Ocean Waves

di Charlie_Rock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La notizia, il raggio di sole, il mare. ***
Capitolo 2: *** Il cielo stellato. ***
Capitolo 3: *** Le nuvole, i fuochi d'artificio ***
Capitolo 4: *** Il bacio d'arrivederci ***
Capitolo 5: *** Il tempo che passa ***



Capitolo 1
*** La notizia, il raggio di sole, il mare. ***


Parte: 1 di (presumibilmente) 5
Personaggi: Lee Taemin, Choi Minho, Kim 'Key' Kibum, Kim Jonghyun, (nominato Lee 'Onew' Jinki), con la partecipazione speciale di Kai degli EXO e di un adorabile personaggio originale che prende le sembranze di Jun Matsumoto (biondo).
Pairing: 2min, JongKey (accennato)
Warning: Slash, AU, Het (accennato)
Note: E già, sono tornata. Non so se vi ricordate di me, tanto tempo fa postai 'Come inizia un'eternità o, semplicemente, come Kim Kibum non riesca mai a farsi gli affari suoi', e ora, libera da impegni scolastici, torno nuvamente alla carica imbarcandomi in una mini-long di cui io vedo la fine e spero la vediate anche voi. Cercherò di aggiornate con quanta più regolarità possibile! *si autoconvince*
Prima di cominciare vorrei solo dirvi di immaginare così Taemin e Jonghyun e così Key (1, 2) e Minho (1, 2). Inoltre in questo alternative universe solo Taemin e Jinki (e un abusivo Kai) fanno parte degli SHINee.
Non vi faccio perdere altro tempo con futili parole (lo farò a fine capirtolo *risata malvagia*). Buona lettura~



~Ocean Waves









- La notizia


Minho è al telefono con Key quando sua madre lo chiama, con insistenza, dal piano di sotto. Fa finta di non sentire perché, se è qualcosa di veramente importante, verrà a chiamarlo. Key continua a raccontare del suo esame e di “quanto sia stato un fottuto bastardo omofobo represso, il cui cazzo non ha mai visto nient'altro che le dita della propria mano destra” il suo professore di ortopedia, che non ha smesso un secondo di squadrarlo da capo a piedi perché “ai suoi tempi non si sarebbe permesso nessuno di sostenere un esame conciato in quella maniera”, testuali parole. Key ha i capelli biondo platino, leggermente tendenti al giallo, e si trucca. Si trucca da quando aveva tredici anni ed ormai Minho, che lo conosce da tutta la vita, la trova la cosa più normale del mondo. Solitamente ha solo un po' di matita nera, o eyeliner, che gli allarga gli occhi e mette in risalto la loro bella forma: niente di volgare od eccessivo, solitamente. Per andare alle feste, invece, Key si permette di esagerare con uno smokey eyes, qualche colore brillante. In linea di massima, comunque, è sempre truccato meglio della maggior parte delle ragazze - compresa la sorella maggiore di Minho, Choon Hee; per questo quando escono insieme lei ha sempre delle salviette struccanti a portata di mano.

Il rumore della porta che si apre di scatto stronca a metà una frase di Key, e Minho vede sua madre sulla soglia, con le mani sui fianchi e lo sguardo accusatore.
-Sì
~ ?- domanda con un sorrisino che fa scuotere la testa a sua madre.
-Perché non hai risposto?-
-Sto parlando con Key, non ti ho sentita.-
La signora Choi gli lancia uno sguardo glaciale, poi dice: -Salutami Kibum.-
-Ti saluta mamma, Kibum.-
-Ciucciamela Chio.- gli risponde male Key, perché nessuno a parte suo padre, la madre di Minho e i professori lo chiama con il suo nome ormai, e lui ne è felice. -Dille “Ciao mamma!”- aggiunge, e Minho può sentirlo sorridere ed agitare la mano freneticamente, come fa sempre quando vede signora Choi, prima di abbracciarla.
-Dice: “Ciao mamma!”-
La madre di Minho sorride intenerita, perché in effetti, Kim Kibum, ormai, è come un quarto figlio per lei.
-Choon Hee, vieni qua, vi devo parlare!-
-'rivo!- si sente dall'altra stanza.
-Aspetta tre secondi- dice Minho a Key, poggiando il telefono sul letto.

-Tra due settimane, avremo degli ospiti in casa per una settimana, sono i Lee. Per piacere, per quella settimana vorrei che foste a loro completa disposizione. Hanno lottato molto per riuscire a prendersi questa vacanza, ma, per ovvie ragioni, il ragazzo non può andare molto in giro, e vorrei che voi gli teneste compagnia. Dormirà in camera con te,- aggiunge, rivolta a Minho, -nel letto di Min Suk.- 
Min Suk è il primogenito Choi, che ora è spostato, vive in città ed ha due gemelle di tre anni, che sono follemente innamorate di loro zio Minho, ma questi son dettagli.

-Chi sono i Lee?- domanda Key, dopo che la signora Choi si chiude, uscendo, la porta alle spalle, delusa per aver ottenuto un mero “okay” dai propri figli ad una notizia che pensava li avrebbe emozionati almeno un poco.
-Boh, i Lee sono chiunque.-
-Rifletti, deve essere qualcuno che conoscete, una famiglia con un figlio maschio, più o meno della vostra età probabilmente, e sicuramente non dell'isola.-

“L'Isola” è Jeju1, sputo di terra tra la Corea del Sud e il Giappone, sputo di terra dove, a loro malgrado, Key e Minho vivono.
-Mi viene in mente solo quel Lee.- ammette Minho, dopo averci riflettuto.
-Quale?-
-Lee Taemin.-
Key scoppia a ridere veramente di cuore: -Se Lee Taemin sta per rimettere piede in casa tua, io domani devo uscire con Choi Siwon.-
-Una famiglia con un figlio, che non può farsi vedere molto in giro, che non ottiene facilmente vacanze, Lee, amici di mamma... I con-- -
La frase viene interrotta dal rumore della porta della sua stanza che si apre di nuovo, stavolta andando a sbattere contro il muro.
-È Lee Taemin! È Raggio di sole!- urla sua sorella, saltellando, alla faccia dei suoi ventiquattro anni.
-L'avevo capito!-
-Io no!-
Lee Taemin è un idol, il “ballerino” della boy band SHINee (famosa a livelli internazionali, e formata da cinque gran fighi) e figlio di quella che, ai tempi del liceo, era la migliore amica della signora Choi. La prima ed unica volta che Minho, Choon Hee e Key l'hanno visto dal vivo aveva dodici anni, ed era appena diventato un trainee. Choon Hee insisteva col chiamarlo “Raggio di sole”, anche se, al tempo, più che altro sembrava un fungo che sbatteva le palpebre troppe volte. Nessuno avrebbe pensato che sarebbe diventato così... Scopabile.
-Quel ragazzino è perfetto.  Se te lo porti a letto ti ammazzo.- dice Key.
-Io non ho intenzione di portarmelo a letto. – “O perlomeno non ho intenzione di parlarne mentre c'è mia sorella in camera.”
-Vuoi scopare con Taemin?!- esclama eccitata Choon Hee, andandosi a sedere sul letto di Minho.
-No, ho detto che non voglio!-
-Se fossi in te io me lo farei.- afferma lei convinta.
Minho fa una smorfia. -Non ho intenzione di parlare di ragazzi con te, Choon.-
Lei sbuffa. -A cosa serve avere un fratello gay, se non ci puoi parlare di ragazzi?!-
-A niente, esattamente come è inutile avere una sorella rompi scatole.-
Lei gli fa la linguaccia, ed esce dalla stanza. 
-Quindi...- Key ghigna, dall'altro capo del telefono, -Lee Taemin, eh?-

 

 

I Il raggio di sole

 

Minho si sveglia all'improvviso perché il suo cuscino sta vibrando. Apre gli occhi per riflesso incondizionato ma, con una smorfia infastidita, li richiude immediatamente, perché il sole che entra dalle tende, che si è dimenticato di chiudere la notte precedente, gli ferisce gli occhi. Odia svegliarsi in questa maniera. Si gira verso il muro, per proteggersi dai raggi del sole, e recupera il cellulare, che non ha smesso un secondo di vibrare vicino al suo orecchio destro e tocca il touch screen alla cieca, cercando di accettare la chiamata.
-'azz è?- domanda, con voce rauca e strozzata, al figlio di buona donna che l'ha svegliato.
Il suo interlocutore in risposta scoppia a ridere, una risata acuta, inconfondibile, che violenta i timpani di Minho.
-Sei così amabile di prima mattina, tesoruccio.- lo prende in giro Jun.
-Se lo sai, perché hai chiamato?- domanda Minho, limitandosi solo a pensare con molta veemenza gli innumerevoli insulti che gli son saltati alla mente. Perché Jun alla fine è pur sempre un suo Hyung, quello che gli ha insegnato come stare in piedi sulla tavola da surf: quindi si merita un minimo di rispetto.
-Sono arrivate baby,- la voce di Jun è eccitata, -le bambine sono finalmente arrivate anche quest'anno.-
Minho deve ammettere di averci impiegato qualche secondo a capire. Qualche secondo in cui si è girato, come se la posizione supina la aiutasse a pensare meglio, qualche secondo di assoluto silenzio in cui ha sentito il rumore delle onde che si infrangono sul bagnasciuga attraverso il telefono.
“Sono arrivate”, realizza con un sorriso che si fa largo sul suo viso illuminando di eccitazione gli occhi ancora gonfi di sonno.
-Come sono? Sono belle?- domanda, mettendosi a sedere sul letto e grattandosi la testa, mentre con la mano destra tiene il telefono all'orecchio. Deve fare mente locale, cosa gli serve per andare in spiaggia?
-Sono tremendamente sexy, hanno delle cosce vertiginose e delle curve da paura.-
Una persona normale probabilmente a questo punto penserebbe che Jun stia parlando di turiste tedesche, e non delle prime Onde della stagione.
-Metto il viva voce.- annuncia il più giovane.
-Sibrigatiii, voglio entrare in acqua, mi stanno chiamando, non le senti!- Jun sta zitto, e Minho le sente. È un mormorio lento periodico, ritmato, rilassante, la miglior musica che lui abbia mai sentito.

 -Loro sono le sirene e io sono Ulisse, slegami dall'albero maestro, voglio nuotare con loro!-
Minho sorride divertito, e non gli domanda neanche più che cosa si sia fumato. Apre il cassetto della biancheria, toglie fuori un paio di slip neri e si cambia le mutande, calciando quelle sporche in un angolo della stanza, quello dietro la porta, così che quando la gente entra in camera sua il più delle volte non noti il gruzzoletto di indumenti sporchi.
-Aspetta un attimo!- dice, interrompendo i deliri idilliaci di Jun, che, anche se l'ha sentito, non smette di parlare, pur consapevole fin dall'inizio di star facendo un monologo.
Minho esce dalla propria stanza, corre giù dalle scale ed esce in cortile in mutande, afferra il costume da bagno dai fili per stendere la roba, e torna in casa velocemente.
-Mamma vado a surfare!- urla, passando davanti alla cucina ed intravedendo la schiena di sua madre impegnata di fronte ai fornelli.
-Ma, Minho, oggi...- le parole della donna si perdono nel vuoto, attutite dalla porta della stanza del ragazzo che si chiude e rimpiazzate dai vagheggiamenti di Jun.
-Ti ci vuole ancora molto?- domanda quest'ultimo, mentre Minho cerca di tirarsi su il costume senza prima aver slacciato i laccetti in vita.
-No, devo solo prendere la tavola.-
-E dove l'hai?-
-Eh eh...- ridacchia Minho a disagio, grattandosi la nuca con una mano e guardando il pavimento, come se il suo Hyung fosse davanti a lui, a guardarlo severamente con le sopracciglia alzate nascoste dalla lunga frangia di capelli biondi tinti (che secondo Jun fanno tanto californiano mentre secondo Minho, messi a contrasto con la pelle quasi perennemente abbronzata di Jun, fanno tanto blatta ossigenata -ma questo lo sanno solo lui, Key e sua sorella).
-L'hai messa in garage vero?- chiede Jun, con tono inquisitorio.
-Sì, ma- esclama, prima che il biondo possa protestare, -ti giuro che ‘sta volta mi ricordo dove l'ho messa.-
-Ceeerto, come l'anno scorso e quello prima e quello prima e quello prima ancora. Choi, sei la morte.-
-Ci metto un attimo te lo giuro! Ora vado a cercarla.-
-Cercarla? Se sai dove è perché hai detto cercarla e non prenderla.-
-Hyung da- --
-Io entro in acqua.-
-No aspett-- -
-Io entro in acqua!- ripete con tono cantilenante.
-Fottiti.- gli risponde allora Minho, e l'ultima cosa che sente prima che Jun chiuda la chiamata è nuovamente la sua risata forte e squillante.
Rotea gli occhi rassegnato e getta il cellulare sul letto, s' infila la prima maglietta stropicciata che trova sulla sedia davanti alla scrivania (promossa ad armadio, comodino, cassettiera, tavolo) e si mette gli occhiali da sole sulla testa; riprende quindi il cellulare, che mette nella tasca del costume nero a righe azzurre, celesti e blu. Mentre, nuovamente, scende le scale di corsa con la leggiadria di un elefante monco sovrappeso (come gli fa sempre notare sua sorella), la signora Choi, con un mestolo in mano, risbuca dalla cucina, e gli dice qualcosa. Minho non afferra e risponde un semplice, ma sempre attuale: -Non ora, mamma.-

La verità è che lui si ricorda perfettamente dove ha messo la tavola dopo averla usata l'ultima volta, ma sa benissimo che, cascasse il mondo, non la ritroverà lì, si prepara quindi alle già sperimentate grandi ricerche nel regno della polvere e dei ragni. Passando per il giardino, afferra il proprio telo da mare dallo stendino e, una volta arrivato davanti al garage, se lo mette in mezzo alle gambe, in modo da avere entrambe le mani libere per tirare su la serranda. La luce del sole illumina cumuli di roba accatastati ordinatamente, così ordinatamente che non c'è spazio per passare. Il garage gli ha sempre ricordato la stanza delle necessità di Harry Potter, quando si trasforma nel posto per nascondere le cose, un gran casino insomma. Si domanda sempre perché sua madre e sua nonna cerchino almeno una volta l'anno di ritirare, se poi quello che ottengono è solo infilare la sua tavola da surf nei buchi più impensabili. Minho dà un’occhiata al posto dove l'aveva lasciata, così, per curiosità, ma, ovviamente, al posto della sua tavola, è apparso il vecchio pianoforte del nonno. Quindi il ragazzo sospira, rassegnato, toglie fuori il telefono dalla tasca, lo poggia sulla prima superficie stabile che trova, mette il volume delle casse al massimo, la playlist su riproduzione casuale e si mette a lavoro.

*

Il giardino di casa Choi dà su una piccola strada asfaltata che segue le curve della scogliera a picco sul mare. La casa è giallo sorbetto al limone -perché un giallo limone comune avrebbe fatto male agli occhi sotto il sole battente del pomeriggio estivo-, alta due piani, e il tetto è per metà a spiovente, di tegole rosse, e per metà piatto a terrazzino. L' enorme giardino è delimitato da un basso muretto di pietre. Ciuffi d’erba verde incorniciano il vialetto di ghiaia che porta all'uscio. I fili per la roba stesa stanno sulla destra, così che i panni messi ad asciugare si litighino lo spazio con le piante di pomodorini, piantate, di fianco a prezzemolo, basilico e rosmarino, in un aiuola poco più avanti. Tra le varie tonalità di verde, risalta con forza il rosso dei papaveri, che, quasi selvatici, crescono fra questi altri arbusti. La parte sinistra è dedicata ai fiori: sotto la parete a finestra, che prende quasi tutta la facciata del piano inferiore e dà, all’interno, sull’ingresso e sul soggiorno, c'è un’aiuola di rose gialle, rosse, pesca, arancioni e bianche. Poco più in là c’è un enorme cespuglio di settembrini, di un verde cupo e fresco, che comincia a germogliare in attesa della fioritura di settembre. Di fronte alle rose, l’aiuola delle margherite è un arcobaleno che mette allegria. Un cespuglio tondeggiante, ben potato, di gardenie in fiore, troneggia in mezzo al prato, e i suoi fiori sono così candidi che riflettono la luce. Un mezza dozzina di girasoli spuntano slanciati e sorridenti dal muretto. Dopo essere sceso dal taxi ed aver scaricato le proprie valigie e quelle di sua madre, Taemin, ammaliato da tutto quel colore e da tutta quella vita, rimane immobile in mezzo al vialetto. Il giardino sul retro è invece dedicato agli alberi da frutto: un limone, carico di agrumi maturi e gialli, un albicocco e due susini -uno con i frutti rossi e uno con i frutti gialli-, un piccolo pero sul quale crescono piccole pere verdi, due alberi di ciliegio e un melograno. Sul lato sinistro della casa, tra il cespuglio di settembrini e i due ciliegi c'è infine l'aiuola dei cactus, che ospita piante spinose di tutte le forme e dimensioni. 
“Wow”, è l’unica cosa che riesce a pensare Taemin, guardandosi intorno: credeva che paesaggi del genere esistessero solo nei quadri, o nei film di Miyazaki. Immense distese di prati verde vivo, che brillano al sole mossi dal leggero venticello, sembrano quasi il mare, e spruzzati di rade macchie di fiori bianchi, circondano la casa. Altre quattro o cinque abitazioni si trovano nella stessa vallata, delimitata da basse collinette, in cui è situata la casa di Minho (Taemin ha qualche vaga reminescenza di un ragazzo strano, molto amico di Minho, che abitava in una di quelle villette vicino). Su due delle quattro colline circostanti ci sono rispettivamente due case: una sul pendio di una collina, che hanno anche passato in macchina per arrivare, a picco sul mare, l'altra su una collina “centrale”, che, coltivata a colza, sembra un muro giallo, e spicca tra il verde. Dalla cima delle colline, non poi tanto in lontananza, si potrebbero vedere le case di Jeju, ma, protetto ed esiliato dalla realtà da quelle mura naturali, a Taemin sembra di esser stato traslato in una dimensione trascendente, e sente il proprio essere acquietarsi, semplicemente inspirando a pieni polmoni il profumo dei fiori che si mischia a quello fresco del mare.


*

Un’ora dopo, una stramaledettissima ora dopo, Minho la ritrova, la sua piccola, la sua Charlie, infilata tra due armadi e mimetizzata in mezzo a delle vecchie assi da stiro, e, per essere sicuri di renderla ancora più introvabile, si erano anche premurati di coprirla con un paio di lenzuoli e una coperta marrone, di quelle -come se non bastasse- odiose con i pelucchi. Eppure Minho l'ha detto mille volte di non toccarla e di non lasciarla in verticale, che poi si rovina, che gli è costata un rene, che se fosse per lui la metterebbe al posto del secondo letto inutile che ha in camera...
Secondo letto...
Minho ha un flash mentre apre la cerniera della custodia della tavola.
Ci sono delle volte dei giorni che si aspettano da tempo- un compleanno, un appuntamento, cose di questo genere- poi, quando arrivano, un avvenimento improvviso distoglie completamente l'attenzione dal motivo per cui si aspettava quel giorno, e ce ne si dimentica.
Minho si ricorda improvvisamente del motivo per cui stava aspettando questo giorno: ed è un motivo che non ha niente a che fare con le onde. Alza la testa, con gli occhi spalancati e la bocca mezzo aperta, e vede una sagoma che si staglia contro la luce del sole, all'entrata del garage.
E lo riconosce.
Perché ha i capelli così biondi che brillano alla luce del sole, e, anche se non lo vede in faccia, la sua sagoma è semplicemente troppo slanciata, bilanciata, elegante. È troppo, per non essere lui, per non essere un idol, per non essere Lee Taemin.
-Raggio di sole!- esclama.
Taemin si fa avanti addentrandosi nel sottobosco di pile di vecchi quaderni e libri, di 45 giri e cianfrusaglie varie.  Minho può adesso distinguere i lineamenti del suo volto e vedere il suo enorme e perfetto sorriso bianco.
-Hyung, è da tanto che non ci si vede.- gli dice, con voce profonda e matura: a Minho fa strano sentirlo così, perché un conto è vederlo in televisione, un altro è averlo di fronte, come il bambino che ha conosciuto tempo fa.
-Già, una vita.-
Cala il silenzio. Un silenzio imbarazzante, non di quelli di cui a volte si legge nei libri  “il silenzio che non ha bisogno di parole”. È un silenzio che chiede a gran voce di essere interrotto, anche perché i due continuano a fissarsi, senza dire niente e ma neanche avere la decenza di distogliere lo sguardo.
-Stai andando a surfare?- domanda Taemin, -Venendo qui siamo passati per la scogliera, ci son dei bei cavalloni oggi.-
Minho annuisce, tornando a prestare attenzione alla sua tavola -Mi dispiace non restare per darvi il ben venuto, aiutarvi con i bagagli...-
Taemin continua a sorridere, e Minho pensa che tra un po' gli faranno male le guance. -Non preoccuparti Hyung, ho già portato su le valigie, tua madre ora mi sta facendo il letto.-
-Ah okay.- risponde, e poi processa le sue parole. “Su”. È entrato in camera sua, dove ci sono mutande sporche dietro la porta e non scopa da qualche mese, così che non si stupirebbe di vedere palle di sterpaglia che rotolano sul pavimento, come nei vecchi film western... E sua madre
 gli sta facendo il letto, e Minho ha la seconda rivelazione shockante della giornata: spera sinceramente di aver trovato un posto migliore dove nascondere il porno omosessuale giapponese (regalo di Key per i diciotto anni) che sotto al vecchio letto di suo fratello, e semplicemente non ricordarselo.
-Mi dispiace invadere il tuo spazio vitale.- si scusa Taemin.
Minho alza lo sguardo dalla sua tavola, continuando a lucidarla, e osserva l'idol, che dal canto suo sta ancora sorridendo mentre si fissa la punta delle All Star bianche. Sembrerebbe imbarazzato. Oppure sta solo cercando di mostrare il proprio aegyo.
Minho sta per rispondergli che non c'è nessun problema, e magari aggiungere qualche parola piena di sottintesi: ma un urlo disumano interrompe le sue intenzioni. Forse non ha trovato un posto migliore dove nascondere il DVD a luci rosse.
-CHOI MINHO!- è sua madre ad urlare, e questo probabilmente è il momento in cui ha trovato il porno sotto al materasso.
Minho chiude in fretta la cerniera della custodia, si alza in piedi e recupera le sue cose, mentre la madre gli dice di sbrigarsi ad arrivare.
-Se te lo chiede, io ero già andato.- dice a Taemin, mettendosi sotto braccio la tavola.
Taemin scoppia a ridere e la sua risata è strana, sembra che gli manchi l'aria. Non è cristallina o perfetta, è una risata reale. A Minho quel ragazzo piace un po' di più e si mette a ridere anche lui.
-A dopo Raggio di Sole!-
 

*

Quando Minho torna a casa si sono già fatte le otto. È sfinito, ha paura che la presa sulla tavola si allenti da un momento all'altro, e percorre la salita verso casa con le gambe più pesanti del solito. Ma è leggero. È una leggerezza interiore e psicologica a cui ormai ha fatto il callo. È una sorta di pacata felicità che prova ogni volta che torna a casa dopo una giornata passata in acqua, cercando di domare il mare. L'oceano si porta sempre via tutto: lo stress, le ansie, le paura, si infrangono sulla spiaggia, e spariscono insieme alla bianca spuma delle onde. Minho rimane stanco, svuotato e rilassato, e può ricominciare daccapo. L'orizzonte azzurro sta diventando di una tenue sfumatura di arancio e Minho si ferma di fronte alla porta, con le chiavi già infilate nella serratura, a guardare il cielo. Poi sospira,  e, pronto a rientrare nel mondo reale, gira le chiavi nella toppa.

-Sono a casa!- dice, aprendo la porta d'ingresso che dà direttamente sul salone, mentre si gira verso il mobile dove solitamente poggiano le chiavi e i portafogli.
-Alla buon ora.- risponde sua madre, facendolo sobbalzare, perché la sua voce arriva dal divano posto alla destra della porta e lui, entrando,  non si era minimamente accorto della sua presenz,. Sua madre ignora quella reazione, probabilmente ancora inacidita per quello successo la mattina (qualunque cosa esso sia), ed aggiunge: -La tua cena è nel forno. Non mi hai detto quando tornavi, quindi, non ti abbiamo aspettato per mangiare. Abbiamo appena finito comunque. Se ti spicci, dovresti trovare la roba ancora calda.-
-Grazie.- risponde Minho. -Buonasera signora Lee!- esclama poi con un sorriso, inchinandosi, dopo aver notato che affianco a sua madre è seduta una donna.
La donna alza la testa, anche lei sorridente e quel sorriso porta alla mente di Minho dei ricordi sfuocati di un passato non tanto lontano. Quella donna somiglia tanto al figlio.
-Ciao Minho, sei diventato proprio un bell'uomo, complimenti.-
Minho sorride e si gratta il retro della nuca con una mano.  -La ringrazio signora Lee...-  “…Chi sa se anche il figlio la pensa nella stessa maniera,”, si ritrova a pensare. -Be', io salgo a farmi una doccia. È un piacere rivederla,  signora Lee!- dice, inchinandosi nuovamente, e poi corre su per le scale.
Minho non ha l'abitudine di guardarsi intorno quando è in un posto che conosce: infatti nota Taemin nella propria camera solo dopo aver poggiato la tavola da surf contro il muro. Il biondo è seduto sul letto, con la schiena poggiata contro la parete. Indossa dei jeans né troppo stretti né troppo larghi, una semplice maglietta bianca a mezze maniche ed ha i capelli della frangia tirati indietro con delle forcine: sta parlando al cellulare. Non nota che Taemin blocca una frase a metà quando lo vede, ma non si lascia sfuggire il suo sguardo puntato sul suo torace muscoloso e nudo, vede il pomo d' Adamo del ragazzino muoversi, mentre questi deglutisce, e si trattiene dal ghignare divertito.
-Ciao Raggio di sole!- lo saluta, inclinando la testa, perfettamente consapevole di star flirtando.
-Bentornato!- risponde Taemin, sorridendo appena e portando lo sguardo ai suoi occhi, senza scomporsi. Minho poggia il telo da mare e la maglietta sulla sedia ed esce dalla stanza, diretto in bagno per farsi una doccia. Sotto il getto fresco, quasi freddo, dell'acqua della doccia, che scioglie la stanchezza e porta via il sudore, Minho si domanda come sia possibile che quel ragazzo sia diventato più attraente nel giro di qualche ora. Forse è perché sembrava un ragazzo così normale, nei suoi jeans scoloriti e maglietta sgualcita, e ragazzi così belli non se ne trovano spesso nella vita reale. Pensa a come gli zigomi gli si son accentuati quando ha sorriso per dargli il bentornato, facendolo sembrare un criceto con le guance piene di semi di girasole. Minho sa che dovrebbe trovarlo ridicolo, non così adorabile da far male. Forse frequenta troppo sua sorella e Key.

 

*

-Non hai capito che è appena entrato in camera, a petto nudo, con questa espressione persa nel vuoto. Ha delle spalle da paura, dei pettorali che... Minchia. E gli addominali, tu sai quanto io sia fissato con gli addominali!- esclama Taemin, senza prendere fiato tra una frase e l'altra, appena Minho si chiude la porta alle spalle. -A parte il fatto che mi ha fatto una scansione a raggi x quando mi ha visto sul letto, ma poi come mi ha salutato! '”Ciao, Raggio di Sole!” - imita il tono dell'altro ragazzo, inclinando la testa e guardando dritto di fronte a sé nella stessa maniera in cui ha fatto Minho, incurante del fatto che Kai, il suo interlocutore (e bandmate) dell'altro capo del telefono non lo può vedere. -Stava flirtando, ci stava spudoratamente provando!-
-Non posso credere che tu sia lì da meno di ventiquattro ore ed abbia già trovato qualcuno con cui andare a letto!-
-Fottiti, Kai!- lo rimbecca il biondo, indignato. -Da come lo dici sembra che io sia una puttana, e non è assolutamente così. Se fosse stato un ragazzo qualunque non ci vorrei andare a letto, ma lui è così... Sexy!-
-È veramente così bello? Fagli una foto, lo voglio vedere!-
-Non è che sia propriamente bello, di viso sei dieci volte meglio tu. Ha un fascino tutto suo però, non lo so, ha
 carisma. È questo che lo rende così sexy.-
-È così tenero che tu abbia una cotta per lo stesso ragazzo sul quale sbavavi a dodici anni,- lo prende in giro Kai, - sembra la trama di un brutto yaoi: due ragazzi si rincontrano dopo tanto tempo, dopo essersi amati in secreto per tanti anni, e finalmente possono coronare il loro sogno d'amore!-
-Sì, certo, come se questi anni li avessi passati pensando a lui.- risponde scettico Taemin.
Kai ride. -Quindi hai intenzione di buttarti tra le sue braccia adesso?-
-No, lo sai, aspetterò finché
 lui non mi stringerà tra le sue braccia... Mmh… ha delle braccia possenti, con le vene in risalto e- -
-Stai divagando Minnie!- lo riporta alla realtà Kai, -Quindi non hai intenzione di fare il primo passo neanche stavolta, eh?-
-Assolutamente no. Se è interessato lo farà lui, io mi limito ad essere carino e disponibile, come sempre.-
-Sei assurdo.-
-Intanto
 io non ho mai ricevuto una delusione amorosa non correndo dietro a nessuno.-
-Intanto
 tu non hai mai avuto una storia d'amore.-
Taemin sta per ribattere, ma la porta della camera si riapre e lui ammutolisce.

Minho fa il suo ingresso, pressoché nudo, con un asciugamano legato intorno ai fianchi. Il suo corpo è ancora umido e i capelli sono fradici e gocciolanti. Kai, dall'altro capo del telefono, continua a dire “Pronto?”, ma Taemin non lo sente. Minho si piazza di fronte alla cassettiera di legno scuro, posta attaccata al muro, ai piedi del letto di Taemin. Apre un cassetto, mentre il biondo segue attentamente tutte le sue mosse, e ne toglie fuori un paio boxer blu scuro, aderenti. Taemin deglutisce, Minho lascia cadere l'asciugamano a terra e  Taemin trattiene il fiato ed è sicuro di essere arrossito. Dalla sua posizione ha una perfetta visuale del sedere sodo di Minho. Poi il ragazzo si inchina, infila i boxer e li tira su in un movimento fluido; apre quindi l'armadio dall'altra parte della stanza e ne tira fuori un paio di pantaloncini ed una maglietta. Infila anche quelli e si gira verso Taemin: -Vado a cena!-, gli dice, senza nessun motivo particolare. Quando si richiude la porta alle spalle, Taemin si ricorda di dover respirare.

*

La stanza è buia, la luna illumina di luce azzurrognola il profilo dei mobili e degli oggetti nella camera di Minho, immersa nel silenzio. Son tutti andati a dormire presto, i Lee sfiniti per il viaggio, sua madre per abitudine-forse Choon Hee è l'unica ancora in piedi. Purtroppo anche Minho è sveglio, disteso sul letto, coperto fino allo stomaco dal lenzuolo e fissa, senza riuscire a prendere sonno, con occhi spalancati il soffitto. Appena tornato a casa era così sfinito che si sarebbe anche addormentato a terra, ma ha lottato contro la spossatezza ed ora questa l'ha abbandonato, lasciandogli in ricordo un gran mal di testa. È in un onirico dormiveglia quando il telefono sul comodino comincia a vibrare freneticamente. Minho si alza a sedere di scatto, spaventato e confuso dal rumore improvviso, mette a fuoco il display del proprio cellulare, unica fonte di luce nella stanza, e lo maledice.
-Key, è mezzanotte, cazzo!- sussurra seccato, dopo aver accettando la chiamata.
-Esatto, è mezzanotte, e tu non ti sei ancora fatto sentire!- lo rimbecca Key, quasi urlando.
-Parla piano!- Key sta per dirgli qualcosa, Minho lo sente prendere fiato per cominciare una sfuriata. -Taemin sta dormendo!- aggiunge.
Key sembra sgonfiarsi. -Voglio che mi racconti tutto!-
-Non c'è molto da dire.- bisbiglia Minho, e, afferrato il lenzuolo del letto, se lo avvolge intorno alle spalle uscendo in veranda. Si chiude la porta finestra alle spalle, attento a non fare rumore, e si abbandona sulla sedia a dondolo, coprendosi meglio. –‘Sta mattina mi son dimenticato che giorno fosse oggi ed ho detto a Jun che sarei sceso in spiaggia con lui-- -
-Come cazzo puoi esserti dimenticato che giorno fosse oggi! Ne parliamo da settimane!-
Minho decide di ignorarlo: -Me lo son trovato davanti, all'improvviso, mentre cercavo la tavola in garage.-
Key lo interrompe di nuovo: -Com' è? Figo come sembra in TV?-
-È un poco più basso di me, molto magro e tonico. Il suo viso però rimane tondo e paffuto, quando sorride ha le guance enormi,  come un criceto che mangia semi di girasole, e sorride sempre. Mi sa che avete lo stesso colore di capelli...-
-Sembra un criceto?- chiede Key, scettico, e Minho può vederlo sollevare il sopracciglio sinistro.
-In senso positivo. Comunque non so, non me lo aspettavo così...-
-Così come?-
-Così... Normale. Mi aspettavo un ragazzino un po' pieno di se, forse con la puzza sotto al naso. Che mi sarei divertito a far cadere ai miei piedi. Invece è-- -
-Un criceto che sorride.- finisce la frase Key.
Minho ride. -In un certo senso. Sembra un ragazzo normale, un po' a disagio per essere nella casa di sconosciuti, gentile. Non si veste neppure da idol, prima aveva dei jeans blu strappati e una maglietta bianca non stirata e i capelli tirati in dietro con delle forcine, ha una bella fronte...-
-L'hai scansionato con i raggi x?- domanda Key malizioso.
-Sì, sono sempre dell'idea di farmelo.-

Minho non è un ragazzo presuntuoso, semplicemente ci vede bene, e perciò sa quale sia il suo aspetto fisico-e fino ad ora nessun ragazzo l’ha mai rifiutato. Minho si appiglia a questo: al suo viso, ai suoi muscoli, al suo essere bravo negli sport, perché è l'unica cosa-in realtà-di cui sia sicuro.

 -Prima, quando mi son cambiato di fronte a lui, son sicuro che anche il nostro piccolo idol si sia premurato di osservarmi a dovere.- aggiunge, ghignando.
-Ti sei cambiato davanti a lui?- esclama Key, -Sei senza pudore Choi!-
Minho scoppia a ridere: -Era solo per far cominciare la nostra convivenza col piede giusto.-
Anche Key ride e quando la sua risata si affievolisce, spegnendosi, il silenzio cala tra i due amici. Minho fissa il cielo notturno trapuntato di stelle, senza pensare a niente in particolare se non al corpo di Taemin, e ascolta in lontananza il rumore delle cicale e il rintocco dei campanacci delle pecore di qualche gregge che torna all'ovile.
-Stai dormendo?- chiede ad un certo punto Key.
-No, fa fottutamente freddo qui fuori.-
-Ci vediamo domani?-
-Scendi in spiaggia?-
-Yep.-
-Allora sì.-
-C'è anche il nostro criceto?-
Minho sorride, -Sì.-
-Bene, non vedo l'ora di vederlo, buona notte.-
-Buona notte Key.-

 

 

II Il mare

 

Minho si sveglia, ma non apre gli occhi, si gusta le ultime briciole di sonno che gli annebbiano il cervello,  poi sbatte le palpebre. La prima cosa che mette a fuoco è una testa di capelli biondi ed arruffati che dorme nel letto dall'altra parte della stanza. Sorride appena. E' la terza mattina che si sveglia con questa visione di fronte. E sembra veramente una visione: i capelli decolorati quasi brillano sotto la luce del sole delle -Minho allunga una mano verso il comodino, e preme un tasto del cellulare per vedere l'orario- dieci. Taemin dorme in mutande dalla seconda notte. L'afa notturna ha avuto la meglio sulle sue buone maniere, e quando Minho si è svegliato ha trovato l'altro ragazzo solo con i boxer addosso e la maglietta e i pantaloncini lunghi fino a poco sopra il ginocchio, che usava per dormire, buttati alla rifusa ai piedi del letto. Ha sorriso anche quella volta.
Il biondo ha cominciato ad abbronzarsi, ovviamente, come capita sempre, la schiena più del resto del corpo. Sulle cosce sode e muscolose c'è il segno più chiaro degli shorts del costume, che Taemin si tira su quando si sdraia a prendere il sole, perché se no, con i pantaloni stracciati che gli piacciono tanto, si noterebbero le cosce bianche e le gambe scure. Non è abbronzato, perlomeno non quanto lo sarebbe un ragazzo normale che rimane in spiaggia dalla mattina alla sera, perché il suo manager gli ha categoricamente imposto di spalmarsi la crema solare protezione cinquanta per bambini ogni santa volta che esce dall'acqua. Le gambe di Taemin sono depilate, prima o poi Minho cederà alla tentazione accarezzargli le cosce per sentire se sono lisce quanto sembrano. Taemin emette uno strano rumore e si sposta, infilando un braccio sotto al cuscino. Minho sorride. La sera prima Choon Hee, sotto l'ombrellone gli ha confessato quanto sembri più contento del solito in quei giorni. 
-Taemin!- chiama, con voce rauca. Non ottenendo nessuna risposta riprova più forte. Taemin rimane immobile e silenzioso. Minho rotea gli occhi, esasperato. Svegliare l'idol è sempre un'impresa. Si alza e gli poggia le mani, con il palmi aperti, sulla schiena. –Taemiiiin!- riprova, vicino al suo orecchio.
Il biondo mugola qualcosa di incomprensibile, ma almeno ha dato segni di vita. Minho tamburella piano con le mani sulle sue scapole. -Taeminnie, svegliati!-
Taemin mugola nuovamente, ‘sta volta qualcosa di molto simile ad un “hyung”, e si muove. Si gira, ritrovandosi faccia a faccia con Minho, ma si copre gli occhi con il braccio per l'improvvisa luce. Quando lo toglie ha un'espressione corrucciata in volto. Minho è ancora chinato su di lui, si guardano, il più grande sta sorridendo: -Buongiorno Raggio di sole!-
E Taemin non può fare a meno di sciogliere il suo malumore mattutino in un sorriso.
-Sbrigati a scendere, preparo la colazione e andiamo in spiaggia, è già tardi.- dice Minho, alzandosi dal letto.
Taemin annuisce in uno sbadiglio e si stiracchia, puntellando i talloni al materasso ed inarcando la schiena. Minho guarda il corpo del più giovane tendersi, esposto completamente al suo guardo e gli viene l'acquolina in bocca.
-Sbrigati!- lo esorta nuovamente, girandosi di scatto ed uscendo dalla stanza.

Taemin, dopo essere passato in bagno per darsi una sciacquata, prendendosela comoda, scende al piano di sotto, dove Minho lo aspetta in cucina. Sul tavolo di legno c'è la sua tazza di latte con cacao, una colazione perfetta per non prendersi un' indigestione pur senza dover aspettare due ore per entrare in acqua. Minho gli dà le spalle impegnato a lavare la propria tazza nel lavello. Nella parete opposta alla porta, delimitata da una parte dalla porta che dà al giardino sul retro e dall'altra dal frigo, una lunga finestra stretta che comincia più o meno all'altezza di metà del busto di Minho e dà sugli alberi colmi di frutti maturi sopra i fornelli,  si estende sopra il doppio lavandino e la lavastoviglie. Taemin ama quella casa per le sue finestre. Ce n'è anche una in soggiorno, che, cominciando ad una trentina di centimetri dopo la cornice della porta, prende tutta la parete che dà sul giardino, ed arriva fino al camino posto ad angolo con la parete laterale. Da quella finestra, si vede un tappeto di fiori colorati e poi all'orizzonte, oltre la strada, solo il cielo:  sembra quasi di star volando anche quando si sta semplicemente seduti sul divano. Poi c'è la porta finestra in camera di Minho, che dà al balconcino, che illumina quella stanza con la potenza di un riflettore, e che permette a Taemin di svegliarsi con i raggi del sole che accarezzano il suo viso, e non con il suono martellante della sveglia mentre fuori è ancora buio. Tutti quei vetri che si affacciano sulla natura gli infondono una sensazione di profonda pace ed armonia, serenità e libertà. Anche lui vorrebbe poter non aver nulla da nascondere.
Taemin si porta la tazza alle labbra e, come ogni mattina, qualche goccia marrone gli cola lungo il mento, perché lui veramente non riesce a capire quanto bisogna inclinare la tazza per bere. E Minho lo prende in giro, come sempre. Ridono insieme, in un modo così naturale che sembrano amici da una vita.
A Minho, Taemin piace, e non solo per il suo corpo. Il biondo è spontaneo: è come le onde che nascono sui fondali sabbiosi, sempre diverse, imprevedibili, spumeggianti, pericolose. Taemin è estroverso, più con il corpo che con le parole, è sempre sorridente, è idiota per la maggior parte del tempo… E poi, improvvisamente, diventa serio e maturo. È diverso da come Minho se lo aspettava. Gli piace.

*

La sabbia fine della baia brilla alla luce del sole come oro bianco; una leggera brezza fresca proveniente dal mare aperto rende il caldo di mezzogiorno sopportabile, ed accompagna le onde a morire dolcemente sul bagnasciuga. Tutto tace. Il suono delle onde e lo stridio dei gabbiani sono gli unici suoni udibili in quella piccola spiaggia dimenticata, incastonata in una insenatura della frastagliata scogliera. Key apre gli occhi lentamente e si stiracchia sul telo da mare, come un gatto. Volta pigramente lo sguardo a destra, incontrando la figura di Jun che dorme sdraiato a pancia in sotto; guarda poi a sinistra: Minho prende il sole con una maglietta sul viso per schermargli gli occhi dalla luce, oltre lui, l’asciugamano di Taemin è vuoto. Ci sono solo loro sulla spiaggia: Choon Hee e il suo ragazzo, Jonghyun, che avevano fatto parte della “comitiva” nei giorni precedenti, erano andati con gli amici a fare una scampagnata, mentre le due madri avevano deciso di visitare un po’ dei luoghi turistici che avevano fatto da sfondo alle loro gite scolastiche.
-Minho!- chiama Key.
-Mmmh…- ottiene come risposta dall’interpellato, ma gli basta per capire di avere ottenuto la sua attenzione.
-Sei attratto da lui, vero?- chiede, senza giri di parole, approfittando dell’assenza di Taemin per esternare una domanda che gli frulla nel cervello dalla notte precedente.
-Non è una novità.- Minho non ha bisogno che Key specifichi chi sia “lui”.
-Ma non è come prima.-
-E come allora?-
-È qualcosa di più profondo…-
Key ne era sicuro, li aveva osservati bene. Le cose tra di loro hanno preso in poco tempo una piega completamente diversa da quella iniziale. Se i primi momenti che hanno passato assieme sono stati carichi di sott’intesi, col passare del tempo invece, i sorrisi languidi di Taemin si sono fatti sinceri, e così grandi da illuminare tutto il volto, da far sorridere anche gli occhi e le persone attorno a lui. Hanno smesso di sforzarsi, di fingere: hanno deciso di essere solamente loro stessi. Da quel momento si sono avvicinati, veramente, tanto che sembrano amici da un’eternità. C’è qualcosa tra di loro, però, che, come una scintilla, impedisce a Key di credere che l’attrazione si sia trasformata in amicizia, ma debba essersi evoluta in qualcosa di più profondo. E lui Minho lo conosce: sicuramente quel ragazzo manderà tutto all’aria.
-Sì guarda, come una pozzanghera.- risponde infatti, sarcastico, questi.
-Se non avessi ragione non mi risponderesti in modo così acido.-
Minho sospira, odia che Kibum riesca a capirlo sempre e avere sempre ragione, ma non lo ammetterà mai comunque.
-Ho fame, pranziamo?- si affretta quindi a dire, cambiando argomento.
-Vai a chiamare Raggio di sole, io comincio a preparare i panini.- dice subito Key, entrando in modalità mamma chioccia.
Minho si alza dall’asciugamano, spazzolandosi via la sabbia che gli si è incollata alle braccia e alla schiena.
Perché le cose devono complicarsi? L’attrazione sessuale era perfetta, Taemin era perfetto, una perfetta bambolina.
Minho non crede nell’amore romantico, per lo meno non in quella puro, vero e leale delle fiabe e dei telefilm. Come non crede in se stesso, d'altronde. Key, che conosce il suo passato meglio del proprio, ha osservato questi sentimenti crescere come zizzania nel cuore di Minho.

Il padre di Minho ha avuto un’amante per almeno otto anni prima che, nel periodo in cui Yoona, la signora Choi, si sottoponeva, dopo l’operazione per il cancro al seno, a sedute di chemioterapia, lasciasse per sempre la famiglia per l’altra donna. Minho aveva scoperto di quella sgualdrina quando aveva sei anni. Aveva subito capito che se suo padre non baciava sua madre voleva dire che c'era qualcosa che non andava. Qualche giorno dopo, alla TV, aveva visto un drama in cui un uomo lasciava la propria famiglia per un'altra. Con la logica di un bambino di sei anni, aveva deciso che avrebbe fatto in modo che suo padre non se ne andasse. Minho, in prima elementare, era diventato l'ometto di suo padre. Era entrato nel club di calcio, faceva degli allenamenti speciali con suo padre e aveva una delle medie più alte della scuola... Ha dato il massimo, per otto anni, con lo stupido pensiero che suo padre volesse più bene a lui che a quella donna, e che, se lui fosse stato perfetto, quell’uomo sarebbe rimasto. Ma, a quanto pare, per suo padre lui non era abbastanza; e neanche una moglie che si stava consumando a causa della malattia lo era. Nella primavera dei suoi quattordici anni, Minho, un giorno-un giorno a caso, senza significato, senza un reale perché- tornato a casa da scuola, non aveva trovato suo padre: sua mamma gli disse che l’uomo non avrebbe mai più messo piede in quella casa. Lui, abbandonata la squadra di calcio, che perse il campionato senza di lui,  aveva cominciato a chiedersi cosa ci fosse in lui che non andasse. Perché il suo cento per cento non era bastato? “Potevi fare di meglio.'”, in effetti, suo padre, glielo aveva sempre detto.
Prima che a lui, però, era capitato a Key. Sua madre se n'è andata quando aveva undici anni e Kim Kibum è rimasto solo con suo padre. Gli vuole più bene che a se stesso, ma fa il pilota, e passa più tempo fuori che in casa. Prima di testare la solitudine e il tradimento Key era semplicemente Kim Kibum: un bel ragazzino, simpatico ed estroverso, bravo a scuola… Poi è diventato Key. Si è fatto bocciare un anno, per trovarsi in classe con Minho, ed è diventato il casinista e sempre al centro dell'attenzione che è ora: è stato solo il suo istinto di sopravvivenza a renderlo quello che è. Dopo che sua madre se n'era andata, per la prima volta ha sentito il bisogno di chiedere a Minho se gli volesse bene.
Minho e Key a volte ripensano al loro passato con un sorriso, dicendo che si son proprio trovati. 
Comunque, a sedici anni, Minho credeva ancora nell'amore. Ci aveva creduto con un ventunenne, un fotografo dal look trasandato e sexy, con l'aria da cattivo ragazzo, di nome Seunhyun. Ci aveva creduto per un altro anno, poi era entrato nel pub dove andavano di solito, insieme a Jun, e aveva trovato quello stronzo baciare un altro. Non ci aveva visto più. Aveva cominciato ad urlare e sbraitare: Seunhyun, tiratolo fuori per un braccio, gli aveva sorriso, come si fa con un bambino che fa i capricci, e poggiandogli una mano sulla test,a gli aveva detto: “Non prenderla così Minho-ah, tu sei molto bello, ma non sei abbastanza per me”.
E così, nell'estate dei suoi diciassette anni, due sentimenti che avevano messo radici nella sua anima anni prima erano sbocciati, uno nella sua mente, l'altro nel suo cuore: l'amore non esiste, perché le persone sono egoiste e tradirtici; ma anche se così non fosse, probabilmente, lui non sarebbe abbastanza per tenersi stretta la persona che ama.

È per questo che ora ha paura, che si è incagliato, con Taemin, con se stesso, con la proprio vita.

*

Taemin, seduto su uno scoglio, osserva il mare che si increspa e brilla sotto il sole e all’orizzonte si unisce al cielo azzurro e limpido, i colori sfumano, e si mescolano in quella linea che sa di mistero e di antiche leggende. Taemin si sente molto poetico da quando è arrivato sull’isola:  gli sembra di aver scoperto una nuova parte di se stesso, più profonda e matura; in realtà, a volte, si sente proprio un’altra persona rispetto al Taemin di Seul. E si domanda quale dei due sia il vero se stesso. Guardando l’orizzonte, pensa a quando dovrà riattraversarlo per tornare a casa, dai grattaceli e dal cemento, lasciandosi alle spalle i prati verdi, il mare azzurro, i fiori, il cielo stellato… La libertà di essere qualcosa di diverso da Taemin, di essere Raggio di sole. Sente riaffiorare quella parte di sé che in questi anni si era sciolta sotto il calore dei riflettori.
È strano come, per la maggior parte del tempo, non pensi al palcoscenico, all’agenda piena d’impegni che lo aspetta al suo ritorno, al nuovo disco che c’è in cantiere, quando poi, improvvisamente, basti il solo ricordo del fatto che quei campi verdi non siano veramente il suo luogo naturale per attanagliarlo all’improvviso, incombendo come un macigno sul suo stomaco, e agganciandolo alla realtà.
Taemin si sente in colpa con se stesso, con i suoi fan, con la sua casa discografica e con i suoi bandmate, perché in quei momenti si accorge di non voler tornare a casa.

*

Minho si arrampica sulle rocce bollenti finché non arriva in cima agli scogli e scorge la chioma bionda di Taemin. Il più piccolo, seduto a gambe incrociare sulla pietra, fissa l’orizzonte con aria assente e malinconica. Il suo sguardo è radicalmente diverso rispetto al solito, e dona maturità all’intera figura. Si avvicina a lui silenziosamente e gli poggia una mano sulla spalla.
Taemin sobbalza, girandosi di scatto, -OMO! Mi hai fatto venire un infarto!- esclama, portandosi una mano al petto.
-Non era mia intenzione!- ghigna Minho.
Taemin scuote la testa ridendo, -Stronzo.- lo apostrofa, amichevole.
-Son venuto a chiamarti, Key sta preparando i panini!- lo informa Minho, facendogli cenno con la testa di andare.
Taemin annuisce mentre guarda un’ultima volta il mare scuro sotto di sé, che sospira mentre muore spumeggiando contro la roccia.

-Sarebbe figo tuffarsi da qui.- dice, a mezza voce e assorto.
-Lo è,- risponde semplicemente Minho, affiancandolo –vuoi provare?-
Taemin fa per fare un passo indietro, ma il moro lo blocca, mettendogli un braccio intorno alla vita.
-Lo vuoi fare?- domanda nuovamente Minho, incatenati gli occhi neri di Taemin, con un sorriso sghembo.
-Io veramente…- il biondo sta per rifiutare l’offerta, timoroso di rompersi l’osso del collo, quando Minho salta giù dalla scogliera, trascinandoselo dietro. Taemin gli urla in un orecchio e lo stringe, affondando le dita nella carne del suo fianco. Per un secondo volano, poi l’acqua fredda li sommerge. Vanno affondo ancora attaccati l’uno all’altro poi Minho lo molla, perché il loro peso sommato li farebbe sprofondare ancora ed ancora. Risalgono in superficie dopo qualche bracciata con la testa che fa male per la mancanza di ossigeno. Taemin ride, mentre si strofina gli occhi, arrossati dal sale marino.
-È stato una figata!- urla, con voce resa roca e rotta dall’acqua di mare che ha ingoiato e gli ha graffiato la gola.
Minho sorride, e spera che Taemin non lo porti affondo anche nella vita. Perché, per quanto ci tenti, senza neanche troppo impegno in realtà, non riesce a tenerlo lontano.
Ha paura.


*

Dopo aver mangiato i panini tagliano l’anguria. Taemin affonda la faccia nella sua fetta, mordendo la dolce polpa rossa, bagnandosi il mento e le labbra con il succo. Minho lo osserva, e non può far a meno di sorridere intenerito. Ma poi Taemin alza il viso per sputare sulla sabbia un seme nero e come le gocce rosse scendono sul suo collo, lentamente,  Minho ha un flash di se stesso che spinge l'idol sulla sabbia, e lecca il succo che ora è arrivato fino alle clavicole, su fino alla sua bocca rossa e invitante.
-Possibile che tu non sia proprio capace di mangiare?- domanda allora, perché ha scoperto che, se lo prende in giro, riesce a distrarsi dalla sua sensualità.
Taemin alza lo sguardo su di lui -Possibile che tu debba sempre rompere il cazzo?- risponde imbronciato, facendo ridere Kibum e Jun, -Potresti imboccarmi anziché protestare ogni volta che mi vedi mangiare!-
Minho alza le sopracciglia, e prende quell'uscita come una sfida personale: afferra con l'indice e il pollice un cubetto della propria fetta di anguria e lo porge a Taemin, che con un sorriso si sporge verso la sua mano; le aperta la bocca, sue labbra si chiudono intorno all'anguria e alle dita di Minho. Taemin alza gli occhi verso il moro, che lo fissa con uno sguardo pericoloso. Rimangono immobili, mentre Key e Jun spostano lo sguardo dall'uno all'altro aspettando una qualche reazione. Taemin, nella sua bocca, muove la lingua sull'indice di Minho, che ritrae la mano di scatto come se si fosse scottato e distoglie lo sguardo. Taemin continua a fissarlo. Key e Jun si scambiano uno sguardo d'intesa sorridendo sornioni. Più si sforza di far finta di non starsi innamorando di lui, meno ci riesce.

*

-Sono distrutto.- Taemin si stiracchia ed osserva, dal riflesso sul vetro scuro della finestra della cucina, il proprio viso contorcersi mentre sbadiglia.
-Vai a letto.- risponde semplicemente Minho, mentre strofina con una spugnetta un piatto sporco di sugo.
-Ma voglio farti compagnia.- protesta Taemin, sbadigliando si nuovo.
Barcolla appena, poi si avvicina di un passo e poggia la fronte sul retro del collo di Minho. Nessuno dice nulla. Minho continua a lavare i piatti, Taemin ha i processi mentali annebbiati dal sonno e le narici piene del profumo del bagno-doccia del moro, che ormai si è abituato a sentire più di quello del mare.
Hanno appena finito una strepitosa cena italiana, cucinata dalla madre di Jun, che Taemin ha scoperto essere metà italiana e metà giapponese. Non ha mai mangiato così bene in vita sua, né si è mai sentito così sazio come dopo quegli spaghetti fini al sugo e cozze, leggermente piccanti, e il filetto di manzo al sangue. A tavola c’era pane in abbondanza, e per dolce hanno finito quattro vaschette di gelato multi gusto. Taemin sospira soddisfatto. A pancia piena, si sente in pace con il mondo. Quando Minho abbassa appena la testa, Taemin mugola una protesta sul fatto che la sua spina dorsale è troppo appuntita e Minho ridacchia, rimettendosi dritto. Taemin sospira soddisfatto, struscia appena la fronte contro la pelle scura del collo del moro e alza le braccia, stringendo la maglietta di Minho sui fianchi. Lì si accorge di starlo abbracciando. È la prima volta che succede, e si chiede se magari sia troppo. Alza appena la testa, allarmato, ma vede, attraverso il riflesso, Minho sorridere ai suoi piatti sporchi, e la tensione che per un attimo lo aveva assalito lo lascia. Si rilassa di nuovo, si abbandona ancora di più contro il corpo del moro e pensa che potrebbe veramente addormentarsi in quel momento perfetto.
Minho è troppo, troppo stanco quindi spegne il cervello, le ansie, le paure, le insicurezze e si gode il respiro caldo i Taemin sulla pelle, e nel contatto tra il loro corpi, si sente appagato.

 

 

 

Note:

1 Jeju-do (Isola di Jeju) esiste, vi linko la pagina di Wikipedia e qualche immagine (1, 2, 3, 4, 5) perché è veramente bella.

Grazie per aver letto sin qui
~
 

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Capitolo 2
*** Il cielo stellato. ***


Parte: 2 di (presumibilmente) 5
Personaggi:
Lee Taemin, Choi Minho, Kim 'Key' Kibum, Kim Jonghyun, (nominato Lee 'Onew' Jinki), con la partecipazione speciale di Kai degli EXO e di un adorabile personaggio originale che prende le sembranze di Jun Matsumoto (biondo).
Pairing:
2min, JongKey (accennato)
Warning
: Slash, AU, Het (accennato)
Beta
: bobbytank12223. La ringrazio dal profondo del cuove per sorbirsi le mie frociate coreane, i miei errori di battutitura e i miei periodi spropositatamente lunghi in cui ci si perderebbe anche con la bussola, limitandosi ad inondarmi di due punti.
Note:
Prima di tutto mi scuso per averci messo così tanto ç_ç In secondo luogo questo è un capitolo di passaggio, inizialmente doveva essere legato alla terza parte, che però sarebbe uscita veramente TROPPO lunga, quindi mi dispiace, dovete sorbirvelo da solo .-. 
Buona lettura~

,

~Ocean Waves







III  Il cielo stellato

-La sua schiena si sta spellando,- dice Taemin a Kai, attraverso il telefono.
È una nuova mattina sull’isola: sono nuovamente al mare. Lui, lasciato il resto del gruppo sulla spiaggia,  si è ritirato sugli scogli per  accettare la chiamata di Jong-In.
-ha dei piccoli brandelli di pelle morta e delle chiazze più chiare dove ha già tolto la pelle bruciata.- continua, assorto nella sua descrizione.
-Bleah!- sputa fuori Kai, disgustato.
-Vorrei spellarlo...-
-Che schifo!-
Taemin sospira, -Mi sembra una cosa che potrebbe fare il suo ragazzo...-

Anche Kai sospira: Taemin sembra proprio preso da questo Minho, e quella specie di tira e molla che si è istaurato tra i sta, delle volte, riducendo il biondo una ragazzina sdolcinata, quando probabilmente, in un altro contesto, avrebbe già mandato a quel paese il più grande.
-Fallo allora.-
-È qualcosa di troppo… Intimo!-, esclama Taemin.
-Devi spellarlo, non succhiarglielo. Da quello che ho capito state sempre appiccicati! Non penso che si sconvolga se gli strappi qualche pezzo di pelle morta.-
-Non siamo sempre appiccicati! Ci siamo abbracciati veramente per la prima volta ieri notte! E poi è una cosa mia…-
-Tu e le tue fisime da pazzo.-
Taemin ride, -Se le tue fan scoprissero quanto poco aegyo hai in realtà, secondo me ti abbandonerebbero tutte.-
-Io ho aegyo! È solo che tu mi fai sempre cadere le braccia!-
Taemin ride nuovamente. –Ti voglio bene Jong.-, gli dice, tornando serio.
Una delle cose di cui si è accorto, stando a Jeju, è la profondità del rapporto che ha instaurato con Kai. Vorrebbe veramente condividere con lui tutti i bei momenti che sta trascorrendo, e non attraverso un telefono: vorrebbe vederlo seduto sulla roccia al suo fianco, con il vento che gli scompiglia capelli corvini, e il sorriso canzonatorio stampato in viso. Della sua vita reale, Kai, è ciò che gli manca più profondamente.
-Ti voglio bene anche io, hyung.-, risponde quest’ultimo, usando l’onorifico che Taemin sente solo in occasioni speciali. –Ora devo andare, dobbiamo ricominciare le prove… Mentre tu ti gratti, noi qui lavoriamo!-
Taemin ride di nuovo –Salutami tutti! E di’ a Jinki hyung che sto bene, e di non preoccuparsi troppo per me!-
-Consideralo fatto, ci sentiamo dopo…O domani. Ciao Raggio di sole!-
Kai aggancia; Taemin non ha potuto fare a meno di sorridere, sentendo quel nomignolo pronunciato da lui. Detto da Kai, “Raggio di sole” gli sembra finalmente combaciare, essere la stessa persona con Taemin.

Tornato all’ombrellone, Minho, Jonghyun, Key e Choon Hee sono in acqua-Jun invece è sdraiato sul suo asciugamano e sembra dormire, crogiolandosi sotto il sole come una lucertola. Taemin si siede a gambe incrociate sull’asciugamano affianco al suo.

Le due madri non si sono unite a loro neanche oggi, avendo già programmato una rimpatriata con vecchie compagne delle superiori. Le due donne in questi giorni paiono ringiovanite: Taemin è contento che anche loro si stiano godendo appieno la vacanza, magari con meno seghe mentali di lui.
-Cosa ti turba, Raggio di sole?-

La voce di Jun gli giunge ovattata dalla spugna dell’asciugamano su cui ha la faccia premuta, ma comunque abbastanza alta ed improvvisa da farlo sobbalzare.
-Pensavo dormissi.- risponde, evitando la domanda.
-Ci stavo provando, ma quelli fanno un casino allucinante.-
“Quelli”, in effetti, benché abbastanza lontani dalla riva, parlano e ridono così sguaiatamente che per ascoltare i loro discorsi Taemin non ha bisogno di sforzarsi. Key e Choon Hee, presi sulle spalle rispettivamente da Minho e Jonghyun, si stanno impegnando in una sorta di lotta, cercando di far cadere in acqua l’altro.

Sembra una cosa divertente…”, pensa Taemin. Magari, dopo, si farà anche lui prendere sulle spalle da Minho, per giocare.

Jun si solleva sui gomiti, affondandoli nella sabbia.

 -Comunque,- esordisce, riattraendo l’attenzione dell’idol dopo qualche attimo di silenzio, in cui entrambi hanno osservato i ragazzi in acqua,–cosa ti turba, Raggio di sole?-
-Nulla.- risponde Taemin, mentendo spudoratamente, pur consapevole che anche Jun lo sa, perché quel ragazzo è veramente troppo intelligente, ma magari deciderà di lasciar correre.
-Faccio finta di crederti. Ma solo perché non mi piace obbligare la gente a parlare.- risponde, infatti, quest’ultimo, con aria tranquilla.
-Non capisco più chi sono.- sputa fuori Taemin, spalancando poi gli occhi, come se quelle parole si fossero gettate da sole fuori dalla sua bocca. Jun si volta verso di lui, sorridendogli dolcemente.
-Sputa il rospo, o ti andrà di traverso.- gli dice, ormai accortosi di quanto sia tremendo il bisogno che ha che Taemin di parlare con qualcuno.
-Questo posto mi confonde. È un po’ un casino… Ci sono decine di sfaccettature diverse nel macello che è la mia testa.-, quasi piagnucola Taemin.
-Mmm, sai cos’è un locus amoenus?-
-Eh? In che lingua parli?-
Jun ridacchia. –Latino. Locus amoenus, letteralmente, significa “luogo ameno, ridente”.

In letteratura il luogo ameno è uno scenario topico, paesaggi pastorali, idilliaci, che solitamente fanno da sfondo a sofferenze interiori, o a scene edonistiche. Molti letterati, solitamente animi più riflessivi e profondi degli altri, per sfuggire alle fin troppo reali sofferenze e problemi della vita e rinchiudersi nella propria interiorità, hanno scelto di vivere la propria vita in un luoghi che somigliassero a quelli rappresentati nei loro scritti. Solitamente erano anche alla ricerca dell’amore puro, ed  invece trovavano solo baldracche e giovinetti… Ma questo è un dettaglio che non credo ti riguardi.-
Taemin scuote la testa, divertito dall’ultima battuta. –Cosa intendi hyung ? Nel senso… Perché, il resto, dovrebbe avere a che fare con me?-
-Avevi già qualche crisi interiore: d’altronde, ormai sei adulto, la frenesia dei primi anni di debutto è passata… Quindi è ovvio che cominci a farti qualche domanda sul tuo lavoro, e sulla tua vita. Ora che sei in questo luogo, simile per certi versi ai locui amoeni letterari, credo che sia normale che i tuoi dubbi siano risaliti in superficie… Che tu abbia cominciato a scavare, appunto, nella tua “interiorità”.-
Taemin processa per un qualche secondo le parole del compagno, e si accorge che ha ragione. Jun è sempre pieno di sorprese: si chiede se frequenti la facoltà di psicologia, visto il suo intuito.
-Parli come un libro, lo sai hyung?-
Jun ride di gusto: -Qualche volta ci sta: il registro linguistico deve andare di pari passo con la materia trattata.-
-Si vede che tua madre è una professoressa di letteratura.-
-Dici?- domanda Jun, con un sorrisino ironico.
Taemin si lascia andare sull’asciugamano, sdraiandosi, e portandosi le mani sopra la testa per stiracchiarsi. La sabbia sotto la sua schiena è morbida e calda: si agita un po’ in modo tale che prenda la forma del suo corpo. Il cielo sopra di lui è di un azzurro così intenso che sembra dipinto; sente le risate, e il vento lo accarezza, come una fresca mano delicata.
-Vorrei rimanere qui per sempre.- dice, più a se stesso che a Jun
-Non servirebbe a niente,- dice Jun, con un sorriso gentile –non serve rifugiarsi qui per scappare dalla realtà, perché prima o poi dovrai fronteggiarla. Ti conviene sfruttare questa pace per risolvere i tuoi conflitti interiori, così poi potrai sopportare quelli reali. Presumo che la tua vita da idol non sia così semplice come appare sugli schermi.-
-No, non lo è.-
-Ma credo anche che sia una bella vita, e quello che vuoi veramente. Non butteresti mai tutto per qualche onda e un po’ di verde... No, ragazzino?-
Taemin sorride: -No, forse no...-
-
Devi trovare il giusto mezzo tra la tua realtà con i suoi problemi e questa realtà con la sua tranquillità; devi capire che hai bisogno di entrambi gli aspetti, per vivere. Poi, come direbbe il vecchio Orazio, Autarkeia, l’autosufficienza del saggio: non devi essere legato a niente così profondamente da identificare te stesso con esso. Devi, fondamentalmente, bastarti, sempre e comunque. Impara questi due concetti mentre sei qui, e quando sarai a casa o in qualunque altro posto, saprai sempre chi sei.-
Taemin rimane un altro po’ in silenzio, senza pensare più a niente in realtà: il suo cervello è entrato in standby per un po’, e deve assimilare il sovraccarico di informazioni complesse che gli hai fornito Jun, mentre oltretutto il sole gli frigge i neuroni.

-Voi siete fortunati a stare qui.-
Jun ride: -Tutto è relativo. Tu la vedi così, ma, per esempio, Minho se ne vuole andare: il suo locus amoenus è Seul.-
-Ma è pazzo! Perché dovrebbe volersene andare da un posto così?!- esclama Taemin.
-Per tanti motivi… Ma tanto ci sono i suo complessi strani, a mantenerlo ancorato all’isola.-
-Perché Key cerca di mandarlo via? È il suo migliore amico, no? Non dovrebbe spronarlo a realizzare il suo sogno?-
-Tz, anche Kibum ha le sue brave seghe mentali, e non mette mano in quelle di Minho per non vedersele rinfacciare contro. Pensa che ha una cotta per Jonghyun da un anno e mezzo, e se n’è sempre stato con le mani in mano, esattamente come Minho per andare a Seul.-
Taemin spalanca gli occhi a quella notizia: –COSA?-
-Eheh…- Jun si gratta la nuca imbarazzato: -Forse non avrei dovuto dirti di Key e Jonghyun... Fa’ finta di non aver sentito nulla.-
Sul volto di Taemin si apre un sorriso malandrino mentre annuisce.
Pochi minuti dopo, tempo in cui Taemin si informava sulla relazione Jongkey, Kibum esce dall’acqua.
-Di che parlate?- urla dal bagnasciuga, facendo una corsetta per afferrare il proprio telo da mare ed avvolgercisi.
-Locui amoeni.- mente candidamente Jun, con un sorriso.
Taemin scoppia a ridere, Key guarda male entrambi.
-Sei un fattone Jun!.. Non traviare anche Taemin, con la tua filosofia creativa.-
Jun ride: -Non per niente il mio personaggio Disney preferito è Rafiki! Asante sana co-co banana1!- dice, canticchiando l’ultima parte con lo stesso tono da folgorato della scimmia sciamano.
Taemin, che non ha smesso un secondo di ridere, ha le lacrime agli occhi mentre cerca di cantare a sua volta “Ho tante noci di cocco splendide2”. Key li guarda dall’alto e scuote la testa con un sorriso: ormai sono andati.


Gli altri ragazzi escono dall’acqua. Jonghyun si getta un asciugamano sulla spalle, si siede sul quello di Choon Hee aprendo le gambe per farla sedere tra esse e coprila con il proprio telo da mare. Taemin osserva interessato Key che cambia posto per mettersi il più lontano possibile dalla coppia, e gioca con dei granelli di sabbia giusto per distogliere lo sguardo dai fidanzatini ridacchianti. Taemin prova un moto di tenerezza, e vorrebbe alzarsi ad abbracciarlo, ma un corpo gelato gli si appiccica all’improvviso contro schiena, facendolo urlare e saltare. Sente la risata di Minho dietro di sé, e cerca di divincolarsi dalla sua presa ferrea e bagnata: un Choi Minho completamente fradicio lo sta stringendo a sé, da dietro, e Taemin, minacciandolo di morte, cerca di allontanarlo-ma l’unica cosa che ottiene sono altre risate, anche da parte dei loro amici. Quando si arrende, abbandonandosi tra le sue braccia, Minho lo lascia e si siede al suo fianco, facendogli passare un braccio sulle spalle, e tirandoselo nuovamente addosso. Taemin gli lancia un’occhiata interrogativa.
-Sei caldo ed io ho freddo.- risponde, alzando le spalle con nonchalance, Minho.
L’idea dell’asciugamano blu scuro del moro, lasciato abbandonato sulla sabbia, non sfiora Taemin neanche per un secondo: quindi gli si stringe contro, cercando di trasmettergli il proprio calore. Minho infila una mano tra i suoi capelli biondi -che rimangono morbidi anche se pieni di sale- e li accarezza pigramente, sulla nuca, facendolo sospirare. Il moro sente il sospiro caldo di Taemin infrangersi sulla pelle bagnata e sensibile del collo, causandogli un brivido che finisce all’altezza del suo stomaco e gli fa contorcere piacevolmente gli intestini.
Più tempo passa con Taemin più le sue difese si abbassano. Spera che nessuno faccia caso a loro (anche se sa perfettamente che Jun, Key e Choon Hee non si perdono una loro mossa), mentre lui cerca di non far caso a sé stesso ed al suo comportamento rischioso.
-Stavamo pensando,- esordisce Jonghyun, -io e Minho, che magari questa notte potremmo fare una serata uomini! A mio parere una vacanza non è tale senza una sana sbronza!-
Taemin batte le mani: -Approvo!-
Minho scuote la testa: -Chi sa perché me lo aspettavo.-
-Insinui che abbia l’aria da ubriacone?- protesta Taemin, mettendo il broncio e dandogli una gomitata sul fianco.
-Io? Non oserei mai!- ribatte, ironico, Minho.
-Io ci sono!- li interrompe Key, consapevole che potrebbero andare avanti per ore.
-Anche io ovviamente! Porto gli alcoolici, roba buona!- dice Jun, con un gran sorriso bonario.
-Quindi in terrazza da me?- propone Minho.

*

 

Sono le nove e mezza quando Minho e Taemin salgono la scala a chiocciola dietro il garage per preparare il terrazzo. Minho piazza le torce antizanzare e accende le candele; Taemin apre lo sdraio di plastica bianco che aveva sotto braccio, e, mentre Minho fa un secondo viaggio per prendere altre sedie e qualche cuscino di nascosto dal divano, ne approfitta per guardarsi intorno. La luna in cielo è solo un piccolo spicchio bianco, di cui riesce persino a distinguere i crateri; la campagna intorno a lui è nera: oltre la luce tremolante delle fiaccole non riesce a vedere niente. Ma persino l’oscurità, in quel luogo, non è spaventosa come l’ignoto, ma è una calda coperta avvolgente. Il silenzio è innaturale per lui, abituato alla città, al rumore delle macchine anche in piena notte. Ora, invece, sente solo il rumore del mare, e il canto discontinuo di qualche grillo lontano, immerso nella campagna. Si lascia cadere sulla sdraio e chiude gli occhi, per concentrarsi su i suoni che sente. Quando li riapre, si trova faccia a faccia con il cielo, che non aveva ancora notato, e gli manca il respiro dalla vastità di quello che si trova di fronte. Riesce a distinguere la Via Lattea: è un fiume di diamanti che solca il cielo nero, trapuntato di così tante stelle da rendergli impossibile riconoscere anche quelle quattro costellazioni che conosce. Sotto l’immensità dell’universo, per la prima volta, si sente veramente piccolo.
-Che bello il cielo.- esala, a voce bassa.
-Già.- risponde Minho.
Taemin sobbalza, come ormai è abituato a fare. –Perché diamine sei così furtivo tu?-
Minho ride: -È divertente prenderti alla sprovvista.-
Poggia le due sdraio che tiene sotto braccio a terra, e le apre, per poi sdraiarsi su una delle due e piantare gli occhi al cielo.
-Quella è la costellazione del Cigno, nove stelle che formano la Croce del Nord.- dice, indicando un gruppo di stelle che per Taemin è assolutamente indistinguibile. –Lì c’è Venere,- dice poi indicando un altro punto, - lo distingui perché è più luminoso. L’Orsa Maggiore è lì, invece, con la Stella Polare.-

Fa una pausa, guardando il cielo attento, studiandolo come se potesse conoscerne i segreti.

- In mezzo alla via Lattea, opposta al Grande Carro, c’è Cassiopea, la vedi? È una W!- dice, indicandogli un altro punto.
Taemin strizza gli occhi più volte, ma quello che riesce a vedere sono sempre solo un ammasso di stelle indistinte, globi infuocati a migliaia di anni luce.
-Ti piace l’astronomia?- domanda Taemin, a bassa voce, e solo ora si rende conto che stanno bisbigliando. Sussurrano con un timore reverenziale simile a quello che si usa in chiesa, ma loro, anziché sotto le volte affrescate, sono sotto quelle celesti, migliori di qualunque opera d’arte umana.
-Mi piace l’universo.- risponde Minho.
Taemin non capisce la necessità della precisazione: -Cioè?-
-Mi piace la fisica, studiare l’infinitamente piccolo per conosce i misteri dell’universo: il Big Bang, le galassie, le supernove, i buchi neri, l’antimateria, i raggi cosmici…-
La voce di Minho vibra di emozione mentre parla, e Taemin la percepisce: -Se il mio professore di fisica avesse avuto un briciolo della tua passione, forse mi avrebbe fatto amare la sua materia.-
Minho ridacchia e si volta verso l’idol: -
La matematica e la fisica, insieme alla chimica anche, sono le discipline più belle. Se non solo le “leggi della natura”, ma pure la nostra vita, fossero basate su queste, sarebbe tutto più semplice. Con regole e dati, se il problema è svolgibile, vuol dire che hai tutto per risolverlo: devi solo applicare delle formule e la razionalità. Se no, è impossibile e basta. Chiaro, semplice, lineare.-
-Non sarebbe anche un po’ monotono?-
-Non so, forse. Sarebbe tutto meno “passionale”, imprevedibile e totalizzante… Tutto più razionale.- “Meno devastante, meno doloroso”, aggiunge tacitamente.
-Avverto una nota di pessimismo in tutto ciò.-
-Tu credi? Sarà “il pessimismo della ragione contrapposto all’ottimismo della speranza”.- dice il moro, citando una frase che non si ricorda dove ha sentito.
-Vuoi dire che vivi una vita senza speranza?- domanda Taemin, sorpreso.
–No, non così radicalmente.- risponde Minho, sorridendo.
“Ed è per questo che continuo a rimanere ferito,” pensa, “perché continuo a sperare.”
Taemin fissa ancora il cielo: la sdraio non è comodissima e, anche con il telo da mare poggiato sopra, la spina dorsale sfrega contro la plastica dura, ma sta bene. La notte non è afosa come il giorno, ma fresca e frizzante per via del mare, quasi fredda. Lui si stringe nelle braccia, sorridendo nell’oscurità umida che lo avvolge, mentre guarda in alto, verso le stelle che sembrano così vicine, grandi e incantate. Pensa alle stelle che stanno esplodendo in quel momento, alle particelle che viaggiano per l’universo trasportando i suoi segreti e, forse, capisce perché Minho la trovi una cosa così affascinante.
-Perché non sei entrato alla facoltà di fisica?-
Sente Minho sospirare: -Solo quella di Seul permette facilmente lo sbocco lavorativo che desidero.-
Minho desidera da tutta la vita fuggire da quell’isola, andare a vivere a Seul. Alle superiori ha cominciato a rifinire i dettagli del suo sogno, aggiungendoci la facoltà di fisica, la sua laurea e la specializzazione come fisico delle particelle, e magari un lavoro al CERN di Ginevra: uno dei più grandi istituti di ricerca al mondo.
-Devi proprio essere legato a quest’isola, se non te ne sei ancora andato per andare a caccia di raggi cosmici.- scherza Taemin, pensando che forse Jun si è sbagliato sul conto di Minho.
-Se fosse per me, me ne sarei già andato.- sorride il moro.
Taemin si volta, cercando il suo viso nell’oscurità, riuscendo solo a vederne i contorni: -Se fosse così te ne saresti veramente già andato.- dice serio.
Cala il silenzio, perché Taemin ha ragione ma Minho non glielo vuole dire.
Lui non si mette più in gioco se non ha sicurezze, Seul non gliene ha mai date nessuna: a che pro cercare di realizzare il proprio sogno se non si crede di poterci riuscire? A quel punto si rimarrebbe persino senza poter sognare e sperare in qualcosa di più bello.
Cala nuovamente il silenzio, accompagnato dal canto dei grilli e dal frusciare sinuoso delle fronde degli alberi. Ogni notizia che Taemin raccoglie su Minho sembra il tassello di un puzzle che bisogna collocare al posto giusto.
Minho è bianco e nero assieme. È il ragazzo sfrontato, divertente e dolce che si mostra, e quello silenzioso ed insicuro che lascia trasparire a volte. Taemin comincia a capirlo: ora deve solo trovare i pezzi per incastrare le due metà antitetiche del puzzle.
-Stella cadente!- urla poi, improvvisamente, riscuotendosi dalle proprie elucubrazioni mentali ed indicando con un dito la scia luminosa appena scomparsa.
-Esprimi un desiderio entro cinque secondi o non puoi più!- lo avvisa Minho, quasi con reale preoccupazione, anche se quella regola l’hanno persino inventata lui e sua sorella.
Taemin strizza gli occhi e, per la prima volta in vita sua, non esprime un desiderio che riguardi la danza, il palco o la sua carriera: desidera semplicemente essere felice come in quel momento, in quel luogo, con le stesse persone, per tutta la vita.


*

 

Il primo ad arrivare per “la serata uomini” è Jonghyun, seguito da Jun. L’ultimo è Key, che giunge almeno un’ ora dopo e, quando Taemin lo vede, resta a bocca aperta. Avendolo sempre visto al mare, prima di quel momento non ha mai potuto ammirare Kim Kibum al meglio di sé stesso. Il suo look è abbastanza semplice, adatto ad una serata tra amici, ma allo stesso tempo curato nei minimi particolari. Ha dell’eyeliner nero intorno agli occhi, che rende il suo sguardo felino e magnetico, e i capelli sono perfettamente piastrati ed in ordine, a differenza di come li ha la mattina al mare. Indossa degli skinny jeans aderentissimi che fasciano le sue gambe lunghe e magre alla perfezione e una canotta larga, con il taglio delle maniche molto ampio, che lascia scoperta un sacco di pelle. Taemin lo trova assolutamente uno schianto. Jonghyun fa un’espressione pensierosa storcendo la bocca, ma quando Key, dopo essersi scusato per il ritardo, incrocia il suo sguardo, gli sorride: il suo tipico sorriso in cui non mostra i denti, ma appiattisce le labbra e tira su gli angoli della bocca. Batte una mano sulla plastica della sdraio su cui è seduto, per far intendere a Key di andare ad accomodarsi al suo fianco. Kibum non se lo fa ripetere due volte. Taemin osserva la scena con un sorriso sornione e cerca lo sguardo di Jun, che sta sorridendo a sua volta e, scambiando uno sguardo complice con il biondo, si preme il dito indice sulle labbra, come a fargli intendere di mantenere il segreto.

Verso l’una e mezzo del mattino, la “roba buona”’ portata da Jun comincia a farsi sentire. Taemin è seduto su una sdraio con ai propri piedi Minho che ha la testa poggiata sulle sue cosce, tra le quali Taemin stringe una bottiglia di vodka al limone, che, a piccoli sorsi, è già stata vuotata per metà. Key è seduto ancora vicino a Jonghyun e mandano giù uno shot di tequila dietro l’altro. Jun ha uno sdraio tutto per sé e una bottiglia Jack Daniel’s stretta tra le dita.
Gli argomenti di conversazione si sono fatti confusi, sempre meno seri e logici, finché Jonghyun non decide di tirare fuori un nuovo argomento.

-Taaaeeeminniee!- urla, alzando un braccio –Voglio sapere il torpido della vita da star!-
-Torbido.-, corregge Jun, per riflesso incondizionato.
-Quello che è!- lo liquida Jonghyun, con un gesto della mano, tornando a concentrarsi sul volto di Taemin.
Tutti, in realtà, sono concentrati sul volto di Taemin.
-Cosa volete sapere?- domanda quest’ultimo.
-Droga, sesso e rock ‘n’ roll!- risponde con un sorriso da dinosauro Jonghyun.
-Droga non ne gira, troppi controlli.- risponde immediatamente Taemin.
Minho gira il collo, dolorosamente, quasi a 180°, per poter incrociare lo sguardo di Taemin: -E per il sesso?- domanda, facendo arrossire il biondo.
Minho lo trova assolutamente adorabile e decide di infierire: -Prima volta: quando e con chi?-
L’idol si porta la bottiglia di vodka alle labbra, beve un piccolo sorso e poi mordicchia il collo di vetro, senza distogliere gli occhi dallo sguardo malizioso del moro.
-Quattordici anni, con Kai.- risponde secco, e poi beve un altro sorso.
-Chi stava sotto?- si intromette Jonghyun, beccandosi un colpo da Key perché “certe cose non si chiedono!”.
Taemin guarda nuovamente Minho, lo vede attendere una risposta ed allora lo accontenta: -Io…- bisbiglia, con un filo di voce, ma tutti lo sentono.
L’idol è solitamente esuberante e malizioso: questa sua faccia imbarazzata è nuova. Minho ha l’istinto di abbracciarlo, ma non è abbastanza ubriaco da farlo senza un motivo logico.
-Non è stata una bella esperienza, comunque.- continua a raccontare Taemin, -Ha fatto più male che altro.-
-Anche la mia prima volta è stata così.- lo informa Key, in tono comprensivo.
Taemin lancia uno sguardo interrogativo a Minho, che capisce cosa si stia chiedendo. –Sedici anni,- gli dice con un ghigno, -con uno che ci sapeva decisamente fare.-
Taemin spalanca gli occhi –Stavi sotto?!- domanda stupito.
Minho ride: -All’inizio sì.- risponde, lanciandogli un’occhiata carica di sottintesi. È abbastanza ubriaco da provarci spudoratamente.
Key li osserva poco distante, con uno sguardo compiaciuto. Tra qualche altro sorso l’alcool farà il suo lavoro e, se Dio vuole, Taemin e Minho si ritroveranno l’uno tra le braccia dell’altro a scopare come conigli, finalmente.
Jonghyun e Key continuano a tartassare Taemin di domande, invadendo la sua privacy, ma a Taemin non dà fastidio. Elenca qualche altro nome famoso tra le proprie conquiste, e Key si spiaccica una mano sulla bocca per non urlare eccitato quando il più piccolo nomina Choi Siwon (che oltretutto, a quanto pare, ha fatto ubriacare e si è portato a letto per scommessa con Kai), e si risparmia le domande sulla lunghezza ad un momento in cui Jonghyun non sarà al suo fianco.

Mentre gli altri ridono, Minho ha nascosto la testa tra le ginocchia. Improvvisamente non gli interessa più la vita sessuale di Taemin per vederlo arrossire in quel modo adorabile, improvvisamente è solo stupidamente geloso di tutte quelle mani che l’hanno toccato, di quelle persone che l’hanno baciato e se lo sono portate a letto, perché lui non potrà mai averlo come lo hanno loro. Perché anche se lo facesse suo lì, sull’isola, è certo che loro se lo riprenderebbero, una volta tornato a Seul. Questo gli fa male.
-C’è qualcuno in particolare che ti interessa ora?- domanda poi Key, e, anche se Minho vorrebbe tapparsi le orecchie per non ascoltare i discorsi di Taemin, in realtà le ha bene aperte, per non perdersi neanche una parola, in una sorta di masochismo.
Dopo aver sentito la domanda Taemin immerge una mano nei capelli castani di Minho e li accarezza.
-Ti sembrano domande da fare!- esclama Jonghyun, senza dare il tempo a Taemin di rispondere, scimmiottando Key e dandogli un colpo esattamente come il biondo aveva fatto prima.
-Yah!- esclama Kibum, restituendogli il colpo.
Cominciano a litigare, facendo cadere la domanda di Kibum nel silenzio, con grande sollievo di Taemin, che in risposta, comunque, continua ad accarezzare in capelli di Minho, facendolo rilassare sotto il proprio tocco.

*

Alle quattro del mattino le donne, che erano andate a fare da qualche parte qualcosa che i ragazzi non ricordano minimamente, tornano a casa, e, siccome vogliono dormire, costringono anche i ragazzi, a suon di urla di Choon Hee, a finire la “festa”. Jun va a casa di Key; Jonghyun, con un sorriso sornione, si infila di soppiatto nella camera della propria ragazza. Taemin e Minho rimangono da soli sulla terrazza, nella stessa posizione in cui li ha trovati Choon Hee, quando è salita a protestare: Minho sdraiato e Taemin accoccolato tra le sue gambe aperte, la testa poggiata sulla sua spalla e la schiena contro suo petto. Minho gli accarezza lentamente un braccio con i polpastrelli ruvidi, facendolo rabbrividire appena, ma è una sensazione piacevole.

Sono finiti così quando, mentre Taemin accarezzava i capelli di Minho, l’idol ha deciso di starsi annoiando perché il moro non parlava da un po’, ed allora ha stretto il pugno tra i suoi capelli ed ha tirato all’indietro, costringendo Minho ad alzare la testa. Quest’ultimo, insultandolo, gli ha afferrato il braccio conficcandogli le unghie nella carne, facendolo esclamare di dolore tra le risate e costringendolo a lasciarlo. Poi Minho si è voltato verso di lui, ghignando, e gli ha afferrato il davanti della t-shirt, tirandolo verso di sé, facendolo cadere a terra, al proprio fianco, con un tonfo sordo, sopra un povero pacchetto di patatine che era scoppiato facendo un gran casino. Allora Taemin, sempre ridendo, si è buttato a peso morto addosso a Minho, facendolo cadere all’indietro e battere la testa contro le piastrelle. -Aish!- aveva urlato questo, e con un colpo di reni aveva ribaltato la situazione, spalmandosi addosso a Taemin che, tra le risate e l’alcool, sdraiato a terra con le braccia e le gambe spalancate a mo’ di stella marina, con il peso del moro addosso e la sua risata calda nell’orecchio, non si sarebbe potuto ribellare neanche volendo. Jun aveva sbattuto la mano a terra per tre volte, come nel wrestling, decretando che Minho era il campione e prendendogli un braccio alzandolo in aria in segno di vittoria. Allora Minho si era alzato e aveva rubato il posto a Taemin sulla sdraio, lanciandogli un sorrisino vittorioso, con sguardo di sfida. L’idol si era alzato da terra, con il fiatone per via delle risate, e aveva preso anche la rincorsa prima di buttarsi sopra di lui, rischiando di farli cadere giù o di rompere la sdraio. Dopo vari movimenti anomali, qualche insulto, risate troppo alte e gomiti in posti dolorosi, avevano trovato una posizione perfetta, e una mano grande di Minho, completamente aperta così da poter toccare più pelle possibile -perché era finalmente abbastanza ubriaco-, si era adagiata sullo stomaco di Taemin, per metà scoperto dalla maglietta che in tutto quel casino si era alzata.
Ed ora erano ancora lì, più o meno nella stessa posizione: Minho con la testa svuotata grazie alla vodka, e Taemin che cerca di metter insieme un pensiero complesso con così tanto impegno che la sua testa potrebbe quasi ronzare come un computer acceso.

-Dovevo dirti qualcosa.- dice improvvisamente Taemin, con la voce roca ed impastata per l’alcool e per il troppo silenzio. Era cosa che gli è venuta in mente quando Key gli ha chiesto se c’è alcuno che adesso gli piace, era una cosa importante.
-Dimmi.- lo esorta Minho, ed anche la sua voce è più bassa e graffiante del solito, più eccitante.
-Cazzo, non me lo ricordo!- protesta Taemin, -C’entrava che ti voglio scopare.- dice, e poi si morde con forza un labbro, perché questo non glielo doveva dire.
A Minho va di traverso la saliva. –Cosa?-
Taemin si volta, infilandogli i gomiti appuntiti nelle costole e facendo un gran casino, per trovasi pancia contro pancia ed occhi negli occhi, perché se l’è ricordato -più o meno- e glielo deve dire.
-Era che sei tu.- esala, sorridendo imbarazzato, e Minho non riesce a capire cosa caspita intenda perché, subito dopo aver parlato, Taemin si avventa sulle sue labbra.
I loro volti si scontrano in un contatto doloroso, denti contro labbra, in un movimento convulso. Riescono a trovare una sorta di equilibrio quando Taemin spalanca la bocca ed anche Minho fa lo stesso, e le loro lingue si incontrano a metà strada, umide e calde, e si scontrano. La bocca di Taemin sa di vodka e patatine alla paprika, e dovrebbe essere un sapore disgustoso, ma a Minho non interessa. Cerca di tirarsi contro il corpo di Taemin, mentre affonda con la lingua dentro la sua bocca, sentendo il suo calore. Taemin cerca di trovare una posizione più comoda e i due movimenti addizionati li fanno finire per terra, con un tonfo sordo, Minho sopra Taemin. Le loro bocche non si separano neanche per un secondo. Taemin, quando sbattono a terra, morde con forza il labbro inferiore di Minho e poi lo succhia nella propria bocca, tra le labbra carnose. Non si fermano per prendere aria, per capire cos’è stato quell’improvviso dolore al fianco, per asciugare la saliva che cola lungo i loro menti. Ora, non si fermerebbero mai. Ma, cadendo, hanno rovesciato una bottiglia di tequila, ed il liquido cola sul pavimento piastrellato vicino alle loro teste, puzzando l’aria. L’odore dell’alcool si infila nelle narici di Taemin, che ha bevuto veramente troppo per sopportarlo. Tira i capelli di Minho, per farlo allontanare.
-Hyung…- sospira, con il fiatone e le labbra gonfie e lucide per i morsi, con filo sottile di saliva collega ancora le loro bocche, e trema sotto lo sguardo liquido di desiderio di Minho.
-Mmm?-
-Devo vomitare.- geme, prima di alzarsi di scatto mollando una testata sul naso di Minho, e rigurgitare il contenuto del proprio stomaco nel prezioso vaso di gerani della signora Choi.

 

 

 

Note: 

1, 2 Sarebbero QUESTA e QUEST'ALTRA ''canzone'' de ''Il re leone'', anche se dubito che qualcuno di vuoi veramente non le conosca xD

Grazie a tutti coloro che hanno letto anche questo capitolo

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Capitolo 3
*** Le nuvole, i fuochi d'artificio ***


Parte: 3 di 5
Personaggi: Lee Taemin, Choi Minho, Kim 'Key' Kibum, Kim Jonghyun, (nominato Lee 'Onew' Jinki), con la partecipazione speciale di Kai degli EXO e di un adorabile personaggio originale che prende le sembranze di Jun Matsumoto (biondo).
Pairing: 2min, JongKey (accennato)
Warning: Slash, AU, Het (accennato)
Beta: La mia Bobby. Tesoro, tutti i due punti sono per te.
Note: Dopo un periodo di tempo abbastanza lungo finalmente posto la terza parte, mi dispiace per tutta questa attesa, ma in buona parte non è stata colpa mia. Mi dispiace anche per l'andamento forse troppo lento della fic -tipo i film degli anni '80-, e i capitoli pieni di cose che probabilmente sembrano inutili. In realtà tutto ha un senso ed un perché in questa storia, per lo meno lo ha per me. Vi chiedo solo di sopportarmi di buon grado per altri due capitoli -oltre a questo qui sotto-, in cui vi giuro succederà veramente qualcosa. E se volete, magari, lasciate una recensione.
Buona lettura~

,

~Ocean Waves







IV Le nuvole

Minho è immerso nell’oscurità, un buio così fitto da sembrare solido. Non sa dove sia, né come sia finito lì: ma è sicuro di star cercando Taemin, quindi lo chiama, con un filo di voce.
-Taemin…-, sussurra, incerto, spaventato.
In risposta sente un risata, ed è certo sia quella dell’idol, ma non capisce da dove provenga: sembra circondarlo. Nell’oscurità non riesce a vederlo. Cerca di camminare in avanti, allungando davanti a sé le braccia per toccare quello che lo circonda, ma non sente niente, non vede nemmeno il suo corpo- non è neanche sicuro di averne uno.
-Taemin!- chiama ancora, più forte, perché sta cominciando a farsi prendere da panico. -Taemin, dove sei?-
Lo sente di nuovo ridere, una luce si accende: un occhio di bue illumina, poco distante da lui, Taemin.
Minho sospira sollevato: -Raggio di sole, avevo paura di averti perso.-
Taemin ride ancora e, in quel momento, Minho si accorge che il biondo non è da solo, ma abbracciato a Kai. E la luce si spegne, prima che Minho riesca ad andargli incontro.
Se ne accende un’altra, ‘sta volta più lontana.
-Taemin, non muoverti! Sto arrivando!- urla Minho, mettendosi a correre, ma il suo corpo è ancora immerso nell’oscurità, e non riesce a capire se si sta muovendo o meno, perché Taemin rimane sempre troppo distante.
-Hyung! Sono qui, cosa aspetti?- chiede Taemin, sorridendo beffardo, prima che la luce si spenga nuovamente, per poi riaccendersi a pochi passi da Minho.
Nel cerchio di luce Taemin è vestito e pettinato come all’ultimo concerto a Tokyo. Per la prima volta Minho riesce a prendere coscienza del proprio corpo e muove i pochi passi che lo separano dal cerchio di luce.
-Taemin!- lo chiama, ma l’idol guarda fisso davanti a sé, come se non lo sentisse.
-Taemin!- lo chiama più forte, e poi più forte ancora, urlandogli nelle orecchie.
Taemin comincia a ballare, ignorandolo, come se non esistesse.
-Taemin, cazzo!- urla a pieni polmoni Minho, cercando di farsi notare, prima che la luce si spenga di nuovo.
Nella più completa oscurità Minho comincia a correre e a chiamare il suo Raggio di sole, ma lo sente solamente ridere. Minho è arrabbiato, frustrato e stanco. Si ferma, in mezzo al nulla, con il fiatone, e l’ennesimo occhio di bue si accende perfettamente di fronte a lui. Taemin lo guarda, da oltre la spalla di un ragazzo alto e muscoloso, che Minho non riesce a vedere in faccia perché gli dà le spalle mentre abbraccia Taemin.
-Non ce l’hai fatta hyung,- gli dice, con cattiveria, Taemin, sorridendo diabolicamente: -hai perso. Come sempre.-
La luce si spegne nuovamente.
-Taemin!- urla, per l’ennesima volta, Minho, e sente la gola bruciare, prima che un cuscino lo colpisca dritto in faccia.
Minho apre gli occhi che ha il fiatone, capisce immediatamente di essere in camera sua e che è stato tutto solo un pessimo sogno.
-Che cazzo di problemi hai!- lo apostrofa Taemin, premendosi le mani sulle tempie pulsanti da mal di testa post sbronza: -Sono qui, cazzo, smettila di chiamarmi!-
Minho spalanca gli occhi e si preme una mano sulla bocca, in imbarazzo: -Io… Era un sogno, scusa.-
Taemin gli lancia un’occhiata velenosa, prima di girarsi dall’altra parte: -Cambia pusher, sei a visioni. E ridammi il cuscino che ti ho lanciato!-
Il moro ritira il cuscino, poi si mette supino e fissa il soffitto, stordito dall’alcool non ancora completamente smaltito e dal sonno, sperando di riuscire a riaddormentarsi mentre il cuore rallenta finalmente i battiti, tornando alle pulsazioni normali.
“Subconscio bastardo”, pensa, mentre le palpebre si fanno nuovamente pesanti.

*

Quando Taemin si risveglia, il mal di testa è un po’ meno pressante, ma il saporaccio che aveva in bocca è peggiorato: sente la cavità orale secca, la saliva pastosa e cerca di deglutire a forza, peggiorando solo la situazione. Non deve aver comunque dormito molto, perché la luce nella camera è poca e fredda, come quella dell’alba, come quella che illuminava la stanza quando Minho l’ha svegliato chiamandolo nel sonno. Non si sentono neanche i passerotti cantare dall’ombra degli alberi giù in giardino. Taemin quindi gira il cuscino, preme la guancia sulla parte fresca della federa e cerca una posizione comoda per riaddormentarsi.
La sua mente però decide di non collaborare e comincia a pensare. Pensa alla notte precedente e ricordi confusi fluttuano sconclusionatamente nel suo cervello. L’inizio della serata è chiaro e nitido, il discorso con Minho, l’arrivo dei ragazzi, quando hanno aperto gli alcoolici… Le domande impertinenti di Jonghyun già cominciano ad esserlo un po’ meno. Poi ricorda il sogno che ha fatto, anche se ricordare è una parola grossa visto che l’unica cosa che può dire a proposito è che avesse la lingua di Minho in bocca e che questa sapesse di vodka. La stessa vodka che ha bevuto per tutta la sera, e che gli ha lasciato in ricordo un sapore di merda. Non ricorda nient’altro del sogno: dove fosse, cosa fosse successo, perché. Ci sono solo le labbra di Minho, la sua lingua e il sapore dell’alcool nell’oscurità.
Che sogno del cazzo.”, pensa, con uno sbuffo.
Taemin si volta irritato verso il letto di Minho, e trova il moro con il viso rivolto verso la propria parte: dorme sereno con le labbra leggermente dischiuse, il respiro regolare e senza parlare nel sonno come uno psicopatico. “Chi sa cosa sognava prima…”: Taemin continua a pensare al proprio sogno. Si chiede cosa potrebbe succedere se ora si alzasse e andasse a baciare Minho, così, di punto in bianco. Cosa farebbe il moro? Taemin sa che Minho è attratto da lui. Lo sa dal primo giorno. Nonostante questo, il comportamento del moro lo rende insicuro. Minho potrebbe rispondere al bacio, come potrebbe spingerlo via. E Taemin non sopporterebbe di essere rifiutato, per la prima volta in vita sua, proprio da Choi Minho.
Quindi distoglie lo sguardo che aveva puntato per troppo tempo sul volto di Minho e si alza di scatto, prima di fare qualche stronzata di cui si potrebbe pentire. Saltellando sulla punta di piedi, per toccare il pavimento freddo il meno possibile, cerca di percorrere la stanza silenziosamente e quindi, ovviamente, va a sbattere contro la propria valigia e, rischiando di cadere con il culo a terra, si aggrappa alla prima cosa che trova, la sedia, che la fa strisciare sulle mattonelle facendo un gran casino. Stringe i denti e si volta nuovamente verso Minho, pronto a ricevere qualche anatema, ma il moro dorme ancora beato e Taemin, con un sospiro di sollievo, si affretta a lasciare la camera.

Quando arriva a metà delle scale, dopo essere passato in bagno a lavarsi di dosso il sudore, l’umido dai capelli, ed esorcizzare con il dentifricio il saporaccio che aveva in bocca, nota il cielo plumbeo al di là del finestrone del soggiorno. Un’uniforme distesa grigio scuro copre il sole come uno strato di polvere. Taemin si blocca, guardando fuori: “Fa brutto tempo. Non può fare brutto tempo in un’ isola come questa! Cosa diamine si fa a Jeju quando fa brutto tempo? Si va per negozi? Si visitano i musei? -tutte cose che lui non può fare, o che comunque non gli interessa fare. Lui vuole andare in spiaggia. Tuffarsi in acqua, nuotare fino a quando non gli fanno male le braccia e poi fare il morto in alto mare per riprendere fiato.
-Ti muovi?- la voce di Minho alla proprie spalle lo fa sobbalzare.
Taemin, dopo aver fatto un piccolo saltello sul posto si volta a guardarlo male, ma non incrocia il suo sguardo perché anche Minho sta guardando fuori dalla finestra
-Che tempo di merda,- esordisce il moro, -sicuramente piove. Ti va bene se andiamo da Key e non in spiaggia questa mattina?- aggiunge, guardando Taemin.
L’idol, che ha ancora i capelli umidi, sfoggia una faccia assonnata, delle occhiaie scure sotto gli occhi, e indossa dei bermuda e una canottiera bianca. Minho, non sa perché, lo trova particolarmente carino e, mentre Taemin annuisce, dicendo che per lui va benissimo, allunga una mano per scompigliargli i capelli, sorridendo. Anche Taemin sorride, dimenticando il proprio cattivo umore mattutino.
Minho lo supera scendendo due gradini e poi squilla il telefono, facendolo fermare. Osserva l’apparecchio che trilla dal mobile dell’ingresso: non risponderà a meno che non ne sia proprio costretto-perché tanto è sempre qualcuno per sua madre. Ma, dopo il terzo squillo, il telefono tace e i due ragazzi sentono la voce squillante della signora Choi, dalla cucina, rispondere. Minho scende un altro scalino e la porta della cucina si apre.
-Tuo padre.- dice, atona, la signora Choi, porgendo il cordless al figlio.
Taemin spalanca gli occhi sorpreso, e fa saettare lo sguardo sul volto di Minho.
Il moro stringe i pugni irrigidendo le braccia lungo i fianchi: -Digli che non ci sono.-
-Sa già che ci sei.-
-Allora digli che non voglio parlargli.- risponde meccanicamente Minho, prima di girarsi e risalire le scale quasi di corsa.
La signora Choi sospira e sembra farsi forza prima di riportare il telefono all’orecchio:-Ha detto che non vuole parlarti.-
 Sta per un secondo in silenzio: -Sì, ciao.- dice, prima di chiudere la chiamata.
Poi alza lo sguardo su Taemin, tornando a sorridergli come sempre: -Potresti dire a Minho che la colazione è pronta?- gli domanda.
Taemin annuisce, la vede sparire in cucina e si affretta su per le scale, per raggiungere Minho.

-Mi avevi detto che tuo padre era morto.- dice, mentre apre la porta della loro camera ed entra.
Minho, seduto sul proprio letto, alza stupito lo sguardo dal cellulare che tiene tra le mani: -Quando?-
-La prima volta che ci siamo visti.-
Minho scoppia a ridere, una risata senza ironia e controllata -Taemin pensa distrattamente che sia una buona risata falsa, magari Minho potrebbe avere un futuro come attore-.
 -Consideralo morto, io lo faccio.- sono le parole dure che seguono la risata.
Taemin vuole sapere cosa sia successo. Non per curiosità, ma perché lui vuole conoscere Minho. Ne sente il bisogno. Vuole così tanto chiederlo che sente la domanda che premere contro le proprie labbra e rimbombargli nella testa come se l’avesse pronunciata. Ma la sua bocca rimane chiusa. Perché amaramente si chiede chi sia lui per farsi i fatti di Choi Minho.

*

Camminano lentamente, l’uno affianco all’altro per la strada costiera che passa di fronte sia a casa di Minho che a casa di Key. Ci vogliono una decina di minuti, camminando a passo sostenuto, per arrivare a casa di Kibum: anche con un probabile acquazzone prendere la macchina sarebbe stato uno spreco. L’aria è statica, afosa e umida. Il mare, alla loro sinistra, è una distesa omogenea e quasi liscia, scura. Non c’è un filo di vento e sembra quasi che non ci sia aria da respirare. È un tempo opprimente.
-
È un peccato che tu non possa andare in giro.- dice Minho: -In giornate come questa, in cui non si può andare al mare, solitamente i turisti visitano i musei, o i templi, o i siti archeologici. Mi sarebbe piaciuto portarti a vedere i nonni di pietra1, il museo degli orsacchiotti2, al villaggio folkloristico3, al tempio Yakcheon-sa4 -
Una pausa.
 -E magari anche al
‘‘Loveland5’’. - aggiunge Minho, con un ghigno.
Taemin scoppia a ridere, e gli molla una gomitata: -Maniaco! Dovevo aspettarmelo da te!- esclama, portandosi teatralmente una mano a coprirsi la bocca, con finta sorpresa.
-Senti chi parla, tz, Choi Siwon!- lo prende in giro Minho, rendendogli la gomitata.
Taemin ride di nuovo, riempiendo l’aria silenziosa e morta della sua risata -viva, reale, perfetta nella sua imperfezione-e si aggrappa al braccio del moro, stringendoselo al petto: -Ammettilo, sei solo geloso!-
Minho abbassa lo sguardo su Taemin, che tiene il mento poggiato sulla sua spalla e lo guarda sorridendo, incrociando i suoi occhi luminosi: -Forse.- dice, mordendosi le labbra, tra il serio e il divertito.
Per un momento, il sorriso di Taemin vacilla-lo stomaco fa un triplo salto morale carpiato all’indietro, e si storce una caviglia quando tocca terra-, ma è solo una frazione di secondo, poi torna più brillante di prima e, senza rispondere a Minho, il ragazzo dà un’ultima fugace occhiata al suo volto, per poi guardare dritto davanti a sé, ricominciando a camminare velocemente, ancora attaccato al braccio del moro.
Improvvisamente, i musei e i negozi hanno acquistato interesse: Taemin pensa che sarebbe bello girare per i musei al fianco di Minho, ascoltando le sue battute stupide, andare con lui nei templi, girare per la città-magari mano nella mano-, mangiare un cono gelato seduti su una panchina al porto. Sospira rassegnato, consapevole che non potrà mai avere un appuntamento o un corteggiamento normale, men che meno con Minho.
-Che c’è?- domanda quest’ultimo, sentendolo sbuffare.
-Niente.- risponde Taemin con un’alzata di spalle, inconsapevole che anche Minho stesse formulando i suoi stessi pensieri.

*

Il giardino intorno a casa Kim è molto meno curato di quello della signora Choi. Dell’edera ricopre il basso muretto di recinzione,  e, davanti alla casa ci sono cinque o sei alberi da frutto: sotto di essi l’erba cresce incolta con qualche papavero e basso fiorellino bianco selvatico, come quelli che si vedono nel prati circostanti. La casa è di un fresco azzurro cielo, un po’ scrostato.-Devo convincerlo a ritinteggiare…- mormora Minho, a sé stesso, prima di suonare il campanello.

Camera di Key è un’enorme mansarda. Il parquet è coperto da vestiti lasciati a terra da Kibum dopo essersi cambiato e scarpe gettate alla rifusa; l’enorme scrivania, addossata al muro di fronte alla finestra, è ricoperta da una montagna di cianfrusaglie. Al centro della stanza, con la testiera addossata al muro, troneggia un letto matrimoniale con la testata in stile giapponese, di legno nero. Oltre a quattro o cinque enormi cuscini colorati dall’aria morbida, e il lenzuolo appallottolato ai piedi del letto, sul coprimaterasso è adagiato un portatile nero che, acceso, sbuffa come un treno. Malgrado il casino, Taemin trova la camera accogliente, e si guarda intorno curioso mentre Minho, senza troppe cerimonie, si butta a braccia aperte sul materasso.
-Mi casa es su casa.- sorride Key a Taemin, seguendo Choi sul letto.

*

Quando Key spedisce Minho in cucina a prendere cibo spazzatura e qualche schifezza gassata, Taemin, che stava ridendo fino a quel momento, torna improvvisamente serio: Kim Kibum sa sicuramente che cosa è successo tra Minho e suo padre, e la curiosità sta divorando vivo l’idol. Ancora sdraiato sulla pancia, volta il viso verso Key, puntellando il mento sul lenzuolo che profuma di doposole.
Kibum, seduto a gambe incrociate al centro del letto, ricambia lo sguardo inclinando la testa da una parte: -Che c’è?- domanda.
Taemin sospira, lancia un’occhiata furtiva alle scale, mettendosi a sedere, e decide di vuotare il sacco: -Oggi ha chiamato il padre di Minho…- comincia, ma non sa come continuare.
Key sorride appena: -Ah, capisco…-
-Forse dovrei farmi gli affari miei, ma…-
-Se n’è andato con l’amante quando Minho aveva quattordici anni.- rivela Key, interrompendolo, e risparmiandogli l’arduo compito di trovare le parole adeguate per formulare la domanda. -L’anno che sei venuto qui oltretutto. Penso che tua madre sia corsa ad aiutare la madre di Minho, che stava passando un periodo orribile… Non so se ti ricordi, stava facendo la chemioterapia per superare l’intervento per il cancro…-
Taemin spalanca gli occhi: no, non se lo ricordava. Sente i propri occhi farsi lucidi e leggermente velati, e si dà del coglione, perché ha come dato per scontato, fino a quel momento, che in un posto da favola come Jeju la gente vivesse anche delle vite da favola.
 ‘’
Ma è pazzo! Perché dovrebbe volersene andare da un posto così!?’’, aveva detto a Jun: ma ora capisce il desiderio di Minho un po’ di più.
-Minho non l’ha presa affatto bene,-continua Key:-non gli parla più da quel giorno… Non posso dire che fossero molto legati, ma c’era un saldo rapporto tra loro due. Minho ha sempre fatto qualunque cosa per non deluderlo ed essere all’altezza delle sue aspettative. Pensa che, invece, il giorno dopo la fuga del padre, ha lasciato il club sportivo, e, all’uscita di scuola, mi ha baciato in mezzo al cortile.-
Key sorride divertito al ricordo: -Una ragazza è svenuta, vedendoci, sai?-
-Perché l’ha fatto?- domanda curioso Taemin, chiedendosi se ci sia mai stato del tenero tra i due amici.
-Non pensare male,- si affretta a chiarire Key: -ha solo ritenuto che fosse il modo più eclatante per fare outing in modo che suo padre lo venisse a sapere senza bisogno di dirglielo. Minho non ha mai avuto il coraggio di dire a suo padre che era omosessuale, mentre quello stronzo era in casa.-
-E cosa è successo dopo?-
-Tutti credevano che stessimo assieme. È stato un grave handicap per la mia vita sessuale.- sbuffa Key, arricciando le labbra in un broncio.
Taemin sta per fare un'altra domanda, ma la testa castana di Minho sbuca dalle scale, quindi si zittisce.
-
Ho preso: coca-cola, m&m's , pocky alla fragola, cookies e donuts alla banana, alla fragola ed al cioccolato.-  enuncia il moro, sorridendo soddisfatto, e poggiando la roba che tiene stretta tra le braccia sul letto.
-Bravo, vai a fare i pop-corn ora? Serve anche qualcosa di salato se no moriamo di diabete fulminante.- dice Key con un sorriso melenso e sbattendo le ciglia come una donzella in pericolo, facendo ridere Taemin.
Minho lo fulmina con lo sguardo: -Non abituartici, Kim. Solo perché c’è Taemin.- lo minaccia prima di sparire nuovamente giù per le scale.
-Dicevamo!- esclama Key quando di Minho non si sentono neanche più i passi:-Oh sì: poi ha deciso che voleva per forza un ragazzo per spiattellarlo in faccia al padre, perché non gli bastava il mio meraviglioso bacio, e mi ha trascinato in un locale gay.-
-Siete andati in un locale gay a quattordici anni?!- quasi urla Taemin, portandosi una mano alla bocca:-Omo, racconta: com’è stato?-
-Minho si è cagato sotto quando il primo ragazzo gli ha palpato il culo nella pista da ballo, e si è rintanato su un divanetto con al fianco due coppie che limonavano, guardando tutti con aria truce.-
Taemin qui ridacchia, immaginandosi la scena. -Io invece mi sono ubriacato. La cosa positiva di certi posti è che, anche se dovrebbero, non ti chiedono la carta d’identità per l’alcool, se hai un bel faccino come il mio.- sorride Kibum, sfarfallando nuovamente le ciglia: -Comunque è stato il giorno della mia prima volta, con un diciottenne assolutamente sconosciuto. Il giorno dopo è stato il panico più totale. Mi sono svegliato non a casa mia con i postumi di una sbornia, nudo e con un tipo altrettanto nudo al fianco. Non ti dico che male al culo poi. Quando ho guardato il cellulare avevo tipo trenta chiamate perse di Minho perché me ne ero andato via dal locale senza avvertirlo.-
Key ridacchia, ricordando: -Ringrazio sempre che mi abbia portato a casa Min Ki hyung, quella notte e non qualche vecchiaccio.-
-Min Ki hyung?-
-Sì, dopo che l’ho buttato giù dal letto con una scenata da isterico, è diventato il mio primo ragazzo.-
-E Minho?- domanda Taemin, curioso di sapere chi sia questo tipo che “ci sapeva fare”.
-Minho fino a sedici anni ha avuto una relazione solo con Ernesta la mano destra. Poi ha conosciuto Seunhyun, altro bello stronzo che ha contribuito a rovinare la sua vita. È anche per colpa sua se ora Minho tratta i sentimenti come se fossero una malattia.-
-Cosa ha fatto questo tipo?-
-L’ha tradito, e dopo che Minho l’ha scoperto è saltato fuori che lo sapeva mezzo paese e nessuno si è degnato di dirglielo perché “non volevano che ci rimanesse male”. Coglioni. Li avrei strozzati uno ad uno, a cominciare da lui.-
Una pausa. Key guarda di fronte a se con una espressione truce, mordendosi il labbro. Taemin vorrebbe continuare il discorso, perché tutta la titubanza iniziale, parlando con Key, è sparita: Kibum, quando parla, è come un fiume in piena, ti travolge con sicurezza e non sai dove ti porterà la corrente del suo discorso, ma ascoltarlo è piacevole come il gorgoglio dell’acqua.
Minho peròrispunta fuori, sgranocchiando pop-corn dalla ciotola che tiene in mano, stroncando così le loro chiacchiere. Taemin è soddisfatto comunque: ha racimolato un sacco di pezzi da attaccare al proprio puzzle.

*

-Dov’è il bagno?- domanda Taemin, più di un’ora dopo-tempo in cui il bottiglione di coca-cola è finito, così come le ciambelle, i biscotti ed i pop-corn.
-Piano terra, di fianco alla cucina.- risponde prontamente Minho, scattando a sedere, prima che Key abbia anche solo il tempo di aprire la bocca.
-Perché l’hai mandato giù quando…-, comincia a chiedere Key, mentre Taemin sparisce giù per le scale.
-L’ho sognato ‘sta notte. Ho sognato che ci baciavamo, in terrazza.- dice velocemente Minho, con aria truce, interrompendo Key, tenendo per sé il sogno che ha fatto dopo: -Eravamo per terra, ed era tipo dopo che ve ne siete andati.-
 Guarda dritto davanti a sé mentre parla, per non incrociare lo sguardo di Key ancora sdraiato.
-Sicuro che non sia successo veramente?-
Minho ride scettico: -Ma non dire stronzate, me lo ricorderei se fosse successo, quando tu e gli altri ve ne siete andati è un ricordo più nitido.-
Key alza le spalle: -Perché mi racconti i tuoi sogni a luci rosse?-
-Perché quel ragazzino mi sta fottendo il cervello.- sbuffa Minho, buttandosi nuovamente sul materasso.
-Ah-ah!- esclama soddisfatto Key alzandosi sui gomiti per poterlo vedere in faccia: -Quindi lo ammetti finalmente! Ti stai innamorando di lui!-
Minho fa finta di rabbrividire a quella parola e Kibum gli molla uno scappellotto: -Cosa pensi di fare ora? Ti dài una mossa finalmente?-
-No, non lo so.- si lamenta Minho: -Se lui abitasse qui, forse. Ma, cioè…-
-Come dice Facebook: “Non è la distanza a rovinare le relazioni, sono le persone”. Quindi-- -
-Quindi: io sono un coglione e lui ha mezzo mondo dietro, letteralmente. Come la mettiamo?-
-Sul fatto che tu sia un coglione non ci piove, ma dovresti darvi un’opportunità. Dovresti almeno provarci. Stai buttando un’occasione unica e un ragazzo d’oro.-
La conversazione si interrompe bruscamente, perché la testa bionda di Taemin fa capolino dalle scale.
L’idol li trova zitti e con la stessa espressione che avevano lui e Key quando prima parlavano di Minho.
-Di che parlavate?- chiede quindi curioso.
Minho punta lo sguardo fuori dalla finestra, facendo finta di niente, ritenendo che questo lo esoneri dal rispondere.
-Stronzate.- dice Key, sorridendo e alzando le spalle.
-Sta piovendo.- li informa Minho, contento di aver trovato qualcosa da dire in modo da arginare la curiosità di Taemin.
I due ragazzi biondi si girano a loro volta verso la finestra.
-Speriamo che smetta ‘sta notte, se no non possono fare i fuochi.- borbotta Kibum, assorto.
-Cazzo!-. esclama Minho, sbattendo la mano contro il materasso: -I fuochi! Me ne sono completamente scordato! Avevo promesso alle gemelle che ci sarei andato con loro.- sbuffa.
-Le gemelle?- chiede Taemin, con le sopracciglia aggrottate in una espressione confusa.
-Son le figlie di mio fratello, vivono in paese.- risponde con un sorriso Minho.
-Son due adorabili pesti, - aggiunge Key:-hanno sei anni e sono sveglissime. Tutto pepe. Io le adoro!-
Taemin sorride: -Mi piacerebbe conoscerle.-
-Magari puoi dire loro che non ci sei ai fuochi ed invitarle a casa.-propone Kibum a Minho: -Così Taemin potrebbe vederle… Sono sicuro che gli farebbero le feste.-
-Ma figurati se quelle streghette si perdono i fuochi!- esclama Minho ridacchiando.
-I fuochi?- si intromette Taemin, sentendosi un poco escluso dalla conversazione.
-Ogni anno in paese, prima dell’inizio dei festival estivi, a Jeju fanno una festa, una delle solite, no? Bancarelle di dolci, giochi, musica dal vivo… E verso mezza notte scoppiano i fuochi d’artificio sul mare.- dice Kibum.
-
È uno spettacolo pirotecnico bellissimo!- sospira Minho con aria sognante.
-Ci spendono sempre una marea di soldi.- continua Kibum.
-Con chi vai quest’anno, senza di me, traditore?- domanda Minho a Key, fingendosi offeso.
Il sorriso di Key prende una sfumatura diversa, che Taemin non riesce ad identificare, ma che Minho coglie al volo: -Jonghyung ti ha chiesto di andare con loro, vero?- indovina Minho, prima che Key risponda.
-Ci sarà anche tua sorella comunque, eh!- afferma sulla difensiva questo.
-Sì, sì, chi ti dice niente...- dice, alzando le spalle, il moro.
Taemin osserva lo scambio di battute, e capisce che l’argomento “Jonghyun” è un tasto dolente.
-Tu cosa vuoi fare a casa visto che ci abbandonano tutti?-chiede poi Minho a Taemin, sorridendogli: -togliamo dal freezer due pizze e ci guardiamo uno splatter? O giochiamo alla Play, o con la Xbox?-
Teamin guarda fuori dalla finestra, sospirando un po’ afflitto… Il paesino in festa, le bancarelle, lui e Minho vicini, nell’oscurità, con il fuochi d’artificio che scoppiano sopra di loro. Impossibile.
-Guardiamo uno splatter, voglio ridere.- risponde alla fine, girandosi nuovamente verso Minho e sorridendogli: -Comunque, a me piacerebbe vedere i fuochi.- azzarda.
-Sì, sarebbe bello andarci, ma non puoi no? La SM non ti ha severamente vietato di frequentare posti pubblici?- risponde Minho, sinceramente triste per non potercelo portare.
-Potrei camuffarmi…-
-In mezzo alla marea di gente che c’è, secondo te non ti riconoscerebbe nessuno?- gli domanda scettico Key, con un sopracciglio alzato.
Minho viene in aiuto di Taemin: -Ci sono le vie secondare, saliamo alla ‘’rupe’’ per vedere i fuochi, dove tanto ci siamo solo noi, e potremmo andarcene subito dopo  quando tutti stanno ancora in spiaggia ad ascoltare i gruppi folk.-
-E con tua madre che scusa trovi?-
Minho lancia un’occhiata a Taemin, che lo guarda con gli occhi spalancati e luccicanti per l’eccitazione, e anche se neanche lui è sicuro sia una buona idea, dice lo stesso, con un’alzata di spalle e il cuore che batte un po’ più veloce:  -Basta che le dica che siamo da te, tanto sicuramente lei andrà presto con la signora Lee.-
Key li guarda scettico per un po’, per niente convinto.
-È un’idea folle.- decreta in fine.
-Ma?- se la tenta Minho.
-Ma potrebbe funzionare.- concede, facendo urlare Taemin di eccitazione che poi salta in braccio a Minho e gli stampa un bacio sulla guancia, ringraziandolo.

V I fuochi d’artifico

Taemin e Minho arrivano in paese verso le undici e mezza, parcheggiando poco fuori dall’agglomerato urbano, perché le strade, in occasione della festa, non quasi tutte chiuse al traffico. Già quando escono dall’auto il rumore della gente li raggiunge, facendo sorridere Minho ed accelerare il battito cardiaco di Taemin. Minho fa cenno al biondo di seguirlo, e quest’ultimo si tira su il cappuccio della felpa, camminando dietro al maggiore come per nascondersi, con la testa incassata nella spalle. Superata l’aiuola con il cartello di benvenuto che si erige tra delle palmette basse, svoltano in una via illuminata dalla luce giallognola dei lampioni, in cui ci sono le prime bancarelle. La via è piccola e le bancarelle sono quattro: due di dolciumi, una di giocattoli che emettono rumori fastidiosi, e la tenda di una chiromante, attrazione per stupide coppiette e allocche che vogliono farsi prevedere il futuro. Nessuno presta attenzione a loro e sia Taemin che Minho ne sono sollevati.-Oppa!- esclama Taemin con voce stridula, scimmiottando quella di una ragazza un po’ oca ed attaccandosi al braccio di Minho: -Oppa, facciamoci leggere il futuro da quella chiromante! Oppa, vediamo quanto durerà la nostra storia d’amore!-
Minho abbassa lo sguardo su di lui, alza il braccio libero, e dà tre leggeri colpetti con la mano alla testa di Taemin. -Sei un coglione.- gli dice, scoppiando a ridere.
Anche Taemin scoppia a ridere sonoramente, ed un gruppetto di ragazze che gli sta passando al fianco si ferma a guardarli. L’idol nota lo sguardo di alcune soffermarsi un po’ troppo interessato sul suo viso, quindi si caccia una mano in tasca, ne toglie fuori gli occhiali da sole e se li mette sul naso.
Sperava di non doverli indossare: portano via i meravigliosi colori della festa, e, con loro, parte della magia. Svoltano di nuovo, e davanti a loro si snoda la strada principale del paese illuminata da lanterne colorate appese tra le case, e dalle luci delle bancarelle con i generatori di corrente che ronzano ininterrottamente. I bambini trascinano le proprie madri verso i tavoli ricoperti di caramelle di mille gusti e colori diversi. Le coppie si tengono per mano passeggiando tranquillamente e chiacchierando, i vecchietti hanno tirato fuori vecchie sedie di legno e si sono seduti davanti ai propri portoni, osservando placidi i passanti. Nell’aria chiassosa risuonano anche le note di una vecchia canzone che Taemin si ritrova a canticchiare ma che non riesce a ricordare veramente. Si blocca in mezzo alla strada, gli occhiali da sole leggermente scesi sul naso gli permettono di vedere chiaramente tutto ciò che lo circonda. Il cuore gli sta battendo veramente forte adesso, ed è emozionato. È un’emozione diversa da quella che prova prima di salire sul palco, è malinconia, è agrodolce. Non è come la scossa elettrica che gli percorre la schiena quando le luci si accendono improvvisamente e la folla urla: è una pelle d’oca leggera, che gli fa rizzare i peli chiari delle braccia. Pensa che quei bambini urlacchianti debbano provare la sua stessa emozione. Ipnotizzato dal rumore e dai colori sgargianti, Taemin sta per fare un passo per immergersi nel fiume di persone davanti a lui, quando Minho lo afferra per un polso, saldamente, e lo trascina a destra, in un vicolo buio. Nell’oscurità Taemin si rende conto di quello che stava per fare e tiene lo sguardo basso, vergognandosi. Camminano velocemente e la mano di Minho rimane stretta al suo polso finché il rumore della festa non si allontana, secondo lui, abbastanza.
Poi sentono il rumore di una lattina che cade a terra e qualche imprecazione, e Minho riafferra Taemin, stavolta stringendo in una morsa scomoda le sue dita.
-Chi è?- chiede, un po’ stupidamente, sottovoce, Taemin a Minho.
-I ragazzi che escono al cimitero per farsi le canne, non ti preoccupare. Hanno più paura loro di essere visti di te. Se qualcuno nel paese scoprisse chi sono lo saprebbero tutti e per loro sarebbero cazzi amari.-
E lui lo sa bene, perché  nel  periodo X delle loro vite, Key si era impuntato a voler uscire lì. Non erano durati molto.
Comunque Minho accelera il passo, e, quando Taemin agita appena la mano nella sua presa, lui la allenta senza lasciarlo ed intreccia le loro dita. La mano di Minho è grande e calda e Taemin abbassa lo sguardo, arrossendo nell’oscurità, e il cuore comincia a battere così forte che se lo sente contro il pomo d’Adamo. Minho sorride come un’idiota all’oscurità di fronte a sé.
“Devo dirlo a Jong in”, pensa Taemin: “Questo sì che è degno di un boys love manga”.
La strada del cimitero è corta e, qualche metro più avantim Taemin vede un incrocio illuminato. Nella strada perpendicolare a quella buia, dove Minho lo fa girare a sinistra, non c’è anima viva ed è molto silenziosa. Il vento umido e freddo che si è levato verso le nove di sera sbuffa ad intervalli irregolari, facendo rabbrividire Taemin, nella sua felpa senza maniche, portando i rumori della festa. La strada che stanno percorrendo è probabilmente ai margini del paese, perché, mentre a sinistra hanno una serie di villette tutte diverse illuminate dalla luce arancione dei lampioni, a destra un canale di scolo sembra mangiarsi la luce della città, apparendo buio, delimitando il confine uomo-natura, noto-ignoto: oltre ad esso è solo campagna oscura.
Improvvisamente dei passi poco distanti, che rimbombano nel silenzio, riportano Taemin alla realtà. Si gira verso il rumore, piantandosi meglio gli occhiali da sole sul naso, e vede una famiglia che esce di casa. Il padre e la madre tengono in braccio le due bambine, che improvvisamente si mettono a ridere sguaiatamente. A quella risata, Minho, che aveva accelerato sentendo i passi, si ferma di botto e si volta verso la famiglia: -Sono loro.- dice sorridendo.
-Eh? Lor--- Aaah. Tue nipoti?-
Minho annuisce. –Ti dà fastidio se le salutiamo? Se non te la senti continuiamo ad andare.-
Taemin scuote la testa, sorridendo: -No, no, mi fa piacere conoscerle!-  È contento: un altro pezzo di Minho per il suo puzzle.
Il sorriso del moro si fa più largo, alza una mano, e saluta la famiglia che gli sta venendo in contro. In un attimo le due bambine urlano: -ZIO MINHO!- scalciano per essere messe a terra, e cominciano a correre per raggiungere il giovane zio, non curandosi del fatto che indossino vestiti nuovi. Minho, ridendo, accoglie la prima che arriva, a braccia aperte. Questa gli si butta addosso, circondandogli il collo con le braccia e Minho si tira su, prendendola in braccio.
-Lei chi è?-domanda la bambina immediatamente, rivolgendosi a Taemin: -La tua ragazza?-
Minho scoppia a ridere: -È un maschio, bambine!-
-Allora è il tuo ragazzo!- esclama la bambina rimasta a terra.
Taemin spalanca gli occhi sconvolto, Minho scoppia a ridere.
-Ma che cosa insegnate a vostre figlie!- esclama, ridacchiando, rivolto a suo fratello e alla moglie di lui che guardano le loro figlie altrettanto allibiti, e un po’ divertiti.
-Noi niente, penso che passino troppo tempo nella stanza di quella sciagurata di Choon Hee!- esclama Min Suk.
Minho scuote la testa: -Lei e i suoi Boys Love!-
-Mi prendi in braccio!- chiede, con tono imperativo, la bambina rimasta a terra, tirando i jeans di Taemin.
Questo annuisce sorridendo.
-
Su Ji-ah! Chiedi per favore!- la sgrida la madre.
La bambina sospira accondiscendente: -Per favore, mi prendi in braccio?- domanda, correggendosi, anche se è già tra le braccia del biondo, guardandolo seria.
Taemin scoppia a ridere e la bambina lo guarda male: -Hey! Stai ridendo di me?!- protesta imbronciata.
Taemin cerca di darsi un contegno, ingoiando le risate, senza però a riuscire a reprimere il sorriso: -Non oserei mai!- dice alla bambina, fingendosi sconvolto.
Lei non ancora convita lo squadra: -Spero per te!- lo avverte serissima-e l’idol non può fare a meno di scoppiare nuovamente a ridere.
Si volta verso Minho, agitando la testa, come alla ricerca di una spiegazione, e il moro ridacchia: -Ti avevo detto che sono delle streghe!-
La bambina che tiene in braccio a quelle parole gli dà un pugnetto sulla spalla, facendogli la linguaccia. Minho le fa una smorfia, rispondendo alla sua linguaccia e la bambina ride prima di attaccarsi nuovamente al suo collo abbracciandolo stretto. Minho sorride, e la stringe a sé con aria protettiva. Taemin li osserva, sorridendo intenerito.
-Non ci siamo presentati.- dice Min Suk, riportando alla realtà Taemin. -Io sono Min Suk, il fratello maggiore di Minho. Lei è mia moglie Yun Hee,- dice indicando la donna al suo fianco, che fa un leggero inchino, -e queste due pesti sono Su Ji e So Ra.-
-Piacere!- urlano in coro le due bambine.
-Io sono Lee Taemin, piacere di conoscervi.- si presenta sorridendo il biondo, facendo un leggero inchino con il capo.
-Quel Lee Taemin?- domanda Yun Hee, rivolta a Minho, che annuisce con un sorriso.
-Oh! Io sono una grande fan degli SHINee!- esclama la donna, emozionata.
Taemin si sente arrossire: -Veramente?-
-Sì! Siete bravissimi, vi seguo dagli esordi!-
Taemin china nuovamente il capo, non potendo inchinarsi decentemente: -
Kamsahamnida.- ringrazia, e si sente riconoscente ed emozionato, con il cuore che accelera un po’ nel petto, come quando, agli esordi, le fan avevano cominciato a riconoscerli per strada, ad urlargli in loro amore e il loro sostegno.
-Venite a vedere i fuochi con noi?- domanda So Ra, interrompendo il momento.
-Non possiamo patata.- le dice Minho, sporgendo il labbro inferiore all’infuori in un broncio triste.
-Perché?-
-Abbiamo già detto a qualcun altro che saremmo andati con lui.- inventa una balla Minho, perché potrebbero anche portarsele dietro sulla “rupe” e vedere i fuochi assieme, ma, per quanto adori le sue nipoti, vuole stare solo con Taemin.
-Se è Key oppa, può venire anche lui con noi! E anche la zia e Jjong oppa!- esclama Su Ji
-E anche Jun oppa!- aggiunge So Ra.

-Su Ji, lasciali in pace. Venite qui ora.-  dice loro la madre.
Le bambine sospirano, ma si lasciano mettere a terra senza protestare
-Bacio.- ordina Minho, inchinandosi e picchiettandosi la guancia. So Ra spinge Su Ji per poterglielo dare per prima, e poi corre dalla mamma. So Ra invece, dopo aver baciato lo zio, corre verso il padre.
-Ciao Taemin oppa!- saluta Su Ji, dalla braccia della madre.
-Sì, ciao Taemin oppa!- la imita la sorella.
Taemin regala loro uno dei suoi sorrisi più belli, salutandole con la mano, poi lui e Minho salutano Min Suk e sua moglie e si voltano per riprendere il proprio cammino.
-Taemin!- si sente chiamare l’idol, dopo qualche metro, da Yun Hee.
-Hwaiting!- gli urla la donna, alzando un braccio, quando l’idol si gira.
Taemin scoppia a ridere: -Hwaiting
!- urla a sua volta.

 

*

 

Senza intoppi arrivano alla ‘’rupe’’. Salgono su un pendio un po' scosceso, circondati da un'oscurità quasi impenetrabile. Taemin arpiona con una mano il fianco della maglietta di Minho perché ha paura di perderlo, o di cadere, e in generale l'ignoto gli fa paura in quel momento. Minho lo guida con sicurezza e, ad un certo punto, lo tira per un braccio, spingendolo a sedersi. Si siedono entrambi a terra, con le gambe incrociate e le cosce che si toccano, le mani immerse nei fili d'erba verde. Taemin sente il respiro di Minho vicino al proprio orecchio e un brivido gli percorre la schiena. Sarebbe un momento perfetto per baciarsi, nell'oscurità, con il profumo del mare e il rumore delle onde. Taemin si volta verso Minho e vede il suo profilo appena accettano, che si staglia contro il cielo stellato alle sue spalle, si sporge verso di lui per un millimetro... E poi bum! Il primo fuoco d'artificio scoppia nel cielo con un rumore assordante che gli rimbomba nel petto, nel cuore. Si ritrae di scatto, come se lo scoppio lo avesse colto a fare qualcosa di proibito, e si accuccia con le ginocchia contro il petto, il mento poggiato su esse e guarda gli scoppi di luce colorata.

Quando era piccolo Minho pensava che i fuochi d'artificio fossero magici: non poteva credere che delle cose così belle, strane ed affascinanti fossero state create da degli uomini comuni che non conoscevano l'arte della magia.  È sempre stato affascinato dalle luci e dai botti dei fuochi, e, anche ora che ormai è cresciuto, è rimasto succube del loro fascino e, in fondo in fondo, forse crede ancora che ci sia della magia mischiata alla polvere da sparo. Si volta verso Taemin e lo trova rannicchiato, sorride appena, guardandolo attraverso i flash di luce colorata: poi nota delle piccole perle di colore -ora rosse, ora versi, ora d'oro- anche sulle sue guance... E si rende conto che sta piangendo. Lo stomaco di Minho si contrae in una morsa dolorosa, Taemin alza appena la testa, forse per tirare su col naso, e Minho nota nel suo viso la stessa espressione che aveva sugli scogli qualche giorno fa, mentre guardava l'orizzonte. Il moro non può fare a meno di chiedersi con rammarico dove sia finito il sorriso che gli illuminava il volto fino a qualche minuto prima.
-Taemin-, lo chiama, poggiandogli una mano sulla spalla e sporgendosi verso il suo orecchio.
-Hyung!- esclama Taemin, preso alla sprovvista, e si porta le mani alle guance per scacciare le lacrime.
Minho gli sorride dolcemente, gli passa un braccio intorno alle spalle e se lo tira contro. Taemin poggia il viso sul suo petto e sente il cuore di Minho battere forte ed il proprio accelerare, gli sembra che non siano mai stati così vicini. Minho guarda il cielo di fronte a sé, dove una cascata di scintille dorate scende verso il mare, e sussurra all'orecchio di Taemin: -Stai bene Raggio di sole?-
Taemin vorrebbe dire di sì, ma viene scosso da un singhiozzo. La presa di Minho sul suo corpo di fa più salda e rassicurante: -Dimmi cosa c'è che non va.-
-È una stupidaggine.-
-Dimmela lo stesso.-
Taemin sospira: -Non me ne voglio andare via.- dice, con voce rotta dalle lacrime.
Minho sente una fitta più o meno all’altezza del cuore.
-Io sono un egoista del cazzo. Non me ne voglio andare, ma non voglio neanche rinunciare a niente. In questi giorni mi sembra di aver vissuto la vita di qualcun altro, quella di Raggio di sole, ed è stato perfetto. Ma anche essere Taemin lo è, a modo suo. Non voglio rinunciare a niente, ma non posso avere tutto.-
Minho deglutisce e la gola comincia a fargli male, premonitrice di lacrime: -Anche quando sarai a Seul, tu sarai sempre il mio Raggio di sole.- sussurra, e quelle parole son così vere da farlo stare male e sono tutto ciò di cui ha paura.
Taemin si aggrappa alla sua maglietta con così tanta forza da affondare le dita anche nella carne e continua a singhiozzare senza ritegno, sotto il cielo che continua a tingersi di colori brillanti ed a tornare nero come il carbone.

 

Quando lo spettacolo pirotecnico finisce, Taemin è ancora aggrappato a Minho con tutte le proprie forze, tanto che le mani gli fanno male a furia di stringere la stoffa, e Minho gli accarezza lentamente la schiena. Taemin ha smesso di singhiozzare e di piangere e pensa all’affermazione di Minho, in silenzio, e si domanda se Jeju sarebbe stata bella uguale senza di lui: ‘’No, non lo sarebbe’’. Ripensa alle parola di Jun anche: “gli scrittori cercavano i luoghi ameni e il vero amore”.
Un pensiero gli attraversa la mente come un lampo, facendo fare una capriola al suo stomaco. ‘’E se…’’
E  se si stesse veramente innamorando di Minho?
Taemin alza lo sguardo verso il moro e con sorpresa incrocia i suoi occhi, che lo fissano con intensità.
-Stai meglio?- gli domanda Minho, con voce profonda e dolce, all’orecchio.
Taemin inconsciamente chiude gli occhi, assaporando quella voce come fosse cioccolato: -Sì.- sospira.
-Io direi di tornare a casa, prima che le strade di riempiano di nuovo…-
Taemin annuisce e fa forza per mettersi in piedi. Saltella un po’ sul posto e si scioglie i muscoli, sentendosi tutto dolorosamente intorpidito. Dopo aver avvertito Key che non si incontrano per tornare a casa assieme, discendono la rupe e Taemin rischia un paio di volte di ruzzolare a terra per colpa del terreno asciutto e friabile.Le strade del paesino adesso sono pressoché deserte: giusto qualche vecchietto -Minho li saluta tutti- è rimasto dietro la propria bancarella, controllando anche quelle vicine, appartenenti a giovani che sono andati a vedere i fuochi e il concerto. Minho e Taemin sono silenziosi, Taemin è ancora perso nella propria testa e Minho sbircia qualche volta il volto del biondo, con la paura di trovarci nuovamente delle lacrime. Minho non riesce a vederlo con quello sguardo triste, non ce la fa proprio.
-Vieni-, dice quindi, afferrando la mano di Taemin facendolo sussultare, e si volta, cominciando a correre trascinandoselo dietro.
-Dove stiamo andando?- domanda Taemin, cercando di non incespicare nei propri piedi o nelle gambe troppo lunghe di Minho, mentre lo segue.
Minho si volta verso di lui per un secondo, con un enorme sorriso sul volto che lo fa sembrare un bambino troppo cresciuto: -A tirarti su il morale, Raggio di Sole!-
A Taemin viene da ridere.
Si fermano di fronte ad una bancarella di cioccolato e torrone, gestita da un signore che Minho ha salutato prima quando sono passati.
Il vecchio signore sorride vedendoli: -Minho, ah!- esclama. -Mi sembrava strano non ti fossi fermato!-
Minho sorride, inchinandosi appena come nuovo saluto.
Poi domanda: -Tae, cosa vuoi?- mentre l’idol ha già l’acquolina in bocca alla vista degli enormi ‘’quadratini’’ di cioccolato della bancarella.
-Ajusshi, a che gusto sono questi?- chiede il biondo indicandoli, e sembra eccitato come un bambino.
-Al latte al peperoncino, fondente alla menta, al latte all’arancia, fondente con uvetta e noci, fondente con mandorle-- -
-Io lo prendo fondente con mandorle!- esclama Taemin con un gran sorriso rivolto a Minho, interrompendo l’elenco, forse un po’ maleducatamente, ma il vecchietto si limita a sorridere.
-Allora tre pezzi di quello alle mandorle e tre di quello al latte al peperoncino, ajusshi.- ordina Minho.
L’uomo li mette con le pinze dentro una bustina di cartone, che porge poi a Taemin il quale la afferra gongolante. Minho paga (-Poi te li rendo, eh!- gli dice Taemin, che ha già a bocca piena) e si rincamminano. Entrambi vorrebbero riprendersi per mano, ma le braccia stanno dritte lungo i fianchi ed i pugni chiusi.
Taemin mordicchia e un po’ succhia un pezzo di cioccolato, troppo duro e spesso per essere veramente addentato, Minho invece ha anni di pratica alle spalle, e una tattica per mangiare quel tipo di cioccolato senza sembrare un preistorico. Quando finalmente Taemin arriva alla prima nocciola esulta, e Minho non può far a meno di sorridere divertito mostrando i denti sporchi di cioccolato, contendo di essere riuscito nel proprio intento di far tornare il sorriso sul volto di Raggio di sole.
-Tu sei come questo cioccolato!- esordisce ad un certo punto del loro tragitto Taemin: -Sembri tutto d’un pezzo, fondente, ma in realtà sei tu perché hai le nocciole dentro. Senza le nocciole saresti sempre buono, ma non saresti tu.-
Se Taemin non avesse scoperto tutte quelle cose sul passato di Minho, il moro sarebbe rimasto quel ragazzo sexy che gli si è spogliato di fronte il primo giorno lì, mentre adesso è… Be’, è il suo Minho.
-Tu sei come il cioccolato al peperoncino allora,- lo rimbecca Minho: -Sembri tenero, ma in realtà è solo apparenza.-
Ed anche questo è vero, il cioccolato al latte e il peperoncino si identificano nella parte matura e maliziosa di Taemin, quella con l’espressione triste o il sorriso sghembo, e in quella dolce ed infantile, con il sorriso troppo grande e luminoso.
-Tu stai solo insinuando che sia piccante! Lo so, sono sexy, non posso farci niente.- scherza Taemin.
-Mh, sì, soprattutto con la bocca tutta sporca di cioccolato. Fammi un fischio quando impari a mangiare.- ride Minho e Taemin gonfia le guance come un criceto, offeso e si passa il dorso della mano sulle labbra, peggiorando solo la situazione.
-Vieni qui.- lo esorta Minho ridacchiando, prendendo per un braccio e portandolo proprio sotto ad un lampione per poter vedere meglio le macchie di cioccolato sul suo viso.
Minho poggia una mano sulla spalla di Taemin, e l’altra la porta al suo viso e con il pollice strofina una macchia marroncina, senza grandi risultati. I loro volti sono vicini e Taemin trattiene il respiro osservando il viso di Minho: i suoi occhi enormi e scuri fissi sulle sue labbra, le piccole rughe che gli si sono formate tra le sopracciglia per la concentrazione, le sue labbra fini, che ha persino sognato di baciare.
-Non ti dà fastidio vero?- domanda Minho, portandosi il pollice alle labbra e leccandolo, Taemin non afferra immediatamente a cosa si riferisca e Minho non aspetta una risposta prima di tornare a strofinare la macchia sulla guancia di Taemin con il pollice umido di saliva.
-Fai con comodo eh, leccami direttamente la faccia se vuoi!- protesta ironico Taemin, senza essere veramente infastidito.
Minho alza lo sguardo ai suoi occhi, mortalmente serio: -Non sfidarmi, pivello.-
Taemin scoppia a ridere così di gusto che pensa di aver sputacchiato un po’ in faccia a Minho, ma non se ne preoccupa, perché così sono pari. Si aggrappa alle spalle muscolose di Minho, perché sta ridendo troppo per stare in piedi, ed ha una stupida risata contagiosa, i suoi occhi sono lucidi, ha il respiro ansimante e la bocca ancora sporca di cioccolato. È bello da star male, ed anche Minho ride. Quando lo scoppio di ilarità, dettato più che altro dalla stanchezza e dall’adrenalina che ha messo in circolo la loro uscita clandestina, scema, sono ancora lì: le mani di Taemin ancora strette alle spalle di Minho e la mano di Minho ancora sulla guancia di Taemin. Hanno gli zigomi che fanno male per le troppe risate e si stanno ancora sorridendo e sono così vicini…
‘’È perfetto’’, pensa Taemin: ‘’
È perfetto, è il momento.’’, pensa, avvicinandosi impercettibilmente.
Minho se ne accorge, e non si allontana, spalanca gli occhi e la sua mente va in blackout. Taemin si avvicina ancora, e Minho non fugge ma fissa le sue labbra, allora l’idol chiude gli occhi -il cuore che batte nel petto così freneticamente da far tremare le ciglia- e socchiude appena le labbra per rilasciare il respiro che aveva intrappolato in gola fino a quel momento. Mai in tutta la sua vita ha sentito nello stomaco un groviglio così denso di emozioni, neppure la prima volta che ha fatto sesso. Il sospiro dolce di cioccolato di Taemin si infrange sul viso di Minho, facendolo quasi rabbrividire d’aspettativa. Un leggero rossore colora le guance di Taemin e Minho si perde ancora a guardare il suo viso, che non ha mai visto così da vicino e che gli fa salire il cuore in gola. Il tempo sembra fermarsi e Minho accarezza dolcemente la guancia di Taemin con il pollice. E si avvicina ancora.
‘’
Potrebbe essere l’ultima occasione.’’, pensa Minho, passandosi la lingua sulle labbra. ‘’Chi sa se sono morbide come lo erano nel sogno…”, pensa quando le loro bocche di sfiorano in un tocco così impercettibile da sembrare solo immaginato.
E la parola “sogno” fa scattare qualcosa nella mente di Minho, il cui cervello ricomincia a lavorare a pieno regime. Si allontana da Taemin, con un balzo all’indietro, e l’idol apre gli occhi di scatto, percependo la sua improvvisa lontananza, nel momento esatto in cui Minho lo afferra per un polso e ricomincia a camminare.
Taemin si lascia trascinare, confuso, chiedendosi cosa diavolo sia appena successo.
-Dobbiamo sbrigarci, le strade tra un po’ si riempiranno di nuovo.- cerca di dare una spiegazione razionale Minho, a qualcosa che razionale non è.

'’Non ce l’hai fatta hyung, hai perso come sempre’’
: le parole del Taemin del suo incubo echeggiano nella sua mente.
Minho stringe forte a pugno la mano libera, conficcando dolorosamente le unghie nel palmo e sbiancando le nocche. Stava per mandare all’aria una settimana di sforzi.



*

Sono tornati a casa in perfetto silenzio, Minho ha accesso la radio in macchia per allentare un po’ la tensione.
Il telefono di Taemin squilla quando stanno attraversando il giardino e lui si separa da Minho -che entra in casa- inoltrandosi tra la vegetazione per accettare la chiamata di Kai, che era quello di cui aveva bisogno in quel momento.
-Devo dirti una cosa!- esclama contento Taemin, ancora prima di salutare l’amico o anche solo dirgli: “pronto”.
-Avete scopato?- esclama Jong In emozionato.
-No. Ci siamo quasi baciati!- urla Taemin a bassa voce.
L’emozione nella voce di Kai scema di botto: -Mi prendi per il culo, vero?-
-No! Ti giuro, ci stavamo per baciare, ho sfiorato le sue labbra…-
Taemin sospira al ricordo di quel tocco leggerlo.
-E poi? Perché non vi siete baciati se c’eravate così vicini?-
-Non lo so, lui è scattato indietro e siamo tornati a casa…-
-Quel ragazzo è psicopatico!-
-No! Penso che abbia solo qualche problema a gestire i suoi sentimenti…-
-Sta di fatto che tu e lui state sessualmente frustrando anche me.-
Taemin ridacchia: -Secondo me è stato un grande passo avanti comunque. Sento che sta cedendo, manca poco.-
-Meno male che dovevi solo essere carino e disponibile perché Lee Taemin non fa mai il primo passo.- lo schernisce l’amico.
Taemin arrossisce. -Con lui è diverso… Io… Credo di starmi veramente innamorando. Ci si può innamorare di qualcuno in così poco tempo?- domanda, ma la risposta di Kai viene sovrastata da un tuono.
-Cacchio! Ha cominciato a piovere!- urla Taemin, e Kai sente lo scrosciare della pioggia attraverso il telefono.

*

Minho  sale le scale di corsa, si getta sul letto e digita a memoria il numero di Key.
-Hey, che cosa è successo?- risponde immediatamente l’amico, dall’altra parte della cornetta, già preoccupato per il pacco non giustificato che gli hanno mollato prima.
-Ci stavamo per baciare, e ‘sta volta seriamente, aveva già gli occhi chiusi e tutto e lo stavo veramente per fare anche io e-- -
-FRENA, frena, frena, frena. COSA?-
-Ci stavamo per baciare…-
-Sì, ma come? Perché? Dove? Quando? Comincia dall’inizio, riavvolgi il nastro.-

-Lui è scoppiato a piangere mentre guardavamo i fuochi, perché qui è Raggio di sole, a Seul è Taemin e non vuole rinunciare a niente, ma non può e si sente un egoista.-
Pausa.
-Va avanti, questo me lo aveva già raccontando Jun…-
-Perché tu e Jun sapevate cose di Taemin che io non sapevo?- domanda accigliato Minho.
-Non è importante,- lo liquida Key, -va avanti.-
-L’ho abbracciato e gli ho detto che lui sarebbe sempre stato il mio Raggio di sole, di non preoccuparsi.- Pausa. -Cazzo, a pensarci ora mi sono praticamente dichiarato.- Minho si prende la testa tra le mani.
-Ed è qui che vi stavate per baciare?-
-No, dopo. Ce ne stavamo andando, lui era ancora triste ed allora gli ho comprato del cioccolato, sai quanto gli piace, no? Come al solito si è sporcato tutto e lo stavo aiutando a pulirsi, poi ho fatto una battuta e ci siamo messi a ridere,- Minho sospira, -ed era così fottutamente bello. Quando abbiamo smesso di ridere c’è stato il quasi bacio…-
-Dal quale tu ti sei tirato in dietro perché…?- domanda irritato Key.
-Lo sai il perché.- risponde lapidario Minho, rabbuiandosi.
Un tuono echeggia nel cielo scuro che si scorge fuori dalla porta finestra, segnando l’inizio dell’acquazzone che Minho aveva predetto da quella mattina. Il moro si alza, per chiudere la porta finestra, attutendo anche il rumore delle pioggia.
Key sospira: -Se solo tu fossi veramente pessimista, od ottimista.-
-Se fossi ottimista mi sarei già buttato, se fossi pessimista non avrei così paura di una futura delusione perché tanto non avrei mai sperato in niente. Ma non sono così. Lo sai. Faccio finta di essere pessimista, ma poi c’è quel barlume di ottimismo in me che mi fa sperare, buttare, ed automaticamente rimanere inculato dalla vita.-
-Quindi fai il codardo.-
Ecco, Key glielo ha detto, per l’ennesima volta.
Minho stringe i pugni e la mascella e si sente scoppiare.
-Sì! Sono un codardo, va bene?! Sono un maledetto codardo perché ho paura di rimanere con il culo a terra per l’ennesima volta, perché io non sono come te. Io non riesco a rimettermi in piedi bene come sai fare tu. Io ho paura, perché ho già cominciato a sperare, a pensare che possa andare bene, ad innamorarmi anche, penso. E lui è un idol, è un ragazzino che se ne andrà tra due giorni da quest’isola e forse non ci rimetterà più piede e, cazzo che cosa frocia da dire, mi spezzerà il cuore. Perché è matematico!-
-Non è detto!- urla Key dall’altro capo del telefono.
-Non me ne fotte un cazzo del “Non è detto!’’, voglio certezze! Non ne posso più di dover raccogliere i cocci!-
Minho afferra la maniglia e apre la porta della propria stanza di scatto. Spalanca gli occhi fissando di fronte a se e la presa sulla maniglia si stringe spasmodicamente.

Davanti a lui c’è Taemin, con gli occhi più spalancati dei suoi e il telefono ancora all’orecchio.
Non ha bisogno di chiedergli se ha sentito o meno, la sua faccia parla già abbastanza. Minho deglutisce una volta fissando il biondo negli occhi, poi volta lo sguardo di scatto e lo supera.
-Hyung!- lo chiama Taemin, ma lui non si ferma.
-Hyung, aspetta, parliamone!- tenta nuovamente l’idol, seguendolo giù per le scale.
-No.- risponde serio, duro e categorico Minho. Perché si vergogna da morire di quello che Taemin ha sentito. Perché ora l’idol conosce il suo punto debole. Perché si sente nudo e vulnerabile adesso. –Non ne parliamo. Perché non ti riguarda. Perché tu non avresti dovuto sentire questa conversazione.-
-Io credo che invece mi riguardi eccome!- urla quasi Taemin. –Stavi parlando di noi!-
Minho abbassa la maniglia della porta di ingresso.
 -Stavo parlando di me. Non c’è nessun noi!- “E non ce ne sarà.’’
Minho esce di casa e si sbatte la porta alle spalle. Taemin lo vede scappare via, inglobato dalla pioggia e dall’oscurità, attraverso la finestra del soggiorno. Il rumore della porta che sbatte gli rimbomba nel cranio per qualche attimo, poi la sua testa si svuota e le sue orecchie riprendono a funzionare.
-Taemin! Taemin, ci sei?!-
 La voce preoccupata di Kai gli arriva dal cellulare che tiene ancora stretto nel pugno, lo aveva dimenticato.
-Jong…-, sussurra, riportando l’apparecchio all’orecchio. -Ho mandato tutto a puttane.- singhiozza, prima di scoppiare a piangere.

 

 

 

 

 

 

Note:

 

1 Dol hareubangs (tradotto in italiano ''nonni di pietra'') sono delle statue di pietra vulcanica presenti in gran numero sull'isola. Non si sa esattamente cosa rappresentino, neppure come se siano nate sull'isola od importate dall'esterno. Ormai comunque sono un simbolo di Jeju come i nuraghi lo sono per la Sardegna e i trulli per la Puglia.
2 Il Teddy bear museum contiene orsetti da tutto il mondo e di varie epoche, famose scene della storia del cinema, famose opere d'arte o scene di vita quotidiana interpretate da orsetti di pezza e altre cose adorabili *w*
 Come in ogni  villaggio folkloristico che si rispetti sono stati ricreati i villaggi degli antichi a bitanti dell'isola, vi sono delle rappresentazioni in costume tipico ed altre cose del genere.
4
   Il tempio Yakcheon-sa è il più grande tempio buddista a Jeju. Attrazione per i turisti, oltre che per la sua bellezza e maestosità, per le numerose leggende raccontate su una fonte d'acqua nei possedimenti del tempio, che si dice sia miracolosa e guaritrice.
5 Il Loveland è un parco all'aperto di sculture a tematiche erotiche. Googletevelo, è simpatico.

 

Ringrazio tutti i lettori che hanno messo Ocean Waves tra i preferiti, quelli che l'hanno messa tra le ricordate e chi la segue. Ringrazio anche coloro che hanno lasciato una recensione.
Ed infine ringrazio chi ha letto anche questo capitolo.
 

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Capitolo 4
*** Il bacio d'arrivederci ***


Parte: 4 di 5
Personaggi: Lee Taemin, Choi Minho, Kim 'Key' Kibum, Kim Jonghyun, (nominato Lee 'Onew' Jinki), con la partecipazione speciale di Kai degli EXO e di un adorabile personaggio originale che prende le sembranze di Jun Matsumoto (biondo).
Pairing: 2min, JongKey (accennato)
Warning: Slash, AU, Het (accennato), quasi Smut
BetaLa mia Bobby, che aveva il capitolo da più di una settimana ma se n'era scordata 
Note: Mi dispiace immensamente per lo stratosferico ritardo con cui arriva questo capitolo, sono tipo 5 mesi e non so quanti giorni che non posto... Il tempo sembra volato, non posso credere che ne sia passato così tanto. Certo che la vita è stressante. Il prossimo sappiate che è già in via di scrittura quindi magari tra due mesi lo posto, eh. In questo capitolo finalmente si smuove qualcosa e c'è anche una scena pseudo rossa. La realtà è che non son buona a scrivere il p0rn, abbiate pietà di me. E' il capitolo più lungo della fanfic, speriamo ne sia valsa la pena. Grazie per aver continuato a seguire OW nonostante sembrasse morta.


~Ocean Waves 

Il bacio d'arrivederci

 

 

 

VI Il bacio d'arriverderci

 

Taemin fissa con occhi spalancati il muro bianco a pochi centimetri dal suo viso. È nella stessa posizione da quando si è svegliato, immobile, se non fosse per il piede destro, che si agita in un tic quasi involontario, facendo tremare anche il suo corpo e dondolare dolcemente il materasso. Minho quella notte non è tornato, per lo meno non l’ha sentito rientrare prima di addormentarsi, verso le quattro, quindi ci sono buone probabilità che abbia passato la notte fuori. O che sia stato investito. O che si sia buttato da una scogliera. O…
Taemin non ha il coraggio di girarsi, sente uno strano nodo allo stomaco simile a quello che gli attanagliava le viscere quando, da bambino, a notte fonda, sentiva un rumore strano alle sue spalle e non aveva il coraggio di girarsi per assicurarsi che non fosse niente, per colpa di quella vocina fastidiosa che gli sussurrava che magari, invece, dietro di lui qualcosa c’era veramente. Taemin non capisce neppure se vuole che Minho sia sdraiato in quel letto o meno. Questa mattina, sul balcone, gli uccellini cinguettano festanti-anche troppo, secondo il parere di Taemin- e le nuvole, spazzate via dal vento che ha accompagnato l’acquazzone notturno, hanno lasciato libero il sole, in tutta la sua luminosità e, soprattutto, in tutto il suo calore. Gocce di sudore imperlano la schiena di Taemin e la pelle nuda del petto e delle cosce si è attaccata al lenzuolo. Alla fine il bisogno di una doccia prevarica sul doppio nodo che gli infiocchetta gli intestini e si alza, con un movimento secco, veloce e deciso. Il letto di Minho è vuoto. Taemin continua a non sapere se lo vuole vedere o meno, più che altro non sa come relazionarsi con lui una volta che lo avrà davanti.


Chiude la porta del bagno con il piede e lascia i boxer a metà strada tra la porta e il box doccia. L’acqua fredda sulla pelle troppo accaldata è rigenerante, e la sensazione di freschezza, quando il getto gli colpisce la testa, lo fa gemere di soddisfazione. Rimane fermo sotto l’acqua per un po’, con gli occhi chiusi. Ripensa, per la centesima volta, alle parole di Minho, quelle che per sbaglio ha sentito la sera prima e quelle che invece il moro gli ha direttamente rivolto, con astio, prima di andarsene. Vorrebbe che, come quando ripeti una parola troppe volte e questa perde di significato, anche le parole di Minho, che ha ripetuto nella propria mente così tante volte da perdere il conto, perdessero significato, invece di assumere mille sfaccettature diverse ogni volta. Minho gli ha praticamente dato dell’immaturo e del superficiale. A Taemin viene quasi da ridere: Minho ha dato dell’immaturo a lui! Minho che vive ancora con sua madre, che è troppo codardo per prendersi quello che vuole dalla vita, ha dato dell’immaturo a lui, Lee Taemin, che a tredici anni aveva già preso in mano la propria vita, che ora è una star di fama mondiale. Che, almeno lui, non si è tirato indietro con la coda fra le gambe quando ha capito di essere innamorato di quel grandissimo idiota di Choi Minho. Una piccola fiammella d’ira si accende dentro Taemin, oscurando quello che le sta intorno. Fanculo all’amore e fanculo a Choi Minho.

Quando scende giù a fare colazione dalla porta della cucina sente le voci di Choon Hee e della signora Choi. Choon Hee sta urlando.
-Mamma fagli un casino quando torna! Non è normale che abbia preso e se ne sia andato da Kibum, lasciando qui da solo Taemin.-
‘‘Quindi è da Key,  vivo e vegeto.’’
-Choon Hee, non sai cosa sia successo, magari è stato Taemin stesso a chiedergli di andarsene-- -

-E in questo caso, cosa pensi l’abbia spinto a farlo? Avrà provato a mettergli le mani addosso quell’idiota? Hanno sicuramente litigato ma-- -
-Buongiorno!- esclama Taemin, con voce pimpante, spalancando la porta di cucina che come se niente avesse sentito.
-Buongiorno Taemin-ah!- gli sorride la signora Choi, togliendo un pancake dalla padella sui fornelli.
-‘Giorno Minnie.- lo saluta, con un sorriso uguale a quello della madre, Choon Hee.
Dopo qualche momento in cui regna un pesante silenzio accompagnato dal rumore della masticazione, Taemin chiede: -Sapete se Minho oggi ci sarà in spiaggia?-
Choon Hee e sua madre si scambiano uno sguardo significativo che non passa inosservato a Taemin, che comunque fa finta di niente.
-Sì, ha chiamato prima, ha detto che scende dopo con Kibum.- risponde serena la signora Choi. -…Senti, come mai Minho è andato da Kibum ieri notte?-
-Avete litigato? Devo prenderlo a colpi? Ha provato a metterti le mani addosso?- domanda a raffica, con molto meno tatto, e molto meno pacata della madre, Choon Hee.
Taemin ridacchia. -No, ma figurati! Minho non mi sembra assolutamente tipo da mettere le mani addosso a qualcuno oltre tutto, - ‘’magari ci avesse provato’’ -è successo una cosa, se vuoi poi fattela raccontare da lui, non ho neanche io capito bene cosa sia, ma aveva bisogno di andare da Key…-
-Sei sicuro?- domanda, osservandolo inquisitoria.

-Certo.- risponde sorridendo.
Choon Hee e la donna si scambiano un altro sguardo, e sembrano considerare buona la balla che si è appena inventato Taemin.


*

Quando arrivano in spiaggia, c’è solo la madre di Taemin, che, seduta su una spiaggina sotto l’ombrellone blu, legge un libro. Taemin si china a darle un bacio sulla guancia -a cui lei risponde con un sorriso e un ‘‘buongiorno’’- e si dimena per togliersi la maglietta, che appende ai supporti di ferro dell’ombrellone.
La sabbia del bagnasciuga è fredda sotto i suoi piedi e, quando un'onda li raggiunge, non può fare a meno di aspirare profondamente, ed indietreggiare a causa dell’acqua ghiacciata. Rimane qualche secondo a fissare con aria di sfida l’acqua, giocando con la sabbia con le dita dei piedi, e poi, finalmente, trova il coraggio di superare lo scalino di sabbia del bagnasciuga per entrare in mare: l’acqua gli arriva subito quasi alle ginocchia. Continua ad andare avanti, camminando in punta di piedi, le dita scavano e affondano nella sabbia bagnata in modo piacevole, tira la pancia in dentro come se così l’acqua arrivasse a meno pelle, tiene le mani fuori finché non se la trova sopra gli addominali, e le cala lentamente, rabbrividendo. Poi continua ad andare avanti con piccoli saltelli finché non ha l’acqua alla gola: a quel punto si butta, ed è bellissimo.

Quando Minho arriva in spiaggia il sole è già alto, e Taemin è stato in acqua per troppo tempo: le labbra cominciano a fargli male e l’acqua, alla quale temperatura pensava di essersi abituato, lo fa tremare di nuovo per il freddo. Suo malgrado, non può far a meno di uscire.
Minho ha gli occhi gonfi e cerchiati dalle pesanti occhiaie scure di chi non ha dormito, e sembrano ancora più grandi del solito. Mentre Taemin si china sotto l’ombrellone, per recuperare il proprio asciugamano dalla borsa, sente Choon Hee sgridare Minho per averlo lasciato solo durante la notte, ma non ascolta veramente quello che sta dicendo, fa solo caso all’espressione mortificata con cui Minho osserva alcuni dei granelli della manciata di sabbia che tiene in mano scivolargli dalle dita, e decide di intervenire.
-Noona, non ce n’è bisogno, non è la fine del mondo, te l’ho già detto. Non prendertela con lui.- s’intromette, semplicemente perché non vuole che Choon Hee si metta in mezzo a questa cosa.
Come sente la voce del biondo, Minho alza lo sguardo, e cerca il suo, ma Taemin lo evita. Minho gli afferra il braccio, e Taemin è costretto ad alzare lo sguardo.
-No, mi dispiace. È stato stupido da parte mia.- si scusa Minho, e Taemin legge la sincerità nei suoi occhi.
In un secondo tutte le certezze che si è costruito quella notte vacillano pericolosamente, solo per qualche frase, uno sguardo e le dita calde di Minho sulla sua pelle fredda. Taemin si sente debole, e la debolezza alimenta la fiammella di rabbia dentro di sé.

-Sì, okay.- risponde a denti stretti, strattonando via il braccio e voltandosi dalla parte opposta.
Minho rimane con la bocca socchiusa per lo shock, e guarda la nuca bionda di Taemin, come se potesse trovarci il perché di quella risposta così fredda e quello sguardo d’odio.
-Complimenti Minho, sei riuscito a ferire veramente il nostro Raggio di sole.- lo apostrofa Key, con una smorfia.

*

-Non mi guarda in faccia! Non ce la faccio a cominciare quel discorso se neanche si degna di incrociare il mio sguardo.-
-Fa’ in modo che sia costretto a farlo, non m' interessa come, ma tu ci devi parlare.-
-Non so neanche veramente cosa dirgli…-
-Prima di tutto chiedigli scusa, poi digli che sei un coglione, un idiota, uno stupido e un coglione.-
-Coglione l’hai già detto.-
-Non è mai abbastanza per te.-
-Seriamente Key, non so se io voglio-- -
-Tu lo vuoi Choi. E su questo non si discute. E spera solo che ti voglia ancora anche lui.-
Minho sta per dibattere, ma Taemin si avvicina a loro, completamente fradicio, alla ricerca del proprio asciugamano. Minho glielo porge, lui lo fulmina con uno sguardo.
-Grazie.- risponde, gelido, afferrandolo.

Minho si volta verso Key, lanciandogli uno sguardo del tipo “Vedi, mi odia!” e Key mima con le labbra un seccato: “Ora ti stava guardando negli occhi!’. Minho lo guarda incredulo e sbuffa.
-Vado a fare una passeggiata.- annuncia cupo.

-Dovresti dargli un’altra opportunità.- sostiene Key, quando si trova solo con Taemin.
-Gliene ho dato una settimana di opportunità.-
-So che anche tu lo vuoi.-
-Cerchi di convincermi solo perché è il tuo migliore amico.-
-Proprio perché è il mio migliore amico so che questa sarà la volta buona. Dammi retta Taemin.-

La fiammella di rabbia trema, ma non si spegne.

*

La giornata al mare si conclude al tramonto. Taemin osserva il mare scuro, il cielo arancione, rosa ed azzurro che sembra colorato con gli acquerelli, affonda i piedi nella sabbia bianca, alla quale la luce del tramonto regala una sfumatura celeste, e sa che è l’ultima volta che lo farà. Sente le lacrime pizzicare gli occhi, e un nodo alla gola così forte che sembra quasi che lo stiano strozzando. Delle mani invisibili si stringono attorno alla sua trachea e premono senza pietà. Stanno uccidendo Raggio di sole.
-Hey, Sunshine!- Jun gli circonda le spalle con un braccio: -Non è ancora il tempo delle lacrime.-
-Non sto piangendo…- si lamenta Taemin, in tono tremendamente patetico e strozzato.
Jun si limita a ridacchiare, fa finta di non notare la lacrima solitaria che ha solcato il sale sulle guance di Taemin quando questo ha sbattuto le palpebre, e lo stringe più vicino a sé.
 -Andiamo Raggio di sole, abbiamo una cena da preparare, e se non aiutiamo, mamma Choi s’incazza.-

Jun si mette la borsa frigo che tiene in mano in spalla, e costringe Taemin a girarsi verso il resto del gruppo che li aspetta qualche metro più in là, e a dare le spalle all’oceano.
-Dai, sbrigatevi!- urla Key, facendogli un cenno con la mano.
-‘Riviamo!- risponde Jun sorridendo.
Taemin chiude gli occhi ed inspira, e si riempie i polmoni dell’aria salmastra e le narici dell’odore dell’oceano, come per farne provvista per i mesi invernali.
-Non è ancora il momento dell’addio, Taemin.- lo avverte Jun, chiamandolo per la prima volta con il suo nome. -E, anche se fosse, ricordati che non è un addio. È un semplice arrivederci.- il tono serio decade in un sorriso: -Non ti libererai di noi così facilmente.-
Taemin sospira un sorriso. -Sembra quasi una minaccia.-
-Lo è.- ghigna l’italo-giapponese, e abbandona il fianco di Taemin, per cominciare a risalire la scogliera, ma si ferma a metà del sentiero e si volta nuovamente verso l’idol: -Ma soprattutto,- indica, con un cenno del capo, la schiena di Minho che sparisce oltre il bordo roccioso, -non te ne puoi andare lasciando faccende in sospeso.-


*

Mentre spostano i tavoli e le sedie in giardino ed apparecchiano, Taemin si rende conto che Jun ha ragione. Non è ancora il tempo degli addii o degli arrivederci, né all’oceano, né ai campi verdi, né a quella casa, né ai suoi amici, né a Raggio di sole.
Key e Jonghyun cominciano a schizzarsi senza pietà mentre lavano le verdure, Jun e la madre di Taemin stanno apparecchiando, e Choon Hee e sua madre tagliano gli antipasti e stanno attente ai fornelli. Minho sta seduto in un angolo del ripiano della cucina a pelare patate, e Taemin, che si sente inutile a stare con le mani in mano, prende una sedia e si mette al suo fianco, afferrando un altro pelapatate con aria di sfida. Minho alza lo sguardo stupito, ma Taemin tiene il proprio incollato alla patata che ha appena preso in mano e cominciato a sbucciare con enfasi, dunque Minho riporta l’attenzione al proprio lavoro, ma un sorriso gli incurva le labbra, Taemin lo vede con la coda dell’occhio e i movimenti del suo pelapatate si fanno meno spasmodici.

Per la cena arrivano anche il fratello di Minho e la sua famiglia. Le bambine si mettono a correre in giro, gli adulti chiacchierano un po’ prima di sedersi a tavola, perché in realtà tutti vogliono allungare quest’ultima giornata assieme il più possibile. Ha chiesto Taemin che si facesse questa cena di gruppo per salutarsi, e che nessuno si facesse vedere il giorno dopo, perché per lui sarà già abbastanza salutare l’isola, l’indomani, figurarsi tutti loro. L’atmosfera, nella notte illuminata alle lanterne agganciate ai rami degli alberi, è rilassata. Si respirano armonia e risate di bambino e quando Minho toglie di mano a Taemin il tagliere dei salumi, per risparmiargli di portarlo in tavola, un sorriso di gratitudine sorge spontaneo sulle labbra dell’idol e lo illumina come il sole, folgorando Minho, che non vedeva il suo sorriso da troppo tempo.
-G-grazie.- borbotta Taemin, girandosi di scatto per evitare lo sguardo incantato di Minho, ricordandosi di essere arrabbiato con lui.
-Non c’è di che.- sorride di soddisfazione Minho.

Jonghyun, a metà degli antipasti, poggia una mano sulla coscia di Key, sporgendosi un poco oltre lui per poter parlare meglio con Jun che è seduto al fianco di questo. Key sorride e fa passare le bacchette, con un boccone di frittata di patate troppo salata, oltre la testa di Jonghyun. Quando poi il ragazzo, con una risata, torna il suo posto, incrocia lo sguardo di Key, che gli sorride, con ancora le bacchette tra le labbra, e Jonhyun risponde con il suo sorriso bianco a perfetto e si rimette seduto composto, la sua mano ancora sulla coscia di Kibum. Il cuore del biondo comincia a battere un po’ più forte per quel gesto probabilmente distratto. Sente il calore del palmo aperto di Jonghyun sulla pelle, attraverso la stoffa leggera dei jeans estivi, e nasconde un altro sorriso dietro un boccone di frittata.
-Non credi che starebbero bene assieme?- sente domandare dalla signora Lee alla madre di Minho.
-Be’, non saprei…- risponde questa.
-Oh, lo dici solo perché lui è il ragazzo di tua figlia.-
Key alza lo sguardo curioso e si accorge di avere gli occhi delle due donne puntati addosso, quindi cerca immediatamente di cancellare il proprio sorrisino da adolescente innamorata come se fosse la prova di un omicidio.
-Di che parlate?-
-Stavo facendo notare a Yoona, che tu e Jonghyun sareste una bella coppia, se ovviamente lui non stesse ancora meglio con Choon Hee.- afferma la signora Lee e il tempo, attorno al tavolo, sembra fermarsi. Key sta per strozzarsi con la sua stessa saliva e tutti -Jun, Taemin e Minho sono rimasti con le bacchette a mezz’aria e il fiato sospeso- lo osservano, aspettando una risposta simpatica all’affermazione della madre di Taemin, ma Key ha la gola secca e qualcuno ha staccato la spina al suo cervello.
-Lei dice?- domanda Jonghyun alla signora Lee, distogliendo l’attenzione di tutti da Key che ricomincia a respirare. Con un sorriso volta lo sguardo verso Kibum, e sembra valutarlo per un attimo. -Vuol dire che ci farò un pensierino.- scherza poi, e i suoi polpastrelli imprimono una pressione maggiore sulla coscia di Key.
Anche Key sorride, in modo forzato, ma nessuno fa caso a questo.
-Yah!- esclama Choon Hee, seduta al lato sinistro di Jonghyu, sferrandogli un colpo in mezzo al petto. -So che Key è più bello di me, ma non è il caso di evidenziarlo così spudoratamente, ho una sensibilità anch’io!- protesta scherzosamente, fingendosi arrabbiata.
Il discorso viene troncato di botto, con immenso sollievo di Key, da Jun, che sbatte il pugno sul tavolo e ride così forte che il suo viso si colora di tonalità di rosso raramente viste su volti umani. Taemin, troppo preso dalla conversazione cominciata da sua madre, non ha prestato attenzione ai propri movimenti e -come abbia fatto Jun e Minho non riescono proprio a capirlo- è riuscito a non centrare la bocca con il cucchiaio e, colpendosi il mento, si è buttato suoi pantaloni il cocktail di gamberi che voleva mangiare. Minho cerca di affogare le risate nel palmo della mano, sotto lo sguardo assassino di Taemin, perché ha appena ricominciato a rivolgergli la parola. La risata sguaiata di Jun, comunque, è contagiosa ed anche il resto dei commensali, che non ha idea di cosa sia successo, si ritrova a ridere con lui, e, quando le risate scemano, la conversazione intavolata dalla signora Lee sembra dimenticata -se non per il fatto che Jonghyun stringa ancora per qualche minuto la coscia di Key.

*

Quando, verso l’una del mattino, il fratello di Minho e sua moglie annunciano che forse per loro è giunta l’ora di andarsene e salutano Taemin e sua madre, augurando loro buon viaggio, buona fortuna con la carriera all’idol e facendo promettere loro che quando-se- sarebbero tornati a Jeju sarebbero stati ospiti a casa loro, tutti si ricordano il vero motivo di quella cena, che ora aleggia freddo e silenzioso sulla tavola. Taemin guarda un glicine disegnato sulla tovaglia, il cervello in una bolla, i pensieri che passano a rallentatore, slabbrati, alterati, quasi inafferrabili. “Non voglio.” è l’unica cosa di cui è certo: non vuole che finisca, non vuole andarsene, non vuole dimenticare. Ora ha paura di dimenticare, vorrebbe aver immortalato ogni secondo, fotografato ogni sorriso, registrato ogni risata. Vorrebbe che Jun gli leggesse nella mente e gli lanciasse qualche sparata filosofica del tipo: ‘’tutti i sorrisi e tutte le risate saranno per sempre parte di te, perché ti hanno cambiato’’, o stronzate del genere, ma c’è solo silenzio.
-Ho un’idea!- scatta in piedi Choon Hee, dopo qualche secondo di pesante silenzio intorno al tavolo, in cui si sono scambiati sguardi, accennando sorrisi tristi.
Sparisce oltre la porta della cucina e quanto torna in giardino ha quattro scatole in mano.
-E quelli?- domanda la signora Choi.
-Rimasugli di Capodanno.-
Choon Hee apre una delle scatole e da una scintillina ad ognuno, -Taemin tu accendi per primo.- sorride, avvicinando l’accendino alla punta del suo bastoncino, che si accende immediatamente una piccola esplosione di confuse scintille dorate. Taemin sorride e si sta già alzando per fare qualche disegno nell’aria notturna quando Minho gli afferra il braccio: -Aspetta, aspetta, fammi accendere!-
Taemin rotea gli occhi, ma lo lascia fare: dopo qualche secondo le scintille raddoppiano e sul viso di Minho sorge un sorriso.
-Grazie.- dice a Taemin.
Raggio di Sole guarda il viso sorridente di Minho, e gli si stringe la gola al pensiero di dimenticarsene.
-Aspettate, vado a prendere la macchina fotografica!- esclama, correndo dentro casa, come se ogni secondo fosse vitale.

Key e Jun sono gli ultimi ad andarsene, Taemin pensa che Kibum abbia versato tutte le lacrime che aveva in corpo e anche Jonghyun prima di andarsene ha pianto un po’, lasciando stupito l’idol, ma non gli altri. Taemin non ha pianto, anche se c’è andato vicino più di una volta, non vuole farlo perché cominciare a piangere sarebbe come dare il via a un terremoto e i suoi sentimenti sono già abbastanza incasinati così.
È stata la degna fine di una settimana… Taemin non trova un aggettivo per descriverla, perché appaiono tutti troppo insulsi e inconsistenti messi a confronto con i fatti. Hanno riso fino a piangere, hanno fatto un sacco di foto per compensare tutte quelle che si è dimenticato di fare i giorni precedenti, si sono abbracciati, salutati, consolati, fatti promesse: ‘‘ci rivediamo’’‘’ci sentiremo’’‘’non ti libererai così di noi’’. E Taemin ha letto la sincerità nei loro occhi, nelle loro lacrime, e non ha potuto far a meno di sorridere. Ora, mentre chiude la porta d’ingresso sull’immagine di Kibum e Jun che si allontanano sul vialetto, quel sorriso vacilla un po’.
-Raggio di sole,- lo chiama Minho.
-Mh?- Taemin si gira e viene investito da un abbraccio.
Le braccia di Minho lo stringono, poi una lascia il suo fianco: ha la fotocamera in mano.
-Non abbiamo ancora una foto solo noi due.- dice prima di scattare, senza dare a Taemin il tempo di togliersi l’espressione stupita dalla faccia.
-No aspetta, fanne un’altra! Sono uscito con la faccia da idiota!- protesta Taemin, Minho ride.
Taemin si mette più comodo nel suo abbraccio, sorride, la foto viene scattata di nuovo e rimangono qualche secondo più del necessario stretti l’uno all’altro, perché il calore dell’abbraccio è rasserenante come quello della sabbia riscaldata dal sole.

*

Minho si attarda a lavare i piatti, Taemin vorrebbe aiutarlo, ma la signora Choi gli intima di non azzardarsi perché ha delle valigie da fare e domani dovrà alzarsi presto, quindi deve ‘’filare a letto’’. Taemin si ritrova da solo nella stanza di Minho, illuminata dalla luna piena che brilla pallida fuori dalla finestra. Con l’eco dei singhiozzio di Key nelle orecchie viene di nuovo da piangere anche a lui, l’idea di fare le valigie gli fa venire il vomito. A passi lenti misura la stanza di Minho, per calmarsi. Passa lentamente un dito sulla tavola da surf bianca ed azzurra, sui libri, molti di narrativa straniera, parecchi di autori italiani, alcuni in inglese ed altri dai titoli quali: Antimateria, antispazio, antinoiDal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempoLarge Hadron ColliderFotoni e segreti. Taemin sospira, pensando a quello che gli ha detto Minho guardando le stelle e s’immagina al suo fianco a Seoul, mentre lo guarda studiare per l’università. Sarebbe bello se riuscisse a convincere Minho a realizzare il suo sogno, ma è un’idea utopica visto che non riesce neanche a convincerlo a dargli un maledetto bacio. Di fianco al ripiano dei libri ci sono delle foto incorniciate: Minho con sua sorella e suo fratello da piccoli, Minho e Key alle medie, Minho e Jun e le loro tavole da surf, una molto recente di Key, Minho, Jonghyun e Jun abbracciati, con delle birre in mano, che sorridono spensierati alla fotocamera. Lo stomaco di Taemin si accartoccia e il biondo prova un’improvvisa gelosia per i soggetti di quelle foto, vicini a Minho. Jun, Key, Jonghyun, loro non saranno mai dei ricordi nella vita di Minho. E neanche lui vuole diventare un ricordo sbiadito nella sua mentre, non gli basta non essere dimenticato, vuole rimanere un’immagine vivida come quelle persone che sono dei punti fermi nella sua vita. Lo vuole veramente, è una sensazione quasi fisica.
Kai gli ha detto che non lo riconosce più in questi giorni, e forse ha ragione, perché Lee Taemin ottiene ciò che vuole-o almeno ci prova-, e forse non ha mai desiderato niente, al di fuori della sua carriera, così intensamente. Quindi non può accettare che finisca così. Farà un ultimo tentativo: Key gli ha detto che questa volta sarebbe stata quella buona, no? In caso contrario avrebbe fatto un’ultima tappa, l’indomani prima di andare in aeroporto, ad una certa casa per prendere a calci il culo di Kim Kibum.
Guarda il letto di Minho e per un secondo pensa che potrebbe aspettarlo sdraiato tra le sue lenzuola, la faccia affondata nel suo cuscino che sicuramente odorerà di salsedine e del suo shampoo, ma non è ha il coraggio, quindi si limita a buttarsi nel proprio, di letto, ed aspettarlo in silenzio.

Quando Minho apre la porta Taemin è mezzo assopito, ma il cigolio dei cardini non oliati lo desta immediatamente ed apre gli occhi nell’oscurità. Aspetta finché Minho non si corica, prima di interrompere il silenzio-forse per prenderlo con le difese abbassate, o  forse semplicemente per vendicarsi di tutte le volte che l’ha fatto spaventare-.
-Ti va di parlare?-
Il cuore di Minho fa un balzo in avanti e comincia a battere ad una velocità spropositata -perché aveva quasi veramente rinunciato a parlarci-, ma il moro cerca di rimanere impassibile.

-Parliamo…- risponde solamente.
-Stavo pensando a questi giorni… Sembrano passati in un lampo ed allo stesso tempo infiniti. È così strano.-
-Strano positivo, o strano negativo?-
-Strano positivo ovviamente: tutto di Jeju, per me, è uno strano positivo.-
-Anche Jun?- scherza Minho.

Taemin ride: -Anche Jun, lui è uno “strano-forte positivo”.-
Minho sorride.

-Sai qual è stato il momento più divertente in assoluto?- Taemin si volta a guardarlo con un ghigno ironico sulle labbra.
-Uhm?-
-Quando Jun ti ha lanciato quel polpo in testa e tu non riuscivi a staccartelo di dosso!- l’idol scoppia a ridere al ricordo: -Ricorderò per sempre la tua faccia mentre prendervi a testate uno scoglio nel tentativo di convincerlo a lasciarti.-
-Ah-ah, molto divertente.- risponde Minho, ma ride anche lui. -Sì, questa settimana ci sono stati molti momenti divertenti…-

Minho ascolta la risata di Taemin spegnersi -e basta questa a fargli dimenticare il mutismo e la tensione di quella mattina- e pensa a quando, tra qualche ora, quella non sarà più a loro stanza. ‘’Cazzo.’’ Deve palarci.
Ma è Taemin a riprendere per primo la parola: -Ci sono stati anche molti momenti indimenticabili.- dichiara Taemin, improvvisamente quasi serio.
-Tipo?-
-Tipo oggi: in giardino con le scintilline, le lacrime di Kibum, l’abbraccio di Jun, il sorriso stupido di Jonghyun. Non li dimenticherò mai. O il momento in cui ti ho rivisto e…- 
”ormai glielo dico” –…ho pensato che sei ancora più figo di quanto ti ricordassi.-
Fa una pausa per cogliere una qualche reazione da parte di Minho, ma ottiene solo una lieve risata. -La prima volta che mi sono tuffato nelle acque cristalline di Jeju. La volta che mi hai detto ‘‘sbragati’’ al posto di ‘’sbrigati’’-- -

-Hai intenzione di rinfacciarmelo ancora per molto?- ridacchia Minho.
-Finché tu mi rinfaccerai che non so mangiare.- gli fa la linguaccia Taemin.
-Dicevo: Il primo tuffo dallo scoglio, in cui tu hai praticamente cercato di affogarmi. La notte che abbiamo guardato le stelle… I fuochi d’artificio…- butta lì Taemin, in una frase piena di sott’intesi.
Minho li percepisce tutti, quei sott’intesi, e, 
troppo agitato per rimanere sdraiato si mette in piedi, fa qualche passo, perché è arrivato il momento di parlargli, seriamente, e non sa neanche cosa dire.
-Minho…- lo chiama Taemin, alzandosi a sua volta e si pianta di fronte al moro.
Sta a gambe leggermente divaricate ed ha un’espressione tremendamente decisa in volto, gli occhi brillano appena nell’oscurità.
-Cos-- -
Taemin lo interrompe, schiaffandoli all’improvviso una mano sul collo e costringendolo a reclinare la testa quel poco che gli basta per premere le loro labbra assieme. Taemin tiene stretto Minho, per i pochi secondi che dura il bacio, affondandogli i polpastrelli nella carne, perché ha paura scappi di nuovo, tanto che, quando la mano dell’idol ricade lungo il suo fianco, il collo di Minho è arrossato e sono impresse nella pelle le impronte a mezza luna delle sue unghie. 

Le labbra di Taemin sono effettivamente così morbide come Minho le immaginava.
-Ascoltami,- lo prega Taemin, -tutti abbiamo paura delle novità e delle vecchie delusioni, ma se non si prende in mano la propria vita non si sta veramente vivendo. Si conduce un’esistenza che non può veramente essere chiamata tale. Si diventa l’ombra di quello che potremmo e vorremmo essere.-
La mascella di Minho si contrae mente lui deglutisce, stringe le mani a pugno e Taemin fa un passo indietro quasi inconsciamente, sbattendo sulla cassettiera, convinto che Minho gli stia per mollare un pugno in faccia, per qualche ragione. Minho si avvicina, alza una mano, Taemin stringe gli occhi, ma li riapre immediatamente, stupito. Minho lo sta baciando. La mano che ha alzato è semplicemente poggiata sulla sua guancia, ruvida e calda, come la sabbia, e le sue labbra leggermente dischiuse sono premute sul quelle di Raggio di sole, tra la prepotenza e il bisogno. Taemin chiude gli occhi, affonda le proprie mani nei capelli castani di Minho dischiude le labbra, per far entrare nella propria bocca la lingua di Minho, che lo invade e lo manda alla deriva, come le onde dell’oceano. Quando Minho lascia le labbra di Taemin, per prendere fiato, il biondo stringe il pugno tra i suoi capelli, gesto spontaneo perché ha ancora paura che se ne penta, ma Minho non va lontano, poggia la fronte su quella di Taemin e respira affannosamente sulle sue labbra rosse e bagnate di saliva, le fissa, le mangia anche con gli occhi. I loro petti si sfiorano ogni volta che inspirano, Taemin apre la bocca per dire qualcosa, ma Minho è più veloce e lo ammutolisce con un altro bacio. 

Dire che Minho ha superato le sue paure sarebbe sciocco, ha ancora paura di parlare del domani e dei giorni avvenire, non vuole pensarci, ora gli basta la pelle calda Taemin sotto le dita, i suoi capelli che odorano di shampoo sulla faccia e le sue labbra morbide contro la carne: il mondo di Minho, questa notte, finisce lì. 
Taemin si siede sul cassettone, Minho s’infila tra le sue gambe e il biondo le incrocia dietro la sua schiena, tirandolo più vicino. Minho accarezza un’ultima volta le guance di Raggio di sole, prima di abbassare le braccia e poggiare le mani sulle sue ginocchia, afferrandolo saldamente nell’incavo sotto queste e tirandoselo più vicino. Risale le sue cosce a palmo aperto, ed infila le dita sotto l’orlo dei pantaloncini di Taemin che cadono larghi e sono decisamente troppo corti. Accarezza con il pollice l’elastico degli slip e Taemin trema impercettibilmente sotto il suo tocco, mordendogli il labbro inferiore, ancora nel mezzo di quel secondo bacio.
-Era questo quello che volevi?- sussurra roco Minho nella sua bocca, e non si riferisce solamente alla parte sessuale, ma a loro due, insieme.
- È questo quello che vogliamo.- risponde ansimante Taemin, sorridendo, quasi vittorioso, e Minho si stupisce di come il suo sorriso riesca ad essere così innocente anche in un contesto del genere, si china nuovamente su di lui e gli morde una guancia piena, Taemin ride e poi la risata si trasforma in un ansito quando le labbra di Minho scendono sul suo collo e le sue mani accarezzano la curva nelle sue natiche sa sotto i pantaloncini, stringendole.
-Minho.- ansima Taemin, quando una mano del moro s’intrufola sotto la sua maglietta e un dito comincia a stuzzicargli un capezzolo. -Minho,- ansima di nuovo, lasciando andare indietro la testa contro lo specchio del cassettone, quando il palmo caldo di Minho si poggia sopra il rigonfiamento nelle sue mutande, mentre la bocca del moro succhia sul suo collo un lembo di pelle tra i denti-entrambi sanno che ci sarà un segno lì domani, ma a nessuno importa veramente-. Taemin s’inarca, perché non può fare meno di spingersi contro il tocco di Minho. Il moro stringe con entrambe le mani l’elastico dei pantaloncini di Taemin e li tira giù insieme alle sue mutande, l’idol alza il bacino per facilitarlo, gli indumenti cadono da soli a terra quando scivolano oltre le ginocchia. Minho abbandona il collo di Taemin, lucido di saliva ed arrossato, per guardare il corpo dell’idol sotto di lui. Gli occhi di Taemin sono scuri quando incrocia il suo sguardo, e selvaggi. Un brivido attraversa la spina dorsale di Minho, che abbassa lo sguardo sul petto dell’idol, che si alza e si abbassa in modo irregolare e poi, in mezzo alle sue gambe, l’erezione di Taemin svetta arrossata contro la maglietta bianca che copre il suo stomaco. Minho deglutisce e accarezza con la punta delle dita il fianco destro di Taemin, lungo la linea bianca lasciata dal costume. 
Hyung.- Taemin, alza il bacino, facendogli chiaramente capire dove vorrebbe che si dirigessero le sue attenzioni: lo sta pregando di prenderglielo in mano.
Le lunghe dita magre e callose di Minho si stringono intorno alla base del pene di Taemin e questi spalanca le labbra in un ansito senza pudore -si è toccato nella doccia pensando a quelle dita su di sé, dentro di sé.
L’erezione di Minho sforma la stoffa morbida dei suoi pantaloni da tuta e Taemin si sporge verso di lui, per baciarlo nuovamente, lingue e denti che si scontrano, e infila una mano direttamente dentro le mutande di Minho, prendendo in mano la sua erezione, mentre con l’altra si aggrappa al suo bicipite, conficcando le unghie nella carne. 
Taemin.- ansima Minho, nella sua bocca, sulla sua lingua, ed è vitale chiamarlo per nome in quel momento, perché vuole assicurarsi che quello non sia solo il suo Raggio di sole, ma che siano entrambe le sue facce, soprattutto quella che tornerà a Seoul. Durano entrambi troppo poco, con le mani che pompano le erezioni velocemente, senza tanta voglia di giocare, perché hanno perso già troppo tempo. Taemin sporca di sperma la sua maglietta, Minho viene guardando il suo orgasmo e sporcandogli la mano, Taemin tira lentamente fuori dai pantaloni e se la porta alle labbra, leccando un polpastrello sporco di sperma. 
-Cazzo.- ansima Minho ed affonda il viso contro il collo di Taemin, aspirando il suo odore di sudore e shampoo. Le gambe gli tremano dopo l’orgasmo, Taemin gli circonda le spalle con le braccia e rimangono abbracciati, in un silenzio sonnolento, riprendendosi. Minho lascia qualche bacio sul collo di Taemin e poi alza la testa per baciargli nuovamente le labbra, in un’esplorazione lenta, calda e bagnata, e si separano solo per permettere a Taemin di togliersi la maglietta.
-Tieniti.- avverte Minho, afferrando Taemin per le cosce e tirandolo su, con un mezzo urlo di sorpresa il biondo che si aggrappa al suo collo. Cadono entrambi sul materasso, facendo sbattere il letto contro il muro e cigolare le molle, e il cellulare di Minho, sul comodino, vibra, ma non lo sentono. Si baciano di nuovo, lentamente, in modo pigro, e stanno pensando di ricominciare quando tre colpi secchi sul muro, dalla parte della stanza di Choon Hee, li blocca. 
Tornano sulla Terra nel tempo di un battito di ciglia, tornano nella stanza di Minho circondata dalle loro madri, a pochi passi e qualche muro sottile di distanza. Si guardano congelati. ‘’Porca troia, prima ho urlato’’ pensa Taemin, e poi li raggiunge la voce di Choon Hee: -Smettetela di far casino!- urla loro.
Per la prima volta in vita sua, Taemin desidera veramente essere inghiottito da una voragine. -Forse sarebbe meglio se ci fermassimo…- sussurra, perché non vuole che li senta tutta la casa e sa di avere un serio problema con il trattenersi e fare poco rumore, e forse lasciare qualcosa in sospeso, questa cosa in sospeso, è come una promessa, gli sembra di avere la certezza che succederà, che faranno l’amore, un domani. Gli dà sicurezza, gli dà qualcosa di concreto a cui appigliarsi quando pensa al loro futuro.
-Uhm, okay.- Minho non sembra molto convinto, ma continua a ripetersi che avranno altre occasioni.
Taemin si alza e recupera qualcosa da mettersi addosso, Minho vede la luce sul display del cellulare ed apre il messaggio, che pensava fosse di Choon Hee ed invece è di sua madre: ‘‘Non so cosa stiate facendo, e non m’interessa, ma state facendo un casino. ABBASSATE LA VOCE.’’
Minho lancia il cellulare sul materasso con un sospiro afflitto e nasconde il viso nelle ginocchia, Taemin poggia un gomito sulla sua schiena e gli accarezza lentamente i capelli sulla nuca, lo sguardo perso nel vuoto, senza pensare a nulla.
-Scusami.- interrompe il silenzio dopo qualche secondo, Minho.
-Per cosa?-
-Perché sarebbe potuto succedere tutto qualche giorno fa, con calma e-- -
Taemin lo interrompe, perché c’è un lieve nota di dolore nel suo sussurro.
-Vuoi fare qualcosa per farti perdonare?-
Minho si volta a guardarlo e con la guancia poggiata sulle ginocchia, gli occhi troppo grandi e un leggero broncio sulle labbra sembra un bambino, mentre annuisce con il capo.
-Voglio vedere di nuovo l’oceano.-
-Adesso?-
Taemin annuisce sorridendo, Minho sospira e si mette in piedi.
-Prendi i vestiti più pesanti che hai, si gela in spiaggia a quest’ora.-
-Yay!- esclama Taemin, a voce troppo alta, saltando in piedi.
Minho rotea gli occhi mentre prende una felpa dal cassetto, ma la verità è che gli fanno male le guance da quanto sta sorridendo.

*

La luna piena illumina pallida ed azzurrina l’oscurità, le piante che incorniciano la sabbia più scura del sentiero che scende nella baia appaiono quasi nere e le piccole cavallette che, la mattina, saltano su da rovi e sabbia quasi ad ogni passo, sono sparite. Il mare brilla come il cielo, mentre scendono per il sentiero, e Taemin è troppo preso da questa visione per accorgersi che Minho si è chinato a raccogliere una coda di topo, di quelle che crescono al limitare della spiaggia, dove il pendio si fa più dolce e la sabbia più bianca, e quindi, quando sente qualcosa solleticargli l’orecchio fa un salto, preso alla sprovvista. Minho ride e Taemin gli si butta addosso, battagliero. Cadono entrambi a terra e le loro risa si alzano nella notte e rimbombano sino al cielo. Quando gli addominali cominciano a far male per il troppo ridere ed hanno sabbia anche nelle mutande, Minho si dichiara sconfitto. Riprendono fiato sdraiati l’uno affianco all’altro. Taemin allunga le braccia all’indietro e rotola sulla sabbia finché non finisce sul petto del moro, il viso nascosto contro il suo collo e i capelli sparsi sul viso di Minho, che sorride, sentendo il respiro caldo di Taemin sul collo e soffia via una ciocca di capelli che gli è finita in bocca. Circonda la vita di Taemin con le braccia e le sue dita scivolano sotto la sua felpa, facendolo rabbrividire.
-Sei freddo.-protesta l’idol, più per riflesso che per reale desiderio di sgusciare via dalla presa di Minho.
-Rimaniamo un po’ così…- sospira Minho con voce roca, così flebile da confondersi con i sussurri del mare.
Taemin allora si rilassa nuovamente contro il suo petto, e il cuore di Minho crea un ritmo rassicurante insieme alle onde che si rincorrono sulla sabbia; il pollice freddo del moro traccia ghirigori senza senso sulla pelle nuda del suo fianco e Taemin pensa che potrebbe anche starci per sempre, così. E anche Minho pensa qualcosa di molto simile.
Tornano in casa quando le prime luci dell’alba illuminano il cielo.

*

La signora Lee apre la porta della camera di Minho, per svegliare il figlio ed avvertirlo che il caso di fare i bagagli, ma le parole le muoiono in gola quando vede le figure dei due ragazzi, abbracciati-nonostante il caldo-, nel letto di Taemin, che dormono pacificamente. Con gli occhi spalancati esce dalla stanza e si chiude la porta alle spalle, poggiandosi puoi sul legno bianco di questa e lasciandosi sfuggire un urletto eccitato.
-Choon Hee! Choon Hee!- la chiama a bassa voce, entrando nella stanza della ragazza, che è ancora in penombra, e Choon Hee dorme.
-Cosa?- sbadiglia la ragazza.
-Taemin e Minho, stanno dormendo assieme!-


*

Minho si sveglia verso le nove e mezzo con un gran mal di testa per le poche ore di sonno. Taemin è ancora sdraiato su di lui, nella stessa posizione in cui si sono addormentati ed a Minho non importa del caldo opprimente della mattina e del sudore tra i loro corpi, sorride e basta. Vuole che quello sia il risveglio di tutte le seguenti mattine della sua vita, crede che avendo questo potrebbe essere felice fino alla morte.
-Raggio di sole.- soffia dolcemente dentro l’orecchio di Taemin, che biascica qualcosa in risposta.
Minho ha guardato l’orologio, ha fatto un rapido calcolo e si è reso conto che mancano più o meno solo cinque ore prima che Raggio di sole se ne vada. Ritiene che sia inaccettabile sprecare altro tempo a dormire.
-Taemin-ah~.- Taemin si agita e tira su una mano per stropicciarsi gli occhi.
-Che ore sono?- biascica in maniera quasi incomprensibile.
-Le nove e mezzo.-
Dopo un attimo di silenzio Taemin geme uno sconfortato ‘’no’’, e si stringe di più a Minho.
-Tu vai a farti la doccia e io preparo la colazione, okay?- propone Minho, accarezzando distrattamente la schiena nuda di Taemin
-No, rimaniamo a letto e facciamo finta che il mondo oltre questa stanza non esista.-
Minho sorride: -Come vuoi, ma non aspettarti che io ti baci, perché il tuo alito sa di morte e distruzione.-
Taemin fa una smorfia contrariata: -Cosa ti aspetti, che il tuo sappia di rose?-
L’idol si mette in piedi, infilando in gomito tra le costole di Minho nel processo.
-Dove vai?-
-A lavarmi,- Taemin gli sorride: -e vieni anche tu, voglio il mio bacio del buongiorno.-

In bagno Minho bacia Taemin, premendolo contro il lavandino, in un bacio che sa di menta ed acqua.
-Buongiorno.- sorride Taemin, con le sue solite guancie piene e occhi luminosi, quando si separano.
-Buongiorno.- Minho gli dà un altro bacio a stampo sulle labbra morbide. -Vado a fronteggiare le tre dell’apocalisse, augurami buona fortuna.-
-In culo alla balena!- esclama allegro Taemin.
-Speriamo che non caghi.- ride Minho chiudendosi la porta del bagno alle spalle.

In cucina c’è già sua mamma che prepara la colazione, Choon Hee e la signora Lee sono sedute a tavola e quando Minho entra, interrompono una frase a metà e si lanciano un’occhiata sorniona. 
-Lasciate in pace mio figlio.- la signora Choi stronca qualunque commento indiscreto sul nascere.
-Grazie mamma.- sospira Minho, lasciandosi cadere su una sedia. -Ti serve aiuto con la colazione?-
-No, stai tranquillo.- poi si gira e gli lancia uno sguardo poco rassicurante. -Devi aver passato una nottata movimentata, riposati.-
Le altre due scoppiano a ridere, Minho geme di sconforto. –Mamma!-
-Scusa non ho resistito!- gli fa la linguaccia lei, tornando ai fornelli.
-Minho.- lo chiama la signora Lee.
Minho si gira verso di lei già con le sopracciglia aggrottate in uno sguardo che significa ‘’provaci se hai il coraggio’’, che i suoi muscoli facciali hanno messo su prima che lui potesse anche solo pensarci.
La signora Lee ride a quell’espressione e, sempre più spesso, nel suo sorriso Minho vede balenare quello di Taemin. -Stai tranquillo,- cerca di rassicurarlo lei su i suoi intenti pacifici -ora, a parte le sciocchezze, volevo dirti che sono veramente felice che il mio Taemin abbia trovato te. Conosco bene tua madre e so che ti ha educato in modo integerrimo, so che sei un bravo ragazzo e questo mi rassicura, perché purtroppo non conosco nessuno, o quasi, delle persone che frequenta Taemin, e questo mi mette sempre molto in ansia.-
Minho accenna un inchino, perché non sa come rispondere a una confessione del genere e vorrebbe dire che è onorato, perché lo è davvero, ma gli sembra troppo formale. 
-Grazie, cercherò di non deludere le sue aspettative.- si ritrova a rispondere ed quello che diceva a calcio quando il coach gli faceva dei complimenti.
La signora Lee ride: -Ti conviene, ragazzo.-

*

Taemin prende cose a caso e le butta alla rinfusa nelle valigie, sbuffando ogni tre capi d’abbigliamento che prende in mano. Minho è sdraiato sul letto che fruga il cellulare dell’idol, commentando le foto e ridendo per i video stupidi ed imbarazzanti che si sono fatti Taemin e Kai l’ultima volta che si sono ubriacati. Taemin sbuffa più sonoramente, cercando di attirare l’attenzione di Minho, il quale alza la testa, gli sorride e poi riporta l’attenzione al cellulare, perché stanno cercando di fare quelle dannate valige da tre ore e non fanno che distrarsi a vicenda. Ma Taemin ha voglia di distrarsi, quindi si lascia cadere a peso morto sulla schiena di Minho, che geme di dolore.
-Stai attento, sono bruciato!-
-Oh, è vero, scusa!- Taemin si mette seduto sul suo bacino. -Posso metterti la crema?-
Minho alza le spalle e Taemin sorridendo soddisfatto si china a recuperarla da sotto il letto. Le valigie di nuovo dimenticate, così come il cellulare di Taemin. Raggio di sole alza la maglietta di Minho e gliela fa togliere con qualche contorsione. Si sofferma ad osservare la schiena ampia di Minho: le sue spalle rosse che, in penombra, sembrano ancora più bruciate, la curva sensuale della spina dorsale e…
-AHIA!- protesta Minho, quando Taemin cerca di tirare via un brandello di pelle già mezzo staccato da una spalla bruciata.
Taemin ride: -Non fare il bambino.-
Minho gli risponde alzando una mano per mostrargli il dito medio. Continuando a ridacchiare Taemin si china e poggia un bacio morbido dove prima c’era la pelle che ha staccato.

-Scusa…- soffia poi nell’orecchio del moro, che in risposta si limita a sorridere soddisfatto.
Taemin si rimette diritto e, aperta la lozione doposole, se ne fa colare un bel po’ sul palmo che poi passa dolcemente sulla spalla destra di Minho.
-Mmmh…- sospira il moro.
-Ti piace?- domanda Taemin, con un ghigno, passando all’altra spalla.
- È meravigliosamente fredda.-
Taemin continua a massaggiare con tocchi leggeri la pelle di Minho, che chiude gli occhi.
-Chi ti ha insegnato a fare i massaggi?- chiede con voce sonnolenta.
-Le coordi noonas.- risponde, -Girati.- ordina poi, e Minho obbedisce.
Il moro adagia delicatamente la schiena ipersensibile al lenzuolo ruvido e chiude nuovamente gli occhi quando Taemin si risiede sul di lui, pesando sul suo bacino. Quando percepisce la pressione delle sue labbra morbide sulle proprie, però riapre gli occhi stupito, ed incontra quelli di Taemin che incurva le labbra in un sorriso, nel bacio. Anche Minho sorride, allunga le braccia ed affonda una mano nei capelli biondi di Taemin e l’altra la poggia sul suo collo, per fargli inclinare la testa in modo da approfondire il bacio: apre le labbra e fa guizzare la lingua fuori ad accarezzare quelle di Taemin, che vengono subito dischiuse per dargli libero accesso alla bocca dell’idol. Mugolando soddisfatto Taemin fa scivolare le mani bagnate di crema anche sul petto del moro, soffermandosi a massaggiare i pettorali pronunciati, stimolando i capezzoli con il palmo della mano e poi scende più giù, sugli addominali contratti e in fine fa scivolare le dita di una mano sotto l’elastico dei pantaloni e dei boxer di Minho, che apre immediatamente le gambe per facilitargli l’accesso, ma Taemin ferma la mano, i suoi polpastrelli appena inoltrati tra i peli pubici di Minho, che involontariamente alza il bacino per chiedere di più.
-Hai un aereo tra due ore e due valige da fare, ne sei consapevole vero?- sussurra il moro sulle labbra di Taemin, e si pente immediatamente delle proprie parole quando il biondo, sbuffando, ritrae la mano dal suo inguine, e si lascia cadere al suo fianco, metà sul materasso, troppo piccolo per entrambi, e metà sul suo corpo.
-Mi vuoi mandare via.- piagnucola.
-Veramente,- comincia il moro, girandosi su un fianco per guardare l’idol negli occhi, che però tiene lo sguardo puntato sul soffitto, - se fosse per me ti terrei incatenato a questo letto e non ti farei prendere né quest’aereo né i prossimi. Ma non penso che sia questo quello che tu vuoi.-
Taemin volta appena il viso per incrociare il suo sguardo. –Hai ragione, il bondage non mi è mai piaciuto.- ghigna, facendo sbuffare una risata a Minho e poi rotola sul corpo del moro, facendolo nuovamente gemere di dolore, per ritrovarsi sopra di lui.
-Ti giuro che, la prossima volta che ci vediamo, la prima cosa che faremo sarà scopare.- gli dice serio, guardando negli occhi.
Le parole di Taemin si tramutano in un brivido di eccitazione che scorre per la colonna vertebrale di Minho. –La prossima volta, chissà quando sarà…- sospira.
-Presto.- afferma Taemin con sicurezza, e poi avvicina il proprio viso a quello di Minho e soffia sulle sue labbra. -Anche perché ho passato questa settimana senza riuscire a fare a meno di pensare come deve essere sentire il tuo ca-- -
Il resto della frase muore nella gola di Taemin perché la porta si apre all’improvviso, facendoli sobbalzare ed allontanare alla ben’è meglio.
-Taemin ci sono dei panini-- - comincia a dire Choon Hee, entrando nella stanza.
Poi vede Taemin seduto sul bacino di Minho e quest’ultimo che la guarda con gli stessi occhi di quando lo coglieva con le mani nel barattolo dei biscotti e non riesce a reprimere un sorriso sornione.
-Ho interrotto qualcosa?- domanda.
-No!- si affretta a dire Taemin, mentre lo sguardo di Minho, che si è tramutato in assassino lascia tutt’altro ad intendere.
-Scusate. Ci sono dei panini sul tavolo, Taemin, se hai fame, prima di partire.-
-Grazie.- risponde l’idol, aspettando che la ragazza esca e si chiuda la porta alle spalle, ma questa continua a spostare lo sguardo da lui al moro mordendosi il labbro inferiore nel vano tentativo di reprimere un sorriso.
-Esci!- esplode alla fine Minho, lanciandole contro il cuscino.
Lei scoppia a ridere e scappa via prima che il fratello decida di alzarsi e sbatterla fuori a calci nel sedere.
-Perché non abbiamo dei familiari normali.- sospira Taemin, in una mezza risata, lasciandosi cadere ancora una volta su Minho e ricevendo, ancora una volta, un sospiro di dolore come risposta. 
Taemin affonda il viso nel collo di Minho e rimangono qualche altro minuto così, petto contro petto. Da quando si sono svegliati sembra quasi che non riescano a stare troppo tempo lontani, senza toccarsi. Vogliono recuperare il tempo perso forse, o è un modo di mitigare la lontananza che incombe su di loro, proprio ora che si sono appena trovati.
-Quindi cosa siamo adesso?- domanda Minho.
-C’è veramente bisogno di definirci qualcosa?- domanda a sua volta Taemin. –Siamo semplicemente tu ed io,- prende la mano di Minho ed intreccia le loro dita, -insieme.-

*

Quando la madre di Taemin bussa alla porta per avvertire il figlio che il taxi è arrivato, la bolla di sapone, in cui stavano vivendo la loro ultima mattinata assieme, scoppia, e si ritrovano forzatamente entrambi con il culo a terra. Taemin guarda quasi spaventato Minho, ma il moro si sforza di sorridergli, e si alza dal letto, scompigliandogli i capelli e prendendo due valigie per portarle giù. Taemin lo vede sparire oltre la soglia, si guarda intorno, in quella stanza che chissà quando rivedrà e sente nuovamente il pianto risalire dolorosamente la gola.
-Raggio di sole!- lo chiama Minho, quando risale su, ridestandolo dai suoi pensieri.  –Devi andare.- dice, e sta sorridendo, nascondendo la guerra che lo distrugge dentro, perché quelle parole non vorrebbe mai dirle in realtà.
Taemin sospira, si alza dal letto e prende l’ultima valigia, Minho si china per baciarlo sulle labbra e gliela ruba di mano.

Minho carica tutti i bagagli nel retro del taxi con un nodo alla gola, la signora Lee sta già cominciando a salutare, ma Taemin non riesce ancora ad accettare di andarsene, ci sono ancora cose in sospeso e parole non dette che non può lasciare a marcire nel suo cervello perché lo farebbero impazzire.  Afferra Minho per un polso e si mette a correre verso il retro della casa, fuggendo dai saluti e dalle valigie, prima che sua madre le possa bloccare. Si fermano sotto l’ombra di un ciliegio e Minho urta i rami più bassi con la testa, Taemin apre la bocca per cominciare a parlare, ma poi ci ripensa e la preme contro quella di Minho, in un bacio vorace, che non è più un lento andare alla deriva ma è un soccombere alle onde della tempesta, la bocca di Minho prende il sopravvento e gli morde le labbra, le succhia, gli invade la bocca con la lingua e lo stringe così forte a se da fargli male. Taemin si sente marchiato, e gli piace.
Quando si allontanano ansimanti, è Minho ad aprire la bocca per parlare: -Ho paura di perderti, come ho perso alcune delle persone più importanti della mia vita.- ammette, guardando Taemin dritto negli occhi.- Quello che ho detto a Key, al telefono, non voleva essere un’offesa nei tuoi confronti, una qualche insinuazione… Ma ho paura perché sei bellissimo, sicuro di te, giovane. E io sono cronicamente insicuro, idiota e lontano-- -
Minho vorrebbe continuare ma Taemin lo blocca. -E sono tuo.- afferma, sicuro, con la stessa determinazione nello sguardo che aveva quando l’ha baciato. –Sono il tuo Raggio di sole. Sono il tuo Taemin. Sono tuo. Lo sono qui, come lo sarò quando sarò a Seoul.-
La voce della signora Lee li raggiunge: -Taemin, capisco che tu voglia salutare, ma perdiamo l’aereo se non ti sbrighi.-
Minho si china a baciarlo di nuovo con urgenza, cercando di dilatare il più possibile gli ultimi momenti a loro disposizione.
-Devo andare,- bisbiglia Taemin, contro le sue labbra, ma continua a stringere tra le mani la stoffa della maglietta di Minho ed a non muoversi. -Promettimi che verrai a Seoul il prima possibile.- le loro labbra continuano a sfiorarsi tra una parola e l’altra.
-Te lo prometto.- assicura Minho, sigillando la promessa con un altro lungo bacio, interrotto da un altro richiamo della signora Lee.
-Devi andare.- questa volta è Minho a dirlo, allontanandosi dalle labbra di Taemin.
Il biondo sospira pesantemente e sente gli occhi pizzicare, la vista gli si annebbia mentre guarda per l’ultima volta il viso sorridente di Minho, incorniciato dai rami degli alberi che si stagliano contro il cielo limpido di Jeju.
-Ci vediamo Minho.- si sforza di sorridere Taemin, facendo un passo indietro, allontanandosi dal moro, senza avere ancora il coraggio di lasciargli la mano, che stringe con più forza, facendogli male.
-A presto Raggio di sole.- ed è una promessa.-
Taemin vorrebbe baciarlo di nuovo, ma se non se ne va ora, non se ne andrà mai. Lascia la sua mano e si volta di scatto per correre via, ma si ferma a metà strada.
-Sai, magari così non avrai più paura.- dice, voltandosi nuovamente verso Minho. -Credo di essermi innamorato di te.-
Minho spalanca la bocca, e prima che possa reagire Taemin è sparito, con un sorriso, oltre l’angolo nella casa, quando Minho raggiunge l’ingresso il taxi è già partito.

*

In aeroporto Taemin tiene la testa nascosta tra le braccia e gli auricolari nelle orecchie. Alla fine ha pianto mentre stava sul taxi, guardando le colline verdi, gialle e bianche e il mare azzurro scorrere davanti ai suoi occhi e sfuggirgli via, ed ora ha un mal di testa che gli martella le tempie, ma è contento e allo stesso tempo vorrebbe piangere di nuovo. La musica s’interrompe di colpo e il cellulare vibra, Taemin alza un poco la testa per vedere il display, pensando che sia Jong-In, ed ha un tuffo al cuore, invece. È Minho.
-Pronto?- risponde.
-Sei un idiota.- dice Minho.
Taemin ridacchia. –Grazie.-
-Potevi aspettare la mia risposta.-
-Ho delle buone ragioni per non averlo fatto.- ‘’tipo che salire su quel taxi sarebbe stato ancora più difficile, se ti avessi lasciato il tempo di dire che mi ami anche tu’’.
-Ora posso farlo, posso dirtelo?- ora che ha trovato il coraggio di farlo.
Taemin deglutisce e il suo cuore comincia a correre. –Sì.-
L’idol trattiene il fiato.
-Ti amo anch’io Raggio di sole.-
Taemin vorrebbe saltare, urlare, tornare correndo da Minho ed invece rimane seduto al suo posto, con il cuore che sembra voler uscire dalla cassa toracica, si porta una mano al petto e lo sente battere contro il palmo.
-Siamo innamorati,- sussurra, per non farsi sentire da sua madre, seduta al suo fianco, rispondendo alla domanda che gli ha posto Minho quella mattina: ‘’che cosa siano adesso?’’.
Dagli altoparlanti chiamano il suo volo e sua madre si alza. –Andiamo Taemin,- lo esorta.
-Ricordati cosa mi hai promesso.- dice Taemin a Minho, mettendosi la borsa in spalla.
-Certo.- risponde il moro ed a Taemin sembra di sentirlo sorridere attraverso il telefono.
-Ora devo andare, stiamo imbarcando.-
-Okay.-
-Ti mando un messaggio quando arrivo.-
-A presto Raggio di sole.-
-È una promessa.-
Minho ride, e Taemin chiude la chiamata, sorridendo.

 

 

 

 

 

 

Note: 

So che non vi interessa, perché la fisica non interessa mai a nessuno, ma questa nota ve la metto ugualmente <3
Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo è un saggio scientifico di Stephen Hawking (quello che nei Simpson è in una specie di sedia a rotelle e parla attraverso un computer, per capirci).
Il Large Handron Collider, per gli amici LHC è il più grande acceleratore di particelle al mondo e si trova al CERN [luogo nominato anche nel secondo capitolo, uno dei più grandi centri di ricerca per la fisica nucleare, e il sogno di Minho sarebbe andare a lavorare lì (giusto per spolverarvi un po' i ricordi).]
Fotoni e segreti in realtà non è un libro, ma un articolo di Ghirardi e Scianitti su un numero della rivista Asimmetrie.
Antimateria, antispazio, antinoi non è un libro, ma il titolo di un pamphlet.
Vorrei dilungarmi in spiegazioni varie sugli argomenti trattati, ma non mi sembra il caso di fare una brutta lezione di fisica, quindi mi fermo qui.

Ora mi sembra di dovere ringraziare tutti voi per aver letto questo capitolo, per avermi aspettato. Grazie a tutti quelli che hanno messo Ocean Waves tra le seguite, i preferiti e i ricordati e non l'hanno tolta neanche durante questa lunga attesa.
Un grazie speciale va a L. che ha passato ore di lezione a tirarmi bigliettini per convincermi a ricominciare a scrivere, a S. che mi suggerisce le parole e ad A. che è semplicemente A., e senza di lei forse non scriverei neanche.

Al possimo ed ultimo capitolo,

grazie a tutti ♥

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Capitolo 5
*** Il tempo che passa ***


il tempo

Parte: 5 di 5
Personaggi: Lee Taemin, Choi Minho, Kim 'Key' Kibum, Kim Jonghyun, (nominato Lee 'Onew' Jinki), con la partecipazione speciale di Kai degli EXO e di un adorabile personaggio originale che prende le sembranze di Jun Matsumoto (biondo).
Pairing: 2min, JongKey
Warning: Slash, AU
Beta: Nessuno questa volta, abbiate pena di me
Note: Mi dispiace immensamente per lo stratosferico ritardo con cui arriva questo capitolo, sono tipo 5 mesi e non so quanti giorni che non posto... -- Ah, no quello era il capitolo 4, postato quattro anni fa, ops. Ci sarà ancora qualcuno nel fandom che si ricorda di questa fic? Lo spero, e spero possa appassionare anche qualche nuova recluta. Bando alle ciance, ho aspettato già abbastanza prima di postare. Buona lettura!









Epilogo - Il tempo che passa.

Minho dorme avvolto in un morbido piumoncino bianco. La luce fredda del primo mattino brilla attraverso le finestre, perché, come suo solito, ha dimenticato di tirare le tende. Un fastidioso raggio cade proprio sulle sue palpebre facendogli dapprima arricciare il naso e strizzare gli occhi, e alla fine costringendolo ad aprirli. Sbatte le ciglia, visualizza il muro bianco davanti al proprio viso e per una frazione di secondo la sua mente è una tabula rasa; poi nota che il muro è perfettamente liscio, a differenza di quello della sua stanza, che è ruvido, e basta questo per fargli riattivare il cervello.
Afferra il cellulare, muovendo le mani alla cieca e così urtando una pila di libri e quaderni posta vicino a letto, sparpagliandoli sul pavimento. Guarda lo schermo con il terrore di non aver sentito la sveglia suonare, o di aver dimenticato di impostarla, e di essere per qualche motivo già in ritardo con la tabella di marcia che si era imposto di seguire. Ma sullo schermo nero spiccano i numeri bianchi “06:01” e questo basta a frenare la corsa del cuore che stava già cominciando a martellargli nel petto: la sveglia è impostata per le sei e mezza. Con un sospiro ricade supino sul letto, infilando le braccia nude sotto la coperta, perché all’aria del primo mattino si sono già coperte di una leggera pelle d'oca.
Benché non sia di certo un ragazzo mattiniero gli piace l’ora tra le sei e le sette, in cui la luce è fredda e chiara e stare dentro il morbido letto diventa un piacere; ma lo stomaco gli si stringe dopo pochi minuti e il cervello non accenna ad assopirsi ancora e comincia a macinare le formule e i numeri che ha letto fino allo sfinimento in questi ultimi mesi, mentre si preparava per il test. Gli occhi di Minho, dalla luce un po' angosciata, si spalancano nuovamente e afferra da terra uno dei libri dall’aria ingiallita. Comincia a sfogliarlo, rassegnato all'idea di non poter ricevere, da se stesso, un attimo di tranquillità in più. Ripete a mezza voce frasi a metà, e parole che paiono a caso, giusto un accenno ai concetti che sente di dover ripassare prima del test d'ingresso alla Facoltà di Fisica di Seul che dovrà sostenere quella mattina.
Se Taemin lo vedesse adesso gli darebbe uno scappellotto in fronte, togliendogli il libro dalle mani; si siederebbe sulle sue cosce e lo bacerebbe fino a fargli dimenticare i libri, la fisica, l'ansia, la sveglia, e se continuasse abbastanza a lungo Minho potrebbe dimenticare anche il test, il futuro, il mare, la vita, l'universo. Le labbra di Taemin fanno questo effetto. Anche adesso, il pensiero di quelle labbra -un po’ secche, come sono sempre alla mattina, ma morbide come se fosse un invito a morderle- spiana la ruga tra le sue sopracciglia, che non si era neppure accorto di aver aggrottato.

Dopo che la sveglia effettivamente suona, lascia cadere il libro sul pavimento e si alza, ancora avvolto nel piumone, per fare colazione. Apre la finestra più vicina, dalla quale vede i tetti di Seul fino all'orizzonte e il cielo azzurro screziato di rade nuvole bianche, lunghe e vaporose. Infila una tazza di latte nel microonde, imposta il timer ad un minuto e mezzo e lo avvia, poggiandosi con il fondoschiena contro il piano cottura. Guarda il suo monolocale, una di quelle piccole soffitte appollaiate sul terrazzo dei palazzi un po’ fuori dal centro di Seul: il massimo che si è potuto permettere con i soldi racimolati lavorando part-time nell’ultimo anno, senza gravare troppo sui risparmi familiari e ovviamente senza accettare nulla da Taemin, benché questi abbia insistito più di una volta per prestargli dei soldi.
È piccolo, ma gli piace, lo fa sentire meno solo, perché in fin dei conti stare lontano dalla propria famiglia e dai propri amici un po’ gli pesa, soprattutto contando che Taemin è poco presente. È stupido, lo sa, ma quando si è trasferito una parte di lui molto infantile credeva che, stando nella stessa città, sarebbero potuti essere una coppia un po’ più normale e vedersi quasi frequentemente, ma non aveva messo in conto gli impegni di entrambi. Non ha mai pensato di dar voce a questi pensieri, comunque, perché conosce i salti mortali che fa Taemin per permettere loro passare insieme qualche ritaglio di tempo, anche quando di tempo in realtà non ne ha. Minho lo ringrazia spesso per questo e Taemin solitamente ridacchia, gli dà un pugno e risponde “lo faccio per me, non per te, cosa credi?”, ma entrambi sanno che non è del tutto vero.
La sua stanza è davvero un casino: sul tavolinetto basso c’è il computer ancora aperto, ma almeno spento, e alcune ciotole finite di ramen istantaneo puzzano la stanza di frutti di mare e kimchi; sul comò sono accatastati dei vestiti e Minho non si ricorda più se sono quelli che ha lavato la settimana prima o sono sporchi -ormai, comunque, per tutte le volte che gli sono caduti a terra sicuramente sono da lavare in ogni caso-; libri, quaderni e fogli sono sparsi ovunque sul pavimento, assieme a matite, penne e pennarelli, gli piacerebbe riuscire ad individuare anche la propria calcolatrice ma, maledizione a sé, dopo aver fatto l’ultimo esercizio, ieri notte, non si ricorda dove l’abbia messa. Durante la notte si è agitato così tanto che è riuscito a strappare via dal materasso il lenzuolo e, sinceramente, se qualcuno odorasse le sue lenzuola penserebbe siano decisamente da cambiare.
Il bip bip del forno a microonde fa leggermente sussultare Minho, che si era perso nei propri pensieri, aiutato dal sonno che non ha ancora completamente abbandonato le sue sinapsi. Recupera la scodella e inala il profumo del latte caldo, e gli viene il desiderio, per cambiare, di berlo così, nudo, senza il cacao in polvere, quindi dalla piccola credenza sbilenca sopra i fornelli, prende solo lo zucchero e ne versa tre cucchiaini, mischiando lentamente.
Beve qualche breve sorso e cammina pigramente, spostando con i piedi gli oggetti buttati sul pavimento. Si siede sul tavolinetto, in un angolo libero da spazzatura, e guarda il muro bianco sopra il letto, dove ha appeso ad un filo delle foto: foto vecchie, foto nuove, quelle che aveva incorniciate nella sua stanza a Jeju, foto sceme, foto belle, foto della sua vita prima di Taemin e foto della sua vita dopo Taemin.
La foto preferita di Minho cattura un Taemin arruffato e castano -attuale colore dei suoi capelli- che dorme nel suo letto di Seoul, un braccio nudo esce dal piumone per abbracciare il cuscino, i lineamenti del volto rivelano l’aria rilassata, appagata e stanca, di chi ha appena fatto l’amore, ma questo forse Minho lo vede solo perché lo sa.
Ma anche la foto scattata la notte della cena d'addio, prima della partenza di Taemin da Jeju, gli piace particolarmente: ha appeso quella con Taemin preso alla sprovvista, con gli occhi spalancati e la bocca piegata in una smorfia che probabilmente era una parola a metà. Sullo sfondo si intravede il cupo verde del giardino e il chiarore delle lanterne appese agli alberi. Sa di estate e di casa e lascia dentro una malinconia leggera come il soffio del vento tra le foglie del ciliegio e soffice come la spuma bianca delle onde.

Poi squilla anche la seconda sveglia impostata -e la suoneria non è altro che Key che canta Kesha da sbronzo-, annunciandogli che sono le sette meno un quarto e non può più permettersi di sognare ad occhi aperti. Minho non spegne la sveglia perché, anche se non lo ammetterebbe mai davanti a Kibum, lo starnazzare ubriaco del suo amico lo mette di buon umore. Finisce la tazza in un sorso, sbrodolandosi di latte lungo il mento, e la poggia sul tavolino, poi si toglie di dosso il piumone, rabbrividendo quando l'epidermide nuda si scontra con l'aria fresca, e si toglie anche la maglietta, continuando a disseminare sul pavimento il restante del suo pigiama, fino alla doccia. Entra sotto il getto d'acqua calda, ogni cellula del proprio corpo in fermento, i muscoli tesi e la mascella stretta e lo stomaco dolorante tra l'euforia, l'adrenalina e qualcosa di simile al terrore.
Ieri Key gli ha domandato come ci si sentisse a realizzare i propri sogni, Minho ora crede che la risposta più appropriata sia “come appena usciti da una rissa”.


*


Sul bus tiene la tesa poggiata contro il vetro, guarda fuori dal finestrino sporco il paesaggio che scorre, le persone che camminano affaccendate, le vetrine dei negozi, i palazzi grigi, gli uffici, le piccole isole di verde lungo i marciapiedi. Il paesaggio di Seoul è così diverso da quello di Jeju, e Minho un po' si sente un animale in cattività. La notte il vento porta il boato delle automobili, non il rumore dell'oceano, le luci della città oscurano il lume delle stelle e anche la gente è più sbiadita.
Il cellulare vibra più volte, stretto nel suo pugno, e quando abbassa lo sguardo per leggere i messaggi il movimento del mezzo, sommato all'ansia che martella nelle tempie, gli fa salire una leggera nausea. Scorre i messaggi velocemente: Sono sua madre, sua sorella, Key –che gli ha mandato almeno tre messaggi di fila, cominciando con un “in culo alla balena (anche da parte di Jjong) per finire con “non farti prendere dal panico, ritardato, perché se non lo passi per questo ti stacco il pene e te lo faccio mangiare”-, e di Jun –che si è dilungato in una storia zen su monaci e campi fioriti di cui Minho sinceramente non ha capito un accidente- e poi quello di Taemin, che, finalmente, scioglie un poco la tensione e Minho smette di far tremare convulsamente la gamba e di stringere la mascella, che neanche si era accorto di aver contratto, e le labbra si incurvano leggermente nell'ombra di un sorriso.


From: Raggio di Sole.

Buuuuongiorno Hyung! :3
So che a quest’ora avrai già cominciato a cagarti addosso ma cerca di rilassarti. Hai studiato, sei pronto, sei intelligente (più o meno :P) e sono strasicuro che lo passerai, anzi, ci scommetto un pompino che ti piazzi anche bene in graduatoria.
Dacci dentro! Appena esci voglio sapere com’è andata!
Ti amo.

Scende dal pullman, la pensilina della sua fermata è proprio davanti ad uno degli ingressi del campus. Attraversa il grande cancello nero in ferro battuto e cerca di ricordarsi come si respira. Non ha mai provato un panico del genere prima, e non è molto sicuro di come riuscire a gestirlo. Prende qualche respiro profondo, cercando di assaporare l'aria nelle narici e convincendosi che stia arrivando anche ai polmoni. Se avesse compiuto quel passo in un altro momento, qualche anno prima, con l'aria che gli si blocca in gola e la voglia di vomitare, avrebbe sicuramente fatto un retrofront, spacciandolo per autoconservazione, perché stare così fisicamente male non avrebbe potuto portare a nulla di buono. Solo una scusa, come sempre. Stringe forte il telefono, ancora respirando profondamente con la bocca, pensa al messaggio di Taemin... e non scappa. Teamin crede sinceramente in lui e il pensiero di potercela fare sta cominciando ad entrargli in testa, almeno un po'.
Tira fuori dalla borsa a tracolla la cartina
e cerca l'aula del test.


*


Il campus universitario gli piace. È grande almeno quanto il paese dove abita suo fratello, se non anche di più, e gli imponenti edifici che lo compongono sono immersi nei prati e tra gli alberi. Lì dentro non si sente più a Seul, lì si sente a casa. Si è innamorato di quegli ampi viali lastricati, degli ombrosi angoli silenziosi dei prati, delle file imponenti di libri negli scaffali della biblioteca e dell'apparecchiatura del laboratorio -che comprende pezzi da museo caratterizzati da manovelle e color rame-. È stato il primo vero colpo di fulmine della sua vita: la scintilla è scoccata durante l'orientamento al quale ha partecipato a gennaio, insieme a Jun, che si è tolto la curiosità di seguire qualche lezione di filosofia e letteratura straniera.
Quel giorno aveva rischiato di perdersi , in quella immensa cittadella universitaria, ma alla fine era riuscito a trovare l'anfiteatro di fisica ed era rimasto intimidito ed elettrizzato dall'aula maestosa, con i suoi gradoni e i massicci banchi di legno. Il professore di fisica teorica spiegava con così tanta passione che sarebbe stato un piacere ascoltarlo anche senza capire i fitti simboli che alla fine delle due ore avevano riempito le quattro grandi lavagne poste dietro la cattedra. Che quello fosse il suo posto è stata un epifania arrivata durante la pausa a metà della lezione; è uscito fuori dalla porta antincendio, per prendere un po' d'aria, visto che il riscaldamento era troppo alto, ed ha ascoltato le discussioni attorno a lui: i ragazzi parlavano delle ore di laboratorio, commentavano la lezione, parlavano della sessione d'esame, dello studio in biblioteca, delle feste universitarie e lui ha capito chiaramente che voleva tutto questo. Costasse quel che costasse.

E adesso è lì: seduto nell'aula magna, insieme ad trecento altri candidati -se non si contano quelli smistati nelle altre aule-, con il test d'ingresso girato faccia in giù sul banco, i fogli protocollo timbrati riposti al fianco, la penna, la matita, la gomma, il righello, il temperino e la calcolatrice posti anch'essi ordinatamente sopra i fogli. Aspetta solo il via della commissione. Si passa una mano tra i capelli che gli irritano la fronte sudata e sbuffa, guardandosi intorno, per vedere a che punto sono con la consegna dei compiti.
-Che ansia, eh?- dice il ragazzo seduto di fianco a lui, quando casualmente intercetta il suo sguardo.
Minho gli sorride: -Già...- vorrebbe aggiungere qualcosa, per essere amichevole, ma riesce solo a pensare che ora i compiti stanno venendo consegnati alla penultima fila.
-Mi chiamo Lee Jung Hee, piacere di conoscerti-.
-Ah! Il piacere è mio! Choi Minho-.
Fanno un cenno d'inchino con la testa, sorridendosi e Minho si sente leggermente più a proprio agio. La commissione in quel momento discende la gradinata, il rumore sordo delle loro scarpe sul legno rimbomba nella grande stanza, e cala il silenzio tra i candidati. Quattro dei responsabili dell'aula si siedono dietro la cattedra, un quinto resta in piedi e guarda l'orologio.
-Sono le nove e un quarto, a mezzogiorno e un quarto dovrete consegnare tutti. Ora potere cominciare-.
-Buona fortuna-, sussurra Minho in direzione di Lee, affrettandosi a girare il foglio.
-Anche a te-.


*


Son passate le due quando Minho finalmente sale le scale del suo palazzo. L’adrenalina che l’ha caricato per le tre ore del test sembra essere stata drenata via tramite la penna, incisa sul foglio numero dopo numero, parola dopo parola, ed ora il ragazzo si sente sfinito e con la testa martellante. Come se fosse di ritorno da due ore di corsa, gli fanno anche male i muscoli e quasi trascina le gambe, aggrappato alla ringhiera. Sente due macchie umidicce di sudore sotto le ascelle e i capelli gli stanno facendo sudare la pelle del collo, non vede l’ora di spogliarsi e buttarsi sulle lenzuola, non tanto profumate, ma almeno fresche.
Ma è soddisfatto. Non vuole sapere nulla del test prima dei risultati ufficiali ed infatti è fuggito lontano dai gruppetti che si son formati davanti all’aula magna alla fine della prova, dove i candidati si scambiavano informazioni su questa e quest’altra domanda. Ormai ciò che è fatto è fatto, lui è convinto di averlo svolto bene e questo è ciò che basta. L’ansia tornerà poco prima della pubblicazione dei risultati, pensarci prima, sbatterci ancora la testa, è inutile.
Quando ha riacceso il telefono, ormai sul pullman, trova anche un messaggio della signora Lee, anche lei gli augurava buona fortuna e lo invitava a cena in settimana. Aveva inoltrato lo stesso messaggio a tutti -sua madre, sua sorella, Key, Jun, Taemin, la signora Lee, suo fratello,- “penso sia andato bene”, poi aveva chiuso gli occhi ed ha rischiato di perdere la sua fermata perché mezzo assopito.
Quando si chiude la porta alle spalle, fa cadere lo zaino a terra, si scalza le scarpe con i piedi e si sfila la maglietta, andando a chiudere le tende. Dopo essersi tolto anche i pantaloni si sdraia a letto, chiude gli occhi, affondando il viso nella federa che odora di shampoo e sudore e rilassa tutti i muscoli, ma la sua mente non vuole smettere di macinare formule e teoremi e dietro le palpebre vede il testo degli esercizi. Proprio quando pensa che non prenderà mai sonno la stanchezza prende il sopravvento e si addormenta improvvisamente.


*


Viene strappato via dal suo sonno profondo da un forte rumore inaspettato. Apre gli occhi di scatto, con una accennata tachicardia, e si guarda attorno confuso, gli occhi ancora appannati dal sonno. Gli ci vuole un po' prima di capire cosa sia quel rumore: è solo il suo telefono che squilla. Non si ricorda dove l'abbia buttato quando si è spogliato. Non ha voglia di alzarsi, la testa è ancora pesante di sonno e vorrebbe solo richiudere gli occhi, ma quell'aggeggio infernale non smette di suonare e Minho sa che se è Key non smetterà finché non avrà accettato la chiamata. Sbuffa pesantemente, barcolla giù dal letto, cercando di individuare il luogo di provenienza del rumore, che capisce essere i pantaloni buttati vicino alla finestra. Come aveva immaginato è Kibum. Accetta la chiamata e grugnisce un “pronto”.
-Hai idea di che ore siano?- Key sembra seccato.
-No-.
-Sono le sei meno un quarto-.
Cazzo, ha davvero dormito così tanto?
-Non ho pranzato-, Minho biascica, ma è una considerazione per se stesso.
-Ti abbiamo tartassato di messaggi, che hai fatto tutto 'sto tempo?-
-Dormito. Sono tornato morto-.
Key, dall'altro capo del telefono (e del mare), sospira: -come ti senti adesso?-
-Ho ancora sonno,- protesta Minho, ma ora che Key ha abbandonato il tono accusatorio è disposto più di buon grado a svegliarsi del tutto.
-Ma quindi è andata bene? Ce l'hai fatta? Io e Jun potremo intonare cori imbarazzanti il giorno della tua laurea?-
-Non allargarti adesso, non voglio fare prognostici. Non voglio tirarmi merda da solo-.
-Come siamo superstiziosi,- Minho può letteralmente sentirlo tirare su un sopracciglio in una espressione scettica -se vuoi ti leggo l'oroscopo di Cosmopolitan, così saprai per certo il tuo futuro-.
-Dai, sentiamo-, si alza dal letto dirigendosi verso il cucinino, perché la pancia ha cominciato a brontolare e si sente anche insolitamente debole.
-Vediamo, vediamo, vediamo,- canticchia Key e Minho sente il frusciare delle pagine, -ecco, Saggittario: smettere di rompere il cazzo perché il vostro test universitario sarà andato bene-.
Minho quasi sputa il sorso d'acqua ghiacchiata che aveva appena bevuto, perché scoppia in una risata.
Una nuova voce gli giunge dall'altro capo del telefono, la sente più lontana rispetto a quella di Key: -Wow, è piuttosto preciso!-
-Sei con Jonghyun?- domanda Minho, riconoscendo la voce.
-Yep- sente risponde Key e poi alcuni rumori fastidiosi invadono il suo orecchio.
-Hey, Minho-ah! Son contento che sia andata bene, sapevo che ce la potevi fare!- la voce di Jonghyun gli arriva chiara adesso, e sente le proteste di Key in sottofondo, che rivuole il telefono indietro.
-Grazie hyung, io non ne ero altrettanto sicuro ma apprezzo la fiducia-.
L'acqua fredda è stata come un bagno rigenerante per le sue sinapsi e finalmente i suoi neuroni gli permettono anche di sorridere. Nuovi rumori molesti, indicanti che i due dall'altro capo si stanno litigando la cornetta, giungono ancora, mescolati a mezze frasi e Minho approfitta del momento di distrazione per aprire lo sportelletto sopra i fornelli e pescare una merendina; poi è nuovamente la voce di Key che si fa sentire chiaramente:
-Torna a leggere Cosmopolitan e non rompere. È inutile che fai quella faccia, tanto lo so che lo trovi interessante, bello mio-, ovviamente non rivolgendosi a Minho
-Oh, ma lo sapete che io sono ancora qui?- cerca di attirare l'attenzione quest'ultimo, premendo il bottone del viva voce, in modo da avere le mani libere per lavarsi un'insalata.
-Scusa. Dicevamo? Raccontaci com'è andata. Voglio sapere tutto. Qualche bel ragazz-- AHIA! Scemo! Cos'è, sei geloso? Possiamo sempre fare una cosa a tre-.
Minho scuote la testa, sorridendo esasperato. Da quando Key e Jonghyun stanno assieme non fanno altro che prendersi in giro, prendersi a colpi, punzecchiarsi e fare tanto, ma tanto, sesso. Minho un po' li invidia.

È successo non molto prima che lui partisse per Seoul, se ripensa a quel periodo ora gli viene da ridere, ma sul momento era stato tutto abbastanza drammatico, forse un po' infantile e molto shojo manga, ma decisamente drammatico: Key e Jonghyun erano andati a letto insieme dopo una festa, ed erano così ubriachi che, ancora oggi, non sono sicuri di come ci siano arrivati nel letto di Kibum, nudi. La rivelazione più sconvolgente, comunque, era stata scoprire che durante la festa in spiaggia (Minho non non si ricorda più neanche quanti anni siano passati) , quella dove avevano incontrato Jonghyun per la prima volta, lui voleva provarci con Key, e anche Key ci avrebbe voluto provare con lui se Choon Hee non l'avesse preso in disparte e, precedendolo, gli avesse detto che aveva messo gli occhi addosso a quel ragazzo carino con il sorriso da T-Rex di Toy Story. Kibum allora aveva accantonato l'idea di provarci, perché era una festa in spiaggia, aveva della vodka alla fragola mischiata con un succo ai frutti di bosco tutta per sé e di ragazzi carini per un flirt notturno era pieno. Il flirt notturno di Choon Hee però si era trasformato in una relazione duratura, e Kibum si era scoperto attratto, oltre che dal corpo muscoloso e dal sorriso assassino di Jonghyun, anche dal senso dell'umorismo dell'altro, dalla sua voce quando canta, accompagnandosi con a chitarra acustica, dalla sensazione che gli dà cavalcare la sua Harley Devilson dietro di lui, dalla sua maniera di ragionare, dalla sua gentilezza e se si chiedesse a Key l'elenco delle qualità di Jonghyun che l'hanno fatto innamorare non finirebbe certo qui. E quindi il flirt di Choon Hee si era trasformato per Key in un amore che pensava non corrisposto. Fino a quella notte, per lo meno.
Key ricorda che Jonghyun era stato seduto in un angolo per tutta la sera, lui invece aveva cominciato a bere da presto e si stava rendendo un po' ridicolo in mezzo alla pista da ballo, ricorda che ogni volta (e pensa che succedesse abbastanza spesso) che guardava nella direzione dell'altro, trovasse gli occhi di questo su di lui. Poi si ricorda di essersi seduto vicino a lui e di avergli rubato la bottiglia di birra fresca dalle mani, ne ha bevuto un sorso, se l'è passata sulle guance e sul collo, perché era decisamente accaldato ed ad invitato Jonghyun a ballare con sé. Non pensava che l'altro avrebbe accettato, invece si sono trovati in mezzo alla pista, ad agitarsi sconnessamente e da lì diventa tutto confuso.
E dopo la rivelazione del tradimento c'erano state urla, pianti, occhi neri, parole che hanno fatto male, e alla fine il perdono, perché comunque sono una famiglia.
L'unica che non aveva messo bocca nella faccenda era stata mamma Choi, si era limitata a lasciare una teglia della sua famosa torta al limone fuori dalla porta di Kibum, il giorno che quest'ultimo era scappato via da casa Choi, in lacrime, perché sia Minho che Choon Hee erano infuriati con lui.
E ora sono insieme, lui e Jonghyun. Choon Hee li ha perdonati. Minho a farlo ha impiegato davvero poco. Stanno insieme e son felici. Nella casa di Key, che era sempre così vuota, ora c'è una chitarra non sua, un casco da moto verde acido, un altro spazzolino nel bagno e un paio di ciabatte in più, a forma di dinosauro, all'ingresso.


*


Key finalmente gli permette di agganciare il telefono che è passata quasi un'ora e mezza, la testa comincia a fargli male e vuole solo spegnere il cervello. Si sente ancora stanco e svuotato. Poggia il telefono, cerca qualcosa da sgranocchiare ed accende il pc per guardare qualcosa di inutile e poco impegnativo che lo aiuti a staccare la spina completamente. Il telefono vibra ancora prima che riesca a premere play. È un messaggio vocale, di Kai. Minho alza un sopracciglio premendo play per ascoltarlo, visto che il migliore amico di Taemin raramente gli manda messaggi, e sa che si stanno preparando per il comeback, quindi dovrebbero avere a mala pena il tempo per respirare.

Hey, hyung, senti, non dovrei dirti nulla, ma Taemin ha deciso di farti una sorpresa e dopo le prove viene da te. Siccome si sta, tipo, letteralmente aprendo il culo per riuscirci, non vorrei che tu invece volessi uscire ad ubriacarti e poi lui non ti trovasse. Perché nel caso dovrei ucciderti. E niente. Complimenti per il tuo test, comunque, Taemin mi ha detto che è andato bene.”

Kim Jong-In, aka Kai, è così: strafottente, maleducato e protettivo nei confronti di Taemin. La prima volta che si sono incontrati Minho l'ha quasi preso a pugni, ma alla fine l'altro ragazzo gli ha dato la sua sacra approvazione ed hanno smesso di abbaiarsi a vicenda. Minho è contento che Taemin abbia qualcuno come Kai al fianco, nella sua vita quotidiana, perché è sicuro che darebbe una gamba per lui.

E quindi con le farfalle nello stomaco preme play e si mette comodo per una maratona di cartoni animati finché non arriverà Taemin.



*


Quando sente bussare alla porta lo stomaco fa una giravolta. Preme la barra dello spazio per mettere in pausa l'episodio che guardava in streaming, si alza di fretta e apre senza neanche chiedere chi è. Ed è lui. Minho sorride come un ebete, Taemin entra in fretta passando sotto al suo braccio.
-Be', non dici nulla?- Taemin lo guarda, con entrambie le soppracciglia alzate.
-Cosa sono quei capelli?- anche Minho ha alzato entrambe le sopracciglia, e lo guarda tra il meravigliato e il divertito, improvvisamente dimentico di tutte le cose riguardanti la sua mattinata che non vedeva l'ora di raccontare al suo ragazzo.
Taemin non è più biondo da un po', ma ora ha i capelli castani lunghi il doppio dell'ultima volta che l'ha visto, dalla quale non era decisamente passato abbastanza tempo perché crescessero così tanto.
Il minore increspa un po' le labbra, indispettito: -Non mi guardare così, eh! Fa parte del concept per il comeback!- poi aggiunge, imbronciato -non ti piacciono, vero? Sembro una ragazzina! Mi dovrebbero prendere nelle F(x)-.
Minho scoppia a ridere e gli va incontro -Ma smettila, mi piacerai anche con i capelli rasati per il servizio militare, e credo che i tuoi fan la pensino come me-, gli accarezza una guancia morbida e poi infila le dita tra i suoi capelli, scendendo sulla nuca sente l'attaccatura delle extension, stringe delicatamente il pungo introno alle ciocche e sorride malizioso.
-Sai, potrebbero essere anche abbastanza eccitanti... da tirare in certi momenti-.
Taemin sbuffa una risata e gli morde lievemente un guancia: -Magari dopo vediamo-, si allontana da lui andandosi a sedere su una delle due uniche sedie presenti nell'appartamento, -ora devi raccontarmi tutto quello che è successo oggi!- dice sbattendosi i palmi sulle cosce per dare risolutezza al suo imperattivo.
Minho sospira alzando gli occhi al cielo, come se gli dispiacesse, e comincia a raccontare tutto, incalzato da Taemin che chiede i dettagli, fa battute che li fanno scoppiare a ridere entrambi e, alla fine, dopo che uno scoppio di ilarità particolarmente forte si spegne, Taemin lo sta guardando con quello sguardo: quel piccolo sorriso che fa qualche volta, molto raramente, che lo fa apparire così maturo, vecchio e solido come uno scoglio in mezzo al mare.
-Che c'è?- chiede Minho, ancora con le lacrime agli occhi, sentendosi un po' in imbarazzo.
Taemin continua a sorridere, si alza dalla sedia e si avvicina a Minho senza dire niente. Si siede a cavalcioni sulle gambe del moro, posa una mano sulla sua nuca e lo fissa dritto negli occhi: -Io lo sapevo che ce l'avresti fatta-.
Non è una frase di circostanza, e Minho lo sa. Taemin è la persona che ha creduto in lui più di tutti. Non che le altre persone importanti della sua vita non credessero in lui, ma forse, a furia di ripeter loro che non ce la poteva fare, anche loro, sotto sotto, avevano finito per crederci.
-Grazie. Io... non ce l'avrei fatta senza di te-, e neanche questa è una frase di circostanza.
Il sorriso di Taemin si fa più grande, perde la sua serietà e Minho ricambia sporgendosi in avanti per premere le sue labbra su quelle del proprio ragazzo, chiedendosi, nel momento in cui le sente così meravigliosamente morbide e piene contro le proprie, perché abbiano perso del tempo a parlare quando potevano fare quello.
Lo bacia lentamente, e la mente si svuota mentre preme le labbra su quelle morbide e piene di Taemin. Averlo più vicino gli fa male, si domanda come ha fatto a sopportare di averlo lontano per mesi quando, ora, se non riesce a vederlo per una settimana, sente nello stomaco la stretta della sua mancanza quando guarda fuori dalla finestra o ride da solo per un programma tv.
Minho non è un ragazzo solitario, è cresciuto con una sorella rompiballe che invadeva la sua privacy, un migliore amico che se avesse preso domicilio in casa sua non sarebbe cambiato molto e poi Jun, che spuntava quando meno te lo aspettavi, e solitamente quando avevi bisogno di qualcuno. Non è mai stato Mr Simpatia, prima troppo impegnato a dare il meglio per fare amicizia con i ragazzi che lo guardavano sempre con un velo di invidia dietro gli occhi sorridenti, e poi troppo arrabbiato e deluso dalla vita per dare fiducia a qualcuno abbastanza da avvicinarglisi. Key a differenza sua era sempre stato aperto alle nuove amicizie, perché riusciva a trovare il giusto equilibrio nelle relazioni, senza buttarsi a capofitto dentro queste, rischiando di affogarci, ma entrandoci lentamente, come si fa quando l’oceano è freddo. Minho ha sempre guardato il nuovo come un gatto impaurito che rizza il pelo e gli soffia contro, così aveva fatto anche con Taemin.
Infila le mani fredde e un po’ umide -perché fino a poco prima stringevano un bicchiere di acqua gelata- dentro la maglietta dell'altro ragazzo, e le adagia sulla pelle calda della schiena, la punta del medio e dell’indice che si infila appena sotto la vita dei jeans e i pollici che accarezzano le ossa sporgenti del bacino. Taemin rabbrividisce per il freddo e ridacchia un “stronzo” contro la bocca di Minho, ma altre potreste muoiono quando il moro afferra tra i denti il labbro inferiore del minore, stringendo abbastanza da far sembrare la stretta un morso, ma non abbastanza da fargli male, e lo succhia nella propria bocca. Le mani di Taemin si stringono sul suo petto, i polpastrelli affondano appena nei pettorali, e i loro occhi si incontrano, mezzi chiusi, e le labbra si incurvano appena all'insù. Minho lascia andare il labbro di Taemin e quest’ultimo preme ancora le loro labbra in un bacio a stampo.
Poi la pancia di Taemin brontola in maniera imbarazzante.
Minho lo guarda severo: -Hai mangiato oggi?- non sarebbe la prima volta che l'altro si dimentica di mangiare, durante una giornata impegnativa.
Taemin stringe le labbra imbarazzato e si aspetta la strigliata -Alle 11 e mezza, alla pausa....-
Minho sospira e sa che arrabbiarsi non servirebbe a nulla.
-Dai spostati, di preparo qualcosa- riempire quella pancia magra invece sì.
In realtà in frigo non ha più praticamente niente, giusto uno yogurt e tre uova.
-Ti va una frittata?-
-È okay-
Taemin scolla le spalle e si siede comodo, mentre Minho prende una pentola e accende il fuoco. Per qualche motivo casa di Minho gli piace davvero tanto: la mattina si vede l'alba dalle finestre strette che percorrono tutta la lunghezza della parete sinistra e gli viene voglia di rintanarsi sotto le coperte, chiacchierare, bere, cucinare e fare l'amore. È una casa così intima e per una qualche ragione la sente loro. Una zona franca tra i loro due mondi. Una zona franca tra il mondo di Raggio di Sole e quello di Taemin. Un posto dove può uscire dal suo mondo e sentirsi comunque ancora addosso la spossatezza appagante di una giornata di prove, la gola che brucia, le gambe dolenti. Gli piace.
Poggia il mento sul palmo della mano, e concentra la sua attenzione su Minho: ha i pantaloncini da ginnastica che lasciano scoperte la maggior parte delle gambe magre, pelose, come raramente se ne vedono tra gli idol, ma che gli piacciono così. Sono delle gambe davvero maschili. Ha una maglietta bianca stropicciata e i capelli disordinati, le punte che vanno in posti disparati. Gli piace vederlo così, ovviamente mentirebbe se dicesse che non gli piace vederlo in tiro, con i jeans stretti e la camicia sagomata.
Ma quando non vede così non può fare a meno di pensare a--
- A che pensi?- domanda Minho, vedendolo assorto.
-Alla prima volta-.
Minho non ha bisogno di chiedere a cosa si riferisca, è implicito nella sfumatura della sua voce che stia parlando della prima volta che l'hanno fatto – Sembra una vita fa...-
-Sembra una vita e sembra un attimo. E' passato meno di un anno, alla fine-
E Minho realizza solo in quel momento una cosa: -E' passato più di un anno dalla prima volta che ci siamo baciati!- lo urla quasi, sembra sconvolto, la bocca rimane aperta.
Taemin ride, si alza dalla sedia e lo raggiunge ai fornelli. -Cos'è, volevi festeggiare l'anniversario? -
Gli toglie il mestolo di legno dalle mani, perché ha perso completamente d'occhio le uova e si stanno già attaccando al fondo rovinato della padella antiaderente.
-Forse l'abbiamo fatto, non ricordo se ci siamo visti quel giorno- Minho alza le spalle, si posiziona dietro Taemin e gli circonda il torace con le braccia, poggiando le mani sulla sua pancia piatta.
-Più di un anno che ti sopporto-, scherza l'idol
-Più di un anno che fai il miglior sesso della tua vita- Minho lascia un bacio sul suo collo lungo, in quella porzione di pelle dietro l'orecchio che ha imparato a conoscere bene, e che fa rabbrividire Taemin e ricopre la sua epidermide di una leggera pelle d'oca.
Taemin si gode il piccolo bacio e poi cerca di intercettare lo sguard
o dell'altro, alzando le sopracciglia in uno sguardo scettico.
Minho lo pizzica sui fianchi facendolo sobbalzare -Ah, perché, non è così?-
Taemin ride e si dimena, cercando di sfuggire a quelle mani, senza impegnarcisi troppo.
-Dai, sì- ammette infine, senza fiato, ed i suoi occhi sono ancora velari dall'ilarità, ma son sinceri. -Ti ricordi la prima volta?-
Minho lo stringe di nuovo, Taemin spegne il fornello.
-Certo che sì-
L'idol si lascia andare all'indietro, poggia la schiena contro il petto del moro ed abbandona la testa sulla sua spalla, abbandonando parte del suo peso sul corpo dell'altro. Minho si china, cerca di baciargli il collo, da quella inclinazione non riesce, ed ora ci sono anche tutti quei capelli che intralciano. Abbandona la pancia di Taemin con una mano e la infila tra le ciocche nocciola, spostandole per scoprire le pelle e spingendo il collo a reclinarsi per lasciala maggiormente esposta. Ora le sue labbra riescono a trovare la loro strada per posarsi lievi in una scia di baci, su e giù, confusi, sconnessi, ipnotici.
-Eravamo così in imbarazzo- ricorda Taemin, sorridendo, mentre si gode quelle coccole, e sente quella familiare sensazione al basso ventre, che non riesce a descrivere, ma che sa che vuol dire che continuando di quel passo di lì a poco avrà un tremenda voglia di sentirlo dentro. -io sentivo un sacco la tensione. Erano mesi che ne parlavamo. Cazzo, erano mesi che ci mandavamo messaggi osceni. Io ero lì solo per quello, solo per te, e tu lo sapevi-- -
Minho soffia contro il suo orecchio, facendo rabbrividire Taemin che si deve interrompere, perché un sospiro tremulo lascia il suo copro e per una frazione di secondo deve ricordarsi come respirare.
-Se ci penso mi sento così scemo, anche se comunque è stato pure romantico, durante la prima nevicata dell'anno. Non facevo altro che ridere, mi faceva tutto il solletico, tu eri così silenzioso e mi mettevi in soggezione...- Taemin continua a parlare
Gli piace parlare in certi momenti -gli piace parlare durante il sesso. Non a sproposito: gli piace che Minho gli dica esattamente cosa vuole e come lo vuole e gli piace dirlo, gli piace ansimare, gemere, imprecare. A Minho piace guardarlo mentre geme e si contorce per il piacere, sotto i suoi tocchi, gli piace ammirarlo in silenzio. Ma hanno trovato un buon compromesso tra le due cose, dopo poco tempo-.
Minho infila la mano sinistra sotto la maglietta dell'idol e traccia una lunga linea orizzontale, con la punta delle dita, fantasma, lungo il lembo di pelle tra l'ombelico e l'elastico dei boxer di marca che spunta dai pantaloni a vita bassa. Taemin trattiene il respiro per una frazione di secondo, portando indentro la pancia, e il bacino si spinge all'indietro -scontrandosi subito con quello di Minho- in un tentativo inconscio di sottrarre la palle alla stimolazione che il suo cervello non è riuscito ancora a catalogare come piacevole o meno. A Minho piace torturalo così, e ridacchia contro il suo collo.
-Il solletico così?- domanda impertinente, ripercorrendo al contrario il movimento delle dita.
Taemin si gira in quell'abbraccio e lo guarda dritto negli occhi: -Sì, il solletico così...-
Sorride inclinando la testa, ed è un tipo di sorriso che si è dovuto allenare a fare davanti allo specchio, per far urlare le fan, perché altrimenti non sarebbe mai stato suo, ma fa un certo effetto anche su Minho e in questi momenti gli piace giocare. Porta una mano sulla nuca nel più grande, immergendola nei capelli scuri, sente l'attaccatura bagnata di sudore, e preme leggermente perché Minho abbassi la testa per poggiare la fronte sulla sua. La loro pelle è sudata ed appicicaticcia a causa dell'umidità estiva che entra dalla finestra aperta, ma neanche ci pensa.
Taemin sospira direttamente sulle labbra lucide di saliva di Minho: -Ma poi me lo hai preso in bocca... e non ho avuto più nulla da ridere-.
Minho chiude gli occhi e si morde il labbro inferiore perché Taemin che dice le porcherie glielo fa venire duro, da morire. Dietro le palpebre vede quella sera di inizio gennaio: i capelli ancora biondi di Taemin sparsi sulla federa borgogna e i tratti del suo viso distorti dal piacere. L'aveva guardato rapito, spingendosi dentro di lui non tanto per goderne quanto per vedere l'espressione sul suo volto cambiare, per sentire i gemiti, il suo nome ansimato. Voleva fare scorta di quelle immagini per l'inverno, freddo a causa nella mancanza del calore del corpo dell'altro.
Quando riapre gli occhi neri sono profondi come abissi, Taemin sa che non si gioca più e ne è felice. Si tuffa a capofitto in quegli abissi, naufragando nella profondità della sua bocca, le lingue in tempesta e del porto non gliene frega niente. Ma il bacio comunque finisce, e rimangono fermi per qualche secondo, stretti l'uno all'altro, i nasi che si sfiorano, e riprendono fiato. Sulle labbra umide e pulsanti i loro sospiri profondi hanno il retrogusto di quello che verrà dopo.
-Sdraiati-, sussurra Taemin, spingendo con l'indice premuto al centro del petto Minho.
Minho accenna un sorriso interessato ed arretra verso il letto, trascinando con se Taemin per la maglietta. Quando sente il materasso scontrarsi con i polpacci si toglie la maglia, continuando a guardare l'idol negli occhi, mostrando il suo petto tonico ma non più tanto abbronzato.
-Sdraiati-, ordina ancora l'altro ragazzo, spingendolo giù con la mano aperta sul petto.
Minho obbedisce, di sdraia sul materasso, piega le braccia dietro la testa mettendosi comodo. Taemin lo osserva, i suoi occhi vagano dalla testa ai piedi del ragazzo e un sorriso che, questa volta, non ha nulla di malizioso gli incurva le labbra. Minho è davvero bello. Qualche volta se ne rende conto davvero.
-Cosa è quella faccia?- domanda il moro, sorridendo a sua volta.
Taemin scuote la testa, rifiutandosi di rispondere, e si sfila la maglietta gettandola in un angolo del letto.
Si slaccia anche i pantaloni stretti, che Minho odia perché è sempre difficile toglierli, li fa calare lungo le cosce e poi li scalcia via lasciandoli a terra.
-A che pensi?- domanda a Minho, salendo sul letto e mettendosi a cavalcioni sul suo bacino.
Minho posa le mani sui suoi fianchi, sopra il tessuto dei boxer e stringe appena, affondando le dita nelle natiche piccole e morbide. Taemin si sporge sul suo viso, rimandendo a poca distanza da esso, gli occhi negli occhi, i suoi capelli che cadono a solleticare la pelle della fronte e delle guance del maggiore.
-Mh, a che pensi?- ribadisce la domanda, muovendo la testa a destra e a sinistra per far strusciare i loro nasi.
­
-Che sei brutto,- sussurra Minho, e sulla bocca di Taemin si apre un sorriso.
-Anche tu sei brutto,- bisbiglia il minore prima baciarlo sulla bocca: labbra aperte
e umide che si premono intense.

-Sei brutto da morire,- gli dice ancora, quando il bacio si interrompe, guardandolo negli occhi, per poi stampargli un bacio sul naso, uno sulla guancia e tirargli leggermente i capelli corti per fargli inclinare il viso verso destra, in modo tale che possa dedicarsi al suo collo liberamente.
Minho chiude gli occhi e si lascia andare al tocco di quelle labbra estremamente morbide e umide sul collo, che si premono sulla sua pelle senza logica, lentamente, accompagnate da qualche guizzo di lingua. La mano di Taemin gli accarezza la striscia di pelle sotto l’ombelico, lentamente, anche questa disegnando percorsi immaginari e casuali, se non fosse per il soffermarsi delle dita tra la striscia di peli che finisce dentro le mutande, ogni volta che ci passano. E’ sempre lo stesso gioco, Minho sa come finirà e mentre il suo respiro si fa impercettibilmente più pesante già pregusta ciò che verrà dopo.
E dopo vengono ansimi, mani che si cercano, intimità, sudore che gocciola; vengono sorrisi, baci, denti e unghie, lingue; vengono spinte, calore, gemiti, dita che stringono tra le ciocche di capelli, e dopo viene tutto quello a cui pensano la notte, quando son da soli. E dopo viene tutto quello di cui hanno bisogno.


*

Il letto di Minho è troppo piccolo per tutti e due, sopratutto a causa della tendenza di Taemin a mettersi in obliquo occupandolo tutto, e ancor di più nelle notti d'estate in cui si svegliano madidi di sudore se dormono abbracciati, ma in questo momento, con la coperta ancora fresca sulla pelle e la spossatezza appagante dell'orgasmo ancora addosso, non potrebbero essere più comodi.
-Sai cosa penso?- sussurra Minho, accarezzando con la punta delle dita la schiena candida e liscia di Taemin.
- Che la materia strana generata da uno scontro di nuclei potrebbe annichilire il mondo? - (le chiamate di Minho nell'ultimo mese di studi erano state un po' tecniche)
-No, a fare sesso in spiaggia. L'hai mai fatto?-
Taemin ride, tirando su la testa in modo da poter guardare Minho in faccia.
-Certo, non li hai visti i titoli sui giornali scandalistici? “Atti osceni in luogo pubblico” “Lee Taemin omosessuale”-, scuote la testa, -penso mi sarei ritrovato una bomba sotto casa, lettere minatore fino alla fine dei miei giorni e mi sarei dovuto rasare la testa per chiedere perdono allo stato coreano come ha fatto quella idol giapponese-
-L'estate prossima lo facciamo-, Minho lo guarda negli occhi, serio.
-Ma hai sentito quello che ti ho detto?-
-Dai, di notte, in acqua, non ti va?-
Taemin lo guarda, gli occhi di Minho stanno brillando, fissi nei suoi.
-Non so se è una buona idea...- in realtà gli va e come.
Vorrebbe farlo con Minho ovunque. Vorrebbe fare con Minho tutto ciò che non ha mai fatto.
-Nudi nell'oceano nero, a mezza notte, non sarebbe bello fare l'amore immersi nella luce della luna?-
Non usano mai il termine “fare l'amore”, è troppo da romanzetto rosa, ma questa volta, anziché far ridere Taemin, la parola, accarezzata dalla voce di Minho, lo colpisce direttamente nelle budella. Abbassa la testa, poggiando la fronte sul petto del moro, perché ha paura di essere arrossito, o qualcos'altro di ugualmente ridicolo.
-Va bene- borbotta, la voce strozzata dalla posizione scomoda in cui ha piegato la testa.
Minho lo afferra per le spalle -Non ho capito-, incalza.
-Ho detto che va bene!-
Minho lo spinge di peso via da sé, e senza alcuna leggiadria si sposta, facendo scricchiolare le doghe in maniera inquietante, per sedersi sul bacino dell'idol.
-Promettimelo-.
Minho guarda Taemin fisso negli occhi, di nuovo, le sue mani ruvide scendono dalle spalle lungo le braccia, per incontrare le mani dell'altro ragazzo ed intrecciare le loro dita.
Taemin distoglie lo sguardo, un po' in imbarazzo, e lo concentra sulle labbra dell'altro, che sono ancora umide, rosse e gonfie per i loro baci.
Prende un mezzo respiro prima di parlare, perché le loro non sono parole al vento: -Te lo prometto-, afferma serio, puntando nuovamente lo sguardo in quello di Minho, che non ha smesso di cercare i suoi occhi.
E loro vanno avanti così, la loro relazione si scandisce a promesse da mantenere, e si fidano ciecamente, perché altro non hanno e se ci pensano è come un tuffo sott'acqua: stai risalendo, vedi la luce ma l'aria ti manca e per un attimo pensi “io muoio qui”, ma comunque continui a nuotare.
-Grazie-, dice semplicemente Minho, suggellando quella nuova promessa con un bacio.


-Devo mettere la sveglia, non farmi addormentare.- sussurra Taemin, senza aprire gli occhi, mentre Minho gli accarezza i capelli, come se fossero il pelo di un gatto.
-Non hai neanche mangiato, vuoi qualcosa?-
Taemin annuisce pigramente e Minho gli stampa un bacino sulla testa prima di alzarsi e travasare la frittata, ormai fredda, su un piatto. Si siede sul bordo del materasso ed e osserva Taemin, ancora nudo, che si riposa con gli occhi placidamente chiusi. Più il tempo passa, più trova i difetti nel viso apparentemente perfetto di Taemin, più lo trova bellissimo.
-Hey, ciccione, apri la bocca-, taglia con le dita un pezzo di frittata e lo passa sotto il naso di Taemin, che respira profondamente e poi spalanca la bocca, tenendo sempre ghi occhi chiusi.
Minho lo imbocca finché il piatto non è vuoto, in poco tempo, visto che la porzione era per una persona.
-La sveglia...- sussurra Taemin, e dalla sua voce si percepisce la stanchezza che ha addosso.
-Per che ora?- domanda , recuperando il proprio cellulare.
-Per le cinque-.
È già mezzanotte meno un quarto. Gli occhi di Minho si fanno improvvisamente lucidi. Taemin è lì per lui, dopo una giornata stressante, sacrificando prezioso tempo prima di un'altra giornata stressante. Ha un fiume di parole di gratitudine che gli sgorgano direttamente dal cuore, ma che gli muoiono in gola in maniera quasi dolorosa. In realtà non trova le parole adatte per dire grazie per quel sacrificio, che sembra piccolo ma in realtà sa bene quanto sia immenso. Quindi non dice nulla. Imposta la sveglia, il telefono lo avverte che mancano 5 ore e 15 minuti prima che essa suoni e lui si sente in colpa per aver tenuto sveglio Taemin fino a quell'ora. Si rinfila a letto ed entrambi si agitano un po' per trovare una posizione comoda: stanno su un fianco e il suo petto è contro la schiena di Taemin e le sue braccia che se lo stringono contro. È strano il bisogno che sente delle volte, si potrebbe dire fisiologico, di stringerlo forte, fino a fargli un po' male. Taemin odora di sudore e shampoo, Minho affonda il viso nei suoi capelli lunghi e vorrebbe che si sciogliesse sotto le sue dita come acqua, per tuffarcisi dentro e annegare, per non tornare più a galla, mai più.
-Parliamo?- sussurra Taemin.
-E' tardi, devi dormire Raggio di sole-.
-Allora parlami tu...-
Minho sospira appena e comincia a parlare, bisbigliando. Gli racconta quelle cose stupide che prima non gli ha detto, come dei peli del naso che aveva il professore che gli ha passato il test, che sembravano tipo la foresta di Narnia, e dell'uomo che è salito sul pullman con la busta di pesce, quando stava tornando, e dei gattini che ci sono nel giardinetto del condominio poco più giù nella sua strada. Mentre gli parla di queste cose, spesso in modo sconnesso perché anche lui comincia ad essere assonnato, Taemin sorride e pensa qualche risposta, troppo stanco per formularla, prima di scivolare nel sonno, ancora sorridente, cullato dai sussurri di Minho. L'indomani lo aspetta una giornata pesante, ma di andare lì quella sera n'è valsa la pena anche solo per il sorriso che ha illuminato il volto di Minho quando gli ha detto che probabilmente il test è andato bene; la sensazione di calda felicità ed orgoglio che gli ha invaso il petto è stata abbastanza da ripagare il sacrificio. Sapere che Minho ha finalmente preso in mano la penna e si è deciso a scrivere da solo il suo futuro è valsa la pena. Alla fine è questo l'amore, volere la felicità dell'altro e voler condividere la propria, di felicità, con l'altro. Niente di più semplice. E da questo ne deriva tutto il resto.
Minho ha lasciato la sua casa, la sua famiglia, ha lasciato se stesso, per il suo Raggio di Sole, grazie al suo Raggio di Sole. Taemin mette da parte un po' della sua vita per Minho e trova quella speciale felicità che gli applausi non danno. E ne vale la pena: Ne vale la pena per gli abbracci, ne vale la pena per i sorrisi, per il sesso, per gli sguardi, per le parole, per i litigi. E vada come vada, non penseranno mai che in realtà non ne sia valsa la pena.







Note finali (leggetemi sproloquiare ancora un po', please): 

Ho cominciato questa fic in quarta superiore, ed ora mi sto per laureare. Quando ho cominciato a scriverla c'era moltissimo di me dentro, e anche delle persone a me più vicine, questa fic per me è come un vecchio album di fotografie, ci ritrovo i miei amici e i bei momenti, dentro.  Devo essere sincera, questa è la fine che avevo progettato quando ho cominciato a scrivere, ma non è la fine che mi rappresenta adesso ed ho trovato ostico buttarla fuori. Era giusto che finisse come doveva fare dall'inizio, però.
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno letto, quelle che hanno lasciato una traccia del loro passaggio e soprattutto quelle che hanno commentato. Il fandom degli SHINee, questa fic e le autrici meravigliose che ho conosciuto qui, mi hanno aiutato tantissimo a crescere dal punto di vista letterario. Durante quest'anno ho avuto dei meravigliosi successi nel campo della scrittura creativa, e se sono arrivata ad avere queste piccole gioie è anche grazie al supporto che ho avuto qui. Grazie ancora, davvero, a tutti.
La mia vita è cambiata così tanto che con la metà delle persone che dovevo ringraziare nel capitolo finale, non ne fanno più parte. Mi rattrista un po', ma è la vita, e va bene così alla fine. 
Avrei voluto rigraziare quella che era la mia compagna di banco, perché c'era sempre quando mi serviva sostegno per plottare; e eos_92, il cui esempio mi ha fatto crescere esponenzialmente in poco tempo, mi ha aiutato a crearmi uno stile e mi ha fatto capire il reale potenziale di una fanfic (se leggi batti un colpo, pls).
Chi è rimasto è Bobby... la mia beta, il mio Jun, la mia quasi poetessa.
E soprattutto, dall'altra parte de mondo, chi è rimasto è A. L'altra metà della mia anima. Tutto quello che sono e tutto quello che scorre nelle mie vene. Grazie di tutto, e letteralmente: grazie di esistere. Se OC ha visto la fine è solo per te.
Postare l'ultimo capitolo di OW per me vuol dire finire per la prima volta in vita mia una longfic, è un po' come dire "non è mai troppo tardi". Non sto finendo solo una stupida fanfic oggi, sto chiudendo un capitolo della mia vita.
Spero che questo viaggio un poco vi abbia fatto emozionare.
Vi prego, lasciate un segno del vostro passaggio, è dal 2013 che non provo l'ebrezza di ricevere una recensione su EFP, ahahahahaha.

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