“Talvolta
anche una persona apparentemente inutile
si
rivela un abile samurai dalla forza di mille uomini,
dimostrando
di poter rinunciare alla vita
e
che il suo cuore si è completamente identificato
con
quello del suo padrone.”
-Yamamoto
Tsunetomo, Hagakure.
Nazione
del fuoco
5
anni prima del risveglio di Aang
«
Signora. Avete dunque deciso?»
«
Oh Hachiko! Non posso chiedervelo.»
«
Voi non ce lo state chiedendo, siamo noi che lo vogliamo.»
«
Venire con me? Non è sicuro, lo sapete.»
«
Non ci importa. Zyolee ed io siamo d'accordo, non possiamo
abbandonarvi e, soprattutto, non vogliamo farlo.»
«
… »
«
Non piangete Signora se no farete piangere anche noi.»
«
… Grazie.»
«
Vi siamo devote. Faremmo qualsiasi cosa per voi... Qualsiasi.»
Hachiko
si deterse la fronte con il bordo della manica e quel movimento fu
sufficiente per permettere ad un refolo d'aria di penetrare
attraverso il tessuto, accarezzando la pelle sudata. Un breve attimo
di sollievo prima di ricominciare il lavoro.
Nelle
ultime settimane il sole aveva ghermito la piana ove sorgeva il
palazzo, accanendosi in particolare sul giardino, depauperandolo di
tutto il turgore, inaridendolo, spaccando la terra e le cortecce
degli arbusti spinosi fino a far loro stillare lacrime di linfa.
Tutto
quel calore ristagnava ora nelle alcove, tra il frinire assordante
delle cicale, lungo i cortili e le piazze, risucchiando ogni forma di
vitalità da quei pochi sfortunati, costretti ad abbandonare
i loro
freschi ed ombrosi rifugi.
Perfino
la ragazza si muoveva con una lentezza insolita per lei. Raccolse un
cofanetto di bambù dalle linee semplici e lo
soppesò incerta,
occhieggiando il contenuto del grosso baule dove, diligentemente
impilati in ordinate file, diversi rotoli di documenti personali e
non, attendevano la loro definitiva collocazione.
Alla
fine lo gettò dentro e rimase immobile a fissare il
contenuto del
bagaglio, come indecisa, prima di chiudere il coperchio con uno
scatto secco.
Si
raddrizzò cercando con lo sguardo la sua Signora e la vide
in piedi
accanto alle porte spalancate del giardino, ferma, in malinconica
contemplazione.
La
giovane mosse un passo in quella direzione; doveva averla sentita
perché si girò verso di lei interrompendo le
proprie solitarie
meditazioni.
Un
alito di vento dissipò momentaneamente la cappa d'afa
opprimente,
portando il profumo dell'osmanto e della calendula.
«
E' venuto nessuno?» esordì Ursa cercando nello
sguardo dell'altra
una conferma alle proprie speranze.
Quella
scosse la testa « No mia Signora.»
Un
doloroso silenzio calò fra le due.
«
Capisco.» disse faticosamente.
«
Non significa niente.»
«
No. Hai ragione.»
«
Vedrete. Saranno qui fra poco.»
«
E' possibile.»
«
Sono solo in ritardo...»
«
Si.»
«
Forse non lo sanno, o hanno loro impedito di venire...»
continuò la
giovane sempre più febbrile.
«
Basta così! » L'altra la zittì
gentilmente. « Non ti affliggere.
Se non sono venuti, ogni ragione è valida. » le
spiegò con amara
dolcezza.
Porse
un fiore di anemone alla giovane che ne sfogliò i petali.
Una
lacrima solitaria prese a rotolare lungo la gota, senza che la
fanciulla facesse nulla per fermarla.
Qualcosa
si mosse fra le siepi venendo nella loro direzione.
Vigili,
con le orecchie tese, le due donne attesero e un furetto di fuoco
sbucò all'improvviso, guizzando rapidamente davanti a loro
per poi
scomparire rapido fra le frasche.
Ursa
riprese a respirare. Nemmeno si era accorta di aver trattenuto il
fiato.
«
Presto sarà il tempo della raccolta. »
commentò mesta, guardando
il giardino inasprito. « Sarà la prima volta in
quindici anni che
non vi partecipo.» si portò la mano alla bocca in
un gesto di
commozione prima di rivolgersi nuovamente alla compagna. «
Sono
tanti quindici anni Hachiko?» chiese.
«
No, mia Signora, non molti. Meno della metà dei
vostri.» la
rassicurò l'altra con calore.
«
Ma più della metà dei tuoi.» Ursa
sorrise indulgente.« Le persone
pensano di avere tutto il tempo del mondo e poi... » tacque,
lasciando la frase spezzata.
La
giovane abbassò desolata il capo, appoggiando la mano sulla
manica
della donna nel goffo tentativo di consolarla e vide delle bende
scomparire sotto il tessuto.
«
Vi siete ferita!» sbottò ansiosa.«
Come...Quando?»
«
Non è niente.» nicchiò l'altra ma,
vedendo l'espressione
preoccupata della compagna, aggiunse.« Davvero. E' tutto a
posto.
Non ho prestato attenzione come avrei dovuto. Colpa mia.» si
giustificò tirando la stoffa in modo da nascondere la
medicazione.
Hachiko
l'osservò dubbiosa ma l'espressione di pena sul suo viso le
impastoiò la lingua.
Dal
corridoio giunse in lontananza il suono di passi affrettati e il
cuore accelerò vedendo la Signora protendersi in quella
direzione.
Hachiko
strinse i pugni intorno alla stoffa della gonna e pregò
mentalmente
gli spiriti di portare loro fortuna.
Trattennero
il fiato in attesa.
Inutilmente.
Dalla
soglia comparvero solo due portantini che senza proferir verbo e con
i lineamenti tesi afferrarono l'ultimo baule, scomparendo rapidamente
alla vista delle due donne.
Ursa
abbassò la testa, chiudendo gli occhi.
La
giovane le si accostò in un goffo tentativo di
conforto.« Qui
abbiamo finito.»
«
Andiamo allora.» rispose l'altra tentando di sorridere.
« Non
possiamo farci attendere.» soggiunse infine con amarezza.
§§§
Infatti erano
già lì: i membri
della guardia reale.
Intimidatori in
quelle loro maschere
ed armature dall'aspetto conforme ed anonimo.
Hachiko si
guardò intorno
nervosamente. Non era preparata a tutto quel silenzio ostile ed un
velo di inquietudine calò sui suoi affollati pensieri. Uno
emerse
prepotente e la giovane non poté far altro che fissare
ossessivamente il bagliore sinistro delle lance al riverbero delle
torce.
Il sangue
defluì dal suo volto
trasformandolo in una maschera di cera e i muscoli si tesero pronti a
balzare in avanti al ritmo forsennato del suo cuore.
Cercò
la Signora e la vide ergersi
immobile e quieta, come una roccia nel mare in tempesta, senza ombra
di cedimento nello sguardo. Solo un lieve pallore
ed una certa tensione nella bocca, avrebbero potuto far intuire
qualcosa, rivelando il tumulto interiore del suo spirito.
L'ufficiale in
comando si distaccò
dal gruppo, avanzando a passo di carica, portando il braccio alla
cintura, laddove pendeva il fodero della spada.
Hachiko si
gettò d'istinto sulla
traiettoria, sorprendendo tutti; frapponendo il proprio corpo tra
l'uomo e la sua Signora, pronta al sacrificio.
Ursa si
trovò ad assistere alla
scena come a rallentatore, agghiacciata; troppo concentrata su
ciò
che l'attendeva, non aveva intuito il gesto e non era riuscita ad
impedire alla sua assistente di compierlo.
Preparandosi
all'inevitabile tese le
braccia ma, invece del colpo temuto, vide il militare estrarre una
custodia e scansare la giovane malamente, lanciandole appena
un'occhiata di fastidio.
Hachiko
arrossì di mortificazione.
Colta da un
sollievo vertiginoso, la
donna osservò quel fantasma di metallo raggiungerla e, con
un
inchino insolente per la brevità, lo vide aprire il risvolto
di
semplice cuoio.
Le fu consegnato
un rotolo.
Ella lo svolse con
mani tremanti
mentre il sangue riprendeva a fluire liberamente nelle vene.
Gli ordini ivi
iscritti, debitamente
compilati e marcati, emettevano la cruda sentenza: esilio.
Ursa
vacillò ma fu un attimo; fece
appello alle ultime energie e riacquistando la propria compostezza,
annuì all'ufficiale che girò sui tacchi
precedendola.
Si aprì
un varco davanti a loro
mentre le guardie si disponevano in due ali, lembi di una ferita
slabbrata, richiudendosi poi dietro alle due donne, quasi ad impedire
qualsiasi ripensamento.
Così
scortate, attraversarono il
dedalo di corridoi, seguite solo dal rumore dei passi cadenzati che
davano il ritmo alla marcia.
Hachiko, ad un
paio di rispettosi
passi indietro, dovette più di una volta accelerare
l'andatura per
adeguarsi alla marcia forzata.
Maledisse le sue
gambe corte e le
cattive maniere.
All'interno del
palazzo la
temperatura era scesa bruscamente facendo rabbrividire entrambe;
strette nei loro rossi mantelli da viaggio avanzavano ammutolite, fra
le mura di caliginosa pietra dall'aspetto sepolcrale che accentuavano
la sensazione di claustrofobia, ben più glaciale
dell'escursione
termica. Hachiko deglutì un denso grumo di saliva e si
rammaricò di
aver lasciato la borraccia con il tonico dentro i bagagli e non con
se'; la sete prese a tormentarla distraendola dai cupi pensieri.
Superato
il grande colonnato e giunti al salone centrale, Ursa lanciò
un
fugace sguardo tutto attorno.
Vuoto.
Curiosa
coincidenza.
Notò
allora che non avevano incontrato anima viva fino a quel momento e
non ebbe bisogno di chiedersene la ragione.
Colpevole.
Indesiderata.
Reietta.
Se la cosa non
fosse stata così
patetica sarebbe anche stata divertente.
Strinse
il mantello da viaggio sul petto accelerando lievemente l'andatura.
Arrivarono
in fretta al piazzale antistante il palazzo reale, illuminato da un
sole morente. Un vento caldo e polveroso investì il gruppo
appena
varcata la soglia, sollevando i mantelli delle due donne che
svolazzarono come vampe intorno a loro.
Vuoto
anche quello ad esclusione della portantina e di una manciata di
persone accanto. Eppure Ursa intuiva su di se gli occhi di tutta la
corte.
Sollevò
il capo con fierezza e, come le era stato insegnato, scacciò
dal
proprio volto ogni nube di turbamento mostrandosi serena.
Zhao
la stava aspettando. Un sorriso di malevola soddisfazione stampato in
faccia e nuovi gradi sfoggiati con orgoglio sull'armatura.
L'inaspettato
brivido di apprensione alla sua vista, la scosse tutta.
Si
fermò a pochi passi dall'uomo; raddrizzando le spalle,
puntò su di
lui i suoi grandi occhi color ambra, severi.
«
Signora Ursa...» affettò lui con modi
untuosi.« La vostra carrozza
è pronta. Vedrete, vi troverete bene fra le Sorelle del
fuoco.
L'isola di Atacama è splendida in qualsiasi periodo
dell'anno.»
La
portantina dall'aspetto anonimo non recava insegne. Attaccate al
timone, due lucertole di fuoco dall'aria animosa, venivano a mala
pena tenute a bada dal cocchiere, in piedi sulla pedana, che
continuava a strattonarle nel tentativo di rimetterle sedute.
Cercò
con gli occhi l'altra sua assistente e la notò scivolare
agile alle
spalle di un vecchio scriba impegnato a fare l'inventario.
ZyoLee
le aveva precedute per assicurarsi che i bagagli personali fossero
caricati correttamente e con le dovute cure. Vedendo la ragazza
stringere i nodi, alla donna salirono nuovamente lacrime di
gratitudine che inghiottì insieme alla sua amarezza.
« Capitano
Zhao.» esordì in tono tranquillo.
«
Colonnello. » precisò quello « Sono
stato promosso. » terminò
mostrando ostentatamente le mostrine.
«
Meritatamente. » aggiunse Ursa senza inflessione nella voce
melodiosa.
Il
sorriso di Zhao si congelò e, scostandosi con un lieve
inchino, le
aprì la portiera.
ZyoLee
salì per prima senza degnare l'ufficiale di uno sguardo,
Hachiko,
invece, inciampò ad un passo dalla scaletta, cadendo
pesantemente
sul collo del piede dell'uomo con gli stivali rinforzati da viaggio
e, sollevandosi di scatto andò a colpirlo sotto il mento
violentemente; stava cominciando ad inchinarsi nel goffo tentativo di
scusarsi quando Zhao la prevenne indietreggiando e, massaggiandosi la
mascella dolorante, osservò cauto la giovane entrare in
carrozza.
Assicuratosi
la fine di ogni interferenza offrì galantemente il braccio
ad Ursa
affinché questa potesse raggiungere le compagne.
La
donna esitò un momento prima di prenderla, guardò
verso il palazzo
e parve che la cortina rossa si muovesse; mise piede sul predellino
e, prima di varcare la soglia, si volse appena verso il volto subdolo
di Zhao.
«
So cosa hai fatto... colonnello.» mormorò ad un
soffio dal suo
orecchio. « E se dovesse succedere qualcosa durante questo
viaggio,
lo sapranno anche gli altri. »
Detto
questo si accomodò fra i cuscini senza prestare attenzione
al
silenzio agghiacciato dell'uomo.
Con
un colpo secco la portiera fu chiusa e la carrozza partì.
Lo
scriba, abbandonò il piazzale seguendo alla chetichella il
flusso
dei presenti. Un soffio di vento gli strappò di mano il
foglio
sollevandolo in aria e giocando con l'ansia dell'uomo. Gli corse
dietro, inciampando sulle gambe molli; paonazzo per lo sforzo
tentò
un'ultima volta: spiccò un salto goffo e la sua attenzione
fu
catturata da qualcosa di inatteso.
Il
novello Signore del Fuoco Ozai scomparve dietro le cortine.
§§§
Mare
occidentale
2°
anno dal risveglio di Aang
Sokka
si sistemò meglio in arcione e diede due colpetti sulla
testa di
Appa che muggì lievemente in risposta. Aprì il
sacchetto legato
alla cintura estraendone un frutto dalla buccia lucida e lo
addentò
con forza assaporando di gusto la polpa croccante e succosa. Sorrise.
Tenendo il frutto fra i denti ne afferrò altri due
lanciandoli
davanti a se; il bisonte volante, senza bisogno di incitamenti,
spalancò la bocca prendendoli al volo ed emise un verso di
apprezzamento. Offrì il volto al vento fresco ed
un'espressione di
profonda beatitudine ne distese i lineamenti.
«
Zuko amico mio, fattelo dire. Ci voleva proprio.»
Avevano
viaggiato quasi tutta la mattina in direzione nord est, consultando
le carte ed aggiustando via via la rotta mentre il territorio sotto
di loro continuava a srotolarsi in boschi , pianure e campi
coltivati. Era stata una trasvolata tranquilla e silenziosa con Zuko
aiutato da TyLee a decifrare i segni delle mappe, Sokka a condurre
Appa ed Azula, apparentemente indifferente, accovacciata sul fondo
della sella a giocare con le catene ai polsi. Infine il mare li aveva
sorpresi con la sua magnificente e luminosa vastità e per
un'ora non
avevano visto altro se non le dolci onde sollevarsi ad opera di un
vento gentile.
«
Dici?» rispose a caso l'amico senza prestargli molta
attenzione.
«
Si! Non hai idea che noia siano stati gli ultimi tempi.»
«
No! Decisamente non ne ho idea.»
«
Certo che non hai idea. Tu sei impegnato a giocare al nuovo Signore
del Fuoco.»
«
Non lo chiamerei propriamente giocare.» mormorò
l'altro in tono
lievemente offeso.
Sokka,
che non lo stava ascoltando, proseguì
imperterrito.« Papà è
tornato al nostro villaggio insieme ai guerrieri superstiti e
lì non
hanno bisogno di me; Suki invece non ha tempo... Tra le guerriere
Khyoshi e la riorganizzazione del Dai li... praticamente è
impossibile vederci. » si lagnò sconsolato.
TyLee
annuì con forza. Stava pettinando i lunghi capelli
disponendoli
nella solita treccia ma non aveva perso una parola del discorso.
«
E' vero, praticamente non si ferma mai.» bofonchiò
tenendo un paio
di forcine fra i denti.
Sokka
fece un gesto di sconforto.
Zuko
gli corresse la traiettoria. « Ma se l'ozio ti da tanto
fastidio non
potresti impiegarti in qualche modo?»
«
A fare cosa? Ex capi della resistenza non sono molto richiesti al
giorno d'oggi.»
«
Aang? Non potresti dare una mano ad Aang?» suggerì
Zuko più per
buona educazione che per reale interesse. Guardò verso il
sole e
puntò la bussola.
«
Chi l'Avatar? Ormai è più richiesto del
“riso con cavoli
stufati”. No. Quel furbastro mi ha supplicato di sostituirlo
e ho
già inaugurato tre asili, un complesso di negozi
più diverse fiere
a tema e ti assicuro che non tutti erano contenti del
cambio.»
sciorinò contando sulle dita. Torse il busto per guardare i
ragazzi
in faccia.« Per non parlare poi di Katara che gli sta sempre
appiccicata.» precisò disgustato. « Ti
piacerebbe assistere tutto
il santo giorno alle effusioni amorose di tua sorella? Immagina se
parlassimo di Azula.»
L'immaginarono
e un brivido di raccapriccio scosse entrambi.
«
Che ne è della nanerottola della terra?»
intervenne TyLee in tono
casuale aggiustandosi il trucco.
«
Non ti consiglio di farti scoprire a chiamarla nanerottola.»
l'avvertì Sokka tornando a fissare l'orizzonte. «
Da quando ha
scoperto il dominio del metallo è diventata
insopportabile... Si ho
capito che sei diventata maestra di una tecnica assolutamente
innovativa ma questo non giustifica che continui a cambiarmi la forma
delle chiavi di casa o che mi aggiunga le corna all'elmo.» si
sfogò
esasperato.« Comunque è andata ad Omashu, diceva
di aver una
questione in sospeso col vecchio re Bumi.»
«
Insomma non sai che fare della tua vita.» concluse TyLee
rimirandosi
nello specchietto soddisfatta.
«
Già!» ammise il ragazzo in tono depresso
incassando la testa nelle
spalle.« Avevo anche pensato di tornare dal mio vecchio
maestro di
spada ma...»
«
Ma?»
«
Non ho più la spada... la mia bellissima spada... con che
faccia
potrei presentarmi?» piagnucolò con accento
accorato.
La
ragazza piegò la testa di lato riflettendo
attentamente.« Potresti
lavorare per Zuko.» propose.
«
Che?! Cos... Ma come...» biascicò l'interpellato
sgomento,
strappando un pezzo della mappa che teneva in mano. Colmo di
imbarazzo, cercò di ripiegarla seguendo i solchi.
Inutilmente.
L'appallottolò e la ficcò nello zaino,
raccattando un'altra carta
nel patetico tentativo di darsi un contegno.
Sokka
gli mostrò il profilo offeso.« Che c'è
Zuko. Non ti fidi delle mie
capacità?»
«
Si!...No!... Certo che mi fido.» balbettò sempre
più confuso.
L'amico aveva un grande talento e una abilità unica nel
comando
ma... metodi decisamente poco ortodossi; se lo immaginò alla
corte
con tutti i rigidi rituali che la contraddistinguevano e durante le
lunghe e tediose riunioni di stato, addormentarsi sul tavolo russando
sonoramente. Poté quasi vederlo alle cene ufficiali, di
fianco alle
eleganti dame, ridere sguaiatamente e raccontare barzellette
inopportune, ingozzandosi di cibo. Impallidì un poco e
aggiunse. «
Non pensavo potesse interessarti.»
Il
giovane lo squadrò con sufficienza. « No
infatti.» Confermò
scoppiando in una grassa risata.« Di vecchi babbioni
incartapecoriti
e sistemi statali all'odore di muffa ne ho piene le tasche. Ho
già
avuto un assaggio nel Regno della Terra.» Spiegò
con tono sereno.«
E' tutto così chiuso... Immobile. Tu non ti senti soffocare?
No. no.
Non fa per me. Ho bisogno di qualcosa di nuovo. Una sfida...
Qualcosa... Non so! Mi capisci?»
Zuko
annuì. Capiva perfettamente. La sensazione di claustrofobia
gli era
piombata addosso quasi subito dopo l'incoronazione. Dopo anni passati
in viaggio, rinchiudersi fra le quattro mura della corte gli era
costato un sacrificio notevole; ma lui era il nuovo Signore del Fuoco
ed il suo dovere veniva prima di tutto. Ci rimase però male
al
rifiuto netto del ragazzo così aggiunse. «
Comunque, se cambiassi
idea, c'è sempre il ruolo lasciato vacante da
Zhao.»
«
Grazie amico. Non credo succederà ma, grazie.» gli
scoccò un
sorriso sornione. « Parlando del vecchio Zhao. Mi chiedo
quale sarà
stato il suo segreto.» S'interrogò Sokka
all'improvviso attirando
l'attenzione dei presenti. « Certo che l'attempato scriba
aveva
l'orecchio lungo.»
«
E chi lo sa! » Disse TyLee appoggiandosi con le braccia sul
bordo
della sella e lasciando vagare lo sguardo sulla schiena e la nuca del
ragazzo.« Mio padre però diceva che tipi come lui
hanno sempre
qualcosa da nascondere. E' a causa di gente così che la mia
famiglia
si è trasferita.»
«
Chissà come mai tua madre, avendo avuto le prove per
incastrarlo,
non le abbia usate. » continuò pensieroso il
ragazzo. « Magari non
le aveva con se. Magari le aveva affidate a qualcuno di
fiducia...»Si
drizzò sull'arcione quasi sollevandosi « Certo! E,
forse, quella
persona l'ha tradita.» sentenziò battendo un pugno
sulla mano
aperta. « Ovvio! Deve essere andata così. La
Signora Ursa aveva
scoperto una cosa molto imbarazzante per Zhao... tipo che la notte si
vestiva da donna per andare a recitare il ruolo della concubina nei
teatri di terzo ordine della capitale... probabilmente aveva trovato
la locandina, ma poi l'aveva consegnata ad un segretario che non
sapeva essere un grande appassionato di melodramma, il quale,
riconosciuto in Zhao la sua eroina preferita, aveva fatto sparire le
prove per proteggerlo. Mistero risolto. » terminò
soddisfatto
lisciandosi i baffi immaginari.
TyLee
scoppiò a ridere e Sokka la gratificò di un
sorriso a settantadue
denti.
«
Che idiozie.» commentò seccamente Azula
interrompendo il tiro alla
catena.
Il
giovane guerriero incassò la testa nelle spalle fissandola
torvo.«
Sentiamo allora Miss-so-tutto-io. Quale sarebbe la tua
ipotesi?»
«
Che importanza ha! Zhao è morto con tutti i suoi sordidi
segreti e
voi sprecate il fiato in discorsi inutili.»
«
Come immaginavo. Nemmeno tu lo sai.»
«
Imbecille. E' quello che sto dicendo. Non lo sa nessuno.
Probabilmente neppure lei lo sapeva, deve aver bluffato.»
Sokka
sorrise soddisfatto. « Baggianate! Perché mai
avrebbe dovuto farlo?
Irritare Zhao non le sarebbe servito.»
«
Sei proprio uno zuccone.» sibilò con disprezzo la
prigioniera. «
Evidentemente non si fidava di lui e temeva qualche tiro mancino. In
questo modo si sarebbe garantita un viaggio sicuro.»
«
Se hai ragione.» continuò meditabondo Sokka
« Doveva essere
disperata. Se non fosse stato vero si sarebbe creata un nemico, ma se
fosse stato il contrario, ne avrebbe avuto uno ancora più
pericoloso. Zhao non mi sembrava il tipo da lasciar correre.»
«
No infatti.» intervenne Zuko inquieto.
«
Povera donna.» commentò tristemente.« Mi
fa una gran pena. Io so
cosa significa essere separato brutalmente dalla propria madre. Ma
non posso immaginare cosa debba essere stato per lei.»Sokka
si voltò
nella loro direzione e, cavalcando Appa al contrario,
incrociò le
braccia al petto.« Non sei curioso di sapere cosa ha fatto
tua madre
in tutti questi anni?»
Un
silenzio assordante calò fra i presenti.
Il
giovane li osservò perplesso « Io mica vi capisco.
Se fossi in voi
non starei più nella pelle dalla contentezza.»
sentenziò.
TyLee
e Zuko si lanciarono un'occhiata e quasi all'unisono si volsero verso
Azula che, ostinata, fissava un punto all'orizzonte.
«
E' un po' difficile. » cominciò a spiegare il
ragazzo ed
istintivamente sfiorò la cicatrice con le dita.
«
Che cosa c'è di difficile?» insistette ostinato
l'altro afferrando
l'ennesimo frutto e staccandone un grosso morso. « State per
rivedere vostra madre. Una madre che credevate perduta e sembra quasi
non ve ne importi.» Si ficcò tutto in bocca
rabbiosamente
masticando a fatica e con il rischio di soffocare.« Che cosa
le
direte? Cosa farete?»
«
Io...Non ci ho ancora pensato.» rispose cupo Zuko, turbato
dalla
prospettiva.
«
Beh! Pensaci. Non manca molto. » l'incalzò l'amico
e aggiunse piano
« Sei fortunato tu.»
«
Senti bifolco.» la voce di Azula li raggiunse fredda e
pericolosamente calma. « limitati a fare il palafreniere e
non il
consulente e soprattutto, per l'amor degli spiriti, tieni la bocca
chiusa quando mangi . Sei disgustoso. »
«
Ascolta strega, anche se sembrerà impossibile a chiunque ti
conosca,
perfino tu devi avere un cuore nascosto da qualche parte.»
sbraitò
Sokka puntandole addosso un dito accusatore.
«
No. Non ce l'ho.»
«
Ah si? E come ti funzionerebbe la circolazione allora?»
«
Ho un fantasma nel petto che mette il sangue in circolo
spaventandolo.» precisò laconica.
«
Accidenti. Sei scolpita nella selce?» fischiò il
ragazzo.«
Dopotutto perché limitarsi ad essere cattivi quando con un
po'
d'impegno si può diventare perfidi.»
«
Che sgarbato.» Gli rispose con una smorfia di
sufficienza.« Invece
di immischiarti in fatti che non ti competono pensa a renderti utile.
La bestiaccia su cui viaggiamo ha bisogno di un buon bagno e anche a
te non farebbe male.»
Sokka
si annusò le ascelle e il bavero della veste e prese
un'espressione
vagamente disgustata. Effettivamente tutte quelle ore in groppa ad
Appa, a contatto diretto con il suo pelo, gli avevano lasciato
addosso un po' del suo aroma, ma nessuno a bordo profumava di fiori.
Assottigliò lo sguardo e aprì bocca per replicare
quando
l'espressione trasognata di Tylee lo agghiacciò sul posto.
«
A me piace...» lo lusingò la ragazza facendogli
l'occhiolino. «
...Il tuo odore.» Sokka imbarazzato, ammutolì
guardando ovunque
tranne che nella sua direzione. La giovane rise ed agilmente gli
sfilò da sotto il naso il sacchetto con la frutta. Ignorando
le
proteste del derubato raggiunse Azula ancora accovacciata sul fondo
della sella e gliene offrì una. Quella accettò
senza degnarla di
uno sguardo. Il sorriso sul volto di Tylee perse un po' del suo
calore, ma nonostante questo si sedette accanto alla compagna
addentandone anche lei uno.
Rimasero
per un po' in silenzio una vicina all'altra, masticando.
«
Buono vero?» tentò incerta la ragazza lisciandosi
la lunga treccia.
Nessuna
risposta.
«
Sokka è uno spasso. Una volta che lo conosci. »
fece in tono
confidenziale indicando il giovane impegnato a protestare con
veemenza contro un povero Zuko rassegnato.
Ancora
silenzio. Azula teneva lo sguardo fisso avanti a se mostrando solo il
profilo pallido.
«
Ti sei tagliata i capelli? Stai bene con la frangetta. »
tentò
nuovamente in tono allegro.
Finalmente
la compagna sembrò accorgersi della sua presenza.
«
Trovi? Grazie. » disse sorridendole « Anche tu stai
bene vestita da
guerriera Kyoshi.»
«
Davvero?»
«
Certo. Stai decisamente meglio con tutto quel trucco che ti copre la
faccia. Non si notano i difetti.»
TyLee
rimase confusa e ferita, lentamente si allontanò dalla
giovane che
l'osservava beffarda.
«
Azula.» l'ammonì Zuko.
«
Come siete permalosi.» replicò quella facendo
spallucce.« Ho detto
solo la verità. Il coso lì mica se l'è
presa quando gli ho dato
del bifolco.» terminò indicando Sokka che si
voltò verso di lei
con espressione truce.
«
Ehi tu. Principessa incatenata...» proruppe l'interpellato e
si
fermò, colto da folgorazione. « Ah! L'avete
capita?» chiese
illuminandosi tutto.
«
Cosa.»
«
Principessa incatenata!» ripeté ridendo, ma al
silenzio prolungato
alle proprie spalle tornò a prendere le redini di Appa
« Tutti
critici teatrali qui.» si lagnò immusonito.
Ty
Lee rimasta interdetta batté un pugno sulla mano spalancando
gli
occhi.
«
L'ho capita!» esclamò entusiasta.«
Principessa incatenata.»
precisò rivolgendosi alla prigioniera.
«Perchè tu sei una
principessa no?, e invece di essere incantata sei …
incatenata.
Giusto? Divertente.»
«
Esatto!» approvò tronfio il ragazzo della
tribù gonfiando il petto
dal compiacimento.« Finalmente qualcuno con un po' di
umorismo.»
«
Non faceva ridere prima, figurati ora che l'hai spiegata.»
sibilò
velenosa Azula. Guardò il fratello coprirsi il volto
dall'imbarazzo.« E' sempre così?»
s'informò indicando con il
mento in direzione del giovane vestito di blu che in quel momento
rideva sciorinando chissà quale sciocchezza nelle orecchie
di una
TyLee oltremodo su di giri.
«
Sempre.» confermò sconsolato l'altro.
«
Sarà così tutto il viaggio?»
«
Temo proprio di si.»
«
E tu che pensavi di non avere una vena sadica.»
«
Forse in questo caso parlerei di masochismo.»
Sospirarono
all'unisono.
«
Vedo qualcosa!» gridò TyLee sporgendosi
pericolosamente oltre il
bordo della sella e finendo abbarbicata sulle spalle di Sokka.
«
Dove?!» chiese l'altro aguzzando la vista nella direzione
indicata.
All'apparire della sottile striscia di terra scura contro
l'orizzonte, il suo volto si distese raggiante.« Eccola
ragazzi: è
l'isola. Siamo arrivati.» Urlò, colmo di giubilo
al cielo terso e
le sue parole furono trascinate via dal vento.
§§§
La
parabola discendente del bisonte era appena cominciata che
già i
ragazzi potevano aver una chiara idea del luogo nel quale erano
finiti.
Del
paradiso tropicale che Sokka si era figurato rimaneva solo la sabbia.
Ghiaia, più che sabbia, a voler essere precisi, di un colore
bruno
rossiccio che seccava la gola solo a guardarla, qualche roccia scabra
e ripide scogliere a picco sul mare disseminate qua e là di
qualche
rado arbusto e, forse, alcuni alberi troppo ostinati per voler
morire.
«
Caspita che deserto.» commentò il ragazzo della
tribù saltando
nella nuvola di polvere sollevata dall'atterraggio di Appa.«
Se è
qui che hanno spedito vostra madre, non volevano certo farle un
favore.»
I
muri del monastero sorgevano cupi e severi davanti agli occhi dei
viaggiatori. Il portone gigantesco e dalle linee severe sembrava
volerli minacciare con un messaggio tanto segreto quanto urlato: da
qui non puoi passare.
Azula
si lasciò scivolare lungo il manto della bestia e,
scrollandosi con
disgusto i peli di dosso, si avvicinò ai compagni.
Zuko
fece un profondo respiro.
«
E' ora.» sospirò deglutendo un grumo di saliva
denso come malta. Si
umettò le labbra e sistemò il risvolto della
veste.« Azula sei
pronta?»
La
giovane fece spallucce con indifferenza.
«
Io resterò qui con Appa.» l'informò a
sorpresa Sokka battendo una
mano sul muso dell'animale. « E' meglio che andiate voi.
» e
aggiunse con fare cospiratorio.« Non mi fido di questo posto.
Preferisco aspettarvi e preparare la partenza.»
Zuko
sorrise grato al ragazzo che, imbarazzato, si concentrò a
stringere
le cinghie della sella.
«
Di piuttosto che hai paura delle monache.» lo
canzonò TyLee.«
Sapete? il nostro audace guerriero ha una specie di fobia verso gli
ordini religiosi.»
«
Taci dannata. La mia non è fobia, ma avversione.»
precisò
piccato.« Non le capisco queste forme di superstizione e
comunque
non è per questo che non vengo.»
La
guerriera Kyoshi saltò indietro ridendo e mostrandogli la
lingua.
«
Lo so. Lo so. Ma sei così carino quando ti
arrabbi.»
«
Io ti...Tu non...»
«
Se voi due avete finito di amoreggiare.» s'intromise Azula in
tono
nauseato.« Dovremmo muoverci.»
«
Noi due non stiamo amoreggiando.» si difese indignato il
ragazzo.
«
Azula ha ragione.» intervenne il giovane dominatore.
«Tu Sokka
rimarrai qui. TyLee invece verrà con noi.»
«
Va bene.» acconsentì la ragazza un po' delusa.
Zuko
mosse qualche passo in direzione della strada ma si girò
perplesso
verso la sorella rimasta immobile.
Nel
silenzio che seguì, una domanda lasciata inespressa.
Fu
la prigioniera a romperlo.
«
Che ne dici ZuZu? » cominciò con voce
dolce.« Non sarebbe ora di
togliermele?» chiese allungando in avanti le braccia ancora
incatenate.
Un
leggero vento caldo passò fra i due sollevando una nuvola di
polvere
rossa e finissima, scompigliandone vesti e capelli.
«
Di nuovo Zula?» chiese in tono calmo. « Avevamo
già fatto questo
discorso.»
«
Si ZuZu.» confermò quella con leggerezza
« Pensavo però che
potessimo ridiscuterne.»
«
Perché dovremmo farlo? O meglio. Perché dovrei
fidarmi?»
«
Ho mai mancato alla parola?»
«
Si.»
Scrollò
le spalle con espressione rassegnata.
«
Stavolta non lo farò.»
«
Ancora non capisco in base a cosa dovrei crederti. »
«
Perché voglio solo rivedere nostra madre senza queste catene
ai
polsi; dopo me le potrai rimettere e io non farò alcuna
resistenza»
Il
giovane la squadrò dubbioso.
«
Andiamo ZuZu. Dove mai potrei andare o cercare di nascondermi? Qui
non c'è niente e l'unica via di fuga è in groppa
a questo mostro
puzzolente.» Appa muggì di sdegno. «
Senza offesa bestiaccia.
Vedi? Nemmeno mi trova simpatica!»
Zuko
si mise a riflettere; la sua attenzione fu attirata da Tylee
impegnata a sistemarsi il seno dentro il corpetto e si
spostò poi su
Sokka intento a scovare chissà quale disgustoso tesoro
all'interno
dell'orecchio. Nessuno dei due gli sarebbe stato d'aiuto nella
decisione.
Sospirò
sconfitto.
«
D'accordo Azula ma non fare scherzi.»
«
Ti assicuro che non ne ho l'intenzione.» ribatté
la sorella di
rimando con voce cupa « Non sono mai stata più
seria di così,
fratellino.»
Zuko
si chinò a prendere le chiavi dalla cintola e si
avvicinò alla
ragazza che, apparentemente tranquilla, restava in attesa. Mentre la
serratura scattava un lampo di folle trionfo si accese negli occhi
della giovane subito celato dalle lunghe ciglia scure.
«
Stai sorridendo.» notò Zuko sentendosi d'un tratto
irrequieto.
«
Si.»
«
Perché?»
Azula
non rispose. Si massaggiò i polsi e senza voltarsi si
diresse in
direzione del monastero.
Zuko
e TyLee le corsero appresso.
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