I told you, i'm good at surviving

di Sarahjoneshook
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** News ***
Capitolo 2: *** Abduction ***
Capitolo 3: *** Deal ***
Capitolo 4: *** Expose ***
Capitolo 5: *** Hunger ***



Capitolo 1
*** News ***


La sala del trono era piena zeppa di gente, non si riusciva nemmeno a vedere dove si doveva mettere i piedi per evitare di inciampare. La principessa Emma a questo non era abituata, le uniche persone che si venivano a lamentare a palazzo erano qualche contadino, che faceva notare quanto il temporale precedente avesse danneggiato il loro raccolto.
-Ma insomma! Dov'è la regina? E il re? Dove sono? Principessa!-
Dei nani si avvicinarono in fretta alla ragazza dai capelli dorati, mentre lei sospirava affranta. Possibile che i suoi genitori avessero da fare proprio in quei momenti?
-Buongiorno Brontolo. Che cosa succede?-chiese cercando di essere gentile. La veritá era che lei odiava stare in mezzo alle persone, e che quelle persone la considerassero un punto di riferimento.
-Principessa Emma- il nano si inchinò.-Abbiamo un problema. Un grosso problema. Dei pescatori hanno portato una brutta notizia: dei pirati giunti al porto proprio stanotte stanno saccheggiando tutti i villaggi che circondano il castello. Non possiamo lasciare che arrivino fino a qui!- sbottò, lanciando un' occhiataccia ai tre troni posti all'inizio della grande sala.
-Dove sono i vostri genitori?-
Emma si sistemò meglio che potè la corona sui capelli, raddrizzò le spalle, e fece un grosso respiro.
-Sono impegnati in questo momento. Cercherò di risolvere la situazione da sola. Dove sono i pirati in questo momento?-
-Cosa?!- il nano sobbalzò.
-Non vi porterete nemmeno la scorta? Ne siete sicura?- la ragazza lo guardò, severa, ma poi si sciolse in un sorriso. Lui era solo preoccupato per la sua principessa, non voleva essere maleducato.
-So cavarmela da sola, Brontolo. Ormai non sono più una bambina. Sono una donna. Non ho bisogno di guardie pronte ad uccidere chiunque mi fissi per qualche istante in più, grazie mille. Ora, se sei così gentile da dirmelo, dove sono diretti i pirati, ora?- disse.
-Ho sentito che andavano verso sud, in questo momento saranno giá arrivati al villaggio ai piedi delle Colline Ombrose.- mormorò Brontolo. Poi, con un inchino, si congedò.
La bionda lo guardò andare via.
Si fece largo tra la gente, evitando parecchie persone che le volevano parlare sempre dello stesso problema dei pirati, e riuscì a sbucare proprio davanti alla porta che dava al primo corridoio del castello. La aprì e ci si infilò dentro. Chiudendosi la porta alle spalle, notò che più avanti stavano i suoi genitori che parlavano animatamente, insieme al suo fidanzato, Baelfire.
Si avvicinò, e i tre la notarono. Le sorrisero, anche se sembravano piuttosto preoccupati.
-Vi prego, ditemi che non è successo niente. Giá tutte quelle persone nella sala del trono mi... - cominciò lei, ma si fermò, notando l'espressione nel viso di Baelfire.
-Che... che succede?- si mordicchiò il labbro inferiore. Lo faceva sempre quando era tesa. Spostò lo sguardo su suo padre, poi su sua madre.
-É stata organizzata una spedizione, Emma... - cominciò il ragazzo.
Emma lo guardò. Un'altra spedizione? E per cosa? Nell'ultima erano morti molti suoi amici, non voleva perdere quacun'altro.
-Due giganti sono stati avvistati non lontano da qui, si nascondono nella Foresta Oscura. Sarò io a guidare la spedizione. Dovremo ucciderli tutti e due, prima che... -
Emma sbarrò gli occhi, che comiciarono a riempirsi di lacrime.
-No... Bae, potresti morire. Potrei perderti per sempre. Non voglio correre questo rischio!-
-Sono destinato a sposarti, quindi a divenire re. Devo mostrare di saper guidare un esercito in battaglia, Emma. In caso contrario, nessuno si fiderá di me, in futuro.- disse il ragazzo, accarezzando il braccio della bionda. Emma si spostò bruscamente, e scosse la testa.:-Se parti, potrebbe non esserci ne un futuro per te, ne per noi due.-
Suo padre intervenì.
-Il tuo fidanzato ha ragione. Deve guadagnarsi la fiducia del popolo, e io lo appoggerò nella sua decisione.-
Baelfire fece un passo indietro, raddrizzandosi. -Emma, fidati di me per una volta.- Poi le voltò le spalle, e insieme al re, si incamminò lungo il corridoio, lasciando la regina e la ragazza da sole.
Biacancaneve guardò la figlia, e la strinse in un abbraccio.
-Andrá tutto bene, tesoro. Bae è un ottimo guerriero, l'hai visto combattere e vincere molte battaglie. È per questo che ti sei innamorata di lui, no? Per il suo coraggio.-
Emma non trovò la forza di darle ragione, anche se era tutto vero. Ciò che l'aveva spinta ad amare quel ragazzo era stato proprio la sua forza d'animo, il suo carattere così sicuro, ma mai presuntuoso. Si erano incontrati in un bosco, da bambini. Lei stava facendo una passeggiata mentre raccoglieva qualche fiore qua e lá, con la sua migliore amica Lilith.

-Guarda, Lily! Che ne dici di questo? Piacerà a tua madre?- la bimba dai capelli biondi si avvicinò a quella dal color del carbone. Si sorrisero. La mora prese in mano il fiore dalle sfumature bluastre, e lo osservò attentamente.
-Lei di solito preferisce il giallo, ma credo che questo andrá benissimo! Lo adorerá, ne sono certa!- esclamò la bambina.
Dopo aver raccolto altri fiori per la madre dell'amica, Emma decise di farle una domanda.
-Ma Lily, perchè le stiamo prendendo dei fiori?- se ne sistemò uno tra i capelli.
-Oggi è il suo compleanno. Volevo... -la bambina si bloccò, fissando un punto tra i cespugli.
Ne uscì un ragazzino, avrà avuto cinque o sei anni in più delle due amiche. Alla cintura portava una fodera, ed una VERA spada era infilata dentro.
-Oh... non siete il cinghiale.- mormorò lui.
-Che cinghiale?- chiese Emma. Non aveva mai visto un ragazzino portare una spada.
Lui si sedette su un tronco di un albero caduto, e sbuffò.
-Quello che stavo inseguendo.-

Le era da subito parso un ragazzo in gamba, e quando due anni prima si era presentato alla corte del padre per chiedere la sua mano, lei lo aveva subito riconosciuto.

-Ma tu sei la bambina che raccoglieva fiori!- sorrise il ragazzo.
-E tu, alla fine il cinghiale l'hai trovato?- ridacchiò lei.

Era felice di essere stata promessa in sposa ad un uomo giovane, di bell'aspetto, e con un buon carattere. I suoi genitori erano sempre stati ben disposti verso il vero amore, e quando le si era presentato alla porta, lei non lo respinse. Si sarebbero dovuti sposare subito, ma a causa delle piccole guerre che il loro paese era costretto ad affrontare, non ne avevano ancora avuto l'occasione.
Emma pensava a ciò che sarebbe successo se Baelfire fosse morto in battaglia. Non avrebbe avuto una nuova possibilitá per essere realmente felice.

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Capitolo 2
*** Abduction ***


Quando uno dei messageri del re corse a palazzo, tutti pensarono che si trattasse di una notizia per la spedizione.
Invece, il messaggero, con una semplice frase affannata e spaventata, -era solo un ragazzino, in effetti- riuscì a far scatenare il panico.

-La principessa Emma è stata rapita.-

Ciò che era successo, il messaggero lo spiegò solo in seguito, dopo che il re e la regina riuscirono a riportare la calma a corte.

[Quella mattina]

Emma avrebbe dovuto portarsi la scorta. In effetti, non era abituata a camminare per le strade normali. Non erano i corridoi del palazzo, ne il giardino. E nemmeno i boschi nei quali giocava da bambina.
Per quelle strade passavano molti carri, ovviamente trainati da cavalli, perciò c'era una gran puzza che lei non aveva mai conosciuto, fortunatamente.
Gli uomini passavano di fianco a lei con grossi sacchi di farina o di altre cose, senza nemmeno inchinarsi, mentre le donne erano troppo occupate a parlare e chiacchierare tra di loro, per accorgersi che c'era una principessa che passeggiava davanti alle loro case. Che villaneria.
Emma era sempre stata una ragazza gentile e premurosa con tutti, ma solo perchè non si faceva vedere molte volte dal popolo, nessuno sembrava curarsi di lei. Mentre invece se sua madre passava, era seguita da acclamazioni, e strette di mano...
Non era gelosa, solo un poco infastidita.
Era quasi arrivata al villaggio più vicino alle Colline Ombrose, come aveva detto Brontolo, quando notò qualcuno correrle incontro. Era una ragazzina dai capelli rossi raccolti in una treccia, e dall'aria terrorizzata. Quando quasi si scontrò con Emma, si bloccò a fissarla. La riconobbe in poco tempo, e si mise in ginocchio.
-Principessa! Perdonatemi, vi prego!- sussultò, quando la bionda la fece rialzare, sorridendole.
-Non é successo niente. Piuttosto, cosa ti turba in questo modo? Perchè sei così spaventata?- le chiese. La ragazzina dai capelli rossi cercò di calmare il proprio respiro, invano.
-Mio padre è il padrone della locanda del mio villaggio, ed è stato attaccato da un gruppo di uomini che si rifiutavano di pagare... sembravano pirati. Lui mi ha detto di cercare aiuto... ma nessuno vuole immischiarsi... -la ragazzina cominciò a singhiozzare, disperata. Emma le prese le mani.
-Tranquilla, io stavo cercando proprio quegli uomini. Li farò smettere. Come ti chiami?- le chiese, sorridente. Finalmente aveva trovato i pirati.
-Il mio nome è Cassidy, principessa.- disse umilmente, abbassando il capo. -Mi dispiace ancora per esservi quasi venuta addosso.-
-Avevi un motivo valido. Dai, fammi strada.- disse Emma.

Quando arrivarono al villaggio, era quasi ora di pranzo, ma era tutto deserto. Sembrava che la gente non osasse uscire di casa, mentre i venditori stavano riordinando in fretta la propria merce, per correre via nel caso di attacco. Emma sentiva il rumore inconfondibile di qualcuno che sbarrava la porta. A detta di Cassidy, la locanda era vicina. E in effetti, poco dopo, si sentì un gruppo di uomini ridere sonoramente. Dovevano essere loro, senza dubbio.
Erano proprio accanto ad un negozio di un fabbro, e stavano guardando ciò che evidentemente erano riusciti a rubare. Emma fece nascondere Cassidy dietro ad un barile in legno, e lei ci si accucciò vicino.

-Ma l'avete vista questa?- un uomo grosso con una lunga barba, ma senza capelli, stava mostrando una spada ricurva e dentellata. -Altro che mozzo, diventerò co-capitano!- si mise a ridere, seguito dagli altri. Uno intervenne.
-Certo, come no. Dì una cosa del genere davanti a Uncino, e rimpiangerai la passerella!- tutti scoppiarono a ridere, tranne il primo uomo, che si rabbuiò, evidentemente offeso.
-Abbiamo fatto un buon bottino, di sicuro meglio dell'ultima volta. Ma ora il capitano dov'è?- chiese un tro uomo. Sembrava più giovane del primo che aveva parlato. Era magro, abbronzato, e sembrava sicuro di sè stesso. Un tatuaggio di un drago gli risaliva sù per il collo.
-Credo sia ancora alla locanda.- disse un altro, seguito da cori di assenso da tutti gli altri.

Ad Emma non servì altro. Decise di andare a parlare con il capitano, invece di finire nei guai con la sua ciurma di bruti.
Disse a Cassidy di portarla alla locanda. Lei era ancora un po' impaurita, sperava solo che suo padre stesse bene. Ma annuì, e si alzò.

Arrivarono alla locanda in pochi minuti, Emma aprì la porta, e sembrò tutto normale. I clienti c'erano, il locandiere anche. Guardò la ragazzina correre tra le braccia del padre, che effetivamente sembrava scosso, e aveva qualche livido sulle braccia. La bionda si avvicinò all'uomo.
-Vi ho riportato vostra figlia, signore.- disse con un sorriso. 
-Sembrava molto preoccupata per voi. State bene?-
L'uomo la riconobbe, e come la figlia aveva fatto poche ore prima, si inchinò. -Principessa, state tranquilla. Ho solo poche ammaccature, ma per il resto sto bene. Grazie mille per aver riaccompagnato mia figlia qui, se fosse venuta da sola quegli uomini l'avrebbero presa. Spero non vi abbiamo disturbata.-
-Affatto.- disse Emma. -Anzi, il vostro problema è anche un mio problema. Vedete, devo evitare che i pirati che hanno attaccato voi e la vostra locanda attacchino altri villaggi, e sono venuta per sistemare le cose e cercare di contrattare, diciamo.- spiegò. Vide l'uomo sbiancare.
-Voi siete molto coraggiosa. Io non sono nessuno per dirvi cosa fare, principessa, ma venire a contatto con quei... quei... beh, vi consiglio di prestare particolare attenzione, loro non scherzano. Sono venuti molti ladri e furfanti qui dentro, ma questi qui sono davvero pericolosi.- disse, sussurrando.
Emma gli sorrise. -State tranquillo, nel mio palazzo ho molto oro, potrò contrattare nel migliore dei modi.- disse. -Mi serve solo sapere se il capitano di quei pirati è ancora qui.-
-Se fosse ancora qui, non parlerei di loro in questo modo, credetemi. È uscito almeno mezz'ora fa.-
La bionda sospirò, esausta. Era tutta la mattina che camminava, non aveva voglia di correre dietro ad un gruppo di pirati per tutto il regno.
A malincuore rifiutò un pasto caldo offerto dal locandiere. Decise di rimettersi subito in cammino. Salutò la ragazzina, ringraziò l'uomo, ed uscì. Non fece in tempo a fare un passo, che si sentì delle braccia parecchio forti che la tenevano ferma. Provò a divincolarsi, ma qualcuno le mise un sacco di juta in testa, e la sollevò come se fosse stata una piuma.
-CHI SIETE? LASCIATEMI!-
Rinunciò a muoversi, quando capì che non aveva speranza di fuga. Quello che la teneva sollevata sembrava molto forte, e di sicuro non l'avrebbe lasciata scappare.
E smise anche di urlare, quando le cominciò a far male la gola. Decise di aspettare che si fermassero.
Qualche decina di minuti dopo, sentì le onde del mare infrangersi sugli scogli, dovevano essere arrivati al porto, ma non riusciva a vedere niente per colpa di quel dannato sacco che le avevano messo in testa.
Ricominciò a divincolarsi, ma chiunque la stesse tenendo, doveva avere una presa molto salda, considerato che era passato del tempo da quando l'aveva sollevata. E non si era fermato nemmeno una volta a riposare. A un certo punto sentì degli scricchiolii sotto di lei, e un leggero movimento... come un galleggiare continuo. Dovevano essere su una barca. Un attimo dopo, venne scaraventata sul pavimento, e il sacco le venne tolto dalla testa. Riprese a respirare. Davanti a lei, stavano tutti gli uomini che aveva visto prima. Si guardò intorno. Era su una nave.

-Ecco, Capitano. Era lei che ci spiava.-
Disse uno degli uomini. Dovevano averla vista mentre era dietro al barile insieme a Cassidy. Emma si alzò in piedi, ed indietreggiò.
-Lei? Ma davvero?- una voce, sembrava quasi quella di un ragazzo, si fece strada nelle orecchie di Emma.
Un uomo venne fatto passare in mezzo agli altri, e si bloccò davanti alla bionda, ghignando.
Aveva degli occhi azzurri contornati da un'ombra scura, il volto abbronzato, e i capelli castano scuro che gli ricadevano elegantemente sugli occhi. Era alto, aveva un fisico abbastanza muscoloso, e... un uncino al posto della mano sinistra.
-E che interesse aveva una donna di così buone maniere, ad ascoltare dei discorsi che non la riguardavano?- disse. Si avvicinò di più, ghignando. Gli occhi azzurri brillavano divertiti.
-Mi chiamo Killian Jones, o meglio, Capitan Uncino, bambolina. Tu chi sei? E perchè spiavi i miei uomini?- disse, sempre ghignando, squadrando la ragazza dall'alto in basso.

Era in trappola, non poteva scappare.

 

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Capitolo 3
*** Deal ***


-Mi chiamo Killian Jones, o meglio, Capitan Uncino, bambolina. Tu chi sei? E perchè spiavi i miei uomini?-

Emma squadrò l'uomo con cautela. Indossava una giacca in pelle nera, e portava vari anelli alle dita, sicuramente rubati. Il suo sguardo sembrava divertito, ma non ingenuo. Era lo sguardo di qualcuno che aveva sofferto.
-Il mio nome è Emma. Sono la figlia del re e della regina di questo regno.-
-Ohh, abbiamo una principessa a bordo, signori!- ridacchiò il capitano, prendendola in giro.
Gli uomini intorno a lui scoppiarono a ridere, additandola e fischiandola.
La bionda si avvicinò all'uomo dagli occhi azzurri.
-Senti, Uncino o quello che è. Anche se sono una principessa non vuol dire che io non sappia come difendermi, e anche se ovviamente non rispettate alcuna legge esistente, potreste almeno portare un po' di rispetto verso qualcuno che non vi ha fatto nulla.-
-Il mio rispetto, non lo ha mai avuto nessuno, e nessuno lo avrá mai. Piuttosto, sei tu a dovercelo avere nei miei confronti. Sono il capitano, ed entro stasera salperemo da questo molo. Tu verrai con noi, d'ora in poi farai ciò che ti dico.- esordì Uncino, sogghignando. Con la mano sana, prese un ricciolo biondo della ragazza, e lo attorcigliò attorno ad un dito, mentre avvicinava le labbra all'orecchio di Emma.
-Vedi bambolina,- le sussurrò.
-Qui si fa a modo mio. Non siamo nel tuo palazzo.-
-Non voglio essere la tua sgualdrina.- la bionda se ne stava dritta in piedi, rigida come un pezzo di marmo.
-Tranquilla, di quelle ne ho fin troppe.- l'uomo rise, e con lui, la sua ciurma. -Ma... penso che cambierai idea quando saprai come ci si sente ad essere lo svago di ogni uomo in questa nave.- continuò. Quelle parole fecero sbiancare la principessa, che arretrò di qualche passo.
Si ritrovò con le spalle all'albero maestro, e per errore il suo vestito si impigliò ad un gancio inchiodato propriò in quel punto. Cercando di liberarsi, la bionda ne strappò la preziosa stoffa.
Uncino la guardò, divertito.
-Avrai bisogno di nuovi abiti decisamente più comodi di quel coso ingombrante. Potrai usare i miei. Te li darò appena partiremo.- poi si rivolse all'uomo che probabilmente l'aveva portata in quella nave: era grande e pieno di muscoli, con una cicatrice che gli squarciava il petto nudo. -Fai in modo che non scappi fino a quando salperemo.- seguito da un cenno d'assenso dell'uomo.
Poi il capitano si diresse verso il parapetto della nave, e ci si sdraiò sopra. Ad Emma venne una gran voglia di avvicinarsi e di buttarlo giù in acqua. Sembrava così sicuro di sè, pensò lei, ma non presuntuoso. Era giovane, eppure riusciva a controllare tutti quegli uomini parecchio più vecchi di lui. La ragazza decise di non sottovalutarlo, sarebbe stato pericoloso farlo, dato che da quel momento in poi avrebbe vissuto lì, a bordo di una nave. Mentre l'uomo con la cicatrice la trascinava sottocoperta, e la portava in quella che evidentemente era la prigione, rifletteva. Lei aveva sempre voluto vivere delle avventure, ma ora che ne stava vivendo una voleva solamente tornare al suo castello, cenare con i genitori, il suo fidanzato, e il suo fratellino. Quanto gli mancava suo fratello, era l'unico con cui riusciva a confidarsi del tutto, lui si fidava di lei e lei di lui. Si chiamava Michael, e aveva 14 anni, tre meno di lei. Avevano un rapporto meraviglioso, il sorriso del ragazzino e i riccioli scuri che gli contornavano il bel viso, gli occhi verdi che quasi sempre brillavano divertiti.
Non l'avrebbe rivisto mai più.
Gli venne un'idea.
-Posso avere solo una richiesta?- mormorò all'uomo che stava chiudendo la porta a sbarre. La ragazza si avvicinò e ci poggiò i gomiti sopra, per sporgersi a guardare il suo carceriere.
Lui sghignazzò. -Non credo proprio che io ti possa liberare, carina.-
-Non voglio chiedere questo. Vorrei solo far sapere alla mia famiglia del mio rapimento. É troppo?- sibilò Emma, arrabbiata.
L'uomo si girò per guardarla negli occhi. Era lo stesso che aveva rubato l'arma dentellata e se ne vantava con i compagni. Da vicino sembrava molto più grosso.
-Faró presente al capitano della tua richiesta. Ora stai zitta.- si rigirò, e le diede le spalle. La bionda si rassegnò. Si sciolse definitivamente i capelli, prima raccolti in una treccia perfetta, ma che purtroppo il sacco in testa e lo sballottamento mentre veniva trasportata sulla nave, avevano rovinato. Si sganciò il mantello rosso e lo buttò in un angolo. Alla fine si sedette con le spalle al freddo muro di pietra della cella nella quale era rinchiusa. Sentì il galleggiare della nave, e le venne una leggera nausea. Non aveva mai viaggiato per mare, era vissuta sempre nel castello.
Dopo pochi minuti si addormentò, e senza volerlo sognò un paio di occhi azzurri divertiti e provocatori che la guardavano.

Si svegliò con un acuto senso di malessere, probabilmente causato dal movimento del mare. Non aveva idea di quanto tempo era passato da quando aveva ceduto al sonno, ma era sicura che ancora non fosse sera. D'altro canto, non poteva accertarsene finchè se ne stava chiusa in quella piccola cella buia. Si alzò in piedi e si avvicinò alle sbarre, mentre si guardava intorno. L'uomo che la sorvegliava era sparito.
-Finalmente ti sei svegliata, bambolina.- da un angolo buio delle segrete sbucò Uncino, che la guardava ghignando. -Tieni.- le si avvicinò, porgendole una fiaschetta.
Emma la guardò sospettosa.
-È veleno?-
-Perchè mi sarei dovuto scomodare a rapirti se potevo ucciderti direttamente fuori dalla nave? Così non è divertente.- Uncino si portò una mano alla cintura, mentre Emma afferrava la fiaschetta.
-Allora, cos'è?- chiese lei.
-Latte di capra.-
La bionda si portò alla bocca quel che doveva essere latte, ma ciò che assaporò non lo era di certo. Lo sputò di colpo.
-Hey, era dell'ottimo rum!- protestò l'uomo, mentre si appoggiava al muro e squadrava la ragazza.
-Avevi detto che era latte di capra!-
-Davvero, bambolina? Mi devo essere confuso.- la bionda gettò un'occhiata all'uomo dagli occhi azzurri che tanto l'avevano rapita fino a portarla a sognarli.
-Comunque volevo avvisarti che hai dormito per un bel po'. Ora è notte fonda.- disse Uncino, continuando ad osservare la principessa, che era sbiancata. -Non posso aver dormito per tutto questo tempo!-
-Mi spiace deluderti. Siamo salpati dal porto da un bel po'. Ti ho preparato dei vestiti, li trovi vicino alla passerella. Ti cambierai davanti alla ciurma.- diede questa notizia con assoluta tranquillitá. Emma indietreggiò di parecchi passi, indignata. Era escluso che si togliesse i vestiti davanti ad un gruppo di uomini con molti strani pensieri che a lei di sicuro non sarebbero piaciuti.
-No, no no no. Non posso, mi cambierò qui.-
-Ma davvero! E chi è che decide, tu o io? Potrei costringerti, ma preferisco essere più delicato, per ora. Facciamo un patto. Accontenta questa richiesta, ed io esaudirò il tuo desiderio. Avviserò la tua famiglia di non preoccuparsi, e le dirò che sei su una nave al sicuro. Eviteremo di farla preoccupare dicendo che si tratta di un rapimento. Ci stai, bambolina?-
Allora l'uomo che l'aveva rinchiusa aveva parlato della sua richiesta al capitano come le aveva detto.
Da una parte, Emma era riluttante all'idea di esporre il suo corpo davanti ad un'intera ciurma di pirati. Dall'altra invece, desiderava che la sua famiglia non si desse troppa pena per lei, venendola a cercare rischiando di essere uccisa.
-Una volta al mese potrò scrivere alla mia famiglia?-
-Dipende se una volta al mese vorrai spogliarti davanti a noi.- Uncino sorrise.
Emma invece inorridì. Ma alla fine si convinse: accettò, per il bene della sua famiglia.

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Capitolo 4
*** Expose ***


L'aria era fredda, Emma aveva i brividi su ogni centimetro della sua pelle. O forse era ciò che stava per fare, a terrorizzarla a tal punto da avere la pelle d'oca.
Si avviò verso la passerella, che stava appoggiata al parapetto della grossa nave. Uncino le camminava a fianco.
-Benventuta a bordo della Jolly Roger, dolcezza. Non ho potuto dirtelo questa mattina, perchè sembravi parecchio alterata.-
-E te ne sorprendi?- mormorò la bionda, sbuffando. Arrivati al parapetto, Uncino fece un salto. Per un attimo la principessa pensò, sperò, che l'uomo perdesse l'equilibrio e cascasse in acqua. Ma ovviamente non successe. L'uomo stette in perfetto equilibrio sopra al bordo, poi si attaccò ad una corda con la mano destra, quella che ancora si poteva definire "mano".
-Non è il momento di fare l'esibizionista, capitano.-
-Ogni volta che pronunci la parola "Capitano", mi fai emozionare, tesoro.- poi ammiccò verso la ragazza, la quale fece un verso sprezzante.
Facendole poi prendere un bello spavento, Uncino si mise a gridare alla ciurma.
-Uomini! La principessina ha deciso di concederci uno spettacolo molto carino!- il modo in cui sottolineava alcune parole, irritava non poco Emma, che quasi non resistette all'istinto di spingere quel pallone gonfiato in mare. Poi però si ricordò che se fosse rimasta sola con tutti quegli uomini, avrebbe di sicuro finito per gettarsi in mare seguendo Uncino.
La ciurma, cogliendo le parole pienamente allusive del loro capitano, che ovviamente non intendeva uno spettacolo di marionette, si precipitarono davanti al parapetto dove lui si era arrampicato, e lei guardava la scena disgustata. Possibile che gli uomini pensassero solo e soltanto a quello?
-Finalmente, era ora. Se no a cosa serviva essersi portati dietro quell'inutile ammasso di capelli biondi?- ridacchiò uno degli uomini. Parecchi altri intorno a lui scoppiarono a ridere.
Pecore, pensò Emma.
-Zitto, Johnson. Sii educato con la signorina, o potrei darti in pasto ai pesci senza troppi giri di parole.-
Uncino che la difendeva?
Da quando un uomo, escludendo Baelfire, suo fratello e suo padre, si era preoccupato per lei? Un pirata, per di più.
-Bambolina, muoviti che comincia a fare freddo.-
Come non detto.
Emma sospirò, e prese i vestiti, dei pantaloni orrendi, una camicia larga e una strana giacca. Evidentemente erano tutti del capitano. Li sistemò sul bordo del parapetto, ben aperti e sbottonati, così da permetterle di fare più in fretta.
Cominciò a slacciarsi il corpetto dell'abito che indossava, il quale ormai era completamente strappato, sporco di polvere e terra, e rovinato.
Gli uomini più vicini a lei cominciarono ad esultare e a ridacchiare, maliziosi, e alle orecchie le arrivavano frasi ben poco caste rivolte al suo seno. Lei aveva il viso rivolto da un'altra parte, perchè cercava in ogni modo di non incrociare lo sguardo voglioso di quegli uomini, quindi non vide quello che si avvicinò cercando di toccare un punto ben preciso della ragazza.
-Fermo, idiota.- sibilò Uncino, puntando un pugnale alla gola del malcapitato. -Non è buona educazione.- sogghignò. -Quando arriverá il tuo turno, sarai libero di... lasciarti andare.-
Il suo turno?
Delle lacrime scivolarono sulle guancie bianche della principessa, mentre si sfilava l'abito, ed afferrava velocemente i pantaloni che avrebbe dovuto indossare. Finalmente trovò il coraggio di guardare l'uomo dagli occhi azzurri in viso, cercando di trasmettergli quanta più freddezza le era possibile.
-Siete un essere ripugnante.-
-Mi guardo ogni giorno allo specchio, tesoro, lo saprei se qualcuno mi avesse scambiato i connotati. Per ora credo di aver avuto più donne nel mio letto di quante tu ne possa immaginare.- ridacchiò Uncino.
-Voi non avete mai conosciuto il vero amore, non è così?- chiese lei cautamente, guardandolo negli occhi, che sembrarono rabbuiarsi all'improvviso. 
-Questo... non è affare tuo.- l'uomo sembrò quasi aver perso il suo solito ghigno che infastidiva tanto la bionda.

Allora un cuore ce l'aveva. Solo, non voleva mostrarlo a nessuno.

Uncino era simile a lei più di quanto Emma volesse ammettere.
-Ora, bambolina, ti consiglierei di continuare a vestirti.- indicò con un cenno della testa tutta la ciurma che sembrava aver perso l'uso della parola, mentre fissavano il corpo della principessa.
Emma si riscosse vedendo tornare il sorriso divertito al capitano. Si infilò velocemente i pantaloni che le erano rimasti in mano, completamente dimenticati dalla ragazza, che era impegnata ad odiare Uncino.
Poi afferrò la camicia, e con un gesto veloce delle braccia se la mise, chiudendone i bottoni. Finito di abbottonarla, prese la giacca, e lasciandola aperta, se la sistemò tirandone le due estremitá.
-Finito. Ora potete anche andarvene, non ho più nulla da mostrare.-
La ciurma, delusa, iniziò a protestare a gran voce, qualcuno cercò anche di avvicinarsi a lei più del dovuto. Uno provò anche a strappargli la giacca dal corpo.
-Quelli sono i miei vestiti, lo sai vero?- chiese Uncino, mentre guardava l'uomo. Era quello che l'aveva sbattuta in prigione.
-Se la principessina ha detto che non ha nulla da mostrare, Tickness, non ha- con il pugnale spinse l'uomo sul bordo della nave. -niente... - affondò la punta nella gola del mozzo. -da mostrare.- con un gesto rapido, passò il piede sotto alle gambe del bruto, facendogli perdere l'equilibrio. Con una spinta lo fece precipitare in mare. Emma sussultò, sconvolta.
-Hai ucciso un uomo solo perchè... -
-Avevo detto a tutti di darsi una calmata. Non ripeto le cose una seconda volta.- disse lui semplicemente, guardando il corpo affondare nell'acqua. -Si era appena unito alla mia ciurma comunque, non mi aveva nemmeno dato il tempo di affezionarmi.-
La ragazza lo guardò sorridendo.
-Allora anche il terribile Capitan Uncino si affeziona alla gente.-
-Solo a chi sta nella mia ciurma da più di cent'anni.-
Emma cercò di capire se Uncino stesse scherzando. Ma il volto dell'uomo era impassibile.
-Dormirai nella prigione.- le disse lui, sorridendole ancora.
-Cosa?- la bionda era sconvolta. Non voleva tornare in quel posto freddo e umido che le aveva lasciato parecchi lividi sul corpo per come si era sdraiata sul pavimento.
-Se vuoi c'é anche la cabina del capitano.- aggiunse l'uomo.
-Preferisco le segrete, grazie.- e con queste parole, la ragazza abbandonò un divertito Capitan Uncino, andandosi a rifugiare nella sua nuova "camera".

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Capitolo 5
*** Hunger ***


Era passata quasi tutta la notte, Emma riusciva a scorgere le prime luci dell'alba riuscire ad entrare nella prigione dove lei si era volutamente rinchiusa molte ore prima, quando il capitano le aveva proposto di dormire insieme.
Sentiva un leggero dolore allo stomaco mai provato prima. Probabilmente era il fatto che non mangiava dal giorno prima. Aveva una gran fame. Sperava che almeno le venisse portata la colazione. Le sarebbe andato bene un panino, anzi, mentre immaginava una pagnotta bella calda, croccante, che solo l'odore l'avrebbe saziata, si sentì ancora più affamata. Piagnucolò un po', e si massaggiò lo stomaco. Non aveva mai digiunato prima d'ora.
All'improvviso sentì un rumore, come un sasso che cadeva per terra.
-Oh, scusa se ti ho svegliato, bambolina.-
Quella voce.
-Hai dormito qui, Uncino?- domandò spazientita la ragazza. Non si aspettava una risposta affermativa dall'uomo, che la stupì.
-La mia ciurma era stanca, non me la sentivo di chiedere a qualcuno di sorvergliarti.- Emma dovette ammettere che il capitano era davvero bello. I suoi magnetici occhi azzurri. Le labbra ne troppo carnose, ne troppo sottili. Il ghigno in cui erano distorte. I capelli costantemente spettinati dal vento.
-Come faccio a scappare se siamo nel bel mezzo dell'oceano?-
-Vedi, non è questo che mi preoccupa, bambolina. La mia nave nasconde oggetti... interessanti, diciamo. Di sicuro, non posso fare a meno di pensare... - cominciò, interrompendosi per lasciare una sorta di mistero. Gli occhi gli brillavano, e lui si fece avanti lentamente, camminando verso le sbarre che rinchiudevano la principessa. Lei si alzò e gli andò incontro, aggrappandosi alla porta della prigione.
-Non sono venuta qui per rubare, pirata!- sibilò lei, altamente irritata dall'insinuazione del capitano. -Non me ne può importare di meno dei tuoi oggetti interessanti.- sottolineò volutamente l'ultima parola, imitando il tono di voce vago dell'uomo, che la guardava diverito.
-Stai calma, bambolina. Non pensavo nascondessi un animo furente, sotto la tua preziosa corona.- sogghignò lui.
La bionda ci rinunciò, tornando a sedersi nell'angolo della cella.
-Potrò mangiare, qualche volta?- chiese, sussurrando speranzosa, alzando gli occhi. Uncino scoppiò a ridere.
-Non vogliamo che tu muoia di fame, no? Seguimi.- disse, infilando le chiavi nella serratura della cella. Aprì la porta a sbarre, e si fece da parte per lasciar uscire Emma, che esitò.
Non seppe come, ma le bastò posare lo sguardo sul viso rilassato e sul sorriso di Uncino per tranquillizzarsi. Sentiva su di sè una certa sicurezza, mentre lui le stava accanto. Era partito tutto da quando aveva buttato in mare quell'uomo che aveva cercato di strapparle i vestiti la scorsa notte.
Uscì dalla prigione, regalando un minuscolo sorriso al capitano.
Lui, confuso, la guardò.
-Cos'era quello?- chiese.
Emma aggrottò le sopracciglia.
-Quello cosa?-
-Hai sorriso.- puntalizzò Uncino. -Ti sto tenendo prigioniera, in una cella scomoda, in una nave piena di uomini che non aspettano altro che... beh, dovresti odiarmi. Ma sembra che tu ti fidi di me.-
Emma sorrise nuovamente.
-Sai, ho sempre voluto vivere un'avventura del genere, da piccola. Ero sempre chiusa in camera, o nei boschi insieme alla mia migliore amica. Ma non potevo andare da nessun'altra parte. Io sono una principessa. I miei doveri sono quelli di ascoltare il popolo, di aiutarlo. E quando ieri sono stata portata in questa nave ho avuto paura. Mi sono data della codarda, ma mi sono resa conto che non è tanto la paura di essere in un posto diverso. È la paura di non avere nessuno di cui fidarmi. Certo, tu mi hai rapito e mi stai tenendo prigioniera, ma stanotte mi hai difeso. Ho deciso di fidarmi di te, nonostante il mio buonsenso mi stia urlando di smettere di farlo.-
Uncino guardò la principessa, per un secondo ammutolito. Poi sembrò riscuotersi. Senza sorridere, si girò di spalle.
-Dovresti ascoltare il tuo buonsenso, sai.- poi si avviò verso l'uscita della prigione.
-Seguimi, mangerai con la ciurma.- aggiunse. La principessa inorridì, ma poi sospirò. Guardò dietro di sè, all'interno della cella. Il suo angolino dove aveva cercato di dormire quella notte, il quale sembrava molto scomodo, ora le sembrava un posto più confortevole persino del suo letto nel palazzo dove viveva.
Si affrettò a seguire l'uomo che era giá uscito.

Ciò che trovò all'esterno fu estremamente divertente. Gli uomini, quasi quelli più pericolosi del mondo, stavano fissando una tavola in legno con dell'cibo sopra. Sembravano quasi aver dimenticato di essere pirati. Erano uomini affamati.
-Ora ti sembrano innocui, ma quando darò il permesso di mangiare... cerca di agguantare almeno un panino e dell'uva.- suggerì Uncino, ghignando.
Emma era perplessa. Con tutto quel cibo, e una sola decina di uomini, sarebbero avanzate molte cose. Ma si era ripromessa di non sottovalutare più nessuno, così credette alle parole del capitano. Si avvicinò al tavolo, ricevendo parecchie occhiataccie da quasi tutta la ciurma.
-Uomini, festeggiamo l'arrivo della nostra ospite con questo!- Uncino indicò con le braccia tutte le pietanze appoggiate al tavolo.
-Non finiremo le scorte?- domandò un ragazzo dall'aria preoccupata, alla destra della bionda.
-Helias, credi che sia un problema saccheggiare un'altra locanda? O non ti fidi del tuo capitano?- chiese Uncino, fissando gli occhi azzurri in quelli del ragazzo, che sembravano di un verde mischiato al marroncino.
-No, capitano. Certo che no. Mi fido di voi, ovviamente.- Helias abbassò il capo, ed Emma notò il tatuaggio sul collo che raffigurava un drago. Era il ragazzo che aveva parlato il giorno prima.
Appena Uncino staccò una coscia di pollo dall'enorme vassoio contenente tutte quelle prelibatezze, e l'addentò, quella fu l'inizio di una guerra. C'erano uomini che si stavano giá picchiando per una bistecca, e la ciotola di verdure era finita tristemente per terra, dimenticata da tutti. Un uomo aveva iniziato a mangiare delle uova, una dopo l'altra; finendole tutte. Emma si rese conto di non essere riuscita a mettere le mani su niente, se non su un misero panino. All'improvviso, mentre ne mordicchiava un pezzetto, si sentì toccare sulla spalla destra. Quando si girò, Helias le stava sorridendo, porgendole un vassoio d'argento con una bella fetta di carne e una pesca.
-Per me?- chiese incerta la ragazza.
-Sono davanti a te, ti sto guardando. E quindi sì, è per te.- disse, con il vassoio ancora in mano. Emma lo prese, ringraziandolo di cuore, e donandogli un sorriso.
Era la seconda persona che si preoccupava per lei, in quella dannata nave.

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