...Ti Amo.

di Angels Island
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perchè...Lui? ***
Capitolo 2: *** Voglio Stare Con Te…! ***
Capitolo 3: *** Scusami… ***
Capitolo 4: *** Eh? Casa… TUA? ***
Capitolo 5: *** Sciuper Gèèènio del Bassccchhhhket! ***
Capitolo 6: *** Ti Amo… E Ho Paura… ***
Capitolo 7: *** Tu e Io… NOI. ***



Capitolo 1
*** Perchè...Lui? ***


TA cap1

-Ma che fai! Non trattenere la palla! Passala! Passalaaa!!!-

Guardo quella sfera arancione a cui si riferisce Ryota che trattengo tra le mani.

Come ci sia finita neanche lo so.

Dev’essere stato un miracolo, visto che non mi è finita in faccia come al solito.

 

Ma come diavolo sto pensando… non sembro neanche più io… e tutto a causa di quella volpe artica!!

Perché cavolo continuo a pensare a lui questo non sono ancora riuscito a capirlo…

Ciò che riesco a comprendere, per il momento, è che ora come ora non ho la minima voglia di giocare a basket.

Mi sento troppo inferiore a lui…oh, al diavolo! La verità che sono solo un po’ stanco, tutto qui.

TUTTO QUI! Sì, è così.

DEVE essere così, per forza.

Insomma, capita che anche un supergenio come il sottoscritto risenta del troppo stress degli ultimi giorni…!

Si, beh, c’è la scuola, i compiti, lo studio, il basket, Rukawa, Rukawa, Rukaw…BASTA!

Devo piantarla di pensare o mi perderò per sempre, se continuo a seguire i viottoli oscuri della mia mente contorta!!

 

Scuoto lievemente la testa per risvegliarmi da questo stato di trance in cui mi ritrovo e metto a fuoco ciò che i miei occhi stanno guardando, tornando a fissare la palla.

Alzo lo sguardo e mi accorgo che mi stanno tutti fissando.

Deve essere allucinante, per loro, vedermi così serio e tranquillo come sono ora!

Lancio un’ occhiata distratta a Miyagi, sposto il pallone nella mano destra e, ruotando lentamente il palmo verso il basso, la faccio cadere sul parquet.

TONK…  TONK..  TONK.. TONK... TON..TON.. TON-TON-TON…..

 

Riesco a percepire gli sguardi attoniti dei miei compagni di squadra mentre, passandomi una mano sugli occhi per scacciare la stanchezza, mi volto e abbandono la palestra senza proferire parola.

 

 

-Stupido imbecille,- si risveglia Akagi, -si può sapere dove hai intenzione di andare? Gli allenamenti non sono ancora terminati, e non mi sembra che tu possa saltarli, vista la tua esperienza! Devo forse ricordarti che devi ancora fare quelli supplement..-

 

 

Un mio sguardo inceneritore gli impedisce di terminare la sua domanda.

-Un superfuoriclasse imbattibile come me non avrebbe neanche bisogno di venire a questi stupidi allenamenti.- Dico serio, forse con un tono un po’ triste che lo spinge a non aggiungere altro.

Si limita a ringhiare mentre Kogure gli dice di lasciarmi perdere, per questa volta.

Deve aver capito che qualcosa non va.

 

Finalmente lascio la palestra e vado negli spogliatoi.

Mi accascio con la grazia di un tricheco su una panchina ed emetto un profondo sospiro, gli occhi chiusi.

Rimango così qualche istante, ascoltando il silenzio di questa stanza rotto dalle voci dei miei compagni di squadra e dalla palla da basket che colpisce il pavimento al di là di questo muro.

Sono suoni ovattati che giungono confusi alle mie orecchie.

Ho le mani poggiate sulle ginocchia, la schiena contro la parete.

Sento freddo. Mi sento vuoto. Uno straccio.

-Sono proprio messo male…- mormoro.

Mi alzo, mi spoglio e vado a farmi una bella doccia fredda, ultimo tentativo per svegliarmi.

Sembra funzionare! Finalmente mi sento un po’ meglio, più sveglio…più vivo.

Dopo essermi asciugato e rivestito, vado verso il lavandino.

Mi guardo allo specchio mentre mi passo una mano tra i capelli.

L’ immagine che mi fissa allo specchio è una faccia malinconica. Forse la parola “infelice” è più adeguata, definisce meglio il mio stato d’animo.

Sbuffo, vado a prendere la sacca ed esco da questa dannata palestra. Me ne vado da lui. Lontano da lui. Devo pensare…riflettere…     

 

 

 

 

 

 

Me ne sto qui seduto lungo la scarpata a godermi il panorama.

Ci vengo spesso, quando devo riflettere o rilassarmi.

Ho le ginocchia flesse, i piedi ben piantati a terra.

Tengo un gomito piegato appoggiato su un ginocchio, mentre l’altro braccio è teso di fianco a me, e ci  scarico parte del mio peso, tanto per non ritrovarmi con il culo quadrato quando mi alzerò per andarmene.

Sto fissando il mare…

È arancio, quasi non si distingue dal cielo. Avvampa d’oro sotto i riflessi di un sole che, sempre più rosso, si avvicina lentamente all’orlo estremo dell’orizzonte.

Le poche nubi, in controluce, si inseguono silenziose mutando continuamente forma.

Sento ,lontani, i rumori del traffico.

Senza accorgermene aggrotto le sopracciglia e, fissando un punto indefinito, a ciò che vedo si sovrappone il riflesso di un’altra immagine…la sua. La sua…

 

I suoi capelli…

            Lisci…Corvini…  Setosi… Lucenti…

 

I suoi occhi…

            Allungati Magnetici…Intriganti… Gelidi zaffiri blu d’oriente…

 

La sua bocca…

            Piccola…Carnosa…Sensuale…

 

Le braccia snelle, muscolose…

Oddio… devo piantarla una buona volp…volta!

Volpe…

La mia algida e fiera volpe artica…

Sorrido, pensando a quest’espressione. E ricomincio a sognare…

 

Nessun rumore… Il silenzio è totale.

Il mondo intero è bianco, un bianco luminoso sul quale si riflette un pallido sole, un bianco così intenso da farmi pulsare le tempie…

E fa freddo. Più freddo che mai.

Il naso mi pizzica a ogni respiro e la gola mi brucia.

Il mondo è così incredibilmente, meravigliosamente, sorprendentemente bianco che  non so far altro che guardarmi intorno a bocca aperta.

Quello che vedo è un mondo incastonato nel vetro,  racchiuso nel cristallo…

E poi la vedo.

La mia Kitzune.

La mia volpe solitaria, di un bianco accecante che, a passo felpato, appare e scompare nascosta da cumuli di neve mista a ghiaccio, mentre attraversa l’Artico, oltre i confini della civiltà…

 

Dio! Ma che sto a pensare?! Mi si è ammattito il cervello, questo è sicuro!

Come diavolo posso pensare continuamente a Rukawa?

Lui, il mio rivale in amore!

Lui! Quel lurido verme di cui si è infatuata la mia Harukina cara!

 

Ma chi voglio ingannare…

 

Haruko…

È una ragazza carina, dolce e simpatica, ma…

È un po’ che non penso a lei.

E se capita, la mia mente si sintonizza all’istante su… su…

Perché?

Perché proprio sempre su di lui?

 

Sentimenti che non riesco a comprendere si agitano confusi nella mia mente e non riesco a stare tranquillo.

Non mi ero mai sentito così fino ad ora.

che cosa significa…che cos’è questa strana sensazione?

Un momento…uh!

Accidenti! E se questo fosse quello che tutti chiamano innamorarsi? Possibile si tratti del famoso amore, affetto , essere innamorati eccetera eccetera? Non può capitare proprio a me! Non con lui! Con lui no! È assurdo non posso crederci! È un’ eventualità che non riesco a considerare realistica.

Proclamare al mondo intero di essere stracotto di una ragazza solare come Haruko è una cosa, ma…

Con lui è diverso… è tutto diverso…

 

Uffa… non so che fare…

 

Il rumore di un treno mi riscuote dal mio delirio.

Apro gli occhi e lo vedo, lontano, arrivare mentre attraversa il ponte.

Lo sento sferragliare mentre si allunga sui binari morti rallentando fino a fermarsi.

Vedo la gente – da qui, dei punti colorati, indistinti e in movimento- scendere e poi salire su quel treno.

Poco lontano, una piccola imbarcazione  sta facendo manovra per attraccare a un vecchio molo in un ondeggiare di alberi e cavi tintinnanti.

Il treno staziona un’altra manciata di minuti poi riparte, instancabile.

Guardo l’orizzonte davanti a me. È letteralmente infuocato. Il sole sta annegando rapidamente nel mare. Si inabissa tra le acque.

Un gabbiano grida, sopra di me. Fischia ancora, compiendo ampi cerchi e giravolte e volando lontano, portando con sé il suo grido, stagliandosi contro quella palla di fuoco.

E mi torna in mente il basket.

E lui.

Anch’io vorrei gridare. Ma non serbo abbastanza frustrazione o rabbia o angoscia che sia da permettermi di farlo davvero. Non ancora. Un’altra volta, forse.

Mi alzo stirandomi i pantaloni con le mani. Sono un po’ indolenzito.

Si è fatto tardi anche oggi.

La temperatura si sta abbassando.

Sento ancora freddo…

Sbadiglio stiracchiandomi. Mi conviene rincasare prima di addormentarmi qui e ritrovarmi a pezzi domani mattina.

A parte che già lo sono. A pezzi, intendo.

Ma almeno, se vado a dormire, la smetto di pensare, una buona volta.

Afferro la sacca e ne carico il peso su una spalla.

Strizzo gli occhi fissando un’ultima volta il sole. Il gabbiano è scomparso.

Ficco le mani in tasca, sospiro e, finalmente, me ne vado.                 

 

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Capitolo 2
*** Voglio Stare Con Te…! ***


-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN

-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN!!!!!-

Il solito suono terribilmente irritante che sento ogni mattina  mi fa sobbalzare.

-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN!!!!!-

Gemo e mi rannicchio sotto le coperte, intontito.

-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN!!!!!-

Mi giro nel letto e allungo un braccio verso il comodino avanzando a tentoni con le mani.

-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I –clunk-   - .

Prima impresa della giornata conclusa con successo: sono riuscito a spegnere la sveglia. Ad occhi chiusi. Beh, non che ci voglia un genio.

E a questo pensiero mi appare nella mente un’immagine.

Un rapido flash che svanisce in un istante: una testa rossa di mia conoscenza.

Chissà che aveva ieri. Lasciare così gli allenamenti… è inammissibile!

Ma, visto il comportamento che ha avuto per tutto il pomeriggio, probabilmente aveva le sue ragioni per farlo.

Ce ne vuole, per ridurre al tappeto un ragazzo esuberante come lui … deve affliggerlo qualcosa di serio, se è depresso a tal punto.

Hn… basta pensare a lui. L’ho già fatto fin troppo ieri.

E l’altro ieri.

E il giorno prima.

E quello prima ancora…

E..cazzo, BASTA!

Apro finalmente gli occhi, ma sono costretto a richiuderli subito per sfuggire alla violenza della luce.

Ce ne è troppa, stamattina, la percepisco anche attraverso le palpebre.

Devo avere  dimenticato le tapparelle alzate, ieri sera.

Mi volto in modo da dare le spalle alla finestra, raggomitolandomi, godendo ancora per qualche minuto questo tepore che mi avvolge e che dovrò presto abbandonare, se voglio evitare di andare a scuola in ritardo.

Dio, quanto vorrei che ci fosse lui, qui con me..!

Vorrei sentirlo vicino…

Vorrei sentirmi protetto nel suo abbraccio..

Vorrei godere sotto il suo tocco, crogiolarmi nel suo calore avvolgente…

Accarezzo il mio materasso come se lui vi fosse disteso, come se steso acconto al mio corpo vi fosse effettivamente quello di Hanamichi, forte, abbronzato, caldo e muscoloso, e non questo stupido lenzuolo su cui dormo da solo ogni notte.

Batto le palpebre e dagli occhi mi sgorgano alcune lacrime.

 

Come può succedere questo proprio a me, io che non piango mai…?

 

Per una volta sono fiero del mio ferreo autocontrollo, grazie al quale riesco a trarre un profondo sospiro e a concentrarmi sul da farsi.

Scosto il lenzuolo stropicciato e scendo pigramente dal letto.

Il freddo del pavimento sotto i piedi mi fa rabbrividire.

La mia bocca si riempie del sapore salato delle lacrime.

Esco da camera mia e cammino in mutande fino al bagno, portando con me la divisa scolastica appallottolata in una mano.

Mi lavo le mani con l’acqua fredda, dopodiché ficco la testa sotto il getto per svegliarmi all’istante ed evitare di rischiare d’addormentarmi ancor prima di uscire da casa.

Mi vesto e uscendo dal bagno il mio sguardo si posa sull’orologio appeso alla parete: cristo! È tardissimo! Mancano solo 6 minuti all’inizio della scuola! 6 dannatissimi minuti! Se penso che di solito me ne occorrono 10 per andare fin là in bici…cazzo, devo sbrigarmi! Sarà solo colpa di quell’idiota, se arriverò a scuola in ritardo! Mi fa perdere un casino di tempo!

Mi fiondo in camera a grandi passi e infilo alla rinfusa 6 libri in cartella.

Spero siano quelli giusti!

Mancano 5 minuti.

Scendo  le scale rischiando di scapicollarmi, attraverso il corridoio e mi precipito in cucina.

Prendo una manciata di Corn Flakes e me la ficco in bocca.

Riesco a trangugiarli solo grazie a qualche sorso di latte che ho tirato fuori dal frigo.

Ne cade qualche goccia sul pavimento.

Ci penserà il Do’aho a farle sparire.

Il mio gatto, s’intende.

Ecco la mia grandiosa colazione di stamattina.

4 minuti.

Agguanto la cartella che avevo abbandonato a terra, afferro il mazzo di chiavi e mi scaravento fuori.

Quasi mi dimentico di chiudere.

Inforco la bicicletta e monto in sella prendendo la rincorsa.

 

Sfreccio sotto la luce del sole sorto da poche ore, talmente rapido che i veicoli che mi passano a fianco sembrano andare terribilmente a rilento.

Un semaforo in fondo alla strada in discesa sta per diventare rosso ma, anziché rallentare, accelero. Non voglio interrompere il mio slancio e non voglio arrivare tardi a scuola. Magari riesco a vederlo prima di entrare in classe.

Mi chino per aumentare la velocità e trattengo il respiro in prossimità dell’incrocio.

 

Riesco a passare indenne.

Un’auto strombazza alle mie spalle mentre qualcuno mi urla se mi è andato di volta il cervello.

Sì, dev’essere così.

Pedalo talmente veloce che quasi non vedo la strada. Nella mia mente sento solo una voce che mi ripete ininterrottamente che devo arrivare in tempo.

La bici sussulta lungo i tratti di strada sconnessa.

Ancora poche centinaia di metri.

L’aria fresca sferza contro il mio viso.

Ecco, la scuola è dietro la curva.

Mi ricordo troppo tardi di rallentare e slitto svoltando, rischiando di travolgere un tizio che mi accorgo essere Youhei.

Se lui è qui, deve esserci anche il Do’aho, in giro!

Eccolo, infatti che mi si para davanti

-Ma che diavolo fai?! Guarda dove vai una buona volta, vacca bastarda!- .

Lo sbraita con quel suo solito tono da idiota che mi fa saltare i nervi ma che allo stesso tempo mi fa gioire dentro.

È bellissimo stamattina.

Come sempre, d’altronde.

Non voglio rovinare subito il suo bel faccino arrabbiato.

Perciò decido di non travolgerlo come tutte le mattine.

Ma ne terrò conto per oggi.

-Togliti di mezzo…- , gli dico gelido come al solito.

Spalanca gli occhi chiaramente stupito, e mi ci perdo in un istante che mi sembra eterno.

Riesce comunque a scansarsi appena in tempo e io, frenando e sbandando per un buon tratto, termino la mia corsa in fondo al cortile dove lascio la bici.

Vorrei voltarmi per vedere la sua espressione, ma non lo faccio nonostante la tentazione sia forte.

Hanamichi sta ancora sbraitando frasi incomprensibili nella mia direzione e la sua voce si perde mentre mi dirigo dentro la scuola per andare in classe.

 

Il suono della campanella mi risveglia dallo stato di torpore in cui sono finito dall’inizio delle lezioni.

Non sono neanche riuscito a dormire.

Pensavo a lui.

Alle sue imprese eroiche durante gli allenamenti e le partite,

alle sue figuracce quotidiane e innominabili,

alla sua spavalderia,

alla sua voce…

a tutti i momenti che ho vissuto e in cui c’è anche lui.

 

Maledizione, ho dimenticato sia la merenda sia il walk-man, oggi, e tutto per colpa sua!

Beh, vorrà dire che gli farò pagare anche questo durante la nostra immancabile rissa pomeridiana.

Esco dall’aula e mi dirigo verso la terrazza, il mio dormitorio quotidiano, sotto lo sguardo estasiato di una miriade di galline che starnazzano a bassa voce tra di loro indicando verso la mia direzione.

Che babbee… non le sopporto!

Arrivo davanti alla porta che dà accesso al terrazzo: è socchiusa.

Strano.

Di solito, quassù non viene mai nessuno. È per questo che ho scelto questo posto per dormire  in santa pace.

Apro comunque la porta per vedere se non c’è tanta gente. Non ho voglia di rinunciare al mio sonnellino. E oggi me lo merito a maggior ragione, visto che non l’ ho fatto in classe.

Avanzo di un passo e mi si mozza il fiato.

Lui e lì.

Solo per me.

Tutto per me.

Seh, come no. Magari, lo fosse.

Mi blocco.

Anche perché non riuscirei ad avanzare ad ogni modo: mi sento cedere le gambe.

È stupendo.

È addossato al balcone e sta guardando il giardino sotto di noi.

Il suo peso è scaricato su una gamba sola, l’altra è piegata, il ginocchio che sfiora il muretto.

I gomiti sulla ringhiera, il mento appoggiato al palmo della mano.

Ha qualcosa di diverso, oggi.

Lo guardo meglio e mi accorgo del particolare: non ha i capelli arruffati come al solito..!

Non capisco.

Non credevo avesse i capelli lisci.

Forse di solito li arruffa per assumere di più un’aria da teppista…

Mi sposto piano di lato e vedo finalmente il suo viso.

È angelico.

Un angelo di fuoco.

I capelli, che adesso sembrano più lunghi, fluttuano all’aria fresca che gli soffia sul viso abbronzato.

Alcune ciocche ribelli gli coprono gli occhi.

Ha un’espressione assente.

Con un gesto della mano si getta indietro i capelli e solleva il viso verso il pallido sole socchiudendo gli occhi.

Sembra pensare.

 

Hn, complimenti, Kaede, ottima deduzione!

 

Sbuffo, ridendo di me mentalmente.

E troppo tardi capisco di essermi scoperto.

 

Si volta.

Ha gli occhi un po’ lucidi.

Cos’è che ti fa stare così male…?

Non sai quanto vorrei consolarti… ma non  posso…non ci riesco… non so…come fare…

Mi guarda negli occhi con una strana espressione.

Prima è sorpreso, poi si rattrista, sembra arrabbiarsi e ora sospira.

 

Chi lo capisce è bravo…

 

Sono convinto che adesso mi dica dietro una delle sue solite battute idiote, accennando qualcosa in merito ai super diritti da supergenio, per mandarmi via.

E invece continua a fissarmi.

Lo vedo nervoso, incerto. Gli occhi socchiusi, poi spalancati e poi ancora socchiusi.

La bocca semiaperta.

Vorrei baciargliela.

Vorrei avvicinarmi e baciargliela.

Davvero.

Vorrei baciarlo.

VOGLIO baciarlo.

Baciarlo.

Baciarlo.

BACIARLO!

 

Muovo un passo verso di te.

Ma mi blocco. Non riesco a continuare.

Deglutisco a vuoto.

Sento caldo.

Molto caldo!

Le orecchie stanno diventando bollenti.

Devo essere diventato completamente rosso, ci scommetto un giorno di allenamenti.

So già che non riuscirò a muovere un altro passo.

Ma voglio sentire le tue mani su di me, il tuo corpo contro il mio, il tuo fiato unito al mio, la mia bocca contro la tua.

Voglio baciarti con tutto l’ardore e la passione che sono in grado di trasmetterti,

per farti capire quanto ti amo, per spiegarti a gesti ciò che non riesco a dirti a parole.

Per mostrarti in un solo istante tutte le passioni travolgenti che si stanno agitando dentro di me in questo momento, per farti capire quanto ti bramo e ti desidero.

Sono sbronzo, ubriaco di passione.

Ti amo con tutto me stesso, più del basket.

Quello che provo per esso, in confronto a questo, è un granello di sabbia nel deserto.

Ti amo, ti amo, ti amo.

Voglio stare con te.

Voglio stare con te.

Voglio stare con te.

VOGLIO STARE CON TE!!
Voglio vivere te.

Voglio vivere con te.

Voglio vivere DI te.

 

Voglio essere felice con te. Voglio litigare con te. Fare la pace con te.

Voglio sciogliermi con te, fondermi con te, bruciare con te!

Voglio abbracciarti, accarezzarti, coprirti di baci.

Ma soprattutto…

Vorrei essere capace di dirti tutto questo.

 

-Eh? Cos’è che dovresti essere capace di dirmi?-

Occcristo, devo aver pensato l’ultima frase ad alta voce!

Non so che ribattere.

Se provocarti o risponderti con una frase che ti lasci indifferente.

Ma ho una voglia indescrivibile di sentirti vicino.

Perciò scelgo la prima opzione.

-Niente.- , dico gelido.

Aspetto qualche secondo e aggiungo la vera risposta che lo riscuoterà: -Quanto sei idiota- .

Non devo aspettare più di tre decimi di secondo che la reazione che volevo da parte sua esplode.

-Brutta scrofa! Ma io ti disintegro! Ti cambio i connotati!- .

Si.

Vieni.

Toccami.

Prendimi.

Fammi tuo.

 

Fa per darmi un pugno ma io lo schivo.

Ha un espressione decisa, sicura e non più assente e depressa come era fino a poco fa. Bene. Perfetto. Era quello che volevo.

Mi incanto a guardare il suo sguardo fermo e i suoi capelli che ondeggiano ad ogni suo movimento.

Perso come sono a contemplarlo, non vedo partire il suo calcio che mi arriva dritto sullo stinco.

Fa male.

Ma lui è vicino. Ed è questo che importa adesso.

Lo vedo sorridere trionfante, indietreggiare socchiudendo gli occhi.

Poi avanza fulmineo e mi conficca una gomitata nello stomaco.

Non era molto potente, ma lo era abbastanza da farmi mancare il fiato.

Sembra quasi che non voglia esagerare, oggi.

Ad ogni modo non ho voglia di stare qui a subire per tutto il tempo.

Scatto in avanti e gli restituisco il pugno.

Lui fa altrettanto colpendomi nello stesso punto di prima.

Mi ha tolto il respiro.

 

Vorrei che lo facesse in un altro modo…

 

Sento che mi sto sbilanciando all’indietro.

Mentre cado riesco ad afferrare il suo polso, e trascino Hanamichi giù con me.

Con un colpo di reni mi ritrovo a cavalcioni sopra di lui.

E qui comincia la mia lotta interiore.

Sono seduto sulle sue cosce, appena sotto l’inguine.

Comincio a temere che possa rischiare di sentire il mio “amichetto” premere attraverso la stoffa dei pantaloni, ma sembra non essersene accorto.

Vorrei trasmettergli tutte le sensazioni che mi hanno pervaso ogni singola cellula fino a 16 secondi fa eppure mi rendo conto di alzare una mano e stringerla a pugno, pronto a colpirlo.

È la campanella, che annuncia che la ricreazione è finita, a fermarmi.

Abbasso lo sguardo arrossendo e mi nascondo sotto la lunga frangia voltando di lato la testa.

Mi scosto da lui, esito un attimo.

Poi mi alzo e mi allontano tornando finalmente a respirare e lasciandolo solo sul terrazzo.

 

 

-Forza muovete le chiappe!-  ci incita il capitano.

Ci stiamo allenando duramente. È in corso una partita.

Sto palleggiando pronto per sfrecciare e andare a canestro, quando mi si para di fronte Sakuragi.

-Levati Rukawa! È mia!- , ringhia.

-Scordatelo!- , è la mia risposta e passo la palla a un mio compagno di squadra.

-Ehi, passa qua! Tirami la palla!-  torna a urlare rivolto a Ryota.

-Sei troppo distante! Devi avvicinarti al canestro!-

Hana cerca di smarcarsi.

- Hanamichi, sta’ attento a quello che t’ho detto: fa’ attenzione  ai passi!-  gli ricorda Akagi.

Hana salta per prendere la palla lanciatagli da Miyagi:

-Sì!

Afferro la palla!

Atterro con tutti e due i piedi, così posso muovermi in ogni direzione!- ripassa sbraitando ad alta voce.

Si smarca:

-Piego le gambe.. e sssalto più in alto ke posssooooooooo!!!-

mi domando come faccia a saltare così in alto, più in alto di Akagi. A volte mi chiedo se non abbia delle molle sotto i piedi…

Proprio in questo momento sento aprirsi la porta della palestra: è quella babbuina della Haruko, la sorella del capitano.

Fosse la mia, di sorella, le tirerei il collo senza tanti problemi.

-Heilà,- , cantilena, - vi ho portato qualcosuccia da bere!- .

Hana lascia il campo senza terminare la sua azione e la palla rimbalza contro il tabellone.

Che azione sprecata.

Una buona volta che gli viene bene…

-Ciao Harukina! Hai visto ke elevazione?- gesticola indicando il campo,  -Sono un vero fenomeno, ho fatto un canestro immaaanso!- 

Ecco che comincia a fare l’idiota…

 

Kogure rientra con la palla: -Presa! Ora, tutti in attacco!- .

Vorrei richiamare Hanamichi, attirare la sua attenzione, ma ci pensa Takenori con uno dei suoi pugni, a risvegliarlo: -Non hai fatto canestro, ritardato!-  gli fa notare mentre Hana si massaggia la testa fumante.

-Sei stata molto gentile, Haruko, grazie!-  le dice Ayako.

Come diavolo fa a sopportarla?

-Di niente, figurati. Buon allenamento Hanamichi!-

Come osa parlare al mio Do’aho?

- Grazie! Senti, vuoi che ti accompagni da qualche parte?-  le dice lui di rimando continuando a fare la sua solita faccia da cretino.

Gli arriva in testa la sventagliata di Ayako: -Non hai ancora finito di giocare!- gli ricorda gelida.

-Allora, sei pronto a continuare?- ricomincia l’innominabile, spregevolissima sorella del capitano.

 

-Non devi neanche chiedermelo, sono al massimo della forma! HHAAHHAHHAHHAHHAAA!- la rassicura Sakuragi.

Perché diavolo non la pianta di usare quella stupida voce da idiota!!

Mi saltano i nervi quando fa l’imbecille in quel modo con lei!

Riprendo possesso della palla, corro verso il canestro, spicco un salto e faccio una “semplice” schiacciata.

-Rukawa è 1 campione..immaaanso..!- sento commentare Haruko.

Quella svenevole..volevo attirare l’attenzione di Hanamichi e invece ho ottenuto l’esatto contrario…

Devo rimediare.

Mi avvicino alla Akagi e a Sakuragi, e guardando lui mi torna in mente l’episodio di stamattina.

-Ohhohhohhohhooo…- la babbuina è completamente partita… però io la farei partire definitivamente molto volentieri, a suon di pugni e scazzottate, pur di tenerla lontana da Hanamichi!

-Torna in campo, ritardato!- gli dico.

-Ma vai al diavolo, impotente!-  mi risponde acido continuando a fare l’imbecille.

Mi sento squarciare, a queste sue parole,

Trapassare da parte a parte da una lama seghettata e ricurva, che non mi lacera la carne ma la parte più sensibile del mio animo…

Mi si stringe lo stomaco, sento una fitta atroce al petto e crollerei a terra se non fossi abituato a celare da una vita le mie sensazioni.

Ma perché non capisci?

Perché non riesci a capire quello che provo per te?

Sei   davvero   un ritardato.

Sei L’UNICO,…… che non l’ha capito!

Strizzo gli occhi per riprendermi e, guardandomi intorno da sotto la frangia, vedo infatti Mitzui, Kogure, Akagi e Myiagi che, preoccupati, mi scrutano cercando di non darlo a vedere.

Tranquilli, ragazzi, so resistere a lungo, io.

Ma, a dire il vero, non so per quanto riuscirò a sopportare questa situazione.

 

-Ora si sta sbrodolando…-  sento Hana che dice demoralizzato, mentre guarda la sua “Harukina cara”…

-Tutti in posizione e questa volta concentratevi!-  ci riprende Akagi.

Un coro di “forza!” “Vai ragazzi!” “Andiamo!” e “Si!” si leva in palestra mentre riprendiamo la partita.

 

Gli allenamenti sono finiti.

Di solito mi fermo un’altra oretta, ma oggi non me la sento.

Non ho la nessunissima intenzione di lasciarmi sfuggire la paradisiaca visione di un Do’aho che si spoglia!

Entro negli spogliatoi e mi manca un battito: il mio sguardo viene rapito dai muscoli guizzanti e imperlati di sudore della schiena di Hanamichi, che si sta togliendo la maglia.

Ce l’ho a due metri di distanza e non posso fare niente..

Impazzirò presto, se vado avanti così.

Fortuna che riesco a controllarmi; fossi come Hanamichi, a quest’ora avrei un’espressione da puro maniaco stampata sul volto!

Mi rendo conto che è tornato malinconico.

Credevo si fosse ripreso, visto il suo temperamento di oggi

Gli  passo di fianco per poter andare a farmi una doccia (breve, così posso rimirarmelo il più tempo possibile, stasera!) e, casualllmeeeeeeeeente, gli sfioro la spalla sinistra, rischiando pertanto di avere un collasso e ritrovandomi a pensare che, forse, l’autocontrollo che sono convinto di avere non è poi così tanto ferreo…

 

Quando esco, l’infarto lo rischio sul serio, non appena vedo l’aspetto di Hanamichi:

E’ uscito esattamente quando l’ho fatto io ed è terribilmente, incredibilmente, esageratamente bello!

È avvolto da una nuvola di vapore che lo fa sembrare quasi etereo..è ancora completamente fradicio e la luce che si riflette su di lui si rincorre provocante lungo i suoi muscoli ben scolpiti.

Ha un telo intorno alle spalle, i capelli bagnati sul viso, lucido d’acqua.

Il respiro comincia a farmisi affannoso…

Ha un asciugamano arancio –gli sta benissimo!- ..hem,hum…uhh…c-coooorrtoooooo….avvolto intorno alla vita che, ormai umido fino all’ultimo atomo di fibra, lascia ben poco all’immaginazione…

Deglutisco a vuoto strabuzzando gli occhi quando vedo che gli sta scivolando impercettibilmente lungo i fianchi.

Scuote i capelli, vi passa le dita con un movimento lento e fluido, li solleva e li lascia ricadere.

Mi sta venendo la bava alla bocca.

-E’-hhhhhem!- , Mitzui che si schiarisce la voce mi fa fortunatamente tornare in me.

Mi sta guardando senza dire niente, ma la sua espressione parla al posto suo.

Stavo per perdere il controllo…

 

Perché mi fai questo effetto, Hanamichi…?

 

Anche lui mi sta guardando.

Chissà da quanto.

Riesco a sostenere lo sguardo ma, visto che sento di stare per perdere di nuovo la testa, inclino il capo di lato e leggermente all’indietro, con aria da strafottente, e con un “hn” gli passo di fianco tamponandomi i capelli.

-Sei proprio cotto!- mi bisbiglia Hisashi.

-Vai al diavolo.- .

-Sai già come la pensiamo noi…allora?- accenna.

Si, lo so. LORO mi hanno consigliato di rivelargli tutto.

Ma come diavolo posso rivelargli… TUTTO…???!!!!

-La fai facile.- .

-Ma almeno provaci, no? Hai intenzione di cont…-

-Falla finita.- , lo interrompo. E per fortuna, basta questo per farlo smettere.

Facciamo entrambi un balzo quando sentiamo il clangore del metallo interrompere il silenzio.

È Hanamichi che sta riempiendo di pugni il suo armadietto.

Siamo tutti allibiti.

No, non gli è proprio passata.

-Hanamichi…- mormora Kogure.

-E’ un povero idiota…-  commenta Akagi.

Che la pensi pure come vuole , ma non sopporto che ad insultarlo sia qualcuno che non sia io.

-Basta fare il bamboccio. Sei cresciutello.- intervengo.

-Cosa hai detto? Ritira subito!-

-Sei un bamboccio…- gli ripeto con la solita faccia mongola di quando litighiamo.

-Davveeerooo???-  mi chiede ghignando minaccioso a denti stretti.

Quando gli arriva il solito pugno da parte di Akagi fa finta di frignare con gesti teatrali da solito idiota:

-Ma perché, perché, perrrchhhè…! Sniff, sigh, sob!-

ora che non fa l’idiota con Haruko, non mi dispiace che lo faccia con noi. Anzi!

Bene, per oggi posso ritenermi soddisfatto.

Meglio sbrigarsi. Prima torno a casa, meglio è : ho una fame pazzesca.

È da stamattina che non mangio!!!

 

Kami sama, che giornata!

Appoggiato contro il mobile della cucina guardo fuori dalla finestra.

Il sole sta lentamente calando e le nuvole si sono fatte più dense.

C’è un silenzio deprimente in casa mia.

Beh, d’altronde non c’è mai nessuno, a parte me e il mio gatto.

Mi vengono in mente le gocce di latte cadute sul pavimento stamattina e cerco il punto in cui le ricordavo.

Nessuna traccia.

Bravo Do’aho!

-Do’aho…? Micio-micio…? Hana…? Bravo, Do’aho, vieni! Tu sì, che sei intelligente! Che contraddizione…se sei un do’aho… … … come puoi essere intelligente…?- .

Oppperkami! Che discorsi insensati mi metto a fare, adesso…!!

Parlare con un gatto!

Io!

Assurdo…!

Decido di uscire, non ho voglia di starmene rintanato a casa senza sapere che fare!

Lascio uscire il gatto e chiudo la porta a chiave.

L’aria della sera è fresca, nonostante ci sia ancora il sole.

Sono quasi le sette.

Passeggio in silenzio ascoltando i suoni dei miei passi mentre cammino sul marciapiede.

Ficco le mani in tasca.

Non ho più la divisa scolastica, mi sono vestito un po’ più pesante… dei jeans neri e la felpa della tuta viola che porto spesso.

Cammino senza pensare, fissando gli ultimi raggi tiepidi del sole che penetrano tra il fogliame.

 

Alla fine sono uscito dal mio quartiere e ora mi ritrovo a passeggiare sul  ciglio della strada che mi porta a scuola.

A destra posso vedere il mare.

Potrei anche andare in spiaggia! Non è una cattiva idea!

Scendo lungo la scarpata scivolando a tratti sull’erba che va pian piano diradandosi.

Mentre mi rialzo, lo sguardo mi scivola su una figura che si sta sedendo a circa metà del pendio.

È l’ennesimo infarto della giornata.

 

Che diavolo ci fa Hanamichi qui!?!

Anche lui si accorge di me dopo aver fissato per qualche minuto il sole di fronte a noi.

Sussulta impercettibilmente.

“impercettibilmente” da qui, che sono a circa 50 metri da lui.

Lui, deve avere letteralmente saltato da seduto dallo spavento, non appena mi ha visto!

Beh, ormai ci siamo scoperti, inutile scappare.

In uno stato semicosciente percepisco i miei piedi che mi portano verso di lui.

Ha dei jeans blu e larghi a vita bassa –ma allora lo fa apposta?- e una maglietta più stretta, che fa pendant con i capelli e che fa brillare la sua carnagione abbronzata, arrotolata fino alle spalle a mo’ di canottiera – sì, lo fa apposta!-.

Segue ogni mio movimento mentre, man mano, mi avvicino.

Non riesco a decifrare con esattezza la sua espressione.

Sembra scocciato, triste e incuriosito dalla mia presenza contemporaneamente.

Una smorfia beffarda stampata in faccia nonostante io gli legga tutt’altro negli occhi.

Non dico niente, lui nemmeno.

Ho intenzione di sedermi a 4 o 5 metri da lui, ma, a quanto pare, i miei piedi oggi vogliono essere partecipi della mia vita e decidono al posto mio la giusta lontananza: una settantina di centimetri.

Okkkamisama……!!!

Calmacalmacalmacalmacalmacalma…

 

Chiudo gli occhi cercando di rilassarmi. Sembra funzionare.

Inspiro l’aria fresca lentamente ed espiro nello stesso modo.

Inspiro ed espiro di nuovo. Riesco nell’intento.

Ascolto le onde del mare infrangersi contro i massi accatastati più in basso di noi. Vedo mentalmente la spiaggia a un centinaio di metri a sinistra.

Avendo gli occhi chiusi non mi accorgo di Hanamichi che mi sta guardando sognante.

Mi piace il suono di queste onde che si ricorrono e si inseguono all’infinito.

Schiudo piano le palpebre e distinguo delle nubi che, di fronte a noi, perdono ciuffi di bianco, scompigliate dalla brezza.

Sakuragi appoggia la schiena a terra e chiude gli occhi.

Sta sorridendo.

Chissà a che sta pensando.

O a CHI sta pensando.

Mi si rabbuia lo sguardo, a questo pensiero.

Di sicuro non a me.

Lui mi odia!

O forse no…? In fondo…è qui.

Con me.

Con me.

Con me!!

Non è scappato. Non è fuggito.

Non mi ha insultato. Non l’ ha ancora fatto, no.

Siamo vicini.

Mi è vicino.

Gli SONO vicino.

Senza picchiarci.

E sta sorridendo.

Sta sorridendo DAVVERO.

Non un sorriso beffardo o ebete.

È un sorriso vero. Dolce. Sincero. Mi sembra felice. SUL SERIO. Erano giorni che non lo era.

Beh, a dire il vero non l’avevo mai visto felice davvero.

In fondo, lo vedo sempre e solo a basket, e là o si gasa come un cretino, o fa a botte con me, o proclama al mondo intero l’odio viscerale che nutre nei miei confronti.

Ma lo fa sempre in modo teatrale.

Ora è sincero.

Davvero.

Sorrido. Sono felice anch’io. Veramente.

-Non ci credo…-

Sei tu a parlare.

Sei sorpreso ma continui a sorridere.

Un sorriso.

Il TUO sorriso.

Per me.

Distolgo lo sguardo.

-Hn?-

-Stai sorridendo…- il tuo sorriso rimane. Dolce. È dolce…dolce, si.

-Anche tu.- è la prima volta che ti parlo davvero.

O meglio, ti avevo gia fatto un discorso. Più lungo di questo. Durante la partita contro…il Ryonan, mi pare.

Ti avevo detto ben 41 parole di seguito.

Me lo ricordo. Mi è rimasto impresso.

E te le avevo detto per spronarti.

Ma quello non era un dialogo.

Era un monologo.

È questa la differenza.

Poi me ne ricordo un altro ancora più lungo, fatto una sera in palestra, dopo la sconfitta contro il Kainan.

Quello che aveva dato via a una mega rissa durata fino all’esaurimento delle nostre forze

Vedo una barca. Sta andando al largo.

È distante. Sembra piccola. È grigio-azzurra. Le vele ammainate. C’è una sola persona a bordo.

-Quel vecchio si fa un giro tutte le sere. Tranne il giovedì. Parte alle 7.30 e rientra sempre alle

8.00…oggi è in anticipo di…uh…un quarto d’ora esatto.-  mi dice Hana guardando l’orologio.

Sorpreso, alzo gli occhi e incrocio il suo sguardo.

Mi stava guardando.

Hanamichi mi stava guardando…!

Altrimenti non  avrebbe potuto sapere che stavo guardando quell’imbarcazione.

Mi volto verso di lui. Sta ancora guardando verso il molo.

Si sta tamburellando le dita sulla pancia (ha la maglietta leggermente sollevata…) e quel ticchettio delle sue dita sui suoi addominali mi ipnotizza.

Vorrei ci fossero le mie dita al posto delle sue.

Lo guardo incantato.

Anch’io mollerò gli ormeggi e mi lascerò andare. O almeno ci tenterò.

Ti svelerò, liberandolo, il mio desiderio, tutto il mio amore, sempre frenato, trattenuto, perché si spenda, perché si consumi.

Con te.

Io e te.

Insieme.

E se tu non mi ami…non importa…

Sarò in grado di amare per tutti e due…

Perché io ti amo.

Davvero.

Più della mia stessa vita.

Perché nel profondo della mia anima c'è inciso il tuo nome in caratteri di fuoco.

È bello sentirti vicino.

Ti voglio.

È bello vedere il tuo sorriso.

Voglio la tua bocca.

È bello guardarti.

Voglio il tuo corpo.

Ma prima di tutto vorrei il tuo amore.

Perché solo così sarei felice davvero.

Ed è per questo che resisto dal chinarmi e baciarti con foga, alla tentazione di sentirti sotto di me.

Vorrei un futuro insieme a te.

Vorrei sentirmi vivo con te, perché adesso sto solo esistendo.

TU sei la mia vita.

-Già- dici dopo qualche minuto.

-Perché?- ti chiedo.

-Cosa..?-

-…non parli.-  riesco a dirti.

-E tu?-

-Hn?-

-Da quando in qua fai domande?-

Ti rivolgo una rapida occhiata. stai sorridendo ancora.

Sei irresistibile,sai?

-Che avevi?- continuo.

-Quando?- la tua voce diventa sospettosa.

-Oggi.- specifico.

Nessuna risposta, nemmeno una reazione.

-E ieri-

-N…-

-E l’altro ieri.-

-Niente.- sbotti. Sei chiaramente nervoso. Forse ho esagerato. Mi dispiace. Ho rovinato tutto.

-Come vuoi.-

-…-.

-Scusa.- ma che diavolo mi prende, stasera?

-Ehi, Kitzune! Ma che hai stasera?-

Ecco, appunto. Che fai? Leggi nel pensiero, adesso?

Il cielo è rosso sangue, ora, striato di viola, mi sembra quasi di poterlo toccare con una mano.

Non rispondo.

-Non abbiamo ancora fatto a botte, oggi.- .

Hai ragione.

-Vuoi rimediare?- non volevo chiederlo, ma…

-No-

Non ci credo! Hai davvero detto così? Perché? Dimmelo! Ti prego!

-Nemmeno io. Sono stanco.- mi limito a dire.

-E poi abbiamo già fatto abbastanza stamattina. Direi che per oggi basta!-

-Per una volta, concordo…-

-Che fai? Sfotti?-

-Chi,io?-

-Ma allora te le vai a cercare!-

Con uno scatto di reni si rimette seduto.

È divertito, ma vedo i tendini tesi e i muscoli delle sue braccia contratti, sempre pronto a colpire.

La sua essenza da teppista è decisamente radicata in lui, a quanto vedo.

Mi sdraio, esattamente nello stesso modo in cui era lui fino a due secondi fa.

Lo spiazzo.

Era il mio obiettivo.

Eri convinto che non mi sarei tirato indietro all’idea di cominciare una rissa, ma ora che mi guardi dall’alto non sai che fare, eh?

Ti osservo.

Sei fantastico.

Sembri un po’ rosso in viso, ma forse è solo l’effetto del tramonto.

Ti rendi conto, almeno di quanto sei bello?

Di quanto sei speciale?

Di come non sono in grado di sciogliermi dalle catene del tuo sguardo?

Vedo il pugno della tua mano che si allenta,le tue pupille dilatarsi.

Steso così, di fianco a te, mi sento vulnerabile.

Vorrei lasciare le mie mani abbandonate sull’erba, ai miei fianchi.

Ma tremano.

E te ne accorgeresti.

Torno a guardarti e mi perdo di nuovo.

Non farei più ritorno…

Spalanchi un po’ gli occhi sorpreso.

E mi si mozza il fiato…

Un arco di fuoco si accende sull’orlo estremo dell’orizzonte, e tutto intorno il mare avvampa d’oro.  La luce colpisce gli alberi del viale alle nostre spalle;le foglie si illuminano una dopo l’altra.

Scie luminose si riversano sull’erba, serpeggiano sinuose lungo la tua pelle che risplende di luce propria; bagliori di luce si insinuano seducenti tra i tuoi capelli, i tuoi occhi sfavillano.

La tua è una bellezza arcana, solare, angelica.

E io mi sento una nullità, di fronte a tutto questo.

E mi sento di nuovo male.

Mi ritrovo seduto. Voglio andarmene.

Impazzirei, se restassi.

Adesso sono io l’idiota.

Vorrei confessarti tutto. Vorrei dirti…

Beh, lo sai.

No, che idiota, no che non lo sai!

Vedi? Sto impazzendo. Lo sapevo.

Non  ho il coraggio di espormi.

Sono un vigliacco.

Vigliacco. Vigliacco. VIGLIACCO!

Ma non finisce qui.

Perché SO che devo dirtelo.

E prima o poi lo farò.

Ne avrò il coraggio.

Perché credo che ognuno possa fare qualunque cosa, se lo desidera intensamente.

Perché spero che tu possa donarmi un po’ del tuo amore, visto che non è puro odio quello che provi per me.

L’ho capito stasera.

Perché voglio amore.

Il TUO amore.

Voglio sentire il mio cuore sciogliersi e voglio vedere le stalattiti del mio ghiaccio spezzarsi e affondare nel fiume della passione.

Della TUA passione.

Mi alzo e mi liscio i pantaloni.

Un  vento freddo mi solleva la giacca  infilandosi sotto la maglietta , facendomi rabbrividire.

Non ti guardo.

-Ore..?-

Chiedo per spezzare il silenzio.

Scusa..se parlo sempre il meno possibile.

-Le otto e dieci.-  mi rispondi. Hai una voce stupenda.

E così siamo rimasti vicini per quasi due ore.

Ti ho guardato per quasi due ore!

Stento a crederci.

-Hn.- .

Mi volto e me ne vado.

Avrei voluto salutarti.

-Me ne vado anch’io. Si è fatto tardi.- sento che dici.

Mi giro e vedo che ti sei alzato. Mi fai un cenno di saluto col capo e senza aspettare una risposta ti metti a correre risalendo la scarpata, scomparendo mentre rallenti il passo lungo il marciapiede,

nella luce sgranata della sera che si avvicina veloce.

Ti perdo di vista definitivamente al di là del tenue bagliore dei lampioni appena accesi.

-Ciao.- rispondo finalmente mentre mi stringo nelle spalle.

Mi volto e mi allontano nella direzione opposta.

 

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Capitolo 3
*** Scusami… ***


Riprendo coscienza lentamente

Riprendo coscienza lentamente.

È la sveglia che trilla come una campana e che mi ricorda di alzarmi, ad avermi svegliato.

Segna le 06.20.

Scosto il lenzuolo sgualcito e rabbrividisco per lo sbalzo di temperatura.

Mi siedo a bordo del letto e metto i piedi a terra.

Sbadiglio finemeeeente e alzandomi inciampo nel tappeto evitando per un pelo di prendere una craniata contro il muro..

Attraverso il corridoio barcollando e stropicciandomi gli occhi.

La mia intenzione sarebbe quella di andare nel bagno di fronte, ma non devo avere calcolato bene le misure, perché vado a sbattere violentemente la spalla destra contro lo stipite della porta, il che mi fa sparare quattro madonne già di primo mattino.

Quando esco torno in camera.

Agguanto la canottiera azzurro cielo che ieri ho lasciato sulla sedia in parte al letto e me la infilo con tanta di quella finezza che ho il vago sospetto di avere rotto i fili di tutte le cuciture che si ritrova.

Arraffo un paio di pantaloncini bianchi ed esco dalla stanza saltellando prima su una gamba e poi sull’altra nel tentativo di infilarmeli, non prima di essermi sfasciato un ginocchio contro lo spigolo del comodino.

Ho come la strana sensazione che oggi non sia la mia giornata…

Non so come ma riesco ad arrivare in cucina senza andare a sbatacchiare contro qualcos’altro.

Bevo qualche sorso d’acqua direttamente dal rubinetto e poi esco di casa.

 

Ammazza, che freddo polare che c’è stamattina! Capisco che siamo a metà autunno, ma un clima del genere mi pare un tantino eccessivo!

Se non mi muovo rischio seriamente il congelamento!

 

-Hop, hop, hop, somarello…corri, corri… il mondo è bello…-

canticchio mentre corro avvolto nella frescura.

Chissà, magari anche la Kitsune è uscita per farsi un giro.. dovrebbe trovarsi a proprio agio con una temperatura come questa!

Nel cielo si accende una fiamma, una luce,  è già l’alba. Vedo le ultime stelle che si spengono, lentamente, una dopo l’altra, nascoste in parte dai miei capelli che mi cadono sugli occhi e mi impediscono di godere appieno lo spettacolo in cielo.

Oh,no!

I capelli!

Ho dimenticato di arruffarli di nuovo!! Cavolo,cavolo,cavolo,cavolo!!!

Beh, chissssenefrega. Vorrà dire che rimedierò quando torno prima di andare a scuola.

-NièNTè è IMPòSCIBILè PèR UN GèNIO CòMè Mèèèèè….- .

 

-Ehi, Hanamichi!- è Youhei! - Siamo in tremendo anticipo, stamattina, eh?-

Mi parla con un sorriso smagliante, come sempre d’altronde! Sotto la divisa scolastica porta una maglietta morbida azzurro scuro. Sta davvero bene!

Alle sue spalle appaiono da chissà dove Okusu, Takamiya e Noma.

-Già! Ho fatto una corsetta di primo mattino anche oggi! E voi che ci fate in giro così presto?- .

ci stiamo dirigendo verso la scuola.

Mancano 20 minuti all’inizio delle lezioni e di solito parto quando ne mancano dieci.

- Beh, avevamo voglia di prendercela con calma… Ehi, ti sta benissimo! Ti ravviva i capelli!!- , mi dice accennando alla maglia rosso arancio che mi sono infilato (con cauteeeeela  stavolta! A ‘sta maglia ci tengo!) prima di uscire.

- Bèèèh, grasciè…non che non riscplèndèscèro già di luce propria, vischto che appartengono a un sciuper gènio còmè mèèèèèèè…- , sottolineo modestamente.

Oggi sono di buon umore.

- Ssssssèèèèh, come no! “SuperImbecille”, vorrai dire!!!- , sogghigna Noma cominciando a mollarmi pacche sulla spalla.

- Che vuoi dire? Osi insinuare che sono uno stupido???- , gli ringhio scherzando.

- No,no.. non lo insinuo…-

- Vischsto? Nesciuno osa mettere in dischcussione la mia immaaansa genialità…-

-…Lo affermo!- .

- Checcccooosa??!?!?! Ma io ti disfo! Ti sfascio! Ti riduco a fettine! Torna qua! Dove diavolo scappi?!- cominciamo a rincorrerci lungo la strada.

- Guarda che poi non ha detto che sei uno stupido…ha detto che sei un super imbecille!- , resta pensare Takamiya, -Bah, che cretino! Ehi! Ma dove…aspettatemi!!!!!- conclude mettendosi a correre. O forse dovrei dire “a rotolare”…? Quant’ è buffo!

-A proposito…che diavolo hai fatto ai capelli, Hanamichi?- .

guardo Okusu che mi ha appena fatto la domanda.

Ommmmerda! I capelli! Mi sono dimenticato di spettinarli di nuovo!non è possibile…gh!

-Beh, ti donano anche quelli, devo ammetterlo!- dice Youhei arrossendo lievemente.

A volte mi domando se non sia Procio come me…

Mah! Devo dire che certe volte si comporta in modo strano! Non ci avevo mai fatto caso! Devo indagare!

-Tu dici? - chiedo poco convinto.

-Ecco…- lo vedo un pochetto nervoso. Si infila le mai in tasca.

-Beh, in effetti Youhei ha ragione!- osserva Noma intrecciando le mani dietro la testa e continuando a camminare a gambe larghe. -Chi hai intenzione di conquistare, stamattina, eh?- mi chiede malizioso.

Divento di un colorito violaceo e non dico niente, pensando a ieri e a come mi sia sentito bene quelle due ore passate in compagnia di Rukawa.

Beh, “compagnia”…era quasi come se fossi da solo, visto che non abbiamo parlato molto, però…

Sorrido.

-Aha!!! Allora i miei sospetti erano fondati!!!- si mette a sbraitare Noma.

-Allora oggi assisteremo al 51° scaricamento del super genio…!- riflette Takamiya lisciandosi il mento con pollice e indice.

- E piantala, brutta scrofa! Mi sono semplicemente scordato di sistemarli, nella fretta!-

-aaaaahhhhhhh……- annuisce la palla. Per fortuna l’ha bevuta. A parte che era vero…!

- …Ecom’ècheteloseidimenticatoancheieeeeeeri??? - .

Ma che stronzo! Lo fa apposta?

-Sembri un angioletto!- mi dice Okusu -Se non ti conoscessi, non direi mai che sei il vice capo di una banda!- ridacchia.

-Seh, vabbè, ma la cosa non mi giova affatto! Non sono riuscito a tenere testa ai professori, ieri! Di solito mi lasciano in pace, se gli lancio un’occhiata torva. Ieri, invece… mi sono beccato un 4 in giapponese e un 5 e mezzo in inglese! Ho provato a intimidirli con 100 tipi di smorfie, ma non è servito a niente…porca paletta! Oggi sarà altrettanto…! Argh!!!non ci avevo pensato..’naggia!!-

-Se non riesci a intimorirli…prova a sedurli…!- suggerisce Okusu. -Magari funziona!- .

Non ci avevo pensato! Ma…

-Per la profe di giapp va anche bene…ma come diavolo faccio a sedurre il profe di inglese? Me lo spieghi?-

Eh, diavolo! Non credo proprio che anche lui sia dell’altra sponda!!!

Oh, kami, ti prego, ti supplico! Fa’ che anche lui sia un bel Procione, così oggi magari la scampo, quell’interrogazione di recupero che voleva farmi…!

-Beh, provaci almeno, no?- mi dice Okusu.

-A proposito… c’è qualche progresso con il ghiacciaio? Ti ho visto sul terrazzo ieri! Quella non è mica la tana della volpe?- mi chiede Noma.

A loro ho detto di Rukawa.

Mi aspettavo ke Youhei fosse quello che mi avrebbe, più di tutti,  incitato e sostenuto psicologicamente, invece è stato piuttosto freddino…

Mi viene in mente che non gli ho chiesto spiegazioni neanche di questo. Che sia arrabbiato con me?

Lo sbircio.

Ha ancora le mani in tasca, la schiena ricurva e gli occhi fissi a terra.

Non riesco a decifrare bene la sua espressione: sembra arrabbiato ,triste e nervoso allo stesso tempo.

Mah.

-Ehi, Mito, stai bene? Non hai una gran bella cera… hai mangiato, almeno stamattina?-

Ma non riesco sentire ciò che mi sta per rispondere  perchè mi ritrovo con la faccia spalmata per terra e un dolore lancinante lungo tutta la spina dorsale.

Phorcha uacca, chebbbotta!

Scollo un occhio dall’asfalto per vedere che diavolo è successo e mi viene un colpo: l’industria del freddo mi è appena passato sulla schiena e si sta tranquillamente allontanando.

Ma come osa!!!

Balzo in piedi come se fossi di gomma e comincio a corrergli dietro.

Lui non accelera e riesco a raggiungerlo davanti al cancello della scuola.

A quel punto aumenta la velocità lasciandomi indietro.

Ma, si dà il caso, che il supergenio qui presente, grazie al suo immenso talento, sia strasupermegavelocisssimo anche nella corsa…

Perciò lo raggiungo di nuovo.

Gli sono di fianco e continuo a urlargli dietro tutto quello che mi viene in mente di altamente dispregiativo.

È chiaramente infastidito. Ciò vuol dire che è moooooolto incazzato.

Ma cosa vuoi che succeda a un geniaccio come me?

Difatti, grazie alle super doti da supergenio, mi blocco in piena corsa mentre lui non si accorge del muro che gli sta di fronte, intento com’è a fulminare il sottoscritto..

Risultato: si sfascia lui, e si sfascia pure la bici. Povera biciclettiiina…!

Si rialza subito, tutto ammaccato, senza darlo a vedere.

Io me ne accorgo perché ha serrato le ganasce.

Corro verso l’entrata della scuola ma lui mi raggiunge.

Lottiamo, spintonandoci, per chi debba avere il diritto ad entrare per primo, con la conclusione che, alla fine, riusciamo ad entrare contemporaneamente dopo esserci schiacciati come delle pure sardine ed aver distrutto i reciproci zaini nel tentativo di oltrepassare insieme una porta, che in fondo è troppo striminzita per due gnocconi della nostra stazza.

Solo arrivato in classe dopo aver fatto un ultimo sgambetto a Rukawa mi ricordo degli altri che sono rimasti fuori.

Beh, passiensa…

 

Mi lascio scivolare contro il muro del terrazzo, cercando di non far rovesciare la pila di roba da mangiare che mi sono portato.

Stamattina ho SOLO spiluccato 48 biscotti in una tazzona di the, se continuo così deperirò presto!

Perciò mi sono portato dietro 4 panini, una brioches ,una barretta di cioccolata, una schiacciatina,  due pacchetti di patatine, una mela e due lattine di coca, tanto per soddisfare quel certo languorino che ho e per riempire un pochino lo stomaco.

Sto per addentare uno dei miei strafarciti paninazzi quando mi blocco, le fauci spalancate, pronte a mordere.

Di fianco a me sono apparsi due piedi.

Alzo lo sguardo e vedo una mano diafana.

Kami Sama, ti prego, fa’ che non sia lui.

Risalgo ancora con lo sguardo e mi altero mentalmente: a quanto pare, oggi, quello stronzo di un Kami non ha la minima voglia di assecondare le  piccole richieste di una mente più intelligente di lui (che sarebbe la mia, poi).

Ho di fianco Rukawa.

Dio, è magnifico! Come sempre, d’altronde.

Rimango a contemplarlo per qualche manciata di secondi.

Vorrei assumere un’aria da duro, ma sono troppo ammaliato da lui per riuscirci e con ‘sti capelli del cavolo non riuscirei nell’intento comunque.

Ci provo lo stesso, ma quella che riesco a ottenere è una mongolissima espressione tra il corrucciato e l’incuriosito.

Kami, che vergogna!

Cosa diavolo continua a guardarmi!?

Scommetto che anche lui si sia accorto dello stato dei miei capelli!

Alza un sopracciglio (che sia riuscito a stupirlo…?) poi si mette a fissare il mio MISERO spuntino di oggi.

-Si può sapere che diavolo hai da guardare?- gli ringhio digrignando i denti.

Non risponde, si limita a fissarmi.

Oddiiiiioo……

Finalmente distoglie lo sguardo scrollando le spalle come risposta.

Fissa  il cielo di fronte a noi. O almeno credo.

Si scosta un po’ i capelli dalla frangia con un rapido movimento del capo (ma vuole farmi morire…?Urgh…).

E adesso crepo davvero. Di nuovo. Come ieri.

Si avvicina, mi oltrepassa e si siede di fianco a me, stavolta più distante.

Ci separeranno si e no due metri.

Faccio l’indifferente e comincio a mangiare.

Mi domando come possa avere i movimenti posati e furtivi come un animale selvaggio anche quando cammina semplicemente.

Il vento d’ottobre, soffiando a raffiche, trasporta il chiasso degli altri studenti in scoppi di suono e di silenzio attraverso il cortile.

Non resisto a non sbirciare Rukawa da sotto la frangia.

Per una volta sono contento di essermi dimenticato di conciare i capelli come al solito.

Mi accorgo che mi lancia occhiate furtive, ma faccio finta di non accorgermene.

Quant’ècccccccariiiiiiino…..

Il mio volpacchiotto….

Ad un tratto il silenzio è rotto da uno strano suono grottesco: è lo stomaco di Kaede che brontola.

Lo fisso e mi accorgo che è piuttosto imbarazzato, nonostante ostenti a mantenere la sua maschera di freddezza sul viso.

Sta guardando come ipnotizzato uno dei miei due panini rimasti.

Sì, due, perché ora sono già al secondo.

Poi si riprende e sposta a scatti lo sguardo dal panino a me, cercando di non darlo a vedere.

Sono incerto sul da farsi.

Alla fine sbuffo e gli tiro un panino.

Lo afferra senza nemmeno voltarsi,come se gli avessi lanciato una palla.

Acci…è il nostro primo passaggio…all’infuori del basket, ovviamente.

È già successo che mi passasse la palla.

Oltre che tutte le notti nei miei sogni, l’ha fatto durante quell’amichevole di mesi fa contro il Ryonan.

E in quello stesso incontro, se non ricordo male, gliel’avevo passata anche io.

Per sbaglio, ovviamente, visto che a quei tempi credevo ancora di odiarlo.

Per non parlare di quel passaggio durante gli allenamenti… quand’era? Beh, mi aveva passato la palla sperando che io gliela tirassi di nuovo –manco morto- col risultato che ci eravamo ritrovati entrambi appesi al canestro a malmenarci di santa ragione!

Mentre mangia lo guardo osservare interdetto la mia merenda complessiva mentre inarca le sopracciglia senza proferire parola, come per dire “Riesci-davvero-a-mangiare-tutta-quella-roba?”.

-Youhei dice che la mia dieta è una schifezza pura, ma io ritengo che un essere intelligente come me, date le calorie che brucia, abbia bisogno di una dose abbondante di carburante giornaliera!- gli spiego come se mi avesse fatto una domanda.

Rukawa non aggiunge nulla, ma vedo la sua espressione ritornare glaciale.

Si mette a fissare la ringhiera di fronte a noi e, lentamente, i suoi occhi cominciano a chiudersi.

Mi domando come diavolo faccia a mangiare dormendo…

La brezza gli scompiglia silenziosa i capelli che gli ricadono sul viso, liberandogli la fronte.

Ancora più arcano e ancora più bello…

Fisso inebetito la sua bocca mentre mastica un boccone con calma assoluta .

Mi sembra quasi che il tempo si fermi, mentre me ne sto qui a contemplarlo senza dire niente.

Hm…mi sta contagiando…eppure…

 

Perché mi stento sempre così bene quando sono con te?

Il lento movimento delle tue labbra chiuse mi ipnotizza non poco.

Mi sorprendo incantato a guardarle e mi domando, come al solito, come sarebbe baciarle.

Guardo le tue mani e vorrei sentirle su di me.

Vorrei sentirle spingermi contro di te.

Vorrei sentirle salde mentre mi abbracci.

Vorrei sentirle mentre sfiori con le dita le mie labbra, i miei capelli, la mia pelle, centimetro dopo centimetro. 

Vorrei guardare a lungo i tuoi occhi chiusi…

Vorrei guardarli socchiudersi piano per poi fissarsi nei miei…

Vorrei guardarli mentre mi osservano caldi e colmi di amore, non glaciali e freddi  come le più gelide acque dei più profondi abissi…

Guardo le tue guance e vorrei poterle sfiorare con il dorso della mia mano, con la punta delle dita, con la bocca…piano, per non svegliarti da quel torpore in cui sei immerso e ke mi fa sentire in pace con me stesso mentre ti ammiro estasiato.

Hai tre piccoli graffietti vicini all’altezza dello zigomo.

Non mi dire che hai un gatto…

Ma tu guarda… il gatto… e la volpe…

Vorrei avvicinarmi e cancellare quei graffi con un bacio sfuggente che ti sfiori le guance…

Un semplice bacio…

Un bacio…

Un bacio dolce e delicato…

È questo che riecheggia silenzioso nella mia mente…

Un bacio leggero come un alito di vento…

Non lo sentirai neanche…

Non ti accorgerai di niente…

Solo un bacio…

Un bacio…

Bacio…

 

ODDIO!

Ma che sto facendo?!!

Sono a un centimetro dalla guancia di Kaede!!!

Kami sama!

Ma che mi è preso?

Sto impazzendo!

Ho completamente perso il controllo delle mie azioni!

 

Ho una mano che preme contro il muro, di fianco al tuo viso, l’altra accanto al tuo fianco destro.

Un ginocchio tra le tue gambe, l’altro che sfiora il polso della mano che tengo per terra.

Comincio ad agitarmi nervoso, senza saper prendere una decisione.

Hai ancora gli occhi chiusi.

Devo essermi mosso senza farmi sentire. Nemmeno da me.

Il cuore comincia a martellarmi rumorosamente nel petto e il suono rimbomba insopportabile nelle orecchie.

Trattengo il fiato, temendo che tu lo senta sfiorarti il viso e che ti possa svegliare.

Perché ti sei addormentato, vero?

Il panino l’hai finito…

Sento il tuo respiro soffiarmi contro il labbro superiore e mi sento impazzire mentre le mie narici si inebriano del profumo della tua pelle.

Vorrei urlare per la frustrazione che avverto quando mi rendo conto di non essere in grado di farti capire quello che provo per te neanche con un semplice bacio…

Ma mi limito a serrare le palpebre mentre tremo per paura che tu possa percepire con quanta furia riesca a battere il mio cuore.

E in questi miei istanti di crisi non mi accorgo di te che apri gli occhi.

Di te che mi guardi.

Ti te che ti perdi a fissarmi le palpebre che celano degli occhi in cui potresti trovare tutte le risposte alla domande che ti assillano.

Di te che cominci a tremare a tua volta.

Di te che stringi le mani a pugno mentre ti mordi un labbro per resistere alla tentazione di baciarmi perché temi che io mi sia avvicinato per insultarti.

Di te che mi fissi ammaliato i capelli, le labbra, il collo, mentre cerchi di tornare a controllare il respiro.

Di te che richiudi gli occhi mentre smetto di stringere i miei socchiudendoli lentamente.

 

Il suono della campanella scuote finalmente i miei nervi e lo spavento del trillo potente e inaspettato mi aiuta a compiere quel balzo che mi riporta lontano da te, a distanza di sicurezza.

Mi rialzo veloce mentre tu sopprimi malamente un ringhio di disappunto per l’esserti svegliato così bruscamente.

Afferro distrattamente quel che resta del mio pranzo interrotto e mi scaglio all’interno della scuola, abbandonando il terrazzo, fiondandomi giù per le scale, reagendo all’adrenalina che mi ha invaso il corpo fino a qualche istante fa.

Ed è solo adesso che ricomincio a respirare.

 

 

POV. Akira sendoh.

Sto gironzolando per il centro senza una meta precisa.

Uffa…

Mi sto davvero annoiando a morte!

Non posso allenarmi al campetto dietro casa mia perché mia cugina Atsuko mi ha bucato la palla.

E non so come ci sia riuscita!

Cos’ha? 6 anni? 7?

E l’ha bucata semplicemente giocandoci! E che le palle da basket sono alquanto resistenti!

Mi sorge il dubbio che Atsuko abbia dei poteri paranormali…

Non posso vedermi con Koshino perché è ad aiutare i suo padre per lavoro tutto il giorno, e, come se non bastasse, mio zio Hogai mi ha sfasciato la mia canna da pesca preferita!!!

Ma sì! Cerrto! Sfiga, prendimi! Sono tutto tuo!!

Ma per favore… che giornata di mentos!!!

Ok..mi devo rilassssare… ehi, ma…

Toh! Non mi dire quello seduto a quel tavolo nel bar è Hanamichi…!!

Attraverso la strada e mi avvicino: è proprio lui!

Davvero caruccio, con i capelli conciati in quel modo…ma che diavolo vado a pensare..il mio Hiroaki è mille volte meglio, ovviamente!!!

Mi fermo a osservarlo.

Un momento! Ma che ha? Sembra alquanto disperato… quasi come se avesse appena ricevuto un calcio nello stomaco.

Ma che dico…

Quello lui non lo sentirebbe neanche, figuriamoci!

È strano vederlo giù a tal punto. Mah…

Sospinge indietro la sedia e allunga il collo per guardare fuori delle grandi vetrate del pub.

E allora si accorge di un gran bel pezzo di gnaro (che sarei io, poi…) che lo sta osservando da due minuti buoni.

Gli sorrido ma lui continua a guardarmi come se non ci fossi. Come se riuscisse a vedere oltre di me, trapassandomi senza alcuna difficoltà.

Mi sento strano…

Allora lo saluto ficcandomi una mano in tasca e accecando col mio strafantastico sorriso 4 ragazze che mi stanno fissando al di là dei vetri.

Solo adesso lo vedo riprendersi e accennare un saluto sorridendo triste.

Mi preoccupa, il ragazzo…

Spingo la porta del bar con i polpastrelli ed entro.

Le 4 befane emettono gridolini estasiati.

-Ehi,ciao!- , gli dico mentre mi sto ancora avvicinando al suo tavolo.

Abbozza un sorriso tirato e non mi risponde.

Continua a fissare un boccale di birra praticamente vuoto che gira e rigira tra le mani.

-E’ una mia impressione o sei un po’ giù di corda? Non è da te sai?- .

Ancora nessuna risposta. Solo un sospiro.

Mi sto seriamente preoccupando.

-Il Grande Genio è stressato dalla routine quotidiana?- , domando cercando invano di imitare la sua voce.

-Hm…mettila così…- mi risponde.

Un cameriere gli porta un’altra birra e ritira il boccale vuoto.

-Ehi, ma tu non dovresti essere agli allenamenti oggi? Da quello che mi ha detto Hisashi cominciavano mezz’ora fa!- , ricordo pensando a quando l’avevo visto, mentre giravo per il paese con Koshino, rimirare uno stupendo paio di scarpe da basket in un negozio di articoli sportivi.

Ma la mia domanda non riesce a spronarlo. Anzi, sembra avere il risultato opposto.

Vedo il suo sguardo rabbuiarsi, le dita delle sue mani che si stringono convulsamente attorno al bicchiere.

Forse ho capito qual è il problema…

Non sapendo come introdurre l’argomento mi limito semplicemente a nominare...

-Rukawa…?- .

Forse ho fatto male…

A Sakuragi va di traverso la birra e comincia tossire, incapace di respirare.

Mi guardo intorno preoccupato.

Il barista ci sta guardando in modo strano.

Hanamichi sembra riprendersi bevendo altra birra a piccoli sorsi.

-Direi che c’ho azzeccato.- , commento tornando a sorridere.

-Che diavolo vuoi?- .

Mi è ostile. La sua voce è molto tesa.

-Parlare! Che altro?- rispondo accennando una risata.

L’ atteggiamento difensivo che ho percepito nella sua voce è ora chiaramente visibile sul suo volto.

Si dimena nervoso sulla sedia mentre si passa le dita di una mano tra i capelli tirandoseli indietro.

-Sta’ tranquillo!…- , lo rassicuro.

Il suo sguardo si fissa su di me.

Non si sposta di un millimetro.

Sta cercando di capire quello che intendo dirgli, dove voglio arrivare.

-…Non te lo rubo!-

I suoi occhi si spalancano un poco.

-Ma che cazzo dici?- , mi ringhia.

-Che lui non fa per me. E poi ho già il mio Hiroaki e , credimi, lui è 100 volte meglio di Rukawa!-,gli spiego ridendo.

Sembra incredulo.

Però è chiaramente sollevato. Mi fa piacere. Ha riacquistato un po’ del suo colorito normale, almeno!

-Non ti seguo.- , diffidente, il ragazzo.

-Ah. Allora ho già capito qual è il problema!- , dico.

Non riesco a decifrare l’espressione con cui mi fissa.

Ma è attento, questo lo capisco lontano un miglio.

Sto zitto convinto che lui mi chieda di andare avanti col discorso, ma, al contrario delle mie aspettative, non aggiunge niente.

Si limita solo a continuare a fissarmi. Sta aspettando. La sua è una muta richiesta.

-Dunque, fammi indovinare… che ti piace Rukawa l’ho già capito da tempo. Basta vedere quanto  diventi geloso durante le partite che giochiamo.- , comincio. E lo vedo sussultare. Visto? Non ci sei solo tu, di genio! -Ma non è questo il vero problema, o sbaglio?- ,continuo.

Lo vedo stringersi nelle spalle accennando un assenso dopo qualche istante di esitazione.

-E qui sono incerto su come concludere la mia deduzione…o non sai come dirglielo perché hai paura di esporti o che lui non ti ricambi…e qui, credimi, ci sono passato anch’io  per un anno intero e posso assicurarti che ti capisco benissimo… oppure…oltre a tutto questo hai capito anche di Youhei …- .

-Cosa? Youhei?! Che c’entra lui!??-

-Tombola! Non hai capito niente…! Certo che Hisashi ha proprio ragione! Tu le cose più evidenti non le vedi neanche con la più potente lente d’ingrandimento…- dico scuotendo la testa rassegnato e tenendolo sulle spine.

-Ma che stai dicendo?- , sbotta alterato, -cos’è che non riuscirebbe a capire un geniaccio come me??? Perché diavolo hai nominato Youhei? Che c’entra lui!? Ma vuoi deciderti a parlare? Arriva al dunque, maledizione!- .

-Perché non partiamo dall’inizio?- gli chiedo con calma.

Segue qualche istante di silenzio, in cui sorseggia lunghi sorsi di birra cercando di prendere una decisione.

-Tu e Hiroaki…- , comincia.

Non termina la frase.

È chiaro che però vuole sapere di noi.

-E’ strano vederti così serio, sai? Hiroaki è il mio ragazzo, sì. E se non fosse per quel dannatissimo lavoro di suo padre, in questo momento sarei in sua dolce compagnia e non qui a cercare di capire che diavolo hai…-.

-A quanto pare l’ hai già capito…puoi anche andartene, se vuoi. Non te l’ ho chiesto io di entrare qui dentro.- .

-Dunque, è per Rukawa, giusto?-

- “Per Rukawa” cosa?!?- .

-Che sei così depresso.- .

Ma lui non risponde.

Si limita a fare un cenno con la mano come per invitarmi a lasciar perdere.

Scordatelo.

Adoro fare il cupido!

-Ci ho azzeccato, vero? Sul fatto che non riesci a dirglielo, intendo.- , comincio.

Dalla nostra destra proviene un fioco rumore di risate e applausi, tra vecchi amici.

Guardo alla mia sinistra e sorrido alla mia immagine riflessa.

Nell’attesa attiro l’attenzione del barista con un cenno e ordino altre due birre.

Torno a guardarlo negli occhi.

Ha una strana espressione sul volto. Forse di supplica. Forse di sconforto, o di disperazione.

Rimane a lungo in silenzio, gli occhi chiusi. La mani sulle labbra.

Poi abbassa a fatica 1 mano e abbozza un sorriso tremolante.

Annuisce.

-Perché non glielo dici? Se continui così, ti rovinerai da solo e starai sempre più male.

Credimi,ci sono passato anch’io, te l’ ho detto. E non fare come ha fatto io. Ci ho messo un anno intero per riuscire a confessarmi a Koshino. E per tutto quel tempo ho sofferto come un cane nella paura che non mi corrispondesse. Diglielo. Solo allora potrai riconoscere di avere tentato il tutto per tutto.- .

Scuote il capo sorridendo malinconico.

Beve altra birra alla stessa velocità con cui il cameriere riesce a riempirci il bicchiere.

Sorride di nuovo.

Sorride e chiude gli occhi.

-Lui mi odia.- , è l’unica cosa che riesce a dire. L’ha detto in tono  rassegnato, - Non sai …quante volte sono tentato di rivelargli tutto. Non sai come mi sento quando me lo ritrovo di fronte o troppo vicino senza avere il coraggio di fare qualcosa. Quante volte mi ritrovo in situazioni imbarazzanti quando siamo da soli. Ma ho troppa paura che lui, come risposta, mi spiattelli in faccia tutto il suo odio, ricordandomi quanto sono stupido, idiota e incapace. Quanto io sia un essere insignificante per lui. È impossibile che io possa piacergli.- , conclude parlando lentamente e con voce tremante.

-Questo non è vero!- mi altero io.

Non sopporto il modo in cui si svaluta e auto commisera.

È completamente fuori strada.

-Impossibile non è un dato di fatto, è soltanto un'opinione! Non è una regola, è una sfida! Niente è impossibile! E non sei né stupido, né idiota, né incapace!! Per lui non sei affatto un essere insignificante! Possibile che tu non riesca ad accorgertene?- sbotto.

Non risponde, ma inarca un sopracciglio.

Lo sguardo attento.

Gli occhi fissi nei miei.

-Secondo me lui è innamorato di te…- , dico arrivando subito al dunque, come sua richiesta.

Rimane in silenzio, poi lo vedo abbozzare un sorriso.

Infine scoppia a ridere. Un ghigno forte, una sorta di sfogo.

-Ma per favore! Piantala con queste cazzate.- .

Si alza di scatto, rischiando di far cadere la sedia che sbatte contro quella del tavolo dietro di lui.

Fa per andarsene, ma riesco a incuriosirlo di nuovo.

-Sicuro che queste siano solo “cazzate” come dici? Io non direi  proprio.- .

Si blocca e fa un impercettibile passo all’indietro, per tornare più vicino a me e sentire meglio ciò che ho da dire.

-Hai detto che a volte te lo ritrovi di fronte. E troppo vicino. Non sei tu a cercarlo in questi momenti, giusto? perché lui è TROPPO vicino… secondo il tuo parere…- .

Resta in silenzio. Sta riflettendo.

-E per lui non sei affatto insignificante. Davvero non ti accorgi di quanto si incazza quando fai il cretino con la Akagi? So che non è un tipo che non esterna molto le sue sensazioni, ma stringere le mani a pugno mi sembra già un notevole dato di fatto! E, credimi, tutte le volte che lo fa, ho il serio presentimento che si trapassi i palmi delle mani!-.

Hanamichi torna sui suoi passi.

Rifà il giro del tavolo e si rimette a sedere.

-In più, Mitzui mi ha fatto notare che tutte le sue fantastiche azioni da manuale le fa solo per te…-.

Mi fermo.

Sta per dire qualcosa , ma prima che possa intervenire, arriva la cameriera con un vassoio di latta e due bicchieri alti.

Decido di rispondere alla sua probabile domanda.

-Siamo molto amici io e lui. E ogni tanto spettegoliamo, sai com’è… almeno, di lui e Kogure te ne sei accorto?- chiedo speranzoso.

Ma da come strabuzza gli occhi mi accorgo che…

-Ah. Non ti sei accorto neanche di questo… non è che tu gli occhi ce li hai sotto i piedi?-…

-Beh, comunque è stato Hisashi a farmi notare di come tutte le volte che conclude un’azione Rukawa non fa che cercare il tuo sguardo con la coda dell’occhio…-.

-Stai scherzando…mi stai prendendo in giro…?-.

-Affatto! E poi lui non fa che spronarti! Il suo non è odio! Almeno secondo Kogure. E lui è un ragazzo molto intuitivo! Secondo Kiminobu, Kaede, con i suoi insulti, cerca semplicemente di darti la giusta carica per tutta la durata delle partite.

Hai presente l’ultima partita contro la mia squadra?

Ci avete battuto,ricordi? sei riuscito a bloccare Fukuda, me e anche Uozumi. E tutto dopo che Rukawa ti aveva parlato, e a lungo direi, riguardo qualcosa di te e Fukuda…  quando è lui a spronarti, riesci sempre a concentrarti e a dare il meglio di te stesso! E poi tu fai parte della sua vita! La sua vita è il basket, anche se adesso non sono più tanto sicuro che sia solo quello, e tu fai parte di esso. E, inoltre,tu sei l’unico con cui parla abbastanza a lungo. Sbaglio?può sembrare che ti detesti ma per me non è affatto così.- .

Lo vedo pensare. Si è  ripreso.

Emette un borbottio d’assenso, come per farmi capire che segue il mio ragionamento.

Le ruote dei meccanismi contorti della sua mente hanno già cominciato a girare.

Credo che il mio discorso sia stato sufficiente.

-E’ più o meno quello che avevano sospettato i miei amici. Ah, cos’è che stavi dicendo di Youhei?- mi chiedi.

-Beh…metti lui al posto di Rukawa e Rukawa al posto di Haruko.- dico brevemente. Non ho voglia di rispiegarti tutto. È tardi e fra un po’ devo andare.

Hanamichi impallidisce visibilmente come se si sentisse colpevole di qualcosa.

Impreca e si prende la testa fra le mani.

Appoggia la fronte sul tavolo e sospira.

Beh, adesso sono affari suoi. Io ho già fatto abbastanza.

Al di là del vetro della cucina del bar-ristorante, vedo una cameriera caricare un’enorme lavastoviglie.

-Ami Rukawa?- chiedo.

Annuisce con un lieve e cauto movimento del capo.

-E allora diglielo…> dico.

-Ami Youhei?-.

nessuna risposta.

Dopo un po’ scrolla piano le spalle.

-E allora diglielo.- , concludo mentre solleva la testa e mi guarda inespressivo.

Punto le mani sul tavolo e mi alzo spostando indietro la sedia con le gambe.

-Ci si vede, Sakuragi.- , saluto sfoderando un dei miei abbaglianti sorrisi. In bocca al lupo.

Mi volto, faccio un mezzo gesto di saluto ed esco lentamente dall’edificio.

 

 

POV. HANA  

Allora è per questo che Youhei è incazzato con me…

Gli ho spiattellato in faccia il mio amore per Rukawa così, di punto in bianco.

Chissà come dev’essersi sentito in quel momento…

Sentirsi dire dalla persona che ami… che è innamorata di colui che ha sempre proclamato a squarciagola essere il rivale numero uno, più odiato, detestato al mondo fino a un istante prima…

Al posto suo mi sarei sentito morire…

Ora capisco cosa deve avere provato…

Come si sentiva tutte le volte che parlavo di lui…

Ora capisco perché era così abbattuto in questi ultimi giorni.

Continuo a camminare in silenzio.

Ascolto il suono della ghiaia sul cemento che scricchiola sotto i miei piedi.

Il sole è calato da un pezzo e nuvole grigie si stendono all’orizzonte.

È tardi, sono quasi le nove di sera e, se non fosse per questi pochi lampioni, ci sarebbe buio pesto.

Ho trascorso altre due ore al bar più altre tre in giro per il paese senza avere la più pallida idea di cosa fare.

Sono troppo shockato…

Rukawa innamorato di me?

Non è possibile…

Eppure non l’ha detto solo Sendoh, ma anche Hisashi e Kogure…

Quei due insieme… chi l’avrebbe mai detto?

In effetti Akira ha ragione…

Non sono molto bravo ad accorgermi di queste cose….

Come diavolo faccio a piacere a Rukawa…!?

Ammesso che sia così, poi.

È evidente che è stato lui ad accorgersi di me sulla spiaggia ieri.

È lui che si è avvicinato…

E ha scelto di stare in mia compagnia.

Poi ripenso a quando mi ha squadrato dopo le docce a fine allenamenti…

Era rosso come un peperone.

Credevo fosse arrabbiato con me per qualcosa, ma forse…

Che quei tre befani abbiano davvero ragione?

Ma perché proprio io dovrei piacergli?

Perché, allora, mi deve sempre insultare?

Che sia l’unico modo che conosca per parlare con ME?

Che il suo stuzzicarmi continuamente sia il suo metodo per avvicinarsi a ME?

Che sia per quello che ama fare a botte solo con ME?

Perché quando ci picchiamo…siamo vicini…

Mooolto vicini…

Perso nei miei pensieri, mi accorgo solo all’ultimo momento di un ragazzo su una panchina davanti a me, sul marciapiede.

È seduto sullo schienale.

È Youhei.

Il viso pallido illuminato dalla fioca luce irreale dei lampioni.

Ha gli occhi arrossati. Non so se per il freddo che comincia a farsi sentire o se per il pianto.

È una pugnalata alla gola, vederlo in questo stato.

-Ciao…- , mormoro.

Non risponde.

Mi sta ancora guardando come se fossi l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in questo momento. O forse la prima…

Non riesco a capire.

- Ehi…che hai?- , il mio è un sussurro, una domanda lieve e dolce.

Il suo volto si rattrista e abbassa lo sguardo.

Non mi risponde.

L’intensità della notte imminente ci avvolge.

Non c’è nessuno per strada.

Emette un sospiro.

-S…sto male…- , riesce a dire.

Quello che esce dalla sua bocca è un suono strozzato.

-Mi dispiace…-  dico. E mi diventano gli occhi lucidi. - Vuoi parlarne?- , ma so benissimo quello che ha.

Mi avvicino a lui e gli poso una mano sulla spalla.

Mito sussulta poi si scosta con un lamento.

-A te?- mi chiede. È amareggiato.

-Proprio a TE!?-.

si alza dalla panchina e si sposta contro il muro.

Ha alzato il tono di voce. Una voce rotta.

Mi accorgo che sta tremando.

Vorrei abbracciarlo, ma lui mi respinge.

-DOVREI DIRE PROPRIO A TE CHE…IO…TUTTO…CHE QUELLO CHE…KAMI!!!- urla.

Cerca invano di reprimere un singulto, ma, anzi, quello che ottiene è un altro suono strozzato, che si blocca nella sua gola.

Comincia a piangere in silenzio e mi si forma un nodo allo stomaco. È tutta colpa mia se è ridotto così…

Il suo corpo è scosso dai singhiozzi che non riesce a reprimere nonostante tutti gli sforzi.

Cerca di asciugarsi gli occhi alla bell’e meglio.

Mi ama davvero così tanto?

-Non capiresti…- geme. E di nuovo le lacrime si riversano lungo le sue guance irritate dal sale.

-Invece ho capito…- mormoro a bassa voce. -E mi dispiace…-.

Mi avvicino e gli asciugo una lacrima con il pollice.

Youhei si appoggia con la guancia contro il palmo della mia mano.

Mi avvicino ancora di più e gli circondo la schiena con le braccia appoggiandomi al muro.

-Mi dispiace davvero tanto… credimi… sono uno stupido…non ti ho mai capito…-.

Lo sento singhiozzare silenziosamente, mentre il mio collo si bagna delle sue calde lacrime.

-Hana, perché…- .

Lo abbraccio ancora di più.

Scotta.

-Perdonami….non sono molto bravo ad accorgermi di queste cose…- , dico dando voce ai miei pensieri di poco fa.

Si sfoga a lungo stringendosi contro di me.

I minuti scorrono lenti, intorno a noi.

Avverto qualcosa di umido contro il mio collo.

Ma non sono le sue lacrime…

Sono i suoi baci che dal collo scendono all’incavo della gola.

Lo lascio fare, e intanto lo cullo.

Si sta calmando, lentamente.

Ad un tratto solleva lo sguardo.

Ha ancora gli occhi velati di lacrime.

Le nostre labbra a pochi centimetri di distanza.

Si allunga piano verso di me e alla fine si sfiorano.

Socchiude la bocca e la sovrappone alla mia.

Preme piano contro le mie labbra, che lentamente scivolano dalle sue quando le chiude allontanandosi impercettibilmente.

Poi torna a premere contro la mia bocca e, stavolta, in modo più deciso.

Sento il suo respiro, ancora affannato, soffiarmi contro la guancia.

Le sue mani si stringono attorno ai miei fianchi, mentre si spinge contro di me per un contatto ancora maggiore.

Vorrei fermarlo, ma non me la sento.

È già stato abbastanza male, ultimamente.

Mi ritrovo a pensare che, se non avessi mai incontrato Kaede, se non mi fossi innamorato di lui… forse sarei anche stato felice con Youhei…

Anzi, sicuramente! Mito è un ragazzo fantastico.

Ma adesso… so che non è con lui che mi sentirei davvero completo.

Ora che ho conosciuto Kaede… so che non è più Youhei, l’altra metà della mela.

O forse dovrei dire “l’altra metà del mio cuore”…?

Sento il suo alito fresco fondersi con il sapore salato delle sue lacrime, creando un curioso miscuglio.

Continua a ricoprirmi la bocca di baci, dapprima cautamente, delicatamente, poi più appassionatamente.

Sento le sue labbra morbide, nuove a contatto cn le mie…percepisco un sapore, un odore, una sensazione sconosciuti.

Poi smette di baciarmi ma non si scosta da me.

Avverto la sua lingua percorrermi lenta le labbra, con un tocco talmente impercettibile che penso più volte di essermelo immaginato.

Mi morde il labbro inferiore un’ultima volta, imprigionandomi la bocca in un altro bacio.

Poi si allontana di qualche millimetro da me, i nostri respiri che si fondono ancora l’uno nell’altro.

Non sa cosa dire. Io neppure.

Cerca di fissare per terra, ma è talmente contro di me che riesce solo a guardare il mio collo arrossato dai suoi baci.

Gli scivola una lacrima ribelle lungo una guancia e gliela asciugo con la mia bocca.

Mi dispiace, Youhei….

Non avrei mai voluto vederti soffrire così  tanto a causa mia…

Alla fine gli poso un bacio dolce, leggero ma allo stesso tempo deciso, sulla fronte, per confortarlo.

Per fargli capire le cose, tra me e lui, non cambieranno.

Che continueremo ad essere amici perché gli voglio un bene infinito.

Che forse sarò sempre più di un amico, per lui, che forse riuscirò a donargli un po’ del mio amore e a renderlo un ragazzo più felice di quello che è adesso.

-Ti voglio bene, Youhei…-, gli dico abbracciandolo più forte.

-Ti amo Hana…-, mi risponde lui stringendosi di più a me, per crogiolarsi nel mio abbraccio.

Rimaniamo così a scaldarci a vicenda, facendoci compagnia e coccolandoci l’un l’altro per un tempo che mi pare infinito, mentre la luce del lampione ci isola dall’oscurità che vibra sinistra nell’aria, sotto un cielo, senza luna e senza stelle, coperto da uno strato basso e denso di nuvole che porta odore di pioggia…

 

 

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Capitolo 4
*** Eh? Casa… TUA? ***


Le ore scorrono lente

Le ore scorrono lente.

Cerco di concentrarmi su quello che sta dicendo il professore seduto sul bordo della cattedra, ma, nonostante tutti i miei sforzi, non sono in grado di riuscirci.

Il mio torace è in prossimità di scoppiare.

Sento tutto il mio corpo bruciare appena sotto la pelle.

È un dolore insopportabile.

Mi tremano le mani.

Sto battendo i denti.

Ho freddo.

Ma cosa peggiore di tutte…ho il cuore dilaniato.

Sospiro, lascio che lo sguardo si perda fuori dalla finestra.

Sono nuvole minacciose quelle che vedo, cariche di pioggia.

C’è solo un piccolo squarcio di luce in un punto, attraverso il quale riesco a distinguere una striscia di cielo lucente, di un viola gelido.

Gelido come le mie labbra in questo momento, labbra che sembrano di piombo.

Come tutto il mio corpo.

Come la mia mente.

Come i miei occhi che non riesco quasi a muovere.

Sovrapposto a quello che guardo,

vedo flash ripetuti all’infinito,

flash tremolanti,

offuscati,

indistinti,

distorti,

sfuocati.

Flash che non vorrei vedere,

che mi fanno soffrire da morire,

e che non svaniscono se scuoto la testa…

Un flash.

Vedo Hanamichi.

C’è buio e fa freddo.

Lo illumina la luce debole del lampione di un vicolo deturpato dalle buche e disseminato di rifiuti in cui si trova.

Un altro flash.

Ha i capelli del color del sole al tramonto, nonostante la luce sia scarsa.

La sua capigliatura è inconfondibile.

Sorrido.

Un altro colpo di luce, abbagliante.

Hanamichi non è solo.

Il mio sorriso svanisce.

Ancora un raggio accecante.

È con Youhei.

Abbracciato a Youhei.

Lui e Youhei.

Sento una freccia trapassarmi il torace.

Da parte a parte.

Un altro lampo guizzante.

Hanamichi non sta solo abbracciando il suo amico.

Lo sta anche baciando.

Lui sta BACIANDO Youhei.

Sta baciando Youhei e non me.

Non me…

Un ultimo sprazzo di luce folgorante li illumina.

E il mio cuore non regge.

Lo sento scoppiare dentro di me, i brandelli che si sparpagliano e vanno a sbattere contro la carne che incontrano lungo il loro slancio.

Sento il  mio sangue allargarsi  rapido in tutto il torace, mentre la vista si appanna.

Ho caldo, poi freddo.

Le gambe mi cedono.

Poi il buio.

Totale.

Quando riapro gli occhi ho Sakuragi che mi tiene preoccupato fra le braccia.

Va tutto bene… sto meglio…

Ora che ci sei tu.

Ti avvicini al mio viso e le nostre bocche si scontrano.   

Premi le tue labbra contro le mie, le allontani, le riappoggi mentre le apri, le chiudi e le dischiudi di nuovo.

Ho capito.

Sono morto.

Sono morto e tu sei il mio angelo.

La mia illusione.

Un’illusione che è la fine del mondo.

La realizzazione finale dei miei desideri.

L’illusione di un angelo di fuoco che mi bacia con ardore, intrecciando la sua lingua alla mia in una danza sensuale e seducente, mentre mi avvolge nel suo calore.

Un calore che aumenta.

Sempre di più.

Ho caldo.

L’aria scotta.

Spalanco gli occhi.

Tutt’intorno è nero.

È il nulla al negativo.

Sei forse un demone?

Ti cerco ma tu diventi una fiamma come le altre che mi circondano, formandosi dal nulla.

Tu sei quella più maestosa.

Sento echi di voci che urlano, che invocano il mio nome.

La tua è un ghigno spaventoso.

E nella fiamma più grande, dopo di te, si delinea il volto ardente di Youhei.

Una fiamma che si avvicina sempre di più e mi scotta la pelle.

Emette un ringhio che mi circonda, un ringhio cupo, inarticolato.

Guardo con orrore gli occhi di Mito che, friggendo, si infossano e diventano cavità oscure.

Tra le fiamme incandescenti serpeggiano strisce d’ombra.

E da essa si protendono braccia, con le mani che cercano di afferrarmi.

Sono mani marce, accartocciate, bruciate, mutilate.

C’è odore di carne arsa, la sento sfrigolare.

Odo lamenti gutturali, striduli, confusi.

E non riesco più a muovermi.

Sono pietrificato dal terrore.

Ho lo sguardo fisso sull’immagine ardente di Youhei che avanza demoniaco verso di me senza alcuna fretta.

Non ho scampo.

Mi manca l’aria, ho i polmoni in fiamme.

Qualcosa di gelido e ustionante mi afferra una caviglia, lacerandomi la carne.

È una mano con due dita mozzate, le unghie spezzate e che appartiene a un braccio rotto e marcio che mi ha attanagliato la gamba e non ha intenzione di lasciarmi andare.

Mi tira verso il basso, verso il buio che si apre a squarci tra le fiamme.

Un calore bruciante come il fuoco mi risale lo stomaco fino a raggiungere la gola.

Sussulto in preda al terrore sentendo una pioggia di fuoco ustionarmi le braccia.

Non riesco più a respirare.

Sono bloccato.

Youhei è ormai vicinissimo.

Ha le fauci socchiuse, collegate, l’una all’altra, da dei filamenti di fuoco e sangue che continua a sgorgare da lui stesso.

O forse è quello che esce dalla mia caviglia, che si aggroviglia tra le ossa che mi trattengono e risale lungo la sua fiamma fino a perdersi nella sua gola?

Con una velocità disumana spalanca la bocca,

i filamenti che si allungano e s’incurvano verso di me,

sfrangiandosi quando mi inghiotte,

mentre un urlo disperato riecheggia senza fine

nel buio ormai totale.

 

 

 

 

 

Mentre mi avvio verso il terrazzo ripenso all’incubo avuto in classe.

Mi sono svegliato di colpo tremando.

Sudavo freddo.

Vedere Hanamichi insieme a Youhei, ieri sera, mi ha davvero shockato.

Probabilmente aveva saltato gli allenamenti apposta per stare con lui…

Mi stringo  nelle spalle. Non è la fine del mondo.

Ho solo l’impressione che lo sia.

Sul terrazzo non c’è nessuno.

Certo, figuriamoci se Hanamichi viene… ora non farà che dedicare tutto il suo tempo a Youhei..!

Rabbrividisco.

Fa freddo. Dal cielo grigio ha cominciato a cadere una pioggia deprimente.

Mi scorrono davanti le ennesime immagini di Sakuragi e Mito intenti a baciarsi e a scambiarsi effusioni e, al ricordo, lacrime dal sapore salato dell’aringa d’inverno mi scivolano lentamente sulle guance.

Mi sono sbagliato. Ho commesso un terribile errore.

Credevo di riuscire a non farmi odiare da lui, di potergli far capire col tempo ciò che provo.

Ma ho aspettato troppo a lungo.

La speranza, che nutrivo, di poter avere anche una sola possibilità su un milione per avvicinarmi a lui si è dissolta come il calore del deserto scompare all’avvicinarsi della notte.

Lui non c’è, e il cielo è coperto da nuvole nere.

Con un urlo

vorrei farle svanire ma è il loro tuono che spacca la mia mente.

Sto terribilmente male.

Nemmeno la pioggia che cade a torrenti può cancellare la mia angoscia.

Mi viene da piangere.

Ma come ho fatto a ridurmi così…?

Mi siedo alla base del muro, e lascio che gli occhi mi si velino di lacrime. 

Scoppio in singhiozzi e, poco dopo, in 1 pianto dirotto.

-Ka..Rukawa…-.

Alzo di scatto la testa.

Non so quanto tempo sono rimasto così, ad ascoltare lo scrosciare della pioggia cercando di fermare i singhiozzi.

Lo fisso con gli occhi sgranati, le guance che si stanno irritando per il sale.

-Ma tu stai…-.

Non continua.

È ovvio quello che sto facendo. Sto versando fiumi di lacrime! E tutto solo per colpa tua!!

Per colpa SOLO ed ESCLUSIVAMENTE TUA!!!!!

TI ODIO, TI ODIO, TI ODIO CON TUTTO ME STESSO!!!!!!!!

No.

Non è vero.

Cerco di controllare il cuore in tutti i modi, di avere una strategia di comportamento.

Ma sono  tutte cose insignificanti.

Decide il cuore. E quanto decide è ciò che conta.

E il mio cuore ha deciso che ti ama.

Ti ama da impazzire.                         

-Vattene.- , sto respirando affannosamente, cercando di controllare il dolore che mi attanaglia il petto.

-No. Dimmi che cos’hai.- .

-Dimmi che cos’ hai, dimmi perché piangi. Cos’ è che ti fa stare così male…?-, mi chiedi. È davvero una nota di dolcezza, quella che percepisco nella tua voce?

Ma mi ritornano in mente spezzettoni di quell’orrendo incubo e mi assale di nuovo la paura.

-Vattene! …Ho detto vattene!!!!!! -.

Lo urlo una volta. Poi una seconda.

Ma Hana sembra non ascoltarmi, come se fosse sordo.

Sto tremando senza sapere che fare.

Vorrei saltargli addosso  e baciarlo, ma ,ora che so che è con Youhei, non posso far altro che scaricare tutta la rabbia che sto accumulando contro di lui.

Gli sferro un pugno contro lo zigomo.

Questo è perché stai con Youhei.

Gliene tiro un altro in pieno stomaco. Potente. Cattivo.

Questo è perché mi hai sempre odiato senza un motivo ben valido.

Con un calcio lo colpisco al ginocchio facendogli perdere l’equilibrio.

Ma lui ha i riflessi pronti.

Riesce a prendermi per il bordo della felpa, trascinandomi giù con lui.

Sento il profumo dello shampoo che ha usato l’ultima volta che si è lavato i capelli.

Mi piace.

Lo amo.

Sento le lacrime asciugarsi sulla pelle, lasciandomi invisibili scie di sale sulle guance.

Mi lascio cullare dal respiro irregolare di Hanamichi. Ho la testa ancora sul suo petto.

È bello sentire i suoi muscoli sotto il mio viso.

-Non ho voglia di fare a botte. Sto già male di mio, perciò non mi servono ulteriori lividi che mi facciano stare ancora peggio.-.

Lo dici tranquillo.

Sollevo la testa dal tuo torace e ti guardo.

Stai male anche tu?

Si. Hai l’aria distrutta.

Mi viene in mente che siamo nella stessa posizione di quando ci siamo presi a botte l’ultima volta.

-Sto male io, sta male Youhei, stai male tu…cos’è? Ci siamo messi tutti d’accordo…?-. la tua voce è dolce.

Mi viene nuovamente da piangere.

Vorrei che ti rivolgessi a me sempre in questo modo. Non acido come tuo solito…

-Cosa ci facevi…?-, ti chiedo.

-Dove?-.

“In quel vicolo a farti Youhei.” Vorrei risponderti.

-Vicino alla spiaggia-, l’altra sera.

-… Ci vado quando ho bisogno di pensare.-, rispondi.

-Scusa.-, dico.

-Per cosa? Perché mi hai preso a botte appena sono venuto qui?-.

Già. Scusa, non volevo.

-Devo averti disturbato-, rispondo.

-Ah, giusto. Figuriamoci se ti scusavi per quello!-, sbuffi sorridendo con un’espressione furba. Sei adorabile!

Sono ancora seduto sopra di te, ma tu non sembri farci caso.

-Non preoccuparti.- dici interrompendo il mio silenzio, -Mi hai aiutato a pensare.- .

Io?

-Perché stai male?- ti chiedo senza neanche volerlo.

Quando me ne rendo conto abbasso lo sguardo.

Rimani a lungo in silenzio ma alla fine soddisfi la mia curiosità:

-Perché sono un idiota che non sa dichiararsi alla persona che ama e perché faccio soffrire gli amici perché sono un insensibile che non capisce mai un cazzo.-.

L’ultima cosa è vera….

Ma sono triste:

adesso so che ami qualcuno.

Che non sono io.

E voglio sentirtelo dire, tanto per stare ancora più male.

Beh, almeno, poi, non avrò più dubbi.

-Chi è…….?- .

Silenzio.

-Non ha importanza… Comunque non mi corrisponde…-.

Ah…no,aspetta…cosa? No? Ma allora…

-Tu e Youhei…-, qui c’è qualcosa che non torna… -Vi ho visti…ieri…- .

Il mio è quasi un sussurro, coperto dalla pioggia che scroscia imperterrita senza sosta.

Mi scosto imbarazzato per essere ancora su di te.

Mi alzo e mi appoggio con la schiena contro il muro, il peso spostato su una gamba.

-…-.

-E’ lui?- .

-… no.- , mi dici. E io mi sento rinascere. -Avrebbe voluto. Ma per me non era lo stesso. Mi dispiace. Gli voglio bene. Youhei…- .

Invochi il suo nome con un tono dolce.

-Ma voi… stavate…- , mi schiarisco la gola, per andare avanti. Non sono abituato a parlare. Ma non ce ne è bisogno. Tu sai capire le mie domande, sai leggermi nel pensiero.

-Qualsiasi cosa hai visto, è successa perché l’ho lasciato fare. Ha sofferto già troppo a causa mia. Non volevo rovinare quel momento. Non volevo rovinare la nostra amicizia. Stava soffrendo per colpa MIA, ed era con ME che si stava sfogando…non l’ho mai capito. E gli ho parlato della persona che amo senza mai capire da quanto lui amava me… che imbecille…- .

Non so come poterti sollevare il morale mentre vedo riaffiorare nei tuoi occhi la tristezza che devi aver provato in quegli istanti.

-E tu?- , mi chiede.

Lo guardo.

-Perché sei ridotto ad uno straccio come me e Youhei?- .

Resto in silenzio. Sto cercando una risposta sintetica.

-Lo stesso problema…- , mormoro.

Mi guardi.

Ti guardo.

Hai assunto un’espressione malinconica.

L’aria fredda ti sferza il viso e tu socchiudi gli occhi.

Il soffio del vento somiglia all’ansimo di una tigre.

Non aggiungi niente

E rimaniamo vicini,

in silenzio,

a contemplare la pioggia che scintilla sulle tegole…

 

 

 

 

 

Sto sorridendo.

Beh, è ovvio che esteriormente la cosa non è affatto visibile, ma sto sorridendo.

E sei tu che mi fai sorridere.

Mi fai sorridere il cuore,

gli occhi, l’anima…

Sei tu che sei sempre al centro dei miei pensieri,

tu che mi sei accanto. Dovunque vado.

Tu che sei sempre ovunque guardo.

E ci sei anche adesso. Concretamente.

Sei esattamente di fronte a me, a qualche metro di distanza.

Ti stai infilando una felpa rosso fuoco.

Peccato che io ti stia volgendo le spalle.

Non posso  vedere lo spettacolo di te accaldato appena uscito dalla doccia a fine allenamenti.

Hai giocato bene, oggi.

Beh, ovviamente non arriverai mai a battermi.

O forse sì…?

Comunque stai decisamente migliorando negli ultimi tempi!

Hai cominciato a mostrare il tuo vero talento durante la partita che abbiamo giocato poco tempo fa contro il Ryonan.

Quella volta sei riuscito a bloccare Fukuda, poi Sendoh…e anche Uozumi.

Penso che il tuo fosse stato puro istinto…sì, una reazione istintiva.

In effetti eri del tutto scoordinato e inesperto,

ma riuscivi, e riesci, comunque a confondere l’avversario.

E intanto, devo ammettere che la tua tattica funziona…!

Forse non sei poi così inesperto…

A volte riesci a giocare come un fuoriclasse.

Hai davvero fatto dei grandi progressi…

Il basket è un gioco di movimento, dove tutti devono essere attivi, per smarcarsi e poter ricevere passaggi, per tirare e realizzare tiri a canestro.

E tu, ora, riesci quasi ad essere e a fare tutto questo.

Oggi ho trascorso il tempo ad osservare incantato i tuoi gesti coordinati, calibrati, tempestivi e sincroni, eseguiti con armoniche geometrie.

Talvolta non perfetti, ma…va bene, lo ammetto.

Erano davvero eseguiti bene…

Sei migliorato nei passaggi, sia a due mani che ad una; anche in quelli tipo baseball e quelli laterali.

Buoni passaggi procurano buoni tiri, e buoni tiri procurano i punti.

In difesa, però, sei ancora un po’ scarsino…

Non riesci ancora a rallentare e ostacolare bene il gioco dell'attaccante.
Hai debole specialmente la difesa  a zona mista.
Ma quella a uomo te la cavi già meglio!
Hanno notato tutti che sei migliorato in quella che per me è l’anima del basket…
Il tiro.
È fondamentale: permette di realizzare i punti.
E, se realizzi punti, vinci le partite.
Ti stai allenando a lungo nel tiro piazzato e in quello in terzo tempo e… beh, sulle tue spettacolarissime schiacciate non ho niente da ridire.
Sono perfette!
Per il tiro in sospensione hai ancora molta strada da fare.
Ma sei migliorato anche nei tiri liberi.
Oggi ne hai segnati 9 su 20. niente male, vista la tua esperienza.
E sei riuscito a mandare nel canestro 3 tiri da tre!
Sì, sempre su 20, però…
Però 4 mesi fa non centravi neanche il tabellone!!!
Hai finito di vestirti e, ora, c’è una strana atmosfera qui nell’edificio della palestra.
Se ne sono andati quasi tutti.
Sento la voce di Ayako che riecheggia nella palestra.
Sta commentando i tuoi notevoli miglioramenti con il coach Anzai.
Lui sta ridendo come un leone marino.
È contento di te.
È davvero fiero di te.
Sai, che vorrei debuttare nell’ NBA in America…,vero?
Non sai quanto vorrei realizzare il mio sogno insieme a te…
O forse dovrei dire “metà del mio sogno”?
Perché, se non lo sai, l’altra metà sei tu…
Ti amo, hana.
Come non ho mai amato nessuno.
Perché non riesci a capirlo?
Io…
Non riesco a dirtelo.
E dire che l’hanno capito tutti!
Tutti tranne te…
-Beh?che cosa stai guardando, tu?!?- , mi chiedi mezzo alterato con la tua, ormai famosissima, voce da Do’aho.
Maledizione! 
Non mi ero accorto che ti stavo fissando!!!
-Hn- , rispondo caricandomi la sacca su una spalla.
Esco dagli spogliatoi seguito a ruota da te che chiudi la porta dandole un calcio senza neanche voltarti.
Lo so, ti sto davanti e quindi non posso vederti.
Ma so che l’hai fatto perché la chiudi sempre allo stesso modo quando di solito vai via prima di me, Mitzui e Kogure.
A proposito… chissà perché sei stato così lento, stasera…
I nostri passi risuonano nel corridoio mentre ci avviciniamo all’uscita.
Usciamo nella tarda sera e ci fermiamo nel buio silenzioso del cortile della scuola.
L’orizzonte è nero, seminascosto dalla pioggia che cade ancora fitta come un lenzuolo.   
Rimango a contemplarla mentre scintilla sulle tegole, illuminata dalla luce evanescente dei pochi lampioni.
Non ho l’ombrello. E il mio giubbino è fin troppo leggero.
Dannazione!
Sono veramente un Baka!
Siamo ormai a fine novembre e vado in giro vestito esattamente come un mese e mezzo fa…!
Resto un istante immobile,stringendomi nelle spalle per il freddo, incerto sul da farsi.
Alla fine tolgo la sacca dalla spalla e me la sollevo sulla testa.
Non servirà assolutamente a niente,lo so, ma almeno cerco di attardare il momento in cui mi ritroverò bagnato fradicio fino al midollo.
Muovo un passo ed esco sotto la pioggia.
-Hai intenzione di arrivare a casa così?- , mi sento chiedere.
Hanamichi mi sta guardando incredulo e dolce allo stesso tempo.
-Hn- .
Mi hai anche fatto fermare sotto l’acqua, razza d’idiota!
-Scusa, ma casa tua non è a undici isolati da qui?- .
-Hn?- .
E tu come lo sai?
Distogli lo sguardo e ti ficchi le mani in tasca.
Non hai voglia di rispondere alla mia tacita domanda, eh? So che l’hai capita.
Seguo la direzione del tuo sguardo assorto…
In lontananza si vede del fumo levarsi da un comignolo.
Anche io ho un camino a casa, ma non lo accendo mai perché in quello sono un vero disastro, col risultato che vivo nel gelo più completo, sotto strati e strati di maglioni, pantaloni e coperte per risparmiare sul riscaldamento.
-La mia sta nel quartiere dopo questo, a circa duecento metri da qui…- .
Che stai cercando di dirmi…? Non ti seguo.
Torni a fissarmi.
-Puoi tornare a casa con me, se vuoi.- .
 
No, aspetta, cos’è che mi hai chiesto???
Di venire a casa tua? CASA TUA? TUA????
Rimango a fissarti incredulo, le ginocchia che mi cedono.
-Non disturberesti.- , dici prendendo un ombrello pieghevole dalla tasca laterale della tua sacca.
-Sì, insomma, vieni da me finché non accenna a diminuire di piovere…- , precisi aprendo l’ombrello.
Allora spero che piova tutta la notte…
-Ti prenderesti una broncopolmonite!- , accenni un lieve sorriso mentre ti avvicini a me riparandomi sotto il tuo ombrello.
Ho seriamente paura di svenire ai tuoi piedi.
Ti fisso sbalordito.
Sei così vicino…
Ringrazio il buio che nasconde l’evidente rossore delle mie guance.
Continuo a guardarti senza riuscire a proferire parola.
Sembra che tu lo prenda per un sì, e ti dirigi piano verso l’uscita della scuola.
Inconsciamente ti seguo, tanto per non rimanere sotto l’acqua.
Sì, a quanto pare,verrò a casa tua…
 
Superiamo insieme il cancello della scuola e ci avviamo lungo la strada principale.
Mi sento leggermente nervoso.
E non riesco a comprenderne appieno il motivo.
È perché devo venire da te?
È perché ti cammino vicino senza potere fare nulla?
O, ancora, perché vorrei tanto parlarti, riempirti di domande, ma non riesco a dirti niente…?
Forse… è tutto insieme.
Rimaniamo su questa strada per circa un centinaio di metri, poi svoltiamo a destra e imbocchiamo una via più piccola.
Apro la bocca ma nella mia gola non nasce nessun suono; il mio fiato si perde nell’umidità come uno spirito.
Silenzioso, si libra nell’aria gelida e si dissolve lentamente.
È forte, il flagello insopportabile della pioggia non è in grado di abbatterlo.
Si innalza, si espande e poi svanisce.
Ma so che è ancora qui. Intorno a me. Intorno a noi.
Ho freddo, vorrei stringermi a te.
Io… proprio io… assurdo…
Vorrei sentire il calore delle tue braccia forti avvolgermi in un abbraccio protettivo. 
Ma tu non ti accorgi dei miei pensieri che a me sembrano diventare visibili e congelarsi in quest’aria glaciale, e ti limiti a continuare a camminare. 
E io tengo il passo, lo sguardo puntato a est, nel cielo notturno. 
È nero e infinito, interamente coperto dalle nuvole che riversano a torrenti questa pioggia freddissima. 
Ci incamminiamo in un vicolo immerso nella penombra, a sinistra.
A parte la luce fioca proveniente da qualche abitazione, ovunque regna il buio assoluto.
Ascolto lo stridio di un tram farsi sempre più indistinto, a causa della pioggia che scroscia.
Pare che questa abbia raggiunto la sua massima intensità. 
Almeno secondo me. 
Dalla vita in giù siamo inzuppati  fino alle ossa. PIU’ che inzuppati.
-Casa mia…!- .
Ti fermi e sorridi.
Amo i tuoi sorrisi, sai? 
Mi tengono compagnia, anche quando tu non ci sei.
Mi fanno coraggio quando ho paura e sono in crisi.
Perché i tuoi sorrisi sono come il sole del mattino…
Illuminano la strada e riscaldano il cuore…
La MIA strada e il MIO cuore…
Un cuore che è esattamente come il camino che ho in sala…
Sempre spento, ma che s’accende come d’incanto con una tua semplice risata.
La tua ilarità, che risplende nei tuoi occhi, è quella scoppietta nel mio cuore, che lo accende come nessuna altra cosa è in grado di arderlo a tal punto.
-Beh? Che fai? Non entri?- .
Mi riscuoto dalla momentanea trance e ti guardo.
Mi stai ancora sorridendo tenendomi aperto il cancellino di casa tua, con il braccio che impugna l’ombrello allungato verso di me, per impedire che io possa bagnarmi.
Sei proprio un Do’aho! Così ti bagni tu! Perché lo fai, poi…
Entro e, mentre ti seguo, mi guardo un attimo intorno.
A destra e a sinistra il piccolo giardino davanti a casa è cinto da basse siepi di sempreverde, ed è diviso a metà da un vialetto composto di mattonelle in pietra grigio perla.
Nella penombra riesco a distinguere l’ingresso e due finestre chiuse.
La porta di casa è riparata da una tettoia.
Mentre traffichi con le chiavi per aprire, osservo il citofono grigio con il pulsante rotondo in metallo.
-Maledizione, devo decidermi a far riparare la luce che dà sul giardino o passerò il resto della serata a cercare di aprire questa dannata porta!Porca paletta…- , borbotti a denti stretti.
-Tzè! Che ritardato…- , commento.
Devo o no tentare di riprendermi…?
-Sta’ zitto tu!- , sbotti con quel tuo fare da solito idiota.
-Che mentecatto…non sei neanche capace di aprire una porta…- , rispondo assumendo l’espressione da Baka a mia volta.
-Vuoi che ti faccia ingoiare la lingua, Rukawa?-, ribatti con un tono da vero imbecille.
Non sai quanto mi piaci quando fai così…! Scoppierei anche a ridere, se la cosa non sembrasse troppo strana!
-Cerca di comportarti meglio…sono tuo ospite!- , gli dico, sempre da Baka, puntandogli un dito contro il petto.
Kami, che musssscoli…
-Chiudi il becco, brutta mignatta!-, sbraiti.
-Sei proprio matto…!-,dico alzando le mani a mo’ di “non ci posso fare niente se è così” guardando una vecchietta che, mentre passa, ci guarda in modo strano.
-Iiiiiiiih!- cerchi di avventarti su di me, ma ti accorgi  a tua volta della nonna.
-Sei viscido, vissccido, vissssccccido, sfuggente, vissccido!- dici sussurrando girandomi intorno a scatti come uno spiritello assatanato.
Mi ruoto il dito indice vicino a una tempia, tanto per far capire che il Do’aho ‘un ce sta con la capoccia…
-L’idiota comincia a delirare…-, commento sempre rivolto alla simpatica signora dalle trecentocinquantacinquemila rughe. 
Quella scuote la testa e si allontana sconcertata.
Certo che Hanamichi sa farmi tornare il buon umore, non c’è che dire! 
Oooooh,matuguardaèriuscitoadaprirelaporrrrrrta……

Resto sulla soglia.

Da quello che riesco a capire, l’abitazione è piccola, ma a due piani.

Sono a casa di Hanamichi…

-Benvenuto nell’umile dimora del supermegafantastico Tensai!-, mi dici gasandoti e con un sorriso a quattrocentotrentasette denti.

Riesci a battere Sendoh, in questo… abbozzo un lieve sorriso, o meglio, increspo un lato della bocca e sembra quasi che tu ne rimanga affascinato…

Ma no, che dico! Scommetto che stai già pensando di potermi picchiare indisturbato per tutta la sera, visto che non c’è nessuno che ci possa fermare…

-Seguimi, andiamo in camera mia. O preferivi stare giù?- .

Scrollo le spalle facendo una smorfia, tanto per farti capire che la prima proposta non mi va neanche male.

Mentre ti seguo, scorgo a sinistra una piccola cucina con un tavolo posto contro il muro, atta a ospitare un massimo di tre persone.

Al contrario di casa mia, che è più in stile occidentale, al posto delle sedie ci sono le Ki, piccole e capienti panche.

Sono dei piccoli ripostigli per le cose da tenere a portata di tavolo, e la seduta è un piccolo tatami, fittamente intrecciato.

C’è un frigorifero incassato in un angolo, una piccola stufa e sul ripiano del mobile della cucina sono appoggiati un  forno a microonde, un frullatore e una televisione.

In cima al pianerottolo della scala, uno spazio abbastanza ampio è occupato da un divano, una poltrona e un mobile su cui è posizionato un mediocre impianto stereo.

A fianco sta una fontana di luce, blu.

Hana deve averci aggiunto qualche goccia di olio essenziale, perché avverto un leggero profumo inebriarmi i sensi.

È un’atmosfera benefica, che rilassa e riarmonizza, quella che si crea in quest’angolo.

Ha gusto, il ragazzo!

Lungo questo tratto di corridoio si affacciano due Fusuma scorrevoli che stanno una di fronte all’altra.

Una è quella del bagno, completo di doccia e lavatrice.

L’altra, è quella della stanza del mio Hana.

La sua casa è piccola, ma lo spazio è sfruttato alla perfezione! Camera sua è quasi grande quanto la mia!

E dire che la mia abitazione è quasi il doppio di questa!

Mi piace la sua stanza.

È accogliente, originale…intima.

Appoggiato contro una parete c’è un letto matrimoniale tipicamente giapponese.

La sua struttura è aerea. I punti di appoggio a terra sono disegnati in modo da non apparire.

Il futon ha dimensioni più ridotte del tatami su cui è posto per far risaltare il piano d’appoggio.

Contro la parete a fianco, è stato messo un Iki in legno con le ante scorrevoli in carta di riso.

Poggiato al muro alla mia sinistra vi è un Biwa, molto simile all’altro armadio.

Infine, nella parete di fronte vi sono due scrivanie, con delle sedie occidentali.

Su un tavolo sta il computer, qualche bloc-notes e una piccola fontana Feng Shui.

L’altro è in balia del caos assoluto, che rispecchia moltissimo il carattere di Hanamichi.

Ci sono alcune piccole scatole di latta, delle forbici, una sveglia, due astucci, un porta cd, delle batterie, un tubetto di colla, una scatola di cioccolatini, un diario e tutti i libri di scuola.

No, dico…TUTTI…

Toh! Quello ce l’ho anch’ io!Neanche ricordavo di averlo…!

Inoltre, ci sono altri libri di thriller, oltre a riviste sul basket e qualche manga, tutti accatastati in pile  ovunque vi sia  dello spazio disponibile, talmente distorte che sembrano lì lì per cadere.

-Ah, senti, non ti dà fastidio se ti lascio un po’ da solo, vero?- .

Ecco, ti pareva! Mi sembrava fosse troppo strano che tu mi invitassi a casa tua come se niente fosse… certo che mi dispiace, idiota! Che hai intenzione di fare? Andartene?

-Devo andare a farmi la doccia, sai com’è…- , spieghi.

Ah.

Posso venire anch’io?

-L’hai già fatta.- , puntualizzo impassibile.

-Avevo dimenticato il doccia-schiuma, in palestra mi sono solo dato una lavata veloce.- .

Inarco un sopracciglio.

Veramente mezz’ora non mi sembra tanto “veloce”…

-Hn.- , fa’ come ti pare…

-Cercherò di essere veloce!- .

Non faccio in tempo a ribattere che già scompari nel bagno di fronte dopo aver agguantato dei boxer e dei pantaloni asciutti.

Me ne hai lasciato un paio anche a me, sul futon.

Di pantaloni, intendo, non di BOXER!!!!

Anche perché non è che me ne servano DUE…

Fisso i calzoni.

Li riconosco.

Sono i blu jeans larghi a vita bassa che indossava due giorni fa.

E io dovrei mettermi quella roba????

Intanto che mi decido sento cadere qualcosa di materiale plastico in bagno, rumore seguito da un’imprecazione mal trattenuta di Sakuragi.

E sia…

Sbottono i miei jeans neri e abbasso la zip.

Li sfilo e mi accorgo solo ora che l’aria di questa stanza è piuttosto calda, perché non sento freddo.

Prendo i pantaloni blu e li avvicino al viso.

Sanno di fresco.

Infilo piano una gamba e poi l’altra, venendo a contatto con la stoffa fredda che mi fa accapponare la pelle.

Mi dirigo ad uno specchio che non avevo scorto prima e mi guardo.

Questi pantaloni stanno bene solo ad Hanamichi!

Guarda che roba…ci ballo dentro!!!

Saltello sulle mezze punte dei piedi e i Jeans mi scendono pericolosamente.

Constato che mi ci stanno dentro anche due mani messe di traverso!

Razza di idiota, ma che pantaloni mi hai rifilato?!?

Non hai pensato che magaaari sono un po’ più esile di te???

No,certo! Ovvio che un fesso del tuo genere non ci arrivi!

Sento l’acqua della doccia che comincia a scorrere e la immagino lungo il tuo corpo in rivoli luminosi che giocano con la tua pelle creando ipnotizzanti riflessi di luce.

Hai la bocca socchiusa come quella volta sul terrazzo, ora inumidita da gocce d’acqua… rilucenti diamanti che impreziosiscono ulteriormente quella meraviglia di labbra.

Il torrente che scende dal getto della doccia ti scivola lungo i pettorali, massaggiandoli decisa, deviando poi nell’infossatura dello sterno e lungo i fianchi.

Tieni gli occhi chiusi per non irritarli mentre ,con le tue mani stupende,ti insaponi con lentezza i capelli.

Poi ti risciacqui, rilassando i muscoli del viso e lo shampoo scorre piano lungo la tua schiena dorata, i tuoi glutei sodi, le tue cosce potenti, i tuoi polpacci forti…

Un improvviso schianto del temporale mi fa sobbalzare.

E tu sei svanito.

Non riesco a scollare lo sguardo dalla fusuma che nasconde la tua paradisiaca visione di angelo di fuoco immerso nell’umidità.

Alla fine riesco a sedermi sul futon.

Mi sdraio e appoggio la testa sul cuscino.

Rimango un po’ immobile, in silenzio.

Scorgo una tua foto su una scrivania.

Sei davanti allo Shohoku e cingi con un braccio le spalle di Youhei.

Dietro di voi c’è un ragazzo alquanto rotondo che sta facendo l’imbecille con un tipo biondo e riccioluto.

Hai un’espressione sorridente, solare e rilassata.

La stessa che hai assunto dicendomi che se fossi tornato a casa a piedi, stasera, mi sarei beccato una bella broncopolmonite.

Doveva essere ancora estate, quando è stata scattata la foto.

La doccia è ancora in funzione.

Mi alzo e vado a sfiorare con le dita il vetro fresco che imprigiona la tua immagine.

Alzo lo sguardo e mi accorgo di un quadro.

Accidenti…è fantastico!

Sei tu…!

Che stai compiendo una delle tue poderose schiacciate…!

Mi ricordo di quella partita. Abbiamo vinto.

In basso ci sono Miyagi, Sendoh, Uozumi che sta per saltare e…e io.   Che ho lo sguardo perso a ammirare la tua strabiliante azione.

Che figura…farmi immortalare così…chissà cos’avrai pensato.

Tu sei sospeso, stai librando nell’aria.

Sei vicinissimo al canestro, stai per segnare.

C’è grinta, nei tuoi occhi. Sicurezza.

Determinazione.

Rabbia.

Da vero giocatore.

È un quadro stupendo,un disegno in bianco e nero, a matita con in basso la foto originale.

C’è il tuo nome, scritto velocemente, appena sopra la foto.

L’hai fatto TU…?

Sposto gli occhi dal quadro alla foto, incantato dal tuo sguardo.

Da quello strafottente e sicuro che mostri di solito, a quello aperto e sincero che non mostri mai.

Ad un tratto si apre la fusuma del bagno tu,

umido d’acqua con solo un asciugamano sulla vita,

ti avvicini a me e mi baci dolcemente prendendomi il viso tra le mani.

Ah, no…quella era la mia fantasia che viaggiava!

Serro la mascella, deglutisco e mi ricompongo.

E ad un tratto mi rendo conto della situazione in cui mi trovo.

A casa tua, tu che ti stai facendo la doccia.

A casa tua, tu che tra poco uscirai da qui e io non potrò fare nient’altro che guardarti e stare male.

Perché non riesco a buttarmi.

In camera tua, tu che non puoi sapere quanto ti sogno.

Che non sai come nascondo le lacrime del mio cuore in un letto dove sfogo abitualmente il mio dolore,

lo stesso letto dove giuro ogni giorno di confessarti tutto il mio vero amore..

In camera tua, senza avere il coraggio di baciarti con tutto l’ardore e la passione che sarei in grado di trasmetterti per farti capire quanto ti amo.

Nella tua stanza a cercare di trattenere le passioni travolgenti che cominciano ad agitarsi dentro di me.

Nella tua stanza a contemplarti in silenzio, immobile.

Devo andarmene da qui.

Rovinerei tutto, se restassi.

Che idiota… dovrei confessarti tutto e invece decido di scappare…

Mi trovo spesso in situazioni difficili e ho imparato a mantenere il sangue freddo e la concentrazione.

Ma ora non ci riesco.

L’acqua in bagno ha smesso di scorrere.

Devo andarmene.

Ora.

Scusami, Hana, perdonami se quando uscirai dal bagno troverai la tua stanza vuota.

Esco dalla camera a passi il più felpati possibile e mi dirigo verso la sommità delle scale.

L’olio essenziale della fontana di luce mi tenta a tornare sui miei passi.

Lì rimango immobile, in attesa.

Ascolto attentamente, ma non sento rumori.

Scendo le scale lentamente.

Giunto la piano terra rimango ancora  in attesa e in ascolto.

Nessun rumore.

Attraverso l’atrio e raggiungo la porta; la apro e guardo fuori.

Il vicolo è  deserto.

Mi chiudo la porta alle spalle e mi metto a correre, mentre una lacrima ribelle mi scorre lungo una guancia e scivola via, mescolandosi nella pioggia.

 

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Capitolo 5
*** Sciuper Gèèènio del Bassccchhhhket! ***


Scarabocchio il foglio bianco su cui si riflettono i raggi del sole, filtrati appena dagli spiragli delle persiane

Scarabocchio il foglio bianco su cui si riflettono i raggi del sole, filtrati appena dagli spiragli delle persiane.

Non riesco a credere che te ne sia andato.

Quando ieri sono uscito dalla doccia, in camera mia non c’eri.

Ho attraversato il corridoio, magari mi sbagliavo.

Ma in quell’istante ho sentito la porta d’ingresso chiudersi.

il futon era leggermente stropicciato, e sul cuscino era rimasta impressa la forma della tua testa.

Fuori il temporale squassava i muri. Un lampo accecante ha illuminato a giorno la mia stanza. 

Come diavolo hai potuto scappare cosi?!?

Non posso crederci, maledizione!

Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!

Perché diavolo te ne sei andato, eh?

Mi detesti così tanto?!?

Allora Sendoh, Mitzui, Kogure, Okusu, Takamiya, Noma… allora loro si sbagliano, è così?!? Sbagliano tutti!??

Dannazione!Te ne sei andato anche con i miei pantaloni addosso, brutto bastardo!

Ho preso i tuoi jeans inzuppati e li ho appoggiati alla sedia in malo modo.

E allora ho notato la mia foto con Youhei spostata.

Tu…

Hai guardato la mia foto…

L’ho presa tra le mani e mi sono accorto della presenza di impronte trascinate, sul vetro che copre la mia immagine.

Maledizione, se solo tu fossi rimasto…

Forse… sarei finalmente riuscito a dirti tutto…

Ma tu…

 

Ora sei qui, vicino a me.

E mi sento travolgere da una tempesta di sentimenti.

Respiro l’aria che tu respiri.

I miei pensieri chiamano il tuo nome.

Grosse gocce di pioggia cadono pigre e verticali.

Ho quasi l’impressione di poterle evitare una ad una.

Sei silenzioso. Come al solito…

Tieni i pugni stretti, le mani tremano. Che cos’ hai…?

La pioggia continua a scintillare sulle tegole dei tetti.

-Lei chi è?-, ti chiedo.

Ma tu non mi rispondi…

-Lo sa?-.

Siamo vicini, sento il tuo respiro.

-No.-.

-E perché non glielo dici?-.

-Non capirebbe.-.

-Perché? È sorda?-, ti chiedo senza comprendere io stesso se ti sto prendendo in giro o temo che “lei” sia sorda davvero.

-Diciamo che è “sorda” di “vista”…-.

Ti ho mai detto che hai una mente contorta anche tu?

-EH? Ah, forse ho capito…-.

Mi guardi. Sei strano, non riesco a capire cosa ti passa per la mente.

-È che lei non ha capito niente, mentre magari altri hanno capito tutto?-.

Sobbalzi in modo impercettibile.

Stringi le labbra e annuisci cautamente col capo.

-Ne sei sicuro?-, chiedo.

Ti vedo in tensione.

Fissi la pioggia di fronte a te ma sei attentissimo alle mie parole.

-Magari lei sa. Ma non te lo vuole dire.-.

Fremi. 

Allora decido di fare un po’ l’idiota.

-E… mmmmagaaaari… tu non hai capito che non ti vuole far capire che invece ha capito quello che anche gli altri hanno capito… Capito?-.

Mi fissi sbalordito.

Se non ti conoscessi, si direbbe che, nonostante tutto, tu stia per scoppiare a ridere.

-Diglielo.-.

-Non…non ce la faccio.-,rispondi. Sei abbattuto. Si vede lontano un miglio.

Vorrà dire che continuerò con la mia buffonata…

-Provaci in tutti i modi più idioti che conosci! Così eviti di farci una figuraccia se non ti ricambia! Anche se non credo che lei possa resisterti…Cioè…Ti sbava dietro mezza scuola, magari lei ne fa parte, no?-.

-LEI non è così superficiale…-.

Ah. … Ma siamo sicuri che ti piaccia davvero io?

-Provaci lo stesso…!-, così mi faciliti un po’ il compito…

-Come…-, la tua domanda somiglia di più a invocazione d’aiuto al cielo, mentre ti accasci a terra prendendoti il volto tra le mani.

-Non so…

Copia i tuoi migliori videogame e regalaglieli, oppure mandale dieci sms, ciascuno di una parola, per dirle che ti piace! E sull’ultimo mettici la firma… O ancora regalale un peluche, un libro del suo scrittore preferito, un gattino davanti alla porta…

Invitala al bar, in pizzeria, al cinema…

Accompagnala a casa, scriviglielo sul suo diario…

Che so…diglielo e basta! Oppure  vai a sbatterle addosso ogni volta che la incontri!

Sorridile, salutala… scrivi su una maglia “ti amo un casino” e mostragliela quando ti passa vicino!-.

Mi metto quasi a ridere.

Tu hai incrinato un angolo della bocca.

- Mandale una lettera!

Fa’ in modo di ritrovarti solo con lei!
Scrivilo su un manifesto e attaccaglielo sotto il muro di casa sua!

Saltale addosso e dalle un bacio mozzafiato!

Falle il suo dolce preferito…!-, e allora sbotto a ridere, sincero, immaginandoti impegnato a fare un dolce in una cucina completamente disastrata!

Mi chiedi che ho da ridere e te ne spiego il motivo.

Sbuffi, ma sembri divertito.

Ascoltiamo per un po’ la pioggia che scroscia senza sosta e poi spezzo il silenzio.

-Allora…? …Che farai?-, e mi siedo accanto a te, tra un po’ torneremo in classe, la ricreazione è quasi finita.

Per la prima volta ti vedo quasi sorridere, gli occhi chiusi.

Quando rispondi sembri  parlare quasi con te stesso.

-Credo che…

che glielo dirò…

prima o poi.

Questa è una promessa…-.

 

Siamo nel bel mezzo di una partita.

Gli allenamenti finora sono stati piuttosto duri.

Cos’è? S’è bevuto quaranta barili di caffèèèè, il Gory, oggi????

Sono in squadra con Miyagi, Kakuta, Rukawa e Sasaoka, mentre nell’altra ci sono Yasuda, Akagi, Ishii, Mitsui e Kuwata.

Oggi Ayako non c’è e Kogure ha preso il suo posto.

-Non intralciare il gioco, ok?-, mi ammonisce Miyagi.

-Che cos’hai detto!?!-, mi altero io da idiota come mio solito.

-Che sei di troppo…-. Ma com’è insopportabile, oggi, Rukawa!

-Sta’ zitta, brutta scrofa! Il tuo poscccto è sul marciapiede!!!-.

Brutta vacca…continua a criticarmi!

Kuwata riesce a smarcarsi da Sasaoka e passa la palla a Ishii che va a canestro.

Ma, grazie al mio immaaanso talento, volo dall’altra parte del campo e riesco a stopparlo con la mia supertecnica difensiva, passando poi la palla a Kakuta.

Peccato che lui stia dormendo e se la faccia soffiare da Mitsui…

-Aprite gli occhi, è così che si gioca!-, grida mentre si piega leggermente e prende di mira il tabellone.

-Sbaglia ‘u tiro,sbaglia ‘u tiro,sbaglia’utirosbaglia’utir…ma porrrrrccc…-.

Stavolta, il mio micidiale sortilegio-porta-sfiga non ha funzionato, visto che riesce ad effettuare un tiro da tre punti.

È Rukawa a entrare in possesso della palla, marcato ancora da Hisashi.

Lo vedo fissare intensamente l’avversario, con aria di gelida sfida.

Mi accorgo che cambia il ritmo del palleggio, una tecnica elementare per ingannare l’avversario.

Difatti,nel momento in cui Mitzui abbassa un istante la guardia, scatta, si smarca, compie un doppio palleggio e tira.

Canestro da tre punti.

Akagi tenta di afferrare la palla mentre cade, ma il suo è un tentativo vano, vista la mia immaaansa genialità…

Parto in contropiede e miro al tabellone.

Il Gorilla mi sovrasta con un salto,ma io scatto di lato e tiro sotto canestro.

Due punti in più per la nostra squadra!

-Non capisci come ho fatto, buzzurro?-, gli chiedo sfottendolo.

-Beh, ti dirò una cosa: non servono spiegaziòòòni quando si ha a che fare con un talèntò naturalè còmè mèèèèèèè…hahhaa-hhahhaaa-hahhahhahhaa…ehehehahahaha!- rido camminando a gambe larghe come un idiota.

-Dai ragazzi, non facciamoli andare a canestro, strapazziamoli come si deve!Hehhehhehehe!-, continuo con lo stesso tono.

-Che imbecille! Si crede un fenomeno…-, sento dire dallo scimmione.

-Hehheeehehhehhehe…. Sta’ attento, spaventapasseri, sono forte anche in difesa!-, continuo.

-Seeeeh, buonanotte…-.

Ma che diavolo rompe, ancora, Rukawa?!

Sto marcando Mitsui, ma lui riesce a liberarsi e ad avvicinarsi alla sua amata area dei tre punti.

A rimediare è Kaede, che riesce a sottrargli la palla realizzando un altro canestro.

-Gnnnnn… zoccolo! Dovevi lasciarlo a me, perché 6 intervenuto,Rukawa!??!!- gli biascico sbraitando.

-Perché ormai non  potevi più raggiungerlo, ti aveva scartato!-.

Toh! Si è degnato di rispondermi!

-L ’ho lasciato passare aposcchta!-, continuo con lo stesso tono.

-Hn?-.

-…Così potevo rubargli la palla da diètro, la mia era una tattica-aaaah, sono un genio incomprèscio!-, mormoro fintamente deluso.

Mi accorgo che Miyagi è tornato in possesso della palla e si dirige verso il canestro.

-Hei, amico! Passami la palla!- gli grido.

Ma lui che fa?

Sì, esatto! La passa a LUI!!!

Argh! Non è posciììibile! Ha preferito lui a mèèèè…!!! Bhuaaaahhahhaaa! Sigh! Sob! Ma perché? Perchhhhhhhèèèèè???

Questa me la paga…

-Ehi, pigmeo! Perchè diavolo non l’hai passata a me invece che a Rukawa!?!!-.

-Perché io sono più bravo…-, è il soggetto in questione a rispondermi.

-Gnnnnnnnngrrrrrrrrr! Ti cambio i connotati!!!!!!!- gli urlo pronto a balzargli addosso.

-Sta’ attento, c’è il signor Anzai che ti guarda!-, mi avvisa Ryota avvolgendomi con un braccio.

Rimedio subito!

Salto tra i due e cingo loro le spalle con le braccia.

-Ahhahhahhahha! Era uno scherzo! Siamo ottimi amici, ci vogliamo tanto bèènee…! Ehehehhehehehehe!-.

Miyagi si dilegua e Rukawa si pulisce la spalla su cui mi sono appoggiato.

Io faccio altrettanto e mi sfrego le mani.

-Chessccchifo Chessccchifo Chessccchifo Chessccchifo!!!-.

-Non lo sopporto…-, sento dire da Rukawa.

Brutto babbeo!

Bah! Devo piantarla di distrarmi e riprendere giocare!

La palla è in mano mia. Ora.

Ho di fronte Hisashi.

DEVO riuscire a smarcarmi…

Afferro la palla e gliela pianto davanti alla faccia.

Poi la sposto a scatti da un lato e poi dall’altro.

Mi guarda un po’ sorpreso.

Ora basterà scattare e il gioco sarà fatto!

-Vischto? Sei più lento di una lumaca… rassegnati, non hai speranze con me…-, non riesco a trattenermi dal dire, -Il vero genio è 98% talento, 1% tecnica e 1%…argh!-.

Ishii mi ha fregato la palla!!! Mi sono distratto troppo a lungo! Non è posciiiiibile!!!

Un coro di “imbecille!” e “sei proprio un fesso” si leva in palestra.

Iiiiiiiiihhhh!!!!!!

Quel babbeo ha rovinato la mia grandiosa performance!!!

Adesso gliela faccio vedere io!!!!

Farò vedere a tutti di che pasta è fatto il supermegagenio del basket!!!

 

 

Che pomeriggio, ragàs…!

Posso proprio dire che oggi mi sono dato all’imbecillità più completa!

Mi sono divertito un casino, mi ci voleva una valvola di sfogo!!

Mi sono fermato venti minuti in più per allenarmi nei tiri a canestro.

Ero già piuttosto stanco prima, ma oggi ho voglia di bruciare anche le ultime energie che mi sono rimaste.

Ancora un tiro.

Questo è l’ultimo.

Palleggio due volte, un ritmo veloce.

Afferro la palla con entrambe le mani e la fisso.

Va’ dentro, bella mia, centralo in pieno.

Mi piego sulle gambe mentre sollevo il pallone verso la fronte.

Salto e tiro, seguendo in silenzio la parabola che compie avvicinandosi al tabellone.

Esulto stringendo la mano a pugno, quando sento la palla frusciare nella retina.

Lascio che rimbalzi sul parquet due, tre volte.

Poi la prendo e la lancio nella cesta insieme alle altre.

 

Si è addormentato sulla panchina negli spogliatoi…

Ha un espressione corrucciata, la bocca socchiusa.

Credo che all’inizio fosse seduto, dev’essere scivolato di lato nel sonno, le mani abbandonate oltre il bordo della panca.

Frugo nella sacca alla ricerca del docciaschiuma.

Impreco mentalmente quando m’accorgo di averlo dimenticato di nuovo.

Afferro l’asciugamano piccolo e mi dirigo verso il lavabo.

Lo espongo al getto d’acqua, lo strizzo e me lo passo sul viso, il torace, le braccia e il dorso, dopo essermi spogliato.

Avevo pensato di fare la doccia a casa, ma ora ho di nuovo cambiato idea.

Sono troppo stanco per aspettare ancora!

Una bella lavata mi rimetterà subito in sesto!

Sciacquo l’asciugamano, lo spremo e lo appoggio al bordo del lavandino.

Prima di infilarmi sotto la doccia mi volto di nuovo a guardare Kaede.

Sorrido, certo di trovarlo nella stessa posizione quando avrò finito.

 

Resto sotto il getto caldo anche quando ho terminato di lavare via il sudore di un pomeriggio intero di allenamenti.

Adoro sentir l’acqua scorrere sulla pelle…

Mi giro, reclino la testa e lascio che l’acqua mi appiattisca i capelli sul cuoio capelluto.

 

 

POV RU

Mi sveglio per il rumore della doccia.

Sento l’acqua martellare sulle piastrelle del muro.

Non mi muovo ma mi guardo intorno e mi accorgo che l’unica sacca rimasta è quella di Hana.

Oltre il rumore della doccia, non sento altro.

Devono essersene andati tutti.

Quando sento l’acqua smettere di scorrere, socchiudo gli occhi.

Pochi istanti e vedo Hana uscire dalla doccia in una nuvola di vapore, come quattro giorni fa…

Poi chiudo gli occhi,

e il resto posso solo immaginarmelo.

 

 

POV HANA

Chiudo l’acqua e cerco di eliminarne il più possibile dalla mia pelle con le mani.

Allungo un braccio fuori dalla tenda e afferro l’asciugamano.

Mi asciugo il volto e tampono i capelli.

Lo strizzo, me lo avvolgo intorno alla vita, scosto la tenda ed esco.

Toh! Le mie supposizioni erano esatte!

Mi volto verso lo specchio e continuo a guardare la SUA immagine riflessa mentre mi passo le dita tra i capelli.

Mi vesto in silenzio e poi torno a rivolgere le mie attenzioni a Rukawa.

Non è addormentato…ma sembra esserlo, tanto è immobile…

Ha ancora il respiro piuttosto lento, ma è diverso da prima.

È impercettibilmente più rapido e meno regolare.

Resto a guardarlo ancora per un po’, poi gli soffio dolce sul viso.

Mi scosto mentre lo vedo fingere un innocente risveglio.

-Io vado! Le chiavi della palestra le ho io, perciò vedi di sbrigarti ad uscire dal letargo, perché non ho la nessunissima intenzione di aspettare l’anno prossimo per chiudere!-, gli dico sparendo nel corridoio.

Quando spalanco la porta, rabbrividisco.

La pioggia autunnale continua a venire giù da un cielo basso e grigio, né violenta né leggera: piove e basta.

E continua a piovere . Da impazzire.

Sbuffo e lascio cadere la sacca facendola scivolare dalla spalla.

Mi abbasso, mi riallaccio una scarpa e comincio  cercare l’ombrello nella borsa.

-Merda!-, esclamo fuori di me.

Ho dimenticato anche quello…

-Hn?-

Rukawa è già dietro di me.

È bellissimo…

Ha l’aria insonnolita e il viso angelico…

Sembra un bambino..!

-Stavolta non ho l’ombrello…non è che tu…-, ma la mia speranza di arrivare a casa all’asciutto è ormai vana:

Kaede mi mostra una massa di metallo e stoffa grigia alquanto informe che in passato avrebbe dovuto essere una sottospecie di ombrello.

-Come diavolo hai fatto a ridurlo così?!-, sono piuttosto esterrefatto, manco fosse passato un tornado!

-Hn…ottima arma…-, sei sempre molto loquace,eh?

Sbuffo divertito, intento a immaginarmi la scena: Rukawa che sgancia ombrellate a destra e a manca! Da non credere!!!

-Cribbio, oggi piove anche più di ieri…-, se ieri mi sono bagnato fino al midollo, figuriamoci adesso…

Un movimento attira la mia attenzione: è Rukawa che ha preso la sua bicicletta scassata e che mi si para davanti.

Monta in sella e con un cenno del capo mi invita a fare altrettanto.

-Eh?-, credo di non aver capito bene…

-Da me. … Quattro minuti, se vado veloce.-.

Che linguaggio criptico che hai…

-Ma sei sicuro che ci regge entrambi?-, domando titubante.

Per una frazione di secondo sembra quasi divertito dalla mia domanda, poi assume nuovamente la sua solita espressione gelida.

-Datti una mossa. Non aspetto fino a domani.-.

-Ah…ehm,beh…se proprio insisti…-.

 

Sono seduto alla bell’e meglio sul portapacchi, la pioggia che inzuppa sia me che Kaede.

Mi sono attaccato a lui, non riuscivo ad afferrare saldamente il portapacchi per via della sacca a tracolla, che è grande si e no quanto un bisonte.

Sembra di viaggiare su una strada sterrata, considerato che la ruota anteriore è piuttosto ovale…

-Che pirata della strada! In giro con bici scassate e per di più senza fanali! Bah…!-, brontolo tanto per dire qualcosa.

Come risposta ottengo una sottospecie di sbuffo.

Beh, almeno c’è il parafango, altrimenti non vorrei pensare alle condizioni della mia schiena…

Nonostante tutti questi disagi… sono felice…

Rukawa non si è ancora lamentato del fatto che le mie mani stringono i suoi fianchi…

Sento i suoi muscoli guizzare sotto i tessuti e avvampo accaldato.

A rinfrescarmi ci pensa la pioggia torrenziale che, violenta, ci colpisce senza tregua…

 

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Capitolo 6
*** Ti Amo… E Ho Paura… ***


Resto senza parole a fissare la facciata della casa di Rukawa…

Resto senza parole a fissare la facciata della casa di Rukawa…

Fa paura.

Con questo buio pesto fa dannatamente paura.

È completamente immersa nell’oscurità.

Sembra circondata da un’aura maligna più tetra del buio più assoluto.

Forse sono solo io a impressionarmi troppo, però… è incredibilmente inquietante.

La piccola villa è circondata da entrambi i lati da alberi neri e spogli con  rami lunghi e sottili, nodosi e intrecciati.

Il cancello automatico si apre lento, cigolando.

Mi scorre un fremito lungo la schiena…

La ghiaia scricchiola assestandosi sotto i nostri piedi e il silenzio si fonde con il fischiare sinistro del vento.

Questo posto mette davvero i brividi.

-Dì un po’, ma sei una sottospecie di demone, tu?-, chiedo per spezzare il silenzio, tremando.

Per il freddo! Non per la fifa, sia chiaro

Kaede, che mi volta le spalle, si ferma a pochi passi da me, lungo il vialetto.

Quando si volta, un urlo mi si strozza in gola.

Mi stanno fissando delle orbite vuote e inespressive, dalle quali fuoriescono vermi e fango denso.

Laddove è presente, la pelle di Rukawa è squamosa e attraversata da crepe.

Aderisce agli zigomi, alla mascella e alla mandibola, ridotti a ossa di un colore verde sporco.

Si avvicina a me, lento e rapido, la sua voce è un rantolo rauco e sibilato.

-Beh? Che fai, non entri?>.

La stessa domanda che gli avevo fatto io mi mostra un Kaede perplesso che, sulla soglia di casa, mi tiene la porta aperta, completamente fradicio.

- A-arrivo!-.

Kami Sama, che infarto! Mi faccio troppo suggestionare!!!

Varco la soglia di casa e il mio stato d’animo non migliora di molto.

C’è buio pesto pure qui dentro!

E, come se non bastasse, si gela non poco!!!

 

 

 

-No, fammi capire, Kaede, sei un vampiro oppure solo una semplice Kitzune polare che ha tutta l’intenzione di diventare un autentico ‘AISSSSSSBERRRRG’ ??!?-.

Hanamichi mi fissa arrabbiato, incredulo o, forse, impaurito.

Kaede… mi ha chiamato Kaede…

Hanamichi mi ha chiamato KAEDE….

-Hn?-, riesco a chiedergli guardandolo incantato.

Sakuragi sembra non essersene accorto.

Ringrazio mentalmente l’oscurità che cela il mio sguardo ebete che gli rivolgo.

-Maledizione, qui dentro si gela! Ma come diavolo fai a resistere a queste temperature???!!?-.

Nella penombra vedo Hana tastare le pareti da una parte e dall’altra.

-Ma dove  cavol…?-.

-Più a destra.-, gli rispondo.

Quando accende la luce, strizzo gli occhi.

Io di solito la tengo spenta.

Ci vedo ugualmente e in più risparmio.

Così, i soldi che mi mandano i miei li conservo per lo più per gli abbonamenti delle riviste di sport e basket e per il cibo per me, oltre a quello per il mio gatto.

-Ma tu non le tieni accese, le luci, in casa???-, mi chiede fuori di sé Hanamichi.

-Hn, risparmio…sono parsimonioso, io!-, gli rispondo alzando un sopracciglio.

-No, aspetta, sto facendo un po’ di confusione… sei pure un pipistrello, oltre che un vampiro e una volpe-iceberg? E altro che parsimonioso! Diciamo che sei piuttosto TACCAGNO!-, Hana mi continua a guardare come se mi fossi messo a ridere a crepapelle.

È enormemente sconcertato e gesticola come un matto.

Sbuffo.

Quant’è carino quando s’ infervora…!

-Hai almeno qualcosa che somigli a una stufa, a un camino o a qualcosa che scaldi, qui da queste parti, al polo sud?-, mi chiede sorridendo con aria furba.

È ancora più bello…

Mi volto e con un mezzo cenno della testa lo invito a seguirmi.

Apro la fusuma scorrevole in carta di riso rossa in fondo al corridoio ed entro nell’ enorme sala.

Adoro questa stanza! È la più grande di tutte!

Ha le pareti bianche.

Incassato in quella in asse con l’entrata, sta il caminetto.

Spento da almeno tre anni.

Sulla destra ho lasciato una sedia con due cuscini appoggiati ai braccioli.

Accanto c’è il divano letto dalla struttura in legno scuro.

Ebano, per la precisione.

Mio padre me l’ha mandato dopo un viaggio in oriente. 

Il suo regalo migliore, non c’è che dire.

Oltre alla mia prima palla da basket, ovvio!

A sinistra, invece, appoggiato contro la parete, si staglia una scaffale  ad angolo, a due metri di distanza dal caminetto. Nella parte bassa della libreria, ho fatto mettere delle ante bianche in carta di riso, in tinta con il resto della  stanza.

Davanti allo scaffale vi sono altre due sedie, identiche a quella di fronte.

Il pavimento, invece, è in legno chiaro.

A illuminare ulteriormente il salotto ci pensa un lampadario con la L maiuscola, in vetro opaco, bianco, dal design ricercato, moderno.

-Oh, un caminetto! Fantastico!!-, sorride, -Ma la legna…?-.

Indico una piccola cassa panca di fianco al camino.

-Ma che schifo! Ci sono milioni di ragnatele, dentro!!-, vedo Hana che salta all’indietro disgustato.

-Ti fanno PAURA?-, lo stuzzico mantenendo il mio solito sguardo impenetrabile.

Sakuragi mi rivolge uno sguardo truce.

-Sono anni che non lo accendo. Quella legna è lì da allora.- , continuo contemplandolo mentre pone rametti e pezzi di legno più grandi nel camino.

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRGGGHHHHH!!!

CHESCHIFOCHESCHIFOCHESCHIFOCHESSSSSSSSSSSSSCCCCCCHHHHHHIFO!!!!!!!!!-.

No, aspettate, fermate tutto….

Com’è che mi ritrovo Hanamichi IN  BRACCIO?????

Altro che “in braccio”… direi che “avvinghiato a mo’ di polipo o koala che sia” o “appiccicato come una sanguisuga” siano termini molto più adeguati…!

Sembra quasi che abbia una fifa tremenda di…

Ah! …di uno enorme scarafaggio setoloso che sta attraversando in fretta e furia il pavimento diretto verso la piccola cassa panca di legno!

-Che imbecille…- comincio assumendo una faccia da idiota.

Mai come quella di Hanamichi, ovvio…

-Come osi…!- mi sibila di rimando.

-..Grande e grosso come sei…-.

-Guarda che mica sono il Gori ! ti stai rintronando, Rukawa?-

-..Non dirmi che hai paura di uno stupido insetto insignificante…!-, lo provoco.

Accidenti, sto diventando loquace e acido come solo Mitzui sa fare…

-Eh? Ma no, che dici! Volevo solo contemplare il PANORAMA…-.

Che babbeo…-Hai fifa, ammettilo…-.

-Affatto!- ribatte sicuro balzando a terra e avvicinandosi allo scarafaggio -Devo, anzi, ammirare le dimensioni straordinarie di questo meraviglioso esemplare…-, commenta da finto esperto osservando l’insetto con una lente immaginaria.

Volgo lo sguardo verso la finestra.

La pioggia picchietta contro i vetri scendendo in piccoli rivoli.

Devo riprendermi dal contatto avuto con te,Hana…

Il tuo torace, i tuoi fianchi, le tue cosce contro di me, le tue braccia attorno al collo…  mi hanno dato alla testa.  Mi hanno bruciato dentro.

Mi sento quasi ubriaco…

Ubriaco, sì. Ubriaco DI TE, Hanamichi.

Ma tu…

Non ti sei reso conto di  nulla, vero…?

Lo osservo muoversi sicuro dalla cassapanca al focolare, la maglia fradicia incollata ai muscoli della schiena e delle spalle che guizzano ad ogni suo minimo movimento.

Non parliamo del suo fondoschiena, poi. Dire che è scolpito di-vi-na-men-te è poco!!!

-E dei fiammiferi? Un accendino? Li…-

Sakuragi si volta di scatto e mi ritrovo a fissare..beh

-…hai?-.

Merda, se ne è accorto.

Fingo completa indifferenza uscendo con nonchalance dalla sala.

Com’è che fa improvvisamente così caldo…?

Afferro le prime cose che mi capitano tra le mani in cucina, mi dirigo verso il salotto, faccio un profondo respiro ed entro a passi lenti , porgendo apparentemente tranquillissimo l’accendigas e le scatole di Corn-flakes spiegazzate ad Hanamichi.

Lui resta lì un po’ titubante, poi li afferra e si china davanti al camino.

E le nostre dita si sfiorano…

Resto inebetito a fissarlo da dietro, mentre sistema il cartoncino tra la legna e dà fuoco al tutto soffiando un po’ sopra le fiamme.

Non riesco a distogliere lo sguardo dalla sua immagine che si staglia davanti alle fiamme che cominciano a sfavillare, ravvivando di riflessi i capelli bagnati di Hanamichi.

Non so per quanto restiamo così immobili…

Quando mi riprendo il fuoco è ormai allegro e scoppiettante.

A riportarmi alla realtà è stato un rumore sordo.

È il mio stomaco che si fa sentire sempre nei momenti più inopportuni…

-Ma tu non mangi mai?-.

Abbozzo un ventesimo di sorriso alla sua domanda fatta con lo stesso tono di un bambino.

-Non molto.-, rispondo alzando lo sguardo.

E i miei occhi s’incatenano ai tuoi.

-Non hai qualcosa? Comincio a sentire un certo languorino anch’io…-.

E ascolto le tue parole ubriacandomi della tua voce sensuale e ingenua allo stesso tempo.

Sinceramente… non mi fido del tuo “languorino”…

-Non ho nulla di pronto.-, e poi faccio schifo in cucina.

Ti fisso.

E mi perdo nei tuoi occhi…

-Neanche un panino?-, mi chiedi.

Sei meraviglioso…le fiamme mandano bagliori di luce sulla tua pelle che risplende d’arancio.

Scrollo le spalle come risposta.

E la tua bocca socchiusa è ancora più invitante…

E ti guardo e sto male dentro.

La stanza oscilla e tu sembri assorbire l’energia del fuoco e irradiare la stanza di luce

mentre l’oscurità s’infittisce cristallizzandosi nell’aria gelida al di là della finestra.

Vorrei avvicinarmi a te,

ma ho i piedi incollati a terra.

Sento il battito cardiaco aumentare,

il cuore martellare sotto lo sterno e risalire verso la gola…

le gambe mi cedono e il mio corpo è percorso da fremiti.

Ti fisso e avvampo

cercando di resistere alla tentazione di abbracciarti da dietro.

Muovo un passo verso di te, vorrei sfiorarti, sorriderti…

E invece mi blocco.

Perché?  Perché mi succede questo?

Perché non riesco a dirti tutto?

Perché non capisci?

PERCHÉ NON CAPISCI?

Ho davvero così tanta paura di uno stupido rifiuto?

Già…È così..

Ho una paura tremenda, un terrore che mi angoscia,

che mi deprime…

timore di un rifiuto che non sarebbe affatto stupido…

perché sarebbe il tuo…

IL  TUO…

E che potrebbe allontanarti da me… per sempre…

Aiutami, Hana, ti prego… maledizione, perché diavolo sto piangendo?

Ti amo…  e ho paura…

 

 

 

Ripenso a questa sera…

La radio suonava “Dreams” una vecchia canzone di Gabrielle…

Fissavo le fiamme e ad ogni nota vedevo te in situazioni diverse…

Una tua potente schiacciata,

I tuoi capelli mossi dal vento,

i tuoi passi,

tu in bici,

la tua schiena,

tu che mi guardi,

la tua mano che stringe la borsa da basket,

tu che afferri il mio panino,

la tua bocca chiusa

tu che mi inviti a venire da te sotto la pioggia,

i tuoi occhi,

tu che stai sopra di me,

una mano stretta a pugno,

tu ed io in riva al mare,

il tuo viso vicino al mio,

tu che corri,

un tuo accenno ad un sorriso,

tu davanti al sole…e le note cambiavano,

nel dolce suono di “Everything you want” dei Vertical Horizon…che si diffondeva nella stanza vedevo…

tu che sbuffi,

le tue espressioni corrucciate,

tu che palleggi,

il tuo sguardo insonnolito,

tu che mi mostri l’ombrello sfasciato,

i tuoi capelli d’ebano,

tu che ti schianti contro la facciata della scuola,

il tuo respiro,

tu che dormi sul terrazzo,

le tue lacrime,

tu accasciato su di me,

io e te sotto la tettoia di casa mia a fare gli idioti davanti a una vecchietta,

la tua pelle illuminata dalle fiamme del camino…

tu che ti passi le mani sulla maglia inzuppata,

la tua felpa stesa sullo schienale della sedia,

tu che accendi lo stereo,

la tua maglia accanto alla felpa,

tu che prendi un cd,

i tuoi jeans sopra la maglia.

I miei vestiti accanto ai tuoi,

il calore del fuoco che lentamente li asciuga…

tu che ti passi una mano tra i capelli,

il tuo viso arrossato,

tu che lasci la sala,

il tuo frigo vuoto,

tu che afferri un mio tramezzino,

io che mi scaldo davanti al camino,

tu che chiudi gli occhi e li riapri,

io che mangio e intanto ti osservo,

tu che scuoti piano la testa per non so quale motivo,

io che mi sto lentamente rilassando,

tu che mi fissi,

giuro, fra un po’ mi addormento,

tu che mi guardi,

ecco, il primo sbadiglio,

tu che mi fissi,

mi stiracchio, hai gli occhi lucidi,

tu che mi guardi, un sorriso  triste,

io che mi alzo, barcollo e tu che non riesci a reprimere un singhiozzo.

 

Era la tua musica ad essere stregata, Kaede?

O sei tu che hai stregato me?

Lacrime copiose hanno cominciato a inondarti le guance,

alcune morendo nella tua bocca,

altre deviando verso il mento, scivolando lungo il tuo collo

e raccogliendosi nell’incavo della tua gola

per poi riprendere la loro corsa in discesa lasciando una trasparente scia salata al loro passaggio.

Ho mosso un passo, poi un altro…

Ti ricordo indietreggiare di mezzo passo, barcollando, con le lacrime che ti offuscavano la vista.

Ho sorriso e ti ho abbracciato piano, le mani che ti sfioravano i fianchi…

E il tuo pianto è aumentato, dividendosi,

percorrendo la mia schiena e riversandosi sul mio torace.

Perché piangevi, Kae?

Ma soprattutto…

Perché poi mi hai respinto così a malo modo?

Erano davvero nervoso, rabbia, rancore, odio… quelli che leggevo in quei tuoi splendidi occhi che evitavano a tutti i costi i miei?

Per quale motivo? Perché non hai voluto dirmelo? Perché? DANNAZIONE, PERCHÈ?

PERCHÉ?

Perché …?

Sospiro.

Stanco di starmene sdraiato, mi siedo muovendomi piano per non rischiare di svegliarti.

Rimango zitto, in silenzio, ad ascoltare il tuo respiro lento e regolare.

Nella penombra intravedo la tua muscolatura rilassata e riflessi azzurri tra i tuoi capelli d’ebano.

Piego le ginocchia e vi appoggio le braccia incrociate.

Scusami se ti ho inzuppato d’aranciata…

Non volevo…

Ripenso alla tua espressione sbalordita, senza parole…

Alla tua reazione fulminea, mentre afferravi la bottiglia quasi piena, la agitavi e la aprivi puntandomela contro socchiudendo gli occhi con aria di gelida sfida.

Mi punto con le mani e scivolo via dal letto.

Rabbrividisco.

Fa freddo.

Perché..perché ti sei incazzato…

Perché alla fine mi hai picchiato..?!?

Perché eri aggressivo, violento..?

Per quale ragione l’hai fatto con rabbia..?

Per quale motivo mi hai costretto a fare altrettanto..?

Perché quando ti sei fermato ansante… avevi un’espressione traboccante  d’amarezza?

Esco piano dalla camera.

Non sento alcun rumore all’infuori del ronzio del mio sangue che mi scorre dentro.

Perché mi hai costretto a vedere la tua pelle umida dopo la doccia?

Ad inebriarmi del tuo profumo quando sono andato a lavarmi dopo di te?

Perché io cerco di aiutarti e tu non fai altro che complicarmi la vita?!?

Perché mi fai soffrire così, Kae, perché?

Apro piano una fusuma e la chiudo con estrema lentezza alle mie spalle.

Spiegami perché ti sei chiuso in un glaciale silenzio,

perché STAVI in silenzio ed ESIGEVI silenzio.

Perché mi guardavi artico se solo provavo a palare.

Spiegati.

Chiarisciti.

Perché diamine non me ne sono andato prima…

Mi bastava urlare e uscire sbattendo la porta, mandandoti al diavolo e avrei risolto tutti i miei problemi!

No…che dico…

Entro in sala al buio e sbatto una tibia contro il divano.

Sparo mentalmente una decina di DOLCI parole in merito all’accaduto mentre indosso i pantaloni ormai asciutti e la maglia arancio.

Lo stereo è ancora acceso, a bassissimo volume suonaSame Direction”. Un pezzo di non so quale gruppo americano…

Non c’è che dire, Rukawa ha cd di musica provenienti da mezzo mondo!

Nel caminetto scoppiettano le ultime braci ancora ardenti.

Mi accorgo di un gatto dal pelo fulvo scompostamente sdraiato su una sedia a pancia in su visibilmente nel pieno della fase REM…

Prendo il cellulare, incapace di resistere dal fargli una foto.

La metterò insieme a una mia che mi ritrae in una posizione praticamente identica!

Afferro la felpa e la infilo lisciandola poi con le mani.

Mi trattengo dal dare una grattatina al felino, nel caso abbia un carattere simile a quello del padrone e mi volto a fissare i pochi tizzoni nel camino un’ultima volta prima di andarmene.

Salto di mezzo metro per un tuono che scoppia improvviso e il mio sguardo cade su un porta foto appoggiato su una mensola sovrastante il focolare.

Strano, non prima non c’era.

Mi avvicino piano, stordito dal sonno e dal ritmo ipnotico e insistente della pioggia che s’infrange rabbiosa contro i vetri.

Allungo una mano e avverto il tiepido calore del ripiano in legno.

Afferro la foto e la accosto al viso.

Dannazione, non vedo un benemerito fico strasecco!

La inclino verso il caminetto.

Niente.

Solo un’ informe sagoma nero-rossiccia.

Magari, soffiando un po’ sulle braci…

 

 

Mh

Sento solo silenzio.

Eppure…

Qualcosa mi ha svegliato.

Ascolto meglio e, risvegliandomi dal torpore, distinguo la pioggia che scende torrenziale da giorni e il vento sibilare al di là dei vetri.

Manca qualcosa.

Ma cosa…?

Per piovere, piove; il vento soffia esattamente come ore fa…si aggiunge il debole ticchettare della mia radiosveglia e l’ululato lontano di un cane.

I rami della pianta qui fuori graffiano i vetri della finestra.

Come al solito non ho abbassato la tapparella.

E ad un tratto capisco.

Avverto a malapena soltanto il mio flebile respiro.

Ne manca uno.

Manca  il suo.

Allungo rapido ma leggero il braccio nel posto accanto a me.

Morbido.

Tiepido.

Vuoto.

Hanamichi!

Scosto di scatto il lenzuolo …Perché cazzo l’ho picchiato..! Perché l’ho aggredito in quel modo..!

e mi alzo compiendo un unico movimento, fluido e rapido.

Rabbrividisco a contatto con il pavimento.

Perchéccavolo non ho risposto alle sue domande…! Perché non ho trovato come al solito quello strafottutissimo coraggio di merda che mi manca  SEMPRE  quando mi ritrovo solo con lui…!?

Spalanco la fusuma e mi precipito fuori dalla stanza.

Neanche un briciolo di fermezza, di decisione  avevo!

Solo tutta quella cieca rabbia che avrei voluto scaricare su di ME e non su di lui!

Paura, ansia, felicità, agitazione, brividi, amore, risolutezza, rabbia, nervosismo e miriadi di altre sensazioni contraddittorie scorrono dietro il mio sguardo gelido.

Scandaglio le stanze lungo il corridoio alla sfrenata ricerca di Sakuragi senza trovarne la minima traccia.

Se n’è andato davvero…

Vorrei urlare il suo nome, gridarlo con tutta la voce che ho dentro per sentirlo rimbombare tra le pareti di casa in attesa di una quasi simultanea risposta, ma la testa mi martella da impazzire e sento la lingua che s’incolla al palato, la gola seccarsi.

Te ne sei andato sul serio…!

Beh, poco importa! Sono disposto a restare sotto la pioggia per tutta la notte tra le strade di Kanagawa pur di ritrovarti!

Devo chiarire tutto con te, ammettere davanti ai tuoi occhi, ciò che ho voluto negare fino all’ultimo…

Completamente assorto nelle mie considerazioni apro istintivamente la fusuma della sala dopo aver visto di riflesso una fioca luce.

Il caminetto è acceso.

Riconosco le ultime note di “Iris”, un brano dei Goo Goo Dolls provenire dallo stereo.

E lui, inaspettatamente, è lì.

Bellissimo.

Fantastico.

Sempre più splendido ogni volta che appare.

La sua ombra si proietta fino ai miei piedi.

Mi fissa sbalordito, sussultando, e un porta foto gli scivola dalle mani.

E, mentre s’avvicina rapido al pavimento, scorgo tre foto.

Le tre foto a cui tengo di più.

Quella in cui sorrido con mia madre, l’esatta copia di me stesso.

Quella che immortala l’ammucchiata sul Gorilla sotto canestro, io e te su di lui che ci prendiamo normalmente a pugni e Mitzui su di noi che aiuta Miyagi a fare la sua prima “grande” schiacciata tenendoselo sulle spalle.

E quella, scattata di nascosto, che ritrae un indescrivibile Hanamichi accaldato e senza maglietta che sorseggia acqua da un rubinetto, gli occhi chiusi nascosti da ribelli ciocche di capelli di fuoco incollati al viso.

Un’immagine paradisiaca che si sfregia e si graffia, come le altre fotografie, mentre il vetro va in frantumi, infrangendosi al suolo e spargendosi ovunque.

Migliaia di piccoli e taglienti cristalli che riflettono le fiamme nel camino.

Fiamme nascoste da quel ragazzo che fissa le foto, inquadrato dai miei occhi.

Un ragazzo colto di sorpresa, frastornato e confuso, che non sa cosa dire.

E tutta la mia fermezza viene meno,

amore e coraggio mutano nuovamente in odio e rabbia, frustrazione e angoscia.

E mi scaglio nuovamente contro di te, accecato da miriadi di visioni.

Dalle foto che si lacerano a tutte le volte in cui non sono mai riuscito a confessarti ciò che provo.

E, mentre sferro un pugno verso il tuo viso, mentre ti conficco un gomito nel tricipite, mentre ti pianto un calcio nel ginocchio, so che dovrò dirtelo.

Che ti amo e che ti voglio come non ha mai voluto e amato nessuno.

Che voglio te, voglio te, voglio Te e Te soltanto!

Che pretendo il tuo corpo ma che desidero il tuo amore, prima di tutto il resto.

Che voglio viverti sino in fondo e condividere con te il resto della mia insignificante esistenza.

Che tu sei sempre stato il sogno presente in ogni mio pensiero, in ogni mia scelta, in ogni mia riflessione, in ogni mia decisione.

Troverò un modo per dirtelo, uno qualunque.

Ma intanto continuo a picchiarti, convinto di avere di fronte un altro me  stesso su cui sfogare tutto il mio rancore.

Dopo momenti di esitazione ti sento reagire.

I tuoi pugni fanno male.

Colpiscono un punto preciso, ma io sento il dolore propagarsi in tutto il resto del corpo.

E ci ritroviamo a terra, intenti a picchiarci fra milioni di schegge di vetro.

Prima prevalgo io, poi tu, di nuovo io, poi ancora tu…

Ti restituisco ogni colpo con tutta la rabbia che ho dentro, ma tu fai altrettanto, dando vita ad una lotta senza fine.

Mi sanguina un labbro, le braccia sono invase dai crampi e il vetro mi si conficca nella schiena. Non capisco più niente, non vedo più niente, non sento più niente all’infuori di un acuto dolore che sommerge l’intera stanza in cui ci troviamo.

E ora di nuovo prevalgo io, e ti scaglio contro colpi a raffica, contro gli zigomi, contro il mento, nello stomaco, contro le spalle, le braccia, la mandibola…Furioso. Feroce. Violento.

E continuo, continuo, continuo, continuo…

Sentendomi sempre più stanco, sempre più male, sempre più incerto vedendo che non ti ribelli più in alcun modo.

Cerchi solo di fermarmi conficcandomi le dita nei fianchi, provando, invano, a tenermi lontano.

Mai.

Non ci riuscirai mai, Hanamichi.

Non riuscirai mai a tenermi lontano. Te lo impedirò io. Perché lo sono già stato per fin troppo tempo.

Anche se riesco di perderti per sempre, con questo cazzo di mio comportamento da pazzo scriteriato.

E, senza capirne il perché, comincio a fremere, singhiozzi cercano di risalirmi verso la gola e cerco di reprimerli con tutta la forza di volontà che mi è rimasta.

Non riesco più a picchiarti, i miei pugni colpiscono a vuoto, la vista si offusca per via delle lacrime e mi sento ancora peggio.

Debole, stanco, sfinito.

Ma mi è rimasta ancora un’arma.

Mi accascio su di te senza fiato e ti mordo, con tutta la forza che conservo, al muscolo elevatore della scapola. O forse al trapezio. Non so. Non capisco più nulla, sono solo consapevole del fatto che mi ritrovo su di te a morderti con le ultime energie che mi sono rimaste, mentre lacrime salate che non riesco più a trattenere mi bagnano come fiumi le guance e si riversano nell’incavo formato dal tuo collo e la clavicola. 

Addentandoti il mio taglio alla bocca si allarga provocandomi un dolore allucinante.

Ti sento gemere dal male.

I tuoi muscoli sodi,compatti, massicci, forti  guizzano provocanti contro i miei mentre inverti le posizioni e mi schiacci sotto di te con tutto il tuo peso.

Ma non mollo la presa, continuo a mordere la tua spalla chiudendola in una salda morsa che quasi non mi accorgo di allentare.

La schiena mi pulsa, i vetri che mi si conficcano sempre più in profondità.

Sento i tuoi fianchi tra le mie cosce e le mie lacrime sgorgare dagli angoli esterni dei miei occhi, scivolare lente tra i capelli.

Continuo a tremare e in uno scatto nervoso alle braccia mi rendo conto di averle strette attorno alla tua schiena.

Resto senza parole, mi si svuota la mente.

Il respiro mi si blocca in gola e divento consapevole di rischiare seriamente un collasso quando poi mi accorgo della tua mano che mi sorregge la nuca e di un tuo braccio che mi circonda le spalle.

È davvero un abbraccio dolce, il tuo? O è la mia consueta illusione…?

Dallo stereo si propagano le dolci note di “ If you don’t know me by nowuna vecchio singolo dei Simply Red e avverto la tua dolce stretta aumentare.

No, è proprio vero.. mi stai abbracciando sul serio…!

Sto per scoppiare di nuovo a piangere..

Ti prego Hana, non lasciarmi…

ora…

mai…

Mai… Non farlo mai…

Mi rintano sotto di lui lasciandomi scaldare dal suo torrido calore, appoggiando la fronte nell’incavo del suo collo.

Stringo il mio sogno con tutte le mie forze col timore che possa svanire come neve al sole e accetto che gli occhi mi si inondino nuovamente di lacrime.

Lascio che gocce di dolce pianto scivolino dalle mie guance, corrano lungo il collo e sulle tue braccia…

Mentre piango e singhiozzo senza più riuscire a fermarmi..  Sorrido..

Ora sono al sicuro….

 

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Capitolo 7
*** Tu e Io… NOI. ***


Seduto al sole su una roccia, lontano dal terreno ancora umido, lascio che il calore mi scaldi le ossa e mi intorpidisca i sensi

Seduto al sole su una roccia, lontano dal terreno ancora umido, lascio che il calore mi scaldi le ossa e mi intorpidisca i sensi.

È piacevole starsene qui tranquilli .

Dopo il temporale di ieri, l’aria è pulita, fresca.  Tersa.

La visuale è limpidissima fino all’orizzonte, dove il cielo d’un azzurro intenso si mescola col mare creando un curioso e abbagliante gioco di riflessi argenteo-turchesi.

Quando ormai sono convinto che Hanamichi, dietro di me, si sia ormai addormentato,  sento il suo busto appoggiarsi contro la mia schiena e le sue braccia circondarmi il torace.

Abbozzo un sorriso continuando a fissare l’orizzonte,  rannicchiandomi contro il suo pet­to, sentendo il suo respiro levarsi e abbassarsi.

Mi domando come io abbia potuto resistere fino a ieri a vivere una vita di completa solitudine, fatta di solo sonno e basket, lontana da Lui.

Vivacchiavo solamente con me stesso, isolato dal mondo, con la semplice compagnia di un gatto.

Allungo una mano e gli do giusto una grattatina dietro le orecchie.

È qui con noi, oggi, e si sta assopendo, sornione, seduto  pancia a terra.

Scorgo il bianco perla della sabbia liscia e luccicante.

Le onde si scagliano verso riva lanciando spruzzi bianchi contro la scogliera da dove proviene il mormorio costante di un piccolo stormo di gabbiani che si gode, come noi, il tepore di un pomeridiano sole invernale che lentamente inizia a scivolare verso l’orlo dell’orizzonte.

Sento il vento sibilare tra i rami spogli degli  alberi e rabbrividisco quando lo avverto trapassarmi la felpa e sfiorarmi la pelle.

Hanamichi si stringe ancora di più a me e  io abbasso sguardo sulle nostre mani, le dita intrec­ciate.

È fantastico sentirmi protetto nel suo abbraccio… al riparo del suo corpo forte, muscoloso e caldo.

Un gruppo di uccelli si sparpaglia in volo cm una manciata di semi.

Seduto su questo masso che emerge dall’erba,

lungo la scarpata che corre verso il mare,

rifletto.

Benché per me, fino a poco tempo fa, non v’era nulla all’infuori del basket,

ora ho capito cosa significhi avere una persona così speciale al mio fianco.

Cosa significhi avere   Hanamichi Sakuragi    al mio fianco.

E sono arrivato alla conclusione che mi è indispensabile come l’ossigeno presente nell’aria che respiro.

Non potrei immaginare un solo giorno senza lui.

    Ma non voglio pensarci, adesso.

Non ora che sto con te.

Non ora che siamo insieme.

Perché è questo che siamo…vero..?

Volgo leggermente il viso verso di te in una tacita domanda, stringendoti, tremando, i palmi delle mani.

Ma tu mi regali un dolcissimo sorriso un po’ assonnato e, mentre la tua immagine si riflette nei miei occhi, il sole mi sembra più infuocato di prima.

Tu, la luce… Io il buio.

Tu, il giorno… Io la notte.

Siamo l’uno il contrario dell’altro ed ero sempre stato convinto che non saremmo mai riusciti  a trovarci.

Ma ho capito di essermi sbagliato.

Perché arriva il tramonto, così come arriva l’aurora.

Ed ecco che riusciamo a congiungerci.

E allora sarà per sempre.

Buffo che mi venga in mente ora una frase del genere.

Neanche ricordo dove l’avevo letta.

Ma esprime esattamente ciò che siamo io e te.

Io e Te…

Noi.

Voglio condividere con te tutto il resto della mia vita, Hanamichi…

Ti guardo perso d'amore e le tue labbra si posano delicate come il respiro di una brezza leggera sulla mia fronte.

Appoggio la nuca contro la tua spalla e socchiudo gli occhi.

Mentre mi crogiolo nel tuo calore  abbandonandomi nel tuo abbraccio  mi sento felice come mai ricordo di esserlo stato.

Credevo ci sarebbe voluto un miracolo, per questo…

Invece sei arrivato tu…

Sorrido…

…Ti amo.

 

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