Due occhietti color zaffiro si affacciavano, curiosi, verso ogni dove, scrutando con vivido interesse quell’agglomerato di roccia ed acqua ovoidale qual era il pianeta Terra. Non sapeva che cosa fosse, ma era davvero molto bella con quelle piccole sfumature di verde e le scie di bianco che ne macchiavano la superficie.
La piccolina schiacciò le manine rosee sul grosso vetro che la separava dallo spazio, i capelli biondissimi in quel momento più simili ad una zazzera, che non a un caschetto, e il vestitino azzurro da vera signorinella, forse di una taglia leggermente più grande, la faceva sembrare più aggraziata di quanto già non fosse.

Poteva esserci qualcosa di più bello?

Alla luce dell’alba, una giovane volpe si era seduta su di un prato gremito di flora variopinta, ammaliato dalle scie luminose che si protraevano nel cielo, atte a rischiararlo dalle sfumature cobalto che ancora lo riempivano.
Una brezza leggera scompigliò la sua fulva chioma e con le mani protesse il piccolo germoglio appena nato, riposto delicatamente all’interno di un vaso colmo di terra fertile che teneva stretto a sé.

Un lieve quanto innocente sorriso si insinuò sulle sue labbra.

“Neanche io…”

Cosmo.

Al di sopra di una magnifica quanto antica altura di pietre, giaceva una gemma maestosa, preda delle più fervide fantasie di coloro che ne bramavano il potere. Si vociferava che quella pietra fosse addirittura in grado di avverare le più sfrenate ambizioni di chi la possedesse.
E proprio al fianco di questo smeraldo vi era stesa supina una giovane echidna, dal manto scarlatto. Un impavido eroe, il cui pugno avrebbe fatto scemare le futili illusioni di chicchessia.
Ciononostante, i suoi pensieri erano ben lontani dall’essere gremiti delle sciocche pretese di questi ladruncoli da strapazzo, bensì…

“Ti piace davvero tanto guardare la Terra, eh, Shadow?” una voce cristallina e dolce lo sollevò dal suo meditare. Ne aveva udito il ticchettio dei passi felpati, avvicinarsi. Non aveva bisogno di voltarsi per capire a chi appartenesse, ma lo fece giusto per il sollievo che gli procurava il dolce sorriso di Maria. Il riccio nero sapeva che era la solita domanda retorica, di quelle che comunemente era diventata usanza porgli per stare in sua compagnia.
Nell’Arca della Colonia Spaziale aveva imparato ad essere educato e riservato. A non fare troppe domande e ad accettare senza porsene troppe. Ma con lei poteva aprirsi tranquillamente. In lei aveva, ed avrebbe sempre avuto un appoggio, una spalla su cui contare. Consapevole che non avrebbe mai potuto giudicarlo, se non in bene.

Affacciati alla finestra, due occhi smeraldini saettavano convulsamente di qua e di là, prima a destra e poi a sinistra, alla ricerca frenetica della sua preda. Si corresse: del suo (quasi) fidanzato. Si sentiva davvero bella: indossava gli abiti più belli acquistati nei migliori negozi. Aveva acconciato i capelli con un fermaglio nuovo e si era persino fatta un leggero make-up sul viso per l’occasione.
Vide finalmente delle ombre in lontananza e suppose che dovevano essere loro!
A preparativi ultimati, c’era solo da aspettare che la porta del suo appartamento si aprisse, affinché potesse acciuffarlo e portarlo sotto il vischio. Finalmente si aprì e il riccio rosa balzò all’istante, stritolando il malcapitato.

Che si rivelò essere Shadow. Uno Shadow a dir poco furibondo. Ed era venuto insieme alla compagnia al completo.

“Sonic è in gita di piacere dall’altra parte del mondo e ha detto che farà tardi” rivelò Tails, con semplicità. O forse sarebbe meglio dire che se l’è data a gambe levate!

***

Seduto sull'erba spaparanzato dall'altra parte del mondo, ad un riccio blu stavano squillando furiosamente le orecchie. Alquanto infastidito, si grattò velocemente gli orifizi con il mignolo. E fece spallucce.

“Uhm, forse qualche ragazza starà pensando a me!”