Baciami ancora

di MyWinter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


AAA: La storia non tiene conto di TTC

BACIAMI ANCORA

 

Era adagiato al muro, col braccio disteso sulla parte ruvida, la mano allargata contro la stessa. Sovrastava… come si chiamava quella ragazza? Doveva averglielo detto quando gli aveva chiesto di poter parlare in privato. Aveva risposto di sì, senza quasi farci caso, troppo intento a scrutarsi attorno alla ricerca di una reazione che poi non aveva scorto. Mentre lottava con quel qualcosa che nel petto si agitava senza sosta, aveva pronunciato un altro sì e se ne accorse solo in quell'istante, quando la mora lo abbracciò per la contentezza.

«Sará una festa di compleanno memorabile se ci sarai anche tu!» Si era sporta verso di lui e lo fissava, con un sorriso dipinto in volto.

Come il peggiore degli stolti, si chinò su di lei e uní le labbra alle sue. Sapevano di frutti, di dolce. Ne saggió la consistenza con la lingua: erano morbide e piene.

Lei le dischiuse e le loro lingue si incontrarono: uno scambio ruvido, caldo, umido. Era piacevole?

Si staccò da lei, la fissò negli occhi e la vide arrossire.

«A stasera!»

Le feste a Hogwarts non erano certo tollerate o ben viste dal regolamento, ma quando possibile qualcuno organizzava un party. Spesso i tentativi di fare baldoria venivano scoperti e puniti severamente, ma non per questo i futuri, giovani maghi smettevano di provarci.

Scorpius si allontanò, camminando con fare sbadato e svogliato, smarrito fra i ricordi.

Le cose durante il corso degli anni erano mutate e forse gli stavano sfuggendo di mano. Possibile che un bacio al sapore dell’alcool avesse messo in discussione le sue certezze?

Salutò controvoglia, mentre camminava, molti dei suoi compagni che sembravano avere imboccato la direzione opposta alla sua. Le ragazzine lo guardavano con aria sognante e ciascuna volta si chiedeva se fosse il passato da Mangiamorte del padre a fare leva ed esercitare un fascino perverso, se fossero quei suoi capelli d’un biondo quasi bianco a far nascere curiosità o quello sguardo che spesso aveva udito definire come trafiggente e di ghiaccio.

Lui non si piaceva poi  molto, eppure aveva un discreto successo con le ragazze.

Raggiunto l’esterno un refolo gelido lo costrinse a nascondersi dietro il bavero del cappotto: per fortuna lo aveva indossato quando aveva deciso di uscire. Al calare del sole gli sparuti raggi caldi svanivano e con essi anche il tepore che gli regalavano. Camminò sul tappeto di foglie gialle e marroni che sotto le sue scarpe pregiate scricchiolavano. Raggiunse il Lago Nero, lo osservò per qualche istante godendosi la vista di quella tavola scura e piatta, domandandosi cosa fosse andato storto.

Si sedette sulla riva, stringendosi nel cappotto e coprendosi meglio con la sciarpa.

Suo nonno paterno gli aveva insegnato la superiorità della razza. Sua nonna, in qualche modo, aveva cercato di insegnargli a non essere discriminatorio. Suo padre sembrava combattuto. A tratti elogiava e si sperticava in lodi al sangue puro. Altre volte sembrava quasi confuso, colpito e sebbene rimanesse ancorato alle proprie convinzioni, Scorpius si era trovato spesso a chiedersi se, in fondo, non sapesse anche lui quanto sciocche fossero.

Lui lo aveva capito il giorno in cui aveva incontrato Albus Severus Potter. Figlio del famoso Harry Potter e di quella che suo nonno chiamava traditrice del proprio sangue. Nelle vene di Albus non scorreva sangue puro. E all’inizio lo aveva preso in antipatia, proprio come gli aveva suggerito in maniera poco velata il padre. Aveva studiato a lungo, con curiosità e diffidenza, quel ragazzino che era l’immagine speculare del Salvatore del mondo magico, ma poi aveva capito: studiare non doveva servirgli a conoscere meglio per scovare eventuali punti deboli. A lui studiare Albus era servito a capirlo e apprezzarlo e per questo aveva compiuto la sua mossa. Inaspettatamente e scioccando buona parte degli studenti di Hogwarts, gli aveva rivolto la parola. E non era stato per schernirlo o per umiliarlo: lui ci voleva stringere amicizia.

Si era seduto accanto a Potter a colazione, gli aveva dato il buongiorno e, come era ovvio, l’altro lo aveva guardato con un certo sospetto.Avevano impiegato mesi a fidarsi l’uno dell’altro, a imparare le differenze che li separavano rendendoli unici e, senza nemmeno rendersene conto, erano diventati amici. Per la pelle. Amici come la prima persona a cui ti rivolgi se insorge un problema; amici come la prima persona cui vuoi raccontare qualcosa di bello.

Scorpius aveva sentito nascere nel cuore un sentimento strano e nuovo. All’inizio aveva persino faticato a capire che quel qualcosa di bizzarro che provava fosse un sentimento e non un malanno o un difetto cardiaco e sorrise al ricordo.

Poi un rumore di foglie calpestate lo costrinse a voltarsi e si ritrovò dipendente dagli occhi verdi a lui cari.

 

**

 

Albus Severus Potter aveva visto il suo migliore amico avviarsi verso il Lago Nero e lo aveva seguito. Non era stato facile prendere il coraggio a due mani e pedinare Scorpius, così come non era stato semplice né indolore, osservarlo mentre quasi ingurgitava la faccia di quella ragazzina.

Si sedette senza salutare e dopo essere annegato nelle nubi che rendevano inscrutabili le iridi di Scorpius, gli si rivolse.

«Anche tu invitato alla festa di Sally.»

Gli costavano care quelle parole. Gli costava caro fingere che nulla fosse, non urlargli in faccia la propria confusione, non confrontarsi con lui. Come poteva chiedere proprio a Scorpius se fosse possibile che si era innamorato di lui? Perché l’unica conclusione sensata a cui era giunto parlandone con sua cugina Rose era quella. Lui era follemente e perdutamente innamorato di Scorpius Hyperion Malfoy.

«Beh?»

«Era solo una domanda.»

«Ragazzina bruna, occhi scuri?»

Sarebbe scoppiato a ridere se il pensiero che lui avesse cancellato il suo sapore baciando una di cui non sapeva nemmeno il nome non lo stesse lacerando.

«Giá. La Corvonero che ti sei slinguato in corridoio. Almeno questo è quello di cui spettegola mezza scuola.» Nel momento in cui terminò la frase, avrebbe voluto potersela rimangiare. Si domandò se fosse suonato troppo coinvolto, scioccato o invadente.

«Che noia ‘sta scuola di chiacchieroni!»

Il fatto che non negasse non era che la conferma e Albus si sentì così male che avrebbe voluto alzarsi in piedi e scappare via. Ma non poteva. Se la scusa dell’alcool gli permetteva di nascondersi dietro quel bacio che gli aveva rubato -o che si erano scambiati, non lo riusciva a ricordare né voleva farlo- scappare come una donnicciola lo avrebbe posto in una situazione ancor più scomoda.

«Pensavo che fossi venuto qui per scusarti. Per sistemare le cose, per dirmi che avevi bevuto troppo e non lo rifaresti da sobrio.» Scorpius inspirò e ad Albus sembrò che stesse quasi facendo fatica a dirgli quelle cose. E se il suo cuore voleva illudersi, la mente gli suggerì di non essere sciocco. Scorpius gli forniva una via d’uscita e a lui non restava che imboccarla.

Se non voleva perdere il suo migliore amico quello era il momento buono per riprendersi ciò che stava rischiando di lasciar andare per sempre.

«Allora? Non dici nulla?» Scorpius lo prese alla sprovvista. Albus si ritrovò in piedi, sollevato per il bavero del cappotto e da esso quasi soffocato.

Negli occhi grigi e agitati di Scorpius si susseguivano tante emozioni, eppure lui fu in grado di scorgere solo ciò che scorreva violento in superficie:la rabbia in cui annegavano le iridi di ghiaccio del ragazzo.

«Mi fai male, mollami!»  Si divincoló, riprese a respirare e, quando trovò il coraggio di alzare gli occhi, di Scorpius non rimaneva che il ricordo della presa ferrea su di lui.

Si gettò a terra, sconvolto e scombussolato.

Doveva dirgli di aver sbagliato, mentire e raccontare che l’alcool l’aveva annebbiato. In fondo non era una bugia, l'alcool, che lui non era abituato a bere e gli era stato somministrato con l'inganno, aveva obnubilato la sua ragione, permettendogli di mettere in quell’incontro fra labbra tutte le parole che aveva scoperto di volergli dire, ma che gli teneva segrete. Solo lui sapeva quanto gli costasse, perché da quando erano diventati amici sul serio non gli aveva mai taciuto nulla.

Si rialzò, pulí il giaccone e fece per rientrare. Alla festa avrebbe chiarito la questione, non poteva fare altrimenti.


Nda: Ciao e benvenute! È la mia prima ScorpiusxAlbus e spero di non aver tirato fuori dal cappello un disastro.
​La fic si compone di 4 capitoli, tutti già scritti, ne posterò uno a settimana.
Non tengo conto di TTC.
​Grazie per averla letta e spero di ricevere qualche parere!

​#disclaimer: i personaggi e riferimenti al mondo di HP non appartengono a me, ma a JK Rowling.

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


BACIAMI ANCORA

Capitolo due 


Furia cieca! La rabbia si era arrampicata su per il suo viso, ne era certo, così come era sicuro di aver esagerato. Aveva colto lo smarrimento negli occhi di Albus e si era inalberato perché da lui pretendeva una risposta. Cosa voleva sentirsi dire per davvero, però, non lo sapeva nemmeno lui. Esigeva di riavere il suo migliore amico, pretendeva che gli dicesse che si era trattato di un errore, una menzogna, una pazzia. O forse che lo baciasse ancora? Desiderava che il tempo si fermasse mentre le loro labbra si accarezzavano per concedere il tempo al suo cuore di fare pace con quanto gli impazzava dentro. Per capire cosa bramasse davvero, magari per illudersi che Albus lo avrebbe fermato. E se poi l'avesse fatto, se lo avesse allontanato, lui come avrebbe reagito?

Perché che pensasse alle loro bocche unite e alle loro lingue che danzavano mentre correva verso la propria stanza, non poteva essere normale. Non era giusto. Non aveva senso. E forse lui era solo uno di quei deviati sessualmente, magari quella era la sua punizione per essere la discendenza di chi il Signore Oscuro lo aveva aiutato e supportato. Lui, sangue puro del sangue dei Malfoy, coloro che avevano odiato Potter e lo avevano ostacolato, beh, era legato indissolubilmente a un Potter e il suo cuore… oh, dannazione, era destinato ad amarlo in silenzio e soffrire per scontare peccati di cui non si era macchiato?

Una spallata violenta lo fece cadere per terra.

Si ritrovò a faccia a faccia con James Sirius Potter e lo prese a pugni! Lo aveva sempre detestato e non solo perché era un arrogante, viziato idiota. Non aveva mai sopportato come trattava Albus per essere finito a Serpeverde.

«Malfoy, idiota coma tuo padre!»

James si era liberato di lui con una certa facilità. Scorpius non era un tipo violento, evitava di fare a botte, preferiva combattere le sue schermaglie con la bacchetta.

«Sta’ zitto!» ringhiò arrabbiato. Poteva sfogarsi su quella faccia da sberle che mal tollerava? Ma se un docente li avesse beccati sarebbero finiti in punizione e addio festa. E per quanto volesse spaccare il muso di quell’odioso imbecille, forse Albus non ne sarebbe stato davvero contento. Per un istante, mentre si allontanava veloce, si chiese se Albus si sarebbe schierato con lui o contro di lui. Non aveva fratelli, non capiva il legame che li univa e, se dapprima aveva pensato che ciò che teneva insieme loro fosse fraterno, ora non poteva più essere della stessa idea. A meno che in una famiglia non si accettasse l’incesto.

Troppo preso a rimuginare, non udì gli insulti che James gli rivolse e forse fu meglio così. Non voleva davvero attaccar briga, aveva sin troppi problemi.

E se dalla sera precedente Potter non si era ancora visto in stanza, forse perché era riuscito a entrare nel letto di qualcuna - possibilità che lo disturbava in una maniera inconcepibile- non poteva smettere di sperare di non vederlo varcare quella soglia.

«Zabini, vado in camera di Nott!»

I figli dei migliori amici di suo padre, compagni di giochi da bambini, non li aveva mai ritenuti veri amici. Provava per loro qualcosa di simile all’affetto, aveva tanti ricordi, ma riusciva tranquillamente a immaginare la propria vita senza di loro.

«Ti sta stretta la nostra camera?» Per un istante gli parve una allusione, ma non doveva fare lo sciocco. Nessuno li aveva visti, ne era certo. La Torre di Astronomia era deserta quando l'avevano raggiunta quasi gattonando, devastati dall’alcool. Se ci ripensava, voleva scovare lo stronzo che gli aveva fatto bere dell’alcool a loro insaputa e ucciderlo. E poi se ci ripensava bene, in frammenti di scarsa lucidità lo avrebbe voluto ringraziare e solo dopo massacrarlo per avere infranto il suo mondo di dorate certezze.

«Ho cambiato idea. Vado in doccia, ho una festa cui attendere.» Il tono era glaciale e distaccato.

«E una Corvonero in cui infilarti. È pure carina, dicono non sia male a letto.»

Sbatté la porta alle proprie spalle, richiudendo così la voce di Zabini in uno spazio estraneo che a lui non potesse giungere.

E mentre si spogliava si diceva che forse se la sarebbe potuta davvero portare a letto la ragazza senza nome. Forse, se si fosse perso fra le carni calde e accoglienti di una donna o nella sua soffice e morbida bocca, beh, magari quel pensiero proibito, gli occhi verdi di Albus sarebbero stati cancellati. Sì, forse. Peccato che in fondo non ci credesse nemmeno lui.

L’acqua calda gli scivolava sulle spalle accarezzandolo e Scorpius prese a darsi piacere da solo. Pensava a Sally, cercava di concentrarsi sulle sue labbra, sui suoi seni, ma con frustranti e scarsi risultati. Mentre reprimeva i gemiti e quando infine si svuotó nella sua stessa mano, fu un solo paio d’occhi a perforare le sue verità. Fu uno il nome che gli morì sulle labbra che lui si morse con forza, odiandosi con tutto se stesso.

Come avrebbe continuato a fingere? Come avrebbe fatto a portare avanti la loro amicizia camminando sul filo del rasoio? Un pugno al muro fu l’unica risposta che riuscì a trovare.

***

Era rientrato in camera al calar del sole, o almeno ci stava provando. Suo fratello lo attendeva all’entrata dei sotterranei e camminava avanti e indietro con fare nervoso. Quando si voltò e lo fronteggiò, Albus notó un livido sul naso.

«Non guardarmi così! Si può sapere che gli prende a quell’odioso dai capelli bianchi?»

Il tono sprezzante e gli aggettivi dal fratello utilizzati gli permisero di intuire senza dubbio a chi si stesse riferendo.

«Cosa è successo?» In realtà era preoccupato per Scorpius visto che suo fratello stava bene, seppur fosse un po’ ammaccato.

«Camminava senza guardare e ci siamo scontrati. È caduto e si è gettato contro di me, tirandomi un pugno in faccia! Stasera alla festa gliela faccio pagare! Altro che il drink truccato che gli ho rifilato ieri!»

Albus non impiegó molto a mettere insieme i pezzi del puzzle: lui e Scorpius erano stati oggetto di uno stupido scherzo e ora ne conosceva il colpevole. E forse, invece che arrabbiarsi come stava facendo, Albus si chiese se avrebbe dovuto essergli grato. Ma grato per cosa, per aver distrutto il pilastro attorno a cui gravitava la sua vita?

«Albus, torna fra noi!»

«Ieri, quando sono venuto da te… tu lo sapevi che avevo bevuto con Scorpius, vero? Per questo non mi hai cacciato, ti sentivi in colpa!» Avrebbe voluto arrampicarsi su quel suo fratello che lo sovrastava in altezza per prenderlo a cazzotti, ma strinse i pugni conficcandosi le unghie nei palmi.

«Se ti avvicini a noi stasera, te la faccio pagare.» pronunció la parola segreta e sparì nei sotterranei, col cuore che gli rimbombava nelle orecchie, stordendolo.

Camminò verso la sua stanza correndo quasi attraverso la sala comune. Una volta raggiunta la camera sbatté la porta e si ritrovò specchiarsi nelle iridi del suo tormento, proprio ciò che avrebbe voluto evitare per un po’.

«Hai le paturnie?» La voce di Blaise spezzó la tensione.

«Per Salazar, è stato quell'imbecille di James! Ci ha truccato il drink!» sbottò, avvicinandosi all’amico.

«Allora ho fatto bene e spaccargli il naso!» Lo vide serrare i pugni e assottigliare lo sguardo. Scorpius era un bravo ragazzo, così lontano dall’eco sbiadita dei ricordi del padre -almeno da ciò che aveva sentito raccontare- ma quando lo vedeva stringere gli occhi a quella maniera, sapeva che la serpe che era in lui si stava svegliando.

«Gli ho detto che se stasera prova ad avvicinarsi lo crucio!» Forse stava esagerando, ma voleva che Scorpius capisse che era davvero furente e contrariato. Lo vide ponderare, ma prima che potesse dire qualcosa tentò di strappargli una promessa.

«Lascialo perdere. Non dargli soddisfazioni, se farà qualcosa se la vedrà con me.- Cercò di sembrare più uomo di quanto potesse essere un ragazzo della sua età.

«Vado a cenare. Vedi di non metterti fra i piedi stasera.» Scorpius lo congeló con quella frase secca e perentoria, ma Albus non ebbe modo di rispondergli. Le parole gli rimasero incollate fra la lingua e il palato, laddove il sapore del loro bacio galleggiava ancora.

Ignorò la domanda di Zabini Junior e si infilò in doccia.

Quando scese per cena di Scorpius non c'era nemmeno l’ombra, ma nonostante ciò, preferì sedersi vicino a Rose e lasciarsi distrarre dalle chiacchiere futili fra donne. Questo fino a quando anche le Grifone non cominciarono a parlare di Scorpius e delle scommesse… persino le ragazze si erano ridotte a puntare galeoni e questa volta l’oggetto di quelle scommesse erano proprio Scorpius e Sally. Rose sosteneva che la Corvonero non avrebbe avuto successo, ma le sue amiche non sembravano dello stesso avviso.

Infastidito, si alzò e si allontanò senza nemmeno salutare. Per un istante aveva quasi odiato la cugina e di sicuro aveva detestato quelle galline delle sue amiche.

nda: come anticipavo, ho inventato alcune cose: mi piaceva l'idea che Zabini e Nott avessero avuto dei figli maschi e che fossero compagni di Scorpius, tanto non credo che cambi molto l'andamento della mia storia.
Grazie a chi ha letto e chi leggerà questo secondo capitolo.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Baciami ancora
 
Capitolo tre 
 

Aveva sbocconcellato a malapena qualcosa, troppo irritato, con lo stomaco chiuso e in subbuglio.

Doveva abbracciare James e ringraziarlo o spaccargli le ossa? Li aveva fatti ubriacare e loro avevano sorpassato un limite che probabilmente da sobri non avrebbero mai valicato.

Ma almeno ora sapeva cosa il cuore volesse, per quanto assurdo, incomprensibile, aveva capito: era innamorato di Albus. Quel sentimento forte che provava per lui era sfumato di rosa. Da quando le loro labbra si erano incontrate, non aveva pensato ad altro che a rifarlo. Voleva baciarlo ancora, farsi avvolgere dal sapore delle sue labbra, sentire le sue dita fra i capelli.

Spense una sigaretta col piede, pentendosi di aver fumato. Ogni tanto si accompagnava al padre con un sigaro, ma il fumo non gli era mai davvero piaciuto. Era un modo per sfogarsi, cui ricorreva di rado, ma il retrogusto amaro che gli lasciava in bocca lo disgustava.

Tornò dentro, con l’intenzione di cambiarsi d’abito, e non trovò Albus in camera. Emise un sospiro di sollievo, anche se in realtà avrebbe voluto vederlo. Quando avrebbero chiarito, quando avrebbero parlato se quella sera andavano alla festa?

-Che ti metti?-

-Che ti importa?- Scorpius rispose male e Blaise e Nott che stavano fumando un sigaro, appestando  l’intera stanza.

Si chiuse in bagno, infilò dei pantaloni nuovi, di fattura pregiata, e una camicia perfettamente stirata. Profumava di pulito, di buono.

Scorpius si spazzoló i denti per cancellare il sapore della sigaretta, si pettinó i capelli e si spruzzó un goccio di profumo. E annusare quella fragranza, presa di fretta dalla mensola del bagno, lo fece sorridere. Si era appena messo la colonia di Albus, che sbadato!

Si diede uno sguardo veloce, infilò il mantello e ficcó la bacchetta in tasca.

Nell’uscire dai sotterranei si chiese dove fosse lui, l’oggetto dei suoi pensieri fuori controllo, ma non ebbe il coraggio di andarlo a cercare. Quindi si imbucó nella stanza stregata che gli avevano indicato. Una vecchia aula in disuso, al terzo piano, che con un incantesimo era stata trasformata in un ambiente accogliente. Insonorizzata affinché la musica non si potesse sentire da fuori, segnata con una piccola sbeccatura sulla porta.

Scorpius si trovò scaraventato nel bel mezzo della festa, con un frastuono infernale che suonava a tutto volume.

Fu investito dai suoi compagni che cercavano di salutarlo e infine Sally apparí nel suo campo visivo. Aveva accorciato la gonna così da lasciare scoperte le gambe. Aveva sganciato un paio di bottoni della camicia e l’aveva stretta in vita con una cintura sottile: i seni risaltavano sodi e morbidi.

-Scorpius, sono felice che tu sia arrivato! E Albus?-

Per un momento rimase sbigottito. -Arriverá, credo. Hai invitato anche lui, no?-

La risata di Sally gli urtò il sistema nervoso e la frase che la fanciulla proferì ancora di più. - É il tuo migliore amico, potevo non invitarlo se ti volevo alla festa?-

Inspirò, senza dirle nulla, o l’avrebbe insultata. Non gli piaceva che si trattasse così Albus, non poteva tollerarlo e, mentre pensava ciò, lo vide comparire.

Sballottato e confuso, dopo la centrifuga all’ingresso, lo vide cercare di rimanere in equilibrio e d’istinto corse in suo aiuto.

-Al, peggio della materializzazione, eh?- Si sarebbe preso a schiaffi per avergli rivolto la parola e non perché non volesse parlargli.

-Che frastuono infernale!- L’amico si riferiva alla musica che sovrastava le loro voci.

-Un drink?- Voleva allontanarsi e riprendere fiato, quindi quando Albus annuì gli fu quasi grato.

Arrivato al tavolo dei drink, sul quale i bicchieri si riempivano da soli -era un incantesimo ingegnoso, doveva ammetterlo- fu però catturato dalla festeggiata. Gli adagiò le mani sulle spalle e con fare poco casto si strusció contro di lui.

 

**

 

Scorpius si era offerto di andare a prendergli un drink e per un istante aveva pensato che potesse essere una sorta di tregua, ma poi lo vide irretito dalla Corvonero e gli parve di aver tracannato di getto un bicchiere di whisky incendiario. Il fuoco che gli bruciava dentro però non era dovuto all'alcool, era qualcos'altro a grattargli lo stomaco.

Per un istante gli occhi grigi di Scorpius parvero cercare i suoi e Albus credette che detenessero il potere di fermare il tempo.

Poi si mosse verso quel banco, si avvicinò al ragazzo e solo quando gli fu davvero prossimo sembrò risvegliarsi. Cosa si era appropinquato a fare? Scorpius sapeva difendersi da solo e se avesse voluto liberarsi di una scocciatrice avrebbe sfoggiato maestria e usato eleganza, persino in un gesto del genere.

-Il mio drink?-

-Potter, non essere geloso. Dai, siete sempre appiccicati, lasciargli spazio per fare altro.-

Albus aveva colto al volo cosa Sally intendesse con quell’altro e un senso di nausea mai provata prima gli salì sin nel naso.

-Non sono mica la sua balia! Volevo solo prendere da bere, tranquilla.- Era lui a non esserlo, tranquillo. Era scombussolato, forse nemmeno se avesse preso un bolide in pieno stomaco si sarebbe sentito così.

-Al, divertiti, ci sono tante ragazze carine.-

Guardò Scorpius sperando di fulminarlo con lo sguardo! Lui che gli aveva rubato cuore e mente, lui che da serpe aveva strisciato sino a impadronirsi in maniera vile, subdola della sua anima, ora lo esortava a cercare una ragazza? Sapeva cosa gli stava chiedendo?

Poteva scagliargli contro una fattura orcovolante e scombussolare quei suoi lineamenti aristocratici? Perché in quel momento, se la stava meritando, così come meritava, secondo lui, il rancore che gli stava crescendo dentro e lo faceva sentire in colpa.

Si allontanò e si tenne distante da lui per tutta la sera, ma cercare di distrarsi non era così facile. Sì, qualche ragazza carina gli rivolse la parola, peccato che alcune fossero interessate a James e vedessero in lui un modo per arrivare a suo fratello; altre studentesse miravano a Scorpius che era vistosamente impegnato.  L’unica che sembrava davvero essere interessata a lui, be’, non era proprio il suo tipo. Mentre lei gli parlava non riusciva nemmeno ad ascoltarla: le uniche cose su cui era stato in grado di focalizzarsi erano i capelli, che non erano di certo biondi, e le iridi di un colore lontanissimo dal grigio.

-Allora, Albus, andiamo a fare due passi?- Riportò la sua attenzione su di lei e quando capì, si affrettò a inventare una scusa.

-Ho un gran mal di testa. Credo che stia covando una brutta influenza.- Era un modo delicato di dirle no e speró che lei capisse l’antifona.

All'improvviso però le sue priorità cambiarono.

Nel suo orizzonte visivo Sally e Scorpius fecero la loro comparsa.

-Al, ti spiace se dopo il taglio della torta spariamo?-  

Odiava Sally, era certo.

-Caccio Zabini, te ne stai alla larga dalla stanza per un po’?- chiese Scorpius.

Avrebbe voluto mandarlo all’inferno, tra le grinfie di Voldemort, ma si ritrovò ad annuire per poi fuggire schifato, adirato e ferito dalle parole dell’amico.

Schizzó via veloce, correndo fra i corridoi a perdifiato, con gli occhi appannati e senza nemmeno la paura di essere beccato. Se lo avessero scoperto sarebbe finito in punizione e forse in direzione, ma non gli importava.

Corse sino alla Torre di Astronomia e represse un conato di vomito quando si rese conto di essere tornato sul luogo del misfatto.

Perché era tornato lì? Voleva farsi del male a tal punto?

Si lasciò scivolare contro la parete fredda e si rannicchiò, ginocchia al petto, strette fra le braccia. Adagiò la testa sulle ginocchia, chiuse gli occhi e si diede dello stupido.

Era andato alla festa per chiarire, per fingere che non fosse successo nulla e invece il suo comportamento, ne era certo, avrebbe solo destato ulteriori sospetti.

Rimase seduto in silenzio, avvolto da un senso di sconforto a domandarsi quando le cose avessero cominciato a prendere quella strana piega. Era impossibile che un solo, semplice seppur sconvolgente bacio lo avesse fatto innamorare. Irreale che il sentimento si fosse innescato così dal nulla nel suo cuore. E allora scartabelló fra i ricordi alla ricerca di istanti poco chiari, di momenti in cui i suoi sentimenti erano stati poco limpidi, corrosi da qualcosa di indecifrabile. Pian piano gli tornarono alla mente piccoli frammenti e, sbalordito, riuscì a mettere insieme i pezzi del puzzle. Era fottuto. Decisamente.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Baciami ancora

Capitolo quattro


Cosa ci faceva lì, tra le grinfie di quella? Le sue mani invadenti e appiccicose non lo lasciavano in pace e lui invece che trarne piacere, si stava solo irritando.

Le sue labbra di alcool e dolci stavano cancellando il buon sapore… doveva essere ammattito a definire buono il sapore del bacio con Albus. Ma lui lo aveva voluto quel bacio e per quanto stesse cercando di convincersi che non era così, sapeva bene che stava solo mentendo a se stesso. Gli era piaciuto e ci aveva pensato e ripensato. Aveva chiuso gli occhi e l’immagine che si era palesata ai suoi occhi era di quelle iridi verdi, sincere nelle quali cercava sempre appiglio, trovandolo. Aveva tentato di incolpare Albus, di convincersi che fosse stato l’amico a incollare le labbra sulle sue, ma in realtà non sapeva chi dei due avesse compiuto la mossa. All'inizio aveva creduto più facile scaricare il barile che prendersi la responsabilità di quell’atto, ma ora che ci pensava con un minimo di lucidità, doveva confessare che Albus rappresentava il suo punto fermo e lui stava rischiando di perderlo solo per non ammettere la verità.

Era tutta la sera che adduceva scuse, che cercava di giustificarsi, di inventarsi fasulle motivazioni per le quali Sally lo infastidisse, ma ora, mentre si guardava attorno sperando che lui fosse di ritorno, si rese conto che gli mancava. Che era preoccupato di quella sua fuga, per la sua reazione.

Si scolló di dosso Sally, le chiese scusa e, asserendo di avere bisogno del bagno, si liberò di lei. Si augurò solo che non intendesse seguirlo e proporgli una sveltina, perché non voleva avere a che fare ancora con la festeggiata. Poi si incamminò a un passo che man mano aumentava. Voleva correre in stanza con la speranza di trovarlo lì, magari addormentato. E forse lo avrebbe svegliato, costringendo a vestirsi e lo avrebbe trascinato sino al Lago. Per fare cosa poi? Non poteva aspettare il sorgere del sole per parlargli? No, si disse che non poteva o sarebbe ammattito: non solo voleva chiarire, ma voleva sentire ancora le labbra di Albus sulle sue, a costo di prendersi una maledizione senza perdono.

E poi mentre correva in sala comune e nella propria camera a perdifiato gli venne in mente il padre. Non lo avrebbe mai accettato, lo sapeva, ma il letto vuoto di Albus in quell’istante era più importante. Dove poteva essersi cacciato?

Corse ancora, verso i bagni e poi si fermò come svuotato. Doveva fare attenzione a non farsi beccare: una ramanzina, una punizione e una lettera di suo padre erano l’ultimo dei suoi desideri. Per cui si mosse con più circospezione e quando posò gli occhi sul cielo stellato, il suo cuore seppe che direzione prendere.

In silenzio, col petto straziato, con un tamburo a percuoterlo, accese la bacchetta con un Lumos Maxima ed eccolo lì. Albus dormiva, raggomitolato su se stesso.

Gli si sedette accanto e lo osservò. Si beò del suo volto a lui caro e gli sfiorò i capelli scuri e scarmigliati.

Albus mugugnó qualcosa e lo vide sollevare le palpebre con lentezza per poi stropicciarsele.

-Papá?-

Scorpius sorrise. -Al, ti sei addormentato.- Lo vide sussultare appena e raddrizzarsi, con un'espressione stupita dipinta in volto.

-Dimmi che non ho saltato le lezioni?- Gli sembrava preoccupato, ma la cosa lo fece ridere.

-È notte, la festa di Sally…- Quando pronunciò quel nome vide il suo migliore amico irrigidirsi e indispettirsi. Il suo fu un cambiamento repentino, inaspettato e incontrollato e Scorpius si domandó se… ma non poteva essere.

-Sei stato con lei?-

La domanda lo colse alla sprovvista, spiazzandolo.

-Sono corso a cercare il mio migliore amico che non tornava più. Mi hai fatto preoccupare.- Gli batteva forte il cuore ogni volta che le loro braccia si sfioravano.

-Non sei…- Lo vide inspirare, passarsi le mani sul viso sconvolto.- Non sei arrabbiato con me? Io, l’alcool non lo reggo.-

Era una spiegazione quasi ridicola, ma c’era una vena di tenerezza nella sua espressione, nelle parole e Scorpius si chiese quando il suo modo di guardare Albus fosse cambiato.

Perché era mutato ed era innegabile. Poteva mentirsi, mentire a lui, ma non poteva ingannare il cuore o nascondere quel nodo in gola che non gli permetteva di rispondere.

Si prese un istante per sembrare convincente.

-No.- Una risposta secca, veloce.

-No che cosa?-

-Non sono arrabbiato. Non con te.- Quanto poteva essere difficile non annegare in quegli occhi verdi e celargli il proprio cuore?

-Che vuoi dire?- fece una pausa. -Ah, James…-

Che sciocco! Sciocco lui che aveva dato per scontato che Albus cogliesse e Albus per aver pensato a James.

-Non c’entra tuo fratello.- Gli scostò una ciocca di capelli, caduta davanti alle iridi smeraldine.

Albus gli bloccó la mano e Scorpius credette che il suo universo stesse per lacerarsi. Là, dove le dita di Albus stringevano la sua pelle, essa bruciava. Il cuore faceva male, il palpito impazzito ricordava una tempesta di tuoni.

E lui si sporse in avanti e uní le loro labbra nel gesto più pazzo, più ribelle, più scriteriato e più spaventoso che avesse mai compiuto. Perché l’amore gli faceva paura ora che a esso aveva attribuito un volto e che ne aveva capito l’intrinseco significato.

Perché era innamorato, pensó, mentre assaporava le labbra morbide senza osare chiedere di più.

 

**

 

Albus aprì gli occhi nel momento in cui le loro labbra si dipartirono, ma non ebbe il tempo di dire nulla perchè Scorpius si alzò di getto e tentò di allontanarsi. Lui fu costretto a sollevarsi da terra velocemente e sventare quel tentativo di fuga, sebbene fosse così confuso che persino mettere un piede davanti all’altro risultasse complesso.

Gli agguantò il braccio, costringendolo a mettere una fine a quell’insensato scappare. Perchè lo baciava e se ne andava? Voleva prenderlo in giro, forse ripagarlo con la stessa moneta e fargli capire quanto schifo facesse venire costretti in un bacio che non si era richiesto?

«Con chi sei arrabbiato, Scorpius?» La domanda sembrava insensata, ma l’amico accennò quasi un sorriso e Albus si chiese se avesse imboccato la strada giusta.

«Lascia perdere….»

«Non sono più il tuo migliore amico? Io sono arrabbiato e forse per lo stesso motivo per cui lo sei tu. Io...» Inspirò. Come poteva trovare le parole giuste per chiedergli scusa?

«Per il bacio?» Il quesito di Scorpius lo mise con le spalle al muro.

Albus gli lasciò il braccio, tornò a sedersi nello stesso angolo dove si era raggomitolato prima e non si stupì che l’altro facesse lo stesso. Avvertì le loro braccia sfiorarsi e un calore immenso crescergli nel cuore. Doveva essere onesto, ce la poteva fare.

Annuì, muovendo appena la testa. «Io non so come sia successo. Ero talmente annebbiato dall'alcool.» Strinse i pugni e ricominciò, perché non era così che voleva cavarsela, non voleva nascondersi. «Forse ho trovato il coraggio di fare qualcosa che non avrei mai fatto. E ora puoi odiarmi per averti baciato, puoi detestarmi perché...» Si voltò e lo guardò negli occhi. Cercò nel grigio tempestoso il suo migliore amico, la sua comprensione. «Posso essermi innamorato? Non so quando sia cominciato, come, ma io….» Non terminò la frase, adagiò le labbra su quelle del compagno di scuola. Si aspettava di venire respinto, di essere spinto via con disgusto, rabbia, forza, ma non accadde. Quando trovò il coraggio di staccarsi, aprire gli occhi e guardarlo, poté leggere di tutto sul viso di Scorpius, ma di certo non era ira quella che gli faceva brillare gli occhi. Lo conosceva fin troppo bene  per sbagliarsi, per quanto surreale potesse apparire.

«Sei sicuro che non sia stato io a baciare te?» Scorpius non lo guardò mentre glielo diceva e Albus fu colto da un dubbio.

«Sei arrabbiato con te perché pensi di essere stato tu?»

«Non voglio, non volevo rovinare la nostra amicizia, Al, non ti voglio perdere.»

Albus si chiese se Scorpius avesse udito una sola parola di quella confessione che gli era costata tutto il suo orgoglio.

«Perché dovresti perdermi? Io ci sono e ci sarò sempre, anche se tuo padre mi farà rinchiudere al San Mungo o ad Azkaban per aver baciato suo figlio.» Anche se Scorpius lo avesse cacciato malamente per la sua dichiarazione, anche se lo avesse guardato con disgusto e lo avesse additato, nel suo cuore avrebbe ricoperto sempre un ruolo importante e non se ne sarebbe mai dimenticato.

«Come è successo?»

Albus lo fissò senza capire. La confusione era chiara nelle sue iridi verdi.

«Com’è successo che l’amicizia, che l’affetto per te si è tramutato e non me ne sono accorto prima? Ho odiato quel bacio con tutto me stesso per avermi svegliato. Posso essermi innamorato, Al? Perché io ne sono certo, non è amicizia la mia. Io...»

Albus avvertì le labbra di Scorpius premere contro le proprie. Si aggrappò ai suoi capelli chiari, scompigliandoli. Si godette il contatto caldo, morbido con la bocca che aveva sognato di poter sfiorare, avvolto da un alone di magia e mistero che non avrebbe mai voluto svelare.  Attanagliato dallo stupore, sconvolto da ciò che stava provando. E quando l’amico gli leccò le labbra e chiese accesso, lui le aprì. Permise alle loro lingue di incontrarsi, mentre le mani di Scorpius gli tenevano il viso quasi come se avesse paura di vederlo scappare via. Come se temesse che una volta realizzato che si stavano baciando sul serio, da sobri, in un bacio vero, profondo, passionale, lui potesse scappare.

Aveva il cuore in agitazione, una musica si ripeteva assordandolo e un brivido si arrampicò lungo la sua pelle, in una risalita lenta.

Solo un rumore li costrinse a staccarsi e nell’istante in cui lo fecero, Albus pensò che gli mancasse l’aria. Pensò che la guancie di Scorpius arrossate fossero belle. Che i suoi capelli di quel biondo strano fossero morbidi. Che Scorpius avesse addosso il suo profumo, ma evitò di indagare. Pensò che le labbra rosse e gonfie lo richiamassero come una sirena con un marinaio, senza speranza, con prepotenza, come una malìa cui non sapeva come resistere.

Scorpius all’improvviso scoppiò a ridere e Albus si voltò per guardarlo.

«Che stupido che sei!» gli disse, lasciandolo sconcertato. Prima lo baciava e poi gli dava dello stupido?! Che fosse una reazione a quel gesto incomprensibile, inaspettato.

«E di grazia, potrei sapere il perché?» Si risentì un po’ di quelle parole che per lui, in quel momento, erano fuori luogo.

«Davvero credi che mio padre ti farebbe spedire ad Azkaban o rinchiudere al San Mungo? E per curare cosa, poi?»

«Quello che non dovrei provare per te?» Era palese, almeno secondo lui.

«Sai che ti dico, Albus?» Scorpius si alzò, gli tese la mano e lo aiutò a mettersi in piedi. «I nostri padri si sono odiati. All’inizio abbiamo corso il rischio di detestarci anche noi, eppure siamo qui. I figli di due nemici… io ti amo, Albus. E non m’importa se sono un Malfoy e se tu sei un Potter. Non saranno i nostri cognomi a dividerci, non per me.»

Albus avvertì qualcosa di profondo risvegliarsi nei meandri più oscuri del suo animo. Sentì le guance divenire rosse, il cuore correre e l’anima spiccare un volo.

«Non saranno i nostri cognomi a dividerci. Non lo hanno fatto prima e non lo faranno adesso. Perchè io...» Albus gli prese la mano e se la poggiò sul cuore. «Ho scoperto solo grazie a quel bacio accaduto per caso cosa voglia dire essere innamorati. E sebbene avessi paura della tua reazione, di un tuo rifiuto...» Intrecciò le dita alle sue, tenendosele premute sul petto. «Non avrei smesso di amarti comunque. Perchè per quanto strano, inaspettato e surreale...»

Albus non riuscì a dire il suo “ti amo” perché le labbra di Scorpius furono più  veloci e leste della sua lingua. Le parole rimasero incastrate tra palato e lingua, conferendo un sapore speciale a quel bacio.

Perché quello scambio aveva un nuovo sapore, quello di un amore condiviso, ricambiato. Quello di un amore che poteva superare gli ostacoli, perché ne erano entrambi certi, non sarebbe stato facile, ma loro non si sarebbero arresi. Non ora che avevano qualcuno per cui lottare.


NdA: Ciao! Vi chiedo scusa per l'immenso ritardo, ma come vi avevo detto, sono rimasta senza connessione per un po'.
Spero che la storia vi sia piaciuta e che il finale non vi abbia deluse.
Ci chiedo scusa per l'uso improprio dei trattini per il discorso diretto, ma non ho avuto modo di recuperare il file prima e andare a camabiarli con i caporali :)
 

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