Legami indissolubili

di gr_lady863
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontri e scontri ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


12 luglio 1789
 
Mentre la carrozza in cui viaggiava correva in direzione della caserma della guardia francese di Parigi, la marchesa Eleonor Claudie de Bouillé[1] meditava sugli avvenimenti delle ultime ore e rifletteva su quanto aveva pianificato, per salvare la vita ai suoi due più cari amici, Oscar François de Jarjayes e André Grandier.
La sera precedente, Eleonor, ascoltando, involontariamente, una conversazione tra suo padre, il generale Claude de Bouillé, e altri ufficiali del Comando generale, aveva appreso, con sgomento, che a breve anche il reggimento comandato da Oscar avrebbe ricevuto l’ordine di recarsi a Parigi, per reprimere la rivolta armata, con qualsiasi mezzo.
Eleonor conosceva bene Oscar e sapeva che la sua amica non avrebbe ubbidito, a cuor leggero, all’ordine di sparare sulla folla, né tantomeno lo avrebbero fatto i suoi soldati, uomini appartenenti al popolo e arruolatisi solo per sfuggire alla fame.
Tuttavia, la marchesa sapeva che, se Oscar si fosse opposta ancora una volta agli ordini ricevuti, sarebbe stata accusata di alto tradimento e condannata a morte e, questa volta, nemmeno la Regina avrebbe potuto intercedere per lei.
Proprio per questo, la sera precedente, Eleonor, nonostante l’ora tarda, aveva deciso di recarsi a palazzo Jarjayes, per comunicare a Oscar quanto appreso, per far sì che avesse qualche ora di vantaggio e potesse ponderare meglio la scelta da compiere. Eleonor aveva intenzione di invitare Oscar a non essere impulsiva e a meditare sulle conseguenza delle sue azioni, sebbene lei stessa faticasse a elaborare una soluzione.
Giunta in prossimità del cancello di Palazzo Jarjayes, Eleonor aveva avuto solo il tempo di intravedere la sagoma di Oscar sfrecciare in sella al suo cavallo bianco.
Preoccupata per quella cavalcata solitaria e notturna dell’amica, Eleonor aveva ordinato al cocchiere di seguire, con discrezione, Oscar.
Ben presto, Eleonor aveva riconosciuto la zona in cui Oscar si stava dirigendo: lì, abitava il dottor Lasonne, il medico della famiglia Jarjayes, della famiglia Bouillé e di quasi tutti i nobili di Versailles. Oscar aveva fermato il suo cavallo proprio dinnanzi al portone in cui abitava il medico e si era inoltrata all’interno del palazzo.
Eleonor, colta da un cattivo presentimento, aveva deciso di seguirla, per scoprire le ragioni che l’avevano indotta a recarsi, in piena notte, dal medico.
La marchesa, giunta in prossimità della porta del medico, aveva accostato l’orecchio, pronta a origliare la conversazione che stava avvenendo all’interno dello studio. Purtroppo, i suoni giungevano molto ovattati, ma una parola arrivò con sferzante chiarezza alle orecchie di Eleonor e le raggelò il sangue: sentì Oscar pronunciare il termine tisi, quella terribile malattia che, difficilmente, lasciava speranza di salvezza. Eleonor aveva portato le mani alla bocca, per reprimere un singulto e, con le gambe tremanti, si era appoggiata contro la parete e aveva continuato ad ascoltare. A un certo punto, aveva sentito Oscar chiedere al dottore, con voce accorata, notizie sulla salute di André.
Eleonor, decisa a saperne di più, si era nascosta nella penombra, in attesa che Oscar andasse via. Subito dopo, aveva bussato con forza, fino a quando la porta non si era aperta, mostrando il volto afflitto e gli occhi lucidi del dottor Lasonne.
- Buonasera Dottore, mi scuso per il disturbo, ma vorrei sapere il motivo che ha condotto qui Oscar, a un’ora così inconsueta - aveva chiesto, trafelata.
Dopo le insistenze di Eleonor, il dottore si era arreso, dicendo:
- E va bene, penso abbiate ragione, madamigella Oscar ha proprio bisogno del sostegno di un’amica. É gravemente malata, ha contratto la tisi e, purtroppo, la malattia ha ormai raggiunto uno stadio avanzato. Tuttavia, nulla è perduto, dovete convincerla a congedarsi dalla vita militare e a ritirarsi in un luogo tranquillo, possibilmente vicino al mare, a prestare particolare cura all’alimentazione e a smettere di bere alcolici. Soltanto, seguendo queste regole, ha una speranza di salvezza; in caso contrario, non le resterebbero più di sei mesi di vita. Forza, la vostra amica ha bisogno di voi – aveva aggiunto il medico, nel tentativo di consolare Eleonor, scossa da quanto appreso.
-  Mi dica un’ultima cosa: perché Oscar ha chiesto notizie sullo stato di salute di André Grandier? Ha contratto anche lui la tisi? Se non sbaglio, è una malattia contagiosa, me lo conferma?
- Sì, gli studi sulla tubercolosi sono ancora sperimentali, ma pare sia una malattia molto contagiosa. Tuttavia, che io sappia, André non ha contratto il morbo; purtroppo, però, ha seri problemi anche all’occhio destro, a breve, potrebbe perdere, completamente, la vista.
-Dottore, com’è possibile? Quindi, ha continuato a militare nei Soldati della Guardia, nonostante i suoi gravi problemi alla vista!
- Sì e credo che la vita militare abbia contribuito ancora di più ad affaticare il suo occhio.
Eleonor, prima di congedarsi, aveva aggiunto:
- Vi ringrazio, dottore. Cercherò di convincere Oscar e André a farsi curare. Non permetterò che si lascino morire.
-Buona fortuna, marchesa! Ne avrete bisogno!
Mentre si apprestava a salire sulla carrozza, le era balenata in testa un’unica idea e si era recata alla Reggia. Nonostante l’ora tarda, aveva chiesto di poter parlare con la regina, facendo appello alla forte amicizia che legava la sovrana a Oscar.
Superando la reticenza da parte di alcune dame di compagnia, tra le quali, quella sera, fortunatamente, non vi era Madame Jarjayes, era riuscita a farsi annunciare. Maria Antonietta l’aveva accolta nel suo salotto privato e, conoscendo la riservatezza di Eleonor, aveva allontanato tutti, chiedendo di poter conferire privatamente con la marchesa Bouillé.
Eleonor, dopo averla ringraziata, le aveva spiegato quanto aveva appena appreso.
Gli occhi della regina si erano riempiti di lacrime, aveva perso suo figlio da pochi giorni, per lo stesso terribile male.
-Ditemi che non è vero. No, non può essere, non posso perdere anche Oscar. Non è giusto, è una delle persone migliori che io conosca. Ditemi quello che posso fare, ve ne prego.
- Maestà, vedete, c’è un’unica possibilità di salvezza per Oscar: deve abbondare immediatamente l’uniforme!
Le parlò dell’ordine che stava per ricevere il reggimento di Oscar e della necessità che lei si congedasse prima di essere costretta a eseguirlo.
– So che è un periodo molto delicato per la Francia, ma dobbiamo intervenire tempestivamente ed evitare che Oscar sia coinvolta nei disordini che infiammano Parigi. Il suo stato di salute l’ha ormai debilitata e non sarebbe in grado di partecipare agli scontri.
Inoltre, dopo averle parlato dei problemi alla vista di André, aveva aggiunto:
 – ritengo opportuno che sia concesso il congedo definitivo anche al soldato Grandier. Non può combattere in quelle condizioni. E, poi, avete avuto modo di percepire il forte legame che unisce da sempre Oscar e André e sono convinta che André sia l’unico in grado di poter convincere madamigella Oscar a curarsi.
Dopo aver ascoltato l’accorato appello di Eleonor, la regina aveva concluso:
– E sia. Domani ne parlerò con il Re e, in mattinata, potrete venire a ritirare l’atto ufficiale di congedo per il comandante Oscar e per il suo amico.
- Non so come ringraziarvi, maestà.
- Marchesa, non potrei mai negare il mio aiuto a Oscar, ci lega un’amicizia profonda e sincera, da ormai vent’anni. Convincetela a curarsi, ve ne prego.
- Farò tutto quanto in mio potere.
Dopo aver lasciato la Reggia, Eleonor aveva pianificato la giornata successiva in modo meticoloso, prestando attenzione agli eventuali imprevisti. Per questa ragione, tornata a casa, aveva cercato, nel magma delle norme giuridiche, una postilla che riconoscesse a un giudice un potere decisionale in grado di paralizzare gli ordini provenienti da un comandante supremo dell’esercito. Eleonor, infatti, temeva che l’ordine di combattere giungesse a Oscar prima del congedo, concesso dal re; in tal caso, Eleonor, per sospendere l’esecuzione dell’ordine militare, aveva come sola possibilità quella di sfruttare il potere che le derivava dalla sua professione.
Eleonor, infatti, era un giudice, membro del Parlamento di Parigi[2], la più autorevole corte del regno. Eleonor ricopriva un ruolo di prestigio, era l’unica nobildonna di Versailles a cui era stato concesso questo privilegio. Aveva dovuto studiare molto per essere all’altezza di quell’incarico; era consapevole che, nonostante il suo impegno, non avrebbe mai potuto ricoprire quella carica, senza l’amicizia e l’appoggio di Maria Antonietta.
Per la società dell’epoca, infatti, era incomprensibile che una donna esercitasse quella funzione, ma Eleonor, fin da piccola, sentiva scorrere nelle vene una sete di giustizia, il suo animo s’infiammava dinnanzi ai soprusi di ogni sorta e, per questo, aveva implorato suo padre di consentirle di frequentare l’università e di studiare legge.
Grazie all’intercessione della regina, aveva ottenuto dal re l’autorizzazione per frequentare l’Università e, dopo aver completato il suo percorso di studi, era diventata membro del Parlamento. Eleonor amava il suo lavoro e cercava di svolgerlo con onestà e rettitudine, facendo appello solo al diritto.
 Eleonor avrebbe sfruttato la sua posizione, per rendere inefficace l’ordine di suo padre e consentire a Oscar di ritirarsi dalla vita militare.
Pertanto, durante la notte, dopo una ricerca minuziosa, aveva trovato una postilla, contenuta in un’antica norma consuetudinaria locale, che riconosceva a un membro del Parlamento il potere di privare di efficacia l’ordine proveniente da un alto ufficiale.
Ora, dopo una notte insonne, era diretta alla Caserma dei Soldati della Guardia, a Parigi. Sperava che sia Oscar sia André fossero in servizio.
Mentre la carrozza attraversava la città, Eleonor ripercorreva le tappe della sua amicizia ultradecennale con Oscar e André.
Probabilmente, se non avesse conosciuto Oscar, quella donna così particolare, forte e coraggiosa, non avrebbe mai trovato il coraggio di opporsi a suo padre e al destino riservato a ogni nobildonna, sarebbe stata costretta a sposarsi, in giovane età, con un perfetto sconosciuto e a partorire figli non desiderati.
Eleonor, invece, era sempre stata una ragazzina ribelle, desiderava rivestire un posto di rilievo nella società, voleva poter contribuire a cambiare le sorti della sua amata Francia, voleva essere una donna indipendente, riteneva ingiusto il trattamento che la società riservava alle donne, pensava che anche a loro dovesse essere concessa la possibilità di diventare artefici del proprio destino e di decidere le sorti della propria vita. Inoltre, amava leggere e passava ore a studiare. In particolare, amava leggere trattati di carattere politico e giuridico.
Proprio per queste ragioni, aveva subito provato ammirazione per il colonnello Jarjayes; quella donna fiera, dallo sguardo altero e puro e dall’indomito coraggio avallava le convinzioni di Eleonor: Oscar, infatti, in molteplici occasioni, aveva dato prova del suo valore e delle sue capacità, mostrando a tutti che una donna avrebbe potuto eguagliare e superare un uomo, in qualsiasi campo.
Certo, a corte, tutti guardavano, con una sorta di timore reverenziale e di curiosità mista a scherno, il bizzarro colonnello, ritenendo che fosse solo il frutto della follia del generale Jarjayes, il quale, non avendo avuto figli maschi, aveva cresciuto la sua ultima figlia come un uomo, affinché anche lei, come i suoi avi, intraprendesse la carriera militare e conferisse, coi i suoi meriti, ulteriore lustro alla casata dei Jarjayes. Eleonor era conscia che anche Oscar, come qualsiasi altra donna, non aveva avuto la possibilità di scegliere il proprio destino, dal momento che, fin dalla nascita, suo padre aveva deciso per lei, non lasciandole alcun margine di libertà, quando l’aveva costretta, a soli quattordici anni, a indossare la divisa, per proteggere la famiglia reale. E, tuttavia, pur avendo agito solo per egoismo, il generale Jarjayes aveva saputo sfidare le assurde convenzioni sociali, in forza delle quali le donne dovevano essere relegate ai margini della società. E Oscar aveva soddisfatto e superato le pretese paterne, diventando il più valoroso ufficiale di Francia.
Quando Oscar aveva assunto il suo incarico, Eleonor aveva solo 10 anni e già ammirava quella ragazza poco più gande di lei che faceva tanto discutere la corte di Versailles. Non aveva mai avuto modo di parlarle, perché entrambe erano molto riservate e Oscar sembrava inavvicinabile. Solo il suo attendente, André Grandier, riusciva a strapparle qualche sorriso e a scalfire la maschera di ghiaccio che assumeva, quando calcava i corridoi di Versailles. Eleonor li ammirava a distanza ed era convinta che quei due ragazzi fossero avvinti da un legame unico e inestricabile. Alla reggia, circolavano molteplici voci su una presunta relazione peccaminosa tra l’algido colonnello e il suo attendente, ma Eleonor non aveva mai dato credito ai pettegolezzi, sebbene fosse convinta che i sentimenti che André provava per la sua Oscar fossero di amore puro e incondizionato. Secondo Eleonor, però, Oscar stessa era ignara di essere la padrona incontrastata del cuore di André; non era consapevole degli sguardi adoranti e protettivi che il suo attendente le rivolgeva e, probabilmente, non era nemmeno consapevole del fatto che la sua espressione mutasse e i suoi lineamenti si addolcissero solo quando il suo André le era accanto. Per Eleonor, quei due erano follemente innamorati e sperava che, prima o poi, potessero dichiararsi reciprocamente i loro sentimenti e potessero vivere una travolgente storia d’amore. Nonostante André non fosse un nobile, Eleonor aveva la sensazione che fosse l’unico uomo degno di stare insieme a Oscar; quando li guardava, percepiva il loro reciproco appartenersi. Eleonor non aveva mai sperimentato l’amore, ma immaginava che il sentimento che legava Oscar e André non poteva che essere amore e doveva essere preservato a ogni costo. E, proprio riflettendo sulla loro relazione, aveva deciso che anche lei si sarebbe sposata solo per amore.
Per questa ragione, il ricevimento organizzato da suo padre, sedici anni prima, allo scopo di trovarle un marito, si era rivelato disastroso. Quell’occasione, però, aveva segnato l’inizio della lunga amicizia tra Eleonor, Oscar e André. Eleonor, ai tempi, aveva appena compiuto quattordici anni e suo padre, ignorando i suoi desideri e bollandoli come meri capricci, aveva deciso di dare un ballo in suo onore, invitando gli uomini delle famiglie più illustri di Francia.
Quella sera, anche madamigella Oscar era presente al ricevimento, poiché Maria Antonietta che, ai tempi, era ancora una principessa, aveva accettato l’invito del generale.
Eleonor non aveva mostrato alcun entusiasmo, si ostinava a restare in disparte e a declinare qualsiasi invito a ballare, nonostante gli sguardi infuriati del padre. A metà serata, a causa di un’emicrania che non le dava tregua, aveva deciso di allontanarsi dal ricevimento e di passeggiare tra i giardini di villa Bouillé. Era seduta sul bordo della fontana quando, con la coda dell’occhio, vide avvicinarsi l’odioso duca de Marmont, appartenente a una della famiglie più insigni della Francia, un essere privo di scrupoli, conosciuto per i suoi passatempi lascivi e che, ai tempi, aveva circa ventotto anni, il doppio degli anni della marchesa. Prima che Eleonor potesse allontanarsi, il duca si era seduto accanto a lei, mettendo in atto un palese tentativo di seduzione. Eleonor, allarmata, fece per allontanarsi, esprimendo tutto la sua repulsione nei confronti del duca che, indisposto dal rifiuto ricevuto, iniziò a insultarla e le afferrò il braccio per avvicinarla a sé. Fu in quell’istante che Oscar sbucò da un cespuglio e immobilizzò il duca de Marmont, intimandogli di allontanarsi e aggiungendo che, in caso contrario, lo avrebbe condotto nuovamente al ricevimento, mettendo al corrente il generale Bouillé di quanto stava per accadere a sua figlia. Imprecando, il duca si allontanò e Oscar si avvicinò a Eleonor, per accertarsi che nulla le fosse accaduto. Ovviamente, accanto a Oscar, c’era il suo solerte André; entrambi si mostrarono sinceramente dispiaciuti per l’accaduto ed Eleonor, nonostante fosse restia a esternare le proprie reazioni, non riuscì a trattenere una lacrima: era scossa e spaventata per quanto accaduto e irritata con suo padre che sembrava deciso a costringerla a un matrimonio combinato, contro il suo volere. Si asciugò il viso con stizza e, per ringraziare Oscar e André, invitò entrambi a prendere un tè, nei giorni successivi.
Oscar, nonostante le sua scarsa propensione a interagire con le dame di Versailles, decise di accettare l’invito di quella ragazza che le sembrava tenace e priva di quella frivolezza che lei tanto detestava nelle altre donne. Era evidente che Eleonor era stata costretta a partecipare a quel ricevimento e che non aveva alcuna intenzione di sposarsi. Da un po’ di tempo, infatti, circolavano voci sul conto della figlia di Bouillé e sul suo “inopportuno e delirante” desiderio di proseguire gli studi, frequentando l’Università. Il padre, come risposta, aveva deciso di organizzarle un ricevimento per trovarle un marito blasonato e degno di entrare a far parte della famiglia Bouillé.
Eleonor, però, sembrava non essersi rassegnata al volere del padre e, per questo, era stata indisponente per tutta la serata. Inoltre, rientrata in casa, aveva chiarito al padre che, se l’avesse costretta a contrarre un matrimonio senza amore, si sarebbe ritirata in convento o si sarebbe tolta la vita, facendo ricadere la vergogna sulla famiglia Bouillé. Mossa da un fremito di tenerezza, Oscar decise di accettare l’invito. Da quel momento, ebbe inizio l’amicizia di Eleonor con Oscar e André.
Erano i suoi migliori amici, Eleonor stimava entrambi e credeva fossero le persone migliori che avesse mai conosciuto.
Il cigolio delle ruote della carrozza che si arrestava dinnanzi alla Caserma dei soldati della guardia la riportò alla realtà.
I suoi amici avevano bisogno di lei ed Eleonor avrebbe fatto quanto in suo potere, per salvare quei due testoni.

​Esattamente un anno fa, mi sono iscritta su questo fandom e ho scoperto il magico mondo delle fanfiction. All'inizio, mi sono iscritta per curiosità, poi, ho scoperto che, su questo sito, vi sono delle autrici veramente valide e delle donne molto in gamba. Mi sono confrontata, ho discusso, ho riso, ho pianto con voi e con le vostre storie. Per festeggiare la mia iscrizione, ho deciso di pubblicare il primo capitolo di una storia che ha iniziato a svilupparsi, nella mia mente, già un anno fa. Non ho mai avuto il coraggio di scriverla e di pubblicarla, sebbene questo capitolo aspettasse di essere terminato già da diversi mesi.
Non sono affatto soddisfatta e, sicuramente, lo troverete noioso, però, si tratta solo del prologo e mi serviva per inquadrare questo nuovo personaggio che avrà un ruolo fondamentale nella mia storia.
​Già so che la pubblicazione dei prossimi capitoli si farà attendere (e, solo per questo, la mia amica Lady_Michi si rifiuterà di leggere :-) ), ma stasera sentivo l'esigenza di dare inizio alla mia storia, perché, per me, quest'anno, in vostra compagnia, è stato veramente particolare ed emozionante.

 
 

[1] Personaggio di fantasia
[2] Il Parlamento di Parigi era una delle corti superiori del Regno, con poteri giudiziari e legislativi. I suoi membri formavano la cd. “noblesse de robe” (nobiltà di toga), in contrapposizione alla “noblesse d’epée” (nobiltà di spada). Infatti, la carica veniva ricoperta dai discendenti dell’alta borghesia che avevano acquistato cariche nella magistratura e le avevano trasmesse in eredità; si trattava di individui facoltosi che avevano un alto tenore di vita e un elevato livello culturale. Era indubbiamente poco realistico che a una nobildonna venisse accordato il permesso di frequentare l’Università e di sedere nel massimo consesso di giustizia del Regno. Era, però, altrettanto inconsueto che una dona rivestisse la carica di Colonnello.

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Capitolo 2
*** Incontri e scontri ***


Scesa dalla carrozza, Eleonor s’incamminò verso l’ufficio di Oscar.
Mentre ripeteva mentalmente il discorso che di lì a poco avrebbe fatto alla sua amica, andò a sbattere contro un uomo possente e, infastidita, alzò la testa e si trovò dinnanzi il volto sarcastico di quell’odioso soldato, nel quale si era imbattuta qualche mese addietro.
Cosa ci faceva quel bifolco nei pressi dell’ufficio di Oscar? Quell’omone, rozzo e senza grazia, la indisponeva oltremodo, quel soldato era pericoloso e non capiva come mai la sua amica non avesse ancora adottato dei pesanti provvedimenti disciplinari per redarguirlo.
Lo aveva incontrato quella volta in cui aveva deciso di recarsi alla caserma dei soldati della guardia, per comunicare a Oscar l’arresto e la probabile condanna a morte di un suo soldato, accusato di aver venduto il fucile di ordinanza. Nonostante fossero passati diversi mesi da quell’episodio, Eleonor era ancora irritata per quanto accaduto in quell’occasione.
 
∞∞∞∞∞∞
 
Caserma dei soldati della Guardia, 15 settembre 1788
Eleonor, giunta presso l’ufficio di Oscar, sentì l’amica esclamare con voce alterata:
“Io non l’ho venduto!”
Eleonor entrò e vide un soldato schiaffeggiare Oscar, afferrarla per il bavero della giacca e trascinarla fino al cortile della caserma, lì la scaraventò per terra con una violenza inaudita. Eleonor in quel momento era sconvolta, avrebbe voluto consegnare immediatamente quell’essere abominevole nelle mani di suo padre, il generale Bouillé; avrebbe voluto che quell’uomo scontasse il massimo della pena, per la violenza gratuita perpetrata nei confronti della sua amica; avrebbe voluto che pagasse per aver osato porre le sue volgari mani sul volto di Oscar. In quel frangente, l’atteggiamento di André la sorprese e la deluse non poco, si aspettava che accorresse in aiuto della donna amata, che istintivamente colpisse quel losco individuo. Invece, André, nonostante la preoccupazione, che i lineamenti tesi del suo volto non riuscivano a celare, rimase immobile, invitando Eleonor a seguire il suo esempio. Infatti, quando Oscar e quel soldato iniziarono a duellare, Eleonor spronò André a intervenire, ma lui le spiegò che Oscar non gli avrebbe mai perdonato quell’intromissione, che quel duello avrebbe consolidato la fiducia tra Oscar e i suoi soldati e che, in ogni caso, se Oscar fosse stata in pericolo, lui non avrebbe esitato a intervenire per aiutarla. Tranquillizzata dalle parole di André, Eleonor attese con ansia la fine di quell’assurdo duello che si concluse a vantaggio di Oscar.
Stranamente, quel soldato aveva riconosciuto di essere stato sconfitto dal suo comandate e, pertanto, nonostante i suoi compagni lo incitassero a colpire Oscar, approfittando del fatto che fosse disarmata, aveva rinunciato a farlo, mostrando la ferita che Oscar gli aveva inferto. Prima di congedarsi, chiese a Oscar di intercedere per il compagno arrestato, aggiungendo che tutti loro erano soliti vendere i propri fucili e le proprie divise, per poter sfamare le proprie famiglie.
Oscar, senza dire nulla, salì in groppa a Cesar e si allontanò dalla caserma. Nel trambusto, non si era accorta della presenza di Eleonor e, quindi, andò via senza salutarla.
Eleonor vide che André stava parlando con quel farabutto che aveva duellato con Oscar e decise di raggiungerli. André, con la sua solita pacatezza, stava dicendo:
“Alain, hai esagerato. Oscar non ha denunciato Lasalle, posso assicurartelo e, in ogni caso, non avevi il diritto di trattarla in quel modo, lei non lo merita.”
Il soldato stava per replicare, quando Eleonor gli si parò davanti e, con tutta la rabbia che provava nei suoi confronti, gli disse:
“Ascoltami bene! Sono la marchesa Eleonor Claudie de Bouillé, figlia del generale Bouillé e membro del Parlamento di sua maestà. Se oserai nuovamente mancare di rispetto al tuo comandante, ti deferirò io stessa al Tribunale militare, ti farò sbattere in cella e condannare a morte. Sono stata abbastanza chiara?”
Irritata per l’espressione sarcastica di Alain, gli afferrò il nodo di quel terribile foulard rosso che aveva al collo e, tirandolo, gli chiese. “Sono stata abbastanza chiara, soldato?” Eleonor avrebbe voluto tanto strozzare quell’essere ignobile che aveva osato mancare di rispetto alla sua amica, ma si trattenne e, spostando lo sguardo da Alain agli altri soldati, con voce ferma, aggiunse:
“Statemi bene a sentire: Oscar François de Jarjayes non ha denunciato il vostro commilitone, era ignara dell’accaduto. E, tuttavia, in qualità di vostro comandante, avrebbe avuto non solo il diritto, ma anche il dovere di denunciarlo. Vendere i fucili di ordinanza è un fatto gravissimo e di elevato allarme sociale, le armi che voi vendete potrebbero essere utilizzate da banditi e malviventi pericolosi o da schiere di facinorosi. Quindi, il vostro comandante aveva tutte le ragioni per denunciare il vostro compagno! Pertanto, questo villano ha aggredito il vostro comandante senza alcun motivo. Questa mancanza di disciplina è inconcepibile, lei è il vostro superiore e dovete assumere nei suoi confronti un atteggiamento di rispetto e deferenza. So che questo non è il primo atto di insubordinazione ai suoi danni. Se fatti come questo dovessero ripetersi, vi sbatterò dentro uno alla volta.”
Ma quei soldati non sembravano affatto intimoriti dalle sue minacce e iniziarono a sbeffeggiarla, urlando improperi diretti sia a lei che a Oscar, ree di essere nobili e donne.
Il commento più educato fu:
“Voi venite qui e pretendete di darci una lezione? Ma cosa ne sapete voi nobili della miseria di Parigi? Non abbiamo pane per i nostri figli, mentre la regina sperpera il denaro pubblico nel gioco, in gioielli e feste sfarzose, con la complicità di voi nobili. Non provate mai vergogna?”
“Capisco la vostra rabbia, ma questo non è un buon motivo per aggredire il vostro comandante. Non è lei la responsabile della miseria in cui versa la Francia! Anzi, Oscar François de Jarjayes si è sempre prodigata per gli altri, è la persona migliore che io conosca e voi dovreste essere grati di avere un comandante così valoroso. Il fatto che siate poveri non giustifica le vostre malefatte. Ve lo ripeto: vendere i propri fucili è un atto gravissimo e pericoloso. Anche tra i poveri esistono persone orribili e voi ne siete l’esempio: siete violenti e villani. Tra di voi ci sono padri di famiglia, arruolatisi per poter sfamare se stessi e i propri figli e mi dispiace che la paga sia così bassa da non permettere a questi uomini di soddisfare le esigenze primarie della famiglia. Per molti altri di voi, invece, la fame e la miseria di Parigi sono solo un pretesto: è noto a tutti che, tra i soldati della Guardia, sono arruolati anche criminali e uomini di malaffare e l’episodio increscioso di questa sera ne è un esempio. Dovreste vergognarvi, siete volgari e violenti!”
“Tu e il comandante siete solo due serve della cagna austriaca!”
“Alain, fai vedere a questa sgualdrina come sono i veri uomini!”
“Bella, cosa fai? Vuoi farti un giro? Il paparino sa che sei qui? Non è conveniente stare in mezzo a degli uomini tanto pericolosi come noi.”
Nel frattempo, la stavano accerchiando, ma André prontamente prese la parola, cercando di placare gli animi:
“Su, ragazzi, state calmi. La marchesa Bouillé sta andando via, non mi sembra il caso di creare altro scalpore, vi ricordo che suo padre è il generale Bouillé”
Uno dei soldati replicò:
“Hai capito il nostro André! Grandier te la fai anche con la figlia di Bouillé oltre che col nostro caro comandante biondo? Ecco perché ti piace tanto stare a servizio dei nobili, eh? Ahahah”
Esasperata dalle ignobili parole di quegli individui e dalle loro risate sdentante e sguaiate, incurante del pericolo, stava per controbattere, quando André, ignorando quei commenti spregevoli, la invitò a risalire sulla carrozza e ad allontanarsi dalla caserma.
Eleonor era in procinto di avviarsi, quando uno di quegli uomini la afferrò per un braccio e le disse:
“Non andrete da nessuna parte. Stasera resterete qui a insegnarci le buone maniere! Vero, amici? Ahahah”
André replicò:
“Jacques, allontanati, sei ubriaco”
“André, le vuoi tutte per te le nobildonne di Parigi? Alain, il tuo amico è solo un cagnolino dei nobili, ha bisogno di un’altra lezione! Ahahah!”
A quel punto Alain, che evidentemente doveva essere il capo di quei manigoldi, urlò:
“Adesso basta, piantatela e allontanatevi da qui. Subito!” E, rivolgendosi a Eleonor, disse: “Marchesa Bouillé, ammetto di aver esagerato prima, so che il comandante Oscar è una brava persona, ma ho pensato che fosse stata lei a denunciare il mio compagno e, per questo, mi sono sentito tradito e deluso”.
“Devi scusarti con il tuo comandante, non con me. Non osare sfiorarla nemmeno con un dito o metterò in atto le mie minacce. E sai che ho il potere per farlo. Detesto qualsiasi forma di sopruso, da chiunque provenga, non importa se l’autore di esso sia un nobile o un semplice soldato della Guardia. E ti ricordo che non deve interessarti se Oscar sia o meno una brava persona, sei un suo sottoposto e le devi portare rispetto!”
“Certo! André ci vediamo dopo”.
“Sì, Alain! Accompagno la marchesa alla sua carrozza.”
Rimasti soli, André la rimproverò: “Eleonor, sei matta? Lo so che sei istintiva, che esprimi tutto quello che pensi senza riflettere e che detesti i miei compagni perché più volte hanno mancato di rispetto a Oscar…”
“André, sono dei bifolchi, hanno mancato di rispetto sia a Oscar che a te, non possono continuare a tenere un comportamento irriguardoso nei confronti di Oscar. Sono pericolosi, Oscar sarà sempre in pericolo fino a quando sarà il comandante di questi balordi.”
“Appunto, Eleonor, alcuni di loro sono pericolosi e tu sei stata un’incosciente a provocarli così apertamente. Molti di loro, però, sono veramente in difficoltà, sono stremati dalla fame, rinunciano al proprio rancio per donarlo alle famiglie. Certo, questo non è un buon motivo per aggredire Oscar. Stai tranquilla, a lei ci penso io.”
“No, non è sufficiente. Potrebbero approfittare di una tua distrazione.”
“Non preoccuparti, Oscar sa badare a se stessa. E, poi, nonostante l’episodio di stasera, anche Alain non permetterebbe mai che le accadesse qualcosa.”
“Cosa? André, ma sei impazzito? Stare con questi idioti ti ha forse reso privo di senno? Ti ricordo che quel verme di Alain ha scaraventato Oscar per terra, con una furia spaventosa! Avrebbe potuto ucciderla. Quell’uomo non mi piace. Era inviperito. Non mi piace il modo in cui parla a Oscar e, soprattutto, non mi piace il modo in cui la guarda. Stai attento André, tienilo alla larga. Cosa ci trovi in uno zoticone del genere? Cosa puoi avere in comune con un uomo così volgare?”
“Eleonor, ti ricordo che anch’io sono un uomo del popolo proprio come Alain. Ho molte più cose in comune con lui che con te e Oscar.”
“Piantala, André! Sai bene che non è così, siamo il frutto dell’educazione che riceviamo e tu sei stato educato come se fossi un nobile. Non hai nulla da spartire con quel tipo! Dammi retta, tienilo alla larga da te e da Oscar!”
 “Ti assicuro che Alain è un uomo corretto e onesto. Certo, è eccessivamente istintivo e, stasera, il suo atteggiamento ha infastidito anche me, ma hai sentito cosa ti ha detto? Ha già capito di aver sbagliato.”
“Sarà, ma stento a crederci. Avrei tanto voluto strozzarlo, stringendogli al collo quel suo orribile foulard!”
“Ahahah! Ci sei quasi riuscita. Buon ritorno a casa, Eleonor! Stai tranquilla, a Oscar ci penso io.”
“In effetti, hai sempre badato a lei in maniera egregia. Forse, hai ragione, sto esagerando! Riguardati anche tu, mi raccomando!”
“Certo! A presto!”
Dopo aver salutato Eleonor, André ripercorse il cortile della caserma per fare rientro in camerata, ma s’imbatté in un Alain immobile e pensieroso, fermo sulle scale dell’ingresso, intento a fissare il vuoto.
“Alain, che fai qui imbambolato?”
“Eh…cosa dici, André?”
“Alain, stai bene? Stai guardando nel vuoto!”
“André, chi era quella matta? Circolavano delle notizie sulla figlia di Bouillé, ma non immaginavo che fosse così sopra le righe né che fosse amica del comandante. Per poco non mi strozzava! Era indiavolata, deve tenerci molto a Oscar.”
“Sì, Alain. Eleonor è la migliore amica di Oscar, è una donna tenace e combattiva ed è un’amica estremamente leale.”
“É così insopportabilmente nobile. Ci ha trattato come se fossimo degli appestati.”
“Beh, Alain, non mi sento di biasimarla. Siete stati scorretti e maleducati e la tua aggressione a Oscar l’ha maldisposta. Ti assicuro che è una donna eccezionale e di gran cuore, mi ha sempre trattato da amico e non da servo.”
“Se tu non fossi così perdutamente innamorato del nostro bel comandante biondo, penserei che ti piaccia la figlia di quel pallone gonfiato di Bouillé!”
“Ahahah, questa è bella! Per me e Oscar, Eleonor è una sorella minore, le vogliamo bene e ci fidiamo di lei e, come hai notato, la nostra fiducia e il nostro affetto sono ben riposti: stasera, vi avrebbe fatto arrestare tutti perché avete mancato di rispetto a Oscar. E avrebbe fatto bene. Alain, stasera, hai esagerato! Non ti ho riempito di pugni, solo per non sminuire il ruolo di Oscar in presenza dei suoi soldati.”
“Lo so, ho esagerato!” E, toccandosi la ferita, aggiunse: “Amico, stai tranquillo, il tuo comandante si sa difendere benissimo da sola!”
“Ahaha! Te lo sei meritato, Alain!”
Ma la mente di Alain era già altrove, non riusciva a smettere di pensare alla marchesa Bouillé: quella ragazza nobile e indisponente lo aveva ammaliato con il suo profumo inebriante, con quello sguardo intenso in cui ardeva il fuoco della passione, con quelle labbra carnose e quei boccoli castani. Cosa gli stava accadendo? Quella era una donna inaccessibile e non l’avrebbe mai rivista. E poi quella donna lo disprezzava, lo considerava una nullità. Una bella sbornia era ciò che gli serviva per dimenticare quegli occhi color ebano, cosparsi di pagliuzze dorate, che lo fissavano con furia omicida.
“Alain, ma mi stai ascoltando? Allora, lo ricordi o no il tuo turno di domani?”
“Ah, sì sì, certo, André…”

∞∞∞∞∞∞
 
Caserma della Guardia, 12 luglio 1789
“Ancora tu? Perché gironzoli sempre attorno al comandante? Non hai nulla di più importante da fare?”
“Buongiorno anche a voi, marchesa Bouillé. Il comandante Oscar mi ha mandato a chiamare. Lei e André stanno per lasciare l’ufficio, affrettatevi se volete parlarle.”
“Oh, quanta gentilezza! Non sforzarti di essere ciò che non sei, non ho dimenticato la tua villania. In ogni caso, io devo urgentemente parlare con il comandante Oscar. Tu vai a chiamare André e digli di raggiungerci, ho bisogno di parlare anche con lui.”
“Potrei sapere il motivo di tanta urgenza? Stiamo per ricevere degli ordini e siamo tutti molto preoccupati”.
“Si tratta di una faccenda privata! Vai a chiamare André!”
“Ai vostri ordini!”
- Che individuo insopportabile - pensò Eleonor - Mi verrebbe voglia di togliergli quel sorriso sarcastico dalle labbra a suon di ceffoni. Quel cretino si sarà invaghito di Oscar e, probabilmente, è così idiota da pensare di avere delle possibilità con lei! Gli conviene stare alla larga sia da Oscar che da André.
Bene, e ora a noi due, mia cara e testarda amica -
Eleonor, dopo un bel respiro, si fece coraggio e bussò alla porta dell’ufficio di Oscar.
Dall’interno sentì dei colpi di tosse insistenti e subito dopo la voce della sua migliore amica che la invitava ad entrare:
“Avanti!”



Dopo una lunga assenza, finalmente, ho aggiornato la mia storia! In questo capitolo, si parlerà anche di Alain, un personaggio controverso e che io ho sempre detestato. Attraverso Eleonor, renderò palese la mia opinione su Alain. E' utile precisare che l'Alain a cui mi sono ispirata è quello dell'anime e non del manga. Lady Michi, ecco la scena di cui abbiamo a lungo discusso!
 
 
 
 
 
 

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