Amore proibito

di ragazzasullaltalena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo nove ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Il primo raggio di sole segna il mio viso da bambina. Devo proprio alzarmi? Per il momento mi limiterò a far finta che stia dormendo. Ma poi arriva, con passo cauto a gattoni sul letto, posa le sua braccia una alla destra una alla sinistra della mia spalla e inizia a sfiorare delicatamente la mia pelle. Emetto un gemito. Sa che sono sveglia, ma non voglio alzarmi. Alla fine cedo. Muoio dalla voglia di baciare quelle labbra e di trovare la salvezza anche di prima mattina. Apro un occhio, lo vedo. È sempre perfetto anche con i capelli spettinati e le occhiaie. Apro l’altro occhio e lui si posa su di me. "Buongiorno bimba" Mi da un leggero bacio sulle labbra poi si alza aspettando una mia reazione. Mi rigiro un po’ nel letto prima di mettermi a sedere. Un po’ confusa mi guardo intorno. I vestiti sul pavimento, il letto… oddio ma che è successo al letto? Sembra abbia combattuto la terza guerra mondiale. È tutto disfatto, lenzuolo e coperta sono sfalsati e sono tirati dalla mia parte; eppure non mi ricordo di aver fatto confusione questa notte. "Ma perché il letto è ridotto così?" Chiedo con voce sottile, quasi inudibile all’orecchio umano, ma lui mi sente. Abbassa lo sguardo e sorride. Non vuole dirmelo. "Vuoi fare colazione?" Annuisco. Mi alzo anche se a malincuore e mentre lui si dirige in cucina cerco una sua maglia nella confusione per terra. Amo l’odore dei suoi vestiti. Amo il suo profumo, mi sa di casa. Lo raggiungo e lo sorpasso. Lo prendo per mano e cammino guardando la sua espressione. Sorride. Mi piace essere la causa di una sua risata o di un suo sorriso. D’un tratto non regge più la lontananza tra i nostri corpi, glielo leggo negli occhi. Mi guarda con più passione, con più desiderio come la prima volta. In quel bar desiderava pazzescamente un mio bacio, desiderava me. Aveva lo stesso sguardo di ora. Mi desiderava. Ho raggiunto il tavolo e mi giro. Lascio cadere la mia mano dalla sua concentrata su tutto il ben di Dio che si trova su quel piano. Ma lui torna alla riscossa: mi cinge la vita e sento il suo respiro affannoso sul collo. Le sua mani intorno alla mia vita, la mia vita nelle sue mani. Mi sfiora con le sue dolci labbra. Mi giro, voglio baciarlo. Mi prende in braccio e mi porta sul divano. Mi sdraio su di lui. La sua mano incerta risale la gamba e delicatamente sale. Appena il contatto sparisce il mio corpo trema, ne vuole ancora. È come una droga, dovrebbe essere illegale. Il suo petto è tempestato dai miei baci su ogni suo singolo tatuaggio. Adoro i suoi tatuaggi anche se sono rari, alcuni rappresentano le paure che ha superato, altri sono eventi memorabili. Li ricalco uno ad uno come farebbe un bambino piccola ma d’altronde io sono la sua bambina. DRIIIIN. Qualcuno interrompe la nostra favola. "Tu va a vestirti io apro." Vado verso la camera sicura di mettermi il pantalone che mi ha regalato, ma apro il suo armadio e inspiro il suo profumo. Non voglio vestirmi mi rendo sempre più conto che voglio lui. Torno in sala ancora vestita solo con la sua maglietta. Come avevo previsto c’è un suo amico il quale sguardo indugia sulle mie gambe nude. Non fa in tempo a vedermi per intero che il mio principe viene a salvarmi. Con lo sguardo di un papà preoccupato per sua figlia che potrebbe cacciarsi nei guai, mi prende come si fa con le spose il primo giorno di nozze e mi riporta in camera. "BUONGIORNO FRANCESCO!" Urlo mentre mi porta via, non mi ha dato neanche il tempo di salutarlo. I nostri visi sono davvero contrastanti. Il mio quello di un’innocente bambina dai lineamenti dolci e candidi, ed il suo quello di un uomo con la barba un po’ incolta e gli occhi duri.  Mille le parole sussurrate, quelle dette all’orecchio per paura che qualcuno ci sentisse. Chi sa cosa penserebbe di noi due. Io sono solo la sua bambina e lui è il mio… bhe a pensarci bene lui potrebbe essere anche mio zio. No ma lui è… no non è il mio ragazzo. Questa non è una semplice cottarella da liceali, questo è di più. È amore, amore proibito, quello che va contro tutti e si fida solo di se stesso e delle sue fondamenta. Lui potrei chiamarlo in mille modi ma mi limiterò a soprannominarlo maestro di vita. Mi metto un pantaloncino e torno in salotto. Francesco è seduto sul divano con lo sguardo di chi un secondo prima ha visto un angelo. Thomas invece ha lo sguardo di chi sembra non perdonare, ma so che se solo sorrido non ci pensa più. In questo momento non mi interessa cosa pensano loro, voglio fare colazione. Mi siedo al tavola e senza dire niente inizio a mangiare. Chissà cosa pensano? Io sto pensando a mia madre e alla ramanzina già sentita mille volte per essere restata da lui a dormire. "Allora come avete dormito?" Francesco parla ma le sue parole è come se non le sentissi. Sono troppo immersa nei miei pensieri che non sento neanche la risposta di Thomas. Poi mi tocca il braccio. " Eh? Si, abbiamo dormito bene. Almeno da quanto ricordo. So solo che ho dormito." Thomas è sbigottito. "Ma come. Hai detto che è stata la notte migliore del mondo." "Ma dai mi hai creduto? Stavo scherzando. Certo che ricordo." cerco di abbozzare un sorriso e di ricordare. "Certo che qualunque cosa dico tu ci credi. Siamo tornati verso mezzanotte e abbiamo solo dormito. Poi però ti sei tirata le coperte dal tuo lato, ecco perché il letto era disfatto." Sorride di gusto sapendo che sono cascata nel suo scherzo. "Ecco perché. E tu prima non me lo volevi dire, mi hai fatto credere di tutto." Francesco ride perché stare con noi è sempre uno spasso. Torno a guardare il mio cappuccino mentre loro parlano della serata che aveva passato Francesco. Francesco è il migliore amico di Thomas. Sono cresciuti insieme, sono stati sempre amici. Penso che Francesco potrebbe andare bene per la mia amica Marta. Non è come Thomas che non ha mai avuto una relazione seria a parte quella che stiamo vivendo ora, lui ne ha avute di ragazze. Lui ha sofferto ed anche molto, ora cerca solo di fare quello a cui non importa nulla di niente, ma lui non è così. Dietro quell’aspetto da cattivo ragazzo dagli occhi blu e i capelli castani, c’è il ragazzo sentimentale e non devi scavare neanche tanto a fondo come con Thomas. La prima volta che Marta e Francesco si sono visti, lui ha fatto i salti di gioia. Si è innamorato subito, lei continuava a parlare del ragazzo che la stava tradendo e lui la stava ad ascoltare. Sembrava che fossero amici da sempre. Lui pendeva dalle sue labbra e lei non se ne accorgeva. Marta era presa dal suo racconto, ma penso che fosse un minimo interessata a lui. Sono le undici, il tempo è volato ed io devo tornare a casa. "Thom, vado a vestirmi decentemente, poi devi accompagnarmi." "Va bene. Francè vieni? Poi magari facciamo un salto dai miei." "Certo. È da un po’ che non li vedo." Entro in camera. Non riesco a trovare le mie cose tra tutti quei panni. C’è una scarpa qui una in bagno, il jeans sulla poltrona e la maglietta? Dov’è? Non c’è! "THOMMM!" urlo se no non mi sente "DOV’E’ LA MIA MAGLIETTA?" Si sente una risata. "Vedi sotto il letto." Eccola, è sotto il letto. La mia maglietta preferita che peccato. Mi vesto mi lavo e torno subito di là. Ovviamente il jeans attillato una maglia scollate e i tacchi non sono adatti per una domenica mattina. Devo ricordarmi di portare delle scarpe e dei vestiti di riserva, magari lasciarli qui. Usciamo e saliamo in machina. Ovvio dato che sono la più piccola mi devo mettere dietro. "Thom stavo pensando… e se portassi un po’ di vestiti da te? Sai non mi piace tornare con i tacchi a casa la domenica mattina." "A bhe per me va benissimo." "Si inizia sempre così." dice Francesco sorridendo "prima si portano un po’ di vestiti e poi si ci trasferisci e poi si fanno passi più grandi.>" "Francesco stai zitto. Non sai che vuol dire vivere con mia madre." A quel punto nella macchina cala il silenzio e dopo pochi minuti ci ritroviamo d’avanti casa mia. "Grazie mille. Ci sentiamo ciao Thom." gli do un bacio sulla guancia << ciao Francesco.>> a lui do solo una pacca sulla spalla. "Ciao Bea."dicono contemporaneamente, poi Thom aggiunge "Ti amo." Entro dentro casa cercando di fare il meno rumore possibile ma i tacchi mi tradiscono. "Beatrice sei tu?" Storco il muso, non volevo che mi sentisse, non voglio la ramanzina. "Si mamma." Mi dirigo verso la cucina con i tacchi in mano. "Passata bene la serata barra nottata?" Incalza lei, so benissimo dove vuole arrivare. "Si." "Bene sono felice. Ti va se andiamo a fare la spesa anche con tuo fratello?" "Si, lo vado a chiamare poi mi metto qualcosa di più adatto ad una domenica mattina in famiglia." sorridiamo entrambe. Wow mi aspettavo una reazione da tipo “ora non lo vedrai mai più” non me l’aspettavo. Salgo le scale, busso alla camera di Micheal. "Fratellino?! Andiamo a fare la spesa con mamma. Pronto?"Micheal mi salta addosso. Ancora non si è abituato al fatto che dormo fuori, soprattutto se si parla di Thomas. "Si sorellina." mi da una squadrata "tu mica vieni così? Attirerai troppi sguardi." Ha solo 10 anni ma mi lascia molto spesso a bocca aperta. "Certo che no, vado a cambiarmi e poi andiamo." Esco dalla sua camera ed entro nella mia. Predo le scarpe basse e poi cambio la maglietta. Ne scelgo una semplice a maniche lunghe ma leggera. Poi metto la giacca e scendo. Mamma e Micheal già mi stanno aspettando all’entrata. Saliamo in macchina e andiamo verso il supermercato, ma ad un certo punto cambia strada e ci ritroviamo d’avanti ad un ristorante. Il preferito di papà. Non me ne ero accorta ma è già ora di pranzo. "Scusa e la spesa?" "Già l’abbiamo fatta cara." Sul volto di mamma e di Micheal si estende un lungo sorriso. "Me l’avete fatta sotto il naso, ma bravi." Micheal ride. La sua risata è angelica. Un fratellino è la cosa più bella che i genitori ti possano offrire. È il regalo più bello del mondo ed io e lui non riusciamo a stare molto tempo insieme. Forse sono una pessima sorella, e mi sento davvero in colpa al sol pensiero. Non mi ha mai parlato di ciò che fa a scuola, dei suoi amici. Non ne ho visto mai nessuno. E se non ne avesse? È impossibile a chi non starebbe a cuore un ragazzo così? Però c’è qualcosa di strano. Lui sta tutto il giorno chiuso in camera sua, posso capirlo anche io lo facevo. Era il mio rifugio, ma io avevo quindici anni, lui ne ha dieci. Un giorno vedrò di parlargli. Per il momento devo godermi la mattinata.   Dopo pranzo andiamo al centro commerciale. Mamma vuole comprare un vestito perché di qui a poco si sposerà mio zio (suo fratello). Io farò la damigella quindi non devo comprarmene uno. Il mio sguardo si posa sul vestito perfetto. Obbligherò mamma a comprarlo. È un colore che non saprei definire, un incrocio tra viola e magenta. Semplice ma ha delle sfumature bellissime.
Micheal invece ha preso un vestito elegante. Sembra un divo con quel mini completino.
Torniamo a casa dopo le compere e mamma ordina la pizza. Vorrei che le mie giornate fossero tutte così. Volevano farmi una sorpresa ed è stato per questo che mamma non mi ha fatto il solito discorso. Dopo la pizza mamma ci spedisce a letto perché l’indomani inizierà una nuova settimana. Io non vado direttamente in camera mia. Vado in quella di Micheal, voglio parlargli.
"Ehi cucciolo, non vorrei rovinare questa splendida giornata ma possiamo parlare?"
"Sisi, entra." mi fa segno di sedermi sul letto vicino a lui.
"Oggi riflettevo. Perché stai sempre chiuso in questa stanza? Fuori c’è un mondo bellissimo. Chiama i tuoi amici, vedetevi ai giardini qui vicino."
"La cosa è complicata…"
"Come fa ad essere complicata? Hai solo dieci anni. Io posso dire che le cose sono complicate ma tu, tu non puoi permettertelo. Mi ricordo che le elementari sono stati gli anni più belli della mia vita. Poi l’ultimo. Devi godertelo. Cosa c’è che non va?"
Vedo che si chiude il viso tra le mani. Sta piangendo, non volevo farlo piangere.
"Ehi scusami, non volevo farti piangere." lo stringo tra le braccia.
"No, tranquilla non sei tu. È solo che non capisco cosa ho di sbagliato, nessuno si è seduto vicino a me il primo giorno di scuola, non ho più un amico. Le persone mi si avvicinano e mi dicono “ scusa era un obbligo”, la ricreazione la passo da solo. C’è qualcosa che non va in me, qualcosa è scattato quest’estate."
"No. Tu non hai niente di sbagliato. Devi fregartene di questo, è successo anche a me. Devi provarci lo stesso a parlare con qualcuno. Qualcuno ti accetterà. Mi dispiace non lo sapevo, dovevo starti più vicino. Scusami se non ci sono stata. Tu per qualsiasi cosa vieni a dirlo a me, io ti capisco da poco è passato quel periodo per me. Non posso vedere un bambino così. Ricordati tu sei perfetto, sono gli altri i cattivi. Tu non cambiare mai per nessuno."
"Si. Grazie di tutto."
"Sappi che ci sono… ma… solo se mi batti alla guerra di cuscini che sta per iniziare." sorride, ci sono riuscita. Vince solo perché ce lo permetto poi si mette a letto e gli do la buonanotte.
Non posso crederci, quest’estate. Quest’estate io ho conosciuto Thomas. E se fosse solamente colpa mia? Non me lo perdonerei mai di aver fatto questo a mio fratello.
Mi metto nel letto e penso ad altre soluzioni plausibili. Pregiudizi, sai è cresciuto senza un padre che brutta cosa, non ci avviciniamo. So i bambini quando possono essere stronzi. Forse un bulleto che ha detto no quello bisogna escluderlo. Qualsiasi cosa possa essere non se lo merita di stare così a dieci anni. Ne ha già passate troppe, ne abbiamo passate troppe. Chiunque possa essere stato non lo perdonerò mai. Non vorrei parlarne con mamma, ma se la situazione non migliora dovrò dirglielo. Magari alle medie riusciamo a mandarlo in una scuola dove può farsi nuovi amici. Magari potrei accompagnarlo io quando non vado all’università.
Chiudo gli occhi e il sonno bussa alla mia porta. Gli apro con questi atroci pensieri che travagliano la mia mente. Mi addormento.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Scendo le scale di corsa. Ho fatto di nuovo tardi. Lui mi aspetta con il suo Range Rover nero sbrilluccicante.
Oggi aveva promesso di aiutarmi a studiare per l’esame di maturità, ma a casa sua poi va a finire sempre in tutt’altro modo.
Mi sono messa la maglia bianca che mi ha regalato lui al compleanno, i jeans stretti (i soliti), e le All Star bianche.
<< Ciao bimba. Sei di nuovo in ritardo>>
Salgo in macchina e ci diamo un bacio di sfuggita sulla guancia. Non dobbiamo e  non possiamo dare nell’occhio. Ho davvero troppa paura di ciò che la gente può raccontare, e so di cosa sono capaci pur di distruggere una coppia od una persona. Per il momento faremo finta di essere solo amici.
<< Ciao cattivo esempio. Lo so lo so, ma le ragazze si fanno aspettare. Dai andiamo che devo studiare.>>
<< Va bene. Che ti sei portata?>>
<< Matematica. Così mi aiuti.>>
<< Ok. Vedo che gradisci i miei regali.>>
Un sorriso a trentasei denti compare sul suo volto.
<< E’ stupenda. Te l’ho già…>> non riesco a finire la frase che mi interrompe.
<< Ma non metterla per andare a scuola, anzi copriti. La scollature è troppo… è troppo… come definirla… è tropo scollata.>>
<< Ma se me l’hai comprata tu?!>>
<< Lo so, ma in quel momento non stavo a pensare a quanto mia ragazza attirasse lo sguardo degli altri.>>
<< Va bene papà, messaggio ricevuto. La metterò solo per venire da te.>>
<< Sai che tuo padre non te l’avrebbe mai fatta mettere? E non riesco a capire tua madre come fa. Io impazzirei, non vorrei vedere mia figlia andare in giro con una maglia del genere.>>
Scoppio in una risata. << Io non ti capisco. Prima la compri e poi rifletti sugli effetti? Tanto anche mamma penso abbia capito che per andare a scuola non la metterò mai. Solo per venire da te.>>
<< In tal caso… fossi in tua madre avrei ancora più paura.>>
Sorridemmo entrambi. A tratti sembrava realmente mio padre.
So benissimo che la nostra relazione è strana. Noi non ci dovremmo appartenere, la nostra differenza di età ogni tanto mi pesa. Prima di lui non ho mai dovuto nascondere i miei sentimenti d’avanti ad altri. A volte mi preoccupo delle mie paure, sono insensate. So benissimo che se succederà una cosa, una qualsiasi cosa noi l’affronteremo insieme, eppure io ho paura dei pettegolezzi della gente. Ho paura che mi rovineranno la reputazione se lo sapessero, ed ho paura che la sua peggiori ancora, notevolmente. Ho il terrore perché forse già troppe volte ho dovuto ricominciare da zero, senza amici, senza ragazzo, senza niente. Ho paura delle persone, delle loro lingue. Se qualcuno sapesse di questa storia, sarei finita una volta per tutte. Una bambina che sta con un adulto. Cosa penserebbero? Penserebbero tutto fuorché la realtà. Non capirebbero neanche quella spiegandocela.
I miei pensieri sono interrotti dallo spegnersi del motore. Siamo arrivati.
<< Arrivati. Vado ad aprire. Puoi prendermi la borsa nel sedile di dietro?>>
<< Sisi.>>
Entriamo e come sempre ci togliamo le scarpe. Sulla nostra sinistra ci sono tutti gli scaffali piene di nike. È un vero patito, a volte mi preoccupa, sembra una ragazza. Alla nostra destra invece ci sono il divano (un divano enorme) un tavolino e la tv. Il tavolo divide lo spazio tra la cucina, sempre ben sistemata e il salone, perennemente in disordini con panni ad ogni angolo. Sorpasso il salone e mi trovo in corridoio, a destra c’è il bagno e a sinistra uno sgabuzzino. La sua camera è l’ultima in fondo. Entro e poso la borsa per terra. Mi distendo sul letto. Non pensavo mi potesse mancare quella casa, quel letto, quel profumo. Thomas entra.
<< Ehi ma tu non dovevi studiare?>>
<< Sisi, un attimo.>>
<< Vuoi una pausa?>>
<< Se nella pausa sei compreso tu allora si.>>
Ridiamo entrambi poi ci baciamo delicatamente. Le sue labbra soffici sfiorano le mie screpolate. La sua mano tocca i miei capelli castani, color cioccolato. Le mie mani gli alzano la maglia e vanno sulla schiena. Passo lentamente da quest’ultima al petto. Sento la sua pelle sotto le mie mani. Gli tolgo la maglietta per vedere i tatuaggi. Si toglie freneticamente la cinta e il pantalone, poi spoglia me. La sua mano calda mi solleva la maglietta, poi va a sbottonare il jeans. In cinque minuti ci ritroviamo sdraiati sul letto in intimo a coccolarci.
La mia testa sul suo petto proprio a sentire il ritmo del suo cuore. Lui mi stringe sempre più a se. Mi sussurra all’orecchio: << Allora andiamo a studiare?>>
<< Veramente io avevo già studiato a casa.>>
<< E allora quali erano i tuoi programmi per oggi?>>
<< Esattamente questi.>>
Restiamo così per un’altra oretta poi il suo cellulare squilla. Gli è arrivato un messaggio.
<< E’ Francesco, ha chiesto se vogliamo uscire.>>
<< Io ora devo andare a casa, mi devi accompagnare.>>
<< Va bene. Allora ti accompagno e poi esco.>>
<< Ok, ma mi raccomando non fare troppe conquiste.>>
<< Ma che me ne faccio io delle altre se ho te? Tu sei il mio mondo, tu sei il mio tutto.>>
<< Va bene, allora non bere troppo che poi devi guidare.>>
<< Certo. Dai vestiti che andiamo.>>
Mi rimetto il jeans. Vorrei una sua maglietta ma poi cosa racconto a mamma? Thomas si sta cambiano invece. Sta mettendo un jeans e una camicia un po’ sportiva. Ha cambiato anche le scarpe. Così tutti vedranno quanto è bello e nessuna gli resisterà.
<< Come sto?>>
<< Stai troppo bene. Farai colpo di sicuro.>>
<< Tanto a me non frega delle altre.>>
<< Va bene. Andiamo se no mamma mi ammazza>>
<< Prendo le chiavi intanto scendi.>>
Saliamo in macchina e non parliamo per tutto il viaggio fino a quando non arriviamo sotto casa.
<< Ci sentiamo dopo. Domani ci vediamo vero?>>
<< Si. Ora vado. Ciao Thomas, ti amo.>>
<< Anche io Bea. Ti prego dammi un bacio.>>
<< Ma…>> prima che potessi finire la frase mi stava già baciando.
<< Ciao piccola mia.>>
Entro dentro casa, saluto mamma e vado in camera. Dopo una mezz’ora scendo giù per aiutare con la cena. Il mio fratellino Micheal sta guardando la tv.
<< Mamma ti serve una mano?>>
<< Nono grazie. Tu e Thomas siete molto uniti ultimamente.>>
<< Lo so che non ti piace mamma, ma tu non lo conosci. Magari se lo porto e mangiamo tutti insieme cambi idea.>>
<< A casa si portano solo le persone con cui fai seriamente. Lo sai che questa è una regola della nostra famiglia.>>
La sua freddezza mi risulta strana. Non mi aveva mai risposto così.
<< E se noi facessimo seriamente? Non hai mai preso in considerazione questa opportunità?>>
<< No. So già che tipo di persona è. Non resisterete.>>
<< Si diceva che le mamme volevano il bene dei figli, ma a quanto pare sei l’eccezione che conferma la regola.>>
<< Non parlarmi così. Lo sai benissimo che voglio solo il tuo bene e lui non è il tuo bene. Lui non ti merita, ha girato solo delle “brave ragazze” e tu non sei una di quelle. Non sei il suo tipo.>>
<< Mamma basta! Tu non lo conosci! Non puoi capire se solo lo sentissi parlare cambieresti idea, ma no, lui è negativo anche se mi salvasse la vita lui sarebbe un bastardo nato.>>
<< Penso solo che le persone non possono cambiare da un momento all’altro.>>
Sto per scoppiare. La sua tranquillità e la sua freddezza sono così insolite. Non era così. Cos’è che la disturba? Cos’è che io non so? Perché pensa che mi farà del male? Non la capisco. Mi dice sempre di non avere pregiudizi e lei alla fine è la prima che ne ha.
<< Bhe, non lo conosci. Questo è un motivo in più per farti capire che io e lui stimo bene insieme. Lui mi tratta come fossi sua figlia, come fossi una bambina alla quale dare ospitalità e cure. A quanto pare è l’unico che mi conosce. Lui è il mio bene, che tu lo voglia o meno io resterò con lui.>>
Mangio in fretta, voglio andare in camera. La sola presenza di mamma oggi mi irrita. Se ci fosse stato mio padre forse avrebbe dato retta a me, ma lui non c’è.
Salgo le scale e apro la porta della mia camera. Il mio mondo finalmente. Trovo un messaggio di Thomas:
 
Ehi piccola. Scusa se non ti ho scritto prima ma sono qui al Master. Sono sobrio e Francesco sta facendo conquiste, io no. Io voglio te. Dimmi che la prossima volta vieni anche tu. Ti amo cucciola e se stai dormendo buona notte e sogni d’oro.
 
Ma come fa a farmi sorridere sempre? Anche leggendo solo il so nome: Cattivo esempio *-*, qualcosa si scatena in me.
 
Hahaha. Va bene, anche io voglio te. Non lo so prima a tavola ho litigato con mamma. La devi conoscere almeno non penserà che sei quel buona a nulla che tutti descrivono. Ora vado a letto che ho sonno. Notte sogni d’ora anche a te. Ti amo, a domani.
 
Spengo il cellulare e  mi addormento pensando a lui.  
 
 
 
NOTE D’AUTORE
 
Ciao a tutti! Mi presento: mi chiamo Giada e sono nuova su questo sito, mi sono iscritta perché scrivere è la mia più grande passione (e perché una mia amica mi ha costretto).
Spero che qualcuno possa apprezzare questa mia storia e magari lasciare un commentinoinoino. Grazie a tutti per l’attenzione, spero continuerete a leggere. Ciao!
 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


 
"BEATRICEEE!! Alzati sono le sette e un quarto, tra un quarto d’ora hai l’autobus. Oggi lavoro e non ti posso accompagnare."
Lunedì mattina. Accendo il cellulare e mi arriva un messaggio
 
Cattivo esempio *-*
Buongiorno principessa in bocca al lupo per il compito di oggi. Poi dimmi come va. Ti amo.
 
Sono troppo assonnata per rispondere, ma quel messaggio mi strappa un sorriso anche di prima mattina.
Mi viene in mente la prima volta che ci siamo visti. In effetti ripensandoci il Master come locale è un po’ squallido.
Avevo un jeans attillato, una maglia un po’ scollata nera e i tacchi neri.
Lui si riconosceva a distanza, sempre il più bello. I suoi occhi marroni mi sono piaciuti da subito, forse perché non era quel marrone comune o forse solo perché erano e sono i suoi occhi. Era visibilmente più alto di me. Lui ricordo chiaramente che aveva un jeans ed una maglietta. Sembrava la prima presa a caso dall’armadio per la fretta. Insomma un po’ come facciamo noi ragazze.
Mentre si avvicinava non indugiava un solo minuto sul mio corpo guardava sempre e solo il mio viso, anche quando mi parlava.
"Ciao. Piacere Thomas."
Mi porse la mano, gliela strinsi. Ora che era più vicino osservai i suoi capelli: aveva una cresta non eccessivamente alta che cambiava continuamente colore per via delle luci. Poi vidi bene, erano  marroni, color cioccolato. Il colore nei nostri capelli era ed è uguale.
"Ciao. Piacere mio, Beatrice."
"Vuoi qualcosa da bere?"
"Nono grazie. Poi devo guidare."
"Se vuoi ti accompagno io!"
"Ma se non ti conosco neanche."
Sorrisi e lui rimase incantato con lo sguardo sulla mia bocca, come avesse visto il paradiso.
"Invece ti conosco: so che ti chiami Beatrice, hai un paio d’occhi che sembrano neri e i capelli castani. Poi hai un sorriso da far impazzire anche chi è sano di mente."
Mentre parlava divenni rossa.
"Vuoi ballare?"
"Sisi."
A metà ballo distolse i suoi occhi dal mio sguardo e mi guardò per intero.
Tornammo al banco e su un tovagliolo mi scrisse il suo numero. Feci lo stesso.
Infine aggiunse: "Mi farò sentire molto presto, penso che il tuo profumo mi creerà dipendenza."
Come aveva fatto a sentire il mio profumo in tutto quel mix di odori? Mi si era avvicinato solo per un secondo eppure in quel nano secondo aveva colto tutto.
Risi un’ultima volta poi se ne andò. In quel istante arrivò Marta: "E quello chi era?"
"Thomas. L’ho appena conosciuto. Ci siamo scambiati i numeri di telefono."
"Wow. Era proprio carino." mi fece l’occhiolino. "Sai se ha anche un amico questo Thomas?"
Risi. "Non lo so. Se c’era non me lo ha mostrato. È stato davvero carino. Spero di risentirlo. Era davvero dolce."
"Non ti innamorerai mica di lui Beatrice?"
"Ma non lo conosco neanche."
"E se lo conoscessi?"
"Non lo so. Sai sembrava un ragazzo molto stronzo. Mi pare di conoscerlo. Ho già sentito il suo nome."
"Non sarà mica l’unico Thomas in tutta Milano."
"No non dico quello, ha anche un volto conosciuto."
"Non lo so. Che ne dici torniamo a casa? Ricordati che devi accompagnarmi."
"Va bene. Andiamo."
 
 
 
"Beatrice ci sei? Hai sempre la testa fra le nuvole." Mamma mi richiama alla realtà.
"Si mamma ci sono."
"Bea mi devo scusare per ieri sera."
"Tranquilla mamma, non fa niente." colpo di scena: mia madre che si scusa per come si è comportata. Non me lo sarei mai aspettata. Allora è vero che la notte porta consiglio.
"E invece fa. Se a te fa stare bene e se pensi che starete bene insieme allora portalo qui. Solo che d’avanti agli altri non penso che potrete baciarvi."
"Si mamma. Sarà tutto così, solo che tu capirai che non è un cattivo ragazzo. Una domanda mamma, ieri sera avevi uno sguardo freddo come se sapessi qualcosa che io non sapessi."
Il momento della verità, mi dirai mai quello che pensavi ieri sera?
"No, stavo solo pensando a come risponderti. E poi se ci fosse qualcosa che riguarda lui che io so, bhe dovrebbe dirtelo lui."
Cavolo. Allora c’è qualcosa che non so.
"Ok. Io vado se no perdo l’autobus."
"Ci vediamo a pranzo. A dopo."
"A dopo mamma. Ciao."
Mi metto le cuffie nelle orecchie per il momento non voglio sentire nient’altro che la mia musica.
Marta mi aspetta alla fermata dell’autobus e io sono di nuovo in ritardo.
"Ciao Marta. Scusa per il ritardo, mamma mi ha bloccato a parlare di Thomas."
"Tranquilla Bea. Allora ci sono novità?"
"Ha detto che vuole conoscerlo. Finalmente, così capirà che è un bravo ragazzo."
"Finalmente questa lotta tra te e tua madre finirà."
"Infatti. Non vedo l’ora."
Arriva l’autobus. Saliamo e facciamo tutto il resto del viaggio in silenzio. A volte mi chiedo cosa pensano gli altri e mi piacerebbe leggerli nel pensiero. Ma non si può, vedere Marta con quello sguardo come per dire che qualcosa non andava bene e non poter sapere a cosa stava pensando era una tortura.
"Marta tutto apposto?!"
"Si. Ieri sera ho sentito Francesco."
"E…?"
"E niente. Abbiamo parlato di Robert e secondo lui dopo tutto quello che mi ha fatto dovrei lasciarlo."
Non mi stupisco bella mia, lui ti ama per davvero e tu dai ancora retta a quel cretino?
"Bhe non è niente che io non ti abbia già detto. Ma detto da lui fa un altro effetto vero?"
"Si purtroppo. È dalla prima volta che l’ho visto che ho capito che sarebbe diventato importante e sapere che io gli piaccio… potrebbe succedere qualcosa no?"
"Si te lo sto ripetendo dal primo istante."
"Lo so, lo so. Ma come faccio a scaricare Robert? È un anno che stiamo insieme. Cosa mi invento?"
"Pensi che ci sia anche da inventare qualcosa? Glielo dici papale papale: tu mi hai tradito e pensi che non lo sapessi, tu mi prendi per culo e io mi sono rotta. Adesso basta. La nostra storia finisce qui. Però Marta abbi le palle di dirglielo in faccia, non fare la vigliacca."
"Tranquilla. Grazie Bea. Poi a Francesco che gli dico?"
"A lui ci pensiamo dopo, intanto dici quello a Robert e per ora limitiamoci a fare il compito."
Iniziamo il test. Me lo aspettavo più difficile. Suggerisco qualcosa a Marta e poi consegno. Vado in bagno e scrivo a Thomas.
 
Ehi cattivo esempioooo! Tutto apposto. Il test era facilissimo. Questa mattina ho parlato con mamma. Si è scusata e ha detto che puoi venire a mangiare da noi. Evviva ti conoscerà e così la nostra lotta infinita finirà.
 
Dopo un minuto mi rispose.
 
Finalmente. Per me posso anche venire stasera, ma non posso fare tardi perché domani devo andare all’università. Devo pur continuare i miei studi, anzi devo rimettermi a studiare e se no come li mantengo quei voti alti? Facciamo questo venerdì? Che ne dici? Poi così sabato usciamo a festeggiare. Una bella uscita a 4: noi e i due futuri piccioncini.
 
 
Hahaha. Per me va benissimo dopo chiedo conferma a mamma ed anche a Marta. Che secchione che sei. Ci sentiamo dopo torno in classe. Ciao Maestro di vita. I love you.
 
 
Ah e poi sarei io il secchione? Tu non messaggi neanche in classe per paura che ti beccano. A dopo piccola. Ti amo anche io.
 
Ritorno in classe. Sembra passata un eternità, invece sono solo cinque minuti. Mi giro e vedo che anche Marta ha consegnato.
"Marta… Marta." sussurro per non farmi sentire dal professore.
"Dimmi"
"Sabato sera. Io, te, Francesco e Thomas a festeggiare perché venerdì sera il mio bad boy viene a mangiare a casa. Che ne dici?"
"E se festeggiassimo anche perché mi sono lasciata con Robert?"
Un sorriso si aprì sui nostri volti.
"Sarebbe… wow… prima però passi da me ci vestiamo e ci facciamo belle."
"Ovvio. Impazziranno."
 
"BEATRICE E MARTA! Silenzio stiamo facendo un compito. Che ne dite anche un bel the con i biscottini?"
"Ci scusi prof."
Diciamo contemporaneamente mentre ridiamo sotto i baffi.
Immaginai cosa sarebbe potuto succedere sabato non accorgendomi che è arrivata l’ora di tornare a casa. Prendo l’autobus da sola perché Marta deve parlare con Robert. Apro la porta di casa e vado direttamente da mamma per chiederle di venerdì sera.
"Mamma, ne ho parlato con Thomas e lui vorrebbe anche venire questa sera solo che domani deve andare all’università. Che ne dici di venerdì sera?"
"Va bene. Che studia all’università?"
"Chimica. Quest’anno finisce e poi cerca lavoro."
"Non mi avevi detto che andava all’università."
"E ti dirò di più, prende sempre il massimo quando fa i test."
"Wow, non… non me lo sarei mai aspettato."
"Esatto. Vedi ti dicevo che non lo conoscevi."
"Va bene ho capito. Dai che mangiamo."
Mamma cucina benissimo così non ci penso due volte e mangio molto velocemente. Finito di mangiare tolgo la tavola e la aiuto a lavare i piatti. Finito vado in camera e faccio i compiti.
Appena chiudo il libro mi chiama Thomas.
"Ciao Bea. Oggi esci?"
"Veramente volevo andare a correre."
"E se passi da casa mia?"
"Nhaa. Sarò tutta sudata e puzzerò, non è uno bello spettacolo."
"Ma dai. Neanche per un bacio?"
"Per quello va bene così poi ti dico quello che mi ha detto mamma. Io esco tra un quarto d’ora. Sarò da te tra un oretta."
"Va bene a dopo."
"A dopo."
Agganciammo contemporaneamente. Amo correre, è una delle mie passioni. Cosa mi metto? Sono indecisa. Fa freddo quindi non posso mettermi i pantaloncini. Opto per i leggins di cotone una maglietta a maniche corte e una felpa.
"Mamma io vado a correre un po’. Sarò di ritorno fra un paio d’ore perché passo da Thomas per dirgli le novità. Ci vediamo dopo."
"Va bene. Salutamelo."
Sono perplessa dalle sue ultime parole. Come ha fatto a passare dall’odiarlo al provare simpatia? Qui c’è qualcosa di strano.
"Certo. A dopo."
Faccio un po’ di riscaldamento poi metto la musica e parto. Passo per il parco vicino casa e vedo i bambini giocare a nascondino. Giro per la Milano che mi piace, la Milano piena di parchi e persone che si divertono anche se è inverno e bisogna andare a scuola. Faccio un’oretta di corsa e arrivo a casa sua. Suono al citofono.
"Chi è?"
"Beatrice."
Il cancello si apre. Salgo le scale sfinita e appena entro mi butto sul divano senza neanche salutarlo.
"Certo che puoi entrare. Sisi tutto bene e ciao anche a te."
"Si scusami. Sto per morire. Mi porti un po’ d’acqua? Era da un bel po’ che non correvo così tanto. Vero che al ritorno mi accompagni tu?"
Fare 7 km di corsa senza mai fermarsi per me è diventato davvero stancante. Era da un paio di mesi che non correvo e forse oggi dovevo andarci più leggera.
"Va bene come vuoi tu. Lo sai che sei sexy anche con i capelli appiccicati al viso per il sudore?"
Ridiamo.
"Smettila. Sai una cosa strana? Mamma mi ha detto di salutarti."
"E cosa c’è di strano?"
"Che sei passato dall'essere odiato allo starle simpatico solo parlandole dell’università."
"Wow. Questo non me lo aspettavo."
"Forse ho capito. Anche papà era un chimico e forse dicendogli che mi tratta come una figlia le sarai stato simpatico. Sai gli manca così tanto. Anche a me manca tantissimo."
Una lacrima riga il mio volto. Papà se ne è andato quando avevo dodici anni per colpa di un incidente. Per colpa di una persona lui ha dato la vita. Mi manca tantissimo, manca a tutti ma la mamma non so proprio come fa a dormire in quel letto da sola sentendo il vuoto affianco a lei.
"Ehi cucciola no. Qui ci sono io. Non riapriamo le vecchie ferite. Ovvio che ti manca, ma puoi contare su di me se ti serve un appoggio morale o solo per sfogarti."
Mi asciuga la lacrima con il palmo della mano e sorrido.
"Sai gli saresti piaciuto."
"Ovvio con il mio fascino piaccio a tutti."
Mi ha fatto ridere anche mentre stavo per scoppiare a piangere.
"Ma stai zitto che sei bruttissimo!"
"Ah si? Io sono bruttissimo? Allora fremo la bella e la bestia."
Mentre parla si avvicina sempre di più alla mia bocca e poi mi bacia. Lui non chiude mai gli occhi e ultimamente mentre ci baciamo rimaniamo con lo sguardo fisso su di noi.
"Mi raccomando venerdì non scordarti i fiori e fai il gentiluomo. Niente parolacce niente di niente. Tu sei educato, dimostralo capito?"
"Si mamma, tranquilla farò una bellissima figura."
 





Note D'autore
Ciao a tutti! Spero che questa storia vi stia piacendo, mi state facendo molto felice con le vostre visualizzaioni (anche se mi farebbero ancora più felici le vostre recensioni, ma mi accontento). Vi volevo comunicare che mi sto impegnando per pubblicare una volta a settimana, il sabato. Ringrazio lilly 134 che ha recensito lo scorso capitolo. Ora levo le tende gente, baci a tutti e buone vacanze!

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Sono le sette. Tra un’ora arriverà Thom e bisogna ancora mettere la tavola e  mi devo vestire. Di certo non posso scendere in pigiama. Dato che sono a casa opterò per un semplice jeans ed una maglietta. Mi vesto in fretta poi
scendo a mettere la tavola. Prendo l’occorrente ed apparecchio. Vorrei che fosse una cena come i pranzi di natale quindi prendo il servizio buono e lo metto sull’isola della cucina. Mamma assaggia le ultime cose mentre consiglia a Micheal quale maglia mettere. Stanno facendo un forte baccano ma io sono insensibile, la domanda che mi tormenta è se piacerà a mamma. E se non gli piacerà poi dovremmo vederci ancora più di nascosto di quanto già non facessimo? Spero che questa serata finisca presto.
Micheal è già nauseato alla sola idea di conoscere il famoso e famigerato Thomas. A nessuno in questa casa, in questo quartiere potrei anche azzardare a dire in questa città piace. 
Corro sopra per la settecentesima volta in dieci minuti. Sto ispezionando tutta la casa. Tutto deve essere perfetto. Entro nel bagno e mi guardo allo specchio. Ho un aspetto orribile, cavolo non mi sono ancora preparata. Mi spazzolo velocemente e metto su un po’ di trucco. Mi do un’ultima occhiata. Forse adesso va un pochino meglio.
Manca un minuto, per la prima volta sono puntuale.
Scendo le scale e spaccando il minuto, come sempre, suona il campanello. È arrivato.
Apro la porta, in mano ha tre rose blu, le preferite di mamma. Tutti accorrono alla porta.
Thom porge la mano a mamma.
“Buonasera signora Tivoli.”
“ No, ti prego, chiamami Anna, diamoci del tu. Io posso chiamarti Thom?”
“Certo, questi sono per voi. Bea mi ha detto che le rose blu sono le tue preferite così ho pensato di portarne tre, una per ognuno.”
“Grazie per il pensiero. Vado a metterle nell’acqua. Ma sedetevi sul divano tra poco mangiamo.”
Mentre mamma va in cucina Thom si piega sulle gambe per essere faccia a faccia con mio fratello.
“E tu devi essere Micheal vero?”
“Si.”
Allunga la mano, ma mio fratello resta con le braccia conserte.
“Micheal stringi la mano a Thomas.” non volevo dirlo. Non volevo dettare un ordine a mio fratello.
“Bea, tranquilla, fa niente. Allora, che mi racconti? Gli amici?”
A questa domanda mi ritorna in mente la nostra chiacchierata. Chissà quanto soffre, spero vivamente che non si trovi nella mia stessa situazione di qualche mese fa.
Sotto mille bracciali avevo cerotti che nascondevano il mio malessere. Nessuno poteva accettarmi, nessuno voleva. In un mese dopo la morte di mio padre si sono dileguati tutti i miei amici. Ho cambiato scuola, ma ero sempre la sfigata senza amici che nessuno accettava. Mi prendevano in giro. Ad ogni ora, qualunque cosa facessi anche se era giusta c’era sempre da ridere. Da quei ragazzi è iniziato tutto. Andare bene a scuola, distrarsi, essere magra, truccarsi, niente andava bene. Quando avevo quindici anni presi il mio primo elastico in mano. Chiusa nella mia camera inizia a farmi male, non soffrivo ripensavo alla giornata passata e tutto diventava più forte. Andando più avanti non mangiai più. Ero caduta in depressione. Poi è arrivata Marta (in secondo superiore) e ho ricominciato a mangiare, ma quando alcuni mesi fa mi dissero la verità, ovvero che tutto era iniziato per una scommessa, decisi che doveva esserci una svolta nella mia vita. Un dolore più forte era la svolta. Un coltello o una lametta.
Ricordo ogni attimo di quando lo facevo. Cercavo di mettermi sul pavimento per non sporcare gli abiti. Nessuno doveva saperlo. Sorridevo nel sentire il mio sangue caldo che scendeva sul mio corpo e poi macchiava il pavimento. Pensavo fosse giusto perché se a tutti piaceva farmi del male allora dovevo provarci. Ho passato notte insonni, con il cuscino bagnato e il terrore di addormentarmi, perché i miei demoni nei sogni erano più forti. Mio fratello non poteva e non doveva passare tutto ciò. Avevo 18 anni ed era atroce, a 10 deve essere terribile.
Poi è arrivato lui e ha notato i cerotti. Mi ha curato ogni singola ferita.
Non so come procede la conversazione perché ho lo sguardo perso nel vuoto e le mie orecchie risentono il suono della lametta che taglia la mia pelle.
“Ehi principessa! Tutto bene? Sembri spaesata e ferita. Che è successo?”
“Oh, no niente, ripensavo a quando ti ho conosciuto.”
Sapevo che con quella singola frase lui aveva capito ed infatti abbassa lo sguardo sul mio polso destro e mi prende la mano. Significa che affronteremo tutto insieme. Io e lui non ci facciamo troppe promesse, ma i gesti contano più di tutto.
La voce della mamma mi riporta alla realtà (come sempre).
“Dai venite che si fredda.”
Adiamo attorno al tavolo e mi siedo vicino a Thom. Non parliamo troppo mentre mangiamo, come è buona educazione. Ma poi mamma inizia con il suo interrogatorio.
“Allora Thom, Bea mi ha detto che vai all’università e che quest’anno ti diplomi.”
“Si, poi conto di trovare un lavoro qui a Milano. Ai migliori, delle aziende offrono un’opportunità. Questo è quello che vorrei fare. I test vanno tutti molto bene e vorrei diplomarmi con la lode. Mi piacerebbe insegnare chimica.”
Mamma abbassa brevemente lo sguardo. Esattamente come papà.
“Sai, anche mio marito faceva la stessa cosa.”
“Si, Beatrice me lo ha detto, parla spesso di suo padre.”
Oggi non è serata, ogni parola mi provoca un flashback. Sono ritornata a quella sera di sei anni fa. Alla sera del suo incidente. Avevo solo 12 anni. Pensavo fosse uno scherzo.
Era apparso sullo schermo di mamma il nome di papà ed avevo risposto io dato che lei era in cucina. Una voce sconosciuta risuonava dall’altro capo, si sentivano le sirene dell’ambulanza.
“La signora Tivoli?”
“No, un attimo le passo mia madre.”
La chiamata durò vari minuti poi mia madre scoppiò a piangere. Non capivo, cosa c’era di tanto grave? Mi prese tra le sue braccia e mi strinse forte. Non parlammo per un’ora, forse non ci credeva, forse non aveva il coraggio di dirlo, forse non sapeva come dirmelo.
“Amore,” ebbe il coraggio di parlare ancora con le lacrime agli occhi “papà se ne è andato, un incidete stradale lo ha portato via da noi. Una macchina gli è andato addosso cercando di superare. L’altro guidatore ora è in coma, quando si sveglia lo arresteranno.” faceva brevi pause e la sua voce ogni tanto si incrinava. Scoppiai a piangere; cosa avremmo raccontato a Micheal? Aveva solo 4 anni e stava aspettando papà di ritorno per rimboccargli le coperte. Il nostro dolce papà era appena diventato un angelo. Ci avrebbe guardato da li su. Oggi penso che forse non sarebbe fiero di me come figlia per tutto quello che ho fatto al mio corpo; e come sorella per non essere mai accanto a mio fratello.
Non ero piccola avevo capito esattamente tutto. La mia vita non ebbe più senso per svariati mesi. La nostra vita si era fermata a quella tragica notte.
Da quel giorno la chiesa si allontanò per me. Come fa Gesù a prenderselo? Aveva due figli e una moglie, la sua vita era finita qui e noi non avevamo più bisogno di lui. Non è vero. Io non credevo e non credo più a tutte queste stronzate. Io ho bisogno di lui, ho bisogno di una persona che mi mostri la strada. Sono stata privata di mio padre. Tutti dicevano che Gesù mi avrebbe dato la forza, ma io in lui ho trovato solo la rabbia.
Io stavo aspettando papà, volevo dargli la buonanotte e raccontargli del mio ottimo voto in matematica, ma non ho potuto. Un pirata della strada me lo ha tolto dalle braccia e tutto ciò che ora mi rimane di suo è il suo cognome. Dopo una settimana abbiamo preso il coraggio e svuotato l’armadio che sembrava vuoto. La nostra vita è continuata, quella di mamma sembrava un nonsense e mio fratello si aggrappava alla mia che si stava frantumando ogni secondo di più.
Sono sati gli anni peggiori di tutta la mia vita, l’adolescenza è il periodo che bisognerebbe sempre rimpiangere, ma io non la rimpiangerò mai. Troppo dolore in 6 anni. Non potevo affrontarlo da sola eppure mi sono rimboccata le maniche e ce l’ho fatta. Ora mi trovo d’avanti a questo piatto con la persona che amo di più al mio fianco e la mia famiglia riunita tutta per me.
Non fare la stupida, sono qui per te. Dai non rimanere impalata esci da quello stupido mondo e reagisci.
“Bea, stasera vai a dormire da lui?”
“Veramente mamma io ci volevo andare domani dato che domani sera usciamo.”
“Bene, allora vacci sia oggi che domani. Ti do il permesso, mi fido. Aiutami solo a sparecchiare e poi potrete andare.”
“Grazie mille Anna, mi fa piacere sentire che si fida. Sua figlia è in ottime mani.”
Con un colpo di scena Micheal stizzito aggiunge: “Ma che ottime mani! Tu le farai del male! E quella scritta tatuata sul braccio? Sei un ribelle e non fai per lei! Lascia in pace mia sorella!”
“Veramente caro Micheal, e non vorrei sembrare impertinente Anna, questa è la data in cui ci siamo conosciuti e l’ho tatuata perché io non voglio lasciarla andare. Purtroppo non sono le persone con i tatuaggi a mandare in rovina il mondo. Non mi aspetto che tu capisca, sei piccolo. E poi concludendo, io non mi sognerei mai di fare del male a tua sorella, lei è tutta la mia vita. Sarei un masochista, un folle a volere ciò.”
“Micheal, hai esagerato, chiedi scusa a Thom.” La voce della mamma risuona in tutta a stanza. Mio fratello si è fato piccolo piccolo dalla vergogna. Thom gli ha dato una bella lezione, non si hanno pregiudizi nei riguardi di qualcun altro.
“No no Anna, va bene così, volevo solo fargli capire le mie intenzioni. Comunque tu resta pure comoda, ci pensiamo io e Beatrice.”
“Ma sei l’ospite, non preoccuparti.”
“No, mi fa piacere.”
Laviamo i piatti in silenzio. Salgo su e prendo l’occorrente per due giorni. Giù sento Micheal che si sta scusando.
Finalmente esco da quell’inferno, saluto tutti e montiamo in macchina.
“Ti vedevo pensierosa, che c’è?”
“Ho pensato ai 6 anni peggiori della mia vita, prima che ci conoscessimo. Ogni parola mi faceva venire in mente il mio malessere.”
“Noi lo abbiamo superato, amore e se si dovrebbe ripresentare farò in modo che neanche un momento tu pianga, diventerò un pagliaccio a costo di farti ridere.”
“E’ per questo che ti amo.”
“Anche io.”
Il primo bacio della serata, un bacio appassionante fermi ad un semaforo rosso. Andrà nella collezione dei baci rubati.
 
Sono le due di notte, Thomas dorme da un pezzo ed io cullata tra le sue braccia ancora non prendo sonno.
Così mi sento al sicuro, come se potessimo schivare ogni pericolo solamente stando tra le sue braccia.
Non riesco a dormire per la cena, ripensare a quei momenti atroci mi ferisce ancora.
Forse è meglio chiudere gli occhi, vediamo cosa la mia mente mi consiglia di sognare.
È il nostro quarto appuntamento. Eravamo in un locale dove nessuno ci conosceva. Non dovevamo dare nell’occhio proprio come ora.
Io indossavo jeans stretti che evidenziavano il mio fisico magro, i tacchi piuttosto bassi per non sembrare altissima ed una maglietta semplice con una piccola scollatura.
Lui aveva una camicia bianca leggermente trasparente alla quale si intravedevano i tatuaggi e un jeans non troppo stretto ne troppo largo. I suoi occhi marroni spiccavano tra gli altri mille. Portava la cresta come sempre ed io avevo lasciato i miei capelli mossi al naturale.
Non ero al massimo dello splendore, ero sciupata e portavo così tanti bracciali! Erano troppi e Thomas se ne accorse.
Prendemmo un tavolo vicino alla finestra per stare più freschi.
Ormai ci conoscevamo da mezzo mese ed eravamo diventati amici. Sapevamo l’uno abbastanza cose dell’altro e per il momento ci bastava. A me non bastava io ero innamorata e penso che lui lo fosse più di me. Era quasi come un amore tra due estranei perché lui non era consapevole del disastro che ero.
Iniziammo a parlare del più e del meno ridendo alle nostre battute. Poi d’un tratto divenne serio.
“Bea che ne dici di iniziare a curare quelle ferite? Che ne dici di togliere quei bracciali?”
Cos’era quello? Un invito ad aiutarmi? Una proposta per diventare più intimi? Qualsiasi cosa fosse parlò prima il mio istinto senza neanche darmi il tempo di ragionare.
“Si, lo vorrei. Ma…non ne sono capace.”
Ecco mi ero mostrata per la ragazza ferita che ero veramente.
“Che ne dici di raccontarmi veramente tu chi sei? Raccontami tutto, ti aiuterò a superarlo.”
Presi un grosso respiro avevo tremendamente paura che dopo questo incontro non mi avrebbe più parlato. Mi stavo mostrando davvero per quella che ero veramente?
“E’ iniziato tutta una notte di quando avevo 12 anni, mio padre morì per colpa di un pirata della strada. Da lì la mia vita non aveva più senso. I miei mici da dopo il funerale si erano allontanati da me forse per paura che io fossi diversa, non l’ho mai saputo. Non avevo più nessuno su cui contare e così ho deciso che alle superiori non sarei rimasta nella parte di Milano dove abito altrimenti non avrei mai trovato un amico. Cambia posto ma le cose rimasero invariate. La fama mi precedeva e non trovavo un amico neanche a pagarlo. In quegli anni ci andavo piano, cioè, mi facevo male con gli elastici o con le mie unghie niente di straordinario. Poi un giorno di seconda superiore Marta mi ha iniziato a parlare, siamo diventate amiche, molto amiche, io credevo in quell’amicizia ma qualche giorno fa se ne è andato tutto a puttane. Robert, il suo ragazzo, mi ha detto che era iniziato tutto per uno stupidissimo scherzo, per una scommessa. E qualche giorno fa mi sono fatta questi tagli. Non sopportavo il dolore. Lei è stata l’unica persona che mi è stata vicina, anche se ora non credo che esistesse davvero quest’amicizia. Lei era la mia migliore amica e non so se riuscirò a perdonarla.”
Feci una pausa, aspettavo una sua risposta, ma lui guardava il mio polso destro, guardava i cerotti al di sotto dei quali stavano i miei tagli come se avesse la vista a raggi X.
“Lo so sono un disastro e un casino.”
“Ma che disastro, io ti giuro ti aiuterò. Curerò le tue ferite una ad una. Io ci sono ora e fino a quando vuoi tu. Io ti romperò sempre finché non mi dirai basta.”
Sorrisi e per la prima volta mi sentii bene veramente.
La mia mente non mi offre un ottimo scenario per addormentarmi, ma dovrò accontentarmi.
Ribadisco, oggi non è giornata.
 











Note d'Autrice
Ciao a tutti! Come va la vita? Mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento della storia, ma ho avuto un contrattempo. Allora... questo è un capitolo un po' contorto, perché si mischiano presente e passato... boh spero possiate averlo apprezzato in un qualche modo, anche se non è uno dei miei preferiti; se volete scrivermi una recensione io non mi offendo, eh! Baci a tutti, buon agosto, godetevi st'ultimo mese di vacanze, ciao <3

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


“Sarà il giorno più bello della nostra vita.”


Thom mi sembra un bambino, se la perde a fare giravolte per casa continuando ad urlare per la felicità.


“Ma sei cretino?”  rido o sorrido non lo so forse un mix “sveglierai i vicini, smettila. Dai, andiamo a fare colazione al bar? Se stai tutto il giorno così le decisioni le prenderò tutte io. Per incominciare oggi pomeriggio è riservato a Marta e a farci irresistibili.”


“Ehi mamma mia che forza di prima mattina.”


“Ha parlato! Ma ti sei sentito?”


”Ho capito ci vestiamo e si fa tutto quello che vuoi.”


“Yeeee! Vittoriaaaaaa!”


Il mio urlo riecheggia ovunque.


Amo la mia scuola. Il sabato non si va ed ogni giorno si fa la sesta ora. Ci lasciano il weekend interamente libero.


Vado in camera e metto la sua felpa nera. Voglio vestirmi con le sue cose, voglio sentire il suo profumo sul mio corpo e per fortuna in questo quartiere posso dato che ci sono per lo più studenti. Nessuno ci giudica… tranne quando facciamo chiasso.


“Si certo perché chi te lo ha detto che non me la volevo mettere io?”


Sta sulla porta con lo sguardo interrogativo e le braccia incrociate.


“Io e so benissimo che me la presti, perché tu mi vuoi bene ed io sono una scroccona.”


“Ma io mica mi metto le tue cose!”


“E perché non lo fai? Tieni mettiti il leggins se vuoi.”


“Hai vinto. Ma mica vuoi andare senza un pantalone?”


“Lo sto cercando idiota.”


Prendo il leggins nero semplice. Ovviamente metto le mie Nike preferite. Vorrei mettermi anche le sue scarpe, ma il suo 43 è eccessivamente grande rispetto al mio 38.


Lascio il tempo di vestirsi mentre guardo la prima giornata di sole a Milano in inverno. Un avvenimento molto raro.


Scendiamo di corsa le scale e ci ritroviamo al bar sotto casa. Ordiniamo e mangiamo. Dopo la colazione decidiamo di andare a farci un giro.


Qui vicino c’è un parco giochi. Voglio assolutamente andare sulle altalene.


Arrivo d’avanti al cancello aperto ed entro. Non ci sono bambini. Ci sono solo io. Mi siedo e inizio a dondolarmi avanti e indietro.


“Ma cosa fai? È per i bambini.”


Non rispondo, sono in profonda meditazione. Le altalene sono sempre state presenti nella mia vita da quando ci caddi a 4 anni fino ad oggi. Le ho sempre amate e so per certo che quando avrò un figlio o una figlia nel giardino di casa ci saranno due altalene.


“Ho capito, bambina mia. E se ti sedessi sopra di me?”


Mi freno di colpo. Che splendida idea che ha avuto!


“Sii! Se ci beccano però è colpa tua. E ti avverto, peso.”


“Guarda che lo so, mica è la prima volta che ti prendo in braccio.”


Ci spingiamo avanti e indietro con molta fatica. Veramente sta facendo tutto lui, io mi faccio dondolare dalle sue braccia.


“Abbiamo fatto così tante stronzate insieme.”


Mi giro e lo bacio. L’ha urlata per farla sentire a tutti, ma il tutti sono solo io per lui. Rallenta piano e ci fermiamo, mi giro verso di lui e ci incominciamo a baciare più appassionatamente.


“Forse…” è interrotto dai miei baci e non riesce a finire le frasi.


“forse è meglio andare a fare la spesa. Oggi a pranzo vorrei mangiare, sono già le undici.”


“Andiamo.”


Camminiamo per le strade mano nella mano. Chissenefrega di tutte le persone, che possano parlare a me importa solo di lui. Arriviamo subito dato che è distante solo 100 metri dal parco.


“Allora che vogliamo fare?”


“Io opterei per pasta al sugo e un po’ di prosciutto. A casa hai i pomodori?”


“Si. E poi per contorno? Prendiamo l’insalata?”


“Si.”


Entriamo e ci fermiamo sulla porta, qualcuno sta salutando Thomas.


“No ma dai! Ciao Thom cosa ci fai qui?”


Lui lascia la mia mano per abbracciare la ragazza. È alta e con un fisico mozza fiato. È molto bella. Che fosse una sua ex?


“Sai com’è, bisogna mangiare Cara e quindi stiamo facendo la spesa.”


C’è molta intimità tra loro.


“E lei è la tua nuova fiamma?”


”Si, è le mia piccola. Si chiama Beatrice. Lei invece è Cara.”


”Piacere mio bella. Certo che qualche volta potresti venirci a trovare! Mi raccomando ti aspettiamo ora devo scappare. È stato un piacere. Fatti sentire.”


Facciamo un altro paio di passi e quando sono certa che se ne è andata chiedo a Thomas:”Scusa ma chi era quella sventola? Una tua ex?”


Ride di gusto. Cosa ho detto di divertente?


“Ma chi Cara? La mia cuginetta? Nella foto a casa hai detto che era brutta!”


“Oddio aspetta quella bambina era Cara? Porca la miseria la pubertà fa miracoli!”


Ridiamo entrambi. Ci sbrighiamo e torniamo a casa. Mentre lui inizia a fare il sugo io vado a rifare il letto.


Mi squilla il telefono, è Marta.


“Ehi Marta.”


“Ciao allora oggi io te a casa mia alle cinque. Ho importanti novità a dopo piccola.”


Rido perché non mi ha dato neanche il tempo di rispondere.


“Va bene a dopo cucciola.”


Ritorno in cucina e lui ha finito di far il sugo. Ci sediamo sul divano e guardiamo un po’ di televisione.


 


Oddio non ho la minima idea di quello che mi devo mettere. Il vestito penso me lo presterà lei ma che tacchi porto? Quelli neri o quelli rosa? Porto quelli rosa, voglio cambiare.


 


“Sbrigati siamo in ritardo, devi accompagnarmi!!”


“Ma quando prendi la patente?”


“Tra poco. Perché tu mi farai guidare la tua macchina? Apro parentesi che è anche la mia preferita?”


“No mai! La mia piccolina non si tocca.”


“Stronzo. Hai voluto la guerra e stasera morirai.”


“Oh no! Scendi che siamo arrivati. Ci vediamo dopo. Noi arriviamo alle 8, a dopo ti amo.”


“A dopo anche io.”


Busso alla porta e subito Marta mi spinge dentro senza neanche darmi occasione di salutare i suoi mi trascina su nella sua camera. Si sta facendo i boccoli ed è a metà dell’opera. A me li alliscerà, sa che sto benissimo in quel modo.


“Allora inizio. L’ho lasciato e ci è rimasto di merda! Non se lo aspettava quel bastardo. Stasera dato che saremo stupende vorrei finalmente baciare quelle labbra maledettamente stupende.”


“Wow sei davvero molto avventata. Pensiamo a farci stupende. Ho preso i tacchi rosa, volevo cambiare. Che mi consigli tra i TUOI vestiti?”


“Allora, abbiamo questo che mi metterò io. Nero ovvio aderente e non troppo corto ne troppo lungo. E per te invece ho l’ideale.”


Caccia fori dall’armadio il suo vestito da damigella. Un vestitino rosa a palloncino di stoffa. È a fascia ed è davvero troppo bello. È molto corto e… si impazzirà, ma non mi importa della sua reazione.


“Oh cavolo! Sei sicura che mi starà bene?”


“Certo! Adesso sbrighiamoci, ci aspettano i capelli, le mani, il trucco ed il vestirsi.”


Le chiacchiere continuano mentre ci mettiamo lo smalto con una tecnica vista su facebook.


Ci trucchiamo ci facciamo i capelli e si sono fatte le otto. Dobbiamo ancora vestirci e loro già sono arrivati. Ci infiliamo in fretta e furia il vestito e scendiamo.


“Ciao Valentina, ciao Marco, scusatemi se prima non vi ho salutati, ma mi ha portata su di fretta. E mi dispiace di aver preso in prestito il suo vestito.”


“Ma stai scherzando?” attacca Marco il papà di Marta “Sta molto meglio te che a mia figlia.”


”Papàà!!” Marta lo rimprovera.


“Comunque mi porto le chiavi non so che ora faccio e non so neanche se torno a dormire a casa. Forse mi fermo da Bea.”


“Va bene chiameremo la mamma di Beatrice per assicurarci che abbia dormito lì allora.”


Valentina (la mamma di Marta) ha molto senso dell’umorismo e sa benissimo da chi si fermerà forse a dormire. Ma non mi aveva detto che aveva quel tipo di idee.


“Certo. Ci vediamo ciao.”


“Ciao.”


“Ciao ragazze! E mi raccomando attenzione alle vostre gambe!” Marco ci fa sempre la raccomandazione.


“Ciao care. Attenzione mi raccomando.”


L’auto di Thom è proprio d’avanti la casa.


Saliamo e invece di un saluto mi accogli in tutt’altro modo.


“Ma che vi siete fumate? Ma avete visto quanto sono corti i vostri vestiti?” Thom sembra molto arrabbiato.


“Thom smettila. Ma hai visto quanto stanno bene? Cazzarola non vedrai mai ragazze più belle di loro.”


“Grazie Francè. A sto punto dopo vengo a dormire da te invece che da Thom.”


“Che ne dici Marta? Ci esce un menage a trois?”


“Per me va bene.”


“La smettete?” Thom è molto protettivo nei miei confronti


“Insomma si parla della mia ragazza.”


“Tranquilla tanto non la tocco veramente se no tu mi uccidi.”


“Vedo che hai compreso.”


Entriamo nel locale. Oggi siamo al Summer. Ormai ci conoscono quindi prendiamo sempre lo stesso tavolo. Ci portano da bere.


Io e Marta ci scateniamo in pista sotto o sguardo protettivo di Thomas e Francesco. Prima si stavano mangiando letteralmente con gli occhi.


Torniamo al tavolo e Marta alza la sua coca-cola.


“Oggi siamo qui anche perché finalmente posso essere della persona che mi piace da mesi lasciando quel pezzo di merda.”


Si gira verso Francesco e lo bacia.


“Augurii!”


“Raga ci si può ubriacare con la coca? Secondo me vi siete realmente fumate qualcosa.” Francesco è letteralmente sconvolto.


“Andiamo a ballare.”


Loro due si avviano in pista mentre io e Thom rimaniamo seduti.


“Andiamo anche noi?”


“Si solo, puoi andarmi a prendere un’altra birra? Tanto sei maggiorenne.”


“Ma poi devi guidare.”


“Lo so ma le reggo un paio di birrette.”


Attraverso la folla e vado a prendere la sua amata birra. Mentre spetto che la prendano mi si avvicina un ragazzo. Mi guarda le gambe con molto interesse.


“Ciao sono Luca. Sei bellissima, hai delle gambe wooow. Chilometriche”


“Em. Grazie, ora devo andare.”


Mi ferma per il braccio mentre mi sto girando.


“E dove vorresti andare?”


“Da me. Ciao molto piacere sono il suo ragazzo.”


Thom compare dal nulla e mi si para affianco.


“Prendi aria.”


“Senti me ne stavo andando.”


“La festa è finita anche per noi ce ne andiamo.”
































Note D'autore


Ciao a tutti! Come procede l'estate? Tra poco ricomincia la scuola... ma non ci pensiamo. Volevo chiedere il vostro parere riguardo all'inseriredelle foto raffiguranti i personaggi della storia.


Molti (me inclusa) preferiscono immaginarli, ma forse qualcuno vuole sapere come li ho immaginati io. Spero vi stia piacendo come prosegue la vicenda.


Un caloroso abbraccio a tutti. Baci. 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


"Thom cavolo, rallenta!"

Thom sta schizzando per le strade, potrebbe farci fare un incidente solo perché è arrabbiato.

"Tu non sai nemmeno quante volte ho sognato che ero sempre lo stesso bastardo di prima."

"Tu sei cambiato, e di certo io non me ne stavo andando con quel maniaco."

"Non posso lasciarti neanche un minuto da sola. Non dovevi metterti questo vestito."

"Vorresti dire che è colpa mia? Vorresti dire che se mi faccio bella per te è colpa mia?"

"A me non devi dimostrare niente e lo sai. A chi volevi dimostrare che sei bellissima?"

Porca la misera Thom, non ha senso parlare con te. Mi sono fatta bella solo per te e perché volevo passare una bella serata. Ma tu non apprezzi il minimo sforzo. Io da te non me ne vado.

"A te. Tu non sai la paura che ho di perderti. Hai girato ragazze molto più belle, e come dice mia madre io non sono il tuo tipo. Non ho quel fisico stupendo, non so camminare sui tacchi alti, non mi trucco troppo, e non ho un bel viso."

"Ora credi anche a quello che dice tua madre? Forse è meglio se ti riporto a casa."

"Io già ci sono, tu sei la mia casa. Con te mi sento a casa."

"Dormirò sul divano."

Mi sono completamente spogliata delle mie paure, mi sono messa a nudo e a te cosa importa? Un bel niente. Basta che hai ragione tu. Vorrei urlarti che ti odio ma non ci riesco, io ti amo e tu non ti accorgi nemmeno di quanto amore potrei darti.

I miei pensieri non accennano a stare muti. In questo silenzio non vorrei pensare un bel niente.

Siamo arrivati. Apre la porta e va in camera, prende il cuscino e la coperta e torna sul divano.

"Buonanotte."

"Notte."

Io vado in camera e mi chiudo nel piccolo bagno tutto di Thom. Mi preparo. Mi strucco, mi lavo e sono pronta per andare a letto.

Le mie azioni sono molto lente. Si è fatta l’una. In salone si sente ancora la televisione accesa. Vado a controllare.

Thom dorme, spengo la televisione e poi gli sussurro all’orecchio: << Io ti amo stupido. Mettermi quel vestito non è stata una mia idea. Scusami lo stesso.>>

Gli do un bacio sulla guancia attenta a non svegliarla ma inutilmente. Il suo braccio mi stringe le gambe e mi butta su di lui. Era sveglio e non voleva farmelo capire, forse voleva solo sentire delle scuse.

"Scusami tu, sono uno stupido non me la sarei dovuta prendere con te ma con quel bastardo."

"Fa niente."

Le sue mani mi stringono al suo petto, il mio orecchio poggiato sul suo cuore e sento i suoi battiti.

"Non sarei resistito un minuto di più senza di te."

Il suo respiro si regolarizza, si è addormentato. Amo guardarlo dormire. Sembra un cucciolo che ha trovato la pace.

Dopo pochi minuti mi addormento anche io.

 

 

"THOM CAZZO APRI!"

"Francesco?"

Thom tutto rintontito in boxer va ad aprire.

"THOMMMM!!!! Ho passato la serata più bella della mia vita. Tutto quello che ho sempre sognato si è realizzato. La nostra serata si è conclusa a casa mia. Adesso l’ho riportata dai suoi. Sembravamo due adolescenti che finalmente avevano trovato l’anima gemella. È stata la notte più bella della mia vita. Abbiamo fatto l’amore, non era solo sesso, era fare l’amore. C’era la sintonia che sicuramente anche tu e Bea provate ogni volta.  A proposito dov’è?"

Alzo la mano dal divano. Non mi aspettavo che Marta desse una svolta così grande alla sua vita, e poi appena dopo aver lasciato il suo ragazzo.

"Che figura di merda! Thom potevi dirmelo."

"Non mi hai lasciato il tempo di parlare."

"Per me sono realmente troppi dettagli che poi mi dirà anche Marta, quindi vi lascio a descrivere la notte passata. Vado a farmi la doccia."

Mi dolgo la coperta, sono solo in intimo ma a quanto pare nessuno ci fa caso. Francesco è troppo preso dalla sua nottata.

Entro nella doccia e cerco di non pensare alle parole di Francesco. Marta non si comporta mai così di fretta almeno che… come ha fatto con me. Almeno che non è tutta una scommessa con il suo ragazzo, una messa in scena per farlo soffrire. Ma lei sembra essersi affezionata veramente. Forse è la verità e sono io che non me lo aspettavo. Devo assolutamente parlare con Marta.

"Non ti sei presa le cose. Te le ho portate."

"Grazie Thom. Ora esci."

"Ma dai un giorno dobbiamo farcela la doccia insieme."

"Si certo domai."

Esce dal bagno ha capito che non sono molto in vena.

Mi asciugo e torno di là sempre in intimo perché devo scegliere i vestiti.

Thom entra in camera insieme a Francesco, forse voleva fargli vedere qualcosa ed ha trovato me.

"Ma tu non ti vesti mai?"

Questa volta Francesco mi ha notato.

"E’ stupenda in intimo Thom, hai fatto un ottimo affare."

"MUORI!!"

"Lo so, veramente vestiti dai."

"Naa, lasciala così è un’ottima vista."

Tiro uno schiaffo sul braccio di Francesco mentre Thom gli tira un pugno sul braccio.

Io sono ancora indecisa su cosa mettermi.

Prendo il jeans rosso e la maglia nera.

"Bea accompagniamo lui e poi te."

"Si ma anche piccola sosta da Marta devo darle il vestito."

"E guai a te se te lo rimetti."

"Va bene capo."

Usciamo e saliamo in macchina. Francesco non abita molto lontano e non ci mettiamo molto ad arrivare.

"Ah Bea, comunque non dire niente a Marta di questa mattina."

"Non ti assicuro niente caro mio. Ciao Francè."

"Ciao a tutti! Thom io e te ci sentiamo dopo."

"Si ciao cugino."

 "E’ tuo cugino?"

"Certo, è il fratello di Cara."

"Oh mio Dio! Ma tu non mi dici mai niente."

"Piano piano capirai meglio la mia famiglia."

Arriviamo a casa di Marta e prendo il vestito.

"Ciao Marco, volevo ridarlo a Marta."

"Si ce lo do io, grazie. Ma a casa di chi a dormito? Lì c’è il tuo ragazzo quindi non da voi."

"Ha dormito con il cugino del mio fidanzato. Si sono conosciuti quest’estate."

"Grazie per l’informazione, terrò il segreto."

"Grazie a te Marco. Ciao."

"Ciao Bea."

Risalgo in macchina.

"Che ti ha chiesto?"

"Da chi ha dormito. E io gli ho detto la verità."

"Brava. Senti io lunedì tono a scuola e non ci vediamo per questa settimana perché poi vado dai miei. Quando li vuoi conoscere?"

"Non so, per me va bene sempre."

"Allora ti porto tra un paio di settimane. Ti avverto scarpe comode, abitano in campagna."

"Si tranquillo. Ci sentiamo allora ciao Thom ti amo e grazie per il passaggio."

"E di che cucciola. Ti amo anche io."

Entro dentro casa. Sono le undici e sembra sia deserta. Forse sono andati a fare la spesa. Non c’è nessuno. Mi metto comoda e aspetto.

Passano un paio d’ore e non tornano. Decido di chiamare mamma.

"Mamma ma dove siete?"

"Dalla nonna, mi sono scordata di dirtelo. Prenditi qualcosa. Come è andata con Thomas?"

"Bene e voi come siete stati?"

"Senza di te? Benissimo! Ora vado a dopo."

Rido per la sua affermazione.

"A dopo."

 

"Bea sto venendo da te, ho fatto un casino."

La voce di Marta suona terrorizzata dall’altro capo del telefono. Devo aspettarmi il peggio.

"Posso immaginare, portami qualcosa da mangiare."

"Si. A tra poco."

Non può aver fatto di nuovo lo stesso sbaglio, ti prego dimmi di no.

Il campanello suona e apro a Marta.

Ha le lacrime agli occhi ed il trucco sbafato. Lascia cadere le buste e si tuffa tra le mie braccia. Con il piede chiudo la porta mentre cerco di consolare Marta.

"E’ successo di nuovo."

Abbasso lo sguardo. Chi sa quanto soffrisse? Chi sa quanto soffrirà Francesco? Chi sa quanto soffriranno?



















Note D'autore

Ciao gente! Scusate se ho aggiunto il capitolo solo ora ho avuto qualche problemuccio. Ringrazio tutti quelli che stanno continuando a leggere.

Siccome non mi avete scritto neanche un commentino per dirmi se li volevate nello scorso capitolo, io vi metto la foto dei miei personaggi e sotto ci sono scritti i nomi degli attori.

Un bacio a tutti.


 

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Beatrice = Lucy Hale

Thomas = Ryan Guzmen

Marta = Phoebe Tokin

Francesco = Julian Morris

Micheal = Alexander Ludwig

Anna = Sarah rafferty

Amanda = Ashley Benson



                                    

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


*******
“Ehi Beatrice, ma tu lo sai perché Marta parla con te?”
“Si, siamo amiche.”
“No, ha perso una scommessa.”
Corsi in bagno sperando che nessuno mi vedesse. Le lacrime scendevano ed io dietro una porta continuavo a singhiozzare.
Sempre la ragazza con la scritta in testa  “USAMI”, sempre la ragazza troppo dolce per essere veramente arrabbiata con qualcuno, sempre quella capace di perdonare e sempre l’unica che aveva il diritto di soffrire.
*******
Andatevene stupidi pensieri, devo concentrarmi ora, al mio passato penseremo dopo.
Marta continua a piangere ed io non so che pesci prendere.
“Allora calmati e raccontami.”
Ma come faccio a dirle di stare calma? Dai su non so stare calma neanche io.
“Si… allora… prima dell’ultimo litigio ho fatto una scommessa con Robert… voleva vedere se riuscivo a conquistare Francesco…”
“… e tu ce l’hai fatta. Poi?”
“Poi mi ha detto che ero una stupida, che… che non dovevo andarci a letto… e che…e che ora lì dirà tutto.”
La sua voce tremolante è interrotta dai singhiozzi. È un gran bel pasticcio, come ci si può uscire? Bisogna trovare una soluzione.
“Allora tu dici tutta la verità a Francesco, poi chiudi per sempre con Robert e con questo capitolo delle scommesse. Quante altre persone devi far sta male per la tua stronzaggine? Ora te lo dico sinceramente, da amica che lo ha passato. Smettila assolutamente e svuota il sacco.”
“Ma… ma poi soffrirà.”
Certo Marta che soffrirà! Cosa ti aspetti?
“Si Marta, ma a questo punto è inevitabile.”
“Lo chiamo?”
“No, vedilo di persona, ma risistemati un attimo.”
“E’ stata la notte migliore della sua vita vero? Lo è stato anche della mia.”
Non rispondo, non voglio metterle ulteriore pressione.
“Ora vado. Lo chiamo e poi ti racconto.”
“Ciao Marta.”
Chiude la porta e mi distendo sul divano. Una lacrima calda mi sfiora il volto.
Dio solo sa quanto ho sofferto.
Il “Giorno del Tradimento” (è così che l’ho chiamato) sono tornata a casa dove tutto mi sapeva di lei. In camera c’erano le nostre mille foto. Le ruppi tutte. Poi mi chiusi in bagno con un coltello preso dalla cucina.
Forse mamma sentiva il mio dolore, forse Micheal voleva entrare, ma ormai c’era un muro d’avanti a me e nessuno l’avrebbe più abbattuto per mesi.
Mi tocco il polso involontariamente. Se mi concentro riesco ancora a sentire la pelle tagliata sotto il mio dito. Il sangue colare e sentirmi più leggera. L’ansia era diminuita, sembrava uscire fuori dal taglio aperto.
Era un sollievo farlo.
La porta di casa cerca di aprirsi.
Basta dormire al in piedi. Mi asciugo le lacrime e mi giro su un fianco facendo finta di dormire. Involontariamente cado nel sonno.
 
Mi sveglio e sono le sette. Non ho studiato, domani a scuola non sarò preparata. Guardo il cellulare e ci sono tre chiamate senza risposta. Due da Marta e una da Thom. Quella di Thom è una mezz’ora più tardi. Deve aver scoperto tutto. Io ho mandato il cervello in black out come una cretina, scomparendo per i miei amici e per il mio ragazzo.
Richiamo Marta.
“Allora?”
“Non mi vuole vedere più.”
“Marta mi… mi dispiace…”
Non so che dire. Beh cosa si aspettava? Cosa mi aspettavo? Che andassero d’amore e d’accordo come prima?
“Lascia stare. Domani non vengo a scuola. Notte.”
“Notte Marta.”
Sono davvero ingenua! L’ho lasciata andare con quel tono deprimente? Richiamo Thom, spero non si arrabbi.
“Thom…?”
“Bea, lo sapevi?”
“Me lo ha detto oggi pomeriggio, ma già questa mattina avevo capito che qualcosa non quadrava.”
“Va bene. Senti ora vado che Francesco è disperato. Ci sentiamo, notte.”
“Notte. Ti amo.”
Non mi ha neanche salutata per bene! Ha chiuso la telefonata subito. Oggi non è giornata.
Salgo le scale e sento un singhiozzo provenire dalla camera di mio fratello.
Busso e poi apro, non mi frega se non risponde. Lo trovo con le gambe contro il petto che piange.
Mi avvicino e lo abbraccio.
“Shh, va tutto bene, ci sono qui io.”
Ma cosa è successo? Scommetto problemi con gli amici. Oggi tutti hanno questi tipo di problemi e mio fratello è proprio la ciliegina sulla torta.
“Mi… mi hanno detto che… che sono cresciuto senza un padre… e che quelli che crescono senza padri sono gay… mi hanno dato del finocchio.”
MA COSA?? MA COME SI PERMETTONO QUEI MARMOCCHI ANTIPATICI DI DIRE QUESTE COSE??
“Chi te lo ha detto? Voglio il nome!”
Il mio corpo sprizzava rabbia da tutti i pori, la mia anima urlava. Volevo dare una lezione a quel bambino che si permette di insultare il mio piccolo Micheal!
“Giorgio. Quello che abita qui vicino.”
Ho capito perfettamente chi è. Scendo di sotto con gran velocità. Prendo la giacca ed esco sbattendo la porta.
Ora vediamo chi è il finocchio gay!




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Ciao a tutti! Si oggi sono stata puntuale avete visto che brava che sono? ;)
Allora quelli asterischi scandiscono l'inizio e la fine del flashback. Ho seguito il consiglio di Lilly 134. Così magari si riuscirà a capire meglio quando Bea (o qualunque altro perspnaggio) parla del suo passato.
Bene emm... che altro devo dirvi? Ah si, se trovate qualche errore ditemelo e... ci vediamo al prossimo capitolo. Un bacio a testa! Ah, per chi non l'avesse capito, i link soprastanti sono delle immagini nel profilo istagram dedicato alla storia.
Fateci un salto se vi va, ci sono le immagini anche dei personaggi e... basta, baci a tutti.

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Capitolo 8
*** Capitolo nove ***


Sono passati due giorni dall’ultima volta che ho sentito Thom.
Mi manca tantissimo, mi manca la sua voce, il contatto delle nostre mani, i suoi baci, i suoi messaggi ed anche i suoi sospiri.
Non ce la faccio senza di lui. Non ce la faccio a resistere sapendo che tra noi c’è questa tensione.
Non dormo più tranquillamente, ho paura che lui mi lascerà. Ha così tante pretendenti ed io sono solo una brutta ragazzina viziata in confronto a loro.
Lo so, lo so, sono solo passati due giorni e cosa potrebbe mai accadere in due giorni? Tutto! Conoscendo lui sarebbe potuto succedere di tutto.
“Beatrice, oggi ti va di venire a casa?”
Marta sta ancora peggio di me, ha perso l’unica persona che abbia mai amato. Lo ha tradito ed ora non sa come riprendere la sua fiducia. Vorrebbe ricominciare tutto da capo ma non si può tornare indietro.
Ogni mattina ha gli occhi sfatti e lucidi di chi ha pianto tutta la notte per una stupida scommessa.
“Certo. Porto i compiti che per domani ce ne abbiamo molti.”
Scendiamo dall’autobus e ci salutiamo.
Devo smetterla di fissare il cellulare in attesa di qualcosa che non avverrà, in attesa di un messaggio o una chiamate che non arriverà.
“Ciao Beatrice!”
Tacchi alti, gambe sottili e perfette, capelli sempre fatti dal parrucchiere, sempre perfetti e occhi di ghiaccio. Amanda!
“Ciao Amanda.” Faccio il sorriso più finto che posso mentre lei con quella sua aria da santarellina mi guarda. Ma cosa vuoi? Ma chi ti conosce! Ma lasciami stare!
“Come stai? Quando ti vedo per strada sembri triste, è successo qualcosa cara?”
Ma cosa ne sai tu? Perché ti interessi di me?
“Sto benissimo, mai stata meglio. E tu?”
è da quando mi sono messa con Thom che lei cerca sempre di scoprire qualcosa. Mi spia dalla sua finestra con lo sguardo da stronza e coglie ogni nostro singolo gesto lo so.
“Benissimo cara. Allora chi è quel ragazzo che parcheggia sempre d’avanti casa mia? Non è un po’ troppo grande per te?”
“Ma chi Thomas? Il mio migliore amico?”
Come faccio a mentirle sapendo che ha visto tutto?
“E tu vai a dormire a casa del tuo migliore amico?”
Ma…? Come fa a saperlo? Non so proprio che risponderle.
“Ora devo andare, le mie unghie aspettano impazienti. Ciao cara, mi raccomando qualche volta passa a casa, ci prendiamo un the e… bhe magari ti ridiamo una risistematina.”
Continuo a fingere un sorriso mentre lei mi squadra.
“Certo. Ciao.”
Spero che cada da quei trampoli e ti romba un unghia.
Entro a casa.
“Bea com’è andata?”
“Una merda ok? Io non mangio e poi vado da Marta.”
Ah giusto, quando litigo con le persone a cui tengo poi divento acida e stronza. Mi dispiace per la risposta che ho dato a mia madre, ma la mia bocca si è mossa da sola e la mente non ha avuto il tempo di mettere insieme quelle semplici due paroline, “tutto bene”.
Entro in camera e butto lo zaino per terra e il cellulare sul letto.
Prendo le cuffiette e alzo il volume della musica. Lui mi accoglie con le se parole dolci e la sua voce cauta come se mi dicesse “vieni io ci sono, sfogati”. È l’unico che c’è sempre stato, nei momenti belli, in quelli brutti. Con lui ho condiviso tutto, con il mio idolo. Eppure lui non sa neanche che esisto. Ora addio mondo, è stato un piacere conoscerti, ci rivediamo tra qualche ora. Metto la sveglia e lascio che la mente si liberi e le sue parole mi cullino nel vuoto dei pensieri.
 
È ora di andare da Marta. So già cosa mi aspetterà. Dovrò consolarla per un'altra giornata mentre le lacrime le bagneranno le guance e il trucco che la sporcherà tutta. È già la seconda volta che la vedo così e non posso fare altro che consolarla.
Esco di casa senza salutare nessuno ancora con le cuffiette nelle orecchie.
Nel quartiere è iniziata a cadere n po’ di neve. Si fa sentire il freddo di dicembre. Sono arrivata e suono.
“Ciao Bea. È su in camera sua, ma ci dirà mai cosa sta succedendo?” anche Marco non ha la sua solita aria divertita e allegra. La figlia ha contagiato l’umore di tutti.
“Non lo so proprio.”
Inizio a salire le scale e busso alla sua camera.
“E-entra Bea”
Cattivo segno, sta già piangendo.
Entro e senza dire niente l’abbraccio. Rimaniamo così finché non si è calmata.
“Ora va meglio?”
Tira su con il naso.
“Si. Facciamo i compiti?”
“Si e poi andiamo al centro e ci mangiamo una bella pizza.”
Annuisce poi ci mettiamo a studiare. Riesco anche a farla ridere facendo qualche gaffe che non si possono dire.
Poi scendiamo e per la prima volta da un paio di giorni riesce a sorridere ai genitori che si illuminano e mentre stiamo uscendo mi abbracciano.
“Macchina o motorino?” anche Marta finalmente si è illuminata con il suo bellissimo sorriso.
“Motorino, ci vuole un po’ di adrenalina.”
Saliamo e mettiamo il casco. Sfrecciamo tra le macchine ridendo e scherzando. Arriviamo finalmente in centro .
C’è ancora tanta gente. Facciamo un giro tra i negozi e notiamo un paio di vestiti dir poco stupendi. Ma dobbiamo passare oltre non abbiamo tutti quei soldi con noi. Andiamo a prendere la pizza. Le solite due margherite.
Mentre aspettiamo mi squilla il telefono.
Vedo l’immagine, è Thom.
 






Note d'autore

Ciao a tutti!
Come state? Ecco il nuovo capitolo prima dell'inizio scolastico. Mi scuso se non ho caricato alcuna foto, ma... non ne ho trovata una adatta.
Per la prima volta fa la sua entrata in scena Amanda, un nuovo personaggio. Cosa vi aspettate da lei? Avevete avuto prime impressioni? Se si, positive o negative?
Fatemi sapere se trovate errori e cosa ne pensate di come sta evolvendo la vicenda e se vi piace ;)
Bhe non ho altro da dire, ci vediamo la settimana prossima (lo spero fato che sarò impegnata con la scuola, come molti altri, ce la metterò tutta lo stesso per aggiornare).
Ciao un bacio a tutti! :*

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Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


L’ira investe tutta me stessa, come ha potuto vorrei sapere! Come? Non sono più in me, ora anche una zanzara potrebbe far uscire la bestia che ho sepolto in dentro. Sotto cuscini, incatenato c’è il mostro che voleva uscire ma che ho tenuto a bada, l’ho addomesticato. La mia rabbia però ora non ha più senso di rimanere lì! Penso proprio che la farò uscire una volta per tutte.
Busso.
"Buonasera signora, vorrei parlarle giusto un minuto del comportamento di suo figlio nei confronti di mio fratello."
"Um, va bene. Dimmi tutto! Entra pure!"
Si sposta per farmi segno d entrare. Nella casa dove c’è il distruttore della vita di mio fratello? Ah si certo, stai certa che ci entrerò!
"Preferisco rimanere qui. Ha detto a mio fratello che è un finocchio perché è cresciuto senza padre."
"Oddio Beatrice non lo sapevo un attimo te lo chiamo. GIORGIO SCENDI SUBITO!!"
Va bene, bestia esci. Ora sarà uno scontro tra titani.
"Ciao Giorgio! Allora chiariamo subito: nostro padre non ci ha abbandonato, non ci ha lasciati quindi non puoi chiamarci sfigati. La sua vita è finita per un incidente stradale. Sai un pirata della strada. Ora piccolo impertinente tu hai rovinato la vita di mio fratello, bravissimo, io non voglio delle scuse assolutamente, voglio solo che tu gli ridia ciò che non ha mai avuto per colpa tua! Una reputazione e degli amici! Penso che da grande diventerai lo stronzo per eccellenza ma aspetta un attimo? Mai sentito dire che i bulli sono dei palloni gonfiati? No è! Bene ora lo sai, racconta dei tuoi disagi a qualcuno e non sfogarti su mio fratello. Grazie e…sogni d’oro."
Sono rimasti entrambi a bocca aperta, anche io mi sono meravigliata di tutto quello che ho detto. Entro dentro casa, la porta è ancora aperta.
Micheal è sulla porta con le guance bagnate, mamma lo tiene tra le sue braccia. Ora piange anche lei. Chiudo la porta e mi inginocchio. La bestia ha funzionato ma ora arriva l’effetto inverso.
Ecco un bel pianto di famiglia. In tutta la casa si sentono solo i nostri singhiozzi proprio come quella sera.
"Bea… che gli hai detto?"
Micheal prende parola. Mamma non sa che io ho passato di peggio le ho solo raccontato quel che bastava per fami cambiare scuola.
"Spero non ti darà più fastidio. Mi sono fatta una gran bella sfogata. Ora come minimo ti regala la sua merenda a pranzo."
Ecco tra mille singhiozzi sono riuscita a rubare una risata. Siamo forti noi tre insieme, siamo forti.
 
*******

Respira, respira. Anche se nessuno ti sta parlando e ti passano vicini scontrosi non significa che tu non gli piaccia o che sappiano già tutta la tua storia. Ma chi prendo in giro? È ovvio che già sappiano tutto, dai su come si fa a non conoscere Beatrice Tivoli! La mia fama di sfigata mi precede.
Troppi occhi addosso, troppe risate sotto i baffi e troppi sbuffi ho sentito solo alzando la mano all’appello. Come primo giorno è disastroso ma poteva andare peggio! No non poteva. Bea guardati sei seduta da sola al banco perché in classe siete dispari e nessuno ha voluto occupare quella sedia.
Basta tormentarsi! Siamo solo alla ricreazione, devo passare altri cinque anni con questi ragazzi. Vediamo di adocchiare uno sguardo non famelico!
Non le pettegole stupida, e gira a largo anche da
quei ragazzi carni.
Uh che bello una ragazza sta guardando come sono vestita, ora ride. Sono ridicola? Mi pare che sono vestita come chiunque altro!
I jeans stretti evidenziano le mie gambe magre, la
maglietta non troppo attillata e le All star. Si va bene non ho un seno spropositato ma… non penso sia quello che non va. Ok forse sono i vestiti non di marca o forse i miei capelli che… che sono sistemati. Ma allora cosa c’è che non va? Penso di aver capito… sono io gusto? Sono io quella sbagliata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Mi presento mi chiamo errore e la mia colpa più grossa è quella di essere nata.
Sono un
disastro umano che cerca di dare un senso a queste paranoie spiegandosi che non è colpa propria. Ma io so qual è la verità. I disastri non piacciono alle persone.

*******

Ero e sono la ragazza più incasinata che io abbia mai conosciuto.
Ho trovato questo foglietto dopo aver mandato a letto mio fratello e dopo aver spiegato tutto a mamma. Non si può mai stare una domenica in santa pace che succede un macello.
Le mie paranoie sembrano fatte apposta per oggi.
Chi sa se mio fratello sa quanto ho sofferto? Chi sa se lo sa mia madre?
Squilla il telefono, è Thomas.
"Ciao Bea."
"Ciao." non avevo ancora sentito la mia voce ed è un disastro. È tutto un programma che fa intuire cosa è successo.
"Che cosa hai fatto oggi?"
Ma lui sembra non accorgersene.
"Sono stata con la mia famiglia. Tu a consolare Francesco?"
"Si."
"Scusa perché mia hai chiamato?"
"Per vedere come stavi ma dalla tua voce ho capito. Forse dovresti ridefinire la parola stare in famiglia.>>
"Pianto di famiglia per Micheal."
"Che ha fatto tuo fratello?"
"I miei stessi problemi in fatto di amicizie."
"Ah, mi dispiace."
"Va bhe dai forse oggi non è giornata ti lascio."
"No infatti oggi non è per niente giornata. Potevi avvertirmi."
"No aspetta, ho passato una sera infernale e tu vuoi litigare? Ok va bene allora, che vuoi da me? Io che ne sapevo? Avevo intuito che sotto c’era qualcosa ma non ne ero mica sicura. Poteva anche essere cambiata. Non ho mai saputo com’era quando aveva un ragazzo serio che amasse veramente"
"Ah ma quindi lo ama veramente?"
Sembrava davvero stupito e strafottente per me. Ma cosa gli salta in testa?
"SI! Scusa ma non ti frega niente di quello che ti ho detto su di me? Per te viene prima la tua ragazza non che migliore amica che sta passando un momentaccio e che potrebbe ricominciare tutto da capo, o una litigata tra due che hanno solo fatto l’amore?"
"Non è un semplice litigio, Francesco ha pianto e non l’ho mai visto così! E poi ovvio che mi frega di te."
"Con questo hai detto tutto. Fammi un fischio quando avrai le idee chiare."
Attacco, nessuna buonanotte, nessun ciao neanche il tempo di replicare.
Ecco un altro giorno che va aggiunto ai peggiori della mia vita.
Ecco che torna il disastro me. Quanto sono stupida? Potevo mai chiedergli di scegliere? No, ma lui aveva dimostrato di non fregarsene niente.
No occhi resistete! Oggi sembrate un rubinetto senza una manopola per fermarvi.
Le coperte calde mi stringono come fossi a casa.
Chiudo gli occhi con la paura di fare solo incubi. Sarà una notte tremenda ma con la forza la supererò.
Con le guance ancora bagnate mi addormento.

 


                                             Pov Thomas

“Francesco stai calmo, era solo una ragazza, rilassati stasera ce la spassiamo.”
Ma perché Bea non me lo ha detto? Cavolo! Ora avrei potuto fare di più e non risponde neanche al telefono. Avrà paura che me la prendo con lei? Bhe, fa bene ad avere paura! Ovvio che me la prenderò anche con lei!
“No… non è solo… una ragazza. Io la amo.”
I suoi occhi inondati di lacrime e la sua voce è spezzata dai singhiozzi. Non lo avevo mai visto così, neanche quando morì il suo cane.
Questo è veramente troppo, come si è permessa Marta? Prima con la donna che amo ed ora con mio fratello? Si lo so non abbiamo questo grado di parentela ma la nostra amicizia va oltre uno stupidissimo legame di sangue che ci rende cugini. Lui è il mio fratello minore. Come Cara. Non ho solo Michela ho anche loro due.
Non sono mai stato bravo a consolare le persone ed ora cosa dovrei fare? Se lui sta male sto male anche io. Come faccio a colmare questo maledetto silenzio?
Lo abbraccio lui mette la testa sulla mia spalla e inizia a singhiozzare più forte. Si sta sfogando, anche se sembra un gay per me va bene. Per lui questo ed altro. Devo riuscire a farlo ridere però. Beatrice è brava in questo. Cazzo basta parlare di lei! Stupido cervello concentrati.
“Così sembriamo due gay.”
Ride brevemente poi si scosta e si asciuga le lacrime.
Non sono più certo che riuscirò a guardare Marta in faccia. Lo ha fatto con lei ed ora con lui. Ha sorpassato il limite non doveva permettersi di fare questo a Francesco. Aspetta aspetta Thom, ma hai appena detto che lui è più importante di lei? Ehi cervello ma quali stupidi pensieri contorti mi stai facendo fare?
Mi squilla il telefono.
Lei <3 *-*
“Thom…”
Ha la voce assonnata, forse di è addormentata e per questo non ha risposto.
“Bea, lo sapevi?”
“Me lo ah detto oggi pomeriggio ma già stamattina avevo capito che qualcosa non quadrava.”
E allora perché non me lo hai detto? Cavolo ti odio quando non mi dici quello che ti passa per la testa.
“Va bene. Senti io vado che Francesco è disperato. Ci sentiamo. Notte.”
“Notte, ti amo.”
Riaggancio. Voglio uscire, bere, farci una sigaretta o anche qualcosa di più.
Odio fumare, ma in questi casi la mia mente non ragiona e mi spinge all’eccesso.
“Francè sciacquati la faccia e usciamo. Dobbiamo bere un po’.”
Lui annuisce e va in bagno. Vado in camera e apro l’armadio per cambiarmi. Ci sono alcuni suoi vestiti. Non mi capacito di come riesco a stare senza di lei.

Oggi siamo andati al Bulldozer, è appena fuori Milano e qui possiamo bere quanto ci pare e piace senza limiti e senza essere cacciati.
Ordiniamo la prima birra che a gradi sorsi finisce in cinque minuti.
Non posso bere troppo però perché dopo devo guidare. Ci tengo alla mia vita, a quella di mio fratello e soprattutto tengo alla mia adorata macchina.
“Ciao Francesco, ti ricordi di me? Sono Catherine!”
Wow questa ragazza è stupenda. Occhi verdi, capelli marrone chiaro ed un fisico da Dio. Ha un culo affatto niente male e poi con questo vestitino… con questo vestitino mi ricorda Beatrice.
Ecco c’è solo lei nella mia testa, come faccio a tradirla? È una cosa del tutto impossibile. Sono innamorato dalle unghie dei piedi fino all’ultimo ciuffo della mia cresta di lei.
“No e veramente stasera non mi interessa scopare con una troia della tangenziale.”
Lei gli tira uno schiaffo evidentemente offesa e se ne va ancheggiando su quei tacchi smisurati.
Io inizio a ridere come un mongoloide, la birra inizia ad avere effetto.
“Wow Franceschino! Non me lo sarei mai aspettato da te, sei un grande.”
Gli batto qualche pacca sulla spalla e ridiamo entrambi. La sua terza birra ha fatto effetto, ne chiama una quarta mentre io ne chiamo appena una seconda.
Scolatasi anche quest’ultima è proprio brillo.
“Dai Francè andiamo.” Lui annuisce e strascinandosi si dirige verso l’uscita. Ha un suo braccio dietro al mio collo. Così sono sicuro che non cadrà almeno.

Arrivati a casa si butta sul divano e si addormenta all’istante.
Voglio chiamare Beatrice, sentirla e magari litigarci un po’. Lo so potrei fare una cazzata ma il cellulare già sta squillando.
“Ciao Bea.”
“Ciao.”
Wow che voce. Ha pianto sicuramente.
“Che cosa hai fatto oggi?”
Ma che razza di domande sono queste?
“Sono stata con la famiglia. Tu a consolare Francesco?”
“Si.”
Mi sono scordata perché l’ho chiamata?
“Scusa perché mi hai chiamato?”
“Per vedere come stavi, ma dalla tua voce ho capito. Dovresti definire la parola stare in famiglia.”
“Pianto di famiglia per Micheal.”
“Che ha fatto tuo fratello?”
“I miei stessi problemi in fatto di amicizia.”
“Ah, mi dispiace.”
Ma cosa cazzo stai dicendo? Oddio sembro un cretino, un bimbo di due anni altro che di 26.
“Va bhe dai oggi non è giornata ti lascio.”
“No infatti oggi non è giornata. Potevi avvertirmi.”
“No aspetta, ho passato una sera infernale e tu vuoi litigare? Ok va bene allora, che vuoi da me? Io che ne sapevo? Avevo intuito che sotto c’era qualcosa ma non ne ero mica sicura. Poteva anche essere cambiata. Non ho mai saputo com’era quando aveva un ragazzo serio che amasse veramente.”
“Ah ma lo ama?”
Ok ora mi sono proprio superato.
“SI! Scusa ma non ti frega niente di quello che ti ho detto su di me? Per te viene prima la tua ragazza non che migliore amica che sta passando un momentaccio e potrebbe ricominciare tutto da capo, o un litigio tra due che hanno solo fatto l’amore?”
“Non è un semplice litigio, Francesco ha pianto e non l’ho mai visto così! E poi ovvio che mi frega di te.”
No cazzo no! Ho messo male le frasi, prima andava lei. Non deve ricominciare tutto da capo perché non riesco ad avere il controllo dei miei pensieri?
“Con questo hai detto tutto. Fammi uno squillo quando avrai le idee chiare.”
Ha riattaccato merda! Sono il solito coglione e che minchia! Non dovevo farlo lo sapevo. Ora ho solo incasinato tutto ancora di più.
Prendo una sigaretta nel pacchetto nascosto tra i boxer. Esco fuori e chissenefrega se sono senza giubbotto e fuori nevica, spero solo che la sigaretta mi riscaldi un po’.
Inspiro ed ispiro, il fumo esce dalla mia bocca ed i pensieri escono dalla mia mente.                











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Note D'autore.
Ciao ragazzi! Sono tornata puntuale anche questa volta.
Si lo so, non ditemi niente, capitolo deprimente. Ma che volete farci? Nelle famiglie e tra fidanzati ci sono alti e bassi. Ultimamente più bassi che alti nella vita della protagonista.
Ho scritto anche secondo Thomas perchè io mentre leggo penso sempre cosa sta facendo/pensando lui. Era il momento di dire anche la sua. Si è un po' una capa tosta perchè dovrebbe fidarsi del suo istinto e non fare cretinate con Beatrice. Ma è pur sempre il nostro dolce, gelosono e... e cretino Thomas di sempre.
Allora vi ricordo che Thomas e Francesco sono cugini, non fatevi ingannare dal fatto che lui lo chiama fratello.
Non so proprio che altro dirvi, di avvertenze non ce ne sono. Mi raccomando godetevi gli ultimi giorni di vacanza. Ciao e un bacio a tutti! <3
P.S. I locali di Milano che scrivo sono tutti inventati dato che non conosco Milano :)
 

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


“Che faccio rispondo?” sono in ansia.
“Ovvio che devi rispondere. Esci fuori.”
Esco fuori e rispondo un po’ intontita.
“Thomas…”
“Bea, dobbiamo parlare.”
Ecco la mia condanna a morte, sono pronta avanti dimmi che mi lasci solo per quella stronzata, avanti dillo.
“Mi dispiace, scusami. Lei è la tua migliore amica era ovvio che non potevi dirmelo come io non ti posso dire i segreti di Francesco. Ti prego non facciamoci separare da nessuno, io ti amo e voglio te. Ti prego perdonami sono stati i due giorni peggiori della mia vita senza sentirti”
Sono senza parole. Lo amo lo amo lo amo, lo amo così tanto.
“… ti amo”
Sento che sorride dall’altra parte del telefono.
“Dove sei? Ho bisogno di te.”
“Sono fuori con Marta..”
“Appena hai fatto fatti portare da me. Se oggi non ti vedo giuro che ti vengo a rapire principessa.”
La prima volta che mi ha chiamata principessa. È così dolce, suona così bene detta da lui.
“Aspetta forse non c’è bisogno di aspettare questa sera…” non capisco cosa intende?
“…girati.”
Eccolo lì che spicca sempre tra le persone con la sua camminata, con i suoi occhi. Lui che spicca sempre tra tutti solo perché è lui. Cammino verso di lui e appena arrivo mi bacia con trasporto. Non ce ne frega che siamo in mezzo alle persone che ci vengono addosso imprecando perché impacciamo la fila.
“Ti amo, cazzo quanto ti amo.”
Ed ecco che mi avvolge tra le sue braccia forti e potenti.
Ci incamminiamo verso la pizzeria e Marta che ora è uscita ci guarda con gli occhi a cuoricini.
“Come siete carini. Le pizze sono tre ora?” chiede sorridendo.
“No gli do un pezzo della mia va bene amore?”
“Certo.”
Finalmente sono qui con lui, con il suo braccio intorno alla vita e il suo fiato sul collo. I suoi occhi mi sono mancati quando mi scrutavano di sottecchi proprio come ora. Le nostre mani avvinghiate sotto il tavolo per non far vedere a nessuno, ma è inutile ci hanno visto cinque minuti fa qui fuori. Chissà cosa avranno pensato. “che scempio una bambina ed un adulto” ma non abbiamo 20 anni di differenza, ne abbiamo 8. Poi l’amore non ha età.
Mangiamo la pizza senza parlare poi usciamo.
“Mamma, io faccio tardi.”
Mamma trattiene il fiato. Lo so che domani si va a scuola magari entro alla seconda ora. Cervello che idea geniale.
“Allora tu vai e dormi da Thom ma passi qui prendi i libri e domani entri normalmente.”
“Grazie mamma.”
Mette giù senza neanche sentire le mie parole.
“Marta domani: io te scuola range rover. E tutti rosicheranno.”
“Woooow! Bea sei geniale battimi il cinque.”
Ci battiamo il cinque mentre Thom è allibito.
“Io sarei il vostro tassista?”
“Si. Ma non devi farti vedere. Sai che gran figurone? Se no se vuoi la guido io!”
“Ok va bene. Dobbiamo portarti a casa Marta?”
“No Thom grazie ho il motorino.”
“Marta ci vediamo domani, quando siamo vicini casa tua ti chiamo e tu esci. Ciao cucciola.”
“Ciao tesoro. Ciao Thom.”
“Ciao Marta.”
Mi mette il braccio sulla spalla e ci incamminiamo verso la macchia.
“Thom a casa mia, devo prendere i libri e tutto il resto.”
“Si ma fai subito che voglio stare da solo con te.”
Sarà una nottata molto lunga e io voglio che sia così. Ero senza la mia droga per troppo tempo. Non voglio mai più stare senza di lui.
 
Arriviamo d’avanti casa sua.
“Tieni vai ad aprire parcheggio,”
M’incammino sulle scale e arrivo d’avanti il suo portone. Apro ed un profumo di rose mi investe. Rose rosse ovunque: sul divano in cucina, sul pavimento.
Sono ancora sull’entrata e lui si mette al mio fianco. Mi bacia sulla guancia, io ancora con la bocca aperta.
“Ti piace? Per questo ci ho messo un po’ a chiamarti. Dovevo farti una super sorpresa,”
Senza neanche guardarlo mi giro e chiudo la porta. Gli salto addosso e mi prende al volo. Stare in braccio a lui è bellissimo. Lo riempio di baci ovunque ora è lui quello sconvolto.
“Oddio si che mi piace, nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me.”
“E non si dovevano azzardare tu sei mia. Guarda che ancora non è finita.”
Mi porta in cucina e mi fa sedere sul tavolo attento a non farmi schiacciare delle rose. Mi porge una scatola di una gioielleria. Oddio cos’è questo? Cosa vuol dire? Una collana con un cuore.
“Non volevo fare il mezzo cuore perché tu non hai solo la mia metà del cuore tu me lo hai rapito tutto.”
Per la seconda volta in cinque minuti mi ha stordito e lasciata a bocca aperta.
“Me la metti?”
Scosto i capelli e la mette.
“Io, io, ti amo e non amerò nessun’altro se non te. Io voglio stare con te per tutta la mia vita. Mi fai provare cose che nessuno ha mai fatto. Tu sei il io tutto e voglio solo te ora e per sempre anzi no, il per sempre non esiste, fino alla mia morte. Saremo sempre un casino io e te lo so. Saremo insopportabili quando litigheremo, ma io ti amo pure quando non mi parli e sei arrabbiato. Io amo tutto di te.”
“Quella è una promessa. Io ti porterò all’altare ne sono certo. Sei la mia principessa. Un giorno ce ne sarà un'altra. Una te in miniatura la nostra piccola o il nostro piccolo.”
Basta con le parole. Lo bacio e mi riprende in braccio. Mi porta in camera e si siede sul letto mi siedo su di lui con le gambe legate dietro la sua schiena.
Mi toglie la maglia e accarezza la mia pelle nuda facendomi sussultare ad ogni micro movimento. Gli alzo la maglietta e ritrovo il nostro tatuaggio, la nostra data. Mi fa piacere sapere che è lì. Mi stringe ancora più a lui sento il suo petto contro il mio. Inizia a baciarmi il collo ma passa subito oltre sapendo che quello è l’unico punto in cui mi da fastidio. Scende sul mio petto. Le sue mani mi accarezzando la schiena e le mie braccia sono sul suo collo.
Inizia a togliermi i pantaloni fa tutto molto lentamente per sentirmi sussultare sotto le sue mani. Anche io inizio a togliergli il pantalone e come tocco la cerniera sento anche qualcos’altro. Sorrido e passo oltre. Ci ritroviamo in intimo e poi con un ultimo sofisticato tocco leva l’ultimo pezzo di stoffa. Eccoci lì su quel letto nudi, bhe quasi nudi io non levo mai il reggiseno. Rimetto le mani sulla sua schiena e affondo le unghie nella sua carne sussultando.
 
È l’una di notte, dovrei provare a dormire ma ho avuto troppa adrenalina questa sera. Lui mi tiene ancora stretta tra le sue braccia il mio viso sul suo petto umidiccio e le sue mani una sui miei capelli e l’altra dietro la mia schiena. Devo dormire domani sarà una lunga giornata come le altre.
Chiudo gli occhi e senza neanche accorgermene il sonno mi trasporta con lui.  






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Note D'autore
Ciao a tutti!
Ok,ok scusatemi ho fatto un ritardo colosale e mi sento in debito con voi. Sappiate che non lascerò questa storia. Ci tengo troppo a Beatrice e a Thomas. Sul mio computer ci sono diversi capitoli quindi mi spiace ma non vi libererete molto facilmente di me :).
Bhe per sdebitarmi c'è anche la foto del ciondolo e della casa piena di rose. Si lo so forse non mi avrete perdonato del tutto ma almeno un pochino?
Alla prossima un bacio a tutti :*
P.S. ora penso rileggiornerò il prossimo sabato, e scusate ancora ma con la nuova scuola è tutto un po' difficile.

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


Come è bello farsi svegliare dai suoi baci. Proprio come la prima nottata passata insieme. Ho sempre saputo che ci teneva più delle altre.
“Giorno cucciola, ti ho portato la colazione.”
Lo bacio senza dire niente.
“Io devo andarmi a fare la doccia se no poi sudo e…”
“E sei la mia puzzola.”
Ecco un altro bacio. Penso ne meriti molti anche solo per il fatto di sopportarmi.
Vado in bagno e mi butto sotto la doccia. Un getto di acqua calda mi investe. Voglio fare presto, odio fare la doccia. Preferisco fare il bagno con tanta schiuma ma la doccia non la sopporto per niente.
Il tempo di cinque minuti ed esco a volta nell’accappatoio.
la porta cigola e compare lui.
“Devo fare la pipì.”
“Sei una palla al piede avanti mi vesto fuori.”
“Guarda che puoi restare tanto non mi spavento perché so come sei.”
Un ghigno tra l’arrogante e il divertito compare sul suo viso “angelico”.
Lo fulmino con gli occhi e mentre esco già si è abbassato i boxer. Poteva almeno aspettare!
Sbatto la porta.
“Potevi aspettare no!?”
Inizia a ridere, ho detto qualcosa di divertente?
“Tanto ormai hai già visto tutto inutile che fai la santa. A me non la dai a bere dopo tutto quello che mi fai.”
So perfettamente che mi sta sfidando e pensa di colpirmi e che io mi arrabbierò.
“Bhe mi sembra ti piaccia però. Se vuoi non faccio più niente.”
Si fionda fuori la porta con la faccia stravolta.
“Non dirlo neanche per scherzo!”
Ridiamo entrambi e scuoto leggermente il capo.
“Marta siamo qui fuori.”
La porta della casa si apre e lei si fionda nella macchina felice.     
“Thom sai che non ci possiamo salutare vero?”
“Si. Al ritorno faccio di nuovo servizio taxi?”
“Marta?”
“Direi proprio di si.”
“Va bene, va bene. Senti Bea mi sono scordato di dirtelo, domenica vogliamo andare a cenare dai miei genitori? Vengono anche Cara il marito e il figlio. E poi bhe la mia sorellina adorata con il suo ragazzo.”
“Sii. Non vedo l’ora.”
“Piccolo avviso, ci andiamo dalla mattina perché devi portarti il costume, il cambio e vestiti comodi. Ci andiamo dopo pranzo.”
“V-voi avete una… una pi-piscina?” la mia faccia potrebbe fare paura sono sbigottita.
Thom ride ed anche Marta sembra sbalordita.
“Bhe si, una piccola piscina olimpionica. Sai i miei sono un pochino ricchi. Mio padre è un ricercatore e mia madre insegna all’università. Poi hanno risparmiato e appena hanno potuto si sono trasferiti lì. È sempre stato il loro sogno. Ci siamo andati quando io avevo 10 anni e mia sorella 8.”
Ok, ora sono senza parole. Non sapevo neanche che aveva una sorella non ne ha mai parlato. Siamo arrivati a scuola.
“Pronti per lo spettacolo? Ci vediamo dopo Thom ti amo”
“A dopo cucciola ti amo anche io. Ciao Marta.”
“Ciao Thom.”
Scendiamo dall’Evoque e i nostri compagni sono tutti sbalorditi.
I ragazzi e le ragazze di prima ci guardano con occhi speranzosi come per dire “fateci diventare vostri amici”. Cosa abbiamo fatto di speciale? Siamo solo scesi da un Range Rover eppure tutti ci guardano con ammirazione come fosse una Lamborghini. Sono molto fiera della mia pensata e soprattutto della macchina del mio ragazzo che sicuramente un giorno mi lascerà guidare.
Entriamo in classe e abbiamo tutti gli sguardi puntati addosso. Mi si avvicina la pi stronza della classe.
“Ciao Bea, ciao Marta. Una domanda: come vi fate a permettere quella macchina? Insomma i miei genitori fanno lavori molto meglio e non ho quella macchina.”
Oh come sei invidiosa, era proprio questo che volevo. Volevo far rosicare il culo a tutti. Ora una mini rivincita ci sta bene.
“Perché non tutto il mondo è ai tuoi piedi e soprattutto perché guidi da cane e sarebbero soldi sprecati.”
La sua faccia è impagabile. Se ne va via con uno sguardo misto tra lo schifo e lo schifo.
“Bea sei un genio!”
“Ogni tanto mi riesce fare la stronza come vedi.”
Entra la professoressa, la nostra condanna a morte. Ora ci siamo assicurati un’altra bel’ora di sonno. Oggi non ho voglia di prendere appunti (come tutti gli altri giorni), poi li chiederò alla secchiona oppure a Marta che vuole farsi interrogare la prossima volta. Inizio a fantasticare su quello che potrebbe accadere la domenica. Spero solo che mamma mi dia il permesso. Ma che mi metterò? Ha detto comoda quindi… allora respira, respira, sei una ragazza semplice e questo devi far vedere, quindi, niente tacchi. Scarpe comode cioè le convers vecchie, ma non devono essere rotte se no che impressione do? Poi allora il jeans o il leggins? Non lo so proprio.
“Marta meglio jeans o leggins?”
Posa la penna sul banco e mi guarda con aria arrabbiata.
“Allora mancano 4 giorni e tu ora ci devi pesare? Me lo devi chiedere mentre prendo appunti per fammi interrogare?”
“Signorina Tivoli, signorina Tommasi, potete continuare i vostri discorsi fuori.”
Ci alziamo contemporaneamente e usciamo. Per la prima volta in tutta la mia vita vengo cacciata dalla classe. Marta mi sta uccidendo con lo sguardo. Ci chiudiamo la porta alle spalle e ci mettiamo una alla destra e una alla sinistra di quest’ultima.
“Bene ora non stai prendendo più appunti. Meglio jeans o leggins?”
Marta mi guarda allucinata poi soffoca una breve risata sul nascere prima che la prof ci sgridi ulteriormente.
“Direi jeans, indubbiamente.”
 
“Allora ragazze belle com’è andata a scuola?”
“Per la prima volta ci hanno sbattute fuori dalla classe.” Iniziamo a ridere mentre le persone attraversano e cercano di capire chi è il ragazzo seduto a fianco a me. Poi attraversa anche la stronza e Thom strabuzza gli occhi. Segue il suo sedere che si muove da destra a sinistra mentre passa davanti a lui. Già Michela è la tipica ragazza molto bella che dovrebbe fare la modella. La tipica ragazza bella ma senza cervello.
“Che porco che sei!”
“Si lo so ma l’avete vista?”
Risponde Marta altrimenti lo picchio,
“Si ed anche tutti i giorni. È seduta davanti a noi.”
“Minchia che bona!”
“Thom affianco a te c’è la tua ragazza te lo ricordo. Fai sempre così quando c’è Francesco?”
“No era solo per farla ingelosire dato che mi parla spesso di quella troietta da quattro soldi. Io ho la mia principessa che me ne faccio di una “brava ragazza”?”
Mima le virgolette di “brava ragazza” mentre riparte. Ora me la pagherà. Farò l’arrabbiata solo per il gusto che lui mi chieda scusa e faccia il dolce come solo lui sa. Giusto oggi a pranzo non c’è mamma quindi posso far venire Thom a casa.
Mamma è con Micheal a fare una  provini per il calcio.
“Thom tu vieni a casa mia.”
“Ma… io avrei atri impegni e poi non posso presentarmi da tua madre così su due piedi.”
Sorrido ci è cascato come un pollo.
“E chi ti ha detto che mia madre c’è?” ora sorride anche lui allertato dall’idea di stare ancora un po’ da solo con me.
“Ok, ragazze posso accelerare. Sapete o degli impegni molto seri oggi a casa di Bea.”
Ridiamo tutti e tre poi accelera per davvero e in men che non si dica siamo davanti casa di Marta.
“Bea domani andiamo in motorino? Non ho voglia di prendere l’autobus.”
“Marta per me possiamo andare anche tutti i giorni in motorino.”
“Perfetto io vado ci sentiamo dopo ciao cucciola, ciao Thom. Ah! Quasi dimenticavo, mi raccomando le precauzioni non voglio fare la madrina l’anno prossimo.”
“Ucciditi cara mia. Ciao tesoro ci sentiamo dopo.”
“Ciao Marta.”
Aspettiamo che entra i casa e ripartiamo.
“Direzione, letto della mia cucciola.”
“Ma che letto! Direzione cucina della tua cucciola.”
“Uffa. Ma dopo avrò un round?”
“Se farai il bravo.”
Ecco il suo ghigno fa di nuovo capolino. Arriviamo e mentre lui parcheggia vado ad aprire.
In cucina trovo due piatti ed un biglietto di mamma.
Scommetto che ho indovinato vero? Sei con Thom, anche se non c’è te ne mangi due per ripicca! Ti voglio bene tesoro a dopo e salutami Thomas.
La porta si chiude e lui mi raggiunge in cucina. Legge il foglietto e inizia a ridere.
“Spero solo che non abbia intuito tutto quello che dobbiamo fare.”
 Mi abbraccia da dietro ed il suo naso stuzzica la mia guancia. Neanche lui lo ha intuito. Io voglio fargli decidere cosa mettermi con una sfilata di moda e mi deve aiutare a fare i compiti, ma la sola gliela darò dopo.
Mangiamo in fretta e senza parlare. Come sempre è tutto buonissimo.
“Saliamo che dici?”
Annuisce e mi segue sulle scale. Si siede sul letto e ne testa la morbidezza saltandoci sopra come un bambino piccolo. Mentre guarda tutti i pupazzetti che sono spari per la camera.
“Ti piacciono veramente tanto i pupazzi vero?”
“Si sono così morbidi e coccolosi.”
Mi siedo in braccio a lui e mi faccio cullare dalle sue braccia.
“Tu sei coccolosa e morbidosa.”
Sorrido ed inizio a ricoprirgli il viso di baci. Poi mentre lui sta iniziando mi alzo lasciandolo desolato.
“E ora iniziamo…” sorrido ed un ghigno malefico si estende sul mio di volto adesso.
“Quando vuoi, puoi farmi quello che ti pare. Sono il tuo pupazzetto io.”
“Ok allora… consigliami che mettermi. Posso anche farti una breve sfilata.”
Inizia a ridere sembra anche più contento della mia alternativa. Si alza e con fare da stilista inizia a scavare nel mio armadio. Trova una maglia che dietro è come graffiata. È la mia preferita ma non è troppo per una cena tra la sua famiglia?
“Non sarà un po’ eccessivo per una cena con la tua famiglia?”
Inizia a ridere. La sua risata è stupenda ed amo essere la ragione della sua risata.
“Dovresti vedere come si mette mia sorella. Vestitini corti e attillati, molto provocatrice. Se non fosse mia sorella me la farei senza neanche indugiare.”
Gli tiro un pugno sul braccio e iniziamo  ridere.
Poi prende un jeans quello che mi ha visto sempre addosso, ovviamente quello più stretto ha preso e penso lo abbia fatto a posta.
“Se non ti vedo vestita così domenica ti meno. Anzi per la piscina al chiuso ci vorrebbero un paio di pantaloncini ma no non si può è inverno.”
“Giusto parlami di questa piscina ciccio.”
“E’ una semplice piscina al chiuso ma al posto delle mura ci sono dei vetri, è suggestivo, sembra di stare all’aperto e puoi anche stenderti perché lì fa caldo.”
“Wow.”
Ritorna a guardare l’armadio e tira fuori un vestito che non aveva mai visto.
“Provatelo” va a chiudere tende e finestre in modo che nessuno può vedermi. Perché gli ho detto che potevo fare una sfilata? Che cretina che sono. Mi spoglio sotto  i suoi occhi che indugiano ad ogni centimetro di pelle in più. Infilo il vestito e addosso è ancora più corto del previsto. Arriva ad un quarto della mia gamba ed è molto stretto. Thom è a bocca aperta. Mi si avvicina e mi passa una mano sul braccio nudo.
“N-non provare… a… metterlo mai! Cavolo sei stupenda.”
“E per venire da te?
“No la gente ti vede per strada. Mai, mai!”
Mi si avvicina e mi abbraccia, il suo respiro che si è fatto irregolare e affannoso sul mio collo, la sua bocca vicino al mio orecchio.
“Mamma ti prego dimmi che ho fatto il bravo bambino, perché sono stato a bada anche quando mi stavi facendo impazzire. Ti prego facciamoci un po’ di coccole. Solo coccole.”
Sorrido e lui inizia ad alzare il vestito indugiando un minuto sul mio fondoschiena.
“Qui il vestito non è l’unica cosa che si alza!” rido brevemente mentre ride anche lui. Sento la sua erezione sulla mia gamba.
Toglie il vestito e con le mani inizia a toccare il mio reggiseno di pizzo facendomi sussultare. Inizio a sbottonargli la camicia. La butto per terra, poi passo al pantalone e per non toccare troppo faccio in fretta. Ci distendiamo sul letto. E ci iniziamo a baciare. Lui mi accarezza ed io accarezzo lui. Mi abbandono alle sue coccole e divento il suo peluche preferito.
 
“Allora per la quinta volta questo è sbagliato il risultato è un altro. E sai che studiare così è difficile vero?”
Non riesco a fare matematica lui continua a distrarmi accarezzandomi. Sono in intimo e con la sua camicia abbottonata solo fino ad un certo punto mentre lui è solo in jeans.
Sento la serratura della porta aprirsi.
“Cazzo mamma! Muoviamoci rivestiamoci!”
Mi tolgo la sua camicia dalla testa mentre prendo i jeans e la maglietta.
“Bea siete di su?”
Mentre cerco di mettere i jeans per tutta la stanza saltellando cado a terra.
Thom scoppia in una fragorosa risata poi risponde a mamma.
“Si Anna siamo di su, stiamo studiando.”
Faccio appena in tempo a sedermi quando mamma entra. Ci squadra un attimo.
“Insomma, non sembrate due che hanno studiato tutto il pomeriggio…” inizia a ridere guardando Thom. “Thomas forse è meglio se ti aggiusti la camicia.” Continua a ridere mentre esce. In effetti ha saltato un asola e ha tutti i bottoni storti. Ridiamo tutti e due poi mi ricordo della caduta, sicuramente mi nascerà un livido. Se la sbottona ed entra mio fratello.
“Be… ciao Thomas, mica vi ho interrotti mentre stava succedendo… qualcosa…?”
“Oddio…” non riesco a concludere la frase perché sto morendo dalle risate. Mio fratello che pensa che lo stavamo facendo con loro in casa.
“Oddio no Micheal tranquillo… dimmi tutto.”
“Mamma voleva sapere se mangia anche lui qui.”
Guardo brevemente Thom che risponde al posto mio:
“No, torno a casa che devo andare anche io a studiare.” Continua ad allacciarsi la camicia.
“Mi accompagni giù?”
Annuisco e scendiamo tutti e tre. Thom saluta tutti poi mi da un bacio e va verso la macchina. Chiudo la porta dietro di me e inizio  ridere per il pomeriggio stravagante passato insieme.



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Note D'autore
Ciao a tutti. So che ho fatto di nuovo tanto ritardo, ma con la nuova scuola e con tutti i compiti mi è un po' difficile aggiornare. Volevo ringraziare tutti quelli che stanno seguendo la storia, che la stanno recensendo e anche tutti quelli che la leggono in silenzio. Spero che vi piaccia. Il link che trovate sotto la storia è sempre per vedere le immagini.
A presto, un bacio a tutti! :*


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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***


 

Ok  no, non andare in paranoia. Hai già deciso che metterti, non ti puoi truccare perché si toglierebbe tutto, non puoi farti la piastra perché poi si toglierebbe anche quella. Respira tu sei una ragazza semplice quale oggi ti mostrerai.
Stai fissando questo maledetto specchio da più di mezz’ora e la soluzione una sola è, quella che ti ho appena detto.

Cattivo esempio *-*

Scendi ora, siamo già in ritardo. So benissimo che ti stai frustando davanti a quello specchio. Ti giuro sei un incanto ora però scendi.

Wow mi stupisce sempre di più. Prendo la borsa con i panni.
“Mamma devo andare, dammi l’imbocca al lupo e bhe… penso ci vediamo domani che dici?”
“Va bene. Ma è l’ultima volta dalla prossima settimana ti voglio a casa. Ciao tesoro.”
Mi da un bacio sulla guancia ed esco. Mio fratello finalmente è andato al parco a giocare con un suo amico. Così ci ha raccontato. Sono così fiera e orgogliosa di lui.
Sono talmente immersa nei miei pensieri che sbatto contro la macchina non accorgendomi di essere arrivata.
Thom scoppia in una fragorosa risata e anche io.
“Tesoro mio, non ti voglio acciaccaticcia da qui a qualche ora.”
Continuo a ridere mentre mi massaggio la tempia.
“Ahi! Però fa male. Lo so cretino ma non l’ho vista.”
Mi allaccio la cintura e lui parte a razzo. Già siamo in ritardo e lui voleva essere puntuale. Sta volta non è colpa mia, io ero pronta quando mi è passato a prendere.
“Ce ne vuole a non vedere questa bestia cucciolosa.”
Accarezza la portiera come fosse la sua ragazza. Scuoto leggermente la testa.
Riusciamo a non incontrare il traffico così arriviamo alla casa alle cinque di pomeriggio.
“Allora, respira. Non ci sono solo loro, c’è Cara, Matteo che è suo marito, il mio nipotino Giorgio, Francesco, Michela che è mia sorella e il suo fidanzato che si chiama… emm… non me lo ricordo.”
“C-come non te lo ricordi?”
“Ogni anno ne porta uno diverso, con questo ci sta da 6 mesi, sembra farci seriamente.”
Annuisco brevemente.
Thom scende e scendo anche io. Prende tutte e due le nostre borse e si dirige verso l’entrata. È una casa enorme potrei perdirmici dentro. Intravedo già la vetrata con la piscina. È meraviglioso, tutto ricoperto di neve e lì c’è una piscina in buonissimo stato.
Thom gira la chiave e ci investono voci di ogni genere.
“Ciao famiglia! Siamo arrivati io e la mia principessa. Dov’è il nostro tappeto rosso?” si guarda come per dire che doveva starci. Sorrido, con la sua famiglia è ancora più cretino.
Si avvicina subito Francesco.
“Cretino! Ciao Bea!”
Ci abbracciamo poi arrivano anche gli altri.
Una ragazza davvero bellissima, occhi celesti e capelli biondi mi si avvicina. Deve essere Michela. Le lentiggini sul naso e un corpo mozzafiato. Forse davvero Thom è il più brutto della famiglia. Indossa un vestitino molto corto rosso aderente. E tacchi come se ci fosse abitata da anni a venire in qual posto con quella sottospecie di trampoli.
“Ciao piacere Michela. Non penso che Thom non ti abbia mai parlato della sua splendida sorellina ruba cuori che ha dovuto proteggere un sacco di volte.”
Sorride, è davvero splendida. Stringo la sua mano.
“Beatrice piacere mio. Emm… veramente… non mi ha mai detto che ti ha protetto.”
Tira uno schiaffo sul braccio di Thom che ride divertito.
“Ma come ti sei permesso? Come stai Thommy?”
Lo abbraccia con trasporto, come solo due fratelli sanno fare. Aspetta, Thommy? Ma che cos’è un soprannome? È davvero buffo.
“Ciao sono il ragazzo di Michela, Alessio.”
Lui non è proprio un bel ragazzo ma nessuno è come il mio e tutti gli altri sono bruttini.
“Beatrice.” Sorrido cordialmente.
“Ciao bella come stai? Fatti abbracciare.”
Ecco anche Cara.
“Ciao Cara, tutto bene grazie. Tu?”
“Benissimo se non fosse che Giorgio mi sta facendo impazzire. Eh Giorgio? Vieni qui che ti presento la tua futura zia da quanto ho capito.”
“Ovvio che sarà la sua futura zia. Ciao Cara.”
“Giorgio mi stava chiedendo ormai da un’ora “ma quando arrivano?” e continuavo a dirgli che saresti arrivato. Sai vuole fare il tuffo in piscina. Vedetevela voi, io te lo lascio con piacere ma ti prego non farmelo tornare con fratture!”
“Fidati di me. GIORGIOOOOO?!?!?! DOVE SEIIII???”
“ZIOOOOOOOOOO!!!!!”
È un bambino bellissimo, ha gli stessi occhi di Thom e i capelli castano chiaro. Salta addosso a Thom come se non volesse più staccarsi.
“Guarda lei è Beatrice.”
Si nasconde sulla spalla di Thom.
“Si è un po’ timido ma tra cinque minuti ti chiederà di andare a giocare fidati.”
Arriva anche il papà di Giorgio, aspetta come si chiamava? Ah si Matteo.
“Ciao piacere Matteo, il marito di Cara e padre di questo bambino che lo zio lo ruba mentre giochiamo a nascondino! Mi hai fatto pendere un colpo. Pensavo fosse sparito!”
Rido, ridono tutti. Matteo è più carino. Assomiglia al figlio, il colore dei capelli è lo stesso ma ha gli occhi verdi. Mamma mia quanta gente, e ci mancano ancora i genitori di Thom. A proposito ma dove sono?
Andiamo verso il divano. Thom si siede e lascia che Giorgio corri per tutta la stanza.
“Thom ma i tuoi dove sono?”
“Michi ma mamma e papà?”
Ci riflette un attimo.
“Prova a vedere in cucina.”
Mi guarda e ci alziamo, mi prende per mano e andiamo in una sala enorme. Penso sia il salone, dove mangeremo.
“Cavolo Martina, hai fatto bruciare di nuovo i biscotti. Ecco ora non si potranno servire!”
“E dai Franco! Mica l’ho fatto a posta!”
Io e Thom ridiamo poi facciamo la nostra entrata trionfale spalancando la porta.
“Scusate ma non si saluta neanche più il vostro primogenito?”
Tutti e due sussultano poi si girano e vanno incontro a Thom.
“Figliolo, non sapevamo fossi qui.”
Abbracciano entrambi il figlio. Sono davvero una bella famiglia.
“Ciao tu sei Beatrice vero? Io sono Martina e mio marito si chiama Franco. E non darci del lei assolutamente, chiamaci con i nostri nomi.”
“Va bene. Grazie per avermi invitato. Se vi serve una mano chiedete pure.”
“Ma stai scherzando? Fatti abbracciare piuttosto.” Martina è molto gentile mentre Franco sembra un po’ più chiuso. È tornato ai fornelli poi finalmente parla chi sa che vuole dirmi.
“Thom falle fare il giro della casa.”
Ah voleva parlare con Thom, va bene. Magari non gli sono simpatica.
Lui annuisce poi usciamo e torniamo nel salone.
“Allora come avrai capito quella è la cucina, questo è dove si mangia e quello è il nostro salone. Si lo so le dimensioni sono grandi. Lì c’è un bagno, magari lo visitiamo dopo per una doccietta.” Ammicca mentre indica la porta chiusa. Prendiamo le scale di legno che ci sono in salone e saliamo al piano superiore. C’è un corridoio enorme e tante stanze mentre ora ci troviamo in un altro piccolo salottino. È stupenda questa casa.
“Ora ti faccio vedere tutte le camere ma tu non dirlo a nessuno mi raccomando” mi fa l’occhiolino ed entriamo nella prima la camera dei suoi genitori.
“Devi sapere che tutte le camere o hanno una cabina armadio o hanno un bagno. Questa è quella dei miei genitori.” Continuiamo a camminare e entriamo in una tutta gialla. Sugli scaffali ci sono molti pupazzi e poi al centro c’è un letto al baldacchino.
“Questa è la camera di mia sorella, indovina cosa ha scelto lei? Ovvio cabina armadio.”
Alla nostra sinistra c’è un’altra camera.
“Questa è la camera di Cara. Ora c’è anche il lettino di Giorgio. Dormono tutti e tre qui. Ovvio in ogni camera ci si dorme con i rispettivi ragazzi, ragazze. Lei ha scelto il bagno dato che non abitava qui tutto l’anno.” Anche questa camera è molto bella. Ci sono molti giocattoli sul pavimento. Continuiamo per il corridoio verde che sembra infinito e ci ritroviamo nella camera più spoglia. C’è una borsa per terra e qualche foto, niente di più niente di meno.
“Questa è la camera di Francesco, prima c’erano le foto di Marta poi le ha staccate.”
Ora torniamo sulla destra. Entriamo in una stanza ricoperta di poster di cantanti. La stessa passione proprio per lui che è il mio idolo.
“Già questa è la mia camera.” Vede che sono rimasta incantata a vedere quel mega poster davanti a me. “Io comunque ho scelto il bagno dato che la mia cabina armadio era nella camera di Francesco. Era ricoperta di scarpe e cappellini.”
Poi si butta sul letto enorme ad una piazza e mezza. Lascia la borsa per terra.
“Ma quanti giorni resti qui? Sai non vorrei farti stare lontano da questa famiglia stupenda.”
Sorride. “No tranquilla. Ci sto per un paio di settimane. Sai a Natale vado dai genitori di Francesco quindi ora sto qui. Facciamo sempre così tutti.”
Mi siedo anche io sul letto e lui mi abbraccia.
“Che hai? Sei silenziosa.”
“No niente, sembra che non piaccio a tuo padre.”
“No cucciola lui è sempre così. Ehi ma aspetta ci manca qualcosa un bacio o sbaglio?”
Sorrido e lo bacio subito, in effetti quel contatto mi mancava.
“ZIO! ZIO! ZIO! Andiamo a fare il tuffo ora possiamo!!! Daiiii zioooooooo!!!”
Arriva Giorgio correndo.
“Si, Giorgio, fammi mettere il costume.”
Lo trascina per il braccio.
“Giorgio aspetta un attimo! Mi metto il costume e vi raggiungo iniziate ad andare.”
Esce dalla camera.
“Io in bagno tu qui caro mio!”
Avevo già capito cosa voleva fare. Rimane un attimo interdetto poi sorride.
“Forse però… se ti do una mano?”
Ecco che un ghigno compare sulla sua faccia.
“Bea giù c’è la mia famiglia e posso arrivare con una mega erezione?”
Iniziamo a ridere poi mi chiudo in bagno.
Mi metto il costume e i pantaloncini come mi aveva detto lui.
Esco e lui è col costume a petto nudo.
“Andiamo? Ti avverto piccola corsa per arrivare da casa alla piscina.”
Annuisco e scendiamo.
Cavolo che freddo così! Corriamo super veloci per il troppo freddo ed entriamo nella piscina. Qui si sta benissimo. Fa caldo. I raggi del sole filtrano attraverso le parenti di vetro. Sono tutti in costume e con un fisico perfetto. Sono l’unica con un po’ di carne in più. Sinceramente mi vergogno un po’ a stare così.
“Che bel fisico che hai Bea.”
Cara mi guarda ammirata, sorrido e abbasso lo sguardo. Lei guarda ammirata me? Ho un fisico orrendo rispetto a quello di tutti gli altri. Si avvicina Francesco.
“Finalmente ti vedo in costume e non in intimo.” Mi sussurra in modo che solo io possa sentire, gli tiro uno schiaffetto sul braccio.
“Dai ragazzi che state aspettando? Tuffatevi!”
Ecco i genitori anche loro pronti per la piscina.
“Zia aspettavamo voi mi sembra ovvio.” Tutti annuiscono poi i maschi si tuffano senza farselo ripetere due volte.
Michela si infila le cuffiette mentre si sdraia sul lettino a bordo piscina. Thom scuote la testa e mi si avvicina.
“Lasciala stare, vieni a farti il bagno?”
“E’ calda?”
Sorride e mi porta verso la piscina. L’acqua è tiepida ma soprattutto fredda.
“Thom prima a fare la doccia!”
“Papà lo so, lo so.”
Thom sembra scocciato dal rimprovero del padre.
“Penso che io entrerò tra poco. Intanto parlo un po’ con Cara.”
“Ok vado a farmi la doccia.”
Lui se ne va ed io con fare timido mi avvicino a Cara. Lei mi nota e mi invita a sedermi vicino a lei.
“Certo che Thom poteva aspettare ancora un po’, anche Giorgio.”
“Ma no scherzi! È suo nipote, con me può starci sempre. Con lui non so.”
“Hai ragione. Per fortuna che sei così comprensiva, la sua ultima ragazza era tutta bellezza e niente cervello. Non come te, cioè non sto dicendo che non sei bella, anzi sei stupenda ma sai ragionare anche. Quella si era presentata con un costume che ha fatto impazzire l’ex di Michela.”
Inizio a ridere. Sono un po’ in imbarazzo a parlare della sua ex dato che non so neanche il nome.
Rimaniamo per un po’ in silenzio poi iniziano i famigerati tuffi. In effetti Thomas come lancia Giorgio e lo fa tuffare è buffo. Poi tocca all’altro zio. Sono davvero mitici insieme. I due migliori amici.
“Come sono diventati migliori amici quei due?”
Cara inizia a ridere.
“Hanno vissuto sempre insieme per tutta l’estate almeno da quanto ricordo. Dormivano insieme facevano tutto insieme anche la doccia. Penso abbiano fatto anche altre cose insieme dentro questa casa nella camera di uno dei due ma  questo proprio non voglio saperlo. Litigavano moltissimo proprio come due fratelli. Sempre così sono sembrati agli occhi altrui degli sconosciuti, due fratelli. Forse lo pensano anche loro. Sono davvero inseparabili.”
Sorrido e mi accorgo che Thom sta venendo verso di me. Wow è davvero bellissimo con tutte quelle goccioline sui suoi pettorali.
“Vieni.”
“No dai scommetto che è ancora fredda.”
Mi prende per mano e poi in braccio come alle spose.
“LASCIAMI THOM!”
“Ok, ti lascio.”
E che lo dico a fare? Sono atterrata in una massa d’acqua congelata e mi sto morendo di freddo.
Lui si rituffa.
“Cazzo non ti sei fatta la doccia vero?”
Ridiamo entrambi e scuoto la testa. Mi riporta fuori e mi faccio la doccia.
Torniamo a bordo piscina e mi riprendo la rivincita, lo butto in acqua mentre voleva abbracciarmi. Rido e poi mi tuffo con molta più eleganza.
“Scema che sei! ora ti faccio fare i tuffi anche a te. Francè vieni così la facciamo divertì!”
“Aspettate vengo anche io! Anche io voglio fare i tuffi.” Ci raggiunge anche la bellissima Michela mentre il suo ragazzo resta a giocare con Giorgio.
“Facciamo la sedia?”
Francesco annuisce e si mettono nella posizione.
“Siediti qui sopra ma più dalla mia parte che da quella ovvio no?”
Sorrido a Thom e poi mi sistemo sulle loro braccia messe proprio a forma di sedia.
“Pronta?...” inizia Francesco “3…2…1…”
Figo questo tuffo, mi hanno buttato a testa indietro. Risalgo e al mio posto c’è Michela.
Mi sento di non centrarci molto con la loro vita, con la loro famiglia.
“Thom mettiamocele sulle spalle no?”
Thom annuisce poi mi prende la vita e mi spiega quello che devo fare. Va sott’acqua e mi metto le mie gambe una alla destra una alla sinistra della sua testa. Michela fa lo stesso con Francesco.
“Ed ora?” chiedo non sapendo cosa fare. Le uniche volte che sono andata in piscina ho solo nuotato, non ho mai fatto cose del genere.
“Ed ora ti tuffo all’indietro oppure se vuoi, a me farebbe anche più piacere..” ecco il suo ghigno far capolino “rimaniamo così per un po’.”
“Fammi tuffare cretino!”
Senza neanche darmi un conto alla rovescia mi butta all’indietro poi si tuffa anche lui e mi viene a cercare. Cerca le mie labbra. Che belli i baci sott’acqua però sto per morire, il fiato non c’è più tesoro fammi risalire.
Ritorno su e inspiro avidamente quanta più aria possibile.
Tutti gli altri ridono vedendo la scenetta.
“Stavo soffocando.” E inizio a ridere anche io.
“Non sei abituata alla piscina con questi pazzi vero?”
Mi chiede Cara apprensiva.
Scuoto la testa. Meglio se non dico che io non sono mai andata al mare e so solo nuotare appena.
“E i tuoi genitori che lavoro fanno?”
Chiede Martina. Cavolo devo proprio dirlo che mio padre è morto. Pensavo lo avesse detto Thomas, lo guardo e lui capisce tutto. 
 “Mia madre fa la psicoterapeuta e mio padre lavorava come insegnante all’università.”
“Proprio come me, e ora invece? Perché ha lasciato il lavoro?”
Interviene Thom.
“Mamma forse è meglio cambiare argomento no?”
“Dai ma tua madre è curiosa.”
Sorrido ma sento che sto per morire. Ho sempre odiato la compassione degli altri dato che non sanno un cavolo. Thom mi abbraccia da dietro.
“Bhe… mio padre… è… se ne è andato in un posto migliore. Ora mi guarda dall’alto e spero sia fiero di me.”
Abbasso so sguardo e mi asciugo una lacrima sul nascere di certo non posso scoppiare a piangere.
“Oddio scusami tanto non ne avevo la minima idea. Mi dispiace.”
Sorrido anche se vorrei solo annegare.
“No fa niente. Thom io esco, che dici torniamo a casa e ci iniziamo a fare la doccia? Cioè mi inizio a fare la doccia?”
“Si certo piccola. noi allora andiamo. Forse è meglio se uscite anche voi sono le 7.”
Tutti si affrettano ad uscire mentre noi ci avviamo alla doccia di casa.
“Senti devi scusare mia madre anzi devi scusare anche me per non averle detto assolutamente niente.”
“No tranquillo fa niente.”
Entriamo in un passaggio che collega la piscina ad una stanza che prima non avevo visto. Facciamo tutto il tragitto in silenzio poi arriviamo in camera e mi chiudo in bagno.
“No Bea! Esci devo dirti i progetti per questa sera, non puoi toglierti il costume.”
Come non posso toglierlo? Thom se stai impazzendo avvertimi! Sono letteralmente senza parole ed esco dal bagno con una faccia che lo fa ridere.
“Non preoccuparti non è una cosa così fuori dal comune. In questa casa lo facciamo tutti all’insaputa dei miei, ci diamo solo dei turni.”
Ma cosa sai blaterando? Sono ancora più sconvolta di prima e lui ride ancora di più. Mi abbraccia e avvicina la sua bocca al mio orecchio.
“Un bagno di notte cretina!” scoppia di nuovo a ridere e ora capisco tutto. Ora rido anche io e prendo i panni per metterli sopra il costume. Mi tolgo la maglie e lui mi toglie il pantaloncino.
“So spogliarmi caro mio.” Sorride e scuote la testa.
Le sue braccia mi stringono e le sue labbra sfiorano le mie.
“ZIOOOO!!”
Ci stacchiamo e lui sembra seccato.
“Giorgio, ti hanno mai insegnato a bussare? È facile basta fare così” mima il movimento sulla porta.
“Scusa zio, dai ora scendi tanto lo so che non vi lavate e che stasera tocca a voi.”
Wow e non lo ha mai detto a sua nonna? Questo ragazzino è un mito.
“Shh! Non voglio che qualcuno scopra il nostro segreto. Si Giorgio ci stavamo preparando un minuto.”
Esce senza dire più niente. Thom sbuffa sembra davvero seccato per essere stato interrotto? Ma tanto non potremmo mai fare niente con tutte queste persone qui anche se la sua è l’ultima stanza.
“Che palle!”
Si spoglia e i riveste in un minuto. Mi rivesto anche io. Mi prende per mano e scendiamo.
Giorgio ci attende alla fine delle scale con un pallone in mano.
“Zio una bella partita a calcio? Io sto con Beatrice!”
Thom sorride e annuisce. Gli vuole molto bene si vede.
“Giorgio ma io non so giocare bene. Sei sicuro di aver scelto bene la tua squadra?”
“Sicurissimo tanto se ci fa perdere poi tu non gli dai più un bacio per tutta la serata.” Iniziamo a ridere e io e Thom ci guardiamo. Ma questo bambino che ne sa?
“No bello no, così non vale per niente.”
Arriviamo in giardino ed inizia a correre verso una porta. Wow in questa casa hanno davvero tutto.
“Zio in porta e noi tiriamo.”
Inizia lui. Io sono completamente negata in questo gioco. Ecco lui fa goal e ci battiamo il 10. Ora tocca a me e… wow magicamente va in palo. Pensavo di tirarla dall’altra parte del giardino.
Il secondo tiro viene parato. Il mio invece va a segno!
“SII GOALLL!!!” e da dove è uscito questo lato in me? Giorgio mi salta addosso.
Restiamo un altro po’ fuori poi entriamo e Giorgio mi porta a giocare con lui.
Costruiamo un binario e ci facciamo girare sopra il treno. Mentre guardiamo il trenino lui si siede in braccio a me e mi abbraccia.
“Ti voglio bene Bea.”
Sorrido e lo stringo forte. Com’è dolce. Thom mi guarda fulminandomi? Hahaha non dirmi che ora è geloso di suo nipote che sta abbracciato alla sua ragazza!?
È proprio un pazzo questo ragazzo. Cara gli si avvicina.
“Ma come siete carini! È Thom non sono bellissimi?”
“Si.” È scocciato ed anche Cara se ne è accorta e inizia a ridere.
“No dai questo è il colmo! Vorresti essere al posto di tuo cugino?” lo abbraccia e lui fa la faccia da cucciolo bastonato.
“Sei cuccioloso quando diventi geloso…” continua Cara “ma anche insopportabile dai.”
Sorrido e rido il solito mix “No dai è ancor più carino quando diventa geloso.” Affermo e Thom torna a sorridere. Poi si alza e come un bambino mi viene a baciare. È felice come una Pasqua per aver trovato una persona che lo sopporta.
“Giorgio…” gli sussurra all’orecchio “è il mio momento ora che dici? Tu va ad aiutare nonna in cucina.”
Io e Cara ridiamo.
“Sei una bestia Thom.”
A quel punto tutto corrucciato Giorgio si alza.
“Ehi cucciolo ti voglio bene anche io.” Gli schiocco un bacio sulla guancia e lui torna a sorridere.
Poi va dai nonni saltellando.
Thom invece continua a scuotere la testa.
“Ti pare che ora mi devo preoccupare se anche mio nipote di cinque anni si innamora?”
Ridiamo tutti e tre e Francesco fa il suo ingresso a torso nudo.
“Di cosa si ride mia amata sorella?”
Ridiamo ancora più forte.
“Con quei pantaloni a quadretti gialli e verdi non sembri molto un principe.”
Lui si guarda e ride alzando le spalle.
Prendo la parola. “Tuo cugino e geloso di tuo nipote.”
Inizia a ridere anche lui di gusto poi si avvicina a Thom e gli tira qualche pacche sulle spalle.
“Ti sei rovinato caro il mio cuginetto.”


Wow questo piatto è ottimo. Martina cucina davvero da Dio! Devo farle i complimenti. Tutti mangiano con gusto.
“Martina cucini davvero benissimo. Questi tortellini sono ottimi.”
Lei inizia a ridere. In questa casa tutti hanno la risata facile a quanto pare.
“Veramente è stato Franco a far divenire tutto ottimo, fosse stato per me ora questi sarebbero bruciati.”
Sorrido, che emerita figura di merda! Thomas mai che mi dicesse A, se la perde a ridere sotto i baffi. Spero vivamente che si soffochi con quella polpetta!
“Allora tu che hai scelto per l’anno prossimo?” chiede Michela incuriosita.
“Ho scelto legge.” Si perché voglio che le persone luride come quello che ha ucciso mio padre vadano in carcere e non la passino liscia.
Thom mi stringe la mano. Lui sa tutto e sa quanto io soffro. Già mio padre è nel mio presente, nel mio passato e sarà nel mio futuro. Non potrà accompagnarmi all’altare? Bene allora farò in modo che sia nella mia vita quotidiana. Parlare di lui però ancora mi strazia. Forse con il tempo e con l’età diminuirà.
“Perché?” continua il ragazzo di Michela. “Io sto studiando legge, è molto impegnativo.”
“Lei studia molto non penso che sarà un problema per lei.” Ecco il Thom iperprotettivo. Mi stava dando un avvertimento non voleva dire che non ne sono all’altezza.
“Non so mi è sempre piaciuta e poi mia zia è avvocato e potrebbe darmi un lavoro nel suo studio.”
Lui annuisce. Non penso che nessuno saprà mai la verità. Neanche mia madre lo sa e non deve saperla, cioè non voglio che lo sappia.
Finiamo di mangiare e io Thomas e Francesco togliamo la tavola. Finalmente posso parlare con Francesco di Marta.
“Francè, ascoltami.”
“Stai per parlarmi di Marta? Non nominarla neanche.”
Ok allora non dirò il suo nome. Io sono una capa tosta.
“Allora c’è questa ragazza che ha fatto una scommessa con il suo ex ragazzo quando ancora non sapeva che la tradiva e lei ci teneva davvero tanto a questo ragazzo che chiameremo Robert. Si è una stronza ma tu che avresti fatto se quello fosse stato il tuo primo ragazzo? Il tuo primo bacio, le prime esperienze. Lei ci teneva così tanto da mentire anche alla sua migliore amica ti rendi conto?”
Lui si blocca. Forse ancora nessuno gli aveva raccontato la verità.
“Ho capito le parlerò. Ma prima posso farla un po’ soffrire?” gli si apre un sorriso da angelo. Rido.
“So che non dovrei dirlo ma falla soffrire un po’ anche da parte mia.”
Ora ridiamo tutti poi Francesco mi abbraccia.
“Grazie mille. È stata l’unica volta che ho pianto per una ragazza eppure mi hanno fatto di peggio. Io penso proprio di amarla. Voglio stare con lei.”
“Mamma che palle ragazzi! Oggi tutti abbracciano la mia ragazza tranne il suo ragazzo.”
Io e Francesco ridiamo.
“Voi avete la piscina no? Anzi forse se ne sono anche andati a dormire. Che faccio resto sveglio così facciamo vedere che stavamo a guardare un film?”
“Bravo cugi! Allora servi a qualcosa!”
Usciamo mano nella mano dalla cucina e ci accertiamo che Martina e Franco non ci siano. Poi saliamo sopra e sentiamo delle risate provenire dalla camera dei genitori di Thom.
“Speriamo che non faccia come con la sua ex.” Dice Martina.
“Lo sai che il passato di nostro figlio in questa casa è vietato.”
A cosa si riferisce il suo passato? Cosa ha combinato? E la sua ex è quella che mi ha raccontato prima Cara? Thomas fa finta di niente. Si è accorto di tutto perché è diventato più rigido. Devo sapere chi è il mio ragazzo. Cosa cela nel suo passato? Quali sono i suoi scheletri nell’armadio tanto da farlo vietare in questa casa?
Entriamo in camera silenziosamente, prendiamo gli asciugamani e torniamo in piscina.
Ci facciamo la doccia e poi ci tuffiamo.
“Senti Thom ma a cosa si riferivano i tuoi?”
Abbassa lo sguardo.
“Oggi non è proprio la mia giornata ideale. Allora prima cambiavo in continuazione ragazza, ma non perché non le rispettavo anzi sempre amate e trattate da regina. Ma mi stancavo e mi piaceva subito un'altra. Quando stavo con la mia ex ho conosciuto te e inutile dirti che sentivo che questa era quella buona. Lo è stata veramente. I miei genitori odiano il mio passato perché pensano che io sia stato un puttaniere, ma non è così. Io ero davvero interessato, ma solo tu mi hai rubato il cuore. Ora se vuoi scappare da me va.”
Rispondo di getto senza neanche pensare.
“Scappare? Ma io ti amo ancora di più.”
Ci baciamo con trasporto poi andiamo sott’acqua.
Iniziano seriamente a piacermi i baci sott’acqua.
Aspetta aspetta! Ma quindi questo passato contorto di Thom si riduce al fatto che non si riusciva ad innamorare realmente ma lui lo credeva? Non è poi così complicato e atroce. Forse non facevano per lui! Cosa c’è di tanto strano? Anche mia madre forse sapeva e pensava che le usasse. Poveri ingenui!
“Finalmente soli principessa.”
Un brivido mi attraversa la schiena. Sono in acqua da cinque minuti e già ho freddo.
Lui cerca di baciarmi ma vado sott’acqua uscendo dalla mia presa.
Penso la prenderà come una sfida personale.
Si girà con il suo solito ghigno e si avvicina a me. Si è proprio come pensavo.
Questa volta mi farò baciare, lo voglio baciare. Eccolo si sta avvicinando impatto tra 3…2…1… ecco le…
Ecco che mi ha buttato sott’acqua. Ma come si permette questo cafone di fare una cosa del genere alla sua bambina?
Riemergo tossendo, ovvio che ho bevuto! Lui e la ride di gusto.
Lo spingo e cade all’indietro come un salame. Ride bene chi ride ultimo!
“Pari.”
Lui annuisce ancora ridendo.
“Dovevi vedere la tua faccia.” Riprende a ridere.
“Mi aspettavo un bacio cretino che faccia dovevo avere?”
Ridiamo entrambi.
Rimaniamo una buona oretta nella piscina stuzzicandoci ancora un po’ a vicenda e facendoci le coccole. Dopo di che usciamo breve doccia diretti in casa dove Francesco si è addormentato aspettandoci sul divano.
“Ma guardalo!” inizia Thom ridendo piano per non svegliarlo “Che cretino, doveva rimanere sveglio.”
Lo chiama brevemente e lui apre gli occhi rintontito.
“No non stavo dormendo, stavo riposando gli occhi.”
Ridiamo tutti e tre. La solita scusa del cavolo proprio.
Saliamo in modo che nessuno abbia sospetti poi ci dividiamo nelle rispettive camere.
Io vado subito in bagno. Mi butto subito sotto la doccia quando qualcuno entra.
“I vestiti piccola e… devo fare la pipì.”
Chiudo il getto d’acqua e mi metto l’accappatoio, sono tutta insaponata ma non voglio che mi veda.
“Esci immediatamente da questo bagno!”
Lui apre la tendina della doccia sperando di trovarsi d’avanti un paesaggio diverso dalla sua ragazza visibilmente arrabbiata con lo shampoo nei capelli.
“Ma…? Dove l’hai preso quello?”
Guarda l’asciugamano che compre il mio corpo.
“Io sono una maga.”
“Potrò mai vedere il tuo corpo a nudo come ho visto la tua anima?”
“NO!”
Dico brusco e richiudo la tendina.
Sento la porta chiudersi. È uscito. Tolgo l’asciugamano e riprendo il getto d’acqua. Finalmente i miei capelli usciranno lisci. Poi mi farò passare la piastra da Thom.
Qualcuno mi cinge la vita. Do un urlo ma lui mi bacia dolcemente dietro l’orecchio.
Chino la testa e vedo la nostra data sul suo braccio.
THOMAS!
Non riesco a muovermi sono in completo imbarazzo. Non me l’aspettavo ma forse fare la doccia con lui deve essere bellissimo.
Lo spero o me la pagherà.
mi accarezza il ventre ed io poggio la testa sulla sua spalla.
“Mi stai mettendo lo shampoo sulla spalla. Vieni che te li sciacquo.”
Mi giro verso la doccia e lui inizia a massaggiarmi la cute.
Ho una terribile vergogna di stare così con lui, ma ora che posso fare? Il guaio lo ha fatto lui ed io poso solo morire dalla vergogna.
“Non mi dirai che ti vergogni.”
Sorrido, come diamine fa a leggermi nella mente?
“Dai ma di cosa? Sei bellissima e tutti pagherebbero per vederti con un vestitino corto. Sei a dir poco stupenda, smettila di fare la bambina.”
Mi giro e incontro il suo sguardo. Lo bacio.
Non è poi così terribile dai. Lui sa sempre come non farmi a sentire a disagio.
Usciamo dopo poco.
“Ora mi asciughi i capelli.”
“No prima faccio la pipì.”
Ridiamo e io intanto mi metto l’intimo. Quello che mi ha comprato lui che è sempe un po’ più provocatore rispetto al mio. Mi riempie di regali solo che poi se ne pente perché anche gli altri possono ammirare (come solo lui dovrebbe fare) la sua bambina.
Anche lui resta in boxer e tira fuori il phon.
“Come li desidera i capelli signora Marti?”
Il suo cognome è buffissimo, mi ricorda quello della famiglia Martini ad Un medico in famiglia.
“Lisci grazie.”
Lui annuisce poi prende tutto l’occorrente. Avendo una sorella più piccola ha dovuto molte volte fare questo. Che fratellone ammirevole.
Ogni tanto i suoi occhi cadono sul mio intimo e si vede qualcosa muoversi nei suoi boxer.
“Basta sei troppo provocante!”
Rido. Sono seduta su una sediolina normalmente e cosa avrei di provocante?
“Fai i capelli e stai zitto.”
“Signora attenzione potrei sbatterla ad un muro tra poco.”
A questo punto ride anche lui e riprende a fare i capelli.
Dieci minuti più tardi siamo già distesi sul letto. La mia testa sul suo petto una mano sulla schiena mentre l’altra accarezza i miei capelli. Le mia sul suo petto. Il suo respiro si fa più regolare e la sua mano si ferma.
Si è addormentato. È così bello e angelico quando dorme. Non sembra capace di far nulla di nulla eppure è capace di fare molto più di quanto penso anche io.
Chiudo gli occhi e mi addormento anche io.

DRINNN!!
Ecco la sveglia! Ma che ore sono?
Qualcuno bussa alla porta.
“Thom siete pronti, tra dieci minuti si fa colazione.”
Francesco fa capolino dalla porta e vede che siamo ancora a letto.
“RAGAZZIII!!! Lo sai che zia e zio odiano chi fa ritardo! Vestitevi oraaaa!!”
Saltiamo sul letto e corriamo a vestirci. Prendo il jeans e cercando di metterlo cado.
“AHI! Lo stesso punto dell’altra volta.” Thom ride capendo di cosa sto parlando.
In cinque minuti siamo vestiti, ma ancora tutti spettinati ed io sembro un vampiro.
Mi chiudo in bagno e mi trucco e mi pettino, ora va meglio.
Scendiamo di corsa e riusciamo ad arrivare proprio una attimo prima che si apra la posta della cucina.
“Avrei giurato che non sareste stati puntuali.” Ci punzecchia Franco.
“No papà, questo mai!”
Tutti ridono. Evidentemente è quello che fa sempre ritardo pur essendo più puntuale di me.
“Bea devi sapere,” inizia Michela “che lui a colazione non è mai stato puntuale neanche quando aveva 7 anni. Poi per il resto è sempre stato puntuale ma a colazione mai.”
“Non abbiamo mai capito cosa facesse la mattina nella sua camera.” Continua Martina.
“Io lo so zia.” Francesco ammicca nella direzione di Thom e tutta la tavolata inizia a scuotere la testa.
“Cosa zio? Cosa fa zio Thom?”
No il piccolo ora saprà cose che non dovrebbe mai scoprire.
“Si fa le…” si accorge che stava per dire qualcosa di troppo e si blocca.
“Le pulizie.” Continuo io. Non ha molto senso ma Francesco mi ringrazia con gli occhi.
Giorgio chiede conferma allo zio e lui acconsente. Poi fulmina Francesco con lo sguardo.
“Ma chi è che stanotte si è fatto la doccia all’una? E poi perché siete saliti così tardi?”
Chiede Franco guardando noi tre.
“Pa, lo sai odio non lavarmi ogni giorno. Prima non mi ero fatto la doccia e l’ho fatta mentre lei dormiva. E poi stavamo vedendo un film.”
Risponde con naturalezza come fosse abituato a dirlo. Prima o poi dovranno dirla la verità no?
“Allora parliamoci chiaro. Perché non ce lo dite che andate a fare i bagni di notte? Per noi va bene, fate ciò che volete io mi, noi, ci fidiamo di voi.” Inizia Martina, sono tutti sbigottiti.
“E’ una cosa romantica, siamo stati giovani anche noi e per noi va solo bene.”
Wow, questa non me l’aspettavo proprio.
“Zia da quanto lo sapete? E come avete fatto? Ve lo ha detto Giorgio?” chiede Cara ancora intontita.
“No il piccolo non c’entra niente, è solo che dalla nostra camera si vede la piscina. Da quanto lo fate.”
“Giusto!! Non ci avevo pensato quando l’ho proposto.”
La voce di Michela risuona nella stanza. Altro colpo di scena (per me), lo ha inventato Michela? Era più una trovata da Thom o/e Francesco.
Finiamo di mangiare tra schiamazzi e vecchi racconti della famiglia, è arrivato il momento di andare a casa. Vado prima da Martina e Franco.
“Vi ringrazio veramente tanto, è stato bellissimo stare qui, grazie per l’ospitalità. Grazie di tutto.”
Abbraccio e bacio prima l’uno poi l’altro. Poi Martina mi prende le mie mani tra le sue.
“Tranquilla, sei una ragazza d’oro e se ti farà soffrire provvederemo noi ad ucciderlo.” Ridiamo e passo a salutare la figlia.
“Ciao Michela è stato un vero piacere.” Bacetto, abbraccio a entrambi e si passa a Cara.
“Ciao bella, torna presto anche in questa settimana.” Bacetto e abbraccio anche al marito e si passa al cucciolo.
“Allora ciao Giorgio.”
“Ciao futura zia. Torni vero?”
“Magari ci vediamo qualche volta da Thom che ne dici?”
Lui annuisce poi mi schiocca un bacio ed io lo abbraccio.
“Ciao Francè. Ci si sente presto tra noi. Vedo già prossime uscite a 4.”
Ride e ci abbracciamo.
“Ma tu non ti mettere quei vestiti se no poi ti obbligo a fare il menage a trois.”
Gli tiro uno schiaffetto sul braccio e uscendo dalla porta saluto con un ultimo ciao.
“Allora?”
Thom mi prende la mano e andiamo verso la macchina.
“Allora ti amo.”
Lui un po’ stupito mi bacia. Saliamo e mette in moto.
“Hai una famiglia stupenda. Ti vogliono un bene dell’anima.”
“Lo so ma la mia principessa non deve più baciare le rane del castello. Mi riferisco a quella sottospecie di fidanzato di mia sorella.”
“Uuuh! Thomas versione fratellone protettivo!”
Lui sorride e continua a guidare.
“Ma che impressione ho fatto ai tuoi secondo te?”
“Un ottima impressione amore. Non preoccuparti.”
Amore. Come suona bene questa parola detta da lui, suona ancora meglio sapendo che è diretta a me. Non riesco a guardare il nostro tatuaggio. Già è nostro, quella è la data più bella della mia vita. In quella data ho incontrato la mia salvezza.
24 Luglio 2014
Diventa ancora più bella a sapere che è lì sul suo braccio.
Poi la nostra collana, cioè il suo cuore dove dentro c’è scritto “Il  cuore per la mia bambina” tutto di lui diventa speciale anche quella maglietta che ho rubato dal suo armadio e che non ho mai ridato.
Mi sapeva di lui, quando la metto sembra che lui mi è vicino e mi può proteggere.
Ecco siamo arrivati, la corsa è finita.
“Thom vuoi entrare a salutare?”
“Va bene almeno ci salutiamo per bene senza paura che qualcuno ci veda.”
Busso e mamma viene ad aprirci.
“Ciao ragazzi, Thom che piacere rivederti. Scusa per come sono vestita, non mi aspettavo visite.”
Noi ridiamo. È buffa con la coda e la tuta. Stava facendo ginnastica, l’ho vista mille volte così ma mi fa sempre ridere.
“Allora come è andato il weekend?”
“Bene ma, ci siamo divertiti un mondo. Io vado un attimo a posare la borsa e salutare il mio scricciolo. Thom racconti tu?”
“Sisi.”
Li lascio da soli vado in camera e butto la borsa in qualche parte sono ansiosa di vedere mio fratello.
Busso e non risponde nessuno, sicuramente dorme. 
Allora entro, apro le tendo e lui si gira dall’altra parte dove anche lì incontra la luce, allora si mette il cuscino sugli occhi.
“Mamma anche di domenica devo svegliarmi presto?”
“Si se è tornata la tua sorellona preferita.” Lui si alza subito a sedere poi mi viene ad abbracciare.
“Allora com’è andata?”
“Da Dio. Scendi che c’è Thom.”
Annuisce mette le pantofole e scendiamo. Il suo pigiama con l’uomo ragno è stupendo.
Come arriva va a salutare Thomas poi inizia a sentire i vari racconti. Pende dalle sue labbra come tutti quelli che lo sentono parlare. Racconta le storie in una maniera incredibile! Con un trasporto pazzesco e ti fa anche rimanere con il fiato sospeso.
Finita la storia lo accompagno alla porta. Saluta tutti poi ci lasciano soli.
“Ora non fare che sparisci per 15 giorni.”
“No, Giorgio deve andare a scuola quindi penso che lo vado a prendere e passo anche da te. Che ne dici se un giorno andiamo a mangiare insieme?”
“Che ne dici se venite qui? Così c’è anche mio fratello.”
“Perfetto, giocheranno insieme. Hanno solo 5 anni di differenza.”
Annuisco.
Lui mi abbraccia e mette la bocca vicino al mio orecchio, deve dirmi qualcosa.
“Ieri sera lo sai che è stato bellissimo vero? Però quello non vale come match! Me ne devi un paio secondo me. Mi hai fatto rosicare tutte quelle volte… due sono anche poche. Ci sentiamo amore. Ti amo.”
Mi bacia un po’ con trasporto poi ci stacchiamo e lui mette una mano ancora sul mio fianco e l’altra sulla maniglia di casa.
“Ti amo anche io amore.”
Esce e mi chiudo la porta alle spalle. Rimango a fissare le scale imbambolata con un sorriso da ebete.
Wow due giorni da urlo. Ho conosciuto la sua famiglia, sono andata nella sua stupenda piscina e abbiamo fatto anche la doccia insieme.
Ok devo chiamare Marta e raccontarle tutto.

 

 

 

 

 

 

NOTE D'AUTORE

Ciooooo. Penso questa sia la volta buona che mi uccidete :D
Allora come state? Come avete passato "queste" vacanze? Spero bene. Ebbene si sono tornata con un nuovo capitolo e lo so che ho fatto un ritardo epico e non mi provo neanche a giustificare, non ne basterebbero mille di mie scuse.
Questo capitolo è un po' cosí divertente e spero vi piaccia. Forse con questa lunga assenza avrete pensato che avevo abbandonato la storia ed invece eccomi di nuovo qui a rompervine scatole. A questa storia ci tengo molto (forse l'ho già detto) e non penso di lasciarla andare.
Ragazzi/e fanciulli/e finisco col dirvi unngrazie di cuore perché tutte queste persone che leggono la mia storia non me le sarei mai aspettate. Grazie di cuori a tutti e vi faccio una promessa, aggiorneró piú spesso. Giuro, croce sul cuore. A presto baci a tutti :* <3
P.S. non sono ruscita a mettere il link per la foto scusate :(

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


 

“Allora il 6 giugno ci fu lo sbarco in Normandia da parte degli alleati cioè Stati Uniti, Regno Unito, Francia non occupata dai nazisti, Canada e Polo…”
Inizio a ridere, Thom mi sta facendo il solletico. È passata una settimana dal weekend a casa dei suoi.
“Thom… sme…smettila! È la terza volta che non riesco a ripetere questo stupida tesina. Tra 5 mesi e poco più ho gli esami.”
Lui continua a ridere come un deficiente. Cosa c’è di tanto divertente? Dovrebbe preoccuparsi anche lui che tra poco ha la laurea.
“Si lo so, ma sei troppo buffa mentre ripeti e ti faccio il solletico. Fai una faccia assurda dovresti vederti.”
Metto il muso giusto così per scherzare. Mi bacia sulla guancia.
“Si amore ti amo. Ah sai una cosa? A letto diventi sempre più brava, dobbiamo provare qualcosa di più sofisticato.”
Ghigna. Si è meritato un bel cazzotto.
“Rovini sempre tutto.”
Mi alzo dalla sedia e il suo sguardo indugia sulle mie gambe nude.
Sono solo in intimo anche se si congela. Devo assolutamente vestirmi tra poco arriverà mamma e non voglio rivivere l’esperienza dell’ultima volta. Lui già si è vestito previdente e poi perché non voleva dar nell’occhio stando in boxer. Se la crede troppo quel ragazzo anche facendo il cretino se la crede troppo. Di certo non mi avrebbe distratto dato che l’unico che si distrae e non mi sta a sentire è lui.
Ha portato anche Giorgio ma adesso sono tutti andati a fare la spesa e penso anche qualcosa di più. Forse mia madre ha capito che non vedendolo da una settimana avevamo bisogno di un po’ di intimità.
Io e lui siamo molto silenziosi, preferiamo sfiorarci le mani. Ci baciamo anche per ore dato che in pubblico non possiamo. Preferiamo stare in silenzio quando siamo soli. Quando siamo in pubblico non possiamo far vedere la nostra intimità dobbiamo nasconderla dietro un muro spesso e molto alto.
Oggi Thom mangerà da noi. Non vedo l’ora di finire il liceo così mi potrò far vedere con lui quanto cavolo mi pare.
Non voglio più essere la ragazzina impacciata altrimenti cosa racconterò alla mia piccola Scarlett quando mi chiederà com’era sua mamma da piccola? Infinitamente incasinata finché non ha trovato il suo dolce papà? No la mia futura figlia deve essere orgogliosa di sua mamma. Forse dovrò inventarmi un passato.
La mia generazione è la generazione uscita difettata. Non è come le altre. Noi ragazzi amiamo dietro uno schermo e poi dal vivo ci blocchiamo, noi siamo autolesionisti per delle parole. La mia generazione è quella più sofferta per questa stupida società che ti fa apparire degli stereotipi di persone buone e persone che equivalgono a disastri.
Il mio cellulare squilla e compare la foto di Marta, speriamo non un’altra chiamata deprimente.
“CAZZO FINALMENTE! DOV’ERI FINITA????”
Mi urla nell’orecchio, cavolo che dolore.
“Ah si scommetto che stavi facendo l’amore con Thom.”
Sente anche lui e inizia a ridere, ma cosa cazzo gli passa per il cervello a quella rincitrullita?
“Ma che cavolo vuoi?”
Ridiamo entrambe.
“Aprimi dobbiamo parlare a otto occhi.”
Cosa? Otto? Si è messa gli occhiali? No lei non ha gli occhiali chi è l’altra persona?
Scendiamo mano nella mano e apro la porta.
Davanti a noi ci sono Marta e Francesco per mano, lei euforica e lui evidentemente imbarazzato.
“Ok si ci dispiace anzi no, non mi dispiace ma… gli hai parlato vero?”
Annuisco mentre Thomas ridendo si butta sul divano.
“Lei doveva ripetere la sua tesina cara…” cerca di fare una mia imitazione “perché tra 5 mesi o poco più deve fare gli esami. Ma come ti sei permessa di disturbarla?”
Ridiamo tutti poi prendo il cuscino più vicino e glielo tiro in testa.
“Usciamo vi prego, usciamo!”
Marta con la sua faccia da cucciola cerca di implorarci. Ma noi abbiamo già programmato una cena e poi c’è Giorgio.
“C’è nostro nipote Marta mi spiace.”
Francesco è sbigottito.
“Mia sorella ti ha lasciato portare nostro nipote fuori da quella casa da solo?”
Ha quasi gli occhi fuori dalle orbite.
“Si. Si fida di Bea non di me.”
Abbozza un sorriso che sembra molto finto e Francesco si rilassa un pochino. Poi ritorna agitato.
“E ora dov’è?”
Thom mi guarda come se avesse dimenticato qualcosa. Sta per fare il sarcastico.
“Oddio no Bea lo abbiamo lasciato al parco!”
Faccio finta di essere sorpresa poi Thom fulmina con lo sguardo Francesco.
“E’ andato con Anna e con Micheal.”
Un sorriso a 36 denti si estende sul viso di Marta. Scuoto il capo ripetutamente dato che sicuramente già ho capito che vuole fare. Mangiare tutti insieme.
“La chiamo io Anna. Dai ti pregoo!!”
“Se ci parli tu e non metti in mezzo noi va bene.”
Marta lascia la mano di Francesco e prende dal jeans il suo cellulare.
Sicuramente avrà registrato il nome di mia madre. Si allontana per chiamare e Francesco si siede sul divano.
“Wow. Scusateci per l’interruzione, mica… stavate… insomma mica vi avevamo interrotto?”
Thom sorride.
“No, stavamo veramente ripetendo. Appena se ne sono andati… capiscimi Kekkino.”
Gli fa l’occhiolino e Francesco prende lo sguardo di uno che la sa lunga e con un sorriso malefico annuisce.
“È una furia questa ragazza. Diamine, ora che racconterò a mio nipote? E poi mi ha baciato davanti ai suoi genitori, davanti a tutto il suo quartiere. Non si è fatta tanti problemi come voi.”
Abbasso lo sguardo. Già a lei non sputtanerebbero la sua persona come farebbero con me.
“Francè che palle che sei! Sono fatti nostri no?”
Lui annuisce e sembra esserci rimasto male.
Thom mi passa una mano dietro la schiena e mi stringe a se.
Marta torna tutta contenta.
“Ok, ha detto che va bene. Tanto avreste preso la pizza.”
Annuiamo mentre anche lei si butta sul divano, anzi no si butta su Francesco. Lui sorride ma si vede che le ha fatto male.
Poi le si gira e si iniziano a baciare.
“Va bene raga allora o facciamo qualcosa insieme o noi torniamo in camera.”
“Perché non ci torniamo tutti e 4 in camera?”
Francesco ammicca ed io sbuffo.
“Cazzo voi siete proprio fatti con lo stampino!”
Mi alzo vado in cucina, Marta mi segue e dal salotto si sente ridere. Scuoto la testa e iniziamo a ridere anche noi.

Mamma entra con 4 cartoni di pizza seguito da Michela che ne a 3 ed infine c’è Giorgio con le bibite.
“Allora per Thom e Francesco ho preso la margherita. Non sapendo ciò che vi piaceva sono andata sul classico. Ho fatto bene?”
Parla prima Francesco, l’imbucato.
“Si, grazie mille signora Tivoli e mi scusi per l’intrusione. Anche se già sa come mi chiamo… piacere Francesco.”
Allunga la mano e sorride mamma fa una breve risata poi gliela stringe.
“Anna. Caro ti prego dammi del tu.”
“Ciao zio, che ci fai qui? Mica è un’altra cena di famiglia?”
Giorgio salta in braccio a Francesco e mamma gli squadra un po’ confusa.
“Si mamma, Giorgio è il figlio della sorella, Cara, e loro sono i cugini di Thomas.”
Mamma annuisce.
“Come penitenza ora Marta mette la tavola. Mi raccomando per 7!”
Marta sbuffa poi prende la tovaglia.
“Se sbuffi di nuovo te la do in testa la pizza!”
Ridiamo tutti.
Già mamma tratta Marta come fosse mia sorella. Tra me e lei non ci sono distinzioni e lo stesso vale per me con i genitori di Marta. È come se fossimo una grande famiglia. Io però più che una sorella la vedo come la mia migliore amica. Per essere mia sorella dovrebbe esserci un rapporto diverso e noi non lo abbiamo mai avuto.
Dopo 5 minuti ci mettiamo a tavola e apro la mia pizza. Ah, la mia preferita. Una semplice margherita con molta, molta mozzarella filante.
“Allora Giorgio, che avete fatto oggi pomeriggio?”
Thom rompe il silenzio.
“Siamo andati al parco e io e Micheal abbiamo giocato. È davvero un bambino simpatico e giocherellone. Mi piacerebbe averlo in famiglia! Poi abbiamo comprato la pizza e siamo tornati qua. Voi avete studiato?”
Thom si strozza con un pezzo di piazza e Marta, Francesco ed io ridiamo sotto i baffi.
“Si, anche se Thom mi faceva il solletico.”
“Tutto il pomeriggio?”
Mamma mia quanto è impiccione mio fratello.
Annuisco e mamma scuote la testa ed ora anche lei ride sotto i baffi.
Ecco siamo tutti complici e anche mamma ha capito che tipo di solletico mi ha fatto Thomas.
“Avete studiato tutti e 4 insieme?”
Chiede tutta allarmata mamma. No mamma! Non facciamo quello che pensi tu!
“No, noi siamo arrivati dopo.”
Grazie Francesco, a me e Marta non avrebbe creduto.
Ecco ora sorride e si è tranquillizzata. Speriamo che dopo non mi dica niente.
Finiamo di mangiare poi noi ragazzi togliamo i cartoni.
“Allora Franci, torni con noi?”
“Ma la smetti di chiamarmi con tutti questi nomi da frocetto? A me piacciono le ragazze. Le. Ragazze!”
Thom ride, il solito cretino provocatore.
“Comunque s.. non lo so. Volevo passare questa notte con lei e a casa non posso senza non presentarla a tutta la famiglia.”
Thom prende le chiavi del suo appartamento nella tasca.
“Guai a te se combini casini! Ed il parquet deve essere perfetto quando torno.”
“Grazie fratello!”
Sorridono come due ebeti. Scommetto che domani Marta non verrà a scuola.
“So già cosa stai pensando Bea! Beata Marta che si salta lunedì, ma no io domani arriverò in tempo anche a prendere te perché prima devo passare da casa a spiegare. Sarò più puntuale di sempre domani mattina.”
“Ci credo ben poco. Scusa ma i tuoi non erano fuori?”
“Si infatti c’è mio fratello.”
Oh suo fratello! Quello strafigo di Gabriele. Capelli perennemente scompigliati e neri, occhi verdi e bhe vedertelo girare in mutande per casa è una cosa pazzesca!
“Ok, io posso andare a dormire da tuo fratello?”
Marta inizia a ridere mentre Thom cerca di capire. Sta per diventare gelosissimo e auto protettivo.
“Vai, quello ti accoglie a braccia aperte e poi nel suo letto… quello lo ha sempre detto che un giorno voleva “dormire” con te.”
“E io ho sempre voluto “dormire” con lui.”
Ho gli occhi a cuoricino e Thom fa finta di schiarirsi la voce. Mi giro e lo trovo a braccia incrociate.
“Potresti spiegarmi chi è questo tizio?”
Io e Marta ridiamo. Obbiettivo raggiunto.
“È il fratello di Marta, Gabriele. È fighissimo e ha 21 anni. Lo conosco da quanto conosco lei e ci siamo visti crescere. Stavamo scherzando è super protettivo nei miei confronti come fossi la sua sorellina.”
“Però ha sempre voluto bombarti.”
“Marta smettila!”
“Dai te l’ho ha sempre chiesto di uscire con lui anche quando era in mutande.”
Thom è letteralmente sorpreso.
“No, no aspetta… tu lo hai visto in mutande??”
Annuisco e lui diventa rosso di gelosia. Mi avvicino a lui e slego le sue braccia e le metto intorno alla mia schiena. Poi metto le mie intorno al suo collo e mi alzo sulle mezze punte. Maledetta altezza.
“Amo solo te.”
È un sussurro sulle sue labbra, lui sorride e poi ci baciamo.
“Oook, noi andiamo ciao belli. Domani mattina ti ridò le chiavi.”
Salutiamo con la mano mentre continuiamo a baciarci.
“Bea non gli hai… ho capito.”
Mamma ha fatto un salto in cucina per sgridarmi ma ha capito che ero troppo presa da fare altro.
“Bea… forse dovremmo andare. Questa è l’ultima settimana che passiamo lì poi torno alla mia bellissima casetta e giuro ti verrò a trovare tutti i giorni.”
Sorrido e andiamo in salotto dove Micheal e Giorgio stanno giocando con le macchinine.
“Giorgio è ora di andare.”
“Viene anche lei?”
“No, mi spiace domani devo andare a scuola.”
“E quando ci rivediamo? Domani posso passarti a salutare quando esco da scuola?”
“Si, certo quando vuoi puoi passarmi a salutare quando esci da scuola.”
Mi abbraccia forte. Questo bambino è davvero un tesoro.
“Posso chiamarti zia?”
Oddio lo ha detto veramente? Certo che puoi piccolo, mi fai commuovere.
“Certo che puoi, ma sh! Sarà il nostro piccolo segreto.”
Gli faccio l’occhiolino e lui annuisce. Mentre lui saluta tutti a Thom arriva un messaggio. È Francesco, mi sporgo per vedere cosa gli ha scritto.

Fratellino, Gabriele è davvero un bel ragazzo, ha un percing al sopracciglio ed è vero ti viene ad aprire in mutande!

“Che frocio!”
Ridiamo poi anche lui saluta mamma e Micheal infine mi bacia ed escono.
In casa regna la tranquillità, ma io preferisco il casino se si tratta di Thom. Vorrei trasferirmi da lui, si la sua casa è piccola ma che fa? Per me e lui va benissimo.
Non vedo l’ora di finire questa stupida scuola e poi potrò andare da lui e mamma non me lo vieterà dato che è anche più vicino all’università.
Mancano solo 6 mesi e i miei sogni si realizzeranno. Solo 6 mesi, 29 settimane, 183 giorni (se ho fatto bene i conti). Solo 6 mesi.













NOTE D'AUTORE
Ciao a tuttiiiiiii!!! Sono di nuovo qui con un nuovo capitolo almeno son certa di non far ritardo. Allora la situazione tra Marta e Francesco si è sistemato, ve lo aspettavate? Cosa ne ensate di come procede?
Grazie per tutti coloro che leggono siete tantissimi e mi fate felicissima.
Un bacione a tutti.
Ragazzasullaltalena

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici ***


Ormai non oso più vivere, so solo rivivere chiusa nella mia stanza.
Sono di nuovo davanti a loro due. Davanti a Thom e Amanda, immobile. Guardo con gli occhi velati di lacrime quel bacio. Un bacio rude? Dolce? Disperato? Finto? Lui non la sta baciando, no è solo schiacciato dalla pressione del corpo di Amanda. O la sta baciando? Gli sta piacendo? Lo odia? Non lo saprò mai.
Lui si stacca da lei disgustato, o forse il mio cervello mi ha imposto di vederlo in questo modo per alleviare un po’ il dolore.
Lei mi guarda sfoderando un sorriso di goduria mentre lui si gira lentamente. Mi guarda. Si avvicina e inizia a parlare, mi spiega diverse cose che non ascolto. Ho un unico pensiero: si sono baciati. Lo guardo negli occhi. Nei suoi bellissimi occhi velati di lacrime e non lo riconosco. È davvero lui l’uomo che amo? L’uomo che mi ha promesso tanto? E poi dice il nome di mio fratello.
“Cosa?” sussurro piano.
“Sono venuto a parlare con lei in modo che nessuno potesse più prendere in giro tuo fratello.”
Perché lo ha tirato in mezzo a qualcosa che non c’entra?
“Non provare ad usare mio fratello come scusa” urlo facendo sussultare Thomas “tutto questo è capitato per colpa tua, perché tu sei solo un verme.” La mia mano si muove senza alcun comando e gli tira uno schiaffo. Amanda cinguetta un “Ahi” e io li supero prima che lui possa raggiungermi. Crollo disperata dietro la porta, scossa dai singhiozzi non ho paura di farmi sentire mentre lui violentemente bussa alla porta.
Sono passati giorni e ogni tanto sento la sua voce al piano di sotto e scendo solo dopo essermi assicurata che lui non può vedermi. Mia madre è preoccupata, per me, per l’imminente maturità e il mio probabile imminente fallimento. Ma non posso essere arrivata fin qui per poi lasciarmi andare. Ho deciso di raccogliere i vetri rotto della mia vita almeno fino a dopo gli esami per poi farli cadere e romperli in ulteriori pezzi.
POV THOMAS
Non la ricordavo così la casa di Amanda, ci siamo solo noi così ho modo di dirle chiaramente ciò che devo.
“Sbaglio o è un po’ che manchi in questa casa?” sorride lei.
“Non sono qui per thè e pasticcini Amanda, devo parlarti.” Dico acidamente.
“Era solo per rompere il ghiaccio.”
“Devo parlarti della mia relazione con Beatrice.”
“Non sono una consulente di coppia.”
“Questo lo so, altrimenti faresti l’opposto del tuo lavoro. Non credere che non sappia che sia tu a mettere zizzania tra noi due istigando tua sorella ad essere la bulla di Michael; e a ricordargli che tutti i suoi problemi derivano da me.”
Lei resta silenziosa e io inizio a domandarmi cosa vedevo in lei.
“Perché lo fai?” domando aspettandomi almeno una spiegazione.
“In memoria dei vecchi tempi.”
“Ti fermo subito, tra noi c’è stato qualcosa per poco e basta. Io non ero innamorato di te, e di certo non ricomincerò una relazione con te.”
Lei continua il suo silenzio così prendo di nuovo l’iniziativa.
“Penso che tu abbia afferrato il concetto, ora è meglio se vado.”
“Ti accompagno alla macchina.”
Ci incamminiamo lentamente quando d’un tratto si ferma. Mi fermo sperando che voglia dirmi qualcosa ma invece poggia le sue labbra sulle mie. È un bacio forzato, non riesco a mandarla via. Quando finalmente riesco a staccarmi dalla sua bocca e sto per iniziare a lanciarle tutti gli insulti che mi vengono in mente lei sorride. Sorride e capisco. Bea è dietro di me.
Mi giro di scatto e la trovo lì pietrificata sul punto di piangere. Inizio a parlare troppo velocemente cercando di giustificarmi, le dico che la amo, che ero qui solo per suo fratello. Le metto le mani sulle spalle ma lei sembra non accorgersi di nulla.
“Cosa?” sussurra delicatamente. E capisco che probabilmente mi sta chiedendo di Michael.
“Sono venuto a parlare con lei in modo che nessuno potesse più prendere in giro tuo fratello.”
“Non provare ad usare mio fratello come scusa” urla facendomi spostare lontano da lei “tutto questo è capitato per colpa tua, perché tu sei solo un verme.”
Prima che me ne possa accorgere la sua mano si poggia violentemente sulla mia guancia fatto ciò mi supera mentre Amanda sussurra qualcosa. Lei l’aveva vista e in memoria dei ‘vecchi tempi’ lo ha fatto, mi ha baciato in modo che la mia storia finisse proprio lì. Voglio scaraventarle addosso tutta la mia ira ma quando mi giro lei è sparita.
A grandi falcate raggiungo la casa di Beatrice e busso urlando il suo nome. Le lacrime iniziano a scendere sul mio viso, non può essere tutto finito per colpa di quella stronza, ha ottenuto esattamente ciò che voleva.
Mi accascio dietro la porta coprendomi il viso con le mani mentre piango come un bambino scosso dai singhiozzi. E rimango in quella posizione non so per quanto tempo con la consapevolezza che non vorrà mai ascoltarmi.
Iniziano a passare i giorni ed io inizio ad essere in uno stato orribile. Ogni giorno vado a casa loro e la vedo entrare e uscire, ammiro la sua bellezza da lontano, impotente, come facevo quando andavo da Amanda e qualche giorno vado anche a bussare alla loro porta quando sono sicuro che lei c’è. Ma per me Beatrice non c’è mai.
Ormai nulla allevia la sofferenza ne una bottiglia di birra ne il raschiare in gola dello Scotch mischiato al fumo. Riesco solo a ripensare a lei e al suo sorriso, a quanto era felice quando era con me, a quanto sta soffrendo in questo momento.
“Hei” sussurra Francesco sull’uscio della porta della mia camera, non so come sia entrato, ma non voglio parlare così mi giro dall’altra parte del letto.  
“Come stai?” chiede una voce femminile, Marta. Marta! A lei posso chiedere di Beatrice. Di scatto mi metto a sedere e la guardo. Non penso di avere un bell’aspetto: la barba non curata, i capelli scompigliati e gli occhi rossi.
“Lei come sta?”
“Va avanti, ha inghiottito tutto come se non fosse mai successo nulla. Sorride e agli occhi di tutti sembra felice.”
Lei non è felice e lo sappiamo tutti qui dentro. Chissà quanto le costa mantenersi tutto dentro.
“Ti prego Marta parlale tu.”
“Si rifiuta di parlare di te e poi sorride, in un modo che sembra davvero che non sia successo nulla.”
Mi giro nuovamente dall’altra parte del letto mentre Francesco dice qualcosa che non ascolto. Lei sta facendo finta di nulla, non ha affrontato il problema o forse lo ha affrontato e lo ha superato. Io non posso farci niente continuerò a guardarla da lontano facendomi dare informazioni da Marta, sperando che un giorno decida di ascoltarmi.
 
 
 
 
Note d’autore
Ehilà fanciulli!
È passato davvero troppo tempo perché voi possiate perdonarmi. Ho preso davvero una lunga lunga luuuuuuunga pausa da EFP, ma ora sono qui; decisa a finire questa storia più che mai.
Si aprono i capitoli finali, e con questo si è conclusa la fine della storia tra Thomas e Beatrice. O forse no?
Pensavate che sarebbe successo qualcosa del genere?
Concludo ringraziando tutte le persone che mi stanno seguendo e stanno leggendo la mia storia, mi rendete davvero felice.
Un abbraccio
Ragazzasullaltalena

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici ***


La stanza è fredda, vuota.
Vuota di emozioni, vuota di azioni ma carica di tensione e di lacrime appena versate. Sono forse emozioni quelle? Sono forse azioni quelle? Sono solo dettate dalla disperazione che mi ha avvolto nelle ultime settimane.
Non riesco a smettere di pensare a lui. A lui al suo tocco, al suo modo di amare, al suo modo di sorridere dopo avergli sussurrato “Ti amo”, nonostante lo avesse sentito mille volte. Lui e il suo modo di farmi complimenti, lui e il suo modo di prendermi in giro, lui e il suo modo di farmi stare bene, lui e il suo modo di guarirmi. E cosa ci faccio qui? Seduta su questo pavimento troppo freddo per rimanere immobile. E cosa sto facendo? A dove voglio arrivare? La mia mano si muove incerta sul mio corpo, si muove come la faceva muovere Thomas. Il pollice sotto il mento e l’indice ad accarezzarmi le labbra calde e tremanti.
Ricordo i sorrisi che mi causava la sua vicinanza ora compensata da lacrime. Quanto sono patetica. Meglio alzarsi.
Provo a rimettere insieme i pezzi di una vita che mi sembra sfumata davanti. Mi è sfumata davanti insieme a tutti i nostri progetti, insieme ai nostri sussurri e finalmente al coraggio di girare in strada a testa alta.

“Beatrice.” Risento la sua voce, sapendo che non è un buon momento per rivivere quel momento. Amanda era vestita in modo da far impazzire qualsiasi ragazzo, forse aveva fatto impazzire anche il mio.
Sento scorrere con più vigore le lacrime che mi ero assicurata di asciugare. Li avevo visti, e li rivedevo ogni giorno nei miei pensieri.
Lei si è buttato sulle sue labbra e lui ha ricambiato quel bacio. Le mani rigide e chiuse, le nocche prima bianche e dopo un attimo rosse. Cosa sto facendo? Non mi ero neanche resa conto di spingere il pugno contro le mattonelle bianche. Lui parlava, parlava ma io non lo ascoltavo, non ci riuscivo. Mi stavo chiedendo da quanto andasse avanti quella storia, quell’intimità, quella seconda vita. Mi stavo chiedendo se diceva anche a lei le cose che diceva a me.
Mi aveva preso il mento tra le dita per farmi alzare lo sguardo, per farlo guardare. Non riconoscevo il Thomas di sempre, ma un uomo con gli occhi velati di lacrime e i lineamenti rigidi.

Il mio sguardo è ormai rivolto da alcuni minuti lì, su quella lametta.
Devo? Non devo? Cosa mi ha insegnato Thomas? Che le sue promesse sono finte, forse lo sono anche le mie.
Mi risiedo con la lametta in mano, a gambe incrociate la osservo.
Cosa sei? La mia salvezza o la mia distruzione? Un modo per andare avanti o tornare indietro?



NOTE D'AUTORE:
Rieccoci qui, come state?
Questo capitolo è un po' di passaggio ed è anche il penultimo della nostra storia.
Spero che vi stia piacendo anche se non sembra concludersi in un modo troppo carino. Come fiirà la storia per voi? Fatemi sapere che ne pensate
Baci
Ragazzasullaltalena

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