White Hand - Butterfly Effect di Irizar Elwell (/viewuser.php?uid=31142)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Baba Jaga ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Un nuovo inizio? ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - Dolorosi Incontri ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV - Interferenze ***
Capitolo 5: *** Capitolo V - La Parte Demoniaca ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI - Passione ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII - Isabel ***
Capitolo 1 *** Capitolo I - Baba Jaga ***
I suoi occhi mi scrutano, quasi vitrei. Immobili. Esanimi.
Baba Jaga è qui, davanti a me. Una sola parola, una sola domanda o risposta sbagliata e lei mi porterà via la vita.
Improvvisamente la mia attenzione viene rapita da un suono strano. Sembra ferro. Calpestio ritmato, a modo suo. E poi dei nitriti in sotto fondo che fanno da eco. Dei cavalli!
La Baba Jaga sembra quasi immobilizzata, si limita a guardarmi. Le sue iridi saltellano da me ai cavalieri che pian piano si fanno ai miei occhi sempre più nitidi. I loro drappi svolazzano al vento. Il primo è di colore bianco, il cavaliere del giorno. A seguire con fierezza su un cavallo bianco, come del resto gli altri due, galoppa fiero mentre al suo fianco il cavaliere rosso, mandante del sole, a petto in su, fiero e orgoglioso, mi guarda truce. Ed infine a seguire a questa lenta e insolita parata, il cavaliere nero: il cavaliere della notte, che con un ritmo cadenzato e quasi evanescente chiude la coda, inseguendo gli altri due.
Devora mi ha messo in guardia in precedenza.
“signorina Christine, probabilmente vi si presenteranno tre cavalieri, tutti in groppa a dei cavalli bianchi. Uno si issa fiero e con sguardo freddo, portando con se un drappo bianco, il secondo su un drappo rosso non smetterà mai di guardarvi dalla sua apparizione, ed infine il cavaliere nero. Esso rappresenta la notte, e come potete immaginare porterà stretto in pugno uno stendardo color pece. Fate attenzione a loro. Si avvicineranno, cercheranno di prestarvi aiuto, e se vi serve, di portavi da Baba Jaga. Ma se scambierete anche solo una parola con loro tre...Anche una sola parola, e lei potrà uccidervi o peggio ancora... torturarvi!”
le sue parole mi ronzano nella mente.
Intimorita le avevo chiesto, in questo caso, quale fosse stato il modo migliore per superare questo tranello, restando integra, e possibilmente viva.
So che da quando ho deciso di intraprendere questo viaggio, ho praticamente messo la firma su una sentenza di morte.
Ma quanto può non valerne la pena, se alla fine, l'alternativa è il nulla?
“ignorali”
mi sussurra la voce dell'evanescenza al mio fianco.
“come?”
ripeto, più a me stessa per essermi resa conto di aver effettivamente capito o perché non ha assolutamente senso una risoluzione del genere per me.
“quando ti si avvicineranno, ignorali. Tieni lo sguardo basso. Non guardarli mai in volto. Per loro sarà un gesto di rispetto e se non parlerai sarà riconosciuta la loro autorità. Ti ignoreranno e svaniranno nel nulla. Non devi fare assolutamente nulla.
Sospiro. Mi fermo e cerco di concentrarmi. Non fare assolutamente nulla non è la prima cosa che ti viene in mente quando sei in un mondo sconosciuto e dove ogni cosa può portare al collasso della tua realtà. Vorrei scappare. Vorrei scappare via, lontano e tornare indietro. Sistemare le cose con mia madre, non trasferirmi a Dallas e cancellare tutto quello che mi è successo. Cancellare Paul, Mandy, Sam, cancellare quello che sono diventata. Cancellare me.
E sì, lo farei. Lo farei per far tornare tutto com'era.
Abbasso lo sguardo quando gli zoccoli dei cavalli si arrestano perfettamente distanti tra loro,davanti a me.
Chiudo gli occhi e mi concentro. Decido di contare, per concentrarmi su un qualcosa di logico. Per non far capire a lor che ho timore. Che non sono del tutto sicura della scelta che faccio e non so se fidarmi delle parole di Elanua.
Primo passo. Uno..
Secondo passo. Due..
Terzo passo. Tre..
Quarto passo...
Uno dei cavalli nitrisce. Il mio cuore si ferma. Per un istante.
Poi l'insieme dei passi prende velocità trasformandosi in un suono sempre più evanescente.
Ce l'ho fatta!
Avanzo ancora di qualche metro, prima di riprendere a respirare con regolarità. Sono molto più sollevata e so di star sorridendo.
Davanti a me si apre un sentiero che s'inoltra ancor di più nella già fitta vegetazione.
Non sarà un tranello della strega? Penso. Ed Elanua intercettando i miei pensieri risponde di conseguenza:
“un regalo degli alberi, non sono molti quelli che arrivano fin qui”
il suo sguardo si incupisce.
Non dico nulla, avanzo lentamente con lei che si pone a qualche centimetro in avanti. Sembra così triste. È appena un'evanescenza ora, posso distinguere appena i lineamenti del viso che fumano al vento.
“hai mai conosciuto uno spettro di buon umore, cara? Lo siamo tutti, è il peso della morte.”
La guardo interrogativa.
La mia curiosità non sembra infastidirla, anzi sembra ben disposta a parlare.
Accenna un sorriso, rallentando di colpo l'andatura. Mi fermo anche io, non capisco. Elanua inizia a girarmi intorno, non lo avevo mai notato prima, forse perché non mi si è mai avvicinata così tanto, o forse perché è lei a decidere di farsi toccare, mi solletica la pelle con la sua essenza. È color cristallino, sembra sia formata da una scia di piccoli diamanti.
“perchè sei venuta da me?”
le chiedo incantata, sono completamente rapita dai suoi movimenti vaporosi.
Aspetta qualche secondo prima di rispondere, ed in quei secondi ho avuto l'impressione che stesse decidendo se mentirmi o meno.
“si tratta di mio figlio”
il tono è affranto, ma non aggiunge altro, ed io non chiedo oltre.
Continuiamo a camminare nel bosco, il sentiero sembra interminabile. Non so nemmeno se questa sia la strada giusta, ma tanto non ho molte alternative.
Qualcosa mi bagna il naso. Mi asciugo con la manica della maglietta che si macchia di rosso. Immediatamente guardo il cielo,nuvoloso, nulla di particolare. Continuo ad avanzare, senza farci troppo caso, ma anche Elanua mi guarda stranita.
Sento ancora una goccia, due, tre...alzo il cielo ed improvvisamente una pioggia di sangue c'investe violentemente.
“non ti fermare, corri”
mi suggerisce, ma non riesco a muovermi.
Resto immobile a fissare il cielo, il sangue.
Perché piove sangue?
“è lei, sta arrivando!”
urla preoccupata Elanua poco prima di svanire colpita da una luce bluastra.
“chi osa, entrare nei miei domini?”
è la prima volta che sento la voce della strega. Echeggia nell'aria, ma di lei non c'è forma.
Mi guardo intorno, ma non serve a nulla quando due mani mi afferrano il collo.
“chi sei tu?”
chiede guardandomi fissa negli occhi.
Porto le mie mani sulle sue cercando istintivamente di allentare quelle tenaglie.
“non riesco a respirare”
Squittisco agitando le mani.
La presa si allenta e io riprendo a respirare. Mi guarda senza batter ciglio.
“allora?”
chiede impaziente.
“mi chiamo Christine”
dico cercando di non guardarla per troppo tempo. Non devo farmi uccidere da lei, ma farmi aiutare. Questo è quello che devo tenere bene in mente se voglio restare viva.
“perchè sei qui?”
minaccia alitando fetore.
“mi serve il tuo aiuto”
rispondo questa volta però sostenendo il suo sguardo. Voglio farle capire che sono disposta a qualsiasi cosa per risolvere questa situazione.
Lei mi guarda attentamente, sembra che mi stia studiando. Poi lentamente con l'indice indica il mio sterno e si avvicina.
“non toccarla Yaga”
imperativa compare tra me e lei Elanua in una nube rossastra.
La sua voce è demoniaca e la gentilezza e la delicatezza che hanno sempre accompagnato la sua essenza non danno cenno di esserci ora.
“chi è questa ragazza?”
chiede ad Elanua, spostando continuamente lo sguardo da me a lei.
“la senti anche tu questa energia, vero?”
annuisce e tra le due sembra esserci uno sguardo d'intesa. Ciò non mi rende per nulla tranquilla. Inizio a chiedermi, forse troppo tarsi, se posso davvero fidarmi di Elanua.
“non puoi prenderla. Ha il marchio”
ricomincia l'essenza. È seria. Solo le sue labbra si muovono, per il resto sembra una statua.
“quello non è un problema, mi basterà sapere a chi appartiene”
Lei sghignazza e alla strega ciò sembra non piacergli per nulla.
“io non credo. Guarda il suo marchio, non è una comune entità”
Baba Jaga sposta il suo sguardo su di me avvicinandosi quel tanto che Elanua le permette e stacca un mio capello. Lo annusa, lo guarda attentamente, lo lecca e alla fine lo lascia libero al vento.
“fidati di me”
sussurra l'essenza guardandomi con la coda dell'occhio. Ma che sta succedendo? Di cosa parlano? Che cosa vuole la strega da me?
“cosa vuoi?”
chiede infine.
“riporta la mia realtà nel passato, cancellando la memoria di coloro che...”
mi zittisce portandosi un dito alle labbra.
“e tu cosa mi daresti in cambio?”
sorride maliziosa.
“cosa vuoi?”
“te”
resto in silenzio.
“farò quello che mi chiedi all'unica condizione di avere la tua anima. Da quando rimetterai piede nella tua realtà ad un anno, ti impegni a diventare mia. Sono più che sicura che sei molto squisita.
Continuo a non dire nulla. Non guardo nemmeno Elanua.
“al trecentosessantacinquesimo giorno verrai qui e io ti divorerò, l'unica cosa che devi fare è farti togliere il marchio. Trova tu il modo. Se non rispetterai la scadenza o ti tirerai indietro io restituirò la memoria ai tuoi amici e li ucciderò uno ad uno, davanti a te, poi ucciderò le loro famiglie, gli amici delle loro famiglie e gli amici degli amici. Fin quando qualsiasi persona tu abbia incontrato nella tua vita anche solo accidentalmente morirà a causa tua e tu sarai mia schiava per l'eternità. Ovviamente...”
estrae una piccola daga dalla manica della tunica color terra che indossa.
“è un contratto”
un patto di sangue.
Prendo la daga in modo meccanico. La mia mente è vuota. Le parole della strega mi rimbombano nelle orecchie come un fastidioso ronzio perpetuo.
Apro il palmo della mano destra e con la sinistra pigio la lama fino a sanguinare.
Lei fa lo stesso con la sua mano sinistra e afferrando la mia preme le due ferite in modo da far fondere il nostro sangue.
Sento una specie di scarica elettrica e istintivamente ritraggo la mano. La ferita sembra cauterizzata. La guardo stupita e lei ridendo soddisfatta improvvisamente mi spinge.
Cado per terra, ma quando mi guardo intorno lei non c'è più. Sono esattamente distesa sull'erba. Dove mi avevano condotta Devora e Davis.
Sono tornata alla mia realtà.
“un anno”
la sua voce mi risuona nelle orecchie.
Mi alzo un po' stordita. Sono sola. È logico. Se ha cancellato la memoria a tutti Devora e Davis non mi hanno mai conosciuta.
“Elanua?”
la chiamo ad alta voce varie volte. Che sia sparita anche lei?
“non posso più essere visibile, ma sono qui Chris, i poteri della strega su di me non hanno effetto”
annuisco e lentamente mi metto seduta. La testa mi gira vorticosamente ed ho un po' di nausea.
“hai fatto una cosa davvero nobile, per quel che posso cercherò di aiutarti”
sento un calore sulla guancia. Una carezza?
Sorrido appena confusa.
Mi alzo traballante e pian piano mi avvio verso la città.
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Capitolo 2 *** Capitolo II - Un nuovo inizio? ***
Mentre
cammino a ritroso per tornare a Dallas non riesco a pensare a nulla.
Anche il terreno che calpesto mi sembra di vederlo per la prima
volta. È una sensazione strana, è come se fossi
appena tornata al
mondo.
Pian
piano il sentiero fatto di terra e foglie lascia spazio all'asfalto
grigio e asciutto del centro urbano.
Mi
immergo nelle strade della cittadina con un'inquietante sentore di
nuovo.
Mi
bacchetto leggermente la nuca.
Il
mondo non è cambiato Chris, non è cambiato nulla,
tranne i disastri
che hai seminato in giro. Ripeto a me stessa.
I
miei piedi seguono automaticamente la via che mi porta a casa, la
città è del tutto uguale a com'è sulle
cartine geografiche. Non
c'è segno dell'orda dei non morti, di qualcosa di
sovrannaturale. Mi
arresto solo una volta arrivata davanti al vialetto. Prendo un
profondo respiro, cercando dentro di me la calma per affrontare Sam.
Metto un piede sul primo gradino della veranda, sento l'odore di Sam
misto all'aria fredda.
Mi
soffermo in veranda, sulla sedia in vimini c'è la coperta
che tempo
addietro avevo dato a Nigel, quando era venuto a trovarmi per
chiedermi scusa. Quando avevamo per la prima volta passato la notte
assieme, semplicemente parlando, semplicemente essendoci l'uno per
l'altra.
“Chris,
sei tu?”
la
sento urlare dall'interno.
Sentire
la sua voce, sentire la sua voce in casa mi calma. L'unico pensiero
che mi passa per la mente è che sta bene.
Mia
sorella è viva e sta bene, Baba Jaga ha mantenuto fede alla
sua
promessa.
Guardo
il palmo della mano destra, dove la cicatrice, sigillo del nostro
contratto, disegna una linea nera e profonda per tutta la superficie.
Non
rispondo subito alla sua domanda, aspetto e apro lentamente la porta
d'ingresso.
Eccola.
Davanti
a me, Sam tiene tra le braccia la piccola Michelle che gioca con un
sonaglio.
“va
tutto bene? Hai una faccia...”
istintivamente
mi butto fra le sue braccia, stringendo entrambe forte e ispirando a
pieni polmoni il suo profumo.
“ehi,
va tutto bene?”
chiede
sorpresa, mentre dolcemente mi accarezza i capelli.
“sì,
è solo stata una giornata lunga. Mi sembra di non vedervi da
un'eternità!”
rispondo
ricacciando indietro le lacrime.
Lei
mi bacia lievemente sulla guancia e mi stringe ancora un po'.
“sei
stranamente dolce, sicura di star bene?”
ride.
Quel suono mi riempie l'anima. Ma la benevola sensazione sparisce
presto, quando alle sue spalle un'ombra del tutto nera mi fissa.
Strizzo
gli occhi due volte per mettere a fuoco e capire se ciò che
vedo è
reale, ma quando le riapro non c'è più nulla.
“tutto
bene?”
Annuisco
e con una scusa mi dirigo in camera.
Chiudo
la porta a chiave e mi lascio scivolare per terra.
Inizio
a singhiozzare sommessamente. Devo tenere duro.
“ricordati
che hai un compito da portare a termine”
sussurra
l'inconfondibile voce della Baba Jaga facendomi solo piangere ancora
di più.
Mi
sveglio a notte fonda. Probabilmente mi sono addormentata piangendo.
Decido
di farmi una doccia e poi rimettermi a letto.
Non
riesco più a prendere sonno, domani a scuola
vedrò gli altri.
Scendo
al piano inferiore e mi reco in cucina per prendere un bicchiere
d'acqua.
Uso
la luce interna del frigo per illuminare la stanza, mi avvicino alla
finestra che da sul cortile, scorgo la casa di Paul, completamente
oscura al suo interno. Che ore sono?
Istintivamente
mi volto verso l'orologio appeso al muro alle mie spalle, esattamente
dalla parte opposta del frigo.
Un
brivido di terrore mi percorre la schiena quando vedo in piedi sotto
l'orologio ancora quella sagoma nera che mi fissa. Indietreggio
istintivamente, colpendo con la spalla l'anta del frigo che si
chiude, lasciandomi nel buio totale.
Anche
la sagoma sembra svanire senza luce e io ne approfitto per tornare in
camera non prima di aver controllato che Sam e Michelle siano
tranquille e al sicuro.
Il
mattino arriva abbastanza presto.
Quando
scendo in cucina Sam è indaffarata nel preparare la
colazione. La
visione del cibo mi nausea, così mi limito a prendere solo
una tazza
di caffè.
“dovresti
mangiare qualcosa, ieri sera hai saltato la cena, hai bisogno di
energie”
annuisco
e prendo senza fiatare il pranzo a sacco che lei ha appositamente
preparato. Lo infilo nello zaino e dopo averle scoccato un leggero
bacio sulla guancia esco.
Una
volta sul vialetto guardo in direzione della casa di Paul. Non mi
aspetto di vederlo venirmi incontro per andare a scuola assieme,
così
prendo a camminare.
Vado
direttamente a scuola senza fermarmi da Mike, non ha senso seguire
vecchie abitudini.
Durante
il tragitto scorgo davanti a me Kelly e Sophie che chiacchierano tra
di loro dell'ultimo pettegolezzo delle riviste scandalistiche.
In
un certo senso questa banalità mi tranquillizza. Sembra
davvero come
se io non fossi mai esistita per loro, altrimenti mi avrebbero
già
additata e presa in giro.
Il
cancello si fa pian piano più nitido, così come
sento sempre più
incalzante l'ansia che cresce in me.
In
un flash, lì all'angolo destro del cancello c'è
Mandy che si
sistema gli occhiali con una mano, mentre on l'altra tiene stretta a
se i libri. Mi volto e sulla sinistra, dove ci sono i parcheggi vedo
correre Paul, tenendosi un buffo cappello con una mano, mentre la
sottile sciarpa grigia svolazza sfiorandogli le spalle.
È
il rombo del motore degli autobus a riportarmi alla realtà.
Non c'è
nessuna Mandy lì accanto al cancello, e nessun Paul che
corre verso
il cancello.
Non
più. Con un sospiro caccio via la malinconia.
Qualcuno
mi urta violentemente la spalla facendomi traballare.
“ehi,
sta attenta perdente!”
sono
le dolci e sempre gentili parole di Mark, beh se devo vedere il lato
positivo, almeno questo non è cambiato.
Stavolta
sospiro arresa. Potrei dire che è la giornata dei sospiri.
Senza
indulgiare oltre mi avvio verso i corridoi principali per entrare in
classe.
Man
mano che avanzo inizio a sentirmi a disagio mentre il cuore si fa
martello impazzito. Non voglio vederli. Non voglio incrociarli e
dover far finta di non conoscerli.
Tengo
la testa bassa concentrandomi sul movimento dei miei piedi.
Ancora
una volta quella sensazione di gelo nelle vene, ed eccola lì
in
fondo al corridoio, tra tutti gli studenti che non la vedono. La
sagoma nera che mi perseguita. Mi arresto spaventata. Perché
continua a seguirmi? Che cosa vuole da me? E chi è?
Mi
guardo furtiva attorno, nessuno si è davvero accorto di
nulla.
Ritorno a guardare al capolinea del corridoio e la sagoma è
sparita.
Al
contrario un'altra persona mista fissando sorpresa. E la cosa non mi
piace. Non mi piace per nulla. Nigel mi sta guardando, è
un'espressione strana. Di sorpresa, sì, ma inquietante e
preoccupata.
Distolgo
lo sguardo e cerco la prima via di fuga vicina. Un varco si crea tra
gli studenti e ne approfitto per sfruttarlo.
Il
primo posto che mi viene in mente in cui nascondermi è la
biblioteca. Ci entro in fretta e furia con lo sdegno della
bibliotecaria che mi intima in modo secco e prolungato di fare
silenzio con un sonoro “sssssssh!”
la
ignoro e salgo gli scalini del reparto di demonologia. Mi acquatto
tra gli scaffali cercando di riprendere fiato.
Da
uno dei ripiani con un tonfo cade un libro di pelle nera, aperto su
una pagina specifica.
Mi
avvicino gattonando, guardando prima lo scaffale, poi guardandomi
attorno e senza toccarlo mi soffermo ad osservare le pagine.
Il
titolo in testa alla pagina riporta “Papa Legba”.
Senza volerlo
sfioro ogni lettera di quel nome con le dita. Sotto appare la figura
di un uomo, o credo lo sia, molto vecchio con un ampio cappello di
paglia a tesa larga, con in mano un pipa e nell'altra uno strano
bastone. Sono gli occhi che attirano la mia attenzione. Sono come
quelli della sagoma che mi perseguita. Prendo in mano il libro per
studiarne la copertina: di pelle nera rilegato e intagliato in modo
molto elaborato. Dei tarsi formano la voce principale. LOA LEGBA.
Prendo
il libro infilandolo nello zaino all'udire dei passi.
Faccio
appena in tempo ad alzare lo sguardo, Nigel. |
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Capitolo 3 *** Capitolo III - Dolorosi Incontri ***
“AH!”
Indietreggio
strusciando mani e piedi sulla moquette rossa che riveste il
pavimento. Lui non fiata, si limita a fissarmi dall'alto. Non riesco
a sostenere il suo sguardo, mi mordo il labbro per cercare di tenere
a freno l'ansia che mi devasta. Gli do le spalle e scappo nella
direzione opposta. Sento i suoi passi fare da eco ai miei, mi sta
seguendo. Cerco di confonderlo inoltrandomi tra gli scaffali dei
vecchi archivi, posti in un angolo poco illuminato della biblioteca.
La
tracolla dello zaino si blocca di colpo, togliendomi il fiato e
facendomi cadere per terra all'indietro.
Le
sue dita mi sfiorano la spalla, mi sembra come se quel tocco stesse
lasciando scie infuocate sulla mia pelle, anche se attraverso la
giacca spessa.
“chi
sei?”
mi
chiede confuso e aggressivo bloccandomi al pavimento marmoreo.
“l-l-l-lasciami
andare!”
ribatto
cercando di oppormi alla forza della sua fisicità.
La
presa si fa più salda e i suoi occhi si spalancano irritati.
“chi
diavolo sei? Perché porti il mio marchio? E
perché...”
lascia
la stretta sulla spalla, risalendo il braccio destro fino ala mano
spalancandomela.
“il
contratto con Yaga..”
sussurra
preoccupato.
Il
suo sguardo si sposta sul mio.
“chi
diavolo sei tu?”
deglutisco
continuando a dimenarmi in modo meno spasmodico stavolta.
“si
può
sapere cos'è tutto questo baccano?
La
bibliotecaria fa capolino da uno degli scaffali in metallo con
un'espressione prima stizzita e poi incattivita, quando vede Nigel
sovrastarmi.
“ehi
giovanotto, cosa credi di fare?”
appena
lei si china per tirarlo a sè ed allontanarlo da me, lui,
agilmente
scatta in piedi ed io prontamente mi alzo per scappare via,
lontanissimo da lui, dalla scuola, da tutti.
Corro
per i corridoi, eccoli tutti qui. Vedo Paul intento a bere ad una
delle fontane poste negli anditi, Mandy che poggia dei libri nel suo
armadietto, Pacey che ride con delle studentesse mostrando la sua
polaroid, Jake e Ted che bisticciano tra loro strattonandosi una
console, l'uno dalle mani dell'altro.
Sento
i loro battiti, i loro respiri, le loro anime, vive.
Sono
salvi. Sono salvi.
Mi
ripeto continuando a correre. Inizio a piangere, me ne accorgo solo
quando la vista mi si appanna. Richiamo mentalmente Elanua, ho
bisogno di parlare con qualcuno. Così non posso farcela.
Sono
poco fuori Dallas, alle radici della foresta.
“sono
qui”
dice
una voce nella mia mente.
Mi
arrampico su un ippocastano, prima di parlargli. Quando sono ben in
alto e al sicuro mi lascio andare a singhiozzi che soffoco nella
manica della giacca.
“non
ce la posso fare. Non posso Elanua”
lagno
come una bambina, con la faccia gonfia e la testa che mi scoppia.
“calmati
e ragiona. Non si tratta di potere o meno, si tratta di dovere.
Altrimenti tutto ciò non sarà valso a nulla.
Potevi lasciarti
morire con tutti gli altri invece di fare un patto mortale con la
Yaga, no?”
le
sue parole sono crude e pesanti, non c'è compassione per me,
ed ha
ragione.
Mi
asciugo le lacrime senza fiatare.
“devi
solo trovare il modo di far quello che ti ha chiesto in cambio della
vita dei tuoi amici. Prima o poi dovrai aver a che fare con Nigel,
è
l'unico modo che hai per far rimuovere il sigillo.”
sospiro.
Ha ragione, non c'è alternativa.
Cerco
di darmi un contegno e prendo il mio zaino: un problema per volta.
Rimuovere
il marchio è di sicuro la cosa prioritaria, ma se muoio
prima di non
aver capito come fare sarà stato tutto inutile. Devo capire
chi è
quell'essere che continuo a vedere.
Frugo
tra libri e penne per cercare il tomo trovato in biblioteca,
accorgendomi solo poi con orrore che non c'è.
Mi
sarà caduto durante la colluttazione con Nigel. Dannazione!
Aspetto
la fine delle lezioni per tornare a scuola. Ormai ci sono stata
così
tante volte dopo la chiusura dei cancelli che non sarà
affatto un
problema intrufolarmi in biblioteca, e fortuna vuole che ho ancora
una copia delle chiavi.
non
appena il custode chiude il cancello principale e si allontana, esco
dal mio nascondiglio circumnavigando il giardino, mi arrampico su un
albero che porta al cortile posteriore della scuola. La porta del
magazzino al piano interrato è sempre aperta ed è
facile arrivarci
dalle scale antincendio.
Risalgo
il più silenziosamente possibile le scale interne che mi
portano al
primo piano dell'ala ovest. Esco da una delle porte di emergenza che
da sui corridoi principali. Quello della biblioteca nel mio caso.
Tiro
fuori le chiavi dalla tasca e facendo attenzione a spiacevoli
tintinnii faccio scattare la serratura. È fatta!
Accendo
la torcia del cellulare e mi reco subito alla sezione vecchi archivi.
Ispeziono
per bene ogni fessura e ogni scaffale, ma del libro non c'è
nessuna
traccia.
Decido
allora di ritornare nella sezione di demonologia, magari trovandolo
lì la bibliotecaria l'ha riportato al proprio posto. Il
reparto
occulto è più in alto di quello archivistico, per
cui molto più
illuminato. Metto il cellulare in tasca, ricordandomi bene di usarlo
in caso di incontri poco piacevoli.
Come
prima, inizio a ispezionare lo scaffale dal quale ricordo era caduto
il volume.
“Loa
Legba...”
sussurro
leggendo i vari tutoli, ma senza trovarne traccia del mio.
“STAVI
PER CASO CERCANDO QUESTO?”
Urla
adirato Nigel alle mie spalle. Non faccio in tempo a voltarmi che mi
colpisce violentemente con la mole del libro. Sbatto contro uno
scaffale e mi porto le mani al volto per il dolore guardandolo
preoccupata. Non mi da tregua e si avventa su di me.
“si
può sapere chi sei?”
il
suo tono è aggressivo e i suoi modi violenti. È
realmente così
Nigel? Cosa ne è stato del ragazzo che conoscevo io?
“non
puoi ricordarti di me, pur sforzandoti”
dico
con tono piatto, guardandolo negli occhi questa volta.
Non
posso cedere alle emozioni.
“che
intendi dire?”
abbaia
strattonandomi.
“che
ti ho cancellato la memoria”
serra
i denti dal quale un ringhio soffocato cerca disperatamente di
liberarsi.
Mi
spinge per terra, mettendo un anfibio sul mio torace.
“adesso
noi due facciamo una chiacchierata”
minaccia
alzandomi dal bavero della giacca e mi conduce fuori. Ho la testa che
mi scoppia a causa della sorda botta presa.
Non
parlo, cerco di non fare nulla che possa innervosirlo ancora di
più,
ma non riesco a frenare le lacrime.
Mi
lancia nei sedili posteriori della sua auto, come si fa con un
bagaglio pesante e stancante.
Resto
così immobile, attaccata salda ai sedili dell'auto chiudendo
gli
occhi e respirando affannosamente.
Quando
l'auto si arresta apre violentemente dal braccio per farmi uscire.
Scopro solo ora di essere a casa sua.
“dai
cammina”
mi
incita strattonandomi fino alla porta d'ingresso.
Mi
sento enormemente a disagio rivedere questa casa e il suo interno. Mi
sento nauseata, la testa mi gira, ma non posso permettermi di venir
meno.
Mi
conduce nei sotterranei, in un'ampia stanza, la stessa dove si
allenava con Davis sotto forma di Evander. Mi spinge ancora,
lasciando la presa e facendomi cadere sul pavimento fangoso e
bagnato.
“abbiamo
un'ospite alquanto sgradito, sgradito, ma interessante”
dice
con tono piatto, quasi presentandomi a quelli che poi appaiono come
Lu sì, Davis e Devora.
Sono
tutti così sinistri. Percepisco in loro l'aurea demoniaca e
questo
non mi piace per nulla. Perché sono così diversi
da come li ho
imparati a conoscere io?
“allora,
vuoi dirmi chi sei e perché ritieni di poter affermare con
arroganza
di avermi cancellato la memoria?”
mi
metto in piedi appoggiandomi al muro, per cercare di stare in
equilibrio.
“non
posso dirtelo, ma se tu puoi, vorrei che mi liberassi dal tuo
marchio.”
sghignazza
quasi divertito, dalla mia immagino ingenuità.
“solo
perché non puoi dirmelo, non vuol dire che io non possa
venirlo a
sapere. Davis, Devora, consentite alla nostra giovane ospite di
mettersi comoda!”
i
due spettri mi circondano, mi avvolgono fino a immobilizzarmi.
“mano
destra, prego”
ordina
lui e contro la mia volontà Davis protende il mio arto verso
il suo
padrone.
Lui
la osserva e con un dito da cui appare un artiglio argenteo e
acuminato ripassa la ferita aprendola.
“vediamo
un po' cosa hai chiesto a quella cialtrona di una strega!”
intinge
le dita della mano nella ferita, sporcandole di sangue che poi lecca
avidamente, tenendomi inchiodata nei suoi occhi.
Lo
sputa dopo una manciata di attimi con sdegno.
“lasciateci”
sibili
rabbioso e tutti gli spettri in men che non si dica spariscono.
“così,
hai barattato la anima per la mia vita eh? Che gesto
altruista.”
lo
guardo senza dire nulla, tenendomi stretta la mano ferita che ancora
continua a sanguinare.
“non
aspettarti aiuti o favori da me, non so per quale motivo tu lo abbia
fatto, ma non pensare di potermi tenere sotto controllo. Del resto
però se ti ho marchiata e non uccisa deve pur valere
qualcosa e lo
voglio scoprire”
il
suo tono è scontroso e riluttante, mi guarda come se fossi
una
nullità.
“lasciami
libera, ti chiedo solo questo. Non voglio altro da te, ma se non lo
fai morirai anche tu e non sarà servito a nulla!”
ribatto
secca.
“ho
ancora un po' di tempo prima dello scadere del contratto no?
Perché
non dovrei sfruttare questa occasione?”
sorride.
Senza
aggiungere altro mi conduce fuori casa sua. In malo modo mi mette
alla porta e solo quando sono a qualche metro di distanza dalla porta
d'ingresso, nel cortile bianco mi lancia dietro qualcosa.
“tieni
il tuo libro”
come
si lancia un
pezzo d'osso al cane.
Lo
raccolgo in fretta, ed altrettanto in fretta percorro il viale
alberato che porta alla strada principale.
Torno
a casa a sera inoltrata. Sam e Michelle sono fuori, ma immagino che
mi aspetta una bella strigliata ad accogliermi non
appena rincasano. Salgo in camera lanciando lo zaino sul letto
assieme alla giacca e vado a specchiarmi. Il mio profilo sinistro
è
un'enorme macchia rossa che presto diventerà viola. Cerco di
coprirla come posso coi capelli tamponando con un panno disinfettato
il piccolo taglio che la botta ha creato.
Come
ha detto Elanua non posso permettermi di crollare.
Evito
di pensare a Nigel e a come è cambiato. Tiro fuori dallo
zaino il
libro tanto agoniato e per la prima volta, forse, accendo il lap top
rosa confetto che mi hanno regalato il giorno del mio arrivo.
Digito
sul motore di ricerca la copertina del libro senza trovare molte voci
sull'argomento.
Sembra
ne esistano poche copie e scritte in diverse lingue. Decido allora di
cercare in modo più specifico solo la parola Loa e Legba.
“Egli
è il custode del crocevia che separa il mondo dei vivi e il
mondo
dei Loa e non possono quindi avvenire comunicazioni tra gli dei e gli
adoratori senza il permesso e la presenza di Legba. Egli è
quindi il
dio della comunicazione spirituale, controlla le porte e gli ingressi
verso l'altro mondo.
Un vecchio, vestito di cenci e stracci, che si trascina lungo la
strada con un rozzo bastone contorto e una stampella, mentre tiene in
bocca una pipa accesa.
Il
dio si avvicina zoppicando al crocevia, e nel buio specchio delle
regioni sotterranee appaiono già i primi contorni oscuri
della sua
immagine riflessa e invertita...”
penso
di essermi messa in un bel guaio. Soprattutto quando le luci della
casa iniziano a tremolare e la sagoma che ormai per me ha preso un
nome, si auto invita in camera mia, fissandomi incessantemente.
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Capitolo 4 *** Capitolo IV - Interferenze ***
“Papa
Legba”
sussurro
non appena la sua vista si fa più chiara e lui si mostra
esattamente
cos come descritto nel libro.
Non
sembra camminare, ma aleggiare a pochi centimetri da terra, le sue
movenze sono lente e il suo volto perentorio.
“hai
rubato delle anime che mi appartenevano”
dice
con una voce che sembra provenire dall'oltretomba.
Se
ho ragionato nel modo giusto, con il contratto stipulato con la Yaga,
ho sottratto a lui anime che erano destinate ad approdare in altri
confini.
“Repello
te, spritus nequam...”
un
lampo e la figura di Davis, spettrale e imponente in questo caso
appare davanti a me.
“...tibi
denuntio per Deum verum, ut exeas ac discedas ab hoc loco...”
continua
lo spettro mentre al suo fianco appare Nigel.
“bella
serata papino, non trovi?”
lo
sguardo del Loa si fa infastidito.
“non
metterti sul mio cammino, la ragazza deve rendermi ciò che
ha
rubato”
nel
mentre Davis continua con le sue parole latine a far da sottofondo
alla conversazione, cosa che disturba non poco l'antica figura.
“non
puoi farle nulla, non vedi che la sua anima è già
stata impegnata?
Vattene e non tornare in questa casa”
la
sua figura sembra vibrare, come una pulsazione, rimbomba per tutta la
camera.
Papa
Legba sembra cercare di opporre resistenza, ma la litania di Davis
arriva al suo apice e lui è costretto a battere in ritirata.
“piccola
e pasticciona”
si
limita a dire Davis prima di svanire in polvere.
“grazie”
sussurro
a Nigel che invece è rimasto fermo e immobile al suo posto.
“non
prenderla come una cosa personale. Fin quando non sarai libera,
purtroppo sei mia responsabilità, devo tenerti d'occhio. Non
voglio
dover badare ai tuoi pasticci, ho ben altro da fare, quindi cerca di
non darmi noie.”
non
faccio in tempo a rispondere che anche lui è andato via.
Sbuffo
irritata e mi impongo di andare a letto.
“Christine
Harries”
sono
le prime parole che sento, pronunciate in modo ovviamente alterato da
Sam, in piedi di fronte a me che mi guarda arcigna.
“si
può sapere che fine hai fatto ieri? Ero molto preoccupata!
Potresti
almeno avvisare questa scema di sorella, no?”
apro
gli occhi e mi metto a sedere, ho ancora un gran mal di testa.
“scusami,
avevo il cellulare scarico e non pensavo di fare così tardi,
mi sono
fermata in biblioteca a studiare e poi sono andata da Mike a prendere
una cioccolata calda con Mandy”
non
penso bene a quel che dico, assonnata come sono, ma mi rendo conto
dell'enorme sbaglio quando ripetendo mentalmente quel che ho detto le
parole Mike e Mandy saltano fuori.
“come
fai a conoscere la tavola calda di Mike? E Mandy chi
è?”
la
guardo cercando una qualsiasi utile scusa possa servire per togliermi
da questo pasticcio.
“ma
che...che diavolo hai fatto alla faccia Chris?”
mi
chiede preoccupata, prendendomi il viso tra le mani con fare molto
delicato.
“qui
ci vogliono dei punti, guarda che livido...”
“non
è niente Sam, sono caduta accidentalmente”
mi
guarda torva, sguardo accusatore di chi becca in pieno un bugiardo.
“non
prendermi in giro. Non mi hai mai parlato di una ragazza di nome
Mandy e tanto meno ti ho mostrato dove si trova il Cafè di
Mike. Non
so che cosa tu stia architettando signorina, ma fin quando sarai in
questa casa, ubbidirai alle mie regole!”
taccio.
Unica e saggia cosa da fare in questi casi.
Contro
la mia volontà mi porta al pronto soccorso, dove non solo
passo
tutta la mattinata, ma sono vittima degli sguardi giudiziosi dei
nonnetti che son venuti per qualche acciacco.
Ammetto
che più che una caduta, le mie ferite assomigliano a quelle
di una
rissa, normale pensare che sia una brutta persona, che poi è
la
realtà dei fatti.
Cinque
fantastici punti, sono il premio per l'incontro con lo scaffale,
rilegati raffinatamente da un cerottone bianco che rende la mia
faccia tutt'altro che discreta.
Ho
la fortuna se così posso chiamarla di non doverli sfoggiare
subito,
ma il giorno dopo si.
Metto
una felpa col cappuccio giusto per cercare di mascherare il
più
possibile il guaio.
“ciao”
è
Nigel a parlarmi appena arrivata al cancello.
“ciao”
dico
stranita. Non è da lui.
“perchè
mi hai aspettata? Non posso parlarti o vederti o avere a che fare con
te. Sei morto proprio per questo!”
dico
stizzita a bassa voce continuando comunque a camminare verso l'aula
della prima lezione.
“non
cercare di controllarmi. Io faccio quello che mi pare e ammetto che
mi infastidisce alquanto non ricordare il perché tu sei
viva”
cerco
di non guardarlo.
“sto
parlando con te!”
canzona
ad alta voce stufo.
“non
sono sorda, ci sento!”
replico
fermandomi questa volta a guardarlo dritto in faccia.
“che
hai fatto al viso?”
il
suo sguardo sembra cambiare, per un attimo rivedo il vecchio Nigel.
Lui istintivamente porta una mano sulla ferita, sfiorandola
delicatamente e pietrificandomi.
“Chris,
sono serio che ti è successo?”
per
la prima volta dice il mio nome lasciandomi ammutolita. Sembra aver
recuperato la memoria, sembra essere di nuovo lui.
“N-N-Nigel...”
sibilo
incredula, prima che lui si allontani subito da me, guardandomi
confuso.
“non
starmi tra i piedi ragazzina!”
esclama
un po' imbarazzato e va via.
Una
doppia personalità? O forse l'effetto della Baba Jaga non ha
avuto
l'intera efficacia? Sono sicura che in quel momento Nigel era
cosciente e si ricordava tutto. La sua memoria forse non è
stata
cancellata del tutto?
Con
questo dubbio amletico che mi vortica nella testa vado in aula.
Accanto
a me si siede Pacey, che non fa altro che ammiccare per tutta la
durata della lezione.
“sei
quella nuova, vero?”
annuisco
un po' distratta, mentre una parte di me cerca di seguire la lezione,
anche se in realtà cerco di non pensare a Nigel.
“non
abbiamo mai parlato molto noi due, vero?”
sorride
beffardo, come se questo modo spavaldo di fare potesse affascinarmi.
“
no,
direi di no”
“c’è
qualcosa che ti turba?”
Domanda
Pacey avvicinando il suo viso al mio con fare indagatore.
Sorrido
un po’ imbarazzata.
“nulla
di importante”
e
alla mia risposta il suo sguardo cambia.
“ancora
problemi con demoni?”
resto
basita. Lui ricorda? Ricorda tutto quello che è successo?
“scusa,
puoi ripetere quel che hai detto?”
“io
non ho detto nulla”
rivolgo
la mia totale attenzione alla lezione. Che diavolo sta succedendo?
Ho
un'ora libera così decido di affidarmi nuovamente alla
biblioteca.
Spedita mi dirigo verso la sezione demonologia. Devo cercare
qualunque cosa possa essermi utile per capire cosa sta succedendo ai
miei ex ormai amici.
Nel
mentre che spulcio pile di libri che parlano sui fenomeni della
memoria, due scarpe poste accanto alle mie compaiono dal nulla.
“mi
spieghi cosa mi hai fatto?”
salto
in aria per lo spavento, quando mi accorgo che mi ritrovo ancora
davanti Nigel.
“ma
sei cretino? Mi fai morire così!”
rispondo
istintivamente acida.
“spiegami
cosa mi sta succedendo. Mi ritrovo a osservarti e a seguirti e a
volte vedo delle cose su me e te che non capisco. È come se
non
potessi star lontano da te per più di un breve tempo e
ammetto che
questo mi irrita molto!”
cerco
di analizzare la sua frase nel modo più veloce possibile.
“non
lo so, sto cercando di capirlo anche io...”
gli
porgo il testo che stavo studiando indicandogli delle righe
specifiche.
“leggi
qui, sembra che siano possibili degli effetti collaterali in campo di
sortilegi sulla memoria. Non ne so molto, ho appena iniziato a
documentarmi”
Mi
guarda in silenzio, passivo.
“smettila
di trattarmi come un tuo pari!”
ribatte
prima di leggere effettivamente quelle righe. Poi si guarda intorno
dando una fugace occhiata ai libri che ci sono attorno a me.
Mi
guarda turbato. Come se stesse per prendere una decisione importante.
“dovresti
parlare con qualcuno che possa aiutarti, i libri possono servirci
fino ad un certo punto”
chiude
il tomo con secchezza.
“dai,
andiamo”
dice
iniziando a camminare.
Lo
seguo senza dire nulla, magari la sua idea è migliore della
mia.
Magari può portarci a risultati più concreti che
affidarci solo ai
libri.
“perchè
stiamo prendendo l'auto?”
gli
chiedo una volta nel parcheggio.
“perchè
devo portarti a casa mia. Devi parlare con Devora”
“con
Devora? Secondo te ha la risposta?”
“non
ne sono sicuro, ma lei...”
“...può
cancellare la memoria degli umani!”
esclamo
terminando la sua frase. Mi guarda torvo.
“che
altro conosci della mia vita?”
guardo
fuori dal finestrino. Almeno questa volta non mi ha lanciata in aria.
“quello
che tu hai voluto farmi conoscere”
rispondo
secca e faccio un enorme sforzo durante tutto il viaggio per non
tornare con la mente al passato. Mi fa male pensarci e mi fa male
pensare che lui non lo ricordi, ma ho anche paura. Perché se
iniziasse a ricordare, lui come tutti gli altri, non li avrò
protetti da un bel niente.
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Capitolo 5 *** Capitolo V - La Parte Demoniaca ***
Gli alberi sfrecciano rapidi, mentre costeggiamo i confini dei boschi che ci accompagnano fino a casa di Nigel. Svelto scende dall'auto, per arrivare davanti a me e... aprire lo sportello?
Lo guardo confusa, non capisco il suo gesto e anche lui sembra stranito quanto e più di me.
“dai scendi, non ho tempo da perdere”
dice alquanto irritato.
Eseguo e senza aspettarlo mi dirigo in casa, trovando fortunatamente la porta d'ingresso aperta.
La memoria mi guida in cucina, dove sono sicura di trovare Devora, che infatti è lì, intenta a leggere un libro accanto a una finestra cui vetri sono stati oscurati con vernice nera.
Nel vedermi il libro le scivola dalla presa spettrale e mi guarda confusa.
“signorina Christine...”
Annuisco.
“ero certa che sareste venuta. Sedete, prego, sedete”
mi invita a prender posto sulla sedia in vimini dove poco prima sostava lei.
Il libro, caduto per la sorpresa, viene afferrato dalle due mani ossute e, come seguito da una nebbiolina si adagia sul tavolo senza far rumore.
“quando il signorino vi ha portata qui, la scorsa giornata, ho intuito subito chi eravate, ma non riuscivo a ricordare bene. Sapevo di conoscervi e che avevate fatto parte della mia esistenza, ma più mi sforzavo di ricordare, più il vuoto e confusione si espandevano nella mia mente.”
dice mentre si adopera in fretta e furia a preparare un tea caldo.
Sento il grande portone chiudersi e dei passi poi echeggiare nel salone.
“quando avevi intenzione di dirmi che conosci... lei?”
domanda inasprito Nigel entrando in cucina, guardando Devora con freddezza.
Lo spettro dal canto suo non si scompone e continuando a trafficare coi fornelli lo invita a sedere.
“Signorino, sedete e bevete questo infuso, nel mentre vi racconterò tutto”
dice in modo pacato, con un velato sorriso incoraggiante.
Dopo qualche minuto di silenzio, mi porge una tazza fumante di un tea dall'odore meraviglioso.
Mi sento più rilassata dopo il primo sorso e mi accomodo meglio sulla sedia.
Nigel non fa che fissarmi, sembra davvero infastidito dalla mia presenza, ma cerco di ignorarlo.
“allora?”
domanda spazientito dopo aver fatto un lungo sorso dalla sua tazza.
Devora prende posto davanti a noi, aleggiando su una sedia accanto al tavolo in legno.
“siete proprio come vostro padre, arrogante e con poca pazienza!”
Lo zittisce con una semplice frase e un seme di ilarità cresce in me. So che le è devota, ma non si fa mai mettere i piedi in testa per quanto alla fine sia Nigel il padrone.
“come ben sapete signorino, siete stato mandato su questo piano per portare a termine il vostro esame. All'incirca un anno fa avete incontrato la signorina”
dice accennando a me con la mano.
Mi sento in imbarazzo, non voglio sentire queste cose su me e lui. Inizio ad agitarmi un po'. Guardo la tazza, senza riuscire a tenere lo sguardo alto.
“avete affrontato assieme diversi pericoli, avete rischiato la vostra vita per lei, come lei ha fatto per voi. Non dovreste ricordare nulla di tutto ciò, voi come gli altri. Ma io credo che qualcosa sia andato storto, nel desiderio che voi, signorina avete espresso alla Baba Jaga”
la guardo confusa e colpevole.
Quindi è stata colpa mia? Sono io che ho mandato al macero tutto?
“quando avete espresso la vostra richiesta, quale è stata l'immagine che vi si è formata nella mente?”
non capisco esattamente il senso di questa domanda, ma cerco di rispondere ugualmente.
“mi sono tornati alla mente gli ultimi istanti di vita dei miei amici, di mia sorella, di Nigel”
provo a guardarlo senza successo.
“come immaginavo. Nel momento in cui il signorino è trapassato...”
Lui di contro fa una smorfia seccata
“...era del tutto e per tutto un umano. Quindi la sua memoria da umano è stata parzialmente cancellata. La memoria di un demone non può essere cancellata, perché non si tratta di un'entità, ma di due entità che coesistono nello stesso corpo. Vivono assieme, ma non sono inscindibili...”
fa una pausa e sorseggia anche lei l'infuso.
“quindi il desiderio è stato esaudito, ma a metà. Ed è così per tutti quelli che non sono semplici umani. C'è chi si ricorderà degli eventi, classificandoli come sogni, chi avvertirà la presenza come i noti deja-vu, ma altri potrebbero ricordare bene di aver vissuto quei momenti ed esser portati alla pazzia o peggio alla ricerca della verità, e quindi arrivare a voi, signorina”.
Le sue parole mi sconvolgono. Non posso credere che tutto quello che ho fatto, che il patto con la Baba Jaga non sia servito a nulla. Non posso credere di aver fallito così.
Nigel durante il racconto di Devora è rimasto in tombale silenzio, atteggiamento che continua ad avere ancora.
Provo ad uscire dalla cucina, ho bisogno di aria, ma appena gli passo accanto mi afferra vigorosamente il braccio. Sento un ringhio provenire dal profondo della sua gola, le dita mi si conficcano nella pelle.
“voglio ricordare”
sibila a testa basta.
Lo guardo spiazzata. La sua espressione è puro tormento. Mi spiace avergli fatto del male, mi spiace vederlo così.
“non so come fare”
rispondo vergognandomi.
“Devora, ci sarà un modo. Cosa posso fare?”
urla battendo un pugno sul tavolo.
“siete sicuro di voler ricordare? Credo ci sia un motivo se avete perso parzialmente la memoria e forse è proprio quel motivo a tenervi in vita”
risponde pacata lei.
“più che sicuro”
cosa posso fare? Come posso aiutarlo se è davvero quello che vuole?
“vieni con me”
dico alzandomi e prendendogli la mano.
Devora annuisce al mio passare, probabilmente ha captato qualcosa.
“tornate stanotte, sarà tutto pronto”
scompare e noi senza perdere tempo usciamo di casa.
“guido io”
gli dico facendomi dare le chiavi. Me le lancia ed entra in auto.
Voglio portarlo al lago delle lucciole, dove tutto è iniziato. Dove tutto è cambiato.
Durante le tre ore di viaggio Nigel non ha detto una parola. Si è messo un cappuccio in testa e guardando fuori dal finestrino credo si sia perso nei suoi pensieri.
Mi limito a guidare, senza fare domande, senza dire niente. Mi sento terribilmente in colpa. Non oso pensare a Paul e Mandy o a Sam, se dovesse tornargli la memoria cosa potrei dirle? Anche se è umana ha avuto a che fare con Rancine. Spero che questo non basti per inibire l'effetto della Baba Jaga. Lo spero vivamente.
Parcheggio a pochi metri dal sentiero che porta al lago. È già passato il tramonto ormai.
“questo posto può ricordarti qualcosa? Ci siamo venuti in autunno, con Paul e altri amici. Allora non sapevo cos'era, ma qui mi ha attaccata per la prima volta uno spettro demone...”
continuo a raccontargli della gita al lago. Dove abbiamo piantato la tenda, dove abbiamo fatto il bagno, il luogo esatto della mia aggressione. Lui non mi interrompe, mi segue osservando attentamente il paesaggio, cercando odori, vivendo echi di sensazioni.
All'improvviso si ferma. Lo noto solo quando sono a qualche metro di distanza. Sta fissando la luna. Chissà cosa pensa.
Mi avvicino a lui, ma maldestramente inciampo su un rametto cadendo per terra, o no?
Mi ha presa al volo impedendomi di farmi male.
Lo ringrazio imbarazzata cercando di allontanarmi, ma lui non molla la presa.
“il tuo odore”
sussurra abbracciandomi.
Ancora una volta rimango immobile, impietrita.
Inspira forte, stringendomi ancora di più.
Che sia tornato in se solo per qualche istante?
“ti ricordi di me?”
chiedo sprofondando nel suo profumo
“sì, credo di si. Mi sento confuso, ma il tuo odore lo riconosco, sa di buono”
sussurra dolce tra i capelli.
Vorrei tanto che fosse così, ma la realtà è che il mio odore sa di sangue e morte.
Sento il suo respiro caldo solleticarmi il viso e poi il collo. Tremo un po'. Mi è mancato. Mi è mancato tanto.
Sento le sue labbra un po' ruvide risalire fino al mento, poi mi allontana quel poco che basta per guardarmi.
Il suo sguardo è dolce, un po' timido, ma sincero. Mi perdo in quel grigio per qualche istante, fin quando le nostre labbra finalmente si incontrano.
Mi allontano quando la ferita sulla mano destra prende a farmi male.
“che succede?”
chiede preoccupato lui.
“il contratto, la ferita del contratto brucia!”
dico piegandomi in due per il dolore.
“Chris, devi dirmi cosa ti ha chiesto in cambio, devi farmelo vedere”
mi aiuta ad alzarmi e torniamo in auto.
È il viaggio più lungo della mia vita. La mano non mi da tregua e io vorrei sbattere la testa ovunque per l'acuto dolore.
Nigel continua a dire di resistere e poi fortunatamente svengo.
Entriamo in cucina, Nigel mi tiene tra le braccia e chiede a Devora aiuto.
Lo spirito mi guarda preoccupata, ed immediatamente tira fuori dalla credenza una boccetta.
La apre lasciando che la sostanza verdastra cada sulla ferita ed il dolore immediatamente cessa.
“ti ringrazio”
dico prendendo un gran respiro.
“accade perché state andando contro i patti, allora la strega vi ricorda di mettervi in riga”
spiega la fantesca.
“vi preparerò altro grasso di lumaca per il dolore, ma ora andiamo. È tutto pronto”
ci rechiamo nei sotterranei. Questa volta avvolti nell'oscurità, ad eccezione di una candela, ci poniamo attorno ad essa.
“dobbiamo liberare la parte demoniaca del signorino, così potremmo restituirgli la memoria”
Come? Cosa sta blaterando? Renderlo un demone completo?
“ma come può essere possibile? Non ha senso...”
sono confusa, mentre invece lui sembra essere sicuro di quello che deve fare.
“iniziamo”
Devora prende una coppa, ci mette dentro la cera della candela bianca e inizia a scaldare. Mi guarda indicando la mia mano. Gliela porgo e lei con una daga disegna un triangolo sul mio palmo, poi lascia scivolarne il sangue assieme alla cera liquida.
Fa la stessa cosa con la mano di Nigel che osserva impassibile.
“signorino, si sdrai qui”
sussurra e lui lo fa.
Gli unisce mani e piedi come se fosse pronto per la tomba e gli chiude gli occhi.
Con la cera liquida e ormai rossa, per via del sangue, ne fa cadere a filo una linea sulle caviglie, una sui polsi e ancora sulle labbra e sugli occhi.
Mi sento male quando vedo la carne fumare per le micro ustioni. Lui resta immobile invece, sembra non sentir nulla.
Devora si allontana in una parte poco illuminata tornando con un piccolo baule tra le mani.
Sento un nauseante odore di sangue, ed infatti quando lo apre ne tira fuori interiora di non so quale animale, alla cui punta c'è un ago.
Metto la mano davanti alla bocca cercando di reprimere i conati che numerosi si ammassano partendo dal mio stomaco.
Con una freddezza disarmante prende a cucire sulla cera il filo di interiora sulle caviglie, polsi, labbra e occhi.
Non riesco a guardare oltre e mi giro dando le spalle all'orrenda scena.
Lo sento muoversi e rantolare per il dolore, anche Devora si lascia scappare un gridolino preoccupato e spaventato e quando mi volto, vedo Nigel sospeso da terra. In piedi, avvolto da una luce rossastra. Il filo animale inizia a scintillare fino a prendere fuoco, per poi sciogliere la cera.
Sugli zigomi gli si lacera letteralmente la pelle, sfregiandolo con due tagli profondi e sanguinanti, la sua pelle si riempie di strane linee nere.
Istintivamente muovo un passo verso di lui, con la conseguente occhiataccia di Devora che mi intima di stare al mio posto.
Quando apre gli occhi, riconosco il nero pece che domina l'intero bulbo e due piccole iridi grigie che sembrano per qualche istante perse nel vuoto.
L'energia color sangue attorno a lui scompare e torna letteralmente con i piedi per terra, ma il suo aspetto non è cambiato.
Devora fa un leggero inchino e si allontana quando vede la figura del suo padrone concentrarsi su me.
“devo vedere Chris”
Ammetto di aver paura. Ammetto di avere tanta paura di fronte a quei occhi.
Si fa imponente con la sua figura e non ci vuole molto per trovarmi spalle al muro.
Chiudo gli occhi e mi porto le braccia al petto, chiudendo le mani a pugni, coi quali cerco di nascondere la mia paura dipinta in volto. Lui sembra non curarsene e si avvicina, cogliendomi di sorpresa e baciandomi.
È un bacio violento. Irrompente.
Si allontana un po' e poi ringhia:
“ho voglia di ucciderti”
mi allontano spaventata e lui sgretola con un pugno parte del muro.
“non devi starmi così vicino quando sono così, non controllo quello che sento. Le mie emozioni sono molto più amplificate e il mio istinto prende il sopravvento”
sospira e sale al piano superiore. Decido di non seguirlo, probabilmente vorrà stare da solo. |
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Capitolo 6 *** Capitolo VI - Passione ***
Il
ticchettio dell'orologio a pendolo in soggiorno inizia ad irritarmi,
il cinguettio degli uccellini fuori mi irrita. Il silenzio mi irrita.
Tutto mi irrita. Batto nevroticamente le dita sul tavolo in legno.
Mignolo.
Anulare. Medio. Indice e pollice. Alla stessa velocità,
perfettamente in sequenza.
Sami
mi ha punita per aver passato la notte fuori. Un mese di reclusione.
Posso andare a scuola in autobus e tornare da scuola in autobus
subito dopo le lezioni. In fin dei conti non è cambiato
molto dal
vecchio passato. Più ci penso e più mi sento in
colpa.
Tutto
quello che ho fatto non sembra essere servito a molto.
Devo
assolutamente scoprire se anche gli altri potrebbero ricordare
qualcosa. Pacey mi ha allarmata con la sua domanda, ma credo che lui
stesso non se ne sia reso conto, almeno non consciamente.
Mi
porto il pollice alle labbra e coi denti mordicchio leggermente
l'unghia.
Devora
è stata chiara:il desiderio è stato esaudito, ma
a metà. Ed è
così per tutti quelli che non sono semplici umani.
Se
così fosse, dovrei preoccuparmi di Marta e Mandy.. ma allora
perché
Pacey ricorda?
Continuo
a ripetermi il suo nome mentalmente almeno una dozzina di volte,
sperando di arrivare a qualche logica conclusione, ma niente. Non
riesco proprio a capire cosa abbia a che fare lui con tutto
ciò.
“posso
entrare?”
mi
sporgo leggermente dalla sedia per vedere Nigel battere appena sullo
stipite della porta sul retro. Mi alzo un po' imbarazzata. Non mi
aspettavo visite. Sopratutto non mi aspettavo la sua.
“che
ci fai qui?”
abbassa
lo sguardo. Anche lui sembra in imbarazzo.
“scusa,
forse non dovrei essere qui... non voglio crearti problemi,
è che
avevo voglia di vederti”
il
mezzo sorriso lascia intravedere i suoi denti bianchissimi. Gli occhi
sono così luminosi.
Credo
che il suo aver recuperato la memoria e la diffidenza del suo
carattere lo abbiano portato a una situazione di confusionale
imbarazzo.
“no,
non c'è nessun problema, solo che se Sam ti
vede...”
accenno
alzando gli occhi al cielo. Se scendesse in questo momento,
trovandomi qui a parlar con Nigel sono sicura che la punizione si
prolungherebbe per tutta la vita.
Mi
incupisco un po' al pensiero che probabilmente la mia vita
avrà fine
tra poco meno di un anno.
“ehi
Chris”
Nigel
si avvicina accarezzandomi la guancia.
“va
tutto bene?”
il
contatto con la sua mano mi fa sentire rincuorata un po'.
Il
lato positivo di questa storia è che almeno ora non devo
tenermi
tutto dentro, ma posso parlarne con Nigel.
“Abbracciami”
sussurro
lasciandomi andare alle sue braccia.
Mi
stringe a se permettendomi di perdermi nel suo profumo.
“Chris!
C'è qualcuno?”
sento
Sam urlare dal piano superiore.
“No!”
rispondo
spingendo leggermente Nigel sulla porta.
Mi
sussurra un ciao e un lieve sorriso prima di andare via.
Ho
il cuore che mi batte forte.
Chiudo
la porta di servizio e corro in camera.
È
qui anche lui.
Chiudo
la porta di camera a chiave.
“come
hai fatto...”
non
mi lascia finire che le sue labbra sono sulle mie.
“lo
sai come ho fatto”
alita
sul collo, aprendo leggermente gli occhi per guardarmi.
Annuisco
prima di cedere ai suoi baci e perdere completamente il controllo.
Senza
difficoltà mi solleva da terra facendo aderire ancora di
più i
nostri corpi. Gli circondo la vita con le gambe senza smettere di
baciarlo, mentre lui mi tiene fermamente salda con le sue mani sulle
cosce.
Mi
porta a letto e io mi sdraio comoda sul materasso.
I
suoi occhi sono nei miei, e io ne sono attratta come una calamita.
Non riesco a smettere di guardarlo.
“mi
sei mancata Chris!”
alita
dolcemente a qualche centimetro dal mio prima di baciarmi con estrema
tenerezza.
I
suoi occhi scendono sui bottoni della mia camicetta, lo guardo in
silenzio. Ne sbottona uno. Un piccolo fremito mi pervade. I suoi
occhi ritornano nei miei, quasi come a chiedere il permesso per
andare avanti. Lo guardo e per tutta risposta gli accarezzo i
capelli.
Chiudo
gli occhi, lasciandomi pervadere da brividi di piacere. Sento la sua
saliva sul mio seno. La sua lingua gioca con un capezzolo e poi
continua la sua discesa solleticandomi il dorso.
Inarco
involontariamente la schiena e socchiudo gli occhi guardando il
soffitto questa volta.
Si
alza e aiutandomi con una mano dietro la mia schiena mi aiuta ad
alzarmi. Con entrambe le mani poi mi accarezza il viso scendendo sul
collo e infine sulle spalle facendo scivolare la camicetta.
Di
rimando si toglie la maglia.
“sdraiati”
sussurra
con voce un po' roca. Credo di poter sentire il cuore di entrambi
battere all'impazzata ora. Mi sento calda e molto imbarazzata, non so
esattamente cosa devo fare. Non so come si fa.
Per
un attimo mi assale il panico e lui se ne accorge.
Sorride
un po' e si allunga in un bacio sulla fronte.
“non
ti preoccupare Chris”
mi
sento così stupida in questo momento. Sono davvero smarrita.
Il mio
sguardo vaga nella stanza nella soggezione assoluta.
Nigel
mi afferra la mano inaspettatamente portandola al suo petto.
Esattamente dove c'è il cuore.
“ti
amo”
afferma
spiazzandomi completamente.
Le
lacrime mi assalgono impetuose. Così come impetuoso
è il mio bacio.
Anche
se con le mani tremanti gli sbottono i pantaloni e lui con la stessa
voglia mi sfila ciò che è rimasto dei miei
indumenti.
Le
nostre lingue si intrecciano e rincorrono senza sosta, scende sul
collo. Lo lecca, sento il calore della sua lingua e poi un piccolo
morso che mi fa sussultare.
Abbiamo
entrambi il respiro pesante e io mi sento febbricitante, sono del
tutto fatta del suo profumo.
“sei
sicura Chris?”
ansima.
“sì”
rispondo
con voce rotta.
Mi
fa scivolare sotto il suo corpo. Con una mano mi accarezza l'interno
coscia, lentamente, sfiorandolo appena con le dita, mi sento tremare.
È una lenta agonia. Sento ogni singola cellula del mio corpo
che lo
vuole. Voglio Nigel. Lui lo sa.
Si
sistema meglio su di me, smette di accarezzarmi e si fa spazio tra le
mie gambe.
“chiudi
gli occhi”
e
io eseguo.
Sento
le sue dita in me e sussulto. Istintivamente gli afferro le spalle e
sprofondo con il viso nella sua spalla lasciandomi scappare un
gemito.
“rilassati”
Entra.
Sento il mio corpo adattarsi pian piano a questa unione. Lui quasi
non si muove, aspetta me. Piccole fitte di dolore mi invadono, ma
appena lui inizia a muoversi, il piacere che provo le sovrasta
totalmente.
Serro
i denti cercando di non far rumore, sono sempre in casa con Sam nella
camera accanto.
Nigel
ansima sommessamente al mio orecchio mandandomi in estasi, mentre i
movimenti del suo corpo si fanno sempre più veloci e secchi.
Si
aggrappa alle mie spalle quando il culmine del piacere ci travolge,
mentre io lo stringo a me, segnandolo con le unghie.
Prendo
un profondo respiro distendendo tutti i muscoli e accoccolandomi
accanto a Nigel, che si sdraia guardando il soffitto.
Improvvisamente
mi sento così stanca che senza accorgermene mi addormento.
Mi
sveglio in piena notte in preda al dolore della mano.
Fortunatamente
il grasso di lumaca che Devora mi ha regalato, lo tengo accanto al
letto. Cerco di non svegliare Nigel, ma ha il sonno talmente leggero
che mi basta spostare solo la testa.
“stai
bene Chris?”
mi
accarezza il braccio schioccandomi un bacio sulla spalla.
“si”
mento.
Non
riesco a vederlo nemmeno in volto. Mi sento in completo imbarazzo.
Si
avvicina quel che basta per prendermi la mano e aiutarmi con la
lozione.
“purtroppo
non è un veleno che posso succhiare via, so quanto sia
doloroso”
“è
sopportabile”
dico
a denti stretti. È questione di attimi, e il dolore si
attenua
rapidamente.
Mi
stringe a sé, mi sento al protetta e al sicuro. Con questi
pensieri,
mi addormento.
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Capitolo 7 *** Capitolo VII - Isabel ***
Asciugo per l’ennesima volta il viso, scrutandomi attentamente allo specchio, ma il rossore e l’espressione da ebete con cui mi sono svegliata stamattina hanno deciso di campeggiare sul mio viso a tempo indeterminato. Sbuffo rassegnata e passando ancora una volta l’asciugamani sulla faccia mi decido che è inutile continuare.
Sam mi fa prendere un colpo bussando alla porta improvvisamente.
“Chris, si può sapere che stai combinando? È più di un’ora che sei chiusa in bagno, va tutto bene?”
Apro la porta guardandola sorridente.
“si, va tutto benissimo”
Dico a denti stretti. Non so perché ma ho come l’impressione che solo guardandomi mia sorella possa capire cosa è successo la scorsa notte con Nigel, ed il solo pensiero mi fa venire la pelle d’oca.
“si può sapere che ti prende?”
Eludo la domanda con semplice indifferenza e scendo in cucina in fretta e furia, prendendo il mio pranzo e recandomi sul vialetto. L’autobus dovrebbe arrivare a minuti.
“non credi di star giocando col fuoco?”
Sobbalzo per lo spavento quando mi rendo conto che accanto a m e c’è Pacey. Come fa a sapere dove abito? E che ci fa qui?
“scusa, che vorresti dire?”
Lo guardo cercando di capire quali sono le sue intenzioni. Che cosa sa? A cosa si riferisce?
“stai infrangendo il patto con la Jaga…”
Sogghigna divertito.
Spalanco gli occhi sorpresa e spaventata al contempo. Come fa a saperlo?
“di cosa stai parlando?”
Chiedo cercando di far finta di niente.
Mi afferra improvvisamente la mano, con una stretta così forte da impedirmi di sottrarla.
“scoparsi il mezzo demone non è esattamente evitarlo!”
Urla ridendo divertito stringendo sempre più forte la mia mano. Mi guardo intorno preoccupata. E se Sam avesse sentito?
“sei arrabbiata con me? Oh, andiamo! Prima ci fai ammazzare tutti e ora ti arrabbi?”
Nel mentre il suo corpo si trasforma. Pian piano decade fino alle ossa e una strana nebbiolina verdastra si addensa avvolgendoci.
“non ti senti minimamente in colpa Chris?”
Mi domanda accartocciandomi la mano. Inizio ad urlare dal dolore e dalla paura cercando di staccarmi da lui, che invece divertito e senza il minimo sforzo sembra godere del mio disagio.
“CHRIS!”
Apro gli occhi e in un lampo il dolore è sparito e davanti a me non c’è Pacey, ma Nigel preoccupato.
“che succede?”
Cerco di riprendere a respirare ad un ritmo normale, guardandomi attorno confusa per poi guardare lui.
“che succede?”
Mi chiede nuovamente scuotendomi un po’ dalle spalle.
“c’era Pacey…c’era Pacey qui e poi è diventato…lui è … è …”
Non riesco a spiegare quello che ho visto, lui mi guarda confuso e io inizio a singhiozzare senza riuscire a dire una parola.
“Pacey? Cosa voleva? Che ci faceva qui?”
Lo guardo senza riuscire a rispondergli. La mano inizia a formicolare e immediatamente alzo la manica per controllare cosa stia succedendo.
Un dolore improvviso mi fa urlare. Con orrore apprendo che la ferita è ormai infetta, e si è estesa in tutto l’avambraccio che ora si presenta violaceo e varicoso. Un’altra fitta mi fa gemere. Dei tagli netti, come se qualcuno mi stesse lacerando la pelle con una lama, si spargono rapidamente in varie zone.
“devo portarti da Devora”
Dice lui dopo aver visto il mio braccio.
Mi carica in auto e velocemente arriviamo a casa di Nigel. Il braccio continua a peggiorare ed inizio a perdere la sensibilità.
“devi portarci da lei!”
Urla il mezzo demone irrompendo nella libreria.
“da lei chi?”
Chiede beffardo l’angelo dalle ali nere. Gabriel.
“tu che ci fai qui?”
Ringhia Nigel, ma deve ravvedersi subito quando vede Devora nelle grinfie di Gabriel.
“un uccellino mi ha detto che qualcuno si diverte a giocare con le streghe”
Ed ecco che appare Pacey alle sue spalle con un ghigno soddisfatto.
“ti avevo già avvisato una volta Chris, ricordi? Nel bianco corridoio, la sala verde. Ma tu, hai continuato ostinatamente a fare l’egoista!”
Esclama.
Immediatamente ricordo. È successo quasi un anno fa, quando passeggiando nel bosco con Marta mi sono ritrovata in un lungo corridoio, senza riuscire a trovare la via d’uscita. Ufficialmente la causa è stato un arresto cardiaco, ma so che quello che è accaduto lì, è reale.
“di cosa sta parlando?”
Chiede in un sussurro Nigel che si è messo davanti a me per farmi da scudo.
“la belva bambina”
Sussurro ricordandomi della presenza oscura che mi ha rincorso per tutto il tempo cercando di uccidermi.
“oh, te la ricordi?”
Chiede sarcastico il fotografo.
“Chris, di che diavolo sta parlando?”
Nigel è visibilmente confuso e preoccupato.
“adesso basta”
La voce di Gabriel impone il silenzio.
“Addio nonnina”
Volgo il mio sguardo a Devora che con gli occhi sbarrati sussurra un flebile “signorino..” prima di svanire in un lampo di luce.
Gabriel ha ucciso Devora.
“ops! A quanto pare l’unica possibilità di poter raggiungere la Baba Jaga è appena svanita”
Enfatizza il gesto schioccando le dita. Poi abbottonandosi la giacca si avvicina.
“tornando a noi, Nigel, hai fallito”
Che vuol dire?
“fino a prova contraria, tu sei morto … e anche se questa interessante ragazzina ti ha riportato in vita, hai fallito lo stesso la tua missione, per cui…”
Prende un respiro quasi compiaciuto.
“sei esiliato, per l’eternità da tutti i piani viventi. Il buio e l’oblio ti attendono!”
Cosa?
Guardo Nigel preoccupata, ma lui mi spinge via.
Attorno a lui si apre un buco nero che diventa sempre più grande.
“Chris, non ti avvicinare o risucchierà anche te!”
Lo guardo disperata. Cosa posso fare?
“lascialo andare, ti prego!”
Urlo guardando Gabriel, cercando in lui una vana clemenza.
“zitta tu!”
Pacey mi colpisce con un calcio in pieno viso stordendomi.
“lasciala stare, guardala. Ormai il veleno è in circolo, presto sarà Isabel”
Lo ferma l’angelo oscuro.
Isabel? Chi diavolo è? Di che veleno sta parlando?
Lui sembra capire la mia confusione.
“sei sempre stata tu Christine, quell’essere con sembianze di bambina che voleva ucciderti. Non ti sei mai chiesta perché ti perseguitasse? E credi davvero che la Baba Jaga fosse così gentile? No, ha solo eseguito i miei ordini e tu, ci sei cascata in pieno. Sei sempre stata tu il mio obiettivo, hai un grande potenziale e se usato bene può rivelarsi molto utile per me”
Che cosa? Non può essere vero. Guardo Nigel ormai avvolto totalmente dall’oscurità.
“Chris..”
Lo guardo negli occhi prima che il suo corpo sparisca del tutto.
“NO!”
Urlo piangendo cercando di alzarmi.
“E adesso tocca a te!”
Esclama Pacey con un’espressione estremamente goduriosa prima di colpirmi con un pugno in faccia, facendomi perdere i sensi.
Sento quella sensazione di appiccicume e umidità avvolgermi e l’odore di pulito, tipico degli ospedali più nitido che mai. So già dove sono, quando aprirò gli occhi non sarà una sorpresa trovarmi in un lungo corridoio vuoto e sinistro.
Sbatto le palpebre e nella mia mente in sincrono con il loro battito si alternano flash di una farfalla che vola. La stessa che ho visto quel giorno, l’ultimo giorno, con mio padre. Sono come degli scatti in sequenza. Svolazza tranquilla nel cielo, poi è come se chi guardasse avesse un vetro davanti, un vetro che però si è rotto. Altro scatto, altra sequenza e si inizia a distinguere meglio che quello è un parabrezza e quella è la visuale di un’auto ribaltata. La farfalla dalle sfumature violacee si sofferma sulla superficie del vetro. Altro flash. Chiaro e nitido il volto di mio padre insanguinato. Mi sembra di soffocare. Non riesco a muovermi e il panico mi assale. Perché sto rivivendo questo? Perché?
Altra sequenza. L’ultima. La farfalla giace schiacciata e immobile sul vetro. Morta.
Apro gli occhi e riprendo a respirare come se fossi stata in apnea per ore.
Mi sbagliavo. Non è come l’altra volta. Il corridoio è lo stesso, l’aria di pulito asfissiante anxhe, ma i muri non sono bianchi, no… sono pieni di farfalle morte. Indosso una tunica bianca, come quella della bambina, che annuncia il suo arrivo con l’eco di un ringhio. Mi guardo intorno cercando di capire come fare ad uscire da qui, ma l’unica opzione sensata che mi viene in mente è scappare nella parte opposta della provenienza dei lamenti oscuri.
Inizio a correre cercando di non farmi inquietare ulteriormente dalla scia di insetti che arredano le pareti di questo luogo.
“signorina Christine!”
All’improvviso davanti a me, vitrea ed evanescente appare Devora, che non riesco a non trapassare nella corsa.
“Devora! Che.. che ci fai qui?”
Cerco di prendere fiato.
“deve fidarsi di me signorina, non c’è molto tempo…”
“Devora, dobbiamo scappare, sta arrivando, Isabel sta arrivando”
Urlo in prenda al panico che ormai ha preso il sopravvento su di me.
“deve cambiare le cose signorina, deve ristabilire l’equilibrio”
“Devora, non c’è tempo per parlare”
La incalzo io incitandola a correre.
“No, mi ascolti! “
La sua espressione è così risoluta da farmi calmare ed effettivamente starla a sentire.
“posso darle il tempo necessario per uscire da qui, continui su questo corridoio qualsiasi cosa accada. Qualsiasi cosa lei veda, qualsiasi cosa cercherà di fermarla, deve andare avanti. Ricordi quello che le ho detto”
Detto ciò mi spinge via, incoraggiandomi a correre, mentre le urla inumane di Isabel diventano tangibilmente più vicine.
Eseguo senza perdere tempo e ricomincio a correre.
“Chris! Chris, ti prego aiutami!”
È la voce di Mandy.
“dove sei?”
Urlo senza smettere di fermarmi.
“aiutami!”
Davanti a me vedo Mandy inseguita dai cadaveri degli indiani del cimitero maledetto celato sotto l’osservatorio.
“lasciatela stare!”
Istintivamente li inseguo, ma l’eco dell’avvertenza di Devora mi desta dall’essere troppo impulsiva.
Rallento leggermente il passo, mentre la mia amica viene irrimediabilmente raggiunta dai non morti e dilaniata mentre urla.
“Chris, aiutami! Ti prego!”
Chiudo gli occhi cercando di non piangere e riprendo a correre superandoli. Man mano che avanzo, vedo tutti i miei amici morire nei modi più disparati nelle reali circostanze che abbiamo vissuto.
L’aria sembra cambiare e diventare più leggera, quasi come se mi stessi avvicinando all’aperto.
Ci sono ormai. Sono quasi alla fine.
“Chris”
“Nigel…”
“che cosa ci fai qui?”
Chiede preoccupato abbracciandomi.
“mi sono risvegliata qui dopo l’incontro con Gabriel e Pacey, tu come ci sei finito?”
“non ne ho idea, dovevo essere inghiottito dalle tenebre, ma mi sono ritrovato qui. Hai visto Devora?”
Annuisco, poi gli spiego quello che mi ha detto.
Un urlo interrompe la nostra conversazione. Entrambi ci voltiamo in quella direzione, dove il corridoio ormai si è trasformato in un tunnel marcio e pieno di liquame.
“tempo scaduto”
Devora non è riuscita a fermarla.
“scappa!”
Esclama Nigel e senza farmelo ripetere due volte riprendo a correre, ma lui non mi segue. Mi volto in tempo per vederlo essere assalito da Isabel.
Chiudo gli occhi e mi impongo di non fermarmi. Lo sta facendo per me. Tutti lo stanno facendo per me. Continuo a ripetermi per convincermi che la cosa giusta sia andare avanti e non tornare indietro ad aiutarlo.
Sento uno strano rumore diventare sempre più forte, come se stesse piovendo a dirotto e anche se non c’è ombra di acqua l’aria si fa più fresca e un leggero vento inizia a soffiare.
Il mio dubbio viene risolto quando scopro che il corridoio termina con una cascata. Ma come è possibile?
Mi fermo all’estremità del dirupo per guardarci sotto. È davvero alto.
Possibile che questa sia l’unica via?
“dannazione! Chris, salta!”
Mi volto. Vedo Isabel sgusciare abile dalla presa di Nigel e determinata a caricarmi.
Guardo terrorizzata Nigel ricoperto di sangue che continua ad urlarmi di saltare. Isabel si avvicina sempre di più protraendo le sue mani insanguinate e prive di unghie verso di me.
Prendo un gran respiro e senza pensarci mi tuffo. In un istante sono in acqua, cerco di nuotare verso la superficie per riprendere fiato, ma vengo circondata da sanguisughe. Mi hanno completamente accerchiata e prima di poter far qualcosa si avventano su di me mordendomi. Ogni morso è carne lacerata e mi ci vuole poco per aprire la bocca lasciando entrare l’acqua nei polmoni. Inizio a dimenarmi e scalciare cercando di togliermele di dosso e liberarmi, ma si fanno sempre più aggressive e quando il dolore diventa così insopportabile mi sento implodere.
“Si può sapere che ti prende?”
Apro gli occhi sussultando. Ci metto qualche secondo a rendermi conto che posso respirare di nuovo, che non sono in balia dell’acqua e nemmeno delle sanguisughe. Controllo bene braccia e gambe, anche la ferita del contratto sembra essere sparita. Ma che diavolo succede?
“Chris, ti senti bene?”
Solo ora mi rendo conto di avere un interlocutore seduto davanti a me. Alzo la testa per vedere di chi si tratta e scusarmi.
“Ben?”
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