L'arrampicatrice sociale

di Cailiel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il divorzio ***
Capitolo 2: *** Big news ***
Capitolo 3: *** F*ck my life ***
Capitolo 4: *** Awkward ***
Capitolo 5: *** Hickey ***
Capitolo 6: *** Karma is a b*tch ***
Capitolo 7: *** Some ugly truth ***
Capitolo 8: *** People like us ***
Capitolo 9: *** Missing you ***
Capitolo 10: *** Playing Games ***
Capitolo 11: *** Paparazzi ***
Capitolo 12: *** Proud Mama ***
Capitolo 13: *** Shitty person ***
Capitolo 14: *** Party hard, play harder ***
Capitolo 15: *** Tease ***
Capitolo 16: *** So insecure ***
Capitolo 17: *** What goes around comes around ***
Capitolo 18: *** Stress eating ***
Capitolo 19: *** Rent a child ***
Capitolo 20: *** She's so extra ***
Capitolo 21: *** Shit gets real ***
Capitolo 22: *** Faking and changing ***
Capitolo 23: *** Farfallino alphabet ***
Capitolo 24: *** Brilliant b*tch ***
Capitolo 25: *** Our Secret ***
Capitolo 26: *** Complicated ***
Capitolo 27: *** Aking Pagmamahal ***



Capitolo 1
*** Il divorzio ***


IL DIVORZIO


Adriel lasciò cadere la costosa Mont Blanc sull'atto di divorzio rivolgendo un ampio e compiaciuto sorriso al giudice.

L'uomo paffuto le rivolse un saluto impacciato facendo un cenno con il capo e poi porse la mano verso Dante che lo squadrò dall'alto in basso con fare di sufficienza facendo così comparire due grosse chiazze rosse sulle guance del giudice che se ne andò a grandi falciate cercando di non inciampare nella sua lunga toga nera.

-Non ti smentisci mai, eh?- domandò Adriel prendendo la sua pochette firmata fra le mani. Si voltò verso l'ex marito che teneva una mano in tasca e nell'altra aveva lo smartphone.

La donna si chiese se l'aveva mai visto senza quell'aggeggio in mano, si chiese come faceva il palmo a non essere diventato un tutt'uno con il telefono.

-Dovrei?- le rispose sfrontatamente lui alzando gli occhi dallo schermo illuminato per guardarla negli occhi.

Dante era un uomo dannatamente attraente e Adriel insieme a lui aveva vissuto come una regina, se non addirittura meglio ma... a cosa serviva essere sposati se l'unica complicità che avevano era quella fra le lenzuola del letto?

La giovane sentiva già in testa le ramanzine che le avrebbe fatto sua madre quando sarebbe venuta a sapere del divorzio.

A cosa serve la complicità nel matrimonio se hai il mondo ai tuoi piedi? Ecco cosa le avrebbe detto. Che te ne fai dell'amore quando hai case, auto, diamanti e abiti firmati?

-Provare ad essere cortese? Perché no?- gli rivolse un ampio sorriso e dal piccolo tremito che ebbe il labbro inferiore di Dante, Adriel capì che avrebbe voluto darle una risposta secca e tagliente. Invece rimase in silenzio, abbassò lo sguardo verso il cellulare e si girò andandosene fuori da quell'ufficio.

Lei lo seguì con passo baldanzoso, i suoi tacchi a spillo risuonavano sul pavimento piastrellato diffondendo il suono per tutto il lungo corridoio arieggiato.

-Non hai caldo vestito così?- cercò di iniziare di nuovo un discorso lei mentre si affrettava per raggiungerlo nell'ascensore.

-No.- breve ma conciso. Adriel sbuffò per poi alzare gli occhi al cielo irritata dal suo comportamento. Finalmente Dante si mise il telefono nella tasca dei pantaloni e squadrò l'ex moglie da capo a piedi -Si può sapere perché cerchi di parlarmi? Che altro vuoi? Non ti è bastato tutto quello che hai ottenuto dal divorzio?-

-Scusa se avevo pensato che saresti stato un po' più maturo da trattarmi in modo decente nonostante il divorzio.- la donna incrociò le braccia al petto sapendo bene che quel gesto avrebbe messo ancora più in evidenza il seno già abbastanza scoperto dal leggero abito a fiori che stava indossando. Conosceva il marito, pardon! ex marito, fin troppo bene e sapeva che bastava poco per fargli sbollire la rabbia.

Lo sguardo di lui cadde per pochi istanti sul suo petto, sbuffò frustrato e subito dopo voltò la testa da un'altra parte.

Lei sorrise soddisfatta e si gli si avvicinò circondandogli il collo con un braccio. Le sue labbra si appoggiarono delicatamente sulla sua guancia lasciandogli una traccia di lucidalabbra sulla pelle rasata di recente.

L'odore del dopobarba, il suo preferito, le inebriò i sensi e dovette concedersi per forza un'altra manciata di secondi di quella vicinanza per sentire per un altro po' quel profumo delizioso.

 

-Ci vediamo.- disse la donna mentre si avvicinava alla Lexus che aveva ricevuto in regalo per il loro ultimo anniversario ma Dante era già salito sulla sua Maserati e si stava preparando per sfrecciare via da lì.

Adriel osservò l'auto immergersi nel traffico di Sydney e sparire in poco tempo dalla sua vista. Sorrise tra sé e sé: sapeva che a Dante non importava nulla di aver perso così tanti soldi oltre alle case. Non era mai stata una persona materiale, lui era ancora troppo coinvolto in quella relazione; o forse era solo il suo orgoglio maschile ad essere troppo ferito.

Sospirò: uomini, chi li capisce è bravo.

Si sedette nell'auto prendendo il volante fra le mani, all'anulare sinistro brillavano ancora la sua fede nuziale ed il pesantissimo anello di fidanzamento. Non se n'era mai separata.

Guardò un'ultima volta i due anelli adornati da pietre preziose e con un gesto secco se li tolse. Il dito si mosse involontariamente un paio di volte come se stesse per crollare e cercasse di abituarsi alla ritrovata sensazione di libertà.

Adesso la sua mano era così spoglia che sentì il cuore stringersi per la mancanza di accessori sfavillanti.

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Capitolo 2
*** Big news ***


BIG NEWS


Il Wi-Fi nell'aereo stava crashando ma la giovane donna decise che non si sarebbe lasciata rovinare il buon umore. Mise via il telefono e si rilassò nella sua comodissima poltrona di prima classe prendendo un sorso del costoso champagne che stavano servendo le hostess.

Ricordò la prima volta che era entrata nella prima classe: indossava un completo azzurro e il suo compito era quello di servire ricconi grassi e molesti. Sapeva, però, che un giorno avrebbe incontrato il riccone che faceva per lei e gli avrebbe prosciugato il conto in banca.

Cercò di non sorridere al pensiero di Dante.
La vita è buffa. Pensò.
Lei cercava dei ricchi su un volo di linea senza sapere che l'uomo dei suoi sogni viaggiava solo su jet privati.

Quando lo vide per la prima volta pensò che quello era solo un ricco figlio di papà che non si era guadagnato nulla da solo.
Certo: la cosa non le dispiaceva né le cambiava qualcosa, ma, sapeva che tizi del genere erano soltanto dei playboy che usavano le donne a loro piacimento e che non sarebbe stato un gioco da ragazzi accaparrarsene uno con tanta facilità.

Preferiva un businessman self-made. Uno di quei tontoloni che cercano una donna più "integra" e "semplice" anziché una smorfiosetta con la puzza sotto al naso.

Dall'altoparlante il capitano li avvertì che presto sarebbero atterrati sulla Gold Coast e li intimò ad allacciare le cinture di sicurezza.

Dire che Adriel fosse emozionata era un eufemismo. Dante aveva acconsentito a lasciarle la loro casa al mare.
L'avevano comprata insieme perché era lì che la famiglia di lei abitava.
Una  villetta moderna con tre camere da letto e cinque bagni, circondata da un meraviglioso giardino ed un'enorme piscina immersa nel verde.

Inutile dire che qualsiasi cosa lei avesse voluto lui gliela aveva regalata senza battere ciglio e quella costruzione con un valore di un milione e mezzo di dollari australiani ne era la prova evidente.

Quando l'avevano acquistata ed arredata Adriel aveva dato una grande festa d'inaugurazione e sua madre aveva invitato tutte le sue amiche e le loro famiglie all'evento. Erano entrambe elettrizzate e raggianti, Adriel non vedeva l'ora di rinfacciare a tutti il suo nuovo stile di vita al fianco del meraviglioso uomo che le aveva messo l'anello al dito.
Eppure non poteva nemmeno lontanamente immaginare che quello sarebbe stato l'inizio della fine del suo matrimonio con Dante.

Tutto a causa di Derek.

La donna sospirò al pensiero di Derek... Il suo primo amore, quello che non si scorda mai.

Avevano entrambi sedici anni quando si erano messi insieme, ma la loro relazione era durata molto poco.
Sua madre era stata categorica a proposito: vietato avere relazioni, l'unico uomo che avrebbe avuto nella sua vita e con il quale avrebbe perso la verginità sarebbe stato quello con cui si sarebbe sposata.

Religiosa? No.
Astuta scalatrice sociale che voleva che la figlia seguisse le sue orme? Sì.

Giselle McLeon era passata dall'essere una povera e semplice donna delle pulizie filippina di studio medico all'essere l'esotica e bellissima moglie del medico che dirigeva quel posto.

L'atterraggio fu veloce e un po' brusco, le veniva sempre un gran mal di testa ogni volta che scendeva da un aereo ma questa volta ignorò il fastidio per potersi concentrare sugli aspetti positivi di quella situazione: finalmente era a casa, vicina a Derek che -anche se non lo sapeva ancora- sarebbe presto diventato di nuovo il suo fidanzato.

Sapeva che non poteva permettersi di sposarlo, non subito almeno. Avrebbe smesso di ottenere soldi da Dante, come stabilito nel contratto.
Avrebbe dovuto aspettare, mettere da parte una buona cifra di denaro e magari investirlo in qualcosa di semplice ed allo stesso tempo produttivo in modo da essere certa di poter mantenere i suoi standard  di vita ai massimi livelli.

Avrebbe addirittura potuto accettare di fare la modella per qualche grande brand, dopotutto se lo poteva permettere.
Inoltre Domenico e Stefano (Dolce e Gabbana, ovviamente, che credete?) erano suoi ottimi amici e consiglieri, non sarebbe stata dura entrare in quel mondo sfarzoso ed invitante.

Dante era stato la sua manna dal cielo ma adesso non ne aveva più bisogno. Adesso voleva vivere la sua vita secondo il suo stile e le sue regole.

Sua madre sapeva del suo ritorno ed aveva organizzato una piccola cena con i vecchi amici di famiglia per darle il bentornato. Quello che ancora non sapeva era del divorzio della felice coppia.

 

Nonostante di giorno in Australia faccia un caldo afoso e insopportabile, di notte le temperature scendono notevolmente e fa molto freddo.
Ma non sarebbe di certo stato il freddo ad impedire ad Adriel di indossare il suo nuovissimo abito Versace (comprato apposta per l'occasione).

Il blu non era il colore più adatto a lei ma la commessa aveva insistito dicendo che lo spacco del vestito metteva in risalto le sue gambe lunghe e toniche e chi era lei per nascondere una tale bellezza (soprattutto agli occhi di Derek)?

Era già in ritardo per la cena ma sarebbe stato un ritardo di classe, premeditato. Voleva solo essere sicura che ci fossero tutti per sentire la grande notizia.

Uscì dalla sua villa salendo in auto e guidò fino a casa dei genitori.
Era emozionata: sapeva per certo che Derek sarebbe stato lì quella notte e non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di parlarci e civettare con lui. 


 

-Ecco, sono arrivati.- esultò Giselle alzandosi dalla tavola dove gli ospiti si stavano preparando per cenare.

Nonostante fosse nel bel mezzo dei suoi cinquant'anni, Giselle, era ancora in gran forma e splendente. Suo marito Lewis era orgoglioso della moglie sempre perfetta ed impeccabile oltre che amorevole nei suoi confronti.

Le rivolse un ampio sorriso mentre Giselle gli passava accanto sfiorandogli la spalla con una mano. I suoi tacchi stavano ticchettando sul parquet immacolato mentre la sua figura si muoveva sinuosa nel completo nero che la faceva sembrare ancora più slanciata di quanto già non fosse.

-Tesoro!- esclamò la madre di Adriel nel vederla e subito dopo la strinse in un forte abbraccio.
Era orgogliosa di sua figlia, della sua bellezza e della sua intelligenza ma ancor di più dell'uomo che era riuscita ad accaparrarsi.
Se non fosse stata sua madre e se avesse avuto una trentina di anni in meno Giselle era sicura che avrebbe fatto di tutto per rubarle un uomo come Dante.

-Ciao mamma!- Adriel ricambiò quell'abbraccio mentre i suoi occhi volavano verso il tavolo pieno di persone. Sorrise e sfuggì dalle braccia della madre prima che questa potesse chiederle subito dell'ex marito.

Raggiunse a grandi passi il salone dove abbracciò anche il padre mentre Giselle era rimasta ferma alla porta a guardare fuori come nell'attesa di qualcuno.

La donna aggrottò la fronte decidendo finalmente di chiudere l'uscio e raggiunse i suoi ospiti con un velo di preoccupazione a coprirle il viso.

-Adriel...- Giselle dovette contare fino a tre prima di riprendere a parlare -Dov'è Dante?-

Eccolo, pensò Adriel, il grande momento.
Fece un respiro profondo e prese le mani della madre fra le proprie, immediatamente l'altra donna notò che non portava nessun anello all'anulare.

-Mamma: io e Dante abbiamo divorziato.- la ragazza aveva cercato di forzare la voce per farla sembrare il più dispiaciuta possibile ma non era sicura di esserci riuscita.

Le due si guardarono negli occhi per quella che parve un'eternità poi la più anziana cadde sul pavimento, svenuta.

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Capitolo 3
*** F*ck my life ***


F*CK MY LIFE


Adriel riaprì gli occhi disturbata dai raggi di sole che filtravano attraverso la finestra nella camera da letto.
Le faceva male la testa ed aveva un sapore di alcool mischiato a fumo in bocca che le dava ancor di più la nausea.

Solitamente nei film, in una situazione del genere, la protagonista si sarebbe ritrovata nel letto uno sconosciuto -dannatamente sexy e intrigante- con il quale aveva passato una notte di follie e del quale non si ricordava nulla. Probabilmente poi si sarebbero innamorati e alla fine delle due ore di rottura di coglioni si sarebbero sposati e avrebbero vissuto per sempre felici e contenti.
Ma quello non era un film, quella era la sua vita.

Una vita di merda. Pensò appoggiando una mano sulla fronte per poi grugnire nella maniera meno femminile ed elegante che avesse mai fatto.

Che diamine ho fatto? Aveva appena lasciato il suo bellissimo e ricchissimo marito per cosa? Per una fantasia campata in aria che si era creata lei stessa in testa.

Flashback

-E questa è Emily, la fidanzata di Derek.- la introdusse suo padre alla ragazza bionda che si era alzata per stringerle la mano.

-È un piacere.- Adriel le aveva rivolto il sorriso più raggiante e falso che avesse nel repertorio -Adoro i tuoi capelli.- aveva aggiunto facendo arrossire l'altra.

Nella sua testa, Adriel, le stava strappando ogni capello: uno alla volta.

Giselle si era ripresa da poco e tracannava bicchieri di acqua zuccherata come se contenessero Bordeaux di Chaton Mouton Rothschild. Vederla svenire era stato l'apice del divertimento per quella serata che da lì in poi era caduta a picco nella noia e nel malumore delle donne McLeon. 
Per due infernali ore Adriel era rimasta seduta a quel tavolo desiderando più di ogni altra cosa al mondo di potersi tagliare la gola con il coltello da burro. 
Aveva palesemente ignorato le occhiatacce che sua madre le aveva lanciato dall'altra parte del tavolo concentrando tutte le sue forze e la sua buona volontà sull'evitare di scoccarne qualcuna nella direzione di Emily.

-Allora, come vi siete conosciuti voi due?- aveva chiesto ai due a un certo punto della serata per evitare di sentire l'ennesima domanda sul suo divorzio.

Emily le aveva rivolto un sorriso dolce e sincero e questa cosa Adriel proprio non riusciva a sopportarla. 

Come si permetteva quella biondina ad essere così dolce? Perché era ovviamente una falsa. Le bionde con gli occhi azzurri, i capelli biondi ed il viso d'angelo sono la peggior razza di donne che esistano sul pianeta Terra! Vipere.

Questa poi aveva fatto Bingo. Non solo aveva un visetto delicato e perfetto ma aveva pure le fossette sulle guance quando sorrideva e queste le conferivano un'aria ancora più angelica. 

-Al lavoro, sono la psicologa del liceo.- Adriel aveva annuito. Una psicologa. Non le bastava essersi presa il suo uomo, ora la voleva anche far sentire inferiore sbattendole sotto il naso la sua laurea in medicina?
-E avete già pensato a qualcosa per il matrimonio?- aveva aggiunto la mora in fretta notando che la madre di Derek stava aprendo la bocca per dire qualcosa.

Derek e Emily a quella domanda (come a tutte le altre fottute domande che gli aveva fatto fino ad allora) si erano guardati, si erano sorrisi e poi avevano scosso la testa.
Adriel pensò che se Dante fosse stato lì in quel momento si sarebbero guardati negli occhi per poi alzarli al cielo in sincrono. Entrambi odiavano le smancerie, soprattutto in pubblico. Gli sguardi che si scambiavano loro due erano ben lontani dall'essere pieni d'amore e dolcezza. Piuttosto erano carichi di desiderio, ironia e di una segreta complicità 
D'impulso le venne voglia di parlargli.

-A dire il vero non abbiamo ancora a pensato a niente di concreto, sai, ci siamo fidanzati solo poche settimane fa e vogliamo fare le cose con calma anche se io a...- Adriel ignorò il resto del discorso. Come se l'avesse mai ascoltata fino ad allora.
Fece finta di aver ricevuto un messaggio e tirò fuori il cellulare dalla borsetta per poter digitare un sms a Dante.

Rilesse quello che aveva scritto almeno una decina di volte: era un semplice "che fai?" eppure indugiava con il dito sul tasto invia. Era veramente il caso di mandarglielo? Non voleva fare la figura della disperata.

Si era così persa nei suoi pensieri che le venne un colpo quando la signora Braxton le chiese: -È un messaggio del tuo ex, cara?-
Il cellulare le era scivolato via dalle mani cadendo sulle sue gambe, d'improvviso era calato il silenzio alla tavola. 
Adriel rivolse un sorriso tirato a quell'impicciona che si era sporta a guardarle il telefono e disse: -Si, nulla di importante.- 
Lo squillo del telefono interruppe qualsiasi cosa la signora Baxter stesse per dire. 
Adriel si sentì tremendamente in imbarazzo, adesso era chiaro che poco fa nessuno le aveva scritto ma poi riprendendo il cellulare in mano impallidì: quando quella vecchia ficcanaso le aveva parlato l'aveva distratta facendole inviare per sbaglio l'sms.

"Non sono affari tuoi. Tu?" diceva il messaggio di Dante.

Ma come si permette? Una scarica di rabbia le partì dalla testa e corse verso le braccia fino a raggiungere le dita, con gran foga scrisse più veloce che poteva: "Non sono nemmeno affari tuoi. Ho sbagliato numero, comunque."
"Sono a cena fuori, psicopatica." sentì una fitta di gelosia alla bocca dello stomaco. 
"Bene, anche io" digitò.

Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Stava per avere una crisi di nervi. Perché non le rispondeva? 

"Con chi?" la curiosità la stava divorando. Possibile che si fosse già trovato un'altra con cui uscire?

Adriel percepì lo sguardo di suo padre su di sé. Lo guardò di sottecchi notando che la stava fulminando con gli occhi per aver usato il telefonino mentre erano non solo a tavola ma anche in compagnia; nel frattempo tutti avevano ripreso a chiacchierare animatamente fra di loro e lei era rimasta in silenzio ed esclusa. Non che le importasse molto, dopotutto.

La sua mente in quel momento era da tutt'altra parte che quasi ignorò il momento in cui vide Derek sporgersi per sussurrare qualcosa all'orecchio di Emily che accennò a una risata e gli diede una leggera spinta.

Passò la restante mezz'ora di quella cena a giocare con la forchetta nel piatto. Il telefono non dava segni di vita e lei si era ormai rassegnata al fatto che per quella sera non avrebbe avuto altre notizie da parte di Dante. Nonostante la sua faccia fosse una maschera di calma e tranquillità dietro di essa la ragazza stava ribollendo di rabbia per cento motivi diversi e Dante, Derek ed Emily ne erano la causa.

Guardò nella direzione di Derek, il suo braccio cingeva le spalle di Emily mentre la sua attenzione era rivolta a quello che il suo vicino di posto stava dicendo. 

Esteticamente non erano una brutta coppia, si costrinse ad ammetterlo a se stessa, ma lei comunque non poteva guardarli senza arricciare almeno un po' il naso. 

Era gelosa per caso? Certo che lo era... Dannazione, aveva rovinato la sua vita per poi essere rimpiazzata da una biondina laureata in psicologia e che arrossiva non appena le parlavi. Come non poteva essere gelosa?

Fine Flashback

Il cellulare squillò facendola mugolare sonoramente. Chi si azzardava a rompere le palle di domenica mattina? 

Cercò l'apparecchio a tentoni sul letto finché non riuscì ad afferrarlo e a rispondere.

-Pronto.- la voce suonava troppo roca per essere la sua.

-Come stai, psycho?- 

Adriel spalancò immediatamente gli occhi e si tirò su a sedere come se lui fosse lì e la potesse vedere. Il movimento fu troppo veloce e le fece venire un giramento di testa.

 Si schiarì la gola prima di poter parlare e fu piuttosto sicura che anche lui aveva finto un colpo di tosse per nascondere una risata.

-Dante, sto bene. E smettila di chiamarmi psycho. Piuttosto: che vuoi?- Era sembrata più cattiva e menefreghista di quanto non avesse voluto ma trattarlo così era il minimo dopo che l'aveva lasciata in sospeso per un'intera notte.

Si alzò a fatica dal letto trascinandosi fino allo specchio per vedere le condizioni in cui era ridotta.

La prima cosa che vide furono i suoi occhi da panda. Il trucco si era sbavato su praticamente tutta la faccia facendola sembrare un autentico disastro. I capelli erano un nido nero e pieno di nodi che ricordavano tanto la lana delle pecore e puzzavano di fumo ed alcool in una maniera tremenda. 

Con suo immenso orrore la ragazza notò che l'abito si era macchiato in più punti ed una macchia enorme di quello che sembrava vino spiccava più di tutte sulla gonna.

-Psycho: io capisco che stai festeggiando il tuo status da divorziata milionaria ma... metà dei vicini di casa mi hanno chiamato nel cuore della notte per lamentarsi della musica troppo alta. E la signora Franco quando è entrata in casa stamattina ha detto di aver trovato vasi, lampade, bicchieri e bottiglie rotte ovunque. Adesso dimmi, se posso sapere, che cazzo ti sta passando per il cervello?- 

Davvero aveva combinato tutto quel disastro? Si passò una mano sugli occhi cercando di fare il punto della situazione ma la testa le faceva troppo male perché si potesse concentrare su qualsiasi cosa.

-Non succederà più.- gli promise per poi mordersi la lingua. Era o non era lei quella che aveva detto che potevano avere un buon rapporto nonostante il divorzio? Perché allora lo stava trattando così freddamente.

-Lo spero.- dal suo tono di voce capì che per lui la telefonata era finita lì e si affrettò a parlare nuovamente.

-Con chi sei stato ieri sera a cena?- era passata velocemente dal suonare fredda e distaccata al suonare disperata e piena di rimpianti ma non ce la faceva semplicemente più: la curiosità la stava divorando viva e... forse anche qualcos'altro.

Dante non rispose. Avrebbe pensato che aveva già messo via il cellulare ma sentiva ancora il suo respiro calmo e regolare provenire dall'altro capo. Riusciva ad immaginarsi benissimo la sua espressione: sicuramente era a casa, nella loro casa di Sidney, probabilmente nel corridoio del piano di sopra. Se lo vedeva benissimo: a torso nudo con addosso solo i pantaloncini da basket neri, una mano in tasca e l'altra a reggere il cellulare. Pensò che certamente aveva gli occhi socchiusi, lo sguardo fisso a terra e l'espressione un po' corrucciata. Era in quella maniera, in quella posa che lui pensava: in piedi e con la testa leggermente chinata.

Ci furono diversi attimi di silenzio poi la telefonata finì.

Adriel abbassò il cellulare per guardare lo schermo. Non avevano parlato nemmeno per due minuti.

Lesse il nome sullo schermo: non aveva ancora cambiato il suo nome in rubrica, teneva quello che lui le aveva salvato dal giorno in cui si erano conosciuti. Rilesse per decine di volte solo due parole: prince charming

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Capitolo 4
*** Awkward ***


AWKWARD

 


La settimana successiva Adriel la passò nell'anonimato più assoluto.

La mattina si svegliava presto e usciva a correre in spiaggia; era un'attività che faceva sempre prima di trasferirsi e sposarsi. Sua madre l'aveva educata in quel modo: l'estetica al primo posto... per poter attrarre gli uomini bisogna puntare tanto sull'aspetto fisico dal momento che la velocità della luce è più forte di quella del suono. 

Dopo la corsa tornava a casa, si faceva una doccia e usciva di nuovo per andare a fare colazione al bar. Le era capitato di incontrare per due giorni di fila Derek e Emily.
Quando, al terzo giorno, entrando li aveva visti ancora una volta, aveva subito fatto marcia indietro e aveva cambiato bar.

Solitamente rimaneva fuori per diverse ore: Leggeva qualche libro o navigava su internet dal pc che si portava dietro per fingersi indaffarata nel caso qualcuno che conosceva le fosse passato davanti ed avesse avuto la pessima idea di fermarsi a scambiare quattro chiacchiere.

Era ben consapevole che la notizia del suo divorzio con Dante si era ormai sparsa fra tutte le sue conoscenze e quelle dei suoi genitori. Le voci correvano in fretta da quelle parti dove tutti ficcavano il naso negli affari degli altri.

Nonostante cercasse in tutti i modi di evitare qualsiasi contatto con il mondo esterno, si sentiva terribilmente sola. Ormai nella Gold Coast non aveva amici, tutte le persone che aveva frequentato durante il liceo si erano create una loro vita e lei aveva perso qualsiasi contatto con loro. I suoi nuovi amici, quelli di Sidney, non si sarebbero sicuramente fatti due ore di aereo per venire e stare un po' con lei.
Ognuno aveva i loro impegni da rispettare e il mondo non si sarebbe fermato per stare al passo di Adriel.

Aveva preso in considerazione l'idea di adottare un cane o un gatto, Dante le aveva regalato un gatto per il loro primo San Valentino insieme scoprendosi poi allergico al pelo. Adriel l'aveva preso in giro per giorni dato che gli erano comparse delle grosse chiazze rosse sul petto, sul collo e sulle braccia da quanto si era grattato, inoltre avevano passato diverse notti insonni a causa dei suoi continui starnuti seguiti da imprecazioni e bestemmie.
Alla fine il medico gli aveva prescritto dei farmaci per eliminare i sintomi e lei si era potuta tenere il suo piccolo Zeus che si era rivelato un ottimo modello per le sue foto artistiche di Instagram.

Aveva deciso di lasciarlo a Sydney credendo che una volta tornata nella Gold Coast sarebbe stata troppo occupata per prendersene cura come si deve ma aveva scoperto che si sbagliava di grosso e così per la noia era finita per fare diverse ricerche in rete come ad esempio "cosa fare dopo il divorzio" "come affrontare il divorzio" e, peggio di tutte, "incontri per divorziati".

Seguendo tutti i consigli che la gente di tutto il mondo aveva lasciato sulla rete, Adriel aveva iniziato a stilare una lista di tutte le attività 'terapeutiche' che avrebbe potuto fare per tenere la mente occupata: iscriversi in palestra, iscriversi a un corso di giardinaggio, iscriversi a un corso di cucina, iscriversi a un corso di pasticceria, entrare in un club del libro (?????), iscriversi a un corso di ballo.

Niente male come inizio, eh? Pensò mentre guardava con un enorme sorriso stampato in faccia la sua lista scarabocchiata su un post-it verde e poi tutte le ricevute di pagamento per i vari corsi a cui si era iscritta quella mattina stessa. Le mancava solo entrare in un club del libro ma quello l'avrebbe fatto una volta finito il resto.

-Adriel, sei proprio tu?- per un attimo il sorriso della ragazza ebbe un tremito, voltò la testa nella direzione da cui proveniva la voce e vide Jennifer Parker venire nella sua direzione con un enorme sorriso -falso- stampato in faccia.

Adriel fece finta di non riconoscerla subito, alzò gli occhiali con pietre Swarovski  incastonate sopra la testa e corrucciò la fronte guardando l'altra con finta curiosità.

-Ma come? Non mi riconosci? Sono Jennifer, Jennifer Parker.- le disse questa cercando di mascherare il fastidio -Eravamo entrambe cheerleader, ero il capitano, ricordi?- le chiese e Adriel dischiuse le labbra in una perfetta o  per fingersi sorpresa dopodiché le rivolse un ampio sorriso e si alzò in piedi per poterla abbracciare.

Vide dietro di lei altre due ragazze, una delle quali Emily. Rivolse un sorriso anche a lei per poi allontanarsi da quell'abbraccio troppo fastidioso.

-Ti trovo in gran forma: sei bellissima come al solito.- si complimentò Jennifer -Mi dispiace solo per quello che ho sentito sul tuo...- lasciò la frase in sospeso mentre Adriel si risedeva con la compostezza di una regina al proprio tavolo. Le fece cenno di accomodarsi ed invitò anche le altre due ragazze a fare lo stesso.

-Per il mio divorzio, intendi?- le chiese facendo finta di niente mentre raccoglieva le varie ricevute e le infilava nella sua Liu Jo che le altre guardarono con gli occhi colmi di desiderio.

-Si, come stai?- domandò Jennifer prendendo una mano di Adriel fra le proprie.

Ecco una cosa che Adriel non sopportava di Jennifer: la sua falsa premura verso il prossimo. Nonostante gli anni trascorsi lei aveva ancora il brutto vizio di fingere che gliene fregasse qualcosa degli altri solo per potersi fare i loro affari.

-Sto molto bene.- mentì per poi accennare a una risata -Non è mica la fine del mondo! Piuttosto, tu come stai? Ho sentito che hai avuto dei figli.-

Gli occhi color caramello dell'altra si illuminarono di colpo: -Oh si, Lucas e Amelie, i miei piccoli tesori. Sono gemelli, sai? Presto compiranno tre anni, potresti venire anche tu alla loro festa di compleanno! Vedrai: ci saranno moltissimi dei nostri vecchi compagni di liceo. Scommetto che saranno tutti impazienti di rivederti.-

Adriel si vide costretta ad accettare quell'invito. Si poteva di già immaginare a quella festa: completamente sola mentre tutte le altre sarebbero state lì con i loro figli.
Lei invece non ne aveva, più fuori luogo di così non sarebbe potuta essere.

Presto il tema cambiò e si concentrò su Emily. Lei, Jennifer e Maya erano uscite per fare un po' di shopping e per iniziare a pianificare il matrimonio di Emily e Derek.

Jennifer si era sposata con il fratello maggiore di Emily, Elliot, mentre Maya era un'amica in comune di entrambe.

A salvarla da quella tortura di discorsi inutili fu il cellulare. Lo schermo si illuminò mostrando l'arrivo di un messaggio, sullo sfondo c'era la foto di Dante a petto nudo e disteso sul letto con gli occhi coperti da un braccio.

"Chiamami."

Ad Adriel non sfuggì la curiosità con cui tutte e tre avevano guardato il telefono per via dello sfondo. Si fece un appunto mentale di cambiare quella foto nonostante le piacesse un sacco. Insomma: a chi non piacciono un paio di pettorali scolpiti e pieni di succhiotti, chiara dichiarazione di proprietà privata? Chi se ne frega se erano divorziati.

-Scusate, è Dante.- spiegò lei mentre sbloccava il cellulare con l'impronta digitale per telefonargli, si alzò in piedi allontanandosi di qualche passo dal tavolo.

Come altra immagine sfondo c'erano loro due abbracciati e completamente nudi.
Aveva scattato quella foto dal vetro oscurato della loro terrazza prima che andassero a farsi un tuffo in piscina. La gamba di lei gli stava circondando la vita coprendo le parti più intime mentre entrambe le mani di lui erano appoggiate sul sedere di Adriel che stava sorridendo ed aveva la testa inclinata all'indietro per permettergli di morderle il collo.

Al terzo squillo le rispose.

-Dove sei?- chiese senza salutarla. Era ancora arrabbiato per quello che si erano detti nell'ultima telefonata?

-Fuori con delle amiche, perché?- da fuori le parve di sentire una di quelle voci metalliche degli altoparlanti negli aeroporti e senza accorgersene fece un sorriso soddisfatto -Rosewain sei per caso venuto fino alla Gold Coast solo per me?- lo prese in giro e dal sospiro pensante che fece lui capì che con ogni probabilità aveva alzato gli occhi al cielo. Lo conosceva così dannatamente bene.

-Non farti strane idee, ho un incontro importante stasera a Brisbane e ho bisogno che tu mi accompagni, devo concludere un affare importante e il cliente crede che io sia ancora sposato. Quindi fatti un giro e comprati qualcosa di decente... prendi un abito anche per me, ti aspetterò a casa.-

-Non ti sei ancora stancato di riempirmi di regali per oggi?- lo punzecchiò sapendo che le altre tre stavano allungando le orecchie per sentire meglio la conversazione.
Dopo qualche secondo di silenzio premeditato, Dante parlò: -Cosa diamine te ne fai di tutti quei corsi? Per l'amor di Dio, Adriel! E soprattutto perché diamine usi il mio conto in banca?- sbottò lui facendola scoppiare in una sonora risata.

-Ci vediamo dopo.- gli rispose soltanto per poi spegnere la telefonata e tornare con un sorriso smagliante al tavolo -Vi va di accompagnarmi a fare shopping?- chiese alle tre mentre dalla borsa tirava fuori una banconota da 100 e la lasciava sul tavolo.

Inforcò gli occhiali intanto che le altre tre annuivano a comando dirigendosi poi verso la sua macchina. Se non altro quel giorno si sarebbe divertita.

Il primo negozio dove si fermarono fu Givenchy.
Trovare un completo per Dante sarebbe stato un gioco da ragazzi, sapeva a memoria le sue taglie e conosceva i suoi gusti, classici, forse un po' noiosi. Non avrebbe mai potuto sbagliare.

Fece finta di non notare il disagio delle altre tre donne con lei mentre erano lì. Sembravano delle bambine piccole che entravano per la prima volta in un negozio e guardavano tutto con curiosità ma senza toccare nulla per paura di essere sgridate.

-Io ho finito.- le informò voltandosi verso di loro finché i commessi le portavano fuori i sacchetti con i vestiti comprati per Dante.

-Ma non hai provato niente.- le rispose scioccamente Maya.

-Infatti, sono venuta qui solo per i vestiti di Dante.-

-Quindi adesso dove andiamo?- domandò Emily con curiosità mentre dall'espressione di Jennifer si capiva che si era già stancata di essere lì dato che non era più al centro dell'attenzione.

-Gucci, Chanel, Prada, Fendi... scegliete voi.- Adriel scrollò le spalle mentre le osservava attentamente da dietro gli occhiali scuri.

Non capiva tutto lo stupore delle tre. Insomma... Tutte e tre si erano laureate in un ramo della medicina, possibile che i medici da quelle parti prendessero così pochi soldi da non potersi permettere nemmeno di entrare in un negozio di alta moda?

 

-Sono sicura di aver visto questo abito da qualche parte nelle riviste.- affermò Maya mentre puntava il dito su un abito lungo color vino.

-L'ha indossato Blake Lively sul red carpet qualche anno fa.- rispose Adriel schioccando poi la lingua contro il palato. Era senza dubbio un bel abito ma non l'avrebbe di certo comprato -Le stava bene anche se il rosso non le dona molto.-  scrollò le spalle per poi voltarsi a vedere le opzioni che la commessa le stava esponendo.

Con sua grande sorpresa scoprì che la donna aveva effettivamente seguito le sue istruzioni e le aveva portato degli abiti semplici ed eleganti.

Li esaminò tutti con cura per poi scegliere i tre che si sarebbe provata.

-Tu fai sempre shopping così?- domandò Jennifer che ormai stufa si era buttata su un divanetto imbottito con una flute di champagne in mano.

Adriel aveva dovuto usare tutta la sua forza di volontà per non scoppiare a ridere quando all'altra una commessa aveva offerto dello champagne. La castana aveva strabuzzato gli occhi per poi balbettare un "si, grazie", ma al suo terzo calice di bollicine era tornata ad essere la solita rompiscatole di sempre. 

-A dire il vero no. Di solito svaligio i negozi e basta.- rispose con una punta di sarcasmo e notando la smorfia di disprezzo dell'altra scrollò le spalle -Vi risarcirò del tempo perso con una seduta dal parrucchiere.- assicurò con nonchalance per poi tornare a concentrarsi sugli abiti.
Quella sera avrebbe dovuto essere impeccabile al punto da far gettare Dante ai suoi piedi per chiederle di risposarlo. 

 

Aveva usato quella settimana di tempo per riflettere su cosa avrebbe dovuto fare d'ora in poi. Se fosse necessario sarebbe entrata con un piede in due scarpe diverse. Doveva conquistare Derek ad ogni costo ma doveva anche riuscire a tenersi buono Dante nel caso il suo piano A non fosse riuscito.

 

 

 

Emily e Derek stavano cenando in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri.
La ragazza era raggiante dopo che Adriel le aveva regalato quel trattamento fantastico dal parrucchiere. Era stato molto gentile da parte sua e l'aveva apprezzato moltissimo.

Inizialmente la mora non le aveva fatto una buona impressione, era certamente una bellezza mozzafiato ma le era sembrata una persona troppo altezzosa.

Tutto ad un tratto il cellulare le vibrò nella tasca riportando sia lei che Derek alla realtà. 
Sbloccò il telefono e sorrise: alla fine aveva mantenuto la promessa e le aveva mandato una foto del risultato finale.

-Chi è?- domandò cauto Derek notando il sorriso dipinto sulle labbra di Emily.
-Adriel, mi ha mandato la foto dell'outfit.- girò lo schermo verso il fidanzato affinché anche lui vedesse la foto.
-Non sono bellissimi insieme?- gli chiese la ragazza con un'aria sognante.
-Si, veramente bellissimi.- commentò lui mentre una morsa di gelosia gli attanagliava lo stomaco.

Aveva finto che non gli importasse della nuova amicizia (se così la si poteva chiamare) fra Adriel e Emily limitandosi a fare i complimenti alla fidanzata per il nuovo look.

-È un vero peccato che abbiano divorziato, nelle storie Instagram di lei sembrano così innamorati.- aggiunse mentre partiva un video a tutto volume.

Emily sorrise di nuovo verso lo schermo guardando la coppia: Dante stava cercando di allontanare Adriel da se mentre lei continuava a riempirlo di baci sulla guancia sporcandolo di rossetto ovunque, poi lui disse qualcosa di veramente sconcio e irripetibile che la fece scoppiare a ridere. Anche Emily accennò a una risata sommessa ma notando il malumore di Derek mise via il cellulare e tornò a cenare in silenzio.

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Capitolo 5
*** Hickey ***


HICKEY


-La vuoi smettere di far casino con quella cannuccia?- sbottò Adriel lanciando un'occhiataccia verso Dante. Sapeva benissimo quanto le dava fastidio il rumore che faceva il bicchiere quando era vuoto e qualcuno continuava a tirare aria da esso con una cannuccia.

Erano ormai quasi arrivati a Brisbane. Si erano fermati a un McDrive lungo la strada e con immenso orrore di Adriel, Dante aveva ordinato tre cheeseburger per lui. Lei odiava il formaggio e lui sapeva benissimo anche questo.

-Sai che ti verranno un sacco di punti neri dopo tutte queste schifezze, vero?- gli aveva domandato mentre lui appallottolava l'involucro dell'ultimo cheeseburger e lo gettava ai piedi di Adriel.

Dante era probabilmente l'unico uomo sulla faccia della Terra che buttava l'immondizia nella sua macchina anche se di solito le sue auto erano sempre tirate a lucido e splendenti. Ma, dannazione, erano seduti in una Bugatti... un minimo di rispetto per un gioiello del genere.

-Vediamo il lato positivo: almeno adesso non mi torturerai la faccia con le tue unghie da strega.-

-Le mie unghie da strega non ti davano poi così fastidio mentre ti graffiavano la schiena.-

-Perché voi donne pensate che i graffi sulla schiena siano eccitanti? E' impossibile farsi una doccia come si deve e dormire diventa una tortura.-

Adriel guardò l'ex marito come se lo vedesse per la prima volta: il viso gli veniva illuminato a intervalli regolari dai lampioni dell'autostrada che stavano percorrendo a una velocità ben superiore al limite consentito colorandogli la carnagione di un giallo ocra.

Pensò che fra di loro non c'era stato alcun contatto fisico se non quello avuto durante le foto e i video di routine che si facevano prima di uscire fuori per qualche evento.

Dante sembrava non aver notato niente in lei, nessuno degli sforzi che aveva fatto per sembrare la sua solita e perfetta moglie. Non lo spacco vertiginoso del lungo ed aderente abito nero, non la scollatura, nemmeno la maniera in cui aveva raccolto i capelli per esaltare il viso ed il collo e men che meno il fatto che si era messa il suo profumo preferito.

Era così innaturalmente rigido.

-Perché sei teso?- gli domandò con un filo di voce. In macchina di solito non ascoltavano mai la musica, preferivano passare il tempo parlando o toccandosi ma questa volta nulla di tutto ciò era successo. Erano rimasti entrambi muti per tutto il tempo e solo adesso lei notava quanto in realtà lui fosse a disagio.

-Non lo sono.-

Lei assottigliò lo sguardo: le stava nascondendo qualcosa. Lo guardò per un altro po' di profilo e poi decise di voltare la testa verso il finestrino. Ancora una volta le sorse il dubbio se Dante si comportasse in quel modo per via del suo ego ferito o forse per il fatto che fosse ancora troppo coinvolto.

 

Emily aveva passato praticamente tutta la serata a cercare informazioni su Adriel e Dante.

Non sapeva perché ma quella coppia la incuriosiva e anche parecchio. Non aveva trovato da nessuna parte notizie sul loro divorzio o quale fosse la causa di esso. La maggior parte erano articoli molto brevi sulle vacanze da lusso che i due facevano in giro per il mondo o riportavano qualche loro evento di beneficenza.

Aveva scoperto che erano stati inseriti anche in una lista delle coppie più di successo e filantropiche del decennio.

Ironico, aveva pensato la ragazza, come è considerato di buon cuore qualcuno che poi passa le proprie vacanze a fare una crociera sul proprio yacht privato.

Si era sentita subito in colpa per aver fatto un pensiero del genere e aveva deciso di mettere via il computer per poter andare a dormire.

Derek era già a letto da un bel pezzo. In quei giorni era sempre nervoso per un motivo o un altro e Emily aveva paura che avesse avuto dei ripensamenti a riguardo del matrimonio. Forse si era pentito di averle fatto la proposta e ora non sapeva più come scaricarla.

Si infilò nel letto vicino a lui e rimase a fissare per un bel pezzo il soffitto, il sonno non ne voleva sapere di venire e guardare il vuoto era l'unica cosa da fare per riuscire a distogliere almeno per un po' l'attenzione dal soffuso russare di Derek.

 

La serata stava trascorrendo in maniera più o meno piacevole: l'evento si stava svolgendo in una sala di un hotel a cinque stelle e molte facce erano ad Adriel conosciute. C'erano diversi soci d'affari di Dante e qualche cliente che lui si stava lavorando con successo mentre le mogli di questi ultimi lo guardavano ammaliate.

-Adriel! Oh, cara! Ero convinta che non ti avrei vista questa sera. Per fortuna sei qui!- Juliet Anderson aveva stretto Adriel in un forte abbraccio parlando con il suo solito tono di voce grave e un po' posh -Girava voce che tu e Dante aveste divorziato, mi stava per venire un colpo quando l'ho sentito. Povera cara, chissà come ti senti. Fortuna che sono tutte falsità.-

-Juliet, abbassa la voce!- era chiaro che voleva attirare l'attenzione su di loro, parlava di proposito con un tono eccessivamente alto e aveva l'alito che sapeva di Cognac e altra roba poco piacevole.

Dante, che era lì vicino, voltò la testa nella loro direzione e le fulminò con lo sguardo: stava giusto parlando con il suo cliente, quello per cui era venuta anche Adriel.

Erano una coppia giapponese di mezza età, non molto alti ma esprimevano comunque una certa autorità nel loro portamento. Con la coda dell'occhio Adriel vide Dante dirgli qualcosa per poi raggiungerla a grandi passi.

Una volta che fu lì appoggiò la mano sul fondoschiena della ex moglie, fu un tocco così delicato che per un attimo lei credette di esserselo immaginata, sporse di poco le natiche all'infuori e d'improvviso sentì la stretta forte di lui su una di esse che la fece sussultare per la sorpresa. Juliet li guardò con la fronte aggrottata per poi ridere sommessamente, più che una risata sembrava si stesse per strozzare con la sua stessa saliva.

-Scusa Juliet, ma vorrei ballare con mia moglie se non ti dispiace.- Adriel fu la più stupita fra le due.

-Divertitevi.- disse soltanto l'altra  per poi andarsene verso un cameriere che stava passando in mezzo alla folla con un vassoio pieno di alcolici.

-E' ubriaca marcia.- commentò Adriel.

-Quando mai l'hai vista sobria?- le chiese lui mentre la conduceva verso le altre coppie che danzavano.

-Aspetta, vuoi veramente ballare? Sai che non ne sono capace!- Ed era vero: anche per il loro matrimonio aveva preso un sacco di lezioni dai migliori insegnanti ma non era riuscita a concludere niente, Dante l'aveva schernita chiedendole come aveva fatto a fare la cheerleader data la sua pessima coordinazione... La verità era che faceva la raccattapalle e pure per quel titolo aveva sudato sette camicie.

-Ho detto ai signori Fujiwara che questa è la tua canzone preferita e che adori ballarla.-

-Che bravo marito.- lo prese in giro lei mentre si posizionavano al centro della sala, gli circondò il collo con le braccia concentrandosi sulla musica che proveniva dal pianoforte messo in un angolo della stanza.

Non riconobbe ne la canzone ne la sinfonia. Non era un'appassionata di musica classica, preferiva il punk che le dava molta più carica.

-Perché non ti sei fatto la barba?- gli chiese dopo un po' che stavano ancheggiando sul posto. Era comunque una barba curata ma era così strano vederlo con essa. Nonostante tutto però gli donava, metteva ancor più in evidenza la sua mascella perfettamente squadrata conferendogli un'aria un po' trasandata ma comunque sexy. 

-Ho deciso di farmela crescere.-

-Peccato, mi piaceva il tuo dopobarba.- dire che le piaceva era un eufemismo: le bastava sentirne il profumo per fiondarsi su di lui.

-Lo so.- le parole gli erano uscite dalla bocca come se fosse un automa ed Adriel si chiese se la stava ascoltando sul serio o se faceva finta.

-Dante perché fai tutte le cose che sai che non mi piacciono così... all'improvviso? Pensavo fossi più maturo.- nel parlare le sue mani erano scivolate verso le spalle di lui facendolo irrigidire ancora di più.

Lui non la stava nemmeno guardando in faccia, i suoi occhi erano da tutt'altra parte. Seguì la direzione del suo sguardo e lo vide intento a fissare i signori Fujiwara mentre parlavano con un'altra coppia di giovani: i quattro risero per qualcosa e poi ripresero a parlare animatamente, lei non ci trovava nulla di strano in quella scena ma Dante pareva non riuscire a staccargli gli occhi di dosso. 

Squadrò meglio la donna che stava parlando con la signora Fujiwara: era indubbiamente bella ma non le sembrava adatta a quel posto. Non le ci volle molto per capire che il suo ex non stava affatto fissando i suoi prossimi clienti perché i suoi occhi erano incollati al figurino fasciato da un vestito rosso.

E poi finalmente lo vide, il dettaglio che era sempre stato lì ma che lei aveva faticato tanto a notare: l'enorme succhiotto che sporgeva in parte da sotto la sua camicia immacolata. 

Questa volta fu Adriel a irrigidirsi mentre osservava il segno violaceo e ancora recente che spiccava sulla pelle chiara di lui.

Il labbro inferiore le tremò e fu costretta a premere le labbra fra di loro per farlo smettere.

Vedere quel succhiotto era stata una doccia fredda e d'improvviso si sentiva inutile: l'aveva rimpiazzata alla velocità della luce e ora pensava solo a farsi altre donne. 

-Toglimi le mani di dosso.- gli disse quasi come se volesse minacciarlo.

Adesso era lei a non volerlo guardare negli occhi. Le faceva schifo sentire la sua vicinanza, sapere che aveva trovato un'altra in tempo record ma ancor di più si faceva schifo a se stessa per essere stata così idiota a credere che forse un minimo di rimpianto da parte sua ci sarebbe stato. 

Le mani di lui si abbassarono con lentezza, forse un po' di incertezza. Non le disse nulla, certo che non le disse nulla. Non era mica nato ieri, lui. Sapeva che se avesse parlato probabilmente avrebbe risvegliato la vipera intorpidita che era in lei facendole fare una scenata degna da Oscar.

Adriel da prima inciampò sui suoi stessi piedi ma subito dopo riprese equilibrio ed uscì senza più degnarlo di uno sguardo.

Dante la seguì con gli occhi fino a che non la vide scomparire nella hall dell'hotel. Si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni che lei gli aveva comprato e fece un profondo sospiro: la prima parte del suo piano era appena cominciata.

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Capitolo 6
*** Karma is a b*tch ***


KARMA IS A B*TCH

-Che porcile!- Giselle arricciò il naso mentre faceva lo slalom fra gli oggetti sparsi per terra nella stanza da letto della figlia -Non ho passato la mia vita ad educarti per ottenere questo.-  aggiunse facendo un gesto teatrale con le braccia.

Adriel mugolò qualcosa di molto simile a un -Lasciami in pace- come risposta mentre affondava il cucchiaio nella vaschetta di gelato quasi vuota. Stava rivedendo per la trentesima volta Il Diario di Bridget Jones e si era ormai convinta che anche lei avrebbe vissuto nella solitudine con vino e cibo cinese ad asporto.

Pensò pure di iniziare a scrivere un diario, per raccogliere tutte le sue memorie e soprattutto per elaborare meglio un piano per riconquistare Derek.

-Si può sapere che ti prende?- Giselle si era messa davanti alla TV per poter avere l'attenzione della figlia con le mani sui fianchi e lo sguardo omicida -Stamattina la tua faccia era sui giornali locali e vicino a te c'era Dante. Ero venuta qui per congratularmi e festeggiare il vostro ritorno insieme, pensavo non mi rispondessi da giorni perché stavi con lui.-

Adriel cacciò in bocca un'altra cucchiaiata di gelato che buttò giù senza masticare sperando che le si congelasse il cervello. Si... questo era quello che lei considerava masochismo: sfasciarsi di cibo e sperare che le si congelasse il cervello.

-Sono uscita con Dante perché dovevo aiutarlo a fare colpo su dei clienti giapponesi poi ho capito che lui voleva anche fare colpo sulla moglie di non so quale imprenditore suo concorrente.- le spiegò infilzando di nuovo il gelato con il cucchiaio -Lui non mi ha mai amata, capisci? Aveva pure un succhiotto grande quanto un pugno, non ha nemmeno provato a nasconderlo.- piagnucolò ad alta voce come fanno i bambini piccoli quando sono al supermercato e i genitori non gli comprano le merendine che vogliono loro.

Giselle alzò gli occhi al cielo per poi avvicinarsi alla figlia e strapparle la vaschetta dalle mani.

-Prima di tutto: sei stata ad un evento e non ti è nemmeno passato per l'anticamera del cervello di cercarti un nuovo marito?- la rimproverò la madre -E seconda cosa Dante ha tutto il diritto di rifarsi una vita dopo che sei stata tu a scaricarlo.- 

L'espressione di Adriel cambiò alla velocità della luce, guardò la madre con la fronte corrucciata e non seppe cosa dirle: aveva appena perso l'occasione di passare per la vittima della situazione.

Giselle dal canto suo era contrariata all'idea che il genero avesse trovato già un modo per rimpiazzare la figlia ma non lo diede a vedere a quest'ultima che continuò a sgridare -Non guardarmi con quegli occhi da cane bastonato, credevi che non l'avrei chiamato per sapere che cos'era successo? Ieri a pranzo mi ha raccontato tutto.-

-Tu hai pranzato con il mio ex marito alle mie spalle?- le chiese con tono accusatorio; forse non tutto il male vien per nuocere, Dio le stava dando una seconda  possibilità per poter essere la vittima.

-Ma certo mia cara, Dante è ancora un membro della mia famiglia. Solo uno sciocco resterebbe in cattivi rapporti con qualcuno come lui.- 

Adriel sentiva che le stava per cadere la mascella. Sapeva che sua madre era senza scrupoli sotto certi punti di vista ma pensava che comunque tenesse di più a sua figlia che a un milionario.

 

 

Si sedette sulla sabbia fine e guardò le onde che s'infrangevano contro la spiaggia. Il sole era tramontato da poco e il cielo si stava facendo di un blu sempre più intenso e scuro. 

Il mare non le piaceva se non di notte, quando in spiaggia non c'era nessuno e poteva starsene in tranquillità immaginando la sua vita come se fosse un film. 

Nei film in una scena del genere alla protagonista si sarebbe avvicinato qualcuno (non chiunque... diciamo che si sarebbe avvicinato l'uomo della sua vita, ecco), si sarebbe seduto vicino a lei e avrebbero riso e scherzato godendosi la semplicità di quel momento di intimità.

-Ehi.- Adriel alzò gli occhi riconoscendo immediatamente la voce di Derek. Lo guardò attonita per un attimo chiedendosi se la sua immaginazione stava lavorando meglio del solito o se quella era la realtà -Posso sedermi?- chiese lui indicando il posto vuoto accanto a lei che annuì ancora presa dallo sbalordimento.

Restarono lì, in silenzio, ognuno con lo sguardo perso a guardare la vastità dell'oceano.

-E' un bel nome, no? Intendo Mar dei Coralli.-  chiese Derek dopo un po',  buttando lì il primo discorso che gli venne in mente -E' un nome molto... Mh, artistico.- aggiunse capendo che come inizio di una conversazione forse non era il massimo.

-Si chiama così perché c'è la più grande barriera corallina del mondo.- gli rispose la ragazza accennando a una risata -Se fossi venuto a scuola per imparare e non per il football lo sapresti.- lo prese in giro scherzosamente beccandosi una spallata amichevole da parte dell'uomo che intanto si stava prendendo a sberle mentalmente. Idiota, pensò. 

 

 

-Grazie per la bella serata.- Adriel sorrise a Derek che aveva passeggiato con lei fino a casa. Era ormai notte fonda e stava iniziando a fare piuttosto freddo.

-E' stato un piacere.- il ragazzo moro le rivolse un sorriso sghembo mentre lei si appoggiava alla porta incrociando le braccia al petto. Derek, come ogni maschio che si rispetti, fece cadere l'occhio su di esso e questo dettaglio non sfuggì ad Adriel che si morse il labbro inferiore per non sorridere vittoriosa.

Per un attimo le dispiacque per Emily. Oh ma chi vogliamo prendere in giro? Chi se ne fotte di quella.  Disse fra se e se tornando a concentrarsi sul bel vedere davanti a lei.

Ripresero a chiacchierare e flirtare, soprattutto flirtare, ridendo l'uno alle battute dell'altra. Erano ormai entrati in una loro bolla, si erano estraniati completamente dal mondo e si stavano godendo la piacevole compagnia.

Stava tutto andando alla perfezione, il buon karma stava finalmente girando a suo favore. Finalmente. Pensò.

Era così persa nei discorsi che stavano facendo che non si era accorta di quanto lui si fosse avvicinato. Il cuore le balzò in gola quando la mano di Derek le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, le sue dita le sfiorarono delicatamente la pelle facendole correre un brivido lungo tutto il corpo. Era per caso in paradiso?

Stava per rivolgergli un sorriso ma prima che potesse fare qualsiasi cosa si ritrovò lunga distesa sul pavimento...  La porta si era aperta facendola cadere all'indietro.

-Tutto bene?- domandò Dante prendendo un sorso dalla bottiglia di birra che teneva in mano. Il suo sguardo si spostò velocemente da Adriel verso Derek che era rimasto con la mano a mezz'aria anche lui stupito da quell'improvvisa interruzione, abbassò in fretta il braccio lungo il fianco improvvisamente nervoso mentre Dante lo squadrava deglutendo il liquido freddo.

-Che ci fai tu qui?- sbottò Adriel rialzandosi velocemente in piedi. La vista di Dante non le era molto gradita in quel momento, ne in nessun altro a essere sinceri, aveva appena rovinato tutto. Il momento magico... la scintilla... era tutto finito nel giro di mezzo secondo.

-L'hotel è stato chiuso per uno sciopero del personale e quindi sono venuto nella casa che ho comprato con i miei soldi.- Dante sembrava l'unico a suo agio in quella situazione, si strinse nelle spalle e bevve un altro sorso di birra. 

-Non potevi andare dalla tua amante?- Adriel incrociò di nuovo le braccia sotto al seno ma questa volta per rabbia e non per attenzione. Se gli sguardi potessero uccidere a quest'ora Dante Rosewain sarebbe stato un uomo morto.

-Mi hai visto?- le rispose, sarcasticamente, lui indicandosi. Come al solito non indossava la maglietta ma solo un paio di pantaloni di tuta grigia a vita bassa -Sono piuttosto difficile da nascondere.- 

Adriel si era ormai completamente dimenticata della presenza di Derek che se ne stava fermo e li guardava a disagio. Anche lui era infastidito da quell'interruzione e detestava l'idea che quel bellimbusto fosse lì davanti a loro per di più mezzo nudo a mettere in mostra i pettorali scolpiti e le spalle larghe.

A sentire la risposta dell'ex ad Adriel il sangue andò dritto al cervello e i tre segni viola che risaltavano sulla sua pelle non stavano di certo migliorando la situazione.

-Fottiti, Rosewain.- gli disse soltanto per poi girare i tacchi e andarsene a grandi falciate. 

Fanculo al buon Karma. Pensò mentre correva su per le scale e si fiondava in camera sua per vedere Le regole del delitto perfetto; aveva bisogno di consigli utili che solo la TV in quel momento le poteva dare.

Dante accennò a una risata per poi richiudere la porta senza degnare di un saluto Derek come se quest'ultimo non fosse mai stato lì  e, bevendo l'ultimo sorso di birra, tornò in salotto a guardare la partita di football che stavano trasmettendo in televisione. Stava tutto andando secondo i piani.

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Capitolo 7
*** Some ugly truth ***


SOME UGLY TRUTH

Niente avrebbe potuto rovinare quella giornata, Adriel ne era certa. Nonostante la brusca interruzione della sera prima da parte di Dante lei sentiva che quel giorno le cose sarebbero andate decisamente molto meglio. 

Si doveva preparare per la sua prima lezione di giardinaggio, aveva tutta l'intenzione di fare le cose con grande stile e per riuscirci doveva per forza uscire a fare shopping.

Il suo entusiasmo era velocemente calato quando, una volta scesa al piano di sotto, aveva trovato Dante seduto sul bancone della cucina a mangiare pancake coperti da così tanta Mou che ci mancava poco che traboccasse fuori dal piatto.

-Buongiorno.- l'aveva salutata lui senza alzare lo sguardo nella sua direzione. La donna si era limitata ad arricciare il naso senza rispondergli decidendo che la cosa migliore da fare con lui era ignorarlo e uscire di casa, avrebbe fatto colazione al centro commerciale.

Era quasi arrivata alla porta d'ingresso quando la voce dell'uomo la fermò: -Ricordati che a mezzogiorno abbiamo un pranzo con i signori Fujiwara.- 

-Come scusa?- Era uno scherzo per caso? Si voltò verso di lui che si era alzato e ora stava in piedi con una spalla appoggiata allo stipite della porta della cucina, le braccia incrociate al petto ed un sorriso sornione dipinto sulle labbra.

-Ho detto che a mezzogiorno andiamo a pranzare con i Fujiwara, cerca di renderti presentabile e di non farmi fare brutte figure.- 

Per poco non le cadde a terra la mascella.

Ma come diamine si permette? Si domandò lei portando le mani sui fianchi.

-E se avessi un impegno?- 

Dante aggrottò la fronte ed Adriel pensò di averla vinta ma le parole che uscirono dalla bocca dell'ex marito furono un colpo tremendamente basso e doloroso.

-Con quella sottospecie di parassita con cui sei uscita ieri? Capirà. E' riuscito ad aspettare un anno per il divorzio, riuscirà ad aspettare un'altra settimana.- Aveva pronunciato quella frase in una maniera che lei non avrebbe saputo descrivere. Disgusto? Indifferenza? Dolore? Una cosa è comunque era certa: Dante sapeva molte più cose di quante lei credesse. 

Non fece in tempo a trovare una risposta da dargli, lui se n'era già andato verso il bagno chiudendosi a chiave e lei era rimasta lì impalata a seguirlo con gli occhi mentre dall'espressione del suo viso si vedevano tutte le colpe non ammesse.

 

Alla fine il pranzo con i signori Fujiwara non era stata una tortura come Adriel si era immaginata, erano due persone molto alla mano che parlavano bene la loro lingua e che amavano scherzare. Adriel era riuscita a scoprire che Saki Fujiwara era una grande appassionata di botanica  ed aveva deciso di cogliere la palla al balzo invitandola a partecipare con lei alla lezione di giardinaggio che avrebbe avuto nel pomeriggio. La donna ne sembrava entusiasta e anche il marito parve sollevato di potersi liberare di lei almeno per un paio d'ore. Se i due clienti stranieri sembravano contenti, Dante sembrava un po' sospettoso e diffidente ma non disse niente decidendo invece di cambiare discorso e parlare di Formula 1. Aki era un grande fan delle macchine potenti e Adriel si era chiesta perché Dante non gli avesse proposto di vedere le sue di automobili. 

 

-Come vi siete conosciuti tu e Dante, mia cara?- Aveva chiesto Saki mentre erano intente a piantare dei semini di prezzemolo in dei piccoli vasi di terracotta. 

La donna orientale indossava un grande cappello di paglia nonostante fossero in una serra ma Adriel trovava che le stesse benissimo. Le ricordava molto sua nonna, nelle Filippine, che quando era piccola la portava con se d'estate a coltivare i campi. Solitamente Adriel restava nell'ombra degli alberi di papaya a giocare con le bambole mentre la nonna Sofìa lavorava cantando ogni tanto qualche canzone in spagnolo.

-In un aeroporto, niente di romantico a dire il vero.- le confessò la più giovane spostandosi un ciuffo di capelli neri dalla fronte, in quel posto si soffocava dal caldo -Gli ho versato il suo caffè addosso perchè rischiavo di non arrivare in tempo sull'aereo e avevo bisogno di un cappuccino a tutti i costi.- 

Saki rise di gusto: -Voi giovani donne sapete come farvi rispettare.- 

-E lei come ha conosciuto il signor Fujiwara.- Di sottecchi Adriel notò il viso della donna addolcirsi.

-Il matrimonio fra me e Aki è stato combinato dai nostri genitori. Nessuno di noi due voleva sposarsi. Sai, lui amava un'altra donna e io non me la sentivo di sposare qualcuno solo per soldi. Sono sempre stata molto romantica, credevo nel vero amore. Poi, con il tempo, abbiamo imparato a rispettarci e a volerci bene. Mi sono resa conto di amare mio marito solo quando ho scoperto di essere incinta della nostra prima figlia. Tu e Dante non avete figli?-

Adriel scosse la testa. Dante aveva voluto dei figli ma lei non si era sentita pronta e aveva continuato a prendere la pillola di nascosto.

-E' un vero peccato, i figli ti cambiano la vita.-

-Dante lavora molto, non voglio un padre assente nella vita dei miei bambini.- affermò la ragazza; non sapeva da dove aveva tirato fuori quella scusa ma sembrava abbastanza convincente. Era vero che Dante si ammazzava di lavoro e restava in ufficio fino a tardi ma non le era mai importato molto di questo dettaglio, a lei non era mai mancato niente e in ogni caso non si era mai immaginata una famiglia, non con lui per lo meno.

-Immagino. E' chiaro che ama molto la sua azienda.- 

-Si, gli è stata lasciata in eredità dal padre che l'aveva fondata con lo zio di Dante.- Quando Joseph Rosewain era venuto a mancare un paio di anni prima, Dante ne era rimasto seduto ma aveva preso il suo posto facendo un ottimo lavoro.

-Posso chiederti una cosa, sempre se non sono troppo indiscreta.- Saki aveva abbassato la voce e si era tolta i guanti sporchi di terra e concime spostando il vaso da parte. Adriel aggrottò la fronte ma annuì facendo lo stesso.

-Come sta Dante? Intendo dopo tutto quello che è successo con suo zio.- chiese con un filo di voce la donna mentre si toglieva un po' di terriccio dal grembiule verde. Le bastò uno sguardo nella direzione di Adriel per capire che la giovane non avesse la più pallida idea di cosa stesse parlando -Tu non ne sai niente?- disse leggermente shoccata spalancando i piccoli occhi a mandorla. 

-Sapere cosa?- le rispose l'altra preoccupata d'improvviso.

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Capitolo 8
*** People like us ***


PEOPLE LIKE US


-Dante!- Adriel entrò in casa sbattendo la porta con forza. Era quasi certa che prima o poi avrebbe finito per scardinarla.

Il sangue le ribolliva nelle vene, lanciò una rapida occhiata intorno al salotto ma lo trovò vuoto: la tv era spenta, sul tavolino non c'era nessuna bottiglia di birra ne confezioni vuote di patatine  scatole di pizza.

La donna aggrottò la fronte ma passò oltre chiamando di nuovo il nome dell'ex marito. Corse verso le scale sbattendo con forza i piedi ad ogni gradino per fargli capire di già che era incazzata quanto una iena.

-Dante!- esordì entrando nella stanza dove aveva dormito lui fino ad allora, la trovò completamente vuota. Il letto era fatto alla perfezione come se nessuno ci avesse mai dormito, gli armadi non avevano nessun vestito dentro e non c'era nemmeno la valigia per terra. 

Sospirò pesante e si sedette sul letto passandosi una mano sul viso: se n'era andato, che bastardo!

 

-Ehi, tutto bene? Che ci fai tu qui?- 

Adriel era shoccata di trovarsi Derek davanti alla porta di casa con in mano una scatola di donuts e nell'altra un film, non uno qualunque ma il suo preferito: Orgoglio e Pregiudizio.

Derek le rivolse un sorriso un po' timido sentendosi d'improvviso un idiota bello e buono a essersi presentato di fronte a casa sua in quel modo decisamente inappropriato.

-Tutto bene, ti ho vista l'altro giorno al supermercato. Ti abbiamo salutato ma non hai risposto, sembravi soprappensiero tanto che ti sei dimenticata questa alla cassa.- Le rispose lui facendo cenno con la testa verso la scatola rosa pallido contenente i dolci di cui lei andava matta.

Le labbra di Adriel formarono una 'o' ma nessun suono uscì, guardò il ragazzo negli occhi nocciola e subito dopo sorrise facendosi da parte per farlo entrare in casa.

-E' molto gentile da parte tua esserti preoccupato per me.- Disse guidandolo verso il salotto. Non si sarebbe mai aspettata di vederlo, così: d'improvviso. 

Derek sembrava un po' teso, si guardava intorno aspettandosi che chissà chi sbucasse d'improvviso e l'attaccasse.

-Il tuo ex, voglio dire Dante... Lui non è qui?- 

Lei scosse la testa stringendosi nelle spalle.

-Se n'è andato già da qualche giorno.- Lo informò ricevendo in cambio un mezzo sorriso.

 

Il film era ormai quasi finito, presto il signor Bingley sarebbe andato dalla dolce Jane a chiederla in moglie. Adriel sospirò mettendo da parte il donut che aveva mangiato solo a metà. Le sarebbe esploso lo stomaco se ne avesse preso anche solo un altro pezzo, in quei giorni poi stava mangiando un sacco... Forse a causa dello stress. Pensò cercando di tornare a concentrarsi sulle immagini alla tv ma con scarsi risultati. 

Derek era seduto a pochi centimetri da lei, il suo braccio era allungato sullo schienale del divano e le circondava le spalle mentre le loro gambe si sfioravano appena. Per tutta la durata del dvd aveva combattuto contro l'impulso di appoggiare la testa contro la sua spalla o di abbracciarlo ricordandosi che lui era ancora fidanzato. Ancora, ma non per molto.

-Beh, io devo tornare a casa.- Derek si alzò dal divano stiracchiandosi per un attimo e Adriel approfittò del fatto che le stesse dando le spalle per alzare gli occhi al cielo.

-Oh, certo, capisco!- Annuì lei forzando un sorriso: -Grazie ancora per essere passato, non volevo farti preoccupare.- Gli ripeté per quella che doveva essere la millesima volta mentre insieme si dirigevano verso l'uscita principale.

-Mi ha fatto piacere passare del tempo con te, quindi non devi pensarlo nemmeno.- Si fermarono davanti all'uscio guardandosi negli occhi entrambi con un sorriso appena accennato sulle labbra.

-Beh, anche a me ha fatto piacere passare del tempo con te.- Disse di rimando lei afferrando la maniglia.

-Allora ciao.- 

-Ciao...- Mormorò.

Adriel avrebbe voluto dire o fare qualcosa di intelligente per invogliarlo a restare un altro po' in sua compagnia, magari tutta la notte... Invece rimase immobile a fissarlo con quel piccolo sorriso idiota in faccia non realizzando nemmeno che lui nel frattempo si era chinato con calma verso di lei e le aveva stampato un  soffice bacio all'angolo della bocca. 

-Buonanotte.- Sussurrò Derek con un filo di voce facendola rabbrividire e, così come era arrivato, se ne andò.

La giovane rimase per un altro po' ferma imbambolata e subito dopo sorrise raggiante, chiuse la porta e gridò ad alta voce per poi saltellare fino al soggiorno e buttarsi a peso morto sul divano. Affondò la faccia in un cuscino cacciando altri urletti di gioia. Era successo per davvero? Derek l'aveva veramente quasi baciata?

Si voltò a pancia in su iniziando a fissare il soffitto immacolato, il sorriso ebete ancora sulle labbra e un'aria sognante. Fu lo squillare del cellulare a riportarla bruscamente alla realtà.

Si scosse di colpo mettendosi di nuovo seduta; sullo schermo del telefono c'era il nome della persona che pensava non avrebbe mai più risentito in vita sua: Gloria.

Che vorrà da me? Aveva detto che non mi voleva mai più rivedere. Pensò fra se e se mentre si schiariva la voce per poi rispondere.

-Pronto?

-Adriel.- La voce dall'altro capo del telefono non era quella sempre misurata e calma di Gloria Agostino in Rosewain.

-Gloria. Tutto bene? Che succede?-

-Dante è lì con te? Sono giorni che provo a contattarlo senza ricevere alcuna risposta, in ufficio non si è presentato e nessuno dei suoi amici lo vede da qualche settimana ormai.- Gloria pareva disperata e sul punto di piangere, ciò bastava a far preoccupare la più giovane che sentì il sangue gelarsi nelle vene d'improvviso.

-E' andato via da qua da un po', non l'ho visto e non l'ho sentito. E' sparito senza dirmi niente.- Rispose in tutta onestà alzandosi dal divano per poi passarsi una mano fra i capelli. Sentì Gloria sospirare contro la cornetta e poi la chiamata fu interrotta.

Adriel abbassò il telefono lanciando un'occhiata scocciata allo schermo, ma che maniere sono queste? Sbuffò e scosse la testa per poi scorrere velocemente la rubrica alla ricerca del nome di Dante. Premette la chiamata ma immediatamente le rispose la segreteria telefonica. 

Ritentò ma il risultato fu lo stesso.

Richiamò ancora e ancora e ancora ma senza successo, infine stanca di provarci tornò a sedersi  sul divano. La mente era ben lontana da Derek e da quel piccolo bacio. 

Dov'è? Si chiese per poi ritornare a pensare a quello che la signora Fujiwara le aveva raccontato. Per colpa di quella storia aveva passato diverse notti insonni a girarsi e a rigirarsi nel letto incolpandosi di essere stata la peggiore delle mogli.

Afferrò di nuovo il telefono. Gloria era una donna intelligente ma non moderna. Digitò velocemente il nome di Dante su Google. Sorridendo: la soluzione a tutti i problemi del 21esimo secolo.

 

-Maritinoooo.- La ragazza entrò nella lussuosa camera d'hotel buttando la borsa sul divano, dietro di lei un facchino trasportava due pesanti valigie colme di vestiti e sembrò molto sollevato di lasciarle finalmente a terra per poi dileguarsi.

Il sorriso di Adriel morì sul colpo: la camera era vuota. VUOTA.

Abbassò i suoi nuovi occhiali Bulgari fino alla punta del naso come se vedere senza quelle tonalità color seppia le avrebbe aiutato a scorgere meglio 1,81 m di uomo in una stanza.

La receptionist le aveva confermato che Dante era in quell'hotel e le aveva anche dato la chiave della stanza ma DOVE DIAMINE ERA LUI?

Si era fatta un volo dalla Gold Coast fino a Melbourne poi uno da Melbourne fino a Singapore, da Singapore fino ad Atene e finalmente da Atene fino a Zante solo per lui, per prenderlo e trascinarlo fino a casa per farsi perdonare in qualche modo da Gloria e il signorino che faceva? Non aveva nemmeno la decenza di farsi trovare nella sua camera d'hotel.

Aveva dovuto usare a pieno le sue doti da investigatrice telefonando anche al suo pilota di jet per sapere se aveva affrontato qualche volo e dopo diverse minacce era riuscita a fargli sputare il rospo. E tutto ciò per cosa? N u l l a.

 

Dante rientrò nella suite presidenziale nel cuore della notte. Aveva passato tutta la giornata sul sua barca ma non se l'era sentita di passarci la notte, non da solo.

Sin da subito un paio di tacchi vertiginosi attirarono la sua attenzione, erano stati abbandonati e dimenticati all'entrata. Alzò un sopracciglio riconoscendo subito di chi fossero.

Trovò Adriel addormentata sul grande letto matrimoniale. Si era come al solito messa in una posizione diagonale e a lui non restava molto spazio per distendersi. Non si chiese nemmeno come avesse fatto a trovarlo, la conosceva abbastanza bene da sapere che avrebbe fatto carte false pur di ottenere quello di cui aveva bisogno. Come aveva fatto con lui...

Si sedette sul materasso strofinandosi le mani sul viso per poi lanciarle uno sguardo con la coda dell'occhio: aveva i capelli corvini sparpagliati ovunque e stava abbracciando il cuscino sul quale teneva la testa appoggiata.

Allungò una mano verso di lei spostandole i capelli dal viso che poi accarezzò con il dorso delle dita.

-Dove sei stato?- Gli chiese lei senza aprire gli occhi.

Dio, perché le donne sono così psicopatiche?

Non ottenendo alcuna risposta, Adriel si decise ad aprire gli occhi ed alzare la testa nella sua direzione.

-Non sei stato con una donna o ne sentirei l'odore. Non sembri nemmeno ubriaco, allora...? Dove sei stato? E non solo oggi ma in tutti questi  giorni.-

Silenzio. Adriel si mise a sedere. 

-Dante.- Ma lui alzò solo gli occhi al cielo spostando la mano dal suo viso per poi alzarsi ed iniziare a spogliarsi in silenzio per poi infilarsi sotto le lenzuola voltandole le spalle.

-Ehi, ma che ti ho fatto?- Domandò appoggiando una mano sul suo braccio, si sporse verso di lui e lo guardò di profilo: aveva già chiuso gli occhi e le ciglia chiare gli stavano sfiorando le guance, la barba era diventata più folta dall'ultima volta che si erano visti. Aveva delle occhiaie profonde e la pelle era più pallida del normale. Faceva quasi impressione vedere il colorito niveo di lui vicino a quello abbronzato e luminoso di lei.

Fu come vedere Dante per la prima volta dopo un sacco di anni. Dalle labbra era sparito il sorrisetto di sfida che tanto lo distingueva da qualsiasi altra persona, tutto di lui era cambiato e Adriel non avrebbe saputo dire con precisione quando questa metamorfosi fosse avvenuta. Si domandò se fosse diventato così a causa sua o a causa di tutti i problemi che avevano colpito duramente Rosewain Corporation Industries Inc.

-Ehi, te l'ho mai detto che sei bello?-

-Cosa vuoi, Adriel?- Ormai si era arreso all'idea che non l'avrebbe lasciato in pace se non le avesse risposto. 

-Parlare, è da tanto che non lo facciamo.- 

-Ma ho sonno.- Le rispose lui voltandosi per poterla finalmente guardare in faccia. Lei alzò gli occhi al cielo.

-Tu sei sempre stanco. Anche per il sesso.-

-Cosa vorresti insinuare, scusa?-

Adriel gli scoccò un'occhiata ammiccante: -Scusa, ho sonno.- Gli disse soltanto per poi distendersi a fianco a lui cogliendo l'occasione per dargli le spalle di rimando a poco prima.

Dante fece un verso che ricordava quello di un animale ferito facendola ridere sommessamente.

-Buonanotte.-

 

Il mattino seguente Adriel si era risvegliata avvolta fra le braccia dell'ex marito che ancora dormiva. La sua ehm... erezione... era premuta contro il bacino di lei ma era già abituata a sorpresine del genere.

Si appuntò mentalmente di telefonare e Gloria per informarla di averle ritrovato l'unico figlio poi si voltò verso quest'ultimo sperando che una volta sveglio gli andasse di parlarle e a sorpresa lo trovò sveglio. 

Gli occhi azzurri incontrarono quelli marroni di lei e non poté fare a meno di sorridergli aspettandosi che ricambiasse come era abituata lei. Dante fece per spostarsi per scendere dal letto ma Adriel fu più veloce. Con un movimento fluido si mise sopra di lui premendo il proprio petto contro quello dell'uomo mentre gli stringeva la vita con le gambe.

-Dobbiamo parlare.- 

-Ancora insisti?- Le chiese lui inclinando la testa da un lato.

-Sono tua moglie. E' una legge non scritta che mi devi dire tutto.-

-Ex moglie.- Specificò lui alzando poi gli occhi al cielo.

-Ero tua moglie quando la società è andata in crisi, ma comunque tu non me ne hai mai parlato.- Gli rispose per poi tirargli un leggero pugno sulla spalla. Dante inarcò prima un sopracciglio per poi scuotere leggermente la testa e spostare lo sguardo da un'altra parte.

-Dante, erano affari tuoi quanto miei.- Tentò di esortarlo a parlare ma l'unica sua reazione fu di passarsi la lingua fra le labbra per poi tornare a serrare la bocca.

Esasperata, la donna sospirò: -Joaquim che fine ha fatto?- Chiese sperando di riuscire ad ottenere almeno una risposta.

-E' in prigione.- Finalmente Dante tornò a guardarla negli occhi: -Gli avvocati sono riusciti a dimostrare come truffasse la società, i suoi beni sono stati confiscati e buona parte dei soldi che aveva nei vari conti correnti all'estero sono stati usati come risarcimento.-

-Ma siamo ancora in crisi. O non capirei la fusione con il gruppo orientale.-

-No, non sono più in crisi, Adriel. Quello che voglio fare con Aki Fujiwara è una joint venture per poter penetrare insieme il mercato europeo. Soddisfatta?- 

Adriel fu colpita dalla freddezza con cui le aveva rivolto quelle parole. Si limitò ad annuire e scese dal suo corpo per poi stendersi sul letto e voltarsi dall'altra parte a riflettere mentre lui si alzò e se ne andò in bagno a farsi una doccia fredda.

 

 

Adriel si sporse dal pulpito di prua della barca, un sorriso enorme dipinto sulle labbra e gli occhi socchiusi per via del sole nonostante stesse indossando gli occhiali. 

Faceva un gran caldo reso un po' più sopportabile dalla timida brezza fresca che soffiava ogni tanto.

La donna respirò a pieni polmoni l'aria pulita mentre il suo sguardo cadeva verso l'acqua cristallina del Mar Ionio. Si erano allontanati di molto dall'isola tanto che riusciva appena appena a scorgerla all'orizzonte.

Il suo sorriso divenne improvvisamente triste: era proprio in Grecia che aveva fatto cascare Dante ai propri piedi, forse era per questo che lui aveva deciso di tornarci per stare un po' da solo?

Abbastanza masochista da parte sua. Pensò.

Ricordava ogni dettaglio di quel viaggio: Come lui le aveva preso la mano mentre camminavano di notte per le strade della città adornate ricche di luci e lanterne colorate, come avevano ballato la salsa in piazza accompagnati dal suono dei tamburi e delle percussioni, l'aveva fatta ridere di cuore facendole provare delle emozioni incredibili, emozioni che pensava si vedessero solo nei film o si leggessero nei libri. Con lui la sua vita era veramente diventata un film. 

Sospirando si voltò per tornare verso il timone dove fino a poco prima c'era Dante, ma fu sorpresa di trovarlo seduto sul ponte con una birra in mano, indossava ancora gli occhiali e la camicia bianca e leggera.

-Dovresti smetterla di avere quel muso lungo, ti verranno le rughe.- Lo prese in giro avvicinandosi a lui, si sedette al suo fianco appoggiando poi la testa sulla sua spalla: -Pensavo non saremmo mai tornati in Grecia.- Gli confessò con un filo di voce, lo sentì sbuffare e ciò la fece ridere a bassa voce.

-Andiamo, Dante, ti ricordi anche tu quanto ci siamo divertiti qui l'ultima volta.- 

-Sono cambiate molte cose dall'ultima volta.- Le rispose lui mentre lei allungava la mano verso la sua birra per prenderne un sorso e subito dopo ridargliela.

-E di chi è la colpa?- Gli chiese aggrottando la fronte.

Dante allora voltò la testa nella sua direzione e si guardarono entrambi negli occhi attraverso le lenti degli occhiali da sole.

-Tua.- La voce di Dante era pacata, parlava come se stesse dicendo l'ovvio e nient'altro. 

L'angolo della bocca di Adriel ebbe un tremito ma non disse niente, si staccò dal suo corpo mentre (a gran sorpresa) Dante ricominciava a parlare: -Ma non importa.  Alla fine gente come me merita di stare con gente come te.- Questa volta fu il biondo a bere un po' del liquido ghiacciato dalla bottiglia.

-Ho passato mesi a chiedermi dove avessi sbagliato. La società stava fallendo. I clienti, anche i più vecchi e fedeli, stavano scegliendo altre compagnie a cui rivolgersi... Il mio stesso zio mi aveva tradito e derubato. I miei dipendenti non si fidavano di me... Tutto nella mia carriera sembrava un disastro senza fine. Ma poi la sera tornavo a casa e c'eri tu ad aspettarmi, così felice e ignara di tutto. Sempre così positiva e sorridente. La tua sola presenza mi migliorava la giornata...- Prese una pausa per deglutire come in cerca delle parole giuste: -Non crederti furba, Adriel, l'ho sempre saputo che il nostro matrimonio era di pura convenienza per te. Eppure credevo che, con gli anni, avresti imparato ad amarmi. Se non nella stessa maniera in cui ti amavo io, almeno in parte. Credevo che almeno tu mi avresti apprezzato, un giorno, per quello che sono io e non per quello che ho sul mio conto corrente.-

Adriel aprì bocca per parlare ma la richiuse subito dopo. Dante l'amava? Indubbiamente si erano detti 'Ti amo' diverse volte nel corso della loro storia ma... Era vero amore?

-Poi anche quel piccolo brandello della mia vita che sembrava andare bene andò al diavolo. Hai chiesto il divorzio così: di punto in bianco. Pensai che avevi scoperto della situazione disastrata in cui si trovava la compagnia, ero sicuro che mi avresti lasciato perché stava fallendo tutto e quindi iniziai a lavorare il triplo per poter sistemare tutto. Per riuscire a riconquistarti. Ma no, tu non ne sapevi niente, vero?- Dante sorrise, un sorriso ironico e un po' amaro: -Non ti eri accorta di nulla, impegnata com'eri a messaggiare costantemente con Derek.- 

Cos'era quella sensazione che Adriel sentiva improvvisamente sul cuore e alla bocca dello stomaco? Oh, senso di colpa. Abbassò lo sguardo voltando la testa dall'altra parte.

Dante si passò una mano fra i capelli, scompigliandoli. Sospirò pesantemente: -Cos'ha lui più di me? Cos'ha fatto di più per te rispetto a quello che ho fatto io? Ti  ho sempre dato tutto quello che volevi, sia di materiale che non. Per te sono arrivato a toccare il fondo, ho lasciato che mi rovinassi la vita e come un imbecille lascio che continui a farlo. Mentre tu te ne fotti ampiamente di qualsiasi altra persona al di fuori di te stessa concentrata come sei a...-

-Cosa vuoi da me, Dante?- Gli domandò lei con voce seria come mai nessuno dei due l'aveva sentita.

L'uomo parve pensarci su per un po'. Adriel aveva di nuovo trovato il coraggio di guardarlo in faccia.

-Voglio che ti trovi un lavoro, che smetti di dipendere da me e che te ne vada per sempre dalla mia vita.- 

Per lei quelle parole furono come una doccia ghiacciata. Poteva acconsentire all'idea di trovarsi di nuovo un lavoro ma perdere Dante definitivamente? 

Sbattè un paio di volte le palpebre sperando che tutto ciò fosse solo un sogno. 

-D'accordo.- Rispose dopo quella che sembrò un eternità, dopodiché si alzò in piedi sperando che le sue gambe la reggessero: -Adesso però riportami a terra, voglio tornare a casa. E chiama tua madre, è preoccupata per te.- Detto ciò si allontanò da lui sperando facesse immediatamente ciò che gli aveva chiesto.

Non appena la coppia entrò in hotel, Adriel corse in bagno chiudendosi a chiave per poi scoppiare in un pianto isterico. Come avrebbe fatto ora? 

Dante prese il suo telefono iniziando a scorrere la rubrica per trovare il nome di sua madre, sbloccò il contatto e premette il tasto per iniziare la telefonata. Sentiva il singhiozzo di Adriel provenire dal bagno ma lo ignorò sedendosi sul bordo del letto: ancora una volta stava andando tutto secondo i suoi piani. 

 

 

N.d.A.

Finalmente un aggiornamento dopo mesi! Non uccidetemi se sono sparita ma ho avuto un sacco da fare e praticamente zero idee, spero che la storia vi piaccia e che continui ad appassionarvi.

Premetto che il capitolo (come al mio solito) non l'ho riletto e pubblico (prometto che lo farò al più presto, portate pazienza)!

Un bacio a tutti. 

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Capitolo 9
*** Missing you ***


MISSING YOU

Le nocche di Adriel diventarono bianche per quanto forte stava stringendo il telefono fra le mani: quella paziente era davvero impossibile.

-Signora, le ripeto che ho controllato già tre volte e non c'è neanche uno spazio disponibile prima del 13 novembre per la visita medica che state richiedendo.- Disse nuovamente Adriel alzando gli occhi al cielo.

Suo padre le rivolse un sorriso comprensivo mimandole qualcosa che non riuscì a comprendere bene con le labbra.
Era riuscita, fortunatamente, a trovare quasi subito un impiego quando era tornata dalla Grecia anche se lavorare come segretaria di suo padre non la entusiasmava poi così tanto, in particolar modo quando sua madre decideva di presentarsi al lavoro per fare una sorpresa a entrambi.

Abbassò la cornetta del telefono passandosi le mani sul viso e poi si voltò a confermare l'appuntamento nel registro del computer.

Erano passate quasi tre settimane dal rientro dalla Grecia e Adriel non aveva avuto alcun contatto con Dante da allora. Non si erano parlati molto neanche durante il viaggio di ritorno e in aeroporto si erano solo scambiati un 'ci vediamo' imbarazzato per poi prendere ognuno la propria strada.

In compenso aveva iniziato a vedere più spesso Derek tanto da essere usciti un paio di volte a pranzo insieme, lui le aveva raccontato brevemente dei preparativi del matrimonio per poi sorvolare velocemente l'argomento per poter parlare d'altro. Ma una cosa era certa: non era ancora stata stabilita una data precisa e questo in parte le dava sollievo e la distraeva dal ricordo del suo ex marito che invece si era dato alla vida loca.

"Finita la love story fra Dante Rosewain e  Adriel McLeon (ex) Rosewain
"Incredibile! Break up Dandriel, era durata fin troppo."
"Spotted: Dante Rosewain mano nella mano con una sexy mora (e non è sua moglie!)"

 

Questi erano solo alcuni dei titoli presenti sui tabloid che erano circolati in quel periodo. Pareva che tutta l'attenzione mediatica che erano riusciti ad evitare con successo fino ad allora si fosse improvvisamente scatenata su di loro tanto che Adriel per diversi giorni si era ritrovata con fotografi che la seguivano in giro per la città facendole domande sul suo matrimonio finito

 

Emily si tolse le cuffie dalle orecchie alzando le sopracciglia mentre il suo sguardo si fermava a squadrare attentamente la figura femminile e graziosa seduta sulla panchina a diversi metri da lei. 
Invidiò profondamente Adriel per come riuscisse a essere così elegante nei minimi movimenti e nella postura. Lei, invece, si riteneva abbastanza goffa e impacciata. Non era mai stata quel tipo di ragazza che riusciva a catturare l'attenzione della gente mentre Adriel ci riusciva senza accorgersene; stando semplicemente seduta su una panchina con le gambe accavallate strette nei jeans attillati a vita alta, una t-shirt bianca  e i capelli sciolti a coprirle il viso mentre leggeva un libro. 

Decise di avvicinarsi a salutarla: -Ehi.- Disse timidamente sperando di riuscire ad attirare la sua attenzione. Ora che le stava a fianco sbirciò verso la copertina del libro sul quale lesse Dostoevskij Delitto e Castigo

E' pure un'intellettuale, pensò la ragazza ricordandosi che l'ultimo libro che lei aveva letto era una parodia di 50 sfumature di grigio.

Adriel alzò lo sguardo dalla pagina che leggeva svogliatamente e voltò la testa nella direzione della bionda dal volto angelico che le stava rivolgendo un timido sorriso. 
Forzò le labbra a fare il più smagliante dei sorrisi e socchiuse gli occhi: -Ehy Emy! Tutto bene?- 

 

Emily annuì abbagliata dal bianco dei denti dell'altra ragazza che le illuminava ancor di più l'ampio sorriso e si rilassò un pochino: -Tutto bene, scusa se ti ho disturbato volevo solo fare un saluto dato che ti ho vista qua...-

Adriel accennò a una risata finta: -Tranquilla.- Le disse prendendo dalla panchina il leggero maglioncino che si era portata per poi battere con la mano sul posto libero al suo fianco: -Fammi un po' di compagnia, è da tanto che non ci vediamo.- 

-Lo so, ho visto le notizie che girano sul web ultimamente e volevo dirti che mi dispiace molto. So che tu e Derek siete amici si dall'infanzia e se vuoi sai che puoi contare sul nostro sostegno di qualsiasi cosa si tratti.- Affermò con dolcezza la bionda puntando i suoi occhioni azzurri in quelli scuri dell'altra.

Il sorriso di Adriel ebbe un tremito, la mora sperò che l'altra non l'avesse notato e si strinse nelle spalle per poi sospirare con fare rassegnato: -Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, era solo una questione di tempo prima che la notizia del divorzio arrivasse all'orecchio di qualche giornalista o paparazzo. I media gonfiano molto le notizie senza avere delle fonti concrete. Ma ti ringrazio. Piuttosto dimmi: come vanno i preparativi per le nozze?-

-Sono a un punto morto.- Le confessò la ragazza: -Io e Derek non riusciamo a metterci d'accordo sulla data, io vorrei celebrare il matrimonio in primavera mentre lui vuole in estate, non capisce che in estate si morirà dal caldo e le zanzare divoreranno gli ospiti.- 

Questa volta Adriel rise per davvero portandosi la mano sulla bocca: -Continua a insistere, vedrai che prima o poi mollerà l'osso.- Mentì. Conosceva fin troppo bene Derek e sapeva che quando s'impuntava su una cosa doveva essere quella. 
Nonostante lo conoscesse sin dall'infanzia le sembrava che qualcosa in lui fosse cambiato con gli anni, come se i suoi bollenti spiriti si fossero calmati con il tempo e ora fosse più docile e accondiscendente.

-Se lo dici tu...- Emily sospirò sconsolata e scosse un paio di volte la testa facendo fluttuare la coda di capelli biondi in aria.
Adriel si sentì quasi in colpa per lei ma scrollò via il sentimento allungando le mani verso quelle di Emily stringendogliele in maniera rassicurante.

 

Dante si stava rigirando la penna fra le dita mentre seguiva annoiato la riunione di lavoro con il suo team quando lo schermo del telefono si illuminò per poi tremare un paio di volte. 
Lo sbloccò aprendo le foto che aveva ricevuto: Adriel seduta su una panchina a leggere e sempre Adriel con una ragazza bionda vicino a lei, stavano passeggiando nel parco e la mora sorrideva mentre l'altra sembrava stesse per dirle qualcosa. 

Osservò attentamente entrambe le figure presenti nella foto per poi digitare una risposta a Francis, il bodyguard che aveva assunto per tenere Adriel lontana dai paparazzi e da qualsiasi altro pericolo in generale.

Guardò la ex moglie con indosso degli abiti semplici, non ricordava di averla mai vista con addosso dei jeans, una t-shirt (che non fosse la sua), un maglioncino legato intorno alla vita e delle scarpe da ginnastica. Notò come quei pantaloni le slanciassero le gambe lunghe, la maglietta non era scollata ma riusciva comunque a mettere in evidenza il suo seno...

Cristo, come fa ad essere così attraente? Si domandò con un sospiro esasperato per poi mettere via il telefono. 

In quelle settimane senza di lei si era concentrato a pieno sul lavoro per poi ricominciare a uscire con i suoi amici nei locali per distrarsi un po' ma nonostante tutto lei gli mancava.

 

Derek rientrò in casa quella sera più confuso che mai.
In cucina c'era la tavola apparecchiata per lui e il cibo era stato coperto con cura per restare caldo ma di Emily nemmeno traccia.

S'incamminò verso la camera da letto che aprì senza bussare trovando la fidanzata avvolta in un asciugamano a frugare nel cassetto dell'intimo. 

Emily lo guardò sorpresa per rivolgergli un sorriso: -Come è andata la partita?- Gli chiese con nonchalance tornando a rivolgere l'attenzione verso il cassetto. 

L'asciugamano era abbastanza grande da riuscire a coprirle appena fino sotto al sedere, Derek si prese qualche istante a squadrare la ragazza da capo a piedi di profilo: Emily era indubbiamente una bella ragazza sia esteticamente che caratterialmente ma non era in grado di tentare un uomo a dovere, al contrario di Adriel che sprigionava sensualità in tutto e per tutto. 

Il moro portò due dita sul setto nasale facendo un profondo sospiro per poi raggiungere la fidanzata in poche falciate, le avvolse i fianchi con le braccia per poi baciarla. 
Emily, dapprima sorpresa, ricambiò il bacio chiudendo gli occhi. Portò le dita fra i suoi capelli mossi e scuri stringendoli mentre l'asciugamano scivolava giù dal suo corpo allenato e cadeva per terra.
Sentì le mani Derek afferrarle i glutei e sollevarla da terra. Non l'aveva baciata con così tanto trasporto da diverso tempo. 

 

La bolla di tensione che si era accumulata in quel periodo fra di loro scoppiò nel momento in cui entrambi raggiunsero l'apice del piacere con un gemito, erano entrambi sudati ma soddisfatti. Derek si distesi sul materasso di fianco a lei e chiuse gli occhi, Emily gli si avvicinò iniziando a tempestare la sua guancia di baci.

-Mi sei mancato.- Gli confessò fra un bacio e l'altro ma non ottenne alcuna risposta, Derek si limitò ad abbracciarla per poi addormentarsi completamente spossato da quella giornata.

 

La sveglia sul comodino suonò fin troppo in fretta per i suoi gusti, Adriel la colpì con una mano per far finire quel rumore infernale per poi voltarsi dall'altra parte mugolando. Che stress la vita da comune mortale.

Sbuffò aprendo gli occhi. Delle leggere borse si stavano iniziando a formare sotto di essi ed era sicura che presto sarebbero diventate viola. Non poteva assolutamente permetterselo. Non aveva avuto occhiaie per anni: la sua pelle era sempre stata fresca e luminosa, perfettamente tesa e senza nemmeno mezzo solco...

A fatica sgusciò fuori dal letto per andare a farsi una doccia veloce e poi indossare gli abiti da lavoro. Lavorare con suo padre le piaceva ma, ancora una volta, l'unico problema era Giselle. Per colpa di quella donna, Adriel aveva deciso di andare a cercarsi un altro lavoro, magari in un posto appartato o poco frequentato come una libreria o, meglio ancora, una casa editrice.

Si chiese come facessero le librerie a esistere ancora nel 21esimo secolo quando si poteva avere tutto a portata di click.

La sera prima era stata in piedi fino a tardi a lavorare sul suo CV e... non aveva mentito, aveva solo un po' abbellito le cose.

 

"Le faremo sapere." e "Valuteremo la sua domanda." sono state le uniche cose che le hanno detto quel giorno e ormai era arrivata al culmine dell'esasperazione, si sedette al tavolino del bar più vicino che trovò buttando la sua costosissima borsa di Bottega Veneta sulla sedia a fianco per poi passarsi le mani sul viso.

Si massaggiò le tempie con la punta delle dita strizzando gli occhi. Da quando la sua commedia romantica era diventata un film drammatico senza fine? Non le piaceva affatto la piega che stava prendendo la sua vita/film. 
Da brava eroina che si rispetti stava cercando di riprendere le redini di tutto in mano per poter vincere il suo Golden Globe ma la missione si stava dimostrando molto più ardua del previsto.

Aprì gli occhi vedendo un cameriere arrivare nella sua direzione, ma prima che potesse aprire bocca il suo cellulare prese a squillare. Sullo schermo era apparso un numero sconosciuto, inarcò un sopracciglio e fece gesto al ragazzo di ritornare dopo per poi rispondere alla chiamata.

"Pronto?" Domandò incerta, aveva la fronte aggrottata e si ricordò di rilassarla prima che le venisse fuori qualche altro segno sul viso.

-Buongiorno, parlo con la signorina Adriel McLeon?- Dall'altro capo del telefono proveniva la voce melliflua di una donna che a lei suonò abbastanza dolce.

"Si, sono io, chi parla?"

-Sono Pheobe Lindemann, della Nextmedia. Ci risulta che oggi è venuta a fare una domanda di lavoro presso la nostra filiale.-

Ad Adriel si illuminò il viso di colpo e un sorriso smagliante comparì sulle labbra: "Si, esatto, ho per caso ottenuto il lavoro?" Chiese speranzosa.

-Non proprio...- Rispose l'altra -Vede: saremmo interessati ad offrirle un impiego in un'altro settore della nostra compagnia. Ma dovrebbe fare un altro colloquio di lavoro con il signor...-

"Accetto, quando?" La interruppe Adriel capendo subito dopo che così suonava estremamente disperata.

Pheobe Lindemann rise: -Domani pomeriggio alle 3 le va bene?-

La mora finse di pensarci e poi disse: "Si, domani sono libera per quell'ora."

Una volta messo via il telefono si concesse un piccolo urlo di gioia decidendo che magari una brioche piena di Nutella se la meritava come ricompensa per tutto quel lavoro.
Aveva trovato un nuovo lavoro (o quasi), aveva (quasi) conquistato tutta l'attenzione di Derek ed era finalmente una donna (quasi) realizzata.

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Capitolo 10
*** Playing Games ***


PLAYING GAMES
 

Adriel si lisciò la gonna a tubino nera che le arrivava fino al ginocchio lanciando uno sguardo verso lo specchio a figura intera che rifletteva la sua immagine.
Non si sarebbe mai aspettata di vedersi con una camicia bianca e una gonna nera pronta per andare a lavorare in un ufficio. 
Indossò le Louboutin nere che Dante le aveva regalato per il compleanno guardandosi da ogni angolazione, nel complesso era una tenuta classica ed elegante, avrebbe sicuramente fatto colpo.

Raccolse i capelli in una coda alta lasciando di proposito sfuggire qualche ciocca lungo il viso e, dopo aver preso la sua Kate Spade rosa e nera, uscì di casa per salire in auto.

Era agitata e non poco, non sapeva cosa aspettarsi ne tanto meno chi aspettarsi. Sapeva solo che avrebbe avuto il colloquio con un uomo, o almeno questo era quello che aveva capito lei dalla telefonata con Pheobe Lindemann. Si maledisse interiormente per non averle lasciato finire di parlare e sospirò: ormai era troppo tardi per tirarsi indietro o comunque per essere codarda. Aveva bisogno di un posto di lavoro dove era certa che sua madre non sarebbe venuta a romperle le scatole ma allo stesso tempo temeva di non riuscire ad essere all'altezza dei compiti che le avrebbero chiesto di fare. 
In quel momento si sarebbe presa a sberle da sola per aver abbellito un po' troppo il suo curriculum.

Arrivò davanti alla filiale della Nextmedia nel giro di un quarto d'ora.
Meglio così, pensò, almeno la mattina non dovrò svegliarmi all'alba per andare a lavorare.

Entrò nel palazzo in mattoni rossi dirigendosi verso la reception dove trovò una ragazza intenta a messaggiare al telefono.

-Ehm...- Adriel cercò di attirare la sua attenzione fingendo un colpo di tosse e all'altra per poco non volò via il telefono di mano.

-Buongiorno.- La salutò la receptionist e sul cartellino che l'altra portava al collo Adriel lesse il nome di Pheobe Lindemann.

-Buongiorno, sono Adriel McLeon, sono qua per il colloquio di lavoro.- Le spiegò rivolgendole un sorriso amichevole.

Pheobe strabuzzò gli occhi e poi il suo sguardo cadde sulla rivista di gossip che aveva a fianco al computer tornando subito dopo a concentrarsi sulla mora davanti a se. Adriel finse di non aver visto che sulla rivista c'era una foto di lei e Dante presa dal suo profilo Instagram e tagliata in due per indicare la loro separazione. 

-Buongiorno, il signor Oscar Jhonson la aspetta nel suo ufficio, terzo piano, ultima porta in fondo al corridoio.- Le spiegò indicandole poi l'ascensore, Adriel la ringraziò per poi incamminarsi a passo svelto.

Quando si ritrovò al terzo piano della struttura sospirò. Dentro si respirava un'aria abbastanza tranquilla, il colore che dominava la stanza era il marrone e donava un senso di calore e quiete.

-Lei dev'essere Adriel.- La ragazza si voltò di scatto vedendo un uomo camminare verso di lei, teneva una cartellina di carta gialla fra le mani che chiuse quando le fu abbastanza vicino da poterle porgere la mano: -Sono Oscar Jhonson, molto piacere signora McLeon.- Parlò rivolgendole un sorriso.

-Signorina.- Lo corresse lei ricambiando il suo sorriso mentre allungava la mano verso la sua trovando il contatto con la sua pelle molto freddo nonostante la presa fosse salda: -Il piacere è tutto mio.-

-Vogliamo accomodarci nel mio ufficio?- Domandò lui e senza darle il tempo di rispondere si voltò incamminandosi per tornare da dov'era venuto.

Wow, non molto galante... Comunque molto affascinante. Pensò Adriel mentre lo seguiva verso un ufficio con due grandi scrivanie di legno lucido. La stanza era molto ampia e soleggiata e alle pareti c'erano un sacco di libri, documenti e scartoffie in disordine. 

La giovane si prese un attimo per assorbire lo scenario che le si stava presentando davanti: su una delle due scrivanie erano posizionati un MacBook e un Mac mentre sull'altra c'erano molte cartelle e diversi fogli, era tutto un po' un caos e non potè fare a meno di non ricordare l'ufficio di Dante che era un maniaco dell'ordine e della pulizia. La sua stanza da lavoro era sempre stata impeccabile, sia a casa che nell'appartamento che nello stabile della compagnia tanto che la sua segretaria per lui doveva fare il minimo indispensabile.

-Si sieda.- La invitò Oscar mentre prendeva posto sulla sua poltrona di pelle marrone, Adriel obbedì. La tensione che aveva provato fino a quel momento era svanita non appena aveva visto Oscar e ore si immaginava il colloquio di lavoro più come una pausa caffè fra due conoscenti che qualcosa di relativamente importante per una sua probabile futura carriera.

Oscar attaccò a parlarle della mansione che avrebbe svolto all'interno della società (la segretaria). Non le fece alcuna domanda e si limitò a spiegarle le mansioni che avrebbe dovuto svolgere per lui, si fra quelle c'era anche portargli il caffè la mattina. Adriel annuiva di tanto in tanto a ciò che le diceva cercando di memorizzare il più possibile, cercava di non distrarsi anche se qualcosa in lui le sembrava molto famigliare. Era sicura di averlo già visto da qualche parte.

Forse a una di quelle serate di gala fra imprenditori. Pensò sbattendo un paio di volte le palpebre.

-Puoi iniziare a lavorare sin da subito se vuoi.- Concluse Oscar aprendo le braccia per poi scrollare le spalle.
-Sono assunta?- La sorpresa di Adriel era ben visibile, come faceva la gente a dire che faceva fatica a trovare lavoro se a lei era praticamente piovuto dal cielo?
-Solo se vuoi.- Oscar le sorrise rivelando ancora una volta una serie di denti bianchissimi.

Non appena si fu sistemata nel suo nuovo ufficio, Adriel tirò immediatamente fuori il suo cellulare e digitò Oscar Jhonson su internet. Le apparvero diverse immagini del suo nuovo capo. 
Cercò anche il suo nome associato a quello di Dante Rosewain ma non trovò loro foto insieme o articoli che potessero lasciar intendere una possibile conoscenza dei due uomini, facevano solo parte di stupide liste come Gli scapoli d'oro d'Australia.

Un sospiro di sollievo le fuggi dalle labbra, si sentiva molto rilassata. Aveva un nuovo lavoro e anche un capo molto sexy.

Oscar era alto e slanciato ed aveva anche un bel viso ovale con un po' di barba ben curata, gli occhi azzurri e i capelli lisci e scuri. Un bell'uomo davvero.

Altro che Golden Globe, lei aveva fra le sue mani un vero e proprio Oscar.

 

 

Dante rientrò nel suo loft situato nel centro di Sydney disfando il nodo della cravatta che buttò sul divano sul quale si fece cadere anche lui. Erano giorni che dormiva tre ore scarse ed era stanco di andare a feste, festoni e festini. Aveva deciso che quella sera sarebbe rimasto a casa a riposarsi.
Quando, quasi sei anni prima, aveva deciso di sposare Adriel aveva pensato che gli sarebbe mancata la vita da scapolo fin quando non aveva capito che la vita da sposato, se con la persona giusta, è una vera pacchia.

I due infatti uscivano spesso per andare nei locali a bere, quasi ogni sabato. Adriel era una festaiola nata e quando alzava un po' di più il gomito diventava una selvaggia, soprattutto a letto. 
Avevano battezzato praticamente ogni club trovando i posti più strani per nascondersi e fare l'amore.

Sbuffò: doveva smettere di pensare a lei... Si tirò a sedere passandosi le mani fra i capelli.

L'ultima sera e poi smetto. Si ripromise mentre si alzava per andare a farsi una doccia calda. 

 

Il club era pieno anche quella sera. Sulla pista c'erano principalmente ragazze che si muovevano a ritmo della musica con abiti corti e attillati ed un drink in mano. 
Turiste, la sua preda preferita.
Dante si appoggiò contro la ringhiera dal soppalco su cui si trovava, un lato positivo dell'essere ricco e popolare era certamente il fatto che non rischiava di restare schiacciato fra i corpi sudaticci di quelli che si trovavano sotto di lui a ballare.

-Ehi amico, scusa se disturbo il tuo momento zen ma c'è Iris che non ti ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.- Disse Samuel mentre appoggiava le mani sulla lastra di metallo nero.
Dante aggrottò la fronte lanciandogli un'occhiata: -Chi?-
-Iris Rakel.- Rispose subito e notando che l'espressione confusa dell'amico non cambiava aggiunse: -La nuovissima super sexy modella di Victoria's Secret. Sul serio, Dante, dove vivi?- Lo prese in giro dandogli una spallata.

Dante accennò a una risata e poi scosse la testa; era un po' indietro con i tempi effettivamente, voltò il viso cercando di scorgere la meravigliosa ragazza di cui Samuel gli stava parlando.

-E' quella con l'abito verde aderente.- Samuel alzò gli occhi al cielo per poi tornare a sedersi sui divanetti di velluto rossi. Non c'era più speranza per il suo amico.

 

Adriel non riusciva proprio a prendere sonno, si girava e rigirava nel grande materasso cercando di trovare una posizione comoda ma... nulla, proprio non ci riusciva. 
Aveva tentato di abbracciare il cuscino, di posizionarlo fra le gambe, di liberarsene, continuava a coprirsi e poi togliere la coperta eppure niente sembrava funzionare.

Stizzita, scalciò via la leggera trapunta per poi afferrare il cellulare dal comodino, aveva bisogno di distrarsi. Dovette abbassare la luminosità dello schermo per poterlo usare e poi aprì l'app di Instagram sperando di trovare qualcosa che la occupasse ma ciò che vide fu peggio di un pugno in faccia.

Samuel, uno dei migliori amici di Dante, nonché uno dei suoi testimoni al loro matrimonio aveva postato da poco un video.

Adriel increspò le labbra e premette il dito sullo schermo per poter sentire.
Nella stanza buia si sparse il suono della musica da discoteca coperta dalla risata di Samuel che stava riprendendo Dante che gli diceva qualcosa ma Adriel non riuscì a capire bene cosa.
La mora inarcò un sopracciglio mentre guardava l'ex marito ridere per qualcosa e voltarsi, la t-shirt nera gli fasciava alla perfezione il torso scolpito e le spalle larghe ma lei non ci fece caso impegnata com'era a guardare le sue mani che andavano ad appoggiarsi sul viso di Iris Rakel, le loro labbra si unirono in un bacio dall'aria molto passionale e tutta la gente intorno a loro esplose in un coro di fischi e esulti poi il video ripartì daccapo.

La mascella di Adriel si contrasse mentre le sue labbra erano stese in una sottilissima linea dritta. Un'ondata di rabbia la travolse in pieno e continuò a guardare quel filmato in loop lasciando che rancore, gelosia e ira la divorassero lentamente dall'interno. 

E' questo il gioco che vuoi giocare, Rosewain? Bene. Preparati a perdere. Pensò per poi mollare di nuovo il telefono sul comodino, adesso ne era certa: quella notte non avrebbe dormito.

Non sa contro chi si sta mettendo controNessuno dei due lo sa. Rimuginò mentre alla mente le tornavano alcuni ricordi di anni prima.

Flashback

Adriel e Dante avevano appena finito di assistere all'ultimo show di Victoria's Secret e Dante le aveva proposto di comprarle tutta la collezione facendola così ridere di gusto. 
Erano anche stati invitati a partecipare all'after party dagli stilisti che avevano scherzato con loro dicendo che Adriel avrebbe potuto partecipare alla passerella dell'anno successivo se avesse messo giù qualche centimetro dalle cosce.

-A me le sue cosce piacciono e non lo dico perchè sono sempre aperte per me.- Aveva ribattuto immediatamente Dante beccandosi una leggera gomitata nelle costole da parte della moglie.
-Sei proprio una persona indecente e primitiva.- L'aveva preso in giro Adriel ridendo mentre lui le faceva l'occhiolino.

La festa si era tenuta in un'ampia sala ricevimenti di un grande hotel che era stato arredato con grandissimo stile. 

Adriel aveva indossato un lungo abito aderente color carne tempestato di pietre preziose e con le spalline che scendevano a formare  un'ampio scollo a V che lasciava ben poco all'immaginazione. 

Ricordò che a un certo punto della serata si era allontanata dal fianco di Dante per andare al bagno ed era proprio lì che aveva sentito una conversazione che l'aveva lasciata un po' perplessa.
Da dietro la porta provenivano le voci di alcune ragazze che stavano ridendo e parlando delle varie celebrità presenti nella stanza di fianco.

-Comunque per me il più figo della serata resta quel Rosewain.- Aveva detto una di loro con aria sognante, aveva un accento strano, sicuramente non era madrelingua inglese.
-Iris faresti meglio a smetterla di sognare, purtroppo per noi lui è già stato accalappiato da un'altra.-
-Oh Angelique, quanto sei drammatica! Esiste sempre il divorzio... Anche se quella deve avere una miniera di diamanti al posto della vagina per essere riuscita a trascinarlo fino all'altare.- Il commento arrivava da una terza voce.
-State parlando di quella stangona con due chilometri di gambe? E' carina.- Disse Iris, ci fu qualche secondo di silenzio poi continuò: -Ma io sono meglio.- 

Tutte e tre scoppiarono a ridere e Adriel decise che si era già stufata di ascoltare quella discussione sciocca e senza senso perciò entrò nel bagno facendo finta di niente e subito tutte e tre ammutolirono. La mora rivolse loro un ampio sorriso smagliante per poi fingere di sistemarsi una ciocca di capelli fuori posto con la mano sinistra per mettere in bella mostra i due anelli da capogiro che portava all'anulare. 

Una dopo l'altra tutte e tre si dileguarono mentre il sorriso di Adriel diventava una smorfia di disgusto.

Fine Flashback.

 

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Capitolo 11
*** Paparazzi ***


PAPARAZZI


Quel lunedì mattina Adriel si presentò in anticipo al lavoro, aveva deciso che avrebbe messo un po' in ordine l'ufficio di Oscar. Non era una maniaca dell'ordine -a differenza del suo ex marito- ma tutto quel casino la irritava tanto quanto il ricordo della bocca di Dante attaccata a quella di Iris. 

Si costrinse a sopprimere l'ennesimo moto di rabbia ed entrò nell'ufficio del suo capo cercando di capire da dove iniziare. Scosse piano la testa sperando che il lavoro la distraesse e subito dopo si mise all'opera.

 

-Buongiorno!- Esclamò Oscar entrando nell'ufficio di Adriel con due tazze di caffè in mano -Mi sono fermato da Starbucks ma poi mi sono ricordato che non so quale ti piace quindi spero che ti vada bene un cappuccino.- Le disse appoggiando il caffè sulla sua scrivania.

 

Adriel gli rivolse un ampio sorriso, non aveva dormito molto nelle ultime notti e un caffè era proprio quello che ci voleva per poter riuscire ad andare avanti con quella giornata.

-Hai qualche notizia per me?- Domandò l'uomo sedendosi in una delle due sedie imbottite di fronte alla giovane.
-Mh, qualcuna si.- Rispose lei mentre apriva l'agenda che si era comprata alcuni giorni prima per appuntarsi tutte le cose importanti che il suo nuovo capo avrebbe dovuto fare: -Stamattina mi ha telefonato un certo signor Michaels  ha confermato la riunione di mercoledì mattina alle 10:30. Pheobe ha portato alcune cartelline che ho sistemato sulla tua scrivania, ha detto che devi leggerle entro la fine di questa settimana e poi decidere se ti interessano o meno. Inoltre Giovedì pomeriggio verrà qui quel nuovo scrittore, Sebastin Corden, con il suo team per discutere meglio sul business plan del libro che sta per pubblicare.-
Oscar si grattò il mento mugolando appena: -E' tutto?- Chiese con un sopracciglio aggrottato.
-Mh, no. Ha anche chiamato un uomo, dice di essere tuo amico, Cody Baxter... Ti ha invitato da lui venerdì sera perchè vuole inaugurare la sua nuova villa a Melbourne.-
-Ha invitato solo me?- Oscar inarcò un sopracciglio lanciandole un'occhiata inquisitoria che fece ridere la mora.
-Beh, no. Ha esteso l'invito anche a me ma non mi sembra il caso di presentarmi in casa di un perfetto sconosciuto amico del mio capo.- Finì la frase rivolgendogli un ampio sorriso mentre intrecciava le dita sul tavolo per poi sporgersi leggermente in avanti.

Oscar scosse la testa e bevve un sorso del suo caffè nero e senza zucchero: -Tipico di Cody.- Commentò più a se stesso che a lei: -Ma dovresti veramente venire, o passerò tutta la serata con il suo fiato sul collo assillato da domande su di te.-
Adriel rise ancora: -Vedremo.- Disse soltanto per poi guardare il suo capo alzarsi e dirigersi verso il suo ufficio.

-Comunque dovresti dormire di più signorina McLeon.- La ammonì mentre apriva la porta per poi entrare dentro. Ci fu qualche attimo di silenzio poi il compostissimo e educatissimo Oscar Jhonson gridò: -E' esplosa una bomba qui dentro?- 

Adriel scattò in piedi e corse (per quanto i suoi tacchi glielo potessero permettere) verso la stanza accanto. 
Si guardò intorno confusa per poi lanciare un'occhiata scombussolata a Oscar: era tutto in ordine, cosa c'era di strano?

-Ahm... Ho pensato di dare una piccola sistemata tutto intorno, pensavo ti avrebbe fatto piacere.- 
-Beh.- Ci fu un secondo di silenzio dove Oscar sembrava alla ricerca delle parole giuste da dire: -Non è che non lo apprezzo... E' solo che mi concentro meglio quando intorno a me c'è il caos.-
-Ah.- Questa non l'aveva mai sentita. Percorse un'ultima volta la stanza con gli occhi per poi stringersi nelle spalle: -Possiamo sempre metterla in disordine.- Suggerì vedendo tornare il sorriso del moro.

 

"Oggi pranziamo insieme? Non accetto un no come risposta." Adriel sorrise al messaggio che aveva appena ricevuto da Derek, era da quasi una settimana che non lo vedeva e stava iniziando a mancarle un po'. Rispose alla velocità della luce per poi controllare l'ora: la pausa pranzo sarebbe stata fra appena un'ora e lei era già impaziente di rivederlo.
Com'era possibile provare dei sentimenti così simili e contrastanti allo stesso tempo per due persone diverse?

Esalò un sospiro per poi scuotere la testa. No, non c'era spazio per due persone diverse. Per lei doveva esserci solo Derek; Dante faceva parte del suo passato e Derek sarebbe stato il suo futuro a dispetto di tutto.

 

Gloria Rosewain entrò di gran carriera nell'appartamento del figlio seguita da una nuvoletta di Chanel n5, si tolse gli occhiali studiando con attenzione ogni dettaglio e si diresse verso il piano di sopra. 
Mentre una mano reggeva la borsetta firmata l'altra teneva strette delle riviste di gossip. Spalancò la porta della camera del suo primo(e unico)genito non stupendosi affatto di trovarlo ancora a letto con, nientepopodimeno, che la presunta modella di cui parlavano tutti i notiziari scandalistici.

La ragazzina (non poteva avere più di ventitré anni) cacciò un urlo sorpreso coprendosi meglio con il lenzuolo azzurro mentre Dante apriva gli occhi per voltarli verso la figura bassa ma snella della madre.

-Che succede?- Le domandò stordito mentre si alzava a fatica a sedere.
-Tu.- Gloria indicò Iris con un dito: -Fuori di qui.- La direzione del suo indice andò verso la porta.

La modella spalancò i suoi grandi occhi color verde acqua per poi guardare Dante aspettandosi che lui facesse qualcosa ma lo vide semplicemente alzare gli occhi al cielo.

-Sei ancora qui?- La faccia della più anziana per senza emozioni, i suoi occhi parlavano per lei. 
-Mamma, per favore, vattene.- Dante si ributtò sul materasso mentre Iris sgusciava fuori dal letto e, rossa per la vergogna, andava a raccattare i suoi vestiti sparsi sul pavimento per poi indossarli in fretta e correre fuori dalla stanza.

 

Gloria si avvicinò al figlio buttando le varie riviste addosso a lui: -Cosa avevamo detto a proposito del mantenere un profilo basso per un po'?- Gli chiese incrociando le braccia al petto.

Dante amava sua madre ma spesso, anzi... quasi sempre, era una spina nel fianco.
Prese le riviste e iniziò a sfogliarle distrattamente. Quasi tutte parlavano del suo divorzio con Adriel, ritraevano lui con Iris che si baciavano e all'uscita dalla discoteca poi alcune avevano immortalato addirittura Adriel all'uscita da uno stabile che lui non aveva mai visto.

Si alzò di nuovo a sedere iniziando a leggere attentamente l'articolo. 
Perchè il suo investigatore privato non l'aveva avvisato del nuovo lavoro della ex moglie? Guardò meglio le foto, le inquadrature e la distanza da cui erano fatte... Poi capì: era stato proprio l'investigatore a mandare le foto ai giornali.

Qualcuno sarebbe stato licenziato molto, molto presto. 

 

Adriel si sedette al tavolo del ristorante lanciando uno sguardo fuori dalla grande finestra che si affacciava sul parcheggio dopo il quale c'era la spiaggia ancora affollata di persone.
Il suo fotografo personale non era ancora arrivato, erano già alcune settimane che quel tizio la seguiva praticamente ovunque e, dalla pazienza con cui lo faceva, la donna aveva ipotizzato che doveva per forza di cose essere un dipendente di Dante anche se non riusciva a spiegarsi perchè il suo ex marito la stalkerasse nonostante fosse  stato lui stesso ad aver voluto tagliarla fuori dalla sua vita.

Inutile dire che la mora si era aspettata veramente di avere un rapporto civile con lui, un rapporto di quelli amichevoli e maturi che si vedeva di tanto in tanto nei film o nelle serie tv dove le coppie felicemente divorziate univano le loro forze per uno scopo maggiore...

Sospirò per guardare poi Derek che le stava di fronte con un sorriso strano stampato un faccia.

-Dev'essere dura essere una star.- Le disse lui e la ragazza fece fatica a capire.
-Che intendi dire?- Gli chiese aggrottando la fronte mentre prendeva un pacchetto di grissini presenti nel cesto del pane e lo apriva per poterne sgranocchiare qualcuno.
Derek si strinse nelle spalle: -Sei su tutte le riviste e  ci sono dei paparazzi che ti seguono ovunque, tutto qui?-

Adriel si addolcì all'istante. Che carino, si sta preoccupando per lei!

-Oh beh, è solo una cosa temporanea, presto arriverà qualche altro scoop o notizia più importante e i riflettori non saranno più puntati su di me, tornerò a vivere una vita normale in men che non si dica.- Gli assicurò lei pensando di tranquillizzarlo un po'.

Derek non sembrò tanto convinto della risposta ma restò in silenzio cercando un altro argomento di cui parlare.

-Ma è sicuramente bello avere una vita ahm... Esclusiva. Frequentare vip e andare a feste private.- Attaccò di nuovo lui e Adriel si chiese seriamente dove volesse andare a parare con quel discorso.
-All'inizio si, ma poi quando ti abitui capisci che anche loro sono persone normali e tutto perde un po' il suo fascino.- Rispose con pazienza mentre lo guardava sospettosa. Qualcosa in lui non le tornava proprio... 

Tornò a voltare lo sguardo fuori dalla finestra. Il suo paparazzo personale era appena arrivato e stava scendendo dall'auto. 
La giovane donna sospirò sperando che fosse l'unico fotografo presente nei paraggi, ci teneva davvero a passare un pranzo tranquillo in compagnia di Derek.

 

Lucien aveva appena messo giù la conversazione con Dante Rosewain in persona. Era appena stato licenziato in tronco per aver mandato le foto di Adriel Ros... pardon!... McLeon ad alcune riviste di gossip ma, andiamo, bisognava capirlo: doveva anche lui arrotondare i conti a fine mese in qualche maniera. Nonostante Rosewain l'avesse pagato molto profumatamente e anche in anticipo.

Adesso che non aveva più un lavoro avrebbe dovuto comunque scattare qualche altra foto della bella mora con la sua nuova fiamma, qualcuna per ricordo e qualcuna per i media.

 

Emily era seduta a casa dei suoi futuri suoceri che le stavano parlando dei preparativi del matrimonio ma la testa della dolce bionda era da tutt'altra parte. 

I suoi grandi occhi azzurri erano persi nel vuoto.

Le sue dita sottili continuavano a rigirare l'anello di fidanzamento intorno all'anulare.

Stava davvero facendo la cosa giusta? Derek l'amava ancora? Ma... Soprattutto... Lei amava ancora Derek?

D'improvviso le balenò il ricordo di un giovane alto e muscoloso. Indossava una giacca di pelle nera ed aveva i capelli del medesimo colore mentre i suoi occhi erano di un blu così intenso da non sembrare nemmeno reale. 
Cercò in qualche modo di fare mente locale per ricordare dove l'aveva visto ma non le veniva in mente nessun posto.
Sospirò chiudendo gli occhi per poi massaggiarsi le tempie con la punta delle dita.

-Tutto a posto, cara? Mi sembri un po' stressata.- Le disse Brenda, la nonna di Derek.
Emily le sorrise: -Si, tutto a posto. Mi sono ricordata che ho un impegno e devo andar via.- 

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Capitolo 12
*** Proud Mama ***


PROUD MAMA
 

Emily entrò nel supermarket sapendo di aver bisogno di una sola cosa: alcool. 
Non era mai stata una di quelle persone che si ubriacava alle quattro di pomeriggio di un giorno lavorativo. A dire il vero non era mai stata una di quelle persone che beveva in generale...
Diamine, non sapeva nemmeno cosa scegliere! Così optò per andare prima a prendere qualche schifezza poco sana e poi di ritornare al reparto alcolici.

Adriel era ferma da un quarto d'ora buono in mezzo alle due file piene zeppe di tutti i tipi di  cioccolato, combatteva la tentazione di svuotare  il carrello di tutti i flaconi di detersivi che aveva comprato e di riempirlo con solo tanta, tantissima cioccolata.
Notò immediatamente Emily quando questa entrò nel reparto con aria pensierosa.

-Ehy.- La salutò la mora ed Emily si risvegliò subito dai suoi pensieri.
-Ciao.- La bionda accennò a un sorriso tirato: -Tutto bene?-
-Non c'è male...- Le disse scrollando le spalle: -Sto facendo la spesa, dovrei pulire un po' la casa.-

Aveva licenziato la colf diverso tempo prima e da allora la casa non era mai stata rimessa in ordine.
Emily lanciò un'occhiata perplessa a tutti i detergenti, detersivi, saponi e spruzzi che ingombravano il carrello aggrottando la fronte.

-Con tutti quei prodotti potresti pulire tutto il quartiere.- Le disse facendola ridere appena.
-Tu invece che ci fai qui?- Domandò Adriel per cambiare discorso. C'era qualcosa di insolito in Emily ma la ragazza non riusciva a capire bene cosa.

La bionda si strinse nelle spalle: -Sto facendo un giro, dovrei comprare del vino ma non me ne intendo molto.- 
-Oh, capisco...- L'altra annuì: -Dante mi ha insegnato qualche trucco per comprare del vino al supermercato anche se è fermamente convinto che il vino industriale ti faccia solo attorcigliare le budella.-

Questa volta fu Emily a ridere sommessamente. Alzò un sopracciglio aspettando che Adriel continuasse a parlare mentre si chiedeva se lei sarebbe mai stata in grado di riuscire a tirare fuori Derek in qualsiasi tipo di conversazione, anche la più banale, come invece riusciva a fare la mora con Dante.

-C'entrava qualcosa il fondo delle bottiglie che deve essere alto ma quella parte non la ricordo bene, so solo che mi disse che se dovevo bere da un supermercato almeno avrei dovuto prendere qualcosa che andasse sopra ai 10 dollari.- 
-Mi tornerà utile.- Commentò la bionda anche se era già certa che alla fine avrebbe comprato del succo di frutta e forse qualche confezione di the.

Emily fece per andarsene ma Adriel la bloccò nuovamente.

-Facciamo così: io non ci capisco niente di prodotti per la pulizia e tu non ci capisci niente in alcolici, io scelgo cosa si beve e tu cosa devo comprare per lavare.-
 

 

Adriel rientrò in casa con le braccia piene di sacchetti per la spesa. Grazie ad Emily aveva praticamente dimezzato la spesa sui prodotti per la casa in modo da poter acquistare anche tanto altro cibo e alcolici.

-Queste dove le appoggiò?- Domandò Emily mentre la seguiva dentro l'abitazione. Dalle sue braccia pendevano tre sacchetti della spesa pieni di sacchetti di caramelle e preparati per dolci.
-Andiamo in cucina.- Cantilenò la mora trascinandosi le borse che pesavano più di lei. 

 

Dante si sedette nel suo ufficio facendo un sospiro di sollievo, aveva girato tutta la mattina per le strade affollate di Sydney andando da un meeting all'altro. La sua pazienza era stata messa a dura, durissima prova fra il traffico intenso che si spostava a passo d'uomo e i clienti che gli chiedevano trentamila assicurazioni per prevenire i "piccoli incidenti di percorso". 

Era così che loro definivano un furto di oltre tre miliardi di dollari, un piccolo incidente di percorso.
Dante si era fatto un mazzo per riuscire per rimettere in sesto l'azienda, rientrare in carreggiata, recuperare il denaro e la fiducia dei clienti e soprattutto non far sospettare niente ad Adriel.

Erano arrivati praticamente al lastrico, il crollo finanziario ed in seguito anche il divorzio erano stati una batosta bella e buona che gli aveva però fatto imparare una lezione importante: non fidarsi di nessuno, anche se si vuole bene a quella persona e si è disposti a fare di tutto per essa.

In quei mesi, ma  soprattutto dal ritorno dalla Grecia, sua madre era ritornata a essere la classica mamma mediterranea, super protettiva nei confronti del suo "bambino"  e per il quale avrebbe lottato con le unghie e con i denti. 
Guardava di traverso chiunque gli si avvicinasse, che fosse una donna o un uomo il suo sguardo minaccioso li seguiva ovunque.

Da quando era morto suo padre, sua madre non era più stata la stessa ma stava iniziando a riprendersi tornando a essere la solita cocciuta di sempre.

Ricordava quante notti avevano passato lui ed Adriel a lamentarsi delle rispettive genitrici. Mentre i loro padri erano sempre stati molto buoni ed accondiscendenti con loro, le madri erano tutto il contrario e gli stavano sempre con il fiato sul collo tenendoli costantemente sotto controllo.

Esalò un ultimo sospiro per poi ritornare con la mente al presente. Voltò la grande poltrona di pelle verso la skyline di Sydney ammirandone il panorama per poi tirare fuori il cellulare dalla tasca e sbloccarlo.

Se qualche anno prima qualcuno gli avesse mai detto che si sarebbe creato un fake di Instagram per poter guardare le stories della sua ex moglie senza che quest'ultima lo sapesse, probabilmente gli avrebbe riso in faccia. 
Ma cosa si era ridotto a fare? 
Sembrava più disperato di quanto in realtà non fosse, ma questa era l'unica soluzione che Emeraude era stata in grado di offrirgli dato che si era rifiutata categoricamente di dargli la password del suo profilo dicendo che sarebbe stata una violazione della privacy. 
Dante aveva fatto finta di non sapere che lei e Samuel si mandavano costantemente messaggi erotici e anche più di quello attraverso i messaggi privati del social.

Emeraude e Samuel erano i suoi più cari e vecchi amici, erano i tre moschettieri anche se da piccoli i loro genitori più che moschettieri li definivano come i tre porcellini o Qui, Quo e Qua.

Guardò i video e le foto che Adriel aveva postato. Era di nuovo con quella ragazza bionda e stavano facendo le pulizie insieme.

"Emily mi sta aiutando a fare le pulizie, che brava Emily, fa tutto lei... Ma non c'è tanto da pulire." Diceva la mora mentre riprendeva la bionda a spolverare la cucina."
"Adriel, quello che ho trovato pulendo casa tua sarebbe illegale anche ad Amsterdam!" 
"Lol!"

"Hai più vestiti per terra che nell'armadio!" Emily aveva le mani sui fianchi e guardava esasperata tutti gli abiti firmati che giacevano sparsi sul pavimento.
"E' un utile percorso ad ostacoli per tenermi in forma." Le rispose Adriel mentre andava allo specchio per riprendersi e fare la linguaccia. Emily nello sfondo alzò le mani in aria e sbuffò.

"Allora, la grande esperta massaia qua!"
"Non l'ho fatto apposta!"
"Dicevo: la grande esperta massaia qua ha messo-""
"PER SBAGLIO!"
"Si si certo, per sbaglio!, a lavare un maglione di lana in lavatrice a 80° ed ecco cosa è successo..." Disse Adriel mentre voltava la camera del cellulare verso un microscopico maglioncino rosa."
"Mi dispiace tanto, Adriel!" Piagnucolò Emily.
"Tanto è di mia suocera, hah!" Rise l'altra.

Dante accennò a una leggera risata: quello era uno dei maglioni preferiti di sua madre e Adriel gliel'aveva rubato una sera  ad una cena di famiglia mostrandogli poi il suo furto tutta fiera. L'uomo aveva passato tutto il viaggio in macchina a cercare di controllare le risate, incredulo di cosa fosse capace di fare l'altra per ottenere ciò le voleva.

"Emily tuttofare fa anche i muffin!" Esultò Adriel riprendendo l'impasto per i dolci nella ciotola e la ragazza bionda che lo stava mescolando con un mestolo di legno.
Adriel infilò un dito nel recipiente di plastica sporcandolo della miscela che poi mangiò contenta.
"Adriel... Ti sei lavata le mani prima?" Chiese Emily aggrottando la fronte.
Lo sguardo di Adriel volò dal cellulare verso il preparato per poi abbassarsi verso il dito che aveva leccato. Abbassò la mano pulendosela sui pantaloni e il video finì.

Dante chiuse gli occhi reclinando la testa indietro. Tutto ciò era ridicolo.
Voleva insegnare ad Adriel a essere più umile, a imparare a cavarsela da sola e a capire cosa volesse dire lavorare sodo per raggiungere un obbiettivo. Voleva darle uno scopo nella vita che non fosse solo aspettare l'uscita della prossima collezione di Balmain.

Quando si erano sposati lei gli aveva parlato di un futuro radioso insieme che lui, all'epoca, non vedeva ancora. Con il passare del tempo la sua immagine di vita ideale era cambiata, si era reso conto che anche lui riusciva a immaginarla nel suo avvenire ma ora... separati non solo da 850 km ma anche legalmente e dopo tutto il tempo che era passato, si chiedeva se non fosse veramente il caso di lasciarla uscire per sempre dalla sua vita come lei aveva fatto con lui.

 

Adriel guardò scocciata il cellulare. Aveva cercato almeno trenta volte il profilo di Dante o quello di Derek fra le visualizzazioni delle instastories ma niente, zero, vuoto... Sbuffò indispettita bevendo quello che doveva essere il suo quinto bicchiere di sangria da quattro soldi. 

-Allora, hai intenzione di dirmi perchè sei così triste e pensierosa o dovrò torturarti?- Domandò un tratto ad Emily che si stava rigirando fra le dita il liquore al cioccolato che si erano fermate a comprare lungo la strada.
La bionda non era chiaramente abituata a bere e da quello che Adriel poteva notare non lo sopportava nemmeno bene, infatti aveva già le guance rossissime e gli occhi leggermente lucidi.

Gli occhi azzurri di Emily si posarono sulla figura di Adriel, la guardò e per la prima volta la mora vide nel suo sguardo una tristezza infinita.
Emily mugolò qualcosa a bassa voce per poi tornare ad abbassare la testa voltandola da un'altra parte.

-Non ho capito...- Disse Adriel sporgendosi verso di lei.
Emily sospirò a fondo, un sospiro tremolante che le servì per darsi forza: -Ho detto...- Esitò un attimo sospirando ancora una volta: -Ho detto che Derek mi tradisce, da tempo, con diverse donne.- Dirlo ad alta voce le suonava così strano.

L'aveva finalmente ammesso a se stessa.

Adriel aprì bocca per parlare ma non sapendo cosa dire la richiuse. Come?

Emily prese il suo silenzio come un invito a continuare: -La cosa va avanti da più o meno un anno.- le si dipinse un sorriso triste sulle labbra -Non so nemmeno io  perchè continuo a stare con lui, se è questo quello che ti stai domandando.- 
-Con chi?- Curiosò Adriel, la sua voce era uscita più tremolante e strozzata di quanto non avesse voluto.

-Con Maya, con Christine (una nostra collega, insegna biologia a scuola), con anche altre ragazze che incontra nei locali e presto anche con te.- Se fosse stata completamente in se, Emily non avrebbe mai detto in faccia a qualcuno una cosa del genere, invece stava lasciando che gli effetti dell'alcool la facessero sfogare.

Ancora una volta Adriel non seppe cosa dire.
Emily si asciugò con il palmo della mano una lacrima che le stava solcando il viso cercando di evitare lo sguardo colmo di pena che l'altra le stava rivolgendo.

-Scusa, devo andare.- Concluse a bassa voce la bionda per poi alzarsi ed afferrare la propria borsa sfrecciando poi fuori dalla casa senza che l'altra potesse fare o dire qualcosa, qualsiasi cosa.

Adriel abbassò il bicchiere sul tavolino basso posto al centro del salotto e si portò le gambe al petto per poi avvolgerle con le braccia appoggiando il mento sulle ginocchia.
Chiuse gli occhi inspirando a pieni polmoni, cos'era quella sensazione che in quell'ultimo periodo provava in continuazione? Oh, niente! Era solo la consapevolezza di essere una persona di merda che stava rovinando le vite degli altri per migliorare la propria. Sua madre sarebbe stata sicuramente fiera di lei.

 

 

Dante uscì dal ristorante di lusso in cui aveva appena finito di cenare con Iris che lo teneva per mano. 
Mantenere un profilo basso quando una supermodella ti ronza sempre intorno non era una missione per niente facile, i fotografi e i giornalisti gli stavano addosso come sanguisughe e cose semplici come entrare in macchina diventavano una lotta.

-E' stato divertente!- Iris sembrava una di quelle persone che si entusiasmava per qualsiasi cosa tanto che a Dante sembrava che lei stesse cercando di impressionarlo in qualche maniera.
-Un sacco, proprio.- Rispose sarcasticamente lui accendendo la macchina. 

Avevano passato insieme una serata piacevole, non la migliore della sua vita ma comunque una cena abbastanza tranquilla per cercare di conoscersi meglio fuori dal letto.

-Scusa, so che non ti piace stare sotto ai riflettori.- Pigolò la ragazza allungando una mano verso la sua per accarezzargliela. -Ti va se ti porto in un posto speciale che nessuno conosce?- Chiese poi catturando l'attenzione dell'uomo che annuì.
Iris sorrise: -Ma mi devi lasciar guidare.- 

Dante guardò il volante della propria Jaguar F-TYPE, era uno dei suoi gioiellini ed era molto geloso delle sue auto ma finalmente Iris stava dimostrando un po' di carattere e non potè fare a meno di annuire e scendere dall'auto per fare cambio di posto.

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Capitolo 13
*** Shitty person ***


SHITTY PERSON
 

Adriel in quel momento sentiva di aver veramente bisogno di parlare con qualcuno di cui si fidasse.
Peccato che non ci fosse nessuno.

Non Dante, non sua madre, non Derek o qualsiasi altra persona. Era sola e lo capì solo in quel momento.

Continuava a fissare il cellulare con aria incerta. Alla fine si convinse a premere il tasto della chiamata.
Al terzo squillo ci fu la risposta.

-Adriel!- Esclamò Emeraude.

Ede era la migliore amica di Dante. Yep, lei era così disperata da non sapere a chi rivolgersi se non alla bff del suo ex marito.

-Ehy Em, tutto bene?-
-Tutto bene tesoro, tu come stai? E' da un po' che non ti sento. Ti sei ripresa?-

Adriel sospirò: -Posso veramente sfogarmi senza rischiare che tu venga volando fino a qui per strozzarmi?-
Ede era una bravissima ragazza solo che era un po' troppo, ahm... protettiva, soprattutto nei confronti di Dante che per lei era praticamente come un fratello.

 

 

Quando Derek rientrò a casa, nel cuore della notte, fu sorpreso di non trovare una cena già pronta ad aspettarlo sul tavolo.
Il ragazzo guardo con la fronte aggrottata la superficie in legno vuota e spense poi la luce per andare verso la camera da letto.
-Emily.- chiamò la sua ragazza ad alta mentre saliva le scale ma nessuno gli rispose.
-Emy...- tentò ancora una volta spalancando la porta della stanza buia.

Premette l'interruttore e la camera si illuminò all'istante.
Di Emily non c'era alcuna traccia, al suo posto c'era un letto vuoto sopra il quale giaceva una montagnetta di foto e un bigliettino.
Derek si avvicinò con cautela, quasi temesse che da sotto di esse potesse sbucare chissà quale animale ed attaccarlo.

Si sedette sul bordo del letto e prese il bigliettino sul quale lesse soltanto tre parole: mi fai schifo.

Lo lesse e lo rilesse rigirandoselo anche fra le dita per vedere se sul retro ci fosse qualcosa, ma nulla.

Il suo sguardò andò poi verso le foto che guardò a una a una. Le conosceva tutte bene, erano tutte nel suo cellulare. Foto di lui con altre ragazze mentre le baciava, le teneva per mano o stava con loro nel letto.

Chiuse gli occhi portandosi le mani fra i capelli e si distese nel letto non sapendo nemmeno lui cosa provasse in quel momento.

 

 

Emily era seduta al bancone di un piccolo bar del centro periferico, tutto intorno a lei donne e uomini della sua età stavano chiacchierando allegramente davanti ad un boccale di birra o qualche altro cocktail. 
La bionda non si era mai sentita così fuori luogo.

Quando andava al college aveva partecipato ad alcune feste per poi capire che quelle semplicemente non facevano per lei e che era più tipa da stare a casa a guardarsi un film con pochi eletti che una scatenata e socievole. 
Era semplicemente fatta così, forse era un po' noiosa ma che poteva farci?

-Una birra, alla spina.-

Emily guardò con la coda dell'occhio l'uomo che si era fermato accanto a lei ordinando da bere. 
Con discrezione lo squadrò per poi bere un sorso del suo Cosmopolitan.
L'uomo guardò la bionda con un mezzo sorriso per poi voltarsi verso di lei appoggiando un gomito sulla superficie del bancone.

-Cosa ci fa una così bella ragazza tutta sola in un posto così squallido?- Le chiese con un sorriso che avrebbe potuto benissimo sciogliere il cuore di chiunque.
-Oh, ma per favore.- Bofonchiò a bassa voce lei cercando di resistere all'impulso di alzare gli occhi al cielo.
-Come, prego?- Domandò lui sporgendosi in avanti mentre il cameriere faceva scivolare la pinta di birra verso di lui.
-Ho detto: oh, ma per favore.- Ripetè Emily per poi girare la testa nella direzione dello sconosciuto trovandosi il suo viso molto più vicino al proprio di quanto pensasse.
-Oh, ma per favore cosa?- Curiosò ancora una volta lo sconosciuto.
Questa volta Emily non potè fare a meno di alzare gli occhi al cielo: -Oh, ma per favore è veramente questa la battuta con cui cerchi di abbordare le ragazze al bar?-

L'uomo rise mettendo in mostra una fila di denti bianchissimi e perfetti.

-Mh, si. Direi di sì. Sono Lucien, piacere.- Si presentò lui porgendole la mano e, dopo un minuto di titubanza, Emily gliela strinse.
-Sono, Emily.-
-Emily, bel nome.-
-Direi che è abbastanza comune, Lucien.- Gli rispose lei.

 

 

Adriel aveva vomitato tutta la sua vita addosso a Emeraude parlando senza sosta di tutto. Dal trasferimento nella Gold Coast, al viaggio in Grecia, al nuovo lavoro fino ad arrivare a Derek per cui aveva rinunciato a un matrimonio e a una vita da miliardaria.

Ede aveva ascoltato tutto quanto in silenzio, con la fronte corrucciata e lo sguardo che si spostava dallo schermo del telefono messo in vivavoce a Samuel disteso nel letto con lei ad ascoltare tutta la storia stupito tanto quanto la sua fidanzata "segreta".

Adriel esalò un ultimo respiro restando in silenzio e poi chiese: -Sono una persona di merda..?-
-Noooo...- Ede fu bloccata da Samuel e la sua schiettezza.
-Si, si lo sei.- Disse il castano beccandosi un'occhiata assassina dalla fidanzata.

Ede e Sam stavano insieme da diversi anni, avevano una relazione che loro definivano segreta ma era piuttosto ovvio a chiunque che fossero innamorati.
Adriel, a differenza di Dante, sapeva con certezza che i due stavano insieme perché glielo avevano confessato mentre il suo ex marito credeva che i suoi due migliori amici flirtassero e basta di tanto in tanto.

-Ciao Sam.- Lo salutò Adriel arricciando il naso, non le era ancora andato giù il video che aveva postato su Instagram.
Lui ridacchiò a bassa voce: -Ciao Adri!- 
-Insomma, ragazzi, che dovrei fare?-

Adriel in qualche modo sapeva di potersi fidare di loro due, Ede non era una spiona e non sarebbe corsa da Dante a spifferargli tutto ma Sam era diverso. Lui ed il suo ex marito si consideravano fratelli e mancava poco che uno dei due decidesse di cambiare cognome prendendo quello dell'altro. 
Adriel sperò che l'influenza che Ede aveva sul suo ragazzo l'avrebbe spronato a stare zitto e non raccontare nulla a Dante.

-Un esame di coscienza?- propose Sam per poi beccarsi una cuscinata in faccia.
-Quello che Sam intendeva dire è che...-
-Non cercare di addolcirmi la pillola, Ede.- La interruppe Adriel: -Non l'hai mai fatto e non iniziare ora solo perché ti faccio pena.-

Emeraude si passò le dita lunghe e affusolate fra i capelli scompigliati riflettendo bene su cosa dire ma qualsiasi cosa pensasse le sembrava sciocco e irrilevante.
Sam vicino a lei aveva un sorriso sornione stampato sulle labbra, adorava portare scompiglio nella vita dei suoi amici. Gli sembrava che Dante però fosse impazzito e facesse cose che non era affatto nel suo stile, stava perdendo la sua dignità senza nemmeno rendersene conto.

-Ede consiglia anche a lei di crearsi un fake in modo da poter stalkerare Dante e Derek e chiunque altro senza farsi riconoscere.-

Emeraude ne era sicura: avrebbe ucciso il suo migliore amico barretta fidanzato non appena Adriel avesse messo giù la chiamata.

-Un che???- Squittì Adriel.
-Emeraude ha detto a Dante di crearsi un fake per poter guardare le tue InstaStories senza che tu lo riconoscessi.- Rise il ragazzo mentre la sua fidanzata lo guardava minacciosa passandosi il pollice lungo la gola per fargli intendere che l'avrebbe ammazzato di lì a poco tempo.
-Oh mio Dio! E lui l'ha fatto sul serio?- gongolò la mora cercando di non sorridere nonostante nessuno la vedesse.
-Si, gliel'ha creato lei stessa, si chiama BenedictEgg.-

Adriel scoppiò in una sonora risata, Dante odiava le uova alla Benedict e il nome ci cascava proprio alla perfezione.

-Quando verrai a trovarci?- Chiese di colpo Emeraude.

Lei e Sam si scambiarono un'occhiata complice poi lui le fece l'occhiolino.

-Non lo so, perché? Vi manco di già?- Scherzò la mora sentendo il cuore più leggero.

Non appena la conversazione finì, Adriel sorrise di contentezza ma l'arrivo di una mail la distrasse.

Signorina McLeon,
Spero di non disturbarti. Ci tenevo solo a ricordarti che domani avremo la festa a casa del mio amico Cody e  vorrei solo sottolineare che non ho intenzione di farmi tritare gli attributi se non mi presento con te.
Questo è un ordine.
Oscar Jhonson, nonché il tuo capo.

 

-Indovina chi ha raccontato a chi di BenedictEgg.- Samuel entrò nell'appartamento di Dante con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, Emeraude lo seguiva a ruota con un'espressione di puro rammarico dipinto sul viso.

Dante mise in pausa il videogame e guardò i due sedersi vicino a lui.

-Emeraude!- Esclamò gongolante Sam.
-Ma sei un bugiardo! Gliel'hai detto tu.- Ede incrociò le braccia al petto per trattenersi dal metterle addosso al fidanzato.
-Detto a chi?- Indagò Dante sperando di non sentire quel nome.
-Ad Adriana Lima.- Rispose sarcastico Sam sistemandosi il ciuffo di capelli castani tenuti su con tonnellate di lacca: -Ad Adriel, ovviamente.- Concluse infine con un sorriso machiavellico.
-Perché gliel'hai detto?- La voce di Dante era neutra ed Emeraude si sentì terribilmente in colpa senza aver detto niente.
-È stato Samuel a dirglielo. Adriel mi ha telefonato e Sam era lì e non ha saputo tenere la bocca chiusa.-
-Vi state comportando come dei bambini piccoli. Chiamala e dille che vuoi stare con lei perchè, amico credimi, le vuole te ma non se ne rende nemmeno conto.-
-Wow, Sam, grazie! Da quando sei la voce della verità e nient'altro che la verità? E Derek che fine ha fatto?- Chiese Dante mentre faceva ripartire il gioco.

Emeraude si era accoccolata sulla sua poltrona preferita curiosa di vedere dove sarebbe andata a finire quella conversazione.

-A quanto pare quell'affascinante poveraccio del Signor Wickham si é dimostrato per quello che è: tradisce la futura moglie con molte, molte donne. E ora, signor Darcy, tocca a te andare a consolare la tua Elizabeth Bennet per poi sposartela, di nuovo.-
Dante alzò gli occhi al cielo: -C'è solo un piccolo dettaglio che non torna in tutto questo: Elizabeth Bennet non voleva Darcy per i suoi soldi.- 
-Non diciamo cazzate, Darcy è un cesso pure nei film. Ogni donna vuole i soldi ed Adriel rappresenta ogni stereotipo di donna, accettalo.-

Emeraude aggrottò la fronte: -Ma che bella opinione che hai delle donne.-

Se c'era una cosa che Ede non sopportava di Sam era la sua voglia di mostrarsi agli altri per quello che non era.
Samuel esteticamente era ciò che chiunque si immagina pensando a un classico ragazzo australiano: alto, muscoloso ed abbronzato, con una mascella che poteva spaccare le pietre, occhi e capelli nocciola e un sorriso da mozzare il fiato. Ma per lei, lui era molto di più: Era una persona intelligente e con una vasta cultura, amante dei libri e dei film.
Le dispiaceva che davanti al resto del mondo si mostrasse un playboy senza cervello, la urtava molto.

Dante alzò gli occhi al cielo per poi domandare: -Ede, tu cosa ne pensi?-

La ragazza rimase in silenzio per un po'.
Emeraude era molto sveglia e calcolatrice, aveva ereditato da suo padre un buon intuito sul quale fare affidamento ed aveva un carattere forte che spesso metteva in soggezione i maschi tanto che questi scappavano da lei a gambe levate sentendosi microscopici al suo fianco.

-Fossi in te continuerei con il piano.- Si strinse nelle spalle. Era stata lei stessa ad architettare la maniera migliore per far imparare una lezione ad Adriel; Voleva bene alla ragazza ma quest'ultima aveva ferito troppo il suo amico e perciò meritava una bella lezione che le sarebbe ritornata utile per il resto della vita.

-Io trovo quel piano inutile.- Commentò Samuel senza staccare gli occhi dallo schermo.

Emeraude fece una smorfia per poi guardarsi tutto intorno: -Dov'è Iris?- 
-Se n'è andata.- 
-Ah, e come mai?- Chiese di nuovo.
-Non ho mai conosciuto una persona tanto noiosa e vuota in vita mia.- Disse Samuel mentre Dante si stringeva nelle spalle.
-Vedi il lato positivo: ora non avrai più paparazzi sotto casa.- 
-Grazie a Dio.- Sospirò il biondo per poi gettare via il controller della play: -Venerdì sera dovrò andare a Melbourne perché Cody ha comprato una casa nuova, venite con me?-
-Cody...?- Sam inarcò un sopracciglio.
-Baxter.- Rispose Dante monotono.
-Quello un po'...- Iniziò Ede e il biondo annuì.
-Proprio lui.-
-Signore Dio, Dante, pensavo non frequentassi più certa gentaglia.- Lo prese in giro Samuel.
L'altro scrollò le spalle: -Venite o no?-
-Oh, non rinuncerei mai allo spettacolo.- Fece Sam e tutti e tre risero di gusto.

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Capitolo 14
*** Party hard, play harder ***


PARTY HARD, PLAY HARDER


Emily si risvegliò il giorno seguente con un mal di testa allucinante e in un letto che non era il suo.

La stanza in cui si trovava aveva i muri di mattoncini di terracotta rossi sui quali vi erano appese stupende fotografie.

Si tirò a sedere a fatica spostando di lato le lenzuola gialle e si passò una mano sul viso infastidita dai raggi del sole che filtravano dalla finestra aperta.

Il suo stomaco era in subbuglio e il forte profumo di dopobarba che aveva addosso non migliorava di certo la sua situazione.
Si rese conto di essere nuda solo quando un ragazzo alto e dai capelli corvini entrò nella camera con in mano un vassoio di cibo fumante.

-Buongiorno.- La salutò con voce profonda e lei arrossì di colpo afferrando il lenzuolo per coprirsi. Non si era mai sentita tanto in imbarazzo.
-Buongiorno...- Balbettò a disagio guardandosi intorno come alla ricerca di qualcosa.
-Lucien.- Disse l'uomo ed Emily lo guardò stralunata.
-Come, scusa?- 
-Mi chiamo Lucien, nel caso te lo fossi dimenticata.-
-No, no, me lo ricordavo.- Mentì lei mentre lui appoggiava il vassoio sul materasso sul quale poi si distese.
-Fame?- Le chiese indicando i toast caldi sul piatto e la marmellata fredda nel vasetto, c'erano anche due tazze di caffè e del latte.

Emily sembrava scettica, guardò lo sconosciuto (poteva veramente definirlo sconosciuto dopo che ci aveva passato la notte insieme?) e poi il piatto. Fu lì lì per rifiutare quando il suo stomaco brontolò rumorosamente facendo ridere Lucien.

 

Il fatidico venerdì era finalmente arrivato, nel pomeriggio Adriel e Oscar avrebbero preso l'aereo fino a Melbourne per andare a trovare il famoso Cody Baxter.

La ragazza si era alzata quella mattina con una strana sensazione alla bocca dello stomaco e mano a mano che il tempo passava il senso di nausea aumentava.
Ormai si era abituata al suo nuovo lavoro e non le dispiaceva affatto, nonostante la mattina si dovesse svegliare prima delle dieci.
Oscar era di buona compagnia nonostante avesse quasi sempre un'aria sognante e lavorasse poco infatti spesso -anzi, quasi sempre- toccava a Jacob (l'altro suo segretario) finire i suoi compiti.





 

Dante scese all'aeroporto di Melbourne seguito da Emeraude e Sam che per tutto il viaggio si erano scambiati delle occhiate assassine che il terzo incomodo aveva finto di non notare.

Adriel stava camminando al fianco di Oscar ed entrambi erano diretti a prendere le loro valige dal nastro trasportatore. Oscar le stava raccontando alcuni aneddoti su Cody e da quello che la ragazza aveva avuto modo di capire, al tizio mancava qualche rotella.
Rise ad alta voce portandosi la mano sulla bocca per attutire il suono mentre Oscar sorrideva gongolante tenendosi le mani nelle tasche dei jeans.

Dante voltò di poco la testa nel sentire una risata tanto familiare e a pochi metri da lui vide una donna dai lunghi capelli neri che gli stava dando le spalle mentre camminava al fianco di un tizio alto e slanciato.
Sospirò: avrebbe riconosciuto quella risata e quel fisico fra mille.

-Tutto bene?- Chiese Emeraude senza capire cosa gli fosse preso all'improvviso.
-Si.- Disse Dante: -Tutto bene, andiamo a prendere le valige.-


 

Adriel entrò nella seconda casa che aveva ottenuto dal divorzio con Dante, quella di Melbourne. Beh non era casa sua al 100%, avevano patteggiato e un lato della struttura apparteneva a lei mentre l'altro a Dante.
La casa era comunque abbastanza grande da poter fare in modo che i due non si incontrassero mai, se non all'entrata.

Sorrise appoggiando le chiavi d'entrata sul comodino e si levò i tacchi vertiginosi che indossava rabbrividendo al contatto con le piastrelle di marmo fredde.
Non vedeva l'ora di immergersi nella grande vasca da bagno che c'era al secondo piano. Tecnicamente faceva parte della zona dove avrebbe dovuto risedere Dante ma, oh, lui non era lì e quindi non sarebbe mai venuto a saperlo.

Silenziosamente salì le scale andando verso la propria stanza dove gettò lo zainetto in cui conteneva i vestiti e anche la borsa a mano per poi canticchiare a bassa voce mentre attraversava il lunghissimo corridoio per andare verso il bagno dell'ex marito. 

Aprì la porta accendendo la luce per poi vagare con lo sguardo nel bagno arredato secondo lo stile moderno. Ovviamente aveva decorato lei la casa secondo i suoi gusti personali ed era un gioiellino, secondo il suo modesto parere.

-Che ci fai qui?-

Ad Adriel per poco non venne un infarto, sobbalzò voltandosi di scatto e in quel momento fu certa che le sarebbe venuto un infarto: Dante era appoggiato allo stipite della porta, una borsa a tracolla gli scendeva lungo il fianco arrivandogli all'altezza della coscia, indossava una semplice t-shirt grigia e dei jeans neri con un paio di scarpe da ginnastica. 

-Che ci fai tu qui?-
-Questa è casa mia.- Le rispose lui senza battere ciglio.
-Beh... E' anche casa mia.- Pigolò lei al che Dante aggrottò la fronte: era per caso insicurezza quella?
-Casa tua è dall'altra parte del corridoio.- Puntualizzò l'uomo rimettendosi in posizione eretta, guardò Adriel che lanciava uno sguardo triste nella direzione della vasca da bagno e scosse la testa: il lupo perde il pelo ma non il vizio. -Mi sa che mi toccherà usare la doccia.- Disse soltanto per poi andarsene mentre sulle labbra della ragazza compariva un sorriso enorme.

Dante si gettò sul grande letto matrimoniale di quella che una volta era la loro camera da letto, di solito stavano lì quando lui era in viaggio di lavoro, Adriel adorava quella casa e perciò aveva deciso di lasciargliene una parte.

Adriel uscì dalla vasca dopo due ore buone passate dentro l'acqua calda, anche nella casa nella Gold Coast aveva la vasca ma non era tanto grande quanto quella di Melbourne. 
Si avvolse in un asciugamano togliendo poi il tappo e uscì gocciolante dal bagno per andare verso la propria camera da letto che fino ad allora era stata la stanza degli ospiti. 
Fra poco più di un'ora sarebbe passato Oscar a prenderla, sarebbero andati a cena insieme al ristorante e poi da Cody.

Non aveva proprio voglia di uscire ma ormai era troppo tardi per rifiutare.
Mentre si preparava si chiese come mai Dante fosse lì e perchè la sua nuova fiamma non fosse con lui, si era già stancato di lei?

Aprì l'armadio per tirare fuori qualche abito ma lo trovò vuoto.
Merda! Pensò, tutti i vestiti eleganti che aveva in quella casa erano nell'altra stanza.
Fece un verso esasperato e, dopo aver indossato l'intimo e una maglietta extra large che avrebbe dovuto usare come pigiama, uscì dalla stanza per andare verso quella dell'ex marito.

Socchiuse lentamente la porta sbirciando dentro la camera: Dante era nel letto che dormiva dandole le spalle. 
Cercando di fare meno rumore possibile, aprì la porta ed in punta di piedi andò verso la cabina armadio.

Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò imprigionata fra il muro e il corpo di Dante, non ebbe nemmeno il tempo di sussultare che sentì le mani dell'uomo afferrarle le cosce alzandola da terra, istintivamente Adriel portò le braccia intorno al suo collo attirandolo a se per poi sentire le sue labbra contro le proprie.
Lo baciò con frenesia e trasporto sentendo la pelle pungere a causa della leggera e curata barba di lui. Gli cinse la vita con le gambe facendo aderire i loro corpi mentre le sue dita si infilavano fra i suoi capelli biondi.

-Adriel.-

La donna si riscosse di colpo portandosi una mano sul cuore: stava battendo all'impazzata, sbattè le palpebre un paio di volte ritornando di colpo alla realtà. Si voltò notando con disappunto che Dante era ancora nel letto e che il bacio mozzafiato che aveva appena vissuto c'è stato solo nella sua testa.

-Eh?- Gli domandò guardandolo senza capire.
-Ti ho chiesto che ci fai qui... Stai bene?- Le chiese inarcando un sopracciglio mentre si tirava su a sedere, anche lui era ancora stordito dal sonno.
-Io... Si, sto bene. Avevo solo bisogno di un vestito.- Gli rispose per poi entrare nella cabina armadio. 
-Non sarebbe stato più semplice andare a comprarne uno nuovo?- Dante si era alzato dal letto e si era diretto verso la cabina fermandosi all'entrata di essa.
-Perchè dovrei? Qua ci sono un sacco di bei abiti che non ho mai indossato.- Ribattè immediatamente la donna e Dante fu costretto a pizzicarsi un braccio per assicurarsi che non stava ancora sognando.

Era veramente Adriel quella che aveva appena parlato?

-Che te ne pare?- Gli domandò mentre tirava fuori una gruccia sulla quale c'era appeso un abito bordeaux.

Dante non se ne intendeva granchè di moda o stile: al lavoro indossava sempre giacca e cravatta, in casa girava con i pantaloni di tuta e per uscire una t-shirt e dei jeans gli sembravano un outfit decente; Fra i due era sempre stata Adriel quella con un spiccato senso estetico, era lei quella che decideva cosa avrebbero indossato o meno e lui doveva solo annuire e obbedire.

-Carino.- Scrollò le spalle mentre immaginava il vestito addosso a lei, una fitta di gelosia gli attanagliò lo stomaco: per chi si stava vestendo così?

L'abito era corto e aderente, aveva le maniche che arrivavano fino al gomito e un'ampia scollatura a V. Non aveva alcun ricamo particolare e non era per niente appariscente, sarebbe andato bene per una festa del genere.

Adriel appoggiò il vestito su una delle poltroncine presenti al centro della cabina e si tolse la maglietta per poter provare l'abito.
Lo sguardo di Dante vagò lungo il suo corpo, deglutì rumorosamente incrociando le braccia al petto: non riusciva a toglierle gli occhi di dosso e lei questo sembrava non notarlo.

Il biondo non poté fare a meno di chiedersi che fine aveva fatto la donna che il giorno del loro divorzio aveva incrociato le braccia al petto per fare in modo che lui le guardasse il seno, la stessa donna che aveva passato ore e ore a prepararsi per lui nonostante fossero divorziati, quella che non perdeva occasione per cercare di sedurlo... 
Quella che gli si stava presentando davanti in quel momento era a malapena la sua ombra.

Adriel si voltò per andarsene ma fu bloccata dalla figura di Dante ferma sulla soglia, alzò gli occhi verso i suoi che la guardavano inquisitori.

-Stai bene?- Le domandò un'altra volta: -Sicura di non avere la febbre?-
-Si...?-

Continuarono a guardarsi negli occhi per quella che parve un'infinità di tempo poi la ragazza si schiarì la voce: -Mh, posso... Posso passare ora?- Domandò e Dante fu costretto a spostarsi suo malgrado.

Alle otto e mezza spaccate Oscar arrivò davanti alla casa della sua segretaria vestito di tutto punto e con un mazzo di tulipani in mano, suonò al campanello schiarendosi la voce ed aspettò che qualcuno venisse ad aprirgli.
Rimase piuttosto spiazzato quando al posto della sua sexy segretaria si ritrovò davanti un uomo grosso quanto un tronco di una quercia e senza maglietta.
I due si soppesarono da capo a piedi in silenzio poi Oscar si decise a parlare: -Oh, mi scuso. Credo di aver sbagliato casa.- Disse lanciando poi un'occhiata al numero dell'abitazione 837, no... era quella giusta...

-Arrivo!- Adriel arrivò di gran fretta da una stanza laterale della casa fermandosi in mezzo all'entrata: -Oscar, ciao!- Sorrise poi al suo capo andando verso di lui.

Si erano messi d'accordo che fuori dall'ufficio potevano chiamarsi per nome dato che non c'era una chissà quale differenza di età fra i due.

-Ehi.- La salutò lui sentendosi un po' a disagio di fronte allo sconosciuto che ora lo stava guardando in cagnesco, le porse il mazzo di fiori che lei accettò con un sorriso.
-Sono bellissimi, grazie.- Gli disse nonostante lei odiasse i tulipani.

La tensione era alle stelle e si poteva tagliare con un coltello.

Oscar si schiarì la voce per poi proporre: -Vogliamo andare?-
-Certo!- Adriel si voltò verso Dante e prima che quest'ultimo se ne accorgesse, si ritrovò con i fiori fra le braccia: -Ti dispiace metterli in un vaso?- Chiese mentre afferrava il suo cappotto.
-E se devi andare da qualche parte, fatti la barba. Sembri un orso.- Aggiunse per poi uscire di casa chiudendo la porta dietro di se prima che lui potesse dire qualsiasi cosa.

 

La villa di cui Cody Baxter le aveva tanto parlato al telefono si rivelò per Adriel una totale delusione. Modesti a parte le sue vecchie case erano tutte molto più belle e soprattutto arredate di gran lunga meglio.
Cody aveva passato tre quarti d'ora a vantarsi di come la sua bravissima scopamica, nonché decoratrice d'interni, Rose, avesse scelto con cura ogni mobile lavorando minuziosamente su ogni dettaglio. 

Adriel aveva sorriso ed annuito fingendosi interessata ma dal suo punto di vista tutto quell'arredamento era semplicemente stato scelto a caso e buttato dentro alla rinfusa senza seguire nessuno stile.

La festa era appena entrata nel vivo. 
Questa Rose poteva far pena come arredatrice ma una festa con i fiocchi sapeva di certo organizzarla.

Adriel era seduta sulla panchina a dondolo del giardino sul retro con la suddetta designer a parlare del più e del meno e con un drink in mano quando l'ultima persona che si sarebbe mai aspettata di vedere lì fece la sua comparsa.

-Dante!- Esclamò Cody dalla parte opposta rispetto a dove si trovava il biondo. Lo raggiunse a braccia spalancate per poi salutarlo con una stretta di mano.

Dante aveva dipinto sulle labbra un mezzo sorriso ironico e alle sue spalle c'erano Emeraude e Samuel che si stavano mordendo le guance cercando di non ridere.

Lo sguardo di Adriel volò dal trio verso Oscar che era seduto al tavolo circondato da una grande compagnia a chiacchierare allegramente.

-Dante fottuto Rosewain, da quanto non ti vedo? E chi è questa meraviglia dietro di te? Immagino la tua signora.- Disse Cody squadrando Emeraude dalla testa ai piedi un paio di volte. 

Sam inarcò un sopracciglio e si infilò le mani nelle tasche dei jeans facendo finta che il modo in cui il tizio guardava la sua fidanzata non lo infastidisse affatto.
Cody era un tipo un po'... sopra le righe, ma ad Adriel non sembrava un cattivo ragazzo se non fosse stato per la maniera in cui guardava le sue gambe.

-Mi sembrava avessi detto che saresti andata a una cena romantica.- Disse Dante sedendosi a fianco della ex moglie non appena Rose se ne fu andata per stare con dei nuovi arrivati.
-Mi sembrava di averti anche detto di farti la barba, chiaramente non mi ascolti mai quando parlo.- Gli rispose Adriel accavallando le gambe. Non aveva mai parlato di nessuna cena, Dante si stava solo inventando un sacco di balle.

I due si guardarono negli occhi ed Adriel dovette usare tutta la sua forza di volontà per non gettargli le braccia al collo e baciarlo con la stessa foga con cui si era immaginata di farlo quel pomeriggio.
Si chiese se Dante l'avrebbe respinta, si chiese se anche lui percepiva quella tensione elettrica che c'era fra di loro o se era solo lei ad immaginarsela.

Dante si passò la punta della lingua fra le labbra: -Niente cena romantica, ho capito.- Disse semplicemente per poi spostare lo sguardo altrove.
Adriel sbuffò: -Vado a salutare Ede e Sam.- Mormorò a bassa voce per poi alzarsi e andarsene a grandi passi da lui.

 

Il tavolo dove Oscar stava seduto ora era diventato il campo per una partita con i controfiocchi di Beer Pong.

-Sexy segretaria, ti sfido!- Urlò Cody da un capo del tavolo, teneva le mani agli angoli della bocca come per fare l'eco ed era chiaramente ubriaco.

Adriel si voltò verso di lui guardandolo senza capire.

-Si dolcezza, parlo proprio con te.- L'uomo sogghignò per poi continuare sfacciatamente: -Se perdo mi dai un bacio, se vinco mi dai altro.- Le disse facendo ridere i presenti e ciò bastò per irritare Adriel. 
-Questo significa che io non ci guadagnerei niente in ogni caso.- Gli rispose lei mettendosi le mani sui fianchi facendo partire un coro di 'oooh'. 

Dante, Ede e Sam si erano avvicinati al tavolo. Il primo aveva contratto la mascella dopo aver sentito le parole di Cody e ora lo stava guardando irritato.
Oscar stava in piedi al fianco di Adriel continuando a ripeterle che non doveva accettare se non voleva farlo.

Cody a quella risposta era rimasto spiazzato: -Allora scegli tu le penitenze.-
Adriel finse di pensarci su: -Se vinci tu, io farò quello che vuoi. Ma se vinco io... Rimpiangerai di essere nato.- Gli disse con un tono di sfida per poi sorridergli: -Ci stai?- Chiese.

Sentì lo sguardo omicida di Dante bruciarle addosso ma fece finta di niente, era piuttosto sicura di poter vincere: Cody era già messo male mentre lei era quasi del tutto lucida.

Due bicchieri pieni di vodka più tardi, Adriel stava iniziando a dubitare della sua vittoria sicura. 
Odiava la birra e perciò i suoi bicchieri erano stati riempiti di vodka alla fragola.
Era riuscita a far bere quattro bicchieri a Cody, ancora due e avrebbe vinto ma la fortuna non sembrava essere a suo favore dato che continuava a sbagliare tiro.
Non voleva andare a letto con quel maiale sessista, anzi, voleva ridicolizzarlo e fargli capire chi era che comandava.

Cody lanciò la sua pallina, questa rimbalzò sul tavolo e colpì un bicchiere che cadde e rovesciò la vodka addosso all'abito di Adriel.

-Oh, ti sei già bagnata a pensare a quello che ti farò una volta che avrò finto?- Disse Cody e come al solito tutti i presenti risero come delle oche. 

-Grazie a Dio c'è un tavolo a separarli perchè dall'espressione di Adriel sembra che voglia strangolarlo.- Commentò Sam guardando il suo bicchiere quasi vuoto, Dante al suo fianco aveva le labbra tese in una sottile linea con gli angoli rivolti verso il basso e stava schiumando di rabbia. 

Oscar sembrava genuinamente preoccupato per Adriel e di tanto in tanto le dava una leggera pacca sulla spalla per incoraggiarla.

La mora strizzò gli occhi: ma che ci hanno messo dentro questa vodka? Si domandò mentre si rigirava la pallina fra le dita. 
Di solito riusciva a gestire benissimo l'alcool ma ora sentiva che avrebbe vomitato da un momento all'altro.

Abbassò lo sguardo verso il bicchiere qualcuno le aveva appena riempito e aggrottò la fronte. Non se lo stava immaginando o si?
Afferrò il bicchiere cercando di esaminarne meglio il fondo sul quale giaceva qualcosa di bianco e granulato.

-Ehi!- Sbottò: -Che cazzo mi hai messo nel bicchiere?- Chiese mentre sentiva il cuore batterle furiosamente nel petto e veniva percossa da vampate di calore.

Sentì che le stava per mancare il fiato era certa che da lì a poco sarebbe svenuta. 
Percepiva le guance che le andavano a fuoco, i crampi allo stomaco e un fortissimo senso di nausea.

Tutto ad un tratto non sentì più il pavimento sotto ai piedi, le sembrava di fluttuare in aria. Chiuse gli occhi e reclinò la testa all'indietro sentendo che l'unica cosa che il suo corpo voleva in quel momento era dormire. 

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Capitolo 15
*** Tease ***


TEASE
 

Adriel si risvegliò in un letto d'ospedale, aveva una flebo attaccata la braccio destro e la mano di Emeraude che stringeva la sua.

La castana si era addormentata in una posizione molto scomoda, teneva infatti la testa appoggiata sul materasso del lettino mentre stava seduta sulla poltrona di fianco al letto, la mora era sicura che si sarebbe risvegliata con un gran mal di schiena.

Nella stanza oltre a lei c'era anche Dante in piedi a guardare fuori dalla finestra, la luce del sole del mattino gli stava illuminando il viso schiarendo i suoi capelli già chiari di loro.

-Ti sei svegliata.- Disse voltandosi verso di lei per poi raggiungerla silenziosamente: -Come stai?-
-Come se un camion mi avesse appena messa sotto e fosse passato dieci volte sopra di me.- Rispose lei mentre cercava di alzarsi a sedere.
-Quanto sei drammatica.- La prese in giro lui sedendosi dalla parte opposta rispetto a dove Ede dormiva ancora: -Sam è andato a prendere del caffè. Oscar, se così si chiamava, è dovuto rientrare subito al lavoro ma ha detto di richiamarlo non appena ti sarai svegliata aggiungendo anche che se vuoi puoi prenderti qualche giorno di riposo.- 

Adriel si massaggiò una tempia con la punta delle dita chiudendo gli occhi, la luce del sole le stava dando un fastidio tremendo e sembrava quasi che ogni cosa intorno a lei fosse amplificata per tre.

-Che è successo?- Chiese aprendo un occhio per poter sbirciare nella direzione di Dante.
-Beh, ti hanno drogata alternando antibiotici, antinfiammatori e calmanti per ogni bicchiere. Sei svenuta ma Sam ti ha afferrata al volo, ti abbiamo portato all'ospedale e i dottori ti hanno fatto una lavanda gastrica. Sarebbe una storia da raccontare ai tuoi nipoti un giorno, peccato che non te la ricordi. Notte travolgente ed emozionante.- Disse ironicamente il biondo ed Adriel rise a bassa voce per poi mormorare un 'ahia' che la fece smettere subito.

-Dovresti riposare.- Le consigliò l'uomo.
-Anche perchè stiamo pagando l'ira di dio per questa camera e fra poche ore arriveranno le infermiere a sbatterci fuori.- Affermò Sam entrando nella stanza con due piccole tazze di caffè fumante nelle mani: -E questo caffè è acqua colorata, con che coraggio me l'hanno fatto pagare tre dollari l'uno?- Si lamentò.

 

Adriel rientrò a casa sua nel tardo pomeriggio, i dottori le avevano fatto un check-up completo e nei giorni successivi sarebbero arrivati i risultati delle analisi. Stava decisamente molto meglio rispetto a quella mattina anche se aveva battibeccato per tutto il viaggio con Dante a proposito di chi avrebbe dovuto pagare le spese mediche.

-Ti ho detto che potevo benissimo pagare io. Non ho bisogno della tua American Express in tutto e per tutto.- 
-Adriel i soldi che avresti usato sarebbero comunque stati i miei quindi fai storie inutili.- Dante alzò gli occhi al cielo chiudendo la porta di casa alle sue spalle.

La donna incrociò le braccia al petto voltandosi verso di lui per fulminarlo con gli occhi: -Per tua informazione ora ho un lavoro anche io, ciò vuol dire che sarei stata perfettamente in grado di pagare!- Affermò piccata per poi dargli le spalle e andarsene sbattendo con i piedi per terra ad ogni passo.
-Dove vai?- Le chiese il biondo guardandola accigliato.
-In camera mia.- Urlò lei ancora offesa.
-Quella parte della casa è mia.- Rispose subito lui iniziando a seguirla su per le scale.
-Camera. Mia.- Fu l'unica risposta che ottenne da lei prima che gli sbattesse la porta della stanza in faccia. 

Adriel si buttò nel letto coprendosi fin sotto al mento, sospirò afferrando il cuscino che stava dall'altra parte e lo strinse forte a se inspirando il nuovo profumo che il marito aveva iniziato a usare; le piaceva, ma preferiva il suo dopobarba. 

-Certo che pure lui, portarmi in un ospedale pubblico, no? No, per forza in uno privato. Bah, roba che solo i ricchi fanno.- Borbottò chiudendo gli occhi.

 

-Un giorno mi spiegherai cos'hai contro le t-shirt.- Disse Adriel mentre entrava nella cucina dalla quale proveniva un profumo delizioso. 

Dante voltò la testa nella sua direzione guardandola entrare e poi riabbassò gli occhi verso la padella nella quale aveva quasi finito di preparare le tagliatelle con i funghi, era uno dei pochi piatti che gli aveva insegnato a cucinare sua nonna, Maria, quando andava in Italia a trovarla.

-Ad oggi non ti è mai dispiaciuto vedermi senza maglietta.- Le rispose senza esitazione lui per poi spegnere il fuoco.
-Touché...- Adriel sospirò sedendosi davanti alla grande isola della cucina. 

Come cuoca lei non valeva molto, Dante era sempre stato molto più bravo di lei in quel campo ma non sarebbe mai stato in grado di preparare delle lasagne migliori delle sue.

-Dormito bene in camera tua?- Le chiese Dante per rompere il silenzio che si era creato mentre cenavano.
-Molto, ma c'era un odore strano... Avrei preferito il solito profumo.- 

-Non ho alcuna intenzione di farmi la barba, smettila di insistere.- Tagliò corto lui.
Adriel sospirò: -Orso, troglodita e primitivo.- Mormorò a bassa voce.
-Come scusa?- Domandò Dante sporgendosi in avanti mentre fingeva di non aver capito. 

Non gli dispiaceva la sua barba, la teneva corta e ben curata.

Adriel lo guardò di sottecchi: -Ho detto che mi dispiace per la poveretta che sarà costretta a sopportare i tuoi baci ispidi.-

A Dante brillarono gli occhi per un secondo e ammiccò nella direzione della ex moglie che avvampò di colpo sorprendendo anche lui, non la vedeva arrossire da tantissimo tempo e qualcosa in lui si addolcì a vederla così.

La mora tornò ad abbassare gli occhi verso il piatto prendendo un altro po' di tagliatelle senza più proferire parola; Dante rise sommessamente riprendendo a mangiare anche lui.

 

Emily suonò alla porta dell'appartamento di Lucien chiaramente nervosa. 

-Arrivo!- Sentì la sua voce provenire dall'altra parte della porta e poi dei passi avvicinarsi ad essa, prima che potesse veramente rendersene conto si ritrovò l'uomo davanti a lei che le rivolse un sorriso dopo averla riconosciuta: -Ehi.- 
-Ehi.- Ormai la bionda aveva i nervi a fior di pelle: -Scusa, ti disturbo? Ho perso la mia USB e sono quasi del tutto certa che sia in camera tua.- Gli disse e mano a mano che parlava diventava sempre più rossa.

Se l'era svignata dal suo appartamento di soppiatto mentre lui era in doccia senza nemmeno degnarlo di un saluto o un ringraziamento. Ma cosa poteva dirgli? 

"Ehi, ciao, io vado. A proposito grazie per la notte di sesso che abbiamo passato e della quale ho solo vaghi ricordi."?

Lucien la squadrò un paio di volte e più passava il tempo e più Emily sperava che il pavimento si aprisse sotto i suoi piedi e gli inferi la inghiottissero.

-Posso entrare?- Domandò dubbiosa: -Giuro che non ci metterò troppo tempo a ritrovarla.-
-Certo, fai pure.- Lucien si fece da parte per farla passare: -La stanza sai da che parte sta.- La punzecchiò lui.
-Si...-

La bionda aveva cercato in tutti i modi di non incontrare gli occhi azzurri e magnetici di Lucien perchè sapeva che se l'avesse fatto sarebbe diventata molto più rossa di un pomodoro.
Magari il suo cervello faceva fatica a ricordare cosa era successo quella notte ma il suo corpo se lo ricordava benissimo e i succhiotti viola sparsi sul suo stomaco, sul suo seno e in mezzo alle sue cosce erano la prova evidente della passione che avevano condiviso quella notte.

-Mi dispiace veramente disturbarti magari avevi altro da fare e...- Emily aveva iniziato a blaterare a vanvera mentre camminava verso la camera da letto pensando che in quel modo avrebbe stemperato un po' la tensione.
Sentì la mano di Lucien afferrarle il polso e l'attimo dopo il suo corpo era premuto contro quello del bellissimo uomo. Le labbra affamate di lui lambirono quelle morbide e piene di lui. 
Emily chiuse gli occhi sentendo il suo corpo rilassarsi al tocco inebriante dell'uomo. L'ansia e la tensione scomparirono come una bolla che esplode e furono rimpiazzate da un crescente desiderio.

Indietreggiò senza riuscire a liberarsi da quel bacio, le braccia di Lucien le stavano cingendo la vita tenendola stretta a se per non permetterle di scappare.
Emily socchiuse gli occhi nel momento in cui le sue labbra si mossero per posarsi sul suo collo, una delle parti più sensibili del suo corpo. 
La ragazza reclinò all'indietro la testa schiudendo la bocca che le stava praticamente andando a fuoco, le punte dei suoi capelli biondi accarezzarono le mani del moro che si erano posate sul suo fondoschiena stringendolo con possessione. Ansimò. 

 

 

-Ti ho detto che non guarderò Orgoglio e Pregiudizio, di nuovo.- Dante era steso sul divano e stava abbracciando uno dei cuscinetti, era messo nella posizione ottimale per guardare il sedere della ex moglie che stava in piedi davanti alla TV e maneggiava con il telecomando per poter selezionare un film.
-Ti ripeto che non è il solito film. Questo ha qualcosa in più.-
-E cosa, di grazia?- 
-Zombie.- Adriel scrollò le spalle trovando finalmente ciò che cercava.

Dante sbuffò più per il fatto che ora era girata e stava tornando da lui che per il fatto che gli sarebbe di nuovo toccato guardarsi quel stramaledetto film per la decimillesima volta nella sua vita.

-Spostati, devo sedermi anche io.-
-Siediti per terra.- 
-Ma sono appena uscita dall'ospedale.-
-Allora siediti su di me.- Ormai ci stava iniziando a prendere gusto a punzecchiarla, ogni volta la donna aveva una reazione diversa e divertente.
-Potrei sedermi sulla tua faccia così finalmente staresti zitto.- 
-Come se non l'avessi mai fatto fino ad ora.- La stuzzicò al che lei gli strappò il cuscino dalle braccia per colpirlo con quello sul petto facendolo ridere.

Adriel si sedette sopra alla sua pancia senza fare troppi complimenti e, nonostante non riuscisse a respirare come si deve, non gli dispiacque affatto.

-Menomale che hai fatto la lavanda gastrica, chissà quanto pesavi senza di quella.- Scherzò beccandosi la seconda cuscinata di fila.
-Sei uno stronzo.- Sibilò lei, offesa, causandogli altre risate.

La sera prima gli era venuto un colpo quando l'aveva vista cadere, fortunatamente Sam era stato molto più svelto di lui e l'aveva afferrata al volo. 
Era sicuro che se non fossero subito dovuti andare all'ospedale avrebbe preso a pugni Cody. 

Adriel respirava a fatica ed aveva le guance di un rosso acceso mentre il resto del viso era giallognolo, stava sudando freddo e ogni tanto diceva qualche parola sconnessa ma già quel giorno era ritornata in forma e aveva praticamente spazzato via le tagliatelle tutte da sola.

-Rosewain: guarda il film, non me.- Questa volta era lei che lo stava prendendo in giro.

Gli scoccò un'occhiata e cercò di concentrarsi di nuovo sul film mordendosi il labbro per non sorridere, spalancò gli occhi quando sentì le sue braccia muscolose avvolgerle i fianchi ed attrarla verso di se. Si stese sopra il suo corpo alzando il viso nella sua direzione sfiorando la sua punta del naso con la propria.

 

La punta delle dita di Dante le sfiorò la mascella guidando il suo viso verso il proprio fino a che le loro labbra non si incontrarono a metà strada unendosi in un bacio lento e dolce.
La sensazione familiare delle labbra carnose di lui sulla bocca piccola e piena di lei le fece battere il cuore all'impazzata e, Adriel ne era certa, Dante poteva percepirlo contro il suo petto muscoloso.

La ragazza sorrise quando si allontanarono, aprì gli occhi vedendo che quelli di Dante erano ancora socchiusi e fissavano le sue labbra: -Beh, Rosewain, ce ne hai messo di tempo per prendere l'iniziativa.- Lo punzecchiò di nuovo lei a bassa voce portando una mano sulla sua guancia accarezzandogliela con il pollice.
-Stai zitta.- Sussurrò l'uomo per poi avvicinarsi di nuovo. 

Il secondo bacio fu semplice ma carico di tenerezza.
Adriel aveva abbassato la propria mano portandola verso il suo collo.
Il contatto delle loro labbra fu interrotto dalla stessa ragazza che non riuscì a trattenere una risata pacata ma che le arriva dal cuore.

-Ispido.- Mormorò al che rise anche Dante.
-Stai zitta.- Disse un'ultima volta facendola tacere lui stesso.

 

 

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Capitolo 16
*** So insecure ***


SO INSECURE



Quella mattina Adriel si risvegliò nella camera degli ospiti della casa di Melbourne, sospirò pesantemente alzandosi a sedere. 
Voltò la testa verso l'altro lato del letto trovandolo vuoto, scosse la testa un paio di volte per poi alzarsi dal letto indossando la maglietta che trovò per terra.

Uscì dalla camera da letto e si diresse subito verso il piano di sotto, raccolse i capelli spettinati con le mani e li gettò i dietro le spalle per poi correre verso la cucina.

-Dante?!- Lo chiamò ma non ottenne alcuna risposta, al posto dell'uomo vide un bigliettino giallo appoggiato vicino alla macchinetta del caffè, sul piano da lavoro.

"Contrattempo al lavoro." Erano le uniche parole che c'erano scritte. Le rilesse più e più volte per poi stracciare il pezzo di carta.

Grandioso, usata e scaricata dal mio stesso ex marito. Pensò irritata, era stato tutto troppo facile per essere vero. Il suo insistere per pagare per se stessa, la sua finta innocenza, i baci... Tutto inutile, inutile!

Si passò le dita fra i capelli cercando di fare mente locale, trovare una soluzione a tutto quel casino... Cosa avrebbe dovuto fare? Chiedergli scusa? 
Era oltremodo sicura che ce l'aveva fatta e invece era rimasta fregata dal suo stesso gioco.

Dante si era dimostrato fin troppo gentile e accondiscendente nei suoi confronti. L'aveva usata per entrare fra le sue gambe, guarire il suo ego ferito e accrescerlo con la consapevolezza che poteva averla quando voleva lui.

Sbuffò ormai al colmo dell'esasperazione. Non le andava proprio di restare un minuto di più in quella casa: si fiondò di nuovo nella camera da letto alla velocità della luce prendendo la borsa che si era portata, tirò fuori i vestiti puliti che le erano rimasti e li indossò di tutta fretta per poter poi iniziare a prepararsi per partire.

 

-Mi dispiace signorina, ma tutti i voli di oggi sono stati sospesi per via di uno sciopero.- Le disse una hostess di terra.
-Sta scherzando?- La giornata poteva andare peggio?

Non erano mica tutti Dante Rosewain che potevano permettersi il lusso di girare da un capo all'altro del continente con il jet privato.

Sospirò e scosse la testa già stufa di ascoltare le scuse inutili della donna. 
Avrebbe preso il treno, che le costava dopotutto? Solo un giorno e due ore di viaggio, se tutto andava bene...

 

 

Dante aveva appena finito la riunione di lavoro con i manager dell'azienda e l'unica cosa che voleva fare era tornare a casa e dormire per un po' dato che la notte prima non ne aveva avuto proprio il modo.

Si sedette sulla poltrona del suo ufficio tirando un sospiro di sollievo e chiuse gli occhi reclinando all'indietro la testa.
Aveva ancora addosso il profumo di Adriel e la schiena gli doleva per via dei graffi che gli aveva procurato.

Ripensò agli ultimi giorni che avevano passato insieme, qualcosa in lei era cambiato. Stava veramente diventando una persona più umile?

Tamburellò con le dita sul bracciolo della poltrona. Avrebbe dovuto chiamarla? 
Lasciarle un bigliettino scarno non era stato il massimo della galanteria ma non gli era andata di svegliarla dato che stava dormendo così pacificamente.

Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e lo sbloccò per chiamarla, non squillò nemmeno: partì immediatamente la segreteria.

Aggrottò la fronte abbassando il cellulare, spense la telefonata chiedendosi cosa stesse facendo. Forse non l'aveva presa bene... Avrebbe provato a ricontattarla più tardi.

 

Blocca, blocca, blocca, blocca. Continuava a pensare Adriel mentre bloccava il profilo di Dante da ogni social.

-Stronzo.- mormorò acidamente per poi ributtare il cellulare nella borsa e scuotere la testa un paio di volte.

Guardò fuori dalla finestra del treno, il paesaggio davanti ai suoi occhi si muoveva e cambiava velocemente non permettendole di assorbire i dettagli.

Era ancora terribilmente irritata ma il sentimento era più rivolto nei propri confronti che in quelli di Dante.

Non avrebbe dovuto lasciarsi andare così tanto con lui. Avrebbe dovuto tenerlo sul filo del rasoio invece, per colpa della sua stessa incoscienza e debolezza, aveva mandato in fumo la sua possibilità di ritornare a essere la signora Rosewain.

Sbuffò maledicendosi per aver chiesto il divorzio in primo luogo, chi gliel'aveva fatto fare se non la sua stupidità?

Stupido Derek, stupida lei, stupido flirt.

Si sentiva completamente indolenzita dalla notte precedente e avrebbe voluto dormire un altro po' ma i sentimenti contrastanti che stava provando in quel momento non glielo permettevano.

Cercò di rilassare le spalle ed allungare le gambe di fronte a se, chiuse gli occhi provando a ignorare i ricordi e le sensazioni della notte precedente che non volevano lasciarla in pace.

Portò una mano alla base del proprio collo lungo il quale c'erano tre grossi succhiotti coperti accuratamente dal make-up e socchiuse le palpebre.

Se non altro il sesso era stato appagante, doveva ammetterlo. Delle volte le sembrava che l'unica vera connessione che avevano solo quella sessuale, non che le dispiacesse ma... Non doveva esserci qualcosa di più in un rapporto?

Non aveva mai sperimentato l'amore prima d'allora, forse solo per Derek o magari anche quella era una mera fantasia?

 

Derek si stava iniziando ad abituare all'assenza di Emily e aveva scoperto che quest'ultima non gli mancava poi così tanto. Non aveva nemmeno provato a ricontattarla e non la vedeva più in giro per i corridoio della scuola. Sapeva solo che tornava a casa quando lui non c'era per prendere dei vestiti e sparire nuovamente.

Una piccola parte di lui era curiosa di sapere dove fosse e cosa stesse facendo ma l'altra, quella più razionale e -forse- menefreghista, gli diceva che la cosa migliore da fare era comportarsi come se nulla fosse in modo da lasciarsi quella relazione -se così la si può definire- alle spalle il più presto possibile.

Le relazioni non avevano mai fatto per lui. Aveva provato un paio di volte a trovare una certa stabilità con delle ragazze ma non aveva mai funzionato; si stancava troppo in fretta e l'idea di essere fedele a una persona e una soltanto gli metteva ansia facendolo sentire in trappola. 

Forse c'era qualcosa in lui che non andava. Sua madre l'aveva giustificando dicendo che erano solo gli impulsi della giovinezza, la voglia di essere libero come ogni altro giovane uomo della sua età. Ma sua madre lo giustificava sempre, dopotutto. 

I pro di essere il figlio più piccolo.

 

 

Lucien scattò la foto e il click della macchinetta fotografica fece alzare di scatto la testa di Emily che stava cercando un appartamento seduta al piccolo tavolo della cucina dell'uomo.

-Che fai?- gli chiese la bionda corrugando la fronte. 

Erano già un paio di giorni che dormiva a casa del moro e stava iniziando a sentirsi a disagio, in fondo loro due erano ancora dei perfetti sconosciuti.

-Ti ho fatto una foto, sei bella quando sei concentrata.- le disse con nonchalance per poi voltare la fotocamera verso di lei mostrandole l'immagine appena scattata: -Vedi?-

Emily arrossì furiosamente al complimento inaspettato. Non era abituata a riceverne, Derek era molto riservato e non l'aveva mai elogiata se non delle rare volte in pubblico. 
Fece una smorfia al ricordo dell'ex fidanzato e la sua espressione non sfuggì allo sguardo attento di Lucien.

-Non ti piace?- chiese divertito mentre si sedeva vicino a lei per analizzare meglio la foto.
-No, no, assolutamente. Anzi... E' molto bella.- Emily si affrettò a chiarire.

Fra i due calò il silenzio. Lucien era occupato a scorrere le foto che aveva scattato negli altri giorni eliminandone alcune mentre Emily lo osservava pensierosa.

Si chiese se non era il caso di fargli qualche domanda giusto per sapere con chi aveva a che fare. 

-Mh, Lucien... Che lavoro fai?- gli domandò sperando di non sembrare una ficcanaso.
-Insegno fotografia all'università, di tanto in tanto ricevo qualche ingaggio come investigatore privato ma non sempre accetto.- le spiegò mettendo via la fotocamera: -E tu?-
-Beh, sono psicologa. Lavoro al liceo.- 
Lucien sorrise: -Ehi allora posso chiederti se...-
Emily alzò una mano per fermarlo a metà della frase: -No, non analizzo le persone anche quando non lavoro e no, non curerò i tuoi traumi infantili.- 

Il moro rise di gusto alla risposta che gli aveva dato senza lasciarlo finire di parlare.

-No, in realtà volevo chiederti se sai come si chiama la danza dei depressi.- 

Emily lo guardò perplessa cercando di capire cosa volesse dire mentre Lucien già stava ridendo sotto i baffi.

-Balla coi cupi!- concluse scoppiando in una sonora risata.

La perplessità di Emily aumentò, Lucien non la smetteva un attimo di ridere e lei non ci trovava nulla di divertente.

-E' pessima, Lu.- gli disse per poi scuotere la testa e tornare a guardare altri appartamenti.

 

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Capitolo 17
*** What goes around comes around ***


Di solito non lo chiedo ma... lasciate una recensione, sono curiosa di sapere quello che ne pensate della storia e se è il caso di continuarla o meno


WHAT GOES AROUND COMES AROUND
 

Quando il lunedì della settimana successiva Adriel rientrò nel suo ufficio, si ritrovò un Oscar decisamente molto preoccupato ad aspettarla.

Erano passati ormai dieci giorni dalla festa a casa di Cody Baxter e i due si erano sentiti solo tramite uno scambio di messaggi veloce e un po' imbarazzante.

-Tutto bene?- Le domandò Oscar non appena la vide.
-Tutto bene, grazie, tu come stai?-

In realtà Adriel non stava affatto bene. Quella che avrebbe dovuto essere la sua settimana di riposo lontana da stress e drammi era stata una delle settimane più penose della sua vita.
In qualche misterioso modo sua madre era venuta a conoscenza della festa di Cody, aveva fatto ricerche sul suo conto ed aveva scoperto che frequentava una bella cerchia di rampolli coi quattrini, perciò aveva deciso di fare delle visitine quotidiane a casa della figlia per chiederle se avesse conosciuto un nuovo, possibile genero.

-Non mi posso lamentare.- Oscar accennò a un sorriso per poi attaccare a parlare di lavoro: -Ti verranno girate tutte le cose che sono successe la settimana scorsa, vorrei che tu riorganizzassi la mia agenda e preparassi anche il discorso che dovrò fare alla cena di beneficenza di sabato prossimo. Ti arriverà anche la lista degli invitati cerca di impararli tutti a memoria, dovrai suggerirmi chi sono quando saremo lì.-

Adriel annuì. Aveva partecipato a diversi eventi di beneficienza con Dante ma non era per niente entusiasta di dover preparare il discorso di Oscar e tantomeno di doverlo accompagnare all'evento.

Dopo aver finito con le istruzioni Oscar la lasciò sola per andare a sbrigare compiti che non avrebbe mai finito.

Più passava il tempo e meno il suo lavoro la entusiasmava, non capiva che soddisfazione ci trovasse la gente a farsi il mazzo per un misero stipendio mensile.
Magari era solo quel posto che la stava stancando troppo.

 

 

Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio.

-Avanti.- Disse Dante alzando gli occhi dal bilancio che stava esaminando vedendo la sua segreteria, Valerie, fare capolino.
-Signor Rosewain, dovrei parlarti.-

Valerie era una bella donna di trent'anni, sposata da quasi otto e sempre di buon umore.
Era la quinta o forse la sesta segretaria che aveva avuto e l'unica che aveva lavorato per lui per più di un paio di mesi, non solo perché non aveva mai provato a sedurlo ed era professionale ma anche perché era in grado di sopportare gli sbalzi d'amore del suo capo in ogni momento e situazione.

-Solo se è una cosa di vitale importanza.-
-In questo caso si tratta di due vite.- Valerie era su di giri e non lo nascondeva nemmeno: -Sono incinta!-

Dante aggrottò la fronte alla notizia cercando di capire come la cosa lo potesse minimamente riguardare: -Beh, congratulazioni!- Cercò di dimostrarsi un minimo entusiasta ma quella non era decisamente la sua giornata, ne la sua settimana... Ne il suo anno.

Valerie non si lasciò sminuire e continuò: -Sono solo al secondo mese e penso di poter lavorare per un altro paio di settimane ma poi... Non vorrei stressare troppo il piccolo con il lavoro.- Gli spiegò portandosi le mani sul ventre in maniera protettiva.
-Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno, sono felice per te e Michael.- Dante era troppo occupato a guardare lo stomaco della donna ma le sue parole erano sincere, Valerie e Michael avevano provato per anni ad avere dei bambini e finalmente ci erano riusciti. 
-Ti ringrazio. Mi metterò subito alla ricerca di una sostituta se vuoi.-

L'altro annuì e con ciò Valerie fu congedata. La donna andò a sedersi alla propria scrivania posta proprio fuori dall'ufficio del suo boss, sapeva già chi contattare.

Dante si appoggiò con la schiena contro la poltrona, i suoi pensieri erano troppo affollati al momento per poter pensare al bilancio che si era rifiutato di controllare per troppo tempo.

Non aveva mai preso in seria considerazione l'idea di avere dei figli. 
Lui e Adriel avevano accennato un paio di volte all'argomento ma era tutto molto vago e campato in aria.
Eppure ora come ora l'idea di un bambino non lo disgustava affatto.

-Pessimo tempismo, Rosewain.- mormorò fra se e se per poi cercare di tornare a lavorare.

 

La settimana stava procedendo lentamente e, giorno dopo giorno, Adriel era sempre più nervosa e inspiegabilmente stanca. La sindrome premestruale era ciò che più odiava al mondo, sentiva sempre i seni gonfi e doloranti e mangiava di tutto per poi sentirsi in colpa. 

Sperò che sua madre avesse la decenza di non disturbarla almeno per i prossimi dieci giorni o avrebbe rischiato di sbranarla. Anzi, da quanto era nervosa avrebbe potuto benissimo sbranare anche Brad Pitt semmai si fosse presentato davanti a casa sua per chiederle di sposarlo.

Stava camminando per casa senza sapere che fare con indosso un pigiama che non ricordava nemmeno di avere ed i capelli raccolti in uno chignon basso e disordinato, non riusciva a stare seduta per un momento e l'unica cosa che sembrava dare un attimo di sollievo a quei dolori era il movimento.

Sussultò sentendo il campanello suonare: non si aspettava nessuno.

Giuro che se è tornata mia madre, l'ammazzo. Pensò mentre andava ad aprire, il campanello suonò ancora una volta con insistenza aumentando solo la sua irritazione. Ma chi era il maleducato? 

Spalancò la porta pronta per fare un cazziatone a chiunque avesse osato disturbare la sua inquietudine ma si bloccò non appena vide Derek sull'uscio di fronte a lei.

-Ehi.- Lo salutò chiaramente sorpresa di vederlo, era passato un sacco di tempo dall'ultima volta che si erano incontrati e, per come la vedeva lei, poteva passarne benissimo altrettanto.
-Ti disturbo?- Chiese lui spostando il peso del corpo da un piede all'altro.
-N... No, beh no. Ma a dire il vero stavo giusto per...- 

Adriel spalancò gli occhi quando si ritrovò con la bocca di Derek attaccata alla propria. L'uomo le aveva preso il volto fra le mani avvicinandosi a lei troppo velocemente e senza che nemmeno lei se ne accorgesse ed ora le sue labbra stavano baciando in modo famelico quelle di lei.
Il cervello di Adriel andò completamente in tilt, chiuse gli occhi ricambiando il bacio con la stessa aggressività per poi mordergli il labbro inferiore. Derek ansimò, le sue mani avevano giù raggiunto i glutei della ragazza e li stringevano con forza. 
Fu questione di pochi attimi e i due si ritrovarono stesi sul divano a strapparsi di dosso i vestiti, ben presto la stanza si riempì dei loro ansiti di piacere, di gemiti sommessi e di parole sussurrate a metà voce.

 

Derek sorrise socchiudendo gli occhi per poi voltare la testa verso Adriel la quale stava stesa sul divano a fissare il soffitto con un'espressione vacua dipinta in volto.

-Beh... Quando lo rifacciamo?- domandò lui con voce maliziosa.
Anche Adriel si girò a guardarlo: -Mai.- rispose con calma.
-Come scusa?- Derek si alzò a sedere di scatto e la fissò dall'alto: -Non ti è piaciuto?- Le chiese accigliato e molto offeso.
-Derek, per favore, vattene.- Anche la donna si alzò a sedere, raccolse la maglietta del pigiama e se la infilò velocemente per poi andare a recuperare anche gli slip e i pantaloni.
-Qual è il problema? Anche tu lo volevi, forse più di me.- 
Adriel si voltò verso di lui fulminandolo con gli occhi: -Tu stai con Emily, questo non è giusto.-
-Ci siamo lasciati.- L'uomo si alzò in piedi per raggiungerla, la guardò quasi con tenerezza portando le mani sulle braccia della ragazza per rassicurarla ma la reazione che ottenne lo lasciò ancor più spiazzato di prima, Adriel strinse le labbra in una linea sottile e tesa irrigidendosi.
-Ti ho chiesto di andartene.- prese una pausa e poi continuò: -Per favore.-

Derek alzò gli occhi al cielo e senza dire un'altra parola si rivestì andandosene dalla casa e sbattendo la porta con forza.
Adriel sobbalzò per il rumore per poi sospirare, era tutto un fottuto casino.

 

La mattina seguente, entrando in bagno per farsi una doccia prima di andare al lavoro, la donna si accorse che il suo proteggi slip aveva delle piccole macchie di sangue. Sospirò di sollievo portandosi una mano sul cuore: era salva.

 

 

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Capitolo 18
*** Stress eating ***


(Mi hanno appena informato che il capitolo precedente è pieno di errori, prometto che lo cambierò! Scusate tanto!)

STRESS EATING

-Adriel mangia più piano.- Giselle alzò gli occhi al cielo completamente inorridita dalla velocità con cui la figlia stava spazzando via il secondo piatto di pasta che le era stato servito. 
-No, stai zitta.- rispose Adriel fulminandola con gli occhi mentre si portava un altro boccone di spaghetti in bocca.

Dopo la sua esperienza sessuale con Derek, Adriel non aveva mangiato molto, era rimasta per praticamente 48 ore a digiuno e quel sabato mattina si era decisa ad andare a pranzare a casa dei suoi genitori stando certa di poter consumare un piatto decente e non qualcosa di surgelato e riscaldato.

-Dio mio, sembri appena scappata dalla fame.-
-Lasciala fare, Giselle, non vedevo Adriel mangiare con così tanto appetito da molto tempo.- Intervenne Lewis rivolgendo un sorriso bonario a entrambe le donne della sua vita. 
Giselle sospirò teatralmente: -Come dici tu, caro.- 
-Ti voglio bene, papà.- Adriel lo fece apposta a parlare a bocca piena e Giselle inorridì.

Dopo pranzo la donna più anziana disse che sarebbe andata a fare shopping e dopo un deciso "no, grazie" da parte di Adriel abbandonò l'abitazione con i nervi tesi come corde di violino.

-Ti vedo tesa, che succede?- domandò Lewis. Lui, a differenza di sua moglie, non aveva mai ficcanasato nella vita della figlia lasciandole i suoi spazi, questo aveva portato Adriel a diventare più aperta con lui creando un rapporto molto speciale.
-Non lo so, papà, è solo un periodo.- Adriel si strinse nelle spalle sistemandosi meglio sul divano.
-Come vanno le cose con Derek?- 
-Derek?- la giovane inarcò entrambe le sopracciglia.
-Ho immaginato che fra di voi fosse rinato qualcosa ora che il matrimonio con Emily è stato annullato.-
-Non lo so, non ci sentiamo da parecchio. Ho altro a cui pensare...-
-E Dante?- Lewis sembrava genuinamente curioso di sapere di più e Adriel si domandò se non ci fosse lo zampino di sua madre.
-Anche lui non lo sento da diverso tempo.-

Ora che ci pensava, non l'aveva ancora sbloccato da nessun social. Magari era il caso di farlo. Anche perché fra poco sarebbe stato il suo compleanno, magari un messaggio per fargli gli auguri avrebbe potuto farglielo.

Adriel dovette andarsene dalla casa genitoriale a metà pomeriggio per poter iniziare a prepararsi per l'evento di beneficenza che si sarebbe tenuto quella sera al Grand Hotel.
Aveva implorato il suo capo di mandare Jacob al suo posto ma lui era stato irremovibile e aveva chiuso il discorso dicendo che Jacob aveva comunque da lavorare e non sarebbe potuto venire.


 

Adriel finì di mettersi il lucida labbra color vino e guardò il risultato finale. Non era straordinaria come di solito avrebbe voluto apparire. Era passabile, niente di più, niente di meno. L'abito faceva la maggior parte del lavoro, era a sirena, dello stesso colore del lucida labbra e le fasciava il fisico in maniera quasi impeccabile; con le spalline e senza scollatura, l'ideale per una serata del genere.

Uscì di casa e salì sulla propria auto, Oscar si era offerto di passare a prenderla ma lei aveva rifiutato dato che sperava di andarsene il più in fretta possibile senza dover aspettare che lui la riaccompagnasse a casa.

L'hotel era incredibile, decorato in modo molto raffinato e semplice, quando la donna arrivò la sala degli eventi era già colma di uomini in smoking accompagnati da donne in abiti da cerimonia.

-Finalmente ce l'hai fatta ad arrivare, pensavo non ti avrei vista.- Oscar sbucò da in mezzo alla folla con una flûte di champagne in mano, elegantissimo nel suo smoking nero e farfallino. Aveva un gran sorriso stampato sulle labbra e i capelli erano impeccabili.
-Le grandi star si fanno aspettare.- Gli rispose ironicamente la sua segretaria facendolo ridere. Adriel accennò a un sorriso tirato, il suo rapporto con Oscar non era molto chiaro: dei giorni ridevano e scherzavano come buoni amici mentre in altri sembrava si volessero sgozzare con i denti.
-Volevo solo informarti che non sarò io a tenere il discorso di apertura.- Ed ecco spiegato perché Mr Pigrizia era così felice.
-Cosa?! E perché no?- Adriel era molto delusa, ci aveva lavorato molto, riciclando frasi e dichiarazioni di altre persone famose e rielaborandole in modo da far sembrare tutto molto originale e intelligente.
-A quanto pare all'ultimo hanno dato conferma di presenza anche i capi della fondazione e quindi l'ingrato compito toccherà a loro.-
-Quindi posso andarmene?- chiese speranzosa Adriel.
-Neanche per sogno.- Oscar sorrise per poi bere un sorso di champagne.

Quando fu il momento del famoso discorso di apertura, Adriel vide salire sul palco due persone che lei conosceva abbastanza bene: i genitori di Emeraude.
I due erano entrambi prestigiosi medici e tutti e quattro i loro figli avevano seguito le loro orme.

La mora tirò un sospiro di sollievo: l'orazione dei signori Smith era stata almeno dieci volte più elaborata di quella che aveva preparato lei ed era sollevata di aver risparmiato una figuraccia ad Oscar che, dal canto suo, non aveva ascoltato nemmeno una parola perché era troppo concentrato a giocare a Candy Crush con il cellulare nascosto sulle gambe.

Dopo la cena fu possibile accedere alla sala laterale a quella dove si trovavano adibita per la danza.

Adriel cercava di stare ai margini della sala per non essere notata, era la serata più vuota e inutile della sua vita; Oscar si era trovato la sua bella compagnia con cui stare  e lei vagava come un fantasma nella sala sperando di vedere qualche altro cameriere che servisse delle tartine o qualsiasi altro cibo perchè ne aveva bisogno, disperatamente.

-Hai intenzione di continuare ad evitarmi per tutta la serata?- sussurrò una voce bassa e roca al suo orecchio al che la ragazza sentì un brivido correrle lungo la schiena; il cuore le balzò in gola e dovette sbattere un paio di volte le ciglia per realizzare che non se l'era immaginato.

Si voltò trovandosi faccia a faccia con Dante, non si era nemmeno resa conto che l'uomo aveva appoggiato una mano sul suo fianco e la stava tenendo vicina a se. 

-Dante... Che ci fai qui?- gli chiese corrucciando la fronte. Che cliché. Pensò.
-Lavoro.- lui scrollò le spalle lasciando andare il suo fianco per portare la propria mano nella tasca dei pantaloni del completo.
-Ma è una serata di beneficenza.- 
-L'unica beneficenza che si fa qui è per i conti corrente degli imprenditori, è facile accordarsi dopo qualche calice di champagne di troppo. A proposito, vuoi? A me non piace- domandò porgendole la flûte ancora mezza piena.

Adriel non poté non sorridere a vedere la leggerezza con cui aveva parlato. Scosse la testa per rifiutare lo champagne e poi guardò meglio l'uomo che le stava di fronte.

-Finalmente ti sei fatto la barba.- notò vedendolo alzare subito gli occhi al cielo.

In quel momento un cameriere si fermò davanti a loro, teneva una mano dietro la schiena mentre nell'altra portava un vassoio colmo di pasticcini.

-I signori gradiscono un dolcetto?- chiese cortesemente.

Ad Adriel venne subito l'acquolina in bocca, guardò tutte quelle prelibatezze con occhi lucidi ma si costrinse a fare di no con la testa tornando a guardare Dante non appena l'inserviente se ne fu andato.

-Hai fame?- le domandò lui.
-Fra poco svengo... Hai visto che microporzioni di cibo ci hanno dato? Non dovevamo lottare contro la fame?- fece lei con tono melodrammatico.
-Mc?-
-Si, per favore.- 

Il biondo rise ed insieme, discretamente, uscirono dalla sala per poi andarsene dall'hotel con una certa fretta.
Adriel non si era nemmeno resa conto che aveva allungato la propria mano verso quella dell'uomo intrecciando le loro dita mentre lasciavano l'evento alle loro spalle.

 

Lucien abbassò la macchinetta fotografica per vedere gli ultimi scatti che aveva fatto: quanto bene ci avrebbe guadagnato da quelle foto. 

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Capitolo 19
*** Rent a child ***


Commentate per farmi sapere quello che ne pensate :)

RENT A CHILD
 

Il telefono continuava a suonare incessantemente disturbando la quiete mattutina e il sonno dei due addormentati.

Adriel mugolò a bassa voce girandosi dall'altra parte per poi schiacciare di più il viso nel cuscino nel vano tentativo di riuscire a sentire meno la fastidiosa suoneria.

-Dante, spegni quell'aggeggio infernale.- borbottò con la voce impastata dal sonno tirando una gomitata nelle costole dell'uomo che la stava stringendo fra le braccia. Lo sentì dire qualcosa di sconnesso e poi il suo corpo si allontanò facendole sentire freddo.

-Pronto.- Dante si stropicciò un occhio non del tutto aperto: -Che cosa?- chiese, chiaramente gli effetti del sonno stavano ancora agendo su di lui e non riusciva a connettere bene le parole che sua madre gli stava dicendo. 

Lentamente i lineamenti del suo viso diventarono tesi e non ebbe bisogno di stropicciarsi gli occhi per aprirli. Adriel schiuse le palpebre nel momento in cui il materasso si mosse bruscamente e vide Dante seduto ed assorto in quello che l'altra persona gli stava dicendo. La donna non riusciva a sentire niente perciò alzò anche lei il busto e fissò l'ex con aria corrucciata. 

-Che succede?- domandò non appena lo vide concludere la chiamata. 

Il biondo tirò un pesante sospiro e uscì dal letto prendendo i propri boxer, quando si voltò verso di lei aveva un espressione impassibile, fu la voce a tradirlo: -Nonno è morto.- 

 

Avevano passato tutto il giorno a letto parlando di tanto in tanto. Dante sarebbe partito quella notte per tornare in Italia e assistere al funerale. Adriel si era offerta di andare con lui ma le aveva risposto che era meglio se non andava, Gloria non sarebbe stata molto felice di averla lì.

Adriel sapeva quanto Dante fosse legato ai nonni materni, molto di più rispetto a quelli paterni. Quando si erano appena conosciuti lui le aveva raccontato di come da bambino passasse le vacanze da solo con i nonni italiani che lo ingozzavano di cibo e gli lasciavano guidare il trattore e anche la loro sgangherata Fiat Panda 141. 
La donna si ricordò che all'epoca gli aveva mentito dicendo che anche lei aveva un rapporto molto speciale con la nonna filippina quando in realtà non la sentiva da anni.

Dopo essersi sposati i due erano andati praticamente ogni anno in Italia per qualche giorno e Adriel aveva iniziato a masticare un po' la lingua per poter comunicare con i due prosuoceri ed aveva imparato anche qualche piccolo trucco in cucina che poi non aveva mai veramente messo in atto.
Le piaceva passare il tempo lì, era l'unico periodo dell'anno in cui vedeva Dante veramente rilassato e ogni volta scopriva qualcosa di lui che non conosceva. L'uomo infatti parlava molto bene l'italiano e lei lo trovava dannatamente attraente. 

-Pensi di far trasferire tua nonna qua in Australia?- domandò Adriel a Dante mentre gli accarezzava il petto con la punta delle dita, alzò lo sguardo verso di lui notando quanto fosse bravo a nascondere le sue emozioni.
-Non penso che accetterebbe. Ha passato tutta la sua vita in quel paesetto di campagna, sarebbe uno shock per lei, sia il viaggio che il cambiamento radicale.-
-Ma la sarebbe tutta sola.- protestò la donna mentre Dante si voltava su un fianco per poterla guardare negli occhi.
-Ci sono gli zii e i miei cugini.- mormorò il biondo spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Adriel arricciò il naso: -Lo sai meglio di me che sono un branco di stronzi, non andrebbero mai a trovarla.- 

Dante non riuscì a soffocare una bassa risata e scosse piano la testa consapevole che quello che gli aveva appena detto la ex moglie era la pura verità. 
Adriel lo guardò ridere e sorrise avvicinando il viso a quello del biondo, lo baciò con inaspettata dolcezza sorprendendolo. 

 

Quando Dante se ne fu andato Adriel rimase sola. Si sedette sul divano avvicinando le gambe al petto e si mise a riflettere su praticamente tutta la sua vita. 
Ripensò a Paolo, il nonno di Dante, al calore con cui l'aveva accolta in casa sua la prima volta che lei e Dante erano andati a trovare lui e Marietta, sua moglie. 
Allora loro non erano ancora sposati, Adriel non aveva nemmeno conosciuto i genitori di Dante mentre lui aveva incontrato Giselle e Lewis. 

Paolo le aveva parlato un po' in inglese: aveva un accento molto marcato e la ragazza si era costretta a non ridere al contrario di Dante che aveva praticamente le lacrime agli occhi. L'anziano non se l'era affatto presa con il nipote e le aveva confessato che il biondo era in realtà il suo nipote preferito e che dovevano fare tanti figli prima che lui morisse. Quelle erano stata le poche cose che era riuscita a capire, per il resto del loro soggiorno lì, Dante aveva fatto da interprete. 

Marietta era la versione femminile del proprio coniuge: una donna altrettanto allegra ed espansiva, chiacchierava molto e per lei era sempre l'ora buona per un caffè.
A differenza del marito lei non sapeva dire una parola in inglese e le due si capivano a gesti, in italiano parlava troppo velocemente ed Adriel non riusciva a distinguere le parole, nemmeno quelle poche che aveva imparato. L'unica cosa che aveva capito era che, quando parlava di lei agli altri, mostrava sempre il mignolo e diceva: "è secca così."

 

La mora prese il telefono pensando che forse era giunto il momento di trasformare qualche bugia detta a Dante in verità.

-Handa? Sino ang nagsasalita?- Il filippino di Adriel non era ottimo ma riuscì a capire che sua nonna le stava chiedendo chi fosse.
-Hello my lola, ako si Adriel.- Rispose incertamente la donna mordendosi subito dopo il labbro inferore, ci fu qualche secondo di silenzio in cui Adriel si chiese se sua nonna per caso non si fosse dimenticata della sua esistenza.
-Adriel!- esclamò lola.

 

Grazie a Dio per le imposizioni americane sugli altri paesi. Pensò Adriel quando mise giù il telefono. Era convinta di non avere più il numero di telefono della nonna e chiederlo alla madre le avrebbe dato troppo fastidio. Lanciò un'occhiata all'orologio: Dante era già in volo, probabilmente nel bel mezzo dell'Oceano Indiano.

 

-Come stai affrontando il jet lag?- domandò Claudio a Dante dandogli una pacca sulla spalla. 

Claudio era forse il meno viscido fra i suoi cugini, Dante non era mai riuscito ad andare veramente d'accordo con nessuno dei cinque che aveva perché lo emarginavano sempre quando erano bambini.

-Mi riprenderò.- il biondo scrollò le spalle mentre guardava la nonna seduta sulla sua poltrona preferita. Era vestita di nero, colore che lui non le aveva mai visto addosso, ed aveva gli occhi rossi mentre parlava con Matteo e Susanna, i nipoti più grandi. 

-Ho sentito che hai divorziato da quella figa di tua moglie, se non la vuoi più io sono ancora disponibile a farmi un giro fra le sue gambe.- Luciano era definitivamente e senza ombra di dubbio quello che Dante sopportava meno, il biondo lo guardò inespressivo mentre sua sorella, Chiara, gli tirava una gomitata nelle costole.
-Porta un po' di rispetto.- lo ammonì e Luciano sogghignò bevendo un sorso di vino.
-Comunque avrebbero avuto figli mulatti.- commentò di nuovo Luciano e questa volta Chiara lo incenerì con gli occhi. 
-Non sputare nel piatto da cui non sei nemmeno riuscito a mangiare.- Gloria aveva sentito buona parte di quella conversazione e si era avvicinata al figlio e ai nipoti sfoggiando un piccolo sorriso meschino: -Sai il detto: quando la volpe non arriva all'uva dice che è acerba. Ma nel tuo caso, nipote...- La donna allungò le mani verso la camicia del giovane stringendogli più del dovuto la cravatta: -Direi che è l'invidia a parlare.- 

Gloria, come Dante, si era mostrata impassibile e forte di fronte alla mancanza del padre. Aveva passato tutto il viaggio nel jet chiusa nella sua cabina a piangere. Dante temeva che se la madre avesse perso un altro parente, avrebbe avuto un crollo psicologico.

-Dante, la nonna ti vuole parlare.- si rivolse al figlio dopo aver finito di torturare il nipote e lui annuì andando a prendere il posto degli altri due cugini.

-Ehi.- il biondo forzò un sorriso inginocchiandosi vicino all'anziana che immediatamente prese la sua mano fra le proprie.
-Dante, mi fa tanto piacere che tu ce l'abbia fatta a venire.- 

Erano passati quasi due anni dall'ultima volta che si erano incontrati; con i problemi dell'azienda, andare in Italia era stato l'ultimo dei suoi pensieri.

-Dimmi un po': Adriel non è potuta venire per via del bambino? E' ancora piccolo lui per un viaggio così lungo.- 

Dante aggrottò la fronte credendo di aver capito male ma non ebbe il tempo di rispondere, a Marietta gli occhi diventarono lucidi e tirò su con il naso.

-Gloria mi ha detto tutto del vostro piccolo, mi ha fatto molto piacere sapere che sei finalmente papà. Era l'unica cosa che il nonno voleva per te.- Marietta stava cercando in tutti i modi di non scoppiare a piangere. Dante guardò sua madre che da lontano gli fece un lieve cenno con la testa: -Ci sarebbe piaciuto conoscere il piccolo.- singhiozzò. 

Dante era spaesato e non sapeva come rispondere perciò disse la prima cosa che gli venne in mente: -Nonna, Adriel ti ha invitato a stare con noi per un po' di tempo. Così potresti anche conoscere il bambino.- 

L'anziana gli fece un sorriso triste ed annuì.

 

-Pronto?- Era il cuore della notte quando Adriel ricevette la chiamata da parte di Dante.
-Quanto pensi che costi affittare un bambino?- Domandò lui. 

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Capitolo 20
*** She's so extra ***


SHE'S SO EXTRA


-Che intendi dire per "affittare un bambino"?- 
-Pensi sia legale noleggiare un bambino?- 
-Dante hai bevuto?-

L'uomo trattenne il fiato chiudendo gli occhi come per raccogliere le idee e fare ordine nel cervello poi iniziò a parlare.

-Mia madre non ha detto alla nonna che abbiamo divorziato perchè pensa che le verrebbe un infarto, al contrario, ha avuto la grande idea di dirle che abbiamo un figlio. Mi ha preso in contropiede e io non sapendo che dire l'ho invitata a venire per un po' di tempo da noi così da poter conoscere il bambino. E lei ha accettato.-

Adriel si prese qualche secondo per assorbire meglio la quantità di informazioni che le era arrivata per poi imprecare.

-E ora che facciamo?- gli chiese scattando in piedi ed accendendo la lampada sul comodino.
-Che ne so, paghiamo qualcuno per darci il figlio.-
-Dante, un bambino non è una macchina che compri per esposizione... E' un... E' un bambino per la miseria!- 

Dante si passò una mano sugli occhi per poi stringere il dorso del naso fra il pollice e l'indice.

-Quanto tempo ci vorrebbe per adottare un bambino?-
-Adottare? Sei fuori? Non siamo sposati e poi ti toccherebbe tenertelo per sempre.-

Adriel si portò la mano sul ventre distrattamente, aveva il cervello che stava lavorando troppo in fretta senza riuscire a giungere a nessuna conclusione.
Un senso di nausea e malessere le fece quasi perdere l'equilibrio. Si coprì la bocca con una mano e corse verso il bagno, due secondi dopo era piegata sul water a vomitare.

-Ehi, tutto bene lì?- domandò Dante sentendo dei rumori strani provenire dall'altro capo del telefono.
-Si.- rispose la donna: -Questa storia mi ha fatto venire la nausea.- 
-Ti disgusta tanto l'idea di avere dei figli da me?- scherzò Dante cercando di stemperare l'aria senza successo.

Adriel si guardò allo specchio: era più pallida del solito ma non sembrava malata.

-Non è questo... E' che non abbiamo mai preso in considerazione l'idea di avere dei bambini quando eravamo sposati, figurati se dobbiamo farlo ora.-  la ragazza si appoggiò al lavandino gettando un'occhiata fuori dalla finestra che si affacciava sul giardino sul retro immerso nel buio: -Spiegami meglio quello che ha detto Gloria e quello che ha detto Marietta.-

Dante esalò un ultimo sospiro e le rispiegò di nuovo tutto per filo e per segno.

-Chiederemo alla sorella di Samuel di imprestarci suo figlio.-
-Non ce lo lascerebbe mai... Vorrei ricordarti che è successo l'ultima volta che l'abbiamo tenuto per più di cinque minuti. Poi ha già un anno e mezzo, dici che sarebbe credibile?- 

-Tentare non nuoce. Però chiamala tu e inventati qualche bugia, sei brava.- 
-Ah ti ringrazio, molto gentile.- Adriel storse il naso.

Calò il silenzio, entrambi erano assorti nei loro pensieri.

-Come stai?- chiese dopo un po' Adriel interrompendo quel mutismo.

Dante si stupì della dolcezza con cui gli aveva parlato, aggrottò la fronte infilando una mano nella tasca dei pantaloni neri ed abbassò gli occhi verso il giardino dove c'erano alcuni ospiti che conversavano a bassa voce.

-Sto.- mormorò a bassa voce appoggiandosi contro la ringhiera. Vide i suoi cugini uscire dalla casa e andare in giardino, stavano parlottando fitto fitto fra di loro. 
-Fra quanto pensi di tornare qua?- 
In quel momento Susanna girò la testa e i suoi occhi incrociarono quelli di Dante, gli rivolse un sorriso e l'altro ricambiò con un freddo cenno del capo: -Probabilmente la settimana prossima, così avrai il tempo di convincere Judith e Christian.- 
-Sai che mi toccherà prendere una pausa dal lavoro e poi dovrei anche comprare le cose per il bambino e non è certo che Jude ce lo lasci.-
-Non è quello che fanno le mamme moderne?-
-Potrebbero farlo anche i papà moderni, non credi?-
Dante sorrise: -Quando avrò dei figli miei mi prenderò tutte le pause dal lavoro di cui avrò bisogno.- 
-Rosewain, giuro su Dio che se mi licenziano non potrai avere figli.- 
Dante bevve un sorso del suo cognac: -Quindi ci stai?-
-Ho altra scelta?- sospirò la donna.


 

-Ciao Jude, sono Adriel.-

Erano le dieci di mattina e Adriel aveva appena chiamato Oscar dicendogli che aveva avuto il più grande contrattempo della sua vita e che perciò dalla settimana successiva avrebbe dovuto stare assente dal lavoro per un po'.
Oscar era stato fin troppo curioso di sapere di che si trattasse e Adriel, disperata, aveva dovuto raccontargli una mezza verità.

-Adriel, da quanto tempo! Scusa, sono un po' di fretta... Hai bisogno di qualcosa?- Judith era sempre di fretta, una persona fin troppo sbrigativa e anche un po' egoista per certi versi.
-Si, sarò veloce. Io e Dante stavamo pianificando di tornare insieme, sai no? Riprovarci... Siamo stati colpiti dalla crisi e beh... Volevamo chiederti se tu e Chris foste disposti a cederci il piccolo Rory per un paio di settimane per...-
-Scusa tesoro, non ti sento. Ti richiamo io okay?-

Prima che Adriel potesse risponderle, Judith aveva già messo giù la chiamata.

-Lo prendo come un no.- mormorò Adriel: -Stronza.- aggiunse fra se e se sedendosi a pensare a quello che avrebbe potuto fare.

Capì che l'unica persona che avrebbe potuto aiutarla a uscire da quel pasticcio in quel momento era colei a cui non avrebbe voluto rivolgersi nemmeno in caso di un bombardamento nucleare. Sua madre.

 

-Cugino, non sapevo che ti piacesse lo yogurt scaduto.- fu quella la frase di buongiorno che Luciano rivolse a Dante la mattina seguente al funerale del nonno.

Erano tutti seduti a tavola a fare colazione: sua madre, gli zii, i cugini con le mogli di Matteo e Claudio,  il marito di Chiara e i loro due figli. C'era anche la nonna, seduta a capotavola, sembrava assorta nei suoi pensieri.

Dante si era svegliato praticamente all'alba non riuscendo più a dormire ed era uscito a fare una corsa all'aria aperta ritornando quando tutti gli altri erano già svegli a mangiare.

-Che intendi dire?- Il biondo era appena uscito dalla doccia e aveva addosso il buon profumo del dopobarba. Si sedette fra la madre e la nipotina più grande, Marta, che si sporse verso di lui per annusare meglio il suo odore chiudendo gli occhi.
 

A Luciano brillavano gli occhi, voltò il suo smartphone nella direzione di Dante mostrandogli alcune foto che immortalavano lui e Adriel alla serata di beneficenza.

-Secondo questo tabloid le foto sono di qualche sera fa, quindi te la passi nonostante il divorzio?- curiosò Luciano.

-Luciano!- lo rimbeccò sua madre, Sofia, la sorella di Gloria.
-Chi ha divorziato?- Marietta parve risvegliarsi di colpo dai suoi pensieri.
-Nessuno!- Risposero all'unisono Gloria e Dante fulminando con lo sguardo il moro seduto di fronte a loro.

Luciano rise senza allegria scuotendo la zazzera di capelli neri e ricci. Dante ne era sicuro: l'avrebbe fatto fuori con le sue stesse mani. 
Non appena Marietta se ne fu andata a preparare dell'altro caffè per il notaio che sarebbe arrivato da lì a poco per leggere il testamento di Paolo, Dante affrontò apertamente il cugino.

-Non hai niente di meglio da fare che spulciare sui blog e ficcanasare nella mia vita privata?-
-Qualcuno si è alzato dalla parte sbagliata del letto?- lo prese in giro l'altro.
-Luciano, smettila.- tagliò corto Anna, la moglie di Matteo, che stava cercando disperatamente di imboccare Giovanni, il figlio minore di Chiara.

-Zio, come si chiama il tuo bebè?- Marta si voltò a guardare Dante sorridendogli.

Il biondo si meravigliava di lei ogni volta che la vedeva dato che era la copia di Chiara quando quest'ultima era piccola: lunghi capelli neri e lisci che le scendevano fino a metà schiena, brillanti occhi scuri e la bocca sempre sorridente. Aveva persino le stesse guance piene della madre.

-Ahm... Lars.- Le rispose ricordandosi che Adriel gli aveva detto che quel nome le piaceva, ma in quel caso stavano decidendo il nome di un gatto. All'epoca Dante era piuttosto convinto che semmai Adriel avesse avuto dei figli li avrebbe chiamati Coco (Chanel), Yves (Saint Laurent), Domenico e Stefano (Dolce e Gabbana). 
-E quanti anni ha?- 

-Da quando hai un figlio?- si intromise Sofia alzando gli occhi dalla sua fetta biscottata: -Non me ne aveva parlato nessuno. Gloria! Perchè non mi hai detto che eri nonna?-

Dante tirò un sospiro di sollievo dato che ora tutta l'attenzione era puntata su sua madre.
Gloria balbettò qualcosa poi si ricompose.

-Sono successe così tante cose in  questi ultimi due anni che me ne sono dimenticata.- rispose infine lei scrollando le spalle per poi bere un po' del suo caffè.
-Posso vedere una foto del piccino?- Susanna si sporse oltre alla nipote guardando il cugino con gli occhi che brillavano per l'emozione.

Lo squillo del telefono lo salvò. Afferrò il cellulare scattando in piedi e in pochi passi fu fuori dal salotto.

-Rosewain! Ce l'abbiamo fatta!- esultò Adriel.

Dante si portò una mano sul cuore sospirando di sollievo.

-Ma ci costerà un po'... Un po' tanto.-
-Che intendi dire?- possibile che Judith volesse dei soldi in cambio di un favore per degli amici?
-Ho provato a chiedere  a Judith di aiutarci ma non ne ha voluto sentir parlare quindi ho dovuto chiedere a mia madre, sono stata costretta a raccontarle tutto e lei mi ha detto che l'amica di una sua amica conosce una tizia che ha un bambino. Il fidanzato l'ha lasciata poco dopo che lei ha partorito e quindi lei ora ha un po' di problemi finanziari. Quindi... Sono riuscita a incontrarla e abbiamo raggiunto un accordo.- gli spiegò Adriel camminando su e giù lungo il corridoio di casa sua.

Dante rientrò nel salotto un po' più tranquillo, si sedette sul divano lasciando che gli altri continuassero a mangiare e si portò una mano sotto al mento.

-Che tipo di accordo?- Lo stupiva quanto Adriel si stesse impegnando per dargli una mano in quel momento.
-Beh, le ho spiegato la situazione e lei è stata d'accordo sul venire fino a Sydney per un paio di settimane: fingerà di essere la baby-sitter del bambino. In cambio ha voluto, vitto e alloggio e anche uno stipendio di 350 dollari al giorno.-
-E hai accettato?- Dante fece un calcolo veloce a mente, solo per 15 giorni di finzione avrebbe dovuto sborsare più di 5000 dollari.
-Avevo altra scelta?- domandò sarcasticamente lei: -Comunque il bambino è bellissimo! Ha gli occhi azzurri come i tuoi e grandi come i miei ed i capelli di un castano chiarissimo, sembrano quasi biondi. Lo possiamo benissimo spacciare per tuo figlio.- da come parlava Dante capiva che Adriel era entusiasta di quella situazione, conoscendola sapeva che probabilmente si era già immersa nel suo nuovo personaggio di mamma moderna e sofisticata.

Sapeva che Adriel vedeva la vita come se fosse un film e la cosa lo divertiva molto, gli piaceva questo suo lato egocentrico ma allo stesso tempo creativo.

-Ma secondo te è giusto?-
-No... Ma è legale, quindi va bene. Adesso ti mando le foto, mostrale a tutti! Vedrai, è stupendo.- 

L'uomo sorrise e ad alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa, spense la chiamata e subito iniziarono ad arrivargli ventimila messaggi contenenti le foto di Adriel con il loro presunto figlio.
Dante dovette ammettere che la ex moglie aveva ragione, il piccolo aveva qualche piccolo dettaglio che poteva farlo spacciare per suo figlio. Almeno un problema era risolto.

Adriel aveva fatto un vero e proprio servizio fotografico con il piccolo Liam mentre aveva mandato Lucille dal parrucchiere. 
Gli aveva comprato un sacco di completini di marca vestendolo alla moda e facendosi foto con lui in diversi outfit, alcuni erano addirittura abbinati.

Dante rise per quanto esagerata fosse quella donna, non conosceva limiti alla sua vita da palcoscenico.

Le foto erano state scattate in spiaggia, al parco, al bar, nei negozi, per strada... Sicuramente ora gli avrebbero creduto tutti.

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Capitolo 21
*** Shit gets real ***


mi scuso per gli eventuali errori ma non ho veramente tempo di rileggere, portate pazienza
 
SHIT GETS REAL

Io sottoscritto, Paolo Agostino nato a Ferrara il 12 ottobre 1941 con questo testamento istituisco erede mio nipote Dante, figlio di mia figlia Gloria.
A lui andranno tutti i miei beni a esclusione del denaro presente nel conto corrente che verrà diviso in maniera equa fra gli altri miei nipoti nella speranza che ne facciano buon uso. 

Treviso, 10 gennaio 2007

 

Il notaio ripiegò il foglio di carta ingiallita togliendosi gli occhiali rotondi per poterli pulire con la pezza che teneva nel cofanetto aperto, in pelle nera, di fronte a lui.

-Questo è quanto.- annunciò l'uomo mentre nel salotto regnava il silenzio più totale. 

Dante lanciò un'occhiata a Gloria che lo stava guardando di rimando, si sentì il rumore della sedia che strisciava sul pavimento infine Luciano si alzò ed uscì dalla stanza sbattendo la porta. 

-La ringrazio.- Disse Lorenzo, lo zio di Dante. L'uomo aveva già le tempie stempiate e molti capelli grigi. Aveva un'espressione indecifrabile sul volto, probabilmente non andava giù neanche a lui che Dante avesse ereditato la casa. I suoi occhi neri e piccoli incontrarono quelli azzurri del nipote il quale inarcò un sopracciglio stringendosi nelle spalle.

Dante aveva già contattato la sua segretaria per far avviare le pratiche in maniera tale che la nonna potesse ricevere il visto per entrare in Australia al più presto, era convinto che grazie alle sue conoscenze l'avrebbe ottenuto in pochi giorni sicuramente.

Marietta era rimasta entusiasta a guardare le foto di Adriel e Lars ed aveva fatto promettere al nipote che sarebbero andati a farle stampare e incorniciare così da poterle appendere insieme a quelle di tutti gli altri nipoti.

-Finalmente Adela si è decisa a mangiare un po', era tutta secca prima!- 

-Mamma, per la millesima volta, quella povera ragazza si chiama Adriel!-
-E io che ho detto? Adela!- 

Sofia sbuffò arrendendosi e prese un altro pasticcino dalla tavola, Gloria vicino a lei aveva l'aria tesa e preoccupata. Era sempre stata molto taciturna ma in quei giorni lo era più del solito. 

 

Adriel era nervosissima, quella settimana di ciclo era stata la più dolorosa della sua vita ma il flusso era stato praticamente pari a zero. Nonostante tutto aveva sempre male al seno e si sentiva stanca morta, inoltre i le nausee da stress le causavano perenni sbalzi d'umore facendola anche mangiare oltre misura.

Se vado avanti di questo passo, al prossimo ciclo esplodo. Pensò mentre finiva di sistemare le ultimi vestiti nella valigia.

L'indomani sarebbe partita per tornare a Sydney e con lei ci sarebbero stati anche Liam e Farah, la madre del bambino che avevano preso in affitto, come diceva Dante. 

Farah era di un anno più giovane di Adriel, single e in cerca disperata di un lavoro per poter mantenere il figlio di 14 mesi appena.

 

 

-Nonna, sei mai stata su un aereo?- domandò Dante mentre si allacciava la cintura di sicurezza.
-Si, oggi.- gli rispose lei mentre ammirava l'arredamento raffinato presente all'interno della grande cabina: -Ma è sicuro? Sai, sono piuttosto convinta che se il Signore avesse voluto farci volare ci avrebbe dato le ali...- cominciò a parlare al nipote. 

Gloria, seduta dalla parte opposta della cabina, alzò gli occhi al cielo: sua madre non sarebbe cambiata mai.
Dante rise alla spiegazione che Marietta gli stava dando sui miracoli della creazione e continuò ad ascoltarla finchè non decollarono.

-Oh! Per tutti i Santi!- esclamò la donna portandosi una mano sul cuore quando iniziarono a prendere quota.
-Nonna, stai tranquilla.- la esortò il nipote allungando una mano verso quella dell'anziana: -Guarda fuori dal finestrino.- disse facendole un cenno con il capo verso il vetro. 

Marietta, un po' titubante, avvicinò il viso al finestrino guardando dapprima la vastità del cielo limpido ed azzurro, le nuvole bianche che le sfilavano vicino. La sua mano strinse quella del nipote. Non credeva che avrebbe mai visto una nuvola così da vicino, era uno spettacolo. Poi i suoi occhi si abbassarono verso la terra: i tetti delle case erano così minuscoli, le persone neanche si vedevano.
Sorrise emozionata non riuscendo a distogliere lo sguardo da quello spettacolo così nuovo. 

Dante e Gloria stavano entrambi scrutando la donna affacciata al vetro, sembrava una bambina meravigliata al luna park. Per entrambi era rinfrescante vedere delle emozioni così genuine, abituati com'erano alla falsità che li circondava.

Le labbra di Gloria si distesero in un lieve sorriso, appena accennato, rilassò le spalle e voltò la testa dall'altra parte chiudendo gli occhi: doveva riposarsi per poter tornare ad affrontare quel circo che era la sua vita.

Contorse il viso in una smorfia di dolore stringendo le dita con forza fra di loro e fece dei profondi respiri per potersi calmare; non poteva essere debole, non ora. 
Dante aveva ancora bisogno di lei poi, solo poi, avrebbe potuto raggiungere il marito.

 

-Come ti senti, nonna?- chiese Dante mentre scendevano dal jet. 
-Rincoglionita, mio caro.- 
-Mamma!- esclamò Gloria voltandosi verso la più vecchia per guardarla sconcertata.
-Gloria, non guardarmi con quella faccia. Una settantenne ha tutto il diritto di dire quello che le passa per la testa.-

Gloria si sistemò meglio il suo tailleur rosso di Valentino non potendo far altro che sospirare.

Adriel era dentro l'aeroporto con Liam già da un'ora e mezza ed era a dir poco sfiancata. Il bambino era un vulcano attivo e correva di qua e di là non lasciandole un minuto di riposo, e correre dietro a un nano da giardino in decoltè era più faticoso che un allenamento militare.

-Preso!- esclamò afferrando il piccolo al volo, lui urlò ad alta voce per poi ridere e scalciare per poter scendere dalle sue braccia: -Ti prego: dammi un attimo di tregua.- lo implorò la donna ma il bambino non voleva saperne di arrendersi e la sua manina piccola e paffuta la agguantò per i capelli tirandoli con forza.

-Non avrò queste bestie.- borbottò la mora piegandosi per lasciarlo di nuovo a terra, neanche mezzo secondo dopo Liam stava già correndo, voltò la testina verso Adriel per assicurarsi che lei lo stesse seguendo ma urtò contro la gamba di un uomo e cadde per terra con il sedere. 

Dante guardò il bambino seduto per terra che lo stava a sua volta osservando di rimando. Il piccolo sorrise e con un po' di fatica si rialzò in piedi, riprese equilibrio, battè le manine come per pulirsele e poi tornò di corsa da Adriel.

Per fortuna non piange. Pensò Dante guardando la ex moglie riprendere in braccio il piccolo che nascose il viso fra i suoi capelli afferrandoglieli di nuovo fra le dita.

-Ehi.- Adriel aveva un sorriso a trentadue denti stampato sulle labbra come se non fosse mai stata così tanto felice in vita sua, si avvicinò ai tre e la prima cosa che fece fu abbracciare Marietta stringendola con un braccio mentre con l'altro teneva Liam.

All'anziana si riempirono immediatamente gli occhi di lacrime ma le ricacciò via ricambiando l'abbraccio affettuoso.

Gloria aveva l'aria impassibile da dietro i suoi grandi occhiali che le coprivano metà faccia. 

-E questo dev'essere il piccolo Lorenzo!- Marietta sembrava estasiata alla vista del bambino che era più incuriosito dal suo medaglione che da lei.
-Lars.- La corresse Dante circondando disinvoltamente il fianco di Adriel con un braccio, erano entrambi tesi ma cercavano di non darlo a vedere.
-E io che ho detto? Dici ad Adela che è più bella ora che è ingrassata un pochino?- 

-Adriel, nonna!- 
-Eh, Adela!-
-Che ha detto?- Adriel era confusa e guardava ora Gloria e ora Dante. 
-Che ti trova in gran forma.- mentì il biondo piegandosi verso di lei per sfiorarle le labbra con le sue. Se dovevano recitare l'avrebbero fatto come si deve, e lui non avrebbe sprecato l'occasione per ricevere qualche smanceria. 

Gloria alzò gli occhi al cielo da dietro le lenti scure mentre Adriel sorrideva a quel contatto, subito dopo piazzò Liam fra le braccia di Dante e scappò dalla sua presa per andare verso Marietta che prese sottobraccio.

-Come è il viaggio?- le chiese con un italiano incerto mentre si incamminava con l'anziana verso l'uscita dell'aeroporto.
-Oh, Adela cara, meraviglioso...- Marietta attaccò subito a parlare incurante del fatto che l'altra non capisse mezza parola di quello che le stava dicendo.

-Mamma, come si tiene questo coso?- sibilò Dante a Gloria che mascherò una risata con un colpo di tosse.

Liam guardava i due sconosciuti senza capire che stesse succedendo, Dante lo stava tenendo da sotto le ascelle e lontano dal suo corpo, il bambino si era portato due dita in bocca e se le stava cucciando mentre scalciava con i piedini a mezz'aria.

-Potresti iniziare avvicinandolo a te.- rispose sarcasticamente la donna per poi affiancare il figlio mettendogli il bambino in braccio nella posizione corretta: -Respira Dante, è un bambino non un cane. Non ti azzannerà.- 

Dante disse qualcosa di incomprensibile e Gloria gli diede qualche pacca sulla spalla: -Forza paparino, andiamo.- 

Dante sospirò: ora erano veramente cazzi amari suoi.

 

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Capitolo 22
*** Faking and changing ***


FAKING AND CHANGING



Adriel era seduta nel soggiorno della casa di Sydney. Ogni cosa era esattamente come l'aveva lasciata lei quando se n'era andata. 
I pavimenti erano puliti e lucidi ed erano stati la prima cosa che Marietta aveva notato quando era entrata nella casa.

-Hai vissuto nell'appartamento per tutto questo tempo?- aveva domandato Adriel a Dante che ancora stava cercando di abituarsi al piccolo Liam addormentato fra le sue braccia.

Il biondo aveva annuito disinvoltamente troppo concentrato a guardare il bambino che gli stava sbavando sulla spalla.

-Dove appoggio questo coso?-
-Prima di tutto è un bambino, secondo, in camera sua, ovviamente.-

Dante la guardò accigliato sperando che almeno nel decorare la cameretta Adriel non avesse esagerato come al suo solito.
Camminarono fianco a fianco silenziosamente fino alla stanza scelta per il bambino e l'uomo rimase stupito nel vedere che l'interno non era un esplosione di peluche e giocattoli come si era aspettato. La cameretta era stata allestita con mobili dai colori caldi, al centro c'era una semplice culla affiancata da una sedia a dondolo. 
Alcuni giocattoli erano stati ammucchiati su un tappeto posto in un angolo vicino a un fasciatoio e ad una cassettiera.

Adriel guardava speranzosa Dante che spostò Liam da un braccio all'altro. Il bambino aprì gli occhi ed alzò la testina guardandosi intorno ma, non trovando niente che attirasse la sua attenzione, tornò ad appoggiare la guancia alla spalla di Dante riprendendo a sonnecchiare.

-È bella.- ammise Dante.
-Lo so. Ma potevo fare di meglio.- la mora scosse i capelli corvini fingendo che il complimento non l'avesse toccata più di tanto.
-Per un bambino finto?- chiese ironicamente l'uomo mentre cercava in qualche maniera di sistemare il neonato nel lettino.

Il viso di Adriel si contorse in una smorfia di disprezzo verso quelle parole.

-Che ne pensi di tutta questa situazione?- gli domandò incrociando le braccia al petto; Dante sospirò di sollievo essendo riuscito con non poca fatica a sistemare Liam nel lettino e si rimise in posizione eretta.
-Cosa vuoi che pensi? E' una pagliacciata.- l'uomo si passò la mano fra i capelli biondi e si girò a guardare Adriel.
-Siamo finiti in questa situazione a causa tua.- puntualizzò lei con tono accusatorio.
-Di mia madre.- rispose secco lui inarcando un sopracciglio.
-Siete uguali voi due, quindi è anche colpa tua. Hai guardato il bambino come se fosse la tua più grande disgrazia.- vedendo l'espressione impassibile di Dante, Adriel decise che forse doveva dirgli una bella frase ad effetto che gli facesse abbassare un po' la cresta: -Se dobbiamo fingere di amarci almeno fingiamo come si deve.- affermò con un filo di voce voltandosi per uscire dalla stanza accompagnata dal ticchettio dei suoi stivaletti.

Fingere di amarci. Quelle parole risuonarono nella testa di Dante più a lungo di quanto potesse immaginare. Ignorò la fitta al cuore volgendo lo sguardo verso il bambino addormentato nella culla: aveva un'aria pacifica e rilassata, le labbra dischiuse dalle quali uscivano di tanto in tanto dei leggeri sospiri appena percettibili.




 

-E' un bel bambino Lorenzo, vivace.- Dante alzò gli occhi dalla partita di football che stava seguendo e li voltò verso la nonna seduta vicino a lui. 

Liam stava correndo in giro per il salotto con addosso solo il pannolino, rincorreva il gatto -Zeus-, cacciando un grido di gioia ogni qual volta si avvicinasse al felino che fuggiva subito via.

-Già.- confermò l'uomo tornando a guardare l'incontro, bevve un sorso di birra ignorando il sospiro stanco della nonna.

Marietta stava lentamente cadendo in una profonda depressione, era chiaro a tutti. Sempre più spesso il suo sguardo si perdeva nel vuoto che restava a fissare immobile per molti minuti prima di riprendersi e commentare qualcosa cogliendo sempre tutti di sorpresa.
Adriel aveva provato in diversi modi a mantenere la sua mente occupata; aveva detto alla cuoca di non tornare per un po' di tempo in maniera tale da lasciare l'anziana sbizzarrirsi dietro ai fornelli ma quest'ultima non capiva bene la tecnologia della cucina high tech e finiva spesso per bruciare il cibo, tutto ciò la buttava ancora più giù.
Dante dal canto suo proponeva di uscire fuori a mangiare tutti insieme ma l'anziana era troppo pignola e nessun top chef -per lei- era all'altezza della sua cucina.

Farah era diventata praticamente una figura inesistente e molto marginale nella vita del figlio che a sua volta non ne sentiva molto la mancanza occupato com'era a esplorare la grande casa, nascondersi e giocare nell'enorme giardino dove passava la maggior parte del suo tempo insieme alla nonna quando la madre non lo portava con se per andare a fare un giro per Sydney.

Dante e Adriel avevano smesso di parlarsi dopo che quest'ultima alcuni giorni prima aveva ricevuto una telefonata da Oscar: era stata licenziata. Oscar non si poteva permettere di avere un'assistente che non svolgeva il lavoro per lui e Adriel era stata fin troppo assente. 

 

Adriel era seduta in un bar abbastanza anonimo nella periferia di Sydney: aveva appoggiato il portatile di fronte a se e stava scorrendo le offerte di lavoro, Farah stava di fronte a lei con una coca in mano che beveva dalla cannuccia.

La ragazza più giovane stava cercando di ignorare il chiaro malumore che aveva colpito l'altra da quando era stata licenziata.

-Non capisco perchè ti fai così tanti problemi. Insomma... Hai una casa in cui vivere e un ottimo reddito che ricevi dall'ex, perchè ti sforzi così tanto a trovarti un impiego migliore? Io al posto tuo mi godrei la bella vita.-

Adriel le scoccò un'occhiata assassina da dietro il pc e tornò a scorrere gli annunci presenti sul sito. Si sentiva un'incapace perchè non era in grado di svolgere nessuna delle mansioni che le stavano proponendo.

-Dante non vuole che io dipenda da lui.- spiegò con schiettezza sperando che la questione si chiudessi lì.
-E chi se ne frega di quello che vuole Dante.- Farah alzò le braccia al cielo spalancando gli occhi come se volesse farle capire meglio il concetto.

Adriel alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.

-E neanche io voglio più dipendere da lui. Mi sento sempre in debito nei suoi confronti.- ammise per la prima volta a voce alta. Deglutì e poi continuò: -La mia unica aspirazione nella vita è sempre stata trovare un marito ricco che soddisfasse ogni mio capriccio... Credevo che sarei stata felice ad avere tutto quello che volevo.- si morse il labbro riabbassando gli occhi verso lo schermo illuminato; la conversazione stava prendendo una piega che non le piaceva affatto e non voleva di certo sfogarsi con Farah.
-E non lo eri?- Farah sembrava perplessa da quelle affermazioni.
-No. Non lo ero.- Adriel sbattè con forza il pc richiudendolo con un tonfo, Farah sobbalzò stupita dal suo improvviso cambio d'umore ma non ebbe il tempo di risponderle perchè la mora si alzò e se ne andò a grandi passi verso la lussuosa Mercedes.

Guardò l'auto: anche quello era uno dei tantissimi regali avuti da Dante. Si sedette in macchina chiudendo la portiera con foga. Era praticamente isterica.

Durante il tragitto per tornare a casa ripensò allo scambio di battute che aveva avuto con Farah poco prima.
No. Non lo ero. Non si era mai guadagnata niente dalla vita, come avrebbe mai potuto apprezzare ciò che aveva?
Il suo rapporto con Dante era sicuramente stato bellissimo ma anche quello aveva finito per disprezzarlo perchè la parte materiale di lei aveva preso il sopravvento su tutto. Era diventata talmente ingorda da arrivare a volere anche un altro uomo perchè quello che aveva già non le bastava.

Scese dalla macchina sbattendo nuovamente la portiera. Se il biondo l'avesse vista le avrebbe probabilmente detto qualcosa di molto poco carino.

Rientrò in casa in fretta e furia trovando Dante all'entrata con in mano le chiavi di un'altra macchina.

-Ehi.- l'uomo la salutò chiaramente sorpreso di vederla rientrare così presto.
-Dove vai?- Adriel lo squadrò da capo a piedi: indossava un completo grigio chiaro, la camicia bianca e una cravatta.
-Mi ha chiamato la nuova segretaria, c'è stato un improvviso contrattempo in ufficio e devo andare. Se vuoi Liam e nonna sono nel giardino sul ret...-

Le braccia di Dante avvolsero la vita sottile di Adriel quando quest'ultima lo attirò a se per poterlo baciare.
Dante dapprima stupito, aveva subito ricambiato il bacio chiudendo gli occhi e stringendola a se. 
Non c'era niente di dolce in quel contatto che, al contrario, era famelico, ruvido e impudente. Dettato dal desiderio ma soprattutto dal bisogno di sfogare ognuno la rabbia repressa e le parole non dette l'uno all'altra.

Adriel aveva il corpo schiacciato fra la porta e Dante il quale le stava baciando il collo con avidità mentre le mani della donna scendevano verso i pantaloni di lui.

-Adriel, devo andare al lavoro.- ansimò a bassa voce il biondo non riuscendo comunque a staccarsi dal suo corpo.
-No...- Adriel deglutì trovandosi nuovamente il viso di Dante a pochi millimetri dal suo, gli sfiorò le labbra con le proprie cercando e lo guardò negli occhi cercando di parlare con il tono di voce più deciso che avesse: -Tu ora stai con me.-

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Capitolo 23
*** Farfallino alphabet ***


FARFALLINO ALPHABET 

 

Adriel si risvegliò in un letto vuoto disturbata dal ronzio del cellulare. 
Fece una smorfia e sbuffò sonoramente per poi alzarsi a sedere: Dante non c'era, di nuovo.

Afferrò il telefono e con un po' di fatica lesse il nome che lampeggiava sullo schermo: Derek.

-Pronto?- era sorpresa di sentirlo, credeva che non l'avrebbe mai richiamata da come l'aveva trattato l'ultima volta.
-Adriel, sei tu?- Derek dall'altro capo del telefono sembrava affannato.
-Si, che succede?- gli chiese.
-Grazie a Dio.- sospirò lui parlando con un filo di voce appena percettibile.

 

Dante guardò di sottecchi la sostituta della sua segretaria che stava scrivendo sull'agenda gli ultimi dettagli della riunione amministrativa che avevano appena concluso. 
L'uomo si passò la punta della lingua fra le labbra tornando poi a guardare lo schermo del tablet che aveva fra le mani.

-E' tutto signor Rosewain?- gli domandò lei scuotendo la biro fra le dita.
-E' tutto.- confermò l'uomo domandandosi se quel tono di voce caldo e avvolgente fosse suo di natura o lo stesse usando di proposito con lui.

Leda guardò il suo nuovo datore di lavoro, aveva le gambe accavallate e muoveva di tanto in tanto il piede sospeso a mezz'aria aspettando che lui ricambiasse i suoi sguardi ma non lui non sembrava decidersi ad alzare gli occhi da quel maledetto schermo, le sembrava quasi che la sua presenza in quella stanza fosse surpeflua e che lui la notasse appena. Umiliante.

-Quindi posso andare?- insistette lei e finalmente Dante levò gli occhi nella sua direzione, si fissarono per qualche istante lui annuì.
-Puoi andare.-

Nessuna emozione, né nel tono di voce e nemmeno sul suo viso. Leda sorrise spostandosi i capelli lisci e neri tutti su una spalla.

-D'accordo, allora mi chiami quando avrà bisogno di me.- gli disse alzandosi e sistemandosi la gonna dell'abito giallo che le fasciava praticamente alla perfezione il corpo.
-Senz'altro.- tagliò corto Dante tornando a concentrarsi sul tablet. 

Non appena fu solo, tirò un sospiro di sollievo portandosi una mano verso il collo per poter allentare il nodo della cravatta, dopodiché si massaggiò gli occhi pensando che quella con la sua nuova segretaria non sarebbe stata una collaborazione semplice. Soprattutto perchè era evidente che la donna voleva attirare la sua attenzione in sotto un profilo ben diverso da quello professionale.

 

Emily aveva appena finito di rimettere ordine nell'appartamento di Lucien; l'unica stanza che non aveva dovuto pulire era il suo studio che l'uomo teneva pulito e lucido come uno specchio.

Il bel moro tenebroso era al lavoro mentre, quel giorno, lei era libera. Pulire era da sempre stato il suo passatempo preferito, la solitudine  e un lavoro che non richiedeva alcuno sforzo mentale la rilassavano.
Si era ormai trasferita definitivamente nella casa del fotografo, lui non le aveva chiesto esplicitamente di starci ma a quanto pare aveva inteso che la ragazza non aveva un altro posto dove stare, i due convivevano pacificamente; la loro non era quella che si poteva definire una relazione vera e propria: Emily non se la sentiva ancora di iniziare una nuova storia e voleva prendersi il suo tempo per poter dimenticare del tutto Derek prima di lanciarsi in una nuova avventura. Inoltre stava ancora imparando a fidarsi di Lucien, perciò i due si erano accordati di essere semplici amici. 

Amici che di tanto in tanto, spesso, ... beh diciamo praticamente ogni notte... si scambiavano i benefici della propria compagnia.

Afferrò il portatile che aveva lasciato sul tavolino e con grande disappunto notò che la batteria era scarica. Lucien l'aveva di nuovo usato senza poi metterlo in carica.

Alzò gli occhi al cielo decidendo che avrebbe usato quello che lui aveva nel suo studio.
Si tirò in piedi e passeggiò fino alla stanza con la porta bianca mentre canticchiava a bassa voce una canzone che lui le aveva fatto sentire alcune sere prima. A Emily non era piaciuta ma il ritornello le era rimasto in testa e non sapeva proprio come farselo passare.

Si sedette dietro l'ampia scrivania e non riuscì a non pensare alla prima sera che ci aveva messo piede.
Era entrata per portare la cena a Lucien che stava esaminando alcuni lavori dei suoi studenti, l'uomo quella sera aveva finito per mangiare tutt'altro.

Arrossì violentemente al ricordo delle sensazioni che aveva provato, tutto ciò era una novità per lei; Lucien aveva una strana influenza su di lei, era in grado di far uscire il suo lato più libero e selvaggio eliminando -almeno per un po'- la Emily timida, chiusa e riservata.

Lo schermo si illuminò non appena il mouse si mosse di poco, il computer era sbloccato. Evidentemente il moro non aveva avuto il tempo di spegnerlo dato che quella mattina era uscito di fretta dichiarando che era in un ritardo tremendo.

Emily aveva riso vedendolo sfrecciare via come un fulmine con la giacca di pelle in una mano, le chiavi della macchina in un'altra e un pezzo di toast fra i denti.

Come sfondo del desktop c'era la foto in un bellissimo tramonto, il cielo era rosa e si rifletteva sull'acqua marina che aveva assunto delle tonalità di un blu-indaco molto intenso, in basso a destra vi era la firma di Lucien e fu proprio quell'angolo dello schermo che attirò maggiormente l'attenzione della bionda.

Mischiata fra tutte le cartelle ce n'era una chiamata Rofosefewafaifin
Alfabeto farfallino. Pensò immediatamente Emily decifrando facilmente il nome in codice: Rosewain.

Cliccò sulla cartella ma le chiese la password.

Furbo. Pensò nuovamente la bionda ormai troppo incuriosita dal sapere cosa c'entrasse un uomo come Lucien con un uomo come Dante Rosewain.

Digitò:
Dante.  Password errata.

Rosewain. Password errata.

Tamburellò nervosamente con le dita mordendosi il labbro.

Dafantefe.

Finalmente la cartella si aprì e una alla volta iniziarono a caricarsi tutte le foto in miniatura.
Emily cliccò sulla prima: c'era Adriel che stava uscendo da Starbucks con in mano una tazza di caffè, Derek le stava tenendo la porta.

La bionda sbattè le palpebre più volte iniziando a scorrere tutte le foto. Ma cosa..?

Adriel.
Adriel.
Adriel e Derek.
Adriel.
Adriel e Derek mano nella mano.
Adriel e Derek in spiaggia.
Adriel e Derek in macchina.
Adriel e Derek davanti a casa sua.
Adriel e Derek che si baciano.
Adriel al parco.
Adriel e Emily al parco.
Adriel e Emily.
Adriel e Emily.
Adriel.
Adriel e Dante.
Adriel e Dante.

-Puttana.- mormorò Emily con un filo di voce. Non pensava che una parola del genere le sarebbe mai uscita dalla bocca ma non potè farne a meno.

Scese più in basso nella cartella zeppa di moltissime altre foto e il cuore le balzò in gola quando ebbe raggiunto il fondo.

Efemifily. Emily.

Con mano tremante schiacciò sull'icona, questa volta il computer non le chiese alcuna password.
La bionda guardò le foto che le erano state scattate di nascosto e sentì una morsa alla bocca dello stomaco. Un improvviso senso di nausea le fece venire le vertigini e dovette appoggiarsi alla scrivania per non scivolare giù dalla sedia.

Quando le aveva fatto tutte quelle foto? Possibile che lei non si fosse minimamente accorta di essere stata seguita fino a quel momento?

Chiuse velocemente le cartelle e scattò in piedi correndo fuori dalla stanza. 

Lucien l'aveva stalkerata per tutto quel tempo, l'aveva raggirata per i suoi comodi e ora la stava usando per un po' di piacere e lei, come una stupida, ci era cascata. Ci era cascata con tutte le scarpe.

 

-Signor Rosewain?- Leda si era appena sporta dalla porta d'ingresso dell'ufficio di Dante che alzò lo sguardo dal computer, un po' stordito.

Leda sorrise alla sua espressione confusa e decise di entrare nella stanza, chiuse con delicatezza la porta alle sue spalle e camminò come se stesse sfilando fino alla scrivania del biondo. 
Appoggiò entrambe le mani sulla superficie del tavolo e si sporse in avanti per vedere quello che l'uomo stava facendo.

-Sono le otto di sera, non sarà il caso di tornare a casa per cenare con tua moglie?- gli chiese con voce che voleva far apparire calma e suadente ma che esprimeva tutt'altro. 
-Io...- Dante si concentrò per guardarla negli occhi: -Non sono sposato.- le rispose appoggiandosi allo schienale della poltrona. Gli bruciavano gli occhi e sentiva la gola secca. Aveva passato le ultime ore completamente immerso nel lavoro tanto da non essersi nemmeno reso conto del tempo che passava e dell'ora che si era fatta.
-Ah.- Leda si finse stupita: -Beh, torna a casa a riposare. E' stata una lunga giornata.- 
-Mi stai cacciando dal mio posto di lavoro?- domandò ironicamente Dante: -Se devi tornare a casa da tuo marito sei libera di farlo: il tuo turno finisce alle sei.-

Leda sospirò sedendosi su una delle poltroncine imbottite poste di fronte alla scrivania dell'uomo, accavallò di nuovo le gambe e scosse leggermente il capo.

-Abbiamo una cosa in comune: nemmeno io sono sposata. Ma vorrei riposare e non mi fido a lasciarti qui da solo.- lo prese in giro usando il suo stesso tono di voce ironico. 

 

Adriel stava dando la pappa a Liam quando Dante rientrò finalmente in casa. Fingersi una mamma le aveva occupato tutto il giorno e non credeva fosse un compito così difficile. Era più sicura che mai sul fatto che mai nella vita avrebbe avuto figli, si sarebbe pure risparmiata le smagliature.

-Ehi.- la salutò distrattamente il biondo entrando in cucina.

La mora inarcò un sopracciglio seguendo i suo movimenti con fare vigile e rispose con un semplice: -Ehi.- dopodichè tornò a concentrarsi su Liam che stava scuotendo le braccia per avere altro cibo. Il bambino solitamente per attirare la sua attenzione le tirava i capelli, ma lei si era fatta più furba ed aveva inziato a legarseli in una coda ben alta così da sfuggire alle manine paffute. Il piccolo era tanto goloso quanto vulcanico ed aveva sempre bisogno di mangiare per essere carico di energie e correre ovunque.

-Noi abbiamo già cenato, Marietta è andata da Gloria. Trovi tutto nel forno.- 
-Ho fatto qualcosa che non va?- domandò Dante appoggiandosi contro il bancone della cucina ed incrociando le braccia al petto.
-Assolutamente no.- Adriel non lo stava nemmeno guardando in faccia: -Che avresti mai dovuto fare?- la sua voce traboccava sarcasmo e questa volta fu l'uomo a inarcare un sopracciglio.
-Non so, dimmelo tu.- rispose con tono pacato al che Adriel scattò in piedi, sbattè la ciotola piena di pappa sul tavolo ed afferrò Liam che per lo spavento aveva sobbalzato uscendo poi dalla cucina a grandi falciate. Per sua fortuna la porta della cucina era scorrevole o avrebbe sbattuto anche quella con una forza tale da far tremare tutti i vetri.

Dante fece un profondo respiro e scosse la testa, era troppo stanco per correrle dietro a chiederle cose le fosse di nuovo preso. Pensò che sarebbe stato più facile per lui convincersi che la ex soffrisse di qualche disturbo di personalità multipla o che quei cambiamenti repentini fossero dovuti al ciclo mestruale. 
L'umore di Adriel in quel periodo era una montagna russa e lui non riusciva a trovare altre soluzioni plausibili.

Si sedette a tavola: non aveva nemmeno fame. Leda aveva deciso di portargli la cena in ufficio, non era stata in grado di dargli concretamente una mano con il lavoro perciò gli  tenuto compagnia ed i due avevano finito per cenare sul tetto del palazzo mangiando cibo cinese.

Adriel si era chiusa in bagno dopo aver lasciato Liam nella sua culla, sperava si addormentasse in fretta giacché aveva corso e giocato per tutto il giorno.
Deglutì avvicinandosi allo specchio a figura intera e si voltò a guardarsi di profilo, con mano tremante alzò la larghissima felpa nera di Dante che aveva addosso e osservò la pancia. 
Si morse il labbro inferiore inclinando leggermente il capo: il ventre ogni giorno che passava le diventava sempre più gonfio e pareva che nessuno a parte lei si accorgesse del cambiamento.

Riabbassò la felpa che le arrivava a metà coscia e uscì dal bagno. 
Marietta non avrebbe passato la notte in casa quindi lei aveva deciso che avrebbe dormito in un'altra stanza. Aveva bisogno di tranquillità.

 

Dante girò la testa verso il lato del letto vuoto, alzò il busto tenendosi sui gomiti e nella penombra fissò la porta aspettandosi che da un momento all'altro arrivasse Adriel per coricarsi vicino a lui. Ma non successe niente. La porta restò chiusa, il silenzio restò immutato.

Scostò le coperte sbuffando e scese dal letto. Doveva fare quattro chiacchiere con quella donna prima che lo mandasse completamente fuori di testa.

Andò al piano di sotto della casa trovandolo avvolto nel buio, ritornò quindi di sopra e andò fino alla cameretta di Liam: si avvicinò alla culla, il bambino dormiva quiete nella sua solita posizione: con le gambe divaricate, i piedini puntati verso l'esterno e le braccia alzate sopra la testa.
Senza nemmeno pensarci si chinò verso di lui stampandogli un bacio leggerissimo sulla fronte. Il piccolo inspirò a fondo per poi espirare scuotendo piano le manine strette in piccoli pugni dopodiché torno alla sua beatitudine. 
L'uomo sentì un nodo alla bocca dello stomaco perciò decise di uscire da lì il più in fretta possibile.

 

-Adriel.- Dante chiamò la donna chiusa in una delle camere degli ospiti. Abbassò la maniglia un paio di volte aspettandosi che la serratura scattasse magicamente per farlo entrare dentro: -Adriel, apri la porta.- la pregò appoggiando la fronte contro la fredda superficie di legno ma non ottenne nessuna risposta.

Starà dormendo? Si chiese. L'aveva sicuramente svegliata. Si chiese se era il caso di insistere, conoscendola avrebbe perso la pazienza e sarebbe uscita fuori per fargli una sfuriata per averla svegliata a quell'ora della notte. Fece un passo indietro guardando per un'altra manciata di secondi la porta chiusa, sospirò per poi tornare verso la sua camera da letto. Sapeva che l'attendeva una notte insonne.

 

Adriel era accovacciata sul letto, gli occhi spalancati e fissi sul muro davanti a lei. Aveva le guance bagnate di lacrime ed ascoltava Dante che la chiamava da fuori la stanza. 
Singhiozzò a bassissima voce coprendosi la bocca con la manica della felpa per non farsi sentire.

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Capitolo 24
*** Brilliant b*tch ***


BRILLIANT B*TCH



Era da poco passata l'alba quando Adriel uscì dal bagno del piano terra. Suppose che doveva abituarsi a quella nausea la mattina, l'avrebbe avuta nei prossimi mesi.

I primi raggi di sole stavano entrando dalle porte finestre donando luce alla casa buia. 
Silenziosamente la donna camminò e uscì dalla casa. Appoggiò i piedi nudi nell'erba bagnata e si mise a passeggiare nel grande giardino. 

Non ci aveva mai passato tanto tempo ma era molto curato e pieno di fiori.

Si sedette per terra incurante del fatto che addosso avesse solo una felpa e tirò fuori il cellulare dalla tasca dell'indumento. 

Sospirò sentendosi tremendamente ridicola e vulnerabile e cercò il nome della madre nella rubrica del telefono.

-Pronto?- Giselle sembrava turbata.
-Mamma...- la mora si dovette sforzare per non scoppiare subito a piangere.

Giselle dall'altro capo del telefono trasalì e si portò una mano sul cuore.

-Adriel, per l'amor di Dio, sai che ore sono? E' successo qualcosa?-

Ad Adriel per la prima volta nella sua vita, la madre sembrò veramente preoccupata.

-Mi faresti un favore?- non potè evitarlo, la voce le stava tremando ed era chiaro che sarebbe scoppiata a piangere di nuovo e anche molto presto.
-Certo, tutto quello che vuoi.-
-Per favore reggimi il gioco e basta.-

Giselle aggrottò la fronte ma annuì, capendo poi che la figlia non poteva vederla mormorò un: -D'accordo.-





 

Dante non aveva dormito quella notte, sentendosi solo aveva preso Liam dalla culla e l'aveva portato con se in camera guardandolo dormire. Più tardi anche Zeus aveva zampettato fino da loro e si era messo in mezzo ai due iniziando poi a sonnecchiare.

Scese in salotto con Liam fra le braccia. Il bambino, anche se appena sveglio, era già pieno di energia e stava scalciando per poter scendere e camminare.

Lo appoggiò a terra e questo corse immediatamente verso la cucina e, trovandoci Adriel in piedi e con una tazza di the in mano, corse ad abbracciarle le gambe.

La mora guardo il piccolo che le sorrideva dal basso e ricambiò il sorriso: -Buongiorno anche a te.- gli disse a bassa voce capendo che a lui importava ben poco dei giorni buoni e che aveva solo fame.

-Ehi.- disse Dante arrivando a sua volta.

Immediatamente l'espressione di Adriel si fece più tesa: -Ehi.- ricambiò il saluto mentre si piegava per prendere Liam in braccio per poi metterlo nel seggiolone.

-Stai meglio oggi?- chiese l'uomo con cautela.
-Perchè dovrei star male?- rispose prontamente lei evitando il suo sguardo.
-Mi sembri...- cercò la parola adatta per non offenderla ma Adriel si decise che era meglio risolvere la questione subito prima che iniziassero a discutere.
-Mia madre è stata male, ieri, ha passato la notte in ospedale. Voglio tornare a casa per stare un po' con lei. Mi porterò via anche Liam e Farah, non dovrai pagarli più.- mentì richiudendo il frigo.
-Cos'è successo?- Dante sembrava veramente preoccupato.
-Ha avuto un mancamento, è svenuta ed è caduta giù rotolando da un paio di scalini. Ma si rimetterà in fretta.- 
-Non vuoi che ti accompagni?-
-No!- si schiarì la voce e ripetè: -No, tu hai Marietta qui e anche il lavoro.-

Dante scrollò le spalle ma non rispose. Gli dispiaceva per quello che era successo a Giselle, ma allo stesso tempo gli scocciava che Adriel se ne dovesse andare così d'improvviso.

 

Farah non aveva l'aria molto felice di tornare a casa ma sapeva che il suo sogno idilliaco sarebbe dovuto finire prima o poi. 
Adriel le aveva dato abbastanza soldi da poter mantenere lei e Liam per i prossimi due mesi, forse qualcosa di più e in quel periodo di tempo avrebbe provato a trovarsi un piccolo impiego per poter continuare a mantenere il figlio. Adriel le aveva anche detto di rivolgersi a Giselle e che sarebbe stata lei a trovarle un impiego in poco tempo.




 

Adriel bussò alla porta dei suoi genitori che venne aperta immediatamente. 
Giselle aveva sentito il motore dell'auto della figlia ed era subito corsa all'entrata.
La giovane aveva un'aria stanca e spossata. Il viso era diventato più magro dall'ultima volta che l'aveva vista. Aveva gli occhi gonfi e viola. Era struccata e teneva i capelli raccolti in una coda bassa ed indossava una tuta larga, fu proprio quest'ultima ad accendere un campanello d'allarme nella testa della madre: mai in vita sua, sua figlia si sarebbe mai mostrata in giro con addosso una tuta!

Solo a vedere la figura della madre, Adriel scoppiò in lacrime e ciò spiazzò ancor di più Giselle che la abbracciò un po' impacciata.

-Mamma... Sono incinta.- dirlo ad alta voce aiutò anche Adriel a capire che quello non era solo un incubo come lei sperava, era la realtà. La cruda, amara realtà.
-Ma tesoro! E' una cosa meravigliosa!- Giselle afferrò la figlia per le braccia guardandola con occhi lucidi: -Perchè non sei felice? Dante come ha reagito alla notizia?- 
Adriel tirò su con il naso un paio di volte, singhiozzava troppo per poter respirare come si doveva, il petto era scosso da tremiti. Finalmente riuscì a balbettare: -Non... Non sono sicura che Dante sia il padre.-

L'espressione di Giselle tornò a farsi tesa.

 

Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio.

-Avanti.- Disse Dante che si voltò velocemente verso il pc e finse di lavorare.

Leda fece capolino nella stanza, quel giorno indossava dei lunghi pantaloni grigi a sigaretta e una canottiera rosa molto accesa.
Dante pensò che i colori caldi le stavano molto bene e creavano un bel contrasto con la sua pelle scura.

Leda era sicuramente una bellezza mozzafiato: alta e magra, con la carnagione scura così come lo erano i suoi capelli neri e lisci e gli occhi marroni. Aveva i tratti del viso molto dolci e femminili che le davano un'aria incantevole.

-Ti ho portato il caffè.- annunciò appoggiando la tazza fumante sulla scrivania.

Dante fu sorpreso di quel gesto così cortese, la ringraziò ottenendo in cambio un sorriso. Leda si voltò e si diresse verso l'uscita, quando fu ormai vicina alla porta sentì Dante chiamarla.

-Signorina Shawky.-
-Si?- la donna voltò la testa facendo dondolare i suoi lunghi orecchini pendenti.
-La informo che non è assolutamente necessario che lei ancheggi così tanto mentre cammina, anzi, mi rende più arduo seguirla con lo sguardo.-

Leda scoppiò in una risata: -Deplorevole.- gli disse soltanto per poi uscire dalla stanza con un sorriso trionfante sulle labbra.

 

-Adriel, sono Dante, come sta tua madre? Richiamami.-

-Ehi, sono sempre io. Mi sento ridicolo a continuare a chiamare, rispondimi.-
-Non ci credo che stai passando tutto questo tempo con tua madre, ti meriti veramente il premio figlia dell'anno.-
-Adriel...- il nome della donna fu seguito da un suono esasperato e poi il nulla.

Adriel sospirò abbassando il cellulare dall'orecchio, bloccò lo schermo e mise via il telefono per poi tornare a guardare i dieci test di gravidanza disposti davanti a lei. Positivi, tutti quanti, dal primo all'ultimo.

Giselle entrò nella camera da letto dove la figlia era cresciuta, teneva  una tazza di the fumante in ciascuna mano.
Appoggiò le tazze sul comodino vicino al letto e si sedette sul materasso vicino ad Adriel.

-Allora, che vogliamo fare?- le chiese prendendole le mani fra le proprie.
-Noi?- domandò Adriel.
-Se pensi che io e tuo padre ti abbandoneremo in una situazione del genere allora sei completamente fuori strada.- 
-Pensavo mi odiassi. Sai... Per aver divorziato da Dante.-

Giselle fece una smorfia.

-Dante era sicuramente un ottimo partito ma ormai quel che è fatto è fatto. L'importante è che tu non te ne sia pentita.-

Oh, mamma, me ne pento ogni santo giorno. Pensò Adriel ma non diede voce a quei pensieri.

-Pensi che vorrà vedermi ancora quando scoprirà che sono incinta? E se il bambino fosse veramente di Derek?- si agitò la mora.

Giselle tacque per qualche istante.

-Vediamo il lato positivo: almeno non corriamo il rischio che ci sia un terzo o quarto possibile padre.-
-Mamma... Non è il momento!- Adriel arricciò il naso un po' offesa dall'insinuazione che stava facendo la donna più vecchia.

La madre sospirò: -Tu che vuoi fare? Tenerlo? E' una decisione che spetta solo a te questa. Non pensare ne a Dante ne a Derek. Che vuoi fare, tu, Adriel?- le chiese enfatizzando l'ultima frase.

Adriel si portò le dita affusolate fra i capelli corvini. Non aveva mai preso delle decisioni importanti per se stessa. L'unica che aveva fatto si sua spontanea volontà era stata quella del divorzio e si era dimostrata la decisione peggiore che avesse mai potuto prendere.

-Per ora... Voglio solo andarmene. Lontano da tutto e tutti. Stare veramente in pace per un po'.- confessò tirando su con il naso. Non voleva piangere di nuovo ma era più forte di lei, non riusciva a gestire le sue emozioni e questo la faceva sentire ancora più fragile, impotente e soprattutto inutile.
-Lontano da tutto e tutti, eh?-

Adriel annuì.

-Hai mai pensato di fare una visitina alla nonna? Le Filippine in questo periodo dell'anno sono stupende.-

La mora aprì la bocca ma poi la richiuse. Sua madre era veramente una stronza geniale.

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Capitolo 25
*** Our Secret ***


OUR SECRET


 

Una settimana e zero notizie da parte di Adriel. Non rispondeva alle chiamate e gli unici messaggi che riceveva da parte sua erano sempre i soliti "Non posso parlare ora" "Si" "No" "Okay" "Bene" "Ciao".

Dante era ormai arrivato al culmine della sopportazione e non poteva nemmeno mollare il lavoro su due piedi per andare a controllare di persona cosa stesse succedendo perchè era oberato di lavoro e ogni quindici minuti aveva una qualche riunione a cui non poteva mancare, che fosse qualche nuovo accordo con altre compagnie o qualche assemblea per valutare l'andamento delle vendite, dei consumi e il stabilimento dei budget.

Si sentiva frustrato, gli sembrava che ancora una volta le redini della sua vita gli stessero sfuggendo di mano e si sentiva impotente.

Tutto a causa di Adriel. Pensò mentre rientrava nella sala riunioni dalla quale era uscito pochi minuti prima per andare a prendersi un caffè. Ormai qualsiasi scusa era buona per uscire da quella stanza. Leda aveva insistito dicendo che sarebbe potuta uscire lei, andare al bar e portargli un caffè decente ma lui si era impuntato. Non poteva di certo dirle che voleva andarsene da quell'ufficio per un po' quindi aveva usato la scusa che lei non era lì per fargli da cameriera quanto piuttosto da segretaria.

Tornò a sedersi sulla poltrona di pelle nera ed appoggiò il bicchierino di plastica sulla superficie di vetro del grande tavolo.

Uno dei manager aveva passato quasi tre quarti d'ora a parlargli di quanto sarebbe conveniente cambiare strategia di marketing ma a Dante le proposte sembravano tutte una più stupida dell'altra e aveva finito per scartarle tutte.

Nella sala regnava un certo nervosismo: I suoi impiegati erano tutti tesi come corde di violino e avevano paura a parlare temendo di essere licenziati in tronco.
Non era nello stile di Dante lasciare qualcuno senza lavoro per non aver svolto bene una questione per una volta, ma vedere con quanta incompetenza quel manager -di cui non ricordava nemmeno il nome- aveva fatto delle controproposte, l'aveva irritato parecchio.

Bevve un sorso di caffè facendo una smorfia subito dopo: -Cos'è questo schifo?- 
Leda si sporse verso di lui e guardò il liquido nero e fumante: -Da quello che posso vedere io, un espresso.- 

-E' acqua sporca.- ribattè il biondo: -Potete tornare al vostro lavoro, visto che nessuno di voi è in grado di trovare qualcosa di veramente innovativo.-

I presenti nella stanza tenevano tutti lo sguardo basso e fisso di fronte a se, nessuno aveva il coraggio di fiatare.

-E mandatemi quelli del settore finanziario.-

Le sue parole furono seguite dal rumore delle sedie che strisciavano sul pavimento, passi che si allontanavano e un leggero mormorio appena percettibile.

Leda aspettò di restare sola con Dante per potersi alzare, prendere il caffè e andare a buttarlo nel cestino.

-Stressatino?- chiese tornando da lui: -Lo so, è una giornata pesante.- disse appoggiandosi con un fianco al tavolo.

Dante alzò gli occhi nella sua direzione reclinando la schiena alla poltrona, allentò di poco la cravatta e scosse la testa.

-Hai sentito anche tu quante cazzate hanno detto, sempre se ci hai capito qualcosa.-
-Non ci capisco molto in amministrazione, ma la mia laurea in marketing e commercio mi ha aiutato a comprendere qualcosa.- 
-Laurea in marketing e commercio, eh?- Dante alzò un angolo delle labbra in un mezzo sorriso divertito.
-Stupito?- domandò Leda inclinando la testa da un lato.
-Un pochino.- ammise l'uomo e questa volta fu la sua segretaria a rivolgergli un sorrisetto sghembo.
-Potrei stupirti in molte maniere, signor Rosewain.- rispose ammiccando. La loro conversazione fu interrotta dall'arrivo dei direttori amministrativi che uno alla volta presero il posto dei direttori marketing. 

 

Lewis aprì la porta di casa sua trovandosi davanti Emily.

-Buongiorno.- lo salutò la bionda, sembrava un po' imbarazzata. L'uomo più vecchio le sorrise calorosamente.
-Emily! Buongiorno a te, hai bisogno di qualcosa?-

Emily spostò il peso del corpo da un piede all'altro, teneva la sua borsetta stretta fra le mani e sembrava molto impaziente.

-Si, vorrei parlare con Adriel se è possibile... Ho provato ad andare a casa sua ma non c'era nessuno e quindi... Non so, ho immaginato fosse qui.- 

Lewis annuì: -La trovi in camera sua, sali al terzo piano, l'unica porta che troverai nell'ala sinistra è quella della sua stanza.-
-Grazie.- Emily sospirò di sollievo entrando dentro la bella casa, si tolse le scarpe e, senza aspettare che qualcuno le desse il permesso, corse su per le scale per andare dritta al terzo piano.

Bussò alla porta per poi entrarci dentro. Aveva bisogno di confrontarsi con la mora al prima possibile.

Adriel alzò gli occhi dal libro che stava leggendo ed aggrottò la fronte: -Ehi, Em... Tutto bene?- chiese titubante mentre metteva via il libro e si portava le ginocchia al petto per non far intravedere la pancia che era cresciuta ulteriormente.

-Dobbiamo parlare.- Emily si tolse la leggera felpa che indossava e la buttò sul letto insieme alla borsa: -E niente più bugie e sotterfugi.-

Adriel si morse il labbro ma annuì.

 

-Immaginavo che Lucien fosse uno scagnozzo di Dante.- disse Adriel mentre continuava a scorrere fra le mani le foto che Emily le aveva portato: -Un paparazzo avrebbe fatto pubblicare le foto in ogni rivista invece e non è uscito praticamente niente.- poi alzò lo sguardo verso la bionda seduta a gambe incrociate di fronte a lei: -Perchè me le fai vedere?-

Emily si strinse nelle spalle: -Non lo so. C'era qualcosa che non mi tornava. Volevo parlartene e basta.- 
-Come le hai ottenute, in ogni caso?- le chiese mentre il suo sguardo si soffermava su una foto di lei e Dante di spalle e mano nella mano. Che senso aveva fotografarla con l'uomo che lo pagava per seguirla?

Emily arrossì e si schiarì la voce: -E' veramente importante sapere il come?-
-No. Hai ragione.- mormorò Adriel sovrappensiero per poi cambiare di nuovo foto. 
-Comunque se ti fa sentire meglio, le ho cancellate. Dal suo computer, intendo. Così siamo sicuri di non correre nessun rischio di scandali.-

La mora sorrise mettendo via quelle immagini e guardò l'altra ragazza.

-Sei stata una buona amica.- 
-E tu sei andata a letto con il mio ex.- Emily si strinse nelle spalle: -E potresti essere incinta di lui.- aggiunse: -Diciamo che è il minimo visto che rischi di avertelo accollato per il resto della vita.- Adriel scoppiò in una sonora e genuina risata: -E' il karma.- si strinse nelle spalle toccandosi involontariamente il ventre.

 

Non appena Emily se ne fu andata, Adriel si chiuse a chiave in camera sua ed aspettò che scendesse la sera. Prese il piccolo cestino di ferro in cui solitamente teneva i rifiuti e lo portò con se sul piccolo balcone; si sedette e riguardò ogni singola foto che poi, una alla volta, bruciò.

Non voleva lasciare alcuna traccia di se lì, in Australia. Se ne sarebbe andata per sempre, lei e il suo bambino. Suo e basta.

Voleva che quella creatura fosse una persona migliore di quella che era stata lei in passato, voleva farlo crescere buono e umile come lei non lo era stata. Ma, soprattutto, rispettoso di se stesso e poi degli altri.

Sperava che quel bambino avesse la forza e la cocciutaggine di Giselle, la bontà di Lewis e la bellezza di uno dei padri. Di lei non voleva che avesse molto. Nemmeno lei voleva più essere se stessa.

 

-Adriel, l'avvocato è arrivato.- Giselle chiamò la figlia dal pian terreno.

Erano le dieci di mattina e l'avvocato che aveva portato avanti la sua causa di divorzio si era presentato puntuale come un orologio svizzero alla porta di casa dei signori McLeon.

-Buongiorno.- Adriel gli rivolse un sorriso stringendogli la mano. Era un uomo dall'aria cordiale, il suo avvocato, ma sotto sotto era un mastino che quando si impuntava su una causa la spuntava sempre. Adriel non aveva badato a spese quando si era rivolta a lui. 
-Bene, adesso aspettiamo solo l'arrivo degli assistenti della banca e dell'avvocato di Dante e poi potremo iniziare.- dichiarò Giselle, amaramente.

Adriel si sedette al tavolo da pranzo, di fianco all'avvocato e in poco tempo furono anche raggiunti dall'avvocato di Dante. Dal loro giudice divorzista e da dai delegati delle rispettive banche.

-Allora.- cominciò Adriel in maniera pacata: -Non sono molto brava in questo genere di cose quindi ho pensato di riunire tutte le persone che ho reputato necessarie. Vi ringrazio comunque del vostro tempo.- 

Tutti quanti annuirono con fare grave quasi si trattasse di una questione di vita o di morte e dopodichè la donna riattaccò a parlare: -Ho intenzione di rivedere le condizioni di divorzio a cui io e Dante abbiamo acconsentito all'inizio di quest'anno.- 
-Cosa?- sbottò immediatamente il suo avvocato attirando l'attenzione su di se.
Adriel lo guardò impassibile ma poi continuò: -Io devo partire per un viaggio importante. Mi assenterò per molto tempo e perciò ho deciso di chiudere il mio conto corrente. Vorrei che metà dei soldi siano trasferiti sul conto corrente dei miei genitori e l'altra metà torni al legittimo proprietario, Dante.-
L'avvocato di Dante si schiarì la voce: -Lei é completamente sicura della sua decisione?- domandò in tono conciliante.
Adriel annuì: -Al cento per cento.- 
-E il mio cliente che ne pensa? Lui è d'accordo?-
-Si, è d'accordo.- mentì la donna per poi concludere dicendo ai due avvocati: -Confido in voi e nella vostra buona collaborazione.-

Adriel l'aveva fatto apposta a restare sola con il giudice che li aveva fatti divorziare. L'uomo era diventato ancora più grosso dall'ultima volta che l'aveva visto ma i suoi modi impacciati erano rimasti gli stessi.

La mora gli rivolse un sorriso per poi iniziare a parlare in maniera calma: -Giudice Ethermate, siamo buoni amici ormai, no?- gli domandò mentre accavallava le gambe. 
Aveva deciso di indossare un abito color panna e svasato che le arrivava fino a metà ginocchio e che allo stesso tempo non lasciava intravedere molto la pancia.

Il giudice arrossì furiosamente: -Certo che si, signorina McLeon.- 
Adriel sorrise: -Perché mi fido solo di lei per questo compito delicato e importante. Ma che rimanga un segreto fra noi.-

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Capitolo 26
*** Complicated ***


COMPLICATED



Sydney, la sua amata Sydney. 

Dio, quanto amava quella città, per Adriel era la città dei sogni. 

 

New York, Roma, Londra, Parigi, Pechino e Tokyo, per lei, non potevano minimamente competere con la spettacolare e caotica Sydney.

 

La rattristava sapere che l'ultima cosa che avrebbe visto lì era l'aeroporto.

 

Aveva perso il conto di quante volte fosse salita e scesa dall'aereo in quei mesi.

All'aeroporto della Gold Coast aveva salutato i suoi genitori, Emily, Farah e Liam. L'avevano abbracciata tutti quanti augurandole un buon viaggio e dicendole di tornare presto.

 

-Adriel!-

-Ede...- Adriel si voltò verso la bellezza mozzafiato che le stava venendo incontro.

 

Emeraude si era tagliata i lunghi capelli castani che prima le arrivavano fino alla vita e ora erano un semplice caschetto che dava al suo viso più rotondità.

 

Gli occhi verdi di Ede scivolarono immediatamente verso il ventre gonfio di Adriel. 

 

-Oh mio Dio!- esclamò cercando di non fare un salto di gioia.

-Ede! No!- Adriel bloccò il suo entusiasmo sul nascere evitando così che altri sguardi indiscreti si posassero su di loro.

 

Emeraude guardò l'espressione turbata dell'amica ed il suo entusiasmo lentamente iniziò a svanire.

 

-Andiamo a berci un caffè?- propose Adriel e l'altra annuì.

 

 

-Quindi vuoi scappare.- le parole di Emeraude non avevano niente di accusatorio in se, parlava per dati di fatto.

-Non scappare, solo andarmene.-

-Andartene senza voler dire niente a nessuno equivale a scappare.-

 

Adriel sospirò guadando la sua tazza di the. 

Su internet dicevano che in gravidanza il caffè non faceva male se consumato moderatamente ma lei non voleva rischiare.

 

-Perché non provi a parlarne con Dante. Vedrai che lui capirà e...-

-Non voglio parlarne con Dante.- tagliò corto Adriel e Ede ammutolì.

-Gli ho già rovinato la vita abbastanza, non voglio che provi pena per me e che per questo si ritrovi a crescere il figlio di un altro uomo.-

-Ma potrebbe essere anche suo figlio. Vuoi veramente tenerlo all'oscuro di tutto? A che pro?-

 

Gli occhi nocciola di Adriel erano stanchi e spenti e guardavano quelli luminosi e limpidi di Emeraude. Anche se lei e Dante non avevano legami di sangue c'era qualcosa in loro che li univa rendendoli incredibilmente simili. Negli occhi avevano lo stesso sguardo, la stessa determinazione, la stessa passione, il buon senso e la capacità di farsi amare e ammirare da chiunque li circondasse.

Adriel si era sempre sentita in soggezione quando era circondata da loro, li rispettava e segretamente sperava di potergli assomigliare. 

 

Il silenzio della mora valeva più di mille parole.

 

-Non dirmi che hai intenzione di tenerli entrambi all'oscuro per sempre.- marcò bene le ultime due parole oltraggiata dal comportamento immaturo e egoista dell'amica.

 

Adriel abbassò gli occhi verso la tazza.

 

-No. Non so... Forse.- si strinse nelle spalle poi continuò: -Volevo che almeno qualcuno dalla sua parte lo sapesse. Ma promettimi di mantenere il segreto. Giuralo Ede.- 

Emeraude restò in silenzio, rimuginò su tutta quella storia, non voleva tenere Dante all'oscuro di una cosa tanto importante ma non poteva nemmeno andare contro il volere di Adriel che era la madre del piccolo. Sospirò: -Lo giuro.- 

 

Le due si strinsero il mignolo sorridendosi con dolcezza.

 

-Quindi..? A che mese sei??-

-Al secondo, quasi terzo in teoria... Non lo so! Non ci capisco niente!- piagnucolò la mora.

-Dovrai tenermi aggiornata, però!-

-Lo farò.-

 

Alla fine dell'incontro, le due si salutarono stringendosi in un lungo abbraccio e dopodiché Adriel si mise in coda per salire a bordo dell'aereo che l'avrebbe, in otto ore circa, fatta arrivare dritta dritta a Manila. 

Aveva il cuore pesante, l'idea di lasciare tutta la sua vita alle spalle per precipitarsi in qualcosa che le era completamente sconosciuto la angosciava. Le poche certezze che fino ad allora aveva avuto avevano vacillato fino al punto di crollare tutte d'un colpo, come un castello di carte.

 

 

Emeraude tirò un lungo sospiro mentre guardava l'aereo con a bordo Adriel decollare. Teneva le braccia incrociate al petto e nel frattempo pensava un po' a tutto. Un nodo stretto all'altezza della gola le aveva fatto diventare gli occhi lucidi e faceva fatica a deglutire. Il suo buon senso era in lotta con se stesso e più l'indecisione era forte, più il senso di impotenza la abbatteva portandola a versare silenziose lacrime.

 

 

 

 

 

 

-Sam!- silenzio.

-Sam!- ripetè Ede chiudendo la porta d'ingresso: -Samuel!-

-Sono in camera!- le rispose lui.

 

Emeraude si precipitò immediatamente nella direzione da cui proveniva la voce.

 

-Sono stanca!- dichiarò entrando nella camera da letto, gettò la sua borsetta e la giacca leggera sulla scrivania e si portò le mani sui fianchi.

 

Sam mise immediatamente in pausa il videogame e girò la testa verso di lei.

 

-Che ho fatto ora?- chiese sulla difensiva sapendo bene quanto una domanda del genere potesse essere pericolosa.

-No! Non di te, idiota.- la giovane si levò i tacchi e in punta di piedi raggiunse il fidanzato sul letto: -Intendo dire che sono stanca di complicarmi la vita nascondendo questa relazione. Perché lo facciamo?- 

 

Samuel ci pensò su per un po' ma, non trovando nessuna risposta intelligente, scrollò le spalle come per dire che neanche lui lo sapeva.

Inizialmente l'aveva eccitato il fatto di avere una storia segreta. Entrambi si erano divertiti a scambiarsi occhiate d'intesa, toccarsi senza che nessuno lo notasse, sgusciare via senza che nessuno se ne accorgesse per poter stare un po' insieme. Ma con il passare del tempo fare tutto ciò era diventata una routine, l'eccitazione si era affievolita e nascondersi era diventata un'abitudine a cui non cercavano nemmeno di dare un senso.

 

-Se vuoi che la nostra diventi una relazione pubblica basta che lo dici.- 

Emeraude inarcò un sopracciglio: -Sei veramente pronto a farlo?- non si aspettava di vederlo cedere tanto in fretta, l'aveva stupita.

Samuel le rivolse un sorriso sornione: -Io sono pronto per questo e altro.- ammiccò: -Il resto dipende tutto da te.-

 

Emeraude rise sommessamente, quel porco del suo fidanzato non perdeva proprio occasione per farle qualche avance sconcia.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Il numero chiamato è inesistente.- 

 

Questa poi... Pensò Dante guardando lo schermo del telefono. 

 

Aveva ormai capito che cercare di contattare Adriel era diventata una missione che neanche FBI, CIA e INTERPOL unendo le loro forze sarebbero riusciti a compiere, ma non voleva rassegnarsi.

 

Uscì dal suo ufficio pronto a chiamare il suo pilota personale. 

 

-Dante!- Lo chiamò Leda seduta dietro alla sua scrivania. 

 

L'uomo girò la testa verso di lei notando l'espressione accigliata che non fece altro che irritarlo più di quanto già non fosse.

 

-C'è il signor Fujiwara che ti vuole al telefono.-

 

Dante chiuse gli occhi ormai rassegnato e quando li riaprì si avvicinò alla segretaria prendendo la cornetta del telefono per poi portarsela all'orecchio.

 

-Pronto?- 

 

 

 

 

 

 

 

Leda aveva pazientemente aspettato che il suo capo finisse di parlare con il collaboratore orientale per poter invitare l'uomo a venire a cena a casa sua insistendo e rimarcando sul fatto che Dante avesse assolutamente bisogno di rilassarsi un po'. 

 

 

L'appartamento della sua segretaria era a un paio di isolati di distanza rispetto all'appartamento dove solitamente risiedeva Dante, perciò quest'ultimo aveva deciso di accettare l'invito pensando che un po' di compagnia non gli avrebbe fatto male.

 

Appena arrivati, Leda, gli aveva versato un bicchiere di vino rosso dileguandosi poi in cucina per preparare la cena. 

 

Dante ne aveva approfittato per provare a richiamare la ex moglie.

 

-Il numero chiamato è inesistente.- sentiva più spesso la voce fredda e distaccata della segreteria telefonica che quella di qualunque altra persona intorno a lui.

-Ma vaffanculo.- mormorò Dante spegnendo il cellulare.

 

Aveva anche provato a chiamare Giselle ma era stata molto vaga, gli aveva detto che si stava riprendendo lentamente e che Adriel l'aiutava molto dividendosi fra casa e lavoro per questo non potevano sentirsi. 

A quanto pare Oscar l'aveva assunta di nuovo e ora doveva rimettersi in pari con tutto il lavoro arretrato e tornava a casa stanca morta.

Scuse abbastanza plausibili ma per nulla convincenti a fargli credere che il numero di Adriel fosse improvvisamente irraggiungibile.

 

Era stato addirittura tentato di chiamare Lucien per farlo investigare ma, ricordandosi il tiro mancino che quest'ultimo gli aveva fatto, aveva deciso che era meglio lasciar perdere.

 

-Quindi quando partiamo?- domandò Leda tornando dalla cucina con una pentola fumante: -Scusa ma la pastasciutta è il piatto più veloce e buono del mondo. Per stasera ti accontenti di una cena da poveri.- gli disse rivolgendogli un sorriso radioso dopo aver appoggiato la pentola dalla quale proveniva un buon profumo sul tavolo.

-Partiamo?- chiese Dante mettendo via il cellulare con nonchalance: -E la pastasciutta è un arte. Non voglio più sentirti dire che è un pasto da poveri.-

-Sei tu il capo!- rispose la donna con fare civettuolo: -Si, per Tokyo. Il signor Fujiwara ha detto che vuole conoscere anche me e ha detto che Saki, credo sia sua moglie, non vede l'ora di rincontrare una certa Adriel. Chi è, se posso sapere?-

 

Dante mandò giù un boccone amaro a sentir menzionare la donna poi afferrò la forchetta.

 

-Non andremo a Tokyo, bensì a Osaka.- 

-Ah... Beh, è comunque una figata! Domani riserverò le tre stanze d'hotel. E chiamerò il pilota. Quando hai detto che partiamo?- domandò Leda su di giri.

-Partiamo venerdì sera, e due camere basteranno.- 

 

Leda lo guardò di sottecchi ed annuì, si portò un boccone di cibo alla bocca per non sorridere: un viaggio con Dante Rosewain, che sogno!

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Capitolo 27
*** Aking Pagmamahal ***


Aking Pagmamahal 



 

La nonna di Adriel era esattamente come quest'ultima se la ricordava da bambina. Magari un po' più bassa e con molte rughe in più ma comunque riconoscibile e, soprattutto, sorridente.

 

Il viaggio aveva drenato Adriel delle poche energie che le erano rimaste. La mancanza di sonno la stava prendendo sotto come un treno ed era sicura che appena la testa fosse entrata in contatto col cuscino, si sarebbe addormentata.

 

Nella casa della nonna viveva anche l'unica sorella di sua madre, Maricel.

Adriel aveva sentito parlare poco di questa zia, sua madre la menzionava raramente e solitamente con termini dispregiativi, non sapeva praticamente nulla su di lei e l'unica cosa certa era che fra le due non correva buon sangue, per nulla, motivo per cui Giselle aveva smesso di tornare in patria. 

Adriel sapeva di avere un paio di cugini: Allan e Albert ma per il resto i due erano delle figure pi che marginali nella sua vita, delle ombre di cui sapeva appena il nome.

 

Nel viaggio verso casa, la nonna le raccontò che Allan si era sposato e che ora lavorava nel centro di Muntinlupa, tornava in periferia con la moglie e i figli solo durante il weekend.

Albert invece era un donnaiolo e non voleva mettere la testa a posto facendo così venire i capelli bianchi a Maricel e a lei. Albert viveva a Manila quindi lo vedevano ancor meno spesso di Allan anche se le due città non erano molto distanti fra loro.

 

Adriel l'ascoltava accarezzandosi di tanto in tanto la pancia ed annuendo ai racconti della nonna nonostante fosse troppo stanca per assimilare tutto come si deve. Ogni tanto si coglieva con le mani nel sacco a ripensare all'Australia e alle persone che aveva lasciato lì, si ripeteva quindi che quello era il suo passato e che non doveva più guardarsi indietro dato che non era quella la strada che doveva percorrere. 

 

 

 

 

 

 

Il fatidico venerdì sera era arrivato e Leda stava fremendo per l'emozione. Non vedeva l'ora di salire sull'aereo e fare il suo primo volo intercontinentale in un jet privato.

Dante dal canto suo sembrava abbastanza annoiato, per lui quello era un volo come un altro in una località come un'altra, spesso si domandava se c'era qualche possibilità per lui di entusiasmarsi nuovamente per qualcosa. Gli sembrava di aver provato ogni cosa che la vita poteva offrirgli, ormai era tutto una routine, una costante noiosa ed interminabile.

 

Roba da ricchi. Pensò Leda mentre squadrava il suo capo con la coda dell'occhio. 

Dante stava indossando dei semplici jeans, una t-shirt nera e una felpa con la zip dello stesso colore. Aveva un accenno di barba sulla mascella e Leda non poté fare a meno di chiedersi che sensazione avrebbe provato se gli avesse accarezzato il viso o, meglio ancora, se l'avesse baciato.

 

Sin dal principio lei era stata una di quelle persone molto professionali sul posto di lavoro; eppure tutti i suoi buoni propositi erano crollati come un castello di carte quando si era ritrovata faccia a faccia con il famoso Dante Rosewain che in quel momento, vestito in quella maniera, sembrava un ragazzo qualunque, eppure c'era qualcosa di magnetico intorno a lui, qualcosa che lo rendeva estremamente affascinante agli occhi di chiunque lo circondasse. Qualcosa in lui, nel suo carattere, nei suoi modi di fare e nel suo modo di parlare l'attirava e la respingeva allo stesso tempo tendendo così la sua mente sempre concentrata su di lui.

 

Lo squadrò un'altra volta: seduto sulla poltrona di pelle chiara, le gambe divaricate, il capo chino, gli occhi puntati sullo schermo del telefono, il pollice destro stava indugiando sul cellulare mentre la mano sinistra era appoggiata sul proprio ginocchio. Si stava mordicchiando il labbro inferiore totalmente assorto nei propri pensieri, non si stava nemmeno rendendo conto dell'attento esame che la sua collaboratrice gli stava facendo.

 

Aking Pagmamahal, Dante continuava a rileggere quelle parole cercando di resistere alla tentazione di premere quel cerchietto verde, far partire la chiamata e sentirsi sempre dire la stessa frase che ormai aveva imparato a memoria.

 

Aking Pagmamahal, era così che Adriel si era salvata nel suo cellulare quando si erano scambiati i numeri di telefono per la prima volta.

Lui si era salvato come Prince Charming e credeva che lei avrebbe inserito semplicemente nome e cognome. Quando poi aveva letto quelle parole impronunciabili le aveva chiesto ironicamente perché avesse scritto un insulto, a quel punto Adriel ridendo gli aveva letto il nome e gli aveva spiegato che significava Amore Mio in filippino, a distanza di anni non era ancora riuscito a pronunciare quelle parole correttamente, ma gli erano rimaste nel cuore.

 

Ricordò la maniera in cui l'aveva guardata, come il cuore gli aveva perso un battito davanti al suo sorriso e come aveva dovuto fare affidamento su tutte le sue forze per non baciarla in quel preciso istante.

 

Sospirò al ricordo e mise il telefono in tasca deglutendo rumorosamente.

 

-Stai bene?- gli chiese Leda appoggiando una mano sul suo braccio.

-Si, bene.- rispose lui automaticamente.

-Signore, siamo pronti a partire.- lo informò il pilota.

-Spero tu sia pronta per dieci ore consecutive in aereo.- 

-Prontissima.- sorrise Leda sentendo tornare il buon umore.

 

 

Leda era sporta a guardare Sydney dall'alto, era da mozzare il fiato.

 

-È incantevole.- commentò guardando le luci farsi sempre più lontane.

-È una bella città.- 

-Da come ne parli non sembra ti entusiasmi chissà quanto.-

 

Dante fece un sorriso amaro.

 

-Sono costretto a viverci. Quando una cosa è fatta contro il proprio volere si finisce per non apprezzarla a pieno o per non apprezzarla affatto. Adriel invece l'adorava. Era pazza di Sydney.- quell'indiscrezione gli sfuggì senza che lui se ne accorgesse.

-Adriel?- Leda fece finta di non capire.

Dante si passò la lingua fra le labbra: -La mia ex moglie.- disse con tono indifferente.

-Davvero? Non sapevo fossi stato sposato.-

-A quanto pare non lo sapevi solo tu.- scherzò Dante e Leda si sforzò di ridere un po'.

-Non sono molto interessata al gossip, scusami.- mentì la donna e Dante sorrise voltandosi a guardare fuori dal finestrino.

 

Leda credeva che non l'avrebbe mai sentito parlare di quella donna. Ovviamente sapeva chi era Adriel Rosewain, o, meglio, chi era stata Adriel Rosewain. Elizabeth, la segretaria di Dante, non la sopportava e si sfogava sul suo conto ogni qual volta le due si trovavano.

 

-È una stronza micidiale.- le aveva raccontato Elizabeth: -Spende tutti i soldi del signor Rosewain senza il minimo rispetto per lui. Arriva in ufficio piena di buste e ignora chiunque le passi davanti. Mai un saluto. Si comporta come se fosse la regina. Poi si chiude nell'ufficio di Rosewain e ci passano dentro ore. Nessuno li deve disturbare. Poi se ne vanno e a me tocca fare tutto da sola.- 

 

Leda non capiva cosa Dante potesse trovarci di interessante in una persona del genere.

Magari l'aveva lasciata proprio perché era un'egoista insensibile.

 

-È una bella persona, Adriel?- gli chiese, aveva bisogno di sapere di più su come l'aveva conquistato per batterla al suo stesso gioco.

 

Dante guardò Leda negli occhi poi scrollò le spalle tornando a fissare il buio fuori dall'oblò.

 

-Non è esattamente quello che definirei un angelo ma... sì, è una bella persona.- 

 

Leda inarcò un sopracciglio, da come l'aveva descritta Elizabeth a lei quella donna sembrava il diavolo.

 

-Con tanta gioia di vivere.- mormorò Dante a voce talmente bassa che Leda dovette sforzarsi per capire cosa aveva appena detto: -Sorridente, allegra, ottimista... illumina qualsiasi stanza in cui entra.- sembrava quasi che Dante ormai parlasse più a se stesso che a Leda: -Bastava lei per far brillare tutta Sydney.- concluse l'uomo.

 

La segretaria tirò un sospiro tremante che riportò Dante bruscamente alla realtà.

Rendendosi conto delle parole appena dette, il biondo si schiarì la voce.

 

-Scusa, non voglio annoiarti con i miei discorsi senza senso.- disse un po' in imbarazzo, raramente si esponeva facendo discorsi sentimentalisti, non erano da lui.

Leda, seduta di fronte a lui, forzò un sorriso dolce: -Tranquillo, parlare di ciò che ci ha ferito aiuta in parte a guarire.- con quella frase sperò di potergli estorcere qualche altra parola ma Dante restò con le labbra serrate, annuì un paio di volte e poi si alzò dicendo che sarebbe andato a stendersi un po' e che lei poteva fare lo stesso se lo desiderava.

 

 

 

 

 

 

-Una donna divorziata, senza lavoro ne soldi, mantenuta dai genitori e soprattutto incinta. Chi mai vorrebbe prendersi una del genere?- chiese Maricel mentre parlava al telefono con Albert: -Almeno Giselle ha la decenza di pagare per lei le spese perché io non l'avrei di certo presa sulle mie spalle, no signore.- 

-Mamma, dacci un taglio.- Albert alzò gli occhi al cielo scocciato dalla mentalità chiusa e medievale di sua madre.

 

L'uomo era in effetti molto curioso di conoscere di nuovo la cugina, aveva vaghi ricordi di lei ed era felice che fosse tornata nelle Filippine.

Una pecora nera che gli avrebbe tenuto compagnia e avrebbe alzato gli occhi al cielo insieme a lui ogni volta che qualcuno avesse iniziato a elogiare suo fratello Allan. Un vero miracolo dal cielo, si può dire.

 

Adriel era appoggiata con l'orecchio alla porta e stava ascoltando quello che la zia stava dicendo al figlio. Si era finalmente svegliata del tutto. Aveva passato gli ultimi tre giorni con la nausea sia dovuta alla gravidanza che al jet lag e le uniche cose che aveva fatto erano state vomitare e dormire.

 

Stanca di ascoltare tutti quei discorsi sul suo conto, Adriel aprì la porta di scatto facendo sobbalzaste Maricel che si voltò verso di lei, salutò velocemente il figlio e spense la chiamata per poter accogliere la nipote come si deve.

 

-Cara, bimba mia, oggi ti senti meglio?- domandò Maricel prendendole le guance fra le mani.

 

Adriel la prese per i polsi abbassando le mani della zia dalla faccia. La guardava seria, come mai lo era stata fino ad allora.

 

-Capisco che la mia presenza qui può non essere gradita.- disse freddamente Adriel alzando leggermente il mento quasi a voler sfidare la più vecchia a negare le sue parole: -Ma non accetto che vengano fatte insinuazioni sulla mia vita e sul mio bambino senza sapere la verità dei fatti.- Adriel la stava facendo più tragica e lunga del dovuto ma per lei quella era una sconosciuta, non sentiva alcun sentimento famigliare nei suoi confronti e si sarebbe difesa come si deve dalle sue accuse.

 

Mantenuta dai genitori. Questa poi... 

 

In fondo se aveva divorziato ed era rimasta incinta la colpa era solo sua ma quello non era proprio il momento di farsi puntare il dito addosso.

 

-Io veramente non capisco di che stai parlando...- 

-Per favore, niente doppie facce. Se devi odiarmi, fallo. Ma ricordati che anche tu sei divorziata, hai due figli e vivi nella casa di tua madre.- detto ciò la mora uscì di casa mentre sua nonna arrivava dalla dispensa con un vassoio colmo di frutta.

-Adriel, non vuoi mangiare niente? Devi mantenerti in forze!- le chiese con dolcezza la vecchia.

Adriel si sforzò di sorridere: -Magari dopo, lola, ora voglio andare a prendere una boccata d'aria.-

 

L'anziana voltò gli occhi verso la figlia rimasta ancora nel punto in cui Adriel l'aveva lasciata: -È successo qualcosa?- 

-No, niente. Perché?-

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