Legàmi parte seconda: Io ti troverò

di Donnasole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 誠,Makoto o 信,Shin: Completa Sincerità ***
Capitolo 2: *** 名誉,Meiyo: Onore ***
Capitolo 3: *** 忠義,Chugi: Dovere e Lealtà. Parte prima. ***



Capitolo 1
*** 誠,Makoto o 信,Shin: Completa Sincerità ***


Cap 1


誠,Makoto o 信,Shin: Completa Sincerità


Ove ti trovi adesso é dove sei.
Puoi aver concepito uno smisurato desiderio di trovarti altrove, facendo altro, ma tu non sei là, sei qui.
Fai esperienza di questo momento in tutta la sua pienezza.
Proverbio Zen



<< Guarda nonno! lo stagno non è più torbido. >>
<< Questo è perché abbiamo aspettato che le acque tornassero tranquille. Che cosa vedi? >>
<< Vedo il cielo. >>
<< Cos'altro? >>
<< I nostri riflessi. >>
<< Guarda più a fondo. >>
<< Vedo i pesci, le piante e i sassi. >>
<< Tutto è uguale a prima? >>
<< No! C'è la roccia che ho buttato. >>
<< Come la riconosci? >>
<< Perché è brutta, spigolosa e pesante.>>
<< Questo perché non si armonizza con l'ambiente circostante, anche se sembra tutto tornato normale, la roccia c'è ancora. >>




Era un'afosa giornata estiva.
Lo rammentava bene, perché non avrebbe dovuto?
Era una di quelle giornate che nei ricordi ti si appiccicano addosso come la sabbia fa sulla pelle umida; ma sulla spiaggia, dove avevano trovato rifugio, la brezza marina rendeva meno soffocante l'aria, sferzando i volti dei bagnanti con miriadi di minuscole goccioline sollevate dal frangersi delle onde sugli scogli aguzzi.
Azula era immersa nello studio del moto sabbioso intorno alle sue piccole mani. In profonda concentrazione faceva scorrere i granelli di silicio fra le dita, cercando di ammonticchiarli in una duna di sabbia la cui sommità non si elevava ma la cui base continuava dispettosamente ad allargarsi.
Invece di sentirsi frustrata per i vari, inutili tentativi, la bimba proseguiva caparbia, innocentemente convinta di poter vedere i propri progetti realizzarsi grazie alla pura forza di volontà.
Accanto a lei, seduta su un piccolo scranno, la signora Ursa l'osservava teneramente, accarezzandole i neri capelli; stupendosi di come, a quattro anni, la figlia desse prova di tanta caparbia ostinazione.
Di quando in quando la donna spostava l'attenzione ansiosa verso la battigia, dove il principe Ozai, impartiva lezioni di Dominio al piccolo Zuko.
Sotto lo sguardo severo del padre, il bambino stava tentando disperatamente di replicare la sequenza base appena mostrata, ma, avendo iniziato da poco l'addestramento, tutto quello che fino ad allora era riuscito ad ottenere, era stata una vampata seguita da un'imbarazzante sbuffo di fumo.
La piccola Azula, indifferente agli esercizi del fratello, accorgendosi di non riuscire a giungere ad un risultato apprezzabile, si apprestò a cambiare tattica.
Afferrato il secchiello, si diresse verso il mare, laddove la risacca lambiva la striscia di sabbia, correndo sulle gambette svelte con la stessa rapidità di una lucertola di fuoco.
Allarmata Ursa guardò la figlia sfuggire al suo controllo.
- Attenta Azula! Non entrare in acqua.- le gridò.
Il preoccupato avvertimento materno giunse a destinazione e la bimba annuì obbediente.
Si fermò poco più indietro, accovacciandosi e lasciando che i piedini le venissero deliziosamente inzuppati dalle onde; di buona lena, prese a riempire il secchiello con sabbia bagnata ed acqua di mare.
Un rimprovero particolarmente aspro del padre nei confronti di Zuko, le fece sollevare gli occhi sulla coppia distogliendola dal proprio lavoro. Incuriosita si fermò ad osservarli.
Il fratello, per l'ennesima volta, era impegnato nel tentare di riprodurre la forma marziale ma una combinazione di imperizia, stanchezza ed ansia da prestazione, ne esacerbava gli sforzi.
Azula osservò attentamente l'uomo ripetere il movimento. Si sollevò in piedi e cominciò ad imitarne le movenze, dapprima in maniera goffa ed incerta e poi via via più sicura finché non ebbe più bisogno di guardarlo avendo già memorizzato l'esercizio. Con sua grande sorpresa, una fiammata le scaturì dai palmi, creando una linea di fuoco che venne scagliata al cielo.
Gli astanti ammutolirono e Azula osservò compiaciuta il fratello maggiore sgranare gli occhi dalla meraviglia mentre un sorriso di trionfo sorgeva sulle labbra del padre.
Ma più dello sguardo di avida concupiscenza di Ozai, ad impressionarla fu l'espressione di raggelato orrore dipinta sul volto della madre.




Le anziane Loo e Lee lavoravano alacremente al gigantesco telaio, facendo scorrere la navicella attraverso le maglie dell'ordito, passandosela l'un con l'altra cosicché invece di tessere, parevano impegnate in una arcana competizione.
L'attrito incessante del metallo sul tessuto regolava il tempo.
Avanti: un battito di ciglia.
Indietro: un respiro.
Mai una pausa.
Instancabili le due vecchie tessevano chilometri di seta in una trama senza fine ed il rumore monotono delle spolette era diventato la colonna sonora delle giornate di Azula che rimaneva buttata per ore accanto al muro annerito, cullandosi, abbracciata alle ginocchia, sicché pareva che i suoi gesti fossero in relazione con quelli delle balie: un'oscillazione della ragazza e due passaggi di navicella.
Avanti e indietro...Avanti...Indietro.
Intanto la sua mente vagava.
Non sapeva nemmeno più da quanto tempo fosse rinchiusa.
I giorni trascorsi si erano fatti fumosi nella sua mente e il senso di stordimento causato da certe erbe lasciate bruciare negli incensieri di giorno e di notte, le avevano causato un continuo stato di torpore.
Non ricordava di aver mai dormito tanto in tutta la sua vita.
Stanca appoggiò la testa all'indietro, contro il muro scabro, cercando un sollievo impossibile da ottenere, ruotando gli occhi con l'intento di abbracciare, per l'ennesima volta, la camera con lo sguardo.
Tutto era esattamente come era sempre stato.
La stanza era grande e di forma rettangolare: quattro pareti di nuda pietra con segni di diverse bruciature, retaggio dei primi tempi di pernottamento, e qualche incensiere in bronzo, appeso al soffitto dal quale colava una scia di melenso profumo che andavano a ristagnare sul pavimento di terra battuta.

Avanti … indietro... Avanti... indietro.
Le ginocchia rollavano a destra e a sinistra in maniera autonoma, senza che la proprietaria facesse alcunché per inibirne l'azione sincronizzata.
Più in alto la luce fluiva attraverso alcune feritoie di metallo poste appena sotto il soffitto: troppo alte per poter essere raggiunte; troppo strette per poterle attraversare, percorrevano l'intero perimetro.
Dall'angolazione dei raggi di luce e dal frinire delle cicale, Azula poteva dedurre che fosse primo pomeriggio e questo, ai sensi prostrati della ragazza, stava a significare che la tortura del telaio sarebbe durata ancora parecchio.
Eppure non aveva fretta che finisse.
Perché Azula sapeva...
Dopo il giorno ci sarebbe stata la notte e con la notte il buio.
Un buio silenzioso, denso e soffocante che l'avrebbe avvolta; quando gli incubi sarebbero venuti a cercarla con indosso le maschere del suo passato, quando avrebbero assunto una forma per sciogliere il loro veleno, per corromperla, fino a farle desiderare solo l'arrivo dell'alba.

Avanti... indietro...Avanti... indietro.
Ipnotizzata Azula osservava il pulviscolo dorato danzare attraverso quella lama di luce che tagliava in due la stanza. Ne studiò il moto mentre questo prendeva spessore, si coagulava sotto i suoi occhi fino ad assumere una forma vagamente umana.
- Cosa succede Azula, non reagisci? Hai perso tutto... hai perso tutti... Sei sola ormai. Che ne sarà di te, povera bambola spezzata.- soffiò una voce nella sua testa.
- Non lo so madre. Non so più niente.-
Lo spettro mosse un passo nella sua direzione come a volerla abbracciare e si fermò rimanendo entro il fascio di luce.
- Povera bimba. Tutto quel talento...- sospirò l'entità – Sprecato! Hai avuto il mondo fra le mani e te lo sei lasciato sfuggire. -
- E' vero. Alla fine non sono stata all'altezza.
- Quanto hai combattuto, piccola cara. Non sei stanca? A che pro fare tutta quella fatica. Cosa ne hai ricavato. Tutto in cenere... il tuo orgoglio... la tua vanità!-
- Lo ammetto. Quando è stato il momento di mostrare il mio valore ho fallito.-
- Non è stata colpa tua tesoro. -
- Davvero?-
- Certo! Sei pur sempre figlia di tuo padre. Cos'altro mi sarei dovuta aspettare da un mostro come te!- gridò nella sua testa facendo l'atto di gettarlesi contro e sciogliendosi di colpo in un turbinare di pulviscolo.
Azula con un gesto stanco allontanò la visione. Di notte tornava ad assalirla e il cacciarla diveniva ben più arduo che di giorno.
Chiuse gli occhi e si abbandonò.
Le palpebre si erano fatte così pesanti che tenerle sollevate le richiedeva uno sforzo immane.
Qualcosa però non tornava e all'improvviso si accorse che il rumore del telaio era cessato lasciando il posto all'acuto frinire degli insetti: un boato tale da riempire, tutto d'un tratto, la stanza.
Si tappò le orecchie con le mani a coppa sostenendo la testa ciondolante.
Qualcuno bussò alla porta di ferro, unico accesso all'alloggio della ragazza.
Le due vecchie si guardarono l'un l'altra sorprese e, dopo un attimo di incertezza una delle due si diresse all'ingresso ed accostò l'orecchio; un paio di colpi più forti la fecero trasalire.
- Avete visite principessa.- disse ossequiosamente sfoggiando un sorriso sdentato.
Azula deglutì con fatica. La saliva densa le impastava la bocca.
- Acqua.- sussurrò con voce fioca ma fu tuttavia sufficiente affinché gliene venisse data una ciotola colma.
La giovane accennò qualche impacciato movimento prima di riuscire ad afferrarla ma infine la portò alle labbra, non senza averne versata un po'. Bevve avidamente.
Qualcuno bussò ancora.
Attraverso il velo di nebbia che le ottundeva i sensi, percepì il cigolare della porta sui cardini.
Respirò profondamente cercando quella lucidità che tanto tardava ad arrivare.
Una figura, che non riusciva a focalizzare, stava ferma accanto all'uscio, in piedi, attendendo il permesso di entrare. Tutta vestita di rosso, le dava l'impressione di una vampa pronta a farla ardere.
Avanzò in silenzio.
- Ancora tu!- esclamò infastidita Azula agitando la mano davanti al viso come a cacciare un insetto molesto.
- Sempre io sorella.- replicò in tono calmo il Signore del Fuoco.
Il palese rifiuto della ragazza non pareva averlo turbato più di tanto, evidentemente se lo aspettava. Loo e Lee ripresero posto al telaio ma questa volta in religioso silenzio .
- Non ti arrendi mai?- domandò la ragazza tirando nuovamente le gambe al petto. Un movimento cauto il suo; il movimento di chi sa che se il pranzo aveva avuto un cattivo sapore a scendere ne avrebbe avuto uno peggiore a risalire.- Non hai una Nazione da governare?... Delle colonie da abbattere?... Il sedere dell'Avatar da pulire?- fece caustica. Il giovane sorrise condiscendente.
- Preferisco la tua garbata compagnia-
- Allora accomodati.- L'invitò l'altra allargando le braccia, facendogli cenno di sedersi. Zuko si guardò intorno.
La stanza era praticamente vuota: ad eccezione del telaio di metallo sul quale le vecchie Lo e Lee fingevano in quel momento di tessere, del restante mobilio non rimanevano altro che caliginosi fantasmi marchiati a fuoco sulle pareti. Il persistente odore di affumicato combinato al dolce e pastoso odore della resina di papavero, permeava l'aria cominciando già ad ottenebrargli i sensi. Il suo sguardo cadde sui pesanti ceppi attaccati in fondo alla stanza ed un'espressione di vergognoso rimorso colorò il volto del ragazzo che distolse lo sguardo riportandolo sulla sorella.
- Preferisco rimanere in piedi.- disse.
Azula fece spallucce.
- Sto cercando nostra madre.-
La ragazza all'apparenza non mostrò alcuna reazione tanto che Zuko pensò non l'avesse udito. - Azula!- ripeté più forte – Voglio trovare nostra madre!-
Esausta la ragazza fece cenno di aver capito.
- Cosa vuoi da me?- chiese in tono indifferente.
- Che mi aiuti.-
- Assurdo!-
- Sono stato da nostro padre.- confessò di malavoglia il ragazzo – Gli ho chiesto... O meglio... Gli ho intimato di rivelare dove fosse ma lui si rifiuta di dirmelo. Lo zio Iroh mi ha raccontato che fu Zhao ad occuparsi del trasferimento ma ora è scomparso e non so come proseguire.- s'interruppe mordendo nervosamente l'interno della guancia.
- Perché vieni a dirlo a me?-
- E' nostra madre, non vuoi sapere che fine ha fatto?-
- No!-
Zuko le lanciò un'occhiata di rimprovero. - Non ti credo.-
- Pensa ciò che vuoi.-
- Credevo avresti voluto aiutarmi. Evidentemente mi sbagliavo. - sospirò pesantemente. Fece per passarsi una mano nei capelli ma l'insegna regale nell'acconciatura glielo impedì. Una smorfia di disappunto gli passò sul volto e questa volta si limitò a grattarsi la nuca in segno di frustrazione.
- Allora la troverò da solo.- mormorò dispiaciuto.- Se hai un messaggio da recapitarle...-
lasciò la frase in sospeso ricevendone in cambio solo silenzio. Deluso fece per girarsi ma un cenno della ragazza lo fermò.
- Se ti aiuto cosa ci guadagno?-
La domanda diretta lo colse di sorpresa.
- Cosa vorresti?- chiese a sua volta Zuko guardingo.
- Tu cosa offri?-
- Dimmi tu.-
Quello scambio di battute innervosì la ragazza le cui esigue forze erano già state esaurite dalle poche frasi pronunciate.
A fatica tentò di raddrizzare la schiena.
- Pedine in tavola. Se ti aiuto voglio un giuramento sul tuo onore che esaudirai un mio desiderio.-
Zuko incrociò le braccia sul petto e le lanciò un'occhiata scettica.
- Sai dove si trova?-
- No!- ammise riluttante la ragazza e, alla smorfia del fratello, si affrettò ad aggiungere.- Ma conosco chi può dirtelo.-
- Perché dovrei fidarmi di te?-
- Hai altra scelta?-
- Si! Potrei scoprirlo da solo.-
La ragazza si permise un ghigno ironico.
- Se tu avessi avuto delle idee non saresti qui.-
- Hai ragione.- accondiscese cupo il fratello.
- Che mi rispondi?-
- Dipende...- tentennò Zuko ricevendo in cambio una torva occhiataccia.- Dipende da qual è il tuo desiderio.-
Azula si rilassò gratificandolo di un sorriso sornione.
- Niente che tu non possa realizzare.-
- Ancora non me lo hai detto.-
- Voglio accompagnarti a cercarla.- confessò infine con gli occhi febbricitanti.
Zuko rimase paralizzato dalla sorpresa.
- E' fuori discussione!- esclamò inorridito.
- Suvvia ZuZu. Cosa ho detto di così grave. L'hai ammesso anche tu: è nostra madre. Non pensi che dovremmo farlo insieme? Pensa se poi dovessi trovarla e ti chiedesse di me. Cosa potresti mai risponderle? Che te l'ho chiesto e non mi hai voluta portare?- scosse il capo fintamente dispiaciuta – Che crudeltà! Chissà cosa penserebbe del suo piccolo, mammina.- Il ragazzo ammutolì nuovamente; più tardi avrebbe dato la colpa a quello strano incenso capace di ottenebrare le facoltà ma, in quel momento, il discorso di Azula gli sembrava sensato e la sua risoluzione vacillò.
- Cosa hai in mente?- chiese diffidente.
- Come sei sospettoso. Voglio solo uscire da qui e cercare nostra madre.-
- Non mi fido.-
- ZuZu sono stanca. L'hai detto tu che ti serviva il mio aiuto. Cosa decidi.-
- Non avrai in mente qualche scherzo o di scappare.-
Il sorriso sul volto della ragazza si fece più largo.- No ZuZu, non ho intenzione di fare scherzi o di scappare. Desidero veramente accompagnarti in questo viaggio.-
- Perché? - domandò di nuovo ancora non completamente convinto.
- Perché il messaggio a nostra madre, voglio consegnarlo io!-



Note dell'autore



Eccoci in partenza per un nuovo viaggio, temporalmente siamo a qualche mese dalla fine della serie della leggenda di Aang. Ozai è in galera e avete visto la giovane Zula languire in una cella d'isolamento. Ma che altro potevano fare?

Ella viene tenuta costantemente sedata per impedirle di fare del male a se stessa e agli altri e questa drammatica circostanza rende evidente alla ragazza la sostanza effimera ed incostante della vita e sperimenta in concreto ciò che viene definito come sentimento mujo, cioè nulla permane immutabile.
Da questa base, dalla distruzione di tutte le sue certezze, Azula può cominciare il viaggio verso la nuova se stessa: nel bene o nel male. Essa è tornata ad essere una coppa vuota pronta ad essere riempita di nuova consapevolezza, ora ha un nuovo obiettivo, uno scopo da perseguire e da raggiungere.
Una nuova caccia ha inizio!

P.S.
Ci tengo a precisare che nemmeno guardando la serie classica ho mai pensato che Azula fosse pazza, ho semplicemente dedotto che avesse avuto un brutto esaurimento nervoso accresciuto dallo stress e dal passaggio della cometa di sozin, Quindi dal mio punto di vista e da come ho impostato il racconto Azula, una volta smaltiti gli effetti sedativi dei medicinali somministrati torna ad avere un comportamento abbastanza equilibrato.
So che per chi ha letto the Search la cosa potrebbe non andargli a genio ma questa è la mia visione e se non foste curiosi di averne una alternativa vi sareste accontentati del fumetto.
Grazie ancora per l'attenzione e se vorrete darmi un parere ne sarà lieta.

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Capitolo 2
*** 名誉,Meiyo: Onore ***


cap 2

名誉,Meiyo: Onore



Se mi accorgo che qualcuno mi guarda con odio, non reagisco.
Mi limito a fissarlo negli occhi,
avendo cura di non trasmettergli alcuna sensazione d'ira o di pericolo.
E il combattimento, prima ancora di cominciare è già finito.
Il nemico da battere è dentro di noi.
Le arti marziali non significano violenza,
ma conoscenza di sé stessi e degli altri.
   - Wang Wei


« Sei sicuro Zuko?»
« Si Aang. Non posso farne a meno.»
« Hai preso delle precauzioni? »
« Sciocco. Per me non è la prima volta. »
« Temo farà male. »
« Ci andrò cauto. »
« Non posso proprio fare niente?»
« Lascia fare tutto a me e rilassati. Non me lo ripeti sempre?»
« Non mi sento a mio agio in questa posizione. Preferisco agire.»
« Cosa vorresti fare?»
« Venire ad esempio.»
« No. Non possono sparire sia l'Avatar che il Signore del Fuoco. Cosa penserebbe la gente.»
« Hai ragione ma...»
« Ma cosa.»
« Sono solo preoccupato.»
« Anche io. »
« Potresti dover affrontare cose spiacevoli in questo viaggio. Mostri terribili.»
« Non sarò solo. Ci sarà anche Azula »
« E' appunto a lei che mi riferisco. »
« Tranquillo ci ho già pensato.»
« Fatti accompagnare almeno da Mei!»
« Non penso sarebbe una buona idea. Dopo quello che è successo tra loro, rischierei di farmi male a tentare di dividerle e non posso permettermi di dover scegliere tra la mia fidanzata e mia sorella.»
« Porta Katara! »
« Cosa?! Allora dillo che mi vuoi morto. »
« Fai attenzione. »
« Lo farò amico mio. Lo farò! »


Zuko ancora ripensava al discorso avuto con Aang.
Poteva davvero permettersi di rischiare?
Poteva davvero fidarsi?
Non esisteva una risposta giusta a queste domande e seguire l'istinto non lo avrebbe aiutato; non più di quanto aveva fatto durante tutto il tempo passato a dare la caccia a quello che sarebbe diventato il suo miglior amico.
Il destino aveva uno strano senso dell'umorismo. Il ragazzo si augurò non possedesse anche una distorta vena sadica.
I consiglieri stavano lasciando la tavola uno ad uno; alcuni con il volto imbronciato altri con una profonda ruga di preoccupazione a solcare le fronti severe. Dopo un intero pomeriggio di accese contrattazioni e mercanteggiamenti, pause per il te e di nuovo compromessi, urla e perfino qualche minaccia quasi sfociata in un Agni Kai estemporaneo, sembrava finalmente tutto risolto.
Nessuno in verità aveva mostrato grande entusiasmo alla decisione del Signore del Fuoco Zuko di partire per una spedizione della quale non erano state fornite motivazioni ufficiali e in molti si ponevano domande sull'opportunità del momento. Alla fine però ogni impedimento sembrava esser stato rimosso ed il passaggio di poteri al nuovo reggente, approvato.
Nei salottini dei bene informati, si diceva che questo viaggio fosse solo un piano ben orchestrato per far cadere Lord Zuko e rimettere sul trono Azula con buona pace dell'Avatar, troppo impegnato a riorganizzare il regno della terra; in alcune alcove e nei corridoi meno battuti invece, si vociferava malignamente che Lord Zuko se la facesse addosso dalla paura per la responsabilità di un regno uscito da una guerra durata cento anni.
Solo maldicenze.
In realtà tutti sapevano che era l'imminente matrimonio con Mei a terrorizzarlo.
«Che ne direbbe il Signore del Fuoco di una bella partita a scacchi davanti ad una buona tazza di te? » l'interpellò una voce profonda e gentile alla sua destra. Iroh gli sorrise rassicurante e fece un cenno in direzione della sala ormai vuota « Approfittiamo di questo attimo di tranquillità.»
Le fiamme azzurre davanti al trono si spensero e Zuko poté finalmente rilassarsi. Annuì.
Mei lo stava sicuramente aspettando ma, impegnata con i preparativi per il suo nuovo ruolo, non avrebbe sentito la mancanza del ragazzo e lui si sarebbe goduto ancora una volta la compagnia dello zio.
Era una ragazza intelligente.
No. Non se la sarebbe presa.
Non Mei.
No.
Un brivido gelido s'inerpicò lungo la spina dorsale.
« A te i bianchi Zuko.»
La frase dello zio lo riportò immediatamente alla realtà. Senza accorgersene si era ritrovato accovacciato davanti alla scacchiera aperta, con la partita pronta; accanto a lui, una fumante tazza di te, attendeva di essere bevuta.
Ancora parzialmente assorto spostò un pezzo.
« Una mossa di apertura insolita e temeraria la tua.» meditò ad alta voce l'anziano condottiero. Ancora perso nei propri pensieri il ragazzo non rispose. « Ma non sempre l'audacia premia.» continuò il vecchio avanzando sul terreno di gioco dopo aver mangiato due pedine.
« Vero» ammise meditabondo il ragazzo, cominciando finalmente a concentrarsi.« Ma a volte, per ottenere ciò che si vuole, bisogna saper rischiare.»
« Purché il rischio sia ben calcolato altrimenti corri il rischio di perdere la posizione di vantaggio.»
« Non stiamo più parlando della partita vero?» il vecchio annuì e il giovane dominatore sospirò forte.« Me lo aspettavo.»
« Hai sollevato un bel vespaio con questa tua decisione di partire a tutti i costi»
« Non approvi zio?»
« Io sono e resterò sempre dalla tua parte nipote e ritengo che tu sia il miglior giudice in tal senso. »
« Quindi faccio bene ad andare.»
« Dimmelo tu. Sei tu il nuovo Signore del Fuoco.»
Il ragazzo assentì piano.
« Però che giornata. Pensavo davvero che il generale Iroshi e l'ammiraglio Ogame si sarebbero sfidati ad un Agni-kai all'ultima fiamma. Grandi combattenti per carità ma con pochissimo senso dell'umorismo.»
« Battaglieri e permalosi.»
« Irriducibili! Peccato che i deambulatori non siano ammessi nell'arena.»
« Ma quanti anni hanno?»
« Non ne ho idea.» scrollò le spalle con espressione comica.« Ho smesso di contarli dopo gli ottanta.»
Ridacchiarono.
« Sei sicuro di quello che stai facendo?» chiese Iroh preoccupato dopo un po'. Il giovane assentì spostando un'altra pedina sul campo avversario.
« Devo farlo.»
« Tu vuoi ritrovare tua madre e questo lo capisco. Mi chiedo solo se sia necessario coinvolgere tua sorella.»
« Ho fatto un giuramento sul mio onore.»
« Un giuramento strappato con il ricatto non ha valore. Non sentirtene vincolato.»
« Non è solo questo zio.» ammise battendo con la pedina sul bordo del tavolo incerto sulla mossa. « E' come se Azula me lo avesse chiesto, come se ne avesse bisogno, tanto quanto me, forse di più. Non so spiegartelo.» terminò amareggiato.
« Capisco.» il vecchio sorrise all'espressione interrogativa del nipote.« Ovviamente non sei l'unico ad avere rapporti complicati con i fratelli.»
L'immagine delle carceri e di una cella in particolare aleggiò nell'aria, evanescente fantasma fra i due.
Zuko, al pensiero del padre girò il volto mentre una forte tensione ne faceva guizzare la mandibola. « Sei ancora arrabbiato?» l'interrogò il vecchio.
« Si... No... Non so.» sospirò forte.« Credo di essere ancora confuso al riguardo.»
« Che cosa temi? Ormai non può più fare nulla.»
« Non lo so.» Si sfiorò distrattamente la cicatrice deturpante.« Quando mi hai preso con te io ero solo rabbia e umiliazione.» aspettò una replica ma lo zio stava ad occhi chiusi, immobile, in attento ascolto e così proseguì.« poi mi unì ad Aang e pensai di essere riuscito a liberarmi del suo fantasma ma ora non ne sono così sicuro. Faccio brutti sogni ultimamente.»
« Il peso che stai portando Zuko non è bagaglio da poco. Tu hai scelto chi essere ma non puoi dimenticare da dove provieni. Sei il figlio di Ursa ma anche di Ozai e devi accettare che una parte di lui è in te.»
« Temo di diventare come mio padre. »
« Questo è un buon segno.»
« E' un buon segno che io sia come mio padre?»
« No! E' un buon segno che tu sia consapevole delle tue paure in modo da poterle dominare. Ozai desiderava con tutto se stesso il potere ed è stato bruciato dalla sua stessa ambizione. Azula era troppo confusa e poco preparata per assumersi il ruolo di Signore del Fuoco e questo l'ha alienata mentalmente. Tu non sei l'uno ne l'altra e soprattutto ...»
« Soprattutto ho te... zio. »
« Non solo me.»
« Sei però stato il primo ad indicarmi la via.»
« Nulla di speciale»nicchiò« Avevi solo bisogno di cominciare con il piede giusto.» « Anche Azula ne avrebbe bisogno.»
« La strada di Azula era stata scelta molto tempo prima per lei da vostro padre.» sospirò amaramente il vecchio.« Non c'era molto che io potessi fare. Se ben ricordi non è mai stata una bambina accomodante. Idolatrava troppo Ozai per prendermi in considerazione, anche se avessi voluto e... non volevo. » sorseggiò il te di fronte all'espressione perplessa del nipote.« Te ne stupisci Zuko? »
« Un po'. Pensavo le volessi bene.»
« Le voglio bene; ma non puoi costringere qualcuno ad accettare il tuo affetto. Azula non aveva bisogno di me e non mi voleva. Ho pensato che fosse meglio lasciarle condurre la sua vita come preferiva. Forse ho sbagliato ma in quel momento mi sembrava giusto.»
« Ora però le cose sono cambiate.»
« Ne sei convinto?»
« Penso solo a quale sarebbe stato il mio destino se tu non mi avessi mostrato fiducia.»
« E vorresti fare lo stesso per tua sorella.»
« Vorrei tentare. Si.»
« Ti ricordi la storia della vipera ragno che ti raccontavo da piccolo?»
Il ragazzo annuì rimanendo in silenzio fin quando si accorse dal sopracciglio alzato del vecchio e dall'espressione d'attesa che avrebbe dovuto recitarla.
Roteò gli occhi rassegnato e cominciò:
« Un giorno un tizio trovò una vipera-ragno semi assiderata sulla strada di casa. Ne ebbe compassione, la raccolse e se la pose sul proprio petto accanto al cuore per scaldarla. Appena la bestia si destò, però non ebbe gratitudine per l'uomo e lo morse mortalmente.»
Il ragazzo tacque e lo zio o incoraggiò con un gesto invitandolo a terminare.
« Quando l'uomo chiese all'animale come mai avesse risposto con tanta cattiveria ad un atto gentile, quella gli rispose di averlo fatto perché non passasse il messaggio che si possano beneficare i malvagi senza pagare in prima persona. So dove vuoi andare a parare zio ma Azula non è malvagia.»
« No non lo è. » ammise il vecchio, « ma ciò non toglie che tua sorella sia pericolosa. Per se stessa ma soprattutto per gli altri.»
« Quale soluzione mi proponi. Abbandonarla forse?» fece risentito ma era l'amarezza a dare il tono alla domanda.
« Dico solo che dovresti essere prudente. Tu credi di conoscerla ma puoi davvero dire cosa abbia in mente? Sei in una posizione di svantaggio nipote come adesso qui su questa scacchiera: ti ho fatto vedere una breccia nella mia difesa e sei entrato senza preoccuparti di proteggere i fianchi. Hai perso.»
« La vita non è una partita»
« Giusto! Se sbagli rischi di non avere un'altra opportunità.»
« Devo farlo zio. per me stesso oltre che per lei.»
« Promettimi che farai attenzione.»
« Lo farò e... grazie zio... di tutto.»
Il vecchio sorrise e rapidamente risistemò le pedine nella scacchiera, chiudendola. In cuor suo si augurò che il nipote fosse meglio come stratega che come giocatore.


§§§



Era venuta la sera.
Lassù, nel cielo purissimo di un azzurro indaco, miriadi di scintillanti stelle osservavano incantate il giardino dove sorgeva il padiglione.
Rinchiusa dentro la stanza, Azula non dormiva.
Ascoltava il silenzio funebre circondarla, rotto di quando in quando dallo stormire delle fronde e dall'urlo solitario e malinconico dello sciacallo bruno che vagava nelle lande deserte fuori dal palazzo. Una lama di luna fendeva l'aria nella camera illuminando i contorni del telaio ormai muto come un riflettore puntato su un palcoscenico vuoto.
L'aria, tiepida e dolce, profumata dai dolci effluvi dei fiori notturni, penetrava attraverso le feritoie, mescolandosi alla pastosa nebbia dall'odore dolciastro.
Qualche braciere ancora ostinatamente acceso, invisibile nella notte, spandeva intorno l'alone di una luce rossastra, causata dagli ultimi tizzoni morenti e questo, per contrasto, rendeva maggiormente evidente, la densa oscurità nella quale la camera era immersa.
Un fruscio , seguito da uno schiocco inusuale fece guizzare i suoi nervi; Azula provò a sorridere constatando che, nonostante tutto, il suo corpo continuava a reagire agli stimoli con una rapidità sorprendente ma aveva la muscolatura lenta e quello che ne conseguì fu la parodia di un sorriso compiaciuto, un ghigno congelato in una maschera di follia.
Allungò la mano, fissando la sagoma nera di questa contro la luce argentea, nel futile tentativo di stringere l'inconsistente raggio.
Qualcosa serpeggiò al di là delle dita aperte ed un brivido la squassò.
« Azula.»
La giovane serrò le palpebre nella vana speranza che la visione scomparisse.
« Azula.» ripeté quella, costringendola a riaprirle. Dalle fitte tenebre emerse la figura di Ozai drappeggiata nelle vesti cerimoniali della Nazione del Fuoco.
Sul volto pallido come quello di un fantasma, gli occhi accusatori, ardevano come tizzoni.
Era giunto per lei.
Ancora.
Come ogni notte da quel maledetto giorno.
Inesorabile. Tenebroso testimone della sua degradazione.
La ragazza spalle al muro puntellò convulsamente i talloni sul pavimento cercando un appiglio, un attrito qualunque che le consentisse di alzarsi ; le unghie artigliate alla parete in cerca di aggancio e nessuna via di fuga.
Era in trappola.
Fissò inorridita l'ombra avanzare verso di lei.
«Azula.» pronunciò nuovamente la cosa, fermandosi all'interno del fascio di luce « che delusione sei per tutti noi.»
Una commozione dolorosa alterò i lineamenti della giovane, rapida come il lampo.
« Sei una sciocca se pensi che manterranno la parola.» continuò spietato lo spettro con una voce fredda quanto la luce che lo avvolgeva.
La ragazza respirò profondamente.« Forse.» rispose.
«Non si fideranno mai di te. Perché dovrebbero? Tu sei infida e senza scrupoli. Virtù che ho sempre ammirato... fino ad ora.»
« Lo so padre.»
« Mi hai tradito... Hai tradito la mia fiducia... Ti avevo affidato un compito. Semplice. Non hai saputo eseguire.»
« No padre.»
Sul volto di Ozai si dipinse una maschera di rabbia.
«Quante volte hai avuto la vittoria fra le dita e te lasciata sfuggire... Quante volte hai avuto l'opportunità di fermarli e non ci sei riuscita.»
« Molte... Troppe.»
« Come ad Omashu.»
« Si padre.»
« Come a Ba Sing Se»
« Si padre.»
« Come alla prigione.» terminò.
« Sono stata ostacolata.»
« Osi giustificarti?» sibilò furente.
Azula si morse il labbro così forte da farlo sanguinare, il sapore metallico sostituì quello amaro della sconfitta e della vergogna. « No padre.» esalò con voce appena udibile.
Ma forse nemmeno stava parlando, forse tutto quel colloquio come quelli precedenti era solo nella sua testa, forse stava sognando, buttata come uno scarto umano contro la parete, sul pavimento, alla maniera degli animali.
A questo pensiero le venne da ridere.
Un animale ecco a cosa si era ridotta la fiera erede di Sozin.
Ozai ondeggiò nella luce lunare, gli occhi lampeggianti sul volto di marmo bianco.
« Non è assurdo come vadano le cose? » cominciò a blaterare in tono folle. « Tutti quei progetti, quei piani ben congegnati: la caduta del regno della Terra, la scaltrezza di condurre il Dai Li a palazzo durante l'eclissi, Zuko di nuovo con noi e tutto...Tutto per aspettare l'arrivo della cometa.» Agitò il braccio puntando l'indice contro il petto dell'uomo e scoppiò in uno scroscio di risa. « A cosa è servito?» continuò tergendosi una lacrima scesa a solcarle la gota «A niente! Loro hanno vinto. Quell'incapace di mio fratello e quella sordida ragazzina dell'acqua hanno vinto.»
Azula in preda ad una specie di allegria febbrile cominciò a ridere come una pazza, piegandosi in due, accartocciandosi quasi su se stessa.
Ozai la guardò severo sollevando la testa con gesto sprezzante.
« Figlia!» Esclamò l'uomo con voce sepolcrale costringendola al silenzio. « I tuoi sono peccati imperdonabili da punire spietatamente. Non ti faranno uscire. Mai.»
A quella tetra sentenza la ragazza fece uno sforzo per alzarsi ma subito ricadde.
« Ti sbagli padre.» Disse cercando di dare sicurezza alla propria voce. « Io uscirò di qui.»
« Rimarrai sepolta viva. »
« No! »
« Si! » sentenziò con gioia folle. «Aspettano solo che l'Avatar cresca abbastanza per fare a te quello che hanno fatto a me. Ti toglieranno il dominio e anche tu sarai una nullità come tutti gli altri. Che sarà di te allora?»
«Tu menti!» gridò rabbrividendo.
« Vedrai. Non troverai mai tua madre. »
« Tu menti! Menti!» ripeté come una ossessa. « Io uscirò di qui! Nessuno può imprigionarmi. Io sono Azula, figlia di Ozai, discendente di Azulon e di Sozin... Nessuno può tenermi qui...» Con orrore vide lo spettro di suo padre sciogliersi lentamente nella luce e una risata beffarda echeggiare nella sua testa. Si girò verso la parete annerita appoggiando la gota bollente contro il freddo della superficie.« Io uscirò. Si. La troverò. Non potrà sfuggirmi e allora... Allora...»
La voce, sempre più flebile, si ridusse ad un sussurro indistinguibile e l'unico suono rimasto oltre il canto dei grilli notturni fu il raspare di un'unghia che grattava incessantemente.




Erano venuti a prenderla poco prima dell'alba, quando il sole ancora non si degna di mostrare il suo volto ma lancia in cielo strisce di pallido colore, come araldi della sua prossima sfolgorante venuta; allo stesso timido modo le guardie, mandate a scortarla, erano entrate con viva inquietudine nel padiglione che ospitava la giovane tanto famigerata, incerti dell'accoglienza che vi avrebbero trovato.
Prudenza superflua dato che le sostanze con le quali l'avevo imbottita, ancora circolavano in corpo, ma Azula trovò comunque gratificante la paura sedimentata nei loro volti e ne approfittò. Prima che entrassero pretese che le portassero dell'acqua per le abluzioni, un pasto leggero e una divisa pulita.
Ad un ordine tanto perentorio e dato con una tale tracotante sicurezza, i soldati non poterono far altro che ottemperare tanto più che il tenente aveva ricevuto l'ordine di scortarla con la massima sicurezza al di fuori del complesso ma di trattarla con tutti i riguardi per il suo rango.
Collaborativa non protestò quando tirarono fuori il metallo che avrebbe dovuto limitarne i movimenti e, appena ebbero finito di chiuderlo con tutti i lucchetti del caso, prese docilmente posto nella portantina reale.
Il tragitto dai suoi alloggi al piazzale d'armi di fronte al palazzo fu più lungo di quanto aveva supposto oppure era stata la sua impazienza a farglielo sembrare tale fatto sta che, quando finalmente si fermarono in uno sferragliare di armature la ragazza non poté evitare di emettere un sospiro di giubilo e sorridere sinceramente per la prima volta da molto tempo.
Azula, uscita dalla portantina, strizzò gli occhi sollevando entrambe le braccia per farsi scudo e mosse qualche passo incerto sul selciato. Le gambe, ancora malferme per la lunga inattività, nonostante i ceppi che le intrappolavano in corte catene, sembrarono voler collaborare permettendole di avanzare con un certo decoro. Il sole, ormai alto sull'orizzonte, spandeva la propria abbacinante luce su tutto il piazzale del palazzo, impedendo alla giovane una visione unitaria dell'insieme; ma non importava.
Era libera.
Quasi almeno.
Assaporò il momento indifferente al rumoroso sfregare del metallo attorno agli arti e si diresse verso il fratello che la aspettava impaziente.
Zuko, in tenuta da viaggio, stava dando le ultime istruzioni ad un segretario mentre un vecchio scriba era intento a vergare, con calligrafia fitta ed elegante, la cronaca per gli archivi reali.
Quando si voltò a guardarla rimase basito.
Nella loro eccessiva solerzia, le guardie avevano ecceduto con la sicurezza durante il trasporto.
Azula era stata incatenata con doppi ceppi a gomiti e polsi e una lunga catena congiungeva gli arti superiori a quelli inferiori, tali da scoraggiare ogni velleità di fuga. Al di sopra del bavaglio in metallo che ne copriva la bocca, gli occhi d'ambra della ragazza lo fissavano beffardi.
« Cosa significa questa pagliacciata!» tuonò il signore del fuoco al tenente con la catena in mano.
Questi sbatté le palpebre confuso. « Ma mio Signore...La prigioniera...»
« La prigioniera è mia sorella! » specificò cupo Zuko.
« Si. Signore ma...»
« Ma … Cosa!»
Il tenente boccheggiò un paio di volte aprendo e chiudendo la bocca come se non riuscisse a riesumare una frase di senso compiuto. « Ma gli ordini erano di prendere tutte le precauzioni.» spiegò infine assumendo un atteggiamento marziale, le spalle erette e lo sguardo puntato in avanti.
« So cosa dicevano gli ordini. Li ho dati io. Ma non intendevo certo incaprettarla.» puntualizzò risentito. « Toglietele il bavaglio e i ceppi alle caviglie.»
Il tenente annuì con un secco cenno del capo e gli uomini si avvicinarono con cautela alla ragazza facendo scorrere le catene e liberandola dai ferri che le imprigionavano le gambe. Uno s'inginocchiò ai suoi piedi per toglierle rapidamente le manette prima di ritirarsi a distanza di sicurezza; l'altro invece, con la massima cautela, le sganciò la mezza maschera, sotto lo sguardo tempestoso della prigioniera. Cominciò a sudare visibilmente mentre con tutta la delicatezza possibile le liberava la bocca.
Passò la lingua sulle labbra secche « Eccesso di zelo.»disse mormorando in direzione del tenente che sussultò « Ottima qualità in un carceriere. Me ne ricorderò.»
Si diresse verso il fratello mostrando i polsi ancora legati.« Queste non me le togli Zuzu?» chiese sbattendo le palpebre con fare falsamente innocente.
« Non sfidare la fortuna e la mia pazienza.» replicò severo l'altro facendo cenno alle guardie di allontanarsi un poco. Cominciarono a spostarsi lentamente verso il centro del piazzale.
Azula sogghignò.« Per un attimo ho pensato che mi avresti fatto viaggiare completamente immobilizzata.»
« Non volevo trascinarmi dietro un sacco di patate.»
« Ti fidi troppo.»
« Ti sbagli. Faccio semplicemente assegnamento sulla tua intelligenza.»
Stupita si volse nella sua direzione.« Cioè?»
« Qualunque cosa tu abbia in mente, non puoi farla senza il mio aiuto.»
Rimase un lungo istante a studiarlo in silenzio.
« E' vero.» ammise infine.« Ma cosa ti fa pensare che abbia qualcosa in mente.»
« Tu hai sempre qualcosa in mente.»
« Cosa ti fa pensare di potermi fermare.»
Il ragazzo sorrise con sicurezza. « Io non penso. So!»
« Pensare non è mai stato il tuo forte. »
Il giovane scrollò le spalle per nulla offeso. « Nemmeno la modestia è mai stato il tuo.»
Azula fece una smorfia « La modestia è per i perdenti e per gli ipocriti. Io ho solo la giusta stima del mio valore.»
« Qualcuno lo chiamerebbe superbia.»
« Quel qualcuno parlerebbe con invidia.»
« Non hai mai dubbi?»
« Mai. Io sono perfetta.»
Zuko sospirò.« Deve essere bello non avere incertezze.»
Tacque pensieroso.
La giovane lo fissò in tralice.« L'unica incertezza che ho, riguarda questo viaggio. Quando partiamo allora Signore del Fuoco?» chiese ironica spezzando il silenzio.
Intorno a loro diverse navi volanti e mongolfiere sostavano sul piazzale ma nessuna sembrava pronta ad un eventuale decollo.
Il ragazzo si riscosse « Stiamo aspettando qualcuno» fece scrutando attento l'orizzonte.« Eccolo!» esclamò.
Una forma appena emersa ai confini del cielo si stava avvicinando a gran velocità.
Man mano che questa scendeva la giovane, riconobbe la forma animale che veniva loro incontro.
Era la cavalcatura dell'Avatar Aang.
Un cupo presentimento la fece rabbrividire. Ripensò alle ombre della sua immaginazione e si chiese quanto fossero state profetiche.
Per fortuna, nessun dominatore dell'aria pareva presente e questo significava solo una cosa.
« Io non viaggerò su quel coso!» esclamò di botto inorridita.
« Non ti lamentare. » fece in tono sostenuto il ragazzo guardando la discesa del bisonte. « Hai idea di cosa ho dovuto promettere per averlo? »
« Ti prego, risparmiami gli osceni dettagli della tua relazione con l'Avatar.» replicò ella con disgusto. « Non riuscirò mai a capirne la natura.»
Lui la fissò stranito.
« Comunque resta il fatto che è troppo piccolo. »
« In che senso troppo piccolo.»
« Ripeto. E' troppo piccolo. Come potrebbe trasportare il manipolo di guardie che mi dovrebbero impedire di soffocarti nel sonno?»
Il ragazzo la fissò truce « Non è divertente.»
« Si invece. » sorrise bieca. « Dai Zuzu sii sincero non saremo certo soli: manette o meno.»
« Infatti ho preso le mie precauzioni.» ammise indicando la groppa dell'animale.
Una guerriera Kyoshi, dall'aspetto familiare si stava sbracciando dalla sella lanciando grida di giubilo. Continuava a colpire sulla spalla il pilota vestito di blu che stufo del trattamento subito le ruggì addosso qualcosa.
Appa atterrò nel piazzale a pochi passi dai due ragazzi, causando uno spostamento d'aria che sollevò una nuvola di polvere impedendo al giovane di aggiungere altro.
Zuko e Azula si coprirono il volto mentre il bisonte emetteva un poderoso ed umido muggito.
« Ecco hai visto? Siamo arrivati. » sbraitò Sokka visibilmente irritato in direzione della compagna. « E per colpa tua non mi sento più il braccio.»
« Quante storie. E' andato tutto bene no?»
« Non certo per merito tuo. Vedi non mi secca di morire, solo non vorrei esserci quando succede.»
« Quanto sei scemo.»
La guerriera gli fece uno sberleffo, si sporse oltre la sella e, con un agile balzo e due aggraziati volteggi, atterrò di fronte alla coppia ferma ad attenderli.
Ty lee sorrise calorosamente ad entrambi.
Azula era rimasta allibita. « Tu!» L'aggredì colma di astio.« Sei tu che ci accompagnerai?»
Ancora incredula fissava l'ex amica dall'espressione improvvisamente turbata.
« Non glielo avevi detto?» sussurrò questa a Zuko impensierita dalla rabbia della dominatrice. Conosceva bene Azula e sapeva che non le piacevano le sorprese, almeno quando non era lei a farle.
« Non ne ho avuto il tempo.» riconobbe imbarazzato il ragazzo.
« Questo può essere un problema.»
« No. Non lo sarà.» studiò apprensivo la sorella riprendere il solito atteggiamento sprezzante.« Almeno spero.»
Sokka, si avvicinò con passo indolente massaggiandosi il braccio ed esibendosi in uno sbadiglio da primato tale da mettere in mostra l'intero apparato vocale.
« Cosa speri?» chiese stropicciandosi un occhio assonnato.« Quando partiamo?» fu in quel preciso istante che si rese conto della presenza della dominatrice. Sbatté un paio di volte le palpebre confuso e lanciò un urlo.
« Che ci fa la strega qui!» berciò alzando di una ottava la voce.
« Non glielo hai detto?» domandò sgomento Zuko
Ty lee si strinse nelle spalle contrita. « Me ne sono dimenticata.»
Intanto fra gli altri due l'aria aveva già cominciato a crepitare .
« Ma tu non sei il sudicio contadino che viaggiava in compagnia dell'Avatar?»
« Guerriero. Lo vedi il Boomerang?» replicò bellicosamente il ragazzo indicandosi con il pollice.
Azula fece una smorfia di scherno.
« Boomerang?» rintuzzò sardonica.« l'avevo preso per un falcetto.»
« Senti strega. E' da prima dell'alba che volo per essere puntuale e non sono certo venuto qui per farmi insultare.»
« Perché no? Dove vai di solito a farti insultare?»
Zuko s'intromise fra i due prima che lo scambio di battute degenerasse in uno scontro fisico. « Fatela finita voi due. » ordinò perentorio.
« Ma lei...»
« Finita ho detto!» lo zittì l'altro ignorando l'espressione patetica del ragazzo della tribù e la tracotante alterigia della sorella.« Sarà una spedizione probabilmente lunga e dobbiamo sforzarci... parlo soprattutto con te Azula... dobbiamo sforzarci di andare d'accordo.»
« Te lo scordi.» sbuffò la dominatrice« Io non viaggerò in compagnia di una bestia disgustosa e puzzolente... e neanche sul bisonte.»
Zuko si stropicciò la faccia esasperato. Il viaggio doveva ancora cominciare e già si profilava all'orizzonte vento di burrasca. Neanche tanto all'orizzonte.
« Cosa suggeriresti in alternativa?» domandò dando fondo all'ultimo residuo di pazienza.
I denti della ragazza biancheggiarono mentre con un dito indicava l'oggetto alle spalle di Appa.
Zuko si volse ed impallidì.
« Sei pazza?!»
« Così dicono.» ammise l'altra con sufficienza.
« Io non armerò un vascello da guerra volante perché tu possa viaggiare comoda.» berciò attirando l'attenzione dei funzionari e mettendo in allarme gli armigeri presenti sul piazzale.
Azula fece spallucce « Quale problema ci sarebbe.»
« Il problema è che siamo appena usciti da una guerra e non è prudente sobillare gli animi di chicchessia con una provocazione del genere.»
« Quanti scrupoli.» sbuffò infastidita « Allora cosa facciamo?»
« Viaggeremo su Appa.»Ripropose Zuko in tono ostinato e sollevò una mano zittendo ogni ulteriore protesta.« Noi viaggeremo su Appa. Se a te non sta bene puoi tornartene nei tuoi alloggi.»
La dominatrice rimase stupita da tanta determinazione e si morse le labbra studiandolo lungamente.
Scrollò infine le spalle.« Va bene, te lo concedo. » sospirò « una principessa sa quando è il momento di arrendersi con dignità e onore.»
« Non era molto dignitosa e onorevole quando le ha prese da mia sorella l'ultima volta» sussurrò piano Sokka a Ty Lee ma non abbastanza perché l'altra non lo percepisse.
« Cosa hai detto? » sibilò bellicosa puntandogli addosso due occhi di brace.
Sokka spaventato scosse il capo con veemenza « Niente » la rassicurò cominciando a sudare freddo.« Partiamo?» chiese nel tentativo di sviare l'attenzione.
« Manca ancora l'itinerario» intervenne Zuko.« Azula?»
Lei si limitò a sollevare il capo con sufficienza.« Ancora non ci sei arrivato?»
Il ragazzo sembrò sul punto di esplodere. « Avevamo fatto un patto.» mugghiò cambiando colore e virando verso il rosso acceso.
« Calma … calma. Non ho intenzione di romperlo.» poi si volse in direzione del burocrate ancora fermo poco distante a far finta di leggere gli appunti dello scriba al suo fianco.« Tu! Vieni qui.»
ordinò con voce perentoria. Il burocrate si guardò intorno indicandosi perplesso. « Non tu. Inutile parassita. Quello al tuo fianco.»
Il vecchio scriba sbatté gli occhi stupito e timidamente sollevò il braccio.« Io?» soffiò spaventato.
« Si tu!» gli fece cenno di raggiungerla. « Da quanti anni lavori qui?»
L'infelice si guardò intorno costernato.« Almeno vent'anni mia signora.» sussurrò.
« Sempre in questa mansione?»
« Si.»
« Mai stato malato? » l'altro negò con un cenno del capo « Mai preso una vacanza?»
« Vacanza?» ripeté al colmo della confusione.
Zuko capì dove la sorella voleva andare a parare e afferrò il vecchio per le spalle facendolo ruotare fino a trovarselo di fronte.
« Cinque anni fa la signora Ursa dovette partire in tutta fretta per ordine del colonnello Zhao ricordi?»
Lo scriba sentì le gambe diventare di gelatina « Si mio Signore ricordo.» balbettò tutto tremante.« Il Colonnello diede ordine di distruggere tutti i documenti inerenti al viaggio.»
Zuko annuì teso allo spasimo. « Ora come nuovo Signore del Fuoco ti ordino di dirmi tutto ciò che rammenti.»
Il vecchio atterrito cominciò a raccontare.


Vedendo la sagoma del bisonte volante, sparire all'orizzonte Iroh sospirò preoccupato. Sperava in cuor suo che tutto andasse per il meglio ma non s'illudeva troppo. Se Zuko però era abbastanza grande per prendersi la responsabilità di una Nazione lo sarebbe anche stato per affrontare i fantasmi del suo passato e, forse, anche Azula ne avrebbe tratto giovamento.
L'allievo era diventato maestro facendo ricordare ad Iroh che tutti meritano una seconda opportunità.
Il vecchio accomodò meglio la scacchiera sotto un braccio, prese il cesto da picnic e si diresse con passo leggero verso le prigioni.


Le vecchie Loo e Lee entrarono nella stanza di Azula per recuperare le crocchie e le matasse di filo lasciate lì dal giorno prima. Senza la principessa la loro presenza in quel luogo risultava superflua ed erano finalmente libere di tornare ai propri alloggi. Mentre una metteva in una borsa gli attrezzi l'altra lanciava uno sguardo indagatore tutt'intorno per controllare di non aver dimenticato qualcosa. Il suo sguardo si fermò a metà della parete di fronte, batté gli occhi un paio di volte poi li strinse fino a ridurli a due fessure allungando il collo. Sorpresa si volse verso la sorella attirando la sua attenzione ed indicandole il muro: sulla fuliggine che lo incrostava, qualcuno aveva inciso delle lettere grattando con le unghie.
La frase che spiccava in negativo le fece impallidire; si guardarono attonite.
«Che facciamo?» chiese una riprendendo la calma.
«I fatti nostri!» rispose l'altra laconica.
Annuirono concordi, non erano arrivate alla loro veneranda età senza aver imparato qualcosa da quella corte di vipere. Raccolsero in fretta le proprie cose e, dopo aver lanciato un'ultima occhiata alla scritta, uscirono chiudendosi la porta alle spalle.







Note dell'autore.

Vi è un solo giudice dell’onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
E' questo che dice il codice.
Ammettere i propri fallimenti e cercare un nuovo scopo fa tutto parte dell'essere un guerriero samurai; questo non significa agire per il meglio ma vedersi come chiaramente si è.
Azula attraverso le sue allucinazioni affronta i suoi timori e i suoi errori ed ora che è libera e pronta per una nuova caccia.

Devo ammettere che è stato particolarmente difficile scrivere questo capitolo. Normalmente prima di cominciare una pubblicazione ho già la storia completa trovandomi , in tal modo a dover solo correggere o aggiungere poche cose ma, dopo la pubblicazione del primo capitolo, mi sono accorta che mancava qualcosa, che i personaggi sembravano mutilati nelle azioni e poi, grazie a Lance, a Era e anche al racconto di Jattura ho capito cosa o meglio “Chi” mancava: Sokka.
E così sto riscrivendo di sana pianta tutto il racconto, perciò sono spiacente di dover annunciare a tutti i miei “silenziosi” lettori che non potrò garantire una pubblicazione settimanale.
Non temano però: il finale è già scritto e mi premurerò di terminarla.

Grazie ancora per l'attenzione e se vorrete comunicare con me in qualche modo il gradimento di questo mio lavoretto ne sarò lieta.
A presto Donnasole.

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Capitolo 3
*** 忠義,Chugi: Dovere e Lealtà. Parte prima. ***


Talvolta anche una persona apparentemente inutile

si rivela un abile samurai dalla forza di mille uomini,

dimostrando di poter rinunciare alla vita

e che il suo cuore si è completamente identificato

con quello del suo padrone.”

-Yamamoto Tsunetomo, Hagakure.


Nazione del fuoco

5 anni prima del risveglio di Aang





« Signora. Avete dunque deciso?»

« Oh Hachiko! Non posso chiedervelo.»

« Voi non ce lo state chiedendo, siamo noi che lo vogliamo.»

« Venire con me? Non è sicuro, lo sapete.»

« Non ci importa. Zyolee ed io siamo d'accordo, non possiamo abbandonarvi e, soprattutto, non vogliamo farlo.»

« … »

« Non piangete Signora se no farete piangere anche noi.»

« … Grazie.»

« Vi siamo devote. Faremmo qualsiasi cosa per voi... Qualsiasi.»



Hachiko si deterse la fronte con il bordo della manica e quel movimento fu sufficiente per permettere ad un refolo d'aria di penetrare attraverso il tessuto, accarezzando la pelle sudata. Un breve attimo di sollievo prima di ricominciare il lavoro.

Nelle ultime settimane il sole aveva ghermito la piana ove sorgeva il palazzo, accanendosi in particolare sul giardino, depauperandolo di tutto il turgore, inaridendolo, spaccando la terra e le cortecce degli arbusti spinosi fino a far loro stillare lacrime di linfa.

Tutto quel calore ristagnava ora nelle alcove, tra il frinire assordante delle cicale, lungo i cortili e le piazze, risucchiando ogni forma di vitalità da quei pochi sfortunati, costretti ad abbandonare i loro freschi ed ombrosi rifugi.

Perfino la ragazza si muoveva con una lentezza insolita per lei. Raccolse un cofanetto di bambù dalle linee semplici e lo soppesò incerta, occhieggiando il contenuto del grosso baule dove, diligentemente impilati in ordinate file, diversi rotoli di documenti personali e non, attendevano la loro definitiva collocazione.

Alla fine lo gettò dentro e rimase immobile a fissare il contenuto del bagaglio, come indecisa, prima di chiudere il coperchio con uno scatto secco.

Si raddrizzò cercando con lo sguardo la sua Signora e la vide in piedi accanto alle porte spalancate del giardino, ferma, in malinconica contemplazione.

La giovane mosse un passo in quella direzione; doveva averla sentita perché si girò verso di lei interrompendo le proprie solitarie meditazioni.

Un alito di vento dissipò momentaneamente la cappa d'afa opprimente, portando il profumo dell'osmanto e della calendula.

« E' venuto nessuno?» esordì Ursa cercando nello sguardo dell'altra una conferma alle proprie speranze.

Quella scosse la testa « No mia Signora.»

Un doloroso silenzio calò fra le due.

« Capisco.» disse faticosamente.

« Non significa niente.»

« No. Hai ragione.»

« Vedrete. Saranno qui fra poco.»

« E' possibile.»

« Sono solo in ritardo...»

« Si.»

« Forse non lo sanno, o hanno loro impedito di venire...» continuò la giovane sempre più febbrile.

« Basta così! » L'altra la zittì gentilmente. « Non ti affliggere. Se non sono venuti, ogni ragione è valida. » le spiegò con amara dolcezza.

Porse un fiore di anemone alla giovane che ne sfogliò i petali. Una lacrima solitaria prese a rotolare lungo la gota, senza che la fanciulla facesse nulla per fermarla.

Qualcosa si mosse fra le siepi venendo nella loro direzione.

Vigili, con le orecchie tese, le due donne attesero e un furetto di fuoco sbucò all'improvviso, guizzando rapidamente davanti a loro per poi scomparire rapido fra le frasche.

Ursa riprese a respirare. Nemmeno si era accorta di aver trattenuto il fiato.

« Presto sarà il tempo della raccolta. » commentò mesta, guardando il giardino inasprito. « Sarà la prima volta in quindici anni che non vi partecipo.» si portò la mano alla bocca in un gesto di commozione prima di rivolgersi nuovamente alla compagna. « Sono tanti quindici anni Hachiko?» chiese.

« No, mia Signora, non molti. Meno della metà dei vostri.» la rassicurò l'altra con calore.

« Ma più della metà dei tuoi.» Ursa sorrise indulgente.« Le persone pensano di avere tutto il tempo del mondo e poi... » tacque, lasciando la frase spezzata.

La giovane abbassò desolata il capo, appoggiando la mano sulla manica della donna nel goffo tentativo di consolarla e vide delle bende scomparire sotto il tessuto.

« Vi siete ferita!» sbottò ansiosa.« Come...Quando?»

« Non è niente.» nicchiò l'altra ma, vedendo l'espressione preoccupata della compagna, aggiunse.« Davvero. E' tutto a posto. Non ho prestato attenzione come avrei dovuto. Colpa mia.» si giustificò tirando la stoffa in modo da nascondere la medicazione.

Hachiko l'osservò dubbiosa ma l'espressione di pena sul suo viso le impastoiò la lingua.

Dal corridoio giunse in lontananza il suono di passi affrettati e il cuore accelerò vedendo la Signora protendersi in quella direzione.

Hachiko strinse i pugni intorno alla stoffa della gonna e pregò mentalmente gli spiriti di portare loro fortuna.

Trattennero il fiato in attesa.

Inutilmente.

Dalla soglia comparvero solo due portantini che senza proferir verbo e con i lineamenti tesi afferrarono l'ultimo baule, scomparendo rapidamente alla vista delle due donne.

Ursa abbassò la testa, chiudendo gli occhi.

La giovane le si accostò in un goffo tentativo di conforto.« Qui abbiamo finito.»

« Andiamo allora.» rispose l'altra tentando di sorridere. « Non possiamo farci attendere.» soggiunse infine con amarezza.


§§§



Infatti erano già lì: i membri della guardia reale.

Intimidatori in quelle loro maschere ed armature dall'aspetto conforme ed anonimo.

Hachiko si guardò intorno nervosamente. Non era preparata a tutto quel silenzio ostile ed un velo di inquietudine calò sui suoi affollati pensieri. Uno emerse prepotente e la giovane non poté far altro che fissare ossessivamente il bagliore sinistro delle lance al riverbero delle torce.

Il sangue defluì dal suo volto trasformandolo in una maschera di cera e i muscoli si tesero pronti a balzare in avanti al ritmo forsennato del suo cuore.

Cercò la Signora e la vide ergersi immobile e quieta, come una roccia nel mare in tempesta, senza ombra di cedimento nello sguardo. Solo un lieve pallore ed una certa tensione nella bocca, avrebbero potuto far intuire qualcosa, rivelando il tumulto interiore del suo spirito.

L'ufficiale in comando si distaccò dal gruppo, avanzando a passo di carica, portando il braccio alla cintura, laddove pendeva il fodero della spada.

Hachiko si gettò d'istinto sulla traiettoria, sorprendendo tutti; frapponendo il proprio corpo tra l'uomo e la sua Signora, pronta al sacrificio.

Ursa si trovò ad assistere alla scena come a rallentatore, agghiacciata; troppo concentrata su ciò che l'attendeva, non aveva intuito il gesto e non era riuscita ad impedire alla sua assistente di compierlo.

Preparandosi all'inevitabile tese le braccia ma, invece del colpo temuto, vide il militare estrarre una custodia e scansare la giovane malamente, lanciandole appena un'occhiata di fastidio.

Hachiko arrossì di mortificazione.

Colta da un sollievo vertiginoso, la donna osservò quel fantasma di metallo raggiungerla e, con un inchino insolente per la brevità, lo vide aprire il risvolto di semplice cuoio.

Le fu consegnato un rotolo.

Ella lo svolse con mani tremanti mentre il sangue riprendeva a fluire liberamente nelle vene.

Gli ordini ivi iscritti, debitamente compilati e marcati, emettevano la cruda sentenza: esilio.

Ursa vacillò ma fu un attimo; fece appello alle ultime energie e riacquistando la propria compostezza, annuì all'ufficiale che girò sui tacchi precedendola.

Si aprì un varco davanti a loro mentre le guardie si disponevano in due ali, lembi di una ferita slabbrata, richiudendosi poi dietro alle due donne, quasi ad impedire qualsiasi ripensamento.

Così scortate, attraversarono il dedalo di corridoi, seguite solo dal rumore dei passi cadenzati che davano il ritmo alla marcia.

Hachiko, ad un paio di rispettosi passi indietro, dovette più di una volta accelerare l'andatura per adeguarsi alla marcia forzata.

Maledisse le sue gambe corte e le cattive maniere.

All'interno del palazzo la temperatura era scesa bruscamente facendo rabbrividire entrambe; strette nei loro rossi mantelli da viaggio avanzavano ammutolite, fra le mura di caliginosa pietra dall'aspetto sepolcrale che accentuavano la sensazione di claustrofobia, ben più glaciale dell'escursione termica. Hachiko deglutì un denso grumo di saliva e si rammaricò di aver lasciato la borraccia con il tonico dentro i bagagli e non con se'; la sete prese a tormentarla distraendola dai cupi pensieri.

Superato il grande colonnato e giunti al salone centrale, Ursa lanciò un fugace sguardo tutto attorno.

Vuoto.

Curiosa coincidenza.

Notò allora che non avevano incontrato anima viva fino a quel momento e non ebbe bisogno di chiedersene la ragione.

Colpevole.

Indesiderata.

Reietta.

Se la cosa non fosse stata così patetica sarebbe anche stata divertente.

Strinse il mantello da viaggio sul petto accelerando lievemente l'andatura.

Arrivarono in fretta al piazzale antistante il palazzo reale, illuminato da un sole morente. Un vento caldo e polveroso investì il gruppo appena varcata la soglia, sollevando i mantelli delle due donne che svolazzarono come vampe intorno a loro.

Vuoto anche quello ad esclusione della portantina e di una manciata di persone accanto. Eppure Ursa intuiva su di se gli occhi di tutta la corte.

Sollevò il capo con fierezza e, come le era stato insegnato, scacciò dal proprio volto ogni nube di turbamento mostrandosi serena.

Zhao la stava aspettando. Un sorriso di malevola soddisfazione stampato in faccia e nuovi gradi sfoggiati con orgoglio sull'armatura.

L'inaspettato brivido di apprensione alla sua vista, la scosse tutta.

Si fermò a pochi passi dall'uomo; raddrizzando le spalle, puntò su di lui i suoi grandi occhi color ambra, severi.

« Signora Ursa...» affettò lui con modi untuosi.« La vostra carrozza è pronta. Vedrete, vi troverete bene fra le Sorelle del fuoco. L'isola di Atacama è splendida in qualsiasi periodo dell'anno.»

La portantina dall'aspetto anonimo non recava insegne. Attaccate al timone, due lucertole di fuoco dall'aria animosa, venivano a mala pena tenute a bada dal cocchiere, in piedi sulla pedana, che continuava a strattonarle nel tentativo di rimetterle sedute.

Cercò con gli occhi l'altra sua assistente e la notò scivolare agile alle spalle di un vecchio scriba impegnato a fare l'inventario.

ZyoLee le aveva precedute per assicurarsi che i bagagli personali fossero caricati correttamente e con le dovute cure. Vedendo la ragazza stringere i nodi, alla donna salirono nuovamente lacrime di gratitudine che inghiottì insieme alla sua amarezza.

« Capitano Zhao.» esordì in tono tranquillo.

« Colonnello. » precisò quello « Sono stato promosso. » terminò mostrando ostentatamente le mostrine.

« Meritatamente. » aggiunse Ursa senza inflessione nella voce melodiosa.

Il sorriso di Zhao si congelò e, scostandosi con un lieve inchino, le aprì la portiera.

ZyoLee salì per prima senza degnare l'ufficiale di uno sguardo, Hachiko, invece, inciampò ad un passo dalla scaletta, cadendo pesantemente sul collo del piede dell'uomo con gli stivali rinforzati da viaggio e, sollevandosi di scatto andò a colpirlo sotto il mento violentemente; stava cominciando ad inchinarsi nel goffo tentativo di scusarsi quando Zhao la prevenne indietreggiando e, massaggiandosi la mascella dolorante, osservò cauto la giovane entrare in carrozza.

Assicuratosi la fine di ogni interferenza offrì galantemente il braccio ad Ursa affinché questa potesse raggiungere le compagne.

La donna esitò un momento prima di prenderla, guardò verso il palazzo e parve che la cortina rossa si muovesse; mise piede sul predellino e, prima di varcare la soglia, si volse appena verso il volto subdolo di Zhao.

« So cosa hai fatto... colonnello.» mormorò ad un soffio dal suo orecchio. « E se dovesse succedere qualcosa durante questo viaggio, lo sapranno anche gli altri. »

Detto questo si accomodò fra i cuscini senza prestare attenzione al silenzio agghiacciato dell'uomo.

Con un colpo secco la portiera fu chiusa e la carrozza partì.

Lo scriba, abbandonò il piazzale seguendo alla chetichella il flusso dei presenti. Un soffio di vento gli strappò di mano il foglio sollevandolo in aria e giocando con l'ansia dell'uomo. Gli corse dietro, inciampando sulle gambe molli; paonazzo per lo sforzo tentò un'ultima volta: spiccò un salto goffo e la sua attenzione fu catturata da qualcosa di inatteso.

Il novello Signore del Fuoco Ozai scomparve dietro le cortine.


§§§

Mare occidentale

2° anno dal risveglio di Aang


Sokka si sistemò meglio in arcione e diede due colpetti sulla testa di Appa che muggì lievemente in risposta. Aprì il sacchetto legato alla cintura estraendone un frutto dalla buccia lucida e lo addentò con forza assaporando di gusto la polpa croccante e succosa. Sorrise. Tenendo il frutto fra i denti ne afferrò altri due lanciandoli davanti a se; il bisonte volante, senza bisogno di incitamenti, spalancò la bocca prendendoli al volo ed emise un verso di apprezzamento. Offrì il volto al vento fresco ed un'espressione di profonda beatitudine ne distese i lineamenti.

« Zuko amico mio, fattelo dire. Ci voleva proprio.»

Avevano viaggiato quasi tutta la mattina in direzione nord est, consultando le carte ed aggiustando via via la rotta mentre il territorio sotto di loro continuava a srotolarsi in boschi , pianure e campi coltivati. Era stata una trasvolata tranquilla e silenziosa con Zuko aiutato da TyLee a decifrare i segni delle mappe, Sokka a condurre Appa ed Azula, apparentemente indifferente, accovacciata sul fondo della sella a giocare con le catene ai polsi. Infine il mare li aveva sorpresi con la sua magnificente e luminosa vastità e per un'ora non avevano visto altro se non le dolci onde sollevarsi ad opera di un vento gentile.

« Dici?» rispose a caso l'amico senza prestargli molta attenzione.

« Si! Non hai idea che noia siano stati gli ultimi tempi.»

« No! Decisamente non ne ho idea.»

« Certo che non hai idea. Tu sei impegnato a giocare al nuovo Signore del Fuoco.»

« Non lo chiamerei propriamente giocare.» mormorò l'altro in tono lievemente offeso.

Sokka, che non lo stava ascoltando, proseguì imperterrito.« Papà è tornato al nostro villaggio insieme ai guerrieri superstiti e lì non hanno bisogno di me; Suki invece non ha tempo... Tra le guerriere Khyoshi e la riorganizzazione del Dai li... praticamente è impossibile vederci. » si lagnò sconsolato.

TyLee annuì con forza. Stava pettinando i lunghi capelli disponendoli nella solita treccia ma non aveva perso una parola del discorso. « E' vero, praticamente non si ferma mai.» bofonchiò tenendo un paio di forcine fra i denti.

Sokka fece un gesto di sconforto.

Zuko gli corresse la traiettoria. « Ma se l'ozio ti da tanto fastidio non potresti impiegarti in qualche modo?»

« A fare cosa? Ex capi della resistenza non sono molto richiesti al giorno d'oggi.»

« Aang? Non potresti dare una mano ad Aang?» suggerì Zuko più per buona educazione che per reale interesse. Guardò verso il sole e puntò la bussola.

« Chi l'Avatar? Ormai è più richiesto del “riso con cavoli stufati”. No. Quel furbastro mi ha supplicato di sostituirlo e ho già inaugurato tre asili, un complesso di negozi più diverse fiere a tema e ti assicuro che non tutti erano contenti del cambio.» sciorinò contando sulle dita. Torse il busto per guardare i ragazzi in faccia.« Per non parlare poi di Katara che gli sta sempre appiccicata.» precisò disgustato. « Ti piacerebbe assistere tutto il santo giorno alle effusioni amorose di tua sorella? Immagina se parlassimo di Azula.»

L'immaginarono e un brivido di raccapriccio scosse entrambi.

« Che ne è della nanerottola della terra?» intervenne TyLee in tono casuale aggiustandosi il trucco.

« Non ti consiglio di farti scoprire a chiamarla nanerottola.» l'avvertì Sokka tornando a fissare l'orizzonte. « Da quando ha scoperto il dominio del metallo è diventata insopportabile... Si ho capito che sei diventata maestra di una tecnica assolutamente innovativa ma questo non giustifica che continui a cambiarmi la forma delle chiavi di casa o che mi aggiunga le corna all'elmo.» si sfogò esasperato.« Comunque è andata ad Omashu, diceva di aver una questione in sospeso col vecchio re Bumi.»

« Insomma non sai che fare della tua vita.» concluse TyLee rimirandosi nello specchietto soddisfatta.

« Già!» ammise il ragazzo in tono depresso incassando la testa nelle spalle.« Avevo anche pensato di tornare dal mio vecchio maestro di spada ma...»

« Ma?»

« Non ho più la spada... la mia bellissima spada... con che faccia potrei presentarmi?» piagnucolò con accento accorato.

La ragazza piegò la testa di lato riflettendo attentamente.« Potresti lavorare per Zuko.» propose.

« Che?! Cos... Ma come...» biascicò l'interpellato sgomento, strappando un pezzo della mappa che teneva in mano. Colmo di imbarazzo, cercò di ripiegarla seguendo i solchi. Inutilmente. L'appallottolò e la ficcò nello zaino, raccattando un'altra carta nel patetico tentativo di darsi un contegno.

Sokka gli mostrò il profilo offeso.« Che c'è Zuko. Non ti fidi delle mie capacità?»

« Si!...No!... Certo che mi fido.» balbettò sempre più confuso. L'amico aveva un grande talento e una abilità unica nel comando ma... metodi decisamente poco ortodossi; se lo immaginò alla corte con tutti i rigidi rituali che la contraddistinguevano e durante le lunghe e tediose riunioni di stato, addormentarsi sul tavolo russando sonoramente. Poté quasi vederlo alle cene ufficiali, di fianco alle eleganti dame, ridere sguaiatamente e raccontare barzellette inopportune, ingozzandosi di cibo. Impallidì un poco e aggiunse. « Non pensavo potesse interessarti.»

Il giovane lo squadrò con sufficienza. « No infatti.» Confermò scoppiando in una grassa risata.« Di vecchi babbioni incartapecoriti e sistemi statali all'odore di muffa ne ho piene le tasche. Ho già avuto un assaggio nel Regno della Terra.» Spiegò con tono sereno.« E' tutto così chiuso... Immobile. Tu non ti senti soffocare? No. no. Non fa per me. Ho bisogno di qualcosa di nuovo. Una sfida... Qualcosa... Non so! Mi capisci?»

Zuko annuì. Capiva perfettamente. La sensazione di claustrofobia gli era piombata addosso quasi subito dopo l'incoronazione. Dopo anni passati in viaggio, rinchiudersi fra le quattro mura della corte gli era costato un sacrificio notevole; ma lui era il nuovo Signore del Fuoco ed il suo dovere veniva prima di tutto. Ci rimase però male al rifiuto netto del ragazzo così aggiunse. « Comunque, se cambiassi idea, c'è sempre il ruolo lasciato vacante da Zhao.»

« Grazie amico. Non credo succederà ma, grazie.» gli scoccò un sorriso sornione. « Parlando del vecchio Zhao. Mi chiedo quale sarà stato il suo segreto.» S'interrogò Sokka all'improvviso attirando l'attenzione dei presenti. « Certo che l'attempato scriba aveva l'orecchio lungo.»

« E chi lo sa! » Disse TyLee appoggiandosi con le braccia sul bordo della sella e lasciando vagare lo sguardo sulla schiena e la nuca del ragazzo.« Mio padre però diceva che tipi come lui hanno sempre qualcosa da nascondere. E' a causa di gente così che la mia famiglia si è trasferita.»

« Chissà come mai tua madre, avendo avuto le prove per incastrarlo, non le abbia usate. » continuò pensieroso il ragazzo. « Magari non le aveva con se. Magari le aveva affidate a qualcuno di fiducia...»Si drizzò sull'arcione quasi sollevandosi « Certo! E, forse, quella persona l'ha tradita.» sentenziò battendo un pugno sulla mano aperta. « Ovvio! Deve essere andata così. La Signora Ursa aveva scoperto una cosa molto imbarazzante per Zhao... tipo che la notte si vestiva da donna per andare a recitare il ruolo della concubina nei teatri di terzo ordine della capitale... probabilmente aveva trovato la locandina, ma poi l'aveva consegnata ad un segretario che non sapeva essere un grande appassionato di melodramma, il quale, riconosciuto in Zhao la sua eroina preferita, aveva fatto sparire le prove per proteggerlo. Mistero risolto. » terminò soddisfatto lisciandosi i baffi immaginari.

TyLee scoppiò a ridere e Sokka la gratificò di un sorriso a settantadue denti.

« Che idiozie.» commentò seccamente Azula interrompendo il tiro alla catena.

Il giovane guerriero incassò la testa nelle spalle fissandola torvo.« Sentiamo allora Miss-so-tutto-io. Quale sarebbe la tua ipotesi?»

« Che importanza ha! Zhao è morto con tutti i suoi sordidi segreti e voi sprecate il fiato in discorsi inutili.»

« Come immaginavo. Nemmeno tu lo sai.»

« Imbecille. E' quello che sto dicendo. Non lo sa nessuno. Probabilmente neppure lei lo sapeva, deve aver bluffato.»

Sokka sorrise soddisfatto. « Baggianate! Perché mai avrebbe dovuto farlo? Irritare Zhao non le sarebbe servito.»

« Sei proprio uno zuccone.» sibilò con disprezzo la prigioniera. « Evidentemente non si fidava di lui e temeva qualche tiro mancino. In questo modo si sarebbe garantita un viaggio sicuro.»

« Se hai ragione.» continuò meditabondo Sokka « Doveva essere disperata. Se non fosse stato vero si sarebbe creata un nemico, ma se fosse stato il contrario, ne avrebbe avuto uno ancora più pericoloso. Zhao non mi sembrava il tipo da lasciar correre.»

« No infatti.» intervenne Zuko inquieto.

« Povera donna.» commentò tristemente.« Mi fa una gran pena. Io so cosa significa essere separato brutalmente dalla propria madre. Ma non posso immaginare cosa debba essere stato per lei.»Sokka si voltò nella loro direzione e, cavalcando Appa al contrario, incrociò le braccia al petto.« Non sei curioso di sapere cosa ha fatto tua madre in tutti questi anni?»

Un silenzio assordante calò fra i presenti.

Il giovane li osservò perplesso « Io mica vi capisco. Se fossi in voi non starei più nella pelle dalla contentezza.» sentenziò.

TyLee e Zuko si lanciarono un'occhiata e quasi all'unisono si volsero verso Azula che, ostinata, fissava un punto all'orizzonte.

« E' un po' difficile. » cominciò a spiegare il ragazzo ed istintivamente sfiorò la cicatrice con le dita.

« Che cosa c'è di difficile?» insistette ostinato l'altro afferrando l'ennesimo frutto e staccandone un grosso morso. « State per rivedere vostra madre. Una madre che credevate perduta e sembra quasi non ve ne importi.» Si ficcò tutto in bocca rabbiosamente masticando a fatica e con il rischio di soffocare.« Che cosa le direte? Cosa farete?»

« Io...Non ci ho ancora pensato.» rispose cupo Zuko, turbato dalla prospettiva.

« Beh! Pensaci. Non manca molto. » l'incalzò l'amico e aggiunse piano « Sei fortunato tu.»

« Senti bifolco.» la voce di Azula li raggiunse fredda e pericolosamente calma. « limitati a fare il palafreniere e non il consulente e soprattutto, per l'amor degli spiriti, tieni la bocca chiusa quando mangi . Sei disgustoso. »

« Ascolta strega, anche se sembrerà impossibile a chiunque ti conosca, perfino tu devi avere un cuore nascosto da qualche parte.» sbraitò Sokka puntandole addosso un dito accusatore.

« No. Non ce l'ho.»

« Ah si? E come ti funzionerebbe la circolazione allora?»

« Ho un fantasma nel petto che mette il sangue in circolo spaventandolo.» precisò laconica.

« Accidenti. Sei scolpita nella selce?» fischiò il ragazzo.« Dopotutto perché limitarsi ad essere cattivi quando con un po' d'impegno si può diventare perfidi.»

« Che sgarbato.» Gli rispose con una smorfia di sufficienza.« Invece di immischiarti in fatti che non ti competono pensa a renderti utile. La bestiaccia su cui viaggiamo ha bisogno di un buon bagno e anche a te non farebbe male.»

Sokka si annusò le ascelle e il bavero della veste e prese un'espressione vagamente disgustata. Effettivamente tutte quelle ore in groppa ad Appa, a contatto diretto con il suo pelo, gli avevano lasciato addosso un po' del suo aroma, ma nessuno a bordo profumava di fiori. Assottigliò lo sguardo e aprì bocca per replicare quando l'espressione trasognata di Tylee lo agghiacciò sul posto.

« A me piace...» lo lusingò la ragazza facendogli l'occhiolino. « ...Il tuo odore.» Sokka imbarazzato, ammutolì guardando ovunque tranne che nella sua direzione. La giovane rise ed agilmente gli sfilò da sotto il naso il sacchetto con la frutta. Ignorando le proteste del derubato raggiunse Azula ancora accovacciata sul fondo della sella e gliene offrì una. Quella accettò senza degnarla di uno sguardo. Il sorriso sul volto di Tylee perse un po' del suo calore, ma nonostante questo si sedette accanto alla compagna addentandone anche lei uno.

Rimasero per un po' in silenzio una vicina all'altra, masticando.

« Buono vero?» tentò incerta la ragazza lisciandosi la lunga treccia.

Nessuna risposta.

« Sokka è uno spasso. Una volta che lo conosci. » fece in tono confidenziale indicando il giovane impegnato a protestare con veemenza contro un povero Zuko rassegnato.

Ancora silenzio. Azula teneva lo sguardo fisso avanti a se mostrando solo il profilo pallido.

« Ti sei tagliata i capelli? Stai bene con la frangetta. » tentò nuovamente in tono allegro.

Finalmente la compagna sembrò accorgersi della sua presenza.

« Trovi? Grazie. » disse sorridendole « Anche tu stai bene vestita da guerriera Kyoshi.»

« Davvero?»

« Certo. Stai decisamente meglio con tutto quel trucco che ti copre la faccia. Non si notano i difetti.»

TyLee rimase confusa e ferita, lentamente si allontanò dalla giovane che l'osservava beffarda.

« Azula.» l'ammonì Zuko.

« Come siete permalosi.» replicò quella facendo spallucce.« Ho detto solo la verità. Il coso lì mica se l'è presa quando gli ho dato del bifolco.» terminò indicando Sokka che si voltò verso di lei con espressione truce.

« Ehi tu. Principessa incatenata...» proruppe l'interpellato e si fermò, colto da folgorazione. « Ah! L'avete capita?» chiese illuminandosi tutto.

« Cosa.»

« Principessa incatenata!» ripeté ridendo, ma al silenzio prolungato alle proprie spalle tornò a prendere le redini di Appa « Tutti critici teatrali qui.» si lagnò immusonito.

Ty Lee rimasta interdetta batté un pugno sulla mano spalancando gli occhi.

« L'ho capita!» esclamò entusiasta.« Principessa incatenata.» precisò rivolgendosi alla prigioniera. «Perchè tu sei una principessa no?, e invece di essere incantata sei … incatenata. Giusto? Divertente.»

« Esatto!» approvò tronfio il ragazzo della tribù gonfiando il petto dal compiacimento.« Finalmente qualcuno con un po' di umorismo.»

« Non faceva ridere prima, figurati ora che l'hai spiegata.» sibilò velenosa Azula. Guardò il fratello coprirsi il volto dall'imbarazzo.« E' sempre così?» s'informò indicando con il mento in direzione del giovane vestito di blu che in quel momento rideva sciorinando chissà quale sciocchezza nelle orecchie di una TyLee oltremodo su di giri.

« Sempre.» confermò sconsolato l'altro.

« Sarà così tutto il viaggio?»

« Temo proprio di si.»

« E tu che pensavi di non avere una vena sadica.»

« Forse in questo caso parlerei di masochismo.»

Sospirarono all'unisono.

« Vedo qualcosa!» gridò TyLee sporgendosi pericolosamente oltre il bordo della sella e finendo abbarbicata sulle spalle di Sokka.

« Dove?!» chiese l'altro aguzzando la vista nella direzione indicata. All'apparire della sottile striscia di terra scura contro l'orizzonte, il suo volto si distese raggiante.« Eccola ragazzi: è l'isola. Siamo arrivati.» Urlò, colmo di giubilo al cielo terso e le sue parole furono trascinate via dal vento.


§§§


La parabola discendente del bisonte era appena cominciata che già i ragazzi potevano aver una chiara idea del luogo nel quale erano finiti.

Del paradiso tropicale che Sokka si era figurato rimaneva solo la sabbia. Ghiaia, più che sabbia, a voler essere precisi, di un colore bruno rossiccio che seccava la gola solo a guardarla, qualche roccia scabra e ripide scogliere a picco sul mare disseminate qua e là di qualche rado arbusto e, forse, alcuni alberi troppo ostinati per voler morire.

« Caspita che deserto.» commentò il ragazzo della tribù saltando nella nuvola di polvere sollevata dall'atterraggio di Appa.« Se è qui che hanno spedito vostra madre, non volevano certo farle un favore.»

I muri del monastero sorgevano cupi e severi davanti agli occhi dei viaggiatori. Il portone gigantesco e dalle linee severe sembrava volerli minacciare con un messaggio tanto segreto quanto urlato: da qui non puoi passare.

Azula si lasciò scivolare lungo il manto della bestia e, scrollandosi con disgusto i peli di dosso, si avvicinò ai compagni.

Zuko fece un profondo respiro.

« E' ora.» sospirò deglutendo un grumo di saliva denso come malta. Si umettò le labbra e sistemò il risvolto della veste.« Azula sei pronta?»

La giovane fece spallucce con indifferenza.

« Io resterò qui con Appa.» l'informò a sorpresa Sokka battendo una mano sul muso dell'animale. « E' meglio che andiate voi. » e aggiunse con fare cospiratorio.« Non mi fido di questo posto. Preferisco aspettarvi e preparare la partenza.»

Zuko sorrise grato al ragazzo che, imbarazzato, si concentrò a stringere le cinghie della sella.

« Di piuttosto che hai paura delle monache.» lo canzonò TyLee.« Sapete? il nostro audace guerriero ha una specie di fobia verso gli ordini religiosi.»

« Taci dannata. La mia non è fobia, ma avversione.» precisò piccato.« Non le capisco queste forme di superstizione e comunque non è per questo che non vengo.»

La guerriera Kyoshi saltò indietro ridendo e mostrandogli la lingua.

« Lo so. Lo so. Ma sei così carino quando ti arrabbi.»

« Io ti...Tu non...»

« Se voi due avete finito di amoreggiare.» s'intromise Azula in tono nauseato.« Dovremmo muoverci.»

« Noi due non stiamo amoreggiando.» si difese indignato il ragazzo.

« Azula ha ragione.» intervenne il giovane dominatore. «Tu Sokka rimarrai qui. TyLee invece verrà con noi.»

« Va bene.» acconsentì la ragazza un po' delusa.

Zuko mosse qualche passo in direzione della strada ma si girò perplesso verso la sorella rimasta immobile.

Nel silenzio che seguì, una domanda lasciata inespressa.

Fu la prigioniera a romperlo.

« Che ne dici ZuZu? » cominciò con voce dolce.« Non sarebbe ora di togliermele?» chiese allungando in avanti le braccia ancora incatenate.

Un leggero vento caldo passò fra i due sollevando una nuvola di polvere rossa e finissima, scompigliandone vesti e capelli.

« Di nuovo Zula?» chiese in tono calmo. « Avevamo già fatto questo discorso.»

« Si ZuZu.» confermò quella con leggerezza « Pensavo però che potessimo ridiscuterne.»

« Perché dovremmo farlo? O meglio. Perché dovrei fidarmi?»

« Ho mai mancato alla parola?»

« Si.»

Scrollò le spalle con espressione rassegnata.

« Stavolta non lo farò.»

« Ancora non capisco in base a cosa dovrei crederti. »

« Perché voglio solo rivedere nostra madre senza queste catene ai polsi; dopo me le potrai rimettere e io non farò alcuna resistenza»

Il giovane la squadrò dubbioso.

« Andiamo ZuZu. Dove mai potrei andare o cercare di nascondermi? Qui non c'è niente e l'unica via di fuga è in groppa a questo mostro puzzolente.» Appa muggì di sdegno. « Senza offesa bestiaccia. Vedi? Nemmeno mi trova simpatica!»

Zuko si mise a riflettere; la sua attenzione fu attirata da Tylee impegnata a sistemarsi il seno dentro il corpetto e si spostò poi su Sokka intento a scovare chissà quale disgustoso tesoro all'interno dell'orecchio. Nessuno dei due gli sarebbe stato d'aiuto nella decisione.

Sospirò sconfitto.

« D'accordo Azula ma non fare scherzi.»

« Ti assicuro che non ne ho l'intenzione.» ribatté la sorella di rimando con voce cupa « Non sono mai stata più seria di così, fratellino.»

Zuko si chinò a prendere le chiavi dalla cintola e si avvicinò alla ragazza che, apparentemente tranquilla, restava in attesa. Mentre la serratura scattava un lampo di folle trionfo si accese negli occhi della giovane subito celato dalle lunghe ciglia scure.

« Stai sorridendo.» notò Zuko sentendosi d'un tratto irrequieto.

« Si.»

« Perché?»

Azula non rispose. Si massaggiò i polsi e senza voltarsi si diresse in direzione del monastero.

Zuko e TyLee le corsero appresso.

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