Stupido e avventato

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .1. ***
Capitolo 2: *** .2. ***
Capitolo 3: *** .3. ***
Capitolo 4: *** .4. ***



Capitolo 1
*** .1. ***


La clinica privata in cui Jensen lavorava era stata sempre un porto sicuro per lui. Quando litigava, anche a distanza di chilometri, con la sempre apprensiva e preoccupata madre; o quando Misha, il suo fraterno amico, nonché direttore sanitario, gli comunicava dell’ennesimo appuntamento alla cieca con l’ennesimo sconosciuto che gli aveva procurato.

E allora , Jensen, andava allo studio. I suoi pazienti erano di poche parole e tranne che per qualche scambio di opinione sui vari schemi di gioco, niente sfiorava la sua sfera personale.

E già! perché Jensen era un medico sportivo e i suoi clienti erano tutti giocatori più o meno famosi che erano talmente soddisfatti del lavoro che Jensen faceva che le loro società non lesinavano sulle fatture.

 

Ma un giorno, quella sorta di Santuario medico , smise di essere tale, per diventare un vero e proprio Inferno. Almeno per Jensen.

E quell’inferno aveva il nome e l'aspetto di Jared Padalecki. Chirurgo ortopedico. Uno davvero in gamba, da quello che gli aveva detto Misha quando lo aveva assunto.

Quello che Misha non gli aveva detto era come era fatto Jared.

 

Giusto per avere un’ idea per chi è interessato alla storia!!

 

Jared aveva gli occhi chiari e dolcissimi. Le iridi di un colore misto tra ambra oro e verde chiaro. Alto circa uno e novanta, se non di più. Capelli lunghi quasi alla spalla. Due spalle talmente larghe che se le porte della clinica fossero state più strette non ci sarebbe passato. Un fisico che definirlo statuario sarebbe offensivo. Questo solo per ciò che riguardava l’aspetto fisico.

Insomma!, era straordinariamente bello e affascinante.

E poi, come se non bastasse, Jared era indiscutibilmente competente e in gamba e professionale. E indiscrezione che Misha volle sottolineare solo a Jensen: Jared era dichiaratamente gay!

E cosa anche più paradossalmente frustrante, Jared si era rivelato anche meravigliosamente gentile e amichevole, tanto che non aveva voluto una festa di benvenuto ma aveva insistito ad organizzare lui la festa a casa sua

 

Ecco la situazione in cui si trovava adesso il nostro povero Jensen.

 

Jensen ci andò, facendo buon viso a cattivo gioco. Misha ci andò, ridendo discretamente dopo aver intuito quello che stava capitando all’amico e sbuffando dei frustrati “Sei patetico!” a Jensen ogni volta che gli ripeteva “Fatti avanti! Buttati!” e Jensen invece gli ringhiava contro dei rabbiosi “Fottiti! Sembra che tu lo abbia assunto per torturare me!

 

Ma , come si dice, il tempo passava.

Jared si faceva il suo nome all’interno della clinica assicurando sia a lui che alla clinica stessa altri prestigiosi pazienti. Jensen , odiandosi, a volte si ritrovava a sospirare quando lo vedeva passare nei corridoi o quando solo Jared gli diceva un semplice e timido “Ciao!” a cui Jensen quasi di sfuggita rispondeva solo con un imbarazzato cenno della testa per poi chiudersi nel suo studio, lasciandosi dietro un Jared decisamente perplesso nonché impacciato , a causa di quella situazione bizzarra e un tantino adolescenziale.

Misha era l’unico che se la rideva per quella situazione tragicamente comica.

 

“Ok! Quanto credi di poter andare avanti così!?” fece il moro affacciandosi alla porta dell’ufficio di Jensen.

“Che intendi?!” chiese innocentemente Jensen, facendo cenno all’amico di accomodarsi.

“Jared? Hai presente?!”

“Non so a cosa ti riferisci!” continuò tranquillo.

“Andiamo, amico!!” esclamò frustrato Misha, cadendo con la schiena nella poltrona di fronte alla scrivania di Jensen. “Lui ti piace e credimi da come ti guarda nemmeno tu gli sei indifferente. Anzi!!” sottolineò con enfasi. “Quindi perché non la smettete di fuggire come verginelle quando vi incrociate nei corridoi e vi saltate addosso in qualche ripostiglio o in una delle stanzette dei medici in puro stile Grey’s Anatomy!!?”

“Uno: quello che proviamo o che tu credi che proviamo, se esistesse sul serio, sarebbe solo affare nostro. Due: noi non sfuggiamo come verginelle. Sono io quello che fugge, lui rimane lì dov’è!” fece quasi dispiaciuto. “Tre: non ci salteremmo mai addosso qui dentro soprattutto con te nei paraggi!” spiegò con decisione e un pizzico di sarcasmo Jensen.

“Jensen ti voglio bene, ma una cosa a tre proprio non mi andrebbe, quindi potete saltarvi addosso quando e quanto vuoi!” ribattè con la stessa ironia l’amico

“Non intendevo quello, scemo. Ma ti conosco e di certo saresti capace di aprire la porta e scattare una foto come ricordo o magari a futuro ricatto!” gli fece presente.

“Questo è vero!” ammise orgoglioso l’altro. “Comunque!! A parte gli scherzi…”

“Misha, no!” provò a fermarlo il medico.

“No, lo dico io, Jensen. Ascolta! Davvero, ti voglio bene e…davvero, so che Jared ti piace. Lo vedo.”

“Misha, ci sono passato. Mi sono scottato e per adesso la ferita brucia ancora. Ma non sarò ipocrita con te perché ti voglio bene anche io.” ammise sorridendo al sorriso sincero dell’altro. “E’ vero! Jared mi piace. E tanto! Ma …non lo so. Io vorrei….magari…io ho…”

“Paura?!”

“Anche !, e voglio capire prima le cose come stanno, ok?!”

Misha gli sorrise ancora, anche se dopo quelle parole, si sentì amareggiato a ricordare in che modo Jensen era stato male dopo la sua ultima storia. Si ritrovò ad odiare di nuovo furiosamente quel figlio di buona donna traditore che aveva fatto soffrire Jensen.

“Ok! Ma tu devi promettermi una cosa.”

“Cosa?!”

“Sabato , Jared, dà un piccolo rinfresco a casa sua. Per festeggiare la conferma del contratto. Vieni anche tu. Sul serio. E non fare come le altre volte che dicevi di si, ma nemmeno ti facevi vedere!” lo rimproverò Misha.

“So della festa ma non so se….”

“Senti! Hai detto che vuoi vedere le cose come stanno. Se non vieni , non potrai vederlo, no?!” lo rimproverò amichevolmente, Misha.

Jensen ci pensò su. Tamburellò un attimo con la penna sulla scrivania e poi guardò di nuovo il ragazzo di fronte a lui che con una mano sul petto lo incoraggiava con un supplichevole ma divertito:“Ti prego!!”

“Ok! Hai vinto. Ma non ti assicuro di rimanere fino alla fine. Sono comunque reperibile!” acconsentì comunque.

 

Quando il fatidico sabato arrivò, Misha per andare sul sicuro, passò dall’appartamento di Jensen e quando il biondo se lo ritrovò alla porta lo guardò decisamente divertito.

“Ma davvero? Sei passato a prendermi, Mish?!”

“Ci puoi giurare che sono passato a prenderti o col cavolo che saresti venuto!” lo rimproverò l’amico tirandolo per farlo uscire di casa.

“Niente fiori o cioccolatini? Ti presenti a mani vuote per il nostro primo appuntamento?!” lo provocò Jensen.

“Sì!! Simpatico. Risparmia le romanticherie per il tuo principe azzurro!” rispose a tono Misha e si girò quando si rese conto che Jensen non gli era più accanto. Vide una strana serietà, forse preoccupazione, sul volto dell’amico. “Che c’è?!” chiese stranito.

“Per favore, Mish. Niente stronzate lì dentro!” sembrò volerlo avvisare. Jensen sapeva che a Misha piaceva scherzare e che anche quando lo faceva sulla sua disastrosa vita privata lo faceva senza malignità, anzi lo faceva per cercare di farlo reagire e guardare avanti. Ma adesso, lui non era ancora pronto a nessuna battuta.

Misha comprese il timore dell’amico.

“Andiamo, Jens. Non sono così stronzo!”

“Lo so, sono io che sono un casino. Perciò fammi prima ….”

“Sì, sì….vedere come stanno le cose! Ho capito!” finì per lui, Misha. “Ora muoviti, però. Altrimenti Rich e Rob finiranno tutto quello che c’è sul buffet prima del nostro arrivo!” e prendendolo per la camicia se lo tirò dietro.

 

Misha bussò alla porta di casa di Jared, sorridendo alle rissate che già sentiva provenire dall’interno e quando la porta si aprì , si ritrovò il volto altrettanto sorridente di Jared.

“Misha, finalmente. Mi chiedevo dove fossi anche perchè non riuscivo più a tenere lontano dal buffet Rich e Rob.”

“Cavolo!! Lo sapevo!” disse frustrato e poi sbirciando ancora verso la persona che stava ancora fuori e che Jared ancora non vedeva esclamò un seccato: “Visto! Che ti dicevo?!” e volò via.

Jared sorpreso, fece un passo verso l‘uscita della porta. Jensen ne fece uno verso l’entrata. I due si ritrovarono uno di fronte all’altro. Occhi negli occhi. Entrambi , al momento, senza parole.

 

“Ciao, Jensen!” fece. Dio!, come sono patetico!!

“Ciao, Jared. Congratulazioni per il contratto!” si ritrovò a rispondere automaticamente , Jensen. Dio!, come sono patetico!!

 

Jared allungò la mano in segno di saluto e Jensen, per non sembrare troppo impacciato ( o patetico o peggio, maleducato) porse immediatamente la sua e ricambiò il saluto.

Ma chissà perché, una volta che le loro mani si strinsero, nessuno dei due, si ritrasse. Rimasero fermi così, sotto l’uscio dell’appartamento di Jared, per infiniti momenti. Mano nella mano. Il pollice di Jared che pudicamente carezzava il dorso della mano di Jensen. Le dita di Jensen , che a quella leggera carezza, si stringevano intorno alla mano di Jared.

“Speravo venissi! Lo speravo davvero!” sussurrò, Jared, dopo quella che era sembrata un eternità.

“Mi fa piacere essere venuto!” rispose Jensen con altrettanta discrezione, quando all’improvviso la voce tipica di Misha non li riportò alla realtà. Con la birra in mano, il giovane direttore si mise tra loro e i festeggianti, quasi a volerli coprire.

“Ok! Ragazzi. Sono state le presentazioni ufficiali più eccitanti a cui io abbia assistito. Se avessi le ovaie al posto degli attributi, sarei incinto adesso. Ma ora che ne dite di spostarvi dalla porta, prima che Miss Pettegolezzo..” disse indicando Felicia, la receptionist della clinica. “…non vi metta gli occhi addosso facendo di voi il gossip del mese?!”

A quel sottile avvertimento i due sciolsero le loro mani e ricomponendosi , Jared fece cenno a Jensen di entrare e Misha , con nonchalance, chiuse la porta. Non che avessero problemi con la loro sessualità, ma non volevano dare adito e vita a qualcosa che loro per primi dovevano ancora capire. “Ti porto da bere, ti va?” chiese con un grosso sorriso, il neo associato.

“Sì, grazie!” fece Jensen che rimase a fissarlo.

“Allora? Come vanno le cose?” si sentì chiedere da Misha, poco dopo.

Jensen si voltò a guardarlo e sorrise, compiaciuto. “Diciamo che iniziamo bene!”

“Grandioso!”

“Si, ma cerca di non preparare già il viaggio di nozze, ok!?” scherzò Jensen, ripensando a come Misha partisse in quarta ad ogni sua relazione. A volte faceva quasi concorrenza all’apprensione di sua madre nel volerlo vedere accasato. Anzi, a volte, era quasi sicuro che i due fossero in combutta!!

“No, ma almeno fammi organizzare il primo appuntamento!!”

“Scordatelo!” e se lo lasciò alle spalle andando incontro a Jared che avanzava con le due birre.

 

Nel corso del formale e discreto festeggiamento, i due medici , parlarono senza più avere corridoi da prendere o uffici in cui nascondersi. Sembravano finalmente a loro agio.

Poi, Jared, dovette allontanarsi per non lasciare da soli gli altri suoi invitati, ma ciò che Jensen vide qualche minuto dopo, dopo ave ricercato di nuovo la presenza del giovane medico, sembrò spezzare quello che credeva essere cominciato bene.

Jared che poggiava la mano sul fianco di Matt, il radiologo della clinica e poi quella stessa mano la spostava senza troppa vergogna tra il collo e la spalla del ragazzo che più che lieto, accettava quel tocco.

Matt, anche lui gay. Ma non era impegnato? Anzi, no. Era decisamente fidanzato e conviveva, quindi perché quegli atteggiamenti con Jared? E perché Jared stava decisamente flirtando con lui?

Che avesse frainteso ogni cosa di Jared? Di quel suo discreto interessamento? Di quella stretta di mano? Di quello sguardo che si erano scambiati?

Dio!! era davvero diventato così ingenuo quando si trattava di relazioni ?

 

Decisamente confuso, Jensen, posò la birra che aveva tra le mani e si avviò verso l’uscita, prontamente fermato da Misha.

“Starai scherzando?!” lo rimproverò l’amico. “Vuoi davvero andare via ?”

Jensen sembrò fulminarlo con lo sguardo e Misha intuì che qualcosa era successo.

“Che succede , Jens?”

“L’ennesima fregatura, Mish. Ecco che succede!” ringhiò indicando discretamente Jared ancora accanto a Matt.

“Ascolta, forse…”

“Senti, fammi un favore. Dì che mi hanno richiamato per un consulto, ok!?”

“Jensen, aspetta!!” provò ancora a fermarlo.

“Misha, no. Volevi che venissi e che vedessi come potevano andare le cose. Beh! sono venuto e ho visto. Ora, posso andarmene.” e liberandosi dalla presa di Misha, uscì dall’appartamento.

Misha per un po’ rimase a fissare la porta che si chiudeva e subito dopo veniva raggiunto da Jared che sembrava decisamente preoccupato.

“Se ne è andato?!” chiese stranito, Jared.

 

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Capitolo 2
*** .2. ***


"Se n e è andato?!"

Misha si voltò verso di lui e onestamente non sapeva se detestare o comprendere Jared.
Infondo lui e Jensen non stavano insieme e Jared aveva tutto il diritto di flirtare con chi voleva. Ma , d’altro canto, quel flirtare aveva comunque fatto soffrire Jensen e questo non gli andava giù.
Così, cercò la risposta più educata che poteva trovare in quel momento.

“Già, a quanto pare non gli piaceva quello che stava vedendo!” rispose con un ironia che risultò più tagliente di quello che aveva preventivato e lo disse indicando Matt , poco distante da loro.

“Quello che….” ripetè Jared seguendo con lo sguardo ciò che indicava Misha.

Matt.

E poi guardò di nuovo il moro davanti a lui. Jared era decisamente confuso.

“Matt? A Jensen non piace… Matt?” chiese innocentemente.

“No. A Jensen piace Matt. Matt piace a tutti qui!!” sottolineò sarcastico. “A Jensen non piace chi gli stringe la mano in un certo modo lasciandogli intendere qualcosa e poi lo lascia per andare a flirtare con Matt.”

“Ma cosa??? Flirtare? Con Matt?” fece sbalordito Jared.
"Senti , Jared.."
“Matt è mio cugino. Nipote di mia madre. E’ il figlio del fratello di mia madre. Ed è stato lui a chiamarmi e a dirmi che la clinica cercava un chirurgo ortopedico.” spiegò in breve, il giovane medico e attese che Misha rispondesse qualcosa.

Ma Misha dopo quella risposta era decisamente senza parole. Raro , ma vero.

In effetti la clinica era a San Diego , ben lontano da Austin. Ed era stato Jared a richiedere un colloquio. Quindi la cosiddetta telefonata di Matt era plausibile.

“Cavolo!!” fu tutto quello che uscì dalle labbra di un Misha decisamente frustrato.

Jared capì quello che stava accadendo o meglio che era appena accaduto.

“Dimmi dove è andato!”

“Non lo so. Sul serio. Ha detto di dirti che lo avevano chiamato per un consulto ma non credo che….cosa fai?! Non ti risponderà mai!!” disse prima di finire la sua frase, vedendo Jared che armeggiava con il suo cellulare.

“Chiamo la portineria e …sì? Jason, salve. Sono il dott. Padalecki, del 2B.”

Mi dica!

“Conosce il mio collega? Il dott. Ackles?”

Si, certo.

“Può dirmi se è già uscito dall’edificio?!”

E’ appena uscito. Solo un paio di minuti. Devo richiamarlo?!

“No, grazie.” E mentre riattaccava , prendeva al volo la sua giacca.

“Dove vai?” chiese Misha.

“Lo raggiungo. Fa’ gli onori di casa! Insomma veditela tu, qui. Fa' come fosse casa tua. Io devo andare!” fece indicando i suoi colleghi che sembravano non aver inteso nulla di quello che stava succedendo.

“Jared?!” e Jared si voltò. “Niente stronzate!”

“Non gli andrei dietro, altrimenti.” Replicò Jared.

“Allora corri, va!!” lo incoraggiò Misha.

 

Ma quando Jared raggiunse il parcheggio, Jensen era appena entrato nella sua Land Rover e poco dopo la metteva in moto e si avviava all’uscita.

“Jensen!!!” lo richiamò Jared correndo verso la macchina che procedeva ancora lentamente. Jensen frenò quando si sentì chiamare. Si sporse appena oltre il finestrino e rimase basito quando riconobbe in Jared la persona che lo aveva richiamato. Sbuffò seccato e ingranò di nuovo la marcia così da poter ripartire, ma Jared fu più veloce e si aggrappò agli angoli del finestrino.

“Devi ascoltarmi, Jensen!”

“No. Tornatene alla tua festa, dottore.” rispose mentre il suo piede premeva lentamente sull’acceleratore.

“Ascoltami, non è quello che pensi con Matt…” continuava a dire Jared seguendo con affanno la macchina in movimento.

Ora quasi gli correva accanto.

“Non mi interessa, Jared. Noi non stiamo insieme…”

“Jensen , no…”

“Nemmeno ci conosciamo…”

“Matt è….”

“Non mi interessa. Sei libero di fare quello che vuoi con chi vuoi!” disse con decisione alla fine,  prima di accelerare a lasciarsi Jared alle spalle.

“…è mio cugino!” si ritrovò a dire Jared tra un affanno e l’altro. “Dannazione!!” sbottò e poi decise.

Mise le mani in tasca e tirò fuori le chiavi della sua macchina. Corse ancora, la raggiunse e la mise in moto. Di certo non avrebbe ingaggiato un inseguimento in pieno centro , ma l’aiuto di Misha sarebbe stato utile in quel momento.

Pronto?!” fece il moro rispondendo al telefono.

“Dimmi dove abita!”

Cosa?

“Jensen!! Dimmi dove abita Jensen!”

Perché? Che è successo?!

“Non sono riuscito a parlargli. Non me ne ha dato la possibilità. È letteralmente fuggito via. Dimmi dov’è casa sua. Devo spiegargli. Devo parlargli!!”

Jared, io non so se…

“Ti prego, Misha. Se tra noi non ci deve essere nulla, sia. Ma Jensen deve comunque sapere tutta la verità e poi potrà decidere. Per favore!!”

Hill Road. Al 250.

“Grazie , grazie , grazie!!” e interruppe la telefonata.

Magari sarebbe stato inutile andare a casa di Jensen; magari il medico stava andando da tutt’altra parte. Ma questo non avrebbe impedito a Jared di appostarsi davanti casa sua e aspettare il suo ritorno.


Ma questo non accadde perchè quando Jared arrivò al 250 di Hill Road, la macchina di Jensen era già sul vialetto e le luci del soggiorno erano accese, un attimo dopo anche quella in una stanza al piano di sopra si accese.

Sì, era in casa!!

Jared scese e quasi corse per raggiungere la porta di ingresso.

Bussò. Bussò ancora.

Ma , per una sorta di furbizia, non rispose , quando la voce di Jensen dall’interno chiese chi fosse. Così, Jared, si limitò a bussare ancora.

“Ma chi è!?” sentì dire un attimo dopo con più sdegno, prima che la porta si aprisse.

Jared vide gli occhi verdi di Jensen spalancarsi e immediatamente dopo stringersi brillanti e furenti su di lui. “Che diavolo ci fai qui, tu? Come fai a sapere dove abito?” chiese furente.

“Io…io ho…”

“Misha!!” finì per lui, Jensen, certo che quella fosse la risposta che Jared non voleva dare per paura di mettere nei guai il moro.

Ma Jensen c’era arrivato da solo e quindi Misha era comunque già nei guai.

“Sì!” ammise quindi.

Jensen sbuffò deluso scuotendo il capo e poi tornò a fissare il giovane davanti a lui. “Vattene, Jared. Concludiamola qui. Cerchiamo almeno di essere buoni colleghi, ok?!”

“No!” rispose Jared, mettendo una mano sulla porta che stava per chiudersi.

Jensen fissò furioso la mano e poi il suo proprietario.

“Come scusa?!” lo incalzò.

“No. Non me ne vado e no!, non voglio essere solo un collega!”

Jensen alzò le sopracciglia colpito da tanta convinzione.

“Sprechi fiato!” cercò di demoralizzarlo.

Jared , allora, fece un respiro profondo e si guardò un attimo intorno. Notò parecchi occhi fissati su di loro.

“Possiamo parlarne dentro? In questo momento mi sento tanto in una puntata di Desperate Housewives e vorrei davvero evitarlo.”

Jensen in un primo momento non capì, poi spostò lo sguardo verso la strada e vide alcuni dei suoi vicini, chi per strada con il cane, chi dietro la finestra con aria curiosa ma che comunque fissavano loro.

“Ok! Entra!” ordinò spostandosi e lasciandolo entrare. “Ma hai cinque minuti!, poi sparisci. ” concluse chiudendo la porta.

“Mi basteranno per dirti che sei uno stupido e…” iniziò Jared.

“Grazie. Ora puoi anche andartene!” replicò offeso indicando di nuovo la porta.

“…e avventato!”

“Quanti complimenti! Potrei abituarmici!!” ironizzò sorpassandolo per raggiungere il soggiorno in cui anche Jared lo seguì. “Ti rimangono solo tre minuti, dottore!”

“Mi bastano per dirti che Matt è….”

“Ma per favore , lascia perdere!” esclamò al culmine di quella che lui credeva un inutile pagliacciata. Allora, Jared , lo afferrò per un braccio così da farlo voltare verso di lui e potersi, alla fine, guardare negli occhi. “Non ho bisogno che mi spieghi Matt!!” ironizzò.

Dio!! quanto erano belli e brillanti gli occhi di Jensen in quel momento. Rabbia , orgoglio, eppure incredibilmente dolci e profondi.

“Matt è mio cugino!” finì, Jared.

E Jensen a quel punto perse un battito. La sua bocca si aprì istintivamente per poter ribattere ma la sua mente non sapeva cosa farle dire e così tacque. Non poteva essere una bugia. Troppo facile da smascherare. Quindi….quindi poteva essere vero?!

E quelle che lui aveva visto fare a Jared non erano avance , ma semplici gesti d’affetto?

Così si ritrovò a pensare a quante volte anche lui si lasciava andare a quei gesti così familiari con qualcuno dei suoi cugini più giovani che cercavano da lui consigli di ogni genere.


Per la miseria!! Ma era davvero diventato così stupido e avventato?

 

“Tuo…cugino?!” sussurrò appena.

“Matt è partito prima di me. Abbiamo finito l’università insieme, ma io mi sono fermato a lavorare ad Austin perché mio padre non stava bene. Io e Matt ci siamo sempre tenuti in contatto e quando tutto, poi, con la mia famiglia si è risolto, Matt mi ha detto della possibilità di lavorare nella clinica. Ho chiamato, ho mandato il mio curriculum e quando mi hanno richiamato per il colloquio, Misha mi ha dato il posto.” raccontò ora con decisamente meno ansia anche perché si era accorto che anche Jensen lo ascoltava ed era più tranquillo. Imbarazzato ma tranquillo.

Ed era bellissimo anche così.

“Matt è..tuo…”

“Cugino, sì.” ripetè dolcemente e sorridendogli. “Quello che hai visto stasera, i gesti che mi hai visto fare stasera, erano solo gesti innocenti e a dire il vero mi stavo congratulando con lui.” confessò.

“Congratulando?!”

“Gil, il compagno di Matt, gli ha chiesto di sposarlo e Matt ha detto di sì. Si sposano in estate!”

“Ohw!!” ne era felice ma si sentiva anche in colpa perché, cavolo!!, se aveva frainteso tutto e lo aveva fatto alla grande!! “Ho conosciuto Gil. Sono una bella coppia…davvero.” cercò di sembrare davvero felice per loro anche in quel momento. “Credo che dovrò fare loro le mie congratulazioni, non prima di aver fatto le mie scuse a Matt!” finì quasi sottovoce.

Jared si sporse piano verso di lui, incuriosito da quell’ultima affermazione.

“Scuse? Perchè?” domandò curioso avvicinandosi ancora e sorridendo quando si rese conto che Jensen non cercava più la distanza tra loro.

“Credo…” disse. “No, sono sicuro….” si corresse. “..di averlo chiamato in uno o due modi non proprio …educati!” anche se non sembrava del tutto sincero e Jared intuì.

“Educati?!” lo provocò, così.

Jensen alzò lo sguardo su di lui e non vi lesse delusione o offesa, ma solo un dolce divertimento a quella sua imbarazzata confessione.

“Diciamo che “stronzo , traditore bastardo” erano tra gli appellativi più gentili!” ammise arrossendo meravigliosamente.

“Ma che boccuccia di rosa ha il mio dott. Ackles!” e ormai non c’era più distanza tra loro.

Jensen lo fissò quasi incantato.

Gesù!! Mai vista persona più bella. Quegli occhi, quelle labbra, quel calore che emanava e che sembrava avvolgerlo e proteggerlo. Quelle mani che , non sapeva da quando, ma che ora lo tenevano gentilmente dai fianchi.

“Il tuo dott. Ackles?!” ripetè con una timida malizia.

Jared deglutì. Quello era il momento. Sarebbe iniziato tutto oppure finito tutto prima di iniziare.

“Mi piacerebbe tanto, Jensen. Giuro che mi piacerebbe tanto!” ammise sinceramente rinsaldando la presa delle sue mani sui fianchi di Jensen, così da tirarselo più vicino.

In tutta risposta, Jensen non rifiutò quel contatto. Anzi, lo assecondò e alzando una mano verso il viso del ragazzo che lo stava abbracciando, vi lasciò una carezza leggera.

“Anche a me piacerebbe , Jared. Giuro che mi piacerebbe tanto.” rispose parafrasandolo.

 

A quel punto Jared non resistette più. Si chinò verso di lui e richiese gentilmente le sue labbra.

“Posso baciarti?” chiese in un sussurro , Jared, che con le mani aveva preso ad accarezzare delicatamente il volto ormai rilassato di Jensen.

“Credo decisamente che tu debba baciarmi!” rispose in quello stesso sussurro il biondo, ormai incantato dallo sguardo incredibilmente dolce e rassicurante di Jared.

Passare da quel dolcissimo bacio ai baci ben più appassionati che i due si scambiarono subito dopo raggiunta la camera da letto di Jensen, fu un attimo. Un lungo meraviglioso interminabile appassionato attimo.

Come fu lunga meravigliosa interminabile e appassionata la notte che i due , ormai, amanti, vissero subito dopo quei baci.

Carezze avvincenti regalate da mani sempre più entusiaste di toccare ogni lembo di pelle disponibile. Ansimi a volte sussurrati sulla pelle calda e sudata, a volte quasi gridati al silenzio che li circondava, a volte confortati confessati, quasi reclamati con passione dalle loro labbra.

Movimenti dolci, movimenti a volte lenti e a volte più decisi.

E poi il desiderio, la voglia, la passione di appartenersi, di sentirsi, di spingersi uno contro l’altro, dentro l’altro. Di prendersi e lasciarsi prendere sempre e di più, fin quando l’estasi finale non li lasciò ansimanti uno sul corpo dell’altro. Ancora stretti. Ancora vicini.

Appagati ma con negli occhi ancora la voglia di loro.

 

Erano circa le due di notte quando il cellulare di Jared vibrò per un messaggio.

Misha: Ma dove diavolo sei finito?Sei con lui?

 

Il giovane medico, cercando di non disturbare Jensen che gli dormiva pacificamente sul petto, digitò la risposta: Tutto ok! Domani non veniamo.

E poi ne scrisse un altro: E sì. Sono decisamente con lui!!

 

Misha sorrise sollevato a quel messaggio di "chiarimento" e non resistette dal rispondere: Ok! Ma niente posizioni strane! E ricorda. La giornata comincia alla grande con del buon sesso mattutino.

 

Jared rise sommessamente a quella battuta e Jensen si destò appena.

"Chi è?" chiese con la voce impastata dal sonno.

"Tranquillo. È tutto ok. Misha voleva sapere se era tutto a posto. Non ci ha visti ed era preoccupato!" gli rispose a voce bassa.

"Dovrei chiamarlo!" replicò Jensen muovendosi appena.

"Domani. Ora resta qui vicino a me!" lo rassicurò Jared e Jensen, lentamente obbedì, sistemandosi di nuovo accanto al corpo del giovane. Gli baciò il pettò su cui appoggiò di nuovo la testa.

"Jared?!"

"Dimmi!"

"Ti voglio!" sussurrò spingendosi verso di lui. "Ancora!"

"Sono qui!" rispose Jared, che iniziò ad accarezzarlo sensualmente, risvegliando in entrambi il desiderio. "Ancora!"

 

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Capitolo 3
*** .3. ***


Quando Jensen si risvegliò, vide la luce tenue del mattino filtrare dalle imposte della finestra della sua camera da letto.

Mugugnò infastidito rigirandosi tra le lenzuola e poi sorrise di cuore quando si ritrovò lo sguardo trasognante di Jared a fissarlo.

“Buongiorno!” biascicò ancora nel sonno.

“Buongiorno a te, Jensen!” rispose Jared mentre si sporgeva per rubargli il primo bacio del mattino.

Dolce, lento, quasi impalpabile. Una carezza tra bocca e bocca.

“Che ore sono?!” chiese Jensen mentre si beava dei piccoli baci con cui Jared ancora lo coccolava.

“Quasi le otto!”

“Le otto?!” si allarmò Jensen. “Sono di turno. Ho degli appuntamenti stamattina!” e fece per alzarsi quando le braccia di Jared lo afferrarono e lo riportarono verso il materasso.

“Ma cosa…”

“Tranquillo. Ricordi? Misha? Stanotte?" e Jensen annuì. "Gli ho detto che oggi ci prendevamo un giorno e che tutti gli appuntamenti dovevano essere spostati a domani.” lo tranquillizzò.

“Ma …”

“Credimi!!, era ben felice di assecondarmi!”

Jensen sapeva di essere in minoranza e onestamente gli piaceva. Gli sarebbe piaciuto passare un intera giornata con Jared, a letto; o a fare colazione insieme e poi magari di nuovo a letto; avrebbero ordinato qualcosa di buono e mangiato sul divano guardando la partita domenicale e poi se era fortunato e molto convincente, di nuovo a letto!

E sorrise a quel programma che per adesso era solo nella sua testa.

“Sorridi?!” chiese Jared ammirandolo.

“Sì”

“Perché?”

“Perché sto cercando di capire in che cosa dovresti essere assecondato!” lo provocò maliziosamente.

Erano appena le otto, ma Jared fu davvero davvero felice di mostrare a Jensen in che cosa consisteva quella sorta di patto tra lui e Misha.

 

Passarono i primi giorni. E poi anche un intera settimana. E anche due!!!

Jared e Jensen erano l’immagine della felicità e Misha se la godeva e in cuor suo e solo con i due interessati, si vantava di essere stato il cupido della situazione.

Un giorno il giovane direttore portò dei documenti a Jared. Il medico era nel suo ufficio e quando Misha entrò non potè non vedere l’espressione rilassata e felice del ragazzo.

“Altra notte d’amore appagante, mio giovane Romeo??!” lo richiamò mentre chiudeva la porta.

“Smettila!” lo rimproverò bonariamente. “Non è come…”

“Seh!! Come no?, allora smetti di arrossire!” lo prese in girò. “O prenderai fuoco.” e poi gli posò le carte sulla scrivania. Jared le prese e gli sorrise, sincero.

“Come va?!”

Jared capì a cosa quella domanda si riferiva. Misha più e più volte aveva lasciato intendere molto chiaramente quanto fosse legato a Jensen e al suo benessere.

“Benissimo. Una meraviglia, Misha!” fece allora e Misha sorrise compiaciuto. “Non ho mai pensato che avrei avuto e vissuto una relazione del genere. Jensen è…Jensen è bellissimo, è meraviglioso, attento e presente ma al tempo stesso discreto. È …è dolce e appassionato, è l’incoraggiamento e il conforto. Sa quando ho bisogno di parlare e quando invece ho bisogno dei miei spazi. E riesce a farmi capire con una dolcezza unica quando è lui ad averne bisogno. E poi la sua risata…Mio Dio! non mi stancherei mai di vederlo ridere, di sentirlo ridere. È sincera , cristallina e gli brillano gli occhi e gli si illumina il viso quando ride ed è… Mio Dio!! lui ….lui è…”

“E’ Jensen!” asserì Misha.

“Già. E’ Jensen e io non speravo di poter avere un uomo simile al mio fianco!”

“Wow!! So che è presto ma sembra quasi come se stessi per chiedergli di sposarti!!” scherzò ironico Misha.

“Lo farebbe!?” fu la pronta replica di Jared.

“Cosa?!” chiese stranito , a quel punto, Misha.

“Direbbe di sì, se gli chiedessi di sposarmi?”

 

Misha aprì la bocca completamente preso di sorpresa.

 

Si avvicinò di nuovo alla scrivania e vi ripoggiò le carte che Jared aveva appena firmato.

Ad un tratto, Jared, vide sul volto di quello che era diventato non solo un collega ma anche un caro amico, una serietà che non aveva mai visto.

“Misha?!” lo chiamò lievemente turbato. “Lo so che è presto.” cercando di tranquillizzare l’amico. “Stavo scherzando.”

“Stammi a sentire , Jared.” lo fermò usando uno strano tono. Un tono che istintivamente fece tremare lo stomaco di Jared. “Un giorno, magari. Fra qualche tempo, in futuro forse…forse Jensen potrebbe….cioè, ti direbbe di sì. Ma adesso, adesso non credo che sia pronto. Io non credo che lui sia completamente fuori da…” e si fermò perché si rese conto di aver oltrepassato un limite che aveva promesso a Jensen di non oltrepassare.

Ma ormai Jared aveva sentito troppo. E voleva sapere. Doveva sapere.

“Fuori da cosa, Misha?” ed era serio anche lui. “E lascia perdere la storia del matrimonio. Io scherzavo. Ma non ti ho mai visto con quella espressione quindi credo che ci sia ben altro sotto. Dimmelo!”

“Non è compito mio, Jared. Sul serio. Non chiedermelo!”

“Ma..io…”

“Ma sappi solo che la persona che c’è stata prima di te ha lasciato a Jensen segni, dentro e fuori, che non andranno più via!” ammise a malincuore.

Jared per un po’ rimase in silenzio e soppesò ogni parola che aveva sentito.

Segni dentro e fuori….dentro e fuori…dentro e....fuori…fuori..”

 

Pensò a Jensen. Il suo volto. Le sue mani. Il suo corpo.

Il suo corpo. Il suo corpo.

E poi quasi come se lo avesse davanti, la vide. E trasalì. Scioccato.

 

“La cicatrice sul suo fianco?!” azzardò e annaspò silenziosamente quando vide Misha abbozzare un solo con la testa. “Oddio!”

“E quella alla base del collo!” proseguì l’amico.

Incredulo, sconvolto e decisamente senza parole, Jared poggiò pesantemente la schiena alla poltrona e si passò lentamente la mano sul viso.

“Quando è successo?”

“Basta, Jared. Ho detto già troppo. Se dovrà essere, deve essere lui a parlartene quando si sentirà pronto a farlo.” fece Misha poggiandogli una mano sulla spalla come a rincuorarlo. “Non costringerlo , Jared. Fidati!” e andò via ma Misha sapeva che si stava portando via gran parte della spensieratezza che aveva visto solo pochi minuti prima sul volto del giovane amico. E si sentì in colpa.

 

Infatti, Jared, ancora seduto alla sua scrivania, oramai non faceva altro che pensare a quello che aveva passato Jensen. Ma doveva dar retta a Misha e non doveva parlargliene, non fin quando , non fosse stato Jensen stesso a fargliene parola. Però nonostante quella ripromessa, il ragazzo non riuscì a rimanere al suo posto e decise di raggiungere il compagno.

Sapeva che Jensen sarebbe stato nel suo ufficio. Non aveva appuntamenti o visite particolari quel giorno, quindi di sicuro era nel suo studio per sistemare delle pratiche o fare ricerche. E infatti, fu così, che lo trovò. Immerso tra cartelle , libri e computer.

Perso in quel lavoro che tanto amava.

 

“Ciao bellissimo!” fu il saluto con cui lo richiamò.

Jensen alzò lo sguardo verso di lui e il volto serio e concentrato con cui prima leggeva si illuminò di un sorriso raggiante.

“Devi smetterla di chiamarmi così!” lo rimproverò amorevolmente, alzandosi dal suo posto e avanzando verso il giovane.

“Non posso. E’ la verità!” convenne con aria innocente l’altro.

“Questo vuol dire che io dovrei salutarti chiamandoti….” e sussurrò l’appellativo all’orecchio di Jared che rise di gusto immediatamente dopo.

“No!! Credo che sarebbe davvero inopportuno!” asserì abbracciandolo e baciandolo subito dopo.

Ma qualcosa accadde in quel momento. Jared non se ne rese nemmeno conto di farlo, ma la sua mano scese piano dal viso di Jensen al suo collo e si fermò esattamente sul punto che Misha gli aveva detto.

 

Jensen , in un primo momento non fece caso a quel gesto, ma quando poi, i suoi occhi cercarono quelli del compagno, si rese conto che Jared stava guardando da ben altra parte. Su un punto preciso. Su una parte ben precisa del suo collo.

“Ma che…” chiese un attimo prima di capire cosa , in effetti, stesse fissando con una mal celata amarezza, Jared. “Cazzo!” esclamò il biondo. “Chi te lo ha detto?!” sbottò decisamente infuriato e allontanandosi duramente da quel loro abbraccio.

“Mi dispiace! Io…non volevo. Io non avrei dovuto!”. Jared trasalì e cercò di giustificarsi. “Non so nemmeno perché l’ho fatto. Dio!! Jensen, per favore, non arrabbiarti!”

“Chi è stato? Dimmelo!!” lo incalzò Jensen.

Jared scosse vigorosamente la testa. Sapeva che se avesse fatto quel nome avrebbe di certo creato altri guai.

“Io…Io ho…” balbettò cercando un’ennesima scusante, ma Jensen conosceva quello sguardo. Glielo aveva già visto.

“Cavolo! Misha!!” quasi imprecò esasperato contro l’amico assente. “Dannazione!! Riuscirà mai a tenere la bocca chiusa!!??”

“No. No. No. Ascolta!” cercò di calmarlo, Jared. “Lui non mi ha detto niente. Io non so niente di quello che è successo tranne che ti è successo qualcosa di assurdo. Non ha voluto dirmi niente perché vuole che sia tu a confidarmelo quando sarai pronto. Così ha detto!! “Te lo dirà quando sarà pronto!”. Perciò, per favore. Ora calmati. Ricominciamo dal “Ciao bellissimo!” , ti và?! Facciamo finta di niente!” e lo guardò con aria quasi supplichevole ma che Jensen in quello suo stato d’animo decisamente alterato fraintese in pietà e compassione.

“Smettila, Jared. Smettila di guardarmi così!!”

“Cosa? io non…”

“Non ho bisogno della tua pietà per quello che mi è successo. Non sono una povera vittima. Non sono mai stato una vittima, anzi se lo vuoi sapere lo stavo prendendo a pugni quando la polizia è intervenuta.” e se ne andò via sbattendo la porta e lasciandosi dietro un Jared decisamente dispiaciuto e sicuramente preoccupato per la situazione che aveva creato.

 

Circa dieci minuti dopo, Jensen era alla porta dell’ufficio di Misha.

“Dovevi proprio dirglielo, non è vero Misha?!”

“Come scusa?!”

“Dovevi proprio farmi passare per la vittima indifesa della situazione? Cos’è? speravi che magari immaginandomi così , Jared, avesse pietà di me e ci pensasse due volte a mollarmi!?” ironicamente furioso Jensen.

“Stai…stai dicendo sul serio, Jensen?!” rispose decisamente sconvolto da quell’accusa assurda. Così raggiunse l’amico ancora sulla porta, lo afferrò per un braccio tirandolo dentro e chiudendo la porta dietro di loro.

“Tranquillo, siamo in ospedale. A tutti piace ascoltare qualche storia strappalacrime qui dentro.” disse il medico furioso a quel gesto di privacy che aveva compiuto Misha.

“No, ti sbagli. Chiudo la porta per non avere testimoni per quando ti prenderò a pugni se solo osi ripetete l’accusa che mi hai appena fatto!”

“Io..Io..” fece Jensen , alterato a tale punto da non riuscire a parlare.

“Tu credi davvero che io me ne vada in giro a raccontare la porcata che ti ha fatto Mark, per farti racimolare qualche appuntamento? Hai pensato davvero che io sia una persona del genere ? che sia questo quello che ho fatto con Jared?” lo ammonì sinceramente contrariato.

“Io so solo …io ho visto solo il modo in cui lui mi ha guardato poco fa, Misha. E c’era pietà e pena.”

“O forse preoccupazione e dispiacere!!” gli fece presente il moro. “E poi io non ho detto niente a Jared.” si giustificò poi. “L’unica cosa che ha saputo da me è che l’ultimo con cui sei stato è stato un emerito stronzo. Che infondo è la caratteristica del 90% degli ex!”

“Lui guardava la mia….lui…”

“Per la miseria , Jensen. Siamo amici da….Oddio! non ricordo nemmeno da quanto tempo!!” fece frustrato Misha. “E tu pensi questo di me?!”

“Misha, io..” ma Misha lo fermò e Jensen vide gli occhi blu dell’amico saettare di pura furia.

Cavolo era davvero infuriato!!

“E Jared? Lui non è stupido. L’ha capito da solo. E’ vero. Gli ho detto che hai avuto qualche problema serio con il tuo ex, ma a quanto pare il nostro Jared non è una Giulietta romantica che si aspetta solo rose e fiori dalla vita. Evidentemente conosce anche il lato oscuro e con te ha fatto due più due e ha capito tutto. Ha fatto mente locale sulla cicatrice che ti ha visto al fianco e io gli ho solo detto che se voleva sapere il resto, doveva parlare con te. Che da me non avrebbe saputo altro. E ora, tu, dato che sei qui ad azzannarmi in questo modo, non avrai negato niente ma anzi avrai dato di matto ed eccoci qui!!” e questa volta era Misha ad accusare Jensen del suo comportamento.

“Io non volevo che lui lo sapesse!”

“Perché?”

“Io…”

“ Perché pensi che sia colpa tua quello che è successo?” azzardò.

“Cosa? Nooo!”

“O magari pensi che possa accadere di nuovo!” asserì convinto.

“Jared non ne sarebbe mai capace!” si ritrovò a rispondere istintivamente.

“Allora perché?” domandò esasperato Misha. “Jared ci tiene a te. Tanto. E so, lo vedo da come stai bene e sei sereno in questo ultimo periodo, che anche tu ci tieni a lui e tanto. Quindi spiegami perché Jared non dovrebbe sapere?!”

Jensen si guardò un attimo intorno, spaesato, come se stesse cercando la risposta giusta a quella domanda. Guardò Misha , poi ancora la stanza. E ancora le mani di Misha sulle sue spalle come a dargli coraggio e forza. Rispose.

“ Perché ho paura che lui possa pensare che dopo quello che mi è successo, in qualche modo, io…io possa essere…troppo incasinato. Che non mi fiderò mai di lui come lui merita fiducia. Che…”

“Smettila di dire stronzate!” lo bloccò Misha, mentre a Jensen , davvero le parole morirono in gola.

“Cosa?!” sussurrò il biondo.

 

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Capitolo 4
*** .4. ***


"Cosa?!" sussurrò il biondo.

“Mark ha lasciato il segno, è vero. Ma tu Jensen, amico mio, sei la persona più forte e caparbia e testarda che io abbia mai conosciuto. E non saranno un paio di taglietti provocati da un avvocato psicopatico a cambiare ciò che sei.” lo confortò con convinzione.

“Misha, io…”

“Jensen, ascoltami. Avevi un taglio alla gola e uno che ha quasi raggiunto la milza, eppure quando la polizia ha fatto irruzione nel tuo ufficio, tu eri lì, sopra Mark e gliele stavi suonando di santa ragione, tanto che ho dovuto aiutare quel poliziotto per portarti via da lui. Tu non ti sei mai arreso a quello che Mark stava provando a farti, perché sei forte. Non ti sei mai arreso a quella che sarebbe stata una più che giustificabile depressione post trauma ma ti sei ripreso prima del tempo e hai afferrato di nuovo e con forza la tua vita tra le mani. Non ti sei mai arreso all’idea di essere una vittima, ma hai mandato a farsi fottere tutti quelli che ti guardavano con pietà e sei andato avanti. E questo non lo fa , non lo può fare, chi è incasinato dentro, come dici tu. Non ci riuscirebbe.” ed ora le mani di Misha stringevano con più decisione le spalle dell’amico e di tanto in tanto lo scuotevano per farlo rinsavire da quel suo momento di debolezza. Inutile, ingiustificabile debolezza.

E Jensen, beh!, Jensen lo fissava grato per quelle parole.

“Ora c’è Jared.” continuò ancora. “E Jared non è Mark.”

“No, non lo è!”

“No, non lo è.” Convenne più che convinto, Misha. “Perché Jared è perso di te ma nel modo speciale in cui una persona possa perdersi per un’altra. In un modo sano, bello e disgustosamente romantico!” fece sorridendo e facendo sorridere anche Jensen.

“Dovresti odiarlo, però!” scherzò Jensen, sentendosi di nuovo “sottocontrollo”.

“Perché?!” chiese curioso Misha.

“Noi non abbiamo mai litigato così e Jared è il primo che ce lo ha fatto fare.”

“Ma che dici!!?? Noi litighiamo sempre!” esclamò Misha spingendo via l’amico, amichevolmente.

“Ma questa è la prima volta che ti ho odiato sul serio!” confessò in colpa Jensen.

Misha per un attimo restò senza parole, poi inspirò e infine sorrise all’amico.

“Sai una cosa? non me la prenderò, perché questo significa una cosa per me!”

“Cosa?!”

“Che anche tu sei perso di quel ragazzone o non avresti reagito così con lui e con me,  se non fosse così.”

“Io non sono pers…”

“Smettila di fare il duro con me e cerca di mettere a posto le cose con Jared, perché dallo stato in cui eri quando sei entrato nel mio ufficio, di certo hai detto o fatto qualche stronzata!” lo accusò giustamente.

“In effetti non sono stato molto lucido!” ammise imbarazzato Jensen. “Come direbbe Jared, sono stato decisamente stupido e avventato!”

“Lo immaginavo!” convenne Misha.

I due si abbracciarono, lasciandosi immediatamente dietro quello screzio, sollevati di non aver rovinato la loro amicizia.

Poi Jensen fece per andare via.

“Dove stai andando?!” chiese premuroso Misha.

“Tranquillo, sistemerò le cose.” inserendo anche e soprattutto Jared in quelle “cose”. “Ma per stasera ho bisogno di rimettere a posto le idee. Da solo!”

“Ok! Ma chiama se hai bisogno!” si premunì l’amico. “Sai che ci sono sempre per te!”

“Mai dubitato Misha. Mai dubitato!” e uscì dal suo ufficio.

 

Qualche ora dopo, Jared, benché incerto e ancora scosso dalla discussione avuta con il compagno, bussò ancora una volta, all’ufficio di Jensen. Il medico era di spalle, intento a sistemare alcune cose nel suo archivio privato.

“Io ho finito per stasera. Vieni a casa con me? C’è la partita. Ci mangiamo una pizza, beviamo qualche birra e ci buttiamo questa giornata assurda alle spalle!” disse sperando che davvero quella giornata finisse portandosi via tutto il casino che era successo.

“No, sono stanco. Me ne vado a casa mia!” fu la risposta che invece Jensen gli diede senza nemmeno voltarsi.

Jared deglutì a quella freddezza che non apparteneva a Jensen e questo gli mise addosso uno stato d’ansia che gli fece tremare lo stomaco. “Jensen, io….”

“Sono solo stanco, Jared. Ci vediamo domani. Buonanotte!” cercò di mettere fine, l’altro.

Jared sussurrò un “ok!” e fece per andare via, ma poi, l’ennesimo tentativo di sistemare le cose , lo fece tornare sui suoi passi e volle tentare ancora.

“Mi….mi chiami più tardi?!” domandò sperando in una risposta positiva ma l’unica cosa che ebbe in cambio furono le spalle di Jensen che si contraevano in un sospirò quasi seccato e un “Se non crollo prima!” come conferma.

Il giovane, amareggiato, allora, rinunciò e lasciò a Jensen quello spazio di cui sembrava aver bisogno.

 

Erano circa le nove e mezza di sera e quando più o meno era al primo tempo della partita, Jared sentì bussare alla porta. Era in tuta e in tutta sincerità, dopo quello che era successo alla clinica con Jensen, tutto ciò che aveva capito della partita era che una squadra aveva la divisa bianca e una squadra invece azzurra e gialla. La sua mente era decisamente persa altrove , verso tutt’altri pensieri che niente avevano a che fare con il gioco in tv.

Andò ad aprire e si ritrovò a spalancare la bocca per la sorpresa quando si ritrovò davanti Jensen. Jensen che perfino sembrava sorridergli. Che perfino sembrava non essere nemmeno più arrabbiato con lui.

“Jensen?!”

“Ciao!”

“Io….io non ti aspettavo!” gli uscì di bocca senza nemmeno rendersene conto. Dio!! Jared ma sei stupido!?!, si gridò mentalmente.

“Scusa! Se sei occupato posso andarmene. Non ci sono problemi!” rispose Jensen senza mostrare risentimento.

“Cosa?” esclamò Jared. “No.no.no…che dici? Non dirlo nemmeno per scherzo. Entra, andiamo. Entra!!” , facendogli spazio per farlo entrare in casa.

Jensen accolse l’invito ed entrò. Si fermò al centro del soggiorno e attese che Jared lo sorpassasse. Il giovane lo fece e gli indicò la cucina.

“Stavo per prendermi una birra fresca. Mi fai compagnia?!” offrì e il biondo annuì.

Jared aprì il frigo e passò all’altro la bottiglia di birra dopo avergliela aperta.

 

Poi si girò di nuovo per prenderne un'altra e in quel movimento, in quel momento…

“Si chiamava Mark.”

Il giovane sospirò turbato e preoccupato per quello che stava per sentire. Turbato dall’imminente racconto. Preoccupato per quelle emozioni di certo poco piacevoli che quel racconto avrebbero provocato in Jensen. Si voltò verso di lui e lo guardò con dolcezza e comprensione.

Jensen se ne sentì rinfrancato.

“Si chiama Mark. Pellegrino.” precisò e già ripensare a quel nome e a quello che comportava gli fece aumentare il ritmo della respirazione e del cuore.

Jared lo notò immediatamente. Al diavolo le confessioni!!

“Jensen, non importa. Sul serio! Non devi se non vuoi.”

“Ti va di ascoltarmi, Jared?!” chiese dolcemente.

“Certo. Certo che mi va. Io voglio sapere tutto di te, ma non voglio vederti così turbato. Non mi piace vederti così. Odio vederti così. Tu sei una persona bellissima e solare e gentile e…e bellissima..” si ritrovò a ripetere con enfasi. “Non è per te questo tipo di sofferenza.”

“Hai detto bellissima due volte!” scherzò Jensen.

“E continuerò all’infinito.” Ribadì con decisione.

Allora Jensen si avviò verso il divano e si sedette e attese che Jared lo aggiungesse. Il giovane si accomodò sul piccolo tavolo che campeggiava davanti al sofà così da potè stare di fronte al compagno. “Ti ascolto.”

Jensen fece un respirò profondo e iniziò il suo ricordo.

“Conobbi Mark in tribunale quando qualche anno fa andai per deporre come perito della difesa in un caso di risarcimento. Quando il procedimento si chiuse, Mark, con mia somma sorpresa , mi richiamò. Mi chiese di vederci per un caffè. Accettai. Quel caffè divenne un aperitivo, poi una birra un sabato per la partita. Poi una pizza prima di un concerto. Insomma , iniziò tutto come ogni relazione potrebbe cominciare. Siamo stati insieme per due anni, sei mesi e ventuno giorni.” ricordò con una punta di sarcasmo.

“Che è successo dopo due anni, sei mesi e ventuno giorni?” chiese Jared cercando la mano di Jensen. Trovandola pronta a stringere la sua.

“Scoprii che Mark non si faceva scrupoli a sfilarsi i pantaloni con chiunque gli andasse a genio. Donna o uomo che fosse. Ma sai la cosa buffa quale fu?” chiese retoricamente. “Che fino a quel momento lui era un angelo ai miei occhi e agli occhi di chiunque lo avesse conosciuto. Un angelo che poi mostrò, come dire, il suo lato demoniaco quando lo mandai a farsi fottere sul serio!” concluse sorridendo amaramente.

“Che ha fatto quando lo hai lasciato!?”

“Circa una settimana dopo si è presentato nel mio ufficio, alla clinica, con la pretesa di sistemare le cose fra noi e quando gli ho detto che poteva scordarselo ha chiuso la porta a chiave e ha dato inizio al suo show!”

“Cosa…” incapace di pensare a quello che poteva essere davvero successo in quella stanza.

“Iniziammo a litigare. Volarono parole grosse e quando Mark si rese finalmente conto che ero irremovibile si fiondò alla scrivania e afferrò il tagliacarte. Me lo puntò contro, minacciandomi.”

“Oddio, Jensen!”

“Gli dissi che stava facendo una follia, che era fuori di testa. Che non avrebbe risolto nulla con quella scenata e nel frattempo sentivo Misha che dava di matto aldilà della porta, minacciando Mark, avvisandolo che aveva già chiamato la polizia che stava di certo per arrivare. Lo sentivo sbattere i pugni contro la porta e gridare a chiunque di trovare qualcosa per buttarla giù.” gli raccontò ancora e Jared si ritrovò a pensare alle pesanti porte di legno massello dei loro uffici e a capire la frustrazione che aveva di certo provato Misha.

“Io e Mark ci azzuffammo e lui mi ferì…” fece indicandosi tra la gola e il collo. Esattamente quel punto che aveva scatenato la loro lite della mattina. “…e non so che cosa scattò in me. Rabbia, orgoglio, istinto di sopravvivenza , paura. Mi avventai contro di lui con più decisione e la zuffa divenne una vera e propria lotta. Riuscii a metterlo sotto e iniziai a prenderlo a pugni. L’ultima cosa che ricordo sono Misha e un poliziotto che mi tiravano via da Mark e altri due poliziotti che lo portavano fuori dal mio studio. Poi più niente.”

“Eri…eri sottochoc!” convenne Jared, pensando al momento che aveva vissuto Jensen e a come aveva reagito il suo fisico.

“Anche. Quando mi risvegliai, mi resi conto di essere in ospedale e accanto a me c’era Misha. Mi disse che oltre alla ferita al collo, ne avevo anche una più profonda al fianco. Mi raccontò che alcuni minuti dopo che ebbero portato via Mark, mentre un poliziotto mi faceva delle domande, iniziai a farfugliare e crollai a terra. Solo allora si accorsero della ferita. Capii cosa mi era successo. L’adrenalina mi aveva tenuto vigile, poi pian piano , scemando il suo effetto, il corpo reagiva alla perdita di sangue.” spiegò anche sapendo che Jared come medico sapeva e capiva molto bene quello che gli era successo fisicamente.

“Jensen, io non potevo immaginare una cosa del genere. Io…io avevo visto quelle cicatrici ma, cioè…chi…chi non ha qualche cicatrice che gli ricordi una qualsiasi stronzata giovanile. E così quando Misha mi ha solo accennato a quello che invece ti era successo io…io per un attimo sono andato fuori di testa perchè …perché certe cose non dovrebbero accadere.”

“Jared sei un medico e lo sai che certe cose accadono!” sembrò volerlo rassicurare.

“No…non dovrebbero, non a persone come te!” lo spiazzò invece , Jared.

“A persone come me?!”

“Tu sei una persona buona…” fece mentre scivolava giù in ginocchio dal tavolino su cui era seduto. “..meravigliosa,…” e avanzò un altro po’ verso Jensen che per istinto si ritrovò ad aprire appena le gambe così che Jared potesse avere altro spazio per avvicinarsi a lui. “.. bellissima!” finì e ormai era quasi petto contro petto con Jensen.

Fu il biondo ad annullare completamente la distanza tra loro, abbracciandolo forte. Tenendoselo stretto tra le braccia.

“Mi dispiace di essere stato stupido ed avventato!”

“Non mi interessa. Non voglio che ti scusi. Non ne ho bisogno. Ma ….”

“Ma?”

“Ma mi serve solo una cosa da te. Una sola!”

“Cosa?!”

“Non tenermi più fuori dalla tua vita. Con questo non voglio dire che non devi avere i tuoi spazi o che io debba rinunciare ai miei, ma vorrei solo che se d’ora in poi ci sarà qualcosa del passato, del presente o del futuro che ti possa turbare in qualche maniera…ti prego…parlane con me. Affrontalo con me. Io non ti farò mai del male. Non ti farò mai soffrire. Te lo giuro!” sembrò giurare con ogni fibra del suo corpo, restituendo l’abbraccio di Jensen.

“Ti conviene mantenere questa tua promessa, dottore!” disse in un leggero sorriso, Jensen.

“Sì, sì che la manterrò. Non chiedo altro anche perché ci tengo al mio lavoro e penso che Misha mi sbatterebbe fuori dalla clinica a calci, se solo provassi a farti soffrire.”

“Ah! È così?!” esclamò fintamente offeso Jensen. “Lo fai solo per tenerti il lavoro?!”

“Puoi giurarci. Dove lo trovo un altro posto in cui avrei la possibilità di incontrare l’amore della mia vita!?” disse Jared spiazzando Jensen che lo fissò incredulo nell’aver sentito ciò che aveva appena sentito.

“L’amore della tua vita?!” ripetè in un sussurro.

“So che è presto. So che stiamo insieme da poco, ma stasera o meglio da quando abbiamo discusso nel tuo ufficio e poi non sei voluto venire a casa con me, ho avuto il terrore che tutto tra noi fosse finito e non sono riuscito ad immaginare la mia vita senza di te e così sono arrivato a questa triste verità: Ti amo, Jensen!” confessò come quando ci si leva un peso dal cuore. “Sono innamorato di te e credo di esserlo stato dal primo momento che ti ho visto.”

Jensen lo guardò. Accarezzò i lineamenti dolci ma decisi del volto volitivo di Jared. Si sporse lentamente verso il giovane e gli baciò la fronte, poi gli occhi. Scese sulle gote rosee godendo del leggero solletico della barba di Jared. Poi raggiunse le labbra sottili ma piene. Le baciò. Le baciò piano. Sembrava quasi le stesse assaggiando. Sorrise quando le vide sorridere per quelle attenzioni tanto desiderato. E sorrise quando sentì sospirare di mero sollievo Jared.

Infine si scostò da lui e cercando, sperando di non rovinare il momento, rispose a quel “Ti amo!”

 

“Spero che tu adesso non mi odi, Jared. Ma non ti dirò che ti amo. Non voglio farlo adesso, solo perché tu lo hai detto a me.” confessò con lo sguardo fisso in quello del compagno e con sua somma sorpresa , Jared non era stranito, ma gli stava sorridendo.

“Lo so. E lo accetto perché so quanto tu sia una persona onesta e sincera, ma credimi Jensen, credimi, farò in modo che anche tu me lo dica un giorno!” promise deciso. “Ma ora..”

“Ora?!”

Jared si sporse appena, ammirando con sguardo malizioso le labbra appena imbronciate di Jensen. Quelle labbra così invitanti che istintivamente Jared le paragonò al frutto del peccato. Irresistibile. “Posso baciarti?!”

“Credo che tu debba decisamente baciarmi!”

Esattamente come la loro prima volta.

Lunga meravigliosa interminabile e appassionata prima volta.

 

Passò altro tempo da quella sera, ma ormai le cose tra i due sembravano essere tornate decisamente sulla carreggiata giusta.

Un giorno, i due medici , stavano discutendo di una certa operazione e Misha tra loro cercava di stare al passo con le loro idee di come affrontare la cosa, intervenendo di tanto in tanto solo con degli esasperati: “Jensen, è troppo avventato!”, “Jared, quel macchinario ha bisogno di un tecnico specializzato che potrà essere qui solo tra tre giorni!”, “Ragazzi, non abbiamo quel tipo di apparecchiatura!

“Ok! Ti aspetto in radiologia. Matt ha pronte le ultime immagini così vediamo se questo approccio può andare.” Fece Jared mentre si infilava in ascensore per scendere in radiologia.

“Già, così vediamo anche di accontentare il nostro Misha prima che gli venga un infarto dopo che vedrà il budget di fine trimestre!” scherzò Jensen, battendo amichevolmente una pacca sulla spalla dell’amico.

“Seh!! divertente ragazzi. Davvero divertente. Ma vedrete. Un giorno o l’altro ci finirò davvero in uno di questi letti e sarà tutta colpa vostra!” fece il responsabile lasciandoli da soli all’ascensore.

I due ragazzi si sorrisero complici e poi Jared schiacciò il pulsante del piano a cui doveva andare.

 

Un secondo prima che le porte si chiudessero…

“Jared?”

“Sì?”

“Ti amo!!” e poi le porte si chiusero sullo sguardo meravigliosamente sorpreso di Jared.

 

Misha li cercò al telefono, al cercapersone e in ogni modo per la successiva ora. Inutilmente.

Quando sfiancato da quella sorta di caccia, si appoggiò frustrato al bancone della receptionist della clinica, Loretta, l’infermiera di turno, si fece avanti.

“Le serve qualcosa, Capo?!”

“Credo di essermi perso due medici!” rispose sorridendo ironico.

“Posso azzardare con Padalecki e Ackles?!” fece ammiccante la donna.

“Li hai visti!?” chiese entusiasta Misha.

“Diciamo che io guarderei ovunque tranne che nella stanzetta dei medici di turno.” asserì con maliziosa indifferenza.

Misha trasalì sorpreso. “Sul serio?” domandò incredulo. “Quei due sono…”

“Già!”

“…lì dentro?”

“Già!”

“Sul serio?!”

“Ho la faccia di una che sbaglierebbe su una cosa del genere!?!” replicò ironicamente offesa, l’infermiera.

“Ma da quanto…”

“Circa venti minuti!” riferì con aria soddisfatta. “Ma onestamente non saprei dire chi ci trascinava dentro chi!!” confessò facendogli l’occhiolino.

 

Misha non poteva crederci. Finalmente quei due avevano battezzato la stanzetta dei medici. Era ora!!

Anche se era maledettamente curioso di conoscerne il motivo che li aveva spinti oltre quella “loro regola”.

Poi , come se avesse avuto un lampo di genio, guardò il suo cellulare.

“Cavolo, è morto!” fece indicando la batteria scarica. “Loretta?!”

“Si , Capo?!”

“Abbiamo una fotocamera da qualche parte, qui in giro!?”

 

 

Eccoti, ti stavo proprio aspettando…
Ti aspettavo da tanto tempo…
Eccoti, finalmente sei arrivato…Speravo tu esistessi…”.

( Eccoti, M. Pezzali)

 

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