Un Naruto è per sempre

di Juken
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Naruto che ben comincia è a metà dell’opera. [Prologo] ***
Capitolo 2: *** Chi dice Naruto dice danno. ***
Capitolo 3: *** L'Ennacoda porta consiglio. ***
Capitolo 4: *** Tra il dire e il fare c'è di mezzo Naruto. ***
Capitolo 5: *** Naruto che litiga col muro si rompe la testa. ***
Capitolo 6: *** Anche Naruto vuole la sua parte. ***



Capitolo 1
*** Naruto che ben comincia è a metà dell’opera. [Prologo] ***


Salve Popolo di Efp.
Vi presento l’ennesima NaruHina non necessaria, non richiesta, non indispensabile.
Il 2016, però, è stato un anno di cacca. E quale miglior rimedio se non pubblicare fanfiction su Naruto per terminarlo al meglio? 
Scrivere Naruhinosità(?) is the way! 
[Chi ha letto l'altra mia fanfic, saprà già che l'HTML per me è il male e quindi che sono tendente ai pasticci. Perciò mi scuso anticipatamnte! Tutti i consigli sono ben accetti.]
[Il rating arancione potrebbe essere momentaneo, non ho ancora deciso se inserire scene rosse o meno ( ͡° ͜ʖ ͡°) ]

 


naruto




AVVERTENZE \\ COSE DA SAPERE PRIMA DI LEGGERE QUESTA FANFICTION

  • Non tiene conto dell’ultima parte del cap. 699 del manga: cioè il viaggio di Sasuke per redimersi dai propri peccati. NO. NO. E NO. Potrà anche avere perfettamente senso nel manga, ma in questa storia Sasuke non lascerà il Villaggio (di nuovo).
  • Questa storia non tiene conto degli avvenimenti di The Last (e di tutto quello che accade dopo). Ci sono molte cose che vorrei dire del film ma non finirei mai di scrivere. Quello che vi serve sapere è che riprendo molti temi e citazioni, ma non aspettatevi bellimbusti provenienti dalla luna.
  • Saranno presenti tutte le coppie canon, ma la NaruHina resta la coppia principale ♥
  • HINASAKU è la mia BROTP. Le adoro insieme. Caso chiuso.
  • Questa Fic è strapiena di :
     1 ERRORI. A palate. Di ogni tipo. Sorry. (Se ne trovate qualcuno ditemelo, così posso correggerlo. )
     2 RIFERIMENTI E CITAZIONI ad altri film\telefilm\libri\fumetti.
     3 COSE SMIELATE
     4 STUPIDAGGINI







    ENJOY


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UN NARUTO È PER SEMPRE





-prologo-





  1. Naruto che ben comincia è a metà dell’opera.





  Naruto irruppe nell’Ospedale di Konoha come un uragano, facendo voltare verso di sé le teste di tutti i presenti nel Pronto Soccorso, ma sembrò non farci caso. Ignorando le voci di chi l’aveva riconosciuto, individuò gli inconfondibili capelli rosa della sua migliore amica e si diresse immediatamente da lei, noncurante del bambino a cui stava fasciando un ginocchio. 
«Sakura…» iniziò ma fu subito interrotto dal tono preoccupato di lei.
«È successo qualcosa? Sei ferito? Problemi con la protesi?» 
Si era voltata di scatto verso di lui, spostando l' attenzione dal bambino al biondo in un attimo. Aveva già iniziato a scannerizzare la sua figura in cerca di qualche ferita evidente ancor prima di pensarci razionalmente, ma il suo occhio clinico non aveva trovato nulla di strano, se non il suo sguardo da pazzo. 

Settembre era iniziato da poco, ma già si iniziava a percepire un insolito venticello freddo nelle strade di Konoha. 
Erano passati quasi due anni dalla fine della Quarta Grande Guerra Ninja e uno da quando Naruto aveva riacquisto l’uso del braccio destro grazie a Tsunade e al suo team. Molte zone del Villaggio erano in ricostruzione e la Foglia progettava perfino di allargare i propri confini. Le numerose ferite lasciate dalla guerra iniziavano, seppur molto lentamente, a risanarsi e tutto sembrava procedere per il meglio.
Quando non era impegnata nelle missioni, Sakura occupava gran parte del suo tempo in ospedale per migliorare le sue tecniche mediche o anche solo per dare una mano per le piccole cose, proprio come stava facendo in quel momento.

«No, il braccio va bene e non sono ferito!». 
Con un sospiro di sollievo Sakura tornò ad occuparsi del suo piccolo paziente, sperando che l’Uzumaki non fosse lì per un’altra sciocchezza delle sue.
«Sasuke mi ha già detto che sei diventato finalmente Chunin. Congratulazioni! ».
«Lo so» sorrise lui «grazie!»
Da qualche giorno si erano svolti gli esami Chunin e dopo tanti mesi trascorsi intrappolato tra i libri era riuscito a raggiungere anche quel traguardo. Ma non era per questo che era lì in quel momento, sapeva già che Sasuke le avrebbe immediatamente spifferato la notizia.
«Allora che ci fai qui?» riprese Sakura.
Nel suo tono, Naruto individuò già un accenno di nervosismo, che però scelse deliberatamente di ignorare. 
«Questo è un Pronto Soccorso, no?» 
Lui era lì per una questione di massima importanza e non doveva di certo farsi intimorire dalle saette che gli occhi di Sakura gli stavano lanciando come risposta. 
«E io ho bisogno di soccorso!» 
La rosa digrignò i denti pur sforzandosi di mantenere i tratti del suo viso gentili e cordiali. Il risultato fu una faccia degna del peggiore degli assassini che spaventò sia il bambino che ora si muoveva irrequieto sul lettino, che Naruto. 
«Non mi sembra proprio. Inoltre non vedi che sono occupata?». Le rispose subito lei, trattenendo a stento l’irritazione. 
Il bambino, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, lanciò un’occhiata timida all’Eroe del Villaggio. Avrebbe voluto chiedergli magari un autografo, ma aveva troppa paura anche di emettere un solo respiro, temendo di far arrabbiare ancora di più la ragazza. Timore che, però, non sembrava condividere l’Uzumaki. 
«No! Sakura non capisci! Sono malato! E tu devi curarmi. Aiutami ti prego!».
Lei alzò un sopracciglio scettica. Naruto non sembrava affatto malato. 
«O- Ok. Allora appena finisco qui ne parliamo. Sei fortunato, oggi è piuttosto tranquillo, non c’è nessun caso urgente» sembrava che Sakura non fosse più tanto stizzita «ma ti avverto: se è uno scherzo o te lo stai inventando, ti uccido» Infatti era passata direttamente alle minacce. 
Lei ricordava ancora perfettamente le due volte in cui Naruto si era precipitato da lei in preda al panico perché aveva finito le scorte di ramen istantaneo e quella volta in cui le aveva fatto prendere un mezzo infarto quando era corso all’ospedale per dirle che tre ninja lo spiavano e lo seguivano e che non riusciva a liberarsi di loro, ninja che si erano poi rivelate essere tre bambine di dieci anni. 

Naruto aspettò pazientemente sulla soglia della sala adibita per le visite che la kunoichi finisse la medicazione che lui aveva interrotto. Quando vide finalmente il bambino uscire dalle tendine azzurre che dividevano i posti letto del Pronto Soccorso di Konoha, si fiondò immediatamente a sostituire il suo posto.
«Stiamo infrangendo almeno cinque delle regole dell’ospedale, spero che tu lo sappia»
Lui ignorò le parole di Sakura e la osservò rimettere a posto del disinfettante e altre diavolerie a cui non sapeva dare un nome. Non poté non lanciare un occhiata, sorridendo, alla sottile collana con il piccolo ciondolo Uchiha che spuntava timido dal camice bianco. Nell’anno appena passato, Naruto aveva assistito alla ricostruzione di vecchie e nuove relazioni. Da quando Sasuke era stato reintegrato al Villaggio e i suoi crimini perdonati, non era trascorso molto dalla nascita di una nuova coppia. L’Uchiha aveva abbattuto le solide barriere fatte di odio e di risentimento, di cui si era circondato negli anni e aveva lasciato che finalmente Sakura gli donasse tutto l’amore che si era negato fino ad allora. Naruto non era né invidioso né triste, anzi vedere i suoi due migliori amici felici, dopo tanto dolore, lo riempiva di gioia a sua volta. Nel profondo del suo cuore aveva sempre saputo che sarebbero finiti insieme. Rimanevano, però, per lui una coppia davvero mal assortita. Si chiese, distrattamente, quando avessero intenzione di andare a vivere sotto lo stesso tetto, o quando avrebbero annunciato il probabilissimo matrimonio e infestato il mondo col la loro progenie munita di capelli rosa, sharingan e un misto del caratteraccio dei due. Tremò alla sola idea.
Spostò lo sguardo dalla collanina fino ad incontrare gli occhi verdi di Sakura in attesa e cercò di riordinare i pensieri per essere chiaro, anche se nella sua testa regnava solo il caos.
«Non fare la faccia da cucciolo bastonato. Non funziona con me! Se mi stai per dire una delle tue stronzate giuro che… »
A Naruto non servivano altre intimidazioni, bastavano le braccia incrociate e la faccia scocciata a parlare per lei.
«No, Sakura! Sono sicuro di avere una malattia grave!».
La rosa sospirò e provò a prendere seriamente la situazione, anche perché Naruto aveva in volto uno sguardo preoccupato che non vedeva da un bel po’ di tempo.
«Allora sentiamo i sintomi di questa fantomatica malattia che ti ha fatto venire qua di corsa. Cos’hai?» 
Lui si grattò una guancia a disagio. Come avrebbe potuto spiegarglielo in poche e semplici parole?
«Non riesco più a dormire! Non riesco più a mangiare!» 
Gli occhi di Sakura si fecero subito attenti. Che davvero non stesse scherzando? Prese un blocchetto e una matita pronta a prendere nota di qualsiasi dettaglio le potesse essere utile per la diagnosi.
«Non riesci a mangiare? Hai la nausea? Vomito? C’è qualcosa di particolare che non riesci a mangiare?»
Naruto sospirò afflitto e proseguì ignorando le sue domande. 
«Non riesco a fare niente!».
«Stai ancora seguendo la tua dieta basata esclusivamente sul ramen, non è così? Sai dovresti var-».
Sakura già stava vagliando delle vitamine da dargli e altre cento possibili soluzioni.
«Ehi! Non osare dare la colpa al ramen! La colpa non è di certo sua, ma è di Hinata!» 
Nello stesso momento in cui lei si rese conto che stava per scrivere sul suo blocchetto il nome dell’amica, la matita che era stata stretta con troppa forza si spezzò in due, di cui una parte era quasi volata nell’occhio destro di Naruto. 
« H - Hi – Hinata? »
Sakura stentava a credere alle sue orecchie.
«Ma mi vuoi ammazzare? Dovresti imparare a dosare la tua dannatissima forza!» aveva invece urlato lui, ignaro della faccia sbigottita di Sakura che ora aveva davvero voglia di picchiarlo. 
«Comunque sì, proprio Hinata. L’unica cosa che riesco a fare è pensare a lei!» disse sconsolato.
La furia omicida dell’Haruno si placò quando ebbe realizzato quello che il suo migliore amico stava cercando di dirle in realtà. Nella sua testa, i pensieri iniziarono immediatamente a circolare intorno alla figura della ragazza impacciata, che indirizzava sempre gli occhi verso il basso e alla figura, in netto contrasto, del ragazzo sorridente e solare, da sempre ignaro dei sentimenti della corvina. Che Naruto avesse realizzato finalmente quello che Hinata cercava di dirgli da anni? Sakura non poté fare a meno di sorridere.
«Ma tu non sei malato! Non ci si ammala di sentimenti, i sentimenti si provano. È una cosa dolcissima!» 
Era così felice per Naruto che dimenticò perfino il meritatissimo pugno che aveva in serbo per lui.
«È una cosa terribile invece! » Naruto spalancò gli occhi, di fronte a quell’affermazione e cercò di spiegarle meglio la gravità dei fatti. 
«Se chiudo gli occhi penso ad Hinata. Se devo seguire qualche stupida lezione che Kakashi ha deciso di impartirmi penso a lei. Se sono da solo penso al lei, se sono con gli altri penso a lei. Mi sento decisamente meglio quando la incontro in giro per il villaggio, ma quando è in missione o quando semplicemente non la vado, la mia giornata è come se fosse rovinata!».
Sakura sorrise ancora di più. Era perfetto! Desiderava così tanto che quei due fossero felici che sentiva l’obbligo morale di aiutarli.
«Ma è bellissimo! Dovresti iniziare, però, a fare meno lo stupido se vuoi diventare il ragazzo di Hinata. Per esempio…» 
Gli occhi di Naruto si spalancarono ancora di più e inconsapevolmente arrossì. Non aveva mica detto quello!
«Ehi aspetta, io che? Io non voglio diventare il suo ragazzo!» 
Sakura era confusa più che mai. Che si fosse persa qualche passaggio? 
«No? E allora cosa vuoi?»
Il biondo si mise le mani nei capelli. Era quello il problema.
«Non lo so! Voglio solo stare con lei, in ogni istante, che mi racconti come è stata la sua giornata, raccontarle la mia. Vorrei tenerla per mano, annusarle i capelli.» Naruto aveva un’espressione beata e da ebete che fece per un attimo preoccupare Sakura, ma che si annullò quando proseguì. «Ma non voglio mica essere il suo ragazzo!» 
Il sorriso di Sakura divenne quasi materno. Vedere il dobe farfugliare di cose sdolcinate e non rendersi neanche conto della natura dei suoi sentimenti le faceva tenerezza. 
«Quello che mi hai appena descritto è esattamente un tipo di relazione che ha un ragazzo con la sua ragazza. Di tipo piuttosto appiccicoso per lo più! »
Naruto rivolse uno sguardo disperato alla sua compagna di team, cercando di assimilare le sue parole. 
«Tu ne sei certa?» 
Sakura annuì di rimando.
«Questo è il tipo di rapporto che c’è tra te e Sasuke?»
Chiese lui curioso, cercando di capire quello che gli sembrava la cosa più complicata del mondo.
«Eh?! N- Non esattamente» 
Lei arrossì impercettibilmente al solo pensiero del suo “rapporto” con Sasuke. Di certo l’Uchiha non passava la sua giornata a farle smancerie o ad annusarle i capelli! 
«Le relazioni non sono tutte uguali. Inoltre non è questo il punto.» 
Fece una pausa poggiando entrambe le mani sulle spalle di Naruto.
«Il punto è che tu sei innamorato!» 
Il tono felice di Sakura sembrava quello di chi ha appena trovato la cura a tutte le malattie del mondo, ma per Naruto suonava soltanto come una brutta notizia. Lui non ne sapeva niente di romanticismo né tanto meno riusciva a capire pienamente cosa “essere innamorati” comportasse e significasse davvero.
«Quando eravamo piccoli pensavo di essere innamorato di te, ma io ecco… non provavo queste cose»
Alzò gli occhi su di lei, sperando di non averla in qualche modo offesa, ma quello che trovò invece fu il suo viso sereno. 
«Questo perché tu non eri davvero innamorato di me. Faceva tutto parte della tua sfida con Sasuke. Non era forse perché io amo lui? Non volevi perdere contro di lui. Ma questa volta è vero, non è così?1 »
Il biondo abbassò lo sguardo non riuscendo né ad annuire né a negare.
«Sai… mi ricordo quello che hai fatto alla commemorazione»
Naruto strinse le labbra, capendo a cosa lei si riferisse. 
Dopo una settimana da quando tutti i bozzoli sotto lo Tsukuyomi infinito erano stati aperti, si erano tenuti i funerali per le vittime della guerra. Mentre a Sasuke era stato proibito di parteciparvi, in attesa della sentenza dei cinque Kage, loro si erano stretti in prima fila con Kakashi e i loro amici, cercando di sostenere insieme il dolore che quel giorno portava con se. Ad un certo punto, lui aveva lasciato il posto accanto alla rosa per occupare quello alle spalle di Hinata, che si trovava a pochi passi da loro, circondata dagli Hyuga chiusi in un composto e freddo cordoglio. Hanabi, però, non aveva saputo tenere a bada i singhiozzi, mentre la sorella maggiore aveva lasciato che delle lacrime silenziose le rigassero le guance. Naruto, senza farsi troppe domande o porsi troppi scrupoli sulle sue azioni, le aveva stretto una mano, lottando contro il prepotente desiderio di abbracciarla. Lontano da occhi indiscreti - ma a quanto pare non da quelli di Sakura- aveva cercato di farle capire che condivideva il suo stesso dolore, di confortarla e di sostenerla. Avrebbe voluto così tanto essere in grado di fare qualcosa di più. 
« È un tipo di premura che non si ha con tutti» proseguì lei.
Dopo una breve pausa, lui alzò di nuovo i suoi occhi supplichevoli in quelli verdi di lei.
«Sakura mi aiuterai vero?» chiese.
«Certo! Ma non ora. Io devo lavorare! Di là ci sono dei pazienti veri!» 
Precisò lei, alleggerendo l’atmosfera cupa che si era venuta a creare intorno a loro.
«Ne riparliamo domani. Vieni con me e Sasuke a pranzo da-» 
Naruto ritornò sorridente e alla sua solita vitalità.
«Perfetto! Allora ci vediamo domani da Ichiraku»
L’uragano biondo si volatilizzò prima che potesse sentire il “non intendevo lì” di una Sakura ormai arresa alla sua dipendenza dal ramen. 
Eppure il sorriso che lei aveva messo su non scomparì. Hinata era cotta di lui dall’infanzia e Naruto stava iniziando a rendersi conto di ricambiarla. Con un rinnovato buonumore Sakura proseguì la sua giornata, pensando a quanto sarebbe stato facile far dichiarare quei due. La parte più difficile – quella di far sì che Naruto capisse i suoi stessi sentimenti- era giunta al termine prima del previsto. Lei si era resa conto già da un bel po’ di tempo dei suoi comportamenti strani quando si trattava di Hinata e aveva anche una mezza idea di quando lui avesse iniziato a maturare quei pensieri.
Per il momento la strada per il loro lieto fine sembrava tutta in discesa.


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NdA
[Note aggiornate il 9-12-2016] 

1. Citazione da "The Last".naruto's bullshit

2. Tutto il capitolo è ispirato ad una parte all'episodio 4x01 di How I Met Your Mother (lo sarà anche una parte del capitolo 4).

3. La geniale idea di dare ai capitoli titoli che ricordano un detto popolare o un  proverbio non è mia, ma di fallsofarc. Questa fanfic però non ha nient'altro a che  fare con la sua bellissima fic.

*La ff non è ambientata subito dopo gli eventi del cap. 699, ma due anni dopo.  Questo, semplicemente perché vorrei seguire lo stile rilassato e un po'comico della commedia, che non mi sembrava adatto ad un immediato dopoguerra.


Fatemi sapere cosa ne pensate!

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Capitolo 2
*** Chi dice Naruto dice danno. ***


Eccomi di nuovo
Prima di iniziare vari sproloqui senza senso, ringrazio chi ha letto, messo nei preferiti\ricordati\seguiti e Sasuhina_95 che mi ha lasciato la sua recensione *-*
Il capitolo è arrivato abbastanza in ritardo per cause di forza maggiore (HTML), perciò vi lascio immediatamente alla lettura. 
Rimando le note importanti in fondo alla pagina.

 

 

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UN NARUTO È PER SEMPRE

 


 DORK

 

 

 

 

          2.  Chi dice Naruto dice danno.

 

 

 

 

 


   «Ehi Usuratonkachi! Stavamo iniziando a pensare che ti fossi perso. Noi abbiamo già ordinato».
Esordì Sasuke, vedendo finalmente il suddetto Usuratonkachi avvicinarsi all'entrata di Iciraku. 
«Ehi ragazzi, scusate per il ritardo» 
Naruto prese posto vicino Sakura con una faccia cupa e una lentezza che sarebbe stata degna di un Nara.
La kunoichi si accigliò e iniziò immediatamente a squadrare l'amico. Lo osservò sbalordita mentre comunicava la sua ordinazione ad Ayame senza il solito entusiasmo e ignorare bellamente le parole dell'Uchiha. C'era qualcosa di strano. Che fine aveva fatto il solito ed esuberate Naruto?
«È successo qualcosa?» indagò lei, cercando di sembrare noncurante. 
«Niente... solo che non volevo venire»
«Eppure sei qui» replicò subito Sasuke seccato. 
Non gli era ancora del tutto chiaro come uno dei pochi momenti in cui poteva stare da solo con Sakura si fosse trasformato all'improvviso in un pranzo a tre nella strada più trafficata e chiassosa di Konoha.
Sakura gli diede una leggera gomitata al fianco a mò di rimprovero a cui lui rispose, però, con un'occhiataccia. Proprio non capiva cosa ci facesse l'Uzumaki lì, a cui per dipiù sembrava essere morto il gatto.
«Sakura mi stava giusto dicendo che ieri sei andato in ospedale da lei. Hai fatto finalmente quella tac al cervello che ti consiglio ormai da anni?» 
Magari aveva scoperto che stava per morire e questo avrebbe spiegato il suo comportamento insolito, pensò vagamente Sasuke.
Il «no» secco che ricevette, però, non era di certo la risposta che si aspettava. Alzò un sopracciglio e scoccò un'eloquente occhiata alla sua fidanzata. 
Sakura, allora, cercò di stuzzicarlo, ricordando la conversazione avuta con lui il giorno prima.
«È venuto per…» mimò con le dita le virgolette «…una malattia grave».
Sasuke posò le bacchette con cui stava mangiando e si voltò verso il biondo. 
«Mi dispiace, ma lo sai che la stupidità è una malattia incurabile, vero?»
Naruto roteò gli occhi e fece vagare lo sguardo al di là della strada, ignorandolo completamente. 
Nella mente di Sakura si accese un enorme campanello d’allarme. 
Era arrivato in ritardo, quando era il primo a presentarsi quando si trattava di Iciraku, anzi per qualche strana ragione non voleva perfino venire e non rispondeva neanche alle provocazioni di Sasuke, quando di solito si faceva sempre coinvolgere in battibecchi infantili che lei doveva prontamente fermare. 
Era decisamente successo qualcosa.
Arrivò il ramen fumante di Naruto e ingenuamente lei pensò che si sarebbe rianimato, ma con suo sommo stupore lui si limitò a staccare le bacchette e a immergerle nel brodo, spostando le verdure da una parte all’altra del piatto. 
Sakura voleva assolutamente sapere cosa fosse successo in meno di ventiquattro ore per ridurlo in quello stato pietoso. Ma poiché lui non sembrava per niente bendisposto a confidarsi, cercò di ottenere qualche reazione da parte sua e di investigare indirettamente. 
«Il nostro dobe è innamorato! Ed è nostro dovere aiutarlo!»
«Nostro?» Sasuke che aveva ripreso a mangiare beatamente, quasi si strozzò con un pezzo di carne. 
Quel pranzo stava andando di male in peggio.
«Esattamente» rispose lei, decisa, al corvino al suo fianco, senza staccare i suoi occhi vigili da Naruto dall’altro lato, che sembrava quasi non aver sentito le loro parole. 
«Ma se intendi dire che è innamorato del ramen, questo lo sapevo già». 
Sasuke si voltò di nuovo verso il biondo.
«La smetti di fissare quella brodaglia? Non ti ricambierà mai!»
Purtroppo per lui, ricevette una seconda gomitata ancora più forte di quella precedente.  Mentre Naruto se ne stava silenzioso, come se quella discussione neanche lo riguardasse, Sakura fulminò con lo sguardo il fidanzato che non la stava di certo aiutando, ma non demorse.
«Si è innamorato di una persona in carne ed ossa. Di Hinata!» 
«Quale Hinata? Hyuga Hinata?»
Il sussulto di Naruto al nome della dolce Hyuga non passò inosservato. Bingo! 
Sakura doveva immaginare che tutte le sue stranezze si potevano far ricondurre ad un'unica persona. 
«Certo chi altri se no!» lo informò lei sorridente.
Sasuke intanto ci pensò su.
«È troppo per te. Dovresti volare più basso».
«Si, Hinata è davvero una bellissima persona: è gentile, altruista. Forse è davvero troppo per te». 
Sakura rincarò la dose di pessimismo del fidanzato, assottigliando gli occhi di fronte alla faccia sempre più corrucciata di Naruto.
«Bene! Sono proprio contento che siamo tutti d’accordo su questo punto!»
Finalmente aveva ottenuto una risposta da parte di quel baka. Ora che lei conosceva il soggetto che lo aveva turbato, era ancora più curiosa di sapere cosa fosse successo.
«Dai Naruto, non ti abbattere! Come prima cosa direi di fare una doccia e di chiederle un appuntamento.»
«Fatto» 
Il mormorio di Naruto era stato appena udibile, ma abbastanza da far raddrizzare la schiena alla rosa e catturare la sua piena attenzione.
«Come “fatto”? Che significa? Fatto cosa? Hai fatto la doccia?»
«Si, ovviamente! E le ho chiesto anche un appuntamento».
Di certo Sakura non si sarebbe mai aspettata che lui le avrebbe annunciato una notizia del genere con quel tono da funerale. 
«Quando? Dove? Come? Lei cosa ti ha risposto?»
Mentre la sua fidanzata subissava di domande il povero Naruto, Sasuke già immaginava l’esito della storia. 
«Con quella faccia può essere andata solo in un modo. L’ho appena detto che devi volare basso»
L’Uzumaki lo ignorò ancora una volta e rispose all’amica con il morale sotto i piedi.
«Ieri e lei ha detto no».
Sakura era a dir poco stupita. Questa sì che era una novità! Conoscendo i sentimenti di Hinata, era quasi impossibile che lei lo avesse rifiutato. Cosa diavolo era veramente successo? Aveva bisogno di dettagli!
«Non è possibile! Raccontami per filo e per segno tutto quello che vi siete detti» 
Naruto sospirò pesantemente. Non aveva voglia di rivivere quel rifiuto, ma ancor peggio era sapere che Sakura non avrebbe ceduto facilmente.
«Uhm, ok. Da dove devo iniziare? »
«Dall’principio! Quando sei uscito dall’ospedale, cosa hai fatto?» aveva quasi urlato Sakura.
«Ah si! Ho incontrato Sai e poiché non aveva nulla da fare, ho deciso di chiedere anche a lui qualche consiglio» 
«Sai? Quel Sai? Proprio Sai? Tu hai chiesto consigli sull’amore a…» lei fece una pausa, allibita «… Sai
La voce di Sakura aveva raggiunto un tono quasi isterico. Quello che le stava dicendo era fuori da ogni sua possibile comprensione.
«Si, perché quanti Sai conosci tu? Infondo, ho pensato, che male c'è nel chiedere consigli a più di una persona. Non credi? Ma Sai ha fatto anche di meglio! Mi ha prestato uno dei suoi libri che lo hanno aiutato a capire come rapportarsi con gli altri». 
Sakura chiuse gli occhi sconsolata. Non c'era neanche bisogno che continuasse per immaginare il casino che aveva combinato. Iniziò a massaggiarsi con due dita le tempie. Cosa avrebbe potuto esserci di peggio?
«E io ho seguito alla lettera le istruzioni del libro»
Ecco. Ora aveva perfino paura ad ascoltare il seguito di quell'assurdità.
Naruto, intanto, si era fermato per tirare fuori da una delle sue tasche e poggiare sul bancone un libricino verde con un titolo bianco a caratteri cubitali.
«”L’amore, un passo alla volta” » lesse lei «Cos'è? Uno scherzo?» 
Quella sembrava l’unica soluzione plausibile per Sakura.
«Non ci credo che te lo sei portato perfino dietro». Aveva, invece, borbottato Sasuke.
«Non è uno scherzo! È stato utilissimo!»
«Immagino» lo scetticismo era palese nella voce dell’amica, ma Naruto non si lasciò scoraggiare difendendo quella che per lui era stata una brillante idea.
«Ora vi faccio vedere» 
L'Uzumaki sfogliò velocemente il libro fino a trovare il capitolo che lo interessava. 
«Eccolo qui: “Come ottenere un appuntamento in 5 passi”. Ieri sera ho incontrato per caso Hinata di ritorno dal campo di allenamento e ho messo in pratica quello che c’è scritto qui»
«Certo, “per caso” » lo scimmiottò Sasuke. «Adesso si dice così seguire le persone? »
«Zitto Teme! Non interrompermi ogni volta»
Mente Naruto posizionò il testo in modo tale che anche loro potessero leggere, Sakura notò con un velo di preoccupazione che non aveva neanche provato a negare l’affermazione di Sasuke.
Naruto si schiarì la voce e indicò il primo passo riportato sul libro.


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  I.  Avviare la conversazione


                                                                     Non chiedere immediatamente un appuntamento. 
                                                                     Invitando qualcuno a uscire in modo piuttosto diretto, 
                                                                     avrai solo una probabilità del 3% che ti dica di si.              
                                                                     Parla in maniera pacata e rilassata.

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«Perciò io ho iniziato col chiederle come stava, cosa stava facendo e cose così. Fin qui tutto bene. »

 

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 II.   Continua a conversare


                                                                 Una volta che hai cominciato, devi proseguire. 
                                                                 Il segreto sta nell'ascoltare e nel prestare attenzione a ciò 
                                                                 che dice l'altra persona, 
                                                                 sia verbalmente che col linguaggio del corpo.
                                                                 Dimostra interessa e cerca di dare una buona impressione. 
                                                                 Sii spontaneo e metti in evidenza la tua personalità.
                                                                 Non essere timido! Cerca di sembrare sempre fiducioso e rilassato.

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«Un gioco da ragazzi! Ovviamente ho prestato attenzione a quello che mi diceva. Ho perfino fatto pratica con una frase che ho trovato qui sul libro! Eccola qui: “raccontami la tua giornata, non solo quello che è successo ma quello che hai provato in relazione ai fatti”. Non è fantastica? Poi le ho parlato dei miei allenamenti, degli esami Chunin, delle lezioni che Iruka mi ha fatto tenere all'Accademia. Lo sai che sono anche un bravo maestro? Le ragazzine lì non vedevano l'ora che ritornassi!»
Alle orecchie di Sakura nulla di quel racconto le sembrava nuovo. Anzi, al contrario, sembrava proprio la solita prassi: Naruto e la sua infinita parlantina senza freni, che inondava le persone senza neanche rendersene conto. L'Uzumaki non era mai stato timido e "fiducioso" avrebbe potuto tranquillamente essere il suo secondo nome. Attaccare bottone con qualcuno non era mai stato un problema per lui e di certo non aveva mai avuto bisogno di libri. Un brivido le percorse la schiena al pensiero di quello che era uscito poi dalla sua boccaccia per ottenere un rifiuto da Hinata. Sakura prese un profondo respiro, cercando di placare quella vocina nella testa che le suggeriva di uccidere Naruto. 
«Va avanti» gli ordinò.

 

                              ------------------------------------------------------------------------------------------------------                            

III.  Usa il linguaggio del corpo in modo appropriato

 
                                                             Esistono molti canali non verbali a cui puoi ricorrere per trasmettere
                                                             interesse verso il tuo interlocutore. 
                                                             Sfruttandoli insieme alla comunicazione verbale, potrai esprimere fiducia in
                                                             te stesso e fare in modo che l'altra persona ti reputi interessante. 
                                                             Tieni le spalle indietro e stai dritto.
                                                             Ogni tanto prova a inclinare la testa lateralmente o 
                                                             annuisci per manifestare il tuo interesse. 
                                                             SORRIDI. Mentre parli con l'altra persona, sfodera un bel sorriso. 
                                                             Sorridi anche con gli occhi.
                                                             Stai più vicino di quanto faresti normalmente con chi non ti interessa.

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«Ecco, questa parte non credo di averla capita pienamente. Quel che so è che sembrava che più io cercassi di avvicinarmi, più lei si allontanava. Poi la storia del sorridere con gli occhi non mi è per niente chiara. Come si fa? Secondo me è un errore di stampa»
Sakura e Sasuke si scambiarono l'ennesimo sguardo allibito. 
«Lo picchio io o lo fai tu?»
«Io potrei usare il mio Amaterasu»
«Già che ci sei brucia anche questo dannatissimo libro»
«Ehi piccioncini! Anziché parlottare tra di voi, prestate attenzione al prossimo passo!»

 

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            IV.    Chiedere un Appuntamento. 


                                                             Fai in modo che l'appuntamento sembri un suggerimento
                                                             Se hai intenzione di chiedere a qualcuno che programmi ha 
                                                             e se vuole uscire con te, il modo migliore 
                                                             per farlo è adottare un approccio indiretto
                                                             In questo modo farai sentire l'altra persona meno obbligata e 
                                                             le permetterai di rispondere onestamente
                                                             Quando la inviti a uscire, formula la domanda in maniera sempre indiretta
                                                             Chiedi quali sono i suoi programmi. 
                                                             Se non ne ha, esponi la tua proposta e domanda se le piacerebbe unirsi a te.

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«Le ho chiesto, allora, cosa avesse da fare e lei mi ha detto che l'unica cosa che aveva in programma per quella sera era cenare con Hanabi. Era perfetto! Invece di cenare con Hanabi avrebbe potuto cenare con me, no? E questo si collega al prossimo passo»


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  V.   Ottenere un Appuntamento. 


                                                                  Quando inviti qualcuno a un appuntamento, potresti formulare 
                                                                  la tua richiesta in modo da mettere in evidenza i vantaggi 
                                                                  di quanto stai proponendo. 
                                                                  Se indichi i motivi per cui sarebbe una buona idea uscire con te, 
                                                                  l'altra persona sarà più propensa ad accettare il tuo invito. 
                                                                  Spiega perché vale la pena recarsi in un determinato posto. 
                                                                  Se al tuo interlocutore piace l'idea, digli che anche tu 
                                                                  desideri andare in quel luogo e suggeriscigli di farlo insieme.

 

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«Entrambi eravamo a stomaco vuoto, perciò le ho chiesto se le andava di venire da me a mangiare del delizioso ramen. Un’idea geniale non credete?»
«Tu… cosa? » 
«Te l’ho appena detto! Nella mia proposta c’erano un sacco di vantaggi. Eravamo più vicini a casa mia che a casa sua, avevo già il ramen istantaneo così non avremmo perso tempo nello scegliere cosa mangiare, la cena sarebbe stata pronta in cinque minuti e potevamo stare al caldo. Ma lei è diventata tutta rossa e sbatteva le palpebre come se stesse cercando una buona scusa per rifilarmi un bel no. Le ho chiesto se si sentisse bene ma Hinata è letteralmente scappata via dicendo che doveva tornare a casa. Come lo chiamate voi questo? Non è un rifiuto bello e buono?» 
Naruto si corrucciò di nuovo.
«Allora Naruto, fammi capire bene. Alla fine di questa assurda conversazione, tu hai chiesto ad Hinata…»
«Si»
«… di venire da te, nel tuo appartamento… »
«Si»
«… ieri sera? »
«Si»
Sakura si spiaccicò una mano in faccia, emettendo un mezzo urlo disperato. 
Doveva essere facile, tutto in discesa! Ma aveva dimenticato che si trattava di Naruto, lo stesso che aveva la delicatezza di un elefante e il tatto di un leone mentre smembra la sua preda, lo stesso che aveva dato il suo primo bacio per sbaglio a Sasuke e proprio il giorno prima pensava di essere malato, lo stesso che non riusciva a distinguere l’imbarazzo da un malore. 
Questo, però, non avrebbe di certo impedito che lei aiutasse quei due. 
«Naruto, non ti abbattere. Non ti sei mai arreso così facilmente di fronte ad una sfida, non iniziare a farlo adesso. Inoltre quello di Hinata non è stato di certo un rifiuto. L’hai… diciamo… messa a disagio. Ecco. Ti assicuro che la prossima volta che le chiederai un appuntamento come si deve, lei ti dirà di sì.»
«Tu nei sei sicura? »
«Certo!»
«Cosa te lo fa credere? »
Sin da quando era piccola, il cuore di Sakura era appartenuto ad una e una sola persona e aveva passato gran parte della sua giovinezza tormentata da un amore non corrisposto. Quando – durante lo scontro con Pain – si era resa conto che Hinata provava la stessa cosa, aveva deciso che non avrebbe mai potuto lasciarla da sola. Dopo la guerra, la sua amicizia con la giovane Hyuga si era rafforzata ancora di più e sapeva che i sentimenti di Hinata non erano cambiati. Aveva cercato in ogni modo di spronarla ad avvicinarsi a Naruto, di lasciarli soli. Ogni volta che si ritrovavano a mangiare tutti insieme aveva sempre cercato di lasciarle un posto a sedere di fianco al biondo, aveva fatto in modo che lei lo aiutasse a studiare per gli esami Chunin e aveva perfino lanciato velati indizi al baka, che, ovviamente, non aveva per niente colto. Nulla era servito a far scoppiare la bolla in cui sembravano immersi, troppo intenti a guardarsi quando sembrava che l’altro non lo notasse e troppo convinti di non avere nessuna speranza. Ma Sakura era decisa a far scoppiare quella bolla, avrebbe dato uno scossone a quella situazione. Niente più velate insinuazioni e piccoli suggerimenti, sarebbe giunta diritta al nocciolo della questione.
«Io non ci redo che, dopo tutto questo tempo, tu ancora non te ne renda conto.» 
Naruto aveva aggrottato le sopracciglia, non riuscendo a seguire quello che l’amica stesse cercando di dirgli.
«Uhm.. rendere conto di cosa? Cosa stai dicendo?»
«Qui si tratta di essere proprio ottusi»
«Continuo a non capire»
Sakura prese un respiro profondo e si posizionò di fronte a lui con uno sguardo deciso. 
«È impossibile che Hinata rifiuti un tuo invito ad uscire perché… lei T-I  A-M-A »
Non poteva essere più chiara di così, eppure sembrava dalla faccia di Naruto, che avesse parlato in russo.
«Te l’ha detto lei?»
Le venne voglia di piangere. Era come cercare di parlare con un mulo.
«Te l’ha confessato, per tutti gli Dei dell'Universo!»
Lui si ammutolì, tutto ad un tratto. 
«Io davvero non ci posso credere. C’eri o non c’eri anche tu quando lei ti ha aperto il cuore prima di lanciarsi in quell’impresa suicida contro Pain?»
Quella frase fu come un fulmine a ciel sereno nella testa di Naruto. Per qualche motivo a lui sconosciuto, sentì lo stomaco stringersi in una morsa.
«Io pensavo che lei intendesse “ti amo”, come se io dicessi “io amo il ramen” oppure “amo giocare a shogi”»
Mentre lo osservava sorridere come un idiota e ripetere tra sé e sé “Hinata mi ama” come se stesse recitando qualche formula magica, Sakura sentì che non aveva più parole.
Si voltò di nuovo verso Sasuke per cercare aiuto o una spiegazione plausibile a tanta idiozia.
L’Uchiha gli lanciò l’ennesima occhiata seccata.
«Fossi in te dobe, riconsidererei l’idea della Tac»
E Sasuke si beccò la terza gomitata della giornata.



***

 


Cercando di distogliere i pensieri dalle parole di Sakura, quel pomeriggio Naruto occupò la mente con i piani che aveva in serbo per lui il sesto Hokage. Naruto non dubitava che il maestro Kakashi sapesse fare il suo lavoro, ma di certo si comportava in maniera ancora più strana di prima. Ultimamente non faceva altro che affibbiargli stupide missioni diplomatiche o da baby-sitter, come l’ultima ad esempio: Scortare il Signore del Paese del Fuoco ad uno dei suoi meeting mondiali
Una noia mortale.
Lui voleva l’azione sul campo, il pericolo, l’avventura. Di certo non voleva accompagnare vecchi bacucchi che lasciavano i propri enormi palazzi d’oro due volte l’anno per andare in palazzi ancora più grandi e pomposi. Ora Kakashi lo convocava perfino una volta alla settimana per delle ancora più noiose lezioni sull'amministrazione. 
Cosa si era messo in testa?

 

«Davvero non ne hai idea?»
Quando la noiosissima lezione di Kakashi era giunta al termine, aveva incontrato Shikamaru e ne aveva approfittato per chiedergli se sapesse cosa ci fosse dietro quelle lezioni. Praticamente il Nara passava tre quarti della sua giornata in quel palazzo e non poteva non sapere cosa avesse in mente il nuovo Hokage. Non lo biasimò per questo, anzi non poté fare a meno di stimare il Genio della Foglia. Anche lui si era prefissato un obbiettivo e stava lavorando sodo per raggiungerlo. 
«Ti ricordi cosa ti ha detto un tempo Kakashi? Devi imparare a rapportarti con le persone diplomaticamente e imparare a guidarle se vuoi diventare Hokage. Ora ti sta solo insegnando come fare e cosa sapere, mi sembra ovvio!»
Naruto guardò ancora una volta ammirato l’amico, che tra uno sbadiglio e l’altro sembrava avere tutte le risposte che a lui sfuggivano sempre.
A proposito di cose ovvie che a lui sfuggivano...
«Ehi Shikamaru, devo chiederti un’altra cosa»
«Sputa il rospo»
«Ecco… ricordi l’attacco di Pain a Konoha?»
«Si?»
«Ricordi quando Hinata ha cercato di fronteggiarlo? C’eri anche tu, giusto?»
«Vuoi dire quando lei ha confessato di amarti?»
Naruto incespicò nei suoi stessi passi.
«Come..?»
«Non ci vuole un genio per capire dove vuoi andare a parare. Ti ho visto che giri come un orso attratto dal miele attorno alla nostra principessa Hyuga. Tu che sei stato il primo tra tutti ad insinuare che ci fosse qualcosa tra me e Temari, non hai mai capito che lei ha sempre avuto una cotta per te. Tipico!»
«… sempre avuto una cotta per me
«Si! Dall’Accademia penso. Praticamente tutti se ne sono accorti tranne te. Ormai anche i sassi di questo Villaggio lo sanno. C’è del tragico in questo, lo sai vero?»
Naruto non rispose. Stava cercando di metabolizzare le parole di Shikamaru. Sakura aveva detto la verità! Non era una scusa qualsiasi inventata al momento per rincuorarlo. Non potevano avergli mentito in due. Sentì il petto esplodergli dalla gioia, la terra mancargli sotto i piedi e allo stesso tempo un senso di vertigine dato da quella scoperta.
«Comunque, chissà se è ancora innamorata di te»
Shikamaru aveva buttato lì quella frase con leggerezza e noncuranza.
Naruto era certo che i problemi di cuore degli altri non fossero l'argomento prediletto del Nara, che aveva sempre preferito pensare ai fatti suoi piuttosto che rimanere invischiato in faccende che non lo riguardavano, soprattutto quando si trattava d'amore.
Eppure quella frase aveva avuto lo stesso effetto di una bomba atomica nelle sue orecchie.
La gioia nel suo petto era sparita, come risucchiata da un buco nero, lasciando dietro di sé un vuoto di dubbio ed incertezza.
"Chissà se è ancora innamorata di te"
Shikamaru aveva causato un cataclisma nella sua testa.
"Chissà se è ancora innamorata di te"
Lungo tutto il tragitto verso casa non fece che pensare a quelle parole.
"Chissà se è ancora innamorata di me"
E lui? Lui era innamorato di lei? 



______________________________________________________________________________________________

 

NdA

[Note aggiornate il 9 -12-2016, perchè sono una smemorata] 


1. Mi sono divertita troppo a scrivere i dialoghi di Sasuke, non giudicatemi.          dork 2

2. "Niente... solo che non volevo venire" : questa battuta viene da "The Big Bang Theory". Purtroppo non ricordo più da quale episodio.

3. "Come ottenere un appuntamento in cinque passi" non è farina del mio sacco ma è tratto da una parte della guida WIKIHOW:  Ottenere un appuntamento. ( No, non lo so come ci sono finita lì D:)

4. L'idea del libro "L'amore, un passo alla volta" (che per la cronaca non esiste nella realtà) viene da "Naruto - After The Last", per la precisione da questa scena qui di finco --->

5. Naruto è il mio "dork" a.k.a imbranato cronico preferito. AMATELO!


Non dimenticate di farmi sapere cosa ne pensate!
*Le recensioni rendono l'autrice felice*

:D 

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Capitolo 3
*** L'Ennacoda porta consiglio. ***


Buongiorno popolo di Efp! 
Il terzo capitolo, anche se super corto, finalmente è qui! Mi sembra ancora un po' forzato, un po'affrettato e un po' uno schifo, ma di questo passo avrei aggiornato fra mille anni. Lascio a voi il giudizio.

 

 

 

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UN NARUTO È PER SEMPRE

 

 

queen

 

 

 

 

 

          3. L'Ennacoda porta consiglio.

 


 

 

 

 

La vecchia sveglia scolorita di Naruto, ormai più tendente al verde muffa che al verde brillante di quando l’aveva acquistata, segnava le 2:05 del mattino. Era l’ennesima volta che Naruto controllava quell’aggeggio, per poi rigirarsi sbuffando nel groviglio di coperte e lenzuola stropicciate. Proprio quella notte in cui non riusciva a chiudere occhio, il tempo sembrava non passare mai. Era troppo pigro e stanco per abbandonare il calore del suo letto, ma allo stesso tempo troppo intento a tormentarsi col candore di due occhi chiari come la luna per riuscire a dormire.

- Hinata mi ama! -

La piega felice che presero le sue labbra e la tenera beatitudine che accompagnò quel pensiero erano qualcosa che non riusciva a spiegarsi del tutto. Si sentiva davvero stupido. Stupido e felice.

- O almeno, in passato mi ha amato -

Quello invece, era il pensiero con cui il suo sorriso si appiattiva, quella strana beatitudine si spegneva un poco e si sentiva stupido e basta.
Afferrò un lembo dell’enorme coperta blu e la tirò fin sopra la testa, raggomitolandosi come un gatto.
Era tutta colpa di Sakura e Schikamaru!
Gli avevano rivelato con leggerezza quello che a lui sembrava, più che altro, uno dei misteri dell’universo. Era come se gli avessero aperto gli occhi su una profonda verità o avessero risolto un complicatissimo puzzle, la cui soluzione era sempre stata ad un soffio dal suo naso.
E lui?
Sakura aveva decretato convinta che anche lui era innamorato, ma non ne era ancora del tutto sicuro. Come poteva esserlo riguardo qualcosa che non aveva mai provato prima? Chiedere un appuntamento ad Hinata gli era sembrata la soluzione naturale a tutti i suoi dubbi. Stando da solo con lei, magari, avrebbe potuto capire perché il suo cuore sembrava fare un triplo salto mortale quando la incontrava o perché i suoi pensieri si ingarbugliavano quando si soffermava sui suoi occhi. Ma niente era andato come previsto.
Ora continuava a chiedersi, con una sorta di ansia e inquietudine nel petto che lo tenevano sveglio nel cuore della notte, se i sentimenti di Hinata verso di lui fossero cambiati.
Quella era la prova definitiva che anche lui… l’amava?
Si sentì immediatamente impreparato di fronte a quella prospettiva, come per un test troppo difficile per il quale non aveva studiato.
Era quasi una sensazione di disagio che lo tormentava e che non riusciva a scrollarsi di dosso.
Com'era potuto succedere? E soprattutto quando era successo?
Sbucò dalle coperte quel tanto che bastava per osservare di nuovo accigliato quella stupida sveglia.
Erano appena le 2:09.
Sbuffò come una locomotiva nel buio assoluto della sua stanza e si rigirò ancora una volta, facendo cadere a terra un malcapitato cuscino e una buona parte della coperta infernale, che ora gli sembrava quasi soffocante.
Chiuse gli occhi, ma non si addormentò.
Quasi inconsapevolmente si ritrovò di fronte l’enorme gabbia rossa dentro di sé e il muso della volpe a nove code ad un palmo dal naso.

«Sapevo che prima o poi saresti venuto qui a rompermi le palle»
La voce profonda dell’Ennacoda risuonò nell'ambiente scuro che ora lo circondava.
«Ehi Kurama, come stai?» chiese quasi allegro, invece, lui.
«Bene, fino a qualche secondo fa» sbuffò la volpe.
Naruto sorrise. Le sue maniere brusche non erano cambiate poi molto in quegli anni e la guerra di certo non lo aveva reso uno zuccherino.
«Su non fare così! Lo so che ci tieni a me, in fondo!»
«Certo, certo. Che ne dici se saltiamo a piè pari queste scenette e mi dici che vuoi?» chiese diretto Kurama, i cui occhi curiosi seguirono i movimenti del biondo mentre sedeva comodamente a gambe incociate di fronte a lui.
«Non voglio niente, passavo di qua!» cincischiò Naruto.
«Pensi di essere spiritoso? Cosa vuoi?»
La faccia del suo jinchūriki era così facile da leggere! A chiunque sarebbero stati palesi i suoi goffi tentativi di simulare una faccia tranquilla e disinteressata, quando in realtà sembrava che stesse per esplodere.
«Non riesco a dormire» alla fine ammise.
«Non ti canterò una ninnananna» replicò tranquillo Kurama, chiudendo gli occhi.
«Non mi serve una ninnananna!» aveva immediatamente urlato, invece, lui.
«E allora cosa ti serve?»
Naruto sospirò, poggiando la testa su una mano.
Voleva soltanto capire.
«Secondo te sono innamorato?»
«Cosa vuoi che ne sappia io di queste cose?» Kurama riaprì di scatto gli occhi, sorpreso da quella domanda.
Lui ci pensò su. Come avrebbe potuto spiegarglielo? Gli venne subito un’idea.
«Come la mamma con papà?»
Infondo prima di lui, la volpe era stata il Cercoterio dentro Kushina e in qualche modo doveva aver percepito qualche cambiamento quando si era innamorata di Minato.
«Come Kushina con Namikaze, eh? Uhm… allora si»
Quella risposta così veloce e sicura lo lasciò spiazzato.
«Perché sei ancora qui?»
Nonostante la volpe avesse risposto alla sua domanda, Naruto non si era mosso di un solo centimetro dalla sua posizione.
«Quando è successo?» gli rispose invece.
«Voi Uzumaki siete tutti uguali! “Quando è successo! Come è successo! Non ci posso credere!” e bla bla bla. Sembri Kushina! Per voi essere umani è una cosa così naturale eppure continuate ad andare in tilt quando accade. Succede e basta.»
Perfino Kurama, alla fine, sembrava saperne più di lui! Forse, proprio la volpe avrebbe potuto risolvergli ogni dubbio.
«A quanto pare, tutti lo hanno capito tranne me. Perché non me ne sono reso conto subito?»
Dietro le enormi sbarre, vide l’Ennacoda concentrarsi su di lui e soppesare la sua domanda. Rimase lì a fissarlo in silenzio per così tanto tempo, che Naruto pensò che lo stesse semplicemente ignorando. Ma alla fine, con uno sbuffo, parlò.
«Perché non è stato immediato. Perché è stato qualcosa di lento, che si è evoluto pian piano dentro di te. Era una sensazione, per tanto tempo senza nome, che si è costruita poco alla volta. E poi perché sei un idiota»
«Ehi!»
Naruto incrociò le braccia al petto, vagamente offeso dall’ennesima volta in cui gli veniva dato dell’idiota. In realtà, però, la sua mente era impegnata ad elaborare le parole di Kurama.
«Allora quand’è che è iniziato?»
«Ti ho già spiegato che non è così che funziona!» sbraitò la volpe. Di fronte alla sua faccia afflitta, però, non poté trattenersi dall'aggiungere «Posso dirti, invece, quando è cambiato qualcosa dentro di te»
Interpretò il silenzio del biondo come un segno d’assenso e continuò.
«Ti ricordi quando hai battuto Hyuga Neji nell'arena degli esami Chunin, rispettando la tua promessa di sangue?»
Naruto sussultò, mordendosi l’interno di una guancia. Quel nome era una bruciatura ancora dolorosa, una ferita che non aveva mai smesso di sanguinare veramente. Abbassò gli occhi sotto il peso del senso di colpa che non l’aveva mai abbandonato.
«Quando, nonostante fossi sfinito, avevi ancora l’energia per urlare come uno stupido e dedicare la tua vittoria ad Hinata. L‘ avevi incontrata poco prima. Ricordi cosa ti disse?»


“Non sei perfetto. Quando cadi, però, hai sempre la forza di rialzarti. E per me questa è la vera forza.”

 

Spalancò gli occhi. A dodici anni, aveva notato il sorriso appena accennato di quella che considerava semplicemente la ragazza strana del team Kurenai e ricordava ancora il suo incoraggiamento. Era stato questo che gli aveva dato la forza in quell’incontro? Perché solo adesso se ne rendeva conto? Perché solo adesso, ogni singola parola sembrava così importante?
«Inconsciamente qualcosa in te è cambiato. Già da allora, lei tifava per te»
Quello che aveva sempre voluto era essere riconosciuto dalle persone del villaggio per quello che era e non per il demone che ospitava dentro di sé. Era stato così accecato da tutti quelli che gli ricordavano che non c’è l’avrebbe mai fatta da non notare che qualcuno l’aveva già fatto, che una voce silenziose era già dalla sua parte. Allora aveva al suo fianco già Iruka-sensei e Kakashi, perché non si era accorto di lei?
« Penso, invece, che tu ti ricorda ancora meglio quello che è successo quasi quattro anni dopo»
Senza il minimo dubbio, Naruto intuì immediatamente a cosa si riferiva Kurama.
Lo scontro con Pain.
«Anche allora è cambiato qualcosa in te, è impossibile negare l’evidenza»
La volpe aveva ragione. A differenza di quello precedente, quel ricordo era marchiato a fuoco nella sua memoria. Se chiudeva gli occhi, poteva sentire ancora il battito furioso del suo cuore nelle orecchie, il battito di chi era consapevole della propria sconfitta. Ed allo stesso modo, poteva sentire i pochi passi veloci che avevano rotto il silenzio che preannunciava la sua fine.


“Ti ho sempre inseguito, ho sempre voluto raggiungerti, camminare al tuo fianco. Tu mi hai cambiata. Il tuo sorriso mi ha salvata.
Ecco perché nel tentativo di proteggerti, non ho paura di morire. Perché… ti amo."


Per così tanto tempo si era chiesto cosa avesse spinto Hinata ad abbandonare il posto sicuro lungo i margini delle macerie e combattere un nemico di gran lunga più forte di lei andando incontro a morte certa.
Lei stava per morire, per lui.
Si strinse i capelli tra le mani. Adesso era così… ovvio.
«Non avevo capito davvero cosa mi stava dicendo! In quel momento è stato tutto così confuso e- »
«Bugiardo»
Kurama aveva interrotto sul nascere le sue giustificazioni, con un tono tranquillo e ancora una volta sicuro.
«Potrai non aver capito l’intensità del suo “ti amo” ma quelle parole hanno lasciato un segno dentro di te. Altrimenti non avresti perso il controllo in quel modo. Altrimenti non avresti pianto di sollievo una volta scoperto che lei era sopravvissuta. E non venirmi a dire che non è così. C’ero anch'io. Non è stata la prima a morire sotto i tuoi occhi e avevi avuto altre possibilità per lasciare che io prendessi il sopravvento. Ho aspettato paziente quel momento. Ma solo quando hai visto il suo sangue e lei immobile, la tua rabbia non è stata più contenibile. Una piccolissima parte di te aveva capito qualcosa che ti sei rifiutato inconsciamente di accettare. In un mondo in cui non hai ricevuto altro che odio, pensare che lei ti amasse era impossibile»
Naruto non riusciva ad emettere nessun suono, sentendo ad un tratto la gola prosciugata. Lui non aveva mai sperimentato l’amore romantico, come avrebbe potuto riconoscerlo nella confessione di Hinata? Il suo cervello aveva scelto l’alternativa più facile e immediata. “Pensavo che lei intendesse ti amo, come se io dicessi io amo il ramen”, era così che aveva detto a Sakura e fino ad allora lo aveva pensato davvero. Quello a cui non aveva pensato era che quella non era una motivazione abbastanza valida per scendere in campo e sacrificarsi.
La volpe interruppe di nuovo le sue elucubrazioni mentali.
«Inoltre è vero, dopo Pain eri confuso. Eri confuso perché non riuscivi a capire cosa ti stesse succedendo. Perché ad un tratto quando pensavi alla mocciosa dai capelli rosa, pensavi a lei quasi come a una sorella, mentre quando pensavi alla mocciosa dai capelli blu eri incerto su come considerarla. Non le hai mai risposto, molto probabilmente perché non sapevi cosa dirle.»
Ed eccolo lì, di nuovo, il pesante senso di colpa che gli stringeva lo stomaco come una tenaglia infuocata.
Hinata si era dichiarata e lui non le aveva mai risposto.
Si sentì uno schifo e pensò davvero di meritare tutte le volte in cui gli avevano dato dell’idiota.
«Quasi non serve neanche che ti menzioni la guerra. Tu lo sai. Ricordi quando hai cercato di rassicurarla quando lei non si sentiva forte abbastanza. Ricordi come desideravi accertarti delle sue condizioni, tenerla sempre d’occhio.»
Quelle di Kurama iniziavano ad avere sempre meno il tono di una domanda e sempre più quello di una certezza.
Naruto annuì, perso in quei giorni non ancora tanto lontani, dando un nome dopo l’altro al groviglio intricato di sentimenti che fino ad allora non era riuscito a sciogliere.
Sentiva ancora lo stesso bisogno insostenibile di sapere sempre dove lei si trovasse, lo stesso desiderio incessante di esserle vicino.


“Quindi resta con me Naruto-kun. Perché non rimangiarsi mai la parola data è anche il mio Nindo!”

 

Quello che aveva costantemente voluto fare era proteggere Hinata.
Lei, che con un solo tocco lo aveva sostenuto anche nei momenti più bui della guerra.
«L’hai guardata negli occhi e io so cosa hai visto. Hai afferrato la sua mano e io so cosa hai sentito. Durante la guerra si è stabilita una profonda connessione tra di voi che ha cambiato qualcosa dentro di te.»
Naruto osservò gli occhi profondi della volpe. Non lo stava prendendo in giro e non stava giocando con i suoi ricordi. Stava dicendo la verità.  
«Per ultimo, ma non meno importante, devo ricordarti come ve la intendevate quando lei ti ha aiutato con i recenti esami Chunin?»
Kurama gli aveva lanciato quell’ultima domanda con un sorrisetto malizioso, che Naruto però, sembrava non aver notato.
Lui ripensò ai mesi precedenti quando, con una scusa che ora gli sembrava la più banale del mondo, Sakura si era rifiutata di aiutarlo, sostenendo di avere impegni urgenti in ospedale. Lei gli aveva proposto, però, subito una soluzione: Hinata, che non aveva né impegni né missioni in programma. Lui aveva accettato di buon grado questa sostituzione. Di certo lei non gli avrebbe scaraventato un libro in testa ogniqualvolta non avesse ricordato una nozione, come qualcuno di sua conoscenza. Infatti, si era rivelata un’insegnante paziente e gentile.
Nei tanti pomeriggi che avevano passato insieme sui libri, aveva memorizzato la smorfia buffa e scherzosa che faceva quando lui sbagliava, la piega soddisfatta delle sue labbra di quando invece rispondeva in modo corretto alle sue domande e quella risata cristallina e dolce in risposta alle sue battute sceme. Lei gli era stata di conforto e aveva avuto sempre un sorriso dolce per lui. 
Aveva imparato ad adorare il sorriso di Hinata, simile ad un fiore. Quando lo intravedeva si sentiva felice. Per lui, era un tipo di felicità che non aveva mai provato prima. Naruto non avrebbe mai potuto mentire dicendo che fino a quel momento non era mai stato felice. Dopo aver formato legami di fiducia reciproca con i suoi compagni e aver mangiato il suo ramen preferito, sia il suo cuore che il suo stomaco erano pieni di un senso di felicità e di appagamento. Era grato per aver incontrato nella sua vita Iruka, Kakashi e Jiraya come insegnanti. L’esistenza di Kurama era allo stesso modo importante. Non che lui non avesse mai maledetto il suo destino da orfano o da jinchuuriki quando era più piccolo, ma tutti questi ostacoli avevano contribuito alla sua crescita.
Naruto sentiva di essere felice. Questi erano i suoi veri sentimenti.
Ma la felicità che aveva provato in quelle ore pomeridiane era come avere la testa leggera, come una soffice allegria, una pura gioia che non aveva mai conosciuto fino a quel momento.
Non era come il senso di realizzazione che provava dopo aver portato a termine una missione, come quando chiacchierava con i suoi più cari amici o come l’istante in cui finalmente gustava il ramen di Ichiraku.
Era un tipo speciale di felicità.1

Con un battito mancante del cuore, capì.
Era… innamorato.

«Se spalanchi ancora di più gli occhi, stanne certo che ti cadranno dalle orbite»
La risata gutturale di Kurama spezzò il silenzio che si era venuto a creare, riportando Naruto alla realtà.
Lui si alzò e si avvicinò alla gabbia rossa.
«Io la amo»
«Non mi dire!» Il tono sarcastico della volpe non scoraggiò la faccia seria del biondo.
Quella dolcissima consapevolezza aveva portato con sé l’urgenza di correre da lei e confessarle tutto e subito.
«Devo andare da lei» annunciò, infatti.
«Sono le tre del mattino! Secondo te sono tutti svegli e pimpanti a quest’ora? Quella poveretta ha aspettato tutto questo tempo, non penso non sarà capace di aspettare qualche ora in più!»
Ancora una volta, la volpe aveva ragione. Si avvicinò per ringraziarlo e accarezzare il suo muso nero. Kurama allontanò subito la sua mano con uno sbuffo del naso, come fosse stata una mosca.
«Lo sai che non sono il tuo animale domestico?»
Con una risata Naruto lasciò l’Ennacoda al suo riposo e riaprì gli occhi tra il disordine del suo letto, nella stanza avvolta dal buio.
Cercò una posizione abbastanza comoda da consentirgli di chiudere occhio almeno per qualche ora, ma inutilmente. Gli occhi chiari erano ancora lì, nella sua testa e non tutti i suoi dubbi erano stati risolti.
Rimaneva quello che lo tormentava di più, quello che faceva più paura.
E se i sentimenti di Hinata erano cambiati?
Durante il tempo trascorso insieme per la preparazione agli esami, non ricordava un solo indizio che avrebbe potuto indicargli che lei provasse qualcosa per lui.
Naruto, d’altro canto, si era reso conto fin da subito di essere diventato dipendente dalla sua presenza. Ne voleva sempre di più. Ma con la sua promozione, la routine di quei pomeriggi era stata interrotta e avevano iniziato a vedersi sempre più sporadicamente. Sentire la sua mancanza fino al punto di diventare matto e sentirsi quasi malato non era qualcosa che aveva messo in conto. Era stato allora che era corso da Sakura, chiedendo il suo aiuto. Quello che non le aveva detto – e che non avrebbe mai ammesso ad alta voce – era che qualche volta aveva seguito Hinata, ricorrendo perfino alla modalità Eremitica. Perché aspettare un incontro casuale, se lui poteva far accadere quell'incontro? Ma non sempre era andato come aveva programmato. Più di una volta, anziché farsi avanti e parlare con lei, era semplicemente rimasto nascosto. Come avrebbe potuto spiegarlo a Sakura senza risultare un pervertito? E come avrebbe potuto spiegarle che tra le tante sensazioni ingarbugliate che provava, ce n’era una che non era del tutto sconosciuta, una che lo faceva arrossire fino alla punta dei capelli. Se ne era reso conto un pomeriggio afoso di inizio agosto, quando anziché concentrarsi su quegli stupidi libri, tutta la sua attenzione era stata monopolizzata da una singola goccia di sudore che lenta aveva attraversato il collo niveo di Hinata ed era scomparsa nella sottile - troppo sottile- maglietta a maniche corte che portava. Non era la prima volta che si sentiva attratto fisicamente da qualcuna, ma lei era Hinata! Si era vergognato come un ladro senza saperne il reale motivo e aveva cercato di non pensarci. Questo non gli aveva impedito però, un giorno, di fermarsi ad osservare come il suo corpo seguisse delle linee perfette durante un suo allenamento, piuttosto che farsi avanti per passare del tempo con lei.
Ora che tutti i tasselli del puzzle erano andati al loro posto, anche quell'attrazione aveva un senso.
Si rigirò, dando un’ultima occhiata alla sveglia.
Erano le 3:45.
Lanciò tutte le coperte per aria e sia alzò. Definitivamente, quella notte, di dormire non se ne parlava proprio. Mentre percorreva il piccolo corridoio che collegava la stanza da letto al bagno, pensò a come avrebbe potuto chiederle di nuovo di uscire con lui. Ma era deciso. Anche se lei non provava più nulla nei suoi confronti, lui l’avrebbe riconquistata.
Prima di iniziare i suoi grandi piani, però, aveva decisamente bisogno di una doccia fredda.

 

 

 

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NdA

kurama

In principio, questo capitolo era totalmente diverso (che ce ne frega? chiederete giustamente). Ha preso una piega nuova dopo ave visto per 2821346 volte l'opening 20 [Empty Heart/Kara no Kokoro] dell'anime, che trovo bellissima. In particolare mi ha ispiarato questa sequenza ------>

Please, non linciatemi per questa robaccia!
Non sono una psicologa, non faccio psicologia, non ne capisco niente di niente e penso di aver forzato giusto un pelino le scene canon in questo capitolo, ma per me era necessario questo sviluppo. Non mi è piaciuta tantissimo l'idea di The Last del Genjutsu, ma una cosa resta uguale: Naruto non si innamora di Hinata dal giorno alla notte. Lui per me era già innamorato. Resta solo il problema di rendersene conto e questo è il momento ideale. Fino a alla guerra, diciamocelo, non c'è poi stato tutto questo tempo per pesare a queste cose. Ma adesso che è finita, fate largo alle smancerie e alle dolcezze ♥

( Nel prossimo capitolo ritorneranno tante cose poco serie e mooolto idiote)

 1. Questa parte - da "aveva imparato ad adorare il sorriso di Hinata, simile ad un fiore...", presente anche nell'intro della fanfiction- è una traduzione (bruttissima e fatta molto male da me), tratta a sua volta dalla traduzione in inglese di una parte di The Last Novelization (la versione novel del film) di Eri. Non conosco il giapponese  ç_ç perciò sono ricorsa alla sua traduzione in inglese. Eri è arrivata a tradurre i primi quattro capitoli del novel e la potete trovare qui ♥ 

Prima di rendere queste note più lunghe del capitolo stesso, ringrazio come sempre voi bellissimi lettori, chi ha aggiunto la storia ai seguiti\preferiti\ricordati e le tre stupende persone che mi hanno lasciato una recensione che mi hanno spinto a darmi una mossa ad aggiornare xD

 

[P.S: le note degli scorsi due capitoli sono state aggiornate]


***

 

Poiché mi sarà impossibile aggiornare prima del 22 Dicembre - causa esami- vi lascio una piccola anticipazione del prossimo capitolo:

 


 

otp

 

 


( ͡° ͜ʖ ͡°)


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Capitolo 4
*** Tra il dire e il fare c'è di mezzo Naruto. ***


Anno nuovo, capitolo nuovo!
(Sì, per me il nuovo anno inizia oggi, tutta colpa dell'influenza -.-)

 

 


!!! Attenzione: questo capitolo contiene una tonnellata di assurdità !!!

 

 

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UN NARUTO È PER SEMPRE

 

 

dork in love

 

 

 

 

 

          4. Tra il dire e il fare c'è di mezzo Naruto.

 



 

 

 

«Hinata tu sei innamorata di un idiota patentato, questo lo sai vero?»
Quella mattina un sole tiepido aveva fatto capolino tra le nuvole e il vento dei giorni precedenti si era placato.  Sakura, Hinata ed Ino ne avevano approfittato immediatamente per un giro di compere. La pimpante ragazza dai capelli rosa con le insistenze della Yamanaka era riuscita finalmente a convincere Hinata1 ad abbandonare pantaloni sformati e felpe over-size almeno per quanto riguardava le missioni, elencandole le comodità della giacca senza maniche con annessa cintura in vita multitasking che usava anche lei e la praticità dei pantaloncini che non impedivano nessun movimento in caso di combattimento. Hanabi, Sakura ed Ino sembravano aver formato un fronte unico contro il suo armadio e avevano dichiarato guerra a qualsiasi cosa che “non le rendesse giustizia” o che la facesse somigliare – a loro detta- ad “una nonnina ultracentenaria”. Per sua fortuna, non erano ancora riuscite a conquistare la parte che riguardava i vestiti che indossava quando non era in missione. La nuova giacca unita ai pantaloncini e agli stivali, che a dispetto del loro aspetto erano molto più comodi dei sandali che portava prima, erano davvero un cambiamento che le piaceva. Si era lasciata coinvolgere facilmente dall’esuberanza di Sakura e convincere dalla lista infinita e a tratti senza senso dei pro di quella nuova divisa, preferendola di certo all’alternativa che le aveva proposto Ino che comprendeva gonne scomodissime e top decisamente troppo rivelatori che non avrebbe indossato nemmeno sotto tortura. Nel suo armadio, però, alcune gonne lunghe, felpe e magliette larghe rimanevano ancora al sicuro al loro posto. Non avrebbe mai abbandonato quei vestiti così confortevoli per altri che la facevano sentire costantemente a disagio.
Oltre ad aggiornare la sua divisa, Hinata aveva acquistato anche svariati gomitoli di lana rossa, che ora teneva al sicuro nel sacchetto di carta marrone stretto al petto. Non erano passati inosservati agli occhi delle sue amiche che sapevano già per cosa li avrebbe utilizzati. Non avevano fatto domande ma non avevano potuto fare a meno di entrare nell’argomento ‘Naruto’ mentre passeggiavano tranquille tra i negozietti di Konoha.
I pensieri di Hinata corsero subito al comportamento bizzarro del biondo di qualche sera prima.
«Naruto non è un idiota. Ma ultimamente si è comportato in maniera piuttosto strana» sussurrò lei con voce flebile.
«Ieri mi ha raccontato che ha provato ad invitarti a casa sua. Incredibile! Non riesce neanche a chiedere come si deve ad una ragazza un appuntamento»
Hinata sentì immediatamente le guance andare a fuoco.
«A-Appuntamento? Ne sei sicura, Sakura? Perché non sembrava esattamente di quest’idea»
Naruto che chiedeva un appuntamento a… lei? Impossibile. Sicuramente Sakura aveva capito male.
«Ed invece è proprio così! Fronte-Spaziosa mi ha detto tutto!» le confermò invece Ino.
«Ragazze vi dico che non è così! Mi ha parlato delle ragazze dell’Accademia, di come stanno continuando i suoi allenamenti e di tutte le altre sue ammiratrici» Abbassò gli occhi. No, non stava chiedendo a lei un appuntamento, ne era sicura. «Forse stava cercando di dirmi che voleva invitare qualcuno di loro ad uscire?» Questa era una versione molto più probabile di quella delle sue amiche. Ma Sakura, stranamente agitata, si affrettò a smentire le sue ipotesi.
«No, no, assolutamente NO! Ma come ti salta in mente!?» la rassicurò «È tutta colpa di quell’idiota!»
Ed invece era così normale per lei pensarlo. Non era stupida. Hinata sapeva che un giorno l’avrebbe visto al fianco di qualcuno che non era lei ed avrebbe dovuto farsene una ragione. Si sarebbe dovuta arrendere al fatto che il suo era un amore ad una sola direzione, che lui non l’avrebbe mai corrisposta, mentre ogni giorno che passava era più innamorata di prima.
Senza contare il fatto che si sentiva lei l’idiota della situazione.
«Sakura…» riprese, racimolando il coraggio di chiederle qualcosa a cui non era del tutto sicura volesse avere una risposta «Ti ha anche raccontato della mia figuraccia?»
Sakura ed Ino si fermarono nel bel mezzo della strada e si girarono con occhi spalancati contemporaneamente verso di lei, in una maniera che era anche piuttosto inquietante.
«FIGURACCIA? Quale figuraccia?»
Ok, forse Naruto le aveva raccontato solo una parte della loro conversazione e lei avrebbe fatto bene a tenere la bocca chiusa e tenersi le sue paturnie mentali per sé.
«Hinata adesso devi obbligatoriamente dircelo! Non puoi lasciarci così, a morire di curiosità!»
Ino la guardava in attesa, avida di dettagli.
Lei sospirò, ormai aveva tirato lei in ballo l’argomento e sapeva che non l’avrebbero mai lasciata in pace se si sarebbe tenuta quel piccolissimo incidente per sé.
«Io non me ne sono resa subito conto, ma quando ho incontrato Naruto l’altra sera, abbiamo parlato a lungo. Intendo dire, veramente a lungo. Molto probabilmente era dalle lezioni per gli esami Chunin che non parlavamo così tanto. Sono passate due settimane dall’ultima lezione? Forse meno. Eppure sembrava che avesse così tante cose da dirmi!»
Hinata cercò di nascondere un sorriso. Infondo si stava ingannando da sola. Sapeva che era tutto nella sua testa. Pensare che lui non vedesse l’ora di incontrarla, che fosse davvero entusiasta di parlare con lei, in particolare con lei era da patetici ed egoisti. Ma non riusciva a scacciare del tutto quel pensiero che, anche se solo per un secondo, alleviava la sensazione che aveva da sempre di non essere abbastanza.
Sakura ed Ino le sorrisero, incoraggiandola a continuare.
«Molto probabilmente si era reso conto che si era fatto tardi e del mio stomaco che brontolava. È stato così imbarazzante! Naruto-kun invece è stato così gentile da invitarmi a mangiare con lui. Ma io… io ecco…»
Se solo pensava a come la sua testa era andata subito in tilt, come avesse interpretato in maniera sbagliata la sua proposta e il viaggio di fantasia che aveva fatto il suo cervello, le veniva voglia di non farsi più vedere in giro per il prossimo millennio.
«Da soli… nel suo appartamento… lo so che lui non aveva assolutamente altre intenzioni se non mangiare ramen, ma io…»
Quasi si faceva pena da sola. Nascose la faccia tra le mani. Anche Ino e Sakura erano innamorate dei propri rispettivi ragazzi, ma perché sembrava che solo lei avesse l’attitudine a rendersi così ridicola?
«Ho farfugliato qualcosa che non ricordo neanche di preciso e sono andata via, lasciandolo lì impalato!»
Sbirciò tra le mani la reazione delle sue amiche, sperando più che altro che un’enorme voragine si potesse aprire nel terreno e la inghiottisse all’istante, evitandole tutto quell’imbarazzo.
Ma Sakura la stupì, abbracciandola e squittendo.
«Non ci posso credere! La mia piccola Hinata… siete fatti per stare insieme!»
Non era proprio quella la conclusione a cui pensava arrivasse ma ci pensò Ino a ricordarle quanto fosse stata stupida.
«E così… lui voleva offrirti del ramen e tu volevi offrirti come dessert?» Insinuò infatti con un sorrisino.
Ecco, non era esattamente quella la direzione che il suo cervello aveva preso, ma era allo steso modo imbarazzante. Dov’era quella voragine?
«Ino!» Sakura guardò male l’amica bionda.
Sapeva che per Hinata non era facile confidarsi e se l’aveva fatto, significava che si fidava di loro. Quello che dovevano fare non era prenderla in giro, ma aiutarla.
«Hinata, la tua non è stata una figuraccia. CREDIMI!» sottolineò Sakura, omettendo che Naruto non si era per niente accorto del suo stomaco che brontolava, troppo intento a seguire gli stupidi passi di quel dannato libro «Non dimentichiamoci con chi abbiamo a che fare! CON UN IDIOTA PATENTATO. E questo è un dato di fatto. Punto»
Ino annuì, concordando pienamente con Sakura e continuò ammiccando in direzione di Hinata.
«Ma aspetta un secondo! Non avete passato tutti quei pomeriggi insieme prima degli esami Chunin? Tutti soli soletti a giocare alla sexy insegnante e all’alunn-»
«NO!» Hinata spalancò gli occhi, negando immediatamente le insinuazioni di Ino e continuò abbassando notevolmente la voce, quasi temendo che qualcuno potesse sentirle. Voglio dire… sì, l’ho aiutato. Ma non è la stessa cosa. Non eravamo sempre… da soli. Ogni tanto c’era con noi Iruka-sensei oppure Konohamaru con Moegi e Udon. Qualche volta anche il Sesto è passato a controllare che Naruto non stesse cercando un qualche modo per evitare di studiare. Era… era diverso.»
Come avrebbe potuto spiegarglielo? Strinse le labbra, umettandole. Quell’estate non si era tirata di certo indietro di fronte alla prospettiva di passare del tempo con Naruto aiutandolo a studiare. Non era più la balbettante dodicenne insicura che non riusciva a stare neanche nella stessa stanza con lui senza svenire. Era cresciuta ed al suo fianco si sentiva al sicuro. Eppure era innamorata persa, in una maniera che era ben più profonda di quando aveva dodici anni. Anche quando erano rimasti da soli era stato facile portare tutta la sua attenzione sui libri o ai metodi per fargli capire più facilmente alcune nozioni complicate. Ma quella sera, presa alla sprovvista, senza esami su cui concentrarsi, in un nanosecondo i suoi occhi avevano visto cose che non c’erano, aveva sentito brividi lungo la sua schiena, immaginato un significato diverso dietro le parole di Naruto e il suo cuore aveva perso un battito.
Ino si pentì della sua uscita infelice, vedendo Hinata abbassare lo sguardo e chiudersi a riccio. Cercò subito di rimediare e di tirarle su il morale.
«Ehi! Stavo scherzando Hinata! E poi vedrai che quell’idiota ti chiederà sicuramente di nuovo di uscire. Naruto non prova interesse per nessuna delle sue ammiratrici, non è con una di loro a cui vuole chiedere un appuntamento. Sono solo un effetto collaterale della sua popolarità. Dopo la vittoria, lui è diventato il simbolo della rinascita e non dobbiamo neanche trascurare il fatto che sia diventato un bel-»
Sakura immediatamente la interruppe.
«INO! L’ultima volta che ho controllato, tu stavi con Sai!» Puntualizzò.
«Che io abbia il mio amato Sai non esclude il fatto che possa fare apprezzamenti oggettivi. E poi lo sai che quando fai così sembri proprio una racchia? Sei sicura che con Sasuke vada tutto bene? Ancora non mi hai detto com’è a letto!»
Con suo sommo stupore, Hinata osservò le guance di Sakura prendere fuoco.
«Non è di me che stiamo parlando adesso! Avevi pure iniziato un discorso serio, ma devi sempre infilarci i tuoi commenti inutili!»
Quando quelle due iniziavano i loro battibecchi e soprattutto iniziavano a parlare di certi argomenti, le veniva voglia di farsi piccola piccola e scomparire.
La bionda roteò gli occhi, ignorando Sakura.
«Comunque volevo semplicemente dire che è normale che si ritrovi circondato dai fan e soprattutto dalle fan di ogni età. Ma non preoccuparti Hinata. Non devi sentirti intimorita da loro, non contano. Tu, invece, sei importante per lui»
Oh Ino! In passato le era sembrato che all’apparenza prendesse tutto con leggerezza, ma -come Sakura- la capiva.
Tu sei importante per lui.
Hinata sperava così tanto che quella non fosse l’ennesima bugia con cui prendeva in giro sé stessa, che anche quella non fosse una sensazione reale solo nella sua testa. Cosa aveva sentito lui quando si erano presi per mano durante la guerra? Solo lei cercava ancora quella mano? Era tutto solo frutto della sua immaginazione?
«Lo sai che mi ha confidato che pensava che il tuo “ti amo” avesse lo stesso significato di quando lui dice “amo il ramen”. Ci credi? Su questo punto di vista è come se fosse un bambino intrappolato nel corpo di un adulto» Sakura interruppe i suoi pensieri. «Tu sei una donna forte e una kunoichi coraggiosa, sei sopravvissuta ad una guerra e a scontri mortali. Mi hai detto più di una volta che Naruto per te è come una luce che ti ha guidata, come il sole. Lui è un sognatore questo è vero, ma non è lui il sole. Tu lo sei.2 Lui è un deficiente? Allora dichiarati una seconda volta e lascia perdere quello stormo di poppanti che gli vanno dietro e che di certo lui non considera degno di attenzione.»
Eccole lì le sue due motivatrici personali. Indipendenti. Forti. Sicure. Bellissime.
«E poi lo so che non hai mai perso la speranza»
Sakura indicò il sacchetto che aveva tra le braccia, da cui si intravedeva uno dei gomitoli che stava in cima.
«Questa volta la finirai?»
Hinata si morse un labbro, stringendosi nelle spalle. Le aveva confidato che l’anno precedente aveva iniziato a confezionare una sciarpa per il compleanno di Naruto, ma che non aveva mai finito. Con tutta la buona volontà aveva iniziato quel progetto, ma più vedeva il crescente “Fanclub dell’Eroe del Villaggio della Foglia” ricoprirlo di regali più si demoralizzava. Ragazze provenienti da ogni dove, lo avevano aspettato perfino davanti casa per un autografo o per lasciargli un pacchetto in vista del suo compleanno. Cos’era una misera sciarpa di fronte alla mole di oggetti di ogni tipo che aveva sicuramente ricevuto? Aveva avuto questa idea non vedendolo mai indossarne una, ma col passare del tempo aveva finito per pensare che magari non gli piacessero e basta. In fondo la sciarpa è uno dei regali più banali del mondo, quello che si compra quando non si hanno idee. Ed inoltre, con ogni probabilità, ne aveva ricevute già a decine. Seguendo questi pensieri, l’aveva abbandonata per dei buoni da Iciraku, che per sua sfortuna però, non aveva neanche avuto modo di dargli. Infatti l’anno scorso era stata convocata per una missione dell’ultimo minuto che era durata quasi due mesi, mancando così il compleanno di Naruto.
Quest’anno aveva ripreso il suo piccolo progetto. Non stava comprando una sciarpa a caso. Lei gli voleva regalare qualcosa che avrebbe fatto con le sue mani, in cui avrebbe messo impegno e dedizione.
Annuì alla domanda di Sakura e sia lei che Ino le sorrisero entusiaste, completamente d’accordo con la sua idea.
«Perché non-»
Appena Ino aprì di nuovo bocca, fu bruscamente interrotta da tre voci squillanti.
«Kya! Narutoo – senpaaai!»
Si voltarono per capire a chi appartenessero quelle voci e videro tre ragazze euforiche chiedere un autografo al famoso eroe. Naruto le aveva avvistate e stava già sventolando un braccio in segno di saluto quando Sakura riportò l’attenzione su di sé.
«Ragazze scusatemi un secondo. Proprio adesso mi è venuto in mente di avere una questione in sospeso col baka. Una cosa da team 7. Torno subito»
Così dicendo, la kunoichi dai capelli rosa si diresse a passo di marcia verso Naruto, prima che lui potesse raggiungerle, con un sorriso forzato e uno sguardo omicida.


Il buonumore di Naruto, quella mattina, era stato spazzato via come foglie dal vento appena aveva messo piede fuori dal suo appartamento. Si era appena chiuso alle spalle la porta che nascondeva il caos in cui versava casa sua, pronto ad iniziare la missione “Confessione”, quando le voci più squillanti che avesse mai sentito in tutta la sua vita avevano raggiunto le sue orecchie. Voci che aveva subito collegato alle tre ragazzine che si stavano dirigendo verso di lui a tutta velocità e la sua missione si era immediatamente trasformata in “Scappare da quell’assalto a sorpresa”.
La storia dell’Eroe del Villaggio aveva sin da subito iniziato a pesargli.
In passato, non aveva mai nascosto di desiderare di diventare il miglior ninja della Foglia e che le persone lo riconoscessero e lo valutassero non solo come Forza Portante, ma non aveva mai voluto quel tipo di popolarità. Era stato una frana totale nelle prime interviste che avevano seguito la vittoria contro Kaguya e si sentiva estremamente a disagio a fare autografi e a ricevere regali da sconosciuti. Ricordava ancora lo scorso compleanno, quando aveva accantonato in un angolo della sua stanza da letto una pila enorme di pacchetti, molti dei quali non aveva nemmeno mai aperto. Non voleva essere ingrato o maleducato rifiutandoli. Semplicemente non sapeva come comportarsi. Inoltre non gli sembrava per niente adatta la parola ‘Eroe’. Quelli che erano i veri eroi ormai non c’erano più e lui si sentiva anche un po’ ladro degli onori e della gloria che spettavano invece a loro. Non aveva combattuto quella guerra da solo eppure solo lui sembrava aver acquisito tutta quella popolarità, nonostante molti altri, che in quella guerra avevano fatto la differenza, erano ancora vivi e vegeti. Sasuke non era ancora visto del tutto di buon occhio dalla gente della Foglia e forse non lo sarebbe stato mai, non aveva visto nessuno chiedere autografi a Sakura e che lui sapesse, nessuno aveva recapitato regali ad uno qualsiasi dei suoi amici. Quando aveva espresso questi dubbi a Sakura, però, lei insieme ad Ino e Choji aveva riso del suo disagio per quella fama improvvisa e gli aveva rivelato di sentirsi sollevata di non essere il centro dell’attenzione ogni volta che camminava per le strade di Konoha. Ora che si avvicinava di nuovo il suo compleanno temeva che si ripetesse la stessa storia dell’anno precedente. L’unica idea brillante che gli era venuta in mente era stata quella di darsela a gambe, anche se questo non sembrava arrestare le sue fan. Anche quella mattina stava cercando di applicare quella tattica. Aveva smesso di scappare però quando, con la coda dell’occhio, aveva intravisto i lunghi capelli scuri appartenenti alla persona che ormai tormentava i suoi pensieri. Era stato in quel momento che tutti i suoi tentativi di sfuggire alle ragazzine erano sfumati. Era stato raggiunto e accerchiato da loro e non aveva potuto far altro che mettere su un sorriso forzato e assecondare le loro richieste.


«Ho appena finito di dire ad Hinata che non te ne frega niente delle tue fangirls e TU te ne vai in giro a firmare autografi come una rockstar?»
Quella doveva essere una mattina semplice che doveva essere impiegata esclusivamente nella ricerca e nella sua confessione ad Hinata. Non solo aveva perso tempo prezioso - cercando di scappare da quelle ragazze – che avrebbe potuto impiegare per portare a termine la sua missione principale, ora si vedeva anche piombare addosso una Sakura furiosa senza motivo e che sembrava sforzarsi per parlare con il tono di voce più basso possibile.
«Buongiorno anche a te, Sakura-chan» Naruto gli lanciò uno sguardo confuso. Lui a differenza sua, si ricordava ancora come si cominciava una conversazione normale. E poi cos’era poi quella storia delle fangirl? Era lui la vittima!
«Shhhhh!» lei lo aveva subito zittito «Parla a bassa voce, baka! Anzi, taci!»
Naruto la guardò ancora più confuso, corrucciando le sopracciglia.
«Lasciamo perdere e andiamo diritti al punto. Adesso non ti sembra un buon momento per chiedere un appuntamento ad una certa persona?» le chiese lei ammiccando.
Ecco spiegato il perché di quei sussurri. Spiò Hinata al di là della testa di Sakura, impegnata in quella che sembrava una fitta conversazione con Ino.
Era bellissima. Nella sua giacca lilla, nel semplice gesto di portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, nel modo in cui i suoi occhi seguivano le parole dell’amica bionda, lei era bellissima.
La sicurezza accumulata iniziò a vacillare piano piano, deglutì a vuoto e la fretta con cui aveva lasciato il suo appartamento, l’urgenza di trovarla erano state improvvisamente sostituite da uno strano nervosismo.
«Non so se è proprio questo il momento giusto. E poi non vedi che sta parlando con Ino? Meglio un’altra volta» sussurrò piano lui.
«Ma che vai blaterando! Non fare il bambino. Allora ricorda: sii spontaneo. Frasi semplici e dirette. Proponile qualcosa che piace fare anche a te e il gioco è fatto.»
«Facile a dirsi…»
Sakura non lo lasciò finire che con uno spintone lo trascinò velocemente di fronte ad Hinata.
Lui salutò sia lei che Ino con un sorriso rigidissimo. Sentiva già che avrebbe combinato un casino.
«Hinata stavo giusto raccontando a Naruto del nostro shopping» Sakura si voltò verso una vetrina alle spalle della Hyuga «e a proposito di spese, ho dimenticato di comprare… una cosa. Torno subito. Vado un attimo a comprare… quella cosa. Ino vieni con me»
Così dicendo, lei afferrò bruscamente il braccio della Yamanaka e insieme si allontanarono lasciandoli soli. Solo Naruto, per fortuna, si accorse che non si stavano dirigendo verso nessun negozio, ma che avevano semplicemente girato l’angolo alle spalle della corvina cercando di nascondersi – senza neanche tanto successo- dietro un cartellone pubblicitario ed allo stesso tempo restare a portata d’orecchio.
Il rossore che si fece spazio sulle guance di Hinata confermò che lei aveva capito benissimo che le due amiche li avevano lasciati da soli di proposito. Lei abbassò lo sguardo. Era molto più facile concentrarsi sulle sue scarpe che affrontare quegli occhi azzurri.
Naruto si ritrovò a pensare che anche così, con lo sguardo sfuggente e la faccia simile ad un pomodoro, era bella. Gli venne voglia di abbracciarla, prenderla per mano e non lasciarla mai andare. Sentì un fiume di parole risalire su per la gola ma fermarsi sulla lingua. La bocca gli era diventata arida come il deserto e tutto il brillante discorso che aveva in mente si ingarbugliò. Doveva iniziare con qualcosa di semplice che mettesse a proprio agio entrambi.
«Allora Hinata come va? Fatto qualche acquisto interessante?»
Cercò di sbirciare scherzosamente nel sacchetto di carta che aveva tra le braccia, ma questo sembrò infastidirla perché lo strinse ancora di più a sé come se ne volesse nascondere il contenuto. Grandioso! Neanche due parole in croce e aveva già fatto la figura dell’impiccione. Spostò il peso da un piede all’altro, imbarazzato. Si grattò la nuca e lasciò il suo braccio così, senza saper bene dove mettere le mani. Doveva incrociare le braccia al petto? Stringerle dietro la schiena? Poggiarle sui fianchi?
Perché quando aveva cercato di chiederle un appuntamento la prima volta gli era sembrato facile? Ora non riusciva a comportarsi naturalmente e non ricordava più neanche come funzionassero normalmente le sue mani. Sakura gli aveva suggerito di essere spontaneo. Ma come faceva ad essere spontaneo se era così agitato?
«Oh niente di particolare! Io e Sakura abbiamo preso delle nuove divise per le missioni»
Le rispose lei interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Naruto spostò lo sguardo dal sacchetto che reggeva al suo sorriso. Finalmente Hinata gli stava regalando uno di quei sorrisi timidi che tanto gli piacevano. Un sorriso che era sempre dolce e che -gli piaceva pensare-  dicesse che andava tutto bene, che qualsiasi cosa assurda lui dicesse o facesse lei non l’avrebbe giudicato male.
Lui, invece, le sorrise di riamando come un’ebete.
«Sono contento!»
Si morse la lingua. Era una frana totale. Di cosa esattamente dovesse essere contento non lo sapeva neanche lui. Doveva restare calmo, essere sé stesso e dire “frasi semplici e dirette”, non era complicato. Non gli sembrava il momento adatto per confessargli i suoi sentimenti, lì in quella strada affollata, con due paia d’occhi che lo scrutavano e il cervello completamente scollegato dalla lingua. Avrebbe potuto però invitarla ad uscire fuori di nuovo e quando sarebbero stati finalmente loro due da soli, aprirgli il suo cuore. Ricordò quello che gli aveva detto Sakura: proporle di fare insieme qualcosa che piacesse ad entrambi. Fece vagare lo sguardo lungo la strada, individuando proprio dietro quelle arpie dagli occhi di fuoco delle sue amiche un ristorante dall’aria non troppo costosa e dall’insegna invitante.
«Uhm… Hinata mi stavo chiedendo…»
Stava per invitarla a mangiare un boccone proprio lì quella sera, ma fece il grosso errore di riportare lo sguardo su di lei e incontrare i suoi occhi non più fissi sulle sue scarpe.
Gli occhi di Hinata erano così chiari da sembrare quasi del tutto bianchi. Ma con quella vicinanza lui riusciva a cogliere tutte quelle sfumature segrete che li rendevano unici. Ricordava vagamente di come quando erano piccoli, molti bambini prendessero in giro gli Hyuga e i loro occhi ‘inquietanti’. Con un pizzico di fastidio verso quegli stupidi bambini invidiosi, pensò che gli occhi di Hinata fossero tutt’altro che inquietanti. Erano… caldi. Chiarissimi eppure caldi e luminosi. Sarebbe stato così facile perdercisi dentro per ore e cercare di cogliere tutte le parole silenziose che sembravano nascondere.
Quando finalmente si rese conto che lei stava aspettando che lui continuasse, arrossì. Dimenticò all’istante qualsiasi cosa avesse in mente di dirle e sentì il cervello ridursi in una pappa molle inutilizzabile.
Ma doveva assolutamente dire qualcosa. Subito!
«… tu mangi?»
Hinata alzò entrambe le sopracciglia nella più totale confusione.
«Come?»
Forse aveva sbagliato domanda, perché ora lei lo stava guardando stranita. Si morse un labbro agitato.
DEVI DIRE QUALCOSA DI INTELLIGENTE. RESTA CALMO E DI QUALCOSA DI INTELLIGENTE! ORA!’
Era l’unica cosa a cui riusciva a pensare ma di fatto nessuna frase che avesse senso uscì dalla sua bocca.
«Voglio dire… ti piace mangiare… uhm… all’ora di cena?»
Di male in peggio. Vide Sakura sbirciare dal cartellone e chiudere gli occhi afflitta.
Era in blackout.
La faccia di Hinata era diventata un enorme punto interrogativo.
Missione fallita.
Missione fallita.
Missione fallita.
Stava iniziando perfino a sudare.
Era decisamente ora della ritirata.
«Naruto m-mi stai inv-»
Nella smania di chiudere immediatamente quella conversazione e seppellirsi vivo il prima possibile, ignorò quello che lei gli stava dicendo.
«Stavo scherzando! Ahah! Ora devo proprio andare, è stato bello incontrarti. Ci vediamo!»
Fuggì via senza voltarsi per non peggiorare la situazione, lasciando la povera Hinata sicuramente a domandarsi quanto lui fosse imbecille da zero a un miliardo.
Ogni giorno sembrava peggiorare sempre di più. Anziché avvicinarsi ad Hinata, faceva solo passi indietro dimostrandosi sempre più imbranato e con un cervello che sembrava retrocedere lentamente verso quello di una gallina.
Girato l’angolo si ritrovò di nuovo di fronte le arpie. Si era quasi dimenticato di loro che ora lo guardavano sconvolte.
« “Ti piace mangiare all’ora di cena?” Davvero?»  Ino aveva incrociato le braccia al petto, ancora incapace di credere a quello che aveva sentito. «È stato doloroso perfino solo da ascoltare»
«Ero agitato, ok?» Agitato e patetico. In realtà non si sentiva neanche di contraddirla.
«Adesso basta. Ci penso io!» Aveva annunciato invece Sakura «Ogni volta che lascio fare a te, combini un disastro. Stasera io, tu, Hinata, Ino, Sasuke e tutti gli altri andiamo a mangiare insieme carne grigliata. Proprio oggi dovrebbe arrivare anche Temari da Suna. Perciò una rimpatriata è proprio quella che ci vuole!»
Ino guardò corrucciata l’amica «Shikamaru mi ha detto che Temari arriva domani non oggi»
La rosa le lanciò uno sguardo infuocato e senza farsi vedere dal biondo le assestò una gomitata non proprio delicata nel fianco.
«MA CHE DICI! Certo che arriva oggi. Probabilmente Shikamaru non ti ha aggiornata»
Ino annuì coprendosi il fianco con una mano, guardando risentita quella manesca della sua migliore amica. Di sicuro le aveva lasciato un livido.
«Ah Naruto non preoccuparti, avvertiamo noi gli altri. E poi magari stasera potresti anche accompagnare Hinata a casa!» continuò Sakura.
«Accompagnarla a casa? Perché?» Di nuovo lui non ci stava capendo niente. Come avrebbe potuto una rimpatriata aiutarlo con Hinata? Inoltre non era ridicolo accompagnare a casa qualcuno che sapeva perfettamente badare a sé stesso? Già aveva fatto la sua bella figura da imbecille!
«Ehm… perché è una ragazza della nostra età, da sola, di notte…» gli suggerì la rosa.
«Eh? Hinata è forte! Solo uno stupido proverebbe ad importunarla3»
Ora si che era stupito. Per caso Sakura non sapeva che con un singolo tocco la Hyuga poteva spappolare gli organi interni di qualsiasi malcapitato?
«Ti mancano proprio le basi. Le basi!» Ino era del tutto esasperata. Prese sottobraccio Sakura e aggiunse «Meglio raggiungere Hinata, sicuramente si starà chiedendo che fine abbiamo fatto. Stasera sii puntuale, ci vediamo… uhm… ah, ci sono! Ci vediamo all’incrocio che precede Rokkasen4, alle 20:00 in punto!»
Detto ciò, si volatilizzarono con un’aria confabulatoria che non gli piaceva per niente.
Le osservò andare via e affondò le mani nelle tasche della sua felpa del tutto demoralizzato.
Non aveva per niente voglia di tornare a casa in solitudine e restarsene sul letto a fissare il soffitto, aveva bisogno di parlarne con qualcuno!
A quell’ora Shikamaru stava lavorando e Sasuke l’avrebbe sicuramente mandato al diavolo. Osservò il punto in cui Ino e Sakura erano andate via e gli venne subito in mente Sai, il pallido e stranissimo Sai: l’ultima persona al mondo che pensava si sarebbe trovato una ragazza. Da quando quei due si erano messi assieme, non una sola volta li aveva visti in giro senza tenersi per mano, Ino sembrava sempre felice e perfino un po’diversa quando era con lui. Di sicuro ne doveva sapere molto di più di donne di quanto ne desse a vedere e non poteva essere solo grazie a quegli stupidi libri. Si diresse verso l’appartamento che Sai condivideva con Ino sperando che si trovasse lì e che ne potesse cavare qualche consiglio pratico.
Giunto di fronte alla sua porta, bussò. Si stupì quando al primo tocco la porta si aprì. Sicuramente Sai era in casa! Non si era neanche preoccupato di chiudere a chiave. Entrò senza farsi tanti problemi ma se ne pentì all’istante.
«Amore, sei tornata presto!»
Apparve di fronte a lui in tutto il suo nudo e pallido splendore Sai, una mano poggiata sul fianco e un’espressione delusa alla vista del biondo.
«Ah… ma tu non sei Ino»
Naruto si era coperto immediatamente gli occhi con una mano, desiderando una perdita di memoria improvvisa.
«Adesso che ti sei accorto che non sono Ino, potresti metterti delle fottute mutande?»
Che brutta idea passare da Sai!
«Non sei a tuo agio con-»
Brutta, bruttissima idea.
«Ancora non ti sei vestito?»
Naruto fece sbucare un occhio dalla mano ma lo chiuse all’istante. Sai se ne stava impassibile - e nudo - come se fosse normale, incurante di lui e delle sue lamentele.
«Ok! Ho capito. Rilassati»
Quando Sai si ripresentò vestito nel piccolo salotto dove Naruto si era accomodato, cercando insistentemente di non chiedersi perché mai l’amico fosse nudo, il biondo aveva ancora gli occhi ostinatamente chiusi.
«Ti devo avvertire di una cosa però: se sei qui per uno dei miei libri, mi dispiace, ma non posso più prestarteli» annunciò Sai.
Naruto aprì gli occhi, tirando interiormente un sospiro di sollievo vedendolo finalmente con dei pantaloni addosso.
«Come?»
«Stamattina è passata Sakura per uscire con Ino per poi andare da Hinata. Ci ha raccontato un po’ com’è andata con lei l’altra sera e mi ha minacciato di non prestarti mai più uno qualsiasi dei miei manuali» Gli rispose Sai, con un’espressione che non riusciva a distinguere tra l’annoiato e il disinteressato.
E quello lì stava con Ino?
«Perché stai a sentire quello che ti dice Sakura?»
Naruto lo squadrò. Aveva già lasciato perdere la storia dei libri, voleva sapere invece quale segreto nascondesse.
«Perché potrebbe letteralmente uccidermi» disse con ovvietà Sai e aggiunse «e perché anche Ino le ha dato manforte»
Era davvero curioso il modo in cui cambiava totalmente espressione quando anche di sfuggita nominava la Yamanaka.
Sembravano la coppia più felice del mondo.
«Come hai fatto?» Esclamò di punto in bianco Naruto, studiandolo.
«A fare che?»
Stava facendo il finto tonto per caso? Non poteva tenersi i suoi segreti per sé, doveva condividerli! Lui era un suo amico!
«A trovarti la ragazza!» Sbuffò.
Sai lo guardò stupito.
«In realtà, è lei che ha trovato me»
E questo cosa voleva dire?
«Non sono in vena di rebus!»
Naruto stava iniziando a spazientirsi. Perché non glielo diceva e basta?
«Come hai fatto a chiedere un appuntamento ad Ino? Dove siete andati? Non eri nervoso?»
Sai fece uno di quei suoi sorrisini strani ed enigmatici che non era mai stato in grado di capire.
«Io non le ho chiesto un appuntamento. Lei mi ha baciato per la prima volta di ritorno da una missione e dopo abbiamo iniziato ad uscire insieme» disse con semplicità.
Naruto sbatté le palpebre incredulo.
STUPIDO BASTARDO FORTUNATO.
Non aveva fatto il minimo sforzo per conquistare Ino? Il suo segreto non era nient’altro che una fortuna sfacciata?
«Per rispondere all’altra tua domanda: si, ero comunque nervoso» Sai ignorò la sua faccia sbigottita e continuò «Fino a poco tempo fa, Ino aveva così tanti pretendenti che ne avresti perso il conto. E non intendo solo nel Paese del Fuoco. Sono arrivati da ogni parte per corteggiare “una delle più belle Kunoichi di Konoha”. Non potevo competere, ma Ino non se ne è mai curata. E fra tanti lei ha scelto di stare accanto a me»
Ancora tutt’ora Sai non riusciva a credere a come le cose si fossero evolute così velocemente o a spiegarsi perché Ino avesse scelto di salvare dall’oscurità in cui si sentiva sprofondare5 proprio lui. Quel che sapeva era che lei aveva contribuito a rendere il suo sorriso meno solitario e che ogni volta che lei lo prendeva per mano, metteva insieme tutti i piccoli pezzi in cui la sua anima era frantumata.
«È per questo che tu sei agitato, Naruto? Anche a te innervosisce la lista di pretendenti che sicuramente ha anche Hinata? Immagino che con lei sia anche peggio! Ha un’Abilità Innata e per questo ci saranno anche tutti quelli che vorrebbero proporsi per un matrimonio vantaggioso. Lo sai, no? Gli Hyuga sono un clan nobile e lei fa parte della casata principale, davanti alla porta del padre ci sarà ormai la fila di quelli che mirano ad avere tra i propri nipoti qualcuno munito di Byakugan, per esempio»
Ah.
I pretendenti.
Una lista di pretendenti.
Ecco qualcosa a cui non aveva minimamente pensato e che si andava subito ad aggiungere alle sue pippe mentali.
Gli era venuta un’improvvisa voglia di urlare.
«Oppure ti sei comportato come un disadattato per auto-eliminarti dalla lista?»
Cosa?
Stava scherzando?
Ma Sai aveva una faccia serissima che Naruto avrebbe preso volentieri a pugni.
Perché era andato da lui, innanzitutto? Lo aveva già scordato.
Troppo preso dalla sua stessa irritazione aveva anche dimenticato di avvertirlo della rimpatriata di quella sera, ma non se ne curò. Ci avrebbe pensato Ino.
Ritornò a casa con nuove insicurezze e l’umore nero.

Nota per sé stesso: Non chiedere mai più consigli a Sai. MAI PIÙ.

 

 

***



Quella sera Naruto si presentò in perfetto orario al punto stabilito sperando che quella cena insieme ai suoi amici riuscisse a scrollare un po’di quella stizza causata dalla chiacchierata con Sai. Ma nella strada quasi deserta c’erano solo Ino e Sakura, nascoste dietro un muretto basso. Si avvicinò a loro, curioso.
«Cosa ci fate qui dietro?»
Stava diventando un’abitudine la loro?
Senza degnarlo di una minima risposta, Sakura afferrò un suo braccio per far nascondere anche lui.
«Perché diavolo hai addosso quella cosa?» esclamò Ino.
Naruto guardò “quella cosa” che non era altro che la sua felpa arancione preferita e alzò un sopracciglio.
«Cosa avrei dovuto mettermi?»
«Lascia perdere» intervenne Sakura per poi rivolgersi alla kunoichi bionda «Te l’avevo detto che sono fatti per stare insieme! Stiamo parlando di Naruto! Cosa vuoi che gliene importi a questo qui di che colore sia la gonna che porta Hinata, quanto larga sia la sua maglietta o se si abbini o meno. Lo sai che una volta ho pensato che fosse daltonico?»
Naruto le guardò stranito, mentre parlavano beatamente fra di loro come se lui non ci fosse, nascoste dietro un muretto senza motivo. Il suo cervello registrò, però, un dettaglio in particolare.
«Hinata? Dov’è?»
Quelle due si sorrisero tra di loro per poi voltarsi finalmente verso di lui.
«Hinata è arrivata ed è già all’ingresso del ristorante che ti sta aspettando»
Ino gli indicò un punto in lontananza al di là di quell’insolito nascondiglio, dove vicino ad un’insegna rossa e luminosa c’era proprio lei.
«Ma allora perché ci stiamo nascondendo? E che fine hanno fatto tutti gli altri?»
«Gli altri non verranno. Non c’è mai stata nessuna rimpatriata! Ora va e goditi il tuo appuntamento» gli chiarì Ino.
Naruto deglutì, realizzando quello che avevano organizzato quelle arpie.
«Voi non venite?»
Questa volta fu Sakura a rispondergli.
«Oddio, Hinata è una bellissima ragazza. Ma non siamo noi ad essere innamorate di lei» sorrise maliziosa.
Era senza parole.
«La parola che stai cercando è “grazie”» gli suggerì Ino.
«Ti risparmio la fatica. Non c’è di che! Ora sbrigati» Sakura liquidò la faccenda e con uno spintone lo fece uscire allo scoperto.
Si fece coraggio e si incamminò verso Hinata.
Quando si ritrovò finalmente di fronte a lei, rimase un attimo di troppo in silenzio a contemplare i suoi capelli raccolti in una treccia laterale, le guance appena arrossate e i suoi occhi così limpidi.
Lei ruppe quel silenzio chiedendogli dove fossero Sakura ed Ino.
Avevano mentito anche a lei? Fantastico! Pensò sarcasticamente Naruto.
«Ehm… non sono potute venire perché… perché Sakura è stata chiamata per un’emergenza in ospedale e ha chiesto anche l’aiuto di Ino»
Meritava davvero il premio per La Peggiore Bugia Del Secolo.
Prima che Hinata potesse fare domande, le poggiò una mano sulla spalla invitandola ad entrare al ristorante.
Lei sussultò nel momento esatto in cui lui sentì una scossa partire proprio da quella mano.
«Ma questo non ci fermerà mica dal mangiare dell’ottima carne grigliata. Su andiamo!»
Lei semplicemente annuì, sorridendogli.
Contro ogni pronostico di Naruto, la serata trascorse tranquillamente e piacevolmente.
Lei era Hinata, colei di cui era innamorato perso, ma pur sempre Hinata!
Non era un nemico da affrontare o qualcuno da temere. Il suo nervosismo non aveva senso, si disse mentalmente. Mise da parte liste di pretendenti, le sue figuracce e il pensiero che lei non fosse più innamorata di lui, concentrandosi solo su di lei. Aveva quasi dimenticato come fosse bello e naturale – quando non era nel panico più totale- parlare con lei, che lo ascoltava attenta e non una sola volta si era lamentata di come lui monopolizzasse sempre la conversazione.
Durante tutta la serata, sentì nello stomaco una strana sensazione di vuoto, come un crampo ma non dalla fame6. Una sorta di agitazione che impediva che se ne stesse completamente calmo e seduto composto e una voglia sfrenata di avvicinarsi sempre di più ad Hinata ed alla sua bocca. Oh le sue labbra! Non le aveva perse un attimo di vista, mentre il viso di lei attraversava tutte le sfumature possibili di rosso.
Una volta usciti dal ristorante, così vicini che le loro mani si sfioravano quasi, pensò che quello fosse il momento perfetto per dichiararsi. Anche se gli occhi di Hinata gli facevano ancora salire il cuore in gola, si sentiva abbastanza sicuro di sé. Erano gli stessi occhi che gli suggerivano che i sentimenti per lui non erano cambiati, che non c’era nessun pretendente, che lo facevano sentire come se ci fosse solo lui e basta.
O era solo la sua immaginazione?
Accantonò subito quel pensiero. Non c’era spazio per l’esitazione.
Prese un respiro profondo.
Con il battito del cuore a mille, già fantasticava sull'istante in cui l’avrebbe stretta a sé e l’avrebbe baciata.
Eccome se l’avrebbe baciata.
Ormai era diventata una necessità.
Non vedeva l’ora di colmare quella fastidiosissima distanza e di sentire il suo sapore.
Ma i suoi sogni ad occhi aperti si sgonfiarono come un palloncino appena bucato.
Proprio mentre stava per aprire bocca, una figura si era materializzata accanto a loro facendoli sobbalzare.
Naruto si voltò a dir poco seccato, con uno sguardo omicida.
QUELLO ERA IL SUO MOMENTO PERFETTO. 
DANNAZIONE!
Chiunque fosse stato a interromperlo, anche il Sesto in persona, avrebbe dovuto vedersela con lui.

 


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NdA - Note noiose e lunghe  per capitoli lunghissimi.


quuens  Egggiàh! Questo è il capitolo più lungo scritto finora. Un treno in rotta di collisione. Praticamente non sapevo nemmeno io  dove fermarmi. Ma in qualche modo dovevo pur terminarlo, e perché non farlo assecondando il mio lato sadico? Eheh. Dando  un’occhiata anche al prossimo capitolo (che per metà è già scritto) devo dire che sto trattando proprio male il nostro Naruto. Non preoccuparti mio amato dork, avrai la tua rimonta, non ora, ma l’avrai!
<---- 1. Qualcuno su Tumblr aveva notato -molto tempo fa- che le uniformi di Hinata e Sakura in ‘The Last’ si somigliano tantissimo e aveva immaginato loro due fare shopping insieme, scambiarsi i vestiti e cose così. (Ovviamente non trovo più il post -.- ) Subito mi è partito il BROTP LEVEL: OVER 9000! Ho dovuto inserirlo per forza, capitemi! Le amo troppo insieme *-*

queens 22. Questa è una semi citazione dalla serie Tv ‘Grey's Anatomy’ di cui vado particolarmente fiera. Non solo mi piace da morire ma si collega benissimo al nome di Hinata. Per chi non lo sapesse il cognome di Hinata, Hyuga (日向, Hyūga), significa "attraverso il Sole" [...] "Hinata", il suo nome di battesimo, è un gioco di parole: è un altro modo di leggere i kanji del suo cognome, che con questa lettura prendono il significato di "un posto soleggiato" (Fonte).

3. In questo capitolo ci sono un sacco di cose prese da The Last. La mia adorata Brotp, la sciarpa rossa, l’incontro tra Naruto ed Hinata dove a lei brontola lo stomaco e anche questa citazione che è una delle mie preferite! L’unico motivo per cui lui non l’accompagna a casa è perché è convinto che nessuno le può dare noia perché lei è maledettamente forte. LI AMO. Vabbeh!

4. Ho zero fantasia nel dare i nomi ai ristoranti o ai luoghi in generale, perciò ne ho preso uno che esiste veramente. Rokkasen è su TripAdvisor ed ha anche delle ottime recensioni.

5. Ok, parliamo adesso della Sai\Ino. Affrontare questa coppia anche solo per questo pezzetto è stato abbastanza difficile. Non la capisco e nel manga\anime ce ne viene mostrato pochissimo. Ho letteralmente bisogno di qualcuno che me la spieghi, anche se mi piacciono insieme ç_ç Spero di non aver scritto un’oscenità D: Mi sono ispirata ancora una volta all’'opening 20. (che poi vogliamo parlare di quanto sia assolutamente bellissima Ino in quest’opening? Senza contare Hinata! *fangirla*) Fan della Sai|Ino, fatemi sapere cosa ne pensate e non abbiate paure di scrivermi le vostre critiche. Sono pronta a tutto. No, non è vero. Nel prossimo capitolo cercherò di affrontare la Sasu\Saku. Si salvi chi può!

6. Descrivere la sensazione delle farfalle nello stomaco è difficile,ok? T.T

 

 

Vi ringrazio per la pazienza, se recensirete o anche se leggerete soltanto! 

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Capitolo 5
*** Naruto che litiga col muro si rompe la testa. ***


 

Sono una persona orribile che non sa mantenere le promesse DDD: ma non riuscirete a liberarvi di me!

Ringraziamenti + note dettagliate e sensate all fine del capitolo <: 

 

 

 

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UN NARUTO È PER SEMPRE

 

 

dork in love

 

 

 

 

 

          5. Naruto che litiga col muro si rompe la testa

 



 

 

 

L’ufficio del sesto Hokage era completamente diverso da quello del suo predecessore e questo non solo perché l’intero edificio era stato ricostruito dopo l’attacco di Pain.
L’ufficio di Kakashi era ampio, pulito e luminoso, ma soprattutto era ordinato e silenzioso.  
Uno scaffale alto occupava tutta la parete destra della stanza e ospitava libri e registri che prima costituivano l’arredo principale del pavimento dell’ufficio di Tsunade. I documenti sparsi ovunque, che un tempo Shizune si premurava sempre di riordinare, facevano bella mostra di sé in una pila dritta sulla scrivania ed erano affiancati da una piccola piramide di rotoli di pergamena sistemati in ordine di importanza.
Naruto sapeva che gran parte di quell’organizzazione era dovuta a Shikamaru e agli altri assistenti, come sapeva che il terzo cassetto della scrivania che prima nascondeva sempre qualche bottiglia di sakè di riserva, ora invece nascondeva la collezione completa della serie Icha Icha del suo ex sensei. 
Kakashi Hatake era il sesto Hokage da quasi due anni ormai ma, anche se alcune cose non sarebbero mai cambiate, Naruto non poteva fare ancora a meno di pensare a quanto fosse strano entrare lì e non trovare il solito disordine, qualcuno che sostituisse uno qualsiasi dei pezzi del mobilio su cui si abbattevano i pugni di Tsunade Baa-chan o sentire le sue urla spazientite rimbombare nel Palazzo dell’Hokage.
Kakashi invece sembrava gestire quel suo ruolo con una calma irreale.
Non l’aveva mai sentito alzare la voce, né una delle tante volte che era entrato senza permesso nel suo ufficio per il semplice gusto di impicciarsi, né ogni volta che si riferiva a lui senza il giusto onorifico.
Fino a quella mattina non gli era mai importato, ma adesso il suo modo di fare iniziava a dargli davvero sui nervi.
Quando Naruto era entrato – senza neanche bussare, il Rokudaime aveva posato su di lui i suoi occhi annoiati solo per un nanosecondo.
“Shikamaru mi aveva avvertito che c’era una piccola possibilità che saresti venuto per fare domande” aveva semplicemente detto con un tono piatto, di chi sta solo constatando i fatti e non ha per niente voglia di continuare la conversazione. Infatti aveva subito riportato la sua attenzione sul resoconto di una missione che stava leggendo e da lì non aveva più spostato lo sguardo.
Naruto aveva incrociato le braccia al petto e gli aveva scoccato un’occhiata risentita.
Una piccola possibilità?! Era ovvio che sarebbe risalito alla fonte dei suoi problemi.
La sera prima un maledettissimo Anbu aveva mandato in frantumi il suo momento perfetto con Hinata.
Era apparso in una nuvoletta di fumo fra di loro e con voce incolore aveva avvisato la signorina Hyuga di essere attesa dall’Hokage per una missione.
Era sparito subito dopo, seguito da Hinata che era corsa via con un sorriso di scuse.
All’alba, spiandola da lontano imbronciato, l’aveva vista partire insieme a Kiba e a Shino, ma senza sapere dove fossero diretti o tantomeno per quanto tempo sarebbero stati via.
Nonostante la voglia matta di strangolare l’Anbu a mani nude, non aveva sprecato il suo tempo a rincorrerlo.  Sapeva che sarebbe stato inutile. I membri della Squadra Speciale seguono semplicemente gli ordini dell’Hokage.
Era, infatti, tutta colpa del Sesto!
Non ci aveva pensato su due volte e si era precipitato dal diretto responsabile della disfatta del suo appuntamento. Il suo vecchio maestro avrebbe potuto rimediare rivelandogli almeno qualche dettaglio della missione che aveva assegnato al Team 8.
«Allora si può sapere dove li hai mandati?»
Ma Kakashi era di tutt’altra opinione.
«No»
La sua risposta secca non ammetteva repliche. Tuttavia Naruto continuò a subissarlo di domande, come se quel no fosse stato un invito ad insistere.
«Per quanto tempo-»
«No» il sesto sbadigliò, continuando a leggere quel dannatissimo rapporto.
Perché faceva tanto il difficile? Naruto sarebbe stato il futuro Hokage! Poteva gestire qualche informazione riservata e di certo non si sarebbe messo a spifferarle in giro. Servivano a lui e basta!
«Per curiosità, che tipo di missione-»
«No»
Iniziava già a ribollire di rabbia. Kakashi si comportava come se non fosse colpa sua e lo stava completamente ignorando.
E Naruto odiava essere ignorato.
«Almeno il livello!» insistette ancora.
«No»
Non si arrese a quel tono apatico e distaccato così fastidioso.
«Ci sono missioni per me nella stessa zona?»
L’Hatake finalmente alzò di nuovo gli occhi dai suoi documenti e prese un respiro profondo.
«Naruto, non so a che gioco stai giocando e di certo non mi interessa qualunque sia la tua nuova ossessione. Ma è dall’Accademia che sai benissimo che solo chi fa parte del team a cui è assegnata la missione – in particolare se è una missione top secret -  può avere tutte le informazioni a riguardo. Perciò se vuoi continuare così tutto il giorno accomodati pure, ma io non ti riferirò un bel niente» detto ciò ritornò al suo report.
Di sicuro stava solo facendo finta di leggere, pensò il biondo al massimo dell’irritazione.
Per chi l’aveva preso? Lui non era un pivello qualsiasi.
«Ma io sono Uzumaki Naruto, -ttebayo!» affermò fiero, come se soltanto il suo nome bastasse a giustificare l’infrazione di una delle regole basilari delle missioni.
Essere l’Eroe già non significava più niente? Pensò ironicamente. Aveva salvato il mondo degli shinobi, compreso il culo di Kakashi. Era questo il modo in cui lo ringraziava? E poi qual era il problema? Non gli doveva mica rivelare i segreti del Villaggio! Si trattava di piccoli, insignificanti dettagli su cui non c’era per niente bisogno di fare tutto quel mistero.
Il Rokudaime sembrò pensarci per un attimo, distogliendo per l’ennesima volta l’attenzione dal rapporto per osservare la vita attiva della Foglia al di là della finestra che occupava tutta la parete alle spalle della sua scrivania.
«Hai perfettamente ragione! In questo caso potrei fare un’eccezione»
Kakashi si voltò verso Naruto che si rianimò subito, abbandonando per un attimo il suo muso lungo.
«Veramente?» chiese con gli occhi pieni di speranza. Un sorriso già spuntava sulle sue labbra.
«No».

 

Naruto si lasciò alle spalle la faccia impassibile di Kakashi e uscì sbattendo la porta dell’ufficio con il fumo che gli usciva dalle orecchie.
Ma lui di certo non era il tipo di persona che lasciava perdere così facilmente. Si diresse, infatti, subito al piano inferiore dove di sicuro avrebbe trovato Shikamaru.
Entrò nella sala riservata agli assistenti dell’Hokage a passo di marcia, ma del Genio della Foglia non c’era neanche l’ombra. Gli altri che stavano lavorando lì gli riferirono che Shikamaru stava sì lavorando da qualche parte nel Palazzo, ma nessuno di loro seppe indicargli con precisione dove. Setacciò tutto il piano, fino a quando sentì proprio la voce dell’amico provenire da una stanza a lui sconosciuta. Si appiattì alla porta cercando di origliare, ma tutto quello che riuscì a cogliere fu un brusio.
Di sicuro non era solo lì dentro.
Riuscì a distinguere una voce femminile ed ebbe subito un’illuminazione: Temari!
Ricordò solo allora che Ino gli aveva accennato che una certa Kunoichi sarebbe arrivata da Suna proprio in quei giorni.
Quindi in quella stanza c’era Shikamaru e c’era Temari, la ragazza quasi segreta del suo amico. Anche un’idiota come lui avrebbe capito immediatamente cosa stava succedendo lì dentro: di sicuro non stavano semplicemente chiacchierando o giocando a shogi. Quei due non perdevano di certo tempo nei pochi momenti in cui stavano insieme!
Un sorrisino malizioso nacque subito sulle labbra di Naruto.
Lui era uno dei pochi – insieme ad Ino e Choji - a sapere di quella relazione che Shikamaru si era premurato così tanto di tenere nascosta. Naruto li aveva colti una volta in flagrante e loro gli avevano intimato di tenere la bocca cucita, ancora tutt’ora però non ne capiva il motivo. Forse non erano sicuri del loro impegno? O magari quella relazione a distanza li stava mettendo alla prova più del previsto e non si sentivano pronti a sbandierarla ai quattro venti? Pensò che al posto loro, lui sarebbe stato pronto ad urlare a gran voce il suo amore per Hinata dalla montagna degli Hokage.
Naruto se ne stava ancora con l’orecchio incollato alla porta, cercando di distinguere qualche parola ma senza successo.
Perciò, che fare?
Non aveva per niente voglia di interrompere il loro sanissimo sesso né di vedere un altro dei suoi amici nudo, ma ripensando ad Hinata si era deciso. Avrebbe escogitato dopo un modo per farsi perdonare. Inoltre, l’Hokage in persona gli aveva rivelato che il Nara sapeva che “sarebbe arrivato per fare domande”.
Quindi, senza altre esitazioni, Naruto si coprì gli occhi con una mano e con la sua solita eleganza degna di un elefante, spalancò la porta con l’altra.
«Heeey!»
Il brusio che aveva sentito fino a quel momento si placò e nella stanza calò uno stranissimo silenzio tombale. Si sarebbe aspettato qualche urlo di sorpresa o di frustrazione, una scarpa in faccia, qualche imprecazione ma non quel silenzio.
L’impulso di spiare era forte ma, ancora memore dell’ultima volta che aveva aperto una porta che invece doveva essere chiusa a chiave, non si azzardò a spostare la mano dagli occhi.
«Ho interrotto per caso un incontro intimo?» insinuò maliziosamente sperando in una qualsiasi risposta.
Quello che sentì, invece, fu un sospiro pesante e la voce di Shikamaru per niente arrabbiata o sorpresa.
«Naruto… che ci fai qui?»  suonava piuttosto… stanca?
Nessuno gli stava urlando contro e nessuno gli aveva ancora lanciato niente. Aveva sbagliato i suoi calcoli? 
A quel punto la curiosità ebbe la meglio e aprì gli occhi. Scoprì che sì, la sua immaginazione era andata troppo lontano e che loro non erano nemmeno soli in quella stanza.
Attorno ad un enorme tavolo ovale che occupava gran parte dello spazio c’erano da una parte, Temari in piedi vicino al suo ventaglio che lo fissava con un sopracciglio alzato, dall’altra Shikamaru seduto di fronte a svariati rotoli di pergamena che invece lo guardava scocciato. Alla parete alla sua sinistra, invece, se ne stava appoggiato Kankuro con un mezzo sorriso dietro i segni viola che aveva dipinti in viso.
«Questo è un incontro formale!» gli chiarì Shikamaru.
Formale? Naruto assottigliò gli occhi cercando di capire cosa volesse dire. Non era di certo un meeting dell’Alleanza degli Shinobi. Lì c’erano solo Shikamaru, Temari e… Kankuro.
«Ah! Ok, ci sono. Incontro con il futuro cognato! Stiamo finalmente rendendo le cose ufficiali, eh?»
Era felicissimo per loro! Almeno così non avrebbe più dovuto mantenere nessun segreto.
«C’è anche Gaara qui in giro?» chiese poi speranzoso.
Ancora una volta, però, ottenne la reazione opposta a quella che sia aspettava.
Shikamaru chiuse gli occhi e iniziò a massaggiarsi le tempie come in preda al più atroce dei mal di testa e Temari fece un passo in avanti verso di lui allarmata.
«NO, non c’è. Noi siamo qui in veste di rappresentanti di Suna!» sottolineò lei spalancando gli occhi, cercando di suggerirgli di troncare al volo qualsiasi altra allusione alla sua vita privata.
Ma era già troppo tardi.
«Cosa?! Cognati?»
Kankuro si staccò dal muro e si avvicinò alla sorella e a Shikamaru. Li studiò accigliato per un tempo che parve infinito, facendo scorrere gli occhi prima su uno e poi sull’altra.
«Ah!»
Con sommo orrore da parte di Temari, era riuscito ad elaborare le parole di Naruto che, percependo le occhiate di fuoco della kunoichi bionda, era pronto a scappare in qualsiasi momento.
Era giunto di nuovo alla conclusione sbagliata?
Shikamaru, intanto, mise da parte le pergamene e si alzò con un’espressione così seria in volto da farlo sembrare improvvisamente molto più maturo dei suoi diciannove anni. Agirò il tavolo pronto a spiegare la situazione, ma Kankuro lo precedette sorprendendo tutti nella stanza.
«E così sei tu il tizio che mia sorella si scopa!»
Così dicendo diede una pacca dall’aria parecchio dolorosa sulla spalla del Nara, tanto energica da farlo sobbalzare in avanti.
Nel momento in cui Shikamaru si raddrizzò e lo fulminò con lo sguardo, Naruto capì di averla combinata grossa. L’idea di darsela a gambe era ancora perfettamente valida.
«Kankuro, ti prego non iniziare…» Temari aveva alzato gli occhi al cielo, poco tollerante al linguaggio del fratello fuori dai panni del braccio destro del Kazekage.
«Tranquilla Tem! Per la cronaca, sapevo che ti scopavi qualcuno, ma non avevo ancora capito chi con precisione. Non so perché ero convinto fosse una ragazza o un ragazzo del Paese della Terra» Kankuro sembrò pensarci su, poi continuò appoggiando un braccio sulle spalle di Shikamaru «In ogni caso, la riunione era quasi finita, perciò adesso posso anche scambiare una bella chiacchierata con il mio futuro cognato» sorrise in direzione di Shikamaru che si irrigidì.
Naruto colse la palla al balzo per intervenire. E lui che credeva di doversi preparare a sfuggire all’ira dell’amico e al ventaglio della sua ragazza!
«Bene! A quanto pare ti ho fatto proprio un bel favore Shikamaru! Meglio così, no? Adesso che Kankuro è qui, potete approfittarne per conoscervi meglio, già sembrate andare d’amore e d’accordo! Ora che ne dici di fare tu un favore a me?» chiese con semplicità e con un sorriso a trentadue denti.
Mentre Kankuro se la rideva sotto i baffi, gli altri due lo fissarono increduli a bocca aperta.
«Lo so che non puoi dirmi niente sulle missioni. Ma ti chiedo solo qualche dettaglio su quella del team 8!»
Al solo nominare quel team, però, l’atmosfera nella stanza sembrò irrigidirsi ancora di più. Kankuro smise di sghignazzare tra sé e sé e sia lui che Temari lo guardarono serissimi.
Cosa aveva detto di strano? Forse anche loro prendevano seriamente la faccenda della regola non-impicciarsi-nelle-missioni-degli-altri?
Cercò di non badarci e si concentrò su Shikamaru. Era lui che era a conoscenza delle informazioni che gli servivano.
«Voglio solo sapere se è una missione pericolosa o per quanto tempo Hinata sarà via. Shikamaru tu puoi capirmi! Sai esattamente quanto manca ogni volta al tuo prossimo incontro con Temari, che sia al villaggio o quando vi incontrate di nascosto dopo le riunioni nel Paese del Ferro con t… AHIA!»
Temari interruppe lo sproloquio di Naruto con un colpo ben assestato del suo ventaglio sul suo piede.
«Ok, ok. Poi però chiudi quella tua boccaccia e te ne vai?» Shikamaru intervenne, prima che Kankuro potesse anche solo aprire bocca.
Il biondo annuì con una piccola lacrima agli angoli degli occhi. Avrebbe di sicuro zoppicato per i prossimi tre giorni! Non gli sfuggirono però gli strani sguardi che quei tre continuavano a lanciarsi. Non gliene importava un fico secco delle regole sulla segretezza, quello che voleva era semplicemente quelle stramaledettissime informazioni. Dopodiché si sarebbe messo il cuore in pace e non avrebbe infastidito nessun altro. Fino ad allora non avrebbe lasciato il Palazzo dell’Hokage senza sapere almeno per quanto tempo avrebbe dovuto aspettare il ritorno di Hinata. Era chiedere troppo?
«È una missione di scorta. Il rientro è previsto entro un massimo di trenta giorni» gli riferì alla fine Shikamaru.
Ecco! Benissimo! Naruto aveva ottenuto le risposte che voleva, non era stato così difficile in fondo.
Eppure non percepì né calma né tranquillità e il suo cuore non era per niente in pace.
Cercò di assimilare quelle notizie che avrebbero dovuto rincuorarlo ma che invece gli fecero solo strabuzzare gli occhi.
«TRENTA GIORNI?! Chi deve scortare? E dove lo deve scortare? Sulla luna?!» urlò.
Altre mille domande spuntarono una dietro l'altra nella sua testa su quella missione senza il minimo senso.
Da quando una scorta durava così tanto?
E soprattutto perché era stato impiegato uno dei migliori Team specializzati nel seguire le tracce e negli inseguimenti?
Stavano iniziando ad assegnare le missioni a casaccio?
Sfortunatamente per Naruto, dovette tenersi tutte le sue perplessità per sé e rassegnarsi, convincendosi ancora più di prima che fosse tutta colpa di Kakashi.
Shikamaru non gli diede nessun’altra spiegazione e lo spintonò fuori da quella che scoprì essere alla fine un’ordinaria sala riunioni.



*



«SEI IMPAZZITO PER CASO?!»
Non appena Naruto aveva lasciato il Palazzo dell’Hokage, Temari aveva iniziato ad inveire contro Shikamaru.
Perfino Kankuro che si era allontanato lentamente dalla mira del suo ventaglio, non osò fiatare.
«Hai forse dimenticato il significato della parola Top Secret? O la riunione col Rokudaime di questa mattina?» le sue domande giungevano a raffica come tante pericolose saette.
«Mendokusē, lasciami parlare!» esclamò Shikamaru, riuscendo finalmente ad interrompere per un secondo la sfuriata della kunoichi.
Lei gli riservò una delle sue migliori occhiatacce e gli puntò l’indice contro il petto.
«Spero che tu abbia una spiegazione degna di questo nome»
Shikamaru sbuffò. Certo che aveva una spiegazione!
«Coinvolgendo il team 8, avevo calcolato la possibilità che Naruto venisse a ficcanasare. E questo era proprio quello che stavo per dirvi prima che lui ci interrompesse poco fa. A quanto pare, è innamorato di uno dei membri del team, Hinata Hyuga e prima o poi sarebbe venuto qui per chiedere della sua missione. Solo non pensavo così presto! Inoltre è così testardo che non se ne sarebbe mai andato senza una qualsiasi informazione. Per questo motivo la scelta migliore è stata raccontargli una mezza verità piuttosto che una completa bugia o continuare a negargli qualche risposta. Anche il Rokudaime è stato d’accordo con me. Ora sarà troppo concentrato a lamentarsi della durata della missione anziché capire cosa c’è veramente sotto. E se anche dovesse iniziare a farsi domande, sapere che è una semplice scorta lo porterà comunque alla conclusione sbagliata. Fidatevi di me, è stato meglio così. La segretezza della missione non è minacciata da Naruto!»
Le parole di Shikamaru placarono gli animi e i due che lo avevano ascoltato attenti, si rilassarono un poco.
Kankuro fu il primo a spezzare la tensione che si era creata nella stanza.
«Bene! ora che Shikamaru si è spiegato e quindi ci ha aggiornato sull’ultimo punto da discutere della giornata, dichiaro la riunione conclusa» vedendoli annuire, proseguì «perciò possiamo fare la chiacchierata a cui avevo accennato prima!»
Shikamaru che già stava tirando un sospiro di sollievo, si irrigidì di nuovo.
«NON È COME PENSI!» accanto a lui, Temari aveva ripreso a sbraitare sulla difensiva.
Kankuro non si scompose minimamente e studiò la sorella «Te lo scopi?» chiese con disinvoltura, come se stesse chiedendo semplicemente che ore fossero.
Temari aprì la bocca per parlare ma ne uscì solo un verso incomprensibile. Non erano molte le volte in cui il fratello la sorprendeva senza una risposta pronta e sferzante, perciò lei si limitò ad irrigidire la mascella furiosa.
«Appunto, è come penso io!» disse Kankuro allegramente e continuò quella sua specie di interrogatorio «vi vedete solo per scopare?»
Questa volta sia Temari che Shikamaru si affrettarono a negare la sua supposizione.
«Bene! Allora è esattamente come penso io!» dichiarò vittorioso.
Temari arrossì, perdendo un po’della tenacia che l’aveva animata e si morse un labbro a disagio.
«Naruto parla a vanvera, hai completamente frainteso! Non ci sono cognati e non c’è bisogno di parlare proprio di niente!»
Kankuro ignorò le sue parole e con un sorriso sadico spostò gli occhi su Shikamaru che se ne stava con le labbra increspate a guardare di sottecchi la ragazza al suo fianco.
«Non vedo l’ora di dirlo a Gaara!» il suo sorriso si allargò ancora di più.
«Gaara lo sa già»
La testa di Kankuro scattò così velocemente in direzione di Temari, da sembrare una delle sue marionette.
«EH?! Perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose?!»
«Perché non sono affari che ti riguardano!» lo rimbeccò lei.
«Ma a Gaara l’hai detto!»
Shikamaru sfiorò il braccio di Temari, nel vano tentativo di evitare che iniziasse una nuova sfuriata ma lei scrollò subito di dosso la sua mano, infastidita.
Anche se quella conversazione riguardava anche lui, sapeva benissimo che intromettersi nel battibecco tra i due fratelli sarebbe stato solo controproducente.
Da una parte Temari cercava inutilmente di spiegare che non aveva detto proprio un bel niente a Gaara e che tutti coloro che erano a conoscenza della sua relazione col Nara lo sapevano perché lo avevano intuito o perché li avevano scoperti – come Naruto.
Dall’altra Kankuro, palesemente contrariato, la accusava di inventarsi scuse.
«Mi stai raccontando solo un mucchio di stronzate!»
Appunto.
Ad un tratto, mentre Shikamaru cercava di pensare il più velocemente possibile ad un modo per intervenire senza far scoppiare un incidente diplomatico e al contempo di non far imbestialire ancora di più Temari, si vide puntare ad un palmo dal naso l’indice minaccioso di Kankuro.
«E TU!» lo shinobi deglutì sentendosi chiamato in causa «che te ne stai qui impalato senza dire neanche una parola, se anche solo pensi di trattarla male ti eviro con le mie marionette!»
«KANKURO!» Temari sembrava proprio sul punto di scaraventare il fratello fuori dalla finestra più vicina.
«L’ho solo avvisato!» il tono di Kankuro era quasi ritornato placido, ma Shikamaru ebbe la netta impressione che nascondesse una nota letale davvero inquietante.
«E ora, dato che è già tardi, vado ad aggiornare l’Unione degli Shinobi e poi a ringraziare Naruto!»
Shikamaru non ebbe neanche il tempo di formulare una frase intelligente che se ne era già andato stizzito lasciandolo solo con Temari.
«Non pensavo che Kankuro fosse così iperprotettivo! Non mi ucciderà, vero?» chiese scherzando, cercando cautamente di capire quanto fosse infuriata la sua ragazza.
Lei lasciò andare un respiro pesante, fissando ancora la porta dietro la quale Kankuro era sparito.
«Lascialo perdere, è solo arrabbiato per averlo scoperto per ultimo. Al massimo ti avvelenerà il tè per ripicca» la rabbia si era dissipata insieme all’uscita di Kankuro, infatti Temari si voltò verso Shikamaru con un mezzo sorriso.
«Ehi! Sei tu che hai voluto mantenere tutta questa segretezza! Perché dovrebbe vendicarsi su di me?» il Nara adesso sembrava sinceramente preoccupato.
«Perché tu sei il ragazzo del Paese del Fuoco che ha messo gli occhi sulla sua dolce e indifesa sorella!» era decisamente divertente vedere la faccia di Shikamaru sotto shock, tanto che Temari dovette mordersi una guancia per non scoppiare a ridergli in faccia.
«d- dolce e indifesa? Avete per caso un’altra sorella di cui non ero a conoscenza?»
Scoppiarono in una risata liberatoria che alleggerì un po’ l’animo di entrambi dopo tutta la tensione accumulata in quelle poche ore.
Shikamaru si lasciò cadere esausto su una sedia chiudendo gli occhi e massaggiandosi di nuovo le tempie.
Non era ancora giunta l’ora di pranzo, eppure sembrava un’eternità da quando avevano iniziato di buon’ora la prima riunione con il Sesto quella mattina. Aveva solo voglia di rinfilarsi nel letto e dormire per almeno dodici ore.
Temari intanto aveva lasciato il suo ventaglio in un angolo e prese posto sul tavolo vicino a lui accavallando le gambe.
«Ne Shikamaru… dì la verità, sei ancora preoccupato, non è così? Intendo non per Kankuro ovviamente… ma riguardo la missione del team 8»
Lo shinobi annuì aprendo di nuovo gli occhi in quelli verdi di Temari. Non avrebbe mai potuto nascondere niente al suo sguardo sempre così diretto e attento.
«Naruto è imprevedibile e testardo, tenerlo a bada è un lavoro a tempo pieno. È una seccatura, una mina vagante in un piano altrimenti perfetto»
«Non credo che sia così perspicace, vedrai che non capirà niente»
«Non è un tipo da sottovalutare, lo sai, soprattutto quando si mette qualcosa in testa!» Shikamaru lasciò andare un sospiro pesante, aveva già abbastanza grattacapi senza che si intromettesse un Naruto innamorato.
«Se ritornerà qui, troverai un nuovo modo per distrarlo» lo rincuorò Temari «e poi cos’è questa storia della cotta per la Hyuga?» chiese inclinando la testa curiosa.
«Hinata ha una cotta per lui da sempre e Naruto non lo ha mai capito. Da un po’ di tempo, però, credo che si sia reso conto di ricambiarla. Qualche mese fa, prima degli esami dei Chunin, il Sesto ha assegnato a me e Naruto una missione diplomatica al Villaggio della Nuvola, niente di particolarmente difficile… solo una gran noia. Durante il viaggio di ritorno ci siamo fermati in una locanda per riposare durante la notte che aveva un’unica e orribile stanza libera. Naruto si è addormentato dopo non so più neanche quanti bicchieri di sakè e a me non ha fatto chiudere occhio per tutta la notte. Continuava a grugnire il nome di Hinata nel sonno e altre cose incomprensibili. Il giorno dopo, quando gliel’ho fatto presente, ha incolpato me di essermi ubriacato mentre lui invece aveva fatto un sonno sereno e senza sogni!» Shikamaru ancora inorridiva al ricordo di tutte quelle preziose ore di sonno perse a causa di quell’idiota.
«E tu ancora credi che lui capisca cosa c’è dietro la missione del team 8? Se impiegherò lo stesso tempo che ci ha messo per accorgersi di Hinata non c’è proprio nulla di cui preoccuparsi!»
Temari di certo non sottovalutava Naruto, ma a differenza di Shikamaru era molto più fiduciosa nella riuscita del piano che avevano ideato per quella missione top-secret.
«Spero solo che Naruto abboccherà come l’ultima volta» sussurrò Shikamaru sovrappensiero.
Temari alzò un sopracciglio in una muta domanda, ancora più curiosa.
«Di solito è facile capire ciò che pensa ed è ancora più facile riuscire a catturare la sua attenzione su una frase o un dettaglio, che sia esso vero o meno. L’ultima volta che abbiamo parlato ha iniziato col chiedermi della confessione di Hinata ed era chiaro come il sole che stesse cercando di fare ordine nella sua testa e capire se farsi avanti o meno. Così gli ho dato una piccola spintarella suggerendogli che dopo tanti anni passati a rincorrerlo, magari i sentimenti di lei non erano proprio gli stessi. Lui sicuramente si è allarmato e si è affrettato a chiederle di uscire. Il risultato? L’anbu che il Sesto ha mandato ieri per convocare Hinata mi ha detto di averla interrotta in quello che sembrava essere proprio un appuntamento» le spiegò Shikamaru con un sorriso soddisfatto.
«E qual è la mezza verità in questo caso?»
«Beh… è vero che lei ha sempre avuto una cotta per lui, ma sinceramente non ho la minima idea di come stiano le cose in questo momento. Anche se… a detta di Ino, che non fa altro che spettegolare» le orecchie di Shikamaru si colorarono impercettibilmente di rosso ricordando il sorrisetto di Ino che aveva capito subito cosa lui provava per Temari e che non aveva perso neanche un secondo prima di spiattellarlo a Choji «lei è ancora cotta di Naruto»
«Allora abboccherà di sicuro» disse Temari sistemandosi una ciocca bionda che era sfuggita da uno dei suoi codini.
Di fronte a lei, Shikamaru era chiaramente sfinito e sicuramente non vedeva l’ora di tornare a casa. Fece per scendere dal tavolo sul quale si era seduta ma una mano grande e ferma si posò su una sua gamba lasciata nuda dalla gonna viola che la copriva solo fino al ginocchio.
«Aspetta! Non credere che mi sia dimenticato di quello che hai detto prima!»
Temari fece finta di niente ma alzò lo stesso gli occhi al cielo capendo dove il suo ragazzo volesse andare a parare.
«Naruto parla a vanvera, hai completamente frainteso, non c’è bisogno di parlare proprio di niente… hai detto così, no? Dovrei sentirmi offeso?»
«lo sai cosa intendevo dire» sbuffò lei.
Shikamaru le si avvicinò, raddrizzandosi sulla sedia.
«Vuoi continuare con questa stupida segretezza? Sono stato d’accordo con te all’inizio, volevi nasconderlo ai tuoi fratelli, siamo entrambi ambasciatori del nostro Villaggio, abbiamo controllato insieme gli Esami Chunin, poteva essere compromettente. Ma adesso lo sanno praticamente tutti ed è solo stupido continuare questa farsa… a meno che tu non voglia che resti così: una scopata quando ci incontriamo-»
Uno schiaffo interruppe le sue parole. Lo sguardo di Temari si era indurito e la sua mano era volata dritta sulla guancia destra di Shikamaru.
«Come osi dire una cosa del genere?» Temari cercò di liberarsi dalla presa del Nara, ma Shikamaru si alzò di scatto e la intrappolò tra il suo corpo e il tavolo.
«Temari, io faccio sul serio!» le disse, ignorando il bruciore che sentiva sulla guancia. Un po’ se l’era meritato, ma la reazione che lei aveva avuto con Kankuro l’aveva ferito più del previsto. Se pensava poi a cosa gli ronzava in testa di chiederle in quei giorni, si sentiva anche peggio.
«Sei un deficiente! È ovvio che anche io faccio sul serio e che non dobbiamo più continuare a mantenere il segreto! Io… lo sai, no? Lo sai che io, insomma, che io ti amo» la voce di Temari si era affievolita fino a diventare un sussurro, ma il mezzo sorriso di Shikamaru le fece capire che aveva sentito benissimo. Le si avvicinò così tanto che sembrava impossibile che i loro nasi non si sfiorassero.
«Bene, perché ti amo anch'io» 
Shikamaru annullò le distanze e la baciò, del tutto dimentico della voglia di dormire. Le sue mani si spostarono dal tavolo ai fianchi sinuosi di Temari che prese subito a massaggiare. Chissà se quello poteva davvero diventare un incontro intimo, come aveva predetto Naruto.
Temari abbandonò le labbra del Nara per risalire, lasciando una scia umida sula guancia arrossata, fino al suo orecchio.
«Se pensi che adesso, che abbiamo deciso di non tenere più la nostra relazione nascosta, gireremo per strada mano nella mano sussurrando frasi sdolcinate come degli idioti, ti sbagli di grosso! E so già a cosa stai pensando, ma anche tu sei una colossale seccatura» gli sussurrò divertita.
Shikamaru rise anche se la lingua di Temari, che aveva ripreso il suo percorso sulla sua mandibola, lo distraeva non poco e come sempre gli faceva dimenticare qualsiasi cosa avesse intenzione di dire.

 

*


Era passata quasi una settimana dall’ultima volta che Naruto aveva messo piede al Palazzo dell’Hokage. Se ne era stato tranquillo e paziente, resistendo all'irrefrenabile voglia di irrompere nell'ufficio di Kakashi almeno due volte al giorno.
In realtà, aveva incontrato per caso Temari proprio il pomeriggio precedente, ma solo l'aprire bocca e menzionare di nuovo la missione del team 8 gli aveva fatto guadagnare un nuovo colpo di ventaglio in testa.
Tutto quello che gli restava da fare era aspettare altre tre interminabili settimane.
Al momento, però, sembrava l’impresa più difficile del mondo.
Il tempo trascorreva al rallentatore e tutto quello che riusciva a pensare era che era stato soltanto ad un soffio dal dichiararsi ad Hinata.
Kurama - stranamente divertito da tutta quella situazione - non mancava mai di ricordargli che non era poi la fine del mondo, Hinata aspettava da anni! Ma non faceva altro che farlo arrabbiare ancora di più.
Ripensava continuamente al suo discorso, smontando e ricostruendo le frasi nella sua testa.
Quella notte aveva finalmente capito cosa dirle e ancora ora aveva sulla punta della lingua tutte le parole pronte ma lei non era lì ad ascoltarle.1  
A peggiorare la situazione, c’era poi la mancanza di missioni.
Ciondolare in giro per il Villaggio senza far nulla non era per niente d’aiuto, anzi contribuiva solo a renderlo nervoso e irascibile con chiunque incontrasse.
Tra le strade di Konoha, guardava con un cipiglio irritato le coppiette felici, il volto di Kakashi impresso nella montagna degli Hokage che sembrava quasi sbeffeggiarlo ogni volta che lo incrociava e perfino i raggi di sole che riuscivano ad infiltrarsi tra le nuvole e non c’era niente in quei giorni monotoni a tirarlo su di morale.
Quella notte però, mentre se ne stava a casa disteso a guardar male anche il soffitto, la monotonia e il silenzio furono infranti  dal boato di due piccole esplosioni ravvicinate.
Prima ancora di poter pensare lucidamente, Naruto si era già precipitato fuori, verso la fonte del caos improvviso che aveva spezzato la pace del Villaggio della Foglia.

 

 

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NdA - Note dettagliate e sensate (più o meno).

 

nope nope nope

Well, well well... bentornati lettori che stavate aspettando questo capitolo ( e che avevate quasi perso le speranze?) e benvenuti lettori incappati in questa storia per la prima volta. 
Devo ammettere di essere un pelino spaventata! E' passato così tanto tempo dall'ultimo cap che avevo quasi creduto di non avere più ispirazione per questa storia. Ho fissato le pagine di word per un'eternità, fino a quando non ho capito che i 3 capitoli successivi al quarto proprio non mi piacevano e ho cancellato la bellezza di quasi trentamila parole! Mi sono presa un po' di tempo per riscriverli completamente ed eccomi qui di nuovo! Per il momento non credo proprio di abbandonare questa storia perchè ha quasi un potere terapeutico su di me ( anche se a volte vorrei solo lanciare il mio PC fuori dalla finestra!)
Bon, passiamo al capitolo: C'è un sacco di ShikaTema (la mia seconda Otp di Naruto *inserire qui occhi a cuoricino*) e uno dei miei Headcanon preferiti è sempre stato quello della loro relazione segreta - non so perché-  quindi mi sono detta perché non inserirlo in questa follia? E si, lo so che avevo annunciato la SasuSaku ma è stata solo spostata solo di un cap. Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, ho sempre paura di rendere i personaggi troppo OOC.  
Un'altro headcanon è Kankuro che dice parolacce <: anche questo senza alcun motivo, lo immagino così!
Dovrei mettere qualche avvertenza sul linguaggio, oltre tutti i miei avvisi scemi?

1. Questo pezzetto ispirato ad una frase della canzone "About a girl" di The Academy is.


 Per concludere, devo un gigantesco grazie a tutti voi bellissimi lettori, a voi recensori e anche a chi ha letto e ha pensato "Cos'è questa cosa senza  senso?".
Dopo tantissimo tempo ho dato un'occhiatina a chi legge\segue questa fic e... siete tantissimi! Avete superato ogni mia più fervida immaginazione! Sapere che questo delirio venga apprezzato non può far altro che rendermi felice, sopratutto tutti voi che vi prendete del tempo per scrivermi la vostra opinione!
Perciò anche se volete scrivermi " Cosa diavolo hai scritto? E' tutto sbagliato!" fatelo! Se avete consigli fatevi avanti e se notate degli errori , come sempre, ditemelo così posso correggerli, ve ne sarò eternamente grata! xD

 - Juken

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Capitolo 6
*** Anche Naruto vuole la sua parte. ***


 

Finalmente ho capito che fissare il capitolo su Word non lo renderà più bello, perciò eccolo qui! 

 

 

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UN NARUTO È PER SEMPRE

 

 

nardo

 

 

 

 

 

          6. Anche Naruto vuole la sua parte.

 


 

 

 

 

Immerso nella dolce quiete serale Sasuke stava preparando due tazze di tè nella sua cucina; quando l’odore forte e rassicurante di quelle foglie verdi raggiunse le sue narici si rilassò completamente. 
Dopo aver passato gli ultimi giorni a cercare di nascondersi da Naruto, finalmente poteva godersi una serata in santa pace, lontano dalle sue continue lagne. Gli sbalzi d’umore del dobe stavano diventando seriamente preoccupanti e sempre più difficili da gestire; un minuto prima piagnucolava per la mancanza di missioni e quello immediatamente dopo si lamentava della durata delle scorte. Borbottava, poi, continuamente dell’incredibile tempismo di Kakashi e quella per lui era la cosa più strana del mondo perché dacché ne avesse memoria il suo ex-sensei era sempre stato noto per il suo ritardo cronico. 
Sasuke alla fine non ci aveva capito molto e Sakura aveva semplicemente mormorato il nome di Hinata a mo’ di spiegazione. Ma ciò non gli sembrava abbastanza da giustificare il comportamento dell’amico che aveva sempre affrontato tutto e tutti con spavalderia e sfrontatezza. L’Uchiha aveva comunque preferito non indagare oltre e non impicciarsi, il biondo era già abbastanza appiccicoso senza che lui si mettesse a dispensare consigli d’amore probabilmente sbagliati.
Mise su un vassoio le due tazze piene fino all’orlo e si diresse nel salottino adiacente alla cucina dove lo aspettava Sakura. A differenza di come l’aveva lasciata però, la testa di lei era completamente abbandonata sul bracciolo del divano, gli occhi chiusi e il suo respiro era diventato lungo, segno che si era addormentata.
A quella vista sorrise inconsciamente.
Adorava osservare Sakura quando dormiva; il suo viso era diverso, disteso e rilassato, non mostrava traccia di quella durezza che aveva acquisito negli ultimi anni.
La sua giornata in ospedale era stata sicuramente pesante, ma lei aveva insistito lo stesso per passare la serata insieme. Lui perciò non ebbe cuore né di spostarla né di svegliarla, mise il tè da parte e con l’unico braccio che gli era rimasto la coprì con una coperta.
Era uno di quei pochi gesti dolci di cui era capace esclusivamente quando era da solo con lei.
Sasuke era perfettamente consapevole che i suoi tentativi di dimostrazione d’affetto erano piuttosto deboli e miseri, mentre lei lo amava con una forza e una spontaneità che lo lasciavano a bocca aperta. Dopo tanto tempo passato a provare soltanto odio non era facile capire come amarla e lasciarsi amare, ma per lei ogni giorno imparava un po’ di più a tenere a bada le tenebre dentro di sé.   
Non le avrebbe più fatto del male e non l’avrebbe mai più abbandonata ora che lei lo aveva perdonato, una possibilità in cui non si era mai concesso di sperare.
Sasuke Uchiha, in realtà, non era mai stato un tipo ottimista, non si era mai affidato alla buona sorte e – per la maggior parte della sua vita – aveva sempre trovato inutile e assurdo il costante chiacchiericcio di Naruto riguardo i sogni e le speranze senza senso.
Alla fine della guerra, in una delle celle buie di Konoha, ricoperto da ogni tipo di sigillo, aveva atteso paziente il verdetto dei cinque Kage. Costretto a fare i conti con la propria coscienza, si era detto pronto ad accettare qualsiasi esito; non si sarebbe ribellato alla prospettiva di trascorrere il resto della sua vita in una cella e nemmeno alla più probabile sentenza di morte. Nel silenzio assoluto in cui era stato lasciato, si era preparato ad accogliere le conseguenze delle proprie azioni.
Era stato il Sesto in persona a comunicargli la decisione finale dell’Alleanza, una decisione che lo aveva lasciato confuso e stranito: i suoi crimini erano stati ufficialmente perdonati in nome del suo contributo alla Quarta Grande Guerra Ninja, poteva tornare liberamente al suo Villaggio.
La sentenza era diventata immediatamente più chiara al brevissimo accenno di Kakashi all’intervento di Naruto. Anche se il Sesto non si era spinto in una descrizione dettagliata della discussione, era stato facile immaginare il peso che aveva avuto l’Uzumaki in tutta quella faccenda. Il dobe non si dava mai per vinto e i Kage non avevano potuto semplicemente ignorare la voce insistente e petulante dell’eroe.
Era stato in quel momento che aveva giurato di proteggere da lì in avanti la Foglia e i suoi abitanti, al fianco di Naruto ma restando nell’ombra, dove non avrebbe attirato troppe attenzioni.
Sasuke si era sempre dichiarato incurante dei sentimenti delle persone intorno a lui, non per questo però era mai stato ingenuo o inconsapevole della percezione che gli altri avessero di lui.
Era stato rilasciato dalla cella subito dopo l’annuncio di Kakashi e con il suo nome scomparso dalla lista dei traditori, era ridivenuto un cittadino e uno shinobi di Konoha.
Nonostante ciò, poteva contare sulle dita di una mano coloro che non lo avevano guardato con diffidenza o disprezzo.
Non che gliene fosse mai importato qualcosa, dopotutto non si aspettava niente di diverso.
All’inizio, però, non era stato del tutto facilissimo ignorare chi al suo passaggio lo indicava e bisbigliava, ma col passare del tempo la gente aveva preso semplicemente ad ignorarlo e a distogliere lo sguardo.
Naruto era stato l’unico ad essere totalmente ignaro di quella situazione, e questa volta la causa non era da imputare alla sua perenne stupidità, ma al drastico cambiamento delle facce e dell’atteggiamento generale degli abitanti quando lo vedevano passare. Le persone si sentivano al sicuro e protette, non avevano nulla da temere, neanche se c’era l’ultimo degli Uchiha nei paraggi.
L’Uzumaki inoltre si era autoeletto Capo dell’immaginario Comitato d’Accoglienza della Foglia e per un bel po’ non aveva fatto altro che cercare di coinvolgerlo nelle attività più assurde.
Il biondo non gli aveva rivolto la parola solo per una settimana, e cioè quando aveva saputo del rifiuto categorico alla ricostruzione del suo braccio. Si era imbronciato come un bambino di cinque anni troppo cresciuto ma aveva lasciato perdere relativamente presto di fronte alla sua posizione irremovibile.
La mancanza di un arto non limitava le sue capacità di shinobi, non ostacolava le sue attività quotidiane ed era per Sasuke un promemoria importantissimo di quello che era stato, di quello che aveva perso e di come era venuto a patti col cammino che aveva intrapreso.
Era la sua personale punizione e allo stesso tempo era ciò che gli ricordava che era ancora vivo.
Kakashi invece, da più di un anno ormai, sembrava avere come unico scopo nella vita quello di impegnarlo nelle missioni più fastidiose, inutili e improbabili – non escludeva che se ne fosse inventato di proposito qualcuna solo per fargli perdere la pazienza – ed era ancora indeciso se considerare quella una sorta di vendetta personale o un modo tutto suo di tenerlo sotto controllo.
Anche di questo però, poco gliene era importato.
Sasuke Uchiha era un uomo di parola; aveva giurato fedeltà al neo Hokage e al Villaggio e non sarebbe tornato indietro.
Non una sola volta si era lamentato delle missioni affibbiategli, non aveva mai protestato, non aveva mai contestato nessuna decisione. Era stato ben contento di consegnare stupidi rapporti di altrettanto stupide missioni, affrontare l’esuberanza senza freni di Naruto, infine farsi gli affari suoi e rientrare nel piccolo appartamento nella zona più periferica e isolata del Villaggio – ora che non c’era nessun quartiere Uchiha a cui fare ritorno. Non si era aspettato niente di più e niente di meno da quella sua nuova vita.
Perciò, quando - ad esattamente un mese dal suo rilascio ufficiale- una ragazza dai capelli rosa aveva bussato alla sua porta, era rimasto estremamente confuso per la seconda volta.
Sakura aveva portato con sé quella che sembrava la scorta alimentare di un anno ed era entrata con un sorrisone, ignorando completamente la sua faccia aggrottata. Aveva dato una brevissima occhiata in giro e, dopo aver sistemato il contenuto di alcuni sacchetti sotto il suo sguardo sempre più stranito, si era seduta comodamente vicino al tavolo in cucina ed aveva preso a sbucciargli delle mele, ciarlando sull’incapacità dell’Uchiha di mangiare della frutta come si deve.
Il ricordo di un tempo che pensava di aver dimenticato, di una Sakura molto più piccola che gli porgeva una fetta di mela in una camera dell’ospedale di Konoha, lo aveva colpito con la stessa violenza di uno schiaffo, lasciandolo stordito.
Era un ricordo così lontano e offuscato da sembrare appartenere alla vita di qualcun altro, un ricordo che pensava di non meritare di custodire come tutti quelli che riguardavano lei.
La prima persona con cui si era scusato sinceramente dopo la battaglia definitiva, l’ultima a cui avrebbe mai voluto fare del male.
C’erano così tanti errori che desiderava di non aver commesso, tra quelli c’era anche tutto il dolore che le aveva inflitto ingiustamente.
Niente di quello che avrebbe mai detto o fatto avrebbe mai potuto scusarlo.
Eppure Sakura se n’era stata lì, senza chiedere nulla, seduta nella sua cucina come se nulla fosse cambiato da quel giorno in ospedale; ma allo stesso tempo diversa, cresciuta, più forte e più bella.
E questo lo aveva confuso.
In quel momento aveva preso una seconda importante decisione. Non poteva cambiare il passato ma poteva scegliere di mostrare a lei – solo a lei – la sua parte migliore, se ancora ne aveva una.
Sasuke perciò aveva scostato una sedia dal tavolo e le si era seduto vicino, mangiucchiando con un mezzo sorriso pezzi di mela.
Da quel giorno ne erano seguiti tanti altri come quello e anche se lui era diventato sempre meno confuso, non aveva mai smesso di essere invece sempre più sorpreso.
Sakura non aveva mai smesso di amarlo, non si era mai arreso con lui. Glielo avevano suggerito la sua costante vicinanza, i suoi gesti e soprattutto i suoi occhi. Per un po’ aveva cercato di evitarli; ogni qual volta li incrociava vi trovava dentro qualcosa che non riusciva bene a collocare, una comprensione a lui estranea che lo terrorizzava.
Aveva avuto paura che i suoi occhi neri sarebbero sempre stati vuoti, mai in grado di contraccambiare i suoi verdi e profondi, aveva avuto paura del modo in cui lei troppo facilmente si era insinuata nei suoi pensieri senza chiedere il permesso e aveva avuto paura – e ne aveva ancora- di non essere quello che lei meritava.
Ma baciarla gli era sembrato così naturale che le sue paure scomparivano un poco e ad ogni nuovo bacio una parte di lui che credeva morta e sepolta si era risvegliata poco a poco.
La prima volta che avevano fatto l’amore Sasuke le aveva regalato un piccolissimo ciondolo con il ventaglio e i colori Uchiha. Era la promessa silenziosa che non le avrebbe più voltato le spalle, che anche se il suo cuore era malandato sarebbe appartenuto per sempre a lei.
Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma sapeva che Sakura Haruno lo stava rendendo una persona migliore.
Era ancora perso ad osservare i tratti rilassati di lei quando sentì la prima delle esplosioni in lontananza.
Mentre la seconda – di intensità definitivamente minore rispetto a quella che l’aveva preceduta – distruggeva gran parte dell’ingresso e del salotto di casa sua, lui si era già caricato Sakura su una spalla e l’aveva allontanata dal raggio d’azione dell’uomo che riusciva a vedere perfettamente attraverso una colonna di fumo giallo.
Il suo Sharingan e il suo Rinnegan attivi spiccavano nell’oscurità della notte.

 


 

 

Naruto in un attimo aveva localizzato il luogo della prima esplosione in corrispondenza della magione degli Hyuga ed aveva impiegato poco meno di due minuti per raggiungerla.
Un ingiustificato moto di sollievo si era immediatamente insinuato dentro di lui al pensiero di Hinata ben lontana da lì, ma aveva cercato subito di accantonarlo concentrandosi sulla battaglia imminente.
Una volta arrivato, però, aveva constatato con suo sommo stupore che non solo non c’era nessuna battaglia da affrontare ma che era già stato preceduto da un bel po’ di persone.
Vicino alle macerie ancora fumanti - tutto quel che restava del lato ovest della magione -  Hiashi e due uomini alti che Naruto non conosceva ma che aveva classificato come Hyuga a giudicare dai loro occhi, erano immersi in una fitta conversazione con Kakashi. Non molto distanti da loro Shikamaru, Temari e Kankuro facevano la guardia a due uomini semi svenuti a terra.
Una rapida occhiata era bastata per constatare che stavano tutti bene e che nessuno era ferito, ad eccezione dei due uomini a terra, molto probabilmente i colpevoli di quel caos.
Al suo arrivo tutti si erano voltati verso di lui, ma a differenza sua nessuno di loro sembrava sorpreso di vederlo lì.
Kakashi aveva velocemente annuito ad alcune domande di Hiashi e si era subito diretto verso di lui.
«Qui è tutto sotto controllo, puoi tornare a casa.»
Naruto strabuzzò gli occhi, non del tutto sicuro di aver sentito bene.
Il Sesto aveva liquidato la situazione, calmo e tranquillo come se essere attaccati nel cuore della notte fosse perfettamente normale o come se alle sue spalle non ci fosse mezza dimora Hyuga completamente in pezzi. Inoltre, in lontananza – anche se tutti sembravano ignorarlo- si intravedeva chiaramente il fumo dovuto alla seconda esplosione.
Come poteva essere tutto ciò sotto controllo? E come facevano ad essere già tutti lì quando lui stesso era giunto in tempo record?
Mentre con la coda dell’occhio vide Hiashi e gli altri due Hyuga volatilizzarsi, diventava sempre più perplesso. Che fine avevano fatto tutti gli Hyuga? Stavano bene?
Ma soprattutto, perché tutti continuavano ad ignorarlo?
Prese fiato pronto a dare voce alle mille domande che gli vorticavano in testa ma esitò quando percepì una presenza in avvicinamento.
In pochi attimi dal buio pesto comparvero Sakura e Sasuke. Quest’ultimo portava sulle spalle come un sacco di patate un uomo imbavagliato che scaricò ai piedi del Sesto, senza mostrare alcun segno di aver notato la presenza di Naruto.
«Non è morto» l’Uchiha rispose alla muta domanda dei presenti «ma non ha importanza perché, come ci era stato detto, non è lui il capo. »
Kakashi annuì pensieroso scrutando il corpo privo di sensi davanti a lui.
«è riuscito ad innescare la coltre gialla?»
«Si» Sasuke rispose cupamente quasi arrabbiato, ma si affrettò ad aggiungere «sono stato attento, non mi ha raggiunto. »
Sakura che fino a quel momento se ne era stata in disparte sembrò protestare a quell’ultima affermazione ma un’occhiata gelida e un secco e tagliente «sto bene» la misero a tacere per il momento.
L’Uzumaki ormai perso nella confusione più totale cercò di aprire di nuovo bocca ma quasi come se gli avesse letto nel pensiero il Sesto si schiarì la voce e iniziò ad abbaiare ordini a destra e a sinistra.
«Sasuke devi comunque dirigerti in ospedale per un controllo, Sakura accompagnalo dopodiché unisciti alla squadra medica di Shizune, ti spiegherà lei tutti i dettagli. Temari, Kankuro vi affido i prigionieri. Io vi raggiungerò a breve» infine si voltò verso il Nara «Shikamaru con me. »
Naruto osservò i presenti annuire ai comandi del Rokudaime per poi dividersi ognuno in direzione della propria destinazione. Prima di seguire Sasuke, Sakura gli lanciò una stranissima occhiata, così veloce che si chiese se era stata soltanto la sua immaginazione. Ma – immaginazione o meno - ebbe lo stesso l’effetto di una scossa, lasciandolo in uno stato di agitazione che non aveva provato nemmeno quando era arrivato lì. Il sollievo, seppure minimo, avvertito inizialmente e che aveva provato poi una volta compreso che nessuno si era fatto male era evaporato fulmineamente così come era arrivato.
Aveva all’incirca un milione di domande e la testa gli girava furiosamente. Attese, senza riuscire a nascondere la propria preoccupazione, che Kakashi assegnasse un compito anche a lui o che almeno avesse qualcosa da dirgli che non fosse “puoi andare a casa”, ma così non fu.
Ora sì, che iniziava ad innervosirsi sul serio.
Prima che anche Shikamaru scomparisse nel buio pesto insieme al Sesto, sbottò esasperato.


«MI SPIEGATE COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO?!»

 


*

 


Quella situazione era assurda. Assurda e insensata.
Con le braccia conserte, le sopracciglia aggrottate e il piede che picchiettava ritmicamente sul pavimento, Naruto fissava la porta dell’ufficio di Kakashi come se volesse abbatterla con un pugno.
La testa gli girava e ancora nessuno gli aveva dato una spiegazione. Aveva seguito il Sesto e Shikamaru fino al Palazzo dell’Hokage e ora, mentre loro confabulavano, lo stavano facendo aspettare lì impalato con la promessa che lo avrebbero messo al corrente della situazione, mettendo a dura prova la sua già non-esistente pazienza.
Quella notte avrebbe distrutto quella dannatissima porta, ne era più che sicuro.
Quando finalmente Shikamaru fece capolino fuori per farlo entrare nell’ufficio, aveva in volto un’espressione cupa e preoccupata che non fece altro che agitarlo ancora di più.
All’interno della stanza invece, Kakashi se ne stava seduto tranquillamente, il viso calmo e imperturbabile completamente opposto a quello del Nara; alla vista di Naruto sospirò pesantemente.
«Allora, vediamo… cercherò di essere breve. Tre mesi fa alcuni shinobi della Sabbia sono stati attaccati senza apparente motivo con degli esplosivi lungo il confine tra il Paese del Vento e il Paese dei Fiumi e hanno riportato alcuni disturbi nel controllo del proprio chakra, disturbi che sono scomparsi quasi subito. Questi episodi si sono ripetuti con effetti sempre più gravi. Gaara ha allertato subito l’Alleanza ed ha inviato delle spie per capire cosa sta succedendo nel Paese dei Fiumi. Questo è quello che hanno scoperto» Kakashi prese un plico di documenti dall’aria molto pesante che atterrò con un tonfo sordo sulla sua scrivania.
Naruto lo prese tra le mani e iniziò a sfogliarlo, sempre più sorpreso ogni secondo che passava.
«è nata un’organizzazione segreta composta per lo più da artigiani e uomini comuni con l’intento di costruire un’arma in grado di contrastare le Abilità Innate, ma non tutte le Abilità in generale. Il loro obbiettivo è uccidere tutti i possessori di un’Arte Oculare.»
A quelle parole un brivido gli percorse la spina dorsale. Naruto ascoltava e leggeva il contenuto dei file, avevano un senso ma lui non riusciva ancora a coglierlo. Questo spiegava l’attacco agli Hyuga ma c’erano troppe cose che non quadravano.
Dopo tanta fatica per raggiungere la pace, dopo una guerra che sembrava essere durata secoli…
«Perché?» riuscì a sussurrare.
«Perché incolpano quest’ultimi di aver, innanzitutto, fatto scoppiare una guerra. Credono che i ninja non siano in grado di gestire le abilità con cui nascono, che il troppo potere sfugga di mano ed è per questo che ci sono stati scontri, devastazione e morti.»
Il Sesto parlava lentamente, come se stesse spiegando pazientemente una nozione difficile a un bambino piccolo, il suo viso tranquillo non era cambiato di una virgola da quando era entrato in quella stanza.
E questo lo stava irritando a morte.
La situazione era grave, anzi gravissima e quello se ne stava seduto in un ufficio, quasi disinteressato.
«E perché è così tranquillo?» Il biondo cercò di trattenersi dall’urlare.
«Perché è tutto sotto controllo.»
Tutto? Lo stava prendendo in giro?
«Come possono essere due esplosioni nel cuore della notte tutto sotto controllo
«Ci siamo allertati nel momento esatto in cui abbiamo capito che gli Hyuga erano in pericolo. Eravamo al corrente dell’attacco di questa notte ma abbiamo lasciato lo stesso che agissero perché di una cosa siamo ancora all’oscuro: la composizione dell’arma. Gli attacchi agli shinobi lungo il confine erano probabilmente dei test per affinare l’arma, impresa nella quale sono riusciti perfettamente. Dalle spie sappiamo che usano le esplosioni come diversivo per innescare dei fumogeni, i quali sprigionano coltri di fumo giallo velenoso, probabilmente in grado di mettere fuori gioco il chakra e in qualche modo danneggiare permanentemente gli occhi. Questa notte siamo riusciti a recuperare in tempo i fumogeni, ma Shikamaru e Hiashi Hyuga hanno concordato con me che dovevamo lasciargli un vantaggio, fargli credere che non sapevamo niente altrimenti avrebbero capito di essere circondati, ed avrebbero innescato la loro arma senza darci la possibilità di recuperarla. La magione è stata evacuata ed è stato tutto organizzato perfettamente.»
L’agitazione di Naruto si placò ma non lo abbandonò del tutto. C’era qualcosa in un angolo della sua mente, come una brutta sensazione, che premeva per farsi spazio. Sentiva che gli stava sfuggendo qualcosa di vitale importanza, anche se quelle nuove informazioni avevano senso, chiarivano la presenza così tempestiva degli altri e forse davvero era tutto sotto controllo.
«Quindi è per questo che Temari e Kankuro sono qui? Sono venuti ad informarvi dell’attacco?»
L’Uzumaki aveva posto quella domanda quasi sovrappensiero, più che altro per cercare di fare chiarezza e mettere insieme i tasselli del puzzle; non si aspettava di certo lo strambo scambio di occhiate tra Kakashi e Shikamaru.
«Kankuro e Temari sono venuti qui per collaborare come delegazione di Suna» il Sesto parlava ancora più lentamente di prima, come se fosse indeciso sulle parole giuste da usare «non ci hanno informati loro, è stato il Team 8. »
Oh.
Il Team 8.
Hinata.
Senza sapere perché, l’agitazione era ritornata prepotentemente.
Naruto fissò insistentemente Kakashi avido di notizie, perché era ben chiaro che ci fosse una parte della storia di cui ancora non l’aveva messo al corrente.
«Otto giorni fa ho assegnato una missione segreta sotto copertura al Team 8 nel Paese dei Fiumi. L’obbiettivo era quello di riuscire a carpire più informazioni possibili e cercare di prelevare un fumogeno prima dell’innesco. »
Ma perché mandare proprio quella squadra? Perché mandare proprio Hinata ed esporla ad un rischio così alto?
Prima dell’innesco.
La realizzazione si fece strada dentro Naruto come a rallentatore.
«Avete costretto Hinata a fare da… da ESCA?» il sangue gli ribolliva nelle vene.
Questa volta intervenne Shikamaru scioccato «Non abbiamo costretto nessuno! Gli Hyuga erano stati messi al corrente della situazione e sin da subito Hinata si è offerta volontaria per una missione di questo genere…» Ecco. Ora non sapeva cos’era peggio «…ed è grazie a lei se in questo momento Shizune sta analizzando il contenuto dell’arma per cercare di trovare un antidoto. Il team 8 è riuscito a localizzare velocemente la base dell’organizzazione e ad intercettare la pianificazione dell’attacco che ci hanno subito comunicato. L’unica cosa non prevista è stato l’attacco ad Uchiha. Nel messaggio di Shino non c’era nulla a riguardo, molto probabilmente uno di loro ha deciso di staccarsi all’ultimo dal gruppo ed agire in solitario. Ma anche l’Uchiha, in quanto possessore di un'Arte Oculare era stato messo a parte dell’organizzazione quindi era preparato.»
Naruto era senza parole. Ricapitolando, un gruppo di idioti, che non erano nemmeno ninja, aveva deciso di non aver nient’altro di meglio da fare che sprecare le proprie energie per creare fumogeni tendenzialmente mortali e di questo ne era al corrente l’Alleanza degli Shinobi, probabilmente tutta Suna, Temari, Kankuro, Kakashi, Shikamaru, gli Hyuga al completo, perfino Sasuke e ora quasi sicuramente Sakura.
«Dovreste rivalutare il modo in cui usate la parola “segreta” la prossima volta, considerando che lo sanno praticamente tutti TRANNE ME! » trattenersi dall’urlare gli era sempre più difficile.
Shikamaru fece un passo avanti verso di lui «Calmati Naruto!»
Cercò di fare come gli suggeriva l’amico. Prese un bel respiro tentando in tutti i modi di scacciare quella brutta sensazione e l’irritazione crescente verso Kakashi.
«Se allora tutta la storia della scorta era una balla, quando ritornerà il team 8?»
Il sussulto improvviso del Nara non passò inosservato a Naruto che spostò immediatamente lo sguardo sul suo ex-sensei. Perché non la facevano finita e gli dicevano tutta la verità?
«Dopo la scoperta del piano contro gli Hyuga, gli era stato ordinato il ritiro. Il loro arrivo era previsto all’incirca prima dell’attacco di questa notte.»
Lui aggrottò le sopracciglia rifiutandosi, questa volta, di capire cosa gli stava cercando di dire.
«E questo cosa significa? Cos’è che non mi state dicendo?»
«Abbiamo ragione di credere che siano stati attaccati e che un membro del team sia ferito.»
Un gelo improvviso gli percorse tutto il corpo, il respiro gli si incastrò in gola. Kakashi stava continuando a parlare ma non voleva sentire più la sua voce.
Non sappiamo ancora come sono andate esattamente le cose… attendiamo un nuovo report delle spie di Suna che erano sul posto… Shizune e la squadra medica… niente di quello che diceva aveva importanza e la situazione non era per niente sotto controllo. La sua… la sua… cos’era Hinata per lui? Di certo non era sua. Ma solo pensarla in pericolo e ferita gli provocò una vertigine.
«Vedi, all’inizio volevo inserirti nella squadra sotto copertura, ma è per questo» il Sesto fece un gesto con la mano ad indicarlo «che alla fine ho cambiato idea. Sei distratto, stai reagendo in maniera sproporzionata e hai bisogno di essere concentrato e di riuscire a prendere decisioni lucide e sensate» il volto di Kakashi non era più quello calmo di prima, ma aveva assunto un tono fermo e duro.
Naruto non si lasciò intimidire.
«Io non sono distratto, sono preoccupato a differenza sua!»
«Pensi che io non sia preoccupato? Che non mi stia occupando del problema nel Paese dei Fiumi? Dalla fine della guerra si è sparso come un virus l’odio e il risentimento per gli shinobi, l’alleanza si sta occupando di almeno altre cinque situazioni simili, di altri gruppi che cercano di prendere il potere e altri a cui l’unione degli shinobi non va proprio giù. Essere Hokage significa anche riuscire a ragionare con la testa e collaborare, non agire semplicemente perché ci sembra giusto così. Significa affidarsi ai propri shinobi e scegliere quelli altamente qualificati per le missioni di grado maggiore, non escluderli perché si ha un legame affettivo! E tu, che blateri sempre di volerlo diventare, questo non l’hai ancora capito!»
Naruto tremava dalla rabbia e su una cosa Kakashi aveva perfettamente ragione: non stava pensando lucidamente. Gli voltò le spalle e uscì così dall’ufficio sbattendo la porta così furiosamente da scardinarla.

 

Quella conversazione l’aveva sfinito, se ne rese conto una volta fuori dal Palazzo dell’Hokage, con la brezza leggera della notte che gli rinfrescava il viso. Decise di ignorare la preoccupazione che gli torceva lo stomaco e dirigersi all’ospedale di Konoha per accettarsi delle condizioni del suo migliore amico.
Le voci di Sasuke e di Sakura erano perfettamente udibili già dal corridoio che precedeva la stanza dell’Uchiha e a giudicare dai loro toni agitati stavano di sicuro litigando.
«Te lo dico per l’ultima volta, non l’ho percepito arrivare perché non era un fottuto ninja! Ma appena ho capito, mi sono scansato dal fumogeno, il fumo non è arrivato neanche ad un metro da me!»
«NON MI INTERESSA! È solo per precauzione»
«Anche Shizune ha confermato che non ho traccia di contaminazione, quindi questa roba appiccicosa è completamente inutile e NON TI AVVICINARE CON QUELLE CAZZO DI BENDE!»
«Ancora non sappiamo di preciso i tempi e le modalità con cui il veleno fa effetto! Non lo sa neanche Shizune e non c’è nessun bisogno DI ALZARE LA VOCE!»
Ci fu uno scambio di battute che Naruto non riuscì a sentire e un’imprecazione invece ben udibile dell’Uchiha.
Ok… forse non era esattamente un buon momento per le visite ma proprio nell’istante in cui stava per fare dietrofront, Sakura uscì dalla stanza e si diresse nella direzione opposta alla sua.
Magari senza la presenza di una Sakura dispotica e urlante poteva almeno accertarsi con i suoi occhi che l’amico stesse effettivamente bene.
Entrò sperando che il teme non avesse dato fuoco ad ogni benda o medicinale presente lì dentro, ma alla vista che gli si parò davanti non poté evitare di ridire sotto i baffi, alleviando leggermente quella preoccupazione che lo stava tormentando.
Seduto al centro del letto, braccia conserte e faccia completamente rossa c’era Sasuke con gli occhi e buona parte della testa completamente fasciati da bende bianchissime.
«Cosa vuoi, dobe?»

 

 

 

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NdA - Questa volta, in via del tutto eccezionale, super brevi

 

Finalmente (#2) mi sono decisa a dedicare un po'di spazio al Sasusaku e sono terrorizzata dal vostro giudizio ç_ç
Fan\appassionati\ossessionati\innamorati del SasuSaku fatemi sapere cosa ne pensate! (E ovviamente anche tutti gli altri :D)

Spoiler(ino)
: Nel prossimo capitolo ci sarà tanta stupidità da compensare tutta quella che è mancata in questo

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