c’erano delle ballerine mezze nude che ballavano intorno a dei pali e l’abbigliamento della clientela era piuttosto gotico eppure non sembrava un tipico locale da strip club, lo percepiva nell’aria, c’era qualcosa di più lì.

Si sedette ad uno sgabello libero del bancone guardandosi ancora intorno.

Alcune persone erano ammucchiate sui divanetti tutti appiccicati eppure non sembrava stessero praticando acrobazie sessuali..solo..non riusciva a vedere bene da li dove era seduta.

Spostò la vista altrove e notò un grande trono su un piccolo palco in fondo alla stanza.

Sul trono era seduta una donna giovane,dai capelli biondi e lisci ed occhi blu scuro, la sua carnagione era pallida, possedeva un aspetto innocente, colpa del suo viso rotondo come una ragazzina però aveva tutt’altro l’aria di essere innocente, principalmente lo urlava la sua tutina in pelle super aderente con uno scollo lungo adornato da ricami rosa.

Aveva anche l’aria di essere il capo lì e in effetti dalla sua posizione poteva tenere d’occhio tutto ciò che succedeva lì dentro, poi gli occhi blu come il ghiaccio della sconosciuta si fissarono nei suoi.

Il respiro le mancò per qualche attimo.

Quella donna era terribilmente simile a Malefica eppure era diversa in qualche modo.

Ovviamente, mica potevano essere gemelle, si rimproverò nella mente Regina.

Aveva delle labbra molto marcate e gonfie, sembravano rifatte, forse lo erano davvero, fronte grande e piatta, guance piene e naso delineato, corpo da favola e ciò che più le ricordava la sua vecchia amante era l’aria altezzosa che sembrava sprizzare da ogni poro.

In tutto questo la sosia di Malefica la stava ancora fissando in maniera insistente, la scrutava.

Un po’ a disagio le diede la schiena ritornando a guardare la parete di liquori davanti a se e proprio in quel momento arrivò una cameriera, bionda anch’essa e dall’aria pazza.

-Che cosa posso portarti? Sei umana o vampira?- domandò sorridendomi.

-Come scusa?- domandai confusa, aveva detto vampira o avevo capito male? Magari era una specie di scherzo… o festa in maschera.

-Ti ho chiesto se sei umana!- esclamò più forte la barista per sovrastare la musica, forse pensava che non avessi sentito per via del frastuono.

-Sono umana!- esclamai a mia volta come se fosse ovvio..cioè era ovvio..almeno lo era in quel mondo senza magia, una domanda del genere avrebbe potuto aspettarsela nella Foresta Incantata ma assolutamente non lì.

-Bene allora ti lascio il menù dei drink così decidi e poi mi dici- disse sempre sorridendo e poi all’improvviso sentì qualcosa di freddo come il ghiaccio toccarmi la schiena e sobbalzai girandomi all’improvviso con uno scatto e mi trovai davanti proprio la sosia di Malefica.

-Ginger offre la casa per la signora- disse con una voce suadente guardandomi sempre con quegli occhi scrutatori.

-Agli ordini Pam-

Pam..era quello il suo nome allora, suonava bene per un viso come il suo.

-La conosco?- domandai confusa ma anche eccitata dal suo approccio, in fin dei conti era una donna davvero bella, aveva una bellezza antica e il fatto che assomigliasse alla mia ex amante non guastava di certo.

-No, ma l’ho vista un po’ sperduta nel mio locale così ho pensato di venirle a chiedere se andava tutto bene- rispose inclinando la testa, non smettendo di indagare con i suoi occhi, mi sentivo molto osservata e il tutto era un po’ imbarazzante.

Iniziai a provare anche un po’ di paura, in fin dei conti non potevo accedere ai miei poteri lì, ero completamente indifesa.

-Si si va tutto bene, solo che non sono mai stata in un locale come questo prima d’ora- risposi comunque cordialmente, facendo un finto sorriso.

La situazione era ancora tutta molto confusa, in effetti avrei voluto andarmene ma non potevo finché la proprietaria di quel posto mi fissava in quel modo.

-Oh capisco, sei una novellina- ridacchiò Pam lanciandomi uno sguardo molto sensuale che mi fece attorcigliare lo stomaco.

-Novellina?- domandai cercando di restare calma mentre il mio corpo diventava sempre più caldo, anche se quel posto non mi piaceva non potevo dire di non essere un poco attratta da quella donna.

-Si..una fangbanger*.. non lo hai mai fatto prima d’ora vero?-Per un attimo lasciai da parte il fascino che provavo per Pam per indagare un po’ più a fondo, perché in quel locale mi facevano tutti delle domande assurde?

-Una fang che??- domandai visibilmente confusa.

-Allora a quanto pare non sei venuta qua per farti mordere, per caso ti sei persa?-

-Mordere?!- domandai ancora più confusa e notai la confusione riflettersi anche nel viso della semi sconosciuta.

-Si sai dai vampiri...-

-Vampiri!?- esclamai un po’ orribilata ricordando che anche la barista aveva usato quella parola.

-Ma cosa siete tutti drogati qua dentro? Quale schifoso fetish avete voi altri?- domandai sconvolta.

La donna però non mi rispose subito, era troppo impegnata a guardarmi come se fossi un fenomeno da baraccone.

-Tu non lo sai?! Ma ...dove hai vissuto fin’ora?- domandò affascinata tenendosi il mento con una mano mentre impuntava il gomito sul bancone e si sedeva sullo sgabello accanto al mio, guardandomi come un archeologo ritrova un’antica rovina o un pirata scopre il suo tesoro.

Feci una smorfia interna alla parola pirata.

A quanto pare il mio cervello era proprio masochista ma adesso non era il momento per pensare a quello, dovevo risolvere questo mistero.

-Non so cosa scusa?-

-I vampiri sono reali, abbiamo fatto coming out al mondo ormai da due anni, tutti lo sanno e questo è un locale pieno di vampiri- spiegò tranquillamente, come se stesse parlando della lista della spesa.

-Okay, è stato un piacere conoscerti ma credo proprio che adesso sia arrivato il momento per me di andarmene- balbettai e alzandomi cercai di recuperare la mia borsa per andarmene.

Non avevo intenzione di stare un altro secondo di più in quel locale pieno di pazzi drogati.

-Ehi no aspetta, posso dimostrartelo- mi fermò prendendomi il gomito e al suo tocco una scossa mi attraversò il corpo e fu quello a convincermi a rimanere, lei nel mentre prese il suo cellulare e digitò qualcosa velocemente, poi mi mostrò una ricerca su Google e la parola cercata era una sola, “vampiri”, sotto c’erano tutti una serie di articoli dai più famosi giornali dell’America, Washington Post, New York Times e via dicendo e tutti riportavano un solo titolo “I vampiri esistono, il mondo è nel caos”.

Sbattei gli occhi velocemente e aprì la bocca in cerca d’aria.

Dovevo ammettere di essere sconvolta e lei lo notò, mi prese la mano e mi trascinò via dal bancone ed io la seguì senza far domande.

Okay io ero una strega, avevo visto draghi, orchi, nani e chi più ne ha più ne metta, ero abituata a quel tipo di cose eppure trovare una cosa del genere qui, nel mondo senza magia dove avevo vissuto per più di 30 anni mi coglieva impreparata.

A quanto avevo letto dal cellulare il mondo aveva vissuto una vera e propria rivoluzione, tutti lo avevano saputo, dal Canada all’Africa, tutti tranne Storybrooke.

Certo c’era da considerare il fatto che la loro cittadina era circondata da una barriera magica che non permetteva a nessuno di entrarvi, non avevano giornali ad eccezione dello Storybrooke Mirror per non parlare dei tg, in effetti erano piuttosto isolati e gli unici che sapevano usare internet erano Henry ed Emma, entrambi troppo occupati a preoccuparsi del nemico di turno per prestare attenzione al mondo esterno.

-Hai bisogno di un po’ d’acqua?- domandò Pam dopo avermi fatta sedere su una sedia davanti ad una scrivania, aveva le sembianze di un ufficio e probabilmente mi aveva portato qua perché la porta chiusa riduceva di un po’ l’alto volume della musica in modo da poter parlare più facilmente.

-No no sto bene- la rassicurai scuotendo la testa.

Okay i vampiri esistono, nella Foresta Incantata non ne avevo mai visti ma in fin dei conti se le fate erano reali perché loro non lo potevano essere?

Forse l’unico problema era la loro dieta, mi sorpresi che il mondo non fosse caduto in una guerra mondiale per scacciare coloro che non erano simili a loro.

-Si può sapere dove hai vissuto fin’ora? Come facevi a non saperlo??- domandò affascinata.

-In una piccola cittadina- risposi semplicemente.

-E non avete la tv? Internet?-

-E’ complicato-

-Oh lo credo bene- inclinò la testa come prima fissandomi di nuovo.

-Non sembri molto sconvolta-

-Ho visto cose peggiori nella mia vita- risposi alzando le spalle.

-Tipo cosa?- domandò incuriosita sporgendosi verso di me visto che era seduta dalla parte opposto della scrivania.

-Beh…. Non sono cose che ti riguardano e comunque adesso devo andare, grazie per avermi informato- dissi alzandomi mentre mi sistemavo i capelli con una mano.

-Aspetta, non ci siamo neanche presentate, io sono Pamela Swynford De Beaufort- mi porse la mano non smettendomi di guardare in quel modo..profondo, come se mi volesse parlare attraverso gli occhi.

-Regina Mills- strinsi la sua mano sentendola terribilmente fredda e per un attimo i miei occhi si incantarono nei suoi.

Per un attimo mi sembrò di vedere lei, quei suoi occhi blu un poco simili, i capelli biondi.. la pelle mi si accaponò al suo pensiero ma non potevo permettermi di pensare a lei.

-E’ un nome incantevole- rispose affascinata, io accennai un sorriso e poi stringendomi la borsa al corpo aprì la porta e me ne andai da quel locale.

Avevo tanto da digerire e una bella dormita avrebbe proprio fatto al mio caso.

Misi in moto e per tutto il tempo in cui feci manovra nel parcheggiò mi sentì osservata, poi partì alla ricerca di un Hotel.

 

 

 

*Fangbanger (o Scopavampiri) – Termine dispregiativo per definire gli esseri umani che hanno rapporti sessuali con i vampiri, utilizzato principalmente da umani con i pregiudizi anti-vampiri. La maggior parte dei fangbangers inoltre permette ai vampiri di nutrirsi di loro. (preso da wikipedia).

 

 

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Capitolo 2
*** Googlare i vampiri ***


N.d.a. ho dimenticato di specificare per chi non avesse mai visto True blood che l’attrice che interpreta Pam è Kristin Bauer che è anche quella che fa Malefica in OUAT, ecco il perché della somiglianza.

 

 

 

 

Capitolo 2:Googlare i vampiri.

 

Per fortuna riuscii a trovare una camera libera e appena vi entrai lasciai le poche valigie a terra per stendermi sul letto.

Finalmente un po’ di comodità dopo 15 ore di auto.

Sospirai e chiusi gli occhi nella speranza di essere rapita da un sonno improvviso ma sapevo già che non sarebbe mai successo e che probabilmente avrei passato la notte in bianco.

Troppi pensieri.

Dopo alcuni minuti mi arresi e li riaprii per poi recuperare il cellulare dal comodino e vedere se qualcuno mi avesse cercata.

Due messaggi non letti.

“Mamma come stai? Dove ti fermi a dormire? Appena puoi chiamami, ti voglio bene.

Quasi dimenticavo, stamattina ho preso una B+ a Chimica!!”

Sorrisi istantaneamente e per un attimo tutti quei pensieri che mi tormentavano scomparvero.

Mi mancava così tanto il mio piccolo ometto e mi sarebbe piaciuto molto chiamarlo ma erano le due di notte e sicuramente lui stava già dormendo.

“Tutto bene grazie, adesso mi trovo a Shreveport in Louisiana, forse ci rimarrò qualche giorno giusto per riposarmi dal viaggio, poi non so ma ti farò sapere e per quanto riguarda la B+: Bravissimo!! Sono molto orgogliosa di te, direi che ti sei meritato un giro al luna park, prendi i 30 dollari che ho lasciato in cima al comodino e sentiti libero di usarli tutti, magari potresti portare Violet con te. Ti voglio bene anche io, mi raccomando stai attento.”

Finii di scrivere il messaggio con un sorriso sul volto per poi passare a quello successivo.

“Regina cos’è successo? Perché te ne sei andata così all’improvviso?? Se avevi bisogno di aiuto potevi chiedere a me, sai che ci sono sempre per te.

Stamattina Henry ed Emma hanno litigato da Granny, non sono riuscita a capire di cosa discutessero ma sembrava una cosa seria. Spero che tornerai presto.”

Era Trilli che come al solito mi infastidiva perché mi voleva essere amica, però dovetti ammettere che questa volta le sue informazioni mi erano state utili, sperai solo che non fosse niente di grave ma soprattutto sperai di non essere io l’argomento della discussione.

Non le risposi, chiusi tutti i messaggi e poi vidi anche una chiamata persa, era lei.

Sospirai, avevo dannatamente bisogno di qualcosa con cui svagarmi.

Grazie alle lezioni di Henry, che mi aveva aiutato ad approcciarmi meglio alla tecnologia del Ventunesimo secolo aprii il motore di ricerca e iniziai a investigare su questa faccenda dei vampiri.

A quanto pare circa due anni fa durante una trasmissione televisiva i vampiri avevano rivelato al mondo intero la loro esistenza spiegando che già da molti secoli volevano integrarsi con la società umana e che adesso potevano farlo grazie a degli scienziati giapponesi che erano riusciti a sintetizzare il sangue umano in un composto chiamato “Tru blood”creando così un sostituto alla loro normale dieta in modo che quest’ultimi non avessero motivo di temerli, ormai nessun vampiro avrebbe avuto bisogno di un umano per nutrirsi.

Questo aveva ovviamente creato gran caos nel mondo, chi li sosteneva, chi li chiamava figli del diavolo, chi semplicemente li odiava o li amava e le teorie del complotto di certo non mancavano, molte delle quali erano cose davvero assurde.

Interi siti erano dedicati ai vampiri e così scoprì cose davvero interessanti.

Innanzitutto erano esseri notturni, la luce li uccideva insieme all’argento e ai paletti di legno e che durante il giorno dormivano all’interno delle bare.

Grazie a loro erano nate forze speciali della polizia dedicati alla loro caccia perché non era rara che qualche persona morisse per mano loro nonostante ci fosse il Tru Blood.

Il mondo si era davvero rivoluzionato, esistevano addirittura alberghi, ristoranti e negozi fatti a loro misura, addirittura un servizio di pompe funebri che fungeva da taxi durante le ore diurne.

A quante pare il locale in cui ero incappata stanotte era proprio uno di quei posti dedicati a loro.

Lessi anche che perfino il parlamento era in subbuglio, tutte le leggi andavano cambiate e c’era un grande quesito che lessi spesso quella notte.

Era giusto applicare la Costituzione Americana anche ai vampiri? Esseri non viventi? Era giusto che avessero i loro diritti e doveri?

Per fortuna dopo un’ora di ricerche cominciai ad avere sonno e appena spensi luce e telefono non impiegai troppo ad addormentarmi.

 

La mattina, quando mi svegliai, mi accorsi di avere addosso ancora gli abiti della sera precedente quindi prima di tutto mi feci una bella doccia calda, indossai degli abiti puliti e stirati e poi mi sistemai i capelli allo specchio.

Era incredibile come poteva farti sentire potente un bell’outfit.

Tinsi le mie labbra di un bel rosso acceso e poi scesi a fare colazione, controllai il cellulare ma ancora non avevo ricevuto nessuna risposta da Henry.

Decisi di andare a visitare il centro della città così chiesi indicazioni stradali ai proprietari dello stabile e mi misi al volante, questa volta solo per una decina di minuti per fortuna.

Dopo aver fatto un po’ di foto in giro entrai in un enorme centro commerciale pieno di negozi dove spesi ore della giornata, pranzai a un piccolo ristorante rustico e poi mi rimisi a girovagare tra i negozi.

Ad un certo punto mi pulì le mani con un fazzolettino umido, dio solo sa quanti germi e batteri avevo sulle mani in quel momento, passai vicino ad un cestino ma prima di buttare via il rifiuto notai un volantino accartocciato dal quale spuntava una scritta a me familiare: “Fangtasia”.

Mi guardai intorno per essere sicura che nessuno mi potesse vedere, probabilmente se mia madre fosse stata qua mi avrebbe guardato con disapprovazione.

Infilai una mano nel cestino e presi il volantino, lo spiegai e lessi avidamente.

A quanto pare stasera il locale dava una festa in maschera per festeggiare il compleanno di uno dei proprietari, Eric Northman, che compiva la veneranda età di 1000 anni.

Sbattei un attimo gli occhi sbalordita.

Ed io che mi vantavo di non essere invecchiata per 28 anni.

Comunque il tema della festa era l’Era Vichinga.

Ci riflettei qualche secondo.

Il caso voleva che non avessi nulla in programma quella sera, sarebbe potuto essere divertente e poi adoravo indossare vestiti lunghi come quelli della Foresta Incantata.

Sorrisi.

Ma si dai, non poteva di certo farmi male un po’ di svago.

Buttai il volantino di nuovo nel cestino e andai alla ricerca di un abito adeguato, ci impiegai un paio di ore ma alla fine un bel gruzzolo di soldi metteva d’accordo sempre tutti.

Uscii dal negozio del costumista con un bel sorriso in volto, avevo preso un abito molto grazioso; era principalmente una veste bianca con l’orlo della gonna e delle maniche rosso, anche lo scollo del seno era rosso, in realtà non aveva nulla di che ma era il tessuto con cui era fatto il pezzo forte, sembrava davvero un abito antico risalente ai vichinghi.

Una volta alla camera dell’Hotel indossai l’abito, misi una piccola cinturina marrone intorno alla vita che assomigliava a dei rami d’albero intrecciati tra loro, poi feci delle onde ai miei capelli e indossai dei tacchi di raso bordeaux, tanto sarebbero stati coperti dalla gonna e l’effetto antico non sarebbe stato rovinato.

In conclusione indossai una piccola maschera di color bordeaux anche quella, nulla di eccessivo, era giusto per coprire la pelle intorno agli occhi, come quella dei supereroi che piacevano tanto al suo bambino.

In fretta e furia uscii dalla camera e salii in auto, impiegai una ventina di minuti ma alla fine arrivai, c’era un po’ di coda all’ingresso ma in fin dei conti scorreva abbastanza velocemente.

Quando entrai mi guardai intorno, alcuni costumi erano seri come il mio, altri un po’ ridicoli come quelli per il carnevale con le corna sull’elmo.

La musica era alta così come la sera precedente mi avvicinai al bancone ed ordinai un sidro di mele anche se probabilmente avrebbe fatto schifo in confronto al mio.

La cameriera non mi riconobbe, merito della mascherina o forse solamente perché era distratta.

Il locale era molto affollato, le ballerine che ballavano intorno ai pali erano molte ma principalmente si aggiravano intorno al trono posizionato sulla parte più alta della stanza sul quale era seduto un giovane uomo dai capelli biondi, ricordava una bellezza vichinga, forse era lui il festeggiato.

-Regina- mi sentii chiamare all’improvviso, così all’improvviso che sobbalzai leggermente.

La voce era femminile e sensuale.

Era Pam.

 

 

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Capitolo 3
*** La Festa ***


Capitolo 3: La Festa

-Regina-.

Pronunciò il mio nome come se fosse un petalo di rosa, in modo delicato e saffico, mentre i suoi occhi mi scrutavano come al primo incontro, si soffermò a lungo sui miei occhi per poi osservare il mio abbigliamento e accennare un sorriso.

Lei indossava un completino, una specie di parodia dei lunghi abiti vichinghi, gonnellino corto e maglia con un lungo scollo anche se la stoffa era vecchia come la mia e aveva acconciato i suoi capelli in trecce intrecciate a loro volta tra loro.

-Come hai fatto a riconoscermi?- domandai curiosa visto che indossavo la mascherina e la sera prima mi aveva vista solo per pochi minuti.

-Dal tuo odore- ammise avvicinandosi di più fino a poggiarsi al bancone molto vicina alle mie ginocchia.

-Dal mio odore? Risposta piuttosto ambigua- le feci notare per poi abbassare lo sguardo e soffermarmi sul suo decolté niente male.

-Hai ragione, suppongo che per voi umani lo sia-

-Noi uman….oh sei una vampira?- domandai con un piccolo pizzico di paura.

La cosa mi colpì un po’ ma non più di tanto, se era davvero la proprietaria di quel posto faticavo a credere che fosse umana però mi emozionai un po’, era la prima vampira con cui parlavo in vita mia.

-Certo, non l’avevi capito?- chiese storcendo la testa e sbattendo le ciglia lunghe.

-Beh diciamo che non ci ho neanche riflettuto sopra però credo di aver intuito che c’era qualcosa di più in te- spiegai allungando una mano per prendere il drink che la cameriera mi aveva appena portato.

-Interessante..- mormorò con un tono di voce difficile da interpretare per poi sedersi sullo sgabello accanto al mio.

-Come mai sei qua? Pensavo che dopo quello che ti ho rivelato non ti avrei mai più rivista-.

Senza una spiegazione sensata le mie guance si fecero rosse, non tante per il contenuto delle sue parole ma più per come le aveva pronunciate, in modo dolce ma accattivante come se contenesse una specie di minaccia non maligna.

-Ho trovato un volantino che parlava di questa festa e sono semplicemente venuta, non sono così facile da spaventare sai? Di solito sono io a far paura e non il contrario- le rivelai in modo misterioso, tecnica che di solito usavo per corteggiare o come dicevano in quel mondo, flirtare.

Dovevo ammettere che Pam era piuttosto affascinante ed era proprio il mio tipo, non a caso assomigliava a Malefica .

Nel mentre assaggiai il sidro, ovviamente era terribile.

-Ah si? E come mai? A me non fai per niente paura- mi fece un sorrisino provocatorio, voleva che le rispondessi a tono.

-Questo perché ancora non mi conosci bene e comunque l’altra sera mi hai colta di sorpresa, per questo ti sono sembrata spaventata ma poi vi ho googlati e ciò che si conosce poi non fa più paura- sorrisi perché avevo appena usato una parola che mi aveva insegnato Henry e che mai avrei pensato di pronunciare.

Prima di rispondermi si avvicinò un po’ di più con il viso e io non mi tirai indietro, anche lei ci stava chiaramente provando con me, chissà, magari una storia da una notte e via era proprio quello che mi serviva per dimenticarla.

-Davvero?- scoppiò in una piccola risata cristallina e la ascoltai con gioia, mi piaceva, c’era un pizzico di malignità contenuta in essa.

-E hai scoperto qualcosa di interessante?-

Pensai velocemente a qualcosa da dirle che potesse essere un minimo degno di attenzione, di certo non le avrei parlato di semplici generalità.

-Si, ho cercato più dettagliatamente il significato di una parola che mi hai detto ieri sera, “fangbanger”-

-E ti è piaciuto ciò che hai appreso?- domandò con un pizzico di malizia.

-Beh...- e adesso cosa le avrei risposto???

Cercai di mantenere il contegno, in fondo non avevo nulla da omettere no?

Di certo non ero una di quelle persone che si buttava ai piedi dei vampiri per farsi mordere o scopare però dovevo ammettere che ero curiosa.

Da quanto avevo letto migliaia di persone in tutto il mondo erano disposte a dare qualsiasi cose per assaggiare anche solo una piccola goccia di sangue, il così detto “V”, una vera e propria droga per gli essere umani, ma in generale tutto ciò che riguardava avere dei rapporti con un vampiro veniva ricondotto alla parola dipendenza.

Di certo non ero una di quelle persone disperate però dovevo ammettere che un po’ mi ero incuriosita, come quando arrivata a Storybrooke sentivo parlare spesso di quanto fosse buono il cioccolato e solo quando alla fine lo avevo assaggiato avevo potuto capire perché tutti ne tessevano le lodi.

-Diciamo che è qualcosa di particolare e a quanto si dice in rete è un’esperienza davvero...- faticai a trovare la parola -Indimenticabile-.

-Ciò che hai letto è vero, il nostro sangue se assunto dagli umani può diventare una droga , anche i nostri morsi fanno un effetto del genere..diciamo che sono più stuzzicanti- e mi fece l’occhiolino per farmi capire ciò che intendeva dire in realtà.

-E quindi visto che mi hai chiesto se fossi una di loro pensavi che fossi una donna così facile?- domandai con voce altezzosa storcendo la bocca per il disgusto di essere paragonata a quelle persone.

-No assolutamente no- mi rispose convinta di ciò che diceva -Avevo capito subito che eri una donna di classe però devo ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto così tanto se tu lo fossi stata- e detto ciò mi guardo intensamente negli occhi inumidendosi le labbra ed io invece strabuzzai gli occhi.

-Oh..sei molto diretta- dissi facendo di tutto per nascondere quanto in realtà quella proposta mi stuzzicasse.

In fondo sepolta sotto molti strati della nuova me avevo ancora un pezzettino della Evil Queen, anche se eravamo state separate la sentivo ancora dentro di me in qualche modo, forse era la cattività nel suo cuore nero che avevo assorbito.

Una volta non mi sarei fatta molti scrupoli per qualcosa del genere, tutti i servitori del castello sapevano che mi piaceva avere una donna o un uomo diverso nel mio letto ogni sera, Malefica era stata un’eccezione, e tutti i servitori sapevano anche quale tipo di rapporto mi piaceva consumare.

Poi tutto era cambiato con l’arrivo di Henry, ma soprattutto con il suo di arrivo, ero cambiata ma certi gusti sessuali ancora rimanevano.

A quanto raccontavano le persone era un’esperienza fantastica da provare assolutamente quindi perché no?

Sarebbe stato da aiuto per dimenticare un pezzettino di quella vita che mi aveva cambiato profondamente.

-Hai ragione, ma hai un odore delizioso e non se ne sentono in giro spesso fragranze come le tue- continuò con tono provocante -Però posso capire che possa spaventare-

-E di cosa odorerei sentiamo?- domandai ignorando le sue ultime parole per tenerla in attesa di una mia risposta.

-Di mele, molte molte mele, sembri quasi un albero di mele in realtà- fece una piccola risata mentre io invece alzai un sopracciglio.

-Poi di detergente per i pavimenti, un detersivo insomma e poi hai qualche sbrillucichio di cannella, ma non sempre, va e viene… per te possono sembrare cose senza senso ma messe insieme formano davvero un bell’odore-

Mi irrigidì appena pronunciò la parola cannella, strinsi il bicchiere di vetro tra le mie mani ma cercai di non darlo a vedere, non dovevo permetterle di darle un tale potere su di me.

-Non so se sentirmi lusingata o inquietata- ammisi a denti stretti.

-Potresti sentirti in entrambi i modi ma lasciamo perdere- mi fece un sorriso amichevole.

-Vuoi venire con me? ti presento il festeggiato- domandò alzandosi in piedi.

-Aspetta- le misi una mano sul gomito per fermarla.

Presi un respiro e poi parlai.

-Per me va bene..vorrei provare quell’esperienza- dissi con voce seria guardandola negli occhi e lei anche se ci provò non riuscì a nascondere un sorriso.

-Non ti chiedo se sei sicura perché credo che tu non sia una donna che ritorna indietro sulle sue decisioni-

-Credi bene-.

-Lo faremo verso l’alba quando c’è un po’ più di tranquillità, adesso ti presento Eric- concluse e prendendomi per una mano mi guidò verso il trono.

Durante il tragitto riflettei un po’ meglio.

Avevo preso la decisione giusta?

Ci pensai su altri secondi e poi mi risposi di si, in fondo non facevo nulla di peggio di come sarebbe stato fumare una sigarette o aspirare qualche milligrammo di cocaina.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Conoscersi ***


Capitolo 4: Conoscersi

 

Cosa dire di Eric Northman ?

Eric era un bell’uomo, decisamente un bell’uomo con pelle chiara e liscia, occhi azzurri, capelli biondi e lunghi e mascella squadrata, il suo fisico era muscoloso con spalle larghe e anche se non potevo saperlo per certo visto che era seduto sul suo trono credo fosse anche alto rispetto alla media.

Tutti quei suoi tratti messi insieme facevano dedurre che provenisse dal nord, come suggeriva il suo nome.

Il mio sospetto fu confermato quando lo sentì parlare, aveva un accento antico e tipico dei paesi settentrionali… ricordava quasi un vichingo.

Visto gli anni che compiva e il tema della festa non mi sorpresi più di tanto.

-Regina- pronunciò con voce che mi diede quasi brividi, nel frattempo Pam mi aveva già presentato, -sono lieto di ospitare una bellezza come la sua nel mio locale- pronunciò dandomi del lei per poi prendermi la mano e baciarmi il dorso.

I suoi occhi blu come il ghiaccio quasi mi incantarono ma mi riscossi in tempo per dire qualcosa.

-E’ un piacere conoscerla...- per fortuna ebbi un lampo di genio e aggiunsi qualcosa -Le faccio i miei auguri per i suoi mille anni-.

Lui mi fissò per qualche secondo e poi scoppiò a ridere ritornando ad appoggiare la schiena al trono con i muscoli più rilassati mentre con un cenno ordinò ad una ragazza di portargli da bere.

-Grazie, a dir la verità sei la prima persona che me li fa stasera- disse per spiegare la sua ilarità, io accennai un sorriso senza sapere bene cosa dire, non mi spaventavo facilmente però Eric sprizzava autorità da tutti i pori e sarebbe potuto riuscire a mettere soggezione a chiunque.

-E sentiamo, mi hai portato qualche regalo?- domandò per prendersi visibilmente gioco di me.

-No, credo che la mia presenza sia abbastanza come regalo no?- risposi a tono e riuscì a rubargli un’altra risata.

-Tu mi piaci- affermò con un tono che stava ad indicare che non era una cosa che diceva a tutti.

-Ed hai anche un buon odore, non sarebbe niente male assaggiare un po’ del tuo sangue- mi propose allargando di poco le labbra per mettere in evidenza i suoi denti perfettamente bianchi e sentì un brivido salirmi lungo la colonna vertebrale.

Non seppi bene come rispondere ma per fortuna ci pensò Pam, si fece avanti mettendomi un braccio davanti mentre guardava Eric negli occhi.

-Lei è mia!- esclamò con voce minacciosa, lui la osservò per qualche secondo quasi con rabbia poi sospirò e si rivolse a me.

-A quanto pare hai già conquistato la mia amata progenie, devo farti i miei complimenti- si leccò le labbra come per consolarsi da quello che non avrebbe mai avuto poi fece un gesto della mano, credo stesse ad indicare che fosse arrivato il nostro momento per andarcene, infatti Pam riportò il braccio lungo il suo fianco, mi prese per mano e poi mi condusse via mentre Eric pronunciò un “spero di rivederti presto Regina” ma io non ebbi il tempo di rispondere.

Ci facemmo spazio attraverso i corpi sudati che ballavano e si strusciavano tra loro ed arrivammo davanti ad un piccolo divanetto rosso già pieno di persone che si baciavano o parlavamo.

-Smammate!- esclamò lei con voce seria, quelli alzarono la testa pronti a protestare ma quando videro chi avevano di fronte semplicemente si alzarono liberando il posto.

-Vieni- disse più dolcemente rivolta a me mentre mi faceva accomodare sul divano ormai vuoto, io mi sedetti incrociando le gambe, con il corpo rivolto verso di lei.

-Cosa vorrebbe dire che sono tua?- domandai un po’ severa, non ero di certo una proprietà.

-Scusami ma era l’unico modo per impedire che facesse altre avance- dovette notare dal mio viso che ero confusa perché continuò a spiegare.

-E’ una specie di regola tra noi vampiri, se uno di noi decide di mordere un umano da quel momento può dire che la persona gli appartiene in modo che nessun vampiro gli si avvicini o provi a morderla-.

-Sai vero che gli umani non sono una proprietà ?- domandai scettica da quella regola.

-Beh ad alcuni piace-

-Alcuni non sono me, io sono una donna indipendente e che non appartiene a nessuno chiarì con voce tagliente.

-Oh questo l’ho notato non preoccuparti- disse con una punta di lussuria mentre mi squadrava il corpo.

Ci stava decisamente provando, io ne fui lusingata ma non sapevo bene come comportarmi quindi mi sporsi a prendere un calice di spumante da un cameriere che ne stava trasportando un vassoio in giro.

-Devi capire che noi vampiri ci sentiamo onnipotenti e consideriamo la razza umana inferiore, come un contadino farebbe con le sue mucche.. di solito vi usiamo solo per il vostro sangue- spiegò con calma non smettendo un secondo di osservarmi.

- E mi stai spiegando questo perché …. ?-

-Perché sei una donna indipendente e meriti di sapere come stanno le cose-

-E non hai paura che io scappi?- chiesi leggermente affascinata mentre sorseggiavo quel delizioso spumante.

-In realtà si.. ma spero che tu non lo faccia- disse con voce davvero speranzosa.

-Per tua fortuna sono una persona che apprezza la verità- risposi nascondendo un sorriso mentre bevevo dal calice.

-Allora Regina Mills … che ne dici di parlarmi un po’ di te?- domandò avvicinandosi impercettibilmente a me.

-E perché dovrei? Sei praticamente una sconosciuta- risposi con lo stesso tono di voce, accattivante e provocatorio.

-Ouch- finse una coltellata al petto per poi lanciarmi un sorrisino -Facciamo un gioco, io ti faccio una domanda e poi tu ne fai una a me e via dicendo, ma dobbiamo promettere di rispondere sempre e con sincerità-

-Un gioco pericoloso e azzardato-

-E cosa ne dici?-

-Lo adoro- dissi con un’espressione che usavo spesso nella foresta incantata di fronte a nuovi stratagemmi per uccidere Biancaneve e lei per risposta accennò una risata divertita.

-Cosa ci fai a Shreveport?- domandò passandosi una mano nei capelli biondi.

-Sto scappando da una persona e ho pensato di viaggiare per dimenticarla- risposi sinceramente e a malincuore, per fortuna con alcool in circolo nel mio corpo era più facile pensare a lei.

-E chi è?-

-Mi dispiace ma questa è un’altra domanda-

Lei alzò le mani in segno di innocenza -Hai ragione, tocca a te-.

-Eric ha detto che sei la sua progenie, cosa vuol dire?- domandai curiosa.

-Lui è il mio creatore, è quello che mi ha dato la vita, come vampira intendo, mi ha salvato la vita in realtà e per questo ho un grande affetto nei suoi confronti-

Annuì soddisfatta della risposta e aspettai la successiva domanda.

-Chi è la persona di cui parlavi?- sospirai, sapevo che me lo avrebbe chiesto.

-Si chiama Emma.. e.. - mi bloccai, come potevo rispondere, cosa era lei per me?

-La ami?- mi chiese per aiutarmi a parlare e per questo non lo considerai come un’infrazione alla regole.

-Si molto- sospirai finendo di bere dal calice per poi posarlo sul tavolino davanti a noi.

Era la prima volta che dicevo a qualcuno che mi interessavano anche le donne, a Storybrooke in qualche modo non mi sentivo sicura.. ma Pam mi ispirava qualcosa, come se con lei non dovessi temere nulla.

-E cosa è successo?-

-Si è sposata...con un uomo… che la renderà infelice-

-Mi dispiace-

-Fa niente- mi schiarì la voce e scossi leggermente la testa -Adesso tocca a me- e lei annuii.

-Quanti anni hai.. sia da umana che da vampira intendo-

-Sono stata trasformata all’età di 34 anni nel 1905 e più o meno ho 150 anni-

-Sei sposata?-

-Lo ero, però ho un figlio, adottato, si chiama Henry- sorrisi al suo pensiero.

-E tu lo sei?-

-Assolutamente no- scoppiò a ridere allegramente -Il matrimonio non fa per me-.

-Che lavoro fai?-

-Il sindaco e sono anche molto brava modestamente- e con quella frase gli strappai un altro sorriso.

-Ti piace essere una vampira?-

-Si molto, diciamo che ho costretto Eric a trasformami, la mia vita da umana non mi piaceva molto-.

-Perché non sapevi dell’esistenza dei vampiri?-

E a quella domanda mi bloccai.

-E’ complicato...-

-Non vale come risposta- mi fece notare, decisa a sapere la verità.

-Non mi crederesti se te lo dicessi...- mormorai abbassando gli occhi che fino a quel momento erano stati fissi nei suoi.

-Mettimi alla prova- a quel punto rialzai la testa e la guardai con indecisione, perché no? Al massimo mi avrebbe solo riso in faccia.

-Okay, ma non qui- lei annuii e si alzò per poi pormi la mano.

-Ti porto nel mio ufficio, il locale si sta svuotando e nessuno ci disturberà lì, così potremmo anche continuare l’altro discorso- annuì anche io e la seguì fiduciosa.

Attraversammo di nuovo la massa di gente che adesso si era notevolmente ridotta fino ad entrare nella stanza adiacente al bar in cui ero entrata anche l’altra sera, anche lì c’era un piccolo divanetto quindi ci sedemmo sopra, molto più vicine di prima.

-Avanti parla- mi incoraggiò curiosa.

-Beh..- da dove cominciavo?.

-Vengo da un altro mondo- affermai con calma per poi aspettare una sua eventuale reazione.

-Continua-

-Okay… - mormorai sorpresa che non avesse nulla da dire.

-Questo mondo si fa chiamare La Foresta Incantata ed è abitata da tutti i personaggi delle fiabe ed anche io ne faccio parte, più precisamente sono la Regina Cattiva di Biancaneve- avevo sganciato la bomba, adesso spettava a lei.

-Davvero? Ma allora non sei così brutta come nel cartone- a quella affermazione così inusuale scoppiai a ridere.

Nessuno mi aveva mai risposto in questo modo, Pam era decisamente unica.

-Mi credi?- chiesi scettica.

-Certo, ti ricordo che stai parlando come una vampira.. prima della Grande Rivelazione neanche noi esistevamo eppure eccoci qua- mi fece notare ed in effetti il suo ragionamento non faceva una piega.

-E quindi non conoscevi i vampiri perché sei appena arrivata sulla Terra?- chiese ancora più curiosa ed io storsi la bocca.

-Non proprio, diciamo che come nel cartone anche io odio Biancaneve quindi nell’ennesimo tentativo di vendicarmi ho scagliato un sortilegio che ha portato tutti gli abitanti nel mio mondo qui sulla terra, in una cittadina chiamata Storybrooke, nel Maine, grazie al mio maleficio nessuno si ricordava più chi era in realtà e il tempo è rimasto congelato per 28 anni finché una persona non ha rotto il sortilegio, solo che sui confini della città c’è un incantesimo per cui nessuno può entrare al suo interno, i canali televisivi sono pochi e internet è praticamente assente quindi in poche parole siamo isolati dal mondo-.

Finì di spiegare con un bel respiro.

-Wow- rispose lei senza aggiungere altro.

-Sembro una pazza lo so-

-No..non completamente- accennò un sorriso -Hai parlato di sortilegi, quindi immagino tu sia una strega-

-E’ esatto-.

-Una volta ho avuto a che fare con alcune streghe ma non sono state molto gentili con me*- disse come se nulla fosse.

-Aspetta...streghe?? Qui… in Louisiana???- domandai alquanto sorpresa.

-Perché sei sorpresa?- chiese anche lei stupita dalla mia reazione.

-Questo è conosciuto come il mondo senza magia… però a quanto pare la magia esiste eccome, solo che ne hanno accesso pochi individui- dedussi pensando anche al mago cinese di New York.

-Davvero non sei sconvolta da tutto questo?-

-No ti credo- mi rassicurò -Io sono una vampira ed ho visto streghe, fate e persino licantropi, non mi pare difficile riuscire a credere anche all’esistenza della Regina Cattiva che in mio opinione è anche molto sexy- spiegò lanciandomi poi uno sguardo complice ed io arrossì leggermente.

Era da decenni probabilmente che nessuno mi faceva arrossire così, Pam però mi faceva uno strano effetto.

-Bene, allora credo di aver risposto in pieno alla tua domanda iniziale- tirai le somme e la guardai di nuovo, sapevo cosa sarebbe successo adesso, solo che non avevo la minima idea di cosa avrei dovuto fare.

-Sei ancora sicura della tua scelta?- chiese intuendo subito a cosa stessi pensando.

-Si, è una cosa che mi incuriosisce molto- ed in effetti era la verità però una parte di me lo faceva anche perché la vampira in questione era Pam e non un vampira qualsiasi, in qualche modo il mio corpo voleva farsi toccare da lei, usando qualsiasi mezzo a sua disposizione.

-Perfetto, adesso ti spiego-.

 

* Per chi non hai mai visto True Blood, nella serie in questione oltre ai vampiri sono presenti anche fate,streghe e licantropi e Pam quando dice che ha già avuto un incontro spiacevole con le streghe fa riferimento a una scena in cui queste tentano di ucciderla.

 

 

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Capitolo 5
*** Il Morso ***


Capitolo 5: Il morso

 

-Perfetto, adesso ti spiego- mi disse con un sorriso.

-Non usiamo tutti i denti per mordere, solo i due canini superiori che vanno a creare due fori proprio sopra la vena da cui esce il sangue e poi con la lingua ci si aiuta per raccoglierlo e berlo per questo in generale non è un qualcosa di doloroso, dovresti sentire solo come due pizzicotti, come quando ti fai il vaccino, ma moltiplica quel dolore per due, poi dovresti riuscire ad essere in grado di sentire il sangue uscire dal tuo corpo, il ciò produrrà una specie di sonnolenza nei tuoi muscoli- spiegò chiara e con calma -però in realtà sarai molto su di giri perché i nostri denti fanno reazione con gli ormoni umani che innescano, in alcuni casi eccitazione o come nella maggior parte delle volte solo un’euforia passeggera, tutto chiaro?- mi chiese appena finita la spiegazione ed io annuì.

-Ma dopo il morso continuerà a uscire sangue?- domandai per prepararmi al meglio.

-Questo dipende anche dal grado di bravura del vampiro, comunque non preoccuparti perché posso curare la ferita col mio sangue- io annuì, questo lo avevo letto su internet, il sangue dei vampiri era miracoloso, poteva guarire ogni tipo di ferita.

-Però quando il morso è perfetto e dopo la fuoriuscita dei denti non esce sangue alcuni umani preferiscono che il morso si cicatrizzi sulla sua pelle, ad alcuni piace, alcuni li usano come trofei- scrollò le spalle mentre mi spiegava queste cose, come se non sapesse dare una spiegazione alle stranezze umane.

-Dove mi morderai?-

-Questo puoi sceglierlo tu- mi disse sorridendomi -Di solito i punti più gettonati sono al collo, al polso o all’inguine, lì è una zona altamente ricca di vasi sanguigni- spiegò sempre con calma e meticolosità, credo lo stesse facendo per me visto che ancora non conoscevo bene quel mondo e io apprezzai molto il suo sforzo.

-Qual’è il tuo punto preferito?- chiesi visto che ero indecisa su quale scegliere.

-Beh il linguine- rispose abbassando qualche secondo quei suoi occhi blu.

Meglio lasciar perdere.

-Oh beh allora scelgo il collo- risposi perché di certo non mi sarei spogliata davanti ad una sconosciuta, però una parte di me dovette ammettere che forse non mi sarebbe dispiaciuto più di tanto.

-Ottimo scelta...però non mi hai fatto la domanda più importante- mi disse sorpresa dal mio comportamento.

-E qual’è?- domandai accigliando le sopracciglia.

-Se sono in grado di fermarmi- oh….

-Beh lo davo per scontato- ammisi sinceramente sentendomi un po’ una stupida.

-Beh non lo è ma comunque ti rassicuro lo stesso, non uccido nessuno che non voglia veramente- io annuì semplicemente, iniziavo a sentire un po’ di nervosismo.

A quel punto lei aprì la bocca in modo innaturale e poi i suoi canini si fecero all’improvviso più lunghi, molto più lunghi, adesso si che aveva l’aspetto di una vampira e poteva quasi riuscire a spaventarmi, si avvicinò fino a far toccare le nostre cosce, la sua era terribilmente fredda, poi con una mano mi scostò i capelli indietro per scoprire una parte del collo, quando le sue dita gelide vennero in contatto con la mia pelle bollente rabbrividì e mi venne la pelle d’oca, lei lo notò ma non commentò.

-Hai paura?- chiese invece con un sussurro vicina al mio orecchio.

-No, mi fido di te- risposi con voce leggermente tremante ed era vero, era maledettamente vero.

Non mi era mai successo di fidarmi di una persona dopo neanche un giorno che la conoscevo, anzi diciamo proprio che per me era difficile fidarmi in generale.

Non ebbi molto tempo per riflettere ulteriormente sulla questione perché poi come aveva predetto, sentì due piccoli pizzicotti leggermente dolorosi, ma il dolore sparì quasi subito e lei con una mano mi fece inclinare la testa così da esporre più collo.

Chiusi gli occhi e sentì come un’anomalia nel mio corpo.

Il sangue smise di scorrere, o meglio scorreva, ma all’esterno delle mie vene, sentivo la sua lingua scorrere sulla mia pelle e tutto ciò stranamente era davvero una bella sensazione, mi sentivo calma, rilassata eppure il mio cuore batteva all’impazzata, i miei muscoli erano pronti all’azione, ero piena di adrenalina.

Non durò molto, forse un minuto o poco meno, non riuscì a distinguere quando i suoi denti uscirono dalla mia pelle però riuscì a sentire quando il corso del sangue ritornò alla normalità, il cuore batteva forte, un po’ affaticata dal poco sangue che gli era arrivato in quel momento.

Sentì una mano ghiaccia accarezzarmi la schiena e poi nel mio campo visivo comparve il suo volto, i denti erano spariti , le labbra erano pulite e non aveva un capello fuori posto, istintivamente portai una mano al punto in cui mi aveva morso e sentì chiaramente due piccoli forellini che andavano in profondità ma non c’era nessuna perdita.

-Non sta uscendo sangue- mi rassicurò infatti lei mentre mi guardava con un sorriso, io invece mi sentivo un po’ disorientata, sembrava come se avessi corso a perdifiato per mezz’ora e invece ero rimasta immobile sul divano.

-Come stai?- mi chiese con una voce dolce, come se si stesse seriamente preoccupando per me.

-Bene, bene...- ci riflettei seriamente prima di continuare facendo un breve checkout del mio corpo.

-E’ stato strano- ammisi – però avevi ragione, è stato anche bello, mi sento euforica- e sorrisi dopo di ciò, sembrava quasi come se tutte le cose che mi rendevano triste in quei giorni fossero scomparse.

Emma era scomparsa.

Il suo matrimonio, la morte di Robin, le azioni della Evil Queen, per un minuto era tutto scomparso.

-Mi fa piacere- mi rispose sorridendomi e allontanandosi da me per riportare quella distanza tra i nostri corpi che prima era stata azzerata.

-E per te come è stato?- domandai velocemente ricordandomi che esisteva anche lei, so che lo faceva per vivere ed era qualcosa di ordinario ma comunque mi sembrava buona educazione chiederglielo.

-Bello, molto bello, devo confidarti che il tuo sangue è uno dei più buoni che abbia bevuto in quest’ultimo secolo- e a quella rivelazione sorrisi lusingata, qualcosa nel mio basso ventre reagì allo sguardo che mi lanciò, uno sguardo affamato ma dolce, sensuale ma provocatorio.

Mi morsi leggermente il labbro inferiore per impedirmi di ricambiare.

-Beh.. grazie del complimento.. credo- risposi finendo con una piccola risata nervosa.

-Di niente- cercò di contenersi e smise di provarci spudoratamente con me.

Per fortuna quella situazione si interruppe quando notai una piccola goccia di sangue fuoriuscire dalla sua palpebra inferiore dell’occhio sinistro.

-Il tuo occhio sta sanguinando..- mormorai sorpresa ma anche preoccupata, stava forse male? Qualcosa nel mio sangue le aveva fatto male?

Raccolse la goccia con la punta di un polpastrello per poi osservarla ed emettere un piccolo “oh”.

-Non preoccuparti, ho solo perso la cognizione del tempo- mi fece un sorriso per tranquillizzarmi, forse aveva capito che mi ero preoccupata.

-E’ già passata l’alba e il mio corpo mi ricorda che è ora di andare a dormire-.

Questa volta fu il mio turno di emettere un “oh”, era già l’alba?

Anche per me il tempo era passato velocemente.

-Allora credo sia arrivato il momento per me di andarmene- e lei annuì.

-Si ma prima devo guarirti la ferita- mi ricordò avvicinandosi di nuovo pericolosamente a me.

Ed un altro “oh” si diffuse nella mia mente e la mia mano andò a coprire il punto preso in causa.

-Non ce né bisogno- dissi sicura -voglio tenerlo- in fondo per me era stato qualcosa di bello e volevo tenerlo come ricordo, come una specie di tatuaggio, lei sorrise e non si oppose.

-Come desideri, vieni, ti accompagno- posò una mano sulla mia schiena e mi aprì la porta per farmi uscire, il locale era vuoto, anche Eric se ne era andato, l’unica anima viva o forse morta era la barista bionda che al momento stava lavando dei bicchieri, ma capì presto che era umana visto che i suoi occhi sembravano stare alla perfezione.

Velocemente mi diressi all’uscita convinta di salutarla sull’uscio ma lei mi fermò prima tenendomi per un gomito.

-Tornerai stasera? Mi piacerebbe tanto rivederti- mi disse con quella sua voce particolare che riusciva ad arrivare in profondità nel mio corpo.

Ancora non avevo deciso se tornare a Storybrooke o girare ancora un altro po’ l’America, però anche a me sarebbe piaciuto rivederla, in fondo mi sembrava quasi di parlare con Malefica che ormai da tempo era scomparsa, neanche sapevo se si trovasse ancora a Storybrooke con la figlia o fosse emigrata in qualche altro mondo.

-Tornerò- risposi annuendo e la vidi sollevata della mia frase affermativa.

-Allora a stasera Regina- disse con voce sensuale, baciando ogni lettera che componeva il mio nome, poi da un momento all’altro sparì, sobbalzai quasi, ma capii che aveva appena usato la sua super velocità.

Presi un bel respiro e mi girai per andarmene, nel farlo incontrai gli occhi della barista che appena si accorse di essere osservata smise subito di ridere sotto i baffi, trovai strano quel comportamento ma con camminata reale e schiena dritta percorsi quei pochi metri che mi superavano dall’uscita e quando aprì la porta un raggio timido ma comunque accecante illuminò il locale.

Ecco il motivo per il quale Pam mi aveva fermato prima.

Salì in macchina e stranamente mi accorsi di non essere affatto stanca anche se ero rimasta svegli praticamente tutta la notte, è vero che erano comunque le cinque visto che in Lousiana albeggiava presto, ma per me era quasi un record.

Forse era merito del morso, mi sentivo ancora piena di adrenalina che manteneva i miei riflessi lucidi e attivi.

Guidai verso l’hotel con calma osservando ogni palazzo o casa, il panorama o le persone mattiniere che percorrevano i marciapiedi, tutto questo lo feci con un sorriso.

Mi sentivo quasi felice.

Una volta arrivata in camera mi stesi togliendomi le scarpe, e solo quando le mie membra sentirono la morbidezza del materasso sotto di se iniziarono a rilassarsi.

Ben presto l’adrenalina scomparve dal mio corpo e la stanchezza cominciò a sopraffarmi.

Prima di addormentarmi ebbi un po’ di forze per togliermi il corpetto che altrimenti avrebbe finito di soffocarmi, poi mi addormentai ancora vestita.

 

Mi svegliai verso l’ora di pranzo, quando il sole era all’apice del suo percorso e i suoi raggi furono così forti da penetrare la leggera tenda davanti alla finestra e di svegliarmi.

Sbattei gli occhi un po’ confusa ma bastarono pochi secondi per riprendere coscienza di chi ero e di dove fossi.

Mi misi seduta sbadigliando e sgranchendomi le ossa.

Decisa a darmi una bella svegliata mi spogliai e mi diressi verso il bagno per una bella doccia, lavai il mio corpo da ogni impurezza per profumarmi con il mio shampoo preferito che avevo portato da casa al gusto di mele, lavai anche i capelli e quando mi sentii sufficientemente pulita uscii avvolgendomi con un morbido asciugamano con il logo del palazzo.

Quando passai davanti allo specchio però mi bloccai, con il corpo completamente coperto e i capelli avvolti in un turbante i due fori sul collo spiccavano come un tulipano in mezzo ad un campo di margherite.

Spalancai un po’ gli occhi e portai le due dita sopra ogni buco e ci feci una leggera pressione, non faceva male ma eccome se portavano ricordi, mi accorsi che erano molto ben visibile visto il loro colore rosso, forse erano arrossati e sempre forse sarebbe sparito col tempo.

Mi arrovellai per trovare un modo per coprirli però mi resi conto che non era certo una vergogna, tutti sapevano dei vampiri e tutti sapevano che esistevano delle persone che si facevano mordere, i famosi Fangbanger, io ero forse una di loro?

Comunque non trovai motivo per coprirmeli e quindi li lasciai stare.

Mi vestii indossando dei pantaloni neri con una camicetta bianca e degli stivaletti per poi avvicinarmi alla finestra e guardare fuori.

Mi trovavo in un quartiere di periferia, i grattacieli si potevano osservare in lontananza quindi di fare una passeggiata era escluso visto che non ci sarebbe stato niente di interessante da vedere, tutto sommato però si sentiva abbastanza riposata per concedersi un giro in auto.

Dovetti ammettere a me stessa che non vedeva l’ora che fosse notte per ritornare al Fangtasia, Pam mi aveva come stregata ma la cosa non mi dispiaceva, avevo disperatamente bisogno di una distrazione che mi aiutasse a dimenticare l’altra bionda della mia vita.

Il mio sguardo cadde sul telefonino poggiato sulla scrivania e mi ricordai che mi ero completamente scordata di vedere la risposta di Henry al mio messaggio e quando lo accesi trovai effettivamente un messaggio perso.

“Mamma io e Violet siamo stati al luna park ed è stato fantastico, grazie mille dei soldi, tu invece che cosa stai facendo in questa Shreveport? Mi manchi tanto” come ogni volta sorrisi dolcemente davanti allo schermo del cellulare, era davvero un bambino...un ragazzo speciale e questa volta decisi di chiamarlo, dovetti aspettare pochi attimi prima che mi rispondesse.

-Mamma è da ieri sera che non mi rispondi ero preoccupato!- esclamò subito e la sua preoccupazione mi fece sorridere anche se mi dispiaceva avergli causato brutti pensieri.

-Hai ragione, scusami ma non avevo proprio visto il messaggio, lo sai che sono negata con la tecnologia- gli spiegai mentendo, una bugia a fin di bene però, di certo non gli avrei raccontato che sua madre si era fatta mordere da una vampira.

-Va bene, va bene, sei perdonata- fece una piccola risata -Che cosa mi racconti di interessante?- domandò curioso.

-Henry sapevi che in questo mondo esistono i vampiri???- domandai cercando di fargli capire con il mio tono di voce quanto fossi stata sorpresa di questa scoperta.

-Ehm certo.. esiste internet- rispose come se fosse ovvio e io aprì la bocca rimanendoci di sasso.

-E perché non me lo hai mai detto??- esclamai con forza.

-Scusa…. Ma la mamma era appena diventata il Signore Oscuro e non mi sembrava il caso e poi mi è passato di mente..- spiegò con voce triste ed io mi diedi mentalmente della stupida, mi ero quasi dimenticata di cosa fosse successo due anni fa.

-Si hai ragione, scusami tu..-

-Ma è successo qualcosa, ti hanno attaccato?- mi interruppe preoccupato ed io lo rassicurai subito.

-No no niente del genere, solo che mi sono trovata impreparata, ero ancora rimasta che la magia non era presente in questo mondo-

-Beh tecnicamente i vampiri non sono fatti di magia come le fate o gli orchi, sono semplicemente una specie vivente..o non vivente, comunque la magia non a niente a che fare con loro, infatti nella Foresta Incantata in cui la magia è presente in qualsiasi cosa i vampiri non esistono- in effetti il suo ragionamento non faceva una piega, ero sempre più fiera della sua intelligenza e della sua arguzia.

-Hai ragione, comunque a parte questa scoperta non è successo nulla di interessante, sto solo visitando l’America- e mentii di nuovo, per qualche motivo non mi andava di parlargli di Pam.

-Allora divertiti, ma quando torni a casa? Manchi a tutti, anche al Mister Gold- disse accennando una risata ma sapevo che con tutti intendeva l’altra sua madre, ormai conoscevo i suoi messaggi in codice alla perfezione.

-Ancora non lo so, ma non starò via per sempre non preoccuparti- e cercai di usare un tono amorevole, come mi era solito fare quando lo coccolavo da piccolino.

-Okay, allora ciao, ti voglio bene-.

-Ti voglio bene anche io piccolo mio- e dopo di che chiusi la chiamata e mi sentì ancora più rilassata, niente e nessuno avrebbe mai potuto superare l’amore che provavo per il mio bambino.

Comunque ancora restava il quesito su cosa avrei fatto nel mentre aspettavo che facesse notte.

Intanto decisi di scegliere l’abito con cui mi sarei presentata questa sera e rovistando nella valigia mi accorsi di aver portato tutti abiti eleganti, ma nessuno era abbastanza accattivante.. volevo indossare qualcosa che risaltasse la mia sensualità ma che allo stesso tempo scoprisse la maggior parte di pelle possibile e all’improvviso la risposta alla mia domanda si materializzò davanti ai miei occhi.

Sarei andata a fare shopping.

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Capitolo 6
*** Il Bacio ***


Capitolo 6: Il Bacio

 

 

Armata di auto e carta di credito girai la città in cerca di qualche negozio in cui fermarmi e finalmente ne trovai uno al caso mio, in particolare mi attirò un abito di pelle rossa in vetrina, la scollatura era a cuore e non era eccessivamente corto ma sapevo che la pelle avrebbe fatto risaltare tutte le mie curve.

Andai subito nel camerino a provarlo e lo trovai davvero fantastico sul mio corpo e in quel momento mentre mi riflettevo nello specchio sapevo che mi volevo fare bella per Pam, volevo che lei mi trovasse bella, volevo che mi prestasse attenzione.

Sospirai e mi appoggiai al muro sempre guardandomi nella parete riflettente e notai che sul mio viso stava nascendo un piccolo sorriso e cercai con tutte le mie forze di reprimerlo ma non ci riuscii.

Era Pam a farmi sorridere, era l’attrazione che provavo nei suoi confronti.

Nonostante niente avrebbe potuto superare l’amore che provavo nei confronti di Emma quella strana sosia di Malefica era diversa.

Emma mi aveva fatta sorridere poche volte, la maggior parte dei momenti passati con lei erano dolorosi e poi mi ritrovavo a casa a piangere e non potevo neanche iniziare ad evitarla da un momento all’altro, c’era Henry di mezzo.

Invece con Pam tutto sembrava facile.

Mi faceva sorridere e attivava una parte del mio corpo che era rimasta inattiva per troppo tempo e poi se la cosa avesse iniziato a stufarmi avrei sempre potuto salire in auto e tornarmene a casa, non c’erano restrizioni ma soprattutto non c’erano obblighi.

E poi non vedevo l’ora di rivederla e di farmi mordere, quei morsi mi sembravano quasi come una droga, uno sballo serale per dimenticare tutto solo per pochi minuti.

Ed in quei tempi ero così disperata che avrei dato anche un rene per riuscire a scordare Emma solo per qualche piccolo secondo.

Fatto un po’ di chiarezza nei miei sentimenti perennemente confusi mi cambiai ed andai a pagare il nuovo abito.

Feci ancora un giro e mi fermai in una locanda a mangiare qualcosa di leggero, giusto un insalata per non appesantirmi troppo visto che erano ancora le sei del pomeriggio, però visto che non avevo neanche pranzato mi ritrovai con parecchia fame e alla fine presi anche una bella porzione di carne di agnello con delle spezie buonissime.

Infine tornai in camera ed indossai il mio nuovo acquisto, mi sistemai i capelli corti in modo che fossero più decenti, mi diedi del mascara ed una matita nera ed ovviamente non poteva mancare un rossetto rosso.

Per ultimo indossai delle Louboutine laccate di rosso con tacco 10.

Mi specchiai nuovamente e sorrisi, ero davvero una bella donna.

Sicura di me uscì dalla camera e mi diressi al locale, stava facendo buio e sapevo che al mio arrivo sarebbe già stato aperto.

Parcheggiata l’auto mi rimisi un filo di rossetto, poi presi un bel respiro e scesi.

Il Fangstasia era un po’ spopolato, causa la vicina dipartita del sole, probabilmente i vampiri ancora non si erano svegliati del tutto per questo dedussi che gli occupanti dei piccoli divanetti dovessero essere tutti umani.

Mi avvicinai al bancone ed ordinai un doppio shot, avevo davvero bisogno di una scarica di energia per affrontare la lunga nottata che stava per iniziare.

-Tu sei Regina vero? Piacere io sono Ginger- mi salutò con voce squillante la bionda barista, porgendomi poi la mano che io ovviamente non accettai.

Cosa voleva quella da me?

-Si- risposi semplicemente e lei ritirò la mano per niente turbata dalla mia maleducazione, anzi continuava a sorridermi.

-Sai sei già famosa qua dentro! Eric ti odia perché per la prima volta Pam gli ha vietato qualcosa- disse ridacchiando con aria sognante mentre io aggrottai un po’ la fronte.

-Scusa ma non capisco- risposi questa volta più gentilmente, dovevo assolutamente farla continuare a parlare.

-Di solito Eric e Pam condividono tutto, anche la bara infatti, però l’altra sera Eric voleva assaggiarti ma lei si è opposta e lui se la è presa, però se vuoi sapere la mia opinione io non ti odio affatto, almeno se allontani Pam da lui io potrò avere Eric tutto per me- spiegò e di nuovo sospirò con aria innamorata.

Mi porse il mio drink che nel frattempo aveva preparato ma io guardai il liquido all’interno senza prendere il bicchiere.

Mi ero un po’ pietrificata per ciò che le mie orecchie avevano sentito.

-Eric e Pam stanno insieme?- domandai cercando di mantenere il tono di voce calmo, senza lasciar trasparire quanto avessi bisogno della sua risposta.

-Beh oddio.. adesso “stanno insieme” è un parolone, diciamo che da quando è stata trasformata Pam è appiccicata come un polpo ad Eric e lui ovviamente se ne approfitta però credo che sotto il sesso un po’ di sentimenti ci siano, comunque non preoccuparti, Eric tra poco sarà mio- disse convinta ed io nascosi un piccolo sorriso, confrontando la bellezza nordica di Eric con quel viso sciupato e piuttosto brutto della barista ero sicura che non ce l’avrebbe mai fatta a sedurlo, ma l’importante era che ci credesse lei.

-E chi si preoccupa- risposi soltanto per poi prendere il mio drink e vagare nel locale alla ricerca di Pam.

Non la trovai quindi alla fine mi sedetti su un divano vuoto bevendo a sorsi il mio alcolico e riflettendo nel mentre.

Non ero gelosa o cose del genere, però un po’ preoccupata si.

Durante le mie ricerche avevo appreso che il legame che si creava tra creatore e progenie non era certo da sottovalutare, per questo sospettavo che tra Pam ed Eric ci fosse di più che delle semplici scopate.

Poi Eric era un uomo e mi accorsi in quel momento che non mi ero minimamente posta il problema di quale potesse essere l’orientamento sessuale di Pam, però a giudicare dalle occhiate che mi lanciava direi che avrebbe potuto essere bisessuale, ma se poi non lo fosse stata?

Alla fine neanche capivo perché mi preoccupavo così tanto, anche io volevo solo un rapporto fisico tra me e Pam giusto?

Non avevo le forze per sopportare altri sentimenti che alla fine incasinano sempre tutto.

All’improvviso la vidi, i suoi capelli spuntarono come un lampo in mezzo ad una tempesta nera, mi stava venendo in contro con un sorriso caloroso ed una camminata decisamente affascinante.

-Regina- pronunciò accarezzando con la lingua ogni lettera quando fu abbastanza vicina in modo che io potessi sentirla.

-Buonasera- risposi normale -O buongiorno.. cosa dovrei dirti?- e con quella mia domanda le strappai una risatina molto piacevole da ascoltare nel mentre che si sedeva accanto a me.

-Credo che un semplice ciao possa andare- mi rispose posando per alcuni secondi la sua mano sul mio ginocchio, come se lo avesse fatto per distrazione, ma anche se non ne avevo alcuna prova ero sicurissima che non lo avesse fatto accidentalmente.

-Allora ciao- pronunciai spostando il mio corpo in modo che fosse rivolto verso di lei.

-Ciao- ripeté lei poggiando un braccio sul bordo del poggiatesta del divano, in modo che una parte della mano passasse dietro i miei capelli, come in una specie di abbraccio ed io non fui affatto infastidita dalla posizione assunta dalla bionda.

La guardai negli occhi e senza una ragione precisa iniziai ad arrossire, cercai con tutte le mie forze di evitarlo ma sapevo non ci sarei riuscita, di certo un predatore di sangue non si sarebbe mai fatto sfuggire un’improvviso accumulo di cibo nelle guance.

Nonostante tutto però lei non lo diede a vedere e si comportò normalmente.

-Come sta il collo.. spero non si siano infettate, è raro ma alcune volte può capitare-.

Automaticamente portai la mano a toccare quei due piccoli fori sul lato sinistro del mio corpo e accennai un piccolissimo sorriso.

-No no tranquilla, stanno iniziando a rimarginarsi alquanto velocemente in realtà-.

-Colpa della sostanza nei miei denti- spiegò cercando di osservare ciò che lei mie mani coprivano.

-Sai che ti ci rimarrà la cicatrice...- aggiunse un po’ turbata, era preoccupata per me e ciò mi fece nascere un altro sorriso, era preoccupata per me.

-Lo so e ho scelto lo stesso di tenerli..-

-Perché?- mi interruppe, troppo curiosa per aspettare la fine della mia frase.

-Te l’ho detto …. perché è un ricordo di qualcosa che mi ha fatto sentire bene dopo mesi e mesi di costante tristezza- risposi con la verità eppure notai nella sua espressione una punta di delusione.. o forse rassegnazione?

Fatto sta che qualcosa nel suo viso mi spinse ad aggiungere qualcos’altro.

-E poi anche perché voglio ricordarmi di te… è da tanto che non avevo un’amica-

Sentii una piccola vocina nella mia testa dirmi “Seriamente Regina?” e anche se cercai di ignorarla sapevo che aveva ragione, non consideravo affatto Pam un’amica.

-Amica eh? Mi sento quasi lusingata-

-Prego- risposi ironica e con aria regale e questo le strappo un’altra risatina.

Tolse la mano dal mio ginocchio e si guardò intorno come per prendere tempo, per riflettere prima di parlare.

-Ho saputo che tu ed Eric state insieme- dissi all’improvviso, non riuscivo davvero a frenare quella specifica curiosità, dovevo sapere.

-E chi ti ha detto una tale sciocchezza?- domandò con le palpebre quasi spalancate.

-La barista… - menii, non era proprio quello che mi aveva detto ma non m’importava.

-Ginger..- sbuffò rassegnata -E’ solo un’idiota che non ci lascia in pace da decenni, vorrebbe farsi trasformare ma nonostante sappia che non succederà mai continua a tartassarci- spiegò con voce irritata, poi si riscosse da quello sfogo e rincrociò i nostri sguardi.

-Qualunque cosa esca dalla sua bocca tu non darle retta-

-Ancora non mi hai risposto però..- a costo di essere aggressiva dovevo sapere come stavano realmente le cose.

-Io e lui non stiamo insieme, ammetto che per molti decenni ne sono stata innamorata ma lui non ha mai contraccambiato, o meglio, lo ha fatto ma mai completamente, non come volevo io, quindi alla fine ci ho messo una pietra sopra e adesso lo vedo più come un padre che come un amante e lui mi vede come una figlia, abbiamo un grande legame ma niente di più- spiegò con tono un po’ amaro e con espressione rassegnata, per un secondo mi chiesi se anche io quando parlavo di Emma assumevo quel comportamento.

-E ci scopi ancora?- ed entrambe rimanemmo sorprese dalla mia parola scurrile.

-No.. te l’ho detto.. Sei per caso gelosa?- domandò poi con un sorrisino avvicinando leggermente il suo viso al mio.

-Ma come ti viene in mente una cosa del genere- ridacchiai per mascherare l’imbarazzo e lei lasciò perdere alzando le spalle, sapevo che lo aveva fatto per me, per non mettermi in difficoltà e lo apprezzai molto, però adesso era chiaro ad entrambe che entrambe sapevamo di provare attrazione l’una per l’altra ed entrambe sapevamo che l’attrazione era ricambiata.

Lei schiarì la voce per dissolvere quell’atmosfera piena di imbarazzo e di parole non dette.

-Ancora non ho fatto colazione.. vuoi aiutarmi?- propose con calma e la sua calma era data dal fatto che sapeva perfettamente cosa avrei risposto.

-Certo- annuii ed istintivamente presi la sua mano in modo che mi aiutasse ad alzarmi da quel divano in cui ero leggermente sprofondata.

Lei mi aiutò e non lasciò più la presa.

Nell’attraversare il locale notai che questo nel frattempo si era riempito ma lo notai col sesto senso, quello dell’orientamento, quello che ti permette di fare routine abituali in automatico mentre la tua mente è da tutt’altra parte, e lo notai col sesto senso perché i miei occhi erano completamente concentrati ad osservare il modo in cui lei sue dita avvolgevano delicatamente le mie.

Fece entrare prima me così che lei potesse chiudere la porta per poi dirigersi subito verso di me che mi ero appoggiata ad una parete.

-Vuoi sederti?-

-Sto bene in piedi- risposi con calma, osservandola mentre mi si avvicinava.

Si fermò a pochi centimetri dal mio corpo per poi poggiare una mano sul lato destro del collo.

-Userò lo stesso punto di ieri così evito di farti una ferita nuova- io annuii e congiunsi le mani davanti, appoggiate sulla mia pancia e automaticamente inclinai la testa, avevo capito che quella era la posizione migliore.

Lei non disse niente e abbassò il capo nei miei capelli fino a poggiare le labbra sulla parte sinistra del collo, poi ci lasciò un piccolo bacio e la mia pelle ancora una volta si riempì di brividi, ma non di freddo visto che la mia temperatura stava iniziando ad alzarsi.

Non dissi niente a quel gesto, ma mi piacque, avrei lasciato a dopo i ragionamenti sulle motivazioni.

E poi ancora una volta sentii quel pizzicotto, come di un piccolo ago e di nuovo riuscii a percepire il sangue uscire dal mio corpo, il battito che rallentava, sempre più secondi separavano una pulsazione dall’altra e il senso di pace e stanchezza mi invase ancora una volta.

Neanche mi ero accorto di aver chiuso gli occhi perché quando li riaprii sbattei alcune volte le palpebre per riabituarmi alla luce, spostai di qualche centimetro il viso a destra finché la figura di Pam non comparve nel mio campo visivo.

Mi sorrideva ed i suoi occhi di ghiaccio brillavano.

-Tutto okay?-

Le sue labbra erano grandi ed umide, probabilmente se le era appena leccate e la sua pelle aveva assunto un leggerissimo colore rosa anche se il bianco pallido dominava comunque il suo volto.

-Ehi ti senti bene?- domandò di nuovo visto che non aveva ricevuto nessuna risposta e nel farlo portò la mano che si trovava sul mio collo sulla guancia.

La sua pelle era molto morbida e delicata e nonostante il suo corpo avesse una temperatura fredda io la sentivo calda.

Annuii, ancora incantata ad osservare le sue labbra e lei lo notò.

Io invece notai che anche lei portò i suoi occhi sulle mie labbra e mi bastò poco per unirle in un bacio delicato per i primi tre secondi perché poi le nostre labbra iniziarono a muoversi l’una sull’altra, incastrandosi a vicenda e in men che non si dica le nostre lingue già si stavano rincorrendo tra di loro.

Sentii un suo braccio circondarmi la vita e io poggiai entrambe le mie mani sul suo addome mentre sentivo l’ossigeno mancarmi al cervello.

Cavolo se baciava bene, superava perfino Malefica.

Mi allontanai unendo per pochi istanti le nostre fronti e poi la guardai mordicchiandomi un labbro.

Lei mi sorrise e ciò mi confermò che il bacio era stato voluto da entrambe le parti.

-Non solo hai un sangue squisito ma anche le tue labbra non sono niente male- pronunciò con voce sensuale e questa frase insolita mi strappò una risatina.

Appoggiai di nuovo la testa al muro e continuai a guardarla mentre il mio corpo continuava a rimanere cinto da un suo braccio.

-Anche tu non sei niente male-.

In quel momento non ero riuscita ad elaborare niente di meglio.

-Lo so- e ridacchiai ancora.

-Sei di buon’umore?- parlò di nuovo ed io annuii.

-Quindi… ti sei fatta mordere solo per arrivare alle mie labbra?-

-Forse..- risposi con voce giocosa.

-Forse?- chiese alzando un sopracciglio.

Io ridacchiai ancora una volta e riunì le nostre labbra per un altro bacio, con molta più foga.

-Oh Regina Mills..- mormorò sulle mie labbra -Tu sei una donna fantastica-.

Ed io feci il suo stesso gioco: -Lo so-.

Detto ciò avvolse la mia vita anche con l’altro braccio smettendo di tenerla sulla guancia, si abbassò sul mio collo e leccò delicatamente i fori lasciati dai suoi denti, io deglutì non aspettandomi decisamente un simile gesto.

-Quanto hai detto che ti fermi in città?- sussurrò nel mio orecchio.

-Non l’ho detto- le risposi con la salivazione praticamente a zero.

-Spero solo sia il tempo necessario per farti mia- spiegò con la voce più sensuale che avessi sentito, e il suo tono roco mischiate alle sue parole accesero subito la parte più sensibile del mio corpo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7:

Per stemperare un po’ la tensione dopo il bacio mi invitò a ballare, io feci un po’ di resistenza visto che non avevo mai ballato quelle strane musiche da discoteca tipiche di questo mondo ma lei non si era lasciata desistere e quindi adesso mi trovavo nell’angolo più estremo del locale, almeno quello me lo aveva lasciato scegliere, in modo che non fossimo proprio al centro della calca.

Durante quella sera mentre muovevo il mio sedere e le mie gambe a tempo di ritmo mi ero ritrovata più volte lo sguardo di Eric su di me, che dall’alto del suo trono ci scrutava in modo insistente, forse era geloso, o forse c’entrava qualcos’altro che ancora non ero riuscita a capire.

Le braccia di Pam si trovano intorno alla mia vita mentre un mio braccio era poggiato sulla sua spalla, i nostri movimenti non erano scatenati come i più giovani presenti nella sala, ma più calmi e rilassati ma comunque al passo con la musica, all’inizio mi ero trovata a disagio, non sapevo davvero come muovere i miei arti ma poi Pam me lo aveva mostrato e via via era diventato sempre più facile.

Per il resto non avevamo parlato molto, ci eravamo limitate a fissarci negli occhi di tanto in tanto e a percepire la presenza dell’altra accanto al proprio corpo.

Ero stata la prima a parlare da quando avevamo iniziato per andare a prendere qualcosa da bere e lei mi aveva accompagnata offrendomi qualunque cosa desiderassi, del resto il locale era suo.

-Devo ammettere che non è stato poi così tanto orribile- dissi tra un sorso e l’altro, alzando la voce per farmi sentire.

-Vedi? Donna di poca fede- e ridemmo entrambe, poi si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi qualcosa.

-Non c’è bisogno che urli, ti sentirei benissimo anche a bassa voce, come in questo momento sento benissimo il tuo cuore che aumenta di battito… il sangue che scorre veloce nelle tue vene, che si concentra nelle tue guance e nelle tue meningi- e come se avesse previsto il futuro successe proprio così e cercai di nascondere il mio viso arrossito nel bicchiere di vetro colorato.

Quando ritornò in posizione eretta mi sorrise ma non menzionò più le mie gote arrossate.

-Riesco a percepire l’avvicinarsi dell’alba, se vuoi posso accompagnarti all’auto, resterò con te finché potrò-

-Certo perché no- finì di bere il mio drink e poi fianco a fianco ci avviammo fuori dal locale, le camminai davanti mentre attraversavo la strada per dirigermi dalla mia vettura per poi infilare la chiave a aprire la portiera, poi mi girai verso di lei e la trovai subito dietro di me, era molto silenziosa.

-Spero tu sia stata bene-

-Molto in realtà- risposi sinceramente e questa volta fui io a cingerle il bacino con un braccio.

-Ci vediamo domani sera?- domandò con tono speranzoso anche se la mia risposta era ovvia.

-Volentieri, verrò appena tramonta il sole- e con una mano le accarezzai il profilo del viso.

-In realtà pensavo che saremmo potute andare a fare un giro in centro- propose con delicatezza, potevo percepire che si stava muovendo lentamente, non voleva fare niente che potesse turbarmi.

-Certo, è perfetto!- le risposi subito con un sorriso -Allora dove ci troviamo?- chiesi poi.

-Oh se mi dai l’indirizzo del tuo hotel passo a prenderti- propose avvicinandosi di più a me.

-Certo, va bene- annuì e frugai nella mia borsa alla ricerca di qualcosa dove scriverlo ma lei mi rassicurò che non se lo sarebbe scordato così glielo dissi a voce.

Ci guardammo qualche secondo negli occhi, in silenzio.

Era arrivato il momento di congedarci.

Lei guardò ad Est ed io seguì il suo sguardo, entrambe notammo il cielo che molto lentamente stava iniziando a schiarirsi.

-Devi andare- mi disse con calma così io lasciai la presa sul suo fianco e mi allontanai come per entrare in auto ma lei mi prese e mi fece appoggiare contro la carrozzeria, spinse i nostri corpi l’uno contro l’altro e poi mi prese il viso tra le mani.

-Dove credi di andare ?- domandò con voce giocosa.

-Mi hai appena detto di andarmene- le ricordai con un sorrisino, avevo capito qual’era il suo gioco.

-Mh mh- mi rispose come per farmi il verso per poi baciarmi in modo molto dolce, muovendo le labbra lentamente, assaporando ogni tocco, ogni contatto ed automaticamente chiusi gli occhi.

In quel momento mi sentì come al posto giusto nel momento giusto, sentì dentro me stessa che forse c’era ancora speranza.

Percepì come una piccola ventata d’aria e quando riaprì gli occhi lei non c’era più, mi guardai intorno ma ero da sola.

Salì in auto e con un sorriso guidai fino al mio albergo.

Quella notte sognai.

La sognai.

E mi svegliai piangendo.

Strinsi le mie ginocchia con le braccia e lasciai libero sfogo al pianto.

Ne avevo bisogno.

Chiusi gli occhi e rivissi il sogno appena avuto, i suoi capelli, la spada di suo padre, il suo sorriso, il suo sorriso mentre mi guardava e si avvicinava e mi sussurrava un ti amo mentre si stringeva a me.

Noi due che ridevamo insieme per una battuta di Henry e poi lei che mi baciava.

Mi alzai dal letto e aprì le tende nere e sciupate della camera per osservare il panorama urbano, la luce solare mi invase e per alcuni secondi guardai il sole per poi abbassare lo sguardo accecata.

Il sole era ciò che più mi ricordava lei.

Feci uscire un’ultima lacrima e poi presi un bel respiro per trovare il coraggio, dovevo smetterla, sapevo che mi stavo solo ferendo ulteriormente e sapevo che c’era solo una situazione.

Guardai il sole un’ultima volta e poi sussurrai con voce tremante: -Addio Emma-.

Poi richiusi le tende.

Ovviamente non riuscì a riprendere sonno però mi sentì meglio.

Le avevo detto addio, il mio amore per lei era una causa persa e dovevo andare avanti, lo dovevo a me stessa, non potevo più permetterle di avere un tale potere su di me.

Aveva fatto una scelta ed era arrivato il momento che l’accettassi, non ci potevo fare più nulla ormai, i nostri sentieri si erano divisi.

Ad un certo punto il mio pensiero finì a Pam, mi fu inevitabile.

Volevo rivederla, e al più presto, volevo sentire di nuovo tutte quelle piacevoli sensazioni.

Volevo guarire perché per me Emma era come una malattia, nonostante tutti quelli che mi circondavano continuassero a ripetere che l’amore portasse felicità io non la pensavo affatto come loro.

L’ unico amore che mi aveva reso felice era quello per Henry.

Quindi se Pam nel suo piccolo poteva riuscire a disintossicarmi da Emma che motivo avrei avuto per allontanarla? Per non coltivare qualunque cosa ci fosse tra di noi?

Forse proprio lei mi avrebbe aiutato ad andare avanti.

Ed io avevo un disperato bisogno del suo aiuto.

 

Il tempo sembrò non passare mai, alla fine riuscì a dormire ancora un altro po’ però finalmente il tramonto arrivò ed io mi diressi subito nella hole.

Arrivò dopo cinque minuti indossando un abitino rosa confetto che le dava l’aria di una piccola barbie anche se i suoi tacchi leopardati stonavano un po’ con l’immagine della bambola.

Le feci un cenno della mano mentre con sguardo perso mi cercava nella folla e una volta individuata mi fece un grande sorriso per poi venirmi in contro.

Mi alzai dalla poltroncina su cui mi ero seduta e aspettai che si avvicinasse ancora di più per salutarla.

-Ehi ciao-.

Ci sorridemmo nello stesso istante.

-Sei bellissima- mi salutò così osservando la mia gonna nera a tubino con una camicetta verde.

-Oh grazie- risposi arrossendo.

Diavolo, dovevo proprio smetterla di reagire così.

Lei ancora una volta non commentò, chissà come aveva capito che non mi piaceva esternare i miei sentimenti in questo modo e aveva scelto di non farmelo pesare.

Con un braccio mi invitò a superarla e io lo feci dirigendomi fuori dall’edificio ma poi mi bloccai sul marciapiede aspettando che mi ci conducesse alla sua auto ma alla fine finimmo in un vicolo senza autovetture.

-… Dov’è la tua auto?- domandai leggermente preoccupata, forse aveva di nuovo fame?

-Non ho mai detto che avremmo usato un’auto- rispose con un sorrisino che non mi piaceva per niente e poi mi prese le mani.

-Ti fidi?- ed io annuii senza neanche chiedermi quali fossero i suoi piani, mi fidavo punto e basta, non avevo tempo per sentirmi in colpa di questo.

A quel punto mi prese in braccio passandomi le braccia sotto le mie ginocchia ed io emisi un piccolo urletto di sorpresa.

-Ma che fai?- domandai stranita e poi senza ricevere risposta successe una cosa davvero molto strana.

Il suolo si allontanò da noi.

-Noi..cosa..tu voli??- domandai davvero molto sconvolta chiudendo subito gli occhi e circondandole il collo con entrambe le braccia, non mi piaceva molto l’altezza, soprattutto se non ero protetta da nessuna cabina in ferro rinforzato o corde super resistenti, adesso c’eravamo solo io e lei.

Per tutto il viaggio tenni gli occhi chiusi e il viso nascosto nel suo petto mentre sentivo il mio corpo venire scosso da continue folate di vento.

Ero così spaventata che non mi interrogai neanche su come Pam fosse in grado di volare, e non prestai neanche attenzione al fatto che avevo praticamente il viso sul seno della donna.

Quando finalmente toccò terra io le rimasi in braccio praticamente immobile.

-Ehi… ti senti male?- mi domandò subito preoccupata mettendomi una mano nei capelli.

Io non le risposi e non mossi un muscolo.

Percepii i suoi muscoli muoversi e poi mi ritrovai su una panchina, seduta, e solo a quel punto aprii gli occhi rendendomi conto che ci trovavamo in un parco cittadino.

-Scusami non volevo farti stare male, volevo solo mostrarti qualcosa che reputo mozzafiato ma non ho considerato che potesse non piacerti- mi spiegò con apprensione.

-Non scusarti… è solo che non mi piace l’altezza- dissi infine con voce debole.

-Soffri di vertigini? Sono davvero un’idiota- constatò appoggiandosi alla panchina con la schiena e io mi sentii molto in colpa, avevo rovinato tutto come mio solito.

-Non proprio- e dopo ciò percepii nascere in me un sentimento davvero inusuale, quel sentimento che ti spinge a farti confidare con le persone per ricevere supporto morale o una consolazione, quel sentimento umano che io avevo sempre represso.

-Ho avuto una brutta esperienza e da quel giorno quando mi ritrovo vicino a parapetti con la visione di grandi altezze ne sono terrorizzata- e mi sentii meglio.

Era questo che provavano le persone normali quando non si tenevano tutto dentro?

-Vuoi parlarne?- mi domandò con calma, aveva capito che si trattava di qualcosa di serio eppure voleva comunque ascoltarmi perciò mi girai verso di lei e la osservai qualche istante.

L’avevo baciata, ci eravamo baciate ma ancora non ne avevamo parlato e per questo avevo dato per scontato che fosse un semplice bacio dettato dal momento ma poi le mi aveva invitato a uscire ed io avevo subito accettato.

Da lì avevo capito che sia per me che per lei non era stato un bacio dettato dalla casualità ma era stato voluto.

E adesso i suoi bellissimi occhi mi stavano invitando a confidarmi con lei, a rendere il rapporto qualcosa di più di un bacio voluto.

-Quando ero giovane ho tentato il suicido buttandomi da una finestra… per fortuna una fata mi ha salvato e mi ha aiutato a capire che stavo sbagliando, quindi adesso ho paura dell’altezza perché mi riporta alla memoria il periodo più brutto della mia vita- subito mi strinse in un forte abbraccio depositandomi un piccolo bacio sui miei capelli.

-Sai una volta ho tentato anche io il suicidio..- smise di abbracciarmi per tornare in posizione eretta e potermi guardare negli occhi ed io le sorrisi.

Le sorrisi non perché l’argomento fosse divertente ma perché non mi aveva risposto con un semplice mi dispiace, mi stava capendo ed anche lei si stava aprendo con me.

-Non proprio un suicidio ma mi tagliai le vene per costringere Eric a trasformarmi cosa che poi lui fece ma nel momento in cui me le tagliai lui mi aveva negato il suo consenso e quindi quando presi la mia decisione ero consapevole di non avere nessuna certezza di essere salvata, quel giorno avrei potuto semplicemente morire e nessuno se ne sarebbe accorto-.

Alla sua confessione le strinsi una mano ma non commentai, piuttosto andai avanti perché immaginai che anche lei come me non volesse soffermarsi più di tanto su l’argomento.

-Perché non volevi più essere umana?- con un pollice accarezzò delicatamente il dorso della mia mano.

-La mia vita non era un granché- alzò le spalle come se non fosse nulla di serio -Ero scappata da casa perché i miei genitori non accettavano che mi fossi innamorata di un falegname quando noi eravamo dei modesti borghesi- continuò con aria pensierosa mentre i suoi occhi erano fissi sulle mie mani -Comunque dopo pochi mesi ci siamo lasciati dando così ragione alla mia famiglia che lui fosse un poco di buono, a quel tempo ero troppo orgogliosa per ritornare da loro ma ero senza soldi così andai in un bordello e in meno di un anno ne sono diventata proprietaria- accennò un sorriso mentre io la osservavo molto lentamente -Non ne andavo orgogliosa però in un certo senso mi piaceva, per la prima volta nella mia vita avevo il controllo di qualcosa, in quanto capo ero io a scegliere se accogliere inviti o semplicemente passarli ad altre ragazze, in qualche modo mi sentivo potente- strinse forte le labbra tra loro e assunse un espressione più malinconica.

-Mi sentivo potente ma poi ogni volta che trovavo una ragazza morta in una delle stanze piangevo e mi sentivo in qualche modo responsabile e in quelle circostanze tutto il mio potere svaniva… poi una notte conobbi Eric e presi la decisione di rendermi più forte, immortale, immutabile, non desideravo figli e non avevo nessuno a cui tenevo quindi l’idea di diventare una vampira mi attrasse molto- finì così la sua confessione per poi alzare finalmente lo sguardo.

Cosa avrei mai potuto dire di fronte ad una cosa di così tali proporzioni?

Ma lei mi guardava aspettando un qualsiasi tipo di parola.

-Sai...- iniziai e poi emisi una piccola risata.

-E’ davvero tutto così assurdo- e lo era davvero, perché ciò che la mia mente aveva elaborato era qualcosa di davvero sconvolgente.

-Perché ridi?- domandò giustamente con un po’ di risentimento e io le strinsi ancora di più la mano.

-No scusa, non è per te è che mi sono resa conto che io e te siamo molto simili, vedi da ragazza anche io mi ero innamorata di un ragazzo di umili origini, uno stalliere, anche noi volevamo scappare insieme perché la mia famiglia non lo avrebbe mai accettato ma mia madre lo scoprì prima e lo uccise, per colpa di quell’avvenimento sono diventata una persona davvero orribile, cattiva e crudele, per fortuna col tempo alcune persone mi hanno aiutato a cambiare però ho sempre incolpato una stupida bambina per tutto ciò che mi era capitato e adesso, grazie al tuo racconto mi sono resa conto che senza la sua morte io non sarei qui, non avrei mio figlio, adesso non avrei una famiglia e tu non mi avresti mai conosciuto quindi ho pensato e se mia madre avesse avuto sempre ragione? Magari scappando con lui avrei avuto esperienze peggiori di quelle di essere la Regina Cattiva, magari nessuno mi avrebbe mai salvata e sarei facilmente potuta morire come una delle tue ragazze quindi grazie…. Grazie per esserti aperta con me.. ho capito che anche tu non riesci molto bene a farlo- e sorrisi perché ciò che avevo appena detto era la cruda e vera verità.

Già da tempo avevo perdonato Biancaneve ma comunque un po’ di rimpianto restava sempre ma adesso avevo capito che forse il detto “Tutto accade per una ragione” non era poi così sbagliato.

-Oh wow...non mi aspettavo di certo una tale reazione però sono felice che ciò che mi è accaduto sia almeno stato di aiuto a qualcuno-

La interruppi subito rendendomi conto del mio errore -Scusa non intendevo assolutamente minimizzare ciò che mi hai raccontato, mi dispiace davvero..-

-Ehi Ehi non preoccuparti, non ci sono rimasta male, ormai ho messo una pietra sopra, sono cose successe un secolo fa e poi mi piace ciò che hai detto , soprattutto sul fatto che avrei potuto non conoscerti mai- accennò un piccolo sorriso dolce e mi guardò con occhi innamorati e il mio cuore perse un battito.

A meno che il mio istinto non mi ingannasse Pam stava prendendo la cosa piuttosto seriamente, ancora però non sapevo se la cosa mi dispiacesse o meno.

Lei si alzò e con la mano ancora unita mi aiutò ad alzarmi.

-Che ne dici, andiamo a mangiare qualcosa?-

-Sbaglio o sei una vampira?- chiesi ridacchiando e ogni passo che facevo verso l’uscita di quel parco era un passo in più di distanza dal mio passato a cui avevo appena aperto le porte ma che subito Pam aveva provveduto a richiudere.

-Si ma posso comunque mangiare cibo umano anche se non mi è di nutrimento e poi sono quasi le dieci, pensavo a che a quest’ora avresti avuto fame- spiegò passandomi un braccio intorno alle spalle.

-Oh scusa scusa, forse ho preso troppo letteralmente le tue parole-

-Solo un pochino- e ridemmo insieme iniziando a percorrere il marciapiede al di fuori del parco dirette verso la nostra cena.

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Siccome so per esperienza che non è mai facile riprendere il punto dopo che una storia non è stata aggiornata da un po’ per cui vi lascio un previously:

“Dopo una serata al fangtasia, Pam invita Regina a fare un giro in centro e volando si ritrovano nel parco cittadino, lì si rivelano cose l’un l’altro, Regina del suo tentato suicidio e della morte di Daniel, Pam della sua ex vita da prostituta e del motivo per cui ha deciso di diventare una vampira, poi entrambe confuse sui loro sentimenti si dirigono a mangiare in un ristorante”.

 

 

 

Capitolo 8:

 

Entrammo in un piccolo ristorantino, non era lussuoso ma nemmeno troppo scialbo, era solamente un normale ristorante americano, forse solo un po’ piccolo.

Pam non aveva prenotato ma per fortuna trovammo comunque un posto per due.

Fece scegliere a me cosa ordinare visto che io avevo decisamente più gusto di lei e alla fine optai per degli spaghetti di mare e una sogliola con alghe e pezzi di polipo.

-Ti piace il pesce?- domandò giustamente con curiosità.

-Non particolarmente, però quando stavo nella Foresta Incantata il mio castello era molto lontano dal mare per cui mangiavo molto raramente il pesce, per cui adesso appena posso ne mangio un po’- spiegai distrattamente perché stavo cercando di sistemare il tovagliolo sopra le mie gambe in modo da coprire i miei pantaloni da eventuali macchie di cibo.

-La Foresta Incantata sarebbe il mondo da cui provieni?- ed io annuì come risposta.

-Ti andrebbe di raccontarmi com’era la vita là?- a quel punto le prestai attenzione alzando gli occhi dai miei pantaloni.

-Certo- pensai un attimo a cosa dire prima di continuare.

-Beh..la cosa più simile che avete qui sulla Terra è il Medioevo, là non esiste l’elettricità né carburanti fossili, conosciamo solo le candele e i carri trainati dai cavalli, non possiamo sottovalutare la presenza della magia però, quella ci facilità un po’ la vita anche se va usata con coscienza-

-A proposito di questo, come funziona la magia? Puoi usarla a tuo piacimento?- chiese impuntando i gomiti sul tavolo per poi sostenersi il mento.

-Diciamo di si, prima bisogna essere istruiti per imparare a gestirla, la magia richiede grandi sacrifici per chi è alle prime armi, e poi bisogna anche riuscire a controllarsi, chi ne usa troppa va incontro a dei prezzi, ciò che prendi poi va ridato indietro… ma comunque qui la magia mi è inaccessibile quindi anche volendo non potrei usarla adesso-

-Ti piaceva vivere lì?-

-Certo, è il luogo dove sono nata e nonostante qui ci sia l’acqua calda o le televisioni continuerò sempre a preferire la mia cara vecchia foresta- alzai le spalle come per sminuire ciò che avevo appena detto.

Lei annuì e poi alzò una mano per richiamare l’attenzione di un cameriere a cui poi ordinò una bottiglia di Tru Blood B positivo.

Continuammo a parlare di ciò che mi affascinava della Foresta Incantata e quando ci portarono le nostre ordinazioni iniziai subito a mangiare decretando così la fine del discorso.

La guardai stupita iniziare a mangiare gli spaghetti sorseggiando ad ogni boccone la sua bibita di sangue.

-E dai non fare quello sguardo- mi rimproverò ridacchiando e coprendosi la bocca con una mano per educazione.

-Quale faccia?- chiesi smettendo di mangiare per poterle rispondere.

-Quella come se avessi appena visto un fantasma, sto solo mangiando, non ne devi essere stupita- mi spiegò pulendosi la bocca con un fazzoletto bianco che poi rimase sporco a causa del suo rossetto rosso.

-Beh perdonami, ma è strano vedertelo fare e poi..- feci un secondo di pausa -E poi dove va a finire tutto il cibo che ingerisci? Insomma no...- borbottai un po’ imbarazzata a causa della mia curiosità, non sapevo bene come formulare la domanda.

In quell’istante Pam scoppiò a ridere ad alto volume, alcune persone di altri tavoli si girarono ad osservarla ma io non potevo fare altro che ascoltare incantata quella risata così magnifica e seducente, tutto ciò che Pam faceva era affascinante.

-Regina Mills- fece una pausa teatrale -Mi stai davvero chiedendo se faccio la cacca??- a quelle parole pronunciate per altro a volume troppo forte per i miei gusti sprofondai nel totale imbarazzo e arrossì letteralmente come un peperone.

Decisamente un qualcosa di inusuale per me.

-No Regina, non funziona così- parlò poi, capendo bene che io non avrei spiccicato parola.

-Nel mio stomaco ci sono degli acidi, molto simili ai tuoi che ti aiutano a digerire ma i miei sono molto più forti, servono a trasformare il sangue in nutrimento, e sono così forti che praticamente disintegrano totalmente il cibo umano e in poche parole non ne rimane più nulla- spiegò dettagliatamente guardandomi poi con sguardo molto dolce.

-Oh beh grazie- mormorai mentre ancora cercavo di riprendermi da quell’imbarazzo.

-Adesso rilassati, capisco perfettamente che tu necessiti di alcune informazioni su di me come io le necessito su di te e il tuo mondo, adesso se sei d’accordo passerei al dolce- detto questo allungò una mano sul tavolo per cercare la mia, io ben volentieri la poggiai sul suo palmo aperto e lei la strinse leggermente.

-Certo, mi piacerebbe proprio assaggiare il cupcake alle more con salsa di fragole che ho visto in esposizione all’ingresso- dissi guardandola negli occhi e sentendo crescere della tensione nella mia pancia.

-Perfetto, lo prendo anche io allora-.

Dopo pochissimi minuti ci servirono subito il dessert e lo degustammo senza parlare.

-Spero ti sia piaciuta questa cena e che il cibo sia stato di tuo gradimento-

-Si si era buono e in realtà avevo molto fame per cui mi sarebbe piaciuto lo stesso- presi un sorso di acqua per sciacquarmi la bocca dai residui del dessert.

-Come avevo detto io- rispose orgogliosa facendomi un sorrisino e io alzai le mani teatralmente.

-Come avevi detto tu- risposi ridacchiando per poi alzarmi insieme a lei, ci prendemmo la mano e con tranquillità ci dirigemmo verso la cassa.

-Tu mi offri sempre da bere al Fangtasia quindi stasera pago io- la avvertì con un tono che non ammetteva regole.

-Non mi opporrò tranquilla, anche se i soldi non mi mancano...sai l’immortalità..- disse ironica.

Una volta fuori mi avvolsi bene nel mio cappotto e poi mi girai verso di lei.

-Non abbiamo una macchina visto che abbiamo praticamente volato fin qua, come ce ne andiamo- domandai con disagio, rimpiangendo le mie belle care nuvole di fumo.

-Esistono sempre i taxi, anche se non li amo molto, neanche tu immagino, sono troppo pacchiani-.

-Se pensi che mi farò scarrozzare in giro dalla tua super velocità ti sbagli, ho intenzione di far rimanere la mia cena lì dov’è- dissi convinta incrociando le braccia.

-Beh in questo caso l’unica soluzione che mi viene in mente è casa mia, è a due isolati da qui, possiamo andarci a piedi-

-Oh..- mi lasciai sfuggire rimanendo un po’ a bocca aperta.

-Ma se non ti va ..-

-No no- la interruppi subito -E’ perfetto, sono curiosa di vedere com’è fatta la casa di un vampiro, amo il nero, spero sia lugubre e piena di mobili laccati- ironizzai per nascondere la mia esitazione iniziale, nel giro di due secondi avevo analizzato bene la proposta e i pro superavano di gran lunga i contro.

-In questo caso mi dispiace deluderti- mi prese a braccetto -Il mio armadio è rosa e pure il divano ed il letto, adoro il rosa-.

Io la guardai letteralmente scocciata.

-Okay ho cambiato idea, torniamo indietro-.

Lei scoppiò a ridere.

-Ma dai non fare così, il rosa è bellissimo-

-Se lo dici tu- la accontentai alzando gli occhi al cielo.

Impiegammo dieci minuti ad arrivare a destinazione ma alla fine ci fermammo davanti a un appartamento, una piccola casa colorata di rosso mattone.

-Spero che la mia umile dimora sia sufficiente per una regina del vostro rango-

-Ehi non fare la spiritosa e non prendermi in giro- dissi scherzosa ma in realtà anche minacciosa -però in effetti mi aspettavo di più, ti immaginavo con una casa moderna e lussuosa- spiegai sinceramente camminando sul vialetto in direzione della porta.

-Nah amo le case rustiche, mi ricordano il mio passato, e poi era l’unica casa che facesse al mio caso, ha un seminterrato molto grande e mi serve molto durante il giorno… - si interruppe per concentrarsi ad aprire la porta e una volta fatto mi invitò ad entrare con un braccio.

-A proposito sei davvero una regina?- domandò con una faccia così buffa che io non potei fare altro che scoppiare a ridere.

-No, i miei genitori erano di umili origini, mi sono guadagnata quel titolo- spiegai infilando le mani nelle tasche del giacchetto.

-Oh ma tu avrai freddo perdonami, non accendo mai il riscaldamento perché..beh non sento ne freddo ne caldo per cui.. però adesso rimedio subito- spiegò aprendo uno sportellino dietro la porta, pigiò qualche pulsante e subito si sentì il rumore della caldaia accendersi.

-Grazie- risposi accennando un sorriso a labbra unite.

-Vuoi un bicchiere di vino? Così nel frattempo ti scaldi un po’- propose anche per non restare a fissarci in modo imbarazzante.

-Certo volentieri- la seguì in cucina sedendomi su una delle quattro sedie intorno al tavolo e passando dal salotto vidi spesse tende nere a prova di sole davanti alle finestre.

Notai subito la perfetta pulizia che regnava in quella stanza, le superfici risplendevano, così come il lavandino e il fornello, sembrava come se non fossero mai state usate ed in effetti era proprio così.

Durante la mia osservazione lei aveva già versato l’alcolico in due calici per poi porne uno a me e poggiarsi al bancone della cucina.

-Allora..- tamburellai le dita sul tavolo.

-Hai una tomba in cantina??- chiesi all’improvviso e la domanda fu così buffa che entrambe scoppiammo a ridere.

-Seguimi, ti faccio vedere-.

Mi alzai portando con me il bicchiere di vino rosso e arrivammo fino ad una porta nera con una piccola finestrina nel mezzo, lei l’aprì rivelando delle scale in legno che portavano fino nel seminterrato, prestai attenzione mentre scendevo per non cadere, ma una volta arrivata in fondo alzai lo sguardo e per mia sorpresa non mi trovai in un ambiente lugubre, ma anzi era ben illuminato, c’era un televisore al plasma, una grande libreria, un frigorifero che immagino contenesse del tru blood, un enorme tappeto occupava gran parte dello spazio e per un ultimo c’era un letto matrimoniale con cuscini e lenzuoli totalmente di colore rosa.

-Mi dispiace deluderti ma dormo su un letto, le bare sono comode per quando dobbiamo spostarci perché possono ripararci dalla luce solare ma in casa i letti sono piuttosto comodi-

Dopo la spiegazione scoppiò a ridere alla vista della mia espressione, mi sentivo un po’ in imbarazzo, temevo di aver fatto una brutta figura.

Per far passare l’imbarazzo poggiai il bicchiere sul comodino a fianco del letto e poi mi tolsi il giacchetto, iniziavo a sentirmi a mio agio nella temperatura dell’ambiente.

Lei prontamente lo prese e lo appoggiò elegantemente su una poltrona affianco alle scale.

-Scusa ma l’armadio l’ho al piano di sopra, qui non era possibile fare una cabina, invece su..ho un’intera stanza a disposizione per i miei abiti e soprattutto le scarpe- spiegò ancora con occhi sognanti, a giudicare dai suoi tacchi leopardati Pam aveva una leggera ossessione per le scarpe.

Comunque annuì alle sue parole e mi guardai ancora intorno, lei lo notò e mi chiese cosa ne pensassi.

-E’ carino, ma il letto rosa fa proprio pena-

Lei fece una finta faccia shockata aprendo la bocca e mi si avvicinò.

-Come osi dire che fa pena? Per tua informazione è molto comodo-

Accennai un piccolo sorriso di sfida.

-Sei una vampira, i tuoi sensi non sono molto affidabili, probabilmente staresti comoda anche su una superficie di pietra- incrociai le braccia dopo averlo detto ma lei si avvicinò ancora di più costringendomi a farle ritornare lungo il corpo.

-Beh se non mi credi sei liberissima di provarlo- rispose con voce roca e da quella vicinanza potei vedere in che modo mi fissava le labbra, a quel punto girai la testa ed osservai l’oggetto al centro della nostra discussione mentre i peli sulle mie braccia si allungavano.

L’atmosfera era come cambiata e il mio corpo lo aveva percepito prima della mia mente ma non mi feci molti problemi.

Mi rigirai verso di lei e le sorrisi malignamente accettando la sua sfida, mi abbassai togliendomi i tacchi che posai a terra, poi posai un ginocchio sul bordo e montai sopra gattonando fino al centro per poi girarmi verso di lei, in quella posizione la mia gonna a tubino si era alzata lasciandomi scoperte ampie zone delle cosce e me ne accorsi seguendo il suo sguardo.

-Non posso decretarne la morbidezza dopo pochi secondi- la mia voce uscì spontaneamente in modo sensuale mentre iniziai a sentire un leggero formicolio tra le mie gambe e quando me ne resi conto capì che la desideravo.

Il mio corpo desiderava quella bellissima donna bionda di una sensualità unica , le mie labbra volevano essere baciate dalle sue e la mia pelle andava a fuoco al solo pensiero di essere toccata dalle sue dita.

-Allora dovresti restare stesa per un po’- mi rispose anche lei col mio stesso tono di voce e notai una specie di luccichio nei suoi occhi.

-Già lo penso anche io- risposi leccandomi le labbra in modo volutamente esplicito e a quel punto le nostre intenzioni erano chiare ad entrambe.

Lei era in piedi di fronte a me ed in un secondo fu sopra di me, non l’avevo neanche vista muoversi.

Le mie narici furono invase da un profumo dolce, forse troppo stucchevole ma in quel momento non importava.

Alzai di poco la testa e le nostre labbra si unirono in uno scontro violento, iniziarono subito a lottare tra di loro mentre le mie mani trovarono subito posto tra i suoi capelli che tirai leggermente per farla allontanare, lei lo fece e mi guardò negli occhi, a quello sguardo il mio cuore iniziò a battere fortissimo, così forte che quasi mi faceva male, fui sicurissima che lei lo avesse sentito perché abbassò lo sguardo sul mio petto per pochi secondi, andai un po’ nel panico perché di certo non ero preparata ad un’emozione forte come quella.

Per fortuna ci pensò lei a farmi sbloccare, si tuffò sulle mie labbra in un bisogno disperato di baciarle, assaggiarle e tastarne il sapore, entrambe le sue mani si intrufolarono tra i nostri petti iniziando a sbottonare la mia camicetta verde, credo che usò la velocità da vampiro perché non fece in tempo ad iniziare che già aveva finito.

Per fortuna mi ero un po’ ripresa da quello successo poco prima e in quel momento volevo solo farle sapere quanto la desiderassi, quanto ci tenessi a lei per cui lasciai la presa sui suoi capelli e portai le mani dietro la mia schiena impuntandomi sul sedere per fare spazio e sganciai il reggiseno di pizzo verde.

Lei appena sentì il click dello sgancio dell’indumento smise di baciarmi e io mi ritrovai col fiatone, non mi ero minimamente resa conto di essere a corto di ossigeno.

Mi accarezzò le braccia liberandomi completamente dalla camicia mentre le sue labbra mi baciarono il mento e poi il collo e poi giù fino alla valle dei seni, alzò le coppe portandomele sotto il collo visto che ancora non me lo ero tolto del tutto e quando sentì le sue labbra piene sul mio capezzolo emisi subito un piccolo gemito.

Probabilmente erano anni che qualcuno non mi toccava, l’ultimo era stato Robin...e il sesso con gli uomini era bello, molto bello, ma quello con le donne era qualcosa di speciale, per cui il mio corpo era letteralmente in estasi.

Iniziai a muovermi come in preda a delle convulsioni, la mia schiena si inarcava per poi ristendersi e inarcarsi di nuovo.

Le sue dita affusolate presero l’altro capezzolo tra di loro, sentì le sue unghie laccate graffiarmi e i suoi denti prendere l’altro per tirarlo leggermente, le mie mani a quel punto non facevano altro che vagare tra i nostri due corpo e il lenzuolo rosa.

Per un istante interruppe le sue azioni per portarsi da una parte i capelli ribelli e in quell’istante i nostri occhi si incontrarono di nuovo, le sue papille erano completamente dilatate e vedere concretamente quanto anche lei mi desiderasse ebbero l’effetto di far aumentare l’umidità nella mia già bagnata intimità.

Lei ritornò a stimolare i miei seni ma a quel punto non potevo più stare ferma, avevo bisogno di toccare anche io.

-Spogliati- mormorai con voce davvero molto roca, mi ritrovai ad essere assetata ma in quel momento tutto passava in secondo piano.

Pam scivolò via dal mio corpo e ritornò in piedi, io allora impuntai i gomiti per tirarmi su e poterla osservare.

Si levò le scarpe con i calcagni portandosi poi una mano dietro la schiena e in men che non si dica l’abito rosa cadde a terra lasciando scoperto il suo corpo bianco, i suoi seni erano molto grossi, stretti in un reggiseno rosa e le sue mutandine erano praticamente invisibili.

Mi domandai se quello era l’intimo da tutti i giorni o se lo era messo solo per questa occasione.

Questa volta non usò la sua velocità ma per aumentare volutamente l’attesa gattonò piano verso di me, appena fu arrivata le tolsi l’intimo superiore, mi distesi di nuovo e con le mani libere iniziai a palparle i seni.

Contemporaneamente emettemmo un verso di piacere.

Dio erano così morbide e piene.

Le massaggiai attentamente per constatarne meglio la forma e nel mentre lei mi ribaciò, solo che io volevo di più così con tutta la forza che avevo la spinsi di lato e ribaltai le posizioni sedendomi sul suo bacino.

A quel punto la mia gonna era tutta arrotolato intorno ai fianchi.

Abbassai il busto e presi uno dei suoi capezzoli in bocca togliendole così la possibilità di brontolare per l’inatteso cambio di comando.

Quella notte le nostre posizioni cambiarono di continuazione, nessuna delle sue voleva sottostare all’altra ma questo diede solo un pizzico di sfida in più alla serata, una serata davvero fantastica.

Dopo l’ennesima volta in cui entrambe avevamo raggiunto l’orgasmo chiesi una pausa quasi senza voce.

Era strano da dire ma ero davvero sfinita.

-Scusami, forse ho usato troppa forza- mormorò a disagio -Voi umani siete così fragili..- ma io la fermai subito posandole un dito sulle labbra.

-Non dire sciocchezze, sono stanca perché questi sono stati gli orgasmi più intensi che abbia mai avuto in questi anni- dissi sinceramente poggiando la testa sul cuscino e coprendomi poi con il lenzuolo, il seminterrato rimaneva comunque un po’ umido.

-Sapevo già di essere fenomenale a letto ma così mi lusinghi- disse ridacchiando coinvolgendomi anche me in una risatina.

-Beh si sei piuttosto discreta-

-Solo discreta- io mi morsi un labbro e annuì.

-Forse hai bisogno di una terza volta così puoi avere un giudizio più completo- mormorò sporgendo il viso verso di me per baciarmi in modo sensuale e carico di passione.

-Mhh dammi cinque minuti magari- mormorai sulle sue labbra rosse e lei si allontanò ridacchiando e tornando a stendersi di fianco a me.

-Anche tu non sei male per essere un’umana-.

La colpì su un braccio.

-Ehi non essere discriminatoria-

Iniziai a colpirla leggermente sulla pancia cercando di farle il solletico, anche sei in realtà…. I vampiri potevano soffrire il solletico?

Comunque mi fermò prima che potessi scoprirlo perché ritornò sopra di me serrandomi delicatamente i polsi e portandoli sopra la mia testa.

-Sei...- si fermò qualche istante -Sei la donna più bella che io abbia mai visto- disse con voce ferma e seria, quasi con solennità ed io arrossì.

Per tutta la mia vita avevo ricevuto molteplici complimenti sulla mia bellezza ma sentirlo dire da lei era totalmente diverso.

Ci guardammo negli occhi e come prima il mio cuore partì alla carica battendo forte contro il petto.

Forse poteva essere possibile che stessi iniziando a provare qualcosa e anche lei parve capirlo ma nessuna delle due ne parlò.

Forse…. Poteva essere possibile che stessi iniziando a guarire da Emma.

-Posso morderti? Non è molto romantico dirlo ma di solito agli umani piace dopo il sesso… e anche a me- mormorò piano lasciando la presa sulle mie mani che comunque io continuai a tenere alzate e sorrisi.

Aveva detto romantico e la parola romantico portava il se un significato molto preciso e questa scoperta era davvero piacevole.

-Perché sorridi?- io scossi leggermente la testa.

-Niente….comunque certo che puoi- risposi tranquillamente e leggermente con gioia, se aveva detto che era particolarmente piacevole dopo il sesso non mi sarei certo lasciata sfuggire l’occasione di scoprirlo.

 

 

 

N.D.A.Mi sono totalmente inventata la storia degli acidi nello stomaco perché nessuno spiega mai queste cose :( .

 

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Capitolo 9:

Iniziò dandomi dolci bacetti lungo tutta la parte sinistra del mio collo , inclinai la testa a destra mentre le mie mani le accarezzavano delicatamente la schiena.

Arrivò fino all’orecchio e poi ritornò in giù lasciando altri bacetti e solo quando si trovò sopra la giugulare sentì il rumore dei suoi denti allungarsi e il dolore di due leggeri pizzichi.

All’inizio fu normale come le precedenti volte solo che questa volta il mio cuore era reduce da un orgasmo, lei mie membra ancora stanche portavano ancora con se quelle scosse di piacere e quel morso ebbe come il potere di far riaccendere il mio corpo appena spento, la mia intimità ritorno a bruciare però non era fastidioso, non provavo quell’agonia che precede un rapporto né il desiderio smanioso di essere toccata perché Pam già mi stava toccando.

Il suo morso in qualche modo aveva il potere di alleviare quel fuoco che aveva acceso.

Chiusi gli occhi e rivissi i momenti di poco prima.

I suoi occhi che mi guardavano, mi scrutavano mentre la sua mano strusciava tra i nostri corpi fino ad arrivare al mio bacino, alle mie gambe aperte sotto di lei.

Rivissi il momento in cui mi aveva penetrata con due dita mentre le sue labbra rapivano i miei gemiti per custodirli all’interno della sua bocca, il momento in cui aveva abbandonato le mie labbra gonfie per prestare attenzione all’obo di un orecchio per sussurrarmi quanto fossi bella e calda e morbida, mi aveva sussurrato quanto fosse diverso il mio corpo dal suo e quanto adorasse ciò.

Rivissi il momento in cui durante i pochi secondi di durata dell’orgasmo si era stesa completamente su di me, per raffreddare il mio corpo bollente con la sua pelle ghiacciata, solo che questo aveva ottenuto l’effetto contrario e mi aveva fatto accaldare di più aumentando l’intensità del piacere che stavo provando.

Tutto questo all’improvviso svanì di colpa nel momento in cui ritirò i denti dalla mia pelle.

Aprì gli occhi disorientata, neanche mi ero accorta di averli chiusi.

In quel momento mi accorsi che il fuoco tra le mie gambe si erano spento grazie alle emozioni che il morso mi aveva fatto rivivere e tutto quello che adesso ne rimaneva era un sentimento di appagazione generale.

-Tutto bene?- mi chiese vedendomi un po’ spaesata ed io annuì sorridendole, allora a quel punto scese dal mio corpo per stendersi accanto a me, io mi misi su un fianco e noi ci guardammo negli occhi, sorrise anche lei.

-Posso chiederti un favore?- domandò interrompendo quello strano silenzio ed io annuì subito, certo non ero famosa per concedere favori come se nulla fosse, ma si trattava di Pam, potevo fare un’eccezione.

-Il tuo sangue è particolarmente buono, credo sia per via della magia, lo arricchisce e lo rende speciale, questo però comporta un pericolo, io sono esperta e so come controllarmi ma dei giovani vampiri se dovessero assaggiarti non si fermerebbero, ti prosciugherebbero quindi...- allungò una mano per stringere la mia e mi guardò bene negli occhi dove intravidi tanta tanta paura.

-Non ci sarò sempre io a proteggerti quindi per favore, semmai dovesse capitarti di essere attaccate dì subito che mi appartieni, sono famosa in questa città visto che sono la progenie di uno sceriffo, una specie di capo dello stato della Luoisiana e nessuno vuole farmi arrabbiare, di solito appena sentono il mio nome scappano-.

Aprì di poco la bocca per poi richiuderla subito.

Stavo per rispondere che io ero la Regina Cattiva, non avevo certo bisogno di essere protetta come una stupida damigella in pericolo però mi fermai, prima di tutto perché lì non avevo la magia e in effetti su quel punto di vista ero un po’ impotente, ma questo non mi avrebbe di certo fermata dal lottare, però più che altro decisi di fermarmi perché vidi Pam seriamente preoccupata per me, temeva per la mia vita e a giudicare dalla sua voce non voleva assolutamente perdermi e in fin dei conti neanche io volevo perdere lei.

-Va bene, lo farò- risposi quindi con voce calma e dolce per rassicurarla.

-E’ piacevole sapere che ti preoccupi per me- aggiunsi poi con voce un po’ più bassa, carica di doppi sensi.

-Ah si?-

Annuì e automaticamente i nostri volti si avvicinarono per ricevere un breve ma pieno di sentimenti non detti bacio a stampo.

-Mi preoccupo per te Regina perché non voglio perderti, è davvero piacevole stare in tua compagnia- mormorò dopo il bacio e io sorrisi creando così delle piccole guanciotte.

-Anche la tua compagnia è piacevole- le risposi a getto e lei sorrise per l’ennesima volta.

Per non far creare quel silenzio di sguardi intrecciati che sapevo si sarebbe creato le feci una domanda, volevo assolutamente impedirmi di pensare, ancora non me la sentivo.

-Perché i tuoi morsi sono così piacevoli?-

-Beh..- unì le proprie mani per poi posarle sotto la sua testa e sistemarsi meglio nel letto.

-Credo sia un po’ una questione di natura, anche i fiori si fanno belli per attirare le api in modo che possano fecondarle, se i fiori non fossero belli le api non ci si poserebbero e addio procreazione quindi penso sia per questo, se i morsi sono piacevoli le prede ritorneranno sicuramente per riprovare la sensazione-

-Mi hai appena chiamata preda?- alzai un sopracciglio divertita, non che non me la fossi presa, però un po’ era comprensibile, in fondo era la verità, forse avrei dovuto esserne un po’ spaventata ecco, però non lo ero affatto, primo perché mi fidavo davvero di Pam e poi perché mi sentivo davvero affascinata dal suo mondo, così oscuro e pieno di tenebra, il mio cuore ne era davvero attratto e tentato, comunque stavo tranquilla, sapevo che non sarei mai potuta diventare di nuovo cattiva, avevo imparato la lezione.

-Si .. sei la mia preda bellissima- rispose con voce giocosa e io sbuffai divertita.

-Quando sono nati i vampiri?- domandai ancora in preda a un’onda di curiosità.

-Bella domanda ma a questo non saprei proprio risponderti, so solo che ci sono vampiri vecchissimi, più vecchi di Eric, il suo creatore era uno di loro ma si è suicidato perché non riusciva più a sopportare di aver vissuto per così tanto tempo.. e per altri motivi fisolofici che solo lui capiva- alzò le spalle come a sminuire la faccenda, come aveva anticipato non ne sapeva molto.

-Sai.. A Storybrooke c’è una persona immortale come i vampiri, in effetti un po’ può ricordarlo, si chiama Mister Gold ed è il signore oscuro, una figura al servizio del male più assoluto, non ci si può mai fidare di lui.. e per mia sfortuna è il nonno di mio figlio- dissi scocciata, nonostante quell’uomo fosse una figura costante nella mia vita non riuscivo a perdonarlo per tutto il male che aveva fatto, nonostante alcune volte ci avesse anche salvato.

-A proposito di tuo figlio, ti va di raccontarmi di lui? Mi hai solo detto che si chiama Henry- disse Pam anche lei curiosa di sapere sempre più cose di me.

-Certo- risposi subito con un grande sorriso sul volto -Adoro parlare di mio figlio-.

-Chissà perché non avevo dubbi- ed entrambe ridemmo insieme.

-Ha 16 anni ed è un ragazzino dolcissimo, intelligente e coraggioso anche se però alcune volte è la copia spiccicata di Emma, la madre biologica, soprattutto quando si abbuffa di cibo e insiste nel mettere la cannella dapp..-

-Mi stai dicendo che la donna di cui sei innamorata è la madre di tuo figlio??- domandò leggermente sconvolta interrompendo il mio discorso.

All’improvviso ricordai di non aver mai menzionato quel fatto e il sorriso che mi si era formato sul volto si disintegrò, neanche me ne ero accorta che un sorriso si era automaticamente formato sul mio volto.

-Beh prima di tutto non ne sono più innamorata e poi..-

-Certo che ne sei innamorata, devo portarti uno specchio?- domandò con voce tagliente e con leggero risentimento.

-La smetti di interrompermi?- sbuffai infastidita.

-La smetterò quando tu smetterai di mentire a te stessa..-

-Non sto mentendo davvero, okay l’amavo molto ma sto cercando di dimenticarla e piano piano ci sto riuscendo, quindi no, non ne sono più innamorata- chiarì chiudendo il discorso interrompendola io questa volta.

Aveva fatto male certo però non tanto come le altre volta, stavo veramente guarendo, lo speravo con tutta me stessa.

La bionda come risposta rimase in silenzio osservando attentamente il lenzuolo rosa che copriva i nostri corpi.

-Perché ti sei innervosita così tanto?- chiesi facendo poi un sospiro, volevo rimediare a qualunque cosa avessi detto o fatto.

Chissà, forse Pam poteva essere gelosa.

-Non mi sono innervosita, avanti continua a raccontami di Henry-.

Wow, era veramente gelosa.

Rimasi un attimo imbambolato a guardarla.

E se Pam si fosse davvero innamorata di me?? Io ero pronta a ricambiare in qualche modo?

Probabilmente non ero capace, come al solito sarebbe successo qualcosa che ci avrebbe divise.

Meglio non innamorarsi dal principio.

-Come dicevo ha preso molti difetti dalla madre biologica ma in generale è il figlio migliore del mondo-

-Mi spieghi la storia dell’adozione?? Come è successo?-

Ecco, era arrivata la domanda che temevo di più.

E adesso come avrei fatto a raccontale il casino che era la mia vita?? Tra tutti quelli intrecci di parentela e sortilegi vari?

Presi un bel respiro per darmi conforto.

 

Impiegai circa mezz’ora ma alla fine ci riuscì.

Le avevo spiegato meglio di come funzionava il sortilegio oscuro, dell’armadio incantato, dell’incantesimo che bloccava il tempo, di Emma che era la salvatrice, di come aveva spezzato il suddetto sortilegio, del mio cambiamento dal male al bene, del perdono concesso a Biancaneve per la morte di Daniel e avevo concluso di come io e la bionda ci eravamo “spartite” nostro figlio e di come nonostante Emma avesse Hook, Henry considerava me e la bionda come la sua famiglia.

Pam aveva commentato tutto questo come un “che bel casino”.

Ad un certo punto i suoi occhi avevano iniziato a sanguinare ed entrambe avevamo appreso che il sole già stava nascendo.

-Ti va di dormire qua? Così ti riposi e quando vuoi te ne vai- aveva proposto tranquillamente e io avevo risposto subito di si, ero davvero troppo stanca per fare altro.

Sapendo che probabilmente io mi sarei svegliata prima di lei ci eravamo date un piccolo bacio con la promessa di rivederci al calare del sole al Fangtasia.

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Dico solo, povera Regina.

Io mi trovo in quell’esatta situazione ogni volta che devo spiegare a qualcuno di cosa parla la mia serie preferita.

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 

 

Capitolo 10:

Quando mi svegliai mormorai qualcosa per poi girarmi a pancia sotto visto che mi ero svegliata a pancia sopra.

Dopo cinque minuti però aprì di nuovo gli occhi a causa del mio cervello che mi aveva inviato segnali di svegliarmi definitivamente così con fatica mi tirai su mettendomi seduta.

Pam dormiva alla mia destra, la osservai qualche minuto e mi impressionai un po’ notando che il suo petto non si abbassava né si rialzava, vista così...sembrava effettivamente morta, mi venne della pelle d’oca e fu a quel punto che decisi di alzarmi.

Non c’erano finestre per cui non potevo dedurre approssimativamente che ore fossero dalla posizione del sole, per fortuna notai solo adesso un orologio appeso alla parete, erano le 13:30, avevo dormito presso che sette ore e mi sentivo molto riposata e rilassata.

Merito del letto rosa, che effettivamente era davvero comodo e anche di tutti gli ormoni rilasciati dall’orgasmo.

Proprio in quel momento il mio stomaco gorgogliò e mi accorsi di avere molta fame, ciò mi ricordò….. scossi subito la testa.

No! Non avrei pensato a lei.

Mi rivestì velocemente indossando il vestito della sera prima e lentamente tornai al piano terra lanciando un sorriso a Pam.

Anche se era morta era davvero bellissima.

Aprì il suo frigorifero giusto per curiosità ma come avevo previsto lo trovai vuoto.

Presi la mia borsa e poi me ne uscì dalla casa con un bel sorriso in volto, decisamente di buon’umore.

Iniziai a camminare sul marciapiede e dopo meno di cinque minuti trovai un bar che faceva al mio caso.

Per fortuna vendevano anche insalate oltre allo street food per cui me ne presi una extra large insieme a un bel calice di vino rosso.

Dopo aver mangiato ed essermi concessa una lettura attenta al quotidiano gratis presente su uno dei tavoli del bar presi un taxi e tornai al mio hotel.

Durante il tragitto osservai scorrere la città sotto un sole accecante e caloroso, ciò mi fece ripensare a tutto ciò che di bello era successo da quando avevo messo piede in questa città, ovviamente tutti avvenimenti riconducibili alla presenza di Pam, mi ritrovai a sorridere ancora come una stupida ma non riuscivo a smettere di farlo.

Una volta nella mia camera decisi di farmi una bella doccia calda e mi ritrovai a canticchiare la ninna nanna che cantavo sempre ad Henry quando era piccolo, oltre ad essere una delle poche canzoni che conoscevo a memoria, era in pratica la mia preferita perché mi riportava alla mente i primi anni di vita del mio bambino che mi aveva salvato da una noiosa, apatica e solitaria vita.

Mentre ancora mi stavo asciugando il corpo con gli spessi teli bianchi messi a disposizione dall’hotel sentì squillare il mio telefonino così in fretta e furia mi avvolsi nel suddetto telo applicandoci un nodo e poi corsi nell’altra stanza, afferrai il telefonino e risposi per poi stendermi sul letto con gli occhi rivolti verso il soffitto.

Per qualche attimo sperai fosse Pam, ma poi mi ricordai che lei non possedeva il mio numero telefonico.

-Pronto?!- risposi con voce squillante e allegra.

-Mamma..?- domandò la voce piangente del mio bambino e subito la bellissima giornata che avevo avuto sembrò dissolversi dal nulla.

La mia felicità non contava niente di fronte a quella di mio figlio.

-Henry?! Cos’è successo? Stai bene? State tutti bene?- domandai velocemente mangiandomi quasi le lettere.

-Si..si..- rispose lui tirando su col naso ed io emisi un sospiro facilmente udibile, probabilmente ero invecchiata di 10 anni.

-Perché stai piangendo? Sai che puoi dirmi tutto- cercai di rassicurarlo con voce calda e pieno di amore.

-Scusami se ti ho disturbato-

-Henry non dire stupidaggine come tua madre, tu non disturbi mai e mai lo farai, adesso dimmi chi è che ti ha fatto piangere che gli spedisco una palla di fuoco-dissi seria al 100%.

Nessuno e dico nessuno si doveva permettere di torcergli un singolo capello, se Violet lo aveva lasciato giuro che non avrei saputo rispondere di me stessa.

Lui rassicurato dalle mie parole finalmente sputò il rospo.

-Ma niente...è solo che mi manchi-.

Il mio cuore a quelle parole si ruppe letteralmente in mille pezzettini, mi mancò addirittura il fiato.

-Oh Henry io..-

-Ieri avevo la verifica di matematica e sai che non sono tanto bravo, così ho studiato per una settimana perché so che non ti fa piacere quando prendo brutti voti e io voglio renderti fiero di me, in più mi regali sempre qualcosa e io volevo il nuovo fumetto degli Avengers ecco.. così mi sono impegnato e oggi la prof mi ha detto che ho preso una A ed ero felicissimo, sono corso da Emma a dirglielo solo che sai come è fatta, a lei non importa di queste cose,dei voti che prendo, è sempre stata la mamma più permissiva tra le due e – fece una piccola pausa per tirare su col naso di nuovo -Niente mi sono reso conto che non c’era nessuno a dirmi quanto ero bravo e anche se a volte ti odio quando sei così severa con me in realtà so che lo fai per il mio bene e so che ho 16 anni e sono grande abbastanza da stare senza di te per un po’ però..-.

A quel punto ero arrivata al capolinea, non ce la facevo più, dovevo interromperlo.

-Henry, oh Henry- sentì qualcosa di caldo scendermi lungo le guance.

-Ma io sono sempre stata orgogliosa di te, lo ero perfino quando da piccolo mi urlavi che ero la Regina Cattiva perché nonostante io facessi di tutto per farti desistere con la storia delle fiabe tu non ti sei mai arreso, anche quando i tuoi amici ti chiamavano pazzo tu hai continuato e non hai mollato e in quei momenti io ero così fiera di te che avrei voluto rivelarti tutto, ma non potevo e ne soffrivo-

-Mamma..-

Tirai su col naso anche io in modo che capisse che mi ero commossa.

-Sappiamo entrambi che tua madre è una immatura e irresponsabile ma tu non devi impegnarti a scuola per fare un piacere a me, tu lo devi fare per te stesso, perché stai costruendo le basi per il tuo futuro -

-Lo so...-

-Ecco bene, detto questo..- feci qualche secondo di pausa -Henry ma sei bravissimo!! Ti meriti quel fumetto e molto altro!- esclamai con gioia imitando la voce che usavo di solito per complimentarmi per i suoi successi a scuola.

-Altro tipo cosa?- chiese con voce più allegra, finalmente aveva smesso di piangere.

-Beh direi che appena torno ti preparo il dolce alla cannella che ti piace tanto, ti compro il fumetto degli Avengers e anche il pupazzetto di uno dei protagonisti-

-Un Pop oddiooo mamma ma davvero??!!!- esclamò stimpanandomi quasi l’orecchio a cui ero poggiato il telefonino.

-Certo tesoro, sai che io non torno mai indietro sui miei passi- gli ricordai finendo con una piccola risata.

-Grazie mamma-

-Di niente tesoro anzi….-

Mi bloccai un secondo prima di pronunciare a voce alta ciò che il mio cervello aveva già elaborato.

Stavo per fare la scelta giusta?

Ne ero davvero sicura?

Sentivo che con Pam stava nascendo qualcosa di particolare ma io avevo troppa paura per usufruire di questa occasione, sapevo che qualcosa sarebbe andato storto, doveva andare storto, in fondo ero maledetta.

E poi non sarei mai riuscita a dimenticare Emma e nonostante la mia idea iniziale fosse stata quella di usare Pam come rimpiazzo adesso i miei pensieri erano totalmente cambiati e non sarei stata in grado di usarla per un tale spregevole scopo.

-Anzi sai che ti dico? Dammi qualche giorno per organizzarmi e un altro paio per il viaggio e sarò da te-.

Mentre pronunciavo quelle parole sentivo dentro di me che quella parte che la vampira aveva risvegliata si stava lentamente spegnendo , ma senza sofferenza, in fondo fin dal principio sapevo che non sarebbe mai potuto durare..una buona scopata ma nulla di più.

-Davvero??Ma non voglio costringerti a tornare, non devi farlo per colpa mia-.

Inoltre sentivo come una parte di me che mi rimproverava, che mi offendeva, che mi chiamava stupida per essermi fatta sfuggire l’occasione di trovare finalmente un po’ di felicità, nonostante questo però la sentivo affievolirsi sempre di più perché al contrario l’altra parte era sempre più forte, soffocando quei pensieri per ricordarmi che in fondo per essere felice mi bastava stare con Henry.

Lui era il mio vero lieto fine.

Lo era sempre stato.

-Ma non dire sciocchezze, tu non mi costringi a fare proprio nulla, la verità è che mi mancavi anche tu, mi mancano tutti, Zelena, la piccola Robin, addirittura tua nonna-

-Quindi ritorni a Storybrooke davvero?-

-Si davvero, ti faccio sapere più avanti la data precisa okay?-

-Certo certo vado a dare la bella notizia a tutti! Ti voglio bene!!-.

Non mi diede neanche il tempo di replicare che già aveva attaccato, sorrisi felice riponendo il cellulare sul comodino e poi ritornai in bagno a finirmi di asciugare e a vestirmi, solo che più tempo passava e più il mio sorriso si spegneva.

Ero a conoscenza della causa ma non potevo farci niente.

Mi sarebbe dispiaciuto lasciarla, lo ammisi, ma Henry era più importante e poi meglio troncare subito qualcosa che mi avrebbe fatto soffrire.

Mi ripetei questa tirantella per tutta la giornata e alla fine riuscì quasi ad auto convincermi.

Decisi di dirglielo stasera e poi partire la sera seguente.

Era arrivato il momento di tornare a casa.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11:

Quando quella sera arrivai al Fangtasia non vidi Pam nei paraggi per cui come avevo già fatto mi sedetti in disparte su un divanetto ad aspettarla mentre le mie gambe non smettevano di cambiare posizione, ero un poco nervosa.

Decisi di distrarmi osservando le persone che mi circondavano e subito saltò al mio occhio una coppia seduta sul divanetto di fianco a me.

Un giovane ragazzo era tra le braccia di una donna più matura di lui, i suoi denti erano sguainati e grazie a quello capì subito che si trattava di una vampira.

La cosa curiosa era che non era lei che stava bevendo dalle vene del povero ragazzo ma il contrario, lei lo osservava eccitata mentre il giovane beveva assiduamente dal suo polso.

Ricordai che Pam me ne aveva parlato, il sangue dei vampiri era come una droga per gli umani, veniva chiamato “V”.

Era strano come tutto ciò che riguardava il mondo dei vampiri venisse sempre ricondotto alla parola “droga”.

Chissà come sarebbe stato assaggiare quello di Pam.

Dovetti ammettere che un po’ ne ero curiosa.

Rifiutavo categoricamente l’uso di droga però ricordavo bene gli effetti piacevoli del morso di un vampiro, chissà quali sensazione avrei provato assaggiandone il sangue.

Comunque ormai era inutile pensarci, probabilmente non avrei mai potuto sperimentarlo visto quello che ero venuta a dire a Pam.

Sapevo che non l’avrebbe presa bene, non era il massimo abbandonarla dopo quello che era successo tra di noi ma sapevo di doverlo fare.

Dovevo ritornare alla mia vera vita, da Henry, dalla mia famiglia.

Dopo poco Pam uscì dalla porta che dava sul magazzino e appena mi vide si catapultò da me con la sua super velocità e in men che non si dica mi ritrovai in piedi con le labbra impegnate a giocare con le sue.

-Ma ciao- mormorai sorpresa quando finalmente mi concesse di respirare, non mi aspettavo di certo quel benvenuto.

-Ciao Regina- mi rispose con quella sua voce decisamente sensuale -Mi sei mancata- rivelò infine.

Non riuscì a sostenere il suo sguardo e per questo abbassai la testa per qualche istante, forse ritornare a Storybrooke sarebbe stato più difficile del previsto.

-Vieni con me- Pam interruppe i miei pensieri prendendomi una mano e trascinandomi con sé nel suo ufficio per la contabilità, appena entrati chiuse la porta a chiave e poi mi spinse contro la scrivania abbracciandomi per i fianchi.

-Te ne sei andata senza salutarmi- mi rimproverò mentre la sua bocca strisciava su e giù per il mio collo riempendolo di baci.

-Scusa ma stavi dormendo ed io avevo fame..e il tuo frigo era vuoto- spiegai mentre il mio cervello stava iniziando a dimenticare il motivo per il quale ero venuta lì, le sue labbra erano dannatamente umide quasi quanto il centro delle mie gambe che si stava iniziando a riscaldare.

-Non tengo mia del cibo in casa, non sono abituata ad avere ospiti- rispose mentre le sue mani iniziarono a sbottonarmi la camicetta che indossavo in quel momento.

-Pam..- balbettai -Siamo nel tuo ufficio, circondate da decine di orecchie vampiriche che possono sentire tutto- spiegai arrossendo leggermente.

Certo una volta, quando ancora abitavo nella Foresta Incantata ero abituata ad avere rapporti in qualunque genere di posti ma adesso mi ero calmata e non ero più abituata.

-Oh credimi, i vampiri in questo locale hanno di meglio da fare che spiare altre persone che fanno sesso- in quel momento i suoi canini si allungarono segno che la sua libido era alle stelle e che io avrei potuto fare ben poco per farle cambiare idea quindi mi arresi al suo tocco e portai le mani ad accarezzarle il sedere.

Pam interpretò quel gesto come il via libera e alzandomi da terra mi fece sedere sulla scrivania, poi tolse con velocità la camicetta e il reggiseno trovando subito la strada per andare a succhiare i miei capezzoli che si erano già irrigiditi.

Dalle labbra le scappò un gemito e usando le mani per tenerle i capelli spinsi la testa della bionda più forte contro il mio petto, la sentì ridacchiare e poco dopo una mano si stava già intrufolando tra le mie gambe nude grazie alla gonna che indossavo.

Istintivamente tirai la testa indietro e subito Pam ne approfittò per riportare la bocca sul mio collo scoperto, sentii chiaramente i canini sulla pelle pronti per mordermi.

-Aspetta- la fermai riaddrizzando la testa -Non qui- dissi accarezzandomi il collo con una mano e gli occhi di Pam si illuminarono.

-Dove allora?- le sue pupille erano completamente dilatate.

-Nel tuo posto preferito- la mia voce era bassa, colpa della gola improvvisamente secca.

A quelle parole Pam mi tolse la gonna con un movimento veloce e poi gli slip buttando tutto a terra, poi mi guardò negli occhi ed io ricambiai aprendo le gambe come a confermare il tutto.

Contemporaneamente sentii due dita penetrarmi e i denti della bionda affondare nell’inguine, tra la piega creata dall’incrocio della coscia destra con l’intimità, questa volta sentii una leggera fitta di dolore, in quel punto la pelle era più delicata e piena di centri nervosi ma poi grazie anche al movimento delle dita il piacere iniziò a diffondersi nel mio corpo, anche grazie al pollice che cominciò a premere sulla mia clitoride.

Il piacere era intenso e completo sia per me che per Pam che gemeva assaggiando il mio sangue.

Non impiegai molto tempo a raggiungere l’orgasmo e a ritrovarmi completamente stesa sulla scrivania con il respiro in affanno.

-Ehm..Regina..- mi richiamò Pam dispiaciuta di dover interrompere quel momento d’estasi.

-Stai sanguinando molto, devo andare a cercare dei cerotti- spiegò mortificata ripulendosi con la lingua le labbra insanguinate.

A quelle parole ritrovai la forza per mettermi a sedere e osservare tra le mie gambe il morso che a differenza di quelli sul collo non si stava coagulando.

-Magari non serve- riuscii a dire dopo qualche istante di riflessione, quella sarebbe stata la mia unica possibilità di provare quelle sensazioni che tutti raccontavano essere fantastiche.

-Vuoi il mio sangue?- chiese Pam per capire meglio ed io annuii, al che la bionda non mi chiese neanche se ero sicura, ormai aveva imparato a capire che quando prendevo una decisione non tornavo mai sui miei passi.

La vampira sorrise e con una mano mi accarezzò la guancia sorridendo felice.

-Sai che dopo avremo un legame che non si spezzerà finché il tuo corpo non avrà smaltito del tutto il mio sangue, saprò sempre dove ti trovi e riuscirò a percepire le tue emozioni- In realtà mi era dimenticata di quelli effetti, tutto quello che volevo era provare l’esperienza però annuii lo stesso.

Pam sorrise ancora e con eleganza si morse il proprio polso che subito avvicinò alla mia bocca, un po’ schifata osservai i due buchini dai quali stava iniziando ad uscire del sangue, stranamente non sentivo quel tipico odore metallico e questo mi rassicurò un poco.

Lentamente con la punta della lingua leccai via alcune gocce e subito un sapore inebriante si diffuse nella mia bocca che si riempi’ di saliva, era aggressivo come la cioccolata ma delicato come il latte poi passando per il mio esofago lo sentii estremamente freddo come una granita in piena estate ma allo stesso tempo bruciava come l’alcool che subito raggiunse il cervello e mi spinse a volerne di più per cui mi aggrappai al suo braccio con le mani e cominciai a succhiare con foga ad occhi chiusi.

-Okay okay adesso può bastare- disse Pam dopo qualche istante anche se a me sembrava essere passata un’eternità e usando un po’ di forza tirò via il braccio, azione che mi svegliò dalla trans nella quale ero quasi caduta e sbattei gli occhi velocemente.

-Tutto bene?- domandò la vampira il quale polso era già guarito.

-Si..si credo- riuscii a balbettare – E’ stato..intenso..- dissi ancora confusa.

-Si la prima volta può essere un po’ destabilizzante ma adesso capisci perché molti usano il V per drogarsi..però almeno sei stata risparmiata da un imminente dissanguamento- disse ironica accarezzando il mio inguine completamente guarito.

-Beh si è piuttosto utile però è stato bello, all’inizio sembrava una cosa vomitevole e invece è molto buono ...zuccheroso- commentai infine ancora un po’ scossa.

Pam sorrise dolcemente e prese il mio viso con entrambe le mani per poi abbracciarmi delicatamente.

-Lo so ...adesso so come ti senti..euforica, confusa, eccitata..- smise di abbracciarmi per potermi lasciare un veloce bacio sulle labbra.

-E tu come ti senti?- chiesi curiosa, poggiando la testa sulla sua mano immergendomi negli occhi di Pam e ciò mi procurò una fitta allo stomaco, stavano ritornando quelle maledette farfalle.

-Io….- iniziò con voce estremamente dolce e bassa -credo di starmi innamorando di te Regina-

Quelle parole mi colpirono come un enorme macigno in pieno petto, allargai leggermente gli occhi e sentii la gola secca, improvvisamente mi ero ricordata il motivo per il quale ero venuta al Fangtasia quella sera.

Pam percepì quelle emozioni e non ne sembrò entusiasta.

-Scusa non avrei dovuto dirlo- iniziò allontanandosi da me ma subito la fermai, era arrivato il momento di dirglielo.

-No Pam...va ...va bene ma...domani ritorno a Storybrooke- con poche e semplici parole sganciai la bomba.

-Cosa?!- esclamò la voce stridula della vampira trasformando le sue mani in dei pugni.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12:

 

-Te ne vai? Ma perché? Avevi detto che ti volevi prendere una lunga pausa da tutto- domandò Pam allontanandosi da me e dandomi la schiena, con velocità scesi dal tavolo e mi rivestii, non mi sembrava adeguato affrontare il discorso con me nuda.

-Si è vero ma oggi mi ha chiamato mio figlio e gli manco davvero molto, manco a tutta la mia figlia e Storybrooke ha bisogno di me..sono il sindaco- tentai di spiegare ma lei si voltò di nuovo verso di me con uno sguardo cupo e oscuro.

-Cazzate, la verità è che vuoi tornare da lei, la tua Emma- esclamò adirata e al solo sentire il suo nome rabbrividii.

-N..o..- balbettai scuotendo la testa – Non mi importa più di lei- un po’ era vero, o meglio, stava iniziando ad essere vero grazie a Pam.

-Pam davvero io vorrei rimanere un altro po’ con te ma non posso..-

-E a quale scopo? Tanto siamo solo scopamiche no? Volevi provare l’ebrezza di andare a letto con un vampiro e adesso ci sei riuscita- mi interruppe amareggiata.

-Questo non è vero..- provai a ribattere ma poi mi innervosii.

-Guarda che sei stata tu la prima a non dare importanza a questa cosa, da quando è cambiato? Hai detto...che ti stai innamorando di me..io non pensavo che volessi questo- continuai cercando di dare un senso a tutto ciò, ero felice di quella notizia ovviamente, sentirsi amati è sempre bello, soprattutto da quando Henry mi aveva insegnato che l’amore non era da deboli però ecco, non me lo sarei mai aspettata.

-Beh si ..non lo volevo infatti..però è successo- disse Pam dopo qualche minuto di totale silenzio -Ma ovviamente sono stata stupida, tu ami lei e l’amerai per sempre- conclude amareggiata.

-Questo non è affatto vero, io non la amo, o meglio non più e questo grazie a te, tu me l’hai fatta dimenticare e per questo non ti ringrazierò mai abbastanza- ribattei convinta, almeno questa era la verità.

-Comunque sarà stato tutto inutile, tutto questo svanirà appena la rivedrai di nuovo-

Abbassai lo sguardo a quelle sue ultime parole, probabilmente aveva ragione.

Certo non vedevo l’ora di poter riabbracciare Henry ma dentro di me sapevo che nulla sarebbe cambiato e che sarei tornata a stare di merda come un tempo.

Riportai gli occhi sul viso di Pam e avvicinandomi le strinsi una mano; un’idea mi si era appena formata nella mente ma probabilmente era completamente assurda e avevo paura ad esporla ad alta voce.

-Magari… se vuoi ecco..puoi venire con me- pronunciai guardandola e studiandola in ogni minimo dettaglio, colsi la sorpresa sul suo volto, un leggero shock ma poi incredibilmente lei sorrise.

-Si! Vengo volentieri con te-

-Aspetta..davvero? Sul serio?- chiesi conferma , non mi aspettavo proprio che accettasse.

-Si davvero, sono a Shreveport da quasi 40 anni, ne ho abbastanza di questa città, è arrivato per me il momento di viaggiare un po’- detto ciò tornò a riabbracciarmi e mi baciò sulle labbra con dolcezza chiedendo il permesso con la lingua di entrare nella mia bocca, permesso che le concessi subito.

-Allora è deciso, direi di andare a fare i bagagli così domani sera partiamo!- esclamai entusiasta.

-Va bene..però prima devo parlare con Eric- oh giusto, il vampiro nordico, Eric, non mi piaceva molto, soprattutto perché era la vecchia fiamma di Pam.

-Okay allora facciamolo adesso così sistemiamo subito la faccenda- dissi per togliersi il dente.

Pam annuì e dopo avermi sistemato i vestiti ed i capelli spettinati uscimmo dalla stanza mano nella mano individuando subito Eric che come al solito stava seduto sul suo trono e lentamente camminammo verso di lei.

-Pam ….sei ancora in compagnia della bella mora? Pensavo che ormai te ne fossi già stancata- ci salutò così con voce apatica e non degnandoci di uno sguardo, era impegnato ad osservare ogni angolo del suo locale.

-Si Eric è ancora qui, in realtà Regina se ne sta andando ed ho deciso di accompagnarla nella città da cui proviene e per questo mi licenzio- spiegò Pam senza giri di parole, aveva vissuto con lui 150 anni, di sicuro sapeva come prenderlo e all’improvviso mi ritrovai ad essere gelosa, molto gelosa, lui conosceva tutto di lei nei minimi particolari come io non avrei mai potuto fare.

Vidi Pam girarsi per lanciarmi un’occhiata incuriosita, cavolo, adesso poteva sperimentare le mie stesse emozioni, sbuffai silenziosamente.

-Cosa? Sei forse impazzita? Segui questa stupida umana solo perché ha del buon sangue?!- chiese voltandosi con uno scatto verso di noi dopo aver ascoltato le parole di Pam.

-Non sono affari tuoi Eric, volevo solo informarti, fine della questione-

-Fine della questione un cazzo Pamela, ricordati che sono il tuo creatore, sei sangue del mio sangue, io ti ho dato il dono della vera vita , non osare parlarmi in questo modo!- esclamò ancora pieno di rabbia alzandosi dal suo trono per fermarsi a pochi centimetri dal suo viso.

-Lo so Eric, sono fiera di essere la tua unica progenie, e ti sono grata per questo, lo sai bene, ma adesso è arrivato il momento per me di cambiare area….- rispose Pam questa volta con voce più calma ma le sue parole non sembrarono avere effetto sulla rabbia di Eric.

-Adesso esistono i telefoni, ti prometto che tornerò da te ogni volta che avrai bisogno di me per cose importanti- quella frase successiva sembrò calmarlo leggermente e Pam se ne accorse.

-Addio Eric- lo guardò intensamente negli occhi, sembrava quasi che stessero comunicando senza parole, poi m riafferrò la mano e con velocità mi portò fuori dal locale fermandosi davanti alla mia macchina.

-Adesso ritorna al tuo motel, verrò da te domani sera appena avrò finito i bagagli-

era visibilmente triste e scossa ma non dissi niente e semplicemente annui, avevo capito che aveva bisogno di elaborare tutto questo da sola.

Con dolcezza mi prese di nuovo il volto tra le mani e mi lasciò un altro bacio dolce e delicato sulle labbra.

-Buonanotte Regina e fai attenzione- detto ciò spari’ in una folata di vento, rimasi qualche secondo a fissare il vuoto, poi salii in macchina e guidai verso il mio alloggio.

Ero davvero felice della piega che aveva preso quella giornata, adesso praticamente avevo ottenuto tutto quello che volevo e magari chissà, quella tra me e Pam sarebbe anche potuta diventare una cosa seria.

Sorrisi di felicità e sapendo che anche Pam poteva percepirlo cercai di sprizzare gioia letteralmente da tutti i pori.

Arrivata in camera ci misi molto poco a riporre tutti gli abiti nell’unica valigia che avevo portato con me.

Conclusa la faccenda mi stesi sul letto , mi ero decisamente meritata una bella dormita ed infatti mi addormentai subito.

Fui svegliata dalla luce del sole e durante il giorno mi dedicai a mangiare e a comprare scorte per il viaggio che sarebbe durato circa 10 ore, sapevo che avrei dovuto guidare io per tutto il tempo e che al sorgere del sole avrei dovuto nascondere Pam nel bagaglio quindi ritornai in motel a dormire per ricaricare tutte le mie energie.

Calato il sole aspettai con ansia che Pam bussasse alla mia porta e dopo un’ora dal tramonto finalmente lo fece.

Sfortunatamente non era lei.

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