Harry Potter e il fratello dimenticato

di Le_FF_di_Max_Casagrande
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risveglio ***
Capitolo 2: *** James Potter ***
Capitolo 3: *** Il cappello parlante ***
Capitolo 4: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 5: *** Veritaserum ***
Capitolo 6: *** I 4 fondatori ***
Capitolo 7: *** Guardiani ***
Capitolo 8: *** La prima lezione di volo ***
Capitolo 9: *** La prova ***
Capitolo 10: *** La setta dell'amante ***
Capitolo 11: *** Un normale primo sabato di Ottobre ***
Capitolo 12: *** Occlumanzia al contrario ***
Capitolo 13: *** L'onorevole signora Crowed ***
Capitolo 14: *** La trappola ***
Capitolo 15: *** Un combattimento anticipato ***
Capitolo 16: *** The in valigia e problemi di memoria ***
Capitolo 17: *** Halloween ***
Capitolo 18: *** La partita di Quidditch ***
Capitolo 19: *** Previsioni e diversivi ***



Capitolo 1
*** Risveglio ***


Marco era spaventato.

Seriamente spaventato.

Si trovava su quel treno da almeno trenta minuti, fermo, senza nè guardare dal finestrino nè tanto meno provare a vedere sul treno. Se l'avesse trovato? Cosa gli avrebbe detto?

"Ciao Harry, sono un tuo grande fan, mi faresti un autografo?" suonava male.

Ormai stava cercando di capire come fosse arrivato lì, non sul treno, ma in Inghilterra. Si era svegliato sdraiato su una panchina della stazione e, ovviamente, non sapeva dove si trovava. Non era mai stato a Londra, se non ricordava male. Anzi, non ricordava nulla. Non ricordava nulla della sua vita: famiglia, amici, scuola... tutto era come offuscato da una nuvola molto densa. Ancora sdraiato sulla panchina, si diede un'occhiata: era vestito come un normale ragazzo della sua età. La ricordava perfettamente: undici anni. era la seconda cosa che ricordava, l'età. Non che ce ne fosse una terza, ma almeno sapeva anche come si chiamava. "Piacere, mi chiamo Marco e ho undici anni... è un'inizio" pensò tra se e se. Non sapeva neache che lingua parlava, o in che lingua stesse pensando in quel momento. Esasperato, si lasciò cadere la testa all'indietro finchè non vide l'intera stazione di King's Cross sotto sopra. Tra tutte le persone, che variavano dai ragazzi che partivano dal college agli uomini d'affari che tornavano da viaggi di lavoro, lo aveva colpito in maniera particolare quel gruppo di persone dai capelli di un rosso particolarmente acceso. In meno di un secondo, la sua testa si riempì di informazioni: date, nomi, luoghi, e tutti avevano una sola cosa in comune: Harry Potter. Amava la saga e la conosceva alla perfezione: aveva letto i libri più volte, aveva perso il conto di quante volte avesse visto i film e, se non ricordava male, aveva anche giocato ai videogiochi. Non gli ci volle molto per considerare l'idea che fosse la famiglia Weasley che si dirigeva all''espresso per Hogwarts. Gli piaceva immaginarsi ad Hogwarts, al fianco del trio più famoso del cinema a risolvere quel mistero o problema che la scuola gli proponeva ogni anno. Si pose la domanda che si fanno tutti i bambini: e se fosse vero? Erano al binario cinque quando li aveva visti e continuavano a camminare. La curiosità, che Marco non era più in grado di controllare, lo aveva fatto alzare di scatto da quella panchina in pietra e farlo partire all'indeguimento, sotto la vista di babbani curiosi. Li aveva quasi raggiunti, quando si rese conto che forse era un pò troppo vicino, si voltò e si allontanò un poco. Appenna vide una colonna cercò di nascondersi dietro di essa e provando comunque a sembrare normale.

-Percy...- sentì distintamente Marco da una voce femminile. Poi ci ragionò su, Percy era il primo a varcare la soglia del binario nove e trequarti. Si voltò di scatto, per accorgersi che una delle persone di quel gruppetto era come svanita contro una parete. Come se stesse correndo per non perdere un treno.

Marco poggiò la schiena ad una parete nelle vicinanze, gli stavano per cedere le gambe. Cosa stava succedendo? Perchè non ricordava chi era ma ricordava distintamente il suo nome? Come era possibile che un sogno gli sembrasse così reale?

...

Era un sogno?

Rialzò lo sguardo con molta forza, doveva capire cosa stesse succedendo e notò quanto tempo fosse passato. Era scomparso tutto il gruppo, e sapendo quale fosse la parete giusta, si mise semplicemente a correre verso di esso.


 

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Capitolo 2
*** James Potter ***


Era già da un bel po’ di tempo che era su quel treno.
Era quasi stupefatto del accaduto. Non gli sembrava vero di essere appena salito sull’Hogwarts Express. Al contempo, tuttavia, non ne era incredibilmente sorpreso, non aveva mai dubitato dell’esistenza di Hogwarts, o almeno così ricordava. Ricordava esattamente ogni suo singolo pensiero o opinione riguardo a Harry Potter, ma non ricordava assolutamente nulla per quanto riguardava la sua vita. Solo il suo nome e la sua data di nascita, anche se pure quelli erano vaghi. Non era neanche certo di come si chiamasse, credeva fosse buffo.
Rise tra se e se.
Guardò fuori dalla  finestra,  i campi perfettamente pettinati che si erano visti fino ad allora erano stati sostituiti da una vegetazione fitta e verde scuro, che si presentò a Marco sfocata, data l’elevata velocità del treno. Fece una rapida stima e pensò che Harry e Ron avevano appena incontrato Hermione, alla ricerca del rospo di Neville. Con un po' di fortuna sarebbe passata anche da lui e gli avrebbe fatto la domanda che probabilmente aveva fatto a tutti i Grifondoro.
Di colpo si chiese perchè lo stesse facendo. Perchè se non sapeva neppure chi fosse stava inseguendo quel sogno assurdo? Sapeva che il motivo non era quello che continuava a ripetersi:  è l'unica cosa che ricordi. Era qualcosa di particolare, come se non riuscisse a spiegarselo. Era semplicemente spinto da qualcosa che sapeva, ma non riusciva a ricordare.
-Scusa, hai mica visto un rospo?- disse una voce, interrompendo i pensieri di Marco.
-No, mi spiace- rispose seccamente e rapidamente Marco. Per un attimo si sorprese di se stesso: aveva risposto come un Serpeverde, e ciò era imperdonabile per un amante dei Grifondoro come era. Poteva anche quasi quasi accettare Tassorosso, Corvonero al limite. Ma si sarebbe gettato dalla torre di astronomia anche il secondo giorno se fosse stato smistato in Serpeverde.
Avrebbe dovuto aiutarlo... poi rifletté sul gigantesco sbaglio che aveva commesso: si era lasciato scappare Neville. Alzandosi di scatto, si mise a correre verso il corridoio del treno, sbattendo anche contro la portiera dell'abitacolo. Aperta la porta, si ritrovò d'avanti probabilmente l'unica persona che in quel momento non voleva incontrare: Percy Weasley, che con difficoltà gonfiava il petto per sfoggiare la spilla da prefetto, lo squadrava in quello stesso momento. dio solo sa cosa avrebbe fatto ad un babbano sul treno per Hogwarts. Cosa gli avrebbero fatto? Cancellato la memoria? La sua testa era già vuota senza che nessun mago ci avesse messo le mani sopra.
-Perchè non indossi la tua uniforme?-
-Come?- chiese Marco di tutta risposta, era talmente sicuro di ricevere un'altra domanda che non aveva neanche capito cosa significassero le parole che aveva appena detto Percy.
-Sei del primo anno, vero?- chiese di nuovo Percy senza aspettarsi una risposta -tra meno di trenta minuti arriveremo ad Hogwarts, dovresti indossare la tua divisa- concluse Percy con un tono più da amico che da studente più grande. Notò come un'affinità. 
-Ehm, in realtà avrei un problema e dovrei parlare con...-
-Con?-
-Con il professor Silente-
"Cosa cavolo hai detto, idiota!" imprecò tra se e se Marco, se non lo aveva smascherato Percy, lo avrebbe fatto senza alcun dubbio il preside. Almeno Percy avrebbe negato il permesso per fare una simile sciocchezza, in fondo la carrozza insegnati non era accessibile agli studenti, senza contare che di sicuro il preside aveva certamente qualcosa da fare.
-Credo sia una cosa urgente se devi disturbare il preside, allora vai, è nella carrozza insegnanti, proprio qui accanto-
"Cosa? Ma che razza di prefetto sei se lasci andare un ragazzo di undici anni a disturbare uno dei maghi più importanti della storia?" pensò tra se e se Marco. Ma non era questo il problema, né tanto meno doveva farsi distrarre da un pensiero del genere. Visto che ormai era certo del fatto che esistesse il mondo magico, gli serviva una scusa per non andare dal professor Silente. Iniziando a camminare verso la carrozza degli insegnanti, dopo aver ringraziato Percy dell'informazione, cominciò immediatamente a pensare ad una scusa per uscire immediatamente dalla carrozza.
Ancor prima di accorgersene si ritrovò di fronte alla porta per il vagoni insegnanti. Prima fissò la porta per qualche istante, poi alzò il pugno, che rimase vicino al legno tremante. Non sapeva cosa fare, una qualunque scusa lo avrebbe fatto tornare a posto, ma un'ottima scusa lo avrebbe fatto arrivare al castello. Anche se lo avrebbe comunque smascherato il cappello parlante, per non contare che la stessa Hogwarts gli sarebbe dovuta apparire modificata. Se non ricordava male, la scuola gli doveva sembrare un castello in rovina e doveva avere un impegno importante, se non si stava confondendo con la coppa del mondo di Quidditch. 
Il tremore alla mano involontariamente aveva provocato un fragoroso "toc" sulla porta, che fu seguito da altri fatti, stavolta, volontariamente. Doveva cercare pur sempre di restare credibile. 
Senza aspettare il permesso di entrare, spinse senza troppa forza la porta per udire distintamente le parole "babbano, sta entrando un babbano". All'inizio Marco si fermò, incapace di muoversi e cercando di capire chi avesse parlato. Constatò che la voce era molto simile alla doppiatrice di Sibilla Cooman, la professoressa di divinazione. Con una forza che gli sembrò disumana, Marco continuò a spingere la porta. Intanto pensò, aveva più possibilità correndo via o entrando? Non importava, doveva entrare e provare anche l'impossibile. Notò che il vagono insegnanti era ben differente dagli altri, sembrava più che altro un comune treno babbano, senza gli scompartimenti ma semplicemente con sedili disposti a gruppi di quattro, legati da un tavolo. Le tende delle finestre, queste ultime erano particolarmente grandi, erano, come la tappezzeria, a scacchi neri e grigio chiaro e riportanti lo stemma di Hogwarts. I professori, che Marco capì immediatamente essere uguali agli attori dei film, fissarono la porta a metà tra l'incuriositi e lo spaventati, per poi ritrovarsi di fronte un normale ragazzo di 11 anni.
-Scusate il disturbo, dovrei parlare con il professor Silente-  Interruppe, senza dare neanche peso alle parole che disse, senza neanche pensare alla possibiltà che ciò poteva comportare l'essere scoperto, ma considerando tutto, aveva più possibilità in questo modo che scappando via.
Un imponente  figura si alzò da infondo al vagone, che Marco non riconobbe per la barba tanto che per lo sguardo che era in grado di trasmettere più emozioni contemporaneamente, insieme agli annessi pensieri.
-E cosa volevi dirmi?- chiese Silente, con il solito tono calmo e pacato che si aspettava. Per Marco era impossibile rispondere con un tono che anche solo ci somigliasse a quello che aveva appena sentito, trasse un profondo respiro con il naso, cercando di farlo sembrare normale, e continuò. doveva dire qualcosa di molto grosso, non importava se fosse una bugia o altro, serviva qualcosa che potesse attirare l'attenzione del più grande mago della storia e ritardare il suo intervento su un babbano. Quindi ci pensò un pochino, e sperando semplicemente che fosse l'anno giusto, disse.
-Dovrei darle qualche informazione su Harry Potter, mio fratello-
Solo dopo alcuni secondi il vagone si era diviso in due fazioni distinte: una che pensava fosse uno scherzo di pessimo gusto, e l'altra, chiaramente più numerosa, che non riusciva a credere a quello che Marco aveva detto, ma non ne dubitava comunque. Marco continuò il suo discorso, con una naturalezza quasi innaturale
-Mi chiamo James Potter, figlio di James Potter senior e Lily Evans, e sono il fratello maggiore di Harry...-
-Scusi l'interruzione- interruppe una signora dai lunghi capelli nocciola e dalla faccia parzialmente coperta da occhiali, che Marco, ormai James, dedusse essere la professoressa Cooman -ma lui è il babbano della visione di cui le ho parlato ad inizio viaggio-
Allora in tutto il vagone cominciò uno scrosciare di voci di tutti i professori che dividevano la loro opinione su ciò che era successo, creando un vero trambusto. James, rimase semplicemente fermo lì, senza dire nulla, guardando, a fatica, gli occhi del preside.
-SILENZIO- strillò l'unica professoressa, vestita di una toga verde smeraldo, che era rimasta in silenzio al suo posto, proprio di fronte a quello del professor Silente -Datevi del contegno, per l'amor del cielo. Albus, cosa dovremmo fare?-
Il professor Silente squadrò James da capo a piedi per qualche interminabile secondo. Poi tirò fuori la sua bacchetta, che ormai il ragazzo conosceva bene, e la puntò verso quest'ultimo. Ormai il danno era fatto, era stato scoperto e Silente stava per cancellargli la memoria. Ma la luce che uscì dalla bacchetta non era blu-argentea come doveva essere, ma di un giallo scuro che illuminò i vestiti che mutarono piano piano, ma comunque in pochi secondi: i jeans diventarono neri, la maglietta si tramutò in una camicia bianca mentre la felpa in un gilet di lana grigio scuro, ed in fine, allungandosi, la giacca diventò un lungo mantello nero con lo stemma della scuola cucito sul pettorale destro.
-Sarà il cappello parlante a dire cosa succederà a questo ragazzo-
Il cuore di James accelerò di battito, sapendo di non poter mentire al cappello, mentre i suoi secondi nel mondo magico piano piano finivano, una voce distinta riportò James alla realtà: "Tra tre minuti arriveremo ad Hogwarts"

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Capitolo 3
*** Il cappello parlante ***


Forse Pensate che non sono bello

ma non giudicate da quel che vedete

io ve lo giuro che mi scappello

se uno più bello ne troverete.

Potete tenervi le vostre bombette

i vostri cilindri lucidi e alteri,

son io quello che al posto vi mette

e al mio confronto gli altri son zeri.

Non c'è pensiero che nascondiate

che il mio potere non sappia vedere,

quindi indossatemi ed ascoltate

qual è la casa in cui rimanere.

E' forse Grifondoro la vostra via,

culla dei coraggiosi di cuore:

audacia, fegato, cavalleria

fan di quel luogo uno splendore.

O forse è Tassorosso la vostra vita,

dove chi alberga è giusto e leale:

qui la pazienza regna infinita

e il duro lavoro non è innaturale.

Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,

se siete svegli e pronti di mente,

ragione e sapienza qui trovan linguaggio

che si confà a simile gente.

O forse a Serpeverde, ragazzi miei,

voi troverete gli amici migliori

quei tipi astuti e affatto babbei

che qui raggiungono fini ed onori!

Venite dunque senza paure

E mettetemi in capo all'istante

Con me sarete in mani sicure

Perché io sono un cappello parlante!”

La filastrocca che James aveva letto almeno una trentina di volte, per la prima volta se la stava sentendo dire, ed era stupefatto che proprio la prima volta l'avesse detta un cappello. Vide distintamente i quattro inchini che il cappello fece ad ognuno dei quattro tavoli, prima di tornare a sembrare un normale cappello. James aveva paura, aveva una dannata paura che, una volta che il cappello avesse toccato la sua testa gridasse: “BABBANO”.

Qualche speranza si era formata quando, sceso dal treno, era riuscito ad ammirare il castello per quello che era: una fantastica, non che enorme, costruzione che imperava su un lago da un lato della collina e su una foresta sull'altra. Ovviamente James sapeva tutto quello che c'era da sapere su tutto ciò che aveva appena visto: dalle barche alla foresta, dal lago al castello, dalla sala grande alle sale di ritrovo delle quattro case. Ma il cappello? Non sapeva molto al di fuori dell'aspetto e della sua “telepatia”. Ma su di lui avrebbe funzionato? Non ricordava nulla, cosa avrebbe letto il cappello?

La lista, che James non stava ascoltando, notò che era arrivata alla M, quando un dubbio scosse la sua testa: come avrebbe reagito Harry? Avrebbe conosciuto suo fratello, una persona che non credeva esistere, e che, di fatto, non esisteva. Sarebbero stati chiamati prima lui, poi James, andando la lista in ordine alfabetico. Almeno poteva vedere se somigliasse all'attore dei film, come era stata con Hermione, che somigliava in maniera sbalorditiva all'attrice Emma Watson. Ormai era alla P, e sentì quelle parole, le parole che avevano segnato la sua infanzia, o almeno così ricordava: “Potter, Harry”. Fortuna per lui, anche Harry somigliava incredibilmente alla sua figurazione cinematografica, Daniel Radcliffe, e smise di seguire il discorso che teneva con il cappello, conoscendolo, come il resto ella saga, a memoria. Cominciò a tirare respiri profondi, come tra l’altro molti altri ragazzi come lui. Era incredibilmente preoccupato per un solo dettaglio, che era ancora plausibile, ma finchè non sarebbe successo non si sarebbe dovuto preoccupare. Solo quando il cappello urlò “GRIFONDORO” James tornò alla realtà, cercando di eliminare tutti i pensieri che aveva in testa e lasciandola libera.

-Querty, Patrick- enunciò la professoressa McGranit, sollevando un insieme di dubbi nella testa di James: non avendo ricevuto la lettera, non era scritto nella lista, e, di conseguenza non era registrato. Sarebbe stato l'ultimo e sarebbe stato lui a dover dire il suo nome al cappello parlante, nonché al resto della scuola. “Beh, ameno dopo una cosa del genere mi mette in Grifondoro pure se sono un babbano” pensò James tra se e se, cercando di non pensare a quanto coraggio ci volesse per fare una cosa del genere.

-Agitato?- chiese un ragazzo accanto a James, riportandolo alla realtà

-Sì, non so cosa potrebbe dire il cappello- rispose in un sussurro, nel tentativo che lo sentisse solo lui

-A chi lo dici, poi io penso che sarò l'ultimo- continuò lui, con lo stesso tono di voce che aveva usato James -Mi chiamo Zeller, Nathan Zeller-

-Mi dispiace per te, ma penso che sarò io l'ultimo- rispose il Potter malinconico, con un finto sorriso

-Seriamente? Scusa, come ti chiami?-

-Oh, lo scoprirai-

Il ragazzo dopo di che non aveva più proferito parola, il che lasciò la mente libera a James. Non faceva più attenzione a nulla, non voleva pensare a nulla, il che non gli risultò neanche particolarmente difficile. Le uniche cose che attirarono la sua attenzione fu lo smistamento di una Grifondoro, che aveva impiegato circa una trentina di minuti, e, appunto, quello del ragazzo con cui aveva parlato poco prima, che diventò Tassorosso.

James era rimasto l'unico in piedi, con la sua uniforme nuova e fiammante, osservato da tutti, che si domandavano quale fosse il cognome dopo “Zeller”.

-Ragazzo, non ti ho chiamato?- mi chiese la professoressa vestita color smeraldo, ripiegando la pergamena

-No, professoressa- rispose col capo chino, cercando di non far vedere il volto

-Come ti chiami?- chiese la McGranit conoscendo perfettamente la risposta

-Jms Pter- borbottò il ragazzo

-Come?-

-JAMES POTTER- urlò la seconda volta, in maniera che tutti lo potessero sentire, alzò anche la testa, visto che ormai era tutto perduto.

-Beh, allora proseguiamo con lo smistamento- concluse la professoressa, alzando il cappello. James, nel pieno silenzio, camminò verso lo sgabello, sentendo distintamente ogni battito del suo cuore, temendo che anche un qualsiasi altro studente lo avrebbe potuto sentire.

Senza esitazioni, James si mise il cappello parlante sulla testa e, pensò

1 minuto

Il cappello non aveva fatto nessuna domanda, ne a James ne pubblicamente, nessuno, neanche James aveva sentito un solo bisbiglio. James aveva cominciato a sudare dalla fronte, dato che il cappello gli arrivava fino al naso.

5 minuti

Come un bisbiglio, James sentì distinte le parole “Mai visto nulla così complicato.”. Complicato? Cosa c'era di complicato? Non ricordava nulla... era così difficile? Non aveva ricordi, pensava che se ci fossero stati meno ricordi sarebbe stato più facile. Cosa stava esaminando il cappello da richiedere tutto questo tempo?

10 minuti

Nessuno osò parlare, il che rese tutto ancora più lungo, anche se James, con gli occhi coperti dal cappello che gli stava almeno una decina di volte. Cosa poteva esserci di complicato?

20 minuti

James ormai aveva cominciato a sudare copiosamente, ma fortunatamente il cappello gli parlò in maniera chiara, che il ragazzo interpretò come se stesse parlando nella sua testa.

-Chi sei tu?-

-Non lo so-

-Ah, allora avevo visto giusto. Con te non evo basarmi su ciò che hai fatto, ma su ciò che farai- ridacchiò il cappello, assicurandosi che lo sentisse solo James

-E ci hai messo un'ora per capire solo questo?- chiese James mentalmente, evidentemente disperato

-Lo sai che sono passati solo venti minuti?- disse di tutta risposta il cappello, esattamente come aveva fatto prima, in un sussurro impercettibile, seguito dalle imprecazioni del ragazzo.

30 minuti

-Ti faccio i complimenti, sei lo studente che ha impiegato più tempo ad essere smistato- disse il cappello ironico

-La prego faccia il prima possibile- dissi io bisbigliando

-Credimi, non ho mai eseguito uno smistamento come il tuo-

45 minuti

Il silenzio era stato sostituito da un leggero brusio, sia dagli studenti che dai professori.

-Il coraggio e la cavalleria di un Grifondoro, la lealtà e la fratellanza di un Tassorosso, la saggezza e l'intelligenza di un Corvonero, e l'astuzia e prontezza di un Serpeverde, tutte esistono contemporaneamente e allo stesso livello... dove ti colloco?-

-Dove vuole-

-Nessuna preferenza? Tuo fratello è finito in Grifondoro, non ci vuoi andare anche tu?-

Il cappello era colpito da ciò che aveva appena affermato il ragazzo, reputò incredibile l'assenza di una preferenza di una delle quattro case. Capito ciò, semplicemente tornò allo smistamento.

-Ripensandoci, non vorrei finire in Serpeverde-

60 minuti

Gli ultimi quindici minuti erano stati particolarmente pesanti, considerando gli altri quarantacinque, e stavolta James disse, in maniera chiara ma senza muovere la bocca

-La prego, dica a tutti che sono un babbano e mi lasci andare- il ragazzo era esasperato, capì che era lì che la sua avventura doveva finire

-Oh, ragazzo mio, tu non sei un babbano, ma un mago molto potente, il più potente che io abbia mai visto- rispose con calma il cappello -ho fatto una lunga riflessione, ma adesso mi affido a te, considerando le tue azioni e quello che ricordi, in che casa dovresti stare?-

James ci pensò su per pochi secondi, e in lacrime, disse urlando

-IO VOGLIO ESSERE UN MAGO- urlò James a pieni polmoni

-Va bene James Potter, ma sappi che mi aspetto molte cose da te, ma adesso non ho più dubbi- concluse il cappello parlante dicendo queste parole come se stesse parando con un vecchio amico, per poi urlare, molto più forte degli altri studenti -GRIFONDORO-.


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Nathan Zeller?

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Capitolo 4
*** Il primo giorno di scuola ***


Non ci fu nessun applauso fragoroso e neppure un urlo. James si limitò a filare al tavolo all'estrema sinistra stringendo la mano di Percy Weasley, che fu l'unico a trattarlo come uno studente normale, anche se a fatica.

-Benvenuto- disse con una vistosa goccia di sudore che gli scivolava dalla fronte

Invitandolo a sedere, James notò che era seduto proprio di fronte ad Harry, e accanto ad Hermione, che entrambi lo fissavano in una maniera soprannaturale, come a chiedere conferma. James si limitò a fare un cenno con la mano che intendeva dire, semplicemente, che avrebbe spiegato dopo.

Tutti si voltarono a osservare Silente, il che disse, con la calma che ormai James stava iniziando ad odiare: -Che abbia inizio... il banchetto-.

All'improvviso i piatti che erano disposti al centro del tavolo, da vuoti che erano, si riempirono di pietanze: alcuni di patate fritte e salsicce, altri di vari dolci e lecca lecca, mentre altri ancora pieni di interi polli arrosto insieme a patate al forno. Ogni tavolo sembrava avere sempre gli stessi piatti, ripetuti periodicamente affinché ogni ragazzo potesse mangiare ogni pietanza.

Gli studenti, alla vista del cibo, sembrarono dimenticare l'accaduto, abbuffandosi sul cibo come facevano ogni anno. L'unico rimasto impassibile era proprio Harry che, anche se mise numerose pietanze nel proprio piatto continuò a guardare James, con lo stesso sguardo che ormai stava continuando da un lasso di tempo che sembrò interminabile, che costrinse ad una conversazione i due:

-Sorpreso? Mi stupirebbe il contrario- disse James con tutta la calma che riuscì a sfoderare, sentendosi ovviamente a disagio in una situazione del genere

-Beh, si, non sapevo di avere un fratello- rispose Harry nella confusione generale della cena del primo giorno

-Neanche io, nel senso, ho scoperto da poco di essere tuo fratello-

-Da poco?- chiese successivamente Harry, mentre cominciò ad aggredire le sue patatine, senza togliere lo sguardo da James

-Si, il cappello parlante può dire solo la verità e mi ha chiamato James Potter, quindi, a meno che io non sia tuo padre...- concluse James con un tono ironico, tornando alle sue uova, ma senza smettere di parlare -gradirei che semplicemente, da adesso in poi mi trattassi come tuo fratello-.

Harry non rispose, pensò tra se e se cosa potesse voler dire avere un fratello: un punto di riferimento e qualcuno su cui contare, entrambe cose che non aveva mai avuto in tutta la sua vita.

-Quindi hai fatto cose particolari quest'estate?- chiese James al fratello, con una seria curiosità. Sapeva benissimo che nessuno lo aveva trattato bene o con rispetto in tutta la sua vita, quindi, gli sembrava il minimo.

-Ehm, solo una normale estate con i miei zii- rispose Harry malinconico ma comunque stupito di quelle attenzioni.

Il resto della cena fu abbastanza normale, mentre James spiegava a suo fratello alcune cose del mondo magico e, soprattutto, di Hogwarts. James spiegò ad Harry, che fu il primo tra tutti, a sapere la verità: gli disse di come si era svegliato a King's Cross, sapendo esattamente quello che era successo fino ad allora e, più importante, quello che sarebbe successo, spiegando anche il perchè non poteva dirgli nulla. Inoltre, trovarono anche il tempo di ridere e scherzare insieme, come Harry non aveva mai fatto.

Il professor Silente, dopo aver dato i soliti avvertimenti agli studenti, ordinò a questi ultimi di andare a letto, fissando James con uno sguardo che intendeva dire: “nel mio ufficio”. Ormai Silente era in grado di parlare più con gli sguardi che con le parole, facendo pensare a James che possedesse una qualche telepatia.

Mentre Harry e gli altri Grifondoro si dirigevano alla sala comune, James andò verso il cortile in pietra che si affaccia sulla sala grande, girando subito a destra su una parete sulla quale c'erano due gargoyle, ma James sapeva benissimo che coprivano una scala che portava direttamente all'ufficio di Silente, bastava semplicemente sapere la parola d'ordine

-Ape frizzola- disse il ragazzo, con la conseguente apertura del varco da parte dei gargoyles.

Arrivato allo studio del preside, lo trovò esattamente come se lo aspettava, un po' come il resto del castello: usa stanza circolare da un tetto non particolarmente alto, con molti libri alle pareti e qualche tavolo pieno di macchinari magici che emettevano fumo colorato. Notò anche che tutti i quadri dei precedenti presidi di Hogwarts erano addormentati in un sonno non ristoratore, poi pensò allo stato in cui si trovavano, incapaci di provare emozioni o di aggiornarsi con ciò che succedeva ogni giorno nel mondo magico.

-Quindi, James Potter... Junior?- disse tra se e se Silente, che era nel proprio ufficio già da parecchio tempo, nonostante, quando James uscì dalla sala grande, il professore era proprio lì parlando insieme agli altri docenti.

-Si, incredibile, vero?-

-Comunque per il tuo primo giorno ti servirà il materiale scolastico, mi permetto di accompagnarti-

-E io mi permetto di accettare-.

Il viaggio fino ad una Diagon Alley notturna venne effettuato tramite metropolvere, visto che James non poteva smaterializzarsi senza lasciare la traccia. Il preside della scuola, visto che i genitori di James non erano in vita e non aveva un tutore, si offrì subito di adottarlo e, mentre James comprò i libri di testo al Ghirigoro, il professor Silente andò proprio all'anagrafe magica per rendere ufficiale il fatto, senza rispondere ad alcuna domanda di James. Limitandosi a dare la lista dei libri al direttore del negozio, che si diresse al magazzino per verificare se fossero rimaste copie, James, cominciò a girovagare per la libreria, guardando tutti i libri che potevano interessargli, tirandone anche giù qualcuno. Continuava a farsi la stessa domanda: perchè il professor Silente si stava così sforzando di tenerlo aggrappato al mondo magico? Uscito dal Ghirigoro, James riuscì ad ammirare una versione notturna della via magica piena di negozi e ristoranti, tutti illuminati da luci fluttuanti che fungevano da lampioni. Il ragazzo, all'uscita dalla libreria con una borsa piena di libri (molti anche non di testo, ma che semplicemente voleva leggere) e qualche zellino di resto si fiondò ad un bar vicino, andando a comprare una burrobirra, che gli venne servita da un commesso da un grande sorriso che gli scaldò il cuore e lo distolse da tutte quelle domande e dubbi. Uscì dal locale sorseggiando la bevanda in quella fredda giornata di settembre, notando che la via non era completamente deserta, ma comunque popolata da neo maggiorenni o da famiglie nell'intento di andare a cena in qualche ristorante, che offrivano ogni tipo di cucina. Vide genitori che avevano lasciato i figli a King's Cross qualche ora prima accompagnati dai loro figli più giovani, maghi anche da soli entrare nei negozi per poi uscire con qualche oggetto in più, alcuni folletti che si dirigevano alla Grigott per il loro turno serale, e molte altri tipi di individui che James esaminò con molta cura, fino a finire il contenuto della pinta. Dopo aver riportato indietro il boccale ed essere uscito di nuovo dal negozio, la sua attenzione venne attirata da una figura: il professor Silente, con il suo passo tranquillo, raggiunse James da una via alla sinistra della Gringott.

-Posso chiederle una cosa, professore?- chiese James sistemandosi la cartella piena di libri sulla spalla.

-Certamente, anche se credo che adesso dovrai chiamarmi papà- rispose ridacchiando il professore, conscio del fatto che non lo avrebbe fatto mai

-Perchè fa questo per me? Io sono solo un babbano, non dovrei sapere nulla del mondo magico-

-Devo dire che in tutta la storia non esiste nessun caso come il tuo, non esistono babbani che si risvegliano senza memoria e conoscendo soltanto molte cose del mondo magico, tra cui la parola d'ordine per entrare nel mio ufficio- concluse Silente con un'occhiata quasi imperatoria, come per dire “non farlo mai più”.

-Quindi lei crede che io sia un mago?-

-Non solo credo che tu sia un mago, ma credo anche che tu sia il fratello di Harry- rispose sotto uno sguardo incredulo di James, tuttavia continuò normalmente -A parer mio c'è un legame, che ti ha fatto legare ad Harry fin da subito, altrimenti saresti stato il fratello di qualche altro mago meno importante. Non so se lo sai, ma di solito i babbani che entrano nel mondo magico rubano identità, non le creano-

-Io conosco la trama di alcuni libri, che non sono stati ancora scritti, ma che trattano la storia di mio fratello se così vogliamo dire- disse James iniziando a camminare in direzione del negozio di pozioni -sono legato ad Harry solo per i libri-

-Ma ciò non significa nulla! Se tutti credono che tu sia il fratello di Harry Potter, tu SEI il fratello di Harry Potter, ho un amico alla gazzetta del profeta, così lo diventerai al livello mondiale-

-Non ha risposto alla mia domanda, perchè fa questo per me?- chiese di nuovo James, fermandosi

-Forse già sai che ad Hogwarts verrà sempre fornito un aiuto a chi lo richiede-

James sapeva benissimo che Silente avrebbe cambiato la frase, tuttavia decise di non fiatare. Tutte le restanti spese continuarono normalmente, con il professore che faceva domande a James su tutto ciò che ricordava, cercando di aiutarlo a ricordare, ma non servì a nulla.

Sapendo entrambi cosa fosse rimasto da comprare, entrarono da Olivander. Il fabbrica bacchette, non stava attendendo clienti, visto che quando entrarono nell'oscura bottega lo videro alle prese con una bacchetta in costruzione, nell'intento di inserire le crine di unicorno all'interno del ramo di faggio di 13 pollici.

-Professor Silente, signore, cosa posso fare per lei?- chiese senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro

-Mi serve la bacchetta per questo ragazzo-

Olivander guardò immediatamente il ragazzo, lasciando stare completamente il suo impegno sul tavolo, dirigendosi verso il bancone che era abituato ad usare per quando vendeva le bacchette. Ci si sporse sopra, squadrando il ragazzo da capo a piedi, senza battere le palpebre o dare riposo a quegli occhi argentati in grado di mettere soggezione a chiunque

-Il ragazzo ha un nome?- chiese a James mentre gli misurava l'avambraccio ed eseguiva rapidi calcoli matematici a mente, facendo danzare leggermente le labbra

-Mi chiamo James Potter- rispose il ragazzo un pò perplesso, non essendo sicuro che fosse la risposta giusta

-Potter? Quel Potter? Parente del famoso Harry?-

-Si, sono il fratello-

Olivander non stava dando peso alla faccenda, la trattava come una normale conversazione non reputando impossibile l'esistenza di un fratello del famoso Harry Potter. Si diresse nel retro bottega, fermandosi a metà di un corridoio ancora visibile ai due clienti. Salì sulla scala scorrevole e, dal piano più alto, tirò fuori una scatola rettangolare color mattone

-Allora, olmo, crine di unicorno, 14 pollici, flessibile... no meglio di no- disse Olivander poco prima di mettere la bacchetta nella mano di James, riponendola nella scatola e lanciandole in aria, facendola levitare fino a dove l’aveva presa. Tornò poco dopo, da sotto il bancone, con una seconda scatola -Proviamo quest'altra: cedro, corde di cuore di troll, 11 pollici e mezzo, incredibilmente rigida-.

James la agitò, ma non successe nulla. James rilassò i muscoli dalla tensione, la bacchetta non si era comportata come si comporta in mano ad un babbano, bensì come quando è in mano ad un mago che però non ne è il vero proprietario. Tuttavia rimase deluso dall'assenza di magia in quel piccolo ramo.

Così fu con molte bacchette successive. Ne provarono circa un cinquantina, ormai erano quasi le 11.30, e James cominciò a credere che non ci fosse una bacchetta.

-Mi creda signor Potter, ho avuto clienti ben più ostinati di lei- disse Olivander rimettendo l'ennesima bacchetta a posto su uno scaffale

-Ormai io sto perdendo le speranze- rispose James malinconico, quasi disperato -Ha una bacchetta che non farebbe provare a nessuno? Una bacchetta che cerca un mago da molto tempo?-

-Crede che possa andare bene?-

-Tentar non nuoce- concluse James, incredulo che una simile domanda avesse una risposta significativa

Il fabbrica bacchette si congedò dietro uno scaffale prendendo una bacchetta chiusa in una carta da pacchi, come se fosse stata spedita tempo prima

-Questa bacchetta mi fu spedita da suo padre undici anni fa, dicendomi che sarebbe venuto un Potter a chiedermela, inizialmente pensai suo fratello, ma ormai- disse scartandola.

James, stupito dal fatto, si chiese come fosse possibile una cosa del genere. Sperava che ci fosse una bacchetta nascosta, che fosse molto potente, abbastanza da far fare magia ad un babbano. Suo padre? Il padre di Harry? Che sapesse dell'arrivo di James?

-Chiudi gli occhi- disse il fabbrica bacchette senza sbattere le palpebre o distogliere lo sguardo dal ragazzo, che chiuse le palpebre con l'immagine dell'uomo che lo fissava -Sambuco, essenza di fenice, 15 pollici e mezzo, incredibilmente flessibile-.

James, sentendo il legno toccare la sua mano, strinse ancora più le dita intorno al pezzo di legno levigato, che scorreva tra le sue dita senza difficoltà. Sentì dei fili di cuoio intrecciati e gli interpretò come il manico della bacchetta. Se la sistemò con una mano per poi serrare tutto nel suo pugno ancora di più. Una sensazione di calore lo pervase, iniziando dalla mano fino ad arrivare al petto, continuando poi ad andare verso le gambe e verso la testa. Tutto fu istantaneo e avvenne contemporaneamente: tutti gli incantesimi che fino ad allora aveva solo sentito pronunciare, adesso erano vividi nella sua mente, completi di movimenti di bacchetta e ciò che si doveva pensare in alcuni di quelli più complicati, il calore aumentava ogni secondo di più, aumentando anche la stretta che James dava, involontariamente, al manico della bacchetta, un soffio di vento molto forte, che James sentì a malapena, che usciva dalle sue gambe, si tramutò in un piccolo tornado dalla forza discreta

-Per dio, Albus! Toglili la bacchetta di mano- imprecò Olivander

-Expelliarmus- si sentì dire James poco prima di svenire, dalla voce calda e calma del professor Silente.

 

James vide suo padre bloccare la porta, quando un altro mago incappucciato, forzò la forzò con quello che sembrò un semplice incantesimo. James era incapace di muoversi, vide soltanto l'uomo incappucciato inseguire il padre di Harry su per le scale, mentre, da fuori, un lampo verde provocò l'urlo di una decina di persone.

 

James si svegliò di colpo in infermeria, che era ancora vuota, visto che era appena il secondo giorno di scuola. Aveva ancora l'uniforme addosso ma senza ne il baule, ne tanto meno nessun oggetto che aveva acquistato. Sedendosi sul letto, sentì una resistenza sulla coscia. Era la bacchetta che evidentemente aveva comprato qualche ora prima. L’aveva trovata, era un mago… ma era davvero il fratello di Harry?

Non voleva ancora tirare fuori la bacchetta, se non gli fosse piaciuta? E poi quale sarebbe stato il suo primo incantesimo? Aveva vasta scelta, ma non sapeva quale.

Mentre si alzò vide un biglietto sul comodino, sotto il bicchiere in vetro vuoto, in cui avrebbe versato l’acqua nel caso in cui avesse sete. Aprì la nota:

James, raggiungimi alla capanna di Hagrid oggi pomeriggio per le 5, sai dove si trova. Papà”.

James era figlio del professor Silente, legalmente parlando, ma considerarlo un padre per lui era impossibile.

Uscendo dall’infermeria, tra le premure di madama Chips e qualche chiacchiera di un prefetto di Corvonero, scoprì di avere un secondo messaggio, che lesse andando nella sala grande, per fare colazione:

Ciao James,

Sono Joanne, la Grifondoro entrata prima di te nella casa. Spero che vada tutto bene, visto che non sembri essere messo tanto male. Ti va se pranziamo insieme? Insomma, appena ti sarai ripreso. Mi ha un po’ spiazzato il fratello di Harry Potter, e, comunque, sembri un tipo interessante.

Ci vediamo

J.

Incredibile, appena un giorno ad Hogwarts e già aveva una fidanzata. “Una settimana e trovo lavoro” pensò ironicamente.

Conosceva Hogwarts come le sue tasche, non tanto grazie ai libri, ma grazie hai videogiochi che aveva concluso tempo fa. Doveva solo capire che gioco fosse quello giusto e vide che, a metà della torre dell’orologio era presente un altro piano, quindi era il quinto e il sesto, “L’ordine della fenice” e “Il principe mezzosangue”, anche se preferiva il secondo per la grafica, ma la trama era comunque peggiore di quella del quinto gioco.

Arrivò alla sala grande poco dopo l’orario d’apertura, speranzoso di trovare qualcosa per colazione. Anche se il giorno prima aveva mangiato abbondantemente, si era svegliato con una fame da lupi, pensando che fosse colpa dell’incantesimo che aveva lanciato il giorno prima.

Appena entrato, con l’intenzione di raggiungere suo fratello a colazione, venne distratto da un ragazzo di Tassorosso che correva in direzione della porta. Era il ragazzo con cui aveva parlato il giorno prima, mentre attendevano di essere smistati dal cappello parlante. James vide un’espressione di paura sul volto del ragazzo, mentre gli sfrecciava a massima velocità, inseguito da quello che James sapeva essere il fratello, smistato qualche anno prima in Corvonero, ed era diventato da poco prefetto. Come faceva a sapere chi fosse? Nei libri non vengono spiegati in dettagli i Grifondoro, come faceva a conoscere un Tassorosso senza neanche averci parlato? Cominciò ad inseguire il ragazzo del primo anno su una scalinata e poi in un corridoio, facendo attenzione a non farsi vedere. Si fermò ad una curva, protetto dalla fine della parete, tendendo l’orecchio per sentire ciò che stavano dicendo:

-Ti avevo chiesto… una sola cosa: di non fare cazzate- disse uno dei due con il fiatone, James pensò che fosse il maggiore dalla voce. Tirò fuori la bacchetta, che vide per la prima volta: era una bacchetta in legno perfettamente dritta e completamente nera, con il manico ricoperto da due giri di spago, il primo marrone scuro, il secondo di un giallo tendente al bianco. La fine del manico, invece di essere ditta, aveva un taglio diagonale, con il centro rosso. “Bella, figa” pensò tra se e se James, pronto al duello. Si affacciò a verificare cosa stesse succedendo tra i due ragazzi. Quello di Corvonero, con la bacchetta puntata contro il fratello, che stava scappando verso una porta alla sua sinistra, stava per lanciargli una fattura immobilizzante. Lo aveva capito da due fattori: il movimento della bacchetta, e lo sapeva. Come sapeva tutta la trama di Harry Potter, sapeva perfettamente cosa sarebbe successo a quel ragazzo, Nathan Zeller, se non ricordava male. James si affacciò di poco e disse: “Expelliarmus” seguito dall’incanto del prefetto “Petrificus Totalus”. Quest’ultimo incantesimo deviò all’ultimo grazie al disarmo, il fratello minore era riuscito a salvarsi, mentre la fattura lo mancò di pochi centimetri.

-Sappi che me la pagherai- disse il ragazzo a James, andando a raccogliere la bacchetta e correndo ad inseguire il Tassorosso. Inizialmente James cominciò a inseguire i ragazzi ma si fermò poco prima di arrivare alla porta. sapeva cosa sarebbe successo: Nathan, il fratello minore, si sarebbe nascosto in un corridoio del terzo piano, proprio nell'ala sinistra, per poi essere trovato dal professor Silente, quindi rimise la bacchetta nella tasca dei pantaloni e si diresse nella sala comune, ben conscio dell'assenza della sua colazione. Si diresse al settimo piano, anche se non con la stessa facilità che si aspettava, oltre venti rampe si scale, pensò che a fine anno avrebbe avuto ottimi muscoli nelle gambe. Quando arrivò, disse al quadro della signora grassa: "Caput Draconis", con un segno di dissenso da parte sua, capendo che la parola corretta esatta era quella del libro, quindi si corresse, dicendo, con naturalezza "Grugno di porco". Il quadro si aprì a mò di porta, mostrando la sala di ritrovo, una fantastica stanza circolare da un soffitto molto alto a sinistra c'era un tavolo e tre panchine, mentre un lato dava su una finestra dalla quale si poteva vedere il lago nero. Se invece si andava in avanti si incontrava una scala a chiocciola che portava ai dormitori, sul primo piano quello dei ragazzi e sul secondo quello delle ragazze. A destra, vide un divano ed un paio di poltrone di fronte al focolare nel camino, che scoppiettava poco a poco. James si sedette sul divano, guardando quelle fiamme come ipnotizzato. Erano le otto in punto, aveva dieci ore prima di dover andare da Hagrid. Poi si chiese perchè dovesse andare da Hagrid, non poteva incontrare il preside proprio nel suo ufficio? Non ci rifletté molto, decidendo di andare verso il dormitorio. Voleva vedere tutto il materiale, leggendo anche qualche capitolo di uno dei libri che aveva comprato per conto suo. Arrivato al dormitorio, dopo aver preparato la borsa per il giorno successivo, sperando vivamente che la scuola non fosse come lo sembrava nel libro, si mise a leggere "Storia della magia in 150 pagine", non sapendo molto della storia della magia, volendo inoltre distrarsi alle lezioni del professor Ruf. Senza neppure accorgersene, dopo essersi addormentato a pagina 78, si risvegliò per l’una del pomeriggio, con il libro sulla faccia e i vestiti ancora addosso. In mezz’ora la sala grande sarebbe di nuovo stata aperta per il pranzo, che James, questa volta non aveva intenzione di saltare.

Scese giù dalla scala a chiocciola per vedere nella sala grande solo un Neville Paciock, nell’intento di scrivere una relazione di Pozioni. Si avvicinò al divano dove aveva lasciato il mantello, per poi indossare quest’ultimo. Era incredibilmente comodo e leggero per tenere al caldo così facilmente, considerando anche che, in circa un mese, su quelle colline scozzesi sarebbe arrivata la neve, e quei mantelli avevano l’arduo compito di tenere gli studenti al caldo rimanendo funzionali. Scese la scalinata in fretta e furia, per paura di non riuscire a trovare nulla a pranzo, quando un ricordo scosse la sua mente: doveva pranzare con Joanne quel giorno. Scese le scale ancora più velocemente, deciso ad arrivare alla sala grande il prima possibile. Ormai mancava meno di una rampa di scale, era praticamente arrivato, se non fosse stato…

-Pix, non è il momento- disse James, con tono seccato. “Pix il poltergheist, l’essere più inutile di tutta la saga. Non mi stupisco se non è apparso nei film” pensò tra se e se il ragazzo, sapendo benissimo che non sarebbe bastato un semplice avvertimento per far si che lo lasciasse in pace. Estrasse la bacchetta senza Pix potesse vederla.

-Ma chi abbiamo qui? Un Grifondoro che non ha ancora ricevuto il mio benvenuto?- chiese Pix strofinandosi le maniche con fare malizioso, pensando tra se e se tutto quello che era in grado di fare in quel momento, senza alcuna preparazione -Vediamo, un po' di ectoplasma tra i capelli mi sembra un buon inizio, non trovi?- continuò ridacchiando

-Pix, se te ne vai adesso, non ti farò nulla- rispose James calmo. Sperando di riuscire a dissuaderlo

-Cosa vorresti farmi? Molti hanno provato a cacciarmi da questo castello, ma nessuno ci è mai riuscito- urlò in maniera teatrale, mentre le mani cominciavano a secernere un liquido particolarmente denso e quasi trasparente -Cosa sarebbe in grado di fare un maghetto di undici anni?-

Inizialmente James non distolse lo sguardo, troppo impegnato come era a mostrare che non avesse paura, ma quando Pix cominciò ad avvicinarsi, d'istinto tirò fuori dal mantello la bacchetta e la puntò verso il poltegheist, pronto a scagliargli qualsiasi incantesimo gli sarebbe venuto in mente

-Exeatis!- disse fissando la punta della bacchetta, che si illuminò di una luce blu molto scura, che formò una piccola sfera luminosa e si staccò dalla bacchetta correndo verso il fantasma. Appena Pix entrò in contatto con la piccola sfera, cominciò a sciogliersi lentamente a partire dalle gambe, avvolte da calze ottocentesche che cominciarono a calare.

-Me la pagherai!- urlò passando attraverso un dipinto di una signora che teneva in braccio un furetto, che si spaventò per la scena.

Rinfoderata la bacchetta, trovò la strada ancora sbarrata, ma stavolta da un ragazzo. Era il Tassorosso che aveva salvato qualche ora prima. Che aveva una faccia particolarmente stupita del fatto, vedendo qualcosa che reputava impossibile

-Tu... tu hai ucciso un fantasma!- disse con una voca tremante

-Non c'è di che- ribattè James, riferendosi alla difese che aveva dato a Nathan poco prima

-Si, grazie, nel senso...- continuò confuso Nathan. Aveva appena visto un fantasma sciogliersi, pensò che lo stesse uccidendo, e se non ricordava male non si potevano uccidere fantasmi -Sembri un auror per essere solo al primo anno-

-Ehm, grazie! Scusa ma sono di fretta, quindi- concluse James, sapendo che non poteva fare tardi, quella Joanne lo stava incuriosendo in maniera incredibile, che neppure lui sapeva spiegare.

Arrivato alla sala grande, a conoscenza che fosse aperta da appena cinque minuti, guardò al tavolo dei Grifondoro, alla ricerca di quella ragazza. Non c'erano molte persone che erano presenti, in che rese molto più facile la sua ricerca. La riconobbe subito, dei lunghi capelli di un biondo molto acceso legati in una coda. Il suo piatto era ancora vuoto, stava d'avvero aspettando James? Comunque, sapendo benissimo che non si fanno aspettare le signore, James si avvicinò con passo elegante, il migliore che riuscì ad usare in quel momento. Si diresse verso il posto di fronte il quale era seduta Joanne, scavalcando la panchina e sedendosi con calma, ma comunque velocemente

-Ciao, come va?- chiese James per rompere il ghiaccio, accorgendosi solo allora dei bellissimi occhi color cielo che la ragazza aveva, che trasmettevano un certo senso di tranquillità

-Io tutto bene, ma non eri tu quello in ospedale?- chiese Joanne sorridente, con un sorriso stampato sulle labbra

-Ah, quello non era niente, solo un piccolo sacrificio per avere la mia bacchetta- disse ironico James, tirandola fuori dalla tasca dei pantaloni e facendola roteare tra le dita -Sambuco, essenza di fenice, 15 pollici e messo, incredibilmente flessibile, se non ricordo male-

-Anche tu? Pure la mia è 15 pollici e mezzo ed incredibilmente flessibile! Ma è in olmo nero, e l’essenza è di unicorno- disse sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro, per poi continuare -pare che l’essenza, indipendentemente dall’animale, sia molto rara e potente- concluse sghignazzando

-Dici davvero?-

Il pranzo fu uno dei più divertenti che Joanne ricordava, e lo stesso valeva per James, in quanto non ricordava nessun pranzo particolarmente allegro. James spiegò tutto a Joanne, che rimase molto sorpresa della sua storia, di ciò che aveva sentito dal cappello parlante e di come aveva trovato la sua bacchetta. Mentre James scoprì molte cose sul conto di Joanne: viveva in centro a Londra, più meno a metà strada tra King’s Cross e il London Eye, i suoi genitori si erano incontrati per caso su un treno che tornava dalla Scozia, e si trasferirono a Londra al nascere della prima figlia, e aveva una sorella, che a parer suo sarebbe stata smistata in Corvonero. I genitori erano entrambi maghi, fino a quando il padre sacrificò i suoi poteri magici per salvare la moglie, tramite un potente incantesimo, e James non poté fare a meno di pensare che fosse un grandissimo atto di vero amore. Il padre era a capo di una casa editrice, mentre la madre lavorava al ministero della magia, a capo degli auror addetti al controllo dell’immigrazione clandestina di maghi. James all’inizio si sentì in imbarazzo, ben conscio della sua impossibilità di raccontare tante cose come la ragazza, che provò a coprire facendo più domande possibile, dandosi un limite per non passare per il ficcanaso. In men che non si dica, era già l’ora di tornare a lezione, che però James non doveva frequentare per non perdere il suo incontro con il preside. Joanne disse che lo avrebbe detto ai professori il motivo della sua assenza, appena usciti dalla sala grande

-Penso che in realtà sia una scusa, visto che devo incontrare il professor Silente per le 6- ammise con un sorriso James, appena cominciato a fare le scale insieme a Joanne, senza neanche accorgersene, si stavano tenendo per mano

-Cosa? Appena un giorno e già marini la scuola? Questo non si fa…-

-James Potter?- interruppe la McGranit, richiedendo l’attenzione del ragazzo e anticipando le parole dal finto rimprovero della Grifondoro

-Si?-

-Il professor Silente mi ha già detto tutto, spero che sarai un elemento utile per i Grifondoro-

-Lo spero anche io- rispose prontamente alla domanda della McGranit, pensando che quell’occhiata fosse più un avvertimento dall’astenersi dal saltare altre lezioni

-Comunque, dovresti andare alla torre di astronomia, non fare domande-

“Ma ad Hogwarts ti spiegano qualcosa o fai tutto alla ceca?” pensò tra se e se James salutando la professoressa e accompagnando, per quanto gli fu possibile, Joanne in classe, anche se si separarono presto, dovendo andare in parti opposte del castello. Si salutarono piuttosto velocemente, con la promessa che si sarebbero rivisti a cena. James guardò Joanne svanire in direzione dell’aula di incantesimi, mentre James, a passo sostenuto, si diresse in direzione della torre che gli studenti frequentavano di notte, per osservare le stelle. Mentre saliva le scalinate, il ragazzo pensò che il professor Silente avesse cambiato luogo ed orario del loro incontro, tuttavia ci ripensò subito, dato che non c’era nessun motivo apparente. Arrivato sul punto più alto di Hogwarts, rimase sorpreso nel vedere i fantasmi delle quattro case fissarlo, che distinse immediatamente appena li vide: il barone sanguinario era appostato dietro la dama grigia, che leggeva un libro che sembrava fluttuare a mezz'aria, mentre Nik quasi-senza-testa, e il frate grasso sembravano stare chiacchierando in maniera confidenziale fino a poco prima dell’arrivo del ragazzo dal lato opposto della torre.

-Mi avete fatto chiamare?- chiese James alle presenze, era particolarmente emozionato, per quanto ricordava aveva sempre voluto parlare con uno dei quattro fantasmi di Hogwarts, e adesso, senza nessun preavviso lo avevano mandato a parlare con tutti e quattro contemporaneamente

-Ciao James, potresti sederti per favore?- chiese la dama grigia con un tono pacato, indicando una sedia al centro del piano. James si diresse senza giri di parole verso la sedia, seguito dal cigolio del legno del pavimento della torre. Quando si sedette, il primo a prendere la parola fu il frate grasso

-Ciao James, come stai?-

-Tutto bene, grazie- rispose James titubante

-Bene, adesso devo farti una domanda, oggi hai incontrato Pix il poltergheist?- continuò il fantasma di Tassorosso, con un tono amichevole che mise a suo agio il ragazzo

-Certo che lo ha incontrato! Lo ha quasi distrutto!- disse il barone sanguinario con un tono di voce molto alto e sprezzante -è stato probabilmente l'unico che lo ha quasi mandato via, secondo me si merita un premio. Peccato che non sei finito in Serpeverde, poteva farci comodo uno come te- concluse parlando direttamente con il ragazzo

-Datti una calmata- ordinò la dama grigia tirando un'occhiataccia molto pesante al fantasma delle serpi, che si ammutolì subito dopo -comunque ha ragione ragazzo, dove hai imparato quell'incantesimo?-

James non sapeva come rispondere, non ne aveva idea, aveva puntato la bacchetta e automaticamente le sue labbra si stavano muovendo, per enunciare un incantesimo così potente da sciogliere Pix, che non era mai stato cacciato dalla scuola, e quasi distruggerlo. Si rese conto che aveva attirato su di se un numero molto elevato di attenzioni, complice anche il fatto di aver impiegato oltre un'ora per essere smistato in Grifondoro. Cercò di avere un tono calmo mentre spiegava l'accaduto ai fantasmi

-Ho semplicemente estratto la bacchetta, e senza volerlo, quasi automaticamente, ho usato quell'incantesimo. Non lo conoscevo prima di allora-

I fantasmi si scambiarono un'occhiata stupiti, l'unico che era rimasto impassibile era quello dei Grifondoro, Nik, che stava ancora esaminando James, con una faccia seria che quest'ultimo non aveva mai visto o letto.

-In tal caso, ti chiederei soltanto di non farlo più- concluse la dama grigia con un sorriso appena accennato

-Non farlo più? Ha quasi liberato il castello da uno delle peggiori piaghe di questo pianeta!- sbottò il barone sanguinario, che venne subito zittito da un'altro sguardo del fantasma di Corvonero

-Posso andare?- chiese James con una voce tremante, cercando di farla comunque passare per un tono normale

-Si, puoi andare- disse la dama grigia senza guardarlo, continuando a fissare il barone sanguinario, impedendogli di aggiungere qualcosa.

James, attento al non essere visto dai fantasmi, corse giù dalle scale più velocemente che riuscì. Aveva quasi ucciso qualcuno, anche se non era un essere vivente, stava per smettere di esistere, ed era colpa sua. Poco dopo senti la guancia sinistra umida lungo una breve linea, una lacrima gli stava rigando il volto. Si chiedeva come fosse possibile mettere fine ad una vita, o in quel caso non vita, con tanta facilità.

Si limitò ad andare verso la capanna di Hagrid, sperando che nessuno avrebbe notato quella guancia segnata.

Il tragitto fino alla capanna di Hagrid continuò senza nessuna interruzione. Nessuno parlò con James, e, al contrario delle aspettative del ragazzo, nessuno aveva neanche bisbigliato su di lui. Il cerchio di pietre, che si affacciava sul ponte in legno, simboleggiava il suo anticipo nell'arrivare alla capanna del guardia caccia. Si girò per guardare l'orologio che aveva appena superato e notò che erano appena le quattro e mezza del pomeriggio. Scese comunque la collina, fino ad arrivare alla capanna, dalla quale uscivano una moltitudine di voci. Riconobbe immediatamente quella di Silente e di Hagrid, nonostante quest'ultima non l'avesse mai sentita. La terza voce la ricordava in qualche film, tuttavia non ricordava quale fosse il giusto lungometraggio, ne tanto meno il personaggio. Accostò un orecchio alla porta, sperando di sentire meglio o capire qualche parola di quel discorso, tuttavia, appena a qualche metro di distanza dalla capanna, la porta si aprì rivelando un Cornelius Caramel vestito di verde, con la sua classica bombetta in tinta con il resto dell'abito.

-Oh, James, giusto in tempo- disse il ministro della magia con un aplio sorriso -scusa se te lo chiedo, ma dovresti accompagnarmi al ministero della magia, dovrei farti qualche domanda... ah, e tranquillo, stasera tornerai giusto in tempo per andare ad hogwarts e frequentare le lezioni- concluse prevedendo la domanda di James, che tuttavia rispose con una domanda che non si aspettò nessuno dei presenti

-Professore, avrebbe un pezzo di pergamena e una penna?- chiese al professor Silente, che senza esitazione tirò fuori dal lungo mantello lilla una pergamena e una piuma rossa fiammeggiante

-Temo di aver finito l'inchiostro ragazzo- disse il preside con rammarico porgendo gli oggetti a James, che ormai non lo stava più ascoltando. Le mani gli si muovevano da sole, e lui sapeva cosa stava per succedere: stava per fare una magia. Si punse il pollice con la punta della penna, che si ricoprì immediatamente del liquido rosso e denso. Successivamente James accostò la piuma alla pergamena e scrisse velocemente:

"Joanne, purtroppo non potrò esserci a cena, quindi ci vediamo stasera nella sala comune. Ti prego di aspettarmi, ma se non torno per le undici, allora fila a letto, perchè potrebbero sgridarti, o perfino togliere punti alla casa.

A presto

James"

Finito di scrivere il telegramma, il ragazzo lo piegò come un origami e fece una piccola cicogna. Dopo aver piegato con cura il pezzo di pergamena, lo posò sul palmo della mano, e l'origami, tutto d'un tratto prese vita, cominciando a sbattere le ali e volando verso il castello.

-Complimenti ragazzo mio, complimenti, per questo incantesimo eseguito in una maniera così egregia dò a Grifondoro 5 punti- disse il professor Silente. "Già dai punti a caso a Grifondoro?" pensò James tra se e se.

-Si, beh, ragazzo dobbiamo andare- disse il signor Caramel porgendo il braccio a James. Sapeva cosa sarebbe successo. Si sarebbe smaterializzato insieme al ministro della magia

-Farà male?- chiese James un po' titubante

-No, certo che no- disse il ministro in maniera sorridente.

James afferrò il braccio con decisione e si smaterializzò insieme al mago. Silente, rimasto in piedi di fronte alla capanna di Hagrid disse una sola cosa, con una faccia particolarmente spaventata per uno come lui: "Non ha la traccia".

 

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Quindi eccovi il quarto capitolo. Spero vi piaccia ;)


 

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Nathan Zeller?

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Capitolo 5
*** Veritaserum ***


Attenzione!!!

Spoiler della mia Fan Fiction "Nicholas Peverel e l'ultima grande guerra magica"


 

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James si riteovò nell'ufficio del ministro della magia, chiedendosi come fosse possibile, anche per uno come lui, teletrasportare un undicenne da Hogwarts, in Scozia, in quel luogo a Londra. Non ricordava se il luogo fosse già stato descritto nel libro, tuttavia non lo esaminò a fondo. Si limitò a sedersi sullo sgabello posto di fronte alla grande scrivania in mogano, al centro del grande ufficio circolare che dava sull'entrata del ministero della magia tramite un'enorme vetrata che occupava circa il venticinque per cento della circonferenza della stanza.

-Bene James, adesso dovresti bere quello che c'è in questa boccetta- disse Caramel porgendo al ragazzo una piccola boccetta in vetro, per poi sedersi dall'altro lato della scrivania -è una pozione che ti fa dire solo cose vere, ma tranquillo, non succederà nulla di strano-

-Potete usare il veritaserum su uno studente di undici anni?- chiese James per poi ingoiare il contenuto della fiaschetta

-Beh, diciamo che, visto che non abbiamo un manuale per ragazzi come te, ne stiamo scrivendo uno solo in questo momento. Quindi, adesso, faremo un breve interrogatorio e adesso... beh, sappiamo che non mentirai-

-Non lo avrei fatto comunque- disse James senza battere ciglio, iniziando però a sentire gli effetti della pozione che aveva appena bevuto: tutti i suoi pensieri si tramutavano in risposte, risposte ad ogni domanda a cui era in grado di rispondere -beh, quindi, mi dica-

-James Potter Junior, il professor Silente ti ha adottato e offerto un posto ad Hogwarts, dove sei stato smistato in Grifondoro, esatto?-

-Esatto- ripetè James appena gli occhi del ministro della magia si alzarono per guardarlo quando un dubbio scosse la sua testa: e se gli avesse chiesto di Harry? Dei suoi genitori? Del suo passato? Avrebbe scoperto qualcosa, ma avrebbe comunque messo a rischio la sua permanenza nel mondo magico.

-Il professor Silente dice che tu non ricordi assolutamente nulla della tua vita, giusto?-

-Giusto- rispose James assente, accorgendosi che stava dando risposte meccaniche, praticamente senza neanche ascoltare le domande. La sua volontà stava piano piano svanendo.

-Come fai ad essere figlio di Lily Evans, babbana di nascita, ma avere i geni di un purosangue?-

-Che?- esclamò stupito James, che ormai non stava più ascoltando le domande. Passare da babbano a purosangue in poco più di ventiquattro ore era uno shock

-Beh, vedi, dall'esame del sangue che abbiamo effettuato...-

-Mi avete prelevato del sangue? Quando?-

-Ieri notte, sai, mentre eri svenuto, dopo esser tornato da Diagon Alley- rispose Caramel un po' confuso, chiedendosi il perchè di quella domanda, reputandola ovvia -comunque, dall'esame del sangue che abbiamo effettuato risulta che entrambi i tuoi genitori siano maghi purosangue, ma come è possibile se tua madre era natababbana?-

-Non lo so- disse James senza accorgersene, non aveva capito nulla di ciò che stava succedendo da quando si era svegliato su quella panchina a King's Cross. Non disse altro, e il silenzio non venne rotto per almeno un minuto, che però ad entrambi apparve come molto di più

-Beh, avrei solo una sola domanda ancora da porti: è vero che sei a conoscenza di tutto ciò che accadrà al mondo magico?- chiese in fine il ministro, senza pensare di star parlando con un undicenne. Pensava solo a cosa sarebbe stato in grado di fare con un mago a conoscenza di tutto ciò che sarebbe successo nel mondo magico.

-Sì, ma non posso dirle cosa succederà-

-Cosa succederà?-

-Non posso dirglielo-

-Dimmelo- disse Caramel con una voce tremante, dando un ordine detto con molta rabbia al ragazzo

-No-

Caramel rimase in silenzio per qualche attimo. Il veritaserum doveva durare per almeno due ore, come era possibile per lui non rispondere? Anzi, si era rifiutato, non teneva le labbra serrate a fatica, ma poteva rispondere di propria volontà

-Bene, allora puoi andare-

Senza fare altre domande, James si alzò immediatamente e uscì sbattendosi la porta alle spalle.

Uscito fuori trasse un respiro profondo, notando solo allora la presenza di un ragazzo magro e poco più alto di lui, aveva occhi marroni e dei capelli biondi non eccessivamente lunghi, ma neanche molto corti.

-Ciao, devo accompagnarti al camino per il Paiolo Magico- disse il mago mostrando un grande sorriso.

Iniziando a camminare cominciò a parlare James, sperando di sapere chi fosse

-Come ti chiami?- chiese il ragazzo

-Peverel, Nicholas Peverel. Dovresti conoscermi- rispose l'Auror, mostrando un piccolo sorriso

-Beh, attualmente il Nicholas Peverel che conosco io è un Grifondoro del secondo anno ad Hogwarts, ma tu dovresti essere l'Auror autonomo internazionale, ordine di Merlino 1 classe, punteggio Mago 4345, Auror di classe 0, o sbaglio?- chiese James, ricordandosi di aver letto tutto quanto in una fan fiction

-Cavolo ragazzo, me lo hanno detto che facevi paura, ma così sembri sapere più cose di Silente-

-Probabilmente è così- rispose James con sguardo perso, facendo comunque trasparire la sua tristezza -Sapere tutte le cose brutte che succederanno, ma non poterle evitare... è incredibilmente dura-

Non sapendo cosa rispondere, Nicholas fece la seconda cosa scritta sul biglietto

-Tieni- disse, porgendo a James quello che gli sembrò essere un pezzo di cartone. James, fermandosi, toccò con le dita, dal lato opposto al pollice, qualcosa di freddo e liscio, che era impossibile per lo strato di sughero che sentiva con il pollice. Girando il tutto, capì: era uno specchio. James rise tra se e se pensando a tutto ciò, non aveva la minima idea del suo aspetto. Era successo tutto abbastanza velocemente da farglielo dimenticare.

Si limitò a specchiarsi, ritrovandosi davanti un semplice ragazzo di undici anni, dai folti capelli neri abbastanza mossi, un paio di occhi marroni scuro e delle lentiggini che passavano da una guancia all'altra tramite l'elegante naso, che era sicuro di aver preso dalla madre, se fosse stato il figlio di Lily. Niente occhiali, come al contrario pensava, credendosi il fratello di Harry.

-Grazie- rispose James ridando lo specchio a Nicholas, che mettendolo sotto il soprabito blu sembrò farlo scomparire in qualche tasca nascosta -cappotto blu, valigia 24 ore... non sarai mica Newt Scamander?-

-No, ma mi ha dato un paio di idee... mi piace il suo stile- rispose ridendo Nicholas, cominciando a scherzare con James. Arrivarono con facilità alla fila di camini, dove bruscamente il ragazzo venne fermato, tirato dal suo mantello con lo stemma di Grifondoro

-Ok, questo ti porterà al paiolo magico- disse Nicholas indicando un camino vicino a loro -questo è il biglietto per il treno-

-Treno?- chiese James esaminando il biglietto appena ricevuto

-Si, vedi, c'è un po' di gente che di solito non riesce a prendere il treno in orario, quindi c'è un treno il giorno dopo- disse Nicholas con semplicità, facendo spallucce -mica possiamo smaterializzare tutti gli undicenni che non arrivano in orario!-

-Beh, è tutto?- chiese James aggiungendo l'informazione a tutte le altre in suo possesso

-In realtà no, ancora due cose: primo dai questa lettera al me del presente, il 21 di febbraio, mi raccomando- disse Nicholas passando a James una lettera

-21 febbraio, ricevuto- ripetè James, mettendosi in tasca sia il biglietto che la lettera, sentendo in tasca qualche peso. Che avesse qualcosa in tasca?

-Secondo... tieni- disse Nicholas dando a James la valigetta 24 ore che teneva in mano -dentro c'è un biglietto con la data, il luogo e l'ora in cui devi ridarmela, credo che farà più comodo a te-

James, capendo immediatamente il viaggio nel tempo che l'Auror aveva effettuato, capì immediatamente che non avrebbe sentito la mancanza di quella valigetta.

-Beh, grazie- disse James, salutando e dirigendosi verso il camino

-Tutto qui?-

-Che vuol dire tutto qui?- rispose James

-Insomma, hai incontrato uno che viene dal futuro, hai mentito col veritaserum, ti sei smaterializzato... hai undici anni per dio!- esclamò Nicholas -dovresti essere traumatizzato!-

-Mah, in realtà ci sto facendo l'abitudine- rispose James con un amplio sorriso e facendo spallucce, ben conscio del fatto di essere in torto -allora, ci si vede!-.

Arrivare alla stazione di King's Cross fu ancora più facile che arrivare al Paiolo Magico, dato che non erano molto distanti. Lungo il tragitto, James scoprì cosa aveva in tasca: l galeoni. 25 galeoni d'oro, che avrebbe volentieri ceduto per un racconto anche breve del suo passato. Accadeva tutto così rapidamente: sapeva molte cose della maggior parte delle persone che conosceva ancor prima di conoscerla mentre ricordava a stento come si chiamava. Quel piccolo peso gli aveva dato una profonda speranza: un documento, un portafoglio, un orologio da taschino con una foto... andava bene tutto. Invece, James si dovette accontentare di 25 galeoni d'oro. Era buffo, avere tutti quei soldi ed essere infelici. Rise tra se e se, entrando alla stazione dei treni.

Non ci mise molto a salire sul treno accorgendosi che erano solo le 8 di sera quando quest'ultimo partì. Si ritrovò sull'espresso per Hogwarts serale con una lettera da consegnare tra qualche mese e una valigia di cui conosceva benissimo il contenuto. Cercò semplicemente di dimenticare quello che era successo

-Ehm... scusa- un ragazzo dai capelli biondo oro interruppe i pensieri di James -il treno è praticamente vuoto e non vorrei stare da solo-

-Certo, accomodati- rispose James in maniera cordiale, indicano al ragazzo un posto di fronte al suo

-Grazie, ci sono alcuni gruppi divisi per anno, ma nessuno vuole quelli del primo-

-Beh, io sono del primo anno- disse James con un amplio sorriso

-Hai già l'uniforme per Hogwarts? Siamo partiti da solo dieci minuti!- esclamò il ragazzo, seguito dalla spiegazione di James su come mai si ritrovava su quel treno -wow, allora devi essere importante! Comunque io mi chiamo Jason, Jason Crowed-

-Io sono James, James Potter- disse James, guardando la faccia sbalordita del ragazzo

-Quel Potter? Il fratello di Harry?- chiese Jason sbalordito, e dopo aver ricevuto un si come risposta si ammutolì subito

-Tu perchè hai preso il secondo treno?- chiese James a sua volta

-Beh, mio padre è ricoverato al san Mungo, è stato dimesso ieri, beh, volevo passare un pò di tempo con lui-

-Mi sembra giustissimo- rispose James -Allora, tu in che...-

-Scusate, vi dispiace se...-

-Accomodati- risposero James e Jason all'unisono

-Grazie, non volevo rimanere da solo il primo giorno di scuola-

-Come mai tu hai preso il secondo espresso?- chiese James

-In realtà è stata colpa del gufo, ci ha messo un pò ad arrivare-

-E... i tuoi non hanno sospettato di niente?- chiese Jason incuriosito

-Beh, in realtà... Hogwarts è stata una sorpresa un pò per tutti-

-Oh, allora sei un natobabbano- chiese James quasi imbarazzato

-Scusate, vi dispiace se mi siedo qui?- chiese un terzo ragazzo aprendo la porta dello scompartimento

-Certo, siediti- dissero contemporaneamente tutti e tre

-Ah, grazie. Mi chiamo John White- disse il ragazzo appena entrato

-Ah, e io sono Peter Vains- si affrettò ad aggiungere il natobabbano che stava parlando poco prima

-Io sono Jason, e lui si chiama James-

Le altre chiacchiere sul treno continuarono indisturbate, fino a quando non arrivò il carretto pieno di dolci che James non aveva visto il suo primo giorno. In tre si fiondarono alla porta, mentre solo Peter, stupito un po' di tutto,rimase semplicemente seduto a guardare i tre.

-Uno di tutto- disse James tirando fuori dalla tasca cinque galeoni d'oro mentre riceveva una ad una tutte le varietà dei dolci disponibili sul carrello, per poi rimettersi al suo posto.

Fece assaggiare, controvoglia, la maggior parte dei dolci anche a Peter, spiegando cosa fossero, anche se a fatica, ogni cosa che aveva comprato: dai choco calderoni alle bacchette di liquirizia, dalle gelatine tutti i gusti +1 alle ciocco rane, senza tralasciare le gomme bolle bollenti e le stecche del Quidditch.

-Voi avete animali? Io a casa ho un cucciolo di labrador, ma non si potevano portare cani- disse Peter addentando una bacchetta di liquirizia

-Io ho un gufo, si chiama Enny- disse James, ricordandosi del suo giro a Diagon Alley del giorno prima -me lo ha regalato il mio padrino-

-Quindi il professor Silente?- chiese Jason, con la conseguente curiosità di John.

-Tu sei quel James? James Potter? Non pensavo che Silente ti avesse adottato veramente... ah, mi dispiace per i tuoi genitori- aggiunse con rammarico John

-Scusate... potreste spiegare anche a me?- chiese Peter

La spiegazione fu molto lunga, dovettero spiegare chi fosse Voldemort, chi fosse Harry, e lo stesso Silente. Non ci volle molto ai quattro per cambiare discorso e ricominciare a ridere tutti insieme. Alle dieci arrivarono alla stazione di Hogwarts

-Io mi chiedo seriamente come abbiamo fatto ad arrivare in Scozia in due ore- chiese John scendendo dal treno

-Vivi in un mondo in cui esiste il teletrasporto, John, fai le domande giuste- rispose James in tono amichevole, facendo scoppiare tra tutti e quattro una fragorosa risata.

-Tutti quanti, non importa l'anno, tutti quanti. Da questa parte- urlò Hagrid scandendo ogni singola parola, indicando ai ragazzi le barche che James aveva usato il giorno prima. C'erano molte meno barche, nonostante tutti quelli sul treno le dovessero prendere. I quattro del primo anno si misero tutti nella stessa imbarcazione, poco dietro una particolarmente grande.

Le barche, spostandosi da sole, mostrarono ai ragazzi il castello, che si ergeva sul lago. Le piccole candele accendevano le finestre mostrando uno spettacolo di luci da ogni lato del castello. James prestò particolare attenzione alla falce di luna che si trovava proprio sopra il castello, definendone alla perfezione i contorni anche a quell'ora notturna.

Arrivati al cortile d'ingresso, dopo aver salito la scalinata che partiva dalla rimessa delle barche, James salutò gli altri che dovettero, ovviamente, essere smistati.

James si recò, cercando di non attirare l’attenzione di tutti i prefetti che passavano da un corridoio all'altro, alla sala comune di Grifondoro, sperando di trovare ancora Joanne ad aspettarlo. Anche se c’era una cena apposta per tutti coloro che avevano preso il secondo treno, James si recò immediatamente alla sala comune, senza prendere altre strade al di fuori di quella diretta. Salì i 7 piani di scale fino ad arrivare al ritratto della signora grassa, dicendo la parola d’ordine in maniera meccanica, senza neanche farci caso, non dando la possibilità al quadro di proferire parola. Dei lunghi capelli cadevano da dietro la poltrona, ma James sapeva che non erano di Joanne

-Dove sei stato?- chiese Hermione senza distogliere lo sguardo dal libro di pozioni

-Beh, è una buffa storia- disse James lasciandosi cadere sul divano, rassegnandosi all'idea che Joanne fosse andata a letto, non sapeva cosa dirle, non voleva litigare dopo un giorno che si conoscevano

-Cos’è quella- chiese Hermione indicando la valigetta 24 ore che James aveva posato ai suoi piedi

-Cos’è? Un interrogatorio?- chiese James senza distogliere l’attenzione verso lo scoppiettio che facevano le ultime braci del fuoco

-No, sono solo curiosa del mago che interessa a Silente, al ministero della magia, alla McGranit… santo cielo, hai attirato l’attenzione pure dei quattro fantasmi, ormai tutti gli studenti conoscono il tuo nome- disse Hermione chiudendo il libro e lanciandolo su un tavolo poco distante –Perché?-

-Perché cosa?-

-Perché tutte queste attenzioni? Di cosa hai bisogno?-

-Di sapere-.

Piombò un profondo silenzio che durò poco più di tre minuti che nessuno dei due interruppe, anche se la prima a parlare fu proprio la ragazza

-Ok James, da adesso in poi noi due siamo amici- disse con un sorriso Hermione porgendo la mano in segno di saluto –mi chiamo Hermione Granger, e ti aiuterò a scoprire quello che vuoi sapere-

-Piacere Hermione, io sono James Potter, e ti darò una mano a studiare- disse James stringendo la mano di Hermione e scoppiando in una risata di cui tentò di trattenere il suono.

Entrambi si salutarono e si diressero verso i dormitori, mentre James, disse tra se e se: “Daje, ancora due”.


 

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Come ho già detto, in questo capitolo ci sono dei riferimenti all’altra mia FF, che ho intenzione di mandare un po’ avanti prima di continuare con questa.

http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3599831&i=1 – Nicholas Peverel e l’ultima grande guerra magica

Conosci Nathan Zeller?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3584795 - Memorarum su EFP

https://www.youtube.com/playlist?list=PLcNi683vcT2b30oAXRTWJe6K04UxxsE3y – Memorarum su Youtube

La mia pagina Facebook, è lì che posto le novità

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Grazie per tutte le recensioni e i messaggi che mi inviate ;)

 

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Capitolo 6
*** I 4 fondatori ***


Vi chiedo umilmente perdono, ma, visto che ho perso la pennetta, mi sembrava giusto anche perdere il pdf del mio libro di Harry Potter. Quindi, fino a quando non troverò una soluzione, dovrete accontentarvi di giorni sbagliati e pochi riferimenti al libro. Non voglio basarmi sui film se scrivo la FF, quindi vi chiedo di avere pazienza. (Spoiler poco più avanti) Non ci saranno riferimenti corretti al libro (salvo sperati colpi di fortuna) fino alla partita di Quidditch (inclusa).

Credo di aver detto tutto.

Godetevi il capitolo.

 

--__--

 

Hermione non pensava che ci fosse una persona così intelligente in Grifondoro. "Non ho la minima idea di come tu non sia finito in Corvonero" era una delle frasi più popolari durante le loro sessioni di studio.

A James non serviva studiare, sapeva già tutto. Ogni volta che un professore gli poneva una domanda, conosceva già la risposta, che dava in maniera automatica. Riusciva persino a prevedere i libri di storia, capendo pagine prima le parole che avrebbe letto. Ciò rendeva James costantemente annoiato, e, di conseguenza, ben disposto a fare qualunque cosa lo stimolasse anche di poco. Il gruppo studio che si era formato, capitanato da James stesso, comprendeva una trentina di persone, che si incontravano in biblioteca ogni tre giorni, sotto gli sguardi vigili della bibliotecaria, che non vedeva di buon occhio tutte quelle persone in una sola stanza. Anche alcuni dell'ultimo anno chiedevano a James ripetizioni, quasi senza considerare di star parlando con un ragazzo del primo. Quella domenica, purtroppo per James, non fu un'eccezione, dato che aveva dato ripetizioni per quattro ore a tre Corvonero del quarto anno, tornando comunque nella sala grande qualche minuto dopo le 13.

-Basta, da oggi mi faccio pagare- disse James facendo trasparire la sua stanchezza cadendo sulla panca, per poi mettersi a mangiare un piatto preparato da Joanne, che era arrivata poco prima di lui. Ormai era consuetudine per lui mangiare con Hermione e Joanne che, però, non andavano molto d'accordo

-Beh, ti basti pensare che oggi usciamo insieme- disse Joanne accarezzandogli la mano sinistra, per poi sorridere contemporaneamente a James. I due erano diventati incredibilmente intimi in meno di un mese. Secondo alcuni erano fidanzati, ma si limitavano a dire che erano semplicemente amici

-Allora come è andata?- chiese Harry, sedendosi accanto a James

-Tutto ok, anche se i Corvonero dovrebbero sapere che se non si anticipano i compiti non li uccide nessuno- rispose James scherzando, facendo ridere tutti quanti i presenti. Anche Ron, che si era unito a loro solo in quel momento, aveva cominciato a ridere.

-Ehm... scusate...- disse una voce tremante alle spalle del gruppo

-Ragazzi! Non ci si vede da un sacco di tempo!- disse James alzandosi per salutare i tre che aveva incontrato sul treno qualche settimana prima. Avevano tutti e tre indosso un'uniforme della propria casa –Scusate se non vengo a lezione, ma… beh, so già tutto-

-Si, il tuo gruppo di studio è diventato famoso- disse Pater sorridendo alla vista dell’amico

-Allora... Jason in Tassorosso, Peter in Corvonero e John in Serpeverde, mica male- continuò James guardando lo stemma che avevano cucito sul mantello

-Beh, possiamo dire che ci siamo equamente distribuiti uno per casa- disse scherzosamente Jason

-Si, ma tu non devi stare nella peggiore casata della scuola- disse John con una tristezza evidente

-Ehm... io sono in Corvonero- aggiunse Peter, cercando di cambiare discorso

-Senti John, so che ti può sembrare la peggior casa al mondo, e non ti mentirò: è così. Ma solo perchè esiste Grifondoro che la mette in secondo piano-

-Volevi dire che c'è Tassorosso che la mette in secondo piano- corresse ironicamente Jason -noi abbiamo il miglior fantasma, simpatico e bello-

-Si, ma dovete strisciare per andare a dormire- disse John con un migliore umore, mentre il frate grasso si avvicinava sentendo i complimenti -la nostra sala comune è sotto il lago nero, e il nostro fantasma è un fantastico guerriero, siamo fighi per natura-

-Scherzate? La nostra sala comune è una delle torri più alte di Hogwarts e il nostro fantasma era un cavaliere- disse James annunciando tutto in maniera teatrale, mentre il barone sanguinario e Nik quasi-senza-testa li raggiungevano

-Oh, per favore ragazzo, non diventare stupido come loro- disse la dama grigia, apparendo alle spalle di Peter -in fondo è la nostra casata che è nata per prima-.

Quest'ultima affermazione fece cominciare una lunga disputa tra i quattro fantasmi, mentre James si sedette semplicemente al suo tavolo

-Senti, ci vediamo al tuo gruppo di studio... insomma, se possiamo unirci a te- disse Peter, mentre John e Jason sorridevano alle sue spalle, come per dare conferma.

-Certo, va bene! Il prossimo è domani, dalle tre alle sei, poi andiamo a mangiare insieme, ok?- chiese in fine James, seguito da un cenno con la testa dei tre, che si divisero andando ognuno al proprio tavolo.

-Come fai ad incastrare tutti i tuoi impegni con questo gruppo di studio lo sai solo tu... finirà che ti scoppierà il cervello- disse Ron, mandando giù un grosso boccone di carne

-Solo perchè tu hai il numero di neuroni di un termosifone non vuol dire che tutti siano così!- disse James ridendo, per poi mandare avanti, verso il centro del tavolo, il piatto appena svuotato

-Cosa sono i neuroni?- chiese Ron continuando a mangiare, facendo cominciare ad Hermione una lunga spiegazione dettagliata.

Non ci volle molto per James e Joanne per rimettersi i mantelli ed uscire dalla sala grande, andando verso la rimessa delle barche

-Allora, cosa avresti organizzato?- chiese Joanne attaccandosi al braccio di James mentre camminavano.

-Beh, è una sorpresa, devo solo ringraziare il mio amico Hagrid-

-Il guardia-caccia? È un tipo affidabile?- chiese Joanne con sguardo perplesso

-Si, lo è. Fidati- rispose James incurvando le labbra. Aveva cominciato a frequentare Hagrid molto spesso, come ogni altra persona nel castello. Anche se non era ancora Ottobre, James era il ragazzo più popolare della scuola: aveva il massimo dei voti, teneva il gruppo di studio più grande della scuola e aveva fatto ottenere a Grifondoro 35 punti, per non contare la sua simpatia e carisma.

Non ci volle molto per arrivare fino ad una sponda del lago nero, con pochi metri di spiaggia sormontati dalla foresta oscura. Poco avanti, una graziosa tovaglia con una teiera e alcune tazze attirò l'attenzione di Joanne.

-Davvero? Un Pic-Nic? James, da te mi aspettavo di meglio, fa freddo qui fuori-

-Non lo farà più appena avrai bevuto quel the: il rum incendiario in confronto è freddo- disse James avvicinandosi -e poi, pensi che ti abbia portato qui per il the?-

Effettivamente la vista che era in grado di offrire il lago era mozzafiato: nonostante l'acqua fosse scura e in procinto di ghiacciarsi, emanava un potente stato di tranquillità e quiete, che erano perfetti con un the molto dolce.

-È strano pensare che abbiamo attraversato tutto questo e non ce ne siamo accorti- disse Joanne, per poi bere un sorso del suo infuso

-Non so te, ma io guardavo il castello- disse James sorridendo.

Entrambi bevvero molto di quel te in quella giornata fredda, ma, quando James si alzò, Joanne rimase ferma, curiosa di vedere cosa avrebbe fatto.

James si tolse il mantello, che cadde a terra lentamente e con grazia, per poi prendere un sasso e lanciarlo in acqua. Prima di affondare, fece due salti, increspando l’acqua in maniera quasi impercettibile.

-Wow, bravo! Ne sai fare tre?- chiese Joanne applaudendo

-Credo di si- rispose James, chinandosi per prendere un altro sasso, per poi lanciarlo come aveva fatto con il primo ed, esattamente come il precedente, fece soltanto due balzi prima di svanire nell’acqua scura, formando piccole onde che rompevano, anche se di poco, la pace del lago.

-Si, continua a crederci- disse la ragazza ridendo

-Perché non provi tu visto che sei tanto sapientona- chiese James

-Non sono capace, preferisco guardare-

-Beh, allora dobbiamo rimediare, togliti il mantello e vieni qui-

-Agli ordini comandante- disse prontamente Joanne scattando in piedi per avvicinarsi a James. Appena lo raggiunse, posò il suo mantello sopra quello del ragazzo, per poi raccogliere un sasso simile a quello che James aveva già in mano.

-Devi farlo roteare come un frisbee, dando la rotazione con l’indice- disse il giovane facendo un esempio che questa volta fece fare alla piccola pietra tre balzi prima che affondasse. Joanne lanciò anche lei il suo sasso, con una movenza simile a quella di James, ma, al contrario di lui, lei creò solo un piccolo buco nell’acqua che si chiuse subito, trasformandosi in una onda poco più grande delle precedenti.

-Chi sarebbe il “continua a crederci”?- chiese James facendo vistosamente le virgolette con le mani

-Ah, piantala- disse Joanne allontanandosi

-No no no, ferma- disse James abbracciando Joanne all’altezza della vita per fermarla. La mano gli si muoveva lungo il braccio della ragazza fino a quando la sua mano non toccò quella di Joanne, mettendogli un’altra pietra circolare tra le dita, mentre l’altra mano era rimata bloccata all’altezza del bacino –Ora, ti pieghi un pochino all’indietro…-

Per entrambi era la prima volta che si scambiavano un così forte contatto fisico, ma al contempo nessuno dei due ci pensava. Questa volta, con il lancio accompagnato da James, Joanne riuscì a fare due balzi sul lago, mandando il sasso particolarmente lontano.

-Oh Oh, mi sa che devo darti ripetizioni- disse la ragazza esultando in ogni modo

-Ma sta zitta che senza di me non prendevi neanche in mano il sasso- disse James dandogli una spinta sulla spalla durante il suo ballo della vittoria, che si fermò, facendo ritrovare i due ragazzi faccia a faccia. Nonostante fosse sorpreso di aver dato una spinta abbastanza forte da poter far girare la ragazza su se stessa, diventò immediatamente più agitato dopo che si accorse che i loro visi erano distanti meno di dieci centimetri –Se vuoi allenarti… qui ci sono un sacco di sassi-

-Beh, credo che ci penserò- rispose Joanne senza distogliere lo sguardo, arrossendo un pochino

-Io dovrei…-

-Si, tu devi-

James avvicinò le sue labbra a quelle di Joanne. Era ufficiale, si stavano per fidanzare, mancavano pochi centimetri e…

-James! Devi venire immediatamente!- disse Peter sbucando dagli alberi alle spalle di James, che si voltò con una faccia arrabbiata che avrebbe spaventato chiunque –ho… ho interrotto qualcosa di importante?-

-Si, credimi, penso che sarebbe stato difficile trovare un momento peggiore- disse James avvicinandosi ed estraendo la bacchetta dalla tasca

-Beh, ci hanno chiamato i fantasmi, ho pensato che fosse importante- disse il Corvonero abbassando lo sguardo

-Aspetta. Quanti fantasmi ci hanno chiamato?-

-Tutti, alcuni non li avevo neanche visti-

James si voltò e guardò Joanne, con sguardo dispiaciuto, per poi avviarsi verso di lei. Non per dirle qualcosa, ma per prendere il suo mantello, porgendo l’altro alla ragazza e indossando il proprio.

-Fai strada- disse incamminandosi verso gli alberi. Mentre Joanne si diresse verso il castello.

 

-L’hai lasciata senza dirgli nulla. Non sono un esperto di ragazze, ma potevi almeno salutarla- disse Peter addentrandosi sempre più nella foresta proibita, mentre James gli camminava molto vicino, con la punta della sua bacchetta illuminata. Nonostante fosse il primo pomeriggio, i fitti rami della foresta impedivano il passaggio della poca luce solare che il cielo nuvoloso di fine Settembre era in grado di offrire

-Le ho già dato troppe delusioni, non è la prima volta che la lascio in questo modo. Non mi piacciono gli addii- disse James -Manca ancora molto?-

-No, non ci abbiamo messo molto dal castello...-

-Per il velo, ma dove eravate finiti?- chiese il barone sanguinario, raggiungendo i ragazzi sospeso qualche centimetro da terra

-Beh, potevate avvertirci- disse James

-Stai per vedere i fondatori di Hogwarts e ti lamenti se non ti avvertono prima?-

-I fondatori della scuola? Sono morti, e non sono fantasmi- disse James stupito guardando prima verso Peter e poi verso il fantasma, per chiedere conferma

-Solo perchè una cosa non è mai stata vista non vuol dire che non esista, ragazzo- disse il barone sanguinario, facendo un cenno a James per dirgli di seguirlo.

Camminarono per altri due, o tre minuti al massimo, facendo passi piccoli ed in estremo silenzio. James non ricordava se ci fossero i fantasmi dei fondatori delle case di Hogwarts, ma gli sembrava molto strano che avessero preferito diventare fantasmi piuttosto che morire, soprattutto al fantasma di Salasar Serpeverde, considerate le varie dispute con gli altri fondatori.

Dopo aver superato un albero particolarmente grande, James e Peter videro John e Jason fermi immobili davanti a quattro fantasmi, che James distinse immediatamente come i quattro fondatori. Al contrario degli altri fantasmi, che erano di un bianco semi trasparente e fluttuavano a mezz'aria, i quattro erano rimasti fermi, attaccati al suolo come persone normali, con la differenza che emanavano una luce argentea, anziché bianca.

-Vedo che siete arrivati, complimenti Godric, il tuo allievo è particolarmente bello- disse lo spettro di una donna bassa dai lunghi capelli biondi, che James suppose fosse quello di Tassorosso. Un altro dubbio scosse la mente del ragazzo: quanto erano severi?

-Beh, che state aspettando? Unitevi ai vostri amici!- disse quello che sembrava essere Grifondoro, dato che Tassorosso si era riferita a lui, indicando gli altri due ragazzi, che erano in riga e immobili. James guardò Peter, visivamente preoccupato, facendogli un sorriso, sperando che si tranquillizzasse.

Raggiunti i compagni, James e Peter si misero di fronte i rispettivi fondatori: James aveva davanti a se un uomo alto dai lunghi capelli castani, mentre Peter una donna molto magra dai capelli neri, in un abito antico. Appena i due si fermarono, il bagliore che emanavano i fondatori si fermò, facendoli sembrare normali persone. Il primo a fare qualcosa fu proprio Grifondoro, che si avvicinò a passi lenti e barcollanti a James, che sentì il suo battito cardiaco accelerare. Appena si fermò a pochi centimetri dal ragazzo, Godric alzò una mano, che si illuminò di luce d'orata. James era pietrificato dalla paura, non sapeva cosa fare, ed era la prima volta che si ritrovava in quello stato. D'un tratto, Grifondoro lascò scendere velocemente la sua mano che si fermò sulla spalla di James, che sussultò per lo spavento.

-Sembri teso- disse, scoppiando in una sonora risata che coinvolse Tosca e fece incurvare le labbra di Serpeverde

-Lei... lei mi ha toccato...- disse James accarezzandosi la spalla con fare preoccupato

-E ti stupisci di questo?- chiese Jason voltandosi verso l'amico

-Beh, si, mi ha appena toccato Godric Grifondoro, sbaglio o lei ha più di cinquecento anni?- chiese James rivolgendosi all'uomo di fronte a lui, che sorrise

-Molti più di cinquecento-

-Allora...-

-Allora stai zitto e lasciaci spiegare perchè vi abbiamo convocati- disse Corvonero lanciando una profonda occhiata ai quattro ragazzi del primo anno, che si zittirono e si misero sull'attenti

-Vedete, voglio essere rapido con voi, visto che sembrate essere speciali- continuò Serpeverde camminando avanti e indietro, scrutando i ragazzi dall'alto in basso -Ogni volta che un fondatore vede in uno studente qualcosa di se, lo chiama in questo luogo-.

Appena sentita la frase, i quattro si scambiarono un'occhiata stupiti, prima che il fondatore della casa delle serpi continuasse.

-Queste persone vengono chiamate Guardiani, e, sempre se lo vogliono, diventano, di fatto, i Guardiani di Hogwarts-

-I privilegi sono gli stessi di un caposcuola, ma sappiate che essere un Guardiano non è solo rose e fiori- continuò Tassorosso

-Dovete essere in grado di difendere la scuola da qualunque minaccia- disse Corvonero

-Ma se non volete, basta dirlo. Tuttavia, quest'occasione non capita due volte nella vita- concluse Grifondoro.

James si svegliò solo in quel momento, capendo che fosse tutto un sogno, ma com'era possibile che fosse così dettagliato e strano? Semplicemente si rivoltò nel letto cercando di dormire

-James! James svegliati!- disse Harry

-Avete trovato un cane a tre teste?- chiese James a suo fratello senza guardarlo ma soltanto alzando la testa di poco

-Ehm... si- disse guardando verso Ron, che sembrò stupito anche lui del fatto

-Ok, parlamene domani mattina a colazione-

 

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Grazie per aver letto il capitolo. Se vuoi darmi una mano a migliorare, sappi che mi servono Beta-tester, quindi scrivimi XD

 

Nathan Zeller?

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Capitolo 7
*** Guardiani ***


-Domani iniziamo con le lezioni di volo, era ora!- disse James guardando la bacheca all'entrata della sala comune, per poi uscire attraverso il quadro

-Oggi abbiamo incantesimi pratici, cosa farai?- chiese Hermione, che nel frattempo si era messa accanto a lui

-Beh, io la mattina non devo fare nulla, quindi eliminerò solo quello del pomeriggio... ho un impegno- disse James pensandoci un po' su

-Ehm, scusate, vi siete dimenticati che cosa è successo ieri? Beh, io non sono sicuro che lo farò mai- disse Ron, che aveva ascoltato parte di un discorso in lontananza, per poi raggiungere i due insieme ad Harry

-Non mi soffermo sull'argomento- disse James

-Cavolo James, non puoi solo dare ripetizioni e poi dimenticarti di tuo fratello- disse Harry mettendosi di fianco al ragazzo con cui stava parlando

-Voglio specificare una cosa- disse James fermandosi e facendo fermare tutto il gruppo, Harry lo stava guardando negli occhi che erano distanti di pochi centimetri -io mi preoccupo per te solo quando so che potrebbe succederti qualcosa di male. Ieri sapevo che non sarebbe successo, quindi, non credere che io non pensi a te-

Harry, Ron ed Hermione erano rimasti immobilizzati, non erano in grado di muoversi, complice il fatto che erano immobilizzati dall’incantesimo di James. Harry, in particolar modo, era rimasto spaventato da cosa era in grado di fare il fratello, e soprattutto di come si stava comportando: aveva immobilizzato tre ragazzi senza farlo neanche notare.

James si allontanò senza proferire parola, sciogliendo l'incantesimo che aveva fatto al trio, che cadde rovinosamente sulle scale.

Non ci volle molto tempo per raggiungere la sala grande, dove la colazione era stata servita già da qualche minuto.

-Ehilà James, è da un po’ che non ci si vede-

James si voltò di scatto, il trio che aveva visto all'inizio della scuola.

-Ciao ragazzi, vi dispiace se vi parlo un attimo? In privato- disse James quasi in un sussurro

-Anche tu?- chiese Peter

-Anche tu cosa?-

-Anche tu hai sognato di ritrovarti con i quattro fondatori di Hogwarts che ti proponevano di essere un… ehm, come si chiamavano? Guar…-

-Ragazzi, va tutto a posto?- chiese un’Auror mettendo una mano sulla spalla di John

-Si, grazie- chiese James, riconoscendo immediatamente il mago, che cominciò ad allontanarsi

-Lui era…- chiese Peter con voce tremante

-Si, Godric Gifondoro è entrato nella scuola per dirci che quello che è successo ieri è top secret- disse James continuando a guardare l’uomo, che si stava dirigendo a passo calmo verso la foresta proibita

-Allora è successo veramente, io non ci sto più capendo nulla- disse Jason guardando per terra mentre scuoteva la testa, cercando di dare un ordine a tutte le informazioni

-Oggi finiamo tutti lezione per le sei, giusto? E dobbiamo essere nella sala comune per le nove…- disse James pensandoci –allora, dopo le lezioni, incontriamoci alla capanna di Hagrid, poi vi spiegherò cosa fare. Ah, e non parlate con nessuno-

-Ok- dissero i tre all’unisono, senza farsi domande

 

Dopo colazione, James, Joanne e Hermione, insieme a molti altri ragazzi che avevano le prime ore libere, si diressero dove James, il giorno prima, aveva portato Joanne. Per lui era dura non potergli dire nulla riguardo a ciò che era successo il giorno prima nella foresta proibita. Declinava tutte le domande dicendo che lo aveva chiamati il professor Silente, e che era successo qualcosa nella foresta.

Quella mattinata trascorse abbastanza velocemente, tra i vari studenti che se ne andavano prima e chi invece arrivava in un secondo momento. Non c'era nessuna difficoltà da parte di James nel passare da semplici incantesimi di levitazione di primo anno ai complicati incantesimi da duello dell'ultimo, passando anche dai semplici schiantesimi del terzo anno. In pochi non avevano capito gli incantesimi dopo le “lezioni” di James, che era in grado di dare una spiegazione differente per ogni ragazzo, che la reputava sempre perfetta.

-Bene John, ricordati di migliorare la resistenza dell'incantesimo per far volare gli oggetti- disse James sistemando la bacchetta nella tasca del mantello -anche con cose più piccole, ma devono restare in aria per più tempo... Alex, dai, è ora di pranzo. Avrai tutto l'anno per congelare il lago nero-.

In molti si erano messi a ridere, mentre tornavano alla sala grande. James, aveva appena cominciato ad apprezzare il buffet della sala grande, che dava la possibilità di accedere ad un quantitativo di cibo quasi illimitato.

Appena si sedette al tavolo, James, per prima cosa, si mise nel piatto la maggior parte delle pietanze che erano disponibili al centro del tavolo, per poi cominciare subito a mangiare

-Hai fame?- chiese Ron guardando il gigantesco quantitativo di cibo che era presente nel piatto del ragazzo, che probabilmente neanche lui sarebbe stato in grado di finire in un solo pasto, nonostante la fama che gli aveva affibbiato Hermione. Quest'ultima non andava d'accordo con praticamente nessuno del primo anno, fatta eccezione per James. Sapeva che tutto si sarebbe risolto ad Halloween, ma gli dispiaceva non vedergli amici.

-James, dobbiamo parlarti- Peter Jason e John erano apparsi alle spalle di James, per poi rimanere immobili -in privato-

-Il Corvonero sembra essere meglio- disse James riferendosi al tavolo e alzandosi -torno subito-

-Credo... che ci sia qualche problema… con i fondatori, intendo- disse Jason sedendosi insieme agli altri al tavolo dei corvi, facendo ben attenzione a non essere sentito

-Che intendi?- chiese James con aria curiosa, neanche si accorse di stare sussurrando anche lui

-Oggi, Tosca era presente alla lezione di storia della magia, sotto vesti di Auror, e ha continuato a guardarmi per tutto il tempo- disse Jason prendendo un boccone e mettendoselo nel piatto di fronte a se, anche se poco dopo Peter gli fece notare che era al tavolo sbagliato

-Si, anche Salasar oggi mi seguiva tra i corridoi- disse John -Solo a me fa una faccia disgustata quando mi guarda?-

-Beh, se i tuoi genitori sono maghi purosangue, allora sei un lupo mannaro, un magonò, o semplicemente un amico di babbani- disse James -sai, era... o forse è ancora, molto fissato con il sangue puro-

-Beh, non sei un magonò- disse Peter evidenziando l'ovvio

-Che occhio, signor Vains- rispose John con tono sarcastico -probabilmente è per i miei contatti nel mondo babbano. Sapete, un mio pro zio era magonò, quindi ho molti parenti mezzosangue o babbani-

-Stai parlando come un Serpeverde- disse James con aria disgustata

-Comunque, cosa vogliamo fare? Per questa storia dei... beh, sapete cosa- disse Jason

-Alla capanna di Hagrid, subito dopo pranzo, prendete strade differenti e non fate domande. Le lezioni vele rispiego io- disse James alzandosi dal tavolo, seguito poi da Jason e John, che si diressero ognuno al proprio tavolo.

-Beh, allora?- chiese Joanne curiosa, sovrastando comunque la curiosità di Harry, Ron ed Hermione

-Vi spiego tutto stasera, appena torno alla sala grande- disse James cominciando a mangiare, seguito poco dopo dagli altri.

-Signor Potter!- scandì una voce alle spalle del ragazzo, che ci mise non poco tempo a riconoscere

-Professoressa McGranit, buongiorno- rispose James spaventato, voltandosi, vedendo anche tutti gli altri professori, fatta eccezione per il professor Ruf

-James, come va il gruppo di studio?- chiese il professor Vitius

-Ehm, tutto bene... credo- rispose James confuso

-No, va troppo bene- corresse la professoressa di trasfigurazione, creando dubbi nella testa di James –alcuni ragazzi mi fanno domande di argomenti che studieranno l’anno successivo-

-Anche da me, alcuni studenti del secondo anno mi hanno chiesto approfondimenti sulla Tentacula Velenosa- disse la professoressa Sprite, che era ancora nel suo grembiule giallognolo un po’ sporco di terra

-Sei stato tu a spiegare cosa sono i Marciotti agli studenti del primo anno?-

-Ehm, si- disse James ammettendo le sue colpe

-È un bene che uno studente aiuti dei ragazzi nello studio, ma deve fermarsi quando inizia a dare problemi ai professori- disse la professoressa McGranit con voce secca ed aspra -10 punti… verranno assegnati a Grifondoro, per la tua intelligenza smisurata-

James sapeva benissimo che se avesse dato spiegazioni non inerenti con il programma agli studenti una seconda volta i punti gli avrebbe persi, e non ottenuti. Si limitò a rigirarsi per continuare a mangiare quello che aveva nel piatto, fino a svuotarlo.

 

-Ok, io passo per il passaggio segreto, Peter, tu vai per l'infermeria mentre John passerà per gli spogliatoi del Quidditch. Jason, tu passa per i sotterranei, vai fino all'aula di divinazione e poi fai lo stesso percorso di John-

-E se ci perdiamo?- chiese Peter

-Chiedete informazioni, non importa a chi, ma l'importante è che non ci veda nessuno insieme- rispose James per poi avviarsi verso il ritratto che fungeva da passaggio segreto. Per il Grifondoro non ci vollero più di dieci minuti per giungere alla capanna del guardiacaccia, dove si limitò ad aspettare. Il primo ad arrivare, al contrario delle aspettative di James, fu Jason, che arrivò visivamente stanco e paonazzo.

-Ti rendi conto che non dovevi correre?- chiese James lasciandolo sedere sulla roccia liscia su cui stava aspettando

-Ho... visto... Tassorosso... all'aula… di... divinazione...- disse Jason scandendo ogni parola con un respiro dovuto al profondo fiatone -Appena l'ho vista... mi sono messo a correre per... paura che mi seguisse-

-Tranquillo, va tutto bene-

-Jason... tutto ok?- chiese Peter che era arrivato solo allora

-Si, ha solo visto Tassorosso e si è spaventato- disse James alzandosi e dirigendosi verso il ragazzo appena arrivato

-Anche io ho visto Covonero, ma credo di averla seminata per le scale della torre dell'orologio- disse Peter -lo ammetto, ho corso anche io-

-Ok, manca John-

-Tu non hai visto Grifondoro?- chiese Jason, recuperato il fiato

-No, forse è perchè il mio passaggio segreto è stato aggiunto dopo la loro dipartita- disse James ragionandoci su

-Il che vuol dire che non entrano nel castello da quando se ne sono andati- ragionò a sua volta Peter.

John ci mise dieci minuti in più di Peter per arrivare

-Scusate, mi sono perso- salutò John raggiungendo il gruppo

-Bene, ci siamo tutti, seguitemi- disse James, guidando il gruppo verso la foresta oscura

-James, cosa stiamo facendo?- chiese Jason

-In anzi tutto, vi ringrazio per la fiducia che mi state dando. Non tutti farebbero queste cose senza una spiegazione- disse James voltando la testa e aprendo un sorriso senza smettere di camminare -secondo: visto che Raptor non vi insegna nient'altro che contare su di me per imparare difesa contro le arti oscure, vi devo insegnare a duellare-

-Sei matto? Siamo al primo anno!- disse Jason seguito da Peter, mentre John stava riflettendo su quello che aveva appena detto James

-Ragazzi, Albus Silente era esattamente come noi, e lanciava schiantesimi al secondo anno. Se io ve lo insegno al primo cosa vi impedisce di essere come lui?- rispose James senza guardarli.

Camminarono per circa altri due minuti prima che si fermassero in un punto in cui si riusciva a vedere il lago, ma erano comunque celati a chiunque li avesse cercati senza avventurarsi nella foresta.

-Se non volete diventare Guardiani, o non volete imparare a difendervi, potete andarvene, non mi cambierà nulla. Se restate, ci tengo a dirvi che io non sono il capo, sono solo quello che vi spiegherà come affrontare un mago, dopo queste lezioni, saremo perfettamente alla pari-

-Mi sembra giusto- disse una voce alle spalle di James, che era a sua volta di fronte agli altri tre ragazzi. I tre lo riconobbero appena lo videro, mentre a James gli bastò soltanto sentire la voce

-Serpeverde, a cosa dobbiamo l'onore?- chiese James voltandosi e avvicinandosi al fondatore della casa delle serpi

-Alla mia gentilezza- disse Salasar sorridendo -Sono qui per avvertirvi-

-Su cosa?-

-Sul mio ricatto-

Rimasero tutti e quattro in silenzio, mentre Serpeverde, esattamente come loro, non proferì parola. Ci volle qualche minuto prima che James chiese

-Cosa hai fatto?-

-Ogni giorno in cui voi non darete risposta, io vi darò una... motivazione- disse Salasar piegando le labbra -oggi tela do a te James Potter: vai in infermeria stasera-

Poco dopo Salasar si smaterializzò, lasciando soli i quattro ragazzi. Erano tutti spaventati, tutti tranne James, che stava cercando, anche se a fatica, di celare le sue emozioni. Salasar Serpeverde doveva aver fatto qualcosa ad Harry

-Stesso discorso di prima- disse James estraendo la sua bacchetta da sotto il mantello

-James... Harry...- disse Jason in un sussurro

-Bene, a meno che non vogliate che succeda anche a voi, vi devo insegnare tutto oggi- disse James -O rinunciate tutti voi?-

Di tutta risposta, i tre ragazzi estrassero le bacchette

-Che razza di amici saremmo se non accettassimo?- chiese Jason con sarcasmo

-Eterna gloria?- chiese John -E chi se la fa scappare?-

-Beh, anche io- disse Peter, facendo scoppiare in una fragorosa risata tutti quanti

-Bacchette al centro- disse James puntando la bacchetta di fronte a se, seguito dai suoi amici, che formarono un quadrato con le diagonali disegnate dalle bacchette e le braccia dei ragazzi

-Draco Dormiens...-

-Nunquam Tintillandus!-.

 

-Abbiamo imparato: Protego, Stupeficium ed Expelliarmus, abbiamo creato un grido e siamo ancora in orario per la cena- disse Peter cercando di appendersi alle spalle di James e Jason, non riuscendoci. Era visivamente più basso dei due, facendoli sembrare di un anno più grandi. Secondo loro l’unico alto nella media era John, mentre James e Jason erano tra i più alti del primo anno

-Imparato è un parolone, diciamo che sapete resistere fino a quando non arrivo io- disse James tirandogli un pugno innocente, seguito da una reazione esagerata. Erano appena arrivati alla torre dell'orologio, quando James si fermò all'altezza delle scale -Se prendete questo passaggio arriverete subito alla sala grande. Io devo vedere come sta...-

-Si, certo, e noi ti mandiamo da solo…- disse in maniera sarcastica John, mettendogli una mano sulla spalla. Salirono fino alla cima della torre, fino a quando non riuscirono a vedere il cortile in pietra tramite l’orologio. Non ci misero molto ad arrivare all’infermeria da li, che era deserta al di fuori di madama Chips, seduta su una scrivania di fronte alla porta con il viso rivolto verso i quattro che stavano per arrivare.

-Posso aiutarvi ragazzi?- chiese la signora alzando lo sguardo

-No, grazie, devo solo visitare una persona in infermeria- disse James accennando un sorriso spento. Avvicinandosi alla porta, trasse un profondo respiro.

Aprì la porta con una forte spinta, per poi cadere rovinosamente a terra, cadendo sulle ginocchia: il colpo gli fece male, ma lui non ci fece caso, troppo occupato ad accettare ciò che stava vedendo. Joanne, in uno stato di salute cagionevole, si era appena voltata a salutarlo. James si alzò, per poi camminare lentamente verso la ragazza, sedendosi su una sedia accanto a lei. D’istinto le toccò la mano, sentendola ruvida e fredda come il ghiaccio. La pelle, soprattutto della faccia, era biancastra e pallida, nonché fredda.

-Joanne… mi dispiace tanto- disse James singhiozzando, mentre numerose lacrime gli rigavano il volto in più parti

-Beh, mi sembra il minimo- disse in un sussurro la ragazza in maniera scherzosa, cercando di tirare su di morale il ragazzo

-Farò il possibile per aggiustare le cose-

-Si, ma non tralasciare lo studio!- la voce della ragazza si faceva sempre più bassa, data quella strana malattia che la divorava piano piano da dentro –Beh, in ogni caso cerca di farlo il prima possibile, che tra poco giochiamo contro Serpeverde-

-Lo farò- concluse James dando un bacio sulla fronte alla ragazza, per poi avviarsi verso la porta –Non parlatene con nessuno- disse in un sussurro agli amici

-E… cosa facciamo?-

-Domani diventiamo Guardiani-

 

Tornarono tutti e quattro alla sala grande insieme, facendo lo stesso percorso, ovvero quello più rapido.

-Allenarsi negli incantesimi fa venire una gran fame- disse Jason picchiettandosi la pancia con entrambe le mani

-James…- disse un ragazzo apparendo alle spalle del Grifondoro

-Nathan, come va? È da un po’ che non ci si vede!- esclamò James salutando il ragazzo

-Possiamo parlare… in privato?- chiese

-Ragazzi, voi intanto andate, vi raggiungo tra un attimo- disse ai ragazzi

-Volevo solo dirti che mio fratello sembra essere abbastanza arrabbiato, ma non crede che chi lo abbia disarmato sia tu, quell’incantesimo non si impara al primo anno- disse Nathan appena vide che erano rimasti da soli

-Solo questo?- chiese James, a metà tra lo stupefatto e l’incredulo

-Beh, in realtà no… vedi ho visto un fantasma-

-Anche io, ma la cosa non mi preoccupa-

-Non un fantasma qualunque-

-La duchessa delle lacrime?-

-Come fai a…-

-Devi sapere che io ho il ricordo di alcuni libri, che raccontano le storie che stanno avvenendo e quelle che avverranno- disse James stringendosi tra le spalle, come se fosse una cosa normale

-Ah- disse Nate assimilando l’informazione -e la mia storia come finisce?-

-Non ne ho idea, quello che l’ha scritta si è fermato a metà- disse James, per poi mettere una mano sulla spalla di Nate –tu stai calmo, e se ci sono altri problemi chiamami-

James si diresse in direzione della sala grande, entrambi con la consapevolezza di aver trovato un nuovo amico.

 

--__--

 

Nathan Zeller?

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Capitolo 8
*** La prima lezione di volo ***


Marco si svegliò di scatto, ricordando perfettamente l'incubo che aveva appena vissuto. Copiose gocce di sudore, partendo dalla fronte, cominciarono a scendere fino la collo, passando per le guance. Cercando di dimenticare il brutto sogno, si limitò a voltarsi sull'altro fianco per cominciare a dormire.

Per James non ci volle molto per svegliarsi quella mattina. Sarebbe diventato a breve un Guardiano, avrebbe imparato a volare sulla scopa e con Joanne in infermeria, fu incredibilmente difficile per lui prendere sonno. Un lato positivo in tutta la storia almeno c'era: Ron ed Harry avevano cominciato ad andare veramente d'accordo con lui. Si comportavano come veri fratelli, anche se si vedevano solo per studiare e per passare qualche ora di tempo libero insieme. Arrivato alla sala grande, circa dieci o quindici minuti dopo la sua apertura, intravide John, Jason e Peter seduti ai rispettivi tavoli. Appena questi ultimi videro James, si alzarono e lo raggiunsero all'entrata, poco dopo che Harry, Ron ed Hermione si furono seduti
-Buon giorno ragazzi, come va?- chiese James con tutta la gentilezza che era in grado di dare dopo essersi svegliato da poco
-Le smancerie usale per quando non ci saranno casini- disse John in un sussurro
-Oggi cosa facciamo?- chiese Jason allo stesso modo
-Beh, voi vi ricordate la storia di ieri e che io non sono il capo di...-
-Si, si, certo, che facciamo?- chiese Jason in tono sarcastico, facendo attenzione a non alzare la voce
-Beh- disse James pensandoci un po’ su -Alle 16, dove io e Joanne stavamo l'altro ieri, te lo ricordi Peter?-
-Si- annuì il ragazzo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio
-Ok, io vi raggiungerò li dopo, per non dare sospetti, arriverò in maniera non vista- disse James pensandoci su ancora un po’ -Se riuscite andate li prima e ripassate quello che abbiamo fatto ieri-
-Come fai a sapere che ci serviranno gli incantesimi?- chiese Peter
-Stiamo per diventare "Guardiani" di Hogwarts, per forza di cose dovremo essere in grado di difendere la scuola- rispose ironicamente James
-Ok, scusate, ma devo andare a parlare con una persona- disse John allontanandosi dal gruppetto per andare a parlare con un ragazzo, che era nel cortile di fronte alla sala grande
-Qualcuno di voi lo conosce?- chiese James
-Si, è nella mia casa- rispose Peter senza distogliere lo sguardo dal ragazzo -è del primo anno, si chiama John Lane, se non ricordo male-
-Ok, comunque, ci vediamo oggi pomeriggio- disse James salutando gli amici e dirigendosi verso il tavolo della propria casata, dove, insieme ad Harry, Ron ed Hermione, fece una colazione abbondante in vista della sua prima lezione di volo.
Non ci volle molto ai Grifondoro e ai Serpeverde per scendere giù al cortile, bagnato di una debole luce solare che era in grado di offrire quel sole di fine settembre.
-Wow, finalmente ho l’onore di fare una lezione insieme al grande James Potter!- disse John avvicinandosi ai quattro, per poi appendersi alla spalla di James, stringendogli il collo in un abbraccio fatto con una sola mano
-Guarda che se vuoi che venga a fare una lezione con te basta dirlo- rispose James
-No, mi piacerebbe vederti studiare ogni tanto- disse mostrando una punta di amarezza. Erano tutti curiosi di come potesse James essere così intelligente senza studiare, dato che lui non degnava questa domanda di una risposta. Il gruppo studio andava bene, e sarebbe andato anche meglio adesso che sapeva di non dover dare lezioni supplementari.
Videro distintamente un sacco di scope accatastate in maniera disordinata, mentre madama Bumb discuteva con due Corvonero in uniforme da Quidditch.
-Cosa di stanno dicendo?- chiese Ron curioso, visto che aspirava anche lui a diventare un giocatore di Quidditch.
-Non lo so- rispose James pensandoci su mentre, increduli, Harry, Ron, Hermione e John lo guardavano stupiti. Era la terza volta per lui che la storia cambiava e lui non lo sapeva. Era a causa sua? Che avesse cambiato la storia così tanto in meno di un mese?
-Beh? Che state aspettando? Prendete ognuno una scopa!- disse con voce autoritaria la professoressa di volo mentre, spaventati, i ragazzi si accalcavano per prendere le scope, cercando di prendere per primi quelle più dritte. Harry, arrivato lì praticamente per primo, riuscì quasi ad evitare la folla, mentre James si era limitato a far fluttuare la scopa fino a quando non gli cadde in mano. Appena sfiorò il legno levigato, esattamente come con la bacchetta, la sua testa si riempì di informazioni legate al volo, come muoversi, accelerare, fermarsi, fare giravolte, cambiare di quota in maniera repentina e così via. Ormai non gli serviva più neanche andare a lezione di volo, anche se avrebbe comunque continuato a seguirle, dato che era come fare educazione fisica per lui. Non si ricordava come, ma sapeva di aver frequentato la scuola fino a quel giorno a King’s Cross .
-Bene ragazzi, oggi, anche se voleremo molto bassi, dovete fare attenzione!- disse madama Bumb agli studenti, che nel frattempo si erano già schierati in due righe, una di fronte all'altra -la squadra di Corvonero, durante un allenamento, si è fatta scappare un bolide. Adesso lo stanno cercando, ma state comunque attenti! Ah, e 2 punti in meno a Corvonero, per questo errore madornale-
Gli studenti rimasero in silenzio, aspettando le istruzioni dell'insegnante. James, purtroppo per lui, non fece attenzione a nessuna delle indicazioni che gli vennero dette. Era sorprendentemente sovrappensiero per tutto quello che sarebbe successo dopo pranzo, anche se le eseguiva comunque tra qualche ora. Fu proprio uno degli avvenimenti che reputava tra i più utili della trama a riportarlo alla realtà. Neville stava prendendo quota sempre più, sollevandosi con la sua scopa a qualche metro da terra. Tutti gli studenti, insieme a madama Bumb, gli urlavano contro dicendogli di scendere, anche se le spiegazioni sul come farlo, oltre ad essere poche e per niente esaustive, non si sentivano particolarmente. James sapeva che da li ci sarebbe stata una serie di situazioni che avrebbe odiato particolarmente: un avvenimento che, anche se particolarmente brutto, essendo vitale per la trama, lui non poteva fermare.
Neville, infatti, cadde rovinosamente al suolo, rompendosi il polso. Mentre madama Bumb portava via il ragazzo, vietando a tutti di salire su una scopa, James rimase perplesso di come Neville avesse fatto, appunto, a rompersi il polso. “Non era atterrato sulle caviglie?” pensò “si sarebbe dovuto rompere una caviglia, non un polso”. Questi pensieri scomparvero dopo che James, rendendosi conto di trovarsi in un castello magico, smise di dare peso alla faccenda.
-La metterò in un posto dove Paciock dovrà cercarsela, magari… in cima ad un albero?- chiese Malfoy cavalcando la sua scopa, seguito pochi secondi dopo da Harry. James cercò di godersi lo spettacolo di cui già conosceva il finale. D’un tratto, in mezzo alle nuvole grandi e colorate di un bianco candido che erano in cielo al momento, James notò un puntino a metà tra il marrone e il nero, che passò inosservato a tutti coloro che, in quel momento, guardarono i due ragazzi del primo anno sospesi a parecchi metri da terra. Quel piccolo puntino andava ad ingrandirsi sempre più. Per James non ci volle molto a capire cosa stava succedendo: il bolide che era sfuggito alla squadra di Corvonero si stava avvicinando a massima velocità verso la classe di volo. James sul momento non sapeva cosa fare: non sapeva quanto ancora ci volesse ad Harry per farsi vedere dalla McGranit e, quindi, entrare nella squadra di Quidditch, ma non aveva più di quindici secondi per fermare il bolide. In oltre non aveva idea di che incantesimo usare, era troppo veloce, e, anche se lo vedeva distintamente, non sarebbe mai stato in grado di mirare con la bacchetta. D'istinto salì in groppa alla scopa, venendo seguito con lo sguardo da Ron, Hermione e qualche altro studente.
La sensazione era incredibile, anche se leggermente scomoda. Ma a James non importava, il vento che gli passava tra i capelli e l’adrenalina che gli fluiva piano piano nelle vene. Stava volando su una scopa, a molti metri da terra ad una velocità notevole. Un dubbio però gli scosse la testa: cosa avrebbe fatto? Era pur sempre una palla di metallo che schizzava di qua e di là, non poteva fermarla con il corpo… o forse si? Il bolide, che intanto si era avvicinato pericolosamente al ragazzo, si dirigeva a massima velocità contro quest’ultimo. James, facendo una mossa improvvisa, riuscì a schivare la sfera, anche se per pochi centimetri. Di scatto James si sporse dalla scopa verso destra, voltandosi di 180 gradi, e partendo all’inseguimento del bolide. James era a pochi centimetri dalla palla poco più grande di un pallone da pallavolo, ma non abbastanza da toccarlo. Si accorse che stavano andando in direzione dei ragazzi a terra, quindi doveva raggiungere il bolide in meno di un secondo. Si sporse in avanti, aumentando ulteriormente la sua velocità. Cinse metà della sfera con le dita, per poi cominciare a tendere il bicipite. Al contrario delle sue aspettative, non era pesante e, anche se opponeva resistenza, non gli sembrava impossibile controllarla. Era fatta, aveva lanciato quel bolide molto lontano, riuscendo comunque a fermarsi a poco più di un metro da terra. Non passarono molti attimi da che anche Harry lo raggiunse, mentre tutti gli altri scoppiarono in applausi e complimenti nei confronti dei due fratelli, dove Harry alzava la ricordella con un braccio mentre James, con l'altro, la sua scopa. In lontananza, vide i due battitori di Corvonero passarsi il bolide con le mazze, volando in direzione del campo di Quidditch.
-POTTER- urlò una voce tagliente alle spalle dei ragazzi -Seguimi-
-Vai fratello- disse James, che con difficoltà tratteneva un sorriso
-Oh, no ragazzo mio- continuò la professoressa McGranit guardando i due, con una voce ancora più arrabbiata anche se ad un volume più basso -Vi voglio entrambi-.
A quel punto James si ammutolì, preoccupato. Non aveva la minima idea di quello che sarebbe successo, o almeno di quello che sarebbe successo ad Harry. James aveva volontariamente infranto una regola della scuola senza fare nulla di vantaggioso. Non c'era un ruolo del Quidditch che colpiva i bolidi con le mani, e, soprattutto, non avrebbe voluto diventare un battitore, rubando il ruolo ad uno dei fratelli Weasley.
-Aspettatemi qui- disse la professoressa con tono severo -Professore, mi scusi, potrei prendere Baston solo per un momento-
Harry guardò James preoccupato, che non poté fare a meno di sorridere. Sapeva quello che stava pensando e, ricordava, che quando aveva letto quella scena per la prima volta si era sia spaventato che messo a ridere, senza contare la curiosità. Entrarono in una classe vuota non molto distante, dove Pix scriveva parolacce sulla lavagna.
-Pix, vattene- disse la professoressa, stupita di come Pix rispose al comando eseguendolo. La McGranit pensava di aver messo paura al poltergheist, ma James sapeva il vero motivo.
-Potter, lui è Oliver Baston...- disse la professoressa indicando il ragazzo qualche anno più grande di loro -Baston: ti ho trovato i giocatori che ti mancavano-
A quel punto la faccia di Oliver si trasformò da curiosa a stupita, con una buona dose di felicità -Lui è il cercatore?- chiese indicando Harry
-E lui è il cacciatore-
-Cacciatore?- chiese James, senza capire le parole della professoressa
-Tranquillo, ti spiegherò tutto durante l'allenamento, abbiamo ancora tempo prima della partita contro Serpeverde- disse Baston in un sorriso rassicurante -Ma gli servono delle scope decenti... delle Nimbus 2000, o forse Tornado 7-...

-Aspetta, adesso siamo giocatori di uno sport per maghi?-
-Esatto, Baston ti spiegherà tutto meglio- rispose James al fratello, che era curioso come non mai. Una mano però scosse la sua tranquillità, tirandolo su una parete, dove si ritrovò circondato da tre persone
-John ci ha raccontato tutto! Va tutto bene? Ti hanno espulso? Come hai fatto?- chiese Peter che si trovava alla sua destra
-Anche io sono felice di vedervi- rispose ironico James, per poi vedere la faccia incuriosita del fratello -Ti raggiungo, tu intanto vai-
-Pensavamo che ti avessero espulso, eravamo preoccupati- disse Jason, vedendo Harry allontanarsi
-Peter, hai detto alla squadra che avrebbe dovuto allenarsi?- chiese James guardando il ragazzo
-Beh... me lo hai detto tu-
-E la parte in cui sarebbe dovuto restare segreto te la sei dimenticata?-
-Non voglio che perdiamo la coppa, ok?-
-Ragazzi, abbiamo cose più importanti al momento- disse John poco prima che i due cominciassero a litigare -possiamo vederci lì subito dopo pranzo? Vorrei ripassare gli incantesimi con qualcuno che può correggerli-
-Ehm, ok... ma possiamo andare a mangiare adesso?-.

James mangiò molto di quello che era presente sul tavolo di Grifondoro. Non sapeva il come mai, ma mangiava molto quando sapeva di dover combattere o dopo averlo fatto. In oltre l'ottima cucina degli elfi non faceva altro che invogliarlo a continuare a farlo.
-Oggi pomeriggio...-
-Niente, Hermione, non c'è il gruppo studio- rispose seccamente James alla ragazza, senza smettere di mangiare
-James... va tutto bene? Sembri strano ultimamente- disse Ron
-No, è che... vedete, sto vivendo un periodaccio e oggi forse potrei risolvere tutto, ma non posso dirvi nulla anche se vorrei, ma...-
-Non fa nulla, noi capiamo, siamo tuoi amici... io in particolare sono tuo fratello-.
James, sul momento, non sapè cosa fare se non sorridere, per poi tornare al suo pesce.
Al contrario dei pronostici di James, andarono tutti e quattro insieme al luogo che avevano deciso. Incontrarono anche Corvonero che parlava con Serpeverde nel cortile d'ingresso, e quando li videro, i quattro li salutarono con un sorriso, la cui risposta furono due facce a metà tra il perplesse e l'incuriosite.
-Ok... quali incantesimi volete ripassare?- chiese James posando il mantello dopo aver estratto la bacchetta
-Ehm...- risposero i tre all'unisono ripetendo gli stessi movimenti che eseguiva il ragazzo
-Beh, in tal caso... potremmo fare un combattimento- concluse James con una faccia spaventosa, ma al contempo divertita, mentre gli altri dicevano che era una pessima idea.

Le 16.00 non tardarono ad arrivare, anche se per i ragazzi il tempo sembrò fermarsi.
-Santo cielo, James! Datti un contegno-
-Hai usato incantesimi che non ho mai sentito- aggiunse Jason. Erano tutti doloranti, tutti tranne James, che stava usando strani incantesimi per curare le ferite dei ragazzi. Piccoli fili di luce verde uscivano dalla sua bacchetta che, quando puntati sulle piccole ferite dei ragazzi, le curavano in pochi secondi. James, non conoscendo l'incantesimo, sorrise quando vide che funzionava, anche se non lo aveva fatto volontariamente.
-Ok, va tutto bene... siamo pronti?-
-Sai, non siamo tutti come te James- disse John alzandosi -Qui siamo tre undicenni che stanno per affrontare qualcosa più grande di loro-
-Lo so, ma io voglio aiutarvi a farlo- disse James rimettendo la bacchetta in tasca –posso solo immaginare come vi sentiate, ma so come mi sento io, quindi, vi darò una mano-.
Appena sentita quella frase, i tre ragazzi sorrisero sentendo il legame che li univa, qualcosa che andava oltre la semplice amicizia o rispetto reciproco.
-Andiamo- disse James estraendo la bacchetta e facendogli fare un movimento fluido, dopo il quale la punta della stessa si illuminò
-Quello non ce lo hai insegnato- disse Jason estraendo la bacchetta, ansioso di imparare l’incantesimo
-Devi agitare la bacchetta lateralmente, immaginare una piccola sfera luminosa e dire Lumos- disse James iniziando a camminare, mentre Jason, John e Peter, quasi contemporaneamente, fecero illuminare le loro bacchette –Wow, avete un talento naturale-
-Si, ma tu non hai detto nulla- sbuffò Peter
-Beh, direi che per gli incantesimi non verbali dovremo aspettare ancora un po’… aspettate!-
-Cosa- chiesero i tre all’unisono preoccupati
-Devo fare pipi-

Sentirono in lontananza il grande orologio, quasi dall’altra parte del castello, rintoccare le cinque del pomeriggio, quando James, ormai calmo, stava guidando gli altri nella foresta.
-Mi sa che manchiamo il the… Peter tutto bene?- chiese in fine James, dopo aver notato che, effettivamente, la mano con cui il ragazzo teneva la bacchetta stava tremando.
-Beh, c’è un motivo se non sono finito in Grifondoro- rispose scherzosamente Peter, sempre con voce tremante
-Non ti spaventare, fai il Serpeverde- disse indifferente John. James pensò un attimo, per poi mettere la mano sulla spalla di Peter. Il Corvonero improvvisamente sentì partire, dal punto in cui era stato toccato, una sensazione di calore che si propagava piano piano lungo tutto il corpo, facendo cessare tutti i tremori e lasciando spazio ad una sensazione piacevole. 
-Va meglio?- chiese James con premura
-Si grazie-.
Non camminarono per molto, prima di trovare il grande albero che James e Peter avevano aggirato qualche giorno prima. Dietro di esso, attendevano i quattro fondatori, disposti uno affianco all’altro, che aspettavano con una posa prigra
-Sei pronto?- chiesero all’unisono i quattro, poco prima di un segno di assenso da parte dei ragazzi. Dopodiché estrassero tutti le bacchette, ad eccezione di Serpeverde e James sorrise appena si ricordò il come mai.
Videro solo un bagliore bianco, emanato dalla punta delle bacchette dei quattro, prima di svenire nel buio più totale.

--__--

Nathan Zeller?
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Capitolo 9
*** La prova ***


James non provò dolore.

Nessuno lo provò.

Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi a terra con la faccia verso l'alto. Si rialzò lentamente vedendo che i suoi amici erano nelle stesse condizioni, e si erano destati dal loro sonno solo in quel momento.

-Va tutto bene ragazzi?- chiese James mentre si poggiava ad un albero. Sentiva perfettamente il muschio attraverso il lungo soprabito rosso

-Quando ci siamo cambiati?- chiese Jason, notando che erano vestiti diversamente dall'uniforme che indossavano di solito

-Quando si è fatta notte?-.

Effettivamente, dal fine pomeriggio che era quando sono entrati nella foresta era diventata notte fonda. Per non contare lo strano abbigliamento che indossavano: James e Jason indossavano pantaloni neri, mentre John e Peter di un colore argento pallido. Tutti quanti avevano una maglietta del secondo colore della casa con sopra un panciotto a bottoni dello stesso colore dei pantaloni, sovrastato da un grosso soprabito del colore della casata di appartenenza, anche se non poterono vederli al buio.

-Lumos- dissero i tre all'unisono, mentre James fece l'incantesimo non verbale. A tutti e quattro gelò il sangue non appena videro chi c'era con loro: un branco di ragni li aveva circondati, non lasciando alcuna via d'uscita. I loro occhi, otto ognuno, si illuminavano con la luce delle bacchette mentre il pelo nero pece assorbiva quel timido bagliore. A tutti quanti gelò il sangue, anche se Jason pensava ad un'altra cosa, che diventò a breve il pensiero di tutti e quattro.

-James...- disse Jason

-Lo so-

-James... quello non è muschio- concluse Peter indicando il gigantesco ragno su cui James era poggiato, cercando di mantenere la calma.

-ARAGNA EXUMAI!- urlò nel pieno della notte James, completamente spaventato, puntando la bacchetta sull'albero alle sue spalle. L'incantesimo fu abbastanza potente da far volare via dall'albero quel gigantesco e far indietreggiare tutti i ragni di qualche metro -ME LO SONO TOLTO?!? TOGLIETEMELO! TEGLIETEMELO! TOGLIETEMELO!-

-James! Calmo, non hai più niente- disse Jason fermando James, che aveva cominciato a muoversi come un pazzo

-Scusate se vi interrompo, ma dovremmo scappare- disse John esasperato, attirando l'attenzione di James, che si calmò con un bel respiro.

-Aragna Exumai- disse di nuovo James puntando la bacchetta di fronte a se. Facendo volare via una decina di ragni –Presto! Verso la capanna di Hagrid-

-Non lo toccate- disse una voce profonda e infernale dal centro della foresta. Al suono di quella voce, i ragni si fermarono, senza né seguire i ragazzi né tornare indietro. Ciò, ovviamente, non fermò i quattro dal correre il più velocemente possibile. Non ci misero più di un minuto ad arrivare alla capanna del guardiacaccia, il cui russare si poteva sentire anche da fuori.

-Li… abbiamo… seminati?- chiese Jason con il fiato corto, poggiandosi sulle ginocchia

-Credo di si…- riuscì a dire James tutto d’un fiato, che si era messo in ginocchio per il forte dolore alle gambe

-Ma almeno… non potevano… dirci… cosa dobbiamo… fare?- chiese Peter nella stessa modalità di Jason. James guardò nelle tasche, la possibilità che ci fosse un biglietto esisteva, di conseguenza, gli sembrava logico cercare. Di fatto, trovò un sigillo in cera lacca riportate lo stemma di Hogwarts, che chiudeva una pergamena perfettamente arrotolata. Aprì il biglietto con cura, rompendo perfettamente a metà il sigillo della scuola, per poi cominciare a leggere.

-Ragazzi, dovete arrivare alla torre di astronomia. Buona fortuna. Il preside- lesse James, per poi rimettersi la pergamena in tasca mentre si alzava.

-La torre di Astronomia? Non è lontana…- pensò Peter ragionandoci su, creandosi un percorso in testa

-Ma neanche vicina...- corresse John alzandosi

-Scusate, sono l'unico che si sta chiedendo perchè ci ha augurato buona fortuna?- chiese Jason preoccupato. Tenevano ancora tutti le bacchette in pugno, che ogni tanto emettevano scintille o lampi di luce a causa dell'elevato sforzo fisico. James trasse un profondo respiro prima di accendere la punta della sua bacchetta.

-Pronti?-

-È una domanda?- chiese Jason a James, che sorrise appena vide che i suoi compagni erano esattamente come lui. Tutti quanti avevano paura. Una paura difficile da spiegare. In un certo senso si sentivano protetti da Hogwarts, ma se dovevano proteggere la scuola erano da soli o no? Una cosa era certa, e lo sapevano tutti e quattro: potevano contare l'uno sull'altro. Cominciarono a camminare in direzione della guferia, per poi andare agli spogliatoi delle squadre di Quidditch e, passando per la biblioteca sarebbero arrivati alla torre di astronomia.

Intravidero tuttavia già il primo ostacolo salendo la salita. James lo riconobbe immediatamente: al centro del cerchio di pietre, con la bacchetta illuminata, era rimasta immobile la professoressa McGranit.

-Ragazzi, come va?-

-Secondo lei?- chiese Jason con ironia, facendo una faccia esasperata

-Beh, io non posso farvi passare- disse la professoressa puntando la bacchetta verso i ragazzi. I quattro, alla vista della bacchetta della professoressa puntata verso di loro, puntarono le loro verso la professoressa, anche se il loro istinto gli consigliava il contrario

-Non farà l'errore di sottovalutarci, disarmiamola!- disse James cominciando a lanciare l'incantesimo, seguito poi dagli altri. Un eco della stessa parola si ripeteva all'infinito, mentre una serie di lampi si dirigeva verso la direttrice di Grifondoro, che li respingeva con facilità

-Se non siete in grado di battermi in quattro, giuro che domani mattina tolgo 100 punti ad ognuno di voi- esclamò la professoressa, agitando a destra e sinistra la bacchetta cambiando la direzione degli incantesimi che le arrivavano addosso

-Petrificus Totalus- disse James, mirando alle gambe della McGranit. Con suo grande stupore, il piano funzionò, immobilizzando la professoressa e, con un disarmo di Peter, la bacchetta colò qualche metro più in la. La professoressa era incapace di muoversi, anche se lasciò intravedere un accento di sorriso tramite le labbra sottili.

-Wingardium Leviosa- disse James puntando la bacchetta verso quella appena disarmata, con il movimento di polso che conosceva bene, anche se non lo aveva provato. La bacchetta si alzò lentamente, appena distinguibile al buio, in quella notte illuminata appena dalla falce di luna e dalle tremolanti candele del castello, che lanciavano verso i ragazzi una luce impercettibile. L’unica bacchetta ancora accesa era quella di James.

-Non siete ancora capaci di lanciare incantesimi con la bacchetta illuminata?- chiese James, lasciando cadere la bacchetta ai piedi della professoressa immobilizzata

-Beh, scusa se non siamo nati imparati- disse John con sarcasmo, accendendo la propria bacchetta

-Scusate, ma cosa facciamo con lei?- chiese Peter indicando la professoressa con la bacchetta, per poi illuminare quest’ultima

-È una strega potente, probabilmente l’incantesimo si scioglierà tra un’ora, due al massimo- disse James voltandosi verso i ragazzi –non si sarebbe fatta colpire se non sapeva di poter rompere l’incantesimo-

-Beh, che facciamo, andiamo?- chiese Jason infine, facendo avviare tutti e quattro verso la torre di astronomia, mentre la McGranit, incapace di muoversi, pensò “E adesso?”.

 

Non riscontrarono difficoltà nell'arrivare fino alla biblioteca, superandola senza difficoltà. Il suono dei passi dei ragazzi era perfettamente udibile in quel silenzio notturno.

-Non capisco... pensavo che fosse più complicato... la storia mi puzza- disse John illuminando ogni parte del corridoio con la bacchetta

-Magari, ricordandosi che siamo del primo anno, si sono dati una regolata- rispose James facendo spallucce, sperando che ciò che aveva detto fosse vero, anche se in parte sapeva che non lo era. Come una vocina nella sua testa, qualcuno che parlava di cose di cui non si è a conoscenza. Una persona che non esiste.

Mancava un corridoio, un corridoio e sarebbero arrivati. Certo, avrebbero dovuto salire la torre, ma James non ci pensò molto. Era più che altro concentrato a capire chi fosse quella sagoma. Se fosse stata solo una, era piuttosto... non umana. Si, erano due persone, una molto bassa mentre l'altra era tanto alta quanto magra.

-Severus, sicuro di aver preparato bene la pozione?-

-Non intendo degnare questa domanda di una risposta-

-Aspetta... Serpeverde, Corvonero, Grifondoro...- disse Peter capendo chi fossero le due persone alla base della torre -Dov'è la professoressa Sprite?-

-Pensavamo aveste fatto un'altra strada, quindi è nell'altro corridoio- disse il professor Vitius indicando un corridoio alla sinistra dei ragazzi, avendo ascoltato il loro discorso

-Dobbiamo combattere anche contro di voi?- chiese Josh preparandosi psicologicamente allo scontro

-Expelliarmus!- urlò John, disarmando il professore di pozioni, che stava estraendo la bacchetta solo in quel momento.

-Levicorpus- disse il professore di incantesimi, creando piccole increspature nell'aria, simili ad onde in un lago dove è stato appena gettato un sasso.

-Protego!- disse James formando con la bacchetta un grande cerchio, usando il braccio come raggio, formando uno scudo di fronte ai giovani guardiani. Erano già guardiani? Oppure lo sarebbero diventati se avessero superato la prova?

-Petrificus Totalus- disse Peter puntando la bacchetta verso Vitius, facendo uscire dalla sua bacchetta l'incantesimo blu chiaro, che si diresse in direzione del professore di Corvonero, che lo deviò con facilità. Intanto anche il professor Piton aveva recuperato la sua bacchetta, ergendosi in tutta la sua altezza accanto al professor Vitius.

-Oh, cavolo- disse James, aveva chiuso ancora più la stretta sulla sua bacchetta

-Sappi, che non ci andremo piano- disse l'insegnante di pozioni, puntando la bacchetta contro i ragazzi e iniziando a lanciare fatture molto velocemente, per poi essere seguito dal professore di incantesimi, mentre James si impegnava a respingerli, facendo roteare la bacchetta più volte di fronte a se.

-Ragazzi, io faccio da scudo, voi attaccate-

-Un incantesimo di protezione a senso unico? Sei molto più bravo di quanto pensassi- disse il professore di incantesimi, cominciando ad indietreggiare a piccoli passi mentre James avanzava, anche se il professor Piton rimase immobile. Un eco di incantesimi vari, verbali e non, si era dispiegato in quei pochi passi che dividevano i ragazzi dai due professori. Era, con ogni possibilità, uno scontro infinito. I ragazzi non sapevano fare incantesimi che avessero messo in seria difficoltà i professori, mentre quest’ultimi non riuscivano a toccare i ragazzi grazie all’incantesimo protettivo di James. Lo sapeva, doveva attaccare. Non aveva idea di cosa fare, avrebbe dovuto eseguire un incantesimo abbastanza veloce da essere eseguito prima di una risposta dei professori, ma abbastanza potente da metterli KO immediatamente.

Erano riusciti ad entrare alla base della torre, anche se con estrema difficoltà. James si accorse solo in quel momento cosa era successo. Le scale erano completamente ricoperte da un liquido infiammato, che aveva dato fuoco ai primi venti gradini, anche se James non li contò con precisione vista la situazione. Continuando a proteggere i compagni, capì effettivamente quello che avrebbero dovuto fare. Il professor Piton aveva una pozione contro il fuoco, avrebbero dovuto prenderla. Era impossibile in quella situazione. James sapeva smaterializzarsi, anche se, come al solito, non ricordava come avesse imparato, ma sarebbe stato inutile all'interno del castello.

-Ragazzi!- urlò James -Adesso ho bisogno che vi difendiate da soli per un secondo, ce la fate?-. Passato l'ultimo “si”, John, Jason e Peter smisero di lanciare incantesimi, creando uno scudo semitrasparente di fronte a loro, anche se James continuava ad eseguire il suo. Smise di roteare il braccio, sperando che quell'opzione tanto difficile quanto stupida funzionasse. Puntò la bacchetta in direzione dei professori, che non smisero di lanciare i loro incantesimi sui ragazzi. Il protego di James aveva isolato i rumori, insieme a tutti gli incanti che deviava, anche se senza di quello era incredibilmente vulnerabile. Puntò la bacchetta tra i due professori, per poi enunciare “Arresto Momentum”. Un cono bluastro, che permetteva comunque di vedere attraverso, cominciò dalla punta della bacchetta, fino ad attivare, in qualche istante, dall'altro lato della parete, comprendendo i due insegnanti e un incantesimo rosso che si espandeva piano piano come i proiettili di un fucile a pompa, anche se James non lo riconobbe.

-Hai... fermato il tempo?- chiese Peter incredulo, riferendosi a tutti gli oggetti e persone che erano all'interno dell'incanto, che erano completamente immobili

-Beh, visto che stai parlando direi di no- rispose John con sarcasmo

-Incredibile- disse Jason avvicinando la mano al cono che, anche se James aveva spostato la bacchetta non si era mosso

-Fermo!- gridò James interrompendo il movimento del Tassorosso -Se lo tocchi non potrai più muoverti-. Effettivamente era logico, nonostante non avesse lanciato l'incantesimo per quello, aveva comunque funzionato. Sperava di bloccare gli incantesimi a mezz'aria, ma bloccare il tempo all'interno di un'aria delimitata gli sembrava impossibile. Di fatto non era sicuro di ciò che facesse l'”Arresto Momentum”; fermava le cadute, se non ricordava male.

-Scusate? Ma come facciamo a passare il fuoco se la pozione ce l'ha uno bloccato nel tempo?- chiese Peter riportando James alla realtà

-Allora devo spiegarvi proprio tutto- disse James puntando la bacchetta contro le fiamme -Freddafiamma-.

Il fuoco a metà tra il rosso e l'arancione, cominciò a rivestirsi di fiamme blu scuro, come se venisse bruciato a sua volta.

-Andiamo?- chiese James, cominciando a salire gli scalini, calpestando con noncuranza le fiamme ormai fredde -Sono deluso, speravo in una prova più difficile-

-Più difficile?- chiese Peter sorpreso. Anche solo tenere testa alla professoressa di trasfigurazione gli sembrava impossibile

-Si, non ho usato neanche un parte di tutti gli incantesimi che conosco-

-Beh, in tal caso, mi hai convinto a non sfidarti- disse Jason, accendendo la sua bacchetta, seguito da tutti gli altri che presero l'idea. John cercò di farlo senza dire nessuna parola magica, anche se poi lo fece sussurrando

-Pensavo che aveste imparato a non dovermi affrontare nel momento in cui oggi vi ho schiantato più volte- disse James superando i gradini infuocati, mentre i suoi compagni scoppiarono in una risata non molto rumorosa.

Non ci misero molto tempo a salire tutta la torre, anche se era una delle più alte della scuola. Non c'era alcun rumore dall'ultimo piano, dove James era stato convocato dai fantasmi qualche settimana prima. Salirono l'ultima parte di scale in assoluto silenzio, per ritrovarsi davanti una persona che, logicamente, ci si poteva aspettare.

-Professor Silente?- chiese Peter allungando la bacchetta in direzione del preside, per illuminarlo meglio. I lunghi capelli bianchi, che si univano alla barba, erano incredibilmente ben pettinati e risplendevano alla luce emessa dai maghi -Non dovremo affrontare anche lei-.

-Buona sera ragazzi- disse il preside con la solita calma, ignorando il Corvonero -perdonate la mia schiettezza, ma devo farvi i complimenti: ce l'avete fatta!-.

I quattro sorrisero e si guardarono tra loro compiaciuti, prima che il preside ricominciasse a parlare.

-Come voi già saprete, essere guardiani è un grande onore, ma ha anche dei doveri. Se credete di non potercela fare, ditelo ora.

-Adesso che abbiamo fatto tutto? Mi sembrerebbe un po’ stupido- disse Jason scherzosamente

-In base a cosa ci hanno scelti?- chiese John dubbioso. Ora che ci ripensavano, nessuno aveva idea del perchè fossero stati selezionato

-Semplicemente i fondatori sapevano che voi dovevate essere guardiani. È la prima volta che ci sono i quattro guardiani insieme-

-E adesso?- chiese Peter

-Ora c'è il giuramento-.

Giuramento? Quale giuramento? I quattro fondatori non gli avevano detto nulla. Più che altro non avevano capito molto sui fondatori. L'unico che avevano più o meno inquadrato era Serpeverde, visto e considerato che era incredibilmente ansioso di avere nuovi guardiani. All'improvviso, destando gli altri ragazzi dai loro pensieri, gli occhi di John si illuminarono di una luce grigiastra. Dopo essersi messo in ginocchio disse: “Se un giorno le mura del castello dovessero vacillare, noi saremo pronti a resistere”. Subito dopo, successe la stessa cosa a Peter: “Se la vita degli studenti fosse in pericolo, noi saremo il loro scudo”. Jason: “Se un giorno tra noi scoppiasse una lite, saremo pronti a risolvere i problemi”. Infine James, che sentì una specie di sensazione di calore, non perse il controllo del suo corpo. Era più come se qualcuno gli stesse dando un consiglio, che lui eseguì in quello stato di pace e quiete. Ogni pensiero se ne era andato, lasciando la mente libera. Era come galleggiare per qualche istante in un bicchiere di latte tiepido, prima che le sue labbra si muovessero, dicendo: “Se un giorno ci chiederanno se siamo i Guardiani di Hogwarts, noi saremo fieri di rispondere”

-Guardiani: giurate voi di difendere Hogwarts e tutto quello che è e rappresenta?- chiese il preside

-Si- dissero tutti quanti all'unisono

-Giurate voi di proteggere gli studenti a costo delle peggiori ferite?-

-Si-

-Giurate voi di continuare a considerarvi fratelli anche nei peggiori dei momenti?-

-Si-

-Giurate voi di essere guardiani?-

-Si-

-Alzatevi- disse il preside, rimettendo i ragazzi in piedi. Non era esattamente come se fossero tornati in se, visto che non avevano mai perso il controllo del loro corpo. Era come se non avessero più quella voce in testa, come se si fossero svegliati -Da oggi, io, Albus Percival Wulfirc Brian Silente, attuale preside di Hogwarts, insignito dell’ordine di Merlino prima classe, in nome dei quattro fondatori, vi dichiaro Guardiani. Congratulazioni-

 

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Capitolo 10
*** La setta dell'amante ***


Vi chiedo scusa: per quanto io ci provi, questi programmi per scrivere sono sorprendentemente difficili: a volte funzionano altre no. Mi sto riferendo alle volte che vado a capo e, come ad esempio in questo capitolo, scende di due righe lasciando uno spazio che odio. Credo sia dovuto ai vari programmi che uso per scrivere: di solito uso OpenOffice (quello che preferisco, ma non segnala gli errori grammaticali) ma altre volte uso anche Word (lo odio profondamente, ma almeno mi dice dove sbaglio la grammatica). Questa nota era solo per scusarmi se non sempre i layout di pagina sono gli stessi.

Inoltre, nel caso nel capitolo ci siano spoiler particolari inerenti alla storia principale (i libri) lo dirò all'inizio, ma vi ricordo che in ogni capitolo ci sono riferimenti al libro. Ciò detto, buona lettura.

In questo capitolo è presente un ester egg. Ditemi se riuscite a trovarlo

 

--__--

 

Il risveglio il giorno dopo fu tutto sommato piacevole. Era finalmente un Guardiano, e, soprattutto, da quel momento in poi non avrebbe dovuto fare nient’altro che concentrarsi sugli allenamenti di Quidditch. Scese fino alla sala grande da solo, cercando di non adescare i sospetti dei più curiosi. Effettivamente, quei vestiti non sarebbero passati inosservati: mentre tutti indossavano un'uniforme grigio-nera, James aveva quella divisa tendente al rosso, con quel grande cappotto invernale. Se n'era accorto proprio quella mattina, quando tutte le sue uniformi erano scomparse, lasciando il posto a quegli strani abiti. Ad una rama di scale dalla sala grande, i suoi pensieri vennero interrotti.

-James!- salutò una voce all’entrata della sala grande, che James riconobbe subito senza neanche alzare lo sguardo.

-Buon giorno Peter, dormito bene?- chiese James, arrivato di fronte al Corvonero. Anche lui indossava quello strano cappotto, che differiva da quello del Grifondoro solo per colore

-Io si, tu?-

-Tutto ok, hai visto gli altri?-

-Eccoci- disse John, salendo dai sotterranei insieme a Jason. Solo in quel momento James si rese conto di quanto fossero vicine le due sale comuni: entrambe dovevano percorrere il sotterraneo, dove, alla fine, si dividevano all'altezza di un bivio, andando in direzione opposta -Che succede?-

-Volevo solo sapere come va- disse James -Da adesso in poi dovremmo avere una vita più calma-

-Da noi tutto ok, hai compiti da darci? E si, ci ricordiamo la storia che tu non sei il capo eccetera eccetera- chiese Jason, ricordandosi poi dei pensieri del Grifondoro. Tutti la pensavano come lui, ma lo consideravano come un leader dato che gli aveva insegnato a padroneggiare quegli incantesimi in meno di un giorno e aiutati a superare la prova.

-Tenete semplicemente gli occhi aperti, ci vediamo la mattina prima di colazione e la sera dopo cena, se succede qualcosa di importante o pericoloso, riuniamoci- disse James sorridendo -abbiamo più potere dei capiscuola, ricordatelo-.

James mangiò abbondantemente quello che aveva nel piatto, per poi accorgersi solo in quel momento che, a pochi posti di distanza, Hermione, a debita distanza da Harry e Ron, aveva finito la sua colazione. Guardava il fratello... Harry mentre parlava con Ron: “O tutt'e due” distinse, cercando di leggere il labiale

-James, la professoressa McGranit vuole che tu venga all’esercitazione pratica questa mattina- disse la ragazza sedendosi di fronte al ragazzo, nel posto che di solito occupava Joanne. James era preoccupato per le condizioni della ragazza, ma già sapeva che madama Chips, con ogni possibilità, non lo avrebbe fatto entrare. Finì la colazione, per poi alzarsi insieme alla ragazza, con la quale si diresse verso l'aula di Trasfigurazione


 

-Quindi se tendo le dita...-

-No, devi dare un colpo di polso- corresse James, cercando di spiegare meglio ad Hermione un incantesimo di arti oscure del terzo anno, di cui lei conosceva solo la teoria. Anche se gli era stato vietato di insegnare con un tale anticipo, se nessuno lo avesse saputo, di fatto non sarebbe successo

-Ehi, puoi dare una mano ai più bisognosi?- chiese disperato Ron, schiacciandogli in faccia il libro di trasfigurazione, mentre Harry teneva in mano il quaderno con gli appunti. Era incredibilmente facile per lui spiegare ad Harry e Ron quegli argomenti, che, al contrario di ogni previsione, capirono

-Ricordate che questa è la teoria, ma la pratica è un'altra cosa- disse James entrando nell’aula di trasfigurazione, mentre Ron ed Harry lo guardarono spaventati, cercando di imparare a memoria ciò che era scritto sia sul libro che sugli appunti.

-Cosa? Posso fare una lezione intera con James Potter? Cosa succede? Soffri di amnesia?- chiese Jason alle spalle di James, che sorrise alla vista dell’amico, salutandolo. Si accorsero solo allora che la professoressa era già arrivata, e stava distribuendo fiammiferi a tutti gli studenti di Tassorosso e Grifondoro. James si sedette accanto ad Hermione, che aveva già preso un fiammifero anche per lui. Avvicinando la sedia, si voltò a guardare il banco dove si era seduto con Joanne alla prima lezione, dove le disse che non sarebbe rientrato in quell'aula fino ad una verifica. Lei rise, dicendo che voleva vedere la reazione della McGranit quando avrebbe visto uno studente che, anche se non studiava, conosceva comunque gli incantesimi. Ovviamente non era lì in quel momento. Una storta alla caviglia era bastato per fermare tutti i curiosi, che non sapevano come mai la ragazza fosse finita in infermeria.

-Potter… voglio dire, James Potter, puoi mostrare a tutti quanti come si tramuta un fiammifero in uno spillo?- chiese la professoressa avvicinandosi al banco, riportando James alla realtà. James puntò la bacchetta verso il fiammifero, che si ingrigì rapidamente mentre uno dei due lati si appuntiva, diventando un normalissimo spillo. Tutti avevano la bocca aperta, la McGranit, al contrario, guardava James con lo sguardo severo a cui era abituato, metre cercava in tutti i modi di non incurvare le labbra. -Magari qualcosa di più difficile può divertirti: trasforma il candelabro sulla cattedra in un porcospino-.

James osservò per qualche secondo il candelabro a tre braccia situato dall’altra parte della classe, per poi colpirlo con un colpo di bacchetta secco e rapido. Il candelabro, esattamente come il fiammifero, si contorse cambiando colore, diventando un piccolo porcospino con gli aculei ben pettinati. Furono molti tra ragazzi e ragazze a guardare quel piccolo animale con occhi teneri, fermati dopo pochi secondi dalla professoressa che, avvicinandosi alla cattedra, fece svanire la bestiolina facendo comparire al suo posto un candelabro a cinque braccia.

-Beh, temo di dover dare due punti a Grifondoro- disse, non capendo se essere felice o dispiaciuta

-2? Facciamo 5!- disse Jason sorridendo. All’improvviso, venne riportato all’immagine delle quattro grandi clessidre nella sala grande. In particolar modo, quella all’estrema sinistra, aveva attirato la sua attenzione, facendo cadere alcuni granelli di sabbia rossa. Esattamente come era arrivata, la visione scomparve.

-Si, signorina Granger?- chiese la McGranit avvicinandosi alla ragazza, che era con la mano alzata

-Scusi professoressa, volevo sapere se poteva parlarci dei Guardiani di Hogwarts- chiese la ragazza con voce tremante, mentre guardava dalla parte opposta a dove si trovava James, che cercava lo sguardo di Jason, curioso. Effettivamente nessuno dei due conosceva la storia dei Guardiani della scuola.

-Molto bene- rispose la professoressa con voce rotta -Tutti quanti sapete… che questa scuola fu fondata da più di dieci secoli fa dai due maghi e le due streghe più famosi e potenti… dell’epoca: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Corinna Corvonero e Salasar Serpeverde. Col passare degli anni, i fondatori si sentivano distaccati dagli studenti, che li percepivano come veri e propri dei, data la loro bravura nella magia. Decisero di fondare una figura tra gli studenti, nota come Guardiano, che aveva il compito di riferire ogni evento particolare e, soprattutto, far sentire più sicuri e protetti gli studenti-

-Ma ciò è un bene…- interruppe titubante un ragazzo di Tassorosso che James riconubbe solo in quel momento: Nathan Zeller.

-Si, almeno in teoria- continuò riluttante la McGranit -ma, circa cinque secoli fa, un guardiano, creò nel castello una setta, nota come “La setta dell'amante”. Essi credevano, proprio come lo stesso Guardiano, che gli unici di cui dovevano aver paura gli studenti erano tutti coloro che non erano come loro, in poche parole: i mezzosangue. Appena il preside in carica se ne accorse chiuse la setta, rendendo inutilizzabile la loro sala di ritrovo, ormai chiusa da numerosi incantesimi. Di fatto, i guardiani diventarono sempre più rari, visto che quel posto non veniva visto di buon occhio dagli studenti, che lo fecero finire nel dimenticatoio, o almeno fino ad oggi- concluse la professoressa tirando uno sguardo a James e Jason, che si guardarono a loro volta.

-Cosa faceva la setta?- chiese Hermione senza alzare la mano.

-Magia nera, tramite sacrifici… sacrifici umani-


 

-Tu credi sia vero quello che ha detto la professoressa?- chiese Jason cercando di rimanere al passo di James

-Perché dovrebbe mentirci?- chiese a sua volta entrando in biblioteca -Hai visto la faccia della McGranit? Era veramente spaventata-. Entrarono sempre più all'interno della biblioteca, dove, per la prima volta, James non salutò la segretaria. Si fermò di fronte al cancello che lo divideva dal reparto proibito -James Potter, Guardiano di Grifondoro, apriti-. Il cancello, dopo pochi istanti, si aprì senza cigolare minimamente. Appena entrato si mise le mani sui fianchi, guardando cosa c'era scritto su ogni scaffale. Entrando in quello con su scritto “Mago Olaf occhio solo”. Era una libreria formata da otto scaffali stracolmi di libri molto spessi.

-Il mago Olaf è l'autore di tutto questo?- chiese Jason indicando con le mani tutti i libri

-Oh si- disse James prendendo la scala scorrevole, salendo di qualche scalino -scrisse la serie di manuali più proibiti della storia, con dentro scritta tutta la magia oscura esistente-

-E se in futuro venissero scoperti...-

-Oh, no, non esistono altri incantesimi oscuri, puoi crearne variando quelli dei primi volumi, ma probabilmente lo troveresti nei volumi successivi- disse James tirando fuori il volume più in alto all'estrema sinistra -Al volo- avvertì lanciando il libro a Jason, che per poco non lo fece cadere

-E... improvvisamente ti interessi alla magia nera?-

-Preparati per il prossimo- disse James facendo posare su un tavolo il gigantesco tomo, per poi lanciargliene un altro -e comunque io questi incantesimi li conosco già-

-E quindi... cerchi un passatempo?-

-Volume uno: base della magia nera, come approcciarsi e imparare la magia nera- disse James indicando il primo libro, per poi indicare l'altro, visibilmente più grosso -Volume tredici: formare una setta, guida pratica a tutti i rituali-

-E in questo modo sappiamo anche con maggiore precisione cosa faceva la setta- disse Jason ragionandoci su

-In realtà sapremo cosa sarebbe stata in grado di fare- corresse il Grifondoro -successivamente analizzerò tutte le loro possibilità, facendo anche un incrocio con la versione della McGranit-

-E noi cosa dobbiamo fare?-

-Tu nulla- disse James puntando la bacchetta verso i libri che si alzarono lentamente dalla superficie del tavolo, andando alle sie spalle -Ma Peter e John terranno d'occhio i Serpeverde e i Corvonero, penso che se la setta ci sia ancora e che abbia adepti solo in quelle case, i Grifondoro li guardo io-

-James, aspetta... devo dirti una cosa-

-Dimmi-

-Ecco, prima, durante la lezione, mentre ho detto “facciamo 5”, parlando dei punti che ti aveva dato la McGranit, ho avuto una visione delle clessidre delle case. Quella di Grifondoro, in particolare, aveva fatto cadere dei granelli di sabbia-

-Credo che sia normale, visto che adesso noi possiamo sia dare che togliere punti- concluse il ragazzo voltandosi, per poi cominciare a camminare -Sarà un effetto collaterale-

-Sarà-

 

Tornarono all’entrata della biblioteca, confermando il prestito dei volumi alla bibliotecaria, che acconsentì riluttante. Jason salutò James quasi subito, dato che, mentre lui era a lezione, James preferì cominciare a studiare i libri appena presi in prestito. Secondo entrambi erano semplicemente troppo grandi, nonché dettagliati. Quando poi Jason fece notare che il titolo del libro entrava completamente sul dorso senza andare a capo, James sospirò visivamente. Era arrivato al cortile di trasfigurazione, uno dei suoi posti preferiti per studiare. Inizialmente avrebbe voluto stare un po’ con Harry, vedere come stava Joanne, continuare con il gruppo studio. Quest’ultimo lo divertiva particolarmente, dato che gli piaceva spiegare ai suoi compagni, anche più volte.

-James Potter- tuonò una voce alle spalle del ragazzo, che si voltò. Era semplicemente la dama grigia, accompagnata dal frate grasso -letture leggere?-

-Devo fare una ricerca- disse James con indifferenza, sapendo perfettamente che loro non potevano impedirlo

-Si, abbiamo anche notato l'argomento-

-Magari volete che chieda a voi? Guardiani?- chiese James in un sorriso

-Tu come...-

-Lasciamo stare il “io come”: devo scoprire cosa è successo 5 secoli fa. Cosa accadrebbe se succedesse oggi?- chiese James serio, facendo ragionare la dama grigia, che se ne andò senza aggiungere parola -E tu non puoi fermarmi- aggiunse indicando il frate grasso, che fino a quel momento era rimasto in silenzio

-Non sono qui per questo, volevo chiederti aiuto con un ragazzo della mia casata-

-Nathan?- aggiunse James, ricordando il ragazzo -L'ho visto a lezione oggi, è successo qualcosa di strano?-

-Ha visto un fantasma... nel senso, uno non normale- si affrettò ad aggiungere appena vide la faccia del ragazzo, come se gli avessero appena fatto uno scherzo

-La duchessa delle lacrime?- chiese James, ragionandoci un po' su -Beh, farò ricerche al riguardo-

-Grazie- disse il frate andandosene. Pochi istanti dopo, anche James fece lo stesso.


 

James adorava quella giacca quasi quanto la valigia di Nick. Nella valigia c'era un piccolo mondo in cui si poteva vivere tranquillamente, mentre nella giacca c'era una tasca segreta, con un incantesimo estensivo irriconoscibile, dove era possibile tenere la borsa senza destare sospetti. Ma la valigia aveva anche una seconda utilità: all'interno si potevano usare apparecchi elettronici ed elettrici, come computer, televisori e, per fortuna di James, console per videogiochi. Non che le stesse usando, troppo impegnato come era a fare ricerche sulla setta ce aveva sentito poco prima. Il suo piccolo dono che gli permetteva di sapere in anticipo cosa ci fosse scritto nelle pagine più avanti tornò utile, facendo risparmiare tempo al ragazzo, che aveva già “letto” il primo libro. Aprì il taccuino che teneva nella tasca sinistra, per poi aprirlo e scrivere:

Diario di James,

le mie ricerche, oltre a farmi venire a conoscenza delle basi della magia oscura, non hanno prodotto alcun risultato. Qualcuno dovrà pur sapere qualcosa sulla 'Setta dell'amante', ed io lo scoprirò. Adesso credo che andrò a mangiare, poi leggerò il secondo volume, in cerca di informazioni più utili.”.

Dopo aver spento la luce, salì scala a chiocciola, uscendo dalla valigia. Ragionò parecchio su quello che aveva letto mentre scendeva alla sala grande. Aveva capito come padroneggiare al meglio la magia nera, ma non gli sarebbe servito a nulla, se non per accademia. L'idea di usare gli incanti che aveva letto non lo sfiorò neanche per un istante, considerando che aveva anche avuto difficoltà nel leggerli.

-James!- salutò Harry alla base del secondo piano, era con Peter, Jason e Ron -mangiamo insieme?-

-Certo- disse James, scendendo le ultime due rampe tre gradini per volta

-Peter e Jason ci hanno raccontato tutto, ti eri preoccupato per niente- disse Ron con un amplio sorriso

-Ah, beh... in questo caso- disse James assimilando l'informazione -5 punti verranno tolti a Corvonero e a Tassorosso-

-Perchè?- chiesero i due all'unisono

-Perchè avete divulgato informazioni riservate- spiegò voltandosi. In realtà, si era girato solo perchè nessuno vedesse la sua faccia. Aveva visto chiaramente i volti dei due ragazzi mentre gli toglieva i punti. Nessuna clessidra. Nessun granello. Cosa aveva Jason?

-Jason mi ha detto tutto, cosa hai scoperto?- chiese Peter riferendosi alle ricerche che James aveva effettuato durante la mattinata, cercando di non pensare ai punti che aveva perso, anche se era comunque ben percepibile una punta di amarezza nella sua voce

-Nulla- rispose James riluttante -Solo nozioni di base della magia nera-

-Aspetta. Non ti starai informando riguardo la setta dell'amante?- chiese Ron

-Ragazzi, scusate ma questi non sono affari vostri- disse Jason, concludendo i discorsi, sperando di ricevere i punti che avevano appena perso. Arrivarono in fretta alla sala grande, sia per fame che per silenzio. Harry, James e Ron, dopo aver salutato Peter e Jason, si diressero al loro tavolo, senza però sedersi

-POTTER- urlò una voce alle spalle dei ragazzi -Cos'è questa storia?-

-Joanne!- disse James voltandosi, ritrovandosi la ragazza a pochi centimetri dalla faccia. Inizialmente si ritrasse, ma Joanne lo tirò a se dalla giacca, per poi dargli un vistoso bacio sulla bocca. James rimase confuso, continuando a guardare la ragazza con sguardo stupito

-Se non lo fai tu, lo dovevo fare io- disse la ragazza, lasciando il ragazzo, per poi andare dalle sue amiche che la accolsero con un sorriso, sia per rivederla dopo quei giorni di assenza che per l'atto teatrale che aveva appena fatto.

James sorrise, voltando lo sguardo alla sua destra, ed incontrando gli occhi degli altri Guardiani. John aveva più uno sguardo provocatorio, mentre le sue labbra si muovevano, formando la frase: “dacci dentro tigre”.


 

--__--


 

Ed eccoci al decimo capitolo di FF, spero vi sia piaciuto!

Forse avrete notato che ho cambiato il nome di Corvonero da Priscilla a Corinna (si, Corinna è un nome). Ciò è dovuto al mio voler tornare al primo doppiaggio e ad un piccolo capello fuori posto che aveva la mia FF: l’iniziale del nome e cognome dei fondatori è la stessa, eccezion fatta per Corvonero. Di fatto, il “nuovo” nome risolve questo problema. Spero non ci siano troppi disagi.

Nathan Zeller?

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Capitolo 11
*** Un normale primo sabato di Ottobre ***


Una domanda mi ha chiesto se questa è la FF del film o del libro di Harry Potter. Io vi dico che prendo un po' di cose dal film e altre dal libro, cercando di fare una storia credibile e che comprenda più elementi possibili.

Inoltre, in questo capitolo ci sono molti spoiler della FF di Caleel “Memorarum”, quindi, se non l'avete letta, vi sconsiglio di continuare a leggere (i link gli trovate qui sotto). Inutile dire che vi consiglio di leggere i capitoli precedenti prima di leggere questo. Quindi… ecco il capitolo numero undici di FD.

Infine, in questo capitolo è presente un ester egg. Ditemi se lo trovate ^_^.

 

--__--

 

Settembre aveva lasciato il posto ad un gelido Ottobre.

James, anche se non ricordava come, era stato convinto da Joanne a partecipare alle lezioni di trasfigurazione insieme a Tassorosso. "In fondo è la tua materia preferita" si giustificava spesso lei. Lui, più che altro, non riusciva a negare, visto che le era molto affezionato. A detta di tutti, erano la coppia più giovane che Hogwarts abbia mai visto, ed effettivamente fidanzarsi a undici anni non era una cosa da tutti.

Quel venerdì, dopo la solita lezione mattutina di incantesimi pratici, James, insieme agli altri Guardiani, si diresse verso la sala grande, puntualmente per l'ora di pranzo.

-Oggi faccio una supervisione della scuola- disse James mettendo la bacchetta in tasca -qualcuno di voi vuole accompagnarmi?-

-Io ho pozioni dopo pranzo- rispose John subito dopo che gli altri due dissero di no -ma poi ho storia della magia, e quella non la posso saltare-. Ci pensarono solo allora, ma intanto ognuno aveva trovato la sua materia preferita, in cui eccellevano, ad eccezione di James, che eccelleva in tutte: infatti per il Grifondoro era trasfigurazione data la sua difficoltà, per Jason era divinazione, Peter eccelleva negli incantesimi mentre John era l'unico ad andare a genio al professor Piton, data la sua bravura nelle pozioni. Di fatto, durante la verifica che aveva effettuato insieme a Serpeverde, James notò che il professore si era perfino lasciato sfuggire un complimento, evento più unico che raro.

La sala grande non era caotica come al solito, bensì molto di più.

-Cosa succede?- chiese James

-Ah, già, tu non vieni alle lezioni- disse John con una punta di amarezza, guardando storto il Grifondoro prima di continuare -i migliori del primo e del secondo anno possono andare ad Hogsmade accompagnati dai professori della materia in cui risulteranno i migliori. Ovviamente serve l'autorizzazione dei genitori-

-Davvero?- chiese James -Non lo sapevo-

-È strano che non sappia neanche questo... sicuro di non aver cambiato la storia in maniera drastica?- chiese Peter premuroso

-Non credo- ragionò il Grifondoro -In fondo è passato solo un mese da quando sono arrivato ad Hogwarts-

-Ciao amore!- disse Joanne, sbucando alle spalle di James abbracciandolo mentre gli baciava la guancia destra -Pranziamo insieme?- chiese senza aspettare una risposta, tirando via James per una manica, che non riuscì ad opporsi. Venne scaraventato su una panchina, di fronte ad Harry e Ron e accanto ad Hermione, che era china su un libro di trasfigurazione.

-Noi ci abbiamo rinunciato- disse Ron guardando lo sguardo incuriosito di James, mentre metteva in fila le figurine della sua collezione, catalogandole in comuni, rare e doppioni. Queste ultime erano molte di più rispetto le altre.

-Tu, invece? Confidi nella McGranit?- chiese James rivolgendosi ad Hermione, che si allontanò dal ragazzo senza muovere gli occhi dal libro, che si stavano muovendo sempre più freneticamente -E tu Joanne?-

-Non so il come mai, ma sembro portata in Babbanologia- disse la ragazza, cominciando a mangiare -Magari...-

-Posta in arrivo- disse Ron distraendo Hermione e interrompendo Joanne.

Uno stormo di gufi aveva invaso il tetto della sala grande, che quel giorno era un cielo non troppo nuvoloso. Uno spuntava tra tutti: un barbagianni nero con più pacchi tenuti tra le zampe, seguito da una civetta completamente bianca con un solo pacco non molto grande, lungo e sottile. Erano entrambi diretti al tavolo di Grifondoro, dove il secondo fece cadere il suo pacco su Harry, mentre il primo cadde rovinosamente sul tavolo, rovesciando un piatto di patate fritte che era al centro.

-Enny, santo cielo, stai bene?- chiese James accarezzando il suo gufo, che si alzò immediatamente come per magia

-Un po' presto per la posta, non trovi?- chiese Joanne al ragazzo accanto a lei

-Harry... non sarà mica...- chiese Ron sbalordito. Per poi alzarsi di scatto insieme all'amico, che corsero insieme in direzione della porta. Quando James li vide, tirò fuori la bacchetta di tasca, per farle fare un movimento fluido prima di puntarla verso il suo piatto e quello di Joanne. Il cibo al di sopra di esso cominciò a fluttuare, spostandosi alle spalle della ragazza. Quando James mise la bacchetta in tasca, poco dopo essersi alzato, anche i suoi pacchi si alzarono, mettendosi poco dopo il cibo.

-Andiamo alla sala comune- disse James cominciando a camminare a passo sostenuto verso Harry e Ron, che si erano fermati a parlare con un ragazzo che James non riuscì a vedere, anche se capì quasi subito chi fosse -Signor Malfoy, buongiorno, quel pacco è suo?-

-No, è di tuo fratello, è una scopa, non dovrebbe averla- disse Draco con un sorriso stampato sul volto

-Per prima cosa: non so da dove venga questa profonda mancanza di rispetto nei miei confronti. Data la tua maleducazione, cinque punti verranno sottratti a Serpeverde- disse mentre la ragazza lo raggiungeva ed Harry e Ron si guardavano il Guardiano sbalorditi con la bocca esageratamente aperta -Secondo, Harry ha una regolare documentazione e permesso per avere il suo personale manico di scopa. Quindi, se non glielo ridarai immediatamente, toglierò a Serpeverde altri venti punti-.

Draco non se lo fece dire due vote: ridiede ad Harry la sua scopa tirandogliela addosso, per poi andare verso il suo tavolo.

-James... sei stato-

-Sbalorditivo- concluse Ron, continuando la frase di Harry -Hai davvero tolto punti a Serpeverde?- chiese successivamente, per poi ricominciare a camminare verso la sala comune appena vide che, con un grosso ghigno, James stava annuendo.

Corsero le scale tre gradini per volta fino ad arrivare al settimo piano, per poi entrare nella sala comune di Grifondoro.

-Dai aprila, voglio vedere- disse Ron riferendosi alla Nimbus 2000 di Harry, senza vedere che anche James aveva aperto la sua. Era un manico all'inizio ricurvo, che andava a drizzarsi sulla fine. "Ergonomica" pensò James. Alla fine, proprio sul concludersi del manico, in caratteri dorati, la scritta "Nimbus 2000" risplendeva alla luce delle candele presenti nella stanza. Era esattamente come la ricordava, o almeno come ricordava quella del film. Le setole perfettamente pettinate, quella specie di poggiapiedi, il manico ricurvo. Era una scopa fantastica.

-Wow, non ne ho neanche toccata una- disse dispiaciuto e al tempo stesso ammirato Ron

-Fammi vedere gli altri pacchi- disse Joanne, poco interessata alla scopa.-

-Ok, vediamo questo- disse James prendendo un piccolo pacco cubico -"Ciao figliolo, questa è la tua paghetta"- lesse, con una faccia disgustata da “figliolo”, aprendo la piccola scatola, che era piena di galeoni d'oro. Anche Harry e Ron avevano perso di vista la scopa, rimasti strabiliati dall'enorme quantità di denaro

-È lo stipendio annuale di mio padre- disse Ron ancora con la bocca aperta

-Beh... è la mia paghetta, a quanto sembra- disse James mettendo di lato il pacchetto, prendendo una lettera sempre dal professor Silente, per poi leggerla ad alta voce:

"Caro James,

ti chiedo scusa, ma ho dovuto prendere in prestito Enny. Dovevo spedire delle lettere che non venissero intercettate, e Fanny ormai è troppo riconoscibile. Ti allego, insieme a tutte le lettere che fino ad oggi non avevi ricevuto, un piccolo regalo che mi sento in obbligo di farti. Tuo padre me lo aveva dato prima di morire, vorrei che tornasse a voi: a te ed Harry. Fatene Buon uso

Silente"

James prese il pacco, che sembrava contenere vestiti e lo mise sotto il cappotto

-Cos’è?- chiese Harry curioso, sapendo che era anche suo

-Un mantello, ma appena te lo farò vedere tu lo userai per qualunque motivo, e dobbiamo usarlo solo per le emergenze- disse James

-James, sono cresciuto senza avere oggetti personali, non credo di essere così avaro e possessivo- affermò Harry leggermente offeso

-Ne sono sicuro, ma chi era che voleva un calderone in oro?- chiese con sarcasmo, facendo abbassare gli occhi ad Harry, imbarazzato

-Comincio a sentirmi troppo povero per questo gruppo di amici- disse Ron

-Le altre lettere che dicono?- chiese Joanne

-Questo era il mantello di nostro padre, provalo- disse James ignorando la ragazza, porgendo il pacco ad Harry. Era un pacco avvolto in una carta rossa, chiuso da un filo d’orato, che Harry aprì con cura, rivelando un normale mantello grigio argento, sorprendentemente leggero, che cadendo a terra formava piccole pieghe lucenti. Ron e Joanne rimasero senza fiato.

-È il mantello dell'invisibilità!- dissero i due all'unisono, mentre James sorrise al fratello incuriosito

-Il cosa?-

-Dove lo ha trovato tuo padre?- chiese Ron sempre più incuriosito

-Vallo a sapere- disse James riluttante -Vediamo come ti sta- suggerì ad Harry, che se lo getto alle spalle. A Ron scappò un grido mentre James incurvava le labbra sempre più.

-Guarda- continuò James indicando in basso, vedendo che Harry era ancora più incuriosito. Guardò in basso, alla ricerca dei suoi piedi, notando solo in quel momento che erano spariti. Corse allo specchio, domandandosi se tutto il suo corpo fosse diventato così, trovandone la conferma: lo specchio mostrava una testa sospesa a mezz'aria sopra un corpo invisibile. Tirandosi il mantello sopra la testa, il ragazzo scomparve del tutto. Si voltò verso il fratello, che stava leggendo le lettere arretrate con fare curioso.

-Quando hai finito dammelo- continuò James, senza staccare lo sguardo dalle lettere. La maggior parte venivano dal professor Silente, altre da ragazzi di Hogwarts, altre ancora dalla gazzetta del profeta, che gli chiedevano interviste.

-Tieni- disse Harry porgendo al fratello il mantello, che lo vide non molto dispiaciuto

-Sarebbe cattivo da parte mia tenerlo solo per me- disse James colpendolo con la bacchetta, facendolo piegare da solo fino a quando non raggiunse la grandezza di un bicchiere da vino -quindi, quando ti serve, prendilo- concluse con un sorriso, tornando a tutti quei fogli ben piegati, per poi prendere un pezzo di carne che ancora fluttuava alle spalle di Joanne, mentre finiva di leggere le lettere.

 

-Non ti credi un po' troppo avvantaggiato?- chiese John, mentre, con James, camminava in giro per il castello, senza seguire un percorso specifico. Aveva deciso di saltare quella lezione di pozioni, seguendo James, che faceva un giro per il castello, controllando che fosse tutto a posto.

-Cosa intendi dire?-

-Il preside ti dà l'autorizzazione per andare ad Hogsmade già al primo anno... e senza essere il migliore della classe in qualcosa-

-Questo perchè sono già il migliore della classe in qualcosa. In tutto per essere chiari- concluse James, controllando dietro una colonna del cortile in pietra.

-Comunque, pronto per gli allenamenti?-

-Quali allenamenti?- chiese James

-Andiamo: hai ricevuto dalla McGranit un manico di scopa dopo aver dato la tua piccola esibizione alla lezione di volo, stiamo andando al campo di Quidditch e io non sono Peter, di conseguenza so tenere un segreto-

-Beh, se la metti su questo piano, stai parlando con il nuovo cacciatore di Grifondoro- disse James con fierezza, gonfiando visivamente il petto.

-Complimenti- disse John non molto entusiasta -Considera che tra un mese affronti i Serpeverde, e se non ho letto male hanno vinto loro l’anno scorso-

 

Il giro che James e John fecero insieme finì poco dopo, giusto il tempo di arrivare al campo di Quidditch. Un’altra volta, James trovò qualcosa che non si aspettava. Invece di essere completamente vuoto, il campo era pieno di giocatori che si stavano allenando già da tempo, a quanto sembrava. James mise il cappotto su uno spalto, tirando fuori la valigia che Nick gli aveva dato tempo prima. Si stava rivelando molto più comoda del previsto: oltre ad avere un luogo dove non veniva disturbato, James aveva anche la possibilità di portarsi dietro qualunque cosa, senza contare il “bagno portatile” che ne derivava, salvando il ragazzo dal continuo girare da una parte all’altra del castello alla ricerca di quello pubblico. Aprì la valigia di scatto, per prendere la scopa che era in cima alle scale.

-Ciao James, sono felice che sia riuscito a raggiungerci- disse Oliver ancora sul suo manico di scopa, con il quale si era allontanato dagli anelli e avvicinato agli spalti -Vediamo cosa sai fare-.

James non se lo fece dire due volte: scavalcò con il piede sinistro la scopa, per poi abbassarsi immediatamente.

-Oh, Fred, Geroge, possibile che non sappiate ancora tenere sott'occhio un bolide?- disse Baston riferendosi alla piccola palla in metallo che aveva quasi colpito James, che intanto aveva cominciato a scendere dagli spalti. L'adrenalina che stava provando in quel momento era indescrivibile: le gambe erano sorprendentemente leggere, mentre il mondo, suoni, colori, luci, sembravano andare a rallentatore. Inforcò la scopa come aveva fatto prima. Riusciva a sentire l'erba attraverso le scarpe da trekking, una sensazione a contrasto con il manico di scopa levigato ma che si univa all'aria fredda che gli scompigliava i capelli. Si diede una spinta verso l'alto, sentendo l'aumento dell'aria che faceva resistenza con la velocità della scopa.

-Piacere, sono Angelina Johnson- disse una ragazza alle spalle di James, che con una mossa repentina si girò, per poi fermarsi.

-Piacere, io sono James- disse stringendo la mano della ragazza, che indossava l'uniforme della squadra in maniera impeccabile, come gli altri cinque ragazzi

-Katie Bell- si presentò una seconda seconda ragazza avvicinandosi.

-E Alicia Spinnet?- chiese mentre stringeva la mano della ragazza

-Si è dovuta trasferire, adesso e a Beauxbaton- disse Angelina con un sorriso spento -spero di rivederla un giorno-

-Lo farai-

-Come?-

-Intendo dire... te lo auguro- si corresse James subito

-Ehi, voi, laggiù, volete anche un the?- chiese Baston, che era tornato agli anelli, facendo cominciare l'allenamento dei cacciatori.

 

-Non pensavo che il Quidditch fosse così stancante- disse James cambiandosi la maglietta e il gilet

-Beh, senza dubbio non te la sei cavata male, sembra che tu giochi da anni, come tuo fratello del resto- disse Oliver tirando uno sguardo ad Harry, che li aveva raggiunti in un secondo momento. L'allenamento dei due fratelli era molto simile: James doveva segnare mentre in difesa c'erano le due cacciatrici e Baston, mentre anche Harry, basandosi su velocità e agilità esattamente come il fratello... James, doveva prendere palline da golf lanciate dai fratelli Weasley, che cominciarono molto preso a doverle incantare perchè volassero, visto che Harry le prendeva con troppa facilità a detta loro.

-Tieni- disse James lanciando ad Harry una camicia pulita. Aveva preso l'abitudine di tenere un cambio in più anche per lui.

-Grazie-

-Ragazzi, andiamo a mangiare?-

-Scusate?- chiese una voce timida all'entrate degli spogliatoi delle squadre di Quidditch -James è qui?-

-Sono io- disse James chiudendo la valigia per poi farla sparire dentro i cappotto, indossandolo

-Ecco, ci siamo visti qualche volta al tuo gruppo studio, mi chiamo...-

-John Lane, primo anno, Corvonero, frequenti molto spesso il guardia-caccia e sei una frana in pozioni, mentre se abbastanza portato in difesa contro le arti oscure e in cura delle creature magiche- elencò James appoggiandosi ad una parete, facendo attenzione a non farsi sentire da nessun altro.

-Si- continuò John stupito -Ti volevo chiedere dove fosse John, il Guardiano di Serpeverde-

-Oggi mi ha accompagnato ad una supervisione della scuola, ma non lo vedo da metà pomeriggio- disse James senza pensarci su

-Ok, grazie comunque- ringraziò John allontanandosi

-John, un'ultima cosa- disse James fermando il Corvonero -Non preoccuparti di John, pensa più a te-

-James!- disse Jason correndo verso il Grifondoro, mentre John si allontanava lentamente -Devi venire subito! Corri-.

James cominciò a correre dietro Jason, che lo stava guidando fino alla torre dell'orologio, continuando su per le scale, fino all'infermeria, dove aprì le porte con una forte spinta.

-Che succede?- chiese James entrando, per poi guardare il ragazzo seduto al centro della stanza, coperto da lunghi capelli arcobaleno che andavano oltre i piedi -Peter?-

-James! Che mi sta succedendo- chiese il Corvonero in un tono disperato

-Siamo un gruppo di disagiati, ecco cosa sta succedendo- rispose James ironico -Jason, va a chiamare la professoressa McGranit, madama Chips, può chiamare il professor Silente?-.

Entrambi i professori arrivarono pochi minuti dopo, contemporaneamente, mentre James cercava di consolare Peter, promettendogli che sarebbe tornato in sesto per la cena.

-Santo cielo! Cos'è successo?- disse la McGranit guardando Peter, che aveva le lacrime agli occhi

-Credo sia un metamorfomagus- disse James, che si staccò solo in quel momento dal ragazzo al centro della sala

-Ma non è ereditario?- chiese Jason, che non conosceva molto bene l'argomento

-Beh, evidentemente no. Insomma, è sia ereditaria che... casuale, per così dire-

-Speravamo che ci potesse aiutare, insomma, voi siete insegnanti di trasfigurazione- disse Jason, prendendo parte alla conversazione

-Tendenzialmente i metamorfomagus sono in grado di trasformarsi con facilità, basta un minimo di concentrazione- disse il professor Silente con voce pacata, riflettendo in che modo aiutare il ragazzo

-Devi provare a concentrarti, pensa a come vuoi i capelli, immaginali sulla tua testa- consigliò James, facendo concentrare Peter, che chiuse gli occhi. I capelli cominciarono piano piano a ritirarsi, mentre il colore si scuriva sempre più. I capelli si fermarono quando diventarono marrone scuro, con una lunghezza non eccessiva, arrivando non oltre le orecchie. -Vedi- disse James con un sorriso, che non venne ricambiato né da Peter né da Jason, che risposero con uno sguardo cupo e allo stesso tempo arrabbiato.

Tra le premure di madama Chips e degli altri professori, i tre Guardiani uscirono dall'infermeria poco prima dell'ora di cena, pronti ad andare alla Sala Grande.

-Adesso spiega- disse Peter spazientito e visivamente arrabbiato. Sia James che Jason non lo avevano mai visto in quello stato, abituati a vederlo solare e allegro.

-Cosa?- chiese James confuso.

-Come facevi a sapere cosa dovessi fare? Che io sappia non sei un metamorf... quel coso lì-

-Tu credi che...-

-Io so che-

-Spiegate anche agli stupidi?- chiese Jason

-Attualmente ho confermato una teoria-

-Questo tipo assorbe informazioni- disse Peter, guardato storto da Jason che continuava a non capire

-Io so volare sulla scopa perchè tutti quelli che hanno usato quel manico adesso sanno volare molto bene- spiegò James -so cosa deve fare un metamorfomagus perchè, toccando Peter, lui lo saprà, prima o poi-

-E allora come fai a sapere cosa succederà, e gli incantesimi? Tutte le altre materie?- chiese Jason, facendo tornare nei dubbi entrambi i ragazzi

-James, ora voglio la verità- disse Peter guardando il Grifondoro negli occhi -Cosa hai intenzione di fare?-

-Voglio sapere cosa mi è successo- disse James serio continuando a guardare negli occhi Peter -Migliorare il finale della storia che conosco e, soprattutto, fare si che tutti siano felici. Non mi sono avvicinato solo per “rubarti” il potere- concluse facendo vistosamente le virgolette.

-Beh, andiamo a mangiare?- chiese Jason, facendo tornare di buon umore i ragazzi. Jason era tornato molto utile negli ultimi tempi: era in grado di mantenere la calma molto facilmente ma soprattutto era in grado di calmare tutti i ragazzi che gli stavano vicino, facendo tornare il buon umore senza difficoltà. Quasi non si accorsero di essere arrivati alla sala grande, dove si divisero ognuno al suo tavolo. James aveva trovato posto tra Joanne e Ron, mentre Harry era seduto al tavolo di fronte. Lasciò cadere all’indietro il cappotto rosso, dall’altra parte della panca, che toccava il pavimento in una serie di pieghe scure.

-Dov’è Hermione?- chiese James per cominciare una conversazione

-Nella sala comune, probabilmente starà studiando per andare ad Hogsmade- rispose Joanne distrattamente, cominciando a mangiare. All’improvviso, un foglio di carta piegato come un origami a forma di uccello cadde nel purè di James, attirando la sua attenzione.

-Per i consunti boxer di Merlino, Simon non sai controllare un foglio di carta?- chiese una voce al tavolo di Tassorosso, che fece voltare James

-Beh, scusa se non sono Helga- disse un’altra voce ad un altro tavolo. James non ci fece caso, e aprì lentamente il pezzo di pergamena piegato con cura, per poi leggere:

Ciao James,

noi tassi ci siamo accorti che sono passati fin troppi sabati sera che non sono sembrati sabato sera XD. Quindi, abbiamo deciso di riparare a ciò dando una festa alla nostra sala comune, poco dopo cena, e i guardiani sono invitati <3. Ci vediamo nella nostra sala comune 45 minuti dopo cena.

Avverti Peter e John per favore.

Ci vediamo dopo.

Un Tassorosso”

-Cosa dice?- chiese Joanne incuriosita.

-Una festa, e voi non potete venire- si affrettò ad aggiungere, guardando lo sguardo di Joanne illuminarsi -Io posso andare in giro di notte, ma voi non potete fare lo stesso-

-Uffa- borbottò Joanne, mettendo altro pollo nel piatto

-Io credo che per stasera mi tengo leggero- disse James con un sorriso appena accennato colpendo con la punta della bacchetta il foglio di pergamena, che si piegò come un uccello che prese vita, sbattendo le lai ed andando al tavolo di Corvonero, dove cadde con dolcezza sul piatto di Peter, che lo lesse poco dopo.

Dopo cena, che non fu molto abbondante, al contrario delle precedenti, James salì insieme agli altri Grifondoro nella sala comune.

-Ci vediamo dai Tassorosso- urlò a Peter appena si divisero

-Ma se ci andiamo con il mantello dell’invisibilità?- pensò Ron

-Ma se usaste questa serata per studiare?- chiese James, facendo cadere nel silenzio l’amico tra le risate degli altri -Strano-

-Cosa?- chiese Joanne, entrando subito dopo James nella sala comune

-Non c’è nessuno-

-Beh, dai tempo agli altri Grifondoro di…-

-Hermione, non c’è Hermione- disse James un po’ preoccupato

-Magari… è dalla McGranit- ipotizzò un’ipotesi Ron, che non venne presa in considerazione

-James, Hermione è nel letto, non si sente molto bene- disse una ragazza del secondo anno, con un tono di voce rassicurante, dirigendosi al dormitorio

-Risposta evasiva, direi-

-Cosa intendi dire?- chiese Joanne, avvicinandosi al ragazzo

-Non vedo Hermione da quasi due settimane ormai, e alle lezioni di Trasfigurazione a volte neanche mi guarda in faccia neanche-

-Se vuoi vado ad investigare io, ma tu vatti a fare una doccia e cambiati- disse la ragazza riferendosi alla valigetta 24 ore che James si portava sempre dietro, dandogli una vistosa spinta verso i dormitori.

 

Joanne aprì la porta, ritrovandosi dall'altra parte tutte le Grifondoro del primo anno. Hermione, la ragazza che stava cercando, era rannicchiata nel suo letto, in mezzo a molti libri raffiguranti cerchi alchemici e numerosi disegni contornati da molte righe di quello che non sembrava essere inglese. “Ok, anche se non ti sta simpatica, prova una conversazione, devi scoprire cosa succede. Fallo per James” penso tra se e se Joanne, immedesimandosi nel ruolo di un agente segreto.

-Ehm, Trasfigurazione?- chiese Joanne ad Hermione, che non distolse lo sguardo

-Si- rispose stupita, con il tono di voce che si usa per parlare cordialmente ad una persona che non si sopporta

-Come mai non c'eri a cena?- chiese Joanne con un finto tono curioso

-A te cosa importa?-

“Senti, tipa, questa conversazione è già difficile di suo” erano le parole che Joanne avrebbe voluto dire, ma dalla sua bocca uscì altro: -Perchè dovrei chiederti qualcosa... mi serve il tuo aiuto-

-Il mio aiuto?-

-Si, ecco, vedi, non riesco più a stare dietro le spiegazioni di James, quindi, mi servirebbe una mano nello studio-

-Ah si?-

-Vorrei fare colpo-

-Colpo- ragionò la ragazza -Beh, ok-

-Scusa per quello che ho fatto... volevo solo avvertirti- disse Joanne sedendosi sul letto facendo attenzione a non schiacciare nessun libro -Amiche come prima-

-Amiche come prima- rispose Hermione in un sorriso. Appena Joanne si alzò, Hermione la salutò come un'amica, visto che ormai erano quello. Amiche.

 

-Amiche come prima?- chiese James, che stava aspettando la ragazza in fondo alle scale, ben conscio di non saperle salire

-Tu lo sapevi?- chiese Joanne scendendo le scale

-No, ma ho delle orecchie, con la quale sono in grado di udire suoni e discussioni- rispose in un sorriso James, voltandosi verso la ragazza -Gli serve un'amica, e tu potresti esserlo-

-E ti saresti fatto la doccia?-

-Sei una ragazza, ci metti molto più tempo a parlare di quanto immagini- disse il ragazzo in un sorriso. Indossava un completo nero, con una camicia rossa, che si intonava alla cravatta dello stesso colore della giacca.

-Questa la togliamo...- disse Joanne slacciando a James la cravatta, per poi mettersela al collo -Questo lo sbottoniamo...- continuò aprendo il primo bottone della camicia, che stringeva con mota forza collo del ragazzo -Ti vedo pensieroso-

-E sai anche perchè- disse James in un sorriso spento

-Tuo fratello e nel dormitorio, che problema c'è?- chiese la ragazza, aspettando la risposta. James rimase in silenzio alcuni secondi interminabili.

-Beh... mi sembra di star dimenticando qualcosa, ma magari è solo una sensazione- disse James salutando, quando il volto gli si bloccò in un'immagine di terrore -Nathan!-. Si diresse a tutta velocità verso l'entrata della sala comune per poi voltarsi -Non aspettarmi alzata... ti amooooooo- urlò alla fine correndo, lasciando la ragazza a sorridere, prima che tornasse al suo dormitorio.

A James cominciavano a fare male le gambe, e i polmoni avevano cominciato a bruciare, stava correndo come un pazzo dal settimo piano ai sotterranei dove sapeva che ci fosse Nathan. Era quasi arrivato, quando un flash lo abbagliò e lo fece indietreggiare. Aveva poco tempo, camminò a passo svelto cercando di sembrare il più normale possibile. Il corridoio era stato acceso da Tom Zeller, il fratello di Nathan, che aveva acceso tutte le torce contemporaneamente. Giunto al corridoio, vide Nathan bloccato dalla paura, mentre due ragazzi erano di spalle poco più avanti. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il mantello di suo padre... del padre di Harry, aprendolo di scatto e lanciandolo su Nathan, per poi cominciare a parlare con un tono imperatorio.

-Voi due, cosa state facendo?-. Il volto di Nathan si trasformò in terrore puro, per poi svanire piano piano quando si accorse che, per un motivo ignoto, suo fratello non lo vedeva. Girando il collo verso destra, dove un vecchio specchio era attaccato al muro con la magia: l'immagine che lo specchio rifletteva la parete alle spalle del Tassorosso, che per poco non scoppiò in un urlo, se non si fosse ricordato di non doversi far notare. Furono le parole del fratello a riportarlo al discorso. Il ragazzo insieme a Tom era un Grifondoro, che sembrava essere un secondo anno vista la statura ridotta in confronto al prefetto. Aveva una vistosa pancia che il gilet teneva a difficoltà, anche se James osservò i capelli neri e gli occhi marrone scuro. Di fatto gli somigliava molto, erano proprio gli occhi, e i molti chili di differenza, a differenziarli: lui, in fondo, aveva gli occhi di sua madre.

-Un Serpeverde ha rubato un libro a questo Grifondoro, e, nel caso ciò fosse vero, toglierò i punti alla casa, in caso contrario... se posso chiedere, tu hai il permesso di stare qui?-

-Sono un Guardiano di Hogwarts, quindi si, posso andare per il castello di notte-

-E allora perchè sei qui?-

-Avevo sentito un armatura rompersi, e sono andato a controllare. Poi ho sentito dei passi, e ho deciso di investigare- mentì lui. Si stupì di quella scusa uscita con quella facilità.

-E ti serviva l'abito per fare ciò?-

-In anzi tutto, questo abito è dovuto al torneo serale di scacchi di Grifondoro, al quale ho deciso di partecipare vestito in maniera più elegante- disse James, assumendo un tono più autoritario, sperando di apparire convincente mentre diceva quella balla colossale -secondo, non tollero questo tono nei confronti di un Guardiano. Per questo motivo a Corvonero verranno tolti 5 punti-

-Certo, scusi-

-Non serve il “lei”, ma il rispetto- corresse James, cercando di avere uno sguardo più serio di quello di Tom

-Ok, abbiamo finito?- chiese il ragazzo in un sorriso, voltandosi, e cominciando a camminare verso la sala comune di Serpeverde, mentre James si dirigeva verso la parte opposta, sussurrando all’orecchio di Nathan: “Ti aspetto alla tana”.

 

James non aspettò più di qualche minuto, prima che Nathan apparisse alle sue spalle, togliendosi di scatto il mantello che lo rendeva invisibile a tutti.

-Come te lo piego?- chiese Nathan, cercando di piegare il mantello come fosse un lenzuolo

-Questa non è la domanda che mi vorresti fare- disse James toccando con la punta della bacchetta il mantello, che si piegò in aria su se stesso fino a diventare poco più grande di una pallina da tennis -La vera domanda è: cos’è quel simbolo?-

-Lo conosci?- chiese Nathan speranzoso, per poi ricordarsi le parole del ragazzo –Ah, già, non lo sai perché lo scrittore non ha finito di scriverlo-

-Sto già facendo delle ricerche, e anche tu dovresti fare lo stesso-

-Fino a dove arriva la storia che sai?-

-Fino alla partita Corvonero\Tassorosso-

-E…-

-E John dovrà piangere insieme a tutti i suoi amici corvi- concluse in un sorriso, fermandosi di fronte alle botti, dove una sapeva esserci l’entrata della sala comune di Tassorosso -Io… ehm, non so…-

-Ok, la botte è questa- disse Narthan mettendosi di fianco a James, per poi cominciare a battere sulla botte il ritmo della fondatrice della casa, facendo aprire il tappo della botte, dove un braccio tirò dentro Nathan di peso. James si allontanò inizialmente, pensando che succedesse anche a lui. Dopo qualche secondo, James rimise in tasca la bacchetta, per poi entrare gattonando nella tana dei tassi, che era esattamente come se l’aspettava: una sala circolare in pietra ricoperta da un gigantesco tappeto. Ma quel giorno era diversa: i tavoli e i mobili erano stati spostati alle pareti, trasformando la sala in una pista da ballo improvvisata, la radio era stata ingrandita con la magia e la luce soffusa proveniva da delle lucine fluttuanti chiuse in piccole sfere di ghiaccio, che volavano poco distanti dal soffitto.

-Beh, ecco l’ospitalità dei Tassorosso- disse Jason avvicinandosi a James per poi porgli un calice colmo fino all’orlo di burrobirra

-Non posso di certo lamentarmi, dov’è Peter?- chiese James, ricevendo in risposta un cenno con la testa in direzione di un ragazzo che ballava in mezzo alla pista, indossava una camicia blu scuro e un paio di pantaloni argentei e cambiava il colore dei capelli a tempo di musica mentre ballava. -Si sta divertendo- aggiunse guardando verso Nathan, che stava parlando con un giovane Cedric Diggory.

-Hai visto John?- chiese Jason in un sorriso, da quale James riuscì a capire che non avesse bevuto solo burrobirra

-Pensavo lo sapessi tu… ah, non si vede da oggi pomeriggio- disse James, ricordandosi della chiacchierata con Lane dopo gli allenamenti di Quidditch.

Un pensiero passò velocissimo per la mente di James, facendolo rabbrividire. Corse verso una finestra, attirando anche l’attenzione di Peter, che si avvicinò a Jason.

-Dobbiamo correre- ordinò James avvicinandosi agli altri due, che gli corsero dietro. Salirono rapidamente dai sotterranei, per poi correre oltre il castello, fino a quando James non ebbe guidato Jason e Peter su una distesa di erba dall’altro lato del lago nero.

-James, dove stiamo andando?- chiese Peter correndo, mentre con difficoltà teneva accesa la punta della sua bacchetta

-Immobilus- disse James senza ascoltare, facendo partire dalla sua bacchetta un leggero lampo di luce blu scura, che colpì un albero poco distante dalla foresta -Correte, non abbiamo tempo- urlò James, cadendo in un buco alla base dell’albero in mezzo a due grandi radici. Peter e Jason stavano cominciando ad avere difficoltà nello stare dietro a James, che correva al massimo che riusciva, cercando di non pensare a quella tremenda idea che gli era venuta nella tana di Tassorosso. Si accorsero solo allora di non stare più correndo sotto terra, in mezzo al fango e alle radici, ma erano arrivati in quella che sembrava essere una casa, con un pavimento e delle pareti fatte da traballanti assi di legno, che si trovavano in pessimo stato.

-James...- disse Peter con il fiatone, quando il Grifondoro gli impedì di continuare a parlare, mettendogli una mano sulla bocca, che tolse solo dopo avergli fatto cenno di silenzio. Jason, seguito da Peter, illuminò la sua bacchetta, facendo comparire una sfera di luce pallida sulla punta.

-James cosa sta succedendo?- sussurrò Jason, impegnandosi al massimo nell'usare il minimo della voce. Un rumore secco, come di un pezzo di legno che si spezza, fece sussultare i tre

-State dietro di me- ordinò James in un sussurro, facendo indietreggiare i due ragazzi fino alle sue spalle, per poi cominciare a salire delle scale pericolanti. Salirono numerose rampe, prima di arrivare a quello che sembrava essere l'ultimo piano, decisamente più traballante dei precedenti. Di fronte a loro c'era una porta in legno, mal ridotta come il resto della casa. Il Grifondoro aprì la porta lentamente, mentre con la mano destra serrava la presa sulla bacchetta. Una strana creatura era distesa sul pavimento, come se stesse dormendo, non molto lontano da un pianoforte che sfoggiava con fierezza tutti i suoi danni provocati dall'usura e dal tempo. Non appena la porta si aprì del tutto, l'animale si mosse di scatto, come se si fosse svegliato improvvisamente. Peter e Jason videro solo una massa nera e indistina muoversi di scatto. Appena notò che si stava avvicinando verso di loro, James mosse la bacchetta verso il pavimento con un gesto rapido ma preciso. Dalla bacchetta uscì rapidamente un filo luminoso bianco, i cui capi toccavano gli estremi della porta che li divideva dalla creatura, che si bloccò all'altezza dell'entrata, diventando invisibile agli occhi dei presenti, che poterono vedere solo l'aria che si deformava come acqua che si increspa quando ci si lancia dentro un sasso.

-Santo cielo, cos'è?- chiese Peter avvicinandosi sedendosi vicino alle scale

-Un incantesimo di protezione, crea una parete che rende invisibile anche quello che c'è dietro e che può essere sorpassata solo da...-

-Dicevo quello che c'è dall'altra parte- disse Peter indicando la striscia luminosa che li divideva dall'altra stanza. James ricordava che quella magia era molto complicata, anche se simile alla linea dell'età.

-Oh, quello non lo so- rispose semplicemente il Grifondoro, avvicinandosi alla porta facendo molta attenzione a non sorpassarla, mentre la creatura dall'altro lato cercava in tutti i modi di fare l'opposto.

-E adesso?- chiese Jason sedendosi accanto a Peter.

-Aspettiamo domani mattina e scopriamo chi sia. Sai, con la luce del giorno è abbastanza facile-.

La notte fu tutt'altro che silenziosa. Tra le lamentele di Peter e le spiegazioni di James, risultò sorprendentemente difficile prendere sonno. Jason fu il primo, seguito poco dopo da Peter. James fu l'unico a rimanere sveglio, mentre osservava con interesse la porta, come se la stesse studiando, anche se per lui era un altro argomento come gli altri da NON studiare.

 

James stava piangendo. Muoveva con difficoltà le mani e le braccia, come i piedi e le gambe.

-Lily, vieni, io non so cosa fare-.

James lo capì immediatamente, quello era James Potter, il padre di Harry e, probabilmente, anche il suo.

-Dai, è anche tuo figlio- continuò lei avvicinandosi, con un sorriso stampato sulle labbra -Prendilo in braccio-.

Per James non fu difficile riconoscere Lily, con dei capelli rossi disordinati, non molto più lunghi di quelli di James, che teneva suo figlio con entrambe le mani, tendendo bene le braccia. Entrambi i genitori gli si presentarono chiari di fronte a lui: James era impacciato e speranzoso che la moglie sapesse cosa fare, mentre Lily stava improvvisando boccacce cercando di far ridere il figlio.

 

-James! James!-.

Le scrollate poco affettuose di Peter fecero tornare alla realtà il Grifondoro, che, senza accorgersene, si era appisolato lungo le scale.

-No, no, no, no, no!- disse James preoccupato.

-Cosa succede?- chiese con la sua solita premura.

-Niente- disse James, sperando di superare l'accaduto -Che ore sono?-

-Le cinque e mezza, del mattino ovviamente- disse Peter osservando l'orologio da polso che aveva cambiato poco tempo prima, visto che quello elettronico era quasi esploso mentre ce lo aveva al polso. James si alzò di scatto, senza accorgersi che la valigia gli era caduta, colpendogli il polpaccio. Non gli interessava, aveva troppe domande per farsi lasciar sfuggire quella risposta. Prese dalla tasca interna della giacca un pezzo di carta e una matita, lasciando la penna a sfera dov'era. Cominciò a disegnare quello che aveva visto, rimettendo dentro tutto piegando con attenzione in modo che il disegno non si rovinasse. La porta dell'entrata era ancora chiusa dietro l'incantesimo di protezione che James aveva fatto qualche ora prima. Aprì la porta ignorando il sortilegio, come se stesse calpestando una normale corda. Dopo il cigolio quasi infinito, James riuscì ad a vedere quello che c'era dentro.

-Cosa? Voi cosa ci fate qui?-

-Ma vedi che li sai usare gli incantesimi immobilizzanti?-

-John?- chiesero stupiti Jason e Peter contemporaneamente, mentre il Serpeverde corse dietro il letto in un angolo della stanza, mettendosi la testa nelle mani e inginocchiandosi a terra

-Sono... venuto qui per caso...-

-Nessuno si è fatto male, John-

-E come avreste potuto ferirvi?- chiese il ragazzo cercando di essere ironico in mezzo alle sue lacrime, alzando la faccia e mostrando gli occhi lucidi.

-John, ormai lo sappiamo, è inutile mentire- disse James avvicinandosi lentamente

-Sorpresi?-

-Io no- ammise James sedendosi accanto al Serpeverde

-Ora lo dirai al professor Silente?-

-Non lo sa?-

-Lo sa solo mia madre, mio padre è uno di quelli fissati col sangue puro- spiegò in un sorriso spento -Per la mia... “condizione” ho dovuto abbandonare tutti i miei amici e Hogwarts mi sembrava un nuovo inizio. Se lo avessi ammesso pensavo che sarebbe ricominciato tutto. Sono una bestia... un mostro. Non pensavo di poter avere amici, con voi ho avuto qualche speranza-

-Con noi non hai una speranza, hai una certezza- disse Peter quasi arrabbiato, mentre abbracciava la valigetta di James -Levi questo coso che vorremmo raggiungervi?-

-Oh, scusa- disse James tirando fuori la bacchetta e agitarla in aria. L'incanto scomparve come se si stesse sciogliendo in una bottiglia di acido. Gli ultimi resti sparirono evaporando in aria, senza lasciare neanche una traccia.

-Secondo te adesso ti abbandoniamo solo perchè sei un lupo mannaro? Pensavo che fossimo uniti da un legame più potente dell'amicizia-

-Certo, di sicuro c'è una... cura...- disse Peter, mentre James lo osservava scuotendo la testa -o magari un modo per alleviarlo-

-No, sono così ormai da due anni, so tutto quello che c'è da sapere-

-Non è vero- corresse James pensieroso -un modo c'è: illegale, possibilmente doloroso, pericoloso e indubbiamente difficile per maghi inesperti quali siete voi-

-Grazie- disse Peter guardando storto il Grifondoro, che sorrise al pensiero

-Ve la sentite?-

-No- disse John alzandosi -Non vi posso mettere in questo rischio solo per colpa mia, non posso permettervelo-

-Va bene- disse James imperturbabile per poi mettere la valigetta nella valigia, mentre Jason e Peter lo guardarono confusi -Allora, Jason, Peter, vi va di imparare come comportarvi con un lupo mannaro nel remoto caso dovessimo incontrarne uno?-

-Fammi indovinare: non posso fermarvi-

-Wow, acuto per un Serpeverde, dovresti stare nella stessa casa di Peter- disse Jason, facendo scoppiare tutti in una risata, mentre cominciavano a scendere le scale.

 

Il sole non era ancora sorto, costringendo i Guardiani ad accendere le loro bacchette per arrivare fino al castello. Erano appena arrivati al luogo dove James teneva le lezioni di incantesimi pratici, quando fermò gli altri, indicando il lago nero, per poi sedersi. Il sole aveva appena cominciato a bagnare il lago con i suoi raggi non molto timidi. Era la prima volta che James vide il lago di quel colore rosso intenso. Gli altri tre si sedettero insieme al Grifondoro, mentre, con tutta calma, osservarono il sole levarsi lentamente dall'orizzonte

-E dopo questa chi se ne va?- chiese James in un sorriso. Era la prima volta che provava un emozione senza nome così forte.

-James, cos'è successo? Un brutto sogno?- chiese Peter, riferendosi al brusco risveglio del ragazzo.

-Ecco...- disse James, che non aveva capito immediatamente di cosa stesse parlando -ho sognato i genitori di Harry-

-I tuoi- corresse Jason.

-Ve l'ho già detto, non so se sono veramente il fratello di Harry... ma...-

-Ma...-

-Ma, è strano: quando mi sono presentato al professor Silente il primo nome che mi è venuto in mente è stato Potter, James Potter. E la mia conoscenza? Come faccio a sapere cosa succederà? Come faccio a sapere cosa deve fare un metamofomagus?- si domandò James indicando Peter.

-Tu sei un metamorfomagus?- chiese John voltandosi verso il Corvonero, visto che non era presente la sera precedente in infermeria. Di risposta, Peter fece crescere i suoi capelli fino alle spalle, per poi colorarli di verde chiaro. Dopo pochi secondi li fece tornare alla normalità.

-Ore?- chiese di nuovo James, per ricevere come risposta un Jason distratto mentre mostra il polso al ragazzo, mentre John continuava a chiedere colori a Peter, che mutava i capelli con facilità.

“Se sei tanto ricco perchè non ti compri un orologio?”

-Ma guarda che se vuoi ve lo compro a tutti un orologio- disse sorridendo James alzandosi e cominciando a camminare verso la sala grande

-James-

-Si?-

-Io non ho detto nulla-

 

--__--

 

Bene, capitolo undici. Mi avete fatto notare che, da modo in cui scrivo, sembra che Harry e James siano fratelli e che io lo dia per scontato. Ma vi dico che si saprà tra un po'... un bel po'. Tuttavia io mi rifaccio alle parole dello stesso James, che chiede ad Harry di considerarlo semplicemente suo fratello, chiedendo la stessa cosa anche a voi. La conferma l'avrete, tranquilli!!! ;D

 

Nathan Zeller?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3584795 – Memorarum su EFP

 

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Capitolo 12
*** Occlumanzia al contrario ***


AAA

Non leggete assolutamente questo capitolo se non avete ancora letto i libri o i capitoli precedenti! L'ho scritto in maniera che potesse anche essere saltato, nel caso vogliate continuare la FF senza spoiler, ma se volete rovinarvi il resto della lettura, allora dovere solo leggere ^-^. Vi dico solo che è presente il più grande spoiler di tutta la saga (la vera saga, non la FF), più altri spoiler minori. Quindi, per citare Minerva: “Siete stati avvisati”.

 

--__--

 

Al contrario delle sue aspettative, Harry si svegliò ben riposato. Quel sabato sera fu un vero e proprio inferno, visto che mantenere la concentrazione in materie come Storia della magia risultava più complicato del previsto. E non aveva studiato solo quello! Si doveva aggiungere anche Trasfigurazione, Pozioni, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure, che persero l'attenzione di Harry già alla seconda lezione, in particolar modo l'ultima, diretta da un balbettante professor Raptor, che balbettava molto più del solito ultimamente.

Guardò il tetto del dormitorio per un po' prima di alzarsi, ben conscio di essersi svegliato troppo presto. Si sedette sul letto, per accorgersi di essere l'unico sveglio a quell'ora. Sperava che anche Ron fosse sveglio, ma quando lo sentì russare poco dopo, distintamente come se stesse accadendo nel suo orecchio, dovette ricredersi. Guardò di fronte a se, verso il letto di James. Vuoto. Effettivamente non era strano che James non fosse a letto, dormendo abitualmente all'interno di una valigia 24 ore, ma la mattina era sempre nella sala comune, pronto ad aspettare Harry, Ron, Joanne e purtroppo Hermione per fare colazione. Si mise in piedi, osservando il letto perfettamente piegato, senza alcuna traccia di essere usato. Guardò allora sul comodino: c'era un libro. La rilegatura era normale, con delle decorazioni sul dorso del libro formate da un filo dorato che formava piccole spirali. Inizialmente Harry non voleva aprirlo, ma dopo poco la curiosità ebbe la meglio sulle sue mani, che si mossero quasi da sole. "Un diario?" pensò il ragazzo tra se e se, continuando a leggere le prime righe "Il diario di James?". Girò tutto il libro, arrivando alla prima pagina, cominciando a leggere.

"Diario di James,

ho deciso di cominciare questo diario, nel caso in cui dovessi di nuovo perdere la memoria. Mi chiamo James Potter, ma il mio vero nome se non ricordo male era Marco, un nome italiano. Mi sono svegliato una mattina a King's Cross e mi sono buttato sul mio unico ricordo: Harry Potter. L'ho seguito, mi sono finto suo fratello e adesso lo seguo e lo proteggo quando serve. Perchè? Me lo sono chiesto anche io. Continuo a ripetermi che, essendo l'unica cosa che ricordo, è anche una cosa molto importante. In realtà mi spinge qualcosa che sapevo, ma che non ricordo. Una magia? Il Memorarum?

Santo cielo, ho undici anni, dovrei pensare a cose come i Pokemon... credo. Ma ho questa preparazione mentale che non mi spiego. Mi sembro un adulto nel corpo di un bambino. Un altro ricordo: odio quando qualcuno mi chiama bambino. Il diario funziona :).

Meglio andare".

 

James arrivò alla sala grande, insieme agli altri ragazzi, in completo silenzio. Aveva un’ipotesi su quello che era successo, ma gli sembrava illogico.

-Se hai finito di scriverlo, dovresti faglielo leggere- sentì James in lontananza

-Ma se poi non gli piace?-

-Kate, è la storia di un coniglio con il morbillo, non può essere considerata brutta-

-Ok, ok, glielo faccio leggere- concluse la ragazza finendo di scendere le scale, comparendo di fronte ai ragazzi -Ciao James, dov'eri? Sei rimasto dai Tassorosso?- chiese Joanne riferendosi a come erano vestiti. Di fatto, John era l'unico ad indossare l'uniforme da Guardiano, mentre gli altri tre avevano ancora indosso i vestiti della sera prima. Ma James non stava ascoltando le parole della ragazza.

-Tu ti chiami Joanne- affermò in maniera stupita indicando la ragazza

-Si, ma il mio secondo nome Kathleen, come mia nonna, e le mie amiche mi chiamano Kate- spiegò in un sorriso

-Tu sei Joanne Kathleen Rowling?- chiese il ragazzo sconvolto, sperando in una risposta negativa

-Aspetta, tu sapevi il mio cognome prima di oggi, non è vero?- chiese la ragazza a sua volta, senza ricevere una risposta. James barcollò, per poi cadere a terra, appoggiando la schiena alla parete, accanto alla porta della sala grande -James, va tutto bene? Cosa succede?-

-Ho appena scoperto chi mi ha portato qui- disse James, che stava guardando un punto fisso nel vuoto.

 

Fu difficile per i quattro portare James fino all'ufficio di Silente senza farlo cadere. Inizialmente avrebbero voluto portarlo in infermeria, ma poi pensarono all'eventualità di un incantesimo e cambiarono idea, ma anche la considerazione di John, riguardo alla differenza di distanza, aiutò alla decisione. James, invece, non sentì nulla. Per lui era un continuo andare aventi e indietro in quelli che sembravano essere i suoi ricordi, alcuni recenti, ma molti altri particolarmente lontani. Uno tra tutti continuava a passare in maniera costante: il sogno che aveva fatto nella stamberga strillante, dove i suoi genitori cercavano di farlo smettere di piangere. Sembrava così vero, ma era impossibile. Non ricordava nulla prima del primo settembre, come avrebbe potuto ricordare cose avvenute quando era ancora un neonato.

-James... mi senti?-

La voce calma e pacata del professor Silente fece aprire gli occhi al ragazzo, che era seduto nel suo studio, immerso in una luce soffusa che con difficoltà avrebbe dato fastidio agli occhi

-Cosa mi sta succedendo?- chiese il ragazzo con le lacrime agli occhi, che stavano inondando le sue guance. In quello stesso istante, la sua fronte cominciò a ricoprirsi di sudore freddo, al quale il ragazzo non badò molto.

-Desiderava... vedermi, preside?- chiese una voce all'entrata dello studio fece voltare tutti in quella direzione, eccezion fatta per James, che rimase immobile. Severus Piton, nel suo mantello completamente nero, imperava sui quattro studenti, mentre si avvicinava al preside lentamente.

-Severus, si. Dobbiamo sbrigarci. Devi... farmi guadagnare tempo. Altrimenti, non so cosa potrebbe succedere- disse Silente con un tono di voce decisamente espressivo rispetto al solito. Era preoccupato. Anche James si era voltato per osservare il preside. Visivamente preoccupato. Piton, d'altra parte, sembrava molto più tranquillo del solito, mentre scrutava il ragazzo come se lo stesse studiando, per poi alzarlo per il colletto della camicia, non curante del sorprendente quantitativo di sudore di cui era intriso, portandolo con se fino alla porta.

-MI GUARDI!- urlò James voltandosi verso il preside, fermandosi a pochi centimetri dalla porta e staccandosi da Piton con violenza. Passarono alcuni interminabili secondi prima che James, in preda ad un secondo pianto, concludesse -Che cosa mi sta succedendo?-.

 

Per il professor Piton non fu difficile portare James fino ai sotterranei, che non opponeva più la minima resistenza. Le immagini di ricordi, che non capiva se fossero suoi o meno, continuava a passargli di fronte in maniera costante. Chiudeva e apriva gli occhi in continuazione, ma non cambiava nulla. Era una tortura, voleva solo vedere dove stesse camminando, ma nulla. Quei ricordi, anzi, quelle immagini, in oltre, non significavano nulla. Non riusciva a capire... nulla.

-Hai mai sentito parlare di occlumanzia, Potter?- chiese il professore lanciando James su una sedia al centro della stanza

-Si- rispose il ragazzo, ricominciando a vedere di fronte a se. Si trovava nell'aula di pozioni, nei sotterranei

-Beh, noi stasera faremo il contrario- spiegò il professore estraendo la bacchetta, per poi ricominciare a spiegare appena vide la faccia confusa del ragazzo -Mentre con l'occlumanzia si cerca di nascondere pensieri e ricordi, noi cercheremo di scoprirli, nel caso ce ne siano- concluse, voltandosi, alla ricerca di qualcosa in mezzo a tutti gli ingredienti di cui era coperta la stanza.

-Pensa che io sia suo figlio?- chiese James, cercando di concentrarsi per non ricominciare ad avere quelle visioni

-Mio figlio? Diamine, No- rispose Piton disgustato.

-Sa a cosa mi riferisco: il figlio di Lily-.

A quel punto nella sala calò un silenzio innaturale. Non c'era neanche un suono di sottofondo a distrarli. Puro silenzio.

-Tu... sai?-

-Certo- rispose James prima che Piton potesse concludere la domande -So tutto, ricorda? Gliel'ho detto sul treno. E comunque si, in dettaglio: James, il padre di Harry e forse il mio, Lily, e il suo amore per lei, i suoi anni ad Hogwarts, il principe mezzosangue, di tutti gli errori che ha...-

-Che ha chi?-

-Non ricordo-

-Legilimens!- urlò Piton senza avvisare, puntando la bacchetta verso il Grifondoro.

James non se lo aspettava così doloroso: era come se la testa gli stesse scoppiando, o che qualcuno gliela stesse aprendo con la forza per guardare cosa ci fosse dentro, il che era probabilmente ciò che stava succedendo.

 

Un'altra volta. Immagini. Ricordi. Pensieri. Non che sapesse ciò che stesse guardando, ma almeno questa volta non era solo. C'erano ricordi che non doveva far vedere a Piton? Si! La stamberga, Pix, John... lui ed Harry come giocatori della squadra, Serpeverde non poteva avere un vantaggio. Un disegno, il suo disegno. Più che altro era uno scarabocchio, ma era uno scarabocchio importante. Era l'unico ricordo, o visione, riguardante James e Lily. Una carrozza. Era lui, insieme a Jason e Peter, il 2 di settembre. La stamberga strillante. “No, questo non lo vedi”.

James, suo padre... di Harry, il padre di Harry, non suo padre. Lily, che cambiava continuamente smorfia facendo simpatiche e buffe boccacce. Una finestra, che dava su quello che sembrava essere un quartiere innevato, probabilmente di Londra, che, all'improvviso, emise una serie di bagliori verdi.

 

James tornò rapidamente a quell'aula di pozioni, con in testa ancora quello che aveva visto, anche se non era come prima. Erano semplici ricordi, riusciva a vedere di fronte a se, senza quelle visioni e quel mal di testa che lo tormentavano.

-Abbiamo finito?-

-Si, puoi andare- disse il professor Piton senza perdere il suo tono di voce abituale. James non aspettò molto, prima di alzarsi e camminare verso l'uscita, dove si voltò poco dopo essersi fermato

-Lei la ama ancora? Dopo tutto questo tempo?- chiese James. Piton si voltò lentamente, guardando negli occhi il ragazzo, ritrovando gli occhi di lei.

-Sempre-

 

--__--

 

Ebbene si. Sono un fan-boy.

Nathan Zeller?

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Capitolo 13
*** L'onorevole signora Crowed ***


In questo capitolo c'è un Ester egg, lo avete trovato?

 

--__--

 

James si ritrovò molto rapidamente nella sala grande, in tempo per la colazione. Joanne era l’unica preoccupata per lui, mentre gli altri se ne erano andati. “È James, se la caverà, non devi preoccuparti” dicevano, mentre andavano nelle loro sale comuni, cercando di non pensare a tutti i compiti o le verifiche che avrebbero dovuto fare per il giorno successivo.

-James! Come stai?- chiese Joanne, passandogli un piatto già pronto

-Però, sembra che sia tornato da una guerra. Non devi preoccuparti così tanto-

-Invece si! Ho parlato con il professor Silente!- esclamò la ragazza, cominciando a raccontare quello che era successo poco tempo prima.

 

-Professore!- disse Joanne entrando nel suo studio. Non se n’era andata, più che altro aveva aspettato per un po’ fuori dalla porta, cercando di capire cosa fare.

-Buonasera signorina Rowling, qualche problema?-

-Lo credo bene! Il mio... James, è svenuto e... io non so cosa succede-

-Ti senti inferiore al tuo ragazzo perchè non hai la sua stessa conoscenza e quindi non sei in grado di aiutarlo?- chiese Silente, versando in una tazza del the, prima di continuare a parlare, capendo gli esatti pensieri della ragazza-Ti posso promettere che mi impegnerò al massimo per far si che non gli accada nulla, ma adesso suppongo che tu debba preoccuparti d'altro-

-Prego?-

-Sei la prima della classe in babbanologia, ma se non studi non continuerà ad essere così! Non vuoi andare ad Hogsmade?-

-Beh, si-

-Ottimo, e allora a studiare, op op!- concluse il professore congedando la ragazza, che però si fermò subito dopo aver posato la tazza in ceramica

-Professore, lei sa cosa stia succedendo?-

-Attualmente penso che possa saperlo solo il nostro James- concluse in un sorriso.

 

-Il professor Silente che sorride? Non ci credo.- concluse semplicemente James mettendo nel piatto la sua colazione

-È la verità, e fidarsi è bene-

-Ma non fidarsi è meglio!-

-James, io sono veramente preoccupata. Stai cercando di risolvere troppi problemi in un solo anno-

-Perchè so cosa succederà nei successivi- spiegò lui cupo

-E allora fatti aiutare, non devi per forza fare tutto...-

-JAMES! JAMES CORRI!- disse una voce all'entrata della sala, che il ragazzo riconobbe come quella di John -Non so che è successo, eravamo a ripetizioni e poi...-.

Ma il Grifondoro non stava ascoltando. Guardava Jason, semi-svenuto, che grondava sudore freddo e gli occhi si erano illuminati, emettendo un bagliore visibile attraverso le palpebre.

-Cosa? Aritmanzia?- chiese James preoccupato, cercando di capire cosa potesse essere successo all'amico.

-Divinazione- corresse John con il fiato corto, avendo corso per metà scuola alla ricerca di James.

James si ritrovò molto rapidamente nella sala grande, in tempo per la colazione. Trasalì. Non aveva idea di quello che stesse succedendo, ma appena si ricordò quello che aveva visto. Ignorò Joanne, che aveva alzato la mano per salutarlo, cominciando a correre per le scale. Doveva arrivare a divinazione, a piedi non avrebbe mai fatto in tempo, gli serviva un passaggio segreto, ma quale? Quello al pian terreno che portava alla torre dell'orologio? No! Il più veloce era al terzo piano, portava al campo di Quidditch. Corse le scale, vedendo solo in quel momento l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in una situazione come quella. Anche se stava correndo con tutte le sue forze, Joanne stava recuperando facilmente, quasi raggiungendolo. In un primo momento considerò l'idea di dirle di andarsene o di andare in classe, ma non c'erano lezioni di domenica e i polmoni avevano cominciato a bruciare, quindi parlare era fuori questione. Sorpassato il passaggio, che si chiuse alle spalle di Joanne, James cominciò a correre ancora più veloce, superando uno stormo di corvi. Si, corvi veri, quelli con le ali.

-James! Dove... stai...- improvvisò la ragazza con il fiatone, a pochi metri da lui. Avrebbero avuto poco tempo: va bene che lei era logorroica con i racconti, ma John e Jason si erano fatti metà Hogwarts! Salirono di corsa gli ultimi gradini, arrivando all'aula di Divinazione, dove alcuni alunni erano intenti a leggere i loro appunti insieme alla professoressa Cooman, che viaggiava da un ragazzo all'altro dando correzioni confuse. John e Jason erano li, allo stesso tavolo mentre Jason guardava la sfera di cristallo, con occhi che si illuminavano piano piano, John era distratto sul libro di testo, cercando di capire il significato del colore del fumo presente nella palla intrisa di magia.

-Reducto!- esclamò James puntando con la bacchetta la piccola palla che stava per toccare la fronte di Jason, che esplose in vari frammenti colorati. James si accasciò a terra, svenendo, mentre John e Jason trasalirono. Joanne, si limitò ad andare accanto al ragazzo, sperando che stesse bene.

 

Marco era felice quel giorno. Anche se i regali non gli erano piaciuti più di tanto, era contento di aver passato un Natale in famiglia, per poi partire con il padre in quella piccola vacanza. Poi il campo con gli scout. In generale, il primo giorno di scuola dell'anno non tardò ad arrivare. Era seduto al computer nell'intento di fare ricerche. Anche se era il primo giorno dell'anno, la scuola lo aveva caricato di compiti per casa, che non risultarono particolarmente difficili, tuttavia. Tranne matematica, quella è difficile sempre.

-Ciao papà- disse sentendo la porta aprirsi, senza tuttavia togliere lo sguardo dal computer

-Tu sei Marco?- chiese la persona alla porta -ti sto cercando da un po'-.

Marco alzò lo sguardo rapidamente, per poi venir inondato da una forte luce blu. In pochi secondi, il suo corpo si irrigidì. Ogni suo muscolo era teso ed incapace di muoversi. Non sentiva più neanche il peso dei vestiti addosso, né percepiva i pulsanti della tastiera del computer attraverso i polpastrelli. Riusciva soltanto a muovere gli occhi, anche se con difficoltà.

-Mi serve il tuo aiuto- chiese l’uomo, avvicinando rapidamente la bacchetta al ragazzo.

 

-Papà! Cos'è questo?- chiese James al padre, che portava il suo stesso nome

-Oh, è un album, ci sono tutte le foto di me, la mamma e lo zio Sirius, più alcune con i nostri amici-

-Ci sono anche io?- chiese il ragazzo successivamente, prendendo l'album e cercando di aprirlo. Il libro era rilegato ed era molto grosso nelle mani del bambino

-Certo! Ti faccio vedere- disse James prendendo il figlio in braccio e sedendosi sulla poltrona, per poi farlo sedere sul suo ginocchio. Aprendo l'album, il mago rivelò numerose foto che si muovevano. Non erano molto più giovani, ma si vedeva quanti anni erano passati -E questo sei tu nella culla-

-Wow! Ero piccolissimo-

-Questo sei tu che fai il bagno-

-No! Questa non la voglio vedere-

-E questi siamo noi: tutti insieme- disse James in un sorriso, mostrando una foto in cui non c'era suo figlio, ma l'ordine della fenice, lo stesso giorno in cui era entrato. I movimenti non erano vistosi, ma visibili.

-Eravate felici- osservò James guardando la foto

-Siamo felici- corresse il padre.

 

James si risvegliò in infermeria, con qualche persona in più dell'ultima volta: i prefetti, i guardiani, i professori al completo, tutti i membri della squadra di Quidditch, qualche Grifondoro ed Harry che era seduto al suo fianco.

-Ci hai fatti prendere una bella paura- dissero all'unisono Fred e George, che erano dietro Baston, sorridenti come al solito

-Posso immaginare... Professori, Guardiani, dovrei parlarvi in privato- concluse James -Tolgo 10 punti ha chi rimane qua dentro- aggiunse, notando che nessuno sembrava voler rimanere in quella stanza un secondo di più. L'unico a rimanere nella sala dopo quella minaccia era Harry, che osservava James visivamente preoccupato, insieme ad una smorfia d’odio.

-Hai sognato i nostri genitori, vero?-

-Tu come…-

-Parli nel sonno- disse Peter in un sorriso, interrompendo il discorso tra i fratelli.

-Harry, ti prometto che quando tornerò nella sala comune risponderò a tutte le tue domande, ma per adesso devi lasciarmi solo- disse James mettendo le mani sulle spalle del ragazzo, guardandolo fisso negli occhi. Harry si tolse le mani con una scrollata di spalle, uscendo dalla sala senza dire una parola.

-Cosa succede?- chiese Jason

-Vorrei tanto saperlo, ma credo che dovremmo parlare con il professor Silente: ho letto i libri del Mago Olaf occhio solo- disse James, con una serie di sguardi severi e di rimprovero da parte di tutti gli insegnanti, ben consci degli argomenti che trattassero i libri.

-Hai finito quei due mattoni?- chiese Jason stupito

-Si, ma non avendoci trovato nessuna informazione interessante ho pensato di leggere tutti gli scritti di quel tipo- rispose il ragazzo, alzandosi dal letto e rimettendosi il cappotto pesante. Il freddo di quell’ottobre riusciva a passare attraverso le spesse mura del castello.

-E quindi?-

-Nulla, assolutamente nulla sulla setta dell'amante… è come se non esistesse: nessun rituale, nessun riferimento, eppure sembrerebbe essere una cosa importante per far spaventare la professoressa McGranit-

-Ciò che mi spaventa non è certamente affar tuo, Potter- ringhiò la professoressa

-Ma quello che mette in pericolo la vita degli studenti è mia... anzi, nostra giurisdizione- disse James come in un rimprovero -Professor Silente, la prego, se sa qualcosa deve dirmela- chiese James in tono di supplica, mentre il preside lo scrutava come se lo stesse esaminando. Dopo un vistoso sospiro, rispose:

-La setta dell'amante eseguiva riti tramite sacrifici umani, che, al giorno d'oggi, per ovvi motivi, sono proibiti in tutto il mondo. Avevano qualcosa a che fare con Salasar Serpeverde, ma non so altro-

-Beh, è già qualcosa da cui partire-

-No, qualcosa da cui partire sarebbe “Sicuro di aver letto tutto?” di Wiliam Doe, lì c'è scritto tutto quello che c'è da sapere su Hogwarts, non che vi consigli di leggerlo-

-Ok, grazie, arrivederci- concluse James con un ampio sorriso e stringendo nelle mani i cappotti di Peter e Jason, portandoli via con se, mentre John li seguiva incuriosito.

 

-Quindi ora hai un piano?- chiese Jason, vedendo che James aveva tirato fuori dalla tasca due strani oggetti -Cosa sono?-

-Una penna a sfera ed un taccuino- rispose semplicemente Peter, ricordandosi solo in quel momento che Jason probabilmente non aveva mai usato nulla al di fuori di pergamena ed inchiostro

-Peter, voglio che tu chieda informazioni su questo simbolo a Tom Zeller, è un prefetto del quarto anno della tua casa- ordinò James strappando il foglio e porgendolo al ragazzo che lo osservò un momento prima di metterlo in tasca -John, tu controlla se tra i Serpeverde c'è qualcuno che fa... beh, il Serpeverde... più del solito- disse voltandosi, ritrovandosi di fronte l'amico appena arrivato -Mentre J...-

-JASON LEONARD CROWED- urlò una voce alle spalle del Grifondoro, facendo voltare i quattro -COME HAI OSATO NON SCRIVERMI PER UN MESE!-

-Merda- imprecò sottovoce Jason, mentre la figura che stava urlando si avvicinava sempre più, schiarendosi piano piano tramite le vetrate della scuola, che inondavano quel corridoio con la luce solare: era una donna molto magra ma non tanto alta, con dei vistosi capelli verdi, che contrastavano con quelli color sabbia del figlio. Gli occhi erano incredibilmente grandi, dilatati ancora più dalla rabbia.

-COSA CAZZO È QUESTO CAPPOTTO?-

-Suo figlio è uno dei...-

-NON HO CHIESTO A TE! TRADITORE DEL TUO SANGUE E DELLA TUA... Qui c'è un babbano...- disse la signora dopo aver interrotto un intervento di John. James trasalì: come faceva a saperlo? Era impossibile! Ora era un mago in tutto e per tutto.

-Tu sei un babbano?- chiese la donna spaventata, quasi terrorizzata, indicando Peter

-Ehm... sono un natobabbano- corresse Peter cordiale, facendo comparire sul volto della donna un'espressione di puro terrore.

-CHE SCHIFO! SONO STATA ACCANTO AD UNO DI QUEI COSI!-

-Ragazzi, vi presento la signora Crowed, diretta discendente di Salasar Serpeverde: mia madre-

 

--__--

 

Nathan Zeller?

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Capitolo 14
*** La trappola ***


In questo capitolo viene nominata molto la scuola di Durmstrang (Russia, se non ricordo male). Chiedo venia se scrivo in maniera erronea il nome. In oltre ci sono “spoiler”, parlando di tecniche o cose secondarie spiegate successivamente. Buona lettura ^^.

 

--__--

 

-Ehm… signora Crowed?- improvvisò James, non sapendo bene cosa dire. Jason non aveva mai accennato alla sua famiglia: sapevano che fosse un purosangue, ma ignoravano che potesse provenire da una famiglia che tenesse così tanto ad una cosa così.

-STAMMI LONTANO, TRADITORE!- sbottò lei allontanandosi.

-Sa anche parlare senza urlare o è sempre così?- chiese John a Jason con un sorriso di scherno ben visibile.

-JASON! FA LE VALIGE! CE NE ANDIAMO!-

-Cosa?- chiese il ragazzo a sua volta, sperando di non aver sentito bene-

-OH, NON CREDERE DI AVERE VOCE IN CAPITOLO, RAGAZZO. ADESSO IO TI PORTO A DURMSTRANG. MEGLIO UN FIGLIO LONTANO CHE UN FIGLIO TASSOROSSO- urlò la donna in fine, facendo voltare Jason verso i ragazzi.

-Addio- salutò con gli occhi lucidi, cercando di non darlo a vedere. -Coi siete stati i...-

-Signora Crowed, io sono John Smith-

-Si, conosco la tua famiglia, non sei un traditore, ma non sei il miglior esponente della tua razza- disse la signora in tutta risposta.

-Preferisce parlare con il signor Potter?-

-Non ho intenzione di parlare con nessuno-

-Le voglio solo farle una proposta: mi rendo conto che per uno come noi essere in Tassorosso è imperdonabile, ma ormai credo che suo figlio si sia legato troppo a questa scuola-

-Tu dici?- chiese la signora Crowed, cambiando immediatamente comportamento, mentre Jason spalancava la bocca. Non aveva mai visto sua madre dialogare in quella maniera con un'altra persona.

-Ne sono certo, e portarlo dall'altra parte dell'Europa non credo che sia un buon modo per rieducarlo-

-Quindi cosa proponi?-

-Detto tra noi, il signor Potter è il migliore del nostro anno-

-Bleah-

-Lo giuro, anche io non ci credevo quando hanno detto che un traditore del suo sangue fosse così bravo, ma ho dovuto ricredermi-

-Quindi?-

-Appena Jason perderà contro quel Grifondoro, non ci sarà più bisogno di convincerlo a cambiare scuola, perchè vorrà andarsene da solo- concluse sussurrando l'ultima parte del piano all'orecchio della signora.

-Mh- disse lei ragionandoci su -L'idea è buona, ma forse ne ho un'altra migliore-

-Dica- disse John, cercando di avere un tono il più cordiale possibile, anche se il suo unico desiderio era unicamente prendere a pugni quella donna orribile.

-Se il metodo di insegnamento di questa scuola è abbastanza buono da farlo crescere anche in un'altra casata, mi va bene, e Jason potrà restare. Chi vorresti far combattere per questo?-

-Contro chi?- chiese John, non avendo capito da quelle poche informazioni.

-Mamma, no! L'ultima volta che ha combattuto ha quasi distrutto casa!-

-NON. HAI. VOCE. IN. CAPITOLO!- urlò la donna al figlio, fulminandolo con lo sguardo -Allora chi combatterà?-

-Il Guardiano di Grifondoro- disse John senza esitazione, facendo apparire uno sguardo incuriosito sul volto di James -Chi combatterà per Durmstrang?-

-Richard Derek Crowed-

-Mamma no!- implorò Jason, che non approvava minimamente quello che stava succedendo. La donna la fulminò con lo sguardo una seconda volta, facendo zittire il ragazzo immediatamente.

-Allora è deciso: i due sfidanti si incontreranno alle sei di questa sera, nella zona a nord del campo sportivo studentesco...-

-Facciamo alle cinque- si aggiunse James al discorso -non mi va di ritardare per la cena-

-COME OSI?!?- chiese la donna completamente indignata.

-Ci incontreremo lì, voi vedete di fare lo stesso, madre- disse Jason, cercando di non far arrabbiare la donna ulteriormente

-Bene- concluse, cominciando a camminare, facendo sentire i tacchi che battevano sui mattoni anche a vari corridoi di distanza. Appena svoltò, andando in direzione della torre dell'orologio, John tirò un sospiro di sollievo.

-Bene, ora hai condannato a morte il Guardiano di Grifondoro- disse Jason cercando di mantenere la calma, mettendosi le mani tra i capelli biondi.

-Non so te, ma io sono sopravvissuto al signore oscuro, questo... Richard Crowed non mi spaventa- disse James ricordando solo in quel momento il nome dello sfidante. Non era sicuro di quello che avesse detto, ma indubbiamente suonava bene e, soprattutto, se voleva che Harry lo considerasse suo fratello doveva considerarsi lui stesso il fratello del bambino sopravvissuto

-Oh, dovrebbe. Vi ho accennato che mio padre è la guardia del corpo del ministro della magia, vero?-

-Si, e James ha anche detto che vorrebbe sfidarlo a duello- sorrise Peter, mandando un occhiata al Grifondoro, che ricambiò.

-E quando ci siamo presentati, James, ti ho detto che ho preso il secondo treno perchè mio padre era al San Mungo-

-Si, me lo ricordo-

-Non ti ho mai detto come ci era finito-

-Vuoi dire che...-

-Richard Crowed è uno dei migliori combattenti mai usciti da Durmstrang, ed è anche mio fratello-

-Un pelino ovvio direi, è finito in Tassorosso anche lui?- chiese John, con il suo solito sarcasmo.

-Peggio: Grifondoro- spiegò Jason cascando su una panchina della stessa pietra delle pareti e del pavimento -Mia madre lo portò a Durmstrang con la forza. Lì, insieme a tutte le chiacchiere sulla purezza di sangue di mia madre e i discorsi di tutti i professori su lui che era diverso e “doveva fare la differenza”... ora è un burattino che non mi riconosce più in faccia- concluse con voce rotta.

-Vuoi che io vinca o no?-

-James, io vedo in Hogwarts la mia prima e unica vera casa e ti considero come un fratello e non ti chiederei mai di perdere un duello del genere di proposito.-

-Ma non vuoi vedere tuo fratello sconfitto- concluse il ragazzo, anticipando i pensieri dell'amico -Voi due fate quello che vi ho detto, ci vediamo alla sala comune di Grifondoro alle cinque e un quarto-

-Dove vai?- chiese Peter, notando che James si stava allontanando a grandi passi.

-Ad ascoltare una voce saggia e che possa farmi capire cosa fare-

-Silente?-

-La mia!-

 

Peter si stava dirigendo a piccoli passi verso il dormitorio della sua casata. Aveva risposto all'indovinello che gli aveva fatto la sala comune con facilità, e adesso voleva solo sdraiarsi sul letto. Per un attimo pensò di essere diventato come James: doveva stare da solo a pensare. Cosa avrebbe potuto fare? Sapeva di essere il meno esperto dei quattro parlando di magia ed era anche un natobabbano. Era... inutile? Fu un prefetto ad attirare la sua attenzione: Tom Zeller era seduto accanto ad una libreria, intento a leggere un libro di incantesimi di guarigione. Peter lo aveva già letto.

-Ehm... scusi- borbottò Peter, attirando l'attenzione del prefetto che distolse lo sguardo dal libro.

-Per favore, dammi del tu- disse il ragazzo in un sorriso -Serve qualcosa?-

-Ehm, si. Oggi, stavo studiando con un amico in biblioteca, e abbiamo visto uno strano simbolo scritto a mano: era sia su un libro di Incantesimi che su un libro di Storia... ma non sappiamo cosa significa. Quindi, pensavamo che se lo avessimo saputo e ne avessimo accennato al professore in un compito potevamo ottenere punti extra- improvvisò Peter, orgoglioso di sé nell'essere riuscito ad inventarsi tutto sul momento.

-Si, è una buona idea. Posso vedere i libri? Magari riconosco il simbolo-

-Oh, non ce n'è bisogno- disse Peter, tirando fuori dalla tasca foglietto ben piegato su cui c'era disegnato uno strano simbolo: due spirali che convergevano sul punto di una linea retta, all'interno di un piccolo cerchio. Tom guardò il simbolo interessato, cercando di analizzarlo a pieno.

-Mi dispiace, non l'ho mai visto, dove lo avete trovato?- chiese Tom, porgendo di nuovo il piccolo foglio.

-Su un libro-

-Di...?-

-Mago Olaf occhio solo- rispose Peter di getto, dicendo il primo autore che gli passò per la mente.

-Perchè stavate studiando su un libro della sezione proibita?- chiese Tom alzandosi, rendendo palese la differenza d'altezza che c'era tra i due.

-Ehm...- improvvisò Peter, cominciando ad indietreggiare mentre Tom si avvicinava sempre più.

-E soprattutto, quale argomento devi studiare per trovare informazioni in manuali di magia nera?-

-Io...-

-Hai il permesso per entrare lì? Con chi eri? Cosa hai letto?- chiese Tom, mentre Peter sussultò toccando con le spalle una libreria. Tom lo trattenne, mettendogli una mano sulla bocca, impedendogli di emettere alcun suono. Sembrava che gli altri Corvonero non si fossero accorti di nulla -Ti dirò questo Peter: io da prefetto ho una grande influenza sugli studenti del primo anno, che siano Guardiani o meno. Inoltre ho agganci al ministero visto che mio padre lavora ad uno degli uffici più importanti. Quindi, se provi anche solo a darmi fastidio, a dire ai professori qualcosa, o in ogni altro modo ad ostacolarmi, ti prometto che non vedrai più neanche l'ombra della tua bacchetta. Hai capito?-

 

James era indubbiamente stanco. Non perchè fosse veramente stanco, ma perchè sapeva cosa sarebbe successo di li a poco: suo fratello... Harry avrebbe cominciato a fargli tutte le domande che avrebbe voluto, e James doveva rispondere a quante più possibili. Ci aveva messo non poco tempo per andare d'accordo con lui, e non sarebbero stati dei dubbi a separarli.

-Oh, andiamo, ho solo dimenticato la parola d'ordine, lo vedi che sono un Grifondoro?- chiese una voce a due rampe di scale da James.

-Mi duole ragazzo, ma se non mi dici la parola d'ordine non puoi passare- spiegò il ritratto della signora grassa, senza mutare espressione.

-Grugno di porco- disse il Guardiano raggiungendo il ragazzo, che entrò nella sala comune appena vide la porta aprirsi. James gli era distante di un paio di metri.

-Oh, grazie- disse il ragazzo voltandosi -Ah, James-

-Nicholas- salutò il Guardiano osservandolo, si ricordava che lo aveva visto quella stessa notte.

-James...- salutò Nick osservandolo come in una partita di scacchi, per poi dileguarsi rapidamente. James, al contrario, non lo stava neanche guardando. Era troppo impegnato ad osservare il fratello, Harry, che fissava come ipnotizzato il fuoco che scoppiettava allegro nel caminetto. Non aveva idea di cosa dire. Avrebbe dovuto salutarlo? Oppure sarebbe dovuto rimanere in silenzio in attesa di una domanda?

-Come va?- chiese Harry in un saluto, voltando lo sguardo alla sua destra, incontrando quello di James.

-Ehm… tutto bene, te?- chiese a sua volta James impacciato.

-Tutto ok-.

Passarono alcuni secondi prima che James cadesse sul divano accanto ad Harry, per poi unirsi a lui ad osservare il camino.

-Volevi farmi delle domande, giusto?- chiese James.

-Si: com'erano i nostri genitori?-

-Come?!?- chiese James, quasi sussultando.

-Insomma, tu sembri ricordarli ogni tanto, quindi, pensavo...-

-Beh, la mamma era gentile...- improvvisò James, ricordandosi quello che aveva letto e cercando di parlare come per esperienza personale. In quel momento tutti i suoi dubbi scomparvero momentaneamente, facendogli credere di essere veramente il figlio di James e Lily Potter, e il fratello di Harry -Era in grado di vedere la bellezza in tutti, soprattutto quando qualcuno non era in grado di vederla in se stesso. Era spiritosa, divertente, tirava su di morale anche solo guardarla negli occhi socchiusi mentre sorrideva. Papà, al contrario, aveva un certo... talento per i guai, era un leader e se la cavava in ogni situazione. Erano entrambi maghi di altissimo livello...-

-Secondo te mi volevano bene?-

-Perchè mi fai questa domanda? Certo che ti volevano bene!-

-È solo che non ricordo nulla, mentre tu, invece, li ricordi bene. Sono invidioso- concluse in un sorriso decisamente spento.

-Beh, sappi che molto probabilmente loro ti hanno amato più di quanto possano mai aver amato me- spiegò cupo James, ricordandosi di quanto potesse essere bassa la possibilità che lui ed Harry fossero fratelli.

-James, ora voglio che mi ascolti tu: non mi interessa chi sei, da dove vieni, che ti ricordi o se sai in che maniera si svolgeranno i nostri prossimi anni. Tu ormai sei mio fratello. Non ho intenzione di lasciarti andare solo perchè tu lo reputi impossibile-

-Non lo reputo impossibile- concluse James alzandosi, distogliendo gli occhi da quelli di Harry -È impossibile-

 

Nathan non era sicuro di aver mai corso così velocemente in tutta la sua vita. Correva per le scale, con quel pensiero in testa, con quelle immagini che non avrebbe mai voluto vedere. Era al sesto piano quando aveva cominciato a sentire le gambe pesanti, mentre i polmoni avevano cominciato a bruciare già da un po', rendendo l'aria fredda e difficile da respirare.

-La prego, deve farmi entrare! È questione di vita o di morte!- urlò tutto d'un fiato al quadro della signora grassa, ad una rampa di distanza.

-Mi dispiace ragazzo, ma io posso aprirmi solo a chi conosce la parola d'ordine- rispose preoccupata la donna raffigurata nel quadro.

-JAMES! JAMES TI PREGO ESCI FUORI!- urlò il Tassorosso, battendo forte sui mattoni della parete, sperando che il guardiano riuscisse a sentirlo.

-Nate?- chiese sorpresa una voce dall'altro lato del ritratto, che si aprì come una porta. -Cos...-

-Non c'è tempo, vieni!- disse rapidamente il ragazzo, ricominciando a correre giù per le scale, seguito da James.

-Dove dobbiamo andare?-

-Al campo di Quidditch, John si è...-

-Dobbiamo sbrigarci- corresse James, cominciando a correre su un'altra rampa di scale, attirando l'attenzione di Nathan, che lo seguì. Aveva un'idea di quello che sarebbe potuto essere successo, ma non ci badava. Sperava di sbagliarsi. James trovò con facilità quel passaggio segreto che portava agli spogliatoi, risparmiando un considerevole lasso di tempo. Da lì corsero con tutte le loro forze fino al campo da Quidditch, dove trovarono John perfettamente in mezzo al campo, ma... non era lui.

-Pensavo intendessi il tuo amico- disse James dirigendosi verso il Guardiano, che era sdraiato su un fianco sull'erba, mentre emetteva suoni spenti e privi di senso -John, va tutto bene?-. Avvicinandosi James si accorse che, effettivamente, il Serpeverde voleva dire qualcosa, ma non riusciva. Dovette aggirarlo per vederlo in faccia, ritrovandosi uno spettacolo che lo lasciò confuso: John era bendato e sulla bocca aveva uno strano bavaglio verde e argento. Tuttavia, non si muoveva di un millimetro, come se fosse immobilizzato. O forse lo era? James, con una mossa repentina, gli tolse il bavaglio, rivelando le labbra che cominciarono subito a muoversi

-James! È una trappola!-

 

--__--

 

Nathan Zeller?

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Capitolo 15
*** Un combattimento anticipato ***


AAA In questo capitolo sono presenti spoiler.

 

--__--

 

James estrasse immediatamente la bacchetta, puntandola verso la sua sinistra, da dove proveniva uno strano rumore di passi.

-Pozione polisucco?- chiese James alla donna, che si stava avvicinando. La madre di John vestiva un gigantesco abito ottocentesco verde smeraldo con cuciture argentee, con un lungo strascico che risaltava sull'erba umida verde chiaro.

-Vedo che sei più intelligente dei traditori come te. Figliolo...- chiamò la signora, facendo avvicinare Jason, che lentamente tornava alla sua forma normale

-Jason, cosa ti prende così all'improvviso?-

-Oh, non gli succede nulla, solo che finalmente ascolta la mia voce- disse la donna togliendo dalla fronte del ragazzo una ciocca di capelli, rivelando gli occhi: bianchi e gelidi, privi di emozioni o pensieri.

-Maledizione Imperio... è illegale- ragionò James continuando a puntare la bacchetta contro la donna.

-No, sono loro che hanno finalmente iniziato a pensare: Jason, caro, è vero che non vuoi più vedere questo traditore?-

-Si mamma, non lo voglio più vedere- ripeté il ragazzo con aria assente, mentre una timida lacrima, che passò inosservata da tutti meno che a James, gli rigò il volto.

-Signora, deve smetterla, quello che lei vuole fare è una pazzia. Non crede sarebbe meglio che i suoi figli debbano avere le loro opinioni o idee?-

-Io, in veste di madre, devo evitare che loro commettano errori. Quindi, se devono smettere di vivere liberamente per evitare di farli, sarò costretta ad usare qualsiasi metodo ritenga necessario- spiegò la signora con voce di una freddezza innaturale, mentre un secondo rumore di passi, alle spalle di James, attirò la sua attenzione: una figura praticamente identica a Jason, con qualche anno in più, camminò lentamente serrando il braccio intorno al collo di Peter, mentre con la mano opposta gli puntava la bacchetta sulle tempie.

-Mamma, sto facendo il bravo bambino?- chiese Richard improvvisando un sorriso, anche se James osservava gli occhi bianchi colpiti dalla maledizione senza perdono.

-Si, sei bravissimo figliolo- disse la signora, con una voce sdolcinata quasi innaturale -Ora, da bravo, uccidi il sangue sporco-

-Expelliarmus- urlò James disarmando il ragazzo, che aveva circa tre o quattro anni in più di lui ad occhio, per poi puntare la bacchetta verso John, eseguendo un incantesimo non verbale che emise un piccolo flash dalla punta, liberandolo dall'incantesimo della pastoia. John si rialzò di scatto, prendendo la bacchetta con una mano e togliendosi la benda con l'altra

-Ce la facciamo tre contro due?- chiese il Serpeverde.

-Oh, col cavolo che ti faccio combattere. Tu vai a chiamare il professor Silente- disse James con tono imperatorio.

-Ottima idea- concluse John, cominciando a correre molto rapidamente verso l'uscita del campo.

-Stupeficium-

Un incantesimo distratto da parte di Jason lo colpì alla nuca, facendogli perdere i sensi. James sospirò, afflitto. "Non lanci gli incantesimi giusti neanche volendo. Ti sembra il momento di diventare bravo a combattere?" pensò tra se e se James, mentre Peter cercava di divincolarsi dal ragazzo disarmato. Un duello, era inevitabile.

-Peter, tiragli una gomitata!- ordinò James, sapendo che Richard non avrebbe capito quello che gli stava dicendo. Peter tentò qualche volta prima di sortite l'effetto desiderato, colpendo l'avversario sulla bocca dello stomaco. Richard lasciò la presa, mentre, con aria distratta, cercava di riafferrare il Corvonero, che intanto era scappato via correndo verso James.

-Richard, presto! Vai a prendere la bacchetta- urlò la donna, facendo cambiare direzione al ragazzo.

-Peter, vai a chiamare il professor Silente!- urlò James, parando un secondo schiantesimo diretto al Corvonero.

-Expelliarmus!- urlò James, mirando alla mano della donna, vedendo l’unica cosa che sperava di non vedere: Jason, con una mossa repentina, saltò alla sua destra, venendo colpito in pieno petto dall’incantesimo. Anche se non uscì un solo lamento, James sapeva che si era fatto male. Un po’ barcollante, Jason si rialzò, mettendosi di fronte alla madre, aprendo le braccia come per fare da scudo.

-Non toccarla, sangue sporco!- urlò Jason, che cominciava a piangere vistosamente. I suoi occhi erano ancora bianchi, privi di emozioni, ma il Grifondoro sapeva: Jason era lì, incapace di controllare il suo corpo, mentre assisteva inerme a quelle azioni. James, dall’altro lato, non aveva idea di cosa fare: se avesse cominciato a combattere Richard, a cui dava la schiena, sia Jason che sua madre avrebbero cominciato ad attaccarlo, se invece avesse attaccato Jason si sarebbe fatto male, molto male, mentre Richard lo avrebbe attaccato alle spalle. Doveva mettere KO almeno uno di loro immediatamente e con un solo incantesimo…no. Cosa stava pensando? La priorità non era vincere il duello, ma salvare tutti. Lanciò un rapido sguardo a John: era ancora sdraiato a terra, inerme, e anche se non si muoveva si vedeva chiaramente la schiena alzarsi e abbassarsi lentamente, mentre i polmoni si gonfiavano e svuotavano. Era svenuto, si sarebbe svegliato dopo poco. Guardò Jason, pensando a tutti gli incantesimi che conosceva, cercando di trovare un contro-incantesimo. Uno c’era. Non era sicuro che funzionasse, ma era l’unica possibilità. Si puntò la bacchetta alla tempia, guardò Jason negli occhi, e disse: “Legilimens”.

Entrambi caddero a terra, Jason era come svenuto, mentre James tendeva ogni muscolo del suo corpo anche se non sapeva come mai. Cominciarono a vorticare molte immagini. Jason era ancora un bambino, non aveva più di sette anni.

 

 

 

-Ti sembra il caso di uscire? E se poi parli con un sangue sporco? Dammi la tua cintura...-

 

 

-Ma perché Richard deve andare in un’altra scuola?-

-Tornerò presto Jason, te lo prometto-

 

 

-Andiamo, non ti sembra di esagerare? Hai stregato nostro figlio!-

-Almeno adesso è un bravo bambino-

 

 

-Va tutto bene, figliolo?-

-Mamma, e se non vado in Serpeverde?-

-Allora non ti azzardare a tornare a casa-

 

 

James non aveva idea di dove si trovasse. Non gli interessava. Jason era poco avanti a lui, rannicchiato come per nascondersi. Il luogo era completamente bianco e nessuno dei due lo riconobbe.

-Non ci hai mai detto niente per paura che ti lasciassimo?- chiese il Grifondoro, vedendo il ragazzo annuire mentre numerosi lacrime gli cominciarono a rigare il volto -Vuoi solo essere libero- annuì di nuovo -Devi solo chiedermelo-

-Jms…- borbottò Jason tra le lacrime e i singhiozzi.

-Jason, non mi hai mai chiesto aiuto. Ora è il momento di farlo- spiegò serio James

-JAMES, TI PREGO, AIUTAMI!-

 

-Bene, è il momento di troncare i legami con questa scuola. Cominciamo con il Grifondoro. Richard…-

-Certo mamma- disse il ragazzo, puntando la bacchetta verso il ragazzo sdraiato a terra. Sembrava morto, non si vedeva più il minimo segno di vita. La punta della bacchetta si illuminò di un verde pallido.

-Avada…- cominciò il ragazzo, puntando la bacchetta su James, che non sembrava ancora muoversi.

-Expelliarmus!- urlò John con tutta la forza che aveva in corpo, disarmando Richard che andò a cercare la bacchetta per la seconda volta. Soprattutto, aveva fatto guadagnare a James quei pochi secondi che bastarono a farlo tornare in piedi. In quel momento la sua mente era spaccata in due: una parte era nel suo corpo, intenta a concentrarsi sul combattimento, mentre l’altra era dentro Jason, che cercava di non farlo alzare.

-Petrificus totalus-

Un incantesimo bluastro colpì alle spalle Richard mentre era chino per prendere la bacchetta da terra, facendolo cadere in avanti. Il ragazzo riscontrava non poche difficoltà a tenersi in piedi, troppo impegnato come era a non far muovere Jason. Sperava soltanto che Peter tornasse il prima possibile.

-Perchè combatti? Non credi sarebbe stato più facile se Jason se ne fosse semplicemente andato? Tu neanche lo conosci- disse la donna, tirando fuori dalla manica sinistra la bacchetta.

-Orchidee-

-Cosa?-

-I fiori preferiti di Jason sono le orchidee, è del segno del leone e compie gli anni quest'estate. Il paese che vorrebbe andare a visitare più di tutti è la Francia. Il suo colore preferito è il viola. La sua materia preferita è divinazione mentre odia con tutto il cuore pozioni, che invece piace a John. Il suo sogno più ricorrente lo ritrae a casa, mentre fa i compiti, e suo fratello entra in camera sua per abbracciarlo...-

-Beh? Quindi? Sai solo alcune cose sul suo conto, ma ciò non vuol dire che lo conosci-

-Vuol dire...- riprese James -che lui ha perso le speranze di un contatto con la madre, ma non con suo fratello. Quindi, posso batterla- concluse in un sorriso, facendo illuminare la sua bacchetta di un rosso intenso. La donna, al contrario del suo aspetto, si rivelò un'ottima combattente. Deviava e parava tutti i colpi di James con semplicità, rendendogli non poco difficile quel duello. Era uno scontro alla pari, con James che, più che altro, cercava di non subire troppi danni, visto che ormai stava soltanto usando incantesimi da scudo. Non sapeva cosa fare, non doveva distrarsi altrimenti avrebbe dovuto anche combattere contro Jason e non voleva. Fu uno scatto improvviso del braccio sinistro della donna ad attirare la sua attenzione: aveva sollevato da terra Jason, ancora in uno stato particolarmente stordito, puntandogli la bacchetta alla gola.

-Abbassa la bacchetta- ordinò la donna.

-Ucciderebbe suo figlio?- chiese James sconvolto, alzando le mani.

-No, mai, ma non ho mai detto che non gli avrei fatto del male-

-Mamma?- chiese Jason riprendendo i sensi.

-Jason?- chiese la signora Crowed incuriosita, poco prima che uno schiantesimo la colpisse in piena faccia. James aveva smesso di essere nella testa del Tassorosso, che lo fece tornare alla normalità.

-Grande Jason- disse James, osservando di nuovo i suoi occhi, che erano ancora bianchi. Un urlo improvviso fece sussultare James che, anche se stava osservando Jason, non lo aveva visto muoversi. Furono pochi secondi strazianti, prima che Jason smettesse di urlare, cominciando a respirare affannosamente.

-James, allontanati! Peter, porta John in infermeria!- ordinò la voce autoritaria della professoressa McGranit, che si avvicinava al Grifondoro con passo svelto.

-State indietro- disse James alzando la mano.

-Potter, lascia fare agli insegnanti- continuò la professoressa, che guardò il preside dopo aver detto ciò, come per chiedere sostegno. Il preside alzò la mano in maniera stanca, facendo fermare il professor Piton e Raptor, che erano appena dietro di loro.

-STUPEFICIUM!- urlò Jason puntando la bacchetta verso James, che parò l'incantesimo come se nulla fosse. Gli venne in mente l'immagine di Piton ne “Il principe mezzosangue”, verso la fine del film, ma cercò di non pensarci.

-EXPELLIARMUS-. Anche il secondo incanto fece la stessa fine del primo. James lasciò cadere la bacchetta proprio in quell'istante, cominciando ad avvicinarsi verso il Tassorosso.

-Emozioni allo stato puro- spiegò Silente agli altri professori -In questo momento Jason, sotto ancora gli influssi della maledizione della madre, esprime il suo odio e angoscia contro James, verso la quale prova rispetto, ammirazione, amicizia e, soprattutto gratitudine-

-E cosa bisogna fare in questi casi, Albus?- chiese la professoressa di trasfigurazione in un sussurro.

-Nessuno lo sa con certezza. O almeno nessuno lo ha mai raccontato- concluse in un sorriso.

-Qualcosa di particolarmente divertente, Preside?- chiese il professor Piton, mettendosi alla sinistra del mago. Probabilmente aveva percepito quel sorriso anche senza vederlo visto che ogni forma di gioia o divertimento sono quasi banditi nelle sue lezioni.

-È solo che quel ragazzo si sta comportando in maniera esemplare: sta affrontando un pericolo come un Grifondoro mentre lo analizza come un Corvonero. Il precedente scontro lo ha vinto con l'astuzia che possiedono solo alcuni Serpeverde e combatte per un amico come un Tassorosso. Ora capisco perchè ci voleva così tanto tempo per smistarlo-

-Jason, sono io, James- disse James in tono calmo, lo stesso tono che usava Jason quando voleva tranquillizzare chi era spaventato o preoccupato.

-Vattene. Voglio morire- rispose Jason con una voce profonda, che James capì non essere la sua.

-No, non vuoi morire, volevi farlo, ma adesso non più-

-Io... vi ho traditi- singhiozzò il ragazzo, mentre vistose lacrime gli bagnavano gli occhi che passavano dal bianco all'azzurro ad intermittenza, come una lampadina in procinto di fulminarsi.

-No, Jason, tu ci hai protetti. Ci hai sempre protetto da quelli che erano i tuoi demoni: la tua famiglia-

-Io sono la mia famiglia-

-No, tu sei Jason, uno degli amici più fidati di questo mondo, il primo che mi ha parlato quel due settembre. Il mio primo vero amico- disse, mentre continuava ad avvicinarsi a piccoli passi.

-James...-

-Jason...- concluse il ragazzo, mettendo le mani sulle spalle di Jason.

-James... il mio corpo... mi dispiace-

-Non fa nulla- disse James in un sorriso, mentre Jason infilava il pugnale nello stomaco di James.

 

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Nathan Zeller?

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Capitolo 16
*** The in valigia e problemi di memoria ***


"Cavolo se fa male... Porca...".

Il coltello aveva lasciato a James una sensazione fredda sotto la pelle, come se stesse congelando in un solo punto. Le gambe e le braccia si erano fatte molto pesanti, mentre gli occhi volevano solo chiudersi. Non voleva morire, ma non sapeva cosa fare. Guardò Jason negli occhi: quegli occhi bianchi che si tramutarono in azzurri in meno di un istante, mentre le forze abbandonavano velocemente il ragazzo, che cadde a terra. I vestiti del Grifondoro si macchiarono velocemente di sangue, lasciando una macchia scura sulla maglia e sul gilet.

-Nooooooooo- urlò una voce alle spalle dei professori: Harry, sotto il mantello dell'invisibilità, era stato lì ad osservare James per tutto il tempo -James, per favore, non morire-

-Non essere sciocco!- sbottò il ragazzo, con una voce seriamente arrabbiata -Non mi ha ucciso il signore oscuro, ti pare che mi uccide un coltello? E tu potevi almeno prenderti la briga di affilarlo-

-Professoressa McGranit, portate Potter in infermeria-

-Vulnera Sanentur...- disse il professor Piton, che si era già messo accanto a James, dopo aver tolto il piccolo coltello dallo stomaco del ragazzo. Ripetè quelle parole alcune volte, prima che il ragazzo guarisse del tutto: il sangue fece dietro front e ritornò nelle vene e capillari del ragazzo, come se fosse stato un video fatto partire all'indietro. Sui vestiti non era rimasta una singola traggia della ferita, anche le persisteva un piccolo buco sulla maglia, dove sotto non c'era nessuna ferita o cicatrice.

-Severus...-

-Oblivion-

 

John non si teneva ancora in piedi, ma almeno aveva ripreso conoscenza. Jason e James lo tenevano in piedi per le braccia, come si fa con uno che non riesce a camminare.

-Esiste un incantesimo per cancellare la memoria? Me lo insegni?- chiese il Serpeverde con un ghigno malefico.

-Magari al quarto anno- rispose il Grifondoro in un sorriso.

-John, ancora non hai capito che c'è un motivo se non sei finito in Corvonero?- chiese Peter, che saltellava allegro senza nessun peso sulle spalle al contrario dei due

-Allora mi illumini su come ci sei finito tu?- chiese John a sua volta facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata. L'unico che rimase in silenzio era proprio l'unico che di solito rideva per primo: Jason.

-Jas, va tutto bene?- chiese James, guardando oltre John, che divideva i due.

-Mi dispiace, vi ho messo in pericolo-

-Questo non è del tutto vero: hai messo loro due in pericolo, visto che tua madre teneva in ostaggio tutti e tre. Poi, con fare eroico e in una leggendaria battaglia, io ho battuto tua madre... ok, magari devo rivisitare la storia, ma è già qualcosa!-

-Sono abbastanza sicuro che le cose non siano andate così, ma purtroppo è anche vero che ciò che una persona ricorda è anche ciò che reputa vero- disse John, cadendo sul prato di quella tarda mattina, facendo sedere anche tutti gli altri.

-Wow, che perle di saggezza, signor White, magari potresti lavorare anche come impiegato all'angolo poesie della gazzetta del profeta- disse Peter con fare ironico -a proposito, cosa gli diremo?-

-Non lo so: se gli diciamo che ha usato la maledizione Imperio... beh, è un biglietto di sola andata per Azkaban. Quindi diremo che ha usato solo minacce verbali e schiantesimi, costringendo anche il figlio Richard ad aiutarlo. Tuo fratello non passerà guai, mentre tua madre andrà in una prigione minore, forse pagherà solo una multa per poi restare agli arresti domiciliari-

-Ma se lo merita- disse Jason senza pensare, facendo rimanere in silenzio tutti gli altri, anche se a bocca aperta -Ci ha trattato come bambole, fin da quando sono nato...-

-Jason...-

-Noi siamo tuoi amici, sfogati- continuò James, visto che Peter non riusciva a finire la frase

-Quando ero piccolo, non potevo uscire di casa- raccontò Jason, dopo un tentennamento iniziale -voi probabilmente siete andati in scuole babbane, o forse avevate maestri personali, ma io no. Mia madre mi ha insegnato tutto quello che so, e per questo che sono così portato, qui. Poi mio fratello ha compiuto undici anni, e quando è andato ad Hogwarts è finito in Grifondoro. Mia madre lo ha portato a Durmstrang, dove è stato cacciato dopo poco per via della sua cattiva condotta verso tutti i “SS”-

-SS?- chiese Peter, mentre Jason aveva ancora le mani alzate per le vistose virgolette.

-Sangue Sporco- chiarì velocemente James -tutti coloro che non fanno parte delle sacre 28-

-Cosa?-

-Ventotto famiglie reputate purosangue da Salasar Serpeverde- spiegò quasi sottovoce Jason -mia madre me le ha fatte imparare a memoria: Abbot, Avery, Black, Burke, Carrow, Crouch, Crowed, Fawley, Flitt, Gount, Greengrass, Lestrange, Lumacorno, Paciock, McMillan, Malfoy, Nott, Olivander, Parkinson, Prewett, Rosier, Rowle, Selwin, Shacklebolt, Travers, Weasley, White e Yaxley-

-Francamente io non vi conoscevo a voi due- ragionò James

-Forse perchè lui non è il primo dei lupi mannari in famiglia, ma Jason per quanto ne so è purosangue al cento per cento- disse Peter, facendo incuriosire il Tassorosso ed il Serpeverde, che rimasero anche a bocca aperta.

-Io sono cosa?- chiese John balbettando.

-Oh, scusa, forse non avrei dovuto usare quel termine? Mostro?- disse Peter con un sorriso maligno, mentre John cominciò a sudare vistosamente.

...

-John, va tutto bene?- chiese Peter avvicinando una mano.

-Io non sono un mostro!- sbottò alzandosi -Io... lasciatemi stare-

-Ho detto qualcosa di sbagliato?- chiese il ragazzo, alzandosi poco dopo John, che aveva cominciato a correre.

-A parte Lupo mannaro? No, nulla- disse Jason, riprendendo il sorriso.

-Jason, dopo continuiamo, ma adesso cerchiamo di capire cosa succede a John-

-Aspettate, è davvero un lupo mannaro?-

-Non te lo ricordi? È successo qualche ora fa-

-No, non ricordavo... James aspetta!-. Ma James non stava ascoltando. Stava inseguendo John. Dio solo sa dove sarebbe potuto andare. Hogwarts era ancora più grande di quanto immaginasse: era come se ogni passo, invece di avvicinarlo a John, lo stesse allontanando. Corsero dentro il castello e fuori, in alcuni giardini interni, fino ad arrivare alla rimessa delle barche: avevano letteralmente corso da un lato all'altro del castello, il che era eccezionale per un ragazzo che fino a pochi minuti prima non sapeva camminare. John era salito sul corrimano di una scala, affacciandosi su quello che era un salto di qualche metro nel lago nero. Le parole “Non ho ancora imparato a nuotare” si facevano sempre più vive nella mente di James, che pensò solo in quel momento della presenza di avvincini e sirene nel lago.

-John, che vuoi fare?- chiese Jason

-Lo sai benissimo, tu sei probabilmente l'unico che lo capisce- disse il Serpeverde voltandosi.

-John, non ci provare nemmeno- ordinò James, con una punta di paura nella voce.

-Altrimenti che fai? James! Se proprio non vuoi lasciarmi morire, salvami!-

-No- disse James facendo incuriosire i due ragazzi alle sue spalle -sei in bilico...-

-Si, posso cadere e...-

-Non in quel senso! Intendo dire quello che può comportare la tua scelta: puoi gettarti all'indietro, morirai con ogni possibilità e smetterai di essere un lupo mannaro e non dovrai più sopportare le sacre ventotto. Oppure puoi buttarti in avanti, dove troverai tre ragazzi che ti saranno sempre vicini... mostro-

-Cosa?-

-Si, mostro! Cosa puoi essere se non questo?-

-Certe volte mi chiedo come fai ad essere ancora vivo, non ti fai schifo da solo?-

-Perchè non ti butti? Staremo meglio senza di te-

-John, guardami. Sono io, James-

-James, cosa sono?-

-Sei John...-

-Non quello! Perchè mi chiamate mostro?-

-Perchè è quello che sei-

-John, stai fermo-

-Continuo a vedervi odiarmi, è vero?-.

James non aveva idea di cosa dire. In realtà, non sapeva neanche cosa stesse succedendo al suo amico per renderlo così. Era come se continuasse... ma certo!

-John, per favore, stai fermo e lasciami parlare, mostro!-

-Sono io James! Ci siamo incontrati quel due settembre, sul treno. Si odio quel giorno, perchè ho incontrato un essere inferiore come te-

-John, guardami! Sono io, James-.

John cadde in avanti, svenuto.

-Cosa succede?- chiese Jason, che era probabilmente il più confuso tra i presenti

-Ho un'idea... spero solo di sbagliarmi- concluse James prendendo John in braccio per portarlo in infermeria.

 

John si svegliò in un letto sorprendentemente comodo, molto più comodo di quelli presenti nella sua sala comune. Alla sua destra Peter e Jason erano seduti a fissarlo, mentre James era a qualche metro di distanza, intento a fissare la scuola attraverso una grande vetrata.

-James...- borbottò John ancora assonnato.

-Sei sveglio- osservò il Grifondoro con un sorriso -Non ti alzare...-

-Sto bene-

-Ok campione, lo dico per te- tranquillizzò James avvicinandosi.

-Eravamo preoccupati, ti sei messo a correre come un matto- disse Jason con fare premuroso.

-Non eri tu quello in una situazione disagiata?-

-John, io sto a posto, sei tu quello che adesso dovrebbe par...-

-JAMES POTTER JUNIOR!- urlò una voce all'entrata dell'infermeria -COL CAVOLO CHE TI ASPETTO DI NUOVO PER PRANZARE INSIEME!-

-Joanne, stai calma-

-Oh, col cavolo, l'ultima volta che ti ho visto sei svenuto davanti ai miei occhi e adesso vai in giro a fare duelli? Pretendo una spiegazione-

-Bene, credo che Salasar Serpeverde stia cercando di ucciderci, e di uccidere tutti i sangue sporco presenti nella scuola, va... Hermione-.

La ragazza era appena entrata in infermeria, sentendo sicuramente quello che il Grifondoro aveva detto. Passarono alcuni secondi, prima che uscisse dalla gigantesca sala chiudendosi la porta alle spalle. James, quasi involontariamente, cominciò a correrle dietro.

-Spiegate a Joanne quello che è successo!- esclamò lui senza voltarsi. La ragazza non correva molto velocemente, ma James non voleva fermarla con la forza. Avrebbe dovuto fermarsi lei, di sua spontanea volontà. Doveva dire qualcosa... ma cosa? Non aveva idea di cosa l'avrebbe fermata.

-Hermione, per favore, ferma, voglio solo parlare!- esclamò il guardiano esasperato.

-Ah, vuoi solo parlare? Di come vuoi uccidere i sangue sporco insieme a Serpeverde? Si, ho fatto le mie ricerche! L'ultimo guardiano voleva fare questo e Joanne mi ha detto che lo vuoi fare anche tu!-

-Aspetta, avete litigato per questo?- chiese il ragazzo, ricordandosi le parole “amiche come prima”.

-Si, non volevo crederci!-

-E secondo te io potrei andare in giro ad uccidere natibabbani? Io che fino ad un mese fa neanche ero un mago?-

-Ma le tue ricerche...-

-Era per capire se la setta dell'amante ci fosse ancora, noi guardiani vogliamo fermarla!- esclamò James facendo sussultare la ragazza -Non mi sarai stata lontana tutti questi giorni solo perché pensavi che ti avrei fatta del male?-. Hermione scoppiò a piangere, avvicinandosi a piccoli passi a James, per poi abbracciarlo. Il ragazzo, al quanto impacciato, cercava di consolarla.

-James... perdonami *sob*, io avevo...-

-Tranquilla è tutto passato. Almeno adesso è tutto a posto- concluse lui in un sorriso, guardando la ragazza negli occhi -Tu adesso vai in bagno e sciacquati la faccia, poi torna a studiare! Non vorrai rinunciare ad andare ad Hogsmade?-. La ragazza sorrise, per poi cominciare a correre nella direzione opposta a quella che aveva intrapreso prima. James rimase fermo a guardarla. -Magari fosse tutto passato- sospirò quando si accorse di essere solo.

-Signor Potter! Signor Potter! La prego, solo qualche domanda!-

“Almeno non c'è Rita Skeeter” pensò il Grifondoro voltandosi, fingendosi sorpreso di ritrovare un branco di giornalisti con fotografi alle spalle.

-Prego-

-Come stanno i ragazzi?-

-I tre ostaggi sono adesso in infermeria, la capo infermiera dice che gli serve il massimo riposo, quindi vi prego di non disturbarli-

-Come ha fatto la donna a prenderli in ostaggio?-

-Non ne ho idea-

-Dove si trova?-

-La signora Crowed? Nella torre oscura-

-Cosa le accadrà?-

-Non lo so, probabilmente chiederanno la mia versione dei fatti, anche se non credo che dovrebbe andare ad Azkaban. Consiglierò un ergastolo in una prigione minore, con il sequestro della bacchetta-

-E stato lei a salvare gli studenti?-

-Si, abbiamo ingaggiato un piccolo scontro, anche se non ho riscontrato difficoltà particolari. Il duello è durato qualche minuto e i professori sono arrivati subito dopo. Mentre il corpo insegnanti portava la donna nella cella, io ho portato gli studenti in infermeria. Nessuno è in condizioni gravi, non dovete preoccuparvi-

-Cosa succederà adesso?-

-Noi Guardiani abbiamo fatto il nostro lavoro e adesso la scuola è tornata alla normalità. Arrivederci-.

 

-Ok, adesso che so tutto, cosa succede?-

-Ti dai una calmata e ci lasci lavorare- concluse James, concludendo il racconto che nessuno dei presenti conosceva. Ognuno dei presenti era rimasto in silenzio, ascoltando il racconto, sia le parti che conoscevano sia quelle a loro ignote -Non ho intenzione di metterti ulteriormente in pericolo. Voi guardiani invece mi raggiungete per cena nella mia valigia- concluse James andandosene. Nessuno parlò dopo quell'ordine così imperatorio. Stava succedendo qualcosa che neanche James (che sapeva tutto a detta degli studenti) era riuscito a spiegare. Sarebbe voluto andare in biblioteca a cercare il libro che il preside gli aveva consigliato, ma aveva già abbastanza teorie per la mente, non gliene servivano altre. Doveva capire solo quali tra quelle era giusta.

-James!-

-Nathan, cosa succede?- chiese il Grifondoro voltandosi verso il ragazzo, cercando di non perdere concentrazione dei pensieri che ancora lo affliggevano.

-Ieri è... la...-

-La duchessa delle lacrime? E io che pensavo di avere già abbastanza problemi. Cosa ti ha detto?-

-Di cercare tra i fiori dei re e delle regine dell'altro mondo- recitò Nathan, usando le sue stesse parole.

-Cerca in un libro di simbologia, indubbiamente si trova lì. Io adesso devo fare altre cose, ma avverti uno dei Guardiani se hai notizie-

-Lo farò. James, un'ultima cosa. Ho come la sensazione che questa scuola cambi le persone-

-Lo fa, un normale ragazzo di undici anni non fa quello che facciamo noi. Io lo chiamo effetto Hogwarts. Cresci molto più in fretta del normale-

-Non dico quello, ho la sensazione che un mio amico mi stia nascondendo qualcosa, e non ha mai fatto così, mentre mio fratello è cambiato dal suo primo anno...-

-Non so cosa dirti Nathan, se non di concentrarti su un mistero alla volta. Non diventare come me- sorrise in fine James, ricominciando a camminare.

 

Se la valigia di Nick non avesse avuto sia una cucina che una dispensa, probabilmente James sarebbe morto. Non aveva pranzato o fatto colazione, quindi non si stupì quando il suo stomaco cominciò a brontolare. Si sedette sul divano all'interno della valigia, osservando la copertina del libro che gli aveva consigliato Silente. Un cucciolo di Kneazle si sedette accanto a lui. Lo aveva trovato nella valigia, ed era come un piccolo gatto, carino e coccoloso. I grandi occhi gialli felini erano simpatici da osservare, e per certi versi rilassanti.

-James, mi hai chiamato?-

-Professor Silente, benvenuto- accolse il ragazzo alzandosi, stringendo la mano al professore.

-Un incantesimo estensivo irriconoscibile. È illegale-

-Che cinque punti vengano sottratti a Grifondoro. Ma adesso le devo chiedere di aspettare. Dobbiamo essere tutti, poi possiamo cominciare a ragionare su quello che sta succedendo-.

Dovettero passare alcuni interminabili minuti prima che gli altri tre Guardiani raggiungessero la sala comune di Grifondoro. Minuti che i due maghi passarono a leggere libri di magia. Interessanti, dopo tanto tempo. James non leggeva un libro per interesse da un po', ormai, quasi dimenticandosi cosa significasse leggere per rilassarsi.

-Siamo arrivati... oh, professor Silente, signore- salutò John.

-Prego, sedetevi al tavolo- disse James indicando il centro della stanza, dove una tavola era imbandita per il the. Seduto a capotavola c'era il preside, intento a bere con calma un bel bicchiere di brandy.

-Hai fatto il the?-

-Bevetelo prima che si freddi- si rassicurò James, cominciando a bere insieme agli altri una buona parte di tazza.

-Qui dentro c'è del veritaserum?- chiese John, osservando il liquido dopo averlo bevuto.

-Si, avevo bisogno che ci potessimo fidare l'uno dell'altro, e in questo modo nessuno può mentire- spiegò James, prendendo un biscotto. La faccia della McGranit si fece subito vivida nella sua mente, facendolo sorridere.

-John, noi non ti odiamo- disse Jason, guardando il Serpeverde dritto negli occhi. Di tutta risposta, lui continuò a bere il suo the, come se non avesse sentito nulla.

-Una presa in giro partita dai Serpeverde, nulla di cui preoccuparsi- mentì James al preside, che aveva una faccia incuriosita. Nessuno aveva riflettuto sul segreto di John, ma per fortuna James sapeva mentire col veritaserum. O almeno si era allenato. -Comunque, non vi ho chiamato per il the, ma per spiegarvi tutte le teorie che mi sono fatto: prima tra tutte, se siamo Guardiani è colpa mia. Se io non fossi venuto ad Hogwarts, voi adesso stareste vivendo una vita normale. Nel senso... si fa per dire.

Secondo: colui che più di chiunque altro ci voleva Guardiani era Serpeverde. Non sarebbe arrivato a minacciarci, altrimenti.

Terzo: la duchessa delle lacrime è legata a... Peter, tu sai a chi.

Quarto: dobbiamo risolvere tutto prima del 21 di febbraio.

Quinto: attualmente siamo tutti affetti da visioni. Adesso, cominciamo a capire come risolvere questi punti. Professore, lei può aiutarci?-

-Vediamo... io non posso dirvi nulla sulla vostra nomina a Guardiani, visto che io stesso non so come funzioni. Per la duchessa delle lacrime, non so niente e, quindi, non posso aiutarvi- rispose il professore, lasciando sul tavolo il bicchiere vuoto sul tavolo -Temo che dovrete capire da soli come risolvere questi problemi, e vi auguro di farlo il prima possibile-.

Il preside non salutò. Si diresse alle scale a chiocciola, che salì lentamente. James, appena non vide più neanche la toga del professore, corse di scatto verso l'entrata, chiudendola, per poi scendere lentamente. Prima di tornare al tavolo fece una piccola deviazione, passando per il divano e prendendo il libro di Doe.

-Questo è il nostro unico indizio. Parla di tutto quello che non è stato citato nei libri di storia di Hogwarts e quindi quello che dovremmo sapere. Neanche i caposcuola possono prenderlo- sorrise lasciandolo sul tavolo.

-Se non fosse stato per James adesso il preside mi avrebbe scoperto. Non sai pensare?- chiese John a Peter alzando il tono di voce, ignorando il Grifondoro.

-Penso che fosse importante che tu lo sapessi- disse Jason, cercando di giustificare l'amico -E comunque anche io la penso nello stesso modo-.

-Ah, ora che mi ricordo- disse James dando il libro a Peter -Ci sono due cose che ci sta facendo Serpeverde: la prima è modificarci mentre la seconda è controllarci la mente. La prima è sostenuta dal fatto che Peter sia diventato un metamorfomugus e io un legilimens...-

-Puoi leggere nel pensiero? Dio che invidia- esclamò Jason tutto esaltato.

-La seconda è ben fondata, da me e, stamattina, da John che continua a ad avere visioni e dalla memoria che va e viene-

-Voi siete sicuri che io ve l'abbia detto?-

-No, lo sappiamo perché si- disse ironico Jason -anche se pure io non ricordo che ciò fosse successo-

-Vi consiglio di tenere un diario, dove dovrete scriverci periodicamente- disse James, alzando con fierezza il suo diario, per poi assumere uno sguardo cupo che, fortunatamente, passò inosservato.

-Non possiamo dimenticare quello che scriviamo su carta, geniale!-

-Adesso però parliamo un secondo della duchessa delle lacrime...-

-Tengo d'occhio la sala comune, ma non posso esserci sempre.-

-Infatti, ma dobbiamo capire com'è collegata con Salasar Serpeverde. Un motivo ci sarà-

-Io e Peter, potremo fare delle ricerche, ma non so da dove trovare il materiale- si offrì John.

-Buongiorno, vorrei questo libro- scherzò Jason, imitando quello che avrebbe dovuto dire John alla bibliotecaria.

-Bene, voi cercate di capire tutto il possibile, e preparatevi- disse James alzandosi per dirigersi verso il divano, dove un pigro Kneazle stava sonnecchiando -Halloween sarà... esplosivo-

 

--__--

 

Ebbene sì, vi abbandono. Scherzo XD, o almeno in parte. Visto che probabilmente nessuno mi segue su FB, penso che gli aggiornamenti li dovrò scrivere pure qui!Quest'estate, oltre a dedicarla allo studio, verrà passata anche sul romanzo che mi piacerebbe pubblicare, quindi, non ci saranno FF fino al primo o il secondo sabato di settembre! Quindi, se vi chiedete perché non pubblico un capitolo già da una settimana adesso avete la risposta!

 

Nathan Zeller?

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Vuoi chiedermi qualcosa? Vuoi sapere quando escono i capitoli? Vuoi diventare un beta-tester?

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Capitolo 17
*** Halloween ***


Capitolo 17: Halloween
 
Marco era pietrificato, con la bocca aperta. L'incantesimo non c'era più, ma lui non parlava. Le spezie e gli ingredienti volavano da una parte all'altra della cucina, senza che nessuno gli toccasse, mentre sul divano della piccola abitazione un ragazzo annoiato muoveva un bastone nero. Stava guardando un mago, come quelli di Harry Potter, che stava cucinando con la magia.
-Quindi, tu sei Marco?- chiese il mago, senza distogliere lo sguardo dal libro che teneva in mano.
-Si- rispose timidamente il ragazzo.
-Bene, adesso, tu devi farmi un favore. Anzi, facciamo un patto!-
-Un patto?-
-Si, un patto- sorrise il ragazzo -Tu devi fare quello che ti dico e io non ti oblivierò-
-Ma non vai contro molte delle tue leggi? Insomma, l'ufficio regolazione per la legge per la magia lo verrebbe a sapere in ogni caso, no?-
-Acuto, ma io non ho la traccia...-
-Chi sei? Nessuno sotto i diciassette anni è privo della traccia-
-Ok, ma non sai cosa devi fare per me, se ti dico come mi chiamo è come se avessi accettato- annunciò il ragazzo, poco più giovane di Marco, vedendo la faccia cunfusa sul volto dell'italiano -Devi scrivere-
-Cosa?-
-Si, scrivere di me. Di quello che ti racconterò. Tanto più testimonianze ci sono sul mio mondo meno la gente ci crede.-
-Mi... d'accordo. Ma tu devi mostrarmi più di quello che è un nonoblivion.-
-Potter. James Potter- sorrise il mago sedicenne, siggillando il patto fatto con il babbano.
 
Ormai era quasi arrivata la fine di Ottobre. Tutto era tornato alla normalità, la madre di Jason era un solo ricordo lontano mentre i Guardiani facevano sedute di occlumanzia per cercare di non avere problemi di memoria o visioni. Peter, inoltre, si sentiva debole in confronto agli altri. Mentre a lui bastavano meno di dieci minuti di legilimanzia, agli altri tre guardiani servivano quasi tre ore settimanali. Compensava il tutto con delle lezioni su come controllare i suoi cambiamenti da metamorfomagus dategli da uno strano auror dai capelli color gomma da masticare. "Se può controllare il colore perché tiene quell'orrendo rosa?" chiedeva spesso a James, sperando che la conoscesse. Di fatto lui rispondeva con: "In futuro ci sarà un altro rosa che odierai, non ti preoccupare.".
Halloween non si fece aspettare più di tanto, e con lui, quello di cui James aveva più paura. Il non sapere cosa fare.
-Ok, mentre i prefetti portano gli studenti nei dormitori...-
-Noi sotto il mantello dell'invisibilità andiamo al terzo piano.- risposero annoiati gli altri tre all'unisono.
-James, ripeti queste cose da quasi un mese, abbiamo capito.- disse John, mettendo una mano sulla spalla dell'amico.
-Sappi il mio caro James Potter, che ti sto odiando come non mai- annunciò Joanne avvicinandosi, mentre il resto del gruppo di incantesimi pratici era poco distante. -Adesso, insieme alla tua cara amica Hermione Granger, mi tocca studiare Trasfigurazione-
-In fondo è la tua materia preferita- sorrise il Grifondoro, imitando la ragazza quando lo aveva convinto a seguire le lezioni della McGranit. -Ok, in anzi tutto: buon Halloween, stasera non mancate al banchetto! Il gruppo di teoria mi aspetti sul limitare della foresta, senza entrarci, mi raccomando! Chi deve allenare incantesimi a livello pratico, invece, cominci ad allenarsi e mi faccia domande solo se non riesce. Guardiani, voi sapete cosa fare...-
Effettivamente i Guardiani erano molto avanti rispetto agli altri del primo anno. Insieme a James avevano smesso di presenziare alle lezioni, trovando ispiranti le spiegazioni del ragazzo. La loro media era persino aumentata, compresa quella di Peter, che era fermo ad un Oltre ogni previsione.
-Peter, ti unisci a noi?- chiese James avvicinandosi al ragazzo, che era chino sul suo gufo.
-Ecco, ieri era il compleanno di mia sorella, e io non ero a casa, quindi...-
-Ma cosa abbiamo qui?- scherzò Jason, prendendo dalle mani del ragazzo una lettera -Cara Charlotte, qui mi sto divertendo molto. Quando tornerò per le vacanze di Natale ti farò vedere tutto quello che ho imparato...-
-Ridammela!-
-Mi auguro che il regalo che ti ho fatto ti sia piaciuto!- continuò Jason, per poi diventare drasticamente cupo, abbassando il tono di voce -La mamma come sta? Papà ha smesso di picchiarti? Troverò il modo di aiutarti il prima possibile...-
I tre rimasero in silenzio, mentre il Tassorosso chiuse la lettera senza finire di leggerla, porgendola al Corvonero. -Scusa...-
-No, è colpa mia. Avrei dovuto parlarvene, no?-
-Beh... io ve ne ho parlato...- sorrise John.
-Mia madre ha una malattia chiamata tumore. Se non operata uccide. Mio padre paga le cure ma spende il resto dello stipendio in alcool e poker... e quando torna a casa...-
-Peter, raccontaci dopo. Gli studenti non devono vedere un Guardiano piangere. Siamo il simblo di forza di Hogwarts!- rassicurò James mettendo le mani sulle spalle dell'amico mentre allungava le labbra in un sorriso allegro mentre, non visto, Peter si asciugò le lacrime.
 
La sera arrivò rapidamente. Peter aveva chiamato in disparte gli altri Guardiani, spiegando la sua situazione. Sua sorella, Charlotte Vains, sopportava tutto quello che il padre le faceva solo per la madre, ricoverata in un ospedale. Per quanto la storia fosse triste, fu omunque molto breve.
-Siamo una banda di disagiati- sorrise John, camminando insieme agli altri in quel corridoio vuoto, in direzione della sala grande. James era ancora più pensieroso del solito, mentre cercava di trovare una soluzione anche a quel problema.
-Beh, noi almeno. Non sappiamo la tua storia- sorrise Jason.
-La tua curiosità ha quasi fatto scoppiare in lacrime Peter, che intenzioni hai?- chiese John. Effettivamente nessuno conosceva il passato di John, neppure di come fosse diventato lupo mannaro. Ma in fondo nessuno voleva saperlo, avevano già passato tutti episodi troppo pesanti per ragazzi di undici anni. La sala grande era fantasticamente addobbata per le feste. Le zucche erano ovunque: sui tavoli, sulle pareti, in aria. L'odore in particolar modo si insinuava nelle narici di tutti gli studenti, compresi i Serpeverde, che non sembravano molto contenti di quel cambiamento.
Esattamente come da programma, ognuno dei Guardiani si sedette al proprio tavolo, tendendo ad essere esterno, avvicinandosi il più possibile alla gigantesca porta senza dare nell'occhio. Fu John il primo a vedere il professor Raptor, scendere le scale in fretta e furia, facendo un cenno a James.
-Un mostro! Nei sotterranei! Pensavo di doverlo dire- disse il professore, accasciandosi al suolo. La sala esplose in un boato: chiunque era presente cominciò a rabbrividire, per poi spaventarsi alla vista del professore privo di sensi.
-SILEEEEEEEENCIO- urlò James, facendo bloccare tutti e creando un incredibile silenzio. Non tutti conoscevano quell'incantesimo incredibilmente utile. -Ragazzi, per favore, niente panico! I prefetti accompagneranno gli studenti nei dormitori. Gli insegnanti seguiranno il preside nei sotterraniei. Guardiani, a me!-
-E adesso?- chiese Peter in un bisbiglio, seguendo gli altri Guardiani mentre la sala grande si svuotava. Tutti gli studenti e gli insegnanti si stavano dirigendo alla propria sala comune mentre i quattro erano più intenti ad andare verso il cortile d'ingresso.
-Sotto il mantello, svelti- disse James aprendo un gigantesco mantello argenteo, che in confronto a loro era decisamente grande.
-Non hai detto che saremmo dovuti passare inosservati? Quattro ragazzi sotto un mantello non passano inosservati...- domandò Peter. Essendo un babbano, non aveva mai neanche visto un incantesimo per occultare, ma anche gli altri sembravano perplessi. Nessun mantello nascondeva come quello, dopo tutto.
-Sotto questo mantello passeremo inosservati- sorrise James, lasciando i ragazzi confusi -Rimanete in silenzio e cercate di non toccare nessuno-
Cominciarono a camminare. I tre rimasero sconvolti quando nessuno, tra studenti, prefetti o professori, gli chiedeva cosa diavolo stessero facendo. Era come se nessuno riuscisse a vederli.
-James, dove diavolo stiamo andando?- chiese John in un sussurro.
-Terzo piano, la parte...-
-In cui non dovremmo assolutamente andare?- chiese Peter.
-James, tu sai cosa c'è lì?-
-Certo che lo so- sbuffò il ragazzo -ma non dobbiamo entrare, dobbiamo solo fermare una persona...-
-James, mi dispiace interrompere i tuoi piani malefici ma, ecco... siamo al quarto piano-
Il Grifondoro saltò fuori dal mantello, osservando cosa accadeva ad un piano sotto di loro, sporgendosi dal corrimano. Raptor era già entrato nel corridoio al terzo piano. Non aveva fatto in tempo ad estrarre la bacchetta, senza contare che non aveva idea di che tipo di incantesimo usare. Scese rapidamente le scale, entrando nel corridoio in cui nessuno degli altri aveva intenzione di entrare. Non accese neanche la bacchetta: la puntò verso la sagoma scura e disse "Impedimenta". Il professore cadde a terra, inciampando.
-POTTER! Cosa ci fai tu qui?-
-Professore, ehm... io, stavo cercando il troll, e ho visto...-
-Non importa, vattene. Ci penso io qui-
James non se lo fece dire due volte: si diresse a passo spedito verso la porta, che urtò qualcosa prima di essere aperta.
-Voi siete rimasti tutto il tempo sotto il mantello?-
-Beh, se vuoi farti togliere dei punti da Piton fai pure- bufunchiò John, togliendolo. James sfiorò il tessuto con la bacchetta, facendolo piegare a mezz'aria e infilare nella tasca sinistra del grande cappotto invernale.
-Abbiamo finito? Alla sala comune?- chiese Peter.
-James, cos'hai?- domandò Jason, osservando la faccia perplessa dell'amico.
-E questa dannata sensazione di aver dimenticato qualcosa, qualcosa di importante... oh diamine!-
-Cosa?-
-Chiamate la professoressa McGranit, ditele di andare al bagno delle ragazze-
-Quale?-
-Quello con il troll!-
 
James effettivamente non aveva idea di quale fosse il bagno giusto. Si era affidato all'incanto quattro punti, sperando che funzionasse. "Non può non funzionare, esiste apposta!" continuava a ripetersi nella sua mente. Appena arrivato, senza esitare, fece saltare la porta con il primo incantesimo che gli passò per la mente.
-Hermione, perdonami. Accio!-
I vestiti della ragazza si spostarono verso la porta, fino a raggiungere James.
-Ron, spostati da lì- ordinò il ragazzo mettendosi di fronte all'amico. Il troll, con Harry sulle spalle, aveva alzato la mazza, che stava per colpire Ron. James riuscì ad intercettarla, anche se l'incantesimo di scudo non fece in tempo ad arrivare, costringendolo a ricevere il colpo. Venne scaraventato contro i gabinetti, rompendo quel poco che era rimasto.
Il suo corpo non si muoveva, senza contare che era pesante e intorpidito, escludendo il dolore che provava. Era indubbiamente più forte di un bolide.
"Questo fa sembrare un pugnale nello stomaco una puntura di zanzara... diamine, non riesco a muovermi... se continuo così... non so se Ron riuscirà a..."
-Se non sei sicuro basta che reagisci, mi sembra di averti dato una mano-
La voce proveniva dalla mente del ragazzo, anche se non era la sua e, soprattutto, non la conosceva.
-Chi... chi sei?- chiese interiormente James.
-Ragazzo, pensavo che fossi intelligente: io sono la tua bacchetta e, per quanto ne so, quel che resta di un mago-
-Quale mago?-
-Non è il momento di parlarne. Posso curare le tue ferite, ma poi dovrai combattere quel troll da solo-
-Sono pronto- affermò il ragazzo, sentendo immediatamente il corpo più leggero, come se le ferite dossero scomparse con la stessa velocità con la quale si erano create. Strinse ancora più la presa sulla bacchetta alzandosi di scatto. La mazza cadde sulla testa del mostro, facendolo barcollare in avanti. Stava per cadere... sopra Ron!
-Depulso!- esclamò James, tenendo la bacchetta saldamente ocn entrambe le mani. Il troll cadde alcuni metri più a destra, evitando il ragazzo e accasciandosi accanto ad una parete.
-Oh... oh santo cielo- sussurrò la professoressa McGranit, rimasta senza parole. Peter e gli altri Guardiani erano ben nascosti dietro la porta, sperando di poter comunque cogliere il discorso. -Es... Esigo una spiegazione da voi due!-
-È stata colpa mia, professoressa McGranit- disse Hermione, senza alzare lo sguardo da terra. James avrebbe voluto addossarsi la colpa, ma la ragazza fu più veloce.
-Come? Signorina Granger...-
-Avevo letto tutto su l'argomento e credevo di potermela cavare, quindi... ho seguito il troll fino a qui ma poi ho scoperto quanto mi sono sbagliata. Se Harry, Ron e James non fossero venuti a cercarmi... probabilmente sarei morta-
A Ron cadde di mano la bacchetta: Hermine stava mentendo sfacciatamente ad un insegnante! Anche a James cadde la bacchetta, era nella sua scena del libro preferita.
-Da te questo proprio non me lo sarei mai aspettato, mi hai molto delusa signorina Granger. 5 punti verranno tolti a Grifondoro, per la tua inaudita mancanza di giudizio. Puoi andare.-
Hermione camminò fuori dalla sala senza esitazioni.
-Bene, torno a dire che siete stati fortunati, non molti allievi del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un mostro di montagna così grosso ed essere in grado di raccontarlo. Vincete 5 punti ciascuno per Grifondoro... per la vostra fortuna sfacciata. Il professor Silente ne sarà informato. Potete andare-
Nello stesso modo in cui era uscita Hermione, i due uscirono, lasciando James solo con i professori.
-Per quanto mi riguarda io non ho parole per il tuo comportamento. Avresti dovuto chiamarci immediatamente senza esitare-
-Ho mandato i Peter e gli altri a chiamarvi...-
-Dovevi venire tu. Non possiamo mettere in pericolo la vita di uno studente-
-In quanto Guardiano, il mio compito è quello di proteggere gli studenti senza esitazione e con ogni metodo io ritenga necessario...-
-No, il tuo compito è fingere di fare qualcosa del genere. Alla sicurezza degli studenti ci pensiamo noi. A Grifondoro verranno...-
-Conferiti 15 punti, per il grande aiuto che ci hai dato.- A James cadde dalle dita la bacchetta una seconda volta. A parlare era Piton. Il ragazzo credeva si riferisse all'incidente con Raptor. -Puoi andare-
James usci dal bagno delle ragazze, urtando gli altri sei che erano rimasti ad origliare.
-Wow, con un solo troll avete guadagnato 20 punti!-
-Avrebbero dovuto darcene di più...- sospirò Ron.
-Sei stata carina ad aiutarci Hermione- sorrise Harry.
-Bada bene, le abbiamo salvato la vita- aggiunse Ron.
-Bada bene, non sarebbe stato necessario se tu non l'avessi insultata- aggiunse a sua volta Harry, dandogli una gomitata.
-E uno che amico è, se no?- sorrise Ronald osservando la ragazza che ricambiò. James aspettava quel momento da quasi due mesi, ma dirlo apertamente non gli sembrava una cosa logica. E poi aveva altro a cui pensare. Avrebbe dovuto vincere la partita tra Grifondoro e Serpeverde.
 
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Ed eccomi tornato all'opera. Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^
 
Twittatemi che io vi twitto i miei capitoli XD - https://twitter.com/FFMaxCasagrande
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Boh, non so come mai, ma ci sta anche Tumblr - https://www.tumblr.com/blog/maxcasagrandechannel
E visto che sto diventando più blogger che scrittore, buttiamo in caciara anche Instagram - https://www.instagram.com/max_casagrande_channel/
 
Sono sempre alla ricerca di Beta-tester. Quindi fatevi avanti!
Se avete un po' di tempo, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una recensione qui sotto, mi fa molto piacere XD. (E poi divento più bravo!)
Se vi va condividete il capitolo, così divento famoso!!! \(^o^)/ (mai vero, ma comunque apprezzo :P)

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Capitolo 18
*** La partita di Quidditch ***


-Beh? Ti avevo solo detto di scrivere quello che ti dettavo! Non credo che la cosa sia molto difficile!- sbottò James. Marco non era più spaventato come un tempo, il che sollevava il ragazzo, anche se stava diventando un po' troppo pretenzioso.
-James, mi hanno dato il debito in matematica perché passavo tutto il mio tempo a scrivere, come minimo potresti darmi qualcosa in cambio! Non devi lamentarti se non scrivo per filo e per segno quello che mi dici! Devo pur sempre rendere il tutto interessante!- si lamentò in risposta, osservando il mago dritto negli occhi.
-Ok, se scrivi quest'ultimo capitolo ti darò la tua prima ricompensa.- sospirò James.
-Che tipo di ricompensa?-
-Dopo aver scritto tanto al riguardo, sarai curioso di vedere il mondo magico con i tuoi occhi.-
 
Era finalmente arrivato l'inizio di Novembre. Anche se lo reputava impossibile, James avvertì il freddo irrigidirsi ancora di più. Ma non pensava a questo, come se potesse farlo. Inutile dire che Baston, ogni volta che incontrava uno dei due Potter, parlava della partita di Quidditch. I due ormai non pensavano ad altro: quel sabato avrebbero partecipato alla loro prima partita di Quidditch.
-James, ti vedo ancora più afflitto del solito.- osservò Jason, attirando l'attenzione del Grifondoro, che si era bloccato ad osservare le sue salsicce.
-Harry crede che il cattivo di quest'anno sia Piton.- concluse lui rapidamente. Aveva perso persino l'appetito vista la situazione.
-Come cavolo ha fatto il professore a ferirsi la caviglia?- chiese John. Si erano tutti seduti allo stesso tavolo, cercando di dare coraggio all'amico che avrebbe giocato quello stesso giorno. Persino John, che tifava la squadra avversaria, voleva sapere come stesse.
-Credo che Raptor lo abbia ferito, anzi, è sicuramente così. Ma allora... perché non fa nulla per fermarlo?-
-Auguri per oggi Potter.- disse il professor Piton comparendo alle spalle del gruppo con un sorriso beffardo -Certo dopo un troll di montagna una partita di Quidditch deve essere un giochetto. Ah, già! Mi ero dimenticato: giocate contro Serpeverde.-
-Da quando il professor Piton sorride?- chiese Peter appena il professore si fu allontanato abbastanza zoppicando. James lo sapeva, e odiava con tutto se stesso quella situazione.
 
Baston si schiarì la voce per intimare il silenzio.
-Allora, ragazzi...- disse.
-...e ragazze.- completò Angelina Johnson.
-E ragazze.- convenne Baston. -Ci siamo.-
-Il gran giorno è arrivato.- disse Fred Weasley.
-Il gran giorno che tutti aspettavamo da tanto.- gli fece eco George.
-Il discorso di Baston lo sappiamo a memoria.- spiegò Fred a Harry.
-Eravamo nella squadra anche l'anno scorso.-
-Chiudete il becco, voi due!- disse Baston. -Quella di oggi è la  squadra migliore che Grifondoro ha avuto da anni. Vinceremo. Lo so.- Li guardò come a dire: ‘Altrimenti dovrete fare i conti con me’ -Bene. ora di entrare in campo. In bocca al lupo a tutti.-
La mente di James, tanto impegnata come era a dirsi "Concentrati sulla partita", non aveva neanche capito di essere salita sulla scopa.
-Mi raccomando, voglio una partita senza scorrettezze!- annunciò madama Bumb. Il cuore di James cominciò a battere all'impazzata.
-...Comincia la partita!-
"Cosa? Aspettate! Non ero attento!" pensò il ragazzo aumentando la velocità della scopa. Prese la pluffa per primo e, con una rapidità e semplicità innaturale, la tirò nell'anello a destra prima che il portiere si accorgesse di quello che stava succedendo. Effettivamente per poco neanche James se ne accorse: era arrivato dall'altro lato del campo. I Grifondoro, dopo aver realizzato la cosa, scoppiarono in una gigantesca ovazione.
-Incredibile! James Potter ha eseguito l'azione più veloce nella storia della scuola, e per quanto ne sappiamo anche in quella del Quidditch! Ora rimessa per i Serpeverde. La pluffa è nelle mani del cacciatore Marcus Flitt, che supera con facilità Angelina Jonson e... wow! James ottiene di nuovo la pluffa! Fantastico il modo in cui l'ha rubata. Ora la passa alla cacciatrice Katie Bell, è un'ottima cacciatrice, ed anche molto carina...-
-Jordan!- rimproverò la professoressa McGranit.
-Cosa c'è professoressa?-
Flitt, approfittando della distrazione del cacciatore, passò con la mazza da battitore molto vicino alla sua testa, che però riuscì ad essere schivato in tempo.
-Ed è rigore per il cacciatore di Grifondoro... che lo segna con semplicità! È sono 20 a 0. Quindi... dopo questa lampante e ignobile scorrettezza...-
-Jordan!- ringhiò la professoressa Mcgranitt.
-Voglio dire, dopo questo fallo palese e schifoso...-
-Jordan, ti avverto...-
-E va bene. Flitt per poco non ammazza il cacciatore del Grifondoro, il che naturalmente può succedere a chiunque. Adesso, il Grifondoro è tornato in possesso? Quando è successo? Il giovane James Potter si sta rivelando un ottimo elemento e... sì! Segna anche il trentesimo punto! Anche se del boccino neanche l'ombra...-
 
Oramai erano passati alcuni minuti da quando la partita era iniziata. James aveva portato i Grifondoro a 50 a 0, e non era ancora stanco! Poi, con Bell con in mano la pluffa, Flitt ed un altro Serpeverde la spinsero contro uno degli spalti, facendola cadere dalla scopa. Dall'altra parte avevano fatto la stessa cosa con Jonson. James era rimasto l'unico cacciatore in campo, mentre i Grifondoro spettatori portavano le ragazze in infermeria.
-James, in difesa ci penso io, tu impegnati sull'attacco!- ordinò Baston, passandogli la pluffa. Doveva stare attento a tutti i giocatori, visto che da un momento all'altro avrebbero potuto fare la stessa cosa anche a lui.
-E Potter comincia la sua corsa contro gli anelli di Serpeverde, esce dal campo, rientra passando dagli spalti, si avvicina al terreno, un giro della morte e... ouch, due Serpeverde si sono scontrati nell'inseguirlo, ci vorrà un po' prima che si rialzino... ed è gol! A James Potter non servono altri membri della squadra. Cosa? Marcus Flitt ha mandato un bolide diretto contro Baston, i fratelli Weasley non sono riusciti a fare nulla. È valido professoressa? Ok, un qualsiasi Grifondoro deve battere il rigore mentre Baston è in infermeria. Credo che sceglieranno il tanto oramai amato James Potter!-
-James, tuo fratello ha dei problemi con la scopa! Cosa facciamo?- chiese George avvicinandosi. Il ragazzo si voltò ad osservare Harry, appeso per le mani al manico della Nimbus, mentre Fred gli era sotto di alcuni metri.
"Diavolo Hermione, sbrigati!"
-Tu vai ad aiutare tuo fratello, qui ci penso io.-
-James, i Serpeverde sono quasi al completo! Non puoi batterli da solo!-
-George, la mia non era una domanda.- concluse il ragazzo con tono imperatorio.
Il rigore entrò a segno, e i Serpeverde cominciarono il loro attacco. James rimase fermo di fronte agli anelli, come se fosse il portiere. Non avrebbe dato ai Serpeverde una tale soddisfazione.
Flitt era per il momento ancora l'unico cacciatore, ma quello che preoccupava il Grifondoro erano i due battitori che si passavano il bolide tra di loro. Aveva un'idea. Era folle, ma era pur sempre un buon piano. Se ce l'avesse fatta, i Serpeverde non avrebbero chiuso la distanza tanto facilmente.
Si sporse in avanti, prendendo velocità, avanzando in direzione...
-James Potter si allontana dagli anelli, si dirige verso Flitt... no, va verso i due battitori. Che gli tirano addosso il bolide... cosa? Lo ha farmato?-
Fermare il bolide era ben differente rispetto a deviarlo come alla lezione lezione di volo. La palla di metallo si dimenava, cercando di far lasciare la presa al ragazzo. Non l'avrebbe fatto, doveva farlo. Flitt si era voltato, ad osservare quella strana tattica.
-È vero, James sarebbe un ottimo battitore. Ma se riesce con questa facilità a tenere un bolide tra le mani, figuriamoci una pluffa. Inoltre vola molto velocemente per uno di quella stazza e con quei muscoli, che anche se non sembra sono ben strutturati. Un cacciatore che può controllare tutte le palle in campo variando la velocità della scopa!- [Tranquilli, la McGranit non si è trasformata in Riko di Kuroko no Basket, era solo un ester egg che mi andava di mettere XD. N.D.A.].
James lasciò partire il bolide, che corse verso il portiere, disarcionandolo dalla scopa.
-E questo è per Baston!- esclamò Jordan mentre i Grifondoro erano in tumulto. -Flitt prende la palla al balzo, lanciando la pluffa nel cerchio centrale e... cosa? Ma Potter non era dall'altra parte del campo?-
-Per allenarmi ho usato delle "Scopalinde Original", le scope più lente del mondo. Quindi non c'è da sorprendersi se sono così veloce con la Nimbus.- affermò James sfoggiando un sorriso maligno. Partì alla carica verso gli anelli di Serpeverde, abbastanza veloce da non poter essere fermato né da Flitt né dai battitori, segnando un altro punto per Grifondoro.
-E così Grifondoro arriva a 80 a 0, James Potter è... aspettate! Il cercatore di Grifondoro si è appena salvato risalendo sulla scopa, adesso sì che lo scontro è regolare!-
-Jordan!- ringhiò la professoressa McGranit.
-Ok, adesso se il Grifondoro vince le serpi potranno dire di essere in inferiorità numerica, va bene così?- urlò James, rimettendosi tra gli anelli, facendo scoppiare una risata tra la sua casa. Tutti sapevano cosa intendeva dire, aveva passato le ultime settimane ad affermare: "Nel Quidditch se due Serpeverde affrontano un Grifondoro stanno solo facendo una partita regolare".
Mentre i battitori si lanciavano i bolidi come se stessero giocando a palla prigioniera, Flitt partì all'attacco, quando...
-Quelli... sì, non c'è dubbio! I due cercatori stanno seguendo il boccino, la partita sta per concudersi! E Potter ci regala una fantastica pluffa rubata, i dirige verso gli anelli... ed è ancora un gol! I Grifondro si portano a 90. La domanda è: arriveranno a 100? I Serpeverde possono ancora vincere ed è ancora tutto da giocare!-
Era vero. Ma James sapeva che suo fratello avrebbe preso il boccino, altrimenti, erano nei guai. Flitt aveva la palla in mano e, se ricordava bene, gli restavano ancora pochi secondi. I due battitori apparvero alle spalle del Grifondoro, stringendolo tra di loro come un sandwich, portandolo lontano dagli anelli. I fratelli Weasley si passavano un bolide, mentre Flitt si avvicinava sempre più.
-I battitori di Grifondoro si avvicinano minacciosi con il bolide, a chi lo lanceranno per liberare il loro cacciatore? Lo lanciano e... ahia! Hanno colpito il cacciatore di Serpeverde alle spalle! Ma Potter si libera dai marcatori che cominciano l'inseguimento... ed intanto Harry sembra star per prendere il boccino! James segna altri dieci punti per... Harry è caduto dalla scopa! Arbitro?-
James planò su suo fratello il più velocemente he potè.
-Harry? Va tutto bene? Dì qualcosa!-
Il fratello del Guardiano, di tutta risposta, sputò il boccino, prendendolo al volo con le mani.
-Ultimo gol valido, Grifondoro vince per 250 a 0!-
 
James non riuscì a camminare fino agli spogliatoi. Tutti i Grifondoro lo stavano portando in spalla insieme al fratello, mentre gridavano i loro nomi a squarciagola.
-Siete incredibili! Ed era la vostra prima partita!- esclamò Fred.
-Beh, voi non siete stati da meno, ci avete dato una grossa mano!- rispose James sorridendo, mentre la casa gli lasciava poco prima delle docce. -Ragazzi, abbiamo vinto la prima partita, ma non dobbiamo sdraiarci sugli allori! Ve lo prometto: quest'anno la coppa sarà nostra!-
-Lo sai o lo speri?- chiese il fratello in un sussurro, mentre tutti gridavano dalla gioia.
-Entrambe.-
 
-Tu non sei umano.- sottolineò John mentre, insieme agli altri Guardiani, si stava dirigendo in biblioteca.
-Questa volta mi ritrovo a dar ragione al Serpeverde! Come si fa a vincere da solo contro una squadra?- aggiunse Peter.
-Beh, si toglie di mezzo un giocatore alla volta fino a quando non si gioca alla pari.-
-Ma non servivano due Serpeverde per fare un Grifondoro?-
-Tornando a parlare dei nostri doveri, noi non dovremmo difendere la scuola?- domandò John cercando di cambiare discorso.
-Sì.-
-E allora perché stiamo andando in biblioteca?-
-Perché dobbiamo scoprire come fermare la setta dell'amante. Voi avete scoperto molto poco, anche se apprezzo.-
-Mi potresti riassumere?- chiese Jason.
-Fecero a votazione per far rimanere o meno Serpeverde nella scuola, e Tassorosso fu il voto decisivo...-
-Il che spiega perfettamente come mai il loro punto di ritrovo sia esattamente a metà tra i due dormitori.- sottolineò James.
-Si, esatto, ma abbiamo scoperto anche un'altra cosa: John, a te l'onore.-
-Non è nulla di importate. Serpeverde aveva imparato a controllare le menti ad un livello superiore. Anche se non viene spiegato nel dettaglio...-
-Un indizio importantissimo! Potrebbe spiegare il perché effettivamente quelle persone lo stiano facendo!-
-Quelle persone chi?-
-Beh... per il momento abbiamo due nomi: Nicholas Peverel e Thomas Zeller.-
-E...- insistette Jason.
-E nient'altro! Dobbiamo assicurarci di scoprire ben di più, e quindi... via in biblioteca!.- incoraggiò il Grifondoro, capendo dove avrebbe passato, probabilmente, i suoi successivi quattro mesi.
 
Era divenuto dicembre. Molto più lentamente di quanto James si aspettasse. Era ancora soffermato sugli scritti della storia di Serpeverde quando Hermione e Joanne entrarono sventolando una pergamena a testa.
-Migliore del primo anno in Storia della magia! E tu mio caro Guardiano? Vediamo se sai fare di meglio!- esclamò la ragazza. Come risposta, James mostrò il suo permesso, che lo autorizzava a lasciare il castello anche senza i professori, firmato dal preside.
-Tu invece dalla McGranit?- domandò James voltandosi verso Hermione, che annuì timidamente.
-JAMES! ABBIAMO AVUTO UN'IDEA!-
-È TUTTO MERITO DI PETER, È GENIALE-
-Ragazzi, va bene fare irruzione nel mio dormitorio, ma almeno datevi un contegno!- scherzò il Grifondoro, facendo scappare una risata a tutti i pochi presenti. -Quindi, qual è quest'idea geniale?-
-Sappiamo come scoprire se Tom fa parte della setta dell'amante!- dissero i tre all'unisono.

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Capitolo 19
*** Previsioni e diversivi ***


Per poco James non tirò uno schiaffo a tutti e tre. Aveva lanciato un incantesimo Muffilato appena in tempo. Non lo fece notare, altrimenti gli avrebbero chiesto di insegnarlo. Rinfoderò la bacchetta in maniera che non potessero vedere, esattamente come l'aveva estratta.
-Il mio piano partiva da John...-
-Be', ho chiesto a Piton del Veritaserum per studiarlo, e lui, visto che sono lo studente più dotato che lui veda da tempo, ha deciso di acconsentire.-
-Io ho semplicemente fatto scivolare la boccetta nelle tasche di Peter senza che nessuno se ne accorgesse, facendo sembrare tutto un furto.-
-E io casualmente potrei averne versato qualche goccia nei succhi di zucca dei prefetti prima di far loro qualche domanda su Tom Zeller.-
-L'idea è stata tua. Solo un Serpeverde potrebbe pensare a qualcosa del genere!- sogghignò James indicando John, che fece un inchino compiaciuto prima che Peter riprendesse la parola. Peter infatti avrebbe preferito dare la pozione direttamente a Tom, quasi dimenticandosi delle minacce ricevute.
-Tom tornerà a casa per le vacanze, quindi partirà a giorni. Prepara sempre il baule il giorno prima e non lascia nulla a scuola! Quindi se ha degli indizi...-
-...Li terrà sicuramente nel baule!-
James chiuse il libro, dandolo a Peter, cominciando a camminare verso l'entrata della sala.
-Oggi è l'ultimo giorno di lezione, giusto?- domandò il ragazzo.
-Sì.- ragionò John.
-Bene, Guardiani, ottimo lavoro. Ci vediamo a cena.-
 
James si vantava di sapere dove fossero gli studenti in qualunque momento. Era vero solo in parte. Non poteva sapere dove si trovassero sempre tutti gli studenti, ma solo quelli che gli interessavano. I fantasmi erano delle spie ancora migliori di quanto si aspettasse. Quindi, per lui non fu difficile raggiungere il corridoio del settimo piano, dove si trovavano i fratelli Weasley.
-Fred! George! Attendete un attimo, prego.-
-Qualsiasi cosa sia, non c'entriamo nulla!- esclamò Fred, mentre il ragazzo si avvicinava. -Non sappiamo nulla del finto vomito al secondo piano...-
-O delle caccabombe nel cortile in pietra...-
-O dei cuccioli di mandragola nell'ufficio della professoressa Sprite...-
-O dei fondenti febbricitanti in quello di Gazza...-
-Ragazzi, non mi interessano i vostri scherzi... aspettate, quanto è convincente questo vomito? No! Dovevo chiedervi un altra cosa.-
-Tutto per Potterino Potter.- disse George facendo un teatrale inchino.
-Voi sapete che io non posso incoraggiarvi a fare quello che... fate di solito. Quindi sono qui in maniera assolutamente non ufficiale...-
-Spara!- esclamarono i due contemporaneamente.
-Diciamo che nel caso in cui a me cadesse una borsa piena di galeoni vorrei che foste voi due ad averla, spendendo tutto il contenuto da Zonko...-
-Cosa ti serve? I Weasley cercheranno di accontentarti!-
-Mi serve un diversivo. La notte prima della partenza per le vacanze. Dovete attirare tutti i prefetti e i professori del castello. Ah, se vi fate beccare...-
-Tu non c'entri nulla? Noi Weasley ce la caviamo sempre! Non possono beccarci!-
-Non fate troppo affidamento alla mappa del malandrino, considerate ogni possibilità. Detto questo: arrivederci.- disse James tornando indietro, lasciando i due di stucco, mentre dal suo cappotto uscì una piccola borsa che cadendo emise un suono metallico. Fred raccolse la sacca aprendola, mentre le labbra si incurvavano sempre più in un sorriso.
-Georgie, ricordi quando mi hai chiesto cosa avrei fatto con lo stipendio di papà?-
 
-Allora, è tutto pronto?- domandò Peter ansioso.
-Sì, abbiamo il diversivo, l'esca e soprattutto un mantello che rende invisibili. Tranquillo, andrà tutto bene.-
-James, io non sarei così preoccupato se non fossi quello che fa da esca...-
-Se non avessi passato tutto l'anno sui libri come un bravo Corvonero adesso non avresti perso la partita a gobbiglie.- puntualizzò John, invitandolo a sedere insieme agli altri Guardiani.
-Ma James non ha neanche giocato!-
-E lasciarvi da soli con il mantello dell'invisibilità e dio solo sa cosa? No grazie!-
-Possiamo rivedere il piano?- domandò Peter esasperato, lasciandosi cadere al tavolo di Grifondoro.
-Tu andrai a chiamare i prefetti di Corvonero e Jason ti raggiungerà rapidamente. Io e John andremo, sotto il mantello dell'invisibilità, fino alla postazione di Tom...-
-Ho già preparato una pozione soporifera per tutti gli amichetti di Zeller...-
-Allora non basta far addormentare anche lui?-
-Ehi, James!-
Alle loro spalle comparve un ragazzo incappucciato, che si chiudeva nel mantello sempre più come per nascondersi da quelle poche persone che erano arrivate nella sala grande con tanto anticipo.
-Tu-sai-cosa è tu-sai-dove...- disse serio. -Sai quanto ci tengo.-
-Ci presterò più attenzione di quanta presti a mio fratello. Tu sai dove nasconderti, intanto.-
Il ragazzo si voltò verso l'uscita della sala grande, abbassando il capo e facendo la massima attenzione a non farsi vedere.
-Chi era?- domandò Peter.
-Non posso ancora dirvelo, forse... tra un po'.-
 
-Peter, ricordati: conta fino a cinque ed entra nella stanza, chiama Tom e fai sì che non si avvicini al camino.- elencò James, mentre si calava sopra il mantello insieme a John.
-Ok, camino, cinque... capito!- disse Peter cercando di tenere la calma. -Ma non possiamo sapere quale sia il diversivo?-
-Ho dato loro cinquanta galeoni e gli ho detto di dare il massimo. Se non li hanno spesi tutti... oh, faranno i conti con me!-
All'improvviso echeggiò un rumore, come se tutta la scuola stesse eseguendo un coro da stadio, il suono era ben udibile a tutti quanti. In tutti i corridoi e, a quanto sembrava, in tutte le sale comuni.
 
Perché i Weasley sono i re
Sono in due e ne fanno tre
I Weasley sono i salvatori
Con i loro capolavori
Loro son' i migliori perché
Perché i Weasley sono i re!
 
James porse dei tappi per le orecchie a John, che li accettò volentieri mentre Peter entrava nella sala comune, dove il coro sembrava addirittura amplificato.
-Prefetti!- esclamò il Corvonero, mentre in molti studenti stavano uscendo dai dormitori, impossibilitati a dormire dal canto.
-Peter, cosa succede?- domandò il caposcuola della casa.
-Pensavo di chiederlo a voi! Andiamo a controllare?- domandò Peter.
-Tutti i prefetti mi seguano!- esclamò il caposcuola in risposta.
-Aspettate, prendo la bacchetta e vi raggiungo.- disse Tom con un'aria ancora più stanca del solito, mentre si dirigeva in direzione del camino. Ai Guardiani cadde l'occhio su una bacchetta lasciata con poca cura su un comodino accanto al divano. Non c'era abbastanza spazio per spostarsi e il prefetto sembrava venire proprio verso di loro.
-Ecco, adesso andiamo.- incoraggiò Peter prendendo di scatto la bacchetta e lanciandola verso il prefetto, che la prese goffamente. Entrambi, sotto il mantello, tirarono un sospiro di sollievo.
-Tutti tornino nelle loro stanze.- ordinò un prefetto. Lentamente tutti seguirono l'ordine con le facce confuse, mentre i prefetti, il caposcuola e Peter uscivano alla ricerca della fonte del coro che continuava imperterrito.
-Strano che non facciano baccano o non chiedano nulla...-
-Sono pur sempre Corvonero. Sono menti superiori.- sussurrò John in risposta sarcastico.
I due si diressero verso il dormitorio per i ragazzi del quarto anno, per poi togliersi il mantello. John aprì la pozione da lui preparata, facendo sì che i fumi e l'effetto circolassero per l'intera sala comune. L'antidoto lo aveva preparato James qualche ora prima, usando la maggior parte dei bezoar presenti nelle scorte personali del professor Piton.
La porta si aprì lentamente ai due Guardiani, che la attraversarono in silenzio e cercando di fare il minor rumore possibile.
-Quello deve essere il letto di Tom Zeller...- indicò James.
-Vediamo se troviamo qualcosa... io cerco nel comodino...-
-Vuoi parlarne?- domandò il ragazzo, rovistando tra le coperte.
-No, sono sicuro che sia...-
-Non dico questo. Insomma, siamo gli unici a sapere del tuo... segreto peloso. Non so se vuoi parlarne.-
-Voi non dovete essere miei amici per forza. Siamo solo Guardiani. Il rapporto che c'è tra noi è puramente professionale...-
-John, noi siamo tuoi fratelli, non puoi dire che c'è solo un rapporto professionale tra di noi.-
-James...-
-No! Siamo tuoi amici. Ci vorrà più di un licantropo per dividerci.-
-James...-
-E ti dirò di più! Sono dell'idea che noi dovremmo...-
-James! Credo di aver trovato qualcosa!-
John tirò fuori dal letto il baule di Tom. Era chiuso. -Alohomora.-
-Signor White... devo farle i complimenti!- esclamò sottovoce James notando il baule aprirsi.
-Complimenti...- John venne risucchiato all'interno del baule in meno di un secondo, come attratto da una forza invisibile. James riaprì prontamente il bagaglio, ritrovandolo colmo di libri e di vestiti.
-Ok, John, non è divertente.-
 
Esattamente secondo i piani, Peter e Jason si incontrarono al quarto piano, dove sembrava provenire il rumore. Il canto sembrava essere prodotto da qualcosa apparentemente invisibile. Di fatto non erano sicuri della reale provenienza di ciò che stavano cercando, tuttavia in quel luogo il suono era molto più forte.
-James? John?-
I due erano fermi in mezzo al corridoio, leggermente affannati, come se avessero fatto qualcosa di corsa.
-Voi... voi avete qualche idea su... sul rumore?- domandò il Serpeverde con fiato corto.
-Fred e George non sono stati. Mi duole ammetterlo, ma erano nei loro letti.- affermò Percy avvicinandosi. In quello stesso istante passò Pix, che canticchiava quello strano motivetto.
-Sonorus!- esclamò James, facendo abbassare il tono del canto fino a farlo svanire. Appena rinfoderata la bacchetta, un altro corvo apparve dal corridoio, leggermente barcollante.
-Quancuno... cof cof...  ha messo un distillato soporifero nella nostra... sala comune...-
-Revelio!- esclamò Tom, puntando la bacchetta su James e John. -Dove siete stati prima di venire qui?-
-Nelle nostre sale comuni, o almeno io.- affermò James, mentre John annuiva calmo. -Ci stai accusando di aver fatto qualcosa del genere?-Potrebbe esserci stato un furto. Sarebbe un ottimo diversivo qualcosa del genere, non trovate?- domandò John, cercando di non sorridere.
-Alla sala comune di...-
-Meglio se andiamo noi Corvonero, buonanotte!- esclamò diffidente Zeller, cominciando a camminare a passi veloci, insieme agli altri corvi, verso la loro torre.
-Guardiani! Vediamo se sono qui da qualche parte!- chiamò James, cominciando a percorrere il corridoio con la sua bacchetta accesa, mentre Jason e Peter li raggiungevano.
-Chi?-
-Chiunque abbia fatto tutto questo. Buonanotte.- concluse il ragazzo, congedando tutti. Anche la professoressa McGranit, per quanto riluttante, decise di lasciar fare i ragazzi, non trovando una scusa per farli filare a letto.
 
James era decisamente spaventato. John era stato come mangiato dal baule di Tom e, quando lo aveva riaperto, al suo interno aveva solo trovato libri e vestiti ben piegati. Cominciò a tastare le pareti alla ricerca di qualsiasi cosa potesse rivelare un doppiofondo, ma nulla. Fu a quel punto che lo vide: una semplice pagina strappata, con disegnate due spirali che si univano perfettamente in mezzo ad un cerchio, dove passava una linea completamente dritta. Ai lati, semplici scarabocchi. Il ragazzo prese la pergamena in fretta e furia, mettendola nella tasca interna del cappotto. Chiuse il baule e lo riaprì. Niente. Non poteva essere scomparso nel nulla. Chiuse ancora il baule di scatto sentendo qualcuno arrivare. Avevano finito il tempo, il diversivo era finito.
-Revelio.- sussurrò, cercando un qualche modo per trovare l'amico, ma il baule sembrava essere protetto da una qualche magia, decisamente al di là del fattucchiere ordinario. C'era un mago decisamente potente dietro... -Omerum Revelio!-
-Andiamo a vedere se qualcuno è entrato nei dormitori!- esclamò la voce del caposcuola di Corvonero, facendo aumentare il battito cardiaco del ragazzo. Riusciva a sentire i passi del gruppo che si avvicinava, costringendolo ad un gesto disperato.
-Accio cappotto di John!-
Sembrò quasi che il baule fosse esploso mentre il Serpeverde veniva catapultato fuori a massima velocità verso l'amico, che aveva ancora la bacchetta in mano. James sfiorò il mantello dell'invisibilità con la punta della bacchetta, facendolo arrotolare intorno ai due e nascondendoli un secondo prima che il piccolo gruppo entrasse nella stanza.
-Ma questa è... pozione soporifera?-
I due non sentirono neanche il resto del discorso tanto correvano veloci, diretti al corridoio al quarto piano. Correvano sperando di fare talmente poco rumore da passare inosservati... insomma, più di quanto il mantello già non facesse, si intende. Arrivarono rapidamente sul posto, ormai deserto, anche se loro non sapevano il motivo.
-Ok, ora?- domandò John mentre James sfilava il mantello e lo faceva ripiegare con la magia, fino a quando non riuscì ad entrare in tasca.
-Avvicinati.-
-Cos'è?- chiese ancora. Il Grifondoro indossava una lunga catena dorata, a cui era appesa una piccola clessidra. Jemas fece passare la piccola catena attorno al collo dell'amico e...
 
-Si può viaggiare nel tempo?!-
-Sarebbe più corretto dire che si può tornare indietro nel tempo, non sono sicuro che si possa anche andare in avanti.-
-James, non mi interessa se è pericolo o illegale, ora tu mi spieghi come si fa!- esclamò ancora Jason decisamente più euforico degli altri di prima mattina. James gli aveva ridato la giratempo, e la sua valigia era tornata vuota. Questo era l'importante.
Arrivarono rapidamente nella sala comune, dove ad aspettarli c'era una Joanne ancora più stanca del solito.
-'Giorno ragazzi... voi dovete partire?- domandò la ragazza versandosi un abbondante quantitativo di uova nel piatto.
-Solo noi due.- confermò Peter, sedendosi titubante al tavolo dei Grifondoro. -James, non ci hai più detto cosa hai trovato...-
-No, mi ha detto di aspettare una sfuriata...-
-Chi ti ha detto di aspettare una...-
-JAMES POTTER! VIENI AVANTI SE NE HAI IL CORAGGIO!- esclamò Tom Zeller. A giudicare dal tono e dalla forza con cui aveva spalancato le pesanti porte, doveva essere parecchio arrabbiato.
-Essendo Grifondoro non posso tirarmi indietro.- sorrise lui alzandosi, incontrando, ad alcuni metri di sicurezza, il volto del prefetto.
-Tu sei entrato nel dormitorio di Corvonero e hai frugato nella mia roba.- accusò lui, attirando l'attenzione di tutti i presenti.
-E come avrei potuto fare?-
-Hai creato tu il diversivo e...-
-Errore: non ho la minima idea di come quella filastrocca sia riuscita ad echeggiare per tutto il castello. Sappiamo entrambi che non sto mentendo.- sorrise il Grifondoro facendo spallucce.
-Anche ammesso che sia vero, tu sei entrato...-
-E quando avrei potuto farlo? Anche ammesso che sia entrato dopo che voi ve ne siete andati, cosa non vera, come avrei fatto ad arrivare al corridoio prima del vostro arrivo?-
Sul volto di Tom si disegnò un'espressione di puro odio mentre il colorito della pelle tendeva sempre più al rosso acceso. Ma per James non era abbastanza, doveva fargliela pagare. Aveva trattato Nathan in un modo che non riusciva a tollerare, quindi...
-Evidentemente il nostro caro Tom Zeller è il Corvonero più disturbato della storia.- annunciò il ragazzo, facendo estrarre la bacchetta al prefetto. Nicholas gli afferrò il polso, impedendogli di fare qualsiasi cosa.
-Tom, devi aspettare, non sei ancora in grado di batterlo.- sussurrò Nick indicando i quattro Guadiani in piedi, con bacchette alla mano e pronti al duello. Il Corvonero rinfoderò la sua, per poi voltarsi ed iniziare ad allontanarsi.
-Complimenti signor Potter, adesso ho capito come mai ci ha messo tanto tempo ad essere smistato, sarebbe stato un ottimo Serpeverde.- si complimentò teatralmente John, con un inchino decisamente profondo.
-Bene ragazzi, allora... ci vediamo dopo le feste.-
 
--__--
 
Ebbene sì, ho continuato il cross-over con Memorarum ^^.
Ringrazio di cuore Nekomata04 e OcchiSelvaggi. In particolare quest'ultima mi sta migliorando parecchio a migliorare, quindi grazie ♥.
 
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