Effetto Farfalla

di katyjolinar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** 21 ***
Capitolo 23: *** 22 ***
Capitolo 24: *** 23 ***
Capitolo 25: *** 24 ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26 ***
Capitolo 28: *** 27 ***
Capitolo 29: *** 28 ***
Capitolo 30: *** 29 ***
Capitolo 31: *** 30 ***
Capitolo 32: *** 31 ***
Capitolo 33: *** 32 ***
Capitolo 34: *** 33 ***
Capitolo 35: *** 34 ***
Capitolo 36: *** 35 ***
Capitolo 37: *** 36 ***
Capitolo 38: *** 37 ***
Capitolo 39: *** 38 ***
Capitolo 40: *** 39 ***
Capitolo 41: *** 40 ***
Capitolo 42: *** 41 ***
Capitolo 43: *** 42 ***
Capitolo 44: *** 43 ***
Capitolo 45: *** 44 ***
Capitolo 46: *** 45 ***
Capitolo 47: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Erano passati tre anni da quando Dagur era stato sconfitto.
Tre anni durante i quali Hiccup e la sua banda avevano perlustrato tutte le isole dell'arcipelago, catalogando ogni nuova specie di drago che trovavano.
Almeno così avevano fatto all'inizio, perché dopo un anno e mezzo di ricerche non avevano più trovato nuovi draghi.
Erano andati avanti per altri sei mesi, ma alla fine la rassegnazione prese il sopravvento. Il primo a mollare fu Moccicoso, che decise di restare a Berk e cercarsi un lavoro.
Lo trovò subito: Skarakkio gli affidò il compito di testare tutte le armi che uscivano dalla sua fucina.
Subito dopo fu la volta dei gemelli. Non trovavano più divertente quel girovagare senza metà e senza uno scopo apparente, per cui decisero di votarsi a Loki e passare la giornata a fare scherzi in giro per Berk.
Erano rimasti solo in tre, ma non durò a lungo. Un giorno un bambino chiese a Gambedipesce di spiegargli perché i suoi genitori dicevano di aver ucciso tanti draghi, così il ragazzone si sedette e gli raccontò la storia di come tutto era iniziato; e da quel giorno si dedicò soltanto a quello: insegnare ai bambini di Berk la storia dei draghi.
Ma l'entusiasmo di Hiccup non scemò. Astrid, la sua migliore amica, ancora lo seguiva nelle sue esplorazioni, anche se, quella mattina, non lo aveva ancora raggiunto, durante le prove di volo acrobatico con Sdentato.
La vide arrivare tardi, voleva parlargli, ma lui era su di giri, perché era fiducioso del fatto che quel giorno avrebbero sicuramente trovato un nuovo drago da qualche parte.
Vide qualcosa col cannocchiale e partì alla carica, salvo perdere improvvisamente l'entusiasmo quando scoprì che era uno degli stupidi scherzi dei gemelli.
Andò a rifugiarsi sull'altro lato di Berk, a osservare il mare insieme al suo fido Sdentato, e poco dopo Astrid lo raggiunse.
"Hiccup, quei due sono delle teste di montone, ma devi ammetterlo: abbiamo visitato ogni isola, scoglio e roccia dell'arcipelago per due volte, e non troviamo nuovi draghi da tempo." disse la bionda, scendendo di sella e avvicinandosi all'amico.
"Non può essere... ci deve essere dell'altro lì fuori..." si lamentò il giovane.
"E se non fosse così? Non ci fosse altro? E se la ricerca fosse terminata?" insistette Astrid.
"Non può essere..." sussurrò Hiccup, le cui convinzioni stavano cominciando a vacillare.
Astrid fece un respiro profondo. Doveva parlargli, non poteva più rimandare.
"Beh, è finita per me." confessò, dispiaciuta "Stavo cercando di dirtelo da prima. Tempestosa e io... ci siamo arruolate nelle guardie di Berk."
Quella notizia piombò come un macigno sul cuore di Hiccup. La guardò, cercando le parole giuste per risponderle.
"Oh... grandioso... sono contento per voi..." disse, demoralizzato.
"Ascolta, forse dovresti iniziare a pensare al futuro tuo e di Sdentato..." concluse la bionda. saltando in groppa al suo drago e volando via.
Hiccup attese il tramonto, prima di rientrare.
Era demoralizzato, lo sconforto aveva preso il sopravvento, facendogli pensare al futuro. Chiuse le gabbie dell'Arena, poi si diresse verso casa, seguito dal suo fido Furia Buia.
Forse Astrid aveva ragione, forse doveva trovarsi un altro scopo nella vita. Ma cosa?
Il giorno seguente decise di farsi un altro giro, per cercare di schoarirsi le idee, ma all'ora di pranzo non riusciva più a volare, così decise di tornare a terra.
Fissò la porta di casa, indeciso, infine la aprì, rassegnato, ed entrò.
Suo padre stava pranzando. Alzò gli occhi e guardò il figlio, sorpreso, poiché di solito rientrava molto più tardi.
"Hiccup, che ci fai a casa così presto?" chiese.
Il ragazzo lo guardò, restando a distanza, infine cercò di mantenere un atteggiamento naturale, incrociando le braccia e poggiando la schiena al muro.
"Oh, io volevo solo... passare un po' di tempo con il mio vecchio padre." si giustificò "Sai, non è che parliamo molto, così..."
"Va bene, che succede?" lo interruppe l'altro, preoccupato.
"Cosa?" chiese Hiccup, di rimando.
"Che succede?" insistette Stoick, serio.
"Un figlio non può passare del tempo di qualità con la sua famiglia?" domandò il ragazzo, che non sapeva come rispondere senza esporsi.
"Non questo." spiegò l'uomo, indicando il figlio "Non di solito, almeno. Quindi dimmi che succede."
Hiccup sospirò, facendo un passo verso il tavolo. Tenne lo sguardo basso, e le spalle rimasero curve mentre lui si sedeva di fronte al padre.
"Va bene." disse "Hai saputo che Astrid si è arruolata nelle guardie di Berk?"
"Ho sentito. Buon per lei."
"E gli altri hanno trovato altro da fare..." continuò il castano, guardandosi le mani.
"Dove vuoi arrivare, figliolo?" lo incoraggiò Stoick, serio.
Hiccup fece un respiro profondo. Era rassegnato, ma quella era l'unica cosa da fare.
"Forse... Non lo so..." sussurrò "Forse è venuto il momento, per me..."
Un forte rumore lo interruppe. si voltò verso la porta chiusa, in attesa. Ci fu un altro rumore, come di un'esplosione, seguito dalle risate di Testa di Tufo e Testa Bruta, e da una serie di imprecazioni di Moccicoso.
"Sarà uno dei soliti scherzi di quei due." spiegò Stoick "Su, vai avanti."
Hiccup fece un respiro profondo, riordinando le idee, infine parlò. 
"Forse dovrei trovarmi qualcosa da fare qui a Berk." concluse, sforzandosi enormemente a tirare fuori quelle sue stesse parole "Forse dovrei iniziare a prepararmi per diventare il tuo successore."

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Capitolo 2
*** 1 ***


Stoick lo guardò, dubbioso, incredulo di quanto aveva appena sentito.
"Ne sei proprio sicuro, figliolo?" chiese, di conferma.
Hiccup fece un respiro profondo, continuando a fissarsi le mani, infine annuì. 
"È la cosa più giusta da fare." rispose, ancora incerto "Non... Non posso andare avanti girovagando senza meta, devo pensare al futuro."
L'uomo si alzò in piedi, massaggiandosi la barba con fare pensieroso.
"Hiccup, ti consiglio di pensarci bene." disse "Non prendere decisioni affrettate. Sia chiaro, sono felice che tu abbia preso in considerazione di iniziare a prepararti per il tuo futuro ruolo qui a Berk, ma non voglio che tu lo faccia solo perché vuoi integrarti con la vita di Berk..."
"Papà, ormai ho deciso." lo interruppe il ragazzo, alzando gli occhi "Se questo è il mio futuro, è giusto che inizi da subito ad abituarmici."
Il capo fissò suo figlio; il giovane evitava il suo sguardo, ma lo conosceva bene, era testardo, e sapeva che sarebbe stato impossibile fargli cambiare idea, anche se quell'idea era frutto della rassegnazione e dello sconforto.
"D'accordo, come vuoi tu." acconsentì "Ti preparerò al tuo ruolo, ma sappi che, una volta che ti avrò insegnato tutto ti crederò il mio posto a tutti gli effetti, che tu lo voglia o no."
Hiccup deglutì, ascoltando quelle parole. Non era del tutto certo che ce l'avrebbe fatta, in fondo non si sentiva ancora completamente pronto per quel ruolo, ma non poteva più tornare indietro.
Annuì, alzando, finalmente, gli occhi.
"Bene." completò Stoick, tornando a sedersi al tavolo "Credo che tu abbia capito che essere un capotribù non è una passeggiata. Bisogna pensare prima di tutto a ciò che la propria gente ha bisogno, e dopo puoi pensare a te. Devi essere diplomatico, ma devi essere pronto a combattere; devi saperti organizzare, ma essere pronto a improvvisare. E non devi mai dimenticare che il rispetto che il tuo popolo e i capi degli altri popoli ti devono deriva soprattutto da come tu ti comporti nei loro confronti. Ci sei?"
"Un po' come quando gestivo l'Accademia?" domandò il giovane, cercando un appiglio su qualcosa che conosceva bene.
"Gestire un popolo è molto più complicato, ma il fatto di aver gestito l'Accademia di Berk ti dà un piccolo punto da cui partire." ammise l'altro, ancora pensieroso "D'ora in avanti ti darò alcuni compiti da eseguire in mia vece, e dovrai farlo al meglio. Inoltre credo che dovremmo riprendere a giocare a Maces and Tallons; è troppo tempo che non tocchi più quel gioco, ed è importante che tu ne diventi un esperto, perché ti servirà per imparare a ragionare da capo villaggio."
Il castano annuì, riportando alla mente le giornate che, da piccolo, passava con suo padre a giocare a quel gioco. Si ricordava tutte le regole, ma ricordava anche che non riusciva mai a vincere una partita. Evidentemente Stoick non lo lasciava mai vincere proprio per insegnargli al meglio tutto ciò che avrebbe dovuto sapere una volta preso il suo posto.
"Va bene, Quando iniziamo?" acconsentì, alzandosi in piedi.
"Inizieremo da domani, figliolo." riferì il padre "Ora puoi andare, goditi la bella giornata, perché i prossimi giorni avrai poco tempo per farlo."
Hiccup annuì, uscendo di casa. Fuori lo aspettava Sdentato, che lo guardò incuriosito.
Il giovane gli grattò la testa, facendo un lungo respiro, infine lo abbracciò, poggiando la fronte su quella dell'animale.
"Sarà dura, questa volta, amico mio." disse "Non so se riuscirò ad essere all'altezza di questa cosa..."
Il drago fece un verso guturrale, leccandogli affettuosamente il viso, nel tentativo di tirare su di morale il suo amico umano.
Hiccup sorrise, guardandosi intorno.
Gambedipesce camminava nella sua direzione, seguito da una decina di bambini, che sembravano pendere dalle sue labbra.
"Il Furia Buia, una volta, era un drago sconosciuto." spiego, fermandosi vicino al suo amico e all'animale "Si pensava che fosse estremamente pericoloso, perché non sbagliava mai un colpo. Ora sappiamo che è leale ai suoi amici e pericoloso per i nemici. Ed è stato il primo drago, ai giorni nostri, ad essere statocavalcato da un uomo."
Hiccup sorrise, osservando il gruppo. I bambini erano completamente rapiti dal racconto del corpulento ragazzo, che si rivolse a lui.
"Hiccup, fino adesso, è l'unica persona al mondo ad avere al suo fianco un Furia Buia. E non si sono mai visti in giro altri Furia Buia, a parte Sdentato." continuò a spiegare il biondo
"Se volete avvicinarvi per osservarlo meglio..." suggerì l'altro "Non vi farà nulla, anzi, gli piace essere al centro dell'attenzione.
I piccoli fecero delle esclamazioni allegre, avvicinandosi e toccando, a turno, il muso del drago. Gambedipesce affiancò l'amico, osservandolo.
"Sembri appena uscito da un funerale." commentò, intuendo i tormenti interiori dell'altro.
"È che... avevate ragione, la ricerca è finita." ammise Hiccup "Ho deciso che mi dedicherò ad altro."
"Altro cosa?" lo incoraggiò il ragazzone.
"Ciò per cui sono nato: prepararmi ad essere il prossimo capo di Berk." confessò il castano, distogliendo lo sguardo.
"Hiccup... sei sicuro che sia quello che vuoi davvero?" insistette l'altro, preoccupato.
Il giovane si passò una mano sui capelli, nervoso. No, non era sicuro, ma era quello il suo destino, fin dalla nascita.
Gambedipesce interpretò subito quel silenzio, e gli posò una mano sulla spalla.
"Hiccup, pensaci bene." disse "Sarai pure il figlio di Stoick, ma non penso ci sia fretta per questa cosa."
"Non ho fretta." si giustificò il ragazzo "Ma non posso più passare le giornate a girovagare senza un vero scopo..."
"Se lo dici tu..." chiuse il discorso l'amico, raccogliendo di nuovo l'attenzione dei bambini "Bene! Ora che dite se andiamo a vedere come vola un Uncinato Mortale? Il corpo delle Guardie di Berk ne ha uno, e ora si stanno allenando, di sicuro riusciamo a vedere qualche evoluzione."
Hiccup guardò il gruppo allontanarsi, nostalgico.
Non aveva più 15 anni, non era più il tempo di giocare. Però, ancora, non si sentiva pronto per quello che lo aspettava.

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Capitolo 3
*** 2 ***


I giorni successivi iniziò l'addestramento.
Hiccup si alzava presto, usciva prima dell'alba con Sdentato per un breve volo e tornava appena in tempo per seguire il padre nelle mansioni quotidiane.
La mattina passava lenta, tra le varie faccende, e il ragazzo aveva il via libera solo all'ora di pranzo, quando si recava alla Sala Grande per mangiare qualcosa. Poi, al pomeriggio, riprendeva il lavoro, concludendo le faccende del mattino, oppure facendo una partita di Maces and Tallons con suo padre, oppure ancora andando a lavorare alla bottega di Skarakkio, dove condivideva l'ambiente con suo cugino Moccicoso. E, finalmente, alla sera, dopo cena, saltava di nuovo in groppa a Sdentato per un altro veloce volo sull'isola.
In poche parole, non aveva un minuto libero.
Era l'ora di pranzo; il giovane era appena tornato dalla fattoria di Silenzioso Sven, dalla quale era appena scomparsa la pecora nera, che l'uomo non riusciva a trovare in nessuno dei soliti posti.
Era stanco morto, per trovare la pecora era andato ovunque, dalle vecchie gallerie dei Morte Sussurrante al letamaio della prima ala appena terminata della rimessa dei draghi in costruzione. Alla fine l'animale era finito sotto il letto del suo padrone, per cui la ricerca era stata solo una lunga perdita di tempo.
Hiccup entrò, zoppicando, nella Sala Grande, prese un piatto di zuppa e si guardò intorno, cercando un posto per sedersi.
Vide Gambedipesce seduto a un tavolo con un gruppo di bambini. Stava facendo una delle sue lezioni, quindi decise di non disturbarlo. 
Moccicoso era seduto a un altro tavolo, con dei progetti di armi tra le mani. Ne avrebbero parlato quel pomeriggio, di sicuro, in quel momento non aveva affatto voglia di parlare di lavoro.
I gemelli erano sicuramente ancora in giro a fare scherzi, mentre di Astrid non c'era traccia.
Sospirò, andando a sedersi a un tavolo vuoto.
Mangiò in silenzio, assorto nei suoi pensieri, finché la porta della sala non si aprì, lasciando entrare un chiassoso gruppo di persone.
Alzò gli occhi, vedendo entrare il corpo di guardia di Berk. Tra loro c'era anche Astrid, che in quel momento stava ridendo insieme a Worff, il leader del gruppo, un ragazzone alto e biondo, dieci anni più grande di lei.
La ragazza si guardò intorno, incrociando lo sguardo di Hiccup, che le fece un leggero sorriso; poi lei disse due parole agli altri e si incamminò verso il tavolo dell'amico.
"Ehi, come va?" lo salutò, sedendosi accanto a lui "È un po' che non parliamo, siamo entrambi sempre così impegnati..."
"Oh, beh... va benissimo." rispose, sarcastico "Oggi mi sono fatto un salutare bagno nel letame di drago, alla ricerca di una pecora che, alla fine, era dove doveva essere."
La bionda rise. Doveva ammettere che era preoccupata per lui, dal momento che lo aveva visto molto demoralizzato i giorni precedenti. Ma non aveva perso il suo umorismo, ed era un buon segno.
"Ora capisco da dove arriva questo odore." commentò, scherzosa "Va beh, dai, la prossima volta andrà meglio."
"Già, potrei finire sotto un Gronkio con la diarrea..." si lamentò il giovane, a bassa voce, riprendendo a mangiare, ma venne quasi buttato giù dalla panca da Worff, che si sedette tra lui e Astrid.
"Ehi, non ci presenti il tuo amico, Astrid?" disse il giovanotto, passando un braccio attorno alle spalle della ragazza.
"Come se non lo conoscessi..." rispose lei, spostando il braccio dell'altro.
"Ah, già, Hiccup, il figlio del capotribù." si ricordò Worf, porgendogli la mano "Io sono Worff, capo delle Guardie di Berk."
Hiccup gliela strinse, in silenzio, per poi tornare a mangiare.
"Sai, Astrid ci ha raccontato le vostre imprese." continuò il biondo "E sai che ti dico? Il tuo Furia Buia farebbe comodo nelle nostre file. Perché non ti arruoli?"
"Non lo so." rispose Hiccup, mantenendo un tono sarcastico "Magari perché ho già le giornate piene a causa dei miei impegni di vice del capotribù?"
"Oh, è vero." ammise Worff, passandogli un braccio attorno alle spalle "Ti stai preparando a succedergli. Ma non dovresti mettere su qualche muscolo in più? Sei così mingherlino... un capo dovrebbe essere molto più robusto, tipo... Stoick!"
Hiccup alzò gli occhi al cielo, esasperato, quindi si sciolse dalla presa dell'altro e si mise in piedi.
"Devo andare." disse "Skarakkio mi aspetta alla fucina."
"Va bene, Hiccup. Ci vediamo!" lo salutò Astrid, mentre lui correva via.
Il giovane uscì, andando diretto alla fucina di Skarakkio.
Si fermò davanti alla porta, facendo un respiro profondo, poi entrò, salutò il vecchio fabbro e preparò tutto l'occorrente per il lavoro che avrebbero fatto quel pomeriggio assieme a Moccicoso.
Sarebbe stato un pomeriggio lungo, come al solito, ma per fortuna quella sera avrebbe fatto un giro con Sdentato.
Quei voli, almeno, riuscivano a fargli dimenticare le fatiche della giornata. Non ci avrebbe rinunciato per niente al mondo.

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Capitolo 4
*** 3 ***


I giorni seguenti Hiccup continuò nelle sue mansioni.
Lentamente prese il ritmo, anche se ancora il peso delle responsabilità era difficile da sostenere, soprattutto perché non aveva più i suoi amici costantemente a spronarlo, non tutti, almeno.
Quel pomeriggio il programma prevedeva una partita a Maces and Tallons con suo padre.
Era seduto davanti al tavolo di gioco, ed osservava la posizione delle pedine, ragionando su quale mossa avrebbe dovuto fare.
Stava per muovere un pezzo, quando Gambedipesce si avvicinò, guardando il tabellone di gioco.
"Fossi in te muoverei la Catapulta." suggerì "Se sacrifichi il Druido rischi di lasciare il Capotribù scoperto."
Hiccup sospirò, ritirando la mano e tornando a guardare le sue pedine.
"Dove hai imparato a giocare a Maces and Tallons, Gambedipesce?" chiese "Non mi sembra che tu sia un figlio di un capotribù."
"Oh, io ho letto tutto sull'argomento." rispose il biondo "No! Non muovere il Guerriero! Perderai in due mosse!"
"Ma insomma! Così mi deconcentri!" esclamò il giovane, alzando gli occhi al cielo "Mi lasci pensare un momento, oppure vuoi prendere il mio posto?"
"Un capo deve essere capace di ascoltare i consigli dei suoi sottoposti, figliolo." spiegò Stoick, calmo "E, all'occorrenza, capire che questi consigli possono migliorarti la vita."
"Lo so, papà... ma vorrei anche ragionarci su da solo." si lamentò Hiccup, muovendo, finalmente, una pedina.
L'uomo stava per ribattere, quando qualcuno entrò nella sala di corsa, diretto verso di loro. Si trattava di Worff, capo delle Guardie di Berk, e sembrava piuttosto agitato.
"Capo, abbiamo un'emergenza al campo di addestramento." riferì.
"Che tipo di emergenza?" domandò il Capo, alzandosi in piedi.
"Un drago fuori controllo." spiegò il giovane.
"Tempestosa è fuori controllo?" intervenne Hiccup, preoccupato "Astrid sta bene?"
"No, non è Tempestosa." continuò Worff "È stata Astrid a suggerirmi di chiamare aiuto, lei non è pratica con i bizzippo, e sembra che i Thorston non abbiano alcuna intenzione di far calmare il loro drago."
Il castano si alzò in piedi, richiamando Sdentato, accucciato poco lontano, con un fischio. Capo o non capo, le questioni riguardanti i draghi sarebbero spettante sempre a lui, in quanto maggior esperto in materia.
Corse fuori, seguendo il capo delle Guardie fino al campo d'addestramento, dove, finalmente, poté capire la gravità della situazione.
Il drago dei gemelli volava sul campo, scoordinato. Vomito alle volte rilasciava il suo gas, e Rutto lo accendeva, provocando pericolose esplosioni. I due cavalieri, in groppa alle due teste dell'animale, urlavano, non si capiva se per l'eccitazione adrenalinica o per la paura.
"AAAAAAHHHH!" gridava Testa di Tufo "Questa cosa è fantastica! E fa paura!"
Hiccup si portò una mano alla fronte, esasperato. Era evidente che quei due stessero preparando uno dei loro scherzi, ma qualcosa era andato storto.
"Da quanto tempo sono così?" che se, rivolto a Astrid, che si era avvicinata.
"Circa mezz'ora." riferì la ragazza "Ho provato ad avvicinarmi a loro con Tempestosa, ma sono stata quasi disarcionata."
"Va bene, ora me ne occupo io." rispose il castano, salendo in groppa al suo drago "Vedrò almeno di farli allontanare dalla vostra zona di allenamento, poi cercherò di far calmare quel bizzippo."
Gli altri due annuirono e lui spiccò il volo, raggiungendo i gemelli e il loro drago.
"Il tuo amico è proprio bravo." ammise Worff, passando un braccio attorno alle spalle di Astrid, e ammirando le acrobazie di Hiccup, che cercava di avvicinarsi a Rutto e Vomito senza venire colpito da una delle esplosioni prodotte dal gas.
"Sì, lo è." rispose la bionda, continuando a guardare in direzione dell'amico "Ma si allena tutti i giorni e studia continui miglioramenti alla protesi caudale di Sdentato."
In quel momento, Hiccup, con un'acrobazia spettacolare, riuscì ad allontanare un po' il bizzippo, e un'esclamazione stupita si levò dagli spettatori a terra.
"Cavolo! Per fare quella roba si sarà dovuto allenare parecchio anche lui!" esclamò il giovane leader delle Guardie "Chissà che addominali avrà!"
Astrid stava per rispondere, ma un movimento brusco di Vomito e Rutto disarcionò i suoi due cavalieri. Videro Testa di Tufo cadere verso il villaggio, mentre Testa Bruta venne sbalzato contro Sdentato, proprio in braccio a Hiccup, e tutti e tre precipitarono non troppo lontano dall'altro ragazzo.
"Oh, sacro Thor..." sussurrò Astrid, rivolgendosi a Worff "Andiamo a vedere se stanno bene!"
Detto ciò, corse nella direzione in cui aveva viso cadere Hiccup, seguita dagli altri.
Quando arrivarono, videro che i tre erano finiti diritti nella fossa del letamaio accanto alla stalla degli yak. Sdentato era riuscito a uscire, e stava cercando di pulirsi in qualche modo, mentre Hiccup era ancora dentro con Testa Bruta, e stava cercando di aiutarla a uscire. A poca distanza da loro c'era Testa di Tufo, piegato dalle risate.
"Piantala di ridere, tu!" ordinò il castano, non appena furono entrambi fuori "Vai a prendere dei vestiti puliti per tua sorella, piuttosto. Noi andiamo alla vasca dei draghi a darci una pulita. Quella almeno ha l'acqua corrente che va direttamente al mare e non rischiamo di ammorbare tutte le scorte idriche dell'isola."
Detto ciò fece per alzarsi in piedi, salvo poi ritrovarsi faccia a terra non appena tentò di fare presa sulla protesi. Imprecò, guardandosi la gamba: la protesi non era più attaccata alla sua gamba.
"Grandioso..." borbottò "Sarà rimasta nella fossa, e ora quando la recupero?"
"Non guardare me." disse Bruta, cercando di pulirsi alla bell'e meglio.
Hiccup sospirò e si voltò verso Astrid, ferma poco lontano da loro. La ragazza lo capì al volo e corse a casa del giovane, per recuperare degli abiti puliti e la protesi di riserva.
Il castano si fece aiutare dall'altra e, insieme, seguirono Sdentato, il quale brontola nervoso da quando era uscito dalla fossa del letame.
Poco dopo arrivarono alla vasca dei draghi, un'enorme piscina posta vicino a uno degli ingressi laterali dell'ala attiva della rimessa dei draghi. Sdentato si buttò dentro, sollevato, e Hiccup lo seguì, non prima di aver preso un pezzo di sapone da uno dei secchi accanto alla vasca. Testa Bruta, invece, rimase sul bordo, senza muoversi.
"Entra in acqua e datti una lavata!" ordinò il giovane.
"Perché? Sto bene così!" obiettò l'altra, immobile.
Ma il ragazzo non ammetteva rifiuti, in quel momento. Senza dire altro si puntellò con una mano, mentre con l'altra afferrò l'amica per il bavero e la trascinò in acqua, ficcandola a ripetizione sotto per togliere il grosso della sporcizia e ignorando le sue proteste.
Dopo qualche minuto la mollò, porgendole un pezzo di sapone, e Bruta lo prese, pur continuando a protestare a bassa voce.
Hiccup la ignorò, avvicinandosi al suo drago e aiutandolo a pulirsi nelle zone poco raggiungibili, poi, appena vide arrivare Astrid con il cambio, si tolse la tunica e i pantaloni, restando in mutande, e si insaponò nuovamente,  in modo da eliminare ogni traccia di sporcizia.
"Avevo ragione, ha proprio dei buoni addominali." commentò Worff, avvicinandosi ad Astrid e osservando il castano, che ora aiutava Testa Bruta, la quale si era zittita di colpo e fissava i pettorali dell'amico, lasciando che lui le togliesse i vestiti sporchi per aiutarla a pulirsi meglio, lasciandole addosso soltanto la fascia per il seno e gli slip.
Quando, finalmente, ogni traccia di letame fu lavata via, il giovane si avvicinò al bordo vasca, si vestì e indossò la protesi nuova, quindi si alzò in piedi e guardò i gemelli, severo.
"Vi rendete conto del guaio in cui vi siete cacciati?" ruggì, arrabbiato "Siete due irresponsabili! Avreste potuto fare del male a qualcuno. È ora che la finiate con i vostri stupidi scherzi! La vita non è un gioco, lo capite? Qui c'è gente che lavora! Vedete di crescere, non voglio più venire a riparare ai vostri scherzi, chiaro?!" fece un respiro profondo e si incamminò verso la Sala Grande "Vado a informare mio padre che la crisi è rientrata."
"Wow... era proprio arrabbiato..." commentò Tufo.
"Wow... avete visto che pettorali?" ribattè Bruta.
Astrid alzò gli occhi al cielo, poi seguì il suo capo. Avevano un sacco di cose da fare e non potevano perdere altro tempo.

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Capitolo 5
*** 4 ***


L'estate passò, le giornate si accorciarono e l'aria si fece più fresca, ma la vita a Berk continuò, lenta e tranquilla.
Hiccup continuò con l'addestramento, e Stoick gli assegnò sempre più compiti di responsabilità, in modo da abituarlo -e abituare il suo popolo- al ruolo che, presto, avrebbe ricoperto.
Quella mattina si trovava alla fucina, per lavorare su alcuni progetti assieme a Skarakkio e Moccicoso.
"No, Moccicoso." disse il ragazzo, osservando il disegno del cugino "Non può funzionare. La molla della catapulta è troppo corta."
"Aspetta che la costruisco e  vedrai se la molla è troppo corta!" obiettò il moro, incrociando le braccia.
"Credimi, non funzionerà, ho esperienza di queste cose." insistette Hiccup, ridisegnando il progetto su un'altra pergamena.
"Da quello che ricordo, la cosa più simile a una catapulta che hai costruito, al massimo è stata capace di menomare un drago di medie dimensioni." lo schernì Moccicoso, indicando Sdentato, che sonnecchiava vicino al fuoco.
Il giovane alzò gli occhi al cielo, decidendo di ignorarlo e raggiungere Skarakkio alla finestra, per aiutarlo con gli ordini dei compaesani.
"Stai tranquillo, qui ce la faccio da solo." disse il vecchio fabbro "Piuttosto ci sarebbe da tagliare la legna per la fucina."
"Me ne occupo subito." acconsentì il ragazzo, prendendo l'ascia e andando nella piazzola davanti alla bottega, dove stazionavano alcuni tronchetti ancora da tagliare.
Si mise subito al lavoro, e subito dopo venne raggiunto da Moccicoso, apparentemente lì per aiutarlo. Non lo considerò più di tanto, concentrandosi sulla legna da tagliare.
Dieci minuti dopo era completamente sudato. Era abituato ai lavori pesanti, non lo affaticavano più di tanto, nonostante la sua apparenza esile, ma spesso si ritrovava bagnato fradicio dal sudore.
Poggiò a terra l'ascia e si sfilò la casacca, buttandola sulla panca, restando a torso nudo, quindi riprese a lavorare. Moccicoso brontolò, poi lo imitò, tagliando la legna con foga, quasi volesse fare a gara col cugino a chi ne faceva di più.
Lo ignorò, continuando il suo lavoro. Non aveva né tempo né voglia di stare dietro alle manie del ragazzo, poiché era evidente che volesse farsi notare e cercare di superarlo, cosa che, ormai, era all'ordine del giorno.
Continuò a tagliare la legna, non facendo caso neanche alle ragazze che, passando davanti alla bottega, rallentavano o si fermavano per osservare i due ragazzi che lavoravano.
Tra loro c'era anche Testa Bruta, seduta su una panca, con la testa adagiata sulle mani e i gomiti sulle cosce. Con aria sognante osservava lo spettacolo, senza muovere un muscolo.
"Sì... taglia la legna... continua... Non ti fermare..." sussurrava, sorridendo, mentre i suoi occhi vagavano sui pettorali scolpiti, le spalle larghe, le braccia muscolose e gli addominali evidenti di uno dei due ragazzi di bottega.
Quel fisico asciutto, allenato da tre anni di acrobazie in groppa a un drago, l'aveva rapita dal momento in cui l'aveva visto da vicino, tempo prima, quando si erano dovuti lavare via il letame, dentro la vasca dei draghi. E il fatto che, in quella giornata non così calda, il giovane stesse lavorando a torso nudo, gli dava un motivo in più per ammirarlo.
Era forte e muscoloso. Era l'uomo dei suoi sogni!
Vide avvicinarsi una ragazza. Si alzò in piedi, tenendo d'occhio ogni sua mossa.
La giovane aveva in braccio un Terribile Terrore, che non sembrava stare affatto bene.
Hiccup si fermò, asciugandosi il sudore, poi poggiò l'ascia e ascoltò la richiesta della giovane. Il castano annuì, prendendo, delicatamente, in braccio l'animale, che tossicchiava e ansimava, cercando di respirare.
Lo esaminò per qualche secondo, quindi lo afferrò meglio, tenendolo come si tiene un neonato che deve fare il ruotino, e gli diede alcune pacche sulla schiena.
Al terzo colpo il Terribile Terrore tossì forte, sputando fuori un osso di pollo, che evidenteme gli era rimasto in gola. L'osso volo via, colpendo Moccicoso su un occhio, che imprecò contro il cugino, mentre cercava di tagliare l'ennesimo ciocco di legno. Nel farlo sbagliò mira, e il pezzo di legno gli cadde su un piede, così che l'urlo di dolore del moro si sentì fino alla capanna di Gothi, dall'altro lato del villaggio.
"Ehi, stai bene, cugino?" domandò Hiccup, restituendo l'animaletto alla proprietaria e prendendo la sua casacca dalla panca. L'altro stava per rispondere, ma le parole gli morirono in gola quando la giovincella, per ringraziare il castano di aver salvato il suo draghetto, si avvicinò al futuro capo e, alzandosi sulle punte, gli stampò un bacio sulle labbra.
Moccicoso non fu l'unico a restare sorpreso di quel gesto, ma anche Hiccup.
Con delicatezza allontanò la ragazza, facendo un sorriso a metà tra l'imbarazzato e il lusingato.
"Ehm... grazie, Esther, ma non penso che..." disse, cercando le parole giuste per non offenderla, ma non riuscì a completare il discorso.
Testa Bruta, infatti, si era avvicinata, guardando l'altra con aria di sfida e, senza dare al giovane il tempo di reagire, lo afferrò per i capelli, facendolo abbassare alla sua altezza, e lo baciò in modo profondo e passionale.
Hiccup cercò di reagire, allontanandola inizialmente, ma l'irruenza dell'amica era talmente dominante da non lasciargli spazio di manovra, così fu costretto a ricambiare, aspettando che fosse lei a terminare il bacio.
Quando, finalmente, lo lasciò andare, il giovane fece un passo indietro e inciampò sulla protesi, finendo col sedere a terra.
"Testa Bruta, ma che..." cercò di rimproverarla, pulendosi la bocca con il dorso della mano.
"È così che si bacia un ragazzo." disse la bionda, guardando l'altra, che era rimasta a bocca aperta "Non come hai fatto tu, dilettante!" tornò a guardare i due ragazzi, ma questa volta si rivolse a Moccicoso, shockato dallo spettacolo appena visto, ma allo stesso tempo infreddolito, perché non abituato a stare a torso nudo a quelle temperature "Ti conviene coprirti, Jorgenson. La ciccia non è sexy."
Detto ciò si allontanò, mentre, intorno alla bottega di Skarakkio, la vita riprendeva come prima.
O almeno, la maggior parte delle persone riprendevano con le mansioni quotidiane, perché due berkiani ancora fissavano Hiccup, stupiti.
"Non ci posso credere..." sussurrò Astrid, sotto shock.
"Hai capito il nostro futuro capo?" disse Worff, sorridendo "Chi l'avrebbe mai detto che piace così tanto alle donne? D'altronde come dar loro torto, con quel corpo scolpito che si ritrova..."
"N... no, ma lui..." continuò la bionda "Lu... lui è sempre stato timido... Qu... quel bacio non lo era affatto."
Il giovane la guardò, quindi le passò un braccio attorno alle spalle, stringendola al suo fianco.
"Non sarai mica gelosa?" domandò.
"Cosa?!" esclamò lei "Ma sei scemo? Perché dovrei essere gelosa? Lui è il figlio del capo, può avere tutte le ragazze che vuole, non sono affari miei!" fece un respiro profondo, cercando di tornare calma "Piuttosto andiamo a pranzo, si sta facendo tardi."
Worff rise, posandole un bacio affettuoso sulla testa, poi, insieme, andarono alla Sala Grande, dove stavano già servendo il pranzo.

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Capitolo 6
*** 5 ***


Il mattino seguente, quando Hiccup rientrò dal volo matutino con Sdentato trovò suo padre ad aspettarlo in cucina.
La cosa era strana, poiché di solito lo attendeva seduto sul suo elaborato trono in Sala Grande. Per questo il ragazzo si preoccupò. 
"Papà? Tutto bene?" domandò.
L'uomo si sedette alla sua sedia, indicando la panca dall'altro lato del tavolo.
"Siediti, figliolo. Devo parlarti." disse, serio.
"Ehm... okay." obbedì il ragazzo, sistemandosi sulla panca "Qualsiasi cosa sia successa, vorrei dirti che io..."
"Mi è stato riferito quanto successo ieri alla bottega di Skarakkio." lo interruppe Stoick.
"Ehm... no... Non è colpa mia se Moccicoso, per farsi notare, si è fatto venire la febbre..." balbettò il castano, portando le mani avanti.
"Non parlo di quello." continuò il capotribù, facendo un respiro profondo "Vedi, figliolo, ormai hai quasi 19 anni. Sei giovane, e presto prenderai il mio posto. E non passi inosservato davanti alle tue coetanee."
"Papà, è stata Testa Bruta a saltarmi addosso!" esclamò il ragazzo, gesticolando.
Ma il padre non lo stava a sentire, e continuò il suo discorso.
"Come ho già detto, hai 18 anni, e in fondo hai preso da me su questo: quando avevo la tua età avevo un buon numero di ragazze che mi venivano dietro, e alcune non mi erano affatto indifferenti."
"Veramente io..." cercò di intervenire il giovane, percependo che il discorso stava per farsi imbarazzante.
"Vedi, io amavo tua madre, ma prima di sistemarmi con lei ho avuto diverse storie con altre ragazze." riferì Stoick "È normale, e fa parte della vita di ogni uomo vichingo concedersi del tempo per le proprie esperienze."
"Papà, stai correndo troppo!" Lo bloccò Hiccup "Io non ho intenzione di fare nulla di quello che pensi tu!"
"Ah, no? E lo spettacolo di ieri con Testa Bruta cos'era?" ribattè l'omone, serio. 
"Te l'ho detto, è stata lei a saltarmi addosso!" insistette il giovane, balbettando "Non avevo intenzione di... insomma, non mi interessa... io non... beh, sì... io... sono lusingato che lei... ma io... sì, insomma, io non penso che... io... non è che non mi piacerebbe, ma io... credo... vorrei che fosse con quella giusta..."
"Ad aspettare quella giusta non avrò mai nipoti." borbottò Stoick "Inoltre come fai a capire quale è quella giusta se prima non sondi un po' il terreno?"
"Ma papà..." disse il ragazzo, ormai rassegnato a dover ascoltare tutto il discorso, che sicuramente sarebbe stato imbarazzante.
"Vedi, come ho già detto, prima di tua madre ci sono state altre donne." raccontò il capo, calmo "Nulla di serio, con qualcuna c'è stata solo qualche coccola, con qualcun'altra qualcosa di più. Ed è in quest'ultimo caso che bisogna stare molto attenti, perché ci si può mettere in grossi guai, e metterci anche la ragazza in questione."
"Ehm... io pensavo che..." sussurrò il ragazzo, imbarazzato "Sì, ecco... che forse è meglio se per... quello... sì... insomma... che aspetterò a quando mi sposerò."
"Oh, non ne hai bisogno, se ascolti bene quello che ti dirò." obiettò Stoick, alzando la mano "Vedi, molte donne, per evitare certi problemi, assumono delle particolari erbe medicinali, ma tu non puoi essere sicuro che la tua partner le prenda, per questo devi sapere che esistono due metodi, per noi uomini, per evitare danni." fece un respiro profondo, e riprese a spiegare "Il primo metodo è difficile da applicare, perché non è facile trovare l'oggetto in questione, anche se sono abbastanza certo che nella nave di Johan si possa trovare. Si tratta di una specie di guanto, ricavato dagli intestini di un agnello, che va messo... lì, prima di stare con una donna."
"Che?! Scusa, ho capito bene? È disgustoso!" obiettò il castano, schifato.
"Immaginavo che non ti sarebbe piaciuto." ammise l'altro "L'altro metodo è più semplice, ma devi essere veloce ad applicarlo. Il coito interrotto funziona bene, ma solo se non ti lasci prendere dal momento. Ci vuole molto autocontrollo."
"Ehm... in che cosa consiste questo... metodo?" chiese Hiccup, ormai rassegnato a sentire tutto l'imbarazzante discorso sul sesso.
"Lo dice il nome stesso. Si tratta di interrompere il rapporto prima di raggiungere il culmine, per questo ci vuole molto autocontrollo. In ogni caso, figliolo, goditi questo periodo, 18 anni non durano per sempre, e ti conviene divertirti un po' prima di accasarti."
"Okay... c'è altro che devi dirmi?" domandò il ragazzo, alzandosi in piedi "Perché dovrei correre alla fucina ad aiutare Skarakkio. Manca un mese a Snogglethog, lo sai, e se Moccicoso ha ancora la febbre non penso che si farà vedere, quindi dovremo fare tutto da soli, finché non sarà guarito."
"No, vai pure, ci vediamo stasera." acconsentì Stoick, lasciandolo andare.
Hiccup corse fuori. Il discorso era stato imbarazzante, e l'unica cosa di cui era certo, in quel momento, era che prima del matrimonio non avrebbe fatto nulla.
Passò davanti alla casa di Moccicoso; lo vide seduto fuori, avvolto in una coperta, com una tazza di latte caldo tra le mani. In piedi, di fronte a lui, c'era Testa Bruta, evidentemente lì per schernirlo, come suo solito.
Si avvicinò, guardando il cugino.
"Ti conviene tornare dentro casa." suggerì "Oppure la febbre non ti passerà mai."
"Già, non hai il fisico!" esclamò la bionda, scoppiando a ridere.
"Sto bene." obiettò il moro, tremando.
"Moccicoso, non fartelo ripetere! Entra dentro casa e resta ci finché non sei completamente guarito!" insistette Hiccup, in un tono che non ammetteva repliche, poi si rivolse a Testa Bruta "Quanto a te, se non hai nulla da fare, assicurati che lui si riprenda in fretta."
"Oh... mi piace quando usi quel tono..." sussurrò la ragazza, afferrandolo per la maglia e coinvolgendolo in un bacio profondo, come il giorno prima. Hiccup la allontanò, guardandola severo e lei entrò in casa di Moccicoso, sorridendogli ammiccante.
Hiccup alzò gli occhi al cielo, andando verso la fucina, senza accorgersi che Astrid aveva assistito nuovamente alla scena, ed era ferma sul bordo della strada, mezza shockata.
Worff la raggiunse, prendendola per mano e trascinandola verso il campo di addestramento.
"Andiamo, tesoro." disse, senza mollarle la mano "Oggi ci alleniamo con l'ascia, ma non uccidere nessuno, per favore. Come hai detto tu, quel fusto dai bei pettorali può fare ciò che vuole, tu sei superiore a certe cose."

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Capitolo 7
*** 6 ***


Le giornate si accorciarono e le notti divennero più lunghe, ma questo non fermò la vita a Berk. La rallentò soltanto, ma non la fermò, perché gli abitanti, umani e draghi, dell'isola continuarono a fare ciò che facevano prima.
Anche le Guardie di Berk, un gruppo composto da una ventina di uomini e donne e un drago, continuarono gli allenamenti, approfittando dell'oscurità prolungata per fare delle esercitazioni in notturna.
Ad Astrid piaceva quel suo nuovo lavoro, perché le permetteva di continuare a seguire la sua passione per i voli su Tempestosa e, allo stesso tempo, rendersi utile al popolo di Berk. Certo, le mancavano i voli insieme al gruppo di amici, che faceva fino a poco tempo prima, ma sapeva bene che quel tempo ormai era passato, non erano più dei bambini e dovevano seguire la loro strada e le proprie vocazioni.
Gli allenamenti la tenevano occupata tutto il giorno e, considerando che, al momento, era l'unica delle Guardie ad avere con sé un drago, per lei erano più duri che per gli altri, poiché nessuno, in quel corpo militare, aveva mai provato ad usare uno di quegli animali, dal momento che solo lei e i suoi vecchi amici erano riusciti ad addestrare, con successo, le specie più grosse.
Ma cosa era, di preciso, il Corpo di Guardia di Berk?
Si trattava di un corpo militare costituito per difendere e proteggere i confini dell'isola da attacchi esterni. Oltre a ciò, si occupavano anche di scortare il capotribù nelle visite di rappresentanza, in modo da proteggerlo da eventuali aggressioni da parte di avversari a lui ostili. Non che Stoick l'Immenso ne avesse bisogno, era sempre stato in grado di proteggersi da solo, ma faceva sempre comodo avere qualcuno che gli guardasse le spalle.
Erano, in genere, un corpo di fanteria, addestrato nel corpo a corpo a terra; solamente Astrid, nel momento in cui era entrata nella squadra, si occupava anche della sicurezza in cielo, e il suo ingresso nel corpo aveva costretto tutti a cambiare i piani di addestramento, includendo anche esercitazioni di volo per la bionda, e pattugliamenti aerei, cosa che, fino allo scioglimento definitivo della squadra, prima era compito dei giovani cavalieri dell'Accademia di Berk.
Worff, l'espansivo generale della Guardia, l'aveva accolta subito bene, così anche i nuovi compagni, e poco per volta si era inserita, legando con tutti, in particolar modo con il suo nuovo capo, anche se non come era stato con Hiccup e il resto dei Cavalieri.
Worff era un giovane uomo di quasi trenta anni, alto, biondo e dalla corporatura massiccia. Era severo negli addestramento, ma allo stesso tempo era una persona estremamente espansiva, incline al contatto fisico, dallo spirito giocoso e allegro, nonostante l'apparenza intimidatoria del suo fisico.
Astrid non era mai stata una persona incline al contatto fisico. L'unico con cui era riuscita ad aprirsi un po' era Hiccup, che fino a poco tempo prima aveva considerato il suo migliore amico, con cui aveva scambiato numerosi abbracci in quei tre anni a stretto contatto, e anche qualche bacio. Per questo l'espansività di Worff l'aveva inizialmente bloccata, facendole rifiutare ogni sua dimostrazione d'affetto, anche se, conoscendolo meglio, si era lentamente aperta, arrivando ad accettare incondizionatamente i suoi abbracci e i suoi baci, gesti che distribuiva a tutti i suoi uomini e donne, quando facevano un buon lavoro.
Ma, nonostante l'amicizia crescente con il suo capo, alla giovane mancava sempre qualcosa. Questo qualcosa era il passare del tempo con i suoi amici, soprattutto con Hiccup, per cui, grazie a quel periodo di lontananza, seppur solo parziale, si stava accorgendo di provare un forte affetto.
Non era più una ragazzina, ormai, ma quei voli fianco a fianco con il castano e il suo Furia Buia le mancavano, così come le mancavano le notti passate a parlare delle esercitazioni del giorno successivo, i loro sguardi e gli sporadici contatti fisici che avevano.
Però, ormai, le loro strade si erano separate: lei era un soldato, e lui presto sarebbe diventato il capotribù. E già in quel periodo di addestramento aveva notato dei grossi cambiamenti in lui.
Era diventato più sicuro di sé, più confidente, e molto più autoritario. In più, ora che era diventato un uomo, iniziava ad avere un folto numero di ragazze che gli giravano intorno.
Sì, Hiccup era diventato un uomo. Un bell'uomo, tra l'altro: alto, snello, muscoloso al punto giusto... da far girare la testa a qualsiasi ragazza che gli passasse accanto. E Astrid si stava rendendo conto di essere gelosa!
Era gelosa del fatto che le ragazze andassero dietro a colui che, una volta era stato il suo migliore amico, perché per lei era diventato più di un amico. E di questo se ne era accorto anche Worff, che aveva deciso di tenerla d'occhio, per evitare che si cacciasse nei guai.
Mancava una settimana a Snogglethog. Ormai le ore di luce erano ridotte quasi a zero, e a Berk ci si preparava per la festa, esattamente a metà del periodo di oscurità, festa che avrebbe celebrato il ritorno della luce di lì a poco.
Quel pomeriggio Worff aveva preso da parte Astrid, per un allenamento bonus tra loro. La ragazza era nervosa, complice anche lo squilibrio dovuto alle ore di sonno che scarseggiavano, poiché il buio continuato non dava modo al popolo di Berk di regolarsi al meglio.
I due si muovevano agili, sotto la luce delle torce, con dei lunghi bastoni tra le mani. La bionda si muoveva agile, parando ogni colpo e affondandone altri buoni; l'uomo la seguiva, invitandola e dandole consigli su ogni mossa.
"Sei troppo tesa, ragazza!" esclamò, bloccandola alle spalle "Devi rilassarti! Non stai dando il massimo."
"Io sono rilassata!" obiettò la giovane, cercando di liberarsi dalla presa.
"Okay, per oggi finiamola qui." suggerì l'altro, lasciandola andare e mettendo via i bastoni "È evidente che non sei in vena."
"Sto bene." disse Astrid, incrociando le braccia sul petto e abbassando lo sguardo, nervosa.
Worff le passò un braccio attorno alle spalle, dandole un bacio sulla tempia, infine la accompagnò fuori dal campo, verso la Sala Grande.
"C'entra il moretto col Furia Buia, vero?" chiese.
"No!" rispose d'istinto lei, ma poi fece un respiro profondo "Sì. Non lo riconosco più... è sempre in giro con qualche ragazza... lui non è mai stato così aperto..."
"Astrid, le cose possono cambiare." continuò il biondo, passandole una mano sui capelli "Però non puoi tenerti tutto dentro, dovresti parlargli."
"Per quale motivo? Tanto non cambierebbe nulla." obiettò la ragazza, sconfortata "Da quando il nostro gruppo si è sciolto non parliamo quasi più, e presto lui sarà il capo. Mentre io sarò solo un soldato..."
Il giovane pensò per qualche minuto, si fermò, guardandosi intorno, poi guardò l'amica negli occhi, serio.
"Astrid, devo dirti una cosa." riferì, facendo un respiro profondo "Ieri ho parlato con Stoick, ci sono delle novità, e non so quanto ti piaceranno."
"Di cosa parli?" lo incitò la giovane, preoccupata.
"Stoick non è più il capotribù, da circa un mese." rivelò Worff "Ma ha deciso di non rivelarlo ancora, perché vuole che il figlio venga ben accettato dal popolo. Ma non è questa la notizia che potrebbe non piacerti... mi ha chiesto espressamente di assegnarti alla sua scorta personale, non appena verrà resa pubblica la notizia."
"Cosa?! Perché?" chiese Astrid, sorpresa.
"Perché lui è sempre in giro col suo drago, e tu sei l'unica della Guardia ad averne uno." ammise il giovane uomo "Inoltre siete cresciuti insieme, e lo conosci bene."
"Non credo di conoscerlo più così bene..." sospirò la bionda, riprendendo a camminare.
"Io penso che voi due dobbiate solo parlare." concluse Worff, stringendola al suo fianco "Comunque per il momento non devi preoccuparti per quel bel fusto. Credo che Stoick non dirà nulla fino alla festa di Snogglethog."
Astrid sospirò, guardandosi intorno.
Le lanterne illuminavano lo scalone che portava alla Sala Grande, e alcune persone stavano salendo, per riunirsi per la cena.
Di fronte ai due camminava Hiccup, affiancato dal fido Sdentato. Camminava lento, zoppicando sulla protesi, che evidentemente gli stava dando qualche problema dopo un'intera giornata in giro per commissioni.
Una ragazza li superò, raggiungendolo. Sedici anni, capelli neri, piccoletta... Astrid la riconobbe subito: Adelaide Jorgenson, sorella minore di Moccicoso, una ragazza dolce, umile e tranquilla, tutto l'opposto del fratello.
La brunetta affiancò il giovane capo, parlandogli, e lui le rispose, sorridendo cordiale. Non si riusciva a sentire il dialogo, probabilmente era innocuo, ma alla bionda salì la gelosia, che esplose definitivamente quando la ragazzina posò un bacio sulla guancia dell'altro. Solo la stretta di Worff le impedì di correre da lei e spaccarle la faccia, per poi attentare alla virilità del capotribù. E ringraziò mentalmente Moccicoso, che si era avvicinato e aveva trascinato via Adelaide, evidentemente neanche lui aveva gradito la cosa.
La bionda fece un respiro profondo, riprendendo a salire le scale. Prevedeva un futuro non tanto roseo, per cui avrebbe dovuto fare affidamento a tutto il suo autocontrollo.

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Capitolo 8
*** 7 ***


E, finalmente, Snogglethog arrivò.
Esattamente a metà della lunga notte invernale, tale festività celebrava il ritorno della luce di lì a pochi giorni. A Berk era molto sentita, soprattutto perché il periodo di rinascita della luce era salutato dall'arrivo di una nuova generazione di draghi, poiché la maggior parte delle cucciolate nascevano in quel periodo.
Gli uomini della Guardia si radunarono al mattino, nella capanna del loro campo di addestramento. Anche loro avrebbero festeggiato, ma erano soldati, e i soldati devono essere sempre pronti per ogni evenienza. Questo significava che avrebbero avuto con sé le proprie armi, almeno quelle meno ingombranti.
Astrid si aggiustò la nuova uniforme, quella di gala, scelta personalmente dal generale Worff, composta da una camicia scollata di colore verde chiaro, una gonna in cuoio con due spacchi laterali, un corsetto dello stesso materiale, un paio di pantaloni di pelle e i suoi stivali comodi con il bordo in pelo. Non era abituata agli abiti lunghi, ma doveva ammettere che quel modello le piaceva; era comodo ed elegante allo stesso tempo, e la gonna lunga le permetteva di nascondere i suoi pugnali senza che le dessero troppo fastidio, su delle fondine legate alle cosce. Strinse meglio uno dei lacci del corsetto e si lisciò la gonna, quindi uscì di casa, raggiungendo i suoi compagni d'armi, che già avevano preso posto in Sala Grande.
Worff le si avvicinò, girandole attorno per ammirarla.
"Wow! Ho proprio fatto un'ottima scelta!" esclamò, orgoglioso "Questo vestito ti sta davvero d'incanto. Potrei definirti addirittura sexy, ci saranno un sacco di ragazzi che si gireranno a guardarti."
"Io lo trovo soprattutto comodo." ammise la giovane "E non mi interessa che i ragazzi mi guardino, io sono qui per lavorare."
Il giovane sorrise, guardandosi intorno.
"Oggi è un giorno di festa anche per noi." disse "È vero che siamo sempre in servizio, ma nulla ci vieta di divertirci un po', quindi..." si avvicinò alla bionda, parlandole all'orecchio "Prendilo come un mio ordine: divertiti e non pensare al lavoro. Anche se sei la guardia del corpo personale del nostro capo non dimenticarti che lui ne ha già una, letale quanto te, e risponde al nome di Sdentato, quindi anche se ti lasci andare un po' non cascherà il mondo."
Astrid sospirò, guardandosi intorno. La gente iniziava a entrare, a piccoli gruppi, e l'orchestrina stava prendendo posto. Gambedipesce teneva una breve lezione improvvisata a un tavolo, circondato da alcuni bambini, mostrando loro gli ultimi cuccioli nati dalle uova deposte dalla sua Muscolone, mentre Moccicoso si metteva in mostra, cercando di attirare l'attenzione di un gruppo di ragazze, che non sembravano affatto interessate a lui.
Poco più in là i gemelli parlottavano tra loro, organizzando chissà quale scherzo. Worff fece un cenno a uno dei suoi, il più massiccio del suo corpo di guardia, che si avvicinò ai due, separandoli e non permettendo loro di continuare a fare quello che stavano facendo.
Dei due capotribù ancora non c'era traccia, evidentemente aspettavano che la maggior parte della gente fosse radunata nel locale per fare il loro ingresso.
"Vai a presidiare l'ingresso finché non arrivano Stoick e Hiccup." ordinò il generale della Guardia, rivolto alla ragazza "Dopodiché non pensare ad altro che a divertirti."
La giovane annuì, andando a sistemarsi accanto al portone d'entrata, proprio nel momento in cui questo si apriva ed entravano il vecchio e il nuovo capotribù.
Astrid si avvicinò, salutandoli con un cenno del capo.
"Stoick..." disse, rivolta al vecchio, quindi guardò il giovane e abbassò reverenzialmente la testa, come da consuetudine quando si saluta un capotribù "Capo Hiccup..."
"Oh, bene, la notizia si è già sparsa." si lamentò il ragazzo, in tono sarcastico.
"No, figliolo." intervenne Stoick, posandogli una mano sulla spalla "Ho solo informato il capo della Guardia, e gli ho suggerito di assegnarti Astrid come guardia del corpo personale."
"Non ho bisogno di una guardia del corpo." obiettò il castano.
"È la prassi." ammise Astrid, affiancandolo mentre lui camminava in direzione del focolare centrale "Anche se sei perfettamente in grado di difenderti, tu sei il capo, e devi sempre avere qualcuno che ti guardi le spalle. Ha chiesto che fossi io perché ho Tempestosa con me, e posso seguirti anche quando sei in giro con Sdentato."
Hiccup sospirò. Non si sentiva per nulla pronto, anche se ricopriva quel ruolo, segretamente, già da un mese; però i patti erano stati chiari: suo padre gli aveva insegnato tutto, e lo aveva reputato completamente preparato per il ruolo, per cui ora doveva mantenere la promessa e diventare capo di Berk a tutti gli effetti.
Guardò Stoick, che lo affiancò, alzando la mano per richiamare l'attenzione su di loro, e la folla fece silenzio.
"Innanzitutto voglio augurare a tutti un felice Snogglethog!" esordì "Ho un paio di cose da dire, prima di iniziare la festa. Non temete, sarò breve! Questo è un periodo di rinnovamento, di rinascita. La luce ritorna, e con essa la vita rinasce. Ma non solo la natura opera il rinnovamento, anche la vita lo fa, il nuovo sostituisce il vecchio, a volte in modo graduale, a volte inaspettatamente..." fece un respiro profondo, posando una mano sulla spalla del figlio "Beh, quello che voglio dire... forse qualcuno se ne sarà accorto, ma da circa un mese non sono più io a prendere le decisioni per il villaggio, perché io non sono più il capotribù, per cui, amici miei, date il benvenuto al vostro nuovo capo: mio figlio Hiccup!"
Un fragoroso applauso esplose nel grande salone, ed acclamazioni al nuovo capo riempirono l'ambiente. Hiccup attese, leggermente a disagio, che il silenzio tornasse, quindi fece un passo avanti.
"Beh... che dire? Ha già detto tutto mio padre, quindi... diamo inizio ai festeggiamenti!" esclamò.
A quell'ordine tutti si sedettero ai loro tavoli, mangiando, bevendo e chiacchierando allegramente. Hiccup si guardò intorno, ancora un po' impacciato; ora che tutti sapevano che lui era il capotribù ripresero ad assalirlo un mare di dubbi.
Non era sicuro che sarebbe stato in grado di governare l'Isola, perché lui non era come suo padre, non aveva lo stesso carisma.
"Andiamo a mangiare, capo?" disse Astrid, riportandolo alla realtà.
Il ragazzo annuì, avviandosi al tavolo del capotribù, per poi sedersi al centro, sull'elaborata sedia intagliata destinata al re dell'isola.
Astrid lo seguì, scambiando uno sguardo con Worff, indecisa. Il biondo le indicò il posto libero alla sinistra del capo, posto che, di solito, viene occupato dalla moglie del leader, ma che non aveva più un proprietario da quasi venti anni.
"Avanti, vai a sederti." la incitò il giovane.
"Quello è il tuo posto, Astrid." intervenne Stoick, indicando la stessa sedia "La guardia personale del capo non può sedersi a un tavolo diverso!"
La bionda ci pensò un momento, ma alla fine si decise e andò a sedersi accanto a Hiccup.
La festa procedette allegra. Si mangiò e si brindò parecchio, soprattutto per esclamare frasi benaugurali verso il nuovo capotribù.
I suonatori dell'orchestra si diedero il cambio costantemente, così da assicurare un sottofondo musicale continuo, finché non si riunirono tutti, intonando una melodia che indicava l'inizio delle danze.
Lentamente la pista da ballo si riempì, soprattutto di giovani vichinghi allegri.
Hiccup fissò il centro della sala, indeciso. Non sapeva se buttarsi a ballare o meno, lui non era il tipo da stare troppo al centro dell'attenzione, e quel giorno ci era già stato abbastanza per i suoi gusti.
"Avanti, figliolo, vai a ballare anche tu!" lo incitò Stoick.
"È vero, ragazzo! Non essere timido!" continuò Skarakkio "Vai e divertiti, il fatto che tu sia il capo non ti esclude dal divertirti un po' ogni tanto, anzi, goditi queste feste, finché sei giovane!"
Il giovane sospirò, pensieroso, infine si alzò, prendendo Astrid per il braccio.
"Se vado io, tu devi seguirmi." ordinò "Sei o no, la mia guardia del corpo?"
Astrid fece per obiettare, ma un'occhiata di Worff la bloccò, quindi seguì il capotribù sulla pista da ballo, ballando insieme agli altri, in una danza allegra di gruppo.
Dopo un po' che ballavano il ritmo cambiò, e Skarakkio fece calare, con un sistema di corde e carrucole, una elaborata lanterna che emanava una luce rossa intensa, fermandola a meno di un metro dalle teste dei vichinghi più alti. Quel ritmo e quell'oggetto sospeso sulle loro teste significavano una cosa sola: la Danza della Luce.
Si trattava di un ballo giocoso, che i giovani, ragazzi e ragazze non sposati, tra i 18 e i 30 anni facevano ogni anno. Andava ballato in coppia, muovendosi per la stanza finché la musica non si fermava. A quel punto tutti dovevano bloccarsi nelle loro posizioni, e la coppia che si trovava sotto la lanterna doveva pagare una penitenza.
In cosa consisteva la penitenza? Semplice: uno degli anziani portava loro due coppe colme di birra, che i ragazzi dovevano bere fino all'ultima goccia; fatto ciò, i due dovevano scambiarsi un bacio.
Terminata la penitenza, si cambiava partner, formando nuove coppie, e si riprendeva a ballare, fino al successivo stop. E la danza continuava per parecchio, tra incitamenti degli spettatori, risa e applausi, terminando solo quando rimanevano pochi ballerini sulla pista.
Hiccup si guardò intorno, indeciso, mentre attorno a lui si formavano le coppie. Quello era il primo anno che ballava la Danza, anche se aveva assistito a quelle degli anni passati, partecipando anche all'allegria generale che era portata da quel gioioso rituale annuale. Posò gli occhi su Astrid, ferma di fronte a lui; erano rimasti solo loro senza un partner, quindi allungò la mano verso di lei e attese.
La bionda esitò, ma alla fine afferrò la mano dell'amico, lasciandosi condurre lungo la pista da ballo.
Il giovane la tenne stretta, con una mano posata dietro la schiena, ferma tra le corde del corsetto, mentre l'altra stringeva quella della ragazza. La guardò negli occhi, e intuì che era a disagio, quanto lui, e questo lo rincuorò parzialmente, mentre la conduceva attraverso la pista, senza sapere davvero dove stava andando.
La musica si fermò. Questo era il segnale: dovevano bloccarsi tutti nelle loro posizioni, finché non fosse individuata la coppia sotto la lanterna.
Astrid si guardò intorno, rendendosi conto che tutti erano girati verso di loro. Questo significava solo una cosa.
Incrociò lo sguardo di Hiccup, e si accorse che anche lui aveva capito, e la sua espressione era imbarazzata.
E, come conferma, videro avvicinarsi Stoick, con due grossi boccali di birra tra le mani.
"La Danza della Luce non poteva cominciare meglio, quest'anno!" esclamò l'omone, ridendo "A mio figlio e la sua dama va il primo turno!"
Il ragazzo esitò. Era davvero imbarazzato, e non era proprio felice di avere addosso gli occhi di tutto il villaggio; lo stesso valeva per Astrid, ma lei era conscia del fatto che, se volevano che quella "tortura" finisse in fretta dovevano accontentarli.
Prese i due boccali dalle mani del vecchio capo e ne passò uno al suo compagno di ballo, quindi bevve la sua birra, fino all'ultima goccia, e attese che anche il castano avesse fatto lo stesso. Hiccup la imitò, infine restituì il boccale al padre.
Ora restava ancora una cosa da fare, la cosa più difficile. Il giovane si guardò intorno, ancora indeciso, infine incrociò lo sguardo della bionda.
Fece un respiro profondo e si abbassò su di lei, incontrando le sue labbra in un veloce e casto bacio, poi guardò di nuovo Stoick.
"Oh, andiamo, figliolo, puoi fare di meglio!" lo rimproverò l'altro, seguito da un mormorio di assenso dei berkiani più vicini.
Astrid alzò gli occhi al cielo, maledicendo quella tradizione: il bacio che dovevano scambiarsi doveva essere profondo e passionale, o non sarebbe stato considerato valido. Senza dire una parola, posò entrambe le mani su quelle del capotribù e lo guardò negli occhi, annuendo. Il ragazzo esitò di nuovo, forse bloccato dal fatto che l'intero paese li stava guardando, ma alla fine la baciò.
La giovane lo lasciò condurre, chiudendo gli occhi e socchiudendo le labbra. Il castano approfondì, incontrando la sua lingua e carezzandola con delicatezza e stringendo le sue mani, per poi allontanarsi di qualche millimetro e posarle un altro bacio sulle labbra, più casto ma altrettanto intimo e dolce.
Non si erano mai baciati così, era strano per entrambi, nonostante in passato le loro labbra si fossero già incontrate più di una volta. Però Hiccup trovò quel contatto molto piacevole, il gusto di dolci, misto a quello della birra appena bevuta, e la sensazione calda della pelle lo aveva indotto a prolungare il contatto.
Si allontanarono nuovamente, girandosi verso Stoick, che sorrise con aria vagamente trionfante, quindi alzò la mano, rivolgendosi a tutti i ballerini.
"Bene! Molto meglio!" esclamò "Ed ora cambiate tutti partner, che si riprende!"
I due giovani si separarono, guardandosi intorno, quindi trovarono un altro partner per riprendere a ballare.
Per altre due volte venne fermata la musica, e altre due coppie pagarono il dazio. Al turno successivo Astrid finì a ballare con Moccicoso, che subito poggiò la propria mano sulla schiena della ragazza, un po' troppo in basso per i suoi gusti. Dandogli un pizzicotto gliela fece spostare, quindi lo lasciò condurre nella danza, finché la musica non si fermò nuovamente.
La giovane impallidì, quando si rese conto di essere di nuovo sotto la lanterna. Era già stato imbarazzante baciare Hiccup sotto gli occhi dell'intero villaggio, non voleva farlo di nuovo, con Moccicoso, per giunta!
Ma Stoick era già accanto a loro, prima che potessero dire o fare altro, con i due boccali di birra.
"Oh, di nuovo Astrid!" esclamò "Bene, vediamo se Moccicoso riuscirà a fare di meglio di mio figlio."
Il moro sorrise sornione, afferrando meglio la ragazza per i fianchi e alzando la testa per poterla baciare. La giovane storse il naso, ma si abbassò, lasciando che la baciasse ma impedendogli di allargarsi troppo e approfondire il bacio. Finito ciò, si separò da lui prima ancora che venisse dato il via per cercarsi un nuovo partner di danza, non prima di aver storto il braccio all'amico, che cadde a terra per il dolore.
Il ballo riprese, e una decina di coppie pagarono la penitenza; un po' di volte fu nuovamente Hiccup a finire sotto la lanterna, soprattutto con rimide ragazze che si accontentarono di un leggero bacio sulle labbra, ma l'ultima volta con Testa Bruta, che quasi se lo mangiò, baciandolo in modo molto profondo, tanto che il povero ragazzo alla fine era sconvolto e senza fiato.
Ma quel bacio non aveva sconvolto solo lui. Anche Astrid si stava trattenendo a stento dallo spaccare qualcosa in testa alla bionda, ma per fortuna in quel turno della danza era finita in coppia con Worff, che la trattenne dal fare qualsiasi cosa.
"Stai calma, ragazza!" sussurrò, parlandole all'orecchio "Neanche lui mi è sembrato tanto felice."
La bionda borbottò, lasciandosi trascinare nella danza, fino allo stop.
"Oh, siamo sotto la lanterna." constatò il biondo, guardando sopra le loro teste, per poi guardarsi intorno "E lui ci sta guardando. Ora senti che cosa facciamo..." le parlò all'orecchio, aspettando che Stoick li raggiungesse.
"Ma... sei sicuro?" chiese lei, dopo aver ascoltato il piano. Worff sorrise e lei sospirò "Hai ragione, non c'è nulla da perdere. Ma tu come farai? Non ti fa senso che noi...?"
"Immaginerò qualcosa più di mio gusto... ho già in mente qualcosina..." rispose lui, facendole l'occhiolino e indicando con un cenno della testa verso Hiccup.
Astrid trattenne una risatina, afferrando il boccale e bevendo la birra tutta d'un sorso, quindi attese che anche l'amico ebbe fatto e gli posò le mani sul petto.
Il giovane si abbassò su di lei, stringendola e coinvolgendola in un bacio lungo e appassionato.
Hiccup li osservò, cercando di restare lucido, cosa alquanto difficile, perché non aveva mai bevuto così tanto in vita sua, e già faticava a mantenersi in piedi, figuriamoci a ragionare lucidamente. Però vedere Astrid baciare il capo della Guardia gli stava provocando uno strano malessere, che partiva dal petto e arrivava allo stomaco... se non avesse fatto subito qualcosa, era sicuro che avrebbe vomitato entro poco, così, senza quasi aspettare il via, non appena i due si separarono afferrò la ragazza per un braccio, attirandola a sé e conducendo la danza, con un braccio attorno al fianco che la teneva stretta in modo possessivo e gli occhi fissi su quelli di lei.
La bionda lo lasciò fare, sorridendo tra sé e sostenendo il suo sguardo. Evidentemente quell'azione di poco prima aveva avuto un certo effetto sull'amico, che aveva deciso di fare un secondo ballo con lei, ma questa volta in modo meno impacciato, più intimo.
Non distolse mai il suo sguardo da quello del castano, notando che non era del tutto lucido, evidentemente aveva bevuto un po' troppo, ma sembrava particolarmente determinato.
E la musica si fermò, di nuovo. Astrid capì subito che era di nuovo il loro turno per la penitenza, non c'era bisogno di alzare gli occhi verso la lanterna per capirlo: Hiccup si era mosso in modo da restare in zona e trovarsi proprio in quel punto nel momento in cui la musica si fosse fermata.
"Oh, di nuovo il nostro capotribù!" esclamò Stoick, avvicinandosi con la birra "E di nuovo con la sua prima partner di ballo! Che dite, vediamo se riesce a fare di meglio?"
Hiccup non disse nulla, e belve dal suo boccale senza mai togliere gli occhi dalla ragazza. Quando lo abbe finito la attirò a sé, baciandola nuovamente.
Questa volta il bacio fu molto intimo, in qualche modo possessivo. Il cuore della bionda fece un balzo a quel tocco quasi aggressivo, e lei si aggrappò alla schiena del giovane per riuscire a stare in piedi e non rischiare di cadere a causa dell'irruenza del ragazzo.
Intorno a loro si evadono delle esclamazioni di incitamento, come ce ne erano già state per altre coppie che si erano scambiate baci molto focoso. Evidentemente avevano colpito.
Hiccup la strinse ancora, facendo sì che i loro corpi aderissero il più possibile, e continuò a baciarla finché aveva fiato in corpo. Quel bacio che Astrid aveva dato al generale Worff aveva risvegliato in lui un senso di competizione, e allo stesso tempo un desiderio di possesso, e l'oggetto di tale desiderio era la ragazza che ora stava tenendo tra le sue braccia.
Non era del tutto lucido, e in qualche modo era cosciente di ciò, ma alle conseguenze di tale azione ci avrebbe pensato dopo.
Finalmente si separarono, ma lui continuò a tenerla stretta, posandole un altro bacio sulla guancia e poggiando la fronte sulla spalla di lei.
"Astrid..." sussurrò in un breve momento di lucidità "Per favore, accompagnami fuori dalla pista... Non credo che riuscirò a reggere un altro boccale di birra..."
La giovane annuì, passando gli un braccio attorno ai fianchi per aiutarlo a camminare, poiché gli stava riuscendo difficile mettere dritta la protesi, in quel momento.
Lo accompagnò in una zona tranquilla della sala, vicino alla porta d'ingresso, e lo fece poggiare al muro, cosicché lui potesse respirare e smaltire almeno una piccola parte dell'alcol che stava circolando nel suo sangue.
Il ragazzo fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi e passandoci sopra una mano, mentre l'altra scivolava lungo il braccio della sua guardia del corpo, fino al suo palmo. La musica continuava, allegra, ma non la ascoltava più; guardò la bionda, intensamente, e distolse lo sguardo per tornare a guardare la folla ballerina solo quando l'orchestra smise di suonare.
Sotto la lanterna, questa volta, erano finiti Moccicoso e Testa Bruta, che si scambiarono un bacio intenso e passionale quasi quanto quello che si erano dati lui e Astrid. Sorrise, tornando a concentrarsi sull'amica.
"Stai bene?" gli chiese, preoccupata, ma lui non rispose.
Lentamente la attirò a sé, cingendole la vita con un braccio, mentre l'altra mano le carezzava una guancia.
Era ubriaco... cavolo se era ubriaco! Ma l'alcol l'aveva paradossalmente reso più lucido, facendogli realizzare quanto fosse bella Astrid, quanto fosse sexy con quel vestito... e quanto aveva voglia di portarsela a casa e fare con lei cose proibite!
La baciò di nuovo, sentendola ricambiare immediatamente, o almeno così sembrò, perché lei lo allontanò lentamente, tornando seria.
"Hiccup, sei ubriaco." constatò.
"Sì, credo di esserlo..." ammise il giovane, portando le testa indietro e poggiandosi meglio al muro, chiudendo gli occhi.
"Vado a prenderti dell'acqua, così ti lavi la faccia." suggerì Astrid.
"Sì, grazie." ringraziò il castano "Ma credo che dopo andrò a letto."
Astrid sorrise, lasciando lì il capotribù, quindi prese uno straccio abbandonato su uno dei tavoli, uscì dalla sala e andò di corsa al pozzo posto appena fuori, prima della scalinata che portava al paese.
Bagnò lo straccio, quindi rientrò, ma Hiccup non era più dove lo aveva lasciato. Si guardò intorno, ma di lui non c'era traccia.
Dove era finito? Come poteva aver perso il capotribù?
Poi, improvvisamente, si ricordò di una cosa: mentre tirava su l'acqua dal pozzo aveva sentito Testa Bruta uscire, accompagnata da qualcun altro.
Possibile che...?
Uscì nuovamente, scendendo di corsa lo scalone, e si fermò arrivata al fondo, guardandosi intorno.
Finalmente vide due figure, di fronte alla casa dei gemelli. Erano Testa Bruta e Hiccup.
Astrid impallidì quando li vide baciarsi, poggiati alla porta massiccia della capanna, e infine entrare barcollando, chiudendosela alle spalle.

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Capitolo 9
*** 8 ***


Hiccup aveva un gran mal di testa, evidentemente aveva davvero esagerato con la birra, la sera prima.
In realtà non ricordava molto della festa di Snogglethog, l'ultimo ricordo era quello del primo turno della Danza della Luce, che aveva ballato con Astrid, e con cui aveva dovuto pagare la penitenza, il resto era davvero molto confuso. Sapeva di essere finito sotto la lanterna altre volte, ma non ricordava con chi, e non ricordava neanche come era finito lì, dove si trovava in quel momento.
Ma dove si trovava esattamente? Cercò di fare mente locale, esaminando ciò che percepiva intorno, poiché nella penombra di quella stanza non riusciva a vedere molto.
Quello, decisamente, non era il suo letto. No, il suo letto era completamente diverso, anche le coperte non erano le solite.
E poi si accorse di non avere addosso né la protesi né i vestiti, tutti i vestiti. Era completamente nudo. Ma perché?
Un dubbio iniziò a insinuarsi sulla sua mente; sentì qualcuno dormire accanto a lui, si girò e allungò la mano, trovando il braccio di un'altra persona.
Oh, Thor...
Questo fu la prima cosa che gli venne in mente, non riusciva ancora a crederci.
La persona accanto a lui si mosse, avvicinandosi e facendo aderire il proprio corpo al fianco del ragazzo. Si trattava chiaramente di una donna... ed era nuda!
Scattò su, guardandosi intorno in cerca di una via di fuga, prima che lei potesse svegliarsi, e cercò, in fretta, la propria protesi, per terra.
"Mh... Buongiorno, capo. Già vai via?" chiese la voce di Testa Bruta, ancora impastata dal sonno.
Hiccup impallidì, mettendosi velocemente la protesi e le mutande, e scattando in piedi, poi raccolse tutti i suoi vestiti e andò verso la porta.
"Ehm... ho un sacco da fare..." disse, uscendo dalla stanza e iniziando a scendere le scale.
Ma la protesi, che nella fretta era stata agganciata male, cedette e si sganciò dall'imbracatura della gamba, così che il castano capitombolò giù dalla rampa, finendo faccia a terra appena arrivò sul fondo.
Imprecò, sperando di non aver svegliato nessuno in casa, quindi si rimontò la gamba di ferro, raccolse di nuovo i vestiti e corse fuori.
Era ancora buio, e lo sarebbe stato per un altro paio di giorni, e faceva freddo.
Rabbrividì, cercando di infilarsi almeno i pantaloni, ma si bloccò non appena sentì un rumore di una lama che sfregava su qualcosa di duro, alla sua destra.
Si voltò lentamente, trovandosi di fronte Astrid, seduta su un tronco posto davanti a casa Thorston, con l'ascia in una mano e una di quelle pietre affilalame che lui usava alla bottega nell'altra, e la passava con movimenti lenti e precisi sul filo di lama della sua arma.
"Buongiorno, capo." lo salutò la ragazza, con voce gelida "Spero che tu abbia dormito bene."
"A... Astrid? Ehi, Astrid... eh... ehi!" balbettò il castano, rimanendo incastrato nella sua casacca, mentre la indossava "No... non hai dormito?"
"Sì, ho dormito." riferì lei, alzandosi e roteando la sua ascia, prima di piantarla sul tronco da cui si era appena alzata "Ma sono la tua guardia del corpo, e devo sapere sempre dove sei. Sono arrivata qui mezz'ora fa, aspettavo che uscissi."
Detto ciò lo aiutò ad aggiustarsi i vestiti in cui era imprigionato, ma nel farlo gli infilò, apparentemente accidentalmente,  due dita tra le costole, un paio di volte, facendolo sobbalzare per il dolore improvviso.
"Oh, scusa, ti ho fatto male? Non succederà più, capo." si scusò Astrid, aggiustandogli la casacca sul petto, e Hiccup giurò di aver percepito una punta di sarcasmo rabbioso nella sua voce.
Ma aveva ancora la mente annebbiata, e il mal di testa pulsante non lo lasciava ragionare, quindi poteva anche essersi sbagliato. Zoppicò verso il pozzo e tirò su un secchio d'acqua, per lavarsi la faccia, così riuscì a riacquistare un po' di lucidità. La bionda recuperò la sua arma e lo raggiunse, continuando a guardarlo severa.
"Suppongo che la notte sia stata piacevole." disse lei, poggiandosi col fianco al bordo del pozzo.
"Vuoi la verità? Dal primo boccale di birra della Danza è nebbia completa." ammise il giovane, facendo un respiro profondo "Ricordo che io e te ci siamo dovuti baciare, e il ricordo successivo è quando mi sono svegliato nel letto di Testa Bruta."
"Beh, non penso che ci siano tanti dubbi su cosa sia successo in camera di Bruta, visto come sei uscito stamattina." suggerì Astrid, allusiva, scortandolo verso casa "A meno che non ti serva un disegno, sei abbastanza grande per capirlo da solo."
"Ho bisogno di una dormita come si deve..." si lamentò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli e aprendo la porta della sua capanna e trovandosi di fronte al padre.
"Oh, salve ragazzi." li salutò l'omone "Aspettavo proprio voi."
"Ah, ciao, papà." rispose Hiccup, andando a sedersi al tavolo "Spero non sia per qualche missione urgente, perché ora non sono molto in grado di pensare lucidamente..."
"Oh, tranquillo, il giorno dopo Snogglethog tutti dormono, quindi potete farlo anche voi, anzi lo consiglio caldamente." lo rassicurò l'ex capo "Volevo solo riferire ad Astrid che il comandante Worff, per poter seguire appieno il nostro nuovo capotribù, vista la sua tendenza ad andarsene di casa senza preavviso insieme al suo drago, ha consigliato che tu ti trasferisca qui, e ho acconsentito."
"Ma..." tentò di protestare la giovane, che venne fermata di nuovo da Stoick.
"Niente ma, signorina. Ho già fatto portare qui tutte le tue cose, io mi trasferisco da Skarakkio seduta stante, così puoi usare il letto del piano terra." continuò, con un leggero tono autoritario, andando verso l'ingresso "Ora andate a riposare, ne avete bisogno."
Uscì di casa, lasciandoli soli. 
Astrid andò a sedersi sul letto, in fondo alla stanza, rassegnata. Hiccup la raggiunse e si sistemò accanto a lei.
Voleva provare a tirarla su di morale, ma come poteva fare?
Restarono in silenzio per qualche minuto, fissando entrambi il vuoto. Dopo un po', il giovane abbassò lo sguardo verso le sue mani, respirando profondamente, infine si girò verso di lei, incrociando lo sguardo della bionda.
"Mio padre ha ragione, dobbiamo riposare." disse "Buon riposo allora."
Le diede un bacio sulla guancia, ma lei si ritrasse di scatto, allontanandosi e riservandogli un'occhiataccia raggelante, quindi decise di alzarsi e salire sul soppalco.
Astrid attese un minuto, poi si stese sotto le coperte, affondando la testa sul cuscino, ma un singhiozzo la scosse, e le lacrime cominciarono a scendere silenziose.
Non le fermò, ma pianse in silenzio, anche se non sapeva bene perché stava piangendo, e le lacrime continuavano a bagnarle il cuscino quando lei si addormentò.

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Capitolo 10
*** 9 ***


Hiccup si svegliò presto.
Si era addormentato quasi subito, non appena aveva posato la testa sul proprio cuscino, nonostante quanto successo il giorno precedente.
Per fortuna il mal di testa era passato, ed ora poteva pensare più lucidamente.
Si alzò e si vestì con calma, quindi scese in cucina, prese dalla dispensa due fette di focaccia e le mise a scaldare vicino al focolare, poi si avvicinò al letto dove Astrid stava ancora dormendo.
Si sedette sul bordo, posandole una mano sulla spalla, e lei aprì leggermente gli occhi, assonnata. 
"Buongiorno." la salutò, calmo "Sto andando da mio padre, ho delle cose da discutere con lui in privato. Tu alzati con calma, ti lascio la colazione al caldo, poi raggiungimi alla fucina, starò lì tutto il giorno."
La bionda si tirò su, strofinandosi gli occhi con una mano, e si aggiustò la treccia scompigliata. 
"Sono la tua guardia del corpo..." sussurrò "Non dovrei lasciarti andare da solo..."
"Lo so, Astrid." la fermò il castano "Però devo parlare con mio padre su cose riguardanti i miei doveri di capo, ed è una cosa che devo fare da solo. Vai da Skarakkio, appena sarai pronta, io ti raggiungerò lì e non mi perderai di vista per il resto della giornata, come vuole il tuo ruolo."
Astrid fece per replicare, ma capì che il ragazzo aveva ragione: non poteva stargli appresso per tutto il tempo; anche se era il capotribù aveva bisogno di un certo livello di privacy. Inoltre non aveva dormito bene, per cui ne avrebbe approfittato per riposare un'altra oretta, in modo da essere più concentrata durante il giorno.
Si sistemò meglio e chiuse gli occhi, cadendo quasi subito nel dormiveglia, e a malapena percepì che il castano le aveva rimboccato le coperte, posandole quello che sembrava un bacio sulla tempia.
Il giovane attese un momento, poi uscì, andando diretto da suo padre.
L'uomo stava facendo colazione, a casa di Skarakkio. Hiccup entrò, fece un respiro profondo e si avvicinò a tavolo.
"Buongiorno." lo salutò, prendendo la sedia e sistemandosi di fronte all'omone "Posso parlarti? C'è una questione che vorrei risolvere..."
"Certo, figliolo, dimmi pure." lo incoraggiò Stoick, addentando una coscia di pollo.
"Ecco... alla festa, io... credo di aver bevuto troppo, e forse ho combinato un casino." confessò il castano, guardandosi le mani, posate sul tavolo "Non ricordo molto, anche se un po' i ricordi stanno tornando... comunque ieri mattina... ecco... mi sono svegliato nel letto di Testa Bruta..."
"Come, scusa?" chiese l'altro, incredulo, tossendo via il boccone che stava masticando.
"Io... mi sono svegliato ed ero nel letto di Testa Bruta, nudo... E anche lei lo era." continuò il ragazzo, pallido "Suppongo che sia successo... quello. Però io non ricordo se... ecco... n... Non ricordo se ho preso precauzioni."
Stoick si passò una mano sul viso, borbottando tra sé, poi tornò a guardare il figlio, severo. 
"Hai detto che ti sta lentamente tornando la memoria, giusto?" chiese "Beh, per saperlo non ti resta che aspettare."
"Ma... E se non lo avessi fatto?" insistette il giovane, preoccupato.
"In tal caso ci penseremo." disse l'altro "Per ora non ci pensare. So che oggi sei di turno alla fucina, quindi pensa solo al lavoro."
Hiccup si passò una mano in faccia, facendo un sospiro frustrato, quindi si alzò. Suo padre aveva ragione, ci avrebbe pensato se e quando si fosse presentato il problema, sempre che non si fosse ricordato prima.
Salutò e uscì di casa, andando spedito alla fucina.
Arrivato davanti alla porta si fermò, guardandosi intorno, e corrucciò la fronte, passandosi una mano sugli occhi; altri ricordi fumosi si stavano chiarendo, alcuni particolarmente belli. Sorrise e oltrepassò la soglia.
"Oh, buongiorno, capo!" lo salutò Skarakkio, che stava aiutando Moccicoso a montare una piccola catapulta di sua invenzione.
"Finalmente ti sei fatto vivo!" commentò il moro, incastrando un pezzo della sua arma nella sede "Non ti sarai infilato nel letto di qualche altra ragazza?"
Hiccup stava per rispondere; aveva già pronta una battuta sarcastica, ma non riuscì a parlare, perché i due pugnali di Astrid volarono attraverso il laboratorio, uno andandosi a piantare sull'elmo di Moccicoso, che fece un urlo acuto per lo spavento, e l'altro passò con precisione tra le gambe del castano, pericolosamente vicino alla zona inguinale, e affondò nella parete alle sue spalle.
"Ehi! stai più attenta!" esclamò il cugino del capo, togliendosi l'elmo per cercare di estrarre l'arma.
"Oh, scusa, mi sono scappati dalle mani..." si scusò la bionda, in tono vagamente sarcastico.
Il giovane capotribù alzò gli occhi al cielo, recuperando i pugnali e restituendoli alla sua guardia del corpo. Era meglio lasciarla tranquilla ed evitare qualsiasi battuta che avesse potuto innervosirla, ma quando le si avvicinò le riservò uno sguardo serio: doveva stare molto attenta con i suoi scatti d'ira, o avrebbe potuto uccidere qualcuno.
"Ascolta, Astrid." disse "Ora qui ho un po' di cose da fare. So che sarà noioso, per te, ma se vuoi puoi darci una mano."
"Ho già da fare." rispose lei, spicciamente, mostrando la sua ascia, posata sul tavolo di fronte a lei insieme a una pietra per l'affilatura delle lame.
Hiccup annuì, sorridendo, quindi le passò una mano sulla treccia, in un gesto che voleva essere affettuoso. La ragazza gli spostò la mano in malo modo e si sistemò al suo posto, iniziando il lavoro. Il giovane sospirò e si avvicinò agli altri due, incominciando la sua giornata di lavoro.
La mattina passò tranquilla, senza intoppi, così come il veloce pranzo consumato lì stesso, per non perdere tempo e ricominciare subito a lavorare.
Al pomeriggio, però, Moccicoso sembrò annoiarsi, così decise di prendere nuovamente di mira il cugino, che in quel momento stava controllando un drago neonato, portato lì da una delle ragazze di Berk.
"Allora, capo..." disse, facendo dei gesti espliciti "Ho sentito che tu e Bruta l'altra notte... Chi sarà la tua prossima conquista?"
"Moccicoso..." sospirò il castano, restituendo l'animale alla proprietaria.
"Oh, avanti! Un po' di divertimento non fa male a nessuno!" esclamò l'altro ridendo.
"Giovanotto, invece di prenderti gioco del nostro capo, che dici di darmi una mano con la vecchia Bertha?" lo interruppe Skarakkio, cercando di estrarre alcuni chiodi arrugginiti dalla sua catapulta, per sostituirli con dei pezzi nuovi.
Moccicoso borbottò, raggiungendo il datore di lavoro per aiutarlo.
Hiccup alzò gli occhi al cielo. La notizia ormai era girata, per cui doveva attingere a tutta la pazienza che aveva, per andare avanti.
Si voltò verso Astrid, e notò che era di nuovo nervosa; era seduta al suo posto, con l'ascia poggiata sul banco di lavoro, tenuta ferma con una mano, e nell'altra mano la pietra per affilarla. Ma i movimenti non erano fluidi, e se continuava in quel modo, non solo avrebbe rovinato la sua arma, ma avrebbe rischiato di farsi male anche lei.
Si guardò intorno, quindi prese il panno ingrassato che teneva vicino alla mola e si avvicinò alla bionda, fermandosi alle sue spalle e togliendole la pietra dalla mano.
"Non fare così, Astrid." le spiegò, calmo "Rischi di rovinare la tua arma."
"So come si affila un'ascia!" lo aggredì la giovane "La uso da prima che tu imparassi a cavalcare un drago!"
"Non ne dubito." ammise Hiccup, senza scomporsi "Ma io affilo armi da altrettanto tempo, e so quando qualcuno lo sta facendo nel modo sbagliato."
Detto ciò le mise in mano il panno e gliela afferrò, guidandola lungo la lama dell'ascia, ignorando l'occhiataccia di Astrid.
"Il ferro sembra forte, ma va trattato con gentilezza." continuò "Oppure potresti non ottenere il risultato sperato."
Passò ancora una volta il panno, senza mollare la mano della giovane, e la sentì rilassarsi lentamente. Quando ebbe fatto lo mise via, prendendo la pietra, mentre lei osservava ogni suo movimento, restando in silenzio.
"Vedi? Devi andare piano, seguendo la venatura del metallo..." sussurrò all'orecchio della ragazza, che chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo nel momento in cui sentì la mano libera di Hiccup poggiarsi sul suo fianco, in un movimento automatico e naturale "Va coccolato... ecco, brava... così..."
Astrid seguì le istruzioni del suo capo, rilassandosi ancora, grazie al tono calmo della sua voce, sussurrato al suo orecchio, finché lui non lasciò andare la sua mano. L'aria era carica di elettricità, intorno a loro, e anche Moccicoso e Skarakkio se ne accorsero. Il moro li fissò, con gli occhi sgranati, quasi shockato da ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi, e il vecchio fabbro dovette prenderlo per il collo e trascinarlo fuori, con la scusa di provare un'arma: voleva lasciare un po' di privacy al loro giovane capotribù.
Hiccup continuò a tenerle la mano sul fianco, mentre lei proseguiva nell'affilare l'ascia, e le osservò il volto. Ora era molto più serena, meno nervosa, più... Astrid. Con un dito le spostò dietro l'orecchio una ciocca di capelli, scoprendole la tempia, e un po' del suo profumo raggiunse il suo naso.
Chiuse gli occhi, aspirando ogni traccia di quell'odore. Era dolce, inebriante, e incredibilmente sensuale. Il giovane non resistette, avvicinò il naso al suo collo, annusandole la pelle. La ragazza sussultò a quel contatto inaspettato, ma non si mosse. Chiuse gli occhi, lasciandolo continuare; in fondo si sentiva stranamente tranquilla. Hiccup annusò ancora la candida pelle della sua guardia, infine, spinto da un impulso irrefrenabile, poggiò le labbra sull'incavo del collo, sorridendo tra sé quando sentì l'amica emettere un breve gemito d'approvazione e di sorpreso piacere.
Lasciò andare la pietra, voltandosi verso di lui e incrociando il suo sguardo. Hiccup le sorrise, rassicurante; voleva metterla a suo agio, ora che non sembrava più arrabbiata con lui. Le posò un bacio sulla guancia, riportando alla mente le sensazioni che aveva provato la sera di Snogglethog, quando l'aveva baciata. La sentì sospirare a quel contatto, evidentemente le stava piacendo. La fece girare, continuando a guardarla negli occhi, e le posò un altro bacio, all'angolo delle labbra.
"Astrid..." sussurrò, baciandola ancora in viso "Devo dirti una cosa riguardo l'altra sera..."
"Mh... cosa..." gemette lei, che ormai non riusciva più a pensare lucidamente, a causa di quei leggeri tocchi.
Hiccup attese un po' a parlare, preso anche lui dal momento. Le posò un leggero bacio sulle labbra e la guardò negli occhi, facendo un respiro profondo.
Ma un fragore di ferraglia li riscosse, facendoli allontanare di scatto. Si girarono verso la fonte del rumore, e scoprirono che Moccicoso era rientrato, probabilmente per prendere qualche attrezzo, e aveva involontariamente rovesciato la botte dentro cui erano riposte delle vecchie spade, lasciate lì per essere riciclate in altro modo.
"Ehm, scusate... Continuate pure, non fate caso a me." si scusò il moro, alzando la mano e correndo fuori dala porta.
Hiccup si portò una mano sulla fronte, scuotendo la testa, e si voltò verso Astrid, che si mordeva le labbra con aria nervosa, tenendo le braccia incrociate sul petto.
La magia era infranta.
Si guardò intorno, poi camminò verso l'uscita.
"Andiamo a cena." disse "Non c'è più molto altro da fare qui."
La ragazza annuì, mettendo via la sua ascia e seguendolo verso la Sala Grande.
Doveva mantenere la mente lucida, non poteva perdere il controllo. Lui era il capotribù, e il suo compito era quello di proteggerlo.

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Capitolo 11
*** 10 ***


I giorni passarono, e le ore di luce aumentarono gradualmente.
Hiccup, lentamente, si fece accettare dai berkiani come nuovo capo, cosa che rese il suo lavoro più semplice, almeno dal punto di vista della gestione del villaggio.
Sì, perché, essendo lui un giovane capo celibe, questo attirava l'attenzione di molte delle coetanee non sposate, e spesso non era semplice liberarsi di loro. Ma per fortuna c'era Astrid a farlo per lui, la maggior parte delle volte: bastava un suo sguardo o una parola per far allontanare la pretendente di turno, di solito; sì, perché alcune di loro si erano fatte furbe, e si approcciavano al castano solo quando la sua guardia del corpo non era nei paraggi, e tra queste c'era Testa Bruta.
Hiccup riusciva, di solito, ad allontanarle gentilmente, e con la Thorston, che continuava a vantarsi della sua conquista avvenuta la sera di Snogglethog, aveva deciso di ignorarla e non dare corda ai suoi "deliri", ma con l'avvicinarsi della festa del Vanadhoth, la festa dell'amore, dedicata a Freya, che cadeva a metà febbraio, diventava sempre più difficile disfarsi delle pretendenti con facilità, per cui dovette decidere, a malincuore, di non separarsi mai dalla sua guardia del corpo.
Questo significava meno libertà per entrambi, e vedere Astrid sempre più nervosa.
Al giovane dispiaceva vederla così, la vedeva che stava soffrendo la mancanza di libertà, ma non poteva fare molto, anche perché lei non glielo lasciava fare, dal momento che gli sguardi omicidi non li riservava solo alle altre ragazze, ma anche a Hiccup stesso.
E, nonostante lui volesse parlarle su alcune cose importanti, non riusciva mai a trovare il momento giusto.
Doveva parlare da solo con lei, chiarire delle cose sospese da tempo, ma il momento doveva essere perfetto, non dovevano esserci interferenze esterne, e loro dovevano essere tranquilli, senza altre preoccupazioni.
La mattina del Vanadhoth i due giovani giravano per il paese, controllando che tutto procedesse bene, scortati dai loro draghi.
Tutti i berkiani erano indaffarati nelle faccende quotidiane, ma appena vedevano passare il capotribù si fermavano per salutarlo. Per fortuna non erano previsti festeggiamenti grossi, che coinvolgessero tutto il paese, altrimenti il ragazzo sarebbe andato fuori di testa nel cercare di tenere tutto sotto controllo.
Quella era una festa intima, che veniva festeggiata all'interno del nucleo famigliare, con le persone che si amavano, non c'era bisogno di grandi festoni, bastava solo la presenza, una parola, un dono a qualcuno speciale.
In realtà Hiccup non aveva mai onorato quella tradizione, non era uno che le seguiva, di solito, ma stava pensando di fare un'eccezione.
Eh, sì, quello era l'anno delle prime volte per lui, un anno decisamente speciale.
Astrid, invece, era nervosa.
Per lei il Vanadhoth di quell'anno non sarebbe stato affatto speciale, perché avrebbe significato dover fare più lavoro del solito, a tenere lontane le altre ragazze dal capotribù... sempre che a lui non fosse venuto in mente di portarsene a letto un'altra, come era successo a Snogglethog. In tal caso poteva solo sperare di non avere Hiccup tra le mani prima che la sua rabbia gelosa non fosse sbollita del tutto.
Lo seguiva, in silenzio. Si accorse, passando, che il castano non era l'unico ad attirare gli sguardi, ma anche lei si stava sentendo addosso gli occhi dei coetanei di sesso maschile di Berk.
Sorrise; aveva indossato la sua alta uniforme, e sapeva che quel vestito piaceva parecchio agli uomini. Chissà che non fosse servito ad avere una piccola rivincita sul suo capo? O magari a farlo ingelosire?
Lo guardò, restando alle sue spalle. Il giovane camminava con la schiena dritta, fermandosi di tanto in tanto per parlare con qualcuno, ed era cordiale con tutti; di tanto in tanto si voltava indietro, probabilmente per assicurarsi che lei gli fosse ancora appresso, e ad Astrid sembrò che, un paio di volte, il suo sguardo fosse caduto sulla scollatura, che solitamente non era così ampia.
Si fermarono di nuovo per strada. Adelaide Jorgenson si era avvicinata, con un cesto tra le mani, con aria timida. Astrid si fece subito avanti per proteggere Hiccup dall'ennesimo assalto di una ragazza, ma il giovane la fermò, prendendole saldamente la mano.
"Dimmi, Adelaide." la incoraggiò il castano "Hai bisogno di qualcosa?"
La brunetta arrossì, prendendo una mela dal cesto e porgendogliela.
"Un regalo, capo." disse, timida "Perché sei sempre gentile, anche quando mio padre o mio fratello ti fanno arrabbiare."
"Grazie, ma non ce n'era bisogno." ringraziò il capotribù, prendendo il dono, per poi sorridere a Moccicoso, che si era avvicinato e aveva ordinato alla sorella di tornare a casa, in un tono che non ammetteva repliche "Non dovresti essere così duro con tua sorella."
"Si, certo, come no!" ringhiò l'altro, puntandogli il dito contro "Tu vedi di stare lontano da mia sorella! Lei non finirà nel tuo letto, chiaro?"
Hiccup alzò gli occhi al cielo. Prima o poi avrebbe dovuto fare due chiacchiere con Testa Bruta, per chiarire alcune cose riguardo quella fatidica notte. Aprì la bocca, pronto a replicare, ma Astrid lo aveva preceduto, afferrando il dito del moro e storcendoglielo finché non lo vide a terra, ad implorare pietà.
Il capo le mise una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione.
"Basta così, Astrid." ordinò, riprendendo a camminare.
Astrid lo seguì, senza perderlo d'occhio. Il giovane si rigirò la mela tra le mani per un po', prima di prendere dalla fondina il proprio coltello e tagliarla a metà, offrendone un pezzo alla sua guardia del corpo.
La giovane esitò, ma alla fine accettò il dono e mangiò la sua mezza mela, con calma, mentre camminavano lungo la via centrale.
Dopo un po', una bambina bionda sui quattro anni corse da loro, fermandosi di fronte al ragazzo, un po' intimorita, e guardando alternativamente lui e il suo drago. Hiccup si abbassò alla sua altezza, guardandola.
"Hai bisogno, piccola?" chiese, tranquillo.
"Posso toccare il drago nero?" domandò la biondina, dopo averci pensato un po' "Zio Gambe dice che posso, ma devo chiedere al capo."
"Ah, tu sei Eir, la nipotina di Gambedipesce!" la riconobbe Hiccup "Certo che puoi. Vieni qui..."
La prese in braccio, avvicinandosi a Sdentato, che si lasciò toccare dalla piccola. Eir fece un urletto felice, seguendo le indicazioni del castano, e quando lui la mise in groppa al Furia Buia non riusciva a smettere di ridere dall'emozione di stare seduta in groppa al drago del capotribù.
Astrid li osservo, avvicinandosi di qualche passo. Hiccup era tranquillo, non mollava la bambina e le spiegava tutto ciò che poteva dirle sui draghi, e lei sembrava pendere dalle sue labbra, facendo domande e carezzando la testa e abbracciando il collo dell'animale; lui sembrava completamente a suo agio in mezzo ai bambini, lo aveva visto già altre volte spiegare le cose sui draghi alla classe di Gambedipesce, e sembrava anche molto attento a loro, evitava che si potessero fare male e non li perdeva mai di vista.
La bionda si sorprese a pensare che in futuro sarebbe stato un ottimo padre, e questo le provocò uno strano malessere interno.
Lui era il capotribù, ed ora era uno scapolo molto ambito. Questo significava che, prima o poi, qualche re delle isole vicine avrebbe proposto un'alleanza con Berk, proponendo un matrimonio tra una donna sua parente, figlia o sorella, e il capo della loro isola. E Hiccup avrebbe potuto accettare.
Hiccup notò il repentino, quanto impercettibile, cambiamento d'umore della giovane, per cui rimise a terra la bambina, congedandola con il pezzo di mela che lui ancora non aveva toccato, e le si avvicinò, guardandola negli occhi. Lei gli riservò uno sguardo ostile, come ormai succedeva spesso dopo Snogglethog, e poi guardò da in'altra parte, cosa che il ragazzo interpretò come un segno di disagio.
Ma quella giornata doveva essere felice per tutti, non poteva permetterle che il suo pessimo umore prendesse il sopravvento, per cui si guardò intorno, assicurandosi che nessuno avesse bisogno di lui in quel momento, la afferrò per il polso e la trascinò verso casa, liquidando le sue proteste con un'occhiata autoritaria.
Entrò nella capanna e si chiuse la porta alle spalle, guardando Astrid, la quale stringeva i pugni, evitando di guardarlo.
"Oggi è un giorno di festa, lo sai." disse il castano, avvicinandosi "E non mi piace vedere facce nervose o tristi in un giorno come questo."
"Sto bene." obiettò la giovane "Sto facendo il mio lavoro, devo essere concentrata."
"E lo stai facendo molto bene." ammise lui "Però devi stare più rilassata, davvero." si passò una mano tra i capelli, pensieroso, cercando un modo per farla tranquillizzare, e fece un passo verso di lei, facendo un lungo respiro "Sai che a me non piace molto seguire le tradizioni, ma vorrei almeno seguirne una."
"Cosa?" domandò la bionda, alzando gli occhi verso quelli dell'altro.
"Sì... insomma... oggi è Vanadhoth, ed è tradizione fare dei piccoli doni alle persone a cui si vuole bene." spiegò Hiccup, avvicinandosi ancora "Io e te siamo praticamente cresciuti insieme, e siamo amici da anni... Posso dire che sei la mia migliore amica e ci tengo a te, per cui vorrei farti un regalo, se me lo permetti."
La ragazza annuì debolmente, incantata dallo sguardo ipnotico del suo capo. Il ragazzo le posò una mano sulla guancia, passandole il pollice sulle labbra, poi si abbassò e vi posò le proprie, restando leggero.
Si allontanò, notando che aveva chiuso gli occhi, abbandonandosi a lui, quindi decise di osare di più.
La baciò di nuovo, mordendole leggermente il labbro inferiore, cosa che provocò, in lei, un piacevole brivido lungo la schiena e la fece abbandonare ulteriormente tra le sue braccia. Hiccup sorrise tra sé, approfondendo il bacio e godendosi il momento.
Gli piaceva il sapore delle labbra della bionda. Erano dolci e morbide. E irresistibili.
Ma se ne voleva ancora doveva parlarle, dille ciò che doveva dirle da tempo, chiarire su ciò che era successo.
Si allontanò nuovamente, posandole un ultimo leggero bacio sulle labbra, ma non la mollò.
"Astrid, devo dirti una cosa... è importante." sussurrò. 
La giovane annuì, mordendosi leggermente le labbra, come se quel gesto prolungasse le sensazioni che aveva provato poco prima, quando la mente si era completamente svuotata, durante quell'intenso bacio.
Hiccup aprì la bocca, facendo un respiro profondo, ma la porta si spalancò, interrompendolo. Astrid si liberò agilmente della presa e fece un passo indietro, stringendo i pugni, e guardò verso l'entrata, dove un allarmato Worff stava cercando di prendere fiato, evidentemente a seguito di una veloce e faticosa corsa.
"Che succede, comandante Worff?" chiese il castano, assumendo quell'aria autoritaria che stava imparando a tenere nelle situazioni in cui era richiesto.
"Incubo Orrendo fuori controllo, capo." riferì l'uomo, indicando fuori "Ha incendiato casa Jorgenson."
"Moccicoso..." borbottò il capotribù, seguendo fuori il capo delle Guardie "Andiamo, dovrò fare due chiacchiere con mio cugino!"
Corse fuori, maledicendo mentalmente il pessimo tempismo dei suoi sottoposti.
Ma evidentemente per gli Dei non era ancora giunto il giorno in cui Hiccup potesse finalmente fare quel discorso, e la cosa lo infastidiva parecchio, perché non era più sicuro di riuscire a trovare il momento perfetto per farlo.

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Capitolo 12
*** 11 ***


Dopo quella volta Hiccup non provò più a parlare con Astrid.
Aveva ancora quelle cose importanti da dirle, ma se gli Dei non volevano che i due parlassero allora era inutile insistere, il momento giusto sarebbe arrivato senza doverlo cercare, magari quando entrambi non se lo aspettavano.
L'inverno proseguì lento, ma finalmente arrivò il disgelo.
La vita riprese, i campi tornarono ad essere coltivati, gli animali poterono di nuovo uscire a pascolare e gli uomini poterono riprendere alcuni lavori che con l'inverno non avevano potuto fare. Oltre a ciò, c'erano anche da organizzare i Giochi del Disgelo.
Di questo se ne sarebbe occupato il capotribù, insieme a un gruppo scelto di suoi uomini.
Per questo, quel pomeriggio, Hiccup era chiuso nella Sala Grande insieme a Gambedipesce, Moccicoso, Skarakkio e Worff: dovevano preparare le gare dei ragazzi che avrebbero partecipato ai giochi.
Il giovane capo era senza la sua inseparabile guardia del corpo. Le aveva dato il pomeriggio libero, perché aveva visto che negli ultimi tempi era diventata molto nervosa, così aveva usato la scusa della presenza di Worff, che avrebbe potuto sostituirla, e aveva dato ad Astrid mezza giornata di tregua. Pensava, anche, che stare lontani per un po' avrebbe potuto fare bene a entrambi, e magari gli Dei sarebbero stati più propensi a permettergli, finalmente, di parlare con lei.
In quel momento era seduto sull'elaborata sedia intagliata che, fino a pochi mesi prima, era di suo padre, ed ascoltava, con fare pensieroso, la proposta di Moccicoso riguardante le gare della categoria 15-16 anni.
"No, Moccicoso..." lo interruppe " Gli anelli di fuoco mi sembrano esagerati. Io mi limiterei a una corsa a ostacoli con pozze di fango e muri di legno..."
"Si potrebbe anche inserire una prova di intelletto... Magari una caccia al tesoro." suggerì Gambedipesce.
"Non credo proprio, Faccia di Pesce." insistette il moro "La gente vuole azione!"
"Stiamo parlando di ragazzini!" si intromise Worff  "Dobbiamo anche pensare alla loro sicurezza."
"Uhm... tu che ne pensi, Skarakkio?" domandò infine il capotribù "Sei più esperto di noi nel creare le gare per i giochi."
"Propongo una caccia al tesoro con prove fisiche da superare." disse il vecchio mutilato, iniziando a disegnare un progetto su una pergamena posta sul grosso tavolo che era stato messo di fronte al trono del capo.
Hiccup annuì, osservando il progetto prendere forma e dando qualche altro suggerimento. Ricordava gli anni delle competizioni, per cui partecipare alla progettazione delle gare gli stava piacendo, anche perché così poteva anche far inserire qualche nuova competizione e dare un'aria di novità ai festeggiamenti. 
Ma, mentre erano concentrati sulla progettazione, il portone si aprì, e Testa di Tufo corse verso di loro, trafelato. 
"Capo!" spiegò il biondo rasta, molto agitato "C'è bisogno di te fuori... Astrid sta ammazzando di botte mia sorella!"
"Cosa?!" esclamò il ragazzo, scattando in piedi "Vengo subito!"
Fece cenno a Worff di seguirlo e corse verso la porta, seguito anche da Gambedipesce e Moccicoso, incuriositi e preoccupati contemporaneamente dalla situazione.
Appena furono all'aperto capirono quanto la situazione era grave: le due ragazze, nella lotta, erano finite nel letamaio della stalla degli yak, e se le stavano dando di santa ragione. In realtà era soprattutto Astrid che colpiva, ma Testa Bruta sapeva difendersi bene.
Le tirarono fuori di peso, ma ci volle la forza congiunta di Worff, Gambedipesce, Moccicoso e Hiccup per tenere Astrid e poterla trascinare, insieme a Testa Bruta, tenuta ferma da suo fratello, verso la vasca dei draghi.
Le buttarono entrambe in acqua perché potessero lavarsi, ma la Hofferson si avventò nuovamente contro l'avversaria. Moccicoso si mise in mezzo, beccandosi un pugno in faccia dalla guerriera, che gli ruppe il naso, e un forte calcio sulle parti intime, che lo fece cadere in acqua, ai piedi di Bruta, che dovette reggerlo per non farlo affogare, poiché era svenuto dal dolore.
"Io ti ammazzo!" urlò ancora Astrid, in preda all'ira.
"Basta così!" la bloccò Hiccup, mettendosi in mezzo con aria autoritaria "Per gli Dei! Mi dite che sta succedendo?!"
"Quella puttana continua a vantarsi delle sue conquiste! È diventa insopportabile!" esclamò di nuovo la giovane, indicando l'altra, che teneva ancora a galla il moro, il quale si era parzialmente ripreso e tossicchiava, tenendo una mano sul naso sanguinante e una all'inguine.
"Oh, Thor... lo sapevo che sarebbe andata a finire così..." borbottò il capo, alzando gli occhi al cielo, e poi si rivolse a Bruta "Testa Bruta, questo scherzo è durato anche troppo! Speravo che si esaurisse spontaneamente, ma a quanto pare mi sbagliavo! Devi finirla di dire in giro cose non vere sul mio conto!"
"Cosa..." sussurrò Moccicoso, con una vocina flebile ma acuta.
"Tra me e Testa Bruta non c'è mai stato nulla." spiegò Hiccup, rivolto alla sua guardia del corpo "Ero ubriaco, e mi sono addormentato prima che potesse succedere l'irreparabile, senza considerare che il troppo alcol ha un effetto negativo su certe zone, quindi non sarebbe successo comunque nulla." Fece un respiro profondo e riprese il tono autoritario "Quanto a te, Astrid, prima di agire avresti dovuto chiedere spiegazioni a me."
Fece una breve pausa, abbassandosi sul cugino per controllare come stesse, infine guardò Testa Bruta.
"Portalo da Gothi, ed occupati della sua salute per le prossime settimane." ordinò "Se scopro che hai architettato anche un solo piccolo scherzo ai suoi danni la punizione sarà anche peggiore."
"Ma capo... devi punire lei o me?" sussurrò Moccicoso, poco contento dell'ordine di Hiccup, ma l'altro non lo stava a sentire, per cui dovette farsi trascinare dalla ragazza verso la capanna della druida, rassegnato, mentre Hiccup usciva dalla vasca, seguito dagli altri.
"Quanto a te... della tua punizione ne parleremo a casa."  disse all'altra ragazza "Worff, vieni con noi."
Si avviò insieme a loro verso la sua capanna, e quando entrò aggiunse della legna sul fuoco, sedendosi vicino e passandosi una mano tra i capelli, per togliere il grosso dell'acqua. Astrid si sedette di fronte a lui, restando a testa bassa, e si sciolse la treccia, con movimenti lenti.
Il capo delle Guardie attese l'occhiata del capotribù per rivolgersi alla sua sottoposta.
"Astrid, si può sapere cosa ti è preso?" ringhiò "Non ci si comporta così! Sei un soldato, non devi abbassarti al livello di quella!"
"Worff ha ragione." confermò Hiccup, togliendosi la casacca per metterla ad asciugare "Non è da te fare una rissa. Posso sapere cosa succede?"
"Quindi tu e Bruta non avete..." sussurrò Astrid, indecisa.
"No, non è successo nulla." ripeté il ragazzo, sporgendosi per prenderle la mano "Nulla più di qualche bacio."
Astrid aprì bocca per rispondere, ma venne distratta da Worff, che aveva poggiato una mano sulla spalla di Hiccup, per tastargli i muscoli.
Entrambi i giovani guardarono il comandante con aria perplessa, e lui si affrettò a ritirare la mano, imbarazzato.
"Ehm... notavo che ti alleni molto, capo." spiegò. 
"Worff, Hiccup non è come te, lo sai." disse la bionda.
"Lo so, ma a volte me lo dimentico." ammise il biondo, portandosi le mani dietro la schiena.
"Aspetta... tu sei..." chiese Hiccup, che finalmente aveva capito. Worff annuì, e il giovane fece spallucce "Ah, okay. Beh, le tue preferenze sessuali non sono un mio affare, a me importa solo che tu faccia bene il tuo lavoro. Ora, se permetti, vorrei parlare da solo con Astrid."
Worff annuì, salutò e uscì.
Hiccup attese un momento e poi salì nel soppalco, tornando dopo poco con addosso una casacca asciutta. Astrid lo guardò, indecisa, si alzò e fece qualche passo verso di lui.
"Quindi non c'è stato nulla tra te e Bruta?" domandò, come a voler chiedere conferma.
"Come ti ho già detto,  solo qualche bacio, ed ero ubriaco, pensavo fosse qualcun'altra." spiegò il giovane, calmo.
"Allora com'è che sei uscito di casa sua nudo?" insistette lei, guardandolo negli occhi.
"Ehm... Io... Io pensavo di scampare questa domanda..." balbettò il castano, passandosi una mano tra i capelli "Ehm... a mia discolpa vorrei dire che... che là sotto non ha funzionato, ma... ecco... c'è... c'è anche stato qualche preliminare." 
Ci fu silenzio per qualche minuto, e il giovane si preoccupò, per cui cercò lo sguardo dell'amica. Ma a quel punto il suo volto venne raggiunto da un forte schiaffo.
"E tu questo lo chiami solo qualche bacio?" urlò la bionda, rabbiosa "Tu mi fai schifo! Stavi per fare sesso con lei, e poi... e poi ci hai provato anche con me!"
Il ragazzo le fermò le mani, guardandola negli occhi.
"Astrid, stai calma... stai avendo una reazione esagerata..." cercò di calmarli, ma lei si divincolò, facendo un passo indietro e guardandolo con odio.
Hiccup sospirò, arrendendosi. Almeno era riuscito a dirle la verità sulla notte di Snogglethog, cosa che aveva già provato a fare, ma era sempre stato interrotto.
Ora doveva pensare solo a riconquistare la sua fiducia, cosa non semplice, ma doveva lottare.
E lo avrebbe fatto, era determinato, prima o poi l'avrebbe riconquistata.

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Capitolo 13
*** 12 ***


Testa Bruta, intanto, aveva accompagnato Moccicoso da Gothi.
Il ragazzo era ridotto male, non riusciva a camminare e aveva il volto pallido rigato dal sangue che gli colava dal naso rotto. Arrivati alla capanna della druida, lo fece sistemare sulla panca al centro della stanza e arretrò di qualche passo, in attesa che la vecchia lo visitare.
Gothi si avvicinò, controllando il ragazzo con attenzione, quindi andò al suo tavolo, preparando alcune cose, in silenzio, come suo solito.
"Che fa?" domandò Moccicoso, intimorito, che stava lentamente riprendendo ad avere una voce normale.
"Credo stia preparando le cose per curarti il naso." riferì la bionda, osservando la druida che lavorava.
"Non avrà intenzione di toccarmelo ancora? Fa già abbastanza male!" si lamentò il giovane, continuando a tenersi una mano sul volto.
"Ovvio che te lo toccherà! Altrimenti come pensi che possa aggiustarlo?" insistette lei, alzando gli occhi al cielo "Comunque sta anche preparando un intrugli per farti passare il dolore."
Il moro annuì e la vecchia si avvicinò di nuovo a lui, facendogli togliere le mani dalla faccia, poi lavorò sul suo naso, strappandogli numerosi urli di dolore durante le varie manovre.
"Ti lamenti come una femminuccia." commentò Testa Bruta, ridendo.
"Se tu fossi al mio posto faresti lo stesso." si lamentò Moccicoso "E ricorda che è colpa tua se sono in queste condizioni."
"Se non ti fossi messo in mezzo non saresti stato colpito." ammise la giovane, guardandosi le unghie.
"Se io e gli altri non ci fossimo messi in mezzo, Astrid ti avrebbe ammazzata." disse l'altro, facendo qualche lamento mentre la vecchia gli steccava il naso, avvolgendogli alcune garze attorno alla testa "Quindi ringraziami per essere ancora viva."
La bionda borbottò, osservando i graffiti che Gothi stava scrivendo sulla sabbia di fronte a lei. Annuì, mentre la vecchia porgeva a lei una bottiglietta e al ragazzo una ciotola con un liquido ambrato.
"Che roba è?" domandò il giovane annusando la medicina.
"È un decotto per farti passare il dolore." spiegò Testa Bruta "Devi berlo tutto, me ne ha dato altro che devi prendere tutti i giorni per una settimana. Ha qualche effetto collaterale, ma almeno mi farai dormire, stanotte."
"Quali effetti collaterali?" chiese Moccicoso, dubbioso "E poi perché non dovrei farti dormire stanotte?"
"Non me li ha detti." ammise lei, facendo spallucce "E Gothi ha sentito che il capo mi ha ordinato di starti dietro per le prossime settimane e ha consigliato di non perderti di vista anche di notte, e poiché casa tua è ancora inagibile dovrai stare da me."
"Che culo..." borbottò Moccicoso, sarcastico, ma Gothi attirò la sua attenzione, indicando la ciotola che ancora teneva tra le mani "Sì, ora lo bevo, stai calma, vecchia!"
Detto ciò trangugiò il liquido, con una smorfia di disgusto, e si alzò toccandosi il naso steccato.
"Perché mi fa ancora male? Non dovrebbe togliermi il dolore questo schifoso intruglio?" chiese il giovane, brontolante.
"Dice che devi dargli il tempo alla medicina di fare effetto." rispose la ragazza, decifrando le scritte di Gothi "Ora andiamo, ti portò a casa mia."
"Perché?" domandò il moro, confuso.
"Te l'ho appena detto: starai da me." spiegò Testa Bruta "Ordini del capo e della vecchia. Sfratterò mio fratello dalla sua stanza, almeno non dovrò sentirti russare."
Arrivati davanti a casa Thorston incontrarono Testa di Tufo, e subito la gemella si mise al lavoro per convincerlo a cedere la sua camera al nuovo ospite, ma il biondo rasta fu irremovibile.
"Assolutamente no." disse, tenendo la testa alta e le mani incrociate sul petto "La mia camera è sacra, non la cederò mai a uno che si è fatto prendere a calci sulle palle dalla guardia del corpo del capo."
"Tu lo farai, invece!" insistette lei, prendendolo per il bavero.
"Come ho già detto, sorellina, la mia stanza è sacra. E poi l'ospite è tuo, puoi tenerlo in camera tua, come hai tenuto a dormire il capo, a Snogglethog."
Testa Bruta stava per replicare, ma dovette reggere al volo Moccicoso, che barcollò.
"Mi sento... strano..." riferì Jorgenson, afferrandole il braccio, prima di scoppiare a piangere in modo incontrollato.
I gemelli lo fissarono, perplessi, finché il giovane non smise di piangere, all'improvviso, e scoppiò a ridere, per poi piangere di nuovo. A quel punto sul volto di Testa di Tufo si formò un sorriso furbo e vagamente maligno, e il suo sguardo si posò sulla sorella.
"Buona fortuna, sorellina." le disse, andando alla porta "Credo che questa Lokata che ti hanno fatto resterà memorabile per anni, molto meglio delle nostre."
Il biondo uscì, e a quel punto Moccicoso smise improvvisamente di piangere, scoppiando a ridere sguaiatamente.
"Che ti prende, ora?" domandò Bruta, stizzita.
"Divertente!" disse soltanto il ragazzo, ma smise subito di ridere, tornando a singhiozzare e abbracciandola stretta.
La giovane si divincolò, o almeno ci provò, perché la presa era parecchio forte, e alla fine si arrese, accompagnandolo alla sua camera. Evidentemente quelli erano gli effetti collaterali di quell'intruglio che gli aveva somministrato Gothi.
lo fece sedere sul letto e lo aiutò a togliersi gli stivali e la maglia, mentre lui alternava pianti e risate, rendendole il lavoro più difficile, quindi lo aiutò a stendersi e si spostò dietro il paravento per cambiarsi.
Quando, finalmente, si mise a letto anche lei, Moccicoso sembrava essersi calmato, e fissava il soffitto con aria malinconica.
"Bene, ora vedi di dormire." disse Bruta, brusca "E cerca di far dormire anche me."
"Posso avere il bacio della buonanotte?" chiese lui, con voce triste, tirando su col naso.
"Cosa?!" esclamò la giovane, esasperata.
"Vorrei il bacio della buonanotte..." insistette il moro, girandosi verso di lei "Se no non riesco a dormire..."
Testa Bruta borbottò, alzando gli occhi al cielo, quindi si sporse verso il ragazzo e gli diede un bacio sulla guancia, sperando di riuscire a calmarlo, così da poter dormire in pace.
"E tu questo lo chiami bacio?!" chiese Moccicoso, quasi offeso.
"Accontentati e non rompere." borbottò la bionda, che non sopportava già più l'insistenza dell'amico.
"Allora domani dico al capo che non hai seguito i suoi ordini." si lamentò ancora il ragazzo, incrociando le braccia "Così vedi che bella punizione che ti prendi."
Testa Bruta sbuffò, voltandosi verso di lui. Prima la finivano e prima avrebbe potuto dormire in pace.
"E va bene." acconsentì "Come lo vuoi questo dannatissimo bacio della buonanotte?"
Moccicoso non disse nulla, la afferrò per i fianchi e la attirò a sé, facendo aderire i loro corpi, e prima che lei potesse reagire posò le labbra sulle sue, in modo autoritario ma dolce, tenendole ferma la testa con l'altra mano.
La ragazza rimase spiazzata da quel gesto, ma si ritrovò subito a ricambiare, lasciandolo condurre.
Era strano. Le labbra del giovane erano calde, invitanti, e quel bacio aveva un sapere diverso da quelli che aveva provato a dare a Hiccup nelle settimane precedenti. Era persino diverso da quello che aveva dato allo stesso Moccicoso la sera di Snogglethog, durante la Danza.
Però non riusciva a capire cosa ci fosse di diverso, magari era solo perché Moccicoso era sotto l'effetto di quella medicina, ma doveva ammettere che quello era davvero un bel bacio.
Gemette leggermente, posando una mano sulla guancia del moro e lasciando che la lingua di lui trovasse la propria; chiuse gli occhi e si abbandonò completamente a lui, mentre la mano che il ragazzo teneva dietro la schiena di lei si muoveva lenta, carezzando la stoffa leggera della camicia da notte, provocandole dei piacevoli brividi.
Quando, finalmente si allontanarono, i due si guardarono negli occhi, senza dire una parola. Era un momento carico di magia.
Magia che venne spezzata nel momento in cui Moccicoso si accasciò sul cuscino, prendendo a russare sonoramente nel momento immediatamente successivo.
Testa Bruta fece un verso esasperato, tirandosi su la coperta e cercando di prendere sonno.
Sapeva che se fosse continuato in quel modo sarebbe andata fuori di testa entro pochi giorni.

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Capitolo 14
*** 13 ***


Il mattino seguente, Moccicoso si svegliò di colpo, a causa di una forte fitta al naso.
Spalancò chi occhi, respirando a bocca aperta per riuscire a limitare le fitte dolorose all'osso nasale, e si guardò intorno.
Era confuso, il giorno prima la medicina di Gothi aveva fatto effetto, facendogli passare temporaneamente il dolore, ma era probabile che fosse stato riscontrato qualche effetto collaterale, perché si era sentito strano, e sicuramente aveva detto o fatto qualcosa di insolito.
Accanto a lui Testa Bruta dormiva ancora. La fissò interdetto per un secondo, ma poi si ricordò che sia Hiccup che Gothi le avevano ordinato di non perderlo d'occhio, per cui era probaile che avesse deciso di farlo dormire con lei.
A quel pensiero gli venne un altro dubbio, che si dissolve subito, appena vide che la ragazza indossava la camicia da notte, inoltre lui aveva ancora addosso i pantaloni. fece un sospiro di sollievo: a differenza di quanto accaduto tra lei e il capo a Snogglethog, con lui non sembrava essere successo nulla di imbarazzante. 
Una dolorosa fitta all'osso nasale lo fece gemere di dolore, e questo svegliò la bionda.
Lo guardò per qualche secondo, strofinandosi gli occhi con il palmo della mano, e si tirò su.
"Devi prendere la medicina." disse, alzandosi e andando al paravento per vestirsi.
"Buongiorno anche a te." la salutò il moro, recuperando la sua casacca "Quella roba non la prendo, piuttosto mi tengo il dolore! È disgustosa, e dopo che l'ho presa mi sono sentito strano, ieri... e non so che cosa sia successo dopo."
Ma quelle parole vennero interrotte da un gemito dovuto all'ennesima fitta dolorosa. Testa Bruta uscì dal paravento, già vestita, e prese dal tavolino la boccetta che le aveva consegnato Gothi.
"Avanti, non fare i capricci, Moccicoso!" insistette la ragazza.
"No, mi tengo il dolore!" esclamò lui, testardo, finendo di vestirsi "Devo andare. Stiamo finendo di organizzare i Giochi del Disgelo, e il capo mi ha chiesto di dargli una mano."
"Vengo con te." disse la giovane, seguendolo giù per le scale e poi fuori, verso la Sala Grande "Gothi ha detto che non devo mai perderti di vista."
Moccicoso borbottò, entrando nella Sala, dove il gruppo di organizzatori dei Giochi era già all'opera vicino al trono del capotribù.
Insieme ai ragazzi c'era anche Astrid; evidentemente Hiccup aveva deciso di non lasciarla più sola, per evitare altre crisi, e l'aveva coinvolta nel lavoro, almeno in parte. Appena vide entrare la Thorston, la bionda strinse i pugni, riservandole un'occhiata omicida, parzialmente sedata da uno sguardo severo del loro leader.
Il moro si sistemò accanto a Skarakkio, ascoltando l'esposizione dell'idea progettata dal vecchio fabbro, ma dovette interrompere il suo discorso perché una fitta al naso gli strappò un urlo di dolore.
Tutti si voltarono verso il giovane, e Testa Bruta gli si avvicinò, porgendogli la boccetta con la dose di antidolorifico.
"Avanti, stupido testone, bevi!" ordinò la bionda.
"Ho detto di no!" protestò Moccicoso, guardandola male.
"Prendi quella medicina." insistette Hiccup "Se Gothi te l'ha data allora devi prenderla."
"Non vuole farlo perché ieri sono emersi degli effetti collaterali." spiegò l'altra "Ma sinceramente lo preferisco strano che urlante di dolore."
"Lo so che quel tipo di medicamenti di Gothi hanno degli effetti collaterali." ammise il castano "Quelle volte che ho dovuto usarle anche io me ne sono accorto. Provocano sonnolenza e sbalzi d'umore. Ma vanno prese, se ce n'è bisogno, quindi non fare storie, cugino!"
Il ragazzo brontolò, ma decise di obbedire e trangugiò d'un sorso la dose di farmaco che gli porgeva Testa Bruta, quindi si avvicinò nuovamente al tavolo e riprese a lavorare.
Ma dopo poco si sentì strano; era intontito, e dovette sedersi, passandosi una mano sugli occhi. Testa Bruta si avvicinò, controllandolo, e si rivolse al capotribù. 
"Lo porto fuori a prendere aria." riferì "Credo che stia iniziando a fare effetto la medicina."
Hiccup annuì, tornando a discutere col resto del gruppo, mentre la bionda portava fuori il giovane, che aveva iniziato a piangere senza alcun apparente motivo, come il giorno precedente.
Tenendolo per un braccio lo trascinò verso una zona tranquilla, su una delle terrazze panoramiche che davano sul porto.
Appena arrivati, il ragazzo prese a ridere, saltellando e ballando con aria euforica. Testa Bruta lo fissò perplessa: il giorno prima non aveva manifestato quel sintomo, per cui non sapeva cosa fare.
"Sta... stai bene?" domandò, indecisa, mentre lui faceva una gira volta attorno a lei.
"Sto benissimo!" esclamò Moccicoso, afferrandole le mani e facendo qualche passo di danza "Mai stato meglio!"
"Sì, ma..." cercò di obiettare l'altra, fermandosi e facendogli mollare la presa "Datti una calmata!"
"Dai, dolcezza, rilassati!" continuò il moro, abbracciandola "La vita è breve, dobbiamo godercela!"
Non le diede il tempo di reagire, la prese in braccio e andò di corsa verso l'albero solitario alle loro spalle, sedendosi sotto la sua chioma, continuando a tenere stretta la ragazza.
Testa Bruta era bloccata, non sapeva cosa fare; si ritrovò a pensare che quella era la punizione più brutta che aveva ricevuto, e tutto per averci provato con Hiccup.
"Moccicoso, non sei in te." disse, cercando di allontanare la mano di lui, che le stava sfiorando il viso, leggero.
"E tu sei stupenda..." sussurrò il giovane, tornando serio, fissandola, con gli occhi lucidi e persi a causa della medicina che ancora circolava nel suo sangue.
Senza dire altro le afferrò il volto con entrambe le mani e la baciò, dapprima con delicatezza, ma diventando mano a mano più audace e possessivo.
La mente della bionda si svuotò non appena le loro labbra si toccarono. Chiuse gli occhi, lasciandolo condurre; lentamente si accorse che le stava piacendo addirittura di più della sera prima. Sapeva che era sbagliato, ma non riusciva a fermarlo, né a fermare sé stessa; decise di lasciarsi andare: Moccicoso non era in sé, e sarebbe stato così per diverse ore, e se quello era l'unico modo per tenerlo tranquillo allora doveva sacrificarsi e lasciarsi andare.
Si sistemò meglio in braccio a lui, un momento prima che il moro interrompesse il bacio per guardarla negli occhi e prendere fiato, poiché la fasciatura che teneva ancora al naso non gli permetteva di respirare bene.
La strinse di nuovo, scoppiando a piangere, ma sorridendo con aria felice.
"La mia bellissima ragazza..." singhiozzò "Sono l'uomo più fortunato del mondo..."
Testa Bruta sospirò esasperata, poggiando la fronte sulla spalla dell'amico.
Sì, quella punizione era davvero orribile, perché presto o tardi sarebbe andata fuori di testa per riuscire a gestire le stramberie di quel ragazzo.

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Capitolo 15
*** 14 ***


Qualche settimana dopo, finalmente, arrivò il momento, per i bambini e i ragazzi di Berk, di competere ai Giochi del Disgelo.
Hiccup si svegliò presto, quella mattina. C'erano ancora le ultime cose da preparare, e voleva essere presente.
In silenzio si vestì, indossando i soliti vestiti, e guardando indeciso il mantello in pelle di yak che aveva ereditato dal padre, e che lo identificava come capotribù, nelle occasioni importanti; alla fine lo afferrò e lo posizionò, con cautela, sulle sue spalle, prima di scendere le scale per andare a svegliare Astrid.
La ragazza, però, era già in piedi, intenta a finire di indossare l'alta uniforme; le si avvicinò e la aiutò a stringere i lacci del corsetto, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della bionda.
"Propongo una tregua, fino alla fine dei Giochi del Disgelo." suggerì il giovane, in risposta all'occhiata "È un periodo di festa, cerchiamo di non rovinare il morale della gente di Berk."
Astrid ci pensò su. Era ancora arrabbiata con lui, e lo sarebbe stata finché lui non si fosse dimostrato degno di fiducia; ma aveva ragione, non poteva rovinare il morale di tutta Berk per una lite che c'era stata tra loro. Annuì, aspettando che lui avesse finito di stringerle i lacci, dietro la schiena, poi si voltò per guardarlo negli occhi.
"Però devi stare alla larga dalla birra." lo ammonì.
"Berrò solo il minimo indispensabile durante il banchetto alla fine dei Giochi." la rassicurò "E tu non picchiare nessuna ragazza che si avvicini a me, non ce ne sarà bisogno."
"Ho picchiato solo quella con cui sei stato a letto mentre ne illudevi un'altra." ringhiò, guardandolo nuovamente male.
"Ancora con questa storia? Non sono andato a letto con Testa Bruta! Sì, okay, c'è stato qualche preliminare, lo ammetto, ma ero ubriaco e pensavo fossi..." si fermò, notando lo sguardo di fuoco dell'amica. Le prese la mano, facendola avvicinare per guardarla negli occhi "Ascolta, so di aver sbagliato, ma non pensi che abbia espiato abbastanza le mie colpe? E poi sono certo che Testa Bruta non lo farà più."
"Cosa te lo fa credere? I Thorston sono imprevedibili."
"L'ho vista ieri mentre aiutava Moccicoso con la nuova casa."spiegò il giovane capo "Ha preso seriamente quella punizione, e ora si sta prendendo cura di lui, sopportandolo nonostante gli effetti collaterali della medicina che mio cugino deve prendere. E, credimi, da quello che ho visto su di lui quella medicina ha effetti molto... particolari."
"In che senso?" domandò la bionda, incuriosita, aggiustandogli distrattamente il mantello in pelo.
"Lo ha reso più aperto, più incline a tirare fuori i suoi sentimenti più nascosti." continuò Hiccup, andando verso la porta "La tratta come se fosse la sua ragazza, li ho anche visti baciarsi, e non mi è sembrato che a lei dispiacesse."
La bionda annuì, pensierosa, lasciando che lui la prendesse per mano e la conducesse verso l'arena, dove si sarebbero svolte le competizioni.
Anche Moccicoso e Testa Bruta si erano svegliati presto.
Avevano passato tutto il giorno precedente a mettere in ordine la casa che Stizzabifolko aveva fatto costruire per il figlio e il suo drago, a seguito della parziale distruzione della dimora di famiglia a causa di un colpo di testa di Zannacurva.
La Thorston aveva passato la notte lì, dormendo accanto all'amico, poiché sapeva che la punizione non era ancora finita e avrebbe dovuto seguire il ragazzo fino a completa guarigione, anche se già dal giorno precedente non aveva più bisogno di prendere le erbe contro il dolore, con gran sollievo della bionda, che stava iniziando ad andare fuori di testa a causa delle stramberie del giovane.
Si prepararono in silenzio e uscirono di casa, dirigendosi verso l'Arena. Dovevano raggiungere il resto della famiglia Jorgenson per tenere calmo il capofamiglia: da quando Moccicoso aveva superato l'età per gareggiare sua sorella Adelaide era diventata l'unica a poter tenere alto il nome del clan; ma la ragazzina non era ancora mai riuscita a vincere una competizione, rompendo, da due anni a quella parte, il record di vittorie. E poiché anche lei stava per raggiungere l'età massima per partecipare ai Giochi, Stizzabifolko era diventato particolarmente severo, e le metteva ansia da un mese.
Per questo il fratello maggiore doveva essere lì: conosceva bene la pressione a cui era sottoposta la brunetta e doveva cercare di limitare i danni.
Salirono fino al loro posto, accanto al resto della famiglia di Moccicoso, e si sedettero, in attesa che il loro giovane capotribù aprisse le competizioni. 
Hiccup raggiunse il sio posto, restando in piedi, fece un breve discorso e, finalmente, diede inizio alle competizioni.
Ci furono diverse sfide per i giovani berkiani, divisi per età, e per Adelaide non fu affatto semplice, anche perché Gustav, suo coetaneo e quindi avversario, le dava parecchio filo da torcere.
Stizzabifolko urlava e si dimenava, incitando, a modo suo, la figlia, ma di fatto mettendola in soggezione e non facendola concentrare sulle prove da superare. Moccicoso cercò di farlo ragionare, senza successo. Guardò Testa Bruta, che fece spallucce, tornando a guardare la competizione; il moro sospirò, prendendole distrattamente la mano e volgendo lo sguardo verso il palco del capotribù.
Anche Hiccup seguiva le gare, scambiando qualche parola con Astrid, seduta accanto a lui. Sembrava che le loro divergenze fossero finalmente state appianare, ma Moccicoso capì che non era così, non del tutto almeno: il giovane capotribù afferrò distrattamente la mano della sua guardia del corpo, e lei la ritirò di scatto, lanciandogli un'occhiataccia veloce. Moccicoso sospirò, tornando a guardare i giochi; tutti sapevano quello che era successo, e non poteva biasimare Astrid, perché effettivamente Hiccup aveva pensato un po' troppo con i gioielli e troppo poco con la testa.
Quando la giornata finì tutti uscirono, per prepararsi per il giorno dopo, che sarebbe stata un'altra lunga giornata di competizioni.
Il sole era ancora alto, così il moro decise di farsi un giro prima di tornare a casa, e Testa Bruta lo seguì, silenziosa, come ormai la vedeva da quando era diventata la sua infermiera. Sembrava rassegnata, e questo lo rattristiva un po'; in fondo non voleva vedere i suoi amici così, nemmeno lei.
Le passò un braccio attorno ai fianchi e salì verso la terrazza panoramica, per godere di un po' di tranquillità.
Ma Testa di Tufo sbarrò loro la strada, sembrava allegro e particolarmente su di giri, ed eseguiva, da solo, una demenziale danza.
"Hai di nuovo mangiato quei funghi strani, fratello?" chiese la bionda, fissandolo scocciata.
"No, ho finalmente preso l'attestato!" rispose il giovane, facendo una piroetta.
"Quale attestato?" domandò l'altro, sperando che dopo quella risposta li avrebbe lasciati in pace.
"Quello di celebrante, non ricordi che ho fatto il corso?" riferì il rasta, assumendo una postura e un tono più solenne "Finalmente potrò dire 'Per il potere conferitami dagli Dei, dichiaro che tu, Testa Bruta Thorston, e tu, Moccicoso Jorgenson, siete uniti in matrimonio.'"
I due ragazzi erano shockati, e non proferirono parola, dando modo a Testa di Tufo di sparire dalla loro vista, con un sorriso malefico in viso, tipico di quando gioca qualche scherzo divertente a qualcuno.
Testa Bruta si riprese subito, strinse i pugni e fece per seguire il fratello, ma Moccicoso la trattenne.
"Io lo ammazzo!"ringhiò.
"Stai calma!" esclamò l'altro, senza mollarla.
"No! Hai idea di quello che ha fatto? Quelle parole, dette da un celebrante, le rendono effettive! Quella testa di montone di mio fratello ci ha sposati!" insistette lei, agitandosi.
"Ti ho detto di stare calma!" ripeté il ragazzo "Sono sicuro che c'è una soluzione, appena finiscono i giochi ne parliamo con mio cugino. Lui è il capo, sicuramente saprà cosa fare, ma ora torniamo a casa, dobbiamo riposare."
La ragazza non era convinta, ma si lasciò portare a casa.
Teneva ancora i pugni stretti quando entrarono in camera da letto, e litigò con la camicia da notte, tanto era nervosa, ma alla fine si mise a letto, raggiunta subito dal padrone di casa.
"Ehi, rilassati..." la rassicurò di nuovo, passandole un braccio attorno alle spalle e lasciando che la bionda poggiasse la testa sul suo petto "Si risolverà tutto, vedrai."
"Non lo so! Giuro che lo uccido, appena posso!" esclamò lei, irosa, ma Moccicoso la zittì, posandole un dito sulle labbra, per poi sollevarle il mento e guardarla negli occhi.
"Fidati, si risolverà tutto." ripeté lui, sorridendo.
La Thorston non disse altro, non riuscì a replicare, ipnotizzata da quegli occhi color ghiaccio. Ebbe di nuovo la sensazione di stare per impazzire, come i giorni precedenti, quando il moro faceva qualcosa di strano che la destabilizzata. Moccicoso la strinse, facendola avvicinare di più, senza abbassare lo sguardo; doveva farla stare tranquilla, e si fece guidare dall'istinto.
Vide che stava funzionando, e non la mollò, carezzandole la schiena, finché l'istinto non gli fece venire un'idea che cozzava con la sua ragione.
Esitò, soppesando le varie possibilità, ma alla fine decise di mettere da parte la ragione e lasciarsi andare.
Si avvicinò ancora, sfiorando le labbra di lei con le proprie; Testa Bruta chiuse chi occhi, in un gesto istintivo, e socchiusa la bocca, accogliendo e ricambiando il bacio che ne seguì.
La giovane perse il controllo del proprio corpo. La sua mente ormai non aveva più il comando, e si ritrovò a cercare un altro bacio, e un altro, mentre le sue mani lo trascinavano sopra di lei ed esploravano i muscoli torniti del giovane. Sì, forse era davvero impazzita...
Dal canto suo, Moccicoso decise di assecondarla. La baciò a lungo sulle labbra, poi si spostò sulle guance, sulla mascella e sul collo; questo ultimo bacio strappo alla bionda un leggero sospiro di piacere, un sospiro che convinse il ragazzo a spingersi ancora più in là.
Poco dopo gli abiti da notte di entrambi erano stati abbandonati sul pavimento, e altri sospiri riempivano l'aria della stanza... e se ancora aveva qualche dubbio, il ragazzo ebbe una conferma ulteriore sul fatto che aveva detto la verità sulla notte di Snogglethog: non c'era stato nulla con Hiccup, Testa Bruta era vergine.
La baciò ancora, guidando quella danza antica, senza fretta. Assaporò ogni sensazione, dedicandosi completamente alla ragazza che aveva tra le braccia.
La mente di lei si svuotò del tutto, nel momento in cui le labbra di Moccicoso toccarono la pelle del suo collo, e l'istinto prese il sopravvento. Non ebbe un attimo di esitazione, nemmeno quando si ritrovò nuda tra le braccia del giovane, e quasi non sentì il dolore quando i loro corpi si fusero. Si sentiva quasi protetta, al sicuro tra le braccia di quel giovane uomo, nonostante tutto.
Insieme terminarono la danza, scambiandosi un ultimo bacio. I respiri si fecero più regolari e le menti tornarono a funzionare. 
Si resero conto entrambi di quello che avevano fatto, e un lampo di paura passò sugli occhi della bionda.
Come erano finiti così? Non avevano bevuto, e nessuno dei due era sotto strane droghe... Come poteva essere successo? Perché avevano fatto l'amore?
Anche Moccicoso sembrò farsi le stesse domande, ma sembrava in qualche modo più sereno. Le prese il volto tra le mani e la guardò negli occhi.
"Risolveremo tutto. Fidati di me." disse. La ragazza annuì, ancora scombussolata, e non distolse lo sguardo, nemmeno mentre lui la libera va dal suo peso e si stendeva accanto, girato su un fianco, verso di lei.
I pensieri ripresero a scorrere, ma sembravano aver preso la rincorsa. Tutto quanto successo venne ripercorso nella mente di Testa Bruta, in loop. E ogni volta di più il ricordo del piacere provato si faceva più forte, più intenso, e si scoprì pensare di volerlo fare ancora.
Sì, doveva essere proprio impazzita, non poteva essere sana di mente. Se fosse stata sana di mente non avrebbe mai ceduto alla falsa sensazione di essersi innamorata di quel nano idiota.
E mentre quell'ultimo pensiero le passava per la mente, il suo corpo chiese un ultimo bacio, che assaporò in tutta la sua dolcezza mentre scivolava nel mondo dei sogni.

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Capitolo 16
*** 15 ***


Moccicoso si svegliò presto.
Senza svegliarla, spostò Testa Bruta, ancora accoccolata al suo fianco, poi si alzò, recuperò i suoi vestiti e andò in cucina, senza far rumore.
Aveva bisogno di pensare.
Doveva capire bene cosa era successo il giorno prima, e trovare una soluzione in fretta.
Erano successe un sacco di cose in troppo poco tempo, ed era ancora scombussolato per questo.
Sicuramente una delle prime cose che avrebbe fatto era picchiare a sangue Testa di Tufo... ma forse gli sarebbe piaciuto, per cui doveva trovare un altro modo per fargliela pagare a quell'idiota. Poi doveva parlare con il cugino e liberare sé stesso e Testa Bruta da quella assurda situazione.
E, infine, doveva capire cosa era successo dopo, come era finito a fare l'amore con Bruta.
Non che gli fosse dispiaciuto, anzi... non era la prima volta per lui, c'erano state altre ragazze prima, storie di poco conto, di una notte o anche meno, ma era la prima volta che dopo averlo fatto non si sentiva un verme, e invece si sentiva in pace, pienamente appagato, addirittura felice di averlo fatto.
Certe cose, però, si fanno in due, e sapeva che per Testa Bruta era stata la prima volta, per giunta in un momento non del tutto sereno, vista la bravata del fratello, che l'aveva fatta arrabbiare molto. Lei e Moccicoso erano amici, e sperava che ciò che era successo non avesse minato il loro legame d'amicizia.
Riempì il catino e si lavò la faccia, tirandosi su quando sentì la bionda uscire dalla camera da letto. Si voltò per guardarla.
Era ancora assonnata, i capelli erano scompigliati e si era avvolta il lenzuolo attorno al corpo per coprire le forme; le sorrise, indicandole la panca accanto al tavolo, poi le mise davanti un pezzo di focaccia e un boccale di birra, la loro solita colazione.
"Stasera, alla fine dei giochi, andremo a parlare con Hiccup." disse, deciso "E dopo, con il tuo permesso, vorrei uccidere tuo fratello."
"Fallo soffrire di atroci dolori." acconsentì la ragazza, afferrando il boccale e fissando il vuoto di fronte a sé.
Era pensierosa, e il moro se ne accorse. Si sedette accanto a lei e le fece girare il volto, con delicatezza, per guardarla negli occhi.
"Come stai?" domandò.
"Non... Non lo so..." ammise la giovane, abbassando lo sguardo "Cosa è successo stanotte? Cioè... io voglio dire..."
"Ho capito cosa vuoi dire." la interruppe Moccicoso, facendo un respiro profondo "E capisco la tua confusione. Era la tua prima volta, magari te lo immaginavi diverso..."
"Ma... perché lo abbiamo fatto?" insistette lei, tornando a guardarlo negli occhi.
"Sinceramente... Non lo so." rispose il ragazzo, dopo averci pensato per un momento "Non so cosa mi sia preso..."
"Moccicoso, si fanno in due certe cose." lo corresse lei, sospirando. Il giovane annuì, passandole una mano sul braccio, affettuosamente, e si alzò, prendendo il proprio piatto.
"Hai ragione. Su, ora vai a vestirti, tra poco dobbiamo andare." la esortò, sorridendo con ancora una punta di imbarazzo, ma lei non si mosse, restando seduta, ancora pensierosa.
"Per te era la prima volta?" domandò, a bruciapelo.
"No." fu la risposta sincera del padrone di casa, che tornò a sedersi accanto all'amica quando vide un cenno di delusione nei suoi occhi "Ho avuto altre esperienze, tutte nell'ultimo anno."
Testa Bruta annuì, facendo per alzarsi, ma lui la trattenne. Non aveva ancora finito.
"Testa Bruta, aspetta... so cosa stai pensando..." la richiamò, serio "Non sono quello che pensi. Sei la mia migliore amica, credi davvero che lo farei per averti nella mia... lista di conquiste? Io... lo so che mi comporto da idiota, a volte, ma non sono così."
"Io... davvero sono la tua migliore amica?" domandò la bionda, confusa.
Il ragazzo le passò un braccio attorno alle spalle, attirandola a sé, rassicurante.
"Certo che lo sei. Abbiamo passato gli ultimi anni fianco a fianco, perché non dovresti esserlo?" concluse, dandole poi un bacio sulla guancia.
La giovane lo lasciò fare, ancora pensierosa. Quando lo sentì allontanarsi si voltò verso di lui, e si accorse che in realtà non era così lontano, anzi era molto vicino, tanto che riusciva a sentire il suo odore, un misto di legno, ferro ed erba, un odore non troppo forte, ma che la sera prima si era resa conto di adorare
Avvicinò il viso, esitante, e chiuse gli occhi, cercando le sue labbra e trovandole subito. Forse quelle non erano cose che si facevano tra amici, non di solito, almeno, ma non era riuscita a resistere.
Moccicoso non la allontanò, ma accolse quella tacita richiesta, rispondendo al bacio e approfondendolo. Quelle non erano decisamente cose che si facevano tra amici, ma non era importante, non in quel momento. Gli era piaciuto baciarla, e gli era piaciuto far l'amore con lei, quindi perché negarle quel gesto, lì al sicuro, dentro le mura di casa sua?
Si allontanarono dopo lunghissimi secondi, sorridendosi, poi lei si alzò e andò a cambiarsi, così che dopo potessero raggiungere il resto di Berk all'Arena.
La giornata di Giochi proseguì tranquilla, tra incitamenti,esclamazioni vittoriose e schiamazzi allegri, e si concluse con la premiazione dei vincitori delle varie categorie.
Adelaide Jorgenson non vinse nulla, con gran disappunto del padre, e Moccicoso dovette inventarsi qualcosa ogni volta che Stizzabifolko cercava di dare contro alla figlia, per cui il moro ebbe il suo bel da fare, durante il banchetto pomeridiano.
Hiccup supervisionava la situazione dal suo tavolo, in posizione privilegiata, accogliendo i vari brindisi e scherzando e scambiando una parola con tutti coloro che si rivolgevano a lui, sempre scortato dalla sua guardia del corpo, la quale non si distraeva mai, nonostante fosse seduta al posto che solitamente è riservato alla moglie del capo, cosa che attirava verso di loro numerose battute.
Astrid cercava di non reagire a quelle parole, ma a volte era difficile, e la fermavano solo un'occhiata di Hiccup o di Worff, seduto poco lontano in compagnia della sua fiamma del momento, Igor Scuotimari, uno dei pescatori più prolifici di Berk.
Ma quel posto le stava stretto, non le andava proprio di essere classificata come la "quasi moglie" del capotribù, non dopo quello che lui aveva combinato. Non voleva essere connessa in quel modo a quella sottospecie di attiradonne, e sapeva che non lo avrebbe mai perdonato per la mezza scappatella con Testa Bruta.
No, non voleva essere considerata la moglie di uno che basta che beva un po' e finisce nel letto della prima puttanella che gli si para davanti. Se si fosse mai sposata voleva che il marito le fosse completamente fedele, non come aveva fatto lui.
Per questo, all'ennesima battuta su di lei, era scattata in piedi, ascia alla mano, bloccata in extremis dalla prontezza di riflessi di Hiccup, che decise di congedarsi con la scusa di una commissione importante che doveva essere fatta entro sera, portandola via da ulteriori pericoli di rissa.
E quello fu il momento colto da Moccicoso per andare a parlare con il cugino. Anche lui si congedò dai commensali del suo tavolo e, trascinando via anche Testa Bruta, raggiunse la capanna del capotribù. 
Bussò e attese il permesso di entrare, quindi varcò la soglia e guardò il cugino, serio.
"Capo, abbiamo bisogno della tua consulenza." disse.
"Dimmi tutto, Moccicoso." lo invitò a parlare il castano, indicando la panca al lato del tavolo.
"Si tratta di una questione delicata." esordì l'altro, sistemandosi al posto indicato "Riguarda Testa di Tufo."
Hiccup alzò gli occhi al cielo. Non era la prima volta che la gente veniva a lamentarsi da lui perché ne aveva combinata una delle sue, e negli ultimi tempi, da quando era stato separato dalla sorella per quella punizione dopo la rissa tra lei e Astrid, sembrava anche essere peggiorato.
"Che cosa ha combinato questa volta?" chiese.
"Ha usato l'attestato di celebrante che ha conseguito da poco per sposarci senza il nostro consenso." riferì il moro "E lo sai meglio di me che i matrimoni senza accordo preventivo sono indissolubili."
"Testa di Tufo non ha conseguito nessun attestato di celebrante." obiettò il capotribù "Conosco i nomi di tutti i celebrante di Berk, mi sono stati riferiti nel momento in cui mio padre mi ha passato la carica. Anche io lo sono, in quanto capo dell'isola, ma vi assicuro che Tufo non è tra questi, anzi ieri è stato cacciato dal corso perché combinava più guai che altro."
"Davvero? Grazie a Thor..." esclamò il moro, facendo un sospiro di sollievo "Quindi non c'è nulla da aggiustare, per fortuna..."
"Non... Non è vero..." si intromise Testa Bruta, con un sussurro "Se non c'è stato nessun matrimonio allora noi non... non dovevamo farlo..."
"Aspetta... voi due avete..." chiese Astrid, facendo un passo avanti, ma le bastò guardarli in faccia per avere la risposta. Si voltò verso Hiccup, seria, e riferì "Portò Testa Bruta da Gothi, bisogna cercare di limitare i danni."
"Per... perché?" domandò Moccicoso, seriamente preoccupato.
"Perché non siamo sposati." spiegò la Thorston, alzandosi e andando alla porta con l'altra ragazza "Hiccup ha il dovere di punirmi se ci fossero evidenze visibili di quello che è successo."
"No, non lo farei." obiettò il castano, alzandosi in piedi.
"Sì, lo faresti. Sei il capo, devi agire come tale, e le regole sono chiare." lo ammonì Astrid, molto seria, uscendo di casa.
Hiccup si lasciò cadere sulla sedia. Era una situazione complicata e doveva trovare una soluzione in fretta. Guardò il cugino, che sembrava seriamente preoccupato, quindi si sporse in avanti, passandosi una mano sugli occhi, per schiarirsi le idee.
"Astrid ha ragione, purtroppo." confessò "Le regole parlano chiaro: se una donna ha un rapporto fuori dal vincolo matrimoniale, ed è consenziente, deve essere punita. Mio padre puniva anche l'uomo coinvolto, perché non è mai colpa di uno solo, e io sono d'accordo con lui, però..."
"Se devi punirci fallo, ma prima lasciami cinque minuti da solo con Testa di Tufo." suggerì l'altro, stringendo i pugni.
"È questo il problema. La legge non dice nulla riguardo a finti celebranti che fanno credere ai due adulteri di essere sposati." si alzò e andò verso la porta, serio "Devo chiedere consiglio a mio padre. Quando tornano, riporta a casa Bruta, e per favore cercate di non peggiorare la situazione: è già una bella gatta da pelare."
Detto ciò uscì e andò a cercare il padre, trovandolo appena fuori dalla Sala Grande, a controllare che tutto fosse in ordine, alla festa che stava per concludersi.
Lo prese da parte e gli spiegò la situazione. Stoick si passò una mano in faccia, pensieroso, e guardò il figlio, serio.
"È davvero una situazione... particolare." ammise "Non ne ho mai affrontate mai di simili, ma penso che tu abbia ragione: in questo caso bisogna punire Testa di Tufo, gli altri due erano in buona fede."
"Grazie, papà..." rispose Hiccup, accennando un sorriso e guardandosi intorno, verso la gente che si allontanava, poco per volta, dal luogo del banchetto.
"Però, detto tra noi..." continuò l'imponente berkiano "Forse ci sarebbe più stabilità nella vita dell'isola se anche il suo capo si sistemasse. Una donna al proprio fianco può fare la differenza, credimi. Da quando tua madre è... lo sai... beh, la vita non è stata così semplice per me."
"Papà, non sono pronto... e poi non credo che lei..." protestò il giovane uomo, agitando le braccia.
"Io non ho fatto nomi, figliolo." lo interruppe "L'arcipelago è pieno di donne forti, che possono essere alla tua altezza. Pensaci, e ricorda che il tempo passa, non puoi rimandare a lungo."
Il ragazzo non rispose. Salutò e si allontanò, pensieroso. Quando tornò a casa Astrid era di nuovo lì, e Moccicoso e Testa Bruta se ne erano andati.
Si sedette alla sua sedia e si voltò verso la sua guardia del corpo.
"Ho parlato con mio padre." disse "Anche lui è d'accordo sul fatto che debba punire Testa di Tufo e non Moccicoso e Testa Bruta."
"Ah, bene." annuì la giovane guerriera "Ti ha detto altro?"
"Sì, e credo che abbia ragione." ammise "Berk deve essere stabile, e se non c'è stabilità nella mia vita non posso portarla nella mia gente."
"Sì. E allora?"
Hiccup poggiò i gomiti sul tavolo, le mani giunte si posarono sul mento, mentre gli occhi erano fissi su quelli di lei.
"E allora devo trovare una moglie." concluse, rassegnato "E visto che tutti mi state chiedendo di fare le cose secondo le regole, la legge parla chiaro: deve essere la figlia di un capotribù nei dintorni o di famiglia d'alto rango. Da domani inizierò con le visite di rappresentanza, tu dovrai accompagnarmi."

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Capitolo 17
*** 16 ***


"No, aspetta..." disse Astrid, avvicinandosi perplessa "Cosa?!"
Hiccup la guardò, molto serio. Non avrebbe mai voluto prendere quella decisione, ma suo padre aveva ragione: doveva mettere ordine nella sua vita, sistemarsi, e dal momento che la donna che avrebbe voluto sposare lo odiava e sembrava lontano dal perdonarlo, allora doveva cercare altrove.
"Te l'ho detto, devo trovare una moglie." ripeté, senza abbassare lo sguardo.
"Ma... perché tutta questa fretta, all'improvviso?" insistette la ragazza, sedendosi accanto al capotribù.
"Prima inizio, prima riuscirò a concludere." continuò lui, poi indicò il tabellone del gioco Maces and Tallons, poggiato in un angolo della cucina "È una delle mosse di chiusura del gioco: se raggiungi la pedina della principessa con determinate mosse la partita termina in parità, si chiama 'il matrimonio dell'alleanza'."
"Cosa c'entra quello stupido gioco ora?" obiettò la bionda, aggrottando le ciglia.
"Non è solo un gioco: serve a preparare i futuri capi, a imparare tutte le regole e a ragionare secondo esse." spiegò il ragazzo andando a prendere il tabellone del gioco "Sei la mia guardia del corpo, dovresti impararlo anche tu, in quanto mia guardia del corpo devi capire come ragiono."
"Oh, tu ragioni in molti modi, capo, ma mai seguendo le regole!" protestò Astrid "Quindi perché ora hai tanta voglia di seguirle?"
"I bisogni di molti sono prioritari rispetto ai bisogni di pochi... o di una sola persona." rispose il giovane, disponendo le pedine sul tabellone e sedendosi di nuovo "Fosse per me non seguirei tutte le regole, ma non mi è possibile farlo, per il bene del mio popolo."
La ragazza sospirò, alzandosi in piedi. Era testone, non poteva farci nulla.
"Va bene, ma se vuoi andare in giro per l'arcipelago non puoi andarci da solo, nemmeno solo con me e con i nostri draghi." suggerì "Quindi eviterei di partire domani. Lasciami parlare con il comandante Worff, così possiamo organizzarci meglio, e nel frattempo imparerò quel gioco, se proprio vuoi."
Hiccup annuì. Aveva ragione, quel viaggio andava organizzato bene. Si alzò, guardando il tabellone, su cui aveva composto la disposizione detta "Kobayashi Maru", o chiusura impossibile, un vicolo cieco, apparentemente senza uscita, che nessuno ancora era riuscito a risolvere.
Esattamente come si sentiva lui: bloccato in quel ruolo, senza sapere cosa fare, poiché qualsiasi cosa facesse risultava sbagliata.

NOTE:
Capitolo breve.
"I bisogni di molti sono prioritari rispetto ai bisogni di pochi" è una traduzione grossolana della frase "The needs of the many overweight the needs of the few" che viene detta nell'episodio della taglia su Hiccup. Per chi non lo sapesse, non è stata creata per Dragons, ma è una citazione di una serie molto più vecchia, come ce ne sono altre, tutte riconducibili alla stessa serie, che ormai ha superato i 50 anni, ovvero Star Trek.
E proprio per questo, in questo capitolo ho inserito anche un'altra citazione dalla stessa serie, la Kobayashi Maru, che, in Star Trek, è una simulazione che eseguono i futuri comandanti dei vascelli stellari, come una sorta di esame finale. Questa simulazione consiste nel dover cercare di salvare una nave mercantile, la Kobayashi Maru, appunto, in territorio nemico, circondata da vascelli nemici, in una situazione senza via d'uscita, per cui i cadetti devono affrontare una situazione in cui, se fosse vera, morirebbero o lascerebbero morire degli innocenti, in ogni caso.

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Capitolo 18
*** 17 ***


Astrid guardò il capotribù per qualche secondo.
Hiccup fissava ancora il tabellone di Maces and Tallons, su cui aveva disposto le pedine in un certo modo. Per un momento gli sembrò di vedere nei suoi occhi uno sguardo perso, quasi come si sentisse in trappola, ma durò solo un battito di ciglia.
La giovane si alzò, scuotendo la testa; se era davvero così ci si era cacciato lui, agendo e ragionando come aveva fatto fino a quel momento. Camminò verso l'entrata, poi si rivolse a Sdentato, che sonnecchiava in un angolo.
"Tieni d'occhio il capo mentre non ci sono." disse "Vado a parlare con il comandante Worff."
Il drago fece un verso di assenso e la ragazza uscì, diretta verso la capanna del capo delle Guardie di Berk.
Bussò alla porta, ma fu Igor Scuotimari ad aprire.
"Devo parlare con Worff." disse, ignorando il fatto che l'attraente giovane pescatore fosse a torso nudo "È una questione di lavoro."
L'uomo annuì, facendola entrare nella piccola cucina e affacciandosi alla porta della camera da letto per chiamare l'altro, che subito li raggiunse.
"Worff, devo parlarti in privato, se possibile." esordì lei, sistemandosi al tavolo.
"Vado a controllare la barca." intervenne Igor, infilando la camicia e dando un fugace bacio al padrone di casa prima di uscire.
Astrid sorrise. Era bello vedere il suo comandante innamorato, almeno qualcuno vicino a lei era felice, mentre lei era bloccata in quella assurda situazione con Hiccup. Quando il ragazzo fu uscito tornò seria, fece un respiro profondo e riordinò le idee, prima di parlare.
"Hiccup è andato fuori di testa!" esclamò "Si è messo in testa che vuole fare delle visite di rappresentanza agli altri capi dell'arcipelago!"
"Beh... Non ci vedo nulla di male." ammise il biondo ragazzone, versandosi della birra "Anche Stoick faceva ogni anno delle visite di rappresentanza, e le riceveva."
"Non sono visite di rappresentanza normali!" lo corresse lei "Vuole trovare una moglie!"
A quelle parole a Worff andò la birra di traverso.
"Stai scherzando, vero?!" esclamò, isterico.
"No, non sto scherzando. Si è messo in testa di voler seguire le regole per il bene di Berk." continuò la ragazza "Voleva partire domani, ma l'ho convinto a rimandare, con la scusa di dover preparare una buona scorta."
"Hai fatto bene. Dobbiamo impedirgli di fare stupidaggini."
"Cosa proponi di fare?" chiese la bionda, preoccupata "Hiccup si è comportato da idiota, ma se continua di questo passo non farà mai il bene dell'isola."
Il giovane la guardò, serio.
"Astrid, ora te lo chiedo seriamente: tu che intenzioni hai?" domandò, a bruciapelo.
La ragazza si portò la mano alla faccia, con l'espressione tormentata. Aveva capito a cosa si riferisse.
"Non sono ancora pronta a perdonarlo, e se continua di questo passo non lo farò mai!" rispose "Come faccio a stare con uno che alla prima difficoltà fa una cretinata?"
"Devi pensarci bene." continuò l'uomo "Se si è messo in testa questa idea di trovare moglie su una delle altre isole prima o poi lo farà; non dimenticarti che lui è l'uomo che ha addestrato uno dei draghi più temuti in un periodo in cui questi venivano cacciati. Si potrà frenare la sua ricerca per un po', ma non per sempre, quindi devi schiarirti le idee."
Astrid annuì, tenendo lo sguardo basso.
"Va bene." disse "Lo so che è tardi e tu vorresti passare del tempo con il tuo compagno, ma c'è ancora una cosa: io non posso accompagnarlo da sola, ci vogliono almeno altre due persone di scorta."
"Suppongo che vorrà portarsi dietro il suo Furia Buia, se non proprio spostarsi in groppa a lui. Quindi propongo che ci vada qualcuno della vostra vecchia Accademia." suggerì il biondo.
"Allora chiederò a Moccicoso e Testa Bruta. Significherà portare solo un altro drago in più, ma lei è una brava lottatrice. Gambedipesce ha il suo da fare con le classi dei bambini, quindi lo escludo, e Testa di Tufo ne ha combinata una delle sue e riceverà sicuramente un ordine restrittivo nei confronti della sorella, che è stata la sua ultima vittima, ma questa è un'altra storia." acconsentì Astrid, alzandosi e camminando verso la porta.
"Sì, è un'ottima idea. Stare in contatto con i due piccioncini potrebbe fargli bene." concluse Worff, sorridendo "Adesso vai a dormire, domani ne parleremo meglio."
la ragazza annuì e uscì, tornando verso la casa del capotribù. Nel tragitto passò accanto alla nuova casa di Moccicoso, e notò che lui e Testa Bruta stavano rientrando; probabilmente erano andati a farsi un breve giro dopo che erano stati da loro. Si fermò nell'ombra e li osservò.
Il moro teneva l'amica per mano, e i due parlavano tra loro, a bassa voce. Lui aprì la porta, disse qualche altra parola e si sporse per baciarla, infine entrò in casa insieme a lei.
Astrid sospirò, riprendendo il tragitto. Mentre la portava da Gothi lei e Testa Bruta si erano chiarite, non ce l'aveva più con lei, e la Thorston le aveva anche confessato alcune cose; le aveva detto che lei e Jorgenson non stavano insieme, erano solo amici, e che non poteva esserci altro, ma era evidente che non fosse così: il loro amore sembrava crescere ogni giorno di più e se ne era accorto l'intero villaggio.
Sorrise tra sé, rientrando in casa. Forse quei viaggi di rappresentanza sarebbero serviti anche a loro, a rivelare apertamente i loro sentimenti, e probabilmente Worff aveva ragione: la loro vicinanza non poteva che giovare a lei e Hiccup.

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Capitolo 19
*** 18 ***


Il giorno dopo il Consiglio di Berk venne informato dell'intenzione del capotribù di iniziare con le visite di rappresentanza nelle isole vicine.
Su suggerimento di Stoick venne fatta preparare una delle navi più grandi, perché non era consigliabile raggiungere alcuni luoghi in groppa ai draghi, dato che non tutti i popoli del vicinato avevano adottato la linea di condotta di Berk nei confronti di quegli animali.
Per l'occasione venne anche rinforzata la scorta al seguito di Hiccup, come suggerito da Astrid, per cui insieme a loro due sarebbero partiti anche Testa Bruta e Moccicoso, insieme a Zannacurva e un piccolo gruppo di marinai.
E, nel frattempo che i preparativi proseguivano, c'erano altre faccende a Berk che avevano bisogno della supervisione del capo prima della partenza.
Una di queste era la questione Testa di Tufo. Hiccup aveva rimandato troppo a lungo di parlare con lui, ormai non poteva più farlo.
Lo trovò che stava preparando uno scherzo ai danni di chissà chi. Lo guardò serio e lo invitò a seguirlo nella sala grande.
"Bene, Tufo." esordì "Sono stato fin troppo tollerante con te, ma è ora di cambiare rotta."
"Ehi, capo!" si giustificò l'altro "Non ho fatto nulla di male!"
"No? Hai fatto credere a tua sorella di essere sposata con Moccicoso, provocandole un danno irreparabile!" spiegò il castano, poggiando nervosamente il pugno su uno dei tavoli. 
"Ehi! Era solo uno scherzo!" si giustificò Tufo.
"No. Non era uno scherzo, ma una carognata." lo corresse il capotribù "Ora ascolta bene: tra qualche giorno partirò per delle visite di rappresentanza e Testa Bruta mi seguirà come mia scorta. Tu sei diffidato dal fare qualsiasi scherzo d'ora in poi; dovrai impegnarti e aiutare mio padre a gestire l'Isola in mia assenza, e quando sarò di ritorno dovrai chiedere scusa a tua sorella. E se scopro che hai sgarrato, anche solo una volta, ti caccio da Berk."
Testa di Tufo abbassò la testa, in segno di resa. Il tono di Hiccup era autoritario, arrabbiato, e questo voleva dire che avrebbe davvero fatto quello che aveva detto. Attese di essere congedato e poi uscì, andando subito a lavorare per cercare di riparare al danno che aveva fatto.
Hiccup attese qualche minuto, poi raggiunse Astrid a casa: lo stava aspettando per imparare le regole di Maces and Tallons.
Lei era già seduta sulla panca, e il tabellone era sul tavolo. Il ragazzo si sistemò sulla sua sedia e iniziò con l'illustrare le regole del gioco. Quando ebbe terminato fecero una breve partita; la bionda capì subito che le regole erano piuttosto semplici, e che era più una questione di strategia e di riuscire ad anticipare le mosse dell'avversario, ecco perché era importante per i capi imparare tale gioco: serviva soprattutto nella diplomazia.
Sorrise tra sé, muovendo una delle pedine: forse quelle lezioni potevano essere usate a suo favore, in quel modo poteva capire quali fossero le intenzioni dell'amico e, magari, riparare ai danni che rischiava di fare.
Terminata la partita Hiccup si alzò, camminando verso la scala che dava sul soppalco.
"Vai a dormire." suggerì "Domani partiremo presto."
Astrid annuì e si mise a letto. Il giorno dopo sarebbe stato lungo, doveva cercare di riposare.
Al mattino si ritrovarono al porto. La nave era pronta e Moccicoso e Testa Bruta li stavano aspettando, insieme al piccolo gruppo di marinai di scorta.
Salirono sulla nave e sistemarono i draghi in un angolo, dove non avrebbero disturbato le manovre dell'equipaggio, infine salparono.
I quattro andarono subito sotto coperta, nell'unica stanza privata della nave, riservata al capotribù e al suo seguito. Era molto piccola, con il minimo indispensabile; un piccolo letto era posto vicino a una parete, riservato a Hiccup, mentre sul lato opposto, dietro a una tenda che garantiva al capo un po' di privacy, erano state messe, ordinatamente piegate su una pila di coperte, delle amache, che gli altri tre avrebbero montato la sera, quando avrebbero dovuto dormire nella nave. Al centro della stanza era sistemato un piccolo tavolo con una sedia e degli sgabelli, ad uso di Hiccup e dei suoi amici.
Il ragazzo posò il suo bagaglio sul letto, e Astrid fece lo stesso, guardandosi intorno. Lo spazio era davvero ristretto, ma almeno non avrebbero dovuto dormire con i marinai.
"Dove siamo diretti?" domandò Moccicoso, affacciandosi alla finestrella che dava luce alla cabina.
"La prima tappa è l'Isola dei Paladini delle Ali." riferì Hiccup "È a qualche giorno di navigazione da qui e mio padre ha detto che non è mai riuscito a raggiungerla perché arrivarci non è semplice. Si dice che non abbiano mai cacciato i draghi, quindi direi che è un buon punto da cui partire per fare nuove alleanze."
"E cosa si sa dei loro governanti?" domandò Astrid. Voleva avere il maggior numero di informazioni possibili, in modo da gestire meglio le situazioni che avrebbero potuto trovarsi di fronte.
"La regina Malla, secondo il mercante Johann, è una brava donna, un'ottima governante, seppure non abbia ancora trovato un marito." spiegò Hiccup, svuotando il suo bagaglio e mettendo in ordine le sue cose "Credo che potrà essere vantaggiosa l'alleanza con questo popolo."
Astrid impallidì di colpo. Una regina nubile e un capotribù in cerca di una moglie... Hiccup cominciava presto a voler fare cavolate.
Moccicoso capì che l'aria si stava facendo pesante, prese la mano di Testa Bruta e la trascinò fuori, lasciando i due soli.
"Scusa, ma..." disse la bionda, una volta che fu sola con il suo capo "Ti ha dato di volta il cervello?! Una regina nubile?!"
"Sai benissimo quali siano le mie intenzioni." spiegò il ragazzo, guardandola impassibile.
"Certo, ma... Non la conosci nemmeno!" continuò lei "Non puoi andare lì e dirle 'ehi, sai sto cercando moglie perché il mio ruolo lo impone. Vorresti concedermi la tua mano?' Lo sai meglio di me che creare un'alleanza, anche attraverso un matrimonio, richiede tempo e fiducia da entrambe le parti!"
Hiccup sospirò, scuotendo la testa. Sapeva bene cosa doveva fare, e sapeva che ci sarebbe voluto del tempo. L'unica cosa che voleva, in quel momento, era che i suoi collaboratori lo appoggiassero, ma, a quanto pare, Astrid non sembrava volerlo fare.
Voleva capire cosa le passasse per la testa. Era arrabbiata con lui, aveva ormai manifestato apertamente di non volerne sapere a ritornare almeno amici, ma allo stesso tempo non voleva che lui si costruisse una vita come era suo diritto e dovere fare.
Le donne, per lui, restavano un gran mistero.

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Capitolo 20
*** 19 ***


Testa Bruta, appena fu di nuovo in coperta si avvicinò al bordo della nave, poggiò le mani sulla ringhiera in legno e osservò l'oceano.
Moccicoso le si affiancò, posandole una mano sulla schiena.
"Siamo appena partiti e già Astrid e Hiccup litigano." disse la giovane, sconfortata "E ho paura che sia iniziato tutto per colpa mia..."
"Perché lo pensi?" domandò l'altro, guardandola in volto.
"Hai presente quello che è successo a Snogglethog?" spiegò la bionda "Hiccup era ubriaco, a malapena si reggeva in piedi... e non mi ha riconosciuto."
"In che senso?" la incoraggiò a parlare il giovane.
"Credeva che fossi Astrid." confessò, finalmente, la ragazza, girandosi spalle al mare e siedendosi per terra. Fece un respiro profondo e continuò il racconto "Per tutto il tempo ha pensato che fossi lei, e io non ho detto nulla..."
"Testa Bruta, non penso che..." cercò di obiettare l'altro, sistemandosi accanto a lei.
"Io gli ho fatto credere di essere lei... e se non si fosse addormentato a metà preliminari chissà cosa sarebbe successo..." continuò. 
Il ragazzo le afferrò delicatamente il mento, facendola girare verso di lui, incrociando il suo sguardo.
"Ascolta, non ci pensare, è passato, e non è successo nulla di grave, per fortuna." la rassicurò "Hai fatto uno sbaglio, e ora stai cercando di rimediare, questo è l'importante."
"Se non fosse stato per me, quei due non litigherebbero in continuazione..." insistette la ragazza, abbracciandosi le ginocchia.
"O forse lo farebbero, ma per altre cause." concluse Moccicoso, sistemandosi accanto all'amica e abbracciandola "Testa Bruta, mi sembra che con Astrid tu ti sia chiarita, non devi più temere ripercussioni. Ora noi siamo qui come scorta di Hiccup, anche se è soprattutto un pro forma, visto che basterebbe Sdentato; cerchiamo di goderci il viaggio, sono sicuro che cambiare aria farà bene a tutti."
Testa Bruta annuì, inclinando la testa sulla spalla del moro e lasciando che lui le posasse un bacio sulle labbra, ignorando i marinai attorno a loro, impegnati nel governare la grossa nave.
Intanto, nella cabina, Hiccup e Astrid avevano indetto una tregua ed erano seduti al tavolo a giocare a Maces and Tallons.
Non che la ragazza ne avesse molta voglia, ma quelli erano gli ordini del capotribù, e in quanto tali non andavano discussi.
Fece la sua mossa e osservò il castano. Sembrava deconcentrato, quasi sofferente, probabilmente c'era qualcosa che non andava ma non voleva parlarne con lei; la bionda non si scomposte e fece la mossa successiva, ignorando gli altri due che rientravano dalla coperta.
Il capotribù alzò gli occhi e fece un respiro profondo.
"Continuiamo in un altro momento." disse, mettendo via il tabellone e alzandoci "Ora vediamo di sistemare questa cabina, dobbiamo vedere come sistemarci per la notte."
"Questo problema riguarda solo me, Astrid e Testa Bruta." intervenne Moccicoso "Tu un letto ce l'hai, capo."
"No, tireremo a sorte." obiettò il castano "Sono un vostro pari qui dentro."
Astrid alzò gli occhi al cielo, mentre il giovane prendeva la sua sacca, si siedeva sul letto e rovistava tra le proprie cose.
"Sei più cocciuto di uno yak!" esclamò "Il letto è tuo, non si discute!"
Ma Hiccup non rispose. Fece una smorfia di dolore e cercò dentro il suo bagaglio, con urgenza. Quando, finalmente, ne tirò fuori un sacchetto, fece un sospiro di sollievo, si sistemò meglio e si tolse la protesi. Gli altri tre si accorsero subito che qualcosa non andava, e il moro si avvicinò al cugino, afferrando il sacchetto, da cui l'altro aveva estratto una piccola pallina di erba, e annusandolo. 
"Queste sono le erbe che la vecchia Gothi dà per calmare il dolore." disse "Sono dello stesso tipo di quelle che ho preso anche il per il naso rotto."
"Moccicoso, perdere un arto non è una cosa indolore..." spiegò Hiccup, masticando la pallina di erbe che aveva preso dalla scorta "A volte ritorna... ed è molto forte."
"Sì, ma questa roba ha degli effetti collaterali!" insistette l'altro.
"Ne sono consapevole." ammise il castano, massaggiandosi il moncone della gamba sinistra "Ma almeno mi calma il dolore, quelle volte che diventa insopportabile. Per fortuna non capita spesso."
"Da quanto tempo prendi queste erbe?" domandò la sua guardia, sistemandosi sullo sgabello, di fronte a lui.
"Da quando ho perso la gamba, ve l'ho detto." rispose l'altro, continuando a massaggiarsi la gamba "Ma non capita spesso... non più di un paio di volte l'anno, forse qualcosa di più l'anno che ho dato lo sviluppo in altezza. Lo sanno solo papà e Skarakkio, nessun altro. E non c'è nulla di cui preoccuparsi."
"Come no?" intervenne Testa Bruta "Quelle medicine ti fanno fare cose strane! Moccicoso era diventato davvero stranissimo!"
"Ho tutto sotto controllo, Testa Bruta. Davvero." insistette Hiccup, che iniziava a mostrare alcuni effetti collaterali del medicinale e sembrava essere risorientato
Astrid sospirò, avvicinandosi al letto e aiutandolo a stendersi.
"Ora non sei in condizioni di discutere, Hiccup." lo ammonì "Cerca di riposare, noi usciamo a controllare la rotta."
Attesero qualche minuto, poi uscirono tutti e tre insieme, lasciando riposare il capotribù.
"Sarà un viaggio lungo..." commentò Astrid "E sappiamo come è fatto Hiccup, dobbiamo cercare di convincerlo a fare stupidaggini."
"Pensi che ne farà?" chiese Testa Bruta.
"Credo che sia meglio mettervi al corrente: lo scopo del viaggio non è il solito trattato di pace, come faceva Stoick. Hiccup si è messo in testa di trovare una moglie nelle isole vicine." spiegò l'altra.
"Oh sacro Thor..." sospirò Moccicoso "È proprio andato fuori di testa. Non temere, ti daremo una mano."
La bionda sorrise. Aveva un aiuto, almeno non sarebbe stata sola in quella battaglia.

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Capitolo 21
*** 20 ***


Quando Hiccup si svegliò era ormai notte fonda.
Le erbe di Gothi lo avevano messo KO, probabilmente aveva esagerato col dosaggio, così aveva dormito per l'intera giornata. Si mise seduto, strofinandosi gli occhi e guardandosi intorno; Astrid dormiva ai piedi del suo giaciglio, avvolta nella sua coperta, mentre suo cugino si era sistemato sotto la finestrella, insieme a Testa Bruta, accoccolata contro il petto del moro con la coperta tirata su fino al naso.
Prese la protesi e la indossò, quindi si alzò e prese in braccio la bionda ai suoi piedi, adagiandola sul proprio letto e facendole una carezza, senza svegliarla. Tempo prima si era ripromesso di cercare di riconquistarla, ma non avrebbe più potuto farlo, perché doveva pensare prima di tutto al bene di Berk. Questo significava dover trovare una moglie adatta nelle isole vicine, allo scopo di creare un'alleanza.
Le aggiustò la coperta, premuroso, e si avvicinò al tavolo, su cui i suoi amici gli avevano lasciato la cena, ovvero un pezzo di focaccia, un pezzo di stoccafisso e un boccale di birra; per fortuna ci avevano pensato, perché la medicina gli metteva una fame pazzesca ogni volta!
Mangiò tutto, senza neanche sedersi, e poi decise di uscire a prendere un po' d'aria.
La luna era alta in cielo e illuminava l'oceano, così che i marinai della loro barca potessero seguire l'astro per non rischiare di perdersi. Hiccup si avvicinò al suo drago, che dormiva nel suo angolo, e gli diede una pacca affettuosa sulla testa; l'animale aprì gli occhi, leccandogli affettuosamente la mano prima di tornare a dormire, strappando un sorriso al suo Cavaliere. Il ragazzo gli diede un'altra pacca affettuosa sul fianco e si avvicinò al parapetto della nave per osservare le deboli onde del mare, leggermente increspato dal loro passaggio.
"Era ora che ti svegliassi!" esclamò la voce di Moccicoso, alle sue spalle "Hai dormito parecchie ore."
"Colpa di quelle erbe." si giustificò il castano, voltandosi per guardare il cugino "È uno degli effetti collaterali di quella roba."
L'altro lo affiancò, osservando la grande distesa d'acqua, pensieroso.
"Astrid ci ha riferito il motivo di questo viaggio." confessò. 
Il capotribù non rispose, continuando a guardare di fronte a sé, e il moro continuò a parlare, serio.
"Se mi permetti di darti il mio parere, penso che sia la cretinata più grossa che potessi fare." disse.
"Non ho chiesto il tuo parere." rispose Hiccup, senza muoversi dal suo posto.
"Dovrebbe interessarti, invece." insistette Moccicoso "Perché ti sei fissato di volere per forza una moglie da un'altra isola?"
"Perché è il mio dovere." spiegò il giovane capo, voltandosi verso il cugino "Un capotribù deve avere una moglie che lo aiuti nelle sue faccende, e questa deve essere di un rango pari a lui, possibilmente parente di un altro capotribù, o in alternativa che appartenga a una classe sociale elevata."
"La classe guerriera di Berk è subito al di sotto del capotribù." osservò il moro "E la tua guardia del corpo ne fa parte."
"So cosa stai per dirmi, Moccicoso. Non posso farlo, lei mi odia." lo interruppe il leader di Berk.
"Disse colui che qualche tempo fa è stato beccato dal sottoscritto a slinguarsela nella bottega..." borbottò l'altro.
"Non accetto prediche da uno che non ha neanche il coraggio di ammettere di essere innamorato dell'ultima ragazza che si è portato a letto." lo zittì Hiccup, zoppicando verso la porta. Non aveva più voglia di discutere, non a quell'ora, né di quell'argomento: quella era la sua decisione e non sarebbe cambiata.
Moccicoso non si mosse, rimanendo sul ponte ancora per mezz'oretta, per pensare. La situazione era davvero difficile, suo cugino sembrava proprio impazzito, per questo doveva trovare il modo di farlo tornare sulla retta via, per il bene suo, di Astrid e di tutta Berk.
Ma cosa poteva fare? Da solo non poteva agire, soprattutto senza niente su cui lavorare; si passò una mano sul volto, esasperato, e tornò alla loro cabina.
Appena passò la porta si guardò intorno.
Hiccup e Astrid erano stesi sull'unico letto della stanzetta, dormivano entrambi, dandosi le spalle a vicenda. Il ragazzo sospirò, da quello che vedeva sarebbe stato un lavoro difficile, qualsiasi cosa avrebbe dovuto fare in futuro per loro.
Si avvicinò a Testa Bruta, ancora avvolta nella coperta fino al naso, e si stese accanto a lei, liberandola con calma, per potersi coprire anche lui.
"Ho freddo..." si lamentò la bionda, a bassa voce, ancora mezza addormentata.
"Ti scaldo io." rispose lui, stendendosi meglio e abbracciandola con fare protettivo, mentre lei si accoccolava contro il suo corpo, facendo un leggero mugugnio di approvazione.
La osservò, ripensando a quanto detto dal cugino quando erano sul ponte. Era innamorato di lei? Non ne era certo, ma di sicuro provava un forte affetto per quella ragazza apparentemente pazza e scatenata che nascondeva un gran bisogno di amore.
Le baciò la fronte, mentre lei lo stringeva, sorridendo serena. Doveva essere sincero: non aveva mai pensato a Testa Bruta come una possibile compagna di vita, non coscientemente, almeno. Però si ricordò del mattino dopo che era successo il fatto, ai suoi primi pensieri; era la prima volta che, dopo aver fatto l'amore con una ragazza, aveva voglia di rifarlo di nuovo con lei, perché si era sentito bene, pienamente appagato. Perché si era sentito completo.
Sorrise. Sì, forse Hiccup aveva ragione, forse era davvero innamorato di lei e, molto probabilmente, era ricambiato.
E forse tutto questo poteva essere utile per aiutare Astrid.
Posò un bacio sulle labbra della giovane, che aprì gli occhi e lo fissò, assonnata. 
"Credo di aver capito cosa possiamo fare per far tornare in sé Hiccup." disse.
"Cosa?" domandò l'altra, incuriosita.
"Forse non dovremmo più essere amici, io e te." spiegò, guardandola negli occhi "Forse dovresti essere la mia ragazza."
Lo sguardo della giovane, dapprima confuso, passò per un momento al terrorizzato, per poi trasparire solo felicità. Sì, Moccicoso aveva intuito bene: era ricambiato.
La baciò di nuovo, tenendola stretta finché non si fu di nuovo addormentata.
Suo cugino si stava rivelando un idiota sul campo sentimentale, e certamente questo gli avrebbe dato una scossa, ma al momento voleva solo essere felice per sé stesso e per Bruta.

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Capitolo 22
*** 21 ***


Il giorno seguente Astrid si svegliò presto.
Si accorse subito di non essere dove si era addormentata la sera prima, ma sul letto di Hiccup, e lui, ancora addormentato, era steso accanto a lei e gli dava le spalle.
Si tirò su, strofinandosi gli occhi e guardandosi attorno; Moccicoso e Testa Bruta dormivano ancora, al loro posto, stretti in un tenero e caldo abbraccio. La bionda sorrise, scuotendo la testa: ormai era più che evidente che quei due non fossero semplici amici, e che quella notte di passione che avevano passato giorni prima non fosse dovuta solo alla foga del momento.
Scavalcò il corpo addormentato del capo e indossò gli stivali, poi uscì sul ponte.
Era l'alba, alcuni marinai lavoravano pigramente sulla nave e si vedevano alcune isole in lontananza. Si avvicinò a Tempestosa e le fece una carezza affettuosa, lei almeno non l'aveva mai delusa, non come certi uomini. Le diede un pesce, poi si spostò dietro i draghi, dove c'era la zona bagno, per darsi una lavata.
L'acqua era fredda, e il sale dell'acqua di mare, poiché non potevano usare le scorte di acqua dolce, che servivano per bare, le bruciava gli occhi, ma almeno si sentì meglio dopo, la mente era più lucida e poteva ragionare meglio sull'argomento che la tormentava, ovvero la temporanea "pazzia" di Hiccup.
Sentì qualcuno avvicinarsi e si girò, trovandosi faccia a faccia proprio l'oggetto dei suoi pensieri. Il ragazzo sostenne il suo sguardo e si avvicinò, fermandosi di fronte a lei.
"Astrid..." esordì, con un filo di voce. La discussione che aveva avuto nella notte con il cugino lo aveva indotto a pensare a ciò che stava succedendo, e voleva davvero chiarire con lei.
"Che vuoi?" quasi lo aggredì la bionda, cercando di superarlo, ma il giovane la bloccò prendendola per un braccio.
"Aspetta... io..." continuò lui, senza mollarla "So che ce l'hai con me, ma vorrei che mi ascoltassi." attese per qualche secondo e riprese a parlare "Devi capire che non è stato facile prendere questa decisione, ma... è l'unica cosa da fare, io... mi trovo nel bel mezzo di una Kobayashi Maru..."
Astrid lo fissò confusa. Le aveva spiegato il quadro della Kobayashi Maru in una delle ultime lezioni di Maces and Tallons, si trattava della "chiusura impossibile", in cui qualsiasi mossa avrebbe portato alla perdita dei pezzi per entrambi i giocatori e, paradossalmente, avrebbero perso entrambi. Le aveva anche detto che una soluzione perché uno dei due potesse vincere c'era, ma ancora nessuno l'aveva trovata, nemmeno lui, che era una delle persone con più inventiva che conosceva.
"Io... questa è l'unica cosa che posso fare..." continuò il castano, prendendole la mano "Devo pensare al bene di Berk e mettere da parte ciò che vorrei io."
"Ma... una soluzione ci deve essere..." sussurrò la giovane, senza muoversi. La rabbia che provava fino a poco prima era scomparsa, lui si sentiva in trappola, anche lei lo percepiva, e si accorse di sentirsi in trappola con lui. Fece un respiro profondo e gli posò una mano sulla guancia "Hiccup, capisco, ma... Non prendere decisioni azzardate. Se vuoi, fai pure queste visite di rappresentanza, ma non farle per quella ragione. Prenditi tempo per chiarirti le idee, poi decidi, e se sarai ancora di quell'idea allora lo accetterò..."
Hiccup sorrise e annuì, mentre la bionda si avvicinava ancora e gli posava un leggero bacio sulle labbra. Sì, avrebbe rimandato la decisione, e nel frattempo avrebbe trovato il modo di uscire dalla sua Kobayashi Maru.
Ricambiò il bacio, abbracciando la sua guardia del corpo e aspirando il suo profumo. Se fosse stato per lui quel momento avrebbe potuto durare in eterno.
"Ehi, voi due! Sbrigatevi, devo fare pipì!" urlò la voce di Moccicoso, infrangendo la magia creatasi.
"Vai a cagare, Jorgenson!" fu la risposta infastidita di Astrid, mentre scioglieva l'abbraccio.
"Lo farei anche, ma voi occupate il bagno." continuò l'altro, con la risata di Testa Bruta in sottofondo.
Hiccup alzò gli occhi al cielo, lasciando andare l'amica, mentre Moccicoso accedeva alla zona bagno.
Astrid si avvicinò a Bruta, dall'altro lato della nave, e guardò verso l'orizzonte.
"Astrid, devo dirti una cosa." le comunicò l'altra "Io e Moccicoso stiamo insieme."
"Davvero? È una bella notizia! E magari può aiutare anche con Hiccup, anche se sono riuscita a convincerlo a non prendere ancora certe decisioni." ammise la giovane, sorridendo.
Testa Bruta annuì, guardando di fronte a lei, dove cielo e mare si incontravano. Aggrottò la fronte, poi indicò l'orizzonte.
"Cos'è quello?" chiese.
"Oh, Dei... è una tempesta, e sta venendo in questa direzione!" esclamò la Hofferson, dopo aver esaminato ciò che l'amica le indicava "Presto! Avvertiamo gli altri! Dobbiamo essere pronti!"
Pochi minuti dopo la nave fu travolta da forti venti, che la sballottarono e quasi la rovesciatono più volte. Hiccup e i suoi amici, insieme ai tre draghi, si diedero da fare nell'aiutare i loro marinai a governare l'imbarcazione, anche se sembrava un'impresa impossibile.
Una delle corde che tenevano su la vela si spezzò, colpita da un fulmine, e la vela precipitò sul ponte. Hiccup accorse in aiuto di due marinai, travolti dalla caduta dell'oggetto, e li aiutò a liberarsi, quindi si arrampicò sull'albero, cercando di reggersi forte, nonostante la base non fosse molto stabile.
"Cosa stai facendo?!" lo chiamò la sua guardia del corpo, cercando di raggiungerlo.
"Bisogna rimettere a posto la vela!" spiegò il castano, arrivando in cima e afferrando una delle corde, per poter assicurare il grosso telo "oppure andremo alla deriva!"
Astrid stava per replicare, ma un fulmine illuminò l'aria in un istante accecando gli occupanti della barca, e contemporaneamente un frastornante tuono li assordò.
Quando questo cessò, fecero appena in tempo a vedere il loro capotribù precipitare verso terra, e Sdentato correre nella sua direzione per cercare di attutire la caduta.
Riuscì a rallentarlo, ma il giovane finì a terra, privo di sensi. Astrid corse da lui, per soccorrerlo.
"Dannazione... Non respira!" imprecò, mettendolo steso meglio e poggiando una mano sul petto dell'amico "NO! NO! NO! AVANTI! RIPRENDITI!"
Moccicoso scorse da lei, inginocchiandosi dal lato opposto e guardandola preoccupato.
"Astrid, stai calma, che succede?" domandò.
"Il cuore non batte!" riferì lei, ormai nel panico più totale.
L'altro lanciò un'occhiata a Testa Bruta, poi si rivolse nuovamente all'amica.
"C'è un modo per provare a salvarlo, ma devi essere lucida!" suggerì, prendendola per le spalle "Ricordi le lezioni di pronto soccorso di Skarakkio?"
"La rianimazione..." sussurrò la bionda, tornando in sé.
"Bene! Ora io gli faccio battere il cuore e tu gli dai aria!" ordinò, mettendo le mani, giunte come gli era stato insegnato dal vecchio fabbro, poco a sinistra dello sterno del cugino, quindi iniziò a spingere, con colpi regolari, e contando.
Astrid fece un respiro profondo, attese il segnale dell'amico, quindi si abbassò sul volto di Hiccup, chiudendogli il naso e soffiandogli la propria aria nei polmoni attraverso la bocca.
Ripeterono la procedura alcune volte, mentre Testa Bruta dava l'ordine ai marinai di invertire la rotta. Non era il caso di proseguire il viaggio in quelle condizioni, e dovevano approfittarne, visto che si erano appena allontanati dalla tempesta.
"Sta respirando da solo..." riferì Astrid, dopo un po', sentendo dei deboli respiri, mentre il moro continuava la manovra.
"Sì, anche il cuore ha ripreso a battere." confermò Moccicoso, tirandosi su e asciugandosi il sudore dalla fronte.
"Ma perché non si sveglia?" chiese l'altra, dandogli dei leggeri colpetti sulle guance, e non riscontrando alcuna reazione.
Bruta si avvicinò, abbassandosi e aprendogli gli occhi, delicatamente, osservandolo con attenzione.
"Credo sia in coma." disse "Mio fratello ci è finito un po' di volte a seguito delle nostre scorrerie, so riconoscerne i sintomi."
"Ma come..." balbettò la giovane guardia, sotto shock.
"Torniamo a Berk, Gothi saprà cosa fare." suggerì il moro, prendendo su Hiccup e trasportandolo verso la cabina "Il viaggio è annullato."
Astrid annuì, reggendosi a Sdentato, che sembrava preoccupatissimo.
Hiccup non poteva morire, doveva riprendersi al più presto!
Non l'aveva mai fatto prima, per quanto fosse credente, ma iniziò a pregare gli Dei del Valhalla perché salvassero il loro capotribù. 

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Capitolo 23
*** 22 ***


I marinai si misero d'impegno per tornare a Berk il prima possibile. Il loro capo aveva bisogno di aiuto urgente, quindi non potevano metterci troppo, e furono aiutati anche dai cavalcadraghi e dalle loro bestie, cosa che fu molto gradita.
Astrid, Moccicoso e Testa Bruta si diedero il cambio regolarmente per prendersi cura di Hiccup, e fu una fortuna che Bruta aveva già avuto qualche breve esperienza di assistenza al fratello, perché la sua amica non era completamente lucida, e di certo non avrebbe potuto fare tutto da sola.
Con fatica riuscirono a tenerlo idratato, ma la cosa più difficile fu nutrirlo. Hiccup non era cosciente, per cui non era in grado di mangiare cibi solidi, e dovettero inventarsi un modo per poterlo tenere in forze per quel poco tempo di viaggio: il cibo venne tagliato in pezzi molto piccoli, e con calma si procedette alla somministrazione.
Finalmente, dopo un intero giorno e un'intera notte di viaggio, all'alba approdarono al porto di Berk.
Subito sul molo accorse un folto gruppo di persone, tra cui anche il precedente capo dell'isola. Astrid si affacciò sulla passerella e guardò la folla.
"C'è bisogno di Gothi! È urgente!" chiamò "Capo Hiccup ha avuto un incidente!"
La druida corse subito sulla barca, seguita a ruota da Stoick, Skarakkio, Gambedipesce e Testa di Tufo. Quell'affermazione li aveva allarmati, così decisero di assistere alle cure che la vecchia avrebbe attuato.
Moccicoso si affacciò dalla cabina e spiegò velocemente ma in modo dettagliato tutta la dinamica dell'incidente, il soccorso e l'assistenza che avevano fatto durante il viaggio di ritorno. La donna ascoltò con attenzione, quindi ordinò che il ragazzo fosse portato a casa, usando tutte le cautele per non peggiorare la situazione, già terribile.
Quando arrivarono alla capanna, Hiccup venne adagiato sul letto di Astrid e Gothi subito lo controllò.
La bionda attese insieme agli altri. Era agitata, preoccupata per la salute del ragazzo, cosa che non sfuggì a nessuno.
"Astrid, stai calma." disse Stoick, posandole una mano sulla spalla "Dobbiamo avere fede, Hiccup si riprenderà."
"Io sono la sua guardia del corpo. Non ho fatto bene il mio dovere, dovevo impedirgli di salire sull'albero della nave." si lamentò lei, abbassando lo sguardo con aria colpevole.
"Sai come è fatto mio figlio." la rassicuró l'altro "A volte è impossibile tenerlo."
"Ma se fossi stata più attenta ora non sarebbe in coma." continuò Astrid, facendo un respiro profondo.
"Astrid, eravamo anche noi su quella barca." si intromise Moccicoso "Non è solo colpa tua."
"Ragazzi, è inutile piangersi addosso." lo interruppe l'omone "Adesso dobbiamo pensare a Berk: c'è bisogno che qualcuno sostituisca Hiccup finché non si sarà completamente ristabilito."
"Pensavo riprendessi tu il comando..." intervenne Gambedipesce, rivolto al precedente capotribù.
"No. Berk appartiene alle nuove generazioni, non alle vecchie. Ed è giusto che sia qualcuno della vostra generazione a guidarla." lo corresse l'altro "Di solito, quando un capotribù non è in grado di fare il suo lavoro, per un periodo più o meno lungo, è il suo braccio destro a farlo in sua vece."
"Non posso!" esclamò Astrid, agitandosi nuovamente.
"Non devi necessariamente fare tutto da sola." suggerì Stoick "Puoi delegare e chiedere consiglio. Sicuramente devi farti aiutare da qualcuno. Io consiglierei di formare un gruppo di gente che ha lavorato con lui, conosce il suo modo di pensare e ha le sue stesse conoscenze. Inoltre includerei qualcuno che in passato ha avuto da ridire sui suoi ordini e qualcuno un po' più impulsivo e creativo."
"Allora riuniamo il gruppo." propose Testa Bruta.
"Ha ragione." ammise Moccicoso "Noi siamo quelli che conoscono meglio Hiccup. E tu, Astrid, sei quella che gli è stata dietro più di tutti negli ultimi tempi, sai meglio di noi come governava l'isola."
La bionda sospirò, guardando verso il letto dove era disteso il loro amico. Gothi terminò la sua visita in quel momento e si avvicinò al gruppo, buttò una manciata della sua sabbia per terra e cominciò a scrivere.
"Dice che respira da solo e reagisce ad alcuni stimoli." tradusse il ragazzone, leggendo i disegni della vecchia "Si sveglierà, ma non sa ancora quando. Andrà tenuto sotto stretto controllo finché non sarà cosciente, va nutrito e idratato come è stato fatto fino adesso, e suggerisce di lavarlo tutti i giorni."
Stoick annuì, parzialmente sollevato che il figlio si sarebbe ripreso, anche se non si sapeva ancora quando. Guardò i ragazzi, che si erano tutti raccolti attorno ad Astrid, e si passò una mano sulla barba, pensieroso.
"Però c'è un problema." disse "Tu non puoi prenderti cura di lui, non del tutto. Sei la sua guardia del corpo, non sua moglie, e alcune delle cose che andranno fatte sono troppo intime per essere fatte da una donna nubile."
"Beh, Gothi ha detto di lavarlo tutti i giorni." intervenne la giovane, indicando il ragazzo nel letto e capendo a cosa alludesse.
"Ce ne occuperemo noi ragazzi." si offrì Moccicoso "Se sarà un uomo a farlo sarà più accettabile."
Astrid ci pensò su. Quella era ormai diventata anche casa sua, e per quanto Hiccup avesse bisogno di assistenza non voleva avere un viavai continuo di persone. Cercò di schiarirsi le idee, portando alla mente tutte le conoscenze, anche quelle acquisite di recente stando sempre appresso al capotribù, per trovare la soluzione migliore.
Quando la trovò fece qualche passo verso Hiccup, dando le spalle al resto dei presenti, e gli prese la mano, con attenzione, guardandolo, infine parlò.
"C'è un sistema perché possa occuparmi di lui." suggerì "Anche se non è mai stato usato, la legge permette il matrimonio di due persone anche se sono lontane o non in grado di essere presenti entrambi alla cerimonia. E credo che questo sia il caso." si voltò verso il vecchio capo, guardandolo con aria determinata "Vai a prendere accordi con i miei genitori, Stoick: voglio sposare Hiccup il prima possibile."

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Capitolo 24
*** 23 ***


"Astrid, sei sicura?" domandò Moccicoso, confuso "Non c'è bisogno che lo fai, davvero! Gambedipesce, Testa di Tufo ed io saremo felici di darti una mano, Hiccup è anche un nostro amico."
"Tu non capisci, Moccicoso." insistette Astrid, tornando a guardare il giovane uomo steso sul letto "È colpa mia se è in questo stato, io sono la sua guardia del corpo. Tu e Bruta eravate solo un supporto per il viaggio, ma la sua sicurezza era una mia responsabilità. Per questo devo continuare ad occuparmi di lui da sola, per quanto possibile. E poi, per quanto possa far piacere la visita di qualcuno ogni tanto, non penso che avere sempre tanta gente intorno possa giovare alla sua guarigione; voi sarete sempre i benvenuti qui, ma per favore vi chiedo di lasciarmi fare. In ogni caso il vostro aiuto nella gestione dell'isola mi sarà utile."
"Va bene, conta pure su di noi." acconsentì Gambedipesce, dopo un veloce scambio di sguardi con i compagni, che annuirono alle sue parole.
"Vado a parlare con i tuoi genitori." riferì Stoick, camminando verso la porta "Spingerò per avervi sposati entro due settimane al massimo, e vedo se riesco a fare un accordo che sia vantaggioso per te. Nel frattempo i ragazzi dovranno comunque aiutarti con Hiccup."
"Non importa cosa chiederanno i miei." disse la bionda, determinata "Se accetteranno di farmi sposare anche domani ma la dote sarà pari a zero non mi interessa, io devo prima pensare al bene di Berk, e il bene di Berk è che il nostro capotribù si riprenda al più presto."
L'uomo annuì e uscì dalla capanna. Gli altri scambiarono ancora qualche parola con la giovane ed uscirono, lasciando Astrid da sola con Hiccup inerme.
Si sedette sul letto e lo fissò, rassegnata, poi gli carezzò la guancia.
"Mi dispiace Hiccup, so che volevi prima schiarirti le idee, ma non ho avuto scelta." sussurrò, abbassandosi e posandogli un bacio sulla fronte.
Il matrimonio fu celebrato due giorni dopo, alla presenza dei soli famigliari e degli amici più stretti. Astrid non volle neanche sapere quali erano state le condizioni concordate da entrambe le parti perché la cerimonia potesse essere celebrata così presto, almeno non finché la cerimonia non fu conclusa.
La ragazza entrò in casa, quella sera, seguita dai suoi amici e dai draghi. Sdentato andò a dare uno sguardo ad Hiccup, che durante la sua assenza era stato assistito da Gothi, e si accucciò ai piedi del letto, mentre la bionda si sedette a tavola, sulla sedia riservata al capotribù, mansione che stava temporaneamente coprendo, e fissò la pergamena con il contratto siglato dalle loro famiglie, ancora sigillata.
"Non la apri?" domandò Gambedipesce, sedendosi al lato della giovane, mentre accanto a lui si sistemava Testa di Tufo e di fronte a loro Moccicoso e Testa Bruta.
"Non lo so. È che... forse ho paura di sapere cosa abbiano preteso i miei per accettare di farmi sistemare proprio oggi." rispose lei, fissando il rotolo di pelle di pecora.
Il moro le tolse il documento dalle mani, con delicatezza, e ruppe il sigillo.
"Meglio sapere di che morte devi morire, no?" suggerì, aprendo il foglio "Così puoi prepararti." lanciò un'occhiata a quanto scritto e sbiancò, fissando Testa Bruta che, incuriosita, gli tolse il contratto dalle mani per leggere lei stessa.
"Cavolo, Astrid... Non vorrei essere al tuo posto!" commentò "Per fortuna mia mamma non ha chiesto così tanto alla famiglia Jorgenson per sposare Moccicoso!"
Astrid afferrò nuovamente la pergamena, più preoccupata che incuriosita, e lesse con attenzione le parole scritte. Dovette scorrere due volte il testo per realizzare cosa stava per succederle, e capì perché, quando Stoick le aveva consegnato quel contratto le aveva detto che non era riuscito ad avere delle condizioni più vantaggiose per lei.
"Mi ripudiano..." sussurrò "In caso di divorzio verrò ripudiata dalla famiglia. E la dote è vincolata alla nascita di almeno due eredi..."
"Ma come fai, con Hiccup in queste condizioni?" si intromise Gambedipesce.
"Perché? Che c'entra?" chiese Tufo, confuso.
"Ti dobbiamo fare un disegno, cognato?" lo schernì Jorgenson, stizzito.
"Lascia perdere, tesoro." lo calmò la fidanzata "Mamma non gli ha ancora fatto quel discorso... credo che dovrò farglielo io."
"Il contratto parla anche di questo." continuò l'altra, ignorando tutti e rivolgendosi al ragazzone "Poiché mio marito è in coma, quindi non in grado di... fare certe cose, e dato che ci sono ottime possibilità di guarigione completa, il matrimonio verrà tenuto segreto finché non avremo concepito il primo erede. Saranno a conoscenza di tale condizione solo le famiglie e i presenti in questa stanza ora."
"Ti hanno proprio incastrata..." commentò il corpulento biondo, dispiaciuto.
Astrid fissò nuovamente la pergamena, senza dire nulla. Sì, l'avevano incastrata. E sicuramente la cosa non sarebbe piaciuta affatto ad Hiccup, quando si sarebbe ripreso.
Bussarono alla porta. Stancamente la giovane si alzò e andò ad aprire, trovando Worff in attesa; ci pensò un attimo e lo fece entrare, invitandolo a sedersi con loro.
"Cosa sono queste facce da funerale?" domandò, guardandosi intorno "Forse il capo sta peggio?"
La bionda attese, prima di rispondere, scambiando delle occhiate con gli altri. Alla fine decise che era meglio mettere al corrente della situazione anche il Capo delle Guardie, così da poter gestire meglio tutto quanto.
Prese nuovamente il contratto e glielo mise davanti, poi andò a sedersi sul letto, prendendo la mano di quello che era diventato suo marito e attendendo una reazione del nuovo arrivato.
"Thor fulminato!" imprecò, dopo aver letto tutto "Questo contratto è una trappola mortale!"
"Lo so, ma era l'unico modo..." si giustificò la bionda.
"Certo che voi due siete proprio fatti l'uno per l'altra..." commentò il giovane uomo, posando il foglio "Vi cacciate volontariamente in situazioni senza via d'uscita."
"È la mossa della Kobayashi Maru." ammise lei, aggiustando i capelli del compagno, sparsi e scompigliati a causa del cuscino "Ho solo fatto la mossa che avrebbe portato meno danni ad entrambi."
"Ehm... in realtà c'è un modo per uscirne vincenti da quel quadro, in Maces and Tallons" si intromise Gambedipesce "Anche se non sempre funziona. Ed è essere creativi."
Astrid sorrise, ma traspariva un velo di tristezza nei suoi occhi. Apprezzava il fatto che Gambedipesce aveva buona parte delle sue stesse conoscenze, e questo poteva tornare utile se aveva bisogno di consigli per la gestione del villaggio; ma quella questione riguardava solo lei, doveva trovare da sola la soluzione al problema, se ce ne fosse stata una.
Moccicoso si alzò in piedi e prese la mano della compagna. Si erano intrattenuti anche troppo, e sicuramente la cugina acquisita, a cui aveva fatto da rappresentante dello sposo durante la cerimonia, voleva riposare.
"Noi andiamo." la salutò, baciandole anche affettuosamente la fronte "Tu riposa. Ah, un'altra cosa: Hiccup è fortunato, eri meravigliosa oggi, durante la cerimonia."
La bionda annuì, salutandoli con un cenno. Poco per volta anche gli altri si congedarono, e in casa, con Astrid, rimase solo Worff.
L'uomo si avvicinò al letto, per poter guardare la ragazza negli occhi.
"Lo sai che quando Hiccup si sveglierà potrebbe prendere la cosa molto male?" domandò, preoccupato.
"Ne sono consapevole." ammise lei, sfiorando il volto del marito, che socchiuse le labbra in un lungo sospiro, una reazione apparentemente involontaria, ma secondo la druida era segno che si sarebbe svegliato presto "E accetterò le conseguenze."
Worff scosse la testa. Era testarda quasi quanto Hiccup, erano davvero fatti l'uno per l'altra, per cui era inutile discutere e decise di lasciare la casa, per permetterle di riposare e metabolizzare gli eventi della giornata.
Appena rimase sola, la giovane si accasciò sul petto del marito, scossa dai singhiozzi. Non voleva che gli altri se ne accorgessero, ma non era per niente certa di aver fatto la cosa giusta.
Ma ormai non poteva più tornare indietro, doveva solo sperare che sarebbe andato tutto bene e che il loro capotribù si sarebbe svegliato presto.

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Capitolo 25
*** 24 ***


Dal giorno successivo, Astrid iniziò ad occuparsi pienamente di Hiccup, delegando, quando le era possibile, le mansioni da capotribù a suoi amici.
Aveva ormai imparato a nutrirlo e idratarlo con regolarità, lo lavava, e con l'aiuto di Gambedipesce e Moccicoso aveva anche imparato a tagliargli la barba quando cresceva.
Oltre a ciò, a volte gli faceva fare ginnastica, muovendogli con attenzione le gambe, le braccia e il collo, in modo da rendergli il recupero meno faticoso, quando si fosse svegliato.
E gli parlava. Gli parlava molto, di quello che succedeva in paese, oppure dei suoi pensieri, anche quelli più intimi; gli faceva anche delle domande, gli chiedeva dei consigli anche se sapeva che non gli avrebbe risposto.
Ma era diventata una routine, un rito che la ragazza faceva soprattutto per sé stessa, per riuscire a convincersi che aveva fatto la cosa giusta a chiedere il matrimonio.
Era una cosa che stava facendo ormai da due settimane.
Quella mattina era dovuta uscire perché non aveva potuto delegare uno dei tanti impegni di sostituto capotribù: le pecore di Sven il Silenzioso erano di nuovo uscite dal recinto ed era richiesto il suo aiuto per recuperarle tutte.
Rientrò subito dopo l'ora di pranzo, congedò velocemente Worff, che si era offerto di badare al marito mentre lei non c'era, chiuse la porta e si avvicinò al letto.
"Scusami, Hiccup, credevo di metterci meno tempo." si scusò, abbassandosi su di lui e stampandogli un leggero bacio sulle labbra, per poi sedersi accanto a lui e prendergli la mano. Gli massaggiò il braccio, partendo dal polso, per scaldargli i muscoli e fargli fare l'esercizio quotidiano, continuando a parlargli "Quelle pecore si nascondono sempre nei posti più impensati."
Passò all'altro braccio, con attenzione, e continuò con gli esercizi.
"Forse bisognerebbe pensare a una stalla migliore per quelle bestie, un posto che sia sicuro per loro e prevenga anche le possibili fughe. Tu cosa ne pensi?" chiese.
Sdentato si avvicinò, annusando l'aria, e la fissò, con un'espressione indecifrabile. Lei lo guardò, confusa, poi un leggero gemito di dolore attirò la sua attenzione.
Capì subito da dove proveniva, e tornò a guardare il ragazzo, prendendogli la mano.
Le dita si mossero leggermente, e lui si lamentò di nuovo, battendo velocemente le palpebre, mentre il Furia Buia saltellava felice per la stanza.
"Hiccup?" lo chiamò la bionda.
"Astrid? Sdentato?" sussurrò, molto debole "Que... questa è casa mia... S... Sdentato è a casa mia? Ma come..."
Cercò di tirarsi su, ma lei lo fermò.
"Stai giù. Sei stato in coma due settimane, non sei abbastanza forte." gli consigliò.
"Du... due settimane?!" esclamò il castano, guardandola sorpreso "Gli... Gli altri stanno bene? Mio padre... e la Morte Rossa..."
"La Morte Rossa? Che c'entra la Morte Rossa?" replicò l'altra, tenendogli una mano sul petto.
"Beh, sì... insomma..." cercò di spiegare Hiccup, afferrandole il braccio e tirandosi su con molta fatica, e mentre lo faceva, fissando la ragazza all'altezza del petto "Questo sì che è strano..." borbottò tra sé, senza spostare lo sguardo.
"Cosa? E cosa c'entra il Morte Rossa?" ripeté Astrid, reggendolo.
Hiccup si portò una mano alla testa, come a cercare di riordinare le idee, e finalmente alzò lo sguardo.
"O... okay, Astrid..." rispose, finalmente "Da... dalla tua reazione riguardo al Morte Rossa e dal fatto che... che vedo mo... montagne dove p... prima c'erano pi... pianure... cre... credo di avere un'amnesia parziale d... di non so quanto tempo..."
La ragazza aprì la bocca, poi la richiuse, e una sua mano si posò sul torace basso del compagno, veloce, affondando le dita tra due costole e provocandogli un forte lamento di dolore.
"Tu mi hai fissato il seno! Stupido porco!" esclamò, istintiva.
"Sacro Thor... calma, Astrid! Hai appena detto che sono stato in coma per due settimane!" protestò, portandosi una mano sul punto colpito e tornando a stendersi "Abbi pietà! E poi mi sembra più importante capire che diavolo ho! L'ultimo ricordo che ho è la Morte Rossa!"
"La Morte Rossa l'hai uccisa quasi quattro anni fa!" rivelò lei, frustrata.
"Questo significa che ho un buco di memoria di quasi quattro anni..." spiegò lui, pensieroso "Ora capisco la tua... forma: non abbiamo più quindici anni, ma diciannove."
"A... aspetta? Buco di memoria?" domandò la giovane, finalmente recependo quanto il marito le aveva appena rivelato "T... tu no... Non ricordi nu... nulla?"
"Buio completo di tutto il periodo." ammise lui, tirandosi di nuovo su "E mi sento anche le gambe strane..."
"È... Si tratta di una ferita di quando hai ucciso quel drago." riferì lei, spostando lentamente il lenzuolo "Hiccup... mi dispiace..."
Hiccup fissò le proprie gambe, facendo dei respiri profondi, sfiorando con la mano il punto in cui la sinistra si interrompeva.
"È okay..." sussurrò, cercando di non lasciar trasparire lo shock di vedersi mutilato ma lasciandosi scappare una risata isterica "Le mutilazioni non sono un problema per noi vichinghi, giusto?"
Astrid annuì, stringendo la sua mano nella propria, prima di alzarsi ed aiutarlo a stendersi di nuovo sul letto.
"Sei molto debole." disse "È meglio se resti ancora a letto. Io devo uscire a fare delle cose, Sdentato resterà qui con te e quando ritorno ti spiegherò tutto."
Il giovane annuì, lasciandola fare mentre gli rimboccava le coperte, ma non gli sfuggì l'esitazione nel fare la mossa successiva: abbassò il volto sul suo, fermandosi per un secondo, pensierosa, e poi lo baciò sulle labbra. Lui ricambiò, e la sua mente quindicenne riportò a galla la cotta che quattro anni prima aveva per lei, mentre quel contatto si prolungò più di quanto avesse pensato, diventando un po' più intimo.
La ragazza si allontanò, riluttante, tornando a guardarlo negli occhi.
"Questo è per averci salvato, quattro anni fa." spiegò, prima di correre fuori e lasciarlo solo con il Furia Buia.
Astrid si diresse alla fucina, a passo spedito, e prese da parte Moccicoso, che era al lavoro su una sella.
"Vai a chiamare gli altri e falli venire qui." ordinò "Devo parlarvi. Subito. Fai venire anche Worff e Stoick, è importante."
Il moro annuì ed eseguì, e cinque minuti dopo erano tutti radunati alla bottega, in attesa che il loro capo parlasse."
"Ho due notizie." rivelò "Una buona e una cattiva. La buona è che Hiccup si è svegliato, e la cattiva è che non ha alcun ricordo degli ultimi quattro anni, dalla Morte Rossa in poi."
"Forse è meglio farlo controllare da Gothi." suggerì Stoick.
"Sì, direi che è una cosa buona da fare." acconsentì la bionda "Ah, un'altra cosa: non gli ho detto del contratto matrimoniale. Viste le sue condizioni non me la sento di dirglielo finché non starà meglio. E vorrei che non lo facciate neanche voi."
"Non ti preoccupare, Astrid." la rassicurò Moccicoso, tenendo stretta la compagna "Sarai tu a dirglielo, quando sarà il momento, da noi non uscirà nulla."
"Grazie mille." li ringraziò lei, andando verso la porta "Ora vado, potete tornare ai vostri lavori."
Uscì, tornando verso casa. Arrivata davanti all'entrata si fermò, facendo dei respiri profondi per calmarsi. Con Hiccup in quelle condizioni, sicuramente sarebbe stato difficile da quel momento in avanti.

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Capitolo 26
*** 25 ***


Astrid aprì la porta e si guardò intorno.
Hiccup era ancora a letto, come gli aveva chiesto lei, e si guardava intorno grattando la testa di Sdentato, che faceva le fusa.
"Ehi, come ti senti?" domandò la bionda, avvicinandosi e aiutandolo a tirarsi su.
"È tutto così strano..." rispose il ragazzo, continuando a guardarsi intorno "C'è qualcosa di diverso in questa casa..."
"Beh, tuo padre non vive più qui da questo inverno." ammise lei, prendendo la protesi e allacciandogliela alla gamba "Si è trasferito da Skarakkio."
"P... perché? F... forse Sdentato ha fatto qualcosa che..." balbettò il castano, confuso.
"Sdentato non ha fatto nulla, tranquillo." lo rassicurò la giovane, reggendolo per farlo alzare e provare a fare qualche passo "Sono cambiate un sacco di cose in questi anni: viviamo in pace con i draghi, tanto per cominciare. Poi Stoick si è ritirato, proprio questo inverno, lasciando il posto a te. Per questo ha lasciato la casa e io mi sono dovuta trasferire qui, perché nel frattempo mi sono unita alle Guardie di Berk e mi hanno assegnato alla tua protezione personale. Sei parecchio difficile da proteggere, sai? Per questo ti devo tenere d'occhio sempre."
"M... ma io no... Non sono capace di... Non... Non sono adatto a fare il... il..." sussurrò Hiccup, decisamente a disagio, zoppicando e poi sedendosi al tavolo.
"Forse non lo eri a quindici anni, ma a diciannove sei un ottimo leader, anche se a volte fai certi colpi di testa che mi viene voglia di prenderti a schiaffi." Specificò la giovane, sistemandosi accanto a lui e guardandolo in viso.
"M... ma..." cercò ancora di obiettare lui, rinunciando poi con un sospiro "S... se io sono il capotribù, che... che cosa è successo mentre io ero..." indicò il letto con un cenno della testa.
"Penserai che tuo padre abbia temporaneamente ripreso il suo vecchio posto..." spiegò Astrid, intuendo i suoi pensieri "In realtà ha rifiutato, dice che dobbiamo essere noi giovani a prenderci cura della nostra gente, quindi ho dovuto accettare io quel compito, perché sono quella che conosce meglio il tuo modo di pensare."
"Oh, ehm... mi... mi dispiace..." si scusò il ragazzo, abbassando la testa.
"Di cosa? Mi aiutano anche gli altri. Gambedipesce, Moccicoso, Testa Bruta e Testa di Tufo sono degli ottimi assistenti, sai?" ammise la bionda, sorridendo e alzandosi per piegare le coperte sparpagliate sul letto.
Hiccup la osservò, mentre lei posava le lenzuola e il cuscino sul tavolo e poi avvolgendo tutto con dello spago, come faceva anche lui quando doveva portarle a lavare dalle lavandaie.
Doveva ammettere che non era cambiata molto, fisicamente, a parte le forme femminili, molto femminili, ovviamente. Forse il carattere era cambiato un po', almeno dando credito alla prima impressione che aveva avuto; gli era sembrata più dolce, meno maschiaccio, ma forse si sbagliava, visto il lavoro che faceva, che richiedeva una buona dose di forza e fermezza. Ma gli era anche sembrata un po' triste, tormentata per qualcosa che si stava tenendo dentro.
La guardò ancora per un po', finché non bussarono alla porta.
Astrid si avvicinò a lui, aiutandolo ad alzarsi, e la porta si aprì. Stoick entrò, seguito da Skarakkio.
"Oh, bene, vedo che sei già in piedi, figliolo!" esclamò l'omone, avvicinandosi alla coppia.
"Ehm... p... papà... io..." balbettò il castano, intimorito dalle imponenti figure.
"Stai tranquillo, Hiccup." lo rassicurò il capo emerito, posandogli una mano sulla spalla "Astrid ci ha già detto tutto. Ma l'importante è che tu sia di nuovo sveglio, e che stai relativamente bene. La memoria tornerà col tempo. Ora... sono qui per il letto."
"Ah, sì, è vero!" si intromise Astrid, lanciando un'occhiata agli altri due. Non potevano dire a Hiccup del contratto, non subito, per cui dovevano trovare una buona scusa per quello che stavano facendo "Lo rivolevi tu appena possibile perché quello nuovo a casa di Skarakkio è scomodo."
"Ma... Astrid come fa?" obiettò Hiccup, confuso.
"Skarakkio ha detto che me ne costruisce uno nuovo appena ha tempo." ammise la giovane, guardandolo "Mentre eri in coma ho usato il tuo letto, di sopra, ora vorrà dire che mi arrangerò."
Hiccup annuì, anche se non era del tutto convinto. Astrid sospirò e spostò il braccio attorno alle spalle di Hiccup in una posizione più comoda, in modo da aiutarlo a reggersi con il minimo sforzo, e osservò gli altri due smontare e portare via pezzo per pezzo il massiccio letto che prima era di Stoick.
Quando i due omoni uscirono, lasciandoli di nuovo soli, i ragazzi si scambiarono uno sguardo.
"Ehm... è... è strano essere p... più alto di te..." commentò il giovane, impacciato.
"Già... Sei cresciuto parecchio in questi anni." ammise lei, che subito dopo notò che lo sguardo dell'amico si era spostato più in basso rispetto al suo viso e, per istinto, gli mise di nuovo due dita tra le costole "Piantala di guardarmi il seno!"
"Ahi!" si lamentò l'altro "M... ma sarà se... sempre così? Perché io..."
Le parole gli morirono in gola quando lei si alzò sulle punte, andando a posare le proprie labbra su quelle di lui.
Hiccup ricambiò, sorpreso ma allo stesso tempo contento di quel contatto inaspettato. Chiuse gli occhi, lasciandola guidare, mentre i pensieri vagavano liberi; da quello che aveva capito, in quegli anni il loro rapporto era evoluto molto, ma ancora non riusciva a capire bene in che modo.
Astrid approfondì, insinuando lentamente la lingua tra le labbra socchiuse del giovane e cercando la sua, rendendo quell'atto più intimo e dolce. Non sapeva perché lo stava facendo, forse ne aveva bisogno, forse sperava che così, magari, gli sarebbe tornata la memoria... quello che era certo era che non voleva che terminasse.
Gli posò una mano sulla guancia, prolungando il contatto per un po', ma alla fine dovette allontanarsi.
""I... io po... potrei abituarmici..." sussurrò l'altro, terminando goffamente la frase che aveva iniziato prima di venire interrotto, mentre ancora erano molto vicini "E... e questo per cos'era?"
"Sono felice di riavere qui il mio migliore amico." ammise la bionda, accennando un sorriso.
"So... sono il tuo migliore amico?" domandò Hiccup, seguendola verso la scala, zoppicante.
"Sì, lo sei." rispose la ragazza, prendendolo per mano e aiutandolo a salire i gradini "Ora andiamo a dormire, è tardi."
"M... ma fuori c'è ancora luce..." obiettò lui, confuso.
"Siamo vicini al Sole di Mezzanotte, per cui le giornate sono molto lunghe." spiegò la giovane, facendolo sedere sul letto e aiutandolo a prepararsi, poi si spostò dall'altro lato del letto e si sedette "Ti dispiace se dormo nel letto con te, intanto che non ho il mio?"
"Ehm... n... no, fai pure..." balbettò il castano, arrossendo violentemente e distogliendo lo sguardo quando lei iniziò a spogliarsi per prepararsi per la notte.
Si stese e attese che lei fu pronta, e quando lei gli rimboccò le coperte dal suo lato del letto tornò a guardarla.
Notò di nuovo quel velo di tristezza e rassegnazione, ma non fece domande.
Sicuramente erano cambiate molte cose in quegli anni, doveva solo riabituarsi a quello che per lui, che si era svegliato quindicenne in un corpo di giovane adulto, era un nuovo mondo.

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Capitolo 27
*** 26 ***


Il mattino seguente Astrid decise di portare Hiccup con sé per le mansioni giornaliere.
Sembrava ancora spaesato, fuori posto in quel mondo per lui così cambiato, per cui la ragazza aveva pensato che provare a farlo integrare con la vita dell'isola, facendogli fare alcune delle cose che faceva come capotribù, poteva sbloccarlo un po'.
Camminavano verso la Sala Grande, lenti perché il castano non si sentiva ancora del tutto sicuro con la protesi, e salutando i passanti. Arrivati alla scalinata che portava alla sala si fermarono, e lei si guardò intorno.
"Non entriamo?" chiese il giovane, reggendosi al fianco di Sdentato.
"Prima aspettiamo gli altri." spiegò la giovane, guardando verso il cielo.
Il giovane la osservò, senza muoversi, e lei gli prese la mano, indicando il cielo.
"Eccoli!" esclamò.
Hiccup alzò gli occhi e vide arrivare quattro draghi; li riconobbe subito: erano quelli che Skarakkio usava per il loro addestramento, e che Hiccup aveva assegnato ai suoi amici quando dovettero andare a salvare Sdentato e l'esercito di Berk dalla Morte Rossa.
Atterrarono ai piedi della scala, e Tepestosa corse a salutare Astrid, che le fece qualche coccola. Hiccup si avvicinò all'animale e le carezzò il muso, incredulo.
"Sono... sono loro?" chiese, mentre gli altri scendevano dalle selle e si affiancarnono ai due.
"Già, cugino." ammise Moccicoso "Incredibile, vero?"
"Non... Non pensavo che mio padre..." balbettò, osservando uno per uno i draghi.
"Tu hai fatto cambiare idea a tutti." spiegò Gambedipesce "Ora viviamo in pace con loro."
Il castano sorrise, meravigliato, e Astrid gli strinse la mano, salendo qualche scalino. Lui la seguì e dopo un po' entrarono nella Sala, andando a sistemarsi in fondo, al tavolo vicino al trono del capotribù.
La bionda aiutò il marito a sedersi a capo tavola, accanto a lei, e gli altri si sedettero attorno. Hiccup rimase sorpreso quando vide Moccicoso posare un bacio sulle labbra a Testa Bruta, subito dopo essersi seduti uno accanto all'altra; erano davvero cambiate molte cose, in quegli anni, e si chiese come si relazionava lui con gli altri prima dell'incidente.
"Ehm... voi due..." balbettò, indicandoli.
"Ci sposiamo il prossimo anno." confermò il moro, stringendo la mano nella compagna "Nel frattempo lei vive da me."
Hiccup si girò verso la sua guardia, in cerca di ulteriori informazioni, e lei gli passò una mano tra i capelli, rassicurante.
"È una lunga storia, quando avremo un po' di tempo te la racconterò." spiegò, poi si rivolse agli altri "Okay, ragazzi... tra poco verrà il Sole di Mezzanotte, e sappiamo che durante la settimana del Giorno più Lungo capita di tutto. Ho già dato ordine di ridurre al minimo le attività, in modo che la carenza di sonno non crei troppi danni, ma dobbiamo comunque monitorare la situazione."
"Ce ne occuperemo, tranquilla." intervenne Jorgenson "Ci divideremo i compiti durante la settimana. Saremo autogestiti e tu non dovrai preoccuparti di nulla."
"Sei sicuro che potete farcela senza di me?" domandò la ragazza, seria.
"Non... non dovete cambiare i piani solo per le mie condizioni fisiche, ragazzi." si intromise Hiccup, sporgendosi in avanti.
"Tu sei il nostro capotribù, cugino." obiettò il moro, guardandolo negli occhi "La tua sicurezza e la tua salute vengono prima di qualsiasi altra cosa, e finché non avrai recuperato la memoria noi faremo in modo di alleggerire il lavoro a tutti quanti."
"Ehi! Sei sicuro di essere Moccicoso Jorgenson?" domandò l'altro, sorpreso "Non ti riconosco mica!"
"Oh, non preoccuparti, a volte fa ancora il cretino!" commentò Bruta, stampando un bacio sulla guancia del fidanzato.
Astrid sospirò, alzando gli occhi al cielo, poi congedò tutti e, quando furono soli nella Sala, si alzò e accompagnò Hiccup al grande trono intagliato, invitandolo a sedersi. Il ragazzo esitò, ma alla fine si sedette, seppur a disagio.
Il trono era enorme rispetto a lui, nonostante non fosse più piccolo e magro come quando aveva quindici anni, e ci poteva stare due volte di sicuro.
"È... è strano..." balbettò, sfiorando gli intagli dei braccioli e dello schienale.
La ragazza annuì, sedendosi accanto a lui sulla stessa seduta, confermando i dubbi del ragazzo sulle dimensioni di quell'imponente oggetto, poiché ci stavano comodi entrambi.
"Sì, è strano stare qui." ammise lei "Ti senti piccolo in questa immensità."
Il castano annuì, guardandosi attorno.
"Ora che si fa?" domandò.
"Dobbiamo stare qui fino all'ora di pranzo." spiegò "È la giornata delle udienze, dobbiamo ascoltare la gente che viene a chiederci consiglio. Ma stai tranquillo, a volte non viene quasi nessuno, quindi se siamo fortunati non avremo troppe richieste."
"Mi sembra... noioso..." commentò Hiccup, sospirando.
"Non se sai come passare il tempo." suggerì Astrid, stringendogli la mano "Vuoi farmi qualche domanda? Può servire per recuperare la memoria, se posso ti risponderò."
Il giovane ci pensò su, tirando fuori alcune domande a cui l'amica cercò di rispondere in modo esaustivo, così da soddisfare la sua curiosità. In quel modo passarono circa un'ora, durante la quale non venne nessuno per l'udienza.
"Oggi è una giornata tranquilla." ammise la bionda, sorridendo.
"Già... come facevo a passare certi momenti? Non mi piace stare fermo a lungo..." chiese ancora il ragazzo, guardandosi intorno.
"È grazie ai momenti morti come questo che mi hai insegnato a giocare a Maces and Tallons." rispose lei, aggiustandogli distrattamente una delle treccine che gli adornavano la capigliatura.
Hiccup annuì, voltandosi nuovamente verso di lei e incrociando il suo sguardo.
"Io... io... se non mi torna la memoria rischierò di impazzire..." si sfogò, portandosi una mano sulla fronte "Sono successe così tante cose in questi anni... e io non ne ricordo una. E... e poi... da quando sono così... così muscoloso?" continuò, agitando le braccia "Non... Non mi sembra neanche di essere me..."
"Hiccup, stai tranquillo, non permetterò che tu impazzisca." lo rassicurò ancora, prendendogli il viso con entrambe le mani per guardarlo negli occhi "Né io né i nostri amici. Ti aiuteremo, anche se ci vorrà tanto tempo non importa. Sono la tua guardia del corpo, è mio dovere occuparmi di te."
"Io... grazie, Astrid..." la ringraziò, con un filo di voce, poggiando la testa sulla sua spalla. Lei lo lasciò fare, passando gli una mano tra i capelli, rassicurante, mentre lui faceva dei respiri profondi per cercare di calmarsi.
Astrid attese un po', finché non capì che non stava riuscendo a tornare tranquillo. La sua mente si avviò, cercando un modo per calmarlo.
Sul marito stava male, non fisicamente, ma mentalmente, perché non riusciva a guardare il suo passato, non tutto, e lei doveva fare qualcosa.
"Chiudi gli occhi." suggerì,  sussurrandogli all'orecchio "Concentrati su quello che percepisci attorno a te."
A quel punto lo abbracciò meglio, prendendogli la mano e posandola sul proprio cuore, e attese. Il respiro di Hiccup si regolarizzò, i muscoli si rilassarono e lei gli lasciò andare la mano, che rimase lì, a percepire il battito del cuore della ragazza.
Poi Astrid si abbassò sul suo volto, posandogli un bacio sulla tempia. Lui alzò la testa, aprendo di nuovo gli occhi; si sentiva più sereno, grazie a lei, e, allo stesso tempo, si sentiva un po' a disagio a quel contatto così ravvicinato.
"Chiudi gli occhi e concentrati." ripeté la bionda, posandogli il palmo sulla guancia, e lui eseguì di nuovo.
Il contatto che ne seguì fu inaspettato, ma lo rasserenò di più: il tocco leggero delle labbra sulle sue, le lingue che si cercavano, che danzavano lente, carezzandosi, sfiorandosi, quasi a voler fare l'amore tra loro. Percepì anche il corpo dell'amica rilassarsi, mentre gli passava le braccia attorno alle spalle, e si lasciava abbracciare dal ragazzo.
Si separarono, ma senza mollarsi, tornando a guardarsi negli occhi.
"Al Ballo della Luce, l'ultimo Snogglethog." sussurrò Astrid, rispondendo alla tacita domanda "Siamo capitati insieme sotto la lanterna e tuo padre ha preteso un bacio come questo come penitenza. Quella è stata la prima volta."
"Allora noi stiamo..." chiese lui, confuso.
"No." mentì lei, cercando di essere convincente "Sono la tua guardia del corpo. Non è... consentito. Resto comunque la tua migliore amica, e la tua confidente."
"Quindi noi non abbiamo..." domandò ancora il ragazzo, arrossendo.
"Assolutamente no." ammise la bionda, sorridendo "È successo solo qualche bacio ogni tanto, nei periodi di stress estremo. Abbiamo anche litigato, tra l'altro, sono arrivata ad odiati..."
"Perché?"
"Lunga storia." tagliò corto Astrid, alzandosi "Ma poco prima del tuo incidente abbiamo fatto pace. Ora andiamo, è quasi ora di pranzo."
Hiccup la seguì, osservandola. Stava cercando di nasconderlo, ma quel velo di tristezza e di rassegnazione era tornato a galla, e traspariva da quegli occhi blu cielo, probabilmente aveva a che fare con quello che gli aveva appena detto. Non ne era certo, ma forse non gli aveva detto tutto, non le parti importanti.
La bionda camminò verso casa, in silenzio.
Aveva appena mentito a suo marito, e non sapeva come l'avrebbe presa una volta saputa tutta la verità.
Dentro di sé iniziò a prepararsi: avrebbe passato il resto dei suoi giorni in completa povertà, di sicuro, ripudiata dalla famiglia  e mollata dall'uomo che amava, tutto perché aveva cercato di fare la cosa più giusta.

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Capitolo 28
*** 27 ***


I giorni seguenti Hiccup cercò di integrarsi al meglio nella vita dell'isola. 
Non fu semplice, però, perché si sentiva sempre a disagio quando la gente si rivolgeva a lui come capotribù; per fortuna Astrid correva sempre in suo aiuto, appoggiandolo nelle mansioni e sostenendolo quando lei stessa gli delegava qualche compito da capo.
Il tempo libero lo passava con la ragazza, volando con lei e i loro draghi, oppure insieme al resto del gruppo, che cercava di inserirlo nelle loro attività, per quanto possibile, e grazie a questo capì quanto fossero uniti tutti quanti, nonostante all'inizio fossero un mal assortito gruppo di ragazzini allo sbaraglio. E tutto quanto era dovuto a lui, che li aveva iniziati al mondo dei draghi, guidandoli e stando loro accanto in tutti quegli anni.
Lui, un semplice ragazzino pelle e ossa che si cacciava sempre nei guai, era diventato l'orgoglio di Berk!
Non poteva credere che fosse successo, eppure era proprio così. Ora era un capotribù ben visto e rispettato dalla sua gente, non più un ragazzino parcheggiato in fucina per stare alla larga dai guai.
E, cosa più importante, non era più escluso e deriso dai coetanei, ma era inserito perfettamente nel gruppo a cui faceva capo lui stesso..
Così, tra le varie cose da fare nel villaggio, il Sole di mezzanotte passò, e Berk iniziò a prepararsi per la lunga stagione invernale.
Quel mattino, quando Hiccup si svegliò, la luce filtrava dalle finestre chiuse, e Astrid era ancora addormentata al suo fianco.
La osservò. Sembrava serena, immersa in chissà quale sogno; quando aveva 15 anni ne era cotto, lei era la sua ragazza ideale, ma doveva ammettere che ora era diventata anche più bella.
Ed era molto più dolce di prima, soprattutto con lui.
Da quello che le aveva detto, in quegli anni non era mai successo nulla tra loro, a parte qualche bacio. Eppure si era reso conto di esserne profondamente innamorato, perché quello che si era accorto di provare non era più una cotta adolescenziale, ma qualcosa di più profondo, che non era l'Hiccup di 15 anni a sentire, ma quello di 19; non era più una cosa fisica, ma veniva dal cuore.
E gli sembrava che anche lei fosse innamorata di lui.
Gli aveva detto che non era possibile, che lei era la sua guardia del corpo e non era consentito, ma c'era altro, qualcosa che lei non voleva dirgli, qualcosa che sicuramente era importante. Ma non poteva insistere, o si sarebbe chiusa in sé stessa, forse doveva solo aspettare che la memoria tornasse.
La ragazza aprì gli occhi, ancora assonnata, e lo fissò, sorridendogli.
"Mh... ciao..." lo salutò.
"Buongiorno, mia signora." rispose lui, tirandosi su e prendendo la protesi dal lato del letto "Che cosa c'è da fare oggi?"
"Tu potresti andare un po' alla fucina." suggerì la bionda, prendendo i vestiti e cambiandosi "Io devo andare in giro per cose da capo."
"Dovrei farlo io..." sospirò il ragazzo, sconfortato "Ma non penso di esserne in grado..."
"Stai tranquillo, lo farai quando sarai pronto." lo rassicurò lei, sporgendosi oltre il letto e stampandogli un bacio rassicurante sulle labbra.
Hiccup la lasciò fare e finì di vestirsi, poi insieme uscirono di casa e si diressero alla bottega di Skarakkio.
"Io vado." lo salutò Astrid, fermandosi davanti alla porta "Ci vediamo per pranzo. E non fare nulla di pericoloso, senza di me."
"Ehm... ci... ci proverò..." balbettò il giovane.
La sua guardia del corpo sorrise e si guardò intorno, poi si avvicinò al marito e lo baciò teneramente. Il castano ricambiò; da qualche giorno quei gesti affettuosi erano aumentati, con suo grande piacere, ed era per questo che aveva il sospetto di essere ricambiato nei suoi sentimenti: se davvero non era possibile per loro essere qualcosa di più, allora perché fare certe cose?
Si separarono non appena Moccicoso si affacciò dalla bottega, e Hiccup arrossì, imbarazzato.
"Oh, salve, capi!" li salutò, poi guardò il cugino "Skarakkio dice che ci sono delle armi da aggiustare, ti conviene non farlo aspettare."
Hiccup annuì ed entrò nella capanna, lasciando andare la ragazza e iniziando la mattinata di lavoro.
Il vecchio fabbro gli assegnò le mansioni e lo lasciò lavorare, insieme al cugino, che lo aiutava.
"Allora come va la memoria?" domandò Jorgenson, passandogli una grossa spada con la lama smussati.
"È sempre uguale." sospirò il giovane, avviando la pietra della mola "Questi ultimi quattro anni restano sempre nella nebbia fitta. A te come va con Testa Bruta? Non deve essere semplice: sento quello che dice la gente in giro..."
"Sai come è fatta lei... se ne frega di quello che dice la gente." ammise il moro, prendendo una vecchia ascia malconcia "E se lei non se ne cura, non lo faccio neanche io."
Hiccup annuì, controllando il filo della lama e passando ancora la spada sulla pietra, quindi afferrò il sasso per le rifiniture e si sedette per completare l'affilatura. Dopo qualche minuto fece un sospiro tormentato e guardò Moccicoso.
"Senti... posso chiederti una cosa?" domandò "I... io e Astrid, prima che io... Beh, sai... sì, insomma... cosa c'era tra noi?"
"Uhm... dunque..." esordì il ragazzo, prendendo l'altro sgabello e sedendosi di fronte al capotribù "Allora... credo che..." fece un respiro profondo e scosse la testa, guardandolo con aria dispiaciuta "Mi dispiace, sono cose tra te e lei, non posso metterci bocca."
"O... okay..." concluse, sconfortato, il castano, tornando al suo lavoro.
Circa mezz'ora dopo, degli schiamazzi sulla strada attirarono la loro attenzione. Hiccup e Moccicoso si affacciarono alla porta per vedere che cosa stesse succedendo e videro Astrid discutere animatamente con tre compaesani grossi ciascuno il doppio di lei.
"Togliete quei carretti dall'entrata della stalla dei draghi!" urlò lei, arrabbiata "O quelle povere bestie rimarranno intrappolate!"
"Noi non prendiamo ordini dalla puttana del capo!" obiettò uno dei tre, incrociando le braccia.
"Pensi davvero di intimidirmi così?" domandò la bionda, puntando il dito contro l'altro "Primo: cosa faccio nel privato non è affar tuo, e, per la cronaca, io sono la sua guardia del corpo, non la sua puttana! Secondo: fino a nuovo ordine io faccio le sue veci, quindi sono, a tutti gli effetti, il tuo capo. Terzo: togliete quei dannati carretti o dico all'Incubo Orrendo di Jorgenson di bruciarli finché non resterà che cenere, chiaro?!"
Non attese risposta e diede loro le spalle, ignorando gli insulti mormorati, allusivi al fatto che lei e Testa Bruta facessero lo stesso antichissimo mestiere.
Ma Hiccup vide dei movimenti sospetti, nei tre "ribelli". Velocissimo, afferrò la spada che aveva appena affilato e corse fuori, fermandosi tra l'amica e i tre. E prima che loro se ne accorgessero, i bastoni che avevano brandito minacciosamente alle spalle della bionda vennero tranciati di netto.
"Idioti bastardi!" ringhiò, guardandoli con l'espressione di un drago rabbioso "E pure codardi, a tentare di colpire alle spalle una persona! Se ci provate ancora ve ne pentirete. Come ha detto lei, Astrid mi rappresenta, quindi ogni suo ordine è come se venisse dal sottoscritto; ora sparite dalla mia vista e fate quello che vi è stato ordinato, intesi?!"
Il trio lo fissò, poi se ne andò mormorando, eseguendo l'ordine che era stato dato. Il giovane si voltò per guardare l'amica, e notò uno sguardo sconvolto e shockato nei suoi occhi; lanciò la spada al cugino, che li aveva raggiunti, e le passò un braccio attorno alle spalle.
"Io torno a casa." lo informò "Continui da solo?"
Il ragazzo annuì e Hiccup accompagnò la bionda a casa, chiuse la porta e la guardò.
Lei si passò una mano in volto e incrociò il suo sguardo.
"Tu non hai idea..." sussurrò "Non hai idea di quanto sia difficile... ogni volta è una lotta, con certe persone... Non sei mai all'altezza, non lo sarai mai... perché? Perché non sei il 'vero' capotribù, perché sei donna... E perché vivi sotto il suo stesso tetto, quindi sei necessariamente una poco di buono..."
"Astrid... io..." balbettò il giovane, facendo un passo verso di lei.
"Hiccup, io... io non ce la faccio..." continuò lei, iniziando a piangere "È così difficile... tu lo facevi sembrare semplice... p... perché non... non ricordi nulla?" gli afferrò la maglia, implorante "Ti prego, dimmi che ti è tornata la memoria..."
Il ragazzo scosse la testa, dispiaciuto, e la abbracciò.
"No, mi dispiace..." disse, e queste parole scatenarono in lei una crisi di pianto più forte.
"Ti prego... sforzati... i... io... io ti rivoglio come eri prima..." lo implorò, senza mollarlo "Io... io rivoglio l'uomo che amo..."
Questa confessione lo sorprese; lentamente e con gentilezza la fece sedere sulla panca, quindi si inginocchiò di fronte a lei e le prese le mani.
"Astrid... ma tu hai detto..." cercò di replicare, interrotto subito da un bacio dolce e profondo, molto diverso da quelli che gli aveva dato in precedenza.
"So quello che ho detto." ammise "Ma io... io non posso continuare così... è davvero troppo difficile... i... io dovevo dirtelo..."
"Sì, ma tu..." obiettò Hiccup, agitando le spalle "Tu ami... ami l'altro me... io... io non sono..."
"L'altro te è da qualche parte qui dentro." continuò Astrid, poggiandogli una mano sul petto "Devi... devi solo cercare... magari così recuperi la memoria..."
"Sì, ma da solo non posso farcela." disse il castano, più calmo "Io... io ho bisogno del tuo aiuto..."
La bionda lo baciò di nuovo, teneramente, e sorrise.
"Certo." rispose "A una sola condizione: fai l'amore con me."
"A... Astrid?" balbettò il ragazzo, convinto di non aver capito bene.
"Fai l'amore con me." ripeté la giovane, carezzandogli la guancia "Vorrei solo questo... voglio fare l'amore con il mio Hiccup."
"M... ma..."
"Ti prego... non mi interessa quello che dirà la gente, io voglio solo essere felice, almeno una volta..."
Hiccup sospirò. Doveva essere proprio disperata per chiedergli di fare una cosa simile, e gli si spezzava il cuore a vederla così. Finalmente annuì, alzandosi e prendendola in braccio, poi la portò sul soppalco e la adagiò sul letto.
Con calma si sedette accanto a lei, togliendosi la protesi, e si stese, carezzandole il volto, ancora rigato dalle lacrime. Non l'aveva mai vista in quello stato, da quanto ricordava, sembrava un cerbiatto impaurito.
Le posò una mano sul fianco e la baciò dolcemente. E, subito dopo, tutto divenne più semplice.
Continuando a baciarla la liberò lentamente di tutti i vestiti, sfiorando con la mano ogni lembo di pelle che riusciva a raggiungere. Dopo un momento di esitazione, anche Astrid lo aiutò a spogliarsi, osservando il suo fisico scolpito da quella nuova prospettiva; lo aveva già visto a torso nudo, nell'ultimo anno, ma poter toccare i suoi muscoli, così vicini, era tutta un'altra cosa.
Si presero il tempo per esplorare quelle nuove sensazioni, coccolandosi e carezzandosi come non avevano mai fatto, finché non furono entrambi pronti a unirsi in quella danza antica.
Le emozioni che li invasero in quel momento furono inaspettatamente intense e inebrianti. Il castano strinse la compagna in modo protettivo mentre, con lenti movimenti, le dimostrava tutto il suo amore. La mente di Astrid si svuotò di tutta la negatività che sentiva fino a poco prima; ora si sentiva solo amata, protetta, non era più Astrid Hofferson, la guerriera più letale di Berk e la guardia del corpo del capotribù, ora era Astrid Haddock, moglie del capotribù, donna innamorata e compagna fedele dell'Orgoglio di Berk.
"Ti amo..." sussurrò la bionda all'orecchio del suo amante, tra i sospiri, poco prima che la danza si concludesse per entrambi.
Hiccup sorrise nell'ascoltare quelle parole, baciandola un'ultima volta mentre percepiva l'imminente termine di quell'atto antico.
Ma la sua mente, invece di svuotarsi, come gli era stato spiegato durante un imbarazzante discorso privato del padre dei giorni precedenti, si riempì, venendo invasa da tutti i ricordi perduti di quei quattro anni.
Cercando di riprendere fiato, si spostò da un lato, per liberare la ragazza dal suo peso, ma continuando a tenerla stretta.
"Astrid..." la informò "Ricordo tutto."
La bionda lo strinse, sorridendo, felice di riavere il suo Hiccup, e lo baciò. Lui ricambiò, ma poi la guardò serio.
"Avevi detto che avresti aspettato che mi schiarissi le idee..." continuò.
Lei abbassò lo sguardo, e la sua espressione mutò, tanto che Hiccup capì che, mentre lui era in coma, doveva esse e successo qualcosa di cui doveva venire informato, qualcosa di molto grave.
La ragazza si sciolse dall'abbraccio e si spostò dal suo lato del letto, aprì il baule che le faceva da comodino e ne tirò fuori una pergamena ordinatamente arrotolata.
"Era per il tuo bene..." mormorò, con un tono di scuse, tenendo gli occhi bassi e stringendo nervosamente la coperta.
Il giovane aprì il foglio e ne lesse il contenuto tre volte. Astrid vide la sua espressione cambiare: se alla prima lettura lo sguardo era calmo, alla seconda era incredulo, e alla terza era rabbioso come quello del Morte Rossa.
Astrid capì che le cose si stavano mettendo male: quegli occhi facevano davvero paura.

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Capitolo 29
*** 28 ***


Finalmente Hiccup alzò gli occhi dalla pergamena, voltandosi verso la giovane donna accanto a lui.
"Hiccup, lasciami spiegare..." lo implorò Astrid, afferrandogli il braccio.
"È uno scherzo, vero?" domandò il castano, in tono freddo.
La ragazza scosse la testa, trattenendolo ancora nel letto con lei.
"Tu eri in coma... non volevo che venisse troppa gente in casa per occuparsi di te." spiegò lei, con voce colpevole "Mi sono ricordata di quel rito matrimoniale usato quando i due sposi non possono essere subito vicini e... e ho chiesto a tuo padre di andare a prendere accordi con i miei. Ti giuro che non ho saputo quali fossero le condizioni del contratto fino alla sera della cerimonia."
"Ma questo contratto è una trappola!" esclamò il giovane, liberandosi dalla presa e rivestendosi "Non ha senso! Perché dovrebbero ripudiarti? E perché dovrebbero chiedermi una multa in caso di divorzio se non hanno nessuna intenzione di riprenderti in casa? E quella clausola sulla dote... non sono nemmeno sicuro che si possa fare! Vado a parlare con mio padre, non avrebbe mai dovuto accettare questo schifo di contratto matrimoniale!"
"Ma Hiccup..." cercò di obiettare la bionda, ma il compagno era già sceso nella cucina.
Cercò di vestirsi più in fretta che poté e lo seguì fuori. Il castano aveva già raggiunto Stoick, che stava aiutando a immagazzinare la legna per l'inverno alla legnaia principale dell'isola.
Lo affiancò proprio nel momento in cui Hiccup porgeva al padre la pergamena.
"Esigo una spiegazione." ringhiò.
L'omone lanciò uno sguardo ad Astrid, in attesa, e posò il tronco che stava trasportando.
"Ha riacquistato la memoria." riferì lei "Ho pensato che fosse giusto dirgli tutto."
Stoick annuì, guardandosi intorno, e poi si incamminò verso la casa dei due giovani. Avevano bisogno di privacy per parlare.
Appena entrati, Hiccup si sedette al suo posto a capotavola, tenendo lo sguardo fisso sulla pergamena, e gli altri due si sedettero ai suoi fianchi.
"Vedi, figliolo, non c'era molto tempo." esordì il grosso vichingo "Tu avevi bisogno di essere seguito, e Astrid aveva ragione: un viavai di troppe persone in casa vostra sarebbe stato deleterio."
"Ciò non giustifica questo... contratto!" obiettò il castano, poggiando rabbiosamente il pugno sul foglio.
"Ho cercato di contrattare un trattamento migliore per entrambi." continuò l'altro "Ma gli Hofferson erano irremovibile. Hanno pensato che la fretta nel voler convolare a nozze fosse perché... avevate combinato un guaio."
"Questo non toglie che sia una trappola." ripeté Hiccup, fissando di nuovo le parole della pergamena.
"Hiccup, che cosa vuoi fare allora?" domandò Astrid, ormai rassegnata.
Il capotribù si alzò dalla sedia, dando le spalle agli altri due, e si passò una mano sui capelli, pensieroso, poi tornò al tavolo e rilesse con attenzione la pergamena.
Rilesse due volte, e ancora una terza.
A quel punto la rabbia scomparve del tutto dal suo volto, e comparve un sorriso sereno. Infine il suo sguardo si posò sulla compagna, si avvicinò e le posò un bacio sulle labbra, rassicurante.
"Ora per favore non prenderla male." le sussurrò all'orecchio.
"Hic... Hiccup?" sussurrò la bionda, confusa.
Il castano non rispose, fece un respiro profondo e tornò serio, quindi si voltò verso il padre, gli passò la pergamena, e si allontanò dalla ragazza.
"Voglio il divorzio." disse.

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Capitolo 30
*** 29 ***


Astrid spalancò gli occhi. Aveva sentito bene? Come poteva non prendere male una cosa del genere?
Si alzò in piedi, fissando il compagno, incredula. Hiccup sorrise, poggiando una mano sulla pergamena.
"Voglio il divorzio." ripeté il giovane "E lo otterrò senza che nessuno dei due perda qualcosa."
"Non... Non capisco..." balbettò la bionda, tremante.
"Questo contratto, prima di tutto, dice che il matrimonio verrà reso noto una volta che avremmo concepito il primo erede." spiegò il ragazzo, guardando i due, alternativamente "E dopo parla delle condizioni di divorzio. Questo significa che tali clausole valgono solo dopo che il matrimonio è reso noto. Prima di tale momento, nessuno dei due perde nulla, né viene ripudiato. Per questo chiedo il divorzio."
Stoick afferrò il contratto e lo lesse attentamente. La sua espressione si fece incredula, infine annuì.
"Hai ragione, per come è stato scritto, le clausole del divorzio sono valide solo in quella situazione." ammise, poi guardò il figlio, serio "Sei sicuro di volerlo fare?"
"Sicurissimo. Voglio il divorzio." ripeté ancora, senza batter ciglio.
L'uomo si voltò verso Astrid, che sembrava piuttosto confusa, forse addirittura ferita.
"E tu, Astrid?" chiese, cercando il suo sguardo.
"Io..." sussurrò, indecisa.
"Anche lei è d'accordo." intervenne Hiccup senza lasciarla parlare, afferrandole la mano, rassicurante "E poiché è la mia guardia del corpo, questa continuerà ad essere anche casa sua."
Soick annuì, alzandosi dalla panca e andando alla porta.
"Va bene, se è questo che volete allora il divorzio sarà effettivo entro stasera." acconsentì il capo emerito, prima di uscire, lasciando i due da soli.
Astrid si alzò, facendo un passo indietro. Non poteva ancora credere a quello che era successo.
"Astrid, ti avevo chiesto di non prenderla male." disse il ragazzo, avvicinandosi e prendendole di nuovo la mano.
"E come dovrei prenderla?" obiettò lei cercando di ritirare la mano e provando a colpirlo, ma lui non glielo permise "Come avrei dovuto prenderla, dopo quello che abbiamo fatto?"
Hiccup la trascinò delicatamente verso di lui, serio, e le passò la mano libera sulla guancia.
"Questa è la scelta migliore." sussurrò "Non lo capisci?"
La bionda scosse la testa. Si sentiva ferita e umiliata, non riusciva proprio a capire il motivo di quella scelta.
Il castano le baciò la fronte, cercando di tranquillizzarla, ma lei venne presa dai singhiozzi. La abbracciò, lasciandola sfogare.
"Perché?" domandò, senza guardarlo negli occhi "Dopo tutto quello che ho fatto... perché?"
"Perché non siamo pronti." ammise il giovane "E perché non era tutto perfetto."
Astrid scosse la testa. Non riusciva a capire quel suo ragionamento. Aveva imparato bene a capire come ragionava Capo Hiccup, ma la mente dell'Uomo Hiccup era ancora un mistero.
"Vedrai, presto capirai anche tu." la rassicurò, cullandola "E sarai d'accordo con me."
Si abbassò su di lei e le baciò le labbra, rassicurante. La bionda si sentì ancora più confusa: aveva appena chiesto il divorzio, perché ora la stava baciando?!
Ma subito i suoi pensieri si persero, e ricambiò il bacio, abbandonandosi nel caldo abbraccio del giovane. Non capiva ancora il motivo del divorzio, ma questo le fece sperare che non fosse davvero finita tra loro.
Si separarono, guardandosi, e Hiccup sorrise.
"Fidati di me, andrà tutto bene." disse.
La bionda non disse nulla e si guardò intorno. Almeno avrebbe potuto rimanere in quella casa, e avrebbe continuato a lavorare come guardia del corpo del capotribù, scampando il rischio di venire ripudiata dalla famiglia.
Intanto Stoick era appena uscito da casa Hofferson, dopo aver spiegato tutto ai consuoceri e aver notificato loro la richiesta di divorzio inoltrata dai due giovani.
Entrò nella sua capanna, dove trovò Skarakkio che preparava la cena, si sedette al tavolo e sospirò, passandosi una mano sulla barba.
"Amico mio, prevedo guai in casa di mio figlio..." esordì.
"E perché mai? È successo qualcosa?" domandò il mutilato, mettendo la cena in tavola.
"Hiccup ha riacquistato la memoria." riferì l'altro, prendendo il suo piatto "E appena ha saputo del matrimonio ha chiesto il divorzio."
"Oh... gli Hofferson non l'avranno presa bene." commentò il biondo baffone, addentando la costoletta di yak che aveva davanti "L'onore di famiglia per loro è molto importante, e che un membro della loro famiglia fosse imparentato con il capotribù era un grande onore."
"Lascia perdere... ho dovuto litigarci perché Hiccup aveva trovato un modo per rendere nulle le clausole di divorzio." ammise Stoick "Credo che non prenderanno bene neanche il fatto che Astrid continui a vivere con mio figlio, nonostante l'annullamento del matrimonio."
"Hai ragione, è un bel guaio." disse Skarakkio, grattandosi la testa con l'uncino "Senza contare le voci che girano, dovute alla loro convivenza."
L'omone sospirò, spostando il piatto vuoto. Ormai tutto il paese conosceva quelle voci, e l'aver tenuto segreto il matrimonio tra i due ragazzi aveva contribuito ad alimentarle. E di certo quelle voci erano giunte anche alle orecchie della famiglia di Astrid, che di certo ora ne avrebbero tenuto conto, considerando anche l'amicizia e l'amore profondo che legava i due giovani, e che tutti avevano notato.
Certo, considerando questo la richiesta di divorzio di Hiccup poteva sembrare un controsenso, ma Stoick conosceva il suo ragazzo, sapeva come ragionava, per cui aveva capito e accettato la cosa senza riserve.
Quello che lo preoccupava di più, adesso, era che la loro situazione personale influisse sulla gestione del villaggio. Erano entrambi dei leader eccezionali, lo avevano dimostrato in modo inconfutabile, e sicuramente Hiccup, ora che aveva visto Astrid dalla nuova prospettiva dovuta all'amnesia, avrebbe tenuto molto più conto del pensiero della sua guardia del corpo. Ma c'era un problema: la bionda non sembrava del tutto convinta di quella decisione presa dal ragazzo, questo non era un bene, e avrebbe richiesto nel giovane un ulteriore sforzo nel tenere la loro vita privata separata dalle loro mansioni a capo dell'isola.
Però era sicuro che Hiccup ce l'avrebbe fatta, nonostante tutto. In fondo suo figlio era sopravvissuto a un gelido inverno quando era solo un gracile neonato sottopeso, aveva addestrato un drago temibile e ne aveva ucciso uno ancora più temibile.
Queste erano delle passeggiate rispetto a quanto gli aspettavaora, ovvero gestire una donna delusa e arrabbiata che vive sotto lo stesso suo tetto, ma di certo ci sarebbe riuscito.

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Capitolo 31
*** 30 ***


Il mattino seguente Hiccup si svegliò all'alba.
Astrid dormiva ancora, accanto a lui; la sera precedente, nonostante le sue rassicurazioni, non si era addormentata del tutto serena, per cui decise di lasciarla dormire.
Le posò un leggero bacio sulle labbra e si alzò, scendendo in cucina a preparare la colazione.
Mise a scaldare due pezzi di focaccia sul fuoco e preparò due uova, poi prese due boccali e ci versò della birra, intanto cercò di riordinare le idee.
Era stato in coma due settimane, a seguito dell'incidente sulla nave, e la ragazza si era presa cura di lui, prendendo a carico anche i suoi impegni da capo. E, quando si era svegliato, lui aveva un'amnesia parziale, che gli aveva fatto dimenticare tutto dall'uccisione del Morte Rossa in poi.
E durante quel periodo era stata molto paziente, aveva tirato fuori una dolcezza che non aveva mai visto prima, dimostrando anche una forza straordinaria nella gestione del villaggio.
Certo, era stato un periodo molto stressante, poteva anche capirla: sapeva bene quanto fosse difficile essere il capotribù, e in più la ragazza si era anche presa in carico la sua salute. Con lui prima in coma e poi col problema della memoria era normale che, presto o tardi, la giovane avesse un esaurimento nervoso.
Un esaurimento nervoso che aveva raggiunto il culmine il giorno prima, a seguito della discussione con quei tre, quando, dopo averle dato una mano a gestire la situazione, l'aveva accompagnata a casa per calmarsi.
Lì, al sicuro tra le mura domestiche, era riuscita a tirare fuori ciò che aveva dentro, tutta la frustrazione e lo stress del periodo erano esplosi in quelle parole che gli aveva detto, tra le lacrime, nell'estremo tentativo di fargli tornare i ricordi. Un tentativo che diede il risultato sperato solo due ore più tardi, dopo che si era donata a lui, inaspettatamente, e dopo averla amata a lungo, al culmine di quella intensa esperienza condivisa d'amore, la sua mente si era finalmente aperta, restituendogli le memorie perdute.
E aveva scoperto che erano sposati. Hiccup sospirò, ripensando alla decisione presa.
Non era pronto, e sapeva che non lo era neanche Astrid, poiché aveva fatto quel passo solo perché così sarebbe stato tutto più facile durante il suo periodo di incoscienza. Per questo aveva chiesto e ottenuto il divorzio.
Non era così che voleva che fosse, voleva che fosse tutto perfetto, che fossero entrambi consapevoli della scelta, e quello non era niente di ciò.
Certo, le decisioni che lui aveva preso nelle settimane precedenti non avevano reso la vita semplice alla sua guardia del corpo, magari era arrivato anche a spezzarle il cuore, ma sapeva che restare sposato con Astrid non era una buona idea, non per il momento.
Nonostante la dolcezza che aveva dimostrato nell'accudirlo, nonostante le due ore di passione del giorno prima, nonostante la amasse come nessun'altra donna al mondo, anche se le aveva spezzato il cuore in tutti i modi possibili, quello non era il momento per restare sposati, anche se non escludeva che, magari, in futuro quel momento sarebbe arrivato.
Perso in questi pensieri, prese la colazione e salì sul soppalco, poggiò il vassoio sul letto e si sedette accanto alla ragazza, scuotendola con dolcezza per svegliarla.
Astrid aprì gli occhi e si tirò su, strofinandoseli con il dorso della mano per cercare di riprendere coscienza di sé dopo la notte di sonno. Hiccup sorrise e la baciò, mettendole il vassoio davanti e indicando le pietanze.
"Focaccia calda al formaggio, un uovo poco cotto, come piace a te, e un boccale di birra." elencò "La colazione è il pasto più importante, devi mangiare come si deve, quindi da oggi in poi cucino io."
La giovane annuì, e mangiarono in silenzio. Quando ebbero finito, il castano tolse il vassoio dal letto e tornò a guardare la compagna.
"Oggi cerca di stare tranquilla." disse "Nelle ultime settimane hai fatto anche troppo, ora lascia che io torni a fare il mio lavoro."
"Ma io..." tentò di obiettare la bionda, alzandosi e guardandolo confusa.
"Facciamo così: oggi dovrebbe tornare il peschereccio che hai mandato l'altro ieri a fare scorte per l'inverno." propose il capotribù "Perché tu e Testa Bruta non andate a controllare che lo stoccaggio nelle dispense generali sia fatto secondo le regole? Io devo andare in armeria con Moccicoso per controllare che le armi della Guardia siano a posto; ci sarà Worff con me, quindi non avrò bisogno della mia guardia del corpo personale."
La bionda annuì, tenendo lo sguardo basso, e fece un respiro profondo, come a volersi fare coraggio.
"Dimmi tutto." la incoraggiò Hiccup, capendo che stava per dirgli qualcosa.
"Che... che cosa ho fatto di sbagliato?" sussurrò la ragazza "Io... Io volevo solo... perché hai chiesto il divorzio?"
"Astrid..." rispose il giovane, rassicurante, prendendole delicatamente il volto tra le mani "Tu non hai fatto nulla di sbagliato, hai solo fatto quello che credevi giusto. Solo che non siamo pronti. Non è il momento giusto per farlo."
"Cosa ti fa pensare che non siamo pronti?!" domandò Astrid, stringendo i pugni "A me sembra che questa sia solo una convinzione tua, come tutte le altre volte!" si liberò dalla presa e si vestì in fretta, quindi andò verso la scala prima che lui potesse riprenderla "Vado a lavorare, capo. Ci vediamo per pranzo."
Il castano sospirò. Era ancora arrabbiata, forse era meglio lasciarla sfogare da sola prima di affrontare di nuovo quell'argomento.
Finì di vestirsi e andò all'armeria, dove Moccicoso e Worff lo stavano aspettando per iniziare l'inventario.
"Ehi, Hiccup! Oggi Astrid non è con te?" domandò Moccicoso, vedendolo arrivare da solo "Allora stai iniziando ad ambientarti."
"No, ho mandato Astrid alla dispensa centrale per controllare lo stoccaggio del pesce." rispose il castano "Aveva bisogno di staccare dai suoi impegni, inoltre non è più lei il capo qui, ma sono io: ho ricordato tutto."
"Oh, bene! È fantastico, capo!" si congratulò Worff, dandogli una pacca sulla spalla "Ci sei mancato."
"Allora tu e Astrid adesso comincerete ad allargare la famiglia?" chiese il cugino, curioso "Sicuramente Astrid ti avrà detto... beh, sì... e poi alla dispensa c'è anche Testa Bruta, secondo me inizieranno a fare piani per il futuro, si sa come sono le donne."
"E sono certo che Igor si unirà a loro. Gli piace dare consigli su queste cose." continuò il capo delle Guardie, passando una spada al capotribù, per esaminarla.
"Igor? Che c'entra Igor?" intervenne Jorgenson, confuso.
"Igor Scuotimari è il suo compagno." spiegò Hiccup, poggiando la prima spada con attenzione e prendendone un'altra.
"Cos..." sussurrò Moccicoso, guardando perplesso il biondo, ma appena capì annuì, facendo un passo verso il cugino "Ricordami di non dargli mai le spalle..."
Il castano alzò gli occhi al cielo, prendendo un'altra arma.
"Comunque ho chiesto e ottenuto il divorzio." li informò, calmo "Era la cosa migliore da fare, anche se Astrid l'ha presa peggio di quanto pensassi, ma quando capirà sarà d'accordo con me."
"Aspetta, hai lasciato la tua ex moglie, incazzata perché hai chiesto il divorzio, da sola con la mia compagna?!" esclamò il moro, allarmato.
"E con il mio ragazzo?!" aggiunse l'altro, altrettanto allarmato.
"Sì, e allora?" ammise Hiccup, perplesso per la reazione dei due.
"Sai che vuol dire questo? Hai indetto un Consiglio delle Donne Straordinario!" lo informò il cugino, prendendolo per le spalle e guardandolo negli occhi.
"SIGNIFICA CHE SIAMO MORTI!" dissero insieme i due assistenti del capotribù.
"Non faremo più sesso per i prossimi venti anni..." si lamentò Worff, mettendosi le mani nei capelli.
"Secondo me esagerate. Come ho detto, prima o poi Astrid capirà..." cercò di spiegare il ragazzo, confuso.
"Tu non hai idea dell'influenza che può avere una donna arrabbiata sulle altre." spiegò Jorgenson.
"Soprattutto una come Astrid, forte già di suo, che ha il vantaggio di essere il braccio destro del capo." completò il capo delle Guardie.
"Va bene, le parlerò e vedrò se ci sono stati dei danni. Siamo d'accordo?" acconsentì Hiccup, riprendendo il lavoro.
Un paio d'ore dopo, quando ebbero finalmente terminato il controllo, andarono verso la Sala Grande, dove avevano appuntamento con gli altri.
Astrid, Testa Bruta e Igor Scuotimari li aspettavano ai piedi dello scalone, in piedi vicino alla ringhiera.
"Oh, Thor..." sussurrò Moccicoso, riparandosi dietro le spalle del capotribù "Guardate che facce... Hiccup, sappi che se Testa Bruta andrà in sciopero ti riterrò direttamente responsabile!"
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, ignorando il cugino, e camminò con passo spedito verso il gruppo di Astrid, fermandosi di fronte a quest'ultima.
La bionda aveva le braccia incrociate sul petto e l'aria arrabbiata, ed era evidente che si fosse sfogata con gli altri due.
"Andiamo a pranzo?" esordì il giovane, ignorando l'occhiataccia della compagna "Gambedipesce e Testa di Tufo dovrebbero essere già dentro."
Astrid annuì, girandosi e salendo i primi scalini prima che lui potesse toccarla. Hiccup sospirò, mentre i due amici lo guardavano con aria eloquente.
Le donne erano davvero un mistero, e forse per Hiccup sarebbe stato più semplice affrontare un'altra Morte Rossa che riacquistare la fiducia della sua guardia del corpo, però doveva provarci, per il loro bene.

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Capitolo 32
*** 31 ***


Parlare con Astrid per farla ragionare fu più difficile del previsto. Se non fuggiva via con qualche scusa, venivano interrotti in qualche modo, altrimenti non riuscivano mai a restare soli.
Due settimane più tardi la situazione non era affatto cambiata, anzi la bionda aveva ormai il suo seguito fisso: Testa Bruta e Igor Scuotimari, che simpatizzavano per lei, a discapito non solo di Hiccup, ma anche dei rispettivi compagni.
Per questo il ragazzo doveva trovare il modo di far finire quella piccola guerra tra loro. Non era più una questione tra loro due, ma tutto stava diventando una guerra tra i tre giovani e i rispettivi compagni.
Quel mattino era prevista l'udienza, quindi si sistemarono nella Sala Grande.
Il giovane si avvicinò al suo trono, in silenzio, e Astrid si fermò accanto a lui, con fare professionale.
Hiccup si sedette e osservò la compagna, che era decisamente nervosa, forse per il fatto che sarebbero stati quasi sempre soli lì dentro per le successive due ore.
"Avanti, siediti." la invitò, facendole spazio sulla seduta.
"Sto bene qui." obiettò lei, lanciandogli un'occhiataccia "E poi quello è il tuo posto, non il mio."
"È un posto che hai occupato per qualche settimana fino a due settimane fa." insistette il castano "Non costringermi ad ordinartelo."
Astrid alzò gli occhi al cielo, ma alla fine andò a sedersi accanto al capotribù, continuando a tenergli il muso.
Il castano la osservò per qualche minuto e poi le passò un braccio attorno alle spalle. Come previsto, lei cercò di ritirarsi, ma Hiccup fu pronto a fermarla.
"Calma... Non ti faccio nulla." disse, calmo, carezzandole la spalla con la mano, rassicurante "Devi cercare di rilassarti. Te l'ho già detto una volta: quando lavori sei sempre troppo tesa."
"Sto bene." borbottò la bionda, guardando male il capotribù.
Il ragazzo non si scomposte e sorrise, stringendola affettuosamente.
"Sai, sei stata un ottimo capotribù in mia assenza." ammise "Ho parlato con molta gente che è stata entusiasta della tua gestione."
"Certo... sentivo quello che dicevano quando ero al tuo posto..." si lamentò Astrid, stringendo i pugni "Per tutti quanti sono arrivata qui solo perché sono la puttana del capo."
"Beh, probabilmente non sentivi tutto." la corresse Hiccup "Perché non tutti la pensano così. Inoltre non dovresti dare peso a quello che dicono, perché è solo invidia. Inoltre quello che succede a casa nostra non è affare loro. E tu dovresti cercare di perdonarmi, staresti meglio anche tu."
"Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?!" esclamò la giovane, rabbiosa.
"Sì: ho evitato di commettere un grosso errore." spiegò lui, sereno.
Il grosso portone si aprì, interrompendo il discorso, e il giovane si voltò verso l'entrata, da cui la piccola Eir, la nipotina di Gambedipesce, stava avanzando, intimidita, con in mano un piccolo rotolo di pergamena e dei carboncini colorati.
"Dimmi tutto, biondina." la incoraggiò il ragazzo, sporgendosi verso la piccola, che si era fermata di fronte a lui, con aria timida.
"Io... Io non voglio disturbarti, capo." esordì, con la vocina bassa e il tono incerto, dondolandosi sui fianchi, senza guardare il castano "P... però volevo regalare un disegno a zio, ma... ma non so come si disegna un Gronkio... Non so a chi chiedere..."
"Non mi hai disturbato affatto." rispose il giovane, alzandosi e prendendola per mano, mostrandone il suo sorriso più dolce "Ora andiamo a sederci e ti aiuto a disegnare il Gronkio."
Astrid li seguì, senza parlare, fino al tavolo più vicino, e rimase in piedi alle loro spalle mentre il compagno aiutava la bambina nel disegno.
Lo osservò, notando la pazienza con cui si relazionava con la bambina, come faceva con gli altri piccoli vichinghi dell'Isola. Già altre volte si era trovata ad osservare situazioni simili, e ogni volta non poteva fare a meno di pensare che un giorno sarebbe stato un buon padre... e ogni volta sperava, in cuor suo, di essere lei la madre dei suoi figli.
Di quell'assurdo contratto matrimoniale, l'unica cosa che avrebbe voluto fare subito tra quelle elencate era quella degli eredi, ma non per convalidare il matrimonio, né per avere la dote. Lei voleva figli da Hiccup perché lo amava, non le interessava altro.
Persa nei suoi pensieri, non si rese conto di essersi seduta accanto al castano, né che gli stava affettuosamente passando una mano sui capelli mentre lui continuava ad aiutare Eir nel lavoro.
Se ne accorse solo quando la bambina si alzò e prese il disegno finito, ringraziando, e corse via con aria allegra.
Hiccup si voltò verso di lei e le sorrise. Astrid si bloccò dove era, non facendo in tempo a riprendere l'espressione imbronciata che gli riservava negli ultimi tempi.
Il ragazzo le prese la mano e gliela baciò, quindi si alzò e la prese per i fianchi.
"Stavo dicendo..." disse, riprendendo il discorso interrotto "Noi non eravamo pronti a fare quel passo. Non del tutto."
"Ma... abbiamo consumato..." obiettò Astrid, seria "Quello lo volevamo entrambi."
"Sì, è vero." ammise il castano "Abbiamo fatto l'amore e lo volevamo entrambi. Ma è diverso dall'essere pronti a essere sposati." riordinò le idee, cercando le parole giuste per esprimerle il proprio pensiero, e fece un respiro profondo "Io non ho saputo che eravamo sposati finché non me l'hai detto tu, dopo che ho recuperato la memoria, e tu hai chiesto il matrimonio solo perché volevi essere sicura di potermi seguire per tutto il tempo."
La giovane annuì. Aveva ragione, non poteva negarlo, ma non poteva neanche negare di essersi sentita ferita quando Hiccup aveva chiesto il divorzio.
Il castano sorrise e le baciò la fronte. Finalmente era riuscito a farla ragionare.
"Ora smettila di tenermi il muso." concluse "Ti assicuro che quando sarà il momento lo saprai. Prima che avessi l'incidente avevo detto che avresti aspettato il tempo necessario... beh, non devi fare altro."
Astrid stava per replicare, ma la porta si aprì di nuovo. Il lavoro chiamava.
Hiccup tornò a sedersi sul trono e venne raggiunto da Adelaide Jorgenson.
"Capo... Non so che fare..." esordì la ragazza "Non riesco a convincere mio padre..."
"Che tuo padre sia un testone lo sappiamo." ammise il capotribù "Lo devi convincere per che cosa?"
"È che... Gustav Larsson mi ha invitato a uscire..." spiegò la brunetta "Ma papà non vuole..."
"E tuo fratello cosa dice?" si intromise Astrid, sedendosi sul bracciolo del trono.
"Lui dice che... che se a me piace allora posso andare." riferì Adelaide, intimorita "Ma papà ha detto che se Gustav ci prova mi caccia di casa..."
"Allora sai cosa facciamo?" suggerì la bionda, poggiando una mano sulla spalla del capo "Se mi prometti che tu e Gustav sarete responsabili allora potrete uscire. Ci penserà il Capo a parlare con tuo padre. Però dovete mantenere la promessa."
Un sorriso si aprì sul volto della ragazzina, che ringraziò e uscì di corsa, lasciando i due di nuovo soli.
Si guardarono, alzandosi e andando verso l'uscita, mano nella mano.
Il periodo di udienza era terminato, ora potevano prendersi del tempo per sé stessi.
Tornarono verso casa, e quando furono al sicuro da sguardi indiscreti Hiccup attirò a sé la compagna, baciandola dolcemente.
Astrid ricambiò e gli strinse la mano, trascinandolo verso il soppalco.
Certo, doveva aspettare per poter convalidare il loro amore agli occhi degli Dei, ma non era necessario dover aspettare ancora per dimostrarselo a vicenda, come già avevano fatto due settimane prima.

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Capitolo 33
*** 32 ***


Quel pomeriggio Hiccup e Astrid non si fecero vedere in giro. Moccicoso ne dedusse che si fossero presi una pausa dai loro impegni per stare un po' soli... magari il cugino era riuscito a far ragionare la compagna, con grande gioia sua e di Worff. Per questo prese l'iniziativa di seguire gli impegni del capotribù al suo posto, così da allegerirgli il lavoro una volta che fosse tornato in carica.
Era al porto a supervisionare la riparazione di alcune barche, quando un Terribile Terrore, lanciato ad alta velocità, gli atterrò in faccia, facendolo cadere all'indietro.
"Ma che cavolo..." borbottò, afferrando il draghetto per la schiena e prendendo il foglietto che gli era stato attaccato alla zampina "Ah, una lettera..."
La lesse e si alzò, guardandosi intorno, poi fece chiamare Testa Bruta, Testa di Tufo e Gambedipesce e si incamminò verso la capanna del capo.
Gli altri lo raggiunsero davanti alla porta, dove lui li stava aspettando.
"È arrivata una lettera dall'Isola degli Esiliati." li informò "Credo che riguardi tutti, ma non so se chiamare subito Hiccup e Astrid o aspettare, visto che hanno da fare..."
"Perché? Che hanno da fare? È tutto il pomeriggio che non si fanno vedere... non mi sembra che stiano facendo cose da capotribù." obiettò Testa di Tufo; dall'interno della capanna si sentirono dei rumori inequivocabili, e gli altri tre lo guardarono eloquenti "Okay... forse stanno davvero facendo cose da capotribù." di nuovo gli altri lo guardarono perplessi e lui si affrettò a spiegare "Stanno facendo un bambino, no? Concepire un erede non è una cosa da capotribù?"
Testa Bruta alzò gli occhi al cielo e prese la lettera dalle mani del compagno, per leggerla. Poco dopo i rumori dall'interno della casa cessarono e lei afferrò la maniglia della porta.
"Hanno finito. Andiamo." suggerì.
"Ehi! Magari vogliono fare un altro giro!" obiettò Moccicoso "Non ci tengo ad assistere!"
"Se tuo cugino è come te, gli ci vorrà un'ora per riprendersi prima di fare un altro giro, tesoro." commentò la giovane, guardando storto il fidanzato, frase che attirò l'ilarità degli altri due ragazzi presenti.
Bruta aprì la porta ed entrò nella cucina, seguita dai tre giovani, poi salì le scale.
"Hiccup, Astrid!" li chiamò "Dobbiamo parlare con voi!"
Si affacciò sul soppalco e vide che i due si stavano affrettando a vestirsi. Non si scompose e salì fin sopra, facendo spazio anche agli altri, subito dietro di lei, che si coprirono immediatamente gli occhi appena notarono che Astrid aveva un po' troppa pelle esposta per essere vista in quelle condizioni da un uomo che non fosse il suo compagno.
"Non potevate aspettare di sotto?!" protestò il castano, cercando di infilarsi in fretta i calzoni, reggendosi in piedi sull'unica gamba "Vi avremmo raggiunto!"
"Era urgente." spiegò la Thorston, porgendogli la lettera e approfittandone per ammirarlo da capo a piedi, quindi tornò dal fidanzato e lo guardò dall'alto in basso "A lui i muscoli sono cresciuti. Tu hai sempre quella ciccia addosso."
Moccicoso borbottò tra sé, incrociando le braccia. Era evidente che la compagna ce l'avesse ancora con lui per qualcosa.
Il capotribù finì di vestirsi e poi si sedette al suo tavolo, per leggere con calma la lettera. Astrid lo raggiunse dopo poco e lesse con lui. Si guardarono, poi si voltarono verso il gruppo.
"Questa storia credo che riguardi tutti." disse il castano "Tre anni fa era coinvolto l'intero gruppo dei Cavalieri. Quindi che cosa suggerite di fare?"
"È pericoloso..." sussurrò Gambedipesce, tremando.
"Sì, ma la lettera dice che vuole solo parlare." continuò Moccicoso, facendo spallucce "Secondo me si potrebbe andare..."
"Anche io penso che si potrebbe provare." acconsentì Astrid, poggiando una mano sulla spalla del compagno "Ma l'ultima parola spetta comunque a te. Sei tu il capo."
Il giovane riflesse di nuovo la lettera, fece un respiro profondo e si alzò, guardando i suoi amici uno ad uno.
"Preparate i draghi: andiamo all'Isola degli Esiliati." ordinò, stringendo la mano della compagna e scendendo con lei per prendere le selle di Sdentato e Tempestosa.
Mezz'ora dopo il gruppo era in volo verso l'Isola degli Esiliati, e due ore dopo atterrarono nella piazza, dove Alvin li stava aspettando.
"Mh... sempre con il tuo gruppo di ragazzini appresso, ragazzo?" li salutò l'omone, riservando loro il suo solito sguardo truce.
"Loro sono la mia scorta." rispose il giovane "E non siamo più ragazzini."
"Già, ho saputo, Capo Hiccup. Allora il mio vecchio amico Stoick ha appeso lo scettro al chiodo?" continuò l'altro, camminando verso le grotte dell'isola, adibite a prigioni.
"Non sono qui per parlare di questo, ma per quella lettera che mi hai inviato." lo interruppe Hiccup "Hai scritto che vuole parlarmi."
"Venite con me, vi porto da lui." li invitò Alvin, entrando in una delle grotte.
Fece qualche passo tra le celle e si fermò davanti all'ultima. Quando furono arrivati tutti, l'uomo bussò sulle barre in legno robusto, infine li lasciò soli con il prigioniero.
"Bene, siamo qui." disse il castano, avvicinandosi alla cella "Di cosa volevi parlarci, Dagur?"

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Capitolo 34
*** 33 ***


"Salve, fratellino." salutò il giovane uomo dietro le sbarre "Vedo che sei cresciuto in questi tre anni. Non sei più il nanetto di tre anni fa."
"Non sono tuo fratello." ringhiò Hiccup, a denti stretti "Ora dimmi perché mi hai fatto venire fin qui, togliendo tempo prezioso alla gestione di Berk."
"Ah, sì, ho sentito che sei diventato il capotribù." continuò Dagur, sorridendo in un ghigno inquietante dovuto alla brutta cicatrice che gli sfregiava il lato destro della faccia. Poggiò una mano sulle sbarre e fissò il gruppo "Sentite, preferirei parlare senza questa roba in mezzo."
Il castano esitò. Dagur era pericoloso, non poteva rischiare; ma qualcosa dentro di sé gli diceva che poteva fidarsi.
Guardò Astrid, in cerca di un consiglio, e lei gli restituì uno sguardo che parlava da sé: la decisione era solo sua, l'unica cosa che poteva fare lei era proteggerlo da un eventuale attacco.
Sospirò e si voltò verso Moccicoso, deciso.
"Fatti dare la chiave della cella." ordinò. Attese che il cugino fosse uscito e si voltò nuovamente verso il prigioniero "Non farmi pentire di questa decisione."
Il rosso annuì e tornò a guardare gli altri, uno per uno, fermandosi alla fine su Astrid.
"Sei cambiata anche tu, biondina." commentò "Nonostante ti atteggi ancora da guerriera, il tuo sguardo dice che sei la donna di qualcuno... che potresti rendere padre a breve, secondo me. Chi è il fortunato?"
La giovane non rispose, limitandosi a stringere la sua ascia con più forza. Ma non servirono parole per far capire al prigioniero le cose non dette; si voltò di nuovo verso Hiccup, indicandola.
"Così ne hai fatto la tua amante?" esclamò "E lei lo ha accettato senza condizioni? Tempo fa avevo sentito voci secondo cui cercavi moglie nelle isole vicine... Non credevo che Astrid avrebbe accettato di essere la tua concubina, mi sembra più una persona monogama."
La ragazza impallidì, realizzando il senso delle parole del giovane. Non ebbe il tempo di rispondere, però, perché tornò Moccicoso con le chiavi della cella.
Astrid si mise tra il capotribù e la cella, mentre il moro la apriva, lasciando uscire il prigioniero. Non si fidava del tutto di quell'uomo, inoltre era nervosa per quello che aveva appena detto.
Dagur fece un passo fuori, inspirando l'aria appena oltre le sbarre della cella, e tornò a rivolgersi al capo di Berk.
"Andiamo a sederci da qualche parte." suggerì "Così possiamo parlare con calma."
Uscirono dalla grotta e Hiccup fece strada verso un vecchio tavolo all'esterno di una malridotta capanna, e tutti si sistemarono sulle due panche attorno ad esso, Astrid, Hiccup e Testa Bruta da un lato, Gambedipesce, Dagur e Testa di Tufo dall'altro, e Moccicoso a capo tavola, seduto su un vecchio tronco.
"Allora? Ci dici perché ci hai voluti qui?" domandò il capo, ormai spazientito.
"Sai, fratello... in questi anni di prigione ho avuto molto tempo per pensare." esordì il rosso "E ho deciso di voler cambiare vita."
"Dagur lo Squilibrato che vuole cambiare vita?" lo interruppe la giovane guerriera, rabbiosa "Non ci crederò mai."
Dagur si voltò verso di lei, alzando un sopracciglio, e tornò a parlare all'altro.
"Forse avresti dovuto lasciarla a casa." commentò "Le donne incinte sono instabili, si sa."
"Io. Non sono. Incinta!" lo corresse Astrid, scattando in piedi e puntandogli l'ascia alla gola.
"Ne sei proprio certa? Perché sei irritabile come una donna incinta, davvero." chiese il ragazzo, perplesso.
"Oh, sì, ne sono certa al 100%." ammise la bionda "È solo la tua brutta faccia e i tuoi passati tentativi di uccidere il mio capo che mi rendono irritabile!"
"Beh, allora puoi rimettere a posto l'arma." la rassicurò, spostando l'ascia dal proprio collo con un gesto della mano "Non ho alcuna intenzione di uccidere Hiccup, ma voglio chiedergli aiuto."
Hiccup afferrò con delicatezza il braccio della compagna, invitandola a sedersi di nuovo, e quando l'ordine fu ristabilito tornò a parlare con il prigioniero degli Esiliati.
"Di che cosa hai bisogno?" chiese.
"Devi aiutarmi a trovare mia sorella." continuò l'altro "I Grandi Guerrieri sono stati troppo a lungo senza una guida, e se io dovrò passare ancora altro tempo qui, qualcuno dovrà pur occuparsi di loro."
"Tua sorella? Non ricordavo avessi una sorella." ammise il castano, pensieroso.
"Non lo sapevi perché è circa un anno più vecchia di te ed è stata affidata ad un'altra famiglia quando aveva quattro anni." raccontò il rosso, pensieroso "So che aveva con sé un corno con il sigillo di Berk, dono di tuo padre al mio per la sua nascita. Non so dove sia adesso, però devo trovarla assolutamente."
Il giovane capo di Berk passò lo sguardo suo suoi amici, pensieroso. In realtà era dubbioso se fidarsi completamente o meno.
"Come faccio a sapere che mi stai dicendo la verità?" insistette.
Dagur restò in silenzio per qualche secondo, pensieroso, cercando le parole giuste perché il suo vecchio nemico potesse credergli. Alla fine mise una mano sotto la sua casacca e ne tirò fuori un involto di stoffa, porgendoglielo.
Hiccup lo prese e lo aprì con cautela, restando perplesso quando ne vide il contenuto: una chiave del tutto identica a quella usata per aprire la sua cella.
"Qualche mese fa hanno tentato di farmi evadere." spiegò il rosso "Non nego di averci pensato, ma non credo sia la cosa giusta da fare."
Il castano annuì e si alzò in piedi, allontanandosi di qualche passo e dando loro le spalle. Aveva bisogno di pensare, di ragionare sul da farsi, e di decidere se era davvero il caso di fidarsi di lui.
Astrid attese un minuto prima di alzarsi a sua volta, lasciando Dagur in custodia ai loro amici, e raggiunse il compagno, fermandosi di fronte a lui.
"Devo pensare." le disse il ragazzo, a bassa voce.
"Va bene. Andiamo a farci un giro, Capo." acconsentì lei, calma, ma usando quelle parole per fargli capire che in quel momento non era la sua compagna a parlare, ma la sua guardia del corpo.
Hiccup annuì, camminando lungo la strada che andava al porto, seguito a poca distanza dalla giovane, ma appena fu lontano dagli occhi indiscreti dei loro compagni di avventure si fermò, guardandola serio.
"Ora dimmi che ti prende." le chiese, deciso.
"Cosa?" rispose Astrid, spiazzata da quella domanda a bruciapelo.
"Sei nervosa da quando Dagur ti ha rivolto la parola." spiegò il giovane, agitando le braccia. Fece un respiro profondo e le afferrò il braccio, fermo ma delicato "Non sarai davvero..."
"Vuoi sapere che ho?" lo interruppe la bionda, guardandolo negli occhi, senza muovere un muscolo "Ho che non riesco più a capire i tuoi ragionamenti! Prima cerchi di sedurmi, poi quasi vai a letto con Testa Bruta... poi cerchi di sedurmi di nuovo, prima di decidere di prendere moglie in un'altra isola. E ora che stiamo insieme non vuoi più sposarti, dicendo che non siamo pronti! Io non capisco! Eri pronto a chiedere la mano di quella Regina Malla, che neanche sai che faccia abbia, mentre con me dici che non siamo pronti, nonostante quello che abbiamo fatto?"
Hiccup la lasciò parlare senza interromperla. Quando ebbe finito le si avvicinò, carezzandole la guancia con la mano libera, perché con l'altra continuava a tenerla per il braccio, e annuì.
"Hai ragione." disse "Capisco perché sei arrabbiata. So di essermi comportato non proprio bene, negli ultimi mesi, e cercare moglie in un'altra isola dell'Arcipelago è stata la stupidaggine peggiore che potessi fare. Però aver perso la memoria mi ha dato modo di pensare a cosa voglio davvero. E ciò che voglio davvero non è sposarmi, non subito; questo non vuol dire che tu sia meno importante delle altre, anzi è il contrario. Voglio che sia tutto perfetto quando decideremo, insieme, di fare quel passo." fece un respiro profondo, prendendole entrambe le mani e avvicinandosi ancora "E vorrei anche che tu mi dicessi tutto quello che pensi. Non sei solo la mia ragazza, ma anche il mio braccio destro e la mia guardia del corpo, dobbiamo poterci fidare l'uno dell'altra... ed è questo che fa di noi... beh, noi." sorrise, rassicurante, continuando a guardarla negli occhi "Affare fatto?"
La giovane sorrise in risposta a quelle parole.
"Affare fatto." sussurrò, serena, trascinandolo verso di lei per baciarlo sulle labbra "Comunque puoi stare tranquillo: non sono incinta. Ho avuto la mia luna la scorsa settimana, per cui per ora non c'è pericolo. Quella incinta è Testa Bruta, quindi conviene assegnarle compiti più tranquilli."
"Oh... okay... allora ne terrò conto." acconsentì il ragazzo, poi tornò serio "Tu che cosa pensi della storia di Dagur?"
"Penso che dovremmo provare a dargli fiducia." suggerì la giovane "In fondo è vero: avrebbe potuto scappare mesi fa, ma non l'ha fatto."
Il giovane capotribù annuì e tornò verso il loro gruppo. Aveva ragione, forse Dagur era davvero cambiato.

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Capitolo 35
*** 34 ***


I due tornarono al tavolo dagli altri e si sedettero di nuovo al loro posto.
"D'accordo, Dagur." acconsentì Hiccup "Ti aiuteremo. Ma, poiché ci vorrà tempo, verrai trasferito a Berk durante le ricerche."
Dagur annuì, guardandosi intorno.
"Sei sicuro che Alvin accetterà di lasciarmi andare?" chiese.
"Ci parlerò io." riferì il castano, alzandosi dalla panca, poi si rivolse ai gemelli "E intanto che lui sarà nostro ospite, voi due resterete a Berk per tenerlo d'occhio."
"Mi fai controllare dai due matti?" commentò il rosso, perplesso "Sei sicuro che sia una buona idea?"
"Stai tranquillo, hanno messo la testa a posto, anche se ce n'è voluto." lo rassicurò Astrid, controllando il filo della sua ascia.
"Oh... okay..." acconsentì il giovane, perplesso, guardando Hiccup che si allontanava per parlare con Alvin.
Quando tornò prepararono i draghi; il castano guardò la sua guardia, che annuì, e poi lei si rivolse a Dagur.
"Tu viaggi con me." ordinò.
"Ehm... fratello, sei proprio certo di volermi affidare alla tua donna?" chiese il rosso, deglutendo nervosamente "Mi sembra un tantino irritabile..."
"Se non la fai arrabbiare è tranquilla." ammise il capo di Berk, salendo in groppa a Sdentato "Avrei potuto portarti su Sdentato, ma secondo lei è più sicuro che il capotribù non corra rischi, quindi starai con Astrid."
Il giovane guardò la ragazza, che lo prese per il bavero in modo autoritario e lo fece salire sul suo drago.
"Se ci giochi qualche scherzo ti butto nell'Oceano" lo minacciò.
"Stai tranquilla, biondina. Starò buono buono qui dietro." la rassicurò, sorridendo.
Partirono subito, e dopo due ore di volo furono a Berk.
Il capo dei Grandi Guerrieri si guardò intorno, scendendo dalla sella, ma venne subito trascinato via per il braccio da Astrid.
"Ehi!" esclamò "Piano, ragazza!"
La bionda non rispose e lo portò fino alle celle detentive, buttandolo dentro una di queste in malo modo e chiudendo la grata.
"Tu resti qui finché Hiccup non avrà deciso cosa fare." riferì, prima di allontanarsi e raggiungere di nuovo il gruppo.
Hiccup attese il suo ritorno, poi guardò il cielo, verso il sole morente.
"È tardi." riferì "So che avete da fare prima di andare a dormire. Andate pure, io organizzerò i turni di guardia con Worff e i suoi uomini, poi domani vedremo il da farsi."
Moccicoso non se lo fece ripetere due volte, prese la compagna per mano e la trascinò verso casa.
Testa Bruta lo lasciò fare e si fermò davanti alla porta, girandosi verso il tramonto. Il moro sorrise, prendendola per i fianchi, e le baciò la tempia.
"Andiamo a dormire, piccola." disse, spingendola delicatamente verso l'ingresso.
"Non sei per nulla romantico." lo bloccò lei, fulminandolo con lo sguardo "Guarda il tramonto. È... È strepitoso oggi!"
Tirò su col naso, continuando a guardare l'orizzonte.
"È solo un tramonto." commentò il moro, facendo spallucce "Non mi sembra diverso dagli altri giorni."
Improvvisamente gli mancò il fiato. La bionda, presa da una forte crisi isterica, gli aveva tirato un forte pugno in pancia, scoppiando a piangere forte.
"Che razza di uomo sei?" urlò "È solo un tramonto, dici? Ma lo hai visto? È stupendo! Ma perché ho accettato di fidanzarmi con te? Io ti odio!"
Entrò in casa, chiudendo la porta rabbiosamente e lasciando il futuro marito sull'uscio, ancora dolorante per il pugno ricevuto e confuso dalla strana reazione della giovane.
Fece un respiro profondo e la raggiunse dentro, trovandola seduta al tavolo della cucina, ancora singhiozzante.
"Te... Testa Bruta?" la chiamò "Stai bene?"
"Abbracciami." sussurrò la ragazza, asciugandosi le lacrime.
"C... Come?" chiese ancora Moccicoso, interdetto dal repentino cambio d'umore della ragazza.
"HO DETTO CHE DEVI ABBRACCIARMI, IDIOTA!" ringhiò Testa Bruta, stringendo i pugni, rabbiosa.
Il moro non se lo fece ripetere due volte, si sedette accanto alla fidanzata e la abbracciò stretta, cullandola finché non si fu calmata. Negli ultimi giorni era diventata strana, si arrabbiava per cose insignificanti e piangeva senza motivo, e lui stava iniziando a preoccuparsi.
Intanto Hiccup ed Astrid si erano momentaneamente separati. Il ragazzo le aveva dato un paio d'ore libere, intanto che lui organizzava i turni di guardia alla cella di Dagur.
La giovane guerriera camminò per un po' lungo le scoscese stradine del paese, prima di fermarsi di fronte alla capanna della sua famiglia.
Guardò la struttura, indecisa. Non metteva piede lì dentro da più di un mese, in pratica da poco prima del matrimonio poi annullato da Hiccup.
Ma dopo aver definitivamente chiarito con il ragazzo doveva affrontare anche quella questione, per cui si avvicinò alla porta e bussò.
Attese qualche secondo e poi entrò, trovando i propri genitori e il fratello minore, Billy, nato poco prima che Hiccup sconfiggesse la Morte Rossa, impegnati a cenare.
Il bambino scese dalla sua sedia con un balzo e le abbracciò forte le gambe, felice di vederla, finalmente libera dai suoi numerosi impegni accanto al capotribù. Astrid sorrise e lo prese in braccio, avvicinandosi al tavolo.
"Siamo tornati poco fa dall'Isola degli Esiliati." li informò "So che è tardi, ma devo parlarvi."
"Non credo ci sia molto da dire." intervenne il padre, brusco, posando la costoletta di yak che stava mangiando "Haddock è riuscito ad aggirare il contratto. Non sono neanche sicuro si possa fare, soprattutto considerando che stai continuando a vivere da lui."
"Capisco, papà." ammise la bionda, stringendo il fratellino "Ma capisco anche le motivazioni di Hiccup, e le condivido." respirò profondamente "Sapete perché Stoick ha chiesto il matrimonio con urgenza? Glielo ho chiesto io, e non per il motivo che pensate voi. Come sapete il capo non stava bene e aveva bisogno di essere seguito costantemente, e chiedere il matrimonio era l'unico modo per farlo. Non è successo nessun guaio, come credete voi: ero vergine, non potevo essere incinta. E non lo sono tutt'ora."
"Ma non sei più vergine." obiettò l'uomo "La voce è girata, sappiamo quello che fate tu e Haddock quando siete soli. Questo significa che quando dovremo cercarti di nuovo marito questo sarà un problema."
"Ti risparmio la fatica, papà." lo corresse lei, decisa "Il motivo per cui Hiccup ha chiesto il divorzio è perché non eravamo pronti, ma ha tutta l'intenzione di sposarmi. Sarà con i nostri tempi e alle nostre condizioni, ma lo faremo."
L'uomo borbottò tra sé, spostando il piatto della cena, mentre Astrid coccolava il fratellino.
"È c'è un'altra cosa che vorrei fare." aggiunse "I draghi sono il nostro futuro, per cui vorrei iniziare a far avvicinare Billy ai nostri. So che già segue le lezioni di Gambedipesce, ora vorrei seguire anche io la sua educazione, almeno nella parte pratica."
"Sì!" esclamò il bambino, entusiasta "Il capo mi farà stare sul suo drago, sorellina?"
"Posso chiedere, ma sono certa che ti lascerà salire in sella a Sdentato, qualche volta." ammise Astrid, sorridendo "Però prima bisogna avere il consenso di papà."
L'omone borbottò nuovamente, ma alla fine annuì; era stato molto duro con la figlia nelle ultime settimane, più di quanto non lo fosse stato in passato. E non poteva negare che Hiccup si stava rivelando un buon capo, per cui acconsentì alle richieste della ragazza.
Astrid non era più la sua piccola bambina audace che aveva cresciuto nell'educazione vichinga della classe guerriera, ma era diventata una donna forte, una guerriera, ed era stata scelta come braccio destro del nuovo capotribù, oltre che come sua futura moglie.
"D'accordo." disse "Puoi occuparti di tuo fratello. In fondo potrebbe servirti come addestramento per il futuro, quando tu e il capo avrete dei figli."
Astrid sorrise e mise a terra il bambino, abbassandosi alla sua altezza.
"Ora vado a parlare con Capo Hiccup." gli riferì "Appena potremo inizieremo con i voli, tu intanto fai il bravo."
Billy annuì energicamente e tornò a sedersi. La ragazza gli baciò la fronte e si tirò su, andando alla porta.
Camminò verso casa, pensierosa. Era stato più semplice di quanto credesse, e in più aveva avuto il consenso di poter stare per più tempo con il fratellino e di insegnargli tutto ciò che sapeva sui draghi. Per lo meno non avrebbe più dovuto temere una loro reazione riguardante la relazione piuttosto fuori dagli schemi che aveva con Hiccup.
Incontrò il ragazzo davanti alla porta e lo prese per mano. Lui si avvicinò, baciandola, e insieme entrarono in casa.
Gli avrebbe spiegato tutto con calma, la priorità, per ora, era la faccenda di Dagur.

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Capitolo 36
*** 35 ***


Astrid aprì gli occhi, cercando di mettere a fuoco ciò che aveva davanti.
Era mattina presto, il sole stava per sorgere e una luce soffusa filtrava dalla finestra. Hiccup era già sveglio, e la stava osservando, steso accanto a lei.
Gli sorrise, accoccolandosi meglio sul suo petto; la sera prima avevano parlato a lungo, e gli aveva raccontato della conversazione con la famiglia. E quando gli aveva comunicato la sua intenzione di prendersi cura dell'educazione del fratello minore, lui si era mostrato subito entusiasta, offrendole il suo aiuto.
Il castano la strinse, passandole una mano nei capelli, e la baciò.
"Che dici di farci un volo, prima di iniziare le faccende?" suggerì.
"Dobbiamo iniziare le ricerche per la sorella di Dagur." obiettò la giovane, con la voce ancora impastata dal sonno "Anche se non abbiamo idea di dove iniziare."
"Dagur ha detto che ha con sé un corno che è stato regalato da mio padre." riferì il ragazzo, continuando a stringerla "È un punto da cui iniziare: chiederò qualche informazione a papà. Ma questo dopo il volo, è da un po' che non ne facciamo uno come si deve."
"Devo anche preparare le cose per mio fratello..." continuò la bionda, strofinando teneramente il naso contro quello del compagno.
"Anche per quello abbiamo tempo." la rassicurò Hiccup, dandole un ultimo bacio e tirandosi su "Ora preparati, andiamo a volare un'oretta."
La bionda annuì e si vestì in fretta. Non voleva ammetterlo, ma anche a lei mancavano quei voli mattutini, da soli loro due con i loro draghi.
Preparò Tempestosa e salì in sella, infine spiccò il volo insieme a Hiccup e Sdentato.
Si rincorsero per i cieli dell'Isola, gareggiando e creando coreografie improvvisate con i due animali, che sembravano divertirsi quanto i due Cavalieri.
Quando tornarono a terra sia Astrid che Hiccup si sentivano bene, come se i problemi e le preoccupazioni dei giorni precedenti non ci fossero mai stati.
La bionda si avvicinò al compagno, lo prese con fare autoritario per il colletto, e lo coinvolse in un intenso bacio. Si sentiva alla grande, ed erano davvero secoli che non volava con Hiccup con il solo scopo di divertirsi.
Il ragazzo ricambiò, prolungando il contatto. Con tutto quello che aveva da fare al villaggio si era quasi dimenticato la sensazione che provava durante i voli mattutini, e aver potuto volare con Astrid al suo fianco era stato grandioso.
Senza smettere di stringerla si guardò intorno; i berkiani si stavano lentamente svegliando, e i più mattinieri si affacciavano già fuori dalle proprie case.
Con gentilezza trascinò la compagna verso casa.
"Andiamo a fare colazione." suggerì "Poi andremo a parlare con mio padre."
La bionda annuì, entrò in casa e si sedette al tavolo, mentre l'altro preparava la colazione.
Lo osservò, in attesa. Doveva ammettere che la loro relazione era davvero atipica rispetto alle altre coppie vichinghe; a parte che non erano sposati, nelle altre famiglie era la donna che si occupava della casa, mentre in casa loro quasi tutte le faccende erano diventate compito di Hiccup, nonostante fosse già pieno di lavoro.
"Posso fare qualcosa?" chiese "Fai sempre tutto tu, non mi sembra giusto... tu sei il capo..."
"Va bene così, Astrid." spiegò il giovane, mettendo i piatti in tavola "Mi piace cucinare. E, sinceramente, preferisco non rischiare: le tue pietanze sono un tantino... immangiabili."
La bionda lo fulminò con lo sguardo, prendendo la sua colazione.
"Stai dicendo che non ti piace il mio cibo?!" ringhiò, arrabbiata.
"A dire la verità... sì." ammise Hiccup, tagliando la focaccia "Andiamo, Astrid! Sei un'ottima guerriera, e una grande cavalcadraghi. E ti sei anche dimostrata un ottimo capo, ma non possiamo dire affatto che sei una brava cuoca."
"Ah, bene... e la prossima volta che dirai?" si lamentò la ragazza, mettendo il muso "Che faccio schifo a letto?"
"Quello non lo direi mai." la rassicurò il castano, sporgendosi per baciarle la guancia "Anche perché non è affatto vero."
Si guardarono, e il giovane le sorrise, rassicurante. Astrid si rilassò e finì di fare colazione, poi si alzò, in attesa di ordini. Era finito il momento di fare gli sposini, ora dovevano lavorare.
Hiccup si alzò dalla sua sedia e la prese per i fianchi, conducendola fuori. Anche se era ora di lavorare non significava che non potevano mostrare il loro legame profondo.
Andarono verso casa di Skarakkio e Stoick e bussarono alla porta.
Quando il vecchio fabbro diede loro il permesso entrarono, fermandosi di fronte al capo emerito, che aveva appena finito di fare colazione.
"Papà, ho delle domande da farti." esordì Hiccup, prendendo uno sgabello e sistemandosi al tavolo con l'altro.
"A che proposito, figliolo?" lo incoraggiò l'uomo, passando il piatto vuoto all'amico.
"Beh, sai che ieri ho portato Dagur a Berk..." continuò il giovane, poggiando i gomiti sul tavolo, a mani giunte "C'è un motivo per averlo fatto: ha chiesto il mio aiuto. Ovviamente non posso fidarmi completamente di lui, dopo quello che ha fatto tre anni fa, ed è per questo che l'ho messo in cella, ma ho comunque promesso che lo avrei aiutato."
"Perché vuole il tuo aiuto?" chiese l'omone, attento.
"Vuole trovare sua sorella." disse il castano, facendo un respiro profondo "Perché possa guidare i Grandi Guerrieri al posto suo. Ma non la vede da quando, all'età di quattro anni, è stata affidata ad un'altra famiglia."
"Oh, ricordo la secondogenita di Oswald." lo interruppe l'altro, passandosi una mano sulla barba "Tua madre era incinta di te quando è nata, e sono potuto andare solo io alla cerimonia della consegna del nome..."
"Ecco... appunto..." disse il ragazzo "Proprio qui volevo arrivare... Dagur dice che hai dato come regalo per la sua nascita un corno con il sigillo di Berk. Sai dirmi altro che possa aiutarci a trovarla?"
Stoick annuì, pensieroso, infine riprese a parlare.
"Ricordo che aveva una bella massa di capelli neri, e gli occhi erano verdi e scrutavano qualsiasi cosa si muovesse nelle vicinanze. Somigliava molto a suo padre, mentre Dagur ha preso più da sua madre."
"E ti ricordi come si chiamava?" domandò Hiccup, in attesa "Potrei chiederlo a Dagur, ma considerati i trascorsi preferisco chiedere prima a qualcun altro che sappia qualcosa, prima di parlare di nuovo con lui."
L'uomo si alzò in piedi, camminando per la stanza, per riordinare le idee.
"Il nome che le era stato dato era Heather." rispose, finalmente, dopo un minuto.
Astrid, che era rimasta vicino alla porta in attesa, sembrò avere un'illuminazione. Fece un passo verso il capotribù e lo prese per il braccio, per attirare la sua attenzione.
"Hiccup..." disse "Occhi verdi, capelli neri, più o meno della nostra età... e si chiama Heather! Ti ricorda nessuno?"
Il giovane la fissò, pensieroso, ma alla fine sembrò capire.
"Oh, Thor!" esclamò "Sì! Heather! La ragazza che era stata costretta dagli Esiliati a fare il doppio gioco e che ha tentato di sequestrare Tempestosa!"
"E che io ho sostituito temporaneamente per riuscire a recuperare il Libro dei Draghi." completò la bionda "Ma chissà dove si trova adesso..."
"Sapete chi è." intervenne il vecchio "Iniziate da questo, e magari chiedete qualche informazione in più a Dagur."
Hiccup annuì e camminò verso la porta, facendo un cenno alla sua guardia.
"Sì, hai ragione." concluse "Grazie, papà."
Uscirono dalla capanna e, appena furono fuori, il piccolo Billy corse loro incontro.
"Astrid!" la salutò, saltellando intorno alla coppia "Quando voliamo?"
"Abbi pazienza, giovanotto!" lo bloccò il castano, prendendolo in braccio "Ora io e tua sorella abbiamo del lavoro da fare, poi dopo, forse, potrai fare un breve volo con noi."
"Posso stare con voi mentre lavorate, capo?" domandò il bambino, mostrando due occhi da cerbiatto a cui sarebbe stato impossibile dire di no.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, e alla fine Astrid annuì.
"Va bene, Billy." acconsentì "Ma devi fare tutto ciò che ti diciamo."
Billy annuì e, tutti insieme, andarono alle celle di detenzione. Hiccup mise il bambino a terra e si avvicinò a Dagur, guardandolo serio.
"Tua sorella si chiama Heather, giusto?" chiese, freddo.
"Sì, è così. Sai dove si trova?" rispose il rosso, avvicinandosi alle sbarre.
"No, ma qualche anno fa è stata qui per conto degli Esiliati. L'avevano costretta a collaborare con loro, ma poi siamo riusciti a liberarla. L'unica cosa che so è che si è diretta verso Nord insieme alla sua famiglia."
Dagur annuì, facendo un sospiro sconfortato.
"L'isola più vicina a Nord di Berk dista tre giorni di navigazione..." commentò.
"Con i draghi il viaggio è molto più breve." lo corresse l'altro "Farò preparare subito una squadra di ricerca."
"Voglio partecipare anche io." suggerì l'altro, guardandolo deciso.
La bionda si avvicinò, ben sapendo che il compagno avrebbe chiesto il suo consiglio. Nello stesso momento Billy fece qualche passo verso la cella, poi afferrò le grate e fissò il prigioniero.
"Billy, torna fuori!" ordinò la bionda, mentre Dagur si abbassava all'altezza del piccolo e gli sorrideva.
Il bambino non si mosse dalla sua posizione e si voltò verso la coppia.
"Lui è il cattivo?" domandò, ma non attese risposta "Non mi sembra cattivo... ha gli occhi buoni..."
"Tesoro, gli occhi possono ingannare." obiettò la ragazza.
"Non è vero." la contraddisse il fratellino "Quando tu sei arrabbiata tutti dicono che fai paura. Però a me non fai paura, perché anche quando ti arrabbi hai gli occhi buoni. Anche Capo Hiccup ha gli occhi buoni, anche se l'altra volta si è arrabbiato tanto con quelli che ti avevano detto quelle cose brutte..."
Hiccup lo guardò, pensieroso, e alla fine prese una decisione.
Aprì la cella, guardando il capo dei Grandi Guerrieri con aria autoritaria.
"Va bene, parteciperai alle ricerche." acconsentì "Ma se provi a giocare qualche brutto scherzo te ne pentirai."

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Capitolo 37
*** 36 ***


Dagur uscì dalla cella, e contemporaneamente Astrid prese il fratellino per il braccio, portandolo dietro di sé per poterlo proteggere nel caso le cose si fossero messe male.
"Tranquilla, biondina." la rassicurò il rosso "Il giovanotto è al sicuro."
"Non mi fido." obiettò la ragazza, riservandogli un'occhiataccia "Non sappiamo cosa tu abbia davvero in mente."
Come a voler enfatizzare le parole della giovane, Sdentato, che li aveva seguiti fin lì e attendeva fuori, ringhiò. Il rosso sorrise, alzando le braccia in segno di resa.
"Ehi, signor Furia Buia!" lo salutò "Rilassati, sono in buona fede questa volta!"
Il drago brontolò, e Hiccup lo raggiunse, dandogli una pacca sul muso.
"Andiamo." ordinò "Devo parlare con gli altri."
La sua guardia lo affiancò, senza mollare Billy, e scortarono il prigioniero verso la piazza.
Si sedettero a un tavolo appena fuori una delle capanne, in attesa di venire raggiunti dal resto della squadra.
Billy venne sistemato tra la sorella e il suo compagno, e fissava, incuriosito, Dagur, seduto di fronte a lui.
"Perché hai quella cosa in faccia?" domandò il piccolo, affacciandosi dal tavolo e reggendosi con le manine.
"Sai, ragazzino..." spiegò il rosso, calmo "Essere cattivi lascia il segno."
"Tu non sei cattivo." insistette il bambino "Mia sorella dice che sei cattivo, ma secondo me non lo sei."
Astrid sospirò, passando una mano sui capelli biondi del fratellino. La testardaggine era una caratteristica comune negli Hofferson.
Gambedipesce li raggiunse dopo qualche minuto, e anche Testa di Tufo, mentre Moccicoso e Testa Bruta si fecero attendere.
"Credo che dovremo aspettare un po' per vedere quei due." riferì Gambedipesce, sistemandosi accanto a Hiccup "Passando davanti a casa loro ho sentito Testa Bruta urlare... credo che Moccicoso le abbia combinato qualcosa."
"Non c'è problema." ammise Hiccup "Per ora possiamo anche fare a meno di loro."
"Certo, però, se continuano così non arriveranno vivi al loro matrimonio..." commentò il ragazzone.
"Più che altro Moccicoso non arriverà vivo alla nascita del figlio." lo corresse Astrid.
"Ah, quindi avevo ragione, fratello." si intromise il rosso "Qualcuna incinta c'è, nella tua squadra. Solo che non è la tua donna."
"Mia sorella è incinta?!" esclamò Tufo, realizzando solo in quel momento l'argomento dei discorsi degli altri "Quando sarebbe successo? E, soprattutto, perché io non ne sapevo nulla?"
"Secondo i calcoli che ha fatto Bruta, è successo nel periodo in cui io ero in carica al posto di Hiccup." disse Astrid "E non sei l'unico ad esserne all'oscuro: anche Moccicoso ancora non sa nulla."
"È per questo che, quando andremo a cercare Heather, lei non verrà con noi." spiegò il capotribù "Per cui ti conviene allenarti a guidare da solo il tuo Bizzippo."
"Posso guidare io la testa sguarnita." propose Dagur, alzando la mano "Non credo sia così difficile farlo."
"Il mezzo drago di quella rutta puzzette..." si lamentò Billy "E poi con l'altro mezzo drago distrugge tutto. A me non piace il Bizzippo, l'Uncinato Mortale è più bello!"
Hiccup scompigliò i capelli del bambino, ma guardò serio il loro prigioniero.
"Non credo sia il caso, Dagur." obiettò il castano "prima di tutto perché tu sei ancora nostro prigioniero, e poi perché tu non hai la nostra esperienza nel cavalcare i draghi."
"Oh, andiamo! È solo mezzo drago!" insistette il giovane "E vi ho già detto che voglio venire con voi, quindi in qualche modo dovrò seguirvi."
Il capo guardò gli altri, pensieroso. Era una decisione difficile, doveva soppesare bene tutte le possibilità.
Moccicoso li raggiunse in quel momento, tenendo un grosso pezzo di ghiaccio sulla testa.
"Ragazzi, credo che qualcuno abbia sostituito la mia fidanzata con una pazza..." si lamentò "Non capisco che abbia... piange, poi è felice, poi si arrabbia per cavolate... adesso si è addormentata al tavolo, non prima di aver pianto non so per cosa... e avermi spaccato mezzo mobilio in testa..."
Hiccup scosse la testa, alzandosi in piedi e posando una mano sulla spalla del cugino.
"Sono certo che presto tornerà ad essere la donna di cui ti sei innamorato." lo rassicurò "Stiamo organizzando la missione di ricerca per la sorella di Dagur, e dal momento che mi sembra un po' stressata, farò restare Testa Bruta a Berk. Per il resto ci aggiorniamo. Ora andate pure, so che avete da fare. E, Testa di Tufo, tu hai una stanza libera in casa tua, quindi Dagur sarà tuo ospite per ora."
Non attese risposta, guardò la compagna, poi prese Billy per mano e si allontanò con loro.
Salirono verso la casa del capotribù e si fermarono sul piazzale davanti alla porta.
Hiccup prese su il bambino e lo mise in sella al suo drago, rivolgendosi alla sorella.
"Facciamo un breve volo." suggerì "Giusto per iniziare con le lezioni di tuo fratello. Starà con me, che è più sicuro, se a te va bene."
"Sì! Il Furia Buia! Il mio drago preferito!" esclamò il bambino, entusiasta.
Astrid sorrise, poggiando una mano sulla gamba del fratellino, mentre con l'altra strinse quella del capotribù.
"Mi sembra un'ottima idea." acconsentì, dando un bacio sulle labbra al compagno.
Hiccup ricambiò, lasciandola andare poi a preparare Tempestosa. Nell'attesa controllò i pedali dei comandi della protesi caudale, mentre il bambino non lo perdeva d'occhio.
"Capo Hiccup, posso chiederti una cosa?" domandò il biondino, dopo un po'.
"Certo, chiedi pure quello che vuoi." acconsentì l'altro, disponibile a rispondere.
"Perché la fidanzata di Moccicoso è strana?" chiese "Prima era solo un po' pazza, ma non era strana..."
"Oh... ehm... ve... vedi, Billy, a volte capita...." cercò di spiegare il capotribù "Non tutte le donne reagiscono allo stesso modo quando sono incinte."
"Cosa vuol dire incinte?" domandò ancora il piccolo, pensieroso.
"Testa Bruta è incinta. Significa che tra qualche mese nascerà un nuovo bambino, figlio suo e di Moccicoso.
Billy sembrò capire. Annuì, prima di guardarlo di nuovo, questa volta con aria decisa.
"Quando lo farete un bambino, tu e mia sorella?" disse "Lei lo vuole fare un bambino con te."
"Ehm... veramente... credo che... prima io e lei dovremmo parlarne..." balbettò il ragazzo, imbarazzato "E comunque tu sei ancora piccolo per pensare a certe cose."
Billy fece spallucce. Astrid tornò in quel momento, in groppa a Tempestosa.
Hiccup salì in sella, sistemando meglio Billy davanti a lui, e poi insieme spiccarono il volo.
Quel ragazzino faceva dei discorsi molto avanti per la sua età, e sembrava molto bravo a leggere le persone. Forse Astrid aveva fatto bene a chiedere di seguire la sua educazione: aveva delle ottime potenzialità.
Salì di quota, poi affiancò la ragazza, sorridendole prima di fare una piccola acrobazia non troppo complessa attorno all'Uncinato.
Lei già pensava al futuro della loro vita insieme, e questo era un segno: le loro passate divergenze erano solo un lontano ricordo.

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Capitolo 38
*** 37 ***


Il giorno seguente si riunirono nuovamente tutti quanti in Sala Grande.
Testa Bruta sembrava stare meglio, per cui si unì al gruppo, almeno per aiutarli nell'organizzazione dei viaggi.
Stavano controllando le mappe per poter definire una strategia di ricerca, quando la porta si aprì e Stoick entrò, avvicinandosi al figlio.
"Figliolo, sei richiesto al porto." lo informò "È arrivata la nave di Johan."
Hiccup sospirò, arrotolando la mappa.
"Okay, continuiamo dopo." disse, rivolto agli amici "I miei impegni da capotribù mi chiamano."
Gli altri annuirono, e Astrid afferrò la sua ascia, scortando il compagno all'uscita, proprio mentre li raggiungeva un sopraeccitato Billy Hofferson.
"Un momento, capo!" lo fermò Gambedipesce "Stavo pensando..."
"Cosa, Gambedipesce?" lo incoraggiò il castano, prendendo in braccio il fratello della sua guardia.
"Ecco... Johan gira parecchio... magari potrebbe avere informazioni utili." suggerì il ragazzone.
"Ha ragione." ammise Dagur, avvicinandosi al suo vecchio nemico "Vengo anche io, voglio sentire cosa sa dirci."
Il giovane capo guardò la bionda, che annuì, quindi fece cenno al rosso di seguirli.
Scesero al porto, dove la nave del mercante aveva appena attraccato, e già si era radunata una piccola folla.
"Salve, gente di Berk!" salutò il commerciante, abbassando la passerella "Venite pure! Ho nuove merci da ogni dove, basterà dare un'occhiata e troverete ciò che cercate!"
Hiccup mise a terra Billy appena fu sulla barca, e il bambino, per prima cosa, corse verso una zona del ponte dove erano accatastate alcune armi giocattolo, mentre la sorella restò dietro al capotribù.
"Fatti pure un giro tra la mercanzia." le disse il castano, posandole un bacio sulle labbra "Con Johan ci parliamo io e Dagur."
Astrid annuì, allontanandosi e andando a curiosare tra le casse di oggetti portati da Johan.
Anche Testa Bruta e Moccicoso salirono sulla nave; il ragazzo la fermò vicino alla passerella e la prese per i fianchi, guardandola negli occhi.
"Prendi pure quello che vuoi." le disse "Pago tutto io."
La ragazza annuì e si allontanò, guardandosi intorno. Dopo poco Testa di Tufo la affiancò, mentre lei esaminava con aria sognante alcune stoffe morbide con disegni fantasiosi.
"Per un corredino io userei quella gialla." suggerì, a bassa voce, facendole l'occhiolino.
Bruta lo guardò sorpresa, e poi alzò gli occhi al cielo.
"Astrid..." si lamentò, prendendo altre stoffe per guardarle meglio "Dovevo immaginarlo che ve lo avrebbe detto."
"Beh, la missione è pericolosa, avrà pensato che era più sicuro che almeno Hiccup sapesse." spiegò il biondo "E poi lo ha detto anche a noi, quando hai picchiato il tuo ragazzo, l'altro giorno."
"Basta che non lo sappia Moccicoso." commentò lei "È ancora presto."
Il ragazzo annuì, prendendo la stoffa più morbida e guardandola meglio.
"Ascolta..." esordì, dopo un lungo silenzio "Io mi sono comportato male con te, ultimamente... vorrei cercare di rimediare..."
"Non ce n'è bisogno." obiettò la sorella, scuotendo la testa.
"Per favore..." insistette il biondo rasta "Vorrei fare qualcosa per il mio nipotino..."
"Va bene." acconsentì Testa Bruta, avvicinandosi e abbracciandolo stretto "Ti voglio bene, fratellino."
Hiccup si fece un giro insieme a Dagur, scegliendo una boccetta di inchiostro da tenere come riserva per i suoi lavori, e poi si avvicinarono entrambi a Johan.
"Mastro Hiccup!" lo salutò il mercante, aprendo le braccia "O forse dovrei chiamarti Maestà? La notizia della tua nomina si è sparsa per l'arcipelago!"
"Mastro Hiccup va bene." rispose il castano, porgendogli il suo acquisto "Al massimo Capo Hiccup, come mi chiamano tutti qui. Cosa ti devo per questo inchiostro e per l'acquisto di Astrid?"
"Non mi devi nulla, capo!" disse l'uomo, agitando le braccia con fare solenne "Mi basta l'onore di poter approdare sulla tua Isola. Oh... l'inchiostro della grande piovra islandese! È interessante come l'ho ottenuta, quando mi ha attaccato durante il viaggio verso..."
"Taglia corto!" lo interruppe Dagur "Abbiamo bisogno di un'informazione da te."
L'uomo lanciò un'occhiataccia al capo dei Grandi Guerrieri, stizzito per essere stato interrotto durante il racconto delle sue gesta.
"Credevo che stesse marcendo nella prigione degli Esiliati." commentò, rivolto al capotribù.
"Al momento è ospite delle nostre prigioni." rispose l'altro, incrociando le braccia "Comunque è vero, abbiamo bisogno di un'informazione."
"Ditemi tutto." li incoraggiò a parlare il commerciante, mentre Astrid si avvicinava, tenendo in mano una lunga spada che sembrava molto maneggevole.
"Abbiamo bisogno di sapere dove si trova una persona." esordì Hiccup.
"Occhi verdi, capelli neri, 20 anni." continuò il rosso.
"Si chiama Heather, tre anni fa è passata da Berk, ma poi si è diretta verso Nord." completò Astrid.
"Oh, Heather!" rispose Johan, pensieroso "C'era una Heather su un'isola tre giorni a Nord di Berk... povera ragazza... quell'isola è stata colpita dal Flagello di Odino..."
"Stai dicendo che è..." intervenne Dagur, allarmato da quelle parole.
"No, si è salvata, ma la sua famiglia è stata sterminata dalla malattia." specificò l'uomo "So che ha addestrato un'Ala Tagliente e si è trasferita su un'altra isola."
"Sai di che isola si tratta?" domandò Hiccup, impaziente.
"Sì, è l'Isola dei Paladini delle Ali." concluse l'uomo.
"Hiccup..." sussurrò Astrid, mettendogli una mano sulla spalla.
"Lo so, Astrid." la interruppe lui, guardandola negli occhi "Dovremo far visita alla Regina Malla. Ma questa volta con uno scopo differente, e ci andremo usando i draghi, non in barca."

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Capitolo 39
*** 38 ***


Appena Johan salpò verso un'altra isola su cui fare affari, i ragazzi si riunirono, organizzando il viaggio, che sarebbe iniziato il mattino successivo.
Hiccup ordinò a Testa Bruta di restare a Berk, per affiancare Stoick nella gestione del villaggio, e acconsentì che Dagur potesse cavalcare la testa del Bizippo che di solito era della bionda.
La ragazza non fece obiezioni e, dopo aver salutato come si deve il compagno, si avvicinò a Dagur, spiegandogli come trattare Vomito, in un discorso intervallato di minacce di morte e di evirazione in caso non avesse fatto nulla di quello che gli veniva detto.
Il capotribù li osservò, mentre finiva di preparare la borsa da sella. Era piacevolmente sorpreso che l'amica avesse preso bene l'essere lasciata a casa e il dover lasciare il suo drago a qualcun altro; evidentemente la gravidanza appena iniziata le stava facendo vedere la vita in modo diverso e riconsiderare le priorità.
Si voltò verso la compagna, che stava ancora preparando la sua sella, e la aiutò, fissando alcune delle armi ai ganci per le fondine e ricevendo un leggero bacio come ringraziamento.
Stava allacciando una delle fibbie della sella di Tempestosa quando Billy si avvicinò a loro, con il sacco da viaggio in spalla e la vecchia ascia che Astrid aveva quando era piccola tra le mani.
"Billy? Che ci fai qui?" chiese Astrid, sorpresa di vederlo "È presto, dovresti essere ancora a dormire."
"Io vengo con voi." riferì il biondino, con aria determinata.
"Come, scusa?!" intervenne Hiccup, avvicinandosi alla compagna e guardando il bambino dall'alto in basso.
"Avevi detto che mi insegnavi le cose dei draghi..." obiettò l'altro, rivolto alla sorella maggiore "Ma se ora andate via e state via per tanto tempo quando me le insegni?" strinse meglio la sua ascia e fece un passo avanti "Vengo con voi, così puoi continuare a insegnarmi le cose dei draghi."
"Non se ne parla!" rispose la bionda, indicando verso casa dei suoi con fare di comando "Ora torna a casa! Diglielo anche tu, Hiccup."
"Tua sorella ha ragione." la appoggiò il capo "Sei solo un bambino, e questo viaggio può essere pericoloso."
"Mamma dice che anche tu eri solo un bambino quando hai trovato Sdentato." insistette il ragazzino, irremovibile.
"È diverso." spiegò il giovane "Io avevo quindici anni, tu ne hai solo quattro."
"Io vengo!" urlò il piccoletto, testardo.
Il capotribù incrociò le braccia, severo e irremovibile.
"Puoi urlare quanto vuoi, piccoletto." disse "E puoi fare qualunque cosa, ma non cambio idea. Se insisti, in quanto capotribù dovrò puntare i piedi."
Billy strinse gli occhi, afferrando con rabbia la sua ascia e mordendosi il labbro inferiore, e poi...
Due ore dopo...
Il gruppo di draghi sorvolava l'oceano.
In retroguardia c'erano Moccicoso e Gambedipesce, in centro erano stati messi Dagur e Testa di Tufo, per tenere più sotto controllo il rosso, e avanti volavano Astrid e Hiccup.
Questi ultimi erano nervosi. Si guardarono, e Hiccup scosse la testa.
"Ricordami di non puntare mai più i piedi quando discuto con un Hofferson." sussurrò, rivolto a Sdentato, che brontolò alzando le orecchie.
"Io ti sento." disse Billy, seduto a cavalcioni sulla sella del Furia Buia, di fronte al castano, sorridendo allegro "Però è vero: la mia sorellina fa più male se si arrabbia."
Il capotribù alzò gli occhi al cielo, guardando di nuovo la compagna.
"Non guardare me." lo ammonì la bionda, arrabbiata "Sei stato tu a cedere ai suoi capricci, quindi ora te la vedi tu con lui."
Vomito e Rutto si mise tra Sdentato e Tempestosa, e Dagur guardò Hiccup, sorridendo sotto i baffi.
"Se ti fai trattare in questo modo da un bambino di quattro anni, mi chiedo come hai mandato avanti un villaggio in questi mesi, fratello." lo schernì.
"Non sei d'aiuto, Dagur." gli rispose il giovane, a denti stretti.
"Stai zitto e torna al tuo posto!" ringhiò Astrid, puntando l'ascia alla gola del rosso.
"Okay, calma..." si scusò, alzando le mani e arretrando leggermente con il drago "Era solo per far conversazione."
Hiccup borbottò tra sé, afferrando meglio la sella per mettere in sicurezza il bambino, e guardò verso l'oceano, poi virò di qualche grado e continuò a guidare il gruppo, in silenzio.
Dopo altre due ore di volo trovarono uno scoglio su cui posarsi per sgranchirsi le gambe e consumare un pranzo veloce, ma si rimisero in viaggio subito, in modo da arrivare a destinazione il più presto possibile.
Arrivarono al gruppo di isole di cui faceva parte quella del popolo dei Paladini delle Ali verso sera, ma era tardi per presentarsi da loro, per cui si fermarono su una di quelle vicine per la notte.
Billy si stava tenendo sveglio a stento, così Hiccup lo prese dalla sella, e il piccolo lo abbracciò, poggiando la testa sulla spalla del compagno della sorella e chiudendo gli occhi. Astrid si avvicinò e fece una carezza al bambino, dando un bacio al capotribù, sorridendo.
"Non so se abbiamo fatto bene a portarlo con noi." disse il castano, prendendolo meglio "Potrebbe essere pericoloso, non sappiamo come reagiranno i Paladini al nostro arrivo."
"Mio fratello è in buone mani." lo rassicurò la giovane "Il capotribù di Berk è l'uomo migliore a cui potrei affidarlo."
Si abbassò per baciarla di nuovo, ma il verso minaccioso di un drago sopra le loro teste li mise in allarme.
Consegnò il bambino a Gambedipesce e diede ordine di sistemarsi in posizione di difesa, proprio quando videro un Frusta Tagliente atterrare di fronte a loro, e la persona che lo cavalcavia scese a terra, il suo volto celato da una sciarpa e la testa coperta da un cappuccio scuro.

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Capitolo 40
*** 39 ***


Sdentato ringhiò, estraendo i denti. Come lui, anche gli altri draghi si schierarono in posizione d'attacco verso i nuovi arrivati.
Hiccup fece un cenno al suo animale, che indietreggiò di un passo, pur senza abbassare la guardia, e si fece avanti, alzando le braccia per mostrare che non avevano cattive intenzioni.
Osservò ancora il drago e il suo Cavaliere, e non ebbe dubbi su chi fosse, ma attese che fosse l'altro a fare la prima mossa. Si accorse che stava esaminando i loro animali, fermandosi su Sdentato, poi sulla protesi del drago e quella del ragazzo.
"Hiccup?" chiese una voce femminile, incerta.
"Ciao Heather." la salutò il castano, facendo un passo avanti "Ti stavamo cercando."
La giovane si scoprì la testa e il volto, poi corse verso il giovane e gli saltò al collo.
"Il tuo Furia Buia è inconfondibile." commentò l'altra, senza mollarlo "Cosa ci fate qui? Dovevate venire due mesi fa, ma poi avete annullato la visita all'Isola dei Paladini delle Ali... cosa è successo?"
"Ehm... lunga storia..." rispose il giovane, indicando Astrid, che lo aveva affiancato "Ti ricordi di Astrid?"
La bruna sorrise, annuendo e abbracciando anche lei, poi guardò di nuovo i draghi.
"Ci siete tutti!" esclamò.
"Non proprio tutti." specificò il capo di Berk "Testa Bruta è rimasta a Berk. Motivi di rappresentanza... qualcuno deve pur sostituire il capotribù in sua assenza."
"Ah, sì, capo di Berk!" annuì Heather "La voce si è sparsa... ne hai fatta di strada in questi tre anni!"
"Beh, siamo cresciuti, non siamo più bambini ormai... ognuno di noi ha trovato il proprio posto." intervenne la bionda, prendendo la mano del compagno "Hiccup è succeduto a suo padre, il sono entrata nelle Guardie di Berk e, di conseguenza somo diventata la sua guardia del corpo personale, e gli altri hanno trovato altre vocazioni."
Hiccup annuì, a sostegno delle parole della compagna, e la prese per i fianchi.
"Comunque ti stavamo cercando." riferì "Il mercante Johan ci ha detto che ti sei trasferita dopo che un'epidemia ha colpito la tua isola, quindi siamo venuti subito dove ci ha detto lui."
"Sì, c'è stato il Morbo di Odino..." spiegò la giovane, abbassando lo sguardo "È stata una nave dei Grandi Guerrieri a portarlo."
"Cosa?!" intervenne Dagur, rimasto in disparte fino a quel momento "Questo significa che..."
Non riuscì a terminare la frase, perché Heather gli puntò l'ascia alla gola.
Ma il castano si mise in mezzo, tenendo le mani avanti.
"Ferma, Heather!" esclamò "Lui non c'entra nulla. è stato in una prigione degli Esiliati negli ultimi tre anni."
"Che ci fa qui?" ringhiò lei, rabbiosa.
"Lunga storia." spiegò il giovane "Diciamo che ora è... sotto la mia custodia. Mi ha chiesto un favore e gli ho concesso il mio aiuto. Ora... ci siamo fermati su quest'isola perché era tardi... ci saremmo presentati da voi domani mattina. Però, già che ci siamo, che dici di accompagnarci dai Paladini delle Ali?"
La giovane esitò, fissando prima il capo di Berk e poi quello dei Grandi Guerrieri, infine annuì. 
"Va bene, ma appena arriviamo, questo qui verrà rinchiuso in cella." rispose, indicando il rosso.
"Ehi, ma..." cercò di protestare l'altro, ma venne zittito da un'occhiataccia di Hiccup.
"Sì, è giusto." ammise il giovane "Lui è un prigioniero."
Si avvicinò al resto del gruppo, prendendo Tommy, che si era addormentato nonostante la confusione, dalle braccia di Gambedipesce, e diede qualche altro ordine, salendo in groppa a Sdentato e tenendo meglio il bambino.
Heather salì sul suo drago, facendo strada al gruppo di Berk, e dopo un'ora arrivarono a destinazione.
L'Isola era grande, e il centro abitato era arroccato in un porto naturale ai piedi del vulcano attivo che ne costituiva la struttura. Le case erano raccolte attorno a una enorme statua di un drago, a prima vista un Classe Builder, come Muscolone, cosa che strappò a Gambedipesce un'esclamazione meravigliata.
"Quello è il Grande Protettore" spiegò la bruna, girando attorno alla statua per atterrare ai suoi piedi "Protegge gli abitanti dalle colate di lava del vulcano."
"Figo!" esclamò il corpulento ragazzo "Vorrei saperne di più."
"Magari domani, Gambedipesce." intervenne Astrid, scendendo dalla sua cavalcatura e avvicinandosi al compagno, che ancora teneva Billy, il quale lo stringeva forte, nel sonno, tenendosi un dito in bocca con aria tranquilla "Non possiamo muoverci di più: mio fratello deve dormire e Hiccup non può scarrozzarlo in giro ancora a lungo."
"Abbiamo una capanna per gli ospiti." suggerì Heather, aprendo la cella di prigionia, scavata sul suolo della piazza, e facendoci entrare Dagur "Voi ragazzi potete riposare lì con i draghi. Tu, Astrid, puoi stare a casa mia."
"Ehi! Non dimenticatevi di me!" esclamò il rosso, aggrappandosi alle grate.
"Stai calmo, Dagur, si tratta solo di stanotte." lo zittì Hiccup, seguendo gli altri alla capanna degli ospiti. Quando arrivarono davanti alla porta, la bionda gli si avvicinò e fece una carezza al fratellino addormentato; lui sorrise e le stampò un bacio sulle labbra "Stai tranquilla, mi occupo io di lui."
La Hofferson annuì, poi seguì l'ospite a casa.
"Sono davvero cambiate le cose, ora." commentò Heather "Così Hiccup è il capo, ora?"
"Già. E io sono la sua guardia del corpo personale." confermò l'altra.
"E da quello che ho visto, non solo." continuò la bruna, entrando in casa "Avete già fissato la data?"
"Quale data?" domandò la giovane berkiana, affossando.
"Oh, avanti! Quando vi sposate?" insistette la ragazza "O lo siete già?"
"È complicato..." rispose Astrid, facendo un sospiro profondo "Non siamo sposati... è una lunga storia, magari domani te la racconto... ora vorrei solo riposare, è stato un viaggio lungo, e dobbiamo anche badare a mio fratello..."
"Va bene, domani però mi racconti tutto, senza tralasciare nulla." acconsentì Heather, cedendole il letto e sistemandosi in cucina.
Astrid si sedette sul letto, guardandosi intorno. Li aveva accolti bene, ma come avrebbe appreso, l'indomani, la notizia di essere sorella di Dagur lo Squilibrato?

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Capitolo 41
*** 40 ***


All'alba Astrid si svegliò, preparandosi e andando in cucina.
Heather era già in piedi e stava mettendo la colazione in tavola. Le sorrise, prendendo lo sgabello e guardandosi intorno.
"Così ti sei stabilita qui?" chiese.
"Sì. Sono arrivata qui dopo che i miei sono morti." rispose la bruna, passandole la focaccia calda "Ma dimmi di te: allora tu e Hiccup state insieme?"
La berkiana arrossì, annuendo timidamente.
"E non avete ancora fissato la data?" insistette l'altra.
"In realtà siamo già stati sposati, ma abbiamo divorziato poco tempo dopo." ammise Astrid, tagliando la sua focaccia.
"Avete divorziato?! Ma siete matti?! Voi due siete perfetti insieme!" commentò Heather, sorpresa.
"È... è complicato..." sussurrò l'altra, non sapendo come risponderle.
La padrona di casa la guardò, in attesa di ulteriori spiegazioni, così la bionda decise di raccontarle tutto.
"Non eravamo pronti, secondo lui." concluse, alla fine del racconto "E aveva ragione, l'avevo fatto solo per potermi occupare di lui, non perché lo volessi realmente." fece un respiro profondo, guardando il proprio piatto "Ci sposeremo di nuovo, quando saremo entrambi consapevoli che questa sia la scelta giusta, ma ora non è il momento. Certo, i miei a malapena mi parlano, ed è già tanto se mi permettono di occuparmi di mio fratello Billy, ma non è importante, ora devo solo fare il mio lavoro e proteggere il mio capo, e ritagliare del tempo nei nostri impegni per dare a mio fratello la giusta educazione. Certo non è semplice, e lui è un testone..."
"D'altronde è un Hofferson." commentò Heather, togliendo i piatti vuoti e mettendoli nel catino per lavarli "Anche tu sei testona, a volte, ammettilo."
La bionda sorrise, aiutandola a riordinare, poi insieme uscirono di casa.
"Un'ultima cosa..." domandò la mora, appena fuori "Come mai la sorella di Testa di Tufo non è qui? La spiegazione di Hiccup mi è sembrata un po' vaga, ieri sera..."
"Te lo dico, ma tu non farne parola con gli altri." spiegò Astrid, guardandosi intorno "Testa Bruta è incinta."
"Davvero?" continuò l'altra, sorpresa "E chi è il padre?"
"Moccicoso. Stanno insieme da un po'. Ma lui non sa ancora nulla, per questo ti chiedo di tenere questa informazione per te."
La giovane annuì, poi vide uscire dalla capanna degli ospiti il resto del gruppo e li raggiunse, insieme alla giovane Berkiana, che andò subito incontro al fratello e al capotribù, salutando quest'ultimo con un bacio sulle labbra.
Hiccup ricambiò, allontanandosi e assumendo un'aria più seria e quasi solenne quando notò una donna bionda con i capelli corti accompagnata da un uomo particolarmente muscoloso avvicinarsi: la regina Malla e la sua guardia del corpo.
Heather parlò con la donna, che annuì, avvicinandosi al giovane capo e salutandolo con un cenno della testa.
"Capo Hiccup, è un piacere vederti, dopo che avevate annullato la visita precedente." disse "Ho saputo che hai avuto un incidente durante quel viaggio, e spero che si sia risolto tutto per il meglio."
"Regina Malla..." la salutò Hiccup "Dispiace anche a me di non aver potuto completare la precedente visita di rappresentanza. E devo confessarti che le ragioni dell'attuale visita non sono le stesse della precedente." fece un respiro profondo, raccogliendo le idee e guardando i suoi compagni di viaggio "Ma per spiegare meglio ho bisogno che il prigioniero che abbiamo portato con noi venga liberato, garantisco per lui che non darà problemi."
"Mi permetto di dissentire." intervenne Heather, facendo un passo avanti "Vorrei ricordare che una nave dei Grandi Guerrieri è responsabile di aver infettato e sterminato un'intera isola con il Morbo di Odino."
"Dagur non è responsabile di tale atto." obiettò il ragazzo "Lui è stato in prigione negli ultimi tre anni, senza alcun contatto con il proprio popolo."
"Va bene." acconsentì la regina dei Paladini, dopo un lungo silenzio, voltandosi verso la sua guardia del corpo "Throk, libera il prigioniero e portalo da noi. Capo Hiccup, tu e il tuo seguito venite con noi."
Fece strada verso un piazzale con un grande tavolo, evidentemente usato per le visite di rappresentanza degli altri capotribù. Poco dopo vennero raggiunti da Throk, che scortava Dagur, e si sedettero tutti quanti per ascoltare le richieste del capo di Berk.
"Come ho già detto, il motivo per cui siamo qui non è lo stesso della mancata visita precedente." esordì il ragazzo, voltandosi verso Heather "In realtà siamo qui per te."
 "In che senso?" domandò la bruna, confusa. 
Hiccup sospirò, pensieroso, portando due dita al mento. Come poteva spiegare la situazione all'amica senza provocarle una reazione non gradevole? Passò lo sguardo sui compagni di viaggio, in cerca di aiuto, fermandosi sul piccolo Billy, accanto a lui, che fissava Heather con aria curiosa; gli mise una mano sulla spalla e annuì, incitandolo a dare voce ai suoi pensieri. Forse l'intervento del bambino avrebbe potuto limitare i danni dovutialla possibile reazione ad una rivelazione così potente.
Il biondino colse la palla al balzo e, alzandosi in piedi sulla panca si sporse verso la giovane, osservandola attento, e poi voltandosi verso Dagur.
"È un po' uguale a te." commentò "Anche lei ha gli occhi buoni, ma sembra tanto sola… magari le mancano la mamma e il papà…"
"I miei sono morti qualche mese fa." spiegò la ragazza "Però non erano davvero i miei genitori, sono stata adottata quando ero piccola."
"Oh, bene, allora lo sai." riprese a parlare il capo di Berk "Mi rendi il lavoro più semplice. Ricordi nulla dei tuoi veri genitori?"
"Poco…" ammise la mora, guardandosi le mani giunte posate sul tavolo "Ero solo una bambina, i pochi ricordi che ho di mio padre sono molto nebulosi, però ho questo, che so essere suo."
Prese un corno dalla cintura e lo posò sulla grande tavola, visibile a tutti. Astrid lo afferrò per esaminarlo, infine scambiò uno sguardo con il compagno e, con delicatezza, gli sganciò la spilla col sigillo del capo di Berk appuntata al petto, ereditato dal padre e simbolo del suo regno, quindi restituì il ricordo alla proprietaria, insieme a quest'ultimo oggetto, in modo che potesse confrontare i due simboli.
"Questo è il simbolo della corona di Berk." disse la bionda, calma "Prima di appartenere a Hiccup era di suo padre."
"Ma allora questo significa…" sussurrò Heather, fissando il simbolo sui due oggetti.
"No, non significa quello che pensi." intervenne Hiccup, riprendendo il proprio medaglione "Vedi, quando nasce un figlio a un capotribù, è usanza che i re delle altre isole portino dei doni. Ho parlato con mio padre, e lui ha confermato di aver regalato quel corno, per la nascita della figlia minore, a Oswald il Pacifico. È lui tuo padre."
"Ed è anche mio padre." completò Dagur, che era rimasto in silenzio fino a quel momento "Heather, tu sei mia sorella."
La castana alzò gli occhi, fissando il prigioniero. Era confusa, come poteva essere vera tutta quella storia?
Lei non poteva essere la sorella dell'uomo che le aveva sterminato la famiglia adottiva.
Non poteva accettarlo.

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Capitolo 42
*** 41 ***


Heather scattò in piedi e, con una mossa fulminea, scavalcò il grosso tavolo e saltò alla gola di Dagur, facendolo cadere dalla panca e bloccandolo a terra, rabbiosa.
"Ehi, calma, sorellina!" esclamò il rosso, tenendo le mani alzate.
"Io non sono tua sorella!" ringhiò la bruna, tenendolo bloccato a terra con una mano sul collo.
"Heather, calmati." intervenne Astrid, avvicinandosi e poggiandole una mano sulla spalla "Non è colpa sua se c'è stato il Morbo di Odino sulla tua isola. Quei poveretti potrebbero averlo contratto chissà dove, ma di certo Dagur non c'entra. È stato in prigione per anni, e anche se ha avuto un'occasione di scappare non l'ha fatto; fossi in te gli darei almeno il beneficio del dubbio."
Ma la giovane non la stava a sentire. Strinse maggiormente le dita attorno al collo di Dagur, che le afferrò il polso per riuscire a respirare ancora.
"Vuoi davvero uccidermi a sangue freddo davanti a un bambino innocente?" sussurrò l'uomo, indicando Billy, che sbirciava da dietro Hiccup, il quale si era frapposto tra lui e gli altri due in modo da proteggerlo.
"Heather, calmati." intervenne, finalmente, la Regina Malla "Credo che stiano dicendo la verità, non ha ucciso lui i tuoi genitori."
Le convinzioni della mora vacillarono. Fece un respiro profondo e, finalmente, lasciò andare il fratello, che si tirò su, massaggiandosi la gola.
Hiccup si avvicinò, controllando prima il suo vecchio nemico e poi rivolgendosi alla ragazza.
"Capisco come ti senti." esordì "La tua famiglia... le persone con cui sei cresciuta sono state sterminate da un'epidemia incurabile, portata da chissà dove a bordo di una nave di passaggio..."
"Non una nave qualsiasi, Hiccup." insistette Heather, indicando Dagur "Ma una nave dei Grandi Guerrieri. E sappiamo tutti che lui è il re di quel dannato popolo!"
"Un popolo che non ha una guida da anni." intervenne l'altro, calmo e sincero "Come ha detto il nostro fratellino, io sono stato in prigione per molto tempo, e sicuramente ci tornerò, perchè non penso che gli Esiliati vorranno darmi uno sconto di pena. Per questo ho chiesto al capo di Berk, l'unica persona a cui posso dare fiducia per tali faccende, di aiutarmi a ritrovare mia sorella, in modo che prenda il mio posto alla guida del nostro popolo."
La giovane donna diede loro le spalle, pensierosa, e la Regina dei Paladini le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla, comprensiva.
"Non portare rancore a lungo, Heather." le disse "Non fa bene né a te, né agli altri. Vai pure, un popolo ha bisogno della tua guida e del tuo sostegno, e sono certa che i tuoi amici sapranno consigliarti ed aiutarti nelle decisioni più difficili."
Finalmente Heather decise. Tornò a voltarsi verso gli amici, fermandosi davanti al fratello appena ritrovato.
"Va bene, accetto." acconsentì "Ma tu dovrai affiancarmi per i primi tempi, conoscendo meglio il nostro popolo; parlerò con gli Esiliati e farò con loro un accordo."
Il gruppo di Berk si rilassò. La situazione era finalmente risolta.
Hiccup si avvicinò alla compagna passandole un braccio attorno ai fianchi e guardandosi intorno. Aveva trattato quella "crisi" usando parte degli insegnamenti di suo padre, facendosi aiutare anche dalle persone a lui vicine, questo significava che doveva ascoltarlo di più, e che avrebbe chiesto scusa al suo vecchio e agli altri per come si era comportato ultimamente, non appena fossero tornati alla loro isola.
Soprattutto a suo padre, che aveva ancora molto da insegnargli sul mestiere di capotribù.
I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo di un Terribile Terrore, che sfrecciò a folle velocità sopra le loro teste, virando quattro volte attorno a loro prima di precipitare addosso a Moccicoso, che cadde a terra, travolto dall'agitazione dell'esserino.
Il ragazzo si tirò su, borbottando, e srotolò il pezzo di pergamena legato alla sua zampa, leggendolo mentre il suo capo si avvicinava, in attesa.
Lo sguardo del moro si fece serio, mentre passava il foglio al cugino, perché ne leggesse il contenuto. Gli diede una pacca amichevole sulla spalla, disse qualcosa all'orecchio di Astrid e si andò a sedere lì vicino, togliendosi il copricapo e passandosi una mano in faccia, shockato.
Hiccup lesse la lettera, restando sconvolto da ciò che veniva comunicato, e si lasciò abbracciare da Astrid, senza muoversi.
"Dobbiamo tornare a Berk." ordinò il capotribù, con la voce spezzata dallo shock "Dobbiamo andarcene subito..."

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Capitolo 43
*** 42 ***


"È successo qualcosa?" domandò Gambedipesce, allarmato dalle reazioni degli amici.
"È una lettera di Testa Bruta." spiegò Moccicoso con un filo di voce "C'è stato un incidente mentre controllavano le vecchie gallerie dei Morte Sussurrante. Un tunnel ha ceduto e ci sono state delle vittime, tra queste c'è anche Stoick."
Nel gruppo calò il silenzio. Billy si avvicinò alla sorella, la quale ancora stringeva il compagno, e le abbracciò le gambe, nascondendo il visino, e lei gli passò una mano sui capelli come a voler consolare anche lui.
La Regina Malla osservò i berkiani per qualche secondo prima di rivolgersi a Heather e Dagur.
"Credo che sia opportuno che partiate anche voi con loro, così da assicurarvi che il capo di Berk arrivi illeso alla sua isola." suggerì.
"Ha ragione." ammise il rosso "Sia Hiccup che gli altri sono sconvolti per la brutta notizia, conviene che li accompagniamo a casa."
La ragazza si voltò verso i suoi vecchi amici, osservandoliuno per uno. Jorgenson era ancora seduto, con l'elmo in una mano e l'altra posata sul volto nel tentativo di nascondere le lacrime, Testa di Tufo gli si era avvicinato e cercava di rassicurarlo dandogli delle leggere pacche sulla schiena, nonostante fosse sconvolto quanto lui, Gambedipesce, invece, aveva affiancato il suo capo e aveva posato una mano sulla sua spalla, in attesa di altri ordini.
Erano tutti sconvolti dalla notizia: Stoick l'Immenso non era solo il precedente capo di Berk e il padre del loro attuale capo, ma era stato un punto di riferimento per tutti, e tutti loro gli volevano bene come a un padre.
"Torniamo a Berk." ripetè Hiccup, facendo un respiro profondo "Abbiamo molto lavoro da fare, dobbiamo tornare il più presto possibile."
Heather annuì, accompagnandoli agli stallaggi dove erano stati portati i loro animali, quindi li aiutò nei preparativi e, poco dopo, tutti insiemepartirono alla volta di Berk.
Ore più tardi arrivarono all'isola. Era notte fonda, ma c'era ancora molta confusione.
Un gruppo di berkiani era radunato attorno a quello che sembrava un crepaccio formatosi a nord dell'insediamento, probabilmente si trattava del tunnel crollato di cui parlava il messaggio; altre persone erano radunate nella piazza centrale, attorno a quelli che sicuramente erano dei corpi coperti da coperte e teli di fortuna, circa una ventina.
Appena il capotribù toccò terra, Skarakkio si avvicinò, insieme a Testa Bruta e Worff.
La giovane Thorston si avvicinò al compagno, abbracciandolo e nascondendo il volto nell'incavo della spalla, mentre Skarakkio accompagnò Hiccup verso uno dei corpi deposti temporaneamente sulla piazza, quello di Stoick l'Immenso.
Astrid fece per seguirlo, ma il capo delle Guardie la fermò, insieme al fratellino.
"Aspetta, Astrid, c'è una cosa che devi sapere..." disse, trascinando la sua sottoposta e il bambino poco più avanti, in mezzo a quella camera ardente improvvisata "Ho chiesto a Testa Bruta di non dire nulla al riguardo nella lettera, perché c'era bisogno che tu fossi più lucida del Capo, ma..."
"Di cosa parli?" domandò, confusa, la giovane "Worff, il mio compagno ha appena perso il padre, dovrei stare con lui..."
"Astrid..." sussurrò, con voce rotta, guardandosi intorno come a voler cercare le parole giuste. Fece un respiro profondo e le posò una mano sulla guancia, guardandola finalmente negli occhi "Hiccup non è l'unico ad aver perso qualcuno nell'incidente... i tuoi genitori erano con Stoick..."
La bionda non ebbe il tempo di elaborare quanto detto, perché con la coda dell'occhio vide Billy abbassarsi accanto al corpo alla loro destra, afferrando la mano pallida che usciva dal telo che lo copriva, la mano di una donna, e osservandola, esaminando gli anelli sulle dita.
Si abbassò anche lei e, non appena riconobbe i gioielli su quella mano, dovette fare un grande sforzo per non cedere allo shock, abbracciando il bambino, che era scoppiato a piangere disperatamente. Il suo amico non disse nulla, ma si abbassò sull'altro corpo, scoprendone il braccio e mostrandole il manicotto agganciato al polso, con degli elaborati disegni, segni distintivi di quell'uomo.
A quel punto Astrid non riuscì a trattenersi più e scoppiò a piangere, tenendo stretto il fratello: quei due corpi appartenevano ai loro genitori, anch'essi morti nel crollo del vecchio tunnel dei Morte Sussurrante.
Hiccup si avvicinò, zoppicante, asciugandosi gli occhi; congedò il capo delle Guardie con una pacca sulla spalla e si abbassò accanto alla compagna.
"Astrid... me l'hanno appena detto..." disse, con un filo di voce.
La ragazza alzò lo sguardo, incrociando quello del capotribù, ancora appannato dalle lacrime che lui cercava di nascondere ma che continuavano a scendere. Non parlò, limitandosi a poggiare la testa sulla spalla del giovane, nella speranza che quel gesto potesse aiutare tutti e tre a superare quel tragico momento.
Poco lontano, Moccicoso e Testa Bruta osservavano la scena, ancora abbracciati. Testa di Tufo si avvicinò, insieme a Dagur e Heather, fissando inermi quel triste spettacolo.
"Mi sento in colpa..." commentò la bionda, asciugandosi una lacrima "Il capo e Astrid sono in lutto, mentre noi tra qualche mese avremo un bambino... non mi sembra giusto... loro hanno perso i genitori..."
Il moro la guardò, stupito per la rivelazione della compagna, ma non disse nulla, limitandosi a baciarle la fronte. Presto avrebbero potuto festeggiare il lieto evento, ma prima dovevano seppellire i morti, e tutti dovevano elaborare il lutto, soprattutto suo cugino, che doveva trovare la forza di andare avanti per il bene del suo popolo.

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Capitolo 44
*** 43 ***


Hiccup non era pronto.
E non era così che avrebbe dovuto andare.
Fece un respiro profondo, afferrando la torcia che gli porgeva Skarakkio, quindi camminò verso la pira funeraria a forma di nave che era stata costruita per i venti morti di quella tragedia.
La osservò; l'intero villaggio aveva lavorato senza sosta per poter dare una degna sepoltura ai loro cari, ma non potevano sacrificare una nave perchè le loro anime potessero raggiungere il Valhalla, per questo il capotribù aveva proposto di creare una grande pira funeraria che ne ricordasse la forma, dopo essersi consultato con Gothi.
In quel modo avrebbero potuto tutti quanti riposare in pace, non solo suo padre,il precedente capo villaggio, ma anche gli altri, amici, parenti o semplici conoscenti, tutti meritavano di cenare al tavolo delle Valkirie.
L'intero villaggio, draghi compresi, era raccolto alla base della collina appena fuori dal centro abitato, nel luogo che era stato predisposto per il funerale, il quale si sarebbe tenuto appena dopo il tramonto. Nel silenzio raccolto, ogni persona ascoltava la preghiera intonata dalla squillante voce del vecchio fabbro, amico d'infanzia di una delle vittime, mentre il capotribù si apprestava ad accendere il fuoco che avrebbe liberato le anime dei loro cari.
Una volta compiuto quell'atto, il giovane uomo tornò al suo posto, in prima fila insieme ai suoi amici più cari.
Astrid teneva la testa bassa, e una mano era poggiata sulla testa del fratello, cercando di rassicurarlo mentre il piccolo era scosso da singhiozzi che non riusciva a calmare da quando, due giorni prima, tornati a casa avevano scoperto che la tragedia aveva colpito anche la loro famiglia, lasciando i due fratelli Hofferson da soli ad affrontare il mondo.
Hiccup non disse nulla, limitandosi ad abbracciare la compagna, mentre il fuoco illuminava a giorno la radura piena di persone, lasciando andare le anime perdute.
Dagur si avvicinò, poggiando una mano sulla spalla del vecchio nemico. Lui e la sorella erano rimasti a Berk, temporaneamente, per aiutarli nei preparativi e sostenerlo come meglio potevano.
"...Mi invitano a prendere posto in mezzo a loro nella sala del Valhalla..." sussurrò, ripetendo le parole del cerimoniere, insieme al resto dei presenti "dove l'impavido può vivere per sempre... fratello, mi dispiace..."
Il castano non disse nulla e strinse Astrid, lasciando che lei nascondesse il volto sul suo petto, mentre Billy si allontanò di un passo, fissandoli ancora in lacrime, e poi corse via, verso l'altro lato del villaggio.
La bionda si separò dal compagno non appena il bambino si allontanò da lei, e fece per seguirlo, ma Heather la fermò.
"Lascialo andare." disse "È solo un bambino, ha bisogno di elaborare il lutto. Lo andrai a prendere più tardi."
La giovane stava per replicare, ma il compagno la fermò, facendo un segno al capo delle guardie, che annuì e si allontanò, seguendo Billy.
La cerimonia continuò senza altri intoppi, concludendosi quando il fuoco si estinse, lasciando solo cenere dove prima c'era la pira funeraria, ceneri che furono raccolte e sparse nel mare dal cerimoniere e altri uomini fidati.
Hiccup accompagnò Astrid a casa, insieme ai due reggenti dell'Isola dei Grandi Guerrieri. La fece sedere al tavolo e le versò un bicchiere d'acqua.
"Billy..." sussurrò la ragazza, alzandosi di nuovo, agitata "Devo andare a cercare mio fratello, chissà dove si è cacciato..."
"Ho mandato Worff a tenerlo d'occhio." riferì il giovane "Non devi preoccuparti, è al sicuro."
Ma lei sembrava preoccupata, e la si poteva capire: quel bambino era l'unico rimasto della sua famiglia, non voleva che gli succedesse qualcosa di brutto.
"Vai pure, fratello." suggerì il rosso "Restiamo noi con lei, mentre tu cerchi il ragazzino."
Hiccup annuì e baciò la fronte della compagna, prima di tornare in strada per andare a prendere il bambino.
Lo aveva visto correre verso il bosco, in direzione della baia dove aveva conosciuto Sdentato, per cui non fu difficile seguirne le tracce; e infatti, a pochi metri dal sentiero tra le rocce che portava nel fiordo incontrò il capo della Guardia.
"È lì sotto da un po'." riferì Worff, indicando l'ingresso del sentiero "Non ha ancora smesso di piangere."
"Grazie." lo congedò il capotribù "Ora me ne occupo io, tu torna pure dal tuo compagno."
Detto ciò scese nella baia e raggiunse Billy, seduto vicino alla parete di roccia, con le ginocchia al petto e la fronte poggiata sulle cosce.
"Ehi..." lo chiamò il giovane uomo, sedendosi accanto a lui "Tua sorella è preoccupata."
"Io non... non ci riesco..." singhiozzò il piccolo, alzando la testa e asciugandosi le lacrime con il dorso della mano "Papà dice sempre che i maschi non devono piangere, ma io..."
"A volte fa bene piangere. Aiuta a superare le cose brutte che succedono." ammise il castano "Ed è giusto che tu lo faccia, perchè hai perso i tuoi genitori; anche io ho pianto per la morte di mio padre."
"T... tu però non hai più pianto dopo..." obiettò Billy "Io... io non ci riesco..."
"Ognuno ha i suoi tempi." continuò l'altro "Tua sorella è una delle persone più forti che conosco, eppure anche lei non riesce a smettere di piangere la perdita dei vostri genitori."
Il biondino annuì, fissando l'acqua cristallina del fiordo, e fece dei respiri profondi per provare a calmarsi.
"Papà era arrabbiato con te." riferì "Diceva che lo avevi truffato..."
"È perchè ho preso una decisione riguardante Astrid che a lui non è piaciuta." ammise Hiccup.
"Ma tu sei il capo, e vuoi bene a mia sorella." obiettò il piccolo "Se a lei andava bene che tu prendessi quella decisione lui non doveva arrabbiarsi!"
Il capotribù sospirò. Quel bambino, nonostante i suoi quattro anni, faceva dei ragionamenti molto maturi, eguagliando, se non superando, quelli di un adulto. Era una bella dote, ma se non si era preparati poteva spiazzare.
"Vedi, Billy... ci sono delle decisioni, soprattutto riguardanti le ragazze, per cui è segno almeno di buona educazione chiedere il permesso al padre, o al parente maschio più vicino." spiegò.
"Su che cosa?" insistette l'altro, interessato.
"Beh... ad esempio... se io volessi sposare tua sorella dovrei chiedere il permesso al suo parente maschio più vicino, tipo il padre o un fratello, nel caso in cui il primo non fosse più in vita."
Billy ascoltò attento e alla fine si alzò in piedi, afferrò Hiccup per il colletto e lo guardò negli occhi, serio, puntandogli il dito contro.
"Tu a mia sorella la devi sposare!" esclamò "E dovete fare anche tanti bambini! Io non ti dò il permesso: te lo ordino, chiaro?"
Il castano sorrise; almeno era riuscito a distrarlo dai brutti pensieri. Gli scompigliò i capelli e si alzò in piedi, pensieroso.
"Lo faremo, te lo prometto." rispose "Solo non subito. Prima dobbiamo mettere a posto delle cose, ma quando saremo pronti le chiederò di sposarmi. Ora torniamo a casa, così Astrid non si preoccupa."
Detto ciò lo prese per mano e lo riportò al villaggio, dalla sorella maggiore, che subito abbracciò il bambino, sgridandolo, perchè preoccupata per il fatto che si fosse allontanato senza permesso.
Dagur e Heather osservarono la scena, affiancando il padrone di casa.
"Non credevo che avrei mai visto la biondina in questa prospettiva, fratello." commentò il capo dei Grandi Guerrieri "Ma la capisco: preoccuparsi dei fratelli più piccoli è compito di noi fratelli maggiori."
"Sono rimasti soli." ammise Hiccup "È normale che si preoccupino l'una dell'altro.
"Non sono soli." si intromise la mora "Ci sei tu che puoi occuparti di loro, non devono fare tutto da soli, come è successo a me."
Il giovane annuì, osservando i due Hoffeeson. Aveva ragione: avevano tutti e tre perso i loro cari, e ora era giunto il momento di prendersi cura gli uni degli altri, confidando solo nelle proprie capacità.

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Capitolo 45
*** 44 ***


Era ancora buio, fuori. In quel periodo dell'anno le notti erano molto lunghe e i giorni si accorciavano sempre di più, fino a Snoggletog, quando il buio sarebbe durato per un periodo equivalente a tre giorni.
La vita a Berk rallentava, anche se ognuno faceva la propria parte per i preparativi della festa imminente.
Festa che quell'anno avrebbe avuto un sapore diverso, dopo la tragedia che aveva colpito il centro abitato, quando un vecchio tunnel scavato dai Morte Sussurrante era crollato, causando la morte di venti persone, tra le quali c'era anche il precedente capotribù e padre dell'attuale leader della città.
Ma bisognava andare avanti. Per questo Hiccup aveva dato ordine di iniziare i preparativi, un mese prima dell'evento, nonostante avessero appena finito di riparare i tunnel rimanenti per evitare altre tragedie simili, e nonostante anche il lavoro fatto per allargare le case delle famiglie che avevano accolto gli orfani dell'evento, così che potessero vivere in un ambiente più confortevole.
E la casa del capotribù era tra queste, poichè il ragazzo aveva deciso di tenere con sè Astrid e Billy Hofferson.
Il bambino aprì gli occhi, girandosi di fianco, ancora avvolto nella calda coperta, e osservò la tinozza piena d'acqua, dentro la quale era stato messo un uovo di Terribile Terrore deposto il giorno prima.
La prima cosa che vide furono le piccole crepe luminose del guscio, quindi si alzò e si avvicinò, osservando la schiusa.
Ci volle poco perchè il neonato rettile nuotasse fuori dalla bacinella, e il biondino subito lo prese e corse in cucina, poi prese un pesce dalla dispensa e glielo diede.
Il cucciolo accettò il primo pasto, facendo le fusa, e quando questo ebbe finito di mangiare Billy lo portò al piano di sopra, entrando nella stanza di Hiccup e Astrid, che ora non era più sul soppalco aperto, ma era stata chiusa, in modo da garantire più privacy alla coppia, ora che il fratello minore viveva con loro.
"Guardate!" esclamò, saltando sul letto, mentre i due giovani cercavano di mettere a fuoco l'ambiente, essendosi appena svegliati "Si è schiuso l'uovo!"
Il castano sorrise, facendo posto al centro del letto, dove Billy si sedette, mentre il piccolo rettile si arrampicava sulla sua spalla.
"Visto? Ora hai un drago tutto tuo." commentò "E presto potrai anche iniziare ad addestrarlo."
"E vedrai quante cose potrai fare con lui." continuò Astrid, tirandosi su ma tenendo la coperta in modo che le coprisse il corpo nudo.
Billy la osservò per qualche secondo, perplesso, poi alzò la coperta e guardò sotto. A quel punto sul suo volto si aprì un sorriso.
"Avete fatto un bambino!" esclamò, gioioso, facendo arrossire d'imbarazzo la sorella.
"Hiccup, te l'avevo detto che non era ancora il caso di spiegargli come nascono i bambini!" rimproverò la giovane, alzando gli occhi al cielo.
"Oh, andiamo! Billy è intelligente, è perfettamente in grado di capire certe cose, e lo sai anche tu." rispose il capotribù, afferrando i suoi pantaloni e indossandoli.
"È una cosa bella." ammise il piccolo "Non capisco perchè voi grandi diventate sempre strani quando dovete parlare di certe cose. Per fare un bambino bisogna avere tanto amore, e l'amore unisce. Voi due vi amate tanto, quindi è giusto che provate a fare un bambino. Anche Moccicoso e Testa Bruta si amano tanto, e loro tra poco avranno un bambino."
Astrid scosse la testa, invitando il fratello ad andarsi a cambiare. Quando fu uscito si voltò verso il compagno.
"Come fa ad essere così sereno?" domandò "È passato pochissimo tempo, per me è ancora difficile, ma lui..."
"Non siamo tutti uguali." spiegò Hiccup, avvicinandosi per aiutarla a vestirsi "Ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi per elaborare il lutto, e credo che sia difficile anche per tuo fratello, come lo è per tutti noi."
La giovane finì di indossare la sua alta uniforme e si voltò verso il ragazzo, guardandolo negli occhi.
"Anche tu dai l'impressione di averlo superato... ma come fai?"
"In realtà non l'ho superato del tutto..." ammise il castano "A volte è difficile anche per me, quando ho bisogno di un consiglio da lui e non posso averlo, ad esempio... spesso mi sembra di essere di nuovo nel mezzo della mossa Kobayashi Maru..."
"La Kobayashi Maru si supera dando sfogo alla creatività." suggerì la ragazza "Ne so qualcosa... ho dovuto farlo quando tu eri in coma."
Hiccup annuì, baciando la fronte della compagna e prendendola per mano. Infine scesero in cucina e poco dopo uscirono di casa insieme a Billy.
Nonostante fosse buio la gente era già al lavoro per finire di preparare la festa che si sarebbe tenuta la sera. Qualcuno si avvicinava ai tre per chiedere favori o parlare con il capotribù, e il ragazzo ascoltava tutti, pazientemente, pur senza mai mollare la mano della compagna.
Era passato un anno dalla sua ufficializzazione come capo villaggio, ed erano cambiate molte cose.
Astrid riportò alla mente quel periodo, quando si era autoconvinta di odiare quello che una volta era il suo migliore amico, pur di non ammettere la sua gelosia dovuta all'attenzione che le altre ragazze avevano nei suoi confronti. Diceva di odiarlo, e invece lo amava, solo che non sapeva come dimostrarglielo.
Si fermarono ai piedi dello scalone che portava alla Sala Grande e gli prese entrambe le mani.
"In questo momento dovrei essere in servizio come tua guardia del corpo, capo." sussurrò.
"Lo sai che non ne ho bisogno." la corresse, posandole un bacio sulle labbra "E comunque vorrei passare la sera di Snoggletog con la mia futura moglie, non con un soldato."
La bionda lo guardò, stupita, e Hiccup indicò con un cenno della testa Billy, che era corso a salutare alcuni coetanei che si stavano avvicinando assieme alle loro famiglie.
"Gli avevo fatto una promessa, il giorno del funerale dei nostri genitori." spiegò "E l'avevo fatta anche a te, ti avevo detto che avremmo fatto quel passo una volta che saremmo stati pronti entrambi... beh, io sono pronto, e tu?"
Astrid gli saltò al collo, baciandolo. Quella era la sua risposta: era pronta! Eccome se lo era!
Hiccup la strinse, e non la mollò neanche quando vennero raggiunti dai loro amici, Moccicoso e Testa Bruta in testa.
La Thorston aveva ormai superato la metà della gravidanza, e il suo stato era perfettamente visibile, per cui il compagno la lasciava sola il meno possibile, cercando di aiutarla per non farla stancare. Se si pensava che solo un anno prima non erano affatto interessati l'uno all'altra, quello era davvero un miracolo!
"Ehi, cugino!" lo salutò il moro, dandogli una pacca sulla spalla "Da quando voi due siete così affettuosi in pubblico?"
"Da quando mi ha chiesto di sposarlo!" spiegò la Hofferson, tenendo una mano sul petto del capotribù.
"Sul serio? Era ora!" esclamò Bruta, abbracciandoli entrambi "E quando lo farete?"
"Ehm... glielo ho appena chiesto, non abbiamo ancora deciso nulla..." balbettò Hiccup, sorridendo teso.
Tutti risero, ma l'allegria, soprattutto quella di Moccicoso, scemò quando Stizzabifolko passò loro accanto, borbottando tra sè e guardandoli con fare deluso.
Il capotribù gli posò una mano sulla spalla, serio.
"Ascolta, Moccicoso... voi due dovreste parlare." suggerì "Dovete risolvere i vostri problemi prima che sia troppo tardi, o potresti vivere con il rimorso di non averlo potuto fare quando eri ancora in tempo. Credimi, ne so qualcosa."
Il moro ascoltò le parole dell'amico e annuì, quindi carezzò la pancia della compagna, prima di allontanarsi e raggiungere il padre sullo scalone.
"Dobbiamo parlare." esordì, fermandolo.
"Non ho nulla da dire." lo gelò l'uomo, senza guardarlo in faccia.
"Beh, io sì. E gradirei che mi ascoltassi." fece un respiro profondo e raddrizzò le spalle, riordinando le idee "So che tu avevi dei progetti per me, fin da quando ero piccolo, e so che le cose non sono andate secondo i tuoi piani."
"Certo, se ti ostini a non ascoltarmi è ovvio che succeda." commentò Stizzabifolko, duro.
"Papà, io ho 20 anni, devi capirlo! Sono un uomo adulto, e tra poco avrò anche un figlio..."
"Un figlio illegittimo." lo interruppe ancora l'altro "Stare troppo tempo a contatto con Hiccup Haddock ti ha fatto male: hai acquisito anche tu la sua brutta abitudine a non seguire le regole."
"Non è illegittimo, è mio figlio, e presto sua madre diventerà mia moglie." rispose il giovane, stringendo i pugni "Non puoi gestire la mia vita al posto mio! Tu avevi dei progetti, ma devi capire che magari i progetti che avevi per me non sono adatti a quello che sono."
"Figliolo, come tu hai detto stai per diventare padre." continuò Stizzabifolko, finalmente guardandolo negli occhi "E i figli vanno guidati, non puoi permettere loro di prendere la strada sbagliata. Ricordatelo per quando dovrai educare quel bambino."
"Chi ti dice quale sia la strada giusta?" insistette Moccicoso "Quando tu eri ragazzo voi i draghi li uccidevate, noi invece li cavalchiamo! Nessuno può dire che cosa succederà quando mio figlio avrà la mia età! Io, come padre, ho il compito di proteggerlo finchè non sarà in grado di farlo da sè, e dopo il massimo che posso fare è consigliarlo e sperare che le scelte che farà sono quelle giuste! Deve trovare da solo la propria strada, non seguire quella che altri hanno scelto per lui, ed è quello che avresti dovuto fare tu, sia per me che per Adelaide!"
L'uomo non rispose e distolse nuovamente lo sguardo, quindi indicò il gruppo degli amici del figlio.
"Lo sai che il fatto che Hiccup sia il capotribù contraddice ciò che hai appena detto?" domandò.
"Lo sarebbe se Hiccup governasse esattamente allo stesso modo di suo padre. Ha imparato da Stoick, ma è lui a decidere, seguendo la sua strada e rimanendo sè stesso." fece un altro respiro profondo e si avvicinò di un passo al padre "E comunque non dico che tu non mi debba consigliare, ma non devi pretendere che ascolti tutto quello che dico. Vorrei solo che ti metta l'anima in pace e pensi a tuo nipote: lui crescerà in un mondo diverso da quello in cui sei cresciuto tu, ma puoi sempre raccontargli come era la vita ai tuoi tempi... sempre che tu voglia avere a che fare con lui. Se non lo vuoi vedere lo capisco, e accetterò la tua scelta, ma pensaci, prima che sia troppo tardi per rimediare, o l'unica cosa che potrai fare è rimpiangere di non aver fatto prima certe cose."
Stizzabifolko restò in silenzio, tornando a guardare il gruppo di amici del figlio; il piccolo Billy era tornato da loro, con quel Terribile Terrore neonato appollaiato sulla spalla, e toccava il pancione di Testa Bruta. Sì, i tempi erano cambiati, e suo figlio era ormai un uomo, doveva accettarlo. Annuì, dando una pacca sulla spalla al giovane.
"Va bene." acconsentì "Ma ora torna da tua moglie e accompagnate il capo dentro, altrimenti la festa non potrà iniziare."
Il moro non disse altro e tornò dai suoi amici, e insieme salirono verso la Sala, per poter finire i preparativi, così che la festa sarebbe iniziata in tempo.
Ci volle poco per finire tutto, e nel pomeriggio tutti i berkiani fecero il loro ingresso nella Sala Grande per i festeggiamenti.
Hiccup si avvicinò al proprio tavolo e attese che tutti fossero seduti ai loro posti. Prima di iniziare doveva fare un discorso, come l'anno prima, ma con una differenza: quella volta non c'era suo padre a sostenerlo.
Scambiò uno sguardo d'intesa con Astrid e si schiarì la voce. Nella stanza si fece subito silenzio.
"Quest'anno, il mio primo anno da capotribù, sono successe molte cose." esordì, guardandosi intorno "Alcune belle, altre meno, ma nonostante tutto le abbiamo superate." inspirò a lungo, raccogliendo le idee "L'anno scorso, in questo stesso giorno, mio padre aveva dato l'annuncio del suo ritiro, e io devo ammettere che non mi sentivo del tutto pronto al ruolo che avrei dovuto coprire, nonostante i mesi di duro addestramento a cui ero stato sottoposto. Non è stato semplice, e so che alcuni di voi non riponevano molta fiducia nelle mie capacità... in fondo capisco anche chi la pensava così: come può un ragazzetto pelle e ossa, che fin da piccolo ha avuto l'unico talento nel cacciarsi nei guai, diventare un buon capo, uno all'altezza di Stoick l'Immenso, qualcuno che potesse sostituirlo al comando di un grande popolo come sono gli Hooligans di Berk? Vi do io la risposta: io non sono nè sarò mai alla sua altezza, non potrò mai governare come faceva lui, e non so se sono un buon capo, però ci posso provare. Posso fare solo quello, e mettercela tutta per essere il capo che Berk merita, il capo che mio padre avrebbe voluto che fossi. Questo è ciò che ho fatto in questo ultimo anno, i primi tempi sempre appoggiandomi a lui, e poi scegliendo dei collaboratori che mi consigliassero e mi aiutassero nel mio ruolo. Per un certo periodo sono stato anche sostituito, e so per certo che è stato fatto un ottimo lavoro in mia assenza, ma se voi berkiani, tutti voi, non aveste avuto fiducia in me e in chi mi affiancava, oggi non saremmo qui a festeggiare il ritorno della Luce."
Fece un'altra pausa per prendere fiato, camminando verso il centro della sala, in modo che tutti potessero vederlo.
"Negli ultimi tempi, però, è stato ancora più difficile andare avanti." continuò "Quelle venti vittime del crollo dei tunnel dei Morte Sussurrante hanno scosso tutti, perchè in un modo o nell'altro abbiamo perso tutti quanti qualcuno a noi caro, o qualcuno che stimiamo, un amico, un conoscente, un fratello, o un genitore! E so che molti di voi non hanno approvato la mia idea di prepararsi comunque per questa festa, nonostante il lutto ancora fresco." tornò verso il suo tavolo e si affiancò a Testa Bruta, poggiandole una mano sul pancione "Volete sapere perchè l'ho fatto? Perchè la vita continua, venti persone sono morte, ma qui c'è un bambino, figlio di mio cugino e della sua compagna, che presto vedrà la luce, e come lui ce ne sono altri, non so di preciso quante di voi, donne di Berk, hanno una vita che cresce dentro di sè, so solo che ognuna di quelle nuove vite è il nostro futuro, un futuro che quelle venti anime che ci guandano dal Valhalla vogliono che noi proteggiamo. Quello che festeggiamo oggi è un nuovo inizio, per questo non ho annullato le celebrazioni, quindi ora diamo inizio al banchetto!"
Andò verso la sua sedia e fece per sedersi. Ma raddrizzò di nuovo le spalle e chiese ancora la parola, afferrando la mano di Astrid.
"Un'ultima cosa: conosco anche le voci che girano su di me e la mia guardia del corpo. Vorrei rassicurarvi: presto quelle voci non avranno più motivo di esserci, perchè entro la primavera Astrid Hofferson diventerà mia moglie." concluse, prima di venire trascinato giù dalla bionda, mentre nella sala si alzavano cori allegri e brindisi benaugurali.
Sorrise e si guardò intorno, infine attirò a sé la compagna e la baciò dolcemente.
Se pensava che solo un anno prima non riusciva a fare quel gesto se non in stato di ebbrezza o in una situazione di stress per almeno uno dei due non poteva crederci...
Le cose stavano davvero cambiando, in meglio.

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Capitolo 46
*** 45 ***


Le giornate ripresero ad allungarsi, i ghiacci si sciolsero e le piante cominciarono a risvegliarsi dal freddo inverno.
Un nuovo ciclo era iniziato, questo significava che i Berkiani dovevano prepararsi alla semina, controllare i pascoli e finire le riparazioni alle navi perchè potessero tornare a pescare al più presto, così che entro la fine dell'estate tutte le dispense fossero piene.
Non c'era solo quello a cui pensare, soprattutto per il capotribù e i suoi collaboratori più stretti.
Hiccup ed Astrid stavano pianificando il loro matrimonio nei minimi dettagli; nulla era lasciato al caso, e tutto doveva essere perfetto.
Erano già stati sposati una volta, ma non avevano potuto godersi il momento, perchè tale passo, mesi prima, era stato fatto perchè il giovane non era autosufficiente, almeno per un certo tempo, e aveva bisogno di qualcuno che si occupasse di lui. Non era il momento giusto per fare quel passo.
Invece adesso erano pronti entrambi. Nonostante la tragedia dell'anno precedente, anzi forse proprio quello che era successo aveva fatto capire loro che dovevano fare quel passo.
Ed ora tutti si davano da fare per aiutarli, persino Heather e Dagur, nelle loro numerose visite di rappresentanza dalla vicina isola dei Grandi Guerrieri, non mancavano di dare una mano.
Oltre al matrimonio c'era anche un altro evento atteso dal gruppo: il parto di Testa Bruta.
Soprattutto nelle ultime settimane, tutti i ragazzi della squadra del capotribù, in primis Moccicoso, in quanto padre del bambino, aspettavano quella nascita con un misto di felicità e timore, poichè era risaputo che ogni volta che una donna dà alla luce una nuova vita rischiava la propria, soffrendo le pene dell'inferno.
E dato che la data del parto e quella del matrimonio potevano coincidere, i due sposi avevano deciso che, in caso la loro amica fosse entrata in travaglio, avrebbero interrotto o rimandato i festeggiamenti per dare la priorità a quell'evento.
Era giovedì mattina presto, il giorno prima della data fissata per il matrimonio.
I due futuri sposi erano soli in casa. Per avere un po' più di intimità avevano affidato Billy, per qualche giorno, a Worff e al suo compagno, cosa che il bambino aveva accettato con piacere, perchè ci teneva alla felicità della sorella, e sapeva che lei era felice se stava da sola con il capotribù.
Erano svegli da un po', ma si stavano godendo un momento di intima tranquillità prima di cominciare le mansioni della giornata.
"Non ci posso credere..." sussurrò la bionda, ricambiando ogni bacio ricevuto dal compagno "Domani ci sposiamo..."
"L'anno scorso di questo periodo mi odiavi..." precisò il giovane, stringendola "Ed eri arrivata a picchiarti con Testa Bruta. Le cose sono cambiate in fretta."
"Io non ti ho mai odiato, Hiccup... è solo che... tu eri il capo, e io... io ero solo la tua guardia del corpo..."
Il castano sorrise e baciò nuovamnete la fidanzata. La adorava, nonostante le sue insicurezze nascoste, anzi, amava anche quelle. Senza dire altro la coinvolse in un momento di passione, a cui lei non si tirò indietro, e partecipò attivamente.
Ma cinque minuti dopo, mentre loro erano ancora nel pieno di quell'attività, la porta si spalancò, interrompendoli sul più bello.
Testa di Tufo entrò di corsa e, senza neanche dare loro il tempo di coprirsi, iniziò a parlare velocemente.
"Capo! Sta succedendo! Mi hanno chiesto di venire a chiamarti!" esclamò, col fiatone, ma appena si rese conto della situazione si coprì gli occhi e indietreggiò verso l'uscita "Oh... stavate copulando... lungi da me interrompervi sul più bello... continuate pure, posso aspettare ancora un'altra mezz'oretta..."
"Testa di Tufo!" lo rimproverarono, in coro, i due.
"Quante volte vi abbiamo detto che dovete bussare?" continuò Astrid, coprendosi alla meglio con la coperta "Ora dicci che succede."
"Ehm... io..." balbettò il biondo, continuando a tenersi la mano sugli occhi "Non... non volevo interrompervi. Davvero, posso aspettare ancora un po'..."
"Se hai fatto irruzione in casa mia significa che è importante." intervenne Hiccup, infilandosi i calzoni e montando la protesi "Inoltre non so se ne sei a conoscenza, ma è piuttosto difficile riprendere a pieno regime quando si viene interrotti in certi momenti. Per cui, ora parla!"
"Okay, se lo dite voi..." acconsentì Tufo, seppur non del tutto convinto "Mia sorella è entrata in travaglio un'ora fa. Gothi è già con lei, ma ha detto di avvertirti il prima possibile."
"Va bene, arriviamo subito!" esclamò la bionda "Tu torna da tua sorella."
Il giovane annuì e corse fuori, lasciando soli i due amici, così che potessero prepararsi senza altre interruzioni.
Quando furono pronti si diressero speditamente a casa di Moccicoso e Testa Bruta, entrarono e bussarono alla porta della stanza coniugale.
La partoriente era seduta sul letto, con la testa poggiata sulla spalla del compagno, mentre la druida, dietro di lei, le massaggiava la schiena per alleviare il dolore della contrazione appena passata.
Hiccup fece un passo avanti, fermandosi a poca distanza dai tre.
"Mi hanno appena informato." disse "Come stai, Testa Bruta?"
"Per ora bene..." rispose la ragazza, facendo dei respiri profondi "Le contrazioni sono ancora distanti tra loro, ci vorrà un po'..."
"Secondo Gothi il bambino nascerà non prima di stasera." continuò il moro, carezzando i capelli della compagna.
"Non c'è problema, anche se nascesse domani fa nulla." li rassicurò Astrid "L'importante è che vada tutto bene, noi possiamo anche rimandare la ce..."
"Non azzardatevi a rimandare nulla!" la interruppe Bruta, puntando il dito "Voi domani vi sposerete anche se io fossi ancora qui a partorire! Avete rimandato anche troppo!"
"Ehm... va bene, ma ora non pensarci." la rassicurò il castano, rivolgendosi poi alla fidanzata "Resti qui ad aiutare Gothi? È meglio se io e Moccicoso aspettiamo fuori, così non siamo d'intralcio."
"Io voglio restare qui..." obiettò Moccicoso, senza muoversi.
"Tesoro, vai fuori... sono in buone mani." consigliò la partoriente, sorridendo "E poi bisogna finire di preparare per le nozze del capo, non vorrai mica lasciarli solo? Potrebbe fare disastri..."
Finalmente il ragazzo si convinse e, seppur reticente a lasciare sola la fidanzata, seguì il cugino in strada.
Hiccup subito gli diede qualcosa da fare, nulla di troppo impegnativo ma che lo distraesse un po' dalla situazione. Il moro si impegnò, ma comunque non aveva la mente completamente lucida, per cui alla fine dovette fermarsi.
All'ora di pranzo si presero una pausa, passarono a casa del capo e questi preparò qualcosa da mangiare, poi mise tutto in due cesti e uscì di nuovo in strada.
"Andiamo a casa tua." ordinò "Anche Astrid, Testa Bruta e Gothi devono mangiare."
Moccicoso non se lo fece ripetere, prese uno dei cesti e corse alla sua capanna. Il castano lo raggiunse subito e insieme entrarono.
Astrid si affacciò dalla camera da letto e il suo compagno si avvicinò, porgendole il cesto e posandole un bacio sulle labbra.
"Grazie, ma non c'era bisogno... avremmo preparato qualcosa qui..." lo ringraziò, ricambiando il bacio.
"Non voglio che vi distraiate." rispose il giovane "E poi era anche un pretesto per vedere come sta Bruta: Moccicoso non è molto concentrato, sicuramente starà meglio se ha notizie di lei."
La bionda annuì e fece cenno al padrone di casa di avvicinarsi.
"Stai tranquillo, sta procedendo molto bene." lo rassicurò "Testa Bruta è forte, sta affrontando tutto come una guerriera. Le contrazioni si stanno avvicinando, ed è quasi pronta; secondo Gothi i bambini saranno nati per l'ora di cena."
"I b... bambini?" balbettò il futuro padre, sorpreso.
"Sì, sono due gemelli. Per questo ci vorrà più tempo, ma non ti preoccupare, perchè sono tutti in buone mani." spiegò l'altra, ma venne interrotta da un leggero lamento della partoriente, dentro la stanza "Ora scusate, devo tornare dentro, vi aggiorno appena posso."
Chiuse di nuovo la porta, lasciando i due giovani uomini da soli in cucina. Hiccup prese due panini dall'altro cesto e ne porse uno al cugino, si sedette al tavolo e mangiò in silenzio.
Poco dopo bussarono alla porta; senza attendere risposta, questa si aprì, lasciando entrare Testa di Tufo, scortato da Gambedipesce, Dagur, Heather, Worff e Billy.
I due spiegarono la situazione ai reggenti dell'Isola dei Grandi Guerrieri; la ragazza ascoltò in silenzio e, alla fine, entrò nella stanza da letto per offrire il suo aiuto, mentre gli altri si sistemarono attorno al tavolo della cucina.
Billy si sistemò accanto al fidanzato della sorella e passò tutto il tempo a coccolare il suo Terribile Terrore, cercando di non far caso ai saltuari lamenti provenienti dall'altro lato della porta, ma alla fine alzò gli occhi e guardò l'altro, preoccupato.
"Perchè fa tanto male, capo? Non è una cosa bella che sta venendo un bambino? Perchè le deve fare tanto male?" chiese.
"Non lo so, piccoletto." ammise l'altro, sincero "Gli Dei hanno voluto così, ma penso che quella sofferenza temporanea sia il prezzo della felicità successiva per aver dato alla luce una nuova vita. Dicono che il dolore provato sia molto, ma noi maschi non lo sapremo mai."
"Mio... mio papà diceva che... che anche se Astrid è a... audace e brava con l'ascia non era forte come un maschio." confessò il piccolo "P... però se dovrà sentire tanto male quando tu e lei farete dei bambini, allora è più forte di te, perchè sopporta di più il dolore, anche se tu non hai più una gamba e questa cosa ti fa male."
"Sì, hai ragione." concluse Hiccup, scompigliandogli i capelli "Le donne hanno più forza di noi, perché danno la vita, per questo vanno sempre rispettate."
Billy sorrise e non disse altro: era soddisfatto delle risposte che gli erano state date.
Passarono alcune ore, durante le quali gli uomini restarono nella cucina di casa Jorgenson, in attesa. Saltuariamente una delle donne usciva per dare qualche nuova notizia riguardo la situazione al futuro padre, ma ad un certo punto si chiusero in camera, quando le contrazioni si fecero molto vicine e non poterono più lasciare sola Bruta.
A quel punto Moccicoso divenne impaziente, si alzò e prese a camminare per la cucina, lanciando saltuari sguardi alla porta della stanza da letto. Ora si sentivano bene i lamenti, ed era parecchio preoccupato.
"Stai tranquillo, andrà tutto bene." disse il cugino, prendendolo per un braccio.
"Certo, vorrei vedere te al mio posto..." si lamentò l'altro, lanciandogli un'occhiataccia.
"Stai tranquillo, potrebbe non passare molto perchè ciò accada..." intervenne Worff, che era stato in silenzio tutto il tempo.
Hiccup lo guardò, confuso. Cosa intendeva dire con quella frase? L'uomo deglutì nervosamente, capendo di aver parlato troppo.
"Ehm... scusa, capo..." si affrettò a spiegare "Pensavo lo sapessi... è che Astrid... beh, sai, lei è ancora un membro delle Guardie di Berk, quindi io resto il suo diretto superiore anche se diventerà tua moglie, per cui... beh... sì, ecco... la settimana scorsa è venuta a chiedermi l'esonero dal lavoro per maternità... è già capitato che qualcuna delle donne del mio gruppo mettesse su famiglia, per cui non ho avuto problemi a concederle l'esonero... però, ecco... pensavo lo sapessi..."
"Va bene, Worff." rispose il capotribù "Stai tranquillo, magari voleva dirmelo domani sera, come dono di nozze. Sono contento lo stesso."
"Mia sorella avrà un bambino?" chiese Billy, mostrando uno dei suoi sorrisi più allegri, e prima che potessero rispondergli già correva per la stanza, colmo di felicità, inseguito dal suo inseparabile draghetto.
I presenti si congratularono con Hiccup e questo contribuì a rilassare anche Moccicoso, che si sedette nuovamente, salvo poi scattare in piedi di nuovo quando sentì gli inconfondibili pianti di due neonati.
Tutti si alzarono, attendendo il momento in cui i due bambini venissero presentati al neopapà.
Quando la porta si aprì, il moro si avvicinò, andando incontro a Astrid e Heather, le quali tenevano un fagottino ciascuna, ed entrambe si fermarono di fronte a lui.
"Un maschietto e una femminuccia." disse la berkiana, mettendogli in braccio il primo e aiutandolo anche con il secondo "Sono sani, anche se stanchi. Anche Testa Bruta sta bene."
Il ragazzo annuì e entrò in camera. Voleva verificare di persona che la compagna stesse bene.
Si sedette sul letto e scambiò con lei qualche parola, passandole i due bambini, poi si voltò verso i loro amici e fece cenno di entrare.
Hiccup si fece avanti insieme a Billy, ed entrambi presero Astrid per mano; poco dopo gli altri li seguirono, per primo Testa di Tufo, che non toglieva gli occhi dalla sorella.
"Congratulazioni, cugino." disse il castano, sorridendo "Avete già deciso i nomi?"
"Sì." annuì la puerpera, con aria stanca "Lui si chiamerà Gary, come suo padre."
"E lei Eugene, come la madre." completò l'altro, facendo una carezza ai suoi tre tesori.
"Che ne dite di fare la cerimonia della consegna del nome domani sera, durante il banchetto delle nostre nozze?" suggerì Astrid "Sempre se Testa Bruta se la sente."
"Per me va bene." acconsentì la giovane "Sempre se riuscirò a stare in piedi."
"Passeremo di qui prima di iniziare, così non dovrai muoverti." continuò il capotribù "Preferisco che tu domani lo passi a riposo, non voglio che ti senti male per causa nostra."
"Non vi azzardate a rimandare la cerimonia, però!" esclamò Bruta, guardandoli male.
"Non ne ho alcuna intenzione." la rassicurò l'altro "Ora però è meglio se vi lasciamo soli, voi dovete riposare."
Detto ciò uscì di casa, lasciando soli i fratelli Thorston con Moccicoso e i due neonati.
Quando furono tutti fuori si separarono. C'erano ancora molti preparativi da fare, ma potevano occuparsene gli altri, così mentre i loro amici si dirigevano verso la Sala Grande, i due quasi sposi tornarono alla loro capanna.
Appena furono al riparo dagli sguardi indiscreti dei compaesani, Hiccup attirò a sè la compagna e la baciò, passionale.
"Giornata piena..." sussurrò "E anche domani non scherza..."
"Domani però è la nostra giornata..." rispose la ragazza.
Il giovane uomo annuì, sedendosi sulla panca accanto al tavolo e tenendole le mani sui fianchi. La guardò negli occhi, lasciando trasparire i suoi pensieri, e infine le posò un bacio sulla pancia.
Astrid capì: Hiccup sapeva tutto. Si sedette in braccio a lui e lo strinse forte.
Le tornò in mente una clausola del vecchio contratto matrimoniale annullato mesi prima. Se fosse stato ancora valido, ora poteva urlare al mondo di essere la moglie di Hiccup Haddock.
Ora quel contratto non era più valido, ma poco importava, perchè il giorno dopo sarebbe di nuovo diventata sua moglie.
E questa volta sarebbe stato per sempre.

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Capitolo 47
*** Epilogo ***


Quelle settimane erano state piene, tra vari preparativi dell'evento che si sarebbe tenuto quel venerdì.
Nonostante fosse mattino presto, Hiccup era già in piedi, di ritorno dal suo volo maturino col suo fido Sdentato.
Atterrarono sul piazzale davanti a casa e, nello stesso momento, Astrid lo raggiunse a grandi falcate, visibilmente arrabbiata.
"Ma insomma! Dove sei stato, stupido incosciente che non sei altro?!" lo rimproverò, puntandogli contro il dito.
"Ehm... A... Astrid, calma... lo sai che nelle tue condizioni non dovresti..." balbettò l'uomo, sorridendo teso.
"Zitto, tu!" lo zittì, autoritaria "Sai benissimo che come capotribù non puoi andare in giro da solo! Sei un maledetto inco..."
Il castano non le fece terminare la frase, la attirò a sè passandole un braccio attorno ai fianchi, mentre l'altra mano si posò sul pancione della compagna, infine la baciò dolcemente.
"Siamo sposati da quattordici anni e ancora fai queste scenate..." sussurrò, a pochi centimetri dal suo orecchio "Dopo tutto questo tempo e quasi tre figli pensavo che questa abitudine ti passasse, e invece non è così. Ma ti amo anche per questo."
"A... anche io ti amo..." rispose la donna, che ancora si scioglieva quando Hiccup era così vicino, nonostante il tempo trascorso.
Si sorrisero, senza allontanarsi, finché non vennero raggiunti da una ragazzina di tredici anni e un bambino di cinque: i loro figli maggiori, Valkirya e Stoick Jr.
"Papà! Era ora!" esclamò la ragazza, abbracciandolo "Devi prepararti, o arriveremo in ritardo! Tocca a te celebrare il matrimonio di Billy!"
"La brunetta ha ragione, capo. Non puoi arrivare in ritardo, proprio oggi che devi celebrare il matrimonio di tuo cognato." intervenne Worff, avvicinandosi insieme al suo compagno Igor e trasportando sulle spalle una bombetta di quattro anni, che non era altri che la loro figlia, Freya, un'orfanella adottata dai due quando era molto piccola.
Il capotribù annuì, baciò un'ultima volta la moglie ed entrò in casa a prepararsi.
Appena varcò la soglia si guardò intorno. Erano cambiate molte cose in quegli anni, nel bene e nel male.
Ora era un capotribù esperto e ben voluto, ma ricordava ancora bene il momento in cui aveva deciso di intraprendere quel percorso: non era affatto sicuro della scelta fatta, e se quel giorno di più di quindici anni prima fosse stato interrotto mentre spiegava a suo padre ciò che aveva intenzione di fare, magari le cose sarebbero andate in modo diverso.
Magari avrebbe girato per l'arcipelago ancora a lungo, forse sarebbe riuscito a coinvolgere nuovamente i suoi amici in nuove avventure, alla ricerca di draghi sconosciuti...
Forse le cose con Astrid sarebbero andate diversamente, oppure si sarebbero sposati comunque...
Magari suo padre sarebbe stato ancora vivo... o forse no...
Nessuno poteva saperlo, l'unica cosa che poteva fare era accettare quello che era successo, le cose belle e le cose brutte, perché se le cose fossero andare diversamente non poteva sapere se fosse stato felice oppure no.
Questa era l'unica cosa importante: nonostante tutto, Hiccup era felice della vita che stava vivendo.

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