Delta Eta

di MathieuChevalier
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


DELTA ETA

Bridgston Hotel School

12 novembre 1986,


 

1247 studenti. 12 prescelti.

La Bridgston Hotel School accoglie i futuri professionisti del mondo alberghiero. Tutti possono entrarvi, ma pochi sono davvero i meritevoli. Sono pochi gli studenti che davvero meritano un fututo dentro e fuori questa scuola. Coloro che davvero hanno saputo distinguersi. Coloro che hanno le capacità per rappresentare quest'istituto. La Delta Eta può farlo. Lei e chi ne fa parte. La Delta Eta nasce per questo. A differenza del debole sistema democratico che ha permesso a chiunque l'iscrizione in quello che nacque come uno degli istituti di formazione più prestigiosi del paese, la Delta Eta è formata da studenti che ricoprono ruoli precisi all'interno dell'istituto:

Rappresentante degli studenti

Capo cheerleader

Capo della squadra di football

Capo della squadra di basket

Capo redattore/redattrice del giornale scolastico

Più altri sette studenti del quinto anno, scelti dai componenti sopra indicati in base ai loro meriti e alle loro capacità. La Delta Eta si basa sulla segretezza. Ogni decisione, ogni incontro, ogni azione non possono essere rivelati a nessuno che sia esterno alla Delta Eta. Chiunque ne entri a far parte deve essere fedele e giurare di mantenere il segreto. La trasgressione di questa regola fondamentale verrà punita, nelle modalità scelte dagli altri componenti della Delta Eta.


 

Rappresentante degli studenti,

Hanna Gulliver


 


 


 


 


 

1

"hai preso le ultime cose dalla macchina Allison?"

"certo mamma...erano rimaste alcune cose mie, le ho portate in camera"

I Clayton avevano terminato il trasferimento quel pomeriggio. Allison quasi non poteva crederci. Era già un anno che sentiva parlarne. Il padre aveva ricevuto l'ennesimo trasferimento per il lavoro, il quarto ad essere precisi, e ormai quasi tutto era messo al suo posto. Rimaneva qualche scatolone nel salone e sul tavolo in cucina, ma ad Allison sembrava che ormai quasi tutto fosse in ordine. Salì nella sua nuova camera, poco più piccola della precedente dove rimase per circa tre anni. Si guardò intorno, sentendo nel naso quel fastidioso odore di chiuso. Aprì la finestra. Si sedette sul letto ed emise un lungo sospiro, chiudendo gli occhi. Pensò alla sua vecchia scuola, ai suoi amici che salutò poche ore prima della partenza. Già le mancavano. Senti come un'improvvisa angoscia che le si concentrò sullo stomaco. Si sdraiò, e si chiese come sarebbe stato quell'ennesimo nuovo inizio. Nuova scuola, nuova gente. Tutto nuovo. Aveva un pò di paura e parecchi pensieri per la testa, ma in fondo era il suo ultimo anno. Solo 9 mesi la dividevano dal diploma. Voleva diventare manager di chissà quale grande hotel, cinque stelle, parlare quattro lingue, girare il mondo ed accogliere le celebrità una volta arrivate all'ingresso dell'albergo. Grandi ambizioni. Ma nulla di davvero concreto. Masticava un pò di francese e spagnolo, imparati durante gli anni di scuola. Studiava accoglienza turistica, e spesso le capitava di ripensare alle frasi dei suoi amici:"ma...serve davvero la scuola per rispondere ai telefoni?" o "ma fate almeno qualcosa dietro la reception?". Allison cercò di togliersi i pensieri dalla testa. Si allungò per prendere il cellulare e trovò qualche notifica. Decise di visitare per la prima volta il sito web della sua futura scuola, che avrebbe cominciato l'indomani. "Il vostro futuro, servito su un piatto d'argento". Si chiese chi avrebbe mai potuto inventare uno slogan del genere. Guardava le foto degli ex studenti, i concorsi nazionali, borse di studio, il campionato di football dell'anno scorso. C'erano foto di ragazzi impegnati a cucinare qualcosa di irriconocscibile, ragazzi che shakeravano cockatil e ragazze sorridenti dietro la reception nell'atrio centrale della scuola. Le sembrò tutto cosi finto. Ma in fondo era un sito di presentazione. Spense lo schermo del cellulare e sentì bussare.

"hey...Allison"

La madre entrò sorridente nella camera.

"hey....mamma..."

"come stai, tesoro?"

"bene..."

"sicura? Io e tuo padre ti abbiamo visto un pò giù negli ultimi giorni...sappiamo quant'è difficle ma..."

Allison si mise a sedere sul letto.

"mamma...tranquilla...sto bene. Solo che...ancora? Per la quarta volta?...quanti trasferimenti faremo ancora?"

"oh...Allison...mi dispsice ma...sai...l'azienda per cui lavora tuo padre purtroppo lo costringe a cambiare spesso zona...ma ormai sono anni che tuo padre lavora per loro e...purtroppo è cosi tesoro...dai, vedrai che che ti piacerà qui. E poi...la Bridgston Hotel School dicono sia una delle scuole più prestigiose del paese. Ha davvero un ottimo nome quella scuola. E ti manca un solo anno, Allison. Sii forte"

"certo mamma...sicuramente c'è un sacco di gente simpatica li alla Brid..o come si chiama"

"ma certo Allison, non ti preoccupare"

La madre si alzò dal letto di Allison e si diresse verso la porta.

"ah...comunque...tra poco è pronta la cena...la prima nella nuova casa"


 

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"Vi parlai del motivo di questo incontro prima dell'estate, vi ricordate?"

Sarah prese un sorso del suo milkshake, rigorosamente alla fragola. Brad e Jason si guardarono in faccia perplessi mentre tutti e tre erano seduti ad uno dei tanti tavolini del bar. Mentre Jason rimase a fissare Sarah, Brad prese la parola.

"Si...mi ricordo...forse"

Sarah lanciò uno sguardo severo ad entrambi i ragazzi.

"Idioti...parlo della Delta Eta...e vi dissi che ne avremmo riparlato prima che cominciasse il nuovo anno. Io mi sono diplomata ormai. Il mio lavoro l'ho fatto...adesso tocca a voi. Siete capaci di gestire un'intera squadra, siete popolari, svegli...e bravi in quello che fate...cosa fate? Sala e vendita?"

"Cucina..." mormorò Jason quasi distrattamente.

"Ragazzi...dovete ascoltarmi. Avrete un compito molto importante. E soprattutto...segreto"

Brad si sentì quasi preso in giro.

"Sarah...ma cosa cazzo stai dicendo...di cosa parli?"

"Brad...comincia a moderare i termini che usi con me, grazie. Non sono tua sorella. Sono una ex componente della Delta Eta. L'anno scorso ne entrai a far parte perche ero capo cheerleader. Tu, Brad, sei il capitano della squadra di football. Tu, Jason, il capitano della squadra di basket. Il regolamento della Delta Eta vi rende automaticamente componenti di essa, ma fin'ora siete gli unici. Voi e...quell'altra...come si chiama la redattrice del giornalino scolastico?"

Jason ci pensò un attimo.

"ehm...Monica"

"Esatto. Lei. Voi tre siete gli unici componenti fin'ora. La capo cheerleader verrà nominata tra qualche giorno e il rappresentante degli studenti tra circa un mese. Quando sarete tutti, insieme, sceglierete i restanti sette componenti. Ragazzi, la Delta Eta è più seria di quanto sembri...tutti insieme diventerete i ragazzi più popolari della scuola, i professori vi noteranno, vi eloggeranno...avrette questo e molto altro ancora. Ma...dovrete imbrogliare..."

"Chi?"

Brad e Jason lo dissero quasi contemporaneamente e rimasero quasi sorpresi di ciò.

"Il sistema...tutto...tutti. La Delta Eta ha l'obbiettivo del potere. Di conquistare il potere. Quella scuola è piena di...falliti. Gente che forse non riesce a fare neanche lo spelling del proprio nome. Conquisterete borse di studio, partecipazioni ai concorsi tra scuole, avrete la fiducia del preside...basterà mettere insieme la vostra popolarità e il vostro potere da...persone popolari. Ma ricordate. Tutto questo è segreto. Niente e dico niente di ciò che vi ho detto deve arrivare alle orecchie di chi non sarà parte della Delta Eta, intesi?"

A Brad e Jason tutto ciò sembrò stupido ed interessante allo stesso tempo. Componenti di una specie di società segreta. Non sapevano cosa rispondere a Sarah che era lì, di fronte a loro ad aspettare una risposta. Brad cercò di ragionare.

"Cosa succede se...rifiutiamo?"

Sarah spostò il bicchiare del milkshake alla sua destra e sembrò particolarmente infastidita da quella domanda.

"Nessuno, dall'86, ha rifiutato di entrare nella Delta Eta. Voi non capite. Una volta che sarete tutti vi accorgerete davvero di che potere avrete. I ragazzi più popolari e carismatici della scuola, uniti, contro tutti. Voi non avete degli interessi? Non avete nessuno che vi stia...ecco, si...sulle palle?"

Jason fece un sorrisetto.

"Certo..."

"E allora dov'è il problema?. Tempo due mesi e passerete un anno liscio come l'olio. E poi quest'anno avrete gli esami cari miei. Il campionato...e, non lo so...più popolari sarete, più ragazze potrebbero interessarsi a voi. Ma...voglio raccomandarmi di una cosa. Non fate in modo che i vostri interessi personali vadano a scontrarsi con quelli degli altri prescelti"

Brad rise.

"Prescelti?"

"Si Brad, voi...siete prescelti. I prescelti della Delta Eta. Comunque, dicevo. Il potere della Delta Eta può essere più grande di quanto crediate. Può sfuggirvi di mano. Iniziare a fare la guerra tra di voi può essere disastroso"

Jason guardò Sarah dritto negli occhi.

"Sarah...per caso...Lucas..."

Sarah si avvicinò verso i due ragazzi sporgendosi sul tavolo.

"Lucas...lui...noi non lo sappiamo...io e gli altri ex componenti abbiamo deciso che non ne avremmo più parlato...e non ho intenzione di farlo ora. Si, lui era un ottimo studente. Ma non voglio assolutamente pensare che la Delta...sentite. Vi ho già detto troppo. Comunque...ci rivediamo. Anche qui andrà bene. Aspettiamo che la capo cheerleader e il rappresentante studentesco vengano eletti. Domani quando potete, andate a cercare Monica e parlatele, l'anno scorso era sempre troppo impegnata con il giornale, l'annuario e quelle cose la...ah, e comunque...benvenuti nella Delta Eta".

Sarah lasciò cinque dollari sul tavolo, prese la giacca ed uscì dal locale. Era quasi sera. Sentì dei brividi lungo la schiena. Non per il freddo. Pensò all'anno precedente, a tutto quello che aveva passato con la Delta Eta. Alla fine di tutto quella specie di società le era piaciuta. Vinse due concorsi, si fece notare da i ragazzi più carini della scuola, rubò quattro compiti in classe prima che venissero consegnati. Pensò a quello che avrebbe voluto fare a Cloe, anche lei ex componente della Delta Eta, la stessa che durante il ballo di fine anno decise di baciare quello che ormai era l'ex ragazzo di Sarah, Dylan. Sapeva di avere il potere, sapeva di avere comunque il sostegno della Delta Eta, ma decise di non fare nulla. Lo fece per il bene di tutti, altrimenti le cose sarebbero finite male. Infondo l'anno precedene non finì nel migliore dei modi. Le tornò in mente Lucas, brillante studente del corso di cucina, ma mai ammesso alla Delta Eta. Cercò di togliersi dalla maente lui e l'immagine del carro funebre che portava la sua bara il giorno del suo funerale, a cui parteciparono tutte le classi dell'ultimo anno. Tornò a casa, fremente all'idea che questo sarebbe stato un altro grande anno e pensando che quella ridicola idea di Hanna Gulliver, alla fine, non si rivelò cosi tanto inutile.


 

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Capitolo 2
*** 2 ***


2

Erano le sette del mattino quando la sveglia suonò. Austin la spense cercando il bottone con la testa ancora sotto le coperte. Con molta fatica riuscì ad alzare almeno la schiena e rimase seduto con le gambe distese sul letto per almeno due minuti cercando di realizzare che quello era il primo giorno di scuola. Si passò una mano tra i capelli e rimase infastidito dal fatto che fossero scompigliati. Li amava troppo per permettere un’eresia del genere. Si alzò dal letto e mezz’ora dopo era pronto. Rimase anche sorpreso del tempo che aveva impiegato a prepararsi: decisamente meno delle altre volte. "Forse iniziamo bene,allora", pensò prendendo la tracolla piena di scritte fatte con pennarelli indelebbili.

Scese le scale ed andò in cucina dove i genitori stavano facendo colazione. Il padre si stava versando del caffè.

"Hay, Austin!" esordì il padre entusiasta.

"Padre....madre..."

La madre si alzò per prendergli i toast appena tostati.

"ehm...no mamma, grazie. Ma...io non mangio carboidrati a colazione, insomma, vuoi che vada a scuola rotolando?"

"dovrai pur mangiare qualcosa"

“datemi un enorme caffè...”

Il padre si sedette al tavolo portando con se il giornale.

"allora Austin, pronto per il nuovo anno?"

"certo padre...prontissimo, come sempre" rispose distrattamente il ragazzo, prendendo in mano il cellulare.

"ormai è il tuo ultimo anno",continuò la madre, "è l'anno del diploma...andrà benissimo. E poi è dal primo anno che hai degli ottimi voti"

Austin era già annoiato dai discorsi dei genitori, che continuarono poi a parlare dei loro turni di lavoro all'ufficio. Dopo la colazione Austin salì in macchina con il padre che lo accompagnò al suo primo giorno di scuola. Arrivati di fronte all'istituto il ragazzo scese dell'auto salutando il padre e si incamminò verso l'entrata, passando in mezzo a decine di facce conosciute e studenti del primo anno più bassi di lui di circa venti centimetri. Entrò nell'atrio, dove sopra le scale che scendendo portavano al salone delle feste, c'era un enorme striscione:" BENVENUTI ALLA BRIDGSTON HOTEL SCHOOL!". Guardò lo striscione pensando a quanto la parola "benvenuti" fosse in realtà una battuta. Improvvisamente due mani gli coprirono gli occhi da dietro la testa.

"CùCù!"

Austin tocco le mani e capì subito che si trattava di Jessica. La ragazza tolse le mani degli occhi di Austin e le si mostrò sorridente. I due si salutarono con un forte abbraccio ridendo senza un vero motivo. Si divisero e controllarono su un tabellone il piano della loro classe. Jessica fece una smorfia.

"wow...secondo piano...aula 5...professoressa Morrison"

Austin alzò la testa dal suo Iphone perplesso.

"Oh mio dio...quella...bhe, buon anno a tutti, stronzetti"

Jessica sorrise e tornò a leggere il tabellone.

"Zach è al nostro stesso piano...aula 7. Due classi da noi...non male"

"dovrebbe interessarmi?"

"Austin...ormai anche i muri sanno che hai una cotta per lui. Da quanto?"

"mi avvalgo della facoltà di non continuare questo discorso...andiamo in classe. Le scarpe orrende della Morrison ci aspettano".

Risero entrambi e raggiunsero l'aula dove si sedettero vicini, cercando di ricordare i nomi dei loro compagni del corso di letteratura. Austin si guardò intorno, cercando di capire se le altre ragazze della classe si fossero ambronzate o avvessero messo su qualche chilo.

"che emozione tornare in questa classe...ho aspettato questo momento per tutta l'estate..."

"e dai, Austin, non ti disperare...è solo il primo giorno”

La professoressa Morrison entrò frettolosamente in classe e poggiò due libri da almeno settecento pagine l'uno sulla cattedra.

"buongiorno ragazzi, bentornati!"

La classe rispose con un "buongiorno" piuttosto piatto.

"dai ragazzi, già iniziate con questa gioia? E' l'ultimo anno. Avremo un sacco da fare. E poi questo è l'anno di cui si conservano i ricordi più belli, vedrete, sarà un anno davvero speciale".

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Allison entrò guardandosi intorno e cercando timidamente un banco. Seconda fila. Lato destro. Voleva un posto vicino la finestra. Fin dalle elemntari. Era convinta del fatto che ogni tanto guardare fuori dalla finestra la aiutasse ad evadere dalla noiosa realtà delle lezioni di matematica. Si accorse più di una volta che qualcuno si girasse a guardarla e bisbigliasse:"è quella nuova". Allison ormai era abituata a quella sensazione. Essere "quella nuova" per lei era la normalità, e pure le dava ancora vagamente fastidio quell'appellativo. Guardava il cielo dalla finestra, nella speranza che qualcuno non cominciasse a sghignazzarle dietro. Sentì qualcuno spostare la sedia e sedersi vicino a lei. Allison si girò e vide solo una cascata di capelli castani intenti a cercare qualcosa nella borsa, finchè, alzando la testa, i capelli fecero spazio ad un volto.

"hey, ciao!"

"ciao…" rispose Allison, timidamente.

"ciao...ehm...mi chiamo Monica. A quanto pare seguiremo matematica insieme quest'anno...e tu sei?"

"Allison. Sono nuova. Arrivata proprio ieri in città"

"wow. Nuovi arrivi eh? come ti sembra la scuola?"

"ehm...carina. Credo"

"già...non da mai una prima bella impressione...sei dell'indirizzo di turismo?"

"si, turismo..."

"proprio come me” disse Monica, sorridendo. “Sai...mi occupo anche del giornalino scolastico. Oltre che all'accoglienza del primo anno. Se vuoi posso farti fare un giro dell'istituto"

"oh...grazie Monica, mi servirebbe una guida per iniziare bene il primo giorno"

"tranquilla...ti mostro qualche laboratorio...la palestra...abbiamo un meraviglioso salone delle feste, dove i ragazzi di sala fanno esercitazione e studiano...ehm...tipo per diventare sommelier o qualcosa del genere ma...è il salone delle feste. Non so...eri una cheerleader nell'altra scuola?"

"no, assolutamente no"

"perfetto, già mi sei simpatica. Una delle prime regole è stare lontano da quelle. Sono cheerleader e si credono favolose. Non so se ti piacciono i tipi sportivi, ma anche i giocatori della nostra scuola sono una brutta razza"

Allison rise e si sentì sollevata dalla presenza di un essere umano che gli rivolgeva la parola già il primo giorno di scuola.

La lezione cominciò anche se si trattava per lo più di "come hai passato l'estate". Un classico. Dopo cinquanta minuti la campanella suonò. Monica disse ad Allison di seguirla, e si buttarono in mezzo ai corridoi, pieni di studenti.   

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Capitolo 3
*** 3 ***


3

Allison rimase sorpresa dalla sicurezza con cui Monica attraversava quei corridoi. Era quasi invidiosa. Lei, nonstante avesse un discreto numero di amici nella vecchia scuola, continuava ad abbassare la testa, per evitare gli sguardi delle persone. Scesero al piano terra.

"allora, Allison, salteremo la seconda ora. Tranquilla...è il rpimo giorno. Non si fa niente oggi"

"ah..ehm..ok"

"già...allora...vediamo...ehm si. Il salone. Seguimi"

Entrambe scesero a passi veloci la scalinata fino all'entrata della sala. Allison rimase a guardare i lampadari enormi pendenti dal soffitto. Le pareti decorate in rilievo. Le tavole rotonde coperte da lunghe tovaglie bianche e i tendaggi in lino.

"wow...è...bellissima"

"già...favolosa, vero? Il salone delle feste. Banchetti, cerimonie...il ballo di fine anno...tutto qui dentro. Ci sono istituti che un salone così possono solo sognarlo...ma...non è il nostro settore. Andiamo. Ti faccio vedere il laboratorio di turismo"

Salirono fino al quarto piano. L'ultimo. Monica si fermò davanti la porta di quella che sembrava una normalissima aula.

"è il primo giorno, non c'è nessuno nei laboratori di pratica"

Quando Monica aprì la porta Allison vide un'enorme aula, con circa trenta computer. Le sembrarono molto più moderni di quelli dell'altra scuola.

Passarono decisamente più di un'ora in giro per la scuola, e giustificandosi per il fatto che Allison fosse nuova e che Monica fosse responsabile dell'accoglinza. L'ora di pranzo arrivò quasi all'mprovviso per Allison, intenta ad ascoltare le spiegazioni e i piccoli pettegolezzi di Monica. Si diressero verso la caffetteria, dall'altra parte della scuola.

"e questa...è la caffetteria. Evita il polpettone quando c'è. Neanche i ragazzi di cucina riescono a capire cosa ci sia dentro"

"grazie per la dritta...ehm...pranziamo?"

"certo, dai, li ci sono i vassoi. Vediamo con cosa hanno deciso di intossicarci il primo giorno di scuola"

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Ashley entrò nella caffetteria a passo sicuro, senza guardare nessuno in faccia. Tanto già tutti la guardavano. Si sedette al solito tavolo, insieme alle altre cheerleader, nell'attesa che qualcuna di loro le portasse il pranzo dal contenuto calorico quasi nullo.

"ah...tesoro, ricordati la mia mela, grazie"

Tirò fuori dalla sua borsa firmata uno specchietto col quale controllare il trucco. Perfetto. Come sempre. Alzò lo sguardo dallo specchio e i suoi occhi fecero fatica a riconoscere il volto della bionda che sceglieva il pranzo vicino Monica. Non ci mise molto a capire che fosse la nuova arrivata. Tutti in quella scuola erano perfettamente analizzati ed etichettati nella mente di Ashley. Con un rumoroso scatto chiuse lo specchio ed inforchettò la sua insalata.

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A cinque tavoli di distanza, Brad e Jason si sedettero con altri amici. Mentre tutti parlavano i due, seduti vicini, si scambiarono uno sguardo.

"hai visto Monica?" chiese Jason.

"no...sarà in giro per la scuola a fare l'accoglienza dei nuovi alunni...o della nuova ragazza"

"c'è una nuova ragazza?"

"si...ho sentito che è arrivata ieri in città...credo sia nel corso di turismo"

"ah...comunque...direi sia il caso di andare a cercare Monica"

"tranquillo Jason, di cosa hai fretta?"

"non ho fretta...sono solo...curioso di sapere cos'altro ha da dirci Sarah"

"anche io...anche se...non ho capito bene a cosa serva unirsi in questo...gruppo...o come vuoi chiamarlo"

"Delta Eta..."

"si...insomma...Sarah non ci ha ancora detto granchè"

"Brad...questa cosa è strana...e...Sarah lo è...e lo fu per tutto l'anno passato...quella Delta Eta...le ha fatto qualcosa"

"la Delta Eta non ha fatto niente a nessuno...sono preoccupazioni inutili le tue, Jason...lei ha semplicemente goduto della popolarità e della furbizia degli altri componenti"

“i suoi amichetti erano gli stessi che resero la vita impossibile a Lucas...”

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Arrivato in caffetteria, Austin sperava di vederlo. Di vedere Zach e i suoi occhi verdi, che ogni volta gli facevano mancare il respiro. Aveva una cotta, certo. Jessica se ne era accorta ormai da tempo. Lei insisteva perchè il suo migliore amico gay gliene parlasse, ma Austin era molto chiuso su quella faccenda. Osservava Zach per i corridoi, in quel paio di corsi che avevano insieme. Spesso ripensava al primo anno, quando lo vide per la prima volta al corso di chimica. La scelta di due settori diversi li allontanò ulteriormente, anche se vicini, effettivamente, non lo erano mai stati. Erano ormai cinque anni che Austin lo guardava dal suo angolino insignificante, mentre lui si circondava di belle ragazze e numerosi amici. Jessica le schioccò le dita di fronte al viso.

"hey...ci sei?"

"ehm..si. Non farlo più, è fastidioso"

"ok...scusami prima donna...a cosa pensi?"

"è il primo giorno...siamo tutti pensierosi"

"tu più di altri Austin...so che c'è qualcosa...e dovresti smetterla di guardarlo da lontano. Sono cinque anni che ti torturi...io direi basta"

"Jessica è...complicato..."

"senti...sono la tua migliore amica...io so molto più degli altri di come tu stia vivendo questa situazione...Austin lui è…". Jessica si fermò quando si accorse di star usando le parole sbagliate.

"etero?" continuò Austin. "lo sapevo, grazie...me ne rendo perfettamente conto del fatto che a lui piacciano le ragazze e che non potrà mai degnarmi di uno sguardo. Me ne rendo benissimo conto da solo, ma il fatto è che averlo davanti agli occhi tutti i giorni, da cinque anni, non aiuta...non aiuta per niente...e tu dovresti capirlo più di tutti, Jessica"

"hai ragione...scusami, davvero...voglio solo che tu sia...felice...è come una sorta di autodistruzione per te"

"tranquilla Jessica...questo è l'ultimo anno...cercherò di passarlo come meglio posso, per poi dirgli addio...vieni, ho visto Monica"

Entrambi si diressero attraversando la caffetteria affollata e rumorosa, dirigendosi verso il tavolo dove Monica e Allison erano sedute. Austin si sedette velocemete poggiando la tracolla a terra e il vassoio sul tavolo.

"bonjour"

Monica diede un bacio sulla guancia al ragazzo e salutò Jessica, seduta dall'altra parte vicino Allison, baciando la mano e soffinado.

Monica guardò Allison.

"loro sono Austin, il migliore amico gay che tu possa mai avere, e Jessica. Ci conosciamo dal primo"

Allison accennò un timido sorriso ed un "ciao", che venne ricambiato da entrambi i ragazzi piombati al tavolo.

Austin prese le posate usa e getta. "allora...pronte per un nuovo anno?"

"più o meno", disse Monica, "quest'anno sono ufficialmente caporedattrice del giornale scolastico...e ci sono gli esami"

"tranquilla, lo sappiamo che sarai bravissima" ,disse Austin, aprendo la bottiglietta dell'acqua.

Jessica guardò Allison incuriosita.

"tu...sei arrivata da poco?"

"si, abbiamo completato il trasferimento ieri..."

"capisco...settore?"

"turismo"

"wow, un'altra di turismo. Siete in troppi"

"nessuno vuole portare i piatti in sala, Jessica" disse Monica ridendo.

"ah ah...l'estate ti ha reso simpatica, vero?"

"simpaticissima. Credo che curerò anche una nuove sezione del giornale, umorismo, sai che risate?"

Austin posò la forchetta."tranquilla Allison, sono già stupide di loro, non farci caso"

"oh mio dio..." Jessica guardò verso il tavolo delle cheerleader. "speravo di non rivederle, purtroppo i nostri sportivi hanno bisogno di sostegno..."

Allison si sentì confusa. "parli delle cheerleader?"

"precisamente parliamo di Ashley Vikinson...dicono sarà la nuova capo cheerleader"

Monica si aggiustò gli occhiali. "wow...lei come capo cheerleader...mi toccherà anche doverle dedicare quattro righi sul giornale scolastico"

"non vi è molto simpatica, vedo"

"Ashley e Monica sono nemiche storiche" continuò Austin.

Monica lo guardò con sguardo imbarazzato. "smettila"

"tranquilla Monica...se ti arrabbi ti vengono le rughe"

Monica fece un sospiro e rise insieme ad Austin.

"sai...Allison...io e Ashley...siamo in guerra da un pò"

"tre anni" precisò Jessica.

"in poche parole...litighiamo lo stesso ragazzo da tempo ormai...e...quest'anno c'è il ballo...ci sarà da divertirsi..."

"ehm...accidenti...brutta situazione...e...lui chi è?"

Austin si schiarì la gola. “il nostro fantastico e tremendamente noioso fedelissimo studente del laboratorio teatrale della scuola: Leo Dowson”

Monica tirò uno schiaffo sul braccio al ragazzo e lui fece un saltello dal dolore, ridendo come un idiota e battendo il cinque a Jessica.

Austin alzò l’indice, indicando la zona alle spalle di Allison e Jessica. “il ragazzo con la maglia rossa...terzo tavolo a destra”.


 

SPAZIO DELL’AUTORE

 

Ciao a tutti, cari lettori!

 

Forse chi già seguiva la storia si sarà detto:” ma perché cavolo la stai ripubblicando?”

Per chi non la seguisse prima della sua ripubblicazione, arrivai fino al capitolo 15. Rimasi senza pubblicare per un po' di tempo. Semplicemente c’era qualcosa che non mi convinceva. Ma non nella trama. Ho riletto alcuni capitoli e mi resi conto di aver scritto delle cose veramente orribili e frettolose XD. Quindi ho deciso di fare una specie di rivisitazione, cambiando qualcosa qua e là...ed attualmente i capitoli sono diventati 13, ma sto già scrivendo quelli “inediti”, anche per i vecchi lettori di Delta Eta. Le modifiche sono giusto qualche cosina qua e là, ma che, seconde me, servivano…

Spero che la storia vi piaccia!
Fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni.

Accetto ogni consiglio, nel caso ne abbiate, e critica costruttiva :)

 

Buona lettura!

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Capitolo 4
*** 4 ***


4

Allison si girò in quella direzione, seguendo la descrizione di Austin. Leo era seduto con altre persone, chiaccherava sorridente, forse stava raccontando qualcosa di divertente accaduto durane le vacanze estive. Pensò che fosse carino, ma non volle dirlo in presenza di Monica, anche se,alla fine, pensò che forse non era proprio il suo tipo.

Monica fu l'ultima dei quattro a distogliere lo sguardo da quel ragazzo. "si, ecco...ci conosciamo dalle elementari"

"quindi siete amici" disse Allison.

"amici...quasi...forse, insomma...ci salutiamo e abbiamo dei corsi insieme ma...non è proprio un'amicizia"

Jessica posò il telefono in tasca dopo aver risposto a qualche messaggio. "devo fare una domanda scomoda...che tipo di rapporto ha con Ashley?"

Monica guardò il suo piatto, ormai quasi finito. "bhe...lui...lei...non lo so. Vedo che si salutano e...sembra che lui sia andato a letto con lei quest'etsate"

Austin sbarrò gli occhi. "che cosa? E io non lo sapevo?"

"tranquillo Austin...state tutti tranquilli...sono voci...quest'estate Ashley ha dato una festa prima di partire per Parigi...e lui era tra gli invitati...questa storia gira da luglio, ma non è nulla di certo. Pettgolezzi...spero"

Jessica aprì la bottiglietta del succo e ne prese un sorso, poi guardò Monica. "senti...sono stronzate...sicuramente. Noi non eravamo lì ma...Leo non va con le cheerleader...lui presiede il club di teatro...è troppo intellettuale per Ashley"

"speriamo sia così" disse Monica alzandosi dal tavolo.

Finirono il pranzo e tornarono alle ultime tre ore di scuola della giornata.

Monica si divise da Allison per andare al corso di geografia, ma si sentì chiamare da una voce familiare.

"hey Monica...aspetta".

Non era la voce di Leo, ma sperava con tutta se stessa che girandosi lo avesse visto. Quando si girò riconobbe le giacche dalla squadra di football e di basket.

"oh...ma guarda chi si rivede...Brad e Jason...ciao ragazzi"

"ciao Monica" disse Brad "noi...dobbiamo parlare"

"certo ma...io avrei geografia tra cinque minuti"

"dai Monica" disse Jason "puoi saltare l'ora della Jonson...passerete l'ora a parlare della vostra estate e delle vostre aspirazioni future...insomma...puoi saltare l'ora"

"ok ma...calmi. Vi ascolto"

I due ragazzi si lanciarono uno sguardo veloce per poi dire a Monica di seguirli.

Entrarono nella bibblioteca. C'erano poche persone, sparse per i vari tavoli, e il silenzio era imbarazzante. Scelsero un tavolo abbastanza appartato.

"wow...la bibblioteca...deve essere davvero importante ciò di cui dovete parlarmi"


 

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"quest'anno mi candiderò come rappresentante" disse Chris buttando il mozzicone della sigaretta e schiacciandolo con la punta della scarpa.

"davvero? Grande. Sarò amico del ragazzo più popolare della scuola" disse Michael continuando a guardare lo schermo del cellulare.

"potresti almeno far finta di essere interessato"

"guarda che lo sono davvero". Michael mise il telefono in tasca.

"ok...sai...ci pensavo dall'anno scorso e...ho deciso. Comunque non sarò il più popolare...ci sono sempre quei coglioni delle squadre sportive della scuola...però è anche ora che qualcuno gli levi il trono...per così dire"

"dovresti smetterla di prendertela con Brad"

"Michael...tu lo sai...lo sai bene a che punto siamo arrivati io e quel...comunque. Tenterò la candidatura. Almeno voglio provarci"

"certo Chris...è giusto così ma...non creare drammi inutili...gli sportivi sono i ragazzi più popolari della scuola. Fargli la guerra non ti aiuterà"

"e chi ha parlato di guerra? Buon viso a cattivo gioco, Michael. Buon viso a cattivo gioco. Non voglio fasciarmi la testa prima di rompermela...non ne vale la pena...ma voglio dirti solo una cosa...se davvero vincessi...ci sarà da divertirsi...voglio che quel bastardo abbassi il suo ego sproporzionato. Lui e tutti i suoi amichetti...”


 

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"ragazzi...io non so davvero cosa vi passi per la mente...è una cazzata? Mi state prendendo in giro?"

"non ti stiamo prendendo in giro, Monica" disse Brad alzando la voce poco sopra il limite consentito in una biblioteca.

"bhe...scusate ragazzi ma...nessuno era mai venuto a chiedermi di voler entrare nella CIA"

"Monica...il discorso è serio" la interruppe Jason, "calmati...la nostra proposta è vera. E' tutto vero. Ti chiedo solo di pensarci, di capire quanto potrebbe davvero servirci questa alleanza"

"questa alleanza, Jason, è una stupidaggine...cos'è? La brutta copia della confraternita del teschio e delle ossa di Harvard?"

Brad la guardò perplesso. "la copia di...cosa?"

"una confraternita diciamo segreta nata ad Harvard, formata dagli studenti più...adatti...o qualcosa del genere...cercate su Google" spiegò Monica.

Jason sospirò scocciato. "adesso sei tu che stai dicendo cazzate...il discorso è molto semplice...entri nella Delta Eta e mandiamo avanti questa baracca...popolarità...potere...certo, non pensare di avere più autorità del preside ma quasi...è l'unione dei ragazzi più popolari dell'istituto”

"volete controllare la circolazione di informazioni nell'istituto, in poche parole..." disse Monica.

"tu gestisci il giornale scolastico, quindi hai accesso a molte informzioni...che puoi usare anche a tuo e nostro vantaggio...il preside stravede per quel giornalino, la redattrice dell'anno scorso era una delle studentesse più apprezzate dal corpo docente...e lo sai bene anche tu" disse Brad.

"io...sentite...cosa volete precisamente?" chiese Monica

Brad sorrise spavaldo "semplicemente il tuo ok...la tua partecipazione...alla Delta Eta"

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Quando la campanella della fine delle lezioni suonò, centinaia di studenti si immersero nei corridoi. Claudia prese le sue cose dall'armadietto, ancora quasi vuoto. Sin infilò velocemente tra la folla e vide Emily davanti a lei, di spalle, che cercava di farsi strada tra gli altri studenti, frettolosi di tornare a casa. Claudia sentì una strana angoscia invadere il suo corpo. Gli tornò in mente l'ultima volta che parlò con Lucas, piangendo. Le tornarono in mente le urla, quelle del loro ultimo litigio. Non si parlarono per i restanti nove giorni. Al decimo Lucas venne ritrovato morto in camera sua, sul letto. Ricordava quella sera come il più limpido dei sogni, o incubi. Ricordò la folla che venne a crearsi sotto casa di Lucas quella sera. Gli sembrava quasi di sentire ancora quelle lacrime scendergli sul viso. La visione di Emily, disperata tra le braccia del padre,per la morte del fratello, la perseguitò per molte notti. Cercò di torgliersi dalla mente quelle immagini e raggiunse Emily, fuori dall'ingresso.

"Emily...hey...ciao"

"oh...Claudia...ciao, è parecchio che non ci vediamo"

"no, infatti...hai ragione...ehm...come stai?"

"io...sto bene, Claudia, grazie...si cerca di ricominciare il nuovo anno...nel migliore dei modi"

"già...poi sei al secondo anno...giusto?

"si...secondo...ancora tre anni in questo manicomio"

Claudia cercò di fare una risata. "ehm...si, è un manicomio questo posto...ma tranquilla...passerai dei bei momenti qui...te lo garantiso"

Emily sorrise, si guardò intorno imbarazzata dal fatto di non saper più mandare avanti la conversazione. Consapevole di star parlando con l'ex del fratello, ormai scomparso. "ehm...Claudia, mi ha fatto piacere incontrarti, ci rivediamo in giro magari, tra poco mio padre viene a prendermi, è meglio che vada"

"oh...certo Emily, ci vediamo in giro"

La sorella di Lucas si allontanò, si ricongiunse con un gruppo di amiche, le quali si incamminarono insieme. Claudia si strinse nelle spalle e si guardò intorno, consapevole della situazione tremendamente imbarazzante.  

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Capitolo 5
*** 5 ***


Ashley pensò a quanto sarebbe stato difficile riprendere il ritmo della scuola dopo un'intera estate passata tra viaggi, feste e ragazzi. Ci mise parecchio ad aprire gli occhi, nonostate la sua sveglia fosse estremamente martellante. Si alzò lentamente. La luce del mattino entrava dalla finestra, affievolita dalle tende rosa pastello. Pronta per uscire scese al piano di sotto. Uno yogurt e qualche noce. Seguiva lo stesso programma alimentare dal secondo anno, quando decise di diventare una cheerleader. Si guardava allo specchio e ciò che vedeva non le piaceva. Decise di approfittare della ricchezza della sua famiglia per stravolgere la sua vita. Perse 15 kili, cominciò a fare yoga, fece dei rossetti Chanel la sua filosofia di vita. Quell'anno decise che molte persone di quella scuola non erano più abbastanza per lei. Tagliò fuori molte amiche dalla sua nuova vita. Ebbe l'impressione di essere una ragazza popolare, senza popolarità. Le mancavano le conoscenze giuste. Si presentò alle selezioni delle cheerleader, buttò fuori un falso carattere da stronza e al terzo anno era già una delle ragazze più invidiate, ammirate e popolari della Bridgston. Al terzo anno fece la sua prima festa. I genitori erano alle Canarie, per dieci giorni. Decise di non seguirli e sparse per scuola la voce che casa sua, la quale vantava una superficie di 345 mtq per entrambi i piani, con tanto di pisicna, era libera e avrebbe dato una festa. Quella sera più di un centinaio di persone si presentarono a casa sua. Si ubriacò di roba che neanche lei ricordava. Ripulì la casa totalmente da sola, per poi aspettare il ritorno dei genitori due giorni dopo e tornare la figlia modello che tutti i genitori sognano. Indossò la sua giacca di Narciso Rodriguez, prese la borsa specchaindosi velocemente ed uscì, mentre sua madre la aspettava già con la macchina in moto. Era il secondo giorno di scuola e lei già non vedeva l'ora che tutto finisse. Voleva solo arrivare al diploma, trasferirsi a Parigi per continuare gli studi e dimenticare il patetico teatrino delle cheerleader e della scuola superiore. Pochi minuti dopo si accorse di essere vicino la scuola. Scese salutando la madre con un bacio volante e si diresse verso l'entrata, senza guardare nessuno in faccia. Riconobbe i capelli neri, corti ai lati e sopra riccioluti di Leo, seduto sul muretto, con un libro di Sheakspear tra le mani. Ashley si avvicinò.

"Leo...come stai?"

"oh...ciao Ashley...bene, grazie. Tu? Passata una bella estate?"

"splendida...sai...sono stata a Parigi. E' meravigliosa"

"certo, immagino..."

"già...molto...romantica...comunque...ehm...che corso hai ora?"

"ho matematica tra un quarto d'ora più o meno"

"bhe...ti va un caffè? Offro io"

Leo chiuse il libro. "certo".

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Jonhatan raggiunse Monica sull'entrata, picchiettandole sulla spalla.

"ciao Monica...devo chiederti una cosa"

"Jonhatan...ciao, dimmi"

"bhe...lo sai che voglio candidarmi come rappresentante studentesco?"

"oh...wow...sei qui per avere il mio voto?"

"no...pensavo che magari potessi aiutarmi...non lo so...volantini e...cose varie. Tu ci sai fare, sapresti come muoverti"

"vuoi che io sia la tua mente...e tu il braccio?"

"Monica...dai...vedila come una collaborazione...che può andare a favore di entrambi"

"tipo?"

"ehm...sai...i fondi della scuola negli ultimi due anni non vengono più tanto destinati al giornalino scolastico...come rappresentante parteciperei a tutti i consigli del corpo docente...potrei mettere una buona parola su giornale...e far promuovere dal consiglio alcuni tuoi progetti"

"interessante ma...neache sono iniziate le elezioni"

"ti prego...da solo sono debole...non ce la farei...ti giuro che farò qualcosa per ringraziarti se davvero vincessi, tra cui portare il tuo giornale molto in alto...e se ti dovessero servire altri favori potrei aiutarti volentieri...non fraintendermi"

"tranquillo Jonhatan...non fraintedo...non ho intenzione di farlo. Però...tornando al discorso...Fammici pensare...le cose dentro questa scuola girano molto in fretta"

"la gente non si scandalizzerà...certo...penseranno che sono raccomandato dalla capo redattrice del giornale scolastico, ok, ma tranquilla...molte cose possono anche rimanere nascoste...c'è gente che nasconde segreti da cinque anni in questo istituto, noi dobbiamo avere paura di una piccola collaborazione?"

"penso di capire a chi ti riferisci...ancora lo ricatti?", Monica lo guardò con un sorrisetto malizioso.

"no, Monica...non l'ho mai fatto"

"mh...sai...l'anno scorso giurarono di averti visto mentre ti scambiavi le risposte dei test finali con lui"

"stronzate...insomma...la gente in questa scuola parla e basta. Per dare fiato alla bocca"

"Jonhatan, davvero, io non voglio dubitare di te...ma hai cominciato a trattarlo in modo strano da quella volta...sai quanto io sia sensibile su certe tematiche"

"non preoccuparti. Non gli ho fatto niente. Siamo gli unici a sapere di lui e ok...ma abbiamo promesso che questa cosa non sarebbe uscita, infatti nessuno lo sa"

"lo spero...Jason non potrebbe mai perdonartelo"

"tranquilla Monica...è tutto sotto controllo"

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Leo e Ashley uscirono dal bar della scuola con i loro caffè in mano, parlando del più e del meno.

"Ashley...ho saputo che quest'anno sei la favorita come capo cheerleader"

"così dicono...insomma...le ragazze della squadra vorrebberò così"

"non sembri tanto convinta"

"sai...non credo di essere sicura su come si comandi una squadra"

"sei la ragazza più popolare della scuola...le ragazze ucciderebbero per avere il tuo carisma"

"Leo...a volte penso che non sia così...ho molti ripensamenti sulla mia condizione sociale in questa scuola"

"wow...Ashley Vikinson insicura...c'è qualcosa che non va"

Entrambi risero.

"tranquillo Leo...anche io posso avere delle insicurezze"

"ho sempre pensato che sotto i capelli perfettamente piastrati e le borse firmate ci fosse qualcun'altra"

"non comincerai mica con uno dei tuoi discorsi pieni di buonismo sull'essere se stessi e cose varie, vero?"

Leo la guardò con un accenno di sorriso.

"ok, mi hai beccato"

"forse hai ragione, questo non lo metto in dubbio"

"non volevo iniziare un discorso che non ti piace...è solo che ti ricordo com'eri un tempo...quando ancora parlavi con i tuoi vecchi amici"

"Leo...ti prego...non voglio parlare di Austin e Jessica. Quello è un capitolo chiuso"

"posso chiederti il perchè?"

Ashley rimase sorpresa dalla domande forse troppo invadente, ma vicino a lui si sentiva quasi più aperta al mondo e forse pentita della finta bambola che era diventata per elevarsi socialmente.

"bhe...semplicemente eravamo diversi...tutto qui. Loro la pensavano in un modo, io in un altro...niente di più...si litiga...ma non sempre si fa pace"

"mi dispiace..."

"no, Leo...davvero...preferisco che sia finita. Veramente"

"hai rancore nei loro confronti?"

"assolutamente no...niente di tutto ciò...semplicemente posso dirti che qualcosa non andava"

"in loro?"

"forse..."


 

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Capitolo 6
*** 6 ***


6

Due giorni dopo Ashley divenne la nuova capo cheerleader della Bridgston hotel school. Quel giorno c'era il doppio della gente al tavolo di Ashley. Lei era sorridente, diceva grazie a tutti coloro che si congratulavano e i giocatori delle squadre scolastiche si radunarono tutti intorno a quel tavolo nella caffetteria. Jason e Brad rimasero perplessi dalla notizia.

Jason prese Brad in disparte, tiralndolo fuori dalla folla intorno al tavolo. "davvero quella dovrebbe entrare nel nostro...gruppo?"

"chiamalo Delta Eta, è molto più serio. Nasconde la stupidità di questa pagliacciata della quale siamo parte"

"hai sentito Sarah?"

Brad prese il telefono, entrò nei suoi messaggi e lo diede in mano a Jason. "mi ha mandato un messaggio, dicendomi di avvertirla subito dopo l'elezione...è rimasta contenta dall'elezione di Ashley"

"sono amiche?"

"diciamo che Sarah è il motivo per cui oggi Ashley è la riproduzione vivente di una Barbie"

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"incredibile...quella stronza rimane costantemente al centro dell'attenzione".

Monica chiuse il suo armadietto.

"purtroppo ci riesce...e ancora non riesco a capire come" disse Austin seguendo Monica lungo il corridoio.

"il bello è che adesso sarò costretta a dedicarle uno spazio sul giornale", oltre che a codividere i benefici della Delta Eta,pensò. Perchè, alla fine, decise di accettare la proposta dei due capitani. Dopotutto era l'ultimo anno e voleva goderselo, anche se quel giorno in biblioteca lasciò Brad e Jason con un "devo pensarci". Decise di incontrarli più tardi per dare la notizia ai ragazzi. Non le importava della presenza di Ashley. Alla fine quella ragazza avrebbe usato le conoscenze degli altri componenti per farsi votare come reginetta al ballo di fine anno.

Austin decise di cambiare discorso, anche se il tema Ashley era onnipresente. "hai visto Leo oggi?"

Monica fece una smorfia. "si...era con Ashley...al bar della scuola. Le ha offerto un caffè...nenache ho voluto avvicinarmi"

"bhe...credo sia ora di agire...pesantemente"

"e come?...posso ucciderla?"

Austin sorrise. "non vale la pena finire in prigione per lei...anche se non mi dispiacerebbe prendere la sua collezione di giacche firmate"

"tolte le giacche firmate non rimane niente. Nulla di...umano...e tu dovresti schifarla più di me"

Austin sbuffò. "senti...con lei non c'è un vero e proprio odio. Però...ciò non significa che io l'abbia perdonata...non ho dimenticato il modo in cui si allontanò da me e Jessica...così...da un giorno all'altro...però sono stanco di portarle rancore"

"capisco Austin...tanto è l'ultimo anno...poi addio"

Più tardi Monica scrisse a Brad e Jason di incontrarsi in biblioteca, prima di uscire da scuola. Quando arrivò lì si sentì una fitta allo stomaco. Vide i lunghi capelli biondi di Ashley, seduta vicino ai capitani, che si girò facendo un falso sorriso come saluto. Quando Monica si sedette al tavolo più isolato della biblioteca, insieme a Brad, Jason e Ashley, fu lei a prendere la parola per prima.

"ho deciso di entrare a far parte di questa...cosa...ho bisogno di aiuto con il giornale...e per altre cose tutto ciò potrebbe tornarmi utile...lei già sa tutto?"

"siamo arrivati qui una ventina di minuti fa per spiegarle la situazione" disse Jason.

"e ho accettato", concluse Ashley guardando di nuovo Monica negli occhi, come una sfida.

Jason avvertì la tensione tra le due ragazze e continuò il discorso. "comunque...voi ricordate Sarah...la capo cheerleader dell'anno scorso?". Entrambe le ragazze annuirono.

"bene" continuò Jason, "lei è un'ex componente della Delta Eta...era capocheerleader...come te Ashley"

"ecco perchè..." disse Ashley, fissando il vuoto.

"cosa?" chiese Brad.

Ashley alzò gli occhi, guardando i ragazzi in faccia. "era...strana...comiciò a frequentare gente con cui non aveva mai parlato, andava a casa di quelle persone, spesso si sedeva con loro a pranzo e..."

"cosa, Ashley" chiese Monica, sporgendosi verso la capocheerleader.

"ehm...lei...cominciò a fare uso di...roba...tipo...non so come dire...droga. Roba molto diversa dall'erba. Roba decisamente più pesante. Ma non si presentò mai fatta di quella roba, ne a scuola ne agli allenamenti. Sembra che Dylan, quando fecero improvvisamente amicizia, e ora so perchè, gliel'abbia fatta provare...credo che lei cominciò a venderla per scuola"

Brad rimase sorpreso. "aspetta...parli di...Dylan Miller?...l'ex di Sarah?"

"si...lui cominciò a far circolare roba del genere per scuola e non solo...evidentemente si fece aiutare dagli altri componenti della Delta Eta...almeno credo...però ora mi sembra tutto molto più chiaro"

"però c'era qualcuno prima di lui...qualcuno che aveva il monopolio della roba su questa scuola" disse Jason, "pensate a Lucas...non so perchè...ma ho sempre avuto una strana impressione su quella faccenda...io credo che fossero in conflitto per aggiudicarsi questo monopolio”

"Jason...basta con questa storia...Lucas quella sera esagerò...sfortunatamente fumò roba contaminata, prodotta chissà dove e come" rispose prontamente Brad.

Monica si buttò di colpo in mezzo al discorso. "aspettate...state insinuando che la Delta Eta abbia...ucciso Lucas?"

Brad decise di chiudere il discorso. Gli sembrava una cosa stupida pensare tutto ciò. Forse era spaventato dal fatto che la Delta Eta potesse davvero arrivare a fare cose assurde pur di raggiungere i propri obiettivi. "zitti...tutti. Quello che state dicendo è stupido. Siamo qui per parlare di noi, di questa benedetta Delta Eta, che di certo non è un club di serial killer. Ashley. Sei ufficialmente una componente. Adesso, all'appello degli studenti aventi diritto di accesso diretto ne manca solo uno: il rappresentante studentesco"

"io ho una proposta da fare" disse Monica alzando la mano, "conosco uno dei candidati...certo, devono votarlo gli studenti. Ha detto che gli servirebbe dell'aiuto. E' abbastanza spietato, credo abbia le capcità adatte per far parte della Delta Eta...siamo già in quattro. Tre capitani e la capo redattrice del giornale scolastico. Sarebbe una propaganda efficace...e avremmo il nostro rappresentante"

"di chi si tratta?" chiese Jason.

"Jonhatan"

Monica notò il cambio di espressione sul viso di Jason. "penso valga abbastanza"

"non credo" rispose Jason distogliendo lo sguardo, "penso sia l'ultimo adatto a questa responsabilità"

Brad sembrava spazientito, "sentite...vediamo un pò se questo Jonhatan è un tipo, diciamo...giusto...e poi decidiamo"

"no...no lo è" continuò Jason.

"come mai ne sei così sicuro?" chiese Brad, girandosi verso Jason.

"lo conosco abbastanza...l'anno scorso avevamo un corso insieme"

Monica cominciò quasi a sentirsi in colpa per aver proposto Jonhatan. Cominciò a sospettare della reazione di Jason. Cominciò a innervosirsi e a sospettare dell'affidabilità di Jonhatan. Ashley si alzò in piedi, di colpo, raccolse la sua borsa da terra e fissò i ragazzi uno ad uno. "sappiate che tutto ciò è gia poco credibile...una specie di società che bisogna tenere segreta a tutti i costi e non so quale altre cazzate...ho dato la mia partecipazione, ma già vedo che ci saranno molti contrasti...io vado. Ci risentiamo".

Uscì velocemente dalla biblioteca, lasciando i restanti tre prescelti a quel tavolo, mentre si guardavano in faccia perplessi.

"proprio lei doveva toccarci" esordì Brad con tono pacato.

"sono le regole...se possono chiamarsi cosi...comunque l'anno scorso la stessa Delta Eta di cui stiamo entrando a far parte ha creato molti casini. Ho paura che possano davvero aver fatto qualcosa di male a qualcuno...magari proprio a Lucas. E' tutta una situazione strana, nella quale finiremo dentro. Abbiamo già troppi casini a cui pensare, ognuno i suoi. Anche io vado. Ci vediamo domani". Monica prese il suo zaino ed uscì dalla biblioteca, con la testa piena di pensieri. Si incontrò con Allison e Jessica fuori scuola, parlarono per poco, poi si incamminò verso la fermata del bus.      

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Capitolo 7
*** 7 ***


SPAZIO DELL’AUTORE

 

Ciao a tutti, cari lettori!!

 

ho pubblicato tre capitoli questa volta...quindi vi informo di cominciare dal capitolo 5, nel caso abbiate aperto direttamente il 7.

 

Buona lettura :)

7

"Ho annunciato la mia candidatura...per quanto ne so gli unici candidati siamo io e Jonhatan". Chris sembrava fiero di ciò che diceva. Erano solo due i candidati come rappresentante studentesco, almeno per ora.

"anche se...chiunque potrebbe candidarsi" continuò scegliendo il suo pranzo dal bancone della caffetteria.

"e chi altro potrebbe candidarsi? Non ho visto gente molto convinta in questo istituto" rispose Michael.

"comunque..." continuò Chris, "Jonhatan è del settore di sala...e in questa scuola circa il 70% degli studenti segue il corso di cucina...praticamente sarei già in forte vantaggio se riuscissi ad avere i voti degli studenti di cucina...non sarebbe per niente male".

Michael prese il suo vassoio e cominciò a cercare un tavolo e non parlò fino a quando non trovarono posto. "sai...non è proprio così che funziona Chris...l'anno scorso il rappresentate studentesco era del settore di turismo...e i ragazzi del corso di turismo rappresentano la parte più piccola della popolazione scolastica...ciò che ti serve è la propaganda"

"e dimmi...come dovrei fare propaganda politica in una scuola?" disse Chris inforchettando la pasta.

"cercando il consenso dei ragazzi più popolari della scuola...come i capitani...o i ragazzi che si occupano dei corsi extra scolastici e i cocchi del preside...se non il figlio stesso del preside"

"Josh? dovrei chiedere aiuto al figlio del preside, alias lo studente più raccomandato della scuola?" rispose Chris piuttosto sorpreso.

"se può servirti perchè no? Tutti cercano di farselo amico apposta...e le ragazze cercano di farselo e basta...apposta" disse Michael quasi divertito.

"e comunque non striscerò dai capitani delle squadre...come ti viene in mente?"

"Chris...dio mio...non potrai di certo vincere le elezioni se il capitano della squadra di football, ovvero il super popolare Brad, è il tuo principale nemico...io comincerei a muovermi...ho visto Monica parlare con Jonhatan l'altro giorno all'entrata di scuola...praticamente si è già prenotato la stampa...adesso tocca a te".

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Quel giorno Monica vide Leo seduto da solo in caffetteria. Si girò verso i suoi amici per chiedere il consenso di avvicinarsi e ottenne dei sorrisi e dei cenni positivi con la testa, oltre che a delle risatine scatenate dalle battutte allusive di Austin. Si avvicinò lentamente al tavolo, fino a quando poggiò il suo vassoio e Leo alzò lo sguardo verso Monica.

"posso?" chiese Monica educatamente.

"certo, accomodati" rispose Leo sorridente.

"cosa leggi?" disse Monica cercando di iniziare un discorso con lui il prima possibile.

"ehm...Shakespeare...Amleto precisamente"

"wow...ehm...fico...cioè..."

"tranquilla...molta gente si stupisce del fatto che un diciottenne legga Shakespeare" disse Leo ridendo.

Monica guardò il suo sorriso e rimase quasi incantata.

"scusami ma...Shakespeare non è proprio il mio genere...però...visto che il progetto di teatro è nelle tue mani quest'anno...non mi sorprende che tu legga i suoi drammi...quindi...come ti senti all'idea di dover dirigere il gruppo di teatro?"

"è un'intervista per il giornalino? non sono pronto"

Monica rise. "tranquillo...non sono in modalità giornalista...è solo una semplice ed innocente chiaccherata...anche se in futuro sarai in prima pagina sul mio giornalino, promesso".

Leo sembrò accennare una risata, però sincera. "bhe...studio teatro da quando avevo sei anni...certo...avremo un insegnate tetarale ma...chi presiede il gruppo sono io e spesso mettere tutti d'accordo è difficile...ma sono convinto che sarà un'ottima esperienza...tu? cosa mi racconti?"

Monica sembrò impreparata alla domanda. "io...in realtà...ho un pò di ansia...il giornale...gli esami...l'ultimo anno...sembra tutto così difficile"

"no dai...io credo che invece andrà benissimo...si, gli esami possono spaventare ma...basta saper gestire il tutto...e penso che tu possa riuscirci benissimo" disse Leo, ancora sorridente.

"grazie..." Monica si sentì imbarazzata. "e...ehm...più in la tienimi informata sullo spettacolo...mi piacerebbe davvero fare un bell'articolo sul vostro gruppo quest'anno...ho visto che gli altri anni il giornale non dava molto peso alla cosa...io la trovo fantastica"

"oh... ti ringrazio Monica, davvero...il teatro in questa scuola è molto sottovalutato e rispetto a quando iniziai io a seguire il corso al primo anno...diciamo che le partecipazioni sono sempre meno...servirebbe qualcosa per far rivivere il progetto"

"hey...perchè non ti candidi come rappresentante?" Monica si rese conto veramente delle sue parole troppo tardi. Aveva promesso il suo sostegno a Jonhatan e aveva dato un'idea ad un nuovo potenziale concorrente. Ormai la domanda era fatta, anche se non era del tutto dispiaciuta all'idea che Leo si candidasse. La sua candidatura se non anche la possibile vittoria li avrebbe avvicinati, o almeno è ciò che sperava Monica.

"io? Candidato? sinceramente non credo sia la cosa giusta da fare"

"la mia è solo una proposta...gli altri candidati sono Jonhatan e Chris...non sono avversari così temibili, fidati"

"sarò sincero...non mi ci vedo, anche se ciò darebbe molta visibilità al gruppo di teatro" disse Leo abbassando lo sguardo verso il libro.

"anche a te e a qualsiasi altra iniziativa nel campo artistico proposta dalla scuola...pensaci, io credo che tu abbia le potenzialità"

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"sei sicura? Loro due?" disse Brad aprendo il suo armadietto. Monica era dietro di lui, cercando di tenere un tono di voce basso, nonostante il corridoio fosse affollato.

"tranquillo Brad...dobbiamo sceglierli noi i restanti sette prescelti giusto? Rimane solo il rappresentante studentesco e intanto potremmo cominciare a proporre dei possibili prescelti...Austin e Jessica penso siano più che adatti"

"cosa te lo fa credere?" rispose Brad prendendo il libro di letteratura.

"Austin è uno dei ragazzi più conosciuti nell'universo femminile di questa scuola. Ha insegnato a quasi tutte le ragazze di scuola a mettersi il rossetto nel modo giusto"

"dovrebbe interessarmi?" disse Brad quasi annoiato dal discorso.

Monica chiuse velocemente con la mano sinistra l'armadietto di Brad, il quale rimase sorpreso dal gesto. "patti chiari, amicizia lunga Brad...ti sto facendo capire quanto potere ha il nostro caro Austin su molte ragazze di questa scuola...siete voi ragazzi che non ve ne rendete conto"

"e Jessica?"

"tu fidati di me...sono molto validi entrambi"

Brad si girò verso l'orologio sulla parete del corridoio, "ho lezione, devo andare...ma...Austin e Jessica non si parlavano più con Ashley...giusto?"

"più che giusto...ma non lascerò che Ashley ostacoli il loro ingresso nella Delta Eta. Anzi...lei è solo una prescelta con diritto di accesso diretto...anche se non se lo meriterebbe...ma siccome si basa tutto sulla popolarità..."

"senti Monica...non voglio sentire le tue polemiche su Ashley e su come vi stiate antipatiche a vicenda, ok? Devo andare..." Brad si allontanò, poi si girò verso Monica, rimasta li, a fissarlo.
"ah...Monica...tieniti libera questa sera...Sarah vuole parlare con tutti noi...ore 20, al locale in centro...non mancare".

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Non era ancora arrivato il weekend e nei locali del centro erano molti i giovani che si concedevano una serata con gli amici. Ashley passò davanti a vari pub e bar, riconoscendo alcuni studenti della Bridgston. Vedeva le insegne luminose e sentiva la musica dei locali cambiare man mano che camminava lungo il marciapiede. Il Club Soho era il locale prediletto dagli studenti dell’ultimo anno della Bridgston. Per gli studenti era “il locale in centro”, tutti o quasi a scuola lo chiamavano così. Ashley si fermò davanti la sua entrata, cercando di capire se gli altri ragazzi fossero già arrivati. Vide Brad, poi Jason, Monica e infine vide un milkshake alla fragola sul tavolo: Sarah. Si chiese perché si ostinasse ancora a bere quel milkshake, immaginava di trovare una birra, un calice di vino o un cosmopolitan, non un milkshake. Almeno in uno dei locali più in voga tra i giovani della città. Entrò a passo sicuro, assicurandosi che qualche ubriaco non le rovesciasse il cocktail addosso o peggio ancora sulla sua Michael Kors. Sarah le sorrise e tutti gli altri presenti al tavolo si girarono a guardarla. Solo Sarah si alzò per salutarla, le fece i complimenti per il colore della borsa e si sedettero.

“grazie per essere venuti stasera, ragazzi…l’incontro di stasera è molto importante, almeno per me. Vorrei capire come sta andando riguardo la Delta Eta…ci sono problemi?” disse Sarah con un sorriso appena accennato sul volto.

“non particolarmente…” rispose Brad, guardando le ragazze che giravano per il locale.

“però ci sono” disse Sarah con un tono più freddo.

“siamo confusi, Sarah” continuò Monica, a braccia conserte e gambe accavallate.

“confusi da cosa? Ditemi”

“è strano…insomma…sappiamo come muoverci, solo fino ad un certo punto” spiegò Monica, mentre fissava Sarah negli occhi.

“in realtà sappiamo cosa fare…siamo indecisi su alcuni punti però” disse Jason.

Ashley rubò la parola a Sarah, che sembrava stesse per dire qualcosa. “Non sappiamo chi scegliere…dobbiamo scegliere sette studenti del quinto anno giusto?”.

“si…si, dovete” rispose Sarah, “sette studenti a vostra scelta…ma che sia una scelta gradita alla maggior parte di voi”.

“è proprio questo di cui parliamo” intervenì Jason.

“fin’ora le proposte non sono state fantaschiche” disse Brad, guardando Monica. La ragazza fece un segno di disappunto con la testa, “Brad…nella Delta Eta non entrerà nessuno dei tuoi scimmioni della squadra di football”

“sono d’accordo” disse Sarah, prendendo un sorso del suo milkshake.

“pensi che i tuoi amichetti siano migliori, giusto Monica?” rispose il capitano, irritato dalle parole di Monica.

“ragazzi…calmi un attimo” disse Sarah, “i ragazzi che dovrete scegliere devono avere qualità…particolari, diciamo…devono avere una certa…”

“popolarità?” l’interruppe Monica.

“devono avere qualche ruolo particolare…oltre alla popolarità…quella scuola è piena di club, laboratori…e ci sono studenti che hanno lanciato vere e proprie tendenze in quella scuola…ecco…studenti che valgano il ruolo per cui sono scelti”

“le proposte sono state Austin Fitzgerald e Jessica McCornick” disse Brad, convinto di ricevere il disappunto di Sarah, particolarmente sorpresa nel sentire quei nomi.

“Austin e Jessica? Il gay e…l’amichetta?”

“tranquilla Sarah, sono miei amici, li conosco dal primo anno” si giustificò Monica.

Sarah posò il bicchiere del milkshake ormai vuoto sul tavolo, “conosco Austin…da quel che so molte ragazze di scuola hanno una grande fiducia in lui…se poi si parla di scarpe, borse e musica pop è un ottimo consigliere…adorabile. Sicuramente un portavoce dell’universo femminile del nostro istituto. Interessante come proposta…e cosa mi sai dire di Jessica?”

Monica si sporse verso i ragazzi, come se stesse per rivelare un pettegolezzo, “Jessica è la responsabile delle elezioni studentesche di quest’anno”.

“stai scherzando…” commentò Brad.

“assolutamente no. E’ stato il preside a proporle l’incarico. Controllerà le campagne elettorali dei candidati, gestirà i dibattiti e deciderà la data per le votazioni…avrà accesso ai programmi elettorali e sarà tra gli studenti incaricati del conteggio dei voti…e tra i candidati c’è un ragazzo che potrebbe essere adatto a noi”.

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“sapete perché Monica non è venuta?”.

Jessica aprì il cartone della pizza e ne prese una fetta.

“non ne ho idea a dire la verità…ha detto che aveva delle cose da vedere per il giornalino” rispose Austin aprendo il frigo per cercare qualsiasi cosa avesse un contenuto alcolico superiore al 5%.

“una birra andrà più che bene, Austin” disse Allison

“ok…capito…la nuova ragazza in città non è una gran bevitrice” disse Austin chiudendo il frigo con tre birre in mano.

“è solo che…non sono molto abituata” disse Allison.

“tranquilla…non ti faremo diventare un’alcolizzata”. Jessica fece un sorriso e diede una fetta di pizza ad Allison.

Austin aprì le birre. “allora, Allison…sappiamo così poco di te”

“non c’è molto da sapere su di me”.

“non ci crediamo…com’era la scuola dove andavi prima?” chiese Jessica.

“era…all’apparenza una normalissima scuola” rispose Allison.

“all’apparenza? Era una scuola di criminali, dì la verità” disse Austin.

“non proprio…era una scuola…ma come in tutte le scuole ci sono nemici, rancori, gelosie...”

“avevi tanti amici?” disse Jessica. Austin la guardò in modo strano, come un rimprovero per la domanda forse troppo invadente.

“avevo un piccolo gruppo di amiche…ma non erano di scuola. Io e le mie amiche ci conoscevamo dalle elementari…anzi, ci conosciamo”.

“accidenti” intervenne Austin, “ mi dispiace…deve essere stato difficile”.

“un po'…ma ero psicologicamente preparata a ciò…era parecchio che in casa si parlava del trasferimento”.

“i tuoi si spostano per lavoro?” chiese Jessica.

“mio padre…lavora nel settore marketing di un’impresa con vari sedi nel paese…e ogni tanto lo sfanculano in qualche parte di esso…nuovi progetti, corsi di aggiornamento…un po' di tutto”

“ormai è l’ultimo anno di scuola…tra un po' saremo indipendenti…o almeno saremo sulla buona strada per esserlo” disse Austin, che nel frattempo era già a metà birra. “troveremo un lavoro…non dipenderai più dalla vita frenetica dei tuoi”.

“a volte penso al fatto che siamo arrivati alla fine…l’ultimo anno. A pensarci mi vengono i brividi” disse Jessica.

“già…è veramente strano” disse Allison, “voglio godermelo…viverlo”

“l’ultimo anno di scuola si vive molto bene…con un bel ragazzo da invitare al ballo” disse Austin, guardando le ragazze.

“potremmo dire la stessa cosa a te, caro Austin” rispose Jessica, divertita.

Austin si alzò per prendere un tovagliolo e si diresse verso lo stereo nel soggiorno per mettere un po' di musica, “tranquille ragazze, non vi preoccupate per me…Allison…c’è qualcuno che ti piace a scuola? Lo so che è poco che frequenti ma…avrai allungato l’occhio, spero”.

“diciamo che quella scuola offre molto ma…sinceramente non saprei” disse Allison, quasi imbarazzata.

“è ancora presto…ma tranquilla, scherziamo” disse Jessica, come per calmarla.

“adoro questa canzone!” gridò Austin.

“Austin è un grande fan di Lady Gaga” disse Jessica, girandosi verso Allison.

“Gaga è una religione…dai, venite a ballare!”.

Austin prese le due ragazze e le tirò a sé verso il soggiorno.

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Il club Soho cominciò ad essere affollato.

Jason era infastidito da ciò. Voleva andarsene da lì e scrollarsi di dosso tutte le cazzate dette a quel tavolo quella sera. Monica cercava ancora di convincere Sarah della validità dei suoi amici come prescelti e sembrava ci stesse riuscendo. Ashley non parlò molto. Non disse nulla riguardo Austin e Jessica. Tutti a quel tavolo sapevano del rapporto ormai andato tra loro tre. Ashley li vedeva nel corridoio, nella caffetteria. Pensò spesso di avvicinarsi a loro, piangere e scusarsi. Li aveva messi da parte. Li aveva nascosti. Li teneva lontani, come se avessero potuto rovinare la sua nuova immagine. Quando entrò nelle Cheerleader una ragazza dell’ultimo anno le disse:” davvero li conosci? Quella è gente strana, fidati”. Il giorno dopo non li cercò neanche più a pranzo. Austin e Jessica la guardavano da lontano, seduti al loro tavolo, mentre lei si circondava di ragazzi e gente popolare.

Ashley si alzò, si scusò dicendo di dover tornare a casa. Salutò Sarah e fece un accenno con la mano agli altri.

“era troppo per lei” commentò Monica.

“che vuoi dire?” chiese Jason.

“sappiamo tutti che rapporto abbia con Austin e Jessica. Sappiamo tutti che è stata lei a distruggerlo. Si sente una merda…perché sa che è colpa sua” rispose Monica.

“ci godi proprio eh?” disse Brad.

“Brad…non so dove tu voglia arrivare, ma di certo non passerò il resto dell’anno a sentire i tuoi interventi stupidi”.

“cosa c’è? Hai paura che Ashley ti porti via il teatrante? Quel coglione si è candidato come rappresentate. Ti ci ho visto parlare ultimamente…sei stata tu a proporgli la candidatura? Gli hai detto di tutto questo?” disse Brad, innervosito.

“non gli ho detto niente. Questo è un segreto che di certo non può finire nelle mani di chiunque. E il ragazzo di cui ho parlato prima non è Leo Dowson”

“ancora stai sostenendo Jonhatan?” disse Jason.

“io…si. Insomma...penso che la cosa possa funzionare”

“lui sa?” chiese Jason.

“no. Ripeto. Solo noi sappiamo”.

“bene” disse Sarah, “la situazione è abbastanza complicata. Dovrete prima risolvere le vostre faide personali…che siano causate da rancore o gelosie o non so cosa…non mi importa. Vorrei semplicemente vedere un gruppo unito…state sottovalutando tutto questo”

“possiamo andare via adesso?” chiese Brad.

“voglio solo sapere chi è l’altro candidato” disse Sarah.

“Chris…Chris Davis” disse Jason.

“dopo questa posso andare a casa”. Brad prese la sua giacca e salutò Jason.

“ma cosa avete tutti stasera?” disse Sarah.

“Brad rischiò di essere sospeso al secondo anno. Penso tu abbia capito che ha problemi piuttosto seri con Chris…sembra che Brad lo infastidisse…penso che si trattasse proprio di bullismo. Una sera Brad invitò Chris ad una festa, come in segno di pace, falso ovviamente. La serata finì con Chris tremendamente ubriaco per colpa di Brad e dei suoi amichetti. Andarono in camera della sorella di Brad…presero qualche trucco e cose così…conciato per le feste gli scattarono una foto che fece il giro della scuola…da quel che so Chris gli giurò che gliel’avrebbe pagata…ora è candidato” spiegò Monica.

“e se vincesse?” chiese Sarah.

Jason spostò indietro la sedia, si girò, prese la giacca e rimise la sedia in ordine. “non serve neanche chiederlo Sarah…Chris è un bastardo. O almeno lo è diventato dopo quel fatto. Lui e il suo amichetto…Michael…stanno tramando qualcosa…se davvero vincesse…bhe...ci toccherà raccogliere il cadavere di Brad da qualche fossato”.

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Capitolo 8
*** 8 ***


8

L’arsenico è uno dei veleni più letali. E’ un minerale presente nella crosta terrestre. Claudia aveva cercato informazioni su quella sostanza per giorni dopo la morte di Lucas. Anfetamine contaminate da arsenico. Questo fu il resoconto finale della polizia. Le sembrò banale come morte, ma si sentì irrispettosa nei confronti di Lucas nel pensare quella cosa. Il pullman era chiassoso, già all’andata, alle 7:45 di mattina. Tutti parlavano con il proprio compagno di viaggio. Jessica era vicino a Claudia. Si sentiva imbarazzata, non sapeva di cosa parlare. Aveva vicino a lei la ragazza rimasta tragicamente single. Claudia era stanca di quel silenzio. Era consapevole che le persone intorno a lei facevano fatica a parlare per l’imbarazzo.  

“allora…responsabile delle elezioni studentesche…come ci si sente?” improvvisò Claudia.  

Jessica rimase quasi sorpresa del fatto che Claudia avesse parlato per prima.   

“oh…io…mi sento quasi importante”. Risero entrambe. “il preside mi ha proposto questa cosa, anche perché gli altri studenti che secondo lui erano meritevoli hanno rifiutato…ma io ho voluto prendere l’incarico”.  

“anche Jennifer Harris?” disse Claudia.  

“già…la migliore studentessa dell’istituto ha rifiutato la possibilità di essere ancora più…migliore” rispose Jessica.  

“la migliore del settore di cucina…” continuò Claudia “diciassette concorsi vinti dal primo anno, massimo in tutte le materie e borsa di studio assicurata a fine anno”.  

“beata lei…” commentò Jessica, guardandosi intorno.  

“cosa pensi dei candidati?” chiese Claudia.  

“Leo, Jonhatan e Chris…mh…direi che la scuola non è proprio nelle mani migliori” disse Jessica.  

“allora vincerà il meno peggio” rispose Claudia, guardando fuori dal finestrino.  

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“sono arrivata in città il giorno prima che cominciasse la scuola”.  

Allison era seduta su un muretto, nel piazzale di fronte l’istituto. Gli studenti arrivavano ad ondate, chi arrivava col bus, chi era accompagnato dai genitori. Chris era di fronte a lei.  

“giusto in tempo per entrare in questo manicomio” disse Chris.  

“ho già sentito nominare questo istituto come un manicomio…cominciate a farmi preoccupare”.  

Chris rise, “tranquilla…è solo l’esasperazione degli studenti che sono qui dentro dal primo anno e non vedono l’ora di avere un diploma tra le mani per andare via da qui”   

“e così sei candidato...come mai questa scelta?”  

“è l’ultimo anno e…ho voluto tentare” disse Chris, sorridendo.  

Allison rimase colpita da come gli occhi di Chris si illuminavano ad ogni sorriso. Quei denti erano splendidamente bianchi. Il sorriso si univa perfettamente ai suoi occhi verdi e ai capelli biondo cenere.  

“lo fai per divertimento?” chiese Allison.  

“no…assolutamente. Chi si candiderebbe come rappresentante di un manicomio per…divertimento?”  

“hai qualche progetto a cui stai pensando per la campagna?” disse Allison.  

Chris si tolse lo zaino dalle spalle, lo aprì ed estrasse un foglio. Lo diede ad Allison.  

“wow…ehm…è veramente bella come cosa Chris. Sono contenta che tu abbia scelto questa tematica. Hai avuto problemi di bullismo in passato?” disse Allison, guardando Chris negli occhi.  

“diciamo che…si. Ho avuto i miei problemi in passato. Tempo fa. Nel tempo la situazione si è calmata ma…di certo è qualcosa che non dimentichi”.  

Allison guardava la locandina. “stamperai questa?”  

“penso di si...dovrò distribuirle per tutta la scuola e…esporre le mie idee” disse Chris, come se si fosse reso conto solo in quel momento di essere un candidato.  

Allison passò il foglio a Chris, che tornò a sorriderle, come soddisfatto che ad Allison l’idea fosse piaciuta.  

“io credo che tu possa farcela…potresti essere la voce degli sfigati di questa scuola…ma non fraintendermi” disse Allison.  

“ho capito” rispose Chris, “ho anche altri punti…laboratori, concorsi e…tutte quelle cose li, ma non voglio annoiarti”.  

“mi fa piacere parlare di queste cose…penso che saresti veramente un ottimo rappresentante. Se dovesse servirti dell’aiuto…fammi un fischio”.  

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Allison camminava verso l’armadietto. Nel tragitto dalla classe all’armadietto le vennero date due spille e quattro volantini delle elezioni. Guardò i volantini di Leo e Jonhatan e pensò a quanto Chris fosse rimasto indietro con i preparativi. Le era piaciuto parlare con lui. In giro aveva sentito che Chris ebbe dei problemi con il capitano della squadra di football. Cominciò a pensare che il motivo per cui lei si avvicinò quella mattina a lui per parlare fosse una specie di dovere morale nei confronti di un ragazzo emarginato con una reputazione distrutta. Ma Allison si convinse anche del fatto che, nonostante tutto, Chris fosse particolarmente motivato e sapeva quello che stava facendo.   

“ho sempre pensato che Chris avesse dei bei occhi”.  

Allison si girò di colpo, come spaventata.   

“oddio Austin…non spuntare così alle spalle…mai più”  

“scusa, è più forte di me fare queste entrate…ad effetto. Comunque, Chris è un bel ragazzo alla fine, mi fa piacere che tu abbia conosciuto qualche ragazzo” disse Austin, appoggiato con le spalle all’armadietto vicino a quello di Allison.  

“Austin…credo sia anche più forte di te doverti fare gli affari degli altri” disse Allison.  

“oddio…tesoro, dai…scherzavo. O forse no. Anzi no. Sono serio. Lo so che non sembra ma…sono davvero contento…e curioso…ti prego, ti prego, ti prego”  

Allison fece un sospiro. “noi abbiamo parlato un po'…tutto qui”  

“di…cosa?” chiese Austin.  

“un po' tutto”, Allison chiuse l’armadietto, “se mi piace la scuola, delle elezioni…”  

“classici discorsetti per attaccare bottone…con quale tecnica si è avvicinato?”   

“mi sono avvicinata io…mi sono seduta sul muretto e abbiamo cominciato a chiaccherare…gli ho anche detto che lo avrei aiutato con le elezioni, nel caso ne avesse bisogno” disse Allison.  

“wow…siete entrati in sintonia eh? Sai…l’ho sempre sottovalutato”   

“tutti lo avete sottovalutato perché lo hanno preso di mira ingiustamente. Avete creduto alle stronzate dei ragazzi più popolari della scuola. Incredibile quanto quei ragazzi possano influenzare questo istituto. Sembrano una specie di setta segreta che controlla questo posto”.  

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Monica mise sul tavolo un foglio prima di sedersi. La biblioteca era totalmente vuota. Il silenzio era imbarazzante.  

“cos’è?” chiese Brad.  

Monica spinse il foglio verso di lui, mentre Jason e Ashley sembrava avessero già capito. “è la lista delle persone che potrebbero entrare nella Delta Eta”.  

“l’hai fatta tu?” disse Brad, perplesso.  

“sono proposte…”.  

“Claudia James? L’ex di Lucas?”. Brad leggeva i nomi sulla lista e sembrava sempre più sorpreso.  

“perché Claudia?” disse Ashley, prendendo il foglio dalle mani di Brad.  

“sono tutte persone che hanno le qualità per entrare…nessuno di voi ha dato dei nomi…ha proposto dei ragazzi…niente…quindi ci ho pensato io…e questi sono i nomi” rispose Monica.   

“Josh Green? Stai scherzando…” disse Ashley, passando il foglio a Jason.  

“Josh è il figlio del nostro caro preside…fidatevi, la sua presenza tornerà utile” disse Monica.  

“comunque...sei davvero sicura di Austin e Jessica?” disse Ashley.  

Monica guardò Ashley con aria soddisfatta, “assolutamente si. Hanno tutte le carte in regola”  

“non capisco perché dobbiamo far entrare i tuoi amichetti” disse Ashley, accavallando le gambe.  

“oltre a Austin e Jessica non ho molte altre conoscenze nella lista, anzi…sono semplicemente persone che ho…studiato…con molti di loro non ho mai parlato…vi dico che potrebbero essere le persone che cerchiamo…ma c’è solo un modo per scoprirlo davvero”.  

“ovvero?” disse Jason.  

“faremo una festa…” disse Monica.  

“cosa? Una festa? Tu sei fuori...” rispose Brad.  

“organizzeremo una festa per il quinto anno…facendo in modo che ci siano prima di tutto i nomi di questa lista e in generale più gente possibile, solo dell’ultimo anno. Durante la serata avremmo modo di conoscere gli altri ragazzi e capire davvero chi merita. Ashley, faremo la festa da te”.  

“non se ne parla. Il quinto anno sono più di duecento studenti!” disse Ashley, innervosita, “questa idea è stupida".  

“è l’unica più efficace a dire il vero, Ashley” disse Jason, “casa tua è immensa e in questa scuola c’è gente che ucciderebbe pur di partecipare ad una tua festa”.  

“forse non vi rendete conto che una festa non può essere organizzata in cinque minuti. E i miei? Cosa gli dico?”.  

   

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“Josh Green è ciò di cui abbiamo bisogno”. Michael era seduto su uno scalino, di fronte l’ingresso della scuola. Chris si guardava intorno, pensieroso. “non sono sicuro Michael…il figlio del preside mi darà la nomina di raccomandato. Nomina che lui ha dal primo anno”.  

“non capisci che opportunità potrebbe darti quel ragazzo. Pronto? E’ il figlio dell’uomo che gestisce questo istituto. Sarà la nostra arma vincente” rispose Michael, con una certa enfasi.  

“io…”.  

Michael si alzò in piedi, interrompendo la risposta dell’amico, “ascoltami bene Chris…la storiella della vittima di bullismo ormai ha stancato. Capisco i problemi che hai avuto in passato. Non è bello ciò che hai subito. Su questo mi trovi perfettamente d’accordo. Ma le elezioni in questo posto sono sempre state spietate…guarda lì”. Chris si girò, seguendo lo sguardo di Michael. Videro Ashley ridere ad una battuta di Leo. Erano uno di fronte all’altro e parlavano come se fossero amici da una vita.

“vedi di cosa sto parlando?” Michael scese di un paio di scalini, fino a quello di Chris, “Leo che è entrato nelle grazie della capocheerleader…Jonhatan che ha chiesto sostegno a Monica…e tu? Ti rimane l’ultimo tentativo…Josh Green”.  

Chris si girò verso l’amico, “ok…lo farò. Cercherò Josh. Ma cosa posso dirgli?”  

“devi…corromperlo…credo. Devi dargli un buon motivo per venire dalla tua parte”  

“questo lo avevo immaginato, Michael. La domanda è: quale motivo posso dargli?”  

Michael sembrò impreparato alla domanda. Chris sistemò lo zaino sulle spalle e cominciò a scendere gli scalini, poi si girò verso Michael, ancora in cerca di una risposta ai dubbi di Chris:" tranquillo Michael...so quello che faccio...parlerò con Josh. Ma non è la persona di cui ho davvero bisogno. E' una cosa che devo vedere da solo...ci vediamo".  

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Capitolo 9
*** 9 ***


9

"credo che dell'erba cipollina ci stia benissimo". L'ambiente delle cucine era molto caldo. Tutti e 24 gli studenti erano totalmente impegnati su quei fornelli. Ogni tanto qualcuno sbirciava il lavoro del compagno, per controllare se quello che stava cucinando sarebbe venuto meglio del suo. Il professore saltava da una postazione all'altra, commentando quasi mai negativamente le pietanze dei suoi studenti. "manca un pizzico di sale", "cerca di farlo amalgamare bene", "stai facendo un buon lavoro", "molto bene..". Tutti gli studenti del quinto anno avevano solo un obiettivo che poteva essere più importante di un diploma conseguito alla Bridgston: il DH Hotels Contest. La catena alberghiera di lusso DH Hotels ogni anno creava un concorso che aveva come obiettivo la "scoperta" dei futuri professionisti del settore alberghiero. Il concorso permetteva un vincitore per ogni settore di studio, al quale sarebbe poi spettato un contratto con la stessa catena alberghiera in un hotel di chissà quale parte del mondo. New York, Parigi, Dubai, Tokyo...alcuni studenti aspettavano questo concorso dal primo anno e la concorrenza diventava particolarmente spietata. Il contest si articolava in tre prove nel corso dell'anno, alla fine del quale sarebbero stati nominati i vincitori. Josh era a conoscenza di questo concorso già da prima della sua iscrizione alla Bridgston. Sfruttava fino all'ultimo minuto delle lezioni di cucina per perfezionare al meglio i suoi piatti, mentre i suoi compagni di classe lanciavano dei commenti a bassa voce che a volte riusciva a sentire, anche se avesse preferito non sentirli. Amava ciò che faceva e le sue aspirazioni erano molto alte. Ma essere il figlio del preside ha sempre complicato la sua permanenza in quella scuola. Al terzo anno passò un momento di crisi che lo portò quasi a cambiare scuola. I genitori lo mandarono dalla consulente scolastica e lui fece finta che quei venti minuti di chiacchere senza senso avessero risolto il problema. Rimase a scuola e ingoiò ogni boccone amaro. "ottimo lavoro Jennifer". Il prof portò nuovamente alla bocca un assaggio della salsa preparata dall’alunna modello. Tutti si girarono verso di lei, mentre il professore si complimentava. Ormai era un avvenimento noioso e ripetitivo. Jennifer era elogiata dai tempi delle elementari. Sostenevano che sarebbe potuta diventare un grande medico o una grande avvocatessa. Forse presidente. Ovunque lei andasse avrebbe sempre avuto un grande futuro. Già quattro hotel a cinque stelle erano in contatto con lei. Aspettavano solo che si diplomasse mentre i suoi compagni di scuola venivano nascosti involontariamente dalla sua ombra. Josh vedeva in lei una grande rivale. Il DH sarebbe iniziato tra poco più di due mesi e le sue salse erano già da stella Michelin. ----------------------------------------------------------- 

Zach legò i lacci delle sue scarpe stretti a morte. Due anni prima una scarpa slacciata, la destra, gli procurò una caduta tremenda e un dolore lancinante per giorni, oltre alla perdita dei 100 metri. Tutti sostenevano fosse il migliore nella squadra d'atletica della scuola. In camera sua usava appendere le medaglie sui dodici trofei esposti sulla mensola. Quell'anno i trofei potevano diventare tredici.  

"fare lo stalker non è una cosa carina, Austin". Jessica si sedette vicino all'amico, sugli spalti del campo, mentre lui osservava Zach posizionarsi per la partenza.  

"mi sto impegnando per diventare un professionista...dovresti vedere quanti profili Facebook visito in un'ora". 

Jessica rise e sistemò lo zaino sulle gambe. Cercò Zach tra i ragazzi e provò una strana sensazione all'idea che il suo migliore amico lo osservasse da cinque anni, consapevole che nulla sarebbe mai accaduto. 

"che schifo...".

Jessica si girò verso Austin, chiedendosi il perché di quelle parole.  "cosa?" 

"ho detto: che schifo...che schifo tutto", Austin indossò i suoi occhiali da sole e si sdraiò, come per prendere il sole.  

"perché dici questo?" Jessica si sentì come la sua consulente privata, cosa che effettivamente era dal primo anno.  

"sono stanco Jessica...hai idea da quanto io gli stia correndo dietro?" 

"ehm...cinque fottutissimi anni?" 

"esatto. Cinque fottutissimi anni. Come ho fatto a prendere una sbandata per un ragazzo che non può..." 

"ricambiare?". 

"esatto". 

"bhe...caro Austin...non possiamo di certo scegliere con piena consapevolezza la persona di cui prenderci la cotta della nostra adolescenza". 

"in questa scuola non ci sono gay" disse Austin, con tono inespressivo. 

"lo credi tu, tesoro", Jessica si girò verso Austin, ancora intento a prendere il sole, "solo che gli altri ragazzi gay di questa scuola non sono emancipati come te...semplicemente non si sentono pronti per...il grande salto". 

Austin fece un accenno di risata, come per sminuire le parole dell'amica. Si alzò ed aiutò anche Jessica a farlo.  

"comunque ho il laboratorio di turismo tra un quarto d'ora". 

Nei corridoi gli studenti si fiondavano ai loro armadietti per prendere il libro della lezione seguente o la divisa per qualche esercitazione pratica. Austin e Jessica attraversarono tutto il corridoio parlando del volantino di Chris come candidato. Trovarono anche una copia infilata nella fessura dell'armadietto.  

"hey...ragazzi". 

Rimasero quasi pietrificati al suono di quella voce. Austin si girò velocemente, sapendo benissimo di chi si trattasse.

Ashley era di fronte a loro, sorridente e senza cheerleader intorno. "sto organizzando una festa per solo gli studenti dell'ultimo anno ...ne sto parlando con tutti e sto spargendo la voce quindi...insomma...volevo informarvi di questa festa e ovviamente potete venire...visto che è per tutti i ragazzi dell'ultimo anno". 

Austin e Jessica quasi non ascoltarono le sue parole. Dovevano ancora realizzare il fatto che Ashley si fosse veramente fermata di fronte a loro per invitarli ad una festa.  

"questo sabato...casa mia, ore otto...ok?" 

Jessica guardò Austin rimanere in silenzio, come preso dal panico.   

"noi...ehm...questo sabato? Forse avevamo un impegno...vedremo cosa fare...grazie". Jessica prese Austin per un braccio, ancora pietrificato e con la bocca semi aperta.  

"cosa cazzo è appena successo?" disse Jessica. Austin si guardò alla spalle, in direzione dei loro armadietti. Ashley se ne era andata. 

"io...non ne ho idea Jessica". 

"che ci fate ancora qui? Austin, andiamo, siamo in ritardo" disse Monica, con un libro e un quaderno in mano.  

"tu non hai idea di cosa è appena successo" disse Jessica. 

Monica guardò entrambi. "co...cosa?". 

"Ashley si è avvicinata e ci ha rivolto la parola...per invitarci ad una sua festa!" rispose Austin. 

"oh...la festa del quinto anno a casa di Ashley...si...ve ne volevo parlare. Ho deciso di andarci" disse Monica, sorridendo. 

"che cosa!" disse Jessica, alquanto sorpresa, "tu non la sopporti!" 

Monica strinse le spalle. "ovvio che non la sopporto ma...ci saranno circa duecento invitati...di certo non passerò la serata con lei...saremo a casa sua. E allora? Voglio godermi una festa popolare per una volta e...ci sarà Leo". 

"anche io voglio esserci...insomma...ci sarà Zach...e posso giudicare il trucco osceno delle altre ragazze...io ci sto" disse Austin. 

"Austin ma...parliamo di Ashley...come puoi andare ad una sua festa...insomma...hai già dimenticato tutto quello che è successo?" disse Jessica, "ehm...oddio...ragazzi veramente pensate di andare a quella festa?" 

Monica si incamminò, consapevole del loro ritardo. Austin e Jessica la seguirono: "certo. E verrai anche tu, cara Jessica...e ci divertiremo. Iniziamo quest'ultimo anno come si deve. Ci saranno circa duecento invitati...pensate davvero che passerete la serata con Ashley? No. Quindi tranquilli...godiamoci quest'anno". 

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"come hai fatto ad avere casa libera?". Ashley aprì la porta della sua ammirevole dimora. Gli interni avevano uno stile moderno e molto ben curato. Un'intera parete del soggiorno era composta di vetrate, che davano sul giardino. Ashley ne aprì una, scorrevole, e mostrò ai prescelti il luogo principale della festa.  "ho proposto ai miei un weekend alle terme. Ho fatto trovare a mia madre una brochure di un hotel in città. L'ho cercato durante l'ora di turismo e...hanno deciso di passare lì il weekend". 

"i tuoi non badano a spese" disse Jason. 

"mai fatto...allora...la festa si terrà in giardino...principalmente. Non ho intenzione di far entrare in piscina persone che non conosco e non ho voglia di ripulirla il giorno dopo...all'interno darò a disposizione solo il soggiorno...cibo, bevande e musica...fuori". 

"aspetta ma...con la nostra colletta alla fine sei davvero riuscita a comprare tutto il necessario per duecento persone?" disse Brad. 

"scherzi? Questa festa è per il 90% mia, cari...ho dovuto finanziare quasi tutto io...mi raccomando...i miei sanno che questa sera sarebbero venute solo...alcune amiche. Se si rompe qualcosa mi inventerò una scusa...ma...ovviamente tutti noi qui presenti sorveglieremo gli invitati" 

"sono le tre...cominciamo ad organizzarci" disse Monica rientrando nel soggiorno. 

"parlo io" disse Ashley, prendendo in mano un foglio, "ho già tutto programmato...cibi e bevande sono in cucina. Le scorte le ho messe nel garage. Domani dovrà sparire tutto. Per la musica verrà un dj...un amico. Verso le sette. Io e Monica cominciamo con il cibo...Brad e Jason...voi comincerete a preparare le prolunghe per l'attrezzatura del dj. Ah...qui ho una lista. Ci sono tutti i nomi degli studenti del quinto anno...prevedo circa centotrenta, centoquaranta presenti...il resto mi odia". 

"non avevo dubbi" disse Brad, girando per il soggiorno. Si fermò di fronte al camino. Osservò una foto di famiglia. Ashley era davanti i suoi genitori, sorridenti, mentre entrambi tenevano una mano sulle spalle della figlia. Dietro di loro riuscì a riconoscere la torre Eiffel. Si girò verso la capocheerleader, rendendosi conto del drastico cambiamento.  

"simpatico Brad...io direi di metterci al lavoro...Monica, andiamo. La festa più fica dell'anno non si organizzerà da sola". 


SPAZIO DELL'AUTORE

Salve a tutti, cari lettori!
semplicemente volevo ringrazziarvi per aver letto il capitolo e per aver seguito la storia :)
Al momento sto pubblicando un capitolo al giorno, visto che questa parte della storia l'aveva già scritta tempo fa. 
Quando pubblicherò la parte "inedita" lo scriverò nella descrizione. 
Comunque fatemi sapere cosa ne pensate e ancora grazie a tutti! :)

Mathieu

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Capitolo 10
*** 10 ***


10

Chris era fermo di fronte al tavolo delle bevande. Guardava quelle bottiglie con sguardo perso, mentre decine di ragazzi lo spintonavano per raggiungere qualche birra o uno shot di gin. Il dj suonava già da più di un'ora, ma nessuno ballava veramente. L'immenso giardino era affollato e le voci si confondevano tra di loro, attenuate dalla musica ad alto volume.  

"non riesci a decidere cosa bere?". Allison mise una mano sulla spalla di Chris. Era come se si fosse risvegliato di colpo. Fece un leggero sorriso. 

 "ehm...c'è un casino...io andrei comunque sulla classica birra". Chris ne prese una e la passò ad Allison. Lei la accettò ed accennò un "grazie", quasi impercettibile per via della musica. 

"carina come festa...casa di Ashley è enorme" disse Allison. Prese il primo sorso di birra e fece segno a Chris di seguirla verso l'interno. Trovarono posto sul divano. Il soggiorno era comunque affollato. Alcuni ragazzi erano già ubriachi e vagavano con strani sorrisi sul volto, cercando di muoversi a tempo di musica, leggermente più bassa per via delle vetrate, molte delle quali lasciate chiuse. 

"sono le nove e mezza e i ragazzi cominciano già a collassare" disse Allison. 

"non trovi che sia un po' strana come cosa...intendo...questa festa" disse Chris. 

"cosa vuoi dire?" 

"voglio dire...Ashley ha organizzato le feste più fiche della Bridgston degli ultimi cinque anni...questa è la prima dove ha invitato...tutti". 

"mi hanno sempre detto quanto sia stata stronza...e di come abbia distrutto la vecchia se stessa e le vecchie amicizie per creare...il mostro che è oggi" disse Allison, girandosi verso Chris, per cercare uno sguardo di approvazione.  

"cosa non si fa per uno straccio di popolarità" disse Chris. Bevve il primo sorso della sua birra. Poggiò la bottiglia sul tavolino del soggiorno.  

Allison accennò un sorriso, "hey...hai idea di quanto 

"mi rendo conto solo ora che sarebbe un incubo" 

"lo hai voluto tu...e ancora mi chiedo il perché" disse Allison. Era convinta del fatto che Chris avesse un'idea. Un qualcosa da portare a termine. Era come se ci fosse qualcosa che andasse ben oltre il classico "lo faccio per il bene della scuola".  

"sai...Allison...parli con uno dei ragazzi più umiliati dell'istituto. Mi sono candidato anche nella speranza di ricevere una rivincita personale. Un qualcosa che mi faccia avere la consapevolezza che forse io valga ancora qualcosa". 

"non devi dire cosi, Chris". Allison sentì una sorta di dispiacere nel sentire quelle parole. Era consapevole anche che quelle parole l'avevano colpita perché erano uscite dalla bocca di Chris. Solo perché erano le sue parole. "quei bastardi vedranno di cosa sei capace. Ne sono convinta". 

"grazie, Allison". I loro occhi si incontrarono per un secondo. Allison abbassò lo sguardo per prima. Velocemente. Prese un altro sorso di birra. "credo sia il momento di mettersi all'opera, caro Chris". 

"che vuoi dire?" 

"c'è tutto il quinto anno. E tra due giorni il primo dibattito. Vieni...è il momento di farsi conoscere". 

 

------------------------------------------------------------- 

Austin posò il suo bicchiere per prendere qualche nocciolina. Si guardava intorno, osservando i ragazzi e gli abbinamenti tra scarpe e abiti delle ragazze. Vide Chris circondato nel soggiorno da una decina di persone. Sembrava fosse riuscito davvero ad attirare l'attenzione. Si chiese se fosse l'ennesima presa in giro o se davvero quelle persone lo stessero ascoltando. Riconobbe Allison vicino a lui. Tornò alle sue noccioline.

Jessica entrò dalla porta principale. Cercava disperatamente volti famigliari tra la folla e si diresse velocemente verso Austin. 

"oh cielo...alla fine sei venuta". 

"zitto Austin...non so neanche io perché sono qui". 

"perché non volevi passare un sabato sera asociale in camera tua mangiando patatine e guardando Orange is the new black su Netflix" 

"hai ragione".  Jessica allungò lo sguardo sui tavoli sparsi nel giardino, cercando qualcosa da bere, come se avere un bicchiere in mano fosse l'unico modo per integrarsi nella festa. "hai visto Monica?". 

"sono riuscito a parlarle solo un paio di volte stasera. Va in giro per tutta la festa attaccando bottone con gente con cui non ha mai parlato" disse Austin. 

"quella ragazza è strana" disse Jessica. 

"puoi dirlo forte". 

"conosciuto qualcuno?" Improvvisò Jessica. 

"zero assoluto. A dire la verità ti stavo aspettando. Non caccio quasi mai da solo, lo sai". 

Risero e fecero un brindisi con i loro bicchieri.  

"non posso crederci...". Jessica rimase a fissare un punto preciso del giardino. 

Austin rimase a fissarla, aspettando delle spiegazioni. 

"Emily è qui". 

Austin seguì lo sguardo dell'amica. Emily era seduta su un lettino a bordo piscina. Parlava con alcuni studenti del quinto anno, mentre era abbracciata al braccio di un altro ragazzo, sullo stesso lettino.  

"si frequenta con un ragazzo del quinto anno?". Jessica era particolarmente sorpresa. Austin prese un altro sorso dal bicchiere.

  "pensavi che dopo quello che è accaduto si facesse monaca? Io credo che abbia fatto bene a non tirarsi indietro. È giovane, poco più piccola di noi, ma ha tutto il diritto di passare un sabato sera tra amici". 

"lo so, Austin...ma...lascia stare. Mi fa strano, tutto qui. Dopo quello che ha passato. Insomma...i ragazzi che hanno causato la morte di Lucas potrebbero essere nella nostra scuola. Addirittura a questa festa".  

"non si è mai scoperto chi diede le anfetamine a Lucas? E poi...pensi che davvero sia stato ucciso volontariamente?". Austin si sentì come nella scena di un film poliziesco. 

"sinceramente non voglio pensare a queste cose stasera. Quello che so è che le anfetamine erano contaminate...con arsenico. Come cazzo fa a finire dentro delle anfetamine? Molti sostengono che siano state avvelenate apposta. Anche lui aveva i suoi giri...forse era scomodo per qualcuno. E no...nessuno, o almeno così sembra, sa da chi le abbia prese. Rimane solo un mistero". 

"basta...Ho l'ansia. Andiamo a vedere se troviamo qualche bel giocatore". Austin prese Jessica a braccetto e si spostarono verso il centro della folla. 

 

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"non capisco se tu stia facendo conoscenza o attività di relazioni pubbliche per il giornalino". Jonhatan si affiancò a Monica, mentre lei prendeva qualche patatina. 

"considera entrambe le cose". 

"ti piace la festa?" Disse Jonhatan, frugando tra le cose da mangiare. 

"molto carina. È uscita una bella festa". 

"Ashley non ne sbaglia una. Il fatto strano è che questa sia la prima festa di Ashley a cui sono stato invitato". 

"fa strano a tutti...anche a me. Credo che per una volta ci abbia semplicemente reso partecipi della sua..." 

"ricchezza?" Tentò Jonhatan. 

"ehm...si. Credo di si". 

"questa festa sembra una cena politica. Leo parlava a tutta la squadra di football del dibattito della settimana prossima". Jonhatan si girò, dando le spalle al tavolo. Monica fece lo stesso. 

"e non hai visto Chris. Il club del libro lo adora" disse Monica.  

Jonhatan la guardò attentamente, mentre lei osservava Leo, circondato dai burattini di Ashley.  

"da quando tu e Ashley vi parlate?". 

Monica sentì una fitta allo stomaco. Deglutì e aggiustò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "come scusa?". 

"prima...vi ho viste parlare. Guardavate la gente e vi dicevate cose...non voglio sapere cosa. Mi ha sorpreso vedere che vi rivolgete la parola, tutto qua". 

"io...stavano finendo le patatine e...le ho chiesto dove fossero le altre...noi non ci parliamo". 

Jonhatan fece un sorriso. Sapeva che le due ragazze si erano parlate per circa venti minuti. Un po' troppi per chiedere dove fossero le patatine. Decise di cambiare argomento e realizzò di essersi imbattuto in faccende di cui in fondo non gli importava poi molto.  

"sai...pensavo ad un articolo sul giornale scolastico...diciamo...sul mio programma elettorale". 

Monica si girò verso Jonhatan, sospettosa. "farò un articolo sul dibattito". 

"appunto...un articolo che ci metterà tutti e tre sullo stesso piano. Io e te abbiamo parlato chiaro l'altra volta". Il tono di Jonhatan cominciò a farsi particolarmente serio.  

"cosa pretendi, Jonhatan? Che io ti dedichi la prima pagina e oscuri gli altri candidati? Questi favoritismi darebbero troppo nell'occhio. Riceverei troppe critiche" si difese Monica. 

"magari non la prima pagina...forse la seconda...quello che voglio ricordarti è che io e te sappiamo qualcosa che gli altri non sanno...ricordi di cosa abbiamo parlato qualche giorno fa?" disse Jonhatan, con uno strano sorriso.  

"cosa c'entra quella storia Jonhatan?". Monica si avvicinò al ragazzo, con sguardo preoccupato, "lascia stare Jason". 

"allora ricordi perfettamente il discorso dell'altro giorno. Mi fa piacere...ricambierò il favore Monica, ma se questo è l'unico modo per renderti davvero affidabile..." 

"dubiti di me?" 

"so quanto vorresti il successo di Leo alle elezioni, ma lui ormai ha Ashley...ci penserà lei a portarlo alla ribalta. Sempre che ci riesca. Mettiamola così, Monica. Tu pubblicherai un articolo sul mio programma elettorale, esprimendo la tua fiducia nel mio programma...e quella foto non farà il giro di tutti i telefoni della scuola". 

"mi stai ricattando...sei solo un bastardo". Monica sembrò particolarmente alterata, ma cercò comunque di tenere basso il tono della voce, nonostante la musica.  

"tutto è lecito in guerra e in amore. Fallo per Jason...ti ringrazierà...gli salverai la faccia". 

"tu..." 

"vado a fare un giro a bordo piscina...io qui ho finito. Sai quello che devi fare". Jonhatan si allontanò. Monica rimase a fissare le sue spalle mentre si allontanava e salutava alcuni ragazzi. Monica si appoggiò sul tavolo, sospirando. Alzò lo sguardo. Vide Jason vicino la console del dj, mentre parlava con Brad e altri ragazzi delle squadre sportive. Sentì un leggero mal di testa. Rientrò nel soggiorno, dirigendosi verso il bagno. Austin e Jessica erano tra i ragazzi che circondavano Chris. Notarono Monica rientrare, ma decisero di non seguirla.  

 

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Capitolo 11
*** 11 ***


11

 Monica era di fronte lo specchio del bagno. Guardava il suo riflesso. Si sciacquò il viso. Rimase ancora di fronte lo specchio. Quel pomeriggio, di due anni fa, le tornava in mente con dei flash. Jason non ne sapeva nulla, ma lei e Jonhatan sapevano. Portavano questo segreto con loro. Sapevano che ciò di cui erano a conoscenza poteva essere distruttivo per il capitano della squadra di basket. Uscì dal bagno. Tornò al soggiorno dove Allison e Chris non avevano più intorno la folla di ascoltatori. Erano loro due. Parlavano con Leo, seduto su un bracciolo del divano. Era particolarmente disinvolto. Monica rimase sorpresa nel vederlo rilassato. Come un normale diciottenne che si gode una festa. Si girò, cercando lo sguardo di Monica. Lei non capì neanche come in pochi secondi si ritrovò davanti Leo, con sguardo preoccupato.  

 

"Monica...ti cercavo ma...c'è talmente tanta gente stasera. Stai bene?". 

 

"io...ehm...si. Si, sto bene, Leo. Grazie". 

 

Leo si sentì particolarmente a disagio dopo quella risposta insoddisfacente. Decise di sorvolare. "come...come va la festa? Devo dire che è davvero bella". 

 

"per ora direi che va tutto molto bene...immaginavo che andasse bene anche a te. Hai avuto intorno gente alquanto rispettabile per tutta la sera. Non mi diventerai un giocatore di football...vero?". 

 

Leo sorrise. Abbassò lo sguardo un secondo sul suo bicchiere. Lo rialzò, centrando in pieno gli occhi di Monica. "so cosa vuoi dire...e io non sono uno di loro". 

 

"ma tu e Ashley siete molto legati" disse Monica. 

 

"è lei, Monica...lei sta facendo...ogni cosa. Non mi dispiace parlare con qualcuno ma...un tipo come me non credo abbia molto in comune con...lei". 

 

Monica rimase in silenzio. Semplicemente accennò un sorriso. "andiamo alla piscina, magari c'è posto per sedersi".  

 

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Josh era al quinto cocktail. Non si era mai avvicinato al tavolo per scegliere personalmente cosa bere. Era tutta la sera che ragazzi e ragazze cercavano di parlare con lui. Josh sentiva la loro falsità. Tutti quei cocktail gli erano stati offerti. Aveva di fronte alcuni ragazzi che parlavano con lui come se si conoscessero da una vita. "devono averci messo di tutto in questo bicchiere..." Pensò, guardandosi intorno. La testa cominciò a girargli, ma la situazione era ancora gestibile. Una mano le si posò sulla spalla e sentì una voce:" hey ,Josh". Il figlio del preside si girò di colpo. Per un secondo pensò che chiunque lo avesse chiamato in quel momento sarebbe stata la persona che lo avrebbe salvato dalle decine di persone che gli si erano avvicinate durante la serata. Rimase deluso, ma anche incuriosito dal fatto che quella mano e quella voce fossero di Chris.  

 

"e tu? Dove hai lasciato Allison?" Disse Josh. 

 

"a divertirsi...come tutti...come te, anche" disse Chris, indicando il bicchiere. "quanti te ne hanno portati?". 

 

"di cosa?" 

 

"bicchieri...cocktail..." 

 

Josh rimase sorpreso dopo aver capito il senso della domanda. "oh...ehm...tu cosa ne sai se i cocktail me li portano o no?". 

 

"dai, Josh...è da tutta la sera che la gente ti dà finta importanza". 

 

"sei venuto a rompere, Chris?" Disse Josh, alquanto alterato. 

 

Chris indietreggiò leggermente. "hey, hey...Josh...calmati. Capisco l'alcol ma...sei ancora abbastanza cosciente per parlare decentemente". 

 

"cosa vuoi?" Chiese Josh. 

 

Chris fece cenno a Josh di seguirlo. Attraversarono la folla. Josh non riuscì a capire perfettamente dove stava andando. Seguiva la sagoma di Chris, come uno zombie. O quasi.  

Arrivarono alla piscina, dove la gente era sparsa tra i lettini o seduta a bordo piscina. Si sedettero per terra. I lettini erano tutti occupati e gli sguardi di Chris e Jonhatan si incontrarono per un secondo, con un segno di sfida che lasciò entrambi perplessi.  

Josh finì il suo intruglio di alcol e posò il bicchiere sul marmo che percorreva i bordi della piscina.  

 

"ti diverti?" Esordì Chris, dopo essersi schiarito la gola.  

 

Josh lo gurdò per un momento, come se dovesse pensare bene alle parole da dire. "ehm...no, non più di tanto" . 

 

"immaginavo" rispose Chris, "ti ho visto con parecchia gente però". 

 

"quella gente? Loro...neanche li conosco...insomma...". Josh sembrò infastidito dall'affermazione di Chris. "cosa vuoi dirmi?". 

 

"volevo iniziare tutto con una semplice chiaccherata ma...sai perfettamente che in questi giorni siamo in piene elezioni per il rappresentante studentesco...giusto?". 

 

"certo che lo so...". Josh parve annoiato. 

 

"io...insomma...Leo e Jonhatan hanno cercato degli aiuti" disse Chris. 

 

Josh accennò una risata. Fece un cenno negativo con la testa, come un "no". Guardò Chris, tenendo ancora un sorrisetto beffardo sul volto. "tu vorresti...il mio aiuto? Cosa vorresti da me? Che io ti faccia...pubblicità?". 

 

"Josh, io...la mia è solo una proposta per...collaborare...davvero. Posso ricambiare il favore". 

 

"perché lo fai?" Disse Josh. 

 

Chris rimase a fissare Josh. Si arrestò. Di colpo. Come se un colpo di pistola lo avesse freddato. "cosa...cosa vuoi dire?". 

 

"intendo...perchè anche tu con questa fissazione per...non lo so. Ogni anno ci sono ragazzi che tentano di essere i paladini di questo istituto. Ammazzerebbero per avere quel posto. C'è gente che ha fatto di tutto per arrivarci. Non dico che sia sbagliato cercare di...come dire...farsi notare. Però tu non eri così, Chris".  

 

"io credo che le cose possano cambiare, Josh. Anche le persone" rispose Chris, irritato. 

 

"perché lo fai? Per far vedere a tutti che esisti?" 

 

"anche per quello, Josh..." 

 

Chris abbassò lo sguardo verso l'acqua della piscina. Ci fu il silenzio. Josh si sentì imbarazzato e stupido per aver toccato un punto ovvio, ma che sicuramente sarebbe stato meglio lasciare come sottinteso.  

 

"io...ehm...mi dispiace, Chris". 

 

"voglio solo un...aiuto. Non lo pretendo...voglio solo chiedere. Non pensare che io ovviamente non ricambi il favore, Josh".  

 

Il figlio del preside si girò verso Chris, ancora intento a fissare l'acqua della piscina. "fino a che favore saresti disposto a ricambiare?" 

 

"senza fare pensieri maliziosi...qualunque". 

 

"tu...tu vuoi essere come lui, non è vero?" 

 

Chris alzò la testa. Guardò le persone lì intorno. Vide Emily ridere alla battuta di qualcuno. "lui chi?". 

 

"Brad Harris. Il nostro caro capitano della squadra di football della scuola. Popolare, carismatico...lui è tutto in quella fottuta scuola...e tu lo sai bene. Ha distrutto la tua reputazione e adesso vieni qui da me in ginocchio assetato di vittoria per far vedere al bulletto di turno che anche tu puoi essere...popolare? Lascia stare Chris...ti stai addentrando in una faccenda che potrebbe diventare più grande di te". 

 

"dimmi solo cosa vuoi che io faccia, Josh". 

 

Quest'ultimo si toccò la tasca destra. La sua sarebbe stata una proposta veloce. Prendere o lasciare. Forse uno come Chris si sarebbe tirato indietro ma decise di tentare. Infilò la mano nella tasca, guardandosi bene intorno.  

 

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"avrei proprio voluto vederti nella parte del cuoco pasticcione alla recita di quarta elementare" disse Monica, divertita.  

Leo rise insieme a lei. "non ti sei persa niente, fidati. Ho avuto parti migliori". 

 

"tu ami davvero così tanto il teatro?" 

 

"diciamo che...ha rappresentato la mia unica vera passione da quando ero piccolo...mi piace. Mi piace davvero" 

 

"hai mai pensato, non lo so...ad una carriera teatrale?"  

 

"tante volte". Leo si girò verso Monica, seduta affinaco a lui, sul lettino a bordo piscina.  

 

"perché sei in questa scuola? Insomma...cosa ti ha spinto a studiare per una carriera totalmente diversa?" 

 

"non riesci proprio a chiaccherare senza simulare un'intervista eh?" Leo sorrise. Monica ebbe come un piacevole colpo allo stomaco.  

 

"io...ehm...si, hai ragione. Scusami". 

 

"hey, tranquilla...a me comunque non dispiace" 

 

"essere intervistato?" 

 

"parlare con te..." 

 

Monica abbassò lo sguardo. Si sorprese del fatto che il cuore cominciò a batterle più forte. "comunque non hai risposto alla mia domanda". 

 

"ah...già. Bhe...ehm...sono qui per mio padre. Insomma lui...ha insistito perché io studiassi alla Bridgston. Non sopporta l'idea del teatro...dice di avere delle conoscenze nella DH hotels...ed eccomi qui" 

 

"DH hotels? Intendi...la catena che organizza il contest tutti gli anni?" Disse Monica. 

 

"penserai che sono raccomandato, vero?" 

 

"no, Leo...assolutamente. Mi dispiace solo che tu non abbia avuto pieno controllo delle tue scelte. Ti ho visto in teatro a scuola...hai talento" 

 

"non credo che ci siano state altre persone a dirmelo prima" disse Leo, "grazie". Tra loro ci fu uno scambio di sorrisi. Rimasero in silenzio. Leo alzò lo sguardo verso il cielo. Invitò Monica a fare lo stesso. "quando ero piccolo guardavo ogni sera le stelle". 

 

"sono bellissime" disse Monica, come incantata.  

 

La musica sparì. Insieme alle assordanti voci degli studenti. Era come se ci fossero solo loro due in quel momento. Lì. Monica si sentì crollare quasi involontariamente sulla spalla di Leo. Quasi non se ne rese conto. Ci mise qualche secondo per accorgersene. Quando realizzò pensò che Leo sarebbe stato imbarazzato da ciò. Avrebbe potuto inventare una scusa, alzarsi dal lettino e sparire tra la folla. Ma non fece niente. Rimase lì. A fissare le stelle.  

 

"quando ero piccola io e papà andavamo spesso in campeggio. La notte di San Lorenzo ci sdraiavamo sui nostri sacchi a pelo. Passavamo ore a cercare le stelle cadenti. Volevo...un pony o...la nuova barbie...volevo che arrivasse subito il natale...non ricordo bene" disse Monica. Leo rise, cercando di non disturbare troppo la ragazza appoggiata sulla sua spalla. "ma non desidero più pony e bambole, tranquillo".  

 

"lo so, Monica. Non potrei neanche chiederti cosa desideri ora...dicono che altrimenti non si avvera". 

 

"e chi ti dice che non si sia avverato?".  

 

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Allison, Jessica e Austin ballavano al centro del giardino, luogo adibito a "pista da ballo". Ridevano per i loro passi di danza senza senso e si scambiavano pareri all'orecchio sui ragazzi che entravano in pista. Austin si allontanò dalle amiche per dirigersi verso il banco delle bibite più vicino. Sentì un certo odore di alcol e si avvicinò al banco nella speranza che nessun ragazzo ubriaco gli vomitasse addosso. Puntò una bottiglia di vodka, ma la sua attenzione venne rapita dal suo naso. Un inebriante profumo gli riempì le narici. "poison girl..." Pensò ad alta voce. Si girò verso destra, dove una ragazza bionda con un top di Moschino sceglieva il suo drink. "hai sempre avuto un ottimo naso per i profumi di Dior, caro Austin".  

 

"e tu sempre un ottimo gusto per Moschino...o almeno da tre anni a questa parte, cara Ashley". 

 

La ragazza guardò Austin, accettando la frecciatina. "coma va la festa?" 

 

"va" 

 

"sicuro? Voglio che tutti se la godano bene" 

 

"un gesto davvero inaspettato il tuo, Ashley...davvero altruista. Hai permesso a tutto il quinto anno di partecipare ad una tua festa" 

 

"tutti incuriositi da questa festa, tutti che mi giudicate...ma non mi pare che tu e molti altri abbiate rifiutato l'invito" disse Ashley, passando un bicchiere a Austin.  

 

"solo un pazzo avrebbe rifiutato una tua festa, Ashley" 

 

"molta gente comunque non è venuta". 

 

Austin versò della vodka ad entrambi e cercò velocemente un succo con cui miscelarla. "appunto...". 

 

"dov'è Jessica?" Chiese Ashley, quasi imbarazzata.  

 

"è lì che balla...ma perché me lo chiedi?" Disse Austin.  

 

"mi ha sorpresa il fatto che sia venuta..." 

 

 "ha sorpreso anche me" rispose Austin, "più che altro ci ha convinti Monica. Lei è stata decisa fin da subito sul voler venire alla festa. Oltretutto stasera gira tra la gente come una trottola, come se conoscesse tutti da una vita. Da dove ha tirato fuori questa voglia di socialità sinceramente non lo so...e non mi convince" 

 

Ashley bevve il primo sorso. Alla fine il succo scelto fu alla pesca. "finalmente uscirà dal suo noiosissimo guscio". 

 

"lei non vive in un...noiosissimo guscio" 

 

"io credo di si, Austin. Insomma...l'hai vista?" 

 

"si, Ashley. L'ho vista benissimo. Ed è perfetta così com'è. Per un secondo ho dimenticato com'eri. O meglio, come sei diventata...torno a ballare". 

 

"hey, Austin..." 

 

Il ragazzo si fermò. "si...?". 

 

"volevo solo parlare un po' con te, tutto qui" cercò di spiagare Ashley. Si sentì quasi patetica ad ammetterlo. Perché è ciò che voleva.  

 

"Ashley...l'ultima cosa che voglio è rovinarmi la festa. Mi ha fatto piacere scambiare due parole. Però tutto sembra cambiato. Tu sei cambiata. Ricordi quando eravamo noi tre? Io, te e Jessica. Ricordi quello che abbiamo passato insieme, Ashley? Ricordi tutto quello che ci siamo detti e che non avremmo detto a nessun'altro? Io si. Io ricordo tutto. Mi manca tutto ciò, ma non credo sia più recuperabile". 

 

Ashley sospirò, abbassando la testa. "Austin...io ricordo tutto. Ogni cosa. Non saprei dire con certezza quello che è successo tra noi ma...". 

 

"non sapresti dirlo, Ashley? Sei sicura di quello che stai dicendo? Insomma...a me pare che la storiella sia abbastanza chiara. Volevi intorno a te gente popolare...gente...giusta. Ora ce l'hai...gli elementi scomodi non si intrometteranno più nella tua vita perfetta". 

 

Austin tornò in mezzo alla folla, dalle sue amiche. Ashley rimase lì. Immobile. Si sentì come vuota. Ed anche estremamente piccola. Si guardò intorno, facendo finta di niente. Guardò Jessica ballare. Ricordò tutte le volte che tutti e tre si chiudevano in camera a ballare le loro canzoni preferite. Poi si stendevano sul letto. Parlavano delle loro serie tv preferite, del loro ragazzo ideale, del loro futuro e di come sarebbero stati ognuno il testimone dell'altro ai loro rispettivi matrimoni. Si sentì turbata a pensare a come i suoi ex migliori amici avrebbero potuto prendere parte alla Delta Eta. Immaginò una convivenza difficile, che forse avrebbe dovuto accettare, come le sue colpe.   

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Capitolo 12
*** 12 ***


 12

Chris guardava perplesso la mano di Josh, aperta, per rivelare il contenuto della sua tasca. 

Sperò di aver sbagliato a riconoscere il contenuto di quella bustina di plastica. Bianche, rotonde, con in mezzo una riga, scavata, come il segno al centro delle pasticche di un qualsiasi farmaco che deve essere assunto per metà dose in due tempi diversi. Effettivamente a Chris sembravano delle pasticche. Ne vedeva cinque in quella bustina. Forse erano di più.  

 

"ehm...Josh...cos'è?". Chris cercò lo sguardo dell'altro ragazzo, preoccupato. 

 

"Chris...non fare il finto tonto...sai che questa non è roba...diciamo...tranquilla". 

 

"cos'è Josh...". Chris si guardò intorno più volte. 

 

"se proprio non lo sai...queste sono amfetamine" spiegò Josh, "cosa c'è? Hai paura?" 

 

"io...io non proverò quella roba" disse Chris, con la voce leggermente tremante. 

 

"cosa?", Josh rise, "non devi provarla...oddio. Sapevo che non saresti stato pronto". 

 

"non trattarmi come un idiota...sono amfetamine. Ok. Ma levami un dubbio...perchè cazzo me le stai mostrando" replicò Chris.  

 

Josh abbassò la mano con la bustina, levandola da sotto gli occhi di Chris. Se la rigirò tra le mani, pensieroso. "mi hai detto che avresti ricambiato qualunque favore, giusto?". 

 

Chris abbassò lo sguardo, pensando che sarebbe stato meglio mettere delle condizioni ben precise riguardo la parola "qualunque", dandole un significato non propriamente generale. 

 

"Josh, non ti seguo". 

 

"caro Chris. Vedi queste piccole pasticchine bianche? Queste piccoline valgono una fortuna...una volta vendute. Ovviamente assunte così ti fanno diventare anoressico o qualcosa del genere...la gente le compra e quelli più esperti creano ciò che la gente cerca davvero". 

 

"cosa?" Chiese Chris. Si sentì come un tossico per aver dato un minimo di importanza alle parole di Josh. 

 

"Speed. Lo Speed è...l'oro che nasce da queste pasticche. C'è gente che si venderebbe l'anima per averne anche solo un grammo". Josh continuò a parlare di quel "fiorente mercato" con una tranquillità ed una conoscenza che quasi spaventarono Chris. Si sentì a disagio. Nervoso. Era come se la testa gli fosse diventata pesante improvvisamente.  

 

"ma tranquillo, Chris. Io questa roba non la consumo. O almeno non lo farò mai più" 

 

"tu...sei uno spacciatore, Josh?" 

 

"diciamo di si, Chris. Diciamo di si. Non ho iniziato da molto. Lo faccio solo perché questa roba porta soldi, caro mio. Tanti. Ma del suo effetto, ne faccio tranquillamente a meno. Ora, sarò diretto. Io ti posso far arrivare sotto gli occhi di molta, molta gente dentro scuola. Ma tu farai una cosa per me. Tu mi aiuterai, Chris. Il giro di questa roba potrebbe fiorire in quella scuola. Guardali...qui sono ubriachi fracichi che si ammassano come pecore e alcuni di loro sono così fumati da non ricordare il loro nome. Pensa se solo uno di loro assaggiasse anche solo un milligrammo di questa roba. Ovviamente aspettati una percentuale. Facciamo così...io ti aiuto con le elezioni. Tu mi aiuti con queste. Se davvero tu dovessi vincere diventando rappresentante rimani con me...per tutto l'anno. Se perdi mi starai vicino solo per poco. Giusto il tempo di far entrare le pasticche a scuola, poi torneremo a snobbarci e io non ti rivolgerò mai più la parola. Allora...prendere o lasciare?". 

 

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Allison vide Austin parlare con Ashley, prima che il ragazzo tornasse a ballare. Preferì non chiedere. Sorrise ad Austin, visibilmente scosso. Commentò semplicemente:" bella serata...". Il tutto finì lì. Nell'evidente imbarazzo fu Allison questa volta a staccarsi dagli amici. Cercò di farsi strada tra la gente. Era come se le persone non la vedessero nemmeno. Faticosamente uscì dalla folla, scocciata. Passò velocemente vicino un gruppo di persone, intento a ballare. Sentì qualcuno sbattere contro la sua schiena. Allison si girò, irritata. 

 

"guarda dove cammini..." Disse Allison. 

 

"hey...scusami, non volevo" 

 

Allison incontrò lo sguardo del ragazzo di fronte a lei. Giurò di averlo già visto. Conosceva quel volto, forse già visto in qualche foto nella vetrina dei trofei scolastici, nella sezione atletica. "stai...bene?" Chiese nuovamente il ragazzo, aspettando una risposta.  

 

"si...si, tutto ok, tranquillo" 

 

"tu sei...la ragazza nuova, giusto?" 

 

"io...si, sono...la ragazza nuova" disse Allison, facendo il segno delle virgolette con le dita. "comunque ti ho già visto da qualche parte...squadra d'atletica della scuola?" 

 

Il ragazzo fece un leggero sorriso. "Zach, piacere...". 

 

"comunque sono Allison, scusami...cercavo qualcosa da bere e volevo solo uscire da quell'ammasso di gente" 

 

"l'ho notato...". Zach  mise le mani in tasca, guardando un momento per terra. "ehm...anche io stavo per prendere qualcosa" 

 

"oh...bhe...allora io...vado a vedere cosa c'è da bere" disse Allison, indicando le bevande con il pollice. Si sentì tremendamente stupida.  

 

"io stavo andando lì comunque...quindi..." Disse Zach. 

 

"oh...certo".  

 

Allison si girò, maledicendosi per la figura non proprio fantastica. Sentì i passi di Zach dietro di lei.  

"quindi...sei nella squadra d'atletica...è una cosa fica" disse Allison, cercando di rimediare.  

 

"gia...dal primo anno" 

 

"passo spesso davanti la vetrina dei trofei in corridoio a scuola...c'è la tua foto vicino a parecchie medaglie" 

 

"spesso vengo notato proprio per quelle foto, ecco perché molti mi riconoscono" 

 

"hai vinto parecchie gare, ecco perché ti riconoscono invece" disse Allison. 

 

"lasciamo stare i trofei, almeno stasera non ne voglio parlare" 

 

"troppa pressione, immagino..." 

 

"puoi dirlo forte, ma...hey. Sono io quello che ha davvero tante domande da fare" disse Zach. 

 

Allison rise. "certo. Sono qui. Spara"  

 

"scusa, magari ti metto a disagio" 

 

"tranquillo. Posso dirti che questa non è la prima scuola in cui mi ritrovo ad essere la nuova arrivata"  

 

"vi trasferite spesso?" Chiese Zach. 

 

"abbastanza. Per via del lavoro di mio padre". 

 

I due ragazzi arrivarono di fronte il bancone. Zach andò sicuro nella sua scelta. Allison rimase lì, a guardarlo mentre sceglieva la marca di birra. Zach gliene diede una. Ad allison parve di aver già vissuto quella scena, non molto tempo prima. Nel passare la birra le loro mani si sfiorarono per un momento. Allison cercò di far finta di niente. Infatti quello che era successo poteva definirsi come "niente". Dopo il leggero ed imbarazzato "grazie", Zach gli sorrise. Gli occhi scuri di quel ragazzo colpirono Allison in pieno volto, come un pugno. Tremendamente piacevole. Pensò a quanto quei occhi scuri fossero l'opposto del verde di Chris. Si chiese il perchè di quel paragone, facendo di tutto per evitare di darsi una risposta.  

 

"con chi sei stasera?" Chiese Zach, risvegliando Allison dai suoi pensieri. 

 

"ehm...amici...o almeno quei pochi che ho conosciuto a scuola" 

 

"difficile ricominciare eh?" Disse Zach. 

 

"ci sono abituata, Zach. Ma Jessica e Austin si sono dimostrati grandi...guide, ecco" 

 

"oh, capisco...bhe...se ti servisse un'altra guida...non esitare. Quella scuola è una giungla" 

 

Allison si girò verso Zach, con un leggero sorriso sul volto. Si rese conto di quel sorriso poco dopo. Cominciò a pensare di averlo avuto in faccia per tutto il tempo. Si scoprì  stranamente nervosa vicino a lui.  

 

"manicomio, giungla...ne date di nomi a quella scuola" disse Allison, ridendo. 

 

"benvenuta alla Bridgston" disse Zach, portando la sua birra vicino a quella di Allison.  

Lei esitò per un momento, rapita dal sorriso di Zach. Si chiese se fosse spontaneo o un sorriso di cortesia. Arrivò alla conclusione che quella sera si stava ponendo troppe domande. "rilassati" pensò. Fecero un "cin cin", bevendo poi il primo sorso. A Zach scappò una piccola goccia di birra da un lato della bocca. Forse troppa schiuma. Abbassò velocemente la bottiglia, mentre Allison aveva già finito il suo breve sorso. Risero entrambi ed Allison asciugò quella piccola goccia dal mento di Zach. Il gesto fu veloce e inaspettato per entrambi. Il ragazzo fece un occhiolino come ringraziamento, mentre cercava di mandare giù quel sorso di birra, troppo abbondante.  

 

--------------------------------------------------------------------------------- 

 

"hey...tutto ok?" Disse Jessica, guardando Austin preoccupata. 

Il ragazzo si guardava intorno, pensieroso. 

"ho incontrato Ashley" disse Austin. 

Jessica si fece seria in volto.  Alzò gli occhi e sbuffò. "gli hai parlato?".  

 

"ho riconosciuto il suo profumo" disse Austin, come per giustificarsi.  

 

"oh...Austin..." 

 

"mi ha rivolto lei la parola, Jessica" 

 

"e tu gli hai dato corda. Non capisco cosa ti aspetti da lei, Austin. Lasciala stare. Sa di essere nel torto e si comporta in questo modo, lo sai". 

 

"devo andare in bagno". Austin svanì tra le persone. Jessica si chiese dove fosse andata a finire Allison. Si sentì sola e sperduta in mezzo a tutta quella gente. Sospirò. Camminò da sola per il giardino, salutando ogni tanto qualcuno che frequentava dei corsi con lei. Vide Zach raccontare qualcosa ad una ragazza, di spalle. Lunghi capelli biondi cenere. Le sembrò di conoscere quei capelli e quei abiti. La scena le parve strana. Si guardò intorno, nella speranza di incontrare lo sguardo di Austin. Sparito.  

 

Qualcuno le picchiettò su una spalla. Jessica ebbe un piccolo sussulto. Si girò. Il ragazzo che le si mostrò aveva brillanti occhi verdi, un grande sorriso sul volto e una camicia di jeans aperta con sotto una t-shirt. Abbassò di poco lo sguardo e vide un drink rivolto verso dilei, come un'offerta.  

 

"hey, Chris!" Disse Jessica, davvero sorpresa.  

 

"Jessica, tieni. Gin lemon per la migliore aiutante di lettere che io conosca" disse Chris. 

 

Jessica accettò il bicchiere sorridente.  

 

"ti vedevo persa" disse Chris. 

 

"è una serata...particolare" 

 

"già. Molto" commentò il ragazzo, "ma, hey, siamo a casa della stronza più ricca della scuola, ci sarà da divertirsi, no?" 

 

"dimmi un po'...come mai sei già in alleanza con la nuova arrivata?" Chiese Jessica, dando dei colpetti con il gomito all'amico.  

 

"non siamo in...alleanza. Capirai...per due chiacchere" disse Chris, porgendo lo sguardo altrove.  

 

"non riesci neanche a dirlo guardandomi in faccia. Non mi convinci" disse Jessica, con sguardo malizioso.  

 

"comunque è stata molto gentile...e disponibile ad ascoltare i miei programmi per la campagna elettorale e l'odio che ho verso questa scuola" spiegò il ragazzo, con una mano in tasca e una birra nell'altra.  

 

"hey, guarda che anche io ti ho ascoltato. Ero lì quando Allison ti ha aiutato a farti notare dai secchioni della scuola in salotto" replicò Jessica, quasi ridendo. 

 

"non erano secchioni...almeno credo" 

 

"comunque sono una categoria di studenti troppo in minoranza per permetterti di vincere" disse Jessica.  

 

Chris accennò una risata. Camminarono fino ad arrivare vicino la siepe che segnava il confine del giardino. Le altre persone sembravano lontane.  

 

"io...ho una cosa da dirti" disse Chris, tutto d'un fiato.  

 

Jessica guardò la siepe e poi si girò verso il centro del giardino, dove sembrava esserci il nucleo della festa. Rivolse lo sguardo a Chris, pensierosa. 

 

"se ci siamo appartati perché tu sei ubriaco e l'alcol ti ha fatto trovare il coraggio di dichiararti a me, bhe, sappi che non ho intenzione di ricambiare" rispose Jessica, gesticolando con l'indice della mano destra. 

 

Chris sembrava confuso. "ma cos...no! Cosa dici? Non centra niente" disse il ragazzo, ridacchiando.  

 

"ah...ok. Allora dimmi. Sono tutta orecchie" 

 

"so che sei responsabile delle elezioni quest'anno..." Iniziò Chris, lentamente. 

 

"si...?"  

 

"voglio farti una proposta, Jessica". Chris si fece improvvisamente serio.  

 

Jessica lo guardò confusa. "cosa Chris? Mi fai preoccupare...". 

 

"da quando sono state annunciate le elezioni stanno accadendo cose strane...tra le persone...in questa scuola" 

 

"l'ho notato, certo...tutti gli anni i ragazzi del quinto anno diventano strani all'idea delle elezioni scolastiche. Ma con questo cosa vuoi dirmi?" 

 

"voglio dire che c'è una guerra in atto" 

 

Jessica spalancò lentamente gli occhi. "aspetta...tu...stai per chiedermi qualcosa di sbagliato Chris...qualcosa che preferirei non sentire. Vuoi che ti aiuti con i voti" 

 

"l'ho sempre detto che sei una tipa sveglia" disse Chris, sorridente.  

 

"Chris ma...aspetta. Respiriamo. Dimmelo a parole tue" 

 

"vedi chi c'è laggiù?" Disse Chris, indicando con un movimento del capo un gruppo di ragazzi.  

 

"sono...dei ragazzi ma..." 

 

"Ecco. Non sono semplici ragazzi. Loro sono...gli sportivi, mia cara. E tra tutti quei coglioni ce ne è uno che spicca particolarmente" 

 

"Brad Harris..." Disse Jessica, quasi bisbigliando.  

 

"bingo" 

 

"cosa centra lui, Chris?" 

 

Il ragazzo sospirò. "noi lo odiamo allo stesso modo, Jessica"  

 

"sei tu che porti un rancore esagerato nei suoi confronti". Jessica prese un sorso di birra.  

 

"possibile...ma non lo considero esagerato. Lo considero giusto. Il rancore è l'unica cosa che può meritare da parte mia...oltre alla vendetta". 

 

"dove vuoi arrivare?" 

 

"non mi sono candidato per una rivincita personale...o almeno non solo per quella" 

 

"sei più stronzo di quanto pensassi. Adoro questa cosa" 

 

"aiutami a vincere. Fidati di me. Finalmente avremo ciò che desideriamo entrambi...vederlo cadere" 

 

Jessica rimase a fissare Brad. Era sicuramente ubriaco. Circondato dagli altri giocatori di football e studenti del quinto anno. Era lui il centro di quel gruppo. Era lui il centro di quella festa. Era lui il centro di tutto.   

Jessica deglutì. Nervosamente.  

 

"perchè pensi che possa essere il mio desiderio?" Disse Jessica, girandosi verso Chris.  

 

"tre anni fa...festa a casa di Brad. Quella...è stata la sera in cui qualcosa è andato storto. Quella sera io fui costretto dagli amici di quel coglione a bere come un animale...pensavo, stupidamente, che quello fosse un rito di passaggio. La situazione tra me e Brad aveva toccato il fondo e...ero convinto del fatto che dopo l'intervento del preside avesse deciso di arrivare ad una specie di...pace" 

 

"Chris io..." 

 

"ero lì quella sera, Jessica" 

 

"lo so. Anche io ero invitata, Chris, non ricordi?" 

 

"appunto. È proprio per quello che ti sto parlando" 

 

Jessica rimase a guardare il viso di Chris, confusa. Fece qualche passo in avanti,respirando profondamente. "cosa sai tu di quella sera?". Sembrava particolarmente scossa.  

 

"quando Brad e i suoi amici mi conciarono come un travestito e mi fecero lo splendido servizio fotografico che mi ha reso famoso a scuola per qualche settimana, bhe...salì al piano superiore. Ricordo una strana sensazione di piacere quando arrivai al piano. Non c'era nessuno. In poche parole corsi a noscondermi dalle loro risate. Sarò sincero...penso di aver pianto quella sera. Qualcuno mi lanciò uno struccante addosso poco dopo essere salito. Ricordo che mi accasciai a terra...come se fossi stremato. Deluso. Stanco. Si. Ora che ci penso stavo piangendo. Avevo le spalle appoggiate al muro...in un angolo del corridoio. Poi...sentì delle voci. Come delle risate. Una porta si aprì. Ti vidi. Sorridevi, ma barcollavi. Sentì un forte imbarazzo ma eri davvero tu. Brad era dietro di te e rideva dicendo stronzate...stronzate che ora non ricordo ma erano davvero delle stronzate. Siete usciti da quella camera e vi ho visti tornare giù. Non avrei voluto ma ciò è successo davanti i miei occhi. È per questo che sono qui a parlare con te...c'è un motivo preciso" 

 

"tu lo hai saputo per tutto questo tempo..." 

 

"avrei voluto non saperlo. L'unica cosa che però mi sento di dire è che...tutto ciò che penso su Brad alla fine è vero. Lui usa la gente come...giocattoli. Si diverte e poi li butta, chi più, chi meno. Anche io sono stato un suo giocattolino. Ma so per certo di non essere stato l'unico". 

 

Jessica si girò dall'altra parte. Era come se volesse nascondere il volto. Chris capì che in realtà cercava di nascondere le lacrime. I ricordi le tornarono in mente come uno tsunami. Non li aveva rimossi. Li aveva semplicemente repressi, ma mai del tutto. Quasi le veniva da vomitare al ricordo del respiro di Brad sulla sua pelle. Cerco di trattenere le lacrime. Si schiarì la voce e tornò a guardare Chris.  

 

"se lo dici a qualcuno giuro che..." 

 

"sei pazza? Non ho intenzione di dirlo a nessuno. Eppure sono certo che io e te non siamo gli unici a saperlo. Pensi che Brad non sia corso a raccontarlo ai suoi amichetti? Fidati di me, Jessica. Tu lo odi quanto me. Ed è per questo che ti sto parlando adesso. Quel coglione non uscirà da quella scuola senza prima aver avuto la sua punizione...a modo nostro".   

 

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Capitolo 13
*** 13 ***


13

Austin li aveva visti. Zach aveva come sempre il suo splendido sorriso. I suoi capelli castani si sposavano benissimo con i suoi occhi marroni scuri. Austin ricordava bene la prima volta che li vide. Era il quinto giorno del primo anno e capitarono nello stesso corso. Zach si girò per chiedergli una matita e Austin dovette chiedere al quel ragazzo di ripetere la domanda. Non lo aveva minimamente ascoltato. Pensò "ho fatto la figura dell'idiota?", "lo avrò guardato come un ebete?". Gli venne quasi un sorriso al ricordo. Cinque anni da quell'incontro, veloce ed insignificante per uno. Intenso ed indimenticabile per l'altro. Austin non sapeva se ciò che stava facendo era effetivamente normale. Si rese conto in quell'istante di cosa volesse dire correre dietro una persona per cinque anni senza che l'altra possa minimamente ricambiare. Non sapeva che risposta dare a tutte le sue domande esistenziali. Era giunto alla conclusione di vivere nella rassegnazione, costantemente all'ombra di tutte le bellissime ragazze che ci provavano con Zach. O troie, come le definiva lui. "ma chi voglio prendere in giro" si ripeteva a volte. Anzi, quasi sempre. Si mise una mano sul petto, per sentire il battito del cuore, leggermente accellerato, o forse per toccare semplicemente il suo corpo: "sei un maschio" pensò, "fattene una ragione". Passò per una vetrata lasciata aperta del salotto di Ashley. Una coppietta pomiciava sul divano, alcuni erano in cerchio, ubriachi, a giocare al gioco della bottiglia. Attraversò la stanza, impassibile. Voleva andarsene, tornare a casa. Il sabato sera era rovinato e pensò che peggio di così non potesse andare, anche se molti dei suoi problemi erano costruiti dalla sua mente. Rovesciò per sbaglio una bottiglia vuota di birra, lasciata per terra. "cazzo!" Disse, sperando di non essersi sporcato. Niente per fortuna. Era di fronte la scalinata che portava al piano superiore. Fece un respiro profondo e mise il piede sul primo gradino .Si guardò intorno poi riprese a salire. Sul muro alla sua sinistra erano appese varie foto di Ashley e della sua famiglia. Tornò a guardare avanti fino ad arrivare al piano. Girò a destra dove gli si aprì davanti un corridoio con numerose stanze. Osservò le porte e cercò di immaginare cosa ci fosse dietro. Ne aprì una. Accese la luce e realizzò di trovarsi nel bagno. Enorme, luminoso e con una vasca da bagno quasi olimpionica. Chiuse la porta e passò avanti. Si chiese se fosse la noia a fargli fare questa cosa. Provò alla porta di fronte. Aprì la porta lentamente, aveva paura di beccare qualche coppietta. La stanza era buia, leggermente illuminata dalla debole luce che proveniva dalle luci del giardino. Capì di trovarsi in una stanza da letto, arredata in modo semplice ma pur sempre sofisticato, visto l'arredamento moderno della casa. Si chiuse la porta alle spalle e la stanza divenne ancora più buia. Rimase appoggiato con le spalle alla porta, respirando lentamente e chiudendo gli occhi. Quando li riaprì essi erano già abbastanza abituati alla mancanza di luce e cominciarono a definire meglio i particolari della stanza. Il letto era al centro della stanza, difronte a lui. Ai lati di esso i comodini avevano una abat jour di forma sferica. Si girò notando uno specchio e sotto di esso una cassettiera, in legno, massiccia e dal colore chiaro, senza riuscire a capire bene quale, visto il buio. Nell'angolo c'era una poltrona. Ai piedi del letto un grande tappeto rosso scuro. Alzò lo sguardo e si strofinò gli occhi quando lo vide. Si spaventò all'idea che qualcuno potesse essere lì. La sagoma di una persona si delineò sul letto. Si mosse. Austin era quasi intenzionato ad aprire quella porta di corsa e scappare. La sagoma era sdraiata sul suo lato sinistro poi si girò, sdraiandosi sulla schiena e facendo un respiro profondo.  

 

"chi è" chiese quella persona, con un filo di voce. Era la voce di un ragazzo e ad Austin parve una voce familiare.  

 

"chi sei tu" rispose Austin, più tranquillo, sapendo già la risposta. 

 

"esci da qui" disse il ragazzo, tornando sul lato sinistro del corpo.  

 

"cercavo anche io un pò di tranquillità, Jason". 

 

La sagoma non rispose, o almeno non subito. Tornò a sdraiarsi sulla schiena, sbuffando. 

 

"senti Austin io..." 

 

"sei scappato anche tu da quel...non so come definirlo". 

Austin si diresse lentamente verso la poltrona nell'angolo. La stanza aveva un arredamento minimo. Capì che si trattava di una stanza per gli ospiti.  

 

"sono scappato da quel macello per rimanere da solo, Austin, quindi grazie, vorrei continuare a stare da solo, se non ti dispiace" 

Il ragazzo seduto sulla poltrona si passò una mano tra i capelli e guardò verso la finestra. Il silenzio era imbarazzante ma era leggermente attenuato dal debole suono della musica, proveniente dal giardino.  

 

"hai bevuto? Io un po', sarò sincero...volevo divertirmi ma tanto non andrà cosi" disse Austin. 

Jason era ancora lì, sdraiato. Austin era quasi sicuro stesse guardando il soffitto. Poteva sentire il suo respiro, particolarmente pesante. Forse era davvero nervoso.  

 

"l'alcol ti fa anche diventare logorroico ed estremamente socievole...anche con persone che non conosci, vedo" disse Jason, di colpo. Austin rimase colpito dalla risposta. Forse anche dispiaciuto. Si schiarì la voce e guardò verso il basso. 

"mi dispiace...è una brutta serata" 

 

"non lo è solo per te..." 

 

"lo immaginavo, Jason...ma rimango comunque sorpreso che il capitano della nostra squadra di basket non sia lì fuori ad ubriacarsi, circondato da ragazze e in compagnia del suo migliore amico...Brad" 

 

"cosa vuoi, Austin? Cosa hai? Perché sei qui? Esci!" Rispose di getto Jason, alzando il busto e rimanendo seduto sul letto, con le gambe ancora distese su di esso. 

 

"io...non lo so... insomma..." 

 

"sei qui per rompere. Se non vuoi rimanere alla festa vai via". Jason tornò a sdraiarsi. Austin incrociò le gambe sulla poltrona. Non voleva andarsene. 

 

"smettila di essere scontroso...hai bisogno di parlare con qualcuno...e io pure" 

 

"perché me! Cosa vuoi?" 

 

"ho incontrato Ashley stasera...a dire la verità proprio poco fa..." 

 

Jason guardava il soffitto, chiedendosi il perché di quella confidenza. 

 

"perché me lo stai dicendo, Austin?" 

 

"lei...insomma parliamo di Ashley. Speravo in chissà cosa...mi piace ricordare ciò che eravamo" 

 

"lei è andata...totalmente. Ha assistito a due allenamenti delle cheerleader e ha voluto entrarci a tutti i costi" 

 

" E adesso è capocheerleader..." Finì Austin, fissando il vuoto.  

 

"la tua serata è complicata perché hai ricordato le vecchie amicizie?" Chiese Jason, con un tono che infastidì Austin. Si alzò dalla poltrona e si fermò davanti la finestra, che dava dall'altra parte della casa, sulla strada. Osservò una macchina passare e incrociò le braccia.  

 

"lei per me ha significato molto. Mi fa male pensare a come lei abbia dimenticato tutto" 

 

"chi ti dice che l'ha dimenticato?" 

 

"hai ragione...non l'ha dimenticato...l'ha totalmente rifiutato" 

 

"mi dispiace..." 

 

"non è vero. Ma apprezzo il tuo sforzo"  

 

Jason accennò una risata. Si mise una mano sulla faccia, strofinandola. 

 

"cosa si prova?" Disse Austin. Jason si girò verso di lui, confuso. 

 

"cosa intendi?" 

 

"cosa si prova ad essere come voi..." 

 

Jason cercò di riflettere al significato della domanda. "vuoi sapere cosa si prova ad essere...popolari? È strano...insomma...immagina di camminare in un corridoio dove tutti ti fissano con sguardi da ebeti e ti salutano amichevolmente. Ti sorridono, ti battono il cinque. Ti raccontano il loro sabato sera e tu neanche li conosci. Non sai chi sono, che anno frequentano, che corsi fanno...tu non conosci nessuno ma tutti conoscono te. Ti osservano, cercano di fare ciò che fai tu...quando diventi capitano della squadra di basket tutto è ancora peggio. Ti scaraventano in un mondo che non ti appartiene, che ti chiude e ti assilla...sei dietro una vetrina e il tuo ruolo è quello di essere ammirato. Punto. C'è chi a tutto ciò piace...e chi non lo ha mai voluto"  

 

Austin tornò a guardare fuori dalla finestra. Avvertì il silenzio. Assordante.  

 

"cosa credevi...che fosse tutto Instagram, feste e sesso?" Aggiunse Jason, come se pretendesse una risposta. Austin non aveva una risposta, almeno per quella domanda.  

 

"sono patetico" disse Austin. 

 

"perché dici questo?" 

 

Austin tornò a sedere sulla poltrona. Distese il collo e rimase a guardare il soffitto. "hai mai avuto quella sensazione di non raggiungere mai niente? Quel senso di vuoto che quasi finisce col convivere insieme a te" 

 

"Austin...bhe..." 

 

"mi alzavo ogni mattina e molto lentamente iniziavo la giornata indossando la solita maschera...finchè non mi sono stancato. Pensai che la situazione sarebbe cambiata diventando...me stesso" 

 

"parli di quando ti sei dichiarato?" 

 

"per molto tempo ho pensato di aver fatto un errore. La gente intorno a me non era pronta e io non ero pronto. Poi...tutto è cambiato. Grazie a lei..." 

 

"lei...chi?" 

 

"è stata Ashley a porre fine a quell'inferno. Lei mi ha difeso...lo ha fatto davvero. Quando poi divenne cheerleader bhe...la gente smise di prendermi di mira. Lei mi aveva liberato. Ha fatto in modo che io fossi...me stesso" 

 

"è per questo che cerchi ancora un legame con lei?"  

 

Austin rimase in silenzio. Accavallò le gambe e rialzò la testa guardando Jason. Che nel frattempo si era poggiato sul lato destro del corpo. Forse aveva ascoltato davvero le parole di Austin e a quest'ultimo la cosa fece piacere.  

 

" cosa ci trovi in lui?" chiese Austin. 

 

Jason alzò leggermente la testa, con sguardo confuso. "di cosa parli?". 

 

"parlo di lui…cioè…Brad. Non capisco che cosa ci trovi di così speciale in lui" 

 

"ci conosciamo dalle elementari, Austin. Non permetterti di parlare male di lui" 

 

Il ragazzo sulla poltrona accennò una risata o forse un sorriso. Jason non riuscì a capirlo bene. "cosa ridi?". Austin levò la mano da davanti la bocca e tornò velocemente serio. Jason fu quasi spaventato dal cambio veloce di espressione.  

 

"ridere? Io? Non sto ridendo, caro. Mi sento solo sollevato di non essere solo su questa barca". Jason lo guardava, con sguardo attento, in attesa di risposte e delucidazioni riguardo lo strano discorso intrapreso da Austin. 

 

"sei ubriaco, sicuramente. Vai a casa" disse Jason, cominciando a girarsi dall'altro lato.  

 

"lui è lì che si ubriaca…passa la serata con tanta gente…sicuramente si farà un paio di ragazze entro la fine della festa…per quanto io mi sforzi di credere che la tua sia semplice gelosia per la sua popolarità, bhe…sono sempre più convinto di capire a pieno le tue emozioni. Lui non ti degna degli sguardi che tu gli dai, nessuno lo capisce come te, nessuno lo ha mai accompagnato a casa ubriaco e se lo è trascinato fino al letto come te. Quanti possono vantare i vostri anni di amicizia? Nessuno, Jason. Mentre tu sei qui le sue labbra sono di qualcun'altra stasera". 

 

Austin si alzò lentamente dalla poltrona, diede un ultimo sguardo fuori dalla finestra e tirò fuori il telefono dalla tasca. 23:37. Lo rimise in tasca e lanciò un ultimo sguardo a Jason, rimasto sdraiato sull'altro lato.  Si incamminò verso la porta.  

 

"tu non mi conosci, Austin" 

 

"questo lo credi tu. Dal mio misero angolino ho visto molte cose, Jason. Per me funziona tutto all'incontrario. Nessuno mi conosce…ma io conosco tutti. Anche te, Jason". 

 

Il ragazzo aprì la porta, facendo entrare un fascio di luce che colpì il volto di Jason. Austin notò una lacrima sul suo volto. Accennò un sorriso e uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Rimase appoggiato alla porta per qualche secondo, guardando in basso. Sentì gli occhi bruciargli. Si promise di non piangere. Tirò su la testa e scese le scale. Nel salone incontrò lo sguardo di Ashley. Si girò velocemente ed uscì dalla porta principale, lasciandosi quella serata alle spalle, almeno per quanto possibile. 

 

ANGOLO DELL'AUTORE 

 

Ciao a tutti, cari lettori!

La storia è arrivata esattamente al momento in cui la lascia un po' di tempo fa, anche se questa volta posso dire che il prossimo capitolo arriverà molto presto.
Con lui avrà anche inizio la parte “inedita” della storia, che non ho mai pubblicato e che, dopo molto tempo, ho deciso di pubblicare.

Grazie a tutti coloro che hanno letto la storia e l’hanno seguita!
Aspetto anche le vostre recensioni, per sapere cosa ne pensate :)

Mathieu

 

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Capitolo 14
*** 14 ***


14

La mattina dopo la festa Brad venne svegliato dal suo cellulare. Trovava il suono delle notifiche tremendamente fastidioso ma non aveva mai voglia di cambiarlo. Si strofinò gli occhi e li tenne chiusi ancora per qualche secondo. Si girò lentamente e guardò la sveglia. 12:07.

Si rese conto di non aver dormito poi così tanto. Tornò a casa dalla festa intorno alle cinque del mattino, accompagnato da Jason.

Prese il telefono e sbloccò lo schermo, cercando di capire cosa lo avesse svegliato. Un messaggio da parte di un numero sconosciuto:”ho tutti i nomi. Domani in biblioteca dopo la terza ora”.

Ci pensò qualche secondo e capì che si trattava di Monica. Spense lo schermo e ripose il telefono sul comodino molto lentamente.

Decise di alzarsi e spostò le coperte. Portava solo le mutande, come era abituato. Si diresse verso lo specchio, alto quanto lui. Lo faceva spesso. Passava qualche minuto di fronte lo specchio e a volte girava su se stesso per ammirarsi. Toccava i pettorali e contraeva gli addominali per accertarsi che fossero ancora sodi. Lo faceva anche con le natiche. Al terzo anno alcune ragazze dell’ultimo anno lo nominarono come “miglior culo maschile della scuola”. Stilarono una vera e propria classifica, nella quale ebbero l’onore di rientrare circa un centinaio di ragazzi.

Portò la mano destra sul suo collo. Posò le dita su un succhiotto. Grosso e violaceo. Fece un leggero sorriso e decise che quello sarebbe stato il trofeo della festa da sfoggiare l’indomani ai compagni di squadra.

Uscì dalla camera per farsi una doccia. Indossò la sua tenuta sportiva da corsa e prese i suoi auricolari. Salutò velocemente i genitori, seduti sul divano intenti a seguire un talk show mattutino ed uscì dalla porta di ingresso. Fece qualche esercizio di riscaldamento, lanciando ogni tanto uno sguardo ai vicini o a qualche ragazza che passava di lì.

“ok, iniziamo” pensò mentre imboccava sul marciapiede che percorreva tutto il quartiere. Manteneva una corsa leggera e cercava di regolare al meglio la respirazione. Rallentò la marcia senza neanche accorgersene. Riconobbe subito quella casa. Ricordò l’ambulanza di fronte il giardino e le persone che osservavano il tutto con sguardi sorpresi o forse spaventati. Vide la barella portata fuori da quella casa dai medici che cercarono inutilmente di soccorrere quel ragazzo. Quella sera osservò la scena da dietro la folla, la quale era intenta a commentare l’accaduto. Brad sentì il nome di Lucas tra la folla e riconobbe Claudia. Gli sembrò una statua di pietra. C’era una donna vicino a lei, forse sua madre. Le stringeva un braccio ma la ragazza era immobile. Brad si aspettò di vederla piangere ma niente. Claudia rimase lì, ad osservare la scena. Il ragazzo ricordò che i due ebbero dei problemi pochi giorni prima dell’accaduto. Cercò di rimuovere quei ricordi e continuò a correre, con i Green Day ad alto volume nelle orecchie e un corpo perfetto da dover mantenere.

 

-------------------------------------------------------------------

 

Il lunedì mattina arrivò presto e cominciò una nuova settimana alla Bridgston School. Jessica percorreva l’atrio della scuola a passo veloce. Quella mattina non si parlava di altro. La festa di Ashley era stato l’ennesimo successo e lei sperava di incontrare Austin per parlare dell’altra sera. Vide un pallone da football volare nel corridoio affollato. Jessica riconobbe il numero 36: Brad.

Un brivido le attraversò la schiena. Aveva ancora il ricordo del suo respiro sulla sua pelle. Nessuno l’aveva mai toccata come lui. In realtà nessuno la toccò più da quella sera. Aveva bevuto ma non abbastanza da non riuscire a ricordare. In effetti ricordava tutto. Erano passati quasi tre anni e ricordava quasi tutta la conversazione avuta con lui quella sera. “in fondo è colpa mia” pensò mentre apriva l’armadietto. Se ne faceva una colpa enorme e dopo tre anni ancora si tormentava. Era pentita. Forse aveva fretta di arrivare al livello delle altre ragazze. Tutte le ragazze che conosceva avevano già avuto la loro prima volta. Lei i ragazzi li scrutava da lontano e non poteva far altro che immaginare cosa potesse significare il sesso.

Cercava frettolosamente i libri nell’armadietto. Si ritrovò una lettera tra le mani. Era il comunicato del preside che le dava l’incarico di responsabile delle elezioni. Le tornò in mente il discorso avuto con Chris. Tornò ad osservare i giocatori di football e il numero 36 quasi le fece venire l’orticaria. “lo punirò a modo mio” pensò, e forse l’aiuto di Chris le sarebbe servito.

 

“ehilà!” disse Austin, sbucando all’improvvisò.

I pensieri di Jessica svanirono improvvisamente.

 

“Austin...cazzo. Ieri non hai risposto ai miei messaggi”

 

“scusami, tesoro. E’ stato un fine settimana...”

 

“di merda” finì Jessica.

 

“puoi dirlo forte”

 

“insomma...sei andato via dalla festa senza dirmi niente! Cosa ti era preso?” disse Jessica, leggermente alterata. Austin avvertì il suo nervosismo.

 

“ero arrivato alla conclusione che quella festa fosse ridicola”

 

“ah certo. Quando lo dicevo io ero solo l’asociale di turno” rispose Jessica.

 

“è stata una brutta serata anche per te, immagino”

 

“lasciamo stare...non sono riuscita nemmeno a incontrare Monica. Erano tutti strani sabato”

 

“credo che Monica fosse alquanto impegnata sabato” disse Austin, con tono malizioso.

Jessica spalancò gli occhi.

 

“con chi!”

 

Austin rise. “il gossip sta facendo il giro della scuola...non lo sai? Hanno visto Monica e Leo piuttosto intimi alla festa”

 

“stai scherzando” disse Jessica, sorpresa e divertita.

 

“croce sul cuore, cara. Lo dice tutta la scuola”

 

“pensavo che Leo avesse scoperto le porte del paradiso della popolarità scolastica con Ashley”

 

“infatti è così...ma un tipo come lui non se la porterebbe mai a letto...credo” disse Austin.

 

Jessica chiuse l’armadietto. Austin si guardò intorno e aprì il suo zaino.

“stamattina...ho trovato una cosa”.

 

“che cosa” chiese Jessica, allungando lo sguardo sullo zaino di Austin.

 

“questo”. Il ragazzo tirò fuori un biglietto, piegato. Lo passò a Jessica, la quale aveva la fronte corrugata chiedendosi cosa fosse.

 

Ci vediamo in biblioteca dopo la terza ora. Fai in modo di esserci. Monica.

 

Jessica guardò Austin, in cerca di spiegazioni. Il ragazzo alzò le spalle e riprese il biglietto in mano.

“cosa vuole Monica in biblioteca?” disse Jessica.

 

“non ne ho idea. Ho aperto l’armadietto prima ed è cascato questo biglietto”

 

La campanella suonò. I due ragazzi si lanciarono un ultimo sguardo interrogativo prima di dirigersi verso le classi.

 

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“non dovremmo aspettare il rappresentante studentesco prima di scegliere gli altri componenti?” disse Jason, sistemandosi lo zaino sulla spalla destra.

Monica camminava al suo fianco.

 

“si, dovremmo. Ma ho già i nomi. È già tutto programmato. Non ci servirà l’aiuto di nessun rappresentante”

 

“la Delta Eta non ha un capo, Monica”

 

“non voglio essere il capo. Ho solo compreso le potenzialità di questo...gruppo”

Monica aprì un quaderno ed estrasse un foglio. “Austin sarà il prossimo”.

Jason prese in mano il foglio. Sentì un vuoto allo stomaco e cercò il nome di quel ragazzo sulla lista. Quando lo trovò lo lesse altre due volte, per rendersi davvero conto del fatto che Austin fosse su quella lista.

Jason rimase inespressivo. Sospirò e ridiede la lista a Monica.

 

“cosa ti prende?” chiese Monica.

 

“nulla”

 

“Jason...”

 

“cosa ti fa pensare che quelle persone possano davvero...insomma...cosa ti ha spinto a sceglierle...e cosa ti dice che noi li accetteremo”

 

“li accetterete perché sono le uniche scelte sensate in questa scuola, Jason. Fidati”. Monica mise il foglio nel suo quaderno e lo richiuse, sospirando.

 

“come è andata la festa?” disse Jason.

 

“la festa...ehm...bene. Insomma...si, bene. A te?”

 

“niente di che, classica festa da liceali”

 

Monica strinse il quaderno tra le mani. Aveva una bozza dell’introduzione dell’articolo sulle elezioni studentesche scritta a mano. Guardò Jason mentre esprimeva il suo parere sulla festa, ma non lo stava davvero ascoltando. Jonhatan passò vicino a loro, nel verso opposto. Il ragazzo fece un sorriso a Monica, come un segno di saluto. Lei non ricambiò ed abbassò lo sguardo.

 

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Quando la terza ora finì Austin lesse di nuovo il biglietto. Uscì dalla classe, guardandosi intorno e facendo un sospiro si incamminò verso la biblioteca. Arrivò di fronte l’entrata di quest’ultima ed entrò cautamente, cominciando a cercare Monica tra i vari banchi circolari sparsi qua e là. La responsabile della biblioteca lo osservò attentamente attraverso le lenti degli occhiali prima di tornare alla lettura dell’ennesimo libro.

Austin camminava lentamente e cominciò ad addentrarsi tra gli scaffali. Arrivò quasi infondo alla biblioteca, dove non c’era mai nessuno. Riconobbe Monica. Rimase pietrificato quando riconobbe Brad vicino a lei. I due guardavano un foglio e parlavano quasi bisbigliando. Monica si girò e incontrò lo sguardo di Austin. La ragazza sorrise e gli fece segno di avvicinarsi. Il ragazzo deglutì nervosamente e si avvicinò a quel tavolo nella speranza che Brad non gli rivolgesse la parola.

 

“guarda un po' chi c’è” disse Brad con un sorrisetto odioso.

Monica lo fulminò con lo sguardo e fece sedere Austin vicino a lei.

 

“grazie per essere venuto, Austin” disse Monica, con un leggero sorriso sul volto.

 

“Monica io...ho trovato il biglietto...è successo qualcosa?”

 

“noi abbiamo una cosa importante di cui parlare” disse la ragazza, prendendo il foglio in mano.

 

“è stata una sua idea. Non saresti qui adesso. Non se avessi scelto io” disse Brad

Monica chiuse gli occhi come per mantenere la calma.

 

“quello che Brad voleva dire è che...sei qui per un motivo...e perché si. L’ho voluto io”

 

“così mi spaventi” disse Austin.

 

“ciò che sto per dirti è stata una novità anche per noi, Austin”. Monica si girò verso Brad in cerca di uno sguardo di intesa, che non ci fu.

 

“scusate ragazzi, mi esercitavo in cucina e ho perso un po' di tempo” disse Jason, posando il borsone con la sua divisa per terra e salutando Brad con una stretta di mano amichevole. “oh...Austin” disse il ragazzo appena arrivato. Austin si schiarì la voce e tornò a guardare Monica.

 

“cosa avete tutti ultimamente?” disse Austin.

 

Monica lanciò un ultimo sguardo a Jason e Brad, rimasti in silenzio. “all’inizio dell’anno ad alcuni di noi è stata fatta una proposta. Come dire...un’occasione”

 

“che tipo di occasione”

 

“ molto grande...” disse Jason, alzando lo sguardo verso Austin. Ci fu il silenzio per qualche secondo. Monica decise di romperlo.

 

“in questa scuola c’è un modo un po' particolare per raggiungere...ehm...i propri...scopi”

 

“cosa volete da me?” disse Austin, lanciando uno sguardo a tutti e tre.

 

“Monica ti sta offrendo la via più facile per arrivare in alto, Austin”. Tutti e quattro si girarono, in direzione di quella voce. Ashley sciolse la sua lunga coda e lasciò cadere i suoi capelli biondi lungo la schiena. Li sistemò velocemente e si sedette vicino a Jason, cercando gli occhi di Austin.

 

“cosa significa, Monica?” disse Austin. Era nervoso. Sentì le mani cominciargli a tremare e cercava lo sguardo di Monica in cerca di risposte.

“comunque questa stronzata si chiama Delta Eta. Nel caso volessi saperlo” disse Brad.

 

“Brad lascia parlare me” disse Monica, senza guardarlo. “Austin...un’ex studentessa ci ha passato...un segreto. Abbiamo scoperto che nel corso degli anni alcuni studenti del quinto anno della Bridgston hanno formato delle...unioni. Come...”

 

“delle sette...” disse Jason.

 

Monica alzò gli occhi al cielo. “sembra brutto detto così ma...parliamo effettivamente di un...gruppo. Una società...segreta”.

 

“ma co...Monica non capisco” disse Austin, il quale sembrava sempre più perso.

 

Ashley si alzò in piedi. “parliamo della scalata sociale, Austin. Insomma...la Bridgston è uno degli istituti più importanti a livello nazionale. Hai mai pensato a cosa significa essere al top in una scuola come questa? Io credo che tu ci abbia pensato, Austin. Come tutti noi, del resto”.

La ragazza si avvicnò a lui, seduto su una sedia tenuta poco più distante dal tavolo. Era come l’alunno sotto esame con la commissione di professori di fronte. “non voglio che questa cosa si dilunghi troppo...ho le prove con le cheerleader” disse Ashley, sedendosi sul banco ed accavallando le gambe. Monica appoggiò la schiena sulla sedia ed incrociò le braccia, scocciata.

Ashely guardò Austin dritto negli occhi. “caro...la tua omosessualità è la tua arma vincente” disse la cheerleader “quante ragazze in questa scuola usano gli smalti che tu consigli, scelgono i rossetti che preferisci e si vestono secondo gli abbinamenti che tu gli proponi?”

 

“cosa significa...” disse Austin, confuso.

 

“non fare il finto tonto...”

Monica si alzò in piedi, velocemente.

“sappiamo che sei tu Bonny Nose”

 

Ashley non riuscì a trattenere la risatina.

Monica le diede un colpetto sulla spalla per farla smettere.

 

“chi è...Bonny Nose?” chiese Brad con tono confuso.

 

Austin rimase in silenzio ma con sguardo sconvolto. Monica si abbassò per cercare qualcosa nella borsa e tirò fuori una cartellina con dei fogli all’interno. Li prese e li gettò sul tavolo.

“Bonny Nose è uno dei blogger emergenti più in voga in questa scuola. Non si sa chi sia. La sua identità è nascosta dietro il nome di Bonny Nose. Non c’è ragazza in questo paese che non conosca quel blog”. Monica prese un paio di fogli e li diede ad Austin. “questi sono alcuni articoli presi dal sito...o dovrei dire...il TUO sito”.

 

“non so di cosa state parlando”

 

“quando cominciarono ad andare di moda i risvoltini li hai definiti: il più grande attentato alla moda dopo i sandali con i calzini”

 

“adoro quell’articolo” disse Ashley, scorrendo la sua bacheca Facebook.

 

“il fatto è che tu mi dissi la stessa identica frase il giorno prima che l’articolo venisse pubblicato”

 

“ottima memoria” commentò Jason.

 

“il punto è che...ho altri 56 articoli con frasi dette da te prima della loro pubblicazione, in articoli basati su argomenti discussi da noi precedentemente e il blogger ha la fissa per Lady Gaga, i profumi di Dior, è un fan di Teen Wolf e...”

 

“mi sposerò solo con uno smoking di Valentino su di me, arriverò su un cavallo bianco e ci sarà una piramide di cupcake con glassa glitterata”. Ashley fece un sorriso leggendo quella frase. Ricordò quella frase come fosse ieri. Era sdraiata sulla schiena insieme ad Austin sul suo letto e sfogliavano un numero di Vanity Fair. Era passato tanto tempo ma quel ricordo le tornò in mente alla velocità della luce. Alzò lo sguardo dalla fotocopia dell’articolo. “abbiamo trovato un autore migliore di te, Monica”.

 

Austin fissava il pavimento. Brad e Jason si lanciarono uno sguardo veloce, ma serio.

 

Monica si abbassò vicino la sedia di Austin. “unisciti a noi. Non vogliamo costringerti. Semplicemente penso che tu sia adatto per questo gruppo. Sarai tu e...i ragazzi più popolari”

 

“io non...”. Alzò lo sguardo e i suoi occhi caddero su quelli di Jason. Il capitano gli fece un leggero ‘si’ con la testa.

 

“io credo che sarà una grande opportunità...per tutti noi. E anche per te” disse Monica, accennando un sorriso.

 

“andiamo, Bonny Nose” disse Brad.

 

La loro attenzione venne catturata da un improvviso tonfo. Tutti e cinque si girarono verso il rumore. Emily raccoglieva un pesante libro di letteratura. Guardò i cinque ragazzi, stupita dal fatto che persone del genere fossero sedute insieme allo stesso tavolo. “da quando si frequentano?” pensò. Accennò un timido “scusatemi”. Girò sui tacchi e se ne andò.

Dopo qualche secondo di silenzio Austin si spazientì.

“tutta questa roba...è segreta?”.

 

“totalmente” rispose Monica, in tono secco.

 

“e...mi avete fatto venire qui tramite un bigliettino nell’armadietto?”

 

“lo hai fatto vedere a Jessica, immagino” disse Monica

 

“è ovvio...sei strana dalla festa”. Tutti le rivolsero lo sguardo per pochi secondi.

 

“non sembra una genialata questa storia del bigliettino ma...ti conosco comunque molto bene, Austin. Immaginavo che Jessica avesse saputo del tuo incontro con me. Ma di certo non sa di Brad, Jason o Ashley”

 

“in effetti la cosa mi ha sorpreso” disse Austin

 

“Jessica è la prossima. E tu...mi aiuterai a convincerla”

 

 

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Capitolo 15
*** 15 ***


15

Il corridoio principale era affollato di studenti che tentavano di raggiungere un volantino o qualche spilla. I candidati erano in tre punti diversi del corridoio. Ognuno aveva il proprio stand. Erano sorridenti e quasi logorroici riguardo la loro campagna elettorale e loro promesse all’istituto. C’erano dei brutti sguardi tra di loro. Quella non era una battaglia, era una vera e propria guerra.

 

“non vedevo gli studenti così attivi riguardo le elezioni da parecchio tempo” disse il preside, posizionandosi vicino Jessica.

 

“oh...la ringrazio, signor preside” rispose Jessica, preoccupandosi del fatto che il suo tono fosse il più cordiale possibile.

 

“ottimo lavoro. Continua cosi...e potrai aggiudicarti qualche credito”

 

Jessica non fece neanche in tempo ad accennare un “grazie, preside” che l’uomo si allontanò. Semplicemente

sorrise, lì da sola.

 

“che cosa significa!”

 

Jessica quasi saltò. Si girò di colpo e vide Leo rivolgerle in faccia una pagina del giornalino scolastico.

 

“Leo...ehm...cosa è successo?”

 

“sei la responsabile qui...dovevi almeno accertarti di quello che sarebbe stato scritto riguardo le elezioni. Il giornalino scolastico dovrebbe rimanere imparziale”

 

Jessica continuò a non capire. Prese in mano il giornalino e lesse una parte di quell’articolo. Alzò lo sguardo lentamente e cominciò a cercare Monica tra la folla. Era in un angolo e scattava alcune foto con la sua fotocamera professionale. Vide dall’obbiettivo il viso di Jessica arrivarle sempre più vicino.

 

“non posso mettere foto di te così imbronciata sul giornalino”

 

Jessica si limitò ad alzare il giornale davanti gli occhi di Monica. “spiegami”.

Monica sentì un’improvvisa vampata di calore. Lasciò la macchinetta cadere lungo il petto, appesa al collo. Prese il giornalino. Rilesse qualche riga.

 

“io...”

 

“Monica...metà dell’articolo parla solo di Jonhatan...la conclusione è una vera e propria ammirazione del suo programma. Questa è propaganda. Il giornalino scolastico non può pubblicare queste cose...tu non puoi!”

 

“sono la capo redattrice”

 

“cosa dirà il preside, Monica? Ultimamente...non lo so...”

 

“forse mi sono lasciata trasportare dall’enfasi politica” Monica aveva dubbi riguardo l’esistenza di quel termine. Capì di essere parecchio nervosa.

 

“perché quel bigliettino a Austin l’altro giorno?”

 

“lo hai letto...”

 

“me l’ha mostrato lui l’altro giorno...Monica. Voglio delle spiegazioni”

 

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Austin aprì quel maledetto blog poco più di un anno fa. Durante le sue giornate alla Bridgston aveva visto così tante cose assurde che l’ispirazione lo colpì come un fulmine. Tornò a casa di corsa e accese il suo portatile e buttò giù una sua considerazione sui ragazzi di scuola. Da lì in poi un’infinità di rubriche. Le visite al suo sito crescevano giornalmente e poco a poco la misteriosa identità di Bonny Nose divenne l’idolo informatico di migliaia di ragazze. Spesso la mattina prima di entrare a scuola sentiva gruppi di ragazze parlare dei suoi articoli o leggerli ad alta voce ad altre amiche come il prete e i fedeli che ascoltano. Quasi si sentiva importante, ma preferì l’anonimato. La fama di Bonny Nose era data anche dalla sua segretezza. Nessuno sapeva di lui, o meglio, nessuno al di fuori della Delta Eta.

 

“cosa è preso alla tua amica?”. Austin camminava lungo il corridoio, con un libro tra le mani. Si girò, scrutando bene chiunque fosse dietro di lui. Era Jason.

 

“Jason...ho letto”

 

“sai il perché di quell’articolo?”

 

“perché dovrei saperlo?” disse Austin, quasi scocciato.

 

“parliamo di Monica...e tu sei Austin...non potevo chiedere a persona più indicata”

 

“bhe, hai sbagliato persona” disse Austin, fingendo un enorme sorriso.

 

“sicuro?”

 

Austin si fermò di colpo. Jason quasi gli venne addosso.

 

“caro capitano. Non so cosa ti spinga a pensare che io sappia che cosa scrive Monica sul suo giornalino. Ha elogiato Jonhatan e ha rotto il principio di imparzialità del giornale. Ok. Ho capito. Ma io non c’entro. Vai a interrogare qualcun’ altro”.

 

“ha elogiato il peggiore che potesse elogiare” disse Jason, tenendo sempre lo sguardo di fronte a lui.

Austin riprese a camminare, lentamente.

“cosa vuoi dire?”

 

“che di certo non avrà il mio voto”. Jason accelerò il passo, allontanandosi da Austin. Non disse nulla. Non accennò un “ciao” o un “ci vediamo”. Austin rimase a guardarlo mentre si allontanava ma di certo la cosa non sarebbe finita lì.

 

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Monica sentì bussare alla porta. Era seduta alla sua scrivania nel laboratorio scolastico dove scriveva i suoi articoli, quando aveva dei momenti vuoti nella giornata scolastica. La porta si aprì e riconobbe Leo mentre faceva capolino da dietro la porta. Accennò un “posso?”. Monica chiuse nella cartellina qualche bozza di vari articoli e lo invitò ad entrare. La ragazza neanche lo guardò in faccia. Aveva i gomiti sul tavolo e la testa appoggiata tra le mani. Fissava lo schermo spento del computer e vide il riflesso di Leo avvicinarsi.

 

“Monica...”

 

“Leo...io...ho fatto un casino. Lo so...”

 

Il ragazzo prese una sedia da un banco lì vicino e si mise vicino a lei. “non sono arrabbiato”

 

“o non lo sei più?” disse Monica, tenendo lo sguardo verso il computer.

 

“semplicemente non me lo aspettavo...”

 

“un po' come tutti, Leo. Persino io mi sono meravigliata di ciò che ho scritto”

“e allora perché lo hai fatto?”

 

Monica chiuse gli occhi. Realizzò veramente di aver fatto una stronzata. Ma lo aveva fatto. Lo aveva fatto per proteggere una persona che non sapeva neanche di avere la reputazione appesa ad un filo.

 

“scusami...” mormorò Monica, alzandosi e coprendosi la bocca.

Leo capì che stava nascondendo le lacrime. Il ragazzo cercò di dire qualcosa, ma non ci riuscì. La lasciò andare via e sbuffò una volta rimasto da solo. Guardò attraverso la vetrata del laboratorio che dava sul corridoio. Riuscì a riconoscere Ashley, nonostante la tendina.

Aveva assistito alla scena e quando i loro sguardi si incrociarono lei riprese a camminare.

 

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Jason si sentì tirare per un braccio. Quasi perse l’equilibrio ed urlò un “hey!” che portò Monica a zittirlo con un secco “vieni con me”. I due finirono in un’aula vuota.

 

“Monica...cosa c’è?” chiese Jason, piuttosto alterato.

 

“sappi che l’ho fatto per te” disse Monica, con la voce tremante.

 

“Monica ma...di che parli?”. Jason si avvicinò alla ragazza, abbassando il tono di voce.

Monica guardò fuori dalla finestra e si avvicinò ad essa, guardando il cielo, vagamente grigio.

 

“tu...ti ricordi di Mike...Mike Hopekins…?”

 

Jason aveva uno sguardo confuso. Fece un respiro più profondo e si sedette sulla cattedra. “certo...era il quarterback della squadra di football...perché?”

 

Monica tornò a guardare il ragazzo in volto. “ti sono arrivate delle minacce da Jonhatan?”

Il ragazzo si irrigidì. Guardò perplesso Monica e scese dalla cattedra. Fece molta fatica a trovare le parole.

 

“perché mai avrebbe dovuto?”

 

“basta con questo teatrino Jason. Io...ho scritto quell’articolo perché tu avessi diritto ad una libera scelta riguardo il giorno in cui avresti deciso di dire che...”. La ragazza si fermò.

 

Jason guardò per terra e mise le braccia conserte. Sul suo volto l’espressione sembrò ormai decisa. Aveva capito di cosa parlava Monica. Accennò un sorriso e cominciò a camminare a passi per l’aula. “Mike Hopekins...aveva delle labbra fantastiche...nel senso...meravigliose, capisci? Hai mai baciato un ragazzo che ti estasiasse ad ogni bacio? Ogni volta che le vostre labbra si sfiorano? Meravigliose...in realtà tutto di lui era meraviglioso...la voce, i suoi sorrisi, le fossette...”, Jason accennò una risata, dal tono tristemente nostalgico, “ci siamo conosciuti dopo che la Bridgston vinse il campionato regionale di football. Eravamo al...terzo anno. Alla festa organizzata a casa sua per la vittoria parteciparono anche le altre squadre sportive della scuola e...tante altre persone, ricordo”.

Jason si fermo. Guardò Monica. Lei aveva un leggero sorriso sul volto. Era seduta su un banco ed era persa nelle parole del ragazzo.

“quella sera mi fece vedere i suoi 33 giri di David Bowie e Bruce Springsteen...cazzo, io li amo! Parlammo di musica per buona parte della serata e lui spesso si alzò dal divano per prendere qualcosa da bere. Rimboccava sempre anche il mio bicchiere e...”

 

“era un ragazzo splendido, Jason...” disse Monica, per rompere il silenzio lasciato dal ragazzo. Un silenzio nato forse da un pianto represso.

 

“mi baciò un mese dopo quella festa. Ci incontrammo al Club Soho, in centro. Tornavo a casa e lui venne con me. Parlavamo di...non ricordo bene cosa, insomma...morivo ad ogni suo sorriso e annegavo nei suoi occhi azzurri...mi abbracciò quando arrivai davanti casa mia e rimanemmo lì per qualche minuto e...ancora sento il suo respiro. Era davvero freddo quella sera...Mi strinse a sé...lo faceva anche a letto...non si addormentava se ero nel suo stesso letto e non mi abbracciava. Aveva delle braccia forti...e io mi abbandonavo a loro. Morale della favola? Mi baciò dopo quel lungo abbraccio davanti casa mia...la storia rimase segreta fino alla fine dell’anno scolastico. Certo, nessuno lo seppe...semplicemente la storia finì. I suoi genitori si trasferirono perché decisero di spostare il loro negozio in una città più grande...”

 

“Jason...”

 

“Jonhatan ci ha scattato una foto di nascosto...trovandoci sotto gli spalti del campo di football...è la foto di un nostro bacio...siamo stati violati...ma non lo dissi mai a Mike”

 

“perché? Hai subito tutto da solo?”

 

“non volevo che lui entrasse in questo casino...volevo proteggerlo...ma il punto è un altro. Almeno adesso so che Jonhatan non era solo quel giorno...”

 

“rimasi a scuola per finire un articolo e stavo tornando a casa...camminavamo nel parcheggio dietro il campo e...Jason, ha fatto tutto lui...io non avrei mai...”

 

“tranquilla Monica...non sono arrabbiato con te...so benissimo che non lo avresti mai fatto...Jonhatan ha minacciato di rendere pubblica la foto se tu non avessi scritto l’articolo su di lui...giusto?”

 

La ragazza fu costretta ad annuire. I sensi di colpa non la lasciarono, nonostante la tranquillità di Jason. Pensò a Leo. Erano soli nella stessa stanza e lei lo ha lasciato seduto lì, solo come un coglione. Dopo la festa di Ashley si parlarono molto poco. Si scambiavano sorrisi ogni volta che si incontravano nei corridoi, o almeno quando la gente non lo circondava nel caso camminasse vicino ad Ashley.

Tornò al ragazzo che in quel momento era di fronte a lei, il quale aveva appena riaperto dolorosamente il suo cuore ai ricordi.

 

“ehm...Monica?”

 

“s-si?”

 

“l’ultima volta che ti ho visto Jessica ti sbatteva in faccia il giornale scolastico sbraitando...”

 

“ehm...si?”

 

“lei ha letto il biglietto che lasciasti a Austin l’altro giorno...giusto?”

 

“era ciò che sapevo avrebbe fatto”

 

“lei non ti ha fatto domande?”

 

“bhe, lei...”

 

“lo sai che potrai parlarle solo in presenza di tutti gli altri componenti della Delta Eta, vero?”

 

“diciamo che io...”

 

“Monica? Cosa le hai detto?”

 

La ragazza era in procinto di sputare qualche parola quando improvvisamente la porta dell’aula si aprì. Claudia esitò qualche secondo prima di entrare, poi si scusò e si diresse verso un banco. “ehm...scusate ragazzi...ho dimenticato il telefono qui”.

 

“oh...si, tranquilla” rispose Jason, allungando lo sguardo verso il banco. Claudia prese il telefono dimenticato sotto il banco.

“accidenti...ancora sta registrando...ho registrato la lezione...economia non è il mio forte”

Monica e Jason si lanciarono uno sguardo perplesso, ma nessuno dei due aprì bocca.

Claudia guardò il suo orologio. “merda...rischio di perdere il bus...ciao ragazzi”.

La ragazza schizzò fuori dall’aula, mentre i due prescelti la guardavano perplessi.

 

“il cellulare...il suo cellulare stava registrando!” disse Jason, con tono nervoso.

 

Monica posò una mano sulla bocca. I suoi occhi sbarrati fissavano il nulla e cominciò a camminare per la stanza, con l’altra mano posata sul fianco. “siamo nella merda”.

 

“lo avevo capito Monica, grazie. Ed io lo sono ancora di più”

 

“ne dobbiamo parlare con gli altri...”

 

“è finita ancora prima di iniziare...bello schifo”

Il capitano della squadra di basket si diresse verso la porta dell’aula. La aprì lanciando un ultimo sguardo a Monica prima di sparire nel corridoio.

 

 

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Capitolo 16
*** 16 ***


Era molto fredda quella sera. Jason era stretto nelle spalle. Indossava un lungo giubbotto, fino al ginocchio. Il suo fiato lasciava una nuvola di condensa nell’aria, proprio come Mike, di fronte a lui. Jason accennò un leggero sorriso e Mike fece lo stesso. Aprì le braccia ed accolse Jason in un abbraccio. Il capitano della squadra di basket passò le braccia al di sotto del giubbotto del quarterback, per stringere più saldamente il suo busto e non lo spesso strato di lana che riempiva il giubbotto di Mike. Avvertì il calore del suo corpo e posò il viso sulla sua spalla, chiudendo gli occhi. Rimasero così per un tempo che per Jason fu comunque troppo corto. Fino a quel momento non si erano detti una parola. Sentivano semplicemente il rumore dei loro respiri.

 

“hey...” disse Mike, rompendo il silenzio fin troppo imbarazzante.

Jason non gli diede molta retta. Alzò la testa e mostrò le sue lacrime a Mike, il quale le asciugò. Aveva le mani fredde, ma questo a Jason non importò.

“dimmi qualcosa, ti prego...” continuò Mike, ottenendo ancora qualche secondo di silenzio, che vennero interrotti da Jason, ancora con le mani lungo i fianchi del ragazzo.

“Mike io...io non so che cosa dire...ti rendi conto di quello che sta succedendo?”, Jason si staccò da Mike e quest’ultimo ci rimase stranamente male.

“dimmelo tu qualcosa, Mike...dì quello che vuoi...ma ormai nulla si può riprendere. Tutto questo lo hai voluto tu”.

 

“Jason, capisci quello che ho cercato di dirti? I miei si trasferiscono...a quasi ottocento chilometri da qui...io...Jason, ti prego. Non rendermi le cose più difficili”

 

Il capitano non rispose. Rimase a guardarlo negli occhi e si sentì mancare il respiro, come ogni volta che i loro occhi si incontravano.

 

“buonanotte Mike...” riuscì a dire.

Jason guardò lo sguardo spento sul viso del quarterback. Si allontanò facendo due passi all’indietro, per poi girarsi e continuare la camminata verso casa da solo. Senza il calore della mano di Mike nella sua. Senza la sua voce. Senza lui.

 

Una palla lo colpì in faccia. Cadde a terra ed improvvisamente da quella notte tornò dritto sul campo. Si risvegliò dai sui pensieri e un compagno di squadra lo aiutò a rialzarsi.

 

“sei una sega, Jason!” sentì urlare dagli spalti. Brad era lì seduto che lo salutò con un dito medio e un sorriso da bastardo sul volto. Il giocatore di basket si limitò a rispondere con lo stesso gesto e scuotendo la testa come un “no”.

La fine degli allenamenti arrivò più lentamente delle altre volte e il formicolio dal lato destro del volto sparì. Brad e Jason uscirono dalla palestra della scuola e l’aria portò un volantino fino ai piedi di Brad, il quale lo raccolse, osservandolo per qualche secondo. Jason riconobbe Chris su quel volantino e vide l’erede di Mike Hopekins accartocciare quel foglio con una mano e buttandolo a terra.

Brad non disse niente e Jason non osò sdrammatizzare.

Il silenzio divenne imbarazzante quando finalmente la madre di Brad arrivò nel parcheggio con la sua auto. I due capitani si salutarono e Brad chiese all’amico se volesse un passaggio. Lui rispose cortesemente di no e Brad alzando le spalle si diresse verso l’auto.

Jason posò a terra il borsone della divisa di basket e aspettò il suo di passaggio per tornare a casa. Era quasi fine ottobre e le temperature cominciarono gradualmente a calare. Tornò a quella notte. Con Mike. Dalla sua partenza non si sentirono più. Riuscì a sapere solo qualche informazione su di lui tramite delle conoscenze in comune. Divenne il miglior giocatore della nuova squadra e alcuni dicevano che avesse ottenuto una borsa di studio per lo sport solo dopo tre mesi nel nuovo istituto. Cercò di far sparire quei pensieri e cercò di non pensare al sorriso di Brad come ultimo saluto prima di salire in macchina con la madre. “non lui, Jason. Non lui” pensò.

Austin lo aveva colpito in pieno. Aveva capito tutto di lui. Odiava il fatto che Austin lo avesse capito senza che lui muovesse un dito per farlo capire. Comunque la faccenda non lo preoccupava. Austin avrebbe avuto acqua in bocca.

L’unica cosa che lo preoccupava davvero era il fatto che avesse un debole per i giocatori di football. Ma solo per i giocatori.

Lui odiava il football.

 

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Monica posò lo zaino sul solito tavolo della biblioteca dove gli altri prescelti erano seduti, silenziosi, nell’attesa del verdetto.

“avete votato?” chiese Monica, con un tono di voce più alto del solito. La biblioteca era vuota. Tutti erano scesi nel salone della scuola in occasione delle elezioni studentesche.

“abbiamo votato tutti, Monica. Non ci resta che aspettare” disse Jason.

La caporedattrice si sedette.

Nessuno parlava.

Dei passi veloci attraversarono la biblioteca e Jessica improvvisamente sbucò da dietro uno scaffale. Tutti la guardarono con occhi sbarrati e lei buttò semplicemente dei fogli spillati sul tavolo. Incrociò le braccia ed aspettò che qualcuno dicesse almeno una parola.

Ashley lanciò uno sguardo veloce a Monica, la quale venne come pugnalata da quello sguardo per nulla sereno.

“Cos’è Jessica?” disse Monica.

“hey!”, Brad si alzò in piedi, “Jessica, cosa ci fai qui?”

“inizia col calmarti capitano” disse la ragazza, con l’indice puntato, “so già tutto quello c’è da sapere. Vi ho portato il verbale delle elezioni. Il conteggio dei voti è finito poco fa. Il nome del rappresentante eletto è scritto lì dentro”.

Brad abbassò lo sguardo verso quei fogli, confuso.

“Jessica, tu...”

“Brad...non c’è nulla da dire...a parte il fatto che...non sarò io la vostra prossima componente”

“cosa vuoi dire, Jessica?” disse Monica.

“non entrerò nel vostro gruppetto di raccomandati. Ci sono persone che ho sempre detestato e voglio rimanere coerente con i miei principi, al contrario di chi invece non lo è stato”.

Austin si strinse nelle spalle, scivolando leggermente lungo lo schienale della sedia.

Monica si alzò, avvicinandosi a Jessica. “credevo che tu...tu mi hai detto...”

“Monica! Non entrerò in questo...senti. Non mi importa. Vi manca il rappresentante studentesco, giusto? E’ lì...devi solo leggere”

Jessica girò sui tacchi e velocemente sparì dietro uno scaffale.

Il silenzio tornò da padrone e tutti rivolgevano lo sguardo a Monica.

“tranquilla...ha fatto la sua scelta” disse Austin, mettendole una mano sulla spalla.

“io credevo che...”

“cosa credevi Monica? Pensavi che Jessica avrebbe condiviso la Delta Eta con Ashley?” esordì Brad, scatenando un certo imbarazzo.

Ashley si limitò ad allungare la mano verso quei fogli. Li portò a sé e lentamente cominciò a sfogliarli, poi li richiuse. “significa che adesso c’è una studentessa che sa di noi...e non ci sopporta”

“dicci solo chi è il rappresentante. Questa storia comincia a stancarmi” disse Brad.

 

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Jennifer entrò nella segreteria studenti. Posò lo sguardo sulle sedie e incontrò lo sguardo di Josh, seduto, che attendeva il suo turno per parlare con la segretaria. Abbassò lo sguardo verso le mani del ragazzo e notò gli stessi fogli che lei teneva in mano.

“fai domanda per il DH contest?” esordì la ragazza, con tono fintamente amichevole.

Il ragazzo accennò un “si” con la testa e Jennifer comprese la tensione tra loro due.

Si mise a due sedie di distanza da lui e continuava a posare lo sguardo sui fogli che il figlio del preside, seduto lì a due sedie da lei, teneva in mano. Il silenzio era imbarazzante e così cominciò ad ascoltare i suoi pensieri. L’unica cosa che riusciva effettivamente a pensare in quel momento era il fatto che Josh potesse essere un concorrente temibile per il concorso che aspettava da tempo.

Josh non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di guardarla con aria di sfida. Cosa che Jennifer faceva dal suo ingresso in segreteria.

“il prossimo” disse la segretaria. Josh si alzò e la migliore studentessa dell’istituto lo seguì con lo sguardo, in ogni suo movimento.

 

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“trovali”.

Allison alzò lo sguardo con un’espressione spaventata. Aveva le gambe accavallate e le braccia distese lungo i braccioli della poltrona scura sulla quale era seduta.

“io...cosa stai dicendo?”

“lo sai, Allison. Devi trovarli”

“cosa...non posso”

“oh si che puoi, mia cara...non sarà difficile. Basterà trovare il capitano della squadra di football, della squadra di basket, la caporedattrice del giornalino scolastico, la capocheerleader e...il rappresentante degli studenti”.

La ragazza sciolse le gambe e si alzò in piedi, scossa.

“no! io...”

“Allison...lo sapevi che sarebbe andata così...”

“non voglio entrare in questa storia. É stato solo un caso che io mi sia iscritta in quella scuola...”

“appunto. Un caso fortunato...tu sei sempre vicino a loro. Puoi dirci molto di più”

“non lo farò...dimenticalo”

“sicura, Allison? Io penso che non ti convenga fare tante storie...”

La ragazza prese la sua giacca.

“non è colpa loro...”

“non siamo qui per punire i responsabili. La Delta Eta deve sparire. Una volta per tutte. E tu...tu ci aiuterai”.

Allison indossò lentamente la sua giacca e attraversò il salone di quella lussuosa casa a sguardo basso. Si fermò per un secondo davanti la porta, come se avesse voluto dire qualcosa. Scosse la testa e velocemente uscì ,portando la porta a sbattere abbastanza violentemente.

 

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Capitolo 17
*** 17 ***


“stiamo scherzando?” commentò Brad. Lanciò il verbale delle elezioni, il quale cadde sul pavimento. Tutti fissarono quei fogli e nessuno dei presenti ebbe il coraggio di raccoglierli.

“lo sapevo...” disse Ashley abbassandosi dopo qualche secondo di esitazione per riprenderli. Li ripose sul tavolo.

“sentite...non credo ci sia da aggiungere altro...fatemi sapere cosa dobbiamo fare...ci vediamo”.

La capocheerleader prese la sua borsa e si avviò verso l’uscita, scrivendo qualcosa sul suo cellulare.

Monica si girò verso Austin e il ragazzo annuì, inespressivo.

“Come è possibile?”

“abbiamo davvero tutti capito lo stesso vincitore senza neanche leggere?” disse Jason.

“ci è bastata la reazione di Brad” rispose Austin.

“tu zitto...” intervenne Brad, il quale aveva le braccia incrociate e la schiena appoggiata sulla sedia.

“ragazzi...ehm...parliamo di Chris?” chiese Monica, con sguardo confuso.

Il capitano della squadra di football riprese i fogli e li sfogliò fino al nome del vincitore.

“mi pare più che ovvio, Monica”.

La ragazza prese il verbale tra le mani e lesse il nome di Chris Davis più di una volta. Era seriamente convinta di non credere ai suoi occhi.

“non è possibile...” disse Monica, continuando a leggere quel nome.

“è possibile...è successo” disse Jason.

“Chris è il nostro rappresentante” disse Austin, sul limite di una risata.

Brad si alzò dal tavolo e prese lo zaino da terra.

“non so voi ma...Chris non ci è riuscito da solo”

“cosa dici,Brad? È stato votato...dagli studenti” disse Monica, agitando quei fogli.

“ne sei sicura, Monica? Tu hai la più pallida idea di chi sia Chris Davis? Quel ragazzo...non ci sarebbe mai riuscito da solo. Mai. E adesso...in un mese di scuola, si candida, crea una campagna e vince le elezioni! Il nome di quel ragazzo è una barzelletta” disse Brad.

“lo è per colpa tua...” aggiunse Austin, in tono particolarmente deciso.

Brad si limitò a bruciarlo con lo sguardo e si girò di colpo, lasciandosi gli altri prescelti alle spalle.

“tu cerchi seri problemi, Austin” disse Jason, sistemando la sedia per andarsene.

“spero tu stia scherzando, Jason...basta difenderlo. Forse sono contento che abbia vinto Chris. Insomma...Brad potrebbe essere spodestato dal trono adesso...”

“di cosa parli?” chiese Monica, palesemente scocciata dalla situazione.

“è tutto un gioco di popolarità, Monica. Qui siamo tutti in gara. Finiremo con l’ammazzarci l’un l’altro se sarà necessario...”

Jason fece un gesto negativo con la testa e se ne andò.

Monica e Austin lo guardarono andare via, senza dire nulla.

Si lanciarono uno sguardo e sentirono il suono della campanella.

 

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“quanti voti hai dovuto aggiungere?” chiese Chris, frugando tra le schede elettorali contenute nell’urna.

“quasi alla fine del conteggio ho dato uno sguardo veloce e ne ho aggiunti una trentina...ed eccoti qui” disse Jessica, sorridente.

Il nuovo rappresentante fece un enorme sorriso. Chiuse l’urna e rimase a guardarla per due secondi, tornando poi a guardare quasi divertito la sua complice.

“grazie” cercò di dire, smorzando la risata.

Jessica accennò un sorriso e decise di mettersi al posto del professore, nell’aula dove si era svolto il conteggio dei voti, ormai vuota.

“Jonhatan...sarebbe stato lui il rappresentante...tu eri l’ultimo”

“lo immaginavo...quel bastardo è bravo a parlare…e Monica gli ha dato una bella spinta”

Jessica guardò un attimo fuori dalla finestra. “ti ho aiutato, Chris. Adesso non si gioca più...lo sai”

“vuoi già metterti all’opera?”

“ascolta. Ho truccato le elezioni per farti eleggere come rappresentante. Dovresti ringraziare Dio che una delle poche persone in questa scuola che non ti ha mai preso in giro era responsabile delle elezioni, quest’anno”

Chris accennò una risata e decise di prendere posto al banco di fronte la cattedra.

“va bene...ho capito...sei un po' stronza pero”

“e tu un coglione...vedi di renderti utile. La gente comincerà ad avere dubbi sulla tua vittoria. E i primi saranno loro”

“loro chi?”

Jessica ripensò alle sue parole, senza pentirsene. Glielo avrebbe detto. Voleva farlo.

“Chris...in questa scuola...ci sono persone che...nascondono segreti”

“e chi non li nasconde?”

“non parlo dei soliti segreti...quelli da liceale problematico...parlo di cose...grosse. Verranno da te...molto presto. Ti vogliono...perché il loro stupido regolamento vuole cosi”

“di cosa parli?” disse Chris, sporgendosi verso Jessica.

“il rappresentante studentesco è l’ultimo tassello che gli manca per essere completi e terminare la scelta dei restanti componenti...alcuni studenti di questa scuola formano una società segreta ogni anno, che viene tramandata in continuo...da anni. È l’unione delle personalità più influenti dell’istituto. Capitano della squadra di basket, della squadra di football, la capocheerleader, caporedattrice del giornalino scolastico e...il rappresentante studentesco”

“loro? Intendi...Monica...Brad...tutti loro?”

“Chris...mi avevano scelto. Ho rifiutato. Tu...tu sei tecnicamente già parte della Delta Eta”

“della...cosa?”

“Delta Eta...è il nome che danno alla loro...società. Ma adesso sta a te”

Chris si alzò lentamente dalla sedia. Il suo sguardo confuso risaltò subito agli occhi di Jessica.

“Brad è uno di loro...” disse il rappresentante.

“lui...si. Quel bastardo è uno di loro...”

“perfetto”

Il ragazzo fece un ultimo sorriso, quasi un ghigno, a Jessica ed uscì dall’aula.
La ragazza rimase sola, consapevole di aver sganciato una bomba che sarebbe stata comunque sganciata da qualcun altro, prima o poi.

Il discorso centrale però non era stato affrontato. Jessica voleva parlare di lui. Del ragazzo che a quella festa del secondo anno gli portò via l’innocenza, la quale ormai era solo un lontano ricordo. E rimpiangeva quel fatto. Ogni volta che i ricordi offuscati dall’alcol tornavano a galla. Chris avrebbe sicuramente accettato il suo posto nella Delta Eta e Jessica era preoccupata da ciò. O forse sarebbe stata l’occasione perfetta per avere la rivalsa che Chris aspettava da molto. Quella rivalsa che avrebbe poi permesso a Jessica di farla pagare a Brad, una volta per tutte.

 

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“cosa significa che Jessica non vuole entrare nella Delta Eta!”

Sarah portò alla bocca la cannuccia del suo milkshake alla fragola.

“significa che...Jessica ha rifiutato...di entrare nella...”

“ok. Ho capito” disse bruscamente Sarah, interrompendo Jason, intento a rispiegarle la faccenda.

“quello che voglio sapere è...perché. Perché. Non è mai capitato e adesso voi ve ne uscite con questa bella notizia?” disse Sarah, gesticolando in modo fastidioso.

“era prevedibile, Sarah” disse Ashley.

“dovrete essere sicuri delle persone con cui andrete a parlare. Rischierete di diffondere il nome della Delta Eta in modo inutile...e può essere rischioso per voi”

I ragazzi erano seduti intorno ad un tavolo del Club Soho, in centro. La serata si prospettava particolarmente moscia in quel giovedì sera.

“quando parlerete con il rappresentante?” chiese Sarah, con un tono di voce più calmo.

I prescelti si lanciarono sguardi veloci, in cerca della risposta giusta.

“anche domani se possibile...tutti insieme, questa volta” disse Jason, volgendo lo sguardo a Monica. La ragazza alzò gli occhi al cielo e accavallò le gambe. “ci parleremo presto, Sarah. E...non rifiuterà”

“lo spero” aggiunse prontamente la ragazza, con il milkshake ormai finito davanti a sé.

“come...dobbiamo comportarci ora che Jessica sa di tutto questo” disse Ashley.

Sarah accennò un sorriso e ci pensò un po' su, abbastanza da far calare un silenzio imbarazzante.

“bhe...Ashley...la faccenda diventa scomoda, a questo punto. Jessica in questo momento è una mina vagante”.

“ma chi potrebbe crederle” disse Jason, “c’è una specie di setta segreta nella scuola” continuò il ragazzo, imitando una voce femminile. “e poi è Jessica...con quanta gente potrà mai parlare...aveva una speranza con noi. Da sola non è nessuno”.

Sarah fece un segno negativo con la testa e cominciò a giocare con la cannuccia del suo milkshake. “Jason...una delle particolarità di quella scuola è sempre stata l’invidia delle persone che ogni giorno varcano la sua soglia. Siete conosciuti. Tutti vogliono essere vostri amici e poi come hanno la possibilità di vedervi cadere bhe...la sfruttano al massimo per far sì che ciò accada. Voglio solo che facciate attenzione. Tenete d’occhio Jessica. Parlate con Chris, trovate gli ultimi componenti della Delta Eta e chiudete questi cazzo di casting…state rendendo la faccenda ridicola”.

“in realtà questa storiella lo è già di suo. Abbiamo diciotto anni...non dobbiamo governare il mondo” disse Brad, guardando Sarah dritto negli occhi.

Austin lasciò stare quei drammi. Si guardava intorno. La gente nel locale non era molta e lui osservava i ragazzi alla ricerca di qualche bel vedere. I suoi occhi caddero su un tavolo infondo alla sala. Tre ragazzi erano seduti a quel tavolo e chiaccheravano apparentemente tranquilli, con le loro birre davanti. Erano vestiti esattamente uguali, tranne il ragazzo al centro, che portava le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti. Era l’unico dei tre che si era tolto il maglioncino. Quei maglioncini rossi e blu giravano per tutta la città. La divisa degli studenti della Saint Louis era capace di seminare il terrore da quelle parti. Ogni tanto i ragazzi di quell’istituto privato lo fermavano per strada e chiedevano sghignazzando ad Austin se la cura per l’omosessualità fosse stata scoperta. Dereck Miles gli dava una spinta con la spalla per farlo spostare e far passare lui e il gruppetto di scagnozzi, i quali gli urlavano “frocio”, ripetendolo come i pappagalli, dopo che Dereck aveva lanciato l’insulto per primo. Distolse lo sguardo dal tavolo e cercò di riallacciarsi ai discorsi del gruppo.

“Austin...tu non hai modo di parlare con Jessica?” chiese Sarah.

“lei non mi parla...” rispose Austin. La risposta fu secca e la ragazza accennò semplicemente un “mh”, capendo di dover chiudere il discorso.

Ashley continuava a girarsi verso il tavolo dei ragazzi della Saint Louis e Austin la notò. Dereck fu l’unico ragazzo sulla faccia della Terra ad aver lasciato Ashely, e non il contrario. La loro storia durò qualche mese, finché lui non la scaricò. E lei portava con sé il ricordo di Dereck come una vergogna. Nessuno lasciava Ashley Vikinson. Austin lo sapeva bene. Dereck era il ragazzo al centro e l’amico alla sua destra gli diede un colpetto sul braccio e bisbigliò qualcosa. Tutti e tre accennarono una risata e lo sguardo di Dereck si incrociò con quello di Austin. Sentì dei brividi lungo la schiena. Gli occhi verdi del ragazzo più popolare della Saint Louis e del suo dormitorio lo inquietavano. Decise di salutare tutti inventandosi qualche ricerca da dover finire per il giorno dopo. Ashley non lo salutò. Semplicemente ci fu uno scambio di sguardi. Si capirono subito. Uscì dal locale e per puro istinto si guardò alle spalle un paio di volte lungo il tragitto. Magari quei tre lo stavano seguendo. Non fu così, fortunatamente.

SPAZIO DELL'AUTORE Heilà!
Eccomi di nuovo qui, finalmente sono riuscito a pubblicare il nuovo capitolo. Purtroppo è stato difficile pensare alla storia in questo periodo. Comunque...ce l’ho fatta! Finalmente la Bridgstone ha un rappresentante...peccato che non tutti siano contenti del vincitore. Accetterà di entrare nella Delta Eta o la penserà come Jessica? E magari la serata poteva andare meglio al povero Austin...ma chi saranno i tre ragazzi dai maglioncini rossi e blu? E se magari fossero più di tre? Le domande potrebbero essere tante...vedremo!
Grazie per aver letto il capitolo!
Mathieu :)

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Capitolo 18
*** 18 ***


“andrò in fondo a questa storia”.

Jonhatan prese in mano la sua forchetta e cominciò nervosamente ad inforchettare l’insalata che aveva preso dieci minuti prima dal bancone della mensa. Leo al suo stesso tavolo, seduto di fronte a lui. Lo guardava mentre la bocca del ragazzo affamato cercava di accogliere una forchettata forse troppo grande. “e come?”, chiese il teatrante, il quale pensò alle prove del gruppo di teatro dopo le lezioni.

“non lo so...ma ancora stento a crederci...cioè...Leo, ti prego. Ragiona. Stiamo parlando di Chris Davis...non aveva speranze...contro nessuno di noi due”.

“bhe...ultimamente la sua propaganda era stata più che buona”

Jonhatan fece un cenno negativo con la testa e guardò oltre le spalle del suo compagno. “lo credo...”.

Leo esitò un momento e poi si girò per guardarsi alle spalle. Chris e Josh erano occupati in quella che sembrava una buona chiaccherata tra amici. Il fatto è che loro non lo erano mai stati.

“tu pensi che...” disse Leo, tornando a guardare Jonhatan in faccia.

“qualcuno lo ha aiutato...non solo...dal punto di vista sociale...”

“vuoi dire che...”

“le elezioni sono state truccate...certo. Ne sono fermamente convinto”

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Josh buttò una busta sul tavolo, tipo quella di una lettera. Chris lo guardò con sguardo interrogativo per poi allungare la mano verso quella misteriosa busta. Si, i suoi occhi non lo stavano ingannando, erano davvero dei soldi. Sembravano parecchi soldi, a dire la verità.

"Cosa..."

Chris richiuse lentamente quella busta, guardandosi bene intorno. Sentiva il peso degli sguardi di tutti su di lui, come spesso accadeva, ma non era quello il momento. Josh attese ancora per poco una risposta concreta da Chris, ma il nuovo rappresentante rimase come pietrificato.

"Allora? Metà sono tuoi..." disse Josh con uno strano sorriso sul volto. 

Chris alzò di scatto lo sguardo, "me...metà? Insomma...metà?"

"Certo rappresentante...Ho venduto bene ieri...Ed era solo il tuo primo giorno al potere",disse Josh, accennando un sorrisetto che fece quasi rabbrividire Chris.

"Io...Io ero ultimo al conteggio" disse Chris, di getto.

"Cosa vuoi dire..."

"I voti...Voglio dire...sarei arrivato terzo se..."

"Chi ti ha aiutato?" Disse Josh. A Chris sembrò quasi incredulo il suo sguardo.

"Ehm...Jessica...Lei ha aggiunto dei voti quasi alla fine del conteggio...Ed eccomi qui" terminò Chris, sorridendo.

Josh aveva uno sguardo confuso sul volto. Faceva fatica a credere a quella storiella. "Me lo stai dicendo perché, praticamente, il fatto che io ti abbia portato sulla bocca di tutti non sarebbe  bastato a farti vincere..."

"Non sembrava così brutto nella mia mente..."

"Dovresti ringraziarmi se per almeno qualche minuto non sei stato sulla bocca di tutta la scuola solo per quanto tu possa essere uno sfigato, caro Chris...Io e te abbiamo parlato chiaro alla festa di Ashley...anzi, sei stato tu a volere tutto ciò!"

"Abbassa la voce..." disse Chris, sporgendosi verso quello che ormai non sembrava più essere il suo socio in affari.

"Cosa vuoi fare ora...lasciare tutto così?"

Chris si limitò a spingere la busta verso Josh, il quale la guardò con occhi sbarrati. "Stai scherzando Chris...Tu..."

"Io non voglio più entrarci in questa storia"

"Sei solo uno stronzo, Chris...Sei diventato rappresentante con l'inganno...me lo sarei dovuto aspettare. Come avresti potuto vincere le elezioni? In questa scuola? Tu?", Josh fece una piccola risata, "vaffanculo Chris...". Prese la busta sbattendo la mano su di essa e la tirò verso di sé, cercando di tenere lo sguardo il più possibile dritto negli occhi di Chris. Prese il vassoio del pranzo e si allontanò. Gli sguardi di Jonathan e Chris si incrociarono per un istante e il rappresentante fu il primo a distogliere lo sguardo.

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Allison amava quella vista. La schiena nuda di Zach era uno spettacolo destinato a poche. E lei era tra quelle. Un corpo estremamente armonioso. Quello di un ragazzo formato da anni di atletica. Lei era sdraiata sul lato destro del corpo e guardava la schiena del ragazzo seduto sul letto. Quando si alzò la visuale si allargò per dare uno spettacolo ancora più armonioso. Allison teneva la coperta fino al livello del seno. Era nuda, come Zach del resto. Da quella sera a casa di Ashley cominciarono a sentirsi spesso. Il letto fu il punto di arrivo per entrambi. Ma nessuno dei due voleva una storia. O almeno così si erano detti. Lui si affacciò alla finestra per un attimo per poi girarsi verso Allison. Accennò un sorriso, come faceva ogni volta che i loro sguardi si incrociavano dopo i loro incontri di passione, se così potevano definirsi. 
Il ragazzo si rimise le mutande e si passò una mano tra i capelli. Il gesto sembrò ad Ashley tremendamente sexy. 
"E così...Il rappresentante è...Chris..."
Allison aveva ancora in mente l'immagine di quei glutei perfetti.
"Ehm...Si"
Zach scosse la testa. "Tu lo hai persino aiutato"
"E cosa c'è di male"
"Nulla ma...dai. Parliamo di Chris Davis"
Allison decise di alzarsi dal letto. Cominciò a cercare la sua biancheria sparsa per la camera. 
"Non so cosa avete contro di lui ma...A me pare un tipo a posto"
"Se lo dici tu.."
La ragazza trovò finalmente il suo reggiseno. "Brad spara due cazzate sul suo conto e subito ripetete come i pappagalli in questa scuola"
Il discorso finì lì. Ad Allison non sembrava vera l'influenza che alcuni ragazzi riuscivano ad avere in quella scuola. Dovette ricredersi. Derek le aveva parlato chiaro in quella lussuosa confraternita, l'altro giorno. Mancava solo il rappresentante e Chris lo sarebbe stato per il prossimo anno. Voleva rimanere lontana da quella faccenda e il trasferimento l'aveva riportata nei casini, ancora più di prima. Non poteva far finta di niente. Non poteva permetterselo. Non con Derek.

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"Allora? Cosa si fa?" 
Ashley appoggiò la schiena contro gli armadietti. Vicino a lei Monica cercava qualcosa nel suo armadietto.
"Gli si va a parlare. Il prima possibile" rispose la caporedattrice. 
Entrambe allungarono lo sguardo verso Chris e si incamminarono verso di lui. 
Ashley non ci pensò due volte a prendere la parola.
"Hey, Chris. Congratulazioni per la vittoria".
Il rappresentante si girò verso le due ragazze e pensò a quanto l'accoppiata fosse improbabile.
"Oh...Grazie Ashley"
"Noi vorremmo parlarti, magari non qui. In privato sarebbe meglio" disse Monica. 
"Ehm...è qualcosa di grave?"
"Oh no...Nulla di preoccupante" rispose Ashley, cercando di tirare fuori un sorriso forzato.
Chris guardò entrambe le ragazze. Accennò un "ok" e un sorriso di cortesia. 
"Ci vediamo al club Soho stasera?" Disse la capocheerleader. Monica lanciò uno sguardo confuso alla ragazza e cercò di capire il perché di quella proposta azzardata.
Chris accettò quasi subito e se ne andò col sorriso in faccia. "Strano" pensò Monica. 
Una volta che il rappresentante sparì nel corridoio affollato Ashley si girò verso la sua complice:" un ragazzo come lui non rifiuterà la nostra proposta in uno dei locali più popolari della città...Dopo Jessica dobbiamo stare attenti e fare in modo che chiunque scegliamo accetti e basta. Sarà stregato dell'opportunità...Lui ne ha bisogno, forse molto più di noi. E io voglio passare alla fase successiva"
"Fase successiva?"
"Sì. Completiamo questa dannata Delta Eta e cominciamo...Io non vedo l'ora".
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lo spogliatoio era stato lasciato da poco dalla squadra di atletica. Zach posò per terra il suo borsone, consapevole che ci sarebbero voluti più di due minuti, a differenza di quello che Brad gli aveva detto. Lui era davanti a Zach in quel momento. Jason era poco dietro di Brad, con le braccia conserte. Josh era appoggiato ad uno dei lavandini, ascoltò attento le parole di Brad, anche se spesso i suoi pensieri cercavano di portarlo su una strada ragionevole. Si sentiva quasi stupido ad ascoltarlo e scambiava degli sguardi veloci con Zach, il quale aveva un'espressione confusa, quasi persa. 

"che cazzata è questa, adesso?" esordì Josh, accendendosi una sigaretta.

"non è una cazzata...è tutto vero" disse Brad. Il tono di Josh non gli era piaciuto.

"Brad ha detto la verità. Io ne faccio parte...potrebbe essere qualcosa di molto grande...se magari fossimo solo pochi di più...ma soprattutto se riuscissimo a trovare le persone adatte" aggiunse Jason. Era meglio che fosse lui a prendere le redini del discorso. Brad sarebbe finito a prendersi a cazzoti con quei due, prima o poi. 

Zach si sedette su una panca dello spogliatoio. "volete dirmi che...noi potremmo..."

"noi potremmo, un cazzo, Zach...questi due sparano cazzate. Belle grosse" disse Josh, ciccando nel lavandino. 

"Ashley, Monica e Austin sono gli altri componenti...e Chris è l'ultimo aggiunto. Secondo le nostre regole il rappresentante studentesco è automaticamente uno di noi" disse Brad.

Jaon fece una risata. Spontanea. La notizia lo fece ridere per davvero. "Chris Davis è uno di voi? Cioè...pretendete di imporvi su tutta la scuola con questa stronzata della Delta Eta e permettete a Chris di essere uno di voi?"

"a noi servono persone influenti...e Chris, vincendo le elezioni,lo è diventato, Josh" disse Jason. 

Josh guardò di nuovo Zach, il quale rimase in silenzio. Chris era in quella faccenda. Quanti segreti poteva nascondere ancora un ragazzo come lui? A Josh sembrò surreale. Spense la sigaretta sotto l'acqua del rubinetto e buttò la cicca in un cestino lì vicino. Sentì un "ci sto" uscire dalla bocca di Zach e per un momento rimase paralizzato. 

"perfetto" disse Brad, volgendo lo sguardo a Josh, "e tu? prendere o lasciare..."

"vi servirà il figlio del preside, eccome". disse Josh. Si staccò dal lavandino e rivolse un sorriso a Brad. "ci vediamo..."disse. Poi uscì dallo spogliatoio.

"era un no?" chiese Jason.

Brad si girò verso il suo amico, scuotendo leggermente la testa. "era un sì, Jason. Un sì disperato. Ma ha voluto farsi quasi pregare...non andrà a finire male con lui...molto male".

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     "oh...grazie" disse Jennifer, verso la cameriera del bar. Guardò la teiera per poi riportare gli occhi sul viso di Austin. "ehm...quindi mi parlavi di questa cosa...la Del..qualcosa"

"la Delta Eta..." disse Austin.

"si quella...ehm...la vedo molto come una...setta. Ehm...faccio fatica a trovare le parole su questa faccenda"

"facevo fatica anche io, tranquilla..." disse Austin, seguendo con lo sguardo un ragazzo carino entrato mano nella mano con una ragazza. Distolse lo sguardo e continuò, "ma...eccomi qua".

"perché io?"

Austin pensò bene alle sua parole, ma non trovò di meglio:" perché tu sei tu, Jennifer. Chi entra nella Delta Eta ci entra per un motivo preciso...e tu hai il tuo" disse, aggiungendo un sorriso alla fine. 

"perché ho il massimo in tutte le materie?"

"e un sacco di concorsi vinti...i prof ti adorano e il preside va in giro a sbandierare il tuo nome come l'eccellenza dell'istituto, non che tu non lo sia, attenzione...però hai capito benissimo cosa voglio dire. Tu potresti essere dei nostri".

Jennifer prese un sorso di tè. "Faccio invidia...Lo so".

Austin rimase a pensare su quell'affernzaione. In effetti era la verità. 
"Per ora punto al DH hotel contest...Penso che me lo aggiudicherò quest'anno " continuò la ragazza.

"Non sarai l'unica a partecipare...decine di ragazzi dell'ultimo anno hanno inviato la domanda di iscrizione". Disse Austin. Lui non l'aveva inviata, ma di certo un pensiero su quel concorso lo aveva fatto.
Jennifer si limitò a sorridere e a prendere un altro sorso di tè.

"Se davvero questa cosa verrà fatta...potrebbe essere un colpo grosso. Per tutti noi...Tutti noi abbiamo bisogno della Delta Eta...ognuno ha bisogno dell'altro" disse Austin, sporgendosi verso la ragazza. Mantenne un tono profondo e pacato.
Jennifer continuò a girare la fetta di limone nella sua tazza da tè.

"È proprio così che finirono per ammazzare Lucas, lo scorso anno"

Austin rimase come pietrificato. Perché la gente continuava a buttare la colpa sulla Delta Eta? Era come se tutti alla fine sapessero dell'esistenza di quel gruppo.

"Cosa...Cosa dici?"

"Lo sai...sai benissimo cosa è successo a Lucas..."

"So benissimo che l'anno ucciso, Jennifer...Voglio solo sapere perché ora te ne esci con questa storia"

"Lo sanno tutti che Lucas aveva problemi con varie persone dentro scuola...Un gruppo, formato da persone alquanto rispettabili dentro scuola, cominciò una guerra spietata contro di lui...Dylan Miller lo perseguitava"

"L'ex di Sarah?"

Jennifer fece un leggero sorriso e prese di nuovo un sorso di tè. La scene fu alquanto macabra.

"Quei ragazzi...nascondevano qualcosa...ma gli concederò il beneficio del dubbio...Sono solo voci di corridoio...non è detto che i responsabili siano dentro il nostro istituto"

"Noi non siamo assassini..."

Jennifer posò la tazza. "VOI...Austin. Hai ragione...Voi non lo siete. Non avete la perfidia di chi ha fatto quell'orribile gesto...non credo proprio. Neache Ashley ne sarebbe capace. È una finta stronza. Josh è un povero coglione...Chris ha ricevuto grossi aiuti per vincere, è evidente...molti di voi sono fasulli. Ma ciò non mi impedirà di fare una prova"

"Dimmi solo si o no" disse Austin.

"Voglio parlare con tutti gli altri. Voglio capire di chi io avrei bisogno...almeno così mi hai detto poco fa. Il mio obbiettivo già ce l'ho...vediamo come va finire"

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Monica si diede un ultimo sguardo allo specchio, prese la sua borsa e scese le scale. Il campanello della porta suonò un paio di volte.
Quando aprì rimase stupita dalla visita inaspettata.

"Hey, Claudia" disse Monica.

La ragazza fuori la porta ricambiò il saluto in modo piuttosto freddo.

"È successo qualcosa?"

"Ho sentito la registrazione tua e di Jason..." disse Claudia.

"Tu hai...oh mio dio"

"Dobbiamo parlare, Monica"

"Io veramente dovrei andare"

"Fidati. È importante...Voi della Delta Eta non siete al sicuro"

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Capitolo 19
*** 19 ***


Monica disse a Claudia di entrare in casa. La fece sedere su uno sgabello, vicino la penisola della cucina. Monica si sedette al lato opposto.

"Voglio sapere cosa sai sulla Delta Eta...perché dovremmo essere in pericolo?"

"Non siete gli unici sul campo..." disse Claudia.

"Spiegati"

"Ci sono altri.. Altri gruppi...Altre sette"

"Noi non siamo una setta, Claudia. Di cosa stai parlando?"

"Non parlo di sette che venerano Satana...dimentica quelle stronzate. Parlo di gruppi di potere...La Delta Eta lo è. Ne dovreste essere consapevoli. Il problema è che non siete gli unici" disse Claudia. La voce le tremava leggermente.

"Ci sono altre sette nella scuola..."

"Fortunatamente no, Monica. Però c'è qualcuno di pericoloso lì fuori che ha dei conti in sospeso...e mi chiedo chi sia dalla morte di Lucas".

Monica aveva troppi pensieri per la testa in quel momento. Si alzò dallo sgabello e andò verso il lavandino, sula quale si appoggiò, dando le spalle a Claudia.

"Dovete stare attenti. Non è un gioco..."

"E tu cosa ne sai" disse Monica, ancora di spalle.

"Lucas...Lui...insomma...guarda cosa gli è successo. Lui è morto. E lo sappiamo benissimo! Ma per colpa di chi, Monica? Lui..." Claudia si fermò.

"Lui, cosa?" Disse Monica, voltandosi.

"Lui aveva dei contatti con...Alcuni ragazzi"

"Claudia...Mi pare più che normale...Lucas vendeva droga dentro il nostro istituto. Cos'ha che ti sorprende questa storia? Non capisco come tu faccia a dire che io e gli altri siamo in pericolo"

"Sì vedeva con dei ragazzi della Saint Louis...e...Era come se Lucas ci...collaborasse. Gestivano insieme questa cosa..."

Monica si avvicinò alla ragazza, la quale era visibilmente scossa.
"Claudia...Tu sei sicura di quello che stai dicendo?"

"Non sarei qui ora...non credevo che questa Delta Eta fosse una cosa che si
...tramandasse"

"Tu stai dicendo che qualcuno vuole chiudere i conti con noi. Qualcuno vuole chiudere questa faccenda di Lucas...Una volta per tutte. Non è così?" Disse Monica.

"Si"

"Ci ritengono responsabili..."

"Io...non lo so. Pochi giorni dopo la sua morte qualcuno entrò in casa della famiglia. I famigliari non c'erano ma neanche si è trattato di un furto...solo la camera di Lucas è stata messa a soqquadro"

"Perché?"

"Monica io non...Lucas era strano...Una sera lo seguì e...Lo vidi entrare nella casa della Theta" disse Claudia.

"Intendi...La confraternita vicino la Saint Louis?"

"Esatto...è formata da alcuni ragazzi di quell'istituto. Ragazzi alquanto...influenti".

Il telefono di Monica squillò. Comparve un numero sconosciuto, ma Monica sapeva che in quel momento poteva essere solo Ashley.
Sicuramente era lì al Club Soho che l'aspettava.

"Io dovrei..."

"Non era il momento adatto per parlare...scusami" disse Claudia, scendendo dallo sgabello. 
La ragazza camminò verso l'uscita, seguita da Monica.

"Io credo che avremo ancora molto di cui parlare" disse Monica.

"Molto...ma...non solo tra noi due. Parlerò io stessa con tutta la Delta Eta. Il mio ragazzo è morto per qualcosa che è partito da tutto questo...e voglio sapere chi lo ha voluto morto".

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"Hey...amico" disse Michael. 
Chris entrò in casa dell'amico senza neanche aspettare un "vieni, entra".
Conosceva bene quella casa. Salutò educatamente i genitori di Michael e salirono al piano superiore.

"Ce l'hai?" Chiese Chris

Michael sorrise ed aprì la porta di camera sua. Prese il cellulare sulla sua scrivania. Lo passò a Chris, il quale si limitò a sorridere guardando lo schermo.

"Hai talento per la fotografia" disse Chris, ridendo.

"Coglione..." disse Michael, divertito. Prese il telefono dalle mani dell'amico e accese il suo portatile. Chris si sedette sul letto.

"Tuo padre ti ha insegnato ancora qualche trucchetto?" Disse Chris.

"Abbastanza da poter fare questa cosa...e così Austin è il celebre Bonny Nose...Quanto avete parlato tu e le ragazze ieri sera?"

"Non molto...Monica ha fatto un ritardo notevole...e Ashley era quasi schifata all'idea di dover rimanere sola al tavolo con me" rispose Chris.

Michael tornò a guardare lo schermo del suo computer. Ci passava molto tempo davanti. Il padre si assicurò fin da subito che il figlio avesse una preparazione informatica impeccabile. Una preparazione che nel tempo arrivò a sfiorare i limiti dell'hackeraggio. Quando tuo padre è uno dei principali programmatori di un'azienda quotata in borsa forse è quasi normale.

"Sei sicuro di volerlo fare?" Disse Michael.

"Tu fallo. Non sono arrivato a questo punto per tirarmi indietro".

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"Sabato danno una festa...Voi venite?"
Austin posò il vassoio del pranzo sul tavolo. L'assenza di Jessica fu la prima cosa che notò.

"Forse..." rispose Allison. 
Monica continuava a controllare la bozza del suo articolo.

"Hey...non mi lascerete mica solo"
Disse Austin.
"Non succede niente se ci vai da solo per una volta..." rispose Monica, continuando a tenere gli occhi sul foglio.
Austin la imitò con una vocina stridula. Gli arrivò un calcio da sotto il tavolo. 
"Ok...Ho capito" disse il ragazzo, toccandosi lo stinco.

"Dipende quanta voglia ho..." disse Monica. 
"Alla festa di Ashley ti sei scapicollata per andarci" disse Austin, prontamente. I due si lanciarono uno sguardo veloce e guardarono entrambi Allison, impegnata nel riconoscimento dei possibili ingredienti del polpettone.

"Ti dissi di evitarlo, ricordi?" Disse Monica. Tutti e tre scoppiarono a ridere. "E avevi ragione" disse Allison, spostando il piatto.
Zach passò vicino il tavolo in quel momento, cercando gli occhi di Allison, la quale ricambiò lo sguardo con un leggero sorriso sul volto. Monica osservò i loro sguardi, mentre Austin rimase pietrificato nel guardare quel promettente atleta attraversare la caffetteria.

"Fermi. Zach ti ha appena sorriso" disse Monica, poggiando una mano sulla spalla di Allison.
"Così sembra..." disse la ragazza, con una, imbarazzata.
"Da quando?" Disse Austin.
Monica avvertì la freddezza di quella uscita.

"Da...Un pò"

"Tipo?" Chiese Monica.

"Ehm...Dalla festa di Ashley"

"Wow" disse Austin. Aveva posato la sua forchetta per ascoltare quella risposta. Pranzo rovinato.

"E...Tu non ci dici nulla?" Disse Monica, maliziosa.

"Hey...semplicemente abbiamo parlato. Quella sera..."

"Oh mio dio" disse Monica, coprendosi la bocca con entrambi le mani.

"Potrebbe essere il tuo primo ragazzo..." disse Austin. Gli bruciava la faccia.

Monica lo guardò strano ed Allison si scoprì divertite dall'uscita palesemente infastidita.

"Diciamo che c'è già stato qualcuno prima di lui"

"Allora nella tua vecchia scuola hai conquistato" disse Monica, nella speranza che la tensione  nell'aria sparisse.

"Era uno sportivo?" Chiese Austin, in riferimento a Zach.
Allison rise. "A dire la verità...si"

"Carino?" Chiese Monica. Aveva dimenticato il suo articolo da completare entro quel pomeriggio.

"Era un giocatore di football della mia scuola...e della vostra"

Monica e Austin si guardarono perplessi.
"Cosa intendi" chiese Austin.

"Era un ex studente di questa scuola...Si è trasferito nella mia scuola quasi a metà del quarto anno"

"Lui chi è?" Chiese Monica.

"Mike Hopekins..."

Monica spalancò gli occhi. Allison continuò la sua verdura per poi rialzare lo sguardo. "Ehm...siete diventati muti?".
Monica si alzò dal tavolo. Voleva finire il suo articolo. Ci fu uno strano scambio di sguardi tra lei e Austin, il quale non aveva più toccato cibo.

Più tardi Monica sentì aprire la porta del laboratorio di turismo. Era seduta al solito computer. Ci faceva ogni lezione di turismo, dal primo anno. Si girò incontrando lo sguardo di Austin. La ragazza lo fece sedere vicino a lei, aspettando che fosse lui a parlare.

"Non posso crederci" disse Austin.

"Non avrei mai pensato che Zach potesse..."

Austin scosse la testa. "Non parlo di lui..."

"Pensavo che quella scoperta ti avesse dato fastidio" disse Monica.

"Lascia stare quella storia. Parlo di lei e...Mike"

La ragazza tolse le mani dalla tastiera e si girò verso l'amico. "Cosa c'è di strano".

"A Mike non piacciono le ragazze. Ecco cosa c'è che non quadra".

Monica fece fatica a trovare le parole per dare anche una semplice risposta all'affermazione di Austin. Come faceva ad esserne sicuro? Non poteva permettersi di farsi uscire anche solo una parola su Jason e Mike. Nessuno doveva sapere di quella loro foto maledetta.

"Ehm...vorresti dire che Mike Hopekins è gay?" Disse Monica.

"Yes. O meglio, bisex"

La ragazza non trovò altri modi per continuare il discorso. Continuò a scrivere al computer. La faccenda non la sorprese più di tanto, alla fine. Ma Austin come avrebbe potuto sapere di Jason? Se Monica avesse parlato sarebbe stata costretta a spiegare la questione della foto e il discorso sarebbe diventato troppo delicato da affrontare. Decise di tacere e fingere di non aspettarselo assolutamente.

La porta si aprì di nuovo. Era Ashley.

"Austin! Cosa è successo al tuo blog?"
La cheerleader sembrò abbastanza scossa.

"Cosa vuoi dire?"

"Apri il sito, subito! C'è qualcosa che non va"

 

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Capitolo 20
*** 20 ***


"Li hai?"
Derek era seduto sulla sua poltrona. Una elegante poltrona color mogano che completava l'arredo di quel fantastico soggiorno. La casa della Theta aveva quasi ottant'anni e lo stile non proprio moderno aveva mantenuto il suo fascino e donava il suo tocco di classe a quella casa. Una villa di quasi seicento metri quadri che ospitava nove ricchi ragazzi dell'istituto privato Saint Louis. 
Allison era sul divano, seduta in modo composto. Agitava nervosamente la gamba destra.
"Una parte" rispose la ragazza.
Derek fece un leggero sorriso, alzando il lato destro della bocca. 
"Bhe? Cosa aspetti a dircelo?".
Allison si guardò intorno. Gli altri otto ragazzi erano in quel soggiorno. Fermi, in silenzio ad aspettare una risposta. 
Allison mise una mano in tasca. Estrasse un foglio e allungò il braccio verso Derek, il quale se lo fece passare da un altro ragazzo. 
"Lui qui detta legge" pensò la ragazza mentre riappoggiava la schiena sul divano.
Derek osservò per qualche secondo il foglio.

Chris Davis 
Brad Harris 
Jason Torres 
Monica Adams 
Ashley Vikinson

Alzò lo sguardo verso Allison e fece un cenno positivo con il capo. 
"Sono tutti i nomi che sai?" 
"Tutti quelli evidenti..." disse Allison.
Derek piegò il foglio.
"Mancano sette nomi all'elenco. E avremo i nomi di tutti i componenti della Delta Eta"
"Come faccio a sapere chi sono gli altri?"
"Li scoprirai" disse Derek.
"Da sola?"
"È il tuo compito"
___________________________

"Austin è in camera sua" disse la madre del ragazzo, sorridendo a Monica. La ragazza la ringraziò e salì le scale. Arrivò di fronte la porta della camera e fece un sospiro.
Bussò senza ricevere risposta. Alla fine decise di aprire la porta.
"Austin?" Disse Monica. 
La ragazza entrò nella camera, trovò l'amico raggomitolato nel suo piumone. C'era un paio di fazzoletti usati sul comodino.
"Austin?" Ripeté Monica. Si sedette sul letto, accanto ad Austin.
"Austin..."
"Il sito è chiuso. Per sempre" disse il ragazzo, muovendosi sotto le coperte.
"Puoi riaprirlo in futuro"
Austin si tolse la coperta da sopra la testa.
"Monica...Il mio sito ha subito un grave hackeraggio. Quella foto..."
"Lascia stare quella foto. Appunto. È un hacker ad aver fatto uno scherzo. Succede a tanti siti"
"Tanti siti che poi sono definitivamente morti" continuò Austin.
Monica aveva ancora davanti agli occhi la faccia di Austin di fronte la sgradevole scoperta. Una foto di Brad Harris nudo nello spogliatoio aveva occupato interamente il sito. Un'unica schermata con solo quella foto. Il sito venne chiuso tempestivamente, ma non abbastanza velocemente da far in modo che tutta la scuola e i seguaci di Bonny Nose a livello nazionale non la vedessero. 
Jason dovette buttare Brad a terra nel corridoio per fermarlo e non fargli massacrare Austin.
Alcuni cominciarono a sostenere che Bonny Nose potesse essere uno studente della Bridgston. Le ragazze erano tremendamente esaltate all'idea che uno dei blogger emergenti più seguiti del momento potesse essere un loro compagno di scuola. Cosa sicura era che l'hacker fosse qualcuno che si muovesse abbastanza liberamente nell'istituto. Uno studente? 
"Hanno scelto il mio sito per fare uno scherzo di cattivo gusto a Brad. Lo hanno usato per delle ripicche personali. Penso che chiunque sia stato sia una persona che in qualche modo ci è vicina. Chi poteva trovarsi negli spogliatoi per scattare quella foto se non uno studente?" Disse Austin, volgendo lo sguardo a Monica.
"Ma chi ha certe competenze da poter bloccare un sito in quel modo?" rispose la ragazza. 
"Non ne ho idea...ma ho davvero un brutto presentimento"
____________________________

Jennifer si sistemò il cappello da cuoco sulla testa prima di cominciare a tritare la cipolla.
Il rumore del coltello risuonava in tutta la cucina della scuola, vuota, almeno che non si conti la presenza di Josh, impegnato al piano cottura dall'altra parte della cucina. Jennifer lo sentì buttare qualcosa in padella e il rumore dell'olio sovrastò per qualche secondo i colpi della lama del coltello di Jennifer sul tagliere.
Facevano a gara anche a chi faceva più rumore. Ma il DH Contest era alle porte e si vociferava che la destinazione del vincitore di quest'anno sarebbe stata Sydney. Non sapevano chi fossero gli altri studenti ad aver fatto domanda per il concorso. Impossibile che solo loro due fossero i giovani ambiziosi. Solo che entrambi erano fin troppo ambiziosi. I loro sguardi si scontrarono per un secondo. Jennifer fu quasi sicura di aver visto un sorriso sul volto di Josh. Un sorriso di sfida, per ovvie ragioni.
"Cosa prepari?" Chiese Josh.
"Vedrai quando questa meraviglia sarà pronta" rispose la ragazza, aggiungendo un pizzico di sale e dando le spalle al figlio del preside. Nella scuola già si vociferava che il padre gli avrebbe dato un aiuto a passare le selezioni. 
Leo sbucò dalla porta. Indossava la sua divisa da cucina. 
"Oh...non c'è posto per un terzo?"
Jennifer rimase concentrata sulla sua opera d'arte e Josh lo guardò da capo a piedi. 
"Qui i piani di cottura sono solo due...interamente occupati".
"Oh...peccato. Devo sperimentare la ricetta che porterò al concorso" disse Leo.
Jennifer posò il coperchio sulla pentola. "Anche tu sei candidato?" 
"Certo. Il DH è qualcosa che capita una volta sola nella vita di uno studente della Bridgston".
"Sicuramente" rispose Jennifer.
Josh la guardò male per poi tornare ai fornelli. Leo rimase lì, respirando la tensione nell'aria. "Cercherò posto negli altri laboratori...In bocca al lupo ragazzi".
___________________________

Emily entrò nel locale e uno stato d'ansia le si posò addosso. Le voci erano confuse e la musica le rendeva incomprensibili. Era stretta nel suo cappotto e il fatto che fosse sola non la rendeva per niente sicura. Alcuni la fissarono, increduli. Forse sorpresi da una ragazza di 15 anni da sola in locale come il Club Soho alle undici di sera. Forse sorpresi del fatto che la sorella di Lucas si aggirasse per quei locali.

Tutti la guardavano mentre lei dava sguardi veloci ai tavoli sparsi. Cercava una persona in particolare. Non era sicura di trovarla lì quella sera ma sperava di sì.

Improvvisamente riconobbe la sua voce. Quello stato di ansia venne alleviato dal fatto che avesse appena trovato la persona che tanto cercava. Osservò un tavolo poco più avanti, c'erano quattro persone seduta, ma l'unica che conosceva, e che gli importava, era Josh Green.

La ragazza si avvicinò. Teneva le mani nelle tasche e vide il ragazzo ridere ad una battuta di un amico seduto lì al tavolo. Il sorriso si spense non appena riconobbe Emily.

La ragazza spostò una sedia e si mise a sedere al tavolo, di fronte quei quattro ragazzo rimasti sorpresi dalla sfacciataggine della ragazza.

"Emily..." disse Josh.

"da quanto vendi droga a scuola? quel giro è stato chiuso" disse Emily. Aveva un tono deciso. Sembrava più grande dei suoi 15 anni.

Tutti e quattro i ragazzi si guardarono in faccia. "cosa vuoi Emily. Queste cose non ti riguardano...". Josh apparve innervosito.

"si...si, mi riguardano. Mio fratello ci è rimasto secco per i vostri giochetti di merda"

"tu non sai un cazzo...non dovresti aprire bocca su questa faccenda" disse un dei ragazzi. Ci fu un bruttissimo scambio di sguardi tra i due. Josh fece segno all'amico di fare silenzio.

"parlo io con lei...voi fatevi un giro per il locale" aggiunse. I tre amici si alzarono guardando male per l'ennesima volta Emily, che li sfidava con lo sguardo.

Rimasero lei e Josh al tavolo, uno di fronte l'altro. "quelli sono solo tre degli sfigati che hanno dato il voto a Chris? Quei tossici insieme a te, ovviamente" disse la ragazza, con tono di disprezzo.

"tuo fratello aveva un enorme giro, che si estese ad altre scuole...anche tu avevi il marcio dentro casa e non te ne sei mai accorta...e nemmeno i tuoi genitori"

"lascia i miei genitori fuori da questa storia"

"anche tu dovresti starne fuori, sai?" disse Josh. Bevve un sorso della birra che aveva davanti.

"voglio andare infondo a questa storia. Qualcuno lo ha ucciso. Il malore non è stato causato dalle sostanze assunte..."

Josh posò la bottiglia facendola sbattere rumorosamente sul tavolo. "stai sparando a vanvera, cara. Hai 15 anni e queste cose non ti riguardano. E' tardi, non è ora di andare a nanna?"

"che cosa avevate contro mio fratello?" disse Emily. Josh notò gli occhi rossi. Non avrebbero trattenuto le lacrime ancora per molto.

"Emily..." il tono era più calmo, "non puoi venire qui e accusarci della morte di tuo fratello. Tutti noi lo conoscevamo e per molti era un grande amico. E' una storia complicata che va forse ben oltre semplici...debiti per droga o...interessi di vario genere. Non sappiamo chi lo abbia voluto morto...è vero, abbiamo tremato tutti. Chiunque fosse dentro questa storia ha temuto il peggio...ma dopo Lucas nessun altro ricevette minacce o..."

"o la morte" concluse Emily. Si alzò lentamente dalla sedia. "sta succedendo qualcosa...il giro ha ripreso a gonfie vele e tu ci sei dentro fino al collo"

"io non c'entro con la morte di tuo fratello"

La ragazza non gli rispose. Si allontanò dal tavolo, attraversando il locale a testa bassa. Incontrò di nuovo gli sguardi di quei ragazzi ai quali fece il dito medio.

"ringrazia di essere solo una ragazzina!" gli urlò uno dei tre.

Emily però non velocizzò il passo. Non aveva paura.


 

SPAZIO DELL’AUTORE

Heylà! Dopo secoli, forse millenni, ho aggiornato la storia...purtroppo non ho avuto tempo per mettermi con la buona volontà a scrivere il seguito della storia, ma finalmente ci sono riuscito! E le cose alla Bridgston stanno peggiorando...Brad ha subito una pesante umiliazione a danno di Austin. L’ambiziosa Jennifer ha scoperto un suo altro sfidante e per Emily qualcosa non quadra sulla scomparsa prematura del caro fratello...nel frattempo Allison sta nascondendo qualcosa ai suoi compagni.

Inoltre, un fatto sconvolgente sta per accadere alla Bridgston…e come affronteranno questa situazione i ragazzi della Delta Eta? Bhe...lo scopriremo.

GRAZIE PER AVER LETTO IL CAPITOLO E LASCIATE UN COMMENTO SE VI VA!

Mathieu

 

PS: la storia è anche su Wattpad. Mi trovate come GovernmentHooker_BTW.

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Capitolo 21
*** 21 ***


Il pomeriggio seguente tutta la Delta Eta si ritrovò a casa di Monica. L'ultimo ad arrivare fu Chris, il quale rimase sorpreso nel vedere Claudia seduta sul divano. In realtà tutti rimasero sorpresi della sua presenza. 

"dov'è Brad?" chiese Monica. "non credo che abbia voglia di passare il pomeriggio qui" rispose Jennifer. Austin abbassò lo sguardo.

"ok..."continuò Monica, "ho voluto chiamarvi qui perché...c'è qualcosa di cui dovremmo urgentemente parlare"

"di Brad totalmente nudo nello spogliatoio?" disse Jason.

"smettetela...il mio sito è andato a puttane per quella foto" disse Austin. Era seduto sul divano e aveva le gambe accavallate, mentre la gamba destra, sopra la sinistra, si agitava nervosamente. 

"tu sei..." riuscì a dire Claudia. "si! Sono Bonny Nose!" rispose il ragazzo, alzando le mani.

"Claudia..." riprese Monica, "è venuta da me l'altra sera con...alcune notizie riguardo la faccenda della Delta Eta"

"io chiuderei questa stupida storia" disse Jason. "concordo"disse Ashley, alzando la mano.

"non sarà così semplice ormai..." disse Claudia, "o meglio, c'è la possibilità che voi non siate più così tanto liberi di scegliere la vostra appartenenza alla Delta Eta". Si alzò in piedi e andò vicino a Monica, la quale era di fronte a tutto il gruppo. 

"di cosa parli?" chiese Jason.

"Questa storia della Delta Eta è stranamente legata alla morte di Lucas" disse Claudia.
Josh alzò di scatto la testa, accertandosi poi che nessuno avesse notato il suo stupore.

"sapevo che prima o poi qualcosa sarebbe andato storto" disse Jason

"le cose sono andate storte dal momento in cui abbiamo deciso di entrare a far parte della Delta Eta..." rispose Austin.

"il punto è che...I ragazzi dell'ultimo anno...l'anno scorso...hanno fatto qualcosa che li ha portati a rischiare grosso" disse Claudia

"come fai ad esserne sicura?" disse Josh. Chris si girò verso di lui.

"era il mio ragazzo, Josh. Sicuramente tutto quello che è successo ha portato alla luce un lato che non conoscevo di lui...ma ho cercato in tutti i modi di allontanarlo da quella gente" disse Claudia.

"quale gente?" chiese Ashley

"Lucas cominciò ad avere contatti con i ragazzi della Saint Louis...in realtà, ebbe contatti con la confraternita più forte dell'istituto" disse Claudia

"aspetta...ok, questa storia comincia a non essere più tanto chiara" disse Jason, facendole segno con la mano di fermare il discorso, "come puoi collegare la Delta Eta alla Saint Louis e di conseguenza alla morte di Lucas. Parliamo di un omicidio...ve ne rendete conto? significa che siamo a conoscenza di particolari che alla polizia...e alla famiglia di Lucas, non sono mai stati raccontati" 

"sappiamo con chi aveva a che fare Lucas...non chi gli ha venduto la roba che lo ha ucciso" rispose Monica. 

Tutti cominciarono ad essere visibilmente nervosi.

"Lucas cominciò a frequentare la Theta. Io e Monica abbiamo già avuto modo di parlarne" continuò Claudia, "ma...è necessario che tutti voi sappiate che...la Delta Eta cominciò una guerra alquanto spietata contro la Saint Louis...e Lucas non era dalla parte della Delta Eta".

"la sua morte ha sconcertato evidentemente...e al momento si sono calmate le acque. Ma quei ricconi della Theta sanno i fatti loro" disse Jennifer. 

"il succo del discorso è che dobbiamo stare in allerta...ci usano come capro espiatorio. Eliminano noi per ripagare le colpe degli altri. Per loro basta attaccare la Delta Eta e far in modo che non si formi mai più" disse Josh. 

"esatto..." rispose Claudia. 

I ragazzi si scambiarono sguardi preoccupati.

"la Delta Eta non è completa...ma finiamola col reclutare nuove persone. Perché dovremmo essere 12 in tutto...?" disse Zach, rimasto in silenzio fino a quel momento, "mancherebbero tre persone...ma mi chiedo a cosa serva sceglierne altre oltre alle figure già prescelte dal principio...come il rappresentante o...i capitani delle squadre" 

"eppure tu hai accettato..." disse Jason.

"non credevo che avrei corso il rischio di finire vittima della vendetta di una stupida confraternita!" rispose Zach.

"i miei sono solo avvertimenti, Zach. Non è detto che la Theta abbia davvero intenzione di riprendere questa storia" disse Claudia.

"insomma...parliamo di soldi". Quando Jason se ne uscì con quella frase tutti lo guardarono con sguardo confuso.

"e dai..." continuò, "sappiamo tutti benissimo che questa storia è partita dal fatto che Lucas fosse bravo in quello che faceva...e non è difficile da capire che effettivamente Dylan Miller volesse prendere il sopravvento sulla Bridgston, mentre Lucas, spalleggiato dalla Theta, cominciò ad inoltrare il proprio giro a scuola"

"Sarah non ci ha detto tutto..." disse Monica

"e non ci dirà niente infatti" aggiunse Ashley

"Sarah?" disse Jennifer, guardando alternativamente le due ragazze.

"Sarah Parker...l'ex capo cheerleader" spiegò Austin, "si è diplomata l'anno scorso e molti sostengono che fosse nel giro...oltre che far parte della Delta Eta, ovvio"

"non bisogna sospettarlo, è evidente che anche lei nascondesse qualcosa" disse Ashley.

"comunque" continuò Jennifer, "come farebbe questa Theta a sapere chi sono i componenti della Delta Eta?"

"sicuramente sono a conoscenza dei primi cinque componenti: Ashely, Monica, Brad, Jason e Chris" disse Claudia.

"perfetto..." commentò Jason

Claudia sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro, "ma gli altri componenti non sono automaticamente esclusi da questa storia. Se davvero hanno intenzione di fare i conti, ormai ci siete tutti dentro...e forse anche io" 

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"pubblicarla tramite il sito di Bonny Nose...mi hai stupito" disse Jessica, affiancandosi a Chris. Camminavano lungo il cortile dell'istituto, il quale era molto meno affollato del solito. Le lezioni non erano ancora iniziate.

"ma cosa..." Chris vide alcuni studenti dirigersi verso il parcheggio dietro la scuola.

La gente sembrava perplessa. Jessica e Chris si guardarono in faccia, con sguardo interrogativo.
Seguirono la folla.

Dietro scuola la folla di studenti si concentrava nel parcheggio.
I ragazzi videro due macchine della polizia.
"Per favore, allontanatevi" dicevano gli agenti.

Alcuni studenti cominciarono a distaccarsi dalla folla, con le mani sul volto. Anche i professori invitavano i ragazzi ad allontanarsi.

Chris riconobbe Michael di spalle. Gli corse incontro e attirò la sua attenzione chiamandolo per nome.
Lo sguardo del ragazzo diede una brutta impressione a Chris.

"Michael cosa..."

"È...Dylan" disse il ragazzo, tornando a guardare un punto verso il centro della folla. La gente aveva circondato qualcosa. Chris si alzò sulle punte per cercare di capire cosa.

"Ragazzi, cosa sta succedendo?" Chiese Jessica. Cominciò a spaventarsi.

Chris si spinse più avanti tra la gente. Incontrò lo sguardo di Jason.
"Sono stati veloci..." disse il capitano.
Chris non capì subito, poi sgranò gli occhi.

"Dylan Miller..." disse Chris.

"Lo hanno trovato poco fa...delle ragazze avevano parcheggiato vicino la sua auto e...hanno notato il corpo" disse Monica, sbucando da dietro.

"Oh mio dio..." riuscì a dire Chris.

"Dicono che abbia segni di lotta sul corpo ma...La causa della morte per ora è sconosciuta" continuò Monica.

"Lo hanno ucciso e chiuso nella sua auto?" disse Jason.

"Così pare" disse Monica, "ma questa cosa non ha senso...perché qui nel parcheggio della scuola? Cosa ci faceva qui?"

"Inutile stupirsi, sei pur sempre nel parcheggio della Bridgston..." rispose Chris. Si sistemò lo zaino sulle spalle e si allontanò.

"in biblioteca. Tra cinque minuti" disse Monica agli altri.

Cinque minuti più tardi si ritrovarono tutti nella biblioteca vuota. La scuola era rimasta aperta ma la gente era ancora radunata nel cortile dell'istituto, chiedendosi il perché di tutto questo.

"questa cosa non mi stupisce" disse Ashley

"sei pazza?" disse Austin, "hai visto benissimo il corpo di Dylan mentre lo tiravano fuori dalla macchina. Questa cosa non è normale. E visto il discorso che abbiamo affrontato solamente ieri...credo che sia un avvertimento"

"avvertimento?" esordì Brad, "di cosa state parlando?"

"saresti potuto venire ieri pomeriggio...la faccenda è seria e c'entri anche tu" rispose Monica

Brad si limitò a guardarla storto. Non voleva iniziare una stupida discussione.

"l'altra sera" continuò Monica, "Claudia è venuta a casa mia, per parlarmi della Delta Eta"

"lei sapeva di noi?" chiese Brad. Tutti realizzarono in quel momento che nessuno aveva fatto quella domanda ieri pomeriggio. Mormorarono qualcosa, chiedendosi come Claudia l'avesse scoperto.

"ha sentito parlare me e Jason" disse Monica, "noi parlavamo e lei aveva lasciato il suo cellulare sotto il banco...stava registrando la lezione e lo aveva dimenticato con la registrazione in corso"

"oh mio Dio..." disse Brad, cercando di non ridere. "questa Delta Eta è un ammasso di idioti"

"eppure tu ne fai parte" rispose Ashley

"questa cosa sta degenerando" disse Brad, nervoso. "la morte di Dylan...cosa c'entra con noi?"

"Lucas aveva contatti con la Theta...e Dylan era semplicemente la loro concorrenza in fatto di..." Austin esitò, convinto di non aver capito ancora del tutto quella storia.

"droga" concluse Jason. "ed ovviamente soldi...tanti soldi"

"Claudia vi ha detto questo?" disse Brad

"Claudia vide Lucas entrare nella casa della Theta" disse Monica "qualche giorno prima della sua morte, lui e Claudia discussero su questa cosa...è per questo che Claudia perse i contatti con lui per qualche giorno, per poi scoprire che lui era..."

"ci siamo trascinati da soli in questa storia" disse Chris

"pensate veramente che quei coglioni della Theta abbiano davvero fatto una cosa del genere?" disse Brad

"i ragazzi della Theta sono un gruppo di ragazzi ricchi, influenti, rispettati e molto, molto cattivi, caro Brad" rispose Austin, "le voci su un loro presunto giro di roba in varie scuola della zona girano da molto tempo. I componenti della Theta si rinnovano spesso. Ogni anno qualcuno esce e qualcun'altro prende il suo posto, man mano che i ragazzi dell'ultimo anno si diplomano. Il meccanismo è simile al nostro...solo che devi avere un conto in banca estremamente alto"

"e le conoscenze giuste" aggiunse Josh, "Austin ha ragione. Forse si fermeranno a Dylan...o forse no"

"ok. mi state seriamente spaventando" disse Jennifer

"siamo tutti spaventati, Jennifer". Josh abbassò lo sguardo. "so che cosa sono capaci di fare quei ragazzi. E arriveranno a schiacciare anche me"

"cosa vuoi dire?" disse Monica

"Sono io che ho fatto ripartire il giro nella scuola"

"non ci credo..." disse Zach. 

"tu hai davvero ripreso in mano gli affari di Lucas? Chi ti ha detto di farlo?" disse Austin

"io credo che farei meglio a parlare solo di me, lasciando fuori da questa storia tante altre persone..." disse Josh.

"li hai fatti incazzare tu..." aggiunse Ashley, guardandolo dritto negli occhi.

"oh no! Non cominciate ad addossarmi la colpa. Siamo tutti qui adesso perché speravamo tutti che la Delta Eta portasse davvero un cambiamento al nostro ultimo anno alla Bridgston...il vero problema è che forse pagheremo per le colpe di qualcun'altro"

"qualcuno li fuori ha già pagato per le sue colpe" disse Brad

 Josh si alzò in piedi, prese lo zaino e fece per andarsene, quando poi si girò : "a loro non basta. La verità purtroppo è questa"


 

SPAZIO DELL’AUTORE

Ok, ok, ok...fermi tutti. Io lo avevo detto che qualcosa sarebbe successo...questo perché la storia, in realtà, è più forte di quel che sembra inizialmente. Potrebbe essere un normale “teen drama” ma in realtà, nel tempo, sfocia in qualcosa di ben diverso...Ma ci sono tanti punti della storia che vanno ancora sviluppati per bene. Nei capitoli precedenti sono stati vagamente accennati ma, per mancanza di tempo, sono stato davvero tanti giorni senza scrivere altro...ma adesso sto riprendendo, anche se il “blocco dello scrittore” può capitare e a volte è difficile pensare a come poter continuare la storia.

Comunque...la Delta Eta è in una situazione un po'...particolare. Ma anche i problemi d’amore e qualche invidia potrebbero nascondersi dietro l’angolo e mettere a dura prova la pazienza dei ragazzi.

Grazie per aver letto il capitolo! Cercherò di aggiornare il prima possibile :)

Mathieu

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Capitolo 22
*** 22 ***


"non ci credo, mi stai prendendo in giro".

Jason era convinto di aver capito male. Non era possibile che Austin gli avesse detto una cosa del genere.

"è la verità Jason..." disse Austin, "Allison ebbe una storia con Mike prima di trasferirsi"

"ve lo ha detto lei? Sul serio?"

"eravamo a pranzo. Parlavamo e lei ha sganciato questa bomba. Neanche io e Monica potevamo crederci...e invece..."

"ma come...insomma, lui..." Jason prese posto su una delle sedie dell'aula vuota.

"non hai mai preso in considerazione che Mike potesse essere bisessuale?" disse Austin, incrociando le braccia.

"Mike ha avuto delle storielle con alcune ragazze ma..."

"evidentemente non erano coperture come tu credevi"

Jason divenne rosso sul volto. Forse di rabbia. O forse per l'imbarazzo. "e se anche Allison fosse stata una copertura? Era pur sempre il nuovo arrivato e...gli serviva una reputazione"

Austin scosse il capo. "no, Jason...sono molto più gay di te su queste cose, fidati. Allison ha avuto una storia piuttosto seria con Mike"

"non puoi saperlo con certezza" disse Jason

"allora è un bastardo, caro Jason. Preferisce sfruttare le ragazze come copertura piuttosto che dichiararsi e vivere la propria vita. Io l'ho fatto. Anche lui potrebbe farlo. E anche tu..."

Jason rimase in silenzio, guardando fuori dalla finestra.

"comunque ha avuto fin troppe coperture per essere semplicemente gay...e se fossi stato tu la sua trasgressione temporanea?" disse Austin. Uscì dall'aula ripetendo in mente le parole appena dette. Non aveva paura di dire le cose in faccia. Non se ne pentiva minimamente. 

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"ci sei alla festa questo sabato?"

Monica si fermò nel posare il mattone di letteratura nell'armadietto. Si girò avendo riconosciuto la voce. Leo era dietro di lei, con lo zaino su una spalla e un libro nella mano destra.

"ehm...la festa...oh, si, giusto...la festa" riuscì a dire Monica. Accennò un sorriso imbarazzato e chiuse l'armadietto.

Leo osservò i suoi movimenti impacciati. "volevo chiederti se venivi. Così...per sapere se almeno c'erano persone per le quali verrei  volentieri"

"io...non ci ho pensato, veramente...ma...non sarebbe male"

"è un si?" disse Leo. Sul suo viso si aprì un sorriso. 

"ehm...si. Penso di venire...anzi, ci sarò" disse Monica. In realtà non era tanto sicura delle sue parole, ma ormai aveva dato l'ok.

"beh...fantastico" rispose Leo, "ci vediamo lì allora"

Monica ripensava al loro discorso alla festa di Ashley, ma poi sopraggiunsero altri pensieri riguardo quella festa e preferì concentrarsi sul sorriso del ragazzo di fronte a lei.

Il ragazzo la salutò con un bacio veloce sulla guancia prima di allontanarsi. 

No, non se lo aspettava. Monica rimase lì ferma ad osservarlo mentre spariva nel corridoio affollato. Portò la mano sulla guancia baciata, la destra. 

"hey hey...qualcuno qui ha un sorriso da ebete" disse Jessica. 

Monica si girò lentamente, colpita da quell'entrata. Jessica non parlava più con lei dal giorno in cui Chris venne eletto rappresentante e lei rifiutò l'ingresso nella Delta Eta. E aveva fatto bene. 

"Jessica..."

"ciao Monica...ehm...così vai alla festa sabato..."

"s-si, a quanto pare..."

Jessica esitò per un momento, non sapendo come continuare. "senti...so che è un po' che non ci parliamo e...non parlo neanche con Austin. Mi dispiace per quello che è successo. Solo non capisco cosa significa per voi quella stupida storia della Delta Eta. Ero arrabbiata perché...eravate lì, insieme alle persone che avete sempre odiato e poi...Austin. Ha accettato nonostante ci fosse anche Ashley in quel gruppo e...Brad"

"in realtà...questa storia della Delta Eta ci ha portato un po' fuori strada. Non credo che andrà davvero in porto quest'idea. Non con noi almeno" disse Monica.

"oh...da una parte ne sono contenta. Non diventate come loro...tipo Ashley" disse Jessica, con una smorfia.

Monica rise e Jessica ne fu felice. "andiamo alla festa sabato?" continuò Jessica, "o il principe passa a prenderti con la carrozza?"

"smettila!" rispose Monica, dando un colpetto sulla spalla dell'amica. "è stato comunque carino da parte sua..."

"è il secondo round dopo quella...festa a casa di Ashley..."

"da dimenticare" disse Monica.

"concordo" rispose Jessica, osservando Ashley muoversi come una diva lungo il corridoio. "troppi problemi nella Delta Eta?" continuò la ragazza.

Monica non sapeva cosa risponderle. "diciamo...abbiamo solo tanti modi diversi di vedere le cose. I nostri piani per il futuro non combaciano"

"immaginavo. Eravate un gruppo davvero improbabile. Basta che non ci siano problemi seri"

"assolutamente. Chiuderemo questa cosa della Delta Eta...il prima possibile"

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Jonhatan posò il vassoio del pranzo di fronte ad Emily. La ragazza alzò lo sguardo ed osservò il ragazzo, in attesa di una spiegazione. 

"Emily, posso sedermi qui?" disse Jonhatan.

Emily era sola in quel momento. "si..." rispose.

"vorrei parlarti di una cosa che riguarda tuo fratello"

"neanche il pranzo posso più fare senza sentir parlare di mio fratello?" disse la ragazza.

"so che ormai sei stanca di questa storia. Io..."

Il discorso venne interrotto da un altro vassoio posato sul tavolo. Era Jennifer.

"vedo che ormai il discorso è già avviato" esordì la ragazza. Prese posto, sotto lo sguardo di Jonhatan.

"che cosa sta succedendo?" disse Emily

"lo sai benissimo...purtroppo questa situazione sta diventando più grande di tutti noi, ma...prenderemo la palla al balzo" disse Jennifer.

"io e Emily vorremmo parlare da soli". Jonhatan cominciava ad arrabbiarsi.

"per favore...parlare con te è l'ultima cosa che vorrebbe. Ed io e te vogliamo la stessa cosa, o quasi..." disse Jennifer. "nel giro in cui venne coinvolto tuo fratello ci sono persone che io e Jonhatan vogliamo colpire. E anche tu vuoi farlo, non è vero Emily?"

"dove vuoi arrivare?" disse Jonhatan.

"tu ce l'hai a morte con Chris perché ti ha misteriosamente stracciato alle elezioni ed io devo schiacciare la concorrenza" spiegò Jennifer.

Emily sentì i brividi lungo la schiena. 

"Emily..." continuò Jennifer, "Josh e Chris hanno hanno fatto rifiorire il giro che ha portato tuo fratello a scontrarsi con delle persone pericolose. Noi abbiamo i nostri interessi e tu i tuoi, ma l'obiettivo è lo stesso" 

"Non ci credo. Sei talmente insicura delle tue capacità che devi sabotare  Josh per aggiudicarti uno stupido concorso" disse Jonhatan.

"Senti idiota, vuoi prendere parte alla cosa o no? Emily non rifiuterà, giusto?" Disse la ragazza, con sorriso beffardo.

"Cosa volete che faccia?" Disse Emily.

"Determinata la ragazza, mi piace. Jonhatan? Cosa vuoi fare?"

"non capisco come tu possa essere così sicura di questa storia. E' risaputo che Josh centri qualcosa in questa storia...ma Chris. Non è detto che abbia fatto davvero una cosa del genere per ottenere voti" disse Jonhatan.

"tu non ti preoccupare" disse Jennifer, "ho le mie fonti. E comunque prenderò questo tuo ragionamento come un sì" 

"come farai a provare che Josh e Chris sono nel giro?" chiese Emily.

"per Josh sarà davvero una stupidaggine. Provare la colpa di Chris sarà più complicato. Ma troveremo un modo...e forse so già come fare"

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"la festa di sabato può essere una buona occasione per trovare altri componenti della Delta Eta" disse Dereck. Aveva le mani in tasca e camminava lentamente lungo il salone della confraternita.

"non potete lasciarmi da sola a fare tutto questo" disse Allison, "non credo di poterci riuscire. Volete che io scopra chi sono gli altri prescelti? Perfetto. Lo farò. Farei di tutto per farmi lasciare in pace da voi, ma non posso farlo da sola"

Dereck sembrò divertito dalle parole di Allison. "tesoro...non parlarmi con quel tono. Noi della Theta abbiamo un obiettivo preciso, ma finché non sarà il momento giusto non possiamo esporci"

"e dovete usare me?" disse Allison

"frequenti la loro scuola, ti sei avvicinata a loro"

"non per distruggerli" disse la ragazza, avviandosi verso l'uscita.

"non ti conviene uscire da quella porta. Il nome di Aaron ancora ti segue come un'ombra. Lo sai benissimo"

A quelle parole Allison si bloccò. Si girò e velocemente andò contro Dereck. "non vi azzarderete davvero a..."

"oh, certo Allison. Abbiamo le prove e lo sai. Lo sanno anche tutti i tuoi ex compagni di scuola, con i quali hai chiuso ogni rapporto, dopo esserti sporcata le mani e avergli dato tutta la colpa. Tu hai la coscienza sporca quanto loro".

La ragazza fece due passi indietro. "sei un bastardo"

"potevamo diventare qualcosa di davvero grande, se voi idioti della Gamma non aveste contribuito a buttare tutto all'aria"

"è stata la Delta Eta a darvi contro" disse Allison. 

"e voi li avete aiutati, sottobanco, a discapito loro, ovviamente. E sappiamo tutti come è andata a finire"

"voi non avete la coscienza pulita. Avete ucciso Dylan!"

"questo è quello che la Delta Eta crede...ma non ti dirò altro. Per adesso voglio sapere chi sono gli altri componenti della Delta Eta. Voglio colpirli tutti" disse il ragazzo, prendendo posto sulla sua poltrona.

"non puoi fare una strage"

Dereck rise. "ma cosa...no. Sarebbe un po' troppo banale, non credi? Ma se la nuova Delta Eta si dovesse dimostrare più forte di quel che sembra, allora..."

"siete dei mostri" disse Allison, ormai arrivata alla porta.

"tutto questo è successo per colpa vostra, mia cara. Avete scelto il nemico sbagliato. Ah e...sabato, alla festa, alla quale andranno tutti, creerai un diversivo, che costringerà i ragazzi a rivelarsi. Ho in mente qualcosa che potrebbe aiutarci...ma io sarò la mente e tu il braccio. Ora vai, visto che hai tanta fretta..."

Allison mise la mano sulla maniglia. Alzò lo sguardo verso Dereck, il quale sembrò curioso di ascoltare una cattiveria dalla ragazza, la quale però evitò di aprire bocca e velocemente uscì dalla casa. Dereck la osservò dalla finestra mentre attraversava il giardino. Infondo aveva paura anche lui, ma la Theta sperava in una rivalsa e lui era l'unico che poteva dargliela.

"è tanto che non sentivo parlare della Gamma" disse un ragazzo della Theta, scendendo dalle scale.

"non avrei mai immaginato una cosa del genere..." disse Dereck ,"Allison che si trasferisce e i genitori la iscrivono nell'istituto dove nacque la Delta Eta. Assurdo. Ma è anche una fortuna...una parte del lavoro sporco lo farà lei per noi. Nel frattempo...qualcuno riceverà una sorpresa, stasera" 


 

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Ashley frugava nei cassetti, in cerca di una divisa da cheerleader pulita. La trovò e fece un sospiro di sollievo. Si sarebbe cambiata prima dell'allenamento, a scuola. Decise di spostare quell'allenamento a venerdì sera, cioè proprio quella sera. La palestra dell'istituto era lasciata a totale disposizione delle cheerleader il sabato pomeriggio, ma il giorno seguente Ashley avrebbe cominciato molto presto il lungo processo di preparazione pre-festa: era ancora indecisa tra un prêt-à-porter di Versace o uno di Ferragamo.

Mise la sua roba nella borsa e si specchiò velocemente prima di uscire dalla camera. Il tragitto in macchina verso la scuola le sembrò un battito di ciglia. Pensò tutto il tempo alla situazione nella quale si stava andando a ficcare. 

"da un gruppo di sfigati come quello, dovevo aspettarmi qualche casino..." pensò.

Salutò con un bacio sulla guancia la madre e scese dell'auto. Rabbrividì: dopotutto dicembre era alle porte e non riuscì a credere al fatto che le vacanze natalizie erano già pronte a segnare la fine della prima metà dell'anno scolastico.

Decise di entrare in palestra passando all'interno della scuola. Quei corridoi la sera mettevano i brividi. Fece caso al fatto che il guardiano non era presente all'entrata, forse stava facendo un giro di controllo dell'istituto. Guardò il cellulare: stava facendo ritardo. Accelerò il passo.

Poco dopo desiderò di non essere mai andata a quell'allenamento. Le compagne di squadra avevano un'espressione di terrore sul volto. Il guardiano lo considerò uno scherzo di cattivo gusto, ma Ashley era convinta della veridicità dell'orribile gesto.

"hanno già cominciato la guerra" pensò Ashley, lasciando la palestra. Alcune amiche cercarono di fermarla e calmarla, ripetendo che fosse solo uno stupido scherzo, magari fatto dalle squadre maschili.

Una bambola gonfiabile con una parrucca bionda, una divisa da cheerleader rubata a chissà quale ragazza,appesa al canestro con una corda intorno al collo, sporcata con della vernice rossa per simboleggiare il sangue e un cartello con su scritto "ASHLEY", poteva essere davvero uno scherzo di cattivo gusto. Ma decisamente troppo per essere uno scherzo.

Cercò velocemente il numero di Monica che aveva contro voglia salvato in rubrica. 

"Monica! L-loro hanno...la situazione sta diventando davvero folle! Ci stiamo mettendo in pericolo"

 

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