You are my universe

di shebecamethehero
(/viewuser.php?uid=1042155)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


ANNABETH'S POV

E' sconvolgente come le persone fatichino tanto a crearsi il loro mondo, solo per vederlo distrutto. Ci sono due tipi di persone in questo mondo: chi accetta a malincuore il cambiamento, perchè sa che non ci può fare niente, e chi lo abbraccia, felice. Io di certo appartenevo al primo gruppo di persone. A questo, penso, mentre mio padre elelca come una macchinetta tutti i vantaggi di andare in collegio a New York. In un certo senso so che è la miglior opportunità che potesse capitarmi, ma mi si stringe il cuore, a lascire il mio paese, la mia casa. In tutti questi 18 anni di vita tutto questo è stata la mia casa, la mia bolla personale, che nessuno, ripeto nessuno, sarebbe stato in grado di scoppiare. Ma, qualcuno, l'aveva appena scoppiata quella bolla. Ed era stato mio padre a farlo, con la sua fantastica idea del college a New York. Idea che io odio, se non si era capito. Ma, alla fin fine, so che non rifiuterò. Vedo lo sguardo di mio padre, e so che non mi vuole qui. Non più. Non dopo la prematura morte di mamma. E' passato già un anno, e io l'ho ormai superato, ma lui no. Lui è convinto che era stata tutta colpa sua. Era diventato silenzioso e chiuso ed io, pian piano, lo avevo imitato. Allontanando tutto e tutti e nascondendomi nella mia bellissima bolla. Dopo un po' quella era diventata la mia nuova realtà. Ma, in ogni caso, avevo preso a odiare mio padre. Era sempre assente, nei momenti in cui ne avevo più bisogno. Era sempre nei suoi pensieri, probabilmente la mia esistenza era passata in secondo piano. Ed ero stufa. Stufa di non essere considerata. "Ci andrò, papà" mi ritrovo a dire, a malincuore, interrompendo il suo discorso "Perfetto tesoro" dice lui, sorridendo. Il sorriso, però, non raggiunge gli occhi "Ora va a preparare la valigia, si parte domani mattina.".
Ed ecco che mi trovo a infilare tutto nella mia valigia, senza badare troppo a piegare per bene i vestiti.
Ed ecco che mi ritrovo su un aereo, le cuffiette nelle orecchie, il volume al massimo, rischiando di provocarmi una commozione celebrale. 
Ed eccomi in una camera del college, ad occupare uno dei due letti, riordinando con poca cura le mie cose. Tutto questo mi sembra essere accaduto in una manciata di secondi.
Ed ecco che la mia compagna di stanza fa il suo trionfale ingresso nella stanza, trascinandosi un trolley blu.
Quella ragazza è incredibilmente bella, anche se poco curata, in un palese tentativo di nascondere cotanta bellezza. I capelli castani sono legati in una cosa maldestra, i vestiti sono chiaramente di marca, e belli nuovi. Tutto fuorchè la larga felpa, che sembra averla accompagnata in un'odissea. O forse, chissà, in un bel po' di odissee. Ma la cosa più sorprendente sono gli occhi, che sembrano cambiare colore di continuo. "Piper McLean" si presenta, allungando la mano senza troppi preamboli "Annabeth Chase" gliela stringo, poi torno a leggere il mio libro del Calice Di Fuoco (Harry Potter), senza degnarla di uno sguardo. Lei mette i suoi vestiti nell'armadio silenziosamente, poi si siede sul suo letto: "Corso?" mi domanda "C" dico, senza alzare gli occhi dal libro "Anche io!" esclama lei. Non le rispondo. "Sai, mi piacerebbe fare amicizia con te, potresti anche degnarmi della tua ettenzione!" non le rispondo. "Anche io ho letto Harry Potter!! Bellissimo, vero?" non le rispondo. "Ho finito la saga" riprova lei. Non le rispondo "Dobby muore". Questa volta le rispondo "CHE COSA?!" lei ride, soddisfatta. Sento salire le lacrime agli occhi, ma la mia tristezza per la morte dell'elfo deve aspettare. Reprimo le lacrime e lancio un  cuscino alla mia compagna di stanza "COME HAI OSATO DIRMELO?" urlo, infuriata. "Bhe, se proprio vuoi saperlo, muoiono anche..." ma non riuscii mai a spoilerarmi altro. Le saltai addoso con un cuscino come arma, e un altro come scudo. Lei si difende, con altrettanti cuscini. Devo ammettere che è forte, un'ottima lottatrice. A un certo punto urla, tra le piume dei cuscini "Ok, basta, mi arrendo". Io mi fermo, placata la mia furia omicida. Ci fissiamo per un momento poi scoppiamo a ridere entrambe, tenendoci la pancia. Ancora non lo sapevo, ma quella ragazza sarebbe presto diventata la mia migliore amica.



PERCY'S POV

Il primo giorno del secondo anno. Finalmente. Probabilmente nessuno sarebbe stato così felice di tornare a scuola, ma nessuno aveva la mia situazione. I ricordi mi investirono come un pullman: le botte, i segni rossi sulla pelle, il dolore lancinante a cui ormai mi sono abituato. Io abito a New York, ma ho comunque deciso di iscrivermi al college, per sfuggire alla mia casa. Tuttavia, sono uno dei pochi studenti che torna a casa nei weekend. Non che io ne avessi voglia, naturalmente, ma la mamma aveva insistito tanto... Forse voleva una compagnia in quell'inferno. Pensai, per la milionesima volta, al mio vero padre. Reprimo l'istinto di tirare un pugno al muro, reprimendo la rabbia. Lui se n'era andato tranquillo e felice, con la sua nuova, giovane, moglie, non venendoli a trovare mai più, non rispondendo ai suoi messaggi. Aveva lasciato me e mia madre con quel bifolco. Certo, inizialmente non sembrava così. Sembrava un uomo facoltoso e buono, che mi chiamava Percy, come se mi avesse sempre conosciuto. Ma poi aveva iniziato a chiamarmi Perseus Jakson, poi ancora "Lurido Cane" o "Quel babbeo", o peggio.  Ignorò i ricordi e si diresse verso la sua camera. Non vedeva l'ora di rivedere il suo miglior amico, nonchè compagno di stanza, Jason Grace. Apro la porta con la mano libera, e, purtroppo, noto subito che Jason era in ritardo. Poso la valigia con un calcio,  e mi diresse verso la piscina, per fare una nuotata, per sentire di nuovo l'acqua fredda sulla pelle, per sentirmi libero, una volta per tutte. Mi cambio nello spogliatoio maschile e poi mi tuffo subito. Il freddo mi intropidisce, ma è una sensazione piacevole. Mi siedo sul fondo, resistendo alla pressione che vuole riportarmi su. Fisso il blu dell'acqua, senza pensieri, godendomi la pressione dei polmoni che chiedono aria a gran voce. Poi, a malincuore cedo al mio apparato respiratorio e trono in superficie, dove un paio di occhi azzurri mi stanno fissando: "Sbrigati" dichiara Jason, senza troppi preamboli "Luke ha individuato un paio di belle nuove arrivate". Sorrido, pensando a Luke, un amico mio e di Jason. Non ci parliamo poi così spesso ma è simpatico. "Ehy, muoviti" mi scuote Jason "Non vogliamo farcele scappare, no?" mi vesto velocemente, nonostante le ragazze non siano esattamente al primo posto della mia lista desideri. Seguo Jason, fino a raggiungere il corridoio del terzo piano, dove Luke ci aspetta, dietro ad una colonna, sbavando alla vista di due primine. Una è bionda, gli occhi grigi il fisico snello. Il respiro mi muore in gola "La bionda è mia" dichiaro, dimenticandomi i mille motivi per cui avere una ragazza non mi era mai interessato.
Jason ridacchia "Ok, tutta tua, non sono poi tutta questa gran cosa" Luke sembra tentennare "Ok, te la posso anche lasciare." ma io non li sto ascoltando. I miei occhi sono tutti impegnati a fissare la bella biondina, la cui immagine è già impressa a fuoco nella mia memoria.



ANGOLO AUTRICEEE
Spero che vi sia piaciuto!!! Però vi annuncio che, probabilmente, il prossimo capitolo sarà scritto in terza persona, dato che ho fatto molta fatica ascrivere in prima.
Al più prestooooo!!!
@_g10rg1a_

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


                                    Annabeth’s pov
 
“Annabeth” sussurra Piper “Mmm Mmm” non le presto molta attenzione: sono troppo concentrata a fissare la bacheca con i nostri nuovi orari. Tre ore di matematica di giovedì. Che felicità… “Annabeth!” sussurra Piper, con più insistenza “Cosa c’è?” chiedo, sussurrando. Chissà perché, ma quando qualcuno sussurra, tutti cominciano a sussurrare con lui, o lei. Sembra la cosa giusta da fare. “Tre ragazzi dietro ad una colonna ci stanno mangiando con gli occhi” annuncia. Stupita, guardo con la coda dell’occhio nella direzione che la mia amica mi sta indicando. E in effetti ha ragione. Tre ragazzi ci stanno fissando. Due di loro sono biondi, il terzo ha i capelli neri e dei bellissimi occhi verdi. Noto che le sue braccia (lasciate scoperte da una t-shirt) sono piene di lividi, come se qualcuno lo avesse picchiato. Traggo un lungo respiro. Una delle ragioni per cui ho acconsentito di lasciare il Midwest era che volevo essere riempita di attenzioni, non volevo essere più lasciata da parte, mai più. E ora tre ragazzi le stavano fissando. Drizzò la schiena per sembrare più sicura, come se fosse abituata a quel genere di attenzioni. Gonfiò il petto, per mettere in evidenza il seno.  “Il moro sta decisamente sbavando.” Affermò Piper, sorridendo compiaciuta. In quel momento non seppi resistere e mi voltai verso i tre: questi ridacchiarono sommessamente, e fecero l’occhiolino, come se fossero abituati a quel genere di situazione, e si avvicinarono. Io, però, notai che il moro era decisamente arrossito, e notai anche, dalla sua espressione, che quella situazione, per lui, era completamente nuova “Guarda come si fa con questi tre poveri babbei” mi sussurrò Piper. Poi si diresse verso i ragazzi, con passo deciso, e io le trotterellai dietro, imitando la sua sicurezza. Spostò i ragazzi con le braccia, con un colpo deciso e tutt’altro che femminile. “Oh, scusatemi” si mise una mano davanti alla bocca “Non vi avevo notato”. Notai, però, che il suo sguardo si fermò su uno dei due ragazzi biondi, quello con la maglietta viola.  I tre ragazzi fecero una faccia stupita e ci fissarono girare l’angolo, senza più chiamarci. “Perché?” chiedo a Piper, sinceramente interessata “Oh, andiamo, non lo sai?” ridacchia lei “Se vuoi conquistare qualcuno, devi farti desiderare!!!”.
Indosso il mio miglio sorriso furbo: “E chi vuoi conquistare, di quei tre?” Piper arrossisce visibilmente “Ehm… Nessuno” ma mente. Me ne sono accorta. Si mordicchia l’interno del labbro e le sue orecchie sono rosso fuoco “Oh, andiamo, chi è?” chiedo “Ilbiondoconlamagliaviola” dice, senza respirare tra una parola e l’altra “Chi?” “Il biondo con la maglietta viola”. Stavolta ha sussurrato talmente piano che non l’ho sentita “Il biondo con la maglia viola” ripete “Oh Oh, lo sapevo!!” “E’ così evidente??” chiede lei, preoccupata “Mha, non saprei…” inizio a camminare verso la mensa, è ora della mia prima cena al college “ANNABETH!!” urla lei, inseguendomi “E’ così evidente?” “Non lo so…” inizio a camminare velocemente verso le scale “CHASE!!!” inizia a inseguirmi, e io corro via, ridendo, inseguita dalle urla omicida di Piper. Non mi accorgo di dove sto andando, finchè non vado a sbattere contro qualcosa. O, in questo caso, qualcuno. E’ il ragazzo con gli occhi verdi, con i suoi due fidati compari. Barcollo leggermente e, in quell’istante, Piper mi raggiunge. “Chi si rivede!” esclama il moro “Ci avete notato, adesso?” chiede. E’ molto sicuro, ma noto che è leggermente arrossito “A quanto pare…” non mi viene in mente nien’altro da dire, e mi accorgo che come battuta di risposta è davvero stupida. “Bhe”, commenta uno dei biondini “Direi che come livelli di attrazione siamo più o meno.. Ad un sette. Credo. Siete volute venire da noi due volte. In un giorno. Non male.” “Noi venire da voi?!” esclamo “Eravate voi a sbavare per noi dietro una colonna, come tre perfetti cretini. Ma immagino che essere dei cretini non sia affatto una novità, per voi.” dichiaro, alzando il mento. “Ma che bel caratterino!” esclama il moro “Percy. Piacere” mi allunga la mano, ed io la stringo, riluttante. Mi accorgo che la sua trema leggermente quando stringe la mia. Alzo gli occhi sul suo viso e mi accorgo della bellezza dei suoi occhi. Sembrano avere l’oceano dentro. I suoi capelli spettinati gli danno un’aria da duro. Il classico tipo di ragazzi da cui mio padre mi aveva insegnato a stare lontana, ma verso cui provavo un’inspiegabile attrazione. Lasciai la mano, e per qualche strana ragione mi ritrovai a rimpiangere quel minuscolo contatto. “Loro sono Jason e Luke” dice, indicando i ragazzi alle sue spalle. “Che ne dite di venire al nostro tavolo a cena?” chiede Jason “Ovviamente!!!” esclama Piper, prima che io possa solo pensare di aprire bocca.  Il nostro strano gruppo, si dirige perciò verso la mensa.
 
                                                                PERCY’S POV
 
Che strano. Che strano davvero!! In casa mia sono il ragazzino debole e piccolino che se le prende, ma a scuola sono sempre stato un vero duro. Le ragazze cadono ai miei piedi a migliaia, anche se a me non me ne importa nulla di loro. Qualche bacio e basta. Le mie relazioni si riducono a questo. Io, a dir la verità, sono uno dei ragazzi più desiderati nella scuola. Ma, con Annabeth, mi sento come uno scolaretto che vede una bella bimbetta. Mi sono preso una cotta? Davvero, questa volta? Non lo so. Ma di certo Annabeth non sbava per me. E questa è una situazione completamente nuova, per quanto mi riguarda. Il nostro gruppetto sta camminando verso la mensa. Piper scherza con Luke e Jason, ma la sua attenzione è chiaramente tutta per il mio miglior amico. Io e Annabeth, invece, camminiamo fianco a fianco, in silenzio. “Allora, Annabeth, perché non mi parli un po’ di te?” chiedo, per rompere il ghiaccio “E perché dovrei parlarti di me?” chiede lei. Sorrido: “Il mio colore preferito è il blu.” “Che colore stupido” dichiara lei “Come osi infangare il nome del blu?” dico io, ostentando un tono arrabbiato, nonostante io sia palesemente divertito “Io non penso di avere un colore preferito. Però mi piace l’architettura.” “L’architettura è inutile” sbuffo, trattenendo una risata “Come osi infangare il nome dell’architettura?” dice lei, con una mia perfetta imitazione. Scoppio a ridere, e, dopo poco, ride anche lei. Non posso fare a meno di notare di quanto sia bella la sua risata. “Come ti sei fatto quelli?” chiede lei, indicando i miei lividi. Mi blocco. Ogni accenno di risata sparisce dalla mia voce. Faccio un respiro tremante, impedendomi di crollare. Non posso crollare. Non dopo tutto questo tempo, in cui ho sempre resistito, Non con lei. “Scusa, a quanto pare non dovevo…” inizia lei, in tono compassionevole “No. Non dovevi.” le dico, con freddezza, affrettando il passo per raggiungere gli altri. Non ho bisogno di compassione. La compassione non mi ha mai aiutato.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Hello!! Vi piace questo capitolo? A me sì, ma voglio il vostro parere perciò recensiteee!!! In ogni caso, oggi ho scritto due capitoli abbastanza lunghi, perché immagino che fino alla prossima settimana non potrò scrivere… Credo. Vabbè, meglio tardi che mai, no? Di che dio\dea diete figli? Io di Adeeee!!! Spero che il testo non sia venuto tutto attaccato, non ho capito tanto bene quella cosa dell'htlm... :)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


YOU ARE MY UNIVERSE (3)
Annabeth’s pov
 
“Come mi sta Pips?” chiesi alla mia amica “Bene, ma una settimana fa non avrei mai pensato che quello fosse il tuo stile!”. Guardai il top che avevo indosso, aderente e, devo ammetterlo, abbastanza sexy. Senza, però, entrare nel volgare. “Questo è lo stile della nuova Annabeth Chase” dichiaro, sicura. E in effetti è vero.  Sono cambiata da quando sono arrivata in questa scuola. E tutto questo in una sola settimana!  La nuova me era una ragazza tutta diversa. La cosa che più mi attraeva, ora, era essere al centro dell’attenzione. E ci sarei riuscita. A tutti i costi. “Così si fa, amica mia!” Piper mi battè il cinque. “Che ne dici di questo, per me?” l’amica mi mostrò un bell’abito turchese. “Non lo so, dovresti provarlo!” Piper si rinchiuse nel camerino. Io restai ad aspettarla fuori dalla porta, ed ebbi così il tempo di pensare. Pensare a quanto ero felice di aver trovato Piper. E Percy. Esatto: Percy. Percy Jackson, in una sola settimana, era diventato il mio migliore amico, insieme a Piper. Era simpatico e molto divertente. Il nostro legame era diventato forte da mercoledì pomeriggio. Quando la professoressa lo aveva obbligato a studiare con me, dato i suoi scarsi voti in matematica. Avevamo chiacchierato tanto e ci eravamo divertiti, ed era nata un’amicizia profonda. Ma c’era una cosa che non capivo: non capivo perché, quando lo vedevo, il cuore mi balzava sempre al petto, e i polmoni mi si stringevano. Non lo vedevo da ieri sera, e già mi mancava. Era uno dei pochi che rientravano a casa nei weekend, e oggi era sabato. Dato che non c’erano lezioni, io e Pips (con i dovuti permessi, certo) eravamo andate a fare shopping al centro commerciale, per il ballo di inizio anno*. Era un’occasione importante, cert, per due nuove arrivate. Perciò dovevamo essere perfette. “Voilà!” esclamò Piper, saltando fuori dal suo camerino, col suo bell’abito turchese “Mmm.. Io lo proverei lilla, quel colore non mette in risalto i tuoi occhi” commento. “Ok” dice Pips, poco convinta, guardandosi allo specchio. Il suo sguardo, però venne subito catturato da qualcos’altro: “Oh. Mio. Dio.”  commentò, apparentemente esaltata. Mi girai nella sua direzione e vidi l’abito più bello del mondo: era verde smeraldo, con una  gonna a triangolo e una scollatura a V. Il collo e ciò che era lasciato scoperto dalla scollatura era coperto da un tessuto a rete. Piper e io ci guardammo per un secondo, poi entrambe ci lanciammo sul vestito: io le afferrai per prima. “Dammelo, l’ho visto prima io!” si lamentò Piper “Ma io l’ho preso prima di te.” risi io, e corsi in camerino. Lei sbuffò, e andò a provarsi il suo vestito lilla squadrandomi con odio. L’abito rosso, notai con piacere, era perfetto per me. Lo comprai senza esitazione, e Piper si accontentò del suo vestitino lilla che, per la cronaca, le stava benissimo.
Entrambe andammo verso la scuola per prepararci. Truccata, vestita e pettinata ero molto bella, pronta per il ballo, anche se con tre ore di anticipo. Mi accorsi che Percy non era ancora tornato, e, se lo aveva fatto, non mi aveva avvertito. La cosa mi infastidii e mi diressi verso la sua camera, salutando Piper, che era sotto la doccia. Andai nella sua camera, e trovai Jason intento a ridere di chissà che cosa con Luke. Mi avvertirono che Percy non era ancora tornato. La cosa mi insospettii, dato che aveva promesso che sarebbe tornato apposta per il ballo (di solito stava a casa ininterrottamente tutto il weekend), con qualche ora di anticipo. Lo cercai nelle aule. Non lo trovai. Lo cercai in palestra. Nemmeno lì. E tantomeno nella sala da ballo. Mi diressi verso l’ultimo posto possibile. La piscina. Non lo vidi, ma andai a sbirciare sul pelo dell’acqua, magari era sotto. Mi affacciai e vidi una persona sdraiata sul fondo della piscina. Gli occhi chiusi. I capelli spettinati mossi dall’acqua. Lo chiamai. Lui sgranò gli occhi, come se avessi interrotto chissà che rituale speciale, e sembrò piuttosto riluttante a riemergere. Quando lo fece mi salutò con la mano: “Hey, già pronta?” sorrise, ma il sorriso non raggiunse gli occhi. La voce era leggermente incrinata. Lo guardai attentamente, e, per l’ennesima volta, notai le miriadi di lividi e cicatrici che aveva sulla pelle e, per l’ennesima volta, mi incuriosii. Mi arrischiai a chiedere: “Come te le sei fatte?”. Il suo sguardo si raggelò. Mi guardò, ma sembrò attraversarmi con gli occhi, come se non mi vedesse: “Non ti riguarda.” rispose, e si incamminò a passo veloce verso gli spogliatoi. “Senti, Percy, io…” iniziai “No.” mi interruppe lui. “Ma io..” “No.” Nonostante la sua risposta lo inseguii: “Se hai qualche problema…” “No” “Io ti posso aiutare…” si girò di scatto, gli occhi rossi, di certo non per il cloro della piscina: “NO, ANNABETH, NON. MI. PUOI. AIUTARE. E’ IMPOSSIBILE. NESSUNO PUO’!!!” ora stava urlando e io mi impietrii. Lui trasse un respiro tremante, e si diresse verso gli spogliatoi, senza voltarsi. Frenai le lacrime e mi diressi velocemente verso la mia camera. “Scoprirò cosa nascondi, Percy Jackson. Lo scoprirò. E’ una promessa.” sussurrai ai corridoi vuoti. Irruppi nella stanza e feci sobbalzare Piper. “Oddio, cosa…” si interruppe. Probabilmente avevo un’espressione sconvolta: “Annabeth…” mi si avvicinò, ma io non ero pronta per dirle tutto. Quella sembrava un problema di Percy. Di Percy solo. E io di certo non lo avrei condiviso. Sorrisi, incerta “Sto bene, Pips, tranquilla!” esclamai. Probabilmente non la convinsi: “Ma…” “Andiamo, tu ti devi ancora preparare!” esclamai, afferrandola per il polso e obbligandola sulla sedia, davanti allo specchio. “Forza, muoviamoci!!”
 
                                                                         §§§
 
Tutto era pronto per il ballo. Io e Piper eravamo sedute sulle scale della palestra (riadattata per la festa) e ci stavamo divertento un sacco, un calice di punch nella mano destra.  A un certo punto mi alzai e mi diressi verso il tavolo, per riempire di nuovo i nostri bicchieri. Il mio intento, però, era trovare Percy. Lo vidi chiacchierare con Luke, ridacchiando. Sembrava quello di sempre. Riempii i bicchieri e tornai dalla mia amica. Ma non la ritrovai come l’avevo lasciata. Aveva il mascara sbavato e stava ancora piangendo in silenzio, pietrificata nella sua posizione, a fissare un punto imprecisato nella sala. Puntai il mio sguardo in quella direzione, e ciò che vidi mi lasciò senza fiato. Jason stava baciando con passione una ragazza del terzo anno. Mi pareva che si chiamasse Reyna... Ma non ricordo il cognome. “Ommiodio, Pips…” non trovai niente di buono da commentare. Mi sedetti di fianco a lei, e le mise un braccio sulle spalle. “Mi dispiace, lui… Lui è solo un cretino” le dissi. Lei ridacchiò, senza gioia “Lei è molto più bella di me” commentò “No… Non è così…” “Luke” disse lei. Stava delirando. Cosa c’era in quel punch? “Cosa c’entra adesso..” “Sta venendo verso di noi.”. Mi girai: in effetti Luke stava proprio venendo da noi, con un sorrisone stampato in faccia: “Annie, posso parlarti in privato?”,  mi chiede, senza calcolare Piper. Io, invece, mi girai verso di lei: “Pips…” “Vai.” “Ma…” “Vai.”.  Luke mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi, e mi condusse in un angolo appartato, per quanto, potesse essere appartata una sala da ballo: “Annabeth… Io…” cominciò “Mi sono innamorato di te.” disse, sicuro.
 
Io rimasi allibita. Non me ne importava un fico secco di Luke, ma io volevo assolutamente un ragazzo. Volevo scoprire cosa si provava. Forse questo volva dire che anche io era innamorata di lui? Sperai di sì. Perciò mi avvicinai a lui e lo baciai sulla bocca. Lui rispose con passione e, per qualche strana ragione, mi immaginai come sarebbe stato baciare un ragazzo con gli occhi verdi e i capelli spettinati, al posto del biondo che aveva le sue labbra sulle mie.


ANGOLO AUTRICE

Heyyyy!!! Vi è piaciuto? Spero di sì. Questa volta, contro ogni aspettativa, sono stata veloce. Immagino che non sarà così la prossima volta, quindi mi scuso in anticipo :)
Recensite, please

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3714508