Not a sound

di FunnyYoungMe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sei sordo o soltanto scemo? ***
Capitolo 2: *** Ignorato? Nessuno ignora Cho Kyuhyun! ***
Capitolo 3: *** Pazzo e stravagante ***
Capitolo 4: *** Non puoi stare da solo? ***
Capitolo 5: *** Per capire una mente perversa, c'è bisogno di un'altra ***
Capitolo 6: *** È un cliché dei... ***
Capitolo 7: *** Perché ne fai una tragedia? ***
Capitolo 8: *** Ti diverti ad ignorarmi? ***
Capitolo 9: *** Mi sostituisci così facilmente? ***
Capitolo 10: *** A chi stai mentendo? ***
Capitolo 11: *** Stai lontano da lui! ***
Capitolo 12: *** Sentimenti ignorati ***
Capitolo 13: *** Attorno al fuoco ***
Capitolo 14: *** Non ti allontanerai da me finché non te lo dirò io! ***
Capitolo 15: *** Lui è la persona più importante nella mia vita! ***
Capitolo 16: *** Voglio vivere, ma... ***
Capitolo 17: *** Ora anche tu non ti dimenticherai mai di me ***
Capitolo 18: *** Come fai a non stancarti di vivere in questo modo? ***
Capitolo 19: *** Non riesco a crederci ***
Capitolo 20: *** Sono davvero stato un demonio ***
Capitolo 21: *** Amici?! ***
Capitolo 22: *** Ci siamo scambiati dei baci indiretti... ***
Capitolo 23: *** Perdono... ***
Capitolo 24: *** Finché continui a sorridere... ***
Capitolo 25: *** Passo dopo passo... ***



Capitolo 1
*** Sei sordo o soltanto scemo? ***



 


Sei sordo o soltanto scemo?

 

Con le nuvole scure che incombevano sopra la sua testa, senza spostare i suoi occhi dal piccolo animale che gli stava davanti, una sola lacrima cadde e si sentì stringere il cuore, un avvertimento per quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Le lacrime scorsero libere, non era l'unico; le nuvole, incapaci di trattenere le gocce d'acqua, quasi come se provassero gli stessi sentimenti del ragazzo, piangevano anche loro.

Guardò lo schermo del telefono: in riproduzione c'era una bella canzone, e dal momento che il suo viso mostrava solo dolore, doveva essere una dolorosa. Il ragazzo prese il cellulare e lo lanciò, facendolo cadere da qualche parte in giardino; poi si alzò dalle scale del portico, camminando in giro come se non stesse piovendo. Solo quando si rese conto che il clima era insopportabile per il coniglio, entrò dentro la casa; sua madre lo aspettava all'interno con uno sguardo severo. Senza nemmeno dire una parola, soltanto gettandole uno sguardo indifferente, il ragazzo camminò accanto a lei e salì le scale, verso il suo luogo tranquillo. (Yesung)

 

Un posto dove fuggire, questo è quello che stanno cercando. Un posto per loro stessi, dove sono soli, indisturbati, nel quale possono provare ed esprimere quello che sentono in qualsiasi momento; dove non sono giudicati o compatiti, lontani da sguardi curiosi. O un luogo dove nascondersi dal mostrare un altro volto e non il loro vero essere, un luogo in cui pretendere è così facile, inserendosi in mezzo a teste vuote, dove essere superficiali è solo normale…

 

La musica usciva ad alto volume dagli altoparlanti, creando l'atmosfera ideale per tutti, non solo per quelli che stavano ballando. Nell'angolo più buio della stanza c'era un ragazzo, un ghigno che non abbandonava il suo bel viso, almeno fino a quando una ragazza non si sedette sul suo grembo, unendo le sue labbra a quelle del giovane. Era tutto così normale: non aveva mai chiesto un trattamento speciale, lo riceveva solo perché era LUI.

Le ragazze, e anche i ragazzi, si gettavano ai suoi piedi, andando anche oltre, e chi era lui per rifiutarli? Era sempre stato conosciuto per il fascino che possedeva e sapeva come utilizzare e trarre beneficio da esso. Era il tipico Casanova ricco, bello e arrogante, che otteneva sempre ciò che voleva, godendo ogni secondo della sua vita e facendo desiderare di vivere la sua vita a tutti... Tutti tranne lui, essendo l'unico che odiava quella vita. (Kyuhyun)

 

In un bar

 

Era la stessa musica, lo stesso ritmo e perfino le stesse facce; si era annoiato della serata, anche se questa non era neanche cominciata.

“Hai intenzione di far sentire a quell'incapace di un DJ della tua musica?” Domandò un ragazzo biondo mentre teneva una mano sul fianco di una delle tante anonime ragazze presenti nel bar.

“No, vado a casa”, rispose l'altro prima di salutare l'amico.

“Sì certo...”, continuò a dire il biondo ridendo, ma l'espressione nella faccia del suo amico lo fece tacere; Kyuhyun era serio.

“Ma come torni? Hai lasciato la tua auto a casa; ti sei dimenticato che siamo venuti qui con la mia nuova?” La risatina di Eunhyuk venne zittita dal bacio.

“Prenderò la tua”, disse Kyuhyun con un sorriso affettato prima di uscire. Non aveva mai camminato per tornare a casa in tutta la sua vita e di sicuro non avrebbe cominciato quella notte.

 

Fuori dal bar

 

La notte era fredda, il vento si scontrò con lui non appena ebbe messo piede fuori dal locale. Il bruno era stanco e annoiato, ma soprattutto irritato, e il fatto che l'auto non era ancora arrivata davanti a lui non aiutava di certo. La sua pazienza era al limite e qualcuno avrebbe pagato per quel ritardo.

“Sai per caso perché la mia macchina non è ancora qui?” Domandò Kyuhyun in un ringhio ad una figura ferma di fianco all'entrata del parcheggio senza però ricevere risposta.

“Mi hai sentito? Vai a chiedere all'addetto di sbrigarsi se non vuole essere licenziato!” La rabbia poteva essere percepita nelle sue parole, ma ancora una volta, non ricevette risposta dall'altra persona.

“Yah! Anche tu vuoi perdere il tuo lavoro?!” Quasi urlò Kyuhyun al suo orecchio.

Il ragazzo alzò la testa e vide un giovane fumante di rabbia al suo fianco; Kyuhyun lo aveva scambiato per un addetto del parcheggio.

“Hai detto qualcosa?” Chiese il ragazzo corvino, inclinando la testa e osservandolo con curiosità.

“Devo davvero ripetere le mie parole?” Si espresse Kyuhyun con un tono divertito per poi aggiungere bruscamente. “Sei sordo o cosa?”

Yesung sbatté gli occhi puramente confuso, poi notò l'auto di suo padre. “Devo andare”, disse rapidamente mentre correva verso il veicolo, lasciando indietro un ragazzo fumante di rabbia, più arrabbiato che sorpreso dall'indifferenza riservatagli da quello… strambo. Kyuhyun poteva solamente maledirlo centinaia di volte.

 

In macchina

 

“Chi era il ragazzo con il quale stavi parlando?” Domandò l'uomo con il sorriso sulle labbra; nonostante i suoi occhi fossero fissi sulla strada davanti a lui, la sua mente era col figlio seduto nel sedile di fianco al suo.

“Non lo so”, rispose Yesung freddamente, chiudendo gli occhi, un chiaro segno che la conversazione era finita. Per enfatizzare ulteriormente le sue intenzioni, gli voltò le spalle, dirigendo il suo sguardo fuori dal finestrino.

 

Casa di Yesung

 

Come in un dipinto, il cielo era color sangue, il rosso si dissolveva in arancione, dando alle nuvole sfumature bellissime, mentre il sole spariva, lasciando spazio alla notte che giungeva. Il chiacchiericcio delle persone che si affrettavano verso casa poteva essere sentito per tutto il vicinato.

“Dov'è tuo fratello?” Domandò un uomo alto, la sua pazienza al limite.

“Non è il solito testone che si chiude in camera e si comporta come se non esistessimo?” La stanchezza dovuta all'atteggiamento del figlio poteva essere percepita in ogni parola.

“Non lo so. Vado a controllarlo… Oh, è qui”, disse il più giovane della casa, indicando il fratello dall'aspetto tremendo.

“Sei pronto?” Domandò la madre dolcemente.

“Non vedo perché debba andare”, sussurrò Yesung abbastanza alto affinché i suoi genitori lo sentissero.

“Devi. Questa è la nostra ultima speranza.” Suo padre gli sorrise accarezzandogli i capelli. “Andiamo.”

Yesung ritrasse la testa, irritato dall'essere toccato, e camminò dietro di lui in silenzio.

 

Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...

 

 

Casa di Kyuhyun

 

La stessa atmosfera scontenta, la disapprovazione e il ricatto che seguirono dopo.

“Perché non torna a casa, per una volta… Almeno così me lo dice di persona”, disse il ragazzo a voce alta e frustrato. Stava solo cercando di andare in camera sua per riposarsi mentre sua madre continuava a farneticare di incontrarsi con suo padre.

“Tuo padre deve lavorare, qualcosa che dovresti fare anche tu, quindi renditi utile e vai a trovarlo.”

“Un altro giorno”, la dismise lui, facendole capire che non sarebbe realmente accaduto.

Sua madre inarcò un sopracciglio e disse: “Se fossi in te, andrei, se non vuoi tornare all'università di legge.”

Kyuhyun si fermò a metà strada, le sue mani strette a pugno, emanando frustrazione da tutti i pori. Sicuramente sua madre sapeva che nervi colpire per farlo diventare un cucciolo obbediente.

 

A volte, c'è una persona che conosce i tuoi punti deboli, ma c'è solo una persona che conosce il tuo io interiore, il nucleo, la realtà insita nel tuo spirito, corpo e mente; quella persona è la tua stessa metà.

 

 

In ospedale

 

Lo staff medico era dappertutto, ma nessuno era di aiuto. Stava aspettando davanti all'ufficio di suo padre da dieci minuti e l'infermiera non aveva ancora avvisato il dottore. O almeno, quello era quello che Kyuhyun pensava.

“Tu”, il suo dito indicò un giovane dai capelli neri arruffati appoggiato alla parete opposta a quella dove lui stava aspettando, “vai e porta qui il Dottor Cho, subito!”

“Perché non ti sei ancora mosso? Ho detto subito!!” Il fatto che il ragazzo non rispondesse, né parlasse, né tantomeno alzasse la testa, fece ribollire il sangue a Kyuhyun, che veniva per la prima volta ignorato. “Yah! Sto parlando a te!!!”

Un lancinante dolore in cima alla testa lo svegliò dal paradiso immaginario nel quale si era perso. Yesung alzò lo sguardo e vide un viso vagamente familiare guardarlo intensamente con aria feroce, facendogli dimenticare il dolore.

“Cosa stai aspettando?” Ringhiò Kyuhyun all'altro.

“Come?” Parlò lievemente Yesung. “Hai detto qualcosa?”

“Sei sordo o soltanto stupido? Davvero ti aspetti che ripeta per la seconda volta quello che ho già detto?”

“Se vuoi...”, il corvino alzò le spalle, mostrando al ragazzo alto che non aveva molta importanza per lui.

“Vai a prendere il Dr. Cho.”

“Non lo conosco.”

“Tu...”

Le sue parole vennero interrotte quando il moro cominciò a camminare all'improvviso, seguendo l'uomo che era appena uscito dall'ufficio del dottore.

“Quel… Come osa, quel piccolo idiota, ignorarmi?!” Disse Kyuhyun a se stesso, frustrato.

“Perché sei così furioso?” Al colpetto sulla sua spalla seguì una calorosa risata.

“Perché così in ritardo?” Ribatté Kyuhyun, entrando nell'ufficio con lo sguardo torvo. “Stavo aspettando da un po'.”

“E tu non aspetti”, disse ridacchiando l'uomo canuto al figlio.

“Esattamente”, il tono di voce del giovane Cho si addolcì.

 

A casa di Yesung

 

I loro sguardi, la preoccupazione e la compassione; le loro facce lo portarono a volersene andare immediatamente. Se c'era una cosa che odiava era essere guardato con compassione. Era vero che stava soffrendo, ma la preoccupazione era difficile da sopportare. Quello che voleva era stare da solo, nella sua piccola casa. Si sentiva come se avesse causato troppi problemi e nonostante avesse molto di cui lamentarsi sulla sua famiglia, il ragazzo non voleva essere un peso perché sebbene non glielo avesse mai detto, i suoi genitori e i suoi fratelli erano le persone più importanti nella sua vita.

Yesung avrebbe dato anche il suo benessere per loro, ma accadde il contrario, quello che lui aveva più paura succedesse, e ora si trovava a vivere vedendoli preoccupati per il loro fragile incompetente figlio o fratello.

Sua madre stava per dire qualcosa, probabilmente una parola di incoraggiamento; suo fratello aveva il viso serio, ma i suoi occhi lo tradivano, forse si sentiva in colpa per tutti gli scherzi e le offese; suo fratello minore lo avrebbe solamente sostenuto e cercava di comportarsi normalmente; e suo padre aveva risvegliato il suo lato iperprotettivo. Sì, ora senza neanche volerlo, era il centro dei loro problemi. Incapace di sostenere i loro sguardi, corse su per le scale, che era anche un modo per avvisarli di lasciarlo da solo. Chiuse la porta della sua stanza e si sdraiò sul letto, guardando il soffitto.

“È tutto finito, lo so, eppure, sfortunatamente ho commesso uno sbaglio… Ho sperato invano… E ora quell'unico filo di speranza mi è caduto addosso, attorcigliandosi attorno alla mia anima, quasi soffocandomi. Non posso fare altro se non piangere. Ho distrutto me stesso continuamente, pensando al passato e a tutto quello che ho perso. Ad ogni sorriso passato, una lacrima presente. Devo accettarlo e andare avanti con la mia...”

Lacrime e singhiozzi invasero i suoi pensieri. Non aveva più il coraggio di chiamare quello 'vita'; era solo respirare, non essere vivo.

Il sonno lo assalì quando fu abbastanza stanco da pensare senza fine mentre piangeva. Yesung decise che quella sarebbe stata l'ultima notte in cui si sarebbe preoccupato di se stesso.

 

Le cose sono più facili a dirsi che a farsi. Promettiamo cose pur sapendo che è impossibile si avverino; ciononostante, quella innocente bugia mantiene viva la speranza che forse, un giorno, saremo abbastanza forti da realizzare la verità nella quale stiamo già vivendo.


Ciao a tutte! Questa ff è una traduzione di una che ho letto http://www.asianfanfics.com/story/view/965137/not-a-sound-kyuhyun-romance-yesung-kyusung-slightangst. Ogni tanto (credo) inserirò le note dell'autrice originale.
Gli aggiornamenti li farò due volte a settimana per adesso, poi vedrò. Intanto vi dico che i giorni saranno il sabato e, probabilmente, il mercoledì. 
Spero vi piaccia e che mi lasciate dei commenti; la vera autrice leggerà la storia in italiano, quindi presumo leggerà anche i commenti.

 

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Capitolo 2
*** Ignorato? Nessuno ignora Cho Kyuhyun! ***


Ignorato? Nessuno ignora Cho Kyuhyun!

 

Casa di Kyuhyun

 

L’eco dei passi era l’unico suono che si sentiva nel silenzio del corridoio, almeno fino a quando il biondo aprì la porta e vide Kyuhyun seduto su una sedia, con le cuffie che pendevano dal collo; il ritmo della musica poteva essere sentito dall’ospite inatteso.

“Bel ritmo”, disse Eunhyuk prendendo posto vicino all’amico.

“Sì, lo so. Comunque, passami il mio cellulare; ho delle canzoni da finire.”

“Non ho il tuo cellulare. L’hai perso?”

“Se tu non ce l’hai e io nemmeno, allora dov’è?” Domandò Kyuhyun, più a se stesso che al suo amico.

“Non ti preoccupare; lo rintraccerò col mio e lo troveremo.”

Kyuhyun annuì e prese la giacca; sarebbe andato a prendere il suo cellulare immediatamente.

 

Davanti alla casa di Yesung

 

L’auto si fermò davanti ad una villa.

“A casa di quale ragazza ricca hai dimenticato il telefono?” Domandò sbigottito Eunhyuk, guardando verso la facciata dell’abitazione.

“Non ricordo nemmeno essere mai stato qui”, rispose Kyuhyun mentre scendeva dal veicolo e si avvicinava alla porta d’ingresso.

C’era un ragazzo seduto sugli scalini davanti alla porta; teneva in braccio un coniglio e gli accarezzava il pelo. Ad ogni carezza la sua mente si perdeva sempre di più, fino a che non si svuotò completamente e il movimento della sua mano divenne monotono. In testa, tra i capelli scompigliati neri, si intravedeva una piccola benda, e Kyuhyun non poté fare a meno di provare una sensazione di familiarità.

“Ciao”, disse Kyuhyun ad alta voce per attirare l’attenzione del ragazzo, ma questi non si mosse.

“Ehi!” Il castano questa volta urlò. “Ehi! Ehiiiii!” Continuò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Kyuhyun non era così paziente come il suo amico ed espresse la sua irritazione dando un calcio alla porta, scuotendola come se ci fosse un terremoto. Perfino il biondo si sorprese.

“Yah! Tu...”, ringhiò incollerito.

Allo stesso tempo il corvino alzò lo sguardo e vide due figure ferme davanti alla porta, che stava tremando violentemente. Ecco perché il coniglio tra le sue mani era sobbalzato. Lentamente, ignorando l’impazienza del duo, che poteva sentire nell’aria, si avvicinò all’uscio.

“Come posso...”, Yesung guardò i ragazzi e capì come mai uno dei due gli sembrasse conosciuto, “… aiutarvi?”

“Tu...”, sibilò incredulo Kyuhyun, indicando il moro, “… all’ospedale.”

“E il parcheggio”, lo interruppe l’altro, guadagnandosi uno sguardo torvo dal ragazzo già irritato.

“Come se io ricordassi cose senza importanza come quelle”, Kyuhyun sganciò le sue preziose parole micidiali.

“Ciononostante ricordi che ci siamo incontrati in ospedale”, intervenne il più basso nuovamente.

“Smettila di troncare le mie parole, ladro. E voglio indietro il mio telefono”, sentenziò il bruno.

“Il tuo telefono?” Domandò Yesung, anche se in realtà lo aveva pensato ad alta voce, prima di annuire dopo aver capito a cosa si riferisse il ragazzo. Gli altri due ragazzi lo guardavano sconcertati.

“Non ho tempo da perdere con uno strano come te, quindi sbrigati e dammelo; potrei anche considerare di non farti causa.”

“Dovrei considerarlo io quello, visto che tu mi hai assalito”, ribatté Yesung con tono calmo.

“Che scemenza stai dicendo? Sei un ladro, eppure accusi me”, Kyuhyun sogghignò. “Non funzionerà.”

“Non sono un ladro, e non sto nemmeno cercando di scappare dalla situazione dandoti la colpa. Tuttavia, sei tu quello da incolpare; non ho rubato il tuo cellulare, ma suppongo sia ciò con cui mi hai picchiato in testa”, disse il moro, enfatizzando le ultime parole indicando le bende sul suo capo. Infine, sfoderò un sorrisetto finto.

Il biondo, che fino a quel momento li aveva osservati discutere, ridacchiò, ma si zittì quando l’amico gli lanciò uno sguardo spaventoso.

“Avresti dovuto rispondermi quando ho cercato di parlare con te.” La pazienza di Kyuhyun era da lungo andata e aveva solo il desiderio di strangolare lo strambo davanti a lui.

“Non ne avevo nessun motivo. Comunque, non ho io il tuo cellulare; l’ho dato a mio padre quando l’ho trovato nella mia tasca. Vuole incontrarti nel suo caffè H&G per consegnartelo. Non avrai difficoltà a trovare il negozio, visto che è abbastanza rinomato”, dichiarò Yesung prima di voltare le spalle al duo.

“Yah! Torna qui! Credi che mi fiderò della tua parola? Pff! Torna qui e dammi il mio telefono.”

Il ragazzo non si disturbò nemmeno a girare la testa e quello irritò maggiormente Kyuhyun.

“Maledetto nano strambo, torna qui!” Il castano colpì la porta talmente forte che sembrò stesse per cadere. Perfino Yesung sentì il tremolio provenire dalla porta d’ingresso.

“Cosa?!” Sibilò rabbioso Yesung mentre si voltava verso i ragazzi con uno sguardo annoiato.

“Ha ragione. Il tuo telefono non è più qui, quindi perché non andiamo via e facciamo come ha detto il ragazzo?” Eunhyuk cercò di far ragionare il suo amico.

“Vedi?!” Disse Yesung vittorioso con le mani appoggiate alle sbarre. Quello fu il suo errore fatale perché Kyuhyun lo afferrò per il polso, un ghigno trionfante sulle labbra.

“Lasciami andare”, ordinò il moro tagliente.

“No. Tu verrai con noi. Non mi fido ancora di te, e ti lascerò libero una volta rientrato in possesso del mio cellulare.”

“Neanche morto! Non lo faccio; ne ho avuto abbastanza di te”, disse Yesung cercando di liberarsi dalla presa ferrea del ragazzo alto, ma senza riuscirci.

“Ahia!” Strillò quando Kyuhyun strinse più forte, minacciandolo con lo sguardo per cercare di intimidire il ragazzo basso.

“Non ci penso nemmeno a ve… ahhhh”, prima che Yesung potesse terminare la frase, Kyuhyun gli torse la mano, causandogli un’ondata di dolore lancinante che gli attraversò il suo fragile corpo.

“Basta”, piagnucolò infine. “Verrò con te.”

“Apri la portiera”, ordinò Kyuhyun e lui lo fece, dato che stava ancora patendo l’insopportabile dolore.

Come se Yesung fosse una bambola di pezza, il castano lo afferrò dalla maglietta e lo spinse lontano dal giardino, verso l’auto. Il moro incespicò a causa della forza del ragazzo enorme, almeno in confronto a lui, e tuttavia riuscì a trovare subito l’equilibrio.

Non appena allungò la mano per aprire la portiera all’altro ragazzo, il biondo venne in suo soccorso, mostrandogli il suo sorriso a trentadue denti, calmandolo. Yesung entrò nell’abitacolo, nei sedili posteriori, e chiuse gli occhi, facendo capire agli altri due che non aveva nessuna intenzione di parlare con loro.

 

In macchina

 

“Si è addormentato?” Domandò Eunhyuk, guardando con curiosità il ragazzo seduto nei sedili posteriori.

“Conosco il modo perfetto per svegliarlo”, disse Kyuhyun con un ghigno malefico.

Il corpo di Yesung colpì il sedile davanti a sé, sbattendo la testa con violenza, quando l’auto frenò improvvisamente. Sapeva che era tutto opera del mascalzone, per cui massaggiò la testa mentre si raddrizzava.

“Cosa vuoi adesso?” Sibilò irritato al ragazzo che gli sorrideva guardandolo dallo specchietto retrovisore.

“Vai e...”, cominciò a dire Kyuhyun ma venne interrotto dal ragazzo, che uscì dall’auto sbattendo la portiera.

“Quel… Quello strambo nanerottolo!” Esclamò a denti stretti il castano.

Eunhyuk rise guardando il suo amico irritato.

“Che c’è di divertente?” Chiese Kyuhyun contrariato.

“È solo la mia impressione, o a lui non importa niente dei tuoi ordini? Sembra che quel ragazzo ti ignori e basta...”

“Non dire stupidaggini. Non c’è persona in questa città che mi ignori; sono perfino disperati di essere guardati da...”

“Te”, terminò per lui Eunhyuk, ridendo piano.

“Esattamente.”

“Forse lui non ha ancora intravisto il tuo fascino… O magari, non è dell’altra sponda”, lo prese in giro il biondo, ridendo davanti allo sguardo dell’amico.

“Sta’ zitto”, sibilò Kyuhyun tra i denti. “Nessuno mi ignora”, pensò, cercando di rassicurare se stesso.

Dopo aver aspettato qualche minuto, il duo udì tre colpetti al finestrino del guidatore. Kyuhyun sobbalzò sul sedile, sorpreso dal moro inquietante che in quel momento sembrava realmente seccato.

“Tieni”, disse Yesung dandogli il cellulare non appena il vetro venne abbassato.

“Addio”, replicò Kyuhyun con un ghigno malefico, alzando lentamente il finestrino.

Il castano fece partire l’auto, lasciando dietro di sé solo del gas di scarico e un ragazzo abbastanza spaventato.

“Mi ha lasciato qui. Lo sapevo; è un moccioso egoista. Come faccio a tornare a casa, da solo? Non posso farlo!” Pensò Yesung spaventato, mentre il suo respiro accelerava, diventando irregolare, e gli occhi gli si inumidivano.

 

A casa di Yesung

 

L’eco della porta che si chiudeva venne percepito anche in cucina, allarmando il fratello minore, Sungmin, che affacciato alla porta della cucina, prese un sospiro di sollievo. “Yesung è a casa”, strillò, venendo raggiunto dalla madre.

“Dove eri finito? Come puoi uscire di casa senza avvisare nessuno? Dove ti sei perso?” Gli urlò lei, scuotendo arrabbiata il mestolo in mano.

“Ero con papà”, rispose tranquillamente Yesung. “Non ho fame”, aggiunse prima di salire le scale, diretto alla sua stanza.

“Non hai fame… ancora… Tu...”, cominciò a dire sua madre, ma venne interrotta da Sungmin che le faceva segno di lasciare stare, visto che lui era già al piano superiore.

 

Le paure si manifestano in modi diversi. A volte, le nascondiamo dentro di noi e le mostriamo solo quando siamo veramente spaventati; altre, le mascheriamo con l’arroganza e con un’illusione, che siamo stati noi stessi a rendere così reale, arrivando a crederci, perché quello è l’unico modo per assicurare gli altri, ma soprattutto noi stessi, che è reale...

 

 

In un bar

 

Il bar era pieno; era una giornata piovosa, per cui non c’era modo migliore di passarla che dentro un confortevole caffè.

“Ehi”, disse un ragazzo carino dai capelli castani, prendendo posto vicino a quello biondo che stava facendo il melenso con il suo migliore amico Donghae.

“Finalmente sei arrivato Ryeowook! Perché ci hai messo così tanto?” Domandò Eunhyuk.

“La mia auto ha avuto qualche problema… Dov’è Kyuhyun?”

“Sta arrivando.”

“Si è ripreso il cellulare?”

“Storia lunga, ma la parte migliore è...”, disse il ragazzo prima di raccontargli l’accaduto pieno di entusiasmo, mentre Donghae annuiva soltanto; aveva già sentito la storia del cellulare.

“Perché stai ancora raccontando quella cosa?” Domandò Kyuhyun leggermente irritato, guardando il telefono per cancellare uno stupido messaggio inviatogli da una delle solite troiette sceme.

“Quindi esiste un ragazzo che non è caduto vittima del tuo fascino… Incredibile”, disse in modo scherzoso Ryeowook al suo amico. “Da quanto ci ha detto Eunhyuk, sembra quasi che tu neanche esistessi per il ragazzo, come se fossi invisibile.”

“Sì, essere ignorato da lui, tre volte, come se fosse un fantasma”, quella volta fu Donghae che parlò nonostante non fosse stato presente, lasciandosi andare all’euforia del momento. Guardò al suo amico contrariato. “Ti sei perfino dimenticato come provarci con qualcuno”, strillò.

Eunhyuk si girò a parlare con Ryeowook. “Lo ha letteralmente picchiato con il suo cellulare, sulla testa”. Le risate continue vennero interrotte dalla presenza di qualcuno.

“Ho capito bene? Il capacissimo rubacuori è stato ignorato?” Fermo davanti al loro tavolo c’era Kibum, con il quale Kyuhyun non aveva buoni rapporti.

“Non scambiarmi con te. E non esiste chi possa ignorarmi, e tu lo sai meglio di chiunque altro, non è così?” Chiese Kyuhyun sorridendo meschino mentre in realtà ribolliva di rabbia dentro. Doveva ammettere che la parola “ignorare” lo faceva impazzire, perché sembrava come se quel piccolo strano puffo lo avesse davvero fatto.

“Mi hai rubato una ragazza, ma che io sappia, di solito i tuoi amanti non vengono da me, insoddisfatti dopo essere stati con te?” Disse Kibum prima di baciare la ragazza al suo fianco.

“Dopo che avrò finito con lui, potrai averlo… come hai sempre fatto con i miei avanzi”, disse Kyuhyun indicando la ragazza che lo teneva a braccetto, la quale gli mostrò il medio. “Un consiglio”, urlò al ragazzo che se ne stava andando. “Lei è la migliore inginocchiata.”

Nonostante gli stessero dando le spalle, al gruppo furono abbastanza chiare l’imbarazzo e la rabbia del duo.

“Devi sempre averla vinta in ogni discussione, eh”, disse il più tranquillo del gruppo, Ryeowook, scuotendo la testa con disapprovazione al linguaggio e comportamento del suo amico.

“Io vinco sempre, lo vedrà anche lui.”

Cho Kyuhyun non avrebbe mai permesso a nessuno di mettere in discussione il suo “status” solo perché un piccoletto moro lo aveva sfidato. Era sicuro che si sarebbe sparsa la voce nel suo circolo sociale, almeno ora che Kibum avrebbe dato probabilmente la sua versione dei fatti. Perciò doveva essere un passo avanti rispetto al suo nemico, mostrando a tutti che lui non aveva perso il suo fascino. Era ancora quello più desiderato, sia da ragazze che ragazzi.

 

La gente farebbe di tutto per non perdere quello che ha, perdendo però se stessa, accecata, senza poter vedere quali conseguenze potrebbe avere sul proprio essere o anche su quello di quegli attorno, anche su persone che potrebbero diventare più importanti della vita stessa...

 

 

Qualche giorno dopo, a casa di Yesung

 

Le luci della casa vicina a quella di Yesung erano accese; dopo qualche tempo rimasta vuota, qualcuno era finalmente andato ad abitarci. Suo fratello maggiore, Heechul, che sapeva quasi tutto quello che succedeva nel loro vicinato, aveva detto che ci vivevano dei ragazzi molto attraenti, ma Yesung, non aveva notato niente.

Almeno fino a quando non cominciò il caos, con decine di auto che avevano parcheggiato lungo la strada e le luci della casa che sembravano impazzite, accendendosi e spegnendosi tutto il tempo; il movimento delle persone dentro e fuori la abitazione si poteva sentire fino alla sua. Il moro aveva anche dovuto rassegnarsi all’idea di stare nel balcone della sua stanza a causa delle scene +19 che potevano essere viste alla festa. Perfino la sua famiglia era irritata per il casino infernale e per il loro giardino, preso di mira dai festaioli.

“Quei coglioni hanno ancora buttato bottiglie di birra nel nostro giardino, perché non pulisci?” Disse Sungmin mentre si infilava le scarpe.

“Non vedo il perché dobbiamo farlo; mamma l’ha sistemato ieri e oggi sembra una discarica. Quei ragazzi non la smetteranno finché qualcuno non va a parlarci”, fu la risposta di Heechul, scuotendo la testa come a voler esprimere la sua disapprovazione per l’idea del fratello. Yesung, però, riusciva ad andare oltre quelle semplici azioni, lo conosceva abbastanza bene. “Vado io”, si offrì, guardando il moro dritto negli occhi con un sorrisino malizioso stampato in volto. Yesung alzò gli occhi al cielo.

“Abbassa la mano”, ringhiò Sungmin. “Pulisci e basta.”

“Non sono un servo. Come puoi anche solo chiedere all’onnipotente Heechul di fare qualcosa di sua spontanea volontà? Sono gli altri che fanno le cose per me”, urlò il maggiore al maknae. “Infatti, fratellino, siccome sei il più giovane, pulirai tu. Io andrò a parlare con i fighi, cioè, con i delinquenti.”

“Perché state bisticciando?” La madre uscì da casa con la scopa, irritata con i suoi figli, specialmente con il più grande e il minore; litigavano sempre anche per delle scemenze.

“Il nostro fratellone, anche se non sono sicuro di poterlo definire tale, visto che sembra più un transgender, raccoglierà le bottiglie e non andrà a parlare con i nuovi vicini”, disse Sungmin guardando male Heechul, che continuava a sogghignare, prima di andare via.

“Me ne occupo io e Heechul… sii più gentile con Sungmin”, ribatté lei al figlio prima di rientrare.

“Non cambierà mai Heechul”, finalmente parlò Yesung, lanciandogli uno sguardo glaciale.

“Almeno io non lo farò”, disse Heechul inarcando le sopracciglia, poi aggiunse, sentendosi un po’ in colpa: “Quando si tratta di ragazzi fighi, chi non vorrebbe parlare con loro?” Il ghigno era tornato sul suo viso; Heechul non si arrendeva quando voleva qualcosa.

“Starò fuori ancora per un po’; anche Bunny vuole stare fuori.”

Heechul annuì, ma prima di andarsene si girò verso il fratello. “Perché ti prendi cura del coniglio di Sungmin? Tsk, quel coniglio merita di essere grigliato.”

“Certo, ma prima perché non grigliamo Heebum”, disse Yesung, divertendosi guardando l’occhiata confusa di Heechul.

Facendo il finto offeso, fece per replicare, ma Yesung lo interruppe. “Non stavi andando?”

Heechul annuì ed entrò in casa; non lo aveva espresso, ma era veramente preoccupato per suo fratello. Era solito essere una persona vivace, e ora voleva solamente essere lasciato da solo.

 

Ci sono momenti in cui vogliamo stare da soli, ma ciò che di solito accade è che dimentichiamo di voler stare con qualcuno. Stare da soli non significa che faccia meno male, ma che ferisce meno persone…

 

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Capitolo 3
*** Pazzo e stravagante ***


Mi scuso per il ritardo; sabato non sono stata a casa e domenica sono stata male tutto il giorno. Spero che il capitolo vi piaccia. Aspetto i vostri commenti ^.^/

 


Pazzo e stravagante

 

Veranda della casa di Kyuhyun

 

In veranda c’era un televisore a schermo piatto con un tavolino di vetro, sul quale c’erano birra e pizza, accerchiato da due divani, uno bianco e l’altro nero; stava per cominciare una partita di calcio.

“Quando arrivano Ryeowook e Donghae?” Domandò Eunhyuk, camminando avanti e indietro per il portico.

“Quando ne hanno voglia. Smettila di fare su e giù, mi stai facendo girare la testa”, disse in tono serio Kyuhyun, sdraiato sul divano.

“Si sta facendo tardi e...”

“E cosa?” Lo interruppe Kyuhyun con tono canzonatorio. “Non puoi stare senza il tuo pesciolino neanche per un minuto?”

Il biondo gli lanciò uno sguardo torvo e poi aggiunse, in tono preoccupato: “La partita sta per cominciare e perderebbe il calcio d’inizio.”

“Come sei dolce”, lo schernì l’amico. “Siediti. Ho sentito abbastanza, quindi è meglio se taci.”

Eunhyuk poteva solo guardare contrariato il suo amico.

 

Cortile della casa di Yesung

 

Yesung rimase fuori nel giardino fino a quando ci fu buio, e nonostante stesse pensando di rientrare, Bunny aveva altre intenzioni; quando il cancello di casa venne aperto dal padre, il coniglietto scappò, spaventando Yesung, che gli corse dietro.

Il suo respirò si fece più regolare quando trovò l’animale che mangiava dell’erba vicino alla casa di fianco; lentamente, per non spaventarlo, il moro si avvicinò e si inginocchiò davanti a lui, accarezzandogli il pelo, ma al minimo tocco, il coniglio scappò. Yesung vide una macchina avvicinarsi rapidamente e non ci pensò due volte: corse verso il coniglio, prendendolo tra le braccia, senza avere il tempo di allontanarsi dal posto. Chiuse gli occhi aspettando lo scontro che, però, non arrivò. Il guidatore scese dall’auto preoccupato e frastornato.

“Stai bene?” Gli chiese, ma Yesung non rispose. Probabilmente è ancora sotto shock, pensò l’uomo. Per cui gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. Yesung sobbalzò prima di aprire gli occhi lentamente.

“Ehi”, disse l’uomo e ripeté la sua domanda. “Stai bene? Non ti sei fatto nulla, vero?”

Il moro annuì, non credendo ancora a quello che sarebbe potuto accadere. Sorrise debolmente all’uomo e si girò, correndo verso casa.

“Ragazzo strano. Molto strano”, disse il guidatore grattandosi la nuca.

 

A casa di Kyuhyun

 

“Finalmente siete arrivati”, disse Kyuhyun prima di schernire il biondo. “Eunhyuk era così preoccupato per Donghae.”

“Per te che avresti potuto perdere il calcio d’inizio, cosa che è successa”, si difese il ragazzo con tono annoiato per la battuta continua del suo amico. “Comunque, perché ci avete messo così tanto?”

“Ho quasi investito uno, un pazzo amante degli animali”, disse Ryeowook alzando le spalle prima di sedersi vicino agli altri ragazzi.

 

Nel giardino della casa di Yesung

 

Anche se non era suo il coniglio, Yesung gli si era affezionato, visto che aveva pure quasi rischiato la sua vita per l’animale. Il ragazzo, seduto sotto l’olivo che c’era nel cortile di casa, stava accarezzando Bunny, che stava mangiando beatamente dell’erba fresca. All’improvviso i suoi occhi si chiusero con forza, la testa gli girava a causa del dolore lancinante che lo aveva improvvisamente colpito. Dopo qualche secondo con le vertigini, aprì gli occhi e notò una bottiglia di birra non del tutto vuota vicino alle zampe del coniglio.

“Cavernicoli...”, mormorò pieno di rabbia; la testa gli faceva ancora male.

 

Noi faremmo di tutto per proteggere chi amiamo, anche se dovesse significare passare per uno fuori di testa, perché siamo disposti a perdere tutto solo per tenere in vita chi ci dona momenti di pace...

 

 

La mattina dopo

 

Nonostante non fosse stata una delle sue solite feste spaziali, c’era molto disordine, oltre che mal di testa, e le urla provenienti dalla casa a fianco non aiutavano affatto. La domestica aveva sistemato il suo caos, ma lui non era soddisfatto: la donna non aveva trovato il suo telecomando e lui lo voleva, così avrebbe potuto cominciare il gioco.

“Non ha idea di dove potrebbe essere, o dove lei o i suoi amici lo abbiate lanciato?” Domandò l’anziana a capo chino, spaventata per la sua risposta.

“Se lo sapessi, perché ti starei chiedendo di trovarlo? Fai il tuo lavoro”, ringhiò inalberato Kyuhyun, ma, all’improvviso, gli venne in mente dove poteva trovarsi il telecomando.

 

Stanza di Yesung

 

La notte era stata difficile per Yesung, come al solito, per cui aveva bisogno di un po’ di riposo. Per sua sfortuna, però, Heechul si precipitò dentro la stanza con un largo sorriso sulle labbra, spaventando il fratello.

“Mamma mi ha appena detto che...”, cominciò con il sorrisetto ancora presente e alzando un sopracciglio, dando sui nervi al moro, “andiamo dai nonni.”

“Cosa c’è di eccitante? Hai sempre odiato andare in quel paesino… e comunque, non m’importa. Divertitevi.”

“Ah ah ah… Guarda che vieni anche tu.”

“No, io non vado. Assolutamente.”

“A mamma non piacerà sentirlo.”

“Non mi piacerà sentire cosa?” Entrò nella stanza con dei panni puliti tra le braccia.

“Io non vengo dai tuoi genitori.”

“Perché no? Ci saranno anche le tue zie. Ci divertiremo molto. E poi, gli manchi tanto e vogliono vederti.”

“Certo, così possono parlare di me e riservarmi attenzioni inutili? Tra l’altro, non si sono mai preoccupate per me, ma adesso sì? No grazie. Passo.”

“Non dire così. Sono tutti interessati alla tua salute.”

“E lasciali fare” Lo sai anche tu che è una bugia. Tutto ciò a cui sono interessati è come è successo.”

“Jongwoon, loro ti amano e...”

“È una menzogna!” La interruppe lui, leggermente irritato. “Comunque non vengo. Non importa cosa vogliano; io non voglio andare.”

“Basta così! Fai quello che vuoi. Resta qui con tuo padre. Io vado dai miei genitori”, sua madre disse arrabbiata, perfino sbattendo la porta dietro di sé.

“Mi mancherai”, ammise Heechul mettendo il broncio, ma corse fuori dalla stanza quando Yesung lo fulminò con lo sguardo.

 

Più tardi

 

Quel pomeriggio la casa sarebbe stata vuota. Il padre caricò i bagagli dentro il mini-van, abbracciò i figli e diede un bacio sulla fronte alla moglie. Il moro li salutò con la mano e quando l’auto non fu più in vista, entrò in giardino e chiuse il cancello.

“Staremo insieme queste settimane; giorni da padre-figlio”, l’uomo sorrise per animare l’ambiente, ma Yesung rispose con un mezzo sorriso. Il padre, che provò solo sconforto, entrò in casa, probabilmente a dormire.

Yesung lo seguì, ma quando fu sul punto di chiudere la porta, notò una figura davanti al cancello. C’era qualcuno e per sua sfortuna, quella persona lo aveva visto, per cui doveva andarci a parlare. Trascinando i piedi per l’irritazione, si avvicinò alla persona e quando alzò la testa, lo shock lo pervase tutto, i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa e l’orrore. Riuscì a riprendersi in fretta, la sua faccia una maschera di indifferenza come suo solito.

Kyuhyun stava per urlare al moro che lo aveva fatto strillare e aspettare al cancello. Non capiva come osava ignorarlo ancora dopo tutte quelle urla, ma l’espressione che assunse il piccoletto quando lo vide era impagabile. L’orrore genuino nel suo viso era come una medicina per l’ira di Kyuhyun e gli fece la giornata.

“Cosa?” Chiese Yesung, irritato oltremodo, indispettendo ancora una volta l’altro.

“Non dirmi ‘cosa’ in quel modo! Sto aspettando qui da un bel po’, chiamandoti… Che problemi hai?”

“Cosa vuoi?” Disse ancora, per nulla gentile.

“Il telecomando della mia televisione”, rispose il castano.

Yesung sbatté le palpebre più volte, non capendo se il ragazzo alto avesse davvero detto così. “Ti sembro un trova-oggetti o hai scambiato casa mia per l’ufficio degli oggetti smarriti?”

Kyuhyun sogghignò alla domanda del ragazzo, divertendosi al pensiero di ciò che sarebbe accaduto. “So che è nel tuo giardino. Ora, fai il bravo bambino, e portamelo.”

“Certo, perché tutto ciò che perdi si trova in casa mia, tsk.” Yesung stava per girare sui tacchi quando Kyuhyun lo guardò torvo. Sembrava che non avesse ancora finito con lui, per cui il moro non poté fare altro che sbuffare scocciato.

“Questa volta è così. Uno dei miei amici l’ha lanciato, scambiandolo per una bottiglia di birra, quindi...”

“Sei tu quello che ha trasformato il cortile di mia madre in un gigantesco cestino della spazzatura”, disse Yesung frustrato prima di captare il significato dietro le sue stesse parole. La sua voce si abbassò drasticamente, e quasi sussurrando, non ancora credendoci, aggiunse: “… Quindi sei tu il nuovo vicino?”

Kyuhyun provò una gioia immensa nell’istante in cui negli occhi del moro si affacciò del rifiuto; il terrore che esprimevano i lineamenti dello strambo durò poco, ma fu abbastanza da compiacere il bruno. Lui davvero odiava quel tipo di persona, incurante e indifferente, e specialmente, LUI.

“Senza fiato?” Kyuhyun lo schernì, aspettando con trepidazione la sua prossima espressione facciale.

“In realtà no. Solo che non me lo aspettavo. Una curiosa coincidenza, se la è...” Le ultime parole le pronunciò a bassa voce, rendendo difficile al ragazzo alto di captarle.

“Hai qualcosa da condividere?” Deridere il nanerottolo faceva parte del divertimento di Kyuhyun.

“Forse, il tuo telecomando?” Replicò Yesung.

“Esattamente. Come ho già detto, fai il bravo cagnolino e portamelo.”

“Non succederà.” Quello che aveva detto Kyuhyun, chiamandolo bravo cagnolino, fu il primo strike ai nervi del moro.

“Sarà meglio che io abbia il telecomando in mano in un minuto”, Kyuhyun inarcò il sopracciglio, mostrando quanto fosse serio, e ciò fece pensare a Yesung che il miglior modo di disfarsi del vicino irritante era quello di dargli il suo maledetto telecomando.

Non ci mise molto a trovarlo tra le pile di bottiglie, ma non sembrava fosse abbastanza rapido per il ragazzo che lo aspettava fuori dal cancello. Pareva impaziente mentre colpiva con il piede, con leggerezza e velocemente, il cancello.

“Ecco qui”, Yesung allungò la mano oltre le sbarre. “E queste”, disse indicando una delle bottiglie, “non buttarle più qui.”

Kyuhyun lo fissò con un sorrisetto soddisfatto, ignorando le sue parole. “Quindi sei utile quando vuoi...”

“L’ho fatto solo per sbarazzarmi di te”, lo interruppe il moro, facendo perdere la pazienza all’altro perché nessuno voleva allontanarsi da lui. Quella cosa piccola e strana stava giocando col fuoco, non conscio del pericolo che correva.

“Stavo dicendo che dovresti abituarti. Tendo a perdere spesso un sacco di cose e tu sei il perfetto schiavo da usare per trovarle.” Il modo in cui quel ragazzo viziato ed arrogante aveva pronunciato quelle parole fece sì che gli si rivoltasse di disgusto lo stomaco e fumasse di rabbia; quello fu il secondo strike.

“Ah!” Il ragazzo esclamò all’improvviso. “Mancano alcuni tasti; non puoi fare bene neanche un lavoro. Riparalo; vai e trova i tasti.”

“Stai scherzando!” Tutto ciò che riuscì a pensare Yesung fu che il vicino non stava bene.

“No, sono serio.”

Il moro scosse semplicemente la testa e diede le spalle all’altro; gli aveva tenuto compagnia per troppo tempo.

Girando la testa per accertarsi che il ragazzo se ne fosse andato, Yesung vide la sua faccia frustrata, anzi, più quella che avrebbe potuto uccidere chiunque con uno sguardo; le sue labbra tremavano dalla rabbia. Il moro non si era ancora reso conto che il suo atteggiamento aveva fatto uscire dai gangheri quel ragazzo viziato, o semplicemente non gli importava.

“Quello era un ordine, scherzo della natura.” Sì, era un pazzo, perché nessuno sano di mente si sarebbe allontanato dallo stesso dio della bellezza. Ma non sapeva che il più basso era sensibile a quella parola non per la ragione che pensava, ma ferì Yesung più di tutto, e quello fu il terzo strike.

La sua mano si chiuse a pugno mentre l’altra mano, che teneva la bottiglia, tremava. Rabbia e tristezza, non sapeva neanche lui cosa stava provando in quel momento; le lacrime minacciavano di uscire.

“Questo è troppo”, pensò Yesung e strillò con tutta l’aria che aveva nei polmoni, sorprendendo se stesso quando sentì una fitta al petto.

“Questo è troppo, idiota arrogante; ne ho avuto abbastanza di te. Non prendo ordini e l’unico mostro, qui, sei tu, psicopatico!” Strillò Yesung e senza pensarci due volte, il vetro si ruppe entrando in contatto con le sbarre del cancello, i piccoli pezzi tagliarono senza pietà la pelle del castano. Non appena la aveva scagliata, tutta la rabbia che stava provando esplose nello stesso istante in cui lo fece la bottiglia. Le lacrime gli rigarono il volto, bagnandogli le guance.

“Ho perfino alzato la voce con te dopo tanto tempo, e mi fa male”, disse Yesung prima di voltargli le spalle, entrando in casa, lasciando un ragazzo sorpreso dietro.

“È pazzo”, sibilò Kyuhyun. “E cos’è ‘sta storia che non parla da tanto tempo? Ma perché cerco anche di capire quel pazzo.” Strinse i denti, tenendo stretta la mano sinistra, piena di piccoli frammenti di vetro. Il sangue sfigurava la bianca pelle abusata di entrambe le mani. “Fa troppo male.”

“Quello scemo se lo meritava, ma spero di non averlo ferito… tanto”, pensò Yesung sdraiato a letto, asciugando le tracce di lacrime.

 

Noi sappiamo, o presumiamo di sapere, ciò che fa uscire di senno l’altro, e quella è la miglior arma per mandare in frantumi la sua anima, anche se potrebbe essere la più cattiva e la più infima, giusto?

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Capitolo 4
*** Non puoi stare da solo? ***


Dai lettrici, commentate un po', sennò mi viene da pensare che vi faccia schifo :(  Ho bisogno davvero di un vostro feedback...
Giuro, potete dire di tutto nelle recensioni, non mi offendo :/
Dalla prossima settimana, spero di continuare ad aggiornare la ff al mercoledì, Università permettendo (visto che riprendo le lezioni T^T e inoltre devo cominciare a studiare per un esame TT^TT )
Spero che questo capitolo vi piaccia ;) 
Alla prossima 3.3

 

 

Non puoi stare da solo?


 

Qualche giorno dopo


 

Un altro giorno, uguale agli altri precedenti, da solo nella enorme villa, aspettando il ritorno di suo padre per sentirsi quantomeno al sicuro. O almeno per non preoccuparsi che qualcosa di brutto accadesse e lui non lo scoprisse se non troppo tardi.

Suo padre gli aveva detto di non preoccuparsi e di fare qualunque cosa volesse, promettendogli che sarebbe tornato a casa presto, sentendosi dispiaciuto di essere arrivato tardi per due giorni di seguito.

Yesung, abituato alle bianche, e non volute, menzogne di suo padre, lo aspettava fuori casa, tenendo d’occhio Bunny che saltellava per il cortile; lui, invece, scarabocchiava sul suo block notes, poco ispirato per disegnare sul serio, visto che tutto ciò che cominciava, finiva strappato.


 

Balcone della casa di Kyuhyun


 

Kyuhyun aveva visto Yesung seduto tutto il giorno al tavolino sotto l’ulivo, senza fare qualche passo per sgranchirsi le gambe. Il bruno, invece, si stava riprendendo da una sbornia tremenda, per cui aveva deciso di stare sul balcone della sua stanza; gli era quindi impossibile non notare il suo vicino puffetto.

“Perché se ne sta tutto solo per l’intera giornata, in giardino, senza fare niente? E come fa a sopravvivere senza cibo?” Questi erano i pensieri che avevano invaso la mente di Kyuhyun per tutto il giorno, come se la sua sbornia non bastasse.


 

Giardino di Yesung


 

Davanti ai suoi occhi apparve una ciotola trasparente piena di zuppa; il moro alzò lo sguardo e vide il vicino viziato che teneva in mano un coperchio. Senza chiedere permesso, Kyuhyun prese posto di fronte a Yesung.

“Sei seduto qui da stamattina e da allora non ti sei mosso. Non hai fame?” Domandò Kyuhyun.

“No, non ho fame”, rispose Yesung osservando il bruno, non capendo il suo comportamento.

“Ecco perché sembri un omino di carta. Sei a dieta o cosa?”

“Cosa fai qui?” Replicò Yesung, rispondendo con un’altra domanda, visto che non voleva accontentare il ragazzo.

“Mi senti quando parlo, o sei solo scemo e non capisci le mie parole?”

“Quindi sei qui per insultarmi?” Disse il più basso con sarcasmo.

“Per darti qualcosa da mangiare, visto che, come ho detto, non hai toccato cibo mentre eri qui fuori, immobile come una statua.”

“Non avevi niente di meglio da fare che spiarmi?” Mormorò Yesung con tono disgustato, ma volendo solo prendere in giro il vicino.

“Tsk, ti piacerebbe. Adesso mangia o diventa fredda.”

“Sembra tu debba ascoltare meglio: ho detto che non ho fame… Che problemi hai?” Il moro sogghignò prima di abbassare il capo, tornando a concentrarsi sul suo quaderno.

“Ehi! Mangia e non ignorarmi.” Il tavolino cominciò a tremare e con esso anche il quaderno. A Yesung sembrò di star scrivendo durante un terremoto.

“Che c’è?!” Ringhiò a Kyuhyun che lo guardava torvo.

“Si sta raffreddando, mangia… Ah! Cos’è stato?!” A Kyuhyun scappò uno strillo quando sentì qualcosa di peloso accoccolarsi contro i suoi piedi.

“Quello è il coniglio di mio fratello. Siccome qualcuno gli ha detto che gli somigliava, è andato a comprarsene uno; personalmente, avrei preferito delle tartarughe.” Quelle parole le aveva pronunciate nonostante la risatina, che ben presto divenne una risata vera davanti all’espressione spaventata del vicino. La risata gli morì in gola quando sentì del metallo in bocca e deglutì la non così fredda zuppa.

“Ma cos...” Yesung venne interrotto quando un’altra cucchiaiata gli venne messa in bocca mentre cercava di urlare al ragazzo, che sorrise vittorioso.

“Basta, dammi qua. Non ho bisogno che mi imbocchino; posso mangiare da solo”, ringhiò irritato Yesung.

Kyuhyun assottigliò gli occhi con incredulità e dopo qualche secondo, come se stesse prendendo una decisione di vita o di morte, gli diede il cucchiaio, lasciandolo in silenzio. Kyuhyun non si poteva capire, era imprevedibile, e anche Yesung era perplesso di ciò, ma qualcosa attirò la sua attenzione: la mano del bruno era bendata.

“Uhm…”

“Sì?”

“Ehm” Yesung guardò insicuro Kyuhyun, che lo stava già fissando, aspettando che lo strambo gli dicesse qualunque cosa volesse dire.

“Sto aspettando”, disse Kyuhyun.

“Posso chiederti qualcosa?” Chiese Yesung.

“Fai pure. Ormai...” La sua voce conteneva una leggera irritazione.

“La tua mano...” Kyuhyun alzò la mano bendata al suo livello visivo. “Te lo sei fatto a causa mia?” Domandò Yesung mentre alzava le spalle, sentendosi un po’ in colpa.

L’altro annuì con la testa ancora abbassata, nascondendo il ghigno dal moro. Si sarebbe divertito; aveva tante cose da dire che avrebbero fatto sentire in colpa il nanerottolo strano, facendogli rimpiangere di essersi comportato male.

Quando Kyuhyun alzò la testa si trovò di fronte il palmo della mano di Yesung, estendendola verso di lui con gli occhi dispiaciuti, e quello era inusuale per lui. Kyuhyun fu preso in contropiede e dimenticò le parole velenose che avrebbe voluto riversare sul moro, appoggiò la mano ferita su quella del ragazzo, aspettando ciò che sarebbe accaduto.

Yesung appoggiò con gentilezza le dita sopra la mano, impaurito che si potesse rompere come se fosse fatta di vetro. Non voleva ferire il più giovane più di quanto non avesse già fatto, quindi mosse lievemente la punta delle dita sulla mano del bruno.

La mano del moro prese la sua e, distrattamente, le sue dita piccole sfiorarono la pelle, seguendo una ruga fino a sopra la benda, fino a quando le punta delle loro dita non si scontrarono dolcemente, mandando un brivido lungo tutto il corpo di Kyuhyun.

“Mi spiace”, disse piano Yesung. “Spero guarisca in fretta.” Spostò la mano. “Grazie per il cibo”, aggiunse per spezzare l’imbarazzante atmosfera che si era creata.

Kyuhyun era perso o affascinato, neanche lui ne era sicuro. Yesung si rese conto dello sguardo assente dell’altro e aggiunse, per riportare le cose a come erano prima tra loro due: “Sono sicuro non l’abbia cucinata tu, altrimenti sarei morto o avvelenato, vomitando sulla strada verso l’ospedale.”

“Ovvio che non l’ho preparata io. Non so cucinare e se anche sapessi farlo, non mi affaticherei per fare qualcosa per te; non vali così tanto. Cioè, da sprecare il mio tempo libero facendo qualcosa solo per te”, disse Kyuhyun, maledicendosi per la sua bocca maligna.

“Certo che no”, mormorò Yesung sorridendogli debolmente. Nelle sue parole non c’era né ironia né sarcasmo, nemmeno autocommiserazione in realtà, ma quello Kyuhyun non poteva capirlo.

"È strano”, pensò il ragazzo quando vide il moro alzarsi dalla sedia e correre dietro al coniglio, o topo; non era sicuro di che animale si trattasse. Anche lui si alzò e si diresse al cancello.

“Scuse accettate!” Urlò Kyuhyun prima di saltare dalle sbarre del cancello, con Yesung che scuoteva la testa con disapprovazione.

Yesung entrò in casa; se suo padre gli aveva detto la verità, sarebbe tornato a casa presto.


 

Casa di Yesung


 

Dormire fino a tardi è bellissimo e Yesung, come molta altra gente, non voleva aprire le palpebre pesanti e svegliarsi, ma lo scuotere insistente del suo corpo era suo nemico. Nonostante fosse ancora mezzo addormentato, sapeva che suo padre lo stava svegliando e doveva dirgli qualcosa, per cui, da bravo figlio qual era, alzò la mano e disse: “Sono sveglio, per cui smettila di scuotermi”, tenendo per sé le ultime parole.

“Sto uscendo, ma torno a casa presto; non preoccuparti e goditi questa bellissima giornata. Oggi ci sarà molto caldo, quindi stai attento”, suo padre si piegò verso di lui e gli baciò la fronte.

Yesung lo fissò perplesso prima di nascondersi sotto le lenzuola. “Sì, una bella giornata… per dormire”, pensò.

Svogliatamente, si alzò dal letto e ancora sbadigliando, aprì la porta finestra, consentendo ai raggi solari di riscaldarlo.

“Aveva ragione”, pensò Yesung, ancora godendo della sensazione che il sole dava dal cielo. “Oggi c’è davvero caldo. Mi sono mancati questi caldi raggi solari.”

In strada vide i bambini tornare a casa e ciò lo colpì; girò la testa e guardò l’orologio appeso alla parete, mostrandogli che erano le tre del pomeriggio. Aveva dormito più del dovuto e tutto quel tempo era rimasto da solo, sperando che niente di brutto succedesse durante quel periodo.

Yesung corse fuori dalla stanza, scese le scale e controllò ogni stanza, per accertarsi che tutto fosse a posto. Stanco per la corsa e il panico, usò più forza di quanta volesse usarne per aprire la porta del salotto, facendole colpire la parete. I suoi occhi incrociarono quelli sorpresi di suo padre, che stava guardando la televisione.

“Quindi è così che ti godi la giornata, dormendo. Jongwoon, figlio mio, sei sempre stato dipendente del sonno, ma ultimamente ti abbiamo trovato più addormentato che sveglio”, disse il padre dal divano.

“Quello quando sei in casa... dovresti vedermi quando sono solo”, pensò lui, ma come sempre disse altro. “Mi piace dormire… Uhm, torno di sopra.”

“Non andare. Vieni qui, vicino al tuo vecchio”, lo fermò l’uomò, dando un colpetto al posto al suo fianco. “Non ci vediamo da tanto; anche se per ora siamo solo noi in casa, mi manchi tanto.”

Yesung si sedette vicino a lui e quello che accadde dopo non era una sorpresa; suo padre lo abbracciò. Non se ne era reso conto Yesung, ma anche a lui erano mancati quei momenti. Era sempre stato molto attaccato alla sua famiglia, ma da quell’incidente aveva semplicemente deciso di sparire dalle loro vite, come meglio poteva, mentre cercava di essere normale, per non distruggere tutto; abbastanza contraddittorio.

“Devo parlarti di una cosa”, disse suo padre e Yesung si alzò, fermandosi davanti a lui, come ai vecchi tempi quando gli venivano affidati dei lavori. Quelle parole gli creavano sensazioni brutte, di disperazione misto a nostalgia, come se gli stessero ricordando quello che aveva avuto e che non avrebbe più avuto.

“Devo andare via a visitare i nostri caffè nelle altre città; c’è qualcosa che non va come dovrebbe e devo fare delle sistemazioni. Ci vorranno tre-quattro giorni e il problema è che non so dove lasciarti. Non posso portarti con me, ma non posso lasciarti a casa da solo per così tanto.”

Yesung annuì. Lasciando intendere a suo padre che lo capiva. Teneva la testa bassa, volendo sparire; aveva causato un altro problema, senza volerlo, però si trovavano a confrontarsi perché lui era talmente debole da avere bisogno che qualcuno lo controllasse, arrecando problemi perfino al lavoro di suo padre.

“Oh Woonie”, suo padre gli sollevò il mento. “Non preoccuparti, tuo padre penserà ad una soluzione. Non andrò via fino alla prossima settimana”, gli sorrise rassicurante prima di volgere la sua attenzione al film. Yesung ne approfittò per correre in camera sua,

“Cosa farai questa volta papà? Come risolverai il problema?” Sussurrò Yesung, sdraiandosi a letto, nascondendosi sotto le lenzuola. “Ho insistito tanto per stare a casa. Ho urlato e detto tutte quelle cattive parole a mamma e adesso mi si ritorce tutto contro. Cosa faccio? Perché le cose finiscono sempre così? Sono solo un peso per papà e gli altri. Siccome parte del problema l’ho causato io, devo pensare a qualcosa. Ne ho abbastanza del senso di colpa e dell’autopunizione, devo fare qualcosa, visto che tutto quello che sto facendo è… niente di buono.”

Quei pensieri continuarono a girargli per la mente fino a notte fonde, quando il sonno vinse sul ragazzo stanco.


 

Viene naturale incolpare sé stessi, ferire mentalmente la propria anima e cuore; solo la coscienza potrebbe essere la nostra peggior nemica. Sembra così semplice, ma è forse la cosa più difficile e dolorosa; però, in qualche modo, sentiamo pace dentro di noi, quindi potrebbe valerne la pena, no? Non sempre...


 


 

Balcone di Kyuhyun


 

Kyuhyun era stanco. Era la solita storia, giorno e notte; lui, i ragazzi e le ragazze, la musica alta, le risate, i suoi amici, altre ragazze, l’eccitazione e il piacere, poi l’alcool, il mal di testa, il vomito, il pessimo umore. Era un circolo vizioso dal quale voleva e cercava di scappare; il fatto che Kyuhyun avesse qualcosa di cui prendersi cura gli era di aiuto.

La notte era arrivata e lo strambo era al suo solito posto, i suoi occhi non abbandonavano mai il cancello.

“Suo padre non deve essere tornato”, fu il primo pensiero di Kyuhyun.

Il più giovane era arrivato a scoprire tante cose sul suo piccolo vicino mentre cercava di riprendersi dalle sbornie sul balcone di camera sua, il che accadeva spesso. Sebbene in quel momento si stesse prendendo del tempo per sé, non era mai solo: spesso si ritrovava a pensare e a guardare il moro, perfino involontariamente.

“Non sai stare da solo?” Lo derise Kyuhyun dal balcone, ma come le altre volte, non ricevette risposta. “Stai facendo finta di non sentirmi?” Il fatto che non rispondesse lo irritò ancor di più.

“Ehi! Rispondimi!” Urlò Kyuhyun, avvicinandosi alle sbarre del balcone. “Tu, strano, smettila di ignorarmi!” L’ultimo urlo venne accompagnato da un colpo.

“Ouch”, strillò Yesung abbassando la testa per il dolore, riuscendo a notare delle chiavi ai suoi piedi.

Yesung prese il mazzo in mano e guardò verso il vicino, il quale lo aspettava con un sorrisetto strafottente, accigliandosi al loro contatto visivo. “Che problemi hai?” Urlò il moro; se non fosse stato per le sbarre del suo stesso balcone, sarebbe corso verso quello del ragazzo.

“A me lo chiedi?! Sei tu quello che ha qualche problema, non so quale, forse idiozia, ma certamente stranezza”, disse Kyuhyun pieno d’arroganza.

“Disse quello che non ha altro di meglio da fare che farmi male ogni volta che ne hai voglia, ragazzino violento… Ugh”, ringhiò il moro.

“Non sono un ragazzino, e come osi ignorarmi, stupido strambo?!” Ribatté il più giovane.

“Tipico dei ragazzini… Chi ti credi di essere, uh? Non sei nient’altro che un bambino viziato che non riesce a stare nell’ombra.”

“Sarà meglio che taci o...”

“Ne ho avuto abbastanza di te. Dormi bene, o anche no”, detto ciò, senza importargliene del fatto che alle sue spalle, lanciandogli sguardi assassini, ci fosse il diavolo in persona, Yesung cominciò ad allontanarsi.

Yesung guardò oltre le sue spalle e disse: “Ho cose più importanti a cui pensare che a te.” E quelle parole fecero esplodere Kyuhyun che, in risposta, colpì crudelmente le sbarre con la mano che era stata già ferita.

Il moro se ne rese conto e scosse la testa con disapprovazione verso il ragazzo negligente. Abbassò la testa e le lacrime cominciarono a solcargli il viso, scorrendo come un fiume perché non riusciva a trattenerle.

Era da giorni che la stretta al cuore si rafforzava ancor di più e aveva bisogno di qualcosa che lo sbloccasse. Si sentiva ancora in colpa; se non lo avesse fatto arrabbiare, il ragazzo non avrebbe reagito in quel modo, evitando di ferirsi nuovamente alla mano.

“Anche se non è colpa mia che è una testa calda; deve imparare a controllare la sua rabbia. Mi ero appena scordato dei miei problemi ed è arrivato lui che, incosciente, si è ferito di nuovo la mano, ricordandomi che è ciò in cui sono più bravo: ferire gli altri e causare problemi”. Questi pensieri si riflettevano nella disperazione che traspariva dai suoi occhi vitrei.

L’improvviso cambio d’umore catturò l’attenzione di Kyuhyun. C’era qualcosa che non andava in quel ragazzo. “Ti senti bene?” Domandò Kyuhyun confuso, ma ogni parola la pronunciò piano e dolcemente, timoroso che avrebbe scatenato una cascata di emozioni dal vicino, il quale annuì soltanto, gli occhi ancora bagnati.

Quella era una bugia e lui lo sapeva. Il cenno divenne uno di diniego e un respiro profondo si fece strada attraverso i suoi polmoni. A piccoli passi, Yesung si avvicinò alle sbarre, faccia a faccia col giovane bruno, per la seconda volta quel giorno.

“Posso… Io… Voglio chiederti qualcosa.”

“Vuoi chiedermi qualcosa?!” La sorpresa era evidente sul viso di Kyuhyun. “Dimmi.”

“Hai mai fatto qualcosa che ha scatenato una catena di problemi?”

“Lo faccio sempre. Sono un piantagrane di natura”, rispose Kyuhyun a cuor leggero.

Yesung si corrucciò, poi le sopracciglia fremettero, gli angoli delle labbra tremarono. Strinse le mani a pugno, con le unghie che si conficcavano nella pelle, impedendo alle sue emozioni di travolgere il suo piccolo e stanco corpo. Rilasciò un altro sospiro.

“Mi sento così male. Non posso fare altro che sentirmi in colpa. Se devi stare da solo, ma non puoi, cosa faresti? Dove andresti per non impedire al tuo stesso padre di andare e fare il suo lavoro? Sono un peso...” Le parole erano dolorose e penose.

“Perché lo dici?” Kyuhyun era realmente preoccupato; il ragazzo aveva qualche problema e lui non sapeva quale fosse.

“Mio padre non può andarsene se non trova qualcuno che rimanga con me. Se me ne fossi andato con mia madre, non mi troverei in questa situazione. Ma come al solito, sono stato testardo e...”, si morse il labbro. Gli era venuta in mente una cosa; non sarebbe più stato la palla al piede della sua famiglia, facendogli inciampare come sempre.

Kyuhyun era senza parole mentre cercava di capire, almeno in parte, le parole del moro, ma non riusciva a comprendere perché avesse così poca stima in se stesso. “Cosa aveva fatto alla sua famiglia? Certo, quello strambo nanerottolo moro aveva causato un po’ di confusione, ma che problema c’era? Perché non poteva stare da solo?” Era quello che Kyuhyun voleva chiedergli, visto che lo vedeva giù di morale e indifeso, facendolo sentire empatico.

“Ragazzino”, disse Yesung. “Sai cosa non sopporto?” Senza aspettare una risposta, continuò. “L’ipocrisia. Odio le persone dalle due facce. Odio coloro che non possono vedere sé stessi, ma che hanno il coraggio di giudicare gli altri. Odio quelli che nascondono la loro vera natura e si comportano in modo diverso...” Yesung non si rese conto che il suo tono di voce si alzava poco a poco.

Kyuhyun aveva indietreggiato non perché l’altro sembrava spaventoso, ma a causa di quelle ultime parole, così perfette per lui.

Le sue parole vennero accompagnate da singhiozzi e Yesung nascose il volto con le mani, con le spalle gli tremavano e, all’improvviso, si fermò. Il moro stette fermo qualche istante, poi alzò la testa, sorrise debolmente, e disse al bruno confuso, che non poteva capirlo in assoluto, ma il modo in cui parlava… Kyuhyun doveva saperne di più su di lui, sul perché un piccolo corpo conteneva così tanto… rancore e amarezza, ma soprattutto tristezza.

“Starai pensando che sono pazzo a condividere queste cose con te. Insomma, perché dovrebbe importartene? Scommetto che sei rimasto solo perché ti sembrava divertente vedere il solito me esprimere qualcos'altro rispetto alla mia faccia menefreghista"

“S-Sì”, rispose Kyuhyun, cercando di sembrare sempre il solito, indifferente alle sue parole. In realtà, neanche lui sapeva perché era ancora lì. In qualche modo, lo stato abbattuto dell’altro lo aveva spinto verso il ragazzo, ma soprattutto, non riusciva a cancellare dalla sua testa le sue parole: “dalle due facce… ipocriti, bugiardi sul loro vero essere”. Lo avevano ferito, sembrava come se fossero dirette a lui.

“Certo”, aggiunse Yesung inespressivo. “Be’, voglio scusarmi per averti disturbato, ma non ho forzato ‘Sua Altezza’ ad ascoltarmi, per cui non mi scuserò. Grazie comunque.” Detto ciò, gli voltò le spalle e vide le luci arrivare dalle strade e, rassicurato, entrò in casa. Anche Kyuhyun le notò e la sua appena rinata rabbia sparì in un secondo.

“Suo padre è arrivato”, disse Kyuhyun a se stesso meccanicamente. Quella conversazione o confessione lo aveva lasciato confuso e meravigliato. Non sapeva realmente cosa fosse successo lì fuori. Quel ragazzo era sicuramente qualcosa di… inusuale.


 

Non importa quanto siamo bravi a mentire; se la verità ci viene sbattuta violentemente in faccia, rimaniamo semplicemente scioccati, perché ci è sconosciuto il modo in cui una persona possa conoscere le nostre più profonde paure o una verità che cerchiamo di nascondere da noi stessi, ma che comunque non vogliamo sentire, visto che sembra essere una conferma non richiesta...

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Capitolo 5
*** Per capire una mente perversa, c'è bisogno di un'altra ***


 

Scusate il ritardo; sono stata via il weekend >.< L'importante è che sia tornata con il nuovo capitolo. Spero vi piaccia e, sinceramente, spero lasciate delle recensioni, sennò arriverò a minacciare di non pubblicare più nulla e non voglio farlo, solo che è importante sapere che ne pensate voi lettori...
Cosa ne pensate di Kyuhyun? E di Yesung? Ditemi che amate Heechul, perché io lo faccio... e vorrei riempire di botte quelle due banane (Kyu e Yesung); magari rinsaviscono!
Ma soprattutto, avete delle teorie su cosa possa avere il nostro bellissimo main vocalist moro? Fatemelo sapere, dai... e magari vi potrei lasciare dei piccoli indizi ;)
Buona lettura!!!!

 

Per capire una mente perversa c’è bisogno di un’altra

 

Camera di Yesung

 

Neanche un’idea, niente; la sua mente era più vuota di quando aveva iniziato a pensare. Nessun’idea né soluzione, solo il vuoto assoluto. Cosa sarebbe successo? Yesung decise di lasciare tutto nelle mani del fato; il peggio che sarebbe potuto accadere sarebbe stato andare con suo padre.

“No, non posso andare con lui. Sarà troppo occupato con il lavoro e i suoi colleghi e io sarò dimenticato. O i suoi amici cominceranno a fare domande e mio padre, come suo solito, gli dirà tutto e io sarò guardato con compassione. No, non posso andare”, disse Yesung ad alta voce, temendo come sarebbe andata a finire la situazione.

“Qualche problema Jongwoon?” Una mano si posò sulla sua spalla e Yesung smise di pensare, evitando il mal di testa che ne sarebbe risultato, e suo padre lo guardò con gli occhi perplessi.

“Devo andare”, la sua voce non era decisa come voleva. “A controllare il coniglio di Sungmin.” Yesung corse fuori casa, non volendo confrontarsi con suo padre.

 

Giardino di Yesung

 

“Bunny, coniglietto, torna qui. Stupido ma carino coniglietto, vieni da me.” Ma come se avesse detto il contrario, l’animale cominciò a saltellare e correre lontano dal ragazzo. Faceva sempre così, per cui Yesung lo seguiva, avvicinandosi furtivamente per catturare il coniglio furbo, ma ciò finiva spesso con lui che correva in cerchio e si irritava.

“Piccolo corridore! Smettila di stancarmi… Bunny, qui… No, non lì. Vieni. Vieni, Bunnyyyyy”, urlò Yesung senza rendersi conto, o preoccuparsi, se stava disturbando qualcuno con la sua rumorosa conversazione con il coniglio.

Kyuhyun era appena uscito in cortile, dopo una lunga notte passata a bere e piena di divertimento, e una voce, meglio dire assordanti urla, raggiunse la sua testa già pulsante.

Il pulsare continuo si fermò un attimo, ma la tanto attesa pace era solo una bella bugia, perché il martellamento ricominciò a farsi sentire senza pietà. Le parole del nanerottolo erano sempre alte, ma non quanto quel giorno. Kyuhyun sentì come se la testa gli stesse esplodendo e il piccolo vicino gliela avrebbe pagata se non si fosse zittito immediatamente.

Come se Yesung fosse a conoscenza di quanto la sua voce fosse insopportabile in quel momento per il bruno e volesse innervosirlo, urlò “PRESO!”. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso; quel vicino strano aveva appena firmato la sua sentenza di morte. Non sapeva come, ma in qualche modo Kyuhyun era riuscito a raggiungere il cofano dell’auto per avere una migliore visuale del moro loquace.

“Chiudi quella boccaccia”, sibilò infastidito Kyuhyun all’altro, sostenendosi contro le sbarre della recinzione. Yesung stava accarezzando il coniglio, senza prestargli attenzione.

“Ho detto di chiudere quel buco.” Questa volta urlò a quello strano ragazzo che parlava con gli animali, anche se questo continuò a conversare con il coniglio, come se Kyuhyun non esistesse. Il bruno, invece, si procurò solo più dolore alla testa con tutte quelle urla, come se la sbornia non avesse già fatto abbastanza.

Quando il moro alzò la testa e notò il vicino che lo guardava torvo, sembrava che qualcosa non andasse bene perché era serio.

“Cosa stai facendo lassù?” Domandò Yesung francamente, ma sembrava lo stesse deridendo e questo fece arrabbiare ancor di più Kyuhyun.

“Non sono dell’umore giusto per il tuo giochetto di ignorarmi”, parlò il bruno a denti stretti. Ancora una delle sue e il moro avrebbe sicuramente supplicato per la sua vita.

“Ignorare?” E quello aggiunse legna al fuoco, ma quando Yesung si rese conto che magari il ragazzo gli stava parlando da prima, fu troppo tardi: la parola aveva già lasciato la sua bocca. “Cosa vuoi comunque?” Era il suo turno per arrabbiarsi.

“Silenzio, accompagnato dalla tua sparizione.” Kyuhyun aveva ancora l’abilità di essere meschino ed irriverente.

“Il silenzio”, ripeté piano Yesung. “Non è una cosa così bella.”

“Tieni la tua stranezza, la tua stupidità, e specialmente la tua irritante voce, lontane da me. Non voglio sentire neanche il più insignificante suono provenire da te, perché te ne pentirai.” L’astio era intenzionale, magari in quel modo quel lunatico lo avrebbe lasciato in pace.

“Non sono io quello appeso alla parete e che sta parlando. Quindi, se sei in uno dei tuoi giorni no, non è colpa mia”, sibilò Yesung e girò sui tacchi, ma prima di andarsene, girò la testa e urlò solo per suo divertimento: “Non mi fanno paura le tue minacce vuote, ragazzino.”

“Ma ti preoccupi del tuo diario, vero?”

“Il mio diario?! Di cosa stai parlando. Non ne ho uno.” Fece una smorfia al bruno, le cui labbra si curvarono in un sorrisetto maligno.

“Il tuo quaderno pieno di disegni che ritraggono la tua patetica vita”, disse Kyuhyun vittorioso.

Yesung pensò un attimo alle parole del ragazzo e poi i suoi occhi si spalancarono quando realizzò di cosa parlava. Aveva cercato per giorni il suo quaderno, senza trovarlo da nessuna parte. “Quel… Quell’idiota! Ce l’aveva lui.” Yesung si fece prendere dal panico ma guardò torvo il vicino, che gli stava sorridendo prima di scivolare lungo la parete e sparire dalla sua vista.

Il moro corse prima in casa, poi ancora fuori e in pochi secondi si trovò di fronte alla porta del ragazzo. Suonò il campanello prima di calciarla, aspettando che qualcuno gli aprisse per entrare, ma appreso che la sua “gentile” forma di entrare in casa di qualcun altro non funzionava, Yesung tirò fuori dalle tasche le chiavi; l’ultima volta che il ragazzo viziato lo aveva colpito alla testa, lo aveva fatto con le sue chiavi di casa. Il bruno non si era reso conto, né si era preoccupato di controllare cosa avesse afferrato la sua mano; gli era importato solo che raggiungesse in fretta il suo obiettivo, cioè la testa di Yesung.

Appena entrato in cortile, fumava dalla rabbia e si mise a cercare il ragazzo, trovandolo appoggiato all’auto, con i raggi del sole che lo illuminavano. Sembrava stesse dormendo, ma quando Yesung si avvicinò e annusò l’aria attorno a lui, capì tutto: l’idiota era ubriaco.

“Ehi! Dammi il mio quaderno”, disse calmo Yesung.

“Vai via”, replicò Kyuhyun. “Stai bloccando la mia fonte di calore che, fra l’altro, è il sole, se la tua testa dura non l’ha capito.”

“Non m’importa; voglio il mio quaderno.”

“Quale?”

“Chi vuoi prendere in giro? L’hai rubato”, disse piccato Yesung, pensando anche a quando avrebbe potuto prenderglielo. “Il giorno che mi hai portato del cibo.”

“Io non ho rubato niente.” Kyuhyun era calmo mentre rispondeva, portando il moro a pensare che non sembrava neanche il ragazzo di poco prima.

“Non ho tempo per questo, dammelo e basta.”

“Perché ti serve del tempo? Come se avessi qualcosa da fare… O non vuoi che il tuo topo ti aspetti?!” Disse Kyuhyun, sarcastico come sempre.

“Idiota, è un coniglio. Non sei neanche in grado di riconoscere un animale… E cosa faccio nel mio tempo libero non ha niente a che fare con te. Ora non cambiare argomento e ridammi il mio quaderno.” La calma infinita di Yesung cominciava a sparire.

“Sta’ zitto e vattene. Come sei entrato comunque?!” Kyuhyun aprì gli occhi per guardare il ragazzo che stava tenendo le chiavi davanti alla sua faccia.

“E sono io il ladro...”

“Sì lo sei. E anche un idiota assalitore. Non mi sorprenderei se avessi una fedina penale.” Yesung gli lanciò le chiavi e siccome il ragazzo era ubriaco, quelle colpirono la sua faccia.

Kyuhyun spalancò gli occhi iniettati di sangue, facendo notare al moro che non era del suo migliore umore, ma neanche lui lo era. L’idiota aveva il suo quaderno e lui non aveva né il tempo né l’occasione di spaventarsi.

“Che problemi hai?” Urlò Kyuhyun. “Vattene prima che tu te ne penta.”

“L’ho già fatto, solo annusandoti.” Yesung poteva essere uno dei migliori quando si trattava di litigare verbalmente.

“Stupido puffo fastidioso”, sibilò il bruno, alzandosi in piedi, minaccioso.

“Basta!” Strillò Yesung, “Ridammi il mio quaderno. ORA!”

“Ti darò qualcosa.” Il tono cambiò, dalla voce vellutata a quella bassa e roca. Si avvicinò a Yesung, il suo viso a pochi centimetri da quello dell’altro. Il moro poteva sentire la seduzione irradiare dal ragazzo alto, dal modo in cui lo fissavano i suoi occhi e si mordeva le labbra. Tutto ciò che riuscì a fare il più basso fu di deglutire mentre cercava di mantenere un’espressione indifferente, ma facendo l’opposto di stare calmo, indietreggiando lentamente.

“Allora?” Yesung sentì il suo respiro contro di sé. “Fac...” Ma prima che Kyuhyun potesse continuare la frase, il ragazzo era scappato. Il bruno sorrise, compiaciuto con se stesso; sapeva che non c’era persona che potesse resistergli.

Yesung stava maledicendo se stesso per essersi lasciato intimidire così. Come poteva accadere a lui? E soprattutto, con quel ragazzino? Era così debole. Yesung non poteva smettere di pensare a ciò che aveva fatto il vicino e a quanto dovesse sentirsi soddisfatto quel seducente diavolo viziato. Non andava bene farsi intimidire da un ragazzino egoista narcisista.

“Giovanotto, posso aiutarti in qualche modo?” Vide una donna fissarlo perplessa. Nella fretta del momento si era dimenticato di dove si fosse fermato; si trovava proprio davanti alla porta d’ingresso della casa del ragazzino.

“No, grazie.” Stava per andarsene quando si rese conto delle borse che la donna aveva con sé. “Aspetti che la aiuto”, disse, prendendogliene alcune.

“Grazie”, rispose lei, sorridendo stancamente.

“Sei nel posto giusto, a fare il mio schiavo”, disse il bruno dal balcone.

“Non ascoltarlo”, sussurrò la donna.

“Mi scusi, può ripetere?” Domandò Yesung. “Non stavo prestando attenzione; erano davvero pesanti le borse.”

“Meglio così.” La domestica di Kyuhyun entrò in casa insieme a Yesung, continuando a ringraziarlo di tanto in tanto

“Jongwoon.” Il moro vide suo padre camminare verso di lui. “Perché sei fuori?”

“Mi stava aiutando”, rispose al posto suo la donna, chinando il capo davanti all’uomo.

“Oh, sono felice di sentire ciò”, disse lui, dando la mano alla donna. Suo padre nel frattempo cercava di ricordare la donna.

“Solji, è da tanto che non ti vedo. Non mi riconosci, vero?

“Certo che sì. Stavo aspettando che lo facessi tu.”

“Jongwoon, lei è Solji, la mia amica d’infanzia, salutala.” Yesung fece come gli aveva detto suo padre e le diede la mano prima di lasciarli e allontanarsi..

“Si comporta così da quando...” e la loro chiacchierata andò avanti per un po’.

Non c’era nessun motivo per restare lì. Si sarebbero aggiornati e poi suo padre l’avrebbe raggiunto e gli avrebbe detto tutto e come sempre, aveva ragione. Non appena il padre entrò in casa, andò da Yesung, gli parlò di Solji, della loro infanzia, i suoi genitori; storie che al ragazzo non importavano né voleva conoscere, ciononostante suo padre continuò a parlare.

“Domani vado via.” Quelle parole catturarono la sua attenzione. Cosa avrebbe fatto con Yesung?

“E io?” Mormorò Yesung, incerto se suo padre lo avesse sentito.

“Starai con Solji. Verrà qui e starà con te”, disse lui e dopo avergli dato una pacca sulla testa, uscì dalla stanza, borbottando qualcosa sull’avere fame e cenare.

Jongwoon si sentì sollevato al sapere che, al suo problema, era stata trovata una soluzione tutt’altro che sgradevole. Solji pareva essere una persona piacevole e, cosa più importante, non si sarebbe dovuto muovere da casa sua.

 

Giorno dopo

 

Quella tradizione di famiglia non era più divertente come prima; il fatto che dovesse uscire al freddo mattutino per salutare ogni membro della famiglia, quella volta suo padre, non era più cosi ottimo. Dov’era la cosa bella? Gli ricordava e basta che qualcuno se ne stava andando, lasciandolo con una persona in meno per alcuni giorni. Gli addii erano qualcosa a cui Yesung non aveva prestato molta attenzione; li riteneva un comune rituale sociale e nient’altro, ma diventarono qualcosa di più quando cominciò ad attribuirgli più importanza, come aveva sempre fatto la sua famiglia.

Yesung non poteva fare altro che pensare a quanto freddo ci fosse e non vedeva l’ora di entrare in casa. Almeno fino a quando qualcuno non gli toccò una spalla. Il ragazzo si girò e vide la donna del giorno prima che gli sorrideva.

“Buongiorno.”

“’Giorno”, mormorò lui, costretto. Una cosa che odiava era parlare la mattina presto.

“Ho parlato con tuo padre e mi ha detto di prendermi cura di te. Mi ha anche informata del tuo… problema.”

“Ovvio che l’ha fatto”, pensò Yesung.

“Ma c’è un piccolo problema. Ho parlato con il mio capo e mi ha dato il permesso di prendermi cura di te… se non lascio la sua casa. Perciò dovrai venire e stare con me là; mi ha dato il permesso di portarti con me”, disse la donna indicando la casa del ragazzino, mentre l’unica cosa che Yesung riuscì a pensare fu che quella era una enorme scemenza.

“È ridicolo! Abito qui di fianco, non ha alcun senso”, si espresse il moro abbastanza incredulo.

“Lo so, ma ho promesso a tuo padre che sarei stata vicino a te, senza mai perderti di vista. Ci sarò io per te.”

“Non ho bisogno di così tante attenzioni, solo di qualcuno per non stare da solo”, disse mentre pensava: “Non sono malato, per l’amor del Cielo! Ho solo questo… problema, o specie di trauma.”

“Scusa, non volevo offenderti. Ma tuo padre era così preoccupato e mi sento così responsabile verso di te. Non posso lasciare casa sua”, disse la donna implorante, “… o mi licenzia.”

“Oh. Non lo sapevo. È così...” Yesung vide la domestica che lo guardava curiosa, per cui si morse la lingua, pensando: “Quel ragazzino”. Dopo qualche istante disse: “Verrò.”

“Ti aiuterò con le tue cose”, annunciò lei, sorridendo dolcemente, come una affettuosa zia, qualcosa di nuovo per lui, ma non voleva essere meschino con lei, per cui annuì.

 

Casa di Kyuhyun

 

Un letto singolo, posto davanti ad una libreria piccola, e una finestra non molto grande che non lasciava vedere molto di quello che c’era fuori, solo il retro di un’altra casa. L’unica cosa che andava bene era il lampadario a gocce appeso al soffitto, ma anche quello era bianco come il resto della stanza. Gli sembrava di essere appena entrato in un ospedale psichiatrico.

“È solo per tre giorni, Bunny. Staremo qui per questo tempo e sopravviveremo”, disse Yesung al coniglio di suo fratello mentre lo metteva sul letto.

“Iperprotettiva” era l’unica parola che poteva usare per descrivere la “zia”. La donna continuava ad entrare in camera “sua”, ogni trenta minuti, domandandogli se stava bene o se aveva fame, se aveva bisogno di qualcosa, se stava… anche solo respirando. E non importava quante volte il moro le dicesse che non era necessario tutto ciò, la donna continuava a controllarlo, solamente disturbandolo nel suo tempo che, fra l’altro, a Yesung piaceva così. Solo lui e Bunny, nessun altro.

Per sua fortuna, il vicino non si era ancora presentato in camera sua, per cui poteva solo gioire di ciò. Se solo la “zia” non avesse continuato ad entrare, almeno fino a quando Yesung non fece finta di essere stanco, addormentandosi.

“Sarei curioso di sapere cosa le ha detto mio padre per averla resa così interessata e protettiva nei miei confronti. Spero non l’abbia minacciata.” Una lieve risatina uscì dalle sue labbra prima di accigliarsi. “Il peggio è che lui sarebbe capace di farlo.”

Alla fine il ragazzo riuscì ad addormentarsi.

 

Noi abbiamo bisogno e vogliamo sentirci protetti, avere qualcuno che si curi di noi. Ci piace, ma a volte l’unica persona che si sia realmente interessata a noi siamo noi stessi, dimenticandoci di apprezzare quando l’attenzione arriva dagli altri. Altre volte, invece, siamo soltanto stanchi di essere trattati come il ramo più fragile dell’albero, che ha sempre bisogno di cure, ma che vuole solamente essere lasciato libero di crescere da solo, forte...

 

 

Giorno dopo

 

Il secondo giorno in quella casa e non aveva ancora visto il castano, non che Yesung se ne lamentasse, solo che era inaspettato. Il primo pensiero che aveva avuto era che il ragazzo avrebbe cercato di rendere miserabile la sua permanenza; se non voleva torturarlo allora perché aveva minacciato la sua domestica e poi era sparito dalla casa?

“Forse è cattivo di natura e gioisce della sofferenza altrui e delle loro difficoltà”, pensò Yesung e poi sogghignò. “Il fatto che lui mi abbia ‘invitato’ qui è diventato una cosa positiva e ora che lui non c’è, posso cercare per tutta la casa il mio diario.”

Stanco e irritato, Yesung sbuffò mentre si sedeva in cima alle scale; aveva guardato dappertutto, in ogni stanza, in tutti i posti immaginabili, perfino in bagno e dentro il forno, ma non c’era traccia del suo quaderno. La domestica non aveva neanche idea di dove potesse essere nascosto e non aveva neanche visto il libro tra le mani del suo capo o addirittura in casa. L’unico posto dove non aveva guardato era la stanza del “demone”, sussurrò mezzo eccitato e non contento di dover entrare nella camera del vicino.

Ad ogni passo che faceva, il suo respiro si affievoliva, fino a quando raggiunse la maniglia e come in uno di quei film di spionaggio, si guardò ai lati con attenzione e poi aprì la porta. La stanza non era come se la era immaginata: era abbastanza semplice, quasi simile alla sua, ma aveva una finestra più ampia e più mobili ed effetti personali. Non c’erano né fiamme né gente morta.

“Sì certo, perché è uno psicopatico. Grande pensata, Jongwoon”, si sgridò mentalmente.

Senza esitare ulteriormente, si mise a cercare per la stanza, stando però attento a non toccare nulla; aveva questa abilità di rompere qualunque cosa toccasse o di creare caos ovunque andasse.

“Dove avrà messo il mio quaderno? Doveva nasconderlo così bene?” Pensò Yesung, stanco e altamente amareggiato.

“Se io fossi un diario, dove mi troverei?” Si domandò ad alta voce, battendo leggermente il dito sul mento.

“In grossi guai”, il caldo respiro gli solleticò l’orecchio.

Yesung sussultò per l’improvvisa sensazione e si girò a guardare il ragazzo, che lo aspettava interrogativo con il sopracciglio inarcato e le labbra strette in una riga sottile.

“Hai perso qualcosa?” Domandò Kyuhyun.

“No, è stato rubato.”

“Cos’è stato rubato?” Insisté il castano e Yesung non dovette sentire per captare il doppio senso.

“Sei così pervertito”, disse incrociando le braccia.

“Per capire una mente perversa c’è bisogno di una seconda.”

“Oh no, non mi abbasserai al tuo stesso livello.”

“Tu...” Kyuhyun si avvicinò a lui, facendolo indietreggiare. “Non hai...”, i suoi occhi non nascondevano il desiderio e Yesung non voleva ripetere la stessa situazione dell’ultima volta, ma comunque finì peggio; i piedi di Yesung colpirono il letto, perse l’equilibrio e ci cadde sopra. “Un livello”, terminò di dire, quasi sussurrando l’ultima parola mentre lo sovrastava, la sua mano posata sopra la sua testa e il ginocchio tra le gambe del moro.

Yesung si immobilizzò, come ogni volta in cui aveva un contatto con altra gente, soprattutto con ragazzi, e specialmente quello, il cui talento era l’arte della seduzione. Lui stesso, essendo timido e scostante, non era una persona a cui piaceva essere anche solo sfiorato e non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarglisi. Anche gli abbracci erano rari e ora il ragazzo aveva superato il suo spazio personale, più di quanto gli potesse piacere, gettandolo in uno stato di trance.

“Sono un gentiluomo. Io non rubo”, disse lentamente Kyuhyun. “Me lo danno e basta, i ragazzi.”

“Non questa volta”, riuscì a sussurrare Yesung prima di scivolare dal letto. Essere piccolo aveva i suoi privilegi. Uscì dalla stanza correndo, entrando nella sua. Si sentiva il viso bollente, il suo respiro instabile.

Kyuhyun rimase sdraiato a letto, meravigliato dal moro e sorridendo al pensiero che aveva previsto la sua reazione. Nonostante Yesung fosse diverso dagli altri con cui era andato a letto, e possibilmente anche dal resto del mondo; era innocente, un po’ birichino. Quella piccola testa tra le nuvole certamente leggeva i suoi pensieri e non aveva paura di dirlo ad alta voce. Anche se si comportava con lui come se non esistesse, il suo fascino aveva intimidito quel piccolo ragazzo senza emozioni.

“Sarà più divertente di quanto avessi pensato”, pensò Kyuhyun, soddisfatto dai risultati. “Devo solo divertirmi.”

 

“Imbarazzante”, disse tra sé e sé Yesung dopo che lo shock scemò, sdraiato sul suo letto.

“Quel ragazzino pensa sia a causa sua, ma non è così. Non dovrebbe gonfiare così tanto il suo ego, perché io reagirei così con chiunque altro. È colpa mia, il mio corpo si paralizza con l’intimità, ma sarebbe la stessa reazione con altri”, il moro urlò l’ultima parte.


 

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Capitolo 6
*** È un cliché dei... ***


 

Evviva!! Sono riuscita a tornare oggi :)
Sì, il mercoledì probabilmente riuscirò ad aggiornare sempre...
Lettori/lettrici, davvero, io non mordo né mi arrabbio per i commenti :/ Comunque, se volete lasciare delle recensioni, siete i benvenuti ;) 
Buona lettura! 
P.S: Rispondete alle domande del capitolo precedente?


È un cliché dei...

 

Casa di Kyuhyun

 

Dopo quel giorno da dimenticare, Yesung non aveva più visto il ragazzo, visto anche che non era più uscito dalla sua stanza. Era così che piaceva a Yesung; anche a casa sua le volte in cui lasciava la “prigione”, o la sua stanza, erano rare e solo per passare un po’ di tempo con il coniglio di Sungmin, in cortile.

“Fame. Ho così tanta fame; ho finito tutti i miei cioccolatini”, disse Yesung chiudendo la finestrella.

Era arrivata la sera e la “zia” era andata da lui, una volta in tutto il giorno, con il pranzo, che lui aveva rifiutato, e ora aveva bisogno di lei. Aspettava di vederla entrare in camera con del cibo, possibilmente con della carne. Al solo pensiero, il suo stomaco brontolò.

“Che fortuna...”, sibilò Yesung e si sedette di fianco a Bunny. “Non ti ho dato da mangiare oggi, vero?”

“Allora, io potrò essere affamato, ma per nessuna ragione al mondo lascerò che tu patisca la fame, altrimenti Sungmin mi uccide. Sa essere abbastanza spaventoso quando vuole e pratica arti marziali perciò, per salvarmi dalla sua ira, andrò nella cucina del ragazzino a prendere qualcosa per te e per me” e detto ciò, Yesung aprì la porta della sua stanza ‘temporanea’.

I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa: lungo il corridoio c’era della gente, tanti ragazzi e ragazze, che ridevano, bevevano e facevano cose sconce. I suoi occhi innocenti non riuscivano a sopportare le scene da quanto erano rivoltanti.

“Suppongo patiremo la fame”, disse all’animaletto, ma il modo in cui Bunny saltellava sulle zampe gli spezzò il cuore. “Okay, okay, vado”, sussurrò, arrendendosi davanti alla dolcezza dell’animaletto.

Se c’era una cosa che odiava erano le feste in casa perché ci andava molta gente, un sacco di persone affollate, facce sconosciute.

Perfetto, per prendere qualcosa da mangiare, il moro doveva attraversare il suo incubo di persone ignote. Ciononostante, riuscì a farsi strada tra i corpi, scivolando tra gli ‘animali festaioli’, anche chiamati ricchi amici di quel ragazzino. Era in questi momenti che ringraziava di avere un corpo piccolino. Arrivò all’unico posto non profanato, sorprendentemente la cucina, e di nuovo fece per tornare in camera sua, attraversando la folla di ragazze e ragazzi ubriachi, riuscendo a sopravvivere e arrivando in camera intero.

“Certo che quel ragazzino viziato ha un sacco di amici. Insomma, non veri amici, ma solo un branco di licenziosi mezzo adulti che non hanno altro da fare nella loro miserabile ricca vita”, disse il moro con disgusto.

“Avevo ragione. Lui è il tipico ragazzo ‘godiamoci la vita con i soldi di papà, troie fighe e alcool’. Il tipo peggiore, irresponsabile e narcisista, buono a nulla.” La sua attenzione tornò sul cibo che si era portato in camera e che stava mangiando sul letto.

 

Stanza di Yesung

 

“Posso nascondermi qui?” Un ragazzo minuto e carino era fermo sulla soglia della camera. Era un viso conosciuto e il moro sapeva di averlo visto da qualche parte, ma non ricordava dove.

“Posso?” Ripeté e Yesung annuì.

“Perché ti nascondi?” Chiese il moro e il nuovo arrivato ridacchiò alla domanda repentina.

“Sono stanco e vorrei riposarmi; è un caos lì fuori.”

“Non c’è bisogno di dirmelo”, mormorò lieve Yesung e il bel ragazzo lo guardò confuso. Yesung subito lo riconobbe.

“Tu sei il ragazzo che ha quasi colpito Bunny!” Istintivamente indicò il coniglio che mangiava felice la sua insalata.

“Io ho...” Ryeowook si accigliò cercando ricordare. Quando gli tornò in mente la scena, annuì. “Mi spiace per quella volta: non lo avevo visto ed ero...”

Yesung scosse il capo e interruppe la sua scusa. “Non preoccuparti; non è successo niente. Quello che succede nel passato rimane lì.”

“Perché non sei scappato ed eri perfino intenzionato a sacrificarti per un animale?”

“Io...”, abbassò il capo e dalla sue parole traspariva dolore: “Non ne ho idea, almeno non una chiara. Magari in quel momento, sacrificarmi non mi sembrava un’idea così cattiva.”

Non si aspettava di sentire quello. “Kyunnie aveva ragione: è un po’ strano”, pensò Ryeowook.

La maniglia si abbassò e la porta si aprì, rivelando il biondo chiamato Eunhyuk che baciava, più mangiava agli occhi di Yesung, un altro ragazzo appeso al suo collo che sembrava un pesce. Quando il biondo aprì gli occhi e si allontanò dall’altro per invitarlo ad entrare, vide che la stanza non era vuota, maledicendo sotto voce. Chiuse quindi la porta, mormorando un flebile “scusate” prima che qualcuno cominciasse a ridere: Ryeowook si era girato verso il moro e lo aveva visto con gli occhi coperti, portandolo a ridere divertito.

“È finita”, disse abbassando le mani dell’altro.

“Per questo odio andare alle feste. Sembrano un’orgia”, ammise Yesung e quando si rese conto di ciò che era uscito dalle sue labbra, fissò il ragazzo, sperando non lo avesse sentito. Questi scoppiò a ridere fragorosamente.

“Che c’è di divertente? È vero.”

“Scusa, ma il modo in cui l’hai detto era divertente… È per questo che non sei fuori?!”

“Quello e perché non è come se fossi stato invitato.”

“Oh.” Ryeowook sorrise cordialmente. “Allora ti invito io”, disse.

“Grazie ma no. Non voglio veramente, dato che sono davvero noiose le feste.”

“Quindi è qui che ti sei perso?” Fermo sulla soglia, con una lattina di birra in una mano, c’era il ragazzino, i cui occhi si spostarono sulle mani del duo: Ryeowook stava ancora tenendo tra le sue mani quelle di Yesung. Lentamente, il moro si liberò dalla sua presa.

“Non sapevo fossi caduto così in basso… O sei talmente ubriaco da non renderti conto che davanti a te non c’è un...”

“Cosa vuoi?” Disse Ryeowook, non volendo che l’amico finisse la frase.

“Eddai, c’è pieno di vere bellezze, maschi e femmine. Se ti piacciono i ragazzi stasera, se vuoi, te ne trovo io uno e puoi divertirti con lui quanto tu voglia… Ma con questo qui sarà difficile.” Il suo sorrisetto significativo sostituì l’espressione brontolona di poco prima.

“No, non voglio nessuno. Solo, chiudi la porta e vattene.”

“Perché mai vorresti stare con...”, Kyuhyun fece un passo in avanti, “… quello strano puffo?”

“Oh, sei ancora qui?” Disse Yesung mentre sollevava la testa. “Cosa vuoi?”

Kyuhyun strinse la lattina che aveva in mano. Quel piccolo testone lo stava facendo nuovamente, comportarsi come se non avesse sentito ciò che aveva detto lui, come se non lo avesse notato.

“Tsk, come se non mi avessi visto”, Kyuhyun rise, “o sei ancora troppo imbarazzato per affrontarmi?”

“Perché dovrei esserlo? Non sono io quello ubriaco”, rispose Yesung sinceramente, anche se da una parte voleva mettere a dura prova la pazienza del ragazzo.

“Tu, nanerottolo testone, sai cosa voglio dire, e dovresti sentirti onorato che io abbia perfino preso in considerazione di parlare con qualcuno come...”

“Mi sono stancato di parlare con te. Se non hai altro da dire, chiudi la porta ed esci”, lo interruppe il moro, destando la bestia interiore del giovane.

Ryeowook si rese conto di ciò che aveva appena provocato e si alzò, spaventato per quello che il suo amico avrebbe potuto dire o fare senza volerlo. Avrebbe ferito il moro e Kyuhyun se ne sarebbe pentito il giorno dopo.

“Andiamo”, disse il più basso prendendolo dalle spalle, cercando di allontanarlo da lì e prima di andarsene disse, sorridendo dolcemente: “Buonanotte.”

“Buonanotte anche a te”, replicò Yesung mentre guardava il duo allontanarsi, il vicino non di buon grado. Secondo Yesung, si meritava di essere trattato così.

 

Mezz’ora dopo

 

Non era passato molto tempo quando sentì la luce su di sé. Il moro si sedette quando vide il vicino tenersi alla maniglia della porta.

“Cosa vuoi questa volta?” Domandò Yesung, stanco dell’atteggiamento di Kyuhyun.

“Voglio solo dormire con te”, mormorò l’altro e il moro si paralizzò a quella frase perversa detta d’impulso spudoratamente.

Un senso di panico lo pervase, tuttavia non avrebbe permesso che il suo viso esprimesse quanto era disorientato. Il ragazzino stava dicendo cose come quelle solo perché non era sobrio, ciononostante Yesung era a disagio perché le persone ubriache tendono ad essere ossessive e ad avere strani desideri. Yesung non era dell’umore per avere a che fare con lui.

“Esci dalla mia stanza”, disse il dormiglione abbastanza annoiato. Tutto ciò che voleva fare Yesung era dormire e non litigare con il ragazzo ubriaco.

“L’ultima volta che ho controllato, questa era casa mia, perciò ogni stanza è mia”, disse Kyuhyun, lasciandosi cadere sul letto a faccia in giù.

“Ehi! Vai via”, strillò Yesung quando sentì il corpo dell’altro di fianco al suo.

“No-o”, riuscì a dire il bruno nel suo stato semi incosciente, in cui stava per cadere in un dolce sonno.

“Non voglio dormire con te. Non mi piace”, il moro piagnucolò come un bambino, lasciando da parte il tono seccato che aveva cercato di mantenere.

“Non ti farò niente. Adesso taci, mi stai facendo venire il mal di testa.” Quello sorprese il maggiore, anche se era restio ad arrendersi.

“Certo che no, non te lo permetterei.” Sentì le sue guance accaldarsi. “Solo che dormo da solo.”

“Stasera, lasciami… solo… Voglio… dormire con te, solo stanotte”, a malapena sussurrò incoerentemente Kyuhyun; il moro dovette fare del suo meglio per afferrare quello che stava mimando, più che dicendo.

“Fa’ come vuoi, basta che non mi tocchi.” Voltò la schiena al ragazzo, coprendosi bene con le coperte, come a volere creare una barriera dall’altro ragazzo.

Yesung aveva solo bisogno del calore del letto e delle coperte per addormentarsi. Era come essere dentro una calda incubatrice, perfetta per dei dolci sogni. Lui voleva solo dormire; niente incubi e neanche sogni.

 

Dopo mezzanotte

 

Caldo. C’era troppo caldo. Il calore della serata aveva riscaldato la notte. Yesung si rigirò nel letto, peggiorando la situazione; l’unica soluzione era quella di sfilarsi la maglia che indossava. Dormiva sempre con i vestiti che usava durante il giorno e poi, durante la notte, se ne toglieva.

Quando Yesung sentì una brezza accarezzargli la pelle, sapeva che era ora di tornare al calore delle coperte, ma la sua attenzione venne attirata dal corpo dormiente sopra le coperte: il vicino, in posizione fetale, tremava per il freddo.

Yesung si alzò pigramente, maledicendo il ragazzo più volte. Non poteva lasciarlo al fresco della notte, per cui doveva fare qualcosa e l’unica cosa che riuscì a pensare fu quella di liberare il piumone da sotto il corpo del vicino e coprirlo con quello. L’impresa si rivelò più difficile del previsto, dato che il bruno pesava e quindi tirare fuori la trapunta fu molto difficile. Yesung cadde sul letto due volte letteralmente coperto di sudore, ma infine riuscì a coprire Kyuhyun con le coperte che erano sotto il suo grosso corpo.

“Mangia meno e fai più esercizi, invece di bere soltanto”, sibilò rabbioso il moro a bassa voce mentre si copriva con le coperte per non morire di freddo. “Ora non avrai freddo e, se tutto va bene, dormirai bene, perché per te, la mattina sarà un inferno.” Yesung scosse il capo. Non capiva come mai qualcuno dovesse bere così tanto e poi soffrire di più a causa del piacere del momento.

Kyuhyun aprì gli occhi e solo quell’azione gli fece male alla testa. Istintivamente si portò la mano alla testa, sentendola spaccarsi in due, e dal dolore si arrotolò ancor di più, prima di rendersi conto che qualcuno era sdraiato sul suo petto. Abbassò lo sguardo e vide la fronte di Yesung riposare sul petto, il suo respiro colpiva leggermente la sua camicia e le sue mani piccole tra le cosce.

Il vicino somigliava a un piccolo bebè, facendo desiderare a Kyuhyun di avvicinarglisi ancor di più e stringerlo in un abbraccio. In quel momento vide che l’altra sua mano era sotto il collo del maggiore. Al pensiero che probabilmente erano stati in quella posizione durante tutta la notte sorrise malizioso e disse arrogantemente: “Non mi toccare, eh?” Lo strinse ancor di più.

“Lo sai che sei l’unica persona con cui ho letteralmente dormito insieme? Non posso crederci neanche io… Quindi c’è sempre una prima volta”, e con quelle parole sussurrate, si addormentò nuovamente.

 

Mattina seguente

 

Che scena dolce da coppia amorevole: il ragazzo carino tenuto stretto, coccolato, come se non ci fosse un domani, da quello più mascolino. L’illusione, però, si sarebbe spezzata presto, quando il più piccolo si spostò e, ancora sbadigliando, aprì gli occhi.

Yesung estese gli arti, picchiando qualcosa di duro, che risultò essere il petto del vicino. Il moro si rese conto della vicinanza e fece per spostarsi, ma il più giovane lo strinse a sé, la sua mano posata sulla sua schiena, fermando i suoi movimenti. Il ragazzo si sentì in trappola: i suoi tentativi di liberarsi erano inutili. Come aveva detto durante la notte, il demone viziato pesava sicuramente tonnellate e non kilogrammi.

“Non muoverti così tanto: ho mal di testa”, disse Kyuhyun.

“Sei sveglio?!” Domandò Yesung alzando lo sguardo sull’altro, che annuì.

“Posso andarmene quindi?” Più che una domanda era una frase ironica che significava “Voglio essere liberato.”

“No.” La sua risposta irritò ulteriormente il più basso.

“Perché no? No, non rispondere. Non m’importa. Ora che sei sveglio, posso andarmene come voglio.”

“Quindi prima non hai abbandonato il mio petto perché non volevi svegliarmi? Come sei dolce”, il suo sorrisetto malizioso distintivo.

“Devi essere ancora ubriaco”, disse il moro alzando gli occhi al cielo, esasperato, e in qualche modo riuscì a liberarsi. “E ora, vai in camera tua.”

“Mi piace di più questo letto. È prova della nostra notte bollente insieme”, disse Kyuhyun con tono vellutato ma divertito.

Yesung lo colpì alla testa. “Sempre pieno di scemenze… Ed è solo mattina.”

“Ouch”, si lamentò Kyuhyun. “Ho ancora i postumi della sbronza , sii gentile almeno dopo...”

“Smettila con queste insinuazioni perverse. Spero che i postumi ti uccidano”, disse e saltò fuori dal letto.

“È un cliché dei...” Yesung sbatté la porta come protesta alle seguenti parole di Kyuhyun, “… rapporti occasionali.”

 

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Capitolo 7
*** Perché ne fai una tragedia? ***


Ehilà! Sono tornata con il capitolo che avrei dovuto pubblicare ieri -.-"
Aaaaanyway... Mi scuso per eventuali errori (sia di battitura che di grammatica, ma la mia beta mi ha tipo abbandonata - o io a lei, non lo so -)
Grazie a chi dà una opportunità alla ff e legge, e magari commenta pure... Questa ff mi è piciuta da matti e vorrei che vi emozionaste come ha fatto con me ;)
Buona lettura!
 

Perché ne fai una tragedia?

 

Quel giorno fu silenzioso. Nessuno parlava, nessuno faceva nulla perché il proprietario della casa, Kyuhyun, aveva un terribile mal di testa e necessitava di assoluto silenzio. Sfortunatamente per il moro, il castano aveva deciso di riprendersi dalla sbornia in camera di Yesung, per cui il maggiore dovette stare lontano da lì.

 

Nel pomeriggio

 

La notizia peggiore venne riferita a Yesung nel pomeriggio: suo padre non sarebbe tornato fino al giorno dopo e ciò significava che avrebbe dovuto restare in casa del vicino un giorno in più.

“Jongwoon, ho il resto del pomeriggio libero, ma se vuoi che rimanga, lo faccio”, aveva detto la “zia Solji”.

Avrebbe voluto risponderle “Sì, resta”, ma sapendo quanto si era impegnata per pulire la casa, soprattutto dopo la festa del giorno prima, meritava davvero di riposarsi. Visto, però, che il ragazzino sarebbe rimasto a casa, quindi non sarebbe rimasto da solo, Yesung scosse la testa. “Starò bene. Non c’è bisogno che tu rimanga solo per me; quel ragazzino, Kyuhyun, sarà qui, perciò avrò della compagnia.”

“Sicuro?” Domandò la domestica con la sua dolce voce.

“Certo, e poi, sono certo che suo nipote sarà contento quando andrà da lui”, Yesung cercò di sorriderle rassicurante.

“Salterà dall’emozione. Andrò, ma se hai bisogno, chiamami… Oh, scusa, volevo dire, mandami un messaggio, per qualunque cosa.”

Yesung annuì e poi uscì a salutare la donna, fermandosi sulle scale del portico. La casa del vicino era veramente grande, ma aveva un giardino più piccolo del suo, per cui stare sulle scale era l’unica opzione.

Era un giorno caldo e, sorprendentemente, lui voleva solo godere dei raggi del sole, seduto sulle scale, ad occhi chiusi. Improvvisamente, una figura si interpose tra lui e la luce, obbligandolo ad aprire un occhio e trovandosi di fronte il ragazzo piccolo di due giorni prima guardarlo confuso.

“Il ragazzino non è in casa, ma tornerà presto”, mormorò Yesung prima che l’altro gli domandasse qualcosa.

“Lo so. Ci siamo dati appuntamento più tardi per sistemare alcune canzoni, però siccome ero nei dintorni, sono arrivato prima.”

“Oh, okay.”

“Cos’hai lì?” Domandò Ryeowook al moro che aveva appena aperto un quaderno e scorreva le pagine.

“I miei disegni.”

“Ah sì. Kyu mi ha detto del tuo talento.”

“L’ha fatto?! Come fa a saperlo?” Chiese, diretto più a se stesso che all’altro.

“Sei bravo”, commentò Ryeowook, osservando i disegni oltre la sua spalla. Yesung chiuse rapidamente il quaderno.

“Mi piace tenere i miei lavori segreti”, disse lui. “Vuoi che ti segni?”

“Sai farlo?” Domandò il più giovane.

Yesung annuì e abbassò la testa sul foglio bianco. “Non muoverti molto e non parlare.”

“Oh, okay”, disse il castano, non sicuro in che posizione stare o cosa fare.

 

....

 

“Ho finito.” Il moro sollevò l’album all’altezza degli occhi, osservando l’altro ragazzo in attesa di una reazione, non vedendo l’ora di sentire come avrebbe trovato il suo ritratto carino.

“Sembro piccolo e adorabile”, disse Ryeowook ridacchiando.

“Certo. Ho fatto una tua versione chibi.”

“Impressionante”, commentò, prima di aggiungere: “Posso tenermelo?”

“Sicuro. Tieni.” Dopo aver staccato il foglio, lo diede al ragazzo, che lo prese sorridendogli.

“Perché sei qui?” Una voce leggermente seccata disse da qualche parte nel giardino.

“Per le canzoni che dobbiamo sistemare”, rispose Ryeowook alzandosi.

“Giusto. E tu?” Kyuhyun fece cenno al suo “vecchio” ospite. “Mi stavi aspettando?” Continuò a parlare mentre Yesung disegnava qualcosa sul suo quaderno, lontano dalla realtà.

“Sto parlando con te.” Diede un calcio al piede del moro, che alzò lo sguardo, guardando storto il nuovo arrivato.

“Che problemi hai?” Urlò Yesung, sentendo ancora dolore.

“No, che problema hai tu. Come osi ignorarmi?” Kyuhyun quasi urlò per la frustrazione.

“Faccio quello che voglio. Non ti avevo visto; ero troppo assorto nel mio lavoro”, e detto ciò, il moro si alzò in piedi.

“Tuttavia mi hai aspettato?” Un ghigno malizioso spuntò sul bel viso di Kyuhyun.

“Te? Sì, stavo aspettando che tu tornassi, ma solo per non lasciare da solo il tuo amico”, strillò il più basso prima di girare sui tacchi, lasciando il vicino fumare dalla rabbia.

 

Durante la sera

 

Il sonno tardava ad arrivare, nonostante avesse bisogno e volesse dormire troppo. La stanza era al buio, ma Yesung continuava a rigirarsi nel letto. Incupito, si alzò e accese la luce.

“Perché non riesco a dormire?” Ringhiò a se stesso prima di sentire una brezza leggera arrivare dalla porta. Fermo sulla soglia della camera c’era il ragazzo bello con del bulgogi.

“Forse perché non hai cenato?” Disse sorridendo leggermente il ragazzo, con gli zigomi alti che raggiungevano gli occhi.

“Giusto”, rispose Yesung.

“Ecco qui”, gli estese il cibo. “Non abbiamo ordinato anche per te, però ne ho tenuto da parte un po’ pensando che avresti avuto fame.”

“Grazie”, e senza pensarci due volte, lo prese e si sedette sul letto. Il castano prese posto anche lui sul materasso, davanti al moro.

Yesung focalizzò la sua attenzione nel mangiare e non nel parlare, rendendo l’atmosfera imbarazzante, per cui decise di dire qualcosa.

“Avete finito le canzoni?”

“Non del tutto. Abbiamo ancora alcune correzioni da fare.”

“Deve essere bello, fare quello che ti piace, specialmente musica.”

“Quello è vero, però...”, e cominciò a parlare velocemente, muovendo la testa da tutte le parti.

“Fermo”, disse Yesung mettendo le mani ai lati della testa del ragazzo, bloccandogliela. “Non muovere la testa così tanto quando parli, mi stordisce.” Non sicuro del perché, ridacchiò; probabilmente la scena gli sembrava divertente in mente.

“Oh, scusa”, mormorò Ryeowook basito. Mai nella sua vita aveva pensato che una scena del genere gli sarebbe accaduta.

 

....

 

“Cosa stanno facendo quei due? E io che pensavo di portargli del cibo… Si sta affezionando a Ryeowook?” Pensò Kyuhyun, stringendo distrattamente la presa del piatto che aveva in mano.

“Sto interrompendo qualcosa?” Disse Kyuhyun sorridendo.

Ryeowook voltò il viso verso il ragazzo presuntuoso, liberandosi dal calore delle mani morbide del moro. Pure Yesung si girò a guardare il ragazzino appoggiato alla porta.

“Sì?” Chiese Yesung, cercando di capire cosa stesse facendo Kyuhyun in camera sua, guardandolo come se avesse fatto una scoperta imbarazzante.

“Non era mia intenzione interrompere la vostra interazione, ma stiamo cominciando di nuovo il lavoro, anche se non credo tu sia interessato a ciò, Wookie… Mi sembri un tantino impegnato.”

“Di che sta parlando?” Pensò il moro, con le guance arrossate a quelle parole..

“Ho perso la cognizione del tempo”, disse tranquillo Ryeowook, ignorando il tono malizioso del suo amico. Lo conosceva troppo bene per dirgli qualcosa che lo avrebbe solo infiammato, ma Yesung no.

“Non tutti sono come te, perciò frena la tua fantasia. Solo perché pensi tutto il giorno a quelle cose, come un ragazzino adolescente in piena crisi ormonale...”

“Ovvio che non c’è nessuno come me. Io sono...”

“Egoista, zuccone, narcisista con il complesso del principe, senza cervello… La lista è infinita.”

“Nanerottolo stupido, sarà meglio che tu chiuda la tua boccaccia. Non fare il saputello… E ti ho già detto di non interrompermi mai.”

“Non ti ho mai sentito”, disse Yesung sbadigliando. “Adesso esci che voglio dormire.”

“Certo che vuoi, Ryeowook ti aiuterà...”

“Cho Kyuhyun, taci prima che tu dica qualcosa di cui potresti pentirti.” Il bruno si alzò, il tono di voce era protettivo e leggermente duro.

“Pentirmi?” Disse Kyuhyun, domandandosi da quando il suo amico lo affrontava, per di più aspramente.

“Andiamo. Abbiamo del lavoro da fare e Yesung sta perdendo minuti preziosi.” Ryeowook si girò verso il moro e gli augurò la buonanotte.

“Altrettanto, Wookie”, mormorò dolcemente Yesung prima di accigliarsi quando vide il ragazzino che lo guardava torvo.

“Quand’è che sono diventati amici intimi, chiamandosi per i loro nomi… Lui non mi ha mai chiamato per nome...” Pensò Kyuhyun, bloccandosi sulla soglia della stanza, la mano stretta attorno alla maniglia. Aveva cambiato idea.

“Vai e avvisa gli altri di andarsene”, sibilò rabbioso Kyuhyun, poi si voltò a guardare il più basso, raggomitolato sotto le coperte.

Dopo aver dato una spinta per niente gentile a Ryeowook, lentamente chiuse la porta della stanza dell’ospite, dirigendosi verso il letto dove il moro era sdraiato.

Yesung sentì che le coperte venivano sollevate prima di entrare in contatto con una fonte di calore. Si girò e sentì il respiro dell’altro carezzargli il naso.

“Non sei ubriaco questa volta”, mormorò Yesung in un tono di voce leggermente alto. “Sposta la mano da me ed esci dal mio letto.”

“Non ti dispiace essere toccato da Wookie”, disse Kyuhyun, sorprendentemente calmo.

“Sono troppo assonnato per litigare con te.” Yesung era veramente troppo esausto per occuparsi dell’altro.

“Sono troppo stanco per spostarmi”, rispose Kyuhyun allo stesso modo del moro non deridendolo; era serio.

“Non hai intenzione di andartene solo per irritarmi, vero?” Yesung assottigliò gli occhi, fissando intensamente il viso del castano.

“No, voglio dormire con te, solo questo.”

“Io non voglio però… Esci, ora.” Yesung riusciva a distinguere, anche al buio, i suoi lineamenti rilassati, gli occhi chiusi e le labbra leggermente schiuse, che si muovevano solo per rispondergli. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo nella mente dell’altro; prima stavano litigando e ora erano a letto insieme.

“Shhh.” Kyuhyun mise l’indice sulle labbra del maggiore, sorprendendolo non solo per l’improvvisa movimento, ma anche per il contatto inaspettato. “Non agitarti”, aggiunse, quasi del tutto addormentato. “Posso sentire il tuo respiro accelerato.”

“Perché fai questo?” Domandò Yesung, le sue labbra che sfioravano il dito del ragazzo.

“Voglio dormire. Presta attenzione quando parlo.”

“Ma perché?”

“Ho le mie ragioni. Ora zitto.” Il suo braccio cinse la vita di Yesung, avvicinandolo al suo petto.

Il perché era evidente a lui, ma dirlo al più basso sarebbe stato come dimostrare a se stesso che aveva bisogno di quei momenti per provare che lui era ancora… LUI, l’ancora ragazzo più desiderato in città.

Presto non ci furono più colpi leggeri o spinte; sembrava che il moro si fosse arreso e si fosse addormentato, accoccolato contro il corpo del vicino. Non si era mai sentito così tranquillo come in quel momento.

 

Mattina seguente

 

“Mi sto addormentando, ora posso chiudere gli occhi e il sonno verrà a me. I pensieri, le preoccupazioni, le memorie di ciò che ho perso che mi perseguitano per ricordarmi di quello che non avrò più, l’autocommiserazione e il senso di colpa ora non sono così potenti, così inquietanti da tenermi sveglio. Non riesco però a capire come facciano le palpebre ad abbassarsi così facilmente e incoscientemente.

Ho sempre dormito da solo e non ho mai pensato di condividere il letto con qualcun altro, neanche con i miei fratelli durante una notte di tempesta spaventosa; però lui mi dà un senso di comodità e protezione, come se avesse bisogno di avermi sottomano per assicurarsi che io sia ancora lì, non che me ne sia andato, e che nessuno mi porterà via da lui. Attorno a me sento solo calore e, allo stesso tempo, il motivo di ciò è anche dentro di me. Mi sento come se… avessi qualcuno e non fossi solo… Non più.”

Yesung sollevò lo sguardo e vide il vicino, ancora addormentato. “Questo è ciò che si prova con chiunque, come un bisogno di non sentirsi solo, o è diverso a seconda della persona?” Disse senza volerlo ad alta voce.

“Ti sto creando strani sentimenti?” Ribatté Kyuhyun con il suo tono impertinente. “Prima o poi sarebbe successo, che ti saresti innamorato di me.”

Yesung alzò gli occhi al cielo e Kyuhyun sogghignò quando vide che cercava di scappare dalla stretta delle sue braccia. Con ogni spinta, lui rafforzava la presa, guardando il cipiglio e gli sforzi del più basso; era così divertente. Non aveva mai immaginato che il risveglio con lui sarebbe stato così piacevole.

“Jongwoon, sei già sveglio?” Domandò la domestica avvicinandosi alla testiera del letto e un flebile strillo le uscì dalle labbra; non si aspettava di trovare il ragazzo con il suo capo, nello stesso letto.

“Devi imparare a bussare”, disse calmo Kyuhyun, stiracchiando le braccia e dando le spalle al moro.

“Mi… Mi spiace”, balbettò a bassa voce prima di indietreggiare, come se avesse visto qualcosa di inappropriato, qualcosa che lei non avrebbe dovuto vedere.

Yesung, con gli occhi spalancati, spinse lontano Kyuhyun e nell’intento cadde a terra sulla schiena. Il colpo rumoroso fece accorrere la donna al suo lato; il castano, invece, lanciò un’occhiata al moro scuotendo la testa prima di offrirgli la mano, che Yesung schiaffeggiò, permettendo alla donna di aiutarlo ad alzarsi.

“Z.. zia”, riuscì a dire dopo una lotta interna.

La domestica si girò a guardarlo, delusa e preoccupata. Yesung non se lo aspettava e non poteva fare altro che sentirsi male per quello. Per questo motivo posò una mano sul braccio della signora; il suo giudizio silenzioso era ingiusto e gli faceva male.

“Voglio spiegarmi”, mormorò.

“Non devi”, replicò lei, sorridendo dolcemente ma amareggiata. “È la tua vita privata.”

“Ma...”, disse in tono sommesso quando la donna scosse la testa e si girò per andarsene.

“Voglio...” Le sue parole vennero nuovamente interrotte quando un cuscino gli colpì la testa. Si girò confuso ed esterrefatto verso il ragazzo che sbadigliava annoiato, appoggiato sui gomiti.

“Perché ne fai una tragedia?” Domandò Kyuhyun indifferente.

“Non ti riguarda… E non è una tragedia, solo che non voglio che pensi male di me.”

“Ti importa di quello che pensano gli altri?” Insisté Kyuhyun innocentemente.

“No.” Yesung rispose trucidando con lo sguardo l’altro. Si stava domandando chi fosse lui per mettere in dubbio la sua personalità.

“Allora non infastidire la mia domestica; deve lavorare.”

“Non lo sto facendo, devo solo chiarire questo… questa cosa; non ha nemmeno un nome. È colpa tua se mi trovo in questo casino.”

“Colpa mia?!” Lo guardò con fare innocente. “Non capisco.”

“Dovevi per forza dormire con me? Ti sei intrufolato a letto senza chiedere il permesso, contro la mia volontà. Anche se mi sono opposto, non mi hai ascoltato. Non mi ascolti mai, né a nessun altro se è per questo, perché sei un ragazzino viziato che ottiene tutto ciò che vuole. Non capisco perché tu abbia questa strana voglia di dormire con me; solo per sapere che tu davvero puoi avere chiunque? Non m’importa; è un tuo stupido bisogno, un capriccio insensato che… Ugh!” Ringhiò frustrato Yesung.

“Non mi è sembrato ti stessi lamentando.” Il suo ego era attaccato, per cui Kyuhyun doveva tenere alto il suo orgoglio attraverso il suo atteggiamento presuntuoso e sogghignando.

“Allora sei cieco o sordo, oppure un idiota che non comprende un rifiuto”, urlò il moro, la sua gola dolorante per lo sforzo. Sbuffò e si sedette ai piedi del letto.

“È colpa mia. Quando ho visto che non ti saresti arreso avrei dovuto fare qualcosa, avrei dovuto lasciare il letto… E sì, avrei potuto perfino dormire in cucina o per terra, dappertutto tranne che in questa stanza; quando non puoi affrontare e superare un problema, evitalo. È tutta colpa mia per averti permesso di sdraiarti, ma...”, si girò violentemente a guardare Kyuhyun coraggiosamente. “Non farti strane idee per tuo compiacimento, né puoi sentirti vittorioso per...”, indicò lo spazio dietro di sé, lasciando intendere l’aver dormito insieme, e aggiunse: “... quello. Sei solo problemi.”

“Non riesco ancora a capire cosa ci sia di sbagliato e di vergognoso… Tanto casino per niente”, scattò Kyuhyun. “E tu mi consideri… un pericolo?” Aggiunse, prendendolo in giro.

“No, per cui non sentirti lusingato e...” Yesung indicò se stesso. “Non sono un pervertito come te ed io so che è stata una innocente dormita, giusto?”

Kyuhyun inarcò il sopracciglio, il sorrisetto scherzoso ancora sulle labbra, comunicandogli che forse… non la era stata. E solo per farlo arrabbiare, si fermò e si girò a guardarlo, facendogli l’occhiolino.

“Sei pietoso e credimi, ti sognerai il giorno in cui qualcosa come quello stai pensando succederà, ed è questo che mi fa pena di te.” Quelle parole, lo sapeva, avrebbero pugnalato il suo ego e lo avrebbero spinto al limite. Quando voleva, Yesung sapeva essere la persona più meschina e pungente al mondo, soprattutto con Kyuhyun. Perfino peggio di suo fratello, Heechul.

Per aggiungere sale alla ferita, si scontrò contro di lui mentre usciva rabbiosamente dalla stanza, ignorandolo apertamente. Kyuhyun non era sicuro di come era riuscito a trattenersi dal fare qualcosa di riprovevole all’altro. Quel ragazzo strano doveva essere messo al suo posto e solo il pensiero della punizione riuscì a mantenerlo calmo, dato che le sue mani erano già strette a pugno.


 

Il motivo per cui la gente gioca col mondo interiore degli altri è semplice: perché è l’unico modo per ferirgli, facendogli credere di essere al sicuro da qualunque contrattacco, ma allo stesso tempo facendo sentire l’egomaniaco un perdente per una volta... 

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Capitolo 8
*** Ti diverti ad ignorarmi? ***


Mi scuso per il ritardo, sono stati dei giorni frenetici... Allora, visto che non ho ancora tradotto i capitoli dal 14 in poi, devo limitare gli aggiornamenti; mi spiace tantissimo >.< Però vi prometto che, appena posso, ritorno ad aggiornare due giorni alla settimana, ok?
Intanto, grazie per chi legge ancora la ff e spero che questo capitolo vi piaccia. Buona lettura ;)

 


Ti diverti ad ignorarmi?

 

Era così bello essere a casa. Yesung non si era mai sentito così felice di vedere suo padre; aveva perfino permesso a suo padre di avvolgerlo in un forte abbraccio pieno di affetto. Suo padre, dopo aver notato quel cambiamento nel figlio, aveva sperato che accettasse di uscire a cena insieme.

Entrambi si sorpresero quando Yesung aveva acconsentito; suo padre non voleva sapere come né perché avesse detto di sì, solo il tempo gli avrebbe spiegato quel cambio improvviso. In realtà, il moro non avrebbe neanche saputo cosa rispondergli; aveva accettato e basta, senza pensare, più desiderando di uscire come ai vecchi tempi. Quando ancora passavano dei momenti padre-figlio si erano sempre divertiti, per cui Yesung probabilmente si sentiva nostalgico.

La cena andò bene e il moro ringraziava mentalmente suo padre per averlo portato in un posto appartato. Parlarono degli studi dei suoi fratelli, sul lavoro di suo padre; Yesung amò il fatto che suo padre non avesse menzionato nemmeno una volta i suoi studi abbandonati. La cena, quindi, fu piacevole, piena di sorrisi e risate.

 

Qualche giorno dopo, balconi dei due ragazzi

 

La luna non si vedeva da nessuna parte, le stelle brillavano più luminose che mai, ma Yesung avrebbe barattato le infinite stelle per vedere uno scorcio del satellite. Cercando con gli occhi nei suoi dintorni, il suo sguardo incrociò quello del vicino e senza sapere il perché, si avvicinò a lui, le mani sospese oltre la ringhiera del suo balcone. Il castano lo fissò e incrociò le braccia al petto, le labbra curvate in un ghigno, appoggiandosi alla propria ringhiera senza interrompere il contatto visivo.

“Ti sono mancato?” Disse Kyuhyun in modo arrogante.

“No”, rispose Yesung semplicemente.

Il castano notò che l’altro era stanco, sembrava non avesse neanche le forze per parlare o reagire alla sua arroganza come era solito fare.

“Però tu mi sei mancato”, ammise il più giovane con tono beffardo. “Da quando sei uscito con quel gigante non ti sei fatto vedere molto fuori. Mi sono sorpreso quando ti ho visto sul balcone questa notte.”

“Quel gigante è mio padre e, non hai da fare altro con il tuo tempo libero infinito che pedinarmi?”

“Pedinarti?” Dopo il suo verso scoppiò a ridere. “Credici”, aggiunse Kyuhyun. “Adesso dimmi, avevi qualcosa da chiedermi?”

“In realtà, no. Cioè, sì. Ora che ci penso, devo chiederti qualcosa. Come mai non sei ad una delle tue innumerevoli feste? O è troppo presto per il più importante ragazzino per presenziare?”

“Perché chiedi quello che sai già? E poi… non sono un ragazzino.”

“Lo sei e inoltre, è quello che mi è venuto in mente… ad essere onesti e...” Yesung voltò la testa verso la fonte della luce accecante. La macchina di suo padre stava entrando nel garage.

“Mi sa che è ora che rientri. Sarà troppo presto per te, ma si è fatto troppo tardi per me. Buonanotte, qualunque cosa tu consideri tale.”

“Mi conosci così bene...”, disse Kyuhyun e l’unica cosa che poté fare Yesung fu di annuire al ragazzo, non in approvazione, ma solo per comunicargli che aveva finito di opporsi al suo ego prima di entrare in camera, seguito dagli occhi del più giovane, che continuò a sorridere involontariamente al vicino.

 

Qualche giorno dopo

 

Kyuhyun lo aveva visto. Ancora una volta, Yesung aveva ripreso a passare le sue serate sul balcone. Sapeva che il moro aspettava che suo padre tornasse a casa, ma la ragione per cui faceva ciò gli era sconosciuta.

“Probabilmente è spaventato di stare da solo in casa, o magari continua a preoccuparsi per suo padre e l’unico modo per calmarsi è assicurarsi che torni a casa; per questo insiste ad aspettarlo.” Erano i continui pensieri di Kyuhyun ogni volta che lo vedeva fuori a spostare lo sguardo dal cielo alla strada.

“Ma quel gigante non si rende conto che suo figlio prende freddo ogni notte? Non si è accorto della brutta abitudine del figlio o, anche se è suo padre, non si preoccupa che il rintronato lo aspetti perfino dopo la mezzanotte? Quell’uomo deve tornare a casa presto solo per il fatto che il nanerottolo è solo tutto il giorno e magari vorrebbe la presenza della sua famiglia, almeno per sentirsi al sicuro. Cazzo! Lui è anche un piccolo e fragile ragazzo, solo la notte… Una combinazione allettante per chiunque, lì fuori. Quel padre enorme è così disattento”, pensò Kyuhyun, sentendosi leggermente seccato mentre saltava dal suo balcone sul tetto del garage e da lì, sul balcone di Yesung.

Il moro era seduto a terra, appoggiato contro la parete, vicino alla portafinestra della sua stanza. La testa l’aveva appoggiata alle ginocchia, che teneva strette al petto. Kyuhyun riusciva a vedere la sua schiena alzarsi e abbassarsi, indicandogli che si era addormentato da molto.

“Ti avevo detto di andare dentro, ma come sempre, hai ignorato le mie parole”, sbuffò Kyuhyun alla figura addormentata mentre un braccio scivolava sotto le gambe del moro e l’altro dietro la schiena.

Gentilmente posò il ragazzo sul letto, coprendolo con una coperta inquietante che aveva pipistrelli e tartarughe sopra.

Approfittò che era dentro la stanza per osservarla. Le pareti erano nere e piene di disegni spaventosi fatti con il gessetto: riusciva a distinguere case infestate, facce spaventate, uomini impiccati. Il ragazzo era sicuramente bizzarro, misterioso e spaventoso, ma lo rendeva più interessante agli occhi di Kyuhyun.

Il castano guardò un’ultima volta Yesung; siccome dormiva ancora, era più facile lasciare il suo capezzale e uscire sul balcone. L’improvviso contatto con la brezza fresca notturna lo fece rinsavire, allontanando i pensieri indesiderati e, infatti, concentrò la sua attenzione sul moro.

Senza pensare al motivo per cui lo faceva, Kyuhyun voleva aspettare il padre di Yesung, sentendo montare dentro sé la rabbia perché erano le tre di notte e non c’era traccia dell’uomo.

“Come può lasciarlo solo? Ma davvero non si rende conto che lo aspetta ogni maledetta notte, fuori al freddo, o non ci fa caso? Il lavoro viene sempre prima di tutto...”, pensò nuovamente Kyuhyun, sapendo per esperienza che aveva ragione. La sua ira accumulata esplose e colpì con un pugno la ringhiera.

“Perché sei ancora qui?” La voce assonnata del moro lo colse alla sprovvista. Si girò sorpreso verso Yesung, che stava ancora sbadigliando.

“Aspettando.” Kyuhyun inarcò un sopracciglio, deciso a spiegarsi col ragazzo. “Voglio presentarmi a tuo padre”, aggiunse. “Deve conoscere chi porta suo figlio a letto.”

“Grazie”, disse il moro prendendolo alla sprovvista. “Per la storia del letto. Cioè, per non avermi lasciato al freddo.”

“Non ha urlato né ha replicato con i suoi commenti irriverenti, ma mi ha ringraziato. Cosa gli passa per la mente? Non me lo aspettavo”, pensò Kyuhyun e solo la mano del ragazzo di fronte a lui, che la agitava davanti ai suoi occhi, lo riportò alla realtà.

“Riconosco che sei un ragazzo imprevedibile. Non smetti mai di sorprendermi con la tua personalità… e per avere delle mani così piccole.” Kyuhyun picchiettò con la mano il palmo di quella dell’altro, che la allontanò immediatamente.

“Perché è quello di cui ho bisogno, che tu mi riconosca una qualità. Comunque, lascia stare le mie mani e dimmi che ore sono.”

“Ha! Come se te lo dicessi, dopo che sei stato così carino e gentile con me, prima...”

“Fa’ come vuoi, solo, sparisci dal mio balcone. Non capisco cosa stai facendo qui, o come tu sia arrivato...” I suoi occhi si spalancarono terrorizzati. Se lui era riuscito ad entrare, allora chiunque avrebbe potuto fare lo stesso e lui non se ne era nemmeno reso conto. Non aveva sentito la presenza di qualcun altro nella sua maledetta stanza. Le sue paure erano tutte vere e giustificabili.

Kyuhyun si accorse dello stato emotivo del ragazzo quando vide nei suoi occhi il panico, ma non capiva cosa avesse provocato quella reazione. Vide il moro scivolare lungo la parete, sedendosi sul freddo pavimento di calcestruzzo.

Yesung sollevò la testa, esaminando attentamente il vicino. “Come sei arrivato qui?” Domandò, con la voce priva della forza e della ferocia presenti sul suo viso.

“Ho solamente saltato dal mio balcone sul piccolo tetto laterale del garage e poi, da lì a qui”, rispose il castano, accompagnando ogni parola con dei gesti, mostrando a Yesung la sua ‘irruzione’. “Perché ti turba così tanto? Non è così importante, o sì?”

Kyuhyun si inginocchiò per guardarlo negli occhi, cercando di ottenere qualche chiarimento e della comprensione. “Sei spaventato di stare da solo o c’è qualcos’altro, oltre a quello?”

“Io credo che...” Yesung distese il viso e poi si accigliò. “Dovresti tenere il tuo naso fuori dai miei affari e te stesso da casa mia”, aggiunse irritato.

“Quindi ho ragione… Comunque, io vado.” Kyuhyun si alzò e gli diede le spalle, ma sentì qualcosa afferrare la sua mano destra. Voltò la testa, con un sopracciglio inarcato in segno di vittoria, ma la sua espressione cambiò quando vide il viso triste dell’altro, la supplica nascosta negli occhi del moro.

Yesung si tirò su e fece per dire qualcosa quando le luci provenienti dalla strada gli fecero sbattere le palpebre e per proteggere gli occhi, si portò una mano davanti al viso, lasciando Kyuhyun soffermarsi sul calore che solo un umano poteva provocare in un altro.

“Devi and...”, ma non riuscì a terminare la frase perché la persona con cui stava parlando se n’era già andata.

Notò la sua ombra saltare nel balcone di fronte al suo. “Oh be’...”, furono le sue ultime parole prima di entrare in camera, sereno ora che suo padre era tornato a casa, alle quattro del mattino.

 

È difficile superare le proprie paure, ed ancor più arduo è confessare agli altri i tuoi demoni interiori, perché ammettere una debolezza è una paura a sé e un rischio che non può essere preso, almeno non così facilmente e se non c’è… fiducia; eppure, tutto può cambiare...

 

 

Qualche giorno dopo

 

“Troppi libri. Perché ti servono così tanti libri?” Domandò Kyuhyun, prendendo in mano uno piccolo e rosso. “Ehi! Sto parlando con te. Spiegami il perché di questa quantità di libri...”

Yesung vide un piccolo libro cadere di fianco a lui e girò la testa, trucidando con lo sguardo il vicino. Lo aveva colpito, di nuovo, in testa con la prima cosa che aveva trovato nelle sue vicinanze.

“Cosa vuoi ora? E puoi smetterla di colpirmi, almeno in testa? È così difficile per te comunicare come qualsiasi altro essere umano?”

“Con te è veramente difficile. Non importa quante volte ti chiami, non mi rispondi mai. È come se stessi parlando con me stesso. Ti diverti ad ignorarmi?” Disse il castano in sua difesa, le mani vagando tra la sua collezione di libri.

“Stavo facendo qualcosa”, e per provare le sue parole scosse il suo quaderno. “Perciò non prestavo attenzione. Comunque, dimmi che scemenza ha pronunciato la tua bocca e alla quale dovevo rispondere.”

“Ah ah”, Kyuhyun finse di ridere. “Non dico mai scemenze; le mie parole devono essere tenute e conservate, per essere usate come perle di saggezza in futuro”, aggiunse serio.

“In un futuro di idioti come te. Spero di non vivere abbastanza a lungo per vedere un tempo come quello, pieno di scimmioni, perché non riesco a pensare che quelli che considereranno le tue parole sagge possano essere umani.”

“Cuciti il becco… Comunque, puoi fantasticare su un futuro con me più tardi; lo so che è impossibile tenermi fuori dalla testa.” Kyuhyun rise mentre Yesung alzò gli occhi al cielo, pur essendo ormai abituato al suo narcisismo.

“Perché hai così tanti libri?” Continuò ad insistere con la sua domanda.

“Per riscaldarmi in inverno, sai, per accendere un falò”, spiegò il moro con la voce piatta, facendo sembrare reale la risposta. Almeno fino a quando non lo colpì con lo stesso libro di prima. “Cosa potrei farci con i libri, se non leggerli?!”

“Perciò sei davvero uno sfigato… Ma perché hai così tanti libri di musica?” Kyuhyun ignorò il suo commento insolente.

“Studiavo musica, ma ho lasciato gli studi… Anzi, ho dovuto…”

“Sei andato all’università… Pensavo frequentassi le superiori. No aspetta… Hai abbandonato gli studi. Perché?”

“Ho dovuto. Avevo dei problemi di salute… Comunque non sono affari tuoi. Piuttosto dimmi, non hai altro da fare che controllare ulteriormente la mia stanza? Hai perfino esaminato i miei vestiti… Stai invadendo la mia privacy.”

“No… e tu non stai facendo nulla per intrattenermi, quindi cos’altro posso fare?”

“Andare a casa?? Perché continui a venire nella mia? Sono sicuro ti manchino le tue feste e le tue serate fuori dove ricevi il giusto ‘intrattenimento’.” Yesung si assicurò di mimare le virgolette con le dita. “Voglio dire, è da circa 4-5 giorni che passi il tempo con me, e sono sicuro riusciresti ad impiegare meglio quel tempo… Sono sorpreso tu non sia morto per la noia.”

“Non ancora”, Kyuhyun gli lanciò quella parola e Yesung poté solo fissarlo estremamente annoiato e incurante dei suoi attacchi.

“Allora sparisci, scappa e salvati in tempo.”

“Non voglio lasciarti da solo, tsk. Fai tutto il coraggioso adesso che è ancora giorno e c’è la luce del sole, ma appena tramonta il sole, mi vorresti qui con te.” Portò le mani dietro il collo, lanciandogli uno sguardo che diceva “Ho ragione”.

“Quello è solo...”, il moro stava per ribattergli contro, ma il vicino sembrava sincero, per cui sospirò e si alzò, andando dietro il castano e spingendolo fuori dalla stanza. “Vai e gioca in camera di mio fratello coi suoi videogame, come ieri, cosicché io possa avere una pausa dalla tua scocciatura. Devo davvero finire quel disegno, ma il tuo incessante parlare è troppo da gestire.” Detto ciò, Yesung chiuse la porta in faccia a Kyuhyun, lasciandogli incastrate in gola le sue parole e, probabilmente, anche i suoi commenti irriverenti.

Yesung poteva sembrare rigido e insensibile, ma apprezzava quello che quel non così tanto demone stava facendo per lui: sprecare il suo prezioso tempo di ‘dolce far niente, nel quale non fare nulla di produttivo’, come pensava Yesung che fosse. Tutto per stare con lui.

In qualche modo, Kyuhyun era a conoscenza della sua paura di stare da solo, o almeno era quello che Yesung sospettava, visto che non aveva mai contestato le affermazioni del castano. Quindi, il minimo che poteva fare era di fornirgli degli svaghi, anche se erano solo dei videogiochi nella stanza di suo fratello. In quel modo, Jongwoon sarebbe stato capace di pensare senza le sue interruzioni e sarebbe stato un po’ in pace, senza preoccuparsi di rispondere a delle domande o di finire per essere colpito… di nuovo.

“La spiegazione dietro questa ‘benevolenza’… voglio saperla. Quel ragazzino viziato non sta facendo questo dal profondo del cuore perché è un buon Samaritano. Anzi, non so nemmeno se voglio conoscere la vera ragione… Credo non sia così piacevole, e probabilmente sarà meschina; queste ragioni nascoste è meglio rimangano tali, dato che per me questo risultato è sufficiente. La sua presenza e non sentirmi in pericolo sono un mio vantaggio… Argh!” Yesung posò la testa sul materasso. “Sembra esserci sotto un accordo volgare, ma… voglio continuare ad apprezzare i suoi sforzi ed essergli riconoscente.”

 

Il giorno dopo

 

Il tramonto non era mai sembrato così bello. Era uno di quei rari giorni bellissimi che davano una bella e commovente sensazione, ma non era quello l’effetto che avevano su Yesung.

Lui si godeva i primi minuti che quel fenomeno naturale offriva, ma avendo una mente razionale, sapeva che il tramonto è solo un annuncio della notte sempre più vicina, che lui era arrivato ad odiare, soprattutto durante quelle settimane.

Yesung sapeva che suo padre era più impegnato che mai, per cui, non volendo incolparlo, dava la colpa alla notte. Il moro non aspettava solo sul balcone; uno dei suoi luoghi preferiti era quello sotto il salice piangente che avevano in giardino, dove passava il tempo a raccogliere diversi fili d’erba.

“Che bel pagliaio piccolo che hai”, disse il ragazzo carino, sorridendo prima di dare un leggero calcio al piccolo cumulo di erba, l’opera d’arte che Yesung aveva fatto annoiato.

“Non calciarlo così”, commentò Yesung seccato guardando il ragazzo, ma quando si incontrò con uno sguardo dispiaciuto e delle mani alzate in sua difesa, si rese conto che non era il vicino, piuttosto il suo nuovo gentile amico.

“oh, ciao”, riuscì a dire il moro, nonostante il momentaneo shock.

“Ehi. Posso sedermi vicino a te? Non tocco il tuo capolavoro”, scherzò Ryeowook e Yesung annuì, sorridendogli leggermente.

“Posso aiutarti? Anzi, come sei entrato in casa mia? No, aspetta. Non rispondere.” L’altro lo guardò, confuso dalle sue domande. “Sei saltato dal cancello, vero?”

“Scusa, però non rispondevi… Non avrei dovuto farlo, comunque. Scusa se ho creato qualche disagio. Guarda il lato positivo...” Yesung inarcò un sopracciglio. “Non sono un criminale.”

“No, per quello c’è già il tuo amico viziato. Tuttavia, siete amici e usate gli stessi metodi d’irruzione nelle case degli altri… e ciò peggiora la mia paranoia”, aggiunse il moro a bassa voce.

“Paranoia?” Domandò Ryeowook, osservando il viso dell’altro. Sembrava stanco e al pronunciare quelle parole aveva notato come si erano tesi i suoi lineamenti. “Perciò sei davvero spaventato di stare da solo… Scusa se ho peggiorato le tue paure.”

“Quel principino idiota dovrebbe tenere per sé i suoi pensieri”, sbuffò Yesung prima di mettere il broncio. “E tu smettila di scusarti… Piuttosto dimmi cosa fai qui.”

“Oh, stavo andando a trovare Kyu, ma come al solito non è a casa così, quando ti ho visto fuori, ho pensato di salutarti.”

“L’hai già fatto.”

“Questo è un modo gentile per mandarmi via?” Ryeowook si imbronciò, incrociando le braccia a petto per assumere un’aria offesa e afflitta.

“Nope. È un modo per sapere se rimani qui.”

“Solo se vuoi tu.”

“Fa’ come vuoi”, furono le parole del moro prima di tornare a strappare l’erba, mentre il ragazzo sprecava le sue forze cercando di afferrare il coniglio.

Yesung ogni tanto lanciava sguardi al duo e ridacchiava, soprattutto quando il castano inciampò e quasi cadde a terra. O anche quando non vide il ramo e colpì la testa. Ma Ryeowook non si arrese fino a quando non riuscì nel suo intento di prendere l’animaletto e con un sorriso trionfante, si avvicinò al moro, il quale annuì stupefatto e divertito.

“Grazie per quello, ma per favore, non farlo scappare. Ultimamente si ribella sempre più spesso e devo correre una maratona per prenderlo.” Yesung allungò la mano istintivamente per accarezzare il coniglietto, che sembrava aver trovato una bella posizione contro il petto di Ryeowook.

“Gli piaccio”, sussurrò orgoglioso il ragazzo, ma ancora impaurito di spaventare l’animale. “Voglio dire, non sta scappando.”

“Potrebbe essere così, anche se lui è spaventato più perché non ti conosce che per altro e forse per quello potrebbe non starsi muovendo.”

Ryeowook fissò Yesung come se gli avesse rivelato un segreto, anche se era deluso dalla rivelazione. Tornò a concentrarsi sul coniglio. “Guarda come muove il naso… È così carino!”

“Già… Sungmin continua a strillare ogni volta che il coniglio fa qualcosa come quello… A proposito, questo è il suo coniglio.”

“Chi è Sungmin?” Chiese Ryeowook, di colpo interessato.

“Il mio adorabile fratellino… Somiglia ad un coniglio e per questo ne ha comprato uno. Logica divertente, ma mio fratello è così. Devi vederlo quando indossa le orecchie da coniglio, vestito di rosa… Che orrore!” Disse Yesung, rabbrividendo al mero pensiero.

“Voglio vederlo”, esclamò il castano, sorprendendo Yesung con uno sguardo pieno di desiderio.

“Non farti sentire da mio fratello o ti venererà per sempre.” Yesung scosse il capo in modo, poi prese il coniglio tra le mani e lo mise dentro la gabbia, andando dritto verso la sua stanza.

Aveva appena posato la gabbia di fianco al suo letto e girato sui suoi tacchi, quando si scontrò contro qualcuno, il ragazzo che lo aveva seguito dentro casa. La sua testa colpì il suo petto, facendolo indietreggiare. Yesung afferrò la maglia del castano, cercando di recuperare l’equilibrio. Timidamente, sollevò lo sguardo e stava per dire qualcosa di meschino, più per spezzare l’atmosfera imbarazzante che si era creata, ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Lentamente alzò la mano e con leggerezza, preoccupato di fare del male all’altro, sfiorò il bozzo sulla fronte del ragazzo.

“Deve essere accaduto quando ha colpito il ramo”, pensò Yesung mentre continuava a fissare l’altro e a toccargli la fronte.

“Ahi! Fa male”, disse Ryeowook e indietreggiò di due passi.

“Fa male?” Gli domandò il moro. Il castano annuì, portandosi la mano sulla fronte, come a volersi proteggere dalle dita pericolose dell’altro.

“Mi spiace”, aggiunse Yesung, indietreggiando fino a toccare il letto e sedercisi sopra, a gambe incrociate.

“Solo, non toccare, okay?” Un sorriso spuntò sulle labbra di Ryeowook. Anche lui si sedette, per terra, con la schiena appoggiata contro il comodino. “Foglio e matita?” Domandò all’improvviso dopo qualche minuto di silenzio.

“Dietro di te. Apri il cassetto e troverai qualunque cosa tu voglia… Vuoi disegnare?”

“Più o meno...”, rispose Ryeowook mettendo i fogli davanti a lui.

Yesung lo guardò indifferente e si sdraiò a letto. Il suo corpo si era arreso, si sentiva gli arti pesanti e voleva solo spegnere il suo cervello, cadendo nell’incoscienza che solo il sonno procurava.

 

Alcune persone hanno la capacità di farci dimenticare, farci comportare, nella vita di tutti i giorni, come facevamo prima che i problemi e il senso di vuoto prendessero il sopravvento nella nostra vita…

 

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Capitolo 9
*** Mi sostituisci così facilmente? ***


Salve carissime :) 
Sono tornata con il nuovo capitolo e ho appena finito di tradurre un altro... Mi piacerebbe commentare con voi questi capitoli; se mi lasciate recensioni, vi rispondo sicuramente. Anche a domande, curiosità e quant'altro ;)
Senza ulteriori indugi, vi lascio alla storia.

Buona lettura 3.3 

 


Mi sostituisci così facilmente?!


 

In un pub

 

Era certo che doveva fare qualcosa. Un pensiero continuava a tormentarlo nel profondo della sua mente, ma cosa riguardasse Kyuhyun non ne era sicuro né se lo ricordava bene. Il castano aveva la stessa sensazione di quando le madri chiedono di comprare qualcosa di ritorno a casa e ce ne si dimentica poco dopo.

Cosa dovevo fare? O ancora meglio, dove dovevo trovarmi? erano le domande che continuavano a tormentarlo, anche se lui le scacciava dalla mente, e non gli facevano godere la serata. Quell’insignificante turbamento riuscì a farsi sentire sopra la musica ad alto volume e anche se la testa gli pesava ed era annebbiata dal bere, quella preoccupazione era abbastanza limpida per lui. Incapace di ignorare quel presentimento fastidioso ancora a lungo, uscì quasi correndo dal locale, ma la sbornia lo colpì più presto di quanto fosse possibile, portandolo a svuotare lo stomaco di fianco all’entrata del pub.

 

Camera di Yesung

 

Come non era mai successo prima d’ora, letteralmente, Kyuhyun tornò a casa a piedi, con l’aria fresca che gli schiariva la mente. Almeno era abbastanza lucido da salire sul tetto del suo garage di casa per scavalcare il balcone del vicino, entrando quindi nella stanza del nanerottolo strano. Quello che vide era qualcosa che non aveva mai pensato possibile: il suo migliore amico stava attaccando qualcosa sulla testata del letto del moro e dopo, come un amico premuroso, sistemò la coperta che era caduta.

“Che fai qui?” Domandò Ryeowook. “Pensavo fossi occupato a divertirti, per questo non sei venuto nemmeno al nostro appuntamento...”

“La vera domanda è… cosa ci fai tu qui?” Kyuhyun non era più fermo alla portafinestra, ma aveva fatto qualche passo in avanti. Il sopracciglio inarcato si nascondeva sotto le ciocche di capelli che gli avevano coperto la fronte, mostrando al suo amico quanto fosse scontento.

“Sei venuto a stare da Yesung anche se sei ubriaco?!” Ryeowook scosse il capo con disapprovazione, non facendo caso allo sguardo torvo del suo dongsaeng ed ignorando la sua domanda.

“Non mi sembra si stia lamentando, mentre invece tu dovresti solo andartene ora”, e in qualche modo, nel suo stato semi-ubriaco, riuscì ad indicargli la portafinestra.

Ryeowook, però, decise di uscire dalla porta, come una persona normale, inquieto all’idea di lasciare il suo amico ubriaco con il moro, anche se sapeva che era impossibile opporsi a Kyuhyun, soprattutto nello stato in cui si trovava.

Kyuhyun si avvicinò al letto fissando Yesung con un piccolo broncio in viso, le sue dita accarezzarono le guance del dormiglione. “Mi sostituisci così facilmente? Continua così e prima o poi mi vendico...”, sbuffò Kyuhyun, dando un colpetto sulla fronte del moro.

Yesung si mosse un po’ mentre il più giovane indietreggiò, colpendo la parete, e stava per dare una strigliata all’altro, ma quando Kyuhyun vide che il moro non si era svegliato, sospirò di sollievo e si lasciò andare al sonno.

 

 

Un trillo irritante risuonava nella sua testa come un martello e Kyuhyun, frustrato, si alzò estendo gli arti che gli facevano male per la posizione scomoda nella quale aveva dormito, appoggiato contro una fredda parete.

Sul comodino c’era un telefono e la luce rossa di notifica continuava ad accendersi per sua sfortuna, infastidendolo fino a quando non premette il tasto destro e lesse il messaggio. “Perfino il suo telefono non ha senso”, brontolò Kyuhyun seccato, infastidito e pure arrabbiato per il contenuto del messaggio. Perfino il suo odore era insopportabile e niente poteva rimetterlo in sesto se non un bagno.

 

 

I suoi occhi si aprirono di scatto. Qualcosa non andava. Yesung era rilassato e aveva dormito molto bene… Suo padre non lo aveva svegliato e quello era strano. Era un giorno feriale, quindi non era normale che l’uomo non fosse ancora arrivato. Yesung si appoggiò sui gomiti e vide il sole splendente fuori e quello gli confermò che era abbastanza tardi.

“Forse dovrei andare visitarlo”, sussurrò a se stesso, togliendosi le coperte di dosso, ma si bloccò sul posto, con una gamba fuori dal letto. La ragione dello sbalordimento era alla porta: il vicino, con i capelli umidi, aveva delle gocce d’acqua che gli solcavano il viso bellissimo, scendevano lungo il collo e sparivano sotto il colletto della camicia che indossava.

“I ragazzi sono veramente belli quando escono dalla doccia”, pensò Yesung, incapace di spostare gli occhi dal corpo del giovane,

“Ti piace quello che vedi?” Disse Kyuhyun, sogghignando nella maniera più arrogante possibile.

“No, in realtà no. Più che altro mi domandavo… Primo, cosa diamine ci fai qui? Secondo, chi ti ha dato il permesso di docciarti a casa mia? E terzo, perché stai indossando i vestiti di Heechul?” Mentre diceva quelle parole ed elencava ogni domanda con le dita, il moro aveva già risistemato il letto. Odiava il caos.

“Rispondimi”, aggiunse con un tono esigente e scosso allo stesso tempo. “Perché sei qui? E se mio padre entrasse? Un momento...”, i suoi occhi si spalancarono come facevano quando entrava in panico. “Dov’è lui, mio padre?”

“Mi lasci rispondere o devo zittirti? Ho dei metodi interessanti per riuscirci e potrebbero piacerti.”

“Stronzo ragazzino”, mormorò Yesung a bassa voce, ancora allarmato per l’intera situazione.

“Ti rimangerai le tue parole e ti sentirai male per aver insultato il tuo guardiano dal cuore tenero”, disse Kyuhyun fingendo un’espressione ferita e portandosi una mano sopra il cuore.

“Sputa fuori quello che sai, ora!” Esclamò Yesung con le braccia incrociate sul petto, mostrandosi tosto quando invece era impaziente di sapere la verità.

“Il tuo grande padre insensibile ha lavorato durante la notte e per questo non è tornato. Ti ha mandato un messaggio ieri notte, alle tre...”, sottolineò l’ora, “… e mi ha svegliato. Siccome non sopportavo andare a dormire che puzzavo d’alcool...”

“Questa è nuova. Non la parte dell’alcool, ma il fatto che tu non potessi dormire per quello.”

“E...”, urlò Kyuhyun, bloccando Yesung, per niente meravigliato dell’interruzione del più basso e la sua osservazione irriverente.

“Dovevo indossare qualcosa, o preferivi che restassi nudo?” Le sue sopracciglia si sollevarono in modo canzonatorio. Il moro sbuffò a quel commento e scosse il capo al pensiero ‘orribile’ di lui nudo.

Kyuhyun sentì all’improvviso una stretta in entrambe le braccia mentre qualcuno lo trascinava.

“Con poche semplici parole sei diventato così avido di me, è così...”

“Stavi sgocciolando sul parquet della mia stanza, per cui sgonfia un po’ il tuo enorme ego; non tutto ha a che fare con te”, e detto ciò, Yesung gli diede le spalle, uscendo sul balcone. Il sentimento trascurato si fece di nuovo strada dentro Kyuhyun, facendolo arrabbiare con il ragazzo solitario.

Quando Yesung entrò in camera sua, il vicino non era più lì e lui sapeva perfettamente dove si trovava per cui, prima di raggiungerlo, controllò la stanza e notò qualcosa: sulla testiera del letto c’era un disegno. Incuriosito, dimenticandosi di ciò che voleva fare, si avvicinò al letto e mentre prendeva in mano il pezzo di carta, si sedette d’istinto sul cuscino.

Il disegno lo ritraeva addormentato, un gioco di luci e ombre che lasciava intravedere le sue emozioni, rendendo il ritratto affascinante. Riusciva a percepire la stanchezza e perfino tutti i sentimenti nascosti che aveva accumulato negli ultimi mesi; anche l’artista doveva aver notato questi particolari, per essere stato capace di rappresentarli fedelmente.

Yesung, vedendo se stesso sotto quella prospettiva, aveva avuto una fitta al cuore perché lo addolorava, anche sapere che qualcun altro aveva intravisto il suo dolore. Non sapeva se sentirsi sopraffatto dall’emozione o solamente depresso perché entrambi avrebbero significato il suo tracollo.

“Perché mi sono ridotto a… questo?” Sussurrò prima di mettere il disegno sotto il cuscino, sia per tenerlo al sicuro che per nasconderlo, come fosse una verità dolorosa e non fosse mai esistito. “Non riesco a sopportare quello che sono diventato.”

 

 

Lentamente, per non fare confusione dato che sapeva quanto sono sensibili i ragazzi quando giocano ai videogiochi, perché anche il più minimo rumore e lo schiacciare del pulsante sbagliato sarebbe significato diventare l’obiettivo della loro ira funesta, Yesung entrò nella stanza di Heechul. Si sedette sul bordo del materasso, in silenzio, a guardare il gioco proiettato sullo schermo della televisione.

Il vicino non era così male, anzi, era eccezionale, il miglior giocatore che avesse mai visto giocare, anche se Yesung gioì quando il livello di vita si abbassò. Il moro ridacchiava ogni volta che la barra si abbassava, fino a quando Kyuhyun buttò a terra irritato il joystick e si girò a trucidare con lo sguardo l’altro. Se gli sguardi uccidessero, Yesung sarebbe più che morto.

Il più basso alzò le spalle e disse indifferente: “Cosa?”

“È colpa tua… Non potevi solo… Quelle risatine… Ho perso e tu continuavi a fare rumore e a distrarmi!” Esclamò incoerentemente Kyuhyun. Era talmente arrabbiato che non riusciva a parlare bene e in modo sensato.

Solo dopo aver sospirato profondamente, e aver rilasciato tutta la frustrazione, riuscì a parlare. “Sì, è colpa tua. Non sai quando stare zitto, ma non parli quando devi… Non riesci a fare qualcosa bene?”

“Io?! Mi stai accusando di fare qualcosa in modo giusto! Non è colpa mia se sei un patetico perdente che non riesce a vincere un videogame! Hai perso per la tua incapacità e incolpi me, con una giustificazione pessima. Tsk.”

“Tu...”, sibilò frustrato Kyuhyun. “Taci e basta...”

“Solo perché ho ragione...” Yesung si ritrovò con le spalle al muro, il vicino che lo sovrastava con le sopracciglia contratte e la mano sopra la bocca del moro, zittendolo. Il più piccolo era scioccato per quel capovolgimento della situazione e quella posizione.

“Ti ho già avvertito di non interrompermi”, sussurrò Kyuhyun a denti stretti, ricevendo in risposta solo le sue parole smorzate e uno sguardo torvo.

“Non ho capito. Ripetilo.” Un sorriso divertito spuntò sulle labbra di Kyuhyun, agitando ulteriormente il moro.

Yesung, però, era famoso per la sua pazienza, almeno in passato, e anche se il vicino poteva decifrare le sue espressioni, non poté vedere il sogghigno sul viso del moro, ma sentì solo del bagnato e un solletichio sul palmo della mano. Scioccato dall’improvviso contatto, spostò la mano e si allontanò dall’altro di scatto, guardandosi la mano in assoluto shock.

Il moro rimase fermo e prese entrambi i joystick, porgendone uno all’altro giocatore, sorridendogli.

“Giochiamo insieme. Sono certo vincerò questa partita, perciò quando vinci, non buttare a terra il joystick perché è di mio fratello e non voglio mi urli contro...”

Passando da uno stato di shock ad un altro, Kyuhyun fissò Yesung prima di sfoderare il suo tipico sorrisetto. Si sedette con la schiena appoggiata contro i piedi del letto e, all’improvviso, strinse la gamba del moro e lo tirò giù. Yesung lo guardò confuso.

“Facciamo le cose per bene… e tu imparerai a non sfidarmi mai.” Kyuhyun soffiò le parole davanti al suo viso, che si arrossò per il respiro caldo. “Non di certo per la vicinanza dei nostri corpi”, pensò Yesung.

Dopo delle lunghe ore passate a giocare e a bere, niente di alcoolico, entrambi uscirono sul balcone per prendere una boccata d’aria, dato che sentivano le teste pesanti.

“Mi hai davvero stremato… Non avrei mai pensato avessi quello in te.” Un finto sorriso accompagnò le non così pure parole.

“Perché devi sempre essere così? È così difficile per te...”

“Sì, è veramente dura”, disse Kyuhyun con un sorrisetto beffardo.

“Ragazzino pervertito, smettila di essere così volgare. Comunque, torna alla realtà; non sono un così bravo giocatore, ma il fatto che io abbia vinto una volta significa che sei il peggiore nei dintorni.”

“Cosa hai intenzione di fare, vantartene dappertutto e ogni volta con chiunque?!” Kyuhyun era chiaramente seccato dalla presa in giro del più basso, ma non gli avrebbe permesso di continuare per molto. “Sono il migliore coi videogiochi. Per questo mi chiamavano GameKyu.”

“GameKyu?! Quanti anni hai, cinque?” Yesung scosse la testa e rise beffardo.

“Una volta sì, ma lo uso ancora… Quindi, ti vanterai di aver sconfitto il Re dei videogame?”

“No, non lo farò.” La sua voce conteneva una sofferenza nascosta che non venne ignorata dal castano. “Non ho nessuno a cui dirlo perché raramente parlo alle persone. Inoltre, non vado da nessuna parte.”

Quando Yesung alzò lo sguardo, il vicino aveva uno sguardo curioso e si rese conto che si era lasciato andare troppo, più del dovuto, per cui, per sbarazzarsi dell’atmosfera imbarazzante e delle possibili domande, aggiunse imbronciato: “In più, non c’è niente di cui vantarsi. Batterti e vantarmene lo considero vergognoso.”

Kyuhyun era accigliato e dopo qualche istante disse: “Perché?”

“Perché, cosa?”

“Sai cosa voglio dire… Perché ti chiudi in camera? Perché non hai nessuno con cui parlare? Perché sei così spaventato di stare da solo nella tua stessa casa?”

“Perché vuoi saperlo? Non hai nessuna motivazione per farmi queste domande e soddisfare la tua curiosità. In effetti, non dovresti essere curioso su di me e qualunque cosa mi riguardi; sono informazioni inutili e non necessarie per te.”

“Voglio solo sapere. È semplice curiosità e in questo modo, posso comprenderti meglio.”

“Be’, non c’è bisogno che tu mi capisca. Non insistere; non ti dirò niente, per cui puoi anche smetterla di domandare.”

“Non lo farò. Non sei così importante ed eccitante, non mi sveglio la mattina o respiro a causa tua… Non vivo per risolvere i tuoi problemi”, sentenziò offeso Kyuhyun. Non capiva come potesse osare parlargli in quel modo.

“Lo immaginavo… Comunque, ho fame. Dopo tanto tempo, sono io quello che vuole mangiare e non vengo forzato… e non ho niente.” Yesung stava per girarsi e andarsene quando sentì una presa sul braccio. Voltò la testa e Kyuhyun istintivamente rimosse la mano.

“Cosa ti piacerebbe mangiare?” Domandò piatto Kyuhyun.

“Galbijjim”, rispose subito. “Mi è sempre piaciuto quindi sì, galbijjim.”

“D’accordo, aspetta qui. Ti porto quello che hai chiesto.”

“Davvero?” Gli occhi di Yesung brillarono speranzosi e pieni di gratitudine.

Kyuhyun annuì prima di rientrare in camera, lasciando indietro il ragazzo meravigliato.

“Be’, mi sa che devo solo aspettare”, e dopo aver guardato un’ultima volta il cielo, si lasciò scivolare lungo la parete, con la testa appoggiata sulle ginocchia che teneva abbracciate.

 

 

“Ehi, ti sei addormentato in un attimo… Dai, sveglia.” Kyuhyun accarezzò i capelli del moro, il quale sobbalzò al contatto improvviso.

“Ho portato da mangiare”, disse il ragazzo sorridendo e mostrandogli il cibo.

Yesung sbatté gli occhi un paio di volte per abituarsi alla luce ed infine, senza tante parole, cominciò a riempirsi la bocca.

Ogni volta che c’è di mezzo il cibo, c’è sempre silenzio, ma stava andando oltre la loro ‘cena’. Kyuhyun vide che il moro stava tremando dal freddo senza fare qualcosa per coprirsi.

“Tieni”, disse Kyuhyun all’improvviso mentre copriva il moro con una coperta presa dal letto. “Non sei nemmeno capace di prenderti cura di te; sei troppo pigro perfino per prendere una coperta o anche solo di entrare in stanza?” Domandò, come una madre che sgrida il proprio figlio, prima di sedersi di fronte a lui, sempre con uno sguardo ammonitorio.

“Perché mi stai guardando in quel modo? Ho fatto qualcosa di sbagliato?” Chiese Yesung, anche se rimpianse di averlo fatto quando vide una vena pulsare rabbiosa sulla fronte del castano.

“Quindi, ancora una volta, ho parlato a me stesso e tu non mi hai sentito?”

“Scusa”, mormorò il moro.

Il vicino meritava almeno delle scuse; non sembrava solo arrabbiato per essere stato ignorato, ma Yesung percepì anche della tristezza e stanchezza nel modo in cui lo stava guardando per la maniera in cui aveva pronunciato le parole.

Kyuhyun venne preso alla sprovvista. Quella scusa era inaspettata e fece sì che il suo commento, “Certamente, a nessuno importerebbe di te quando neanche tu lo fai per te stesso”, che stava per dire, ma preferì pensarlo e basta.

“Se tu avessi prestato attenzione, avresti dovuto rispondermi, visto quanto tu sia un ‘ragazzo gentile’, anche se ti stavo solo rimproverando visto che ero divertito e… preoccupato”, Kyuhyun sussurrò l’ultima parte, sperando che il moro non l’avesse sentito, ma per sua sfortuna, Yesung aveva inteso la parola.

“Preoccupato?” Yesung ripeté più a se stesso visto che quella parola era la giusta causa scatenante delle sue afflizioni, o meglio, dei pensieri che aveva avuto ultimamente. O almeno da quando il vicino aveva cominciato a stare con lui ogni notte e anche ogni giorno. Per cui, quello era il momento giusto per lasciare da parte quei dubbi e forse, porre fine a qualunque cosa ci fosse tra loro.

“Sono curioso di una cosa, ma non sei obbligato a rispondermi… Uhm, sì, sarà così che te lo dico. Perché stai facendo tutto questo? Cosa stai cercando di ottenere comportandoti così? E con così intendo stare con me e perfino preoccuparti per me...”

 

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Capitolo 10
*** A chi stai mentendo? ***


Scusate per il ritardo; questo è un periodo molto impegnativo e non ho quasi un momento di riposo >.<'
Ora, questo capitolo è molto corto, per cui ditemi voi se pubblicare il seguente entro questa domenica o se aspettare a mercoledì prossimo, ok?
Buona lettura!!!

 


A chi stai mentendo?


 

Ultimo capitolo

 

Preoccupato?” Yesung ripeté più a se stesso visto che quella parola era la giusta causa scatenante delle sue afflizioni, o meglio, dei pensieri che aveva avuto ultimamente. O almeno da quando il vicino aveva cominciato a stare con lui ogni notte e anche ogni giorno. Per cui, quello era il momento giusto per lasciare da parte quei dubbi e forse, porre fine a qualunque cosa ci fosse tra loro.

Sono curioso di una cosa, ma non sei obbligato a rispondermi… Uhm, sì, sarà così che te lo dico. Perché stai facendo tutto questo? Cosa stai cercando di ottenere comportandoti così? E con così intendo stare con me e perfino preoccuparti per me...”

 

 

Balcone di Yesung

 

“Quindi tu puoi farmi domande e accettare che io ti risponda, ma io non posso farlo?” Disse Kyuhyun.

“Non rispondermi con un’altra domanda… Però hai ragione, per cui, d’ora in poi, fino a quando io non finisca di parlare non interrompere, ascolta e basta quello che devo dire e dopo potrai decidere se dire qualcosa.” Solo quando Kyuhyun annuì, Yesung sorrise debolmente. Il più giovane era ignaro che quella era la calma che precede la tempesta.

“Credo che tutto questo faccia parte di un piano: il tuo atteggiamento gentile, tutto questo interesse e la preoccupazione, tutto ciò che hai fatto fino ad ora in casa mia, tenermi compagnia e aiutarmi. Non credi che ci sia qualcosa di sbagliato in questo tuo schema? Il tempo che potresti impiegare in feste o divertirti in qualunque forma tu creda giusta, coi tuoi amici e il mucchio di ragazze e ragazzi che fai cadere sotto di te, o altri posti “anonimi”… lo passi con me, negandoti tutti quei piaceri per passare delle ore noiose qui, litigando e continuando ad ignorarci.

Chi sei tu, o almeno chi dici di essere, non è qualcuno che preferirebbe uno strano piccolo nano al godimento di… qualunque piacere, non trovo un altro modo per dirlo. Per cui, perché tu, il sogno di qualsiasi ragazza, il ragazzino viziato narcisista, faresti qualcosa contro la tua natura? Cioè, sei tu che ha qualche problema. Un minuto prima non ti piaccio, mi insulti, ti comporti male e mi tratti come se non fossi niente o nessuno, per poi comportarti come una buon’anima e aiutarmi.

Sei veramente così? Sei davvero così sensibile e premuroso, o è solo una farsa? È tutta una messinscena per farmi innamorare di te? E poi non so, forse per provare al tuo cosiddetto gruppo di amici che davvero non c’è nessuno che resista al tuo fascino del ragazzo cattivo all’esterno, ma dal cuore tenero? O è una piccola vendetta per il mio ignorarti e per non essere uno dei pochi che non si è innamorato di te? Sarebbe una duplice vittoria: mi fai soffrire e farmi diventare uno stupido per vendetta e, in più, riguadagni la tua posizione come un assoluto playboy Casanova?

Se è quella la ragione, allora ti risparmio il disturbo e, forse, anche una possibile umiliazione. Smettila, non provare a rendermi una di quelle persone che ti venerano; non ce la farai. Non mi innamorerò mai di te né svilupperò un qualche sentimento di attrazione nei tuoi confronti; non succederà. E quando dico qualcosa, è vera. Non prenderla come una sfida; è un semplice consiglio al quale dovresti prestare ascolto. Niente di personale, solo che non mi innamorerò mai di te né di nessun altro...” Yesung prese un profondo respiro, sentendo la gola secca dopo aver parlato per così tanto.

Quando vide il più giovane in difficoltà per rispondergli, spostò le gambe da sopra di quelle dell’altro e scivolò accanto a Kyuhyun, la testa appoggiata sulla sua spalla. Infine gli diede una gomitata perché gli prestasse di nuovo attenzione.

“Quella era solo la prima teoria, adesso ti espongo la seconda, quella che mi rende più incerto su quello che stai cercando di fare. Ho pensato che forse non sei così irrispettoso, principino egocentrico. Forse, come chiunque altro, hai un lato buono o perfino migliore. Non sono sicuro sia migliore o peggiore, comunque, è questo ciò che sei: un ragazzo dal cuore gentile, rispettoso e premuroso, e il resto è solo una facciata. Il perché lo sai solo tu, ma io credo tu lo faccia perché non eri abbastanza forte per sopportare la pressione di essere quel tipo di ragazzo, per cui hai scelto la via più semplice e hai fatto finta di essere il tipico ‘affascinante ragazzo cattivo’, per essere accettato da quel gruppo di amici, dalla società alla quale vuoi appartenere.

L’unico modo era quello di cambiare il tuo vero essere e comportarti come qualcun altro. Questo è triste, forse anche più deprimente e spiacevole, pure più patetico del fatto che vorresti incastrarmi. Ho sempre pensato che le persone dovessero essere quelle che sono, senza cambiare per gli altri e il mondo. Sai perché? Te lo dico comunque… Perché gli altri non saranno mai soddisfatti e la cosa più importante è sentirsi soddisfatti con chi si è. Se non accetti te stesso, come faranno gli altri a farlo? E dirò questo anche quando tutti saranno contro di me… Fottitene del mondo… Scusa per la parolaccia.

Quindi, la mia ultima domanda e ciò che mi incuriosisce di più… A chi stai mentendo? A me o ai tuoi amici? Comunque mi spiace per te, perché in ogni caso stai solo ingannando te stesso.”

“Scusa se sono stato troppo severo o quant’altro, ma ricorda che una volta ho detto che le persone che odio maggiormente sono gli ipocriti...” Yesung sbadigliò piano, sentendo le palpebre appesantirsi. “Lo sai qual è la cosa più triste? Be’… che io ho quasi sempre ragione.”

Kyuhyun era rimasto senza parole, scioccato e non riusciva a muoversi, sbalordito per la sua sincerità. Aveva voluto ribattergli, dirgli che si sbagliava, ma non riusciva a pronunciare nulla. Non riusciva neanche a formare delle frasi nella mente. Sentiva la testa pesante e ogni cosa pareva sfocata. Anche i suoi pensieri erano annebbiati e incomprensibili perfino a se stesso.

Ogni parola del moro continuava a colpirlo senza pietà, pungendolo come un ago nella sua coscienza. Non poteva sentire né ragionare. Riusciva solo ad osservare la parete di fronte a lui senza però vedere nulla. Vuoto e noioso, lui era così, probabilmente anche incerto. Anche se c’era silenzio, Kyuhyun non riusciva a riprendersi, era semplicemente inverosimile.

“Sai disegnare?” Yesung guardò il ragazzo che sembrava spaesato e gli picchiettò la guancia.

Kyuhyun sobbalzò per il contatto improvviso e dopo alcuni confusi secondi, abbassò il capo, guardando fisso negli occhi del moro che erano già socchiusi e lo fissavano a malapena.

“Ti ho chiesto se sai disegnare”, ripeté Yesung quasi inudibile.

“No, non so farlo. So solo come...”

“Immaginavo...”, Yesung biascicò mezzo addormentato, chiudendo gli occhi.

“Mi hai interrotto di nuovo...”, disse Kyuhyun, i lineamenti del viso che mostravano sofferenza. “Davvero non sei minimamente interessato a quello che ho da dire?”

 

Vogliamo davvero sentire verità ‘dolorose’? Vogliamo sempre scappare da loro e non sentirci mai bene o sollevati se qualcuno afferma quello che vogliamo cancellare, che speriamo e desideriamo sia solo una menzogna, anche se sappiamo già che non lo è. Gli altri hanno il diritto di spezzare così la nostra anima, con il pretesto che è solo l’amara verità? Tuttavia, vogliamo sempre dire che non importa quando dolorosa sia, la verità è sempre il meglio, non è vero?

 

 

Stanza di Kyuhyun

 

Kyuhyun non era mai stato qualcuno con una buona memoria, no. Non sapeva il motivo; forse perché non aveva mai prestato abbastanza attenzione, o solo perché il suo cervello non era così buono. Per sua sfortuna, però, poteva ricordare ogni singola parola pronunciata dal moro e a peggiorare le cose, queste continuavano a ripetersi nella testa, dalla sera prima fino al mattino presto.

Quando era uscito dalla casa del ragazzo, era veramente scioccato perché era stato così inaspettato, come se un’onda avesse colpito e avvolto tutto il suo essere, scuotendolo dalle fondamenta e lasciandolo esterrefatto. Dopo una notte insonne, Kyuhyun, in qualche modo, sapeva la ragione di quello shock, perché tutto quello che Yesung aveva detto era vero; in un modo o nell’altro, aveva fatto centro.

Le verità che lui temeva e che voleva dimenticare, sotterrandole nelle profondità degli inferi cosicché non vedessero la luce, e delle quali, per la prima volta, si vergognava… quel piccolo vicino le aveva viste. Il moro era il diavolo in persona e quello lo spaventava perché come faceva a conoscere i suoi demoni passati e leggerlo così facilmente?

Per la prima volta nella sua vita, Kyuhyun si sentiva vulnerabile ed esposto, come se fosse trasparente e l’intera sua storia di vita potesse essere letta da chiunque. Tuttavia, era Yesung il problema, il centro del suo tumulto interiore. Come poteva conoscerlo così bene? Come poteva aver scoperto i suoi oscuri segreti? Ma il peggio dell’avvertimento della notte precedente, il fatto che non poteva accettare era… Come poteva Yesung dire i suoi segreti così facilmente, indifferente e insensibile? Non si sentiva tradito o ferito all’idea che forse lo stava davvero prendendo in giro, che non era innamorato di lui, ma ci stava solo giocando?

“Non si sente minacciato nell’orgoglio? È davvero così distaccato e vuoto, tanto da non provare sentimento alcuno o, almeno, sentirsi ferito? O vale solo per me? Qualunque cosa faccia non gli importa perché sono io a farla, quindi è una cosa che non influisce nella sua vita?” Pensò Kyuhyun.

Quel pensiero continuava a giocare con il suo ego. Nel profondo, però, sentiva del malcontento misto a una tristezza sconosciuta, anche se era messa in ombra dalla violazione al suo orgoglio maschile o di principe viziato.

Yesung non l’avrebbe vinta. Kyuhyun non avrebbe permesso che quel ragazzo dal cuore freddo, emarginato, non lo degnasse di uno sguardo, anche se fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto. Avrebbe insegnato al moro qual era il suo posto e lo avrebbe fatto innamorare di sé, ad ogni costo. Kyuhyun era, ancora una volta, accecato dall’ira e dal suo enorme ego, dal fatto che lui non perdeva mai e dall’essere trattato come se fosse invisibile, perché lui era lì e trionfante, sempre.

“Non seguirò il tuo consiglio, piccolo strambo… Potrai anche essere furbo, ma non esiste chi sia riuscito a scapparmi e non ce ne sarà mai uno. Non mi conosci minimamente, ma lo farai molto presto”, disse Kyuhyun sogghignando nel suo solito modo sarcastico, cercando di avere di nuovo fiducia in se stesso, dopo che quella notte era stata attaccata.

Sentendo la testa dolergli dal tanto pensare e il suo corpo stanco per tutto l’astio di cui si era nutrito con tutto il suo ragionare e la sua voglia di vendetta, riuscì a calmarsi un po’, addormentandosi, non prima di biascicare: “Nessuno… può capirmi. Nessuno...”, prese un profondo respiro. “Nessuno potrà… cercare di… reclamarmi… soprattutto quel piccolo rintronato.”

 

Non sarebbe più facile dare un’opportunità ai nostri sentimenti nascosti? Magari riconoscendoli potremmo capire noi stessi e forse, potremmo trovare pace, senza fare passi sbagliati e seguire il giusto cammino...

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Capitolo 11
*** Stai lontano da lui! ***


Ciao ;) 
Sono finalmente tornata; perdonate l'attesa, ma sono stata particolarmente occupata questa settimana e solo ora ho trovato il momento per aggiornare la ff.
Non ho altro da dire, solo che mi aspetto delle recensioni, ma soprattutto...
BUONA LETTURA ;)


Stai lontano da lui!

 

Casa di Yesung

 

La famiglia di Yesung era tornata inaspettatamente e, allo stesso tempo, le visite di Kyuhyun si erano fermate, per cui al moro era impossibile sapere se il vicino aveva smesso di andare per le parole che gli aveva detto Yesung l’ultima volta, o perché c’era la sua famiglia. Tuttavia, il ragazzo sapeva che prima o poi, con il passare dei giorni, avrebbe scoperto dove stava la verità sul più giovane.

La porta della sua stanza venne aperta e, come capitava sempre, Yesung notò la presenza di Heechul quando il letto si mosse quando il più grande si sedette.

“Cosa vuoi?” Domandò seccato Yesung.

“Io, niente. Un tuo amico vuole parlare con te… È fuori in corridoio.”

“Sei serio? Come puoi lasciare entrare un estraneo in casa? E come fai a sapere che è mio amico?”

“L’ha detto lui.”

“Oh davvero? E cosa ne dici del fatto che io non ho amici… non più.”

“Comunque, dovrei lasciarlo entrare?”

“Sì.” Yesung sapeva chi era ed era seriamente curioso su cosa avrebbe detto il castano e perché non era venuto in quei giorni.

Purtroppo, diversamente dal previsto, Yesung aveva sbagliato: dalla porta entrò il piccolo castano, sorridendogli adorabilmente.

“Ciao”, gli disse Yesung, senza nascondere la sorpresa e la curiosità.

“Ehi, posso sedermi?”

Yesung annuì e Ryeowook prese posto al suo fianco, con gli occhi del moro che non lasciavano il suo viso, aspettando una spiegazione circa la sua inaspettata visita.

“Sono venuto a portarti qualcosa”, e dalla sua borsa a tracolla tirò fuori una scatola piena di matite.

“Matite?” Domandò sorpreso e dubbioso Yesung.

“Sip, li ho presi ieri. Mentre guardavo i tuoi disegni...” Il più giovane ridacchiò quando Yesung inarcò un sopracciglio. “No no, non guardarmi così. Non era mia intenzione ficcare il naso in giro. Li ho trovati il giorno in cui stavo cercando una matita e un foglio… Stavo dicendo, non usi il giusto tipo di matita in alcuni dei tuoi disegni, per cui te ne ho portate un bel po’.”

“Grazie. Non ne ho mai trovate, per questo ho deciso di continuare con quello che avevo già.” Yesung era sorpreso e lusingato. Nessuno gli aveva mai prestato così tanta attenzione a lui o alla sua arte e per la prima volta, si sentì apprezzato.

“Quindi… ti sono piaciuti i miei disegni?” Yesung sussurrò senza volerlo, come un bambino che mostra il primo disegno ai suoi genitori, timoroso per le loro risposte, sollevando la testa solo per vedere la sua reazione, ma tutto ciò che fece l’altro fu di assumere una postura pensante. Yesung provò irritazione e un senso di anticipazione.

“Eddai! Non ti sto dicendo di analizzare un’opera di Picasso, ma solo di esprimere la tua onesta opinione sui miei disegni… Se sono belli o brutti, almeno, però se vuoi dire altro, puoi”, disse Yesung, le ultime parole in un tono più basso, sentendo la sua rabbia sparire.

“Mi fai venire voglia di ridere”, e quando il moro si accigliò, il castano rise forte. “Sei davvero carino e divertente… E tutto quello che posso dire sui tuoi disegni è che sono molto belli e realistici. Riesco a provare tutto ciò che esprimono, ma c’è qualcosa su cui sono dubbioso: i dettagli. Ne impieghi tanti… e comunque il tuo stile rimane unico.”

“In poche parole, ti piacciono… Grazie”, disse Yesung compiaciuto e innocentemente, le guance rosse perché essere complimentato era imbarazzante e di più se lo riconosceva lui stesso.

“Sì. Ora voglio chiederti qualcosa e mi piacerebbe se accettassi.”

“Okay, dimmi.”

.........…

 

“… Allora?” Domandò Ryeowook dopo una lunga spiegazione di quello che voleva da lui, che continuò a scuotere la testa.

“No, non posso. Scusa, ma no. Non è una cosa da me, mi spiace veramente tanto”, disse Yesung.

“Pensaci e basta.”

“No, non lo farò perché significa darti false speranze e non voglio farlo, dato che non cambierò idea. Un no è un no e ho le mie ragioni.”

“Per favore, dimmi di sì. Ho bisogno di te lì, davvero… Non te lo starei chiedendo se non ne avessi veramente bisogno.”

Yesung odiava quando le persone chiedevano il suo aiuto perché era debole di cuore e acconsentiva subito. Non importava quanto il moro si rifiutasse, alla fine faceva quello che gli veniva chiesto, solo per aiutare gli altri.

“Ci penserò”, disse infine Yesung sospirando.

“È quello che voglio”, ribatté Ryeowook e lo abbracciò.

Yesung si mosse a disagio, non abituato a questo tipo di contatti. Il castano lo lasciò andare dopo aver notato l’imbarazzo del moro.

“Aspetta, aspetta”, disse d’impulso Yesung. “Disegni anche tu?!” Spalancò gli occhi quando l’altro annuì incerto su cosa stesse succedendo.

“Tu mi hai lasciato...”, allungò la mano sotto il cuscino per prendere il foglio di carta che aveva nascosto l’ultima volta. “… Questo”, e gli mostrò il disegno.

“Sì, era un regalo per te… O meglio, un disegno per un disegno...”

“Intendi che hai fatto questo visto che te ne ho dato uno a casa del moccioso”, lo interruppe lui.

“Proprio non riesci ad aspettare che uno finisca la frase… E poi è Kyuhyun il ragazzino.” Ryeowook fece finta di essersi offeso, ma il maggiore lo guardò indifferente, per cui sospirò guardando il moro.

“Perché mi hai ritratto triste?” Disse all’improvviso Yesung. “Anzi, devi promettermi di non disegnarmi mai più.”

“Allora non essere triste. Sorridi, così posso fare un tuo ritratto felice.”

“Non voglio essere ritratto”, mormorò Yesung a bassa voce. “Però mi piace”, aggiunse. “È bello… e sincero”, l’ultima parte era solo un pensiero che non avrebbe mai ammesso.

“Vuoi vedere gli altri miei disegni?” Propose Ryeowook per spezzare l’imbarazzante atmosfera che minacciava di avvolgerli.

“Posso?”

Il castano annuì e così Yesung passò l’intero pomeriggio a sfogliare e a commentare i suoi disegni, insegnando all’altro nuovi modi di insultare che non aveva mai sentito, ma essendo un artista, riuscì ad accettare le critiche, anche se Yesung era ad un livello… peggiore. Nessuno aveva mai chiamato i suoi disegni un “arcobaleno vomitato”, però non poteva arrabbiarsi col moro, visto che sapeva che il maggiore non era un fan dei colori.

Nel tempo passato con lo strano artista, Ryeowook aveva come l’impressione di avere dimenticato qualcosa, ma non riusciva a ricordare cosa avrebbe dovuto fare quel giorno.

 

A casa di Kyuhyun


 

“Forse se n’è dimenticato?” Disse Eunhyuk sperando di calmare il suo impetuoso amico mentre chiacchierava con il suo adorabile amico Donghae, per cui senza prestare veramente attenzione alle lamentele di Kyuhyun.

“Si è dimenticato. Come può Ryeowook dimenticarsi di portarmi i nuovi spartiti che gli ho chiesto? Come può qualcuno dimenticarsi che ha un appuntamento con me? E inoltre, Ryeowook non dimentica le cose, non è da lui”, ammise Kyuhyun agitato ed arrabbiato.

“Hai ragione.” Eunhyuk sperava che concordare con lui avrebbe aiutato a non essere il capro espiatorio dell’intera ira dell’amico.

“Certo che ho ragione”, disse Kyuhyun come se quella fosse la dichiarazione dell’anno. Il biondo sospirò sollevato.

“Per cui...”

“Che cavolo ci fa a casa dello strambo?!” Esclamò aspramente Kyuhyun, senza preoccuparsi di avere interrotto il suo amico.

Eunhyuk corse al suo fianco e vide il loro amico uscire dalla casa del ragazzo per il quale Kyuhyun aveva sviluppato dell’interesse. Non era sicuro se il castano stesse giocando con l’altro o se ci fosse qualcos’altro, a giudicare dal modo in cui la sua mano si era stretta sulla ringhiera del balcone.

 

…….

 

Dopo qualche minuto Kyuhyun, ancora fumante dalla rabbia e con un nuovo sentimento che non sapeva esistesse e non sapeva come chiamare, si girò e guardò l’oggetto della sua gelosia.

“Cosa ci facevi là dentro?” Quasi urlò Kyuhyun mentre guardava torvo il suo migliore amico, entrato senza essere notato dal biondo.

“Dovevo chiedergli una cosa e parlando, ho perso la cognizione del tempo e sono passati i minuti. Comunque qui ci sono i tuoi nuovi spartiti”, e posò sul tavolo tre diverse chiavette USB.

“Chiedergli cosa?” Domandò il maknae a denti stretti, senza curarsi delle pen drive.

“L’ho invitato al nostro picnic.”

“Perché?”

“Perché ho bisogno di lui là”, disse calmo Ryeowook.

“Hai bisogno di lui là?!” Urlò il più alto, senza cercare di controllarsi o di nascondere l’irritazione che provava verso l’amico.

“Sì. Lo sai che anche mio fratello sarà là e se non mi vede con un’altra persona, cioè con qualcuno che non appartenga al nostro gruppo, farà la spia con i miei genitori e loro non mi perdoneranno mai, per cui ho chiesto il suo aiuto.”

“No, trova qualcun altro”, affermò deciso Kyuhyun.

“Perché così sulla difensiva Kyuhyun? O dovrei dire, perché così geloso?” Lo canzonò Ryeowook con la sua voce alta.

“Tsk… Non ti voglio vicino a lui e basta; interferiresti nei miei piani.”

“Se lo dici tu”, disse l’altro e fece per andarsene, ma sentì la minaccia del suo amico.

“Sono serio: stagli lontano. Mi conosci.”

“Sì, ti conosco”, pensò Ryeowook sogghignando. “Ed è raro che tu dica queste cose, ma tu non l’hai ancora capito e non vedo l’ora tu lo faccia.”

 

Perché non sappiamo quasi niente quando si tratta dei nostri sentimenti? Anche se ci trasformiamo in mostri quando ci sentiamo minacciati, scegliamo di non sapere cosa succede realmente perché forse è inaccettabile, perciò siamo spaventati che sia vero...

 

 

Stanza di Yesung

 

“Eddai! Vai e divertiti. Vai, vai, vai, vai! Ti divertirai, ne sono sicuro. Continui a parlare su un campeggio di notte e cose così, che hanno a che fare con la natura, per cui, perché no?” I suoi fratelli continuavano a infastidirlo dicendogli di andare da quando Heechul era venuto a sapere dell’invito. Inoltre, le suppliche irritanti di Sungmin si erano alleate con Heechul.

“Quello era prima, ora non voglio più. Sentite, ho già deciso, perciò smettetela o vi farò parlare tra di voi.”

“Sei spaventato Rabid dog”, un’ombra calò sul viso del maggiore e si accigliò guardando Yesung. “Come sempre… Sei sempre stato spaventato di uscire, di conoscere gente nuova e di divertirti con esseri umani oltre che con le tue matite e fogli, ora ancor di più.”

“Heechul ha ragione”, aggiunse Sungmin prima di uscire correndo dalla stanza; non voleva trovarsi nella stanza dei fratelli AB quando litigavano.

“Sungmin, taci e Heenim, hai ragione. È vero e se lo sai, allora perché continui ad insistere, uh? Sai che adesso è più difficile, anzi, è impossibile.”

“No, non lo è. L’hai scelto tu di essere così, perché ti comporti come un piccolo bambino spaventato, che ha deciso di nascondersi invece che di lottare… Se tu consentissi agli altri di aiutarti, potresti uscire e divertirti… Non c’è niente di difficile in quello.”

“Ne ho abbastanza”, urlò Yesung. “Non sono affari vostri come sono io.”

Il capo abbassato fece capire al maggiore che quella era la fine della conversazione, ma quando era sul punto di uscire dalla stanza, il moro mormorò con la voce tremante: “Sono solo qui e lo sarò sempre. Chi si prenderà cura di me? Non sono abituato ad affrontare il mondo senza nessuno lì per me… È troppo presto e non ho nessuno.”

La solita espressione da stronzo di Heechul sparì, i suoi lineamenti si addolcirono e si sedette vicino al fratello. In quanto lo sentì vicino, Yesung sollevò il capo, guardando abbattuto suo fratello.

“Verrei con te, ma devo nascondere la tua assenza… Forse possiamo dirlo al tuo ‘bel nuovo amico’ e lui si prenderà cura di te”, suggerì Heechul.

“No, quello è fuori discussione… Non posso...” Le parole gli morirono sulle labbra quando un’ombra calò su entrambi i fratelli e tutti e due dovettero sollevare lo sguardo per vedere chi stesse bloccando la luce.

Davanti a loro, a pugni stretti, c’era il vicino.

“Se vieni, ci sarò io per te… Mi prenderò io cura di te e non ti lascerò solo”, disse deciso Kyuhyun.

“Lo farai?” Domandò Yesung. “Mi chiederai la ragione per cui sono così vulnerabile?”

“No, non lo farò. Non voglio saperlo, sarò solo una seconda ombra per te, sempre che tu mi prometta di venire con me.”

“Lo farà. Verrà con voi. Aha! Ora è tutto perfetto… Non vediamo l’ora arrivi il giorno”, disse entusiasta Heechul, spostandosi i capelli come se avesse risolto il problema.

“Sei troppo rumoroso, calmo”, sibilò minaccioso Kyuhyun al maggiore senza mai smettere di guardare il viso del moro, aspettando una risposta.

Il castano non si diresse al balcone fino a quando Yesung non annuì, ancora insicuro. Il più giovane, dal balcone, urlò: “Domani alle nove!”

“O mamma mia, ha detto domani alle nove”, strillò Heechul al fratello mentre quest’ultimo lo guardava camminare in cerchio. “Cosa indosserai?” Aggiunse Heechul, aprendo il guardaroba.

Yesung poté solo sospirare allo stupido problema del fratello mentre pensava: “Vestiti, cos’altro?!”

 

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Capitolo 12
*** Sentimenti ignorati ***



Ciao. Mi spiace tanto per il ritardo (anche se non credo qualcuno se ne sia reso conto... c'est la vie!), ma non è un bel periodo. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. Come al solito, se volete commentare, fate pure... Ora vedrò di ricominciare a tradurre gli altri capitoli e pubblicarli, almeno una volta a settimana...



Sentimenti ignorati

 

Camera di Yesung

 

Yesung non poteva credere a quello che stava facendo. Continuava a fissare se stesso senza crederci, ma cos’altro poteva farci? Nessuno sopravviveva ai ricatti di Heechul.

Il giorno prima, dopo che il vicino se ne era andato, Yesung aveva cominciato a domandarsi se andare in gita fuori città con gente sconosciuta fosse una buona idea ed era arrivato alla conclusione che no, era pessima. Semplicemente non era pronto, per cui aveva deciso di non presentarsi il giorno dopo.

Per sua sfortuna, Heechul aveva capito cosa passava per la sua mente e quindi, essendo il fratello fastidioso che era, lo aveva posto davanti a due opzioni: andare e cercare di divertirsi con il brusco, ma attraente, vicino; altrimenti, siccome era un fratello premuroso, avrebbe rivelato la verità e il suo passato al suo nuovo e bell’amico. In pratica, non aveva possibilità di scelta, visto che se c’era una cosa nella quale Heechul era bravo, era ricattare ed ottenere ciò che voleva; infatti, non aveva mai ricevuto un ‘no’ come risposta. Era davvero una persona spaventosa, ma in quel momento Yesung lo odiava, anche se sapeva che suo fratello, nel profondo, stava facendo tutto ciò solo per lui, perciò si sarebbe integrato ancora una volta agli altri.

Yesung indossò i vestiti scelti dal maggiore, che non prevedevano una giacca a fiori, come se madre natura ci avesse vomitato addosso, e nemmeno la maglietta rosa di Sungmin; la mise comprendeva jeans neri e strappati, una maglia nera con sopra un teschio e delle converse. Semplice ma bello.

Il moro era scappato rapidamente dalla porta d’ingresso mentre Heechul e la sua scena 'drammatica’ tenevano impegnata la madre in cucina. Corse alla macchina parcheggiata fuori dal cancello.
 

Auto di Kyuhyun

 

“Sembri normale.” Fu la prima cosa che accolse Yesung appena si accomodò sul sedile posteriore. Il moro fulminò con lo sguardo il vicino che lo stava guardando dallo specchietto retrovisore. “Voglio dire, più normale del solito. Non puoi disfarti del tuo testone.”

Yesung si imbronciò accigliandosi leggermente. Il castano annuì. “Però, sei carino.”

A quella affermazione inaspettata Yesung sbatté le palpebre un paio di volte, poi si appoggiò al finestrino, osservando la vista esterna, ma soprattutto ignorando l’imbarazzo che era sorto a causa di quelle parole ‘mai pensate per essere dette’.

 


 

“Penso abbia scambiato la tua auto per un letto o qualcosa del genere. Ogni volta che si siede sul sedile posteriore, si addormenta. Sta dormendo, vero?” Domandò Eunhyuk infine dopo il continuo ripetere “Siamo arrivati? Perché il mio Pesciolino non può stare a lungo senza di me...”

“Suppongo...” Kyuhyun ignorò le lamentele dell’amico per non essere con ‘Hae’. “Altrimenti perché non mi starebbe rispondendo o, almeno, replicare visto che gli piace farlo? Commenti irriverenti ed insulti sono ciò che preferisce pronunciare quando mi vede.”

“Ehi, hai davvero trovato la tua anima gemella”, il biondo scherzò per metà, ridendo forte.

“Tsk, come se potessi innamorarmi di quello strano piccoletto con la testa tra le nuvole. Non si avvicina nemmeno ai miei requisiti.” Kyuhyun guardò inconsapevolmente dallo specchietto retrovisore il moro che dormiva beatamente, o almeno sembrava così a lui.

Anche se l’idea dell’amico che il moro potesse essere la sua anima gemella gli sembrava stupida, in fondo era seccato perché non gli sembrava così impossibile o disgustoso pensarlo per sempre al suo lato, come la sua dolce metà.

“Un attimo… Cosa ho appena pensato?!” Sussurrò stranito e spaventato per i suoi stessi pensieri, scuotendo la testa per cercare di tornare al suo solito essere.

“Conosco il modo per svegliarlo”, disse con un sorriso diabolico sulle labbra. Schiacciò il pedale del freno, facendo sì che il corpo del moro si spostasse violentemente in avanti e poi tornasse ad sbattere contro il sedile.

Yesung sobbalzò, con gli occhi che saettarono subito verso quelli del più giovane che si era girato con il viso compiaciuto.

“Per caso sai guidare? Probabilmente no… Hai corrotto l’istruttore di guida? Sicuro come l’oro, perché nessuno sano di mente ti darebbe la patente. Sei un pericolo per la società.”

“Le mie abilità sono straordinarie, ma tu non puoi saperlo, visto che ti sei addormentato. Posso accompagnarti, così vedi come sono bravo e ti prometto che non chiuderai gli occhi nemmeno una volta.”

“Preferirei farmi investire da una macchina e poi da un camion e, proprio per essere sicuri, perfino cadere da un ponte.”

“Sì, certo… Se tu non fossi una tartaruga dormiente, avresti visto che siamo arrivati, quindi… FUORI dalla mia auto”, disse Kyuhyun sorridendo prima di aprire la portiera ed uscire, seguito da Yesung.

La prima cosa che Yesung notò erano le altre due macchine parcheggiate vicino a quella del giovane. Si sentiva in soggezione per la quantità di persone che ci sarebbero potute essere. Non sapeva cosa fare, come comportarsi attorno a degli estranei.

Il moro si perse nei suoi pensieri al punto da non rendersi conto della mano che veniva scossa davanti ai suoi occhi, però sentì su di sé un paio di intimidatori occhi di falco. Girò la testa e vide Kyuhyun alla sua sinistra che lo guardava torvo. Yesung, alzando gli occhi al cielo esasperato, voltò il capo per trovarsi faccia a faccia con Ryeowook, che aveva il broncio.

“C’è qualche problema?” Domandò il moro, confuso dal viso abbattuto del ragazzo.

“Mi stai ignorando? Ti sto parlando e cercando di attirare la tua attenzione da un bel po’.” Fece finta di essersi offeso. Quello soddisfò Kyuhyun, almeno fino a quando non sentì la risposta del moro.

“Ignorarti?! No, come puoi anche solo dirlo, quando sono venuto solo per te?! Se non fosse per te, non sarei nemmeno qui. Ero solo perso nei miei pensieri”, disse Yesung all’altro, che gli fece cenno di raggiungerlo.

Yesung si girò d’istinto a cercare il più giovane, ma il castano veniva strangolato da un enorme, ma altrettanto alto, e muscoloso ragazzo con un corpo fantastico e un viso bellissimo, proprio come una stella del cinema. Sentendosi un poco deluso, il moro seguì il suo amico per il sentiero tra i cespugli, aperto da altra gente perché potessero raggiungere la Emerald Bay, una meraviglia della natura, dove il mare accarezzava con le sue onde il bagnasciuga.

Sopra la piccola collinetta, circondata da montagne, Yesung si incontrò con una vera vista da campeggio. C’erano due grandi tende bianche aperte e davanti ad esse, proprio a metà, si trovava la griglia e vicino a questa, un tavolo sul quale c’era ogni tipo di carne e ogni genere di cibo.

“Non si presume questo sia un campeggio? Perché è tutto preparato? Vi siete portati il cibo da cuocere e il barbecue, invece di usare il fuoco e la carne cruda… Dove sono gli altri?” Domandò deluso Yesung.

“Accenderemo il fuoco quando farà più scuro… Gli altri sono sul bagnasciuga”, rispose Ryeowook ridacchiando.

“Scattando selfie?” Yesung non poteva sembrare più sarcastico di così. Odiava quando la gente andava in mezzo alla natura e tutto quello che faceva era scattare foto di se stessa e condividerla, quando dovrebbe approfittare della bellezza del creato. Non riusciva a credere che anche lui una volta era patito delle foto, ma era tutto cambiato.

“Ahahah”, rise forte Ryeowook. “Be’, forse uno o due di loro. Ho lasciato i ragazzi che facevano la lotta sulla sabbia, divertendosi… Perché non li raggiungiamo?”

“Uhm, no grazie. Non mi piace il mare o la sabbia, o qualunque cosa che abbia a che fare con la spiaggia.”

“Oh be’, allora occupiamoci del cibo. Ti va?” Il ragazzo gli sorrise, riscaldando il cuore a Yesung.

“Se vuoi.” Eppure Yesung si sentiva in colpa, come se stesse impedendo al minore di andare dai suoi amici e divertirsi pure lui.

Non si supponeva che il vicino sarebbe dovuto stare con lui? E invece era scappato con quell’uomo modello. “Dov’è il ragazzino?” Domandò distrattamente il moro.

“Dovrebbe essere in spiaggia… Cosa, preferisci lui a me?”

Yesung fece una smorfia, per cui Ryeowook disse: “Era uno scherzo. Credo verranno appena sentiranno il profumo della carne.”

Il moro annuì e cominciò ad aiutare il cuoco – Ryeowook era un artista anche in cucina – a preparare il cibo, mentre il più basso cucinava la carne. Continuava a parlare ininterrottamente e Yesung, impegnato nel suo compito, non ascoltava il suo brontolare.

Mentre girava la carne sopra la griglia, Ryeowook sentì un colpetto alla sua spalla sinistra, si girò e vide il moro che lo aspettava per parlare.

“Ho sistemato il cibo, diviso a seconda del tipo, e ho anche suddiviso le bibite in alcolici, analcolici e bibite energetiche.” Ryeowook non ne vedeva il bisogno, però era abituato alla stranezza di Yesung. “Comunque”, disse il moro. “Non ti aiuterò a cuocere la carne perché sono un disastro a cucinare. Logicamente, sono il peggiore quando si tratta di grigliare la carne, per cui posso andare a sedermi sotto quella tenda?” Continuò il moro, indicando la tenda a destra.

“D’accordo, ma non ti annoierai a stare là da solo?”

“No, non lo farò. Disegnerò. Tu ha intenzione di allontanarti?” Yesung non voleva essere lasciato da solo.

“Oh, mi disegni di nuovo?” Domandò Ryeowook, facendogli l’occhiolino.

“Se vuoi”, disse indifferente il moro prima di girare sui tacchi e andare sotto la tenda. Tirò fuori il suo quaderno e cominciò a disegnare il magnifico panorama, sistemando qualche dettaglio di tutto ciò che guardava.
 


 

Più il tempo passava, più il suo polso si stancava e si indolenziva, per cui Yesung decise di mettere via il quaderno, si stiracchiò e solo in quel momento si rese conto che pure il castano se ne era andato, lasciandolo da solo. Il panico crebbe nel petto mentre continuava a girare il capo per guardarsi attorno, gli occhi spalancati per la preoccupazione, cercando segni di uno degli altri ragazzi, ma tutto ciò che poteva vedere erano i profili delle montagne più ripide, facendolo sentire intrappolato e solo.

“Il ragazzino aveva detto che sarebbe rimasto al mio fianco… Che bugiardo”, sbuffò Yesung, sdraiandosi per terra, al riparo sotto la tenda. Chiuse gli occhi, sperando che in quel modo si sarebbe dimenticato dove fosse e volendo che il tempo passasse veloce come il suono delle onde per trovarsi magicamente in camera sua, a casa sano e salvo.

Passarono i minuti e il moro aprì gli occhi più annoiato che spaventato e di certo non si aspettava di trovarsi faccia a faccia con un viso sconosciuto. Sorpreso, sobbalzò, colpendo la fronte con quella del ragazzo grosso.

Massaggiandosi il punto dolente, Yesung si sedette all’Indiana, guardando il ragazzo davanti a lui. Riusciva a pensare solo al perché tutti sembravano più grossi di lui.

“Quindi, sei il ragazzo del mio fratellino, uh?” Constatò l’uomo sedendosi di fronte a lui, nella stessa posizione del moro.

Anche se era difficile da capire quello che il ragazzo aveva detto, visto che aveva parlato in modo confuso, Yesung riuscì a comprendere la domanda e stava cercando una risposta diplomatica che potesse andar bene sia per lui che per Ryeowook. Inoltre, doveva anche convincere l’enorme fratello che non stava mentendo, anche se era difficile.

“Tuo fratello?” Chiese Yesung, facendo finta di non sapere di cosa stesse parlando l’altro, temporeggiando. In più, sperava che la persona menzionata arrivasse e dicesse qualcosa per tirarlo fuori da quel ‘test del finto fidanzato’.

“Sì, quello che è là.” L’uomo indicò il castano che, fortunatamente per il moro, li aveva visti e, più in fretta che poteva, prese degli spiedini e corse verso di loro.

“Ehi! Vi ho portato qualcosa da mangiare, con tanta carne e solo carne per il mio fratello Kangin ficcanaso… e puoi evitare di spaventarlo, per favore? E uno spiedino con tanti vegetali per te.”

Un piccolo sorriso si fece strada sul viso di Yesung, quasi simile a quello di Ryeowook. “Ti conosco così bene, non è vero?”

“A quanto pare”, disse Yesung annuendo mentre masticava, affamato, la carne.

“Stai forse cercando di vantarti di essere un bravo fidanzato?” Domandò suo fratello con la bocca piena di cibo.

“No, non stiamo insieme… Siamo solo amici, almeno per adesso...”, l’ultima parte la aggiunse timido, ma il moro, i cui occhi continuavano ad alternarsi tra i due fratelli, captò la frase e capì che avrebbe dovuto fare la sua parte per aiutare l’altro.

“Sì, siamo buoni amici e chissà in cosa potrebbe trasformarsi la nostra amicizia… Può succedere di tutto.”

“Se però tu non lo spaventi”, disse il castano a Kangin, il quale si accigliò scherzosamente.

“Già, ha ragione”, mormorò Yesung, anche lui scherzando, con un tono abbastanza alto per farsi sentire da loro… e da un ospite indesiderato.
 


 

Kyuhyun era rimasto fermo di fianco alla tenda, senza essere visto dagli altri, ascoltando tutto ciò che veniva detto, sibilando furioso ad ogni parola che usciva dalle labbra di Yesung e provando un nuovo sentimento mai conosciuto, un misto di amarezza, irritazione, rabbia e possessività. Non poteva credere alle parole del moro e così come la rabbia si era impossessato di lui, i suoi pensieri facevano considerazioni incoerenti.

Kyuhyun si avvicinò all’altra tenda, dove lo aspettavano il modello, Eunhyuk e Donghae, continuando a ripetersi nella mente le parole del moro, con un sorrisetto debole causato dalle deliranti parole – lui le riteneva tali – perché Yesung e Ryeowook non si sarebbero mai messi insieme.

“Non fino a quando sarò in giro.” Le sue parole erano velate da malizia. “Non lo permetterò.”

I due fratelli l’avevano lasciato da solo e Yesung stava guardando le loro figure allontanarsi, sperando tutto andasse bene e che il suo amico fosse lasciato stare da suo fratello e dai suoi genitori, per vivere la vita che voleva lui.

Senza volerlo, i suoi occhi si spostarono sulla tenda davanti a lui, dove si vedevano lattine di birra volare dappertutto. Vide Kyuhyun sdraiato sul grembo del modello, mangiando carne o baciandosi, il suo amico biondo nella stessa posizione con Donghae.

“Come possono farcela, baciarsi mentre si mangia?” Pensò disgustato Yesung, voltandogli le spalle, cercando di dimenticare quello che non poteva non guardare, senza pensarci due volte, con un sentimento d’irritazione che cresceva dentro di lui. Non poté fare altro che sbuffare seccato con la mancanza di attenzione da parte del vicino.

Kyuhyun, da parte sua, era pienamente concentrato nel moro; era infido come sempre e continuava ad osservare l’altro nel modo più furtivo possibile. Mentre rigirava tra le mani la lattina di birra, realizzò una cosa e, svogliatamente, si alzò e prese un’altra lattina.

Un colpetto sulla spalla distolse l’attenzione di Yesung dal guardare la montagna davanti a lui; era riuscito a distinguere tre tipi di alberi e alcuni sentieri che sembravano dei serpenti dal suo posto. Yesung si girò e vide il suo amico passargli della carne grigliata, che accettò volentieri.

“Non stare tutto solo. Perché non vieni con me a conoscere gli altri?” Yesung lo guardò insicuro e quando il castano notò l’esitazione negli occhi del più grande, sorrise rassicurante. “Sono brava gente e non mordono… Potranno essere un po’ chiassosi e pazzi, ma sono comunque gente divertente.”

“Non mi spiace siano chiassosi e pazzi...”, disse Yesung. Il tono non sembrava né triste né accettante, ma il castano capì che il moro non era comunque convinto.

“Vieni con me”, disse Ryeowook e gli porse la mano, ma Yesung poté vedere solo una lattina di birra davanti al suo viso.

Vicino al piccolo castano, c’era Kyuhyun, che aveva spinto lontano l’amico.

“Sì?” Domandò Yesung, osservando il più giovane, più seccato che incuriosito. Era irritato con lui per la mancata attenzione che gli aveva promesso; si era dimenticato di lui, almeno fino a quel momento.

“Tieni, prendi”, disse il ragazzo, guardandolo con riluttanza, come se qualcuno lo avesse obbligato a passargli la bibita.

“Cos’è?” Domandò Yesung, guardando incuriosito il vicino.

“Sei noioso e ritardato, o ti sei solo nascosto in casa tua per tanto tempo che hai perso ogni legame col mondo moderno? Comunque… per tua informazione, è birra.”

“Per tua informazione, la birra non è un’invenzione del mondo moderno, asino”, disse aspramente Yesung. Non capiva come osasse quel ragazzino ricordargli le sue ferite così facilmente, davanti a tutti, estranei al moro.

“Prendila e basta. Lascia le lezioni per qualcuno a cui interessino. Sii carino per una volta e ringraziami di averti portato qualcosa, dato che non hai bevuto nulla e sono sicuro tu sia assetato.”

“Grazie, ma no, non la voglio.” Yesung ignorò l’attenzione che gli aveva riservato il ragazzo.

“Perché no?” Domandò sorpreso Kyuhyun.

“Non bevo birra.”

“Chi è che non beve birra? Non fare finta di essere uno stronzo ‘innocente’. Prendila ora”, e con quelle parole pronunciate in modo autoritario, spinse la lattina contro Yesung. Il moro si scostò e guardò torvo il ragazzo.

“Be’, io non la bevo. Questo potrà scioccare il tuo piccolo e ignorante mondo da viziato, ma non tutti sono degli sbevazzoni come te. Ad alcune persone, tra cui me, non piace avvelenare il proprio corpo con dell’alcool. Comunque, se hai compreso le mie parole e non devo ripeterle, vai via; il tuo alito è più che abbastanza per ubriacare qualcuno e in più, è insopportabile.” Il moro era più freddo del solito, ma il giovane meritava quel trattamento. Tuttavia, Yesung non poteva fare altro che sentirsi male per lui, nel profondo del suo cuore. Non capiva come mai quel ragazzo bevesse così tanto, se sapeva che non era salutare; era preoccupato per il vicino.

Kyuhyun cominciò a guardare torvo Yesung, con gli occhi rossi dalla rabbia. Il fatto che Yesung lo stesse trattando come un ignorante davanti al suo gruppo di amici lo faceva ribollire di rabbia, e di più quando Yesung lo guardò con freddezza. Non capiva come mai quel nanerottolo potesse parlargli così e mantenere una postura rilassata. Il moro stava cercando problemi e Kyuhyun gli avrebbe insegnato un paio di cosette.

Mentre Kyuhyun ribolliva di rabbia e contemplava mille modi per punire il moro, un’altra scena si presentò davanti ai suoi occhi spalancati; Ryeowook aveva passato una bottiglietta di bibita energetica a Yesung e questi, con un sorriso angelico, aveva accettato. A Kyuhyun sembrò che il moro lo stesse facendo per farsi notare, mettendolo in cattiva luce. Il castano si sentiva come un vulcano pronto ad eruttare, le sue emozioni pericolosa e fiera lava.

“Quella tartaruga ha davvero appena fatto quello? Di fronte alla furia della tigre? Vuole per caso morire?!” Pensò Kyuhyun.

“Tu, piccolo nano! Hai accettato la bibita da lui, ma non da me? È una tattica per pavoneggiarti e farti notare da me, visto che non puoi vivere senza la mia presenza nella tua miserabile vita? O ti piace solo giocare con i miei nervi?” Le ultime parole le sibilò rabbioso proprio di fronte al viso del moro, che reagì prontamente, scostandosi e alzandosi.

“Ti ho spaventato o...”, un ghigno si fece strada sui suoi lineamenti. “Ti ho intimidito?”

“Tsk. Ho acquisito immunità con la tua presenza; qualunque cosa tu faccia, mi sfiora.” Yesung assunse la sua solita faccia indifferente, per mostrare al castano quanto poco gli importasse lui.

“Non ti aggrada la mia presenza?” Quella era una domanda trabocchetto, ma Yesung non ci pensò molto prima di rispondere e sbuffò irritato un “No, non mi piace.”

“Come sei contraddittorio… Mentre in camera tua supplicavi per la mia presenza, vista la tua paura di stare da solo, ora tutto ciò che fai è stare appiccicato a Wookie...” Kyuhyun indicò l’amico che, come il resto dei ragazzi, era fermo, non sapendo come reagire. “E ignori il mio interesse per te.” Assunse un’espressione da cucciolo, fingendo sofferenza per essere rifiutato.

Yesung arrossì sia per l’imbarazzo che per la rabbia. Come osava il vicino lanciargli contro quelle parole taglienti quanto un coltello, soprattutto davanti agli altri ragazzi? Yesung si sentì tradito. Senza dire una parola, il moro passò accanto a Kyuhyun, cercando di allontanarsi, ma il più giovane reagì velocemente e gli strinse il braccio.

Mentre Yesung tirava il braccio con tutta la forza che aveva, inciampò e cadde. Qualcosa di rovente sfiorò il suo viso ed ebbe il timore di venire bruciato vivo dal fuoco, ma non successe niente di ciò.

Yesung aprì gli occhi lentamente sentendo il suo corpo venire sollevato, una mano attorno alla sua vita. Si girò per ringraziare il suo salvatore che, fra l’altro, era il fratello maggiore di Ryeowook, Kangin. Questi domandò a Yesung se stava bene e dopo un piccolo cenno, lo rimproverò per essere così distratto. Ryeowook gli corse incontro, riempiendolo di domande, preoccupato.

L’intera attenzione di Yesung era su un’altra persona, la cui visione gli procurava dolore al petto; il giovane pareva aver perso l’equilibrio dai movimenti improvvisi del moro ed era caduto a terra. Gli occhi disperati e timorosi di Kyuhyun, il viso terrorizzato erano la ragione della distrazione del moro. Per la prima volta, Kyuhyun sembrava vulnerabile e tuttavia, durò tutto qualche secondo, visto che il giovane si era reso conto degli occhi di Yesung su di sé, portandolo a sostituire l’espressione preoccupata in una disinteressata.

Yesung scosse la testa e si avvicinò al vicino, gli porse la mano per aiutarlo, ma Kyuhyun gliela schiaffeggiò lontano guardandolo torvo e accettò volentieri quella di Siwon, che era arrivato al suo fianco correndo. Yesung lo fissò inespressivo, sentendosi ancora una volta tradito e ferito. Il moro mantenne la sua faccia imperturbabile, ma dentro di sé, aveva un miscuglio di sentimenti ben conosciuti a cui però non voleva dare importanza – come Kyuhyun con i suoi nuovi sentimenti scoperti di gelosia -, ma che gli ribollivano nel petto: rabbia, furia, tristezza e perfino preoccupazione.

Ryeowook richiamò la sua attenzione scuotendo la mano davanti al suo viso, svegliandolo dalla trance emozionale nella quale era caduto. Il castano gli sorrise e gli fece cenno di sedersi vicino al fuoco dove Yesung era quasi caduto, quello che la coppia EunHae aveva acceso mentre giocavano tra di loro.

La stessa cosa la fece Siwon, che spinse Kyuhyun vicino al falò, dove tutti si erano riuniti, seduti in cerchio come in una tipica scena da campeggio. Il gruppo di amici voleva divertirsi, la scena appena vissuta già dimenticata da tutti… tranne dal duo KyuSung. Entrambi continuavano a fissarsi contrariati e anche feriti.

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Capitolo 13
*** Attorno al fuoco ***


Eccomi qui! Mi scuso immensamente per il ritardo... Ultimamente non ho voglia di fare nulla e anche prendere in mano il pc mi costa tanta fatica.
Comunque sono tornata... per ora. Spero di riuscire a tradurre gli altri capitoli prima che mi passi la voglia; lavoro difficile, visto che non sono pochi.
Spero anche che la storia vi stia piacendo e che vi piaccia anche questo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Bando alle ciance; vi lascio alla storia!


Attorno al fuoco


 

In campeggio


 

Il sole aveva riversato, come una latta di vernice rovesciata, le sue sfumature arancioni e rosse sull’infinito dipinto che ondeggiava all’orizzonte. Quell’attimo, il magnifico tramonto riflesso dalle acque, che segna il cambio dello scenario lasciando spazio alla notte, non stava avendo nessuno spettatore; tutti erano impegnati nel loro inusuale gioco di sfide. I ragazzi erano seduti attorno al fuoco a dare, alla persona scelta, una malefica o divertente – almeno nei loro pensieri – sfida.

Come risultato, due di loro, la coppia EunHae, si erano immersi nel freddo mare della notte. Altri erano mezzo nudi, o interamente svestiti, dopo aver fatto alcuni balletti ridicoli. Delle sfide avevano coinvolto anche baci da togliere il respiro e alcool. Qualunque idea insensata che gli era venuta in mente, era stata tenuta in considerazione, solo per intrattenere sé stessi. Ciononostante, si potevano solo sentire risate isteriche, anche se magari era colpa delle bevande alcoliche.

Yesung era solo un silenzioso spettatore. All’inizio aveva sperato, e anche pregato, che non cominciassero, come da cliché, a cantare; per sua fortuna, non fu così. L’idea, proposta da qualcuno, era stata rifiutata immediatamente, con una scusa.

“Sarebbe bello, ma non abbiamo portato una chitarra”, disse Kangin, fingendo commiserazione.

“Tutti questi musicisti e nessuno di voi ne ha portato una, come…?”

“Non vogliamo e basta, è la dura verità. Le tue idee sono noiose e non faremo niente che tu proponga”, disse Kyuhyun al ragazzo con le fossette, chiamato Leeteuk ma che Kangin continuava a chiamare Angelo. “Inoltre, vogliamo un altro tipo di intrattenimento.”

Yesung mai nella sua vita avrebbe pensato che sarebbe stato riconoscente al vicino per essere uno ‘stronzo’. Anche se trovava i loro giochi leggermente infantili o un po’ spinti – con ragazzi nudi e scene non adatte a minorenni -, si stava divertendo e li trovava uno spasso; gli ricordavano i giorni in cui era come loro, quando si divertiva e passava il tempo con i suoi amici. Ormai era tutto finito; Yesung si era buttato alle spalle quei tempi.

Era stato talmente assorto nei suoi pensieri, che non si era reso conto della serietà che regnava all’improvviso nel cerchio di ragazzi, almeno secondo lui, e come al solito fu un colpo sulla sua fronte a risvegliarlo. Non fu difficile scoprire chi era stato ‘così gentile’ a richiamare la sua attenzione, visto che il vicino aveva un ghigno divertito stampato in viso. Quel sorriso compiaciuto non rimase molto e la sua espressione mutò ad una annoiata.

“Finalmente sei tornato dal regno degli scemi! Se non te ne sei ancora accorto, o se il tuo cervello necessita di un bel po’ di tempo per processare le cose, siamo nel mezzo di un gioco per cui, che ne dici di unirti a noi?”

“Scusate, non stavo prestando attenzione… Hai detto qualcosa?” Domandò il moro, guardando dritto ai suoi occhi con innocenza, conscio di cosa facesse all’ego del più alto. Inoltre, per aggiungere carne al fuoco, girò la testa verso Ryeowook, seduto al suo fianco, e gli chiese di ripetergli cosa stessero facendo.

Nel frattempo Leeteuk, quello dalle idee noiose, prese il suo zaino e si mise a cercare qualcosa. Tornando a guardare verso il fuoco, aveva tra le mani dei fogli di carta, anche se nessuno capiva cosa ci facesse con quelli durante un campeggio.

“Almeno posso scegliere la mia sfida e voi dovrete farla, se ne siete capaci, visto che voi conoscete solo giochi infantili e sfide perverse che, fra l’altro, sono una bazzecola rispetto a questo qui. Vi darò una sfida reale: vediamo quanto siete veramente coraggiosi da… rivelare i vostri più profondi ed oscuri segreti. Vi sfido a scriverli sui fogli che vi darò e siccome non sono una cattiva persona, dopo averli letti, li potrete bruciare.”

“Ma è così noioso! Non ho segreti, sono un libro aperto”, affermò Siwon, fingendo uno sbadiglio.

“Stai facendo questo solo per soddisfare il tuo stupido desiderio di avvicinarci di più, coinvolgendo sentimenti, e per rifarti su di noi per non aver preso in considerazione la tua idea di cantare”, disse Kangin ma si zittì dopo che il suo angelo lo guardò male.

“Non c’è niente di sbagliato a voler legarci e conoscerci meglio… Inoltre, in campeggio c’è sempre quel momento serio e delicato, per cui, perché non farlo ora?” Disse Leeteuk.

“Be’, è sempre...”, ma Kangin venne di nuovo zittito da uno sguardo minaccioso di Leeteuk.

Yesung non poté che provare un senso di vittoria per il ragazzo con le fossette, ma il suo umore cambiò non appena guardò il foglio tra le sue mani. Sarebbe stato pazzo a scrivere il suo segreto; da una parte sarebbe stato come giocare col fuoco, ma dall’altra, non era poi così tanto un segreto, dato che molte persone ne erano a conoscenza, per cui non sapeva se considerarlo come tale.

Comunque Yesung non poteva arrischiarsi a scriverlo in mezzo a quelle persone che avrebbero potuto interessarsi o meno a lui e ai suoi segreti, per poi bruciarlo.

“Non è poi un’idea così cattiva scriverlo… Magari mi sentirò meglio o a mio agio… Aghh”, pensò il moro, sentendo la testa fargli male dal troppo pensare, confondendo se stesso.

Ogni volta che era insicuro, agiva d’istinto, finendo nei guai. Ma in quel momento, l’idea di rischiare di non sapere cosa sarebbe successo dopo aver rivelato il suo segreto in una lettera, stava sopraffacendo la sua ragione. La sua mano si mosse rapidamente sul foglio, scrivendo quelle piccole lettere che componevano la verità che solo Yesung, tra quei ragazzi, conosceva.

“Ora...”, la voce del ragazzo con le fossette risuonò tra loro per attirare l’attenzione. “Scambiate il foglio con quello della persona alla vostra destra”, disse prendendo quello di Kangin, sorridendogli dolcemente mentre gli passava il suo.

Prima che il moro potesse reagire od obiettare, il suo segreto si trovava già tra le mani del suo amico. Yesung prese in mano il foglio di Ryeowook; se il più basso leggeva il suo, allora anche lui avrebbe letto il suo, magari riuscendo ad avere qualcosa tra le mani per ricattarlo. Era come uno scambio: un segreto per un altro. Sperava solo che quello di Ryeowook fosse qualcosa di importante, abbastanza da essere usato come materiale da ricatto nel caso al minore venisse in mente di rivelare il suo.

“Ho ucciso qualcuno”, lesse in mente Yesung, gli occhi spalancati per la sorpresa. Quello era definitivamente un grosso segreto; il suo sembrava una barzelletta a confronto.

Paralizzato, girò la testa e vide il ragazzo che lo stava già guardando con compassione.

“Non farlo, non guardarmi così”, disse freddamente il moro, dimenticandosi per un attimo cosa aveva appena letto. “Per questo non voglio che la gente lo scopra.”

“Mi spiace”, mormorò Ryeowook.

“Non essere dispiaciuto”, ribatté brusco.

“No, volevo dire che mi dispiace averti guardato così… Non lo farò più.”

“Grazie.”

“Ma com’è successo?”

“Lascia stare. Piuttosto… Cosa vuoi dire con questo? È vero?” Tra le sue dita Yesung aveva il segreto dell’altro e senza pensarci due volte, lo buttò tra le fiamme.

Ryeowook sospirò prima di sorridere amaramente. “È una storia lunga e non è come credi.”

Il moro lo fissò confuso e con uno sguardo curioso; voleva che gli dicesse tutto e così accadde. Si scambiarono i loro segreti, le loro ragioni e i loro pensieri, senza però approfondire cosa fosse realmente accaduto, isolandosi dal resto del gruppo.

Di fronte a loro, con un’espressione seria, c’era Kyuhyun, i cui occhi non abbandonavano mai il foglio che doveva trovarsi tra le sue mani e non tra quelle del suo migliore amico. Lui più di chiunque altro aveva il diritto di sapere cosa stesse succedendo nella vita di Yesung; lo conosceva da più tempo di Ryeowook e sapeva che c’era qualcosa che non andava nel moro. Eppure, quello che aveva scoperto tutto per caso, per pura fortuna, era Ryeowook. Kyuhyun non lo trovava giusto, non gli andava bene.

Aveva scoperto le sue paure ed era stato con lui per placarle, per non lasciarlo da solo, e aveva chiesto più volte quale fosse la ragione dietro la sua vita distrutta, senza però ricevere mai una risposta, o almeno quella che voleva lui. Non era pura curiosità, era di più. Era un bisogno conoscere il moro, la sua storia, i suoi fatti e tutto di lui per potergli stare accanto, sempre ad ogni ora. Kyuhyun non sapeva spiegare chiaramente il perché di quella necessità; non poteva, almeno non a se stesso.

Il fuoco si rifletteva nei suoi occhi preoccupati, danzando sul foglio del moro e sulle parole, riducendo in cenere con le sue fiamme il segreto che Kyuhyun aveva paura di non riuscire più a scoprire.

“Il peggio è che Ryeowook conosce il suo segreto e io no”, sussurrò a denti stretti. “Ora hanno un legame speciale e io no”, erano le parole che non osò pronunciare e che la sua coscienza aveva cancellato dalla sua mente, come se non fossero mai state pensate.

I suoi occhi non abbandonarono il duo, che si era avvicinato ulteriormente come se fossero attaccati dalla colla. Li vedeva confabulare, sussurrare, condividere chissà cosa tra loro e le gelosia non tardò a farsi presente, estraniandolo dal resto dei ragazzi. Fu un bacio inaspettato, dato da Siwon, che lo riportò coi piedi per terra.

“Ehi! Sto cominciando a sentirmi solo, non mi stai prestando la dovuta attenzione. Cioè, non è colpa tua; quella sfida dell’angelo ci ha annoiati, per cui, perché non andiamo a divertirci un po’ a modo nostro?” Un sorriso seducente si fece strada sul viso di Siwon.

“Okay, fate i bravi ragazzi, noi andiamo a letto; siamo troppo stanchi, quindi buonanotte”, disse Leeteuk, prendendo per mano Kangin.

“Forse intendevi dire troppo vecchi”, scherzò Ryeowook, prima di zittirsi dopo aver visto lo sguardo torvo di suo fratello.

“Vanno a divertirsi pure loro. Andiamo anche noi”, sussurrò Siwon all’orecchio di Kyuhyun.

Gli occhi di Kyuhyun si spostarono istintivamente su Yesung, ma il moro era troppo impegnato con Ryeowook per cui qualcosa andava fatto, almeno per attirare la sua attenzione e forse, anche per avere una reazione.

“Sembra che non siamo gli unici ad aver pensato ad avere una notte… produttiva”, e come un falco, Kyuhyun continuò ad osservare l’altro in attesa di una sua replica, ma sembrava che al moro non gliene importasse nulla, facendo arrabbiare il ragazzo.

“Ehi! Non avrei mai pensato fossi il tipo che si concede al primo appuntamento, ma a quanto pare sei pieno di sorprese.” Kyuhyun sapeva che quelle parole avrebbero fatto infuriare Yesung.

Ryeowook diede una gomitata all’amico, sussurrandogli qualcosa. Il moro girò la testa alla velocità della luce, guardando torvo il minore.

“Taci. Tieni le tue insinuazioni per te, cosicché nessuno possa sapere che cretino ignorante sei”, ribatté.

“Tsk… Insinuazioni?! Forse hai ragione, ma chi vorrebbe fare qualcosa con te? Voglio dire, guardati! Wookie non mi pare abbastanza ubriaco da non saper riconoscere una faccia brutta.”

Yesung sentì le guance accaldarsi per la rabbia e l’imbarazzo. “Dammi tregua! Sei così ridicolo, come una di quelle anziane pettegole che non hanno altro da fare che sparlare degli altri. Usa quelle labbra per fare qualcos’altro e concedi un po’ di pace alle nostre orecchie, perché la tua voce potrebbe stare irritando tutti, chiacchierone del cazzo.”

“Oh, mi aiuterai a tenere le labbra occupate?” Un sorriso malizioso spuntò sul viso del maknae.

“Nei tuoi sogni. Preferirei bruciarmi le labbra, piuttosto che toccare le tue sporche e sciupate.” Yesung sapeva che quello che diceva era offensivo e un colpo basso, ma il vicino lo meritava. A peggiorare le cose, però, Ryeowook gli diede un bacio leggero sulla guancia, facendo arrossire Yesung e fargli abbassare il capo. Kyuhyun ribollì di rabbia e il suo senno si appannò.

Yesung non capì come accadde, o come si ritrovò in quella insolita situazione. Non ebbe neanche il tempo di sentire lo strattone ai capelli e la testa girarsi, quasi brutalmente, visto che era occupato a disperarsi per il fatto che le sue labbra erano violate con un violento e rude bacio.

Il moro era paralizzato, il suo cervello aveva smesso di funzionare perché già non riusciva a pensare lucidamente, figurarsi muoversi o allontanare il ragazzo.

“Che problema hai… stronzo di merda?!?” Gli urlò contro Yesung, saltando in piedi mentre Kyuhyun sorrideva soddisfatto e trionfante.

“Oh, ti ho rubato il tuo primo bacio?” Scherzò, quasi a voler buttare sale sulla ferita.

Tutti erano sorpresi e guardavano il duo combattuti, non sicuri su cosa fare o dire.

“Sei… Sei impossibile e io… ti odio”, mormorò ferito Yesung, le lacrime che minacciavano di cadere, prima di spingerlo e correre lontano da lì.

Kyuhyun aveva il capo abbassato, rilasciando la sua frustrazione stringendo i pugni. Aveva agito d’impulso e si sentiva malissimo, le parole ‘ti odio’ continuavano a ripetersi in testa e il maknae non voleva crederci.

“Siediti”, ringhiò Kyuhyun a Ryeowook, già in piedi e pronto per andare dietro al moro. L’altro non poté fare altro che obbedirgli.

Kyuhyun stesso camminò verso dove Yesung era andato che, per paura di rimanere da solo sotto il cielo nero e la fredda notte, non si era allontanato di molto, abbastanza da vedere ancora il falò e il castano.

Yesung era seduto sopra una grossa roccia, fissando il mare e cercando di non permettere a quel sentimento di invaderlo.

“Yesung”, mormorò con prudenza Kyuhyun per non farlo scappare di nuovo. Gli mise una mano sulla spalla e il moro girò la testa all’improvviso, trovandosi di fronte il castano che si sedette di fianco a lui, senza mai smettere di guardarlo in volto.

“Mi… mi spiace”, ammise Kyuhyun dopo vari tentativi. Gli costava pronunciare quelle parole, ma avrebbe detto qualunque cosa perché il moro non si arrabbiasse con lui.

Il maggiore davvero non se lo aspettava di vedere quel vicino orgoglioso chiedergli scusa. Non gli sembrava reale, però si sentiva bene, d’altronde, era la cosa giusta da dire e quelle parole dissolsero la rabbia che aveva verso il minore.

“Dovresti esserlo”, mormorò dopo qualche istante.

“Perché?” Domandò Kyuhyun. Voleva davvero sapere perché quel bacio lo aveva fatto arrabbiare così tanto.

“Mi hai messo in imbarazzo, di nuovo, davanti a tutti i tuoi amici, ma non è quella la cosa peggiore… Te ne sei fregato di me e del mio spazio personale e sei andato avanti con il tuo capriccio. Mi ha ferito essere forzato in una cosa del genere e intendo dolore emotivo, non solo fisico. Tra tutte le persone, dovresti essere il primo a conoscermi e capirmi, a sapere che non mi piacciono quei tipi di approcci e comportamenti, ad essere attento e premuroso… Ma è stato tutto l’opposto, visto che mi sono sentito ancora tradito e la cosa mi ha rattristato.”

“Sono veramente dispiaciuto”, mormorò Kyuhyun ancora una volta, ottenendo un sorriso da Yesung, capendo così di essere stato perdonato.

“Tradito ancora?” Domandò il castano. Non avrebbe mai pensato che Yesung potesse sentirsi così e non capiva neanche quando lo avesse tradito prima.

“Mi avevi promesso di stare con me, ma non l’hai fatto… Per tutto il giorno sei stato… non so dove, però attaccato al tuo amico modello e non sei mai venuto da me neanche per un secondo. Sei corso in spiaggia e… Oh, lascia stare, non capisco, perché fai promesse se poi non riesci a mantenerle?”

“Sono venuto, ma mi hai buttato a terra”, scherzò il minore.

“Ero arrabbiato e tecnicamente non è stata colpa mia, ma comunque...” Yesung preferì non parlare più.

“Aspetta un attimo… Ora che ci penso meglio, mi stai dicendo che volevi un po’ della mia attenzione?” Un grosso sorriso spuntò sul viso di Kyuhyun quando il suo narcisismo gli andò alla testa.

“Non pensarla così.” Yesung alzò gli occhi al cielo.

“Perché no? In fondo, mi desideri davvero”, scherzò per metà Kyuhyun, sperando che fosse vero, senza capire perché volesse che le cose stessero così sul serio.

Il moro sospirò, domandandosi se il ragazzo sarebbe mai cambiato.

“Allora d’accordo. Domani, starò solo con te; infatti, andremo in un posto speciale che conosco”, annunciò il castano.

“Se lo dici tu...”, disse Yesung, fingendo noncuranza quando invece l’idea non gli sembrava così male.

“Non mi odi, vero?” Domandò all’improvviso il più alto, sorprendendo di nuovo Yesung.

Il maggiore lo fissò, non sicuro se Kyuhyun avesse davvero detto quelle parole o se aveva capito male lui, ma questi aveva gli occhi spaventati, aspettando la sua risposta; non sapeva cosa stesse pensando il ragazzo.

“No, non ti odio”, rispose Yesung e senza aspettare altre parole dal minore, appoggiò la testa sulla sua spalla.

“Sono stanco, devo riposarmi”, mormorò, avvicinandosi di più al castano perché c’era freddo e Yesung aveva bisogno di un po’ di calore.

Kyuhyun gli mise il braccio attorno alle spalle, accostando il più basso contro il suo corpo, appoggiando il mento sul suo capo. Sentiva il bisogno di proteggerlo e stargli accanto e, inoltre, necessitava di sentire il moro vicino a lui.

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Capitolo 14
*** Non ti allontanerai da me finché non te lo dirò io! ***


Ehilà, sono tornata con un nuovo capitolo! Il prossimo l'ho già finito di tradurre, ma lo carico la settimana prossima... Ora comincerò con il 16, sperando di non metterci tanto e che non mi porti via tanto tempo dallo studio...
Anyway, spero che questo cap. vi piaccia :3
Au revoir!


Non ti allontanerai da me finché non te lo dirò io!

 

Tenda di Kyuhyun

 

I suoi occhi si aprirono e si trovò ad osservare l’interno della tenda. Yesung abbassò il capo per verificare se la sua supposizione fosse vera o meno. Vide il castano con la testa appoggiata sopra il suo addome, ma il moro non si sorprese. Kyuhyun lo aveva invitato nella sua tenda visto che quella era l’unica disponibile.

Yesung non aveva avuto scelta; conosceva solo Kyuhyun ed era l’unico col quale poteva dormire – quelle erano le parole che aveva detto il castano, scaldando il cuore del maggiore, ma questi aveva colto l’occasione per infastidire il minore, dicendogli che era un ragazzino possessivo che si era affezionato a lui e Kyuhyun aveva replicato dicendo che poteva solo sognarla una cosa del genere, perché lui era protettivo verso le cose di sua proprietà, facendo alzare gli occhi al cielo al maggiore -. Inoltre, gli sembrava ormai una cosa normale e naturale trovarsi tra le braccia del più alto, ed era anche comodo. Il moro non si sentiva neanche indolenzito per aver dormito a terra perché aveva dormito sopra il corpo dell’altro.

Kyuhyun, però, gli stava impedendo di muoversi o di fare anche il più piccolo gesto, dato che lo stava avvolgendo con il suo corpo caldo e grosso. La cosa non gli importava molto, comunque; Yesung non aveva nessuna intenzione di andare in giro.

Ogni volta che si svegliava, il moro aveva bisogno di un po’ di tempo per se stesso, senza fare nulla in particolare, solo osservando le superfici sulle quali i suoi occhi si posavano, la sua mente in bianco come il tessuto della tenda davanti a lui. Era come un silenzioso rituale che apprezzava veramente e in passato era un modo per prepararsi per la giornata. Dopo tanto tempo, senza volerlo, era di nuovo tornato a farlo.

Nonostante il maggiore fosse troppo assorto nel suo momento di riflessione, sentì comunque il castano muoversi leggermente e capì che era questione di secondi prima che si svegliasse del tutto. Sentendo allentarsi la presa del braccio attorno al suo corpo, Yesung si girò, trovandosi di fronte il petto del ragazzo, alzò lo sguardo e vide il viso pacifico di Kyuhyun, con gli occhi ancora chiusi.

Il minore sentì il moro ridacchiare quando strinse di nuovo la presa attorno alla sua vita perché anche se non era completamente sveglio, il suo subconscio gli stava dicendo di non lasciare andare via il maggiore. Per cui, comportandosi come un bambino spaventato di essere lasciato solo e anche preso da un desiderio da adulto, l’istinto, trattava il più basso come un pupazzo. Yesung sorrise al suo ‘insolito’ atteggiamento.

“Puoi anche non stare attaccato così tanto; non ho nessuna intenzione di andarmene, perciò non preoccuparti, mi stavo solo girando.”

“Stai delirando”, mormorò Kyuhyun con la sua solita voce mattutina roca che avrebbe sciolto chiunque. Aprì un occhio per guardare il ragazzo tra le sue braccia con un lieve ghigno. “Non puoi cominciare una giornata senza dare un’occhiata a questo viso magnifico… Ti piaccio così tanto, vero?”

“È il mio turno per dire l’ovvio, cioè che sei tu quello che sta delirando alla grande e più del solito, ma potresti anche essere ancora sotto l’effetto del sonno, per cui quello ti rende stupido il doppio. Anche se resti comunque un ragazzino narcisista...” Un sorriso si fece largo nel viso ancora assonnato di Yesung.

“Sì, forse è quella la ragione per cui sembri davvero adorabile questa mattina… Più tardi sarai il solito, brutto piccoletto.”

Yesung nascose il viso contro il petto del castano per nascondere le guance arrossate per il complimento inaspettato. Non poteva crederci e cercava di celare la sua condizione a se stesso, più che a Kyuhyun, ma come si è soliti dire, non si può mai scappare da sé stessi.

Kyuhyun si rese conto dello strano comportamento del maggiore e non poté evitare di sorridere genuinamente.

Entrambi pensarono che stare in quella posizione per un po’ non era così male, anzi, era il contrario; era piacevole.

“Che ora è?” Domandò curioso Yesung.

“Troppo presto”, rispose Kyuhyun senza aggiungere altro, non aspettandosi che Yesung continuasse a fissarlo, in cerca di maggiori informazioni.

“Sono le sei.” Yesung aprì gli occhi sorpreso. “Non guardarmi così, è colpa tua se siamo svegli.”

“Perché?” Il moro si imbronciò.

“Solo… così.” Gli occhi di Kyuhyun si erano fissati sulle labbra di Yesung e questi se ne rese conto, ma non sapeva come interpretare quella situazione.

Quando sentì che le sue labbra venivano sfiorate dalle punta delle dita del minore, Yesung perse ogni capacità di reagire.

“Non dovresti imbronciarti, è invitante”, disse Kyuhyun con un’espressione seria, facendo rabbrividire l’altro. Ben presto Yesung sentì il suo corpo rilassarsi, almeno fino a quando il castano scoppiò a ridere, accigliando il maggiore, che si alzò rapidamente dandogli le spalle per non dargli la soddisfazione di accrescere il suo ego per averlo quasi ingannato.

“Cos’è quella faccia?” Domandò Kyuhyun, fermandosi a braccia conserte di fronte al moro.

Quando Yesung non rispose, il minore sorrise con aria d’intesa. “Sei triste perché vuoi andare al mare con me, non è così? Non preoccuparti...”, mormorò pieno di sé prima di chinare il capo verso il viso dell’altro. “Non me ne sono dimenticato. Andiamo”, e senza aspettare una risposta, Kyuhyun si raddrizzò e prese le braccia del maggiore, trascinandolo con sé.

 

Spiaggia

 

Yesung poteva solo protestare con il silenzio, dato che, da quando si erano svegliati, lo strano atteggiamento del minore lo aveva sorpreso e privato della capacità di rispondergli.

Kyuhyun, con un po’ di aiuto da parte del maggiore che, anche se aveva deciso di seguire il castano, il minore non voleva lasciare andare, portò Yesung sulla spiaggia, da dove il mare sembrava più bello al mattino presto; tutto sembrava perdersi nell’immensa distesa di acqua.

“Bella mattina, non è così?” Disse Kyuhyun, le mani sui fianchi e un sorriso soddisfatto.

“Come qualunque altra alba”, ribatté Yesung, per niente entusiasta o interessato al paesaggio.

“Non puoi essere serio… Vabbe’, ho ancora un asso nella manica.”

“Ossia?” Domandò il moro, più volendo sfidare l’altro a trovare qualcosa che gli interessasse in quella baia.

“Seguimi”, rispose soltanto Kyuhyun facendo un cenno col capo.

Yesung annuì e lo seguì in silenzio, camminandogli dietro lungo la battigia, le sue piccole impronte su quelle lasciate dal minore, sorridendo dolcemente a quell’azione infantile.

Ogni tanto Kyuhyun girava la testa, osservando l’altro camminare sulle sue impronte. “È strano… in senso buono”, pensò.

Perso nei suoi pensieri, non si rese conto che erano arrivati. Fu Yesung, colpendolo sulla schiena, a portarlo coi piedi per terra. Davanti a loro c’erano delle grosse rocce che, pur posizionate in una linea irregolare, formavano un ponte naturale che collegava la baia con una piccola e verdeggiante isola.

“È il momento perfetto.” Kyuhyun si girò di lato, avvicinandosi all’altro ragazzo che aveva inarcato un sopracciglio.

“Non ci sono onde alte, per cui possiamo passarci sopra.” Estese una mano verso il maggiore, ma questi scosse la testa.

“C’è qualche problema?” Domandò Kyuhyun. “Non dirmi che non sei capace di attraversare alcune pietre”, scherzò, ma quando Yesung si accigliò, smise di ridere.

“Posso, ma non voglio, c’è differenza.”

“Dai, siamo venuti fin qui solo perché volevi stare con me, te ne sei dimenticato?”

Yesung scosse il capo ancora una volta. Voleva stare con Kyuhyun, ma quello che non voleva era camminare sopra quelle scivolose rocce. Conosceva la sua natura impacciata; sapeva che in pochi attimi sarebbe potuto cadere in mare e voleva evitarlo a tutti i costi.

“Ah, ho capito. Sei spaventato di rimanere da solo con me? Solo io e te, nessun altro, in un posto isolato, dove chissà cosa potrebbe accadere e nessuno verrà a saperlo...” Un sorriso predatore apparse sul viso del castano.

Yesung inclinò il capo, meravigliato dalle sue parole. “Da dove hai tirato fuori quell’idea? Perché non ha niente a che fare con quello….”

“Allora qual è il problema?” Kyuhyun si fece serio all’improvviso, non capendo perché l’altro stesse esitando.

“È solo che...” Yesung abbassò la testa, sentendosi in soggezione sotto lo sguardo del minore. “Non voglio scivolare”, sussurrò prima di guardarlo per vedere la sua reazione, ma l’unica cosa che vide fu la schiena abbassata dell’altro.

Il moro non capiva cosa intendesse fare, ma non avrebbe mai permesso al minore di metterlo sulla sua schiena.

“Cosa stai aspettando?” Kyuhyun lo guardò da sopra la spalla, trovandolo accigliato, spazientendolo.

“Non...”

“Non te lo sto chiedendo… O sali sulla mia schiena o ti prendo come un sacco di patate sopra la spalla.”

Yesung spalancò gli occhi e non volendo che il minore mettesse in pratica la seconda opzione, si accomodò sulla schiena del ragazzo, appoggiando la testa tra le sue spalle, sentendolo parlare, ma senza preoccuparsi di ciò che stava dicendo. Chiuse gli occhi, nella speranza di passare in fretta quel ponte roccioso.

Non notò che il minore si era fermato, anche se si rese conto del dolore al sedere che sentì a causa dell’improvviso e forte impatto con il suolo; il castano lo aveva lasciato andare.

“Ehi!” Strillò Yesung al ragazzo che lo guardava con un’espressione da ‘te lo meritavi’. “Perché l’hai fatto?”

“Ti ho detto che siamo arrivati e che ti volevo giù da me, ma come al solito, mi hai ignorato. Lo so che non riesci a fare a meno di me, però dovresti essere in grado di controllare i tuoi desideri per il mio corpo.” Il vicino sapeva sempre come capovolgere le situazioni a proprio piacimento, soprattutto insistendo sull’amore infinito del maggiore per lui, anche se era ben lontano da quello che succedeva realmente.

“Agh, sei un disilluso e in più, anche un incosciente.” Yesung afferrò la mano allungata nella sua direzione, facendosi aiutare ad alzarsi.

Essendo più piccolo, non solo si alzò, ma gli saltò addosso, la sua testa colpendo leggermente il petto del castano, avvicinando troppo i loro corpi per il loro bene. Quando Yesung alzò lo sguardo, trovò il ghigno malizioso del minore e lo guardava. Il moro si imbarazzò e senza pensarci due volte, lo spinse lontano e corse verso la foresta, come se all’improvviso avesse scoperto qualcosa di magnifico. Kyuhyun scosse il capo, soddisfatto dalla reazione del più basso. Lentamente, si avvicinò all’altro, fermandosi al suo fianco.

“Credo di esserci già stato qui...”, disse Yesung guardando gli alberi. “Quando ero piccolo, sono venuto qui con la mia famiglia”, aggiunse prima di guardare il castano senza in realtà vederlo; era perso nei ricordi.

Sorrise leggermente e Kyuhyun lo imitò, sentendo un sentimento piacevole crescergli in petto guardando il moro mostrare le sue emozioni così sinceramente.

“C’è una cascata, non molto lontana da qui, giusto?” Domandò Yesung e Kyuhyun non era certo di aver capito bene, tanto era perso nel sorriso del più basso.

“La cascata”, ripeté il maggiore. “O mi sbaglio?”

“No, no… È quello il posto che volevo mostrarti.”

Yesung rimase fermo davanti a lui annuendo e dopo uno strano sorriso, gli voltò le spalle per cominciare a correre lungo il sentiero. Il minore sbatté le palpebre un attimo; era difficile adeguarsi alle strane e spontanee azioni del moro, ma non impossibile.

Kyuhyun raggiunse la cascata con calma e quando arrivò, vide il moro seduto sull’erba che fissava l’acqua che cadeva, perso nel suo mondo.

Yesung, appena aveva raggiunto la cascata, aveva cominciato a ricordare il passato con la sua famiglia. Erano già stati una volta in quel posto e si erano divertiti molto, anche se i suoi fratelli, sia il cattivo Heechul che l’adorabile Sungmin, avevano complottato alle sue spalle e lo avevano buttato in acqua. Al moro non era andata bene: era rimasto a letto una settimana con l’influenza.

“A cosa stai pensando?” Domandò Kyuhyun sovrastando, come faceva spesso in quell’ultimo periodo, il ragazzo seduto.

“Non sembra stia piangendo sangue?” Disse Yesung all’improvviso, ignorando la domanda.

Il castano non aveva bisogno di rispondere. Sapeva cosa intendesse l’altro; l’acqua sembrava stesse cadendo dalle nuvole, veloce mentre un ruscello scivolava lungo le rocce rosse. Quando la luce del sole cadeva sopra esse, sembrava di assistere ad uno spettacolo pirotecnico.

“Essendo una persona strana, non ti dispiacerà venire con me, sotto la cascata.” Il moro si trovò una mano protesa davanti a sé, ma la spostò.

“No, grazie.”

“Perché no?” Domandò sorpreso Kyuhyun.

“Non mi piace l’acqua. Non mi è mai piaciuta”, rispose Yesung, mezzo mentendogli, ma non era intenzionato a dire altro.

“A chi non piace...”

“A me”, lo interruppe il moro. “Tu però puoi andare a divertirti lì, sotto quel fiume in caduta”, aggiunse imbronciato.

“Si chiama ‘cascata’”, lo corresse il minore solo per vederlo con il broncio mentre si corrucciava.

Dirigendosi alla cascata non poté evitare di pensare che il maggiore gli stesse nascondendo qualcosa, ancora, come faceva sempre, ma Kyuhyun non lo avrebbe forzato a svelargli la verità. Yesung, quando si sarebbe fidato abbastanza di lui, gli avrebbe raccontato dei suoi demoni, perché il minore lo sapeva, poteva vederlo nel viso del ragazzo che c’era qualcosa di triste e di doloroso in ogni rifiuto del maggiore.

Era piacevole; quel momento sembrava essere uno di quelli che si desidera durino per sempre. Yesung era sdraiato sopra l’erba, con la luce del sole che lo colpiva, che guardava le nuvole, la sua mente dando loro forme diverse. Nessuna preoccupazione, nessun ricordo né problema né dubbio; stava solo godendo di quella pace e solitudine, anche se con lui c’era il vicino.

Il moro non sapeva cosa stesse facendo Kyuhyun, tuttavia la sua compagnia non era sgradevole. Il minore era con lui, come se fosse la cosa più normale da fare; stare insieme era diventata una routine, un evento che doveva accadere senza pensarci molto.

La luce del sole era sparita; una figura era ferma davanti a Yesung, alcune gocce d’acqua che gli cadevano sul viso del ragazzo sdraiato. Il moro guardò nella direzione dell’ombra e vide il vicino sorridergli, le mani sui fianchi, notando che era a petto nudo. Fece del suo meglio per fingere che non avesse nessun effetto su di lui.

“Ehi! Spostati, stai bloccando i raggi solari”, strillò Yesung.

“Non dire scemenze, sono io il tuo sole.”

“Spostati”, ripeté. “Stai sgocciolando addosso a me.”

Kyuhyun scosse il capo, innervosendo Yesung che, non volendo discutere col minore, si alzò in piedi con l’idea di andarsene, ma venne fermato da una presa al braccio che lo obbligò a girarsi. A Yesung scappò uno strillo.

“Sei freddo e bagnato”, disse prima di liberare il suo braccio dalla mano del vicino.

“Non sopporti essere sfiorato da un po’ di acqua… Non muori per così poco...” Un ghigno, che Yesung riconobbe molto bene, si fece strada sul viso del castano. “O sì?”

Il moro non attese ancora e scuotendo la testa, fece qualche passo con Kyuhyun che lo seguiva lentamente. Urlando, Yesung cominciò a correre lontano dal minore che continuò a seguirlo.

Nessuno dei due si rese conto quando l’inseguimento, che aveva fatto aumentare la loro adrenalina, portarono a risate e divertimento.

“Lasciami andare”, urlò Yesung tra le risate, lottando per allontanarsi dalle mani di Kyuhyun che si erano strette attorno alla sua vita, quando il minore lo aveva catturato e sollevato in aria; una scena comica in quel momento, ma quando Yesung cominciò a muoversi, entrambi caddero a terra, il maggiore sopra il castano.

Immediatamente ci fu silenzio. Yesung era molto vicino alle labbra del minore e sentire i loro respiri mescolarsi gli stava dando una sensazione strana. Inoltre, non si era dimenticato che l’altro era a petto nudo.

Kyuhyun, invece, era confuso e tentato di provare ancora una volta quelle labbra, ma non era giusto. Il maggiore era quello che doveva sentirsi così, non lui. Però questi gli mise una mano sopra la bocca, cercando di far sparire l’imbarazzante atmosfera che si era creata.

“Sei ancora bagnato”, commentò Yesung. “Non toccarmi.” Detto ciò, si alzò e cominciò ad allontanarsi da lì, ma prima di raggiungere gli alberi, si girò verso il minore. “Copriti e andiamo.”

“Temi qualcuno possa pensare sia successo qualcosa tra noi?” Scherzò Kyuhyun.

“No, sono sicuro nessuno penserebbe cose del genere. Però sono curioso di sapere cosa potrebbero pensare se scoprissero che un ragazzino come te conosce certi posti splendidi, oserei dire anche romantici… Chi poteva pensare avessi questo lato morbido?” Yesung ghignò malizioso.

“Non sono romantico e non un lato morbido… A proposito, come hai intenzione di attraversare il ponte roccioso?”

“Mi aiuterai tu.”

“Come no”, ribatté il minore prima di passargli accanto. Yesung si sbrigò a seguirlo ancora una volta.

 


 

Contrariamente a quanto aveva detto, Kyuhyun si mise in spalla Yesung quando passarono sopra le rocce, ma si fermò all’improvviso e Yesung si trovò in mare, la pressione dell’acqua che lo faceva affondare. Il moro si era paralizzato, il corpo non si muoveva e il cervello si era spento; come era accaduto prima, gli venne in mente un ricordo che lo fece svenire.

Kyuhyun nuotò verso la superficie con un sorriso sulle labbra che però morì quando non vide il moro nei suoi dintorni. Si immerse nuovamente e per qualche secondo rimase sorpreso quando vide gli occhi spaventati di Yesung. Non riusciva a reagire, era troppo impaurito per potersi muovere, ma quando vide svenire il maggiore, capì che doveva fare qualcosa o l’altro sarebbe morto. Più in fretta che poté, nuotò verso il più basso e lo trascinò con sé verso la costa.

Sdraiato sulla spiaggia, più pallido del solito e immobile, Kyuhyun non poteva credere che Yesung stava affogando. Era fermo sopra il ragazzo, guardandolo scioccato e terrorizzato. Non solo non poteva credere che stesse per morire, ma non riusciva a capacitarsi del fatto che avrebbe potuto perdere Yesung per sempre. In quel momento, quella gli sembrava la cosa peggiore che potesse capitargli; davanti ai suoi occhi, Yesung stava per morire e Kyuhyun realizzò che non avrebbe sopportato di vedere l’altro sparire così. Solo l’idea di essere lasciato da solo lo aveva scioccato e non poteva reagire, anche perché era colpa sua, lo aveva ucciso con le proprie mani.

“Spostati!”

Kyuhyun sentì un grido all’orecchio e delle mani che lo allontanavano dal maggiore mentre gli altri lo accerchiavano, nascondendo Yesung alla sua vista. Il castano non reagì neanche quando vide Ryeowook prendere il moro in braccio e andarsene da lì.

“Dai Kyu, andiamo”, disse Donghae, mettendogli una mano sulla spalla.

Senza dire niente, Kyuhyun si alzò e si diresse al campeggio. Tutto ciò che riusciva a sentire era la colpevolezza, convinto che avesse perso per sempre il maggiore. Non fermò i suoi pensieri, realizzando che Yesung era diventata una persona veramente importante nella sua vita.

Quando arrivò al campeggio, vide i suoi amici mettere via le cose e Ryeowook che usciva dalla sua tenda.

“Cos’è successo?” Domandò l’amico quando gli fu abbastanza vicino.

“È quasi annegato”, riuscì a sussurrare il castano. “Sta bene, vero?!” Domandò disperato.

“Sì, Jongwoon sta bene. Sta riposando… Ma com’è accaduto?”

“Siamo caduti in acqua”, rispose.

“Come? L’hai forse spinto?”

“Non sono affari tuoi”, urlò il più giovane, stanco del tono accusatorio del suo amico. “Sparisci dalla mia vista.” Spinse il più basso ed entrò nella tenda.

“Wookie, lascialo stare. Deve sentirsi abbastanza male per conto suo, non devi premere anche tu”, commentò Eunhyuk. “Vieni ad aiutarci, va bene? Dobbiamo prendere tutto, anche le cose di tuo fratello, dato che ci ha abbandonati stamattina.” Ryeowook roteò gli occhi stizzito, ma annuì comunque e si avvicinò ai suoi amici.

Steso a terra, coperto da un lenzuolo, c’era il moro. Kyuhyun lo guardò da lontano, non volendo né riuscendo ad avvicinarsi; non poteva togliersi dalla testa l’immagine del corpo di Yesung che affondava, lontano da lui.

Il castano era spaventato di non poterlo più vedere, di perdere il maggiore. Era terrorizzato e si sentiva malissimo perché era solo colpa sua. Era arrabbiato con se stesso per essersi lasciato sopraffare dall’emozione, per non essere riuscito almeno ad aprire gli occhi a Yesung. Kyuhyun non si era mai sentito così vuoto come in quel momento.

“Te l’avevo detto, non volevo nuotare, ma tu, come al solito, non mi ascolti, ragazzino viziato”, Kyuhyun sentì di nuovo quella voce, quel tono di rimprovero misto giocosità che caratterizzava Yesung.

Dopo una lotta interna, Kyuhyun sollevò il capo e le lacrime cominciarono a riempirgli gli occhi senza però cadergli.

Yesung si sorprese, non aspettandosi quello sguardo provenire dal ragazzo. “Deve sentirsi in colpa”, pensò, capendo che doveva far sentire meglio il minore.

“Hai intenzione di piangere? Tranquillo, non ti denuncerò per tentato omicidio, visto che una volta hai cercato di bruciarmi e poi di affogarmi”, disse scherzoso, sperando di farlo reagire, ma al contrario, il minore rimase a fissarlo, e Yesung capì che si sentiva peggio di prima.

“Sto scherzando”, aggiunse dolcemente. “Anche se avresti dovuto darmi ascolto, non è stata colpa tua. Non sapevi nemmeno che mi sarei bloccato una volta in mare. Avrei dovuto reagire, ma non potevo, e quella è colpa mia, non tua. Non sentirti male né in colpa...” A Yesung gli si spezzò la voce e nascose il viso tra le ginocchia.

Kyuhyun non era più sicuro se il moro stava parlando di quell’accaduto o di qualcos’altro.”

“Stai bene?” Domandò Kyuhyun, spostandosi dall’angolo nel quale era fermo per spostarsi di fianco al maggiore. Gli mise una mano sul capo, portando il moro a sollevare la testa e girarsi verso il castano.

“Ho freddo”, disse Yesung. “E sono nudo”, aggiunse arrossendo.

“È un invito?” Scherzò Kyuhyun, muovendo le sopracciglia in modo suggestivo..

“Sì, per portarmi dei vestiti.” Yesung lo allontanò, facendo cadere il lenzuolo nel processo, imbarazzandosi ancor di più. Kyuhyun rise piano alla sua goffaggine.

“Vado, vado”, disse il castano dopo che l’altro gli diede un pugno sul braccio. “Ti porto il mio maglione.”

“Devo accettare, anche se è così brutto, che neanche mio nonno lo indosserebbe.”

“Chi sta gelando non dovrebbe lamentarsi.”

“Sì, sì, come vuoi… Adesso vai e portami vestiti asciutti.”

Il castano rise, ma si fermò un attimo prima di uscire dalla tenda, girandosi per guardare il moro. “Mi dispiace”, disse Kyuhyun, non riuscendo a nascondere la tristezza e il dolore presenti nel tono di voce. “Scusami per averti quasi fatto affogare e soprattutto per non essere stato di alcun aiuto. Io… No, non hai alcun diritto di allontanarti da me fino a quando non te lo dico io.”

Yesung roteò gli occhi e annuì, sorridendogli sinceramente. Il castano si sentì immediatamente meglio, ma non si sarebbe mai perdonato per quello che era successo.

“Si è scusato di nuovo”, pensò il moro, “e mi basta così.” Con un sorriso sulle labbra, tornò a sdraiarsi, coprendosi con il lenzuolo.
 



Con indosso il maglione del vicino, Yesung venne sdraiato nuovamente, questa volta nel sedile posteriore dell’auto di Kyuhyun, diretti a casa. La testa era appoggiata sul grembo del castano, visto che nessuno sapeva come mai Donghae stesse guidando, e dormiva profondamente, sotto lo sguardo premuroso del minore.

Kyuhyun aveva il bisogno di essere sempre vicino all’altro e non importava quello che gli diceva Yesung, si sentiva responsabile per quello che gli era quasi successo; non poteva fare altro che essere ancora tormentato da quella scena, sotto il mare.

 

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Capitolo 15
*** Lui è la persona più importante nella mia vita! ***


Ciao a tutti :)
Lamento il ritardo; periodo che va da schifo, poco tempo per tradurre e scrivere, nervosismo e altro... Tutto ciò mi ha rallentato.
Che ne pensate del rapporto tra Kyu e Yesung? E tra Yesung e Wookie? Io amo Heechul, sappiatelo...
Be', spero che il capitolo vi piaccia.

 


Lui è la persona più importante nella mia vita!

 

 

Casa di Yesung

 

Yesung era appena entrato in camera sua, esausto e desideroso di una doccia. Era stata una giornata abbastanza attiva e l’unica cosa che voleva fare era sdraiarsi sul suo letto comodo e dormire, ma probabilmente la sua giornata sarebbe finita male, dato che in camera sua, entrò sua madre di corsa, guardandolo furiosa.

“Dove diamine sei stato?” Urlò al figlio.

“Io...”, cominciò a dire Yesung, ma venne interrotto dalle strilla di sua madre.

“Come puoi uscire così, senza dire nulla? Da quand’è che sei così coraggioso, uh? Quando l’unica cosa che fai è nasconderti in questa buia grotta che chiami camera… E inoltre, hai usato i tuoi fratelli per coprirti, facendogli mentire per te! Che problemi hai? Pensavo avessi più coscienza, dopo tutto ciò che ti è successo, ma no, sei solo peggiorato; sei solo un ragazzo egoista che pensa solo al suo bene!”

“Hai finito?” Domandò Yesung, inespressivo. Il rapporto con sua madre era cambiato dall’incidente, peggiorando.

“Ho finito? Ho finito?!? Sono qui, preoccupata per te, e tu mi parli così? Come osi?!”

“Mamma, smettila con questa scenata. Ero solo in gita con...”

“Quel ragazzo, quel rumoroso, irrispettoso vicino, che ha reso il quartiere un caos! Non riesci nemmeno a sceglierti un bravo amico! Sentimi qua, perché lo dirò solo una volta: quell’amicizia è proibita. Hai capito? Proibita!”

“Cosa?!” Le urlò Yesung. Odiava quando la donna si comportava da madre rigorosa, quando l’unica cosa che faceva era quella di farlo arrabbiare ancor di più. “Non puoi dirmi con chi uscire, è qualcosa che decido io! Invece di essere felice che ho un nuovo amico, cerchi di limitare le mie amicizia… Sei un’ipocrita!”

“Frena la lingua, ragazzino. Che bell’amico che hai trovato… Non contestarmi e fai come dico.”

“Io non ti darò ascolto. Se voglio, rimango amico suo. È l’unico che ha fatto quello che tu non sei riuscita a fare in tutti questi mesi, per cui smettila con questa cazzata della madre premurosa, okay?!” Il ragazzo urlò, stanco del suo atteggiamento. Quello però fu un errore e nella stanza si sentì un suono echeggiare. Yesung si portò una mano sulla guancia colpita, coprendo dalla vista della madre il segno delle cinque dita impresso sulla pelle.

“Non parlarmi più cosi”, disse lei con voce tremante davanti al figlio che la guardava con gli occhi lacrimosi e la mascella contratta. Quell’azione mandò in frantumi la loro relazione già delicata.

“Lasciami da solo”, mormorò Yesung voltandole le spalle, segno che la loro conversazione, e non solo quella, era terminata.

 

Balcone di Kyuhyun

 

Kyuhyun aveva sentito tutto; non era stato intenzionale, solo che era impossibile non ascoltare le loro urla.

Era inferocito per come la donna aveva parlato al figlio, arrivando a proibirgli di escludere dalla sua vita Kyuhyun; se c’era una persona che poteva prendere tale decisione, era lui stesso e forse anche il moro, ma non qualcun altro al di fuori di loro. Inoltre, non aveva nessuna intenzione di porre fine alla relazione con il suo vicino.

Quando Kyuhyun sentì l’eco dello schiaffo, il suo corpo si paralizzò e sentì solo una fitta al petto. La sua mano si chiuse a pugno attorno alle sbarre, sfogando tutta la sua rabbia. Stava cercando, come meglio poteva, di controllarsi e non correre in camera del maggiore per proteggerlo, mettendo al suo posto la donna. Purtroppo Kyuhyun era conscio che non avrebbe potuto farlo, perché apparire in camera di Yesung in quel momento avrebbe solo provocato più casini al più basso, cosa di cui non aveva assolutamente bisogno. Il minore gli avrebbe parlato e sarebbe stato lì per lui il giorno seguente.
 


 

Il cosiddetto ‘giorno seguente’ si fece aspettare; Yesung non uscì di casa neanche una volta e Kyuhyun non riuscì ad andare in camera sua, dato che sua madre era rimasta tutto il tempo a fare la guardia, gli occhi fissi su casa sua.

Passò una settimana senza che i due si incontrassero, ma ciò non fece desistere il minore. Quel giorno, Kyuhyun aveva deciso di sdraiarsi sul divanetto nel balcone, aspettando che il moro uscisse dalla sua ‘prigione’. La sua attesa venne ripagata quando, nel momento in cui il sole era appena spuntato in cielo, Jongwoon decise di farsi vedere.

Istintivamente, Yesung girò la testa a destra, i suoi occhi onice puntati su quelli marroni del minore, e con calma si posizionò di fronte a lui.

“Guarda un po’ chi ha deciso di degnare il mondo con la sua presenza… Pensavo avessi fatto un favore all’umanità e fossi sparito”, scherzò il castano.

“Stai dicendo che vuoi che sparisca?” Mormorò piano Yesung guardandolo con uno sguardo da cagnolino bastonato. “Sopravvivresti senza di me?!” Disse, cogliendo di sorpresa l’altro; quella era una delle poche volte in cui il minore non avrebbe saputo cosa rispondergli.

Quando vide che il castano non reagiva, Yesung ridacchiò, i suoi occhi chiusi a formare una mezza luna. “Sto scherzando, non prendere le mie parole sul serio… Mi hai aspettato fino ad adesso? È presto, mi sento lusingato. A meno che tu sia appena tornato da una delle tue feste, anche se non sembri affatto ubriaco, quindi…?”

“Come se passassi una notte in bianco per te… E no, non ero ad una festa e sono più che sobrio. Quanta poca fiducia hai in me.”

“Stai bene? Sembri… emotivo, oggi. Oh be’, devo pensare ad altre cose.”

“Altre cose… Ad esempio?”

“Non ho più libri da leggere, li ho finiti tutti… Inoltre sono a corto di pittura e i miei fratelli non sono in casa, per cui non possono andare a prendermene. Mio padre è di nuovo in un’altra città e… io non posso andare. Però mi manca tantissimo andare in libreria.”

“Sei proprio un secchione...”, disse annoiato Kyuhyun, ma si zittì quando il maggior lo guardò male. “Perché non puoi andare?”

“Non posso. È… è complicato.”

Il castano annuì soltanto. Sapeva che il problema stava nel suo passato, perciò non insistette. Al contrario, gli venne un’idea e non ci pensò molto prima di condividerla con il moro.

“Che ne dici se vengo con te? Andresti in libreria?”

Jongwoon lo guardò dubbioso. Quello che il vicino gli stava offrendo era una ottima soluzione, eppure c’era qualcosa che lo bloccava.

“Spenderesti il tuo tempo prezioso con me, accompagnandomi in libreria? Hai almeno una vaga idea di dove si trovi?”

Kyuhyun si corrucciò in un modo adorabile, secondo il maggiore. “Perché devi dubitare di ogni cosa che faccio? È questo che ricevi quando cerchi di aiutare? Comunque, non è come se tu avessi una migliore opzione per prendere i libri e la pittura.”

Yesung non era abbastanza sicuro dell’offerta e aveva ancora delle paure insignificanti che lo bloccavano dall’accettare. Abbassò la testa, scuotendola leggermente.

Quando una mano sfiorò la sua spalla, il moro alzò lo sguardo e vide che il minore gliela stava porgendo. Non capiva quando avesse saltato nel suo balcone e l’unica cosa che riuscì a fare fu fissare il ragazzo, esitante. Il primo a reagire fu Kyuhyun che prese la mano del maggiore.

“Dai, andiamo”, disse Kyuhyun e Yesung annuì, come se quella fosse l’unica cosa che era in grado di fare.

Quando Kyuhyun si allontanò da lui per avvicinarsi alle ringhiere, Yesung sfilò la sua mano dalla presa del minore.

“Non vedo perché debba saltare per raggiungere casa tua. A differenza tua, non sono una scimmia e ho classe, per cui ci vediamo fuori dalla tua porta tra dieci minuti”, sentenziò il moro.

“Come vuoi….” Replicò Yesung, ponendo fine alla conversazione mentre gli dava le spalle ed entrava in camera sua.

“Sto davvero facendo questo?” Pensò camminando verso la porta della stanza.

 

Macchina di Kyuhyun

 

In quel momento non erano importanti le sue insicurezze. D’altronde, Yesung era seduto vicino a Kyuhyun nella sua auto, diretti verso la libreria. Il moro aveva continuato a brontolare durante il tragitto a causa della lunga lista di libri di cui aveva bisogno. Il minore, invece, lo aveva preso in giro per la sua ossessione per i libri, ma ogni tanto gli dava la sua opinione su alcuni titoli, sorprendendo l’altro per la sua conoscenza e facendogli ritirare tutti i dubbi su Kyuhyun e la sua tendenza a nascondere parti del suo carattere.

“Questo è il vero Kyuhyun? Ti stai stancando di nascondere pezzi di te stesso dietro la facciata del ragazzo idiota?” Continuava a ripetersi in mente Yesung senza smettere di fissare il castano.

Da parte sua, Kyuhyun sentiva su di sé lo sguardo di quegli occhi pensierosi e tutto ciò che sentiva era un gradevole sentimento mai provato fino a quel momento. Per questo decise di non scherzare con lui. Almeno per il momento.

 

In libreria

 

Non appena Jongwoon posò piede dentro l’enorme ingresso, dimenticandosi che si trovava in un luogo silenzioso, corse verso i vecchi scaffali di legno, contento come fosse un bambino. Kyuhyun ridacchiò sotto i baffi, camminando lentamente verso l’atrio per sedersi ad un tavolo libero.

Ogni tanto, il minore intravedeva il più basso, che passava da uno scaffale all’altro, come se appartenesse a quel posto, e Kyuhyun era affascinato dall’atteggiamento carino ma confuso del moro; non aveva mai visto una tale beatitudine che lo potesse influenzare così tanto.

Quando perse di vista il maggiore, Kyuhyun non si preoccupò, d’altronde, quello sembrava il suo habitat naturale. Mentre si guardava in giro, gli vennero alla mente alcuni ricordi di quando era studente e, spinto dalla nostalgia, si alzò e andò verso un settore nel quale spesso andava quando era più giovane, in cerca di un buon libro da leggere.

Kyuhyun si immerse nella lettura e ci mise un po’ di tempo per sentire lo strattone alla manica. Voltò la testa solo per trovarsi faccia a faccia con una pila di libri, dietro la quale c’era Yesung. Il minore sbatté le palpebre un paio di volte, ma presto si rese conto che l’altro aveva bisogno di aiuto, per cui prese tutti i volumi.

“Puoi prenderli per me?” Domandò il maggiore dolcemente.

“L’ho già fatto”, rispose Kyuhyun.

“No, intendevo se potevi prenderli in prestito per me usando la mia tessera”, ribatté l’altro mentre posava la carta in cima alla pila.

“Perché non lo fai tu?”

“Non voglio”, commentò con nonchalance il moro. “Non sono… È solo che… Non me la sento di parlare con quella donna. È sempre così severa e con quei capelli sembra un leone”, aggiunse, rabbrividendo al solo pensiero. “Inoltre, mi guarda come se fossi un ladro di libri.”

“Chissà perché...” Disse ironicamente il minore mentre cercava di non fare cadere i libri. “Sicuramente sei un nerd.”

“Il bue che dice cornuto all’asino… Ti ho appena trovato nella sezione scientifica con un libro di matematica in mano, cosa dici a tua discolpa?” Yesung incrociò le braccia in segno di vittoria.

“Passavo il tempo.”

“Con un libro di matematica? A me viene mal di testa solo a pronunciare la parola stessa...”

“Ovvio. La tua testolina non è adatta ad attività intellettuali; la matematica è stimolante e interessante. Ero solito risolvere problemi solo per divertimento.”

Jongwoon si fermò improvvisamente, guardandolo sorpreso ad occhi aperti. In quel momento Kyuhyun si rese conto di ciò che aveva appena ammesso per cui, per evitare che l’immaginazione dell’altro facesse voli pindarici, riprese a parlare.

“Non pensare o dire nulla su questo, visto che sono io che ti sta aiutando, altrimenti torni a casa da solo senza libri.”

Yesung scrollò le spalle, ma ciò che gli aveva appena detto aveva risposto alle sue domande non dette. I suoi dubbi riguardo alle parti di carattere nascoste del vicino stavano diventando ogni volta sempre più reali.

Solo quando furono fuori dalla biblioteca, con i libri tra le mani del minore, e mentre era a braccetto con l’altro, il suo desiderio di avere una piccola soddisfazione si fece pressante e il suo lato infantile si fece presente.

“Secchione”, disse a bassa voce, ma abbastanza alto perché il castano lo sentisse.

Kyuhyun sogghignò, ma non disse né fece nulla.

 


 

Insieme, con Yesung ancora attaccato al suo braccio, muovendo la testa come un gufo o, nel suo caso, come un corvo, controllava ogni strada e posto, vigilante. Kyuhyun cercava di capire perché si comportasse così, ma senza lamentarsi. Avere il maggiore che dipendeva da lui gli aumentava il suo ego, rendendo vulnerabile Jongwoon e il minore una specie di eroe. La situazione gli piaceva molto.

Camminarono in giro per la città in cerca dell’Art Shop, dove il moro avrebbe comprato la pittura di cui aveva bisogno. Quando lo trovarono, o meglio, quando il maggiore ricordò dove si trovava, proprio dietro la libreria, Yesung si fermò all’entrata. Kyuhyun si girò verso di lui, una domanda silenziosa alla quale il più basso non tardò a rispondere.

“Non voglio entrare… Puoi prendermi un intero set, visto che ho finite tutto? Prendi anche nuovi pennelli. Ti aspetto qui, quindi dammi i libri.” Yesung allungò le mani e Kyuhyun fece come gli aveva detto, senza opporsi o chiedere spiegazioni, dato che sapeva che l’altro non gli avrebbe comunque risposto.

Kyuhyun prese tutto ciò che gli aveva chiesto il moro con qualche difficoltà; non capiva come potessero esistere quindici sfumature di rosso, il perché gli artisti non potessero usare un unico pennello e cosa ci facesse un coltellino sulla lista. Non cercò di comprendere il mondo dei pittori né degli strumenti artistici. Fu solo grazie alla commessa che riuscì a trovare tutto e con il pensiero di rimproverare il più basso, uscì dal negozio. Di certo, non si sarebbe mai aspettato la vista che lo aspettava fuori, la riteneva semplicemente impossibile: Jongwoon stava parlando con un altro ragazzo. Non una persona qualsiasi, ma quella con la quale Kyuhyun aveva una grossa rivalità; lui e quel ragazzo si odiavano e non sopportavano l’uno la presenza dell’altro.

Il castano mantenne il suo atteggiamento indifferente, di modo che non mostrasse niente che potesse danneggiarlo davanti al suo nemico musicale, Kim Kibum. Con i sacchi in mano, Kyuhyun si avvicinò al duo e subito si sentì contrariato quando entrambi smisero di parlare appena lo videro arrivare.

“Cos’hanno da nascondere? Come osa farmi questo quello strambo? Soprattutto con quell’idiota buon a nulla”, pensò Kyuhyun irritato.

“Oh, che sorpresa! Il grande Cho Kyuhyun ci ha onorati della sua presenza!” Esclamò sarcastico Kibum.

Yesung spostò il suo sguardo dal più alto a Kibum senza capire nulla. I suoi occhi si posarono sul suo vicino, sapendo che avrebbe sicuramente detto qualcosa.

“Yesung, è ora di andare”, annunciò Kyuhyun, ignorando totalmente la presenza dell’altro mentre il moro alzava gli occhi al cielo per il comportamento infantile del castano.

“Perché è così arrabbiato?” Pensò curioso il moro prima di rendersi conto che il minore lo aveva chiamato con il suo soprannome.

“Yesung, sto parlando a te. Andiamo… O vuoi andare da solo?” Gli rivolse uno sguardo torvo.

“Non chiamarmi così”, disse Yesung con un tono freddo che fece rabbrividire gli altri due ragazzi.

“Non è quello il tuo nome?” Domandò Kyuhyun con un sopracciglio sollevato.

“No, il mio nome è Jongwoon e tu non hai nessun diritto di chiamarmi Yesung.”

“Cos’hai appena…”

“Jongwoon-ah, visto che sei uscito, significa che ti sei ripreso del tutto. Questa è una buona notizia?” Il sorriso radioso di Kibum fece infuriare Kyuhyun, facendogli dimenticare che era appena stato interrotto. Sentiva il bisogno di cancellargli quell’espressione dal volto.

“Non dovresti essere da qualche altra parte? Magari a creare quegli orribili suoni che insisti a chiamare ‘musica’?” Domandò sogghignando Kyuhyun nonostante fosse lontano dall’essere calmo e raccolto, ma non avrebbe perso la sua compostezza davanti a lui.

“Quindi ti sei lasciato tutto alle spalle… Sono felice di sentire che hai superato la…” Kibum si fermò un attimo. “… partenza di Jongsung”, aggiunse.

In un attimo, Yesung sentì sia l’abbraccio di Kibum che il disagio espandersi per il corpo mentre il sangue di Kyuhyun andava dritto in testa, facendolo ribollire di rabbia e vedere rosso. Rudemente, separò il moro dal suo rivale e prendendolo per il braccio, si allontanò a passo rapido, senza vedere il sorriso trionfante di Kibum.

“Finalmente ti vedo uscire di testa, anche se solo per qualche istante… Tutto a causa di Yesungie? Interessante…”

 



Nel frattempo, Jongwoon venne preso alla sprovvista e allo stesso tempo, era perso nelle sue stesse memorie dolorose, permettendo al minore di trascinare il suo corpo come un sacco di patate mentre migliaia di parole lasciavano la sua bocca senza che il moro le captasse.

“Come fai a conoscerlo? Non conosci nessuno e non hai amici, o almeno mi hai detto questo… Ciononostante, tra tutte le persone lì fuori, conosci lui. A meno che entrambi facciate parte di un gruppo di ‘sfigati’… Rispondimi, per la miseria!” Strillò Kyuhyun guardando da sopra le spalle il moro.

“Chi è Jongsung? Ehi! Sto parlando con te, rispondimi!” Urlò questa volta girando Yesung e mettendolo davanti a lui, facendo cadere i sacchetti e i libri a terra.

Il maggiore alzò il capo, gli occhi pieni di lacrime, l’unica espressione in viso di profonda tristezza.

Il castano non si era reso dello stato emotivo di Yesung; era accecato dalla rabbia. Decise quindi di ignorare il suo sguardo implorante. “Chi diavolo è Jongsung e perché quel musicista fallito sa di lui e io invece no?”

Quelle furono le parole che distrussero i muri che Yesung aveva cercato di mantenere solidi. Il suo labbro tremò, così come le sue spalle, e Jongwoon si concesse di scoppiare a piangere davanti agli occhi del minore.

Kyuhyun venne sorpreso, non capiva cosa stesse accadendo all’altro e non gli importava. Ciò a cui pensava era che si sentiva in colpa e vederlo così, con le lacrime che scivolavano lungo il suo viso, fecero sì che il suo cuore si stringesse per il dolore. Senza pensarci due volte, circondò con le braccia la figura fragile del maggiore, dandogli l’abbraccio di cui aveva bisogno. Automaticamente, le mani di Yesung strinsero la maglia del minore e così, lasciò andare tutto il suo dolore con il viso nascosto nel petto di Kyuhyun.

Jongwoon non voleva che il castano gli parlasse così, non quando era melanconico, mentre cercava di dimenticare. Non voleva che Kyuhyun pronunciasse quel nome in quel modo perché gli faceva male. Lo feriva ricordare e che gli venisse urlato contro.

“Ti prego, non urlarmi…” Sussurrò Yesung con voce spezzata. “Non farmi domande… Non farmi ricordare.”

Kyuhyun sentì tutte quelle parole piene di dolore. Avrebbe ascoltato la preghiera del maggiore e non ne avrebbe più parlato, almeno per il momento, perché la pensava diversamente; era sicuro che era arrivato il momento di conoscere il passato di Yesung, e presto, con o senza il consenso del maggiore, questi gli avrebbe raccontato tutto.

Kyuhyun non riusciva più a sopportare la situazione. Era spaventato di camminare su frammenti di vetro ogni volta che parlava con il moro, perché a lui gli importava, e per aiutare Jongwoon doveva conoscerlo e solo il maggiore poteva dirgli dei suoi demoni del passato che lo tormentavano.

Rimasero abbracciati sul marciapiede fino a quando Yesung non si sentì meglio, i libri e le pitture dimenticate a terra.

Quando il moro si riprese, si abbracciò al braccio del minore, non solo per supporto, ma anche per qualcos’altro. Perfino lui non riusciva a dare un nome a quel sentimento, non ancora. Appoggiò la testa sulla spalla di Kyuhyun mentre il minore lo stringeva al suo corpo, con la sua mano appoggiata sulla spalla del maggiore. Così, camminarono insieme verso casa, ognuno con diversi pensieri in testa.

Come posso cancellare una memoria per sempre? Non voglio ricordare, non voglio provare più nulla… Sarà che parlarne, aiuterà a curarmi?” Domandò una voce flebile nella sua testa mentre i suoi occhi andavano per istinto verso il castano, ma si abbassarono subito, pensando a quelle parole.

Come posso decifrarlo? Cosa posso fare? Devo lasciare che lui mi racconti la storia, o devo usare alter vie? Mi odierebbe e si allontanerebbe da me… Non voglio ciò. Non posso permettere che lasci il mio fianco… Ma perché no? Cosa mi hai fatto?” Kyuhyun abbassò gli occhi verso il moro, incrociandosi con il suo sguardo. Sogghignò prima di sorridergli caldamente quando vide Jongwoon giocherellare con le sue dita.

“Stranamente carino”, pensò Kyuhyun per un istante con un sorriso dolce in viso prima che pensieri più importanti occupassero la sua mente.

“Lui è la persona più importante della mia vita”, mormorò Yesung all’improvviso.

Kyuhyun poté solo fissare la schiena del maggiore che entrava in casa, domandandosi il significato di quelle parole.

 

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Capitolo 16
*** Voglio vivere, ma... ***


E niente, sono tornata con il nuovo capitolo. Mi dispiace per il ritardo... (In questo momento ci sono le mie sorelle che cercano di ballare canzoni coreane).
Buona lettura!


VOGLIO VIVERE, MA...

 

 

Pochi giorni dopo

 

“Sei sicuro che sei solo?” Domandò Kyuhyun ancora una volta, prendendo posto nella sedia davanti al moro.

“Sì, per la millesima volta, sono da solo.”

“Anche il tuo guardiano isterico è andato via?”

“Sì, certo, e mia madre non è così… isterica, ma ora capisco perché sei così nervoso e cauto quando vieni qui. Hai paura di mia madre?” Ribatté Yesung ridendo come se quello che aveva appena detto fosse la cosa più divertente.

“No, Cho Kyuhyun non ha paura di nulla… Ero solo curioso, visto che sei qui, tutto solo. Ricordo i primi giorni dopo che ci siamo conosciuti… Te ne stavi qui ad aspettare per ore il ritorno di tuo padre. Comunque, sappi che tua madre non è una persona così piacevole da incontrare.”

“Strano, lei ha detto la stessa cosa di te… E sì, hai ragione, anche se non è una sorpresa, dato che sono sempre stato da solo.”

“Non sempre. In questo momento non sei solo, ci sono io”, replicò Kyuhyun con un sorriso a trentadue denti.

Yesung fece cadere la matita sul foglio e sbatté le palpebre prima di estendere le mani sul tavolo e toccare la fronte del ragazzo, senza pensare, come se stesse misurando la temperatura. Ancora stranito, fece scivolare le mani verso le guance del vicino.

Kyuhyun era sorpreso e non sapeva come reagire. L’unica cosa di cui era certo era che quel tocco, per la prima volta nella sua vita, lo aveva colpito, anche se non capiva come mai si sentisse così. Dopotutto, era stato toccato in diversi modi e mai si era sentito strano, ma con il moro tutto era differente ed era certo che aveva a che fare tutto con alcuni sentimenti che il maggiore gli suscitava.

Se il minore fosse stato più attento come lo era nei suoi giochi, avrebbe notato che il moro aveva ripreso a parlare solo per evitare l’atmosfera incomoda che il suo gesto avrebbe potuto creare. Jongwoon non poteva credere a se stesso e alle sue azioni, ma diversamente da Kyuhyun, pensava che il significato di ciò era che sentiva il minore veramente vicino e che ora il castano era qualcuno con il quale si poteva comportare come il Yesung che era stato tempo prima.

“Non sembri malato o delirante, quindi perché fai il fifone e lo sdolcinato? Hai picchiato la testa da qualche parte, o sei caduto da letto stamattina?”

Kyuhyun sogghignò e il moro seppe subito che quello che sarebbe uscito dalla sua bocca non era affatto piacevole da sentire.

“Sai davvero quello che ho fatto di mattina?”

Yesung roteò gli occhi e scosse la testa, convinto che il ragazzo fosse un pervertito che non sarebbe mai cambiato.

I ragazzi chiacchierarono per il resto della giornata, prendendosi in giro ogni tanto, mentre Yesung disegnava nel suo quaderno e Kyuhyun ascoltava alcune composizioni incomplete sul suo cellulare.

Annoiatosi, il castano ebbe un’idea. Perché il maggiore gli prestasse attenzione, gli lanciò le sue cuffie addosso e il moro lo guardò con le sopracciglia sollevate e un’ombra di rabbia.

“Adoro il modo in cui comunichiamo”, disse Jongwoon con un sorriso ironico che il minore gli ricambiò. “Non ti comporterai mai come un essere normale, o almeno educato?”

“Lo sono, ma tendo ad adattarmi al tuo modo preistorico di parlare. D’altronde, proprio tu non puoi dirmi niente sul mio essere rude, dato che sei quello che non mi ascolta mai… Comunque, diversamente da te che vuoi solo brontolare, ti porto a passeggiare. Alzati e andiamo da qualche parte.”

Yesung lo guardò stupefatto, incerto se il vicino stesse solo scherzando o se davvero intendesse quello che aveva detto.

“Intendo ora. Lo so che ti è difficile distogliere lo sguardo da me, ma prova a farlo e poi usciamo.”

“No, grazie. Sto bene dentro.”

“Starai meglio fuori.”

“No, e non chiedermelo più”, disse tagliente Yesung, abbassando il capo senza però evitare di liberare un piagnucolio quando sentì che la sedia veniva inclinata all’indietro, rimanendo ferma su due gambe.

Il moro stava guardando il cielo quando, all’improvviso, il viso di Kyuhyun fu tutto ciò che riuscì a scorgere, dato che era quello che teneva la sedia inclinata mentre si sporgeva verso il maggiore.

“Ci sei riuscito una volta, puoi farcela di nuovo.”

“La prima volta ho dovuto”, sussurrò a malapena Yesung per la posizione in cui si trovava e per la vicinanza del minore.

“Ti serve anche questa… Ascolta me e andiamo a camminare, solo questa volta.”

“Non posso...” Mormorò il maggiore con una punta di dolore nella voce.

“Sì che puoi. Insieme a me, riuscirai ad eliminare questa tua paura.” Il suo respiro accarezzò la fronte di Jongwoon che, per impulso e per timore di essere toccato, scattò in piedi.

Kyuhyun non attese ulteriormente e si spostò di fronte al maggiore. Immediatamente, Yesung prese il suo avambraccio e posò la testa sulla spalla del più alto, guardando negli occhi Kyuhyun.

“Solo se non lascerai il mio fianco e sarai sempre lì, permettendo di sostenermi a te.”

Kyuhyun annuì e quando l’altro abbassò il capo, gli scompigliò affettuosamente i capelli.

Camminarono in silenzio e in pace, sentendo solamente la presenza dell’altro, godendo della brezza leggera del pomeriggio fino a quando non trovarono una panchina che si affacciava su bosco. Si sedettero e subito Kyuhyun sentì che l’altro gli dava un colpetto sul braccio. Si girò ad osservare lo sguardo curioso del maggiore e solo allora notò che i suoi occhi erano neri, bellissimi e profondi.

“Perché mi hai portato a passeggiare?”

“Non ti piace?”

“Non è quello il punto. Voglio sapere perché hai insistito così tanto?”

“Voglio aiutarti. Vivi circondato da paure e non mi piace, per cui, se posso fare qualcosa, lo farò. Voglio davvero aiutarti ad essere libero.”

Jongwoon abbassò lo sguardo e avvicinò il suo corpo a quello del vicino, riposandosi. Il suo petto era stato pervaso dal calore per quel semplice e dolce pensiero, ma la sua mente, fredda e razionale, pensava a cosa stesse mirando quel ragazzo. Tuttavia, Kyuhyun era sincero nelle sue parole, non stava nascondendo nulla dietro quel gesto; per la prima volta non stava pensando a se stesso, ma ad un’altra persona.

 

Qualche giorno dopo

 

Ogni tanto Yesung usciva con il vicino per passeggiare, sempre tenendo sottobraccio il più alto, sentendosi al sicuro con lui, come se lui fosse uno scudo contro le sue paure.
 


 

Qualcosa era cambiato e perturbava Kyuhyun, visto che il maggiore aveva cominciato improvvisamente a declinare ogni invito che gli faceva. Era perfino andato nella stanza del moro per chiedergli di passeggiare con lui verso la loro panchina, ma Yesung lo aveva solo buttato fuori dalla camera, urlandogli che era impegnato, che doveva leggere tutti i libri che aveva preso in prestito prima della scadenza o che stava lavorando ad un progetto. A Kyuhyun, queste sembravano solo tante scuse.

All’inizio non aveva insistito oltre; il minore sapeva che adattarsi era difficile per Yesung, ma più i giorni passavano, più non credeva alle sue parole. Sembrava che Jongwoon stesse evitando uscire con lui e quello non piaceva al minore. Ogni ‘no’ che usciva dalla bocca del maggiore guastava l’umore di Kyuhyun, deprimendolo o perfino, irritandolo perché si sentiva, ancora una volta, ignorato.

Non capiva cosa fosse successo che avesse fatto indietreggiare il moro; per il suo stesso bene, Kyuhyun sperava avesse un buon motivo. Allo stesso tempo, non voleva che le sue paure stessero tornando perché gli sembrava che avessero fatto dei progressi. Ciononostante, Kyuhyun aveva dei dubbi ed era sicuro che era tutto un capriccio del maggiore. Il minore si sentiva sia dispiaciuto che preso in giro da Yesung e non capiva cosa fosse peggio, se il fatto che il maggiore si stesse trattenendo a causa delle sue paure o che Jongwoon stesse giocando con lui. Voleva la verità dietro quei rifiuti e poi aiutarlo a guarire.

Era pomeriggio quando Yesung rifiutò ancora una volta l’invito del vicino; questi aveva insistito, ma il moro era stato ancora più convincente, e quindi Kyuhyun se ne era andato, lasciando il maggiore ai suoi affari, cioè leggere un libro. Era come se nessuno volesse che finisse di leggere quel libro, soprattutto quando una ombra apparve sulle pagine, rendendogli difficile la lettura. Il moro alzò il capo e notò suo fratello minore che lo guardava timidamente e in maniera adorabile.

“Sì?” Domandò Yesung, sapendo che l’altro aveva qualcosa da chiedergli; ogni volta che aveva bisogno di qualcosa, si comportava in quel modo.

“Posso chiederti una cosa?” Mormorò appena udibile, rattristando il maggiore. Non capiva come suo fratello potesse avere paura di parlargli. Molte cose erano cambiate e Yesung non se ne era reso conto.

“Certo. Cosa vuoi?” Cercò di dire dolcemente, senza riuscirci e facendo spalancare gli occhi a Sungmin per il tono ostile utilizzato dal maggiore.

“Voglio dire, chiedimi qualunque cosa.” Il viso del moro si rilassò, tranquillizzando il minore.

“Hai ripreso ad uscire, ho notato, e avrei bisogno di portare Bunny dal veterinario… Vuoi venire con me?”

“Uhm, non lo so...”, disse Yesung. “Ho da fare. Sto lavorando ad un progetto e non posso lasciarlo in questo momento, anche se mi piacerebbe venire con te.”

“Woonie, Ryeowook mi ha chiesto se può venire con me, ti dispiace?” Domandò Sungmin e il maggiore lo guardò confuso.

Ryeowook era andato un paio di volte a casa sua, e non per incontrare Yesung, ma per giocare con il coniglio e, a quanto pareva, anche con il più giovane della famiglia.

“Perché dovrebbe dispiacermi? È un amico, niente di più, se è questo che ti preoccupa.” Il moro conosceva molto bene suo fratello. “Vai con lui, ma non capisco perché dovessi chiederlo a me...” Aggiunse facendo finta di essere arrabbiato, come faceva in passato quando le cose erano normali. E come ai vecchi tempi, Sungmin abbracciò il maggiore.

“Aish, basta così… Mi stai soffocando. Non fare aspettare il tuo coniglietto.”

Sungmin uscì dalla stanza, guardando prima verso suo fratello, notando il fantasma di un sorriso appena accennato. Era sicuro che il vecchio Yesung stesse tornando e non poteva che esserne più che felice.

 

Qualche ora dopo

 

Come aveva detto Yesung, stava veramente lavorando in un progetto artistico; all’improvviso, si era sentito ispirato e pronto a disegnare qualcosa. Ogni volta che si trovava nel suo mondo, niente e nessuno avrebbe potuto interrompere il suo momento creativo.

Era ancora impegnato nel suo disegno quando la porta della stanza venne aperta e per fortuna se ne accorse, avendo il tempo di chiudere rapidamente il notebook e girarsi verso il nuovo arrivato che entrò sorridendo e salutandolo. Dopo un cenno del capo, Ryeowook si sedette vicino a lui sul letto.

“Come va?” Domandò Ryeowook.

“Sei tornato dal veterinario?” Ribatté il maggiore.

Il castano annuì. “Tuo fratello ama troppo quel coniglio e non gliene faccio una colpa, perché è davvero troppo carino… Dovevi vederlo dal veterinario, come sbadigliava e...” Ryeowook smise di parlare, grattandosi il collo nervosamente, dopo aver notato che Yesung era disinteressato.

“È solo un coniglio, ma solo tu e Sungmin vomitate arcobaleni quando lo vedete… Comunque, sei qui per parlarmi di quello o per qualcos’altro?”

Ryeowook guardò serio Jongwoon. “Voglio mostrarti una cosa...”, mormorò. “Voglio rivelarti la verità dietro il mio segreto, come ho ucciso la persona a me più cara… Solo se tu accetti.”

Yesung non se lo aspettava. Non avrebbe mai pensato di riportare alla luce il segreto dell’amico e non capiva perché rivelarlo proprio a lui.

“Perché me?” Domandò infine Yesung, dando voce ai suoi pensieri.

“Sei l’unico che potrebbe capirmi. I miei amici lo sai che tipo di vita conducono… Non riescono a prendere sul serio niente e non saprebbero neanche cosa dirmi. La mia famiglia è preoccupata e vuole che lo superi… Comunque sai già il mio segreto, per puro caso. Voglio solo… Voglio raccontarti tutto, così non mi giudicherai, e inoltre credo sia tempo che io lo faccia… Mi ascolterai?”

Jongwoon annuì lievemente. Era curioso e intrigato e in più, voleva assicurarsi che non fosse niente di grave. Lo faceva anche per Sungmin, visto che aveva notato che era attratto dall’amico e siccome era un fratello protettivo, voleva essere sicuro che Ryeowook fosse come appariva essere, cioè puro e dal cuore gentile.

 

Di fronte al cimitero

 

Un paio di ore dopo, Jongwoon si trovò di fianco ad un ragazzo devastato che portava in mano un bellissimo bouquet composto da candidi tulipani, ma incerto di compiere il prossimo passo ed entrare nel cimitero. Il maggiore era confuso e siccome Ryeowook non sembrava reagire, neanche lui lo faceva. Inoltre, quel luogo lo raggelava.

Ryeowook, che all’inizio sembrava insicuro e spaventato, trovò il coraggio e superò il cancello metallico, entrando nel cimitero, seguito dal moro, che camminava senza proferire parola. Entrambi si fermarono davanti ad una lapide.

Il castano si sedette e posò i fiori di fronte alla pietra, accarezzando gentilmente con le dita il nome scritto in oro, mentre cominciava a piangere. Yesung prese posto al suo fianco; nonostante non sapesse nulla, aveva capito che sotto terra c’era una persona importante per l’amico.

A Jongwoon non servivano parole dall’altro, capiva perfettamente quello che Ryeowook doveva stare sperimentando, visto che anche a lui era capitata una cosa simile. Ma non era il momento di pensare a se stesso; doveva reprimere i suoi ricordi, che continuavano a venirgli in mente a causa del posto nel quale si trovavano, e nasconderli. Ryeowook aveva bisogno di lui e Yesung era lì per offrigli supporto.

“Lui...”, disse il più piccolo mentre cercava attenzione negli occhi del maggiore. “Lui era… No, lui è e sarà sempre l’amore della mia vita, e l’ho perso, per colpa mia… Io… Io l’ho ucciso.” La sua voce si spezzò e le lacrime ripreso a scorrere libere.

Yesung non sapeva se stava facendo la cosa giusta, ma comunque alzò la mano e asciugò le guance all’amico, che lo ringraziò con un sorriso di circostanza.

“Mi sono innamorato di lui dalla prima volta che l’ho visto, soprattutto dopo che mi sorrise, in una maniera pura e sincera, come lui… Lui era innocente, il mio angelo, mentre io… Io ero un demone che non merita nemmeno di ricordare quel sorriso vitale, o magari questo è il mio castigo, vivere in modo patetico con solo lui nei miei ricordi, di incontrarlo nei miei sogni e mai più nella realtà. Mi merito tutto ciò, dato che io sono stato la sua disgrazia. Non mi sono reso conto di come era cambiato dal ragazzo ottimista che era, ah, lui era il sole della mia vita, ad essere una persona senza voglia di vivere.

Sono stato così idiota. Mi cercava sempre, scriveva che aveva bisogno di me nella sua vita… Andavo da lui sempre, giorno o notte, ma presto sono arrivato a pensare che era diventato troppo appiccicoso; mi voleva ad ogni momento, perciò presi ad ignorare le chiamate o, peggio ancora, a dirgli che cercava solo attenzioni, troppo dipendente da me e dagli altri. Né io né quelli attorno a lui non abbiamo notato quanto stesse soffrendo. Io… Io non mi sono reso conto che aveva bisogno di me. Se fossi stato con lui, niente sarebbe successo e lui sarebbe ancora vivo.

Avevo altre cose da affrontare in quel periodo e ho trascurato il mio ragazzo nel peggior momento della sua vita. Non ero insieme al mio angelo, per cui non potevo vedere quello che lui stava vivendo, tutta la sua lotta interna per rimanere vivo, e non sapevo nulla anche se gli chiedevo sempre se c’era qualcosa che andava male; non mi rispondeva o mi diceva che stava bene, ma che doveva vedermi perché gli davo vita… E invece, gli ho portato solo la morte perché avevo cose più importanti da fare.

Fanculo tutte quelle cose… Perché ho bisogno di loro, quando non ho nemmeno il mio angelo? Voglio lui, ora, perché non importa altro, dato che si è tolto la vita. È morto e mi h lasciato perché non ero il suo salvatore, non quando tutto quello che lui desiderava era la mia presenza, ma gli ho negato anche quella. Non ho infilzato io il suo cuore, ma sicuramente era già morto perché lo avevo ucciso io.

Ha lasciato un biglietto, dove incolpava tutti, me, dicendo che non ero l’eroe che lui voleva io fossi, che lo avevo trascurato, facendolo sentire miserabile e senza alcun motivo per cui continuare a vivere; non ero la sua ragione di vivere, ma quello che l’ha spinto dal precipizio.”

Stremato e sofferente, si accasciò contro il corpo di Yesung mentre questi, a disagio, lo avvolgeva in un abbraccio; sapeva che doveva piangere e quando si sarebbe sentito meglio, avrebbe ripreso a parlare.

Dopo qualche minuto, Ryeowook si raddrizzò e si asciugò le lacrime con la maglia. “Ora voglio solo chiedere perdono al mio angelo e sperare che lui lo accetti. Non vivrò in pace, non più da quando l’ho perso e non mi perdonerò mai. Non amerò più perché l’amore mi è precluso.”

Yesung era stupefatto. Non si sarebbe mai immaginato niente di ciò che gli era stato raccontato, che dietro quel dolce e sorridente ragazzo si nascondesse un cuore spezzato. Non poteva credere che Ryeowook, tra tutte le persone che conosceva, nascondeva tale segreto e stava vivendo con un dolore così orribile.

Il moro non era d’accordo con il modo in cui il ragazzo stava cercando di sopravvivere. Sapeva che il minore aveva commesso uno sbaglio, ma non voleva dire che doveva chiudersi così, perché nonostante tutto, non solo lui era da biasimare; il suo defunto ragazzo aveva dato anche la sua parte.

“Che c’è?” Domandò Ryeowook quando vide il maggiore aggrottare le sopracciglia.

“Non dire quello...”, mormorò.

Quello che Ryeowook aveva detto durante la sua confessione era lo stesso che Yesung si era ripetuto altrettante volte, ma sentirle da qualcun altro gli faceva pensare che il minore non meritasse soffrire: doveva andare avanti e darsi pace, così come anche Yesung doveva fare così.

“Voglio che tu mi ascolti attentamente, perché, sfortunatamente, potrei essere l’unica persona che possa capire sia te che il tuo ragazzo, dato che ho provato anche io le stesse emozioni, le tue e le sue. Prima cosa, dovresti perdonare te stesso; sei conscio di quello che hai fatto, o meglio, che non hai fatto per aiutare il tuo ragazzo, ma incolpare e punire te stesso non è una soluzione, nemmeno lui lo vorrebbe. Il tuo angelo era fragile e non era colpa tua.

Avrebbe dovuto dirti cosa stava accadendo, avrebbe dovuto aprirsi con te e trovare insieme una soluzione per il suo problema. Perché devi incolpare te stesso, quando lui si è nascosto dietro a dello stupido romanticismo e non ti ha mai detto cosa gli stava passando per la mente e l’anima? Non potevi leggere il pensiero. È quello il problema con le persone spezzate; si aspettano che gli altri vengano a conoscenza dei loro problemi così, a caso, anche se cercano disperatamente di nasconderli…

Quella lettera finale… Mi spiace per quello che sto per dire, ma… non sembra averti amato affatto. Chi ama una persona non incolperebbe il suo amore come ha fatto lui nonostante quello che abbia fatto.”

Ryeowook si accigliò e a Yesung non piacque. Era stato severo e duro perché non gli piaceva vedere il minore soffrire e anche perché le sue parole lo stavano colpendo tanto quanto facevano con il castano.

“Scusa se sono stato… cattivo, ma quella era la mia opinione. Senti...”, il suo tono so ammorbidì. “Non dimenticarlo, ricorda per sempre il tuo vero amore, l’angelo che lui era, ma dimentica te stesso, così che tu possa vivere ancora. Sei tu quello che continua a respirare e quello che necessita di restare in vita… E per quanto riguarda l’amore… Non oggi o domani, ma in futuro permettiti di amare e sii felice. Non perdere te stesso come ha fatto lui… o come me”, disse, pensando le ultime tre parole.

“Io voglio vivere, ma...”

“Senza ma”, disse deciso Jongwoon. “Lo farai e sono sicuro che riuscirai perfino a godere la tua vita.”

Senza aggiungere altro, il moro si mise in piedi e a passi lenti, si allontanò dal posto, voltando la testa solo una volta per vedere un ragazzo pensieroso. Un sorriso debole si fece presente nel suo viso; sapeva che le cose sarebbero cambiate per l’amico, non per quanto gli aveva detto, ma perché aveva già accettato se stesso e quello era il primo passo, anche se non se ne era ancora reso conto.

“Anche le mie parole erano parecchio impattanti”, pensò Yesung mentre più pensieri profondi eclissavano la sua mente. “Cambieranno anche per me le cose?”

Quelle parole sagge e sentimentali valevano anche per lui e il suo subconscio lo sapeva.

 

Balconi di Yesung e Kyuhyun

 

“Ma è qualcosa tipico di famiglia ignorare gli altri, o siete solo sordi?!” Disse Kyuhyun al ragazzo effeminato.

“Sì, è una cosa di famiglia evitare idioti e cretini, cosicché non dobbiamo avere a che fare con la loro stupidità.”

“Pure la lingua affilata...”, pensò Kyuhyun. “Allora devi venire ignorato molto spesso… Comunque, dov’è la tartaruga strana che è tuo fratello?”

“Io non ne ho uno come quello che hai descritto.”

“Jongwoon”, sibilò rabbioso a Heechul.

“Ti sembra che io tenga traccia di lui? O per caso sembro il suo agente o manager? Perché dovrei saperlo? Non ci immischiamo negli affari altrui.”

“Ti ho chiesto se sai dov’è, quindi sì o no?” Kyuhyun stava perdendo la pazienza. “Anzi, fai prima a dirgli di venire a trovarmi, okay? Non dovrebbe essere lontano, forse in camera sua o in bagno… Non è come se lui andasse in giro.”

“Ne sei sicuro?” Heechul sogghignò mentre invece il minore corrucciò la fronte. “Mi spiace rovinarti l’illusione, ma non è in casa. Un ragazzo adorabile è venuto per passeggiare con lui… o per uscire per un appuntamento, non ne sono sicuro.” Il maggiore sapeva che quello che stava dicendo aggiungeva solo fuoco alla brace, ma doveva fare pagare al vicino irrispettoso le sue parole. Inoltre, si divertiva a farlo arrabbiare.

“Stai mentendo. Non uscirebbe mai senza di me.”

“Tsk, attento a quello che dici. Non mento mai. Anzi, chiama il tuo amico carino e chiedigli quand’è che riporta a casa mio fratello, visto che anche tu lo conosci il ragazzo. Come si chiamava? Ah sì… Ryeowook.”

Kyuhyun venne preso alla sprovvista e non si aspettava né poteva credere a quello che aveva detto il più grande. Yesung non gli avrebbe mai fatto quello. Era stato scaricato tante volte per mancanza di tempo, quindi perché il moro avrebbe dovuto trovare del tempo per il suo amico e non per lui?

“Non preoccuparti. Sono qui”, aggiunse Heechul.

Kyuhyun girò il capo, trovandosi di fronte la scena del duo che entrava in casa. Ryeowook diede un rapido abbraccio a Yesung, facendo tremare Kyuhyun dalla rabbia e dalla gelosia, anche se lui non sapeva ancora identificare il sentimento, prima di andarsene.

Quando il minore tornò a guardare Heechul, questi gli rivolse un sorriso soddisfatto e rientrò nella stanza del fratello, chiudendo la portafinestra.

 


 

Kyuhyun si sentiva un idiota, e ancor di più quando aspettò che Yesung uscisse per dargli una spiegazione, cosa che non fece. Quello fu il secondo sbaglio del maggiore; il primo era stato quello di ignorarlo per poi uscire a passeggiare, le loro speciali camminate, con il suo amico Ryeowook.

Kyuhyun si sentiva frustrato, fumante di rabbia, gelosia e odio. L’unico pensiero che aveva era quello di vendetta e fargliela pagare al moro perché per la prima volta nella sua vita, Cho Kyuhyun si sentiva tradito e preso in giro.

 

 

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Capitolo 17
*** Ora anche tu non ti dimenticherai mai di me ***


Esatto, sono tornata... Con questo caldo, è difficile trovare la voglia di accendere il pc (o fare qualsivoglia attività, come studiare per gli esami, ma quisquillie - ? -)
Senza ulteriori indugi, vi lascio al capitolo.

 




Ora anche tu non ti dimenticherai mai di me...


 

Due giorni dopo


 

Era già sera quando due ragazzi si sedettero sul balcone del minore a bere del succo e a mangiare spuntini, parlando ogni tanto su diverse cose, come ai vecchi tempi.

“Sono contento di sentirlo”, mormorò Yesung e Heechul lo guardò per niente sorpreso.

“Cosa, che il tuo fratellino ha trovato qualcuno a cui fare la corte, preferendolo ad uno stupido coniglio?”

“Come dici tu… No, in realtà sono sbalordito che tu abbia trovato qualcuno”, ammise il moro.

“Sono contento sia per Sungmin che per Ryeowook. Ha fatto un altro passo; anche se non lo sa ancora, trovare qualcuno che ti fa dimenticare il passato è la cosa più importante per tornare a vivere, e lui sta andando bene. Lo so perché anche io… forse ho trovato qualcuno”, pensò nel frattempo.

Siccome era perso nei suoi pensieri, non prestava ascolto al brontolio del fratello maggiore, però riuscì a sentire il colpo forte alla testa.

“Io starei parlando. Hai il privilegio di comunicare con me, e tuttavia ti comporti così, continui ad ignorarmi… Sei vergognoso!” Si lamentò Heechul, realmente offeso.

“Cosa dicevi?”

“Dove ti sei perso? Non mi dire che stavi ancora pensando a quel ragazzo… Non ti sei ancora ferito abbastanza? Devi continuare a farlo e pensare sempre a lui? Jongwoon-ah, devi accettare il fatto che lui non c’è più.”

“Non è vero...” Mormorò piano Yesung, troppo stanco per difendersi.

“Sì e lo sai. Woonie, dimenticalo, per favore. Concentrati su quelli attorno a te, come Kyuhyun… Sarà pure uno stronzo, però credo provi qualcosa per te.”

“No, non prova nulla. Non ama nessuno al di fuori di se stesso, e anche se fosse, è un suo problema, non mio.”

“Innanzitutto quello non è un problema, avere dei sentimenti per qualcuno… E secondo, ci tiene a te. Non ti sei reso conto...”

“Non lo so”, lo interruppe bruscamente il minore.

“Ovvio che non lo sai, visto che l’unica cosa alla quale pensi è Jongsung, l’unico che è bravo e che pensa agli altri. Gli altri ragazzi non importano, non sono come lui; sono gli esseri più spregevoli qui, demoni arrivati dall’inferno. Lui è un santo. Anzi, Jongsung è solo...”

“Basta, okay? Smettila. Nessuno è come lui né lo sarà mai, soprattutto quel cretino… Non menzionarlo più e non osare paragonare quello lì a Jongsung. È una cosa impossibile e un’offesa per lui, perciò piantala. Quel deficiente irrispettoso è viziato e un ragazzino, niente di più, mentre invece Jongsung era un vero essere umano, con dei principi morali e dei valori… Nessuno è come lui.” Le lacrime cominciarono a solcargli il viso mentre guardava arrabbiato e sofferente Heechul.

“Hai detto bene. Jongsung era, ora non è più. Almeno quel ragazzino, come lo chiami tu, Kyuhyun, è vivo.”

Quello fu un colpo basso per Yesung, che spinse suo fratello per la frustrazione ed entrò in camera sua, perseguitato dal dolore e dai ricordi.

Suo fratello corse nella sua stanza, sentendosi in colpa per aver rattristato il minore. Nonostante tutto, rimaneva convinto che Jongwoon avesse bisogno di essere messo di fronte alla cruda realtà.

Purtroppo quella conversazione non era stata privata: Kyuhyun era seduto sul proprio balcone mentre i fratelli discutevano, ascoltando e affogando tutte le sue emozioni nell’alcool. Le sue mani si erano strette attorno alla bottiglia di birra quando le loro parole lo colpirono come coltelli, dilaniando il suo petto.

L’ultima battuta del maggiore dei due fratelli aveva raggelato le sue emozioni. Si era paralizzato e per qualche istante aveva smesso di pensare, ma quando tutto lo colpì nuovamente e lo fece infuriare maggiormente, lanciò la bottiglia contro la parete di fronte. Il suo unico pensiero, incoerente, fu che, con le sue parole, Jongwoon aveva firmato la propria sentenza di morte, e lui sarebbe stato il boia.

Kyuhyun si avvicinò ai frammenti di vetro, che gli ricordavano quelli dei suoi sentimenti, lanciò uno sguardo a quei pezzi e un’idea si fece strada nella sua mente. Un ghigno beffardo spuntò sulle sue labbra. Avrebbe fatto sì che il suo vicino moro non si dimenticasse mai più chi era Cho Kyuhyun, perché Jongwoon aveva ragione in una cosa: lui era un ragazzino viziato che otteneva sempre ciò che voleva. In quel momento, voleva vedere Yesung sotto di lui, mentre soffriva e si rammaricava per quello che aveva detto, chiedendo di avere compassione.


 

Il giorno dopo


 

Come tutte le altre volte, Kyuhyun saltò nel balcone del vicino e lo trovò in camera sua. Senza giri di parole, gli disse perché si trovava lì e lo invitò ad una festa. Yesung rifiutò all’inizio, ma il minore riuscì a convincerlo ad andare.

“È una festicciola tra amici”, gli aveva detto il bruno, aggiungendo che avrebbero guardato la finale della partita di football e Yesung era un fan dello sport.

“La tua squadra gioca nella finale. Perché non vieni a guardarla con me, o hai paura che perderete contro la mia squadra e per questo non vieni?”

Ciò che Jongwoon non poteva accettare erano gli insulti verso la squadra per la quale tifava e per dimostrargli il contrario, accettò l’offerta. Inoltre, non gli sembrava una pessima idea, non gli dispiaceva una piccola festicciola. I suoi amici sembravano gentili, almeno alcuni di loro, e l’idea di vantarsi della vittoria della sua squadra gli sembrava molto allettante.

L’unico problema era sua madre. Non sapeva come avrebbe potuto raggiungere la casa del minore senza essere notato. Ogni volta che andavano a passeggiare, i suoi fratelli, a turni, andavano con lui per far finta che fossero loro quelli che lo accompagnavano. Kyuhyun abitava di fianco e la sua televisione era nel portico. Se sua madre avesse guardato anche solo una volta verso la casa del castano, avrebbe notato il figlio e provocato un imbarazzante subbuglio.

La soluzione al problema gli arrivò dal vicino e all’inizio Yesung aveva posto resistenza, ma alla fine aveva accettato. Avrebbero fatto la festa a casa di uno degli amici di Kyuhyun, Eunhyuk.


 

A casa di Eunhyuk


 

Erano stati i primi ad arrivare e, sedutosi sul divano, Yesung aveva preso in mano il telecomando e una bibita, scelta da lui e non una di quelle alcoliche che gli aveva offerto il vicino, scorrendo i canali sportivi per guardare le altre partite. Da quando era arrivato, Kyuhyun era sparito all’interno della casa e non era rimasto o parlato molto con Yesung.

Anche se durante la partita Kyuhyun non lo aveva infastidito neanche una volta o, durante la pausa, non si era vantato di nulla né insultato la sua squadra per il gol, Jongwoon non gli prestava molta attenzione; era preoccupato solo per la partita, nient’altro, come sembrava fosse per le altre persone. Erano tutti tifosi della squadra avversaria, come Kyuhyun, per cui erano davvero interessati.

L’unico che sembrava essersi perso tutto ciò che gli accadeva accanto fu Yesung. Quando la partita terminò, si aspettava i commenti fastidiosi del vicino e dei suoi amici, ma ciò non accadde. Il motivo era semplice e Jongwoon se ne rese conto immediatamente non appena girò la testa e vide una folla di persone. Non aveva mai visto così tante persone riunite in uno stesso posto, forse alla festa che aveva fatto Kyuhyun qualche mese prima.

Nonostante tutto, Yesung si sentiva a disagio e voleva andarsene. Inoltre, Kyuhyun gli aveva mentito, a meno che il suo vicino considerasse quella una festicciola e la cosa non lo avrebbe sorpreso più di tanto. Tuttavia, il moro non poteva andarsene, non fino a quando il castano non fosse tornato per accompagnarlo a casa, ma del vicino neanche l’ombra. Sentitosi dimenticato, si sedette sul divano, cercando di nascondersi il più possibile da quegli estranei, ma allo stesso tempo sperando che arrivasse Kyuhyun a prenderlo.

Le lancette dell’orologio scorrevano lentamente e Yesung era annoiato, ma soprattutto trascurato, e ciò lo fece sentire lievemente male. Non poteva credere che il minore potesse dimenticarsi della sua presenza. Era sgradevole e si sentiva anche ferito.

Alla fine Jongwoon si stancò di aspettare, per cui si appoggiò sulle ginocchia posando le mani sullo schienale del divano, alle volte alzando la testa leggermente fino a riuscire a vedere qualcosa, gli occhi guardandosi in giro, cercando tracce del minore, ma sembrava come se Kyuhyun fosse stato divorato dalla folla. Anzi, Yesung non era riuscito a intravedere nessuno degli amici dell’altro.

Quando Jongwoon stava per perdere ogni speranza di trovare il vicino, come se fosse stato maledetto, il minore apparve nel suo campo visivo abbracciando una ragazza mai vista prima, mentre veniva abbracciato da un’altra ragazza, baciandosi. Yesung spalancò gli occhi e il suo corpo si irrigidì per qualche istante, mentre si sentiva il petto stringersi. Respirò profondamente per calmarsi e si girò, pensando a quanto si era sentito male assistendo a quella scena. Sapeva che sentimento stava provando, ma preferiva non pensarci molto perché il primo passo per renderlo reale era rifletterci troppo, e il moro non voleva arrivare alla conclusione che poteva provare un nuovo e bello, però allo stesso tempo così problematico, sentimento.

Proprio quando pensava che Kyuhyun avesse smesso con quello stile di vita, che aveva finalmente smesso di essere un cretino, il minore gli aveva mostrato che non era così. Yesung provava solo compassione per il fatto che il vicino non aveva ancora superato le proprie paure, quando cercava di aiutare Jongwoon con le sue.

Kyuhyun, invece, aveva tenuto un occhio su Yesung per tutto il tempo; non riusciva a non sentirsi leggermente soddisfatto di fronte alle emozioni che il viso del maggiore lasciava trapelare. Per lui, quelle erano sinonimo di gelosia ed era così piacevole fargli provare la sua stessa medicina. Inoltre, quella gelosia serviva ad aumentare ulteriormente il suo ego; Kyuhyun era sicuro che anche Yesung era caduto ai suoi piedi, rendendo possibile la vittoria di quel gioco che il moro non sapeva nemmeno stesse ancora giocando.

“Sono sicuro che sarò capace di mortificarti. Molto presto Jongwoon-ah scoprirai cosa sia davvero l’umiliazione. Soffrirai come mai prima d’ora, ed è solo l’inizio.” Troppo perso nei suoi pensieri sadici, non si accorse che la ragione per la quale faceva tutto ciò non era solo il suo orgoglio ferito, ma qualcosa di più profondo.

 


 

“Non ero sicuro se davvero ti avevo visto o se i miei occhi mi stavano facendo qualche scherzetto, ma no, sei veramente tu, ad una festa… Non avrei mai creduto che questo giorno sarebbe arrivato.” Kibum sorrise mentre porgeva a Yesung una lattina di bibita energetica che prontamente prese.

“Siamo in due”, disse Yesung, bevendo qualche sorso dalla bevanda.

Kibum si sedette al suo fianco facendo sì che il moro lo guardasse stranito perché non lo aveva invitato a prendere posto. Tuttavia, Yesung avrebbe avuto qualcuno con cui parlare e che lo aiutasse a non sentirsi abbandonato e solo mentre era accerchiato da numerose persone. Il moro non sopportava trovarsi lì in quel momento; voleva tornare in camera sua. Poteva solo incolpare il suo vicino che non solo non si stava prendendo cura di lui, ma sembrava pure si fosse dimenticato della sua presenza.

Yesung sbuffò spazientito e il suo accompagnante lo guardò confuso.

Il moro non sapeva che non era stato dimenticato. L’attenzione di Kyuhyun era solo su di lui, e anche la sua ira. Vedere il maggiore socializzare, secondo lui, con il suo arcinemico aumentava il suo desiderio di mostrare a Yesung il suo posto. Se prima Kyuhyun aveva dei dubbi, ora non ne aveva più: Jongwoon aveva deciso la propria sorte.

Le azioni del minore erano guidate dal rancore e dal dolore e non c’era niente di più pericoloso della combinazione tra un cuore spezzato e un orgoglio ferito, oltre ad un pensiero irrazionale che potevano solo portare dolore ad un’anima innocente.

 



Kyuhyun si avvicinò a Yesung con un’unica intenzione.

“Qualcosa che ti piace bere”, disse sedendosi sopra il tavolino di fronte al moro e mettendo un bicchiere di succo sulle sue ginocchia.

“Voglio andare a casa”, ribatté immediatamente l’altro, fissando il succo che aveva tra le mani prima che i suoi occhi si posassero su quelli del castano, aspettando una risposta.

“Ah, mi vuoi abbandonare così facilmente?” Replicò il minore fingendo un’espressione triste.

Yesung gli lanciò uno sguardo che diceva ‘sei serio?’ prima di accigliarsi.

“Yah! Ma di cosa stai parlando? Sei tu che mi hai abbandonato, dopo che mi hai portato qui...” Yesung si fermò un attimo a cercare la parola esatta. “In questo ordinario vortice di persone cretine pronte a scatenarsi e a diventare degli ubriachi e arrapati dementi.”

Kyuhyun lo guardò sorpreso per la scelta di parole mentre una risatina gli uscì dalle labbra. Yesung gli aveva messo il broncio; non sembrava che il minore lo stesse prendendo sul serio.

Jongwoon sentì un colpettino sulla spalla e girò la testa verso il ragazzo sorridente che entrambi si erano dimenticati fosse lì.

“Per un secondo vi ho scambiati per una coppia, ma so che sarebbe impossibile”, disse Kibum.

“Cosa? Ma neanche per sogno! Io e lui una coppia? Non scherzare”, mormorò rapidamente Yesung prima di fare la linguaccia all’altro ragazzo che voltò il capo, dissimulando con un ghigno l’ira che provava verso Kibum e Yesung.

“Non ti avevo visto. Quando sei arrivato?” Domandò Kyuhyun.

“Sono stato qui tutto il tempo”, rispose l’altro con il suo sorriso distintivo.

“Non ti avevo notato. Vorrei poter dire che è stata colpa mia, ma è solo tua e della tua presenza insignificante.”

“Come la tua presenza nella sua vita. Oh, scusa, la tua non esiste affatto.” I suoi occhi si piegarono in mezzelune che fecero arrabbiare Kyuhyun, facendogli crescere l’impulso di sfigurarlo. “Sono sicuro al cento per cento che non hai fatto niente con lui. È così bello vederti comportare come un cucciolo rifiutato che segue il suo padrone dappertutto solo per avere una carezza.”

“Aspetta e vedrai. Ti farò rimangiare le tue parole e soffocare nel tuo veleno”, ringhiò Kyuhyun. “Sei così patetico. Alimentarti con illusioni di me che fallisce. Fai come vuoi; sarà divertente vedere la tua faccia quando ti proverò, ancora una volta, la mia superiorità nell’essere desiderato da tutti, che sono ancora il migliore”, aggiunse in un tono più calmo, ma ancora beffardo.

Sogghignando, guardò di sottecchi Yesung che sembrava perso nel proprio mondo, bevendo spensierato il succo.

“Ho più possibilità io con lui di te, e sono pure etero”, lo sfidò Kibum in un tono derisorio.

“Come se quello fosse un problema. Jongwoon sa che razza di perdente sei. Avendo me, perché dovrebbe guardarti minimamente?” Kyuhyun si stava trattenendo dall’esporre il suo lato possessivo e urlare cose insensate come ‘Stai lontano da lui!”, ma era più furbo di quello che sembrava. Doveva sembrare indifferente.

“Lo conosco e so che non si darebbe mai a te, o a chiunque altro. Per cui, se riesci davvero a portarti a letto Yesung, lascerò il mio posto come DJ e musicista al ‘Sapphire’ e, allo stesso tempo, rinuncerò al possibile invito a partecipare al ‘Super Tune Galaxy Tour’. Magari, essendo il mio sostituto, potresti partecipare al tour al mio posto.”

Le ultime parole avevano destato l’interesse del più giovane. “Davvero?! Farai sul serio ciò che hai appena detto?!” Domandò scettico.

“Fintanto che tu farai la tua parte, io farò la mia.”

“Quindi il ‘Sapphire’ ha appena acquisito un nuovo musicista, il migliore in circolazione… Me.” Kyuhyun sorrise, pensando a come stessero andando le cose, senza problema alcuno. Questa sfida era inaspettata ma benvenuta. D’altronde, andava nella stessa direzione dei suoi piani.

“Forse sì, forse no”, replicò Kibum con un sorriso.

“Solo ricorda le tue parole e seguile rigorosamente quando arriverà il momento che, tra l’altro, non è neanche così lontano.” Con il suo atteggiamento impertinente, Kyuhyun lo superò, colpendogli la spalla.

“Sei uno scemo. Ti sei scavato la tua stessa fossa senza neanche rendertene conto… non ancora, ma quando lo farai, sarà troppo tardi per te e così soddisfacente per me. Non sai nemmeno a che gioco sto giocando”, pensò Kibum mentre i suoi occhi si posavano sul moro che, in quel momento, girò la testa e lui optò per un sorrido dolce.

“Dov’è il ragazzino?” Domandò Yesung con uno sguardo adorabilmente smarrito.

“Non lo so”, rispose Kibum scrollando le spalle, ascoltando il suo sussurrò quasi impercettibile.

“Ma doveva accompagnarmi a casa...” Yesung lasciò il bicchiere vuoto sul tavolino e portò le gambe al petto, abbracciandosi le ginocchia, pensando a cosa avrebbe potuto fare per lasciare quel posto. La testa gli faceva male leggermente mentre pensava a quanto odiava trovarsi lì e per colpa del vicino.


 

Qualche istante dopo


 

Quello che Yesung pensava fosse un mal di testa dovuto all’ansia di essere bloccato lì, nel mezzo di persone festaiole ubriache, non lo era affatto. Si rimproverava per aver bevuto quella bevanda energetica; quelle bibite gli alzavano sempre la pressione sanguigna e il moro sapeva che prima di svenire, avrebbe dovuto uscire da quella casa immediatamente.

Si alzò e si girò verso la folla, cercando tra le persone Kyuhyun fino a quando non lo trovò, un po’ appartato rispetto agli altri. Non desiderando perdere l’occasione di parlargli, camminò a passo rapido fino a raggiungerlo. Proprio quando cominciò a sentire il suo fiato farsi irregolare, il calore lo avvolse e sentì la testa appesantirsi. Sapeva che quello era uno di quegli attacchi che gli veniva ogni volta che ingeriva della caffeina, ma di solito i sintomi si susseguivano l’uno all’altro, non così rapidamente. Era strano, ma non poteva fermarsi a riflettere su quello quando i suoi piedi sembravano pronti a cedere.

Jongwoon reagì istintivamente e posò la testa tra le spalle di Kyuhyun, mentre che con le mani si afferrava all’orlo della sua maglia, l’unico modo al quale poteva pensare per non cadere a terra, dato che il suo corpo non gli rispondeva più. Forse era per questo che Yesung non si sentiva imbarazzato per il contatto intimo con l’altro.

“Non avrei dovuto bere quello”, mormorò Yesung e Kyuhyun girò la testa all’istante, guardando confuso il moro e anche spaventato.

“Le bevande energetiche mi fanno sempre male. Finisco sempre per perdere conoscenza”, continuò a dire il maggiore.

Il castano voltò completamente la testa verso di lui, capendo il perché Jongwoon si era afferrato a lui. Era leggermente deludente che Yesung lo stesse usando solo come supporto fisico. Scosse il capo a quel pensiero. Questa era l’occasione per fare ciò che aveva pensato durante la serata.

“Dovresti sdraiarti un attimo”, disse Kyuhyun, prendendo per mano il maggiore e voltandosi.

“Voglio andare a casa”, mormorò Yesung alzando la testa per guardare il vicino, ma l’improvviso movimento gli causò un attacco di nausea e quasi cadde, se non fosse stato per il minore che lo afferrò prontamente per la spalla, spingendo contro di sé il moro.

“Devi riposarti un paio di minuti, poi andremo a casa”, lo incitò Kyuhyun mentre lo guidava verso l’altro lato della casa.

Sapeva che la situazione non era così seria come sembrava e che la condizione del maggiore era temporanea e simulata; il giorno dopo, Jongwoon si sarebbe sentito meglio. In realtà, il moro non avrebbe dovuto pensare a quello perché avrebbe avuto altre cose di cui preoccuparsi.


 

Dentro la casa di Eunhyuk


 

Con una mano Kyuhyun aprì la porta di una delle stanze degli ospiti al primo piano. Gentilmente, aiutò Yesung a sdraiarsi in mezzo al letto. Si raddrizzò e i suoi occhi passarono in rassegna ogni parte del corpo del moro, fermandosi sul viso del ragazzo e in un istante, notò ogni minimo dettaglio: i capelli scompigliati, le ciocche che gli cadevano e che coprivano una parte del volto di Jongwoon. Kyuhyun voleva spostare quelle ciocche per poter osservare liberamente le guance rosse e le labbra rosa, così invitanti.

Tutto nel ragazzo sdraiato scatenava i suoi desideri. Yesung rifletteva una lussuria innocente. Era un invito il suo, con le labbra schiuse. Kyuhyun voleva provarle, sentire il petto muoversi; non poteva resistere. Senza saperlo, il moro lo stava tentando e non sapeva nemmeno cosa stava causando a Kyuhyun, ma la verità era che il minore pensava da tempo ad afferrare quel corpo.

Con un movimento lesto, Kyuhyun si mise sopra il maggiore, intrappolandolo sotto di lui, sostenendosi sulle ginocchia e le braccia per non schiacciarlo. Per qualche istante rimase a fissarlo, come se stesse esitando.

Accecato dalla vendetta e dalla passione, probabilmente anche dall’alcol e le labbra del maggiore. Avvicinò la mano al viso di Yesung, spostando con le dita le ciocche, le sue labbra sopra le guance dell’altro.

Jongwoon socchiuse gli occhi per chiuderli subito. Voleva riposare, i suoi sensi sembravano essersi intorpiditi, stava perfino per perdere quel poco di coscienza che gli era rimasta. Nonostante tutto ciò, riusciva a sentire un peso sopra di sé, le punta di dita sul suo viso, ma non riusciva a reagire, non come voleva, non fino a quando il suo corpo accaldato veniva sfiorato dalla mano fredda di quello sopra di lui. Soprattutto non quando il suo petto veniva accarezzato in modo sensuale. Ma quando cominciò a spostarsi verso il basso, quasi a toccare la zona più sensibile, Jongwoon riuscì a muoversi.

Il moro afferrò la mano del vicino in una presa goffa, cercando di spostarla mentre Kyuhyun faceva l’opposto e continuando con le carezze. Per inerzia, i tentativi di Yesung di liberarsi si fecero più insistenti, arrivando ad usare l’altra mano, cercando di spingere il ragazzo. Riuscì solo ad infastidire il vicino.

Kyuhyun sollevò la testa, sogghignando a Yesung. Il minore parlò, ma non riuscì a distinguere neanche una parola.

“Non provare a resistere, non a quello che ti farà godere. E poi, sono sicuro che ne vorrai ancora una volta che lo avrai provato”, fu ciò che disse in modo arrogante il castano prima di abbassare di nuovo la testa e posandola sul collo del moro.

“Come ben saprai, detesto non venire ascoltato, perciò obbedisci e sarà più piacevole anche per te”, sussurrò Kyuhyun tra baci leggeri che lasciava dalla mandibola all’orecchio.

Gli diede un bacio dietro l’orecchio. “Ora non ti dimenticherai più di me.”

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Capitolo 18
*** Come fai a non stancarti di vivere in questo modo? ***


Hello!
Sì, sono tornata... e sparisco prima di fare del male a uno dei due dementi di questa ff (pur non essendo io la autrice, sia chiaro ahahaha).
Vabbe', vi lascio alla lettura...

 


 

Come fai a non stancarti di vivere in questo modo?



Capitolo precedente

 

Kyuhyun sollevò la testa, sogghignando a Yesung. Il minore parlò, ma non riuscì a distinguere neanche una parola.

Non provare a resistere, non a quello che ti farà godere. E poi, sono sicuro che ne vorrai ancora una volta che lo avrai provato”, fu ciò che disse in modo arrogante il castano prima di abbassare di nuovo la testa e posandola sul collo del moro.

Come ben saprai, detesto non venire ascoltato, perciò obbedisci e sarà più piacevole anche per te”, sussurrò Kyuhyun tra baci leggeri che lasciava dalla mandibola all’orecchio.

Gli diede un bacio dietro l’orecchio. “Ora non ti dimenticherai più di me.”

 



Yesung voleva reagire, spingere Kyuhyun, ma qualcosa lo bloccava e lui incolpava lo stato del corpo indotto dalla bibita. Si sentiva come un animale in gabbia, intrappolato dentro il suo stesso corpo che sentiva pesargli. Anche se lottava internamente, era abbastanza paralizzato dalla inabilità degli arti per riuscire a muoversi. Era incapace di compiere rapidi e forti movimenti.

Tuttavia, i suoi deboli tentativi spazientirono ulteriormente Kyuhyun, il quale contrattaccò fiondandosi sul collo del moro, mordendogli rudemente la morbida pelle e lasciando un doloroso succhiotto che pose fine ai movimenti di Yesung.

Dopo qualche istante fermo, il maggiore si dimenò con più forza sentendo che il pericolo era reale e che non poteva permettere al vicino di fare quello che intendeva fargli, cioè quello che aveva fatto con qualunque persona sulla quale aveva posato gli occhi; non voleva essere uno dei tanti nomi sulla lista del ragazzo.

“Smettila di muoverti”, ringhiò frustrato il castano.

Con la mano destra, bloccò quelle del maggiore sopra la sua testa, guardando in alto per poter osservare l’espressione di Yesung con l’unica intenzione di dimostrare la sua superiorità. Ma quando i suoi occhi incontrarono quelli disperati di Yesung, che contrastavano con i suoi pieni di rabbia e vendetta, la sua stretta attorno ai polsi del maggiore si allentò.

Lo sguardo del maggiore era ancora appannato a causa di quello che il castano gli aveva dato da bere, ma rifletteva terrore per quello che Kyuhyun minacciava di fare. La paura, la sconfitta e il fantasma di un’anima morta si riflettevano negli occhi del moro, lasciando senza parole il minore e facendolo scontrare con la realtà.

“Cazzo… Cosa gli stavo per fare?!” Pensò spaventato Kyuhyun.

Come se fosse stato punto da un’ape, si allontanò di scatto dal ragazzo sotto di lui, sedendosi sul bordo del letto mentre si prendeva la testa tra le mani, evitando di guardare di nuovo gli occhi del moro per la vergogna e il rimorso. Sapeva quello che era stato sul punto di fare, era esattamente quello che aveva pianificato, il giusto modo per fare pagare al maggiore come lo aveva trattato in quel periodo; era il perfetto sacco da boxe per il rancore che Kyuhyun aveva accumulato da sempre e anche prova che era ancora il ragazzo più desiderato. Era una dimostrazione che possedeva ancora il fascino che faceva cadere tutti ai suoi piedi, che era ancora amato. Inoltre, sarebbe servito al suo divertimento e a garantirgli la vittoria contro il suo arcinemico.

“No, non è il modo giusto questo… Solo i codardi e i disperati userebbero queste maniere infide e schifose, e io non sono nessuno dei due. È considerato barare, un atto basso che non tollero. E poi, questo sarebbe giocare con la vita e l’integrità di Yesung, qualcosa di pericoloso e sbagliato”, pensò Kyuhyun, prendendo coscienza del fatto che quello che stava facendo non sarebbe stato altro che un errore, illegale.

Non riusciva a forzare Yesung in qualcosa che non voleva, non solo perché aveva dei principi morali, ma anche perché era spaventato, terrificato che il giorno dopo Yesung definitivamente lo avrebbe odiato e non avrebbe più voluto guardarlo. Kyuhyun non poteva rischiare così tanto, non avrebbe spezzato Jongwoon. Non era pronto per perderlo e non lo sarebbe mai stato.

Spaventato, girò il capo e sospirò sollevato quando vide il maggiore con gli occhi chiusi. Il minore capì che l’altro aveva smesso di opporre resistenza ed era svenuto. Gli si avvicinò e quando vide la scia di lacrime sulle guance del maggiore, si rattristò dato che era lui la causa del suo pianto. Poteva solo sperare che il giorno seguente Yesung non si ricordasse di nulla.

“Non posso creargli un altro trauma nella sua vita già distrutta”, mormorò il minore mentre asciugando gentilmente le lacrime dal viso di Jongwoon.

Quando passò la mano sul volto, sentì che il moro era caldo, come se avesse la febbre, anche se era un effetto collaterale della droga. L’unica cosa che gli venne in mente di fare fu quella di toglierli i vestiti extra e fino a quando la sua febbre non si abbassò e il suo respiro si regolò, Kyuhyun rimase al suo fianco, finendo per cedere al sonno.

 

Il giorno dopo

 

Yesung, sentendo freddo, pensò di essersi addormentato dentro ad una cella frigorifera o di aver lasciato la finestra aperta, ma quando si alzò dal letto, si rese conto che quella non era la sua stanza e che ai suoi piedi stava dormendo il vicino.

“Per colpa tua, sono in grossi guai. Mamma mi ucciderà… Come hai potuto addormentarti, e in più, farmi dormire qui?” Mormorò Yesung con tono di rimprovero al ragazzo che dormiva, dandogli un leggero colpo col piede. Quando non si mosse, scese dal letto e si stiracchiò.

“Mi serve dell’acqua”, pensò il moro sentendo la gola che gli bruciava anche senza parlare.

Guardò verso il comodino, dove trovò il bicchiere della sera prima, facilmente riconoscibile perché era l’unico che aveva sopra delle tartarughe disegnate. Lo prese in mano e si incamminò verso la porta, ma qualcosa lo fermò. Tornò dal vicino e lo guardò prima di prendere una coperta e mettergliela addosso.

Dopo che ebbe coperto il minore, girovagò per la casa, cercando la cucina. In ogni corridoio, stanza e perfino bagni, trovò della gente ubriaca che dormiva; erano dappertutto, e uno gli sorrise goffamente mentre faceva l’occhiolino. Yesung fece una smorfia e cercò una stanza dove scappare, che per sua fortuna era la cucina, abbastanza disordinata, dove attorno ad un tavolo erano seduti gli amici di Kyuhyun.

Ryeowook lo guardò sorpreso. “Sei ancora qui!”

“A quanto pare...” Rispose avvicinandosi all’amico e salutando gli altri con un cenno del capo, ricevendo come risposta degli sguardi straniti.

“Pensavo che Kyuhyun ti avrebbe accompagnato a casa quando la festa sarebbe cominciata.”

Jongwoon scrollò le spalle, non sapendo cosa dire o che spiegazione potesse dare visto che neanche lui aveva idea di cosa fosse successo.

“Kyuhyun è sparito per tutta la festa… Chissà dov’è”, disse Donghae.

“Lui non è l’unico ad essere sparito”, aggiunse Eunhyuk con uno sguardo interrogativo e malizioso.

“L’ho lasciato che dormiva in una stanza, non ho idea di quale...” Rispose calmo Yesung, ignorando l’insinuazione dell’altro ma non il suo sguardo incredulo che lo mise in soggezione. Voltò la testa e guardò il bicchiere che aveva in mano, sentendo che gli era tornata la sete.

“Dove posso trovare dell’acqua?” Domandò ad Eunhyuk.

“Nel rubinetto”, rispose il biondo indicando il lavandino. Jongwoon annuì e vi si avvicinò.

Mentre l’acqua riempiva il bicchiere, notò qualcosa di bianco galleggiare sulla superficie. Avvicinò il bicchiere al viso per guardarci dentro meglio. Sembrava una metà di una pillola, probabilmente scioltasi con il succo la notte prima o con l’acqua, e non aveva nessun odore. Yesung la prese in mano e toccò con la lingua la punta della pillola, individuando un sapore strano che non riusciva a riconoscere. La cosa che gli premeva era capire di cosa si trattava e cosa ci faceva nel suo bicchiere che Kyuhyun gli aveva portato.

La sua mente ripercorse la notte anteriore, dal momento in cui aveva ricevuto il succo dal vicino fino a momenti dopo quando aveva cominciato a sentirsi male, quando il castano si era “offerto” di aiutarlo e accompagnarlo in una stanza. Da lì, i suoi ricordi erano confusi, tuttavia poteva ricordare la sensazione di paura e il bisogno di scappare, la lotta per liberarsi, lontano dal minore. Ricordava le mani di Kyuhyun sul suo corpo, un bacio doloroso sul collo e poi buio totale.

I suoi occhi si spalancarono increduli e spaventati quando si rese conto di cosa era successo, ma presto lo shock venne rimpiazzato da una rabbia devastante. La mano che reggeva il bicchiere strinse la presa, minacciando di romperlo, così come la sua fiducia era stata mandata in frantumi.

\-/\-/

Kyuhyun si svegliò e si rese subito conto che il vicino non si trovava nella stanza. Si alzò di scatto dal letto, preoccupato su dove potesse trovarsi Yesung e per la sua condizione fisica.

La sera precedente era stata stancante e preoccupante, e ora che Yesung non era lì, Kyuhyun era solo in pensiero per il maggiore.

Cercò dappertutto, perfino al piano superiore, ma non trovò il suo vicino da nessuna parte. Mentre scendeva le scale del pianoterra, qualcosa gli passò accanto alla testa, sfiorando appena il suo orecchio. Il castano si bloccò un momento per l’accaduto e solo il suono del vetro che si schiantava contro la parete lo riportò alla realtà. Kyuhyun si girò accigliato verso il punto dal quale era stato fatto il lancio, con tutta l’intenzione di rimproverare quello che aveva osato sfidarlo, ma fu lui quello che, ancora una volta, rimase sorpreso. In piedi davanti a lui, con gli occhi iniettati di sangue che lo guardavano torvo, digrignando i denti e fumante d’ira c’era Jongwoon.

“TU!” Strillò Yesung, il suo respiro febbrile. “SEI UNO...” Prese un respiro profondo.

“Yah! Che problema hai? Come osi lanciarmi qualcosa? E se venivo colpito?!” Urlò Kyuhyun con la stessa intensità del maggiore, ma non con la stessa serietà.

“MEGLIO, ERA QUELLA L’INTENZIONE! MERITI QUESTO ED ALTRO, STRONZO!!!” Gridò l’altro al castano, che non aveva ancora capito cosa stesse succedendo.

“Eh? Che ho fatto per meritarmelo?” Ribatté ad alta voce.

Le urla richiamarono l’attenzione di chiunque si trovasse dentro la casa, portandoli ad avvicinarsi curiosi al duo.

“MI HAI DROGATO!” Continuò ad urlare, comunicando tutta la rabbia e la sensazione di inganno che stava provando. “BASTARDO!”

Kyuhyun fissò Jongwoon sorpreso, non aspettandosi che quelle parole gli sarebbero state rivolte; era sicuro che non se ne sarebbe ricordato. Al contrario, Yesung sapeva tutto e glielo stava rinfacciando davanti a tutti, urlando e offendendolo, come se fosse un farabutto. Quando il castano vide le facce sbalordite dei suoi amici, smise di pensare al bene di Jongwoon, rifugiandosi nel suo egoismo e difendere il suo orgoglio ferito. Per proteggere la sua reputazione, avrebbe distrutto quella di un altro.

Quell’ego sarebbe stata la sua fine… e il giorno era arrivato, ma non lo avrebbe capito se non quando sarebbe stato troppo tardi.

“Tsk, certo… Perché avrei dovuto farlo?!” Disse il castano incrociando le braccia indifferente, cercando di sembrare disinteressato al drama che stava facendo l’altro.

“Hai perfino le palle per chiedermi il motivo… Sei così impertinente da mentirmi in faccia”, commentò Yesung con più calma ma con lo stesso rancore di prima.

“Sì, certo...”

“Solo per portarmi a letto, per soddisfare il tuo desiderio, anche dopo che ti avevo avvertito di non provarci con me perché non sarebbe funzionato. Io non sono né sarò mai innamorato di te. Hai ancora tanto strada da fare… Quando ti sei reso conto che ero irraggiungibile, hai pensato che l’unica soluzione sarebbe stata quella di forzarmi, ma in maniera subdola, dato che tu non sei altro che un miserabile e astuto bastardo. L’unico modo era drogarmi, rendermi vulnerabile di modo che potessi averla vinta tu. Sei davvero così patetico e viscido da considerare quel metodo come una vittoria, ma quello ti rende solo uno sfigato disgraziato, nient’altro… Soprattutto visto che non hai potuto fare nulla. Sono svenuto e ti ho rovinato il piano… fortunatamente.” Lo voce di Jongwoon si spezzò a quelle parole.

“Interessante...” Disse Kyuhyun con un ghigno sulle labbra. “Non parlare così perché mi ferisce sapere che stai negando la nostra notte passionale.”Il castano finse un viso triste che diventò uno serio.

“NON C’È STATA UNA TALE NOTTE!” Urlò Yesung sdegnato.

“Sì che c’è stata. Se stai cercando di mantenere l’immagine dell’innocente ragazzo vergine, puoi anche smetterla perché non lo sei e io...” Kyuhyun inarcò un sopracciglio sogghighando in modo provocativo. “Io lo so bene.”

“NON STO CERCANDO DI MANTENERE NULLA! SEI SOLO UN RAGAZZINO SPREGEVOLE!” Un altro urlo di disperazione perché il vicino stava girando tutto a suo favore e non poteva permettergli di averla vinta con le sue bugie, rovinando lui e la sua dignità.

“Eddai, accettalo. Sei l’unico che sta mentendo qui. Io ho vinto e tu perso. Puoi provare quanto vuoi a nascondere l’ovvio, ma non funzionerà, dato che nessuno, incluso te stesso, sa cosa è successo tra noi due a porte chiuse. Voglio dire, il succhiotto sul tuo collo è una prova inconfutabile, così come la mancanza di vestiti, per cui smettila di fare l’ipocrita. Nessuno ti crederà.” Kyuhyun gli fece l’occhiolino, sorridendo trionfante.

Yesung portò la mano di scatto al collo, le sue dita in cerca del marchio e trovandolo. Kyuhyun aveva ragione. Inoltre, indossava solo una camicia. Il vicino stava girando tutto a suo favore, facendo ribollire di rabbia e frustrazione il maggiore per essere soggetto ad una così contorta bugia.

“STAVI PER VIOLENTARMI!” Strillò Yesung. “Non posso credere che per un capriccio mi avresti anche violentato, solo per provare chi sei a delle persone sconosciute, solo per sentirti uomo di nuovo. Che razza di persona sei?!” Aggiunse abbassando il tono.

“COSA?! AFFATTO!” Urlò di rimando Kyuhyun, scioccato di sentire il moro dire quelle cose, soprattutto perché era quasi successo e lui voleva dimenticarlo.

Il suo era uno sbaglio che per fortuna non aveva commesso e che non avrebbe mai fatto, ma era sicuro che lo avrebbe perseguitato per sempre. Sentirlo dalla bocca di Yesung, realizzando che lui sapeva, lo faceva sentire miserabile ma non avrebbe permesso che nessuno lo venisse a sapere, per cui, per nascondere tutto ciò dagli altri, doveva sembrare innocente.

“Non mentire; accusarmi di un atto così terribile solo per apparire come la vittima non cambierà la verità e quello che è successo.”

Yesung era pervaso da tante emozioni, da ira e angoscia. Gli sembrava di essere intrappolato in un buco nero e lo sarebbe davvero se non si fosse calmato e ripreso solo per non darla vinta al vicino. Questo sarebbe potuto finire come Kyuhyun aveva pianificato e come voleva, lui sarebbe stato rovinato e ferito, piangendo umiliato, mentre l’altro si sarebbe sentito soddisfatto e avrebbe riso, godendosi la sua rivincita, o qualunque cosa fosse.

“Perché stai facendo questo?” Domandò Yesung, prendendo tempo per poter dire quello che voleva davvero senza che la voce gli tremasse. “Non scomodarti, so perché.” Quando Jongwoon alzò il capo, aveva uno sguardo determinato diverso e un ghigno che confondeva il più alto.

“Mentirei se dicessi che mi spiace per te, per il fatto che sei così meschino, anche se tu affermi di essere il migliore o qualunque cosa tu ti vanti di essere, non ho mai fatto caso al tuo parlare senza senso. Hai cercato di incastrarmi tramite delle droghe e, dato che non sei riuscito a fare nulla, ora cerchi anche di mentire...” Yesung indicò i ragazzi intorno a loro, “fingendo e ingannando i tuoi cosiddetti amici o seguaci, solo per provare te stesso. Insensato, inutile, come te, e superficiale.”

“TACI, STRONZO, FARAI MEGLIO A...” Esplose Kyuhyun.

“La verità fa male ed è amara, vero? Interrompendomi, urlando o gridando arrabbiato proverai soltanto che non sei altro che un bugiardo, un ragazzino viziato che deve avere tutto e che per farlo è disposto a fare anche le scemenze più insensate. Tutto questo sembra una cosa che un adolescente superficiale farebbe, ma ironicamente, non sei più un ragazzino, e il tuo unico problema nella vita è sembrare il perfetto bastardo davanti ai tuoi seguaci. Sono curioso di sapere cosa abbia innescato questo tuo comportamento.
Magari eri il tipico ragazzino ricco che cerca l’amore dei suoi genitori, visto che non ci sono mai stati per te, o forse venivi preso di mira dai bulli perché eri il secchione che sei quando abbassi la guardia e magari, visto che hai un enorme ego, non potevi permettere ciò, per cui hai indossato la maschera dello stronzo, comportandoti come la persona spregevole che sei, odiosa e narcisista.
Per me, sei un ragazzino viziato e mascalzone che deve CRESCERE e affrontare la realtà, vivere problemi reali perché non sai niente di cosa significhi avere una vita vera, cosa significhi avere problemi reali. Odio quelli che fingono di essere quello che non sono, quelli che vivono per gli altri, ipocriti, persone con maschere e milioni di facce, quelli che mentono e pensano solo a sé stessi, quelli che sono senza cervello… Quelli come te. COME PUOI NON STANCARTI DI VIVERE IN QUESTO MODO DOPO COSÌ TANTO TEMPO?!”

Le unghie di Kyuhyun si conficcarono ancor di più nella pelle mentre stringeva con forza i pugni, sentendo come quelle parole micidiali piene di veleno lo stessero divorando, perché erano vere e a peggiorare le cose c’era il fatto che Yesung lo sapeva, lo aveva sempre saputo.

Quello che sosteneva ancora a Kyuhyun era il suo orgoglio ferito. Non poteva mostrare il suo tumulto interiore, doveva sembrare indifferente, imperturbato.

“Taci. Sono stanco delle tue sciocchezze, della tua stupidità, della tua brutta faccia e di tutto di te. Non sono io il codardo, ma tu. Non riesci nemmeno ad uscire dalla tua stanza senza che nessuno sia al tuo fianco. Sei amareggiato e arrabbiato con il mondo, non hai una vita e osi insultare la mia; solo perché tu non ce l’hai, non puoi insultarla, anche se ti ho perfino dato un assaggio...” Kyuhyun si passò la lingua sensualmente sulle labbra. “Perfino di me”, aggiunse e rise. “Parla quanto vuoi. Ti ho fatto mio, ora non ho più un interesse per te, anzi, mi stai solo dando fastidio. Addio e a mai più rivederci.”

“Ho sempre detto che non odio nessuno, ma complimenti, sei riuscito a diventare la prima persona che disprezzo e detesto. L’unica cosa giusta che hai detto è a mai più rivederci e mi ricorderà sempre quanto possano essere spregevoli gli uomini”, mormorò Yesung con repulsione.

“Quindi l’hai davvero fatto?” Disse una voce. Yesung guardò Kibum parlare a Kyuhyun fissando lui. “Non avrei mai creduto che questo sarebbe potuto succedere o che avrei mai detto ciò, ma congratulazioni, hai vinto la nostra piccola scommessa. Davvero faresti di tutto per quel posto da DJ e per dare una lezione all’unico che ignorava la tua presenza… Ah, Jongwoon, non mi sarei aspettato questo da te. Devo dire che sono un po’ deluso perché sei caduto nella sua trappola, inoltre, non avrei mai pensato che fossi questo tipo di persona, ingenua o facile ed a poco prezzo?!” Kibum scosse la testa con disapprovazione. Internamente gioiva perché sapeva le esatte parole da dire per mantenere la discussione accesa. Lo spettacolo doveva continuare, almeno per lui.

“Dopotutto, avevi qualcosa da guadagnare in tutto ciò, non sono il piacere di vedermi distrutto e umiliato per farti sentire potente di nuovo, farmi rimangiare la mia parola ti rende felice, vittorioso… Che peccato, perché hai fallito. So che nonostante a te interessi quello che tutti pensano, per me non è così. Non mi importa cosa tu dica, né quello che dicono loro.” Yesung indicò quelli che li stavano guardando scioccati e increduli per l’intera discussione. “Loro non sono niente per me. Non li vedrò mai più, né sentirò più le loro opinioni. Io so la verità e mi basta. Grazie per ricordarmi ancora una volta che non ci si può fidare di nessuno; prima o poi, troveranno tutti un modo per distruggerti. Tu dovresti sentirti dispiaciuto per te stesso perché hai perso te stesso e ora non sai chi sei o chi sei diventato.” Yesung scosse la testa deluso e nascondendo la tristezza.

“Non sei nessuno per dirmi questo. Non hai una vita, non hai nessuno. Se non sbaglio, una persona speciale per te ti ha mica lasciato? Com’era il suo nome...” Kyuhyun fece finta di cercare di ricordare mentre Jongwoon improvvisamente ebbe una brutta sensazione e il cambio drastico si sentì nel momento in cui Kyuhyun parlò con arroganza, avvicinandosi a passi lenti al moro. “Ah sì, Jongsung.”

“TACI!” Yesung urlò, sul punto di piangere.

“Il tuo unico ragazzo, o migliore amico, in entrambi i casi avrebbe dovuto essere cieco per stare con qualcuno come te. Oh be’, almeno non era così stupido. Ti ha lasciato e se n’è andato molto lontano e tu continui a pensare a lui. Poverino e povero il tuo cuoricino, un amore non ricambiato… Sei patetico. Se era così buono come tu affermi fosse, avrebbe...” Kyuhyun venne interrotto dal tentativo di Yesung di dargli un pugno.

“Anche se ho amato la tua aggressività ieri sera, non fare il cattivo ragazzo.” Kyuhyun tirò il maggiore a sé, stringendolo contro il suo corpo, i loro visi a qualche centimetro di distanza, riuscendo così a notare il dolore e la sofferenza nei suoi occhi.

“Yesung, caro il mio Yesung… Che peccato che non vedrai più Jongsung. Non ti resta altro che piangere al suo ricordo.” Yesung cercò di sfuggire alla sua presa, ma non ci riuscì. “Eri così aggressivo anche con lui? Capisco perché ti ha lasciato.” Kyuhyun sogghignò prima di avvicinarsi al moro e guardarlo dritto negli occhi lacrimosi, sussurrandogli: “Anche se ho vinto, questo rimarrà tra me e te. Hai ragione, non abbiamo fatto nulla, sei ancora vergine… se quel demente...”

Questa volta Yesung non fallì e lo picchiò con tutta la forza che aveva, lasciandolo senza fiato e piegato a terra per il dolore che provava dove Yesung aveva calciato con il ginocchio. Kyuhyun alzò il capo e Jongwoon ne approfittò per dargli un pugno, gridando per la rabbia profonda e l’angoscia, buttandosi addosso a Kyuhyun.

“Non chiamarmi così, non ne hai il diritto. Nessuno può chiamarmi Yesung, nessuno al di fuori di lui. Ti odio davvero. Desidero non averti mai conosciuto. Sei un mascalzone, una disgrazia, la peggior schifezza nel mondo.” Yesung continuò a dargli pugni sul petto, le lacrime che gli bagnavano le guance mentre il dolore lo invadeva e un grido di disperazione cercava di liberarsi.

Jongwoon stava tremando e singhiozzando, le lacrime che cadevano sul viso di Kyuhyun che non si mosse dato che meritava quello e altro ancora, per aver causato così tanta sofferenza a Yesung, per avergli dato un nuovo trauma.

“Uno come te non deve mai parlare di lui. Sei un demonio che merita di andare all’inferno e lui è un angelo innocente e reale, lui è quello che tu non sarai mai”, commentò Jongwoon con un tono di voce stanco e sofferente, prima di alzarsi e correre fuori dalla casa.

Ryeowook reagì e seguì il moro, sapendo che nello stato in cui si trovava avrebbe potuto ferirsi senza volerlo. Gli altri andarono dal ragazzo sdraiato a terra, aiutandolo ad alzarsi.

“Stai bene?” Domandò Eunhyuk a mezza voce, timoroso della reazione di Kyuhyun.

“Ho finito.” Fu la risposta di Kyuhyun, osservando pensierosamente i pezzi di vetro a terra. “È così che deve starsi sentendo e tutto per colpa mia. Yesung si trova in quello stato, distrutto e a pezzi”, pensò il castano.

“Stai piangendo?” Chiese innocentemente Donghae ma Kyuhyun sbuffò e gli diede le spalle.

“No, queste non sono le mie lacrime, ma le sue”, rispose a nessuno in particolare mentre si asciugava il viso.

 

Rotto, devastato, ingannato, a pezzi, inutile, perso, senza speranza, deluso, ferito… e tutto questo a causa di sentimenti nascosti, veri atteggiamenti, e orgoglio. Dimenticare chi sei capita quando perdi chi tira fuori il vero te stesso. Entrambi l’hanno perso e non l’hanno ancora realizzato.

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Capitolo 19
*** Non riesco a crederci ***


Ehilà! Mi scuso per il ritardo (qualcuno l'ha notato?). Life's a bitch and... il mio umore ci si sta mettendo di mezzo, così come la mancanza di commenti... E niente, vi lascio questo capitolo ora perché questa settimana studio, la prossima sono in vacanza e quando torno, devo studiare di nuovo per un esame (che sicuramente non darò perché non ho il coraggio e faccio schifo)...
Scusate se vi deprimo con la mia vita >.<"
Vi lascio alla lettura ;)

 


Non riesco a crederci…


 

Qualche giorno dopo


 

“Dov’è Jongwoon?” Domandò la madre ai figli. “Non gli avete detto che è pronto il pranzo?”

“Vuole riposare, mamma. Magari scende e mangia dopo. Lo sai che Woonie mangia quando se la sente”, rispose tranquillamente Heechul.

“Assicuratevi mangi qualcosa”, replicò la donna in tono stanco e rassegnato.

“Heechul hyung, sai cosa gli è successo?”

“Mi stai davvero chiedendo questo?”

“No, voglio dire… Senti, Jongwoon aveva cominciato a cambiare, sorrideva più spesso, parlava di più e andava perfino a camminare con quel ragazzo, ma adesso è anche peggio di prima. Non esce dalla sua stanza da giorni, non mangia niente...” Sungmin era davvero preoccupato per suo fratello.

“Lo so, sono preoccupato anche io. Pensavo avesse solo litigato con quel nuovo amico, ma ora sono assolutamente certo che è successo qualcosa di grave e...”

“Scoprirai cosa ha fatto cadere in depressione nostro fratello?” Il minore domandò triste.

“Spero che Jongwoon non si sia ancora arreso, o gliela farò pagare a chi ha osato ferire nostro fratello. Voglio dire, abbiamo solo uno di fratello strano, ogni famiglia ha bisogno di uno.”

Sungmin poté solo scuotere la testa in disapprovazione. Sapeva che suo fratello maggiore non sarebbe mai cambiato, ma su una cosa aveva ragione. Ossia sul fatto che, chiunque avesse osato rendere triste Jongwoon, avrebbe dovuto vedersela con loro.


 

Stanza di Yesung


 

Il moro era seduto su uno sgabello guardando la parete e disegnandoci sopra, o almeno così sembrava.

La polvere del gessetto continuava a cadere per terra, creando uno strato bianco sul pavimento, mentre la mano di Yesung si muoveva lentamente in gesti meccanici, gli occhi lucidi fissi sulla linea bianca che stava disegnando. Senza volerlo, pensava al giorno che doveva dimenticare, e ogni volta che ricordava il vicino e il suo misfatto, la rabbia lo invadeva.

Il movimento della mano si velocizzò e ad ogni parola che ricordava gli era stata gettata in faccia durante quella lotta verbale, il gessetto graffiava con forza la parete, producendo un suono fastidioso; Yesung non ci fece caso fino a quando non si spezzò in due.

Quando il gessetto cadde a terra, le lacrime avevano già cominciato a scorrere sulle guance del moro. Non riusciva a controllare ulteriormente la facciata da ragazzo forte. Scivolò lungo la parete fredda, perso talmente tanto nel suo dolore emotivo da non sentire il bruciore alle mani e alla fronte.

“Non posso crederci...” La voce di Yesung era piena di disapprovazione, ma soprattutto di dolore. “Come posso star soffrendo così? Come ho potuto abbassare la guardia e quando ho permesso a me stesso di provare di nuovo qualcosa?” Colpì la parete con il pugno come modo per punirsi.

“Non ho nessuna scusante… L’ho sempre saputo. Sapevo… Ero a conoscenza delle sue intenzioni, ma non mi importava quello che stava cercando di fare visto che non mi curavo né di lui né di nessuno. Ero… Sono ancora… Niente e nessuno può ferirmi, no.” La sua voce tremò. Yesung si girò freneticamente, lo sgabello tremolando lievemente, ma non gli importava nulla. I suoi lineamenti si indurirono e si asciugò le lacrime.

“Ha vinto lui, ma non lo saprà mai; non gli darò mai quella soddisfazione. Starò pur morendo dentro, affogando nella mia tempesta emotiva, ma il mio riflesso sarà un sorriso cinico per dimostrare che niente di quello che ha detto mi ha toccato e che sono ancora forte. È solo che sono così arrabbiato con me che dopo tutto quello che ha fatto, quello che ha pianificato dall’inizio, le sue parole infuocate hanno bruciato la mia anima. Le bugie dette davanti a me hanno ucciso il mio orgoglio. La sua spregevole attuazione è stata la più grande delusione...” Yesung poté solo colpire con disperazione e frustrazione lo sgabello.

“Così stupido… solo perché mi credevo immune ad ogni sentimento. Ho sopravvalutato me stesso, sono caduto per mia stessa illusione di essere un principe di ghiaccio. Ho lasciato che la mia mente raggirasse il mio cuore perché non sono quel ragazzo senza emozioni che ho sempre creduto essere.

Come ho fatto a dimenticare che sono più debole di quello che pretendevo essere? Mi sono ripetuto tante volte che lui stava solo giocando, ma ho creduto che non mi sarebbe importato alla fine. Come ho fatto a non rendermi conto che quel ragazzino non era uno qualunque? Ogni volta che ero con lui, dimenticavo il perché fosse al mio fianco o magari, avevo cominciato a credere che stava cambiando o che poteva essere una persona buona solo con me. Ero così cieco da non rendermi conto che stavo perdendo me stesso?!

Ingenuamente ho pensato che avevo controllo su tutto, che alla fine gli avrei riso in faccia per il suo fallimento, ma stavo solo ingannando me stesso. Non sapevo che il suo sorriso sarebbe servito solo per rifarsi della mia anima spezzata. Ho perso a causa mia. Non ha vinto lui, ho solo perso io.”

Yesung non si rese conto quando aveva smesso di essere arrabbiato per essere solo depresso. Il suo viso era bagnato e lui appoggiò la testa sulle ginocchia perché era una battaglia persa e lui lo sapeva. Il moro si lasciò andare al buco nero di disperazione nel quale tutte le persone devastate cadono dopo essere state tradite non solo dagli altri, ma soprattutto da se stesse.

“Andrò avanti… Questa… è l’ultima volta che piango… Come sempre, farò finta… di dimenticare”, Yesung sussurrò a se stesso mentre chiudeva lentamente gli occhi, cadendo incosciente, sperando di riuscire a dormire.


 

Casa di Kyuhyun


 

Alla governante bastarono pochi minuti per aprire la porta di casa e far entrare gli amici del suo capo.

“Dove possiamo trovarlo?” Domandò Ryeowook alla donna. “Lo studio o camera sua?”

“Potreste trovarlo nel suo studio, ma temo che non vi aprirà… di nuovo”, rispose timidamente.

“Cosa gli sta succedendo?” Disse Eunhyuk a nessuno in particolare.

“È almeno uscito dalla sua stanza?” Aggiunse il più giovane.

“Solo per andare allo studio”, rispose Solji.

“Probabilmente si sarà chiuso anche lì”, disse Eunhyuk con riprovazione. “Andiamo di sopra.”

I ragazzi controllarono prima la sua stanza, ma era vuota. La speranza che Kyuhyun fosse finalmente uscito dalla sua autoimposta prigione morì quando andarono nello studio e lo trovarono chiuso.

Era così da un paio di giorni, da quando c’era stata quella grande lite; Kyuhyun si era nascosto da tutti e non importava quante volte lo chiamassero o apparissero in casa sua perché lui non rispondeva a nessuno.

“Che gli sta succedendo?” Donghae ripeté la stessa domanda di poco prima.

“Probabilmente si sta comportando da ragazzino viziato quale è”, rispose ad alta voce Ryeowook, stanco dell’inspiegabile comportamento del minore.

“NON SONO UN RAGAZZINO VIZIATO”, urlò Kyuhyun più forte che il rumore della porta che sbatteva contro la parete.

Si girarono tutti verso il castano, guardandolo meravigliati dall’improvviso scoppio e sorpresi di vederlo dopo tanto tempo.

“Sei vivo”, disse sarcastico Eunhyuk.

“Cosa volete? Perché siete in casa mia e perché continuate a darmi fastidio? Non potete vivere senza di me? La vostra vita è diventata patetica come lo è sempre stata?”

“Yah! Smettila. Non sfogare la tua amarezza su di noi. Qualunque cosa ti sia successa, non è colpa nostra, perciò calmo. Prendi un bel respiro e poi apri la bocca per parlare, solo se pensi di farlo in modo decente.” Ryeowook non aveva nessuna intenzione di trattare con il cattivo umore di Kyuhyun e inoltre, provava ancora rancore per quanto aveva fatto a Yesung.

“Non essere così cattivo con noi… Ci ferisci”, disse Donghae con tono lamentoso.

“Quella è la sua specialità.”

Kyuhyun guardò torvo Ryeowook. “Se siete qui per comportarvi in modo spocchioso, fate meglio ad andarvene”, disse irritato.

“Yah, Kyuhyun, non c’è bisogno di essere così ostile. Siamo venuti perché eravamo preoccupati di non sentire più niente da te. Che succede? Sei malato o qualcos’altro?”

“Sto benissimo, ma a quanto pare, avete bisogno di me; non potete vivere senza di me.”

“Notizia dell’ultima ora, Kyuhyun: la terra non smette di girare solo perché tu sparisci, ed è anche provato scientificamente.”

“Davvero?! Non può essere… vero.” Il più giovane finse shock, ma in pochi istanti i suoi lineamenti tornarono ad esprimere la sua noia e irritazione.

“Non rompetemi più. Come ho detto, se siete qui senza un motivo importante, fate meglio ad andarvene.”

“Ho risposto ad una chiamata di Kibum. Voleva parlare con te, ma eri irraggiungibile...”

“Sono sempre irraggiungibile per lui, comunque… Vai dritto al sodo.”

“È ciò che sto facendo, pazienza… Sono venuto qui per aiutarti a non perdere il tuo lavoro, che cavolo di problema hai? Non esci di casa, non vieni al bar con noi, non ci raggiungi nemmeno al nightclub! Hai smesso di avere una vita notturna da un bel po’, non rispondi alle nostre telefonate, non lavoriamo nemmeno nelle nuove canzoni e ora che siamo venuti a vedere se sei ancora vivo, ti comporti come un emerito stronzo.” Eunhyuk aveva avuto abbastanza con lui.

“Non essere così cattivo. Il nostro piccolo Kyu sta solo affrontando i suoi demoni interiori, o meglio, la sua coscienza”, disse Ryeowook fingendo compassione prima di girare la testa verso Kyuhyun.

“Ti senti per caso colpevole o ancora peggio, stai affogando in una meritata disperazione?” Disse il più basso in modo arrogante con l’unica intenzione di fare infuriare l’amico.

“Tsk Ryeowook, se hai qualcosa contro di me, dimmelo in faccia come un uomo, non dietro parole vuote… Voi altri, fatevi una vita, okay? Non sarò sempre con voi, solo…”

“Prima di tutto, quello che dovrebbe farsi una vita, anzi, viverne una reale sei tu, non l’ha detto Jongwoon?”

Kyuhyun si bloccò. Non aveva bisogno di sentire quel nome, e soprattutto, che il suo amico lo colpisse nel suo orgoglio. Cercò di assumere un contegno e replicare, ma Eunhyuk parlò prima di lui.

“Secondo, siamo venuti per dirti che se non ti fai vedere al locale per fare il tuo lavoro da DJ o musicista, chiamalo come vuoi, ritieniti licenziato e dimenticati di andare al MilkyWay Tour.”

“Non era il Galaxy Tour?” Domandò innocentemente Donghae.

“Chissenefrega, Hae… Questo è quanto, Kyuhyun. Ora ce ne andiamo. Fa’ come vuoi”, disse Eunhyuk prendendo per mano Donghae.

“Come al solito, non dovete...”

“Non dare la colpa a noi solo perché le cose non sono andate come volevi e… non venirci a dire ‘ho ottenuto quello che volevo’, perché ti conosco e anche tu ti conosci. In realtà, hai perso molto più di quanto tu abbia vinto, e ora...”

“Vaffanculo, Ryeowook”, sibilò Kyuhyun arrabbiato come mai prima d’ora.

Il silenzio calò e i ragazzi si scambiarono sguardi confusi. Non sapevano cosa fare con il loro amico e la migliore alternativa sembrava essere quella di uscire dalla casa e lasciarlo da solo, così il castano si sarebbe calmato e ravvedersi.

Kyuhyun non attese che se ne andassero; riversando la sua rabbia sulla porta, la sbatté furiosamente mentre rientrava nello studio, afferrando la sedia e crollandoci sopra.

Era inalberato e furioso, ma il motivo non era quello che credevano i suoi amici irritanti; Kyuhyun si comportava così da giorni, da quel giorno, l’ultimo in cui aveva visto e parlato con il vicino moro, in cui ha rovinato Yesung… e viceversa.

Gemette prendendosi la testa tra le mani, posando i gomiti sui tasti del pianoforte, producendo dei suoni che, sorprendentemente, aumentavano la sua irritazione. Per la prima volta nella sua vita, non voleva sentire il minimo rumore. Tutto quello che era capitato nell’ultimo periodo aveva provocato un tumulto, un caos nella sua mente e vita; Kyuhyun si trovava incasinato.

“Ironico… Volevo così tanto essere il musicista principale nel locale e per quello ho perfino usato Yesung, ma eccomi qui, sul punto di perdere il diritto di essere il DJ quando non ci ho nemmeno provato una volta… Tutto questo perché sono addolorato.

Ah… Ma come posso tornare al locale quando non sono preparato e mi sento una merda, con il morale a terra. Non riesco a scrivere una nota per salvarmi il lavoro, le canzoni sono tutte incomplete perché la mia testa è tutto un casino, non voglio comporre niente e in più, non riesco a vedermi come nulla di più che un ragazzino patetico. Una volta ero lo spirito delle feste, adesso non riesco nemmeno a fare due passi fuori casa.”

Kyuhyun colpì il piano con il pugno e i tasti risuonarono terribilmente, come se stessero soffrendo.

“È colpa sua, solo sua… Doveva entrare nella mia vita perché io potessi giocare con la sua esistenza prima di buttarlo in un angolino come ho fatto con tutti gli altri, non il contrario. Non dovrei volerlo indietro nella mia vita, non dovrei sentirmi colpevole per ciò che gli ho fatto, non dovrebbe importarmi come sta… Non dovrei nemmeno averlo in testa! No.

Perché allora mi sento così? Cos’ha di così speciale da scombussolarmi? Quel nanerottolo ha avuto il coraggio di osare e dire chi crede che io sia, e anche se mi fa infuriare, quello che non posso accettare è che mi fa più male che lui sappia di avere ragione; mi conosce e usa ciò per attaccarmi davanti a tutti. Questo mi rattrista perché non voglio pensare che lui sia un bastardo subdolo, capace di colpire nelle mie sofferenze più intime, di giocare con la debolezze perché lui… non è così. Mi sembra di aver svegliato la bestia dormiente che c’è in lui e ciò significa che Jongwoon mi vede come il suo più grande nemico… Questo mi fa ribollire di rabbia e, allo stesso tempo, mi rattrista.

Ho… Ho appena realizzato che non voglio essere quello che tira fuori il peggio di lui, anzi… Voglio essere quello che tira fuori il meglio di lui e voglio farlo sorridere.

Sto lottando da giorni con ciò che sento. In realtà, non voglio accettare quello che già so: non mi sento colpevole all’improvviso, ma perché l’ho ferito, perché quello che gli ho fatto è stato brutale e se avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo, lo farei. Voglio scusarmi e voglio che mi perdoni cosicché possiamo tornare ad essere ciò che eravamo. Voglio solo vederlo; non riesco a smettere di pensare a cosa sta facendo, dov’è e se sta pensando a me. Esce di casa perché quello che gli ho fatto non ha avuto nessun impatto in lui, o peggio, esce con qualcun altro?! Non voglio crederci, ma è così. Mi manca Yesung e lo voglio qui con me. Yeye non può fare nulla senza di me, vero?

Chi prendo in giro?! Anche se non volevo essere un altro trauma nella sua vita, sfortunatamente per lui e per mia disgrazia, è quello che sono diventato. Yesung potrebbe benissimo non volermi neanche vedere mai più e non dovrebbe importarmi perché era quello che volevo dopotutto; è quello che mi merito, ma… Non dovrei sentirmi come se davvero lo meritassi; dovrei essere grato che lui ha ottenuto ciò che meritava.

Dopotutto, è colpa sua… Sì, è tutta colpa sua. Non avrebbe dovuto ignorarmi. Non avrebbe dovuto comportarsi come un so tutto io, non avrebbe dovuto incasinarmi la testa e i miei sentimenti… Se non avesse giocato con il mio orgoglio, non avrebbe sperimentato la mia ira.

No, non posso incolparmi perché è interamente colpa sua. Non gli permetterò di avere la meglio su di me; tornerò ad essere chi ero. Questo era solo un periodo di debolezza, nient’altro. Uscirò da qui per fare la mia musica e godere della mia vita fantastica. Jongwoon è solo uno dei tanti nella mia lista… Non è neanche degno di stare tra i miei ricordi, verrà dimenticato e...”

Kyuhyun smise di parlare e rimase a fissare i tasti del pianoforte. “Dovrei trasferirmi. Mi sono stancato di vivere in questo quartiere noioso”, disse con nonchalance dopo qualche istante di silenzio.

Guardò un’ultima volta la tastiera del piano e all’improvviso una melodia si diffuse nell’aria; era triste, straziante, ma lui sorrideva, nascondendosi di nuovo dietro un’illusione che non poteva spezzare.

La melodia si interruppe. Si alzò dallo sgabello e uscì dalla stanza.

“Sono pronto e il mondo sta per avermi indietro.”

 

Stanza di Yesung

 

Quando Yesung aprì gli occhi, dovette sbattere le palpebre più volte prima di realizzare che qualcuno stava cercando di infiltrarsi in camera sua dalla finestra. La persiana si stava muovendo in su e in giù, irritandolo al punto da alzarsi per aprire la portafinestra del balcone. In un attimo, i suoi fratelli si trovarono di fronte il moro.

“Oh mamma, non sei morto”, disse Heechul con finta sorpresa.

Yesung li guardò prima di rientrare in camera, con i fratelli alle sue calcagna.

“Wow… Cosa hai fatto alla tua stanza?” Aggiunse il maggiore guardandosi intorno.

Le pareti erano piene di disegni fatti col gessetto, abbastanza deprimenti.

“Non ha sentito...” Sussurrò Sungmin all’altro. Heechul gli picchiò la fronte e aspettò che Yesung si sedesse per parlargli.

“Cosa volete?” Domandò annoiato Yesung.

“Be’, sapere che problema hai questa volta.”

“Non sono affari vostri. Se fosse così, ne avrei già parlato con voi.”

“Ci siamo resi conto che non esci dalla tua stanza… di nuovo. Ma visto che siamo fratelli premurosi, siamo venuti per parlare con te”, aggiunse Sungmin.

“Quel ragazzino ti ha fatto qualcosa, vero?”

“Impossibile. Non m’importa né di lui né di nessun altro.”

“Vecchia storia, Jongwoon. Dicci solo cos’è successo e smettila di comportarti come un principe di ghiaccio perché ti conosciamo meglio di chiunque altro.”

“Non è niente di serio”, rispose il moro. “Sentite, un giorno ve ne parlerò, ma ora lasciatemi da solo.”

“Se tu lo dici...”

Mentre il fratello minore diceva parole di conforto a Yesung, Heechul tirò fuori da sotto il letto un oggetto rettangolare.

Yesung scattò in piedi e agguantò il block notes dalle mani di suo fratello.

“Cosa c’è dentro?” Domandò Sungmin.

“Niente di importante”, disse Yesung. “Anzi, puoi prenderlo e buttarlo? Strappalo e mettilo tra la spazzatura, il suo posto...”

Sungmin prese il quaderno e cominciò a guardare i disegni. “Woonie, non puoi essere serio. Questo è...”

“Ho forse detto di guardarci dentro?! Strappa tutto e buttali insieme al resto della spazzatura ed uscite ora dalla mia stanza.” Jongwoon spinse i suoi fratelli fuori dalla sua camera. Non riusciva proprio a guardare quei disegni, lo facevano sentire peggio e stupido.

“Non possiamo farlo… Non può farlo, se ne pentirà”, disse preoccupato Sungmin.

“Oh, fallo e basta. Non fare tutta ‘sta scenata. Mettilo nel cestino della spazzatura. Lo farei io, ma non l’ha detto a me, quindi non c’entro nulla.”

“Ma sono stupendi! Oh be’, se Jongwoon ha detto così, lo farò, con un cuore che piange, ma lo farò.”

“Ti ho detto che aveva dei problemi con quel vicino per cui, quando vedi quel tuo ragazzo, chiedigli cosa ha fatto quel viziato lì a nostro fratello, cosicché possiamo vendicarci a dovere.” Heechul apparve all’improvviso, spaventando Sungmin.

“Non eri già andato via? Non è il mio ragazzo!”

“Come ti pare...”

 

In strada

 

“Ma non posso buttare questo… È un peccato. Woonie non ha mai fatto questa cosa per nessuno da un po’ di tempo.”

“Ciao Minnie. Cosa stai facendo qui? Pensieroso davanti alla spazzatura...”

“Non prendermi in giro. Sono combattuto, non so cosa fare.”

“Non riesci a decidere se buttare o meno la vostra spazzatura?!” Disse scherzoso Ryeowook.

“No, questa non è spazzatura; sono i disegni di Jongwoon.”

“Oh… Allora perché li stai gettando? Anzi, lasciami dare un’occhiata.” Ryeowook prese il block notes in mano e sfogliò le pagine.

Disegnato su tutti i fogli c’era Kyuhyun. Non ci mise molto a capire il perché il moro volesse disfarsene.

“Non gli do torto, farei la stessa cosa, ma poi me ne pentirei. Magari le cose cambieranno e Jongwoon se ne pentirà anche lui, perciò non buttarlo, dallo a me. Terrò i disegni al sicuro fino a quando tuo fratello li vorrà di nuovo indietro… E lo vorrà.”

Sungmin annuì. Pensava anche lui che quella fosse la giusta soluzione, ciononostante, si rese conto che il suo amico sapeva qualcosa. “Tu sai cos’è successo a Woonie, vero?”

“Non ve l’ha ancora detto?”

“Abbiamo potuto solo vedere la sua faccia oggi… Si è chiuso in camera e non siamo riusciti a farlo parlare. Perfino oggi non ci ha detto nulla. Jongwoon è fatto così; l’unico momento in cui ci dice cosa lo sta preoccupando è quando a lui non importa più, quando il dolore è finito e lui non piangerà mentre ne parla.”

“Quindi vuoi che te lo racconti… Ma se vuole tenerlo per sé, non ho il diritto di...”

“Sono suo fratello e sono preoccupato per lui. Senti, ti prometto di non dirlo a Jongwoon o di fargli capire che ne sono venuto a conoscenza. Dimmelo, ho il diritto di sapere cosa sta succedendo a mio fratello, per favore.” Sungmin sfoderò la sua carta vincente: assunse un’espressione triste.

Ryeowook prese un respiro profondo e scosse il capo. “Come faccio a dirti di no?”

Sungmin sorrise e prese la mano dell’altro ragazzo prima di incamminarsi verso un bar nelle vicinanze.

 

Al locale

 

Kyuhyun era appena entrato, sorprendendo i suoi amici con il suo arrivo. Fece capire loro che il vecchio Kyuhyun era tornato e che nessuno avrebbe dovuto dubitarne né menzionare quel periodo da dimenticare in cui non era stato se stesso; quelli erano alcuni giorni inspiegabili, ed era meglio dire che non erano mai esistiti.

Gran parte delle persone nel locale diedero il benvenuto a Kyuhyun, alcuni si complimentarono con lui per avere addomestico il ragazzo arrogante, altri non lo menzionarono nemmeno. Il castano voleva solo godersi la serata, doveva essere come ogni altro giorno, ballando e bevendo, trovare una ragazza o ragazzo, o anche di più. L’importante era che tutto fosse come prima e quando arrivò il suo turno di dare lui vita a quel posto con la sua musica, sentì che le cose non sarebbero potute andare meglio.

Ma si sbagliava. Quando si trovò nel box del DJ, da dove poteva vedere tutti ballare come se non ci fosse un domani, vederli ubriacarsi e quasi fare degli show porno, si sentì sottovalutato; stava facendo della musica per loro, da ascoltare e da godere, ma a nessuno importava più di tanto. Nemmeno lui gli stava dando importanza.

Più guardava la pista da ballo, più odiava dove si trovava, si disgustava di se stesso e più voleva uscire di lì correndo ed andare in un altro posto. Ciò però significava che sarebbe restato con i suoi pensieri ed era quello che voleva evitare, perché continuava a pensare a Yesung e non portava a nulla di buono, almeno a lui; quel ragazzo significava solo rimorso, senso di colpa e bisogno di accettarsi.

Kyuhyun continuò a guardare alla pista da ballo, sembrava affascinato, ma in realtà il suo sguardo era vacuo. Ringraziava di essere bravo a fingere, dopo così tanto tempo, ma mai gli era costato mantenere così tanto l’espressione. Forse aveva raggiunto il suo limite.
 



Kyuhyun fu uno degli ultimi ad andarsene; perfino i suoi amici lo avevano lasciato solo. Non prese l’auto perché non se la sentiva di guidare. Voleva camminare con la speranza di schiarirsi le idee. Voleva scoprire cosa gli stava succedendo; era tornato al locale per essere di nuovo chi era, non per sentire che tutto quello era inutile e privo di senso.

Con quella passeggiata avrebbe identificato i suoi sentimenti perché era confuso più che mai. Voleva sapere cosa voleva, chi voleva essere e se continuare o meno a mentire a se stesso, nonostante sapesse di averne abbastanza.

L’unica cosa di cui era certo era che voleva andare da Yesung, ma non poteva.

 

Casa Kim

 

Yesung non stava dormendo, come al solito; per lui, giorno e notte si erano scambiati. Voleva uscire da quello stato in cui si trovava solo per dimostrare a se stesso che non era stato ferito, che non si era affezionato così tanto al vicino. Sapeva che non era vero, che stava ancora soffrendo e che era tutta colpa di Kyuhyun.

L’orologio batté le due del mattino. Yesung stava per rientrare in camera quando un paio di occhi fissi nei suoi lo fermarono. Per un momento Yesung si immobilizzò e si perse nello sguardo di Kyuhyun.

 

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Capitolo 20
*** Sono davvero stato un demonio ***


Salve! Sono tornata.
La vacanza è andata benissimo e sono contenta di aver staccato. L'esame che avevo la settimana scorsa l'ho passato e ora mi riposo un attimo.
Prima di lasciarvi alla lettura, ho un domanda da porvi... Siete ancora interessate alla storia? Lo chiedo perché le letture sono diminuite e il non ricevere qualche riga di commento mi butta giù di morale.
Vabbe' dai, vi lascio leggere in pace.
Buona lettura :)

 



Sono davvero stato un demonio...


 

Casa di Kyuhyun


 

Kyuhyun aveva la testa piena di ricordi e si domandava se ne era valsa la pena, non solo quello che aveva fatto a Jongwoon, ma tutto ciò che aveva combinato dai giorni della sua adolescenza, quando aveva deciso di diventare qualcuno che non definirebbe mai come se stesso.

Si sentiva patetico. Non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui si sarebbe odiato, eppure detestava il suo atteggiamento, la sua falsità, alcune caratteristiche che non gli erano mai piaciute, il gioco che aveva portato a termine con il moro; odiava profondamente chi era diventato.

Era sdraiato sul divano ad osservare il soffitto mentre della musica passava per radio, senza neanche essersi reso conto che fosse accesa. La canzone era bella e più la ascoltava, più gli sembrava famigliare. Prestò più attenzione e realizzò che era la sua canzone, con alcuni arrangiamenti e un finale diversi, anche se era sicuro che la sua canzone non era stata terminata. Quando il DJ riprese il titolo della canzone, nominò Kim Kibum come suo produttore, sorprendendo Kyuhyun, che prontamente tirò fuori il cellulare dalla tasca del pantalone e chiamò uno dei suoi amici.

Quando Ryeowook vide chi lo stava chiamando, era basito. Kyuhyun non si era più fatto sentire e inoltre, non si trovavano in buoni rapporti.

In quel momento, era curioso del motivo per cui Kyuhyun li avesse riuniti a casa sua; sei ragazzi si trovavano seduti sui divani all’interno del suo studio.

“Qualcuno mi può spiegare questo?” Il minore tirò fuori un registratore e la canzone si propagò in tutta la stanza. I ragazzi si guardarono l’un l’altro, non capendo il gesto.

Eunhyuk pronunciò quello che tutti stavano pensando. “Non ho idea di cosa tu stia parlando.”

“Perché la mia canzone è in radio, e soprattutto con il nome di qualcun altro come suo produttore?” Disse lentamente e con sguardo serio Kyuhyun, arrabbiato per quello che lui riteneva fosse un furto.

“Come facciamo a saperlo?” Ribatté Leeteuk, sentendosi leggermente insultato.

“Forse perché ti ha rubato la canzone e basta...” Donghae decise di dire qualcosa anche lui.

“Quello lo so… Vorrei solo capire chi cazzo ha dato la mia canzone a lui o come ha fatto a finire tra le sue mani?”

“Stai forse insinuando che uno di noi ha rubato la canzone e gliel’ha data?” Questa volta fu Kangin a parlare.

“Non sto insinuando nulla, ma deve esserci una spiegazione”, rintuzzò Kyuhyun.

“E credi ce l’abbia uno di noi? Sei davvero impazzito...” Aggiunse Eunhyuk offeso.

“Forse… Una possibile spiegazione può essere che ti ha rubato la canzone quando abbiamo fatto la festa nella quale sei stato uno stronzo, cercando di vincere una scommessa… O forse, non hai vinto la scommessa e sei stato costretto a dargli la canzone e ora stai incolpando noi, come tuo solito. Tutti i ragazzini viziati danno la colpa agli altri quando le cose non vanno come avevano pianificato.” La voce alta di Ryeowook si fece sentire, con una nota di sfrontatezza.

“Stavamo meglio quando tenevi la bocca chiusa… Sembravi perfino più intelligente. E per il tuo rancore nei miei confronti… smettila di renderlo così chiaro; ne sono già a conoscenza.” Kyuhyun si era stancato dell’atteggiamento dell’amico.

“Un momento”, disse Eunhyuk. “Anziché incolparci a vicenda, ripensiamo al giorno in cui ci hai mostrato la canzone. Eravamo tutti qui in studio, voglio dire, tutti tranne Leeteuk e Kangin, ma c’era anche Jongwoon. Lo ricordo; era seduto su quel divano. Abbiamo sentito tutti la canzone e poi siamo dovuti correre di sotto, ma mi sono fermato un attimo perché Donghae si era dimenticato della giacca… Jongwoon stava smanettando con il tuo computer e quando mi ha visto, mi ha sorriso imbarazzato prima di correre via, come se lo avessi colto in flagrante. Ora capisco tutto. Jongwoon deve averti preso la canzone e data a Kibum per vendicarsi. Cioè, conosce Kibum, no? Mi sembravano molto affiatati.”

Ryeowook sobbalzò. “È impossibile! Dovresti pensare prima di parlare. Sono sicuro che Jongwoon non ha niente a che fare con questa storia”, disse frustrato.

Kyuhyun non la pensava allo stesso modo; il colpevole era sicuramente Jongwoon.

“Quello strambo… Yesung è apparso nella mia vita per rovinare tutto ciò che avevo. Avrei dovuto fargliela pagare peggio di quanto abbia fatto. Adesso lo trovo e lo uccido per quello che mi ha fatto; questa volta ha davvero superato il limite.” Kyuhyun ringhiò a denti stretti, le mani chiuse in pugni, mettendo tutta la rabbia che provava nei palmi.

“No, non puoi farlo! Non sai se l’ha fatto o meno, e sono certo non l’ha fatto. Credimi, se gli fai qualcosa, farai un altro errore e te ne pentirai per il resto della tua vita.” Ryeowook cercò di far ragionare l’amico, ma era inutile.

Kyuhyun non guardò nemmeno Ryeowook e corse fuori infuriato con l’unica intenzione di trovare il moro.

Era come se ogni volta che Kyuhyun pensava di migliorare le cose, quando era propenso a fare solo cose buone, qualcosa andava storto, mandando in fumo ogni speranza che i due potessero sistemare le cose tra loro.

\-/\-/

Fortunatamente, Yesung non era a casa. Kyuhyun si trovò di fronte sua madre, o come preferiva chiamarla lui, il guardiano malefico, la quale lo scacciò, accompagnando il gesto con il peggior vocabolario che anche il più bruto degli scaricatori di porto non avrebbe mai usato.

Tuttavia Kyuhyun era conosciuto come qualcuno che non si arrendeva e quando era fermamente convinto di fare una cosa, non pensava in maniera lucida. Cercò di andare in camera del moro, ma era impossibile; il maggiore aveva chiuso le porte e le imposte era serrate. Inoltre, la maggior parte del tempo, la famiglia di Yesung era nei paraggi per cui era difficile. Era come se avessero capito qualcosa.

\-/\-/

Qualche giorno dopo, verso mezzogiorno, vide i fratelli Kim camminare sul marciapiede e data la direzione dalla quale stavano arrivando, capì che erano usciti dal bosco, il posto in cui lui e Jongwoon erano soliti passeggiare. Non riuscì a fare a meno di sentirsi lievemente geloso, anche se dopo si ricordò perché aveva bisogno di loro.

Kyuhyun pensò rapidamente e in meno di dieci secondi scese le scale, correndo verso la strada e bloccando i due ragazzi prima che entrassero in casa loro.

“Guarda un po’ chi è tornato dal mondo dei morti… Stai ancora respirando?” Disse Kyuhyun pieno di malizia, con uno sguardo truce su Yesung, il quale aveva un’espressione impassibile.

“La vera domanda è… perché stai respirando la mia stessa aria?” Domandò Heechul, mettendosi di fronte a suo fratello, come a fargli da scudo.

“Sparisci, non voglio parlare con te, ma con lui.” Il castano allungò la mano verso Yesung.

Il moro reagì prontamente e fece un passo indietro e come se Kyuhyun non gli avesse nemmeno parlato, si girò per entrare in casa.

“Oh be’, lui non vuole parlare con te. Non gli do torto; sei uno stronzo, un idiota e non bisogna sprecare il nostro tempo con te, per cui lascialo in pace o farò sì che Sungmin, che pratica arti marziali, ti picchi”, Heechul sibilò cercando di mantenere la calma, anche se era ben lontano dall’esserlo.

“Siete fuori di testa in famiglia. Non ho tempo da perdere con te, per cui se potessi far sparire la tua faccia da davanti i miei occhi...”

“Senti un po’...”

Ma Kyuhyun non era concentrato sul fratello maggiore. Scattò per afferrare il moro che stava entrando in casa, ma quando si trovò a qualche passo di distanza, sentì uno strattone alla schiena.

Il castano si girò furioso. “Smettila di molestarmi...”

“Chiudi quella cazzo di bocca e sparisci dalla mia vista, altrimenti chiamo la polizia e giuro su Dio che l’ultima cosa per cui dovrai preoccuparti sarà come uscire da prigione.”

“Quello che dovrebbe avere paura di finire in prigione è il tuo stupido fratello. È lui il ladro, quello che ha rubato la mia canzone e l’ha data a qualcun altro.”

Heechul rise sarcasticamente. “Oddio, sei peggio di quanto avessi pensato, e pure più patetico… Questo è il tuo nuovo modo di avvicinarti a mio fratello? Non puoi solo accettare, da uomo, che in realtà non riesci a stargli lontano o…? Aspetta, aspetta… Potrebbe anche essere peggio di così. Sei forse una specie di psicopatico ossessionato con Jongwoon?! In entrambi i casi, mi dispiace per te, anche se non dovrei.”

“Dovresti farti una vita e smetterla di disturbarmi con le tue chiacchiere e la tua faccia. Sei stressante.”

“Sono stato troppo buono con te. Sparisci da qui, stronzo”, disse Heechul al limite.

“Di al tuo strambo fratello che non è finita qui. Ha avuto sfortuna quando ha deciso di incasinarmi la vita e farò in modo che la paghi. Quello che gli ho fatto è nulla rispetto a ciò che gli farò più avanti.”

Qualcuno gli sferrò un pugno, colpendo il punto che era appena guarito dal colpo datogli da Yesung.

“Questo è l’ultimo avvertimento: lascialo stare.” Kyuhyun vide che chi l’aveva colpito era stato il più giovane dei fratelli.

Kyuhyun lo guardò sorpreso e gli lanciò uno sguardo truce. “Siete tutti e tre matti.”

Il castano se ne andò e i fratelli entrarono in casa. Entrambi corsero in camera di Yesung, trovandolo sul suo letto, dondolandosi avanti e indietro, con lo sguardo perso nel nulla.

“Cosa voleva questa volta?” Domandò il moro con la voce spezzata.

“Non preoccuparti più di lui. È uno stronzo e idiota che non ha nulla da fare e se la prende con gente innocente.”

“Non sono preoccupato… Pensavo solo che non l’avrei più visto.”

“Stai bene?” Domandò preoccupato Sungmin.

“Certo che sta bene, perché non dovrebbe?” Rispose Heechul.

“Sta zitto. Deve esprimere ciò che sta provando e non mentire a se stesso. Non siamo tutti senza sentimenti come te”, ribatté il minore al maggiore che rimase in silenzio.

“E se dicessi che mi fa male?” Yesung abbassò il capo e concesse alle lacrime di scivolare lungo il viso, sperando che facessero sparire il dolore in qualche modo.

Heechul e Sungmin sapevano che non aveva intenzione di parlare ulteriormente con loro, per cui uscirono dalla stanza più preoccupati di prima.


 

Casa di Kyuhyun


 

Stava ribollendo dalla rabbia. Era infuriato e ciononostante, ciò che gli faceva più male era il fatto che non era riuscito a parlare con il moro, che questi lo avesse lasciato indietro senza nemmeno voltarsi a guardarlo. Sembrava così disinteressato di ascoltare quello che Kyuhyun aveva da dirgli che uccise non solo il suo orgoglio, ma anche i suoi più nascosti sentimenti.

Qualcuno aprì la porta all’improvviso e il ragazzo scattò in piedi, trovandosi di fronte i suoi amici.

“Che volete?” Domandò brusco.

“Volevamo sapere se hai scoperto qualcosa sulla tua canzone e se hai fatto qualcosa a riguardo.”

“Non ancora, ma ho qualcosa in mente.”

Ryeowook notò un luccichio strano negli occhi del castano. Sapeva che l’amico non stava pensando lucidamente e che era guidato dal rancore.

“Non è colpa sua, perché non riesci a capirlo anziché incolparlo? Denuncia il furto di canzone e basta, o parla con Kibum.”

“Se non è colpa sua, di chi è?” Domandò Eunhyuk.

“Nessuno sta parlando a te. Stai zitto”, rintuzzò Ryeowook infuriato.

“Ma...”

“So io cosa farò. Se è per questo che siete venuti, ora che avete la risposta andatevene.”

“No, ascoltami. Non stai pensando in modo chiaro...”

“Ho detto tutti fuori!”

I ragazzi uscirono, tranne Ryeowook che invece chiuse la porta e si girò verso il suo amico.

“Stai davvero pensando di incolpare Jongwoon, vero? Ti garantisco che non è stato lui. Ascoltami e non mandare a monte quella remota possibilità di migliorare le cose con Jongwoon facendo qualcosa che rimpiangerai, come stai facendo per quello che hai fatto la scorsa volta.”

“Ne ho avuto abbastanza di te. Perché continui a proteggerlo? Se ti importa così tanto quello stupido, sii amico suo, non mio.”

“Non sono solo preoccupato per lui. Sono preoccupato anche per te; ne uscirai ferito e lo sai, o comunque lo saprai presto.”

“Le tue chiacchiere mi stanno irritando. Perché non vai a disturbare il tuo nuovo amico? Potresti non avere più occasione di parlargli dopo che converserò per l’ultima volta con lui, a meno che tu non vada a visitarlo anche al manicomio. Dopo la nostra chiacchierata è lì dove apparterrà” disse freddamente Kyuhyun, facendo rabbrividire Ryeowook a causa della malizia nelle sue parole.

“No, non mi ascolterà. E tu sai perché sono convinto che Jongwoon non ha rubato la canzone?”

Ryeowook si appoggiò alla parete quando vide le espressioni che assunse il viso di Kyuhyun mentre gli parlava. Alla fine, come se avesse visto un fantasma, Kyuhyun aprì la porta dello studio e uscì correndo da casa sua. Non sapeva dove i suoi piedi lo stessero portando. Si sentiva miserabile, il mostro peggiore, una canaglia. Non esisteva una parola che potesse descrivere la sua malvagità.

Se l’inferno esisteva, meritava stare vicino a Lucifero. Quello che aveva fatto a Yesung non aveva giustificazione, era imperdonabile, e l’unica cosa che poteva sentire era il senso di colpa e il desiderio di sparire. Era la prima volta nella sua vita in cui realmente desiderava non avere incontrato Yesung, perché era sicuro che la vita del maggiore sarebbe stata migliore. Anzi, se fosse morto sarebbe stato meglio per la vita di Jongwoon.

Sono davvero stato un demonio che ha portato solo miseria nella tua vita… Perdonami.” Kyuhyun continuava a correre, lasciando che le sue lacrime scorressero, perché non meritava nemmeno asciugarsele. Si sarebbe allontanato da Yesung e forse quella era l’unica cosa buona che avrebbe potuto fare per lui.

 

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Capitolo 21
*** Amici?! ***


Salve a tutti! Mi dispiace non aver aggiornato la ff per circa un mese (credo), ma ecco qui finalmente il capitolo 21!!
Spero vi piaccia e che lasciate qualche commento, anche mandando a quel paese uno dei due o entrambi... Mi piacerebbe tanto leggere qualche recensione dato che non è bello non vederne :(
Comunque, buona lettura ;)

 

Amici?!

 

 

Qualche settimana dopo

 

La primavera era finalmente arrivata, perfino gli alberi stavano sbocciando, i fiori rilasciavano la loro dolce fragranza nell’aria, gli uccellini cinguettavano, i bambini giocavano tra di loro correndo nei prati, le coppiette camminavano mano nella mano. L’atmosfera era calorosa e gioiosa.

I fratelli Kim erano seduti su di una panchina, parlando animatamente tra loro e pianificando cosa fare durante le vacanze estive; Yesung aveva perfino accettato di andare con loro, ma solo a settembre, quando tutti se ne erano già andati. Heechul e Sungmin avevano compreso la sua decisione, ma erano comunque intenzionati a fare di quelle vacanze i migliori mesi che avessero mai avuto.

Yesung si alzò e cominciò a camminare lungo il sentiero, mentre i due fratelli capirono che voleva andare a casa, perciò lo seguirono. Dato che il moro non voleva creare dei problemi e voleva approfittare del momento per stare da solo con i suoi pensieri, camminò piano per rimanere dietro agli altri due talmente assorti nella loro conversazione da non accorgersi di averlo lasciato indietro.

Perso nei suoi pensieri, Yesung si trovò a camminare in una stradina laterale senza sapere dove si trovava, non preoccupandosi perché convinto che sarebbe riuscito a trovare il giusto cammino.

Quando si girò intorno, si rese conto di un grosso animale fermo davanti a lui. Yesung cominciò a gridare prima di correre verso una panchina per salirci sopra e allontanarsi dall’animale, totalmente terrorizzato.

“Allontana quel leone da me! SUBITO!!” Strillò Yesung quasi piangendo ad una ragazza che gli si stava avvicinando.

La ragazza prese il cane dal collare, accarezzandolo con affetto.

“Tranquillo, è solo un cane. Non morde”, ribatté la bionda con una risatina.

“Sei sicura sia un cane quel cose? Sembra un maledetto leone. E tutti dicono che i cani non mordono, ma lo fanno comunque, perciò allontanalo da me.”

La bionda scosse il capo, abituata a quelle reazioni. Jongwoon scese dalla panchina e crollò in ginocchio e mentre cercava di raddrizzarsi vide qualcosa che lo sorprese immensamente.

In piedi di fianco alla sconosciuta si trovava Kyuhyun che dava qualche pacca sulla testa del cane, anche se Yesung notò che le sue spalle stavano tremando, probabilmente ridendo. Quando il minore alzò lo sguardo dall’animale, rimase basito pure lui.

L’atmosfera si era fatta tutto ad un tratto imbarazzante, per cui Yesung optò per salutarlo con un flebile “ciao”. Kyuhyun alzò la mano con disagio, salutandolo.

“Prendi il cane e vai avanti. Ci vediamo oggi pomeriggio.” Kyuhyun si chinò per dare un bacio sulla guancia della bionda.

La ragazza annuì, capendo che c’era qualcosa che non andava, ma preferendo chiederglielo al bruno più tardi.

“È passato un po’ di tempo”, disse Kyuhyun senza smettere di guardare l’altro negli occhi.

“Mmm.” Yesung poté solo mormorare qualcosa mentre giocherellava con le dita, non sicuro di come prendere quell’incontro.

Stranamente, Kyuhyun si sedette sulla panchina e Jongwoon lo imitò, abbassando il capo, trovando il giocherellare delle sue dita interessante. Era imbarazzato e non era ancora pronto per affrontare il minore, anche se qualcosa era cambiato. Solo il tempo gli avrebbe fatto capire come sarebbe andato quell’incontro.

Kyuhyun non riusciva a rimanere in silenzio ancora a lungo, per cui sollevò la testa a Yesung e guardandogli il viso, senza evitare di sorridere lievemente.

“Era da un po’ che pensavo di venire a trovarti, ma non trovavo il coraggio di farlo.”

“Perché” Domandò Yesung, rimuovendo il suo mento dalla presa dell’altro.

“Io… Uhm… Io… Argh… Mi crederesti se ti dicessi che volevo chiederti perdono per quasi tutto?” Riuscì a dire Kyuhyun, dando voce ai pensieri che avevano affollato la sua mente ogni notte prima di addormentarsi.

“Quasi?” Yesung inarcò un sopracciglio.

“Okay… Per tutto.”

“È difficile crederti. Voglio dire, non ho nessuna ragione di credere che sei onesto e che non stai giocando con me di nuovo.”

“Hai ragione. Hai tutto il diritto di pensarlo e dubitare delle mie parole. Non ho nessuna scusante per come le cose sono andate tra noi.”

“Come sono andate?! Vorrai dire come hai reso le cose”, disse Yesung, il viso inespressivo ma con accenni di disinteresse e arroganza.

“Sto cercando di chiederti scusa, devi renderlo più difficile di quel che è?!” Kyuhyun alzò la voce, sembrando un bambino, anche se agli occhi di Yesung era il vero carattere del minore.

Quando il maggiore sbatté le palpebre, sorpreso da quello che non poteva neanche definire scoppio, Kyuhyun sussurrò, quasi inudibile, “scusa” per continuare con le sue parole.

“Senti, lo so che non ho il diritto di chiederti nulla, ma il modo in cui mi rispondi e in cui mi continui a fissare mi fanno perdere il coraggio che ho dovuto raccogliere, oltre anche a quella flebile speranza che un giorno sarai capace di perdonarmi.

Sembra quasi come se non mi prendessi sul serio, facendomi pensare che la mia richiesta sarà ignorata, facendomi passare per uno scemo mentre tu ti divertirai per questo spettacolino miserabile che sto mettendo su. Voglio solo che tu mi ascolti, che tu mi dia una possibilità di scusarmi. Non ti sto chiedendo di essere perdonato, ma di essere ascoltato.”

“Hai ragione, non puoi domandarmi nulla”, disse Yesung con un’espressione severa, ma dopo poco si addolcì. “Mi ferisce un po’ il fatto che tu pensi sia il genere di persona che si diverte a guardare il tormento delle persone… non importa quanto esse se lo meritino”, aggiunse dolcemente.

“Continuo a commettere sbagli con te; qualunque cosa io dica, la esprimo male. Comincio a pensare che non siamo destinati a parlare tra noi.”

“Magari avremmo dovuto incontrarci con un manuale d’istruzione. Sarebbe più facile capire come l’altro funziona”, commentò il maggiore con un lieve sorriso in volto, cercando di rendere l’atmosfera meno tesa e aiutare Kyuhyun con qualunque cosa stesse cercando di fare.

Kyuhyun si sorprese per quanto aveva detto Yesung, nonostante non sapesse come reagire a quelle parole, se sentirsi a proprio agio per il fatto che il moro gli stesse dando una opportunità o se sentirsi triste che non potessero esprimersi allo stesso modo; era penoso che riuscissero solo a ferirsi l’un l’altro. Era come se vivessero in due posti diversi e Kyuhyun non voleva fosse così. Era sicuro che il maggiore non voleva che si comportassero come due estranei avendo notato il rimorso nella voce dell’altro, o almeno era quello che sperava il più alto.

“Uhm, sì”, rispose rendendosi conto dello sguardo aspettante di Jongwoon. “Ho pensato per un po’, da quel giorno in cui...” Kyuhyun decise che era meglio non menzionare quell’accadimento. Non poteva lasciare che Yesung capisse che era a conoscenza del suo segreto, per cui decise di cambiare ciò che voleva dire. “No, anche prima del giorno in cui ho avuto come una rivelazione. Insomma, ho continuato a pensare a come affrontarti, al fatto che meritassi delle scuse adeguate. Mi sentivo in colpa, ma trovavo sempre come mascherare quel sentimento o anche ignorarlo. Tuttavia, era presente e non importava quanto facessi finta di non essermene reso conto, trovava sempre un modo per farsi presente nei miei pensieri.

Ho continuato a pensare che parole dire una volta avessi avuto il coraggio sufficiente per trovarmi faccia a faccia con te, le ripetevo sempre prima di addormentarmi. Immagina Cho Kyuhyun comportarsi come un essere insicuro, ingoiando il suo orgoglio per fare ciò che è giusto, tuttavia preoccupandosi perché non sapeva come chiedere scusa, non avendo mai pensato che sarebbe successo, e sono sicuro che neanche tu lo avessi fatto.”

Yesung annuì lievemente, aspettando che il giovane continuasse.

“Mi dispiace per averti preso in giro. Mi dispiace di averti imbarazzato di fronte a tutti, per aver mentito solo per mio profitto, per aver permesso all’ira e alla rabbia di annebbiarmi la mente, lasciando le redini ai miei demoni interiori per giocare con me come volevano, bruciandoti con le mie fiamme di rabbia e di insicurezze. Non avresti dovuto essere vittima dei miei problemi, di quello che stava davvero succedendo dentro di me. Mi dispiace che tu mi abbia incontrato proprio quando stavo ribollendo di rancore, di odio verso quello che ero, di stanchezza per ciò che ero diventato.

Non volevo rendermene conto allora, ma ora mi è più facile notarlo. Tu ti stavi solo facendo gli affari tuoi, combattendo i tuoi problemi, però io di certo non potevo vederlo, dato che avevo occhi solo per me stesso, e solo perché mi hai ignorato...”

“Non volevo”, ammise Yesung e Kyuhyun non poté fare altro che annuire con un sorriso triste sulle labbra.

“Ora lo so, ma prima non lo capivo. Ero accecato da me stesso, per cui stupidamente ho sfogato la mia intera furia su di te. Ti ho reso il mio sacco da boxe solo perché rappresentavi ciò che avevo cercato di evitare tutti quegli anni, quello che non potevo essere. Mi hai conosciuto al momento sbagliato e mi spiace, mi dispiace tu mi abbia incontrato, per essermi comportato come una canaglia con te, per essere convertito in un mostro e averti attaccato spietatamente, per averti fatto soffrire e per tutto. Se potessi tornare indietro nel tempo, sarei un altro Kyuhyun per te, saremmo potuti essere amici, forse avremmo potuto avere...” Ma Kyuhyun si zittì prima, non volendo dire qualcosa di inappropriato e non volendo affrontare uno sguardo disgustato di Yesung per quello che era stato sul punto di dire.

“Non sto cercando giustificarmi, ma in quei momenti ero davvero perso e non volevo accettarlo, o magari non volevo ammetterlo; dopo aver tenuto una maschera per tanto tempo diventi insicuro di chi sei realmente, di chi sei diventato… Stavo combattendo contro la mia identità e poi sei apparso tu…

Non era colpa tua se avevo un ego fragile e se pensavo di morire se nessuno mi dava attenzioni. Non era colpa tua se riuscivi a vedere attraverso di me e sapevi esattamente cosa mi stava succedendo nel mio mondo interiore ancor prima di me. Hai sempre avuto ragione, sei riuscito a conoscermi molto bene e mi spaventava, perciò ho reagito così. Mi hai sbattuto in faccia la verità che stavo nascondendo e che non ero pronto ad accettare. Continuavo a pensare ‘Chi crede di essere per pensare di conoscermi?’ ma in realtà stavo davvero soffrendo per il fatto che qualcuno fosse capace di leggermi come un libro aperto e che mi capisse. Mi ha un po’ ferito il fatto che tu lo usassi per attaccarmi quasi sempre, ma ora… ora penso che ne avevo bisogno. Dopotutto, stavi solo cercando di farmi aprire gli occhi e farmi vedere la realtà.

Vuoi sapere perché sono diventato così arrogante e viziato? Un ragazzo a cui importavano solo le feste e il sesso con sconosciuti e che viveva solo per essere il centro dell’universo e sempre sotto le luci della ribalta? O come preferisco definire il mio vecchio ‘io’, un bastardo senza eguali?” 

Yesung non si aspettava quelle parole. Non avrebbe mai immaginato che quelle scuse fossero solo la punta dell’iceberg, che quella conversazione avrebbe scavato fino in fondo, rivelando così tanto dolore e sofferenza, ma era pronto a sapere; doveva capire. Annuì in silenzio come aveva fatto in quegli ultimi minuti. 

“Ero sempre da solo, sia a casa che a scuola. Mio padre era un dottore e mia madre sembrava condurre la propria vita e io ci ero abituato, pensando che fosse normale. Inoltre, avevo i miei libri e i miei giochi, per cui non ci davo molto peso. Ero un genio a scuola e tutti mi guardavano con meraviglia; ero il migliore e ciò ha ingrandito il mio ego e ne ero consapevole.

Quando cominciai le superiori, l’intero mondo cambiò per me. Tutti mi guardavano dall’alto al basso, mi etichettarono come nerd e come otaku, come uno che non aveva una vita e che probabilmente era un orfano dato che i miei genitori non andavano mai a scuola. Avevo il mio orgoglio e non ho mai mostrato segni di debolezza, anche se mi uccideva tutto quello e piangevo ogni notte.

Mi resi conto che i miei genitori non mi prestavano mai attenzione e solo quando c’erano di mezzo i voti. Una volta venni picchiato molto forte dai miei compagni, solo perché avevo preso il punteggio più alto in tutta la scuola in un test di matematica. Quel giorno pensai che non sarei mai riuscito a tornare a casa e quando lo feci, la domestica si prese cura di me; pensa, mio padre è un dottore e sono stato curato da un estraneo. Non mi sono mai sentito così abbandonato come in quel giorno e capii che ero da solo in quel mondo e l’unico che poteva aggiustare ciò ero io. Non sarei stato più da solo, non sarei più stato ignorato, mai. C’era così tanto freddo quando ero da solo… Non volevo più provare quel sentimento… Giurai di cambiare la mia vita e di vivere come desideravo. Ironico. ‘Come desideravo’; che battuta. Stavo facendo lo sbaglio più grande, perché da quel giorno in poi, caddi nella trappola della falsità e di una vita stupida, diventando qualcuno di diverso. All’inizio mi piaceva essere lo spirito della festa, il re di tutti; mi desideravano tutti e vederli ai miei piedi mi piaceva moltissimo. Ma non durò molto e mi stancai in fretta, non provavo più soddisfazione, anzi, non ero mai stato contento, solo compiaciuto per il fatto che mi avessero accettato ma non per il mio cambiamento. Volevo dei veri amici e magari qualcuno con cui essere me stesso, qualcuno che mi amasse per com’ero e… mi mancava il mio vecchio e reale me.

Poi sei arrivato tu, proprio quando mi trovavo nel mezzo di quel tumulto, quando ero il peggio e… tutto è cambiato. Non avrei mai accettato questo, ma vederti tutto solo mi ha reso geloso. Come ti comportavi e come non ti importasse di me mi faceva impazzire, ma era anche il giusto stimolo per dubitare delle mie scelte passate. Inoltre, era come se qualcuno mi stesse dicendo ‘te l’ho detto’.”

Yesung abbassò il capo. Capiva quello che gli stava dicendo il minore, ma si sbagliava, almeno nella parte in cui diceva che Yesung si comportava come se stesso. Jongwoon non voleva rovinargli quell’immagine che si era creata e che aveva aiutato a Kyuhyun a cercare di capire la realtà della sua natura. Ciononostante, gli stava nascondendo molto di chi fosse in realtà ed era frustrante.

Kyuhyun sollevò nuovamente il capo di Jongwoon e lo guardò dritto negli occhi, notando un mare di emozioni, perlopiù di rimorso e si spaventò, pensando che forse a Yesung non importasse quello che aveva detto fino a quel momento.

“Ti sto seguendo, Kyu-ah. Continua, per favore”, disse il moro, incoraggiando il minore a confessare tutto perché ne aveva bisogno.

“Grazie a te, ho realizzato che non sono mai stato così solo nella vita come quando mi trovavo in mezzo a quelle persone. Quando ti ho incontrato e quando stavo con te, anche quando litigavamo, quelle erano le uniche volte in cui ho vissuto normalmente. Grazie Jongwoon hyung per farmi rendere conto che avevo perso me stesso, e non posso scusarmi abbastanza per quanto ti ho fatto. Spero solo che quando ci incontreremo un giorno, tu mi abbia perdonato.”

“Non ho fatto nulla, Kyuhyun, lo sai. Sono stato solo un aiutino”, disse Yesung. “E neanche intenzionale, ma vederti mentre mi parli così mi rende felice perché stai diventando una brava persona”, scherzò il maggiore, più per cambiare l’atmosfera che altro.

“Non prenderla male ma, è davvero difficile per me accettare che ho sbagliato a trattarti così; sono ancora un ragazzino orgoglioso.” Una piccola risatina gli uscì dalle labbra e Yesung sorrise lievemente.

“Non posso cambiare chi sono, anzi, desidero sapere chi sono o chi sono diventato. È tutto ancora nuovo per me, anche me stesso, ma di una cosa sono certo… Mi hai reso una persona migliore.” Gli occhi di Kyuhyun erano così pieni di tenerezza e di ammirazione che erano troppo per Yesung.

“No, non parlare così. Ascolta Kyuhyun, non ho fatto nulla. Tu sei entrambe quelle persone. Sei un ragazzo intelligente a cui piacciono i videogiochi e i libri, che risolve esercizi di matematica per divertimento, ma che allo stesso tempo ama la musica, gli piace uscire con i suoi amici, perché tu hai degli amici che si preoccupano per te e non parlo di quelli che inviti alle tue feste… Intendo quei ragazzi con cui stai sempre. Sei utile, premuroso e tenero quando vuoi, ma allo stesso tempo sei sarcastico e viziato. Abbraccia entrambi i tuoi mondi e troverai te stesso e poi sarai felice con chi sei.”

Kyuhyun era sull’orlo delle lacrime. Si lanciò verso il moro, abbracciandolo e rimpiangendo, per qualche istante, di non aver mai abbracciato Yesung in quel modo. Sentì calore e una dolce sensazione di tranquillità che avrebbe potuto rasserenarlo.

Yesung si immobilizzò un istante, dato che non era mai stato bravo con quei momenti emotivi e con questi tipi di contatto, ma riuscì a rilassarsi nell’abbraccio e ricambiandolo, lasciando che le mani vagassero lungo la schiena del minore in movimenti lenti e circolari.

Il momento durò poco e all’improvviso Kyuhyun si allontanò leggermente, sollevando la testa dal collo dell’altro, portando le sue labbra sulla soffice guancia del maggiore che, dall’altra parte, al contatto improvviso, si allontanò, spingendo lontano Kyuhyun.

“Mi dispiace”, mormorò il castano grattandosi il collo nervoso, una cosa che Yesung non aveva mai visto. “La tua guancia era così invitante...” E una risata si liberò nell’aria.

“Non ho mai detto che ti ho perdonato e onestamente, ora che conosco la tua storia, posso capirti meglio, ma non significa che mi fido di te, Kyuhyun. Per tutto il tempo sapevi cosa stavi facendo. Sì, eri perso e stavi avendo una crisi d’identità, ma ciò non giustifica le tue azioni. Per me, la fiducia è importante e una volta persa, penso sia impossibile riguadagnarsela.”

“Stai dicendo che non mi perdonerai mai e che non mi vuoi più vedere?” Kyuhyun sembrava veramente spaventato da quell’idea.

“No, sto dicendo che dovrai aspettare e fare di tutto per riguadagnarti la mia fiducia e per farmi credere che eri sincero durante la confessione. Serve molto lavoro, ragazzino, ma se eri serio, non ti sarà difficile provarci e farmi perdonarti.”

“Lo farò… Ma perché non mi credi? Ti ho forse detto che ho detto a tutti che quello che ho detto quel giorno era una bugia, che mi sbagliavo e che ero io il cattivo ragazzo che ha approfittato della situazione?”

“No, non l’hai fatto.”

“Durante una festa, davanti a tutti, il rimorso mi stava divorando, perciò mi sono alzato in mezzo agli invitati e mi sono confessato come se stessi parlando con un prete. Penso di aver rovinato la mia reputazione quel giorno.”

“Lo so, Ryeowook me l’ha detto questo. Anzi, la principale ragione per cui ho accettato di darti ascolto è stato perché tu avevi già fatto il primo passo.”

“Aspetta un attimo… Tu lo sapevi e per questo mi hai ascoltato. E se non lo avessi fatto?”

“Aish, ho detto ‘la principale ragione’ e basta. Ascoltami attentamente quando parlo.” 

“Yesung hyung, non importa ora. Vedrai che sarò me stesso. Ricominceremo come grandi amici.”

“Prima di tutto, non chiamarmi ‘Yesung hyung’ perché non hai il diritto di usare quel nome, non ce l’ha nessuno; puoi continuare a chiamarmi ‘hyung’ e no, non cominceremo da zero. Quello che è successo non può essere cancellato, ma impareremo dai nostri sbagli passati, cercando di far funzionare le cose questa volta”, disse sorridendo il maggiore.

Kyuhyun gli sorrise di rimando, un po’ rattristato dal fatto che gli era stato vietato chiamarlo ‘Yesung’, ma sapeva che doveva sforzarsi molto e inoltre, aveva bisogno di molto tempo per fare le cose bene e aggiustare tutto.

“Vuoi che ti accompagni a casa, hyung?” Domandò il minore senza smettere di guardare il volto del maggiore.

Yesung si era reso conto di quel gesto e lo trovava strano, ma si era concentrato in cose più importanti quel momento. 

“Sì, certo. Sono bloccato con te, dopotutto, e non posso ancora andare a casa da solo. Comunque, chi è la ragazza?” Chiese il maggiore mentre si alzava dalla panchina.

Kyuhyun colse l’occasione per ingelosire l’altro, senza capire il motivo per quel desiderio.

“È la mia ragazza. No, non guardarmi così. È davvero la mia ragazza, l’unica. Stiamo uscendo da un paio di settimane ormai. È una brava persona e inoltre, ama gli animali; l’ho conosciuta mentre ero dal veterinario. Eunhyuk mi ha obbligato ad andare a visitare il suo cane visto che aveva da fare con Fishy… Oh, sapevi che stanno uscendo? Me l’hanno sbattuto in faccia come stimolo per farmi crescere e mettere fine a quello stile di vita che conducevo. Ha funzionato; ho seguito il loro consiglio e ora io e la EunHae abbiamo una amicizia stabile.”

Kyuhyun cercò segni che indicassero gelosia, ma Yesung lo guardò solamente con un sopracciglio inarcato, scuotendo il capo in disapprovazione all’ascoltarlo farneticare.

“Da quando sei diventato così chiacchierone da non riuscire a tenere il proprio naso nei suoi affari?” Disse Yesung scherzosamente prima di avvicinarsi al minore e vederlo mettere il broncio in modo adorabile.

“Vieni o no?” Domandò il moro e Kyuhyun non aspettò oltre, correndo al suo fianco.  

 

Insieme camminarono verso casa, entrambi sapendo che quello era solo l’inizio e che le cose non sarebbero state semplici per nessuno dei, ma almeno avevano parlato e si capivano meglio. 

 

Ti fiderai di me, hyung, abbastanza da raccontarmi i tuoi segreti come ho fatto io, e poi saprò come aiutarti per davvero. Fino ad allora, approfitterò di questi giorni insieme”, pensò Kyuhyun con speranza e desiderio nelle sue vene.

 

Sono contento per te, viziatello. Spero solo tu riesca a provarmi che vale la pena fidarmi di te nuovamente e spero che tu un giorno sia importante per me, al punto di conoscere i miei demoni del passato”, pensò Yesung sentendosi in conflitto e insicuro per ciò che gli riservava il futuro.

 

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Capitolo 22
*** Ci siamo scambiati dei baci indiretti... ***


Ciao a tutti :)
Mi scuso per il ritardo, o almeno per averci messo tanto per aggiornare...
Auguro un buon anno scolastico a tutti e spero che il kpop vi sostenga sempre in questa "sfida" annua.
Spero che questo capitolo vi piaccia e se volete lasciare un commento, fate pure ;)
Buona lettura!


Ci siamo scambiati dei baci indiretti…


 

Perdono… Una scusa sincera accettata e una seconda possibilità, l’ultima, per cui mandarla a monte non è un’opzione”


 

Yesung


 

“Mi ha chiesto di perdonarlo e io gli ho dato una opportunità per dimostrare la sua sincerità. Perché ho accettato le sue scuse? Non ne sono certo. Forse perché in quello stesso momento, ho pensato che fosse sincero con me”, pensò Yesung.

“C’è una cosa che ho imparato dal mio passato, sfortunatamente, ed è che ognuno merita una seconda opportunità prima che sia troppo tardi...” La solita ombra di rimorso oscurò il suo viso, ma si attenuò rapidamente per altri pensieri che occuparono la sua mente incasinata.

“O forse, in fondo, voglio solo averlo indietro nella mia vita. Mi sono abituato a lui; ho… ho bisogno di lui. Potrà sembrare egoistico, ma voglio vivere nell’oblio che ho vissuto in questi ultimi mesi che sono stato con lui. Quel ragazzino è la ragione per cui sono ancora in vita.”

Yesung era seduto a terra, un pezzo di carta davanti a lui mentre muoveva rapidamente la mano sul foglio bianco e le sagome di alcuni alberi prendevano vita.

“No, non è solo quello. Non è solo perché mi sono abituato alla sua presenza e non so come vivere la giornata, la mia vita; è qualcosa di più profondo. Ho semplicemente bisogno di lui. Lui è il mio ossigeno… e lo voglio indietro.”

Il ragazzo diede l’ultimo tocco al suo disegno, una immagine vivida del loro ultimo incontro nel parco, i ricordi di quel giorno tornando a farsi presenti. Si morse il labbro; qualcosa non andava.

“Davvero desidero con tutto il mio cuore perdonarlo completamente e dimenticare tutto, ma sembra una cosa molto difficile. Non posso dimenticare cos’ha fatto. Ora sono più sensibile e forse anche paranoico, però devo ancora metterlo alla prova e fino a quando non lo passa, non mi fiderò di lui.”

Il disegno era finalmente terminato e Jongwoon sorrise, compiaciuto con il suo lavoro. “Non deludermi; sei la mia ultima e unica speranza”, fu il suo ultimo pensiero.


 

Kyuhyun


 

Era difficile da descrivere il suo sorriso; pieno di rimorso, rimpianto, ma soprattutto speranzoso e con tracce di felicità.

“Coglierò quest’ultima occasione e ti proverò che tutto quello che ho detto lo sentivo veramente. Sarò l’amico che ti meriti di avere e sono grato che tu tu mi abbia dato quest’ultima opportunità.”

Kyuhyun rotolò sul letto per guardare il soffitto, continuando a parlare ad alta voce.

“Probabilmente ti starai domandando la stessa cosa che mi sono chiesto questi giorni… ‘Perché sto facendo questo? Perché ho chiesto scusa? Ho fatto la cosa giusta?’

La mano di Kyuhyun si appoggiò sul petto, all’altezza del cuore, e un sorriso apparve sulle labbra.

“Ora che sto sentendo una sensazione calorosa che può essere solo tradotta come felicità, sono più che sicuro di aver fatto quello che dovevo fare e non mi pentirò mai della mia decisione.”

“Sono ancora confuso; mi domando se l’ho fatto per appacificare la mia coscienza, dato che mi sono comportato da bastardo quando non lo sono, ma se avessi saputo della condizione di Jongwoon non avrei mai incasinato la sua vita, o se l’ho fatto per compassione.” Strinse le labbra, non contento con l’ultima parte del suo pensiero. Sapeva che il moro non lo perdonerebbe se provava solo compassione per lui, per cui i suoi pensieri presero un’altra direzione.

“Di una cosa sono sicuro: ti voglio nella mia vita perché ora non posso immaginarmela senza di te, anche se l’ho capito troppo tardi… Dovevo sapere la ragione per cui mi ignoravi per rinsavire e rendermi conto che grazie a te, ho una ragione per essere chi sono e una per vivere.”

“Hai bisogno di me ora e farò di tutto per portare luce nella tua vita perché mi importi.”


 

Giorni dopo


 

Jongwoon era raggomitolato sul suo letto, cercando di ignorare qualunque cosa stesse succedendo fuori dalla sua coperta volendo dormire. Voleva davvero dormire ancor di più dato che era molto stanco per la notte prima, ma sembrava impossibile con qualcuno che camminava per la sua stanza e Yesung poteva sentire i suoi movimenti, visto che il suo vicino continuava a dare calci al letto.

La mancanza di silenzio rendeva difficile che Yesung potesse chiudere gli occhi. Guardò da sotto le lenzuola e vide due piedi avvicinarsi; era più che sicuro che Kyuhyun era in camera sua. Le sue speranze di dormire ancor un po’ vennero distrutte quando il minore si sedette sul suo letto, scuotendolo leggermente.

“Forse, se fingo di essere profondamente addormentato, andrà via”, pensò Jongwoon.

Sfortunatamente per lui, non fu così. Kyuhyun continuò a scuoterlo e il maggiore non ce la fece più. Jongwoon alzò una mano per allontanare il lenzuolo dalla sua testa, finendo per colpire il più alto che quasi cadde dal letto.

Jongwoon si raddrizzò e guardò torvo l’altro mentre quest’ultimo cercava di non far cadere il piccolo vassoio che aveva in una mano.

“Cosa vuoi così presto?” Domandò il moro, sbadigliando nel processo e rovinando la sua immagine scontenta, sembrando invece soltanto adorabilmente arrabbiato.

“Per tua informazione, non è mattina e sono venuto a portarti la colazione”, spiegò Kyuhyun con una inusuale tranquillità mentre poggiava il vassoio di fronte allo scorbutico moro.

“Non ho mai chiesto la colazione, anzi, l’unica cosa che voglio è dormire.”

“Non puoi dormire tutto il giorno; devi mangiare qualcosa ogni tanto e da quello che ho visto, non sai come alimentarti propriamente. Ti ricordi solo di mangiare stupidi spuntini una o due volte al giorno. Non è salutare.”

Jongwoon lo guardò sorpreso, non aspettandosi quelle parole uscire dalla bocca del minore, anche se quell’atteggiamento materno rendeva Kyuhyun tutto fuorché il solito ragazzino. Il suo stato meravigliato durò poco dato che Yesung era ancora assonnato e non era pronto ad aver a che fare con quel tipo di conversazione.

“Mangio quando me la sento e dormo quando voglio; non sono affari tuoi. Sarei grato se spostassi il tuo sedere, uscissi dalla mia stanza e mi lasciassi tornare a dormire.”

“No, non puoi dormire. Io… Ci ho messo un bel po’ per prepararti la colazione.” Kyuhyun aggrottò le sopracciglia davanti all’atteggiamento ostile del maggiore.

“Di nuovo, te l’ho chiesto io di farlo?! Non cucini mai e sono sicuro tu abbia chiesto alla tua domestica di farlo.”

“Okay, non so cucinare. Se cucinassi qualcosa, credimi, dormiresti tutto il tempo che vuoi e per sempre… Comunque è il pensiero che conta.” Il tono di voce di Kyuhyun aumentò lievemente; il comportamento del moro lo stava irritando.

“Sì, il pensiero del mio perdono. Tsk, come se non sapessi che stai facendo tutto questo per quel motivo”, ribatté incurante Yesung, ma all’orecchio del minore furono parole dure.

Il castano rimase sconcertato. Non era del tutto vero quello che aveva detto il maggiore; stava facendo tutto quello solo per il suo hyung, per mostrargli che si preoccupava realmente per lui e voleva davvero essere suo amico e stare al suo fianco. Il suo pensiero principale era il suo benessere; portargli la colazione a letto era solo il risultato delle sue preoccupazioni per la sua salute.

Ciononostante, Kyuhyun sapeva che non doveva prendersi a cuore quello che Jongwoon diceva. Inoltre, era a conoscenza del fatto che il moro poteva diventare davvero scorbutico, soprattutto verso chi interrompeva il suo sonno.

‘Pazienza’ era la parola che Kyuhyun continuava a ripetersi in testa.

“Pronto?!” Disse Yesung muovendo la mano di fronte al viso del minore.

Kyuhyun si riscosse dai suoi pensieri immediatamente; doveva stare attento, soprattutto con Yesung. “Mangia adesso e dormi dopo. Non capisco perché sei così ossessionato con il dormire per tutto il giorno…”

“È colpa tua. Se tu non mi avessi tenuto sveglio tutta notte con le tue chiacchiere su quei quadrati magici e problemi matematici di cui non mi importa nulla e che non ho nemmeno capito cosa fossero… allora fossero non dormirei durante il giorno.”

“Hai appena detto che è colpa mia?”

Yesung alzò gli occhi al cielo. “Certo. Non è sempre colpa tua?”

L’aveva fatto di nuovo; Yesung si rese conto di aver esagerato. Lo sguardo triste di Kyuhyun era un chiaro esempio delle sue parole offensive ‘tra le righe’. Una parte di lui era compiaciuta; forse non era una cosa cattiva volere che il minore soffrisse un po’, di provare quello che lui aveva provato perché non si poteva perdonare qualcuno facilmente.

Jongwoon aveva il capo abbassato, pensando o solo sbadigliando, quando un dito sottile punzecchiò il suo fianco, facendolo trasalire e strillare allo stesso tempo. Alzò la testa, guardando male il minore e quando cominciò a urlargli contro, la sua voce venne soffocata dal cucchiaio che Kyuhyun gli aveva messo in bocca.

“A quanto pare”, disse Kyuhyun ridacchiando, “questo sembra l’unico modo per farti mangiare.” Estrasse il cucchiaio aspettandosi che il maggiore continuasse con il suo rimprovero, ma ricevette invece un sorriso.

“Mmm, era veramente delizioso.” Yesung sorrise con gli occhi bene aperti per l’inaspettato sapore gustoso.

“Allora, adesso mangi o devo fartelo ingoiare con la forza?” Replicò Kyuhyun.

“Anche se la tua seconda offerta mi tenta molto, mangio da solo.” Detto ciò, Yesung prese il cucchiaio e cominciò a mangiare quella piccola ma saporita colazione che il minore gli aveva portato.

“Appena finisci...” Cominciò a dire Kyuhyun mentre guardava l’espressione aspettante del maggiore. Dovresti andare a lavarti e...”

“Perché?” Lo interruppe Jongwoon. “Oggi non è un giorno speciale, giusto?”

“La gente non si lava solo in occasioni speciali, maiale”, disse Kyuhyun, meravigliato dalla mentalità da barbone dell’altro.

“Mi sono lavato ieri e sono troppo pigro per farlo anche oggi. La mia giornata era perfettamente organizzata prima che tu arrivassi… Prevedeva dormire, dormire ancor un po’ e ancora dormire.”

“Noiosissimo, ma il tuo giorno sarà perfetto ora perché appena finisci di mangiare, andremo fuori e ti porterò in un posto fantastico che amerai… e potresti perfino baciarmi dalla felicità.”

“Preferirei strapparmi le labbra che baciarti. E comunque, chi è che ti ha designato come mio organizzatore delle giornate? Non farò quello che mi dici, ma quello che voglio e ultimamente siamo usciti troppo per i miei gusti. Senti, non voglio essere scortese, ma voglio solo che tu mi lasci in pace, sinceramente sono stanco e voglio solo riposare.”

Kyuhyun sbuffò seccato. “E domani invece?” Aggiunse arrendendosi alle parole del moro.

“Domani è un nuovo giorno, chissà. Forse...”

“Eddai...” Ma venne interrotto dal cucchiaio pieno di zuppa che il maggiore gli mise in bocca, sorridendo, grato di aver ricambiato il favore e aver zittito il castano.

Kyuhyun non disse nulla, guardò solamente Yesung che mangiava con lo stesso cucchiaio. Sogghignò sotto i baffi e indicò la sua bocca, accettando di buona voglia di venire alimentato dall’altro un paio di volte fino a quando non terminarono la zuppa.

“Jongwoon-ah”, mormorò Kyuhyun, spostando il vassoio e guardandolo con un sorriso ambiguo.

“Cosa?”

“Senti un po’, saputello, lo sai che mangiando con lo stesso cucchiaio, ci siamo dati alcuni baci indiretti?”

Yesung sbatté le palpebre un paio di volte. “Che pensiero infantile”, sussurrò leggermente infine prima di tornare sotto le lenzuola. Le sue dita andarono a posarsi sulle sue labbra e le carezzò lievemente. “Pervertito.”

Kyuhyun lo sentì senza fermarsi mentre andava verso il suo balcone, ma allo stesso tempo non poté evitare di ridere. Posò il vassoio sul tavolo in camera sua e tornò in quella di Jongwoon, trovandolo addormentato. Scosse la testa con disapprovazione prima di sollevare le lenzuola e sdraiarsi accanto all’altro.

Una risatina lasciò le sue labbra, ricordando alcuni fatti divertenti, ma quasi tragici, di alcuni giorni prima.


 

FLASHBACK


 

Erano passati un paio di giorni dall’ultimo incontro al parco, Kyuhyun aveva continuato a pensare di andare e vedere Jongwoon, ma non trovava mai il coraggio e finiva per immaginare come sarebbero andate le cose se si fosse comportato da uomo.

Non sapendo nemmeno come cominciare una conversazione con Yesung, senza avere neanche una ragione o meglio, una semplice scusa per parlare, non poteva andare semplicemente da lui.

Fortunatamente per lui, la spinta l’ebbe quando trovò il quaderno che aveva rubato mesi prima al moro; ricordava che appena preso, lo avevo aperto per curiosità ma non aveva capito nulla, visto che era tutto disegnato e inoltre, Yesung si era fermato anche alle prime pagine. Questa volta non osò nemmeno aprirlo perché era più consapevole della privacy di Jongwoon, ironicamente, anche se ora poteva capire alcuni disegni.

Trovò così la scusa perfetta. Prese il cosiddetto diario e saltò verso il balcone del maggiore, attento a non farsi vedere dai fratelli o dalla madre mentre entrava nella stanza.

Kyuhyun vide il moro seduto in un angolo che attaccava qualcosa alla parete, un altro disegno di un albero e il minore riconobbe dove lo aveva visto insieme alla panchina di fianco a questo.

Un piccolo sorriso incurvò le sue labbra, dandogli speranza e grato che probabilmente il moro aveva pensato a quel giorno come uno importante, al punto di disegnarlo e ricordarlo ogni volta che avesse guardato al foglio.

Kyuhyun si avvicinò a Yesung, domandandosi se dargli un colpetto sulla spalla per farlo voltare o aspettare, ma decidendosi per l’ultima opzione. Così, quando infine il maggiore si girò e si trovò faccia a faccia con Kyuhyun, si spaventò enormemente e gli scappò un urlo rauco che probabilmente venne sentito in tutta la casa.

Il minore non ebbe neanche il tempo di reagire che la porta della stanza venne aperta, rivelando Heechul, o il più pazzo dei fratelli Kim, come preferiva definirlo il castano.

Il maggiore dei due fratelli non ci pensò due volte prima di correre di fronte a Jongwoon mentre nel frattempo spingeva lontano il vicino.

“Stai bene? Cosa ti ha fatto? Dimmelo e mi assicurerò che non torni a vedere la luce del sole mai più.”

Yesung alzò gli occhi al cielo. “Sto bene”, disse calmo.

“Perché sono arrivato in tempo”, commentò Heechul prima di voltarsi e puntare un dito contro Kyuhyun e cominciare a parlare senza che nessuno lo ascoltasse in realtà.

Il castano fece qualche passo indietro, andando a sbattere contro il letto e cadendoci sopra. Jongwoon lo guardò tranquillamente mentre il minore mormorava qualcosa che poteva essere solo una parola veramente offensiva e prima che suo fratello reagisse in modo isterico gli prese le mani tra le sue e lo voltò verso di lui.

“Tranquillizzati, respira ed esci. Devo parlare con lui… Sei qui per parlare, giusto?” Domandò Yesung a Kyuhyun che annuì.

“Siamo in buoni rapporti, o almeno cerchiamo di esserlo”, aggiunse il moro.

“Sicuro?” Chiese scettico Heechul. Voleva sapere cosa stava succedendo lì.

“Sì, più che sicuro. Ora vai.”

“Allora perché hai urlato?” Il fratello maggiore incrociò le braccia al petto, segno di fastidio e irritazione.

“Falso allarme, presumo.” Yesung scrollò le spalle, provocando un tic al sopracciglio del maggiore.

Prima di uscire dalla stanza, si guardò alle spalle. “Dopo che se ne va, mi aspetto una spiegazione completa nella mia camera”, disse.

Jongwoon annuì; avrebbe fatto qualunque cosa per farlo uscire. Quando la porta venne chiusa, il moro si sedette sul letto e Kyuhyun si voltò verso di lui.

Yesung non sapeva cosa dire e Kyuhyun non sembrava voler parlare.

“Ciao...” Riuscì a dire il maggiore.

“Ciao… Uhm… Io… Volevo ridarti il tuo diario”, disse Kyuhyun, mettendo il quaderno davanti a lui.

Yesung lo prese tra le mani e rimase in silenzio, scorrendo le pagine. Kyuhyun si aspettava delle urla, un insulto, ma quello che sentì fu diverso.

“Lo sapevo. Sapevo che ce l’avevi tu, ha!” Mormorò trionfante il moro, gli occhi che brillavano.

“Ovvio che l’avevo io. Voglio dire, chi si interesserebbe al tuo stupido...” Ma si zittì e aggiunse uno “scusa”.

“Il lupo perde il pelo, ma non il vizio”, commentò Yesung. “E di solito, gli idioti rimarranno sempre idioti.”

Kyuhyun pensò che non aveva nessun diritto per replicare a quelle parole, mentre invece Yesung lo aveva di essere cattivo quanto voleva, almeno con lui.

“Ti sei divertito ad invadere la storia della mia vita?” Domandò il moro, chiudendo il diario e mettendolo da parte, tornando a guardarlo.

Il minore si morse la lingua per non dire qualcosa come ‘quale vita?’, una forma di attacco, visto che era sentito ferito quando Jongwoon aveva parlato così di lui.

“Non l’ho fatto. Mi ero perfino dimenticato di avere il tuo diario, ma non ti mentirò...”

“Intendi dire non più?”

Yesung stava rendendogli tutto più difficile. Queste scuse gli sarebbero costate tanto e Kyuhyun cominciò a capirne il prezzo in quel momento.

“Voglio dire che, la prima volta che l’ho preso, ci ho dato una sbirciata, ma non ho capito molto… Forse ero ubriaco.”

“Probabilmente… ma almeno me l’hai portato indietro ed è già qualcosa, perciò grazie”, replicò il moro.

“Non c’è bisogno di ringraziarmi. Non avrei nemmeno prenderlo...”

“Hai ragione”, disse Yesung con tono scherzoso.

Kyuhyun sorrise debolmente prima di alzarsi, salutandolo mentre lo lasciava.

Yesung aveva passato l’intera notte aggiornando il diario fino a quando non si addormentò sull’ultima pagina, dove c’era una caricatura del vicino.


 

\^^/\^^/


 

La seconda volta che ‘quasi morì’ fu una settimana dopo. Era andato a trovare il moro e passare il resto della giornata con lui, dato che non doveva lavorare e ovviamente Yesung non aveva nulla da fare. Kyuhyun lo aveva convinto, anche gentilmente, a giocare coi videogames, per cui passarono tutto il giorno davanti allo schermo del televisore, seppure avesse passato gran parte del tempo ad insegnare al maggiore come si giocava. Così si fece sera e senza rendersene conto, i due ragazzi si erano addormentati l’uno addosso all’altro, con i controller che gli erano caduti dalle mani.

Quando Kyuhyun si era addormentato, non si sarebbe aspettato di sentirsi così bene e nemmeno di colpire i pavimento, risvegliandosi e trovando un viso a pochi centimetri dal suo.

“Che stai facendo sul letto di Woonie? Hai dimenticato cosa ti ho detto? Ti faccio rinsavire a calci sul sedere.”

Kyuhyun si svegliò completamente e cercò di allontanarsi dal fratello minore dei Kim. “Che problemi avete in famiglia? Non sto facendo nulla di male. Allontanati e vai a prendere il tuo calmante.”

“Insultandomi non andrai da nessuna parte.” Gli occhi affilati guardavano torvo Kyuhyun che poté solo domandarsi come un viso così adorabile potesse trasformarsi in uno così spaventoso come quello dell’altro.

Yesung si era svegliato e quando si rese conto di ciò che stava accadendo, sbuffò irritato.

Kyuhyun aveva visto che si era svegliato e interpretò il fatto come segno di essere al sicuro, per cui cercò di attirare l’attenzione del moro che poté solo allontanare suo fratello minore dal vicino.

“La tua famiglia necessita di cure mediche”, mormorò Kyuhyun mentre si alzava.

“Ehm, senti, insultando la mia famiglia non aiuterà di certo a guadagnarti il mio rispetto.” Le sue parole erano piene di ironia.

“Hanno cercato di uccidermi due volte”, strillò drammaticamente il minore.

“Non fare tanto il drammatico.” Yesung alzò gli occhi al cielo esasperato. “Comunque, è stato bello giocare con te, ma ora vai a casa”, aggiunse, tornando a sedersi sul letto, abbracciandosi le ginocchia e guardando assonnato Kyuhyun.

“Non posso solo dormire con te? Voglio dire, ci esce così bene farlo...”

“Solo nei tuoi sogni.”

“Credimi, l’ultima cosa che facciamo nei miei sogni è dormire.”

“Fuori, pervertito”, strillò Yesung prima di sdraiarsi sotto le lenzuola.

Kyuhyun lo guardò per alcuni secondi con un sorriso malizioso che si faceva strada sulle sue labbra mentre si dirigeva verso la porta. Quando la aprì, prima di uscire, cambiò idea e tornò vicino a Jongwoon per sistemargli le lenzuola. Mentre si chinava, senza pensarci più di tanto, anzi, lasciando che i suoi istinti prendessero il sopravvento, accorciò la distanza tra loro, posando un lieve e dolce bacio sulla fronte di Yesung.

Quando Jongwoon sorrise inconsciamente, sembrava come se il sole stesse brillando. Kyuhyun non riusciva a capire come non aveva fatto a notare, o peggio, come aveva potuto ignorare ciò che la presenza del maggiore gli procurava.


 

FINE DEL FLASHBACK


 

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Capitolo 23
*** Perdono... ***


perdono

Perdono...



Il giorno prima dell’uscita


Kyuhyun era seduto sulla sedia, le dita appoggiate sopra i tasti del piano. Stava pensando e un’ombra di tristezza oscurò i suoi lineamenti, portandolo ad allontanare la mano che reggeva il quaderno di disegni di Jongwoon. Il suo sguardo era fisso su uno in particolare, uno che ritraeva lui.

Bello, vero Kyu-ah?” Domandò Ryeowook in piedi alle spalle del minore.

Sì”, rispose il castano prima di girare sulla sedia e guardare in viso l’amico. “Mi stavo chiedendo Wookie se questo indicasse che piaccio a Jongwoon almeno un po’.”

Non posso rispondere a questa domanda. Credo tu lo sappia meglio di me, ma devi prima abbandonare le tue insicurezze e vedere il vero Yesung. Voglio dire, non penso disegnerebbe il tuo viso così tante volte se ti odiasse.”

Non lo so, anche se mi piacerebbe saperlo”, ribatté piano.

Lo scoprirai. Avete appena ricominciato come amici.”

Ha! Amici...” Disse sarcastico e amareggiato il castano.

Cosa c’è Kyuhyun? Che problema c’è adesso?” Domandò il maggiore, preoccupato per Kyuhyun.

Sono preoccupato che non mi perdoni mai per quello che gli ho fatto, o peggio ancora, che riesca a perdonarmi ma che non si fidi più di me. Continua a ricordarmi tutti i miei sbagli e il mio cattivo comportamento contro di lui mi si sta ritorcendo contro come un boomerang. Il peggio è che non posso ribattere nulla a quello che mi dice perché ha tutto il diritto di comportarsi così e di non fidarsi delle mie parole.” 

"Dagli tempo Kyu. Devi capirlo, è ferito ora e la sua reazione è normale.”

“Lo so, ma non significa che le sue parole mi facciano meno male”, mormorò il minore triste e amareggiato, ma quando sollevò il capo, Ryeowook vide nei suoi occhi pura determinazione.

“Comunque mi tratterrò e farò il necessario per sanare e creare un legame indissolubile.”

“Ti conosco da tanto tempo e ho sempre saputo, o almeno sperato, che un giorno saresti tornato ad essere il Kyuhyun che conosco. Sei una brava persona dal cuore d’oro che si è smarrita per un po’ e forse è per questo che volevi scusarti con Jongwoon; hai una coscienza e dopo che hai scoperto cosa stava accadendo nella sua vita, sei subito tornato ad essere il vero te stesso. Posso vederlo nei tuoi occhi che hai una sola intenzione: aiutare e sostenere Jongwoon.”

Kyuhyun annuì e accennò all’altro di continuare; sapeva che c’era un “ma” da aggiungere.

“Ma c’è qualcosa che mi sto domandando da un po’. Perché insisti ad aiutarlo? Escludendo quello che ho appena accennato, cioè che hai una natura compassionevole pronta ad aiutare chi ne ha bisogno. Voglio dire, sei Cho Kyuhyun, orgoglioso e quant’altro, che non ammette mai di essere sbagliato e se hai lasciato da parte il tuo orgoglio per qualcun altro, significa che quella persona è molto importante.”

“Se chiedergli scusa perché ho fatto qualcosa di sbagliato, se volerlo aiutare, se volere essere suo amico e stargli sempre accanto significa che lui è importante per me, allora hai ragione, lo è. Non farei mai nulla di simile per qualcun altro, per qualcuno di cui non m’importa nulla. Lui p entrato nella mia vita e io voglio che ci rimanga per sempre non perché mi ha aiutato a capire quant’è importante essere sé stessi e fregarsene di quello che gli altri vogliono che tu sia, ma perché mi sembra di non essere capace di andare avanti senza lui al mio fianco.

Ho questo bisogno di vederlo almeno una volta al giorno, altrimenti starei tutto il giorno preoccupato; voglio sentire la sua voce per sapere che lui è qui; mi piace bisticciare con lui perché è divertente; mi diverto a giocare coi videogames con lui, anche se mi fa arrabbiare quando devo continuare a ripetere le stesse cose; è bello dargli da mangiare contro la sua volontà e vederlo condividere il cibo con me; mi basta anche stare insieme a fare nulla.”

Anche mentre parlava di cose semplici, i suoi occhi brillavano in modo particolare. Ryeowook avrebbe voluto ridacchiare perché non aveva mai sentito quel tono delicato e gentile e non aveva mai visto il suo amico comportarsi in modo così dolce. Era perfino sicuro che Kyuhyun non si fosse nemmeno reso conto dell’aura che emetteva quando parlava di Jongwoon.

“Non mi piaceva come sono finite le cose in quel giorno che ho umiliato Jongwoon, ma ho permesso al mio maledetto orgoglio di guidare le mie azioni. Mi sentivo in colpa e schifato dalle mie stesse azioni contro di lui anche se non volevo ammetterlo a me stesso, preferendo relegare quei sentimenti in un angolino della mi coscienza, ricordando a me stesso che avevo fatto solo quello che lui si era andato a cercare. Non avevo mai capito la sua indifferenza e mi sentivo ferito nell’orgoglio all’inizio e dopo nei miei sentimenti ogni volta che faceva come se io non esistessi.

Se non mi avessi detto la verità, sarei ancora qui ad auto convincermi che era tutta colpa sua e che prima o poi mi sarei dimenticato di lui. Volevo vendere la casa e andarmene perché abitare vicino a lui mi stava facendo impazzire.

È stato difficile da ammettere, ma quando ho rovinato ogni legame che si era creato, quando l’ho buttato fuori dalla mia vita, mi sono sentito addolorato e vuoto, come se qualcosa mancasse. Era lui che mancava.”

“Come devo interpretare tutto questo, Kyu-ah?” Domandò Ryeowook con il desiderio che capisse cosa significassero le sue parole.

“Per rispondere alla tua domanda… Voglio aiutarlo perché glielo devo. Lui è la luce che illumina la mia vita e che mi guida verso l’auto accettazione e la calma. Voglio essere la sua luce perché voglio che sia felice. È questo che mi importa, la sua felicità. Per la prima volta nella mia vita posso dire e capire l’espressione ‘se lui è felice, lo sono anche io’.”

Ryeowook sospirò, pensando che l’amico a volte poteva essere molto ottuso, per cui qualcuno doveva aprirgli gli occhi.

“Capisco. Cho Kyuhyun si è finalmente innamorato.”

“Taci, non è vero”, replicò Kyuhyun, abbracciando inconsciamente l’album da disegno di Yesung.

“Non ti biasimo se non hai capito di provare dei sentimenti per un’altra persona, ma presenti tutti i sintomi di un uomo innamorato.”

“Per ora, tutto quello che so, è che voglio che Jongwoon stia bene, che speri in una vita migliore.”

“Possibilmente con te.”

“Non possibilmente ma sicuramente. Comunque, dimmi una cosa… Chi è l’artista preferito di Yesung?”

Ryeowook alzò gli occhi al cielo e rispose alla domanda del minore.


Nel giardino di Yesung


Yesung era seduto sull’erba mentre scriveva sul suo quaderno quando notò dalla coda dell’occhio che due figure si erano fermate davanti a lui prima di sedersi di fronte a lui. Heechul ne approfittò per prendere tra le mani il coniglio.

“Cosa stai facendo con lui?” Domandò Sungmin, guardando sospettoso suo fratello maggiore.

“Voglio lanciarlo per attirare l’attenzione di Yesung.”

“Fallo e dopo vedrai il tuo gatto volare dal quarto piano...”

“E poi tu seguirai il tuo coniglio.”

“E tu farai la mia stessa fine.”

“Avete finito?” Domandò Yesung prima che Heechul potesse aggiungere altro.

“Buon pomeriggio, fratellino”, disse ironico Heechul.

“Cosa volete? Voglio dire, ci deve essere una ragione per cui siate qui...”

“Ah vedi, ero stanco di aspettare che tu venissi da me e mi raccontassi cosa c’è tra te e quel ragazzino viziato, soprattutto visto che me l’avevi promesso.”

“No, non l’ho mai fatto.”

“Sì l’hai fatto. Ti ho detto ‘vieni dopo e mi racconti tutto’ ed è stato deciso così.”

“Sappiamo che l’hai perdonato, ma… perché?” Sungmin interruppe la loro inutile discussione.

“Be’, non so come rispondere; l’ho solo fatto.” Yesung scrollò le spalle.

Non mi meraviglio”, commentò Heechul. “Ye… Scusa, Jongwoon… Sei sempre stato una persona gentile e anche se ora ti comporti come un principe dal cuore di ghiaccio, non puoi scappare da te stesso. Sei ingenuo, clemente e pietoso. Ma dopo quello che ti ha fatto, dopo che ha insultato il tuo prezioso Jongsung, pensavo avresti cambiato e lo avresti mandato al diavolo. Per me, non si merita di essere perdonato. E ora vi state anche comportando da buoni amici.”

“È la prima volta che concordo con Heenim.”

“Come se avessi bisogno delle vostre opinioni”, replicò Yesung leggermente irritato.

Odiava essere criticato per le sue decisioni, specialmente per quelle che nemmeno lui era certo, soprattutto quella scelta.

“Be’, se avessi prestato ascolto a noi dall’inizio, non dovresti avere a che fare con quell’idiota e non ti addormenteresti piangendo come una ragazza.”

“Yah Heechul, smettila. Eravamo venuti per fargli domande, non per giudicarlo.” Sungmin diede una lieve sberla sulla testa del maggiore. “Vogliamo solo comprenderti”, aggiunse dolcemente rivolto a Yesung.

Sembrava sincero. Dopo un po’ di tempo è venuto da me e mi ha chiesto perdono nonostante avrebbe potuto non farlo. Lo vedevo nei suoi occhi, nella sua espressione che era spaventato per quello che avrei potuto dire e quando mi ha parlato, le sue parole erano piene di disperazione.”

“Come fai a s...” Cominciò a dire Heechul ma il fratello minore lo interruppe picchiandolo più forte di prima.

“Quando mi ha chiesto perdono non potevo dirgli di no. Volevo davvero che fossero vere quelle parole e volevo dargli una seconda possibilità per provarmi di essere degno del mio perdono e della mia amicizia, ma...” Gli occhi di Yesung si intristirono. “In questo momento sto lottando molto con me stesso e non posso evitare di ricordare che mi ha ferito profondamente e continuo a ricordarglielo. È una specie di vendetta che all’inizio mi ha dato un certo senso di soddisfazione, ma ora mi sento male, anche se non riesco a fermarmi. Questo non è l’unico problema… Non gli credo.”

Non ti biasimo e vendicarti è la cosa giusta da fare, ma sei una buona anima e ti senti male per quello. Inoltre, ho notato la sfiducia che hai in lui. Ricordo quando è venuto a prenderti per andare a passeggiare e non sei andato con lui, o quando ti sei portato dietro Sungmin. È comprensibile e hai tutto il diritto di sentirti così”, disse Heechul.

“Ma non è giusto. Se hai deciso di dargli un’opportunità e l’hai perdonato, allora non dovresti comportarti così perché è come se stessi aspettando che lui commetta un altro errore e in questo caso, secondo me, sarebbe tutto inutile dato che in realtà non l’hai davvero perdonato”, aggiunse Sungmin.

E se stesse giocando con me di nuovo?! Devo stare attento.”

Anche se sai che stava giocando con te all’inizio, ti ha preso comunque in giro e ti ha ferito lo stesso. Inoltre sai quello che dicono: ‘se mi imbrogli due volte, la colpa è mia’.”

“Ehi, smettila Heechul, non essere negativo e Jongwoon, se hai questo tipo di pensieri, allora non avresti dovuto dargli una seconda possibilità perché in quel caso, sei tu che sta giocando con lui.”

Yesung spalancò gli occhi, colpito dalle parole del suo fratello minore. Non aveva mai pensato in quel modo, ma ora che Sungmin si era espresso così, gli sembrava vero.

“Woonie, non voglio farti sentire male, ma credi davvero che stia di nuovo giocando con te?”

Yesung scosse il capo. “No, ma… Può succedere di tutto.”

“Facendo così, non riuscirai a risanare o creare un legame migliore.” Sungmin cercava disperatamente di aiutare Yesung a chiarirsi con loro, ma soprattutto con se stesso.

“È buono con me. Viene ogni mattina in camera per portarmi la colazione, sopportando il mio umore mattutino, e sapete quanto sono insopportabile. Sta in silenzio quando mi perdo nei miei pensieri e ora raramente si arrabbia con me quando lo ‘ignoro’. Ascolta i miei discorsi sui pittori, sulle tartarughe, su qualunque cosa stupida che mi viene in mente, anche se lui mi annoia con le sue curiosità matematiche. Abbiamo passato delle notti insieme e lo lascio abbracciarsi a me e mi piace pure. Si preoccupa del mio benessere e anche senza sapere cosa c’è di sbagliato con me, insiste a volermi aiutare ad affrontare il mondo. Cioè, perché dovrebbe fare tutto questo quando non ne ricava nulla? Perché il suo viso dovrebbe esprimere emozioni oneste se volesse solo giocare di nuovo con me?”

Questo lo rende ancora più sospettoso. Non è come prima, quindi perché ora?” Heechul continuava ad essere scettico.

“Lui era così prima. Si preoccupava per me alla sua maniera, ma era confuso...”

“Ti voleva fregare.”

“Lo pensavo anche io, ma ricordo che c’erano volte in cui si era onesto con me. Le sue preoccupazioni, i suoi tentativi di aiutarmi… Non c’era motivo per cui passeggiasse con me, per cui stesse con me tutta la notte quando nostro padre non c’era, per cui mi accompagnasse in cartoleria e mi comprasse la pittura. Non aveva bisogno della mia fiducia, non per fare quello che ha fatto quella notte.”

Il tono di Yesung aumentava ad ogni parola pronunciata, finalmente realizzando cosa voleva. Sungmin era contento che Yesung stesse cominciando a capire il loro vicino.

Secondo la tua logica Heechul, perché avrebbe dovuto sprecare il suo tempo con me, quando aveva già ottenuto quello che voleva? Perché avrebbe dovuto raccontare la verità ai suoi cosiddetti amici, rovinando la sua immagine, quella per cui aveva lottato così tanto? Perché avrebbe dovuto ingoiare il suo orgoglio per venire a chiedermi scusa? Non ha senso, vero? L’unica ragione per cui starebbe facendo tutto questo per ferirmi nuovamente, sarebbe perché lui è una persona cattiva, uno psicopatico che gode della miseria altrui. Quello che ho visto nel suo viso non è nemmeno vicino a quello che si vede nel volto di un bastardo indifferente. Mi dà l’idea di un ragazzo dal cuore gentile che vuole aiutare e che sta facendo di tutto per dimostrare le sue intenzioni e per stare al mio fianco.”

Jongwoon si alzò e guardò serio i suoi fratelli, vulnerabile ma allo stesso tempo confidente.

Almeno questo è quello che mi dico ogni volta che dubito di lui. Questo mi spinge a credere in lui.”

Heechul guardò Yesung, che in quel momento gli sembrava fragile. Mentre parlava sembrava che volesse convincere più se stesso che loro.

“Ma perché?” Chiese nuovamente il maggiore. “Perché devi riprenderlo nella tua vita? Va bene perdonarlo, ma lui può andare avanti con la sua così come te con la tua.

Yesung guardò perplesso Heechul, non avendo mai pensato quelle cose. Ma per lui stare senza Kyuhyun non era un’opzione, era impossibile.

“Io… Io devo. Non riesco a pensare ora ad un giorno in cui Kyuhyun non è con me. È impensabile. È come una legge naturale per Kyuhyun stare con Yesung. Non so quando e come è successo, ma la sua presenza è una certezza.

Guarda cosa mi ha fatto; penso alla vita come qualcosa di normale. Con i suoi bisticci, il suo comportamento, il suo bisogno disperato di essere notato da me, è diventato parte della mia vita e io mi sono abituata ad ogni cosa che facciamo insieme. Mi sono abituato alle nostre mattine, ai nostri litigi infantili, ai nostri commenti intelligenti, ai nostri pomeriggi passati a giocare coi videogames. Se non ho tutto questo, non ho nulla. Non credo di poter immaginare come sarebbe una giornata se mi svegliassi e stessi da solo tutto il giorno. Ma non è solo un bisogno della mia vita quotidiana; gli sono anche grato per quello che ha fatto, per avermi riportato in vita. Mi ha salvato e non lo sa nemmeno.”

“Com’è possibile?” Domandò Heechul.

“Non lo so.” Sungmin ridacchiò. “Jongwoon hyung è sempre stato così, da quando eravamo giovani.”

“Lui sceglieva una persona e diventava suo amico. Quando andavamo a scuola, un giorno è venuto con un ragazzino dicendo che era il suo migliore amico e quando mamma gli domandò il perché, lui rispose dicendo che gli piaceva, che aveva un’aura bianca attorno che lo rendeva buono, mentre quelli che l’avevano grigia erano cattivi.”

“Sì, lo ricordo. Ho dovuto picchiare qualcuno perché continuavi ad urlare alle persone sulle loro aure colorate e alcuni ragazzini avevano cominciato a prenderti in giro. Eri… No, sei strano.”

“Senti chi parla”, mormorò Jongwoon.

“Il punto è che… ti piace”, strillò Sungmin.

“Voglio solo che non mi deluda.”

“E se lo fa?” Lo interrogò Heechul. “Questa volta posso davvero ucciderlo e tu non puoi dire nulla… Posso spacciarlo per un suicidio.”

Yesung scosse semplicemente il capo e con un gesto della mano, li lasciò lì fuori.

“Gli piace. Ma davvero tanto”, disse Sungmin. È

“Tu dici?! Sono sicuro che non se n’è nemmeno accorto, ma ha detto ‘per Kyuhyun stare con Yesung’ e lui, fino a poco fa, non voleva nemmeno menzionare quel nome, ma l’ha appena fatto. Inoltre, non l’ha mai chiamato Kyuhyun, ma solo ragazzino e cose così...”

“È proprio cotto”, aggiunse il minore canticchiando.

“E cosa c’è di buono, scusa?”

“Heenim, non preoccuparti. Ci siamo noi con lui, okay?”

“Hai mai provato la carne di coniglio?” Domandò all’improvviso Heechul. Sungmin gli rispose con un calcio.



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Capitolo 24
*** Finché continui a sorridere... ***


24

Davanti alla casa di Yesung


C’è freddo”, si lamentò Yesung. “E sono ancora stanco… Perché non andiamo un altro giorno?”

Non funzionerà con me. Continui a dire ‘un altro giorno’, ma quel giorno non arriva mai. Mi sono abituato a te, ormai. Non c’è freddo; c’è abbastanza caldo che potremmo andare nudi.”

Dimentica quella parte ‘nudi’, non succederà.” Il moro guardò disgustato il minore.

Ovviamente no, altrimenti come potresti allontanare tutte le ragazze che vogliono avermi?”

Non ti rispondo nemmeno, ma almeno lasciami sapere dove andiamo. Perché devi tenerlo segreto?”

Perché è un segreto, quindi alzati e andiamo.” Kyuhyun estese la mano verso il maggiore, ma venne scansato in malo modo.

Non finché non mi dici dove andiamo.” Yesung incrociò le braccia al petto e le gambe sul letto con l’intenzione di non muoversi fino a quando il minore non gli rispondesse.

È una sorpresa.” Kyuhyun optò per dire abbassando la voce e chinando il capo in segno di resa, non sapeva più cosa dire per convincere Jongwoon.

Il moro si sentì male per continuare a comportarsi in quel modo, per cui si alzò e si avvicinò a Kyuhyun. Yesung sollevò il mento al minore per poterlo guardare in faccia e gli sorrise in modo dolce, affascinando l’altro. Un sorriso come quello era raro, era puro e reale ed era solo per lui. Kyuhyun capì quale era la sua altra missione e il desiderio del suo cuore: far continuare a far sorridere in quel modo a Yesung.

Okay allora, andiamo.” Kyuhyun gli prese la mano e si incamminò verso la porta del balcone, ma Yesung lo trascinò verso l’altra direzione.

Kyuhyun si fermò e guardò da sopra la spalla verso il moro.

Non scappo dal balcone, quando lo capirai? Con te è sempre la stessa cosa.”

Kyuhyun alzò gli occhi al cielo e seguì Yesung verso la porta della sua camera.

È da un po’ che me lo domando… Come mai stai tutto il giorno con me? Voglio dire, so che non vai in università e lavori solo il weekend, ma non hai una ragazza con cui uscire? Non dovresti andare con lei in questo posto dove mi stai portando?”

Kyuhyun si fermò e guardò Yesung. “Lei è ancora all’estero in uno dei suoi servizi fotografici, inoltre, non le piacerebbe mai andare lì.”

Per cui stai portando me, bello… Sarò al sicuro, almeno?”

Ovvio che lo sarai, per chi mi prendi?”

Quando Yesung fece per aprire la bocca, Kyuhyun posò un dito sulle sue labbra. “Non dire niente.” Gli si avvicinò troppo, facendo assumere al viso del maggiore diverse tonalità di colori differenti, notando varie emozioni.

Kyuhyun se ne rese conto e pensò di approfittarsi dello stato pietrificato di Yesung. Si avvicinò lentamente fino a quando le sue labbra non si fermarono sopra il suo indice. Così vicino, ma così lontano.

Kyuhyun era meravigliato, perso nella prossimità, i suoi occhi fissi sulle labbra dell’altro, con l’unico desiderio di rimuovere il dito e avere un assaggio.

Yesung si sentì sopraffatto dal momento; voleva scappare, ma non ce la faceva, come se una forza sconosciuta lo stesse trattenendo.

Ipnotizzati, persi nello sguardo del contrario, l’unica barriera che li separava cominciò a scivolare verso il basso lentamente, lasciandoli provare le labbra dell’altro.

Yesung reagì prontamente, spingendo Kyuhyun lontano da lui, girando sui suoi tacchi e camminando senza una meta precisa, cercando di calmare il suo forsennato battito del cuore, cercando di rinsavire. Kyuhyun sbuffò e si grattò il capo irritato. Prese un profondo respiro e seguì l’altro fino a quando lo raggiunse, dato che l’altro non sapeva nemmeno dove dovevano andare.





Il dolce incidente fu presto dimenticato quando si fermarono di fronte ad un vecchio edificio di marmo. Jongwoon lo riconobbe come un famoso posto che ospitava gallerie artistiche. Aveva sempre desiderato visitarne uno, ma non ne aveva avuto mai la possibilità, d’altronde, lui era sempre stato interessato alla musica e il disegno era solo un passatempo, nonostante ora si fosse trasformato nella cosa più importante al mondo.

Uhm, di chi è l’esibizione?” Domandò Yesung, guardando il minore.

Oggi è l’apertura dell’esibizione ‘Black and White’ di Moon Jihyon, pensavo ti sarebbe piaciuta.”

Aveva ragione. Gli occhi del maggiore brillavano di pura gioia. “Sei riuscito ad ottenere un invito per l’apertura? È quasi impossibile!”

Niente è impossibile per me.”

Prima che Kyuhyun potesse suggerire di entrare, Yesung stava già entrando nella galleria e la sua eccitazione si placò solo quando si trovò di fronte alla porta dove il buttafuori controllava gli inviti. Kyuhyun gli mostrò i fogli e Yesung si eccitò nuovamente.

Mentre il moro guardava tutti i dipinti appesi alle pareti, totalmente felice e continuando a parlare a vanvera sui quadri, Kyuhyun lo osservava contento, capendo che aveva azzeccato con quell’idea.

Non aveva mai sentito parlare così tanto al moro in tutto quel tempo che si conoscevano, era una cosa nuova ma divertente. Ad essere onesti, quello che diceva Jongwoon gli entrava da un orecchio e usciva dall’altro e praticamente Kyuhyun non aveva idea di che cosa stesse parlando; annuiva solamente per farlo continuare parlare. A Kyuhyun piaceva quell’entusiasmo ed era contento di star scoprendo una parte del maggiore che lui sapeva c’era, ma che era stata nascosta e in quel momento, per la prima volta, aveva abbassato la sua guardia.

Un passo dopo l’altro, fianco a fianco, arrivarono alla fine dell’intera esibizione. Si trovavano di fronte alla principale attrazione. Yesung continuava ad esprimere i suoi sentimenti su quel dipinto, mentre invece Kyuhyun vedeva solo una macchia di colori, come se sua nipote lo avesse fatto. Stava per esprimere il suo pensiero quando qualcuno lo fece da parte e si rivolse a Jongwoon.

L’idea di Kyuhyun di lamentarsi per il trattamento cambiò quando notò che il maggiore stava ignorando quell’uomo. Incrociò le braccia al petto, appoggiandosi ad una delle colonne che aveva alle spalle, soddisfatto per il trattamento che quella persona rude stava ricevendo.

Tuttavia le cose cambiarono nuovamente e lo sconosciuto cominciò a ricevere segni di risposta da parte di Jongwoon, arrivando a cominciare una vera conversazione.

Kyuhyun si sentì lasciato da parte, oltre che ad amareggiato. Non gli piaceva quello che vedeva per cui, spinto da gelosia pura, si avvicinò a Jongwoon, circondandogli la vita con il braccio e attraendolo a sé. Yesung lo guardò sorpreso, aspettandosi una sorta di spiegazione.

Si sta facendo tardi e dobbiamo andare”, disse Kyuhyun, sorridendo forzatamente e cominciando a camminare.

Tutto bene?” Domandò Jongwoon, notando che qualcosa non andava.

Ora sì”, rispose il minore, girando la testa per fulminare con lo sguardo l’uomo ancora davanti al dipinto che ridacchiava divertito.

Be’, io no. Ti rendi conto di quello che hai appena fatto?!”

Io non ho fatto nulla”, rispose in modo innocente Kyuhyun.

Mi hai sequestrato mentre parlavo con Moon Jihyon! Sei pazzo?! E lasciami andare, posso camminare da solo.”

Il suo nome non mi interessa, e non dovrebbe interessare nemmeno a te”, ribatté il castano come se gli disgustasse l’uso di quel nome.

Cosa?! Lascia perdere… E comunque, cos’era quel comportamento? Cosa penserà di me?” Jongwoon continuava a lamentarsi e la rabbia di Kyuhyun cominciò a farsi notare.

Chissenefrega cosa pensa di te! Non è che lo incontrerai nuovamente… Era una persona rude, credendosi chissà chi”, borbottò il minore prima di fermarsi e posando le mani sulle spalle del moro.

Jongwoon era sorpreso, non aspettandosi quello scoppio d’ira insensato.

Sei geloso?” Domandò Yesung, guardando sospettoso Kyuhyun, aspettandosi una reazione per capire se aveva ragione. Per come il minore corrugò la fronte, capì che aveva azzeccato.

Cos’ha a che fare la gelosia con questo? Che insensatezze dici...”

Kyuhyun lasciò andare il moro e si girò per cominciare a camminare, ma Yesung reagì rapidamente e si fermò davanti a lui.

Farò finta di crederti, ma non ce n’è ragione… Voglio dire, lui è solo il mio artista preferito e tu non sei nemmeno...”

Oh, quindi quello era lui?” Kyuhyun interruppe Yesung prima che potesse aggiungere altro alla sua frase che potesse rattristarlo.

Sì… Scusa un attimo… Non lo conosci, ma mi hai portato ad una sua esibizione? Seriamente, non riesco a trovare una spiegazione al tuo comportamento.”

Te ne do io una. Sono venuto qui solo per te. Sapevo ti piaceva questo artista e so che ti piace disegnare, per cui volevo solo farti provare una nuova esperienza, un giorno diverso e anche se non mi interessa nessuno di questi quadri, dato che sembrano cose fatte da mia nipote, però ho pensato ti sarebbe piaciuto ed è stato così. Ti ho visto sorridere dopo un po’ di tempo, sono riuscito a farti sorridere in modo genuino e vedere la gioia nei tuoi occ...”

Kyuhyun smise di parlare; un paio di braccia avevano circondato il suo corpo e un dolce profumo pervase le sue narici. Una sensazione di calore invase la sua anima dopo che Jongwoon lo abbracciò.

Grazie, per tutto.”

Le parole sussurrate contro il suo petto toccarono il suo cuore che sussultò di gioia. Strinse contro di sé Yesung in un abbraccio soffocante, uno che mostrava quanto si desideravano l’un l’altro.

Finché continui a sorridere...” Mormorò Kyuhyun, più a se stesso che a quello che aveva toccato il suo cuore e che lo aveva pervaso di vari emozioni.




Ciao! Sono finalmente tornata con questo capitolo :)

Purtroppo il lavoro mi toglie molto tempo, oltre che la voglia di scrivere, ma per fortuna avevo già tradotto questo capitolo.

Comunque... Che ne dite? Vi piacciono come le cose stanno evolvendo tra i due? Kyuhyun finalmente comincia a mostrare più affetto verso Yesung e quest'ultimo spero stia cominciando a notarlo...

Dopo questo... Vado che ho altri capitoli da tradurre ;) Ah, piano piano ci avviciniamo alla fine e spero possiate restare con me fino a quel giorno!







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Capitolo 25
*** Passo dopo passo... ***



Qualche giorno dopo al parco, sotto l’“albero di Kyuhyun”


In un giorno di primavera, troppo caldo per la stagione dei fiori, sembrava che tutti avessero scoperto nel parco del quartiere un luogo fresco dove trovare riparo. Era un giorno di chiacchiericcio continuo, con famiglie che facevano un picnic, bambini che correvano dappertutto e animali che saltellavano in giro.

“Che bella scena.” Jongwoon sorrise prima di sospirare compiaciuto mentre si stiracchiava. “Ogni tanto tutti hanno bisogno di un momento di riposo e di fuga dalla vita quotidiana, anche io… Dopo tanto tempo, mi sto davvero godendo la semplicità di questo giorno, mi sento parte di queste persone che vivono appieno, come se la normalità di una vita vivace fosse tornata. Mi mancava tutto ciò.”

“Sembra un quadro di Seurat.” Pensò Jongwoon, continuando a guardarsi attorno e ridacchiando sommessamente, trovando il pensiero divertente. “Ma con vestiti moderni.”

Kyuhyun notò le risatine di Yesung e il modo in cui la luce solare si rifletteva nei suoi occhi, dandogli un luccichio diverso, pieno di pura tranquillità, forse anche felicità, e ciò fece sorridere ampiamente il minore.

Sapeva che il moro aveva sempre desiderato una giornata così luminosa. Una volta gli aveva detto che gli piaceva stare sotto il sole, con i suoi raggi che gli facevano dimenticare tutto e sentirsi in pace.

“Vederlo sotto I raggi dorati mi ricorda che lui è una specie di creatura divina”, pensò Kyuhyun impressionato dal contrario e sentendo un calore espandersi dentro di sé che lo fece sorridere amorevolmente all’improvviso.

La felicità di Jongwoon era la ragione della spensieratezza di Kyuhyun. Yesung era il suo sole che gli trasmetteva gioia.

Il minore era talmente assorto nei suoi pensieri da non essersi accorto del suo sguardo fisso, non fino a quando il moro inarcò un sopracciglio. Kyuhyun sogghignò e fece l’occhiolino all’altro che imbarazzato, girò il capo dal lato opposto. Questo sorprese Jongwoon, che pensava di essere ormai abituato al comportamento di Kyuhyun e deciso solo ad ignorarlo.

Certo era strano, ma Yesung non voleva ammettere o nemmeno pensare sulla sua situazione ogni volta che incrociava lo sguardo del castano. Gli ricordava dei giorni passati di amori adolescenziali, di innamoramenti da scuola superiore e non aveva alcun senso per lui. Non capiva come mai la sua mente pensasse certe cose se non era vero niente di tutto ciò tra loro, per cui preferiva non pensarci. Non voleva sapere qual era il motivo del suo stesso comportamento strano da “adolescente innamorato”, preferiva relegarlo in qualche angolo della sua testa o lasciarlo in sospeso, senza una risposta, solo perché era spaventato di quello che sarebbe potuto essere.

“I sentimenti sono spaventosi”, sussurrò il maggiore tra sé e sé mentre accarezza l’erba sotto di sé.

Kyuhyun ridacchiò. Gli faceva piacere vedere l’altro reagire a quel modo, spogliato dalla forte aura priva di emozioni che solitamente lo circondava. Quando il moro faceva il timido e arrossiva, sembrava più vulnerabile, più umano, più reale ed essere lui quello che causava tutto ciò lo faceva sentire potente, diverso, che non era uno qualunque nella vita del maggiore, ma l’unico importante e non solo quello.

Il castano pensò a quanti progressi avevano fatto in quei giorni. Yesung sembrava diverso, sebbene avesse cominciato ad accettare il mondo esterno. Si sentiva orgoglioso del suo amico e di se stesso, si sentiva utile e voleva pensare che magari lui era uno dei motivi per il cambiamento di Jongwoon. Questi aveva perfino pensato al picnic e aveva chiesto a Ryeowook e il fratello meno malefico di preparare tutto.

“Ora che ci penso… Dove sono andati a finire quei due?” Kyuhyun voltò il capo per istinto per vedere se stavano arrivando ma non era così. Scrollando le spalle e non importandogli molto della loro presenza o meno, tornò a guardare il moro di fronte a sé, che giocava con i fili d’erba o qualcosa tra di essi. Kyuhyun aguzzò la vista e notò che era una tartaruga, creature brutte ai suoi occhi, ma che a Jongwoon piacevano tanto e non capiva il perché.

Non era uno che parlava molto, non quando la sua attuale attività “divertente” era raccogliere fiori e farci una corona, qualcosa che suo nipote gli aveva insegnato. Non l’avrebbe mai ammesso ma era abbastanza rilassante.



Un momento prima stava sotto la luce del sole, accarezzando una piccola tartaruga, quello dopo un’ombra lo aveva coperto per qualche istante e qualcosa era stato posato sopra il suo capo.

Jongwoon alzò lo sguardo e vide l’amico inginocchiato davanti a lui con un sorriso soddisfatto sul volto.

“Cosa mi hai messo in testa?” Domandò il moro, allungando la mano per toccare ma prima di riuscirci, venne delicatamente schiaffeggiato dal contrario.

“È una coroncina di fiori”, rispose Kyuhyun sorridendo e ignorando l’espressione del moro.

“Una cosa?” Chiese Jongwoon meravigliato e dubitando di aver sentito bene.

“Eddai! Non fare finta di non saperlo. Cioè, d’accordo che non uscivi molto spesso ma sono abbastanza sicuro ricordi cosa sia una coroncina di fiori”, disse il castano incrociando le braccia al petto.

Jongwoon rise. “Non puoi essere serio, cosa sei? Una bambina?!”

“No”, replicò Kyuhyun aggrottando le sopracciglia. Il modo in cui Yesung stava ridendo lo disturbava e non gli piaceva essere preso per un clown.

“Più ti conosco, più penso a te come ad un gattino che crede di essere una possente tigre. Sei una femminuccia.” Jongwoon rise ancora un po’, infastidendo ulteriormente il castano perché il suo gesto carino era stato disdegnato così tranquillamente e inoltre era anche insultato per quello.

“Sei una persona così ottusa e credo che startene rinchiuso in camera tua per tutto questo tempo abbia a che fare con ciò”, borbottò il più giovane, voltando la testa dall’altra parte e incrociando le braccia al petto infastidito.

“Irrilevante”, commentò Jongwoon con un tono di voce deciso, senza traccia di scherno. “Ahhh… Adesso la tua immagine si addice perfettamente a quella di ragazzino viziato”, ribatté enfatizzando le ultime parole e aspettando la reazione del castano.

Kyuhyun si girò di scatto con l’intenzione di replicare o urlare ma le sue intenzioni sfumarono quando notò che le mani del moro stavano toccando la coroncina con l’intenzione di toglierla. Balzò in avanti, bloccando i polsi del maggiore con le mani, non consentendogli di continuare con il suo intento.

“Non togliertela”, strillò Kyuhyun come se si trattasse di un evento di vita o di morte, lottando al contempo con le mani irrequiete dell’altro. Per il maggiore era divertente la scena, vedere il più piccolo scaldarsi tanto per una cosa del genere per cui, più Kyuhyun insisteva a tenergli la coroncina in testa, più lui cerca di togliersela.

“Sei un bambinone”, commentò Jongwoon. “Devi avere tutto quello che vuoi, anche nelle situazioni più stupide e insensate come questa.” Jongwoon ridacchiò. “Una coroncina di fiori.”

Kyuhyun strinse di più nei polsi del contrario e lo guardò dritto negli occhi, serio e arrabbiato come mai Jongwoon lo aveva visto.

“L’ho fatta per te!” Urlò Kyuhyun.

“Perché hai pensato di regalarmi qualcosa del genere?” Jongwoon scosse il capo.

“È tutta colpa tua”, mormorò l’altro. “Se non sembrassi una bella ragazza, non avrei mai avuto l’idea di farla, principessa di primavera.”

Jongwoon fu preso alla sprovvista dal commento, ma ignorò la parte del “bella”.

“Hai appena dato la colpa alla mia apparenza? Aspetta… Mi hai appena chiamato principessa?!” Cercò di spingere lontano Kyuhyun ma si era dimenticato che questi lo stava tenendo per i polsi e il più piccolo lo spinse a sé.

“È colpa tua per essere così… bello”, disse Kyuhyun lentamente, i suoi occhi esprimendo un affetto puro.

Jongwoon abbassò il capo, nascondendo le guance arrossate a causa delle parole dolci, ma anche per il peso di quel complimento sincero, per lo sguardo pieno d’amore dell’altro. Sarebbe stato diverso se Kyuhyun avesse scherzato, ma il maggiore sentiva che era il contrario e che questo era qualcosa di nuovo che non voleva affrontare, o comprendere. Era spaventato da quel sentimento.

Notando la situazione nella quale si trovava, il moro sollevò il capo per affrontare lo sguardo speranzoso del ragazzo e prima che tutto diventasse più imbarazzante, decise di spezzare il silenzio che li avvolgeva.

“Non sono una ragazza perché tu mi dica bello”, disse forte. “Dimmi che sono attraente.”

“Anche i ragazzi possono essere belli.. Ehi, non muoverti!”

Kyuhyun si interruppe quando Jongwoon, con le mani libere, afferrò la coroncina e cercava di spingerlo lontano.

Agendo d’istinto, Kyuhyun scattò verso di lui, spingendolo a terra, lui sopra il moro, ma a causa dei rapidi movimenti di Jongwoon, cadde metà sopra la tovaglietta stesa a terra e metà sopra il braccio sinistro del maggiore.

Il castano aveva delle cose da dire a Jongwoon, ma quando lo vide lottare con la coroncina che teneva in mano, allungò il braccio, afferrando delicatamente i fiori. Jongwoon allontanò la sua mano il più possibile da Kyuhyun mentre questi cerca di raggiungerla.

Guardata da lontano, sarebbe stata una scena comica: due giovani ragazzi lottando per una coroncina di fiori.

In un battere d’occhio Jongwoon bloccò ogni movimento, sentendo le dita dell’altro accarezzare il palmo della sua mano, intrecciando le loro dita.

La testa di Kyuhyun era appoggiata sul petto del maggiore e sentiva il frenetico battito del suo cuore. Sorrise inconsciamente, pensando che forse era un buon segno, che forse aveva provocato in quel moro pauroso dell’amore.

In quel momento, Kyuhyun realizzò che forse aveva trovato il suo luogo felice. Guardando le loro mani strette, si ricordò della coroncina tenuta nelle altre mani. Alzò lo sguardo e notò che Jongwoon stava guardando il cielo, probabilmente evitando il minore e questo fece solo venire in mente un’idea al giovane per attirare la sua attenzione.

Lentamente, senza farsi notare, avvicinò il viso alla base del collo del maggiore e gli diede un bacio.

Jongwoon, assorto a pensare a tutto ciò che era successo in quella decina di minuti e cercando di capire perché non aveva ancora allontanato la sua mano da quella del più giovane, trasalì sentendo qualcosa di caldo, soffice e umido toccare il suo collo. Reagì prontamente, abbassando il capo e trovandosi di fronte dei capelli castani e capendo che l’altro aveva nascosto il viso nell’incavo del suo collo. Sospirò sconfitto e lasciò stare Kyuhyun.

Qualcuno però non la pensava come il moro e Kyuhyun lo imparò a sue spese, venendo calciato sul polpaccio e in pochi istanti si alzò in piedi dolorante.

“Perché l’hai fatto?” Urlò di dolore, arrabbiato e guardando torvo Sungmin che aveva due gelati in mano.

“Smettila di molestare in pubblico mio fratello”, commentò il ragazzo avvicinandosi a suo fratello ancora disteso a terra per aiutarlo ad alzarsi.

“Quindi posso molestarlo in privato”, replicò il castano senza però ricevere risposta alcuna. Ignorarlo era una qualità del fratello più piccolo dei Kim.

“Il mio gelato?” Chiese avidamente Jongwoon a Sungmin. Era stato lui, infatti, che aveva chiesto di mangiare un gelato.

“Tieni.” Suo fratello gli passò il dolce mentre si sedeva al suo fianco.

“E il mio?” Questa volta fu Kyuhyun che aprì bocca.

“Prendi.” Ryeowook mise il gelato di fronte all’altro, che si girò per prenderlo senza proferire parola.

Kyuhyun si voltò a guardare Jongwoon proprio quando questi provava il dolce di Sungmin e Ryeoowok si avvicinava a loro per far provare al maggiore il suo gusto.

“Ragazzino, voglio provare pure il tuo”, disse Jongwoon.

“Solo se mi fai provare il tuo.”

“Neanche per sogno.”

“Lo stesso vale per te.”

“Solo un po’”, si lamentò il moro. “Daiii, non essere scontroso. Condividere è prendersi cura.”

“Quindi tu puoi leccare il mio, ma io non posso fare altrettanto con il tuo. Dov’è la condivisione? O la cura…” Kyuhyun inarcò un sopracciglio e sogghignò. “Devi dare per ricevere”, e fece l’occhiolino al maggiore.

“Stiamo ancora parlando di gelato?” Domandò non innocentemente Sungmin, facendo ridere i presenti.

“Non cambierai mai, pervertito”, commentò Jongwoon scuotendo la testa e dando un ultimo morso al cono, tenendo gli occhi chiusi a causa dei forti raggi solari.

Kyuhyun notò la sua azione, perciò gli ai avvicinò e gli mise in testa il cappello che aveva rubato con tranquillità a Ryeowook, ignorando gli sguardi torvi dei due ragazzi con loro, soprattutto quello di Sungmin.

Jongwoon non disse nulla. Si stava abituando al comportamento attento di Kyuhyun e in quel momento era grato all’altro perché il sole lo stava accecando.

Il castano si sedette di fianco a lui e mise il suo gelato davanti all’altro, che si girò a guardarlo. Questi gli fece cenno di provare il dolce e senza farselo ripetere due volte, il maggiore leccò la crema al cioccolato, più di una volta e Kyuhyun, come ormai era solito fare, condivise il suo cibo con Jongwoon.

Rimasero seduti così, l’uno con la testa sopra la spalla dell’altro, le braccia strette in vita, mentre aspettavano il tramonto, in silenzio. Silenzio all’esterno ma rumoroso dentro le menti dei due amici.

Sono confuso. Non dovrei sentirmi così”, pensò Jongwoon.

Questo momento è… è un ricordo da amare. Io… Io voglio questo amore.” Kyuhyun guardò di sottecchi il moro.


La sera del giorno dopo, a casa di Jongwoon


Jongwoon era confuso, o meglio dire, negava tutto. Non poteva credere di star realmente mostrando sintomi rari che preferiva fare finta non esistessero o che almeno non avrebbe mai sentito. Tutto era confuso ed era tutta colpa di Kyuhyun.

“Sì, è decisamente colpa sua per incasinare la mia testa”, sussurrò a se stesso mentre faceva scivolare con forza il gessetto sulla superficie della parete. Faceva sempre così, disegnare sulle pareti della sua stanza per sfogare lo stress e la rabbia.

Quando Heechul entrò in camera del fratello, non si sorprese di vederlo seduto a terra, grattando sulla parete. Senza indugiare oltre, si avvicinò al moro e lo avvisò della sua presenza posandogli una mano sulla spalla.

“La cena è pronta”, annunciò Heechul quando suo fratello si girò verso di lui con l’unica intenzione di disfarsi in fretta del maggiore. Era veramente ispirato quel giorno e voleva finire la sua opera d’arte.

“Vai a mangiare allora. Devo ancora finire.”

“Mamma ci vuole tutti a tavola, come una famiglia.”

“Perché?” Era strano. Non facevano mai quel genere di cose, o almeno non più e solo in rarissime occasioni.

“È tipo una cena per salutare papà. Andrà in giro per l’Europa per fare un tour del caffè, per espandere il suo business.”

“Non lo sapevo.”

“Come avresti potuto se sei sempre rintanato qui dentro con quel ragazzo, o in giro… sempre con quel viziato”, disse amaramente Heechul; aveva ancora dei conti in sospeso con Kyuhyun.

“Lascialo fuori da questo e da ogni altra cosa”, ribatté Jongwoon in modo protettivo. “Non dovremmo andare in sala di pranzo, prima che la mamma si arrabbi?”

“Assicurati di lavarti le mani e cambiarti i vestiti. Sembra ti abbiano appena soffiato addosso della cocaina.”

“È solo gessetto, Heenim”, commentò Jongwoon alzando gli occhi al cielo.


Una decina di minuti dopo, a tavola


La cena stava finendo ed era andato tutto liscio, o almeno non disturbarono tanto Jongwoon, a cui vennero fatte alcune domande ogni tanto. Inoltre, avendo qualcuno come Heechul a tavola, non si avevano molte possibilità di dire qualcosa dato che il ragazzo non taceva mai.

“Cara”, disse il padre verso l’unica donna presente prima di guardare i figli. “Ragazzi, ho proprio amato questa cena ma ora devo andare a riposare, il mio volo parte abbastanza presto, per cui vi avviso già da ora che dovete obbedire a vostra madre e fare i bravi.”

“Noi siamo sempre bravi”, commentò Heechul ridendo.

“Woonie?” L’uomo guardò il figlio che annuì con un piccolo sorriso in viso.

Il maggiore gli scompigliò i capelli e si alzò per uscire dalla stanza, ma si fermò prima di raggiungere la porta.

“Papà”, Jongwoon disse a voce abbastanza alta da essere sentito prima di corrergli incontro e abbracciarlo quando si girò verso di lui. “Buon viaggio.”

“Lo farò solo se mi prometti che obbedirai a tua madre e ai fratelli”, disse il padre ricambiando l’abbraccio e quando il ragazzo annuì, lo strinse più forte a sé prima di andare in camera a riposare.

Jongwoon tornò al tavolo per finire il dolce mentre i suoi fratelli uscivano anche loro dalla stanza e la madre cominciava a sparecchiare la tavola. Quando ebbe finito il dolce, venne fermato da sua madre.

“Resta”, mormorò lei quando notò l’attenzione del figlio su di sé. “Devo parlarti.”

Jonwgoon era dubbioso. Ad essere onesti, non voleva rimanere da solo con sua madre, la loro relazione dopo l’incidente si trovava al punto di rottura e dopo lo schiaffo era tutto andato a rotoli. Non sapeva cosa fare ora perché sembrava passata un’eternità dalla loro ultima vera conversazione.

“Jongwoon”, lo chiamò la madre, aspettando un suo cenno per continuare a parlare. “Sembri diverso… È un bene.”

“Questo è tutto?” Disse con tono freddo il minore e anche se non voleva sentirsi così, si sentì male quando vide lo sguardo triste della donna.

“Non puoi perdonarmi per averti picchiato, per averti proibito di incontrarti con quel ragazzo?”

“Lo sai che non è solo per questo”, commentò Jongwoon. “Ciò che non posso perdonare è che mi hai mentito. Mi hai tenuto lontano da Jongsung quando aveva più bisogno di me nella sua vita.”

“Non avresti potuto fare nulla per lui, Woonie. Anzi, dovevi guarire. Non potevo rischiare la tua salute per quella di qualcun altro.”

“Ma io l’avrei fatto. Non era uno qualunque. Era mio amico e…”

“E tu sei mio figlio. Sceglierei sempre la tua vita prima di quella di chiunque altro al mondo.”

Bene, ora hai ciò che volevi. Sono vivo e quasi tutto intero. Ma hai mai pensato a come mi sarei sentito io? No, non l’hai mai fatto. Non importa. Non posso perdonarmi per non esserci stato per lui e non ti perdonerò per avermi mantenuto all’oscuro di tutto e fare ciò a Jongsung. Mai.”

“Lo so e non è questo ciò che volevo. Non mio figlio a metà. Stai respirando ma non stai vivendo, almeno non fino ad ora. Ho notato dei cambiamenti in te, sembri stare meglio e questo mi rende felice. So anche la causa di tutto ciò ed è per questo che mi farò da parte.”

Jongwoon non riusciva a capire l’indiretta della madre e aggrottò le sopracciglia in confusione.

“Ti do il mio permesso per stare insieme a quel giovanotto. Sei libero di portarlo a casa ed uscire con lui quando vuoi, come hai già fatto.”, spiegò con cura la donna.

Il ragazzo la guardò incredulo, sorpreso dal cambio di atteggiamento della madre e anche del fatto che sapesse delle sue fughe e non dovesse più agire di soppiatto.

“Sembra che lui ti faccia bene”, disse infine la madre prima di alzarsi dalla sedia ed uscire dalla stanza, fermandosi di fianco al figlio e nonostante volesse dargli un bacio, decise solamente di accarezzargli i capelli.

Jongwoon si lasciò andare al tocco. Per quanto un figlio possa arrabbiarsi con la propria madre, fa solo male, come camminare su tizzoni ardenti e avere solo metà cuore, per questo il suo tocco è come una medicina per l’anima.

“Grazie”, disse lui, senza alcuna ostilità nella voce. “Non biasimarmi, ma non ti ho ancora perdonato”, aggiunse Jongwoon e dopo un rapido ‘Buonanotte’, corse in camera sua.

La madre sorrise amareggiata e rattristata, ma almeno il suo sguardo aveva una luce diversa da prima. Il figlio non l’aveva ancora perdonata però lei aveva fatto un grande passo verso il suo cuore e anche se non poteva riavere il suo amore indietro, almeno Jongwoon stava tornando ad essere chi era prima e a lei bastava così.


Gli altri non importano. Se chi ami sono quelli che hanno bisogno di essere protetti e amati, se salvare loro significa sacrificare gli altri, allora che sia così.

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