Via d'uscita

di Betta_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tempo ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***



Capitolo 1
*** Tempo ***


L'orologio segnava le 23.45. Quelle maledette lancette erano ferme da non sai quanto tempo sugli stessi numeri. Almeno così ti sembrava. Nel silenzio assordante di quella stanza, tutto sembrava uguale, il tempo poteva non passare mai, come passare troppo in fretta; ora erano le 23.50. Forse bisognava provare a dormire, perché il tempo stasera aveva fretta di scorrere. Ti porti le coperte fin sopra la testa: sembrano fatte di carta e il materasso sembra essere una lastra di marmo, di quelle fredde e levigate male, ma ormai c'eri abituata, bastava mettersi al letto quando si aveva sonno da svenire.
Svenire. A volte svenivi anche quando non avevi sonno, e quando succedeva, vedevi te mentre correvi con il tuo Brian in uno prato pieno di fiori. Poi ti riprendevi: non c'era più nessun prato, non correvi più e nemmeno Brian era più lì con te.
Maledetti! Maledetti tutti! Ogni volta ti fanno illudere di essere uscita da quello schifo e invece ogni volta rimani delusa nel ritrovartici sempre più infognata. Tu ci provi sempre a non ingerire quel veleno che ti danno, ma loro sono forti, troppo più forti di te e riescono sempre a sopravvalerti. “Non fare i capricci ogni volta, è per il tuo bene, dopo starai meglio”. E invece no, stai sempre peggio. Ogni volta va sempre peggio. 


“ Forza, alzarsi! È l'ora della doccia! Forza! ”. 

Apri con fatica gli occhi. Ora l'orologio segna le 6.30. Ti alzi lentamente e ti trascini insieme alle altre verso i bagni; la mattina hai sempre un forte senso di nausea e la testa ti scoppia. Quella però, ti scoppia quasi sempre. 

“ Bisogna fare in fretta ragazze, se no qualcuna si laverà con l'acqua fredda! ”

Priscilla ha ragione, in questo angolo di mondo dimenticato da tutti, si ha un limite di tempo anche per lavarsi, poi le sorveglianti chiudono la caldaia e rimane solo l'acqua fredda. Ora che ci pensi, tutto è dettato dal tempo qui, per tutto si ha un limite di tempo da rispettare: 40 minuti per lavarsi, 1 ora per mangiare, 30 minuti per prendere un po' di aria fresca. Per fortuna il resto non dipende da niente, beh, tranne quando bisogna prendere quella robaccia. Quello è il tempo che odi di più. Non ne hai bisogno, non hai bisogno di essere curata. 
In realtà, non ci dovresti proprio stare lì, nessuna dovrebbe starci:  voi non siete matte, siete solo sfortunate. 



Ciao a tutti/e, è la prima volta che provo a scrivere una fan fiction, spero di riuscire ad aggiornare in tempi brevi, ma che soprattutto piaccia :) 
Betta_96

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


Oggi è una bella giornata, il sole illumina tutto il corridoio entrando dalle finestre. Non capita spesso: la maggior parte dei giorni regna il buio ovunque. Gran parte delle volte bisogna accendere la luce anche di giorno se si vogliono distinguere i contorni degli oggetti. Nonostante questa giornata particolare però, tu hai deciso di rinunciare alla tua mezz’ora d’aria.

Continui a camminare nervosamente avanti e indietro, cercando di ricordare una cosa, non sai cosa, ma sei sicura che oggi dovrebbe succedere qualcosa. Compi gli anni? No, impossibile, tu sei di Ottobre e ora siamo a Marzo. O ad Aprile? Li compie qualcun’altro? Ma chi? Stupida memoria! Quelle maledette medicine ti stanno portando via tutto, persino i ricordi. Sei convinta che presto dimenticherai anche il tuo nome. La cosa ti causa una profonda tristezza, ma sei incapace persino di piangere ormai. Sei diventata incapace di fare molte cose qua dentro in realtà.

“ Meddy, che fai qui? Dai, esci fuori, oggi si sta benissimo! ”

“ No, grazie Tessa, preferisco stare qui...tra l’altro è quasi finita la mezz’ora e fra poco rientrate tutte, è inutile ”

Liquidi la tua compagna di stanza e ti dirigi in bagno. Povera Teresa, ce la mette sempre tutta per tirarti su il morale, forse è l’unica là dentro che ti capisce veramente e tu non la ricambi quasi mai. Lei non demorde però e la cosa ti fa felice. Qualche volta rimane con te nella stanza e inizia a parlare della sua vita passata, quando anche lei correva nei prati insieme al suo...com’è che si chiama? Forse Friedrich, ma non ne sei sicura.

Ti avvicini al lavandino, e ti guardi nello specchio rotto posto sopra. Hai un aspetto terribile. Sei bianca come un fantasma, hai gli occhi vuoti e i capelli tagliati cortissimi, quasi rasati: le sorveglianti te li avevano tagliati quella volta che avevi provato a fuggire; non avevano avuto nemmeno l’accortezza di farlo in maniera un minimo decente, ma di questo non ti eri meravigliata più di tanto, alla fine là dentro valevate tutte meno di niente.
Ti mancavano tanto i tuoi lunghi capelli corvini però, li avevi lunghi fino a metà della schiena. Al tuo Brian piacevano tanto e gli piacevano tanto anche i tuoi occhi verdi. Ti chiamava “ la sua Biancaneve ”. Chissà se adesso gli piaceresti ancora, adesso che di Biancaneve non è rimasto niente.
Continui a fissarti. Quasi ti odi per essere finita là dentro. E odi tua madre per non aver impedito a tuo padre di mandartici. E odi lui, che non ti ha mai voluto bene, anzi, lui non ti voleva e basta.

“ Signorina! Torni in camera, smetta di fare la fanatica davanti lo specchio, tanto non ha niente di cui vantarsi! ”

Come al solito la sorvegliante si era rivolta a te con quella delicatezza che contraddistingueva tutte quelle della sua razza. Quelle, sembravano essere state create in serie: erano tutte uguali, vestite uguali, pettinate uguali. E stronze uguali. Esci dal bagno senza staccarle gli occhi di dosso, e la guardi con disprezzo, perché anche se è chiaramente lei quella che comanda, a te non va giù che possa insultarti a quella maniera, gratuitamente e con aria così soddisfatta.

Percorrete il corridoio insieme, ti segue per tutto il percorso e qualche volta ti spinge. Non lo fa perché sei lenta, ma per divertimento, per vederti reagire. E allora continua a spingerti, ancora. E ancora. Fino a che un’ultima spinta, data troppo forte, ti fa cadere a terra: finisci con la faccia sul pavimento, non riesci a pararti con le mani, così sbatti la testa.
Non senti più niente, solo voci lontane, confuse. E la testa ti scoppia. Ed è tutto buio.

“ Deve aver colpito forte sui mattoni, ha un ematoma fin sopra l’occhio ”

“ Già, povera Meddy...se prendo quella che l’ha fatta cadere! Che motivo c’era di farlo!? ”

Apri gli occhi lentamente.

La testa ancora ti fa male, ma almeno non ti sembra di stare più sul pavimento.

“ Guardate, si sta svegliando!...Meddy? Mi senti? Sono Lia, mi riconosci? ”

La prima cosa che vedi, sono i volti delle tue compagne. Ne sei felice. Qualcuna ti sta agitando la mano davanti la faccia, ma non capisci bene chi, tra Lia, Priscilla e Teresa. Sei ancora troppo confusa. Provi ad afferrare la mano e quando ci riesci, tenti di metterti seduta. Ti senti sollevare e dopo qualche esitazione, ti metti a sedere sul bordo del letto, con i piedi che toccano terra. I letti sono così bassi e tu sei così alta, che è inevitabile che arrivi al pavimento.

“ Qualcuna...qualcuna può portarmi uno specchio? ” Articoli la frase nella maniera più chiara possibile. Ti senti come se un uragano ti avesse sbattuta per terra numerose volte, fino a che non hai perso i sensi e ti sei risvegliata qua.

“ Dai Maddy, non è proprio necessario... ”

“ Non l’ho chiesto a te! Qualcuna mi prende questo cazzo di specchio?!...ho capito, faccio da sola ”

E così dicendo, ti metti in piedi e barcollante, ti dirigi verso il piccolo tavolo, dove tenete la lampada, un calendario e un piccolo specchio. Lo specchio era di Clara, una vostra “coinquilina”, che era stata lì con voi fino a qualche mese prima. Non ricordi quanti. Poi un giorno non l’avete più trovata nel letto e nessuno vi ha mai spiegato che fine avesse fatto. Ti siedi sul letto di Lia, il più vicino al tavolo e ti guardi nello specchio: una chiazza violacea ti ricopriva metà fronte e ti prendeva tutto l’occhio destro, costringendoti a tenere socchiusa la palpebra. Adesso eri proprio inguardabile. Alzi la testa dallo specchio. Rifiuti di continuare a guardarti e noti che Tessa sta piangendo. Forse è rimasta male dalla tua risposta. Forse. Alla fine piange sempre lei. Stavolta le fai compagnia anche tu però: senza nemmeno accorgertene, copiose lacrime iniziano a scenderti sul viso scarnito. Non hai nemmeno la forza di coprirti il viso.
Nella testa iniziano a correrti numerosi pensieri, pensieri belli, dove sei libera da tutto questo, libera di stare con Brian e pensieri brutti, dove invece ti guardi andare sempre più in basso. Entrambi ti fanno piangere, ma a farti cadere nella più profonda disperazione è un singolo pensiero: d’improvviso ricordi che giorno è oggi.

Oggi è 14 marzo. Oggi avresti dovuto sposarti. E invece sei intrappolata qua dentro.

Pensi che non durerai ancora a lungo in quel posto. Sei sicura che un giorno di questi, ci morirari.



Ciao a tutti/e :) ho aggiornato molto presto la storia, spero vi faccia piacere. Mi auguro che in questo capitolo si capisca un pò di più il personaggio di Meddy, perchè nello scorso capitolo non l'ho per niente descritta.
Betta_96

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