Fusa

di SellyLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fusa ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** Fusa ***


 

Fusa

 

 

 

«È imbarazzante!»

Non si era vergognato così tanto nemmeno la prima volta che aveva sfilato da bambino e, in passerella, era scivolato rovinosamente; sotto lo sguardo severo e deluso di Gabriel Agreste, aveva trovato rifugio e conforto tra le braccia di sua madre. Da allora ne aveva fatta di strada, aveva imparato cosa significasse essere un modello e come le sue azioni avessero una ricaduta sul buon nome della famiglia e potessero mettere in cattiva luce suo padre, famoso stilista.

Mettersi a fare le fusa – seriamente le fusa? – alla sua partner durante un combattimento, perché si erano trovati a stretto contatto l’uno con l’altra rientrava tra le sue esperienze più imbarazzanti di sempre!

Perché, poi, aveva avuto quella reazione? Non era la prima volta che finivano in posizioni compromettenti.

Fortunatamente Audimatix aveva preso in mano la situazione, ricordando ai due eroi che erano nel bel mezzo di una lotta, non c’era tempo per le spiegazioni – anche se Chat Noir sperava che non arrivasse mai quel giorno, perché non aveva idea di cosa avrebbe potuto dirle!

«Io non la vedo così!» commentò sornione Plagg, mentre si gustava una fetta di formaggio, dopo che avevano trovato riparo nella stanza di Adrien.

Che altra risposta poteva mai aspettarsi dal suo kwami?

«Per forza, tu sei un gatto!» Adrien gli lanciò un’occhiataccia, che l’altro parve non cogliere; con il Camembert tra le zampe, nulla aveva più importanza.

«È un disastro. Plagg, mi devi aiutare. Questo non deve succedere mai più!»

«Impossibile.»

Definitivo. Il suo commento gli giunse alle orecchie come una sentenza di morte, senza appello, senza via di fuga, senza uscita alcuna.

Iniziava a vedere nero e cominciava a percepire i primi chiari segnali di un’iperventilazione ad hoc.

Cosa significa?  

«Come? Vuoi dirmi che non esiste un modo per impedirlo?»

«Esatto. L’unica cosa che puoi fare è imparare a modularne l’intensità» istruì il suo protetto.

Sempre meglio di niente.

Si sentiva un po’ meno spacciato.

Tra i due calò momentaneo silenzio, spezzato dai suoni di apprezzamento che Plagg riservava per il suo cibo preferito.

Una volta che ebbe ingoiato l’ultima fetta, prese nuovamente la parola.

«Non è poi questa catastrofe che credi tu» e, prima che Adrien potesse replicare, specificò: «Vedila così: le fusa dimostrano quello che non sei mai riuscito a confessare a Ladybug. Così lei saprà finalmente cosa provi per lei, no?»

Era così semplice. Davvero, Plagg non capiva perché Adrien si ostinasse a considerare l’accaduto come la fine del mondo; poteva, invece, dare una svolta al loro rapporto.

Il giovane realizzò il significato delle parole di Plagg e si sentì sbiancare. Ora era davvero fottuto.

Non era così che doveva andare, no. Non voleva che lei venisse a conoscenza dei suoi sentimenti in questo modo. Che ne era della sua confessione? E di tutto il tempo che aveva speso per scegliere le parole più adatte?

Era un totale disastro. Era finito.

Ora l’unica cosa che poteva sperare era che lei non l’avesse preso troppo sul serio: gli andava più che bene essere considerato strano, anche pazzo, pur di evitare che i suoi sentimenti fossero rivelati così. Era tutto così sbagliato.

Si augurò che non arrivasse mai il giorno del confronto sulle sue fusa – era ancora basito: come era possibile che le sapesse fare? Lui non era un gatto. Misteri dei Miraculous.

 

 

 

 

 

 

◊◊◊

 

 

 

 

 

 

Era una tranquilla notte di luna piena nell’incantevole Parigi. Due figure vegliavano la città dalla torre Eiffel.

Ladybug accarezzava la capigliatura bionda del suo partner, che aveva la testa posata sulle sue gambe, mentre l’allietava con il ritmico suono delle sue fusa.

La ragazza aveva scoperto che le piaceva quel timbro gutturale, la calmava, la rilassava e l’aiutava a pensare. Adorava far scorrere le dita tra i suoi capelli soffici, era un’azione che ormai compieva in automatico, un po’ come un antistress e il giovane non aveva mai espresso il suo dissenso, tutt’altro.

Era diventata un’abitudine, per loro, finire così le ronde: con lei che coccolava Chat e con lui che le dimostrava quanto gradisse le sue attenzioni. In quei loro momenti speciali, l’eroina aveva preso tutte le sue decisioni importanti.

«Qualcosa non va, my Lady?»

Si meravigliò per l’ennesima volta, non riusciva a capire come facesse Chat a comprendere il suo stato d’animo dal suo semplice tocco. Non aveva senso mentirgli.

«Sono preoccupata» gli rivelò, mantenendo il proprio sguardo sulla città addormentata.

«Per cosa?» indagò Chat.

«Del nuovo nemico. Non sappiamo nulla. Come facciamo a combatterlo?» arrestò le sue carezze.

«Troveremo un modo, vedrai. E poi non siamo soli» la tranquillizzò lui.

Era vero: alla squadra si erano aggiunti Rena Rouge, Queen Bee e Carapace; lei e Chat non erano più soli a combattere il male.

L’eroe gatto alzò la testa per cercare lo sguardo della compagna e, una volta che trovò i suoi occhi, alzò il braccio per accarezzarle dolcemente il viso.

Le sorrise, rassicurante. Qualunque cosa sarebbe successa, lui sarebbe stato al suo fianco.

Ogni volta che il suo partner si mostrava dolce e attento, il suo cuore saltava dei battiti e la sua mente le faceva brutti scherzi, inviandole immagini di Adrien. E lei andava in tilt.

Mi sto forse innamorando di Chat Noir? Come è possibile?

Non conosceva la risposta, ma sapeva che presto l’avrebbe conquistata e allora sarebbero incominciati i problemi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!

Sono di nuovo qui. ^^

Questa volta posto questa cosettina piccina picciò riguardo alle fusa di Chat, perché seriamente non si poteva non scriverci su. ù.ù

L’avevo pensata e buttata giù dopo aver visto il trailer della seconda stagione, ma alla fine l’ho modificata dopo aver visto il terzo episodio della serie.

Spero sia di vostro gradimento! ;)

Fatemi sapere! C:

Consigli, suggerimenti, critiche costruttive sono sempre ben accetti.

Grazie <3

Au revoir! ;)

Selly 

 

 

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Capitolo 2
*** II ***


Fusa

 

 

«Oh Tikki, sono così esausta!»

Appena entrata nella sua camera, Marinette si era diretta verso la chaise longue e, senza tante cerimonie, vi si era lasciata cadere sopra.

«Lo credo bene! Tra la scuola e salvare il mondo!» convenne il piccolo spiritello che ricordava una coccinella.

Anche il suo kwami riconosceva l’impegno e la fatica che metteva nello studio e nella sua missione da Ladybug.

«Non sembra anche a te che le Akuma siano più forti?» ponderò la ragazza.

Anche a Tikki avevano dato quest’impressione, come se Papillon avesse ottenuto più potere da infondere nelle sue vittime; era necessario che andassero dal maestro Fu per chiedere consiglio e per avere delle risposte. Dovevano conoscere per combattere il loro nemico.

«Sì, ma tu e Chat avete fatto un ottimo lavoro, come sempre» cercò di rassicurarla.

«Vero, però inizio a pensare che forse non siamo abbastanza, avremo bisogno d’aiuto. Non trovi?»

Un’altra questione che avrebbero dovuto trattare con il guardiano dei Miraculous al loro prossimo incontro.

«Ah, tutto questo pensare mi fa venire mal di testa!» esclamò la ragazza, frustrata «Meglio che riposi un po’.»

Sì, Marinette si meritava un po’ di calma e tranquillità: quell’ultimo periodo era stato veramente micidiale e un po’ di relax non avrebbe fatto nessun male. Recuperate le energie, sarebbe stata più forte di prima, ne avrebbero giovato gli scontri.

Per alcuni minuti nella stanza non volò una mosca fino a che delle leggere risate attirarono l’attenzione di Tikki.

«Come mai ridi adesso?» chiese, perplessa, alla sua portatrice.

«Pensavo a Chat Noir! È proprio buffo!» e per confermare quanto affermato, la giovane si lasciò andare a una gioiosa risata.

La piccola kwami non riuscì a seguire il pensiero della giovane.

«A cosa ti riferisci di preciso?»

«Alle fusa, no?» le rispose l’altra, convinta che fosse ovvio.

Ma per Tikki era una cosa assolutamente nomale, come se le avessero detto che il sole splende in cielo.

«Non è il primo Chat Noir a comportarsi così» le rivelò poi.

«Davvero?» la vide mettersi seduta «Vuoi dirmi che anche i precedenti Chat Noir sapevano fare le fusa?»

Marinette era esterrefatta: non solo dallo scoprire quell’abilità comune per l’eroe gatto, ma soprattutto nel sentire parlare dei predecessori del suo Chaton. Chissà com’erano. Che rapporti avevano con le loro Ladybug?

Tikki stava annuendo con la sua testolina.

«E lo può fare anche in forma civile?» la ragazza si immaginò Chat che, mentre filtrava con le sue ammiratrici, frammezzava le sue parole alle fusa. Quanto avrebbe voluto vedere la scena, chissà che spasso!

«Io questo non lo so» le stava, intanto, rispondendo Tikki.

Avrebbe dovuto domandargli come funzionava la prossima volta che si sarebbero visti. Era davvero troppo curiosa.

Era un pensiero che le metteva allegria.

 

 

  

 

 

 

◊◊◊

 

 

 

 

 

 

Ammirò la maestosità della Tour Eiffel, simbolo della sua città, resa ancora più magica dall’illuminazione notturna; rimaneva sempre estasiata a quella vista.

Udì dietro di lei un tonfo: Chat Noir doveva essere appena atterrato sul tetto.

«Chat!» gli diede il benvenuto. Si voltò nella sua direzione e gli sorrise «Iniziamo la ronda, ti va?»

Ladybug aveva uno splendido sorriso, ma Chat non riuscì a non pensare che quella sera nascondesse qualcosa, non gli piaceva, il suo sesto senso gli suggerì di essere cauto. Tuttavia non fece nessun commento in merito, espresse il suo assenso alla proposta dell’amica e, insieme, saltarono sul tetto prospiciente.

La tenne d’occhio per tutto il pattugliamento, ma non carpì nessun indizio; la ragazza era di ottimo umore e solitamente questa era una buona notizia per Chat, perché significava che l’eroina era ben disposta a sopportare le sue battute e le sue avances – pur non oltrepassando un certo limite!

Raggiunta la Torre Eiffel, decisero di fare una pausa.

«Chat?» tentò Ladybug.

«Cosa?»

«Mi stavo chiedendo: come funziona la cosa delle fusa?»

Non credeva alle proprie orecchie: la sua Lady gli stava dicendo non solo che si ricordava di quel suo momento imbarazzante, ma che lei ci aveva pure riflettuto e voleva sapere come era possibile.

«F-fusa? Quali fusa?» cercò di svincolare.

«Su, non fare il finto tonto! Sai benissimo cosa intendo» lo ammonì lei.

Ma nonostante il suo tono autoritario, Chat non sapeva che risposta darle.

«È una cosa strana, ma è anche tenera» sorrise la ragazza.

Avvertì  le guance imporporarsi al commento della sua amata e percepì, in gola, nascere quel suono distintivo dei felini. Per quanto cercasse di soffocarlo, seppe di aver perso quella battaglia, quando sentì la ragazza ridere di gioia.

«Sai, non mi dispiace affatto sentire le tue fusa, gattino» gli disse avvicinandosi e grattandogli sotto il mento «Ogni tanto, però. Non esagerare, mi raccomando.»

Poteva dirsi fortunato: il tanto temuto confronto era andato meglio di quello che si aspettava!

 

 

 

 

 

 

◊◊◊

 

 

 

 

 

 

Volto rigato di lacrime e sangue, vagava alla disperata ricerca di Adrien. Non poteva perderlo, proprio ora che si erano trovati.

La battaglia finale era stata massacrante e era rimasta sorpresa nello scoprire la determinazione di Papillon nel raggiungere il proprio scopo, anche dopo aver scoperto che la maschera di Chat Noir celava suo figlio, questo non l’aveva fermato dallo sferrare attacchi mortali.

E ora il suo Adrien si trovava da qualche parte, sotto quella pioggia torrenziale, ferito e solo. Lei doveva trovarlo, curarlo e amarlo.

Solo insieme potevano farcela.

Ma perché non lo trovava? Stava perdendo le forze e le speranza; cadde in ginocchio, in lacrime.

Adrien, resisti! Non morire.  

«Marinette

Sussultò e, aprendo gli occhi, si riscoprì nella penombra della sua camera da letto. Volse la testa al suo fianco e trovò un Adrien visibilmente preoccupato; il solo scorgerlo vicino a lei le diede sollievo.

«Adrien

Era confusa. Che cosa era successo?

«Ti stavi agitando nel sonno. Immagino per colpa di un incubo.»

Ripensò al suo brutto sogno e si sentì invadere ancora da quella brutta sensazione di aver perso tutto.

«È stato orribile» singhiozzò «Ho rivissuto la battaglia contro Papillon. Io ti cercavo, ma non ti trovavo.»

«Shh… va tutto bene. Vieni qui» e l’abbracciò stretta a sé.

Seppur erano ormai passati anni da quello scontro, capitava che sua moglie ripercorreva nei suoi sogni quell’esperienza e ogni volta si risvegliava, scossa.

La cullò dolcemente, iniziando a ronfare; solo così si tranquillizzava.

Marinette, con l’orecchio appoggiato al collo del marito dove proveniva quel suono rassicurante, chiuse pian piano gli occhi.

Non aveva mai capito come faceva Adrien a fare le fusa anche quando non condivideva i poteri di Plagg e lui aveva sempre voluto tenerle nascosto quel piccolo segreto.

Era sicura che anche ai loro figli sarebbe piaciuto e li avrebbe calmati in tempo da record.

Non ebbe più paura di scivolare nell’abisso dell’oblio; era certa che niente e nessuno l’avrebbe più turbata, perché aveva dalla sua un cavaliere in tuta nera a difenderla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti! ^^

Leggendo i vostri commenti, mi sono detta: “Perché non scrivere quello che manca?” e quindi, eccomo come è nata questa seconda parte.

Spero vi piaccia.

Con un po’ di LadyNoir e Adrienette. Enjoy! C:

Fatemi sapere come vi sembra. ;)

Grazie per l’attenzione.

Au revoir! ;)

Selly  

 

 

 

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