Bad Boy

di shira21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuta a Rook Collage ***
Capitolo 2: *** No More ***



Capitolo 1
*** Benvenuta a Rook Collage ***


Tra le braccia tengo uno scatolone più alto di me. Non so se sia più triste o conveniente che sono riuscita a mettere qui dentro praticamente tutta la mia vita. Sporgo la testa da una parte all'altra e, quando finalmente trovo la mia stanza, entro direttamente.
Sento i muscoli delle bracia iniziare a bruciarmi per lo sforzo ma anche senza vederla sento una ragazza parlare velocemente da qualche parte. Appoggio lo scatolone a terra e finalmente ho di nuovo l'intera visuale libera. La stanza è carina anche se spartana.
Le due metà sono perfettamente simmetriche: una scrivania minuscola con una lampada sopra, un letto singolo e un comodino abbinato; sulla parete di fronte alla porta ci sono due armadi e, in mezzo, l'unica finestra della stanza.
E la ragazza è proprio lì davanti, la fronte appoggiata al vetro e il telefono premuto sull'orecchio.
«Scusa?» Ma parlo a voce così bassa che lei neanche mi sente.
«Non so che dirti, se lui non vuole accompagnarti sono problemi suoi...»
Sposto il peso da un piede all'altro, indecisa su cosa fare. Vorrei far notare la mia presenza ma mi sento a disagio al pensiero d'interrompere la conversazione di una sconosciuta.
Quindi rimango in silenzio e aspetto che abbia finito.
E non posso fare a meno di osservare il suo aspetto. È diversa da qualsiasi altra ragazza abbia mai conosciuto: ha i capelli di un rosso scuro stile pixie che le lasciano scoperto il collo lungo, alta e formosa, indossa un top nero pieno di borchie e una gonna a vita alta dello stesso colore.
Io, con i miei semplici jeans strappati e la maglia rosa pallido, sembro così insignificante in confronto.
La sento ridere e, come tutto in lei, anche questo suono è provocante.
«Ci vediamo domani mattina, Jas. Sono sicura che per allora il Tristan si sarà scusato. Baci baci» e con uno schiocco di labbra, chiude la telefonata.
Con ancora il sorriso sulla labbra si gira e mi vede. Emette un piccolo urlo e io sobbalzo.
«Ma cosa diamine fai? Cristo santo, mi hai spaventato!» Si porta una mano al cuore per sottolineare le sue parole.
Io abbasso lo sguardo, colpevole e imbarazzata.
«Scusa...»
«Cazzo ma da quanto sei lì? Ti sei ascoltata tutta la mia telefonata?»
Sento le guance diventare rosse quanto i suoi capelli; ho pelle così chiara che per me arrossire è praticamente una seconda natura. Potrebbero scambiarmi per la sorella mancata di Biancaneve.
Mi faccio coraggio e la guardo negli occhi. Ed è davvero bella con il volto a cuore, le labbra carnose e grandi occhi ambrati. «Scusami... è che questa è la mia camera... sono appena arrivata...» e le indico lo scatolone posato ai miei piedi.
A quelle parole ogni traccia d'irritazione scompare sostituito da un enorme sorriso. «Oddio, quindi sei tu la mia nuova compagna di stanza?» Si avvicina e mi porge la mano «Io sono Lilith Spike ma puoi chiamarmi Lily, lo fanno tutti».
Esitante, appoggio la mia nella sua ma riesco a ricambiare comunque il suo sorriso. «Piacere di conoscerti. Io sono Scarlet Morningstar».
«Oddio, che bel nome. E anche tu sei così carina!» Questa ragazza sprizza letteralmente energia da tutti i pori. Fa quasi paura.
«Sono sicura che diventeremo amiche. E da amica, la prima cosa che ti devo assolutamente dire è: non arrivare in silenzio alle spalle delle persone!»
Le sue parole mi strappano un risolino imbarazzato e mi sposto i capelli dietro le orecchie.
«Scusami di nuovo...»
«Dai, non fa nulla. Puoi smettere di scusarti. Ormai è successo.» Poi batte le mani entusiasta. «Visto che sei nuova non puoi assolutamente perderti la festa di stasera. Dovremmo avere abbastanza tempo per sistemare le cose nella stanza e prepararci!»
Ma invece del sorriso che si aspettava sento il sangue congelarsi. Sono certa di essere diventata ancora più pallida del mio colorito naturale.
«Una festa la prima sera? Non sono sicura...»
«Ma non puoi mancare! Ci sarà tutta la scuola!»
Io riprendo a tormentarmi le labbra, indecisa. Da una parte sento la paura urlarmi di chiudermi in stanza fino all'inizio delle lezioni ma tutto il resto di me mi prega di accettare. In fondo ho deciso di venire qui proprio perché ero stanca di vivere sotto una campana di vetro.
Per cui scollo le spalle e sorrido «Va bene allora».
Lily ricomincia a battere le mani. Poi mi guarda con un sorriso da stregatto «Inoltre così potrai conoscere un sacco di ragazzi carini» e alza le sopracciglia allusiva. Io arrossisco così tanto da farla scoppiare a ridere. «Oddio, che tenerezza che fai! Qualcosa mi dice che sei vergine!»
A quelle parole sbarro gli occhi mentre sto ufficialmente per prendere fuoco per autocombustione.
La sua risata si riduce. Si siede sul letto e io faccio altrettanto. «Non devi rispondere per forza ma... è per una questione religiosa, tipo che vuoi aspettare il matrimonio? Almeno so a quale tipo di ragazzi devo presentarti!»
Faccio un respiro profondo e incrocio le gambe. Con le dita inizio ad attorcigliarmi le punte dei capelli. «No, figurati. Non sono neanche religiosa. Solo che la mia famiglia è piuttosto iperprotettiva. Non sono mai andata a delle feste, non mi sono mai ubriacata e il massimo che ho fatto con un ragazzo sono stati dei castissimi baci» termino tutto con un sospiro.
Vedo un ombra passare nei suoi occhi mentre mi dice «Magari si preoccupano solo per te. È una bella cosa da un certo punto di vista». Qualcosa mi dice che non abbia un buon rapporto con la sua famiglia ma non siamo così vicine da poterle fare domande. Inoltre penso alla sensazione che avevo a casa, di vivere costantemente con una catena al collo che mi soffocava ogni volta che cercavo di allontanarmi un po'.
Lily riprende il suo abituale sorriso «Allora hai parecchie prime esperienze da fare ora. Qui non c'è nessuno che ti controlla!»
Finalmente mi rilasso, inizio ad adorare questa ragazza così diversa da me. Mi guardo intorno come avessi paura che qualcuno possa sentirci e poi le confesso «Quando sono partita ho fatto una promessa a me stessa: in questi mesi ho intenzione di vivere al 101% senza lasciarmi bloccare dalle mie paure.»
«Mi sembra un ottima idea. In fondo la vita è tua ed è una sola. Non dovresti permettere a nessuno, neanche a chi ti vuole bene, di decidere per te.»
Peccato che io l'ho fatto per quasi tutta la vita.
«Bene, per prima cosa sistemiamo questa stanza!»
«Io non ho portato nulla per arredarla» mormoro, la voce bassa di nuovo imbarazzata. Ma lei non mi lascia tempo perché mi mostra i vari scatolini disposti nel suo lato. «Non fa nulla, dovrei avere abbastanza cosa per entrambe!»
E così iniziamo a tirare fuori lenzuola, tende, persino un tappetino. Appende dei poster di alcuni gruppi che non ho mai sentito, varie foto e persino la locandina di un film mentre io appoggio la mia unica cornice sul comodino.
Mentre la apro, Lilith si avvicina e guarda da sopra la mia spalla. «Chi sono?»
Io fisso le foto e sento un grumo di dolore riempirmi il petto. «Quella a sinistra è la foto del matrimonio dei miei genitori. A destra, invece, siamo io e mio fratello il giorno del mio diploma».
Lei mi guarda, sembra volermi chiedere dove sono finiti i miei genitori nella seconda foto ma qualcosa nella mia espressione la convince a cambiare argomento.
«Piuttosto. Non abbiamo proprio la stessa taglia ma visto che tendo a comprare vestiti sempre troppo piccoli per me» e mi strizza l'occhio «se vuoi per uscire puoi prenderne qualcuno dei miei».
Io le sorrido, grata per un numero infinito di ragioni.
Lei si è già cambiata per stasera e indossa quel genere di vestito che non ho neanche mai immaginato di provare. C'è da dire che i miei non sono proprio adatti a una festa.
«Davvero posso?»
«Certamente» e quasi mi costringe a scegliere tra tutti i suoi vestitini. Ne trovo uno che non è troppo sconvolgente ma è comunque un mix tra il sexy e l'elegante.
«Perfetto! Sono sicura che ti starà benissimo. E lo devi assolutamente mettere con queste decolté».
«Ma non ho mai messo i tacchi...»
«Tranquilla, una volta indossati ti verrà quasi istintivo».
Non ne sono sicura ma annuisco.
Mi trucco leggermente e alla fine guardo il mio riflesso sullo specchio a figura intera che abbiamo appeso dietro la porta. E rimango senza parole.
Ho raccolto i capelli castani in cima alla testa lasciando due ciocche intorno al volto, come mi ha consigliato Lily, e l'effetto sembra rendere il mio viso ancora più a punta e gli occhi più allungati.
Mio fratello dice che fin da piccola assomiglio a una gatta dagli occhi verdi e in questo momento vedo quello che ha sempre visto lui.
Il vestito è allacciato dietro il collo, nero e morbidissimo si adatta alla mie non proprio generose curve. «Adoro questa fantasia a pois, fa molto anni cinquanta!» Esclamo entusiasta e Lily mi sorride incoraggiante.
Indosso i tacchi, per una volta non sarò bassa come una ragazzina, e in effetti non sono così scomode. La guardo sorpresa e lei mi fa l'occhiolino. «Il segreto sta nella forma del tacco e nella presenza del plateau».
Poi mi prende a braccetto e usciamo.

Mi guardo intorno con aria spaesata; trovo incredibile quanta gente ci sia a questa festa. È il primo giorno di college e, come me, ci sono molti studenti che sono arrivati solo stamattina. Eppure nessuno sembra sentire la lontananza da casa, piuttosto sembrano così a loro agio. Lilith si è fatta spazio fino a quello che sembra essere il cuore pulsante di tutto il caos. Alla fine ha indossato un vestito rosso talmente scollato e talmente corto che potrebbe dare una nuova definizione alla parola indecente. Si gira, probabilmente per dirmi qualcosa, e quando mi vede ancora sulla porta mi rivolge uno sguardo assassino. «Forza, Scarlet. Hai intenzione di rimanere lì tutta notte?»
Mi mordo il labbro e stringo tra le dita l'orlo del vestito. Prego silenziosamente di non cadere e mi affretto a raggiungere la mia compagna.
La musica è alta ma non tanto da risultare fastidiosa. Inoltre sento qualcosa dentro che inizia a sciogliersi. Lily mi prende per mano e inizia a farmi ballare a ritmo con lei. Non so neanche quando inizio a divertirmi ma succede.
«Vuoi qualcosa da bere?» Mi chiede Lily.
«Cosa c'è?»
«C'è la birra e, visto che ci sono tanti figli di papà, dello champagne. Ma è scadente, fidati! Altrimenti fanno anche dei drink, sono abbastanza forti ma molto buoni».
Io ci penso un attimo; la birra non mi è mai piaciuta e lo champagne mi ricorda troppo le serata di gala a cui ho partecipato con mio fratello. Per cui... «Vada per un drink, basta sia dolce!»
«Brava la mia ragazza. Vuoi rompere il ghiaccio con la cosa più forte?» E mentre si allontana ride.
Alcune facce già le riconosco, Lilith mi ha fatto fare un giro rapido per la scuola. Quando ci siamo fermate in una biblioteca che hai miei occhi sembrava quella di Hogwarts, mi ha presentato alcune ragazze. Alcune come lei, altre anche più strane. A un certo punto mi ha indicato due ragazzi, uno biondo in camicia e jeans e un altro che sembrava uscito da una rivista per nerd. Ma io avevo scosso la testa. «Non è il mio tipo» le avevo detto a bassa voce, facendola ridere di gusto. «Quindi hai un tipo?»
«In realtà, non lo so ancora» le avevo risposto e lei aveva riso ancora più forte.
Però ora che osservo i vari ragazzi presenti alla festa mi rendo conto che forse non avrò un ideale ma anche andare ad esclusione non è una brutta idea.
Mi giro, cercando dov'è finita Lily quando vedo lui ed è come se il mondo avesse smesso di girare. Tra noi ci sono alcuni metri e alcune persone ma è come se non esistessero. Indossa anfibi, dei jeans neri e una semplicissima maglietta bianca a mezze maniche che delinea ogni singolo muscolo. E sul braccio destro un tatuaggio che gli ricopre tutta la pelle per scomparire sotto la manica. Sento la bocca seccarsi mentre seguo i suoi lineamenti netti e mascolini con gli occhi, dalla mascella volitiva con un velo di barba al naso aquilino da conquistatore romano fino ai folti, scarmigliati capelli neri. E quando incontro i suoi occhi neri e profondi e scopro che anche lui mi sta guardando rimaniamo solo noi due al mondo mentre il mio cuore batte così forte da sbattere violentemente contro le costole.
«Ehi Scarlet!» Mi ritrovo davanti Lily e di colpo ogni rumore torna al suo posto. Lei mi guarda preoccupata «Tutto bene?»
So di essere diventata rossa e istintivamente torno a cercare quel tipo.
Lily segue il mio sguardo fino a posarsi sul ragazzo che mi sta mandando in iperventilazione con solo uno sguardo.
«No no no! Non lui!»
Mi giro sorpresa su di lei. «Lui no?»
«Quello è Dominic Johnson. Ho visto fin troppe ragazze guardarlo come lo guardavi tu e nessuna di loro è finita bene. Non è il tipo da relazione stabile ed esclusiva ma piuttosto... » guarda il suo drink come cercasse una definizione abbastanza efficace da farmi capire «è il tipo da sveltina in bagno, contro un muro, e poi ognuno per la sua strada!»
Sussulto piano mentre una piccola contrazione al basso ventre mi fa pensare che in fondo potrebbe non dispiacermi una cosa del genere. Non ho mai provato così tanto desiderio in vita mia, non so neanche come gestire la cosa. Motivo per cui faccio un lungo sorso del mio drink.
Sento il sapore della fragola avvolgere le mie papille gustative e non sento neanche il bruciore dell'alcool. Sono sorpresa.
«È veramente buono! Sembra un frullato».
Lilith ride così forte da farsi venire il singhiozzo. «Va bene piccola alcolista. Ma bevilo piano perché ti giuro che non è per nulla analcolico». Io sorrido mentre torniamo a ballare, bevendo non so neanche quanti bicchieri.

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Capitolo 2
*** No More ***


Stamattina svegliarmi è più simile a tornare dal regno dei morti. Mi pulsa la testa e sento lo stomaco piegarsi su se stesso. E non ancora aperto gli occhi!
Una parte del mio cervello registra la sensazione delle spalline del reggiseno tagliarmi la pelle delle spalle e mi chiedo vagamente perché sono andata a dormire senza toglierlo.
Facendomi male psicologicamente mi costringo ad aprire gli occhi e, in quel momento, mi rendo conto di più cose contemporaneamente: indosso solo l'intimo; non è né la mia stazza né il mio letto; accanto a me sta dormendo qualcuno.
Una sola di queste informazioni sarebbe bastato a farmi sclerare ma tutte e tre insieme? Dio onnipotente, che diamine è successo questa notte?
Mentre mi guardo intorno in questa stanza molto ordinata, illuminata da una tenue alba e senza avere invece il coraggio di vedere chi c'è nel letto con me, cerco di recuperare i ricordi della serata appena trascorsa. Ma mi fermo sulla stanza dove stavo ballando con Lilith e bevendo il mio drink dal sapore fin troppo innocente. Poi, il nulla.
Faccio un respiro profondo e mi giro.
Il mio cervello si blocca, registra l'immagine trasmessa dagli occhi ma si rifiuta di processarla.
Perché accanto a me c'è il famoso Dominic Johnson. Il ragazzo che ieri sera non riuscivo a smettere di guardare e da cui Lily mi ha messo in guardia. È sdraiato a pancia in giù e ha indosso solo dei boxer. Ed è cento volte più bello da semi nudo che da vestito e già con i vestiti addosso sarebbe da svenire!
Inconsciamente allungo una mano ma non lo sfioro.
Possibile che abbia perso la mia verginità da ubriaca, il primo giorno di college?
Se lo sapesse mio fratello mi farebbe tornare a casa più veloce della luce!
Però devo dire che non sento nulla di diverso...
In ogni caso me ne devo andare immediatamente, prima che si svegli, ignorando la voglia di tracciare i contorni del tatuaggio che gli arriva fino alla scapola o di baciare la curva perfetta delle sue labbra.
Mi alzo impacciata, cercando di fare il meno rumore possibile; cerco sul pavimento e sulle sedie ma il vestito che indossavo è sparito.
Il preda al panico raccolgo una maglietta nera abbastanza larga e lunga da farmi quasi da vestito visto che mi arriva a mezza coscia. Le scarpe invece sono in bella vista accanto alla porta e, anche se non adoro il pensiero di mettere i tacchi in pieno dopo sbronza, voglio solo andarmene.
Per il freddo, raccolgo dallo schienale della sedia anche una giacca di pelle che sulle braccia nude da una sensazione meravigliosa.
Quando esco dalla porta mi rendo conto che mi trovo ancora nella villa dove si è tenuta la festa e un frammento di ricordo mi passa dietro gli occhi, di quando una ragazza di nome Brittany mi ha informata che la casa è di Dominic, Samael e Ricky e che le loro feste sono le migliori.
Inarco le sopracciglia, incurante che non mi possa vedere nessuno, e mi sfugge un altro sospiro profondo.
Scendo le scale tenendo le scarpe in mano e mi avvio all'uscita quando una voce mi fa congelare.
«Tu sei quella che è finita nella stanza di Dominic?»
Vorrei uccidermi per l'imbarazzo. Guardo le scarpe ma il tacco non è abbastanza appuntito.
Mi giro e mi trovo di fronte un bel ragazzo alto con indosso solo i pantaloni della tuta e, a giudicare dal profumo e dai capelli castani leggermente bagnati, fresco di doccia.
Sento persino la punta delle orecchie diventare rosse mentre inizio ad indietreggiare «Scusa devo andare!»
Lui mi fissa divertito e mi guarda attraverso delle ciglia così folte da far invidia alla maggior parte delle ragazze.
«Posso almeno sapere come ti chiami?»
«Io...» è inconcepibile che gli dica il mio nome dopo che mi ha visto uscire dalla stanza di un ragazzo con indosso vestiti non miei. «Addio» sbotto aprendo di scatto la maniglia e uscendo quasi di corsa.
Mentre faccio a piedi, barcollando leggermente, la strada dalla villa al dormitorio mi chiedo cosa mi è successo in un solo giorno? Bastano veramente così poche ore per trasformarsi in un adolescente senza controllo?
Inoltre, per quanto non stessi aspettando la prima notte di nozze, speravo almeno di ricordarmi qualche dettaglio della mia prima volta. Cerco di concentrarmi su quella zona, in cerca di dolore, fastidio o anche solo una sensazione di disagio ma nulla. Devo chiedere a Lilith se è normale, in fondo mi sembra abbastanza libera su questi argomenti.
Una volta dentro tolgo di nuovo le scarpe, godendomi la sensazione del pavimento di marmo sotto la pianta dolorante dei piedi. Per tutto la durata della salita dell'ascensore prego per non incrociare nessuno e quando arrivo al mio corridoio senza che questo sia accaduto, tiro un sospiro di sollievo. Quasi mi avesse sentito, la porta del bagno si apre ed esce Lily. Lei mi rivolge un sorriso compiaciuto mentre mi squadra dalla testa ai piedi. «Ma che bella passeggiata della vergogna che abbiamo! Ci hai messo molto meno di quello che credevo.»
«Oddio» mi sfugge un gemito e nascondo la faccia tra le mani. Senza guardarla borbotto «Possiamo parlarne in camera?»
Lei ride ma mi precede.
La porta fa a malapena a tempo a chiudersi dietro di noi che esclama «Allora, è successo? Era molto bello? Lo conosco?»
Sinceramente non sono ancora sicura di quello che è successo questa notte ma mi ricordo bene la sua espressione quando mi ha sorpresa a guardarlo. Per cui rispondo senza fare nomi «Sì, sì e sì».
Lei mi prende le mani e mi abbraccia.
«Però, per favore, abbassa la voce che mi sta scoppiando la testa!»
«Oddio, ma dove ho la testa? Non ti ho ancora offerto i pancake del dopo festa»
«Del dopo festa?»
Lei ridacchia «In pratica il miglior cibo della città per far passare la sbornia».
Inclino la testa, sinceramente mangerei qualsiasi cosa se servisse a farmi stare meglio.
Prendo i vestiti dall'armadio e mi dirigo alla porta. Prima di uscire però Lilith mi chiama. Non si è ancora mossa dal bordo del suo letto, il telefono in mano che continua a vibrare. «C'è questa mia carissima amica, Jasmine, che si è lasciata di nuovo con il suo ragazzo Tristan. L'ho invitata a fare colazione con noi, anche se sono sicura che prima di ventiquattro ore si saranno già rimessi insieme... è un po' pazza ma completamente innocua.»
«Okay. Sono felice di conoscere persone nuove» ed esco a farmi la doccia.
Non avendo voglia di asciugare i capelli, li lego in una treccia laterale anche se qualche ciuffetto dell'altro lato mi si appoggia sulla guancia. Ho preso dei pantaloncini blu e una canottiera bianca, visto che si preannuncia una bella giornata di sole e, non so perché, mi sono portata dietro la giacca di pelle di Dominic. Come le peggio stalker, avvicino il tessuto al naso e sento il suo odore, lo stesso con cui mi sono svegliata questa mattina e che basta ad accendermi come un fuoco d'artificio.
Gliela devo restituire!
Ma farlo significherebbe vederlo di nuovo, insinua una vocina nella mia testa.
Ma sinceramente non posso neanche tenermela tipo reliquia.
Per cui, con il cervello in piena guerra civile faccio l'unica cosa insensata: la indosso.
Adoro la sensazione che mi da, un po' come essere coccolati e protetti insieme. Se potessi imbottiglierei e vendere questa sensazione, sarei miliardaria!
Quando entro in stanza, Lily si è già cambiata. Stavolta i suoi vestiti sono quasi soft: pantaloni a vita bassa e top incrociato sullo stomaco assolutamente piatto. Ai piedi i suoi immancabili tacchi.
«Carina la giacca... ah, a proposito... il mio vestito?» Mi chiede maliziosa con la voce di chi sa che non lo rivedrà più.
«Sparito però ho ottenuto in cambio una maglietta che su di me ha la stessa lunghezza». Lei ride.
Prendo il telefono e mi rendo conto che mio fratello mi ha chiamato tre volte. Mi si stringe lo stomaco. Gli voglio bene e mi beccherei una coltellata per lui ma non si rende conto che non sono più una bambina. Se chiudo gli occhi rivedo la scena quando è arrivata la lettera del Rook Collage che diceva che mi avevano presa; come aveva urlato perché avevo fatto la domanda alle sue spalle, di come fosse una pugnalata, non capiva perché non potevo scegliere un qualsiasi college vicino in modo da tornare a casa ogni sera. E la sua faccia sorpresa quando ho smesso di essere la sua docile e tranquilla sorellina e ho iniziato ad urlare più forte di lui.
Se mi avessero rinchiusa in una cella di contenimento avrei avuto la stessa sensazione che stare in quella casa.
Gli voglio bene e lui ne vuole a me ma mi ha impedito di essere me stessa.
In ogni caso alla fine ha accettato di pagare tutto, a patto che fossi sempre rintracciabile.
Per cui, per quanto mi faccia sentire a disagio, lo richiamo con Lilith sdraiata sul suo letto.
«Finalmente! Non avevi visto che avevo chiamato o avevi deciso d'ignorarmi?»
Wow, iniziamo bene.
«Ciao anche a te, Clay. Sì, sto bene e il college è piacevole. Grazie per avermelo chiesto.» Il mio tono trasuda diciott'anni e passa di sarcasmo mai uscito.
Lo sento fare alcuni respiri profondi e quando ricomincia a parlare la sua voce è più tranquilla, pacata «Scusami, sorellina. Solo che mi sono preoccupato! Non capisco perché te ne sei dovuta andare così lontana.»
Io invece lo capisco!
«Avevo bisogno di spazi e di crescere. Per quanto ti voglia bene non posso farlo finché mi tieni sotto una campana di vetro!»
Sento l'irritazione trattenuta a stento graffiarmi la gola.
«Non mi ero reso conto di essere un tale mostro. Beh visto che mi ritieni tale ricordati che sono io a pagare tutte le tue spese e posso smettere di farlo in ogni momento. Inoltre posso chiamare qualsiasi insegnante se penso che ci sia qualcosa che non va!»
Al limite, sbatto la mano sul letto «Paghi tu semplicemente perché non posso toccare i miei soldi fino a ventiquattro anni, non perché sono una bambina! Smettila di gestire e comandare tutta la mia vita!»
Da entrambi i lati la tensione è alta. E dire che c'era un tempo in cui eravamo un fronte compatto, solo noi contro il mondo.
Alla fine lo sento mormorare «Ti voglio bene, lo sai?»
Mi strofino gli occhi con una mano.
«Ti voglio bene anche io. Ora devo andare».
Dopo tutto quello che abbiamo passato non ci salutiamo mai senza dirci quelle tre parole, anche quando sembrano fare più male che bene.
Lilith grazie al cielo per tutta la telefonata non ha cambiato espressione, continuando a giocare con il telefono.
Quando però mi sentire fare dei respiri profondi e corti si gira a guardarmi. «Tutto bene?»
Annuisco. «Era mio fratello. Come ho detto: iperprotettivo».
Grazie al cielo sentiamo bussare e non può farmi altre domande. Non mi piace dire bugie ma mi piace ancor meno raccontare il mio passato.
«Vado io. Dev'essere Jas!» E trotterella dimentica della discussione verso la porta.
Sto cercando il mio zainetto nero quando sento «E tu cosa ci fai qui?»
Mi giro e sulla porta c'è Dominic. Per qualche secondo smetto di respirare. Dio, quant'è bello! Ma mi rendo conto che non è solo quello che mi attira fin dalla prima volta che l'ho guardato. È qualcosa che gli brucia nello sguardo, una sorta di marchio di chi è sopravvissuto a qualcosa o qualcuno.
«Sono venuto per parlare con Scarlet» e inclina la testa verso di me, il sorriso malizioso. Lily passa lo sguardo da me, che non mi sono mossa, a lui, che continua a fissarmi come se sapesse che aspetto ho nuda, cosa quasi vera tra l'altro.
Ci guarda come fissasse una partita di tennis e poi la comprensione. «Lui? Sei stata con lui?»
Il lui in questione si limita ad inarcare un sopracciglio mentre io divento paonazza. «Ti spiego dopo, Lily.» Poi mi giro verso di lui e persino io noto che la voce mi è diventata più roca «Possiamo parlare fuori».
Lui scrolla le spalle ed esce.

Mi affretto a seguirlo mentre mormoro un altro «Dopo» in direzione della mia amica.
Fuori Dominic si appoggia alla parete del corridoio e mi guarda tutta, dalla cima dei capelli fino alla punte delle Nike e ritorno. E io non posso fare a meno di fare altrettanto. Sto praticamente sbavando per il modo in cui gli cadano i jeans e su come la maglietta nera gli fascia il torace.
Si passa una mano tra i capelli e mi rendo conto che ci stiamo solo fissando in silenzio.
«Ehm... come hai fatto a trovarmi?» Domanda stupida, lo so, ma è la prima che mi viene in mente.
Lui sorride e rifà quel gesto con la spalla, tipo scrollatine ma più sexy. «Ho chiesto in giro. Nulla di troppo complicato, in realtà.» Sono indecisa se essere felice o contrariata che abbia chiesto di me. Felice, sono felice e basta.
«O-okay...» mormoro e abbasso lo sguardo.
«Volevo solo sapere se stavi bene» tiro su la testa di scatto. Non mi starà chiedendo quello che penso.
«Senti, non ti devi preoccupare di farmi il discorsetto. Lo so già, è stata una cosa di una volta e basta. Va bene!»
Lui sgrana gli occhi e mi rendo conto che mi ero sbagliata, non sono neri ma blu scuro. Poi Dominic inizia a ridere, dapprima solo uno sbuffo fino a quando diventa una vera e propria risata. Sento che sto diventando sempre più rossa, anzi, tutta la scala cromatica del rosso!
Quando riesce a riprendere fiato io ho già incrociato le braccia al petto e mi sono trincerata dietro un espressione assolutamente offesa.
«Cosa ti ricordi di stanotte?»
Ed ecco che il mio imbarazzo peggiora ulteriormente «In realtà, non molto...»
Dominic inclina di nuovo la testa di lato «Non abbiamo fatto sesso. Qualcuno ti aveva messo qualcosa nel bicchiere, forse qualche droga per renderti più docile. Quella è casa mia e certe cose ricadono nella mia responsabilità. Quindi ti ho portata a dormire nel mio letto».
Responsabilità?
Dormire?
Tutto qui?
Le domande mi si accavalcano nella mente mentre mi sento delusa.
Certo, le mie priorità non sono molto definite visto che mi preoccupo per questo e non per il fatto di essere stata drogata!
Poi mi viene in mente una cosa e sbotto «E perché allora eravamo mezzi nudi?»
«Perché quando ti ho fatta stendere mi hai fatto un offerta piuttosto allettante e ti sei tolta il vestito.» Okay, se c'è qualcuno in ascolto, fammi sprofondare fino al centro della Terra. Sono così sopraffatta dalla vergogna che quando Dominic si stacca dalla parete e avanza io esclamo «Allora tutto qui?»
«In circostanze diverse non avrei di certo detto di no ma non è mia abitudine andare a letto con ragazze semi incoscienti».
Avanza di un altro passo e io mormoro. «Okay, perfetto. Noi non abbiamo fatto nulla» e lo guardo in cerca di un ulteriore conferma.
Grave errore. Sbatto con la schiena contro la parete opposto mentre nei suoi occhi brucia una luce predatoria. Si china su di me, il calore del suo respiro sul mio orecchio i manda in tilt. Beh, più di quanto già fossi.
«Fidati, baby, se avessimo fatto sesso ricorderesti ogni singolo dettaglio».
Oh! E ancora, oh!
Si allontana e io sguscio fino alla mia porta. «Va... va bene. Grazie dell'informazione e ciao». Spero di riuscire a scappare quando lui da l'ultima stoccata alla mia dignità e al mio orgoglio quando sussurra con voce roca «La mia giacca sta meglio a te che a me».
Dannazione, dannazione e triplo dannazione!
Mi ero dimenticata di averla indossata. Non voglio neanche sapere cosa sta pensando ora. Faccio per togliermela quando posa le sua grandi mani sulle mie, bloccandole. «Sul serio, ti sta bene. Tienila!»
Sento la pelle che ha sfiorato formicolare mentre sono certa di avere persino delle chiazze rosse sul collo per quanto sto arrossendo.
«Grazie allora» gli rispondo, riuscendo a tirar fuori solo un sorriso timido. E quando lui mi sorride di rimando provo solo l'impulso di baciarlo fino a dimenticare persino come mi chiamo.
Invece entro nella stanza.
Lily è seduta sul letto. Nel frattempo ha cambiato i pantaloni con una gonna a vita alta e il suo sorriso contagioso con un espressione seria.
Mi guarda in silenzio prima di dire «Sai che potevi anche dirmelo?»
Io mi avvicino quasi di corsa e mi siedo accanto a lei, prendendole le mani. «Scusa. Non sono abituata ad avere degli amici e sapevo che lui non ti piaceva.»
«Non importa, tra amici non ci si mente!» E prima che possa dire qualcosa alza la mano «Omettere è solo una forma diversa del mentire.»
Abbasso la testa. «Hai ragione! Scusami!»
Lei mi sorride. «Va bene, dai. Per questa volta sei perdonata!» Picchietta con un unghia smaltata di rosso sulla giacca che indosso ancora ed esclama «Quindi, tu e Dominic?»
Scuoto la testa, più triste di quanto immaginassi. «Niente, non c'è nessun io e Dominic. A quanto pare stanotte qualcuno ha cercato di drogarmi e lui ha deciso di fare il cavaliere, senza approfittarsene anche quando, a quanto pare, mi sono quasi denudata!»
Lei sgrana gli occhi «Non so se essere più incazzata per chi ha messo qualcosa nel tuo bicchiere o incredula per come si è comportato Dominic! Scarlet, lui non è per niente un cavaliere. In una fiaba sarebbe piuttosto il principe cattivo. Il classico cattivo ragazzo» ma io posso solo alzare la spalle perché a quanto pare questa è la verità.
Lei scuote la testa incredula. «Va bene. Andiamo a mangiare quei pancake e mi racconti tutto. E la prossima volta bevi di meno!»
«Considerato tutto, penso che non berrò mai più!»
Lily ride mentre prende il capotto «Benvenuta nel club. Ogni lunedì mattina dico la stessa cosa e ogni venerdì sera lo rifaccio!» E io mi metto a ridere con lei.

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