Duluth

di marea_lunare
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - L'inizio ***
Capitolo 2: *** II - Il tributo ***
Capitolo 3: *** III - Reietto ***
Capitolo 4: *** IV - Fiducia ***
Capitolo 5: *** V - Vieni con me ***
Capitolo 6: *** VI - Biblioteca ***
Capitolo 7: *** VII - Alla luna ***
Capitolo 8: *** VIII - Verità nascoste ***
Capitolo 9: *** IX - Calore ***
Capitolo 10: *** X - Supplizio ***
Capitolo 11: *** XI - Giudizio ***
Capitolo 12: *** XII - Ali ***
Capitolo 13: *** XIII - Cura ***
Capitolo 14: *** XIV - Illusione ***
Capitolo 15: *** XV - Esecuzione ***
Capitolo 16: *** XVI - Sangue ***
Capitolo 17: *** XVII - Incontri ***
Capitolo 18: *** XVIII - Morte ***
Capitolo 19: *** XIX - Pace ***



Capitolo 1
*** I - L'inizio ***


I – L’inizio                                                                                                                                                                     The Sign of The Times – Harry Styles

It is what it is.

Just stop your crying
It's a sign of the times
Welcome to the final show
Hope you're wearing your best clothes
You can't bribe the door on your way to the sky
You look pretty good down here

But you ain't really good


 


 

Questo è ciò che i miei occhi vedono appena li apro, impastati dal sonno e dalle lacrime seccatesi durante la notte.

Un altro incubo.

Mary mi tocca una spalla e mi chiama in maniera concitata.

“John. John, svegliati!” esclama, continuando a scuotermi.

Io mugugno un pietoso “Ancora 5 minuti”, ma il tono di mia moglie non ammette repliche.

“Ti devo ricordare che giorno è oggi?”

Socchiudo le palpebre pensieroso, dandomi poi una manata sulla fronte: il 21 dicembre.

“Cazzo, il tributo a Duluth” bofonchio, gettando all’aria le coperte con i piedi.

Indosso solamente i boxer e una maglietta a maniche corte nonostante sia inverno, rabbrividendo non appena le piante dei piedi toccano terra.

Spalanco la finestra della nostra camera da letto che dà sulla foresta e mi appoggio al davanzale.

Osservo ancora una volta quelle parole incise con l’inchiostro sul mio avambraccio sinistro.

It is what it is.

Le ultime parole che mio padre, Aaron Watson, mi ha rivolto prima di morire di fronte agli occhi miei e di mia madre.

“Mi dispiace, John, ma le cose stanno così… Non dimenticare che ti voglio bene, figlio mio”

Ricordo di essermi chiuso in un silenzioso dolore dopo l’accaduto.

Una sofferenza così intima da avermi strappato ogni briciolo di forza.

Mia madre da quel giorno non è stata più la stessa. Poco dopo se ne è andata anche lei.

Quel giorno capii di non avere più radici, perché ogni mio legame era stato strappato.

Non avevo più niente che mi costringesse a rimanere nel Limbo.

We never learn, we've been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets
We never learn, we've been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets

 

Mi stiracchio, alzando le braccia al cielo.

Sento la cicatrice bruciare sotto la maglietta.

Spalanco le ali inspirando profondamente, finché un piacevole formicolio mi invade le membra.

Chiudo gli occhi e sorrido, sentendo il vento frusciare tra le fronde degli alberi.

Ripenso a quella foresta, quella terra di nessuno resa testimone di così tanti orrori da sembrare inconcepibili a chiunque, ora confine tra il nostro territorio e quello dei demoni.

Angeli contro demoni, un’eterna rivalità perpetrata nel tempo.

 

Just stop your crying
It's a sign of the times
We gotta get away from here
We gotta get away from here
Just stop your crying
It will be alright
They told me that the end is near
We gotta get away from here

 

Anticamente vivevamo tutti nel Limbo, uno spazio non ben identificato dell’universo, gli uni separati dagli altri.

Quel luogo era stato la nostra casa per secoli, millenni, mentre la Terra apparteneva ancora agli umani.

Il Limbo assomigliava in parte alla Terra, ma iniziava a diventare troppo piccolo per i nostri popoli: volevamo tutti di più.

Avevamo bisogno di trovare un posto più accogliente, che permettesse ad almeno una delle nostre razze di costruirsi una nuova vita.

Poi un giorno, all’improvviso, si venne a sapere dell’estinzione della razza umana.

Guerre, malattie, armi nucleari. Erano riusciti a distruggersi con le proprie mani.

Eppure, tristemente, poco dopo capii che non eravamo così diversi da loro.

Gregory, l’Angelo Maggiore e autorità massima tra gli angeli, mi convocò immediatamente; disse che avremmo dovuto raggiungere la Terra prima possibile, onde evitare che se ne impossessassero i demoni.

Non avrei mai potuto immaginare le dimensioni del conflitto che si sarebbe scatenato.

Just stop your crying
Have the time of your life
Breaking through the atmosphere
And things are pretty good from here
Remember everything will be alright
We can meet again somewhere
Somewhere far away from here

Oggi la chiamiamo “La Guerra dei Due Secoli”.

Fu una battaglia sanguinosa, devastante. Una battaglia che combattemmo praticamente a mani nude, dato che ogni nostra fonte di sostentamento o difesa risiede nell’energia che ci scorre nelle vene insieme al sangue. Frecce, spade, sfere d’energia, tutte vengono controllate e create dalle nostre stesse mani. Questa energia può essere utilizzata sia nel bene che nel male, dando ad ognuno la possibilità di ferire, uccidere o curare.

Nel corso di quei duecento anni incalcolabile fu il numero delle vittime, così come quello dei feriti.

Io fui uno di loro.

We never learn, we been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets
We never learn, we been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets

Quel ricordo è ancora vivido nella mia memoria.

Io non ero un semplice soldato, ma anche il medico del campo.

Un momento curavo chi ne aveva bisogno, quello dopo cercavo di uccidere quanti più demoni mi fosse possibile.

Eravamo nel bel mezzo della battaglia, io stavo combattendo al fianco dei miei commilitoni.

All’improvviso però, un dolore lancinante mi aveva colpito la spalla, paralizzandomi dalla testa ai piedi.

Una freccia avvelenata mi aveva trapassato da parte a parte la scapola sinistra, colpendo anche l’ala.

L’ultima cosa che vidi prima di svenire, furono due lunghe braccia e delle mani candide che reggevano un arco nero come la pece, da cui era scoccato quel dardo avvelenato.

Rimasi per circa tre settimane in infermeria. Una volta dimesso decisi di tornare immediatamente sul campo, non volendo abbandonare i miei compagni.

Just stop your crying
It's a sign of the times
We gotta get away from here
We gotta get away from here
Stop your crying
Baby, it will be alright
They told me that the end is near
We gotta get away from here

 

Dopo tanti, troppi anni, entrambi i fronti erano devastati dalle terribili conseguenze di questo conflitto: civili e soldati morti brutalmente, senza alcuna distinzione.

Il nostro popolo si riunì per decidere sul da farsi, cercando una possibile soluzione. Venne votata all’unanimità la necessità di trovare un compromesso con i demoni, perché di questo passo la prossima estinzione sarebbe stata la nostra.

I patteggiamenti con il Demone Superiore non furono affatto facili, ma fortunatamente, alla fine, vennero accettati di buon grado.

Da quel giorno ci dividemmo la Terra, con l’obbligo di non farci del male a vicenda.

We never learn, we've been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets
We never learn, we've been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets

Nel corso del tempo si è però mantenuta una tradizione che ancora oggi portiamo avanti, il rituale che una volta l’anno riunisce angeli e demoni tutti nello stesso luogo: il tributo a Duluth.

Ogni solstizio d’inverno ci riuniamo in una radura in mezzo alla foresta. Qui viene allestito un altare apposito per l’Angelo Maggiore e il Demone Superiore, incaricati di guidare i propri popoli durante una procedura così pericolosa.

La storia di Duluth ci è stata tramandata dai nostri avi. È descritto come un’entità divina, la stessa che ci ha donato la vita.

Il tributo consiste nel donargli metà della nostra energia, come ringraziamento per averci messi al mondo.

Oggi è il 21 dicembre, il solstizio d’inverno, ed io sono mostruosamente in ritardo, perdendomi come sempre nelle mie elucubrazioni e nei miei ricordi.

We don't talk enough
We should open up
Before it's all too much
Will we ever learn?
We've been here before
It's just what we know

“JOHN! Ti vuoi muovere? Ti sei alzato da un quarto d’ora ormai!”

La voce squillante di Mary mi fa sobbalzare e mi riporta alla realtà, facendomi correre immediatamente all’armadio. Afferro la prima camicia che mi capita sotto mano e un paio di pantaloni scuri.

Infilo in fretta la giacca e usciamo di casa, dirigendoci verso la foresta.

“Sicuro di riuscire a volare?” mi chiede lei, osservando con apprensione il piccolo foro che ancora permane sulla mia ala sinistra.

“Sì tesoro, non ti preoccupare. Ora andiamo, altrimenti non arriveremo in tempo”

Mary spicca il volo. Io la seguo a ruota e, senza riuscire a nascondere una smorfia di dolore, le plano accanto. Con lo sguardo rivolto agli alberi la mia mente ritorna a quel giorno, a quella freccia, a quel demone che mi ha quasi ucciso.

 

Stop your crying, baby
It's a sign of the times
We gotta get away
We got to get away
We got to get away
We got to get away
We got to get away
We got to, we got to (away)
We got to, we got to (away)
We got to, we got to (away)


 


 


 


 


 


 

Note dell’autrice: Ciao a tutti! Allora, da dove iniziare? Innanzitutto, ben ritrovati. Come state? ❤️ Queste note saranno più lunghe del solito, ma ho bisogno di fare delle premesse, perché è passato più di un mese da quando ci siamo salutati con l’ultimo capitolo di questa storia. Per chi non lo sapesse, la sto ripubblicando da capo. Esco da un’intensa settimana di revisione e riscrittura, perciò sono pronta. E leggermente disperata, aggiungerei, considerando che più andavo avanti a rileggere più mi sembrava scritta male, quindi mi sono detta “È ora di pubblicarla”. Tra due giorni saranno esattamente tre anni da quando ho iniziato a scriverla, quindi diciamo che è stato un processo mooolto lungo AHAHAHA. In ogni caso: cancellerò quasi tutte le note dei capitoli tranne quelle che ritengo più necessarie, ad esempio per dare chiarimenti su uno specifico capitolo (e queste che sto scrivendo ora, ma che sono più una premessa generale).

Rispondendo a un paio di domande (che magari nessuno si è fatto ma io sono pignola e spiegherò un po’ di cose a prescindere):

1) Perché ho scelto di fare una long completamente song-fic? Per farla breve, le song fic sono quelle che trovo più stimolanti e interessanti da scrivere. Generalmente scrivevo prima il capitolo e poi sceglievo la canzone più adeguata, ma spesso mi sono ritrovata a scrivere un capitolo basandomi su una canzone dalla mia playlist di YouTube, quindi… eccoci qua.

2) Perché descrivere tutto in prima persona, dal POV di John? John è il mio personaggio preferito della serie, a mani basse. Per quanto io ami Sherlock con tutta me stessa, John ha un posticino speciale nel mio cuore. Inoltre ho voluto provare a “sperimentare”, uscendo dalla mia comfort zone della terza persona (sperando che l’esperimento sia andato a buon fine, lmao).

3) Perché ho deciso di fare una revisione? Non so se qualcuno sia “nuovo” di qui, ma, come avevo già accennato nelle note del capitolo 19, ho sentito il bisogno di riscrivere i primi nove capitoli. Non riscriverli da capo, ma ho apportato diverse modifiche dal punto di vista stilistico, perché, rileggendola nell’insieme, mi sono accorta delle molte ripetizioni e di alcune frasi intricatissime che rendevano il capitolo praticamente illeggibile (almeno per me). Avendoli pubblicati nel 2017, ho sentito subito lo stacco tra un capitolo e l’altro (infatti quelli dal 10 in poi sono i capitoli che apprezzo di più, anche se sembra stupido da dire). E ne ho approfittato per dare un’occhiata anche a quelli dopo, per cui adesso dovrebbe essere tutto okay (spero, help).

Ma comunque, più avanti mi ritroverete sempre qui a chiarire alcuni punti che mi hanno messa in crisi (perché se non vado in crisi almeno 3-4 volte per capitolo non sono felice). Intanto vi ringrazio di cuore per aver deciso di (ri)leggere questa storia. Vi auguro buona lettura e vi mando un abbraccio fortissimo ❤️

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Capitolo 2
*** II - Il tributo ***


II - Il tributo                                                                                                                                                                    Casual Affair – Panic! At The Disco
 

(Looks innocent enough, doesn't it?
But sometimes there are dangers involved that never meet the eye
No matter where you meet a stranger
Be careful if they are too friendly)

 

Superiamo la fitta boscaglia giungendo a una radura illuminata dal sole, dove ci si para davanti lo stesso spettacolo che ogni anno mi fa accapponare la pelle: una massa informe di ali bianche e nere, le une accanto alle altre.

Tutti sono in ginocchio su un cuscino, a capo chino.

Nessuno si volta a guardarci.

Ancora in volo ci dirigiamo verso gli angeli, ma Mary nota con orrore che solo due posti in prima fila sono rimasti liberi, uno dei quali è accanto a un demone.

Le poggio una mano sulla schiena per tranquillizzarla e dolcemente la spingo accanto a Mike Stamford, un mio vecchio amico d’infanzia, che ci saluta con un cenno.

 

Hey, a casual affair
That could go anywhere
And only for tonight

 

Lei mi ringrazia con lo sguardo e si accoccola sul suo cuscino. Io faccio lo stesso, fingendo indifferenza.

Greg mi sorride dall’altare, rassicurandomi come fa in ogni occasione.

In piedi accanto a lui c’è il Demone Superiore, la creatura più arcigna che io abbia mai visto.

Due enormi ali viola scuro svettano dietro la sua schiena, impettite come lui, le mani irrimediabilmente incrociate sul manico di quell’ombrello da cui non si separa mai.

“Possiamo iniziare, Mycroft” afferma Greg voltando leggermente lo sguardo nella sua direzione.

Il Demone Superiore non risponde. Si rivolge alla folla, inspirando profondamente.

Quel silenzioso segnale fa capire a tutti che è giunto il momento: il tributo ha inizio.

Abbasso lentamente le palpebre, cercando di concentrarmi.

La mente deve prevalere sul corpo e la sua energia, non devo andare fuori controllo.

Il processo non è complesso, ma deve essere attuato con estrema precisione, altrimenti si rischia la vita.

Chiudo gli occhi con più forza e aggrotto la fronte mentre qualcosa inizia a fuoriuscire dalle mie membra, facendomi sentire sempre più spossato.

Sento un’enorme quantità di energia distaccarsi dal mio corpo. Ogni fibra del mio essere spinge verso l’alto, come se dovessi volare via anche io.

Due enormi colonne di luce bianca e viola scuro si formano sopra le nostre teste, intrecciandosi come due serpenti per poi risalire verso il cielo.

Quando inizio a sentire delle fitte colpirmi le tempie e lo stomaco, capisco che è abbastanza e lascio la presa, l’energia che immediatamente scompare attorno a me.

Mi ritrovo con la testa appoggiata al terreno, ansimante, la fronte madida di sudore.

Pochi istanti, brevi ma intensi.

Take any moment, any time
A lover on the left
A sinner on the right

 

Faccio dei respiri profondi tentando di calmare la tachicardia, girandomi verso destra per vedere come sta Mary.

Un lampo di terrore mi attraversa lo sguardo quando la vedo accasciata a terra, sdraiata su un fianco, la bocca semiaperta.

“Mary…Mary!” provo a chiamarla, ma non risponde.

Mike è disteso affianco a lei.

Solo in quel momento mi accorgo del silenzio tombale caduto sulla radura, avendo l’orribile sensazione che qualcosa sia andato storto.

Quando mi guardo alle spalle, sono tutti svenuti.

Nessuno sembra respirare, nessuno reagisce.

All’improvviso alla mia sinistra sento un gemito di dolore che mi fa sobbalzare.

Mi giro di scatto e vedo il demone contorcersi al mio fianco .

Ha i denti digrignati, gli occhi chiusi e stringe con forza un lembo di terra, mentre con l’altra mano ha afferrato la camicia dalla parte del cuore.

 

Just lay in the atmosphere
A casual affair
(Hush-hush, don't you say a word)
Lay in the atmosphere
A casual affair, whoa!

 

Spaesato mi guardo ancora attorno, cercando di comprendere cosa possa essere accaduto. Di nuovo il demone geme, stavolta più forte. Lo osservo mentre continua a stringersi convulsamente il petto: sta avendo un attacco di cuore.

Agisco d’istinto, senza pensare neanche per un secondo alle conseguenze di ciò che sto per fare. Non posso lasciarlo morire così.

“Appoggiati a me” dico posandogli una mano sulla spalla.

Lui alza brevemente il viso verso di me, gli occhi ridotti a due fessure sottili.

Mi sento quasi nudo di fronte a quello sguardo così penetrante, come se mi stesse ispezionando.

“Devi sdraiarti a terra” gli dico.

Lui mi osserva ancora, dubbioso, ma quando il suo respiro viene smorzato da un’altra fitta si decide a darmi retta.

Mi afferra e si lascia andare al suolo con un tonfo.

Break involuntary ties
A secret so the spies
Could never find us out

“Piano” dico, preoccupato dal suo petto che si alza e si abbassa in preda agli spasmi.

“Devo sbottonarti la camicia” aggiungo arrotolandomi le maniche, inginocchiato accanto a lui.

Il demone alza leggermente le palpebre e mi fissa, chiedendomi silenziosamente cosa io stia facendo. Ha gli occhi di un colore innaturale, forse neanche hanno un colore. So solo che sembrano appartenere ad un angelo.

“Sto cercando di salvarti la vita, non voglio farti del male. Sono un medico, so quello che faccio”

Fa un breve cenno col capo ed io, sotto il peso di quelle iridi quasi trasparenti, gli slaccio i primi tre bottoni della camicia.

“Farà male” dico fissandolo seriamente “Puoi stringermi il braccio, se può esserti d’aiuto”

Lui annuisce ed io inizio a contare.

Stay for as long as you have time
So the mess that we'll become
Leaves something to talk about

 

“Tre… due… uno… ORA!” grido spingendo con tutta la forza che ho verso il basso, mentre le mie mani vengono ricoperte da un alone azzurrino.

Il demone digrigna i denti.

Spingo ancora più forte, sfondandogli la gabbia toracica.

Con un colpo secco raggiungo il suo cuore e il demone lancia un urlo disumano, afferrandomi il braccio sinistro e affondando le unghie nel tatuaggio.

Con un velo di preoccupazione, mi accorgo dell’aura scura che si sta formando attorno alle sue dita candide, come avesse attivato un meccanismo di autodifesa.

“Resisti, ci siamo quasi!” grido ancora, ormai senza più fiato, mentre una alla volta le costole si riformano.

Lui mi stringe ancora più forte il braccio. Anche io mi ritrovo ad urlare dal dolore, finché non vengo sbalzato via in una scarica di energia.
 

Just lay in the atmosphere
A casual affair
(Hush-hush, don't you say a word)
Lay in the atmosphere
A casual affair, whoa!

Rotolo sull’erba, sbattendo la schiena contro un albero vicino.

Ansimo in preda ai giramenti di testa, dandomi da solo del pazzo.

Un consumo così ampio di energia avrebbe potuto uccidermi, che diavolo mi è saltato in mente?

Pochi secondi dopo alzo lo sguardo verso il demone. È steso un fianco e lentamente tenta di riprendersi, reggendosi con il gomito.

Mi alzo barcollando e mi dirigo verso di lui, ma sento Mary mugugnare, come se si fosse appena svegliata.

“Mary!” esclamo andandole incontro “Come ti senti?”

“John, tesoro, cos’è successo?”

“Non lo so…”

Mi giro verso il demone, vedendolo ancora a terra.

“Aspettami qui” le dico, raggiungendolo.

“Stai bene?” domando, tendendogli una mano per aiutarlo.

Lui alza il volto prima sul mio braccio teso, poi su di me.

Vedo un’ombra di incertezza nel suo viso, subito dissimulata dietro una statica freddezza.

Con uno sbuffo mi prende la mano e lo tiro verso di me, rimettendolo in piedi.

Viene colto da un capogiro e barcolla, ma lo afferro in tempo. Si aggrappa alla mia spalla, scuotendo leggermente la testa.

Solo in quel momento noto i suoi ricci neri, in netto contrasto con la pelle così chiara.

Lascio la presa con un leggero sorriso.

 

(I did it, I did it, I did it, I did it, I did it, I did it, I did it again
I did it, I did it, I did it, I did it, I did it, I did it, I did it again
I did it, you did it, I did it, you did it, I did it, you did it, I did it again
I did it, you did it, I did it, you did it, I did it, you did it, I did it again)

“Angelo, che intenzioni hai?”

Riesco a malapena a registrare queste parole quando vedo un’ombra passarmi davanti e qualcuno mi afferra il polso con uno scatto fulmineo.

Due occhi color nero pece mi incatenano lo sguardo.

“Sherlock, stai bene?” chiede il demone dagli occhi scuri rivolto al suo amico.

“James, lascialo stare. Mi ha salvato la vita” afferma l’altro allacciandosi di nuovo la camicia.

“Che cosa?”

La voce di Greg giunge poco lontano da me.

Tutti si sono svegliati da quella sorta di coma e ci stanno fissando, confusi.

Faccio scorrere brevemente lo sguardo sui volti che mi circondano, compreso quello di Mary.

Vi leggo solo diffidenza, spavento, forse quasi disgusto.

Quelle reazioni mi colpiscono come un pugno in pieno viso. Solo ora mi rendo conto di quanta forza possa avere l’odio.

Furioso, mi libero con uno strattone dalla presa di James e mi dirigo a passo svelto fuori da quella dannata foresta. Srotolo le maniche della camicia, infastidito dalla sensazione di tutti quegli occhi puntati sulla mia schiena, specialmente quelli di Sherlock.

Lay in the atmosphere
A casual affair
(Hush-hush, don't you say a word)
Lay in the atmosphere
A casual affair, whoa!

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Capitolo 3
*** III - Reietto ***


III – Reietto                                                                                                                                                                       I’m not the only one – Sam Smith


 

“John…”

You and me we made a vow
For better or for worse
I can't believe you let me down
But the proof is in the way it hurts

Mary sussurra il mio nome, osservandomi con apprensione appoggiata allo stipite della porta.

Guardo fuori dalla finestra senza dire una parola.

“John…”

Mi volto verso di lei: vedermi così arrabbiato la spaventa.

“John, tesoro, ignora ciò che pensano gli altri” mormora avvicinandosi di qualche passo.

Serro le labbra e la osservo.

“Posso ignorare ciò che pensano gli altri, ma non ciò che pensi tu”

Lei spalanca gli occhi, sorpresa.

“Che cosa stai dicendo?” mi domanda.

“Che cosa sto dicendo?” ribatto “La verità, Mary. Mi guardavi nel loro stesso modo. Anche tu mi credi diverso, esattamente come tutti gli altri”
 

For months on end I've had my doubts
Denying every tear
I wish this would be over now
But I know that I still need you here

“John, andiamo, non dire fesserie” ride lei.

“Fesserie? Credevo tu fossi la mia forza, Mary”

“E lo sono ancora!” esclama mia moglie.

“No. Perché tu mi credi un mostro” dico, iniziando ad alzare la voce.

“I mostri sono i demoni, John, non tu”

Alzo gli occhi al cielo, esasperato.

“Ti prego Mary, non di nuovo!” sbotto “È esattamente di questo che parlo! Sono stanco di tutta questa storia. Nessuno di voi riesce a capire che vivendo così separati non otterremo niente. La nostra vita sarebbe migliore se provassimo a collaborare. C’è una possibilità e io ci credo! Perché questo dovrebbe rendermi diverso?”

“Collaborare? Uno di loro ti ha aggredito per aver salvato la vita ad un suo amico!”

“Quel demone non aveva la minima idea di che cosa fosse accaduto! Per quanto ne sapeva, avrei potuto veramente fargli del male”

“Lo stai giustificando per caso?” mi chiede sconcertata.

“Non lo sto giustificando, ti sto semplicemente spiegando che la colpa non è sua”

“Oh ma per favore”

You say I'm crazy
Cause you don't think I know what you've done
But when you call me baby
I know I'm not the only one

Sono al limite della sopportazione.

“Perché mi credete tutti un pazzo? Tutto ciò che desidero è poter vivere una vita tranquilla. In queste condizioni non andremo avanti per molto, Mary. È una situazione sempre più tesa, ho la costante sensazione che a momenti scoppierà una nuova guerra!”

Mi ritrovo a gridare, stanco di ripetere per la milionesima volta lo stesso discorso che, puntualmente, non viene ascoltato.

“Questa mentalità così chiusa mi manda in bestia, perché non capite” dico dirigendomi in cucina con Mary al seguito.

“Noi non capiamo, John? O magari sei tu che ti lasci andare troppo alle fantasie? Questa è solo un’utopia. Uno stupido mondo tutto tuo che tu stesso ti sei creato pur di ignorare la realtà. Ora capisco perché ti chiamano reietto!”

Quelle parole mi mozzano il fiato. Di botto, mi fermo in mezzo alla stanza.

Mary si tappa la bocca con una mano.

“John… Mi dispiace, io non-”

“‘Reietto? È questo il mio nome ora?”

La delusione si fa largo in me. Una macchia di petrolio nero che sommerge i polmoni e si incolla al cuore, bruciando come una ferita aperta ricoperta di sale.

“Dimentica ciò che ho detto, va bene? Non vale la pena di discutere per una cosa del genere. Siamo stati cresciuti così e così cresceremo i nostri figli”

“Sicura di volere un figlio da uno come me?” le chiedo, cercando di nascondere il tremolio nella voce.

Per anni avrei voluto farle quella domanda che mi premeva così tanto, spaventato dalla possibile risposta.

Risposta che non arriva, perché Mary esita.

La guardo negli occhi, pregando che dica qualcosa.

Eppure non apre bocca, semplicemente mi guarda dispiaciuta.

Ha compassione di me. Le faccio pena.

 

You've been so unavailable
Now sadly I know why
Your heart is unobtainable
Even though Lord knows you kept mine

“Da quanto tempo non mi ami più, Mary?” domando aridamente.

“John, io ti amo ancora…” bisbiglia lei.

“Ne sei così certa?” sibilo furioso “Anche se mi credi diverso?”

“Non ho mai detto una cosa del genere”

“Eppure non hai mai ritenuto necessario raccontarmi cosa dicono i nostri simili di me, giusto?”

“Perché sapevo che poi ne avresti sofferto!”

“Soffrire? Perché mai dovrei dispiacermi per ciò che un branco di idioti pensa di me?”

“Come puoi parlare così della tua gente?!” mi risponde lei, sconvolta.

“Questa non è la mia gente. Se lo fosse, non mi avrebbero dato quel soprannome. Da quando ti conosco, Mary, tu sei stata l’unica a cui sentivo di appartenere, o almeno lo credevo. Ne ho abbastanza di bugie e prese in giro!” grido tutto d’un fiato.

“Prese in giro? Ma di che diavolo stai parlando?”

Non rispondo. Riesco solo a fissare il pavimento, in balia di emozioni che da tanto non provavo più. Senza neanche rendermene conto, torno verso la camera da letto e apro l’armadio. Recupero un vecchio borsone da sotto il letto, riempiendolo di vestiti gettati alla rinfusa.

“Cosa stai facendo? Hai davvero intenzione di andartene?”

Percepisco nettamente dell’indignazione nel suo tono di voce.

“Oh, giusto. Capisco” mormoro, fermandomi “È più facile lasciarmi per uno dei tuoi amanti piuttosto che vedermi andare via”

 

You say I'm crazy
Cause you don't think I know what you've done
But when you call me baby
I know I'm not the only one

Mary rimane gelata da quella frecciatina, fissandomi con i suoi occhi da cerbiatto.

“Pensavo avessimo risolto questa questione…”

“Certo, l’abbiamo risolta con me che come un povero imbecille mi sono fatto raggirare, credendo alle tue lacrime. Questa è stata l’ultima goccia, Mary”

Metto il borsone in spalla ed esco dalla camera da letto, dirigendomi verso la porta di quella che a breve non sarà più casa mia.

“Dove andrai, John? Non sei benvoluto da nessuno”

“Non credo ti interessi. Hai già distrutto tutto una volta, cerca di non mandare in mille pezzi anche quel poco che cercherò di ricostruire”

Sento quelle parole velenose bruciarmi sulla lingua. Questo non sono io. Che cosa mi sta succedendo?

“Sei tu che hai rovinato la mia di vita!”

I have loved you for many years
Maybe I am just not enough
You've made me realise my deepest fear
By lying and tearing us up

 

Mary sputa quell’affermazione, rinfacciandomi tutti gli anni in cui ha dovuto sopportare il continuo vociferare sul mio conto. Ha sempre ascoltato tutto, ogni critica e diceria, trovando solo poche e sincere amiche nell’arco di tutto quel tempo.

Tutto quel rancore da entrambe le parti ha distrutto il nostro matrimonio. Un disastro a cui so di dover porre fine.

Mi sfilo la fede dal dito e l’appoggio sul piccolo mobile all’ingresso.

La osservo un momento, realizzando ciò che sto per fare.

Aspetto qualche altro secondo, immerso nel silenzio della casa. Poi esco, richiudendo la porta senza dire una parola. Non mi volto nemmeno per dare un ultimo sguardo a Mary, conscio di aver perso per la seconda volta tutto ciò che avevo di più caro nella mia misera vita.

 

You say I'm crazy
Cause you don't think I know what you've done
But when you call me baby
I know I'm not the only one

Procedo lentamente, cercando di prendere più tempo possibile.

A ormai sera inoltrata, cammino tra le aiuole incolte del giardino di Greg.

Vive in una piccola casa solitaria, semplice ma elegante.

Trascino i piedi sull’erba, sentendo un terribile peso gravarmi sulla schiena. Spero che Gregory avrà pietà di me e si risparmi quante più domande possibili.

Raggiungo la porta e alzo una mano per bussare, esitando improvvisamente.

Più ci penso più è assurdo. Che cosa diavolo ho combinato? Cosa dirò al mio amico?

Appoggio la fronte contro il legno bianco, cercando di farmi coraggio.

Alla fine, busso. Una voce profonda borbotta qualcosa dall’altra parte della casa, mentre dei passi pesanti si avvicinano all’ingresso.

Quando Greg finalmente apre, uno sguardo sorpreso gli compare in viso.

“John! Che ci fai qui?” mi chiede preoccupato “È successo qualcosa?”

“Greg…”

Non appena lancia un’occhiata al borsone che ho con me, vedo balenargli negli occhi un lampo di panico.

Non chiede, non ce n’è bisogno.

“Me ne sono andato”

Di nuovo, Greg tace.

Sposto il peso da un piede all’altro, nervoso.

Ho la terribile sensazione che presto inizierà ad urlarmi contro, dandomi dell’idiota e del visionario.

Eppure non lo fa. Si avvicina di un passo e mi abbraccia.


 

You say I'm crazy
Cause you don't think I know what you've done
But when you call me baby
I know I'm not the only one
I know I'm not the only one
I know I'm not the only one
And I know.And I know.And I know.And I know.And I know...
I know I'm not the only one


 


 

Mi da delle pacche sulla schiena con le sue mani vigorose, mentre la barba incolta mi pizzica la guancia.

Non riesco a trattenere una risata e ricambio l’abbraccio.

“Non ti preoccupare, puoi rimanere quanto vuoi. Questa è anche casa tua”

 

 




















 

 

Note dell’autrice: Rieccoci! Okay, magari quella descritta un questo capitolo potrebbe sembrarvi una svolta un po’ brusca. Ho cercato di rendere al meglio possibile il crescendo di rabbia ed esasperazione che si percepisce nel litigio tra John e Mary. Qui John ha raggiunto il limite, è scoppiato. Sentirsi definire come “reietto” e lo sguardo di Mary del capitolo prima sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il suo amore per Mary è, o era, reale, ma non può convivere con qualcuno che sa, o crede, non lo ama sinceramente.

Spero di aver reso bene il tutto. Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va! A presto ❤️

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Capitolo 4
*** IV - Fiducia ***


IV – Fiducia                                                                                                                                                                          Alone together – Fall Out Boy


 

Dopo diversi giorni, mi sembra finalmente di aver ritrovato una sorta di normalità.

I don't know where you're going
But do you got room for one more troubled soul?
I don't know where I'm going
But I don't think I'm coming home and I said
I'll check in tomorrow if I don't wake up dead
This is the road to ruin
And we're starting at the end

Mi strofino gli occhi insonnoliti, cercando di abituarmi all’idea di non svegliarmi più nel letto accanto a Mary.

Scendo in cucina con indosso solo i boxer come se fosse piena estate, sentendomi inebriare dalla libertà tutta al maschile che regna in quella casa.

Chiamo Greg a gran voce chiedendogli se vuole del caffè, ma non ricevo risposta.

Sarà sicuramente uscito, in ritardo come suo solito, per correre a svolgere i suoi doveri di Angelo Maggiore.

Mi avvicino alla finestra con in mano una tazza fumante, avendo l’impellente bisogno di uscire a correre e sentire il freddo vento invernale fin dentro le ossa.

Poco dopo esco di casa, assaporando il senso di serenità che mi pervade.

Sorrido dirigendomi verso la foresta, un intrico di alberi che da tantissimo tempo è il mio rifugio.

Cammino per circa dieci minuti, guardandomi attorno come se vi stessi entrando per la prima volta.

Raggiungo il piccolo lago vicino alla radura del tributo, il che mi riporta inevitabilmente alla mente l’immagine del quel demone.

Una creatura strana e attraente, che sembrava chiamarmi con lo sguardo.

Fisso la superficie dell’acqua completamente liscia e mi spoglio lentamente, percependo un leggero brivido corrermi lungo la schiena.

Mi tuffo di testa e penetro velocemente nell’acqua, godendomi appieno l’improvviso freddo che mi intirizzisce le membra.

Nuoto per un po' in cerchio per riscaldarmi, poi scendo sotto il pelo dell’acqua, toccando il fondale con le mani.

Mi giro col viso rivolto verso la superficie e inizio a muovere lentamente le ali, rimanendo sospeso nell’acqua.

Il suo rumore leggero mi circonda, cullandomi come fossi un bambino.

Fisso la luce del sole che penetra tra i flutti, cercando di realizzare appieno cosa sia cambiato in questi giorni.


 

Ripenso a Mary- Ricordo la nostra ultima discussione e quel nome che mi grava addosso, che mi sembra di aver inciso col fuoco sulla pelle: reietto.

Basta.

Batto le ali con più forza e mi spingo in superficie, a corto di fiato.

Nuoto sempre più veloce finché non schizzo fuori dal lago, ruotando su me stesso per togliermi un po’ d’acqua di dosso.

In pochi secondi sono di nuovo coi piedi a terra e con un sospiro mi chino a raccogliere i miei vestiti, tastandomi i capelli bagnati: perché diavolo non ho portato un asciugamano?

 

Say yeah (yeah!)
Let's be alone together (yeah)
We could stay young forever (yeah)
Scream it from the top of your lungs, lungs, lungs
Say yeah (yeah!)
Let's be alone together (yeah)
We could stay young forever (yeah)
We'll stay young, young, young, young, young
Uh, uh, uh, uh-oh
Uh, uh, uh, uh-oh
Uh, uh, uh, uh-oh
Uh, uh, uh, uh-oh

Poco lontano sento un fruscio che mi mette subito in allarme.

“Chi è là?”

Facendo meno rumore possibile credo una sfera d’energia nella mano destra, avvicinandomi con cautela.

Al mio richiamo, vedo sbucare due ali nere da dietro un albero.

Quando riconosco chi si sta dirigendo verso di me, sento la terra mancarmi sotto i piedi.

“Sherlock…” mormoro.

Noto le pupille del demone dilatarsi non appena pronuncio il suo nome.

“John Watson, giusto?” mi domanda.

“Sì… sì, sono io. Posso fare qualcosa?”

“Niente che non abbia già fatto. In effetti, sono qui per ringraziarla”

Non sorride, eppure sento la sincerità nelle sue parole.

“Per favore, diamoci del tu. Non sono tipo da questo genere di convenevoli” sorrido.

“D’accordo” mi risponde il demone con un cenno d’assenso.

“Quindi… Stavi dicendo?”

“Stavo dicendo che sono qui per ringraziarti” continua lui.

 

You cut me off, I lost my track
It's not my fault, I'm a maniac
It's not funny anymore, no it's not
My heart is like a stallion
They love it more when it's broke in
Do you wanna feel beautiful?
Do you wanna? Yeah!

“Ringraziarmi per cosa?” domando.

Solo in quel momento mi accorgo di essere ancora praticamente nudo. Lancio una fugace occhiata alle mutande bagnate e inizio a rivestirmi in fretta, sentendo il sangue salirmi alla testa dalla vergogna.

“Per avermi salvato la vita” mi risponde candidamente “Nessun altro lo avrebbe fatto”

Mi fermo e lo guardo, non sapendo cosa dire.

Sorrido inconsciamente: “Non c’è di che”

Il demone allunga il braccio verso di me, tendendomi la mano. Lo osservo per un lungo momento.

Posso fidarmi?

Sposto lo sguardo sul suo volto indecifrabile alla ricerca di una qualunque emozione, senza alcun risultato.

Alla fine decido di avvicinarmi a mia volta per stringergli la mano. Quando sono abbastanza vicino, il demone mi afferra il braccio sinistro con uno scatto repentino, girandolo con il palmo aperto verso l’alto.

Tento di divincolarmi dalla sua presa ferrea, gli occhi di ghiaccio che mi gelano sul posto.

Esamina brevemente il mio tatuaggio e i segni rimasti su di esso, dei piccoli solchi neri.

Come ho fatto a non notarli?

Sembrano delle minuscole cicatrici, ma sono comunque ben visibili.

 

I'm outside the door, invite me in
So we can go back and play pretend
I'm on deck, yeah, I'm up next
Tonight I'm high as a private jet
'Cause I don't know where you're going
But do you got room for one more troubled soul?
I don't know where I'm going
But I don't think I'm coming home and I said
I'll check in tomorrow if I don't wake up dead
This is the road to ruin
And we're starting at the end

Sherlock le sfiora delicatamente con i polpastrelli, chiudendo gli occhi.

So che dovrei scappare, ma sono bloccato, completamente incantato dalla creatura di fronte a me.

Una poco rassicurante aura viola circonda la sua mano e scivola sul mio braccio. Inizio a sentire delle leggere punture, come tanti aghi che mi penetrano la pelle.

Digrigno i denti e osservo diffidente la scena, finché Sherlock non riapre gli occhi e mi libera il braccio.

I segni sono spariti. Mi ha curato.

“Così ho ripagato una minima parte del mio debito” si giustifica.

Io lo fisso stupito: “Perché lo hai fatto?”

“Perché era giusto così”

Un silenzio tombale cala per qualche impietoso secondo dove io non faccio altro che grattarmi la nuca imbarazzato. Che diavolo mi prende?

“Bene, allora… Ti ringrazio” sorrido, deciso ad andarmene “E addio”

Spicco il volo con un piccolo sbuffo e gli volto le spalle, allontanandomi più velocemente che posso.

“La Guerra dei Due Secoli” dice Sherlock a voce alta.

Mi blocco all’improvviso, fermo a mezz’aria.

“Come scusa?”

“Hai partecipato anche tu alla Guerra dei Due Secoli”

Non è una domanda.

“Hai notato la cicatrice, eh?” domando sarcastico, toccandomi istintivamente la spalla.

“Direi che è difficile non notarla”

“Già. Certamente non un bel ricordo” affermo abbassando lo sguardo.

Un momento… Che significa anche tu?

“Una freccia avvelenata ti ha perforato la spalla e una ferita del genere per guarire ha bisogno di circa tre settimane di cure. Una volta guarito, hai deciso di tornare a combattere. Da come ti poni capisco che sei un angelo molto determinato e soprattutto credi nella bontà di chiunque incontri, altrimenti non ti saresti mai fidato di me conoscendo solo il mio nome. Quando spicchi il volo sembri provare dolore nonostante la ferita sia ormai guarita, perciò credo che si tratti di una sofferenza a livello psicologico che però influenza inevitabilmente il tuo fisico, facendoti sentire affaticato e spossato anche dopo aver volato per brevi distanze”

Il demone spara a ruota libera questo ammasso di informazioni senza neanche riprendere fiato, rimanendo completamente impassibile.

Io lo fisso attonito, stordito da tanta abilità e freddato dalla consapevolezza di essere stato messo completamente a nudo. In meno di dieci minuti, quello sconosciuto è riuscito a leggermi come un libro aperto, scoprendo cose che altri non hanno compreso nemmeno dopo secoli.

“F-Fantastico” balbetto, sorridendo.

Sherlock mi lancia un’occhiata strana, come se non si aspettasse quella reazione da parte mia.

“Davvero?” chiede.

“Si. È stato incredibile” mormoro.

Il silenzio scende ancora una volta tra di noi, ma ora è Sherlock quello in imbarazzo.

“Nessuno aveva mai risposto in questo modo alle mie deduzioni” dice.

“Perché, cosa ti dicono di solito?” domando.

“Fottiti” risponde.

Say yeah (yeah!)
Let's be alone together (yeah)
We could stay young forever (yeah)
Scream it from the top of your lungs, lungs, lungs
Say yeah (yeah!)
Let's be alone together (yeah)
We could stay young forever (yeah)
We'll stay young, young, young, young, young.
Uh, uh, uh, uh-oh
Uh, uh, uh, uh-oh
Uh, uh, uh, uh-oh

Uh, uh, uh, uh-oh
 

Scoppio involontariamente a ridere, mentre Sherlock si lascia sfuggire un sorriso. I suoi occhi continuano comunque ad esaminare ogni mio movimento, eppure non mi dà fastidio.

“Perché mai ti rispondono in quel modo?”

“Molto spesso le persone trovano più comodo nascondersi dietro maschere e bugie”

Io annuisco, sospirando. È davvero ora di andare.

“Scusami, ma devo tornare a casa. È stato un piacere conoscerti, Sherlock……?”

“Holmes” risponde.

“È stato un piacere, Sherlock Holmes”

“Anche per me, John Watson”

Ritorno sui miei passi con mille domande che mi rimbombano in testa.

 

My heart is like a stallion
They love it more when it's broke in
Do you wanna feel beautiful?
Do you wanna? Yeah!
I'm outside the door, invite me in
So we can go back and play pretend
I'm on deck, yeah, I'm up next
Tonight I'm high as a private jet.

Chi è quel demone?

Perché mi sono fidato di lui?

Perché mi sentivo così a mio agio?

Dopo qualche attimo sento Sherlock muoversi alle mie spalle; probabilmente se ne sta andando anche lui.

Sento l’impulso di fermarlo. Vorrei continuare a parlare con lui.

 

Yeah (yeah)
Let's be alone together (yeah)
We could stay young forever (yeah)
Scream it from the top of your lungs, lungs, lungs
Say yeah (yeah!)
Let's be alone together (yeah)
We could stay young forever (yeah)
We'll stay young, young, young, young, young

 

Di colpo, un grido spezza il fruscio del vento e fa girare contemporaneamente sia me che il demone. Lui scatta immediatamente verso verso il punto da cui è venuto l’urlo.

Senza ben sapere il perché, lo inseguo.

Il grido si protrae per attimi interminabili, spegnendosi poco a poco.

Continuiamo a correre verso il fitto della foresta, dove neanche la luce del sole passa tra le foglie.

Sento dei rantoli strozzati provenire dalla mia destra. Scorgo un demone a terra, tremante, che giace in una pozza di sangue. Una piccola colonna scura di energia fuoriesce dalla sua trachea recisa.

Quando lo raggiungo, il demone emette un singhiozzo, mentre l’ultimo briciolo di energia si erge verso il cielo.

 

I don't know where you're going
But do you got room for one more troubled soul?
I don't know where I'm going
But I don't think I'm coming home and I said
I'll check in tomorrow if I don't wake up dead
This is the road to ruin
And we started at the end

 

È troppo tardi.


 


 

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Capitolo 5
*** V - Vieni con me ***


V – Vieni con me                                                                                                                                                                          Roots – Imagine Dragons

Rimango immobile. Fisso quel corpo esanime di fronte ai miei occhi, conscio non poter fare più nulla.

 

Don't throw stones at me
Don't tell anybody
Woah, woah, woah

Sherlock non degna il demone neanche di uno sguardo, concentrandosi solamente sul fruscio delle foglie secche provenire da poco lontano.

Il suo sguardo saetta da una parte all’altra della foresta. Ne esamina ogni minimo particolare in posa quasi felina, pronto a scattare.

Non appena un rumore leggermente più forte smorza il silenzio, Sherlock ricomincia a correre con forza inaudita. Interdetto lo guardo sparire tra gli alberi, rimanendo da solo con la vittima.

Non provo neanche a chiamarlo, sarebbe completamente inutile.

Torno ad osservare il cadavere, facendo scorrere l’indice sulla macchia rossa sotto il suo collo. Con stupore noto come il sangue si sia già rappreso, diventando una poltiglia marroncina e appiccicosa.

Mi chiedo cosa possa essere successo, chi possa aver commesso un omicidio così efferato.

Rifletto su come l’energia sia defluita dal corpo a una velocità spaventosa, quasi anormale.

 

Trouble finds me, woah
All the noise of this
Has made me lose my belief
Woah, woah, woah

 

Controllo i bulbi oculari della vittima, vedendo la mia immagine riflessa in quelle che sembrano essere lacrime di paura. In fondo nessuno è mai veramente pronto a morire, figuriamoci in modo così atroce.

Ha le iridi color grigio perla, molto comuni tra i demoni. Le pupille sono ridotte a uno spillo.

All’improvviso però, scorgo qualcosa nel suo occhio destro, un’immagine di pochissimi istanti.

Il volto di una donna deformato dal terrore e dalla rabbia. Subito dopo, sempre la stessa donna sta correndo verso l’interno della foresta.

Mi sfrego gli occhi, cercando di riprendere il controllo. Il cervello inizia a giocarmi brutti scherzi.

Da quando un cadavere mi mette così in soggezione?

Mentre sono ancora intento ad esaminare il demone morto, sento i passi di Sherlock riecheggiare sul terreno. In automatico alzo lo sguardo verso di lui.

Ha il volto corrucciato e frustrato, il che non mi fa presagire nulla di buono.

Mi raggiunge e si inginocchia silenziosamente. Con occhio attento ispeziona il cadavere, alla ricerca di qualche indizio.

Corruga la fronte e scorre lentamente con le dita sopra la vittima, assottigliando gli occhi.

Improvvisamente si blocca e stringe la mano a pugno, alzandosi di scatto.

 

I'm going back to my roots
Another day, another door
Another high, another low
Rock bottom, rock bottom, rock bottom

I'm going back to my roots
Another day, another door
Another high, another low
Rock bottom, rock bottom, rock bottom
I'm going back to my roots

“C’è qualcosa che non quadra. Ho bisogno di avere più informazioni. Forza John, vieni con me” dice superandomi e tornando indietro.

“Cosa? Dove?”

“Devo recarmi nella mia biblioteca. Lì troverò ciò che cerco”

“Ciò che cerchi? Di che stai parlando?”

“Devi venire con me, John, nella mia biblioteca. Ho bisogno delle tue competenze di medico per aiutarmi a risolvere questo caso”

“Credo che dovremmo avvertire qualcuno di più competente. Io curo le persone vive, non sono un criminologo, Sherlock” affermo dubbioso.

“Più competente? Ovvero mio fratello e quella massa di imbecilli al suo seguito? Io e te riusciremo a risolvere questa storia ancora prima che gli altri possano mettere piede sulla scena del crimine” mi risponde, non nascondendo la sua presunzione.

Io e te.

Had to lose my way
To know which road to take
Woah, woah, woah
Trouble found me, woah

“Tuo fratello?” domando stupito.

“Occuparsi di queste cose rientra tra i suoi doveri di Demone Superiore” afferma candidamente lui.

Rimango il silenzio e fisso Sherlock con sguardo ebete, mentre il cervello cerca di elaborare ciò che ho appena sentito. Ottengo un solo risultato: il panico totale.

“Non credo di aver capito. T…Tuo fratello è cosa?”

 

All I look forward
Washed away by a wave
Woah, woah, woah

“Il Demone Superiore”

“Sono fottuto” mormoro passandomi una mano tra i capelli.

“Forza, dobbiamo andare” mi incita.

“Sherlock, rifletti un momento. Tuo fratello è il Demone Superiore, il più potente di tutti, giusto? Bene. Tu ora hai avuto la brillante idea di portarmi nella tua biblioteca, a casa tua, dove immagino viva anche lui. Dato che sei molto perspicace, non penso ci sia bisogno di dirti che se mi vedesse finirei praticamente linciato” blatero, stringendo i pugni per non mettermi a gesticolare come un pazzo.

“Tecnicamente mio fratello non è l’essere più potente tra i demoni. Quello è mio padre, il Demone Supremo” continua Sherlock, totalmente indifferente.

Sbatto gli occhi un paio di volte, sapendo di essere seriamente fottuto.

“Uccidimi, ti prego”

“Oh per l’amor del Cielo, John! Hai combattuto la Guerra dei Due Secoli, sei quasi morto in battaglia e ora hai paura di tutti i demoni al di là della foresta, di mio padre e di mio fratello? Mi aspettavo qualcosa di più da te” mi risponde con tono tra l’irritato e il canzonatorio.

“Scordatelo” dico, apparentemente irremovibile.

I'm going back to my roots
Another day, another door
Another high, another low
Rock bottom, rock bottom, rock bottom

I'm going back to my roots
Another day, another door
Another high, another low
Rock bottom, rock bottom, rock bottom
I'm going back to my roots


 

“Andiamo, John, so che ti manca l’adrenalina della guerra. Quell’energia che ti scorre nelle vene e ti dà la forza di cento uomini messi insieme. Da quando hai iniziato ad avere una routine, la noia occupava la maggior parte delle tue giornate. Tu brami di poterne uscire in qualche modo. C’è un omicidio irrisolto sul quale solo noi possiamo indagare perché siamo gli unici ad avere un minimo di informazioni per trovare una pista. Immagina di smascherare l’assassino e iniziare un inseguimento per tutta la foresta, attraversando i nostri mondi per intero; il brivido della ricerca e l’euforia delle novità. Pensaci”

Stordito da quel fiume di parole, lo fisso con sguardo sconfitto. Lui mi sorride con un ghigno malignamente soddisfatto: sa bene di avermi convinto.

Appunto, apparentemente irremovibile.

I know it's gotta go like this, I know
Hell will always come before you grow
Trouble found me, trouble found me
I know it's gotta go like this, I know
Hell will always come before you grow
Trouble found me, trouble found me

Al mio posto, chiunque lo avrebbe attaccato al primo tronco d’albero e preso a pugni in faccia, ma io riesco solo a sospirare.

Sherlock si incammina e io lo seguo in silenzio. Lo raggiungo, osservandolo camminare con le mani candide intrecciate dietro la schiena, in posa quasi regale.

Lui incrocia sfacciatamente lo sguardo col mio.

Mi ritrovo a pensare a tante cose: all’ironia della situazione, alla velocità con cui tutto è accaduto e a come il demone affianco a me stia ridendo di me. Eppure, invece di tirargli uno schiaffo, scoppio a ridere anche io.

Nonostante questo, nel profondo del mio cuore alberga una strana sensazione, come se fossi già consapevole che tutta questa storia non porterà a nulla di buono.
 

I'm going back to my roots
Another day, another door
Another high, another low
Rock bottom, rock bottom, rock bottom

I'm going back to my roots
Another day, another door
Another high, another low
Rock bottom, rock bottom, rock bottom

I'm going back to my roots

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Capitolo 6
*** VI - Biblioteca ***


VI - Biblioteca                                                                                                                                                                   The Unknown – Imagine Dragons


 

Arrivati al limitare della foresta, veniamo accolti da un cielo grigio e solitario. In lontananza sprazzi di nuvole nere prossime alla pioggia.

 

Woman help me
You turn my head in circles
Mama blessed me
With magnet eyes for purple
Oh so let me show you something good

 

Poco oltre gli alberi scorgo molti palazzi dal colore scuro, decine di ali nere che scorrono per le vie come vita brulicante.

Rallento il passo, ingoiando aria e muovendo nervosamente le dita.

Sherlock si ferma a sua volta, girandosi per guardarmi con uno strano luccichio negli occhi.

“Tu spicca il volo e seguimi dall’alto. Cerca di passare inosservato”

“Non vieni con me?” gli domando.

“Tra noi due non sono io quello che rischia di essere fatto a pezzi se mette piede su quella strada”

“Giusto” assento sospirando.

Lancio un’occhiata alle sue ali, osservandole bene per la prima volta.

Sono un normalissimo paio d’ali demoniache, con venature chiare e un’enorme estensione alare. Eppure noto qualcosa che mi fa corrugare la fronte, un minuscolo particolare. Sembrano… più piccole.

“Sherlock…” mormoro. D’istinto allungo una mano verso la sua schiena per sfiorarle, ma la ritiro di scatto.

“Tu non sai volare, vero?”

La domanda mi sfugge gentile dalle labbra.

Lui non risponde, mi guarda cercando di capire se sia una presa in giro.

“Vedo che hai notato le mie ali sottosviluppate. Sono piacevolmente sorpreso, pensavo avresti impiegato più tempo ad accorgertene”

Lo fisso in silenzio, non sapendo come comportarmi.

“Non guardarmi così, non è di certo una mancanza che mi affligge” dice duramente.

“Non credo sia una mancanza. Magari però potrò aiutarti, se me lo permetterai” affermo sorridendo.

Sherlock non risponde, ma alza leggermente l’angolo sinistro della bocca.

“Cercherò di non perderti di vista” lo rassicuro alzando il viso al cielo. In un lampo spicco il volo e inizio a sbattere le alti, ritrovandomi immediatamente a più di mezzo metro da terra.

Non ho sentito alcun dolore.

 

Pastor, Preacher
I want to say I'm sorry
Nice to meet ya
I think my eyes are starry
Pledge allegiance to my only ...

Guardo verso il basso e scorgo Sherlock che mi fa cenno di salire ancora, finché non supero gli alberi.

Sherlock è solo una piccola macchiolina nera, ma fortunatamente ho la vista buona.

Lentamente inizia a muoversi e raggiunge la strada. Io lo seguo uscendo allo scoperto e guardandomi attorno, attento a non farmi notare.

Dall’alto, tutto ciò che vedo è un’infinita distesa di case e negozi, palazzine gigantesche affiancate ad altre più piccole; una torre dell’orologio svetta in mezzo al cielo grigio, un mastodontico ponte collega le due parti in cui è diviso il regno.

Sherlock continua per la sua strada a passo spedito, senza controllare che io gli stia dietro.

Dopo circa dieci minuti si avvicina a una villa che svetta tra due piccoli complessi di case, denotando ulteriormente il potere della sua famiglia.

Il demone si ferma davanti al portone laccato di nero dove è affisso il numero civico: 221B.

Gira la maniglia e lo apre, non richiudendolo una volta entrato.

Cogliendo al volo il segnale comincio a scendere lentamente verso terra, pronto a fuggire nel caso uno dei passanti alzi la testa e mi veda.

Atterro nel minuscolo vicolo accanto alla casa, abbastanza scuro da permettermi di nascondermi.

Aspetto qualche secondo e, quando la strada sembra deserta, con uno scatto salgo i due salini di marmo e mi tuffo all’interno, inciampando sui miei stessi piedi e rischiando di cadere con la faccia sul pavimento.

Sherlock mi afferra un braccio e mi sostiene, sbattendo il portone alle sue spalle.

Lo ringrazio sottovoce, sospirando di sollievo.

“Casa tua è molto...sobria” dico guardandomi intorno.

Lui sbuffa divertito, facendomi strada verso la biblioteca.

Approfitto di quel tragitto infinito per osservare bene le stanze che attraversiamo mano a mano.

Quadri, arazzi, vasi… Un susseguirsi di oggetti all’apparenza costosi e, devo ammettere, espressione di buon gusto e un certo senso di finezza.

“Ti prego, dimmi che non stai osservando questo ammasso di cianfrusaglie” borbotta Sherlock, intuendo il motivo del mio silenzio.

“Ehm…”

“Tutta opera di mio fratello. Ama il connubio tra prezioso e semplice. Fortunatamente odia le cose eccessivamente appariscenti tanto quanto me. È l’unica qualità che apprezzo di lui”

“Mi pare di capire che il rapporto tra voi non sia dei migliori” commento.

“Mi piace definirlo il mio arci-nemico”

“Oh… ”

Alla fine di un lunghissimo corridoio, Sherlock si ferma davanti a una porta sulla destra. Abbassa la maniglia e spinge verso l’interno.

Non aspettandomi uno scenario simile, non riesco a nascondere un’espressione di puro stupore.

La biblioteca è ancora più grande di quanto mai avrei potuto immaginare.

 

Sooner or later it all comes around
Hopefully then I will see
After the people and places are gone
You will come back, you will come back to me, to me, to me
You will come back to me, to me, to me
 

Scaffali su scaffali pieni di volumi rilegati, alcuni ammassati a terra, altri messi disordinatamente sulle mensole. Quella stanza è immersa nel caos più completo, ma la sua bellezza è devastante.

Ogni libreria è fatta di legno scuro, così come le sedie e le tre scrivanie; il pavimento è invece composto da mosaici dai mille colori, in netto contrasto con l’aria cupa data dalle finestre chiuse.

Entro lentamente e in silenzio, come fossi dentro una chiesa: “È… È meravigliosa”

Sorridendo soddisfatto, Sherlock mi supera e raggiunge una delle scrivanie. Afferra uno dei libri e sfiora delicatamente le pagine ingiallite dal tempo.

Mi avvicino a lui, toccando con cautela i dorsi dei libri che sembrano pronti a sbriciolarsi tra le mie dita.

Ci sono titoli di tutti i tipi: autori antichi e contemporanei, romanzi, libri di storia, enciclopedie. L’insieme di conoscenza più grande che io abbia mai visto in tutta la mia vita.

“Ci sono anche molti autori umani” lo sento mormorare mentre è ancora concentrato sul suo tomo, indicandomi distrattamente una libreria alle sue spalle.

“Autori umani? Come puoi possedere libri del genere?” domando attonito, prendendo un volume a caso tra quelli che mi ha indicato e toccando col polpastrello il nome inciso sulla copertina: Giacomo Leopardi.

“Millenni di collezionismo”

Lo apro con curiosità e l’odore di carta vecchia e inchiostro mi inonda le narici, inebriandomi di quella fragranza che adoro fin da bambino.

Quando alzo lo sguardo scorgo la figura di Sherlock ancora in piedi davanti al tavolo, completamente assorto su quelle parole che sta divorando con gli occhi affamati di informazioni, pieni di voglia di capire e scoprire.

Lo osservo incantato.

Il fisico asciutto e scolpito, la perfezione dei lineamenti, le iridi color ghiaccio che mi congelano ogni volta che le incrocio.

Rimetto il libro al suo posto e lo raggiungo.

“Sherlock…” chiamo.

 

Auntie Mara I think you know my reasons
I was a product of everything in season
Oh so heavy
Set me free again

Lui poggia un dito dove ha interrotto la lettura e mi guarda.

“Sì John?”

In quel momento, ogni parola mi muore in gola.

“John?”

“Cosa stai cercando?” mi salvo alla fine, ingoiando saliva.

“Informazioni, mi sembra ovvio”

“Certo… Che tipo di informazioni?”

“Informazioni sull’assassino, John. Non farmi esplicitare l’ovvio, ti prego”

“Non è tanto ovvio quanto pensi. Non abbiamo abbastanza informazioni per iniziare una ricerca più approfondita”

Lui chiude il libro di scatto e mi lancia uno sguardo infuocato.

“Dalla ferita che ha sul collo posso dedurre che la vittima è stata uccisa con un’arma da taglio. Dalla sua profondità direi che la lama era molto affilata, ma non quanto un normale coltello, il che significa che l’assassino lo usa come arma da difesa, non con l’intenzione di fare del male. Il taglio era netto, perciò l’assassino ha ucciso quel demone con un colpo secco e rapido, eppure credo che la sua mano stesse tremando, dato che la linea del taglio non è completamente dritta. Il tremore della mano può essere indotto dall’adrenalina del momento, oppure l’assassino era semplicemente spaventato, anche se mi sembra alquanto improbabile. Solo mi chiedo, perché mai un demone o un angelo avrebbe dovuto usare un sistema così rudimentale per uccidere la vittima quando invece è dotato di poteri soprannaturali?”

Io lo fisso imbambolato, sentendo l’ignoranza gravarmi addosso.

Sherlock è un demone fuori dal comune, ormai ne ho la più assoluta certezza.

All’improvviso ricordo ciò che è accaduto nella foresta, riprendendomi dal mio stato catatonico.

“Mi serve un libro di medicina dei demoni e uno di criminologia” affermo deciso.

“In fondo alla stanza”

Raggiungo la libreria attaccata al muro e prendo un “Manuale di medicina demoniaca”, insieme a “Segreti del post-mortem”, appoggiandoli sul tavolo di Sherlock.

“Perché proprio quei due?” mi domanda il demone frugando tra i libri sparsi a terra.

“Ho bisogno di certezze. Ci sono troppe cose che non quadrano in quello che abbiamo visto oggi”

Apro il manuale di medicina sul capitolo riguardante la morte di un demone.

“Morte naturale… Ecco, morte violenta e perdita d’energia” mormoro puntando il dito su un paragrafo parecchio lungo.

Lo scorro con attenzione, corrugando la fronte riga dopo riga.

Sherlock mi si avvicina, affacciandosi oltre la mia spalla.

Riesco a sentire il suo respiro sul collo.

“Avevo ragione, qui qualcosa non va. Quel demone ha perduto l’energia troppo velocemente” esclamo.

“L’ho notato anche io. Solitamente quando un demone viene ferito gravemente, la sua linfa vitale impiega circa cinque minuti a defluire completamente, quindi prima che la creatura muoia. Eppure non è la prima volta che vedo questo fenomeno” sussurra Sherlock prendendomi il libro dalle mani.

“Che significa?”

“Ho lavorato a numerosi casi del genere e mi è capitato più volte di notare questo particolare. Ormai sono sicuro che non sia una casualità”

“Alla nostra morte l’energia si disperde nell’aria, rafforzando la natura circostante e le creature più giovani” dico, ripetendo a memoria ciò che ho imparato durante i miei studi.

“Esatto, ma data la velocità con cui se ne è andata, qualcuno deve averla assorbita volontariamente”

“Ma come? Nessuno ha poteri del genere” affermo confuso.

“In realtà sì, John. Gli unici dotati di poteri simili sono l’Angelo Maggiore, il Demone Superiore e il Demone Supremo”

“Greg non farebbe mai una cosa del genere”

“Cosa te lo fa credere?” domanda scettico.

“È mio amico, lo conosco. Cosa ti fa credere invece che non siano stati tuo padre o tuo fratello?”

“Il fatto che la vittima sia proprio un demone e che siamo meno mostri di quanto voi stupidi angeli possiate immaginare” mi risponde Sherlock.

“Non ti azzardare a generalizzare. Gli angeli non sono tutti un branco di dementi e voi demoni non siete di certo superiori a noi, tu specialmente. Puoi essere intelligente quanto vuoi, ma dentro sei esattamente come tutti noi”

“Tz, certo”

 

Oh my papa
If all the world could know you
You could stop a thousand wars across the globe
Oh I miss ya
Show them something good

 

“Basta guardare come ti comporti. Hai portato me, un angelo reietto e che non conoscevi fino a due ore fa, a casa tua, nella tua biblioteca, mentre sembri odiare tuo fratello, la tua stessa famiglia. E da quando ci siamo presentati mi hai rivolto un solo insulto, il che penso sia un record per chiunque ti abbia mai rivolto la parola”

Sherlock apre la bocca per ribattere, ma viene interrotto dallo sbattere di una porta e dei passi che sopraggiungono dal corridoio.

“Nasconditi, ora” mi ordina, gelido.

Io annuisco e mi rifugio dietro la libreria a me più vicina, nascondendomi in quel mare di pagine che riempie le mensole.

“Nessuno ti ha insegnato a bussare, fratello?” dice Sherlock rivolto al nuovo arrivato che ha appena aperto la porta.

“Hai ragione fratellino, sono stato proprio un maleducato” risponde una voce sarcastica, accompagnata da uno schioccare di scarpe contro il pavimento.

Ogni due passi ne sento un terzo.

“Vedo che il tuo fedele ombrello non ti abbandona mai”

Ogni commento fatto da Sherlock sembra puntato solo all’infastidire il suo interlocutore. Non lo dice con cattiveria, ma per dispetto. Sembra quasi un bambino intento a disturbare il fratello maggiore.

“C’è stato un omicidio, Sherlock. Un demone è stato trovato morto nel bel mezzo della foresta. Ma immagino tu già lo sappia”

“Direi di sì, l’ho scoperto circa un’ora fa” sorride sardonico il minore, la sua voce baritonale che si trasforma sotto la curva di quelle labbra a cuore.

“E hai già scoperto che l’assassino è un umano?” domanda il Demone Superiore.

Un silenzio tombale cala in quella sala. L’eco lontana della città penetra lievemente tra le mura, un suono ovattato e quasi estraneo all’irrealtà di quella situazione.

Trattengo il respiro, appiattendomi ulteriormente nel mio nascondiglio e fissando un punto a caso di fronte a me.

Sapevo di non averlo sognato. Ho davvero visto un’umana” penso.

“Oh andiamo Mycroft, non mi aspettavo credessi a certe dicerie”

“Non sono dicerie, Sherlock. Sai che non lo sono. Immagino che tu abbia già fatto le tue deduzioni sul taglio della vittima. Se fosse stato un angelo o un demone ad aggredirlo, avrebbe causato danni molto peggiori, non lo avrebbe semplicemente sgozzato. Avremmo trovato tracce di energia sulla scena del crimine, qualcosa che ci avrebbe condotto all’assassino. Data la rudimentalità dell’arma, non può essere stato né uno dei nostri simili e neanche un angelo”

Cos’è, una dote di famiglia?

Sherlock rimane in silenzio, probabilmente furioso per aver perso l’occasione di battere il fratello sul tempo.

“E come pensate di trovare questo umano?” gli domanda in tono scettico.

“Stiamo già facendo delle ricerche, anche se sarà un processo molto lungo”

“Bene” risponde il minore voltandogli le spalle.

Il legno della libreria scricchiola all’improvviso e per lo spavento sbatto contro uno scaffale, facendo cadere in avanti uno dei libri.

Mi sposto leggermente a sinistra trattenendo il fiato, allontanandomi dal buco lasciato dal volume.

I passi di Sherlock e Mycroft si avvicinano pericolosamente al mio nascondiglio.

“Fa’ attenzione, Sherlock. Cerca di non metterti in situazioni che potrebbero portare a conseguenze più grandi di quelle che puoi gestire”

“Ciò che mi riguarda non è affar tuo, Mycroft” controbatte Sherlock. Si china a raccogliere il volume caduto, avvolgendo con delicatezza le mani sulla copertina scura e rimettendolo al suo posto.

Inconsciamente, forse in un momento di coraggio dovuto all’adrenalina, faccio scivolare le mie dita sulle sue, stringendole leggermente nel tentativo di rassicurarlo.

Lui si blocca di botto.

“Purtroppo per te lo è. Non cacciarti nei guai, Sherlock” lo ammonisce il fratello, allontanandosi.

“Non fidarti di chiunque” conclude chiudendosi la porta alle spalle.

 

Sooner or later it all comes around
Hopefully then I will see
After the people and places are gone
You will come back, you will come back to me, to me, to me

 

Sospirando di sollievo mi massaggio la radice del naso con una mano. Con l’altra afferro saldamente la mensola sopra la mia testa, cercando un sostegno.

Sherlock mi raggiunge e mi osserva con uno sguardo indecifrabile.

Dovrei chiedergli scusa? Non mi sembra un amante del contatto fisico.

Sempre con la mano ferma sul legno lo osservo qualche secondo, in cerca di qualcosa che non saprei neanche definire.

Prendergli la mano è stata una scelta che ora mi sembra stupida, ma in quel momento aveva un altro significato. Volevo fargli sapere che ero ancora lì, che non sarei scappato con la coda tra le gambe solo perché io sono un angelo e lui un demone.

Allora perché sentivo ancora la sensazione della sua pelle fresca contro la mia?

“Tuo fratello ha ragione, Sherlock. L’assassino è un umano. Una donna umana” dico interrompendo il silenzio.

“Una donna?” mi domanda.

“Sì, Sherlock. Io l’ho vista” affermo riprendendo il volume di criminologia ancora abbandonato sulla scrivania.

Lui non risponde.

Mi segue e tace, nella sua solita posa regale.

 

You will come back to me, to me, to me, to me, to me


 

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Capitolo 7
*** VII - Alla luna ***


VII - Alla luna                                                                                                                                                       The End of All Things – Panic! At The Disco


 

Continuammo per mesi le nostre ricerche.

Mesi spesi nell’incessante tentativo di trovare degli indizi che potessero condurci verso il nostro presunto assassino.

O meglio, la nostra presunta assassina.

Sherlock giorno dopo giorno diventava sempre più nervoso, tormentandosi la folta chioma riccia dalla frustrazione e scervellandosi in ogni modo possibile.

Qualsiasi momento libero era una buona scusa per incontrarlo e continuare insieme la nostra indagine.

Numerose furono le ricerche condotte nella foresta, sia di giorno che di notte, setacciando ogni ettaro, ogni angolo in cui qualcuno potesse nascondersi, ma i nostri sforzi furono inutili.

Dopo tutto quel tempo eravamo ancora con un pugno di mosche in mano, il che certamente non aiutava a migliorare il suo umore.

Quella sera lo incontrai di nuovo per l’ennesima ricognizione notturna.

***

Il buio è sceso già da diverse ore ormai e alzo lo sguardo per osservare il mare di stelle luccicanti.

Whether near or far
I am always yours
Any change in time
We are young again
 

Aspetto Sherlock con la schiena appoggiata ad un albero, chiedendomi perché quel demone sia così ostinato e perché io non smetta di dar retta alla sua testardaggine.

Continuo a pormi quelle domande, ma probabilmente in un angolo recondito della mia mente c’è già la risposta.

Da quando hai iniziato ad avere una routine, la noia occupava la maggior parte delle tue giornate. Tu brami di poterne uscire in qualche modo” mi aveva detto Sherlock tempo prima. E aveva ragione. Andandomene di casa, mi era rimasto solo il mio lavoro e una volta trasferitomi a casa di Greg, la monotonia e la noia hanno iniziato a divorarmi da dentro come se mi stessero mangiando le viscere. Odiavo quella normalità.

L’incontro Sherlock, il demone dalla mente brillante e lo sguardo tagliente, è stato una boccata d’aria fresca in quella quotidianità che mi stava opprimendo, nonostante sembrassi felice di aver ristabilito un mio equilibrio.

Inconsapevolmente ho iniziato a provare lo stesso desiderio d’avventura, capendo parzialmente la sua smania di risolvere questo mistero.

E nonostante la metà del tempo che trascorriamo insieme rimaniamo in religioso silenzio, nessuno di noi due ha mai dimostrato il minimo accenno di imbarazzo. È un tacito accordo che ogni volta si crea tra noi con un semplice sguardo. Un segno di complicità e fiducia immediate. Per diverso tempo la consapevolezza di questo rapporto ha avuto uno strano effetto su di me, non sapendo come sentirmi al riguardo.

Sherlock è diventato una presenza costante nella mia vita, senza che io me ne rendessi conto. Ne ho l’ulteriore conferma quando, oltre gli alberi, riesco a riconoscere la cadenza dei suoi passi. Il mio amico è arrivato.

Amico.

“Andiamo” dice senza neanche salutarmi.

“Buonasera a te, Sherlock” sorrido, conscio di non potermi aspettare altro da parte sua “Ci sono novità?”

“Tu che cosa dici?” sbotta, aggrottando le sopracciglia.

“Direi di no?” rispondo fingendomi dubbioso.

“Certo che no, altrimenti non saremmo qui a sprecare il nostro tempo, ma saremmo già alle calcagna di quella donna” risponde stizzito.

“Sherlock, abbiamo perlustrato questa zona migliaia di volte. È inutile tornarci ancora, non servirà a nulla”

Lui non risponde, tendendo le orecchie ad ogni minimo rumore.

Senza dire una parola, prendo l’iniziativa e mi dirigo verso un sentiero alla mia sinistra, lasciandolo indietro. Quando non lo vedo più alle mie spalle, sento i suoi passi affrettati che mi seguono.

“John! Dove stai andando?”

Mi fermo, trovandolo a fissarmi con i suoi soliti occhi indagatori.

“Sherlock sai che non troveremo assolutamente niente, non importa quanto continuiamo a cercare. Perciò, stasera sarò io a farti da guida”

Lui mi osserva con uno sguardo attonito che mi fa sorridere. Mi giro e continuo per la mia strada.

Dopo qualche secondo Sherlock ricomincia a seguirmi, pretendendo di sapere dove lo sto portando.

“Lo vedrai quando arriviamo. È il luogo in cui mi rifugio quando ho bisogno di un po’ di pace”

“E quale utilità avrebbe per la nostra ricerca?”

“Assolutamente nessuna”

“Per cui è una perdita di tempo”

Scuoto la testa rassegnato, continuando a camminare. So che Sherlock avrebbe molto altro da dire, ma decide di tacere.

Concludiamo il breve tratto di strada rimanente senza parlare. Non appena arriviamo in prossimità di un imponente edificio in pietra, il demone gli lancia uno dei suoi soliti sguardi.

“Coraggio, so che non vedi l’ora di spiattellarmi in faccia tutto quello che sei riuscito a dedurre” commento sarcasticamente.

“Guardando la struttura e considerando il luogo isolato e nascosto in cui si trova, credo si tratti di un monastero. A giudicare dalla pietra consunta e le diverse crepe che presenta, direi un monastero molto antico, vecchio di diversi millenni. E dato che non è nostra usanza creare dei luoghi di culto come questo, deve essere stato costruito dagli umani, riuscendo a sopravvivere al nostro arrivo”

“Esattamente”

Lay us down
We're in love
Lay us down
We're in love

Alzo lo sguardo verso l’enorme rampa di scale che conduce all’ingresso, ammirando il palazzo ergersi in tutta la sua maestosità in mezzo al cielo scuro.

“Hai detto che vieni qui quando hai bisogno di un po’ di pace… C’è qualcosa che ti preoccupa?” chiede il demone esitante.

“Sherlock Holmes, mi stai chiedendo di aprirmi con te?” chiedo divertito ed incredulo al tempo stesso “Pensavo sapessi già tutto di me”

Lui mi lancia un’occhiataccia: “Io riesco a decifrare solo ciò che una persona mostra dal suo atteggiamento, dal linguaggio del corpo”

“Quindi anche un genio come te ha i suoi limiti?” mi diverto a stuzzicarlo.

“Qualsiasi essere vivente è dotato di limiti per natura, che sia un animale, un uomo, un angelo o un demone” mi risponde piccato, mentre ci inerpichiamo sulle ripide scale.

“Vorrei che tutti ne fossero consapevoli come te” mormoro.

Arrivati in cima, spingo il pesante portone di legno cigolante. Quando questo si spalanca, ci ritroviamo su una terrazza completamente fatta di pietra che dà sulla foresta.

La luna splende in cielo come un sole notturno, mentre una civetta canticchia poco lontano.

Sorrido leggermente mentre mi avvicino alla ringhiera.

Sherlock si guarda attorno, incuriosito da quell’ambiente sconosciuto.

“Puoi stare tranquillo, nessuno è mai entrato qui a parte me. Nessuno ha il coraggio di addentrarsi così tanto nella foresta, anche se non capisco il perché”

Il demone si avvicina con cautela all’enorme crocifisso di legno che svetta in fondo alla terrazza, sfiorandolo con la mano e osservandolo affascinato.

“Tutto ciò che rimane di una delle tante religioni esistite ai tempi degli umani. Questa croce era il simbolo del cristianesimo”

“Sì” mormoro.

Poco dopo Sherlock mi si avvicina, sedendosi sulla ringhiera accanto a me.

Un piede appoggiato sulla dura pietra, l’altra gamba lasciata a penzoloni e la mano sinistra appoggiata sul ginocchio piegato. Vederlo in quella posizione così rilassata mi stupisce non poco.

Trascorriamo un tempo indefinito in silenzio, come sempre.

La civetta che avevo udito poco prima spicca il volo, allontanandosi da quel luogo che, di notte, sembra circondato da un’aura maledetta.

Forse è proprio quell’aura maledetta che mi spinge a voltarmi verso il demone accanto a me, in cerca di una rassicurazione. Lo vedo sotto una luce completamente diversa, come se quella davanti a me fosse una creatura eterea, sconosciuta.

Il suo nome mi sfugge dalle labbra prima che io riesca a riacciuffarlo in tempo.

Lui mi guarda e mi interroga con gli occhi, le iridi che brillano per il riverbero della luna.

Quella bellezza così assurda, così pura, mi toglie ogni parola.

Mi ripeto ossessivamente in testa che io non sono gay. Non lo sono mai stato e non lo sarò mai.

Continuo a dirmelo, aggrappandomi a quella frase come la mia ultima ancora di salvezza: “Io non sono gay”

Sherlock mi chiama, chiedendomi se sia tutto apposto.

Annuisco leggermente, annaspando alla ricerca di qualcosa da dire, qualsiasi cosa.

Fortunatamente, lui mi precede.

“Lo sai che Giacomo Leopardi aveva dedicato una poesia alla luna?” afferma con innocenza.

“Davvero?” chiedo, ricordando di aver letto un titolo simile mentre sfogliavo quel libro di poesie nella sua biblioteca.

Lui annuisce, volgendo lo sguardo proprio verso la luna e iniziando a recitare la poesia con lentezza disarmante.

“O graziosa luna, io mi rammento
Che or volge l’anno, sovra questo colle
Io venìa pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari”

Le parole escono morbide dalle sue labbra, ricche di dolcezza, come se fossero state plasmate proprio per essere pronunciate da lui. La sua voce dona loro ancor più magia.

 

In these coming years
Many things will change
But the way I feel
Will remain the same

“Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparìa, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
O mia diletta luna”

Ogni suono mi rimbomba nelle orecchie come un’eco.

“E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la mia memoria il corso”

Lo ammiro per l’ennesima volta.

Non ce la faccio più.

Mi allontano dalla ringhiera, muovendomi senza neanche accorgermene. Mi avvicino piano a lui, spaventato all’idea di rovinare quel momento.

La mia mente mi grida di fermarmi.

“Il rimembrar le passate cose
Ancor che triste, e che l’affanno duri!” conclude.

Quando si volta, il mio viso è a dieci centimetri dal suo.

Spalanca gli occhi dalla sorpresa, ma non si sposta. Trattiene il respiro.

Non gli do modo di parlare, sfiorandogli le labbra in un silenzioso bacio.

Lui non reagisce, ma si lascia baciare docilmente, rabbrividendo quando gli sfioro la guancia coi polpastrelli.

 

Lay us down
We're in love
Lay us down
We're in love

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Capitolo 8
*** VIII - Verità nascoste ***


VIII – Verità nascoste                                                                                                                                                                     Arrow - Rag ‘n Bone Man

 

“Non mi aspettavo avresti passato così tanto tempo qui” sorrido, dirigendomi verso Sherlock in piedi di fronte alla ringhiera di pietra.

All your love keeps me in chains
Just like the river I come back again
All your fear keeps me right here
You'll be the arrow, the arrow

Lui non risponde, continuando a fissare un punto imprecisato di fronte a sé. Ha gli occhi socchiusi dalla concentrazione.

“Hai avuto qualche intuizione riguardo al nostro caso?” domando.

“Non ancora, ma sto per arrivare a una conclusione. Ho fatto ulteriori ricerche sugli umani e la loro estinzione, qualsiasi cosa che possa riguardarli. Sono vicinissimo alla soluzione, lo so, ma c’è sempre qualcosa che manca, un tassello che non va al suo posto e che continuo a cercare inutilmente” risponde irritato.

“Io ho provato ad avere qualche informazione tramite Greg, ma non ho ottenuto granché. Ha iniziato ad insospettirsi, non potevo rischiare più del dovuto” dico affiancandomi a lui.

“Come puoi farti scoprire anche dall’Angelo Maggiore? Non mi sembra un tipo molto sveglio” commenta sarcasticamente.

Io lo ammonisco lanciandogli un’occhiataccia.

Lui sorride con scherno.

Seguo il suo sguardo, perdendomi tra le fronde degli alberi, ricordandole illuminate dalla luna come quella sera.

“A volte non riesco a credere che tutto questo sarebbe potuto essere distrutto durante la Guerra dei Due Secoli”

“Non siamo poi così diversi dagli umani, John” dice Sherlock con tono calmo “Ci siamo sempre considerati esseri più evoluti rispetto a loro, soprattutto per intelligenza, eppure commettiamo i loro stessi identici errori. Ci facciamo la guerra l’un l’altro, crediamo in una divinità che non siamo nemmeno certi esista. L’egoismo è il fulcro della nostra vita millenaria, mentre fingiamo che tutto vada alla perfezione. Quando sento mio fratello parlare della nostra superiorità provo un senso di disgusto per le sue parole”

“Abbiamo combattuto duecento anni per dividerci un mondo, finendo segregati uno nei limiti dell’altro. Non abbiamo molto più spazio rispetto a quando eravamo nel Limbo, ma continuiamo ad illuderci che ne sia valsa la pena, come se tutte le vite perse in battaglia non siano state sprecate” affermo con rabbia, stringendomi convulsamente la spalla.

“E una di quelle poteva essere la tua”

“Già” rido amaramente.

“Come è successo?”

Mi volto verso di lui, incrociando il suo sguardo penetrante. Vuole davvero sapere cosa mi è accaduto.

Esito qualche momento prima di iniziare a parlare.

Times up, I'm roll run
The fire's out, the stars are burning
Don't speak, say something my love
The walls are cracked, our hearts are falling
God knows how I didn't see this coming
Can you hear the sound of skies crying?
My love, my love

 

“È stato durante una delle ultime battaglie, poco prima che venisse firmata la pace. Eravamo nel pieno del combattimento. c’erano già stati diversi feriti, di morti non parliamone neanche. Vedevo quei cadaveri riversi a terra come bambole di pezza, immersi nel sangue. Vortici su vortici di linfa vitale fluttuavano in cielo e scomparivano oltre le nuvole. Ho ucciso molte persone, non ne vado affatto fiero” continuo, timoroso di guardalo in viso e trovare un’espressione di disprezzo.

Ma lui non dice nulla, lasciandomi parlare.

“Forse sono state le mie mani sporche di sangue a fare in modo che venissi punito con questa ferita” mormoro “Mi ero distratto solo per un secondo. Ho visto un mio compagno venir trafitto da una spada. La lama gli ha trapassato l’addome, spuntando oltre la schiena. Il demone aveva l’elsa appoggiata contro il suo stomaco, tanto era andato a fondo. Infuriato, mi sono voltato per riprendere ad uccidere, lanciando fendenti e sfere d’energia a destra e a manca. Poi, ho sentito una forte fitta alla spalla”

Mi allontano un poco da Sherlock per mimargli la scena.

Mi metto di fianco, la gamba destra in avanti e le ginocchia leggermente piegate. Materializzo una spada molto leggera nella mano destra e nella sinistra un palla d’energia poco più piccola del mio pugno, alzando il braccio.

“Ero in questa posizione, pronto a colpire. Non sono neanche riuscito a scagliarla” continuo “e ho visto un dardo nero passarmi velocissimo a pochi centimetri dal viso, prendendomi in pieno”

“Le frecce avvelenate sono le armi più mortali. Fanno effetto molto velocemente. Se non vieni curato in tempo, ti aspetta una delle morti più lunghe e dolorose che possano esistere” dice Sherlock “Il veleno ti divora direttamente da dentro. Distrugge ogni cellula del tuo corpo. È come se venissi sciolto nell’acido, ma è una sensazione che parte dall’interno”

Mi vengono i brividi a pensarci, ringraziando di essere sopravvissuto.

“Io ho scagliato fin troppe di quelle frecce” confessa improvvisamente il demone.

“Ricordo che mi avevi detto di aver combattuto” confermo “ma non me ne hai mai parlato”

Lui mi fissa e si mette di fronte a me, voltandosi sul fianco opposto al mio.

All your love keeps me in chains
Just like the river I come back again
All your fear keeps me right here
You'll be the arrow, the arrow

Materializza tra le mani un arco nero come la pece e un sottile dardo nero compare subito dopo.

Lo inserisce nell’arco e tira il braccio all’indietro, tendendo la corda.

“La posizione è sempre la stessa. Dopo poco tempo non avevo più bisogno di calcolare ogni volta il raggio d’azione. Materializzavo la freccia, la incoccavo, individuavo il bersaglio e la scoccavo. Un circolo vizioso che si ripeteva volta dopo volta, andando sempre a segno. Materializza, incocca, mira, scocca. Semplice, meccanico, efficace. Non sbagliavo mai un colpo” spiega “Non guardavo più neanche in faccia i miei avversari. Ancor prima che la freccia arrivasse a destinazione, mi voltavo dall’altra parte per sparare di nuovo. Ogni corpo cadeva a terra come foglie secche, con un tonfo sordo che si perdeva in mezzo alle grida degli altri”

A quel punto mira direttamente verso di me, puntando sulla mia spalla. Digrigna i denti, come se fosse di nuovo sul campo. Quell’espressione mi inquieta.

Poi ho un flash brevissimo, un’immagine mi ritorna alla mente, facendomi sbiancare.

“Tutto ciò che ricordo del mio aggressore” dico con un filo di voce “Sono le sue mani pallide che reggevano l’arco. Mentre cadevo a terra ho alzato lo sguardo, incrociando i suoi occhi”

Mentre parlo, Sherlock inizia a capire.

Socchiude la bocca, mormorando un sommesso “Non può essere”.

Le gambe mi tremano.

Tutto delle nostre posizioni ricorda quel fatidico giorno.

Una scossa mi sconquassa il petto con violenza. Mi allontano di colpo, col fiato corto.

“John” mormora il demone, abbassando l’arma.

“No… Ti prego...”

La freccia scagliata, quegli occhi spietati come mi guardano come fossi un misero sacco di carne; quelle stesse mani che nel corso dei mesi ho imparato ad amare, nonostante non mi abbiano mai ancora sfiorato.

All your love keeps me in chains
Just like the river I come back again
All your fear keeps me right here
You'll be the arrow, the arrow

Indietreggio lentamente senza distogliere lo sguardo da lui.

“John, calmati. N-non ci eravamo ancora incontrati. Come potevo sapere?” cerca di convincermi.

È la prima volta che lo sento balbettare. Lui, sempre sicuro e pieno di sé, sta vacillando.

Tende piano una mano nella mia direzione.

“John” mi chiama ancora.

Tenta di raggiungermi, di farmi capire che posso fidarmi.

Ora però, anche questa mia sola certezza si è frantumata.

Mi volto di scatto e inizio a correre.

Lo sento gridare il mio nome, ma non mi fermo.

I piedi divorano il terreno, raggiungendo ben presto la foresta.

Mi getto in mezzo agli alberi, la voce di Sherlock ancora alle mie spalle.

Continuo imperterrito la mia fuga, sapendo però che non riuscirò a scappargli.

Sbuca all’improvviso di fronte a me, senza che io riesca ad evitarlo. Gli finisco rovinosamente addosso, ma mi impedisce di cadere.

“John, fermati! Che diavolo stai facendo?”

“Lasciami andare, Sherlock. Lasciami!” dico, tentando di divincolarmi.

“Smettila, John. Non è da te”

“Sherlock, tu non capisci”

“Invece capisco meglio di quanto immagini. Ma non pensi che se non fossi stato io a colpire te, c’è un buon 70% di possibilità che saresti stato tu a colpire me? Le parti potrebbero essere invertite. Eravamo sullo stesso campo di battaglia, sarebbe stato impossibile non scontrarci”

“Ti ho detto di lasciarmi andare” sibilo, digrignando i denti.

La delusione gli spegne il luccichio negli occhi, facendomi sentire subito in colpa.

Le sue mani scivolano lungo le mie braccia più lentamente del necessario, causandomi un brivido che mi percorre tutta la schiena.

The winds change
This love was begging
To feel the same
But you gave me nothing
I'm here again
The sky is crying above, above
If you told me then
What I know now
I'd be long gone, but I'm here somehow
Can you hear the sound?
The sky fell down on us, on us

Mi guarda ancora negli occhi, costringendomi ad andarmene prima di cedere.

Non posso.

Mi volto e ritorno sui miei passi, guardando dritto davanti a me.

Devo andarmene in fretta.

“John?”

All your love keeps me in chains
Just like the river I come back again
All your fear keeps me right here
You'll be the arrow, the arrow

Mi congelo sul posto, pregando che non sia la voce di chi credo.

“John, cosa sta succedendo?” domanda Mary, comparendo alle spalle di Sherlock.

Non è possibile.

“Ciao Mary” la saluto freddamente.

“Stai bene? Che ci fa lui qui?” mi chiede con apprensione, osservando il demone in un mix tra disgusto e paura.

“Niente, se ne stava andando. C’è stato solo un piccolo disguido, nulla di preoccupante”

“Non mi sembra disposto ad ascoltarti” ribatte lei, incerta.

“Eppure gli ho già detto di togliersi di torno. Si vede che è molto duro d’orecchi” rispondo, stringendo i pugni.

Sherlock ricambia il mio sguardo, non nascondendo la rabbia.

“Ha ragione. Si è trattato di un semplice fraintendimento” dice infine, senza risparmiarmi un’occhiata di disapprovazione.

Mi volta le spalle e si allontana lentamente, in silenzio.

Rimaniamo solo io e Mary, immersi nel silenzio.

So the story goes
We weren't high enough, high enough
Don't you need this no more?
Are you strong enough, strong enough
To lose it, to fool yourself?
So hard to understand
Guess I didn't wanna change
This hold on me, this hold on me

Faccio per allontanarmi anche io, quando lei mi prende per un polso, chiamandomi dolcemente.

Io alzo lo sguardo su di lei.

“Dobbiamo parlare” sussurra.

“Che ci fai qui?” le domando.

“Ero solo di passaggio, ma poi ho sentito delle voci e sono venuta a controllare”

“Non mentirmi, Mary”

Lei mi fissa, il labbro inferiore le trema.

“Torna a casa, John”

La guardo stralunato, credendo di aver capito male.

“Come scusa?”

“Torna a casa, John. Torna da me, a casa nostra”

Non posso fare a meno di chiedermi se stia dicendo veramente la verità, se voglia farmi tornare solo per la solita immagine di facciata.

Ripenso al giorno in cui me ne sono andato di casa, chiudendomi la porta alle spalle pieno di dubbi e, forse, rimpianti. Non sapevo se sarei riuscito a combattere quel senso di vuoto.

Eppure ce l’avevo fatta.

Avevo ricostruito una mia nuova normalità, soprattutto dopo l’arrivo di Sherlock.

Sherlock.

Al posto di Mary vedo materializzarsi l’immagine del demone, quel suo sguardo deluso.

Probabilmente è confuso.

Non posso desiderare proprio lui, eppure…

“John?” mi chiama Mary, scuotendomi per un braccio.

“Mary, non posso tornare a casa”

“Perché?” domanda sconcertata.

“Perché non ho bisogno di tornarci” rispondo con fermezza.

All your love keeps me in chains
Just like the river I come back again
All your fear keeps me right here
You'll be the arrow, the arrow

“John...”

“Non tornerò a casa, Mary. Quel luogo non mi appartiene più” concludo, togliendole la mano dal mio polso e ritornando verso il monastero.

“È per quel demone, vero?” domanda.

“No” mento “Lui non c’entra nulla”

“Bugiardo” mi accusa.

“Va’ a casa, Mary”

“Stai commettendo un grosso errore, John”

“È ciò che pensavo anche io poco dopo essermene sono andato”

“Tu e quel demone farete una brutta fine. Avrete ciò che vi meritate” commenta lei con freddezza, immobile.

“È ciò che temo anche io” sussurro.

 

All your love keeps me in chains
Just like the river I come back again
All your fear keeps me right here
You'll be the arrow, the arrow

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Capitolo 9
*** IX - Calore ***


 

IX – Calore                                                                                                                                                                         Love Is A Battlefield – Luke Evans

 

Due giorni dopo torno di nuovo al monastero.

We are strong
No one can tell us we're wrong
Searching our hearts for so long
Love is a battlefield

 

Arrivo davanti al crocifisso di legno, guardandomi intorno. Osservo ogni piccola crepa nelle pietre, scorgendo poco distante un particolare che non avevo mai notato. Oltre la terrazza noto una lunga vetrata trasparente.

La seguo per tutta la sua lunghezza, scoprendo un lungo corridoio illuminato dal sole a cui la vetrata fa da parete.

Il muro di fronte ad essa è riccamente decorato con scene di vita quotidiana del luogo quando ancora era abitato.

Sotto l’ultima sequenza di immagini, noto una porticina di legno con un lucchetto tremendamente arrugginito a chiudere la serratura.

Mi basta prenderlo tra le mani e tirare violentemente verso il basso per spezzarlo.

Spingo delicatamente verso l’interno, ritrovandomi in una piccola stanza completamente spoglia. Dentro ci sono solo una specie di altare di legno e dei mozziconi di candela appoggiati su due mensole attaccate alle pareti laterali.

In alto, appeso al muro, vedo un quadro raffigurante un uomo con una corona di spine. Indossa solo uno straccio attorno alla vita, entrambe le mani e i piedi sono inchiodati alla croce.

Nell’immediato, quell’immagine mi inquieta: che senso ha quella figura? Perché rappresentare una morte così dolorosa?

Pensieroso, raggiungo la mensola sulla sinistra e creo una piccola fiammella sulla punta dell’indice, accendendo le candele una ad una.

Alla fine la stanza non è di certo più accogliente, ma almeno c’è più luce.

Mi siedo, appoggiando la schiena contro la pietra umida. Chiudo gli occhi, ascoltando il crepitio delle fiamme.

Mi abbandono contro il muro, rilassando i muscoli e godendomi il silenzio di quel luogo.

“Stai bene?” chiede una voce dalla soglia.

They're begging me to go
Then making me stay
Why do you hurt me so bad?
It could help me to know
Do I stand in your way?
Or am I the best thing you've had?

Believe me
Believe me
I can't tell you why
But I'm lost by your love
And I'm chained by your side

Corrugo la fronte in un’espressione contrariata, nonostante io non sia sorpreso.

Immaginavo che mi presto o tardi mi avrebbe raggiunto.

Apro lentamente gli occhi, vedendo Sherlock che mi osserva attentamente,

Non so come rispondere alla sua domanda.

Se mento, lo saprà, se non mento, saprà comunque quello che si agita in me.

Un’opzione vale l’altra.

“Sì, sto bene” rispondo, fissando il pavimento.

“Stai mentendo” ribatte, facendo un passo verso di me.

Appunto.

“Anche se fosse?” sbotto.

Lui rimane in silenzio per qualche secondo, vagando con lo sguardo in quel tugurio.

“Non mi hai mai mostrato questo luogo” dice, non nascondendo una nota di disappunto.

“Lo avrei fatto, se non lo avessi scoperto proprio oggi. Piuttosto, hai una minima idea di che cosa rappresenti quel quadro?” chiedo, indicando il muro di fronte a lui con un cenno della testa.

Il suo sguardo si sofferma sul quadro sopra l’altare.

“Lo riconosci, non è vero?”

“Gli umani lo chiamavano Gesù. Era considerato il figlio di Dio, da molti era anche conosciuto come il Messia. È finito sulla croce per mano di quelle stesse persone che lui aveva cercato di salvare. In punto di morte, ha chiesto perdono al padre per i suoi stessi carnefici”

“Deve essere una morte orribile” sussurro, guardando il sangue che cola ai piedi del soggetto.

“Direi di sì”

Un silenzio tombale cala su di noi.

Lui continua a fissare Gesù, mentre io trovo particolarmente interessanti le crepe del pavimento.

Mi impongo di non commettere errori, sapendo di dovermi mostrare il più impassibile possibile, ma so che Sherlock probabilmente mi ha già mascherato.

Arrivo al limite della sopportazione. Mi alzo in piedi e mi pulisco i pantaloni, dirigendomi verso la porta.

Non appena metto piede sul primo dei tre gradini, mi sento tirare per la maglia.

Mi volto di scatto, guardando la mano che mi ha afferrato un lembo della maglietta, arrivando al viso di Sherlock.

Pessimo errore.

Lui mi fissa con espressione indecifrabile, inchiodandomi sul posto.

Mi sento come un animale in gabbia.

Cerco di fargli allentare la presa, ma lui mi afferra un braccio.

“Non stavolta” sibila.

“Smettila, Sherlock” dico, cercando di convincere più me stesso che lui.

“John, per favore” dice, stringendomi ancora di più.

“Sherlock-”

“Mi dispiace” sussurra.

Di colpo smetto di oppormi, con lo stupore più puro impresso in volto.

“Che cosa hai detto?”

“Ho detto che mi dispiace, John” mormora.

Le parole mi muoiono in gola.

Il demone incatena i suoi occhi ai miei.

Ricordo il sguardo il giorno in cui mi ha ferito, la spietata noncuranza che mi ha rivolto. Ora, invece, scorgo una luce nuova, un sentimento diverso.

Se prima vi era indifferenza, ora ricevo solo calore dal suo sguardo, un calore che mi spinge a voltarmi completamente verso di lui.

Sherlock non accenna a smettere di leggermi nell’anima, ma so che non potrei fare nulla per impedirglielo.

O forse, non voglio impedirglielo.

Così, mi arrendo, sapendo che è tutto inutile.

Mi azzardo ad allungare una mano, sfiorandogli lo zigomo con delicatezza. Lui si appoggia al palmo della mia mano, spingendoci contro la guancia.

Sento la sua pelle fredda contro i polpastrelli, che mi causa un brivido.

Il demone chiude gli occhi, lasciandosi andare a quel tocco delicato, dandomi tutta la sua fiducia.

Con la mano ancora chiusa nella sua presa, lo spingo lentamente verso di me. Chiudo gli occhi anche io, avvicinandomi finché non sento le sue labbra morbide sulle mie.

Un fremito mi scuote dentro, aumentando quando sento la sua mano incerta appoggiarsi dolcemente tra i miei capelli.

Un’ondata di calore si espande dal petto e lo stomaco, passando per il bassoventre ed arrivando alla testa.

Un profondo senso di stordimento mi coglie quando, un bacio dopo l’altro, avvicino bruscamente il mio corpo al suo, facendolo sobbalzare.

Sento un feroce desiderio ardermi dentro come fuoco quando il respiro di Sherlock si fa più pesante.

We are young
Heartache to heartache we stand
No promises
No demands
Love is a battlefield

We are strong
No one can tell us we're wrong
Searching our hearts for so long
Both of us knowing
Love is a battlefield

Per un momento non esiste più nulla.

Le nostre nature di angelo e demone scompaiono, totalmente offuscate da ciò che ci domina ora, rinchiusi in quella stanza fiocamente illuminata.

Spingo Sherlock verso la parete opposta, fermandomi quando la sua schiena vi cozza contro con un tonfo.

Mi stacco da lui per riprendere fiato, incrociando il suo sguardo, notando le pupille dilatate e le guance leggermente arrossate.

Alzo un angolo della bocca in un sorriso sbilenco, la mente talmente annebbiata da non riuscire a mandare alcun impulso nervoso al corpo.

Intrufolo il viso nell’incavo del suo collo, infiammandogli la pelle col mio respiro caldo.

Gli lascio lenti baci sotto il mento, vedendolo rabbrividire.

Appoggio le mani sul suo petto, iniziando a giocherellare col primo bottone della sua camicia. Lui mormora qualcosa che non riesco a capire e mi fermo un momento, in attesa.

Sherlock non apre bocca, rispondendo alla mia tacita richiesta con un profondo sospiro, costringendo le mie labbra a scontrarsi di nuovo con le sue e sfiorandomi entrambi i polsi in un desideroso invito.

Slaccio tutti i bottoni uno dopo l’altro, facendogli scivolare l’indumento lungo le spalle, finché non cade a terra.

Accarezzo ogni centimetro di quella pelle così liscia, sentendolo ritirarsi quando arrivo al basso ventre.

“Scusami…” mormoro bloccandomi di colpo.

“No…Va bene…” mi risponde.

When I'm losing control
Will you turn me away?
Or touch me deep inside?
And when all this gets old
Will it still feel the same?
There's no way this will die

But if we get much closer
I could lose control
And if your heart surrenders
You'll need me to hold

Con un sorriso incerto riprendo a baciarlo, facendolo scivolare piano sul pavimento.

Mi lascia tenere il controllo. Si rilassa al mio tocco, baciandomi col mio stesso trasporto.

Mi permette di possederlo, di spogliarlo completamente e di prendermi ogni singola fibra del suo essere.

Geme e mi stringe le spalle, guardandomi con gli occhi brillanti di lussuria, tirandomi verso di sé per avermi ancora più vicino.

Mi piego su di lui finché le nostre labbra non si sfiorano, senza mai unirsi in un bacio verso e proprio.

So che quello che stiamo facendo è sbagliato. So che se qualcuno lo venisse a scoprire ci saranno delle gravi conseguenze.

Nessuno approverebbe mai quello che sta accadendo ora, ma non ci importa.

Lo vedo piegare la testa all’indietro, lasciando scoperto quel collo candido su cui mi appreso ad affondare il viso quando raggiungiamo l’orgasmo. Un brivido mi scuote violentemente e soffoco un grido tra i denti. Sherlock si lascia sfuggire un gemito gutturale, facendo poi cadere pesantemente le braccia a terra.

Mi accascio contro di lui, esausto.

Rimaniamo fermi così per minuti, forse ore.

Sherlock fa dei piccoli cerchi con i polpastrelli, accarezzandomi lentamente la schiena.

Io alzo la testa e gli sorrido.

“Direi che è il caso di rivestirci” commenta lui poco dopo, iniziando a sentire freddo.

Mi alzo in piedi e gli tendo una mano per aiutarlo, restituendogli i suoi indumenti.

Prima di uscire dalla stanza spengo tutte le candele per sicurezza, richiudendomi poi la porta alle spalle.

Quando torniamo sulla terrazza, mi stupisco nel vedere l’arancione del tramonto spuntare dietro gli alberi.

“Ci siamo stati molto lì dentro, eh?” domando ridendo.

Sherlock ride leggermente, assentendo.

Mi incammino verso l’uscita del monastero, venendo bloccato dal richiamo del demone.

“Riguardo la nostra discussione, io...” esita.

“Non dire nulla” lo interrompo.

Lui mi osserva, con una punta di timore che gli aleggia nello sguardo.

Gli sfioro un braccio in segno di rassicurazione.

“Non hai bisogno di dirmi nulla” dico con un sorriso sincero “Ora le cose sono diverse. Non sarei dovuto fuggire in quel modo, cacciarti via senza averti dato modo di parlare. Ti..Ti chiedo scusa”

We are strong
No one can tell us we're wrong
Searching our hearts for so long
Love is a battlefield

We are strong
Heartache to heartache we stand
No promises
No demands
Both of us knowing
Love is a battlefield

Lui mi sorride e io colgo al volo l’occasione per accostarmi e baciarlo.

Sherlock socchiude gli occhi e si avvicina a sua volta, ma la sua espressione cambia bruscamente.

Apre la bocca per dirmi qualcosa, afferrandomi per le spalle e spingendomi con forza di lato.

Cado a terra senza capire cosa stia succedendo. Mi volto di scatto, giusto in tempo per vederlo venir sbalzato lontano dopo aver ricevuto un pugno in pieno viso da un demone alto e muscoloso.

“Sherlock!” urlo, tentando di andargli incontro.

Lui si rialza a fatica, ancora stordito dal colpo, gridandomi di fare attenzione.

Non riesco neanche a reagire, perché subito dopo qualcosa mi colpisce alla testa. Scivolo di nuovo a terra, sbattendo violentemente la guancia contro il pavimento.

Provo ad alzarmi, ma un peso sconosciuto mi spinge a terra. Un piede mi schiaccia il petto, mozzandomi il fiato.

Annaspo nel dolore, provando a guadagnare aria senza alcun successo.

Sherlock tende una mano nella mia direzione e fa per raggiungermi, ma l’energumeno di prima lo afferra per il collo.

In preda alla rabbia appoggio le mani a terra e faccio leva per alzarmi, ma non riesco a liberarmi.

Mi dibatto come una furia, ma nulla sembra smuoverlo.

Sento qualcosa colpirmi di nuovo alla testa, stavolta più forte, stordendomi. La vista si offusca e tutto diventa ombra.

L’ultima cosa che vedo prima di perdere completamente coscienza è Sherlock che si difende dal demone che lo ha aggredito, la rabbia che gli deforma il volto mentre regge un arco nero tra le mani.

Love is a battlefield
Love is a battlefield
Love is a battlefield

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Capitolo 10
*** X - Supplizio ***


X – Supplizio                                                                                                                                                                              In The Shadws – Amy Stroup

 

What happens in the shadows
No one has to know
The truth is in the gallows
It'll burn but it won't go

“Mh…” mugugno aprendo lentamente gli occhi.

Sono accasciato a terra, dolorante.

Sento le tempie pulsare.

Provo ad alzarmi, ma mi accorgo dell’improvvisa sensazione di freddo ai polsi e alle caviglie, rendendomi conto solo in quel momento di essere incatenato al centro di una stanza.

Mi guardo attorno, capendo di essere rinchiuso in un’angusta e umida cella.

Le mura di pietra grigia sembrano volermi crollare addosso da un momento all’altro.

Mi prendo la testa tra le mani, cercando di riportare alla mente i ricordi più freschi: io e Sherlock nel monastero, c’era il tramonto. Mi avvicino per baciarlo, ma non appena gli sfioro le labbra, lui mi grida qualcosa e mi getta di lato. Veniamo entrambi attaccati da dei demoni. Lui si difende, io poco dopo perdo i sensi.

Non riesco a capire.

Come?

Come potevano sapere che eravamo lì? Come sono riusciti a raggiungerci?

A whisper in the darkness
In the quiet it'll grow
You can try to hide it in the farthest place
But everybody knows

Il flusso di pensieri viene interrotto dall’improvviso rumore della porta di fronte a me che viene aperta.

Mi aspetto di vedere un energumeno dalle gigantesche ali viola, ma rimango a bocca aperta nel veder comparire una donna demone.

Ha le labbra dipinte di rosso scarlatto, i capelli raccolti in una crocchia ordinata, gli occhi scuri e penetranti.

Mi alzo in piedi e la fisso, non riuscendo a capire cosa ci faccia qui.

Indossa un vestito dello stesso colore delle rossetto, stretto sulle braccia e sul busto, più ampio attorno alle gambe.

La donna si muove con flemma quasi insopportabile, sinuosa come un letale serpente a sonagli.

Quando riesco a distogliere lo sguardo da lei e guardo ciò che ha nella mano destra, impallidisco.

“Ben svegliato” mi sorride, accarezzando languidamente la frusta “Piacere di conoscerti”

“Chi sei?”

“Molti mi chiamano ‘La Donna’”

“Che nome originale ” la provoco.

Subito dopo la frusta scatta verso il mio braccio, aprendo una profonda ferita che sanguina copiosamente.

Un lamento mal trattenuto mi esce dalla bocca, mentre con l’altra mano tento di bloccare l’emorragia.

“Non credo ti convenga fare lo spiritoso”

La sua voce è incredibilmente morbida e sensuale.

“Sei finito nei guai, angioletto” ghigna poco dopo.

“A quanto pare” rispondo apatico, imponendomi di resistere alle sue intimidazioni.

“Non sembri preoccupato, il che mi stupisce. E non sembri neanche attratto da me, che mi stupisce ancor di più”

Non rispondo. La fisso con disgusto, evitando di mostrare ciò che si sta agitando in me.

Mi si avvicina, i tacchi a spillo che risuonano contro il pavimento.

“Quindi, John, un crimine contro natura. Non è affatto una buona cosa, lo sai? Sei stato cattivo, per questo sono qui a punirti”

Mi cammina intorno come un predatore col suo pasto, lentamente, godendosi ogni singolo passo.

“Credi che girarmi attorno con la tua arma che fruscia minacciosamente sul pavimento possa servire a qualcosa?” ringhio.

Prima che possa rendermene conto la frusta schiocca sulla mia schiena, aprendo un’altra ferita da cui comincia a scorrere altro sangue.

Crollo su un ginocchio, stordito da quel colpo.

“Sarà meglio tacere, vuoi uscire vivo da qui” suggerisce la Donna, fissandomi dall’alto.

“Come se uscirne vivo oggi possa portarmi alla salvezza”

Un’altra frustata schizza verso la mia schiena, stendendomi completamente al suolo.

“Hai ragione, ma non vorresti allungare la tua vita di almeno qualche giorno? Ormai vivere conta così poco per te?”

Something in the shadows
Cuts you like an arrow
Shifting through the dark
Strength in your weakness
This fire is in your blood
Hanging from that hope
But everybody knows

“Non è di tuo interesse sapere se voglio vivere o meno” dico sputandole il mio odio addosso, sfidandola con lo sguardo.

Stavolta mi arriva uno schiaffo in pieno viso, talmente forte da lasciarmi un segno sulla guancia.

Indietreggio e mi giro di nuovo verso di lei, la rabbia che mette le radici sempre più a fondo nel mio cuore.

“Fai semplicemente ciò che devi fare e poi vattene” dico digrignando i denti.

 

There's something in the shadows
There's something in the shadows

L’odio si sta impossessando di me, mandandomi fuori di testa. Mi sento come una belva rinchiusa in gabbia che tenta disperatamente di fuggire.

Lei mi fissa, ispezionarmi dall’alto in basso come fossi carne da macello. Provo un disprezzo indescrivibile.

Irrigidisco la mascella e tento di raddrizzarmi, concentrando quanta più energia possibile nei palmi doloranti.

La vedo rivolgermi un sorriso beffardo, mentre nella mia mano destra si crea una sfera pronta a colpirla in pieno.

“Non credo ti convenga provarci, mio caro. Vuoi fare una così pessima figura col nostro ospite?”

Ospite?

Sorridendo lascivamente la Donna mi si avvicina, afferrandomi rudemente il volto con la mano e costringendomi a voltarmi.

Noto qualcosa di strano sul muro alle mie spalle.

It finds you in a cold room
Silhouette against the wall

Lancio uno sguardo al demone accanto a me, che sorride di nuovo.

“Dietro questo muro c’è qualcuno che ci guarda, mio caro angioletto. Qualcuno che sicuramente apprezzerà questo nostro spettacolino. Non vorrai rovinare tutto sul più bello, vero?” mi chiede lei con finto rammarico.

“Perché non ti avvicini?” domanda poi “Sono sicura che anche tu sei curioso di conoscere il nostro spettatore”

Notando la mia diffidenza, alza le mani in segno di resa e si avvicina alla porta della cella, facendomi spazio.

Lentamente mi avvicino al muro che ha attirato la mia attenzione, allungando una mano per toccarlo.

Non appena le dita sfiorano quelli che pensavo fossero dei mattoni, il muro scompare completamente, mostrando un vetro trasparente.

Arretro in preda allo sgomento più totale, prima di accorgermi della figura di fronte a me.

Dall’altro lato del vetro, Sherlock mi sta fissando con i suoi occhi di ghiaccio.

Il cuore mi scoppia in petto quando noto il suo viso pieno di lividi e il labbro inferiore spaccato.

“Sherlock...” mormoro.

Lo vedo dire il mio nome, ma non riesco a sentirlo.

“Oh, che carini” squittisce la Donna alle mie spalle “ma purtroppo devo interrompere questo momento. Che dici, John, vogliamo far divertire un po’ il nostro ospite?”

Mi giro verso di lei pronto a rispondere, ma la frusta mi colpisce di nuovo sul petto, mozzandomi il fiato. Sbatto violentemente la schiena contro il vetro. Mi accascio a terra, lasciando una scia di sangue.

Tossisco convulsamente, cercando di riprendermi dai brividi causati di dolore e di freddo.

Lit by the white moon
We'll out run the dawn
You can the faces
But you don't know there thoughts

 

“Sei un angelo particolare, John, diverso da chiunque io abbia torturato in passato. Tu non mi temi” sorride la mia aguzzina senza mascherare un pizzico di sorpresa, quasi in preda all’eccitazione.

“No, non ti temo affatto” rispondo sprezzante, sputando a terra.

L’ennesima frustata schiocca sul mio corpo, stavolta puntando al collo e aprendo uno squarcio di non poco conto. Sotto i miei piedi si sta formando una pozza di sangue.

Non sono certo di quanto ancora riuscirò ad andare avanti, ma non cedo. Mi rialzo di nuovo in piedi e la guardo dritta negli occhi, serrando la mascella e stringendo i pugni.

Un’ombra di irritazione le attraversa gli occhi, provocandomi un moto di soddisfazione.

Continua a colpirmi senza sosta. Sento il veleno della sua arma penetrarmi come mille aghi nelle ferite aperte. Il dolore è talmente forte da farmi lanciare un urlo primordiale, susseguito da altrettanti colpi.

Mi ritrovo con la faccia a terra, il corpo completamente martoriato e ricoperto di sangue.

You can feel the traces
Chalk lines on my heart

“Sai che in questo modo stai condannando anche Sherlock, vero?”

Il tono della donna demone cambia, diventando improvvisamente serio non appena il nome di Sherlock le esce dalle labbra.

“Lui cosa c’entra?” le chiedo in un sussurro “Una volta che io sarò stato punito... tutto tornerà come prima. Non sarò esistito per nessuno, tanto per Sherlock... quanto per voi”

“No, John, anche lui subirà le conseguenze di questo vostro scempio. Non verrà ucciso, ma sarà comunque bandito dal nostro popolo, costretto a vivere lontano da tutti, come un reietto” mi risponde.

“Un reietto?” mormoro spalancando gli occhi.

Mi appoggio al muro ansimando, in preda allo sconforto.

Something in the shadows

Cuts you like an arrow
Shifting through the dark
Strength in your weakness
This fire is in your blood
Hanging from that hope
But everybody knows
There's something in the shadows

 

Sento dei colpi attutiti alle mie spalle, scorgendo di sfuggita Sherlock che prende a pugni il muro che ci separa. Mi fermo a guardarlo e vedo le sue nocche colorarsi di rosso, lasciando delle macchie a forma di pugno.

Appoggio un palmo aperto sulla parete, intimandogli di fermarsi.

Lui si blocca bruscamente, facendo scorrere lo sguardo dal demone a me.

Io scuoto la testa, intimandogli di smetterla di ribellarsi in quel modo.

Mi guardo i palmi insanguinati, sentendo un sapore disgustosamente ferroso in tutta la bocca. Tutto il corpo mi fa male e chiede pietà.

In quel momento, una porta si apre al di là del vetro e ne sbuca un demone ben piazzato che afferra Sherlock per un braccio, pronto a trascinarlo via. Sherlock si oppone, divincolandosi dalla sua presa. Non accenna a volerlo seguire, rimanendo testardamente in mezzo alla stanza.

Il demone continua a cercare di portarlo via, ma Sherlock resiste.

Con le ultime forze rimaste, mi giro con il volto verso di loro, seduto a terra. Busso sul vetro, attirando l’attenzione di entrambi.

Sherlock si avvicina e si accuccia di fronte a me, guardandomi negli occhi.

Io lo osservo serio e gli faccio un cenno con la testa, dicendogli di andare.

Lui scuote la testa, muovendo da una parte all’altra quella cascata di ricci.

“Sherlock, vattene via” dico con sguardo implorante, sperando legga il labiale “Per favore”
 

There's something in the shadows

Dopo quelle ultime parole vedo lo sguardo di Sherlock vacillare, mentre io, per la prima volta, mi sento abbattuto.

Come sono finito qui?

Come mi sono ridotto in fin di vita sul sudicio pavimento di una prigione, nelle segrete di un palazzo nel regno dei demoni?

Com’è possibile che io non abbia più energia, che non abbia neanche la forza di rialzarmi?

Mi è stato portato via tutto.

Sento le prime lacrime bruciare sull’orlo delle ciglia, ma non tento neanche di bloccarle.

Scivolano copiose sul volto, aprendo finalmente i polmoni a quei singhiozzi che per lungo tempo ho trattenuto. Piango così forte da farmi sentire da chiunque in quel fottutissimo palazzo, chiedendo aiuto.

Piango per paura della mia condanna, piango perché vorrei che qualcuno mi dicesse che si tratta solo di un brutto sogno.

Crollo così, all’improvviso, incurante di chi mi sia davanti.

Sherlock appoggia una mano sul vetro, esattamente sopra la mia, prima che il demone lo prenda di peso e lo porti fuori dalla stanza.

“Sei fortunato, John. Non è necessario che la mia punizione proceda oltre. Sii grato, angioletto, qui qualcuno ti vuole bene” dice la mia aguzzina, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo.

Resto in ascolto dei suoi lenti passi che si allontanano, finché non rimango completamente solo, con la fronte appoggiata al muro.

E lì, rannicchiato come un bambino, sento scorrermi addosso ogni singolo briciolo di sofferenza insieme al sangue, non avendo neanche le energie necessarie per curarmi.

 

Something in the shadows
Cuts you like an arrow
Shifting through the dark
Strength in your weakness
This fire is in your blood
Hanging from that hope
But everybody knows

There's something in the shadows

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Capitolo 11
*** XI - Giudizio ***


XI – Giudizio                                                                                                                                                                      Take Me To Curch – Hozier

 

Quando mi sveglio, non so che ore siano. Apro gli occhi ancora immerso nell’oscurità. Intorpidito, cerco di alzarmi.

Sono stanco, sfinito, dolorante, il sangue rappreso sulla schiena mi impedisce di muovermi.

My lover’s got humour
She’s the giggle at a funeral
Knows everybody’s disapproval
I should’ve worshiped her sooner

Mi sento come se non avessi chiuso occhio, forse ho perso i sensi dopo la tortura.

Non riuscendo a mettermi in piedi, decido di appoggiare la schiena al muro, ignorando il gelo che mi causa ogni volta sulla pelle. Fisso la porta in attesa che vengano a prendermi, perché so che lo faranno.

Non riesco a capire cosa dovrei provare in questo momento. Paura? Angoscia? Desiderio di pietà?

L’unica cosa certa è che sarò da solo contro tutti.

Dopo probabilmente qualche ora passata a fissare il vuoto, finalmente sento cigolare il chiavistello della porta.

Sulla soglia compare un demone a petto nudo, i muscoli gonfi e possenti, lo sguardo truce.

“Forza, alzati” mi ordina.

Lo guardo negli occhi, non accennando a muovermi.

Notando la mia determinazione, mi afferra per i capelli e mi solleva.

“Ti ho detto di alzarti, vermiciattolo” ripete.

Mi lascia andare e io mi tiro su a fatica, appoggiando i palmi delle mani a terra.

Le gambe non mi sorreggono, le ginocchia tremano violentemente.

Il carceriere prende una grossa catena e me l’avvolge attorno ai polsi, tenendo stretto l’altro lato. Mi sento come un cane al guinzaglio.

Assicuratosi che io non possa fuggire, mi strattona violentemente in avanti e mi fa uscire dalla prigione.

“Andiamo angelo, oggi è il tuo gran giorno”

“Che cosa significa?”

Non risponde, scoppiando in una risata sguaiata.

Penso a ogni possibilità di fuga, ma mi rendo conto che nelle mie condizioni sarebbe completamente inutile.

Attorno a me vedo solo mura di pietra e infinite rampe di scale che si susseguono.

Poco dopo arriviamo a una grossa porta laccata di nero.

Il demone che mi accompagna si gira e mi rivolge un ghigno, abbassando la maniglia e aprendo la porta.

Il brusio proveniente dall’altra parte si interrompe bruscamente non appena il demone l’attraversa.

Camminando lentamente, mi accorgo di trovarmi all’interno di una cattedrale.

La luce del sole penetra dai rosoni di vetro, riempiendo la chiesa di colori variopinti, smorzando l’atmosfera inquietante che regna in quel luogo.

‘Che questo sia…?’

If the heavens ever did speak
She’s the last true mouthpiece
Every Sunday’s getting more bleak
A fresh poison each week

“Benvenuto al Tribunale dei Demoni” sussurra malignamente il demone davanti a me.

Mi guardo attorno, notando le panche gremite di demoni, che mi fissano. Decine e decine di sguardi torvi e ostili che gravano sulle mie spalle come un macigno.

Vengo condotto al centro della stanza, esattamente in mezzo alle due file di panche dove sono seduti tutti, ritrovandomi costretto a passare in mezzo a loro per denigrarmi ulteriormente.

Rispondo in silenzio agli sguardi di quella gente. Molti bisbigliano qualcosa al vicino quando passo, scuotendo la testa con disapprovazione e osservandomi con disgusto.
 

Giungiamo al banco dei giudici ancora vuoto, di fronte al quale, sulla destra, si trova il tavolo dell’accusa.

Ovviamente, quello della difesa è vuoto.

Il demone carceriere mi colpisce le ginocchia, facendomi crollare a terra.

Con indosso solo i pantaloni, a petto e piedi nudi, mi sento più impotente di quanto io sia mai stato.

Osservo la fiaccola appoggiata sotto al banco dei giudici, i riverberi scuri delle fiamme che si agitano, bruciando vive come non mai. Chissà se quello stesso fuoco brucerà anche me, se quelle stesse fiamme saranno la mia punizione.

Il flusso di pensieri viene interrotto dal rumore di un portone che si apre.

Mi volto, venendo accecato dalla luce che mi inonda gli occhi.

Mi copro il viso con le braccia, scorgendo delle figure scure e confuse.

Vedo il fratello di Sherlock arrivare a passo sostenuto, accompagnato dal fedele ombrello che fa eco ai suoi passi. Mi guarda con un misto tra disgusto e odio sul viso.

Sento dei passi più piccoli e leggiadri arrancare dietro di lui.

Non appena il Demone Superiore mi oltrepassa, scorgo una figura familiare al suo seguito. E in quel momento, sento il mondo crollare in mille pezzi, cadendomi addosso in una pioggia di schegge.

“Mary” mormoro, in preda allo shock.

Lei non mi degna neanche di uno sguardo. Mi passa affianco con ribrezzo, potrei toccare il suo odio a mani nude.

Non può essere. Non può essere stata lei.

Eppure le avevo parlato del monastero, sapeva dell’importanza che quel luogo aveva per me.

Una terribile nausea mi afferra alla gola e non riesco a trattenere un conato di vomito, smorzato da un colpo di tosse che mi fa bruciare la gola.

Lei sapeva.

We were born sick,’ you heard them say it

All’improvviso sento sopraggiungere in lontananza dei passi a me conosciuti. Mi sembra di poter respirare di nuovo.

Scorgo Sherlock superare quasi di corsa l’ingresso, la sua pelle candida che si dipinge di mille colori quando passa sotto una finestra, come una tela dipinta da mani sapienti.

Con noncuranza scivola tra gli sguardi sprezzanti dei suoi simili, guarda dritto davanti a sé senza preoccuparsi di nessuno.

Solo quando si accorge della mia presenza la sua espressione cambia.

Rallenta il passo e mi osserva, usando ogni secondo per analizzare tutte le mie ferite e accertarsi delle mie condizioni. Colgo un’ombra di ansia nei suoi occhi, subito dissimulata nella sua solita indifferenza.

Una volta giunto accanto a me si blocca bruscamente.

Un tremendo silenzio cala nella sala.

Tutti lo guardano come se stesse per scatenare un putiferio da un momento all’altro.

Io lo imploro con lo sguardo, pregandolo di non fare sciocchezze.

Senza dire una parola, Sherlock si toglie la giacca, si inginocchia accanto a me e me l’appoggia sulle spalle.

Mi lancia una breve occhiata e si rialza. Mycroft lo guarda, intimandogli di sedersi al tavolo dell’accusa. Sherlock non lo degna di uno sguardo, voltandogli le spalle e sedendosi al tavolo della difesa, sicuramente compiaciuto dell’espressione frustrata del fratello.

Mi sfugge un mezzo sorriso, mentre tocco il morbido tessuto che ora mi abbraccia le spalle.

Pochi secondi dopo un’altra figura fa la sua entrata in scena, ma stavolta è tutt’altro che rassicurante.

Un demone dalle gigantesche ali rossicce entra nella cattedrale a passo spedito.

Tutti si alzano in piedi, il demone carceriere mi tira per la catena e mi costringe ad alzarmi, strappandomi un mugugno.

Il nuovo arrivato mi supera senza proferir parola, accomodandosi al banco dei giudici con inquietante eleganza.

Immediatamente vengo spinto di nuovo a terra, cadendo pesantemente sulle ginocchia.

My Church offers no absolutes.
She tells me, ‘Worship in the bedroom.’
The only heaven I’ll be sent to
Is when I’m alone with you—

 

“La corte è oggi qui riunita per citare in giudizio l’angelo John Hamish Watson, accusato di aver commesso un aberrante crimine contro natura” afferma il giudice, dando così inizio al mio processo “L’accusa ha qualche testimone?”

“Sì, Vostro Onore” risponde Mycroft alzandosi in piedi “L’accusa chiama a testimoniare la moglie dell’imputato, Mary Morstan”

Mary si alza immediatamente, andandosi a sedere al lato del giudice.

Non provo neanche a protestare.

Una terribile desolazione mi afferra, impedendomi anche solo di parlare.

“Vostro Onore” interviene Sherlock alzandosi in piedi “Come si può definire giusto questo processo se l’imputato non ha nessuno a difenderlo?”

Il giudice sembra rimanere interdetto per un momento, recuperando subito dopo il controllo.

“È un angelo, non possiamo affiancargli qualcuno. Gli basterà la sua parola per difendersi”

Deve essergli affiancato qualcuno altrimenti il processo non può andare avanti. Permettete almeno che un angelo lo difenda”

“È stato catturato in territorio demoniaco, non possono intervenire terzi, specialmente se angeli”

“Allora interverrò io in sua difesa”

“È fuori discussione. Tu sei coinvolto troppo personalmente per poterlo difendere. Potresti distorcere i fatti in suo favore senza che nessuno di noi lo sappia”

“Proprio perché sono personalmente coinvolto voglio dare la mia versione dei fatti. Vi prego”

“La risposta rimane la stessa”

“Ma padre, non è--”

“Ti ho dato le spiegazioni necessarie, Sherlock. Adesso siediti!” tuona il giudice.

Padre?

Chino la testa in preda alla disperazione.

Il Demone Supremo. Il padre di Sherlock. Il mio giudice.

Sono spacciato.

I was born sick,
But I love it
Command me to be well
Amen. Amen. Amen. Amen.

“Quindi signora Morstan, ci dica, cosa l’ha spinta a rivolgersi alla Corte dei Demoni, denunciando suo marito?” chiede Mycroft.

“Sei stata davvero tu...” mormoro.

Take me to church
I’ll worship like a dog at the shrine of your lies
I’ll tell you my sins and you can sharpen your knife
Offer me that deathless death
Good God, let me give you my life

Il demone carceriere mi zittisce con un calcio.

“Ho scoperto che mio marito intratteneva una relazione con un demone” dice Mary.

Un mormorio di disapprovazione si solleva in tutta la cattedrale.

Vorrei scomparire.

“Ma non credo che questa fosse consensuale” continua lei.

Tutti le rivolgono un’occhiata confusa, me compreso.

“Sia più chiara” le chiede il giudice.

“Credo che il demone con cui ha intrattenuto questa relazione lo abbia costretto, ma non so con quali menzogne e sortilegi sia riuscito a convincerlo”

Stavolta il brusio si solleva contro Mary.

“Queste sono accuse totalmente infondate, vostro onore” interviene Sherlock.

“Mary, cosa stai dicendo?” domando sconcertato.

Che diavolo le salta in mente?

“E cosa le fa credere che invece non sia stato suo marito a traviare il demone con non sa quali menzogne e sortilegi?” le domanda Mycroft, sorridendo sornione.

“Perché mio marito non ha interesse per i demoni, specialmente uomini” risponde lei.

“Ed è su questa futile affermazione che lei basa le sue accuse?”

Mary apre bocca per rispondere, ma le parole le muoiono in gola e tace, conscia di aver commesso un terribile errore.

“Non ho altre domande, Vostro Onore” conclude Mycroft tornando al suo posto.

“Molto bene. Ovviamente, Sherlock, sei consapevole del fatto che anche tu verrai punito, vero?”

If I’m a pagan of the good times
My lover’s the sunlight
To keep the Goddess on my side
She demands a sacrifice

Lui si alza in piedi come uno scolaro che risponde al maestro e lo guarda: “Sì, padre”.

“E sei conscio del fatto che, dopo aver subito una punizione fisica, verrai esiliato dal popolo dei demoni?”

“Padre, cosa state dicendo? È vostro figlio, non potete!” esclama Mycroft con espressione preoccupata.

“Sì Mycroft, posso e lo farò. Che sia mio figlio o meno, chiunque abbia una minima parte di colpa in uno scempio del genere deve pagare per ciò che ha fatto. Dopo i due secoli di lotta è stato firmato un accordo che garantisse la pace tra angeli e demoni, purché ogni popolo rimanesse distante dall’altro. Non posso permettere che una tale violazione e il rischio che hanno fatto correre al nostro popolo passino impuniti”

“Ma--”

“Taci! Non voglio sentire altro”

Io guardo allibito il giudice, poi Mycroft, poi Mary.

Sento il borbottio degli spettatori riempirmi le orecchie, un cumulo di voci sprezzanti e impietose che pensano di poter dire ciò che vogliono.

La rabbia mi monta dentro come una tempesta, afferrandomi le viscere.

Stringo i pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne, finché non sento i palmi sanguinare.

“ORA BASTA!” grido a pieni polmoni.

Drain the whole sea
Get something shiny
Something meaty for the main course
That’s a fine looking high horse
What you got in the stable?
We’ve a lot of starving faithful

Tutti ammutoliscono e mi guardano come fossi una bomba sul punto di scoppiare. Ed è così che mi sento.

“Ma vi ascoltate? Sentite quello che dite? ‘Crimine contro natura’, ‘scempio’, ‘menzogne e sortilegi’? Cosa siamo, due fenomeni da baraccone?!” sbraito.

Raddrizzo la schiena e la pelle tira, il sangue rappreso brucia, ma tutto ciò serve solamente a farmi imbestialire ancora di più.

“Qui si tratta di tradire il proprio popolo e la propria moglie, John” mi risponde Mary.

Mi giro nella sua direzione con la furia negli occhi.

Lei mi osserva, cercando di nascondere il timore.

“Tradire il proprio popolo?” ripeto ridendo “Casomai intendi tradire il TUO popolo. Sbaglio o l’ultima volta che abbiamo parlato mi hai fatto notare che tra gli angeli io sono conosciuto come ‘reietto’? Sono parole tue queste. E poi per favore ‘tradire la propria moglie’? Tu hai il coraggio di venirmi a parlare di tradimento?”

Scoppio in una risata isterica, pronto a dare il peggio di me.

“Per anni mi hai tradito, gettandoti fra le braccia di qualsiasi giovane angelo ti capitasse a tiro. Ogni volta tornavi da me chiedendomi perdono e io ti ho sempre accolta di nuovo come mia moglie, perché ti amavo”

“Io non sono mai di certo andata a letto con un demone rischiando di scatenare un altro conflitto secolare! Come ti permetti di paragonarmi a te?” mi risponde lei con aria sprezzante.

Questo è davvero troppo.

That looks tasty
That looks plenty
This is hungry work

Take me to church
I’ll worship like a dog at the shrine of your lies
I’ll tell you my sins so you can sharpen your knife
Offer me my deathless death
Good God, let me give you my life


 

“Come mi permetto?” domando retorico “Io ho tradito per amore! Mentre tu non facevi altro che buttarti su storie da quattro soldi senza amore e tutto sesso come una qualsiasi sciacquetta!”

“Signor Watson, moderi il linguaggio!” tuona il Demone Supremo, ma io lo ignoro.

“Ma voi cosa ne volete sapere?” urlo avvicinandomi alla platea, facendo cadere la giacca di Sherlock.

Il carceriere cerca di trattenermi, ma io tiro con tutta la mia forza. Tiro, tiro e tirò finché non sento la carne dei polsi venir recisa dalle catene, non riuscendo a darmi pace.

“Voi parlate di amore, pace, giustizia e quieto vivere, ma non sapete neanche che cosa significhino! Siete solo degli sidioti che condannano l’unica possibilità che avevamo di formare un popolo unico e forte! Per riuscire a sopravvivere su questo pianeta è necessario unirsi. La pace creata dopo la Guerra dei Due Secoli è solo una stupida facciata! Io ho combattuto in quella guerra e so che non è servita assolutamente a nulla!”

“Come pensate di poter garantire al popolo, alle vostre stesse famiglie, un’esistenza normale se non sapete neanche che cosa significhi la parola perdono?!” sbraito in faccia a Mycroft e al Demone Supremo, incurante delle possibili conseguenze “Non siete degni di niente di ciò che possedete!”

Non ho mai sentito il cuore battermi così forte.

Ansimo, tutti mi fissano impietriti.

No Masters or Kings
When the Ritual begins
There is no sweeter innocence than our gentle sin

In the madness and soil of that sad earthly scene

 

Mary non apre bocca. In silenzio si alza, mi raggiunge e getta la sua fede nuziale a terra. Mi guarda negli occhi e mi tira uno schiaffo che rimbomba per tutta la cattedrale, riprendendo la sua strada e uscendo dal Tribunale dei Demoni.

Incapace di dire altro, mi volto verso Sherlock.

Temo di vederlo guardarmi come fossi uno sconosciuto.

Invece mi sorride.

Un piccolo sorriso appena accennato.

E in quel momento, tutta la rabbia scompare.

Ogni briciolo della mia furia viene spazzato via.

Lui, lì, in piedi con le braccia lungo i fianchi, il volto disteso, quasi divertito dalla situazione.

Sai che in questo modo stai condannando anche Sherlock, vero?’

E sei conscio del fatto che, dopo aver subito una punizione fisica, verrai esiliato dal popolo dei demoni?’

Queste parole mi rimbombano nella mente come un’eco funesta.

L’espressione di Sherlock cambia repentinamente sotto i miei occhi.

Vedo il suo viso contorcersi in un’orribile espressione di dolore.

Immagino i suoi gemiti di piacere di quando facevamo l’amore trasformarsi in mugugni di sofferenza.

Scorgo lacrime scendere dai suoi occhi mentre cerca di obbligarsi a non piangere durante la tortura.

Lo sento chiamarmi mentre viene colpito dalla frusta.

Mi vedo prenderlo per mano e condurlo con me al patibolo, entrambi soffocati dalle fiamme.

Sto firmando con le mie stesse mani la sua condanna a morte.

Only then I am Human
Only then I am Clean
Amen. Amen. Amen. Amen.

Ritorno al presente e vedo ancora il mezzo sorriso che mi sta rivolgendo.

Non può finire così.

“Inoltre” continuo, respirando a fatica “se c’è qualcuno che deve essere punito per questo ‘scempio’, sono io. C’è una parte di verità in quello che avete detto. Sono stato io ad ingannare Sherlock, ad ‘incantarlo’, costringendolo ad amarmi”

Il sorriso di Sherlock svanisce.

“John, non dire idiozie”

“Ricordi cos’è accaduto durante l’ultimo tributo,no? Secondo te perché hai avuto quell’attacco di cuore proprio mentre eri accanto a me?” dico accennando un sorriso.

So che lui sa. Non potrebbe credere mai a una stupidaggine del genere, ma devo sembrare indifendibile agli occhi di chiunque altro. Accetterebbero qualsiasi versione dei fatti pur di condannarmi.

Voglio solamente che tutta questa storia finisca al più presto.

“Questa è una confessione, John Hamish Watson?”

“Si, Vostro Onore”

“Padre, non lo ascoltate. Sta mentendo spudoratamente!” interviene Sherlock.

“Vuoi tacere? Non lo capisci che mi stai difendendo perché sei ancora assuefatto?” sbotto.

“No, non è così” risponde.

“È consapevole del fatto che questa sua confessione aggraverà ulteriormente la pena?” mi chiede il giudice.

“Sì, ne sono consapevole”

“Molto bene. Come si dichiara, riguardo le accuse a suo carico?”

“Colpevole” rispondo, non riuscendo a mascherare il leggero tremolio della voce.

“Bene. In questo caso, John Hamish Watson, la sua pena non ha modo di essere scontata. Domani mattina avrà luogo l’esecuzione. Verrà bruciato sul rogo”

“NO!” grida Sherlock.

Take me to church
I’ll worship like a dog at the shrine of your lies
I’ll tell you my sins and you can sharpen your knife
Offer me that deathless death
Good God, let me give you my life

Un boato di gioia rimbomba nella cattedrale, mentre io tiro un sospiro di rassegnazione.

È fatta.

Raccolgo la fede di Mary da terra e la fisso con sguardo vacuo. Sherlock mi si avvicina.

“John, perché mai--”

“OBIEZIONE!” grida una voce familiare alle mie spalle.

Mi giro verso l’entrata in preda alla confusione. Gregory e Mike fanno il loro ingresso nella cattedrale, creando il panico generale.

“Finalmente sono arrivati i rinforzi” mormora Sherlock.


 

 

 

 

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Capitolo 12
*** XII - Ali ***


XII – Ali                                                                                                                                                                          Angels Fall – Breaking Benjamin

 

“I rinforzi?” domando sconcertato.

“Questa non è una sentenza accettabile!” esclama Gregory, entrando nel tribunale con passo deciso “Esigo che John venga giudicato da una corte di angeli, perché voi non avete alcuna giurisdizione su di lui!”

Vedo l’Angelo Maggiore passarmi affianco e posizionarsi direttamente di fronte al giudice, il quale lo fissa con ribrezzo malcelato.

Osservo quella scena con occhi confusi. Sembra tutto così surreale. Gregory e Mike non possono trovarsi qui. Eppure sento la mano di Mike stringermi la spalla, ritrovandomi davanti al suo sorriso rassicurante non appena mi giro.

“Mike...” balbetto “C-cosa ci fate qui?”

“Siamo qui per salvarti il culo, John” mi risponde.

“Angelo, perché siete solo in due? Dove sono tutti gli altri?” gli domanda Sherlock.

Mike tace, abbassando nervosamente lo sguardo.

“Nessuno è venuto con voi?”

Il mio amico sospira e guarda il demone negli occhi. Apre la bocca per rispondere, ma alla fine decide di tacere.

“Quindi le cose stanno così” mormora Sherlock.

Io ascolto silenziosamente quel breve scambio di battute, cercando di riordinare i pensieri.

Le delusione nello sguardo del demone e la colpevolezza in quello di Mike non lasciano spazio ai dubbi.

Sherlock è riuscito a contattarli, chiedendo loro aiuto affinché mi portassero via e mi permettessero di avere un giusto processo. Nessun altro angelo ha voluto seguirli.

Mi sfugge un sorriso pregno d’amarezza.

Non me ne stupisco. Ho sempre saputo ciò che gli angeli pensano di me, ma forse non l’ho mai voluto accettare del tutto.

“Lasciatelo andare” dice Greg, poco lontano “Non potete condannarlo così, deve essere sottoposto a processo dai suoi simili”

“Sua moglie lo ha denunciato alla Corte dei Demoni, Gregory” ribatte Mycroft con assoluta calma “Perciò è diventato un caso di nostra competenza. L’angelo accusato si è inoltre assunto ogni responsabilità, rendendo ancor più grave ciò che è accaduto”

“Credete veramente che abbia sedotto un demone con l’inganno?” domanda Greg esasperato.

“Si è dichiarato colpevole” risponde il Demone Supremo, battendo una mano sul tavolo “Direi che non c’è bisogno di ulteriori conferme. La sentenza è già stata emessa e non può essere revocata, per cui non salverete il didietro a nessuno. Allontanate quell’angelo!”

I tried to face the fight within
But it's over
I'm ready for the riot to begin and surrender
I walked the path, it led me to the end, remember
I'm caught beneath with nothing left to give, forever

Mi sento strattonare via, un dolore indicibile che mi pervade le braccia.

Mike cerca di bloccare il demone carceriere, il quale però lo toglie di mezzo con una sola spinta, gettandolo a terra.

Non oso neanche opporre resistenza. Mi lascio trascinare, alla stregua di un cadavere.

Il demone si gira nella mia direzione con un ghigno sulla faccia, probabilmente già pronto a godersi lo scenario di me sul rogo. Io lo osservo a mia volta con sguardo vacuo, inespressivo.

All’improvviso, quel ghigno scompare dalla mia visuale. Il demone viene scaraventato dall’altra parte della stanza, sbatte la schiena contro il muro e atterra al suolo, privo di sensi.

Un silenzio gelido avvolge il Tribunale per un momento.

Mycroft, Gregory e il padre di Sherlock si interrompono, voltandosi nella mia direzione.

Alzo lo sguardo perplesso, vedendo Sherlock in piedi, la mano destra chiusa a pugno completamente avvolta da un alone viola.

“Sherlock...” bisbiglio.

Lui si alza e mi fissa, uno sguardo di rabbia che mai prima d’ora gli avevo visto sul viso. Si avvicina e si para davanti a me, raggiunto immediatamente da Mike e Gregory, il quale ha probabilmente abbandonato l’idea di discutere civilmente il mio rilascio.

Noto la furia negli occhi del Demone Superiore mentre altre guardie sopraggiungono di corsa, circondandoci tutti e quattro.

“Dovete andarvene via da qui, adesso” dico con fermezza.

Nessuno dei tre mi degna di uno sguardo o di una risposta.

Le grida di giubilo dei demoni per la mia condanna si trasformano presto in grida di protesta verso Sherlock e i miei due amici.

Le guardie continuano a cercare di acciuffarmi, di prendermi per le catene e portarmi via, ma i tre si fanno ancora più avanti pur di proteggermi. Quando vedo apparire delle sfere di energia nelle loro mani, sento salire il panico.

“Vi ho detto di smetterla! Andatevene!” grido, strattonando Sherlock per un braccio.

Lui si gira nella mia direzione e sta per rispondermi, ma vedo un dardo color viola scuro avvicinarsi pericolosamente alla sua testa.

Lo afferro per le spalle e scatto di lato, riuscendo a volare oltre una delle panche, ritrovandoci momentaneamente al riparo dalla lotta.

When angels fall with broken wings
I can't give up, I can't give in
When all is lost and daylight ends
I'll carry you and we will live forever, for ever

“Sherlock, ti prego. Non ha senso cercare di aiutarmi ora. Rischiate solo di farvi ammazzare!”

“Non ho intenzione di lasciarti in mano a questi beceri e accettare una sentenza simile!” mi risponde in un misto di convinzione e irritazione “Perché diavolo hai deciso di comportarti così?”

“Cos’altro avrei dovuto fare, Sherlock!?” grido, in mezzo alla confusione generale “Avrei dovuto lasciare che venissi rinnegato in questo modo per me? È a causa mia che siamo finiti in questa situazione, tutti mi sono contro. Non avrei mai potuto permettere che… ne pagassi anche tu le conseguenze”

Inaspettatamente lo sguardo di Sherlock si distende, i suoi occhi sembrano addolcirsi.

“John...” mormora.

È vero, non posso lasciare che subisca una punizione simile.

Non posso permettere che lui faccia la mia stessa fine.

Mi concedo qualche istante per ammirare il suo viso, cercando di memorizzare ogni minimo particolare.

Lui mi ispeziona a sua volta con quelle iridi chiare dalle venature gialle e marroni.

Stringo nel pugno chiuso la fede che Mary ha gettato a terra.

Sento Gregory e Mike gemere poco lontano. Non dureranno ancora a lungo.

Prendo l’anello tra i polpastrelli del pollice e dell’indice e silenziosamente lo infilo all’anulare di Sherlock, stupendomi di come gli stia perfettamente.
 

Grey skies will chase the light away, no longer
I fought the fight, now only dark remains forever

Il demone si osserva la mano e alza gli occhi verso di me.

Continuo a guardarlo, pregando che quel momento duri ancora un po'.

“Mi dispiace” sussurro, prima di baciarlo sulla bocca.

Sento Greg gridare e cadere a terra. È ora di agire.

Mi stacco da Sherlock, raccolgo la catena ancora avvolta attorno ai miei polsi e inizio a correre a perdifiato lungo la parete.

“Sono qui!” sbraito a pieni polmoni.

Divided I will stand
And I will let this end

 

“Greg, Mike! Andatevene! Portate con voi Sherlock!” urlo mentre scendo le scale esterne del Tribunale, incerto se mi abbiano sentito o meno.

La luce del mattino mi investe improvvisamente, costringendomi a correre alla cieca per qualche secondo mentre il vento freddo di quella giornata uggiosa sembra tagliarmi la pelle.

La strada è completamente deserta, perciò i demoni non si fanno scrupoli a lanciare dardi scuri tutt’intorno a me.

Sento Sherlock gridare il mio nome, mentre un numero indefinito di passi mi rimbomba nelle orecchie.

Mi volto e scorgo tre enormi demoni che mi seguono. Gli altri tentano di nuovo di circondare Sherlock e i due angeli che resistono imperterriti.

Impreco mentalmente. Non è andata come speravo.

Continuo a correre con tutte le mie forze ma inizia a mancarmi il fiato, i polmoni bruciano come tizzoni ardenti.

Cerco di resistere il più possibile, però, poco dopo, sento le gambe cedere sotto il mio stesso peso.

Quando inciampo e rotolo a terra, le guardie mi si gettano addosso.

L’istinto mi spinge a divincolarmi, a sfuggire da quelle mani callose che vogliono tenermi fermo.

Sbatto le ali con tutte le mie forze, come fossi in preda a degli spasmi.

When angels fall with broken wings
I can't give up, I can't give in
When all is lost and daylight ends
I'll carry you and we will live forever, for ever

Più cerco di resistere, maggiore è la forza che i demoni fanno su di me.

Improvvisamente la mia ala sinistra scatta verso uno dei tre e lo colpisce in pieno viso, tramortendolo.

Gli altri due decidono di bloccarmi le ali, ma il panico mi dice di non arrendermi.

Cerco di liberarmi in tutti i modi, quando sento che le ali iniziano a tirare.

Non capisco perché, non capisco come. Il respiro mi si accorcia ulteriormente, il desiderio di libertà diventa insostenibile.

Delle terribili fitte mi scorrono su tutta la schiena. Sento degli scrocchi, come se le mie ossa si stessero spezzando una ad una.

Inizio a tremare dal dolore, un dolore che scende fino alle viscere, una sofferenza che mi fa tirare tutti i muscoli.

I suoni mi giungono ovattati, la vista si offusca.

Infine un’ultima, lancinante stilettata mi scuote tutto il corpo e mi strappa un terribile grido gutturale che raggiunge anche le nuvole più alte.

In un attimo di lucidità, percepisco una terrificante sensazione di leggerezza sulle spalle.

Alzo lentamente lo sguardo, scorgendo un demone con le braccia alzate verso il cielo. Un’espressione di terrore gli si dipinge sul volto appena si accorge di ciò che ha in mano.

Due ali bianche, completamente coperte di sangue: le mie ali.

In lontananza scorgo Mike mettersi le mani nei capelli, Sherlock fermo in mezzo alla strada con le braccia lungo il corpo.

Anche il tempo sembra essersi fermato.

Ora ne ho abbastanza.

Un terribile misto di sofferenza, stanchezza, odio, rabbia, furia e tristezza si fa strada in me.

Guardo quelle figure in lontananza in preda a una solitudine mai provata prima, perché so che non mi è rimasto più nulla. La sensazione d’impotenza e di desolazione mi colpisce al petto come una freccia avvelenata.

Alzo il viso verso il demone, incrociando il suo sguardo. Mi sembra di scorgere un lampo di pietà nei suoi occhi.

Lo fisso e inizio a gridare.

The sun begins to rise and wash away the sky
The turning of the tide, don't leave it all behind
And I will never say goodbye

 

Inizio a gridare in preda a una furia cieca, qualcosa che mai avevo provato prima, qualcosa che mi fa perdere il controllo di me stesso, sia fisicamente che mentalmente.

Grido come se fossi di nuovo rinchiuso nelle celle dei demoni, rannicchiato su me stesso a piangere. Grido per me, grido per Sherlock, grido per tutto quello che ci è accaduto- Grido perché non ho alcuna possibilità di sistemare le cose.

Continuo a sbraitare fin quando uno strano calore mi avvolge tutto il corpo.

Una luce bianca, la mia stessa energia, che mi circonda da capo a piedi. Ho perso il controllo anche su quella ormai.

Ho paura, ma urlo di nuovo. Vedo tutti i demoni allontanarsi da me, spaventati a loro volta.

La luce si fa più intensa. In lontananza scorgo Sherlock, Mike e Gregory coprirsi gli occhi con le mani, mentre io perdo la cognizione del tempo e dello spazio.

Sento il corpo e la testa diventare più leggeri. La sofferenza scompare tutta in quell’aura bianca, finché non chiudo gli occhi e mi abbandono completamente ad essa.

Pochi secondi dopo, perdo conoscenza.

When angels fall with broken wings
I can't give up, I can't give in
When all is lost and daylight ends
I'll carry you and we will live forever, for ever
Forever, forever

 

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Capitolo 13
*** XIII - Cura ***


XIII – Cura                                                                                                                                                                                Take Me Home – Jess Glynne

 

Non ho idea di dove mi trovi.

Sento solo dolore.

Wrapped up, so consumed by
All this hurt
If you ask me, don't
Know where to start
Anger, love, confusion
Rolls the gold nowhere
I know that somewhere better
'Cause you always take me there
Ogni muscolo fa male.

La testa mi scoppia.

Cristo...

Provo a muovere un braccio, facendo una fatica immane.

Non riesco neanche ad aprire gli occhi.

Okay

Mi impongo la calma.

Sii un soldato, John

Inspiro profondamente.

Tasto lentamente il terreno su cui sono disteso.

Foglie secche, erba, terra arida.

Rimango in ascolto, cercando di identificare i suoni oltre il silenzio assordante che mi circonda.

Sento dei grilli, degli uccelli che cinguettano, il vento che soffia.

Come… Come diavolo sono finito nella foresta?

Faccio appello a tutte le mie forze, riuscendo a rotolare su un fianco.

Mi gira la testa.

Came to you with a broken faith
Gave me more than a hand to hold
Caught before I hit the ground
Tell me I'm safe, you've got me now

Alzo piano le palpebre, mettendo a fuoco quel poco che riesco a vedere.

Alberi, alberi a perdita d’occhio.

Cespugli, steli d’erba, insetti che mi ronzano attorno.

Con cautela appoggio il palmo della mano sinistra al suolo, facendo leva.

Riesco ad alzarmi di qualche centimetro, crollando rovinosamente a terra dopo pochi istanti.

Dannazione!

Noto un’enorme quercia alla mia destra. Alcuni dei rami sono molto bassi.

Allungo il braccio destro e conficco i polpastrelli a terra, tirandomi in avanti.

Mi trascino fino alle radici dell’albero.

Se riuscissi a muovere le ali, forse potrei mettermi in piedi

Poi ricordo.

Giro lentamente la testa, guardando oltre la mia spalla: le ali non ci sono più.

Cazzo, cazzo, cazzo.

Alzo lo sguardo vedendo la quercia torreggiare sopra di me, il ramo più basso mi sembra irraggiungibile.

Inspiro di nuovo, alzando un braccio e allungando il più possibile le dita, ma non ci arrivo.

Mi trascino un po' più vicino, con la mano sinistra mi aggrappo alla corteccia.

Faccio uno scatto verso l’alto urlando dal dolore, i muscoli delle spalle che gridano pietà, ma finalmente riesco ad avvinghiarmi al ramo.

Sospiro.

Le gambe tremano pericolosamente.

Mi guardo attorno, cercando il minimo accenno di vita senziente.

Non so per quanto tempo sono rimasto svenuto, non so dove mi trovo e non so dove si trovino gli altri.

Molto bene, direi.

Would you take the wheel
If I lose control?
If I'm lying here
Will you take me home?
Could you take care
Of a broken soul?
Will you hold me now?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?

All'improvviso sento delle foglie scricchiolare dietro di me.

Mi giro goffamente, in allerta.

Non so neanche dove potermi nascondere.

Il rumore si ripete, stavolta più forte, più veloce.

“Martha!” sento qualcuno bisbigliare.

Continuo a guardarmi attorno, la vista offuscata.

“Martha, no! Vieni qui! Non ti avvicinare!”

È una voce femminile.

“Oh smettila, Molly! È ferito, non ci farà del male”

Cosa...

Immediatamente vedo sbucare dalle foglie una figura minuta, magra, il viso pieno di rughe.

“Caro” mi dice “Cosa ti è successo?”

Io la guardo stordito, le gambe pronte a cedere.

Dietro di lei sbuca un’altra donna, molto più giovane e dallo sguardo diffidente.

“Oh Cielo...” mormora l’anziana con voce rotta, notando la mia schiena coperta di sangue secco “Chi ti ha fatto questo?”

Le guardo silenziosamente.

Nessuna delle due ha le ali.

Che siano… umane? Non è possibile

“Come ti chiami?” mi chiede la donna più giovane “E che cosa ci fai qui?”

Hold the gun to my head
Count one, two, three
And if it helps me walk away then it's
What I need
And every minute gets easier
The more you talk to me
You rationalize my darkest thoughts
Yeah you, set them free

“Molly, che maniere!” la rimprovera la donna più anziana “Non vedi in che condizioni è ridotto questo poveretto? Dobbiamo aiutarlo!”

“I-io...” balbetto, ma un ennesimo giramento di testa mi fa perdere l’equilibrio.

L’ultima cosa che vedo è l’espressione di terrore che si dipinge sul volto dell'anziana.

Poi tutto diventa di nuovo buio.

***

“Molly, ti prego, sbrigati, ho paura che non resisterà ancora a lungo”

“Martha, calmati. Sto facendo tutto il possibile. Per favore, prendi dell’acqua calda e puliscigli il sangue dalla schiena, altrimenti non riesco a medicarlo”

“Subito”

Le voci sembrano così lontane.

Ho tanto freddo.

Apro piano gli occhi, notando un barlume arancione di fronte a me.

Fiamme.

Il Tribunale, la mia sentenza, il tentato salvataggio, la fuga, la paura, il bisogno di libertà, le ali strappate, quel grido assordante e quella luce accecante.

D’istinto scatto in piedi e mi allontano, non sapendo neanche da cosa.

Arretro finché non sento una parete contro la schiena, il freddo che mi intirizzisce le membra.

Non riesco a distinguere nulla di ciò che mi circonda.

Dove mi trovo?

“Caro, non devi avere paura. Vogliamo solo aiutarti” mormora una voce leggermente rauca.

Came to you with a broken faith
Gave me more than a hand to hold
Caught before I hit the ground
Tell me I'm safe, you've got me now

 

Socchiudo gli occhi, cercando di mettere a fuoco la figura che mi si sta avvicinando lentamente, riconoscendo l’anziana che mi ha trovato nella foresta. Dietro di lei, la donna più giovane mi fissa.

Mi volto a guardare negli occhi l'anziana, riluttante.

Lei ricambia il mio sguardo con occhi lucidi, rivolgendomi un sorriso rassicurante.

Io continuo a starle lontano, rilassando pian piano i muscoli.

Non sembrano minacciose.

“Il mio nome è Martha. Martha Hudson” dice l’anziana, poggiandosi una mano aperta sul petto.

“Martha…” mormoro.

“Sì, esatto, Martha” sorride lei “Invece la mia amica si chiama Molly Hooper. È una dottoressa. Sa come curare le tue ferite”

“Ecco, in realtà non proprio una dottoressa… ma un'anatomo-patologa. Mi occupavo di cadaveri, non di persone vive, ma penso di potermi adeguare” mormora Molly con una leggera risata ironica.

“Siete… umane?” chiedo.

Molly apre la bocca per rispondermi, ma è Martha a parlare.

“Sì, siamo entrambe umane”

“Ma… Come…”

Deglutisco. Mi fa male la testa.

“Puoi dirci il tuo nome?”

Di questo passo non andrò da nessuna parte. Ho più bisogno del loro aiuto di quanto voglia ammettere.

“John. John Watson”

“Ascolta, John, non importa come, ma importa il guarirti. Se non ti fai aiutare, le tue ferite non faranno altro che peggiorare” mi risponde Molly, alzandosi.

“No… Posso…” balbetto.

“Per favore” mi dice Martha, implorante.

Guardo entrambe negli occhi, non sapendo cosa le spinga a comportarsi così.

“Perché... volete aiutarmi?” chiedo affaticato “Come siete certe che non vi farò del male?”

“Credi che ti lasceremo morire così?” afferma Martha.

Rimango interdetto, ricordando di aver pensato la stessa cosa il giorno in cui ho salvato Sherlock.

Osservo l'anziana donna che ha allungato una mano nella mia direzione.

Mi accenna un sorriso, gli occhi lucidi.

Involontariamente, le sorrido anche io.

Mi stacco lentamente dal muro e mi avvicino, mentre Molly si risiede accanto a una brandina.

Docilmente mi stendo, dandole la schiena, immaginando già quali siano le ferite da curare per prime.

Martha porta un secchio d'acqua in cui la più giovane immerge un panno morbido, iniziando a passarmelo sulla schiena.

“Ti sto togliendo il sangue rappreso, poi chiuderò le ferite”

Annuisco piano, sentendo la stanchezza crollarmi addosso in un solo colpo.

Martha si siede di fronte a me.

“Se senti dolore, prendimi pure la mano” mi sussurra.

Io le sorrido, leggermente rincuorato.

Would you take the wheel
If I lose control?
If I'm lying here
Will you take me home?
Could you take care
Of a broken soul?
Oh, will you hold me now?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?

La mano di Molly scorre dolcemente sulla mia schiena mentre io finisco in una sorta di dormiveglia.

Il calore del fuoco mi intorpidisce, la presenza di Martha mi da conforto.

Un barlume di benevolenza nei suoi occhi mi spinge a fidarmi, a lasciarmi curare.

Per un breve istante, mi sembra di stare bene.

“Sei un angelo o un demone?” mi chiede all'improvviso Molly, preparandosi per la sutura.

Sospiro, abbassando lo sguardo.

“Molly, non è il momento!” la rimprovera Martha.

Sollevo piano una mano e creo una piccola fiammella cerulea sul palmo, lasciando incantate le due umane di fronte a me.

“Un angelo...” mormora l'anziana.

Io annuisco, lasciandomi sfuggire una risata.

“Che cosa ti è successo? Dove sono le tue ali?”

Non rispondo, chiudendo gli occhi.

You say space will make it better
And time will make it heal
I won't be lost forever
And soon I wouldn't feel
Like I'm haunted, oh falling
You say space will make it better
And time will make it heal
I won't be lost forever
And soon I wouldn't feel
Like I'm haunted, oh falling (x2)
Nessuno di noi tre apre più bocca finché Molly non inizia a cucirmi le ferite.

Appena sento l'ago penetrarmi la pelle mi sfugge un mugugno di dolore.

Martha mi prende con apprensione una mano tra le sue mentre con l'altra stringo la brandina, le nocche che diventano bianche dallo sforzo.

Rimaniamo in silenzio ancora per un po', in sottofondo solo il crepitio del fuoco e i miei malcelati gemiti di dolore.

“Immagino che anche essere un angelo abbia i suoi lati negativi” mormora Molly dopo poco, continuando imperterrita il suo lavoro.

Inspiro, prendendo fiato per risponderle.

“In che senso?”

“Ho sempre pensato che gli angeli fossero i buoni, immuni a qualsiasi tipo di sofferenza. Forse tu sei l'eccezione che conferma la regola”

Rido piano, sistemandomi meglio sulla brandina e cercando di ignorare le stilettate di dolore alle spalle.

“Credimi, non è affatto così”

“Mi stai dicendo che siete simili a noi umani?”

“Dipende che cosa intendi con 'simili'”

“Intendo un insieme di male e di bene, di pregi e difetti. Insomma... umani”

Annuisco, stringendo la mano a Martha quando sopraggiunge un'altra fitta.

“Sì, decisamente siamo più simili di quanto potresti immaginare”

Would you take the wheel
If I lose control?
If I'm lying here
Will you take me home?
Could you take care
Of a broken soul?
Oh, will you hold me now?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Home
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?

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Capitolo 14
*** XIV - Illusione ***


XIV – Illusione                                                                                                                                                                              Round and Round – Heize

 

"John, posso farti una domanda?" chiede Molly.span>

Blocco il cucchiaio a mezz'aria e delle gocce di zuppa ricadono nella ciotola.

"Certamente" le rispondo, accennando un sorriso.

Sono passate quasi due settimane da quando lei e Martha mi hanno trovato nella foresta. Avrei già voluto rimettermi in cammino, andarmene da lì, ma continuavo a pormi sempre la stessa domanda: dove sarei potuto andare?

See ya, never gone my way
Better will someday
Never far away

"Tu mi hai detto che angeli, demoni e umani sono più simili di quanto io possa immaginare, giusto?"

"Esatto" annuisco.

"Perciò, anche voi avete delle debolezze?"

"Debolezze?"

Lei abbassa lo sguardo, rigirandosi nervosamente la ciotola vuota tra le mani.

"Voi potete essere uccisi con delle armi comuni, come non so... un pezzo di vetro?"

La osservo interdetto, non capendo cosa voglia dirmi.

"Beh, direi di sì. Possiamo essere curati grazie all'energia altrui o curarci da soli nel caso di ferite minori, ma se la ferita è critica e non ci rimane abbastanza energia... allora direi di sì"

"Quindi se io e Martha non ti avessimo salvato, saresti morto?"

"Molto probabilmente. Grazie alle vostre cure sono riuscito a recuperare le forze. Se non foste arrivate, credo che non sarei qui" dico, sorridendo di gratitudine.

"Però le tue erano ferite inferte da un'arma demoniaca, non una mortale"

"Sì, tranne le ferite delle ali"

"Se fossi stato colpito da armi mortali, saresti potuto sopravvivere senza aiuto?"

"Molly, mi spieghi cosa ti succede?"

Lei mi guarda e si morde nervosamente il labbro.

Martha, accanto a lei, le poggia una mano sul braccio.

"Molly..." la chiamo con gentilezza.

Gli occhi le si riempiono di lacrime, la voce le trema quando parla.

"Diversi mesi fa sono andata nella foresta per cercare qualcosa da mangiare. Avevo lasciato Martha qui, dicendole che sarei tornata subito. Non ho mai visto né angeli né demoni aggirarsi in questa zona perché è deserta, perciò camminavo liberamente. All'improvviso mi sono sentita afferrare per le spalle e sbattuta al suolo, con tanta violenza da offuscarmi la vista. L'unica cosa che sono riuscita a distinguere è stato un gigantesco paio di ali scure.

Non so cosa quella creatura volesse farmi, ho solo sentito le sue mani stringermisi attorno al collo.

Avevo paura. Ho cercato di scalciare con tutta la forza che avevo. Probabilmente l'ho colpito in un punto sensibile, perché ha mollato la presa"

Andando avanti con il racconto, la sua voce diventa più nervosa e concitata.

"Sapevo di non poter scappare perché mi avrebbe facilmente raggiunta volando.

Quando mi sono alzata riuscivo di nuovo a respirare e ho cercato disperatamente qualcosa per tramortirlo, ma non c'era nulla attorno a me. Ho frugato nelle tasche e ho trovato un pezzo di vetro, quello con cui di solito taglio i rami più piccoli per raccogliere le bacche. Era abbastanza affilato. L'adrenalina mi scorreva in tutto il corpo, sentivo la necessità di sopravvivere"

Si interrompe di nuovo per prendere fiato, asciugandosi le lacrime col dorso della mano.

"Allora lo hai colpito" continuo io per lei.

"All'inizio non ci sono riuscita. Ha provato a gettarmi di nuovo a terra ma sono scappata, nascondendomi dietro un albero. Credevo se ne fosse finalmente andato, quando me lo sono ritrovato davanti, all'improvviso. Ho gridato e... l'ho pugnalato al collo" dice, guardandomi dritto negli occhi "ma non è morto immediatamente. Temevo che sarebbe tornato a cercarmi se fosse sopravvissuto. Non conosco i poteri di angeli e demoni, non sapevo cosa fare. Ero certa del fatto che mi avrebbe uccisa se ne avesse avuto l'occasione. Ho pensato a Martha, al fatto che sarebbe rimasta da sola se mi fosse successo qualcosa. Perciò l'ho ucciso io per prima. Non so come io abbia potuto, ma..."

"Ma?"

"Gli ho tagliato la gola"

See ya, never gone my way
Better on my stay
Never far away

Quelle parole fluttuano nel gelo creatosi tra noi, mentre i tasselli finalmente iniziano a trovare il loro posto.

Fisso Molly, realizzando quanto io sia stato cieco fino ad ora.

"Dove è successo questo, Molly?" le chiedo.

"Non ricordo il luogo preciso" risponde "ma mentre scappavo ho intravisto un lago... Oh si, vicino alla radura dove vi riunite per il tributo a Duluth"

"Allora sei stata tu..." mormoro, sconcertato.

"Cosa?"

"Sei stata tu ad uccidere quel demone che io e Sherlock abbiamo trovato nella foresta"

"Voi... avete trovato il cadavere?"

"Per caso hai sentito qualcuno correre dietro di te?" chiedo, trepidante.

"Non lo so... ricordo di aver sentito dei passi di corsa, ma erano distanti, non mi sono neanche girata a guardare"

Continuo ad osservarla, ottenendo la conferma di cui avevo bisogno.

"Quindi non me lo sono sognato" mormoro.

"John, di cosa stai parlando?" mi chiede Martha, apprensiva.

"Quello stesso giorno, io e Sherlock ci siamo incontrati per la prima volta. Abbiamo sentito le grida del demone e siamo accorsi sulla scena, ma quando siamo arrivati era già morto. Mentre esaminavo la ferita, ho incrociato per un momento il suo sguardo vuoto... Nelle sue iridi ho visto qualcosa. All'inizio pensavo fosse stata solo una svista, ma era un volto di donna... il tuo, Molly. Sì, mi rendo conto di quanto sembri assurdo" dico, massaggiandomi la radice del naso.

Round and round and I never know why
Round and round and it will show us way out
It's my delight
 

"In realtà non lo è" mormora lei "So che esiste una leggenda secondo la quale il volto dell'assassino rimane impresso per qualche secondo negli occhi della vittima. Se siete arrivati non appena è morto, può essere successo davvero"

"Cristo..." sussurro passandomi una mano sul viso.

Molly si alza e prende la ciotola dalle mie mani, accucciandosi vicino ad un secchio d'acqua per lavarla.

"Resta il fatto che non sono più tornata lì. Non ho osato neanche avvicinarmi a quel luogo perché avevo paura che in qualche modo fosse riuscito a sopravvivere, anche se mi sembrava improbabile. Però... mi sentivo tremendamente in colpa"

"In colpa?"

"Sì" sospira la donna- Si copre la bocca con una mano, cercando di trattenere i singhiozzi "Nel mio lavoro ho sempre visto cadaveri orribilmente mutilati, persone uccise nei modi più efferati. Sono sempre rimasta indifferente davanti ai loro corpi, ma dentro di me mi chiedevo come fosse possibile commettere un crimine del genere. Mentre ora io stessa sono diventata una di quegli assassini"

La osservo piangere rannicchiata a terra, in mezzo alla polvere. Ripenso a me, abbandonato in mezzo a una pozza di sangue, completamente annichilito.

Mi alzo e la raggiungo, inginocchiandomi accanto a lei e poggiandole una mano sulla spalla.

"Hai reagito di conseguenza alla paura, Molly. Non è stato intenzionale. Quel demone ti ha aggredita senza motivo, non sapevi cosa volesse fare. Eri terrorizzata, Molly. Quando si è terrorizzati si perde il controllo, non si riesce più a ragionare lucidamente" le dico con convinzione.

Lei mi guarda dubbiosa, le lacrime che le inondano il viso.

As day goes by you hold on tight, another day
You're wondering why but you know why no other way

Le poggio una mano sulla nuca e la spingo dolcemente verso di me, facendole poggiare la fronte sulla mia spalla.

"Non ti denuncerò ai demoni. Non ti consegnerò mai a loro. Potrai continuare a vivere qui, con Martha, a prenderti cura di lei. È tutto finito. Ormai è solo un brutto ricordo, Molly"

In altre circostanze avrei sicuramente agito diversamente, penso, ma so che stavolta è giusto così. Quel demone non aveva avuto alcun motivo per farle del male.

La lascio sfogarsi e le accarezzo piano la testa, mentre Martha ci osserva silenziosamente, con un piccolo sorriso ad incresparle il volto.

***

Il mattino dopo vengo svegliato dalle due donne che continuano a muoversi per tutta la casa.

Appena apro gli occhi, mi ritrovo davanti Martha che mi osserva mortificata, chiedendomi scusa con lo sguardo.

Io le sorrido di rimando. Mi strofino gli occhi e rotolo rovinosamente giù dal letto, facendole ridere entrambe. Mi alzo immediatamente, pulendo i vestiti nel tentativo di togliere un po' della polvere che mi si è appiccicata addosso.

Esco per un momento dalla capanna, desideroso di un po' d'aria.

La tranquillità di quel posto mi sembra ogni giorno più irreale.

Non riesco ancora a realizzare la serenità che sembra pervadermi dal giorno in cui mi hanno salvato.

È tutto così... silenzioso.

Troppo silenzioso.

Il pensiero di cosa possa essere successo dopo che sono scomparso continua a tormentarmi ogni giorno. Probabilmente penseranno tutti che non sono sopravvissuto. In quelle condizioni nessuno sarebbe sopravvissuto. Eppure vorrei tornare indietro. Vorrei sapere come stanno Gregory e Mike, vorrei sapere se Sherlock sta bene, se lo puniranno ancora come hanno detto. Vorrei farlo, ma non posso. Se tornassi e mi prendessero, Sherlock non avrebbe definitivamente via di scampo. Credendomi morto, avranno finalmente ottenuto ciò che vogliono e Sherlock verrà lasciato in pace.

Somedays the sun will shine down
Somedays the moon will cry
Tomorrow we'll see
Tomorrow we'll be
As we go on our way

Scuoto la testa, cercando di scacciare quei pensieri.

"John!" sopraggiunge la voce di Molly.

Mi giro e la vedo venirmi incontro con una specie di zaino sulle spalle.

"Dove vai con quell'affare?" le domando.

"Devo andare a raccogliere un po' di legna, altrimenti stanotte congeleremo. Vuoi venire con me?"

"Oh, io..." esito.

"Certo che verrà con noi" dice Martha, prendendo Molly a braccetto ed incamminandosi "Abbiamo bisogno di un giovane aitante che ci aiuti a portare la legna a casa"

"Martha, ti avevo detto di rimanere qui" dice la più giovane, cercando di liberarsi dalla presa dell'altra.

"Oh, davvero? Non me lo ricordo proprio..." risponde l'anziana.

Io rimango qualche passo indietro, osservando incredulo le due donne.

"John! Cosa fai lì, caro? Non vieni ad aiutare queste giovani donzelle?" mi chiama Martha.

Io scoppio a ridere e le raggiungo immediatamente, prendendo lo zaino dalle spalle di Molly.

"Ma certo, non potrei mai abbandonare due donzelle come voi in circostanze così ostili" le rispondo, partecipando al gioco.

Con mia sorpresa, entrambe mi prendono a braccetto e ci avviamo verso la foresta, proprio dove nessuno osa mai addentrarsi.

O almeno, credevo fosse così.

***

"John, davvero, è pesante. Lascialo a terra, lo porterò io"

"Molly, non ti preoccupare, ho detto che ci riesco"

È ormai più di mezz'ora che andiamo avanti così. Ogni volta che raccolgo un ramo, Molly mi dice di lasciare lo zaino e di cederlo a lei. Io, puntualmente, le dico di no.

 

The world in your eyes forever is lie
As we go on our way
There is a thousand things to know
Sometimes we're standing by
The things we never understand
As we go on our own way
 

Sorrido mentre guardo le mie salvatrici passeggiare fianco a fianco. Molly sorveglia Martha controllando che non si faccia male, mentre Martha mi sorride con quegli occhi da eterna ragazzina.

"Come siete riuscite a sopravvivere qui?" domando improvvisamente.

Loro si fermano e mi guardano confuse.

"Voglio dire... gli umani si sono... o almeno, credevo si fossero estinti migliaia di anni fa. Come siete arrivate ad ora, dopo tutto questo tempo?"

Gli occhi di Martha si riempiono di lacrime, facendomi pentire immediatamente di aver fatto quella domanda.

The sun goes down
The tides are low
I'll see you on the day
Letting you go on your way

 

"Neanche noi di preciso sappiamo come. Siamo semplicemente sopravvissute" dice Mollyentrambe "Spinte dall'istinto di sopravvivenza, dalla voglia di vivere... scegli tu quale nome preferisci. Dopo ciò che la razza umana aveva fatto a questo pianeta, a sé stessa... si è estinta. O almeno, come hai detto tu, quasi tutta. Alcune piccole comunità sono riuscite a sopravvivere. Piccoli nuclei familiari che hanno continuato a portare avanti la nostra razza. Ma, come sempre, anche all'interno di quei piccoli nuclei si sono creati conflitti di ogni genere, portando le persone a separarsi.

Io e Martha ci siamo incontrate per puro caso quando ero ancora piccola. Non so che cosa sia successo o come, so solo che ero rimasta da sola e Martha mi ha presa con sé" conclude con un lieve sorriso.

Le stringo delicatamente la mano, intenerito.

Sto per risponderle, quando vedo comparire alle loro spalle una figura terribilmente familiare.

"ATTENTE!" mi ritrovo a gridare, vedendo un demone comparire alle loro spalle.

Entrambe hanno la prontezza di saltare di lato per schivarlo, ma il nuovo arrivato si getta verso di me, scaraventandomi a terra.

"JOHN!" grida Martha.

"Andate via!" le urlo "Nascondetevi!"

Un altro demone compare dal nulla. Si dirige minacciosamente verso le due donne, mentre io vengo trattenuto a terra dal compagno.

Molly nasconde Martha dietro di sé e prende dalla tasca il suo fedele pezzo di vetro, puntandolo verso la creatura di fronte a lei.

Il demone non smette di camminare nella loro direzione con un ghigno, soddisfatto della cattura facile.

La più giovane non si lascia scoraggiare e continua a puntargli contro quell'arma improvvisata, ma le mani le tremano.

"Non sei riuscito ad andare lontano come pensavamo" mormora il mio aggressore "Sarà ancor più soddisfacente vederti bruciare"

Lo guardo con odio, digrignando i denti e caricando un colpo.

Lo colpisco in pieno petto con una sfera d'energia, scaraventandolo lontano da me.

Mi rialzo, puntando il demone che sta per aggredire Molly.

Lo colpisco in pieno viso, facendogli sbattere la testa contro un albero.

See ya, never gone my way
Never we'll someday
Never far away

See ya, never gone my way
Never on my day
Never far away

"SCAPPATE!" grido, parandomi davanti a loro per proteggerle.

"John, non puoi farcela da solo!" protesta Molly.

"Se rimarrete qui non mi renderete le cose più facili!" esclamo, cercando di spingerle via.

"Scappate più lontano che potete" continuo, preparandomi ad attaccare.

Martha, riluttante, trascina via la più giovane.

I due demoni sembrano volermi attaccare insieme, ma all'improvviso uno dei due gira bruscamente a destra, volando a tutta velocità verso le due donne.

Inizio a correre più velocemente che posso, cercando di raggiungerle.

Il demone afferra Molly per la gola e scaraventa Martha a terra, ferendola alla testa.

La rabbia mi acceca, sento le mani formicolare.

Quando abbasso lo sguardo, vedo l'energia scorrermi tra le dita.

Mi avvento sull'energumeno, sentendo le sue ossa rompersi in una macabra armonia.

Molly ruzzola a terra, Martha rimane immobile.

Tutto sembra fermarsi per un momento.

Vedo l'unico demone rimasto in piedi volare verso di me, accompagnato da un sibilo che mi trapana le orecchie.

Non sento neanche Molly che mi grida di fare attenzione.

Mi volto, accorgendomi un terzo demone che sbuca poco lontano.

Tento di reagire, ma sono troppo lento.

La sua energia mi arriva addosso come un'onda d'urto, sbalzandomi via con violenza inaudita.

Atterro poco lontano, rotolando nell'erba. Alcune ferite si sono riaperte.

Cerco di alzarmi in fretta, ma il demone mi raggiunge. Si inginocchia accanto a me e mi spinge a terra.

"Vedo che sei riuscito a trovare compagnia, angioletto" bisbiglia "Sarebbe davvero un peccato veder bruciare anche quelle umane sul rogo"

A quelle parole, non ho più il coraggio di muovere un muscolo.

"Loro non ci servono a nulla, quindi perché disturbarle ulteriormente? Se verrai con noi, le tue amiche non ci vedranno più neanche di sfuggita"

Alzo piano lo sguardo, scorgendo Molly ancora a terra e Martha che si trascina lentamente verso di lei, chiamandola.

Guardo di nuovo la creatura accanto a me, appoggiando la testa al suolo.

È finita.

Round and round and I never know why
Round and round and it will show us way out
It's my delight

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Capitolo 15
*** XV - Esecuzione ***


XV – Esecuzione                                                                                                                                                      Auditory Hallucination – Jang Jae In

 

Varco di nuovo quella soglia, come un incubo da cui non riesco a svegliarmi.

Quella dannata porta, quella maledetta cella.

There are so many hidden things inside of me
It made me change so much
It put me to sleep, it tied my hands and feet
It trapped me in a dark room
The pieces of lost time
The memories of love that I threw away
They have been deleted and thrown away
Only the outer shells remain

"Guarda un po' chi ha deciso di ritornare all'ovile" sento dire da una guardia.

Mi giro nella sua direzione con espressione carica d'odio, ma quella non si perde d'animo, anzi. Mi fissa con un sorriso sfrontato, trionfante.

Non appena la porta si chiude alle mie spalle, mi ritrovo a fissare quell'angolo ancora sporco di sangue.

Di nuovo qui.

Neanche io riesco a realizzarlo.

Scorro brevemente con gli occhi le mura umide e consunte.

Vorrei maledirmi per aver fatto una scelta del genere, ma non me lo permetto.

Sorrido al pensiero di Molly e Martha, lievemente sollevato dal saperle al sicuro almeno per il momento. Dentro di me, spero che scappino il prima possibile.

Mi passo le mani sul viso, strofinando gli occhi.

Di nuovo qui.

Alzo lo sguardo al soffitto e sento delle lacrime di frustrazione spingere sulle palpebre.

Stringo gli occhi, sorridendo amaramente.

È assurdo"

Involontariamente mi ritrovo a sogghignare.

Prima le spalle iniziano a sussultare, poi inizio a ridere di gusto.

"Cos'è che ti fa ridere così tanto?" domanda la guardia di prima.

Io non rispondo, asciugandomi le lacrime.

Sto impazzendo

Without knowing anything, I just shouted
I just have that memory
My heart that was cold as ice
It will be forgotten after I sleep
I want to escape from this pain that chains me down
Someone wake me up
From my soul that is filled with scars

Probabilmente è così.

Impazzito dal dolore? Potrebbe essere.

Impazzito per l'assurda situazione in cui mi trovo? Quasi sicuramente.

Eppure non credo abbia più molta importanza.

Continuo a sorridere e sogghignare tra me e me, senza alcun controllo, come in preda a una crisi isterica.

Nessuno mi rivolge più la parola e nessuno mi fa più domande.

Rimango da solo, in silenzio, fino al mattino seguente.

***

Non ricordo neanche di essermi svegliato, di aver aperto gli occhi o di essermi alzato.

Ero in piedi ancor prima di rendermene conto.

Fuori dalla cella, fuori dall'edificio, nella foresta. Tutto in una sequenza velocissima.

Vengo condotto verso il patibolo, ancora una volta con i polsi legati.

Ho un terribile dejavù.

The deeply colored night sky
Is filled with you, who won’t leave
It wakes me from my sleep
Kissing me again

Your voice that whispered I love you
Your scent, I hear it in my ears every day
Where are you?

Malgrado ciò, non sento l'anima pesarmi come mi sarei aspettato.

Credevo che avrei avuto paura, che avrei fatto di tutto pur di oppormi alla mia condanna, quando invece seguo docilmente il mio aguzzino.

Credevo che il mio sguardo avrebbe vagato sulla folla alla ricerca di un redento, di qualcuno che improvvisamente avesse deciso di aiutarmi, che si fosse reso conto di quanto tutto questo fosse sbagliato. Invece, guardo il cielo con leggerezza. Mi perdo nelle fronde degli alberi, quei colori che mai come oggi mi sono sembrati tanto brillanti.

Osservo il rogo pronto ad essere bruciato, arrendendomi all'idea di dover chiudere anche questo capitolo della mia vita.

La rassegnazione mi è ormai amica. Una rassegnazione che mi gela il cuore, come delle scheletriche mani pronte ad afferrarlo e schiacciarlo.

Per un momento mi sembra quasi di sentire il sangue colarmi fino ai piedi.

Con la coda dell'occhio scorgo un movimento poco lontano.

Mi giro, notando Martha e Molly che mi osservano in silenzio, seminascoste da un'enorme quercia.

Martha ha una mano a coprirle la bocca, mentre Molly cerca di trattenere i singhiozzi.

Sorrido di cuore.

Con un cenno del capo esprimo loro tutta la mia gratitudine, ricordandomi ancora una volta il perché io abbia fatto una simile scelta.

Esito per un momento, pregando mentalmente per loro, affinché riescano a sfuggire dalla marea di bestie che tutti noi siamo. Chiedo che quelle due dolci umane riescano a sopravvivere, il barlume di speranza più brillante che io abbia mai visto negli ultimi millenni.

Mi fermo davanti al patibolo e volto brevemente il viso, guardando la folla alle mie spalle.

You’re hidden in a place where I can’t see you
The pain you received for me
When my anger becomes one
I’ll chase the lost memories from the deep sleep
I want to find the real me that is not you
But the bruises in my heart are too big
I try hiding it but they hide in my heart and wake me up

Angeli e demoni.

Gli uni separati dagli altri, ma comunque riuniti nell'assistere alla mia fine.

Di nuovo l'ironia della situazione mi spinge a ridere mentalmente, rendendomi insopportabile persino a me stesso.

Un giovane angelo mi si avvicina e mi conduce verso l'enorme tronco che svetta al centro di un cerchio di pietre.

Gentilmente mi fa poggiare la schiena contro quel ceppo, legandomi con le braccia lungo i fianchi e assicurandosi che i nodi siano ben stretti.

È davvero giovane. Forse troppo.

Non mi guarda, sembra avere paura. Provo un moto d'affetto nei suoi confronti.

"Non sarà un bello spettacolo" mormoro "Non devi rimanere"

Lui si blocca per un momento, ma non mi risponde.

Termina il suo compito in silenzio, dirigendosi poi verso la folla.

Una delle guardie però lo richiama, mettendogli in mano un tizzone ardente e indicandomi con un cenno del capo.

I met you on the other side of my horrible memories
You embraced even my lost feelings
Helping me get up from being broken
I’m trying not to let go of your hands
I’m trying to erase the nightmares
I’m trying so hard
In this place where I trapped myself

 

Colgo un lampo di panico negli occhi chiari del ragazzo, il quale si gira immediatamente verso un altro angelo, probabilmente il padre. Quest'ultimo non dice o fa nulla, semplicemente lo guarda.

Allora il ragazzo si volta ancora verso di me, fissandomi spaventato.

L'unica cosa che posso fare è annuire.

La rassegnazione mi opprime ancor di più il cuore.

Il giovane angelo continua ad esitare finché non annuisco più vigorosamente, cercando di dissimulare la punta di terrore che si forma in me all'improvviso.

Le cose stanno così mi ripeto. Accettale per quello che sono e spera di morire in fretta.

Finalmente il ragazzo si decide, raggiungendomi.

Vedo la fiaccola avvicinarsi. Inspiro profondamente, chiudo gli occhi.

È ora.
 

"FERMATEVI!"

Una voce familiare rompe il silenzio.

Il cuore perde qualche battito.

Cosa...

Vedo Sherlock arrivare di corsa, superando la folla e parandosi davanti a me, esattamente come il giorno del processo.

"Sherlock, che diavolo..." mormoro.

I want to roll up the darkness
And find you
Though I can’t touch you
Or be held by you

What controls me
Isn’t what lives in me
What can heal me isn’t strong medicine
It’s just love
The voice I hear in my ears
Wakes me up from being lost

After it wraps around me and kisses me
It disappears and I can’t see it anymore

"Non potete farlo" dice il demone con voce ferma.

"Fratellino, ne abbiamo già parlato" interviene Mycroft "John Watson si è dichiarato colpevole, il che ci permette di punirlo nel modo più severo concessoci"

"Dato che il processo è stato eseguito in maniera deplorevole, considerando che John non aveva nessuno che potesse difenderlo, altrettanto deplorevole è questa esecuzione" risponde il minore.

"Non credi che sia altrettanto deplorevole il modo in cui ti sei alleato con due angeli e hai cercato di salvarlo?"

Mentre i due parlano, percepisco degli strani rumori alle mie spalle.

"Shhhh" mi intima un'altra voce conosciuta "Sta' zitto e non fare movimenti bruschi"

"Greg?"

"Cristo Santo, guarda come ti hanno legato" lo sento imprecare.

"Greg, che diavolo sta succedendo?" domando.

"Ti ho detto di stare zitto!" sibila "Vuoi che ci scoprano subito?"

"Greg, per l'amor di Dio, lasciate perdere! Non ha funzionato al processo, come credete che possa funzionare ora?"gli domando, frustrato.

"Quindi preferisci che ti lasciamo morire così?"

"Sì!" sbotto.

The deeply colored night sky
Is filled with you, who won’t leave
It wakes me from my sleep
Kissing me again

Your voice that whispered I love you
Your scent, I hear it in my ears every day
Where are you?

"HEY!" sento gridare qualcuno di fronte a me.

"Cazzo, lo sapevo" sussurra Greg.

L'attenzione di tutti i presenti viene attirata su di me, mentre il demone che ha parlato si alza, pronto a raggiungere Greg.

Sherlock glie lo impedisce, afferrandolo per un braccio.

"Stai indietro, Jim, prima che mi avventi su di te"

"Jim"

Riconosco il demone che mi guarda in cagnesco, lo stesso che aveva cercato di aggredirmi all'ultimo tributo.

Lo vedo fissare Sherlock in preda alla rabbia.

E di nuovo, come il giorno del processo, vedo tutti rivoltarsi contro i miei amici.

Prendono Greg alle spalle, ma lui cerca di difendersi.

Mike sbuca fuori all'improvviso, provando ad aiutare Greg.

Sherlock tenta di tenere a bada chi può, mentre io rimango inerme, fissando tutti quelli che mi stanno davanti.

In mezzo al caos generale scorgo persino Mary, che mi guarda con apprensione.

Qualcuno strappa il tizzone ardente dalle mani del ragazzo che lo reggeva e lo lancia sul cumulo di paglia.

Il fuoco divampa immediatamente, mentre una spessa coltre grigia si erge verso il cielo.

Osservo le fiamme che si avvicinano pericolosamente ai miei piedi, l'odore acre di bruciato mi penetra le narici.

Sono stanco, spossato, distrutto da tutto questo.

In the night sky that I can’t touch
I see you turning back
Making me escape from the exhausted days
Making it into a picture

Perché hanno tentato di salvarmi?

Perché sono finito qui?

In quel momento, ciò che avevo creduto essere semplice indifferenza, quella che pensavo fosse un'amara rassegnazione che mi ero imposto pur di riuscire a superare tutta questa faccenda, si tramuta in furia.

Una furia cieca che poi diventa follia.

Ho definitivamente perso la ragione.

In mezzo al fumo e alle fiamme, sento il mio corpo caricarsi di energia.

I muscoli tirano e si gonfiano, corrugo la fronte e digrigno i denti, mentre un terrificante calore mi avvolge completamente.

Basta.

"BASTA!" grido a pieni polmoni.

Un grido che scuote il terreno, che mi spacca i polmoni e che fa stormire il vento.

Un grido che mi parte dal cuore e che raggiunge il cielo, spegnendo le fiamme.

È in quel momento che la sento. Un voce gutturale che mi chiama per nome: "John".

Poi tutto si fa buio.

I’m sorry, I say as I hold onto you
Don’t go far away, I call out to you
In the sadness that I can’t ever see again
Tears fall again

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice: Ben ritrovati! Okay, in questo capitolo John viene finalmente portato al patibolo. Considerando che faccio sempre dei ragionamenti abbastanza contorti per rispettare appieno i personaggi presentatici dai Mofftis, spero che la reazione di John sia IC. Mi sembra sempre di camminare un po' sulle uova, lmao. Comunque, in questo capitolo, e nel successi, ho pensato a un John stanco, stanco in ogni senso. Praticamente stufo, dopo tutto ciò che ha dovuto passare e subire. Per certi versi quasi spera di morire, affinché la sua sofferenza abbia una fine. Quando poi gli viene tolta anche questa opportunità, nonostante stessero cercando di salvarlo, quando di nuovo vede tutti prendersela con le persone a lui più care (per dirla in parole povere) si incazza come una iena. Personalmente ho pensato che fosse la reazione più adeguata che una persona nella sua situazione avrebbe potuto avere, soprattutto considerando quanto per John sia facile perdere la brocca quando viene spinto al limite (basti guardare la testata che da in faccia a Sherlock quando torna nella 3x01).

Spero di aver reso chiaro il mio punto e che la storia vi stia piacendo fino ad ora. Come sempre, critiche, recensioni, domande o altro sono sempre ben accette. Vi ringrazio ❤️

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Capitolo 16
*** XVI - Sangue ***


 

XVI – Sangue                                                                                                                                                                            Blood – Breaking Benjamin

 

“Andiamo John, alzati” mi dice Mary.

Mi ritrovo sdraiato sull’erba, sento la sua voce invadermi la testa.

Provo a stringere un ciuffo di steli verdi, ma sembrano strani al tatto, quasi incorporei.

“John” mi chiama Greg.

Alzo gli occhi verso di lui e lo trovo in piedi, di fronte a me, affiancato da Sherlock, Mike, la signora Hudson e Molly. Dietro di loro tutti gli angeli e i demoni mi guardano, qualcuno sorride.

“Che cosa è successo?” domando.

“È finita, John ” afferma Sherlock “Hanno capito che non c'è alcuna giustizia nell'ucciderti. Finalmente da ora saremo un unico popolo”

Li guardo incredulo.

Un'orribile sensazione mi afferra le viscere.

Il silenzio che regna attorno a noi è surreale: non sento neanche il rumore del vento.

Every endless word
I have nothing here
Sick of all that was
Tired of all that is

 

Cerco lo sguardo di Sherlock in preda al terrore. E proprio quando i nostri occhi si incrociano, vedo che i suoi sono cambiati. Non sono del solito color ghiaccio, ma un blu scuro e intenso.

D'istinto mi allontano da loro.

“John, caro, ti senti bene?” mi domanda Martha, tentando di avvicinarsi.

“Non muoverti” le ordino continuando ad allontanarmi.

Mi guardo attorno. Ogni colore sembra essere diventato più cangiante, quasi accecante.

Sento le lacrime velarmi gli occhi.

“Che diavolo sta succedendo?!” sbraito.

“Non ti preoccupare, John. Andrà tutto bene”

È stato Sherlock a parlare, la voce così roca da sembrare l'eco di una caverna.

“Chi sei?” domando.

Lentamente, il volto di Sherlock cambia. I suoi occhi diventano completamente neri, un sorriso tirato e agghiacciante gli deforma il viso, un viso magro, praticamente scheletrico, mentre la pelle diventa di un pallido quasi malato.

Il cielo, gli alberi, tutti gli angeli e i demoni svaniscono immediatamente in una nuvola di fumo, lasciando intorno a me solo uno scuro spazio indefinito.

“Perdonami, John, non mi sono ancora presentato” mi dice il falso Sherlock “Io sono Duluth”

Apro la bocca per rispondere, ma ogni parola mi muore in gola.

Deve essere per forza uno scherzo.

“Tu credi, John? Se non fossi chi dico di essere, potrei fare questo?” mi domanda pacatamente.

Lo guardo stupito, realizzando che mi ha appena letto nella mente.

Prima che io possa rispondere, lui alza lentamente un braccio, allungando la mano nella mia direzione e stringendola a pugno.

Un dolore lancinante mi invade tutto il corpo. Mille aghi si conficcano nei muscoli, fino a toccare le ossa. Mi inginocchio in preda ai conati di vomito.

“La....sciami andare”

Duluth continua a sorridere e inspira soddisfatto.

“No, John. Io ho bisogno di te”

“Per...chè?”

“Perché non tollererò più la presenza di esseri come voi su questo pianeta. È giunto il momento che togliate il disturbo”

Dopo qualche secondo riapre la mano, io annaspo in cerca d'aria.

“S-sei stato tu a crearci... Perché farci questo?”

Lui tace, avvicinandosi con calma.

“Sinceramente, John, non so da dove veniate, né chi siate né chi vi abbia creato. Io sono stato un mero spettatore per tutti questi millenni” afferma poco dopo, accucciandosi accanto a me.

Mi sento annientato.

Alzo lo sguardo su di lui, cercando di capire se stia mentendo.

Di nuovo quel sorriso agghiacciante gli si forma sul viso; ride di me e della mia stoltezza.

“John, John, John... In realtà ciò che ho detto non è del tutto esatto” mormora, accarezzandomi una guancia.

“Che cosa vuoi dire?”

“Voglio dire che un motivo per cui voi credete che io sia il vostro 'Dio', per cui ogni solstizio d'inverno vi siete riuniti per donarmi la vostra energia, in realtà c'è. È stato davvero facile inculcarmi nelle menti vostre, dei vostri avi. Sinceramente non credevo avrebbe funzionato”

“Dimmi che cosa sei” rispondo con voce rotta dalla rabbia.

“Io, John, sono un Invisibile”

Lo osservo confuso, cercando di non abbassare la guardia.

“Immagino tu abbia bisogno di delucidazioni. Come può già suggerirti il nome, John, nessuno mi ha mai visto nella mia vera forma. Perché non ne ho una. Non sono un animale, un umano, un angelo o un demone. Sono niente e tutto insieme. Perché voglio sterminarvi? Semplicemente perché ho bisogno di questo pianeta, pianeta che voi e gli umani avete ridotto in miseria. Questo è l'unico luogo con le condizioni necessarie da permettermi di riportare in vita tutti i miei simili, uccisi brutalmente in un'epoca in cui di voi non esisteva neanche il più piccolo atomo” mi dice.

C'è qualcosa di strano nella sua voce. Sembra quasi malinconica.

“E prima ancora che tu mi chieda come potrò farlo'” aggiunge “Ora sai a cosa mi è servita tutta l'energia che ho accumulato nel corso dei millenni”

Rimango in silenzio a terra, cercando di elaborare la miriade di informazioni.

Lui mi fissa imperscrutabile come un ragno che guarda la mosca intrappolata nella sua ragnatela appiccicosa.

Every hated love
I have broken in
Sick of fucking up
Tired of falling in

“Però non posso fare tutto da solo, John. Ho bisogno del tuo aiuto”

“Credi davvero che io ti aiuterò?”

Mi gira attorno lentamente, una lentezza quasi straziante.

“Tu hai sempre pensato che angeli e demoni siano esattamente uguali agli umani, vero?”

Il suo alito caldo mi sfiora il collo mentre sento il rancore crescere secondo dopo secondo.

“Non posso darti torto. Combattere gli uni contro gli altri per duecento anni e ottenere cosa? Una tregua da due soldi che si regge sul reciproco ignorarsi. Gli umani almeno si sono estinti dopo l’ennesima guerra. Tutti morti, o quasi. Ma voi, perché non vi siete istinti anche voi?”

Alzo lo sguardo verso quell'essere, quell'entità.

Eravamo stati imbrogliati per millenni, accecati dalla fede e dalle menzogne.

Lo guardo con tutto l'odio di cui sono capace, sentendomi un animale in trappola.

“Credo che tu mi aiuterai, John, perché è per questo che ti ho scelto”

“Che significa mi hai scelto?” domando.

“John, è grazie a te se io ora sono qui”

Un silenzio tombale cala tra di noi. Cerco di pensare a un modo per scappare, per riprendere il controllo del mio corpo e far uscire Duluth dalla mia testa.

“È grazie alla tua rabbia e alla tua furia se io adesso sono qui, nella tua mente, a parlare con te. Con il tuo odio e il tuo rancore mi hai aperto uno spiraglio verso la terra. Credi che sia stata pura casualità?”

“Questa è una follia” mormoro.

“No, John, affatto. Questo è quello a cui sei stato sempre destinato. Il tuo essere considerato un reietto, il tuo incontro con Sherlock. Pensaci. Se non fosse stato per il tuo incontro con quel demone, in questo momento non saremmo qui. Sono stato io a sceglierti, John. A far in modo che tu e quel demone vi incontraste. Fin dall'inizio avevo notato qualcosa di diverso in te. La foga con cui combattevi in battaglia, la rabbia con cui uccidevi ogni demone, come se godessi nel vederli agonizzare davanti ai tuoi occhi”

“SMETTILA!” urlo.

Chiudo gli occhi e chino il capo, cercando invano di ignorare ciò che mi ha appena detto. Tento in ogni modo di dimenticare le orribili immagini che per troppo tempo mi hanno invaso la mente. Le vite che ho spezzato, giovani demoni che crollavano sotto i miei fendenti, miei compagni che venivano trafitti da spade, frecce, in un bagno di sangue che fino ad oggi non sono mai riuscito a togliermi di dosso. Le volte in cui mi ritrovavo a sfregarmi le mani fino a scorticarle, eppure il puzzo del sangue non se ne andava. Non se n'era mai andato. L'odore d'assassino mi aveva tormentato per secoli.

“Non ignorare ciò che hai fatto, John. Non dimenticare quello che sei stato, non cercare di negare la tua vera natura” mi sussurra Duluth.

“STA' ZITTO!” sbraito di nuovo.

“Andrà tutto bene, John. Osserva”

Prima che io possa ribellarmi, mi ritrovo sbalzato nella realtà. Vedo tutto come prima, ma il corpo non mi appartiene più.

Sento tutta la rabbia di prima agitarmisi ancora nello stomaco e nel petto, finché pochi secondi dopo i piedi si staccando dal rogo e mi libro in aria.

La corda che prima mi legava è su quel mucchio di legna, spezzata a metà.

Due ali dal colore indefinito torreggiano sulle mie spalle.

D'istinto mi volto a guardare l'ala sinistra. È completamente sana.

And all that I regret
I have before, I will again

 

“Ti hanno tradito, John, i tuoi simili ti hanno mandato a morire. Tua moglie ti ha denunciato. I tuoi genitori sono morti. Sei completamente solo, con me. Non sei arrabbiato, John? Non senti l’odio sviscerarti da dentro?”

Duluth parla lentamente, quella dannata voce sensuale, come un serpente incantatore dalla lingua biforcuta.

Tento di tapparmi le orecchie, ma le braccia rimangono al loro posto.

Di nuovo vengo rinchiuso in quello spazio angusto che è la mia mente, insieme a Duluth che ha ancora le sembianze di Sherlock.

“Non ti aiuterò mai a commettere un genocidio!” gli grido in faccia.

“Ne sei davvero convinto?” mi domanda.

Duluth alza un braccio e anche il mio corpo, quello ancora fermo nella realtà, si muove.

Vedo la mia mano caricarsi di energia, pronta a sferrare il colpo.

Punta diretto verso la folla, quasi tutti col volto verso di me.

“FERMO!” urlo, cercando di lanciarmi addosso all'Invisibile per placcarlo. Lui allunga la mano libera e la stringe a pugno con forza, strappandomi un gemito di dolore e atterrandomi. La sua presa si fa così potente da farmi sentire della catene legate tutt’attorno al corpo, le stesse che si materializzano immediatamente dopo. Quel clangore è il segno della fine.

L'onda di energia scaturisce dalla mia mano e si avventa su chiunque sia sotto tiro.

Qualcuno viene colpito e ferito, qualcun altro non viene ferito e scappa, altri ancora vengono colpiti e non si rialzano più.

“John, che stai facendo?!”

Stavolta è Mike a gridare, terrorizzato.

“FERMATI!” strillo dimenandomi con tutta la mia forza, cercando di spezzare quelle maledette catene.

Duluth ride divertito.

“Sono impressionato, John. Sono davvero colpito dalla forza di volontà con cui stai cercando di ribellarti, con cui difendi quelle stesse persone che fino a poco fa avevano intenzione di lasciarti bruciare vivo. Non ti sembra un buon motivo per ucciderli tutti? In fondo, cosa sono loro per te? Non ti hanno mai considerato come uno di loro, perché tu non lo sei mai stato. Tu sei il prescelto, John”

“No, non lo sono!” rispondo con rabbia.

Chi sono io?

Un’eco mi giunge da lontano, che mi rallenta e appesantisce.

Io non porto rancore, cerco solo la pace. La MIA pace.

La rabbia non mi appartiene totalmente, il dolore deve scomparire.

“Il sangue fa parte di te, John” mi dice Duluth mentre le mie braccia continuano a lanciare fendenti, a spezzare vite, distruggere esistenze.

“Non ricordi la soddisfazione che provavi nell’uccidere? Non ricordi la spossatezza dopo la lunga battaglia col nemico?”

Quel dannato sangue che per millenni mi ha tormentato, mi ha tolto ogni forza di vivere perché lo vedevo ovunque. I volti e i corpi martoriati mi balenavano davanti agli occhi a tutte le ore del giorno e della notte.

Ricordo anche il mio, di sangue, dopo quella freccia avvelenata.

Dopo Sherlock.

Quei pensieri mi penetrano nella mente e mi offuscano la ragione.

Mi guardo attorno, osservando il paesaggio in fiamme. Cadaveri ovunque, persone che fuggono, altre che si nascondo nella foresta cercando di rifugiarsi dalla furia omicida che aleggia nell'aria.

“Rifletti per un momento, John. Queste persone si meritano ciò che sta accadendo loro. Stai finalmente avendo la tua vendetta su coloro che hanno cercato di ucciderti per primo. Sì, sono stati i demoni a condannarti, ma credi che gli angeli siano migliori di loro? Nessuno è venuto in tuo soccorso, John. Nessuno. Ti hanno tutti abbandonato a te stesso, indifferenti. Sapevano cosa ti avrebbe atteso, sapevano che saresti stato ucciso. Eppure nessuno ha mosso un dito”

So cosa sta facendo.

Comprendo le sue intenzioni, la sua malvagità, il suo essere un subdolo manipolatore.

Ma c'è una parte di me che non è completamente d'accordo.

It's over now
(Are you running away?)
I come apart
(As I light the way)
It's in my blood
(Let the sky fall down!)
I won't let go
(My oblivion!)

Mi ritrovo a riflettere davvero su ciò che ha appena detto.

Guardo chiunque corra davanti ai miei occhi, ogni corpo, ogni essere vivente che tenta in qualsiasi modo di abbattermi, sentendomi invincibile per la prima volta in vita mia.

Percepisco il potere scorrermi nelle vene, una nuova sensazione di energia mi attraversa, adrenalina pura che mi gonfia i muscoli.

Nessuno di loro ha fatto nulla per me. Nessuno ha mai cercato di salvarmi, di permettermi di sopravvivere.

Sento una terribile rabbia montarmi dentro, verso tutti coloro che in questo momento mi stanno guardando col terrore negli occhi.

Godo nel vederli avere paura di me, consci del terribile errore che hanno commesso.

“Non è rigenerante come sensazione?” mi chiede di nuovo quella voce nella mia testa.

Annuisco silenziosamente, zittendo la parte di me che cerca di convincermi del contrario.

“Prova con le tue stesse mani, John. Prendi il controllo di tutto, io non interferirò. Senti quel potere che per tutta la vita ti è sempre mancato, senza alcun rimorso o rimpianto. Il mondo intero è tuo, ora”

Mi guardo le mani, sconvolto.

È davvero appagante, forse persino troppo.

Sono io o è Duluth?

“Non raggiungerete mai la pace. Arrabbiati. Odia tutti coloro che ti hanno causato dolore e che non ti hanno mai dato la possibilità di amare. Porta rancore verso di loro, John, e uccidili”

Non so più chi sono.

Non so più cosa sono.

Sento solo rabbia, ira pura e semplice che mi invade la mente.

Sherlock ha gli occhi rivolti verso l’alto, verso di me, e mi osserva con la bocca semiaperta.

Un sorriso perfido mi deforma il volto mentre mi getto in picchiata verso quelli che hanno tentato di uccidermi.

L'ultima, minuscola parte razionale che è rimasta in me mi grida di non farlo.

Posso immaginarla ancora intrappolata nelle catene, che cerca di strisciare verso di me come un verme in mezzo al fango.

Ecco che cosa sono stato io per tutta la vita: uno sporco verme strisciante.

Counting every breath
I am my own fear
Nothing ever was
Nothing ever is

Quella parte di me mi urla che non è giusto, che non devo farlo, che io non sono un assassino.

Ne sei così certo?

Che questa sia sempre stata la mia vera natura?

“Sì, John, lo è sempre stata”

Il sangue è parte di me.

Per un momento, il silenzio cala tra me e lui.

La battaglia mentale si interrompe quando mi abbandono completamente al controllo dell'Invisibile. Scatena imperterrito la sua furia omicida su tutti i presenti.

Greg continua a chiamarmi, anche lui tenta invano di fermarmi.

“Sei completamente solo, John. Proprio come me”

“Io sono...solo” mormoro, sentendo le catene allentare la presa.

Crollo in un torpore che da molto non provavo.

Una spossatezza fisica e psicologica che mi impedisce di muovermi.

Il freddo pavimento della mia mente sembra un accogliente cuscino.

Vorrei rimanere lì per sempre.

“Riposati, John. Andrà tutto bene” sussurra Duluth, prima di voltarmi le spalle.

Accenno un piccolo sorriso, rincuorato nel profondo.

Posso riposare?

Every halo lost
I am worn within
Nothing left to harm
Nothing left to live

“JOHN!”

Il richiamo di Sherlock si perde in mezzo alle grida generali, in mezzo ai colpi che arrivano da tutte le parti e che cercano di annientarmi.

“JOHN! FERMATI!” grida ancora Sherlock.

Lentamente, la sua voce sembra farsi strada in me.

Un suono ovattato che piano piano cerca di svegliarmi.

Una minuscola luce che si staglia in quell’indefinita oscurità.

Continua a ripetere il mio nome.

“Sher...lock?” sussurro.

And all that I regret
I have before, I will again

Improvvisamente, qualcosa mi colpisce nel mondo reale, facendomi cadere in avanti. Il volto cozza violentemente contro la dura terra. Sento l'Invisibile imprecare.

Riesco a scorgere Sherlock pronto a combattere.

Lentamente mi alzo sui gomiti.

“JOHN! CHE DIAVOLO STAI FACENDO?!” urla.

Per qualche breve, brevissimo secondo, mi ritrovo di nuovo nel mio corpo.

Fluttuo a mezz'aria, le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Vedo solo fiamme attorno a me.

Non riesco a dire una parola.

Non riesco a fare nulla.

“Non ti preoccupare, John, ci penso io a lui” dice Duluth, sbattendomi di nuovo indietro.

L'Invisibile scatta in avanti, in picchiata verso il demone. Lui prontamente riesce a schivarlo.

Sherlock...

“SHERLOCK!” grido, la voce si disperde nel vuoto più totale.

Stavolta è il demone ad attaccare, cogliendo di sorpresa Duluth, costretto a parare il colpo col mio avambraccio.

Non parla, mi fissa. Mi rispecchio nelle sue iridi chiare, non riconoscendomi.

Molte rughe d’espressione mi corrugano la pelle, gli occhi sembrano spiritati, ho la bava alla bocca.

Lui ha capito, ma non conosce ancora la potenza del nemico.

Osservo la sua arma, circondata dalla solita aura viola scuro.

Forse...

Faccio leva sulle braccia e mi alzo in piedi, correndo verso Duluth e aggrappandomi a lui, impedendogli di muoversi.

Ritorno in me per qualche attimo. Sposto la mia attenzione sulla spada, assorbendo il veleno contenuto al suo interno.

Duluth geme, le gambe gli tremano.

Tutto attorno a me inizia a girare.

Ferendo me stesso, ho ferito anche lui.

Più mi indebolisco, più lui perde il suo immenso potere.

Cerca di liberarsi dalla mia presa, ma io non lo mollo.

Sorrido e vedo Sherlock guardarmi sorpreso.

Deve aver capito che c’è qualcosa che non va.

“Sherlock” mormoro “Non sono io. Duluth ha preso possesso del mio corpo e mi sta usando. Ti prego Sherlock, aiutami”

Queste esatte parole fuoriescono dalle mie labbra nel mondo reale.

“John, cosa...”

Prima che Sherlock finisca la frase, l'Invisibile riesce a liberarsi dalla mia presa e a subentrare, librandosi in aria con un grido di frustrazione.

Materializza una spada nella mia mano sinistra, scendendo per l'ennesima volta in picchiata.

“SHERLOCK!” urlo con tutto il fiato che ho in corpo.

No. Ti prego, no!

Un secondo prima che Duluth lo raggiunga, qualcuno si para davanti al demone.

L’Invisibile trapassa quel corpo da parte a parte.

Sento gemere una donna.

It's over now
(Are you running away?)
I come apart
(As I light the way)
It's in my blood
(Let the sky fall down!)
I won't let go

(My oblivion!)

Riprendo ancora il controllo.

In mano reggo quella spada, imbrattata del sangue di Mary.

Alzo lentamente lo sguardo, incrociando gli occhi di lei.

Li vedo riempirsi di lacrime, gocce di dolore trasparente.

Mi fissa con la bocca semiaperta, le labbra tremanti.

La spada si dissolve tra le mie mani, lasciando via libera al sangue che immediatamente inizia a scorrerle lungo il corpo, mentre una scia azzurrognola si alza verso il cielo.

Lei tace. Un rivolo rosso le scivola al lato della bocca.

Mary...

Il suo sorriso si amplia, sussurra il mio nome.

Pochi secondi dopo si accascia a terra davanti allo sguardo inerme di Sherlock.

Cerco di chiamarla, ma non risponde.

Mi inginocchio accanto a lei, scuotendola piano.

La chiamo ancora. Nessuna risposta.

Calde lacrime iniziano a solcarmi le guance non appena le prendo il polso.

Niente battito. Non respira più.

Delicatamente la prendo tra le braccia.

Tento di pulirle il sangue dal lato della bocca, macchiandole la guancia.

Sconvolto, alzo piano le mani e le guardo.

Sono completamente macchiate di rosso, sporche di morte.

Il sangue è parte di me

Accade tutto troppo velocemente.

Face the monster i've become
(And fight, hate will not become!)
In the ground we rise to burn
(Maybe your life will let me love!)
Forgive my heart

“Sherlock...” riesco a sussurrare “Dovete uccidermi”

“Non credo proprio!” grida l'Invisibile, prendendo per l'ennesima volta il controllo del mio corpo.

Mi incatena a terra e stringe il pugno, strappandomi delle grida disperate.

“Questa è stata l'ultima goccia, John. Ora rimani a guardare mentre il tuo amato mondo crolla sotto i tuoi stessi colpi!” mi dice, lanciando un'ultima ondata di energia sul terreno circostante.

Subito dopo volta le spalle alla foresta e si libra verso il cielo coperto di fumo.

“SHERLOCK!” invoco, sentendo le corde vocali reali prendere fuoco nello sforzo.

Non può essere davvero finita così.

Concentro tutte le poche forze che mi sono rimaste sul mio corpo reale, riuscendo a bloccarlo a mezz'aria, tremante.

Sherlock, ti prego.

Ancor prima che possa urlare il suo nome per l’ennesima volta, un sibilo mi arriva alle orecchie.

Un dolore tremendo mi colpisce la spalla sinistra.

Una dolore che accolgo con immensa gioia.

Assorbo ogni singola briciola di quella sofferenza.

Duluth si gira bruscamente verso di me con i denti digrignati, un ringhio carico di disprezzo.

Incateno lo sguardo col suo, un lampo di soddisfazione mi balena negli occhi.

Mi sento debole.

Duluth è altrettanto debole. Le sue ginocchia e le mani pericolosamente.

La spalla brucia come stesse andando a fuoco, un dolore che in qualche modo mi da sollievo.

L’Invisibile tenta di avvicinarsi a me, ma non glie lo permetto. Prima che possa raggiungermi, assorbo il veleno di quella freccia come una dolce via verso la fine.

Tende la mano nella mia direzione con rabbia, cerca di stringere il pugno per l’ennesima volta sperando di farmi del male, ma ormai non ha più la forza necessaria.

Inizio a gemere dal dolore. Duluth sembra accartocciarsi davanti ai miei occhi.

Il sorriso tirato si apre in un urlo bestiale.

Ancora con le sembianze di Sherlock, vedo il suo volto riempirsi di crepe come una bambola di porcellana caduta a terra.

Più veleno assorbo, più le crepe si diramano.

Gli coprono le guance, la bocca, la fronte, le mani.

Una gamba cede, spezzandosi e facendolo cadere avanti.

Non appena tocca il pavimento, un terrificante rumore di distruzione mi rimbomba nelle orecchie.

Duluth diventa cenere, per poi scomparire.

Lancio un ultimo, terribile grido, mentre il veleno penetra nelle mie membra in una strana carica d’angoscia e felicità.

Vengo sbalzato per l'ultima volta nel mio corpo.

Solo allora mi sento abbandonare nel nulla.

Mi sento sempre più debole.

Non so perché, ma sorrido.

È una bella sensazione scivolare sotto le gentili mani dell’aria.

La freccia mi ha riaperto le cicatrici sull’ala e sulla spalla.

Sherlock ha saputo colpire il punto giusto.

 

It's over now
I come apart
It's in my blood (let the sky fall down!)
I won't let go (my oblivion!)

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: inspira, urla, va in panico. ALLORA. Okay, questo è stato il capitolo che mi ha messa letteralmente più in crisi, sono stata assalita dai dubbi fin dalla prima stesura. Alcune considerazioni: Descrivere una battaglia mentale tra Duluth e John all’interno della testa di quest’ultimo non è stata una passeggiata, perciò avevo il terrore che il capitolo potesse risultare troppo confusionario. L’ho fatto leggere alla mia beta, quella santa ragazza, che fortunatamente mi ha detto che la questione si districa man mano che si va avanti a leggere. Spero che sia stato così anche per voi. Poi, in secondo luogo: i protagonisti del capitolo sono principalmente John e Duluth, quindi la descrizione dell’ambiente circostante è passata in secondo piano, diventando lo sfondo di tutto il capitolo; ho cercato di alternarli in modo da non concentrarmi solo su una delle due realtà, ma è ovvio che la mente di John avesse la “priorità”. E in ultimo la cosa che mi ha preoccupata di più, ossia il modo in cui ho trattato il personaggio di Duluth.

Sinceramente ho avuto molti dubbi appena finito di scrivere, perché spontaneamente mi sono chiesta “L’avrò fatto morire troppo presto?”. Successivamente, però, mi è stato fatto notare come Duluth sia il “protagonista di sfondo” di tutta la storia, uno dei principali e attorno cui ruota tutta la vicenda, ma che diciamo c’è e non c’è costantemente. Oltretutto protrarre per un altro capitolo la lotta tra lui e John sarebbe stato sicuramente troppo prolisso e, alla lunga, anche ripetitivo. Ho preferito dare un ritmo più cadenzato al racconto, senza intaccarne la fluidità. Perdonatemi le note lunghissime, ma preferisco dilungarmi un po’ di più per rendere chiaro ogni punto. Spesso mi capita di dare per scontato diverse cose che io già so, ma solo perché sono l’autrice. Quindi tento di mettermi nei panni di voi lettori e voglio rendervi tutto il più chiaro possibile, specialmente per rendere la lettura più godibile.

In ogni caso, spero di essere stata chiara e che il capitolo vi sia piaciuto.

Un abbraccio ❤️

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Capitolo 17
*** XVII - Incontri ***


XVII – Incontri                                                                                                                                                                                Grace – Rag N’ Bone Man


 

È così buio...

Said I loved you without hesitation
So easy for you to break my foolish heart
Now I wonder if you ever speak my name
Will I always be defined by my mistakes?

Un assordante silenzio mi avvolge.

Galleggio nel nulla come una nave allo sbaraglio.

Istintivamente allungo una mano verso la spalla sinistra, percependo immediatamente la viscosità del sangue sulle dita.

Volto leggermente il viso, giusto in tempo per veder scomparire le ali che Duluth mi aveva restituito.

È davvero finita.

Un minuscolo sorriso colmo di amarezza mi increspa le labbra.

Poco lontano scorgo una luce.

Un bagliore fioco e sconosciuto, verso cui mi sento inspiegabilmente attratto.

Mi ricorda casa mia.

Continuo a guardare in quella direzione, sentendomi quasi al sicuro. Vengo invaso da un torpore che non provavo da secoli, forse addirittura millenni.

La mente si svuota, la luce mi riempie cuore e anima.

Una stella che sa di speranza.

Tendo la mano verso di lei, come un bambino che cerca la madre mentre compie i suoi primi passi.

Le tempie non pulsano più come prima, il silenzio mi culla le orecchie.

Nonostante quel torpore, però, ho le mani congelate.

Ora, ciò che accade sulla Terra non mi riguarda più.

Mi avvicino sempre di più alla luce, sentendomi pervadere dalla felicità.

Qui nulla sembra più contare.

Non esistono ore, minuti, secondi.

Non esiste nulla se non io.

Dopo interminabili tormenti,sono finalmente in pace con me stesso.

Tutto ciò che mi è accaduto sembra un vago ricordo, lontano.

Nonostante io sia solo, credo di poter essere felice.

In the eyes of a saint I'm a stranger
We're all trying to find a way
At the death of every darkness there's a morning
Though we all try
We all try
We're all one step from grace

“John...”

Mi blocco improvvisamente, spalancando gli occhi.

Una voce mi ha chiamato, una voce che credevo non avrei mai più sentito.

Gli occhi si riempiono di lacrime di gioia.

Mi volto di scatto e incrocio lo sguardo di mio padre.

Riconosco il suo volto, rimasto invariato nella morte.

Nonostante abbia mantenuto le sue sembianze, non è più in un corpo terreno; ormai da secoli ha abbandonato quel guscio di carne.

Ora mi sembra quasi trasparente, la pelle è cerulea.

È la sua anima a parlarmi.

Schiudo le labbra esitanti, lui mi sorride.

“John, figlio mio...”

Indossa i suoi occhiali rettangolari, i baffi folti che gli ho sempre invidiato, quel sorriso bonario che mi rassicurava anche dopo gli incubi più tremendi.

Mi avvicino lentamente, timoroso e impaziente allo stesso tempo.

Ho la terribile sensazione che quando lo raggiungerò, scomparirà.

Eppure, quando mi ritrovo vicino a lui con la mano tesa, me l’afferra nella sua tipica stretta ferrea.

Senza attendere un attimo di più, mi getto in avanti e lo abbraccio.

Lo stringo a me con forza, iniziando a singhiozzare.

Un pianto devastante che mi sviscera da dentro.

Mio padre mi accarezza la schiena mentre ascolta ogni mio tormento fuoriuscire in un rantolo strozzato.

“Papà...” mormoro tra un singulto e l’altro.

“Sono qui, John” risponde lui.

I made myself believe
There was no fight left in me
But redemption doesn't fall down at your feet
In the half light
We raised a hand to my defeat
And I watched the world fall
And I rebuilt it piece by piece

Poco dopo, un’altra mano mi tocca i capelli.

Le dita affusolate mi sfiorano il cuoio capelluto, giocando distrattamente con una ciocca.

Continuo a piangere, trovandomi di fronte all’anima di mia madre.

“Mamma...” sussurro quando lei mi getta le braccia al collo.

“Tesoro mio...”

La sua voce così limpida, quanto mi era mancata.

Stringo quel corpo così esile, con il terrore di poterlo spezzare da un momento all’altro.

Non parliamo. Nessuno osa pronunciare una sola sillaba, beandoci di quel contatto.

Non appena sciolgo quell’abbraccio, una terza voce mi raggiunge.

È Mary.

Mi guarda negli occhi. Sul viso ha ancora lo stesso sorriso che mi ha rivolto poco prima di morire.

Poco prima che io la uccidessi.

“Mary...” inizio, esitante.

“Non dire nulla, John” mi interrompe lei, poggiandomi una mano sul braccio “Lo so”

“Tu sai?” le domando, confuso.

Lei si lascia sfuggire una leggera risata.

“Sì, so che non sei stato tu a farmi questo, John. Per quanto rancore serbassi, per quanto grande fosse la tua rabbia… Sei una persona buona. Non avresti mai ucciso tutte quelle persone, mai” mormora.

Sei una persona buona.

“Ti sbagli, Mary” le rispondo “Non sono l’uomo che tu credevi io fossi”

“Come io non sono la donna che tu credevi io fossi”

Rimango in silenzio, chiedendole risposte con lo sguardo.

Perché?

“È stato il mio modo di chiederti perdono” mi dice “Per tutto il dolore che ti ho causato”

“Mary...”

In the eyes of a saint I'm a stranger
We're all trying to find a way
At the death of every darkness there's a morning
Though we all try
We all try
We're all one step from grace

“È stato quel demone. È stato lui a dirmi di te e di Sherlock, a convincermi a denunciarvi”

“Quale demone?”

Esita per un momento, mordendosi il labbro inferiore.

“Il demone di nome James. Un giorno si è presentato a casa nostra, all’improvviso. Non sapevo chi fosse, avevo solo qualche ricordo del suo viso dal giorno del tributo. All’inizio non volevo farlo entrare, avevo paura. Poi mi ha detto che sapeva di te e di Sherlock. Mi ha detto di avervi visti spesso insieme, anche prima del tributo, ecco perché non hai esitato un attimo a salvarlo. Mi ha raccontato di tutte le voci che giravano nei miei confronti sia tra gli angeli che tra i demoni, di come io fossi ‘la moglie insoddisfacente’ che aveva spinto il marito tra le braccia di un demone, per giunta un uomo...” inizia a raccontare, evitando il mio sguardo.

“…Mi sono sentita tradita. Piena di vergogna e rancore nei tuoi confronti, frustrata e, soprattutto, abbandonata. Mi sono ritrovata sola, circondata da sguardi che sembravano trafiggermi come coltelli. Ero arrabbiata, talmente tanto da lasciarmi persuadere dalle parole velenose di quel demone. Perciò ti ho denunciato. Immaginavo che prima o poi avresti portato Sherlock in quel monastero. Spesso me ne avevi parlato; il tuo posto dove poter scappare da tutto e tutti, persino da me” continua, non riuscendo più a trattenere le lacrime “Ma oggi, quando ti ho visto su quel rogo, quando ti ho guardato negli occhi e ho visto la tua rassegnazione, quando ti ho visto lì in piedi, legato a quel tronco e in preda alle fiamme… ho capito cosa avevo fatto. Purtroppo, troppo tardi”

Le sfioro una guancia, costringendola a guardarmi.

Ha gli occhi acquosi, gonfi di pianto.

“Perdonami, Mary” dico con voce spezzata.

Lei mi fissa con stupore, non riuscendo a capire.

Sospiro, cercando di non perdere il controllo.

“Perdonami per quello che è successo, per ciò che ho detto il giorno del processo. E per non essere la persona che tu avresti voluto”

Sorrido leggermente quando vedo il suo viso deformarsi in una smorfia di dolore.

La tiro piano verso di me, sentendo le sue braccia circondarmi la vita.

Poggio una mano sui suoi capelli biondi.

“È tutto finito, Mary. Quelle voci non potranno più raggiungerti”

“Mi dispiace, John...” singhiozza “Mi dispiace davvero”

Le accarezzo la testa, mentre le lacrime iniziano a solcare anche il mio volto.

Hai salvato Sherlock. Per me tanto basta.

I wonder why we give up on love
When it's always within reach
You and I, we suffered this enough
We all try
We all try
We're all one step from grace

Improvvisamente sopraggiungono delle voci sommesse.

La stella continua a brillare in tutto il suo splendore, poco lontano.

Altri spiriti si avvicinano bisbigliando.

Sono migliaia, decine di migliaia.

Ci raggiungono e si affiancano l’uno all’altro, spalla contro spalla, formando una specie di catena che mi separa dalla luce. Anche Mary e i miei genitori si uniscono a loro.

Non sono solo angeli quelli che vedo. Ci sono anche demoni… e umani.

Spalanco gli occhi sorpreso, mentre il bagliore alle loro spalle si intensifica, chiamandomi a sé.

Quelle anime mi fissano come fossi un tesoro da proteggere.

Gli umani, artefici della loro stessa fine; angeli e demoni, deceduti nel conflitto dei due secoli… o per mano mia.

Vitte rotte, strappate come un pezzo di stoffa nelle mani di un sarto inesperto.

Quegli stessi spiriti, ora di fronte a me, si prendono per mano e mi circondano.

Iniziano a ruotarmi lentamente attorno, ripetendo una litania di cui non conosco le parole.

Uno ad uno chiudono gli occhi, entrando in una sorta di trance.

Mi guardo intorno spaventato, non capendo cosa stiano facendo.

La luce diventa sempre più brillante, posso sentirla mormorare il mio nome.

“John…John…”

Cerco di capire cosa stia accadendo, quando all’improvviso una piccola anima interrompe la catena, dirigendosi nella mia direzione.

Mi raggiunge e si ferma così vicina a me da dover alzare il viso per guardami in faccia.

Io la osservo confuso e intenerito allo stesso tempo.

“Ciao” mormora.

“Ciao” le rispondo.

Ha i capelli mossi e lunghi fino alle spalle, le iridi sembrano luccicarle.

Tende le piccole braccia esili verso di me, facendomi capire che vuole essere presa in braccio.

La prendo delicatamente sotto le ascelle, tirandola su e permettendole di accoccolarsi sul mio petto.

Sorride contenta e appoggia la fronte contro la mia.

“Tu come sei morto?” mi chiede.

Solo in quel momento, appoggiando una mano sulla sua minuscola schiena per reggerla meglio, mi rendo conto che non ha le ali.

È una bambina umana.

“Sono stato colpito da una freccia avvelenata”

Lei mi guarda sorpresa: “E chi è stato a colpirti?”

“Una persona per me molto, molto importante”

“E se per te era così importante, perché ti ha fatto questo?”

“Lo ha fatto per salvare me e tante altre persone” dico “Un essere molto cattivo voleva fare del male a tutti quanti, ma...”

“Ma?” insiste lei.

Io la guardo, non sapendo come concludere la frase.

Ma purtroppo ho comunque commesso un genocidio.

Lei continua ad osservarmi con i suoi occhioni speranzosi, facendomi sentire completamente indifeso.

“Ma ora sono tutti salvi” mento.

“Però la tua persona molto molto importante non è per nulla felice” afferma lei.

“Come fai a saperlo?”

“Sento le sue grida fortissime nelle orecchie”

Ammutolisco.

Le grida di Sherlock?

“Non le senti?” mi domanda lei “Ascolta!”

Cerco di isolare ogni rumore al di là del mormorio delle anime.

Prima è solo un sibilo lontano, ma mano a mano che gli spiriti iniziano a girare con più vigore attorno a me, la voce di Sherlock è sempre più chiara.

“John! JOHN!”

In the eyes of a saint I'm a stranger
We're all trying to find a way
At the death of every darkness there's a morning
Though we all try
We all try
We're all one step from grace

“Sherlock…” esclamo.

La bimba sorride felice tra le mie braccia, strofinando il nasino contro il mio “Eccolo! Lo hai sentito!”

Sorrido, commosso.

Voglio portarla con me.

Però, prima che possa fare qualsiasi cosa, lei mi sorride a sua volta, mi abbraccia con forza e mi sussurra “Vorrei tanto poter tornare insieme a te, ma le cose stanno così”

Il tatuaggio inizia a bruciare sulla pelle come fuoco vivo, le anime girano talmente veloci che non riesco più a distinguerle l’una dall’altra, le loro voci sono così alte da non permettermi di sentire neanche i miei stessi pensieri.

Vengo strappato a forza dalla bambina e allungo una mano verso di lei, che viene trascinata indietro e rientra a far parte di quel coro soprannaturale.

“Non lasciatemi! Vi prego!” grido, ma una colonna di luce mi investe.

Di nuovo non vedo nulla, sento la terra mancarmi sotto i piedi.

Precipito rovinosamente mentre la voce di Sherlock continua a chiamarmi ininterrottamente.

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Capitolo 18
*** XVIII - Morte ***


XVIII – Morte                                                                                                                                                                                                       Universe – EXO


 

Il vento mi avvolge, accoglie la mia discesa verso la morte.

Mi abbandono completamente, aspettando di sbattere la schiena contro la dura terra.

Eppure qualcosa me lo impedisce.

Contrary to how I feel, painful words come out
I made you struggle and I’m struggling too
Unlike my determination, nothing’s getting better
I always disappoint you and I regret it too

Vengo afferrato all’improvviso, sentendomi stringere in un abbraccio disperato.

Volto leggermente lo sguardo, incrociando gli occhi di Sherlock.

“John...”

Solo in quel momento realizzo che stiamo fluttuando a mezz’aria, notando le ali del demone agitarsi dietro le sue spalle.

“Sherlock… Tu non sapevi volare” sussurro, sorridendogli debolmente.

“No...” mi risponde attonito, guardandosi le ali come se le stesse vedendo per la prima volta “Non sapevo volare”

Sospiro, appoggiando la guancia sulla sua spalla, mentre il demone inizia a scendere lentamente.

Mi posa con delicatezza a terra, continuando a sorreggermi tra le braccia.

I don’t think I can forget you when the wind gets cold
The night our breaths touched with smoke coming out of our mouths
We warmly held each other with happy laughter
Nights we dreamed of a tomorrow that will shine like the stars

“John… M-mi dispiace per...”

“Oh, dici la freccia?” sussurro beffardo.

Lui annuisce, facendomi sfuggire una risata.

“Sai, mi sembra di aver già vissuto questa scena”

Stavolta anche Sherlock ride. Una risata leggera che riempie l’inquietante silenzio attorno a noi.

“Sherlock...”

“Si, John?”

Non ho il coraggio di continuare. Non ho il coraggio di guardami attorno.

Sento delle fiamme crepitare, il vento soffiare tra le foglie, ma nessuno parla.

Sposto il viso verso sinistra, scorgendo dei corpi sdraiati a terra, alcuni in posizioni innaturali.

Il terrore mi assale.

“Dimmi la verità” dico esitante “Sono stato io a fare questo, vero?”

Per tutta risposta, Sherlock mi appoggia una mano sulla guancia, ostruendomi la vista con le dita affusolate.

“No” mormora “È stato Duluth. Ha usato il tuo corpo, commettendo una carneficina con i tuoi poteri. Non devi ritenerti colpevole di questo.” .

Faccio un segno di diniego con la testa, gli occhi ricolmi di lacrime.

Appena inspiro, una fitta di dolore mi squarcia il petto.

“Quella rabbia...” sussurro con voce rotta “Quella furia, quell’odio, quel rancore… erano tutti sentimenti miei, non di Duluth. Sono sentimenti che io già possedevo prima che lui arrivasse”

Sherlock non sa cosa rispondere, concentrando la sua attenzione sulla mia spalla ferita.

Vedo subito la sua mano circondarsi di un’aura viola.

“No...” dico afferrandogli il polso.

Lui mi guarda, spostando gentilmente la mia mano.

“Almeno riuscirò a ripagare definitivamente il mio debito” risponde.

Lo fisso, la mano a mezz’aria.

Poi il demone appoggia il palmo sulla mia spalla, strappandomi un lamento di dolore.

“Resisti” mi incoraggia “Non ci vorrà molto”

Cerco di sopportare il più possibile, ritrovandomi avvinghiato al suo braccio esattamente come lui si era aggrappato a me quel giorno.

Sherlock continua a sforzarsi, ma la ferita non si rimargina.

I’ll search the universe
Until I can find you again
I won’t let go, even the smallest memories
Memories engraved in the seasons
They come and go several times
But I will still call out to you

“Qualcosa non va” mormora con espressione allarmata, ansimando per lo sforzo “Perché non funziona?”

Immediatamente noto una piccola colonna di fumo azzurro fuoriuscire dalla ferita, dissolvendosi nel nulla.

Ora nessuno può più impossessarsene.

Anche Sherlock la osserva, finché la sua espressione non cambia drasticamente.

“No...” sussurra.

Gli scosto delicatamente la mano, intrecciando le dita con le sue.

“È troppo tardi, Sherlock...” mormoro.

“Cazzo...” sento imprecare Greg.

Il demone si gira automaticamente verso l’Angelo Maggiore alle sue spalle.

“Devi fare qualcosa” gli dice “Sei o non sei l’angelo più potente?”

Lui lo guarda con le mani tra i capelli, chiudendo gli occhi e chinando il volto.

Mike si passa una mano sul viso, taciturno.

Accanto a loro non c’è nessuno.

Se ne sono andati tutti, morti o fuggiti.

“Dovete fare qualcosa!” grida Sherlock in risposta al loro silenzio.

“Smettila” gli dico.

Lui torna con lo sguardo verso di me.

Ha lacrime agli occhi.

Non l’avevo mai visto piangere.

Laughter and tears, scars and healing
Questions and answers, they’re all in you
You have my world, you’re my small universe
The moment it vanishes, I will disappear as well

“Va tutto bene” bisbiglio.

“No, deve esserci un modo. Non devo essermi concentrato abbastanza, ho sicuramente sbagliato qualcosa. Sta’ fermo, ora riprovo” risponde, lasciandomi la mano.

Lo vedo chiudere gli occhi e corrugare la fronte, il palmo tremante.

Prima che possa di nuovo far apparire quell’aura scura gli afferro un braccio, bloccandolo.

“Lasciami, John” mi dice senza aprire gli occhi.

“Non funzionerà, sai bene-” sussurro, lasciando la frase a metà per riprendere fiato.

“Le probabilità che tu sopravviva sono più alte di quanto tu creda”

“Sherlock...”

“Avevo fatto delle ricerche al riguardo e-”

“Sherlock, ora basta” lo interrompo con tono fermo, stringendo la presa “Sai bene quanto me che non posso essere salvato. Duluth ha consumato…praticamente tutta la mia energia. Sono troppo debole”

Lui si blocca, stringendo il pugno.

Sento il suo battito cardiaco accelerare.

Lo lascio andare, chiamandolo.

Il demone apre gli occhi e mi guarda.

Gli sfioro una guancia, affondando le dita tra i suoi ricci.

Per la prima volta, in quello sguardo, colgo la sua debolezza, tutta la sua fragilità.

Mi sento intorpidito, un leggero calore inizia ad avvolgermi il petto come una dolce carezza.

Inconsciamente ripercorro tutti i momenti che mi hanno condotto fino a qui, chiedendomi se sarebbe potuta andare diversamente.

È stato davvero Duluth a farci questo?

È a causa sua se io e Sherlock ci siamo incontrati?

Scaccio bruscamente quelle stupide domande dalla mia testa, tornando a quando tutto è cominciato.

La notte al monastero, quando ha recitato quella poesia per me.

“Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie
luci il tuo volto apparia” bisbiglio.

I’ll search the universe
Until I can find you again
I won’t let go, even the smallest memories
Memories engraved in the seasons
They come and go several times
But I will still call out to you

Sherlock spalanca gli occhi, una lacrima gli sfugge dall’occhio, scivolando lungo la guancia fino al mio polpastrello.

“Riesco ancora a stupirti” sorrido.

Il torpore si propaga lentamente, lo posso sentire scivolarmi sotto pelle.

“Vorrei che facessi una cosa per me, Sherlock”

Lui non risponde, assentendo con un cenno del capo.

“Potresti ripetere di nuovo quella poesia? Mi era piaciuta molto”

Tento di nascondere la voce incrinata, fallendo miseramente.

Il demone si asciuga il viso col dorso della mano, sorridendomi.

Mi lascio sorreggere come un neonato.

Gli poggio una mano sul braccio. Mi ancoro a lui come un naufrago che cerca disperatamente una calda spiaggia su cui strisciare.

Sherlock si schiarisce la voce, poi inizia.

Il suo viso inizia a perdere nitidezza, finché la vista non mi si appanna completamente.

Il panico mi assale, istintivamente chiudo gli occhi.

Mi concentro sulla voce di Sherlock, immaginandomi il suo viso di fronte a me.

La voce del demone inizia a cullarmi. Quella stessa voce baritonale che acquieta ogni turbamento dell’animo e mi spinge a rilassare le spalle.

“Che or volge l’anno, sovra questo colle...”

Mi ero immaginato tutt’altra conclusione per questa storia, ma probabilmente doveva andare così.

Forse era stato tutto già scritto.

Memories always bring tears
Where it was all washed away woo baby
Only you remain
These aren’t feelings that I can end
In just one day, with just one try
I feel it so much it hurts
Wherever you are, I’ll go to you

Mi accoccolo silenziosamente contro Sherlock, che in risposta mi stringe piano a sé.

Il torpore inizia a farsi sentire, mentre i pensieri si fanno più vaghi.

“E pur mi giova...”

Ho lottato.

Ho combattuto con tutte le mie forze.

Ho cercato di oppormi, nonostante stessi per cedere.

Ho ricevuto aiuto da Sherlock, ma non è bastato.

Come dici tu, papà, le cose stanno così.

Alla fine, mi lascio andare.

Abbandono ogni speranza e ogni desiderio di rimanere.

Mi lascio trascinare via, come un’onda che torna verso il mare.

“Oh come grato occorre...”

Perdonami.

“Ancor che triste, e che l’affanno duri!”

E prima di perdere coscienza, proprio mentre il demone inizia a gridare il mio nome, un ultimo, flebile pensiero si fa strada nella mia mente morente.

Io ti amo, Sherlock.
 

I’ll search the universe
Until I can find you again
I won’t let go, even the smallest memories
Memories engraved in the seasons
They come back so I will find you
Because that’s love
Because it’s love

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Capitolo 19
*** XIX - Pace ***


XIX – Pace                                                                                                                                                        Life Must Have Its Mysteries – Hans Zimmer

 

Così si concluse tutto.

Mi ritrovai ancora una volta, l’ultima, immerso nell’oscurità.

Non sapevo dove fossi, né perché, non so nemmeno per quanto tempo vi rimasi.

Eravamo solo io e il buio, stretti in un eterno abbraccio.

Non seppi mai cosa accadde dopo la mia morte.

Non vidi mai il giorno del mio funerale.

Non vidi Molly asciugare le lacrime dal volto della signora Hudson, cercando di trattenere i singhiozzi.

Non sentii mai Greg e Mike darmi il loro addio.

Mai seppi che Sherlock in persona aveva scavato la mia tomba, né lo vidi prendermi tra le braccia e poggiarmi sull’umida terra, in silenzio, con gli occhi lucidi.

Non venni mai a conoscenza del suo dolore.

Non lo vidi mai passare intere giornate a leggere nella sua biblioteca, sfiorando lo scaffale dietro il quale mi ero nascosto da Mycroft.

Mai lo vidi seduto nella sua camera su una poltrona nera, a gambe incrociate, intento a fissare le fiamme che crepitavano nel camino, illuminandogli il viso.

Mai seppi che, alla morte di suo padre, ne prese il posto come Demone Supremo, affiancato da Mycroft, diventando il principale punto di riferimento per quello stesso popolo che avrebbe voluto scacciarlo.

Non fui mai partecipe dei suoi successi e delle sue sconfitte.

Non venni mai a sapere che Martha e Molly erano rimaste con lui dal giorno in cui Sherlock le aveva incontrate nella foresta, venendo a sapere della mia seconda cattura.

Non seppi mai nemmeno che cosa fosse successo a James.

Non lo avevo visto tra i cadaveri rimasti in mezzo alle fiamme crepitanti.

Sherlock raramente me ne aveva parlato, eclissandolo semplicemente come un suo “conoscente”, eppure non mi aveva mai convinto del tutto.

Ricordo ancora lo sguardo che mi aveva lanciato il giorno del tributo, quando mi aveva visto tenere il braccio di Sherlock.

Quegli occhi color pece mi avevano penetrato l’anima, uno sguardo di fuoco che mi aveva bruciato da dentro.

Ed era stato proprio lui a raccontare tutto a Mary.

Passai parecchio del mio tempo a chiedermi perché, che cosa lo avesse spinto a fare una cosa del genere, ma ogni risposta che mi davo sembrava non avere senso.

Perché ci ha denunciati?

Non accettava che io fossi un angelo?

Non accettava ciò che c’era tra me SHerlock?

O ero io ad essere di mezzo?

Immerso nel buio, rimasi completamente all’oscuro di tutto ciò che era accaduto, cercando di ignorare la costante sensazione di solitudine.

Eppure un giorno, completamente all’improvviso, quell’oscurità cambiò.

In mezzo a quell’indistinguibile mare nero, sentii qualcuno parlare.

Riconobbi quella voce che, nonostante fosse passato un tempo indefinito, non avevo ancora dimenticato.

Quella stessa voce che mi riscosse dalla staticità.

Mi chiamò con tono quasi esitante, come se non fosse sicuro di ricevere risposta.

Seguii la voce andando completamente alla cieca, non riuscendo a trattenere un sorriso speranzoso.

Continuai a vagare per un po’, finché non riuscii finalmente a distinguere una figura familiare che mi si avvicinava.

“John...” mi chiamò ancora una volta.

Quando i nostri sguardi si incrociarono, vidi un lampo di gioia luccicare in quegli occhi color ghiaccio.

Mi bloccai improvvisamente, sentendo tutti i muscoli tendersi come corde di violino.

“Sherlock...” mormorai a mezza voce, mentre il demone continuava ad avvicinarsi.

Si fermò di fronte a me.

Ci guardammo per qualche secondo, finché non fu lui a rompere il silenzio.

“Ciao di nuovo” disse, sorridendo.

“Ciao di nuovo” risposi.

“Mi sarei aspettato un’accoglienza più calorosa da parte tua” continuò Sherlock, dopo ulteriori attimi di silenzio.

Io distolsi lo sguardo, grattandomi la nuca.

“Scusami...” risi nervosamente “È che… Sei davvero tu?”

“Si, John, sono davvero io”

“Ma… come… quindi, tu sei…?”

“Morto, sì. Alla veneranda età di 9857 anni”

“Oh...” dissi, senza riuscire a celare un velo di tristezza “Mi dispiace”

“C’è poco da dispiacersi, John” sbuffò lui “Ne ho avuto più che abbastanza. Se prima era difficile far sì che angeli e demoni si sopportassero, dopo la tua morte è stata un’impresa farli anche solo incontrare. Sono dovuto scendere a compromessi in molti casi, ma Guy è stato altrettanto collaborativo”

“Chi?” domandai confuso.

“Guy!” esclamò “Dai, l’Angelo Maggiore!”

“Greg?” chiesi “Greg è ancora vivo?”

“Oh si, ed in ottima salute aggiungerei, come Mike. È stato più utile di quanto mi aspettassi nello stabilire una pace definitiva. Almeno spero che la smetteranno di scannarsi tra loro come cani rabbiosi. Non-”

“Aspetta aspetta, fermo” lo interruppi “Di cosa stai parlando?”

“Ricordi ciò che hai detto il giorno del tuo processo? Riguardo la pace tra angeli e demoni?”

Rimasi in silenzio, a bocca aperta.

“Nonostante non sembrasse così facile, alla fine siamo riusciti a mettere d’accordo ognuna di quelle teste bacate ed ora finalmente sembrano aver perso la necessità di odiarsi. Sinceramente ero poco fiducioso all’inizio, ma mi sono dovuto ricredere “continuò.

“Stai dicendo…?”

“John, per l’amor del cielo, la solitudine ti ha rallentato gli impulsi cerebrali? Esatto, ora angeli e demoni convivono come un unico popolo. Esattamente come avresti voluto tu”

Non potei fare a meno di sorridere come un ebete, ricevendo in cambio un’alzata di sopracciglia.

“Non montarti la testa” mi rispose “È solo che… dopo tutto quello che ti hanno fatto passare, ho pensato fosse il minimo”

Gli presi delicatamente una mano, intrecciando piano le dita con le sue, facendomi più vicino.

“Grazie” sussurrai, felice.

“Non c’è di che” mi rispose sorridendo.

“Però...” aggiunse poi.

“Però?”

“Purtroppo né Molly né la signora Hudson hanno potuto gioire di questa nuova pace” affermò con tono serio.

“Sono morte?” chiesi mestamente.

“Purtroppo erano umane; le tempistiche per stabilire la pace sono state più lunghe del previsto...”

Sospirai.

“M-ma non le ho lasciate nella foresta” continuò “Diciamo che sono diventate le mie coinquiline”

“Scherzi?” dissi, non riuscendo a trattenere una risata “Sherlock Holmes che ha delle coinquiline?”

“Nonostante tu sia morto da mille anni, il tuo senso dell’umorismo è ancora pessimo” rispose, lanciandomi un’occhiataccia.

Il mio sorriso si spense immediatamente.

“Mille anni?”

Lui assentì con un cenno del capo.

“Ti ho raggiunto abbastanza presto però. Immagino quanto tu possa esserti annoiato qui senza di me”

“Vedo che dopo mille anni la modestia è sempre uno dei tuoi più grandi pregi” scherzai.

Lui rise, guardandomi negli occhi.

“John...”

“Sì?”

“Chiedimelo”

“Cosa?”

“So che vuoi sapere come sono morto”

Abbassai velocemente gli occhi, vergognandomi.

“Sono morto di attacco cardiaco”

Alzai il viso di scatto, trovando un piccolo sorriso beffardo sul volto del demone.

“Ironico, eh?”

“Non c’era nessuno con te in quel momento?” chiesi, rammaricato.

“Purtroppo non c’era un ex-soldato angelo che potesse soccorrermi” rispose, stringendomi la mano.

Guardai le nostre dita intrecciate, sentendomi in colpa per quella felicità che provavo.

“Oh, Sherlock, mi dispiace tanto. Posso solo imm-”

“Te l’ho detto, John, non c’è nulla di cui dispiacersi. Dopo quasi diecimila anni, penso sarei diventato matto se fossi rimasto anche solo un minuto di più sulla Terra. Mi sento male al pensiero” disse, fingendo di rabbrividire.

Non potei fare a meno di scoppiare a ridere, accarezzandogli delicatamente la guancia.

Mi era davvero mancato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

Note dell’autrice: Eccoci qua, alla fine di questo viaggio meraviglioso. Tra hiatus vari, dubbi costanti e quant’altro, ho finalmente trovato una via d’uscita. Ringrazierò sempre la mia beta Aurora, un cuoricino che ha speso tanto tempo e pazienza per revisionare ogni singolo capitolo fin dall’inizio, aiutandomi sempre ad uscire dagli angoli più intricati della mia mente a cui, come sempre, non piacciono le cose facili. Probabilmente senza di lei non avrei mai ricominciato e scrivere e questa storia sarebbe rimasta inconclusa, perciò ringraziamola tutti insieme ❤️ E soprattutto, un grazie a quelli che mi hanno seguita durante la prima pubblicazione, avendo la pazienza di aspettarmi senza rimproverarmi per la mia inadempienza, anche se mi sarei meritata una bella strigliata ehehe.

Perciò, ora, posso definitivamente dichiarare conclusa questa storia. Grazie a chiunque l’abbia letta,a chiunque l’abbia messa tra le seguite e a tutti voi che avete speso tempo a leggerla, perché, ormai sapete, quanto significhi per me.

Vi abbraccio forte, a presto con nuove storie! ❤️

 

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