Amore e Quintessenza – o di come sia sottovalutato il multishipping

di Rapidash
(/viewuser.php?uid=504005)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shance ***
Capitolo 2: *** Sheith ***



Capitolo 1
*** Shance ***


 

Non era segreto che Shiro e Lance condividessero un malizioso e così affine senso dell’umorismo; e sebbene l’ultimo non facesse ammenda ogni qual volta si presentava il momento adatto che lo portava a dirne una delle sue, almeno metteva l’impegno di trattenersi, quando se lo ricordava. E tuttavia le battute di Lance erano così sottili che capitava spesso che rimanessero sospese, fluttuanti, in quell’aria respirabile del castello, senza un vero contraccambio di risposta. Non inapprezzate, questo lo sapeva, ma semplicemente non capite o ignorate dal resto della squadra; erano piuttosto avversi all’ironia, e chi poteva biasimarli se non avevano voglia di ridere nella situazione in cui si trovavano, quindi a lui non dava fastidio. Non gli rimaneva nemmeno un senso di irrealizzazione in corpo, alla fine. Shiro finiva sempre con il portarsi una mano alle labbra e nascondere il loro leggero incurvarsi all’insù, e ridacchiare silenziosamente, non visto da altri che non fossero il suo fidanzato, che sapeva sempre dove guardare tra gli astanti per ottenere un’occhiata di riconoscimento divertito.
Lance viveva per scheggiare lo scudo di professionalità ed apparente serietà che il paladino nero si poneva davanti, sapeva di essere campione indiscusso in questo scalfire incessante, e gongolava nella consapevolezza che il loro leader sotto sotto si divertiva alla sua stessa maniera; e per Shiro era appunto difficile continuare a tenere intatta questa protezione sia per il ruolo che aveva tra tutti, sia per una sorta di contegno morale che sentiva di dover continuare a tenere.
Ma le risatine sommesse, singhiozzate, che venivano condivise tra loro due soltanto in una zona lontana dagli altri quando capitava una pausa da tutto quel movimento meccanico imperterrito, un attimo di silenzio che poi veniva riempito da un superficiale divertimento da parte di entrambi, erano un’occasione da non lasciar sfumare.
- Allora… - Lance si era appoggiato in un modo alquanto scomposto alla parete, braccia incrociate. Aveva aspettato per diversi attimi, osservato finché non fosse stato sicuro che la situazione fosse stata del tutto in suo favore. Shiro era di schiena, e lui con una gamba snella aveva sbarrato l’uscita dalla porta. Se l’altro voleva passare a tutti costi doveva quantomeno abbassarsi spropositatamente, o saltare troppo in alto – ammesso che ci sarebbe riuscito, data la sua statura.
Shiro finalmente si girò. Allora aveva sentito bene che su di sé era posato lo sguardo di qualcuno. Lance aveva usato un tono mellifluo e lento, il contrario delle altre volte che aveva la sua solita parlantina spagnoleggiante.
Stava flirtando nello stesso modo in cui aveva flirtato la prima volta. Era da un po’ che non lo faceva, non c’era stato davvero tempo per quello, e Shiro realizzò che gli era mancato. Lance aveva avuto diverse occasioni di rendersi bello davanti a una ragazza o creatura femminile aliena quale era - il che era sorprendente, data la varietà dell’universo – da quando erano stati catapultati nello spazio aperto, e Shiro aveva avuto altrettante occasioni per starlo a guardare. Aveva notato che le tattiche erano state pressoché sempre quelle, alcune eccezioni qua e là a seconda della malcapitata che subiva le sue lusinghe, ma comunque usava sempre lo stesso metodo. Quasi sempre.
Spesso le donne erano il primo bersaglio ed il suo modo di fare avances lo portava a essere esibizionista, esponendosi più degli altri paladini – a volte esponendosi anche ad un pericolo; per questa ragione Shiro aveva imparato ad intercettarlo prima che lo facesse, finendo col rifilargli una leggera gomitata o facendogli segno di smetterla, che sarebbe stato quasi più imbarazzante per gli altri che per Lance stesso.
E nel momento esatto in cui Shiro capì che stava ricevendo l’interesse di quest’ultimo rimase perplesso per diversi giorni. Incredulo. Perché un ragazzo come Lance, diverso in qualsiasi aspetto a lui possibile ed immaginabile, si sarebbe voluto avvicinare tanto a Shiro? Cosa aveva, lui, che lo rendeva una spanna superiore agli altri? Bene o male andava d’accordo con tutti i paladini, e aveva instaurato un certo affetto con ognuno di loro; non immaginava neanche che avrebbe destato così tanto l’attenzione di Lance, però.
- Ho sentito da qualche parte che avevi bisogno di un cecchino – continuò quest’ultimo con tono civettuolo.
- Sei così pessimo. - Shiro aveva cominciato a sorridere dal momento in cui Lance era comparso, accostato seducente allo stipite.
- Però è vero che hai bisogno di un cecchino. E anche di uno bravo. Sai quanto sono bravo. – Lance non era il tipo da essere così presuntuoso, ma tutto il contrario. Amava solo recitare quella parte da dongiovanni davanti a tutti; perché Shiro aveva imparato a conoscerlo molto bene e ormai era abituato alla spavalderia che si portava dietro, velando il suo interno tenero, dolce quanto il miele.
- Sei bravo anche a farmi perdere il controllo davanti a tutti. Oggi mi hai quasi fatto impazzire - lo riprese scherzosamente il ragazzo. Gliel’aveva data vinta un’altra volta, sapendo che questo avrebbe reso felici entrambi.
Lance fece apparire un sogghigno trionfante al ricordo della sua missione riuscita. Punzecchiare Shiro in una maniera tanto frivola era soltanto un espediente che Lance usava per ricordargli che, sì, anche se erano posizionati nella stessa stanza, lontani solo qualche metro o separati da un pannello di controllo luminescente, gli mancava che fosse al suo fianco. Quando erano vicini poteva scorgerlo respirare, e sincronizzare il proprio battito con il suo. Ma stando lontani, come poteva fare? In quelle occasioni era come se un filo si stesse allungando, e più si stendeva, più diveniva facile che qualcuno vi passasse in mezzo e lo strappasse. Questo glielo aveva confidato una sera, e da allora Shiro era rimasto in muta ammirazione nei confronti del suo lato fatto di così sconfinati sentimenti.
Lance era anche a stento controllabile, sempre in balia delle emozioni del momento; ma era un ragazzo buonissimo, e proprio per via delle sue emozioni così sature, quella che continuamente sprigionava era piena passione.
Tra tutte le qualità che facevano parte di lui, sapeva anche quando frenare la sua scherzosità e mutare in un comportamento serio quando la situazione era tale. Ed era maturato così velocemente da quando Shiro lo aveva conosciuto. Aveva anche coltivato una cosa rarissima e preziosa, che non sempre mostrava agli altri quanto a se stesso: empatia. Sapeva immedesimarsi nelle altre persone e in ciò che provavano.
- Perché mi guardi così, ora? – chiese Lance all’improvviso. E poi, con più dolcezza - C’è qualcosa che non va? -
Shiro si riscosse battendo più volte le palpebre e tornò a concentrarsi pienamente sulla fonte dei suoi vaneggiamenti.
- Non c’è nulla che non vada, anzi – rispose con tono soffice e pacato. - Stavo solo pensando a quanto sia innamorato di te. -
Vedere i lineamenti incrinarsi dopo quella concreta confessione fu una soddisfazione impagabile, immensa. Il volto di Lance si fece serio, i suoi occhi blu intenso coronati dalle lunghe ciglia scure e fitte si ingrandirono e divennero liquidi come la china.
- Oh, no... - sospirò, soffocando una mezza risata. Si portò una mano al volto, sentendo già la pelle che si irradiava di calore eccessivo, e cercando di nascondere un sorrisetto imbarazzato. - Colpito - disse a mezza voce, prima di cominciare ad avanzare verso la figura salda del paladino nero; la porta, nel frattempo, si chiudeva automaticamente sentendo lo spostamento col suo sensore.
- Usare le mie stesse armi? Lo sai anche tu che questo è un colpo basso. - Lance posizionò le sue mani scure e affusolate sui fianchi di Shiro e, come se quest'ultimo non aspettasse altro, lo lasciò fare a piacimento. 
Un interminabile ed intenso scambio di sguardi, che si addensava con il passare dei millisecondi, mentre cercavano di trattenere per se stessi come ultima delle soddisfazioni quella risata che cercava di uscire dalle loro gole. Com'era prassi, però, la gara non durò a lungo e bastò che uno dei due si scostò per ridere, che trascinò il compagno con sé.
- Ehi... - Mani olivastre che si andarono ad appoggiare più in alto interruppero quello sfogo divertito, e condussero l'affilato profilo di Shiro a combaciare con le sottili labbra di Lance. Sembrò che un lungo sospiro fosse stato tenuto in attesa per tutto il giorno, ed ora avessero finalmente trovato il modo di lasciarlo andare.
Non era mai veramente colpa di Lance, se si lasciava trasportare via così pesantemente come faceva sempre; in realtà credeva di essere solamente lui il colpevole di quelle messe in scene, degli sciocchi siparietti che si prendevano la briga di fare l'uno per l'altro, e Lance era un complice a cui era piaciuta molto l'idea e che aveva deciso di seguirlo. È che Shiro aveva ormai stabilito da tempo di dare corda alla sua vena da commediante - che curiosamente era anch'essa molto simile a quella del suo partner -, perché aveva ripetutamente ottenuto conferma che Lance non glielo avrebbe mai negato, ma al contrario sarebbe sempre stato al suo fianco in prima linea.

 

 

*Josh Keaton voice* Hay!
Sono le undici e quaranta di sera e ho finito ora in fretta e furia l'ultima parte, e sinceramente sono sconcertata da quello che potrei aver scritto, mi dispiace così tanto.
BEH. Iniziare una nuova raccolta e pubblicare un giorno prima che esca la nuova stagione? Questo sì che fa figo. No, per niente; è solo molto triste come cosa. Però ne sentivo il bisogno. ¯_(ツ)_/¯  Almeno un capitolo, dài.
OK, non mi dilungo ulteriormente; ecco, solo una vaga informazione sulle prossime ship, che saranno Hance, Klance, Sheith, Shklance + uno bonus perché mi piace come idea :)
Bon, alla prossima e, se dovete andarci giù pesante, fatelo.


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sheith ***


I passi di Keith che attraversava il corridoio erano leggeri, veloci, falcate larghe e agili di chi ha sangue di guerriero Galra in corpo ed è riuscito ad affrontare l’allenamento severo delle Spade di Marmora.
L’istinto indomito lo portava ad avere un più che ottimo senso dell’orientamento in quel castello Alteano serpeggiato da molteplici labirinti, piani, scale, e stanze ignote e tutte uguali, ma Keith sapeva comunque il percorso verso la stanza di Shiro a memoria – l’aveva trovata a primo colpo fin da subito –, lo avrebbe indovinato anche con gli occhi chiusi; Keith sarebbe stato capace di ritrovarlo anche se non avesse avuto quel particolare dono datogli dalla genetica dei Galra.
Non era così che funzionava tra due persone che si amavano? E non era forse sempre andata così tra loro due ancora prima di saperlo?
Shiro scompariva e Keith si lanciava nel vuoto senza neanche guardare cosa lo avrebbe aspettato pur di riaverlo con sé. Ad ogni costo. E spesso gli era costato molto caro.
A volte aveva una sensazione dal retrogusto amaro in fondo alle viscere, che sussurrava che la sua vita era di valore inferiore rispetto a quella di Shiro; Shiro valeva per lui più di se stesso. Keith lo amava troppo.
Non glielo avrebbe mai detto, comunque; perché erano farneticamenti che duravano solo una manciata di secondi – quanto bastava per metterlo a disagio con la sua stessa testa – e poi andavano via. E perché Shiro lo amava troppo per poterglielo lasciar dire.
Lo sapeva che lo amava in equal misura, che aveva affrontato insidie pari a quelle di Keith per stare con lui; per questo doveva smettere di sminuirsi così certe volte, si diceva.
Shiro lo amava troppo.

Keith si buttò di peso sul materasso morbido e già caldo, sospirando con un sorriso compiaciuto. – Sono esausto – esclamò un attimo prima di chiudere le palpebre e concedersi qualche profondo respiro di calma. Stette in quella posizione provvisoria ancora per qualche attimo, esalando e regolarizzando il respiro nel processo di far cessare l’adrenalina ancora in circolo in quel fisico teso e scattante dalla sessione di allenamento.
Dopo quell’idilliaco momento si rigirò velocemente verso Shiro sdraiato tranquillo e in attesa, a soli pochi, pochissimi, centimetri di distanza e che finalmente riuscì a fissare pienamente in volto.
Shiro, dal canto suo, non aveva fatto altra cosa che contemplare Keith. Keith. Semplicemente Keith; eppure tutto così complicato.
Quante cose erano dovute succedere perché entrambi dovessero rendersene conto. Quante altre vicende, drastiche, definitive, avevano dovuto toccarli perché Keith e Shiro - Keith e Shiro. Shiro e Keith. Un mantra, una preghiera, una speranza l'uno per l'altro da tutta la vita - finissero per sapere che i sentimenti erano reciproci e non avrebbero convissuto con la sensazione di solitudine e amore impossibile a vita.
Era bastato finire quasi sul punto di non ritorno, avere la morte di fronte e negli occhi per ottenere quello... No, quello non era semplicemente bastato.
Keith a quel punto gli sorrise brevemente e scivolò flessuosamente più vicino, portandosi fin sotto al suo mento, appoggando la guancia al petto prominente e caldo, l’orecchio che si andava a concentrare su un battito lento e ritmico. Il pulsare di un cuore che era umano.
Shiro prontamente non mancò di lasciare l’impronta di un bacio sulla tempia alla sua portata, e per questo avrebbe potuto riempirlo di quanti ne voleva; erano labbra sottili ma soffici che si andarono a posare su altrettanto soffici capelli.
Keith lo sentì, successivamente, inspirare ed espirare profondamente tra le sue ciocche voluminose e spettinate quel profumo indistinguibile di ragazzo che disse gli apparteneva; naturalmente lui non poteva sentirselo addosso, al contrario di Shiro, ma gli era bastato sapere che ormai ne era ossessionato e che lo ritrovava ovunque e denso: nelle coperte in cui dormiva, sui vestiti che gli prestava e mai più rivedeva, addirittura sulla sua stessa pelle tracciata da cicatrici.
Keith all’epoca aveva ridacchiato a questo aneddoto, nonostante fosse consapevole che quella stessa legge chimica valeva anche per lui.
Ma diversamente da Shiro, e com'era invece il suo elemento, il paladino rosso sentiva di bruciarlo ogni volta, anche solo avendolo sfiorato al passaggio. Viveva con la sensazione costante di aver acceso una specie di miccia ed aver dato fuoco a entrambi, da quando tutto aveva avuto un inizio.
Rosso e Nero. Fuoco e cenere.
- A cosa stai pensando in questo momento? - Il sussurro di Shiro era stato appena udibile.
Keith si inarcò leggermente con il busto, dopodiché sollevò il viso, allacciando i loro sguardi. Indugiò nel trovare una risposta soddisfacente, o quantomeno semplice da dire, ma sapeva che l'altro aveva già capito tutto. Perché i loro pensieri erano simili per quanto di diversa fonte.
- A tante cose. -

 

 

 

Bruh. 
Io e la consistenza non andiamo d'accordo; ma, dopotutto, non ho mai promesso che avrei aggiornato regolarmente. Inoltre sono stata molto impegnata. E malata. Oh, e la quarta stagione è stata una batosta tale che ho fatto fatica a riprendermi. *shrug*
Perciò... Sì. Sheith. Li amo. Mi distruggono. Fuck, man, the pain...
Dedico questo capitolo ai valorosi eroi che, insieme a me, hanno seguito incessantemente la messa in onda in italiano.
Grazie infinite a chi legge o anche solo è attivo in questa sezione; mi piace vederla un po' più vivace u-u

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3712012